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Dettaglio seduta n.389 del 29/01/19 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(I lavori iniziano alle ore 14.38 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Informazione - Parchi e riserve

Interrogazione a risposta immediata n. 2525 presentata da Accossato inerente a "Modalità di selezione di nuovi collaboratori per testata regionale 'Piemonte Parchi'"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
2525.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Voglio porre l'attenzione e chiedere approfondimenti e qualche informazione in più all'Assessore in merito alla rivista Piemonte Parchi, una pubblicazione storica di questa Regione che nasce nel 1983 e che ha svolto e continua a svolgere un importante ruolo sulla divulgazione scientifica in particolar modo sui parchi piemontesi. Io mi pregio di avere pure pagato l'abbonamento per anni per riceverla, questo a testimonianza del valore che questa rivista ha, anche come supporto ai docenti e alle persone competenti.
Fatta questa premessa per testimoniare l'attenzione sulla rivista, che oggi continua la sua pubblicazione online e con modalità di diffusione via mail quindi più al passo coi tempi e sicuramente meno onerose, mi sono soffermata su una questione, che da un lato mi ha anche rincuorata, cioè l'impegno di individuare nuovi collaboratori. Questo è testimonianza della volontà di mantenere vivo il lavoro di questa testata e mantenere il suo ruolo di punto di riferimento un po' per tutto il sistema dei parchi piemontesi.
Tuttavia, mi sono poi imbattuta nelle modalità di individuazione di questi collaboratori che passerebbe, così sembra, da una selezione che avviene dall'Ente Parchi Reali, che è uno degli Enti di gestione dei Parchi della Regione Piemonte. L'avviso di reclutamento di personale si trova alla voce "Servizi giornalistici a carattere divulgativo delle aree protette dei Parchi Reali". Si trova quest'avviso di selezione tramite procedura comparativa per l'incarico libero professionale per lo svolgimento di servizi giornalistici da pubblicare sulla testata "Piemonte Parchi".
La domanda è come mai la Regione ha deciso - se così è e se non c'è stata una cattiva interpretazione - anziché selezionare direttamente i suoi collaboratori, di utilizzare l'Ente di gestione dei Parchi Reali, che è uno dei parchi del Piemonte, in una logica che non sembrerebbe di rotazione, ma di conferimento di delega a questo Ente.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore ai parchi

Grazie, Presidente.
Premesso che il rapporto di strumentalità tra la Regione e gli Enti Parchi è un rapporto di tipo biunivoco, cioè si condividono gli oneri tecnici amministrativi e scientifici con la gestione di un complesso e articolato sistema, nella legge istitutiva del sistema delle aree protette, la n.
19/2009, all'articolo 29 si specifica: "La Regione, sentiti gli Enti di gestione, si avvale del loro personale per lo svolgimento di attività connesse alle esigenze del sistema delle aree naturali protette".
Inoltre, l'articolo 31 recita: "Gli Enti di gestione attuano, anche su iniziative di impulso della Regione, forme di collaborazione per l'esercizio associato di funzioni di comune interesse, con particolare riferimento alla gestione contabile, all'attività contrattuale, alla gestione e alla formazione del personale, nonché all'acquisizione di beni e servizi da svolgersi in forma centralizzata".
Alcuni esempi. Oltre alla gestione dei centri di referenza, ad esempio per l'avifauna planiziale, per il centro degli avvoltoi e rapaci o dei grandi carnivori, dell'ittiofauna e degli ungulati, gestiti ognuno da uno o più enti in associazione, l'Ente di gestione delle aree protette dell'Appennino piemontese svolge la funzione per tutto il sistema di verifica e controllo dei requisiti per il rilascio dell'abilitazione ai prelievi faunistici.
Quindi, ci sono dei servizi fatti dai diversi Enti parco, a supporto dell'intero sistema.
Venendo allo specifico, fatta questa premessa, la redazione di Piemonte Parchi ha subito un progressivo depauperamento con il pensionamento dei tre giornalisti, la morte prematura di un ulteriore valente giornalista e il trasferimento ad altro settore di una collaboratrice. Ormai c'è soltanto più un giornalista a comporre la redazione.
Questo ha determinato l'urgenza di colmare tale carenza di professionalità tramite un avviso di selezione. Per l'espletamento di tale compito si è dato incarico all'Ente, fra i diversi enti di gestione, che aveva una maggior competenza nelle tematiche degli appalti e che fa anche attività di formazione per quanto riguarda il lavoro dipendente, la gestione della parte più burocratica. Per via dell'assenza presso la struttura regionale competente di professionalità all'uopo formate e formabili in tempi brevi e dell'impossibilità di coinvolgere altre strutture regionali per importi esigui (si parla di 8.000 euro come importo complessivo per l'acquisizione dei servizi giornalistici in parola), ci si è avvalsi dell'Ente di gestione delle aree protette per fare questo tipo di gara, che però è a servizio di tutto il sistema.
La risposta è più articolata, ma mi fermo qui, avendo già sforato il tempo.
Parliamo di dieci articoli monografici per un importo di 1.500 euro complessivo di tutto. Questo è l'oggetto del bando.
Grazie.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione a risposta immediata n. 2528 presentata da Grimaldi inerente a "Polo logistico LIDL di Carmagnola"


PRESIDENTE

Proseguiamo con la trattazione dell'interrogazione a risposta immediata n.
2528.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
L'Assessore saprà che è in corso una procedura autorizzativa di variante semplificata, ai sensi dell'articolo 17 bis della legge n. 56/77. C'è un progetto per realizzare nuovi uffici e magazzino per lo stoccaggio conservazione e distribuzione dei prodotti alimentari e non. Stiamo parlando del polo logistico della LIDL a Carmagnola.
L'intervento proposto dalla società prevede la realizzazione di un capannone di circa 54.000 metri quadri, adibito a magazzino di stoccaggio e relativi uffici mediante una procedura di variante semplificata, con contestuale permesso di costruzione convenzionato.
Queste modifiche urbanistiche introdotte dalla variante consistono nell'individuazione di un comparto 1 nell'ambito di un'area, tralasciando gli indici di utilizzazione fondiaria e in qualche modo le altezze.
Quest'intervento, di fatto, ricade nel quadrante centrale del Comune di Carmagnola, su terreni agricoli di prima e seconda classe, per cui vengono dichiarate compensazioni per la sottrazione del suolo.
Come avrà letto, Assessore, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Torino, in data 13/11/2018, valuta che, "in considerazione degli obiettivi della variante, la proposta necessiti di essere assoggettata a procedura VAS". Ma la Regione del Piemonte, durante la prima Conferenza dei servizi, svoltasi il 14 novembre 2018, chiedeva ai proponenti se fossero state valutate le alternative e la scelta operata nella localizzazione dell'intervento e un'eventuale dichiarazione di assenza di alternative.
Come lei sa, tra l'altro, sono state mosse critiche al progetto dal mondo ambientalista, in particolare da Legambiente, che è preoccupata dell'impatto dello stabilimento sul territorio sia in termini paesaggistici che di viabilità ordinaria del polo di Carmagnola.
Saprà inoltre che si è già iniziato a dire che questa VAS non è obbligatoria e per questo vogliamo sapere se nella procedura autorizzativa dell'intervento siano state attivate e considerate tutte le misure utili alla tutela del territorio e del paesaggio, qual è la posizione ufficiale della Regione Piemonte e se effettivamente questa variante non necessiti di VAS.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Il progetto presentato è finalizzato alla riorganizzazione di un contesto produttivo denominato AD1, prevedendone la suddivisione in due comparti per la localizzazione di un insediamento di tipo produttivo operativo nel settore logistico. È un'area sicuramente estesa: 126.000 metri quadrati, di cui circa 47.000 di superficie coperta.
La normativa vigente prevede un'altezza massima di 11 metri e, data la necessità di disporre di un'altezza superiore pari a 19,5 metri e di un indice fondiario superiore (da 0.30 a 0.43), si è reso necessario provvedere alla redazione di una variante urbanistica; diversamente, si sarebbe potuto realizzare senza alcuna variante.
In merito alla procedibilità della variante semplificata, si fa presente che tale verifica competa compete al responsabile del procedimento del SUAP, che ha verificato la sussistenza delle condizioni di cui all'articolo 8, comma 1, del DPR 160/2010.
La proposta progettuale in oggetto prevede esclusivamente la modifica di alcuni parametri all'interno di un'area che è già destinata produttiva nel PRG vigente. Pertanto, le valutazioni territoriali e paesaggistiche di competenza riguardano solo le analisi di tali aspetti.
Con riferimento ai contenuti del PPR, si evidenzia che, nelle more dell'adeguamento al Piano paesaggistico regionale, ogni variante apportata deve rispettare i disposti del PPR stesso limitatamente all'area e agli oggetti della variante. Come già evidenziato, in questo caso la variante riguarda un comparto già edificato e a destinazione produttiva presente nel PRG vigente, la cui superficie non viene incrementata; la coerenza col PPR pertanto si concentra sugli oggetti della variante (aumento dell'altezza e dell'indice), rispetto ai quali non vi sono contrasti con quanto contenuto nel PPR, visto che l'area in oggetto non rientra tra quelle segnalate di elevata visibilità.
Per quanto riguarda la compatibilità con il Piano territoriale regionale valgono analoghe considerazioni. Trattandosi di un'area vigente che non viene dimensionalmente modificata, non si rileva incremento del consumo di suolo ai sensi dell'articolo 31 del PTR. Inoltre, si evidenzia che le stesse direttive dell'articolo 31 sono volte a privilegiare attività di completamento e densificazione dell'esistente, anziché individuazione di nuove aree urbanistiche.
Pur trattandosi di una previsione urbanistica vigente, le considerevoli dimensioni e la collocazione dell'area in classe prima e seconda di uso agricolo dei suoli hanno imposto alcune riflessioni che hanno condotto i proponenti dapprima alla valutazione di alternative localizzative dichiarate non idonee, e in seguito alla decisione di prevedere una serie di compensazioni ambientali da realizzare contestualmente all'intervento valutate positivamente dai soggetti pubblici competenti.
Per quanto riguarda l'impatto delle previsioni sulla viabilità, sono stati operati studi sui flussi di traffico, illustrati in appositi elaborati che ipotizzano una situazione di sostanziale compatibilità. Gli studi sono stati analizzati dalla Direzione Trasporti e Logistica e valutati nel complesso accettabili.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 2520 presentata da Bertola, inerente a "Situazione dipendenti Colussi di Fossano"


PRESIDENTE

Passiamo ora alla trattazione dell'interrogazione a risposta immediata n.
2520.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Parliamo della situazione dei dipendenti della Colussi di Fossano, ex Audisio, altro marchio storico dell'alimentare piemontese.
All'inizio di giugno del 2018, la dirigenza del gruppo Colussi annunciava lo spostamento dell'intera produzione delle fette biscottate da Fossano allo stabilimento di Petrignano. La decisione comportava un esubero occupazionale di 117 persone sulle 180 complessive che lavorano nello stabilimento di Fossano. L'azienda annunciava che lo stabilimento di Fossano sarebbe diventato un polo di eccellenza per la produzione di pasta di qualità, grazie anche al nuovo lancio di Agnesi, con speciali selezioni di grani al 100% italiani.Il 25 giugno 2018, dopo più di 14 ore di trattativa, la Colussi da una parte e i sindacati FAI-CISL, FLAI-CGIL e UILA-UIL dall'altra, trovarono l'accordo per evitare 117 licenziamenti attraverso l'applicazione di un contratto di solidarietà per un anno e la mobilità per i dipendenti che avessero lasciato volontariamente l'azienda.
Siamo all'inizio di dicembre 2018, quando l'azienda conferma che, da fine giugno 2019, le due linee di produzione di fette biscottate dello stabilimento di Fossano della Colussi verranno definitivamente spostate in quello di Petrignano (PG), confermando i licenziamenti già previsti.
In quella sede, i sindacati avevano chiesto di programmare un nuovo incontro di confronto con l'azienda nei primi mesi del 2019. Siamo alla fine di gennaio 2019, questo incontro non è stato ancora programmato e i lavoratori coinvolti non ricevono aggiornamenti sulla questione da quasi due mesi.
Per questo motivo, chiediamo alla Giunta regionale, nella persona dell'Assessora Pentenero, se e quali iniziative siano state prese da parte della Regione per seguire la situazione della Colussi di Fossano.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Soltanto alcune precisazioni in merito a quanto è stato evidenziato.
La Colussi, che ha sede legale in Milano, si articola su base territoriale in tre siti produttivi: Fossano (CN), Petrignano (PG) e Tavernelle (FI).
Opera nel settore dell'industria alimentare, dolciaria e di pasticceria, le cui attività comprendono la produzione e la commercializzazione, sia in Italia che all'estero, di una gamma completa di prodotti di alta qualità tra cui anche la pasta, il riso e prodotti da forno e pasticceria.
In data 28 giugno la società aveva avviato una procedura di licenziamento collettivo per 40 lavoratori che operavano nello stabilimento di Fossano.
Nella comunicazione di avvio della procedura, la società ha precisato che dal punto di vista macro-organizzativo, lo stabilimento di Fossano comprende il settore della produzione di cui fanno parte il reparto pasta e il reparto fette biscottate. I motivi che hanno determinato la situazione di eccedenza sono riconducibili a una contrazione dei consumi e al protrarsi della crisi economica nazionale, e soprattutto alle caratteristiche del mercato delle fette biscottate, che ha registrato, nel corso degli anni, perdite sempre più elevate rispetto a quello che era il consumo medio precedente.
L'azienda e le organizzazioni sindacali, al fine di evitare il ricorso a soluzioni traumatiche e per fronteggiare le problematiche derivanti da tale situazione, in data 25 giugno 2018 hanno sottoscritto un accordo che prevede la cassa integrazione per contratto di solidarietà, che terminerà il 30 giugno 2019.
Successivamente, il 5 luglio, per favorire la ricollocazione dei lavoratori, le parti hanno sottoscritto un ulteriore accordo che prevede la possibilità di procedere a 40 uscite volontarie secondo il criterio della non opposizione al licenziamento. In questo accordo le parti hanno anche convenuto che, ai fini della soluzione dei problemi occupazionali l'azienda potrà accogliere, nel rispetto del criterio citato ed entro il 30 gennaio 2019, uscite volontarie anche in riferimento ad aree per profili professionali non ricompresi nell'ambito dell'eccedenza indicata nella comunicazione di avvio della procedura, compatibilmente con le esigenze tecnico-organizzative sulle procedure aziendali.
A oggi, risultano aver aderito all'accordo con il criterio della non opposizione al licenziamento circa dieci lavoratori.
Noi abbiamo seguito la vicenda fin dall'inizio e continuiamo a farlo con la stessa attenzione. Va sottolineato, però, che né prima (quindi in fase di definizione dell'accordo) né ora le organizzazioni sindacali hanno mai chiesto nessun intervento da parte della Regione, né la convocazione di un tavolo affinché noi potessimo intervenire per salvaguardare i livelli occupazionali.
Resta fermo il fatto che se l'azienda manifesta la volontà di spostare parte dell'attività produttiva, questa comunque deve essere oggetto di accordo sindacale nel momento in cui alcuni lavoratori, come sembrerebbe dovessero essere coinvolti in questa operazione di spostamento.
Abbiamo ribadito alle organizzazioni sindacali la nostra assoluta disponibilità nel momento in cui riterranno di doverla chiedere. Insomma una situazione di relativa tranquillità ci permetterebbe di operare in modo un po' diverso rispetto a una situazioni di emergenza. Ma, al momento, non risulta essere stato richiesto nessun intervento da parte nostra.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2518 presentata da Chiapello inerente a "In che data sarà estesa la durata delle impegnative mediche per esami e visite?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2518, presentata dalla Consigliera Chiapello, cui risponderà l'Assessore Saitta.
La parola alla Consigliera Chiapello per l'illustrazione.



CHIAPELLO Carla

Grazie, Presidente.
Faccio presente che sull'argomento avevo già presentato un'interrogazione in data 6 novembre e la risposta era stata rassicurante. Tuttavia, a distanza di tre mesi, non è stato fatto ancora nulla.
Io richiedo che comunque la durata delle impegnative per esami e visite venga comunque estesa oltre i 60 giorni. Domando alla Regione se ha intenzione di fare qualcosa in merito.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ritorno su questo tema grazie alla sollecitazione della Consigliera Chiapello, che già nei mesi scorsi mi aveva interpellato sull'argomento.
Confermo quanto detto in quell'occasione: gli Uffici dell'Assessorato alla sanità sono al lavoro per preparare un provvedimento sulla durata delle impegnative per esami e visite specialistiche.
Ancora ieri ho sollecitato di concludere questo lavoro e mi sento di poter dire, sulla base delle informazioni che mi hanno dato, che al massimo entro il mese di febbraio la Giunta regionale sarà in grado di approvare un atto in tal senso (evidentemente, sarà un atto anche di carattere tecnico).
Dunque, al massimo entro febbraio mi hanno garantito che mi presenteranno il testo (addirittura prima, perché poi bisognerà approvarlo in Giunta).


