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Dettaglio seduta n.395 del 19/02/19 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 14.43 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 2563 presentata da Conticelli inerente a "Vicenda CSP S.p.A.: interventi della Regione nelle trattative per il CIC e per il CSP"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2563.
La parola alla Consigliera Conticelli per l'illustrazione.



CONTICELLI Nadia

Di questo tema abbiamo già parlato in quest'Aula. Avevo presentato un question time a luglio, quando erano stati sospesi gli stipendi per i lavoratori del CIC e del CSP e poi credo ci siano state interrogazioni anche da parte di altri colleghi.
Pur non avendo la Regione una competenza propria, in questi mesi l'Assessora Pentenero ha seguito da vicino la vicenda. Peraltro, sulla vicenda CSP sono ben otto le Regioni coinvolte. È corretto un maggiore interesse da parte del Piemonte, perché queste sono due realtà nate nella nostra Regione, due realtà portatrici di un know how importante.
Si tratta di realtà che erano, anche dal punto di vista delle commesse pesanti nella nostra Regione e che, a causa di una gestione finanziaria, da parte della dirigenza, un po' spregiudicata (le vicende giudiziarie sono note a tutti), mettono nell'incertezza oltre 500 lavoratori, rischiando di perdere due realtà importanti del Piemonte.
Per quanto riguarda il CIC, si parla di attivare gli ammortizzatori sociali, quindi volevamo sapere com'è la situazione; mentre su CSP, oltre che a un tavolo nazionale di crisi, c'è un tavolo di monitoraggio nazionale che è in scadenza, sul quale in questi giorni è stato detto poco o niente nonostante la vicenda dell'azienda di Pio Piccinni sia tornata all'onore delle cronache.
Naturalmente riteniamo che i lavoratori, almeno per parte nostra, debbano avere la massima attenzione in quest'accompagnamento, anche perché molte delle unità lavorative magari hanno già ritrovato una collocazione; per come al solito, chi resta sono spesso le persone un po' più fragili, quindi magari un po' più avanti con l'età.
Pertanto, pur nella consapevolezza che la nostra Regione non ha una competenza, è per noi una realtà molto importante. L'Assessorato al lavoro l'ha seguita fino a oggi e chiediamo un aggiornamento sulla vicenda.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Conticelli.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Credo sia necessario, semplicemente per sottolineare due premesse, fare una piccola introduzione. CSP è di natura completamente privata dal 2015. CSP è un'azienda il cui unico proprietario societario è CSP nazionale, che nel 2015 ha iniziato ad avere una serie di indagini, da parte di più Procure che afferiscono il quadro nazionale, così come CIC è sotto il controllo dalla Procura di Torino, per quello che riguarda il perimetro strettamente legato a CIC.
Dal 2015 hanno lavorato fino al 2018, con diverse commesse che avevano una natura contrattuale, ovviamente definita nell'arco temporale. Le commesse stanno scadendo e i soggetti proprietari delle commesse hanno legittimamente avviato gare pubbliche attraverso CONSIP, quindi andando a rideterminare nuove assegnazioni.
A oggi la situazione risulta questa. I clienti più significativi hanno aggiudicato le proprie commesse ad altri soggetti e questo ha comportato una riduzione dell'attività.
Nell'ultimo tavolo tenutosi prima delle vacanze natalizie abbiamo chiesto ai sindacati di farsi carico del futuro dei lavoratori, a fronte di una situazione preoccupante, quale quella delle commesse che via via sono venute a mancare al Consorzio CIC. I sindacati hanno fin dall'inizio seguito con attenzione la vicenda. Oggi stanno avviando i tavoli per la definizione dell'unico strumento di ammortizzatore sociale, che è il FIS.
Ieri c'è stato un incontro, quindi proseguiranno nella trattativa sindacale per l'applicazione del FIS, a fronte del fatto che pare che le commesse stiano via via concludendosi per la prima parte dell'anno 2019.
Ovviamente il futuro della casa madre - utilizziamo questo termine - è un futuro legato alle sorti dell'azienda stessa e che seguiremo con attenzione, per quanto di nostra competenza.
Non appena sarà riconvocato il tavolo nazionale sarà nostra cura parteciparvi, però credo che innanzitutto sia necessario far sì che i lavoratori si trovino in un perimetro di protezione che permetta loro di utilizzare tutti gli ammortizzatori sociali che è possibile utilizzare.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 2564 presentata da Cassiani inerente a "Crisi filiera gioco legale"


PRESIDENTE

Proseguiamo con la trattazione dell'interrogazione a risposta immediata n.
2564.
La parola al Consigliere Cassiani per l'illustrazione.



CASSIANI Luca

Grazie, Presidente.
L'interrogazione ha come oggetto gli effetti delle norme entrate in vigore con la legge n. 9 del maggio 2016 e, in particolare, ciò che è avvenuto nella nostra Regione, per quanto riguarda gli aspetti di carattere occupazionale.
Numerose aziende mi hanno sottoposto, dopo alcuni mesi che erano state inviate lettere all'Assessorato per la convocazione di un tavolo di crisi il fatto che non sia stato preso in considerazione, almeno dal loro punto di vista, questo tipo di situazione che richiamava l'attenzione dell'Assessorato sulle conseguenze occupazionali dovute al licenziamento e alle prossime questioni occupazionali, ovviamente ancora più gravi, che si avrebbero con l'entrata in vigore dell'ultima parte della legge che riguarda le VLT a maggio.
In questo senso, alcune aziende mi hanno sollecitato nel comprendere le ragioni per cui, da parte dell'Assessorato competente, non vi fosse stato un richiamo a un tavolo più generale, considerando anche che i sindacati da questo punto di vista, hanno fatto alcune manifestazioni e hanno fatto presente all'Amministrazione regionale il fatto che vi fossero molti loro iscritti tra le persone che hanno perso il lavoro o che rischiano di farlo.
Pertanto, la domanda, in breve sintesi, è capire come mai non è stato, in misura anche celere, risposto alle numerose lettere che mi dicono sono arrivate per quanto riguarda la difficoltà occupazionale e un tavolo di crisi, nel quale capire se e come intervenire per quelle aziende che possono accedere agli ammortizzatori sociali. Mi pare che, invece, molte di queste aziende non possono farlo proprio per il tipo di contratto collettivo al quale fanno riferimento.
Credo che oltre a quello che è successo nell'ambito dello scorso anno, con l'entrata in vigore formale della legge, dobbiamo preoccuparci anche di quello che succederà a maggio, perché, come sapete il distanziometro entrerà in vigore anche per le VLT e per i centri scommesse che le hanno al loro interno. Si parla di qualche migliaio di posti di lavoro in tutta la regione.
Mi chiedo se anche su questo si potesse fare un ragionamento, visto che da parte dello Stato, nonostante le promesse, non vi è stata una normativa quadro sul gioco legale che potesse normare in modo omogeneo e uniforme sul territorio nazionale questa vicenda, anche alla luce delle numerose sentenze - l'ultima delle quali, oltre a quella di Torino, è quella di Bolzano - che mettono in discussione la costituzionalità del distanziometro.
Premesso tutto ciò, l'aspetto che ora più mi tocca e che mi preme sottolineare riguarda le questioni di carattere occupazionale. Per quanto si possa, credo che l'Assessorato e la Regione debbano mettere in campo tutti gli sforzi per cui sono competenti per cercare di evitare o, in qualche modo, alleviare i danni che la perdita di lavoro in queste aziende ha provocato in questi mesi.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Come il Consigliere ricorderà, l'Assessorato al lavoro, come anche i Gruppi consiliari, hanno incontrato in più occasioni i rappresentanti di categoria delle aziende, così come i rappresentanti dei lavoratori delle sale da gioco. Sono state fatte delle audizioni sia presso il Consiglio sia presso la sede dell'Assessorato. Abbiamo monitorato con attenzione quello che è l'impatto occupazionale dovuto alla legge regionale che, lo ricordo, è stata approvata con l'obiettivo di prevenire e contrastare il gioco d'azzardo patologico.
I dati che abbiamo a disposizione sul sistema informativo del lavoro del Piemonte, raccolti da SILP, che consentono di verificare l'andamento occupazionale dei lavoratori che stanno all'interno delle nostre imprese ci permettono di mettere a confronto i dati tra assunzioni e licenziamenti.
Da questi dati non emerge nessun calo significativo di occupati nel settore del gioco d'azzardo; il saldo tra le assunzioni e le cessazioni risulta negativo tra il 2016 e il 2017, quando gli occupati delle aziende che gestiscono le sale gioco, le sale scommesse e lotterie sono diminuiti di una sessantina di unità per anno, ma siamo di fronte a un periodo di riferimento antecedente all'applicazione della legge regionale. In particolare, è la legge che riguarda le norme sulle distanze minime dai luoghi sensibili che, come sappiamo, è diventata efficace soltanto in seguito, cioè nel novembre 2017. Quindi, il calo occupazionale che abbiamo con riferimenti precisi ai numeri si rifà a un periodo antecedente e non al periodo di riferimento di applicazione della legge.
Dai dati che emergono da SILP, nel 2018 l'andamento occupazionale addirittura pare un po' migliorato, con un incremento di assunzioni rispetto al 2017 pari a un centinaio di unità e un parallelo incremento delle cessazioni per 60 unità. Pertanto, vi è un saldo occupazionale leggermente negativo di 13 unità. L'andamento occupazionale del settore non ha quindi scostamenti significativi rispetto all'andamento degli anni precedenti. Vi preciso, inoltre, che, a oggi, in Assessorato non è arrivata alcuna richiesta di procedura di licenziamento collettivo da parte di aziende che afferiscono al settore, ma sono arrivate lettere, peraltro in un formato standard, in cui si comunicava l'ipotesi futura di eventuali licenziamenti all'interno del settore.
Le aziende, così come le parti datoriali e le parti sociali, sanno bene che, nel momento in cui si avvia una procedura di licenziamento collettivo oppure si avvia l'utilizzo di un ammortizzatore, a seconda di quelli che sono i contratti applicati in quel singolo settore, per avviare un tavolo di crisi e quindi una procedura di licenziamento collettivo o per avviare una procedura di attivazione di un ammortizzatore sociale, esiste una prassi consolidata, che intanto non è una prassi collettiva ma individuale.
A oggi, non risultano essere arrivate richieste di attivazione di tavoli se non comunicazioni standard, in cui ci si dice che forse quell'azienda in futuro potrebbe avere problemi di carattere occupazionale. Avendo quindi incontrato i rappresentanti di categoria sia delle imprese sia delle parti sindacali, crediamo che l'informativa sia arrivata. Se non è arrivata prepareremo, rispetto alle comunicazioni standard, una risposta standard a tutte le aziende che hanno fatto questo tipo di richiesta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 2561 presentata da Grimaldi inerente a "Stabilimento Hydrochem di Pieve Vergonte"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2561.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
L'Assessora sa quanto questo caso sia delicato e più complicato di altri. È il caso di Hydrochem di Pieve Vergonte, un'azienda storica del territorio del Verbano Cusio Ossola. Restano forti le preoccupazioni per questo stabilimento.
In data 4 febbraio si è svolto al Ministero dello Sviluppo Economico un incontro con l'azienda, la quale ha dichiarato che sta ancora procedendo con le verifiche per la sostenibilità di un investimento necessario per la costruzione del nuovo impianto. Queste condizioni pare siano indispensabili per tornare ai normali ritmi di produzione ed evitare che 150 persone perdano il posto di lavoro. Mi risulta che il Ministero e la Regione continuino a chiedere all'azienda risposte certe che non arrivano, in attesa del prossimo incontro che, come credo, sarà a marzo.
Lo stabilimento attualmente è a celle di mercurio, è stato definitivamente bocciato dall'Unione Europea e dovrà essere sostituito da un moderno impianto a membrana. Pare che, tra l'altro, una società novarese sarebbe disposta a entrare in società e finanziare parte di quest'investimento.
Il Consiglio Comunale, il Sindaco, il Vicesindaco e tutte le forze politiche dei territori hanno espresso la preoccupazione che, se la questione non si risolve a livello regionale o addirittura nazionale bisognerà rivolgersi all'Unione Europea. Tra l'altro, i lavoratori hanno anche detto che nelle prossime settimane potrebbero rivolgere le loro attenzioni proprio a Bruxelles.
La richiesta all'Assessora è semplice: sapere quante possibilità ci sono ancora che questi investimenti partano, quanto è ancora possibile salvare di quell'impianto storico e magari capire, con il sostegno dei finanziamenti non solo nazionali, ma anche dell'Unione Europea, se ci sono delle possibilità di reinsediamento produttivo, difendendo non solo l'occupazione, ma addirittura una delle vocazioni che è sempre stata al centro del territorio vicino a Pieve Vergonte e a tutto il Verbano Cusio Ossola.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Non andrei molto in là nel tempo, ma partirei soltanto dal 1988, quando da cioè è stata recepita la direttiva europea 82/501/CEE, la cosiddetta direttiva Seveso I. Da quel momento, lo stabilimento è soggetto alla legislazione in materia di stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante.
L'utilizzo di sostanze pericolose quali mercurio, acido cloridrico e altre è stato uno dei fattori problematici nella gestione dell'impianto stesso.
Dal 2005 sono stati ridotti i rischi, stante il fatto che c'è stata la produzione di oleum e acido solforico, ma permangono i rischi legati ad altre produzioni altamente nocive.
Nel 2013 l'azienda viene inserita nell'Inventario nazionale degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante. Nel frattempo, sono stati avviati un piano di bonifica di alcune aree nel 2010, partito operativamente nel 2012, e altri interventi volti a ridurre i rischi ambientali e la pericolosità.
La nuova proprietà ha avviato un percorso volto alla riconversione degli impianti, che si è bloccato nel 2017 perché il Ministero dell'Ambiente ha deciso di non concedere la proroga di un anno per l'utilizzo dell'impianto cloro-soda a celle di mercurio, che ha fermato la produzione stessa. Questo ha comportato la necessità di elaborare il progetto di conversione e l'azienda ha quindi chiesto e ottenuto di poter usufruire della cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale per 24 mesi, a far data dal 1° gennaio 2018, per tutti i dipendenti in essa inclusi.
La Regione Piemonte segue fin dall'inizio questa vicenda con tutti gli attori territoriali, stante il numero importante di lavoratori, ma comunque, fosse anche solo un lavoratore, noi dedicheremmo tutta l'attenzione necessaria affinché si possa continuare l'attività su ogni specifico territorio.
Il Ministero dello Sviluppo Economico, sollecitato dalla Regione, dalle organizzazioni sindacali e dalle rappresentanze territoriali, ha avviato un tavolo di crisi a partire dal 2016, seguendo la vicenda al fine di monitorare lo svolgimento del progetto di riconversione; peraltro, è chiaro che qui sono coinvolti più Ministeri, a partire dal Ministero dello Sviluppo Economico fino al Ministero dell'Ambiente.
Nell'ultimo incontro, che si è tenuto il 4 febbraio scorso, si sono discusse le fasi di aggiornamento della situazione e, in particolare, la procedura per la ricerca di un investitore che manifestasse un interesse a costituire una joint venture. Queste trattative, pur in presenza di un'importante società nel settore, sembrerebbero ferme a causa di una clausola che obbliga Hydrochem, in caso di vendita dello stabilimento a terzi, alla corresponsione di un emolumento economico in favore dell'ex proprietario dello stabilimento.
Il Ministero e la Regione hanno quindi sollecitato insieme, con lettera scritta, la richiesta di ottenere la documentazione in merito per poter sciogliere questo dubbio sulla necessità di garantire tale percorso economico al vecchio proprietario dell'azienda stessa. Al momento, siamo in attesa della risposta, che non è ancora arrivata. Abbiamo scritto una decina di giorni fa, se non ricordo male, e ovviamente abbiamo ben presente che la cassa integrazione terminerà alla fine del 2019.
È stato convocato un nuovo tavolo al MISE per il mese di marzo. Anche in quell'occasione, ovviamente la Regione non farà mancare il suo sostegno e il suo contributo all'interno del tavolo stesso.


Argomento: Questioni internazionali

Interrogazione a risposta immediata n. 2557 presentata da Sinatora inerente a "Situazione venezuelana"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2557.
La parola al Consigliere Sinatora per l'illustrazione.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.
La mia è una richiesta riguardo alla situazione venezuelana, in quanto desta non poca preoccupazione la crisi che sta interessando il Venezuela.
La cattiva gestione delle risorse e il modello politico imposto ai cittadini minano la tenuta sociale dell'intero Paese.
Tenuto conto che una significativa parte dei nostri connazionali che vivono e lavorano lì è di origine piemontese, chiediamo alla Giunta quali provvedimenti intenda adottare per contribuire ad alleviare i disagi dei nostri corregionali, ricordando che la Regione aveva già offerto sostegno e aiuti ai piemontesi in occasione della crisi in Argentina.
Sono stato breve e conciso.



