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Dettaglio seduta n.415 del 29/03/19 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


BERTOLA GIORGIO



(La seduta ha inizio alle ore 10.08)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Più che una richiesta di aggiunta di punti è una richiesta di comprendere bene come sia l'organizzazione dei lavori.
Se il primo punto è il disegno di legge 339, noi chiediamo di poter invertire l'o.d.g. e di fare, come primo punto, la proposta di legge 204 relativa alla delocalizzazione industriale, a prima firma della Consigliera Frediani, rispettando l'o.d.g. di lunedì.
È vero che mercoledì è cambiato, però noi vorremmo rispettare l'o.d.g. di lunedì, anche per una maggiore serenità - lo dico guardando anche il Presidente della III Commissione, il Consigliere Gallo e il Capogruppo del Partito Democratico Ravetti - dei lavori.
C'era anche l'ipotesi di una Capigruppo "volante", valutino la Presidenza e la maggioranza.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tronzano; ne ha facoltà.



TRONZANO Andrea

Posso già fare adesso, Presidente, la richiesta di eventuali comunicazioni? Posso chiedere?



PRESIDENTE

Prego.



TRONZANO Andrea

Allora, per quanto riguarda il DPCM sulla produttività dei dipendenti l'altro giorno l'Assessore, rispondendo ad un mio question time, ha detto che la mia richiesta di interrogazione non l'aveva letta e che mi avrebbe dato una risposta.
Per questo l'ho poi tramutata in question time, perché la richiesta di interrogazione l'avevo fatta circa un mese fa.
Adesso le voci si rincorrono: l'8 marzo sembra che il Presidente Conte abbia firmato questo DPCM, però notizie ufficiali non ce ne sono.
Per questo motivo, Presidente, se fosse possibile avere indicazioni certe su questo dato, sarebbe cosa gradita.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Tronzano.
Per le vie brevi, il Vicepresidente Reschigna mi ha detto che se la deve fare lui ci mette trenta secondi, quindi almeno su questo potrebbe esserci l'accordo di tutti.
Per quanto riguarda la richiesta d'inversione formalizzata dal Consigliere Bono, mi verrebbe da dire che, se c'è l'accordo da parte dell'Aula possiamo procedere con l'inversione; diversamente, se i Consiglieri pensano che per il proseguimento più fluido di questa giornata sia necessario fare una Conferenza dei Capigruppo, ci stacchiamo un attimo e la convochiamo.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Va bene, allora sospendo i lavori per una Conferenza dei Capigruppo in sala A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.11 riprende alle ore 10.59)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco, Ferrari, Ferraris, Ferrentino e Ferrero.


Argomento:

Richiesta inversione di punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Immagino che l'esito della votazione sia già scontato. Tuttavia, volevo sottolineare che mi spiace che il Consiglio regionale termini quest'oggi senza un'intesa neanche minima (non dico di massima) sulle modalità di svolgimento, perché in queste ultime giornate, rimanendo nelle nostre rispettive posizioni, diverse e differenziate, ci mancherebbe, abbiamo lavorato bene, anche ieri, nel Consiglio straordinario sulla residenzialità psichiatrica e anche nei giorni precedenti, trovando una quadra che desse soddisfazione sia ai provvedimenti di Giunta che, soprattutto, ai provvedimenti dei Consiglieri di maggioranza e d'opposizione.
Noi facciamo una proposta e penso che sia una proposta possibile e di buonsenso.
Tra l'altro, ricordo che abbiamo due proposte di legge in discussione oggi anche quella del collega Valetti che non ha avuto neanche il piacere e la soddisfazione politica di potersi confrontare con l'Assessore di riferimento, perché l'Assessore Balocco è assente, ma almeno è presente l'Assessora De Santis e potremo interloquire sul provvedimento del collega Valetti, che non ha avuto neanche la minima risposta da parte dell'Assessore, e questo è un peccato.
Noi chiediamo, e credo che sia una proposta interessante e di buonsenso, di poter anticipare la discussione della proposta di legge n. 204, anche per provare a migliorare la discussione, almeno da parte di un Gruppo consiliare, sul provvedimento del collega Rostagno.
Il collega Rostagno sa benissimo che noi non abbiamo intenzione d'impedire l'approvazione di questo provvedimento, come abbiamo detto in Commissione dove vi è una contrarietà di massima sul provvedimento, ma in Commissione l'abbiamo fatto licenziare abbastanza in fretta, nell'ambito di una normale discussione È ovvio che se dovessimo trovarci impossibilitati anche a vedere discusso il nostro provvedimento e non invertito, a questo punto da una contrarietà non esplicitata in forme ostruzionistiche in Commissione, potremmo addivenire a una contrarietà dichiaratamente esplicitata in Consiglio.
Di nuovo, lo dico ai colleghi: non è una minaccia, è solo una constatazione di un atteggiamento politico che non vede una soddisfazione nell'ambito dello spazio di discussione in Consiglio; ripeto, una proposta di legge anticipata e l'altra sarebbe discussa dopo. Quindi, per noi rimarrebbe l'interesse - lo dico ai colleghi, anche ai più disattenti - di terminare la discussione sul Museo dell'Emigrazione e vorremmo anche poter discutere la proposta di legge del collega Valetti.
Non ci sarebbe, quindi, nessuna tecnica o strategia di rinvio per impedire: noi abbiamo interesse a discutere entrambe le proposte di legge.
Quindi, anticiparne una e discuterne l'altra dopo la proposta di legge sul Museo dell'Emigrazione. Più di così non so cosa fare per convincervi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Il punto è che noi siamo dell'idea di portare a termine la proposta del collega Rostagno sul Museo dell'Emigrazione. Abbiamo qualcosa in più di una percezione che rispetto alla proposta del collega Rostagno non vi siano le condizioni per poter addivenire a un voto in tempi brevissimi. Ora possiamo metterci d'accordo in questo senso, ma non mi pare che vi siano state le condizioni durante la Conferenza dei Capigruppo, Presidente.
In sostanza, tutti i provvedimenti senza una discussione molto lunga vengano portati al voto, per cui ciascuno si esprime e terminiamo i lavori in un orario compatibile con le esigenze di ognuno di noi. Allora, a quel punto, il comportamento tra persone che si sono rispettate in questi cinque anni può valere anche per la giornata, lasciando questo provvedimento per primo (quello a prima firma Rostagno) e, nell'arco di un tempo ragionevole lo votiamo; nell'arco di un altro tempo ragionevole, votiamo anche quello a prima firma della collega Frediani, così terminiamo i lavori.
Ma se non ci sono queste condizioni, capite che - lo dico ai colleghi del Movimento 5 Stelle - diventa per noi molto complicato modificare l'ordine del giorno, ma solo ed esclusivamente per questa ragione.



PRESIDENTE

Mettiamo quindi in votazione la richiesta del Consigliere Bono.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di inversione di punti all'o.d.g.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Musei

Esame proposta di legge n. 339, inerente a "Modifiche alle legge regionale 11 maggio 2009, n. 13 (Interventi a sostegno del Museo Regionale dell'Emigrazione)"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto a esaminare la proposta di legge n. 339, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rostagno, relatore di maggioranza.



