Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.385 del 15/01/19 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 14.41 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2487 presentata da Rostagno inerente a "Procedura di affidamento del servizio ferroviario SFM Torino 'bacino metropolitano'"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2487.
La parola al Consigliere Rostagno per l'illustrazione.



ROSTAGNO Elvio

Buongiorno.
È una vicenda nota da tempo. Sul SFM2 volevo capire i tempi conseguenti al mancato temperamento alla scadenza del 21 dicembre, scadenza entro la quale le due ditte selezionate per la procedura di affidamento erano state coinvolte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rostagno.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Sì, in effetti, vorrei ringraziare, per il lungo lavoro di confronto che l'Agenzia della mobilità ha fatto con i due soggetti, il Consiglio d'amministrazione, la struttura e il Direttore.
Voi sapete che questa è una procedura diversa da quella di procedura di gara normale, perché si applica, facendo riferimento agli articoli 62 e 63 del Codice degli appalti, la cosiddetta procedura di confronto competitivo.
C'è stato un lungo periodo di confronto con i due contendenti (l'uno è un consorzio, l'altro ovviamente è Trenitalia), che si è concluso a settembre quando l'Agenzia ha inviato ai due partecipanti al confronto la lettera di richiesta di offerta, elencando il capitolato che, peraltro, era stato frutto di un confronto - ripeto - con i due soggetti.
L'Agenzia aveva dato come scadenza il 21 dicembre. Poi ovviamente, visto il periodo, aveva già dato la disponibilità a una proroga fino al 21 gennaio.
Prima della scadenza del 21 dicembre sono però pervenute da entrambe le società richieste di proroga, anche piuttosto consistenti. Pensi che Trenitalia ha chiesto una proroga, sul 21 gennaio, di 15 giorni. La qual cosa ha stupito l'Agenzia e quando me l'hanno comunicato direi che ha stupito parecchio anche il sottoscritto.
Peraltro, anche l'altro consorzio, che, come sapete, vede insieme la società Arriva, che appartiene al gruppo Deutsche Bank tedesco e a GTT torinese, ha avanzato richiesta di proroga, se non erro, di 60 giorni. Alla fine si è concordato di dare una proroga di 60 giorni, direi obtorto collo un po' malvolentieri, ma nello stesso tempo consci che resistere a queste pesanti richieste di proroga avrebbe potuto creare condizioni per cui il confronto avrebbe potuto andare deserto.
Adesso vedremo. La scadenza è il 18 marzo, vedremo che cosa arriverà.
Abbiamo la certezza che i due gruppi hanno lavorato alacremente nella definizione dell'offerta, quindi riteniamo che questo grande lavoro non sia inutile e che ci sia questa offerta tra i due soggetti.
Non faccio ulteriori considerazioni, se non quella che, pur di fronte a un approccio di confronto competitivo, quindi di evidenza pubblica, quindi di concorrenza, quindi di reale competizione, in questo settore in particolare siamo ancora lontani dall'avere, sul territorio italiano, una presenza industriale di aziende che siano in grado di affrontare queste procedure con la dovuta capacità organizzativa e anche, direi, in qualche modo culturale.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2493 presentata da Bertola, inerente a "Continue criticità sul numero unico di emergenza NUE 112. Necessità di intervenire"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2493.
Al posto dell'Assessore Saitta risponderà l'Assessore Balocco.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, in qualità di Consigliere, per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Saluto l'Assessore Balocco e sono sicuro che non se la prenderà per quello che sto per dire. Ovviamente avremmo preferito che a rispondere fosse l'Assessore alla sanità, perché è un'interrogazione che riguarda la sanità ed è relativa a un tema importante.
Constatiamo il crescente disinteresse della Giunta regionale nei confronti dell'attività del Consiglio. Ricordiamo che la legislatura non è finita perché finirà non appena si insedierà il nuovo Consiglio regionale, quindi parliamo della fine di giugno o dell'inizio di luglio. Certamente gli ultimi mesi saranno dedicati all'ordinaria amministrazione, però adesso bisognerebbe venire in Aula a rispondere alle interrogazioni dei Consiglieri, giacché c'è rimasto solo il question time, perché quelle ordinarie o indifferibile e urgenti non le facciamo più perché non ci rispondono.
L'interrogazione riguarda nuovamente il numero unico di emergenza 112.
Abbiamo già avuto modo di interrogare la Giunta regionale su questa tematica. Il numero unico non è una nostra scelta, è un adeguarsi a una direttiva europea, giacché siamo stati per un certo periodo in procedura di infrazione per questo motivo.
La scelta regionale sicuramente è sulle modalità di applicazione di questo numero unico e certamente la Regione è interessata dai problemi che l'applicazione di questa normativa comporta.
Abbiamo già interrogato la Giunta. Altri casi si sono sommati in questi mesi. Per fare questa interrogazione abbiamo preso spunto da un articolo pubblicato sull'organo di stampa Voce pinerolese.
Un episodio, riguardante quel territorio, risale al 10 gennaio. Cito testualmente: "Ho visto due donne disperate che cercavano di aprire la porta di un appartamento. Dentro c'era la loro mamma di 83 anni che non rispondeva a nessun tipo di chiamata. Dalla finestra si vedeva la donna seduta sulla poltrona con gli occhi chiusi e abbiamo pensato a un grave malore. Telefono al 112 e chiedo l'intervento dei vigili del fuoco, giacch c'era una porta da aprire e del 118. Il 112 si fa dare tutti i dati precisi: nome, cognome, telefono, luogo, strada, numero civico e città, che è San Secondo di Pinerolo; viene attivato così - ci dicono - l'intervento dei vigili del fuoco del 118. Stante l'attesa di qualcuno che intervenga si riesce a sfondare la porta. Subito dopo, telefono al 118 e chiedo di annullare l'intervento dei Vigili del fuoco, ma non quello del 118. Il 112 ripassa ai Vigili del fuoco e si rispiega tutto daccapo. Intanto, è passato un quarto d'ora, ma del 118 nessuna notizia.
Passa un altro quarto d'ora e viene richiamato il 112, sollecitando l'invio dell'autoambulanza. Ancora una volta il 112 ripassa al 118 e, di nuovo bisogna rispiegare tutto daccapo: il comune, l'indirizzo, eccetera, ma nemmeno questa volta si vede l'arrivo dei soccorsi.
Passa un altro quarto d'ora e si richiama, per la quarta volta, il 112 e per la quarta volta si rispiega tutto, il problema, il comune, l'indirizzo il numero civico. Questa volta la richiesta d'intervento va a buon fine e dopo cinque minuti, arriva la tanto attesa ambulanza".
Va detto che per quella persona, una signora di 83 anni, non c'era più nulla da fare, perché era già morta, però possiamo scegliere se guardare il dito o guardare alla luna: se non fosse stata morta, cosa sarebbe successo? È inaccettabile che per un soccorso urgente possano passare tre quarti d'ora.
Questo testimonia il permanere di criticità sul numero unico dell'emergenza. Due autoambulanze in un indirizzo analogo, ma in un altro Comune! In via Cagni di Pinerolo sono stati mandati e non in Via Cagni di San Secondo di Pinerolo. Inoltre, dalle stesse non è stata richiamata la centrale per dire che ci avete mandato e di Pinerolo, ma forse non è questo l'indirizzo: non è successo. È ovvio che ci sono ancora delle criticità e che i cittadini sono costretti a ripetere più e più volte agli stessi operatori le stesse informazioni prima che arrivi qualcuno.
Per questo motivo, chiediamo nuovamente alla Giunta regionale quali strumenti intenda mettere in atto per assicurare un servizio che garantisca ai cittadini piemontesi la salvaguardia della propria salute in tempi rapidi e agli operatori strumenti efficienti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola l'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
La risposta è molto semplice. Da quanto leggo, si dice che nelle prossime settimane è in programma una riunione presso il Ministero dell'Interno alla presenza di tutte le Regioni, in cui verranno esaminati gli aspetti relativi al funzionamento del CED nei servizi d'emergenza del numero unico 112, perché in effetti si sono ripetuti più volte, come in questo caso, il 9 gennaio scorso, cattivi funzionamenti del cosiddetto CED, che è il centralino dati interforze del Dipartimento di pubblica sicurezza, che fa capo al Ministero dell'Interno, come lei sa.
In questo caso, era successo che il centralino aveva registrato chiamate provenienti dal Comune di San Secondo di Pinerolo come provenienti dal Comune di Pinerolo e, quindi, ha mandato sia il 118 che i Vigili del fuoco a Pinerolo anziché a San Secondo.
Queste anomalie, evidentemente, sono da superare; fanno parte di un'organizzazione che non era un'organizzazione regionale, ma di cui - data la risposta di cui ho dato lettura - la Regione Piemonte si è fatta carico chiedendo anche questo incontro al Ministero dell'Interno.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Trasporti su gomma - Trasporti su ferro - Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 2494 presentata da Valetti, inerente a "Adeguamenti/rimodulazioni del TPL gomma/ferro della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2494.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione ha come oggetto l'erogazione dei fondi per il trasporto pubblico, un fondo su base nazionale che ha un'integrazione regionale per la gestione del trasporto pubblico su gomma e su ferro.
Premetto che, relativamente al bilancio, il Piano dei trasporti prevedeva per il 2016, 533 milioni di euro poi stabilizzati, nel 2017-2018, a 530 milioni. Ricordiamo inoltre che il Governo Gentiloni, con decreto legislativo del 2017, ha previsto una contrazione del Fondo trasporti nazionale, che ne ha ridotto la quota in carico alle Regioni, pur mantenendo invariate le percentuali. Quindi vi è stato un taglio trasversale, in parte corretto dal presente Governo, ma comunque importante.
Ricordiamo che queste risorse sono riversate mettendo in difficoltà, in particolare, le compagnie del trasporto pubblico su gomma, perché quelle ferroviarie, come sappiamo, hanno una gestione molto centralizzata con l'affidamento a un gestore unico che, in passato, ha già subito tagli che risalgono, in particolar modo, al 2012, con la chiusura di 12 linee ferroviarie in Piemonte, che sono sospese, ma comunque il servizio è tuttora inesistente, salvo poche eccezioni.
La Regione si è impegnata a rimodulare il servizio, al fine di ottemperare quanto previsto dalla legge n. 1 del 2000 sul TPL regionale. È stata annunciata la riapertura della Saluzzo-Savigliano al costo di circa 800.000 euro annui; inoltre, la delibera 82-37 del 27 dicembre, non ancora pubblicata sul Bollettino, stanzia ulteriori cinque milioni all'Agenzia della mobilità per il rifinanziamento del TPL già erogati nel 2018.
A fronte di tutto ciò, chiediamo qual è il quadro di finanziamento sul 2019, se sono ancora previste rimodulazioni o revisioni dei servizi, in particolare con attenzione alla gomma, perché sappiamo che la parte ferroviaria è adesso subordinata all'affidamento del nodo ferroviario metropolitano, come diceva, relativamente al QT precedente, l'Assessore Balocco, mentre è in proroga l'affidamento del resto dei servizi regionali a livello di Regione Piemonte, sempre col gestore Trenitalia.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Contiamo che il costo del servizio ferroviario unitario, grazie al confronto competitivo e al nuovo contratto, che si dovrà stabilire per il resto del Piemonte, per il cosiddetto "lotto regionali veloci", che è il frutto di queste concertazioni, trattative e confronti competitivi abbia come risultato un minor costo unitario del servizio ferroviario. Riteniamo che su quel fronte sia sufficientemente auspicabile che non ci sia non soltanto un aumento di costi, ma probabilmente un equilibrio di risorse nella misura in cui si riesce anche, d'altra parte, a fare un'opportuna razionalizzazione del sistema gomma oltre che del sistema ferro.
Per quanto riguarda i due punti che lei citava, la riapertura della Savigliano-Saluzzo sta avvenendo all'interno delle risorse di quel bacino in particolare a fronte di una rivisitazione, ovviamente, del sistema gomma (anche alla luce di questa riapertura), ma anche per i risparmi che, nel frattempo, ci sono stati su quel bacino a fronte di un anno e mezzo di chiusura della linea Cuneo-Ventimiglia per i lavori in corso (ovviamente le sostituzioni gomma non hanno eguagliato i costi della sospensione ferro).
Per quanto riguarda i cinque milioni che si aggiungono ai 530, dovranno sostanzialmente essere verificati sull'ambito torinese, perché fanno parte come lei sa, del confronto e della trattativa dell'anno per soccorrere l'azienda GTT.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2495 presentata da Frediani inerente a "Riapertura punto nascite Susa e salvaguardia delle problematiche orogeografiche"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2495, cui risponderà l'Assessore Balocco.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Sottoscrivo quanto detto dal collega Bertola poco fa, perché ci sembra che ci sia un'attenzione da parte della Giunta un po' decrescente - speriamo che non peggiori ulteriormente nei prossimi mesi - nei confronti dell'attività dei Consiglieri di opposizione.
Peraltro, questa mattina erano previste delle interrogazioni, almeno secondo quanto concordato in Conferenza dei Capigruppo; avevamo anche inviato un elenco di interrogazioni a cui rispondere, ma in realtà non si è svolta nessuna sessione. Dunque, noi continuiamo a presentare interrogazioni a risposta immediata, ma neanche in questo modo riusciamo a interfacciarci con l'Assessore competente.
In questo caso, fa anche un po' sorridere il fatto che si parli del punto nascite di Susa, pensando che qualche tempo fa qualcuno addirittura aveva detto che avrebbe dovuto essere mantenuto proprio in considerazione della presenza del cantiere TAV, quindi forse l'Assessore Balocco potrebbe essere in parte competente rispetto al tema.
Perché riportiamo quest'argomento in Aula? Perché è notizia di pochi giorni fa che in Toscana, in particolare a Barga, è stato riaperto un punto nascite. L'Assessora alla sanità della Regione Toscana, Stefania Saccardi ha dichiarato che il punto nascite di Barga, che è una struttura montana che nel 2018 ha registrato 247 parti (ben al di sotto della famosa soglia dei 500 parti annuali indicata per il proseguimento dell'attività) non sarà chiuso. Dunque, la struttura rimarrà aperta.
Per arrivare a questa decisione, si è valutato che per i residenti di quel bacino di utenza la percorrenza verso il primo ospedale (parliamo, in questo caso, di Lucca) possa richiedere anche 60 minuti: si parla, dunque di disagio orogeografico, vista come condizione essenziale per la giusta applicazione del decreto del 2015, che prevaricava la potestà esclusiva concorrenziale sulla materia sanità tra Stato e Regioni.
Il punto nascite di Susa è stato chiuso il 30 novembre 2015. L'ultimo dato ufficiale rispetto alle nascite è di 150 parti annui. Ricordiamo che, oltre a una grande mobilitazione del territorio, ci fu anche una campagna (non so se definirla così) o, comunque, una sensazione diffusa di scarsa sicurezza di questa struttura. Percezione che, tra l'altro, è andata forse aumentando nel tempo anche in seguito ad alcune dichiarazioni da parte dell'Assessore.
Quindi quella percezione per le donne che dovevano partorire di recarsi in una struttura non sicura forse ha anche un po' contribuito al calo delle nascite.
Nel mio piccolo, invece, ho contribuito in senso opposto, perché l'ultimo figlio l'ho fatto proprio nascere a Susa, scegliendo la struttura e fidandomi ciecamente sia del personale che delle dotazioni presenti nel punto nascite.
Vediamo i tempi di percorrenza per raggiungere il primo ospedale utile: partendo da Sestriere e volendo andare verso Pinerolo, rileviamo un'ora di percorrenza. Invece, volendo andare verso Rivoli, parliamo di 75 minuti in condizioni di traffico normale. Immaginate una donna che deve partorire e che deve compiere un tragitto che richiede questo tempo, e che si svolge lungo delle strade che non sono certamente lineari e scorrevoli, ma, per buona parte del tratto, sono tortuose e di montagna.
Considerando quello che è successo in Toscana e vista la presa di posizione dell'Assessora alla sanità, quello che chiediamo oggi alla Giunta è se si stia valutando di chiedere la deroga per riaprire il punto nascite di Susa e salvaguardare anche quei punti nascite che non soddisfano i requisiti dei 500 parti annui (parliamo, quindi, di Borgosesia, Casale Monferrato e Domodossola).
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Direi che in questo caso, effettivamente, forse valeva la pena entrare più nel merito rispetto alla risposta che ho e che si rifà, sostanzialmente alle attuali normative, senza far riferimento all'esempio di Lucca.
La risposta spiega, appunto, che le attuali normative non possono essere superate (o non potrebbero essere superate), essendo il numero dei parti annui (il riferimento è all'ultimo anno di apertura, quindi al 2015) di 92.
Siccome la normativa parla di 500 parti all'anno, la possibilità di deroga è prevista solo dove esiste un Dipartimento di Emergenza Accettazione (DEA) di primo e di secondo livello. Qui, non essendo presente un DEA né di primo, né di secondo livello, secondo quanto viene interpretata la norma non sarebbe appunto possibile derogare rispetto a questa situazione.
Le lascio la risposta scritta, ma sostanzialmente le ho fatto una sintesi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2486 presentata da Policaro inerente a "Fermata Alta Velocità a Novara - studio sulla mobilità"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2486 presentata dal Consigliere Policaro, che la illustra; ne ha facoltà.



