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Dettaglio seduta n.386 del 22/01/19 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ribadisco la richiesta inviata nei giorni scorsi via mail di avere comunicazioni in Aula oggi da parte della Giunta regionale, nella persona del Presidente Chiamparino che in questo momento è assente e/o nella persona dell'Assessore Saitta che in questo momento è assente relativamente al nuovo Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino, anche alla luce dei fatti di cronaca dell'ultima settimana, che hanno visto un contrapporsi di prese di posizione e di dati e con la Giunta regionale che dice che chi si permette di fare domande, diffonde delle fake news.
Quindi, volevamo avere delle comunicazioni.
Grazie.



PRESIDENTE

Nella nota che poi avrei letto c'è la risposta alla sua domanda.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sinatora; ne ha facoltà.



SINATORA Benito

Chiedo che venga iscritto all'o.d.g. il nostro ordine del giorno sul referendum TAV. Abbiamo letto dichiarazioni a favore della consultazione provenienti sia da destra che da sinistra. Lo stesso Presidente Chiamparino si è detto pronto a convocarlo.
Noi vorremmo chiedere all'Aula di esprimersi e alla Giunta di attivarsi in tal senso, quindi un referendum non solo a parole, ma questa volta lo dobbiamo fare.
Grazie.



PRESIDENTE

Se l'Aula acconsente, si può iscrivere, poi verrà discusso nei tempi che sono previsti e dall'organizzazione dei lavori dell'Aula, ma questo è un argomento che andrebbe affrontato all'interno della riunione dei Capigruppo, per capire se e come procedere.
Dopodiché, se lei lo chiede, lo inseriamo come gli altri ordini del giorno.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Cerutti, Chiamparino, Conticelli, Ferrari, Giaccone Pentenero e Rossi Domenico.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 15 gennaio 2019.


Argomento:

c) Questione di legittimità costituzionale della l.r. 26/06/2006


PRESIDENTE

La Corte Costituzionale, nel giudizio di legittimità costituzionale dell'articolo 12, comma 1 e 2, della l.r. del 26/6/2006 "Norme in materia di trasporto di viaggiatori effettuato mediante noleggio di autobus con conducente" promossa in via incidentale al Tribunale Amministrativo Regionale nel procedimento vertente tra la Autoturismo Giachino S.r.l. e la Città metropolitana di Torino, ne ha dichiarato l'illegittimità costituzionale per la violazione dell'articolo 117, comma 2, lettera e) della Costituzione in materia di tutela della concorrenza.


Argomento:

d) Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

A seguito della richiesta pervenuta da parte del Consigliere Fluttero ed altri di comunicazioni in merito allo stato del procedimento "Individuazione di ulteriori forme e condizioni di autonomia a favore della Regione Piemonte, ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione", informo che la Giunta è disponibile a fornire informative in apertura della seduta pomeridiana, dopo il punto "Svolgimento interrogazioni a risposta immediata".
È pervenuta, inoltre, la richiesta del Consigliere Bertola di comunicazione in Aula da parte dell'Assessore Saitta in merito al Parco della Salute della Ricerca e dell'Innovazione di Torino, con particolare riguardo alle ricadute sul numero dei posti letto.
Il Presidente Chiamparino fornirà comunicazione nella seduta consiliare di martedì 29 gennaio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Intervengo per conto del collega Segretario Bertola, giusto per una questione di spostamenti in Aula, per quanto riguarda la richiesta da lui effettuata. Ovviamente siamo costernati del fatto che un tema così strategico per la nostra Regione venga rinviato di una settimana, cioè al 29 gennaio. Mi sembra che il tema della settimana, se non del mese, sia quello dei posti letto della Città della Salute di Torino.
Quindi, la Giunta fa una scelta politica, non dando le comunicazioni oggi in Aula ma rinviandole di una settimana. Tra l'altro, non è che può addurre motivazioni di scarsa preparazione sul tema, in quanto il tema è stato presidiato anche con una Conferenza stampa venerdì scorso, in cui mi sembra che la Giunta abbia comunque saputo dire la sua. Credo che sia fondamentale avere un dibattito oggi. Quindi, in coda alle comunicazioni sull'articolo 116 della Costituzione, di cui tra l'altro rimane la legittimità della richiesta dei colleghi di centrodestra e quant'altro, ma credo che sia un tema che si possa esaurire più velocemente dell'altro, chiedo che, essendo presente il Presidente Chiamparino successivamente, si svolgano entrambi i punti. Mi sembrano veramente prioritari anche rispetto all'analisi del resto dell'o.d.g., che mi pare non abbia provvedimenti così pregnanti.



PRESIDENTE

Rispetto a questo tema, ha chiesto la parola il Vicepresidente Reschigna ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Per ribadire la disponibilità della Giunta regionale a svolgere le comunicazioni nella seduta di martedì prossimo e per ribadire anche un altro concetto: la dotazione dei posti letto all'interno del Progetto Parco Città della Salute di Torino non è una questione dei giorni scorsi. Sono oltre due anni che è conosciuta, perché inserita all'interno del documento direttore. Affermare che siamo in presenza di una notizia degli ultimi giorni e che richiede una tempestiva decisione da parte del Consiglio regionale, mi sembra un'esagerazione. Pertanto la Giunta ribadisce, per il mio tramite, la totale disponibilità del Presidente Chiamparino ad affrontare nuovamente il problema in Aula, ma lo farà nella seduta di martedì prossimo.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame proposta di deliberazione n. 360, inerente a "Decadenza della signora Giovanna Guercio dalla carica di membro della Commissione regionale per la realizzazione delle Pari Opportunità fra Uomo e Donna"


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 360, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Non essendovi richieste d'intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 360, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale) - Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 372, inerente a "L.r. n. 24/1990 'Tutela e promozione del patrimonio e dei valori storici, sociali e culturali delle società di mutuo soccorso'. Modifiche allo Statuto della Fondazione 'Centro per lo studio e la documentazione delle società di mutuo soccorso-onlus' di cui alla DCR 184-CR33918 del 31.10.2001"


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 372, di cui al punto 4) all'o.d.g.
L'Assessora Parigi, che non è presente, è la responsabile di questo settore. È stata votata all'unanimità in Commissione e quindi pensavo che ci potesse essere il consenso del Consiglio. Volendo ci sono Consiglieri che possono illustrarla, ma non hanno titolo per presentarla. Dopodiché se vogliamo, possiamo rimandare alla settimana prossima.
Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Si tratta di un minimale adeguamento dello Statuto della Fondazione delle SOMS che ha tratto origine da richieste espresse da parte del coordinamento che sovrintende alla materia. Il punto nodale di questa modifica è il passaggio da un organo di revisione, composto da tre componenti, al Revisore unico, quindi con un risparmio di spesa che può essere dirottato sulle attività del coordinamento, che non siano il pagamento di ulteriori due indennità a due Revisori.
Peraltro, sarebbe abbastanza curioso mantenere una Fondazione che ha un budget molto limitato e che è assolutamente monitorata anche dai nostri Uffici con un organo di revisione composto da tre persone, quando in tantissimi altri organismi, ben più grandi e ben più ingenti come bilancio il Revisore è già unico.
Con l'occasione poi si sono integrati altri aspetti dello Statuto, ma proprio in termini minimali; penso all'aggiunta di una delle finalità della Fondazione, ovvero l'aggiunta della lettera j) dell'articolo 3, laddove dove si parla di "promozione di attività che permettano alle società di mutuo soccorso di agire in rete". Più di questo non c'è.
Ripeto quello che ho detto all'inizio del mio intervento: si tratta di modifiche, il cui input è arrivato proprio dal coordinamento che si occupa della materia, d'intesa con gli Uffici. Non per nulla in Commissione quando l'abbiamo analizzata la scorsa settimana, è passata unanimemente perché non ci sono elementi politici di contrasto.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Io non ho nessuna contrarietà rispetto al testo.
In questo Consiglio c'erano solo alcune banali regole, cioè che, a fronte di un provvedimento della Giunta, l'Assessore competente o un suo delegato ne illustrava i motivi al Consiglio, il quale si esprimeva; il che mi sembra una cosa che avviene anche nelle assemblee di condominio, con tutto il rispetto per le assemblee di condominio. È sempre avvenuto che, qualora l'Assessore fosse assente, si attendesse che arrivasse, passando al punto successivo. Mi sembra una regola di buonsenso, che chiederei venisse attuata.
Auguro al Consigliere Appiano di fare un giorno l'Assessore regionale. Lo dico perché non è che non conoscevamo il tema della delibera, ci sono semplicemente alcune modalità. Per carità, il Consigliere Appiano ha supplito egregiamente e dovrebbe farsi riconoscere un incremento di gettone da parte dell'Assessora Parigi, ma non è questo il problema.