ROSTAGNO Elvio, relatore

Grazie, Presidente.
Questo è un periodo storico in cui il tema delle migrazioni è sempre più oggetto di attenzione con stili e con forme assolutamente differenti, ma è sicuramente al centro delle nostre attenzioni.
In Piemonte ci sono due esperienze alla base delle quali c'è una legge specifica, entrambe fatte nel 2009: una è quella sul Museo dell'Emigrazione vigezzina, l'altra è quella sul Museo dell'Emigrazione piemontese. Poi ci sono altre esperienze museali e di iniziative culturali in giro per il Piemonte, ma che non hanno alla base una normativa specifica.
Entro nel merito del Museo dell'Emigrazione Piemontese, che è nato dal lavoro fatto dall'Associazione Piemontesi nel Mondo, in accordo con il Comune di Frossasco, esperienza che ormai ha un dieci anni e che vede il fenomeno dell'emigrazione a tutto tondo.
In questi anni, ovviamente per una mia vicinanza fisica a quell'attività mi sono occupato delle criticità che aveva questo Museo; criticità che riassumo in questi punti: 1) nella norma non è definito da chi è stato istituito il Museo (è solo un rilievo puntuale); 2) la norma non consente una programmazione triennale, mentre ormai i nostri bilanci ci portano a degli stanziamenti che sono triennali e che consentono per tutte le attività di vedere un po' al di là dell'annualità quelle che possono essere le progettualità; 3) il Museo è retto da Comitato, i cui membri sono stati nominati da noi abbiamo, ma la capacità di azione di un Comitato ha dei valori ridotti perché non ha personalità giuridica (ad esempio, non pu fare crowdfounding) e dunque manca l'attività di un comitato tecnico scientifico.
Il Museo, in questi anni, ha lavorato anche su fenomeni dell'immigrazione tant'è che vi è una sezione dedicata ma, per come è stata concepita quella norma e per come è nata, è relativa solamente ai fenomeni di emigrazione piemontese.
È stato seguito un determinato percorso per arrivare a questo provvedimento. Certamente arriviamo agli ultimi giorni, ma c'è un perché.
Intanto coloro che stanno gestendo il Comitato stesso, ovvero l'Associazione Piemontesi nel Mondo, ha elaborato nel tempo quelle che erano le criticità e, soprattutto sul tema dei fenomeni migratori, ha fatto delle lunghe analisi.
Sul tema della personalità giuridica, si è investito anche l'Ufficio legislativo e si è arrivati alla definizione di possibili correttivi proprio mentre avevamo in corso l'esame del disegno di legge sull'omnibus tant'è che in quella sede presentai, in stato già avanzato di esame del provvedimento, parecchi emendamenti che andavano di fatto a correggere la legge 13; poi li ritirai perché eravamo un po' in ritardo con quel provvedimento, altrimenti avrei allungato i tempi di approvazione. Ritirai i miei emendamenti e li trasformai in un progetto di legge; poi il progetto di legge è stato oggetto di analisi sia degli Uffici della Giunta che degli Uffici del Consiglio, arrivando proprio gli ultimi giorni a fare alcune correzioni.
Allora, quali sono gli elementi più rappresentativi delle criticità che sono state espresse in Commissione, ma che anche qui in Consiglio vedo essere così oggetto di attenzione? Primo, il tema dei fenomeni migratori.
L'Università e un forum internazionale di ricerca ci dicono che è corretta la scelta che stiamo facendo, ossia di non circoscrivere l'elemento museale al fenomeno della sola emigrazione, ma perché? Perché i fenomeni migratori non sono unidirezionali: ormai sono bidirezionali. E faccio due esempi.
Anni fa, abbiamo avuto un ritorno di piemontesi dall'Argentina, ex emigrati. Soprattutto i Musei piemontesi hanno una forte attenzione agli emigrati in Argentina, perché in quello Stato ci sono stati dei fenomeni di grande emigrazione, ma vent'anni fa molti argentini sono reimmigrati in Piemonte.
La stessa cosa è successa ma molto prima con l'emigrazione in Romania. Noi non abbiamo grande attenzione per il fenomeno migratorio con la Romania, ma ci sono dei piemontesi, ma ancora di più dei lombardo-veneti, che sono emigrati in Romania e, guarda caso, negli ultimi decenni il Piemonte è stato oggetto di immigrazione della Romania. L'Università ci dice che i fenomeni vanno analizzati in forma non unidirezionale. Tra l'altro, quel Museo ha già una sezione dedicata al tema dell'immigrazione piemontese.
Poi c'è il tema dell'associazione. Normalmente, quando si ha più tempo si fa un percorso al contrario, ossia gli Enti che credono opportuno costituire un'associazione fanno un protocollo. Quando raggiungono l'intesa su un protocollo, lo firmano e questo può diventare una modifica alla legge. Dati i tempi, noi facciamo il percorso al contrario, ossia dato atto che questa può essere una risposta, la legge prevede che si possa fare un protocollo teso a costituire un'associazione e in quella sede individuare quello che può essere il Comitato tecnico-scientifico. Questo è il valore di questa norma.
Vorrei dire due parole su ostruzionismo e non ostruzionismo. Guardate, io sono assolutamente sereno sulla bontà di questa norma, che per qualcuno pu essere anche una norma residua e minimale. Però sono altrettanto convinto che se vogliamo dare un futuro a questa tematica, non la si debba circoscrivere a un museo di campagna che pensa solamente a un pezzetto del fenomeno. Se vogliamo dare un futuro a quel museo, che tra l'altro è un museo piemontese, occorre fare in modo tale che quel museo crei i presupposti affinché ci sia una rete che coinvolga tutte le iniziative che in Piemonte si stanno occupando di quel fenomeno, per far crescere tutto il territorio piemontese.
C'è ostruzionismo su questo tema? Me ne faccio una ragione e non sarà quello che mi fa demordere. Abbiamo il Consiglio convocato fino a questa sera alle ore 20, io starò qui fino a questa sera alle ore 20, Consiglio aperto o Consiglio chiuso. Starò qui a fare il mio dovere per chiudere un provvedimento che mi ha comportato della dedizione e nel quale credo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Bono.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
A me spiace che il collega Rostagno, che ha delle sicure qualità politiche alle volte si lasci un po' trasportare dall'agonismo politico. Alle volte in politica succede e l'ho imparato io per primo, perché spesso in passato anch'io mi lasciavo un po' trasportare dall'agonismo politico. Alle volte si ottiene il risultato opposto di quello sperato, nel senso che se alle forze di opposizione, anche nell'ultimo Consiglio, gli si dice "io sono disponibile fino alle ore 20 a provare a vedere se si riesce ad emendare e a raggiungere un risultato su una proposta di legge", è ovvio che le forze di opposizione con una frase del genere ci vanno a nozze, nel senso che se vengono sfidate, è ovvio che faranno di tutto per far sì che questo provvedimento arrivi alle ore 20 senza essere approvato.
Questo dispiace, perché avevamo anche due nostre proposte di legge interessanti, anzi tre; per la terza forse era un po' più difficile arrivare a un quadro normativo condiviso, quello sui vitalizi, perch bisognava fare modifiche molto pesanti rispetto al vecchio testo di legge che era agganciato ancora alla vecchia proposta di legge della scorsa legislatura. Pertanto, avrebbe avuto bisogno sicuramente di più tempo e probabilmente ci sarebbe stata una bocciatura anche tecnica, oltre che politica sulla trasformazione in contributivo dei vitalizi.
Quindi, probabilmente saremo qui in Aula sino alle 20 di stasera a discutere emendamenti ostruzionistici su un provvedimento che non voglio sminuire nel significato, perché poi ogni provvedimento presentato da ogni Consigliere regionale è sempre il proprio provvedimento, quindi c'è sempre qualcosa di personale e si ha sempre l'interesse che venga non solo approvato ma anche compreso, valorizzato e apprezzato dai colleghi (siamo essere umani) e dalla cittadinanza piemontese.
Pertanto, potete capire il dispiacere dei colleghi che hanno lavorato più volte - una prima volta per una prima bozza, una seconda volta con gli Uffici per depositarla, una terza volta con gli uffici del Consiglio per modificarla con l'invarianza finanziaria - che non vedranno approvati i loro provvedimenti e neanche discussi. Mi riferisco ai colleghi Frediani e Valetti e alle loro due proposte di legge, una contro la delocalizzazione delle attività produttive in Regione Piemonte, l'altra sulla valorizzazione della rete ferroviaria piemontese. Ma va bene, è così e ne prendiamo atto: questo sarà l'epilogo del Consiglio regionale della X Legislatura.
Andando nel merito del provvedimento, a parte avere permesso di licenziare questo provvedimento in Commissione, e il collega Rostagno dovrà riconoscere che, se avessimo voluto, non sarebbe uscito dalla VI Commissione. Tra l'altro, abbiamo finito pochi minuti prima della scadenza della seduta, perché sembrava molto rapida, ma in realtà per andare a incastrare gli emendamenti con il testo originale abbiamo messo anche un po' in difficoltà gli Uffici del Consiglio - che ringrazio ancora una volta perché in effetti c'erano problematiche di integrazione nella normativa precedente.