POLICARO Giuseppe

Grazie, Presidente.
Riprendiamo un tema che è già stato affrontato in quest'Aula, ovvero il tema spinoso della eventuale fermata dell'alta velocità tra Torino e Milano. Com'è noto, Novara doveva già usufruire di una fermata dell'alta velocità a seguito di un protocollo d'intesa firmato dallo Stato, dalla Regione e dagli Enti locali territoriali quando fu messa in funzione. Ci non è mai accaduto, oggi si ritorna a parlare di questa tematica.
Prima di entrare nel merito dell'interrogazione, sottolineo che Novara non solo è la seconda città del Piemonte, perché anche in termini di mobilità vede lo spostamento di decine di migliaia di persone a settimana, comunque di migliaia di persone al giorno, che si spostano soprattutto verso Milano (40 chilometri di distanza), ma anche verso il capoluogo piemontese (90 chilometri).
Oltretutto Novara è proprio nell'intersezione non soltanto dell'asse est ovest, ma anche nord-sud, quindi anche il collegamento con Malpensa è un altro punto di forza. Non solo, Novara è sede di Università in via di sviluppo, quindi è un ulteriore elemento che potrebbe favorire l'espansione della città e la fermata dell'alta velocità.
Sottolineo ancora un'altra questione che l'Assessore Balocco conosce bene: i treni Frecciabianca non fermano più a Novara, fermata che facevano fino a qualche mese fa. Non soltanto Novara meriterebbe più mobilità e si deve contendere in questa fase la fermata dell'alta velocità, se mai ci sarà una fermata dell'alta velocità, ma al momento ha avuto un nocumento.
Abbiamo appreso dagli organi di stampa che lunedì si è svolto, presso l'Assessorato regionale, un incontro con SITI e con RFI, ove sono stati discussi e presi in considerazione o, quantomeno, rivisti gli aggiornamenti di dati sulla mobilità che, in parte, richiamavo prima e che comunque sono già noti. Chiedo all'Assessore di dare delucidazione all'Aula e al sottoscritto riguardo allo stato dell'arte e anche di farci avere l'aggiornamento di questi dati sulla mobilità che, non ho dubbi sottolineano, ancora una volta, quanto Novara sia strategica in termini di sviluppo e, soprattutto, di trasporti tra e con Torino e Milano.
La Regione Piemonte sta spendendo 90.000 euro, da quello che abbiamo appreso dagli studi, per approfondire dati sulla mobilità che dovrebbero già essere evidenti. La domanda che le rivolgo, Assessore, oltre ad avere informazioni riguardo a questi dati e chiederli fisicamente, posto che i suoi Uffici non me li hanno dati a precisa richiesta (credo che dovrebbero essere pubblici), le chiedo anche se ci sarà una fermata dell'alta velocità.
Non vorremmo mai che si discutesse, anche se in termini politici oltre che fattuali e tecnici, di una fermata dell'alta velocità quando poi magari potrebbe non esserci, il che ci parrebbe quantomeno strano, alla luce del fatto che si stanno spendendo risorse pubbliche proprio per analizzare questi dati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

In effetti, ci sono pressioni pesantissime. Le pressioni più forti, lei non ci crederà, arrivano dal Comune di Balocco.
La ringrazio del suo intervento, perché mi permette di precisare che la Regione non spende una lira su questo studio, perché è finanziato completamente da Fondazioni bancarie, dalla Camere di Commercio di Novara e anche da una banca nel novarese, quindi la Regione non ci mette una lira.
Lo studio è attuato da SITI, che è una struttura compartecipata da Fondazione Compagnia di San Paolo e da Politecnico, che ha una convenzione con la Regione Piemonte e che sta lavorando su parecchie questioni che riguardano i trasporti e la logistica. In questo caso è un'attività che svolge al di fuori di quella convenzione e, ripeto, senza risorse messe dalla Regione.
La Regione coordina questo lavoro informando i finanziatori e anche i soggetti che avevano chiesto di approfondire il tema. L'incontro della scorsa settimana è stato, non so come e non so perché, assolutamente gonfiato dalla stampa, perché era un incontro tecnico, cui non ha partecipato il sottoscritto e neanche RFI, ma era un incontro della struttura tecnica dell'Assessorato con SITI per considerare il punto della situazione dell'analisi effettuata da SITI stessa. Manca ancora tutta la parte di RFI. SITI ha trasmesso, com'è stato detto, le sue rilevazione a RFI in modo che possano essere integrate con quanto RFI ha prodotto fino a oggi.
Il rifinanziamento, che non riguarda la Regione, è destinato al lavoro che sta svolgendo SITI, ma che deve combinarsi con il lavoro che sta facendo RFI e che, ovviamente, finanzia RFI.
Gli ultimi contatti che ci sono stati sia con SITI che con la strutture di progettazione in RFI, ci dicono che la conclusione di questo lavoro dovrebbe essere all'inizio di febbraio. Oggi noi non possiamo dare nessun tipo di anticipazione, perché non la conosco, ma se anche la conoscessi non dovrei dirla. sinceramente, non la conosco.
Rimando tutto ciò a un mese da adesso, magari anche meno, quando verranno presentati i lavori dei due organismi, prima di tutto al territorio, ma anche ai Consiglieri regionali che lo riterranno opportuno.


Argomento: Volontariato - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2492 presentata da Tronzano inerente a "Articolo 21 del D.lgs 81/2008 e mancato rinnovo convenzione Associazione DIVA-Donne Italiane Volontarie Associate e Associazioni AVO Associazioni Volontari Ospedalieri"


PRESIDENTE

Proseguiamo con la trattazione dell'interrogazione a risposta immediata n.
2492.
All'interrogazione risponderà l'Assessore Balocco invece dell'Assessore Saitta.
La parola al Consigliere Tronzano per l'illustrazione.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Risulta che le due associazioni in oggetto, cioè AVO e la DIVA (Associazioni Volontari Ospedali e Donne Italiane Volontari Associate) abbiano avuto l'ordine, credo dal Direttore Generale dell'ASL di provenienza, di farsi carico integralmente dei costi sulla sicurezza sul lavoro e delle visite mediche di idoneità. Non sfugge a nessuno naturalmente, il post, il dopo di una decisione di questo genere, tant'è che le associazioni hanno ritirato i loro volontari, che "cubano" circa 4.000 ore all'anno e che sono oggettivamente importanti per gli ospedali in cui operavano.
Con quest'interrogazione, chiediamo all'Assessore (l'abbiamo fatto anche a novembre attraverso un'altra interrogazione, ma purtroppo non c'è stata risposta) se sia corretto interpretare in termini di obbligatorietà le disposizioni di cui al decreto legislativo 81/2008.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Do velocemente lettura di una risposta piuttosto puntuale.
I volontari sono a tutti gli effetti equiparati ai lavoratori autonomi pertanto si applicano le disposizioni di cui all'articolo 21 del decreto legislativo 81/2008, che prevede, in particolare, che tali soggetti relativamente ai rischi propri delle attività svolte e con oneri a proprio carico, hanno facoltà di beneficiare dell'assistenza sanitaria, partecipare a corsi di formazione e via dicendo.
L'entrata in vigore della nuova riforma del Terzo Settore è stata recepita dall'ASL Città di Torino, che ha predisposto e deliberato il nuovo regolamento per la frequenza dei volontari all'interno dell'ASL. L'articolo 10 del sopracitato regolamento recita: "Le associazioni di volontariato si impegnano a tutelare i propri volontari attraverso copertura assicurativa contro gli infortuni e le malattie connesse allo svolgimento dell'attività di volontariato, nonché per la responsabilità civile verso terzi.
L'esibizione di tale documentazione è condizione necessaria per l'autorizzazione allo svolgimento dell'attività presso l'Azienda".
L'ASL Città di Torino, ai sensi dell'articolo 9.2, comma f), della legge regionale 38/94 e dell'articolo 18 del decreto legislativo 117/2017, previa presentazione di adeguata documentazione garantisce il rimborso della spesa assicurativa.
Quindi, l'assicurazione viene stipulata dall'associazione, ma viene rimborsata dall'ASL.
Con deliberazione n. 2093 del 18 dicembre 2018, l'ASL Città di Torino ha concesso l'autorizzazione a sanatoria allo svolgimento dell'attività di volontariato per l'anno 2018 per le associazioni che hanno prestato la loro attività nei reparti ospedalieri e nelle strutture territoriali dell'ASL tra le quali figurano le associazioni Avo Torino e Diva.
Precedentemente, già con nota del 4 dicembre 2018, l'ASL Città di Torino aveva comunicato alle associazioni di volontariato che, relativamente agli aspetti legati alla sicurezza e all'applicazione del decreto legislativo 81, per l'anno 2018 si faceva carico delle relative spese.
A breve, così come previsto dalla normativa e come precisato all'articolo 2 del nuovo Regolamento, l'ASL pubblicherà un avviso pubblico per l'accreditamento delle associazioni di volontariato, per l'erogazione dei servizi gratuiti di volontariato, ove verranno definite le modalità di accreditamento, gli aspetti connessi alla sicurezza, l'applicazione del decreto legislativo 81 e le spese rimborsabili alle associazioni di volontariato per l'espletamento delle loro attività.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 2489 presentata da Ottria, inerente a "Iter del progetto di discarica presso Cascina Pitocca"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2489.
Risponderà l'Assessora De Santis.
La parola al Consigliere Segretario Ottria, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Nel dicembre scorso, sul sito della Provincia di Alessandria è stata pubblicata la documentazione relativa all'istanza di valutazione di impatto ambientale riguardante la sistemazione di un'area di un'ex cava per costruire una discarica per soli rifiuti non pericolosi e il successivo riutilizzo a fini turistico-ricreativi del sito. È un luogo posto tra il Comune di Frugarolo e Casal Cermelli. Aggiungo che si trova a 500 metri dal torrente Orba.
La superficie interessata è di circa 345.000 metri quadrati: la maggior parte è utilizzata per depositare rifiuti e la rimanente è destinata ad aree di servizio.
Secondo le stime presentate dalla società proponente, sarà un investimento di circa 25 milioni di euro, con una previsione di ricadute occupazionali e un gettito per gli Enti locali.
I proponenti definiscono l'opera come una discarica sostenibile, con un basso impatto ambientale, che diventerà, una volta esaurita come deposito di rifiuti, un sito fruibile per altre attività ricreative e ludiche. In più, si dice che avrà una bassa presenza di biogas e di percolato, in quanto i rifiuti conferiti saranno solo ed esclusivamente rifiuti non pericolosi.
Nelle settimane scorse, anche la stampa alessandrina ha dato ampio spazio a questa vicenda, sottolineando il fatto che, nonostante il progetto sia solo nella fase iniziale, ha suscitato diverse perplessità, prese di posizioni e preoccupazioni non solo da parte di associazioni di cittadini ambientaliste, ma anche di rappresentanti delle Istituzioni. Anche in Consiglio abbiamo parlato più volte di problemi relativi alla costruzione di varie discariche nel territorio alessandrino.
Sempre dagli organi di stampa si è appreso che l'iter presentato si era fermato in attesa di un parere della Regione Piemonte, che sarebbe arrivato alcune settimane fa.
Al fine di chiarire i passaggi procedurali relativi a quest'eventuale autorizzazione ed anche la coerenza del progetto con le normative vigenti in tema ambientale e produttivo, insomma in generale per stabilire anche le competenze, chiedo quali siano le procedure in capo alla Regione in merito al progetto denominato Discarica di Cascina Pitocca.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività estrattive Grazie, Presidente, e grazie, Consigliere Ottria.
Non ho una risposta scritta, perché effettivamente il quesito che lei pone è complesso e ho dovuto approfondirlo direttamente. Incomincio con il rispondere all'ultima domanda che lei pone: quali sono le procedure previste e qual è la competenza regionale sul punto.
Posto che questo progetto vada avanti, ciò che deve avvenire è l'indizione di una Conferenza dei Servizi da parte della Provincia di Alessandria. In questa Conferenza dei Servizi verranno affrontati due procedimenti connessi, ma concettualmente distinti. Uno è la V.I.A. sulla discarica cioè su un impianto di discarica; l'altro è il fatto che, poiché questo progetto modifica un precedente progetto di ripristino di una cava, in quella sede dovrà anche essere valutata l'autorizzazione di una variante al progetto originario di ripristino. Le competenze, in realtà, sono in capo alla Provincia, però sul secondo punto necessariamente dovrà esprimere un parere il Settore Cave della Regione Piemonte, che verrà espresso nel momento in cui il Settore medesimo avrà potuto valutare il Progetto. Cosa che, a oggi, assolutamente non è, quindi in un momento successivo.
Per quanto riguarda la questione del parere che il proponente, la Provincia di Alessandria, avrebbe sollecitato al nostro Settore Cave, si tratta semplicemente di un chiarimento rispetto a ciò che prevede la nuova legge sulle cave. La nostra legge sulle cave dice che, in generale, nel caso in cui una cava venga riempita con dei rifiuti, devono essere utilizzati prioritariamente i residui - il termine tecnico deve essere diverso - delle attività estrattive e poi eventuali altri rifiuti, facendo riferimento alla norma nazionale sul tema, in attesa che la Regione elabori un regolamento sul punto. Gli Uffici regionali stanno lavorando a questo regolamento, che non è ancora stato sottoposto alla Giunta e naturalmente nemmeno alla Commissione consiliare competente, ma il punto è che in questo momento non vi è alcun vuoto normativo.
Pertanto, ciò che gli Uffici regionali hanno fatto, rispondendo alla Provincia di Alessandria, è semplicemente dire che, al momento, si applica la legge regionale, che dice che, in un caso del genere - e questo a prescindere che sia un nuovo progetto - devono essere usati prioritariamente i residui dell'attività di cava. Per il resto, si fa riferimento alla norma nazionale e da questo punto di vista non c'è questione di procedibilità dell'istanza.
Altro sarà, invece, valutare il progetto, nel momento in cui esso verrà presentato ma, al momento, ai nostri Uffici non è giunta la presentazione del progetto in quanto tale.
Grazie.


Argomento: Formazione professionale - Università

Interrogazione a risposta immediata n. 2488 presentata da Batzella inerente a "Presunti episodi di discriminazione, di molestia e mansioni non conformi con il proprio ambito di studio durante i tirocini formativi degli studenti universitari"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2488.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
I tirocini formativi sono una parte importante del percorso di studio universitario, perché permettono un contatto diretto tra gli studenti e il mondo del lavoro e, in alcuni casi, sono propedeutici e obbligatori al fine del conseguimento del titolo universitario. Si tratta, quindi, di un momento di formazione e di arricchimento del bagaglio culturale, di conoscenze e di acquisizione di competenze pratiche, senza configurarsi come un rapporto di lavoro o come una forma di inserimento lavorativo. Sono un'attività formativa inserita nel proprio piano di studi e orientata ad affinare le proprie conoscenze e competenze, senza che il tirocinante apporti valore economico aggiunto all'ente.
Apprendiamo che - e arriviamo al dunque dell'interrogazione - la lista dei rappresentanti degli Studenti Indipendenti dell'Università di Torino ha recentemente svolto un'indagine, attraverso un questionario anonimo, per realizzare una sorta di fotografia dei tirocini formativi e valutarne così la qualità. Alcuni risultati di questa indagine, chiamata "Tirocini da incubo", sono stati pubblicati sui canali social degli Studenti Indipendenti e ripresi da diversi quotidiani anche importanti.
I promotori dell'iniziativa hanno reso noti alcuni episodi raccontati dagli studenti, dai quali emergono situazioni che, se confermate, sarebbero gravissime. In un caso, ad esempio, una studentessa di Veterinaria, corso di Laurea per cui il tirocinio è obbligatorio, riferisce non soltanto di non essere seguita nel modo corretto dal punto di vista didattico, ma di essere anche costretta a fare le pulizie e a sostituirsi ai lavoratori e alle lavoratrici della struttura, perché manca personale. La stessa studentessa poi riferisce di dover fare i turni di notte ed essere così impossibilitata a seguire le lezioni che si svolgono il giorno successivo.
Un altro caso riportato sempre dagli Studenti Indipendenti è quello di una studentessa che racconta di essere costretta a subire allusioni sessuali da parte di chi dovrebbe, invece, insegnare. I promotori dell'indagine riferiscono che le segnalazioni ricevute riguardano problemi organizzativi mansioni non conformi con il proprio ambito di studio, costi elevati e anche discriminazioni.
Il quadro che emerge è preoccupante. Gli studenti affermano che sotto il termine tirocinio ci sono innumerevoli fenomeni di sfruttamento e di vero e proprio abuso del lavoro, sia per lo studente sia per la studentessa, che si ritrova spesso a svolgere non solo un lavoro non retribuito, come previsto, ma senza alcuna valenza formativa, perché non hanno la formazione che dovrebbero avere. Questi episodi raccontati accadono sia nelle aziende private sia negli enti pubblici, che addirittura, a seguito di anni di tagli di risorse, utilizzano i tirocinanti come manodopera gratuita.
La Regione Piemonte ha sempre mostrato grande sensibilità nei confronti della lotta a ogni tipo di discriminazione e della tutela dei diritti. A questo proposito, l'Assessora Cerutti sa bene, perché ne è la promotrice che è stata introdotta la legge n. 5/2016 "Norme di attuazione del divieto di ogni forma di discriminazione e della parità di trattamento nelle materie di competenza regionale".
La promozione del diritto allo studio, anche universitario, e l'organizzazione in ambito regionale dei servizi della formazione professionale sono materie di competenza regionale e la legge 5 del 2016 le inserisce negli ambiti di intervento. La stessa legge prevede, all'articolo 4, che la Regione svolga attività di monitoraggio e di valutazione delle politiche nei settori a cui il provvedimento si riferisce, con l'obiettivo di prevenire e contrastare ogni forma di discriminazione, che garantisce l'applicazione del principio di parità di trattamento e non discriminazione negli atti che assume.
Sono qui a interrogare l'Assessora per sapere se intende sollecitare l'Università degli Studi di Torino affinché vengano effettuati controlli più serrati sui tirocini formativi, mettendo in atto ogni iniziativa possibile, anche in base a quello che la nostra legge regionale prevede per garantire agli studenti il diritto allo studio e alla formazione senza alcuna forma di discriminazione e in conformità al loro percorso di studio.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessora al diritto allo studio universitario