PRESIDENTE

Assolutamente.
Assessora Cerutti, a lei la parola per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessora alla cooperazione decentrata internazionale

Grazie, Presidente.
La situazione del Venezuela è una situazione su cui in queste settimane sono concentrati i Governi e l'attenzione dei media di tutto il mondo. In questo contesto, noto che anche la questione degli aiuti è un elemento di forte tensione per il persistere dell'atteggiamento di blocco da parte del Governo e del Presidente Maduro, per cui tonnellate di aiuti si accumulano ai confini nei paesi limitrofi come Brasile e Colombia.
Già nei mesi scorsi la Giunta regionale ha richiesto al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, nell'ambito del tavolo in seno al sistema della Conferenza Stato-Regioni, di conoscere se vi fosse l'intendimento di attivare meccanismi d'intervento e soccorso dei numerosi cittadini di origine italiana presenti nel Paese, ma la risposta è stata negativa. Dal 4 al 6 marzo prossimo si riunirà presso la Farnesina il Comitato di Presidenza del Consiglio regionale degli italiani all'estero e anche in quel caso sarà nuovamente avanzata, da parte piemontese, la richiesta dell'intendimento di approfondire la questione. È infatti molto difficile, per una singola Regione, attivarsi in una situazione di questa gravità e complessità, senza un'indicazione e un coordinamento da parte del Governo nazionale.
Rispetto all'Argentina, la situazione è molto diversa: mentre in quel caso esistevano ed esistono numerose associazioni di nostri corregionali, nel caso del Venezuela le persone che in passato avevano dato vita ad analoga associazione si sono da tempo trasferite in altri Paesi o sono rientrate in Italia. Anche il canale associativo ha comunque difficoltà ad attivarsi in questi contesti, poiché già per l'Argentina l'effettivo trasferimento e impiego degli aiuti (anche finanziari) non sono stati facili né sempre efficaci, com'è comprensibile quando i Paesi si trovano in queste situazioni di caos interno.
Speriamo, in questo caso, che il Governo italiano fornisca utili indicazioni. A questo punto, potrà essere attivato il Comitato di solidarietà presso il Consiglio regionale, che è sempre stato protagonista per tutte le emergenze internazionali, ivi incluso il caso dell'Argentina per una condivisione delle iniziative da intraprendere.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Cerutti.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 2566 presentata da Bertola, inerente a "Ulteriori problematiche del servizio erogato dall'azienda AMAG Mobilità"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2566, cui risponderà l'Assessora Cerutti, in assenza dell'Assessore ai trasporti.
La parola al Consigliere Segretario Bertola per l'illustrazione, che interviene in qualità di Consigliere regionale.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione a risposta immediata torniamo in Piemonte e parliamo delle gravi problematiche riscontrate nel servizio erogato dall'azienda AMAG Mobilità.
Il 18 luglio 2016 è stato dichiarato il fallimento di ATM S.p.A.
successivamente all'affitto di ramo d'azienda alla neo-costituita AMAG Mobilità S.p.A., sottoscritto il 14 luglio 2016.
Con avviso trasmesso alla Gazzetta Europea il 4 gennaio 2017, ha avuto luogo una procedura ristretta per la selezione di un partner industriale che potesse partecipare con AMAG Mobilità S.p.A., nella forma di associazione temporanea di impresa, alla procedura per l'acquisizione del complesso aziendale di ATM S.p.A. in liquidazione.
Il bando è stato vinto da Line S.p.A., che ha acquisito l'85% delle quote di ATM S.p.A., subentrando così, senza nuova gara, a un contratto di servizio sottoscritto con un'azienda in house.
Tale operazione, a prima vista, sembrerebbe contrastare con le disposizioni di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto legislativo 50/2016 in materia di contratti pubblici, ma in realtà, dalla documentazione acquisita, si evince che l'ente pubblico, nonostante la quota di minoranza del 15 posseduta attraverso la propria partecipata, esercita il controllo analogo sulla società, soddisfacendo così i requisiti sull'affidamento in house.
Nel mese di ottobre 2018, considerate le numerose lamentele legate alla soppressione di diverse corse, è stata depositata un'interpellanza presso il Consiglio comunale di Alessandria, nella quale sono state elencate prendendo un campione di 15 giorni, diverse corse soppresse.
A oggi, la situazione è persino peggiorata. Infatti, fra il 21 gennaio e il 6 febbraio, da segnalazioni pervenuteci, sarebbero state soppresse diverse altre corse.
L'articolo 3, comma 2, lettera g) dello Statuto dell'Agenzia per la mobilità piemontese prevede che fra le varie competenze ci sia anche il monitoraggio negli ambiti o bacini territoriali individuati dalla Regione ovviamente riguardo al servizio erogato dai vari soggetti.
Per questo motivo, chiediamo alla Giunta regionale quali provvedimenti intenda prendere per ristabilire un servizio efficiente e coerente con il contratto di servizio sottoscritto con l'Agenzia per la mobilità piemontese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
In riferimento a quanto richiesto dall'interrogazione presentata dal Consigliere Bertola, l'Assessore Balocco, che qui sostituisco, risponde quanto segue.
L'azienda AMAG programma i fattori della produzione in modo che il 100% del servizio richiesto sia quotidianamente reso alla città di Alessandria e ai suoi cittadini. Perché ciò avvenga con regolarità, sia l'organico del personale di guida, sia il parco automezzi prevedono delle cosiddette "scorte" in numero adeguato a fronteggiare situazioni di assenteismo e guasto mezzi fisiologico.
Per quanto riguarda il mese di ottobre 2018, su richiesta di AMP l'AMAG ha comunicato che si è registrato un picco di assenza del personale di guida che in alcuni giorni è arrivato a 25 unità su un organico di 100, mentre nei mesi di gennaio e febbraio 2019 allo stesso modo si sono verificati picchi di assenza dell'organico del personale viaggiante fino a 20 unità.
Queste situazioni che si sono verificate in questi due periodi, con picchi di assenze così elevate del personale di guida, non sono gestibili con le normali scorte previste dall'azienda e, di conseguenza, hanno causato le soppressioni di corse descritte nell'interrogazione.
L'AMAG sta completando l'installazione del sistema BIP, che permetterà un più puntuale monitoraggio dell'esercizio.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione a risposta immediata n. 2558 presentata da Ravello, inerente a "DL Semplificazioni: qual è la situazione delle grandi derivazioni in Piemonte?"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2558 presentata dal Consigliere Ravello, cui risponderà l'Assessora Cerutti, in assenza dell'Assessore Balocco.
La parola al Consigliere Ravello per l'illustrazione.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Recentemente, durante l'iter di conversione in legge del già citato Decreto Semplificazioni, per via emendativa è stata aggiunta una fattispecie che prevede che, alla scadenza delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, queste opere passino senza compenso sotto la proprietà delle Regioni, le quali potranno/dovranno riaffidarle tramite gara o gestirle direttamente attraverso società in house.
Viene anche stabilito che le Regioni avranno tempo fino a marzo del 2020 per decidere come procedere, disciplinando quindi le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche.
È evidente che questa rivoluzione abbia allettato i soggetti beneficiari considerato che alcuni organi di stampa hanno stimato in circa 300 milioni di euro il volume di introiti legato al rilascio di queste concessioni.
Noi, al netto di questa situazione, vogliamo segnalare o, comunque verificare il livello di attenzione della Giunta rispetto a due elementi.
Il primo è quello legato alle concessioni. Molte sono in scadenza al 2029 in realtà mi pare che questo riguardi solo le concessioni a titolarità ENEL ma, nella maggior parte dei casi, parliamo di concessioni scadute già dal lontano 2010 e rinnovate, progressivamente, di anno in anno.
Questa situazione ha fatto sì che la Commissione europea avviasse una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, proprio di fronte alla continua abitudine a procedere con rinnovi, della durata di un anno, invece che con una gestione strutturale, con un'assegnazione continuativa.
Vi è anche un altro elemento su cui noi manifestiamo la nostra preoccupazione e vogliamo capire se e quanto è condivisa dalla Giunta.
Parliamo di opere che sono in attività da diversi decenni e che, quindi necessitano, com'è evidente, di interventi di ammodernamento e di messa in sicurezza. Mantenendo il regime delle proroghe annuali, è chiaro che nessun gestore si farebbe e si farà carico di tutti gli onerosi interventi di ammodernamento e di messa in sicurezza.
Noi ci rivolgiamo alla Giunta regionale, ma in realtà vogliamo capire quanto sarà generosa la Giunta nel darci una risposta. Dovendo scegliere quale priorità dare a uno dei due quesiti, abbiamo ritenuto opportuno concentrarci sul tema sicurezza, quindi quale sia lo stato di manutenzione delle opere - mi pare 20 - di grande derivazione idroelettrica collocati in regione Piemonte. È evidente che se non oggi, ma alla prossima occasione buona, solleciteremo la Giunta rispetto al secondo quesito, cioè rispetto a come intenderà muoversi per quanto riguarda la gestione delle procedure di assegnazione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
La risposta dell'Assessore Balocco è piuttosto cospicua, particolarmente generosa. Avrò modo di darne copia al Consigliere.
In particolare, si parte da una tabella - che avrà modo anche di vedere in cui si fa una suddivisione tra uso, piccole e grandi derivazioni. Sotto la colonna "Uso", ricorrono le voci "Idroelettrico (forza motrice)" "Irriguo" e "Tutti gli altri usi".
Da una situazione sulle grandi derivazioni idroelettriche richiesta al Settore Tutela delle acque della Direzione Ambiente, Governo e Tutela del territorio, risultano due tabelle con: 58 impianti di competenza nazionale per i quali risultano 16 casi scaduti e per i quali è stata fatta richiesta per il rinnovo, o in scadenza entro cinque anni 17 impianti creati con uno sbarramento artificiale di competenza regionale per i quali risultano scaduti o in scadenza quattro concessioni.
Con riferimento all'allegato 1, tutti e 58 gli impianti risultano essere per la sicurezza di competenza ministeriale perché di volumetrie maggiori di un milione di metri cubi, oppure creati con sbarramenti maggiori di 15 metri. L'Autorità tutoria, quindi, risulta essere il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti attraverso la propria Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche con i Settori di Roma e quello decentrato di Torino.
Tali strutture tecniche ministeriali, che effettuano sopralluoghi semestrali agli impianti di ritenuta, continuano a verificare le stesse dal punto di vista della sicurezza. Negli anni passati sono state richieste ed effettuate delle verifiche idrauliche e ora sismico-strutturali.
Per le strutture che hanno dimostrato delle inadeguatezze sono stati imposti la sospensione o la limitazione dell'esercizio e l'esecuzione dei lavori di sistemazione del problema riscontrato. Sulla diga di Badana nell'Alessandrino, per esempio, il gestore deve effettuare lavori di rifacimento anche del paramento di monte dello sbarramento, così come su quella di Rimasco nel Vercellese è stato fatto un nuovo scarico, mentre su quella di Ceppo Morelli nel Verbano la società Edison sta effettuando una verifica di assoggettabilità per il rifacimento della diga.
Su diverse strutture sono stati previsti dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti dei finanziamenti FSC per lavori di adeguamento degli scarichi o di manutenzione straordinaria di altro tipo. In questo gruppo, per esempio, vediamo la dica della Lavagnina inferiore nell'Alessandrino o quella della Spina nel Torinese, per la quale sono praticamente completati i lavori di messa in sicurezza dello sbarramento.
Dal punto di vista della sicurezza, può essere utile anche l'aspetto della manutenzione del materiale lapideo sedimentato all'interno degli invasi che, se non controllato, potrebbe causare l'ostruzione degli scarichi profondi.
Tutti gli impianti con concessione scaduta o in scadenza hanno un progetto di gestione approvato in passato dalla Regione, all'infuori della diga degli Ingagna a Mongrando. Per i casi studiati con un progetto di gestione si può affermare che, in generale, laddove era risultato urgente l'effettuazione di uno svaso e una laminazione del materiale sedimentato il lavoro è stato effettuato o viene risolto periodicamente.
L'Ufficio dighe di Torino ha predisposto, inoltre, le bozze dei documenti di protezione civile per quasi tutte le dighe dopo averle suddivise in tre categorie di priorità. Per le stesse sono stati quasi completamente approvati dalle Prefetture competenti documenti di circa 10 impianti di priorità 1.
Con riferimento all'allegato 2, le grandi derivazioni evidenziate fanno riferimento a sbarramenti anche ad acqua fluente con riferimento alla sicurezza di competenza regionale e quindi con volumetrie accumulate minori di un milione di metri cubi o sbarramento alto meno di 15 metri. La competenza regionale in Piemonte è sviluppata dalla Direzione Opere pubbliche, Difesa del Suolo, Montagne, Foreste, Protezione civile Trasporti e Logistica con i Settori Difesa del Suolo e tecnici decentrati.
Le strutture regionali sopraccitate effettuano sugli sbarramenti regionali principali verifiche in loco periodiche, in media ogni due anni (gli sbarramenti regionali censiti risultano essere circa 800).
Sulle strutture che hanno mostrato delle perizie richieste ai gestori delle carenze dal punto di vista strutturale idraulico o manifeste anomalie nella ritenuta sono stati imposti la sospensione o la limitazione dell'esercizio e l'esecuzione dei lavori di sistemazione del problema riscontrato. Nella maggior parte dei casi, è stata autorizzata la prosecuzione dell'esercizio mentre in alcuni casi si stanno attendendo le integrazioni agli elaborati tecnici finora presentati dai gestori per poter completare le istruttorie tecniche e formalizzare l'autorizzazione e i disciplinari di esercizio e documenti di protezione civile degli sbarramenti.
Per esempio, nel caso dell'impianto di Fenestrelle e dello sbarramento di Pourrieres, negli anni scorsi è stato autorizzato un corposo intervento di rinnovamento dell'impianto in generale e dello sbarramento di Usseaux comprendendo anche l'eliminazione di un grande quantitativo di materiale sedimentato nell'invaso.
Un intervento di manutenzione agli organi di manovra delle paratoie è stato condotto anche nello scorso ottobre.
Altro esempio di sbarramento regionale sul quale sono stati condotti diversi lavori di adeguamento idraulico richiesti dalla struttura tutoria regionale è quello di Saretto ad Acceglio, per il quale è stato costruito un nuovo scarico di superficie. La scadenza della concessione risulta per l'anno 2029.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 2559 presentata da Graglia, inerente a "Attivazione da parte della Regione Piemonte del protocollo per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti all'amianto"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2559.
La parola al Vicepresidente Graglia, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
L'intesa Stato-Regioni del 2018 ha definito le azioni e le procedure per l'attivazione da parte delle Regioni del protocollo per il controllo sanitario dei lavoratori ex esposti all'amianto. A distanza di un anno, la Regione Piemonte non ha ancora attivato detto protocollo. Sembrerebbe che le ragioni del ritardo siano legate all'incompletezza dei dati a oggi disponibili, per l'integrazione dei quali sarebbe necessario ottenere i libri matricola di tutte le aziende che hanno dichiarato all'INAIL l'utilizzo dell'amianto e che tale attività di recupero dati non sarebbe ancora posta in essere.
Il protocollo di cui all'intesa del 2018 consiglia, per i soggetti che risultano alla prima visita negativi da un punto di vista clinico strumentale, compresi quelli con placche pleuriche minime, un controllo periodico almeno triennale, fino a trent'anni dalla cessazione dell'esposizione.
A distanza di 27 anni dalla legge 257 del 1992, che ha vietato ogni forma di utilizzo e commercio di fibra di amianto, se la sorveglianza sanitaria non dovesse essere applicata nei prossimi tre anni, il protocollo verrebbe disatteso.
Interrogo l'Assessore per sapere entro quali tempi s'intenda attivare il protocollo di cui all'intesa Stato-Regioni del 22 febbraio 2018.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Graglia.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La Regione sta lavorando alla costituzione, che sarà effettiva entro il mese di marzo, di un gruppo di lavoro composto dal personale del Centro Sanitario Amianto, delle Università, degli SPreSAL e della Struttura Complessa Dipartimentale di Epidemiologia dei Tumori dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, con il compito di aggiornare il registro dei lavoratori ex esposti all'amianto completandolo con l'utilizzo e la verifica di nuove fonti.
Una prima procedura di questo genere era stata avviata dall'Assessorato nei primi anni 2000 per un limitato numero di industrie dell'amianto e aveva portato alla creazione di un elenco di circa 17.000 persone, che è stato recuperato dal Registro Mesoteliomi Maligni. I dati sono stati aggiornati al 2014, ma occorre migliorare l'accuratezza di questo elenco. Non necessariamente, infatti, tutti i dipendenti di tali aziende sono stati esposti ad amianto ed è necessario definire in maniera puntuale i criteri per distinguere tra lavoratori esposti e non esposti.
Questa procedura dovrà essere estesa a tutte le industrie e attività economiche note per aver operato in passato nel settore della trasformazione dell'amianto e per quelle note per aver utilizzato grandi quantitativi di materiali contenenti amianto. Non solo: oltre alla consultazione degli archivi INAIL e INPS, verrà introdotto l'utilizzo di nuova documentazione, come i libri matricola delle aziende, dove si verificava esposizione ad amianto.
Inoltre, la Regione intende avviare attraverso un accordo quadro con i medici di famiglia un percorso ad hoc per il controllo sanitario dei lavoratori ex esposti ad amianto che preveda il riconoscimento nominativo l'identificazione del loro medico di medicina generale attraverso gli archivi del Servizio Sanitario Nazionale e la segnalazione al medico di medicina generale dei suoi assistiti a rischio di malattie da amianto.
Il coordinamento con i medici di famiglia appare fondamentale per assicurare un intervento capillare sul territorio regionale e tempi congrui per l'intervento assistenziale di sorveglianza, anche in considerazione della conoscenza delle condizioni cliniche degli assistiti da parte degli stessi medici.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 2560 presentata da Ottria, inerente a "Impugnazione davanti alla Corte Costituzionale della stabilizzazione dei medici del 118"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2560.
La parola al Consigliere Segretario Ottria, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
L'interrogazione riguarda la stabilizzata dei medici del 118.
Lo scorso 17 dicembre, il Consiglio regionale aveva approvato, con la legge n. 19 (l'omnibus), all'articolo 135, la norma che garantiva ai medici in servizio presso il 118 la possibilità di accedere a delle procedure di assegnazione degli incarichi a tempo indeterminato per il servizio di emergenza e urgenza. Questo, nel caso in cui, alla pubblicazione sul BUR del 31/10/2018, con il calcolo delle ore vacanti del secondo semestre 2018 e del primo semestre 2019, come previsto dall'accordo collettivo nazionale avessero maturato un'anzianità lavorativa di almeno tre anni.
Questa norma consentirebbe ai medici in servizio sulle ambulanze, che da anni hanno contratti precari (a tempo determinato), di accedere all'assegnazione di incarichi senza dover frequentare obbligatoriamente il corso di medicina generale, ma unicamente il corso per l'emergenza territoriale. Questa possibilità sarebbe circoscritta solo al sistema di emergenza e non prevede l'inserimento nelle graduatorie riservate ai medici di medicina generale.
Purtroppo, in data 15 febbraio il Governo ha deciso di impugnare questa norma davanti alla Corte Costituzionale. Tale provvedimento, che sarebbe nient'altro che un atto di buonsenso, era arrivato dopo un lungo confronto con i medici; confronto che avevamo avuto anche con l'Assessore Saitta da almeno due anni, circa la possibilità di una loro stabilizzazione, dando anche continuità al servizio.
Tra l'altro, la cosiddetta "sanatoria" votata in Consiglio era già stata applicata in altre Regioni, senza essere impugnata dal Governo.
La decisione di impugnare l'atto rischia di creare gravi conseguenze anche per il servizio 118: un servizio delicato e importante per la rete di emergenza. D'altro canto, sarebbe anche un atto di ingiustizia che si protrarrebbe nei riguardi di questi medici, alcuni dei quali non vedono garantita la propria posizione lavorativa da sei-sette anni.
Per questo motivo, interrogo la Giunta per sapere come intenda affrontare questa impugnativa e cosa intende fare per assicurare non solo un servizio così fondamentale, ma anche la dignità di questi lavoratori che da anni sono precari.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ottria.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Mi è stata chiesta (non ero presente questa mattina) una comunicazione su questo tema. Se il Consigliere Ottria, concorda, nel momento della comunicazione possiamo discuterne e dare delle risposte.