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2526 presentata da Frediani inerente a "ASL TO3: mancato trasferimento del Poliambulatorio di Alpignano sito in Via Philips presso il Movicentro di Alpignano"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2526, presentata dalla Consigliera Frediani, cui risponderà l'Assessore Saitta.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente, e buon pomeriggio, Assessore.
Parliamo, per l'appunto, del trasferimento del Poliambulatorio di Alpignano (che attualmente si trova in Via Philips) presso il Movicentro. Si parla di questo trasferimento già da qualche tempo e si sono susseguiti diversi annunci proprio in merito alla riorganizzazione dei servizi in questi locali.
La scorsa settimana sui giornali locali sono riapparsi degli articoli relativi proprio al trasferimento del Poliambulatorio dell'ASL TO3 che attualmente, si trova in una palazzina in Via Philips, in un immobile fatiscente e giudicato irrecuperabile.
È nato anche un comitato a sostegno di questo trasferimento, che ha raccolto migliaia di firme, che lo scorso anno sono state presentate all'Amministrazione comunale.
Ci sono stati dei sopralluoghi in quello che dovrebbe diventare il nuovo ambulatorio e anche nei locali che attualmente ospitano il poliambulatorio.
Si è verificata la condizione di degrado ormai irreversibile di questo edificio.
Il Movicentro si trova vicino alla stazione di Alpignano e consentirebbe anche un facile accesso all'utenza anche dei Comuni limitrofi. Il Movicentro è costato ben 6.864.000 euro; si potrebbe utilizzare tutto il piano terreno, che attualmente risulta inutilizzato. All'interno di questa struttura ci sono i servizi sociali del Comune. Inoltre, in futuro è prevista la presenza dei Vigili urbani, quindi si potrebbe creare un centro che metta a disposizione diversi servizi per i cittadini. Purtroppo, per come anche ha denunciato il Comitato attraverso una lettera indirizzata al Sindaco, ai Consiglieri comunali, al Direttore generale dell'ASL TO3 e all'Assessore Saitta sono rimaste soltanto parole e annunci vuoti.
"L'Amministrazione comunale" - cito il testo inviato dal Comitato - "con articoli sui giornali locali ha fatto annunci, con tanto di fotografia davanti al Movicentro, inneggiando alla soluzione trovata. La politica degli annunci, anche in questa occasione, è stata utilizzata per burlarsi dei cittadini di Alpignano tenendoli buoni con chiacchiere a effetto narcotizzante".
Inoltre, c'è il timore per lo spostamento di alcuni servizi da Alpignano altri servizi di cui il territorio verrebbe privato: in particolare, il consultorio per le donne e mamme, che potrebbe essere collocato a Pienezza il Centro prelievi che potrebbe essere trasferito presso la struttura al Castello di Via Collegno, dove recentemente è già stata spostata anche la Guardia medica; infine il CUP, che attualmente non ha neanche una futura collocazione certa.
C'è molta preoccupazione rispetto alla disponibilità dei servizi e si guarda con attenzione e con grande speranza ancora a quest'ipotesi di spostamento.
I cittadini ovviamente chiedono conto delle promesse fatte ed è per questo motivo che noi oggi riportiamo le loro richieste all'Assessore.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
È un tema sul quale il Consiglio regionale ha avuto modo di dedicare alcuni approfondimenti, anche sulla base di interrogazioni precedenti, e penso a quella dei colleghi Accossato e Grimaldi. Credo che il percorso sia noto però lo sintetizzo in relazione a questa nuova interrogazione.
Innanzitutto, confermiamo l'impegno dell'ASL TO3 al trasferimento del poliambulatorio in oggetto dalla sede odierna di Via Philips alla struttura Movicentro, rappresentando quest'ultima la soluzione ottimale, dopo aver esperito altre ricerche in loco nell'ottica del mantenimento di tutti i servizi sanitari ora presenti nel territorio comunale di Alpignano e nella suddetta struttura.
Ripeto quanto ho già avuto modo di dire: l'ASL TO3 ha da tempo presentato al Comune di Alpignano, a cura del Servizio Tecnico Aziendale, un piano di fattibilità e ha impegnato anche le risorse necessarie alla sua effettuazione, oltre a un accordo di programma in corso di definizione con l'Amministrazione comunale di Alpignano, in questi ultimi giorni.
Infatti, nei mesi scorsi l'Amministrazione comunale è stata impegnata nel sanare aspetti amministrativi irrisolti, per la verità complessi, con il proprietario dell'immobile oggetto dell'accomodato, perché evidentemente la proprietà non è del Comune di Alpignano.
Si è lavorato in questo senso e fino a questo momento, per questi motivi che mi pare siano in via di soluzione, così come è stato mi pare detto o scritto, appena sarà completato questo rapporto con RFI, si procederà alla definizione del protocollo d'intesa e di conseguenza all'avvio delle opere indispensabili all'allocazione dei servizi sanitari presso la struttura del Movicentro.
Pertanto, l'ASL TO3 procederà al trasferimento di tutti i servizi territoriali del Comune di Alpignano non appena lo stabile all'uopo individuato sarà reso disponibile dall'Amministrazione comunale e al termine dei necessari lavori d'adeguamento che verranno effettuati a carico dell'ASL TO3, per un valore indicativo di 450 mila euro.
Quindi, abbiamo messo a disposizione risorse; è già stato fatto il progetto; il Comune di Alpignano sta lavorando nei rapporti con il proprietario del Movicentro e mi pare ci sia la conclusione. Appena sarà conclusa la partita dei rapporti tra Comune e proprietà del Movicentro l'ASL TO3 sarà pronta per il trasferimento.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 2517 presentata da Sinatora inerente a "Costruzione di bacino di laminazione della Dora Riparia nei Comuni di Alpignano, Caselette e Rivoli"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2517.
La parola al Consigliere Sinatora per l'illustrazione.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.
La mia interrogazione si riferisce alla costruzione del bacino di laminazione della Dora Riparia nei Comuni di Alpignano, Caselette e Rivoli.
Premetto che l'Assessore Balocco ha convocato il secondo incontro del tavolo tecnico per il prossimo mercoledì 30 gennaio, cioè domani, dopo quello del 12 dicembre, per la cabina di regia finalizzata alla realizzazione del bacino di laminazione del fiume Dora Riparia progettato con lo scopo di evitare il ripetersi delle disastrose alluvioni del 1994 e del 2000, che hanno colpito gravemente alcune zone della città di Torino.
L'opera ipotizzata interesserebbe una fertile superficie agricola di circa 300 ettari ubicati nei Comuni di Alpignano, Caselette e Rivoli, la quale è fonte di reddito e sostentamento per numerose aziende agricole presenti della zona.
Per la realizzazione del bacino di laminazione del fiume Dora Riparia risulterebbero già stanziati 12 milioni di euro da parte della Regione Piemonte e 45 milioni di euro dal Governo centrale. Per gli interventi di realizzazione è competente, per giurisdizione, AIPO, mentre la valutazione dell'opportunità politica è demandata alla competenza della Giunta regionale.
Sarebbe opportuno che la soluzione idonea a favorire la messa in sicurezza della città di Torino non provocasse penalizzazioni per l'economia del territorio e dell'area metropolitane. È importante, oltre che opportuno coinvolgere le Amministrazioni locali nella fase preliminare di pianificazione degli interventi.
Esistono altre soluzioni progettuali che indicano la possibilità di realizzazione del bacino di laminazione in una posizione più a monte nella Val di Susa, che interesserebbe territori economicamente marginali.
Tutto ciò premesso, interrogo il Presidente della Giunta e l'Assessore per conoscere le valutazioni della Giunta regionale sulla realizzazione dell'opera di realizzazione del bacino di laminazione del fiume Dora Riparia che interessa i Comuni di Alpignano, Caselette e Rivoli.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore alla difesa del suolo

Per non fare perdere ulteriore tempo, le lascerò una risposta scritta che riprenderà una risposta che ho dato qualche settimana fa sullo stesso argomento.
Sottolineo solo due aspetti. Il progetto nasce nel 2006, è stato sviluppato ulteriormente anche dalla Giunta Cota ed è un'ipotesi progettuale che ha visto ultimamente - mi sto riferendo all'anno scorso, anzi, fine 2017 - una prima parte di finanziamento da parte del Governo per 13 milioni e mezzo su un totale di 61 milioni. Altri 49 milioni sono già previsti, ma siamo in attesa che l'attuale Ministro dell'Ambiente dia il via a tale ulteriore finanziamento.
Sottolineo l'aspetto del finanziamento, perché la progettazione che AIPO sta attuando, tra l'altro, come lei ha ricordato, è in piena partecipazione non solo con gli Enti locali, ma anche con le associazioni di categoria, in particolare agricole, che riguardano il territorio, ma anche con il Comune di Torino, che dovrà impegnarsi a finanziare opere di compensazione, visto che è la Città di Torino che ricava il massimo vantaggio da quest'intervento. Se il Ministero dell'Ambiente sbloccasse, come non ci auguriamo e abbiamo già scritto in questi termini (abbiamo avuto incontri) perlomeno un'ulteriore cifra di sei milioni, sarebbe possibile già attuare non sola la progettazione perché la progettazione è completa, ma un primo lotto dell'opera, tale da ridurre ulteriormente l'aggravio sui territori cui lei fa riferimento.
Come lei saprà, questo Consiglio regionale, tempo fa, ha approvato, in riferimento a questa situazione, ovviamente come legge generale, che nel caso di interventi di questa natura, cioè le laminazioni, ci sia un indennizzo che arrivi fino ai due terzi del valore stesso del terreno mantenendo però il terreno in proprietà agli attuali proprietari che lo eserciscono per l'attività agricola.
Da questo punto di vista, c'è già un forte impegno da parte del Consiglio regionale. In ogni caso, sia ben chiaro, un lotto finanziato con ulteriori sei milioni permetterebbe un intervento che ridurrebbe ulteriormente la frequenza delle possibili piene, che già adesso interessano quei terreni.
Sono terreni coltivati sostanzialmente per attività cerealicola a servizio di aziende zootecniche e quindi con la possibilità d'intervenire anche sugli eventuali danni non così onerosi.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2521 presentata da Batzella inerente a "Biglietteria self service non funzionante alla stazione di Chiomonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2521.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
La stazione ferroviaria di Chiomonte, in Provincia di Torino in Val di Susa, da tempo non ha più una biglietteria aperta al pubblico, così come in tante altre stazioni non solo del territorio regionale, ma anche nazionale.
Trenitalia, pertanto, che cosa ha fatto per venire incontro a questa mancanza? Ha installato dei distributori self-service per acquistare i biglietti che permettono il pagamento attraverso contanti, oppure attraverso bancomat e carte di credito.
A inizio dicembre 2018 alcuni vandali hanno reso inutilizzabile la biglietteria automatica danneggiando il monitor (hanno completamente spaccato il monitor della macchinetta) e il lettore del bancomat, ma anche le fessure per inserire il denaro sono completamente fuori uso. Da allora a distanza di quasi due mesi, la macchinetta non è stata né riparata e nemmeno sostituita. pertanto, i passeggeri non possono acquistare a terra il titolo di viaggio, ma possono farlo solo a bordo del treno.
Inoltre, anche gli abbonamenti dal treno possono essere rinnovati attraverso questi distributori di biglietteria automatica e il tutto incrementa i disagi per i passeggeri che devono recarsi in altre stazioni ferroviarie.
Interrogo l'Assessore per sapere se s'intenda sollecitare Trenitalia affinché la biglietteria self-service della stazione di Chiomonte venga al più presto riparata o sostituita per garantire ai passeggeri il servizio.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

La Direzione dell'Assessorato, in seguito alla sua segnalazione, ha immediatamente scritto sia all'Agenzia della mobilità piemontese sia alla Direzione di Trenitalia Piemonte affinché s'intervenga immediatamente.
Monitoreremo la situazione, glielo assicuro.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2527 presentata da Valetti, inerente a "Cronoprogramma progettazione e realizzazione interventi SFM1 Pont Rivarolo-Chieri"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2527.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione segue alcune proteste da parte di comitati pendolari che tutelano i cittadini che utilizzano giornalmente la ferrovia SFM1 Rivarolo-Torino e Torino-Chieri. Sappiamo che, in seguito alle stringenti normative imposte dall'ANSF, Ente Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria sulla ferrovia di proprietà della Regione concessa a GTT dopo l'incidente in Puglia del 2016, ci sono delle difficoltà esercire normalmente il servizio ferroviario su questa linea, perché carente di alcuni sistemi di sicurezza.
Premettendo che questa normativa sulla sicurezza nazionale ha messo alle strette molti piccoli operatori ferroviari che non hanno le capacità d'investimento delle Ferrovie nazionali, non fosse altro perché RFI gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale, riceve costantemente fondi dallo Stato per la manutenzione ordinaria delle linee e, quindi anche per gli adeguamenti di sicurezza.
Questo tipo di adeguamento ha posto gli altri operatori che non ricevono finanziamenti specifici in difficoltà, specialmente quelli piccoli come GTT. A oggi, i treni su tale linea sono obbligati a circolare alla velocità limitata di 50 chilometri all'ora, causando problemi di gestione della ferrovia e ritardi anche di un'ora. Per una ferrovia che normalmente ha tempi di percorrenza di 45 minuti, un ritardo di un'ora significa oltre il 100% di ritardo e talvolta i treni soppressi. Questa difficoltà ha effetti anche sul lato opposto della linea, ovvero sul Chierese, che è l'appendice sud della linea del servizio ferroviario metropolitano.
Sappiamo che, con un protocollo siglato nel 2017, la Regione affida l'esecuzione dei lavori di adeguamento a RFI, che è la società con la capacità sia tecnologica che finanziaria più adatta ad eseguire tali interventi. Si tratta di 11 milioni di euro allocati con una DGR sui miglioramenti infrastrutturali della Canavesana.
Poiché ci giunge voce che vi sia una fase di progettazione degli interventi da parte delle Ferrovie, la domanda che poniamo, per poi girarla ai pendolari in modo che ci ascoltino, è a che punto siamo di questo cronoprogramma, visto che questo disservizio continua, per avere un'idea indicativa di quanto ci vorrà per adeguare la linea e terminare i disservizi che quasi 10.000 pendolari della linea Rivarolo-Chieri subiscono.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Credo che lei sia informato del fatto che questa grave situazione gestionale della linea non ha nulla a che fare con gli aspetti infrastrutturali cui lei fa riferimento perché, come GTT sa benissimo, la convenzione che è stata attuata con il MIT, con RFI e anche con GTT prevede progettazione e realizzazione dei lavori entro il 2020.
I gravi disservizi della linea sono, invece, legati a una procedura dell'ANSF (l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie) e dei rapporti di questa Agenzia con GTT.
Sostanzialmente, per difficoltà proprie, GTT non è finora riuscita ad attuare tutta quella serie di prescrizioni e protocolli che l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie prevede e pretende. Di qui la riduzione della velocità dai 70 ai 50 chilometri orari, che - ripeto - è legata a questo tipo di procedure in capo a GTT.
Per quel che ci riguarda, l'Assessorato sta portando avanti tutte le azioni possibili per sostenere GTT in questo impegno, così come ha chiesto a RFI di aiutare GTT in queste procedure; cosa che sta avvenendo, ma la struttura di GTT purtroppo è nella situazione che conosciamo.
Ho ulteriormente chiesto - l'avevamo già fatto in passato, ma allora con una risposta negativa - l'intervento di Trenitalia almeno sulla tratta Settimo-Chieri, che è di competenza di Trenitalia e che Trenitalia ha affidato in subappalto a GTT. Già l'anno scorso avevamo chiesto l'intervento di Trenitalia almeno su questa tratta, ma per motivi organizzativi Trenitalia ci aveva dato una risposta negativa, cioè l'impossibilità di intervenire. Abbiamo ripreso, poiché le difficoltà di GTT permangono e sono sempre più gravi, sotto certi punti di vista, per cui Trenitalia si è impegnata a rivedere questa sua posizione negativa dei mesi scorsi.
Attendiamo per la prossima settimana una risposta puntuale da Trenitalia che ovviamente spero sia positiva, almeno per migliorare la parte meridionale della tratta, che poi migliorerebbe anche la parte settentrionale, in quanto i ritardi che si accumulano sull'una e l'altra provocano, a caduta, una situazione sempre più insostenibile.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2523 presentata da Rostagno inerente a "'Bonus pendolari 2017' di cui alla DGR 27-7959 del 30 novembre 2018. Non adeguata comunicazione all'utenza da parte di Trenitalia e AMP"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2523.
La parola al Consigliere Rostagno per l'illustrazione.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
La questione è già emersa l'anno scorso. Questa volta si riferisce ai bonus 2017, che pregevolmente consentono delle premialità e degli sconti sugli abbonamenti mensili del 10% e del 5% su quelli annuali. Tuttavia nonostante le rassicurazioni, permangono forti inefficienze per quanto concerne la comunicazione.
Va dato atto che molti acquisti avvengono esclusivamente presso tabaccherie o addirittura nelle Pro Loco e che l'informazione all'utenza è molto, molto scarsa, facendo perdere sovente la possibilità di fruire del bonus.
Chiedo come intenda attivarsi l'Amministrazione regionale per sopperire a questa problematica, per quanto riguarda la sua competenza.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rostagno.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Ho una risposta del Direttore dell'Agenzia della mobilità piemontese, che mi dice che esiste l'esposizione delle informazioni sulle pagine dedicate ai servizi regionali del Piemonte, oltre che alla pagina FS Informa.
Segnala anche che tutte le informazioni sono già esposte sul sito SFM dell'Agenzia.
Sottolinea, inoltre, che lo sconto sull'abbonamento mensile è applicato automaticamente al momento del rinnovo. Aggiunge, però: "Per ottenere il rimborso sull'abbonamento annuale, gli utenti devono recarsi alle biglietterie di Trenitalia".
Quindi, mi pare che lei, invece, solleciti che questa possibilità sia più ampia, anche a tutti gli altri soggetti che, in qualche modo, producono la bigliettazione.
Da questo punto di vista, mi impegno a verificare meglio la possibilità. La ringrazio.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Trasporti su gomma