Grazie, Presidente.
Consigliera Batzella, devo dire che la Direzione dell'Università degli Studi di Torino ci ha prontamente fornito degli elementi in relazione ai casi da lei sollevati.
I corsi di studio prevedono la possibilità di svolgere tirocini curricolari per gli studenti come parte integrante del percorso di studio coerentemente con gli obiettivi formativi. I tirocini, come lei ricordava sono attivati con enti o aziende (soggetti ospitanti) preventivamente accreditati dall'Università degli Studi di Torino (soggetto promotore).
Come previsto da normativa, i tirocini attivati prevedono, oltre a una convenzione tra soggetto promotore e soggetto ospitante, un progetto formativo specifico con obiettivi coerenti rispetto al percorso di studio e la presenza di un tutor accademico e un tutor aziendale.
A seconda della specificità del corso di studi, possono essere previste modalità differenti di monitoraggio dell'andamento dei tirocini, a garanzia del buon andamento degli stessi; tra questi, colloqui col tutor questionari di valutazione intermedi e finali, relazione finale di tirocinio. Si aggiungono a questi ultimi la possibilità di segnalare eventuali criticità presso gli Uffici Orientamento, Tutorato e Placement dell'Università al Presidente del corso di studi e agli organi dell'Ateneo preposti al buon andamento del corso di studi, quali ad esempio la Commissione paritetica di scuola o dipartimento, la Consigliera di fiducia e il Comitato Unico di Garanzia .
Si ritiene opportuno evidenziare che l'Ateneo gestisce attualmente circa 25.000 tirocini curriculari; nel corso degli anni sono state segnalate, al momento, poche criticità nell'ordine di poche unità, che sono state puntualmente gestite.
Relativamente al caso evidenziato dalla studentessa di Medicina veterinaria, il Dipartimento è a conoscenza di difficoltà relative al tirocinio e ha già attivato la propria Commissione tirocini, che sta lavorando per l'adozione di azioni di miglioramento .
La Commissione Orientamento, Tutorato e Placement di Ateneo, che ha al suo interno anche due rappresentanti degli studenti, è il luogo naturale in cui eventuali disfunzioni nella gestione dei tirocini devono essere riportate e discusse nell'ottica di un miglioramento.
L'Ateneo, come di consueto, resta quindi, anche in merito all'indagine disponibile a un confronto con i rappresentanti degli studenti per le valutazioni del caso e rimane, ovviamente, a disposizione per ulteriori approfondimenti.
Aggiungo che noi comunque, come Regione, verificheremo, anche con tutto il lavoro che stiamo facendo in attuazione della legge 5, se permangono elementi che ci permetteranno di intervenire in situazioni che noi possiamo rilevare di discriminazione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 2490 presentata da Conticelli inerente a "Salvaguardia dei lavoratori della ditta Isitrac Sas di Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2490.
La parola alla Consigliera Conticelli per l'illustrazione.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
Purtroppo siamo ancora a portare in Aula il caso di una ditta attiva nel campo dei trasporti, in particolare della logistica, una delle ditte che compongo il nostro panorama piemontese, in particolare con la sede a Torino e in attivo anche con le commesse, che ha visto però negli ultimi mesi peggiorare la propria condizione finanziaria, con un caso che (diciamo così) si è ribaltato anche sui lavoratori. Ciò ha comportato il ritardo nei pagamenti delle retribuzioni e il mancato pagamento della quattordicesima oltre che ritardi nella manutenzione dei mezzi, iniziando a mettere a repentaglio il lavoro stesso degli autisti e anche in alcuni casi la loro vita,operando essi su strada.
Nel mese di dicembre, i lavoratori della Isitrac - una settantina - con un volume d'affari notevole e importante, soprattutto nel campo del fresco delle derrate alimentari, sono scesi in sciopero. La situazione della ditta è rimasta per diversi mesi nell'incertezza e i lavoratori hanno chiesto insieme all'organizzazione sindacale che li ha seguiti, un incontro con la Regione Piemonte. So che l'Assessora Pentenero li ha anche già incontrati e noi qui chiediamo quale può essere il nostro ruolo, come pensiamo di poter aiutare questa situazione, visto che ormai la condizione di crisi della ditta è irreversibile e visto che, al netto di alcuni pensionamenti prossimi, si tratta di oltre 50 lavoratori sul cui futuro pende una grossa incognita.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Si tratta, com'è stato detto, di un'azienda operante nel settore del trasporto merci su strada, che ha una sede operativa all'Interporto SITO di Orbassano e una a Venaria. Attualmente conta circa 50 dipendenti, al netto delle dimissioni che si sono avute negli ultimi tempi.
Com'è stato ricordato, nel mese di dicembre i lavoratori sono entrati in sciopero e, su richiesta del sindacato, noi abbiamo incontrato - lunedì 14 gennaio, cioè ieri - sia l'azienda sia le organizzazioni sindacali.
L'azienda ci ha comunicato che venerdì 11 gennaio aveva presentato l'istanza di fallimento al Tribunale competente.
Dal racconto della situazione, ci sembra una condizione piuttosto preoccupante e piuttosto complicata. Per capire quali azioni intraprendere nell'immediato, occorrerà innanzitutto attendere la nomina del Curatore fallimentare.
Qualsiasi strumento la Regione abbia a disposizione, qualsiasi opportuno intervento si possa pensare di fare, a questo punto non può che attendere le valutazioni del curatore fallimentare. Ovviamente, le proposte che noi saremo in grado di fare loro dovranno essere autorizzate dal Tribunale quindi in questa fase quello che occorre fare è attendere. Ci auguriamo che il Tribunale lo faccia nel più breve tempo possibile.
C'è poi un altro aspetto da tenere in considerazione, ovvero il fatto che qualsiasi procedura, oltre ad avere la necessità, da questo momento in poi di avere l'autorizzazione del Tribunale, ha anche la necessità di avere tempi di istruttoria - usiamo questo termine - non fosse altro della contrattazione e della definizione di quello che è il contorno dell'azienda.
Certamente, dalle descrizioni avute durante l'incontro, la situazione è tutt'altro che semplice e sembrerebbe essere piuttosto complicata.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 2491 presentata da Grimaldi inerente a "Procedura di mobilità alla Penta Trasporti"


PRESIDENTE

Proseguiamo con la trattazione dell'interrogazione a risposta immediata n.
2491.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Questa vicenda è nota ai più, è uscita sulle cronache di diversi giornali.
L'azienda Penta, un'azienda di trasporti di Torino in Strada Settimo, che si occupa di trasporto alimentare (tra altro, per note catene come la Conad e la CRAI), ha aperto una procedura di mobilità.
A quanto pare, questa decisione è stata presa a seguito dello stato in cui versano i conti dell'azienda; tuttavia, fonti sindacali che abbiamo sentito affermano che la crisi nasce più da una cattiva gestione e non tanto dalla mancanza di lavoro e di commesse del sistema distributivo dei grandi supermercati.
Purtroppo, i lavoratori da tempo non percepiscono lo stipendio e sono in agitazione. Nelle scorse settimane hanno manifestato chiedendo a tutte le Istituzioni di farsi carico di questa vicenda. Ovviamente questo significa che centinaia di famiglie sono rimaste senza reddito e la situazione rischia di protrarsi a lungo. So che l'Assessora, almeno così mi hanno detto, si è già fatta promotrice di un primo tavolo di crisi, ma, se capisco bene, anche lì dalle cronache, per ora non ci sono sviluppi positivi.
Interroghiamo l'Assessora per sapere se si è nuovamente attivata per riconvocare l'azienda, non solo al fine di trovare una soluzione che tuteli i posti di lavoro e i dipendenti, ma soprattutto che garantisca da subito i pagamenti di tutti gli stupendi che in questo momento non hanno versato.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Penta Trasporti svolge un'attività di logistica e di trasporto alimenti a temperatura controllata. Abbiamo incontrato la società qualche mese fa e l'abbiamo seguita in più occasioni, durante il mese di novembre e il mese di dicembre, per valutare la situazione e cercare delle soluzioni che permettessero di superare una situazione, anche qui, non del tutto semplice. Il 14 dicembre scorso, l'azienda ha però inoltrato la richiesta di esame congiunto per crisi aziendale, per 12 mesi, per 107 dipendenti. La Regione ha quindi convocato le parti per il giorno 20 dicembre 2018.
Durante questo incontro, Penta Trasporti ha dichiarato di aver ricevuto una proposta di affitto da parte di un'azienda, con lettera di intenti, per il ramo Gelo, ed è emerso che i lavoratori non percepivano lo stipendio da alcuni mesi.
Alla luce di questa situazione, le organizzazioni sindacali hanno richiesto un rinvio della riunione per approfondire la situazione e l'incontro è stato posticipato il 22 dicembre. In quell'occasione, le parti hanno dichiarato che la situazione era precipitata, per cui l'azienda era addivenuta alla decisione ultima di cessare l'attività.
A fronte di questa dichiarazione, la Regione ha informato le parti rispetto alla possibilità di far ricorso comunque agli ammortizzatori sociali, in particolare per cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, attraverso la stipula di un accordo in sede governativa - così prevede la legge - dove la Regione mette a disposizione le politiche attive.
Tuttavia, il 28 dicembre l'azienda ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attività per tutti i lavoratori ritenendo di non poter utilizzare misure alternative né di proseguire l'attività, ancorché in misura ridotta o anche attraverso una nuova riorganizzazione del lavoro.
Il 14 gennaio, l'azienda e i sindacati, anzi, soltanto una parte (FILT CGIL) hanno sottoscritto il verbale di accordo sindacale, che prevede l'uscita volontaria del personale ancora in forza entro 120 giorni dalla data di sottoscrizione dell'accordo. Dalla lettura di tale accordo risulta inoltre che l'azienda, al fine di salvaguardare anche parzialmente l'occupazione, ha verificato la concreta possibilità di affittare il ramo d'azienda, denominato Gelo, ad altre realtà imprenditoriale. In data 27 dicembre ne ha dato comunicazione alle componenti organizzazioni sindacali ai sensi dell'articolo 47. Da comunicazioni avute per altre vie brevi risulta, inoltre, che l'affitto del ramo di azienda decorrerà dal 1 febbraio e dovrebbe prevedere il reimpiego di circa trenta lavoratori.
Ovviamente stiamo monitorando la situazione e se del caso convocheremo un ulteriore tavolo, ma al momento non ci sono altre azioni che possano essere intraprese, pur essendo una situazione drammatica. Non vorremmo che la situazione peggiorasse ulteriormente.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Immigrazione - Fondi sanitari

Interrogazione a risposta immediata n. 2485 presentata da Ravello, inerente a "Debito dello Stato nei confronti della Regione per le spese connesse alle prestazioni sanitarie per gli immigrati"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2485.
La parola al Consigliere Ravello per l'illustrazione.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie.
Il tema è, per pura combinazione, coerente con l'argomento del dibattito di questa mattina, che quindi non riprenderò, ma richiamo soltanto la legge del 1° dicembre 2018, che è intervenuta sulla disciplina della gestione del fenomeno migratorio e però non ha modificato, mantenendole invariate, le tutele per i soggetti in fuga da persecuzioni, discriminazioni, per chi corre il rischio di condanne di morte o di tortura e per chi rischia la vita nei conflitti armati nel proprio Paese.
Da alcuni organi d'informazione siamo venuti a conoscenza del fatto che avendo comunque le Regioni - tra questi immaginiamo vi sia anche il Piemonte - garantito le prestazioni sanitarie ai soggetti di cui sopra, lo avrebbero fatto in anticipazione finanziaria rispetto a delle risorse la cui copertura avrebbe dovuto essere garantita dallo Stato, avendo quindi maturato a loro volta un credito, che gli organi d'informazione stimano in circa 100 milioni di euro.
Il nostro interesse è comprendere, all'interno di questa quota, quale sia la quota corrispondente alle attività svolte dalla Regione Piemonte in anticipo finanziario rispetto a una competenza statale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ravello.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Consigliere, le chiedo scusa, ma ho visto in questo momento la risposta che è pervenuta poco fa: l'Assessore e la sua segreteria si scusano, perché non sono riusciti a reperire tutti i dati che lei ha richiesto. Quindi s'impegnano, ovviamente, a farle avere - se ritiene - una risposta scritta nel più breve tempo impossibile, altrimenti a rimandare alla prossima seduta il suo question time.
Dica lei. È imbarazzante.



PRESIDENTE

Consigliere Ravello, vuole che la inseriamo nella lista delle interrogazioni a risposta immediata della prossima settimana? Naturalmente non facendo cumulo con le altre del vostro Gruppo, se il vostro Gruppo ne dovrà presentare altre.



RAVELLO Roberto Sergio

La ringrazio. È la prima cosa che le avrei chiesto e la seconda che mi permetto di chiedere è quantomeno, per creanza, se l'interrogante pu essere informato in anticipo rispetto a un caso di questo tipo. Non ne faccio una colpa all'Assessore Balocco, credo sia una cosa che possa essere gestita tranquillamente dalle rispettive segreterie, senza investire.



PRESIDENTE

Sicuramente, sarebbe stato opportuno che la Presidenza ne fosse a conoscenza, non è colpa di chi oggi fa le veci dell'Assessore Saitta.
Comunque, c'è l'impegno a esaminare l'interrogazione nella prossima seduta.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 2496 presentata da Vignale, inerente a "Il nuovo direttore del distretto di Settimo dell'ASL TO4 è stato nominato a 66 anni e dopo due anni dalla pubblicazione del bando. Tutto regolare?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2496.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il tema è meramente di rispetto delle norme e anche un po' del metodo.
Credo che l'interrogazione sia sufficientemente dettagliata per comprendere quanto vorremmo chiedere.
Nel 2016 l'ASL TO4 ha indetto un avviso pubblico per l'attribuzione d'incarico del direttore della struttura complessa del Distretto di Settimo, quindi del distretto territoriale. Il bando viene pubblicato con scadenza al 19 gennaio 2017 e vengono presentate molte domande.
In modo anomalo, il 16 aprile 2018 (cito le date, perché credo che queste abbiano un senso) sono stati riaperti i termini del predetto bando. È noto che la legislazione non vieta alle Istituzioni la riapertura dei bandi, ma li vincola rispetto ad alcuni requisiti: o non vi è nessuno che ha partecipato a un bando, oppure i candidati che hanno partecipato a quel bando non hanno i requisiti. Questo accade anche all'interno di quest'Aula consiliare. Tuttavia, non era quella la situazione, perché più di dieci persone avevano risposto al primo bando.
Non si comprende, quindi, il motivo di questa riapertura, sennonché fra le 14 candidature complessive ve n'è una che viene presentata - guarda caso a bando riaperto e non precedentemente, perché non poteva avvenire, del dottor Caruso. Non poteva avvenire perché all'apertura del primo bando il dottor Caruso faceva il Direttore generale dell'ASL di Verbania e quindi evidentemente, non avrebbe potuto presentare domanda, salvo ovviamente nel caso di conferimento dell'incarico dare le dimissioni dall'ASL stessa.
Il dottor Caruso, nel maggio 2018, a scadenza naturale del mandato, lascia l'incarico della Direzione generale dell'ASL di Vercelli, per raggiunti limiti d'età; è noto che la normativa Madia non consente il conferimento d'incarichi sopra i 65 anni e, avendo superato quest'età, lascia questo incarico. In modo anomalo, per quanto ne sappiamo noi dell'esistenza delle norme, lo stesso dottor Caruso viene nominato, a 66 anni, come Direttore della struttura complessa del Distretto di Settimo.
Sono due i motivi per cui chiediamo alla Giunta se si ritiene che la procedura utilizzata per il conferimento dell'incarico sia corretta: uno banalmente, se si è rispettata la normativa di legge; due, se non si ritiene che questa modalità sia valida.
Vi è stata l'apertura di un bando, la riapertura nel momento in cui una persona che svolgeva un incarico non la svolge più, anche avesse avuto cinquant'anni e - guarda caso - presentazione alla riapertura esclusivamente di questa persona, per cui sembra quasi che il bando sia stato riaperto ad hoc, poi - guarda caso - quella stessa persona viene anche nominata come direttore, avendone assolutamente i titoli.
L'unica cosa che non mettiamo in discussione è il titolo e la professionalità del dottor Caruso, ma mettiamo soltanto in discussione, e lo chiediamo alla Giunta, se quanto è avvenuto si ritenga corretto, perch crediamo che nel rispetto sia delle norme sia delle procedure all'interno di una Pubblica Amministrazione questo deve essere un discrimine che viene prima rispetto al merito e alla competenza delle persone stesse.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Do lettura della risposta preparata dall'Assessorato alla sanità. L'ASL TO4, nell'ottobre 2016, ha bandito il concorso per il Distretto di Settimo l'espletamento delle procedure di selezione è avvenuto a partire dal mese di dicembre 2017. La riapertura dei termini per il Distretto di Settimo ha consentito di aumentare il numero degli aspiranti da dieci a 14. Alla selezione hanno partecipato quattro candidati, due dei quali aspiranti, a seguito della riapertura dei termini.
In merito al conferimento di incarico di un ultrasessantacinquenne si precisa quanto segue.
Il decreto legislativo n. 502 stabilisce che il collocamento a riposo dei dirigenti medici, compresi i responsabili di struttura complessa, è stabilito al compimento del sessantacinquesimo anno di età, ovvero su istanza dell'interessato al maturare del quarantesimo anno di servizio effettivo. L'età massima (65 anni) va però adeguata in forza della sopravvenuta legge Fornero, in relazione alla quale il collocamento a riposo per vecchiaia è stato gradualmente innalzato dal 2012.
In particolare per il caso in oggetto, al momento dell'espletamento della selezione per il Distretto, il dottor Caruso non aveva ancora raggiunto l'età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia (cioè 66 anni e sette mesi, visto l'adeguamento previsto allora dalla legge Fornero).
Pertanto, era nella facoltà di partecipare alla selezione.
Dal 1° gennaio 2019, salvo modifiche, l'età per il pensionamento di vecchiaia è pari a 67 anni. Il dottor Caruso ha quindi la facoltà di richiedere la permanenza in servizio nell'ambito di tale circostanza a fronte delle caratteristiche contributive della sua carriera fino al raggiungimento dei 70 anni di età, momento nel quale sarà collocato definitivamente a riposo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.54 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 15.58)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Ferraris, Gallo e Gancia.
Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Immigrazione

