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Dettaglio seduta n.406 del 19/03/19 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 10.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Commemorazioni

Osservazione di un minuto di silenzio in memoria delle vittime degli attentati alle moschee di Christchurch in Nuova Zelanda e delle vittime della sparatoria di Utrecht in Olanda


PRESIDENTE

Abbiamo pensato non di fare una commemorazione, ma di dedicare un minuto di silenzio alle 50 vittime dell'attentato alle due moschee al Christchurch in Nuova Zelanda e anche alle tre persone che sono decedute e rimaste ferite in una sparatoria avvenuta a Utrecht.
Pertanto, vi invito ad alzarvi in piedi per osservare con me un minuto di silenzio.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Sulla delibera inerente al Piano aria avevo presentato la settimana scorsa un ordine del giorno e chiedo che sia attratto. Stiamo cercando il numero del documento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tronzano; ne ha facoltà.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Volevo chiedere se fosse possibile da parte dell'Assessore Valmaggia o di chi ritiene la Giunta sapere qualcosa sugli incendi in Val Ceronda e Casternone e quali intenzioni ha la Giunta per ovviare al fatto che adesso le piante non ci sono più, perché bruciate, e conseguentemente, se dovesse piovere o dovesse succedere qualcosa, quali azioni sono previste.



PRESIDENTE

L'Assessore Valmaggia ha già fatto la comunicazione sugli incendi la scorsa settimana e non possiamo fare comunicazioni sempre sullo stesso tema.
Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Volevamo avere una comunicazione in merito allo stato di siccità che imperversa nella Regione Piemonte. Sono stati fatti molti servizi nei telegiornali nazionali proprio riguardanti la risicoltura e c'è un allarme nel mondo dell'agricoltura e non solo. Vi sono proposte che, a nostro parere, creerebbero degli ulteriori danni e non dei miglioramenti della situazione.
Pertanto, volevamo sapere dall'Assessore Ferrero o dall'Assessore Valmaggia qual è la situazione degli invasi dei corsi d'acqua e dei minimi deflussi vitali, ovvero un quadro della situazione del Piemonte per quanto riguarda il fenomeno siccità.



PRESIDENTE

Nella Conferenza dei Capigruppo di domani definiremo quando e come fare questo tipo di comunicazione.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Cerutti, Ferraris, Mighetti e Molinari.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 12 e del 13 marzo 2019.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 6 e del 7 marzo 2019.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Futuro dell'auto in Piemonte e piano di produzione di FCA"


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta regionale Chiamparino è disponibile a rendere le comunicazioni richieste dal Consigliere Grimaldi in merito a "Futuro dell'auto in Piemonte e piano di produzione di FCA".
La parola al Presidente della Giunta regionale, Sergio Chiamparino.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche il Consigliere Grimaldi che ha sollecitato queste comunicazioni.
Dico subito in esordio che probabilmente, anzi sicuramente, sarebbe stato meglio che questa discussione fosse stata tenuta con le modalità che la Presidenza del Consiglio comunale di Torino e del Consiglio regionale avevano definito, ma per una serie di questioni e anche di comprensibili incertezze che si erano determinate dal punto di vista degli scenari economici nazionali, i rinvii hanno, di fatto, reso probabilmente superate quelle modalità di confronto. Per cui mi auguro che con la discussione di questa mattina si possa comunque far emergere, almeno per parte mia, quello che avrei tenuto a sottolineare se vi fosse stato quel confronto aperto con tutte le parti e con lo stesso gruppo FCA.
Per andare subito al dunque, penso - ed è la proposta che avrei avanzato allora e colgo questa sede per farlo - che sarebbe estremamente utile se si riuscisse a costituire una sorta di tavolo regionale permanente d'informazione reciproca e di coordinamento sul tema dell'automotive, in cui FCA (già FIAT) sia coinvolta pienamente e si senta coinvolta pienamente.
Perché credo ci sia questa necessità? Cito a memoria quello che la settimana scorsa ha detto il Presidente dell'AMMA Giorgio Marsiaj quando ha tenuto la relazione alla prima delle iniziative organizzate per ricordare i cent'anni dell'AMMA di Torino, ovvero dell'Associazione delle imprese metallurgiche e metalmeccaniche torinese. Ha detto che l'automotive è un sistema complesso, che è fatto, come sappiamo tutti, da una rete di forniture e di subfornitori molto capillare che, per fortuna, da un certo punto di vista, nel corso degli anni è riuscito a riqualificarsi e a rilanciarsi come sistema di fornitura dei principali player automobilistici mondiali.
Quindi, ha saputo "emanciparsi" rispetto al suo segnale di nascita, cioè diventare un sistema di fornitura e di subfornitura legato al principale produttore italiano del secolo scorso (la FIAT), acquisendo sul mercato internazionale una competenza e una qualificazione che ne fanno uno dei sistemi di fornitura automobilistica nel campo dell'automotive più attrattivi sul piano internazionale o, comunque, uno dei punti di riferimento sulla scena europea, insieme al distretto della meccanica tedesca di Stoccarda e insieme al distretto di Detroit, cioè insieme a poche altre realtà che si conoscono sul versante occidentale. Oltre a questo, c'è tutto il tema dello sviluppo a Est, che è la vera sfida davanti a tutti i produttori di autoveicoli mondiali.
Credo che avere la possibilità, anche al più basso livello possibile, di avere un luogo in cui istituzionalmente sia possibile uno scambio di informazioni sulle azioni reciproche e di coordinamento, senza che questo abbia nessuna pretesa di interferire reciprocamente sugli ambiti di decisione dei soggetti privati e anche dei soggetti pubblici, lo riterrei un passo in avanti - ripeto - per coordinare gli atti, le azioni e le iniziative.
Questa sarebbe stata la proposta che avrei fatto, e colgo quest'occasione per ribadirla e rilanciarla perché, pur essendo passati alcuni mesi, credo che l'attualità di una proposta di questo genere per il futuro non venga meno. E poi cerco di dimostrare con alcune considerazioni che ciò che abbiamo proposto in questo ambito potrebbe servire per migliorare ancora l'efficacia degli interventi che si mettono in campo.
La tendenza di questi ultimi tempi del mercato dei mezzi di trasporto, in particolare dell'auto, è quella che ha condizionato più pesantemente l'andamento negativo, soprattutto dal punto di vista delle esportazioni dell'economia piemontese che, a differenza dei trend di altre Regioni vicine, conosce un incremento complessivo delle esportazioni di poco inferiore allo 0,5%. Si tratta di un andamento praticamente piatto, in confronto invece a dinamiche dell'export di Regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia, che sono attestate di qualche punto percentuale in positivo.
A spiegare questa dinamica è esattamente l'andamento dei mezzi di trasporto, e cito i dati della Camera di Commercio resi pubblici circa una settimana fa (dunque non c'è niente di nuovo), in cui, se prendiamo la caduta del 21% dell'export dell'auto, sommata alla caduta del ben 27% nelle produzioni auto e ferroviarie e dei mezzi di trasporto in generale, che cadono dell'11%, abbiamo spiegato i riflessi al rallentamento sulla nostra economia che è stato denunciato.
A queste preoccupazioni di ordine congiunturale, se vogliamo definirle così, si aggiungono poi le preoccupazioni di ordine strategico preoccupazioni, ma anche potenzialità di ordine strategico - su cui interverrò subito dopo. Credo che sia evidente che su queste dinamiche di breve e medio periodo influiscano le incertezze dei mercati internazionali.
Questo vale però per tutti: mi riferisco al rallentamento negli scambi fra USA e Cina e alla questione dei dazi, cioè tutti temi che hanno condizionato negativamente le dinamiche dei mercati internazionali.
Credo che - e lo dico - a queste incertezze di tipo generale si siano aggiunte anche le incertezze che sono derivate nei mesi trascorsi da alcuni provvedimenti proposti dal Governo e approvati dal Parlamento provvedimenti non sbagliati in sé, ma con una tempistica tale da determinare delle incertezze in particolare per il sistema produttivo di autoveicoli nostrani, nel senso che ha anticipato un sistema di incentivi e di disincentivi per le auto, anteponendo in qualche misura i tempi rispetto a quelli dei piani produttivi dei nostri produttori nazionali. Quando dico produttori nazionali, penso a PSA e penso di nuovo al sistema di forniture e di subforniture che attorno a PSA crescono non solo a Torino, ma in tutti gli altri poli produttivi del Paese.
Ritengo che queste siano le ragioni che influenzano le dinamiche a breve e medio periodo del mercato. Sono dinamiche sulle quali, ripeto, è difficile influire con delle misure; tuttavia rappresentano un peso negativo importante sull'economia, e non solo nella nostra regione, perché i dati sono lì a dimostrarlo. Quindi credo che dobbiamo cercare di mettere in campo tutte le azioni possibili per contrastare questo.
Tutto ciò anche alla luce - e qui vengo alle questioni di medio-lungo periodo - del piano presentato e confermato, devo dire, dall'Amministratore delegato di FCA Manley, che introduce qualche novità significativa nel panorama italiano. Senza adesso ripetere tutto il dettaglio del piano complessivo, non vi è dubbio che in esso vengono introdotti degli elementi interessanti: prima di tutto il trasferimento, segnando da questo punto di vista una controtendenza rispetto al passato, di modelli che prima erano previsti in stabilimenti di altri Paesi (segnatamente Polonia e Messico) in stabilimenti italiani del Mezzogiorno.
Per la prima volta c'è un'inversione di tendenza rispetto a quella che ha sempre visto tendenzialmente spostare modelli dall'Italia verso altri Paesi, con le motivazioni che conosciamo, in particolare il minor costo del lavoro e di condizioni lavorative diverse. Di conseguenza abbiamo, in particolare (se non sbaglio) per la Jeep Compass, che veniva prodotta negli stabilimenti messicani, un'inversione, perché viene trasferita allo stabilimento di Melfi; inversione di tendenza che non può non essere significativamente apprezzata.
Così come ritengo sia significativa, anche se certamente non sufficiente nella quantità per saturare le capacità produttive degli stabilimenti FCA torinesi, la scelta di investire sulla 500 elettrica per lo stabilimento di Mirafiori. Ripeto, sicuramente, per quanto si possa essere ottimisti sull'evoluzione di questo prodotto, è difficile pensare che se ne possa produrre un numero di pezzi, pur assommati al numero di pezzi che vengono prodotti nella cosiddetta gamma premium negli stabilimenti di Grugliasco e nella stessa Mirafiori, tale da arrivare a quei 200.000 pezzi/annuo (diciamo così per essere molto, molto prudenti) che, complessivamente potrebbero garantire di avvicinarsi a saturare la capacità produttiva oggi presente negli stabilimenti di assemblaggio, montaggio e carrozzeria di Mirafiori.
Tuttavia, credo che non sia da sottovalutare il messaggio che l'investimento su una nuova auto completamente elettrica fatta a Mirafiori viene dato all'intero sistema, e torno al punto da cui partivo prima. Io non so quale sia la quantità che potrà essere prodotta in prima istanza certamente, ripeto, si tratta di entità che stanno più nell'ordine delle decine di migliaia di pezzi che non delle centinaia di migliaia di pezzi.
È una grande sfida per il sistema della ricerca, ma è una grande sfida per il sistema della fornitura e della subfornitura, perché tutti sanno almeno chi conosce un po' la materia - che nella produzione, a differenza del motore termico, il motore elettrico ha un numero di componenti e di subcomponenti estremamente inferiore e che, per converso, probabilmente richiede, nella fase di assemblaggio e di montaggio, un apporto di manodopera superiore a quello che richiede il modello termico.
Come vedete, è una sfida che riguarda l'intero sistema della fornitura, che già si sta riposizionando, ma che dovrà riposizionarsi in funzione di questa scelta elettrica; riguarda temi, non banali, di riqualificazione formazione e mobilità della forza lavoro. Sono sfide, certamente, non per domani e nemmeno per dopodomani, ma sono sfide di cui bisogna avere contezza, perché interagiranno anche con alcune politiche che noi mettiamo in campo.
Da questo punto di vista, non solo per parlare del piano di FCA, ma anche di quello che abbiamo fatto noi, non credo che ci sia un rapporto di causa effetto. Certamente il fatto che noi, quasi due anni fa (per la precisione un anno e sette mesi fa) abbiamo firmato al MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) un accordo in cui abbiamo stanziato quasi dieci milioni, come Regione, per un investimento di 30 milioni complessivamente fatto dal MISE e che ha messo in moto un centinaio di milioni di investimento nel sostegno dell'ibrido e dell'elettrico con Centro di Ricerche FIAT è - ripeto - una scelta politica di investimento, che abbiamo fatto noi, sull'innovazione e sul sostegno alla ricerca nel campo dell'elettrico e dell'ibrido che ha probabilmente, contribuito a creare un ambiente tale da rendere più facile la decisione che, per ragioni certamente più complesse e più generali, il Gruppo ha ritenuto di fare sulla 500 elettrica a Mirafiori.
È una sfida che in termini quantitativi richiederà - in questo senso, si sono già mosse le organizzazioni sindacali - di rispettare pienamente gli impegni del piano industriale che, com'è noto, prevede l'inserimento a fine piano - a fine della tempistica del piano, non all'inizio - di un secondo modello termico - parlo di un motore termico - negli stabilimenti di Mirafiori per consentire la saturazione delle capacità produttive esistenti. Certamente non possiamo - soprattutto noi che abbiamo responsabilità di alcune politiche importanti nella formazione professionale e nelle politiche per il sostegno alla ricerca e innovazione sottovalutare quello che significa per l'intero sistema dell'automotive la sfida cui accennavo dell'elettrico.
Da questo punto di vista, ed è l'ultimo punto che tocco, credo che noi dobbiamo anche collocare il piano strategico di FCA entro un mercato dell'auto globale che vede un'evidente asimmetria fra ciò che avviene all'Ovest, in particolare in Europa, e ciò che avviene nei mercati nuovi, a cominciare dalla Cina e dal Sud-Est asiatico. Per essere molto chiaro, il baricentro strategico, la direzionalità strategica del Gruppo FIAT si è spostato nel corso degli anni, a partire da quando è stato fatto l'accordo con l'allora Amministratore delegato Sergio Marchionne e con il Presidente degli Stati Uniti Obama.
Cogliendo l'importante sostegno finanziario che il Governo statunitense aveva messo a disposizione di chi interveniva per rilanciare le cosiddette big three di Detroit, è abbastanza evidente che, in questi anni, il mercato che maggiormente ha attirato e i modelli che maggiormente hanno prodotto valore aggiunto per il Gruppo sono stati quelli prodotti e venduti negli Stati Uniti. Che questo determini, obiettivamente, uno spostamento del baricentro verso quella parte dell'Atlantico è un dato che, credo non possa essere negato, in quanto fatto e non opinione.
Così come è un fatto quello che citavo all'inizio, cioè che in un continente, quello europeo, dove la competizione è molto più complessa e difficile, ci vuole un tasso di investimenti in ricerca e in sperimentazione assai più elevato per unità di prodotto, come già avviene in altre parti del mondo. Infatti, poiché le esigenze dei consumatori sono più sofisticate e poiché i vincoli che, giustamente, gli enti pubblici pongono sull'utilizzo dei sistemi di propulsione sono più stringenti, la competizione richiede la capacità di mantenere nel continente europeo un luogo, un distretto di innovazione, di ricerca e di ingegnerizzazione, ma anche di produzione che rappresenti l'altra sponda, la sponda europea del gruppo FCA.
Detto in altri termini, credo che Torino debba - e ha tutte le carte in regola per farlo - rafforzare sempre di più la vocazione di centro di direzionalità ingegneristica nel campo dell'automotive legata alla storia che ha avuto, ma anche legata all'evoluzione concreta che il sistema riproduttivo dell'automotive ha saputo conquistarsi in questi anni, grazie anche alle politiche che gli enti pubblici hanno saputo sviluppare.
Cito solo un dato perché, poiché siamo anche a fine legislatura, è bene anche conoscere le cifre. Se noi mettiamo in fila gli investimenti fatti in ricerca e sviluppo nel campo dell'automotive, quindi contando i circa dieci milioni che ho citato prima con FCA e contando anche una serie di altri interventi nel campo dei mezzi di trasporto, arriviamo a una cifra pari a circa 83 milioni di euro di cui, messi in campo dal pubblico, 31 a carico delle risorse regionali, che stanno mobilitando quasi 250 milioni di investimenti destinati a diventare 500 da parte, ovviamente, dell'insieme dei privati. Sono cifre non banali, cioè investimenti, complessivamente del pubblico che si avvicinano ai cento milioni e che ne stanno mobilitando cinque volte tanto dal complesso del sistema automotive.
Credo, per finire, che le condizioni sia dell'imprenditorialità privata sia della disponibilità pubblica a mettere in campo delle risorse per puntare a far diventare sempre di più Torino, il Piemonte e il suo distretto automotive quale punto di riferimento globale e di attribuirgli il ruolo di direzionalità ingegneristica strategica capace di misurarsi sulle nuove frontiere dell'innovazione dell'automotive, ci siano tutte.
Proprio per questo ritengo, e torno alla proposta iniziale, che avere un luogo di coordinamento e di scambio di informazioni che consenta di fare azioni comuni, condivise per massimizzarne l'efficacia, sarebbe, ed è, dal mio punto di vista, una proposta oggi tanto più necessaria da mettere in campo.
Mi auguro che, da questo punto di vista, ci possa essere attenzione e sensibilità da parte dell'intero sistema produttivo dell'automotive torinese e piemontese.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Superiore "Arimondi-Eula" di Racconigi (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Superiore "Arimondi-Eula" di Racconigi in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Futuro dell'auto in Piemonte e piano di produzione di FCA" (seguito)


