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Dettaglio seduta n.387 del 22/01/19 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 14.39 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Comuni - Calamità naturali

Interrogazione a risposta immediata n. 2502 presentata da Ravetti, inerente a "Cedolare secca sugli affitti. Elenco dei Comuni piemontesi per i quali la Regione Piemonte abbia dichiarato lo stato di calamità naturale nel periodo dal 29 maggio 2009 al 28 maggio 2014"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2502.
La parola al Consigliere Ravetti per l'illustrazione.



RAVETTI Domenico

Presidente, do per lette le premesse e leggo soltanto la parte dell'interrogazione dove si chiede di sapere se il Presidente della Giunta o l'Assessore non ritengano opportuno e urgente, per contribuire ad agevolare i cittadini piemontesi nella fruizione di quanto stabilito dalla norma sopra richiamata in materia di cedolare secca sugli affitti, con riguardo, in particolare, ai contratti di locazione stipulati nei Comuni colpiti da eventi calamitosi, la predisposizione opportuna e diffusa di un elenco di tutti i Comuni piemontesi per i quali la Regione Piemonte abbia dichiarato lo stato di calamità naturale nel periodo dal 29 maggio 2009 al 28 maggio 2014.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore alla difesa del suolo

Do lettura della risposta telegrafica che mi scrivono dalla struttura tecnica legale dell'Assessorato.
Le dichiarazioni di stato di emergenza per eventi calamitosi di tipo C) ai sensi della L. 225/94, che hanno coinvolto il territorio della Regione Piemonte dal 29 maggio 2009 al 28 maggio 2014, sono i seguenti.
evento marzo-novembre 2011: la dichiarazione di stato di emergenza, con decreti del Presidente del Consiglio del 19 maggio 2011 e 11 novembre 2011 ha interessato l'intero territorio regionale (tutti i Comuni e tutte le province).
Evento aprile-maggio 2013: la dichiarazione di stato di emergenza, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministro del 26 giugno 2013, ha interessato l'intero territorio regionale (tutti i Comuni e tutte le province).
Si può pertanto sostenere che le riduzioni sulla cedolare secca sugli affitti sono applicabili a tutti i Comuni Piemontesi.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 2506 presentata da Frediani inerente a "Informazioni emerse dall'indagine sulla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2506.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente; buon pomeriggio, Assessora.
Torniamo sul tema del Salone del Libro semplicemente perché vorremmo chiedere qualche chiarimento all'Assessora rispetto ad alcune informazioni che sono emerse in questi giorni sui giornali e che fanno riferimento all'edizione 2016 del Salone.
In questi giorni sono state rese note alcune informazioni rispetto agli esiti delle indagini. Sappiamo che è ancora tutto in fase di accertamento e di definizione, quindi il quadro completo deve ancora essere tracciato.
Tuttavia, in particolare, è trapelata un'informazione rispetto alle intercettazioni: si legge che in quel periodo si riteneva che fosse arrivato il momento di mandare la Fondazione in liquidazione, ma poi, per una motivazione strettamente legata al momento, cioè alla campagna elettorale (parliamo della campagna elettorale per le comunali del 2016) si sia deciso di non procedere con la liquidazione.
Sappiamo, ovviamente, che quello che viene scritto sui giornali a volte va preso un po' con le pinze. Per noi, come sempre, parlano gli atti e li aspettiamo, ma ci piacerebbe che l'Assessora facesse un po' di chiarezza su quel periodo, anche per capire qual è la realtà dei fatti e quali le motivazioni reali, oppure se vogliamo confermare le informazioni che sono uscite sui giornali. Le motivazioni reali che portarono alla decisione di non liquidare, in quel momento, la Fondazione facendo saltare l'edizione di quell'anno con delle conseguenze sulla campagna elettorale in atto.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Nel 2015 la contiguità aziendale della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura non era messa in dubbio, quindi non c'era la necessità di liquidarla, così come invece nel 2017. La situazione dell'ente era piuttosto quella per cui il fondo di dotazione dello stesso era esaurito.
La posizione della Regione Piemonte è sempre sostanzialmente la stessa cioè la consapevolezza, meglio, la visione di attuare una soluzione pubblico-privata che già avevamo proposto fin dall'inizio del nostro insediamento nel 2014 e che prevedeva la fusione della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura e la Fondazione Circolo dei Lettori per la programmazione culturale e poi il coinvolgimento di una parte privata per quanto riguarda la parte organizzativa e commerciale. Un assetto che peraltro, è quello che abbiamo attuato oggi.
Nel 2015 la Città di Torino preferì orientarsi verso una gestione tutta pubblica, una gestione peraltro nazionale, quindi con una prospettiva di coinvolgimento dei Ministeri, e cercò dei soci pubblici affinché entrassero nella Fondazione e, in qualche modo, aiutassero a ripianare il fondo di dotazione.
Naturalmente un conto sono le battute, un altro conto è la realtà dei fatti. Se un anno salta la manifestazione del Salone del Libro questo non significa non farla più, può essere una battuta.
Tuttavia, non è una strada percorribile; peraltro, non l'abbiamo percorsa e abbiano cercato, in tutti i modi, anche in convenzione con il Circolo, di non far saltare l'edizione del Salone del Libro.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2503 presentata da Barazzotto inerente a "Stato dell'arte sull'attuazione del protocollo per l'elettrificazione della Biella-Santhia e ammodernamento della Biella Nova con 5 milioni di euro stanziati dal Governo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2503.
La parola al Consigliere Barazzotto per l'illustrazione



BARAZZOTTO Vittorio

L'Assessore si è speso moltissimo per il progetto di elettrificazione fondamentale per le infrastrutture biellesi, quindi si tratta di avere un aggiornamento riguardo all'iter relativo all'elettrificazione della linea ferroviaria, com'è stato detto in premessa, Biella-Santhià, in quanto parrebbe essere al momento fermo, in attesa dell'attuazione del cronoprogramma sull'avvio dei lavori. Sarebbe interessante sapere come s'intende procedere, essendo che il progetto definitivo è stato consegnato la scorsa estate a RFI dal tavolo territoriale biellese che si era incaricato della stesura del finanziamento e anche in parte finanziando le spese progettuali.
Apprendiamo, inoltre, che circa un mese fa è stato annunciato a mezzo stampa l'accoglimento nel maxiemendamento alla legge di bilancio di una proposta emendativa che recita: "Per stanziare risorse a favore dell'elettrificazione della Biella-Novara un primo passo importante, visto che riguarda 5 milioni di euro, ma significativo della volontà di portare avanti il rinnovamento di una infrastruttura strategica per i nostri territori".
Consideriamo che però l'elettrificazione della Biella-Santhià ha un percorso più breve della Biella-Novara, e quindi anche meno costosa, e non avendo il tunnel in prossimità della stazione di Biella e anche per la vetustà non è in grado di ospitare l'elettrificazione, ha un costo che supera gli 11 milioni di euro, che sono peraltro già disponibili.
Sarebbe davvero utile e importante sapere come vengono utilizzati questi milioni cui ho fatto poc'anzi riferimento, che dovrebbero essere stanziati per l'elettrificazione della Biella-Novara, in particolare se saranno inseriti all'interno del Protocollo d'intesa firmato dalla Regione Piemonte per l'elettrificazione della Biella-Santhià e il miglioramento della Biella Novara, oppure se saranno impiegati in modo diverso, considerando che è ancora necessario completare il Progetto di elettrificazione - emi scuso se continuo a ripetermi, ma sempre della Biella-Santhià si parla - e che tale importo non può essere di certo sufficiente per elettrificare l'intera linea e dovrebbe essere integrato con ulteriori risorse.
Pertanto, s'interroga per sapere se l'Assessorato regionale ai trasporti della Regione sia a conoscenza di come verranno utilizzati questi milioni di euro che dovrebbero essere stati stanziati dal Governo per l'elettrificazione della Biella-Novara.
Sostanzialmente le domande sono due: sapere come vengono stanziati questi cinque milioni di euro per la Biella-Novara e un aggiornamento sul cronoprogramma della Biella-Santhià.
Grazie per l'attenzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Il Consigliere Barazzotto conosce benissimo, perché ne è stato uno degli attori più importanti, la genesi di questo Progetto, ovvero l'Accordo di programma stipulato il 20 giugno 2016 tra Regione Piemonte e i vari Enti locali interessati (Provincia di Biella, Comune di Biella e Cossato, la Camera di Commercio, l'Unione Industriali di Biella, la Banca Sella, la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e la Biverbanca e il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti). Il progetto dell'elettrificazione prodotto da questo concerto di soggetti è già stato valutato da RFI, che ha confermato la fattibilità tecnica degli interventi e il relativo costo di realizzazione pari a 11,5 milioni.
Attualmente sul progetto è in corso di acquisizione il parere della Soprintendenza. Nel mese di febbraio l'Unione Industriale del Biellese ha in programma la trasmissione dello stesso agli uffici della Regione per la verifica di conformità urbanistica. La realizzazione delle opere potrà essere attivata non appena sarà approvato il contratto di programma RFI 2017-2021 che, come sapete, è fermo in Parlamento ormai da parecchi mesi e si spera che, nelle prossime settimane, venga licenziato.
Per quanto riguarda la linea Biella-Novara, si segnala che dallo studio presentato all'Unione Industriale di Biella è emerso che la linea avrebbe bisogno di altri interventi di miglioramento prioritari rispetto all'elettrificazione, la quale avrebbe, tra l'altro, elevati costi di realizzazione generati sia dalla notevole lunghezza - si parla di 50 chilometri - che non consentirebbero l'esercizio elettrico a sbalzo, quindi la creazione di più centrali elettriche lungo la linea stessa, sia dalla presenza di numerose opere d'arte lungo il tracciato prive dei necessari franchi minimi per la posa della trazione elettrica.
In particolare, da tale studio l'Unione Industriale, preso atto degli interventi già realizzati da RFI con oneri propri - stiamo parlando di messa in sicurezza dei punti singolari rispetto al rischio idrogeologico regimentazione delle acque, pulizia degli alvei e creazione di scogliere eccetera - ha valutato che le opere da realizzarsi con i fondi stanziati dal Governo potrebbero comportare immediati benefici sia alla sicurezza che all'affidabilità del servizio, se s'individuano nella soppressione dei passaggi a livello esistenti.
A tal proposito, si è già fatta parte attiva per la predisposizione di studi di fattibilità delle opere di viabilità alternativa. Si ricorda che per l'attuazione di tale opere, l'Assessorato ai trasporti, nell'ambito del progetto di soppressione dei passaggi a livello più generale, ha già previsto all'interno del proprio bilancio un cofinanziamento alla realizzazione delle stesse.
In sostanza, questi cinque milioni non sono assolutamente sufficienti per l'elettrificazione, per le ragioni che già lei ricordava. Sono ridondanti per quanto riguarda la progettazione, ma evidentemente si utilizzeranno queste risorse per la progettazione dell'elettrificazione, ma anche delle altre opere cui si faceva riferimento, in particolare la questione dei passaggi a livello. Dopodiché evidentemente bisognerà individuare le risorse di concerto con RFI.
Per quanto riguarda la questione dei passaggi a livello, le risorse già ci sarebbero (cofinanziamento regionale più risorse RFI previste), mentre evidentemente dopo la progettazione che nascerà da queste risorse sarà possibile definire il costo generale dell'elettrificazione e quindi richiedere al Governo, attraverso il contratto di programma RFI o con risorse specifiche, di intervenire per la realizzazione delle opere stesse.
Stiamo parlando ovviamente di risorse che sono almeno triple rispetto a quelle previste sulla Biella-Santhià.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 2500 presentata da Accossato inerente a "Intervento atto ad aumentare la platea delle donne aventi diritto alla PMA"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2500.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Oggi mi rivolgo all'Assessore Saitta sul tema della Procreazione Medicalmente Assistita, questa è la traduzione dell'acronimo citato nell'interrogazione. È una pratica che ovviamente consente a molte donne di poter diventare madri, grazie ad azioni quali l'inseminazione omologa, la fecondazione in vitro e così via; pratica prevista in Italia dalla legge n.
40 del 2004 e recepita dalla Regione Piemonte con una DGR del 2009, con cui ha introdotto le prestazioni della PMA a carico del Servizio Sanitario Regionale con il nomenclatore tariffario, prevedendo alcune condizioni, in assenza di normative nazionali, quali l'età massima delle donne prevista a seconda dei livelli di invasività degli interventi: fino al 45° anno e sei tentativi per il primo livello, per le tecniche di primo livello; per le tecniche di secondo livello fino al 43° anno di età delle donne e fino a tre tentativi.
Ora si è modificato il quadro normativo, perché finalmente, mi permetto di dire, nel 2017, il 12 gennaio, con l'emanazione del DPCM sui nuovi LEA, il cosiddetto "sui nuovi LEA" (i nuovi livelli essenziali di assistenza) all'articolo 24, tra una serie di altre prestazioni previste, sono state anche introdotte, nel Servizio Sanitario Nazionale, le attività di consulenza, supporto psicologico e assistenza per problemi di sterilità e infertilità per la procreazione medicalmente assistita.
In particolar modo sono state definite, a livello nazionale, le condizioni di erogabilità e di appropriatezza della PMA, ritenuta fino al compimento del 46° anno di età per la donna e fino a sei cicli.
È ovvio che questa situazione ha mutato, per le donne piemontesi, il quadro di riferimento. È pur vero che l'applicazione delle nuove normative nazionali è subordinata all'approvazione di un decreto che fissa le relative tariffe, ma, a distanza di due anni, questo tariffario nazionale non è stato ancora definito.
In questa fase, la Regione Piemonte ha ritenuto di prorogare le condizioni già definite con la norma del 2009, ma è però vero, ed è per questo che interrogo l'Assessore e gliele porto a conoscenza, che Regioni italiane quali l'Emilia-Romagna e ultimamente l'Abruzzo (mi sembra anche la Campania), hanno ritenuto, in attesa del provvedimento nazionale, di anticipare l'attuazione, quindi l'adeguamento alla situazione prevista dai LEA nazionali, adeguando quindi, laddove non fossero state queste le condizioni, il limite di età a quelli nazionali.
La Regione Piemonte, invece, si ferma al 43° anno.
È ovvio che stiamo parlando della vita delle persone e, soprattutto, della possibilità reale per delle donne di poter diventare madri quando l'orologio biologico - ahimè, e a questo punto anche quello sanitario e burocratico - scade.
Stiamo parlando, quindi, di una situazione molto concreta che riguarda la vita, non di tantissime, ma sicuramente di molte donne e coppie piemontesi.
Vado velocemente alla questione e chiedo all'Assessore, al di là della risposta burocratica e al di là dell'attesa del pronunciamento del decreto nazionale, se la Giunta non ritenga possibile anticipare, come hanno fatto altre Regioni, con un proprio provvedimento le disposizioni dei nuovi LEA offrendo così la possibilità alle donne piemontesi, che rientrano nei limiti della legge nazionale, di intraprendere le procedure di procreazione medicalmente assistita.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Accossato.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Com'è stato giustamente ricordato dalla Consigliera Accossato, le Regioni sono in attesa del decreto nazionale relativo alla definizione delle tariffe massime per le prestazioni specialistiche, che consentirà la piena entrata in vigore del decreto "nuovi LEA" in tutto il territorio nazionale.
Anche l'erogazione delle prestazioni di PMA, incluse nel nomenclatore dell'assistenza specialistica ambulatoriale, è subordinata all'approvazione del decreto di fissazione delle relative tariffe. Fino a quel momento restano in vigore le disposizioni approvate in precedenza dalle singole Regioni, quelle citate attraverso atti del 2009 che, tra l'altro contengono anche motivazioni di carattere scientifico, perché venne fatta allora quella scelta, ma non entro nel merito di quello che fu deciso allora.
Come Regione Piemonte stiamo sollecitando e lo faremo ancora, perché credo sia necessario che questo provvedimento giunga quanto prima, in modo da rendere uniforme sull'intero territorio nazionale questa modalità sollecitata, il Ministero per il decreto. Qualora, in base alle informazioni che concretamente saranno disponibili e ci diranno, se i tempi diventano lunghi e si continua con questo rinvio, siamo disposti a valutare l'anticipazione dei provvedimenti previsti nei LEA e lo farò dopo un incontro con i miei colleghi che hanno già provveduto a trattare questo tema (l'Emilia, l'Abruzzo, ma non so se la Campania l'ha fatto) per vedere come sono stati assunti i provvedimenti e con quale modalità.
Un ultimo sollecito in tempi brevi, perché ci sembra giusto per una Regione italiana; dopodiché, se i tempi diventano lunghi, faremo questo incontro con i miei colleghi e poi daremo indicazioni anche ai nostri Uffici per preparare un provvedimento identico o simile, anche in base alla valutazione delle nostre strutture, in modo da dare risposte alle questioni poste dalla collega.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2501 presentata da Fluttero inerente a "Modifica della DGR50-2484 del 23/11/2015 'Riorganizzazione e razionalizzazione della rete dei Laboratori di Analisi. Prime indicazioni alle Aziende Sanitarie Regionali per il consolidamento delle analisi ad elevata automazione'"