PRESIDENTE

Possiamo tenere il provvedimento in sospeso e cerchiamo di verificare se l'Assessora Parigi verrà in Aula in giornata. Se non viene, ci regoliamo.
La Giunta è ampiamente rappresentata dal Vicepresidente e da quattro Assessori, per cui anche il Vicepresidente avrebbe potuto, volendo presentarla. La ragione per la quale ho minimizzato è stata l'unanimità in Commissione, perché se ci fosse stato anche un solo parere contrario in Commissione non l'avremmo discussa in assenza dell'Assessora, a meno che l'Assessora non fosse stata sostituita da qualcuno dei suoi colleghi.
Quindi, le regole valgono, Consigliere Vignale. Teniamola in sospeso per il momento e aspettiamo di vedere se l'Assessora arriva.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposta di legge al Parlamento n. 306 presentata da Grimaldi Accossato, Allemano, Appiano, Baricco, Caputo, Giaccone, Motta, Ottria Ravetti, Rossi Domenico e Valle, inerente a "Disposizioni in materia di lavoro mediante piattaforme digitali"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame della proposta di legge al Parlamento n. 306 inerente a "Disposizioni in materia di lavoro mediante piattaforme digitali", di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Coglierei anche l'occasione per ringraziare da subito gli Uffici che ancora fino a stamattina, hanno lavorato sul testo. Come sapete, questa discussione nasce diversi mesi fa. In realtà, il tema di voler provare a legiferare nel nuovo mondo delle piattaforme tecnologiche, impropriamente chiamate per anni sharing economy, è oggetto di discussione in tutto il mondo.
Quando ne abbiamo parlato in quest'Aula vi era un caso diverso, di un'altra app; parlavamo, infatti, degli autisti di Uber e proprio il tema della subordinazione, il tema del rapporto di lavoro fra autonomia e vecchi lavori dipendenti è stato al centro di alcune Commissioni giurisprudenziali e giurisdizioni anche extraeuropee. Ad esempio, proprio quella della Corte californiana del 2015, così come del Tribunale di Londra dello stesso anno e l'anno successivo quello di Belo Horizonte. La Corte di Giustizia europea si è poi espressa nel 2017.
Come dicevo, mentre esplodevano le contestazioni in America, negli Stati Uniti e in alcune parti dell'Europa, anche qua abbiamo assistito ai primi contenziosi, proprio a Torino.
È emblematico che questa legge nasca proprio in questo territorio.
Due anni fa, alcuni fattorini di una delle app italiane più famose, con un presidio sull'Italia, avevano iniziato a protestare perché il fardello delle manutenzioni delle biciclette, il costo delle app e il costo dei loro smartphone era tutto sulle loro spalle. In generale, hanno poi iniziato a protestare perché non venivano neanche riconosciuti i lavori di manutenzione sulle proprie bici. Subito dopo scoppiò il contenzioso sul loro pagamento, cioè da un minimo orario che gli veniva dato si passò al cosiddetto "cottimo", cioè del costo a consegna.
Successivamente, come sapete, questa vicenda è finita anche nei Tribunali italiani, perché alcuni dei promoter che avevano sostenuto la causa sono stati allontanati; i leader della protesta sono stati "sloggati".
Purtroppo, uno dei concetti della gig economy si intreccia con temi molto cool: i fattorini diventano rider; quelli che sono licenziati si chiamano sloggati; il rapporto di lavoro è un rapporto di collaborazione, come se l'autonomia esistesse nel poter decidere da dove andare a dove finire e che clienti prendere o no.
Proprio per questo abbiamo voluto fare sin da subito, e ringrazio tutti i Capigruppo per averci dato la possibilità, una prima parte di questa discussione in Legislativa.
Ringrazio comunque tutti, compresi i colleghi con cui ci siamo confrontati di più.
Credo che il testo di oggi - arriverò dopo, Presidente, a dire qual è il nostro parere sugli emendamenti - potrebbe essere un ottimo contributo al Parlamento. Cosa proviamo a fare in questa proposta di legge al Parlamento? Intanto vogliamo sancire alcuni punti fermi: che questa legge serve, non sono a tutelare le lavoratrici e i lavoratori delle piattaforme digitali ma a dire che non sarà più solo un Tribunale a dare ragione ad alcune delle loro vertenze.
Parlavo proprio di ricorsi. Come sapete, il Tribunale di Torino all'inizio, ha rigettato, l'11 aprile dello scorso anno, la tesi di chi difendeva quei lavoratori, ma, il 10 gennaio (credo che questo sia il momento più giusto per concludere la discussione su questa legge) il processo in appello ha stabilito, per i lavoratori, il risarcimento dei pagamenti e ha stabilito che il diritto degli appellanti a vedersi corrispondere quanto maturato, in relazione all'attività lavorativa da loro effettivamente prestata in favore di Foodora, sulla base della retribuzione indiretta e differita, stabilita per i dipendenti del quinto livello del Contratto Collettivo Logistica Trasporti Merci, ridotto quanto percepito.
Proprio questo sarà un punto centrale della proposta.
Noi all'inizio avevamo provato a riscrivere il lavoro intermittente spiegando qual era per noi il concetto di parasubordinazione. Ringrazio tutti, dalla relatrice di maggioranza, la Consigliera Olivetti, a tutti i colleghi che hanno scritto con noi questa legge. Ovviamente ringrazio il Movimento 5 Stelle per gli emendamenti presentati che, se intrecciati con la nostra proposta, potrebbero organicamente essere accettati e accolti in questa in questa discussione.
Arriverò fra poco alle proposte emendative.
Fatemi ringraziare una delle persone che ci ha aiutato, il professor Barbieri, che ha provato a spiegare, dentro un nuovo articolo, il 2094 del Codice Civile, questo nuovo concetto di parasubordinazione e subordinazione.
Il senso è che, per quanto esista la possibilità di rifiutare alcuni orari quindi avere un contratto che obblighi più di un tot di ore a settimana, e per quanto ci sia un'autonomia decisionale da parte delle app, il rapporto di lavoro, mentre si svolge quell'attività, è un rapporto pienamente subordinato che ha bisogno di alcune regole. Noi crediamo che sulla vicenda del ranking e su quanto, in quella valutazione, non ci può che essere un rapporto subordinato, alcune di quelle dinamiche vadano rimesse e rinormate.
Ne dico una: una delle scuse con cui si allontanano i cosiddetti facinorosi, quelli che protestano, è proprio il tema del ranking personale.
Un conto è pensare che quel ranking serva per capire quanto funziona l'azienda, qual è il rapporto con i propri utenti e qual è la qualità del servizio, ma non può essere la base su cui si espellono le persone dalla possibilità di lavoro. O ci sono delle sanzioni o ritorna ad essere tutto per iscritto, come i contratti di lavoro e le assicurazioni.
In questa proposta di legge proviamo a mettere tante cose che sono dentro lo Statuto dei lavoratori e delle lavoratrici e che per i primi anni hanno visto espulsi, in questo caporalato digitale, i fattorini della gig economy.
Proviamo a riconsiderare alcune vicende: l'indennità di disponibilità, il fatto che non ci siano norme discriminatorie nei loro confronti, il fatto che possano avere anche il diritto di sciopero e possano manifestare le proprie idee. Già, perché siamo arrivati al punto che mentre parliamo di una economia che oggi tocca i due miliardi di euro e conquisterà buone fette di mercato, continuiamo a chiamare questi lavori "lavoretti".
Ecco, una delle cose che prova a fare questa proposta di legge al Parlamento è proprio riconsiderare questa materia come lavoro. Ed è giusto che sparisca il cottimo, come abbiamo detto qualche mese fa anche durante il nostro "omnibus". In allora lo abbiamo detto solo su base regionale mentre qui proviamo a dare al Parlamento una proposta che ritorna dentro i contratti collettivi nazionali.
Non entro nel merito di quello che è stato il tavolo di lavoro, che non è andato a buon fine perché le app stesse non accettano queste mediazioni.
Questo è un motivo in più - vale per questa maggioranza, ma credo e spero che valga anche per i promotori degli emendamenti - per dare una proposta al Parlamento che sia organica di questa discussione.
Se proprio il Piemonte, che ha visto nascere queste lotte, che ha visto il confronto nelle aule di Tribunale, che ha visto finalmente vincere anche la tesi dei lavoratori, non c'è cosa migliore che il Consiglio regionale restituisca al Governo e al Parlamento, con una proposta vera e organica questo tipo di piattaforma, ma anche di nuova giurisprudenza, che potrebbe essere utile anche per gli altri Paesi dell'Unione Europea.
Concludo il mio intervento soffermandomi sugli emendamenti.
Condividiamo gli obiettivi dell'articolo 1 riscritti nell'emendamento rubricato n. 2) presentato dalla Consigliera Frediani. Questa mattina abbiamo riprovato a riscrivere l'articolo 1 - al riguardo, ringrazio veramente tutti gli Uffici per essersi prodigati in una materia del tutto nuova - anche per uniformarlo alle nostre finalità.
L'emendamento rubricato 2) della Consigliera Frediani recita: "2. In attuazione dei principi di cui al comma 1, la presente legge detta disposizioni dirette a: a) tutelare la dignità, la salute e la sicurezza del lavoro digitale; b) migliorare la trasparenza del mercato del lavoro digitale; c) contrastare il lavoro non sicuro e ogni forma di disuguaglianza e di sfruttamento".
Questa versione, curata appunto dalla Consigliera Frediani, è redatta per punti. Noi, invece, preferiremmo un'unica formulazione.
Se la Consigliera è d'accordo, chiederemmo di riscrivere l'emendamento in questa forma: "2. In attuazione alle finalità di cui all'articolo 1, la presente legge contiene disposizioni che tutelano la dignità, la salute e la sicurezza del lavoro digitale, aumentano la trasparenza e la sicurezza del mercato del lavoro digitale e contrastano ogni forma di disuguaglianza e di sfruttamento".
Accoglieremmo altresì l'emendamento rubricato n. 3), mentre chiederemmo di soprassedere sull'emendamento rubricato n. 1), non solo perché non rientra nelle finalità, così com'è scritto in questo emendamento 1 bis), ma anche perché vorremmo riscrivere interamente l'articolo 6, con l'ausilio del professor Barbieri e dei nostri Uffici.
Consigliera Frediani (lo dico a lei, ma mi rivolgo all'intero suo Gruppo) noi proponiamo di riscrivere l'intero articolo oggetto delle trasformazioni giuridiche, cioè l'articolo 2 del decreto legislativo del 15 giugno 2015 n. 81, abrogando la sostanza dei rapporti di collaborazione.
Come ho detto, proviamo a riscrivere l'intero articolo 6 con l'ausilio dei massimi giuristi in tema di parasubordinazione delle eterodirezioni del lavoro.
Alla luce di ciò, le chiederemmo, se possibile, di ritirare l'emendamento rubricato n. 1), ma soltanto per non votarlo contrariamente, anche se nella sostanza, ci vede concordi in alcune parti.
L'emendamento rubricato n. 4), se capisco bene, è ritirato (almeno così ci hanno detto gli uffici).
L'emendamento rubricato n. 5) vede, da parte nostra, la presentazione di un subemendamento scritto con la Consigliera Olivetti, che recita: "2. È vietata ogni forma di trattamento di dati finalizzata alla predisposizione di meccanismi di rating reputazionali, ivi compresi i dati pervenuti alle imprese titolari delle piattaforme digitali dall'utenza".
La motivazione è la seguente: attraverso il trattamento di dati derivanti dagli strumenti del datore di lavoro, come la geolocalizzazione, la parte datoriale eserciterebbe un potere di controllo che deve essere ricondotto ai limiti di cui all'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori. Inoltre attraverso il trattamento di dati derivanti dal gradimento espresso spontaneamente dall'utenza, ovvero richiesta dalla parte datoriale, si correrebbe il rischio di legittimare l'esercizio del potere di controllo organizzativo, discriminatore e disciplinare del datore di lavoro, senza la possibilità per il lavoratore di contraddire e di contestare l'oggetto della recensione e di verificarne la provenienza.
Chiederemo ai Consiglieri, se ovviamente sono d'accordo, di sottoscrivere il nostro emendamento rubricato n. 11), affinché diventi testo integrale di riscrittura dell'articolo 6.
A tal proposito, non potremo votare gli emendamenti rubricati n. 8) e n.
9), perché, a quel punto, sono ricompresi nella discussione che ho poc'anzi anticipato.
Concludo il mio intervento, sperando, ovviamente, che questa discussione sia di stimolo ai legislatori nazionali.
Mi riservo un'ultima considerazione: credo che la battaglia dei fattorini in realtà non rappresenti solo una nicchia. Spesso l'abbiamo considerata così, perché, in qualche modo, hanno rappresentato una sorta di "avamposto" per una nuova discussione, che peraltro sa di antico.
Lo dico senza alcuna remora: le app sono semplicemente uno strumento di intermediazione, nel senso che questi lavori non sono nati oggi. I fattorini e i pony express esistono da sempre! Queste app sono semplicemente la vetrina che mette in comunicazione l'utente finale e, in questo caso, i ristoratori. Queste app rivestiranno sempre di più questo ruolo di intermediazione: lo faranno per i supermercati, lo faranno per le farmacie e quant'altro. Il punto è chiedersi se sia giusto che quei ragazzi che portano la vostra spesa o un pasto a fine giornata possano rischiare la propria vita pensando di dover correre di più per guadagnare un salario minimo.
In questa retorica non ci sono solo ragazzini di 18 o 22 anni che fanno questi lavori: ci sono tantissimi esodati delle nostre crisi industriali ci sono persone che spesso non hanno alternative. È facile comprendere che cosa ci sia dietro quando sentiamo dalle app che c'è il "bonus neve" o il "bonus partita": nel rischio d'impresa, quando sono fermi o quando non ci sono ordinazioni, loro hanno dato la disponibilità magari per qualche ora e quando c'è una nevicata, devono correre di più, rischiando la propria vita proprio per fare più consegne.
In tutto il mondo, per quanto queste tecniche siano chiare, credo sia giusto che queste persone non solo ricevano un'indennità, ma anche un'assicurazione, un contratto scritto e tutte le tutele che, in qualche modo, rientrano nel campo di questi nuovi lavori.
Per questo motivo, mi auguro che quest'Aula saprà discuterne nel merito, ma soprattutto dare al Parlamento un ottimo testo di discussione per i prossimi mesi.
Grazie.



PRESIDENTE

Vi sono altri Consiglieri che desiderano intervenire? Ha chiesto la parola la Consigliera Olivetti; ne ha facoltà.