PRESIDENTE

Cominciamo la discussione generale sulle comunicazioni del Presidente Chiamparino.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Chiedo l'apertura del dibattito sulle comunicazioni del Presidente Chiamparino.
Ci sono due fatti recenti relativi alle vicende legate a FCA: da una parte l'accordo per il rinnovo del contratto siglato recentemente, che riguarda 87.000 lavoratori, accordo nel quale - giova ricordare - non è stata coinvolta la FIOM; dall'altra, il piano industriale, che ci presenta luci e ombre.
Sicuramente, l'aspetto positivo è l'avvio della produzione della 500 elettrica a Mirafiori, quindi un modello elettrico che possa incontrare i favori del mercato anche in chiave futura e, oltretutto, prodotto a Mirafiori. Sappiamo che non basta un modello per Mirafiori, però è già qualcosa. Poi, il Presidente Chiamparino si è anche attribuito il merito della produzione della 500 elettrica a Mirafiori; anzi no, perché ha detto che non c'è rapporto di causa ed effetto. Quindi, no! Dal 2021, secondo quanto annunciato (siamo spesso agli annunci; in passato ricordiamo diversi annunci di nuovi modelli FIAT-FCA, diversi annunci di nuovi modelli anche in Italia e a Mirafiori, ma poi, invece, non li abbiamo visti; per ora, però, diamo un giudizio positivo rispetto all'annuncio), ci sarà lo sviluppo e l'arrivo sul mercato di quella che ora è la concept car 120, che diventerà la Panda elettrica: un modello elettrico di fascia bassa, di segmento B, che dovrebbe essere collocato sul mercato ad un prezzo di circa 15.000 euro. È sicuramente un modello che potrebbe incontrare anche i favori del grande mercato e non solo essere rivolto come si fa ora da parte di FCA e, soprattutto, con le produzioni che avvengono in Piemonte - ad un segmento premium, che è poco rivolto al mercato nazionale e in generale segna un po' il passo.
Certamente meno positivo, a nostro avviso, è il fatto che non si veda ancora, da parte di FCA, un futuro in cui si abbandonano i mezzi diesel.
Questo, per noi, non è sicuramente un fatto positivo.
Poi, è inevitabile fare anche un riferimento ai recenti provvedimenti del Governo nazionale; provvedimenti decisi alla fine.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Bertola.
Colleghi, così non si può! Prego, Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Provvedimenti decisi alla fine del 2018 ed entrati in vigore in questo mese di marzo 2019. Per riassumere: l'ecobonus per certi modelli e l'ecomalus per altri. Tra l'altro, non ci si è inventati nulla, perché questo è il sistema adottato da altri Paesi moderni (sottolineo moderni) per svecchiare il parco auto circolante e per andare verso modelli che abbiano un minore impatto sull'ambiente.
Questa misura è stata criticata dai sindacati e dalla politica: da una parte, il centrodestra, soprattutto Forza Italia. In questo caso, non ci stupisce che critichi un provvedimento del genere, perché, se non altro c'è una coerenza nell'interessarsi un po' poco delle tematiche legate alla tutela dell'ambiente e quindi anche alla tutela della salute.
Ripeto: riguardo all'atteggiamento di Forza Italia, c'è una coerenza. Un po' meno coerenza la vedo da parte del centrosinistra, che critica gli ecoincentivi, critica l'allargamento della ZTL a Torino, mentre quello di Milano, che è enorme, è una cosa bella e innovativa, perché fatta da Sala! A Torino sono due chilometri quadrati di ZTL e si critica! Poi, però, si va alla manifestazione: "tutti con Greta".
Li ho visti tutti, lì - molti - gli esponenti del Partito Democratico, a manifestare contro i cambiamenti climatici. Bisognerebbe fare pace con s stessi e decidere da quale parte stare: chiaramente, non si è obbligati a stare dalla parte di un Governo nel quale non si è rappresentati. Concordo per la carità - è un Governo di altri, per fortuna, però a fianco di una tematica o si sta sempre, oppure non si sta mai.
La misura è stata criticata anche da FCA e qui devo dire che il Consiglio regionale tutto, non solo il Movimento 5 Stelle, si è dimostrato molto aperto al confronto. Il 13 dicembre era previsto un Consiglio regionale aperto congiunto con il Consiglio comunale di Torino, proprio per aprire come ha detto anche il Presidente Chiamparino - un confronto con FCA, ma FCA ha fatto saltare questo Consiglio aperto con il pretesto del provvedimento del Governo sull'ecobonus e sull'ecomalus. Tra l'altro Governo che esso stesso si era dimostrato molto disponibile al confronto perché era prevista anche la partecipazione di un suo delegato.
Da parte nostra, c'è sempre la massima apertura a discutere con FCA, a tutti i livelli (il livello regionale, certo, ma anche quello nazionale) l'importante è che si parta da presupposti chiari, che non si prendano a pretesto delle misure appena entrate in vigore per dire che si danneggia FCA, perché i dati ci dicono che c'è un calo costante delle vendite che certo - non inizia ora, ma dura da un po' di tempo, ed è legato al fatto che probabilmente ci sono modelli che, a differenza di altri, incontrano meno i favori del mercato.
Del resto, queste misure, questi ecoincentivi, nella parte in cui diventano malus, riguardano soprattutto modelli appartenenti al segmento premium e poco rivolti al mercato italiano. Pertanto, è una misura che colpisce abbastanza poco il mercato italiano, dal punto di vista di quello che FCA produce.
Ripeto: c'è tutta la nostra disponibilità al confronto. Noi ci teniamo e personalmente, ci tengo anch'io: sono figlio di un operaio della FIAT che per fortuna, ovviamente, è in pensione da qualche anno; sono nato in una periferia operaia e ci vivo ancora, e sono aree che hanno perso un po' la loro identità.
Noi vogliamo che si continuino a costruire automobili in Italia, vogliamo che si continuino a costruire automobili in Piemonte, vogliamo che si continuino a costruire automobili a Torino, però c'è un futuro al quale bisogna per forza guardare. Si è obbligati a guardare a quel futuro, quindi a modelli innovativi, a un tessuto industriale piemontese che può giocare un ruolo importante nell'innovazione, ma anche nel campo della componentistica per le auto e per le auto elettriche.
È un futuro - lo ripeto - al quale si deve per forza guardare, non per andare un po' meglio o per andare benino, ma per sopravvivere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Sul futuro dell'automotive si parla del futuro di Torino, del futuro del Piemonte e dell'intero Paese. Vorrei provare a portare la discussione su questo piano e su quello della ricerca (peraltro, ne ha parlato anche il Presidente Chiamparino).
Noi siamo assolutamente d'accordo con le questioni che ha sollevato il Presidente Chiamparino, con gli indirizzi che ha dato e con le prospettive che ha offerto rispetto a questo tema. Aggiungo o sottolineo alcuni passaggi.
Il primo che particolarmente ci interessa riguarda la ricerca. Quando pensiamo alla ricerca, e la associamo alle auto, il primo tema che ci viene in mente è quello delle fonti alternative, soprattutto per il rispetto dell'ambiente. Oggi questa è diventata oramai una discussione mondiale; in realtà, lo è sempre stata, però è diventata popolare e si discute ormai nelle piazze - ovunque - della necessità anche di investire sulla ricerca per fonti alternative che rendano compatibile l'attività e l'utilizzo dell'auto con l'ambiente. Aggiungerei, ancora, di investire sulla sicurezza, sulle auto sempre più sicure. Il numero degli incidenti e i loro effetti devono convincerci che anche questa è una discussione fondamentale è una discussione che riguarda noi, ma riguarda anche le case costruttrici con la necessità di rendere più sicuro l'utilizzo dell'automobile.
Non meno importante è la ricerca per l'utilizzo di materiali rispettosi dell'ambiente, quando le auto diventano "rifiuti". Anche questa è un'altra questione di assoluta importanza, sulla quale le case di produzione automobilistiche si stanno misurando. O, per lo meno, la politica deve chiedere alle case costruttrici di investire in ricerca pubblica e privata (e non soltanto privata) per materiali rispettosi dell'ambiente quando le auto diventano, appunto, rifiuto.
Mi sia concessa una considerazione, che riguarda particolarmente l'Italia: per mantenere un tratto che distingua un'auto italiana da qualsiasi altra auto prodotta in qualsiasi altro punto della nostra terra occorre continuare a investire sulla bellezza. La bellezza deve continuare a essere un tratto che distingue le nostre auto dalle altre.
Associo, alla questione della ricerca, quella del lavoro. È utile farlo nel contesto del confronto sul rinnovo dei contratti; è utile farlo nel momento in cui è bene ricordarci che l'unico modo per strappare la gente dalla povertà è quello di creare nuovi posti di lavoro.
Credo che questo sia fondamentale, e nella partita del rinnovo dei contratti occorre non dimenticare mai che i contratti e il lavoro devono essere stabili e qualificati. Devono offrire non soltanto al lavoratore, ma anche all'impresa, certezze e sicurezze.
Per fare tutto ciò, è necessario avere piani industriali chiari, ma non solo per le aziende, Presidente; piani industriali chiari ed efficaci anche da parte del Governo, inseriti in un contesto europeo per la sfida internazionale.
Colgo però quest'occasione - mi sia concesso in uno degli ultimi Consigli regionali di questa legislatura - di parlare di un tema secondo me utilissimo: quello dell'etica e dell'impresa.
Noi che facciamo politica siamo costretti a essere giudicati per l'etica della politica. Io non giudico, ma l'etica, il carattere, il comportamento il costume e la consuetudine sono elementi oggettivi e razionali, che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status, cioè distinguerli in "buoni e giusti" oppure in "cattivi e inappropriati".
Nel pensiero filosofico dell'inizio del Novecento, in corrispondenza con i primi impulsi industriali, fu per la prima volta discussa la responsabilità verso altri dell'impresa, cioè il principio di responsabilità di ogni gesto e di ogni scelta nei confronti del prossimo. E il prossimo riguarda ogni attività degli esseri viventi, quindi anche del genero umano.
Si scriveva in quei tempi: "Agisci in modo tale che gli effetti della tua azione siano compatibili con la continuazione di una vita autenticamente umana". Scelte e direzioni che non riguardano solo il destino dell'impresa (in questo caso FCA), nemmeno solo il destino della forza lavoro di quell'impresa. Scelte e decisioni che riguardano una comunità molto più ampia.
I tempi nuovi hanno unificato i mercati mondiali; hanno accelerato la diffusione di innovazioni tecnologiche, che hanno portato a modelli di consumo e di produzione convergenti.
I tempi nuovi hanno generato una sfida globale per determinare utili di impresa lungo le linee mai abbastanza soddisfatte degli azionisti, lungo il fiume a volte insidioso di una finanza troppo competitiva.
Mi chiedo, Presidente - e chiedo a tutti i colleghi - se era esattamente questa la "giustizia sociale" che ci aspettavamo dai tempi nuovi, e se questi importanti cambiamenti potevano incidere diversamente sulle disuguaglianze.
Mi chiedo - e vi chiedo - quanta etica c'è stata tra la logica del profitto e quella delle tutele dei diritti sociali.
In questo scarto, quanto avremmo potuto fare - e qui sta la sfida - e quanto possiamo e potremo ancora fare nel futuro? Questa è la sfida che la politica, l'impresa e i sindacati devono cogliere insieme.
A noi le parole non fanno paura. Fa paura l'uso delle stesse.
"Delocalizzare" non è una brutta parola di per sé, ma lo diventa quando si usa per andare dove viene applicata meno fiscalità - risorse fondamentali per finanziare il welfare - o dove è possibile una massimizzazione dei profitti con il taglio dei costi di produzione, sfruttando il mancato riconoscimento dei diritti minimi del lavoratore.
Presidente, noi crediamo che "profitto" e "uguaglianza" siano due bellissime parole, che trovano il loro significato autentico quando camminano insieme. Sembrerà rivoluzionario questo pensiero, ma - si badi bene - è semplicemente un pensiero democratico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Prima di entrare in turno a Mirafiori, Nina e Pasquale ci hanno scritto via chat che stasera devono dirci una cosa importante: ci si vede dalle loro parti più tardi, in Barriera di Milano, il cuore della vita notturna di Torino.
Tra l'altro, ci raggiunge anche Mario, il loro ex coinquilino, che grazie al suo nuovo contratto full time a 25 ore torna per tempo da Milano.
Anna, invece, è come sempre in ritardo, ma con un solo gesto sul display ha messo in carica la macchina elettrica ed è quasi pronta per partire.
Aziz, invece, tra poco esce dal Politecnico e la raggiunge con la metro a Rebaudengo.
Questo è il futuro? Uno slogan di FIAT di qualche anno fa diceva: "Sono le cose che creiamo che ci dicono cosa diventeremo".
Ecco, a proposito di vecchi slogan, Presidente, vediamo che cosa siamo diventati.
Come lei sa, in questi anni siamo stati attenti, provando a non accontentarci degli annunci. Fabbrica Italia ci aveva già mostrato quanto il referendum e l'uscita dai contratti collettivi nazionali non avessero portato alla piena e buona occupazione. Per intenderci, fino al 2006 si producevano più di 200.000 auto a Torino; quest'anno meno di 30.000.
In pochi anni sono scomparsi 15.000 posti di lavoro. Abbiamo, come sapete in estrema solitudine, denunciato gli esiti nefasti della strada apolide del gruppo FCA. Lo abbiamo sempre fatto per segnalare un dato: le ingenti entrate fiscali (IRAP in primis) perse in Piemonte.
In questi anni, per intenderci, dal 2011, ormai FIAT-FCA, tra l'altro tra i maggiori contribuenti fino al 2010, non versa più un euro di IRAP, tra profit shifting, valore di produzione negativo e crediti d'imposta legati più ad investimenti. Nel piano industriale FCA, dal 2014 al 2018 sono stati annunciati 27 nuovi modelli, tra FIAT, Alfa Romeo, Jeep e Maserati.
Tuttavia, ad oggi, ne sono stati realizzati 12.
Nel frattempo, come sapete, c'è stata e c'è ancora la cassa integrazione per tutti e quando gli ammortizzatori termineranno, arriverà lo Stato a fare la sua parte; tra l'altro, i redditi degli operai italiani sono sempre più bassi, se guardate le statistiche europee, e mentre gli azionisti vantano utili da capogiro, ancora oggi si ricorre allo strumento della solidarietà per evitare che gli operai non perdano metà del loro stipendio.
Per cui cosa ci volevano dire Nina e Pasquale? Lo sapremo fra qualche anno o non lo sapremo mai. Di sicuro, dipende anche da FCA, dipende dal Governo e dipende anche da noi.
Ecco, il Governo. Guardi, Consigliere Bertola, quella è l'unica certezza di tutta questa discussione: non ha fatto niente, anzi, il Consiglio ha assistito impotente alle giravolte di quel Governo e alla decisione di FCA di non partecipare al Consiglio aperto della Regione con i vertici dell'azienda richiesto proprio dal nostro Gruppo qualche mese fa. Abbiamo visto un Governo senza una direzione, anzi, con due piloti (se poi ci aggiungiamo Toninelli, andiamo "Di Maio in peggio" direi); in compenso sono riusciti a dare a FCA un ottimo pretesto: l'ottimo pretesto di non presentarsi, di rimandare gli investimenti e di rimandare il confronto pubblico che, come diceva prima il Presidente Chiamparino, è quanto mai necessario in questo momento.
Quando a ottobre il Presidente John Elkann ha annunciato il primo servizio di robot-taxi, dichiarando che l'azienda è pronta a lavorare sulla guida autonoma e le vetture ecologiche, rispettose dell'ambiente, con motori ibridi, elettrici e immaginare di produrre queste vetture in Italia; quando abbiamo saputo che il territorio scelto era Torino, ecco, per chi, come me organizzava, con i sindacalisti e i ricercatori all'Università, convegni sul futuro dell'auto quasi 15 anni fa, ovviamente non può essere che una buona notizia. Chi, come me, ha lavorato in un progetto (non ero in Consiglio, lavoravo proprio in Regione) e ha creduto in Phylla (ricordate l'auto elettrica prototipata con un milione di euro della Regione Piemonte) non può che dire: "Era ora".
Chi ha sostenuto, come tutti noi (io ero in Consiglio comunale), alla riconversione di TNE nella Cittadella della mobilità sostenibile, non pu che dire: "Bene, voltiamo pagina, bentornati", a meno che questa sfida non sia l'ennesima fake truth, come si direbbe in America.
Chi come noi ha applaudito le ricercatrici torinesi, simbolo del litio e delle batterie del futuro, non può che pensare: "Uniamo le energie, questa è la sfida; questa è la sfida di un intero territorio".
La realtà, però, è che mancano diverse migliaia di macchine e modelli per saturare Mirafiori e Grugliasco. La verità è che questa sfida, se non è una sfida nazionale, è una sfida europea, rischia di tagliar fuori l'intero Piemonte. Con un tessuto industriale immerso nella recessione italiana senza un rilancio del distretto automotive, il Piemonte, più che l'isolamento, Presidente, rischia la marginalità assoluta nel contesto europeo.
Io la dico così: mancano ancora anni per vedere quel pezzo di futuro. Nina Pasquale, Anna, Aziz, Mario, sono già nati. Sono ragazzi che stanno in questa città; sono sui banchi delle nostre scuole e anche se una legge assurda non riconosce tutti come ragazzi italiani, lo sono tutti più di FCA.
Io lasciare questo come monito.
Credo che questa sia una delle vicende più emblematiche: ci abbiamo messo quasi un trentennio a dire che non eravamo quella One Company Town, cioè che eravamo andati oltre, che la nostra sfida produttiva era di diversificare, di rendere questo territorio attrattivo, un terreno delle grandi competenze; una città che poteva avere la mobilità sostenibile, ma anche attrarre General Motors e vedere l'arrivo dei grandi centri di ricerca, anche degli altri gruppi europei.
Però diciamoci la verità: senza un grande gruppo industriale, o senza più gruppi industriali che valorizzino quella che è stata la storia di questo territorio e quello che oggi è ancora la presenza costante dell'indotto della ricerca, dell'innovazione e della nostra ingegneria, il Paese rischia di non avere un pezzo del motore ecologico del futuro, ma il nostro territorio rischia di non avere soprattutto le spalle, le braccia e il cuore industriale che servono a qualsiasi paese del nostro vecchio Continente.
L'accordo per il rinnovo del contratto, siglato la scorsa settimana interessa quasi 87.000 lavoratori. Come sapete, la FIOM è rimasta fuori da quel tavolo e ritiene quella firma una vittoria per l'azienda, che per altri quattro anni potrà continuare a raggiungere gli obiettivi di efficienza.
Personalmente, credo che quello strappo con il mondo del lavoro, quello strappo nelle relazioni industriali, quello strappo, non solo con i sindacati, ma anche con i contratti collettivi nazionali, sia stata una delle pagine più buie delle relazioni industriali di questo Paese.
Credo che FCA non solo dovrebbe risponderle, Presidente; non solo dovrebbe sedersi a quel tavolo, ma dovrebbe essere richiamata a quello che in qualsiasi Paese europeo, dalla Germania alla Francia, si chiama responsabilità sociale dell'impresa. Certo, la responsabilità sociale non è solo la questione etica, è una questione legata strettamente alle politiche industriali di un Paese.
A me dispiace davvero di non aver avuto quel confronto con il Governo, con la Città di Torino, con le parti sociali, con i sindacati, con i lavoratori e con FCA. Mi dispiace che FCA abbia fatto la lepre, che in qualche modo abbia giocato con i gravi errori del Governo e abbia preso quella palla al balzo.
Credo, però, che la politica sia ancora qua; credo che questo Consiglio fino all'ultimo giorno della Legislatura, debba continuare a pretendere quel confronto.
Ripeto, anche se abbiamo un Governo senza pilota, visto che questa città e questo territorio hanno bisogno non solo delle auto elettriche, non solo di nuovi modelli, ma di progettare l'auto senza pilota, credo che nei prossimi mesi tutta la nostra forza e tutte le nostre energie istituzionali debbano essere concentrate su un pezzo di futuro di questo territorio.