PRESIDENTE

Proseguiamo con la trattazione dell'interrogazione a risposta immediata n.
2501.
Il Consigliere Fluttero la dà per illustrata.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Questo tema è stato trattato abbondantemente sia in sede di IV Commissione sia nel corso di alcune sedute del Consiglio regionale con apposite interrogazioni, quindi mi ripeto e chiedo scusa ai colleghi.
La riorganizzazione dei Laboratori Analisi dalla sanità piemontese, secondo un modello hub&spoke definito dal DM70, "Patto per la salute", come ho avuto modo di ricordare in più occasioni, risale al 2015 ed è uno dei provvedimenti previsti dal Piano di rientro, programma operativo.
A quel tempo non era ancora stata assunta alcuna decisione in merito all'ASL Unica nella città di Torino, la cui istituzione è avvenuta successivamente e ha modificato le esigenze organizzative di tutta l'area.
Tenuto conto delle mutate condizioni, abbiamo ritenuto, come Giunta regionale, di lavorare per presentare un nuovo Piano per la riorganizzazione dei laboratori analisi nell'area ovest torinese.
Il Piano è quasi ultimato e sarà pronto la prossima settimana. In ogni caso, non è in discussione - lo preciso giusto per essere chiari, sebbene sia stato ribadito in Aula - il modello complessivo di riordino dei laboratori analisi, che è in via di completamento e che prevede un'importante operazione di efficientamento, grazie alla quale saranno reperite nuove risorse da impiegare nel sistema sanitario.
Ci tengo anche a sottolineare che lo schema del riordino, anche in questo caso, non può che essere quello dell'hub&spoke.
La riorganizzazione non intacca minimamente - così com'è avvenuto in tutte le altre Regioni in cui è stata fatta, anche in termini più radicali rispetto al Piemonte - i servizi offerti ai cittadini, che saranno mantenuti nel numero e nella dislocazione attuale. Anzi, se sarà il caso con le risorse che verranno risparmiate potranno essere moltiplicati i punti di servizi offerti ai cittadini.
In ogni caso, la prossima settimana sarà pronto il Piano.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.


Argomento: Personale del servizio sanitario - Psichiatria

Interrogazione a risposta immediata n. 2504 presentata da Appiano, inerente a "Percorso di autorizzazione accreditamento circa la figura dello psicologo in organico nelle Strutture Residenziali Psichiatriche"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2504, a cui risponderà l'Assessore Saitta.
La parola al Consigliere Appiano per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
L'interrogazione arriva proprio nel momento in cui siamo alla fase finale del processo di accreditamento delle strutture, perché è necessario coordinare alcune norme che sono scritte in parte nella nostra delibera, e in parte sono oggetto di normativa nazionale; norme che, apparentemente sono simili, ma che in realtà, se uno le legge in modo sistematico rispondono ad esigenze diverse. Le riassumo.
Con la DGR n. 29 si afferma che, fermo restando che nelle diverse strutture c'è un monte ore previsto in via ordinaria per l'educatore e il tecnico della riabilitazione psichiatrica, gli operatori col titolo di psicologo e senza titolo specifico ma con almeno due anni di esperienza alle spalle possono continuare a svolgere questo tipo di attività.
A fronte di questa norma, intervenne nella legge di bilancio nazionale del 2018 un'altra norma, che invece faceva scendere ad un anno di esperienza maturata la possibilità di conseguire una sorta di "sanatoria" sul titolo.
Queste due norme (una nazionale, l'altra regionale) attengono al tema specifico della sanatoria del titolo, cioè dello psicologo che opera come educatore.
Allo stesso tempo, però, nella nostra DGR affermiamo, in due punti distinti, da un lato che le attività di riabilitazione, fino al 30% del monte ore previste per educatori e tecnici di riabilitazione, possono essere garantite con persone col titolo di psicologo. In pratica, questa norma non è tanto volta a sanare un titolo, ma è volta ad ammettere che in alcune realtà e nell'ambito di alcune progettualità lo psicologo (o lo psicoterapeuta) possa essere il professionista che, meglio dell'educatore e del tecnico di riabilitazione, può concorrere a questa importante attività riabilitativa.
Poco più avanti, aggiungiamo anche che, per motivate esigenze di assistenza nell'ambito del monte ore delle figure di infermieri, educatori, tecnici di riabilitazione e OSS, è possibile una redistribuzione del 30% delle ore complessive all'interno del monte ore massimo previsto per quel tipo di residenza.
In pratica, abbiamo introdotto due forme di flessibilità che non guardano solo al periodo transitorio, ma guardano all'ordinarietà, mentre le sanatorie sui titoli, evidentemente, capitalizzando un'esperienza pregressa, guardano al passato e non al futuro.
La domanda è la seguente: come si coordinano tutte queste norme? In particolare, i due 30% sono cumulabili tra loro oppure sono disgiungibili? Questo, però, renderebbe insensata la nostra espressione deliberativa.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Intendo sicuramente rassicurare il Consigliere Appiano ribadendo che la Regione Piemonte si è impegnata affinché nessuno degli operatori impiegati presso le Strutture Residenziali Psichiatriche presenti in Piemonte perda la propria occupazione.
A questo proposito, ricordo come già la delibera n. 41, che riordina la residenzialità, abbia concesso massima flessibilità nella copertura del monte ore previsto per gli operatori.
In ogni caso, rispetto alle questioni poste, la Giunta regionale è al lavoro per un nuovo provvedimento che garantisca ulteriore flessibilità per tutelare tutti coloro che già lavorano all'interno delle strutture (quindi parliamo della situazione attuale), ovviamente nel rispetto degli interessi degli stessi operatori, ma soprattutto della salute dei pazienti e della sicurezza delle strutture.
Il lavoro che la Giunta sta compiendo proprio in queste ore riguarda anche la verifica delle norme che sono state approvate recentemente (non ricordo con esattezza, se si tratti del decreto "Milleproroghe" o di un'altra norma; a ogni modo, è una delle ultime), dove parrebbe che alcuni di questi temi sarebbero stati già risolti. Si sta facendo, quindi, una verifica complessiva.
Noi riteniamo che un provvedimento della Giunta sia utile per riferirlo alla situazione piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2505 presentata da Batzella inerente a "Progetto preliminare Parco della Salute, dell'Innovazione della ricerca e della Scienza di Torino - mantenimento e ricollocazione posti letto"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2505, cui risponderà l'Assessore Saitta.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Lunedì 14 gennaio 2019 in IV Commissione sono stati auditi i rappresentanti di ANAAO Assomed Piemonte, il sindacato più rappresentativo dei medici ospedalieri. Nel corso dell'audizione sono stati illustrati i problemi e le criticità in relazione al futuro Parco della Salute, della Scienza e dell'Innovazione di Torino.
Considerando tutto quello che è accaduto negli ultimi giorni e tutti i vari articoli di giornale, volevo fare prima un quadro puntuale della situazione.
Nel progetto del futuro Parco della Salute verranno inglobati gli ospedali che attualmente afferiscono all'Azienda Ospedaliera Universitaria della Città della Salute: l'Ospedale Molinette, l'Ospedale Regina Margherita l'Ospedale Sant'Anna e il CTO (Centro Traumatologico Ortopedico).
Quest'ultimo, secondo questo progetto, verrà riconvertito in un Ospedale a media e bassa complessità.
Il problema maggiore, evidenziato dal sindacato nel corso dell'audizione del quale io stessa avevo già parlato più volte e credo che l'Assessore si ricordi, perché avevo portato il dibattito anche qui in Aula, quando avevo posto il problema della riduzione dei posti letto che colpiva maggiormente l'area materno-infantile, in particolare, il Regina Margherita e anche il Sant'Anna.
Durante l'audizione è emersa una grande criticità, la più contestata, che riguarda la riduzione dei posti letto. Attualmente, sono presenti nella Città della Salute 2.441 posti; secondo il progetto preliminare del futuro Parco della Salute, i posti previsti saranno 1.070, ai quali si aggiungeranno 450 posti letto del CTO, che ora ne conta 277. Il taglio complessivo sarà di 921 posti letto.
Come già detto anticipatamente, secondo questi dati l'ambito materno infantile verrà fortemente penalizzato; attualmente, all'Ospedale Regina Margherita che, come tutti ben sappiamo, è un polo pediatrico di eccellenza di rilevanza nazionale, ci sono 286 posti letto, mentre nel progetto preliminare ne sono previsti soltanto 90. Si tratta quindi di una riduzione importante pari a circa il 70 per cento. Inoltre, a oggi, non è ben chiaro dove verranno ricollocati questi posti; diminuiranno anche i posti dedicati all'area materna, dagli attuali 145 dell'Ospedale Sant'Anna si passerà a 50 posti letto.
Secondo una rappresentante sindacale di ANAAO, questo numero sarebbe anche sufficiente.
In Commissione avevo posto una domanda alla rappresentante sindacale di ANAAO sulla riduzione dei posti letto al Sant'Anna e secondo il suo parere il numero dei posti letto potrebbe essere sufficiente, però resta da chiarire dove verranno ricollocati gli altri posti letto mancanti.
I lavori del nuovo Parco della Salute non sono ancora iniziati, come tutti sappiamo; ci vorranno tanti anni prima della sua realizzazione e il progetto è in fase preliminare, pertanto è ancora possibile apportare tutti i cambiamenti necessari per modificarlo.
Interrogo l'Assessore per sapere se saranno mantenuti e ricollocati i 921 posti letto che non sono attualmente previsti nel progetto preliminare del futuro Parco della Salute, al fine di garantire lo stesso numero di posti letto e di tutte le specialità già esistenti negli Ospedali Regina Margherita, Sant'Anna e Molinette.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Abbiamo già avuto modo in diverse occasioni di discutere di questo tema e anche dell'evoluzione, avvenuta negli ultimi decenni, dei sistemi sanitari in termini di organizzazione e in termini di qualità della cura, che hanno modificato l'organizzazione sanitaria. Basti pensare alla durata media della degenza di 15 o di vent'anni fa: per fortuna la qualità delle cure è migliorata.
È chiaro che quando abbiamo iniziato di discutere di questo tema, abbiamo cercato di metterci in linea con questi cambiamenti, per evitare gli errori commessi in passato, quando si è pensato che l'organizzazione sanitaria dovesse essere mantenuta sulla base dei parametri di allora. Questo ha causato - non soltanto da noi, ma anche in altre parti - un sovradimensionamento delle strutture ospedaliere, immaginando che la degenza media sarebbe stata sempre la stessa e non tenendo conto dei cambiamenti dal punto di vista tecnologico che stanno avvenendo nelle cure e (vorrei citare qualche nostro ospedale) ignorando una conseguenza: se gli ospedali non sono ben dimensionati, vi è un costo, soldi spesi per coprire degli errori anziché dedicarli alla cura dei pazienti; la metto così.
Insomma, abbiamo voluto evitare di commettere ancora questi errori.
In ogni caso, l'obiettivo del Parco della Salute è quello di creare un nuovo polo d'eccellenza alla pari delle migliori strutture internazionali che si occupano di cura, ricerca e innovazione sulla salute, in grado di fornire le migliori cure possibili e insieme attrarre investimenti e nuove energie. Parliamo di alte complessità.
Lo studio è arcinoto, dal momento che è stato oggetto di discussione ed è stato pubblicato, e prevede un nuovo e moderno ospedale dedicato alle alte complessità, con la capacità di attrarre ricerca e innovazione; questo è l'elemento che consente un continuo miglioramento e adeguamento alle cure sanitarie.
È anche noto che oggi i nostri bravi professionisti sono costretti a operare in strutture vetuste. Sono professionisti che spesso partecipano in giro per il monto, anche ad attività importanti ed è sufficiente fare un confronto tra quelle strutture e le nostre per renderci conto che siamo un po' all'anno zero.
Come ho già avuto modo di dire - mi ripeto e chiudo scusa, però non sempre c'è una memoria sufficiente per lo meno da parte mia - per la Città della Salute si spendono circa 50 milioni all'anno di manutenzione; per mettere a posto le strutture, 360 milioni; 360 milioni per tappare dei buchi! In ogni caso, con quell'organizzazione non si crea e non si potenzia l'alta complessità. Il tema è l'alta complessità, il che vuol dire professionisti che lavorano assieme. Gli straordinari e migliori risultati dei nostri medici sono quelli ottenuti quando hanno lavorato assieme. Il futuro della medicina è questo. Immaginare strutture rigidamente separate vuol dire non pensare agli interessi dei pazienti, ma ad altre esigenze. L'obiettivo è questo.
Allo stesso tempo, come ho avuto modo di dire nei giorni scorsi e come sottolineato dal Presidente Chiamparino, saranno salvaguardate tutte le eccellenze e tutte le specificità oggi presenti nella Città della Salute.
Le sedi non saranno assolutamente vendute o dismesse. Costruire il Parco della Salute non vuol dire, in sostanza, chiudere o smantellare i vecchi ospedali; ci sarà un polo materno-infantile a misura di bambino; ci saranno tutte le specialità e le eccellenze attuali, solo che potranno lavorare a sistema e in sinergia fra loro: questo è quello che chiede la medicina.
Per quanto riguarda i posti letto complessivi, inoltre, bisogna tenere presente che i vecchi ospedali continueranno, comunque, a ospitare attività sanitarie. Occorreranno i letti per l'alta complessità e il resto verrà com'è stato detto anche nel documento, ridistribuito al CTO, all'ospedale dell'ASL TO5. Avremo, avrete e avranno tempo di discutere di come riorganizzare il servizio, ma è certo che la media e la bassa attività sanitaria non avverrà in un ospedale dove c'è l'alta complessità, il che mi sembra logico. Quelle attività possono essere svolte in tutti i nostri ospedali che hanno la capacità di occuparsi di questi temi servizi e, in ogni caso, l'alta complessità è erogata da tutti gli ospedali del territorio regionale.
La complessità e l'eccellenza sono a disposizione di tutti. In ogni caso tutto il percorso che porterà alla realizzazione dell'opera sarà seguito in prima persona, dai medici e dai professionisti della Città della Salute.
Quando dico medici e professionisti della Città della Salute mi riferisco a un gruppo, per evitare che ci sia il prevalere dell'esigenza di qualcuno perché non sempre le posizioni dei medici coincidono tra di loro, anzi devo dire che l'esperienza di questi anni mi ha portato a fare un'amara constatazione, cioè che molto spesso le posizioni sono divergenti.
Il meccanismo è di questo tipo: avvio del percorso, dialogo competitivo una commissione dalla stazione appaltante fatta da professionisti, i clinici della Città della Salute, che devono dare attuazione all'indicazione - si tratta di indicazione - dello studio di fattibilità.
Su tale studio di fattibilità si effettuerà la presentazione del progetto.
La presentazione del progetto farà seguito all'esame di questa commissione dove oltre ai clinici ci saranno anche esperti informatici, di ambiente e quant'altro. Dopodiché si avvierà un percorso per la costruzione di un progetto più adeguato e in funzione degli obiettivi.
Nel frattempo, con la ristrutturazione e il potenziamento del CTO e la realizzazione dell'ospedale ASL TO5, verrà avviato il lavoro di una ricollocazione e di un migliore utilizzo dei posti letto, sapendo che stiamo parlando di qualcosa che avverrà fra sette-otto anni. Credo che tra sette-otto anni chiunque possa immaginare che, anziché aumentare la degenza media, molto probabilmente si ridurrà, perché da alcuni anni sta succedendo questo.
Penso di essere stato chiaro, in ogni caso il tema è noto. Quello che è certo è che noi non vogliamo ridurre i servizi offerti, ma migliorare la qualità. Affrontiamo, molto spesso, il tema della mobilità passiva e della mobilità attiva, ma la mobilità è determinata dalla qualità delle prestazioni. Se c'è una struttura in grado di integrare le complessità di alto livello legandole alla ricerca, all'innovazione e all'università, è chiaro che abbiamo fatto qualcosa di utile per il futuro.
Se, invece, si vuole restare ancora legati a un passato e non stare al passo con i tempi, vuol dire che abbiamo fatto un'operazione miope e, come tutte le operazioni miopi che riguardano il futuro, rischiano di produrre soltanto danni e, in questo caso, danni ai pazienti ma, ancor di più, danni al sistema sanitario. Questo non è un modo per difendere il sistema sanitario. Non mi riferisco alla Consigliera Batzella, che ha presentato l'interrogazione, ma ci tenevo a fare questa puntualizzazione.



