Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.414 del 28/03/19 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(Alle ore 14.35 la Vicepresidente Motta comunica che l'inizio della seduta verrà posticipato)



PRESIDENTE

Colleghe e colleghi, v'informo che, prima dell'inizio ufficiale della seduta consiliare in sessione straordinaria, riceveremo una delegazione delle associazioni che hanno necessità di farci conoscere la loro posizione sulle persone fragili e portatrici di patologie psichiatriche.
Tra circa un quarto d'ora riceveremo la delegazione in Sala Viglione. Al termine dell'incontro, il pubblico che vorrà accomodarsi (con una capienza massima di cinquanta persone) potrà farlo e inizieremo i lavori del Consiglio. Naturalmente tutti i Consiglieri e i rappresentanti istituzionali sono invitati in Sala Viglione.



CORGNATI GIOVANNI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco, Baricco, Batzella, Boeti, Cassiani Chiamparino, Ferraris, Gallo, Molinari, Valmaggia e Reschigna.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Psichiatria

"Revisione della residenzialità psichiatrica" presentata da Vignale Andrissi, Frediani, Mighetti, Campo, Sinatora, Tronzano, Rossi, Bona Gancia e Bertola (Atti d'indirizzo collegati: ordine del giorno n. 1624 ordine del giorno n. 1625; ordine del giorno n. 1626)