CORGNATI GIOVANNI



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Troviamo che la produzione industriale, specialmente per quanto riguarda il settore automobilistico, che ha ancora radici in Italia, e pensiamo specialmente all'indotto automobilistico della componentistica, dal momento che ormai è noto a tutti e - mi è parso - è stato ammesso pubblicamente anche dal Presidente Chiamparino, ormai non esiste più. Al posto dell'azienda nostrana (ex FIAT) vi è una multinazionale con radici americane, sedi legali e fiscali nei Paesi dove la multinazionale aveva più convenienza economica a spostarle.
A Torino e in Italia resta ben poco dell'influenza economica e finanziaria che decide le produzioni nel nostro Paese. Non per nulla, abbiamo visto dislocate nei vari Paesi europei e anche ai margini dell'Unione Europea la maggior parte delle produzioni di questo Gruppo, che già non siano in Paesi lontani, come gli Stati Uniti o Sudamerica. Pensiamo specialmente alla Polonia e alla Turchia, dove vengono prodotti numerosi modelli del Gruppo FCA.
Che cosa dire sulla politica industriale? È questa la politica che ha governato negli ultimi 20/30 anni, di cui anche il nostro Presidente Chiamparino è un esponente di rilievo, se non in prima persona, quella corrente che ha lasciato libero il mercato di fare quello che voleva con i posti di lavoro, con i diritti dei lavoratori e con le produzioni. Il mercato è stato lasciato libero di fare un po' quello che gli pareva, salvo qualche volta intervenire con pesanti incentivi alle aziende di produzione locale, per cercare di fargli mantenere una produzione in loco. Quindi diciamo che il pubblico e lo Stato in questa partita con le multinazionali e anche con le produzioni in Italia ci ha sempre perso.
Anzitutto, perché lo Stato non ha mai vincolato il mantenimento della produzione in loco agli incentivi; quindi sono stati dati incentivi fiscali a pioggia per l'acquisto di autoveicoli o in altra forma, senza chiedere un corrispettivo di nessun tipo. È chiaro che, in questo modo, un'azienda normalmente si abbevera alla fonte del denaro pubblico e se ne va quando gli conviene. È esattamente questo il copione che abbiamo visto con il gruppo FCA; inoltre, possiamo dire che né lo Stato centrale, con i Governi precedenti, né l'attuale Governo regionale abbiano fatto molto per impedire a questa grande multinazionale di beneficiare del contributo pubblico e andarsene quando le andava bene.
Adesso risulta intellettualmente poco credibile l'attacco contro l'attuale Governo, proprio da quella parte politica, adesso in maggioranza in questo Consiglio, dal Presidente Chiamparino e dal Partito Democratico, sia in Regione che a Roma, come causa del reiterarsi del gruppo FCA rispetto ai propri piani industriali annunciati. È molto interessante, perché questo meccanismo di allontanamento graduale dall'Italia è costante e incessante da parecchi decenni, a causa dell'assenza d'intervento da parte della politica, che non c'è stato in nessun modo.
Intanto, sopraggiungono problemi un po' più grandi di noi, Presidente Chiamparino e anche colleghi della maggioranza e del Partito Democratico problemi ambientali "leggermente" urgenti, che ci impongono delle azioni sia per la salute umana, sia contro il cambiamento climatico, com'è stato chiesto nella manifestazione di portata mondiale degli ultimi due venerdì.
La stessa manifestazione di portata mondiale che, tra l'altro, ha visto partecipare anche esponenti del Partito Democratico a fianco degli studenti, quindi è strano vedere Partito Democratico che si oppone a delle misure di incentivazione per la mobilità pulita. C'è qualche cosa che stride, che risulta poco coerente.
Allora, qualcuno potrà dire che non era il momento giusto per fare gli incentivi per la mobilità pulita. Quand'è il momento giusto per fare incentivi per la mobilità pulita? Quand'è il momento giusto per la politica di cominciare a dare una direzione e un'etica alle produzioni industriali anche di questo Paese, che sono state lasciate libere di muoversi solo con la logica del profitto e della convenienza? Quindi, i lavoratori e le produzioni sono stati spostati dove faceva comodo, per il profitto delle aziende, cosa anche lecita, ma meno comprensibile è come la politica abbia lasciato fare; il Partito Democratico in testa, ma anche il centrodestra, quando governava, ha lasciato che le aziende facessero quello che volevano, anche dal punto di vista dell'eticità delle produzioni, come diceva giustamente il Presidente del Gruppo PD Ravetti: qualcuno dovrà cominciare a porre il tema dell'etica nella produzione industriale, perché non si tratta solo di fare lavorare delle persone, facendogli fare qualsiasi cosa, purché lavorino e purch abbiano un salario, ma si tratta anche di per vedere cosa fanno guadagnandosi quel salario.
Francamente, penso che produrre mezzi che danneggiano la salute, come i motori diesel, è pari a produrre sigarette o altri generi dannosi. I dati dell'OMS sullo smog riportano un numero di 80.000 morti all'anno solo in Italia, quindi non è il "cattivo e brutto" Movimento 5 Stelle ambientalista fino all'eccesso, ma è l'OMS che dichiara che lo smog causa 80.000 morti premature solo in Italia. E noi non dovremmo porci il problema dell'eticità della produzione industriale? Dovremo aspettare ancora di chiedere ai nostri produttori finalmente di cambiare, in ritardo su praticamente tutta la concorrenza mondiale? Non vi è più una sola azienda automobilistica francese, tedesca o spagnola che non abbia in produzione un modello ibrido o un modello elettrico! Questo già da parecchi anni.
Quindi abbiamo un gruppo FCA in pauroso ritardo sulla concorrenza, tant'è che - lo ricordo ancora una volta - il crollo del mercato dell'auto del 2018 non è stato tanto causa dalle misure del Governo, perché di fatto ha interessato, con un calo due cifre (mi pare superiore al 10%), le motorizzazioni diesel e a gasolio e il risultato di questo sono le politiche di risoluzione della qualità dell'aria, che l'Unione Europea ci ha chiesto e che voi, Regione, avete attuato con moltissimi anni di ritardo ripeto, con moltissimi anni di ritardo - tant'è che pendono due miliardi di sanzioni dell'Unione Europea sotto forma di mancati trasferimenti di contributi europei all'Italia.
Chi è causa del suo male, pianga se stesso. Il calo del mercato dell'auto era già nell'aria, perché abbiamo anche un problema di rinnovo della gamma di veicoli. Infatti, il gruppo che ancora ha sede nella nostra città non rinnova più le gamme e ha promesso decine di modelli, ma attualmente non è che la situazione sia molto rosea. Abbiamo il listino modelli di 15 anni fa, abbiamo ancora la Punto quando tutti i competitor hanno rinnovato la gamma. La Punto è nel listino da quasi 15 anni. Questo è un problema, più che gli incentivi alla mobilità elettrica.
Dopodiché il piano della qualità dell'aria e i blocchi ai diesel hanno ovviamente spaventato i consumatori, che si sono rivolti ad altre motorizzazioni, ma questo è naturale. Ma i blocchi erano naturali se si voleva fare un minimo di misura di tutela della salute pubblica, perch ricordo che Torino è tra le due o tre città più inquinate d'Europa, la Pianura Padana è la prima o la seconda area d'Europa più inquinata. A un certo punto, qualcuno doveva pure tutelare la salute dei cittadini.
Ci troviamo di nuovo con questa fastidiosa e noiosa contrapposizione tra il diritto alla salute e all'ambiente e il diritto al lavoro e alla produzione industriale. Lo dico, è molto odioso, se non fosse perché viene da una parte che non ha fatto nulla per risolvere i problemi ambientali e i problemi alla salute e ha lasciato che le maggiori aziende italiane scappassero dall'Italia, senza mantenere una produzione e senza dare veramente incentivi.
Presidente Chiamparino e Partito Democratico, se il Governo passato, quello di Renzi o di Gentiloni o qualunque altro, avesse fatto gli incentivi per le produzioni elettriche e ibride in Italia, noi saremmo stati contenti non avremmo urlato al Governo che faceva scappare le produzioni industriali dall'Italia. Saremmo stati contenti, perché era un atto dovuto. Non l'avete fatto e adesso state in silenzio composto e guardate qualcuno che cerca di cambiare questo Paese, mentre voi non l'avete fatto per decenni.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola elementare "E. Giachino" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola elementare "E. Giachino" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Futuro dell'auto in Piemonte e piano di produzione di FCA" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sulle comunicazioni rese dal Presidente Chiamparino.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ci tenevo anch'io a intervenire nel dibattito, in qualità di Consigliere regionale e della Città di Torino e residente a Torino, sul tema annoso della FIAT. Io la chiamo ancora FIAT, forse sarò un po' nostalgico, quindi Fabbrica Italiana Automobili Torino, che diceva moltissimo di quest'azienda e che adesso ovviamente si chiama FCA, nata dalla fusione con Chrysler Automotive.
Cosa dire? Credo che la politica di questa città e di questa Regione negli ultimi 120 anni sia stata sempre molto succube e sottomessa alle logiche aziendali di un'azienda e di una famiglia (una famiglia allargata), quindi come bene diceva il collega Grimaldi, sull'identificazione della città nella One Company Town, nella città legata solo a un'azienda.
L'affrancamento da questa logica di legame identitario con un'industria è stato sicuramente importante, non è stato però una scelta politica. È stato un percorso obbligato dal fatto che l'azienda, negli anni della globalizzazione, ha fatto una serie di scelte strategiche che hanno portato prima a una delocalizzazione della produzione e poi della proprietà, con una rilocalizzazione in Paesi con una fiscalità molto più vantaggiosa di quella italiana. E su questo dovremmo fare dei ragionamenti nazionali, ma anche dei ragionamenti europei e forse internazionali, perché è un po' complicato competere con Paesi - anche all'interno dell'Unione Europea dall'Olanda all'Irlanda ad altri Paesi - che hanno una fiscalità molto più bassa della nostra.
Oltre a questo, c'è il tema della retribuzione oraria dei lavoratori perché è ovvio che se si va a produrre in Serbia o in Turchia, dove il costo della manodopera è il 50% di quella italiana, diventa difficile competere.
Come diceva giustamente il collega Valetti, non è solo una questione di costi, è anche una questione di brand e di investimenti sul brand e sui prodotti. Infatti, noi non avevamo sostanzialmente nulla da invidiare rispetto ad altri marchi, anzi eravamo parecchio avanti negli anni; penso ad un marchio che poteva essere collegato sullo stesso piano del marchio FIAT, ad esempio Volkswagen. Poi sono state fatte delle scelte di investimenti di altro tipo e in altri ambiti, soprattutto finanziari, e un depotenziamento del settore automobilistico.
Avevamo anche altri marchi storici; ad esempio, penso a dichiarazioni sia di manager del gruppo sia della politica, che hanno affermato come il marchio Lancia è un marchio sostanzialmente vuoto e inutile. Qualunque appassionato anche minimo, ma anche chi abbia vissuto in Italia per più di trent'anni sentire dire questo lo giudica un'eresia. Non è necessario sicuramente citare la Lancia Stratos e la più recente Lancia Delta plurivincitrici entrambe di mondiali di rally per ricordare che, se parliamo di sentiment e di feeling su un prodotto - perché poi l'automobile è un prodotto, costoso, grosso, ingombrante e anche inquinante, ma è un prodotto - ovviamente andare a uccidere un marchio come il marchio Lancia è assolutamente una follia.
Per non parlare poi del marchio Alfa; si è deciso di investire sul marchio Alfa Romeo, puntando su un marchio più di media e alta gamma e forse questa è stata una scelta sicuramente importante. Ma sul marchio FIAT, quello che riguarda la Punto, la Tipo e la Panda ed altri modelli, sicuramente non sono stati fatti investimenti, perché, come ha detto il collega Valetti, la Punto - che poi semplicemente si è chiamata Grande Punto e poi è ritornata a chiamarsi Punto - è sempre la stessa macchina dal 2005. Mentre un competitor come Volskwagen, ad esempio, la Golf la affina ogni tre o quattro anni ed è sempre uno standard europeo, se non mondiale. Ma anche altri Gruppi, come la Peugeot e Citroën, continuano ad investire. Per cui se questo marchio non investe in Italia, diventa difficile essere competitivi sul settore.
Arrivo all'alimentazione. Avevamo degli ingegneri che erano assolutamente all'avanguardia per quanto riguarda la FIAT. I principali sistemi innovativi sono stati inventati da ingegneri FIAT e poi sono stati venduti a Bosch, lo sappiamo. Era stato inventato "totem", il motore che permetteva di produrre anche energia elettrica, oltre che per il riscaldamento, ed è stato venduto in Germania. In Germania un milione di case sono alimentate da questi piccoli motori endotermici, che possono essere alimentati, come ogni motore a scoppio, a ciclo Otto a benzina, gas, GPL, metano e quant'altro. E questi producono anche energia elettrica, quindi nelle case dei tedeschi c'è un grosso risparmio perché si produce calore, ma si produce anche energia elettrica e si può fare anche la trigenerazione quindi il raffrescamento d'estate. E questi prodotti non sono stati venduti, non sono stati commercializzati in Italia, non sono stati brevettati come prodotti italiani.
La FIAT aveva già inventato il sistema micro-ibrido. Ricordo che all'epoca leggevo su qualche rivista automobilistica che avevano inventato un piccolo motorino elettrico che s'inseriva praticamente tra il cambio e la parte della motricità (le ruote), permettendo di realizzare un sistema micro ibrido. Adesso lo fanno, se non sbaglio, Nissan e Renault.
Parlo degli anni Novanta: questi prodotti non venivano pubblicizzati e dovremmo chiederci perché. Adesso, in questo breve intervento di dieci minuti, non voglio fare un processo alle intenzioni dei manager FIAT, anche perché tra l'altro non sono qui e non penso che mi ascolteranno, ma sicuramente qualche cosa la politica ha sbagliato.
Sento il Presidente Chiamparino dire: "Qualcosina sono riuscito a fare". Io direi: qualcosina abbiamo sbagliato negli anni. E chi ha governato negli anni Novanta, chi ha amministrato la città negli anni 2000 - non me ne voglia - che andava a giocare amabilmente a carte (a tressette o non so a cosa) con l'allora Presidente Marchionne, mancato prematuramente, forse qualche responsabilità ce l'ha; poi non so se, tra una partita di carte e l'altra, gli diceva anche "perché non fate l'auto elettrica, porca miseria?" - scusate per le parole - oppure si discuteva solo di altro.
Abbiamo avuto dei manager FIAT FCA che dicevano: "L'auto elettrica non serve, l'auto elettrica è costosa, l'auto elettrica non rientra mai dell'investimento". E allora mi dite se i giapponesi, che hanno investito miliardi sull'auto ibrida ed elettrica, sono dei matti? Io credo che i giapponesi siano tutto, tranne che fuori di testa: i giapponesi sono dei tedeschi d'Oriente (diciamo così), sono precisi, sanno fare gli investimenti, hanno inventato loro l'automatizzazione delle catene di montaggio, insieme a Ford sul fronte americano, quindi non penso che abbiano fatto un investimento fuori dalla logica del ritorno ROI e del ritorno del capitale investito. Tant'è che Toyota è ormai leader mondiale di produzione; forse adesso sono i cinesi che stanno diventando primi perché sono un miliardo e mezzo di abitanti e ovviamente stanno vendendo molte macchine anche loro, però i leader della produzione delle auto elettriche del settore ibrido sono la Nissan con la Leaf e anche i cugini d'Oltralpe Renault, che stanno producendo auto elettriche con la Zoe).
E noi? Boh! Forse verrà prodotta la 500 elettrica a Torino; forse, perch come mi hanno detto, tutte le volte che viene annunciato un piano, poi quel piano viene sempre rivisto al ribasso. Personalmente credo che la 500 elettrica possa essere uno strumento vincente perché è piccola, quindi sta nelle nostre città che sono sempre piene di automobili, e potrebbe avere un costo spero non troppo alto, quindi potremmo riuscire a rilanciare una filiera dell'automotive collegata alle batterie, perché bisogna produrre batterie.
Ho delle perplessità che forse il player migliore a poterlo fare sia FCA e forse dovremmo avere anche dei contatti con altri produttori: ce ne sono anche altri, non c'è solo Tesla che produce auto da 100.000 euro, anche se adesso ha abbassato i costi. Ad esempio, abbiamo Bolloré, nel senso che la Bluecar - l'automobilina di cui vedete le vetture a noleggio anche in Piazza Solferino e in tutta Torino - viene prodotta in parte a Bairo, qua vicino, nel Canavese. Ecco, perché non investiamo su aziende di questo tipo? Vi sono altre aziende, aziende italiane, tipo la vicentina Askoll che produce scooter elettrici e sta cercando di produrre anche automobili elettriche, cioè non rimaniamo focalizzati solo su un player: diversifichiamoci.
Così come Torino e la Regione si sono diversificati da soli o in One Company Town nel settore del turismo, della cultura, dell'enogastronomia e nelle eccellenze di altro tipo, non rimaniamo focalizzati solo sulla mobilità magari di un gruppo che è interessato a produrre solo jepponi perché sono grossi, piacciono alle persone, vanno a gasolio e si vendono quelli: cerchiamo di diversificarci. Quindi gli investimenti della Regione vadano sulla diversificazione della mobilità elettrica alternativa, come scooter, bici elettriche, piccole e microvetture, auto elettriche anche di altri marchi.
Grazie.