OLIVETTI Celestina

Grazie, Presidente.
Condividendo in toto quanto enunciato adesso dal collega Grimaldi, che bene ha illustrato questa proposta di legge al Parlamento e con il quale ci siamo confrontati in questo periodo su quelli che sono gli articoli della proposta di legge, credo che sia fondamentale rimarcare il senso di questo provvedimento, che è bene presentato nell'articolo 1, anche così come emendato.
Si afferma, infatti, che occorre tutelare le lavoratrici e i lavoratori delle piattaforme digitali attraverso forme di contratto con caratteristiche di chiarezza e trasparenza. Nel contesto odierno dobbiamo rimarcare quei principi alla base del sistema lavoro, davvero irrinunciabili.
Questo provvedimento intende rimettere al centro il lavoratore che, seppure in un cambio delle condizioni del mercato odierno del lavoro, non può e non deve rimanere senza tutele. Nella gig economy il lavoro è diventato esclusivamente a chiamata; i rider di Foodora e gli autisti di Uber sono esempi delle nuove figure professionali che si stanno sviluppando all'interno della gig economy: giovani, ma anche meno giovani, che costruiscono una sorta di carriera professionale facendo dei "lavoretti".
Quella che fino a qualche tempo fa non appariva per nulla una buona opzione economica, oggi, vista la crisi del lavoro, purtroppo è diventata un'opportunità occupazionale, anche se discontinua. Il grande problema della gig economy è ladelle tutele nei confronti dei lavoratori: manca una legislazione in grado di collocare questi lavoratori e fornirgli le adeguate tutele che derivano dallo status di lavoratore dipendente, come le agevolazioni pensionistiche e sanitarie.
Con la crescita di questo tipo di sistema è indispensabile farsi carico di questa crescente forza lavoro e chiedere al Governo nazionale delle nuove regolamentazioni che permettano una maggior tutela a chi lavora a chiamata.
Quindi, ben venga questa proposta di legge, anche alla luce della recentissima sentenza di gennaio 2019 della Corte d'Appello di Torino, che ha accolto le richieste dei rider che hanno prestato servizio per Foodora la piattaforma che consegna pasti a domicilio. Mentre in primo grado il Giudice aveva respinto tutte le richieste dei lavoratori, negando l'esistenza di un rapporto subordinato, in Appello la Corte ha di fatto riconosciuto ai rider l'applicazione della tutela della subordinazione, in particolare il diritto alla retribuzione in base a quella stabilita dal contratto nazionale della logistica, valido per i fattorini.
Per la prima volta la figura di rider trova un inquadramento, purtroppo, da una sentenza di Tribunale. Pur non essendo stata riconosciuta la conversione del rapporto di lavoro in un rapporto di natura subordinata sono state però applicate ai rider le tutele tipiche della subordinazione ma i lavoratori non sono stati qualificati pienamente come subordinati. È stata un'applicazione peculiare dell'articolo 2 del Jobs Act; si tratta di una sentenza storica, la prima volta in Italia. Si tratta di un compromesso perché, da un lato, si riconoscono alcune tutele ai lavoratori e dall'altra, ed è questo un dato importante, non s'incentiva un lavoro dei poveri. Una cosa, infatti, è dire "avere delle tutele", ben altra cosa è dire ai nostri giovani "fate i fattorini, perché sarete subordinati a vita": segnale questo abbastanza forte.
Se vogliamo contestualizzarla in uno scenario più grande, la sentenza si iscrive nel solco del cosiddetto decent work che da tempo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro va predicando; a prescindere dal fatto che un qualsiasi lavoratore sia subordinato autonomo, per il solo fatto di lavorare gli devono essere garantite, ad esempio, coperture assicurative e contributive per i periodi di malattia e di maternità. Il proposito è quindi assicurare tutele minime a qualsiasi lavoratore.
Io credo che questa proposta di legge, che ci auguriamo che le forze di questo Consiglio regionale approvino in modo unanime e trasversale, per consegnare al Parlamento quella che è una giusta regolamentazione, ci veda protagonisti, come Regione Piemonte, in questo delicato tema, che è appunto la tutela del lavoro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Olivetti.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Chiederei, dopo l'intervento, una sospensione per poter ragionare sugli emendamenti, viste le richieste del firmatario della proposta.
Questa è una proposta che affronta un tema che tutti noi sentiamo come importante e urgente. È vero che ha avuto una vita un po' travagliata, ma tutte le obiezioni, se così possiamo definirle, che abbiamo sollevato in questo periodo hanno sempre fatto riferimento al metodo e mai, ovviamente al merito. Si è fatto riferimento al metodo, perché sappiamo che il Governo esattamente, come quest'Aula - fin da subito ha dimostrato attenzione verso questo tema, come ha dimostrato anche il Ministro Di Maio incontrando i rider, praticamente appena insediato, per avviare un percorso di confronto e condivisione a un tavolo; un percorso che in questi mesi ha subito dei ritardi provocati anche dal fatto che il Governo ha messo mano ad altri importanti provvedimenti, quali il decreto dignità (solo per citarne uno) e il reddito di cittadinanza, per citare l'ultimo e importantissimo provvedimento approvato dal Governo in tema di lavoro.
Siamo arrivati a questo punto a discutere un testo che verrà inoltrato al Parlamento che, forse, arriverà tardi, nel senso che siamo a conoscenza di un fatto e cioè che il Governo pare abbia già una norma pronta per legiferare in merito.
Ciò non toglie che sia un bene confrontarsi, anche in quest'Aula, anche per dimostrare attenzione ai lavoratori che, in questi mesi, hanno vissuto una vicenda giudiziaria lunga, dolorosa, sofferta e molto partecipata. Questo mondo dei cosiddetti rider è molto variegato e noi l'abbiamo visto anche in occasione di un confronto che abbiamo avuto al Politecnico, con il collega Grimaldi, dove erano presenti i ragazzi di Torino e quelli di Bologna; già in quel piccolo contesto si vedeva la diversità nell'affrontare questo tema e affrontare anche quella che viene definita una lotta, giustamente, di rivendicazione e di affermazione dei propri diritti.
C'erano modalità diverse anche tra i rappresentanti di questi due gruppi: da una parte, un movimento più di lotta, quello torinese e, dall'altra quello di Bologna più aperto al confronto e quindi alla partecipazione al tavolo del Governo.
Quindi, ognuno sceglie un po' le modalità che sente più sue e ognuno ha dato un suo contributo a questo percorso, sia i lavoratori che le forze politiche presenti in quest'Aula.
Nel momento in cui si è deciso di andare avanti con questo provvedimento che non sappiamo quale contributo potrà dare a livello nazionale, proprio per il fatto che il Governo sta già lavorando alla norma - noi abbiamo dato il nostro contributo. Nel dettaglio, il nostro contributo si è manifestato attraverso l'attività emendativa che è propria dei Consiglieri regionali e abbiamo preso, come base, un testo che era inserito nel decreto dignità.
Inizialmente il Governo pensava di dedicare una parte del decreto dignità proprio al tema dei rider, ma in seguito, probabilmente, si è reso conto che serviva un ulteriore approfondimento al tavolo e che la materia meritava un approfondimento maggiore e slegato dal discorso del decreto dignità, ragion per cui si è proseguito con il lavoro in modo separato rispetto ad altri temi.
Noi abbiamo preso l'estratto del decreto dignità e l'abbiamo utilizzato come base per la nostra attività emendativa - quindi lo trovate un po' estratto e un po' incastrato fra i diversi articoli della proposta di legge del Consigliere Grimaldi - proprio per rimarcare quali sono i temi che dovrebbero essere centrali, dal nostro punto di vista e dal punto di vista del Governo, nel momento in cui si affronta una materia come questa che ricordiamolo, è una materia nuova (nuova nelle modalità, più che altro).
Al centro è il fatto di normare non tanto un settore perché, come ricordava il collega Grimaldi, in realtà questi sono lavori che già esistevano, ma le modalità in cui i datori di lavoro interagiscono con i lavoratori e anche il modo in cui i lavoratori utilizzano i mezzi che servono per portare a termine il loro lavoro. Entrano in gioco tutta una serie di aspetti che finora non sono mai stati considerati, nella loro peculiarità, dalle normative nazionali.
In particolare il tema principale è quello del lavoro subordinato o no quindi questi lavoratori che cosa sono? Sono lavoratori subordinati? Sono collaboratori? Questo è il primo grosso tema. Il fatto di essere definiti lavoratori subordinati, ovviamente, implica tutta una serie di tutele e anche di modalità nei rapporti di lavoro che devono trovare, ovviamente definizione all'interno delle norme. Questo è oggetto di un nostro emendamento, il n. 1), che fa riferimento alla definizione di prestatore di lavoro subordinato.
C'è anche un discorso di contratti. Il fatto che ci siano contratti collettivi o, meglio, che non esista un contratto collettivo nazionale.
Nella proposta di legge del Consigliere Grimaldi, ad esempio, si fa riferimento ai contratti individuali. Noi troviamo questo riferimento un po' pericoloso, perché preferiremmo dare una cornice un po' più certa ai lavoratori, quindi contestualizzare meglio con dei riferimenti precisi di tipo nazionale. Far riferimento a un contratto individuale potrebbe aprire le porte, ad esempio, a una contrattazione al ribasso per ogni singolo lavoratore.
Poi c'è il tema del cottimo. Un tema su cui c'è stato, ovviamente condivisione. L'emendamento che avevo presentato è stato ritirato semplicemente perché il tema del cottimo era trattato già in un altro articolo, in diversa posizione, nella proposta del Consigliere Grimaldi.
L'orario di lavoro e l'indennità di disponibilità sono tutti temi che devono essere affrontati e normati nel modo corretto, quindi occorre definire quale sia l'orario di lavoro di un rider e se il tempo che il rider passa nell'attesa tra una chiamata e l'altra sia definibile come orario di lavoro e, di conseguenza, debba essere oggetto di un'indennità.
Occorre anche definire un'indennità di disponibilità e il diritto alla disconnessione. Definire quali siano i tempi di vita e lavoro, quindi definire quali siano questi tempi, anche per questo tipo di lavoratore che corre il rischio di essere continuamente connesso e continuamente sottoposto alla possibilità di essere chiamato a lavorare.
Avremo ovviamente modo di andare ad illustrare, nel dettaglio, tutti i nostri emendamenti e ringrazio il Consigliere Grimaldi per aver dimostrato di recepire alcune nostre proposte, in particolare l'emendamento n. 2), che è quello che definisce quelli che per noi sono i principi cardine, quelli che devono essere il centro di tutta la discussione rispetto ai diritti di questi lavoratori: la dignità, la salute, la sicurezza. Poi vi è anche il tema della trasparenza e del contrasto allo sfruttamento, che è uno dei grandi temi che riguarda non solo il mondo dei rider, ma un po' tutto il mondo del lavoro dei nostri giorni. Adesso inizieremo in Aula questo percorso di confronto e condivisione.
Ho soltanto la necessità, come anticipavo a inizio intervento, di fare il punto sugli emendamenti per capire quali siano, alla fine, le modifiche richieste anche dal primo firmatario. Non so se questo possa avvenire subito oppure se dare prima spazio agli altri colleghi che vogliono intervenire nel dibattito pere poi, magari, sospendere per qualche minuto per fare il punto.