PRESIDENTE

Ci sarà una comunicazione su questo tema da parte dell'Assessore Saitta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2562 presentata da Batzella inerente a "Sovraffollamento pronto soccorso Ospedale di Susa (TO) Mancanza di posti letto"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2562.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Venerdì 15 febbraio mi sono recata al pronto soccorso dell'Ospedale di Susa in seguito a diverse segnalazioni di sovraffollamento. Sono andata personalmente per verificare la situazione.
Tutti i nove posti letto dell'OBI (Osservazione Breve Intensiva) erano occupati e nel corridoio, posizionati sulle barelle, si trovavano numerosi pazienti; alcuni di loro, tra l'altro con importanti patologie, erano lì da diversi giorni, perché all'interno dell'ospedale non c'erano più posti letto a disposizione per poter ricoverare questi pazienti.
Il 6 novembre 2018 l'ASL TO3 aveva comunicato di aver predisposto uno specifico piano per poter affrontare in modo adeguato ed efficiente il previsto sovraffollamento nel pronto soccorso degli ospedali dell'ASL quindi di tutta la TO3, in relazione alla prevedibile emergenza legata alle sindromi influenzali.
Nel piano si precisava che il ruolo primario del pronto soccorso, come tutti ben sappiamo, è l'osservazione breve intensiva, con l'obiettivo di non far stazionare in osservazione i pazienti per più di 36 ore; oltre questo tempo il paziente dev'essere preso in carico o da un reparto ospedaliero, quindi essere ricoverato all'interno di un reparto o, in mancanza di posti letto, dalle strutture residenziali territoriali sanitarie (RSA), favorendo così l'inserimento in residenze socio assistenziali, oppure in strutture di continuità assistenziale a valenza sanitaria (CAVS), con le quali l'ASL TO3 ha preso specifici accordi mirati all'accoglienza dei pazienti del territorio.
Per l'Ospedale di Susa, oltre ai provvedimenti appena citati, il piano prevedeva anche il potenziamento del personale d'assistenza con un medico un infermiere e due operatori socio-sanitari in più nel pronto soccorso e un infermiere e tre operatori socio-sanitari in più, oltre a quello in organico, per il reparto di Medicina-Week Surgery.
I posti letto in osservazione breve intensiva al pronto soccorso dell'Ospedale di Susa sono nove e i posti letto dei reparti dell'Ospedale in caso di sovraffollamento (in questo caso particolare legato alla sindrome influenzale), non sono sufficienti per accogliere tutti i pazienti che arrivano in pronto soccorso e che necessitano di un ricovero.
In questo presidio ospedaliero c'è da considerare che afferiscono non soltanto i pazienti di una vasta area montana, ma anche i tanti turisti presenti sul territorio della Val di Susa, dal momento che siamo ai piedi di grandi impianti sciistici, quindi ci sono anche tanti sciatori che affollano la nostra valle e le nostre piste.
Pertanto, interrogo l'Assessore soprattutto per sapere per quale ragione i pazienti che necessitano di un ricovero e che stazionano nel corridoio e nelle camere d'osservazione breve intensiva nel pronto soccorso da oltre 36 ore, non siano accolti presso le residenze socio-assistenziali, oppure nelle strutture di continuità assistenziale a valenza sanitaria del territorio, considerando che il numero dei posti letto nei reparti dell'Ospedale di Susa non è sufficiente in casi di sovraffollamento. Questo è un dato di fatto: quando il pronto soccorso è sovraffollato mancano purtroppo, posti letto negli altri reparti, perché sono pieni.
Quindi mi chiedo, in considerazione del fatto che l'ASL TO3 ha preventivamente messo in atto un piano di azioni contro il sovraffollamento, perché, anziché lasciare i pazienti per tre o quattro giorni nel corridoio, non ci si è rivolti alle residenze sanitarie del territorio.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
La parola l'Assessore Saitta per la riposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ho verificato con la Direzione generale dell'ASL TO3 quanto segnalato dalla Consigliera Batzella.
Presso l'Ospedale di Susa, nell'ambito del piano di gestione del sovrafflusso elaborato dall'ASL TO3 per il periodo invernale, è stato garantito un incremento dei posti per favorire il ricovero in urgenza.
L'analisi degli ultimi giorni delle attività presso il pronto soccorso evidenzia un numero di accessi giornalieri non superiore alla media osservata nel mese. La media degli accessi dal 1° febbraio al 14 febbraio è di 44 accessi al giorno. Nello stesso periodo, la media dei ricoveri nel pronto soccorso si è attestata su circa due-tre ricoveri giornalieri.
Parallelamente all'incremento dei posti letto per acuti realizzato a livello ospedaliero, è stata rinforzata la disponibilità dei CAVS in ambito territoriale e, più in generale, dell'offerta territoriale domiciliare residenziale.
Peraltro, il ricorso all'offerta del territorio è necessariamente successiva ai processi di valutazione clinica ed eventuale stabilizzazione definizione che esclude a priori i pazienti in osservazione presso il pronto soccorso, pazienti per i quali deve ancora completarsi il percorso diagnostico.
A oggi, secondo quanto risulta alla direzione dell'ASL TO3, tutti i pazienti eleggibili al ricovero in CAVS e in RSA sono stati ricoverati nelle suddette tipologie di strutture, fermo restando il requisito dell'avvenuta stabilizzazione critica clinica.
Nella fattispecie, il pomeriggio del giorno 15 risultano segnalati, alle strutture del territorio, due persone, di cui la prima ha subito un improvviso aggravamento delle condizioni ed è stata quindi ricoverata mentre per la seconda è ancora in corso la valutazione della dimissibilità.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 2565 presentata da Barazzotto inerente a "Servizio analisi presso l'Ospedale di Biella"


PRESIDENTE

Proseguiamo con la trattazione dell'interrogazione a risposta immediata n.
2565.
La parola al Consigliere Barazzotto per l'illustrazione.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
Salto per bontà la premessa, nel senso che la mia richiesta fa seguito a un'interrogazione del 2015, dove avevo espresso ed esternato le preoccupazioni per un eventuale trasferimento, in base alle delibere di Giunta regionale di allora, da parte del laboratorio specialistico, che era quanto di mai moderno ci potesse essere, essendo l'ospedale ovviamente nuovo.
Avendo sentito negli ultimi giorni notizie circa le nuove rimostranze in merito allo spostamento a Novara di alcuni servizi effettuati oggi dal laboratorio analisi di Biella, nonostante le ampie rassicurazioni diffuse allora, il timore è che questo spostamento possa determinare un disagio sia per i cittadini nella fruizione del servizio sia per le conseguenze sugli attuali livelli occupazionali.
Guardando i numeri e comparando, se mi è consentito, la situazione dei vari hub (quello di Asti-Alba, Bra-Cuneo, Alessandria-Novi Ligure o anche quello di Novara), i numeri non ci danno torto, per usare un'espressione pacata ed anche sulla scia, secondo me più che giusta, di quanto avvenuto nella TO3 (mi riferisco al San Luigi), dove rimangono nei laboratori di provenienza oltre che le urgenze, anche i cosiddetti esami di routine.
Non me ne vogliano quelli di Novara cui voglio tanto bene, non fosse altro per la vicinanza, ma l'Ospedale di Biella si presenta in modo diverso almeno per il momento (poi auspico che al più presto si possa realizzare quello di Novara).
Volevamo quindi sapere se, con riferimento all'attuazione della delibera che organizza questi servizi legati ai laboratori analisi, è possibile mantenere almeno una parte dei servizi che ho poc'anzi citato.
Grazie per l'attenzione.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Barazzotto.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Come correttamente sottolineato dal Consigliere Barazzotto nell'interrogazione che ha presentato, la riorganizzazione dei laboratori analisi nella sanità piemontese è un'operazione di programmazione e non riguarderà in alcun modo i servizi offerti ai cittadini. I centri prelievo resteranno nel numero e nella dislocazione attuale.
Allo stesso modo, mi sento di rassicurarlo per quanto riguarda il personale che continuerà a lavorare nelle sedi attuali.
Rispetto alla delibera approvata a fine 2015, con cui è stato dato avvio alla riorganizzazione, l'Assessorato alla sanità sta lavorato in questi giorni per elaborare un nuovo piano per valorizzare maggiormente la rete territoriale del personale che lavora nelle sedi del quadrante nord-est sul modello di quanto fatto nelle scorse settimane per l'area ovest torinese, cioè l'ASL TO3, San Luigi e Mauriziano.
Fatto salvo il principio che gli esami a elevata automazione saranno concentrati sull'Ospedale di Novara, come prevede l'impianto della delibera, gli esami urgenti per cui occorre esito immediato e gli esami definiti di "routine breve", per cui è necessario un referto entro un numero limitato di ore (e serve un contatto diretto in tempo reale tra clinico di laboratorio e medico) rimarranno sul territorio e, dunque nell'Ospedale di Biella.
La Giunta regionale presenterà quanto prima, essendo in corso incontri dal punto di vista tecnico, una nuova proposta per il quadrante nord-est, che tenga conto del grande valore della rete territoriale esistente nell'area.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interrogazione a risposta immediata n. 2567 presentata da Andrissi inerente a "Mancato trasferimento in capo al concessionario dei rischi e la nullità del contratto di concessione novennale dell'AOU Maggiore della Carità di Novara, per la gestione dei servizi di manutenzione delle apparecchiature elettromedicali e delle risonanze magnetiche, disciplinato dall'art. 183, comma 15, DLGS n. 50/2016, codice dei contratti pubblici"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2567.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Faccio un breve preambolo. In merito alla risposta, che purtroppo in realtà era una mancata risposta, all'interrogazione che ho presentato sempre in merito al partenariato pubblico-privato due sedute fa, segnalo all'Assessore che avevo chiesto come mai l'inventario che mi era stato fornito non rispettasse le richieste del capitolato.
Il capitolato indica che l'inventario debba avere delle caratteristiche (A B, C, D, E ed F), mentre l'inventario che mi era stato fornito aveva solo A, B e C.
Chiedevo quindi se l'Assessore intendesse svolgere un'attività di vigilanza; non chiedevo se l'inventario mi fosse stato fornito. C'è stato un "qui pro quo", ed è per questo che mi sono permesso di parlare fuori microfono, perché la risposta non era attinente alla domanda.
Comunque le risegnalo la domanda, perché l'inventario che ci è stato fornito non è adeguato alle richieste del capitolato.
Poiché ci sono delle penali, anche sostanziose, le chiedo nuovamente se ha intenzione di svolgere questa attività di vigilanza.
La finanza pubblica consente il contratto di partenariato pubblico-privato.
Condizione perché avvenga questo tipo di contratto è il trasferimento del rischio al soggetto privato che vince la gara in partenariato pubblico privato. Ovviamente questo consente un beneficio dal punto di vista del bilancio pubblico, perché è fuori bilancio la gestione. Il soggetto pubblico paga un canone annuale, però questo non va a indebitare il soggetto pubblico.
Il TAR ha annullato molti contratti di partenariato pubblico-privato proprio perché non c'è stato il trasferimento e la Corte dei Conti ha riconosciuto che possono rappresentare una forma di indebitamento vietata agli enti pubblici.
Pertanto, sono sotto attenzione di entrambi questi organi di controllo.
Il contratto di partenariato pubblico-privato per la gestione dei biomedicali, che cuba circa 100 milioni, fatto dall'Azienda ospedaliera di Novara, riguarda la manutenzione e la fornitura di apparecchi elettromedicali elettromedicali per circa nove milioni alla fornitura manutenzione dalle quali è stata esclusa la manutenzione straordinaria e riguarda solo la manutenzione correttiva e la manutenzione preventiva, che riteniamo siano tipi di manutenzione di comune dominio. Non parliamo di prototipi, ma di macchinari ben conosciuti che spesso vengono forniti in full risk, sebbene siano stati anche elencati dei macchinari, quali telecomandi TV e lettori dvd, che non rientrano tra gli elettromedicali.
Questo rimane per noi un punto interrogativo.
Altro aspetto riguarda, invece, la fornitura di servizi di risonanza magnetica. Su questi abbiamo una tariffazione: 100 euro ad analisi e in questo caso abbiamo un rischio di domanda. È un rischio domanda che pu essere troppo alta o troppo bassa, però il contratto parla chiaro: il rischio è lautamente riconosciuto al soggetto privato, nel senso che se supera la domanda del 22%, calcolando che 10.000 prestazioni è il tetto massimo, incasserà 220 mila euro in più, pagando solamente 4.400 euro all'azienda ospedaliera.
Per quanto riguarda una bassa domanda, sappiamo che questo è un caso che in sanità a noi è sconosciuto, ma ciò non toglie che è previsto che, laddove vi è una bassa domanda per un'iniziativa dell'Azienda ospedaliera, questa può essere ridiscussa. Rimangono le opere edili, ma queste riguardano solo lo 0,76% del conto economico della gara in partenariato pubblico-privato.
Assessore, le chiedo se, dopo aver verificato la veridicità dei fatti e la fondatezza delle conclusioni cui siamo giunti, intende intervenire per mettere al riparo i conti della sanità piemontese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Riporto di seguito la risposta che mi è stata fornita dalla Direzione generale, che ha la responsabilità sulle scelte che compie.
La risposta è questa. Occorre fare una premessa. L'oggetto della presente interrogazione era già stato affrontato a seguito di una precedente interrogazione del gennaio 2018 cui era stata data risposta. Ciò detto, si entra nel merito. Il Consigliere Andrissi nella sua interrogazione afferma che il contratto di concessione stipulato dall'Azienda Ospedaliera Universitaria di Novara e avente a oggetto la gestione dei servizi di manutenzione delle apparecchiature elettromedicali sarebbe nullo, essendo carente di quella che è la condizione essenziale, quindi ineliminabile dell'istituto della concessione, cioè il trasferimento del rischio a carico del concessionario.
Per dimostrare la carenza di tale condizione il Consigliere ha effettuato una meticolosissima analisi dei capitolati prestazionali, nel tentativo di reperire elementi atti a dimostrare che, nella fattispecie, non ricorre alcun trasferimento di rischio a carico del concessionario. Il tutto è finalizzato a sostenere la deduzione finale che la concessione in questione altro non sia che un normale appalto di servizi donde l'illegittimità della procedura di gara e la nullità del contratto.
Stante ciò, occorre segnalare che il problema del trasferimento del rischio è stato affrontato e risolto dal legislatore e che tale soluzione è stata puntualmente applicata nel contratto oggetto di interrogazione. Il legislatore ha voluto che la verifica della ricorrenza della condizione trasferimento del rischio non venisse fatta liberamente, ma con modalità ben precisa. In particolare, ha delegato ad ANAC la definizione delle modalità di tale verifica (articolo 181, comma 4 del Codice dei contratti).
ANAC ha definito le modalità di verifica, elaborando uno strumento ad hoc: la matrice dei rischi. Sarebbe sufficiente leggere le linee guida dell'ANAC ("Monitoraggio delle Amministrazioni aggiudicatrici sull'attività dell'operatore economico nei contratti di partenariato pubblico-privato") adottate quale proposta con deliberazione 1-02-2017 e successivamente ufficializzate con deliberazione del 28-03-2018, per scoprire che esiste un apposito strumento da utilizzare per la verifica del trasferimento del rischio in carico del privato, cioè la matrice dei rischi. Che tale strumento è l'unico da utilizzare in modo obbligatorio da parte delle Amministrazioni concedenti. Il che significa che, sotto il profilo giuridico, l'unica verifica da farsi sulla ricorrenza o meno delle condizioni essenziali dell'istituto della concessione è quella di accertare se è stata applicata la soluzione voluta dal legislatore e definita da ANAC. Qualsiasi altra considerazione sulla presenza o assenza delle condizioni non ha consistenza giuridica.
Orbene, se si esamina la documentazione del partenariato pubblico-privato in questione e, in particolare, la matrice dei rischi allegata al contratto, si scopre non solo che essa è pienamente conforme alle indicazioni ANAC, ma che rispetto al modello ANAC il riparto dei rischi è stato aggravato a carico del concessionario.
A tale proposito, è sufficiente evidenziare nel contratto in questione il livello di rischio rilevante determinato dalla presa in carico di un parco apparecchiature in gran parte obsoleto e del conseguente potenziale aumento dei costi legati alla manutenzione. Dal punto di vista strettamente tecnico, si precisa, infine, che non sono previste nel contratto di manutenzione attrezzature a uso domestico. A titolo esemplificativo, sono ricompresi nel contratto unicamente gli apparecchi frigoriferi dedicati alla sola conservazione di presidi sanitari deperibili.
Concludendo, va sottolineato come l'Azienda ospedaliera, prima della sottoscrizione del contratto, abbia trasmesso la deliberazione n. 791/2016 nella quale si tratta esplicitamente del trasferimento rischi alla competente sezione di controllo della Corte dei Conti (nota protocollo 231 del 4 gennaio 2017).