PRESIDENTE

Non avendo più nessun iscritto a intervenire, dichiaro chiuso il dibattito su quest'argomento.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Esame proposta di deliberazione n. 364, inerente a "Piano regionale per la qualità dell'aria. Adozione degli elaborati definitivi, in esito alla procedura di valutazione ambientale strategica, approvazione ai sensi dell'articolo 6 della l.r. 43/2000"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 364, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Come? No, il Presidente non intende replicare: gliel'avevo già chiesto prima.
Colleghi, sospendiamo i lavori per due minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.25, riprende alle ore 11.30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Valmaggia per l'illustrazione della proposta di deliberazione n. 364.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Portiamo in Aula per il voto finale un documento importante e complesso che ha visto interagire non soltanto l'Assessorato all'Ambiente e la Direzione Ambiente, ma anche molti altri Assessorati e molte altre Direzioni. Il tema della qualità dell'aria non riguarda solo l'Assessorato all'Ambiente, ma è un tema che impatta sul mondo agricolo, sull'energia sull'edilizia, sui trasporti e su tematiche molto ampie.
Siamo alla fine di un percorso che è iniziato nel lontano 2015 quando, come Giunta, approvammo il documento di specificazione dei contenuti del nuovo Piano regionale di qualità dell'aria. Dico nuovo perché è dal 2000 che come Regione, si opera e si è operato su queste tematiche, e si è operato anche in modo puntuale attraverso piani stralcio. Questa è una delle caratteristiche di questo Piano regionale che verrà poi attuato, a seconda delle misure, attraverso interventi più puntuali che sono concretizzati nei piani stralcio.
Nell'estate 2015, secondo le indicazioni dell'Unione Europea, è stata avviata una consultazione online tra i cittadini del Piemonte, che ha visto una partecipazione significativa e che ha permesso di raccogliere indicazioni per la stesura del documento preliminare.
Successivamente, nel 2017, è stata approvata la bozza di Piano della qualità dell'aria, condiviso con gli Enti territoriali e condiviso con portatori di interesse della nostra Regione, ed elaborato in stretta collaborazione con ARPA Piemonte per la parte scientifica.
Tutto il sistema modellistico impiegato è stato sviluppato e gestito insieme ad ARPA Piemonte e, dal 2017, sono partiti momenti di consultazione, prima informale con i rappresentanti delle Province e della Città Metropolitana degli enti territoriali di riferimento, poi attraverso la consultazione pubblica e, infine, con il parere del CAL, si è arrivati a un documento che raccoglie 47 misure, alcune già pienamente operative e attuali (penso, ad esempio, ad alcune misure agricole che sono state finanziate con fondi del PSR ''14-'20); altre che sono da costruire e da realizzare nel periodo intercorrente al Piano.
Vi sono misure già operative sulle quali si sono investite decine di milioni di euro nel mondo agricolo per contenere la componente azotata nell'evaporazione nell'aria (mi riferisco alle strutture per coprire i vasconi per le deiezioni animali), così come contributi per l'interramento attraverso iniettori nel terreno, dei liquami delle deiezioni animali contenenti ammoniaca. Misure già operative e concrete, altre che vedranno la luce, speriamo, entro la fine di questo Piano. Mi riferisco, ad esempio alla metropolitana 2 di Torino, che è un'altra misura importante inserita in questo Piano, che va ad essere pensata e dovrà essere realizzata in un arco di tempo più lungo.
Non voglio abusare dell'attenzione del Consiglio regionale, ma in questi anni abbiamo convocato oltre una decina di Commissioni consiliari per condividere il percorso fatto. Ringrazio la Presidente Accossato e la V Commissione, che ha accompagnato questo percorso; ringrazio i nostri Uffici, ARPA e coloro che hanno collaborato alla stesura del Piano.
Chiudo dicendo che è un documento importante e strategico per il futuro del Piemonte; una politica complessiva, organica e sinergica sulla questione ambientale che non riguarda un solo territorio o un solo Assessorato, ma è una questione che riguarda tutto il sistema Piemonte. È un Piano che ci serve anche per dare una risposta puntuale e concreta alle procedure d'infrazione che abbiamo in corso con l'Unione Europea.
Approfitto per parlare delle procedure d'infrazione che, come Regione Piemonte - chiaramente l'Europa s'interfaccia con l'Italia e con il Ministero dell'Ambiente - avevamo in corso con l'Italia e con l'Europa.
Tutte le altre sono state sostanzialmente azzerate e annullate attraverso provvedimenti. Penso alle procedure d'infrazione sulle acque reflue; penso a una procedura di infrazione che avevamo sulla partita delle aree protette; penso alle bonifiche; penso alla procedura d'infrazione che avevamo per non aver ancora approvato il Piano dei rifiuti speciali.
Quindi, tutte le altre procedure d'infrazione le abbiamo superate e abbiamo svolto, in questi anni, un lavoro complesso, importante e significativo.
Rimangono due procedure d'infrazione che, peraltro, condividiamo con le altre Regioni del bacino padano: quella relativa ai NOx, gli ossidi di azoto, e quella relativa ai PM10. Riguardo a queste, il Piano è una risposta importante anche nei confronti dell'Europa.
Mi fermerei qui. Grazie dell'attenzione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.
È aperta la discussione generale.
Vi ricordo che, in merito a questo procedimento, sono pervenuti 19 emendamenti. Informo che eventuali altri emendamenti relativi alla proposta di deliberazione possono essere accettati, anche con una sola firma, sino al termine della discussione generale.
La parola al Consigliere Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Penso che riuscirò a essere abbastanza breve.
Per prima cosa, avendo avuto modo di conoscere e apprezzare già in passato la competenza degli Uffici della Direzione Ambiente e dell'ARPA e, avendolo fatto anche in questo caso rispetto a un lavoro così lungo e impegnativo voglio riconoscerlo pubblicamente ancora una volta.
Il giudizio sulla parte tecnica, sulla competenza messa a disposizione dagli Uffici della Giunta regionale è, ancora una volta, più che positivo.
Diverso è il giudizio verso il livello politico, verso gli indirizzi che la Giunta ha dato alla parte tecnica, che legittimamente hanno rappresentato i solchi su cui è stato tracciato il percorso che, dopo diversi anni di discussioni e approfondimenti, ci ha portati qui, quest'oggi.
Prima di tutto, rispetto ai dati che hanno rappresentato la base tecnica di ragionamento che ha portato, poi, alla conclusione di un processo decisionale, non posso non notare che, se è positivo che i dati rispetto ai quali questo lavoro è stato confrontato in partenza siano vecchi di vent'anni, i dati che vengono portati all'approvazione dell'Aula, che sono alla base di questo documento, oggi, nell'anno del Signore 2019, risalgono ormai a quattro anni fa.
Certamente, non è colpa della Giunta regionale se il Piano è stato sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica e se i processi della VAS sono così lunghi, ma è evidente che, in un confronto istituzionale con tutti i portatori di interessi e, soprattutto, con tutti i soggetti che emanano direttive e normative che noi dobbiamo recepire, adeguare adattare, introdurre, ma soprattutto rispettare, in un dibattito con questi soggetti io credo che sarebbe bene anche porre il tema del tempismo, perch tempismo non ce n'è. Tempismo non ce n'è stato.
Il mondo corre evidentemente molto più veloce di quanto corra una VAS; il mondo corre molto più veloce, purtroppo in una deriva, che solo le migliaia di giovani che hanno manifestato, molto spesso inconsapevolmente, pochi giorni fa rispetto alla difesa delle tematiche ambientali, dimostrano che quattro anni per arrivare a decidere che tipo di Piano di qualità dell'aria proporre, adottare, approvare e far entrare in vigore sono oggettivamente troppo lunghi. In quattro anni ormai si prendono lauree, ci si sposa, si ha figli, si cambia vita, si fa una legislatura in Regione: insomma, succedono tante cose in quattro anni e quattro anni sono oggettivamente troppi.
L'altro dato su cui, senza dovermi sforzare, ho fatto una riflessione è quello conseguente all'analisi dei dati emissivi, che - dicevo - sono dati non così freschi, ma che inequivocabilmente rappresentano l'entità di un problema e, soprattutto, assegnano alle diverse fonti emissive, pro quota le rispettive responsabilità.
Dalla sintesi delle tabelle delle analisi contenute nell'allegato B del Piano, emerge in maniera molto chiara quanto, ancora oggi, il peso delle emissioni in atmosfera riguardanti il nostro territorio è assegnabile in massima parte al riscaldamento, seguito - tra l'altro, a seconda dei territori - comunque a distanza significativa, dal traffico, ancora di più dall'industria e, in ultimo, dall'agricoltura.
Voglio ricordare questo elemento per toccare quello che, secondo me, è il punto più dirimente, l'elemento più debole del Piano che lei, Assessore, ha poco fa illustrato: il nodo delle risorse.
Ritengo che l'elemento più scandalosamente debole di questo Piano sia la mancata assegnazione di risorse per far fronte a un problema e per mettere in campo soluzioni proattive. Le uniche risorse messe a disposizione sono risorse del PSR e riguardano l'ultimo dei soggetti responsabili rispetto al problema, cioè il comparto dell'agricoltura. Per tutto il resto, non c'è nulla: riscaldamento, traffico, non c'è nulla. La Regione non mette un euro di tasca propria, ma - e questo, evidentemente, come ci è stato spiegato dagli Uffici, non è un tema oggetto di polemica - nemmeno sarebbe possibile, per il Consiglio, intervenire con emendamenti chiedendo di apporre risorse a qualcuna delle linee, poiché questo non è possibile farlo su una delibera di Consiglio regionale.
Mi pare ci sia poco da dire su quest'aspetto, pertanto il corposo documento che ci è stato presentato, frutto di quattro anni di duro e lungo lavoro, è un documento che contiene una serie di analisi, una serie di buoni principi, una serie di considerazioni, ma soprattutto - ed è inevitabile che sia così - una lunga serie di passaggi, che, in assenza di risorse a copertura non possono che svilupparsi attorno alla ormai consolidata politica dei blocchi, delle limitazioni, delle estensioni delle zone a traffico limitato, degli aumenti delle accise su alcune tipologie di carburante.
Ecco, questo è quello che la Giunta regionale ci presenta: da un lato, non mette un euro sulla riqualificazione energetica degli edifici privati dall'altro, annuncia che chiederà l'aumento delle accise sul gasolio per disincentivare l'acquisto di veicoli alimentati con quel tipo di combustibile. A saperlo, magari il Ministro Toninelli non avrebbe comprato un'auto, seppure Euro 6, alimentata a gasolio! Al di là delle battute, ritengo ci sia un aspetto molto politico, con il quale davvero mi avvio a concludere, che non posso non tirare fuori in questo dibattito. Perché il problema non è solo che non sono state previste risorse, come ho già detto.
Il problema è che questo Piano, filtrando tutte le mille pagine di lavoro si limita, di fatto, a chiedere sacrifici ai cittadini, agli esercizi commerciali, ai lavoratori, alle imprese e alle famiglie, senza offrire però, nulla in cambio. E non è soltanto che ormai si è abbandonata - o almeno, pare che si sia abbandonata - la strada del confronto con la Commissione europea, perché alla fine si riconoscono al bacino padano determinate caratteristiche che rendono oggettivamente più difficile conseguire i risultati positivi qui, a parità di sforzi, rispetto ad altre zone d'Europa; strada che non mi risulta sia stata più battuta. Il problema è che questo approccio, che, come ho già detto, abbraccia ancora una volta le politiche dei blocchi, delle limitazioni e dei divieti, sposa definitivamente la politica dei soprusi nei confronti della comunità.
Ma l'elemento più scandaloso è che si tratta di un approccio che qui dentro difendete, ma che a pochi metri da qui criticate. Solo ieri sera, davanti al Comune di Torino, c'è stata una bella sfilata di gerarchi ed ex potenti del Partito Democratico, tutti a protestare contro la Sindaca Appendino e contro la delibera con cui il Comune di Torino si appresta a prolungare la ZTL per 12 ore, e a introdurre il famigerato "ticket" salva coscienza che consentirà, a chi potrà permettersi di spendere cinque euro al giorno, di entrare e inquinare liberamente nel centro della città.
Tutti in prima fila: il Capogruppo del PD al Comune di Torino, Stefano Lo Russo, persino l'ex Assessore Passoni (il Presidente Chiamparino lo ricorderà, immagino che lo conosca bene); tutti a protestare contro un atto (sul quale, peraltro, mi trovo perfettamente d'accordo) che contribuirà al declino e probabilmente metterà una pietra sopra l'economia e il commercio del centro della città.