PRESIDENTE

Invito la Giunta a rispettare i tempi delle interrogazioni, tuttavia capisco che l'argomento era delicato e complesso.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 2507 presentata da Bono, inerente a "ASL TO4 - Ospedale Civile di Chivasso emergenza carenza medici in DEA"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2507.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Concedo all'Assessore Saitta di rispondere anche più brevemente di quanto abbia fatto rispetto alla nuova collega di maggioranza, per cui è giusto avendo una nuova collega di maggioranza, che le si dedichi la giusta attenzione. A volte, nella vita si cambia.
In merito all'interrogazione. È un tema che ho già sollevato un po' di volte, quello dell'Ospedale di Chivasso. Spero che non me ne voglia n l'Assessore Saitta né, soprattutto, il Direttore generale Ardissone che sicuramente, ha ereditato una situazione pesante. In questi anni ha sicuramente lavorato per trovare delle soluzioni e delle risposte, ma noi queste soluzioni e queste risposte, a parte non vederle e non sentirle raccontare, purtroppo, abbiamo visto che non sono state portate avanti sul territorio. Mi riferisco alla carenza di personale medico in primis, in quanto, per il personale infermieristico, le problematiche sono legate soprattutto alla produzione di bandi e all'esaurimento delle graduatorie.
Per quanto riguarda il personale medico, nonostante vengano fatti bandi per la ricerca di personale, questi vanno deserti. Noi dobbiamo capire non solo qual è il problema, ma soprattutto cercare delle soluzioni e delle risposte.
Nell'interrogazione si fa una domanda puntuale. Non so quanto poi si riesca a essere efficaci nella presentazione dell'interrogazione, ma resta il fatto che, secondo noi, sarebbe fondamentale pensare di costituire un tavolo di lavoro a livello regionale per affrontare queste problematiche.
So che i tavoli sono "abusati", ma si tratta di cercare di capire, con le proposte che hanno fatto l'ANAAO e gli altri sindacati medici (alcune sono state portate in Aula con una mozione), come gli specializzandi possano iniziare a lavorare l'ultimo anno di specializzazione negli ospedali periferici. Resta il fatto che gli ospedali periferici non vengono molto considerati dai nostri professionisti, che - lungi da me biasimarli - dopo aver studiato sei anni, essersi abilitati per un anno, aver fatto una specializzazione per quattro, cinque, sei anni, scelgono soprattutto i principali ospedali delle nostra regione, oppure vanno fuori regione o addirittura Paese.
Dobbiamo capire cosa fare. Nell'interrogazione, ovviamente, non posso fornire proposte di soluzione, ma sarebbe interessante capire se sono venute delle proposte dalla Conferenza Stato-Regioni (ne avevamo parlato anche in Commissione o in camera caritatis), propositi di valutazioni sia del Ministro sia della Conferenza Stato-Regioni. Sarebbe opportuna una proposta anche dal Piemonte, perché ormai abbiamo pronto soccorso e DEA totalmente gestiti da medici "gettonisti", provenienti da altre regioni.
Certamente, non è quello il problema, ma è che hanno contratti molto determinati nel tempo e quindi non garantiscono la costruzione e la permanenza di un profilo di competenze sul territorio. Stanno sei mesi, un anno, poi vengono sostituiti da altri colleghi che magari sono stati successivamente assunti nella regione od ospedale di provenienza.
Com'è stato detto, gli specializzati a Torino hanno la tendenza ad accogliere offerte di lavoro degli ospedali di Torino città. Può sembrare strano, perché Chivasso è a 25 chilometri dal centro di Torino ed è raggiungibile in 15 minuti di treno, però la situazione è questa. Non parliamo di Ivrea, che è ancora più lontana.
Questo è uno dei problemi emergenti, non è non solo la carenza generale di personale medico: l'età media è molto elevata, ci sono i pensionamenti e c'è l'imbuto formativo sia dei test d'ingresso a Medicina sia, soprattutto delle specialità; ci sono anche problemi di localizzazione negli ospedali periferici.
Pertanto, rischieremo, in futuro (spero proprio di no), di chiudere tutti gli ospedali periferici per mancanza di personale (forse è un po' un eccesso, ma si paventa un rischio che potrebbe diventare reale tra qualche decennio), oppure troviamo una strategia e una soluzione tutti insieme, dal livello locale al livello regionale al livello nazionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Mi pare ci sia stato un periodo del dibattito politico in cui alcune aspirazioni venivano definite come l'ottimismo della volontà. Ora, noi possiamo fare i tavoli che vogliamo (il Consigliere Bono concorderà sicuramente), riunire gruppi, associazioni, ecc., ma i medici non si riescono a moltiplicare con il tavolo.
Come abbiamo detto in diverse occasioni, il tema è drammatico e non riguarda soltanto la mancanza di medici negli ospedali cosiddetti periferici. Tutto il quadro italiano è preoccupante: riguarda anche gli ospedali delle zone centrali, addirittura delle grandi città. È un problema generale, un problema in cui in passato c'era la necessità di una scelta e la scelta veniva fatta, ma quando il numero si riduce, il tema della scelta in sostanza - non c'è più.
Pertanto, la situazione è obiettivamente drammatica. Vi posso dire che anche gli ospedali di Roma, Bologna e Firenze hanno la stessa, identica situazione, ed è il segno che il tema è grave.
Al di là del tema della responsabilità di una mancata programmazione in merito alla formazione (ed è un tema vero) e della necessità di misure straordinarie, alcune delle quali sono state prese recentemente da parte del Parlamento consentendo la partecipazione agli specializzandi dell'ultimo anno e un aumento, anche se non ancora sufficiente, delle borse di studio, ci troveremo di fronte - con realismo - a una situazione di grande complessità, che richiede, accanto a scelte di fondo, delle scelte per garantire i servizi. Possiamo continuare a dire che i concorsi vanno deserti, e questo è grave, ma non possiamo chiedere né ad Ardissone né ad Alberti di fare i miracoli: se non ci sono, non ci sono. E non è responsabilità della Regione e neppure di Ardissone o di Alberti il fatto che i concorsi vadano deserti. Questo è il tema.
Possiamo parlare del sindacato, ma anche sul tema dell'ANAAO o di altre sigle - e mi avvio alla conclusione - le questioni sono due: mi rendo conto che siamo una Regione e, come tutte le Regioni, avendo delle responsabilità, non è spostando l'attenzione dalle responsabilità nazionali a quelle regionali che si è in grado di risolvere il problema. Non per nulla, sul tema dalla formazione, nell'autonomia differenziata noi chiediamo di poter formare i nostri medici. Ed è la stessa opinione del Movimento 5 Stelle; lo vedremo strada facendo.
Il tema però è questo: o la questione viene affrontata concretamente e non con dichiarazioni di principio, oppure - com'è stato immaginato - formiamo noi i nostri medici e chiediamo i soldi per poterlo fare. Occorre maggiore coraggio, su questi temi.
Dopodiché, ANAAO non sta riuscendo a livello nazionale, perché le questioni che ANAAO pone a livello regionale le pone a livello nazionale e poi le amplifica a livello regionale, ma l'interlocutore non è la Regione: l'interlocutore è a livello nazionale, dove non sono state fatte delle scelte, che - invece - dovranno essere fatte.
Trovo sicuramente di grande interesse che un rappresentante di un partito importante, che ha responsabilità nazionali su questo tema, abbia svolto quest'intervento, ma - ahimè - non è che io non abbia il senso del limite: il senso del limite io ce l'ho, ma è chiaro che occorre decidere chi ha la responsabilità. Non vuole prendersela il livello nazionale? Chiediamo al Governo, come stanno facendo altre Regioni, di avere l'autonomia per poterci formare i nostri medici.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2508 presentata da Andrissi inerente a "Quali soluzioni saranno intraprese per garantire il sistema regionale di Sovracup"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2508.
Risponderà l'Assessore Saitta.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Credo che le attuali difficoltà dell'operatore unico del call center regionale nascano da una mancata applicazione di tutte le clausole contrattuali dei call center.
Spiego: nel momento in cui l'Istituto Piepoli valuta i tempi di attesa di risposta e stila un documento pubblico sui call center piemontesi in cui dice che solo uno rispetta il contratto in essere, dicendo addirittura che l'attuale vincitore della gara per operatore unico ha dei tempi di attesa superiori ai cinque minuti (devono essere inferiori a un minuto), questo pone la gestione di tali contratti in una situazione di superficialità molto grave da parte delle Aziende Sanitarie.
Ho già presentato un esposto alla Corte dei Conti più di un anno fa, in cui segnalavo la mancata applicazione delle penali sulla gestione dei call center, perché, nel momento in cui io firmo un contratto e devo dare dei tempi di risposta, ma non rispetto questi tempi di risposta e non mi viene applicata una penale, permetto a un operatore che non ha alcuna intenzione di rispettare un contratto (nella pratica, perché sono numeri oggettivi) di mantenere quel contratto senza alcuna penale. Pertanto, ha partecipato a un concorso dichiarando di avere una capacità che, poi, di fatto, non aveva.
Quello che mi lascia sbalordito di questa vicenda che seguo ormai da due anni è che si è consentito di vincere delle gare a degli operatori che non avevano i requisiti per vincerle. È facile vincere una gara se non si rispettano i requisiti della stessa, ma soprattutto se non si fanno rispettare: ognuno può dichiarare quello che vuole, tanto nessuno verifica.
Questa è la situazione che ho denunciato alla Corte dei Conti. Lo dico perché l'ultima interrogazione da me presentata (il 18 dicembre) rilevava che l'attuale vincitore della gara per operatore unico aveva una situazione carente anche dal punto di vista del DURC.
Pertanto, chiedo all'Assessore quale soluzione intenda intraprendere per garantire alla cittadinanza un servizio di Sovracup efficace ed efficiente considerando che l'Assessore aveva dichiarato che il Sovracup è un pilastro fondamentale per ridurre il grosso problema dei tempi d'attesa nelle visite.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Come ho sottolineato più volte, fin dal mese di settembre la Giunta regionale, insieme all'ASL Città di Torino e SCR Piemonte, si occupa con estrema attenzione di tutte le fasi di avvio del nuovo servizio Sovracup.
Negli ultimi mesi, successivamente alla sottoscrizione del contratto, sono state rilevate criticità in capo alla società Diamante, una delle tre società vincitrici della gara insieme a Engineering e Telecom. In particolare, il tema che avevamo rilevato era l'assenza di DURC regolare nel mese di settembre 2018.
Lo scorso dicembre, la società Diamante ha informato che il rilascio del DURC regolare sarebbe stato subordinato alla conversione in sede parlamentare del decreto legge "Rottamazione ter" (avevo riferito, mi pare qui in Consiglio in risposta a un'interrogazione del Consigliere Andrissi).
A oggi, non sono pervenute altre comunicazioni in merito da parte dell'azienda, cioè se in base alla legge la questione verrà sanata, perch si tratta di una sanatoria. Nel frattempo, la piattaforma informatica che supporterà il lavoro del Sovracup è stata realizzata ed è pronta all'utilizzo.
Nei giorni scorsi, l'ASL Città di Torino ha scritto a Diamante, Engineering e Telecom, fissando la data del prossimo 31 gennaio come limite ultimo per concludere il collaudo della piattaforma e, dunque, iniziare l'attività del Sovracup.
Per queste motivazioni, in aggiunta al lavoro e alle responsabilità di SCR e ASL Città di Torino (in aggiunta, perché ci sembra logico), ho deciso di convocare urgentemente le tre aziende interessate per chiarire definitivamente le modalità di avvio della struttura. L'incontro avverrà nei prossimi giorni.
Quindi, oltre all'applicazione di tutte le procedure previste dal contratto, dalla parte istituzionale stiamo prevedendo quest'azione in modo da far sentire il peso della Regione Piemonte nella conclusione del tema posto: se è stato risolto, bene, ma se non è stato risolto va trovata una soluzione, una modalità compatibile con le norme esistenti. Questo è l'unico riferimento che dobbiamo applicare in quanto amministratori pubblici.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Immigrazione - Fondi sanitari

Interrogazione a risposta immediata n. 2485 presentata da Ravello, inerente a "Debito dello Stato nei confronti della Regione per le spese connesse alle prestazioni sanitarie per gli immigrati"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2485.
Risponderà l'Assessore Saitta.
La parola al Consigliere Ravello per l'illustrazione.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Ho già illustrato l'interrogazione la settimana scorsa: ritengo superfluo ripetere la recita.