PRESIDENTE

La seduta prosegue in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale, con l'esame del punto 2) all'o.d.g., inerente a "Revisione della residenzialità psichiatrica".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione della richiesta.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questo Consiglio regionale, in almeno altre due sedute, ha già discusso in merito alla DGR 29, ravvisando quelli che erano, secondo alcuni ovviamente e secondo il sottoscritto, i limiti della stessa.
Non sarà però questo il tema che vorrei trattare nella giornata di oggi sia con il mio intervento sia con l'ordine del giorno presentato, per cui non farò considerazioni relativamente alla DGR 29, ma esprimer considerazioni rispetto all'attuazione della delibera stessa.
Com'è stato previsto dalla stessa delibera con le sue successive modificazioni (e poi da un documento che la Giunta regionale ha prodotto proprio per dare attuazione alla delibera) si è passati, dal momento della valutazione dei pazienti, al momento in cui i singoli soggetti del privato sociale imprenditoriale ne hanno fatto domanda di autorizzazione e accreditamento, al momento in cui le Commissioni di valutazione hanno espletato le loro attività di vigilanza, fino alla trasmissione dei verbali, all'interno delle strutture visitate.
Da questo punto di vista, è importante fare presente un aspetto: in questo momento siamo in una situazione di disomogeneità. Vi sono strutture che hanno ricevuto, dopo la visita della Commissione di vigilanza, parere favorevole rispetto all'autorizzazione; vi sono strutture che hanno ricevuto, dalla Commissione di vigilanza, parere favorevole rispetto all'autorizzazione e all'accreditamento e ve ne sono altre che non hanno ricevuto nulla.
Anche da questo punto di vista, rispetto alla disomogeneità, crediamo sia importante sottolineare come una delibera non possa essere applicata fintanto che tutte le strutture non siano accreditate, o in fase di accreditamento.
Il motivo è molto banale: la delibera votata dalla Giunta regionale prevede la conversione di alcune di queste strutture, quindi vi possono essere pazienti che vivono in una struttura, ma che dovranno essere trasferiti da questa struttura, a seconda dell'intensità di cura.
È evidente che, se non vi sono tutte le strutture accreditate, questo sistema si blocca. Da una parte, vi è una struttura che è obbligata alla dimissione di un paziente; dall'altra, non c'è la struttura che pu accogliere questo paziente.
Ci sono poi alcuni aspetti che secondo me non garantiscono neanche il rispetto della DGR 29. Se si legge l'allegato 1 della DGR 41, si comprende perfettamente che ci sono due limiti consistenti: tre Province del Piemonte hanno un numero di posti letto inferiore a quanto previsto dai livelli essenziali di assistenza, e una provincia non ha strutture ad alta intensità.
Se un paziente ha la sventura di avere necessità di un'alta riabilitazione in provincia di Asti, dovrà andare in un'altra provincia, perché in quella provincia non vi è stata alcuna domanda.
Non solo, la DGR prevede il percorso che segnalavo. Leggo parti dei verbali arrivati ad alcune strutture: "Adeguare il monte ore del personale ausiliario, del personale infermieristico, degli educatori e terapisti della riabilitazione, al monte minimo di ore settimanali entro e non oltre 90 giorni"; "Adeguare il monte ore complessivo erogato in struttura quanto previsto dalla norma, entro e non oltre 90 giorni". In questo caso parliamo una fra tante - di personale.
In un altro caso si danno prescrizioni rispetto all'obbligatorietà di dimissioni di un paziente.
In entrambi i casi - e ho preso ovviamente soltanto due casi come esempi qualora non si dia attuazione a quanto previsto dalla Commissione di vigilanza, vi è la revoca dell'autorizzazione stessa, se entro 30 giorni non saranno ottemperate le seguenti prescrizioni che ho letto, seppure di due strutture differenti.
La seconda prescrizione che ho letto, come avete potuto sentire, dà un'indicazione entro 30 giorni per la dimissione di un paziente. È una prescrizione, peraltro, che è arrivata qualche settimana fa, quindi in realtà questa persona, che vive da mesi o da anni (non importa) all'interno di una struttura, da qui a poche settimane dovrà essere dimessa e mandata in un'altra struttura, salvo il gestore vedersi revocare l'autorizzazione, com'è scritto nei documenti trasmessi dalla Commissione di vigilanza.
Nel secondo caso, se il gestore della struttura che ha ricevuto il verbale della Commissione, relativamente al personale, non si adegua alle ore previste dalla DGR 29, licenzia una parte dei propri dipendenti (per esempio, dipendenti senza titolo o una parte di chi svolge la funzione di psicologo o di educatore).
È pur vero che la delibera consente una percentuale di flessibilità, ma è altrettanto vero che alcune ore non possono essere, per esempio di OSS inferiori ad un numero indicato È evidente, quindi, che all'interno di ciò che resta di quella percentuale si può esercitare quella flessibilità che la DGR 41 ha inserito.
Vi è poi un altro aspetto determinante non solo per la salute dei pazienti e per una buona gestione della rete dell'assistenza piemontese, ma fondamentale rispetto all'attuazione delle delibere, se non fossimo a conclusione dell'attività consiliare (lo dico comunque e lo faccio presente al Presidente del Consiglio). Il Consiglio regionale ha espresso un parere su una delibera che prevedeva tutta una serie di aspetti, che ho ricordato ma anche altri, che per esempio il sottoscritto ha ritenuto positivi: la scelta del luogo di cura e l'accordo di cura.
La delibera che sta entrando in vigore da qui a poche settimane, per alcune strutture e magari fra molti mesi per altre, non prevede in alcun modo la scelta del luogo di cura, quindi i pazienti che, per esempio, dovranno essere dimessi non potranno scegliere, come prevede la delibera, rispetto all'esistenza di una Carta dei servizi e rispetto a una classificazione dell'esigenza del paziente (più 1, 2.1 o 2.2, P3 e quant'altro), per cui individuata la tipologia della struttura, un paziente, leggendo la Carta dei servizi, vedendo la struttura, vedendo le attività che si svolgono e quant'altro, potrebbe scegliere, anzi dovrebbe scegliere, come dice la delibera, la struttura A, la struttura B o la struttura C.
Questo non avverrà, perché in questo momento la scelta del luogo di cura è stata completamente non applicata, non dico disattesa, ma non applicata.
Cioè, si è sempre prestato attenzione all'aspetto d'accreditamento e non a quello di scelta del luogo di cura, così come gli accordi di cura, che pure sono stati in larghissima parte siglati, non prevedono - io dico in alcun caso, ma ho scritto in moltissimi casi per non sbagliarmi - la compartecipazione alla retta di un paziente. Poco importa che per un periodo sia la Regione, o siano i Consorzi, a farsi carico della compartecipazione: in un accordo di cura è evidente che va indicata una compartecipazione, che peraltro è al 60%, che va garantita.
In conclusione, che cosa chiediamo, e magari avrò modo di spiegarlo brevemente nell'illustrazione dell'ordine del giorno? Chiediamo soltanto che si proroghi l'entrata in vigore della DGR 29, per fare in modo che tutte le disomogeneità segnalate o i pezzi di delibera non applicati o il tema del licenziamento e delle dimissioni dei pazienti, anche qualora fossimo completamente d'accordo con ciò che dice la DGR 29, possa avvenire in modo normale, con buonsenso di chi sa che sta parlando non di gestione di magazzini, ma di persone affette da cure, verso le quali va garantito il massimo rispetto e la massima dignità possibile.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Abbiamo ascoltato con attenzione l'intervento delle realtà associative e dei rappresentanti delle realtà della residenzialità psichiatrica. Possiamo dire che, quasi come nel 2014, quando questo Consiglio regionale ebbe inizio, si conclude nel 2019. Spero almeno che si possa chiudere con un risultato importante, cioè finalmente dando un segnale d'attenzione e di discontinuità rispetto alla celerità, alla fretta e, forse - mi si permetta anche a un poco di superficialità con cui si è voluto affrontare questo tema all'inizio della legislatura.
Mi spiace che non ci sia l'Assessore Saitta (credo che avesse degli impegni), ma c'è l'Assessore Ferrari; forse, non serve neanche ricordare tutto l'iter accidentato della riforma della residenzialità psichiatrica come hanno ricordato e ricordano meglio di me i rappresentanti delle realtà associative poco fa in Sala Viglione: stiamo parlando di un pezzo importante della psichiatria, ma numericamente inferiore rispetto al numero complessivo dei piemontesi che hanno problemi di ordine neuropsichiatrico.
Parliamo di circa 3.000, poi erano circa 300 extra-regione, quindi possiamo dire 2.700 su 55.000.
Il tema è molto importante e comporta anche una spesa rilevante per la Regione Piemonte, ma è ovvio che senza andare di pari passo con un'ottica complessiva di assistenza territoriale, di prevenzione e anche d'attenzione al tema che va di pari passo, come ho avuto modo di dire altre volte, anche sul tema del welfare sociale, quindi di essere presenti come Stato, come amministrazione regionali e comunali rispetto alla difficoltà della vita perché magari la perdita del lavoro comporta un deterioramento delle relazioni familiari, sociali e quant'altro e, quindi, può sfociare in una comparsa di un disturbo psichiatrico. La crisi economico-finanziaria, la mancanza di strumenti socio-economici, di welfare e di sostegno portano ad accentuare queste tematiche, quindi, innanzitutto una visione complessiva.
Poi, nella visione di dettaglio, ripeto, non voglio pensare che fosse una strategia da parte dell'Amministrazione, come ho detto prima e non me ne vogliano i colleghi di maggioranza, cioè fare una cosa un po' di fretta.
Certe volte la politica ha un po' questa tendenza, visto che i tempi della burocrazia sono molto lunghi: per dare risposte, la politica tende a fare un po' le cose di fretta. Ma le cose fatte di fretta, lo sappiamo, vengono fatte male, quindi bisognava forse fare quello che abbiamo fatto in questi ultimi tre anni, in cui abbiamo ascoltato come Consiglio regionale tante volte, sia in Commissione, sia fuori dalla Commissione, individualmente e collettivamente le rappresentanze dei familiari dei pazienti e delle realtà imprenditoriali. Però bisognava forse farlo prima, quindi invertire un po' la scaletta delle tempistiche.
Credo di non ricordare, almeno a memoria di questi nove anni - poi chi è stato una o più legislature in più rispetto a me mi dirà sulle altre - un tema che è stato oggetto di così tante revisioni e rivisitazioni. Quindi di nuovo, è un qualcosa che dimostra attenzione al tema? Sì, però dimostra anche che forse le prime volte abbiamo un po' sbagliato.
Oggi l'Assessore Saitta non c'è e dunque non glielo posso dire, ma tutte le volte che si ricordavano i ricorsi al TAR, lui rispondeva dicendo: "Ma i ricorsi al TAR li abbiamo vinti, no?". Come se fosse una partita di calcio.