Persino il Segretario provinciale del Partito Democratico era in piazza a manifestare, c'era anche qualche Consigliere regionale.
Ma i rappresentanti del Partito Democratico - che è il partito di maggioranza relativa, è il partito che esprime il Presidente della Giunta regionale - sapevano che con questa delibera voi, di fatto, date la benedizione al provvedimento contro il quale manifestavano ieri? Sapevano o fingevano (e fingono) di non sapere che la Sindaca Appendino certamente si sporcherà le mani, ma voi le date la benedizione e, di fatto, ne siete i mandanti? È vero che le strade della politica sono infinite! Ma qualche anno fa tutto avrei pensato di fare nella vita, eccetto che arrivare a votare Fassino al ballottaggio. E dopo questo fatto profondamente traumatico, mi sono detto: tutto penso di fare, eccetto che arrivare un giorno a difendere la Sindaca Appendino. Ecco che di nuovo mi sono smentito da solo: perché oggi mi trovo a difendere la Sindaca Appendino, che, di fatto, sta mettendo in atto un provvedimento che voi coprite e che voi le consentite di fare.
Allora, delle due, l'una: o il Partito Democratico non ha letto il provvedimento che lei, Assessore, ci ha illustrato oggi (peraltro, ha avuto quattro anni a disposizione per farlo!), oppure (e sarebbe più preoccupante) l'ha letto e non l'ha capito. Allora, sarebbe opportuno Assessore, che lei lo ritirasse un attimo e si ritirasse insieme ai rappresentanti del Partito Democratico in questa sala e glielo spiegasse.
Perché, alla fine, credo sia opportuno che anche voi la smettiate di esprimere quel senso di spudoratezza. Perché la sensazione che mi lasciate è che voi stiate spudoratamente prendendo ancora una volta in giro la comunità piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravello.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola elementare "D. Di Nanni" di Grugliasco (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe V C della Scuola elementare "D. Di Nanni" di Grugliasco in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Esame proposta di deliberazione n. 364, inerente a "Piano regionale per la qualità dell'aria. Adozione degli elaborati definitivi, in esito alla proceduta di valutazione ambientale strategica, approvazione ai sensi dell'articolo 6 della l.r. 43/2000" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo la discussione generale sulla proposta di deliberazione n. 364.
Ha chiesto la parola la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
È vero che su quest'argomento la discussione è stata lunga e approfondita e ha accompagnato in V Commissione tutti questi anni di attività, perché il confronto è arrivato ben prima della presentazione del documento conclusivo validato dal percorso tecnico di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e di tutte le fasi di consultazione.
Il confronto in Commissione ha seguito tutta la fase di costruzione di questo documento e quindi, probabilmente, abbiamo già detto molto. Credo però, che valga la pena condividere con i colleghi alcune riflessioni.
Innanzitutto, vorrei esprimere da parte mia (e da parte nostra) la soddisfazione per affrontare oggi in Aula e votare questo Piano, che è un punto d'arrivo importante per il Consiglio e per l'attività della Regione Piemonte.
Ci pensavo venerdì, a margine del corteo dei giovani: dopo aver visto 20.000 o 30.000 giovani che sfilano per Torino, l'intervento che far martedì sarà lo stesso? Dirò le stesse cose? Considererò abbastanza coraggioso il nostro Piano, che spesso è stato accusato (ancora questa mattina) di avere alcuni passaggi velleitari, di bloccare e di limitare? Oppure lo considererò troppo timido e, forse, frutto di anni di lavoro e quindi non sufficientemente in grado di rispondere a quelle istanze? Ci ho riflettuto. Peraltro ero lì, come tantissimi altri, ma ho pensato bene che la piazza fosse loro, per cui ho ritenuto corretto restare ai margini osservare e lasciare che fosse mia figlia, che a vent'anni sfilava coi suoi cartelli fatti a mano, in cucina, il giorno prima, perché è davvero giusto che siano questi giovani a prendere in mano il loro futuro e ad esprimerci le loro valutazioni, sebbene alcune siano un po' radicali. Ma di radicalità, nell'affrontare le tematiche dell'ambiente, ne abbiamo sicuramente bisogno, come stimolo e come sprone.
Ma abbiamo anche bisogno di saper equilibrare e di ammettere che ci sono alcune contraddizioni. Le contraddizioni le abbiamo tutti, forse ne hanno anche quei ragazzi che sfilavano, per i loro stili di vita; le abbiamo noi quando siamo legislatori; le abbiamo noi quando siamo cittadini, che si spostano e che viaggiano, o quando siamo cittadini-consumatori; le abbiamo noi quando siamo produttori, perché produciamo delle cose, e così via.
Credo che le contraddizioni facciano un po' parte della nostra vita, per bisogna saperle accettare. Bisogna riconoscerle e trovare il punto di mediazione migliore (o, almeno, quello più credibile).
Io credo che in questo confronto e in questo Piano si sia trovato complessivamente, un punto di mediazione e di equilibrio coerente con la nostra situazione attuale, con la situazione economica e anche con la situazione sociale, con le possibilità reali di attuazione e di mediazione tra le diverse istanze.
Se non pensiamo che si debba fare questo, noi potremmo, da un lato, fare un piano molto più radicale ed estremo, ma poi non attuabile o che davvero mette in difficoltà alcuni aspetti del nostro sistema di vita e produttivo (ci metto anche di vita, perché poi è anche questo); dall'altro, solo prendere atto di quello che si può fare.
Ma non basta, perché un piano ha una durata pluriennale e deve dare delle prospettive, deve dare uno scenario - quindi un'analisi - e deve dare delle indicazioni chiare da seguire per ottenere quei risultati.
Ritengo che qui ci siamo; siamo sulla strada giusta e abbiamo individuato le giuste soluzioni, avendo anche l'attenzione di mettere e di chiamare a fare la loro parte tutti i settori interessati.
Per me, che vengo dal mondo agricolo e che ho una formazione agricola, devo dire che nei primi ragionamenti sul piano sembrava strano che tra i soggetti cui chiedere di fare la propria parte ci fossero proprio gli agricoltori.
Credo che anche l'Assessore Ferrero avesse qualche dubbio rispetto a questo, perché noi consideriamo l'agricoltura (e in questi anni abbiamo sviluppato percorsi di valorizzazione delle produzioni agricole e di questo comparto economico), un elemento essenziale per la qualità della vita dei cittadini, per un ritorno all'ambiente e una sostenibilità ambientale migliore del nostro territorio.
Tuttavia, credo il settore si sia interrogato e debba fare i conti con le sue pratiche agronomiche. Allora credo sia utile, ancorché riguardi una percentuale ridotta sul totale delle emissioni e della produzione di inquinanti, chiedere anche al settore agricolo (che credo l'abbia condiviso) di modificare alcune pratiche colturali e di intervenire su alcune questioni che, per carità, sono storiche, e forse anche più lontane nel tempo che non andare in centro in auto, come spargere il letame a pieno campo oppure bruciare le stoppie. Forse sono più vecchie della nostra abitudine di vita cittadina e urbanizzata, però si chiede anche questo.
Io credo sia giusto e opportuno averlo indicato.
Certo, poi ci sono gli ambiti più pesanti e forti, come il tema della mobilità, però credo che qui ci sia lo spazio per i Comuni per declinare al meglio le indicazioni date. Quando diciamo di aumentare le superfici a zona a traffico limitato, che devono essere presenti nella gran parte dei Comuni piemontesi (tutti quelli sopra i 10.000 abitanti), diamo l'indicazione di un obiettivo da raggiungere. Sono i Comuni che, nella loro autonomia insieme ai Sindaci e alle Amministrazioni locali devono trovare il modo migliore per declinarli, in accordo con il loro territorio, con i loro cittadini e con gli operatori di quel territorio.
Questo vale sia per Torino sia per i piccoli centri.
Credo che qui, non per tirarsi indietro e per non assumersi le responsabilità, nessuno può pensare di giocare questa partita passando il cerino a un altro. In politica lo si fa quasi sempre, è vero, però credo che ci vada responsabilità, capacità di condivisione sul territorio e di costruire insieme una proposta, che è lasciata a livello locale.
Con il Piano, come si fa ogni qualvolta si fa una pianificazione, diamo i riferimenti e gli obiettivi da raggiungere.
Non cito altri aspetti importanti, ma certamente il tema dell'energia e del miglioramento della qualità del nostro patrimonio immobiliare sono fondamentali. Qui viene citata tutta la questione del riuso, sul quale abbiamo già legiferato alcuni mesi fa. È fondamentale farlo seguendo i principi della sostenibilità ambientale e le modalità e le procedure del minor impatto ambientale.
Da questo punto di vista, peraltro, non è un tema di risorse. Le risorse sono tante, che almeno vengano mantenute. Pensiamo a tutte le opportunità fiscali, che sono tante, con il 75% di detrazione fiscale, che è davvero tanto, e al conto termico, che continua ad avere risorse a disposizione.
Qui ci va una volontà, una programmazione e probabilmente anche qualche altra forma di facilitazione, come abbiamo fatto con la legge sul riuso. Ci va molta comunicazione in questo senso.
Io terminerei, perché il tempo sta scadendo, sul tema delle risorse.
Un piano deve dare il quadro e l'ambito di intervento. Vanno usate al meglio le risorse che ci sono. Il piano può essere, per le Amministrazioni e per le Giunte future, anzi, il riferimento per individuare nuove forme di finanziamento, ma a oggi si possono usare al meglio quelle che ci sono e ne ho citate alcune. Pensiamo anche ai bandi per l'eliminazione dell'amianto che prevengono anche nuovi interventi, laddove si va a migliorare energeticamente.
Credo che anche l'auspicio sulla rimodulazione delle accise possa essere un termine interessante.
È vero, da oltre un anno molti cittadini italiani stanno aspettando l'eliminazione o la riduzione delle accise sulla benzina. Non è arrivata non lo so, la stiamo ancora aspettando (mi sembra che il Vicepremier Salvini l'aveva indicato nel suo programma elettorale). Se però non si riduce o non si toglie, si dovrebbe provare a fare un ragionamento serio sulla rimodulazione.
Se le accise non sono solo un modo per far cassa, ma sono anche un modo per favorire un utilizzo e un sostegno a forme di combustibile ambientalmente più sostenibile, si andrà, forse, nella giusta direzione.
Mi sembra opportuno che il nostro piano dia anche indicazioni in questo senso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Crediamo che il piano della qualità dell'aria sia un provvedimento assolutamente necessario e urgente.
Premettiamo che le nostre critiche non vanno tanto sul testo in sé, che certamente è migliorabile e speriamo che venga ancora migliorato nei piani stralcio. Occorre dare forma e concretezza ad azioni che necessitano di un sostegno economico.
Per questo motivo, il sostegno economico si dovrà necessariamente concretizzare il prima possibile, anche grazie alle Amministrazioni che seguiranno quella attuale che è in scadenza.
La critica maggiore avviene sui tempi in cui è arrivato.
Questo è, in parte, una critica all'Amministrazione attuale, che comunque si trova a dover approvare questo piano a due mesi dalla fine della legislatura e, dall'altra, a tutte le Amministrazioni precedenti, che hanno ritardato questo procedimento necessario.
Parliamo di un problema risolto in parte, tamponato anche grazie alla collaborazione e al lavoro degli Uffici regionali, che hanno lavorato incessantemente gli ultimi mesi per fare questo piano e con cui abbiamo collaborato noi stessi, del Gruppo Movimento 5 Stelle, per l'elaborazione di alcune proposte migliorative.
Per questo, ringrazio gli Uffici.
Trattandosi di un Piano che tocca diverse materie, ha bisogno di una sincronia e di una fasatura insieme agli altri piani, come quello della mobilità, su cui siamo intervenuti come Gruppo Movimento 5 Stelle in modo notevole con proposte migliorative e anche correttive di alcuni dati che secondo noi, andavano corretti.
Queste nostre proposte hanno trovato l'accordo da un punto di vista tecnico anche del Settore tecnico; ovviamente, speriamo che in Aula si troverà anche l'accordo politico più ampio possibile da parte della Giunta e da parte dei colleghi di maggioranza e minoranza.
Le grandi sfide che ci attendono sono chiaramente quelle che interessano i trasporti, perché causa principale d'inquinamento dell'aria in Piemonte e nella Pianura Padana, ma anche in tutto il mondo. Indirettamente, si va a toccare anche un aspetto che non sarebbe esclusivo ambito del piano della qualità dell'aria, che è quello del riscaldamento climatico, perch indirettamente se noi riduciamo le emissioni di combustibili fossili.