PRESIDENTE

Bene. L'interrogazione è data per illustrata.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

I dati che mi sono stati forniti dagli Uffici dell'Assessorato (chiedo scusa, ma è stato complicato) riguardano le prestazioni sanitarie erogate a stranieri temporaneamente presenti, non in regola con il permesso di soggiorno. Mi pare che il tema fosse questo. Si tratta di prestazioni necessarie e urgenti, riguardanti la gravidanza, il parto e la farmaceutica.
Dai numeri in nostro possesso, emerge che, per l'anno 2016, la Regione Piemonte vanta ancora un credito di due milioni 317 mila euro nei confronti dello Stato. Per quanto riguarda l'anno 2017, invece, non risulta, al momento, alcun credito generato per la Regione Piemonte. Per l'anno 2018 manca ancora la chiusura definitiva dei flussi informativi per ogni Regione e la definizione dei criteri di riparto del Ministero della Salute.
Gli Uffici della Regione sono al lavoro per valutare l'aumento del numero di stranieri temporaneamente presenti non in regola con il permesso di soggiorno, in seguito all'applicazione del decreto 113/2018.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 2509 presentata da Vignale, inerente a "Cessazione attività medico di base di Sauze d'Oulx. Perché non è stato nominato prima il sostituto?" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Su richiesta dell'interrogante, Consigliere Vignale, all'interrogazione a risposta immediata n. 2509 viene fornita risposta scritta.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione a risposta immediata n. 2498 presentata da Graglia, inerente a "Azioni a tutela della fauna ittica per i danni causati dalla predazione del cormorano" (risposta scritta)


PRESIDENTE

In assenza dell'interrogante, Vicepresidente Graglia, all'interrogazione a risposta immediata n. 2498 sarà fornita risposta scritta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 2499 presentata da Grimaldi inerente a "Grave situazione alla IFI di Santhià"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2499.
Risponderà l'Assessora Pentenero.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Probabilmente, qualcuno di voi l'avrà letto sui giornali: da cinque mesi 140 dipendenti e le loro famiglie si trovano senza stipendio e affrontano oltre all'assenza di reddito, solleciti di pagamenti di affitti, tasse e bollette. A molti lavoratori non è rimasto che rivolgersi a studi legali per far partire ingiunzioni di pagamento nei confronti dell'azienda. Stiamo parlando della l'IFI di Santhià (Iniziative Ferroviarie Italiane) che, in qualche modo, sta attraversando una grave e perdurante crisi.
Se capisco bene, e l'Assessore conosce già molti dei passaggi che legger i tentativi dei rappresentanti sindacali di trovare un accordo che tutelasse i dipendenti non hanno, a oggi, prodotto nessun risultato. La direzione dell'azienda avrebbe, infatti, proposto la cessione delle quote aziendali ai lavoratori, opzione respinta in questo momento dal sindacato poiché vendere quote in una situazione debitoria, senza mettere il contante necessario per sanare le pendenze, sarebbe un gesto non solo rischioso e irresponsabile, ma anche perché l'IFI non sembra possedere - almeno da quello che so - nulla di valore all'interno delle officine e non è neanche proprietaria dei muri, se capisco bene.
Secondo la denuncia dei rappresentanti sindacali, negli anni l'azienda è stata in grado di fare cassa soltanto sugli stipendi dei lavoratori, sui fondi pensione e sulle tessere sindacali trattenute e mai versate, sui TFR e ora anche sui fondi per le prestazioni sanitarie. Per questo, dicono i lavoratori, avanzano diverse centinaia di migliaia di euro e probabilmente anche oltre un milione.
Martedì i lavoratori hanno manifestato davanti alla Prefettura di Vercelli chiedendo all'azienda il saldo di tutti gli stipendi arretrati, nonché un piano di interventi per migliorare le condizioni inadeguate di lavoro negli stabilimenti. Venerdì il Sindaco di Santhià e il parroco della città hanno ospitato l'incontro organizzato dalla FIOM-CGIL Vercelli-Valsesia, allo scopo di sostenere i lavoratori anche con una raccolta fondi, perch ulteriore beffa è che questi lavoratori, come dicevo all'inizio, non percepiscono lo stipendio da mesi.
Abbiamo chiesto all'Assessore quali iniziative si possono ancora mettere in campo per richiamare l'azienda alle proprie responsabilità e garantire ai lavoratori le risorse dovute e la stabilità lavorativa. So che l'Assessore è informato e ci teniamo a sentire la sua risposta.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Devo dire che abbiamo ricevuto la richiesta di apertura di un tavolo venerdì scorso da parte delle organizzazioni sindacali. Informalmente ci erano arrivate alcune notizie di una situazione piuttosto preoccupante.
Come sempre succede, ogni situazione è a sé e non esistono parallelismi rispetto ad altre realtà, ma ogni situazione è frutto di una serie di questioni che, nel tempo, si sono via via compromesse e hanno generato una situazione piuttosto complessa e delicata.
Stiamo cercando di ricostruire gli ultimi passaggi che sono avvenuti negli ultimi tempi. Purtroppo la situazione è anche abbastanza priva di informazioni certe; abbiamo informazioni che derivano dal racconto delle persone o dalle organizzazioni sindacali, ma non abbiamo altri elementi.
Stiamo cercando di costruire un quadro e comprendere che cosa è successo per affrontare il tavolo di venerdì. Come ho detto ai lavoratori, ma questo è ben noto alle organizzazioni sindacali, il tavolo di venerdì non è che un primo passaggio di un percorso che sicuramente non sarà semplice e non sarà, mi viene da dire, indolore, ma non vorrei creare allarmismi quando magari possono essere risolte con una serie di incontri. In ogni caso venerdì iniziamo i primi passaggi e vedremo quali altre iniziative sarà necessario avviare.
Innanzitutto, credo che la prima cosa è quella di comprendere quale tipo di forma e di tutela possiamo mettere in campo per i lavoratori, non tanto per il recupero degli stipendi pregressi, quanto per garantire loro un reddito per il futuro. Credo che questa sia la questione più emergente intorno alla quale lavorare e da lì partiremo.
Pertanto, non mi espongo oltre in affermazioni che possono far pensare a un percorso, perché attualmente, stante la situazione delicata, stiamo lavorando per ricostruire il quadro.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.48 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.52)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Conticelli, Ferrari, Ferrero e Giaccone.


Argomento:

b) Adesione della Consigliera Batzella al Gruppo Consiliare Moderati


PRESIDENTE

Si comunica che, a seguito dell'Ufficio di Presidenza, riunitosi oggi 22 gennaio 2019, la Consigliera Batzella in data odierna ha aderito al Gruppo Consiliare Moderati, che passa da due a tre membri.
Dalla stessa data, la componente del Gruppo Misto denominato "Movimento Libero e indipendente" cessa la sua attività e, pertanto, l'ultimo giorno di attività è il 21 gennaio 2019.


Argomento:

c) Modifiche di coordinamento


PRESIDENTE

Do atto che l'Ufficio di Presidenza, in data odierna, ha approvato la modifica di coordinamento dell'articolo 110, "Abrogazione di norme", della deliberazione legislativa "Riordino delle norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale", approvata dal Consiglio regionale l'8 gennaio ultimo scorso.
In particolare, la modifica prevede la riformulazione delle lettere CC-FF RR del comma 1 dell'articolo 110, nel seguente modo: CC, articoli 23, 24 25, 26, 27, 28, 29 e 31 della legge regionale 21 aprile 2006, n. 14, "Legge finanziaria per l'anno 2006"; FF, articolo 24 della legge regionale 13 novembre 2006, n. 35, "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2006", modifiche della legge regionale 21 aprile 2006, n. 14 "Legge finanziaria per l'anno 2006"; RR, articoli 1, 2, 3, 6, 8, 9 e 10 della legge 29 aprile 2013, n. 6, "Disposizioni regionali in materia agricola".
Il testo dell'articolo 110 modificato è agli atti dell'Ufficio Aula.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Chiapello; ne ha facoltà.



CHIAPELLO Carla

Presidente, era solo per dare il benvenuto alla collega e amica Stefania Batzella. Conosciamo bene la sua sensibilità verso i temi della sanità e i temi sociali. Sarà sicuramente un valore aggiunto per il nostro Gruppo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie e auguri di buon lavoro da tutta l'Aula.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Espressione di solidarietà, da parte del Consigliere Ravetti, nei confronti del Prefetto di Torino Claudio Palomba, dell'ex Senatore Stefano Esposito dell'Agenzia Ansa e dell'Agenzia La Presse


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Mi rendo conto che è irrituale, Presidente, però credo sia corretto chiedere all'Aula di esprimere solidarietà, non con un atto formale come un ordine del giorno (quella è la strada maestra, ma credo sia comunque opportuno farlo) e vicinanza politica e umana al Prefetto di Torino Claudio Palomba, all'ex Senatore Stefano Esposito, all'Agenzia Ansa e all'Agenzia La Presse, per le quattro buste - così dicono i mezzi di informazione piene di proiettili, ritrovate in un ufficio postale di Torino con la foto dell'ex Senatore Esposito e una scritta "Al prossimo te lo cacciamo in testa".
Io credo che questi siano atti che meritino tutta la preoccupazione anche di quest'Aula, la solidarietà e la vicinanza umana e politica ai soggetti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere, condividiamo.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Rapporti Regione - Parlamento

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Attuazione deliberazione su autonomia differenziata, ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione"


PRESIDENTE

Come anticipato nella seduta antimeridiana, il Vicepresidente Reschigna svolgerà una comunicazione relativamente a "Attuazione deliberazione su autonomia differenziata, ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione".
Era stata richiesta dal Consigliere Fluttero.
Prego, Vicepresidente Reschigna, ha la parola.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Sarò molto breve, anche perché credo che in questa comunicazione sia utile rappresentare solamente i fatti intervenuti dopo la deliberazione assunta dal Consiglio regionale.
Subito dopo la deliberazione approvata dal Consiglio regionale, con il Presidente Chiamparino abbiamo consegnato alla Ministra Stefani il contenuto della deliberazione e ci siamo impegnati come Regione, prima di Natale, a trasmettere al Ministero degli Affari regionali la traduzione di quella deliberazione, che è un atto di indirizzo politico, in "enne" schede che vanno a individuare tutte le norme e le leggi su cui intervenire e sulle quali operare il decentramento.
Questo lavoro, che è stato un lavoro importante sotto il profilo tecnico, è stato completato e consegnato alla Ministra Stefani prima di Natale e la Regione Piemonte ha richiesto l'attivazione dei tavoli tematici presso il Ministero degli Affari regionali.
Voglio informare il Consiglio regionale che lunedì prossimo si svolgeranno i primi tre tavoli tematici, coordinati dal Ministero degli Affari regionali, che riguarderanno le richieste di deleghe in materia di cultura in materia di istruzione e in materia di infrastrutture. A questi tavoli tematici partecipano, per il Governo, il Ministero degli Affari regionali e i Ministeri competenti; mentre le delegazioni della Regione Piemonte, in questa fase, sono delegazioni tecniche, composte dai direttori, dirigenti e funzionari interessati da ciascuno di questo tavolo tematico. Il coordinamento all'interno dell'organizzazione della Regione è tenuto dalla Direzione Affari Istituzionali, nelle persone del dottor Frascisco, che è il Direttore degli Affari istituzionali, e della dottoressa Faina, che è la Dirigente responsabile del Settore Ufficio legislativo della Giunta.
Con lunedì, quindi, incominceranno i tavoli tematici.
Personalmente credo che ci sarà una forte intensificazione, anche perch non nascondo al Consiglio regionale che sui tavoli tematici che si aprono lunedì con questi tre Ministeri si riverbereranno, nel bene o nel male, le conclusioni (o il lavoro che è in fase di conclusione) affrontate da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna con gli stessi Ministeri. Perch abbiamo alcuni elementi di originalità, ma, in alcuni casi, anche elementi di similitudine.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bona; ne ha facoltà.



BONA Angelo Luca

Ringrazio il Vicepresidente per l'aggiornamento che avevamo richiesto, che era finalizzato, ovviamente, ad avere il punto della situazione, work in progress. Anche perché leggiamo spesso di considerazioni che giungono più che altro dai palazzi romani, sia in senso positivo sia in senso un po' negativo, quindi è importante avere contezza della situazione in essere.
Non so se l'iter sarà lo stesso che hanno già seguito la Lombardia, il Veneto e l'Emilia Romagna - magari ce lo può specificare il Vicepresidente se è possibile - con la stipula degli accordi preliminari che avevano siglato a febbraio, per poi arrivare alle leggi, oppure se noi quel passaggio lo saltiamo, dal momento che è stato già compiuto, per cui riusciamo a bypassarlo e a velocizzare l'iter, facendo tesoro del lavoro che hanno già svolto loro.
Il momento è piuttosto importante e di attualità. Chiaramente, prendiamo positivamente atto che tra i tavoli in partenza vi siano quelli sulle infrastrutture, che sono di assoluta attualità, anche in termini di gestione macroregionale, come si era già detto, per alcune partite importanti di questo tema.
Chiediamo ovviamente al Vicepresidente di tenerci informati anche nel prosieguo, perché è importante che il Consiglio sia coinvolto al massimo livello possibile, proprio per dare il proprio contributo sia come spinta politica, sia per quanto riguarda il contributo tecnico, che è assolutamente indispensabile per fare un buon lavoro su questo tema.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Fluttero; ne ha facoltà.