Comunicazioni della Giunta regionale in merito all'intenzione del Presidente Chiamparino di sollevare questione di legittimità costituzionale innanzi alla Consulta nei confronti del "Decreto Sicurezza" (atto di indirizzo collegato: ordine del giorno n. 1545)


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito sulle comunicazioni della Giunta regionale svoltesi stamani.
Nella seduta antimeridiana del 15 gennaio l'Assessora Cerruti ha infatti svolto le comunicazioni. Sono intervenuti Fluttero, Grimaldi, Vignale Appiano, Conticelli, Ferrentino, Bono, Allemano, Bertola, Barazzotto Ravetti, Valetti, Cassiani e Batzella.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Molinari, che interviene in qualità di Consigliere regionale.



MOLINARI Gabriele

Grazie, Presidente.
Negli interventi precedenti il Consigliere Valetti ci ha richiamato ad avere più rispetto per gli italiani, e credo che abbia ragione. Credo che anche lo "stile del comunicare", come si è detto più volte e come mi piace ricordare, sia importante. Tuttavia, devo anche constatare come nelle scorse sedute, in occasione, ad esempio, del dibattito sulla TAV, il medesimo Consigliere, a più riprese, ha in qualche modo messo in dubbio l'intelligenza stessa dei Consiglieri del Partito Democratico. Ovviamente questo fa parte del dibattito politico, ma è un fatto che anche i Consiglieri del Partito Democratico siano italiani.
Aggiungo, poi, un consiglio per prudenza: dire che da questa parte dell'emiciclo si parli troppo di banche, se prima poteva essere un richiamo pretestuoso, diciamo così, oggi sinceramente fa abbastanza ridere, alla luce di quello che è avvenuto recentemente in Parlamento e a Roma.
Ma mi rifaccio anche ad alcuni interventi di colleghi del PD, che ho condiviso, per ribadire che l'idea di leggere il fenomeno delle migrazioni esclusivamente secondo il filtro dell'ordine pubblico, è un approccio fallimentare e voglio spiegarlo con poche cifre.
Da qui a cinquant'anni - fonte ISTAT - la popolazione italiana subirà un calo di 6,2 milioni di unità, come se sparissero, in un colpo solo, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige. Allo stesso tempo, l'età media aumenterà di sei anni e tra il 2045 e il 2050 il 35 della popolazione italiana sarà composta da ultrasessantacinquenni. Entro il 2040 la spesa per le pensioni crescerà dal 15,7% al 18,5%, quella per la sanità di due decimi di punto (dal 7,1% al 7,3%), mentre la spesa scolastica si stima in decremento dal 4% al 3%. Ci saranno, quindi, più spese sociali, ma meno spese didattiche e, sostanzialmente, essendoci meno sei milioni di italiani, meno lavoratori.
Meno lavoratori vorrà dire meno contributi e meno soldi in cassa. Meno soldi in cassa vorrà dire tagli ai servizi, alle cure e vorrà dire che noi chiameremo a porre argine a quella che sarà una situazione estremamente difficile, le nuove generazioni, quelli che oggi hanno meno anche di vent'anni e che sono totalmente invisibili al dibattito pubblico e politico corrente. Quel dibattito che punta su quota 100 e punta a fare nuovo debito.
Questa è davvero una combinazione perché, da un lato, noi ci troviamo a ignorare completamente il tema del contenimento della spesa, il tema dell'efficientamento delle politiche pubbliche; ci troviamo a dimenticarci completamente di generazioni che sono abbandonate al loro destino e dall'altra parte, riteniamo che sia giusto chiudere le nostre porte di fronte non solo a persone che hanno la legittima possibilità di voler costruire il proprio destino, ma anche la possibilità di contribuire a rendere migliore il nostro destino per i motivi del tutto pratici e, direi anche matematici, che ho richiamato.
Sull'onda di una politica che, finalmente, non è buonista come ho sentito definire quella della parte cui appartengo, riteniamo di chiudere le porte come se dietro a quelle porte ci fosse un tesoro e non, invece, una situazione estremamente complessa. Questo è essere buonisti? Allora, io sono contento di essere buonista. Questo è essere ultraliberisti? Allora sono contento di essere ultraliberista e anche, se questo significa essere lite, fiero di essere elite. Credo che ci troviamo a leggere una realtà fattuale estremamente precisa, con un filtro di pregiudizio incomprensibile e colpevole.
Il tema - e mi avvio a concludere - è che dietro a questa lettura c'è una pregiudiziale ostilità al mercato, chiamata a più riprese. Cosa c'è se non questo nel richiamo contrario alla mondializzazione, a quello che viene definito ultraliberismo e che, dal mio punto di vista, è essenzialmente una visione mercatista sana e liberale della società? Se il mercato non piace, non piace l'idea che è grazie al mercato, ed è grazie all'apertura di quelle porte, che noi - noi italiani, noi europei ci siamo emancipati da una grave povertà che abbiamo vissuto nel secolo scorso. Quella società aperta che dobbiamo tenere in piedi è una società che fa viaggiare le merci, che fa viaggiare le persone e che difende la libertà degli individui e che, di fatto, si richiama a un concetto di scambio non solamente da un punto di vista del commercio e del mercato, ma da un punto di vista di quello che deve essere un fondamento culturale di reciprocità.
Ebbene, fermare le persone, chiudere le porte è molto simile all'idea stessa di fermare le infrastrutture e chiudere le vie di accesso, per cui in quest'atteggiamento delle forze di governo vedo una cultura del "no", se così possiamo dire, richiamando anche a quella che, invece, è la volontà di dire "sì" richiamata anche dal Presidente Chiamparino, ma vedo un pericoloso accostamento di diversi fenomeni di chiusura e di diversi fenomeni di depauperamento.
Si vede il pericolo nell'altro, si vede il pericolo nell'immigrazione e io ritengo che ci sia assolutamente bisogno di regole. Ritengo anche che il Governo precedente, attraverso il Ministro dell'Interno Minniti, abbia cercato di regolare i flussi e anche di regolarizzare e rendere sicuro il più possibile l'accesso di queste persone in Italia.
Tuttavia, la realtà è che vedo altri pericoli. Vedo il pericolo di un Paese isolato, vedo il pericolo di un Paese povero, vedo il pericolo di un Paese in cui le donne non possono essere madri e lavoratrici, anche perch abbiamo un tasso di attività femminile tra i più bassi in Europa.
Un Paese che mi fa paura è il Paese in cui fare figli diventa un azzardo e in cui il paradosso vero è che essere giovani è un azzardo. In Italia siamo arrivati a questo. Ci sarebbero molte cose da dire e molte cose da fare, ma è sicuramente più conveniente "sparare" sui migranti, sul pericolo, un pericolo percepito che si costruisce attraverso anche abili campagne mediatiche; "sparare" sulla Fornero, "sparare" sull'Europa, "sparare" sulle banche, ma selezionando su quali banche "sparare". Il tutto senza chiedersi se una spesa pubblica che se ne va al 20% in sanità e al 44% in pensioni non sia una follia.
Parlare di questi dati, parlarne in maniera concreta e in maniera molto trasparente è la forma di dovere che la politica ha nei confronti della gente, la gente che veniva richiamata negli interventi dei colleghi del Movimento 5 Stelle. Quella gente merita soprattutto verità. Chiaramente anche comprensione di situazioni di disagio innegabili e l'impegno della politica a risolverla, ma se noi non partiamo da dati di verità, purtroppo rendiamo un pessimo servizio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sinatora; ne ha facoltà.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.
Gentili colleghi, qualcuno nel passato recitava: "La bontà disarmata incauta, inesperta e senza accorgimento non è neppure bontà, è ingenuità e provoca solo disastri".
Questo qualcuno non era un populista o un fascista, ma era un certo Antonio Gramsci nelle sue "Lettere dal carcere". Oggi, dopo tutte le chiacchiere che sono state dette in quest'Aula, si dimostra quanto siano ancora attuali quelle parole.
Signori, faccio solo una riflessione: la Giunta regionale propone un ricorso di costituzionalità contro il Decreto Sicurezza come se questo decreto avesse già avuto degli effetti negativi, mentre è ancora da applicare. Come se questo decreto modificasse una situazione attuale rosea e idilliaca. Purtroppo, la situazione attuale è ben altro che idilliaca: basta andare a Barriera di Milano oppure a San Salvario, dove vive il sottoscritto, per verificare che le leggi buoniste applicate finora sono fallite.
Forse voi vedete una realtà diversa da quella vissuta dai comuni cittadini che subiscono sulla propria pelle gli effetti dell'immigrazione selvaggia e incontrollata, provocata dalle scellerate politiche d'immigrazione messe in campo dai Governi di centrosinistra. Purtroppo per voi, le vostre politiche buoniste sono state bocciate dal giudice che si chiama popolo italiano.
Forse non vi ricordate più la sonora bocciatura subita alle elezioni del marzo scorso, dove gli elettori hanno scelto quali atti volevano da un Governo. Li hanno scelti gli elettori. Il risultato è stato evidente e ha punito chi ha trasformato i quartieri, le stazioni, in bivacchi, pur di favorire il grande business dell'accoglienza. Finalmente, i cittadini hanno detto basta.
Certo, ora non saprete più a cosa appellarvi: dovete sperare che la Magistratura si schieri contro il mandato popolare ottenuto da questo Governo; dovete sperare che una delle casematte evocate da Gramsci si schieri. Vorrei ricordarvi che i cittadini vorrebbero quella sicurezza che è stata perduta grazie alle vostre leggi; cittadini costretti in alcune realtà a vivere barricati in casa. Perfino la sinistra ha dovuto ricredersi, tant'è che ha dovuto prendere provvedimenti contro l'invasione dando mandato a Minniti per porre un blando freno.
Ora, questo Governo ha detto basta all'invasione di gente che per la maggior parte non scappa da nessuna guerra e in alcuni casi arriva per fare proselitismo al terrorismo (ne abbiamo le prove).
Fatevene una ragione: il popolo ha scelto, quindi la pacchia è finita. Stop al business dell'immigrazione! Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Una prima osservazione la voglio fare sul metodo, riprendendo una critica che è già stata avanzata da qualche collega dell'opposizione. Una decisione tanto delicata quale quella di un ricorso di costituzionalità non ritengo possa essere presa in assenza di un dibattito, di un confronto preventivo aspro finché si vuole, ma pur sempre democratico. Ed è evidente Presidente, che se non fosse stato per la richiesta di una parte dell'opposizione questo dibattito, questo confronto preventivo, non ci sarebbe stato.
Io ho la spiacevole sensazione che nella sua foga preelettorale - che pur comprendo, anzi l'ammiro per averne ancora voglia - lei abbia dimenticato in un certo momento, che non le sono stati assegnati i poteri di un dittatore, ma che lei porta su di sé i poteri che sono assegnati normalmente al Presidente di un'assemblea, di un organismo democratico e che anche tramite i rappresentanti di quest'Aula lei deve rappresentare gli interessi di tutti i piemontesi.
Sul merito, invece - beh - sono poco sorpreso, perché che si dovesse assistere a uno spettacolo recitato da soggetti che, senza alcuna autorità rilasciano patenti di democrazia e tacciano di razzismo chiunque abbia l'ardire di toccare certi argomenti che ancora scaldano ciò che resta di una certa sinistra, era facilmente prevedibile, non sono sorpreso. Sono invece, particolarmente indignato, perché non pensavo di dover ascoltare volgare menzogna a supporto di alcune tesi internazionaliste.
Nella prima gestione della prima emergenza Nord Africa, la precedente Giunta di centrodestra si è assunta pesantissime responsabilità. Non abbiamo tentato, collega Conticelli, di capitalizzare politicamente una qualunque forma di chiusura o di favoritismo ma, al contrario, abbiamo, con un profondo, grandissimo senso istituzionale, cercato di distribuire in maniera equa e ragionevole le migliaia di profughi che da un minuto all'altro venivano scaricate dal Governo sul nostro territorio. Migliaia di migranti e richiedenti asilo, rispetto ai quali - nell'arco di pochi minuti dovevamo decidere cosa fare. Li abbiamo distribuiti sul territorio senza aver fatto alcun favoritismo, ma soprattutto concordando ogni intervento e questo è stato il sottoscritto a farlo - con decine di Sindaci di ogni colore, di ogni appartenenza politica e ognuno di essi possedeva il mio numero di telefono privato, al quale rispondevo notte e giorno.
E, attenzione, su una cosa io non accetto alcuna illazione: l'unica associazione amica con cui la Giunta precedente, la Giunta di centrodestra e il sottoscritto, ha parlato e lavorato si chiama Protezione Civile.
Protezione Civile che, anche in quell'occasione, ha dimostrato in lunghi mesi (almeno un paio d'anni) una volta di più una disponibilità, una professionalità, un'efficienza fuori dal comune.
È certamente vero, collega Conticelli, che quella era un'associazione amica, ma - attenzione - non era amica mia, non era amica del centrodestra: era amica della Regione Piemonte, era amica di tutti i rappresentanti e di tutte le Istituzioni di questo territorio e quindi, collega Conticelli quell'associazione è anche amica sua.
Mi riferisco a quanto lei ha detto questa mattina (e ho il resoconto stenografico): mi aspetto, anche per fatto personale, che lei voglia replicare.
Io, in questo dibattito, sempre per tornare sul merito, ho osservato l'ennesimo segnale (ormai ci siamo abituati) di distacco dalla realtà: da un lato, abbiamo finalmente un Governo che ha avuto il coraggio di accostare il tema dell'immigrazione a quello della sicurezza; dall'altro abbiamo una Giunta regionale che considera un successo - per bocca dell'Assessora Cerutti - l'aumento dei posti SPRAR. Da un lato, c'è un Governo che in poche settimane ha ridotto a un sesto, e non di un sesto, il numero degli sbarchi e, dall'altro, una Giunta regionale che si oppone a un provvedimento che, ad esempio, amplia finalmente la platea di reati che comporteranno la revoca dello status di rifugiato, rimuovendo inaccettabili condizioni di impunità.
Abbiamo un Governo che pretende che l'Italia non sia lasciata sola nella gestione di un problema di ordine globale e continuiamo a dover sentire e sorbirci lezioni dalla sinistra, che ha permesso che le periferie delle nostre città, ma non solo quelle (ce lo ricorda il collega Sinatora) diventassero ghetti dove regna la criminalità.
È ovvio, e non intendo soffermarmi oltre su questo principio, che non tutti gli immigrati sono delinquenti, ma osservo in questa sinistra la continua tendenza a negare un legame tra immigrazione e sicurezza. Una negazione che è ancora più grave se pensiamo che le intelligence di tutto il mondo segnalano il rischio di infiltrazioni terroristiche attraverso i flussi migratori.
Di contro, abbiamo una Giunta regionale che osserva e contribuisce al declino di una Regione che, da traino per il Paese, è diventata fanalino di coda di mezza Italia. Ed un Presidente che, da scaltro quale è, specula elettoralmente su un tema che ci dovrebbe trovare uniti.
Mi consenta una citazione: "Starei attento a parlare di ius soli, perché il rischio è di vedere una gran quantità di donne venire in Italia a partorire solo per dare la cittadinanza ai propri figli. Non possiamo fare in modo che l'Italia diventi un Paese dove sbarcano le puerpere per ottenere la cittadinanza italiana dei figli".
Ecco, signori, a pronunciare queste parole non fu il Ministro delle Colonie o dell'Africa italiana nel 1924, del Governo Mussolini, ma è stato il Presidente del Senato, Pietro Grasso, nel maggio 2013, uno di quegli alfieri della sinistra che oggi ci ha impartito tali e tante lezioni. Credo che questo debba essere il buonsenso che una comunità si deve aspettare da chi ha su di sé la responsabilità del governo di una comunità, non reazioni rabbiose ed ideologizzate.
Noi, al contrario vostro, siamo più che soddisfatti del fatto che sia stato finalmente stravolto un paradigma e quindi dell'impostazione che è stata data all'ormai famoso "Decreto Sicurezza". Dalla speculazione sulla pelle dei migranti e dall'esposizione degli italiani ai rischi di un'immigrazione incontrollata si è passati alla volontà di gestire il fenomeno, partendo dal principio che l'interesse degli italiani deve prevalere su tutto.
E allora, Presidente, lei rincorra pure il miracolo di Gianduia e, nel farlo, ricorra pure a chi vuole. Sappia - penso non si potesse aspettare nulla di diverso - che, nel farlo, non solo non lo farà nel nostro nome, ma soprattutto lo farà contro la maggioranza degli italiani e dei piemontesi perbene.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente Chiamparino; ne ha facoltà.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Per riprendere le ultime parole del Consigliere Ravello, "questo poi vediamo", come diceva Razzi-Crozza.
Prima di tutto credo sia chiaro che noi, nell'esercitare questo diritto di ricorso alla Consulta della Corte Costituzionale, esercitiamo una prerogativa specifica e propria della Giunta e non invadiamo nessuna competenza del Consiglio. Questo lo dico anche dal punto di vista delle responsabilità, dato che viviamo in un'epoca in cui, appena si può, si scarica la responsabilità su qualcun altro. Quindi, prima di tutto c'è questo.
Rispondo al Consigliere Vignale, dicendo che ha ragione lui: non c'è nessun incarico, tipo quello che è stato dato al professor Ponti sulla TAV, per capirci, ma è un incarico con un compenso simbolico, chiesto dall'Avvocatura, che ha la titolarità ed avrà la titolarità del ricorso, al professor Mattei, ritenendo che la sua esperienza, anche in sede internazionale, sia importante per il buon esito del ricorso. È chiaro questo? Quindi, con procedure certificate dall'Avvocatura della Regione.
Non sto a riprendere il puerile tentativo di tirare in ballo il Presidente della Repubblica Mattarella, perché, per fortuna, non è tornato più di tanto nel dibattito. Chiunque sa che il giudizio di costituzionalità che viene dato sulle leggi riguarda l'iter della procedura degli atti e non riguarda il merito, perché altrimenti non potrebbero avere luogo altri ricorsi in sede costituzionale.
Vengo, invece, al secondo punto, alla seconda obiezione di chi si aspettava le comunicazioni da me. Premesso che noi esercitiamo una prerogativa della Giunta, credo sia un segno di rispetto verso questa Assemblea, di cui io non sono Presidente, ma di cui sono Consigliere, esercitando la funzione di Presidente della Giunta. Credo che sia un segno di rispetto quello di intervenire su un tema così delicato alla fine. Uno ascolta e fa le sue considerazioni. Non solo non è una diminutio, perché sarebbe molto più semplice venire qui e parlare dieci minuti e poi, al limite, uno fa qualche incontro in corridoio come a volte succede. Mi sembra un segno di rispetto maggiore su un dibattito importante quello di stare ad ascoltare, e poi dire la propria opinione, senza peraltro prendere troppo tempo.
Fatte queste due premesse, il merito è già stato ben spiegato da Monica Cerutti e io non ho nulla da aggiungere, cioè noi non facciamo un ricorso sui principi costituzionali di fondo. Per quanto io mi auguri che poi anche attraverso il nostro ricorso, questi principi vengano costituzionalmente messi in discussione da altri ricorsi, magari fatti da chi adirà il Giudice, il quale, a sua volta, volendo può poi adire la Consulta della Corte costituzionale, però noi facciamo un ricorso sul conflitto di attribuzione dei poteri, che è quello che spetta a noi. Cioè riteniamo che, con questo decreto legge approvato e quindi convertito in legge, in quanto determina degli effetti che potranno avere, in qualunque senso, sulle politiche di cui noi siamo titolari, il Governo non abbia rispettato le attribuzioni costituzionalmente garantite alle Regioni. E questo è su diverse materie.
Ne indico due per estrema semplicità e per non farvi perdere tempo. Una è la sanità e i servizi sociali in genere, dove è evidente che può avere degli effetti. Può obbligarci, ad esempio, a prendere provvedimenti straordinari per garantire a persone che non hanno più la titolarità.
Perché il punto - scusate, ho dimenticato questo passaggio - qual è? È che venendo meno il diritto alla protezione per ragioni umanitarie, alcuni richiedenti asilo e protezione che si trovano a rinnovare il permesso di soggiorno, rischiano di non vederselo più rinnovato. Non vengono ovviamente immediatamente espulsi, perché non è possibile, al di là che sia giusto o meno. Quindi, si crea quello che il Consigliere Grimaldi ha definito l'esercito di invisibili.
Questo può avere tanti effetti; può obbligare, per esempio, la Regione a dover prendere delle misure straordinarie per garantire, d'intesa con i Comuni, forme particolari per garantire i diritti della persona, com'è stato detto da qualcuno: cioè se uno si ammala e ha bisogno. Sto parlando di funzioni essenziali, di tutele minime. Quindi, ha un effetto su politiche di cui noi siamo titolari.
Poi c'è un altro tema, che è più complesso, ma che in qualche modo tocca anche una materia che riguarda le potenzialità. Visto che a molti di voi piace fare esempi presi dalla strada, non sono pochi i profughi con il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie che si sono inseriti in attività lavorative, ma che potrebbero perderle.
Toccando un tema che riguarda la sicurezza e le stesse potenzialità della nostra economia, noi potremmo trovarci con quote (non so quanto grandi) di persone che passano dalla trasparenza al nero. Quindi il ricorso - lo spiego, e finisco, anche se ovviamente io mi trovo più all'opposto rispetto ai principi che ispirano il Decreto Sicurezza, almeno in questa fase - noi lo facciamo su un conflitto di attribuzione, perché riteniamo che non siano state rispettate le competenze costituzionalmente garantite in alcune materie nell'affrontare un tema che ha delle ripercussioni dirette o indirette. È chiaro questo? Dopodiché, come ho già detto, vedremo. Ovviamente - qualcuno l'ha detto la Consulta deciderà; io ho ritenuto e ritengo importante, insieme ad altri colleghi di altre Regioni, sollevare il tema, perché è un tema che considero di grande rilievo, e mi auguro che altri lo facciano sui temi più generali che riguardano i principi di fondo che ispirano questo decreto.
Perché è vero quello che mi pare abbia detto Bono all'inizio, o forse Fluttero: non tutti i Paesi europei hanno il diritto di protezione per ragioni umanitarie, ma non sta scritto da nessuna parte che bisogna adeguarsi ai peggiori. Se vogliamo metterla così, nell'Occidente c'è ancora qualche Paese che prevede la pena di morte. Ecco, non è obbligatorio. Ogni tanto, si può anche pensare di adeguarsi ai Paesi che, dal punto di vista dei diritti delle persone, guardano avanti, non guardano indietro; ma ognuno è libero di fare le proprie scelte.
Finisco solo con una battuta sulla campagna elettorale. Al di là del fatto che sull'uso dell'Istituzione per la campagna elettorale chiunque abbia visto Ciampino ieri se n'è fatto un'idea - insomma, e qui la chiudiamo credo, no? - io ho un'altra considerazione, che è questa. Il problema non è sottovalutare le paure, perché è vero che io abito in Piazza Vittorio - è vero, caro Bono, anzi caro Bono no, Consigliere Bono, mi è sfuggito il caro! - ma in Barriera di Milano, in Madonna di Campagna e in Borgo Vittoria ci vado forse più di quanto ci vada lei; soprattutto non vado come alcuni esponenti eminenti dalla destra torinese, a fare i "filmatini" per la campagna elettorale europea, come ho avuto modo di vedere sulla rete.
Avendo fatto dieci anni il Sindaco, una cosa l'ho imparata: che non si possono mai scrollare - in proposito Sinatora mi è buon testimone, ancorch politicamente avverso - le spalle di fronte alle persone che hanno paura.
Io la paura la rispetto, però non la alimento; non l'alimento e cerco di dare una mano a governare le paure che ho anch'io. Tutti noi abbiamo paura e io mi aspetto che qualcuno mi dia una mano per gestire le mie paure, non per farmele crescere.
A proposito di paure alimentate e di mancata gestione delle politiche migratorie, Consigliere Vignale, lei ha fatto un esempio che un po' mi dà uno spunto. Lei ha detto una cosa giusta: dei migranti che erano sulla Diciotti, ne sono rimasti in Italia solo quattro. Questo vuol dire una sola cosa: che dopo aver usato la vicenda di 150 persone (o quante erano) che non si voleva far sbarcare addirittura da una nave della Guardia costiera italiana, poi si è stati talmente incapaci di gestirle al punto di lasciarle andare in giro senza sapere dove sono. Ma questo l'ha fatto il Governo, questo Governo. L'ha fatto questo, non l'ha fatto un altro Governo! Lo dico, così lo potete ricordare al Capitano solo perché si sappia.
Quindi le paure vanno rispettate, ma non vanno alimentate. E mi verrebbe voglia di dire a Vignale - ma gliel'ho già detto personalmente - che questo discorso vale anche per gli ospedali. Infatti, mentre noi stiamo facendo uno sforzo per cercare di realizzare un progetto che sia finalmente all'altezza della sfida che la sanità piemontese avrà nei prossimi decenni qualcuno sulla rete alimenta le paure che si chiuda l'Ospedale Infantile Regina Margherita. Ciò è francamente risibile e testimonia chi fa davvero la campagna elettorale.
Se poi per campagna elettorale s'intende che noi ci battiamo per affermare dei principi nei quali crediamo fermamente, che sono quelli del rispetto delle persone e dei loro diritti, allora sì, questa chiamatela pure campagna elettorale. E in questa forza-leghizzazione a cinque stelle cui abbiamo assistito in questo dibattito, rammenterei soltanto all'amico Fluttero, che credo lo sappia bene, che anche a Chivasso, come a Moncalieri, i punti alle bocce si contano quando le bocce sono ferme.