La legge istitutiva del Museo Regionale dell'Emigrazione nasce nel 2009 con la legge n. 13 dell'11 maggio 2009. Il Museo è stato voluto dall'Associazione Piemontesi nel Mondo e il Comune di Frossasco ed è stato realizzato - leggo la relazione del 2009 - "grazie all'operato dell'Azienda Turistica Montagne DOC e dai contributi finanziari della Regione Piemonte della Provincia di Torino, della Comunità Montana pinerolese pedemontana dalla Fondazione CRT e altri Enti patrocinatori".
Da settembre 2006 - qui leggiamo la relazione del testo di legge 2009, ma il Museo ha origine ben prima - viene denominato un Museo regionale dell'emigrazione dei piemontesi nel mondo, collocato in ampi locali, ex scuole, messe a disposizione dal Comune di Frossasco. Adesso non abbiamo più tempo, ma sarebbe stato sicuramente utile fare anche un sopralluogo come VI Commissione (a inizio legislatura facevamo un po' più di sopralluoghi, poi ci siamo un po' persi). Sicuramente è interessante anche visitare il Museo e sentire la sua opinione; so che è stato ampiamente sentito, ne abbiamo anche parlato con l'Amministrazione comunale di Pinerolo, e c'è sicuramente l'interesse a tutto quello che possa implementare e migliorare il Museo.
Non è un'ostativa sul mantenimento di questa struttura, o un suo potenziamento o implementazione. Ricordo che Frossasco è un piccolo Comune di pochi abitanti che, oltre a questa attività museale, ne ha un'altra che riguarda l'enogastronomia. Un piccolo Comune che ha già due realtà importanti e interessanti, ed è in un circuito, quello del Pinerolese ampio che può essere un polo importante e attrattivo. Aveva, e ha, come finalità, quella di dare visibilità e riconoscere quanto hanno fatto e fanno i piemontesi nel mondo. Si parte da questo concetto. È un museo regionale, siamo in Piemonte e quindi si valorizzano le azioni e le attività dei piemontesi nel mondo. Questa era un po' il concetto.
Noi siamo stati regione di forte emigrazione a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Prima dell'arrivo potente e prepotente della rivoluzione industriale, con l'automotive, e quindi con la nascita della Fabbrica Italiana Automobili Torino nel primo Novecento, è stata una regione di emigrazione, una regione povera, soprattutto dedita all'agricoltura e impoverita, tra l'altro, anche dal trasferimento di tutta la parte burocratico-amministrativa. Quando c'è stata l'unità d'Italia, come tutti sanno, la capitale si spostò prima a Firenze - con morti e tumulti nel nostro capoluogo di regione - e poi a Roma. Si perse, quindi, anche tutta la parte di burocrazia, di presenza di attività legislativa politica quindi si ebbe un pericolo di tracollo economico anche nella nostra regione.
Nella relazione si parla di sei milioni di piemontesi emigrati dal Piemonte, sopratutto in quegli anni, al Sud America, Argentina, Brasile, ma anche Nord America, quindi Stati Uniti e Canada, così come in regioni d'Europa come il Belgio, la Francia i Paesi Bassi. Tutti in cerca di lavoro, come tutte le emigrazioni del mondo fanno. Chi emigra non lo fa perché vuole cambiare aria o cambiare paese, certo, una piccola percentuale può anche preferire un'altra cultura magari per studi e per conoscenze ma di norma, ci si sposta, si recidono le proprie radici (c'è sempre una parte dolorosa e negativa in questo senso) quando si è in cerca di lavoro. Nella nostra regione non c'era lavoro e quindi si emigrava, un po' come succede anche adesso.
Sarebbe sicuramente interessante allacciare questo tema all'emigrazione attuale dei giovani che vanno via. Si pensa sempre solo alle eccellenze, ma diciamo che è un'emigrazione varia, vanno via sia i laureati con 110 e lode e master successivo, ma anche persone che, magari, hanno solo il diploma di scuola superiore e cercano fortuna nei paesi cosiddetti locomotiva d'Europa, quindi la Germania, la Scandinavia e i Paesi Bassi, ma a volte anche in Spagna e Francia. Sarebbe interessante sicuramente questa parte non legarla solo alla parte storica.
Faccio una prima valutazione e poi ne faremo altre durante l'analisi degli emendamenti.
Il Consigliere Rostagno in un articolo aggiunge la parola "attuali", cioè si parla anche di fenomeni migratori attuali. Penso che sarete tutti d'accordo nel convenire che un museo non può lavorare su fenomeni migratori attuali, quindi la parte che dicevo prima che è interessante dell'attualità dell'emigrazione piemontese non può trovare riscontro in una parte museale ma in una parte scientifica. Può trovare riscontro in un osservatorio. Noi abbiamo già un osservatorio sull'immigrazione, forse un po' meno - magari l'Assessora Cerutti mi potrà smentire - sull'emigrazione, cioè su quanti sono i cervelli in fuga (definizione brutta, usata e abusato dai media diciamo persone che vanno via che siano laureate o no, sono comunque persone che vanno via). Forse sui fenomeni migratori attuali ha veramente poco senso ipotizzare un museo, perché un museo studia il passato.
Qualunque studioso di storia di archeologia, di scienze antropologiche, di antichità e quant'altro ci insegna che non si può avere sufficiente distacco scientifico nello studiare un fenomeno recente. Un fenomeno recente comporta, a volte, un prevalere, uno sporcare della propria valutazione soggettiva, non tecnica-scientifica, sul fenomeno in corso.
Cioè non sono sufficientemente distaccato per fare una valutazione tecnico scientifica su un fenomeno odierno, che ha radici nel passato recente presente e anche un futuro. Per questo motivo, noi intenderemo stralciare la prima parte, quella sui fenomeni migratori attuali, che siano emigrazione o immigrazione.
Seconda questione. È emerso, non so se dalla collega Caputo o dal collega Grimaldi, la questione dell'emigrazione dal Sud Italia. Questa è sicuramente una parte interessante, non so dire se sia considerabile già come storia o come passato recente, perché si parla soprattutto del boom torinese e del boom italiano degli anni Cinquanta e degli anni Sessanta.
Direi che potremmo dire che già c'è sufficiente distacco, ormai sono le terze generazioni dei migranti dal Sud Italia in cerca di lavoro in FIAT (possiamo dirlo), soprattutto nell'automotive e nell'indotto.
Questa sarebbe una parte sicuramente interessante, che potrebbe avere risvolti anche sul resto dell'approccio che il collega Rostagno vuole dare su cui noi non siamo d'accordo, perché fa capire che, se c'era un rischio possibile (noi parliamo sempre di rischi, non abbiamo certezze) di presenza di fenomeni discriminatori e razzisti, questo rischio poteva esserci nella nostra città negli anni Cinquanta e Sessanta rispetto agli italiani che provenivano da altre regioni. Si fa sempre l'esempio dei cartelli (qualche stupido, qualche incivile purtroppo c'è sempre): "Non si affittano case a." non posso dire la parola, perché sarebbe dispregiativa - "persone del Sud Italia", e qualche volta li abbiamo visti, ancora adesso, rispetto a nazionalità diverse.
Pertanto, il fenomeno - in quell'ottica - potrebbe essere interessante per far capire che siamo tutti uguali: cambia solo il luogo di nascita, magari un po' il colore della pelle, magari un po' l'accento nella lingua italiana, ma per il resto non ci sono differenze sostanziali. Gli studi ovviamente, influiscono tantissimo, quindi l'importanza di permettere lo studio a tutti è fondamentale.
La terza questione riguarda i fenomeni d'immigrazione. Noi non siamo d'accordo su questo, poiché - come ho detto prima - non c'è sufficiente distacco odierno per trattare un tema del genere. Quindi, piuttosto un allestimento tecnico-scientifico informativo sui flussi, ad esempio, dalla Libia, nel Mediterraneo, ecc., ma non si può dare luogo a un'attività museale.
Questo è uno degli errori principali della legge, che non ci permette di condividerla. Oggi avviene la tratta delle donne, la tratta dei bambini dei profughi, i passaggi nel deserto del Sahara, i barconi della speranza: non possiamo dare luogo a un'attività museale su questo. Che tipo di approccio daremmo? Che tipo di approccio tecnico-scientifico? Cioè, o si dà un approccio politico - ma un museo non può dare un approccio politico a una realtà - oppure si dà un approccio analitico, freddo. Si dice che ci sono stati 100.000 mila sbarchi, si ipotizzano 5.000 o, purtroppo, più decessi, ma non è un'attività museale: è un'attività illustrativa. Non credo debba essere in questo senso.
Queste sono le tre principali contrarietà politiche al provvedimento.
Inoltre, ci sono una serie di perplessità tecniche e organizzative sullo stesso, che in parte sono state affrontate in Commissione e che illustreremo successivamente. È ovvio, però, che se a priori - e vado a chiudere, Presidente - c'è una contrarietà su tre punti politici, risulta difficile per noi passare alla disamina tecnica del provvedimento e provare ad approvarlo.