FLUTTERO Andrea

Grazie, sarò velocissimo.
Era solo per cogliere l'opportunità dell'argomento trattato e per chiedere al Presidente Chiamparino di sensibilizzare il suo collega di partito e di ruolo istituzionale De Luca a rinunciare all'ipotesi che ha annunciato nei giorni scorsi di indire, o, comunque, di adire alla Corte Costituzionale contro le procedure di autonomia differenziata che sono in corso da parte delle Regioni del Nord.
Credo che l'autorevolezza del nostro Presidente possa essere utile ad evitare questa sciagurata ipotesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Giustamente, il collega Bono mi ricordava che in questo periodo sembrano andare molto di moda i referendum e i ricorsi alla Corte Costituzionale una certa politica che per anni è stata lontana dalle questioni costituzionali, se non quando voleva fare delle riforme assurde e sbagliate (bocciate poi dai cittadini italiani); una classe politica che per anni ha irriso i referendum - al punto che, ad esempio, non è stata data attuazione ad un referendum importante come quello sull'acqua pubblica del 2011 - e che ora scopre il tema del referendum alla Corte Costituzionale. Insomma vediamo un nuovo spirito istituzionale da parte di forze politiche del centrodestra e del centrosinistra che per decenni ne hanno fatto scempio.
Comunque è un dato interessante anche questo.
Abbiamo avuto queste comunicazioni e questi aggiornamenti da parte della Giunta regionale sul processo che dovrebbe portare a una maggiore autonomia delle Regioni, tra le quali, seppure in modo tardivo e forse anche un po' accelerato e un po' improvvisato, si è aggiunta anche il Piemonte.
Siccome è di moda parlare di fake news quando qualcuno dice qualcosa che non piace, volevo smentire quella che talvolta viene diffusa come vera e propria fake news: come Movimento 5 Stelle, sosteniamo da tempi non sospetti l'ipotesi di maggiore autonomia delle Regioni nell'ambito di quanto previsto dall'articolo 116 della Costituzione, al punto che, a livello regionale, avevamo sostenuto sia il referendum della Lombardia, sia quello del Veneto. Perché quelle Regioni il referendum lo hanno fatto, e non lo hanno ritenuto un fatto simbolico, così come l'aveva definito a suo tempo il Presidente Chiamparino.
Su questo avevamo fatto un'obiezione, non tanto di merito sulla delibera piemontese (peraltro, ne avevamo anche sul merito di obiezioni e le abbiamo sollevate: abbiamo cercato di modificare alcune parti; in alcuni casi ci siamo riusciti, in altri no), quanto sul metodo utilizzato dalla Giunta regionale; un metodo, secondo noi, sbagliato.
Visto che le richieste sono arrivate tutte al Governo (mi riferisco a questo pacchetto di richieste di diverse Regioni), il tema è su quale tipo di autonomia. Perché, tanto per citare come esempio le due Regioni di cui ho parlato prima, la Lombardia ed il Veneto, hanno formulato richieste che tra loro, sono decisamente diverse.
A nostro avviso, bisogna andare avanti con questo processo da parte del Governo così come si è iniziato, quindi con un'analisi attenta, una visione e una soluzione comunque unitaria e un modello che sia equilibrato, con un'autonomia che non vada a danneggiare le altre Regioni.
Perché se da una parte si agisce sull'autonomia, va da sé, soprattutto sulle Regioni che oggi hanno un residuo fiscale (è inutile dirlo), che lì si è nel recinto costituzionale e nell'ambito di quanto previsto dall'articolo 116; andando oltre, invece, si rischia di violare degli altri principi costituzionali.
Ovviamente questo non deve portare alla creazione di Regioni che sarebbero quasi a tutti gli effetti, delle Regioni a Statuto speciale, ma restando nello Statuto ordinario, appunto, andare a fare le variazioni previste dall'articolo 116.
Anche noi abbiamo appreso degli ultimi aggiornamenti: è un'ipotesi, un processo, un lavoro che va avanti, quindi penso che da questo punto di vista anche il Piemonte riceverà delle risposte.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Non ci sono altri interventi, quindi dichiaro concluso il dibattito sulle Comunicazioni della Giunta regionale.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Psichiatria

Esame proposta di deliberazione n. 319, inerente a "Approvazione del Piano d'azione per la salute mentale in Piemonte, in attuazione della DGR n. 29 3944 del 18/09/2016, allegato A"