Interrogazione a risposta immediata n. 2519 presentata da Graglia, inerente a "Finanziamento dell'Autostrada A33 Asti-Cuneo a seguito del non utilizzo dell'accordo cross-financing raggiunto in sede europea"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2519.
La parola al Vicepresidente Graglia in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Abbiamo appreso dagli organi di stampa l'intenzione del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di non utilizzare l'accordo di cross financing approvato in sede europea per il completamento dell'Autostrada A33 Asti-Cuneo.
Tenuto conto dell'importanza strategica dell'opera non solo per i territori direttamente coinvolti, ma per tutto il Piemonte, il cui mancato completamento avrebbe ripercussioni negative sull'economia dell'intera regione, costretta a rinunciare a un fondamentale progetto di viabilità che, favorendo la mobilità delle persone e delle merci, consentirebbe la generale ripresa economica.
Considerando che la rinuncia del meccanismo del cross-financing significherebbe, di fatto, il significativo rinvio del completamento dell'opera, che si troverebbe priva di un piano di finanziamento certo venendo meno i fondi reperiti tramite l'accordo europeo, interrogo il Presidente e l'Assessore competente per sapere se si ritenga di intervenire nei confronti del Governo per conoscere quali forme alternative di finanziamento si intendono adottare per il completamento della Asti-Cuneo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Cosa le devo dire, Vicepresidente Graglia? Questa situazione, come ricordava il Presidente Dardanello, ormai sta diventando farsesca. Non arriva da parte del Ministro nessuna decisione e nessuna segnalazione.
Lei sa che c'è stato un incontro mesi fa del Ministro stesso con i Sindaci di Cuneo, Bra e Alba e anche con rappresentanti delle categorie economiche della Provincia di Cuneo e non solo. Mi risulterebbe che, in quell'incontro, il Ministro si fosse impegnato a mettere in campo una trattativa con i concessionari non per non attuare il cosiddetto cross financing, ma per migliorarne le ricadute dal punto di vista degli interventi infrastrutturali da parte del concessionario stesso.
È una posizione assolutamente condivisibile naturalmente. Peccato che questo incontro sia avvenuto, se non erro, quattro mesi fa, ma a quel che ci risulta nessun tipo di trattativa è stata intavolata con il concessionario per migliorare l'accordo previsto dal cross-financing licenziato, come lei ricorda, nell'aprile scorso. Quindi, la situazione è totalmente bloccata e non sappiamo per quali motivi.
Personalmente ho preso contatti anche con la Presidenza del Consiglio, in particolare con i Gabinetti del Vicepresidente del Consiglio, di uno dei due, e sto aspettando se almeno da quella fonte stia partendo una forma di contrattazione o di trattativa con i concessionari.
Il merito della contrattazione credo che le sia noto, perché è anche stato evidenziato in modo pubblico, in particolare dal Presidente della Provincia di Cuneo, Federico Borgna, ancora diversi mesi fa, più precisamente nel giugno 2018, e riguarda tutta una serie di opere di accompagnamento, non proprio di compensazione, ma direi di completamento dell'opera stessa che se attuate, ovviamente sarebbero di grande vantaggio per tutto il territorio.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2522 presentata da Vignale, inerente a "Il Transitional care delle Molinette chiuderà? Siamo di fronte ad un altro caso di abbandono dei pazienti o, questa volta, la Regione si prenderà cura delle centinaia di utenti dell'ambulatorio?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2522.
La parola al Consigliera Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Com'è certamente noto all'Assessore alla sanità e anche a molti colleghi del Consiglio regionale, il Transitional Care delle Molinette, cioè il luogo in cui avviene la transizione di cura tra il passaggio dei pazienti pediatrici con patologie croniche a quelle adulte e la loro successiva e continua attività con cui viene monitorata la situazione, è una delle eccellenze piemontesi.
Il Transitional Care consente una serie di aspetti che, al di là del punto di vista sanitario, sono estremamente importanti da un punto di vista umano e della qualità della vita di un paziente malato, ne diminuisce il ricovero ospedaliero, supporta le dimissioni dall'ospedale, ottimizza l'autosufficienza e l'indipendenza nella qualità della vita. Tant'è che moltissimi pazienti che vengono curati al Transitional Care delle Molinette non sono pazienti piemontesi, proprio perché questa è una delle eccellenze della nostra sanità, che si basano non soltanto su strumenti che sono messi in campo, ma anche sulla grande qualità degli operatori di questi servizi.
All'interno di questo servizio è presente il Dirigente responsabile, che andrà a breve in pensione. A oggi, da quanto ci risulta, non soltanto a noi ma anche ai genitori che hanno contattato noi, come tutti i Consiglieri regionali, non è noto, nonostante sia stata più volte sollecitata la Direzione, se vi sia una continuazione di queste attività, che non saranno in ogni caso semplici ogni volta che avviene la quiescenza di una persona che, come in questo caso, ha creato l'attività, con l'insieme del sistema sanitario regionale e con i tanti collaboratori che ha.
In qualche modo necessita di un percorso di accompagnamento alla sostituzione, che intanto preveda una cosa: l'assunzione di un professionista che lo sostituisca e anche l'accompagnamento verso quelle tante famiglie che, in questo periodo, hanno avuto nel responsabile e nella sua équipe una figura di riferimento.
La mia domanda è estremamente semplice: se è confermata la notizia circa la mancata sostituzione, oppure se la Giunta, o meglio, l'Azienda sanitaria che ovviamente è responsabile di questo progetto, ma lo è anche la Regione Piemonte, essendo uno dei progetti unici in tal senso - ha già provveduto o provvederà alla sostituzione e anche all'affiancamento di una figura che in qualche modo sappia garantire gli stessi servizi che oggi vengono erogati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Ho verificato con la Direzione generale della Città della Salute quanto segnalato dal Consigliere Vignale. Mi preme segnalare - almeno, questa è un'informazione ieri - come l'ipotesi avanzata dal Consigliere sia totalmente priva di fondamento.
L'ambulatorio di Transitional Care è infatti una realtà consolidata e non è mai nemmeno stata presa in considerazione la possibilità di interrompere l'attività che dal 2015 (anno di avvio) a oggi ha permesso la presa in carico di 300 pazienti residenti in Piemonte e in altre Regioni italiane la struttura è anzi in via di potenziamento.
Per garantire la continuità dell'ambulatorio, partito in fase iniziale con un Dirigente medico, è stato assegnato un secondo Dirigente e, alla luce delle necessità di implementare e proseguire le attività, la Città della Salute sta predisponendo un avviso per acquisire un ulteriore Dirigente.
In conclusione, è evidente come la notizia di una chiusura dell'ambulatorio sia completamente priva di fondamento e in contrasto con tutti i provvedimenti intrapresi dall'Azienda sanitaria. Peraltro, non corrisponde al vero che un Dirigente del servizio sia prossimo alla quiescenza. In ogni caso, se il prossimo anno dovesse verificarsi tale evenienza, l'Azienda mi ha comunicato che provvederà a sostituire il professionista per tempo al fine di garantire l'adeguata formazione.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Interrogazione n. 2524 presentata da Ravello, inerente a "Fondi comunitari: qual è la situazione del FESR?" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che la risposta all'interrogazione n. 2524 del Consigliere Ravello sarà data in forma scritta, su richiesta dello stesso collega Ravello.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.37 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.40)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Cerutti, Ferraris, Ferrentino e Parigi.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino" (Atti di indirizzo collegati: ordine del giorno n. 1550; mozione n. 1549)


PRESIDENTE

Nella seduta antimeridiana, da parte dell'Assessore Saitta sono state svolte comunicazioni in merito a "Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino", con particolare riguardo alle ricadute sul numero dei posti letto.
Sono intervenuti in sede di dibattito generale i Consiglieri Bertola Vignale, Monaco, Grimaldi, Tronzano, Ravetti, Ravello, Batzella e Bono. È intervenuto il Presidente della Giunta regionale Sergio Chiamparino e sono ancora iscritti a intervenire i Consiglieri Allemano, Andrissi e Sinatora.
Prego, Consigliere Allemano, prenda pure la parola.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Vorrei fare un breve focus su quell'audizione dell'ANAAO, se non altro perché sono stato un medico ANAAO per tutta la mia carriera ospedaliera.
Bene, io ho nettamente percepito in quell'audizione una buona dose di fisiologica resistenza al cambiamento che appartiene a ognuno di noi e ho percepito un'asimmetria (diciamo così) rispetto al timing di questa operazione, perché evidentemente qualcuno ha scambiato il Piano di fattibilità con un piano aziendale, per cui alcune considerazioni fanno parte del dettaglio, e mi sembra che in questo momento entrare in dettaglio, laddove ci aspetta un arco temporale che stamattina è stato definito in anni sette, sia un'operazione quanto meno discutibile.
Poi ho sentito delle affermazioni dei colleghi. Visto che stamani è stato detto che sono tutti scienziati, che uno vale uno, allora per correttezza bisognerebbe riportarle tutte, perché c'è stato chi ha detto che avremmo messo il bambino di due anni insieme all'anziano con pluripatologie affermazione alla quale non ho ritenuto di dover chiedere conto per carità di patria, ma è stato detto anche che, se si è raggiunto il livello di qualità che si è raggiunto, è perché le strutture del Sant'Anna e del Regina Margherita hanno sempre lavorato insieme, senza che vi sia la necessità di prendere l'autobus, il taxi o la metropolitana.
Se questo è il resoconto della Commissione - per chi era presente e per chi non c'era - mi sembra che ricavarne materiale per un'operazione identitaria emozionale, così come si sta facendo, non sia il massimo della correttezza.
Perché non è quello che è stato detto. O, quantomeno, bisognava riportare uno spettro di opinioni molto più ampio.
La pediatria non si identifica con una scatola. Noi che da bambini non siamo passati dal Regina Margherita non siamo dei "deprivati", perché ci sono state altre pediatrie e altri luoghi dotati comunque di locali adeguati: c'erano delle associazioni che fornivano materiali ludici c'erano i clown che venivano ad intrattenere i bambini. Attribuire questi aspetti solo al Regina Margherita e non ad altre strutture sarebbe ingiusto, perché sono migliaia gli operatori sanitari del comparto che operano bene in tutte le realtà.
Si tratta, quindi, di un'operazione emozionale identitaria che respingo al mittente, perché non è corretta.
Noi riteniamo che stamattina siano state dette delle cose importanti e che ci siano gli elementi per riportare il problema che stiamo dibattendo da questo piano emotivo a un piano di intelligenza e di comprensione.
Intanto, stamattina è stato detto con forza che l'eccellenza è una qualità diffusa, perché quando mi sottopongo a un intervento di ernioplastica a Saluzzo pretendo l'eccellenza. La complessità è un'altra cosa. Dunque eccellenza a 360 gradi, ma va da sé che, essendo i bisogni sanitari articolati per livelli di complessità, ci sarà un luogo dove questa complessità si concentrerà. E questo luogo, per definizione, non è Saluzzo ma è la Città della Salute (mi sembra importante fare questa distinzione).
È altrettanto evidente che, laddove si concentra la complessità, si concentra anche la ricerca e la formazione. Perché il medico che va a operare a Saluzzo deve formarsi in un luogo dove si misura con laboratori di genetica, con la chirurgia robotica, con l'immunologia e quant'altro.
Il terzo elemento che è a patrimonio mio, del Gruppo e di questa legislatura è che noi abbiamo impostato tutte le nostre azioni di politica della salute non sui posti letto (ancorché li abbiamo definiti, per quanto possibile, essendo materia in divenire), ma sui bisogni delle persone, sui cambiamenti demografici, sui cambiamenti delle patologie, sui cambiamenti della popolazione, su quello che viene prima e che segue il ricovero ospedaliero.
Questi aspetti non ci hanno mai visti distratti; non siamo una massa manovrata dall'esecutivo. Noi abbiamo capito perfettamente come si faceva la politica della salute: con un'eccellenza diffusa, con la rete ospedaliera, con la complessità concentrata (perché gli esiti poi devono parlare al mondo) e con dei percorsi incentrati sulle persone.
Mi avvio alla conclusione con un flash sui posti letto. Si è detto che le cifre sono esatte; si è detto che sono sbagliate. È un fatto, però, che ci sia un gap tra i posti letto ricavabili dalle tabelle e quelli reali: ci sono circa 80 letti che oggi non sono attivati al Regina Margherita. Io non credo che siano stati rubati! Semplicemente, ci sono condizioni oggettive per cui non sono attivabili (magari si stanno facendo delle ristrutturazioni; magari non sono necessari, visto che il tasso di occupazione è del 70%).
Mi sembra, quindi, che il posto letto sia il più sbagliato degli indicatori. È evidente che è l'hardware meno influente, perché noi non paghiamo il posto letto: paghiamo le prestazioni, paghiamo i DRG, paghiamo la qualità. Quindi ancorarsi e impiccarsi al posto letto in una situazione di così evidente fluidità - fermi restando alcuni paletti - è di nuovo un'operazione scorretta.
Alla fine, tra i posti che ci sono e quelli che ci saranno il gap è di 50 e saranno assorbibili dall'oggi al domani nelle strutture che ha citato il Presidente.
Concludo dicendo che noi siamo fieri di quest'operazione. Siamo altrettanto convinti che tutta la qualità e la specificità della pediatria si manterrà nella Casa della Salute, proprio perché la scatola è nuova e potrà essere adattata a misura di bambino, e ci saranno le biblioteche, gli spazi ludici, gli spazi per studiare di cui abbisogna la popolazione pediatrica.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Allemano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Devo dire che, come Gruppo, avevamo sollevato la vicenda dei posti letto prima in Commissione e poi in Consiglio regionale, nei sei mesi di discussione della delibera sull'edilizia ospedaliera. Avevamo rilevato due grandi problematicità, a cui, purtroppo, non c'era stata data risposta: da una parte il partenariato pubblico-privato, attraverso il quale, mantenendo questi numeri e facendo dei calcoli approssimativi (sicuramente non precisi al centesimo), la realizzazione di queste opere ospedaliere ha un costo finanziario maggiorato di circa mezzo miliardo. Si consideri, poi, che i dati statistici ci dicono che mediamente un'opera pubblica realizzata col partenariato pubblico-privato costa dal 20% al 70% in più rispetto ad un'opera realizzata con soldi pubblici e con un appalto pubblico.
Questi sono i numeri ufficiali.
D'altronde, lo abbiamo visto con le autostrade - dove il partenariato pubblico-privato è stato un bagno di sangue - ma non solo: pensiamo alla Toscana, dove un hedge fund è diventato proprietario degli ospedali.
Perché, poi, le società veicolo possono essere vendute, perché dietro c'è sempre una speculazione finanziaria.
Quando un soggetto pubblico ha delle difficoltà, l'Italia come sistema Paese (quindi non solo questa Regione) ha delle difficoltà; del resto, ha il terzo debito mondiale. Si sa che quando parliamo di "debito pubblico" parliamo anche di "mala gestione pubblica" e quindi anche delle problematiche che ben conosciamo: dell'"Etna e del traffico", come diceva Benigni nel famoso film "Johnny Stecchino". Questi sono i problemi dell'Italia: l'Etna e il traffico! Per chi ha vissuto come me, che ho una certa età, la vicenda di "Mani pulite", il partenariato è un colpo al cuore. Mi piacerebbe che qualche magistrato di Mani pulite venisse a farci una relazione tecnica su quello che sta succedendo anche a livello territoriale, non solo in Regione Piemonte, ma anche negli enti pubblici come i Comuni, che possono realizzare palazzetti o altre opere, tanto i soldi non li devono mettere! È un metodo per aggirare l'indebitamento pubblico, purtroppo. Probabilmente qua in Regione è fatto a fin di bene.
Ovviamente, abbiamo bisogno di nuovi ospedali; siamo stati i primi a sollevare - credo che questo ci venga riconosciuto, anche perché ci sono agli atti - la vicenda dell'Ospedale Unico del VCO. Poi, ci dispiace che si sia sopraelevato su una collina, perché temiamo che la collina tenda a scivolare, ma probabilmente la relazione geologica, in questo caso, è stata fatta bene, quindi questo non accadrà, però ci sono stati dei sovracosti perché bisogna salire sulla collina. Non voglio fare la Cassandra, per effettivamente le colline non portano bene a questa regione.
Inoltre, c'è un problema a livello nazionale, relativamente al Codice degli appalti, che consente al soggetto privato, addirittura, di portare in casa del soggetto pubblico un progetto. Io penso alla manutenzione delle biomedicali, con una gara regionale SCR e con due gare in partenariato che corrono parallele.
Abbiamo presentato due esposti alla Corte dei Conti, mostrando riferimenti ufficiali su queste due manutenzioni biomedicali con dei benchmark ben inferiori rispetto alla gara d'appalto pubblicata da SGR rispetto al partenariato: non si parla di pochi centesimi, ma di milioni di euro in più! Penso che, quando ci sono queste differenze, la politica dovrebbe fare una riflessione profonda su questo tipo di gare d'appalto e cercare di evitarle, perché questa Regione, in modo particolare, è entrata in un Piano di rientro, dal quale fortunatamente è uscita (a me fa piacere che la Regione Piemonte sia riuscita a uscirne), ma in che modo? Come è emerso in IV Commissione, perdendo 3.500 posti di lavoro! IRES, inoltre, sostiene che il settore sanitario piemontese abbia provocato un aggravamento della crisi economica che ha colpito il Piemonte in due ondate, nel 2008 e nel 2011, del 15 per cento. Questo è il risultato della mala gestione politica che ha gestito in questi cinque anni: noi da Consiglieri di opposizione e voi con il ruolo molto più importante di governo e di maggioranza.
Questo è il dato certificato dall'IRES: la mala gestione ha causato un aggravamento nella perdita dei posti di lavoro, in un momento in cui la gestione pubblica doveva fare sforzi ulteriori, trovandosi impreparata; ha aggravato la situazione perché, di fatto, abbiamo perso 3.500 posti di lavoro e ancora. Questo è quanto emerge dalle ultime tabelle.
L'Assessore ha varato un piano di assunzioni, come abbiamo visto in IV Commissione (mi spiace che il pubblico non possa partecipare alle Commissioni), però poi si è visto che mancavano le risorse per queste assunzioni.
Le Molinette è l'unica Azienda Ospedaliera con un piano di rientro molto pesante; guarda caso, è proprio qui che si vanno a tagliare i posti letto e, come è stato detto giustamente da chi mi ha preceduto, in questo modo si va ad abbassare di 3,7 posti letto ogni 1.000 abitanti, perché non viene più rispettato il criterio previsto nella deliberazione 1-600 sulla ristrutturazione dei posti letto.
Questo è un dato importante, perché oggi questa competenza è del Consiglio regionale; siamo usciti dal Piano di rientro, quindi dobbiamo fare una delibera per ridurre quei 1.821 posti letto, di cui si parlava questa mattina, previsti per il Parco della Salute, ma non nello studio di fattibilità del 2018 (l'ultimo aggiornato), dove vi è una riduzione di dieci milioni delle spese e vi è un taglio, anche molto importante - questo lo sottolineo - delle spese per il personale. Da un lato, si tagliano i posti letto, dall'altro, si riducono le spese per il personale.
Oggi abbiamo appreso che questi posti letto, magicamente, dopo che per sei mesi, più volte lo abbiamo chiesto, ripetutamente e ossessivamente in quest'Aula e in Commissione, compariranno in altre strutture ospedaliere.
Non si capisce dove, però prima ci è stato detto all'Ospedale Unico dell'ASL TO5 sebbene, come diceva giustamente il Consigliere Bertola, nello studio di fattibilità, lì i posti letto sono previsti e numerati e, anzi sono inferiori rispetto alle tre strutture ospedaliere che verranno assorbite, ma adesso si parla di altri ospedali.
I posti letto saranno mantenuti? Prima delle parole ci vorrebbero i fatti "carta canta e villan dorme", quindi se ci sono degli atti che lo dimostrano, bene, perché non vogliamo mettere in dubbio la vostra parola.
Io non ho mai fatto politica per fare una questione personale (parlo dal mio punto di vista, ovviamente), quindi se politicamente ci sarà un atto una delibera di Giunta regionale o una delibera di Consiglio, come dovrebbe essere, possiamo crederci, ma nel momento in cui di questa delibera non se ne vede.