(Brusìo in aula)



(Scampanellìo del Presidente)



VALETTI Federico

Chiedo scusa, Presidente, ma non è cambiato molto. Grazie.
Dicevo, andando a influire sulla qualità dell'aria, indirettamente speriamo di ridurre l'utilizzo di combustibili fossili nella nostra economia e anche di ridurre il problema del riscaldamento climatico che è legato alle emissioni di CO2 e di gas climalteranti, tra cui - ricordiamo - lo stesso metano.
Questo Piano si pone obiettivi ambiziosi. Sui trasporti sappiamo già molto perché se n'è già parlato, e molte misure s'intersecano con quanto già discusso in quest'Aula sul piano dei trasporti. Meno conosciuta e meno discussa è la parte che riguarda l'efficientamento degli edifici, il riscaldamento degli edifici, l'agricoltura e l'energia. Su questi aspetti magari interverranno colleghi più preparati del sottoscritto, ma preme comunque rammentare che il problema dell'efficientamento dei nostri edifici, delle case e del riscaldamento domestico è, insieme ai trasporti la prima causa dell'inquinamento nella Pianura Padana.
Il fatto è che dobbiamo pagare per politiche di gestione della qualità dell'aria non proprio lungimiranti, perché ricordo che ancora adesso vengono elargiti pesanti incentivi per l'acquisto di stufe e prodotti alimentati a biomassa. Le politiche, anche quelle europee, non si sono parlate molto su questo problema, perché è vero che se si usa biomassa legnosa non si apporta nuova CO2 nell'ambiente, a parte se vi è un uso intensivo di questo, perché consumando la risorsa forestale si creano problemi anche di apporto di CO2, ma in un territorio come quello piemontese e della Pianura Padana, incentivare la biomassa e pensare di aumentare la quota di utilizzo all'interno delle nostre case è stata una scelta fallimentare che sta causando molti problemi.
Così, a livello piemontese, ad esempio, il 50% delle polveri sottili (fonte ARPA) proviene dal riscaldamento domestico, in sostanza, in alcuni casi superando addirittura l'apporto del traffico.
Adesso è molto difficile invertire la rotta, quindi questo Piano deve necessariamente prevedere azioni che non vanno solo a due, tre o cinque anni, ma dovrà essere esteso e dovrà pianificare come invertire questa rotta che è stata scelta negli ultimi anni. È ovvio che questo comporterà un approccio sinergico tra la Regione, il Governo e anche l'Unione Europea e comporterà un dialogo che superi un pochino le speculazioni politiche.
Purtroppo, si parla di speculazioni che continuano tutt'oggi, anche mentre parliamo. Anche ieri vi è stata una manifestazione che, in teoria, avrebbe dovuto essere di associazioni di commercianti, ma in realtà vi ha preso parte un largo spettro politico (da destra a sinistra, compreso lo stesso collega di partito del Presidente Chiamparino, l'ex Sindaco Fassino) per protestare contro una misura di riduzione del traffico all'interno della ZTL torinese.
Insomma, anche qui, ci vorrebbe un po' di responsabilità da parte di tutti.
Se si vogliono promuovere azioni per la qualità dell'aria, non è ammissibile che un partito attacchi un'altra forza politica quando cerca di attuare delle misure che, di fatto, sono misure che provengono dalla Regione Piemonte e dall'Unione Europea, perché le ZTL e l'inasprimento delle misure di blocco del traffico vengono da direttive al di sopra delle Città e quindi anche al di sopra di Torino. È un richiamo alla responsabilità e a evitare speculazioni politiche, specialmente in campagna elettorale.
Tutti sappiamo che ai cittadini dà fastidio essere bloccati nel movimento con l'auto, anche quando questo movimento è, a volte, eccessivo controproducente e può avere soluzioni alternative migliori. Sappiamo che questo dà fastidio e che in questo caso bisogna cercare di non ascoltare la pancia, ma cercare di fare cultura, anche politica, cioè la politica dev'essere il mezzo per dare informazioni utili ai cittadini, per tutelare l'ambiente e la propria salute e non speculare sulla ritrosia al cambiamento che comunque c'è, perché cambiare le abitudini è sempre fastidioso.
Abbiamo visto, però, che laddove le città si sono dotate di strumenti di mobilità diversi, riprogettando la propria viabilità, riprogettando gli spazi per le persone, per la ciclabilità e per il trasporto pubblico, i cittadini sono più contenti, vivono meglio, dando un contributo alla soluzione di un problema ambientale che è globale, di tutte le città europee e mondiali.
In generale, in questo Piano proponiamo una serie di emendamenti tecnici che cercano di migliorare questo testo; abbiamo visto buona sintonia a livello di Commissione e quindi auspichiamo che vi sia la convergenza sulle nostre proposte e che si possa procedere a un testo che è un divenire e che dev'essere migliorato, sul quale dobbiamo mantenere alta l'attenzione affinché chi viene dopo non abbia la tentazione di ridurre queste misure o depotenziarle, cercando di fare un'operazione di restaurazione di vecchie abitudini e vecchi modi di fare che ormai non possiamo più permetterci perché l'emergenza ambientale e sanitaria è globale e c'impone di essere sempre più rigorosi su questa applicazione, senza cercare facili consensi politici.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola alla Consigliera Conticelli.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
Mi unisco a quanto già detto dai colleghi sul fatto che questo è stato un percorso lungo, condiviso in Commissione e che ha portato a un documento con una visione complessiva delle misure, affinché queste siano efficaci.
Proprio su questo volevo intervenire: non è sufficiente una serie di divieti per risanare la qualità dell'aria.
Oggi, dobbiamo porci il problema dell'efficacia delle misure che mettiamo in campo e le misure devono comprendere politiche che contemperino anche diversi ambiti d'intervento, da quello socio-economico a quello dei trasporti, come, in particolare, ha già ricordato anche il collega che mi ha preceduto.
Le misure che sono previste, in particolare sulla limitazione alla circolazione del traffico - mi concentrerò su quest'aspetto - sono misure che devono avere naturalmente un'estensione ampia, perché la qualità dell'aria non può riguardare solo una città o solo una Regione, ma devono essere poi calate nella realtà socio-economica delle nostre città e delle nostre regioni.
Congestion charge, ZTL e pedonalizzazioni di per sé non risanano automaticamente la qualità dell'aria. Possono essere veicolo al limite anche di risanamento della qualità della vita dei residenti, però se si ha una visione che va al di là del mero divieto di circolazione delle auto, ma con interventi strutturali di risanamento urbano e se si supera questa visione centripeta della città. Infatti, oggi i dati ci dicono che il problema, nella nostra realtà metropolitana in particolare, non è nella zona centrale. Le centraline che sforano continuamente in tutto il periodo invernale sono le centraline della periferia, dove i divieti non ci sono dove non c'è una rete integrata di trasporti e dove si rischia anche di dover pagare una tassa, nel caso si voglia raggiungere la zona centrale.
Ritorno poi alle due manifestazioni che citava il collega. L'altro tema è quello della logistica, della distribuzione delle merci nel centro città.
Non possiamo dire che si sostituisce il commercio naturale con l'e-commerce e andiamo a cercare in città dei luoghi dove fare delle piccole piattaforme logistiche, come quelle che ci sono fuori città dei grossi colossi (Amazon o altri), e così abbiamo risolto il problema. Anche in questo caso, servono misure e visioni nuove, servono dei concentratori di flusso, delle piazzole. Certo, il problema della logistica dell'ultimo miglio non pu essere come consegnare il prodotto comprato online al consumatore finale ma deve essere relativa a come consegniamo i prodotti al commercio naturale e come rivitalizziamo queste zone della città.
Penso che queste misure di divieto della circolazione vadano accompagnate da una seria valutazione preventiva dell'impatto integrato socio-economico altrimenti avremo deviato il flusso delle auto, avremo magari risanato (pu essere) un pezzetto di città, ma ne avremo inquinata di più un'altra. Per se produciamo poi fragilità sociale o desertificazione economica, non abbiamo fatto niente.
Su questo ritorno alle due piazze, quella dei ragazzi di venerdì e quella di ieri dei commercianti. Un Paese e, parliamo di noi, una città ed un'area metropolitana vive di tutto: vive di sviluppo economico, vive di sostenibilità ambientale, vive di aggregazione, vive di qualità della vita ed è sempre sbagliato mettere in contrapposizione la salute con lo sviluppo economico, la sostenibilità con la qualità della vita, a meno che non ci vogliamo rifugiare dietro un ambientalismo di facciata e diciamo che abbiamo fatto la congestion charge e abbiamo scavalcato la piazza di venerdì, poi quei ragazzi riprendono il pullman dopo averlo aspettato 40 minuti e tornano in periferia e continuano a respirare la stessa CO2 di prima.
Credo che entrambe le piazze ci richiamano a una responsabilità, che è una responsabilità progettuale che eviti delle manovre, in un senso o nell'altro, che siano manovre di facciata, che eviti le politiche di chi lascia prima il cerino nelle mani dell'altro Comune o Regione o altri Enti locali o Ministero e che eviti di trasformare la tutela dell'ambiente e della qualità dell'aria in una sorta di tassa sulla salute dei poveri.
Con il collega Ferrentino abbiamo presentato alcuni emendamenti che vanno in questa direzione e che non intendono assolutamente stravolgere la filosofia e l'importante lavoro che è stato fatto dalla Commissione anch'io mi unisco ai ringraziamenti dell'Assessore per la collega Accossato e dell'Assessorato stesso - ma vogliono calare queste misure in un'ottica di efficacia rispetto alla realtà geografica e socio-economica della nostra Regione e della nostra città.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
In Piemonte viviamo una situazione paradossale. Dal 2005 a oggi l'industria ha perso la capacità di consumare, non per un virtuosismo industriale e per un cambiamento dei cicli produttivi e per quella che si potrebbe definire una decrescita felice, ma per una crisi industriale importante, che ha portato a una riduzione dei consumi del 59%. Questi sono i dati che vengono riportati nel PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale).
Parliamo tanto della manifestazione di venerdì scorso, però purtroppo questa Regione non è riuscita ad approvare un Piano Energetico Ambientale Regionale, all'interno del quale vi è una problematica che si rispecchia anche in questo Piano della tutela dell'aria, ovvero il modo in cui si progetta di arrivare a coprire il 29,9% o il 30% dell'energia da fonti rinnovabili.
Infatti, abbiamo un problema serio in questa Regione, e non solo in questa Regione, e aggravato poi dalla qualità dell'aria, perché essendo in un bacino chiuso, con l'inversione termica del periodo invernale, la problematica si accentua. Non abbiamo vento, non abbiamo fonti rinnovabili e non potendo sfruttare la biomassa - perché se sfruttiamo la biomassa e il cippato ci andiamo a complicare la vita sulla qualità dell'aria - abbiamo poche armi che possiamo sfruttare. Da una parte c'è l'idroelettrico e anche qua si parla di idroelettrico. Peccato che tutti che tutti i glaciologi e i climatologi - e non confrontarsi con questi esperti è una grande mancanza politica e anche tecnica - dicono che le riserve di acqua sulle Alpi stanno sparendo. Stanno sparendo, ma questa Regione sembra che non se ne accorga.
E lo dimostra il fatto che viene ancora riproposto nel Piano di tutela dell'aria il ripescaggio dell'acqua. Ma il circuito è chiuso e se l'acqua è poca, hai voglia di fare il circuito chiuso. Basta andare a vedere i dati di Terna: la produzione di energia idroelettrica in questa Regione è sprofondata. L'idroelettrico italiano cala del 30%. Nel 2050, ce lo dicono i climatologi (Mercalli e altri), molto probabilmente non ci saranno più i ghiacciai sulle Alpi, ma queste cose si sanno da anni.
Purtroppo c'è stato un negazionismo diffuso, purtroppo c'è stato il "dieselgate" e hanno voluto barare anche sui dati della produzione di micropolveri del diesel. C'è stato quello che succede anche in altri settori, pensiamo all'inquinamento da onde radio dei telefonini: quanti studi confondenti finanziati da un'industria potentissima. Lo stesso è avvenuto in questo settore, come avviene in tutti i settori, però la politica deve avere una strategia in testa e per trent'anni ha evitato di averla in questo Paese.
In questa regione abbiamo il 30% delle linee ferroviarie sospese, ed è un caso nazionale, ma perché? Perché questa Amministrazione - passate presenti, future - si è trovata una situazione di crisi economica e cos'è andata a tagliare? Il trasporto pubblico per i pendolari: l'80% degli utenti del ferro sono pendolari e noi li abbiamo persi. È chiaro che poi con una deindustrializzazione, cosa abbiamo? Che la fonte principale di consumo di energia di combustibili fossili e di emissioni di micropolveri diventa il trasporto, seconda al civile.
Ma anche sul civile noi ci aspetteremmo molto di più, perché ancora oggi si ricorre a centrali e a combustibili fossili, quando la tecnologia (dal geotermico alle pompe di calore) consente il superamento di questa fase. E in una situazione dove abbiamo migliaia di morti per l'inquinamento dell'atmosfera - questa, tra l'altro, è una delle zone più inquinate del mondo - occorre fare uno sforzo maggiore.
Penso inoltre all'agricoltura. Tutto quello che è riportato nel Piano di tutela delle acque.
No, scusate: Piano di tutela dell'aria. Pensavo all'acqua per quanto è inquinata dall'agricoltura! Ecco, sono già misure in vigore del PSR.
Purtroppo - e devo dirlo sottolineandolo - non è il mondo accademico che ci ha consentito di fare dei salti importanti nelle tecniche agronomiche. Le tecniche agronomiche sono nate dal basso - me lo dice sempre anche mio figlio, e questa è una forma di creazione molto bella - e sono state riconosciute dal mondo accademico.
Due settimane fa, Riso Biosystem ha riconosciuto il cover crop e ha ammesso i vantaggi che dà il cover crop nella coltivazione dei cereali, ovvero l'abbattimento del sovescio, è fare una pacciamatura verde che consente di evitare l'utilizzo di fertilizzanti chimici; fertilizzanti chimici che rilasciano - e a noi interessa nel Piano di tutela dell'aria - l'ammoniaca che fa da catalizzatore alla formazione delle polveri secondarie.
Ma c'è anche da valutare la produzione di concimi chimici, il ciclo di vita. Fissare l'azoto, che è una delle azioni che avevano già scoperto con il sovescio gli antichi romani, richiede una quantità di energia incredibile. Se noi abbiamo un sistema di concimazione che non solo consente di evitare la fissazione dell'azoto, ma in qualche modo permette anche di aumentare quel serbatoio di carbonio che è fondamentale per ridurre la presenza di gas climalteranti.