Magari faccio sempre un po' l'antipatico, poi voi, maggioranza, potete ovviamente rispondere, ma non prendetela sul personale. I ricorsi al TAR rappresentano un contenzioso con la cittadinanza, e l'Amministrazione non dovrebbe avere un contenzioso con una parte così larga di cittadinanza piemontese. Ci sta il contenzioso con una persona, magari più a livello comunale (ma anche a livello regionale), su un provvedimento che s'impugna oppure un concorso dove si considera che i titoli non fossero corretti, ma quando si va a un contenzioso così prolungato, con una realtà così importante e così diffusa sul territorio, vuol dire che qualcosa sicuramente si è sbagliato.
Abbiamo fatto la prima delibera a giugno 2015, dopo una già ampia discussione, senza citare prima l'accoglimento del Piano nazionale della salute mentale nella legislatura prima né i piani di rientro con i programmi operativi; dopo questi, siamo arrivati con la DGR 29 nell'anno successivo (2016), poi abbiamo rivisto ancora una delibera nel 2017 e nuovamente nel maggio 2018 (la n. 41).
Sono stati fatti sicuramente dei miglioramenti e devo dire che ringrazio la pazienza, e anche la tenacia, delle realtà, soprattutto le realtà associative di familiari e di pazienti perché, oltre al peso familiare della situazione clinica del loro congiunto, c'è anche la volontà e la voglia d'impegnarsi in un'attività di iniziativa civile, di partecipazione di presa di posizione sul territorio. Si tratta di un peso sicuramente importante, a volte purtroppo anche economico, perché, come dicevo, le cause e i ricorsi ai Tribunali amministrativi, che dovrebbero essere l'extrema ratio rispetto a un dialogo con un'Amministrazione comunale provinciale o regionale, hanno anche un costo. Quindi sicuramente ringrazio tutti per la loro pazienza e tenacia di essere venuti ancora qui oggi a richiedere alcune ulteriori modifiche.
Per non farla troppo lunga, perché il tempo stringe, ricordo i punti che sono stati già toccati anche nel documento che era stato portato all'attenzione della IV Commissione qualche lunedì fa. Purtroppo è stata una delle pochissime volte, forse l'unico giorno, in cui sono stato assente per motivi familiari, però ho potuto leggere il documento e sicuramente riporta all'attenzione temi molto concreti.
Tralasciando altre importanti questioni, ma un elemento rilevante è quello che è stato chiamato non impropriamente "trasloco" dei pazienti. Tale elemento non dovrebbe essere definito così, ma noi l'abbiamo valorizzato come possibilità di scelta del luogo di cura, così come avviene per qualunque altro tipo di patologia; da un problema ortopedico a un problema gastroenterologico, i cittadini sono sempre liberi di scegliere se farsi curare in Piemonte o in Lombardia; addirittura adesso possono scegliere se farsi curare in Francia o in un altro Paese dell'Unione Europea.
Su questo così non è e si rischia, nonostante l'avessimo scritto bello chiaro e preciso nella delibera, di non essere così di nuovo. Perché? Perché stiamo andando sostanzialmente ad autorizzare - giustamente o non giustamente, per via di diverse prescrizioni che possono essere fatte a una struttura rispetto a un'altra - in tempistiche diverse, realtà residenziali e far sì che così in alcune aree magari non ci siano quelle SRP1, 2 o 3 che dovrebbero accogliere il paziente rivalutato dall'unità di valutazione multidisciplinare.
Quindi noi invitiamo a porre una grande attenzione su questo tema chiedendo non una sospensione - lo dicevamo prima col collega Appiano, e capisco che politicamente possa sembrare come una richiesta di resa politica della maggioranza e dunque magari non essere recepita - ma un prolungamento o un'ulteriore fase transitoria.
La fase transitoria era la fase successiva alla fase istruttoria, che durava già di suo tre anni. Tuttavia, proprio perché siamo arrivati al dunque e condividendo la necessità di mettere una regola uguale per tutti (non siamo per la differenziazione), quindi dei paletti ben chiari e precisi per quanto riguarda l'autorizzazione, l'accreditamento e poi la contrattualizzazione, chiediamo però di avere del tempo in più, proprio in questo momento così delicato, in cui ci può essere veramente un trasloco che potrebbe essere traumatico per il paziente, o comunque un non allineamento (diciamo così) tra domanda e offerta della patologia per quanto riguarda la residenzialità psichiatrica.
Penso che il tempo sia l'unica cosa che non ci manca; a volte ne perdiamo una parte anche parlando troppo qui dentro, per cui penso che possiamo dedicarne un po' a realtà così importanti, a persone comunque fragili e a tutto il mondo che ruota intorno, anche il mondo lavorativo. Non dimentichiamoci, infatti, il tema dell'occupazione e delle persone che lì lavorano, non rischiando di far perdere ulteriori posti di lavoro a una regione che purtroppo è fanalino di coda del Nord Italia - dobbiamo dirlo per dati di disoccupazione più alti.
Possiamo fare un ultimo bel non dico regalo, ma dare un ultimo bel segnale a chi verrà dopo, alla prossima Amministrazione, sia di Giunta sia di Consiglio regionale, che potrà ripartire dal 31 dicembre 2019 a mettere mano - e chiudo veramente - al tema di tutti i malati di patologie psichiatriche, al tema della domiciliarità, andando a rivedere quella delibera che "liberava" tutti (senza regole fino a quattro posti letto) e che sembrava molto un ritorno dalla finestra del gruppo appartamento nonché al tema della prevenzione, che ci sta assolutamente a cuore.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Ho avuto il permesso del collega Appiano, che ha dato molto su questo tema di poter parlare prima di lui, anche perché ho un treno alle 16.30 e quindi mi scuso con i presenti se lascerò l'Aula.
Inizio con una dichiarazione che probabilmente sorprenderà il collega Vignale, ma io sono a ringraziarlo di questo appuntamento. Ero spaventato da questo fine legislatura su un tema così delicato, così divisivo, che ha creato grandi tensioni e grandi difficoltà e prendo atto, sia per il clima che c'è tra noi sia per quello che ho sentito prima in audizione, che in realtà stiamo misurando non la distanza, ma l'avvicinamento che c'è stato in questo arco di tempo.
Penso di poter dire senza essere smentito che abbiamo dedicato più tempo alla psichiatria in quest'Aula e in Commissione di qualsiasi altro tema (penso all'urbanistica); forse la caccia è un tema che regge il confronto e sappiamo quanto possa essere problematico.
È di tutta evidenza che, in questo momento, se pensiamo di aver fatto un percorso di avvicinamento, non ci sarà la discontinuità che chiedeva il collega Bono, perché sarebbe veramente tornare a un punto di partenza dove abbiamo registrato tantissima sofferenza, tantissima disomogeneità e tantissima necessità di regolare una materia che era stata un po' affidata a sé stessa.
Siamo partiti lontani da pregiudizi e da atteggiamenti anche fortemente respingenti. Io battute del tipo "sono matti, ma non sono stupidi" non le vorrei più sentire, perché non si addicono certamente al livello di chi ci ascolta in aula, ma neanche a chi ha dato veramente tutto quello che sapeva e che poteva, come politico, a un tema così delicato, di cui abbiamo contezza e che sappiamo essere una delle emergenze dei problemi di salute della nostra regione e non soltanto.
Noi eravamo distanti, anche perché venivamo da esperienze molto diverse. Ho parlato dall'amico Appiano. È di tutta evidenza che lui, vivendo nella Città metropolitana, del problema dei gruppi appartamento non aveva la stessa percezione che ha uno che arriva da Saluzzo, conosce un'altra realtà e forse un altro tessuto sociale, un altro modo di operare su questo territorio e anche un'abitudine alla compartecipazione che, in alcune realtà, si era già affermata mente in altre no.
Quindi, sarebbe una discontinuità e veramente un passo indietro imperdonabile. Noi andremo sicuramente verso quella che è la richiesta di oggi, che non interrompe nulla, ma semplicemente va a un differimento di un aspetto tecnico di contrattualizzazione, perché ne comprendiamo l'importanza e siete stati estremamente convincenti, ma lo facciamo nella consapevolezza di aver fatto tutti insieme - e includo i tecnici e l'Assessorato - un lavoro che era da fare. Io non chiuderei serenamente questa legislatura se non avessi la certezza che su questo, proprio perch abbiamo sofferto tanto, c'era un grande lavoro da fare.
Concludo, dicendo che ho la certezza che abbiamo messo al centro il paziente, ovvero la persona; la persona, perché se dobbiamo distinguere la sanità dalla salute mentale, entriamo in un argomento di grande spessore e non voglio citare Pascal o altre cose per non appesantire questa seduta, ma è di tutta evidenza che parliamo di come siamo in un contesto di estrema fragilità.
Non esiste il sano e l'ammalato da questo punto di vista, ma esistono persone con maggiori o minori fragilità. Abbiamo sicuramente avvicinato le posizioni e anche i contenuti della delibera che oggi qui né disconosciamo né pensiamo di interrompere, perché è stato lo strumento, con tutte le imperfezioni di cui noi umani siamo capaci, che ci ha accompagnati in questo complesso discorso.
Abbiamo dato molto peso a uno strumento qual è il piano d'azione della salute mentale, come luogo dove afferiscono le tante azioni da cui dipende la nostra salute mentale e il nostro benessere. Per questo non solo non ci vergogniamo del lavoro fatto, ma siamo a ringraziare tutti gli attori e anche chi ci ha stimolati e ci vede anche oggi a parlarne, a un giorno dalla fine dell'attività di quest'Aula. Abbiamo la certezza che l'aggiustamento che ci chiedete, e che accoglieremo nelle modalità che verranno illustrate dai colleghi e dall'Assessore, sarà il momento che suggella un'alleanza tra tutti i soggetti che hanno come interesse la salute delle persone.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Allemano.
La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Non stupirà che anch'io ringrazio colui il quale ha promosso quest'appuntamento, perché credo che su un tema così delicato è importante poter, nella sede più ufficiale possibile, fare un punto della situazione e provare a offrire, in termini di esecuzione e di attuazione di una delibera, modalità più flessibili che permettano di portare a compimento un percorso, senza delle accelerazioni o, comunque, senza trascurare problematiche emerse anche grazie a un percorso di analisi e di discussione.
Userò questo intervento per fare una breve panoramica del come si è arrivati qui, anticipando quello che è il contenuto del dispositivo dell'ordine del giorno che andremo a proporre (e che speriamo concluda questa seduta con la sua approvazione), che è quello di individuare una nuova fase transitoria, diversa e ulteriore rispetto a quella che era già prevista nella DGR n. 29, che era di tre anni, affinché gli effetti finali di tutto questo complesso processo e procedimento vengano differiti fino al 31 dicembre di quest'anno. Questo sarà, speriamo, il punto d'approdo con una votazione e poi con una delibera assunta, se verrà approvato quest'ordine del giorno.