(Commenti fuori microfono)



ANDRISSI Gianpaolo

Iniziamo la discussione la prossima seduta di Commissione, mettiamo all'o.d.g. l'aggiornamento della delibera 1-600, così capiremo che effettivamente c'è un aumento o una riduzione, insomma, uno spostamento, in quali strutture ospedaliere.
Andiamo a fare i conti e facciamo la somma aritmetica, perché ancora non è matematica. Allora effettivamente noi saremo d'accordo con voi, perché c'è una suddivisione dei posti letto; poi, sia giusta o sbagliata, perché i medici dell'ANAAO che abbiamo incontrato erano fortemente convinti della necessità di mantenere lì quei posti letto, perché l'eccellenza era anche una conseguenza del numero di posti letto, così perlomeno ne parlavano in Commissione.
Detto ciò, Assessore, lei ha detto che la sanità piemontese è la migliore d'Italia. Io non so, però possiamo constatare i dati ufficiali, che parlano di una sanità che ha visto raddoppiare la mobilità passiva; il delta di mobilità passiva è raddoppiato dal 2014 a oggi e questi sono dati ufficiali e incontrovertibili.
Relativamente alle liste d'attesa, vedremo cosa succederà dopo il Piano assunzione, però non le abbiamo viste migliorare; le piante organiche sono tutte sotto organico pesantemente; c'è una carenza di medici in tantissimi reparti, quindi le difficoltà sono estreme.
Poi, che lei vada orgoglioso di questa sanità ci fa piacere, perché ha lavorato per quasi cinque anni su questo fronte, quindi è giusto che faccia così.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sinatora; ne ha facoltà.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.
Come si dice: dulcis in fondo, anche la Lega Nord Piemont vuol dire la sua sull'argomento con molta serenità.
Prendiamo atto delle affermazioni espresse dall'Assessore Saitta questa mattina. Dobbiamo dire che non ci ha tranquillizzati, soprattutto quando afferma che la sanità piemontese è la prima in Italia. Quest'affermazione fa sorgere spontanea una considerazione classica: se noi siamo i primi chissà gli altri! Basta che lei, Assessore, telefoni al CUP, Centro Unico di Prenotazione con lei ho già parlato personalmente e sa che per una visita oculistica ci vogliono 270 giorni - che è il primo biglietto da visita offerto dalla sanità piemontese per comprendere la diversa realtà. Non parliamo poi se si deve prenotare per una visita legale o per un aggravamento di invalidità: ore e ore senza una possibile risposta (la vittima sempre il sottoscritto).
Veniamo al Regina Margherita. Nel suo intervento di stamattina lei ha bollato come faziosi coloro che non condividevano le scelte effettuate dalla Giunta. Di conseguenza, etichettando come stolti coloro che hanno sottoscritto una petizione temeraria. I dati oggettivi forniti dallo stesso Assessore raccontano di una palese riduzione dei posti letto pediatrici.
Lei afferma, tra l'altro, di voler difendere il sistema pubblico: questo per noi è un ossimoro. Stiamo ragionando di un intervento dove la parte privata aderirà per una quota del 60-70%. Lei ci vuole convincere che un privato, non un filantropo, accetterà di aderire senza pretendere la governance del sistema. Noi, Lega, non ne siamo così convinti e abbiamo dei dubbi.
Lei è convinto che fra sei-sette anni - beato lei! - si riuscirà a realizzare la Città della Salute ma, purtroppo, l'esempio del Palazzo unico della Regione non ci tranquillizza molto. Consentitemi un breve inciso. Il Presidente Chiamparino avrebbe voluto inaugurarlo per la campagna elettorale: gli è andata male, Presidente. L'appello del Presidente a non strumentalizzare l'argomento lascia il tempo che trova, perché stiamo parlando di sanità.
Nella precedente competizione elettorale tra la Bresso e Cota abbiamo visto la signora Bresso girare il territorio con il plastico dell'allora futuro ospedale dell'ASL TO5 di Carpice, poi finito nel nulla. Con Moncalieri, ad esempio, che continua ad avere un pronto soccorso da terzo mondo: provare per credere, Presidente (parlo sempre per cause personali, sarò sgarrato a ottant'anni). Assessore, vada a vedere e si renderà conto, ma non vada come Assessore, ma come semplice utente; poi mi chiama e mi dirà se è proprio una sanità d'eccellenza.
Al di là delle problematiche politiche - sempre comprensibili, soprattutto in prossimità di una tornata elettorale - vorremmo certezze anche per il periodo di transizione da adesso a quando la Città della Salute sarà agibile. Nel frattempo, sarebbe interessante sapere quali investimenti saranno destinati al Regina Margherita per poter garantire gli attuali posti letto e la qualità del servizio offerto. Non ci spaventa la corretta concorrenza tra pubblico e privato, ma il pubblico non deve essere subordinato a logiche speculative che non avvantaggiano l'utenza.
L'operazione Città della Salute ha sempre più le sembianze di una mera operazione di speculazione urbanistico-edilizia. Rimaniamo contrari alla logica della Giunta di una riduzione dei posti letto che è dimostrata dagli atti, non è che ce la inventiamo noi (ne state parlando da una vita).
Condividiamo le preoccupazioni dei sottoscrittori della petizione, che non riteniamo per nulla pretestuosa e strumentale, anzi invitiamo la Giunta a ripensare al destino del Regina Margherita, accogliendo le sollecitazioni proposte dei promotori di tale petizione. Grazie per avermi ascoltato.
Comunque, Assessore, è tutto certificato. Come ha potuto rilevare personalmente, occorrono 270 giorni per una visita oculistica. Sono già cieco, ho fuori il cane e il bastone bianco...



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi Domenico; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Intervengo nel dibattito, anche se non ho molto da aggiungere rispetto a quanto detto nell'introduzione dall'Assessore Saitta e poi nell'intervento dal Presidente Chiamparino. Tuttavia, provo a fare qualche riflessione ad alta voce dopo aver seguito il dibattito di questa mattina, ma anche di questo pomeriggio.
Il tema da cui siamo partiti e su cui ci siamo concentrati è quello dei posti letto. Fra l'altro, stiamo parlando di posti letto ospedalieri.
Se c'è una cosa che abbiamo appreso in questa legislatura e che oggi mi sento di condividere con l'Aula, è che la lente dei posti letto ospedalieri non è l'unica attraverso cui guardare alla sanità e alle politiche di salute del futuro. Non esiste l'equazione più posti letto ospedalieri più salute, come chiaramente non esiste neanche quella contraria; non è che se diminuiamo allora stiamo facendo qualcosa di positivo.
Abbiamo imparato, credo, proprio in questa legislatura - perché abbiamo dovuto affrontare prepotentemente questo aspetto - che la questione dei posti letto ospedalieri assume un significato se inserita all'interno di un ragionamento più ampio di sistema.
Il ragionamento più ampio che in questi anni abbiamo più volte affrontato è quello legato, soprattutto, ai cambiamenti demografici e ai cambiamenti sociali che ci chiedono, anzi con forza pretendono un cambiamento delle politiche sanitarie e di programmazione sanitaria.
Se noi andiamo a vedere gli ultimi ospedali in Piemonte, progettati magari dieci o 15 anni prima e realizzati con ritardo, non abbiamo un problema di mancanza di posti letto, ma abbiamo un problema opposto, cioè abbiamo costruito ospedali sempre con eccedenza di posti letto rispetto ai bisogni di salute del periodo in cui sono stati costruiti e rispetto al periodo in cui sono stati progettati.
Ecco perché paragonare un'ipotesi di scenario di posti letto ospedalieri di una situazione che riguarderà - se va bene - i prossimi sette, otto o nove anni, rispetto a una DGR del 2014-2015 non ha tanto senso, perché dobbiamo ancora fare il progetto (su questo tornerò, perché stiamo parlando di uno studio di fattibilità). Da qui a quando ci sarà il nuovo assetto ospedaliero in Regione Piemonte, grazie anche al Piano di edilizia sanitaria e ai vari atti di programmazione fatti in questa legislatura, la situazione sarà cambiata sotto diversi punti di vista.
Si sta rivedendo, ad esempio, il Patto per la salute, a livello nazionale.
Il Patto per la salute - che l'Assessore conoscerà meglio di me - che probabilmente ci sarà nei prossimi mesi, da qui ai prossimi sette, otto nove anni probabilmente sarà cambiato ancora una o due volte. Gli atti aziendali che sono stati citati, da qui a quando ci sarà il nuovo Parco della Salute o i nuovi ospedali in Piemonte, saranno modificati diverse volte.
Pertanto, portare oggi un atto aziendale sulla situazione attuale e dire che questo ci racconta come sarà l'atto aziendale del Parco della Salute della Città di Torino credo sia un buon argomento retorico, che però non corrisponde alla realtà.
Dicevo che il sistema dei posti letto ospedalieri va letto insieme ad altri aspetti. L'hanno già detto altri prima di me: c'è il tema delle post acuzie, della cronicità, del territorio. È chiaro che noi non risolviamo il problema della salute dei piemontesi fra una decina d'anni tenendo tanti posti in ospedale; lo faremo solo se saremo in grado di mettere in piedi un sistema che riesca ad avere il giusto equilibrio tra i posti letto che ci servono per curare le acuzie e la necessità di nuovi interventi, di nuovi investimenti, che invece dovranno andare sul territorio e sulla prevenzione.
Continuiamo a confondere la sanità e la salute con l'ospedale, ma l'ospedale è soltanto un aspetto delle politiche di salute. Il sistema o si tiene tutto insieme o non si tiene.
La questione del podio della griglia LEA. Non lo dice il Presidente Chiamparino né l'Assessore Saitta che il Piemonte è primo classificato nella griglia LEA: lo dice il Ministero, a fronte di rilevazioni oggettive fatte da enti istituzionali.
Questo significa che va tutto bene? Il fatto che il Piemonte sia al primo posto vuol dire che abbiamo risolto tutti i problemi? No, assolutamente no.
Nessuno di noi l'ha mai detto: nessuno dei Consiglieri né l'Assessore né il Presidente. Semplicemente, si rivendica con orgoglio il fatto di aver preso una Regione che giocava in serie C e adesso può giocare in serie A e magari qualche volta vince anche la partita.
Questo non vuol dire che i problemi sono scomparsi, ma vuol dire che orgogliosamente è stato fatto un bel lavoro e che questo è un punto di partenza per continuare a farlo e non per dire: "Siamo arrivati, non c'è più nulla da fare". I problemi ci sono, altrimenti non saremmo qui a discuterne.
Anche su questo, però, ci tenevo a fare un minimo di chiarezza.
Lo stesso discorso riguarda quando diciamo: "Lo chiediamo i cittadini".
Certo che lo chiederemo ai cittadini: ogni tot anni si vota e i cittadini correttamente si esprimono; lo fanno a livello regionale, lo fanno a livello governativo ed è chiaro che, quando si governa, sappiamo tutti che il consenso è sottoposto a pressioni. È evidente, però, che il fatto di chiederlo ai cittadini non significa che cancelliamo il parere autorevole di Istituzioni, del Governo o di altri livelli istituzionali.
Una precisazione sul Regina Margherita, perché in più occasioni si è parlato del Regina Margherita come di un ospedale monospecialistico paragonandolo all'Oftalmico. Io sono nuovo nel mondo della sanità, ma mi sento di poter dire che il Regina Margherita è tutto tranne che un ospedale monospecialistico. Il Regina Margherita è un ospedale polispecialistico chiaramente di natura pediatrica.
Se c'è qualcosa che rende particolarmente importante e utile il Regina Margherita è il fatto che al Regina Margherita abbiamo tantissime specialità orientate alla pediatria e medici che si occupano per lo più solamente, nel caso del Regina Margherita, di bambini e quindi sono particolarmente bravi e capaci in quel settore. Ma non è un ospedale monospecialistico, non è l'Oftalmico, altrimenti - paradossalmente facciamo una grande pediatria da qualche parte e abbiamo risolto il problema.
Invece no: noi difendiamo il servizio che offre il Regina Margherita - e poi su questo torno - proprio perché lì troviamo delle specialità diverse orientate al mondo del bambino, che in altri ospedali che si occupano più dell'adulto facciamo fatica a trovare. Per un gastroenterologo che si occupa per lo più di adulti o per un nefrologo che si occupa per lo più di adulti, occuparsi di un bambino di un anno e mezzo o due anni, non è la stessa cosa.
Il tema del difendere il Regina Margherita è difendere le pareti l'edificio, le mura dove oggi noi troviamo il servizio di ospedale pediatrico, oppure si tratta di capire se nel nuovo progetto del Parco della Salute di Torino ci sarà spazio per mantenere le specialità e la competenza, l'eccellenza, che oggi noi troviamo nel Regina Margherita? Questo è il tema, credo. E su questo mi sembra di poter dire (non sono io che posso dare rassicurazioni, perché non ne ho l'autorità), che è stata data massima rassicurazione a tutti i livelli. Cioè, il nuovo Parco della Salute garantirà che le specialità e i servizi presenti saranno mantenuti implementati e capaci di rispondere a quello che succederà fra dieci anni.
C'è, poi, un tema che forse in pochi hanno affrontato, e su questo Presidente, vado verso la chiusura: noi stiamo facendo una discussione pubblica su uno studio di fattibilità, ma uno studio di fattibilità non è un progetto definitivo di quello che sarà, è un punto di partenza su cui diversi soggetti, da qui in avanti e per diversi mesi, potranno portare delle proposte, delle idee, in base alle quali si arriverà - lì, sì - a un progetto di Parco della Salute.
Se, in questi mesi, questa discussione può avere un'utilità, mi auguro possa aiutare tutti a contribuire a collaborare affinché tra lo studio di fattibilità e il progetto definitivo che verrà fuori attraverso il dialogo competitivo si arrivi a un progetto il più utile e migliore possibile, non solo per la Città di Torino, ma per l'intera regione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Caputo.



CAPUTO Valentina

Grazie, Presidente.
Solo qualche minuto per aggiungere qualche riflessione a quello che è già stato detto nel dettaglio questa mattina e anche dai colleghi che sono intervenuti poc'anzi.
Questa Giunta - si diceva - ha restituito dignità a questa Regione, perch rientrare dal Piano di rientro vuol dire ricominciare a investire, a programmare e ad assumere. Oltretutto, ci dà anche una visione di futuro di quelle che saranno le cure più moderne, di maggiore rilievo. Quando parliamo anche come genitori, vogliamo offrire delle cure di eccellenza ai nostri figli, ma vogliamo anche che non restino sulle loro spalle i costi della sanità passiva.
Quindi, attrarre qui le eccellenze e far sì che diventino dei poli dove si vengano a curare e che non si debba andare in altre Regioni, come accade purtroppo per alcune patologie. Penso, ad esempio, a temi che ho avuto modo di seguire, come può essere l'emofilia o altre patologie invalidanti femminili. Quindi, valorizzare le eccellenze che abbiamo per curare qui i cittadini piemontesi: questa è la prima cosa.
Un'altra cosa che credo sia importante è proprio quella: quando andiamo negli ospedali, capita a tutti di vedere magari l'intonaco non bellissimo da una parte o lo zoccolino saltato dall'altra, perché questi ospedali sono ormai vetusti, ma le eccellenze sono i medici professionisti e le équipe, e sono quelli che devono essere salvaguardati. Però anche a loro dobbiamo essere in grado di offrire degli spazi e delle tecnologie nuove che consentano sia a quel polo di ricerca e ai giovani di stare qui a studiare e, soprattutto, ai medici di compiere al meglio il loro lavoro.
Proprio qualche giorno fa parlavo con alcuni medici del Maria Vittoria dove a breve dovrebbe arrivare l'epidurale. È un ospedale che non poteva farla perché non aveva anestesisti ma, in futuro, sarà in grado di farla.
Però ha mandato i suoi specialisti a Roma per apprendere le nuove tecniche di epidurale, in modo tale che si possano mettere in atto qui, con le moderne prassi. Questo credo sia un punto in più e un vantaggio, cioè andare a prendere le migliori tecniche che si possono offrire ai nostri pazienti. Anche perché ristrutturare un ospedale è un po' come ristrutturare la casa: si può ristrutturare, ma tante volte le nuove tecnologie non possono essere proprio ospitate all'interno di questi spazi.
Quel che credo che sia importante sottolineare è che si parlava di Piano di rientro di una Regione. Perché credo in quello che ci ha esposto questa mattina l'Assessore e che ci saranno dei posti in più anche in altri ospedali, al Martini, al San Giovanni Bosco e al Maria Vittoria? Perch questa è stata la Giunta che ha riaperto l'Ospedale Valdese. Non è stata fatta un'operazione immobiliare, ma era stato chiuso. Il Valdese è stato riaperto con dei servizi per i cittadini.
Anche questo sembra poco, ma è importante l'attenzione che c'è stata; ad esempio, nel Maria Vittoria c'era la promiscuità tra donne che erano in gravidanza e quelle che invece dovevano fare la FIVET. Sono stati trasferiti tutti i servizi della FIVET in luoghi più adatti, al Valdese quindi in un contesto migliore, per non avere la promiscuità di chi affronta due sensibilità diverse. Credo che questa sia l'attenzione che dobbiamo offrire ai cittadini e anche concretezza alle diverse patologie soprattutto pensando a come ricollocare dei servizi.
Dell'Amedeo di Savoia era prevista la chiusura, invece lì sono stati ricollocati dei servizi e quindi non è stato chiuso, ma è stato riaperto Casa della Salute. Lì c'è stato un piano e oggi c'è la diabetologia. Da quel punto di vista, non abbiamo chiuso e credo che queste siano le risposte date e che ci danno la visione di quella che, nel tempo, pu essere effettivamente la ricollocazione dei servizi di cui si è parlato.
Oltretutto, mi piace ricordare che la Giunta ha investito sul proprio bilancio più di un milione di euro ogni anno per dare delle borse di studio aggiuntive, oltre a quelle nazionali, sia per i medici di medicina generale tutti sappiamo che ci sono meno medici di medicina generale - sia per i pediatri di libera scelta e anche per le specializzazioni. Questo è stato uno sforzo che, per una Giunta che è uscita dal Piano di rientro, reputo sia stato fondamentale, ma è stato fatto proprio per andare incontro alle esigenze che si riscontravano nei nostri ospedali e sui territori soprattutto in base alle nostre disponibilità.
Concludo, dicendo che il ruolo della politica è quello di affrontare con responsabilità e di informare. Tutti noi siamo passati dal Regina Margherita, personalmente come utente da piccola e come genitore oggi.
Anch'io ho avuto modo di conoscere, in un momento di volontariato, Alice questa bambina di tre anni, ed è stato sensazionale anche solo vederla sorridere, pur con i tubicini, dopo l'operazione cui è stata sottoposta.
Sono queste le eccellenze che auspico di poter offrire in futuro ai pazienti nella nostra regione.
Parlavo di responsabilità di informare e non creare allarmismo, ma sul punto vorrei fare una piccola provocazione, anche se mi dispiace. Credo che il nostro lavoro sia quello di essere presenti in Commissione, ascoltare quando ci sono le audizioni e non semplicemente avere in mano degli atti e iniziare a fare gli "smanettoni" il giorno dopo su internet quando però non si è stati presenti nelle Commissioni, che è il luogo dove dobbiamo confrontarci, ascoltare ed esprimere le opinioni.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare, quindi chiudo la discussione su questo punto.
La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