PRESIDENTE

Bene, adesso c'è l'ordine del giorno n. 1545 presentato da Ravetti Grimaldi, Giaccone, Valle, Rossi Domenico, Appiano, Rostagno, Olivetti Ferrentino, Barazzotto, Accossato e Allemano, inerente a "Ricorso alla Corte costituzionale contro il Decreto Sicurezza diventato legge".
Abbiamo discusso il documento abbondantemente.
Ovviamente, se qualche Consigliere vuole intervenire, lo può fare altrimenti lo metto in votazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Mi sono solo perso un pezzo. Non mi risulta che vi sia un ordine del giorno presentato, cioè il collega Ravetti, al termine della mattinata, ha detto: forse presenteremo un ordine del giorno. Tuttavia il Presidente sa bene che, per iscrivere e discutere un ordine del giorno - siamo in sede di comunicazione, non stiamo discutendo una legge sull'immigrazione in cui si prevede che vi sia un ordine del giorno collegato - bisogna fare un passaggio consiliare o chiedere l'assenso al Consiglio.



PRESIDENTE

Quando si è trattato, per prassi, in questo Consiglio regionale di una discussione su un tema, se veniva presentato un ordine del giorno ovviamente collegato al tema, tale documento è stato attratto. E anche in questo caso, come in mille altre occasioni, abbiamo seguito la prassi che questo Consiglio regionale ha utilizzato finora.
Questo, che dovrebbe essere il vostro, è in rete. Possiamo aspettare qualche minuto in maniera che possiate guardarlo. Su questo si pu ovviamente e legittimamente, aprire la discussione, altrimenti lo mettiamo in votazione.
Ho chiesto al Consigliere Ravetti se voleva illustrarlo e mi ha detto di no, quindi.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Non c'è l'obbligo di illustrarlo, Consigliere Fluttero; può leggerlo, è in rete sul sito del Consiglio.
Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Diciamo che per prassi, in passato, quando erano state fatte richieste di comunicazione e poi erano stati presentati ordini del giorno, si sono sempre collegati alla discussione. Sempre per prassi, però, veniva in effetti informata l'Aula.
Prima con il collega Ravetti ci siamo scambiati, direi in modalità informale, una sorta di comunicazione sul fatto che forse è rappresentato forse sì o forse no. Poi l'ho intercettato ai banchi della Presidenza intorno alle ore 13, però non avevamo contezza fino alla fine.
Dico solo che è un ordine del giorno asciutto, diciamo così; per cui apprezziamo l'asciuttezza del documento, ma potremmo anche dirci, visto che la Giunta ha già sostanzialmente deciso e delibererà venerdì, che francamente non aggiunge nulla al dibattito. Mi sembra, non dico ultroneo perché è nel merito del dibattito, ma francamente non aggiunge nulla.
Se vogliamo procedere per prassi, va bene; se per correttezza il Capogruppo del Partito Democratico, cioè del principale Gruppo di maggioranza, vuole fare una comunicazione per cui ritiene fondamentale la presentazione di questo ordine del giorno, direi che da illustrare non c'è nulla, perch sostanzialmente è un inseguire la Giunta su una decisione già presa.
Solo per prassi e basta.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Consigliere Ravetti, vuole raccogliere l'invito?



RAVETTI Domenico

Presidente, ha ragione il collega Bono. Prima di presentare il documento ho chiesto, per correttezza nei confronti delle opposizioni, in maniera del tutto informale, cosa ne pensasse il Movimento 5 Stelle. Non ho fatto la stessa cosa con le altre forze politiche di opposizione e chiedo scusa per questo, però mi pare talmente evidente che la richiesta più autentica e più forte delle opposizioni è stata quella di coinvolgerlo nel dibattito del Consiglio regionale, rispetto all'azione della Giunta.
Paradossalmente è un'occasione anche per loro per esprimersi.
Il dibattito c'è stato. Quello che noi abbiamo scritto sul documento Presidente, in maniera molto sintetica, è che sosteniamo l'azione del Presidente della Giunta nel ricorso.
Se ci sono, nel pieno rispetto dei termini regolamentari, le possibilità per poter votare questo ordine del giorno, lo si voti, ma non è niente di particolare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di intervento, possiamo procedere con l'appello nominale, come richiesto dal Consigliere Vignale, per la votazione dell'ordine del giorno collegato.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1545.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Sia riportato a verbale il voto contrario del Consigliere Tronzano.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine: Proposta di deliberazione n. 379 "Comitato tecnico scientifico per l'individuazione e la promozione degli Ecomusei" - Designazione di 1 membro con esperienza in materia di beni culturali Proposta di deliberazione n. 385 "Fondazione 'Nuto Revelli' Onlus" - Nomina di 1 rappresentante Proposta di deliberazione n. 382 "Fondazione Centro per la conservazione ed il restauro dei beni culturali La Venaria Reale" - Consiglio di Amministrazione - Designazione di 1 membro Proposta di deliberazione n. 380 "Fondazione Centro Studi sul Pensiero Politico L. Firpo" - Collegio dei Revisori dei Conti- Designazione di 1 membro Proposta di deliberazione n. 381 "Fondazione Centro Studi sul Pensiero Politico L. Firpo" - Consiglio di Amministrazione - Designazione di 1 membro Proposta di deliberazione n. 384 "Istituto Universitario di Studi Europei IUSE" - Consiglio Direttivo - Designazione di 2 membri" Proposta di deliberazione regionale n. 383 "Fondazione teatro Piemonte Europa" - Collegio dei Revisori dei Conti - Designazione di 1 membro effettivo Rammento, inoltre, che ai sensi del comma 4, articolo 79, del Regolamento interno del Consiglio regionale, nel caso si debba procedere alla nomina di non più di due persone, saranno considerati eletti i candidati che hanno raggiunto la maggioranza assoluta dei votanti, salvo quanto previsto dal comma 3 "Riserva dei posti per le minoranze".
Se tale maggioranza non è raggiunta in prima votazione, in seconda votazione sono eletti i candidati che hanno riportato il maggior numero dei volti.
Nomino scrutatori i Consiglieri Ottria e Bertola.
Procedo personalmente all'appello nominale.



(La Vicepresidente Motta effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata.
Sono stati effettuati due appelli nominali.
Si proceda allo spoglio delle schede.