Registro anch'io che, negli ultimi tempi, il dialogo e anche le modalità d'interlocuzione non solo tra politici e portatori di interesse - siano essi familiari o gestori - ma anche tra apparato tecnico e portatori di interesse, sia migliorato. Ogni volta che ci si mette intorno a un tavolo e si approfondiscono le questioni, anche se si parte da punti di vista radicalmente distanti, è possibile, se ci si ascolta per davvero riconoscere le ragioni dell'altro; che poi altro non è rispetto a interessi personali, perché qui ciascuno a proprio modo cerca di portare avanti interessi collettivi e non bisogni individuali. Per questo ringrazio coloro i quali stanno assistendo alle spalle l'intervento, perché credo che loro abbiano giocato un ruolo fondamentale di cambio anche di clima in questi ultimi mesi.
Però è importante ricordare anche da dove partivamo, perché prima credo che il collega Bono abbia detto che chiudiamo come abbiamo iniziato su un tema così delicato. In realtà, abbiamo iniziato come avevamo chiuso, anzi si era chiuso nella legislatura precedente, perché il percorso è almeno retrodatabile al 2013.
A questo punto, mi asterrò da qualunque tipo di valutazione, perché è importante ricordare un percorso e poi fare dei passi in avanti e non dei passi indietro. Nel dicembre 2013 vengono approvati dei piani operativi per il triennio successivo, cioè gli impegni per l'uscita dal Piano di rientro sanitario. In questi piani operativi si afferma che va adottato il modello dell'AgeNaS sulle strutture residenziali e quindi va ricollocata tutta la residenzialità piemontese nelle tre macrovoci o strutture SRP1, 2 e 3, che occorre rivisitare.
Occorre, soprattutto, rivisitare quella che era la residenzialità leggera e sottoporla a compartecipazione, trattandosi di strutture socio riabilitative, e cessare dalla pratica di arricchire i servizi che la residenzialità leggera dava in termini terapeutici. Si dava atto dell'enorme disparità e disomogeneità territoriale, laddove vi erano strutture dove la retta veniva corrisposta in 40 euro al giorno e strutture in cui la retta veniva corrisposta in 160 euro al giorno. Si pagavano certe strutture, quelle più leggere, senza un accreditamento, quindi erano necessarie regole codificate preventive. Soprattutto, e questa era la conclusione dei piani operativi adottati e siglati con il Governo nel 2013 (quindi due legislature fa) nel giro di due anni, occorreva riconvertire prima il 10 e poi il 20% dei posti letto delle strutture residenziali, in forme di assistenza domiciliare.
La DGR n. 30 che ha avviato, invece, il percorso sul tema ha, di fatto fotografato questi piani operativi e li ha tradotti in pratica. Poi è iniziata una fase di forte contenzioso. Tutti si ricordano i diversi punti di vista portati all'attenzione, anche da parte di ciascuno di noi, sul tema. Era una DGR troppo rigida, non calata su una ricchezza dell'esperienza piemontese, mortificante rispetto a quelle tante belle esperienze terapeutiche che anche i gruppi appartamento avevano garantito in questa regione e continuano a garantire oggi giorno.
Da lì si è arrivati poi a condizionare una nuova delibera, la n. 29, per arrivare a ulteriori correttivi, nella delibera n. 41 del 2018, cercando quindi, di risollevare, nell'alveo della sanità pura, una serie di realtà tendenzialmente più leggere, inventandosi la SRP2.2, cioè una sottocategoria del secondo tipo di residenzialità; sono stati inseriti elementi di flessibilizzazione, non solo di sanatoria sui titoli.
Un conto sono le sanatorie sui titoli (tra l'altro, su uno di questi titoli, una recente norma dell'ultima legge di bilancio in vigore e approvata a livello nazionale aiuta ulteriormente rispetto alla sanatoria dei titoli); altro conto è la flessibilità del 30% che noi abbiamo, invece inserito nella delibera. Anzitutto il gruppo appartamento è un progetto non è un edificio, non è un insieme di persone; se vi è una ricchezza in termini riabilitativi e terapeutici e se servono delle figure professionali un po' diverse rispetto a quelle percentuali rigide codificate, è possibile rimodulare nei limiti del 30%. Ovviamente questo fa scattare un'altra conseguenza, su cui so che si è ricominciato a lavorare con intensità, cioè stare nei costi.
È chiaro che le professionalità diverse, da quelle più leggere a quelle meno leggere, hanno anche una disparità di costi. Ecco perché, al netto del discorso tariffario su cui quel tavolo sta continuando a lavorare nell'allegato alla DGR n. 41, abbiamo detto: cerchiamo di introdurre, anche a titolo sperimentale, dei piani individualizzati a favore di pazienti laddove quella struttura, con il suo progetto, offre o vuole offrire di più. Cioè fare riabilitazione terapeutica più forte rispetto alla codifica minima indicata nell'SRP3. Quello era il senso di quell'allegato.
Da ultimo - il merito dell'ordine del giorno lo tratterò, per esigenza di contingentamento di tempi, nell'illustrazione dell'ordine del giorno vorrei che da questa giornata non si sottacessero, come non lo si è fatto e non lo si farà, i problemi ancora da risolvere, ma si mettessero anche dei punti fermi che diano un po' di certezza, stabilità e serenità a pazienti e famiglie, in questo caso, anche Enti locali più che enti gestori. Mi riferisco al tema della compartecipazione.
La delibera diceva: c'è un periodo transitorio di tre anni, dopodich scatta il nuovo meccanismo. La delibera diceva anche, è questo è stato frutto dell'integrazione in Commissione, fintanto che non vi è uno strumento ISEE condiviso, che la compartecipazione, nei infatti, non pu scattare.
Il 12 marzo noi abbiamo approvato in Consiglio regionale un ordine del giorno, che è già imperativo ed è l'indirizzo specifico alla Giunta e agli Uffici. In quest'ordine del giorno, a valle, abbiamo stabilizzato, sui tre anni ('19-'20-'21) quei 22 milioni di euro per la quota sociale, cioè quel famoso 60%, sulla base della fotografia attuale. Cosa che non è uguale a quanto avevamo ereditato, dove bisognava trovare la copertura di questi fondi per gli anni a venire. Noi vogliamo mettere nelle condizioni chiunque verrà, di avere, comunque, un bilancio triennale che dà copertura piena alla compartecipazione, poi andiamo avanti con il tavolo che affronta e approfondisce il tema dell'ISEE e della compartecipazione.
Quell'ordine del giorno dice, fintanto che non si chiudono i lavori del tavolo, che nulla verrà chiesto a pazienti e familiari, nulla verrà chiesto ai Comuni perché la Regione ha iscritto nel proprio bilancio la compartecipazione sociale, ma dice anche che quando scatterà l'ISEE alle famiglie non si dovrà chiedere più di una quota alberghiera, quindi non il 60%.
Dopo quel tavolo ISEE bisognerà codificare in modo condiviso a quanto corrisponde l'equivalente alberghiero, non il 60% della permanenza in una struttura e solo su quello, per fasce modulari, ma richiedere una forma di compartecipazione. Questo ci sembra il contributo di partenza che offre già delle certezze cogenti.
Nell'intervento successivo d'illustrazione dell'ordine del giorno prover a nome della maggioranza, a entrare nel merito delle criticità da ultimo segnalate per dare poi l'indirizzo finale dispositivo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Credo che sia stato ormai detto tutto. Il Consigliere Appiano, che ringrazio per il lavoro svolto non solo oggi, ma in tutti questi anni su questo tema, credo abbia anche ricordato bene il ruolo che ha avuto il Consiglio che, in parte, ci è stato riconosciuto e non sono dagli interlocutori che adesso sono nell'emiciclo, ma anche dalle opposizioni.
Per quanto ci siano state idee diverse, sapete bene anche quanto, a molti di noi abbia preoccupato di più non solo la distanza culturale, posso dirla così, ma anche la distanza nel dialogo, nell'empatia e nella ricostruzione di alcuni fatti.
Noi non abbiamo votato pochi provvedimenti di maggioranza e ancor meno abbiamo votato contrariamente. Questo è uno di quelli, quindi non nascondiamo la nostra diversità di vedute rispetto all'impostazione che dall'inizio, l'Assessore Saitta ha messo in campo. Lo dico, perché spesso il tema culturale viene prima della politica.
Il contorno di dover accreditare un mondo che aveva bisogno di certezze regole più chiare e uniformità, credo sia un quadro che tutti condividiamo.
Quello che ci preoccupava maggiormente (per questo non abbiamo partecipato al voto la prima volta e abbiamo votato contrariamente un'altra) era il tema di togliere dalle comunità e dai gruppi appartamento una tipicità molto torinese di questo territorio, cioè che lì dentro c'è cura e c'è tutto un lavoro di trent'anni. Questo anche per ricordare che l'autonomia va oltre l'istituzionalizzazione dentro alcuni luoghi, alcuni percorsi più legati alle comunità.
Il collega Appiano lo ricordava bene: abbiamo provato a smussare gli angoli, a non far diventare quei luoghi estranei alla sanità da tutti i punti di vista, da quello economico a quello delle regole; insomma, non trasformare quei luoghi in piccoli ospedali, togliendo loro la propria storia, ma anche la propria natura.
Poi, c'è stato il tema dei dipendenti, il tema della riqualificazione.
Tante cose, soprattutto all'inizio, non sono andate nel verso giusto; poi pian piano, invece, abbiamo votato insieme atti del Consiglio, abbiamo votato atti d'indirizzo che hanno riaperto un'interlocuzione e anche una modalità di confronto diversa.
Lo dico al collega Bono, che giustamente lo ricordava: anche a me non piacciono le prove di forza dal punto di vista dei ricorsi né quando la politica scarica su delle sentenze quello che si deve fare. Quindi, non mi vergogno a dire che, come Gruppo, abbiamo provato a fare in modo che quella frattura, quella ferita iniziale nel rapporto di fiducia con le persone poco alla volta si rimarginasse.
Ritengo che con quest'ultimo atto si sancisca, però, un'altra questione (fatemelo dire nell'ultima seduta consiliare, una delle ultime, perché c'è ancora domani): il ruolo dell'indirizzo politico. Anche se con il collega Vignale abbiamo spesso litigato e discusso e magari ci siamo sorbiti vicendevolmente anche le stesse sentenze, su una cosa mi pare che siamo tutti d'accordo: alla fine c'è, dovrebbe esistere, soprattutto in aule legislative, una superiorità, una primazia - mettiamola così dell'indirizzo politico su tutto. Su tutto, non nel non rispetto delle regole, perché le regole sono quelle che scriviamo noi, ma sugli adempimenti formali, burocratici, di tutto quello che si scrive, si pu riscrivere, perché è proprio questa la forza di un'Aula consiliare.
Da una parte, sono contento che, per l'ennesima volta, sia il Consiglio a dare un indirizzo forte, dicendo, alla fine di questa seduta, che non c'è alcuna urgenza di mettere in condizioni peggiori gli operatori che stanno solo cercando di fare il proprio lavoro e lo fanno - credo - con grande professionalità, da anni; dall'altra, anche al mondo istituzionale nazionale, perché quando pensiamo che le Regioni devono continuare ad avere un ruolo nella sanità, dobbiamo pensare che devono anche avere un'autonomia, che parta però dal fatto che questi confronti devono essere non solo accompagnati da discussioni pubbliche o dal giusto dibattito mediatico, ma anche da confronti che non possono arrivare sempre fuori tempo massimo.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Grazie, Presidente.
Mi sembrava doveroso prendere la parola a nome della Giunta regionale rispetto alla questione che abbiamo davanti a noi.
Voglio iniziare dicendo al Consigliere Bono che ha ragione: condivido parola per parola, un passaggio del suo intervento.