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2568 presentata da Frediani inerente a "ASL Torino 3 - Criticità CUP e servizi di supporto, prelievi e consegna referti"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2568.
La Consigliera Frediani dà per illustrata l'interrogazione.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La deliberazione della Direzione Generale dell'ASL TO3 cui fa riferimento la Consigliera Frediani è un aggiornamento del precedente schema 4 del protocollo d'intesa fra l'ASL TO3 e i Comuni, farmacie e ditte commerciali già in vigore dal 2015.
Non si tratta di esternalizzazione di attività, ma di attività già svolte in alcuni Comuni e farmacie e l'iniziativa non è stata attivata in sostituzione dei servizi resi all'ASL, ma a integrazione e complemento.
Nello schema di protocollo sono state applicate le disposizioni previste dalla normativa relativa al trattamento dei dati personali ed è stato previsto un documento per la nomina del responsabile del trattamento dei dati personali, ai sensi dell'articolo 28 del Regolamento dell'Unione Europea 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo al Codice privacy.
L'ASL TO3 non ha varato alcuna riorganizzazione amministrativa volta a penalizzare le comunità locali e, in particolare, la zona del distretto Area metropolitana nord, in cui si trova anche il Comune di Druento, che ha aderito vivamente a tale iniziativa. Gli operatori vengono adeguatamente formati e l'ASL non mette a disposizione apparecchiature, ma solo il programma informatico, mentre le apparecchiature e il materiale di consumo sono a carico del punto di prenotazione. Ogni soggetto pubblico o privato che lo voglia può aderire al progetto, dando le necessarie garanzie tecnico organizzative.
L'iniziativa s'inserisce nel programma di rendere i servizi più capillari e vicini al cittadino, in modo particolare alle persone anziane o con difficoltà di organizzazione, ed è virtuosa sia dal punto di vista sanitario sia economico, in quanto incrementa la diffusione dell'accesso ai servizi e non costa nulla al Servizio Sanitario Regionale né ai cittadini.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.56 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 16.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco, Boeti, Corgnati, Ferraris e Reschigna.


Argomento: Parchi e riserve

Esame disegno di legge n. 330 "Modifiche normative e cartografiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)"


PRESIDENTE

Colleghi, nella seduta antimeridiana si è iniziato l'esame del disegno di legge n. 330 "Modifiche normative e cartografiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Prima si sono svolte le relazioni di maggioranza e minoranza e poi, in sede discussione generale, sono intervenuti i Consiglieri Bertola, Vignale Campo, Accossato, Gancia e Andrissi. Si è iscritto a parlare il Consigliere Fluttero.
Se siete d'accordo, finiamo la discussione generale e poi sospendiamo l'esame del provvedimento per lo svolgimento delle comunicazioni dell'Assessore Saitta sul 118, se non ho capito male.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Va bene. C'è la disponibilità dell'Assessore Saitta a rendere la comunicazione richiesta. Intanto direi di iniziare la discussione generale con il Consigliere Fluttero, che ha chiesto la parola. Nel frattempo decideremo come organizzare le comunicazioni dell'Assessore Saitta.
Prego, Consigliere Fluttero; ne ha facoltà.



FLUTTERO Andrea

Grazie, Presidente.
Mentre ragionate su come organizzare i lavori che seguiranno, porterei alcune brevi considerazioni sull'argomento in questione.
Ho ascoltato con attenzione gli interventi di questa mattina in tema di parchi e mi permetto di fare qualche piccola riflessione anche rispetto ai tempi che sono cambiati.
La politica dei parchi della nostra Regione inizia nel 1975 (avevo 17 anni), anno in cui finiva la guerra in Vietnam e veniva fondata la Microsoft.
Dopo tanti anni e, sostanzialmente, dopo una legislatura nella quale l'Assessorato ha avuto tempo di meditare, ragionare e confrontarsi con tutta una serie di soggetti su quale prospettiva dare a una politica nata quarant'anni fa, mi sarei aspettato di trovarci oggi in Consiglio (ma anche nelle settimane precedenti in Commissione) a discutere di una modifica di questa legge che ci desse una prospettiva nuova e diversa, perché è cambiato il mondo: è cambiato davvero tanto! Allora, la visione degli anni Settanta dei parchi era quella di aree da ritagliare in un territorio regionale in pieno fermento industriale. Nel 1975 e nel 1980 eravamo ancora la locomotiva industriale d'Italia: nascevano le fabbriche, oggi le chiudiamo. L'economia era in piena crescita, c'era il mito di un'economia pesante, che era quella del Nord Ovest, del triangolo industriale Torino-Milano-Genova. Chi aveva pensato allora a una politica dei parchi era un visionario, certamente. Ma è una visione che oggi è superata.
Oggi, epoca nella quale Lonely Planet sostiene che nel 2019 il Piemonte sarà una delle Regioni più belle da visitare (se non la più bella), mi sarei aspettato di trovarci a ragionare su una visione diversa dei parchi immaginando il Piemonte un "parco diffuso", riducendo addirittura le aree a parco in quella visione vecchia e superata e concentrando le poche risorse sulle aree speciali, sulle aree naturali speciali, sulle zone a riserva naturale speciale e chiedendo a tutto il territorio piemontese di condividere un approccio ambientale a tutti i territori. Perché non credo davvero che si possa immaginare che le aree belle da proteggere del Piemonte siano solo quelle dei parchi, quei 190.000 ettari protetti più i 10.000 che andremo ad aggiungere adesso. E tutto il resto? Tutte le aree straordinarie, i laghi, le colline, le pianure, le montagne e i nostri torrenti? C'è il Parco del Po, ma i nostri torrenti non sono aree ambientalmente da tutelare? Avrei sperato, dopo una legislatura come questa, di trovarmi a ragionare su un concetto nuovo e diverso, a riflettere sull'evoluzione del concetto di tutela del territorio, a ragionare sul Piemonte come "parco diffuso". E poi, probabilmente, anche su una lettura del tema parchi che puntasse molto sulla nascita spontanea dal territorio, sulla valutazione e sul sostegno a quella capacità imprenditoriale che viene dal territorio di utilizzare al meglio i parchi.
Ho avuto l'opportunità di ricoprire il ruolo di presidente del Parco della collina torinese, che oggi non c'è più, il Parco di Superga e della Riserva naturale speciale del bosco del Vaj, tra il 1990 e il 1994. Allora c'erano gli stessi problemi che continuo a sentire oggi; erano già passati oltre vent'anni dall'inizio della politica dei parchi, ma il tema era ancora lo stesso: come far convivere la fruizione domestica e la fruizione dei cittadini con l'utilizzo da parte degli operatori e degli abitanti stessi delle aree parco; come fare in modo che si trovasse su un punto di equilibrio.
Oggi abbiamo addirittura un terzo punto da mettere in equilibro, oltre a quei due: i residenti-proprietari-imprenditori e i fruitori-cittadini urbani. Abbiamo una prospettiva interessante, che è quella del turismo internazionale, del turismo esperienziale, del turismo naturalistico, che non può essere attratto da un singolo piccolo parco nella nostra Regione.
Dev'essere attratto, semmai, dalla complessità e dalla ricchezza del nostro territorio regionale.
È chiaro che non si può offrire i servizi che si offrono nel singolo parco all'utente che si sposta da Torino a Carmagnola, ma si devono offrire servizi a utenti che si spostano dall'Europa del Nord al nostro territorio o anche da oltre oceano al nostro territorio.
Avrei davvero sperato di poter discutere oggi una proposta di modifica che non fosse solo di ampliamento di aree rispetto alla visione vecchia, perch è una visione vecchia, solo un po' modificata, ma non c'è nulla di nuovo. E le tante aree che, pur senza parco, sono riuscite a resistere, grazie all'intelligenza, alla capacità e alla voglia di fare dei residenti, degli imprenditori e delle amministrazioni locali (perché ci sono Comuni che dormono su questi argomenti, ma ci sono Comuni che sono dinamici e che interagiscono con le attività che ci sono sul territorio) riescono, anche senza parco, a far diventare il loro territorio più bello.
In questa prospettiva, anche il tema del paesaggio sarebbe importante.
Possiamo pensare di avere un paesaggio migliorabile solo nelle aree parco o abbiamo un paesaggio da migliorare ovunque? Abbiamo brutti capannoni ovunque che devono essere in qualche modo integrati in un paesaggio, perch oggi il turista è anche molto attratto dai paesaggi e in Piemonte abbiamo molti esempi di questo genere.
Allora, proprio perché la questione parchi non resti un tema per pochi appassionati che si divertono al giochino del parco, a fare la comunità del parco, con le classiche "beghe" fra Comuni, ma diventi un patrimonio diffuso di tutti i piemontesi, avremmo bisogno di una proposta molto più coraggiosa e molto più visionaria rispetto a questa prospettiva, che è importantissima, ma non è l'unica: per anni ci siamo illusi che l'economia della nostra regione potesse essere sostenuta solo dall'enogastronomia, ma faremmo un errore a pensare che potrebbe essere sostenuta solo da un turismo naturalistico o che, attraverso la difesa di tipo museale di alcune zone del nostro territorio, possiamo conservare per le future generazioni un Piemonte più bello e qualitativamente migliore dal punto di vista ambientale.
Al futuro dobbiamo consegnare un Piemonte più sano, non solo alcune aree belle, fruibili e tutto il resto ridotto a quello che vediamo purtroppo in molte zone del nostro territorio. Dobbiamo lavorare per far sì che tutto il Piemonte migliori da un punto di vista paesaggistico e ambientale, non solo le aree che sono soggette a vincolo. Avendo, peraltro, poche risorse da investire su aree specifiche, credo che noi avremmo dovuto - è una visione diversa, legittima - investire su meno aree, quelle a maggior valore aggiunto naturalistico; aree di assoluto pregio, molto particolari. Ci sono delle aree di parco assolutamente naturali, dove proprio non c'è traccia di attività dell'uomo: lì hai un unicum, un qualcosa di particolare per cui si muovono da altre parti del mondo.
Nel paesaggio nel quale viviamo - questa è una regione fortemente antropizzata - non possiamo pensare di ritagliare lungo il Po delle fasce iperprotette e non intervenire su tutto il resto. Serve, davvero, uno sforzo congiunto di tutto la regione, di tutti i cittadini piemontesi affinché comprendano il valore che c'è nel patrimonio ambientale nel quale viviamo e che, per anni, abbiamo sottovalutato. Gli stipendi, parliamoci chiaro, arrivavano dalle fabbriche, era molto più facile portare a casa uno stipendio dalla fabbrica che non occuparsi del territorio, ma dobbiamo trovare un punto di equilibrio per costruire il Piemonte del futuro. Un Piemonte che non sia un Piemonte dei parchi, ma un parco Piemonte. Un Piemonte che diventi la più bella area verde di tutta la Pianura Padana.
Ci confrontiamo con il problema dell'aria - ne parleremo nelle prossime settimane - ma tutta la Pianura Padana, dal punto di vista atmosferico, è l'area più inquinata di tutta l'Europa. La sfida è quella, non è continuare a giocare con i piccoli parchi che ampliamo e aumentiamo, senza avere le risorse e non occuparci di tutto il resto del Piemonte. Tutto il Piemonte merita di essere un grande parco, merita di essere una delle aree più belle di tutto il nord Italia, merita di poter sfruttare anche questo elemento dal punto di vista economico. Non solo. Bisogna trovare un punto di equilibrio.
Noi crediamo che queste proposte normative e queste proposte cartografiche non vadano in questa direzione. Certamente molti Comuni - parlo poi nello specifico di quelli del Parco del Po - hanno detto che, alla fine, tutto sommato, piuttosto che essere spostati con il Parco del Po dell'Alessandrino, preferivano la soluzione di un unico parco per tutta l'asta del Po. Certamente! È una riduzione del danno ed è comprensibile da parte loro ma, a nostro modo di vedere, non è la soluzione ottimale. Un valore naturalistico come quello del Po non può essere governato e gestito da un unico ente, su una distanza così ampia. Ci sono realtà economiche produttive, ambientali, ma anche e soprattutto sociali. È la gente che vive il territorio che fa la differenza e nulla collega chi abita nel tratto del Po alessandrino con chi abita nella zona di Carmagnola o di Moncalieri.
Sono realtà sociali completamente diverse.
Crediamo che, anche in questo caso, l'accettazione sopportata da parte di molti Comuni che, alla fine, hanno detto "piuttosto che il disastro, è meglio ridurlo", va anche bene. Va bene la soluzione del parco unico, ma noi crediamo che sarebbe stato opportuno puntare a una visione più complessiva o a una regione più ampia. Ci auguriamo che, magari, in un ripensamento ultimo, l'Assessore possa decidere di ritirare questa proposta di legge e lasciare le cose come sono affinché, nella prossima legislatura si possa affrontare in maniera complessiva il tema dei parchi e della qualità dell'ambiente nel nostro straordinario Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Chiudiamo la discussione generale sul disegno di legge n. 330.
Il Consigliere Ravetti chiede un minuto di sospensione.
La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 16.11, riprende alle ore 16.18)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Possiamo riprendere il Consiglio e c'è la disponibilità dell'Assessore Saitta a rispondere alle due richieste di comunicazione. La prima era quella sull'informativa sul picco influenzale e affollamento dei Pronto soccorso, la seconda sull'impugnativa dell'articolo 135, legge regionale 19/2018 "Stabilizzazione medici 118".