PRESIDENTE

Direi che possiamo finire la discussione generale, se non ci sono più interventi in discussione generale, prima di votare gli emendamenti.
Dopodiché sospendiamo per qualche minuto per vedere se ci può essere un accordo rispetto agli emendamenti da parte del primo firmatario.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Desidero anch'io fare qualche riflessione rispetto a un'iniziativa legislativa rivolta al Parlamento su un tema di così grande delicatezza e su un campo dove, davvero, la Magistratura si è spesso sostituita o ha anticipato delle tendenze legislative che poi hanno cercato di dare un inquadramento a fenomeni che sono in continua evoluzione.
Se partiamo dall'articolo 2094 del Codice Civile, laddove si definisce la subordinazione, quindi il rapporto di lavoro subordinato, si legge testualmente: "È prestatore di lavoro subordinato chi si obbliga, mediante retribuzione, a collaborare nell'impresa prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell'imprenditore".
La definizione, estremamente sintetica, è nata ed è stata scritta e tradotta in norma codicistica in un'epoca storica in cui i rapporti di lavoro erano nettamente diversi o molto meno variegati rispetto al quadro attuale, che è frutto di un'evoluzione di decenni. È chiaro che non vi è quasi articolo come questi in cui non siano proliferate sentenze di merito ed anche di Cassazione della magistratura, per andare a definire gli indici che permettono di distinguere la natura autonoma, subordinata o parasubordinata, del rapporto di lavoro.
Negli interventi precedenti è stata citata un'importante pronuncia di Corte d'Appello di appena qualche giorno fa, ma, in verità, sul tema della subordinazione e sull'individuazione degli indici sono tantissime le sentenze anche di merito della nostra magistratura. I giudici hanno spesso avuto la funzione di preziosa fonte di una continua revisione in materia anche per le mutevoli evoluzioni delle realtà organizzative delle tipologie di lavoro. Sta a noi, come legislatori - in questo caso come legislatori che portano avanti un'iniziativa ad un livello diverso - non scaricare solo sulla magistratura la necessità d'individuare questi criteri rispetto a nuove tipologie di lavoro e quindi provare a codificarli e offrire qualche garanzia in più e di sostanza a chi svolge quel tipo di lavoro.
È vero che la subordinazione è la prestazione che si svolge nell'ambito dell'organizzazione del datore di lavoro, ma la dottrina maggioritaria confortata appunto da giurisprudenza anche di Cassazione consolidata ritiene che vi sia una certa discrasia tra i criteri assunti dal legislatore come caratterizzanti la fattispecie lavoro subordinato e le caratteristiche che quel tipo di lavoro assume nella fattualità della realtà socio-economica. La subordinazione, come descritta, si verificherebbe anche in tipologie di rapporto lavorativo come nella collaborazione in attività teoricamente meno soggette a detta determinazione, come tipicamente avverrebbe nelle attività intellettuali per le quali si parla di subordinazione attenuata; a ogni modo, in contrapposizione del concetto di lavoro autonomo che, come sancito sempre dal Codice Civile, comporta per il lavoratore l'adempimento della prestazione con criteri e modalità senza vincolo verso il committente.
È chiaro che, anche da questa sintetica ricostruzione, la realtà dei rider non si può sicuramente configurare come lavoro autonomo, perché se è pur vero che vi è una qualche forma di attenuazione del concetto di eterodeterminazione, non si può arrivare certamente ad affermare che il lavoratore possa liberamente organizzare e realizzare un'attività lavorativa.
Determinante è l'accertamento della sussistenza del vincolo di soggezione del lavoratore al potere direttivo, organizzativo e disciplinare del datore di lavoro, il quale si estrinseca nell'emanazione di ordini specifici oltre che nell'esercizio di un'assidua attività di vigilanza e controllo nell'esecuzione delle prestazioni lavorative. Beh, anche in quest'altro assunto, tratto da un'altra sentenza di merito della magistratura, si possono individuare molte parti salienti delle tipologie di lavoro che sono state descritte sinora.
Quali sono i criteri sussidiari che, nel tempo, sono stati individuati proprio per distinguere il lavoro subordinato da quello autonomo o parasubordinato? Certamente, il nome dato al tipo di contratto di lavoro laddove si è in presenza di un contratto scritto, l'oggetto di prestazione che deve rilevare non già come risultato, ma come energie lavorative l'esecuzione personale della prestazione, la proprietà degli strumenti di lavoro, l'assenza di rischio economico le modalità e la forma della retribuzione, l'obbligo di osservare un orario di lavoro.
Io mi soffermerei, in particolare, su alcuni indici come la continuità temporale. La saltuarietà della prestazione non è elemento sufficiente a qualificare il rapporto di lavoro come autonomo, in quanto la subordinazione verrebbe a esistenza laddove il prestatore, pur svincolato dall'obbligo di tenersi a disposizione del lavoratore, svolga il lavoro saltuariamente, ma assoggettato alle direttive impartite dal committente.
Un altro criterio è certo la giustificazione delle assenze o l'insistenza del diritto alle ferie.
Ma torniamo ad altri due criteri che sono dirimenti: l'esclusività della prestazione (tale elemento non è ritenuto essenziale ai fini dell'accertamento della natura autonoma o subordinata) e la finalità della prestazione. Nel caso di rapporto di lavoro subordinato, la finalità della prestazione lavorativa è caratterizzata dall'alienità, considerata come destinazione esclusiva ad altri del risultato perseguito. Anche in questo caso, questo criterio si attaglia chiaramente alla natura, per esempio, dei lavori come i rider, che venivano citati prima. La magistratura non ritiene che, per qualificare come subordinato un lavoro, tutti questi indici debbano essere con la medesima intensità presenti e fotografati sulla singola tipologia di lavoro, ma ritiene che occorra fare una valutazione nel complesso e ponderare la preponderanza di alcuni di questi aspetti sugli altri.
Da questo punto di vista, trovo particolarmente convincente la riscrittura dell'articolo 6 contenuta nell'emendamento n. 11) che ho sottoscritto insieme ad altri colleghi, perché la riscrittura dell'articolo 6 cerca proprio di codificare, nei limiti del possibile, ma sicuramente come linea d'indirizzo, alcuni di questi indici presuntivi che normalmente, in assenza di codificazione, è il lavoratore a dover provare nel caso di una controversia giuslavoristica.
Pertanto, il fatto che non serva più, nel caso di recepimento legislativo di questa codificazione, la necessità di provare, caso per caso, la propria condizione personale, ma si riesca ad offrire un quadro certo, chiaro, di regole, di garanzie e di caratteristiche di una certa tipologia lavorativa questo è il vero passo avanti che ci permette di fare un'iniziativa legislativa quale questa.
Infine, trovo particolarmente interessante questa proposta di legge perch oltre a occuparsi dell'aspetto "codificazione degli indici e raffigurazione della tipologia di lavoro", si occupa anche del tema discriminatorio, in termini diretti e in termini indiretti. È chiaro che c'è una strettissima correlazione tra assenza di regole, assenza di garanzie riconosciute già in partenza e sulla carta a una tipologia di lavoro e maggiore assoggettabilità a forme di pressioni e discriminazioni da parte di chi organizza effettivamente il lavoro e trae i benefici da questo tipo di attività.
Pertanto, ritengo che in una Regione come la nostra, dove il tema è stato molto dibattuto ed è stato oggetto di alcune pronunce della magistratura molto interessanti, la nostra Aula consiliare avanzi con forza quest'iniziativa legislativa al Parlamento. Normalmente, le migliori leggi sono quelle che nascono da una fortissima spinta dal basso: in questo caso il basso, che sarebbe l'Assemblea legislativa regionale, in realtà ha scritto e ha portato a scrivere questa proposta di legge dopo un'ampia consultazione e condivisione sia con i lavoratori sia con tutte le realtà organizzative che di questo tema si sono occupate.
Credo che l'approvazione, la più condivisa possibile (possibilmente unanime) di un testo come questo, sia un bel segnale verso una parte che attualmente è molto debole, perché lasciata sola anche nella gestione delle controversie o dei rapporti rispetto alle grandi organizzazioni che traggono beneficio da questo tipo di organizzazione.
Il fatto di avere regole e garanzie ci permette di dare un segnale di civiltà e di far fare un passo in avanti a forme di lavoro che un centinaio di anni fa, ma anche solo una cinquantina di anni fa, non si potevano neppure immaginare.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come diceva la collega Frediani all'inizio del suo intervento, vorremmo innanzitutto fare una valutazione di metodo, oltre che una valutazione di merito, per ricordare che, dal nostro punto di vista, non ci sono ostative ad affrontare il tema.
Secondariamente, non riteniamo il tema di scarsa rilevanza, però ricordiamo che il tema è di precisa competenza nazionale.
Riferendoci alle polemiche che il Consigliere Grimaldi e altri Consiglieri di maggioranza avevano sollevato sul tema mesi fa, ci sono due questioni da rilevare: la prima riguarda la competenza, la seconda le modalità di discussione.
Come si può evincere, la discussione sarebbe stata forse migliore se effettuata in Commissione, perché in Commissione c'è lo spazio per presentare emendamenti, subemendarli, discuterli, rivederli ed eventualmente rivederli in Aula.
Il Consigliere Grimaldi voleva affrontare a luglio (poi alla fine era settembre, quando abbiamo discusso e bocciato la richiesta di legislativa) il tema in una rapida Commissione legislativa in Aula.
Tale richiesta ha ricevuto da noi un diniego, ma l'ha poi ripresentata in Aula senza passare dalla Commissione. Secondo noi, è un dato negativo che rischierebbe, a meno di non fare oggi qui un buon lavoro in Aula, di creare inesattezze ed imprecisioni.
Sono cose che succedono; non è un caso che il Parlamento è un sistema bicamerale perfetto, in cui le modifiche sottoposte da una Camera vengono risottoposte una terza volta al vaglio dell'altra Camera.
Nelle Regioni esiste un organo legislativo di Commissione; un organo che ricontrolla, in Aula, le norme licenziate dalle Commissioni.
Sul tema della competenza, il collega Appiano diceva che le migliori leggi sono quelle che vengono portate con forza dai territori. Non lo so; potrei sottolineare e ricordare alcune proposte di leggi portate dai territori a livello regionale, cioè Comuni e ambiti territoriali della nostra Regione che non sono state considerate. Una su tutte è la legge elettorale.
Noi stessi, per primi, tendiamo poco a considerare le proposte di legge che vengono dal territorio, per non parlare delle leggi di iniziativa popolare perché in Regione, anche quando vengono raccolte firme, ad esempio, per un referendum abrogativo (figuriamoci un referendum consultivo di cui parla la collega della Lega Nord), non vengono neanche celebrati i referendum.
Questo sia a livello regionale sia a livello nazionale, dove si è cercato di modificare norme poi sottoposte a referendum abrogativo.
Non è questo il tema e non è neanche sfiducia, ma è una presa d'atto della situazione nazionale, su cui abbiamo cercato di intervenire, come sapete con una legge a livello nazionale costituzionale (su cui, tra l'altro chiediamo ai colleghi del Partito Democratico a Roma di non fare le barricate, ma di votarla, visto che chiedono più esercizio di democrazia dei territori).
Si chiede, infatti, di non andare contro una riforma della Costituzione che chiede di introdurre il referendum propositivo e di modificare la soglia del quorum, tra l'altro con un emendamento approvato dal Partito Democratico, dimostrando che, sui temi della Costituzione e delle regole del gioco, bisogna sempre trovare un accordo.
Sulla modifica del quorum, noi eravamo per il quorum zero, come si sa abbiamo poi raccolto una percentuale del 25% affermativa, positiva, che penso possa essere una mediazione, che magari non rende completamente felici entrambe le parti, ma è, come al solito, una mediazione e le mediazioni in politica di solito sono una buona cosa.
Sul tema della proposta di legge di iniziativa regionale al Parlamento, con il collega Grimaldi - poi giustamente, essendo forze politiche diverse alle volte ci si attacca politicamente, al di là di quelle che sono le reali valutazioni politiche, con il rispetto che ovviamente c'è sempre per le rispettive forze politiche - siamo ben lungi dall'andare contro la nostra Carta Costituzionale che prevede, all'articolo 121, che le Regioni possono fare proposte di legge al Parlamento, ma, come dicevo prima, dalla presa d'atto.
Cito volentieri, perché sicuramente fa un'opera meritoria, Openpolis, che analizza le attività dei Parlamentari, ma anche proposte di legge al Parlamento dei Consiglieri regionali.
Nell'ultimo dato che ho trovato aggiornato al 2016 (probabilmente c'è anche l'aggiornamento 2018, ma non ho in fatto in tempo a guardarlo) si parla di 43 proposte di legge nella scorsa legislatura, al 2016, presentate dei Consigli regionali.
È una quota importante, perché sono 17 le Regioni che hanno presentato le proposte di legge, e solo quattro sono state effettivamente portate in discussione alla Camera e al Senato. Tutte e quattro riguardavano proposte di legge delle Regioni a Statuto Speciale per la riduzione del numero di Consiglieri.
Come sapete, noi abbiamo potuto ridurre il numero dei Consiglieri regionali con una legge nostra, mentre gli Statuti delle Regioni a Statuto speciale devono essere proposte con legge nazionale.
Le altre proposte di legge su temi vari non hanno mai trovato uno spazio all'intero del Parlamento. Non voglio giustificarlo, anche se probabilmente bisognerebbe dargli più spazio, visto che l'articolo 121 è previsto nella nostra Costituzione. Sappiamo che ci sono 630 più 315 parlamentari che producono, a livello nazionale, un cumulo di leggi congruo, notevole (valutiamolo con l'aggettivo che preferiamo).
C'è molta difficoltà ad analizzare le proposte di legge dei parlamentari come qua è difficile analizzare le proposte di legge dei Consigli regionali perché molto spesso passano, come sappiamo, i decreti legge e i disegni di legge della Giunta.
Noi eravamo un po' scettici sul fatto di utilizzare questo strumento. Non vorremmo che lo strumento - è vero, è previsto dalla Costituzione, ma viene poco rispettato, valutato, analizzato e preso in considerazione dal Parlamento - sminuisse addirittura il tema. Quindi, non sapevamo se addirittura fosse meglio il blando ordine del giorno o mozione condivisa con un impegno all'Assessora al proprio lavoro o al Presidente Chiamparino nella Conferenza Stato-Regioni a portare all'oggetto dell'attenzione del Ministero questo tema. Perché forse è più uno spazio della Conferenza Stato Regioni o forse è più una pressione sul Ministro.
Tra l'altro, come diceva la collega Frediani, il Ministero sta già lavorando su questo tema. Poi ogni pressione politica, buona, legittima e giusta che arriva dal territorio va bene, con gli strumenti che ci si vogliono dare, però queste erano le nostre rimostranze sul metodo.
Sul merito non aggiungerò tanto, anche perché ho solo più due minuti a disposizione. Abbiamo accolto con favore la sentenza della Corte d'Appello che ha ribaltato la sentenza del maggio 2018, che era una sentenza francamente.
Le sentenze non si commentano mai, mi stava venendo un commento, ma non lo voglio dire. Diciamo che ci aveva un po' stupito la prima sentenza che non aveva accolto nulla delle richieste giuste e sacrosante dei rider.
Il tema va affrontato, ed è un tema ovviamente planetario, nel senso che come diceva anche il giudice nella sua prima sentenza, non si contestano gli strumenti informatici, perché ormai gli strumenti informatici e le applicazioni sono ubiquitarie e si utilizzano per tutto sostanzialmente e sarà sempre di più. Certo che se si pensa che questi lavoratori debbano pagare una cauzione di 50 euro - sorrido ma, più che altro, mi verrebbe da piangere e non da sorridere - per un caschetto e una pettorina e debbano presentare un loro mezzo, cioè una bicicletta in buone condizioni e garantire che sia manutenuta correttamente, sembra veramente di essere tornati indietro di 150 anni, come modalità di lavoro. Anche la paga è veramente bassa.
Quindi, sarebbe opportuno trasformare questa tipologia di contratto o nella modalità di riconoscimento almeno del contratto collettivo nazionale più di favore e, se possibile, anche in una forma subordinata; poi questo verrà ovviamente valutata dal Ministero e dal Parlamento, che ha tutta la facoltà di emendare le leggi.
Noi stiamo facendo le nostre pressioni sia al Gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle sia a livello ministeriale. Chiedo ai colleghi della maggioranza qui in Consiglio regionale, ma di opposizione a Roma, in particolar modo a LeU e Partito Democratico, di fare altrettanto, nel senso che i temi devono essere chiesti con insistenza nelle riunioni dei Capigruppo al Senato e Camera, in modo che vengano calendarizzate le proposte di legge al Parlamento.
Oggi approveremo questa norma e mi unisco alle richieste fatte dalla collega Frediani. Se ci sono delle modifiche ai nostri emendamenti, visto che abbiamo trovato un accordo tra gentiluomini e gentildonne - o nobildonne, come sarebbe più corretto dire - il Consigliere Grimaldi pu presentare dei subemendamenti ai nostri emendamenti, perché mi sembrerebbe corretto, visto che abbiamo "deposto le armi", anche se, come ho spiegato queste armi non le abbiamo mai sollevate, ma era solo una questione procedurale di tempistiche. Quindi, si possono presentare subemendamenti agli emendamenti a prima firma della collega Frediani e trovare un accordo rapido per approvare questo testo e poi tutti insieme propugnarlo a livello parlamentare.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Superiore "F. Albert" di Lanzo Torinese (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Superiore "F. Albert" di Lanzo Torinese in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposta di legge al Parlamento n. 306 presentata da Grimaldi Accossato, Allemano, Appiano, Baricco, Caputo, Giaccone, Motta, Ottria Ravetti, Rossi Domenico e Valle, inerente a "Disposizioni in materia di lavoro mediante piattaforme digitali" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di legge al Parlamento n. 306, inerente a "Disposizioni in materia di lavoro mediante piattaforme digitali", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Intanto ringrazio per il dibattito. Credo che semplicemente, ma solo per replicare al collega Bono, nella Commissione legislativa avremmo semplicemente visto meglio gli emendamenti e gli avremmo dato il via libera una volta convinti del testo. Ho polemizzato con lei nei mesi scorsi semplicemente perché dal decreto dignità, come diceva la Consigliera Frediani, era purtroppo sparito questo riferimento, che tra l'altro noi condividiamo. Il professor Barbieri è venuto non più di qualche mese fa a Torino a spiegare nell'ambito di un nostro grande festival il tema di come stanno cambiando tutti i lavori etero-organizzati.
Dicevo alla Consigliera Frediani e al Consigliere Bono - posto che adesso chiederemo cinque minuti di sospensione - che il tema che ci divide è semplicemente che noi pensiamo che l'articolo 6, così come l'avevamo riscritto, vada superato, ed è quello che per voi è l'emendamento n. 1) che però diventa un 1) bis e va riscritto con quei tre subemendamenti che abbiamo detto, cioè il fatto che deve sparire l'articolo 2 del decreto sulle collaborazioni e sul lavoro intermittente, devono essere aggiunte due parole che abbiamo inserito nel nostro testo e le motivazioni.
Se troviamo una soluzione sarebbe meglio. Ovviamente, bocciando il vostro articolo, rischierebbe poi, secondo l'interpretazione degli Uffici, di decadere anche il nostro, perché ha sostanzialmente radici molto simili.
Però per noi è importante non solo abrogare il nostro articolo 6, ma soprattutto l'articolo 2 sulle collaborazioni, perché riscriviamo un nuovo concetto di parasubordinazione. Per questo o subemendiamo totalmente il vostro primo emendamento oppure - ripeto che siamo disponibili a qualsiasi forma - lo ritirate e sottoscrivete il nostro.
Siamo anche disponibili al fatto che la Consigliera Frediani diventi la prima firmataria del nostro emendamento. L'importante è che troviamo un punto comune, per non bocciare il vostro, perché poi rischia anche di decadere la nostra seconda parte.
Se troviamo una formulazione, noi siamo ben disponibili.



PRESIDENTE

Possiamo interrompere qualche minuto il Consiglio, così provate a mettervi d'accordo. Quando sarete pronti, possiamo ricominciare.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.14, riprende alle ore 11.27)



PRESIDENTE

La seduta riprende.



PRESIDENTE

ARTICOLO 1



PRESIDENTE

Subemendamento rubricato n. 13) presentato da Grimaldi, Olivetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Chiediamo semplicemente alla Consigliera Frediani di non mischiare finalità ed obiettivi. Abbiamo depositato un subemendamento non per superare le vostre indicazioni, ma per riscriverle e accoglierle organicamente nel testo.
Chiediamo di votare il nostro subemendamento che, implicitamente, diventa il vostro emendamento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Emendamento rubricato n. 2) presentato da presentato da Frediani, Bertola Bono, Campo, Andrissi, Valetti e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Volevamo inserire in norma i principi che ho già illustrato durante la discussione generale, che sono quelli di tutelare la dignità, la salute e la sicurezza del lavoratore digitale; migliorare la trasparenza del mercato del lavoro digitale e contrastare il lavoro non sicuro e ogni forma di diseguaglianza e sfruttamento.
Abbiamo accolto la modifica proposta dal collega Grimaldi. Ovviamente verrà formalizzata nell'emendamento che provocherà la decadenza di questo mio emendamento. L'importante è che sia stato recepito e condiviso il contenuto dell'emendamento che verrà inserito nel testo in una forma più adatta al contesto.