(Commenti del Consigliere Bono)



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Sa perché, Consigliere Bono? È una battuta, che però ha un senso vero: io nei mesi scorsi, nelle settimane scorse, ho avuto due o tre occasioni di confronto con il Ministro Di Maio sul tema dell'attuazione del reddito di cittadinanza e soprattutto sul tema molto delicato della questione della come posso dire? - selezione e incardinamento dei cosiddetti "navigator", e ho chiesto al Ministro Di Maio esattamente le cose che diceva lei. Forse, è opportuno provare ad avere una tempistica un po' più diluita per riuscire a trovare un equilibrio giusto in una politica che io ritengo determinante e decisiva per il Paese, che non si vuole disconoscere.
Lo dico, perché effettivamente succede in tante occasioni che, quando la politica - soprattutto la politica che è chiamata a governare - ha degli obiettivi, gli obiettivi che sono determinati da interessi particolari o da convenienze elettoralistiche, che non rispondono a una visione delle cose e di come deve andare il Paese e via dicendo, talvolta cerca delle scorciatoie, magari anche in buona fede, ma non tenendo conto che toccare alcuni elementi richiede la consapevolezza della complessità in cui tutto questo avviene.
Dobbiamo tutti insieme - io per primo - imparare da quello che è accaduto dal processo che si è sviluppato, perché abbiamo messo in campo un percorso che, soprattutto nelle primissime fasi, ha avuto molte difficoltà, ha creato parecchie tensioni e parecchie incomprensioni.
Credo che si debba prendere atto delle ragioni fondamentali per cui un certo tipo di lavoro produca, nell'immediato, questi risultati. Sono convinto che la prima ragione sia dovuta al fatto che l'argomento in gioco è particolarmente delicato.
Tutti noi affrontiamo argomenti e temi delicati e difficili, ma affrontare il governo dei percorsi di cura e delle strutture destinate a questo in relazione a persone che hanno problemi di natura psichiatrica è, a mio avviso, un ulteriore elemento di delicatezza. Da questa storia dobbiamo apprendere, in primo luogo, questo dato.
Qui stiamo affrontando uno dei temi più delicati che, talvolta, rischia di riguardare persone che possono rimanere senza voce, invisibili. Non è un caso che gli stessi rappresentanti delle famiglie e dei gestori hanno messo in evidenza come noi oggi parliamo di un segmento minoritario in termini numerici. Ma il mondo che afferisce a questa problematica è molto più complesso, è molto più articolato e ha bisogno di un'enorme attenzione e delicatezza.
È chiaro che qui si sono confrontati per un po' di tempo due punti di vista che, nel momento in cui si sono messi in moto, sono entrati un po' in collisione.
C'è stato il punto di vista di chi aveva l'esigenza, perché spinto anche da diversi fattori in gioco, di governare un ambito e un settore che per troppi anni era rimasto privo di governo. Dobbiamo riconoscere questo dato: sul tema degli anziani non autosufficienti, della residenzialità per gli anziani non autosufficienti o sulla semi-residenzialità, si è esercitata un'azione di governo - a partire dalla metà degli anni Novanta quantomeno e poi soprattutto nei primi anni del Duemila - che è entrata nel merito di alcune questioni; ha definito in che termini si affronta il tema della compartecipazione.
La stessa cosa è avvenuta sul tema della disabilità: fin dalla metà degli anni Novanta in poi su quest'argomento si è esercitata, a livello regionale, una forma di governo, che ha bisogno poi di essere aggiornata e rinnovata, comunque si è esercitata.
Su questo specifico punto, nonostante dal primo decennio degli anni Duemila c'erano dei documenti e degli atti che chiedevano effettivamente di esercitare una forma di governo su questo tema, sia a livello nazionale che a livello regionale, si è scientemente deciso di non farlo. E quando rimandi continuamente in là questo problema, è evidente che, nel momento in cui lo poni e lo affronti, il carico di tensione che si produce è molto più elevato.
Nello stesso tempo, dobbiamo renderci conto del fatto - io per primo - che accanto a questa sacrosanta esigenze di governo del sistema c'era, allo stesso tempo, un'esigenza promossa in particolare dal basso, ovvero dalle famiglie, dagli operatori e dai gestori, che manifestava una preoccupazione che - lo riconosco per primo - non sempre avevo avuto così chiara, e cioè che il rischio è stato quello di "tagliare le gambe" a un insieme di esperienze che si sono costruite nel tempo e che rappresentavano un patrimonio culturale ed esperienziale terapeutico che hanno reso il Piemonte una delle Regioni più all'avanguardia in questo senso.
Io credo che noi tutti dobbiamo raccogliere l'insegnamento che deriva da questa esperienza. Dobbiamo dire che, comunque, con difficoltà, con fatica e con ritardi, un percorso si è tracciato, si è messo in moto: è stato avviato un processo a mio avviso positivo in questo periodo. Perch comunque, anche le realtà che gestiscono questi servizi si sono poste immediatamente il problema di come attivarsi per realizzare un percorso di riorganizzazione. Nello stesso tempo, sia pure in ritardo (sono d'accordo con quelli che lo mettevo in evidenza) e grazie ad alcuni funzionari in particolare dell'area tecnica della Direzione Sanità oggi presenti, si è messo finalmente in moto anche un percorso di confronto con la Direzione Sanità in particolare, che, a mio avviso, va continuato, perché pu produrre risultati positivi in relazione alle questioni che sono state sollevate con questo Consiglio straordinario.
Al di là di tutte le riflessioni di merito che possiamo fare, qual è il punto delicato in questo momento, se capisco bene? Il fatto che il completamento del processo di autorizzazione e di accreditamento delle strutture, che credo avverrà nel giro di qualche settimana (quindi entro il mese di aprile), ha come immediata conseguenza la nuova contrattualizzazione; e questo genera degli scompensi.
Come veniva sottolineato prima, siamo in una fase che presenta delle disomogeneità, delle tempistiche diverse. Ci sono richieste di interventi per garantire l'autorizzazione e l'accreditamento. Siamo in una fase che ha bisogno, credo, di essere ancora accompagnata, per garantire determinate situazioni.
Cercherò di capire dal dibattito e dalla presentazione degli ordini del giorno (che ho già letto), qual è l'impegno che deriva alla Giunta.
Tuttavia, come Giunta, posso dire che ci facciamo carico di introdurre attraverso una delibera della Giunta regionale prossima, una fase di transizione che mantenga i termini previsti dalla DGR rispetto all'accreditamento, ma che differisce, alla fine dell'anno, la nuova contrattualizzazione, in modo da far sì che non si spezzi, innanzitutto, il filo costruito in queste settimane e in questi mesi. Dobbiamo evitare che un'azione troppo dirompente e immediata spezzi quel filo che con fatica difficoltà e ritardo si è creato e ha bisogno di essere alimentato.
Dobbiamo fare quest'operazione per garantire un'omogeneità territoriale e sulla tempistica del processo che è in corso, evitando disparità e disomogeneità, che poi possono essere negative per il sistema nel suo complesso.
Dobbiamo garantire, attraverso questa fase transitoria, un'effettiva centralità della persona e della sua libertà di scelta. Se rimane solo scritta e non viene poi effettivamente garantita attraverso una gestione anche del processo, che sia effettivamente adeguata, rischia di essere controproducente.
Dobbiamo fare in modo che attraverso questa fase di transizione possa esserci un'effettiva gestione adeguata di tutto quello che c'è nel personale.
Vorrei ringraziare il Consiglio, in particolare il Consigliere Vignale, che si è fatto carico di promuovere quest'iniziativa, e poi tutti i Gruppi presenti in questo Consesso. Fatemi ringraziare in particolare il mio collega di maggioranza Andrea Appiano, per tutto il lavoro che ha fatto, in questi mesi e in questi anni, proprio su questo tema estremamente delicato.
Possiamo arrivare a una soluzione che, da una parte, garantisca la continuità di quello che è stato scelto, e su cui la stragrande maggioranza degli attori coinvolti si è già mossa; dall'altra, permetta di avere un cuscinetto temporale, fino alla fine dell'anno, per fare in modo che quest'ultima fase di attuazione sia effettivamente fatta in maniera adeguata e non tagli le gambe e spezzi il filo costruito in questi mesi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Legati a questo tema ci sono tre ordini di indirizzo collegati.
. Ordine del giorno n. 1624 presentato da Appiano, Allemano, Accossato Barazzotto, Batzella, Caputo, Chiapello, Conticelli, Cassiani Corgnati, Ferrentino, Giaccone, Gallo, Grimaldi, Motta, Molinari Monaco, Olivetti, Ottria, Rossi. Rostagno e Valle, inerente a "Definizione di un'ulteriore fase transitoria per la nuova contrattualizzazione delle strutture psichiatriche residenziali e individuazione dei termini".