(Commenti dell'Assessore Valmaggia)



ANDRISSI Gianpaolo

Però, Assessore, lei questa tecnologia l'ha rimandata al futuro. Io ho capito che forse sto troppo sulla strategia dell'ultimo momento, ma se non stiamo sulla cresta dell'onda, se non stiamo su quello che avviene nella realtà e che ha dei riconoscimenti importanti dal mondo accademico.
Da una parte del mondo accademico, perché non è tutto il mondo accademico: infatti ancora oggi si pensa, per esempio, che la sostenibilità della coltivazione del riso passi attraverso la semina in asciutta, e questo è un bel giochino, perché la semina in asciutta si fa col riso Clearfield geneticamente modificato per essere resistente agli erbicidi.
Noi, però, con la cover crop andiamo a evitare anche il ciclo di vita della sintesi delle sostanze chimiche che si usano in agricoltura, quindi andiamo a dare dei benefici molteplici: una riduzione della presenza dell'ammoniaca, un aumento del carbonio e quindi un miglioramento della qualità del terreno, che è un aspetto fondamentale perché consentirà anche di ridurre la necessità di acqua per i terreni e comporterà una serie di vantaggi sul ciclo di vita dei prodotti che richiedono energia a monte.
Tutte queste cose vanno messe insieme, però io credo che su questo Piano di tutela dell'aria siamo arrivati un po' lunghi. La V Commissione ambiente ha fatto tantissimi lavori importanti e io lo riconosco, sebbene qualche volta abbiamo avuto posizioni politiche differenti. Dal Piano rifiuti al Piano rifiuti speciali, alla legge 1 sui rifiuti, al Piano amianto (oggi c'è in discussione un miglioramento della legge 30), la Commissione ambiente credo sia stata una delle Commissioni che ha lavorato di più.
Sul Piano di tutela dell'aria siamo arrivati troppo lunghi e non vi è stata la possibilità di approfondire. D'altronde, ne abbiamo discusso solo un paio d'ore in Commissione, perché poi la discussione degli emendamenti è durata due ore e mezza (credo, non di più) ed è stata decisamente insufficiente. Siamo arrivati lunghi, i tempi sono stretti e oramai si va a conclusione di questa legislatura.
Noi abbiamo presentato anche degli emendamenti che richiedono, da una parte, uno sportello energia: la risposta dal settore è che potrà essere ricompreso poi nel Piano stralcio. Lo sportello energia per noi è fondamentale; è fondamentale che, a livello degli Enti locali, laddove avvengono le cose, laddove si fanno magari pagare delle tasse in più a chi vuole ristrutturare delle case e non vuole consumare territorio, si cambi assolutamente registro. Ce lo chiedono le nuove generazioni, ma non solo quelle.
Abbiamo chiesto inoltre che si superi il discorso della certificazione energetica. Con la certificazione energetica, con un bollino che ti dice "la mia classe è in E, F, B, C" non si va da nessuna parte, se non nella compravendita degli alloggi. Noi invece vorremmo che questa Regione sperimentasse una diagnosi energetica degli edifici, ovvero la capacità di spiegare ai condomini e ai singoli proprietari quali interventi sono più convenienti per rendere tali edifici più compatibili con l'ambiente. Quindi crediamo che sia fondamentale, da una parte, come ha detto prima il Vicepresidente Valetti, alzare l'asticella sul sistema dei trasporti alzare l'asticella sul sistema civile, ma anche sul sistema industriale.
Comprendiamo le best available technology; avete scritto una bella cosa: "Applicheremo le best available technology, le migliori tecnologie possibili". Però, se non ci viene spiegato che risultato ciò può dare in termini di miglioramento ambientale, di riduzione di micropolveri, quindi di riduzione conseguente dei consumi, ovviamente rimane un po' scritto sulla sabbia.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tronzano.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Certamente non è con voi, Assessore, con la sua maggioranza, col PD e neanche col Movimento 5 Stelle che riusciremo a coniugare lo sviluppo con l'ambiente. Il vostro modo di legiferare è un modo chiaramente improntato sui controlli e sui divieti e non è incentrato invece sull'avere lo sviluppo, ossia regole chiare all'interno delle quali si possono sviluppare dei progetti e delle azioni.
Oltre a condividere totalmente l'intervento del mio collega Ravello, credo che su questo si debba fare una riflessione politica molto seria e molto importante. Noi abbiamo colpito in questi anni, a seguito delle vostre azioni, due elementi essenziali: la casa e l'auto. Ma né la casa né l'auto sono dei lussi, sono cose superflue: sono la base sia della mobilità sia della famiglia sia dell'individuo. Sono due elementi che noi dovremmo cercare di aiutare e non di punire costantemente in maniera drastica, e su questo credo che vada fatta la prima riflessione.
Il secondo ragionamento è sempre politico, perché ritengo che poi alla fine un po' di memoria bisogna averla tutti, e lo diceva già il collega Ravello.
Io parto dal nucleare: pensate un po'! Parto dal nucleare per arrivare alla TAV, dove il PCI-PDS-DS-PD, che oggi manifesta contro la ZTL in maniera direi irriguardosa nei confronti di chi pensa che la politica possa determinare una svolta nei percorsi della vita quotidiana.
Pensate un po' che sul nucleare e sulla TAV il PCI-PDS-DS-PD è stato quello che ha creato il brodo di cultura per i signori qua dietro, cioè il Movimento 5 Stelle. Colleghi che non hanno mai nascosto le loro legittime idee e le loro legittime aspirazioni, ma che nascono certamente per l'ambiguità avvenuta in questi anni a partire, pensate un po', dal referendum sul nucleare, che hanno bocciato con una politica e con una polemica assurda, direi anche vergognosa, viste le azioni messe in piedi.
Il terzo elemento politico - parlo solo di politica, perché non essendo un tecnico, non mi permetto di entrare nel tecnico, se non riferendo dati che ho letto - è che non vedo il nesso logico, Assessore, Giunta regionale e colleghi della maggioranza, fra gli impianti legislativi dell'agricoltura dell'edilizia e del Piano della qualità dell'aria. Sull'agricoltura ci siamo occupati, per il 95%, delle nicchie e soltanto per il restante 5 grazie a un trafiletto che il sottoscritto, insieme alla minoranza, ha inserito nel testo unico dell'agricoltura - dell'agricoltura tradizionale.
Cosa che, invece, è inversa: il 95% degli interessi, del profitto e dell'azione deriva dall'agricoltura tradizionale e il 5% dalle nicchie. Lì invece, abbiamo invertito il trend e quindi agiamo sull'agricoltura in un modo, secondo me, sperequato e distonico, se vogliamo essere più chiari rispetto al quadro di riferimento della qualità dell'aria e dell'inquinamento ambientale.
Secondo argomento: edilizia urbanistica. Abbiamo approvato - nonostante la nostra proposta di fare un testo unico che fosse attento alla questione burocratica, al riuso e al rigenerazione - un testo che è di nuovo dirigista. Un testo che sicuramente non aiuta il riuso e la rigenerazione.
Se è vero quello che sostiene ARPA, come credo sia vero, il riscaldamento delle case è il maggiore responsabile dell'inquinamento dell'aria: quale modo migliore, Assessore e maggioranza tutta, se non agire attraverso il riuso e la rigenerazione? Anche su questo siamo stati succubi del Ministero, dobbiamo agire attraverso il Piano paesaggistico e tutta una serie di cose, ma non rendiamo facile e favorevole l'utilizzo del riuso e della rigenerazione.
Questo è il secondo aspetto incongruo, secondo me, nella linea politica che questa Giunta ha voluto attuare in questi cinque anni sia sull'agricoltura sia sull'edilizia.
Arriviamo alla questione dell'inquinamento dalle auto. A parte che non comprendo come la Consigliera Conticelli e i suoi colleghi possano essere stati presenti ieri sera alla manifestazione sulla ZTL quando leggo un emendamento della stessa Consigliera Conticelli, insieme al collega Ferrentino - legittimo, perché devo rispettare le idee di tutti - che sostanzialmente, continua a preferire la ZTL; continua ad assumere, come concetto fondante contro l'inquinamento ambientale e contro l'inquinamento della qualità dell'aria, la ZTL.
Mi chiedo: ma com'è possibile, come diceva il collega Ravello, presentarsi in piazza ieri sera a sostegno della mancata applicazione della ZTL? Anch'io difendo la Sindaca Appendino perché, nonostante tutto, ricordo che il PCI-PDS-DS-PD è dal 1991 che ha istituito la ZTL; ripeto, dal 1991! È inutile che adesso contrastiamo questo provvedimento, facciamo la faccia di bronzo e diciamo che siamo contrari alla ZTL, perché questa è una posizione, a mio giudizio, ipocrita. Naturalmente dal punto di vista politico e con tutto rispetto per le idee di tutti.
Studi indipendenti di parte terza - mi rivolgo al Consigliere Appiano, che su questo tema è sempre molto attento - dell'Università dell'Europa occidentale dimostrano con chiarezza che dall'inquinamento dei tubi di scappamento sulle PM10, quindi sulle polveri sottili, soltanto il 2,5 proviene da questo tipo di situazione.
L'ARPA è certamente un organo che rispetto perché vi lavorano professionisti e certamente i suoi dati sono giusti, ma è possibile che la politica non possa valutare, con altrettanta attenzione, studi che vengono fatto da parte di terzi e indipendenti come avviene negli Stati Uniti? Ma chi mi dice, cari signori della maggioranza, che il diesel inquina di più? Fino a dieci anni si diceva di comprare il diesel perché inquinava di meno! Non è negazionismo. Voi Consiglieri del Movimento 5 Stelle credete di avere la verità in tasca, ma è ora che la finiate! Anche noi parliamo con coscienza e con rispetto per i cittadini. Voi non avete la verità in tasca! Voi state, e lo dico con forza, distruggendo il commercio a Torino con la ZTL! Rendetevi conto che non avete la verità in tasca: questo sia ben chiaro! APPIANO Andrea (fuori microfono) Guarda che la Lega governa con loro!



(Proteste provenienti dai banchi riservati ai Consiglieri del Gruppo Movimento 5 Stelle)