PRESIDENTE

Bene, procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sul subemendamento rubricato n. 13).
Il Consiglio approva.
L'emendamento rubricato n. 2) è decaduto.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 1 bis Subemendamento rubricato n. 12) presentato da Grimaldi, Olivetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Rispiego il tutto. Mentre viene caricato sulla Intranet, io lo spiego.
Nella prima formulazione, vi ho chiesto di ritirare questo e di riscriverlo nell'articolo 6, anche per spiegarlo al Consigliere Bono, quando diceva che l'articolo 6 contiene degli elementi. Per noi, l'articolo 6 dovrebbe essere abrogato; così come dovrebbe essere abrogato l'articolo 2 del decreto legislativo 15 giugno 2015, perché lì dentro continuano a esistere collaborazioni.
Sarebbe assurdo - lo dico perché è un po' il dibattito che c'è stato anche al tavolo di lavoro nazionale - riscrivere una nuova idea di para subordinazione etero e di organizzazione di questi lavoratori, e poi dare loro la possibilità, tanto quanto ai call center, di continuare a utilizzare collaborazioni a progetto continuativo.
Perche? Perché non c'è niente di progettuale né di collaborazione autonoma in questo caso. Qual è il progetto che c'è dietro a un call center o al lavoro dei fattorini di Foodora? Per intenderci, cosa facciamo nell'emendamento? Vi chiediamo, intanto, di togliere "almeno di massima" di aggiungere "anche se fornite esclusivamente a mezzo di applicazioni informatiche". Vi chiediamo di reinserire, ma questo lo chiediamo più agli Uffici che l'avevano tolto per formazione, il fatto di abrogare il decreto legislativo n. 2.
In più, mentre prima vi chiedevamo di ritirare l'emendamento n. 8), a questo punto vi chiediamo di tenerlo, perché abroghiamo tutto il nostro articolo 6 e vi subemendiamo questo, che però vi chiederemmo di rimettere all'articolo 6.
Probabilmente l'Aula non ha capito: il senso è che noi avremmo voluto riscrive l'articolo 6. Il Movimento 5 Stelle ha scritto parte di questo contenuto in un articolo 1 bis. Noi glielo subemendiamo, ma di fatto diventa la riscrittura dell'articolo 6. Così tutti sono felici. Con gli Uffici direi che questa formulazione è la migliore.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Emendamento rubricato n. 1) presentato da Frediani, Bertola, Bono, Campo Andrissi, Valetti e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Qualcuno vuole intervenire sull'emendamento n. 1)? Prego, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

È un po' complicato il procedimento che abbiamo utilizzato, però alla fine la cornice generale è quella definita nell'emendamento rubricato n. 1), che trovate già caricato, in cui potete vedere quella che era la proposta di definizione di "prestatore di lavoro subordinato".
Nella versione che avete a video è eliminato il comma 4. Si trattava di una modifica proposta dagli Uffici, ma viene ritirata. Pertanto, se ho capito bene, rimane la proposta contenuta al comma 4 di abrogare l'articolo 2 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81.
Dunque, quella parte rimane, diversamente da quello che si vede a video.
Viene mantenuta, quindi, la definizione di "lavoratore subordinato", che viene poi emendata dal subemendamento del collega Grimaldi.
A questo punto, mi rimane solo un dubbio su un emendamento che al momento risulta ritirato, che è il mio emendamento n. 4), se non ricordo male, che interveniva sul divieto di lavoro a cottimo contenuto nell'articolo 6, che però andiamo a sostituire interamente.
Si dovrebbe ripristinare l'emendamento rubricato n. 4) - non so quale sia il procedimento esatto - perché, altrimenti, perderemmo quella parte relativa al lavoro a cottimo contenuta nell'articolo 6, che è stato riscritto con gli emendamenti che stiamo trattando in questo momento.
Se fosse possibile, senza far impazzire gli Uffici, chiederei quindi di ripristinarlo.
Grazie.



PRESIDENTE

È stato fatto.
Se non vi sono altre richieste di intervento, procediamo con le votazioni.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sul subemendamento n. 12).



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Nell'emendamento n. 1) è stato ripristinato il comma 4.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1).



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 2



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 3) presentato da Frediani, Bertola, Bono, Campo Andrissi, Valetti e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani per l'illustrazione; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

L'emendamento rubricato n. 3) propone una riscrittura dell'articolo 2, che è relativo alla forma contrattuale e al trattamento economico minimo (se non ricordo male, era uno di quegli emendamenti che il collega Grimaldi aveva accolto favorevolmente).
Quest'emendamento va a definire quanto segue: "1. Le lavoratrici e i lavoratori delle piattaforme digitali hanno diritto a condizioni contrattuali formulate per iscritto" - questo è uno dei temi principali portati nel dibattito in questi mesi - "nonché a ricevere ogni informazione utile per la tutela dei loro interessi, dei loro diritti nonché della loro sicurezza".
Come vedete, ritorna anche il tema della sicurezza, che è assolutamente centrale.
"2. Nei casi di cui al comma 1 del presente articolo, ai prestatori di lavoro dev'essere applicato un trattamento economico complessivo proporzionato alla quantità e qualità del lavoro prestato e comunque non inferiore ai minimi previsti dal contratto collettivo applicabile all'attività prestata, o, in mancanza, ai minimi previsti, per prestazioni analoghe, dalla contrattazione collettiva nazionale del settore o della categoria più affine".
Dunque, in assenza di un contratto collettivo nazionale riferito, nello specifico, all'attività dei rider, si va a individuare un contratto collettivo nazionale che definisca un settore affine per attività eliminando quindi il riferimento alla contrattazione individuale.
"3. In presenza di una pluralità di contratti collettivi per la medesima categoria, i datori di lavoro che svolgono attività ricomprese nell'ambito di applicazione della presente legge, applicano ai propri dipendenti, la cui prestazione di lavoro avvenga tramite piattaforma, applicazioni e algoritmi elaborati dal datore di lavoro o per suo conto, trattamenti economici complessivi non inferiori a quelli dettati dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale nella categoria".
È un tentativo di dare una cornice più certa a tutti i lavoratori sottraendoli, per l'appunto, a quella contrattazione individuale che potrebbe costituire, alla fine, una gara al ribasso tra lavoratore e lavoratore, e portarli anche a scegliere, magari, delle condizioni contrattuali che potrebbero sfociare nello sfruttamento degli stessi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Consigliere Grimaldi, è favorevole?



GRIMALDI Marco

Sono favorevole.



PRESIDENTE

Bene, procediamo con la votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3).
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

L'emendamento è approvato e sostituisce interamente l'articolo 2.



PRESIDENTE

ARTICOLO 2 bis



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 4) presentato da Frediani, Bertola, Bono, Campo Andrissi, Valetti e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Questo era l'emendamento cui facevo riferimento prima, che era stato inizialmente ritirato e che adesso ripropongo, proprio perché, in seguito alla riscrittura dell'articolo 6, o, meglio, alla sostituzione dell'articolo 6, si va a perdere il contenuto di questa proposta: "1. Non è consentito retribuire a cottimo, in tutto o in parte, le prestazioni di lavoro svolte tramite piattaforme, applicazioni e algoritmi elaborati dal datore di lavoro o per suo conto".
Quindi il tema del lavoro a cottimo è assolutamente centrale e importantissimo, ma deve essere previsto anche nella norma; pertanto, lo reintroduciamo attraverso quest'emendamento.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Il nostro parere è favorevole.
Poiché decade il "nostro" articolo 6, chiederei anche alla prima firmataria Olivetti, come me, di sottoscrivere l'emendamento, così che questo divieto non sia più soltanto a livello regionale ma, come avevamo già auspicato due mesi fa, lo diventa pienamente su scala nazionale.
Come tra l'altro è stato detto dalla Corte d'Appello di Torino, dev'essere inserito tutto all'interno della contrattazione collettiva nazionale all'interno dei contratti collettivi dei fattorini.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
La firma del Consigliere Grimaldi c'è già; se la Consigliera Olivetti viene, può aggiungere la sua.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4).



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 2 ter



PRESIDENTE

Subemendamento all'emendamento n. 5) rubricato n. 10) presentato da Grimaldi, Olivetti, Accossato, Appiano, Motta.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi, per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Abbiamo già spiegato i motivi per cui subemendiamo l'emendamento n. 5) presentato dalla collega Frediani sul tema degli algoritmi. Pensiamo che un conto è che ogni app abbia una sua valutazione del rapporto fra i clienti e il loro servizio, un conto è che diventi la base di selezione dei lavoratori. Questo è stato espresso anche nelle norme dello Statuto dei lavoratori. Peccato che fino adesso, essendo considerati "lavoretti" queste discriminazioni non erano inserite all'interno della normazione generale dello Stato.
Semplicemente, proviamo a rimettere alcune tutele che pensiamo che i fattorini debbano avere, anche relativamente al controllo a distanza.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
Emendamento rubricato n. 5) presentato da Frediani, Bertola, Bono, Campo Andrissi, Valetti e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento entra nel tema algoritmi e definisce quanto segue: "Gli algoritmi per l'assegnazione dei turni, la distribuzione delle occasioni di lavoro e dei luoghi di esecuzione delle prestazioni e per la valutazione delle prestazioni eseguite" - quelle che incidono sul cosiddetto rendimento dei lavoratori - "possono entrare in vigore solo dopo un periodo di esperimento fissato dai contratti collettivi nazionali" - quindi torniamo a inserire il tema dei contratti collettivi - "territoriali o aziendali stipulati con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, o dai contratti collettivi aziendali stipulati dalla rappresentanza sindacale unitaria e previa consultazione con le medesime organizzazioni, dopo che alle stesse sia comunicato per iscritto il risultato dell'esperimento almeno sette giorni prima dell'esame congiunto da svolgere".
Definiamo l'utilizzo degli algoritmi, cercando di dare - anche qui - una cornice normativa che abbia dei riferimenti nazionali, quindi condivisi a livello nazionale, ma anche di formalizzare le comunicazioni per iscritto per permettere un rapporto che non si svolga soltanto attraverso le app, ma che mantenga quella formalità e ufficialità che possa avvenire solo attraverso un'interazione scritta tra datore di lavoro e lavoratori.
Nel comma 2, sosteniamo: "I datori di lavoro sono tenuti a informare la rappresentanza sindacale unitaria o, in difetto, le rappresentanze sindacali aziendali o, in difetto, gli organismi sindacali più rappresentative sul piano nazionale, nonché prestatori di lavoro sulle modalità di formazione ed elaborazione dell'eventuale rating reputazionale e sugli effetti che tale valutazione ha sul rapporto di lavoro, nel rispetto delle disposizioni legali e di contratto collettivo applicabili".



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Favorevole.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
Indìco la votazione palese sul subemendamento rubricato n. 10).
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5).



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 2 quater



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 6) presentato da presentato da Frediani, Bertola Bono, Campo, Andrissi, Valetti e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Chiediamo di inserire l'articolo 2 quater, che intende normare l'orario di lavoro, l'indennità di disponibilità, le ferie e la sospensione del rapporto di lavoro per le prestazioni a mezzo piattaforme.
Adesso non vado a leggervi tutti i commi nel dettaglio perché diventa un po' lungo, ma nel comma 1 si definisce l'orario di lavoro prestato, quello intercorrente tra l'accettazione da parte del prestatore della prestazione sollecitata e il suo espletamento registrato dalla piattaforma digitale.
Nel comma 2 si definisce che per i periodi nei quali il prestatore ovviamente in base a turni predeterminati o alla segnalazione della propria disponibilità attraverso la piattaforma digitale, pur non espletando la prestazione, è a disposizione del datore di lavoro, spetta un'indennità mensile di disponibilità. Il lavoratore non viene retribuito soltanto in virtù dell'attività che svolge, quindi la consegna nel dettaglio, ma viene retribuito anche rispetto ai tempi di attesa. Questo per consentire di coprire quella parte di tempo che il lavoratore mette, comunque, a disposizione dell'azienda segnalando la sua disponibilità, ma che poi magari non viene occupato nel concreto da consegne da effettuare.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6).
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 2 quinquies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 7) presentato da presentato da Frediani, Bertola Bono, Campo, Andrissi, Valetti e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Qui aggiungiamo l'articolo 2 quinquies che va a normare il diritto alla disconnessione. Nel comma 1 diciamo: "Non è consentito l'invio di comunicazioni da parte del datore, a mezzo di piattaforme digitali applicazioni o altrimenti, per un periodo di almeno undici ore consecutive ogni ventiquattro ore, decorrenti dall'ultimo turno di disponibilità completato.
I contratti collettivi possono prevedere limiti più ampi delle undici ore di cui al comma precedente.
Nel caso di violazione della previsione del primo comma del presente articolo al datore di lavoro, salvo il risarcimento del danno nei confronti del prestatore, è comunque applicata una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 250 a euro 1250 per ciascun periodo e ciascun prestatore".
Identifichiamo, quindi, anche una sanzione amministrativa per il datore di lavoro, qualora vada a violare quanto definito nel primo comma.
Il diritto alla disconnessione è un diritto che deve essere assolutamente introdotto in norma e tutelato, tant'è che prevediamo anche una sanzione in caso di non rispetto, proprio per evitare che questi lavoratori diventino degli schiavi delle app o, meglio, schiavi del datore di lavoro attraverso app proprio in virtù della loro connessione continua e della mancanza di una cornice certa dell'orario di lavoro che, comunque, in questa norma viene definito dagli articoli precedenti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7).
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 3



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 3.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 4



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 4.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 5



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 5.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Superiore "8 Marzo" di Settimo Torinese (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Superiore "8 Marzo" di Settimo Torinese in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposta di legge al Parlamento n. 306 presentata da Grimaldi Accossato, Allemano, Appiano, Baricco, Caputo, Giaccone, Motta, Ottria Ravetti, Rossi Domenico e Valle, inerente a "Disposizioni in materia di lavoro mediante piattaforme digitali" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di legge n. 306.
ARTICOLO 6



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 8) presentato da presentato da Frediani, Bertola Bono, Campo, Andrissi, Valetti e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Gli emendamenti n. 9) e n. 11) sono ritirati dai proponenti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Solo per capirci. Votiamo l'emendamento 8), così abroghiamo il 6)? Gli emendamenti 9) e 11) li ritiriamo? L'emendamento n. 11.1), che di fatto era aggiuntivo.



PRESIDENTE

Ma è nell'articolo successivo.



GRIMALDI Marco

Forse l'abbiamo votato nel primo emendamento e infatti lo ritiriamo.



PRESIDENTE

Decade.



GRIMALDI Marco

Lo abbiamo votato e quindi lo ritiriamo, invece di farlo decadere.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione dell'emendamento n.
8).