Argomento: Nomadi

Esame proposta di legge n. 123, inerente a "Interventi a tutela del nomadismo e di contrasto all'abusivismo"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame della proposta di legge n. 123, inerente a "Interventi a tutela del nomadismo e di contrasto all'abusivismo", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Grimaldi, correlatrice è la Consigliera Conticelli. Relatore di minoranza è il Consigliere Vignale.
La proposta di legge in oggetto è stata licenziata con voto negativo a maggioranza dalla VI Commissione il 29 giugno 2017.
Possiamo procedere con le relazioni introduttive.
La parola al Consigliere Vignale, in qualità di presentatore della proposta di legge, nonché relatore di minoranza.



VIGNALE Gian Luca, relatore

Grazie, Presidente.
Ci tengo a fare una prefazione nell'illustrare questa proposta di legge perché dal titolo, ma anche da una serie di articoli, potrebbe apparire una sorta di continuazione della discussione che abbiamo affrontato questa mattina, perché parliamo di due modi diversi di vedere e di analizzare la società; è anche una visione della vita politica e una lettura della nostra società che obbligatoriamente distingue la destra dalla sinistra, i conservatori dai liberali (chiamateli come volete), chi sta a favore dei cittadini piemontesi - la banalizzo - e chi, invece, è portato a una prioritaria tutela dei diritti di tutti (in questo caso, parliamo appunto di nomadismo).
In realtà - cercherò di dimostrarlo con la lettura dell'articolato della norma, senza fare valutazioni di carattere generale, perché queste, al limite, rientrano nella discussione generale - questa legge tenta di dare un'organicità d'intervento su un tema particolarmente delicato come quello del nomadismo, con tutte le conseguenze che ciò comporta rispetto alla tutela e alla salvaguardia di chi vive all'interno dei campi, e rispetto anche a ciò che un non controllo del fenomeno del nomadismo implica all'interno della nostra Regione (da qui il titolo stesso della legge "Interventi a tutela del nomadismo e di contrasto all'abusivismo").
La legge ha una serie di articoli in cui si definiscono le modalità differenti con cui individuare gli strumenti per dare ospitalità a chi intende svolgere una vita nomade: la realizzazione di campi di sosta, come previsto all'articolo 3, per un periodo di cinque mesi al massimo (lo prevede un articolo successivo), all'interno dei quali vi è una serie di obblighi, come un costo giornaliero definito dal Comune.
Cito questo esempio - il Presidente Chiamparino lo sa - perché lo stesso regolamento sui campi che ha il Comune di Torino (come quello che avranno molti altri Comuni, come Collegno, ad esempio, che ospita un altro campo che recentemente è anche stato all'onore delle cronache per l'incendio che si è consumato) prevede che chi è ospitato all'interno dei campi debba pagare un corrispettivo giornaliero per i servizi che, in qualche modo, il pubblico mette loro a disposizione.
Si prevede anche un altro strumento, che sono le "aree di transito", per quei soggetti che sono realmente nomadi e che raramente (ma qualche volta capita) vediamo nelle nostre città, e che si fermano per un periodo di tempo dedicato e poi si allontano per andare in un'altra area.
Nella proposta di legge è previsto anche uno strumento eccezionale, cioè le tendopoli provvisorie, perché quando scrivemmo questa norma erano ancora presenti alcuni grandi insediamenti all'interno non solo della città di Torino, ma anche di altre città: per mettere a rigore alcune situazioni sono anche indispensabili alcune misure eccezionali di sistemazione temporanea.
Uno dei punti che riteniamo fondanti della norma è quello di provare a dare una valenza regionale alla gestione del fenomeno/problema rom, sinti e caminanti, all'interno della nostra Regione. Perché dico questo? Perch all'interno della nostra regione il fenomeno del nomadismo, o di un nomadismo che non è più tale ma che è stanziale ed è presente in tutta la Regione, è sempre gestito dalle amministrazioni comunali - in alcuni casi parliamo di amministrazioni comunali di media e grande dimensione, che quindi hanno anche le strutture per poter affrontare questo tema; in altri casi no - con modalità che sono fra loro differenti. Cioè ciò che si fa a Mondovì non viene fatto a Torino; ciò che si fa a Nichelino non viene fatto a Collegno. Sono cioè singole dinamiche differenti a livello comunale e credo che questo non possa avvenire.
Il Titolo III istituisce, appunto, il Commissario regionale all'interno della nostra Regione, che ha una serie di compiti: la tutela dei minori da soggetti e organizzazioni criminali che utilizzano l'incertezza sull'identità e sulla provenienza anagrafica; il monitoraggio dei campi l'identificazione e il censimento delle persone; la segnalazione alla Prefettura di persone presenti nei campi che abbiano un provvedimento giudiziario di allontanamento o di espulsione; l'individuazione di campi nomadi non autorizzati o abusivi; l'adozione di misure finalizzate allo sgombero e al ripristino delle aree occupate dagli insediamenti abusivi e il monitoraggio e promozione delle iniziative poste in essere nei campi autorizzati.
L'attività del Commissario è garantita grazie a una convenzione e a un'attività di sostegno delle polizie provinciali ove esistenti, oppure questo è un altro aspetto per noi particolarmente significativo all'articolo 8, cioè al presidio di vigilanza.
È sufficiente vedere alcuni esempi quotidiani. Faccio l'esempio più semplice che c'è in questa città, ma ne possiamo fare molti altri: il campo di strada Germagnano di corso Vercelli. È un campo sotto sequestro; è un campo che, pur essendo sotto sequestro e pur avendo un parere dell'ARPA che dice che i continui roghi rilasciano una quantità consistente di diossina all'interno dell'area, continua a essere presente. Nonostante tutto questo non viene fatto quasi alcun tipo di intervento.
L'articolo 8, invece, prevede che, all'interno di ogni campo, sia presente o con forze dell'ordine o con polizia privata un presidio di vigilanza h24.
Se qualche collega ha visitato i campi, anche quelli regolari, solitamente è accolto da una dinamica che è sempre uguale: prima di entrare in un campo o dopo il campo c'è un'area solitamente sgombra dove potrà trovare, in qualunque momento dell'anno, della gomma che non è altro ciò che copriva i cavi di rame che sono stati presi da qualche parte. Troverà qualche auto di cui manca una parte che è stata bruciata e tutta una serie di aspetti che testimoniano come, molto spesso, il campo sia uno strumento legato a un'attività certamente criminale che viene svolta.
Questo non lo dice Gian Luca Vignale che vuole fare un'opera repressiva nei confronti della popolazione nomade, lo dicono centinaia di interventi da parte della Polizia municipale, dei Carabinieri, della Polizia e di interventi anche dell'Agenzia Regionale per l'Ambiente.
Il corpo di vigilanza svolge un'attività di verifica dell'identità di controllo sulla sicurezza; verifica che non vengano svolte violazioni questo anche con l'utilizzo di strumenti tecnologici, e verifica, per esempio, anche la presenza e la garanzia della scolarità.
Se voi entrate in qualunque momento del giorno, ma in particolar modo la mattina, all'interno di un campo nomade - regolare o meno, la differenza non è così grande - vi è un'anomalia rispetto a qualunque altro luogo in cui voi vi potete recare. C'è una popolazione che va da sei ai 16 che in quel momento dovrebbe essere, per obbligo della legge, all'interno di un'istituzione scolastica che, invece, è all'interno o all'esterno del campo a fare attività di elemosina, accattonaggio e quant'altro. Se questo accadesse ai miei figli o ai figli di qualunque collega, al secondo giorno arriverebbero gli assistenti sociali e, giustamente, allontanerebbero i minori di qualunque famiglia, non solo italiana, che non inviasse a scuola per molto tempo i propri figli e che utilizzasse i propri figli per fare attività di accattonaggio o attività finalizzata al reperimento di elemosina.
Questo non avviene all'interno di un campo. Nell'arco di tempo sono aumentate le iscrizioni, ma non la frequentazione, all'interno delle scuole, ma c'è una parte consistente, non tutti, di minori con l'obbligo scolare che continuano a non frequentare, almeno nei giorni minimi previsti dall'ordinamento dello Stato, la scuola.
Non è possibile pensare che all'interno di una regione esistano due legislazioni: una per i cittadini delle famiglie "normali" e un'altra che invece, vige esclusivamente all'interno dei campi nomadi o quant'altro.
Ovviamente il presidio di vigilanza verifica anche sugli abusi. Non andando molto lontano da qua, in molti Comuni della cintura abbiamo degli abusi edilizi, in alcuni casi addirittura case costruite e mai registrate e neanche mai condonate, che continuano a essere lì, note a tutti, senza che vi sia alcun intervento. Ricordiamo che proprio nel Comune di Collegno si fece una modifica in sanatoria del piano regolatore rispetto agli abusi edilizi avvenuti. Qualunque altro cittadino italiano l'avesse fatto sarebbe arrivata la polizia comunale, che avrebbe molto semplicemente obbligato ad abbattere quanto costruito abusivamente e denunciato penalmente perch reato. Vi sono poi una serie di autorizzazioni previste dall'articolo 10 in poi per essere ammessi o nelle aree di sosta o nei campi di transito.
Faccio presente che questa proposta di legge ha avuto, quando è stata analizzata la prima volta dal CAL, parere negativo perché, a un certo punto, il CAL, che stava esprimendo e stava raccogliendo il consenso di molte amministrazioni locali, ha sospeso il giudizio sulla norma per rimandarlo a seduta successiva.
Credo che questo si collega un po' con il ragionamento che abbiamo fatto precedentemente. È una proposta di legge che, in modo molto razionale vuole sancire due cose: che il nomadismo, se è tale, deve essere nomadismo.
Spesso si è parlato del superamento dei campi: i campi, in realtà, non si superano, e il caso di Lungo Stura Lazio ne è un esempio lampante. Vennero superati i cinque milioni di allora della dotazione del Ministro Maroni allora Ministro dell'Interno - e furono utilizzati per un tentativo d'inserimento con l'affitto di molti alloggi all'interno della nostra città. Terminati i cinque milioni di euro e, quindi, non avendo più la disponibilità delle abitazioni, sono andati in altri luoghi che erano liberi e che sono diventati i nuovi campi rom. Strada Germagnano, la parte del campo abusivo, è esattamente uno di questi.
Così come sancire il fatto - e finisco - che prevedere l'obbligatorietà di un'identità, prevedere che se una persona è irregolare va segnalata alla Procura, garantire la scolarità, impedire l'utilizzo dei minori per attività di accattonaggio ed elemosina dovrebbero essere principi condivisi da tutti.
Il tema vero - e anche su questa norma è quanto è avvenuto - è che, alla fine, c'è sempre una precondizione che - mi permetto di dire - il mondo della sinistra ha nel confrontarsi in modo non di parte, ma concreto con quelle che dovrebbero essere alcune realtà.
Io non ho avuto - nella discussione generale fatta in Commissione - una sola proposta di modifica della norma, mentre, per esempio, l'avevo avuta da alcune associazioni; associazioni come Terra del Fuoco, notoriamente vicine a questi mondi. Ma, nel merito della norma, c'è stato un "no" perché ovviamente, se si parla di un'attività di regolarizzazione di un mondo così complicato e complesso quale quello di Rom, Sinti e Caminanti, è difficile esprimersi.
Garantire la legge, come questo provvedimento vorrebbe fare a livello regionale, per queste popolazioni significa quasi un atto di razzismo e non, invece, un atto di semplice e banale applicazione delle leggi dello Stato per tutti.



PRESIDENTE

La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco, relatore

Grazie, Presidente.
Mi perdoneranno i colleghi di maggioranza se proverò a utilizzare dei termini diversi, come relatore di maggioranza di questa proposta.
Proprio perché bocceremo - e ne sono sicuro - questo provvedimento, prover a trattare nel modo più asettico possibile questa vicenda. Lo dico, perch non vorremmo alimentare ulteriormente l'impianto - secondo noi, e lo dico al Consigliere Vignale - discriminatorio di questa legge. Le dicevo, mentre non mi ascoltava, che proverò a non eccedere (il contrario di entusiasmo non so quale sia) nel livore verso questo impianto legislativo.
Come lei sa, in Commissione abbiamo dato un parere negativo a questa legge perché - intanto - forse tutto nasce, come dicono i nostri nodi critici (sia nostri che degli Uffici), dall'impianto e dal titolo. Lo stesso utilizzo della parola "nomade" per noi è un termine non solo impreciso, ma superato dalla storia, dall'Unione Europea, dalle nostre leggi nazionali e anche regionali, dall'impianto giuridico che abbiamo alle spalle.
Generalmente, il termine più idoneo è quello di utilizzare per la popolazione rom questo tipo di valenza, quindi al massimo caratteristiche culturali di varie etnie, come quella dei Sinti, Travellers, Kalé, Gens de Voyage; insomma, quello che l'Unione Europea registra nella popolazione dei Rom, Sinti e Caminanti, tra l'altro con una strategia d'integrazione e d'inclusione che è ben chiara a questo Paese.
Consigliere Vignale, quello che le dicono le Amministrazioni locali e l'ANCI, nel parere, non è tanto dissimile da quello che le abbiamo detto noi in Commissione. È una legge che rischia di discriminare una sola etnia che non entra, se non scorrettamente, in regolamenti che ogni Comune ha già, e non aiuta il vero tema di fondo, cioè quello delle risorse per superare i campi rom. Anzi, l'unica formula che trova un po' furbescamente è quella di limitarli nel tempo, come se non si sapesse che, invece, la gran parte di quell'etnia non gode a stare nelle baracche, nel fango nell'abusivismo.
Questa è un'idea - secondo me anche un po' stanca - di una destra che sa bene che il problema è un altro: è un problema d'integrazione nel rapporto con il lavoro, nell'esclusione spesso anche di queste persone dalla possibilità di accedere. Tra l'altro - anche lì - la vostra lotta contro il dare loro la residenza: ha ragione quando dice che la discussione di prima non è tanto diversa da questa. Certo, e l'Amministrazione torinese è stata nelle passate consiliature, fra le prime a dire che bisognava anche dare una residenza temporanea per far sì che, banalmente, ci si potesse iscrivere a un centro di collocamento o si potesse regolarizzare la posizione dei propri figli.
Guardate che meno investiamo nell'integrazione, meno investiamo nel fatto che, per esempio, chi è figlio di quelle etnie ed è costretto a vivere in un campo rom, non riesce a entrare nel circuito dello sport di base, perch qualcuno gli impedisce di avere gli stessi diritti del proprio compagno di banco (mi dispiace dirlo, ma la gran parte di quella popolazione va anche a scuola). Ecco, lì commettiamo un secondo errore.
Pertanto, non credo di dover dire tanto di più di quello che è la nostra relazione tecnica, di quello che, tra l'altro, vi dice l'ANCI, cioè che creare ad hoc delle regole urbanistiche spesso non sta nelle nostre competenze, messe in questo modo, dal punto di vista edilizio. Tra l'altro in termini di sicurezza, viola alcuni principi che, come lei ben sa, non stanno nelle competenze di questa Regione.
Spero che apprezzerà il tono pacato del nostro diniego a questo testo.
Crediamo - così come abbiamo già discusso - che anche sulla proposta di legge 123 ci siano, purtroppo, anche cambiando idea - cosa che non credo faremo - nella discussione ci siano forti elementi anche di incostituzionalità nel testo da lei presentato, ragion per cui daremo un parere negativo sin dal principio, dall'articolo 1. Però crediamo che sia giusto, in qualche modo, continuare a confrontarci su un tema che spesso ci ha visto divisi, ma che di sicuro ha un punto che ci vede convergenti.
Ognuno di noi ha una diversa concezione di come si superano quei campi rom e questa è una discussione infinita che spesso abbiamo affrontato nelle amministrazioni e anche in quest'Aula. Di sicuro, se qualcuno ci chiede se è degno quello che vediamo spesso lungo i nostri fiumi, se è degno lasciare dei bambini in mezzo al fango, rispondo che non è degno e - l'abbiamo ribadito tante volte - costerebbe così poco allo Stato investire su una strategia di superamento di quei campi.
I numeri non sono così alti, sono un'emergenza solo quando noi non vediamo invece che quella è una situazione che, da più di qualche decennio, è stabile. E proprio per questo, tra l'altro, eviterei di confondere storie diverse, anche di immigrazioni diverse, perché spesso parte di quella comunità di cui lei parlava, collega Vignale, è più piemontese di me, di lei e di tanti altri seduti in questo Consiglio.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla correlatrice di maggioranza, Consigliera Conticelli.