APPIANO Andrea

Grazie.
In questo secondo intervento illustriamo l'ordine del giorno nello specifico.
Questo documento, che propongo a nome di tutti i Gruppi di maggioranza (ha un primo firmatario, ma, in realtà, sono portavoce di tutti i Gruppi di maggioranza), origina da un precedente ordine del giorno, quello che ricordavo prima, il n. 1600 del 12 marzo 2019. Pensavamo di aver già fissato l'obiettivo di arrivare alla soluzione che ora anche l'Assessore ha enunciato, ma forse è bene rafforzarlo ancora di più nel merito con un ulteriore atto di indirizzo.
A metà marzo dicevamo di impegnare la Giunta, oltre a non immaginare compartecipazioni da parte di familiari fintanto che non ci fosse un'ISEE condiviso e fintanto non s'individuasse la quota alberghiera all'interno del 60%, anche di valutare, ferma restando la conclusione del processo di autorizzazione e accreditamento delle diverse strutture, e stante la proroga dei contratti in essere a fine 2019, una dilazione dell'attività di contrattualizzazione, per allineare al medesimo termine di decorrenza i contratti siglati, in forza della nuova normativa per tutte le strutture al fine di un'attenta e ulteriore valutazione di requisiti standard di personale e fabbisogno effettivo dei diversi territori.
Questo è un atto già adottato due o tre settimane fa, quindi è già cogente.
Cosa diciamo nell'atto di indirizzo di oggi? Decliniamo in forma sintetica traendo spunto sia dalle osservazioni che più volte, anche oggi, le rappresentanze dei familiari hanno portato alla nostra attenzione, sia dalla lettera inviata qualche giorno fa dalle organizzazioni che rappresentano i gestori delle strutture, le problematiche ancora aperte che vanno risolte prima, che si possa divenire a una contrattualizzazione fissando un termine, che è il 31/12/2019, di differimento dell'efficacia della contrattualizzazione.
Perché cito queste due cose? Perché non basta dire, al termine, "non è oggi, è tra sei mesi o otto mesi", se poi tra otto mesi non arriviamo ad aver risolto le problematiche per cui oggi stiamo ancora ragionando e che sono emerse, finalmente in modo molto chiaro, proprio attraverso quel lungo percorso avviato in questi anni.
Senza un monitoraggio, un'osservazione e un'analisi alla fine delle Commissioni di vigilanza, la puntualità della visione complessiva non l'avremmo avuta. Oggi ce l'abbiamo. Oggi, quindi, non possiamo neanche far finta che le problematiche ancora aperte non siano aperte e non possiamo immaginare che si vada a una contrattualizzazione affrettata immediatamente successiva all'accreditamento o all'adempimento delle prescrizioni che condizionano l'accreditamento.
Le elenchiamo.
La prima è l'esistenza di diverse realtà in cui le Commissioni di vigilanza hanno dato prescrizioni; prescrizioni sia sui requisiti strutturali, ma anche sui requisiti gestionali, quindi sulle professionalità coinvolte.
Noi dobbiamo accompagnare questo percorso, perché non siamo partiti dall'anno zero, in cui c'era una tabula rasa e si costruisce tutto ex novo ma siamo partiti da una realtà ricca di belle esperienze; certo ricca anche di esperienze meno positive o meno all'avanguardia, ma bisogna evitare in tutti i modi il classico vizio italiano che per eliminare, ridimensionare o cambiare le realtà non così all'avanguardia tagliamo su tutti e colpiamo tutti indifferentemente. Ecco la necessità di questo accompagnamento che oggi si fonda su dati più cogenti, più precisi, più consapevoli.
Tra l'altro, questi percorsi e queste prescrizioni hanno tempistiche e date diverse: si va dai 30 giorni ai mesi; se non ricordo male, addirittura in un caso si parla di 12 mesi, quindi con prescrizioni in alcuni casi anche molto complesse.
Poi, bisogna cogliere questo momento sia per rafforzare quel collegamento tra questo settore della psichiatria rispetto alla salute mentale: oggi rispetto a ieri, abbiamo un Piano di salute mentale, quindi possiamo immaginare un contesto complessivo che, al netto della fase critica che trova una risposta negli ospedali, tratti di residenzialità, di territorialità e di domiciliarità come un progetto complessivo e continuativo con anche osmosi reciproche.
È quindi necessario definire un budget di salute mentale: un investimento in più, non meno. Quei 22 milioni, in qualche modo, anche se non sono risorse prettamente sanitarie, sono un contributo ulteriore d'investimento pubblico sul tema della salute; magari ci avvicina un po' di più a quella media nazionale del 3,5% di spesa, perché in tantissime realtà siamo lontani dal 5%.
Inoltre, è necessario fare un'ulteriore valutazione sul tema del fabbisogno, perché è vero che c'è una tabella allegata alla DGR 41 (tabella 1) che è la fotografia dell'esistente e non essendo una tabula rasa quella su cui operavamo, non poteva che essere così: l'incrocio tra la realtà esistente, le istanze presentate, le volontà dei gestori, ma soprattutto le esigenze dei pazienti, è molto complicato e, quindi, quei 288 posti che sono il saldo algebrico tra i 615 in eccedenza di istanze rispetto alle domande e i posti stabilmente utilizzati da pazienti extra-regione, che sono 327, devono trovare una collocazione idonea nell'interesse del paziente e il più possibile omogenea sul territorio. Mentre qui è evidente a tutti che c'è una situazione di disomogeneità, perché - ripeto - questa tabella discende dalle osservazioni di partenza, da quel postulato che dei piani operativi in avanti (consacrati nella DGR 30) prevedeva: "Questo è oggi, il taglio dev'essere tot, si deve ricondurre a dei modelli nazionali in modo così rigido".
Dobbiamo, anzi la nuova legislatura dovrà affrontare il tema della conversione dei posti nelle case di cura, perché questo è un altro tema. I vari temi vanno intersecati: nel Piano di salute mentale è così e nella pratica non può che essere così.
Sulle diverse prescrizioni ho già detto: ci sono varie esperienze e veniva citata quella della Regione Veneto, interessante da questo punto di vista dobbiamo compartimentare il budget dedicato in sanità, in particolare, al tema della salute mentale. Questa è la vera sfida che garantisce un investimento e non un disinvestimento. Per questo sono necessarie gradualità e flessibilità.
Dobbiamo valutare quante risorse siamo in grado di destinare su progetti puntualizzati sui singoli pazienti, per arricchire in chiave riabilitativa e terapeutica quei progetti che già sono esistenti e che nella lettura del modellino astratto SRP3 rischiano di svanire; anche questo è un elemento di cui dobbiamo avere contezza precisa per poi prendere decisioni e contrattualizzare in modo altrettanto preciso.
Si constata poi che, nelle ultime settimane in particolare, si sono molto intensificati i rapporti tra struttura tecnica e portatori d'interesse soprattutto, in questo caso, i gestori, visto che si tratta di requisiti e questo è un fatto assolutamente importante, perché con il dialogo si possono affrontare meglio le questioni.
Relativamente al tema della compartecipazione, abbiamo cercato di dare delle garanzie già in sede dell'ultimo bilancio, quantomeno sul piano triennale e quantomeno sul piano metodologico: il 60% non è un totem e non può essere tale, perché quasi nessuno, anche se ha un ISEE superiore alla soglia che definiremo, potrà mai permettersi di pagare 1.200 o finanche 1.800 euro al mese; il risultato sarebbe riportare a casa quelle persone lasciare la famiglia e il paziente in una situazione di disperazione e magari varcare nuovamente la porta dei pronto soccorso e dei reparti dei vari ospedali, ma non è questo l'obiettivo di salute che vogliamo dare.
Tutte queste sono le considerazioni che portano a impegnare la Giunta fermi restando i termini previsti per autorizzazione e accreditamento, a individuare quest'ulteriore fase transitoria, che permetta la relativa contrattualizzazione con la flessibilità necessaria a risolvere le problematiche evidenziate in premessa (tutte quelle che vi ho riassunto) comunque, entro e non oltre il 31 dicembre 2019. Queste sono le considerazioni condivise da tutti i Gruppi di maggioranza.
Rubo solo pochi secondi, visto che probabilmente anche per me è l'ultimo intervento in Aula. Voglio che si operi, e mi orienterò personalmente in tal senso, perché questo tema così delicato diventi un terreno anche in campagna elettorale di confronto, di merito e non di strumentalizzazione.
Per 26 anni della mia vita ho convissuto in famiglia con un gravissimo problema di fragilità psichiatrica, ne ho la percezione ben chiara, ed è forse questa la ragione per cui su questo tema mi sono interfacciato di più in questi anni, di quanta solitudine, quanta rabbia, quante aspettativa verso il Pubblico si hanno e, quindi, non mi permetterei mai - questa è la considerazione finale, ma credo sia condivisa da tutti - di usare un argomento così delicato per farne strumentalizzazione politica ed elettorale. Devono essere, invece, considerazioni e atteggiamenti che portino a esaltare il tema dal punto di vista politico, perché quel Piano di salute mentale trovi effettiva attuazione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
. Ordine del giorno n. 1626 presentato da Vignale, Bona, Graglia e Rossi Luca Angelo, inerente a "Proroga dell'entrata in vigore della DGR 29 e s.m.i. per garantire una corretta attuazione".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Abbiamo apportato alcune modifiche all'impegnativa rispetto all'atto d'indirizzo, che sostanzialmente contiene un impegno della Giunta regionale, ferma restando la fase autorizzativa e di accreditamento con le relative prescrizioni, a prevedere un'ulteriore fase transitoria della DGR 29 al 31 dicembre, al fine di garantire la soluzione delle problematiche citate dall'attuazione delle parti della DGR non ancora attuate (esempio: scelta del luogo di cura).
Illustrato brevemente l'ordine del giorno, perché molto di più non c'è da dire, tengo a fare qualche ringraziamento e qualche considerazione. Un ringraziamento va ai tanti soggetti, alle associazioni e ai gestori che in questi anni hanno spronato il Consiglio regionale a porre attenzione a un tema delicato come questo. Non abbiamo fatto tre Consigli straordinari su nessun altro tema in questi cinque anni, e senza la vicinanza, magari a volte anche e legittimamente un po' arrabbiata, di chi ci ha sollecitato forse questo non sarebbe avvenuto.
Consentitemi di dire che oggi è stato un buon Consiglio - non so se per la fine della legislatura o chissà per cosa - ma credo che, se avessimo discusso di temi legati alla sanità e alle politiche sociali con la volontà di ascolto e di confronto che c'è stata nella seduta oggi odierna, avremmo operato meglio anche in altri settori.