FREDIANI Francesca

In tutto questo, l'unica certezza è l'emendamento n. 8), che chiede l'abrogazione dell'articolo 6, che è una conseguenza degli emendamenti precedenti che hanno previsto uno stravolgimento dell'articolo 6 e, quindi l'abrogazione della versione originaria.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8).
Il Consiglio approva.
La parola al Consigliere Grimaldi per dichiarazione di voto sull'intero testo.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Sono molto orgoglioso di questa discussione e di questo lavoro. Ringrazio davvero tutti i colleghi che ci hanno aiutato in questi mesi, gli Uffici e tutti coloro che hanno iniziato a scrivere un testo di frontiera due anni fa, perché non era facile entrare nel lavoro intermittente.
Ringrazio i tanti ricercatori e docenti che in questi anni si sono confrontati su un tema come quello dell'etero-organizzazione, molto complesso: in particolare, il professor Barbieri, che ha ispirato gli emendamenti e i subemendamenti che abbiamo votato. Ringrazio anche un sindacato, che, tra l'altro, sta andando al Congresso nazionale, perché gli articoli 3, 4 e 5 sono ispirati allo Statuto dei nuovi lavoratori e delle nuove lavoratrici.
Pensiamo, di fondo, che quanto abbiamo fatto oggi è quello che dovrebbero fare i Parlamenti in tutta Europa. Che cosa? Considerare questi "lavoretti" dei lavori a tutti gli effetti. Abbiamo provato a dare una forma. È chiaro che la gran parte del contributo è restituire alla contrattazione collettiva nazionale parte di queste indicazioni.
Ovviamente, non abbiamo voluto inserire il costo del lavoro orario, perch questa è materia di contrattazione collettiva nazionale. Ovviamente, c'è tutto il tema della disconnessione e del rating, che tanto quanto gli algoritmi deve essere restituito anch'esso alla contrattazione fra lavoratori e datori di lavoro.
Una delle cose che, in parte, abbiamo fatto in quest'Aula: abbiamo smitizzato alcune argomentazioni, quelle per cui questo lavoro di frontiera prevedeva il contributo fondamentale di una piattaforma elettronica e proprio per quella piattaforma elettronica non c'è intermediazione fra il datore di lavoro e i lavoratori. Visto che pensiamo che questi profitti continuino a esistere per questi datori di lavoro e continui a essere un mercato in espansione (solo oggi si contano due miliardi di euro, ma probabilmente continuerà ad esserci un boom del delivery in futuro) proprio per questo noi crediamo che, come tutti i datori di lavoro, possano non solo presentarsi ai tavoli con i lavoratori e con i sindacati, ma debbano stare dentro regole del gioco comuni.
Chiudo proprio su questo: oggi abbiamo normato la parte dei diritti del lavoro, ma - ripeto - c'è tutto un tema gigantesco sulla tassazione dei profitti dove vengono generati. La vicenda di Uber, anch'essa affrontata qui, parla di quello, cioè del fatto che bisogna evitare anche il dumping fiscale fra le aziende che hanno sede nel nostro territorio e chi ha sede fiscale in altri luoghi.
Spero che, così come questo Consiglio regionale è riuscito a dare un contributo al Parlamento, le Camere vogliano prendere il testo, che - se capisco bene - verrà votato non solo da questa, ma anche dall'altra parte dell'emisfero. Io credo che con un testo così importante e partecipato anche dai lavoratori e dalle lavoratrici, che proprio in questo territorio hanno sfidato un gigante dando, qualche settimana fa, un primo segnale di cedimento soprattutto sul tema del lavoro a cottimo e sui contratti collettivi nazionali, oggi abbiamo fatto semplicemente una cosa: abbiamo detto ai tanti lavoratori e alle tante lavoratrici, che in questi anni si sono rivolti ai tribunali, che ogni tanto la politica interviene provando a riprendersi il suo ruolo, perché per quanto sia necessaria la lotta di ogni lavoratore e lavoratrice per i propri diritti e per quanto è necessario che la giustizia entri nel merito di queste vertenze, sarebbe un errore che la politica si ritirasse, pensando che tutto questo venga demandato ad altri.
Ritengo che oggi abbiamo dato un buon contributo al Paese e speriamo che anche il Parlamento ne prenda immediatamente conto.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Anche noi, ovviamente, siamo molto soddisfatti del lavoro svolto, del modo in cui si è riusciti - alla fine - ad arrivare a un testo condiviso nonostante qualche difficoltà che - ripeto - non ha mai riguardato il merito, ma sempre il metodo.
Sappiamo che il Ministero ha continuato a lavorare ininterrottamente su questo tema fin dal primo incontro del Ministro Di Maio con i rider; un incontro che è stato organizzato proprio per dichiarare apertamente l'attenzione a questo tema, che aveva e ha tuttora urgente bisogno di una cornice normativa certa per tutelare i lavoratori. Infatti, sappiamo che si sta lavorando a una norma che, a breve, dovrebbe vedere la luce e che si è trovata un po' a fare seguito ad altre norme che sono state introdotte in questo periodo e che hanno richiesto grande impegno da parte del Governo.
Tutti i nostri emendamenti avevano come base la proposta che originariamente era contenuta nel decreto dignità, che poi è stata stralciata proprio per consentire l'apertura di un tavolo di confronto con i lavoratori. Pertanto, crediamo che la norma nazionale che verrà approvata speriamo a breve - avrà dei contenuti molto simili a quelli che abbiamo definito oggi nella proposta che stiamo per votare. Ci potranno essere delle differenze, perché ovviamente un Governo deve interagire anche in modo più stretto con i datori di lavoro, quindi immaginiamo che ci potrà essere qualche modifica, però sappiamo che il paletto di riferimento sarà sempre quello di garantire i diritti di questi lavoratori ormai formalmente riconosciuti e così devono essere. Li definiamo "lavoretti" ma, in realtà sono dei lavori che entreranno sempre più a far parte della nostra economia, che è sempre in rapida evoluzione, al punto che molto spesso la normativa arriva un po' in ritardo facendo un po' fatica a normare quelle zone d'ombra che costituiscono la base dello sfruttamento.
Noi abbiamo contribuito in modo molto propositivo, abbiamo messo tutto il nostro impegno sull'attività emendativa; ringraziamo, ovviamente, il primo firmatario per aver accolto la maggior parte dei nostri emendamenti.
Un altro tema fondamentale - mi permetto di introdurlo in quest'Aula perché ho visto che giovedì ci sarà il tavolo di lavoro e, finalmente riprende la discussione - è il tema delle delocalizzazioni, oggetto di una nostra proposta che ha subito, anche in quel caso, qualche frenata. Adesso speriamo che possa ripartire.
Anche in questo caso, si va a intrecciarsi con degli aspetti che sono sicuramente oggetto di norma nazionale, però vorremmo dare il nostro contributo anche a livello regionale, perché il tema delle delocalizzazioni, purtroppo, è un tema che sta interessando pesantemente il nostro territorio e sta impattando fortemente sul numero di posti di lavoro che, purtroppo, si vanno sempre più frequentemente perdendo.
Ringrazio per la collaborazione anche i miei colleghi che hanno contribuito all'attività emendativa che abbiamo portato oggi in Aula.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola alla Consigliera Olivetti.



OLIVETTI Celestina

Grazie, Presidente.
Volevo esprimere anch'io la soddisfazione per la buona riuscita di questo provvedimento.
Credo che oggi abbiamo riportato al centro del dibattito un tema importante, che è quello dei lavoratori e dei diritti dei lavoratori.
Mi unisco ai ringraziamenti che già ha fatto il collega Grimaldi, per tutte quelle persone che hanno dato il loro contributo per la scrittura di questo provvedimento ed esprimo, quindi, la mia migliore soddisfazione per il risultato che abbiamo prodotto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Olivetti.
La parola all'Assessora Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Vorrei esprimere, da parte della Giunta, soddisfazione per il lavoro che è stato svolto dall'Aula; sottolineerei in particolare un aspetto che ritengo sia assolutamente necessario, soprattutto in un momento in cui il tema sulle competenze intorno alle questioni del lavoro sono al centro dell'attenzione e credo sia davvero importante mettere in evidenza gli aspetti che toccano il tema delle Regioni e le questioni che, invece devono essere affrontate sia da un punto di vista del Governo che da una punto di vista delle Aule parlamentari.
Abbiamo bisogno, in modo particolare, che sugli aspetti contrattuali sia dedicata maggiore attenzione e una maggiore sensibilizzazione intorno alle semplificazioni, intorno anche all'individuazione di forme di tutele, in modo particolare, per quei lavoratori che, nella loro aspecificità, non riescono a trovare nessuna forma di sicurezza, che credo sia l'aspetto principale che spinge a determinazioni come quelle che oggi ci accingiamo ad approvare.
Da questo punto di vista, credo che il metodo utilizzato sia assolutamente utile, perché ci permette di definire l'ambito delle competenze regionali e la sensibilizzazione politica intorno a temi importanti come quelli del lavoro che troppo spesso sono oggetto di sensibilità politiche, ma mancano di valutazioni oggettive rispetto a quello che i cittadini e specifici settori hanno davvero bisogno di riaffermare.
Potremmo citare altri contesti del mercato del lavoro intorno a cui non abbiamo connotazioni e definizioni chiare, né abbiamo chiaro quali siano le risposte di tipo giuslavoristico e quindi contrattuali cui fare riferimento. Ritengo assolutamente utile sensibilizzare intorno a un tema specifico quale quello dei rider e, quindi, immaginare che, da questo punto di vista, le Aule parlamentari siano un po' solerti nel cercare di dare delle risposte.
Come Giunta, non possiamo che esprimere un parere positivo, ovviamente, per quelle che sono le nostre competenze e le nostre attività previste.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.
Consigliere Grimaldi, ha scelto a quale ramo del Parlamento inviare la legge?



GRIMALDI Marco

La Camera dei Deputati.



PRESIDENTE

Bene.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
Il Consiglio approva.



(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Sia riportato a verbale il voto favorevole dei Consiglieri Campo e Mighetti.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale) - Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 372, inerente a "L.r. 24/1990 'Tutela e promozione del patrimonio e dei valori storici, sociali e culturali delle societa' di mutuo soccorso'. Modifiche allo Statuto della Fondazione 'Centro per lo studio e la documentazione delle società di mutuo soccorso onlus' di cui alla DCR 184-CR 33918 del 31.10.2001" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 372, di cui al punto 4) all'o.d.g., essendo nel frattempo sopraggiunta l'Assessora Parigi.
La parola all'Assessora Parigi per l'illustrazione.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Si tratta di alcune modifiche prettamente tecniche, chiamiamole così. Più precisamente, l'articolo 2 riguarda la sede delle SOMS e, quindi, le parole "presso società di mutuo soccorso" sono sostituite dalle parole "altre sedi operative".
All'articolo 3, che riguarda lo scopo della Fondazione, al comma 1 viene aggiunto il punto "j. La promozione di attività che permettano alle SOMS di agire in rete". Questo, tra l'altro, riguarda anche un obiettivo del nostro Assessorato che è quello di porre in rete gli enti che lavorano su uno stesso territorio o su uno stesso obiettivo.
All'articolo 6 "Organi della Fondazione", al comma 1, punto 3, le parole "Collegio dei Revisori" sono sostituite dalle parole "Revisore unico". Lo stesso al comma 2, dove le parole "Collegio dei Revisori dei Conti" sono sostituite dalle parole "Revisore unico dei conti". Anche questo è in conformità con molti altri statuti che abbiamo modificato per permettere di adottare un Revisore unico con un risparmio dal punto di vista economico.
All'articolo 9 "Competenze del Consiglio di Amministrazione", al comma 1 punto 9, le parole "delle parcelle ai Revisori dei conti" sono sostituite dalle parole "della parcella al Revisore unico dei conti".
Infine, l'articolo 11 è così integralmente sostituito: "Il Revisore unico dei conti. Il Consiglio di Amministrazione provvede alla nomina di un Revisore dei conti regolarmente iscritto nel registro dei revisori contabili. L'incaricato dura in carica 5 anni e, in caso di dimissioni o decadenza, il Consiglio provvede senza indugio alla sua sostituzione. Il Revisore unico dei conti provvede al riscontro degli ambiti di gestione accerta la regolare tenuta delle scritture contabili e la fondatezza delle valutazioni patrimoniali ed esprime parere sui bilanci, comunicando in tempo utile al Consiglio di amministrazione".
Queste sono le modifiche che abbiamo apportato, condividendole ovviamente con le società di mutuo soccorso onlus.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Parigi.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 372, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Psichiatria

Esame proposta di deliberazione n. 319, inerente a "Approvazione del Piano d'azione per la salute mentale in Piemonte, in attuazione della DGR n. 29 3944 del 18/09/2016, allegato 'A'"


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 319, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Tale deliberazione è stata licenziata a maggioranza dalla IV Commissione il 15 ottobre 2018.
La parola all'Assessore Saitta per l'illustrazione.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ho sentito il titolo di questa deliberazione e probabilmente c'è un refuso perché com'è stato deciso in Commissione, non si fa riferimento alla DGR n.
29. Era stato approvato in Commissione un emendamento e il titolo era "Approvazione del Piano della salute mentale".
Lo dicevo solo perché questo è stato argomento di discussione ed era stato proposto di non fare riferimento alla DGR n. 29, ma di considerare il Piano della salute mentale come un documento.



PRESIDENTE

Ha ragione, Assessore. È arrivata la comunicazione che, nella seduta del 15 ottobre, la Commissione permanente ha licenziato a maggioranza la proposta recante "Approvazione del Piano d'azione per la salute mentale in Piemonte".