È normale che ogni discussione che riguarda la sanità si sviluppi in modo diffuso su tanti temi e diventi molto spesso difficile focalizzare l'attenzione. È un rischio in cui cadiamo tutti, per forza di cose; a chi governa succede, perché evidentemente è soddisfatto per la parte dei risultati positivi, anche se non sempre questa soddisfazione è totale.
Il Presidente Chiamparino ha già dato delle risposte ed è intervenuto su alcune questioni essenziali del confronto. Per questo mi limito soltanto a precisare quello che è emerso nel dibattito, cioè questo riferimento all'eccellenza e alla complessità. Mi pare che il dibattito sia servito. Il Consigliere Grimaldi ne ha parlato, ma mi sembra che, al di là della sua posizione, fosse l'opinione di tutti e lui l'ha espressa con chiarezza.
L'obiettivo che abbiamo è di avere delle eccellenze diffuse e siamo convinti che l'eccellenza è un problema per tutta l'attività sanitaria e anche territoriale. Si può essere eccellenti anche nella media e nella bassa complessità, che è altrettanto importante. Questa è una mia convinzione.
Il tema della complessità è una cosa diversa, perché significa mettere assieme competenze diverse in grado di dare una risposta a un problema.
Questo è il tema che poniamo, ma la complessità si ha soltanto se c'è un'eccellenza diffusa. Questo è fuori di dubbio e questa è l'impostazione.
Il dibattito ha anche evidenziato che le rassicurazioni non sono soltanto rassicurazioni che abbiamo dato per i posti letto. Qualcuno dice: "Sì, sono soltanto rassicurazioni, ma occorre modificare la delibera n. 1-600", che è stata definita il "totem".
Lo ripeto, anche se le questioni sono note a tutti, ma poi ognuno evidentemente fa la sua parte: la delibera n. 1-600 è l'applicazione del DM n. 70 Patto per la salute, che tutte le Regioni d'Italia, tranne alcune Regioni del Sud, hanno applicato con le modalità che abbiamo applicato noi.
Hub, spoke, DEA di primo e secondo livello: sono questi i bacini di utenza ed è questo ciò che è avvenuto. Se questo non fosse avvenuto, le Regioni sarebbero entrate in Piano di rientro: l'ha fatto il Veneto e l'hanno fatto tante Regioni d'Italia. Quindi abbiamo applicato una legge dello Stato, non c'era discrezionalità: è l'applicazione di un rapporto tra bacino di utenza e specialità, con una gerarchizzazione dell'ospedale che in Piemonte non c'era. È capitato questo, nulla di più.
Delibera 1-600. Si dice: "La 1-600 deve essere modificata". Noi oggi abbiamo indicato delle operazioni basate su un progetto, compreso quello del CTO, che è contenuto nel Piano di fattibilità, oggetto di valutazione molteplici volte; anzi, devo dire che al riguardo uno potrebbe esprimere delle opinioni sui tempi complessi per realizzare delle opere pubbliche. Io non so quante volte questo progetto, con quello di Novara, sia passato dal Nucleo di valutazione, perché poi c'è un problema che abbiamo: i tempi di realizzazione delle opere pubbliche, i processi sono molto lunghi (Ministero, Nucleo di valutazione, otto, nove, dieci volte, ecc. prima di giungere alla conclusione). Ma tutto ciò è coerente con decisioni assunte dal Ministero della Salute e dal Ministero dell'Economia, tanto per essere molto chiari.
La 1-600 si modificherà (non è il Vangelo) e sarà modificata per forza di cose in funzione non soltanto delle questioni che dovranno emergere attraverso una valutazione di carattere politico, perché credo che bisogna avere il senso del limite. Infatti, per quanto riguarda la pediatria, c'è una riflessione da fare in modo compiuto tra tutte le strutture di pediatria, compreso il Regina Margherita, su relazioni e rapporti da stabilire.
Attraverso quest'attenta analisi dal punto di vista delle competenze professionali, saranno assunte le scelte. Può essere così. Io non ho competenze straordinarie, ma mi pare di capire che, per forza di cose bisogna seguire questa metodologia, che è la metodologia più utile, sapendo che ci sono opinioni diverse, ma avendo anche la capacità, dal punto di vista politico, di gerarchizzare le questioni e capire quali sono i particolarismi rispetto agli aspetti di tipo generale.
Seconda considerazione. Il dibattito ha fatto emergere una questione che a me pareva marginale, ma che mi sembra il Consigliere Tronzano abbia evidenziato con molta chiarezza: quello che capiterà tra sette anni. Si tratta di un esercizio interessante dal punto di vista della politica sanitaria. A un certo punto, lui ha inserito il tema dell'atto aziendale che è un atto di oggi, da discussione di oggi all'interno dell'Azienda, e l'ha utilizzato per parlare del Regina Margherita dei prossimi sette anni.
Allora, l'atto aziendale, come voi sapete, è un atto che riguarda l'organizzazione delle strutture sanitarie; è un atto di competenza del Direttore, che però va poi approvato - Tronzano lo sa perché mi pare che sia venuto a chiedere informazioni anche in Assessorato - dalla Giunta regionale.
A me pare di capire questo, ed è un elemento che ha accelerato questa discussione su questioni note: l'atto aziendale - non riguarda soltanto la Città della Salute, riguarda tutte le Aziende - è chiaro che vuol dire cambiare, modificare l'organizzazione o mantenerla: dipende evidentemente dalle decisioni che assume chi ha la responsabilità.
L'atto aziendale mette in moto dei meccanismi all'interno dell'Azienda maggiori sono i meccanismi più incidenti se la dimensione è grande, per la Città della Salute parliamo di 10.000 dipendenti - il che significa anche organizzazione complessiva, relazioni e rapporti.
L'atto aziendale mette in moto anche - è logico e normale che sia così - un rapporto dialettico tra l'Azienda e le organizzazioni sindacali. Le organizzazioni sindacali stilano delle opinioni; quando si fa riferimento alle organizzazioni sindacali, bisogna non invadere quel campo che è la difesa di una situazione particolare, non di tipo generale.
Ebbene, ho l'impressione che in questa vicenda qualcuno pensa o immagina che in qualche maniera, attraverso la riorganizzazione e l'atto aziendale possa subire qualche cambiamento e si difende. È così, e potrei fare un sacco di esempi: si difende. Si difende con tutte le modalità, si difende rivolgendosi alla politica e si difende anche dando informazioni. Questo non è grave, però è un meccanismo che ci è chiaro.
Conoscendo le questioni che sono state sollevate, sapendo che è in discussione un atto aziendale e sapendo quali sono i termini della questione, è facile immaginare che l'atto aziendale di oggi, utilizzato per quello che avverrà tra sette anni, indica chiaramente che questa partita sta determinando anche il dibattito. Spero che la politica abbia la capacità di non lasciarsi condizionare, cosa su cui ho dei dubbi.
Da parte nostra, sono convinto che la politica abbia la capacità di non lasciarsi condizionare da questioni più di tipo organizzativo e qualche volta, come dicevo all'inizio, da questioni personali che non ho voluto citare, ma mi pare che il collega Tronzano abbia evidenziato con molta chiarezza.
L'atto aziendale di oggi non c'entra assolutamente nulla e oggi l'atto aziendale è una questione di oggi che potrà avere riflessi in futuro, ma non va utilizzata una questione che riguarda interessi particolari legittimi (tutti legati a persone) rispetto a un progetto molto più ampio.
È chiaro e mi sembra evidente che questa "irruzione" dell'atto aziendale abbia mostrato palesemente qual è la discussione in corso e a che cosa ci riferiamo.
L'ultima considerazione che voglio fare è riferita a una riflessione fatta mi pare, dal collega Rossi nel suo intervento e anche da altri colleghi che sono intervenuti. Abbiamo scelto la strada del dialogo competitivo. Anche qui non è chiaro nel dibattito, o perlomeno forse si finge, perché è stato ripetuto che cosa vuol dire dialogo competitivo.
Abbiamo deciso di ricorrere al dialogo competitivo perché, dovendo realizzare una struttura con queste caratteristiche di complessità, c'è evidentemente l'ambizione di ottenere il massimo possibile sul campo della progettazione e sul campo dell'organizzazione. Il dialogo competitivo ci consente questo.
Il sistema tradizionale era così: fai il progetto, lo metti in gara al massimo ribasso e via dicendo. Possiamo dire che questa cosa qui non ha funzionato finora? Il dialogo competitivo è un meccanismo che consente sulla base di indicazioni che ha dato la stazione appaltante (il committente), quindi quanti posti letto complessivi, neppure in modo puntuale, che sono indicativi (possono essere 90, 100, 150), di avviare un dialogo, di dare delle indicazioni, in modo che quelli che parteciperanno al dialogo competitivo forniranno delle proposte e, attraverso un rapporto con la stazione appaltante, si potrà migliorare e si offriranno dei suggerimenti per arrivare a un progetto che va bene alla stazione appaltante e che sarà messo in gara.
È chiaro che questa è una cosa nuova; è un elemento di novità, quindi si aprirà nei prossimi mesi un'azione e un rapporto di dialogo competitivo con tutti i privati interessati a realizzare quest'opera, per ottenere - questo è l'obiettivo - il miglior progetto possibile e per avere dal privato tutto il know how che magari ha accumulato in esperienze più recenti per realizzare opere di questo tipo. Questo è il dialogo competitivo.
Quindi non c'è un progetto - lo dico a chi ancora fa confusione - ma ci sono delle indicazioni. Il dialogo competitivo richiede, quindi, il suo tempo. Ma nel dialogo competitivo non c'è, per fortuna, la politica.
Entrando nel merito della questione, il dialogo competitivo va condotto per forza di cose, da un gruppo che prevede il Codice degli appalti: quel gruppo conduce il dialogo competitivo, e verrà evidentemente individuato una volta che saranno definite le imprese che partecipano, per evitare conflitti di interesse. Ma posso anticipare che sarà composto da clinici della Città della Salute, da esperti in problemi informatici, da esperti in problemi ambientali e da tutte le competenze necessarie per poter giudicare e condurre un dialogo competitivo. Sono questi aspetti che ogni tanto vengono trascurati.
Non c'è oggi un progetto; c'è una matrice delle relazioni che devono avere i diversi pezzi della sanità. Ci sono indicazioni precise - lo ripeto - per quanto riguarda il Regina Margherita: mantenere le specificità, eccetera eccetera. Quindi si vedrà alla fine di questo processo qual sarà il progetto che andrà messo in gara.
Questa è una novità anche nel rapporto con i privati.
Termino con un'ultima considerazione rivolta al Consigliere Sinatora: noi non siamo speculatori.
Se lei ritiene che siamo speculatori, sa bene che non è un tema di dibattito politico e che le sedi per trattare l'argomento sono altre.
Non siamo speculatori: non lo sono io e non lo siamo neppure noi. Le parole hanno un peso, quindi se ci ritiene degli speculatori o se abbiamo commesso qualcosa, evidentemente non è tema di dibattito politico. Ci tengo a precisarlo, perché in questo penso di avere l'orgoglio di appartenere a una maggioranza dove su tale questione siamo molto chiari e determinati nell'esprimere un'opinione, ma anche un valore che portiamo nell'Amministrazione Pubblica.
Nel frattempo, che cosa si farà negli ospedali? In questi sette anni si continuerà a investire, la stessa cosa che stiamo facendo a Moncalieri, a Chieri e a Carmagnola. Si continua a investire: cioè non è che con quella prospettiva adesso non facciamo più niente. Lo preciso, perché questa è un'altra questione che abbiamo già visto sollevare a Moncalieri e in altre parti. Facciamo gli stessi investimenti che si fanno altrove: qui non è prevista un'interruzione di servizio, perché parliamo di malati, di pazienti.
Quindi rassicuro chi ha posto questo problema che questa è la posizione della Regione Piemonte. Sarebbe da pazzi immaginare che per un processo in corso non si facciano più investimenti.
Sono state date molte informazioni, per cui non le riprenderò tutte. Nei prossimi giorni si partirà con l'avviso di gara: è un traguardo e ne sono orgoglioso, considerati i tempi della Pubblica Amministrazione! A Novara il mese successivo accadrà la stessa cosa. Qualcuno chiedeva: "Si può fare diversamente?". Niente. Gara d'appalto.
Alla fine di marzo, visto che è stata messa in dubbio la nostra capacità di realizzare le cose, ci sarà l'inaugurazione dell'ospedale di Verduno avendo aggiunto delle risorse che chi ci ha preceduto aveva tolto.
Riprenderemo anche i lavori per il cosiddetto ospedale dalla Valle Belbo che erano stati interrotti sempre perché erano stati tolti i soldi da parte di chi ci ha preceduto.
Ringrazio, evidentemente, per tutti i suggerimenti. Mi rendo conto che le questioni che abbiamo di fronte riguardano un periodo lungo, ma la politica avrà modo di esercitarsi per ridefinire meglio le questioni che abbiamo di fronte.
In ogni caso, ci è chiaro che il lavoro da fare è ancora tanto (sulle liste di attesa abbiamo messo dei soldi e nei prossimi giorni vedremo i risultati; sulle case della salute abbiamo messo dei soldi e vedremo i risultati; anche sull'assistenza vedremo i risultati). Però possiamo intanto toglierci di dosso un complesso d'inferiorità che continuiamo ad avere nei confronti della Lombardia o nei confronti dell'Emilia Romagna? Togliamoci questa cosa, perché la griglia dei LEA (a parte il fatto che è una cosa del Ministero) è basata su 70 parametri che misurano tutta l'attività, compresi i posti letto per autosufficienti, non autosufficienti, i tempi di ricovero. Andate a vedere che cosa vuol dire.
Siamo un po' portati a non valorizzare le cose che facciamo. Ma sapendole e non valorizzandole, non daremmo una mano a chi ha lavorato con grande determinazione (i dipendenti) per mantenere e sviluppare questo livello alto nella sanità. Ogni tanto l'orgoglio serve! Serve a noi che ci abbiamo lavorato, ma devo dire che serve anche all'intero Consiglio, che, con posizioni diverse, ha espresso comunque delle opinioni, sia pure differenti, e alla fine questo tema ci ha impegnato.
E se attraverso il dibattito abbiamo raggiunto questo risultato sui LEA.
Non eravamo mai stati in testa! Prima della Lombardia, sesto posto, prima dalla Toscana, prima dell'Emilia! Io non voglio sembrare esaltato di questo risultato, ma non è un'autocertificazione! Vi mando, se può essere utile, questa lettura sul benchmark: vi potrete rendere conto che non è un'autocertificazione! A ogni modo, il lavoro continua. I suggerimenti sono stati utili e devo dire che, anche da questo dibattito, abbiamo capito qualcosa di più.
In modo particolare, abbiamo compreso quali sono gli elementi condizionanti di un dibattito che, non sempre, fanno riferimento alle questioni di merito, ma alle questioni che, nel frattempo, succedono.