Mi fermo qua. Avrei voglia di lasciami andare tanto, ma mi fermo qua.
Diciamo che le assenze a volte si notano.
Di conseguenza mi auguro, ripartendo dalle ultime parole del collega Appiano, che questo clima non soltanto sia utile a non fare di questo uno strumento di campagna elettorale - posto che è stato uno strumento di campagna elettorale cinque anni fa, e io condivido questo aspetto - ma che questo clima possa rimanere anche nella prossima legislatura, chiunque ci sarà.
Nessuno di noi sa chi sarà seduto su questi scranni fra qualche mese, ma auspico davvero che questo stesso clima possa rimanere anche nella prossima legislatura, chiunque vinca, chiunque sieda in questi banchi, perché credo che l'unica modalità utile per provare a servire i cittadini piemontesi che ci pagano lo stipendio sia quella di provare a fare buona politica, e ritengo che oggi stiamo lavorando bene per fare questo.
Mi permetto solo di rammentare e ricordare alcuni dati, per capire anche un po' il tempo che abbiamo impiegato rispetto a un tema che è rilevante, ma che è parziale nei confronti della salute mentale; lo faccio utilizzando i dati che abbiamo citato nel Piano di salute mentale.
L'assistenza residenziale vale il 34% del budget della nostra Regione l'assistenza ambulatoriale il 31%; i farmaci antidepressivi e antipsicotici il 20%; le case di cura il 7,5%; i DSM il 6%. Ebbene, credo che dovremmo partire da quest'ultimo aspetto. Se gli ambulatori di sanità psichiatrica territoriale valgono un quarto dell'assunzione dei farmaci e valgono meno delle rette che paghiamo nelle case di cura, è evidente che è un sistema da rivedere. Infatti, nessuno di noi potrebbe pensare di avere dei medici di medicina generale con 5.000 o 6.000 pazienti, perché evidentemente sarebbe una sanità che non funziona. Nessuno di noi potrebbe pensare che la medicina generale, fra la pediatria e i medici di libera scelta, pesi nel bilancio regionale solo il 6%, perché sarebbe una sanità che non funziona.
Allo stesso tempo, ritengo che una riflessione su ciò che non c'è all'interno di questa delibera andrà fatta. E prendo come esempio proprio il Piano di salute mentale. Ebbene, vorrei che le future delibere di applicazione, di modifica e di attuazione della residenzialità (e non solo) si basassero sul Piano di salute mentale votato da questo Consiglio, nato non casualmente da un'attività di confronto.
È un Piano perfetto? No, però è un Piano che ha al proprio interno una serie di elementi che non troviamo nella delibera: ha la parte dedicata all'abitare, la parte dedicata all'inserimento sociale, la parte dedicata al potenziamento delle abilità, quella legata alle borse lavoro e ai tirocini formativi. In sostanza, vi sono tutta una serie di aspetti che dovremo integrare all'interno di una nuova DGR.
Tutto ciò non perché si voglia modificare un atto, ma perché, se c'è un limite che la DGR 29 ha, è un'assenza - consentitemi di dirlo - di cuore.
Intendo dire che è molto finalizzata - mi riferisco anche ad alcune considerazioni che hanno fatto i colleghi e l'Assessore, che condivido completamente - a mettere ordine a un sistema completamente disordinato, ma probabilmente, nella volontà di mettere ordine, abbiamo dimenticato che stavamo parlando e regolamentando la vita delle persone.
Abbiamo fatto attenzione - giustamente - che le rette fossero uguali per tutti, perché era impensabile che all'interno della stessa ASL, per uno stesso servizio, uno che viveva in una casa costasse 50 euro e un altro 67 a parità di servizio; era oggettivamente impensabile che non vi fosse un'attività di vigilanza e di controllo rispetto a ciò che accadeva all'interno di alcune strutture; era impensabile che non esistesse la possibilità di scelta del luogo di cura.
Una parte di queste responsabilità le ha il centrodestra rispetto a quando tardivamente, solo nel 2013, ha cercato di dare soluzione a questo aspetto.
Tuttavia - ripeto - nel mettere a posto delle situazioni che oggettivamente andavano messe a posto, probabilmente ci si è dimenticati, forse con una volontà un po' troppo tecnicistica e un po' meno da amministratori pubblici, di pensare al bene collettivo.
Chiudo con la riflessione che ha fatto il collega Grimaldi, che condivido completamente: ogni qualvolta la priorità della politica se la riprende la politica, tendenzialmente, se fatta con cuore, se fatta con partecipazione se fatta con ascolto, si fa un buon lavoro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
. Ordine del giorno n. 1625 presentato da Bono e Frediani, inerente a "Residenzialità psichiatrica: richiesta prolungamento della fase transitoria per l'accreditamento/contrattualizzazione delle strutture".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non occuperò più di tanto tempo, in quanto quello che dovevo dire l'ho già detto nell'altro intervento.
Al netto degli interventi che faremo domani, sicuramente, lo dico per me, è stato l'ultimo intervento importante di merito in Consiglio regionale. Al di là di questo, voglio solo chiarire un aspetto sull'ordine del giorno presentato dal collega Appiano, in relazione anche a delle sollecitazioni che sono venute dagli auditi prima in sala Viglione, cioè il tema dell'ulteriore proroga della fase di contrattualizzazione.
Vorrei capire perché abbiamo inserito sia accreditamento che contrattualizzazione come richiesta ulteriore di deroga, e lo dico guardando l'Assessore Ferrari, proprio per il tema della disomogeneità territoriale di cui si parlava prima. Non è che rischiamo di chiudere la finestra dell'accreditamento e di non avere una significativa rappresentanza territoriale dei bisogni locali in senso di ricollocamento di pazienti con patologie psichiatriche? Quindi, non sarebbe il caso forse, di spostare in là anche il termine dell'accreditamento, facendo sì che le varie realtà possano scegliere? Altri hanno già scelto, però non sarebbe opportuno andare verso una fase poi definitiva di accreditamento con una logica sicuramente provinciale ma anche sovraprovinciale e quindi regionale, evitando che si creino quei buchi di cui parlavamo, come ad esempio nella provincia di Asti, che ha una carenza di alcune tipologie di strutture residenziali psichiatriche e magari un fabbisogno reale censito esistente in quei territori? Qualcuno, il collega Allemano che forse adesso non c'è, parlava del fatto che nel mio intervento ho citato la parola "discontinuità", che parlavo di discontinuità nelle modalità di raffronto con le rappresentanze territoriali. Possiamo dire, più che discontinuità, cambiamento, maggiore apertura e maggiore sensibilità verso le realtà territoriali, che abbiamo sicuramente migliorato tutti in questi cinque anni. Non è la discontinuità rispetto alla volontà di fare l'accreditamento a queste strutture e di superare finalmente una logica ormai, non vorrei dire addirittura arcaica ma sicuramente superata, di strutture che erano sostanzialmente fuori da ogni logica di autorizzazione, accreditamento e contrattualizzazione.
Quindi, quello no.
A parte che lo chiedono le normative nazionali e non potremmo sicuramente andare in altro senso, ma parlavo di discontinuità in un'ottica di fare prima le cose, poi sentire un po' come sono le reazioni, e a quel punto cambiarle un po', risentire un po' come sono gli umori e ricambiarla ancora un po'. Quindi, cercare di fare un ordine del giorno che sia rappresentativo delle reali esigenze e che vada a risolvere realmente le problematiche emerse.
Non vorrei che facessimo un ordine del giorno che impegnava la Giunta a fare un'ulteriore proroga. Il collega Appiano scriveva "ulteriore fase transitoria" che poi, credo, dovrà anche essere scritto in una delibera di Giunta, perché per quanto cogente sia un ordine del giorno non basta, serve una delibera di Giunta.
Chiedo solo questo, cioè non facciamo l'errore di fare nuovamente un passo in avanti nell'ottica dell'ascolto, della partecipazione, del confronto e della modifica delle delibere nel senso dei bisogni avanzati dal territorio, perché poi magari sbagliamo la forma proprio precisa e non possiamo più riunirci né in Consigli ordinari né in Consigli straordinari e forse neanche fare delle delibere di Giunta, perché poi bisogna capire.
Discutevamo della fase transitoria e di cosa può fare o non fare una Giunta negli ultimi due mesi. Quindi, sarebbe come perdere un po' questa occasione che abbiamo concretizzato tutti insieme in questi anni proprio con la capacità di ascolto dei vari Gruppi.
Per questo motivo, penso che, se vogliamo aggiungere anche la parola "accreditamento" e trovare una quadra con l'Assessore, se si ritiene utile magari potremmo sospendere un minuto il Consiglio, per valutare bene i tre ordini del giorno che dicono sostanzialmente le stesse cose e che mi auguro possano avere tutti e tre un esito positivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Ferrari; ne ha facoltà.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Vorrei ribadire la posizione della Giunta, che ho visto peraltro confermata anche da alcuni interventi in audizione che abbiamo fatto precedentemente.
La preoccupazione esistente era relativa alla fase di attuazione dei nuovi contratti, non relativa alla fase della chiusura del processo di accreditamento o di autorizzazione. Perché in quel modo credo davvero Consigliere Bono, che diventa difficile immaginare una delibera di Giunta che cambi nella sostanza un elemento determinante della delibera n. 29, che era quello di fissare il termine del processo di accreditamento.
Io, invece, non vedrei difficoltà a fare una delibera di Giunta nei prossimi giorni che intervenga su una fase meramente gestionale del processo che è già in corso e che è comunque in fase avanzata. Per cui ribadisco che la posizione della Giunta è quella sostanzialmente ribadita nel dispositivo dell'ordine del giorno dal Consigliere Appiano e la posizione non nasce adesso, ovviamente. C'è stata una fase di discussione tecnica prima che politica. In questo momento porto la voce della Giunta frutto di un confronto all'interno alla Giunta anche col Presidente, e questa io ribadisco.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Non ci sono altre richieste di intervento.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.00, riprende alle ore 17.06)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ci sono interventi in dichiarazione di voto? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