TRONZANO Andrea

È inutile che mugugni, Consigliere Bono, perché è così. Voi state andando rispetto all'"uno per uno" come dite voi, contro la democrazia rappresentativa! Contro il rispetto dei corpi intermedi di questa società! È questo il sopruso maggiore che voi fate e state perpetrando con assoluta sicurezza e, se volete, coerenza! Noi diciamo, e mi placo e chiedo scusa per il mio temperamento, ma ogni tanto ci va con il Movimento 5 Stelle, che non vuole la TAV, ma vuole salvare il mondo dall'inquinamento della plastica e dall'inquinamento atmosferico.
Detto questo, lo dico con rispetto, cari colleghi della maggioranza. Perch non prendete in esame anche dati che provengono da altre fonti dipendenti di parte terza, di università che pensano che l'inquinamento da tubo di scappamento non sia il fulcro dell'inquinamento ambientale? Mi rivolgo all'Assessore: oltre alle questioni di incongruenza che ho detto prima, a nostro giudizio - e questo lo proporremo, se vorranno, ai colleghi di maggioranza e al candidato Presidente, quando ci sarà, nella campagna elettorale - ci va un grande Piano Marshall di investimenti, oltre a un piano legislativo importante nel riuso e nella rigenerazione, ma anche un grande investimento sulle abitazioni e sul miglioramento dalla classe energetica delle case. Senza di questo, possiamo parlare di mille cose ma alla fine, non troveremo mai la soluzione giusta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Invito i colleghi a consentire al Consigliere Bertola di intervenire.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ricordo che c'è da dedicare lo spazio agli emendamenti. Il Piano della qualità dell'aria arriva un po' in extremis, alla fine della legislatura quasi fuori tempo massimo.
Anch'io mi unisco ai ringraziamenti che hanno fatto i colleghi agli Uffici del Consiglio regionale e della Regione per il lavoro tecnico svolto e anche per l'attenzione e lo spirito collaborativo che abbiamo trovato, al di là delle ovvie differenze di posizione politica che poi possono esserci con la parte politica e con l'Assessorato.
Per anni possiamo dire che non è stato fatto nulla né dalla politica nazionale né da quella regionale e siamo in mora, la parola giusta, non solo con le istituzioni europee, perché incombe, com'è stato ricordato, una procedura d'infrazione che costerebbe assai cara alla nostra Regione, ma siamo in mora soprattutto - e questo è decisamente più importante rispetto alla tutela della salute dei cittadini, giacché stiamo parlando anche e soprattutto di questo. Pertanto, non commento nemmeno certe affermazioni del Consigliere Tronzano, anzi mi batterò sempre per la libertà di ognuno di dire ciò che pensa anche quando questo ha dei risvolti abbastanza paradossali, perché sono un fervente democratico.
I colleghi sono già stati piuttosto chiari anche riguardo agli aspetti tecnici del Piano e alla nostra posizione su alcuni di essi. Voglio sottolineare, però, nuovamente, un dato politico: se da parte di Forza Italia vediamo una coerenza nell'infischiarsene delle questioni riguardanti la tutela dell'ambiente e quindi della salute dei cittadini, da parte del Partito Democratico vediamo l'atteggiamento di chi vuole recitare tutte le parti di una commedia.
Per sicurezza, loro dicono: "Ci piazziamo due di qua, due di là e due di là, almeno rappresentiamo tutte le parti e, in qualche modo, abbiamo sempre ragione. Qualcuno lo prendiamo sempre".
Signori, questo, oltre a non funzionare più, perché fa perdere credibilità è veramente da irresponsabili. Ciascuno di noi può capire e rispettare anche posizioni diverse ed io sinceramente - e qui rispondo nuovamente al collega Tronzano - una frase che dico spesso anche alle persone che fanno parte della mia stessa forza politica è che non ho la verità in tasca, non ho mai pensato di averla e - ripeto - lo dico in primis ai miei figuriamoci quando parlo con gli altri, però occorre vedere questi atteggiamenti.
Il venerdì si manifesta con Greta contro i cambiamenti climatici, il lunedì si manifesta contro la ZTL; si è maggioranza a Milano e si fa la ZTL più grande dell'universo ed è una cosa bella e innovativa, si è opposizione a Torino e la ZTL da due chilometri quadrati non va bene; si è maggioranza in Regione e si fa un Piano per la qualità dell'aria dove sono previste le ZTL e le congestion charge; si è maggioranza di Consiglio regionale e si va a manifestare insieme ai commercianti contro la ZTL.
Non vi chiedo nemmeno di mettervi d'accordo tra di voi, perché si è già capito che non riuscite a farlo e questo è ormai un dato storico, per almeno cerchiamo di avere un atteggiamento responsabile, perché giocare tutti i 90 numeri al lotto, così uno esce e può dire di aver vinto, non mi sembra nell'interesse dei cittadini piemontesi.
Da parte nostra, c'è un atteggiamento (l'abbiamo anche dimostrato) collaborativo e costruttivo per migliorare alcune parti di questo Piano per la qualità dell'aria, ma ciò che non accettiamo e che continuiamo a condannare è una certa ipocrisia.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Il tema di cui parliamo oggi è balzato anche recentissimamente all'attenzione mondiale grazie alla mobilitazione dei giovani. È un tema che abbiamo provato a perseguire con tutte le attività in ambito ambientale portate avanti in questa legislatura, che, come hanno anche riconosciuto i colleghi, sono state diverse e hanno costituito un panorama di pianificazione che, però, non è che un primo passo.
Abbiamo lavorato sui rifiuti, abbiamo lavorato sul Piano paesaggistico sulle aree protette, sulla qualità dell'acqua, ecc., e arriviamo oggi - in finale di legislatura - su un tema centrale come quello della qualità dell'aria. Qualità dell'aria che è un'emergenza da decenni, perché oggi si parla degli obiettivi COP24 dell'ultima grande adunata internazionale avvenuta in Polonia quest'anno per affrontare tutto il tema delle fonti rinnovabili, delle emissioni climalteranti e dei nuovi obiettivi da sottoscrivere a livello internazionale.
Quello che, però, voglio ricordare è che il discorso lo avevamo affrontato già nel COP3, 21 anni fa: parliamo del Protocollo di Kyoto, parliamo del primo grande tentativo di creare una grande adesione internazionale a un programma volto a ripulire l'aria, a livello globale, dagli elementi inquinanti, in particolare dai climalteranti. Un obiettivo che il nostro Paese ha quasi raggiunto, però grazie alla crisi che ha disintegrato le emissioni legate alle attività produttive, mentre le emissioni legate all'autotrasporto, all'edilizia, al consumo e alla produzione energetica non sono diminuite.
Si tratta di un tema centrale, oggi, perché con gli obiettivi di ridurre la quota emissioni per cercare di fermare la percentuale di CO2 equivalente venivano riuniti i gas climalteranti (il metano, il clorofluorocarburi, i composti solforati, ecc.) in equivalente carbonio a 350 parti per milione.
Noi oggi siamo arrivati a 411, con un'inevitabilità dell'alterazione climatica che è già evidente da diversi anni.
Un'inevitabilità, perché ce lo dicono i nostri stessi modelli: nel Piano energetico regionale, che non ha visto la luce purtroppo in questa legislatura, che è strettamente connesso al tema della qualità dell'aria, è scritto che anche se riusciremo a portare avanti la migliore soluzione messa in campo da noi, noi assisteremo a un aumento delle temperature medie, sia per le minime sia per le massime, sul nostro territorio entro il 2035 di almeno un grado. Non parliamo, poi, degli scenari peggiori.
A questo, si va a collegare tutto il resto dei temi, perché ci sono le questioni climalteranti che già ci rovinano la salute, rovinano i cibi e causano danni, perché il clima, cambiando, diventa più violento: c'è più energia nell'area e, quindi, qualsiasi manifestazione climatica diventa più estrema. È il caso dei forti venti: trombe d'aria in luoghi dove non se ne erano mai viste in epoca storica e diminuzione delle precipitazioni; quelle presenti, intensificate al massimo. A questo aggiungiamo la tossicità delle nostre emissioni, al punto che nell'aria c'è, sostanzialmente, più anidride carbonica: ciò significa che consumiamo più ossigeno di quanto ne venga prodotto.
Badate che ci sono i numeri a dimostrarlo! Sono i numeri a dire che noi consumiamo una volta e mezzo l'ossigeno che viene prodotto a livello globale. In pratica, ce lo stiamo mangiando! E non è solo un problema di clima, perché oltre certi livelli l'anidride carbonica è tossica, anche se noi, probabilmente, moriremo tutti prima per catastrofi o per collasso del sistema economico! Vogliamo parlare di massimi sistemi, ma ci sono dei modelli.
Ricordo un libro che non è mai stato tradotto in italiano, "L'aggiornamento al 2002 dei limiti alla crescita", di Donella Meadows, il famoso Club di Roma, basato su un modello del Massachusetts Institute of Technology (MIT di Boston), il modello "mondo" che andava a prendere (a grande scala ovviamente) tutti i parametri che definiscono il sistema mondo, il sistema ambientale, i sistemi economici, i sistemi di sostenibilità della popolazione e della salute umana. Avevano costruito dieci modelli che tenevano in conto diverse possibilità.
Notate che il primo modello risaliva al 1970! Quindi trent'anni dopo si fece l'aggiornamento e si scoprì che avevamo seguito il cosiddetto modello business as usual, quello che c'è anche scritto oggi nei nostri piani. Se facciamo come si è fatto fino adesso, andiamo incontro alla rovina.
Di recente (nel 2010, se non ricordo male), un'università australiana è andata a verificare, a livello di parametri complessivi, in che modo stiamo seguendo questi modelli e ha nuovamente ribadito che stiamo andando verso un modello che ci porterà ad un collasso complessivo tra il 2050 e il 2070.
Sembra lontano, ma non è poi così lontano! Lì si faceva un chiarissimo esempio, il cosiddetto "indovinello del lago": se io ho un lago che in 20 giorni viene ricoperto dalle ninfee, e le ninfee raddoppiano la superficie coperta ogni giorno, dopo quanti giorni ho coperto la metà del lago? Dopo 19 giorni. Per cui, se pensiamo di intervenire a risolvere i problemi quando siamo a metà del problema, ci rimane solo un giorno per intervenire! Questo è il paradosso della situazione: non ci siamo preoccupati di intervenire in maniera seria quando questa situazione si poteva affrontare con delle misure che erano sostenibili anche dal punto di vista economico e sociale; misure che avrebbero avuto un limitato impatto a livello di costi e di sacrifici, e che avrebbero portato benefici sul lungo periodo. Invece dobbiamo intervenire adesso, quando abbiamo innescato dinamiche che sono difficilmente controllabili e che, in alcuni casi, non lo saranno più, per cui parliamo di "mitigazione", cioè di un tentativo di limitare i danni danni che sono inevitabili e che stanno già avvenendo.
Uno studio del 2009 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (non parliamo più di ambiente, ma di salute) citava Torino tra 13 città europee a livello di riduzione dell'aspettativa di vita legata all'inquinamento: questo nel 2009! Nel 2017, se non erro, Torino si è guadagnata la palmarès della città più inquinata d'Europa! Quindi 2009, 2017. Questa è la situazione, e in tutto il Piemonte abbiamo un problema del genere per la conformazione fisica della nostra Regione.
Allora è importante fare questi interventi. È importante tutelare la natura e gli alberi. Perché un albero di 25 metri garantisce un assorbimento incredibile di materiale inquinante. E per sostituire un albero vecchio di 25 metri pienamente funzionante, servono 1.800 alberi giovani dello stesso tipo, di tre anni: 1.800 alberi per ogni albero adulto di 25 metri! Capite la differenza?



PRESIDENTE

Consigliere Campo, le devo chiedere di terminare il suo intervento.



CAMPO Mauro

Qui oggi facciamo un passo importante, perché con questo Piano abbiamo anche stabilito delle misure. Ma ricordatevi che questo non è che un piccolo passo, perché lo sforzo da fare è enorme, enorme! E dovrebbe incentrare le politiche dei prossimi anni, molto di più.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrentino.
Con quest'ultimo intervento chiudiamo la discussione generale.
Prego; ne ha facoltà.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Non vedo il collega Tronzano in Aula, ero preoccupato per le sue coronarie quando interveniva. Vorrei soltanto rassicurarlo sul fatto che diversi componenti del Gruppo del Partito Democratico hanno partecipato convintamente ieri sera alla manifestazione indetta sotto il Municipio di Torino, così come abbiamo partecipato a quella di venerdì, senza alcun tipo di difficoltà.
Vado soltanto a elencare quello che quest'Amministrazione ha fatto, per poi soffermarmi sul perché eravamo presenti anche ieri sera. Intanto sgombriamo il campo su un punto: gli stessi organizzatori sono favorevoli alla ZTL basta leggere l'intervista di Giancarlo Banchieri di Confesercenti. Nessuno si è mai sognato di dire "no" alla ZTL. Anzi, chiedono di aumentare le isole pedonali e le strade chiuse al traffico. Il problema è capire come ci si arriva a questi provvedimenti.
Si citava prima il Comune di Milano. Il Comune di Milano nel 2011 ha indetto ben cinque referendum per consultare i cittadini.
Per quanto riguarda l'introduzione dell'Ecopass, la cosiddetta tassa d'ingresso per l'area C a Milano, il 79% dei partecipanti al voto aveva espresso parere favorevole; sugli altri referendum addirittura si raggiunse il 90%-96% dei partecipanti. È un piccolo dettaglio che si chiama "democrazia", e che prevede di consultare almeno i corpi intermedi prima di assumere decisioni come queste.
Quindi non è che i componenti del Gruppo del Partito Democratico abbiano partecipato all'iniziativa di ieri sera per dire che sono contrari alla ZTL. Piuttosto, sono favorevoli al fatto che si apra un tavolo di confronto per capire dove s'inserisce questo provvedimento, all'interno di quale visione strategica della città, quale visione si ha per introdurre queste misure. E denota anche un certo atteggiamento da parte della Sindaca quando ieri sera è scesa. A mio avviso, ha fatto bene a incontrare i manifestanti. Peccato quella chiosa finale: "Siamo disponibili al confronto, ma non si torna indietro. Noi andiamo avanti con questo provvedimento".
Mi sembrano due considerazioni abbastanza in contrasto tra di loro. Dire che si è disponibili al confronto vuol dire che si è disposti a sedersi attorno a un tavolo e spiegare qual è il disegno sul futuro di questa città.
Nessuno degli organizzatori della manifestazione ha mai messo in discussione né ZTL né le isole pedonali, quindi le strade chiuse al traffico. Si vuole semplicemente capire.
Prima il collega Tronzano chiedeva quale fosse la visione del Partito Democratico nel coniugare sviluppo e ambiente.
La migliore risposta l'ha data quest'Amministrazione regionale in questi cinque anni, con una serie di provvedimenti che hanno cercato di recuperare quello che non era stato fatto, o che era stato fatto in un modo che non andava in questa direzione, dalla precedente Amministrazione Cota.
Pensiamo a tutto il lavoro fatto sul ciclo integrato dei rifiuti, quando invece la legge 7 aveva ipotizzato un altro modello e nessun coinvolgimento dei Sindaci delle amministrazioni locali; pensiamo al lavoro fatto sul riuso e sul non consumo di suolo.
Il lavoro sul riuso dovrebbe essere la battaglia che tutti dovremmo fare almeno chi amministra (tranne pochissime eccezioni), perché chi amministra si trova con un patrimonio immobiliare, sia residenziale sia produttivo che in molti casi ha enormi volumi vuoti e non utilizzati, che stanno diventando anche un problema, se legati alla tassazione sugli immobili non utilizzati e non produttori di reddito.
Il tema del riuso è stato un tema estremamente importante.
Il tema del PSR dell'agricoltura sostenibile è importantissimo per la qualità dell'aria; come anche tutti gli interventi sulle fonti di produzione di calore, che ovviamente devono continuare, ma che sono patrimonio di questi cinque anni di questa Amministrazione.
Ieri sera mi sono sorpreso, quando sono arrivato in piazza, nel non vedere dietro lo striscione commercianti o rappresentanti dei commercianti, ma caricature del centrodestra (da Rosso a Giachino in prima fila). Avrei voluto vedere in prima fila banchieri, Coppa e Alberti tenere quella bandiera.
Io sono stato ben lontano da quello striscione, perché era un tentativo per impadronirsi, in modo anche caricaturale, di una.



(Commenti del Consigliere Tronzano)



FERRENTINO Antonio

Caro collega Tronzano, siete voi che sbavate dietro alla Lega, per fare il Governo regionale con la Lega, certamente non il Partito Democratico quindi non capisco.
Tutti i giorni, almeno dai giornali, anche dando per scontato che il 50 sia inventato, rincorrete la Lega per fare il governo regionale, per proporvi a governare il Piemonte insieme. Quando si hanno dubbi o perplessità sul percorso che si mette in campo per amministrare una Città o una Regione, vuol dire che si hanno dei comportamenti che non sono in linea l'uno con l'altro.
Io ho partecipato a entrambe le manifestazioni e le trovo assolutamente in linea l'uno con l'altro. Ricordo che, ieri sera, le associazioni non hanno convocato i commercianti per dire: "apriamo la ZTL" o "riapriamo via Garibaldi al traffico". Assolutamente no. I corpi intermedi vogliono capire, anche in previsione di quello che è un nuovo modello di commercio che avanza, come si coniuga la necessità di avere sempre meno traffico nel centro storico con la trasformazione del commercio, che sta impegnando anche Torino.
Se mettiamo in fila gli interventi fatti in questi cinque anni, un lavoro importante è stato svolto della V Commissione ambiente. Ringrazio pubblicamente gli Uffici dell'Assessorato per aver accompagnato la Commissione su provvedimenti molto importanti che ci hanno impegnato per centinaia di Commissioni.
Questo è anche il motivo per cui uno fa il Consigliere regionale: provare a riscrivere le regole che indicano ai cittadini, all'Amministrazione, alle aziende e al settore produttivo quelle che sono, secondo un lavoro condiviso nella V Commissione, le indicazioni che possono rappresentare un buon viatico per i prossimi anni.
Pertanto, nessun imbarazzo da parte mia, ma penso nessun imbarazzo da parte dei colleghi del Gruppo che ieri sera erano presenti sotto il Municipio non per riaprire via Garibaldi (tra l'altro, è stata chiusa da amministrazioni di centrosinistra), ma per ribadire che le scelte e il ridisegno del futuro di questa città si fa insieme.
Citare Milano è veramente qualcosa di incredibile: Milano ha fatto cinque referendum, con un'altissima partecipazione dei cittadini, prima di deciderà quali interventi andare a proporre per i propri cittadini e per le proprie attività produttive.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ferrentino.
Il Consiglio finisce qui.
Ricordo che alle ore 14.30 è previsto lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.04)



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