PRESIDENTE

Possiamo procedere con l'esame dei due atti di indirizzo collegati.
. ordine del giorno n. 1550 presentato da Ravello, avente a oggetto "Salvaguardare il numero di posti letto della pediatria dell'Ospedale Regina Margherita".
. mozione n. 1549 presentata da Bono, Frediani, Andrissi, Bertola e Mighetti, avente a oggetto "Parco della Salute di Torino: necessità di un tavolo con organizzazioni sindacali e Ordini professionali per rivedere lo studio di fattibilità ai fini di un incremento di posti letto realizzazione di 'Policlinici' strutturalmente separati in particolare nell'area materno-infantile e nell'area ortopedica-traumatologica." In assenza del Consigliere Ravello, chiedo al Consigliere Vignale se desidera illustrare l'ordine del giorno n. 1550; prego, ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Nel ricordare che quando si discusse la delibera sull'edilizia sanitaria in Consiglio regionale venne già presentata una mozione che interveniva sui posti letto complessivi della Città della Salute e, nell'evidenziare che la discussione di questa mattina ha confermato non soltanto quella che era la nostra preoccupazione, ma anche che, in modo assolutamente conseguente, a fronte di un taglio di posti letto del Parco della Salute, non poteva che avvenire un conseguente taglio all'interno delle strutture, che dovrebbero essere contenute all'interno, l'ordine del giorno che presentiamo riguarda la salvaguardia del numero dei posti letto della pediatria dell'ospedale Regina Margherita.
Da parte nostra, non vi è alcuna contrarietà alla realizzazione del Parco della Salute o, meglio, non abbiamo nessuna contrarietà al fatto che la struttura più obsoleta della nostra Regione, in termini di edilizia sanitaria, che è l'ospedale Molinette, debba certamente essere migliorato anzi sostituito, perché ha una vetustà tale che non è possibile metterci mano, se non per dei rattoppi indispensabili.
Tuttavia, è altrettanto doveroso sancire in modo assolutamente netto che per quanto ci riguarda, il Parco della Salute è uno strumento utile alla comunità piemontese, nel momento in cui tutela le prerogative che oggi l'offerta sanitaria piemontese dà, anche facendo riferimento (come si evidenzia all'interno dell'ordine del giorno) ad alcuni aspetti che magari parranno banali all'Assessore e al Presidente o ad alcuni colleghi, ma che a noi non paiono per nulla tali.
L'Assessore prima diceva che abbiamo dato applicazione, come le altre Regioni italiane, a una legge dello Stato, ovvero la legge Balduzzi, alla quale abbiamo dato attuazione anche con la DGR 1-600, che prevede un numero dato di posti letto, sia per gli acuti che per i post-acuti.
La Regione Piemonte è l'unica Regione che non arriva ai 3,5 posti letto previsti dalla Balduzzi, ma soltanto a 2,6, decidendo di sacrificare 2.200 posti letto rispetto a quanto avrebbe potuto avere nel rispetto della legge dello Stato.
Dobbiamo ricordare, inoltre, che la nostra è la Nazione d'Europa con il numero più basso di posti letto. Sul fatto che i posti letto siano insignificanti, dobbiamo domandarci perché alcune importanti sanità europee, e non parlo, infatti, di quella inglese (con 2,5), ma di quella francese (quasi cinque), di quella tedesca (oltre 4,5), di quella belga (con sei), hanno più di 4,5 posti letto e noi ne abbiamo tre, ma soprattutto perché, a fronte del fatto che si possano avere 3,5 per acuti e 0,5 per post-acuti posti letto noi, rispetto alla spesa, abbiamo dovuto fare i "primi della classe" prevedendo 2,6 posti letto.
È evidente che un Ministero che fa le verifiche - ricordiamolo, non è solo il Ministero della salute, ma è il Ministero della salute d'intesa con il Ministero della Finanze - cosa potrà dire di una Regione che spende meno degli altri, perché - dico io e diciamo noi - offre meno servizi degli altri? Altrimenti, non si comprenderebbe per quale motivo un numero sempre crescente di piemontesi va verso altre Regioni e un numero sempre minore di non piemontesi viene in Piemonte: questi sono i dati sulla mobilità extra regionale. È difficile non fare acquisti in un negozio molto attrezzato: quando solitamente si perde in attrattività, qualunque sia il settore e anche, ovviamente, quello della sanità, è perché, a parità di costo, i servizi vengono offerti con un tempo più lungo o, a parità di costo vengono offerti con una qualità minore.
Nella nostra mozione citiamo la DGR 1-600 perché, come abbiamo detto negli interventi di questa mattina, è l'unica delibera di programmazione sanitaria, ancorché assunta allora con i poteri della Giunta, perché in quel momento la Giunta lo poteva fare. Non è che si fa una delibera di programmazione sanitaria che dice che in un posto, Città della Salute, ci sono 1.800 posti letto e poi si fa un'altra delibera, perché ricordiamo che ciò di cui stiamo parlando, cioè ciò che abbiamo letto questa mattina e leggeva anche l'Assessore, è una delibera del 24 luglio 2017 e non uno studio di fattibilità che ci ha presentato un soggetto terzo e che abbiamo fatto nostro: è una DGR, che è stata presentata dall'Assessore Saitta, di concerto con il Presidente Chiamparino e votata all'unanimità da questa Giunta regionale. Quell'atto viola la DGR 1-600, che prevede un numero di posti letto differente e la potestà di programmazione è potestà unica del Consiglio regionale.
Che cosa avremmo dovuto fare per operare in modo coerente e corretto, per fare la delibera del 24 luglio 2017? Avremmo dovuto modificare la delibera 1-600 e, di conseguenza, presentare una nuova delibera. Perché nella 1-600 non sono previsti i padiglioni pediatrici negli altri ospedali; nella 1 600, collega Caputo, l'Ospedale Amedeo di Savoia è chiuso, non è aperto.
Certamente, rimane aperto, perché non si può chiudere, ma nella delibera 1 600 il nome Amedeo di Savoia non compare più sotto ASL TO1, non c'è più.
Non c'è più, vada a vedere. Nelle colonnine degli ospedali, non compare più.
Allora, noi chiediamo, come dice l'impegno, facendo riferimento ovviamente ad alcune considerazioni che soggetti e dei singoli presidi e, in modo più in generale, della sanità piemontese hanno fatto rispetto alla criticità del taglio di quei posti letto. L'abbiamo ricordato questa mattina: l'Ordine dei medici, molte realtà sindacali. Abbiamo citato l'ANAAO semplicemente perché è quella che abbiamo audito in Commissione, ma potremmo fare l'elenco dei soggetti che hanno espresso perplessità. Le ha espresse l'Università di Torino rispetto alla possibilità di continuare le attività di didattica.
Noi chiediamo, molto semplicemente, che si approfondisca il reale fabbisogno dei posti letto del Parco della Salute, con particolare riferimento alla pediatria infantile, al fine di salvaguardare un servizio fondamentale per i soggetti più deboli e un modello d'eccellenza che aggiungo, è certamente quello monospecialistico. Mi rivolgo al collega Rossi che, vivendo nella provincia di Novara, conosce magari meno gli ospedali monospecialistici torinesi, ma tutti gli ospedali monospecialistici hanno più attività. Se il collega Monaco andasse all'Oftalmico si renderebbe conto che ci sono tutta una serie, ancora oggi di attività sulla diabetologia, sulla cecità, su altri aspetti. Sono tutte collegati ma hanno una specialità: uno è pediatrico, uno è ortopedico, uno è neonatologico. L'ospedale di Candiolo si occupa di tumori ma evidentemente, gli oncologi che lavorano a Candiolo si occupano di tutte le parti del corpo che possono essere interessate da una patologia oncologica.
Lo stesso avviene negli altri ospedali, e non parliamo di un ospedale dove c'è un pediatra che sa fare solo il pediatra, parliamo di un ospedale che ha l'oncologia, la gastroenterologia.
Dopodiché, all'interno di questi ospedali, come ricordava correttamente il Presidente Chiamparino, si sono fatti dei saggissimi protocolli di lavoro comune, perché è evidente che dove c'è un'eccellenza - l'esempio dei trapianti è quello più evidente - quell'eccellenza non si può duplicare perché non è duplicabile. Dove c'è l'eccellenza in un ospedale, non si pu produrre in quattro ospedali differenti.
Il secondo punto chiede il mantenimento nel futuro Patto della Salute della necessaria autonomia e delle specificità terapeutiche attualmente garantite presso l'ospedale. Se si fosse prevista la costruzione di un padiglione pediatrico all'interno dell'ospedale Parco della Salute che aveva il suo pronto soccorso e i suoi padiglioni, per noi andrebbe benissimo, ma purtroppo questo non è previsto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione della mozione n. 1549.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Colgo l'occasione anche per rispondere all'Assessore Saitta dicendo che nonostante ci avesse detto prima della pausa pomeridiana che avrebbe risposto alle nostre richieste, non le abbiamo comprese, oppure queste risposte non ci sono state. Si dice che la DGR 1-600 verrà modificata spero bene - ma il problema è capire quando. Nel senso che un conto è se verrà modificata nella prossima legislatura con, finalmente, un Piano Socio Sanitario, un altro se voi vi prenderete l'impegno di modificarla in questo scorcio di legislatura, in questi due e tre mesi che mancano.
È evidente che noi abbiamo chiesto una cosa ben precisa, cioè rivedere il progetto, e noi lo chiediamo con questa mozione. Vedremo ovviamente il voto. Immagino che i colleghi della maggioranza, ormai, siano un po' assuefatti alle scelte di ambito sanitario che vengono prese dalla Giunta nell'impossibilità di intervenire nella programmazione socio-sanitaria. Lo dico anche ai Presidenti dei vari Gruppi consiliari, tra cui il Consigliere Ravetti ma, soprattutto, al Consigliere Grimaldi, che è di Torino: questo ospedale non è solo una realtà di eccellenza della nostra città, ma è di tutta la regione e anche oltre, come ricordava il collega Andrissi; è uno dei pochi ospedali del Piemonte che attira mobilità, cioè pazienti da altre Regioni.
C'è ancora la possibilità d'intervenire e noi riteniamo che questo sia fattibile, lo abbiamo già detto al Presidente Chiamparino. In effetti abbiamo aspettato 16 anni, forse rinviare di tre mesi non vorrebbe dire precludersi la possibilità di andare avanti su questo progetto, se voi ritenete che sia importante.
Se, invece, ritenete che questo progetto sia importante e strategico presentarlo in campagna elettorale, con quei fantomatici tagli ai nastri di cui parlava anche il collega Bertola prima, allora è un altro concetto. Non accettate modifiche, andate all'inaugurazione del bando tra 15 giorni o un mese, lo fate in piena campagna elettorale, poi ovviamente lascerete, com'è successo spesso sia nelle Regioni che negli Enti locali, la patata bollente (anche se usare questo termine oggi non è ottimale, ma non è riferito a persone) alla prossima legislatura.
Questa è una scelta politica che dovete prendere. Lo dico ai colleghi di maggioranza. Per fortuna sono intervenuti almeno il collega Grimaldi e la collega Caputo perché.



(Commenti fuori microfono)



BONO Davide

Stavo dicendo che sono almeno colleghi di Torino. Lungi da me dire che il Consigliere Rossi e il Consigliere Ravetti non siano tenuti a intervenire sul tema, tuttavia ci sarebbe piaciuto sentire un'espressione anche di tutti gli altri colleghi di Torino. Mi sembra strano che su un tema così importante, dibattuto ormai da tre-quattro anni, nessuno dei colleghi torinesi della maggioranza abbia detto qualche cosa. Credo che in politica ci sia sempre la possibilità di cambiare le cose, fino a che non sono partiti i lavori. L'abbiamo visto anche con le grandi infrastrutture e le grandi opere.
Non si tratta di rinviare, non si tratta di perdere tempo, non si tratta di essere conservatori; si tratta, ogni tanto, di prendere atto che anche nelle valutazioni tecniche.
Assessore, come ricordava prima il Consigliere Bertola, noi abbiamo letto purtroppo per noi, tutti e tre gli studi di fattibilità che avete proposto cercando di capire le modifiche che sono state apportate e il calcolo che è stato fatto sull'indice di riempimento. Capisco che per fare delle valutazioni bisogna prendere dei dati, degli standard, ma nella delibera 1 600 voi dicevate che si passava da una media regionale del 70% all'80%, se vogliamo parlare di dati, ma sulla Città della Salute vorreste arrivare al 90%.
Mi ricordo autorevoli esponenti del mondo accademico e del mondo medico che dicevano che già era difficile l'80'%, ma il 90% risulta puramente, non dico impossibile, perché nulla è impossibile, ma considerando che ci sono delle festività come Ferragosto e Natale, che ci sono le maternità e le difficoltà del personale, perché abbiamo carenza di personale, 90% di riempimento di posti letto mi fa pensare più a una stalla, oppure a un allevamento intensivo di polli in batteria, piuttosto che a un ospedale.
Insomma, non andiamo verso questa logica eccessivamente fordistica della sanità, cosa che già apparteneva alla precedente Amministrazione di centrodestra (abbiamo criticato tante volte, forse in maniera ingiustamente eccessiva, l'ex Assessore Monferino).
Cerchiamo di capire che tra i dati nudi e crudi dei numeri e la realtà dei fatti c'è molta differenza. Voi stessi avevate scritto che si doveva arrivare a 1.821 posti letto, ma in quattro anni di applicazione della DGR 1-600 sono stati ridotti forse di un centinaio di posti.
Io, poi, sarò curioso di capire, andare a sentire e toccare con mano contare - magari - i posti letto del Regina Margherita e del Sant'Anna visto che avete detto che ne vengono utilizzati meno, perché - ripeto questo non ci risulta. Noi abbiamo i dati ministeriali, abbiamo sentito i lavoratori del Sant'Anna e del Regina Margherita e così non è.
Tante altre cose non si possono dire, ma la mozione parla chiaro: Assessore e Presidente, noi non affrontiamo solo il tema del Regina Margherita, ma anche il tema del Sant'Anna. Quindi, ripeto - come ha detto anche il collega Andrissi - se ci presentate una delibera con la ridistribuzione dei posti letto di ostetricia, ad esempio, al Giovanni Bosco (posso dirlo perché ci abito vicino), al Martini o da altre parti, non è che facciamo le barricate su questo, però ci dovete dire dove. L'atto di programmazione pu essere già fatto adesso, non dovete aspettare il 2025-2030 (magari non ci sarete più voi e non ci saremo più noi) per fare la distribuzione.
Dovremmo avere un'ottica di ridistribuzione di una rete sul territorio sui casi a bassa complessità, ma anche sul CTO, dove gli operatori di questo polo d'eccellenza sono preoccupati per una frammentazione dell'eccellenza ortopedica traumatologica. Oggi, se - toccando ferro - si ha un incidente stradale o sugli sci, si va al CTO. Con quel numero di posti letto si garantirà la copertura della casistica piemontese? E, soprattutto - domanda correttissima del collega Andrissi - continueremo ad essere un polo attrattivo per le altre regioni, oppure svolgeremo il nostro compitino regionale e tutto il resto lo cederemo alla Lombardia, citando che la Lombardia non è meglio di noi? Queste sono domande concrete. Potete darci risposte su questo, oppure non le potete dare, perché dite: "Noi facciamo questo compitino, sui numeri di riempimento al 90% dei posti letto, ecc. ecc."? Una cosa che non abbiamo detto (ci siamo dimenticati) riguarda il tema del personale. Poiché si parla molto spesso di dotazione organica di personale cito una tabella interessante (la tabella 67, nel quaderno 4) che abbiamo già discusso in altre sedi, che afferma che il costo del personale sanitario della Città della Salute passerà da 483 a 314 milioni (è una stima). La ricorda la tabella? Immagino l'abbiano scritta i tecnici dell'Assessorato.
Quindi, 170 milioni di euro in meno per il personale. È ovvio che il quadro economico sta in piedi, perché i posti letto diminuiscono, quindi diminuiscono i costi di pulizie (dimezzandosi la superficie degli spazi) di facchinaggio, di magazzino, di ristorazione, di riscaldamento, di energia e quant'altro. Pertanto, anche pagando 25 milioni di canone più sei di riscaldamento (energia), più IVA all'anno abbiamo un risparmio di circa dieci milioni di euro, secondo l'ultimo piano, poi dipende dal calcolo dell'interesse a seconda dei periodi dell'anno.
Dicevo, 170 milioni di euro in meno per il personale. Si dirà: "Ci saranno un po' di pensionamenti". Però questo ha anche una ricaduta economica negativa sulla regione, perché sono centinaia di posti di lavoro in meno (medici, infermieri, OSS e quant'altro). In questo senso, non diamo un grande segnale di sviluppo alla nostra regione, poi non so se saranno coperti sul territorio dall'ASL Città di Torino. Non lo so, bisogna capire.
La nostra preoccupazione è che si tratti di un piano intelligente, non solo nella parte politica, ma anche nella parte tecnica, per far sì che la Città della Salute stia in piedi.
Il fantomatico Piano di rientro di cui si parla dal 2015, con un'ipotesi di riduzione della spesa e un aumento della produttività, va sull'aumento della produttività tagliandola, cioè si va solo sui casi remunerativi. Il collega Grimaldi citava il Gradenigo per altre questioni: siamo di nuovo a un dumping, nel senso che la Città della Salute si occupa delle eccellenze e dell'alta complessità, che sono più remunerative; i casi a bassa complessità - sempre eccellenze, ma ci auguriamo anche noi che siano sempre eccellenze, collega Grimaldi - li scarica sull'ASL Città di Torino, che ovviamente aumenterà i costi e quindi si divideranno un po' il disavanzo della Città della Salute.
Chiudo, invitandovi a prendere in considerazione questo documento, che chiede di attivare un percorso di modifica dello studio di fattibilità (sarà il quarto studio di fattibilità). Ripeto: non muore nessuno se ci prendiamo tre mesi di tempo, facendo le modifiche che abbiamo detto e garantendo - le avete lette, è inutile che le rilegga - che i posti letto (ho fatto una piccola aggiunta alla mozione) siano almeno 1.821, cioè i posti letto della formazione sanitaria, che ci sia un incremento soprattutto sull'area materno-infantile, ma anche sul CTO, con la redazione di "building" o "policlinici" separati, cioè non mura separate, ma realtà funzionali separate, quindi polo materno-infantile, polo ortopedico traumatologico con uso riabilitazione, mantenendo il Cento Grandi Ustionati e l'ipotesi dell'oftalmologia, di cui non abbiamo parlato oggi. Ci sia cioè, un polo di eccellenza di oftalmologia, visto che l'Oftalmico doveva andare alla Città della Salute.
Ripeto: la politica deve avere il coraggio di recepire delle richieste provenienti dal territorio e magari dire anche "abbiamo sbagliato" o "i calcoli dei tecnici non sono sempre adattabili alla realtà; la realtà è multiforme, la realtà è complessa, la realtà è variegata". Non succede nulla: andiamo avanti lo stesso. Al livello nazionale si chiederanno qui fantomatici 80 milioni di euro di cui abbiamo parlato, il Comune di Torino può essere pronto - come lo è stato nel fare la variante - a fare una variante per aumentare la cubatura all'interno dell'area FIAT ex Avio.
Realizziamo un piano in più, siamo tutti "felici e contenti" e chiudiamo così, senza avere drasticamente dimezzato o quasi dimezzato i posti letto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Mi sembra che il dibattito della giornata sia stato ampio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tronzano; ne ha facoltà.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Voglio tornare sull'appello del Presidente Chiamparino in merito al rispetto. Io lo accolgo: "cinico" era un termine probabilmente non consono a quest'Aula, ma riferito alla mancanza di sensibilità sul materno infantile.
Approfitto, però, per chiedere rispetto ai colleghi e anche all'Assessore.
I colleghi che accusano il sottoscritto e altri Consiglieri d'opposizione di dire bugie, mancano di rispetto, perché probabilmente non hanno letto gli atti o, comunque, la pensano diversamente, ma le nostre non sono bugie.
E l'Assessore soprattutto parla di una cosa a me incomprensibile, perch non fa parte delle mie liturgie. Non capisco a che cosa si riferisca il fatto che io utilizzi l'atto aziendale per difendere delle posizioni specifiche singole. Non so di cosa parla.
Io ho fatto soltanto una cosa, Assessore, glielo dico proprio spassionatamente: ho ascoltato la comunità pediatrica. Lei probabilmente l'ha fatto un po' meno, probabilmente ha raggiunto le sue convinzioni attraverso l'ausilio legittimo e plausibile di una parte della comunità scientifica, cui il Presidente Chiamparino si appella. Certamente io ho ascoltato la parte pediatrica, cosa che lei probabilmente ha fatto meno del sottoscritto. Quindi, io non mi permetto in quest'Aula di utilizzare un atto aziendale per fare propaganda o per difendere posizioni specifiche.
Non mi permetto, pertanto da lei su questo pretendo e chiedo il rispetto lo stesso che io devo giustamente a voi.
Per quanto riguarda l'atto aziendale c'è un po' di discrasia, intesa come mancanza di coordinamento fra il Presidente della Giunta e l'Assessore alla sanità, sul fatto che lo stesso Presidente Chiamparino, che dice alla fine del suo intervento che l'atto aziendale è il prodromo del progetto sulla Città della Salute. E quando l'atto aziendale, ed è per questo che lo cito mette le chirurgie pediatriche sotto il cappello e sotto il comando delle chirurgie degli adulti, questo ci preoccupa non poco. Ed è per questo che ci va un'approvazione da parte vostra, se realmente ci tenete a difendere il Regina Margherita; ci va l'approvazione di questo ordine del giorno presentato da noi, perché credo che le parole spese in quest'Aula dal Presidente e dall'Assessore non siano assolutamente rassicuranti.
Infine, ancora una volta respingo al mittente la questione di farsi campagna elettorale. Io non so chi più di voi abbia speculato in tempi passati sulla sanità, a favore di una parte. Pertanto, chiedendo scusa al Presidente Chiamparino di aver usato il termine "cinico", lo correggo dicendo che è un "partigiano". Magari su questo è più contento, ma significa in questo senso "di parte" e di una parte che, secondo noi, non è quella giusta.
Grazie.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.06, riprende alle ore 17.07)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Intervengo solo per chiedere la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
L'orientamento della Giunta regionale è contrario su entrambi gli atti di indirizzo.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1550, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva (vedi esito votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione nominale sulla mozione n. 1549, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva (vedi esito votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Di norma alle ore 17 si chiede di poter discutere gli ordini del giorno.
Essendo che sono le ore 17.10, ricordo che c'è un ordine del giorno della maggioranza, uno dell'opposizione di centrodestra e due ordini del giorno dell'opposizione Movimento 5 Stelle. Quindi, se c'è una discussione di questi ordini del giorno non eccessivamente lunga, li si potrebbe esaminare. Faccio questa proposta, visto che la proposta di legge n. 305 è lunga e ha molti articoli, si può iniziare la prossima seduta alle ore 10 e la chiudiamo in quella giornata.
Faccio questa proposta, poi ovviamente rappresento sette Consiglieri e non la maggioranza.