PRESIDENTE

Abbiamo terminato le relazioni di maggioranza e di minoranza.
Apriamo la discussione generale.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Mi si conceda, prima, una piccola nota di rammarico per la situazione che si è creata oggi, perché è una situazione che si sarebbe potuta evitare se ci fosse stata un minimo di ragionevolezza e disponibilità al dialogo.
In questi quattro giorni abbiamo lavorato bene, siamo riusciti ad approvare alcuni provvedimenti - non tutti condivisibili, anzi di qualcuno avremmo fatto a meno - però in quest'ultimo giorno avremmo potuto chiudere in bellezza i lavori del Consiglio dedicando attenzione ad alcuni provvedimenti che sono ancora in attesa di approvazione e che vertono su temi importanti. Mi riferisco, ovviamente, anche ai provvedimenti dei miei colleghi, in particolare quello relativo al contrasto alle delocalizzazioni produttive.
Invece, non c'è stata la volontà di discutere quella proposta di legge; una proposta di legge che è stata depositata più di due anni fa e che ha avuto un percorso, fin da subito, molto travagliato. Infatti, fin da subito abbiamo avuto l'impressione che non ci fosse la volontà di affrontare questo tema e anche oggi, durante la riunione dei Capigruppo, ho sentito delle argomentazioni che non mi convincono assolutamente rispetto alla scelta della Giunta e della maggioranza di non arrivare alla discussione di questo testo.
Dopo avere respinto una nostra richiesta d'inversione dei punti all'o.d.g.
che avrebbe consentito di affrontare questo tema e di poter dichiarare ognuno la propria posizione, le posizioni sono state dichiarate nella stanza chiusa della Conferenza dei Capigruppo; tra l'altro, con argomentazioni che, dal mio punto di vista, sono assolutamente deboli e che forse avrebbero meritato di essere sottoposte anche al parere dei cittadini piemontesi, perché il tema delle delocalizzazioni produttive è un tema più che mai sentito, che ha causato sul nostro territorio danni evidenti, con moltissimi lavoratori che hanno perso il lavoro.
Pertanto, mi sembrava un tema assolutamente centrale con cui terminare, al di là dell'esito finale, l'attività di questa legislatura. Invece, no: in questi ultimi mesi, abbiamo perso tantissimo tempo, affrontando ad esempio il tema TAV, che - sapete tutti - è un tema che mi è piuttosto chiaro, ma che è stato proposto, riproposto e reso assolutamente centrale in queste ultime fasi della legislatura. Oggi, ci ritroviamo a discutere, quindi a chiudere questi nostri cinque anni di attività - ripeto, dopo quattro giorni in cui si è lavorato molto bene - con l'esame di un provvedimento che anche noi avremmo sicuramente affrontato con una predisposizione diversa se avessimo trovato, da parte della maggioranza, la volontà di confrontarci su altri temi che consideriamo di altrettanto e - permettetemi anche maggiore interesse per i cittadini piemontesi.
Si è voluti arrivare a questo, pertanto, poiché a noi piace discutere e non potendo discutere del tema delocalizzazioni, del tema vitalizi e del tema trasporti, oggetto della proposta di legge del collega Valetti, parleremo fino alle 20 del Museo Regionale dell'Emigrazione. Lo faremo con le nostre proposte, andremo a esaminare.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Scusate, ho appena recuperato la voce e non vorrei perderla, perché ne ho bisogno fino a questa sera!



PRESIDENTE

Non solo per questo: perché noi dobbiamo ascoltarla e, quindi, tutti coloro che non hanno intenzione di ascoltare il dibattito possono uscire, oppure stare in silenzio.
Prego, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Dicevo che discuteremo la proposta di legge del Consigliere Rostagno fino a questa sera alle 20 e, se il Consigliere Rostagno sarà qui fino alle 20 noi saremo qui con lui. Non so se potremo dire altrettanto della sua maggioranza.



(Commenti fuori microfono)



FREDIANI Francesca

Noi siamo disponibili a discutere fino alla fine! Come la Juventus!



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Basta! Per cortesia, fate intervenire la Consigliera Frediani senza interloquire!



FREDIANI Francesca

No, no: io riesco a intervenire anche interloquendo, non c'è problema!



PRESIDENTE

No!