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Tra l'altro, questa era una proposta fatta dall'ANCI e anche dal CAL, che abbiamo accolto, e anche da non pochi Consiglieri.
Mi soffermo soltanto per dare una sintesi del contenuto, ma anche delle modalità, in modo particolare su come si è giunti alla costruzione di questo Piano della salute mentale, oggetto di una riflessione anche abbastanza compiuta all'interno della Commissione.
Devo dire che questo Piano nasce con una modalità voluta ed abbiamo ritenuto, alla fine, che questa abbia dato dei buoni risultati, perché è avvenuto un grande coinvolgimento da parte di tanti operatori. Come conseguenza di un impegno che ci eravamo assunti nei diversi dibattiti abbiamo affidato il compito della costruzione del Piano e, in modo particolare, delle azioni all'IRES (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali). L'IRES ha fatto questo lavoro e devo dire anche in tempi ragionevoli, costituendo dei gruppi di lavoro di 12 esperti in materia coinvolgendo tutte le competenze relative al tema della salute mentale (i servizi sociali, gli erogatori di servizi, Università ed Enti di ricerca).
Quindi, il lavoro è frutto di un lavoro molto partecipato e mi pare che questa sia stata riconosciuta come modalità sicuramente utile.
Attraverso questa modalità sono state definite in modo puntuale le azioni racchiuse in otto capitoli, ove si fa riferimento al tema della governance e al tema del superamento dello stigma, la promozione della salute mentale nella comunità, l'assicurazione e l'accessibilità ai servizi, le integrazioni dei percorsi di cura, garanzie per percorsi di autonomia e garanzia per la formazione.
Questi sono i titoli. Ogni obiettivo indica anche le azioni che devono essere svolte, quindi contiene elementi molto precisi dell'organizzazione dei servizi. Quindi, c'è un riferimento generale al tema della salute mentale, ma c'è anche un riferimento alle azioni concrete e a un'ipotesi di riforma o di miglioramento dell'organizzazione attuale da parte delle strutture pubbliche.
Al testo iniziale presentato dall'IRES sono state presentate parecchie proposte di modifica dai Gruppi consiliari, proposte di modifica anche da parte dell'ANCI e dal CAL. Mi pare di poter dire che nei lavori in Commissione abbiamo lavorato tutti insieme per migliorare il testo. Tante delle proposte che sono state presentate dai Gruppi di opposizione, e non soltanto di opposizione, sono state accolte. Quello che non è stato accolto è derivato esclusivamente dal fatto che alcuni riferimenti magari erano contenuti in qualche capitolo precedente, ma sostanzialmente mi pare che quell'impianto ha visto una buona condivisione, indipendentemente poi dal voto finale, perché molti colleghi si sono preservativi di esprimere un'opinione complessiva in Aula.
Questo è il lavoro. È chiaro che se mettiamo assieme il lavoro sulla residenza domiciliare e quello sulla domiciliarità, questo è il terzo elemento che, pur arrivando dopo gli altri, sostanzialmente completa il lavoro che abbiamo pensato e programmato di fare negli anni scorsi, per quanto riguarda la psichiatria.
Il testo è questo. Non riprendo le questioni, perché l'approfondimento è avvenuto nelle giuste modalità e nel tempo necessario perché venisse fatto.
A questo lavoro in Commissione hanno partecipato i nostri tecnici, che hanno seguito la materia con tutte le competenze, anche sul piano organizzativo e su quello clinico, per cui sottoponiamo all'approvazione questa delibera. Non è soltanto una richiesta formale, perché forniamo la Regione Piemonte di uno strumento, anche d'importante carattere programmatico, per impostare le prossime azioni.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
Ci sono interventi in discussione generale? Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente ci teniamo a intervenire in discussione generale sul Piano di azione per la salute mentale, anche se, com'è stato riferito, sono stati presentati diversi emendamenti in Commissione dai Gruppi di opposizione (non il nostro) e alcuni sono stati anche accolti. Questo sta a significare sicuramente un'apertura da parte della Giunta e della maggioranza, ma anche la non particolare, non dico rilevanza, ma complessità o, meglio divergenze di opinioni sul tema. Non tanto se si sia d'accordo, in linea di massima, sulla gestione della psichiatria a livello regionale, perché su altre delibere, come la delibera n. 30, abbiamo discusso per anni, quindi sulla revisione della residenzialità.
Questo è sostanzialmente un atto dovuto, un recepimento del Piano nazionale d'azione per la salute mentale e comporta la scrittura di una cornice entro cui i provvedimenti di settore dovranno muoversi nei prossimi anni nella prossima legislatura, cercando di ovviare a quelle problematiche citate nel documento.
Noi siamo sicuramente lieti che la Regione e il Consiglio regionale si possano avvalere di un istituto importante e qualificato, composto da tante persone con grandi competenze, come l'IRES, ricordando che in passato avevamo un'Agenzia, anche regionale, che si occupava di temi sanitari come l'AReSS, che poi ha avuto vicissitudini politiche per cui in un momento era stato largamente potenziata, poi depotenziata e alla fine chiusa.
Fortunatamente, una parte di competenze di quell'Agenzia sono andate nell'IRES; così come il CORESA (Comitato regionale per la sanità e l'assistenza), che non si riunisce, non gli è stato permesso da questa Giunta di portare espressione di pareri sui documenti di programmazione socio-sanitaria.
Siamo anche in difetto di un programma socio-sanitario, cioè non abbiamo approvato un Piano socio-sanitario in questa legislatura. Credo sia una delle più gravi carenze di questa Giunta regionale. Non che non siano stati fatti Piani di programmazione, ne abbiamo fatti, però non c'è stata assolutamente una regia complessiva e una visone unica.
Fortunatamente ci sono stati i nostri emendamenti alla legge quadro n. 18 del 2017 sulla pianificazione e programmazione socio-sanitaria, che faranno sì che dalla prossima legislatura ci sia un obbligo - l'obbligo c'era già quindi un obbligo più cogente - di approvare il Piano socio-societario, che avrà durata quinquennale, quindi immagino che sarà approvato a inizio legislatura e coprirà l'intera legislatura.
Molto spesso, nelle precedenti legislature, quando i Piani erano triennali si diceva: "Mah, andiamo un po' avanti col tempo e poi vedremo se riusciremo a farli". Si finiva che si faceva a metà o a legislatura inoltrata, o non lo si faceva proprio, come in questa legislatura.
Pertanto, fatta questa doverosa premessa, è importante che ci sia avvalsi dell'IRES, però abbiamo riscontrato - e ce l'hanno detto anche in un'audizione in IV Commissione - come gli esperti chiamati a discutere ed elaborare il Piano siano stati scelti con una scelta politica, com'è giusto che sia, ma le principali associazioni di familiari, di pazienti o gli stessi pazienti psichiatrici, non siano stati coinvolti. Non le devo citare, ma ricordiamo che le abbiamo audite.
È stato un peccato e si evince la tensione che questo Ente - non parlo della parte politica, ma l'Ente in toto - ha, ha avuto e mi sembra che abbia ancora, rispetto a queste associazioni, che fanno un'azione meritevole e meritoria. Pongono all'attenzione del dibattito pubblico un tema spesso bistrattato, quello delle patologie psichiatriche; pongono all'attenzione del dibattito pubblico l'esigenza di incrementare risorse di fare provvedimenti che vadano incontro a una presa in carico reale, sia residenziale sia territoriale e domiciliare delle patologie psichiatriche.
Purtroppo devo dire che questa Regione negli ultimi anni (a me non interessa neanche più tanto valutare che ci sia stata una Giunta di centrosinistra o di un altro colore, ma l'Ente Regione) ha aperto un forte contenzioso, una forte conflittualità con questo mondo, che rappresenta una fetta importante di cittadini piemontesi.
Mi auguro che chiunque ci sarà la prossima legislatura sappia prendere in carico queste problematiche e le associazioni che a volte, è vero, portano con molta foga, molta passione e molta veemenza delle problematiche, ma solo perché le vivono in prima persona. Noi per primi, come rappresentanti delle Istituzioni, non possiamo derubricarle solo a contenziosi politici.
Queste persone, di norma e per correttezza, non fanno politica nel senso elettorale e partitico; fanno politica nel senso di punti programmatici di bisogni e di esigenze che noi dobbiamo assolutamente raccogliere e portare all'interno dei nostri provvedimenti.
Questa è sicuramente una delle critiche principali che, ripeto, era stata mossa dalle associazioni stesse, quindi quello di non avere coinvolto complessivamente le realtà territoriali, che pure hanno un grande ruolo.
Dato molto importante è aver usufruito dell'IRES per avere finalmente dei numeri, dei dati, altrimenti dovevamo sempre ricorrere ad elaborati nazionali per conoscere la situazione della Regione Piemonte.
La Regione Piemonte, in termini di spesa media sulla psichiatria, è messa male. È sicuramente in coda alla maggioranza delle Regioni, perch spendiamo il 3,13% del riparto del Fondo sanitario nazionale, verso il 3,5 medio italiano, quando l'obiettivo europeo - lo abbiamo ricordato tante volte - è del 5%. In pratica, noi dovremmo raggiungere quel 5%, che corrisponderebbe a tanti milioni di euro in più.
Al momento - siamo a pagina 17, Capitolo 5, "Integrare i percorsi di cura" spendiamo circa 300 milioni di euro per la salute mentale in Piemonte. È facile intuire che dal 3% al 5% non dico che raddoppieremmo la cifra, ma che da 300 milioni dovremmo passare a 500 milioni di euro: con 200 milioni di euro in più, di cose se ne potrebbero fare tante, senza dover ricorrere invece, a riforme che magari vanno in una logica non di assistenza o di presa in carico, ma di abbandono.
Si notava, altresì, come si spende il 34,4% dell'assistenza per la residenzialità, il 31% per l'ambulatoriale e il 14,5% per farmaci antidepressivi. Mi soffermerei proprio su quest'ultima percentuale sottolineando che la spesa è per farmaci antidepressivi: non si contano quindi, né ansiolitici né antipsicotici. Il 6% è per i farmaci antipsicotici (quindi raggiungiamo il 21%). Se aggiungiamo tutti gli altri farmaci, probabilmente superiamo il 25%. Dunque, un quarto della terapia viene fatta dai farmaci.
Sappiamo benissimo che i farmaci svolgono una funzione importante. Si è scoperto, negli anni, che esiste un substrato sicuramente organico di carenza o di modifica dell'espressione neurotrasmettitoriale all'interno del sistema nervoso centrale, ma è ovvio che si potrebbero attivare (anzi si devono arrivare!) tanti altri approcci, che, anche da un punto di vista di letteratura, di scienza e quant'altro, si è visto che rivestono un ruolo fondamentale. In pratica, dare solo e semplicemente il farmaco può dare un aiuto iniziale, ma poi, com'è giusto che sia, un organismo biologico si adatta.
Ripeto sempre questo concetto in IV Commissione: i farmaci in inglese si chiamano "drugs", quindi hanno un accento di sostanza pericolosa ovviamente. Cioè un farmaco antidepressivo non fa stare meglio una persona sana; la fa stare male, perché prevalgono gli effetti collaterali.
Noi dovremmo ridurre la terapia farmacologica e aumentare tutti quegli interventi soprattutto domiciliari e territoriali, quindi di lavoro, di miglioramento e recupero di quelle che sono le competenze sociali, cioè la capacità di riprendere un'attività normale. Perché la cura di queste patologie viene, sostanzialmente, dal ritrovare un posto corretto nella società. Molte volte la salute, sia quella fisica che psicologica o psichiatrica, è un continuum: non esiste "sano" e "malato". In questo caso la definizione di "sano" è veramente impossibile da esprimere, perch ciascuno di noi è espressione sia di geni che di cultura, studi espressione ambientale e quant'altro. Talvolta, anche l'impossibilità di trovare un posto di lavoro può rappresentare la causa slatentizzante di patologie di depressione, come l'ansia, che magari potrebbero evolvere addirittura in qualche disturbo psicotico.
Il tema è vastissimo, per cui sarebbe impossibile affrontarlo in dieci minuti. Crediamo che questa proposta di deliberazione, con i relativi emendamenti che sono stati presentati, sia un discreto documento. Tuttavia noi non ci sentiamo di votarlo perché in questi anni abbiamo visto comunque, un indirizzo nella direzione opposta. Magari i tentativi e gli sforzi fatti avevano sicuramente un buon stimolo iniziale: a nostro giudizio, nessuna persona sana di mente, permettetemi questa battuta vorrebbe produrre dei documenti politici negativi sulla psichiatria, cioè che peggiorino la situazione della nostra Regione. Diciamo, però, che il risultato ottenuto non è stato buono: si parla di contenzioso con le associazioni, di diminuzione dell'assistenza sulle SRP 3.3 e di assenza di proposte definitive (mi riferisco al documento sulla territorialità, che forse voteremo o ne discuteremo, su tutta la parte di presa in carico domiciliare e territoriale).
Per questi motivi, non ci sentiamo di esprimere un parere favorevole su questo documento, anche se - lo ripeto - all'interno non c'è nulla né di trascendentale o di rivoluzionario, né in senso negativo, né positivo.
Tuttavia, per il pregresso su questo tema, non voteremo a favore di questo documento.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Ha chiesto la parola il Consigliere Allemano; ne ha facoltà



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
È stato definito un "atto dovuto". Io aggiungerei che è un atto dovuto molto importante, al quale si è lavorato in profondità.
A me è piaciuto fin dall'inizio, perché dopo aver discusso della malattia mentale in modo molto fitto e per lungo tempo, finalmente abbiamo potuto parlare di "salute mentale", quindi tutto ciò che sta a monte del disturbo psichiatrico.
Le azioni cui mira il Piano sono state richiamate dall'Assessore. È di tutta evidenza che parlare di salute vuol dire occuparsi della promozione della salute mentale, quindi agire nella comunità; vuol dire superare lo stigma che accompagna ancora molte persone temporaneamente in difficoltà quando manifestano disturbi afferenti la sfera psichica; vuol dire occuparsi di governance; vuol dire occuparsi di accessibilità.
Dunque, sarà un atto dovuto, ma ben vengano azioni ope legis quando sono incardinate con questa modalità che ha coinvolto molte persone e che ci consente, finalmente, di uscire un po' dal refrain dei posti letto, delle quote e delle competenze. Parliamo di salute mentale.
È evidente che la popolazione che includiamo con questo atto è molto ampia anche in questo senso, abbiamo sgranato gli occhi molte volte - alzandola da 3.000 pazienti che afferiscono alla residenzialità psichiatrica agli almeno 50.000 che afferiscono ai Dipartimenti di salute mentale. In questa popolazione includiamo soggetti con disturbi di personalità, i problemi legati all'alimentazione compulsiva (l'anoressia e la bulimia), i disturbi dello spettro autistico, le dipendenze, i problemi legati all'età evolutiva, di cui ci stiamo occupando anche in Commissione, perché è una fascia particolarmente a rischio, e delle categorie particolarmente esposte come gli immigrati e gli anziani.
Noi oggi stiamo veramente mettendo una pietra d'angolo nelle politiche della salute. A mio avviso, faremmo bene a dedicarvi tempo e attenzione proprio perché tutte le volte che non parliamo solo di posti letto, ma di salute e di azioni che promuovono il benessere della persona facciamo cose che ci portano fuori dalle contrapposizioni frontali e che aiutano le persone a vivere meglio.
Questo Piano d'azione mentale sancisce anche una modalità di lavoro trasversale che ha coinvolto più Assessorati; la metodologia assunta ha fatto sì che il movimento partecipativo fosse molto ampio come, da Sindaco ho visto all'epoca dei piani e profili di salute, quindi mi compiaccio che è stato possibile recuperare una metodologia di lavoro importante.
A valle di quest'azione, che spero oggi venga licenziata, ci sarà ancora un percorso partecipativo, perché noi non stabiliamo come sarà composta la Consulta, che è uno degli elementi cardine di quest'azione; ci saranno ulteriori tavoli di lavoro, ulteriori workshop che andranno a individuare con gli stakeholder, le modalità con le quali va composta la Consulta.
Dunque, lasceremo questa legislatura con un organismo questa volta veramente espressione di una democrazia partecipativa.
Se fin qui il confronto è stato parziale e problematico è perché ognuno si comprendeva come portatore di un interesse molto focale (mancava un luogo dove avere una visione complessiva dei problemi), credo che chiunque dovrà proseguire questo lavoro potrà avvantaggiarsi di uno strumento di grande importanza e mi onoro di aver partecipato al varo di quest'operazione di politica della salute.