PRESIDENTE

Possiamo esporre le due relazioni della proposta di legge e, per il tempo che rimane, esaminare gli ordini del giorno.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame proposta di legge n. 305, inerente a "Promozione delle politiche a favore dei diritti delle persone con disabilità"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame della proposta di legge n. 305, inerente a "Promozione delle politiche a favore dei diritti delle persone con disabilità", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Relatrice di maggioranza è la Consigliera Baricco, che ha facoltà di intervenire.



BARICCO Enrica, relatrice

Grazie, Presidente.
È stato stimato dall'Eurostat che le persone con disabilità rappresentano circa il 17% della popolazione totale in Europa; in altre parole 70 milioni di cittadini europei hanno una forma di disabilità, un numero che supera la popolazione di quasi tutti gli Stati europei più importanti.
Risulta difficile fornire un dato preciso sul numero delle persone con disabilità ad oggi residenti in Italia, ma secondo i dati ISTAT aggiornati al 2013 emerge che le persone con limitazioni funzionali gravi ammontano a 3,1 milioni, mentre le persone titolari di indennità di accompagnamento INPS ammontano a 1,9 milioni.
La Regione Piemonte, in attuazione dei principi stabiliti dalla Costituzione, intende riconoscere, promuovere e garantire i diritti delle persone con disabilità così come enunciati dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea proclamata a Strasburgo e dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Infatti è nella Costituzione, nonché nelle altre fonti di diritto internazionale e dell'Unione Europea, che è possibile trovare l'invito agli Stati nazionali a intervenire sui diritti delle persone con disabilità, la cui centralità è costante della presente proposta di legge.
La persona è quindi posta al centro e costituisce l'elemento chiave attorno al quale si sviluppano i diversi diritti che costituiscono l'architrave del testo normativo: il diritto alla salute, all'istruzione, alla formazione al lavoro, alla cultura, al turismo, allo sport, alla mobilità e alla vita indipendente.
Tale proposta di legge, inoltre, intende cogliere i suggerimenti contenuti nel secondo Programma d'azione biennale 2014-2016, redatto dall'Osservatorio nazionale sulla disabilità.
La proposta di legge in discussione nasce con l'intento di fornire un quadro di riferimento nel complesso panorama normativo regionale, uno strumento organico in materia che sancisca i diritti imprescindibili per tutte le persone con disabilità e come questi debbano essere declinati in tutti gli ambiti delle politiche regionali.
Il quadro normativo che si è sedimentato nel corso dei decenni vede infatti misure legislative specifiche e contingenti affiancate ad altre fortemente innovative e sperimentali, rendendo necessaria l'adozione di linee guida di carattere generale. Ecco il perché di un intervento complessivo in materia che coordini e racchiuda tutte le attività della Regione Piemonte in merito a questo tema, un quadro di riferimento, un intervento organico sulla disabilità atto a indirizzare e coordinare tutta l'attività della Regione sul quale mi auguro davvero possano in futuro essere innestate ulteriori utili riforme.
Attraverso questa proposta di legge, chiunque nella Regione Piemonte voglia pensare e realizzare progetti su questo tema dovrà farlo in linea con i principi della legge, con una concezione sociale della persona con disabilità al passo con i tempi universalmente condivisa e che metta al centro il progetto di vita complessivo della persona stessa.
Voglio ricordare che all'inizio del nostro percorso è stata fondamentale la conoscenza e l'approfondimento della bozza di Testo Unico sui Diritti delle persone con disabilità della Regione Toscana, poi modificata e approvata nel 2017 con legge regionale, avente a oggetto "Disposizioni generali sui diritti e le politiche per le persone con disabilità".
Dal 2016 abbiamo iniziato un percorso di approfondimento sul tema con il Gruppo di lavoro sanità e welfare del Gruppo consiliare del Partito Democratico. In seguito, il Gruppo si è riunito per incontrare il professor Toschi, Consigliere per le politiche sulla disabilità della Regione Toscana. Abbiamo condiviso la necessità di promuovere una nuova cultura della disabilità fondata sul riconoscimento dei diritti delle persone della pari dignità e delle pari opportunità.
Ritornando alla proposta di legge, eccone quindi in sintesi gli obiettivi: garantire la dignità, i diritti e le libertà fondamentali a ogni persona con disabilità sulla base dei principi di eguaglianza, non discriminazione e solidarietà; prevenire e rimuovere condizioni e barriere che impediscono il pieno sviluppo della persona con disabilità e il raggiungimento della massima autodeterminazione possibile; disciplinare gli interventi regionali relativi alle politiche per la disabilità come definiti dalla presente legge; favorire il coordinamento delle politiche a favore delle persone con disabilità attraverso sinergie e accordi con gli enti pubblici e privati presenti sul territorio.
Esattamente con l'intento di garantire un coordinamento maggiore e una visione unitaria dei progetti per la disabilità, è stata scelta e impostata una modalità di lavoro multidisciplinare: il testo è infatti frutto di un lavoro condiviso e sinergico con gli Assessori competenti per materia, che fin dall'inizio hanno dimostrato interesse alla realizzazione di questa proposta di legge, con i Direttori generali, le Direzioni degli stessi Assessorati, gli Uffici legislativi della Giunta regionale e del Consiglio regionale, i tecnici delle varie Direzioni e la parte politica.
In particolare, vogliamo sottolineare il lavoro di regia attenta e competente assolto dal Gruppo interdirezionale della coesione sociale istituito con determina dirigenziale nel 2017, che ha dato un fondamentale contributo. A tutti quelli di cui abbiamo parlato va un profondo ringraziamento per aver reso possibile il portare a termine questo di lavoro.
A giugno 2018, in occasione della presentazione del sito istituzionale della disabilità, è stata presentata la proposta di legge alle associazioni del mondo della disabilità, le quali hanno dato importanti contributi per il miglioramento del testo. Contestualmente, la proposta di legge è stata iscritta alla IV Commissione e anche in quell'occasione sono pervenuti molti contributi da diversi enti e associazioni. Molte di queste osservazioni sono state accolte e trasformate in emendamenti.
Inoltre, durante la discussione in Commissione, abbiamo voluto istituire un tavolo di lavoro con la presenza dei tecnici e delle opposizioni. Per me è doveroso ringraziare le colleghe, i colleghi e i tecnici che hanno deciso di farne parte e in particolare i Consiglieri Allemano, Caputo e Frediani.
A distanza di tre anni dall'inizio dei lavori, siamo arrivati, dopo numerose versioni, a un testo che non ha la pretesa di essere esaustivo sul tema della disabilità né quello di riordinare tutta la normativa, ma ha lo scopo di fare un intervento organico in materia, che coordini e racchiuda tutte le attività della Regione in ambito di disabilità.
Una buona prassi già operativa che va in questa direzione è stata la costruzione del sito internet "Disabilità" della Regione Piemonte presentato a giugno 2018, in sinergia di intenti con la proposta di legge.
Il sito è caratterizzato dalla volontà di dare al cittadino uno strumento globale, che possa essergli di aiuto nella sua quotidianità, di facile e diretta consultazione, con la possibilità di avere un contatto diretto con l'istituzione.
Tale proposta di legge risponde, a mio avviso, alla necessità di operare una rivoluzione culturale, che metta al centro la persona e i suoi diritti.
Per la prima volta affronta la questione delle politiche sulla disabilità in maniera inclusiva e promuove una cultura della disabilità fondata sul mettere al centro la persona con la sua complessità.
Ritengo inoltre importante sottolineare che nella proposta vengono istituiti degli organi per legge: sono spazi ulteriori di azione riflessione e osservazione di ciò che poi verrà concretamente fatto.
Istituisce il tavolo di lavoro quale sede di confronto permanente con le associazioni e i corpi intermedi più rappresentativi a livello regionale che si occupano della visibilità, soggetti pubblici o privati sul territorio regionale e nazionale. Qualora fosse necessario, per specifici argomenti è prevista la presenza di esperti qualificati.
Istituisce la cabina di regia, che monitora lo stato di attuazione della legge e propone progetti per l'inclusione, l'accessibilità e la partecipazione delle persone con disabilità.
Istituisce la clausola valutativa, per cui, trascorso un anno dall'entrata in vigore della legge, e successivamente con cadenza annuale, la Giunta regionale presenta alla Commissione consiliare competente e al Comitato per la qualità della normazione e la valutazione delle politiche una relazione eventualmente redatta con il contributo della Cabina di regia, contenente un quadro descrittivo degli interventi realizzati dai singoli Assessorati un prospetto finanziario delle risorse stanziate ed effettivamente utilizzate, nonché tutte le criticità emerse nell'attuazione della legge.
Per concludere, credo che la semplificazione dei processi, l'efficienza e l'ottimizzazione dei costi debbano passare da un'elaborazione di nuovi modelli e di nuove modalità operative.
Questo passaggio lo si compie con nuove idee progettuali che interessino il disegno dei singoli servizi, che negli anni è scontato debbano innovarsi per essere più efficaci, ma lo si compie anche con uno sforzo di superamento della frammentarietà a favore di una visione complessiva degli ambiti in cui si va a legiferare.
Questo richiede sicuramente una grande collaborazione multidisciplinare che credo, però, essere uno dei modi più efficaci per l'elaborazione di politiche in grado di mettere al centro la persona e la sua vita, e rispettarne e valorizzarne la normale complessità.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani, relatrice di minoranza.