FREDIANI Francesca

Ribadisco il nostro impegno per cercare di migliorare questo testo.
Abbiamo depositato numerose proposte emendative. So che anche i colleghi del centrodestra hanno fatto altrettanto. Peraltro, valuteremo se sottoscrivere anche le loro proposte per contribuire ulteriormente al dibattito che si sta sviluppando intorno a questa proposta.
Entrando nel merito, già in Commissione il testo ha mostrato diversi limiti, alcuni dei quali, peraltro, sono stati corretti. C'era qualche incertezza rispetto alla costituzione dell'associazione e rispetto al ruolo della Regione, alle modalità di erogazione dei fondi.
Si è svolta una discussione in Commissione come capita su tutti i testi che arrivano in particolare in VI Commissione, che - diciamolo pure - non è molto frequentata; forse è proprio per questo che siamo riusciti in questi anni a lavorare bene: il fatto di essere composta da meno persone (e quelle poche sono assolutamente interessate ai temi della cultura) ha consentito di approfondire molto bene gli argomenti che sono stati posti, tant'è che siamo arrivati all'approvazione del testo unico della cultura, che sicuramente è stato uno dei lavori più pesanti di questa legislatura.
In merito al Museo di Frossasco, stavo scorrendo un po' le valutazioni espresse dagli utenti su un famoso sito online. A leggerle verrebbe da dire che questo Museo va bene così com'è, perché si dice che ha un'identità molto ben definita, ha una finalità molto ben definita. Soprattutto leggendo le valutazioni delle persone che l'hanno visitato, viene da dire che è un museo che riesce a raggiungere perfettamente le sue finalità.
Vi cito soltanto qualche frase, per rendere l'idea. Un visitatore all'uscita dice: "Si può leggere la grandiosa storia del popolo piemontese del secolo scorso". Un altro ancora dice: "È un museo coinvolgente per chi ha parenti emigrati", "È un tuffo nella storia e nei sacrifici dei nostri padri", "Si ha la sensazione che la storia si ripeta uguale a se stessa" "Non siamo altro che noi qualche decennio fa". Ve n'è ancora una molto significativa: "Cresce subito la sensazione di comprensione e tolleranza verso gli altri".
Mi chiedo, allora, che bisogno ci sia di andare a intervenire su un museo che già raggiunge perfettamente le sue finalità, senza l'esigenza di inserire ulteriori elementi che, in realtà, potrebbero solo complicare il quadro, perché sono elementi troppo attuali, fortemente legati all'attualità, che hanno delle connotazioni e delle connessioni con la politica che, al momento, sono estranei ai contenuti esposti. Perch riusciamo a guardarli con quel sufficiente distacco che però porta al coinvolgimento, perché ci riconosciamo in quello che vediamo. Tutti noi credo - abbiamo dei parenti emigrati, cioè penso che in ogni famiglia ci siano parenti emigrati verso diversi Paesi. Io, ad esempio, ho una serie di parenti emigrati in Argentina, ma penso che chiunque di voi abbia sentito dai propri nonni o dai propri genitori raccontare di parenti che sono dovuti andare via dal nostro Paese per disperazione.
L'altro commento che si vede molto spesso è "locali molto piccoli", "Museo molto piccolo, locali molto piccoli".
Se il Museo funziona bene così com'è, raggiunge la sua finalità, che è quella di coinvolgerci e farci rispecchiare in ciò che vediamo - quindi suscitare quel senso di comprensione di quello che vediamo, di immedesimazione - come possiamo pensare di distribuire questi spazi in modo diverso, aprendo magari delle aree differenti, dedicate ad altro, magari a temi più attuali, sottraendo spazio a quello che è l'allestimento attuale del Museo? Mi chiedo come si possa pensare di andare a rovinare quell'equilibrio, che pare essere perfetto in questo momento, e che riesce a esprimere al meglio la finalità del Museo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere regionale; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Anch'io esprimo rammarico e disappunto per come stanno proseguendo i lavori dell'Aula. Perché in una settimana nella quale erano state comprensibilmente calendarizzate sedute del Consiglio regionale tutti i giorni, abbiamo tuttavia visto un atteggiamento da parte nostra - ma posso anche dire da parte di tutta l'opposizione - molto responsabile, giacch c'erano provvedimenti con una valenza politica anche molto forte, come quello sulla montagna, che invece potevano trovare - lì sì - un atteggiamento da parte delle opposizioni e da parte nostra rivolto verso l'ostruzionismo o rivolto verso il non voler far approvare un disegno di legge dalla così forte valenza politica in limine, alla fine della legislatura. Invece, come ho detto, c'è stato un atteggiamento molto costruttivo.
Quest'atteggiamento, però, non ha trovato poi un riscontro nel comportamento manifestato in questi ultimi due giorni dalla maggioranza.
Perché, essendosi rilassata per aver portato a casa, tra virgolette, quel risultato, ovvero quel disegno di legge, ha pensato bene che era il momento per riprendere un po' ad essere prepotente.
Lo dico perché noi certamente non possiamo e non vogliamo obbligare l'Aula a votare in modo favorevole nessun nostro provvedimento, ma è chiaro che abbiamo in discussione una proposta di legge che riguarda le delocalizzazioni. È un tema importante per la nostra Regione? Sì. Una proposta di legge che riguarda le linee ferroviarie sospese. È un tema importante per la nostra Regione? Sì. Una proposta di legge che riguarda i vitalizi. È un tema importante? Sì. Tema che tra poco verrà modificato a livello nazionale? Certo, ma tema su cui sicuramente il Consiglio regionale poteva dare adesso un segnale forte.
Invece staremo qui - anch'io lo ripeto e mettetevi l'anima in pace - fino alle 20 di questa sera, a discutere una proposta di legge sul Museo dell'Emigrazione, che dovrebbe diventare anche dell'immigrazione. Staremo qui fino alle 20 e vedrete che questa proposta di legge non arriverà all'approvazione, perché basta fare i conti. I calcoli li sappiamo fare, si contano i minuti e questa proposta di legge non arriverà ad approvazione.
Per venire al merito della proposta di legge, ha alcuni aspetti che possano sembrare anche interessanti, però condivido le osservazioni portate dal collega Bono.
Il Museo di Frossasco (chi è malizioso potrebbe parlare di vicinanza territoriale all'area di interesse e di influenza del primo firmatario però noi non siamo maliziosi e non lo facciamo) ha un'identità molto precisa che funziona, per i giorni in cui funziona, e riguarda la vicenda dei piemontesi che sono dovuti emigrare.
Tra l'altro, è un fenomeno che purtroppo non si è fermato. Abbiamo analizzato i dati qualche tempo fa, anche in momenti in cui eravamo molto attenti nella scrittura nel nostro programma, e il Piemonte continua a perdere popolazione, non solo perché nascono meno bambini, soprattutto gli italiani fanno meno bambini, perché gli stranieri ne fanno di più, ma proprio perché i piemontesi vanno via.
Per cui è un fenomeno ancora in corso; fenomeno dell'immigrazione che ha avuto dimensioni importanti, anche per il Piemonte, verso gli Stati Uniti l'Argentina e il resto dell'Europa.
Oggi, in rete si trovano dati molto interessanti, addirittura possiamo trovare l'elenco dei cittadini italiani, anche piemontesi (giacché si pu mettere la referenza del cognome e del Comune), che sono arrivati in America, sbarcati a Ellis Island, dove c'erano i primi controlli anche sanitari sugli immigrati.
C'è l'elenco intero, con il nome dell'immigrato, il nome del padre, l'età il Paese di provenienza (lì è scritto "la razza", ovviamente è il gruppo di appartenenza) e anche la nave con la quale si è arrivati in America. È interessante, perché molti di noi possano trovare riferimenti alla storia del loro cognome e della loro famiglia.
Questo è un aspetto.
Certamente l'immigrazione, l'arrivo di persone straniere in questo momento nella nostra terra, è un fenomeno forte, con molta valenza sociale culturale ed economica, ma è ancora in corso. A noi risulta difficile andarlo ora a cristallizzare in un luogo che parla dei piemontesi andati all'estero.
C'è invece un aspetto dell'immigrazione - quello sì - che è già storia del nostro Paese, che può essere parte di un museo. È la storia di chi è arrivato in Piemonte, soprattutto a Torino, dagli anni Cinquanta fino alla fine degli anni Sessanta, a soddisfare proprio la domanda che c'era di forza lavoro legata al boom economico di questo Paese, legata all'industrializzazione e al fatto che tutti finalmente potevano acquistare un elettrodomestico piuttosto che un'automobile.
L'industria piemontese era al primo posto; la FIAT era al primo posto e non costruiva solo le auto, ma anche i frigoriferi, quando l'Italia si doveva dotare di frigoriferi perché non li aveva.
Lì c'è una storia interessante; c'è una cultura e del materiale, non solo letterario; ci sono documentari che si possono vedere su RAI Storia. È possibile fare un museo anche interattivo. C'è una grande letteratura anche sulla Torino degli anni Settanta, che cominciava a vedere anche la seconda generazione, quindi quelli nati nel mio periodo. Io sono del 1970, sono nato in una periferia di Torino, una periferia operaia dove vivo ancora, e ho visto certi cambiamenti. Tra l'altro, c'è un film molto bello che vi consiglio di vedere, si trova anche su YouTube, e si intitola "La ragazza di via Millelire".
Via Millelire è una via del quartiere Mirafiori vicino a via Artom, e parla proprio del disagio sociale che vedeva quella zona nella metà degli anni Settanta, quando c'era già la seconda generazione. La prima generazione di arrivi in Piemonte, a Torino, viveva nelle baracche sul Po; i quartieri Falchera, le case di Madonna di Campagna e di via Artom hanno tolto la gente dalle baracche che arrivava a Torino per lavorare.
C'è proprio la storia del degrado di quei quartieri in cui vivevo e c'era anche la fatica dell'allora Sindaco di Torino, Novelli, perché tutte le sere dei vandali andavano a rompere i lampioni e al mattino dopo arrivava il mezzo del Comune e li sostituiva. Il Sindaco Novelli disse: "Vediamo chi si stufa prima. Voi rompete il vetro e io aggiusto il vetro, vediamo chi si stufa prima".
All'epoca c'erano soldi e c'era anche già Chiamparino, che faceva politica dal 1975, quindi.