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 319, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Nella mattinata, si era svolta l'illustrazione da parte dell'Assessore Saitta e sono intervenuti, in discussione generale, i Consiglieri Bono Allemano, Appiano e Vignale.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Questo Piano d'azione per la salute, com'è già stato detto da altri colleghi, lascia anche me un po' perplesso per alcune valutazioni.
Condivido l'approccio seguito per la redazione di questo documento che come si evince dal titolo, è un documento operativo, tant'è vero che vengono ribadite in modo logico e consequenziale delle operazioni che devono essere realizzate.
Tuttavia, a mio parere, se s'intendono realizzare operazioni che abbiano un certo impatto, dal momento che viene riconosciuto che migliorare la situazione della residenzialità ai pazienti che hanno una fragilità mentale migliora la loro condizione, se si riconosce che avere delle borse lavoro migliora la fragilità dei pazienti che, purtroppo, durante la loro vita sono andati incontro a difficoltà di salute mentale, d'altro canto, io mi aspetto un'attenta analisi statistica. Vorrei sapere, cioè, quanti dei 55.000 pazienti che effettivamente hanno problemi di salute mentale cronici o comunque ben presenti e che hanno frequentato i Distretti di salute mentale piemontesi, si trovano in situazione di difficoltà lavorativa quanti di questi pazienti sono in difficoltà residenziale; vorrei conoscere le cause e avere un'analisi che consenta di fare una valutazione e, di conseguenza, dare una priorità alle azioni che possono avere un impatto positivo sui pazienti particolarmente fragili.
Per esempio, "migliorare l'accesso alle cure psichiatriche", ma chi non vorrebbe migliorare l'accesso? Io credo che nessuno in quest'Aula non voglia migliorare l'accesso dei pazienti con difficoltà, però sappiamo che solo il 15 per cento dei pazienti che hanno difficoltà psichiatriche vengono eseguiti dai DSM. Allora, in che modo si vuol migliorare l'accesso? Con quali risorse? Il tema diventa fondamentale.
Se però non troviamo una risposta in questo documento o, perlomeno, se la troviamo in modo parziale, siamo in difficoltà. Perché è un documento interessante, perché parla anche di azioni preventive che possono ridurre la percentuale dei pazienti che vanno incontro a fragilità mentali.
Io credo che questo sia un documento molto interessante, che ha visto la partecipazione di molte associazioni, ma non tutte, e questo ci è un po' dispiaciuto. Penso che IRES abbia fatto un ottimo lavoro, perché ha redatto un documento che può essere molto utile. Alcuni dati sono molto interessanti, per esempio le cifre che vengono utilizzate (300 milioni) per queste categorie di pazienti. Com'è già stato citato, il 34 per cento di queste risorse vanno all'assistenza residenziale, il 31% all'assistenza ambulatoriale, il 14% per i farmaci antidepressivi e il 6% per gli antipsicotici. Questi sono dati interessanti, che però se non inseriti in una valutazione complessiva di quelle che sono effettivamente le difficoltà di questi pazienti, non consentono a noi Consiglieri di avere, da un lato un quadro chiaro e preciso e, dall'altro, di dare delle priorità alle azioni, che sono sicuramente tutte importanti.
Ritengo sia un po' carente la valutazione degli esiti, cioè fino a oggi che cosa è stato realizzato? Quali sono le azioni che hanno dato i migliori risultati? Credo che questa sia una valutazione importante, che consentirebbe al comparto sanitario (in tutti i settori, ma in questo in modo particolare) di fare un salto di qualità. In questo documento questi aspetti non li ho trovati.
Sebbene sia un documento con un'importanza enorme, perché ci fa comprendere il tanto lavoro che dev'essere realizzato, non ci fa capire come e con quali priorità questo Consiglio regionale possa influire positivamente su questo documento e sulle azioni che questo documento indica, senza alcuna priorità.
Vorrei fare un piccolo appunto: si fa riferimento al contenimento fisico ma mai al contenimento farmacologico. Purtroppo, sappiamo che spesso e volentieri il contenimento farmacologico è importante e che le percentuali di spesa di farmaci in questo settore sono importanti. Mi spiace che questo dato non sia stato indicato; c'era stato un incontro molto interessante con alcuni responsabili di RSA provenienti dal Friuli Venezia Giulia, che avevano presentato dei dati molto importanti sulla riduzione del contenimento sia fisico che farmacologico. In questo documento, per quest'aspetto viene tralasciato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Dichiaro conclusa la discussione generale.
Non essendoci richieste d'intervento per dichiarazione di voto, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 319, il cui testo sarà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame proposta di legge n. 305, inerente a "Promozione delle politiche a favore dei diritti delle persone con disabilità" (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g., la proposta di legge n. 305, inerente a "Promozione delle politiche a favore dei diritti delle persone con disabilità", sarà trattato in Aula la prossima settimana.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Relazione conclusiva della Commissione di indagine conoscitiva inerente agli episodi di incendio ai magazzini di impianto di trattamento rifiuti differenziati verificatisi in Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare il punto 8) all'o.d.g., inerente a "Relazione conclusiva della Commissione di indagine conoscitiva inerente agli episodi di incendio ai magazzini di impianto di trattamento rifiuti differenziati verificatisi in Piemonte".
La relazione dell'indagine è stata approvata all'unanimità in data 11 ottobre 2018 in sede congiunta della V Commissione e della Commissione speciale per la promozione della cultura e della legalità.
Invito la Consigliera Accossato e il Consigliere Bertola, Presidenti della Commissione d'indagine, a illustrare la relazione.
La parola alla Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
È un'occasione importante quella di riportare a tutto il Consiglio e a tutti i Consiglieri presenti i risultati del lavoro di indagine. Lavoro che era stato sollecitato da una richiesta dei Consiglieri Grimaldi e Ottria e recepito dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio, che ha dato mandato alla V Commissione e alla Commissione per la promozione della cultura e della legalità, l'organizzazione di questo approfondimento.
Approfondimento che è stato possibile fare su questi fenomeni in seduta congiunta all'interno di un numero consistente di sedute (oltre dieci), nel corso delle quali i Commissari hanno avuto modo di incontrare e audire numerosi soggetti in qualche modo coinvolti e interessati a quei fenomeni.
Ricordo che i fenomeni in questione erano, ma possiamo dire anche sono incendi degli impianti di selezione di trattamento di rifiuti speciali, in particolar modo quelli di materie plastiche o di ingombranti. Le motivazioni sono anche perché, ovviamente, si tratta di materiali più facilmente soggetti a questi fenomeni.
Siamo partiti, come Commissione, a giugno 2018 e abbiamo, sostanzialmente rispettato i termini che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio e la Conferenza dei Capigruppo ci aveva dato per la conclusione dei lavori, che è avvenuta nel mese di ottobre. Ripeto, questi fenomeni si erano verificati, oltre che nel corso degli anni, con particolare frequenza in Piemonte, in particolar modo nella provincia di Torino nei primi mesi del 2018 e in provincia di Alessandria. È peraltro vero che episodi simili si sono ancora verificati sia durante i lavori delle attività delle Commissioni congiunte e, ancora, in questi mesi, magari interessando anche altre regioni italiane.
Nel riportare, in sintesi, al Consiglio l'attività e la relazione conclusiva che le due Commissioni congiunte hanno votato all'unanimità occorre anche sottolineare alcuni aspetti cui siamo pervenuti e alcune considerazioni personali. Ricordo ai colleghi che, oltre che nella relazione conclusiva, trovano comunque un dettaglio dei lavori nella relazione tecnica, per la quale ringrazio sentitamente di cuore gli Uffici e i funzionari per l'attenzione che hanno dedicato nella stesura e nella compilazione. Nella relazione tecnica si trovano i dettagli, i verbali e la sintesi per ogni seduta degli elementi preminenti che abbiamo riscontrato.
Metterei però in evidenza per i colleghi quest'aspetto. Innanzitutto l'evidenza del fenomeno, anche con dati molto dettagliati e interessanti rispetto al numero di episodi che si sono verificati e che ARPA Piemonte ci ha riportato nel primo incontro. Solo per l'ultimo periodo (2014-2017) ARPA ha evidenziato 24 casi di incendi in Piemonte. Casi rispetto ai quali peraltro, ARPA aveva avuto modo di relazionare presso la Commissione nazionale di indagine insediata dal Parlamento nella precedente legislatura.
Innanzitutto, abbiamo evidenziato e verificato la fondatezza della situazione di allarme ma, al tempo stesso, il fatto che questi episodi fossero sotto controllo. Ci sono indagini in corso laddove c'è il rischio o l'ipotesi di dolo, ma anche negli altri casi - che forse sono la maggioranza - non ci sono situazioni di dolo, ma è evidente che gli incendi sono stati determinati da una debolezza del sistema.
Noi Consiglieri, noi legislatori e la Regione abbiamo una funzione di soggetto che ha una responsabilità gestionale e amministrativa sul sistema dei rifiuti, ancorché noi stiamo parlando di rifiuti speciali, quindi non soggetti a privativa e quindi alla normazione legislativa. Abbiamo anche approvato in Aula il Piano regionale dei rifiuti speciali, quindi abbiamo un interesse e una possibilità d'interagire.
Dicevo, rispetto a questa partita abbiamo potuto evidenziare alcuni elementi di debolezza e di fragilità del sistema, ma abbiamo anche potuto evidenziare come sia una situazione su cui occorre intervenire, perch momenti di difficoltà della filiera di smaltimento di selezione e smaltimento dei rifiuti speciali, in particolar modo della frazione della plastica, mettono a serio rischio una politica concreta ed efficace di economia circolare. Cioè, è difficile dire "portiamo avanti una reale transizione all'economia circolare, recuperiamo e ricicliamo il materiale recuperato" se il sistema presenta delle debolezze, se non è in grado di fare fronte al materiale che viene messo a disposizione e non è in grado di trasformarlo in materia prima seconda.
Noi abbiamo evidenziato aspetti di debolezza riguardanti gli ambiti normativi, quindi l'esigenza di una maggiore omogeneità nei sistemi di autorizzazione, il tema delle assicurazioni e delle fideiussioni rispetto agli impianti in questione; abbiamo evidenziato anche la tematica - che trovate dettagliata nella relazione tecnica - della carenza di impianti in grado di recuperare e recepire il materiale non più riciclabile.
Tuttavia, sempre per tornare agli aspetti di natura normativa, uno dei temi fortemente evidenziati è quello della normativa sul fine vita, di cui questo Consiglio si è occupato qualche seduta fa con l'approvazione, molto velocemente, ma importante, di un ordine del giorno di sollecitazione al Governo centrale.
Inoltre, il tema dell'applicazione della sentenza del Consiglio di Stato che ha sottratto alle Regioni la possibilità di valutare, caso per caso, la cessazione di qualifica di rifiuto ha messo in crisi il settore ed è stato sicuramente uno degli elementi che ha concorso a questa situazione di difficoltà, che ovviamente non giustifica gli eventuali incendi - sia ben chiaro - però ha messo in difficoltà il settore.
Nella nostra relazione chiediamo, concordemente, di porre una soluzione alla questione, perché è difficile parlare di economia circolare se non si fa tutto il possibile affinché il rifiuto diventi materia prima seconda e possa essere utilizzato fino in fondo.
Accanto a questo, c'è ovviamente anche il tema di migliori rapporti con il CONAI, quindi di rivedere le convenzioni tra ANCI, Governo e CONAI per la valorizzazione del materiale. C'è sicuramente l'esigenza d'intervenire con campagne informative di valorizzazione, perché il tema centrale rimane quello di ridurre la quantità di rifiuto, quindi rimane il fatto che questi impianti di selezione e trasformazione, indispensabili e importanti, devono trattare una massa di rifiuti più bassa, più modesta, rispetto a quello che attualmente stanno trattando. Diversamente, rischiamo di rendere vana l'operazione anche meritoria di cittadini, di aziende e di soggetti interessati che svolgono un'attività di selezione e recupero del materiale.
Per noi sarà importante. L'impegno che chiediamo a tutto il Consiglio e alla Presidenza di questo Consiglio è di divulgare l'attività che è stata fatta attraverso le due Commissioni, dare informazione e anche sollecitazione al territorio rispetto a queste partite, perché questi episodi vengano a cessare e, laddove ci sono interventi di natura malavitosa - non solo dolosa - vengano stroncati con prontezza e, laddove ci sono, invece, operatori seri che svolgono il proprio lavoro, lo possano fare bene, trovando le giuste risposte sia dal punto di vista normativo sia sul mercato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Il fenomeno degli incendi agli impianti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti riguarda un po' tutto il territorio nazionale, forse soprattutto il Nord Italia, poiché la maggior parte degli eventi si è verificata tra Piemonte, Lombardia e Veneto. È un fenomeno in atto ormai da alcuni anni forse quattro o cinque - e ha interessato anche il Piemonte. È un fenomeno che ha creato giustamente allarme nella popolazione, perché, quando si vedono grandi colonne di fumo, si crea allarme: c'è il fondato timore che oltre ai danni portati da un incendio, ci possano essere anche ripercussioni sull'aria che viene respirata.
Il Consiglio regionale ha deciso di occuparsi di questo problema.
Nel frattempo, gli episodi si sono ripetuti anche dopo l'inizio e la conclusione dell'indagine conoscitiva. Il Consiglio regionale ha deciso di occuparsi di questo problema e - secondo le sue prerogative e secondo quanto previsto dallo Statuto e dal Regolamento del Consiglio regionale ha avviato un'indagine conoscitiva con la V Commissione ambiente competente per materia, e la Commissione speciale per la promozione della legalità, giacché si vanno a toccare degli aspetti che sono indubbiamente legati alla tutela della legalità e alla possibile presenza di fenomeni illegali.
Va detto che, secondo i dati che ci sono stati riportati, una parte degli incendi sono sicuramente dolosi, ma forse la gran parte è più frutto di negligenze o colpa grave.
Abbiamo audito diversi soggetti istituzionali e non: le istituzioni, gli enti preposti ai controlli, ma anche il mondo imprenditoriale. Tra l'altro colgo l'occasione per ringraziare gli Uffici del Consiglio regionale per il grande lavoro svolto nel raccogliere i dati e nel predisporre la fondamentale relazione tecnica, che ci ha permesso di elaborare la relazione conclusiva, licenziata (va detto) dalla Commissione all'unanimità.
Dalle audizioni che abbiamo fatto sono emersi diversi aspetti; innanzitutto il tema dei controlli, dell'adeguatezza e del coordinamento dei controlli perché ci sono più soggetti preposti a fare questi controlli che spesso non si parlano tra di loro. Sono soggetti che spesse volte, purtroppo - ma questo lo sappiamo - hanno delle risorse non sufficienti a fare il lavoro che vorrebbero fare.
È stata evidenziata una carenza di omogeneità nel sistema di questi controlli. Quello attuale è, in qualche modo, un sistema che non permette ai soggetti preposti di interagire tra di loro, che non garantisce che questi controlli ogni tanto vengano fatti o che determina situazioni per cui ci sono soggetti che ricevono diverse visite - ad esempio, aziende che nell'arco di sei mesi o di un anno, ricevono la visita di più soggetti preposti ai controlli - e magari altre aziende che non ricevono nessun avviso e che non vengono controllate.
Quando si è avviata quest'indagine conoscitiva non solo si è mosso il Consiglio regionale, ma si è mossa anche la Regione, non solo con un evento di informazione, con un convegno, quindi momento di confronto con i soggetti di cui parlavamo prima. Inoltre, è stato avviato anche un protocollo d'intesa tra la Regione ed il NOE dei Carabinieri. Questo sicuramente può essere utile a migliorare il sistema dei controlli.
C'è poi il tema non meno importante del rilascio delle autorizzazioni. Sono impianti che hanno un'autorizzazione, ma ci sono dei soggetti che vanno a fare i controlli e che spesso si trovano di fronte a situazioni che sono magari al limite tra ciò che è consentito e ciò che non lo è. Perché spesso questi documenti di autorizzazione contengono una serie di prescrizioni probabilmente non sufficientemente chiare, che lasciano un po' di spazio anche all'interpretazione e poi, ovviamente, anche alla contestazione di determinate sanzioni che vengono comminate. Per questo si è sollevata la questione e si è sottolineato come sia importante avere disposizioni autorizzatorie chiare e precise, dove siano indicate in modo esatto le prescrizioni, di modo che chi poi va a fare i controlli si possa rendere conto in maniera abbastanza diretta se quell'impianto le sta rispettando oppure no.
C'è, inoltre, una questione che abbiamo anche sollevato noi più di una volta come Gruppo consiliare, che è quella relativa alle garanzie assicurative fideiussorie degli impianti, perché questo poi si ripercuote su una gestione successiva di problemi che si possono verificare.
C'è poi la questione legata alla fine della qualifica di rifiuto, all'End of Waste, giacché spesse volte queste carenze normative, oltre a impedire l'avvio di una vera e propria economia circolare, possono creare delle situazioni che magari portano ai fenomeni oggetto dell'indagine conoscitiva. Da questo punto di vista, la Regione Piemonte ha inserito delle richieste all'interno della delibera circa una maggiore autonomia della Regione, ma a livello nazionale ci si sta muovendo anche per dei decreti, che sono attesi da anni, sull'End of Waste.
Per tutto ciò che è fuori dal recinto della legalità, nella relazione conclusiva abbiamo anche richiamato l'attenzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie che, nel momento in cui abbiamo approvato il documento, doveva ancora partire. Da questo punto di vista, è importante mantenere viva l'attenzione e, tra l'altro, sul ciclo dei rifiuti c'era anche stata una Commissione parlamentare apposita.
Uno degli aspetti, ed è l'ultimo, è quello legato all'informazione.
Pensiamo sia importante che il Consiglio regionale si sia occupato di questa tematica e pensiamo sia altrettanto importante far sapere che il Consiglio regionale si è occupato di questa tematica. Quindi, abbiamo voluto che nella relazione fosse specificato che il Consiglio voleva prevedere l'organizzazione di momenti di informazione e di approfondimento su questo tema, non solo per dire che siamo l'istituzione regionale e siamo il Consiglio regionale e che ci siamo occupati di questo tema che ha allarmato i cittadini piemontesi, ma anche per andare a parlare di quelle che possono essere delle soluzioni al problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Il lavoro fatto in questi mesi nella Commissione è stato un lavoro importante. Non entro nel merito, ma accenno solo a due questioni che sono contenute in modo implicito nella relazione finale. Un primo tema è stato segnalato anche recentemente da alcuni Consiglieri e riguarda l'entrata in vigore dal 2019 dell'aggiornamento dei tributi speciali che determina chiaramente una riorganizzazione per alcune aziende, ma che permette anche al sistema Piemonte, soprattutto per quanto riguarda le discariche, di favorire il riciclo e l'economia circolare e di rallentare il trasferimento in discarica, soprattutto per quanto riguarda i rifiuti da costruzione e demolizione.
Noi, avendo le tariffe ferme dal 2006, eravamo "competitivi" in senso negativo, perché costavamo di meno e avevamo un'importazione di rifiuti di terre e rocce da scavo superiore a quello che usciva dal Piemonte. Stiamo parlando di rifiuti speciali, per i quali c'è la libertà di movimento sul territorio nazionale. Questa modifica delle tariffe, ripeto, crea qualche problema ai gestori, agli impianti e a chi usava questo tipo di percorso.
Serve però per disincentivare il conferimento all'interno delle discariche piemontesi, magari anche a vantaggio del Piemonte, perché non satura le sue discariche, ma di allocazione nelle regioni vicine.
Sul secondo tema evidenziato in questa relazione, quello della fine vita dell'End of Waste, volevo aggiornare il Consiglio, perché nella settimana passata, mercoledì 16, e poi nella Conferenza delle Regioni di giovedì 17 ci sono stati degli incontri. Mercoledì 16 c'è stata la Commissione delle Regioni per la parte ambientale e giovedì 17 l'ordine del giorno che è stato approvato proprio dalla Conferenza delle Regioni. È un ordine del giorno riferito non più agli emendamenti com'era l'ordine del giorno approvato qui in Consiglio, ma alle due proposte di legge, due proposte emendative che fanno capo agli Onorevoli Morronesi e Arrigoni. Su questo tema si è ribadita la necessità di salvaguardare, oltre che l'efficacia delle autorizzazioni in essere, anche l'applicazione del principio caso per caso, in attesa che si definiscano, da parte del Ministero dell'Ambiente indicazioni più precise. Quindi, anche su questo tema c'è un aggiornamento dove unanimemente le Regioni nella seduta di giovedì scorso hanno sollecitato questo tema, come si è continuato a fare nei mesi passati.
Chiudo, dicendo che il lavoro fatto e riassunto in questa relazione conclusiva e nelle molte sedute di Commissione è un lavoro importante.
Volevo sottolineare che è un lavoro anche molto concreto. Ci sono punti specifici e chiari e non appena il Consiglio avrà approvato questa relazione conclusiva, sarà cura nostra di trasmetterla ai vari Enti competenti e interessati per l'attuazione di quei sei punti richiamati in modo puntuale, ma anche molto concreto. Quindi, non è una relazione solo cattedratica o teorica, ma ha delle implicazioni operative concrete molto importanti, alle quali, appena sarà approvata dal Consiglio, vedremo di dare seguito.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Credo che questo problema degli incendi nel Nord Italia, perché è un problema diffuso, ha posto le Regioni e questo Paese di fronte a un problema che veramente non avrei mai pensato di vedere in Regioni che hanno una capacità di gestione delle materie seconde tra i più elevati all'interno di tutto il Paese. Questo ha posto, però, di fronte a una problematica veramente importante, che è quella del ciclo della materia e della gestione dei materiali che arrivano a fine vita.
Da un lato, c'è sicuramente un problema di End of Waste, un problema che ad esempio, ha posto in difficoltà l'impianto innovativo realizzato dal Consorzio Priula insieme al Comune di Ponte nelle Alpi per il riciclo dei materiali assorbenti. Non vi è stato un riconoscimento, almeno fino a poco tempo fa, dell'End of Waste, cioè della cellulosa e delle plastiche che vengono selezionate dal riciclo dei pannolini e pannoloni usa e getta.
Questo per fare un esempio. Ma anche solo andando a vedere l'inaugurazione dell'impianto, che era già in funzione, a Cavaglià, dove era andata la Presidente della V Commissione, si capisce come la società del consumo, di fatto, è una società che non progetta strategicamente i materiali, non fa mai un unico design che ne consenta poi un facile riutilizzo o, comunque il riciclo. È il fallimento della società, vista solo come un'attività consumistica, di aggressività di mercato, ma non viene mai considerato l'aspetto del riciclo di questi materiali.
Credo che questa sia una riflessione che dovremmo fare a livello regionale nazionale ed europeo, cioè ripensare l'ecodesign dei materiali che vengono messi a disposizione nella grande distribuzione o in quei pochi negozi che cercano di ridurre il packaging e di mettere a disposizione dei consumatori merci con un packaging ridotto o, comunque, che non abbia un impatto sull'ambiente.
Di conseguenza, ci troviamo ad avere a che fare con relazioni sempre più allarmate per la presenza di microplastiche nelle acque, per la presenza di frammenti di plastica ovunque, però se guardiamo l'evoluzione negli ultimi anni, la presenza di plastiche all'interno della grande distribuzione organizzata è sempre maggiore e il packaging è sempre più dipendente da materiali plastici. Si fa fatica a trovare vestiti che non siano di materiali sintetici e penso a tutto l'abbigliamento sportivo: praticamente è impossibile trovare materiali che non siano sintetici. E sappiamo che le microplastiche sono dovute proprio all'impatto del tessile che va a portare a un rilascio di queste microplastiche nelle acque, che poi entrano nella catena alimentare, con gravi impatti sulle specie animali presenti in ambiente sia sulla specie umana.
Queste sono le problematiche, ma si è inoltre inserita la problematica per cui la Cina ha smesso di riempire le navi cariche di merci che venivano svuotate in Italia con le plastiche che provenivano dalla raccolta differenziata, il che ha mandato in corto circuito il sistema di raccolta di materiali e ha messo in grossa difficoltà un sistema di riciclo.
Credo che la Commissione abbia fatto un egregio lavoro, molto condiviso e molto importante. Molto importante è stata sicuramente la relazione della Commissione nazionale sui rifiuti, che ha dimostrato che c'è anche una grossa problematica giudiziaria. Personalmente, credo poco all'autocombustione; credo sia un fenomeno che solo in particolari condizioni possa avvenire.
Quest'autocombustione diffusa insospettisce molto, però sappiamo che dal punto di vista giudiziario c'è il problema di perseguire operazioni che sono facili da attuare sul piano operativo: stocco oltre i limiti di capienza il capannone che ho affittato, ho delle autorizzazioni che mi consentono di portare solo determinati codici all'interno di questo capannone, ma io vado oltre.
Sono importanti i controlli, quindi la sinergia dei controlli, perch ovviamente sono moltissimi questi impianti, soprattutto per i rifiuti speciali, per cui più sono i soggetti più vanno coordinati.
Bene abbiamo fatto a inserire nella relazione il coordinamento dei vari soggetti, gli aspetti assicurativi di questi impianti e i sistemi antincendio che vanno sicuramente verificati dai Vigili del Fuoco. Insomma tutta una serie di operazioni che possono mitigare e ridurre il rischio di nuovi incendi.
Per fortuna, il Piemonte non è in una situazione critica come sembrerebbe essere invece la Lombardia. Mi riferisco ad alcune zone della provincia di Pavia, cui noi nel Novarese ovviamente siamo molto sensibili, perché queste criticità sono appena oltre il confine provinciale.
Nel Pavese c'è la problematica dello smaltimento di enormi quantità di fanghi di depurazione. Ne abbiamo già parlato proponendo una modifica, come Gruppo, accettata dall'Assessore, sulla gestione dei fanghi. Lì c'è una grossa problematica, perché la provincia di Pavia è il buco nero dei fanghi anche piemontesi, che vengono smaltiti in grandi quantità direttamente sui terreni agricoli.
È stato un lavoro di grande collaborazione nella V Commissione, che ha ottenuto un buon risultato. Speriamo che a livello nazionale il lavoro proceda celermente sul riconoscimento dell'End of Waste, perché questo consentirebbe, anche a quegli impianti innovativi di cui sicuramente vi è bisogno, di fare un ulteriore salto di qualità al Piemonte, che si sta ben direzionando anche sulla tariffazione puntuale, che consentirà un deciso miglioramento della raccolta differenziata a livello regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Intanto ringrazio la Consigliera Accossato, il Presidente della Commissione Bertola e tutti i colleghi che hanno voluto condividere con noi le preoccupazioni che hanno poi dato vita a quest'indagine conoscitiva. Avete detto quasi tutto; stavo ancora sentendo le ultime parole del Consigliere Andrissi.
Credo che nella relazione conclusiva ci siano molte delle cose che avete detto oggi in Aula, cioè la necessità di non mischiare fatti molto diversi (non tutti ovviamente di origine colposa, alcuni di origine dolosa) e la necessità di separare le problematiche dei controlli da quelle delle fideiussioni.
Di sicuro mi sento di dire che quello che diceva poc'anzi la Consigliera Accossato, cioè che quando c'è omogeneità nel sistema dei controlli e tutto è più chiaro, ci sono meno possibilità di infiltrazioni e di pressioni indebite.
Avete già detto tantissime cose, ma avrei un unico rammarico.
Nella relazione finale abbiamo invitato la nascente Commissione Antimafia parlamentare, che ovviamente ha poteri diversi dalla nostra, di indagare su un contesto che credo riguardi tutto il Nord Italia.
Lo dicevamo adesso sia con la Presidente della V Commissione sia con l'Assessore Valmaggia: c'è il rammarico di non conoscere l'esito di nessuna delle indagini sulle varie vicende, anche solo per intravvedere un disegno.
Per quanto lo dicessimo prima, è giusto usare il condizionale e dire che oggettivamente, non vediamo un'unica pressione indebita organizzata, per sarebbe stato interessante sapere se alla fine di un'indagine il problema era quello di un fornitore che non ha di nuovo ricevuto l'appalto o di una società di vigilanza che non ha fatto vigilanza.
Insomma, mi ha convinto sia il tono della discussione sia quello che abbiamo scritto nella relazione. Non abbiamo scritto niente di più, oltre a dire che non tutti i luoghi sono stati monitorati allo stesso modo e che ci sono alcune carenze.
Ringraziando i nostri Uffici per il lavoro svolto, auspichiamo che vi siano più risorse affinché Carabinieri e ARPA possano effettuare più controlli.
Eppure, mi convince quanto detto dalla Consigliera Accossato: in questo Paese non si può vivere solo di controlli, di indagini della Magistratura e di inchieste conoscitive. Dovrebbero esserci dei regolamenti e delle vicende sempre più chiare, anche per evitare fenomeni come quelli che abbiamo visto da quest'estate in poi.
Termino dicendo che è stato, non solo giusto, ma anche necessario, che la V Commissione e la Commissione Legalità abbiano svolto un giusto approfondimento. Spero che nei prossimi mesi, con la fine dell'inchiesta da parte delle forze che si sono occupate, a vario titolo, di questa indagine magari con l'aiuto della Magistratura, scopriremo se vicende che si sono susseguite, anche in contesti diversi, avevano le stesse finalità: erano frutto di pressioni indebite, erano il tentativo di alcuni di infiltrarsi nella filiera? Non lo so, ed è per questo che, quando teniamo alta l'attenzione, facciamo sempre bene. È giusto non lasciare al caso questa discussione.
Credo che le Commissioni abbiano fatto bene anche nella stesura della relazione a indicare tutti i punti che potrebbero essere necessari per inquadrare il tema.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bona; ne ha facoltà.