CONTICELLI Nadia, relatrice

Grazie.
Io entrerò nel merito, invece, oltre che dell'articolato, anche di alcune questioni politiche.
La presenza della popolazione zingara nelle nostre città, con particolare riferimento ai campi sosta, è un tema serio, molto serio. E per questo è un tema che, se è affrontato in maniera più propagandistica, è un insulto per i cittadini di quei territori che ospitano ormai dagli anni Ottanta i campi, soprattutto nella nostra area metropolitana, ma non solo, territori spesso periferici e quindi già gravati da pesanti problematiche sia sociali, di fragilità sociale, che ambientale. Ed è anche un insulto per chi in quei campi vive, in primo luogo donne e bambini, che sono la parte più fragile.
Questo testo di legge, come abbiamo avuto modo di dire già in Commissione tocca alcune delle problematiche importanti legate alla presenza della popolazione rom, sinti e caminanti sui nostri territori, però senza l'intento di offrire degli strumenti concreti per affrontarli, cosa che invece, sarebbe oltremodo necessaria, perché se si parla di emergenza della presenza rom sul territorio della nostra Regione, è un'emergenza ormai endemica e servono strumenti che siano non solo efficaci, ma anche continuativi nel tempo e non a spot. Altrimenti si vanificano gli sforzi e gli scarsi investimenti già anche degli anni passati.
Perché dico che questa legge non dà reali strumenti? Perché mescola, come si può evincere anche dai nodi critici evidenziati dagli Uffici del Consiglio, competenze nazionali, regionali e territoriali, che rendono questa legge inapplicabile, ma non solo. Sovrappone organismi a organismi che già esistono. Non si tratta di creare nuovi organismi e di creare nuovi leggi, ma si tratta di far realmente funzionare quelli che esistono. Come dicevamo anche stamattina rispetto all'immigrazione, è un tema complesso e non esistono mai soluzioni semplici ai problemi complessi. E siccome si parla di persone, la prima cosa che serve è una collaborazione di tipo interistituzionale, cosa che, invece, questo disegno di legge non solo bypassa, ma anche umilia, perché porta competenze comunali, come i controlli della Polizia municipale, i controlli amministrativi o i regolamenti dei campi - che sono in capo ai Comuni - in capo alla Regione.
Viceversa, per quanto riguarda i controlli finali, quello che è e sarebbe in capo ai Prefetti e ai tavoli delle forze dell'ordine lo scarica sui Comuni, esattamente un po' in maniera speculare rispetto al discorso che facevamo questa mattina.
Intanto, c'è molta confusione sui destinatari della legge. Chi sono i nomadi? Se sono nomadi, servono aree di transito, non di sosta. Anche questo è un tema antico, per usare la parola del collega Grimaldi, perch nelle risoluzioni sia nazionali che europee si parla di Rom, Sinti e Caminanti. Oltretutto la popolazione rom è stata riconosciuta - non qui da noi, ma a livello europeo - per l'80% stanziale. Poi in un punto la legge parla pure di migranti in maniera un po' a caso, e peraltro la competenza dell'immigrazione, come abbiamo abbondantemente ricordato questa mattina, è di livello nazionale e non regionale. Quindi, è una legge di cui non si sanno i destinatari.
Allora, istituisce un Commissario regionale, un Commissario straordinario.
Guardate, il Commissario straordinario per l'emergenza rom è stato istituito dal Governo di centrodestra ed era il Ministro Maroni che, a sua volta, ha delegato i Prefetti, compreso il nostro. Li ha delegati e, in maniera per una volta apprezzabile, ha dato anche ai Prefetti delle grandi città delle risorse per esercitare questa funzione. Quindi, non c'è bisogno del Commissario straordinario regionale. C'è il Prefetto. C'è il Prefetto a Torino, c'è il Prefetto nelle altre città.
Viene poi proposto qui un presidio di vigilanza. Il prestito di vigilanza è il tavolo provinciale delle forze dell'ordine (cui partecipa anche il Prefetto) dove, quantomeno a Torino, praticamente tutte le settimane ha la situazione di via Germagnano o di Strada dell'Aeroporto all'ordine del giorno. È quella la collaborazione interistituzionale.
Un coordinamento semmai servirebbe tra le istituzioni e, peraltro, a Torino c'era un tavolo di coordinamento, che seguiva lo smantellamento dei campi rom abusivi non autorizzati e che è stato smantellato dalla Giunta comunale di Torino in questa frenesia della damnatio memoriae della Giunta precedente. È stato smantellato quel tavolo di coordinamento che quantomeno, funzionava, perché univa le varie istituzioni (Regione, Città metropolitana, Comune, le ASL, l'Università, la Curia, la Chiesa rumena) comunque tutti coloro che, in qualche modo, avevano un titolo e potevano davvero fare da coordinamento per un reale controllo e un reale monitoraggio nei campi. Quel tavolo non c'è più, semmai servirebbe riconvocarlo e il Prefetto dovrebbe reistituirlo, come abbiamo già chiesto e hanno chiesto, con una petizione, i cittadini dell'area nord di Torino.
Quanto al tema dei campi rom, è stato detto, in una deliberazione del Consiglio Comunale di Torino, in uno o due ordini del giorno anche della passata legislatura del Consiglio regionale, nelle risoluzioni nazionali e nelle risoluzioni europee, che bisogna andare al superamento dei campi.
Anche la distinzione tra campi legali e campi abusivi è vecchia. I campi abusivi non nascono come funghi: nascono intorno ai campi legali. Allora un conto sono i campi sosta, che prevedono una permanenza temporanea altrimenti, se le famiglie sono stanziali, trovano una sistemazione abitativa come le altre famiglie.
Non è più tempo di campi. I campi non si tengono, non vi sono condizioni decenti né per chi sta dentro né per chi sta fuori. Non basta dire:"Questo era previsto anche dai regolamenti dei campi rom di Milano e di Roma" perché il presidio che lei qui riprende (anzi, lo riprende più o meno pari pari), oltre ad avere limiti d'incostituzionalità - ricordo infatti che allora quei regolamenti furono impugnati e quindi non entrarono mai in vigore - non funziona. Perché non funziona? Perché considera il campo come una sorta di terra di nessuno, come un luogo in cui fai solo attenzione che non tracimino fuori, anche se lì dentro può capitare di tutto.
Ma parliamo di quello che capita dentro i campi. Parliamo, ad esempio, dei roghi - lo ricordava lei - di materiali che magari altri artigiani non rom scaricano lì vicino (o pagano i rom per portarli via, perché succede anche questo), i cui fumi ricadono nel campo e, ovviamente, i bambini che si trovano lì sono le prime vittime.
Il tema della scuola. Forse a lei sfugge, ma Torino è capofila nazionale per l'inserimento a scuola dei bambini. Il tema è quello del successo scolastico, non solo dell'inserimento a scuola dei bambini perché, se vogliamo che questi bambini non siano sfruttati con l'accattonaggio dobbiamo dare loro delle opportunità, in primo luogo culturali, che gli permettano un domani di essere adulti diversi dagli adulti che stanno nel campo.
Allora, veniamo ai campi che lei qui istituzionalizza. L'ultimo report della Commissione parlamentare Diritti Umani del Senato individua come prima causa dell'insuccesso scolastico dei bimbi rom la permanenza all'interno dei campi. Non so se lei lo sa, ma almeno nei campi di Germagnano e Strada dell'Aeroporto i bambini delle elementari lasciano gli zaini a scuola, ma perché? Perché se li portano nel campo, i topi rosicchiano libri e quaderni.
Insomma, bisogna certamente investire nella scuola, ma bisogna investire in primo luogo nell'assoluto superamento dei campi, non renderli delle prigioni ben controllate, delle zone franche ben delimitate: bisogna togliere i campi, smantellarli progressivamente, perché - ripeto - non è dignitoso né per chi vive lì dentro né per i territori che li ospitano ormai da decenni.
Per concludere, sulla scuola. La scuola - sì - è veicolo di integrazione.
Lei qui chiede due milioni all'attuale Giunta. Nel passato, proprio a partire dalla scuola, in via Germagnano era stato attivato, nell'unico immobile diciamo "comune" (tra virgolette) in muratura, un micronido, dove delle donne rom lavoravano con borse lavoro insieme ai servizi sociali della Città di Torino e sperimentalmente si poté fare - prima città in Italia - l'inserimento dei bimbi rom alla materna, in modo da favorire poi l'inserimento alle elementari.
Sembra niente, ma quel punto comune, quel presidio di civiltà all'interno del campo di Via Germagnano, per anni era stato rispettato, mai devastato ed era anche per le famiglie un legame con la scuola. Tradizionalmente quel micronido era finanziato dal Consiglio regionale. Ebbene, la Giunta di cui lei faceva parte cancellò quei 500.000 euro del micronido di Via Germagnano non perché non avesse i soldi, ma perché il suo Presidente Cota annunci trionfalmente sui giornali che aveva tolto i soldi ai rom.
Collega, sa cos'è successo? Che la Circoscrizione e il Comune di Torino hanno cercato di preservare quel micronido con i propri servizi sociali per quello che hanno potuto, ma non è bastato: i bambini hanno smesso di andare al micronido, hanno smesso di andare alla materna, quel luogo è stato risucchiato in un girone dell'inferno - se passa di là adesso pu vederlo, è stato pure smantellato pezzo a pezzo e gli è stato dato fuoco e quei bambini hanno continuato a fare accattonaggio, ad appiccare roghi i cui fumi tossici sono respirati da chi sta dentro il campo e fuori.
Ora, lei chiede due milioni di euro, ma quando sedeva sui banchi della Giunta ha cancellato questi 500.000 euro che facevano da "diga" per la sicurezza di quei bambini, nonché dei cittadini fuori dal campo. La mia naturalmente, è una nota più politica. Siccome all'epoca vi scrissi in merito senza che voi mi abbiate mai risposto, adesso io la ringrazio di questa sua proposta di legge, perché finalmente ho l'opportunità di dirglielo in faccia, quindi il tempo a volte è galantuomo.



PRESIDENTE

Ci sono interventi dopo le relazioni di maggioranza e minoranza? Prego, Consigliere Bono, prenda pure la parola.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Pensavo che sarebbe intervenuto qualcun altro, ma evidentemente il tema non ha suscitato grande interesse, a parte i relatori.



(Commenti del Consigliere Fluttero)



BONO Davide

Questa del Consigliere Fluttero è una battuta che non ripeto, ma era simpatica, anche perché probabilmente la proposta di legge n. 123, avendo avuto un voto negativo in Commissione, probabilmente avrà vita breve in Aula; infatti non sono stati presentati emendamenti e credo che il provvedimento andrà verso una bocciatura, con la non approvazione del primo articolo.
Devo dire che, anche leggendo quelli che sono stati i rilievi e i nodi critici che erano già stati espressi in Commissione, noi comprendiamo le ragioni del primo firmatario che ha inteso presentare questo provvedimento.
Io, come ho già detto, vivo a Torino e sono anche abbastanza vicino, in linea d'aria, rispetto al campo di Via Germagnano, quindi vedo dal mio balcone quasi tutte le sere, purtroppo, alzarsi dal campo rom i fumi dei roghi che vengono appiccati. Tra l'altro, devo dire che non si è neanche mai capito bene di chi sia la responsabilità, perché abbiamo seguito, anche come VI Circoscrizione, sia con la parte di maggioranza che, come sappiamo è a parti invertite rispetto al Comune, sia con le parti di opposizione (nel senso che il Partito Democratico è in maggioranza in Circoscrizione nel parlamentino della Circoscrizione, mentre Movimento 5 Stelle con centrodestra sono all'opposizione), non si è mai capito di chi fosse la responsabilità.
Si sente dire che non siano solo i rom, o comunque le persone presenti in questo campo, che portino ciarpame, rifiuti e quant'altro, ma che siano anche alcune aziende del territorio a portare i rifiuti.
Questo darebbe anche una parte di responsabilità, non solo al mondo produttivo, ma anche a noi stessi, a noi piemontesi, o anche fuori dal Piemonte.
Ovviamente loro, lavorando i materiali, ne trarrebbero un profitto: ad esempio, bruciando le gomme dei pneumatici esausti dei veicoli ne trarrebbero materiali che rivengono nel mercato nero. A questo punto per mi domando chi è che poi compra dal mercato nero; per un'offerta ci deve essere sempre la domanda, quindi qualche responsabilità di nuovo l'abbiamo anche noi come cittadini piemontesi, italiani, lavoratori, professionisti e aziende.
Qualcuno evidentemente lo comprerà.
Allo stesso modo dicasi per il rame: molte volte i treni - ne discutevo con il collega Valetti - si fermano, oltre che per le carenze e deficienze di attività e di controllo di Trenitalia, anche perché viene sottratto del materiale in rame che è fondamentale per la trazione elettrica dei treni.
I problemi sono notevoli.
I problemi sono anche di carattere sanitario e non solo - e su questo non possiamo fare altro che condividere quanto detto dal Partito Democratico per le persone residenti nei campi, perché ritengo che nessuna persona ovviamente sana di mente (spero che nessuno si offenda per questo) potrebbe gioire nel vedere bambini, ma anche adulti (non vedo perché si dovrebbe fare un ragionamento diverso per gli adulti, donne e uomini o anziani), che stando in luoghi decisamente inospitali con discariche e fognatura a cielo aperto, con topi, scarafaggi e cataste di rifiuti.
La logica, quindi, è che questi campi devono essere superati; una logica che si sta cercando di percorrere anche a livello nazionale con misure economiche, perché servono fondi. Sappiamo bene le difficoltà che ha avuto sia la Sindaca Raggi di Roma (stavo rileggendo adesso, tra un comunicato stampa e l'altro, le vicissitudini dell'Amministrazione capitolina degli ultimi anni, ma che risalgono anche agli anni precedenti) sia la Sindaca Appennino, quindi l'Amministrazione comunale di Torino, nel reperire risorse.
Possiamo anche fare politica di scambi elettorali quanto vogliamo, ma se non ci sono soldi, le emergenze non si risolvono: che siano emergenze da dissesto idrogeologico, che siano emergenze da problematiche ambientali che siano ponti che crollano o che sono a rischio crollo, o che siano i campi rom.
Se non ci sono soldi, i problemi non si superano.
Capisco la logica che ha portato alla presentazione di questo provvedimento da parte del Consigliere Vignale, che vuole essere, immagino, una tutela quindi ritorna il tema della salute - non solo di chi vi abita, ma anche di chi abita intorno, perché io sfido chiunque ad accettare la situazione che si è venuta a creare nella periferia nord di Torino, in cui le persone vivono segregate in casa perché non possono aprire le finestre d'estate dato che tutte le notti, tutte le sere (e lo dico con cognizione di causa perché lo vedo, ripeto, dal balcone di casa mia), vengono applicati roghi.
È un problema sanitario. Noi abbiamo chiesto anche la possibilità di chiedere all'ARPA e all'ASL di fare un'analisi per capire quali siano veramente le ricadute concrete, perché i cittadini ti fermano e ti chiedono: "Sì, ma ai miei figli che vengono a casa, siamo sicuri che non respirino diossina? Che non respirino idrocarburi policiclici aromatici policlorobifenili o quant'altro, che poi possano danneggiare la salute dei bambini e degli adulti?" La situazione è grave. Mi spiace vedere che non si sia riusciti ad arrivare a un provvedimento condiviso, perché magari si poteva partire da un procedimento non condivisibile in toto del Consigliere Vignale, magari con proposte della maggioranza e delle altre opposizioni, per arrivare ad aiutare l'Amministrazione comunale di Torino, che oggi è del Movimento 5 Stelle, ma domani potrà essere sarà amministrata da altri.
Ritengo che aiutare l'Amministrazione comunale di Torino sia comunque importante a prescindere da chi l'amministra, proprio perché si tratta di aiutare i cittadini torinesi, ma non solo, a provare a risolvere i problemi, stanziando sostanzialmente soldi e risorse. Chiederle anche a livello nazionale? Certo, ma provare anche a fare la propria parte.
Devo dire che c'è stata un po' di chiusura da parte del primo firmatario un po' di preclusione preconcetta da parte della maggioranza, ma noi, nella condizione in cui vediamo le contrapposte parti di centrodestra e di centrosinistra che vogliono marcare - non me ne vogliate - la prima una posizione più dura, la seconda una posizione più di apertura, a fini probabilmente politico-elettorali senza arrivare a un minimo di discussione per venirsi incontro, non abbiamo voluto partecipare.
Non abbiamo partecipato in Commissione perché non c'era spazio per presentare emendamenti e non intendiamo partecipare alla votazione in Aula proprio perché mi è sembrato che questo provvedimento sia partito da un'esigenza fondamentale e necessaria, quindi di superare i campi rom (anche se la posizione del Consigliere Vignale era diversa) e cercare di andare a creare condizioni migliori, garantendo i diritti, l'inclusione scolastica, l'inclusione lavorativa, se si riesce, con tutte le difficoltà economiche del caso, ma si è finiti in un muro contro muro senza discussione.
Quando è così, francamente è inutile perdere parole e tempo, o farlo perdere ai lavori dell'Aula.
Proprio per questo, non parteciperemo alla votazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
In quella che ovviamente è la discussione generale, svolgo più una valutazione di carattere politico e non un'illustrazione puntuale del disegno di legge.
Non so se la proposta di legge che abbiamo presentato fosse la soluzione migliore a un problema che oggi esiste all'interno della nostra Regione, in particolar modo in alcune medie e grandi città. Il tema certo è che, un po' come nella discussione di stamattina, vi sono possibilità differenti, cioè vi sarebbe la possibilità, come prevede questa legge, di provare a trovare una soluzione, cercando di rendere più stringente l'attività di controllo più stringenti le verifiche rispetto al contrasto all'abusivismo e quant'altro, ma vi sarebbe un'altra posizione politica, che è quella che abbiamo largamente sentito dai colleghi di centrosinistra che mi hanno preceduto, cioè il superamento dei campi.
Ricordo solo un aspetto: negli ultimi cinque anni, in questa Regione ha governato il centrosinistra. In questa Nazione, negli ultimi otto anni salvo gli ultimi sei mesi, ha governato il centrosinistra e in questa città, dal 1993 al 2016, ha governato il centrosinistra. Ora, che la collega Conticelli dica che il disastro, cioè la caduta di un modello nazionale sia nato dal fatto che il centrodestra abbia sottratto 500 mila euro per l'asilo nido, come comprenderà anche la collega, fa sorridere.
Faccio presente che i progressisti "meravigliosi" Governi di centrosinistra non hanno stanziato un euro su questo tema. L'unico Ministro e l'unico Governo che ha fatto un progetto e stanziato soldi, tanti, per i nomadi è stato il Governo di centrodestra con l'allora Ministro Maroni. Non mi risulta che l'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Torino, dal 1993 al 2016, abbia superato i campi; non mi risulta che quest'Amministrazione, che avrebbe potuto riparare il torto subito negli anni precedenti, che avrebbe potuto stanziare un po' di risorse sulla legge vigente, che è a zero, abbia fatto riaprire quella splendida iniziativa che non è mai stata ripristinata.
Semplicemente accade un aspetto (non solo all'interno di questa Regione, ma anche all'interno di altre Regioni e anche per altri temi), cioè quello del nascondimento: esiste una problematica, che è quella legata alle popolazioni - adesso le dico bene - rom, sinti e caminanti, che in situazioni di totale abusivismo e di spregio quotidiano della legge si comportano come non si potrebbero comportare in qualunque altro luogo che non fosse un campo? Sì, esiste. Che cosa fa il centrosinistra? Nulla, cioè lascia i campi così come sono, mette una mano davanti agli occhi, e quando qualunque cittadino, di qualunque origine culturale per 20 giorni non manda il figlio a scuola si trova il richiamo degli assistenti sociali. Se invece, un Rom, un Sinti, un Caminante non manda per l'intero anno il figlio a scuola o questo è presente per il 20 per cento nell'istituzione scolastica, sempre che sia iscritto a scuola, va bene.
Il Vicesindaco (non ricordo se fosse Calgaro), quando era ancora Sindaco il Presidente Chiamparino, proprio su una denuncia che venne fatta rispetto ai bambini di serie B, cioè quelli che vivono nei campi, fu costretto ad ammettere che era così, perché è sufficiente entrare un giorno in un campo regolare o irregolare, per capire che quelli sono bambini di serie B perché sono sfruttati, non scolarizzati, eccetera.
Non mi sembra, però, che questo, che dovrebbe essere un tema nelle corde della sinistra, quello di aiutare tutte le minoranze e tutte le persone più in difficoltà, sia stata una priorità o nel centro del cuore di questo programma di governo, come nel cuore del Governo di centrosinistra dal 1993 al 2016.
Io dico solo questo, poi magari questa legge non portava una soluzione certo è che c'è un aspetto: noi parliamo spesso di grandi città, che hanno comunque un problema da affrontare relativamente a questo tema, ma quando quest'aspetto invade città micro e piccoli Comuni, la situazione non è più assolutamente gestibile.
Qualcuno potrebbe dire che non è vero, perché c'è il Perfetto, che è il Commissario indicato dal Ministro dell'Interno. Meraviglioso! Allora alzate il telefono e parlate con un Sindaco che ospita un campo rom, sinti caminanti che non ha neanche un vigile urbano con cui fare sicurezza pubblica. La differenza è fra la filosofia e la lealtà.
Collega Conticelli, parli con i cittadini che l'avevano eletta Presidente di Circoscrizione.