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Piano di emergenza influenzale e sovraffollamento dei Pronto soccorso DEA"


PRESIDENTE

L'Assessore Saitta è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Piano di emergenza influenzale e sovraffollamento dei pronto soccorso DEA".
Prego, Assessore.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Com'è noto, il fenomeno del libero afflusso di pazienti al pronto soccorso e il conseguente impatto sul sovraffollamento dello stesso, assume connotazioni più rilevante soprattutto nei mesi invernali e, in modo particolare, anche nell'area metropolitana.
A tal fine, la Regione Piemonte ha approntato, nei mesi scorsi, una serie di misure di adeguamento pianificate attraverso il confronto con le direzioni strategiche aziendali e con i professionisti rappresentativi della realtà regionale e dei servizi del pronto soccorso in una serie di incontri dedicati.
Su richiesta degli Uffici regionali, le Aziende sanitarie hanno predisposto, sottoposto al vaglio della Regione e sviluppato il proprio piano aziendale per rispondere alle necessità sanitarie per la stagione invernale 2018-19.
Tutte le Aziende, con diversi livelli di modulazione e sulla base di specifici bisogni organizzativi, hanno quindi provveduto ad attuare misure di potenziamento delle proprie strutture ospedaliere di emergenza, nonch di rafforzamento della rete territoriale e di sviluppo delle azioni di prevenzione. Tra le diverse azioni adottate, si citano l'inserimento di personale aggiuntivo nelle aree del pronto soccorso e della medicina d'urgenza; l'aumento dei posti letto ospedalieri ed extraospedalieri CAVS RSA; lo sviluppo in alcune realtà (non poche) delle Case della Salute; la messa in atto di nuove procedure supportate dalla figura del bed manager il potenziamento dei NOC e di alcuni servizi territoriali, tra cui continuità assistenziale e cure domiciliari; l'effettuazione della vaccinazione influenzale nei soggetti a rischio; l'informazione degli utenti sull'uso appropriato del pronto soccorso.
Per quanto riguarda i posti letto ospedalieri, la programmazione nelle diverse Aziende sanitarie ha previsto uno specifico incremento nel periodo invernale, comunque in forma modulare in rapporto alla situazione degli afflussi. A titolo esemplificativo: Ospedale Molinette, reparto di degenza temporanea, con 19 posti letto; Ospedale San Giovanni Bosco, 16 posti letto; Ospedale Martini, 16 posti letto; ospedale di Rivoli, Week Surgery fino a 12 posti letto; Ospedale di Chivasso, 6 posti letto; Ospedale di Moncalieri, 5 posti letto; Ospedale Mauriziano, 12 posti letto; Ospedale San Luigi, 8 posti letto.
Sul versante del potenziamento dei posti letto extra ospedalieri, i CAVS com'è noto, si configurano come posti letto intermedi per rispondere a specifiche esigenze dei pazienti che necessitano di ricovero in condizioni di minor livello assistenziale rispetto alle situazioni di acuzie. A oggi in ambito regionale sono stati attivati 1.141 posti letto. Nel caso specifico, nel corso dell'anno 2018 sono stati attivati 160 posti letto.
Per l'area metropolitana, sono stati attivati 686 posti letto, di cui 100 nel corso dell'anno 2018.
Il progetto delle Casa della Salute è stato avviato a settembre 2017 e in molte realtà registriamo, in conseguenza dell'avvio del lavoro coordinato con le modalità note, anche una riduzione di pazienti al pronto soccorso.
Basti pensare che nel 2016 erano 28 le forme organizzative nella tipologia di cure primarie, Casa della Salute, ospedali di comunità e quattro ambulatori. Nel dicembre 2017 siamo arrivati a 42 Case dalla Salute, di cui 30 di nuova attivazione e 12 di potenziamento e riconversione delle forme organizzative già esistenti. Nel novembre 2018, 63 Case dalla Salute su 69 progetti, con incrementi di nove nuove attivazioni e 12 di potenziamento e riconversione di forme organizzative già esistenti.
Sul versante della prevenzione dell'influenza, nella tabella abbiamo riportato (il dato è noto) che è avvenuto un aumento della copertura vaccinale in tutta la regione e anche nell'area metropolitana cui questa comunicazione fa riferimento.
È anche da sottolineare l'approvazione della DGR del 15/12/2018, con cui la Regione ha provveduto a sottoscrivere un accordo con le organizzazioni sindacali dei medici di famiglia volto a disciplinare la presenza in DEA e nei pronto soccorso dei medici di medicina generale per la gestione dei codici di bassa criticità. A tal fine, sono stati stanziati specifici fondi per attuare quanto previsto.
I risultati ottenuti sono molto significativi. Il raffronto tra il mese di dicembre 2018 e il mese di dicembre 2017 evidenzia un'importante riduzione del numero di accessi al pronto soccorso e del numero dei ricoveri nel pronto soccorso. Per quanto riguarda l'area metropolitana, nel 2017 gli accessi al pronto soccorso/giorno erano 84.831; nel dicembre 2018 erano 76.465. Per quanto riguarda i ricoveri, sempre nell'area metropolitana/giorno, erano 8.519 e siamo passati a 7.090.
Gli accessi al pronto soccorso totali sono 149.557 nel dicembre 2017 e 137.000 nel dicembre 2018.
Sulla scorta di queste considerazioni, si sottolinea pertanto che il Piano definito con il coinvolgimento di tutte le Aziende sanitarie e con gli operatori, ha permesso di ottenere dei risultati significativi.
È evidente che si può sicuramente migliorare anche per quanto riguarda il futuro, ma riteniamo che le misure adottate (sono misure articolate: la presenza dei medici di famiglia all'interno del pronto soccorso per i codici non gravi, l'apertura di posti letto immediati, indicati ospedale per ospedale in modo modulare secondo le esigenze, l'apertura di nuovi posti letto di CAVS) abbiano permesso di affrontare la stagione invernale la stagione influenzale che, con questa settimana, volgerà al termine, come punta. Abbiamo governato questo processo, con tutti i limiti che si hanno quando si governa un processo complesso che porta a un aumento di pazienti al pronto soccorso e, poi, di ricoverati.
Pertanto, complessivamente, anche per quanto riguarda il futuro, i prossimi anni, sulla base di questo lavoro, che è intrecciato (attività di assistenza territoriale, attività di presenza dei medici di famiglia potenziamento dei CAVS-RSA), questa è la strada. Così come una strada che ha dato buoni risultati (lo dicevo all'inizio) è quella della responsabilità, all'interno delle strutture ospedaliere, del potenziamento dei NOC e dei servizi di continuità per seguire il paziente che deve essere dimesso.
Si tratta di un quadro che, complessivamente, pur avendo luci e ombre, mi pare possa essere utile per guardare al futuro, per potenziare questo percorso oppure modificarlo. Rispetto agli anni passati, anche sulla base delle risorse che abbiamo avuto a disposizione, abbiamo potuto mettere in campo misure molto articolate che hanno prodotto risultati.
Certamente, in questo frangente ha dato un contributo significativo anche la punta influenzale, che mentre lo scorso anno si è concentrata nel periodo tra Natale e Capodanno, cioè nel periodo delle feste, quest'anno c'è stata una traslazione verso la metà di febbraio, toccando la punta mi pare due settimane fa (questa settimana dovremmo avere il rapporto di Influnet); questo ha dato un contributo diverso rispetto all'anno scorso quando il maggior afflusso è stato nel periodo delle feste, che coincide con la chiusura degli studi dei medici di famiglia, diversamente da quanto è successo quest'anno. Quindi, in qualche maniera, abbiamo governato.
Tuttavia, contrariamente a ciò che è stato detto, non è vero che non sono stati preparati i "piani freddi", non è assolutamente vero: i piani sono tutti disponibili e chi è interessato li può leggere; abbiamo governato questo processo e indicato anche modalità concrete e operative per la sua applicazione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo riusciti finalmente ad avere le comunicazioni dell'Assessore Saitta sul caso del sovraffollamento dei pronto soccorso della nostra Regione questione ormai annosa, nel senso che tutti gli anni ritorna a fare capolino sulle principali pagine dei nostri giornali, sia locali che nazionali, e colpisce il Piemonte, ma anche molte altre Regioni. Diciamo che la nostra Regione viene colpita di più rispetto alla media delle altre regioni del Nord Italia e su questo dirò brevemente perché.
Partirei con l'analisi del mio intervento chiedendo, se è possibile (solo per questioni di tempo, perché so già che andrò un po' lungo) l'apertura del dibattito, di avere dieci minuti e non cinque minuti per intervenire.



PRESIDENTE

Certo.



BONO Davide

Partirei dalle ultime considerazioni dell'Assessore Saitta: in primis, il tema del picco influenzale. In effetti è vero, il picco influenzale quest'anno, fortunatamente, si è spostato di circa un mese in là rispetto all'anno scorso: mentre l'anno scorso era stato a Capodanno e quindi era coinciso con la chiusura degli ambulatori dei medici di medicina generale e delle strutture territoriali. Dal 24 dicembre al 6 gennaio gli ambulatori dei medici di base vanno un po' a singhiozzo, si chiudono anche nei giorni prefestivi e, nei giorni intorno al Capodanno, vengono coperti da sostituti, che magari sono medici altrettanto bravi quanto i colleghi che vanno a sostituire, ma che, come sapete, ricevono meno consensi rispetto ai medici titolari dall'utenza, per cui magari il paziente preferisce recarsi in pronto soccorso.
Quest'anno il picco influenzale si è spostato di circa quattro/sei settimane in là, quindi, come diceva correttamente l'Assessore Saitta, i casi hanno iniziato a diminuire dalla sesta settimana, cioè dall'inizio di febbraio, intorno alla settimana scorsa. Il picco si è spostato in là, in un periodo in cui gli ambulatori non sono chiusi, non ci sono festività; il Carnevale è ancora di là da venire e quindi c'è stata probabilmente anche una minore incidenza in questo senso, oltre che relativamente alle ferie perché non dimentichiamoci che tendenzialmente anche i medici e gli infermieri (questi "cattivoni") vanno in ferie e fanno quelle "strane" richieste sindacali di avere diritto anche alle ferie che tendono a chiederle magari nei periodi in cui le chiediamo tutti (Natale, Capodanno agosto e Ferragosto). Come primo dato, questo è importante (l'ha detto l'Assessore Saitta, altrimenti l'avrei ricordato comunque io): il quadro è molto cambiato in relazione a questo.
Secondo dato: i piani. Assessore Saitta, noi le crediamo, non abbiamo dubbi nel credere che i piani siano stati redatti dalle Aziende Sanitarie Locali noi però non li abbiamo visti. Si potrebbe dire che non per forza di cose debbano venire illustrati in Commissione, però non solo noi non li abbiamo visti, ma dalle sigle sindacali abbiamo ricevuto significative relazioni sul fatto che questi piani non siano stati presentati o, se sono stati presentati, lo sono stati solo in forma molto astratta e non aperta alla discussione.
Non so se la responsabilità è sua o dei Direttori generali o di entrambi nel senso che l'Assessore nomina i Direttori generali e quindi risponde nel bene e nel male, anche dell'operato dei Direttori generali, quindi innanzitutto, dovrebbe rispondere su quest'aspetto. Quanto segnalano i sindacati è che i piani non hanno interessato né i principali sindacati medici, né i principali sindacati infermieristici; dico principali, perch magari ne avete sentiti alcuni e altri no, questo non lo so per certo.
I turni del personale sono stati nuovamente pesanti in questo periodo; più che nelle feste natalizie, lo sono stati subito dopo (gennaio-febbraio). Ho sentito diversi colleghi e mi hanno detto che, da un lato, erano contenti perché sicuramente è meglio essere un po' meno pressati a Natale e a Capodanno, per evidenti motivi, ma che adesso iniziavano a essere stanchi perché giustamente si tira tutto l'inverno e se il picco influenzale arriva in là, come quest'anno a febbraio, iniziano a essere veramente stanchi quindi, la questione sul personale aggiuntivo sarebbe sicuramente molto molto interessante.
A questo punto, se non ha i numeri precisi in Aula, chiederemmo di poterli avere in Commissione: sarebbe interessante capire la consistenza numerica.
Lei ci dice che è previsto il personale aggiuntivo, in pronto soccorso nell'emergenza. D'accordo, ma quanto e quanto per ogni singolo ospedale, a parità di malattia, perché tra l'altro i medici e gli infermieri, a volte hanno la pretesa di ammalarsi; non succede spesso, per fortuna, però si ammalano anche loro e magari dovrebbero essere sostituiti.
Terza questione: i posti letto. Veniamo al perché il Piemonte subisce un po' di più rispetto ad altre Regioni del Nord l'emergenza influenzale. Ne abbiamo parlato anche quando avete - se mi permette, senza che si offenda "stiracchiato" un po' tantino i dati sui posti letto del Parco della Salute, dicendo che erano 2.200, ma in realtà quelli utilizzati erano 1.800, facendo riferimento, come tutti i medici del Parco della Città della Salute hanno confermato, al dato dell'occupazione del 15 agosto, che ovviamente non è indicativo sulla media annuale. La media è tra il picco influenzale, ipotizziamo il 31 gennaio, che è il massimo (110%), come ricordava l'Assessore, quando si utilizzano i reparti di Week Surgery così come all'Ospedale di Rivoli, così come al Regina Margherita, per i bambini per la degenza temporanea, per bambini e adulti, (nel caso di Rivoli) con la febbre, con influenze e con complicanze tipo la polmonite da influenza la congiuntivite o la meningite.
In questi casi, il riempimento è del 110%; quindi forse magari - pongo la domanda retorica - il piano di riduzione di posti letto in acuti è un po' eccessivo e mette in difficoltà la sanità piemontese? Mi spiego ancora meglio. Visto che il 15 agosto il tasso di riempimento è del 60% e il 31 gennaio è del 110% (la media, grosso modo, fa 80%), andare a tagliare del 20% i posti letto in media su tutta la Regione, non è forse un po' troppo? Non è che anche - non c'entra nulla, ma la mettiamo comunque, lei potrà dirci che facciamo campagna elettorale, ma noi non riteniamo di fare campagna elettorale su questo - il nuovo Parco della Salute di Torino, con oltre 600 posti letto in meno, potrà peggiorare questa condizione? Sono domande cui spereremmo lei ci possa rispondere.
Il tema dei vaccini influenzali è un qualcosa che c'è da anni. Non penso ci siano grandi novità sul tema, nel senso che tutti gli over sessantacinquenni sono chiamati a campagne vaccinali dai loro medici di base e di solito aderiscono, anche perché i medici di base sono molto solerti nel farlo, anche perché, devo ammettere, sono retribuiti a cottimo nel senso che a vaccino effettuato vengono pagati, per cui è loro interesse fare la vaccinazione a tutti gli over sessantacinquenni, anche quelli sani anche quelli che ti dicono "io non sono anziano, vai a dire anziano a qualcun altro".
Il tema della continuità assistenziale è stata incrementata. È vero e mi ricordo che tutti gli anni - lo ricordo perché ci lavoravo durante l'inverno - a Torino veniva aggiunta una persona in più nella continuità assistenziale, sia di giorno sia alcune volte anche di notte, per cui si faceva già e va bene.
Medici di medicina generale che fanno i codici bianchi in ospedale. Anche questo si faceva già, quindi avete annunciato una novità di cui non conosco sinceramente i termini, perché ho sentito anche i sindacati e mi hanno detto: "Sì, lo facevamo già al Giovanni Bosco". Si faceva a Torino, a Novara, per cui anche questa non è una novità.
I CAVS li avete portati come Giunta regionale nel 2017, quindi non è contingente. I CAVS non li avete fatti certo per l'emergenza influenzale immagino, li avete fatti per tutta un'altra serie di motivi. Saremmo lieti di sapere che siano finalmente serviti anche a questo.
Posti letto di continuità assistenziale a valenza sanitaria sul territorio.
Sono stati attivati posti letto; vorrei capire che tipo di percorsi dal pronto soccorso avete immaginato.
Parlava ancora di attivazioni di posti letto in RSA - anche questo è sicuramente interessante - e di bed manager, ma penso sia un lavoro molto difficile di questi giorni. Quando ti sottraggono il letto da sotto (dove non si può dire), svolgere il ruolo di bed manager potrebbe essere un lavoro molto difficile e magari molto ben retribuito.
Chiudo dicendo che i dati portati dai sindacati non credo siano contestabili. Quando fanno vedere che ci sono letti messi per terra in uno stanzino di un ospedale (credo l'ospedale dell'ASL TO5), io non ho smentito perché non posso chiamare il Direttore Generale e chiedere se è vero o meno, ma lei non ha smentito, Assessore, quindi credo fosse vero. Non c'erano persone sopra, però vuol dire che alla persona successiva che fosse arrivata, probabilmente sarebbe stato riempito il letto così, cioè messa a terra.
Abbiamo un panegirico sulla povera Campania, sul povero De Luca (si fa per dire) che aveva i pazienti a terra, ma noi siamo arrivati a "tanto così".
Forse perché Chiamparino è fortunato, forse perché siamo il Piemonte, siamo al Nord Italia, non è successo nulla sui giornali, per fortuna, però siamo arrivati a "tanto così".
Forse qualcosina ancora da fare c'è e noi crediamo se ne debba discutere ancora.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Ci sono altri colleghi che intendono intervenire su questa comunicazione? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore Saitta per la comunicazione, anche se fatta dopo due settimane dalla richiesta, ma sempre meglio tardi che mai.
Ringrazio anche la Presidente Motta per essersi adoperata affinché questa comunicazione avvenisse almeno oggi pomeriggio in Aula.
La questione del sovraffollamento dei reparti di pronto soccorso è una questione che, come già detto dal collega Bono, si ripete tutti gli anni.
Bisogna dire che quest'anno, nonostante questo picco influenzale, com'è stato rilevato sia da lei sia dal collega Bono, si sia spostato di un mese o poco più (di quattro o sei settimane), abbiamo comunque visto situazioni reali di emergenza di sovraffollamento.
Pertanto, sebbene non fossimo in un periodo in cui gli studi medici lavorano più o meno la metà e i medici e gli infermieri sono in vacanza (perché logicamente sotto le feste natalizie c'è meno personale), ci sono comunque state situazioni più che al limite, che ci sono state segnalate ma che abbiamo potuto vedere tutti, essendo apparse sui giornali piuttosto che sui siti di informazione.
Anche noi rileviamo questa difficoltà nel capire quali siano questi piani perché non ne abbiamo contezza. Lei ha parlato di posti letto, ma quanto personale c'è in più? È previsto del personale in più? Questo non è assolutamente chiaro.
Ribadisco una parte del discorso fatto dal collega Bono, anche per farne uno spunto di riflessione.
È indubbio che il Piemonte senta più di altre Regioni il momento di crisi quando c'è il picco influenzale. Non c'è dubbio che lo senta più di altre Regioni, ma come mai? Il motivo è segnalato dal collega Bono: abbiamo ridotto - avete ridotto - troppo i posti letto in acuzie. Siamo al limite per cui, essendo al limite, qualsiasi situazione di emergenza e qualsiasi elemento vada a modificare lo status quo, si va in emergenza, proprio perché non si ha un margine, non si ha un minimo margine di sicurezza e non bastano talvolta questi piani, ai quali faceva riferimento l'Assessore.
La riflessione che volevo lanciare è proprio questa, soprattutto in chiave futura, se parliamo di nuovo Parco della salute, ma anche di altre strutture. Siccome si è già scesi sotto un certo limite e si è già scesi con la DGR n. 1-600, la riflessione che lanciamo è questa: non sarà che andando a diminuire ulteriormente, ad esempio come avviene per il Parco della salute, dove si passa dagli oltre 2.200 a 1.490, poi si rischia di essere ancora più a rischio rispetto a queste emergenze? Questo è lo spunto di riflessione che vogliamo offrire alla Giunta regionale, che vogliamo condividere con l'Aula e anche lanciare all'esterno, perché poi quando andiamo a solleticare l'attenzione e andiamo a criticare certe scelte, non già sull'utilità di un'opera come il Parco della salute, ma sui modi di realizzazione e il numero di posti letto previsti, c'è alla base una reale preoccupazione. Preoccupazione che peraltro, è condivisa da molti cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, concludiamo con la replica dell'Assessore Saitta, che ha pertanto facoltà di intervenire.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Voglio esprimere qualche considerazione di carattere politico e lo dico al Consigliere Bertola. Il Ministro della Salute, Grillo, nel periodo elettorale è andata in Campania ad accusare il Presidente De Luca perch non applicava il DM n. 70, quello che noi abbiamo applicato, perch bisognava applicarlo. È andata in Sardegna per accusare l'Amministrazione di non aver applicato il DM n. 70. Noi l'abbiamo applicato. Non l'abbiamo fatto.