(Commenti del Presidente Chiamparino)



BERTOLA Giorgio

Esatto, ricorda benissimo Chiamparino, che è anche mio compaesano di Moncalieri, anche se lui non abita più a Moncalieri.
Per cui c'è una storia che può essere raccontata, sicuramente interessante che non è solo la storia dei piemontesi andati all'estero, ma è anche la storia dei nuovi piemontesi, gli italiani che sono arrivati in Piemonte, ma anche dei piemontesi che hanno fatto immigrazione.
Io stesso mi ritengo figlio di immigrati, perché mio padre viveva nella provincia di Cuneo. È frutto di un'indicazione interna: è venuto a Torino per lavorare, come tantissimi altri.
C'è, quindi, una grande storia da raccontare su questo, soprattutto alle giovani generazioni che la conoscono molto poco, però andare - ripeto - a cristallizzare in un museo un fenomeno, come quello che viviamo adesso dell'immigrazione da altri Paesi, la riteniamo un'operazione oltre che complicata anche un po' confusiva e confondente sulle finalità che il Museo dovrebbe avere.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Sinatora.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.
È strano che un calabrese parli del Piemonte.
Mi pare che il collega Rostagno abbia creato un caos per mettere una "e" invece che una "i"; stiamo perdendo una giornata di lavoro per una "e" invece che una "i".
Cosa vuol dire? Questo è un Consiglio regionale del Piemonte e stiamo trattando di un argomento che riguarda il Piemonte. È un po' come il collezionista che si occupa di alcune tematiche, magari gli interessano gli uccelli di tutto il mondo, però in particolare della tematica relativa ai cigni. Quindi, che "cavolo" c'entra tutto questo discorso? Per giustamente, dobbiamo tirare fino alle ore 20; io resisto, qualcun altro andrà a casa, ma non è colpa mia.
Il Museo dell'Emigrazione dei Piemontesi nel Mondo di Frossasco nasce grazie alla volontà e dal lodevole lavoro dell'Associazione Piemontesi nel Mondo. Ripeto, piemontesi, non napoletani oppure, che ne so, africani marocchini o altro.
L'obiettivo della realizzazione del Museo nasce con lo scopo prioritario di mantenere viva la memoria della diaspora dei piemontesi che, per scappare dalle precarie condizioni economiche delle nostre vallate, sono emigrati rispettando rigorosamente le leggi in vigore nei Paesi di destinazione, per cercare quel benessere che la situazione economica del Piemonte non poteva loro garantire. I nostri emigrati erano richiesti dai Paesi di destinazione in quanto portatori di competenze e professionalità uniche; a titolo d'esempio, i vignaioli che hanno realizzato i vigneti in Sudafrica, in Argentina o in California, le tessitrici del Biellese per il cotone americano, oppure gli spazzacamini della Val d'Ossola.
È molto vivo il rapporto che gli emigrati mantengono con i Paesi d'origine e i gemellaggi che uniscono molti paesi e città piemontesi ne sono la dimostrazione. La volontà di salvaguardare la memoria storica del fenomeno dell'emigrazione piemontese è stata condivisa dal mondo politico ed è dimostrata tangibilmente dalla donazione del considerevole materiale documentario di proprietà dell'Associazione Piemontesi nel Mondo per tale scopo. Il materiale espositivo del Museo è stato donato totalmente dall'Associazione Piemontesi nel Mondo ed è costituito interamente tra gli oggetti e dalla corrispondenza appartenente agli emigrati piemontesi quindi senza alcun nesso con le attuali immigrazioni.
La sua funzione è stata rafforzata dalla volontà del Consiglio regionale di mantenere la memoria storica dei milioni di piemontesi che sono emigrati. A tal proposito, è stata promulgata la legge regionale n. 13 dell'11 maggio 2009, che prevede l'istituzione del Museo dell'Emigrazione dei Piemontesi nel Mondo di Frossasco, con l'elargizione di un contributo annuale.
Quindi, attualmente è fiorente il flusso turistico che viene generato dai figli e dai nipoti degli emigrati che ritornano a visitare i luoghi d'origine dei genitori e dei loro avi, creando un virtuoso effetto sul comparto turistico locale.



CORGNATI GIOVANNI



PRESIDENTE

Grazie, collega Sinatora.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo vada ricordato, come hanno già fatto altri colleghi, il motivo per cui venne istituito, nel maggio 2009, il Museo Regionale o, meglio, gli interventi a sostegno del Museo Regionale dell'Emigrazione, che ricordiamo, è stato istituito e promosso dall'Associazione Piemontesi nel Mondo con il sostegno della Regione Piemonte.
È sufficiente leggere l'attuale articolo 1: "Il Museo dell'Emigrazione, con sede a Frossasco in provincia di Torino, istituito dall'Associazione Piemontesi nel Mondo con il concorso della Regione, finalizzato a promuovere e diffondere la conoscenza della storia dell'opera dei piemontesi all'esterno, assume la denominazione di Museo Regionale dell'Emigrazione dei Piemontesi nel Mondo". Questa è la finalità che vi è nell'articolo 1; questa è la stessa rubrica che mantiene il titolo della legge: "Interventi a sostegno del Museo regionale dell'Emigrazione".
Il testo viene cambiato in alcune sue parti sostanziali. In particolar modo, nell'articolo 1 della proposta di legge n. 339 prevede che il Museo operi nella prospettiva della creazione di una rete di musei sui fenomeni migratori, stravolgendo quello che è il concetto iniziale. Noi non abbiamo nessuna contrarietà se qualcuno ritiene di approfondire da un punto di vista culturale il fenomeno dell'immigrazione all'interno della Regione Piemonte, all'interno della nostra Nazione o all'interno dell'Unione Europea. Si fanno tante iniziative di carattere culturale e, se dovessi dare una valutazione, non la vedrei certo come un'attività prioritaria, ma avrebbe una sua dignità.
Lo dicevano alcuni colleghi: è di fondamentale importanza per il Piemonte non perdere la memoria di una Regione che ha vissuto entrambi i fenomeni: il fenomeno dell'emigrazione di piemontesi che sono andati lontano, ma anche il fenomeno dell'immigrazione interna, nei primi anni del Novecento dalle montagne e dalle aree rurali piemontesi verso le grandi città, per poi coinvolgere alcune Regioni settentrionali come il Veneto e successivamente (nel dopoguerra) interessare pesantemente le Regioni del Sud Italia.
La memoria è certamente un importante patrimonio di una Regione che non bisogna perdere, così come l'identità, che non può avere una sorta di ragione ideologica di motivazione. Il tema dell'identità e della tutela delle comunità è un aspetto che ha sempre pervaso la cultura e le forze politiche che oggi sono, con semplicismo, definite di centrodestra piuttosto che di centrosinistra.
Ma al di là di questo tipo di valutazioni, la proposta di legge che viene presentata è proprio un errore: è un errore in termini temporali, perch forse all'ultimo giorno di Consiglio vi sarebbero altre priorità rispetto a quella di discutere questa proposta di legge, ma è un errore anche perch snatura la finalità del Museo.
Faccio anche presente che nessuno di noi si scandalizzerebbe se un museo che attua iniziative legate al mantenimento della memoria, ma anche della conoscenza dell'opera dei piemontesi all'estero e che quindi, in qualche modo, si occupa di emigrazione, volesse in qualche modo aprire uno specchio su fenomeni migratori verso la nostra Regione o verso l'Italia. Tant'è che la legge vigente - senza necessità di alcuna modifica, poiché, come spesso accade per le leggi brevi, è una legge ben fatta - all'articolo 5 dice chiaramente che il Comitato attiva collaborazioni con Enti, Associazioni Fondazioni e Università al fine di qualificare e potenziare le attività e gli interessi del Museo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Consigliere, mi scusi se la interrompo, ma faccio fatica a sentirla: prego i presenti in aula di fare un po' di silenzio.
Continui pure, collega Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Dicevo, la legge oggi vigente consente già al Comitato di gestione di stringere collaborazioni con altri Enti, Associazioni, Fondazioni e Università al fine di qualificare e potenziare le attività e gli interessi del Museo. Pertanto, se vi fosse la volontà di dedicare un spazio (piccolo medio o grande che sia) a temi legati all'immigrazione, ovviamente il Museo lo potrebbe fare.
Tuttavia credo sia bene che le istituzioni culturali, che sono nate con una finalità, la mantengano; d'altronde, esistono solo due Musei legati all'emigrazione piemontese, fenomeno che ha visto e vede milioni di piemontesi migrare in tutto il mondo, peraltro andando anche a innervare alcuni Stati.
Il Consiglio regionale segue molto spesso le vicende delle comunità italiane in Nord, Centro e soprattutto Sud America. È certamente un tema che, dal un punto di vista delle finalità culturali di un Museo, è di notevole interesse. Ricordiamo che, fino a non tantissimi anni fa, il secondo giornale più letto in Argentina era un giornale in lingua italiana che oggigiorno esistono in Sud America programmi, nati ovviamente prima che esistesse la tv satellitare, prodotti in lingua italiana. Vi è tutta una serie di cittadini piemontesi italiani di successo nel mondo, e ovviamente il fenomeno si manifesta in modo più chiaro nell'attività politica perché è più comunicativa e più mediatica.
Di conseguenza, credo davvero che non si tratti di una questione ideologica può darsi che lo sia per chi l'ha posta - ma di un errore culturale tutto qua. È un errore voler a tutti i costi sempre annacquare o mischiare l'emigrazione con l'immigrazione.
Guardate, abbiamo iniziato questa legislatura trasformando quella che era l'Associazione per i diritti del Tibet nell'Associazione per i diritti di tutto il mondo. Ritengo che anche quello fu un errore, nel senso che è evidente che noi dobbiamo difendere i diritti delle persone perseguitate ma è altrettanto vero che forse l'ex Nazione tibetana ha una situazione differente.
Detto ciò, visto che ho concluso il tempo a mia disposizione, avremo modo durante la discussione degli emendamenti di fare presente perché punto per punto riteniamo che questo sia un errore.
Mi permetto solo di fare un'ultima considerazione: uno può vincere, ma chi tenta di stravincere tendenzialmente sbaglia. Cioè, in questa settimana il centrosinistra ha approvato un numero significativo di norme, ha respinto (legittimamente, ci mancherebbe) quelle proposte dal centrodestra e, in alcuni casi, del Movimento 5 Stelle, ma si vuole intestardire l'ultimo giorno di Consiglio su quella che, a tutti gli effetti, è una norma certamente non di sistema per la vita del Piemonte. Credo che si debba avere il buonsenso e il pragmatismo di ciò che si è fatto di buono in queste settimane, senza evitare di trascorrere un'intera giornata per discutere di una norma, che magari avrà, per chi l'ha presentata ovviamente, un valore, ma che certamente non è una norma di sistema e si può fare in qualunque momento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ravello; ne ha facoltà.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Spero che il clima da ultimo giorno di scuola non ci porti a tirarci addosso anche i gavettoni e a fare il bagno nella fontana di piazza Castello, perché le condizioni climatiche non sono poi così favorevoli. In realtà, con questa battuta volevo richiamare un po' ad un briciolo di attenzione e un briciolo di concentrazione in più su un argomento che evidentemente sta dividendo in maniera molto netta due fronti all'interno di quest'Aula. E trovo abbastanza singolare, ma direi quasi assurdo che si creino queste condizioni proprio in chiusura di una legislatura.
L'atteggiamento eroico del primo firmatario Rostagno, atteggiamento di chi è pronto ad andare incontro all'estremo sacrificio, dichiarando la disponibilità addirittura a stare in aula fino alle 20 davvero mi sembra che si commenti da sé e non abbia bisogno di ulteriori carichi. Quello che trovo davvero spiacevole è che si stia condendo di retorica - retorica fuori luogo - un argomento sul quale probabilmente, se ci fosse stata la volontà, si sarebbe potuti arrivare a un accordo, evitandoci quanto meno un briciolo di fatica.
Le ragioni che mi portano a pensarlo sono le medesime che sono state anticipate da alcuni colleghi e devo dire che mi hanno portato a condividere anche il punto di vista dei colleghi - ed è un caso più unico che raro - del Movimento 5 Stelle. Ma il fatto che ci sia una condivisione così trasversale di motivi per i quali ci si oppone a questa proposta dovrebbe far riflettere una maggioranza intelligente, sensibile e democratica, che evidentemente è intelligente, sensibile e democratica solo al bisogno o solo quando ritiene che questi atteggiamenti possono portare a una qualche utilità.
È evidente ormai a tutti che con questa proposta di legge si va a stravolgere - ed è questa la nostra principale preoccupazione - lo spirito originario della Fondazione del Museo Regionale dell'Emigrazione. Si va, a nostro avviso, ad annacquare la storia dei migranti piemontesi che dentro quel Museo è stata per anni raccontata in maniera molto corretta e ritengo che si vada anche a mortificare lo spirito e l'impegno dei fondatori del Museo.
Credo che questo l'Associazione non se lo meriti, credo che questo i piemontesi rimasti in questa terra non se lo meritino, ma credo soprattutto che non se lo meritino i tanti migranti piemontesi che hanno portato la nostra cultura fuori dai nostri confini e che ancora oggi sono riconosciuti come portatori di una cultura estremamente positiva, una cultura del lavoro, una cultura del sacrificio e dell'impegno.
C'è poi almeno una questione più tecnica che mi ha fatto sorgere alcuni dubbi sull'opportunità della presentazione di questa legge, e mi riferisco agli aspetti finanziari. All'articolo 4, se non ricordo male, si prevede che la Regione conceda contributi finalizzati alla gestione, promozione e valorizzazione del Museo. All'articolo 9 "Clausola di invarianza finanziaria" , per rispettare quanto la Corte dei Conti richiede ormai da tempo agli enti come la Regione Piemonte, si chiede di quantificare gli oneri diretti e indiretti e si afferma che non ci sono oneri a carico del bilancio regionale.
Io trovo una non leggerissima contraddizione tra questi due aspetti; da un lato, si dice che si doteranno di risorse finanziarie i musei nella loro rivisitazione ma, dall'altro, si dice che questa legge non avrà effetti sulla finanza. O questo è stato un artificio per cercare di "sfangarla" dall'attenzione, non morbosa ma molto puntuale, del Vicepresidente Reschigna, oppure.