PRESIDENTE

Grazie, collega Allemano.
La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Anch'io ritengo davvero importante l'approvazione di un Piano che costituisce una cornice di operazioni, perché sinora abbiamo trattato il tema della salute mentale a scompartimenti (la residenzialità, da una lato la domiciliarità, dall'altro), ma in realtà penso sia opportuno avere una visione d'insieme. Mi fa piacere che in questa visione d'insieme, che ha avuto in IRES Piemonte il soggetto coordinatore, ha visto la partecipazione di tantissimi operatori diversificati. I workshop sono stati tantissimi e alla fine, si è arrivati a declinare venti azioni che trattano specificatamente del miglioramento della governance complessiva l'operatività di una Consulta regionale permanente, l'assicurazione dell'accessibilità ai servizi, la promozione della salute mentale nel suo complesso e la garanzia della formazione permanente in un campo così delicato.
Parallelamente a questo documento, vi è certo la ricognizione dello stato della salute mentale nel nostro Piemonte: sappiamo che i problemi in Piemonte, come in tutt'Italia, sono moltissimi. È vero che, come veniva ricordato prima, nel 2001 le Regioni, insieme al livello centrale siglarono un patto per indicare nel 5% del Fondo Sanitario Nazionale la quota di denari da destinare alla salute mentale, ma è altrettanto vero che a 18 anni di distanza la media nazionale sul tema si attesta sul 3,49% non già sul cinque, essendo il cinque raggiunto soltanto dalle due Province autonome di Trento e Bolzano, avvicinato dalla Regione Emilia-Romagna e invece tutte le altre Regioni si attestano su una media del 3,49 per cento.
Dal Piano del 2017, che ho visionato, emerge che noi siamo intorno al 2,13 per cento, quindi con un gap di circa 30 milioni. Tuttavia, dobbiamo dire che, in questa legislatura, quella quota di 20 milioni, che abbiamo assicurato come compartecipazione al budget, nel campo della residenzialità ci aiuta ad avvicinarci alla media nazionale, da cui si dovranno continuare a fare sforzi per andare avanti. Sono circa 60.000 i piemontesi in carico ai servizi, con circa, secondo il rapporto IRES, 800.000 persone a rischio d'impattare in problematiche di salute mentale latamente intese.
Nell'ambito del budget a disposizione (300 milioni circa) la preponderanza è data al tema della residenzialità; sono circa il 33%, circa un terzo della spesa, che si rivolge al 5% delle persone in carico ai servizi. Anche questo sbilanciamento complessivo è un pezzo del ragionamento che viene preso in considerazione nel Piano e nelle 20 azioni declinate.
È certamente una problematica in aumento, non solo in Piemonte, per la complessità della società in cui ci troviamo a operare, che vede una riduzione progressiva di ricoveri per disturbi psichiatrici, nel mondo degli adulti, ma un parallelo aumento dei ricoveri nel campo della minore età.
Da qui l'attenzione, che proprio in queste settimane è oggetto d'interesse in Commissione, sulla tematica dei problemi psichiatrici nell'età evolutiva e in quel difficile passaggio tra la minore e la maggiore età, con necessità di coordinamento. Pensiamo che, se a livello nazionale, abbiamo circa 10.000 ricoveri di minori per disturbi mentali all'interno di strutture ospedaliere, se i tre quarti afferiscono a reparti di neuropsichiatria infantile, soprattutto in regime di day hospital, un quarto avviene in reparti per adulti, sicché è evidente che la convivenza all'interno di un medesimo reparto di minori e di adulti è un elemento di particolare difficoltà.
Per quanto riguarda altre patologie - patologie nella patologia certamente si rileva un aumento del consumo dei farmaci, come veniva ricordato prima, con un tasso di problematica particolare, cioè di azioni anticonservative superiore rispetto alla media nazionale registrata.
Per quanto riguarda i servizi territoriali, che vedono nei Centri di salute mentale il riferimento territoriale per eccellenza, a fronte di un dato nazionale di un Centro ogni 150.000 abitanti, il Piemonte ne prevede 2,18: abbiamo una capillarità più alta, doppia rispetto alla media, a fronte della quale vi sta però un tasso di minore apertura media rispetto al servizio reso. Sono pochi Centri aperti più di 12 ore o almeno 12 ore al giorno e, tendenzialmente, la copertura è nella fascia lunedì-venerdì, con una media di otto ore al giorno in cui vi è un'équipe multidisciplinare.
Anche da questo punto di vista, credo che il servizio vada rimodulato mantenendo certo una capillarità, ma cercando di garantire anche una più costante apertura durante l'anno.
Per non farla troppo lunga, occorre un focus particolare circa l'età critica 14-18, cui facevo riferimento prima, il tema degli immigrati e il tema della popolazione carceraria, che il Garante dei detenuti, in una lettera di qualche mese fa, ci ha segnalato come bisognoso di un'attenzione particolare nell'ambito della salute carceraria Per quanto riguarda la salute mentale, quali sono le problematiche che emergono e le ipotesi di lavoro su cui le diverse azioni cercano di dare corso? Certamente uno sbilanciamento dell'offerta residenziale rispetto all'offerta domiciliare, certamente un eccesso di uso e prescrizione di farmaci, un'insufficienza dell'offerta domiciliare o integrata, la necessità di implementare le azioni preventive facendo rete tra tutti quei soggetti che hanno, in qualche modo, a che fare con la nostra popolazione specie quella minorile (pensiamo al ruolo che la scuola può avere come osservatorio privilegiato rispetto ad alcune problematiche) e il problema dell'accesso delle continuità di cure. Le ipotesi di lavoro che sicuramente emergono sono l'esigenza di mettere il piede sull'acceleratore sui progetti di domiciliarità e di sostegni territoriali integrati, oggetto di una delibera, sia pure sperimentale, di Giunta, che è in vigore (la DGR n. 116 dell'estate scorsa); la necessità di mettere il piede sull'acceleratore a quelle indicazioni contenute in un allegato alla DGR n. 41, che era l'integrazione della DGR n. 29, soprattutto per l'arricchimento in chiave terapeutica e riabilitativa di quelle forme di residenzialità più leggere quali gli ex gruppi appartamento, ora riclassificati come strutture di tipo 3, soprattutto di livello 1, ma non solo.
Inoltre, ricordo il consolidamento del tema del budget di salute e di servizi che cerca di essere lo strumento operativo di una lettura integrata dei problemi ed intervento integrato rispetto alle problematiche.
Ancora, occorre un approfondimento del tema e dell'inclusione del tema della salute mentale all'interno delle reti di case della salute o comunque, di assistenza di salute primaria più territoriale.
Infine, vi è la necessità di una maggiore multidisciplinarietà nell'affrontare e nel prendere in carico i temi (pensiamo al ruolo centrale della psicoterapia sia di gruppo sia individualizzata, quale apporto ulteriore e migliorativo che può avere), nonché l'integrazione in rete tra servizi che in questo, come in tutti i casi che attengono alla salute delle persone, è di centrale importanza.
Credo che, prima ancora delle programmazioni specifiche, una cornice ideale che tracci un percorso di ampio e lungo respiro e molto inclusivo sia di fondamentale importanza per fare dei passi avanti significativi.



MOLINARI GABRIELE



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questa legislatura si è certamente contraddistinta per una serie di valutazioni relativamente al tema della sanità. Ve ne sono alcune che, più di altre, hanno fatto sì che i soggetti interessati e coinvolti dalle modifiche che questa Giunta ha apportato, si schierassero in mondo congiunto contro alcune scelte. Il tema della psichiatria è sicuramente uno di questi.
Noi viviamo una sorta di distonia fra le politiche che in questi giorni la Giunta regionale sta portando a termine con l'applicazione della DGR n. 29 e il Piano di salute mentale che oggi stiamo discutendo, per una serie di motivi.
Il primo la modalità di realizzazione di quelle politiche. La DGR n. 29 è stata realizzata nel chiuso di una stanza, senza alcun coinvolgimento dei soggetti interessati, tant'è che tutti, dal mondo degli Enti locali, al mondo delle associazioni e a quello del terzo settore, hanno fatto ricorso e stanno continuando a ricorrere dal 2015 ad oggi. Poi, invece, si presenta questo documento, su cui c'è un percorso che, invece, abbiamo apprezzato e che ha tentato di coinvolgere, anche se in modo un po' anomalo (poteva partecipare un numero limitato di persone all'interno di chi poteva partecipare e venivano sorteggiati alcuni soggetti e altri no). Tuttavia al di là di questi aspetti, certamente questo documento, che è decisamente migliore, non migliorativo rispetto alla DGR n.29, è stato invece condiviso.
Qual è la norma limite che ha questo documento? In particolar modo non tanto a fine legislatura, ma perché è conseguente all'applicazione della DGR n. 29. Verosimilmente dal 1° aprile la DGR n. 29 entrerà in vigore in ogni sua parte. Pertanto, se da una parte noi abbiamo un provvedimento che mette in ginocchio i pazienti psichiatrici piemontesi, mette in difficoltà le famiglie e metterà in difficoltà centinaia di operatori, oggi stiamo discutendo, come se nulla fosse, di un Piano di salute mentale che ha tutta una serie di aspetti, in particolar modo quelli previsti all'allegato A che non esistono in alcun modo all'interno della DGR n. 29.
Faccio solo alcuni esempi. All'interno del Piano di salute mentale correttamente, all'interno delle 20 azioni per la salute mentale, ve ne sono alcune che riguardano l'accessibilità ai servizi, l'integrazione ai percorsi di cura e, soprattutto, al punto 7, che è il più importante di questo piano (nelle azioni 17, 18 e 19) il sostegno all'abitare, al lavoro e alla socialità.
In tutta la parte che nella DGR n. 29 riguarda la psichiatria, che è vero che parla esclusivamente di residenzialità e non di altro, tutti i temi legati al sostegno all'abitare, al lavoro e alla socialità non sono presenti. Chi ha voglia di eleggersi le DGR n. 29, n. 14 e n. 41 e le 2.000 modifiche che avete apportato nel frattempo, non troverà una sola riga dentro la quale si parla di borse lavoro, tirocini formativi, strumenti di potenziamento delle abilità. Nulla.
Approvato questo Piano, se questo Piano avesse un valore (ma al tema delle risorse arrivo dopo), noi cosa avremmo? Avremmo, teoricamente, dei pazienti che stanno all'interno delle strutture che, ai sensi della DGR n. 29, hanno titolo a essere assistiti e non curati, perché vogliamo curarli per delibera. Erano, cioè, pazienti che avevano un profilo sanitario, che avevano ed hanno un diritto alla cura, ma noi, grazie alla DGR n. 29 abbiamo stabilito che mille di questi pazienti che staranno nelle strutture a minore intensità avranno un diritto alla sanità per il 40% delle ore mentre avranno un diritto - che pagano - all'assistenza per il 60% delle ore.
Questi sono i mille pazienti che staranno nel SRP3, nelle strutture a minore intensità, mentre altri pazienti staranno nelle altre strutture e non avranno diritto a percorsi d'inclusione lavorativa, di potenziamento delle abilità, a nulla. Avranno diritto a una sorta di badanza ben organizzata, con qualche ora di sanità.
Abbiamo, poi, un secondo atto, che è quello che discutiamo oggi e che riguarda tutti i pazienti piemontesi, i quali invece avrebbero diritto a quanto non è previsto nella DGR 29, cioè avrebbero una serie di diritti a partire dal superamento dello stigma, al tema della genitorialità all'invecchiamento attivo, all'attività motoria, ai caregiver, al superamento dei problemi dell'accessibilità, alle cure primarie e a tutto ciò che c'è scritto all'interno delle azioni.
La conclusione è, ma non la formulo solo all'Assessore Saitta e alla Giunta regionale, la formulo anche alla maggioranza: parlando di psichiatria, è una schizofrenia politica senza precedenti! Cioè, noi, da una parte diciamo che abbiamo 2.500 pazienti che sono presenti all'interno delle strutture residenziali che non hanno diritto a nulla rispetto a quanto è scritto qui, perché se voi mi trovate una parola all'interno di quelle delibere in cui si parla di inserimento lavorativo, di tirocini formativi di abilità, di potenziamento delle abilità, allora vi do ragione diversamente, ho ragione io.
Non casualmente, invece, nella PDCR n. 141, mai discussa all'interno della IV Commissione, di cui sono il primo firmatario con altri colleghi, si parla di tirocini per chi sta nelle residenze e per chi sta fuori; si parla di borse di studio per chi sta nelle residenze e per chi sta fuori; si parla di potenziamento delle abilità per chi sta nelle residenze e per chi sta fuori; si parla di interventi valutativi rispetto all'assunzione di farmaci; si parla di tutta una serie di aspetti che riguardano l'intero mondo dei servizi psichiatrici.
Non lo dico a voi, perché avete votato un atto, vorrete votare questo avete espresso un parere favorevole sulla delibera, per cui in qualche modo siete responsabili della situazione che si è creata, ma lo dico a chi ci ascolta: perché gli stessi soggetti politici o la stessa Giunta interviene in modo drastico e senza alcuna sensibilità per la cura di malati rispetto a una delibera che sta entrando in vigore e, invece, ne fa un'altra che sarebbe anche, se non ci fosse la prima, approvabile o, comunque certamente non una delibera da respingere? Il motivo è banale: perché qui dentro - ed è il vero tema - non c'è un soldo, ma con la DGR n. 29 si arriverà a un risparmio da parte dell'istituzione regionale e delle ASL. Chiedete a qualche Direttore di Distretto all'interno delle ASL: in questi giorni si sta ridiscutendo il budget delle Psichiatrie delle singole ASL e sono tutti a riduzione, in termini di sanità, perché la DGR n. 29 porta un risparmio di spesa. Quel risparmio lo investiamo nel Piano della salute per i pazienti che sono al di fuori? No, perché, molto banalmente, questa delibera non stanzia neppure un euro.
Io voglio capire - concludo, e chiedo scusa, Presidente - come i meravigliosi punti indicati sui percorsi di autonomia verranno realizzati da strutture territoriali che non avranno neanche un euro per realizzare le strutture che sono indicate all'interno del piano.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Poiché ha chiesto d'intervenire anche il Consigliere Andrissi, a questo punto riprenderemo la discussione nel pomeriggio.
Ricordo che alle ore 14.30 ci sarà l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, mentre la seduta comincerà alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.01)



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