(Commenti fuori microfono)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Conosco questa cosa qui! Il Ministro della Salute è andata in Calabria a fare la stessa cosa, perché non è stato applicato il DM n. 70. Noi che l'abbiamo applicato e, per decisione del Ministro Grillo, siamo la prima Regione italiana per quanto riguarda i LEA, firmato Ministro Grillo! Allora, bisogna essere in ordine con sé stessi. Cioè, siete in maggioranza c'è un riconoscimento del lavoro che abbiamo fatto e di aver applicato una norma. Abbiamo applicato una norma, non è che ci siamo messi a inventare qualcosa. È una norma finalizzata a garantire più sicurezza ai pazienti.
Questo è il tema. Allora, si può fare tutto, ma quando si hanno responsabilità di governo, bisogna essere evidentemente molto più precisi.
Ho sentito che ciò che ho detto non è stato ascoltato. Non è stato ascoltato, nel senso che ho indicato posti letto aggiuntivi, ho indicato personale che è stato aggiunto, ho indicato.



(Commenti fuori microfono)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Va beh, non è detto che i piani aziendali devono essere noti ai Consiglieri. I piani aziendali sono stati preparati e i piani che abbiamo preparato per il freddo erano per fronteggiare una situazione simile a quella dello scorso anno.
Abbiamo anche disposto e preparato tutte le RSA di Torino e fuori Torino per mettere a disposizione dei posti letto qualora ci fosse stato un iperafflusso come lo scorso anno. I piani dicono praticamente questo. Non abbiamo applicato totalmente il DM n, 70, per fortuna, perché c'è stata questa traslazione del picco. Quindi, lo dico perché le cose non vengono ascoltate.



(Commenti fuori microfono)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ripeto! Ripeto: 19 posti letto aggiuntivi alle Molinette, 16 posti letto al San Giovanni Bosco, 16 posti letto al Martini, 12 posti letto e via di questo passo, con l'inserimento di personale aggiuntivo. Abbiamo fatto questa operazione, che non abbiamo evidentemente spinto, ma eravamo pronti.
In più, c'è un'altra cosa. È chiaro che dispiace che abbiamo gestito questo problema e non dico che è perfetto, ma l'abbiamo gestito. Sono convinto che dispiace perché era facile, come negli anni passati.
Ora, io starei molto attento a considerare come oro colato l'opinione di qualcuno che è candidato e che dice quelle cose.



(Commenti fuori microfono)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La tentazione, evidentemente, c'è per tutti quando si è in campagna elettorale, ma riguarda anche qualche sindacalista candidato.
Tanto per avere le idee molto chiare: siccome normalmente abbiamo letto queste cose e si parla di sigla sindacale, io credo che bisogna stare attenti, perché poi c'è anche un limite. C'è anche un limite e il limite sta nel fatto che se un problema non esiste e viene amplificato, creiamo qualche problema ai pazienti. Lo buttiamo nella battaglia politica, ma creiamo dei problemi ai pazienti. Noi finora siamo stati sereni e tranquilli a non riprendere puntualmente alcune affermazioni che rispondono non sempre all'interesse dei pazienti. Però posso assicurare che abbiamo svolto totalmente il nostro lavoro e i piani sono a disposizione di chi vuole leggerli. Se invece non si vogliono leggere, se si vuole arrivare per dire qui che ha ragione quel sindacalista che sarà un candidato, allora capisco perfettamente e ci sta tutto! Noi abbiamo la coscienza a posto per aver fatto il nostro lavoro, tenendo conto degli errori e i limiti della volta scorsa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Sarò brevissimo. Penso di avere intuito e penso che tutta l'Aula abbia intuito a chi si riferisse l'Assessore Saitta, però io credo, forse un po' ingenuamente, nella professionalità di tutti gli operatori sanitari, anche di coloro i quali fanno attività sindacale. Ricordo che non si tratta di un solo sindacato infermieristico, perché anche sindacati medici hanno segnalato difficoltà. Che poi la situazione sia stata diversa rispetto all'anno scorso, gliel'ho già detto anch'io e le ho già anche spiegato il perché: fortunatamente, il picco influenzale si è spostato di circa sei settimane rispetto all'anno scorso.
Quindi, da un lato, l'anno scorso vi è stata una congiuntura particolarmente negativa, dall'altro quest'anno vi è stata una congiuntura particolarmente positiva. Che i piani emergenziali siano stati fatti, va bene, ne prendiamo atto e le ho detto anch'io che non necessariamente, e lo ripeto, debbano essere portati in Commissione. Diciamo che poteva essere un dato in più. Continuo a dire, inascoltato da nove anni, che la IV Commissione sanità avrebbe bisogno di due sedute settimanali, una con i documenti e le delibere della Giunta e una con le richieste dei Consiglieri, perché, non a caso, è la competenza principale della Regione Piemonte, interessa 8,5 miliardi di euro di spesa sanitaria, quindi avrebbe bisogno di molto più spazio.
In più, un'ultima cosa sui posti letto. Assessore, il DM 70 non riguarda solo i posti letto: riguarda le organizzazioni degli ospedali per hub e spoke, i PS, i DEA e altro ancora. Ci mancherebbe che un Ministro della Repubblica italiana non faccia rispettare una legge dello Stato, cosa che tra l'altro, ci auguriamo anche voi facciate per altre leggi dello Stato che vengono applicate e che verranno attuate in questi mesi, ad esempio il reddito di cittadinanza, senza magari ostacolare le assunzioni dei navigator o delle persone che aiuteranno a trovare lavoro.
Però sui posti letto possiamo dire una verità. La verità è che questa Regione non solo ha applicato per prima gli standard massimi di posti letto, ma è anche quella che li ha applicati con i dati più bassi: non il tetto dei tre posti letto per 1.000 abitanti, ma il tetto di 2,5 per 1.000 abitanti. Questo è un dato vero e chiaro: potevamo arrivare fino a tre quindi potevamo avere 1.000 posti letto in più, e noi li abbiamo. Tutto qui.



PRESIDENTE

Abbiamo fatto un'eccezione, però avevamo chiuso la discussione.
Consigliere Vignale, se è una cosa veloce, le do la parola, però avevamo chiuso la discussione dando la parola all'Assessore Saitta, chiedendo prima se c'erano altri interventi e non ce n'erano stati.
Prego, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Non è detto che l'Assessore debba avere l'ultima parola, un sacco di volte non risponde alle domande che le poniamo; per una volta, la vive al contrario.
Intervengo soltanto per dire che è un po' singolare quest'aspetto per cui in una comunicazione che è stata il più possibile istituzionale per sapere che cos'era avvenuto, l'Assessore Saitta non può perdere l'occasione per trovare sempre un nemico, cioè le responsabilità non sono mai di quest'Amministrazione, che fa sempre tutte le cose bene, ma le colpe sono sempre terze.
Devo dire che poi è un po' divertente che, provenendo dal mondo che rappresenta, accusi le rappresentanze sindacali, perché potremmo scorrere molto semplicemente le stavo vedendo sul computer - le dichiarazioni rispetto al picco influenzale di medici e di infermieri di più sigle sindacali per vedere che non ci siamo inventati che in un ospedale piemontese non c'erano neanche più le barelle e hanno ricoverato chi arrivava in pronto soccorso stendendo dei materassini per terra, perch questo è stato fatto, ci sono le foto, ma l'hanno detto i medici stessi e bene hanno fatto a dare comunque un accesso.
Ma c'è un dato significativo, ed è l'unico che voglio sottolineare.
Quest'anno la situazione è stata diversa rispetto all'anno passato (o rispetto a due anni fa, che era stata altrettanto significativa) sostanzialmente per due motivi: 1) come ha ricordato l'Assessore e come ricordava il collega Bono, lo spostamento del periodo influenzale; 2) l'aumento dei posti letto.
Vede, Assessore, i picchi influenzali passano, le barelle nei pronto soccorso non passano. È vero che quando lei si reca nei pronto soccorso (con debito avviso, ovviamente) non trova neppure una barella, ma - guardi se lei oggi, quando esce di qua, si reca nell'ospedale che crede (ne sorteggi uno a caso), ed entra in un pronto soccorso le trova, le barelle.
Ma anche quando è finito il picco influenzale, entra al pronto soccorso e trova le barelle, e questo per un motivo molto banale: perché quei posti letto che avete dovuto aggiungere perché sono uno degli strumenti indispensabili per dare maggiore assistenza sanitaria a chi ha una necessità emergenziale (in quel caso, recandosi al pronto soccorso) è uno dei veri limiti della sua e della vostra riforma.
Nel 2014 avete levato 1.800 posti letto, che sono quelli che ci mancano per arrivare al tre per 1.000, che è quanto prevede la legge dello Stato.
Allora inevitabilmente, quando c'è un fenomeno di maggiore necessità, uno degli strumenti - non l'unico - è quello di aumentare i posti letto.
Dopodiché sarebbe interessante, come da dialettica consiliare, per esempio avere i dati - lo dico all'Assessore, lo dico dalla Presidenza del Consiglio - che l'Assessore Saitta citava circa quante persone sono state assistite all'interno delle Case della Salute. Lo dico in termini proprio inglesi: sarebbe un dato interessante per capire quanto le Case della Salute sono state in grado di assorbire dei pazienti che altrimenti si sarebbero recati in un pronto soccorso.



PRESIDENTE

Chiedo all'Assessore se vuole intervenire.
Prego.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Preciso che il mio giudizio non è sicuramente nei confronti delle organizzazioni sindacali, delle quali ho il massimo rispetto, ma è verso un sindacalista che ha il doppio ruolo di candidato e di sindacalista e che utilizza evidentemente quella posizione per emergere su alcune questioni.
Ma, detto questo, è un giudizio chiaramente personale, non certamente contro il sindacato. Sappiamo chi è la persona cui mi riferisco e sappiamo anche che questa persona ha fatto diversi esposti nei diversi anni su pronto soccorso, Procura, ecc. Mi pare che sia stato tutto archiviato dopo tanti controlli dei NAS.
Se valesse questo principio, la Campania - che non mi pare, come il Ministro ha ricordato, abbia applicato il DM 70 per i posti letto dovrebbe avere i pronto soccorso straordinari e nessuna barella. Non è così, ecco. Potrei continuare, ma non è così: è un problema organizzativo è un problema di risposte articolate anche dal punto di vista territoriale.
Quindi quello è un tema, ma non è soltanto quel tema, perché guardiamo anche la Calabria che ha tanti posti letto, guardiamo anche il Lazio che ha tanti posti letto. Cerchiamo di essere un po' obiettivi e guardare a cosa succede nel resto d'Italia.
La seconda cosa che dimenticavo e che non ho detto è che per il piano di emergenza (penso al Martini) sono state assunte, con formule particolari non giudicate positivamente neppure da noi, in attesa dei concorsi e per periodi limitati, anche unità di personale che erano necessarie.
È un aspetto che si dimentica, ma credo che il prossimo mese, se la Commissione me lo consentirà, verrò a spiegare l'aumento del numero di personale che c'è stato in questi ultimi mesi in applicazione degli stanziamenti fatti alla fine del 2018 e per quanto riguarda il 2019. Si è registrato un aumento consistente e anche questo elemento ha permesso di affrontare il tema, oltre alle risorse che abbiamo messo a disposizione nella medicina generale per questa presenza all'interno dei pronto soccorso per quanto riguarda i codici bianchi.
Un'ultima considerazione in tema di copertura delle Case della Salute. Ho preparato questo lavoro per quanto riguarda la copertura del centinaio e oltre Case dalla Salute e, anche in questo caso, quando la Commissione lo riterrà opportuno (al momento, non ho il dato sottomano), vi potr dimostrare come vi sia stato un incremento anche in questa direzione. Per qualche Casa della Salute siamo anche in grado di misurare la riduzione che ha determinato nel pronto soccorso, per le patologie che sono state affrontate, ma anche per alcuni interventi di carattere infermieristico che le Case della Salute un po' più attrezzate sono riuscite a fare senza i pronto soccorso.
Il dato sarà disponibile nel giro di qualche settimana in modo completo. È chiaro che lo spiegheremo non soltanto alla Commissione, ma anche alla nostra comunità, perché riteniamo che anche questo sia uno strumento utile per continuare questo rafforzamento.
Il collega mi chiedeva il dato, ma al momento non ce l'ho sottomano.
Peraltro, non sapevo di dover intervenire su questo punto. M'impegno quanto prima a portarlo in Commissione e a riferire in merito. Mi pare, comunque che ci sia una buona copertura. È chiaro che a Torino la situazione è un po' più complicata, ma sul resto del territorio c'è una buona copertura con un grande risultato in termini di partecipazione dei medici di famiglia, in attesa dell'accordo regionale che faremo quanto prima, che ci permetterà di estendere questa formula dove abbiamo più difficoltà, ossia la Città di Torino.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Impugnazione del Governo davanti alla Corte costituzionale, della legge regionale 17 dicembre 2018 n. 19 - articolo 15 relativo alla stabilizzazione medici 118"