(Commenti del Vicepresidente Reschigna)



RAVELLO Roberto Sergio

Non so, si parla di finanza, si parla di soldi, Vicepresidente.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

C'è da vent'anni questa legge regionale!



RAVELLO Roberto Sergio

Ma questa è nuova! Forse era distratto.
Io non comprendo, a me sfugge, però mi farà piacere se a microfono vorrà spiegare a un profano della materia come il sottoscritto qual è la coerenza tra l'articolo in cui si prevede l'erogazione di contributi e l'articolo in cui si prevede che questa legge non comporta oneri a carico della finanza regionale. L'ultimo aspetto che voglio toccare è questo.
Credo che un passaggio sicuramente positivo della proposta del collega Rostagno sia quello in cui si prevede la presentazione alla Giunta regionale di un analitico rendiconto sulle modalità dell'impiego dei contributi regionali. E si arriva, quindi, a sostenere - ripeto correttamente - che la mancata presentazione del rendiconto precluderà la concessione di futuri contributi. Questa è una previsione assolutamente condivisibile; tra l'altro una previsione obbligatoria rispetto all'evoluzione di tutto il quadro normativo relativo all'erogazione di contributi pubblici.
Tuttavia, viene spontaneo domandarsi per quale motivo, per ben due volte nel corso di questa legislatura, la stessa previsione proposta dal nostro Gruppo e supportata da tutti i colleghi della Lega, di Forza Italia e dal collega Vignale, con riferimento all'introduzione di un meccanismo di controllo uguale a questo sui contributi erogati agli Istituti storici per la Resistenza, per ben due volte di seguito, dicevo, sia stata bocciata dalla maggioranza.
Mi sfuggono le ragioni o, comunque, non riesco a comprendere quali possano essere le ragioni chiare che hanno portato la maggioranza ad adottare un atteggiamento così distonico. Non voglio credere che il tutto sia spiegabile con il solito vecchio atteggiamento di una certa sinistra nell'adottare più pesi e più misure a seconda degli interlocutori. Come dire, gli Istituti storici per la Resistenza possono gestire i loro bilanci e l'utilizzo delle risorse erogate dalla Regione Piemonte in maniera più elastica, il Museo Regionale dell'Emigrazione, o dei fenomeni migratori no. Credo che su questo ci siano molti elementi su cui riflettere e su cui ragionare e che spiegano, almeno in parte, i motivi della nostra posizione.
Chiudo, Presidente, ritornando all'inizio. Con questa proposta si stravolge lo spirito con il quale era stato costituito il Museo regionale dell'emigrazione; lo si annacqua, lo si allarga, lo si spalma su temi che sono molto più legati all'attualità e non alla storia del Piemonte. Sarebbe un po' come trasformare - e su questo ci trovereste d'accordo - i musei della Resistenza in musei delle resistenze nel mondo. Esempi non mancano: la Polonia, la Cecoslovacchia, la Germania orientale, l'Ucraina, la Cina l'Albania, la Romania.
Avanzo una proposta alla maggioranza: se lo spirito è quello di allargare a temi anche dell'attualità o, comunque, della storia recente gli argomenti portati con orgoglio, con onore, con intelligenza, con sacrificio e con grande impegno dal Museo Regionale dell'Emigrazione piemontese, allora facciamolo anche sugli Istituti storici della Resistenza. Facciamo che lo spirito e la cultura portata avanti dagli Istituti storici per la Resistenza si allarghi a temi che sono, in qualche parte del mondo, ancora di attualità e che, comunque, hanno segnato profondamente la storia recente.
Su questo sono davvero curioso di sentire con quale argomento vi opporrete alla nostra proposta, l'accoglimento della quale ci porterebbe senz'altro a rivedere la nostra posizione sulla proposta di legge, oggetto di questa discussione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Gancia; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Le modifiche previste dall'articolo 1 e dall'articolo 2 della proposta di legge andrebbero, qualora essa fosse approvata, a stravolgere completamente quello che rappresenta una parte importante del nostro patrimonio storico e della nostra storia.
Attualmente il Museo, con il suo importantissimo patrimonio documentale che rappresenta una ricchezza per quel che riguarda la nostra emigrazione rappresenta il cordone ombelicale tra la nostra terra, il Piemonte, le nostre vallate, le nostre colline, le nostre campagne e le nostre città con i figli di questa terra che sono stati costretti ad abbandonare con dolore e sofferenza (credo che ciascuno di noi abbia un parente o un conoscente che ha una famiglia di emigrati, pensiamo solo all'Argentina).
Faccio appello a tutta la maggioranza e al Consigliere Rostagno che comunque, stimo e apprezzo, di ripensare assolutamente queste modifiche che andrebbero a stravolgere completamente il motivo e l'essenza stessa che rappresenta il Museo.
Ricordiamoci che i documenti conservati nel Museo trasudano di storia e di storie particolarmente legati alla nostra tradizione. Sono persone che hanno dovuto abbandonare la nostra terra in situazioni critiche, in situazioni di emergenza. Non dimentichiamo che ci sono delle zone nel mondo in cui ancora si parla il piemontese; magari è un piemontese leggermente più arcaico rispetto a quello che viene parlato oggi, che hanno proprio nel Centro per l'emigrazione piemontese un punto di riferimento.
Dicevo prima che ci sono parecchi documenti conservati nel Museo, ma non solo documenti: abbiamo anche testimonianze importanti donate al Museo dall'Associazione Piemontesi nel Mondo. Questo non dobbiamo assolutamente dimenticarcelo e non dovrebbero entrare in un nuovo Museo dove le storie sono completamente diverse, come diverso è il tema delle varie emigrazioni.
Ci tengo a precisare che la Lega - è questa è la nostra posizione - non ha nulla in contrario a creare, eventualmente, un altro museo, un altro istituto di ricerca, ma crediamo che la modifica dell'articolo 1 e dell'articolo 2 vada a sconvolgere l'istituto stesso.
È già stato detto bene dai Consiglieri che mi hanno preceduto (l'ha detto bene anche il Consigliere Ravello): manteniamo questo museo così com'è e cerchiamo di costituirne un altro. Io, davvero, faccio appello alla maggioranza, al Presidente del Consiglio, anche al Presidente Chiamparino all'Assessora Parigi e a tutta la maggioranza, perché non possiamo cambiare e stravolgere il motivo per cui, con la legge del 2009, questo museo è stato creato.
Il Museo Regionale dell'Emigrazione trasuda la nostra piemontesità, la nostra storia; ricordo anche quanto sia legato al Centro Studi Piemontese dove è situata la biblioteca della Regione Piemonte.
Faccio un appello accorato: voi sapete che abbiamo sempre fatto un'opposizione costruttiva, ma ritengo che, a fine legislatura, non possiamo commettere un errore così grave. Ci siamo sempre battuti per la difesa e la tutela linguistica e credo che il Museo Regionale dell'Emigrazione abbia uno stretto rapporto con le nostre tradizioni e con la nostra lingua. Ricordo che sono state fatte donazioni importanti da persone che hanno sofferto, che hanno dovuto lasciare la propria patria e la nostra terra - il Piemonte - con una nostalgia che vive tuttora. È sufficiente ricevere delle delegazioni argentine o recarsi in Argentina per capire quanto questa nostalgia esista ancora.
Pertanto - ribadisco - faccio un accorato appello al Presidente del Consiglio regionale, ma anche a lei, Presidente Chiamparino, perché credo possa essere importante un suo intervento. Lei è sempre stato molto, molto sensibile alla nostra piemontesità e alla nostra storia, anche alla nostra lingua, che lei parla correttamente: credo sia fondamentale bloccare questa proposta di legge.
Ribadiamo che noi non siamo assolutamente contrari a istituire eventualmente con una proposta di legge, un decreto di Giunta, un altro istituto sull'emigrazione, però la particolarità che ha questo museo non deve essere assolutamente stravolta, perché rappresenta davvero una particolarità, un'identità del nostro patrimonio storico e della nostra storia.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Come hanno detto alcuni miei colleghi, ci apprestiamo a discutere questo testo di legge in un clima non ideale che, invece, aveva contraddistinto le discussioni in Commissione. Pertanto, anche alcune considerazioni di merito vengono un pochino meno.
Come diceva giustamente, in apertura, il collega Capogruppo Bono, tutti i Consiglieri qui presenti pensano che il proprio progetto di legge sia meritevole e frutto di duro lavoro, della collaborazione di molte persone degli Uffici. Si sono impiegate risorse non indifferenti della Regione Piemonte: gli Uffici regionali tecnici, gli Uffici legislativi del Consiglio regionale, gli Uffici delle Commissioni, che ringraziamo per i cinque anni di supporto costante, che hanno portato a produrre materiale di legge di ottima qualità, non tutto purtroppo destinato a essere approvato e a diventare parte delle leggi regionali.
Questo, chiaramente, dispiace e dispiace a tutti; dispiace sia per i colleghi di maggioranza che per quelli di opposizione, che non hanno potuto vedere alcuni lavori portati a compimento, malgrado il parere positivo di tutti gli organi tecnici che abbiamo a disposizione.
Entrando brevemente nel tema e nel merito del Museo Regionale dell'Emigrazione, quindi anche dell'immigrazione, faccio notare che la storia dell'emigrazione piemontese ha un inizio e una fine e quindi possiamo, a oggi, tirare le somme, spiegarle e illustrare l'operato e i raggiungimenti di alcuni piemontesi illustri, ma anche della comunità piemontese nel suo complesso, che ha potuto ottenere dei risultati personali, ma anche creare ricchezza e prestigio per il Piemonte, anche nei paesi stranieri.
Parliamo sempre di storie di emigrazione mai facili: vi è sempre un sottofondo di necessità e fatica in tutto ciò. Oggi, ci troviamo ad affrontare un fenomeno d'immigrazione che, però, possiamo analizzare con gli occhi di chi vi sta partecipando. C'è una piccola differenza essenziale tra l'accomunare l'emigrazione piemontese ed anche italiana - diciamo - con l'immigrazione che stiamo vivendo. Innanzitutto, il fenomeno immigratorio divide gli italiani; non per nulla, ci sono posizioni anche molto estreme rispetto all'immigrazione e si tratta di un argomento che tocca nel caldo gli italiani.
Personalmente, credo che - è un parere personale - sia per questioni storiche, perché la vicenda è tuttora in corso, sia dal punto di vista dell'opportunità di accomunare due episodi della storia molto diversi.
Perché nell'emigrazione, in un certo senso, gli italiani, e quindi i piemontesi, subivano una condizione; nel fenomeno dell'immigrazione invece, non siamo noi a subirla, se non in parte. Semmai, come mondo privilegiato, industrializzato e ricco, siamo noi ad imporla: qui faccio riferimento al fenomeno di equo scambio e di rapporti economici con i Paesi da cui proviene l'immigrazione.
In molti dibattiti d'Aula, anche quando vi è stata occasione, sia pure raramente, di parlare di relazioni internazionali (anche perché questa non è la sede, quindi in teoria è anche giusto che di queste tematiche si occupino i governi nazionali ed europeo) ho notato che è mancata molto la consapevolezza del ruolo dell'Italia, in termini di Paese europeo ed occidentale, come causa o concausa - vogliamo chiamarla così? - dei fenomeni migratori. Sostanzialmente, noi riceviamo l'immigrazione da Paesi che vedono le proprie risorse spesso sfruttate, o i cui Governi vengono mantenuti in uno stato di dittatura o semidittatura per consentirne un più facile sfruttamento di risorse per il primo mondo.
Qualunque considerazione sull'immigrazione odierna non può esimersi da una piccola analisi nella coscienza del nostro Paese, come Paese occidentale ricco. In pratica, non è un fenomeno che va glorificato per dire che siamo bravi a vederlo. Perché se l'occhio non è attento ed oggettivo, rischiamo di fare una marchetta che però non rispecchia la realtà.
La politica dovrebbe impegnarsi, prima di tutto, a lavorare sulle cause dell'immigrazione, alla fonte, dopodiché celebrarla. In realtà credo che non ci sia nulla da celebrare. Magari potremo descrivere il fenomeno quando sarà finito, ma al momento il fatto che milioni di persone siano obbligate a spostarsi perché le condizioni di vita nei propri Paesi non sono buone è un disastro. Specialmente, ci vuole una bella faccia a descriverlo senza fare un po' di autocritica su comportamenti che gli Stati europei ed occidentali causano. È un fenomeno che non è storia, perché è tuttora in corso.
Di per sé, cercare di essere loro vicini potrebbe anche essere interpretato come gesto positivo, un atteggiamento di compassione per i problemi altrui e di vicinanza a un qualcosa che, in fondo, è una sofferenza umana. È comunque un qualcosa di positivo che, tuttavia, non va trattato nelle more di leggi che abbiano attuazione e concretezza.
Non è facile affrontare questo argomento oggi. A mio avviso, equiparare l'emigrazione piemontese all'immigrazione odierna è un po' come mischiare due argomenti che non c'entrano fra loro. Per cui, invece di creare un clima di leggerezza, di serenità e di comprensione, si rischia di ottenere un po' l'effetto opposto.
Detto ciò, trattare una proposta di legge nell'ultima giornata di legislatura è comunque un risultato: molti non hanno avuto questa fortuna.
Qualcuno invece ce l'avrà, ma non vedrà comunque approvata questa proposta malgrado gli sforzi fatti per portarla a compimento. Ma capita sia in maggioranza che in opposizione, evidentemente: cioè malgrado gli sforzi compiuti per privilegiare la propria proposta di legge.
In questo caso, come spesso è successo in Aula e in modo non del tutto etico a nostro avviso, è stata data palese priorità alle proposte di legge della maggioranza. E questo l'abbiamo visto in particolare nei cambiamenti di ordine del giorno e di ordine di discussione delle proposte, che ha avvantaggiato anche chi non era di maggioranza, ma che poi lo è divenuto.
Dunque, insieme a questo processo di migrazione è avvenuto anche un processo di migrazione delle proposte di legge all'interno dell'ordine del giorno, al fine di essere discusse prima. Anche su questo ci sarebbe un po' da discutere, ma a noi piace essere coerenti, per cui non cambiamo schieramento o posizione per farci approvare delle proposte di legge che se lette nel merito, dovrebbero passare per il semplice fatto di essere utili al Piemonte, e non per essere state proposte dalla maggioranza o dall'opposizione.
A maggior ragione, si potrebbe anche stigmatizzare il fatto di nascondere opportunità e opportunismi politici nelle votazioni dietro a pareri tecnici che tecnici non sono. Oppure - ancora - evitare di entrare nel merito di proposte che sono intoccabili dal punto di vista tecnico e che hanno trovato ampia condivisione dai soggetti del territorio, dagli Enti consultati, dagli uffici tecnici, ma che poi si trovano alla sbarra della politica. Quando questo succede, è giusto che la politica almeno si sforzi di motivare le proprie scelte e quindi si sforzi di dire ai cittadini perché non porta avanti una proposta. Noi cerchiamo di farlo e lo facciamo con questa proposta sul Museo dell'Emigrazione. Ci aspettiamo altrettanto anche per le prossime proposte di legge, che speriamo di avere l'onore di discutere.
Ci sono parecchi emendamenti su questo testo, ma è un qualcosa che abbiamo già visto, quindi nessuno si spaventa per qualche emendamento ostruzionistico. Probabilmente, con un po' di fortuna, riusciremo anche a discutere i testi dell'opposizione per gentile concessione della maggioranza e della Giunta Chiamparino.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Fluttero; ne ha facoltà.