FREDIANI Francesca, relatrice

Grazie, Presidente.
Come si può evincere dalla relazione della collega Baricco, e come abbiamo anche esplicitato più volte durante la fase di confronto in Commissione questa proposta di legge è una sorta di indice di riordinamento di quanto già previsto dalla normativa regionale.
Infatti, anche nella relazione che poco fa ha letto la collega si evince quanto segue: "Il provvedimento nasce con l'intento di fornire un quadro di riferimento nel complesso programma normativo regionale, che sancisca i diritti imprescindibili delle persone con disabilità e come questi debbano essere declinati in tutti gli ambiti delle politiche regionali.
La ratio è pertanto quella di rispondere all'esigenza di inserire in un sistema organico le disposizioni per la tutela dei diritti della persona con disabilità, in quanto si tratta di una materia ad oggi disciplinata da più atti regionali di varia natura (giuridica, legislativa e amministrativa) che, pur intervenendo in modo importante e sostanziale formalmente determinano un contesto settoriale di misure specifiche e contingenti, che possono rendere anche molto difficile impostare politiche di lungo corso e il più possibile integrate tra loro".
In queste frasi si legge proprio quella che è la finalità di questa legge che non è tanto andare a introdurre nuovi aspetti nella normativa esistente, ma ordinare e rendere più accessibili e fruibili le misure previste all'interno di varie leggi e consentire (questo è l'auspicio) di meglio pianificare tutte le misure che vengono attuate a favore delle persone con disabilità.
Questa è una premessa su cui abbiamo già discusso; c'è stato un lungo confronto anche in Commissione.
Abbiamo anche osservato che questa legge ha una clausola di invarianza finanziaria, quindi non prevede risorse. Rappresenta, quindi, una sorta di "anomalia", considerando anche il nuovo contesto in cui ci andiamo a muovere nel momento in cui legiferiamo in base alle nuove regole che dobbiamo seguire.
Dicevo, non ci sono risorse proprio perché non si va a definire, in pratica, nulla di nuovo: si va, semmai, a riordinare, toccando diversi ambiti molto importanti; ambiti che sicuramente devono essere oggetto di massima attenzione da parte della Giunta nel momento in cui va a programmare, e del Consiglio nel momento in cui va ad assumere decisioni anche in fase di votazione della legge di bilancio.
Questi ambiti interessano la vita pratica di tutte le persone, in particolare delle persone che hanno una disabilità: si parla, quindi dell'ambito lavorativo, del modo in cui si possa agevolare e accompagnare le persone con disabilità nell'ambito lavorativo. A questo proposito, una delle grandi novità che sono state invece introdotte (forse l'unica, se posso azzardare), grazie anche al nostro emendamento nella norma, è la figura del Disability Manager.
L'attenzione alle politiche del lavoro è un interesse che noi abbiamo manifestato da subito, così come ha fatto la prima firmataria. Abbiamo quindi chiesto, attraverso un emendamento, di attuare il Decreto del Presidente della Repubblica del 12 ottobre 2017, dove si dice, nello specifico, "Alle grandi imprese si propongono iniziative quali l'istituzione dell'Osservatorio aziendale e il Disability Manager, con l'obiettivo di promuovere l'inclusione dei lavoratori con disabilità nei luoghi di lavoro".
Considerando la situazione piemontese al 31/12/2017 (abbiamo fatto qualche ricerca in tal senso e questo è l'ultimo dato in nostro possesso), la scopertura ufficiale ai sensi della legge 68/1999 era di 14.569 disabili più circa 1.900 cosiddette "categorie protette".
È opportuno sottolineare (sempre secondo le tabelle a nostra disposizione) che, ad esempio, solo l'Azienda Sanitaria Città di Torino risulta scoperta per 91 figure, a fronte di circa 44.000 iscritti nelle liste speciali.
Sicuramente è un tema su cui c'è ancora molto da fare. Noi speriamo che la figura del Disability Manager possa aiutare in questo senso e consentire di avviare al lavoro sempre più persone, aiutando anche le aziende e gli Enti pubblici che sono scoperti in questo ambito e che non rispettano, in pratica, la legge, preferendo, talvolta, pagare la sanzione piuttosto che adeguarsi alla normativa.
Noi abbiamo voluto recepire il Disability Manager come una figura di accompagnamento, ma l'abbiamo comunque definita meglio con un emendamento della maggioranza che ho sottoscritto e che andrà ad illustrare il primo firmatario. Viene quindi definito meglio il ruolo di questa figura inserendola anche in una cornice che offre più l'idea della collaborazione nella rete pubblica e privata, che può consentire di meglio valutare il contesto aziendale, il fabbisogno effettivo, le opportunità formative, e promuovere eventuali convenzioni e il monitoraggio delle difficoltà legate all'inserimento di un disabile in un team di lavoro.
Questo è un aspetto che va attentamente valutato e seguito con delle competenze specifiche, che, per l'appunto, sono proprie del Disability Manager.
Insomma, si tratta proprio di un'attività di supervisione per tutte le attività operative, anche a sostegno degli sportelli del collocamento mirato dei CPI.
Sappiamo bene che in questo periodo dovrebbe iniziare un'attività di riordino e di potenziamento dei Centri per l'impiego e speriamo che ci sia anche maggiore attenzione all'inserimento lavorativo dei disabili.
Abbiamo cercato di contribuire, nonostante le perplessità iniziali, che non abbiamo certo nascosto, in modo propositivo a questa legge e, alla fine siamo arrivati a un testo condivisibile, però sempre restando ferma la premessa che si tratta di una norma che, purtroppo, non ha risorse. Dico purtroppo, perché forse quello che manca al mondo della disabilità è proprio un'attenzione e anche un impiego di risorse maggiori, proprio per consentire di arrivare a quegli obiettivi che attraverso le varie leggi che già sono in vigore, ci prefiggiamo di raggiungere.
Attenzione è data anche, nell'articolo 10, all'aspetto legato alla cultura e al turismo. Riteniamo che questo possa essere sicuramente un aspetto innovativo, perché al di là delle politiche sulle quali c'è già una forte sensibilità, quindi quelle relative ai trasporti, all'inserimento lavorativo, alla salute e alla politica sociale, ci sembra degno di nota avere una maggiore attenzione anche agli aspetti legati alla fruizione della cultura e al turismo. Insomma, dire che la Regione Piemonte intende dare attenzione a questi due aspetti ci sembra sicuramente un valore aggiunto.
Speriamo che poi ci siano interventi che consentano, ad esempio, di adattare le strutture per permettere l'accesso anche ai disabili; avevamo infatti, modificato un articolo che prevedeva l'annullamento di contributi nel caso in cui gli eventi non fossero realizzati in strutture adatte ad accogliere i disabili, ma è presto per un articolo di questo tipo, perch purtroppo troppe strutture sul nostro territorio non sono adeguate.
Speriamo che con il tempo e con un maggiore investimento di risorse di poter garantire la fruizione della cultura a tutte le persone con disabilità e che al momento, purtroppo, non riescono ad accedere a tutti i luoghi in cui si fa cultura.
Noi proseguiremo, ovviamente, nella discussione. Non abbiamo presentato ulteriori emendamenti, al di là di quello sottoscritto con la maggioranza quindi vedremo adesso come proseguirà il confronto in Aula.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Con l'illustrazione delle relazioni, chiudiamo l'esame della proposta di legge n. 305 e ne proseguiremo la discussione nella prossima seduta.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Esame ordine del giorno n. 1111 presentato da Vignale, inerente a "Garantire il divieto di velazione integrale in tutti gli edifici pubblici"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame dell'ordine del giorno n. 1111, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Quest'ordine del giorno, come recita il titolo, intende garantire il divieto di velazione integrale in tutti gli edifici pubblici piemontesi.
Sia chiaro, non intende essere una limitazione alla libertà, soprattutto di carattere religioso, nel senso che noi riteniamo che, nel rispetto di quelle che sono le singole professioni religiose, è evidente che ognuno le può manifestare come crede, anche da un punto di vista dell'abbigliamento.
Tuttavia, credo non si possa non tener conto che, in particolar modo negli ultimi anni, vi sia la necessità da parte dei singoli Stati e delle singole Istituzioni di pensare a misure che, nel garantire la tutela di tutti tendano anche a garantire la sicurezza dei cittadini.
Abbiamo visto in modo assolutamente trasversale come, in molti casi, alcuni recentissimi, vi sia stato un numero significativo di attacchi di natura terroristica che hanno messo a duro repentaglio le comunità europee. La nostra Nazione, a oggi, è una di quelle che meno ha patito questi aspetti da un punto di vista degli effetti: non abbiamo subito attacchi di natura terroristica, però abbiamo avuto significativi interventi da parte delle forze dell'ordine che, grazie anche al lavoro dei servizi d'Intelligence sono riusciti a reprimere, anche nella nostra regione, rischi di natura terroristica.
In molti casi è avvenuto che chi ha inteso svolgere attività terroristiche si nascondesse dietro quelle che erano, a tutti gli effetti, e sono a tutti gli effetti una modalità di copertura del viso. Ricordo, proprio perché non appaia un aspetto legato alla religione islamica, che nel 1976, quando la nostra Nazione dovette affrontare non soltanto più il pericolo, ma il problema del terrorismo, il Parlamento approvò la legge Reale, che prevedeva una serie di misure e alcune di queste sono ancora vigenti.
faccio un esempio: in qualunque pubblica manifestazione è vietato indossare i caschi. La legge Reale prevedeva e prevede il divieto di mascherare il proprio viso con parrucche, baffi e barba, insomma con strumenti che possano modificare il proprio aspetto. Questo per dire che vi sono stati momenti eccezionali in cui le democrazie europee e la democrazia italiana hanno inteso produrre leggi speciali per la tutela della collettività.
Evidentemente, quelle non erano norme contro chi indossava il casco o non erano norme per chi intendeva indossare una parrucca o una barba: erano norme finalizzate alla tutela della collettività proprio perché quegli strumenti erano utilizzati per nascondere il viso.
Quanti di noi, anche in questa città, hanno letto di attentati terroristici che sono avvenuti a volto coperto indossando passamontagna o caschi proprio per non far riconoscere la propria identità? Noi crediamo che non sia una considerazione che non abbia un fondamento - purtroppo quasi settimanalmente leggiamo di attentati che avvengono nel suolo europeo e fuori dal suolo europeo - adottare provvedimenti che garantiscano la massima efficacia dei controlli di sicurezza in tutti gli edifici istituzionali e in tutte le strutture pubbliche regionali, comprese, per esempio, quelle sanitarie, così come all'interno dei presidi socio assistenziali e di tutte le strutture pubbliche, vietando l'occultazione del volto dei soggetti che accedono all'interno delle strutture stesse attuati anche mediante velazione integrale, con burqa e niquab È evidente che nessuno di noi intende sostenere che chi indossa, per credo religioso, un burqa o un niquab sia un terrorista o un simpatizzante del terrorismo. Tuttavia, possiamo altrettanto dire che in moltissimi casi questi strumenti sono stati utilizzati proprio per svolgere o tentare di svolgere attività di questo tipo, non solo con la velazione integrale, ma anche perché alcune coperture tradizionali, per esempio il burqa - il caso più eclatante è quello degli episodi avvenuti in Russia - hanno consentito di nascondere cinture contenenti tritolo che poi hanno ha fatto sì che proprio grazie a quegli abiti tradizionali indossati, fosse possibile accedere a luoghi frequentati da molte persone - come un cinema, un teatro una metropolitana e quant'altro - facendosi poi saltare in aria e provocando la morte di moltissime persone.
Ricordando che proprio una legge del 1975, la n. 152, prevede esattamente una parte degli aspetti che noi oggi richiamiamo nell'ordine del giorno.
Sappiamo bene che la competenza della garanzia della pubblica sicurezza è dello Stato, ma sappiamo altrettanto che dare mandato alla Giunta regionale di prevedere strumenti che garantiscano la massima efficacia nei controlli di sicurezza interni a tutti gli edifici istituzionali, non viola alcuna norma e non invade alcuna competenza rispetto alla sicurezza dello Stato essendo questo un ordine del giorno.
Pertanto, qualora la Giunta ritenga che questo sia utile e prodromico a un confronto con il Governo per arrivare a questo tipo di intervento ovviamente lo accoglieremmo positivamente anche in questo senso.
Mi permetto di dire che, forse, il limite che spesso si è avuto in questi anni, non solo all'interno dello Stato italiano, ma all'interno almeno dell'Unione Europea, è non pensare che sia necessaria, come per esempio è avvenuto negli Stati Uniti, una legislazione speciale, che certamente ha portato a restrizione della libertà individuale ma che, attraverso quelle restrizioni, tende a garantire una maggior sicurezza della comunità nazionale o regionale per noi indispensabile.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

A leggere l'impegno della Giunta non possono non correre alla mia mente alcune posizioni di natura politica. Questo è evidente. Con l'oggetto dell'ordine del giorno forse c'entrano o forse no, comunque non credo che un argomento così complesso possa essere liquidato con una discussione e una dichiarazione di voto su un ordine del giorno: merita un'articolazione di un pensiero più complesso rispetto ad una semplice dichiarazione di voto.
Bisognerebbe analizzare in maniera molto approfondita la cultura del Paese d'origine dei soggetti che utilizzano, ad esempio, il burqa e quanto ognuno di noi, ritenga un'imposizione, un'abitudine, un'imposizione, una costrizione e quanto quella libertà di indossarlo o quella costrizione possano incidere realmente nella società occidentale rispetto a temi che riguardano la sicurezza pubblica. Questa è una discussione non semplice una discussione che meriterebbe del tempo per potersi esprimere.
È evidente che così com'è posta e con le dinamiche pubbliche che regolano il confronto politico mi verrebbe, da un punto di vista personale semplicemente da respingerla, magari anche con riferimenti alle politiche che questo Governo adotta o non adotta nei confronti di una parte della popolazione che ha nella sua cultura l'uso del velo per coprire il volto soprattutto il volto delle donne.
Rischierei, probabilmente, se mi soffermassi sul testo depositato dal collega Vignale, di commettere un errore. Tuttavia dico che, per come è presentato, non mi convince. Non mi convince perché più ci penso, più questo testo mi riporta a un atteggiamento che alcune forze politiche hanno nei confronti di etnie differenti da quella italiana. Non mi convince. Non mi convince, perché è un tema legato alla sicurezza, che riguarda particolarmente il Ministero dell'Interno e, se penso al Ministro dell'Interno, quel pensiero non mi rassicura.
Forse, questo collegamento mentale e politico mi permette di dire che la discussione che dovremmo fare sulla sicurezza riguarda, per esempio l'accesso alle strutture sanitarie di una donna che - lo si diceva nei minuti procedenti alla presentazione di quest'ordine del giorno - deve andare con il volto scoperto in una struttura sanitaria pubblica magari che ne so - contro il volere del marito.
Forse anche su questo tema dovremmo evitare di esprimerci in maniera così repentina, perché se voglio cogliere, invece, gli aspetti positivi - il volto buono di quest'ordine del giorno - condizionerei il testo in maniera molto profonda, con un approfondimento necessario.
Pertanto, posto così, il nostro voto non può che essere contrario. Se si costruisce un percorso un pochino più attento e lo si discute, trovando magari insieme le ragioni o lo spazio per condividere un testo diverso possiamo votarlo favorevolmente, ma, così com'è, non trovo le condizioni per votare a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sinatora.



SINATORA Benito

Chiedo scusa, ma probabilmente qui vogliamo andare alla radice di problemi più grossi.
Mi pare che quest'ordine del giorno parli semplicemente di velazione integrale negli edifici pubblici, non di altro. Cioè, in un ufficio pubblico io voglio vedere con chi ho a che fare, o sbaglio? Voglio vederlo in faccia. A voi vi guardo in faccia, so chi siete, cosa fate, come pensate. Magari ho il dono di vedere dal vostro sguardo, dal vostro modo di comportarvi, cosa volete fare.
Ogni volta che c'è qualcosa di particolare, dobbiamo sollevare un polverone! Io qui non lo vedo e non perché sono leghista. Qui non si tratta di razzismo, di xenofobia o tutto quello che volete. Qui si dice di guardare in faccia la persona con cui si ha a che fare. Se questa signora deve essere operata e arriva mascherata, chiusa, magari guardando negli occhi il medico, il professore, il primario, potrebbe anche essere d'aiuto per farsi alleviare il dolore o per superare il momento tragico che sta vivendo. Se il marito non è d'accordo, sta fuori.
In Italia ci sono delle leggi e vanno rispettate. A Carnevale possiamo mascherarci, forse alle feste di paese, però in altri casi no. Io vorrei vedere qui le nostre signore tutte col burqa: forse non capiremmo neanche chi è del PD, chi è del PSI, chi è della Democrazia!



(Commenti fuori microfono)



SINATORA Benito

Io voglio vederle in faccia, voglio vedere con chi ho a che fare: se devo mandarle a stendere, le mando a stendere! Sarò intelligente per capire la loro religione e il loro modo di essere. Qui stiamo esagerando! Il collega Vignale ha detto semplicemente: "Quando vado in un edificio pubblico fatemi capire con chi ho a che fare". Io sono calabrese e quando mi trovo davanti un siciliano o un sardo che mi parla in un certo modo, in piemontese (il mio piemontese calabro però è diverso!) lo mando a quel paese, ma glielo dico in faccia. Lui non mi capisce e va bene, ma si tratta di guardarsi in faccia. Se a voi non va bene neanche questo, è inutile che vi mettiate a fare opposizione.
Forse mi sbaglio, però ritengo che guardandoci negli occhi risolviamo meglio i problemi. Se volete guardarvi col burqa, fate voi. Io sono contrario. Vi chiedo scusa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Secondo me, come al solito, stiamo discutendo di cose che non ci competono.
Quest'argomento è normato da una legge nazionale (si tratta di un reato penale) che stabilisce: "È vietato l'uso di caschi protettivi" - l'unica cosa che viene chiaramente specificata è quella - "o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo". È una legge del 1975, ulteriormente inasprita nel 2005 dalla legge per l'antiterrorismo.
Definisce chiaramente, tra l'altro, che è vietato in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico.
Allora, di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di qualcosa che riguarda la pubblica sicurezza, di qualcosa su cui ci sono già delle sentenze della Cassazione. L'ultima di queste ha esplicitato che, se si vuole specificare che riguarda anche altri tipi di abbigliamento e quindi la non valutazione del giustificato motivo, che può essere anche di natura culturale, sociale o tradizionale (pensiamo al Carnevale e ad alcuni tipi di sport che richiedono la copertura del viso, quindi anche ricreativa), allora va chiarito meglio nella legge nazionale. Questo l'ha detto anche la Cassazione. Quindi, è una questione che esula dal nostro ruolo di legislatori regionali.
Dal mio punto di vista, se si vuole fare questo tipo di discussioni si pu ma lasciano il tempo che trovano, perché la competenza è di pubblica sicurezza e qualsiasi iniziativa si voglia prendere sulla questione rischierebbe di metterci in contrasto con le interpretazioni della giurisprudenza e l'effettiva applicazione della norma da parte delle forze di pubblica sicurezza.
Pertanto, al di là del voler verificare - tutte cose sacrosante, si fa riferimento al velo islamico, al niqab, al burqa - la libertà di scelta della donna che usa questo tipo di indumenti, e questo può riguardare anche alcuni tipi di confessioni religiose non strettamente islamiche, ma anche cristiane, mi pare non si possa andare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Ho letto con attenzione l'ordine del giorno del collega Vignale e, tra l'altro, avevo già avuto modo precedentemente di poterlo leggere con attenzione. I riferimenti normativi ai quali fa riferimento il collega sono chiari, espliciti e li conosciamo tutti quanti. Tra l'altro, sono state citati delle sentenze della Corte di Cassazione in merito a questo argomento. È sicuramente un tema molto delicato e spinoso, ma non di competenza regionale, che dovrebbe essere normato meglio anche a livello nazionale.
Detto questo, vorrei solo ricordare che in altre nazioni, come in Francia e in Belgio, ci sono delle leggi che impediscono l'ingresso in qualsiasi luogo pubblico (uffici o luoghi di aggregazione) alle donne o, in generale a quelle persone che sono coperte e non è possibile identificare la persona. In realtà, esistono già queste norme.
Ritornando, invece, al discorso del diritto della persona e della scelta dell'appartenenza religiosa, anche su questo sono andata a documentarmi e ho potuto leggere e constatare che ci sono diverse associazioni di donne marocchine e arabe, o comunque associazioni di donne magrebine, che chiedono con grande forza che ci sia una legge, in quanto le donne che indossano il burqa, questa vestizione, questa velazione completa sono le stesse donne che a gran voce chiedono che ci sia una legge che possa garantire loro la libertà di scelta, perché spesso si tratta di donne che sono segregate, umiliate e oppresse, cioè è più un'imposizione che una scelta.
Direi che sotto questo punto di vista, secondo me, bisognerebbe fare una riflessione, ma c'è anche da fare un'altra considerazione riguardo alla velatura integrale.
Quest'ordine del giorno nell'impegno recita: "Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale ad adottare appositi provvedimenti che assicurino la massima efficacia dei controlli di sicurezza interni a tutti gli edifici istituzionali, in tutte le strutture pubbliche regionali, ivi comprese tutte le strutture sanitarie, vietando l'occultazione del volto dei soggetti che accedono all'interno delle strutture stesse, attuati anche mediante velazione integrale, quale burqa e nika".
Sinceramente il Gruppo Moderati trova condivisibile quello che il collega Vignale chiede, perché lui chiede semplicemente che vengano adottati degli appositi provvedimenti che assicurino la massima efficacia dei controlli di sicurezza.
La Regione Piemonte cosa può fare? La Giunta può farsi portatrice verso le forze dell'ordine, la Questura, la Prefettura e tutti gli organi di vigilanza e di controllo e chiedere semplicemente di mettere in atto un sistema di sicurezza a favore di tutti i cittadini. Noi non troviamo così strana la richiesta del Consigliere che chiede solo maggiore sicurezza nei controlli. Tra l'altro, i controlli vengono effettuati regolarmente, a Torino un po' meno, ma se andiamo in altre città d'Italia i controlli sono molto più efficaci rispetto alla nostra Regione. Quindi, su questo ordine del giorno esprimiamo parere favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

La mia è solo una considerazione di 30 secondi per puntualizzazione al collega Ravetti. L'ordine del giorno è del 16 maggio 2017, quindi è evidente che i riferimenti a questo Governo non ci possono essere, nel senso che era un altro il Governo in carica in quel momento.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1111, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.58)



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