PRESIDENTE

L'Assessore Saitta è disponibile a rendere un'informativa in merito a "Impugnazione del Governo, davanti alla Corte costituzionale, della legge regionale 17 dicembre 2018, n. 19 - articolo 15 relativo alla stabilizzazione medici 118".
Prego, Assessore.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il collega Ottria, nell'intervento di poco fa, ha posto la questione, che abbiamo rinviato, evidentemente, a questa comunicazione, relativa alla decisione del Governo di impugnare alla Corte costituzionale quell'articolo della legge omnibus che ci ha consentito - almeno questo era l'obiettivo che ci eravamo posti - di stabilizzare i precari del 118.
La formula che abbiamo adottato per la stabilizzazione (i Consiglieri lo sanno, perché era frutto di un confronto tra tutte le forze politiche, di maggioranza e di minoranza) era fondata anche sul piano giuridico. È chiaro che siamo stati attenti a non scrivere soltanto una volontà di carattere politico.
Come sapete, siamo partiti dalla constatazione di un non senso, relativo al fatto che alcuni nostri dipendenti a tempo determinato da oltre sei anni (qualcuno anche da sette, qualcun altro addirittura da otto anni) lavoravano al pronto soccorso, con un rinnovo annuale del contratto attraverso una prova di carattere selettivo, con tutto ciò che implica questa modalità in termini di incertezza, ma anche in termini di angosce personali per il fatto di doversi rimettere costantemente in discussione anno dopo anno.
Quando questi dipendenti vennero assunti negli anni passati (peraltro bisognerebbe chiedere a chi allora aveva fatto questa scelta), vennero impiegati anche se non erano in possesso di un requisito richiesto dalla norma.
La norma, infatti, richiedeva il corso triennale di medicina generale.
Vennero assunti a tempo determinato, probabilmente perché c'era un'emergenza; del resto, si va da un'emergenza all'altra (sicuramente il motivo non può che essere stato questo).
La condizione che venne allora stabilita per l'assunzione, anche se a tempo determinato, prevedeva la frequentazione del corso per l'emergenza; corso che avevano frequentato tutti e che aveva permesso loro di partecipare alle prove.
Nella nostra proposta, ci siamo posti l'obiettivo di stabilizzare il suddetto personale e abbiamo ritenuto che la modalità più utile per ottenere tale stabilizzazione fosse quella di emanare una norma di carattere regionale, com'era stato fatto in altre parti d'Italia.
Il Governo ha impugnato tale norma, facendo riferimento in modo particolare alla recente legge n. 135/2018, se non erro.
Sostanzialmente, l'Ufficio legislativo del Ministero della Salute sostiene che la nostra norma sarebbe incostituzionale perché è necessario avere il titolo di frequentazione del corso. Questo lo sapevamo, non c'era bisogno che ce lo scrivesse il Ministero! Non per nulla, parliamo di "stabilizzazione".
Abbiamo anche spiegato al Ministero, che peraltro ci aveva chiesto informazioni in merito, che sul piano pratico non era possibile consentire ai nostri dipendenti di partecipare al corso triennale. Le due cose infatti, non si potrebbero fare assieme: o si lavora o si frequenta il corso, mi sembra logico. Noi abbiamo trovato questa modalità partendo dal presupposto che chi lavora da sette o otto avesse ormai imparato a fare quell'attività.
Devo rilevare, inoltre, che abbiamo aggiunto una norma (e l'abbiamo studiata con questa finalità), che peraltro, almeno nella valutazione che abbiamo fatto, poteva essere oggetto di giudizio negativo da parte del Governo. Qual era il timore che anche qualche parte sindacale aveva manifestato (non di questi medici)? Si poteva pensare, infatti, che nel momento in cui si stabilizzavano i medici del 118, questi potessero fare i medici di medicina generale, i medici di famiglia. Era questo il timore. Il percorso che avevamo quindi individuato era molto semplice e prevedeva una serie di condizioni: un corso di emergenza-urgenza e i candidati dovevano già lavorare da un minimo di tre anni; inoltre, potevano soltanto partecipare alle selezioni per l'emergenza, quindi soltanto al 118.
È chiaro che questo è un problema, perché un medico si trova costretto soltanto a seguire quel percorso, ma a tutela, sul piano normativo, abbiamo previsto questa possibilità. Sul piano del diritto la cosa funziona, perch questo procedimento poteva essere contestato da chi era in possesso della specializzazione triennale del corso di medicina generale.
In più, abbiamo anche definito che la modalità per essere assunti a tempo indeterminato era anche attraverso un processo selettivo, non automatico.
Ai medici che avevano fatto il corso d'urgenza e che avevano un certo numero di anni, è stata data la possibilità di partecipare al processo di selezione una volta data la priorità a quelli che avevano fatto il corso di medicina triennale. Abbiamo individuato questo percorso e l'abbiamo studiato anche nei minimi particolari.
Credo che la norma cui fa riferimento l'Ufficio legislativo del Ministero della Salute sia una norma che ha obiettivi diversi. È una norma che norma posso dire così? - qualcosa di diverso. Quella norma non può essere utilizzata - poi lo vedranno i giuristi - per affrontare un tema che non è quello che abbiamo affrontato noi. Noi abbiamo dato stabilizzazione, lì invece è stato affrontato un tema di un percorso di lungo periodo, ma noi abbiamo un arretrato che dovevamo affrontare.
Per carità, non so poi quale piega assumerà questa vicenda alla Corte. Noi ci costituiremo e saremo chiamati a difendere le nostre posizioni, ma abbiamo sufficienti motivi sul piano del diritto e del buonsenso, per quello che vale.
Posso aggiungere una valutazione politica. Questa nostra proposta era nota perché il percorso che abbiamo definito era un percorso che abbiamo seguito informando anche il Ministro della Salute. Succede molto spesso che gli atti che predisponiamo siano sottoposti a una verifica di carattere preventivo e non sono state sollevate osservazioni particolari, quindi credevamo di avere imboccato la strada giusta. La Corte deciderà, ma si pu rimediare sul piano giuridico? Dipende da chi ha la responsabilità al Governo. Certamente chi legge la legge di bilancio e alcuni commi di quella legge di bilancio, scopre che sono state fatte, posso dire così, delle equivalenze e delle equipollenze addirittura tra titoli di studio universitari.
Io credo che quel che abbiamo fatto sia risolvibile sul piano del diritto ma dipende da come il Governo si presenterà nella discussione; dipende dalla nota che l'Avvocatura dello Stato presenterà al Governo e alla Corte Costituzionale. Noi, attraverso la nostra Avvocatura - poi deciderà l'Avvocatura da chi farsi aiutare per quest'operazione - avremo la possibilità di difenderci.
Se poi, nel frattempo, il Governo dovesse ritenere che è possibile, con un altro strumento, dare attuazione a questa norma, noi ne saremo felici, per dispiace - questa è una valutazione di carattere generale - che un lavoro così trasversale, così attento e così verificato in anticipo sia preso e buttato dalla finestra suscitando quelle angosce e quelle paure che i nostri 80 dipendenti che lavorano per il 118 stavano superando perch immaginavano - e immaginavamo anche noi - un periodo di serenità.
TRONZANO Andrea (fuori microfono) Tecnicamente cosa succede, Assessore?



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Tecnicamente nessuno di questi medici sarà licenziato, si continuerà con il percorso anno per anno, quindi rimangono precari ancora quest'anno.
Ho già ricevuto parecchie proteste da parte sindacale, come mi sembra più che logico, ma è chiaro che noi abbiamo l'obiettivo e dobbiamo trovare le modalità per un percorso, alla Corte Costituzionale o di carattere normativo, che dipende tutto dal Parlamento. È chiaro che chi ha governato questo processo, il nuovo Governo, si è assunto una responsabilità particolare e noi siamo, non perché siamo l'opposizione, a fianco dei lavoratori che dovevano essere stabilizzati.



PRESIDENTE

Consigliere Bono, gli Uffici mi dicevano che forse avevano capito che lei volesse solo una specificazione. Pensavamo volesse solo una chiarimento come il Consigliere Tronzano.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, presidente.
Ringrazio l'Assessore per l'informativa alle comunicazioni che ci sono state date in Aula. Volevo ricordare tutto il percorso che è stato fatto.
Innanzitutto esprimo tutta la mia rabbia e il mio rammarico verso la decisione, da parte del Governo, di impugnare un articolo dalla legge regionale che abbiamo approvato a dicembre a favore della stabilizzazione dei medici precari del 118 Piemonte.
Sono andata a guardare negli anni e, da quando è nata la Repubblica Italiana, non si è mai visto un Governo impugnare una legge di stabilizzazione che riguarda i lavoratori precari, soprattutto nell'ambito della sanità. Non è mai accaduto e questo Governo l'ha fatto.
Trovo il tutto vergognoso, anche perché il Governo ha fatto una campagna elettorale, e continua a fare una campagna elettorale sui precari, dicendo che bisogna stabilizzarli, bisogna eliminare, abolire il precariato e poi che cosa fa? Impugna questa legge alla Corte Costituzionale? Questo è inaccettabile e vergognoso. È un mio punto di vista e un mio pensiero, ma che accomuna un po' tutti, soprattutto i professionisti, i medici del 118 che da anni operano a favore della nostra Regione e offrono un servizio territoriale di urgenza ed emergenza molto importante, del quale dobbiamo andare fieri, perché è un fiore all'occhiello.
Pertanto, tutti i medici che da anni lavorano (ci sono medici che hanno contratti con convenzione che viene rinnovata di anno in anno, da otto-nove anni), si sentono sicuramente presi in giro e sinceramente sono anche disperati. Proprio venerdì 15, il giorno in cui il Governo ha deciso di impugnare la nostra legge, era l'ultimo giorno in cui questi medici potevano presentare la domanda per essere stabilizzati. Il termine di scadenza era il 15 febbraio. Loro - felici, naturalmente - hanno presentato la domanda, hanno risposto al bando, ma hanno ricevuto la brutta notizia per cui la legge riguardante la loro stabilizzazione è stata impugnata.
Se ricordate, il 30 gennaio 2018 (13 mesi fa) la sottoscritta ha presentato un'interrogazione all'Assessore, riguardante l'adozione di una normativa che stabilizzasse gli oltre 80 medici precari che operano nella nostra regione. L'Assessore ha risposto che avrebbe trovato delle soluzioni per poter procedere alla stabilizzazione dei medici precari del 118.
Successivamente, abbiamo presentato una mozione a mia prima firma approvata all'unanimità, quindi da tutte le forze politiche, e sottoscritta da tutti i componenti della maggioranza e da altre forze politiche. Questa mozione - ripeto - è stata approvata all'unanimità, il 24 luglio 2018.
L'Assessore si era impegnato a trovare una soluzione per stabilizzare i medici precari. Noi abbiamo presentato un'interrogazione, così come il collega Ottria, che ha lavorato a stretto contatto con me per portare avanti questa battaglia. Abbiamo cercato di sollecitare l'Assessore per il raggiungimento di un accordo che potesse avere anche un valore normativo che non venisse impugnato dal Governo. Naturalmente, abbiamo lavorato in stretto contatto con tutti i medici precari, perché esiste un coordinamento (il coordinamento CREST) dei medici precari del Piemonte, con il quale lavoriamo da due anni, a stretto contatto.
Arriviamo al dunque: noi abbiamo proposto la stabilizzazione sotto indicazione dei medici precari del 118 Piemonte, tenendo in considerazione le leggi regionali esistenti. Abbiamo preso esempio dalla Regione Toscana e dalla Regione Emilia Romagna, che hanno stabilizzato i medici precari del 118. Combinazione, la Regione Liguria ha stabilizzato i medici precari del 118 proprio a dicembre 2018, quando noi abbiamo approvato l'omnibus.



(Commenti fuori microfono)



BATZELLA Stefania

Appunto. Non sappiamo se la Liguria ha copiato la nostra.



(Commenti fuori microfono)