(Commenti della Consigliera Conticelli)



VIGNALE Gian Luca

Benissimo, allora però di chi è colpa? È colpa degli imprenditori che abusivamente scaricano i rifiuti in Via Germagnano! Allora, anche rispetto alle responsabilità, c'è distinzione fra chi ruba e chi compra, perché il Codice Penale fa una distinzione: c'è distinzione fra chi svuota una cantina e, magari, uno se la fa svuotare, ma, com'è sufficiente vedere mettendosi davanti alla tangenziale quando sta per tramontare il sole quasi tutti i santi giorni dell'anno, ci sono anche dei bambini - poveri loro - che al tramonto appiccano il fuoco di quei cumuli di macerie. Li hanno presi da cantine andandole a svuotare? Qualcosa bruciano e qualcosa vedendo? Io non lo so, so solo un fatto ed è sufficiente vederlo dalla tangenziale, non è necessario entrare nel campo: quasi tutti i santi giorni che Dio ci manda in Terra avviene quello. È normale? Io penso di no. Non penso sia normale, non penso sia normale che ci sia un'area sequestrata dalla Procura della Repubblica in cui avvengono ancora queste cose. Non penso sia normale che ci siano dipendenti dell'AMIAT o vigili urbani che si rifiutino di svolgere attività, perché c'è una presenza di diossina certificata dall'ARPA assolutamente fuori controllo. Mi sembra un mondo non normale.
È questa la soluzione? Non era la soluzione, ma intanto un aspetto l'ha colto: porre all'attenzione del Consiglio regionale un problema, poi si voleva certamente provare a individuare anche qualche misura che, magari non è la risoluzione, la ricerca del bene più alto, ma è semplicemente la ricerca, con un po' di concretezza, di dare più sicurezza, più certezza e più dignità di vita alle persone che vivono nei campi e, soprattutto, alle tante persone che vivono al di fuori dei campi, che subiscono quello che avviene all'interno dei campi.
Non è che in questa città il ponte di Corso Marche è chiuso per "sfiga".
Non è chiuso perché c'è stato un terremoto, un sisma o un'inondazione. È chiuso perché all'interno del campo abusivo e poi sanato di Collegno (in realtà, in alta Parella) è stato appiccato un incendio sotto il ponte. Per questo motivo, un pezzo di città è paralizzato.
Ma se l'avesse fatto un artigiano - visto che lì risiedono anche imprese artigiane - che magari aveva una carrozzeria, sarebbe stato indagato, la sua impresa sarebbe stata sequestrata per 25 giorni, eccetera.
Però lo ha fatto un rom: c'è un indagato? Il campo è stato chiuso? No, è stato chiuso il ponte; è stata chiusa la tangenziale.
Ma va bene così, perché tanto lo hanno fatto i Rom, i Sinti o i Caminanti mica è stato un cittadino a commettere un reato! Siamo di fronte al reato ma noi chiudiamo il ponte.
Questo è lo stesso atteggiamento con cui abbiamo affrontato non questa legge, che sarà stata sbagliata, brutta, perfettibile o da riscrivere, ma il tema di carattere generale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Ci sono altri interventi in fase di discussione generale? Ha chiesto la parola il Consigliere Fluttero; ne ha facoltà.



FLUTTERO Andrea

Grazie, Presidente.
Volevo solo portare una testimonianza, visto che ho sentito parlare di roghi e di materiale che viene incendiato per ricavare, evidentemente, del rame.
Dato che abito in provincia, in un Comune di piccola dimensione, mi capita non spesso ma sempre (immagino, quindi, che capiti in tutti i paesi nei quali si utilizza il metodo della stazione mobile per la raccolta degli ingombranti) di assistere a questo tipo di scena. Lo racconto, così magari qualcuno sa anche da dove arrivano questi materiali.
I cittadini portano gli ingombranti nella piazzola dove sono collocati gli scarrabili (ci sono gli scarrabili per il legno, per il metallo, per gli elettrodomestici) e due o tre furgoni di rom o caminanti sono collocati lì per tutta la mattinata. Questi signori avvicinano i cittadini che stanno scaricando le auto, i furgoncini o i trattorini, guardano se c'è qualcosa di interessante e dicono loro: "Non ti preoccupare, lo prendo io". Tutto questo assolutamente sotto gli occhi disinteressati del personale delle aziende che si occupano della raccolta rifiuti. Da lì nasce un flusso significativo di questi materiali che vengono bruciati sotto gli occhi di tutti e sotto l'indifferenza delle istituzioni che consentono il trasporto di rifiuti speciali (quindi di RAEE, ossia di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) che, in un modo normale, dovrebbero essere incanalati verso il recupero e il riciclo in maniera corretta da un punto di vista ambientale, ma che in questo nostro mondo, invece, in assenza di norme o di interesse particolare, salgono su questi vecchi Transit scassati, che sicuramente sono "euro meno 10", e vengono trasportati nei campi di cui sentivo parlare prima per essere incendiati.
Non mi sembra una cosa difficile da intercettare e da provare a riportare alla legalità.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Fluttero.
Ci sono altre richieste di intervento? Ha chiesto la parola il Consigliere Ravello; ne ha facoltà.



RAVELLO Roberto Sergio

Devo dire che non sono riuscito a resistere alla tentazione di contribuire a questo dibattito. È stato più forte di me, una sorta di "richiamo della foresta". Ma non perché sia particolarmente affezionato al tema oggetto della proposta di legge del collega Vignale, quanto perché da cittadino torinese, da amministratore di questa Regione e da persona che si è fatta le ossa in politica amministrando e comunque facendo parte dell'amministrazione di una circoscrizione, dell'amministrazione del Comune capoluogo di questa città, ho avuto modo di essere testimone diretto di quelli che sono gli effetti della politica che il centrosinistra al Governo ha sempre applicato (senza mai vergognarsene, peraltro) nella gestione di questo fenomeno.
Insieme a questo, aggiungo anche alcune considerazioni sugli interventi che ho avuto modo di ascoltare finora, in particolare dal collega Grimaldi, il quale, effettivamente con toni decisamente pacati, ha rappresentato il proprio punto di vista. Ma nel farlo ha ritenuto utile confrontarsi sul tema.
Onestamente, devo dire che ritengo utile che un'Assemblea come questa si confronti su un tema che, evidentemente, è doveroso affrontare nel momento in cui nel farlo interviene anche con delle controproposte o con delle proposte emendative. Ma il "confronto da bar", perché a questo livello siamo, non porta da nessuna parte e non cambia la situazione che è stata dipinta e rappresentata dal collega Vignale prima e dal collega Fluttero poco fa, e che centinaia di migliaia di cittadini sono costretti a sopportare ogni giorno della loro esistenza. Parliamo di centinaia di migliaia di cittadini che contribuiscono onestamente ai costi di questo Stato, ai costi di questa Regione, ai costi del loro Comune, ma che, in cambio, non vedono alcun intervento risolutivo di un fenomeno che è assolutamente fuori dal controllo.
Io, come moltissimi altri, in una posizione evidentemente privilegiata, mi pongo alcune domande, ma soprattutto le pongo a voi visto che evidentemente, sono stato distratto in questi anni: che cosa avete fatto per abbattere i costi ambientali e per abbattere i costi sociali degli insediamenti sul nostro territorio? Che cosa avete fatto per intervenire e abbattere i costi erariali dell'attuale gestione dei campi rom? Che cosa avete fatto per intervenire sui costi sanitari che si generano da questi insediamenti? Devo ricordarvi quanto ha speso AMIAT per intervenire sul campo di Via Germagnano e su Lungo Stura? Devo ricordarvi che i tre milioni di euro che AMIAT ha speso per bonificare quelle aree sono denari presi dalle tasche degli onesti contribuenti torinesi? Vi chiedo ancora che cosa avete fatto per portare a emersione delle situazioni all'interno delle quali si verifica ogni qualunque forma di illegalità, di mercimonio e di sfruttamento dei minori? Capisco e apprezzo sempre quando una parte politica - d'altronde, non amerei la politica se non la pensassi così - difende una propria bandiera: credo sia legittimo. Anzi, credo che sia doveroso che ognuno di noi lo faccia dal proprio punto di vista, secondo la propria piattaforma culturale e secondo la propria Weltanschauung, la propria visione del mondo di riferimento alla quale si ispira. Ma questo è legittimo nella misura in cui la difesa di quella bandiera non lede i diritti altrui. Oggi siamo in questo caso, e io credo che voi ve ne dobbiate vergognare.



PRESIDENTE

Ci sono altre richieste di interventi? Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Rapidamente, perché è tardi e il tema purtroppo non appassiona.
Che cosa abbiamo fatto noi per i campi nomadi? È stato smantellato il campo di Lungo Stura Lazio, è stata restituita una dignità ad un pezzo di territorio, è stato avviato un percorso con il tavolo interistituzionale per il campo di Via Germagnano. Oggi Via Germagnano è uno dei gironi dell'inferno, non ci si può neanche più passare afianco, è stato del tutto abbandonato e quindi ha anche perso il lavoro pregresso fatto dalla passata Amministrazione con fondi stanziati, come ho detto prima, dal Ministro Maroni. È un tema complesso, che non ha una soluzione ma, come tutti i problemi che riguardano le persone, sono problemi che richiedono continuità e serietà per affrontarli.
Questo testo di legge non dà degli strumenti, ma mescola strumenti già esistenti e li ribalta ai livelli istituzionali cui questi strumenti afferiscono. Questo non è dignitoso né per chi sta in quei campi né per chi sta fuori.
La Città di Torino, su un modello della gestione difficilissima dei campi rom, è sempre stata città pilota in Italia non solo per l'inserimento scolastico, ma anche per il superamento e lo smantellamento dei campi e qualcosa da dire ce l'ha. Ci si può sempre vergognare di qualcosa e si pu sempre fare qualcosa di meglio, ma su questo tema credo che ci sia molto da imparare per tutti. Tuttavia, crediamo anche di poter dire la nostra e sicuramente non ci possiamo vergognare.
Ricordo che la Giunta precedente si è sempre rifiutata di partecipare al tavolo per lo smantellamento del campo - ripeto, si è sempre rifiutata di partecipare - e non è mai stato presente un rappresentante della Regione Piemonte. L'Assessora Cerutti ci ha raccontato in Commissione che cosa ha fatto, per le proprie competenze, la Regione in questo mandato partecipando ai tavoli istituzionali convocati dal Prefetto. I Sindaci li deve convocare il Prefetto, lo so bene che si scarica sui Sindaci e sui territori. Da Consigliera regionale sono andata tre volte, con regolare appuntamento, dal precedente Prefetto per far presente la situazione dei campi. Il Prefetto è il rappresentante del Governo, non è la Regione che deve reistituire un rappresentante ufficiale.
Il tema sollevato è importante e riteniamo di non prendere lezioni.Tuttavia, riteniamo che se lo si vuole affrontare, si deve affrontare in maniera seria e che non sia un tema per la dignità di nessuno da slogan elettorale.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, possiamo chiudere la discussione generale e passare all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 1.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Essendo stato bocciato l'articolo 1, la proposta di legge n. 123 decade.


Argomento: Nomine

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 3) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti delle seguenti nomine: Proposta di deliberazione n. 379 "Comitato tecnico scientifico per l'individuazione e la promozione degli Ecomusei" - Designazione di 1 membro con esperienza in materia di beni culturali Proclamo designata quale membro con esperienza in materia di Beni culturali del Comitato tecnico scientifico per l'individuazione e la promozione degli Ecomusei la signora Murtas Donatella.
Proposta di deliberazione n. 385 "Fondazione 'Nuto Revelli' Onlus" - Nomina di 1 rappresentante Proclamo nominato quale rappresentante del Consiglio d'amministrazione della "Fondazione 'Nuto Revelli' Onlus" il signor Marino Giorgio Do atto che ai sensi del comma 9, articolo 5, "Riduzione di spesa delle pubbliche amministrazioni. Disposizioni urgenti", il collocamento in quiescenza del signor Marino Giorgio comporta il conferimento dell'incarico a titolo gratuito.
Proposta di deliberazione n. 382 "Fondazione Centro per la conservazione ed il restauro dei beni culturali La Venaria Reale" - Consiglio di Amministrazione - Designazione di 1 membro Proclamo designato quale membro del Consiglio di amministrazione della "Fondazione Centro per la conservazione ed il restauro dei beni culturali La Venaria Reale" il signor Pagliasso Aldo Do atto che ai sensi del comma 9, articolo 5, "Riduzione di spesa delle pubbliche amministrazioni. Disposizioni urgenti", il collocamento in quiescenza del Signor Pagliasso Aldo comporta il conferimento dell'incarico a titolo gratuito.
Proposta di deliberazione n. 380 "Fondazione Centro Studi sul Pensiero Politico L. Firpo" - Collegio dei Revisori dei Conti- Designazione di 1 membro Proclamo designata quale membro del Collegio dei Revisori dei Conti per la Fondazione Centro Studi sul pensiero politico Firpo la signora Sciarappa Liliana.
Proposta di deliberazione n. 381 "Fondazione Centro Studi sul Pensiero Politico L. Firpo" - Consiglio di Amministrazione - Designazione di 1 membro Proclamo designato quale membro del Consiglio di amministrazione per la "Fondazione Centro Studi sul Pensiero Politico L. Firpo", il signor Visso Gabriele.
Proposta di deliberazione n. 384 "Istituto Universitario di Studi Europei IUSE" - Consiglio Direttivo - Designazione di 2 membri" Proclamo designati quali rappresentanti del Consiglio Direttivo dell'"Istituto Universitario di Studi Europei - IUSE" - i signori Savino Andrea e Toma Michelangelo Proposta di deliberazione regionale n. 383 "Fondazione teatro Piemonte Europa" - Collegio dei Revisori dei Conti - Designazione di 1 membro effettivo Proclamo designata quale membro del Collegio dei Revisori dei Conti per la "Fondazione teatro Piemonte Europa" la signora Vaschetti Fiorella.
Ricordo la Conferenza dei Capigruppo in Sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.01)



< torna indietro