È una dichiarazione di voto a nome dei Gruppi di maggioranza.
Avendo letto e ascoltato le diverse relazione agli ordini del giorno, noi voteremo a favore di quello che abbiamo sottoscritto, ça va sans dire, e voteremo a favore dell'ordine del giorno con Gian Luca Vignale primo firmatario, che ha modificato il dispositivo rispetto alla versione di partenza.
Sull'ordine del giorno del Movimento 5 Stelle manifesteremo un voto di astensione, stante il solo fatto che nella parte dispositiva si menziona la necessità di differire l'accreditamento/contrattualizzazione; in realtà il focus specifico è quello degli effetti finali di questo processo, quindi la contrattualizzazione. Anche laddove vi è una Commissione di vigilanza che ha dato prescrizione, vi è un accreditamento condizionato, è poi l'adempimento delle condizioni che è rilevante ai fini della fase successiva.
Ovviamente, se sparisse questo termine, voteremmo volentieri a favore nonostante nella penna siano rimasti alcuni paragrafi nelle premesse, per esempio i soldi investiti per la compartecipazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho capito meglio in questa fase di discussione con i colleghi qual è il punto del contendere che ci separa.
Noi non chiediamo, sostanzialmente, un prolungamento della fase di istruttoria dell'accreditamento, ma della durata delle prescrizioni. Il problema è che oggi, da quanto ne abbiamo potuto sapere, ci sono alcune richieste di prescrizioni che vengono date a 30 giorni e altre che vengono date a sei mesi. Non so se ci sia una differenza nell'entità dell'importo e nell'entità della dimensione della prescrizione della modifica da fare tuttavia sarebbe utile fare ancora questa aggiunta.
Io posso togliere il termine "accreditamento", ma si deve dire che comunque, le prescrizioni vadano, recependo la durata chiesta, "al" e non "entro" il 31 dicembre; "al" con, come data definitiva, 31 dicembre.
"Entro" potrebbe essere anche domani mattina, ed è comunque entro il 31 dicembre, ma che tutte vadano, comunque, come ultimo periodo di verifica al 31 dicembre.
Se posso modificarlo in questo senso, e i colleghi di maggioranza e l'Assessore sono d'accordo, elimino la parte di accreditamento e metto solo prescrizioni con il 31 dicembre, non entro e non oltre, come data ultima.
Non so se sono stato chiaro e se i colleghi hanno compreso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Voglio soltanto aggiungere, anche in relazione a uno scambio che abbiamo avuto in questo momento con la parte tecnica della sanità, che i termini di prescrizione non sono mai imposti - se capisco bene - dalla Commissione di Vigilanza, ma sono sempre frutto di un accordo che si sviluppa tra la struttura e la Commissione di Vigilanza.
Mi pare sia anche gestito con una certa flessibilità tutto questo, anche in ragione delle necessità che ci sono, per cui ritengo che non sia un elemento così dirimente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Capisco, ovviamente, quanto dice l'Assessore, ma è solo relativamente all'adeguamento del personale, cioè avvenga l'autorizzazione, avvenga l'accreditamento, ma sia garantito che fino alla fase della contrattualizzazione - sia al 1° di gennaio sia quando sarà - il personale non deve essere messo.



(Commenti dell'Assessore Ferrari)



PRESIDENTE

Assessore Ferrari, prego.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Gli effetti dal 1° gennaio fino al 31 dicembre rimangono gli attuali.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, dopo le verifiche tecniche procederemo con la votazione.
Sospendo brevemente i lavori.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.13, riprende alle ore 17.15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho provato a modificare, ma mi rendo conto che ci sono delle questioni tecniche per cui fino all'ultimo non sapremo chi avrà ragione. Sicuramente gli Uffici conoscono bene la materia. Io ho provato a modificare così: "Venga individuata un'ulteriore fase transitoria che permetta di rispondere" - o calibrare - "la fase di ottemperanza alle prescrizioni" tutte le prescrizioni - "al fine di risolvere le problematiche sopra evidenziate, dando come scadenza univoca per tutti il 31 dicembre 2019".
In teoria, in questo si comprendeva la contrattualizzazione; poi, gli Uffici dicono che la contrattualizzazione automaticamente si porta dietro il rispetto delle tempistiche, quindi si diceva ovviamente solo sul personale e non sulle parti d'intervento sulle strutture, però noi volevamo un ordine del giorno che specificasse proprio "il" e non "entro il".
Penso che non abbiamo trovato una posizione comune; in ogni caso, ringrazio i colleghi e gli Uffici per averci provato a trovare una posizione comune.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Mi spiace garantire su quell'ordine del giorno un'astensione, però ci tengo a precisare che le finalità che la penna ha espresso in questa modifica per noi sono intese all'interno del dispositivo che abbiamo scritto.
Quindi non c'è differenza di vedute rispetto all'obiettivo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1624, il cui testo sarà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1626, il cui testo sarà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1625, il cui testo sarà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
Ricordo ai colleghi che domani, alle ore 9.30, è convocata la I Commissione in Sala A. Il Consiglio regionale è convocato alle ore 10.
Grazie per l'attenzione e buona serata a tutti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.21)



< torna indietro