BONA Angelo Luca

Grazie.
Intervengo più che altro sulla comunicazione dell'Assessore rispetto alle tariffe sugli inerti, visto che ha citato l'argomento in un passaggio, in quanto il nostro pensiero su questa relazione molto filosofica lo esporrà sicuramente con più cognizione il mio Capogruppo, che è anche un esperto della materia.
Rispetto alla problematica che abbiamo sollevato la settimana scorsa sull'aumento del tributo per il conferimento degli inerti in discarica del Piemonte, che è passato da 1.55 euro a nove euro (in Lombardia è di tre o quattro euro), chiedo veramente una riflessione da parte della Giunta perché in questo momento state generando disoccupazione. State facendo chiudere delle imprese che stanno producendo e lavorando sugli inerti per il riciclo, semplicemente per un'impuntatura di un aumento di tariffa che come ho detto, ha il solo risultato di creare disoccupazione in Piemonte e di mettere in crisi le imprese piemontesi.
Il fatto di chiudere così alla riconsiderazione di una tariffa e di parificarla a quella della Regione Lombardia, senza provare neppure a riflettere, la troviamo un'azione insensata. Giustamente, si parla spesso di aziende in crisi e di problemi relativi all'occupazione dei piemontesi ma poi si triplica un tributo rispetto alle Regioni limitrofe, con il risultato di creare disoccupazione in Piemonte.
Noi cercheremo di contrastare quest'azione presentando una modifica alla legge. Ovviamente, starà alla maggioranza aderire o meno alla nostra proposta.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Fluttero; ne ha facoltà.



FLUTTERO Andrea

Rapidamente, soprattutto perché sono stato chiamato in causa dal collega Bona.
In realtà, i colleghi che sono intervenuti hanno ben descritto il lavoro che si è fatto in questi mesi di attività.
Ringrazio i Presidenti delle due Commissioni per aver condotto a termine questo lavoro di inchiesta o di indagine conoscitiva.
Il fenomeno, com'è stato detto, tocca un po' tutte le Regioni del Nord.
Diciamo che la differenza è che al Nord bruciano i rifiuti nei capannoni mentre al Sud bruciano i rifiuti direttamente in strada (vedi la Terra dei Fuochi). Ma non è una gran consolazione.
Ovviamente - è stato già ribadito da chi mi ha preceduto - a noi interessa principalmente per le ripercussioni sull'inquinamento atmosferico, perch giustamente chiediamo costantemente ai cittadini piemontesi sacrifici non indifferenti per riuscire a contenere le emissioni di micropolveri, e poi un singolo incendio di un capannone ne genera quantità che equivalgono probabilmente, a chissà quante giornate di fermo e di disagio dei nostri concittadini. Quindi è assolutamente indispensabile cercare di dare il nostro contributo.
Ciò che è emerso da quest'indagine è stato chiarito molto bene negli interventi che mi hanno preceduto: abbiamo delle fattispecie di incendi dolosi e delle fattispecie di incendi causati da incuria o da dolo grave (o più o meno grave). Sono chiaramente due situazioni diverse. In un caso quello dell'incuria - ci sono, soprattutto al Nord, significativi strumenti normativi e di controllo (Vigili del Fuoco, ARPA e quant'altro) per cercare di prevenirli. È chiaro (ma anche questo è già stato detto) che un maggiore accumulo di materiali con un alto carico d'incendio aumenta i rischi di combustione. Di questi tempi, questo maggior accumulo è causato da problemi di filiera e di smaltimento.
Il collega Andrissi parlava prima dell'ecoprogettazione: non tocca chiaramente a un Ente come la Regione intervenire su questo argomento.
Tuttavia, se l'Europa intera volesse favorire la transizione da economia lineare a economia circolare, dovrebbe anche fare delle norme che obblighino l'ecoprogettazione. Non è possibile che tutto il carico di problemi sia sulle spalle dei cittadini che fanno le raccolte o dei riciclatori che stanno in fondo al ciclo. Bisognerebbe che anche (e soprattutto) i produttori producessero delle cose che siano poi facilmente smontabili e riciclabili.
Il problema della plastica è proprio di questi mesi. Spesso ci dimentichiamo che quando parliamo di plastica dovremmo parlare, invece, di "plastiche", perché ne esistono tante: alcune sono riciclabili e hanno facilmente un mercato; molte altre (oltre il 50% delle plastiche che noi utilizziamo) non sono facilmente riciclabili e non hanno un mercato.
Dunque, o si cambia modo di progettare le cose che poi diventano rifiuto per cui quelle plastiche vengono eliminate, oppure bisognerà rassegnarsi all'idea che quelle plastiche verranno recuperate energeticamente, al di là della carenza di qualche impianto di recupero energetico nel nostro Paese che non dev'essere un tabù, ma un'opzione da utilizzare solo dopo aver fatto tutto il recupero possibile di materia, come dice la gerarchia europea dei rifiuti.
Vi è un altro concetto che, per essere concreti, dobbiamo condividere noi che cerchiamo di fare politica sul territorio: è quello per cui l'economia circolare, ovvero l'obiettivo di avere zero rifiuti o meno rifiuti possibili, s'accompagni a tanti impianti tecnologici per recuperare e riciclare.
Tutti noi ci siamo trovati almeno una volta (forse anche più di una volta) in una situazione in cui sul nostro territorio di riferimento c'era una proposta di un impianto. È giusto porre tutte le attenzioni affinch quell'impianto sia progettato bene, inserito correttamente, verificato e controllato. Ma sarebbe ingiusto cavalcare e stimolare la paura dei cittadini di quel territorio per meri calcoli elettorali e diventare quei politici che, in qualche maniera, aumentano la contrarietà o cavalcano la contrarietà o la paura e la preoccupazione, o fomentano la paura dei cittadini verso quegli impianti.
Arrivare a un modello di economia circolare vuol dire progettare diversamente i prodotti all'origine (e qui serve una normativa europea stringente), ma vuole anche dire fare bene la raccolta differenziata e successivamente, disporre di un numero adeguato e appropriato di impianti che lavorino i vari materiali. Perché sappiamo benissimo che tutte le volte in cui ci troviamo a esaminare una proposta di realizzazione di un impianto sul nostro territorio, se è un impianto che fa biscotti siamo tutti contenti, ma se è un impianto che ricicla pneumatici, sono guai: "Oddio sono rifiuti! Abbiamo già dato! Fuori da questo territorio!".
Questa è la logica che alimenta, alla fine, gli operatori illegali, che, in carenza di impianti, arrivano e dicono a quello che deve smaltire quello che direbbe Crozza: "Fatti i cazzi tuoi! Dammi quel materiale sottocosto che te lo smaltisco io!". Dove? In un capannone abbandonato, poco controllato, dove i camion lo riempiono per mesi; poi, ad un certo punto lo pseudoimprenditore sparisce, il capannone brucia e hai fatto il cento per cento della marginalità. Perché, sostanzialmente, hai incassato da quell'imprenditore che doveva smaltire rifiuti speciali la cifra complessiva e non hai speso un euro, perché hai speso giusto i soldi per la benzina e per fare l'innesco, insomma, ma questa è l'illegalità.
Su questo ci sono gli organi di controllo, le forze di sicurezza e, forse timidamente aggiungo che potrebbe esserci un lavoro di sensibilizzazione da parte nostra, come Istituzione regionale, verso i tanti Comuni del nostro estesissimo territorio, perché queste cose accadono, soprattutto quelle illecite; quelle che accadono in stabilimenti regolarmente autorizzati e per casualità, incuria o dolo sono in territori controllati, ma quando c'è questo tipo di attività criminale, questo accade soprattutto in terreni non a caso, di alcune zone come l'Alessandrino o il Pavese, andando in Lombardia, poco abitate e con capannoni abbandonati.
Allora sensibilizzare, magari con un numero verde, con un servizio che la Regione possa offrire ai cittadini dei territori e alle Amministrazioni comunali, che notando un traffico irregolare di camion, possano segnalare per attivare un meccanismo di controllo preventivo, potrebbe essere qualcosa di utile. È evidente che se un capannone è autorizzato e vi è il flusso di camion, non mi stupisco, ma mi stupisco se un capannone è abbandonato da tanti anni e, a un certo punto, comincia a esserci un traffico di tir o di camion che vanno e vengono. Il cittadino che abita nel cascinale vicino o il Sindaco del piccolo comune dovrebbero notarlo e se ha facilità di comunicarci questo problema e noi siamo in grado di attivare le forze dell'ordine, forse riusciremo a ridurre qualche incendio e avremmo fatto un'ulteriore cosa positiva.
Inoltre, come dicevo prima, sarebbe auspicabile essere più responsabili come politici, quando qualche imprenditore, ancora illuso di poter fare investimenti sui nostri territori di riferimento e sperando di non trovare la contrarietà di comitati, che nascono automaticamente come funghi in autunno, avesse ancora voglia di investire.
Infine, ringrazio del lavoro che è stato svolto in questo Consiglio, che penso potrà essere utile per migliorare la gestione ambientale del nostro territorio.