BATZELLA Stefania

L'ha copiata. Bisogna valutare se è stata impugnata.
Pertanto, pensate: il 17 dicembre noi abbiamo approvato l'omnibus (la legge regionale di riordino) e la Regione Liguria evidentemente (non volevo dirlo) ha messo anch'essa in atto una stabilizzazione dei medici precari.
Poi, attenzione: noi abbiamo dei precedenti, perché la Regione Piemonte, a partire dal 2006, ha approvato la delibera regionale n. 28/2006, la delibera n. 41/2008, la delibera n. 78/2009 e la delibera n. 3 del 13 giugno 2011. Quattro delibere, quattro sanatorie che hanno trasformato dei contratti da tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Quattro sanatorie che la Regione Piemonte ha portato avanti e che non sono mai state impugnate. Le altre Regioni hanno stabilizzato, seguendo una loro legge regionale che non è stata impugnata, mentre quella della Regione Piemonte è stata impugnata.
Sono veramente arrabbiata e delusa da questo Governo, che invece di aiutare, di essere contento ed apprezzare che una Regione stabilizzi oltre 80 medici precari, cosa fa? Impugna la legge, perché dice che l'articolo riguardante la stabilizzazione dei medici precari viola gli articoli 117 terzo comma, e 3 della Costituzione.
Tutto questo mi fa sorridere. Non entro nel merito, perché non sono un'esperta, non sono una giurista, una costituzionalista, però si dice che viola l'articolo 3, che riguarda il principio di uguaglianza. Vorrei sapere su cosa si basa questa uguaglianza, in considerazione del fatto che l'emendamento inserito in legge e diventato legge non è altro che quanto le altre Regioni hanno sottoscritto e approvato, senza che venisse impugnato.
Questa è l'amara realtà. Non so cos'altro dire in merito, più che esprimere rammarico e molta vergogna, perché - ripeto - un Governo che si professa come Governo del cambiamento dovrebbe cambiare le sorti di questo Paese dovrebbe favorire il lavoro, dovrebbe abolire il precariato. Invece, cosa fa? Blocca, boccia e si rivolge alla Corte Costituzionale, impugnando la nostra legge.
Assessore Saitta (non c'è il Presidente Chiamparino, ma rivolgo ugualmente un appello anche a lui), non molliamo: andiamo dritti, continuiamo le nostre battaglie, perché abbiamo adottato un provvedimento giusto, che va a favore di tanti professionisti, delle loro famiglie, della loro stabilizzazione. Continuiamo così e andiamo giù pesante, non chiniamo il capo, perché siamo dalla parte della ragione!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
Ci sono altri interventi? La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non analizzerò nel dettaglio le parole usate dalla collega che ci ha preceduto, ma andrei sul dettaglio degli eventi accaduti.
Negli anni passati, la Giunta regionale ha approvato delle stabilizzazioni temporanee del personale, cioè delle "finestre", con atti interni, quindi con delibere di Giunta o addirittura delle determine dirigenziali.
Sappiamo che non si può andare in deroga rispetto a un accordo collettivo nazionale, perché questo è l'accordo vigente. Secondo il proprio bagaglio emotivo e culturale, ci può augurare di tutto e di più, ma esistono anche i ricorsi, cui si appellano le persone che magari vengono escluse da una sanatoria rispetto a un accordo collettivo nazionale. Su questo, penso che la Regione Piemonte, l'Assessore Saitta e il Presidente Chiamparino non possano dire nulla di diverso.
Dopo mesi di pressioni, la cosa migliore - siamo tutti d'accordo - sarebbe una norma nazionale (dirò qualcosa anche su questo). Negli ultimi mesi tutte le forze politiche hanno fatto pressione per una nuova sanatoria: sostanzialmente, una nuova stabilizzazione di personale, che non rispettava i criteri dell'accordo collettivo nazionale, firmato dai principali sindacati medici e non, deciso dal Governo gialloverde, dal governo del cambiamento, non dal PD e da Forza Italia; un accordo firmato dai Governi rifirmato da tutti i Governi, perché parliamo del 2005, con le varie modifiche successive, che dice che medici che fanno l'emergenza territoriale (ascritta al territorio nel 118, adesso diventato 112) devono aver seguito il corso di formazione di medicina generale e il corso semestrale, a seconda delle varie Regioni, sul 118.
Giusta o sbagliata? Non lo so, posso anche dire che probabilmente è da superare e che è obsoleta. Tra l'altro, ci mancano i medici dappertutto ed è assurdo che li facciamo studiare sei anni: perdono un anno per l'abilitazione, perché ricordiamoci che si perde anche un anno per l'abilitazione, poi facciamo fare un triennio per la medicina di base magari si perde un altro anno perché per le tempistiche non si riesce a partecipare appena presa l'abilitazione, poi finito quello gli facciamo fare un corso di sei mesi per le emergenze e a quel punto, forse, arrivati a quarant'anni, possono fare i medici del 118, ma sono già stanchi, perch a quarant'anni tendenzialmente (adesso non me ne vogliano i tanti quarantenni presenti in aula) ti affatichi un po' di più - dirò una banalità - di quando ne avevi 25 o 30 facendo le notti sul territorio, tra l'altro neanche in ospedale.
Quindi l'accordo collettivo nazionale è modificare? Secondo me, sì. È in corso di modifica? Sì, sappiamo che tutta la parte di modifica dell'accordo collettivo nazionale è ferma alla SISAC. Io purtroppo non sono Assessore alla sanità regionale; l'Assessore alla sanità regionale Saitta si faccia parte diligente per modificare questa parte dell'accordo collettivo. Io so e questo lo posso dire all'Aula e ai giornalisti presenti, che il Governo sta attentamente considerando questo, nel senso che c'è bisogno di stabilizzare il personale del 118, ma come? Ogni Regione ha avuto la sua ricetta e la Regione Piemonte ha scelto di non fare più la delibera che, sostanzialmente, aggirava un accordo collettivo nazionale, ma ha deciso di fare una legge, perché giustamente la legge è l'unico atto che dà una responsabilità politica ai politici, cioè noi, che ci assumiamo responsabilità politica. In questo modo, la responsabilità politica non è in capo ai dirigenti e ai funzionari, che altrimenti si dovrebbero prendere anche la responsabilità di cause, tra l'altro sicuramente perdenti.
Abbiamo fatto una legge ma, probabilmente, sapevamo già che la legge rischiava di essere impugnata, perché se no non ci sarebbe bisogno di fare una legge. Sembra un po' paradossale come ragionamento, perché sappiamo che sono competenze nazionali. Quindi, ben venga il percorso di autonomia chiediamo più autonomia sul tema sanitario, così finalmente le Regioni dove magari gli Assessori più creativi riusciranno a ipotizzare una proposta di rilancio di una sanità più funzionale, efficace ed efficiente e, di conseguenza, gli Assessori delle altre Regioni la copieranno. In questo caso, mi sembra che ogni Regione si sia mossa un po' con modalità diverse.
La Sicilia è stata contestata perché, pur avendo autonomia, ha deciso che i medici del 118 vengono stabilizzati. Nel frattempo, ha anche stabilito che si devono iscrivere in soprannumerario al corso di medicina generale, ma si sono tutti arrabbiati perché si lamentano dicendo: "Come facciamo le notti stacchiamo dalle notti e andiamo poi al corso di medicina generale?".
La soluzione perfetta al momento non c'è. Noi stiamo ragionando con il Ministero e con il tavolo di lavoro sul tema dalle nostre misere posizioni ma molto più potere di lavorare su questa tematica lo avrebbe l'Assessore Saitta, nel senso di potenzialità, per arrivare a una soluzione. I sindacati hanno fatto alcune proposte, come la possibilità di farlo part time, quindi non di otto ore effettive, perché il corso di medicina generale comporta tutta una serie di incompatibilità. Pensate a un medico di quarant'anni - di nuovo - che magari ha un suo stipendio anche discreto che, di colpo, deve - non vuole, ma deve - iscriversi al corso di medicina generale, prende la borsa di studio regionale, che da noi sono 880 euro mensili netti (se non è cambiato rispetto a quando frequentavo io), ma non può più fare altro, perché incompatibile con tutto il resto. Capite che questo crea delle difficoltà. Si può fare un numero limitato di ore di continuità assistenziale, che è l'unica attività che preserva alcuni quarantenni professionisti dalle difficoltà economiche, perché passare da uno stipendio più consistente a 800 euro, magari con la famiglia a carico può creare molte difficoltà.
Quindi la soluzione va trovata. Ci abbiamo provato? Sì. Abbiamo fatto bene? Secondo me, sì, anche noi abbiamo votato convintamente. Il Governo l'ha impugnata? Sì. È una scelta politica? No, perché è una scelta tecnica sappiamo che, quando avvengono le impugnative, sostanzialmente sono scelte tecniche: o è competenza statale o è competenza regionale.
Ce ne saranno altre di impugnative, perché le Regioni stanno cercando di acquisire spazi di manovra che ci stanno nel discorso dell'autonomia. Fatta quest'esperienza, cerchiamo di rilanciare e trovare, se è possibile, qui in Aula e magari già nel bilancio, una norma concordata (lo chiedo l'Assessore Saitta) con il Ministero che, dalle Alpi alla Sicilia, permetta di avere uniformità in tutte le Regioni, per permetterci di stabilizzare, senza incorrere in impugnative di questo tipo, , altrimenti dobbiamo aspettare i tempi del Parlamento.
Conoscendo i tempi della politica a Roma, credo sia meglio farlo qua in Piemonte subito, però con una norma non più impugnata, altrimenti cadremmo nel ridicolo e faremmo veramente un danno.
Su questo siamo disponibili a lavorare - lo stiamo già facendo - e chiediamo un supporto da parte della Regione per trovare una quadra su questo tema importante, che permetta serenità a questi professionisti che mandano avanti la nostra emergenza territoriale su tutta la Regione e hanno diritto a essere stabilizzati, dopo tanti anni, senza dover ricorrere all'obbligo di iscriversi al corso di formazione di medicina generale full time dal lunedì al venerdì, guadagnando 800 al mese e non potendo svolgere altre attività.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Cambiano i tempi, ma, Consigliere Bono, capisco, avevo anche delle parole di fuoco nei vostri confronti e nei confronti di un di un Governo che non ho avuto neanche l'intelligenza - me lo faccia dire - davanti a una proposta come la nostra, che è una proposta di buonsenso che prova a non mettere a rischio un servizio fondamentale, che prova a riconoscere la professionalità di più di 80 persone che da anni lavorano nel nostro sistema e prova a fare, come qualcuno ha detto, una forzatura dal punto di vista legislativo.
È chiaro che questa vicenda potrebbe essere affrontata a livello nazionale ma di questioni che potrebbero essere affrontate a livello nazionale ce ne sono tante e voi lo sapete bene (mi rivolgo a chi difende questo Governo) eppure mi pare che questo Governo abbia provato a inserire clausole in qualsiasi decreto d'urgenza.
La scarsa sensibilità è proprio quella: il giorno in cui s'impugna un atto del genere, un Governo annuncia che nella prossima decretazione d'urgenza inserirà una misura che non è "a Regione", ma è per tutto il sistema Paese perché è una vicenda che rischia di mettere a repentaglio, in poco tempo quello che è uno fra i più complessi sistemi della sanità.
Per cui, colleghi del Movimento 5 Stelle, riscriviamo assieme anche il testo per la prossima legge di bilancio, però voi siete quelli che per anni ci avete spiegato che tutto è possibile tramite una formazione. Mi pare che abbiamo sfidato il destino perché, come vi abbiamo anche detto su altre vicende, il rischio dell'impugnativa è un rischio del tutto politico. Tutti ci aspettavamo di non vedere, davanti a una presa di posizione sulle proprie competenze, un Ministro che non si assume per intero le responsabilità.
È chiaro che se volete demandare al Parlamento questa vicenda, avete ovviamente la possibilità di farlo; io invece vi invito a unirvi a noi per una richiesta molto più semplice: noi non vogliamo mettere a rischio la vita di 80 famiglie; non vogliamo mettere a rischio un servizio come quello del 118 e chiediamo che questo canale venga aperto, anche con i vostri Parlamentari. È inutile dirci "ne discuteremo con.", perché il punto è chiaro, non è aprire un confronto con le organizzazioni sindacali. Vi ha anche spiegato l'Assessore Saitta qual è il problema del corso-concorso contemporaneamente all'utilizzo di queste persone che non possono certo mettersi in stand by per qualche anno per poi rientrare dentro il sistema quindi sinceramente non ho capito su che basi si è intervenuto senza prevedere una normazione nazionale.
Spero che l'Assessore Saitta, insieme alle altre Regioni, trovi il canale giusto per convincere il Governo a fare un decreto d'urgenza per evitare il lungo processo legislativo. Invito semplicemente i colleghi del Movimento 5 Stelle a fare quello che hanno fatto con noi, cioè a battersi affinch queste persone continuino a lavorare per il nostro sistema.
Pertanto, se il punto è non far prevalere gli interessi di questa Regione visto che stanno al Governo del Paese, facciano prevalere gli interessi di tutto il sistema del 118 in tutte le Regioni italiane.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Credo non sia una bellissima giornata, per quanto riguarda la volontà di fare le cose. Personalmente non sono mai stato molto affezionato all'idea di sanatorie o di sistemi che possano aiutare chi, nella storia, ha fatto delle cose, quindi bypassando regole che invece insistono per altri. In questo caso, forse ci si poteva tutti capire meglio.
Ricordo che quando abbiamo approvato, all'unanimità del Consiglio, la legge n. 12 del 2018, legge che istituiva le comunità energetiche, ci arrivò, a qualche ora dalla riunione del Consiglio dei Ministri, l'idea che ci potesse essere la necessità di impugnarla. Ci furono rapidissime e frenetiche consultazioni, perché era una legge firmata da tutti e che aveva avuto un percorso complesso, anche con una serie di Commissioni. Si trov la soluzione in tempi utili, promettendo di riscriverne alcune parti. Cosa che poi abbiamo fatto regolarmente in seguito.
Nel tema di specie, ricordo che la questione è pervenuta in Aula perch qualche anno fa ci fu un momento in cui, nel rinnovo annuale, che in genere portava sempre, tra i criteri, l'anzianità di servizio (quindi lo davano per scontato), sembrava che l'anzianità non fosse più contabilizzata. Molti di loro, quindi, si videro dall'oggi al domani sostituiti da colleghi molto più giovani, forse alla prima nomina o alla prima attività, ma quelli sembravano essere i criteri di scelta.
Ci fu un'attenzione dell'Assessorato, del Consiglio e di tutti quanti. In quella circostanza, si riuscì a evitare che fosse fatto un qualcosa di incoerente rispetto a una storia, anche personale, di tanti attori.
Personalmente, credo che l'obbligo di fare un corso possa essere legittimo e necessario, però non credo che lo si possa equiparare, laddove s'immagini di sanare situazioni che salvino e tutelino esperienze consolidate sul campo e nella storia per molti anni. Sarebbe stato possibile trovare delle soluzioni che anche il Governo avrebbe potuto suggerire. Per esempio l'accesso al corso senza borsa di studio, cosa che accadeva un po' di anni fa per i soggetti extranumerari per le scuole di specializzazione ospedaliera. Oggi quegli assistenti che furono assunti senza specializzazione non credo esistano più, ma quelli della mia generazione erano assunti come assistenti. Molto spesso non avevano la specializzazione a sostenerli, potevano iscriversi alle specializzazioni e partecipare a un concorso in modo soprannumerario, ma non accedevano alla borsa di studio.
Quindi, potevano, in qualche maniera, contemplare le due cose.
Non credo che oggi il servizio 118, con la carenza anche di professionalità denunciate da più tempo e l'allarme che viene lanciato di mancanza di medici, possa, laddove non saniamo, mettere a rischio oppure trovare un'appetibilità sul mercato. Se fossimo andati a sanare queste scarse 100 unità di personale, non credo che avremmo avuto la sollevazione dei 10.000 che avrebbero detto "avete fatto un sopruso ai nostri danni". Loro hanno delle professionalità, mentre altri ne stanno cercando altrove. C'è carenza di medici e credo che oggi riescono tutti a trovare delle occupazioni soddisfacenti.
È vero, come ha detto Grimaldi, che cambiano i tempi, ma credo che se questa impugnativa l'avesse fatta un qualunque altro Governo, oggi avremmo avuto una levata di scudi di chi avrebbe detto "non volete fare le cose e non volete dare del lavoro alle persone". Non credo opportuno mantenere questo precariato in un sistema del quale molti vanno fieri di quello che succede e rivendicano il 118 come un sistema di eccellenza, fermo restando che anche su quello si potrebbero fare mille altre discussioni e delle riforme (vedi alcune carenze che vengono denunciate su tutto il Paese sul 112, sul numero unico, per esempio).
Se però immaginassimo di lasciare nel precariato e nel dubbio che oggi ci sei e domani il servizio può essere coperto non da soggetti giovani o da neolaureati o da persone che possano avere l'entusiasmo della gioventù (meno esperienza, ma tanto entusiasmo), rischieremmo di avere delle caselle vuote e delle persone che oggi resterebbero a casa, nell'incertezza di avere il loro spazio legittimato con gli anni, con le esperienze e con la carriera. Credo che uno sforzo avrebbero potuto farlo e forse, anche da parte del Governo, sarebbe stato opportuno cercare una via di concertazione. Com'è stato fatto per altre leggi, avrebbero potuto chiamare la Regione Piemonte, nel caso di specie, e suggerire quali erano i nodi critici. In quel caso, avremmo anche tentato, forse, di assecondarli per dare una risposta che serva sia agli 80 sia all'intero sistema di emergenza territoriale 118.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tronzano; ne ha facoltà.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Non faccio un intervento di natura politica, perché credo che su questa impugnativa il nostro giudizio sia unanime. Invece chiederei un consiglio all'Assessore Saitta o, perlomeno, provavo a dare un suggerimento. Penso che se la Giunta e il Consiglio volessero assumersi delle responsabilità potrebbero comunque chiedere all'Assessore di procedere nella stabilizzazione.
MONACO Alfredo (fuori microfono) Poi paga l'Assessore?



TRONZANO Andrea

Il suggerimento è questo. Il consiglio che, invece, chiedo all'Assessore è questo, ovvero se lei decidesse di andare avanti, aiutato dai Consiglieri regionali, che naturalmente s'impegnano con lei a fare questa operazione dal punto di vista procedurale, nel caso di sconfitta davanti alla Corte Costituzionale, che cosa succederebbe? Penso che in questi casi, mettendo a bilancio la somma necessaria per eventualmente provare a rispondere all'eventuale sconfitta davanti alla Corte Costituzionale, un pensiero sull'andare avanti si potrebbe tentare.
Per questo volevo chiedere a lei se ha immaginato e se sia possibile, cosa che peraltro credo, ma questo è un giudizio da profano. In ogni caso, se l'ha pensato e, nel caso l'abbia pensato, le chiedo se ha necessità, da parte del Consiglio regionale, di un sostegno nella legge di bilancio che discuteremo i primi giorni di marzo.
Grazie.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, possiamo chiudere la discussione generale.
Abbiamo poi bisogno di alcuni minuti per la votazione di un ordine del giorno che mi dicono essere condiviso.
La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Parto dall'ultima osservazione.
Il tema della stabilizzazione non è un tema economico. Non è un problema economico, nel senso che è previsto nei bilanci dell'Azienda anno per anno però non è un tema di carattere economico, ma di carattere normativo, visto che sono emerse diverse sfaccettature. È chiaro che utilizzeremo questi 60 giorni, mi pare che il Governo abbia 60 giorni per presentare le proprie opinioni alla Corte. Lavoreremo in questi 60 giorni nei rapporti con il Governo per riuscire a trovare una modalità. Qualora questo non dovesse essere possibile, è chiaro che andremo in giudizio, deciderà la Corte e noi ci difenderemo.
Non si esce, però, da un fatto: che questo o quello che dovrà essere, non può che essere un provvedimento di sanatoria. Non può che essere così.
Sempre rispondendo alla domanda del Consigliere Tronzano: qualora non dovessimo riuscire, si continua sempre con il concorso annuale. Se dovesse esserci una maggiore tensione nei rapporti - poi vediamo cosa dice l'autonomia differenziata - potrebbe esserci anche qualcuno che richieda di fare i concorsi non a tempo determinato, ma a tempo indeterminato e a tempo indeterminato questi 88 non potranno partecipare. Vuol dire questo: a tempo indeterminato questi 88 medici non possono partecipare, in base alla norma.
Quindi, non è una scelta di quelle semplici, oltre che sul piano umano, che è la cosa fondamentale, anche sul piano dalla professionalità.
Detto questo, le osservazioni mi sembrano tutte ragionevoli, quindi lavoreremo su più fronti.
Spero che in questo rilievo che è stato fatto da molti Consiglieri nei rapporti con il Governo di fatto sia concretamente dimostrato che non c'è nessun pregiudizio, e l'unica maniera perché questo sia dimostrato è un lavoro in questi 60 giorni - ma devo dire anche in qualche altro provvedimento - che per forza di cose dovrà essere anche assunto velocemente. Sto, infatti, vedendo, e vediamo (è stato ricordato, mi pare da Grimaldi) che c'è un'abitudine, per la verità non nuova, ma ormai consolidata nel Parlamento italiano, che qualunque provvedimento si fa carico di un sacco di proposte, dalle più complesse alle più semplici quindi risolvere un problema in termini definitivi è anche possibile.
Adesso non voglio dire che basta la volontà politica, ma la volontà politica sta nel fatto che bisogna mettere a posto una situazione che obiettivamente, con buonsenso dev'essere messa a posto. Quindi noi, in ogni caso, ci attrezziamo per difenderci dinanzi alla Corte Costituzionale, ma contemporaneamente lavoreremo nei confronti del Governo.



PRESIDENTE

Bene. Abbiamo chiuso le comunicazioni.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 1566 presentato da Chiapello, Accossato Allemano, Appiano, Barazzotto, Batzella, Bona, Cassiani, Conticelli Corgnati, Ferrentino, Fluttero, Frediani, Gallo, Gancia, Giaccone Grimaldi, Mighetti, Policaro, Ravello, Rossi Luca, Sinatora e Vignale inerente a "Salviamo le stazioni di servizio di Marene Mondovì Ovest dalla chiusura prevista dal decreto interministeriale del 2015"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 1566, di cui al punto 31) all'o.d.g Consigliera Chiapello, lo illustra lei?



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente. Lo darei per illustrato.
Volevo solo ringraziare i colleghi che hanno firmato e condiviso quest'ordine del giorno: è un'attenzione importante al nostro territorio alle nostre eccellenze enogastronomiche e anche al lavoro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Se non vi sono richieste d'intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1566, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Credo che possiamo chiudere qui i nostri lavori.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.50)



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