FLUTTERO Andrea

"Spaciafurnel", I sai nen se conòsi sto nom sì, ma in t'la val Orco e Soana.
Madama Presidentssa, I sai nen si pos parlé in piemunteis o si deu turné a parlé in italian.
Ch'an dise chila, perché I veul nen fé n'infrasiun! S'I pos, I continu.
Disia, "spaciafurnel" à l'è un nom che nui dusuma.



PRESIDENTE

Una frase va bene, collega Fluttero, poi.



FLUTTERO Andrea

Mi fas l'un ch'an dise chila. I veul nen, l'ultim dì ad Cunseil regiunal rumpi i Regulament e fair quajcos c'a sia men che men regular.



PRESIDENTE

Bene, adesso può parlare in italiano, grazie.



FLUTTERO Andrea

"Spazzacamino". In valle Orco e Soana, a Locana in particolare, dal 1977 c'è un monumento che ricorda questa figura, tipica di molte valli del Piemonte, e non solo del Piemonte.



(Commenti fuori microfono)



FLUTTERO Andrea

Val Vigezzo, ma anche nelle nostre Valli Orco e Soana.
Ricordo un periodo, tra fine Ottocento e inizio Novecento, nel quale i padri, ma anche i bambini, partivano per le grandi città del Nord, o addirittura per la Francia. Andavano a pulire i cammini delle case che erano dotate di riscaldamento, addirittura utilizzando - così mi dicevano le persone che hanno seguito questa ricostruzione della memoria storica di quelle Valli - i bambini, perché essendo piccoli riuscivano a salire tenendosi con i gomiti dentro il cammino, nella canna fumaria. Mi spiegavano che venivano pagati solo se, arrivati in cima al camino, il bambino sventolava un fazzoletto, o qualcosa di simile, per far vedere al padrone dell'edificio che il camino era stato effettivamente pulito.
È una delle tantissime realtà che hanno caratterizzato l'emigrazione dei piemontesi in epoche nelle quali qui la vita era "grama".
Credo sia importante che questo Consiglio regionale dia attenzione al museo di cui stiamo parlando attraverso la proposta di modifica di questa legge istitutiva, ma non per annacquarlo o aggiungere altri elementi di analisi che rischiano di far disperdere l'obiettivo iniziale, assolutamente condivisibile di questa Istituzione, bensì per rinforzarlo e creare un museo diffuso che raccolga le tantissime testimonianze, che diversamente andrebbero perse, delle tante emigrazioni di piemontesi in giro per il mondo.
Qualcuno ha persino evocato le emigrazioni tra le nostre Province perché, a differenza di noi oggi, cent'anni fa, spostarsi da Novara a Torino o, come fecero i miei nonni materni, da Saluzzo a Chivasso, era uno spostamento importante. Non c'era il telefono; e quando una volta all'anno mio nonno tornava dal Chivassese al Saluzzese per la fiera del paese, ci tornava con i cavalli, non con la macchina.
Vi erano anche spostamenti interni di popolazioni causati dall'industrializzazione della provincia di Torino, che aveva sottratto manodopera alle aziende agricole: le province più ricche di braccia e di competenze agricole hanno dato, per alcuni decenni, intere famiglie alle aziende agricole della provincia che si era industrializzata prima delle altre.
Questo è un aspetto interno, come migrazione interna, ma certamente in giro per il mondo.
Sentivo citare prima i sei milioni di piemontesi che nei decenni e nei secoli sono emigrati. È un numero davvero impressionante.
Credo che noi, piemontesi di oggi, e questo Consiglio regionale, abbiamo il dovere di mantenere queste memorie e di salvarle, perché le stiamo perdendo. Occorre potenziare un'istituzione come questa.
Se all'interno di questa proposta di modifica di legge ci sono aspetti che servono a questo obiettivo; se serve individuare una figura giuridica di questo museo, benissimo, facciamolo; se ci sono aspetti organizzativi che migliorando la norma, consentono di rinforzare l'attività di questa benemerita istituzione e di sollecitare tutte le parti dell'esteso territorio della nostra regione per recuperare memorie e metterle in rete faremmo davvero un lavoro meritorio.
Sarebbe invece dannoso annacquare e aggiungere aspetti che riguardano altri fenomeni tipici della situazione attuale, ma anche delle migrazioni italiane dal Sud verso il Nord.
Credo tutti abbiamo letto alle scuole medie "Il treno del sole", un libro che in quegli anni descriveva benissimo il fenomeno dell'immigrazione interna dal Sud verso il Nord. Ho fatto, come tanti di noi, le elementari in un periodo nel quale si facevano addirittura tre turni, perché era cresciuta tantissimo la popolazione delle nostre città.
Certamente è un argomento da studiare, ma immagino che le popolazioni del Sud, magari in Calabria o in Sicilia, avrebbero piacere di istituire, nelle loro terre, musei della loro emigrazione verso il Nord; così come gli amici veneti, che dal Polesine o da altre zone si sono spostati verso il Nord Ovest, raggiungendo risultati straordinari dal punto di vista sociale ed economico, avrebbero piacere di avere, in Polesine, luoghi in cui ricordare il sacrificio dei loro genitori e dei loro nonni che si sono spostati e sono venuti qui nel Nord-Ovest, dove passavano i sabati e le domeniche mattone dopo mattone, a costruirsi la casetta.
Non lo possiamo fare noi; noi abbiamo il dovere di mantenere la memoria dei piemontesi che a milioni sono immigrati, nei secoli, in altre parti del mondo. Peraltro, è anche una grande opportunità di autoanalisi e di comprensione della nostra storia, che potrebbe anche servire per abbassare un po' le ali al piemontese della mia generazione, che è nato in una situazione di benessere e ha goduto di un benessere che è stato costruito dai nostri padri, dai nostri nonni o dai nostri bisnonni. Non dobbiamo far pensare ai nostri figli che questo benessere sia piovuto dal cielo o che l'abbiamo perché nati in Piemonte. L'abbiamo perché più generazioni hanno lavorato, si sono rimboccate le maniche, hanno lasciato le famiglie, sono saliti su bastimenti fatiscenti puzzolenti e sono andati in Nord America o in Sud America, e per mesi, o addirittura anni, non hanno più avuto modo di sentire i loro cari e i loro familiari.
Credo sia davvero importante rinforzare questo museo. Lo estendiamo come idea e come necessità di mettere in rete quello che ancora c'è, andando a recuperare, nelle memorie dei nostri paesi, nei nostri borghi e nelle nostre frazioni, per metterle insieme e darlo come patrimonio ai tanti che scelgono di venire a vivere in Piemonte dal Sud Italia o da altri Paesi dell'Europa o dell'Africa.
Sperso che tra qualche decennio in Africa ci siano degli africani che avranno piacere di costruire il Museo dell'emigrazione africana in Italia o in Europa, perché potranno ricordare quanto, con il loro lavoro, hanno contribuito a far crescere e a far sviluppare l'Africa. È un orgoglio loro.
Io eviterei di mischiare queste cose. Peraltro, credo sia anche un'opportunità valorizzare questi aspetti, per quanto riguarda le relazioni internazionali dal punto di vista commerciale, per il nostro Piemonte.
Avendo così tante famiglie di origine piemontese in giro per il mondo, ci sono tutte opportunità di dialogo e di sviluppo economico reciproco, oltre che culturale e storico. Non c'è solo la memoria, c'è anche un'opportunità commerciale. Davvero i piemontesi in giro per il mondo si sono fatti onore.
La scorsa settimana ero a Londra per un problema personale di salute legato agli occhi e sono stato visitato da un importante specialista del settore Carlos Pavesio, il quale mi ha detto che suo nonno era di Asti e che era nato in Brasile da una famiglia piemontese, quindi parla malamente l'italiano, con qualche parola di piemontese, ma ha piacere di queste radici. Questo è uno dei tantissimi casi nei quali i piemontesi che hanno avuto la necessità, in situazioni drammatiche, di spostarsi in giro per il mondo si sono fatti onore.
Credo davvero che bene sarebbe se, al termine di questa mattinata, avremo la possibilità, magari con i colleghi di maggioranza, di ragionare sul testo che è stato presentato. Bene sarebbe se potessimo condividere con voi l'esigenza di rinforzare il Museo di cui stiamo parlando, dotandolo di quelle parti della legge delle quali ha bisogno per consolidarsi e per crescere, ma evitando quelle parti che, a nostro modo di vedere - credo che potreste condividerlo - diminuiscono e distorcono un obiettivo importantissimo che dobbiamo raggiungere. Come diceva la collega Gancia prima, nulla in contrario che si operi anche in altra sede per realizzare delle istituzioni, e per potenziare quelle che in parte già ci sono, che studiano i fenomeni migratori attuali, ma questa è un'altra partita un'altra questione.
Credo che forse ci sia stato un fraintendimento, forse è scappata un po' la mano a chi ha scritto queste norme. Se ci riflettiamo tutti insieme, credo che possiamo trovare un punto di equilibrio e chiudere in maniera positiva questa giornata di fine legislatura.



PRESIDENTE

Grazie, collega Fluttero.
Interrompiamo la discussione generale sulla proposta di legge n. 339 con ancora iscritti a parlare i colleghi Andrissi, Bona e Campo, per procedere con le nomine.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine:


Argomento:

Nomine

Argomento:

Proposta di deliberazione n. 397 "Azienda Sanitaria Ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo" - Collegio sindacale - Individuazione di un componente con funzione di Presidente"


PRESIDENTE

Nomino scrutatori i Consiglieri Corgnati e Ottria.
Procedo personalmente ad effettuare l'appello nominale.



(La Vicepresidente Motta effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata.
Sono stati effettuati due appelli nominali.
rocediamo con lo spoglio delle schede.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.02)



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