PRESIDENTE

Grazie, collega Fluttero.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Un tema importante, come quello che riguarda l'emergenza dei roghi, ha sollevato l'opinione pubblica ed è servito a sollevare un problema che, in realtà, è solo la punta dell'iceberg: la gestione del ciclo dei rifiuti urbani e non, che sta cominciando a palesare tutti i suoi limiti.
Ci fa piacere che se ne parli, ma non vogliamo fermarci a vedere il dito che indica la luna, perché il problema dei roghi affonda le sue radici in un'insostenibilità del ciclo produttivo che sta producendo una quantità di materiale non reimmissibili nel mercato.
Soltanto relativamente alla filiera delle plastiche contiamo uno scarto che ammonta a ben il 50 per cento delle plastiche che vengono differenziate normalmente nelle raccolte differenziate urbane. Quando diciamo che differenziamo il 50 per cento, in realtà ricicliamo il 25 per cento, perch la metà è composta da materiale non reimmissibile nel mercato in nessun modo.
Questo chiaramente mette in difficoltà il settore, al punto che anche le filiere del riciclo stanno cominciando a palesare i loro limiti. Il prezzo della materia prima seconda è sempre più basso. inoltre, i Paesi che tradizionalmente ricevevano di scarti dei Paesi più avanzati economicamente si rifiutano di continuare a farlo: tipicamente, si va verso l'Asia per il rifiuto urbano, oppure verso altri Paesi. Nel peggiore dei casi, mandiamo direttamente i rifiuti italiani negli impianti di incenerimento in altri Paesi, perché la nostra capacità di smaltimento non è sufficiente.
È chiaro, però, che questa non è la strada. La strada non è né ricorrere all'incenerimento fuori dall'Italia, né aumentare impianti di incenerimento in Italia. La strada è seguire fino in fondo e con coerenza il percorso tracciato dall'Unione Europea, quello dell'economia circolare e di spingere davvero i produttori, con misure di incentivo e disincentivo, a innovare nel settore della produzione, in particolare degli imballaggi, perché la maggior parte dei rifiuti che produciamo sono imballaggi.
In parte minore vi è anche la questione rifiuti speciali, non per volume di rifiuti, ma perché le aziende si sono organizzate meglio di quanto abbiano fatto i Comuni e i singoli cittadini: cercando di ottimizzare al massimo il riuso dei materiali, in gran parte il rifiuto da scarto produttivo viene già reimmesso nella filiera.
Il problema vero in questo momento è il rifiuto urbano, quello che esce dalle case delle famiglie, quindi dobbiamo migliorare le filiere che esistono su vetro, carta e organico. Per quanto riguarda la plastica dobbiamo cominciare a insistere davvero sulle alternative alla plastica specialmente quella derivata dal petrolio. Infatti, ci sono bioplastiche e altri tipi di materiali che sono in corso di studio e sperimentazione, ma che possono dare anche buoni risultati, a patto che non ci si accontenti del fatto che questi materiali sono biodegradabili, perché dobbiamo avere la garanzia che il materiale possa essere reimmesso completamente nel ciclo produttivo, oppure che possa essere smaltito secondo la filiera dell'organico, quindi diventare compost ed essere usato anche in campi coltivabili, senza lasciare residui di sorta.
Il vero problema è arrivare a un punto in cui tutti i materiali organici rientrino nel ciclo industriale, o rientrino nel ciclo della natura. Questo è un punto molto importante.
Nelle Commissioni Legalità e Ambiente congiunte abbiamo trattato degli incendi ed è risultato chiaro che gran parte del problema proveniva dalla plastica. Inoltre, l'Unione Europea ha fatto un passo ulteriore nell'ottica dell'economia circolare, perché si è cominciato a mettere al bando, in modo programmato, alcuni tipi di oggetti, dai piccoli oggetti di uso comune come i "cotton fioc" e i sacchetti di carta. È ovvio che bisogna andare avanti perché dobbiamo passare via via a un incentivo graduale che tolga dal mercato ciò che rappresenta il problema maggiore e che vediamo intorno a noi: gli incartamenti, gli imballaggi, le bottiglie di plastica.
Un Paese come l'Italia, ma specialmente il Piemonte, ha una risorsa così preziosa come l'acqua, che non riesce a valorizzare fino in fondo, perch purtroppo la mercifica in modo anche poco sostenibile ambientalmente.
Infatti, insieme al trasporto produciamo di tonnellate di bottiglie di plastica d'acqua, che potrebbe essere più comodamente reimessa negli acquedotti con un esborso di energia assai minore, per poi scegliere pure di abbandonare il vuoto a rendere e utilizzare la plastica per il trasporto.
Diciamo che, a partire da una risorsa così preziosa come l'acqua, che pure il Piemonte ha e che non avrebbe bisogno di reperire altrove - diciamocelo cominciamo ad andare sul mercato dell'acqua, per cui nei nostri supermercati troviamo bottiglie di acqua che provengono da tutta Italia e dall'estero, perché comunque l'Italia non deve guardare fuori, insomma, per la qualità delle acque. Cerchiamo di trattare le acque in modo un po' più intelligente e di non lasciarle ai profitti di operatori privati che lasciano poco spazio alla collettività.
Detto ciò, sicuramente l'emergenza è servita, in qualche modo, a portare l'attenzione al tema, ma continuiamo a ribadire il fatto che questo sistema non regge più: occorrono incentivi e disincentivi a pari livello.
Penalizziamo filiere produttive, o tipi di produzioni, che non sono ecologiche e che producono rifiuti, anche con un problema di tassazione a monte che difficilmente può essere appannaggio della Regione, cui non compete questo tipo di politica, perché sarebbe una turbativa del mercato che non è applicabile a livello regionale, ma deve essere senz'altro applicato a livello nazionale semplicemente attuando i principi dell'Unione Europea.
Sicuramente non dobbiamo mettere in difficoltà le aziende, ma dare loro parimenti gli strumenti per cambiare e innovare. Abbiamo un settore di ricerca in Italia, grazie alle nostre Università e agli enti di ricerca nazionali, che sono anche all'avanguardia nella ricerca di materiali innovativi. Basta bussare alle loro porta per vedere che cosa c'è e cominciare, come enti pubblici e istituzioni, a interessarci alle innovazioni nel settore per cominciare anche a incentivarle.
Chiaramente noi, come Regione Piemonte, siamo interessati sia dal problema produttivo industriale sia dal problema ambientale. Interessa anche più materie assessorili e quindi non è un azzardo chiedere alla Regione Piemonte di farsi portavoce verso il Governo che ha manifestato, attraverso il Ministro Costa, grandi disponibilità nell'innovare la gestione del ciclo dei rifiuti nazionale, verso obiettivi più ambiziosi; a stimolare verso la ricerca e lo studio di materiali che vengano immessi al consumo e riducano alla fonte, quel problema che adesso noi ci troviamo a trattare a valle.
Una volta che ci troviamo i rifiuti ammassati nei capannoni, è chiaro che si deve evitare che questi prendano fuoco in maniera più o meno dolosa cosa che poi verrà accertata dagli Enti competenti e dalla Magistratura ma già abbiamo posto un problema, perché abbiamo messo una quantità di materiale di cui non sappiamo più cosa fare. Le discariche sono piene, non vogliamo crearne di nuove, non vogliamo sprecare territori e suoli fertile e vergini del bel territorio della pianura Padana, che dovrebbe servire per produrre agricoltura e sopravvivenza alle popolazioni e non per ammassare rifiuti di cui non sappiamo cosa fare.
Il problema si porrà comunque, è già attuale e non può che peggiorare.
Questo è un invito a raccogliere quest'emergenza per tramutarla in un'opportunità per cambiare il sistema Paese.



PRESIDENTE

Ci sono altre richieste di intervento? Chiudiamo la discussione sulla relazione conclusiva della Commissione d'indagine conoscitiva inerente agli episodi di incendi ai magazzini di impianti di trattamento rifiuti differenziati verificatesi in Piemonte.
Chiedo al Consiglio di votare la presa d'atto della relazione, che costituirà allegato di specifica deliberazione.
Indìco la votazione palese sulla presa d'atto della relazione conclusiva della Commissione di indagine conoscitiva inerente agli episodi di incendio ai magazzini di impianto di trattamento rifiuti differenziati verificatisi in Piemonte.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.16, riprende alle ore 17.46)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Procediamo alla ripetizione della votazione cui è venuto meno il numero legale.
Indìco la votazione palese sulla presa d'atto della relazione conclusiva della Commissione di indagine conoscitiva inerente agli episodi di incendio ai magazzini di impianto di trattamento rifiuti differenziati verificatisi in Piemonte.
Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Personale del servizio sanitario

Esame ordine del giorno n. 1459, presentato da Rossi Domenico, Accossato Appiano, Allemano, Caputo, Conticelli, Corgnati, Ferrentino, Gallo Giaccone, Grimaldi, Olivetti, Ravetti, Rostagno e Valle inerente a "Equipollenza alla laurea del titolo di studio di educatore professionale e salvaguardia occupazionale"; mozione n. 1467 presentata da Bono, Andrissi Bertola, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Figura professionale 'Assistenti sanitari': attivazione corsi universitari sul territorio regionale"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi Domenico; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Non vedo il Consigliere Vignale, che era il primo firmatario dell'ordine del giorno successivo. Il documento seguente iscritto all'o.d.g. riguarda l'equipollenza del titolo di studio di educatore. Mi sembra un documento condiviso, quindi posso anche.



PRESIDENTE

Il Consigliere Vignale è andato via.



ROSSI Domenico

Appunto, quindi il suo documento slitta e possiamo discutere l'ordine del giorno sugli educatori. Io posso procedere ad un'illustrazione di un minuto.



PRESIDENTE

Va bene.
Procediamo allora con l'esame dell'ordine del giorno n. 1459 e della mozione n. 1467, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rossi Domenico per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 1459.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Come promesso, sarò breve.
Si tratta di una situazione che ha colpito gli educatori professionali, in quanto fino al 1999 il titolo di studio per esercitare la professione veniva conseguito attraverso dei corsi regionali. Successivamente, la norma è stata modificata e, nel tempo, si sono sovrapposte diverse norme che hanno portato a una situazione che ha messo in difficoltà moltissimi educatori, in particolare coloro che avevano conseguito il titolo dal 1999 in avanti, perché a un certo punto si è istituito un Albo nazionale al quale potevano iscriversi solamente coloro che avevano conseguito il titolo dopo che era diventato laurea e fino al 1999.
Tutti coloro (si parla di migliaia di persone) che avevano conseguito il titolo tra il 1999 e i primi anni in cui è stato istituito il titolo di laurea rimanevano in una sorta di limbo, con il rischio di vedere messo in discussione il proprio lavoro anche dopo anni.
Rispetto a quando l'ordine del giorno è stato presentato, c'è stata una modifica di legge a livello nazionale, perché il Governo è intervenuto, su questo tema, nella legge di bilancio. Il problema, però, è che ha sistemato solamente la posizione delle persone che hanno frequentato i corsi regionali tra il 1999 e il 2005.
La Regione Piemonte è tra le Regioni che hanno erogato i corsi regionali anche dopo il 2005, quindi ci sono centinaia di persone in Piemonte che pur con l'intervento del Governo, si trovano ancora in questo limbo, che va sanato.
Con l'ordine del giorno, chiediamo alla Giunta d'intervenire presso il Governo affinché anche agli educatori che hanno conseguito il titolo dei corsi regionali dopo il 2006 sia riconosciuta l'equipollenza e non soltanto a coloro che l'hanno fatto entro il 2005. Inoltre, chiediamo una clausola di salvaguardia per gli appalti di competenza della Regione o delle partecipate. Quindi, qualora ci fossero dei cambi di appalto e delle gare che prevedono il lavoro di educatori che hanno conseguito il titolo negli anni di cui ho parlato, chiediamo che ci sia una clausola di salvaguardia affinché possano mantenere il lavoro.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione della mozione n. 1467.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere altrettanto veloce su un tema altrettanto importante: riguarda la figura professionale degli assistenti sanitari, per cui chiediamo l'attivazione di corsi universitari sul territorio regionale.
Come è noto, il decreto legislativo 502/92 (uno dei decreti più importanti nell'ambito del riordino e della disciplina in materia sanitaria) delinea l'individuazione di figure professionali a carico del Ministero, con proprio decreto. Nel 1997, il Decreto Ministeriale n. 69 del 17 gennaio ha individuato la figura dell'assistente sanitario come l'operatore sanitario in possesso del diploma universitario abilitante all'iscrizione all'Albo professionale e addetto alla prevenzione e alla promozione e all'educazione per la salute.
Nella mozione c'è un piccolo refuso: non sono i singoli articoli, quelli citati, ma sono i singoli commi del primo articolo. C'è una piccola modifica da fare ed eventualmente la sistemo prima del voto. Quindi, sono i commi.
Viene citato il comma 1 e viene citato il comma 2: "L'attività dell'assistente sanitario è rivolta alla persona, alla famiglia e alla collettività; individua i bisogni di salute e le priorità di intervento preventivo, educativo e di recupero". Quindi, è un focus molto importante sulla prevenzione; tema che secondo me andrebbe ulteriormente sottolineato nel nostro panorama socio-sanitario, proprio per far valere la prevenzione come tema molto, molto importante rispetto alla semplice terapia.
Il comma 3 recita tutti quelli che sono gli impegni dell'assistente sanitario: "Identifica i bisogni di salute, progetta, attua e valuta gli interventi di educazione alla salute, collabora alla definizione delle metodologie di comunicazione, ai programmi e a campagne per la promozione e l'educazione sanitaria" - altro tema fondamentale - "concorre alla formazione e all'aggiornamento degli operatori sanitari e scolastici interviene nei programmi di pianificazione familiare e di educazione sanitaria, sessuale e socio-affettiva, attua interventi specifici di sostegno alla famiglia anche in collaborazione con i medici di medicina generale" - altri attori del territorio - "sorveglia per quanto di sua competenza le condizioni igienico-sanitarie nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità assistite" - quindi un ruolo molto importante che un tempo c'era anche nelle scuole e che potrebbe tornare in voga ed essere molto importante come intervento educativo - "relaziona e verbalizza alle autorità competenti, opera nell'ambito dei Centri congiuntamente o in alternativa con i Servizi di educazione alla salute, collabora ad interventi di promozione nelle scuole, partecipa a iniziative di valutazione e miglioramento della qualità delle prestazioni dei servizi sanitari" - quindi ha anche un ruolo all'interno delle Aziende Sanitarie "concorre a iniziative dirette alla tutela dei diritti dei cittadini con particolare riferimento alla promozione della salute per tutte le categorie" - quindi senza discriminazioni di sorta - "partecipa alle attività organizzate in forma dipartimentale all'interno degli ospedali e svolge le proprie funzioni con autonomia professionale anche mediante l'uso di tecniche e strumenti specifici, oltre a svolgere attività didattico formativa in collaborazione con altri operatori sanitari, sociali e scolastici".
Al comma 5: "Può svolgere la sua attività sia in strutture pubbliche che private, in regime di dipendenza o di libera professione".
L'articolo 2, che è l'ultimo del Decreto Ministeriale, stabilisce che il diploma universitario da assistente sanitario abilità l'esercizio della professione, previa iscrizione all'Albo professionale. Quindi cosa chiediamo? Vista l'importanza e la tipicità della professione di assistente sanitario che è molto diversa da quella dell'infermiere professionale, pur essendo all'interno dello stesso collegio (bisognerebbe poi ragionare di un suo specifico collocamento); visto che in altri Paesi europei, negli Stati Uniti, in Canada, in America Latina e in Australia sono figure molto diffuse e riconosciute, sono una professione flessibile e adattabile; visto che in Piemonte non è stato mai avviato un corso di laurea professionale mentre sono presenti nelle Regioni vicine (per cui, chi volesse fare l'assistente sanitario dovrebbe recarsi a Milano, a Genova, a Firenze o altri posti, con aggravio di spese e con carenza di personale, perché poi rimangono nelle Regioni dove si sono formati), chiediamo che per il profilo di assistenti sanitari vengano promossi dei corsi con l'Università di Torino e del Piemonte orientale, un corso di laurea triennale, in modo che venga valorizzata la suddetta professione, e che venga qualificata nell'ambito della prevenzione, ma non solo, anche in Case della salute, nei Servizi vaccinali, nella Medicina del lavoro, nei Dipartimenti di prevenzione e tutela materno-infantile, e che si faccia anche un'analisi dei fabbisogni nelle Aziende Sanitarie Locali, per poter poi avere questi profili sia sul territorio sia nelle realtà ospedaliere.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1459, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 1467, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.58)



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