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Dettaglio seduta n.380 del 18/12/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 14.46 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Protezione civile

Interrogazione a risposta immediata n. 2470 presentata da Batzella inerente a "Richiesta di convenzione tra il Centro MotorOasi con sede a Susa e le Associazioni del soccorso e di protezione civile per i corsi di guida sicura"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2470.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
A Susa, presso la frazione Traduerivi 12, nell'Area Autoporto, si trova il Centro di Guida Sicura MotorOasi Piemonte, una struttura di livello internazionale che da oltre 15 anni si occupa di sicurezza stradale e di formazione alla guida.
La gestione del Centro è di competenza dalla Consepi S.r.l., società di servizi della Regione Piemonte, controllata da Finpiemonte Partecipazioni S.p.A., che detiene il 50,18% del capitale sociale.
Presso il Centro MotorOasi vengono organizzati corsi di guida sicura per privati e per le aziende, tra cui quelli riservati ai cosiddetti veicoli speciali. Si tratta di corsi per i veicoli del pronto intervento utilizzati da vigili del fuoco, esercito italiano, protezione civile operatori di primo soccorso, agenti di polizia locale e squadre antincendi boschivi (AIB), che guidano in situazioni di emergenza ad alta responsabilità. Questa tipologia ricorso assolve all'obbligo di formazione prevista dal decreto legislativo n. 81/2008.
A quanto mi risulta, in passato era stata attivata una convenzione tra il Centro MotorOasi e le associazioni di volontariato del soccorso e di protezione civile dal Piemonte, affinché i corsi di guida sicura potessero essere svolti a prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli previsti.
Attualmente non c'è alcuna convenzione tra il Centro MotorOasi e le Associazioni dei volontari del soccorso e di protezione civile per i corsi di guida sicura e anche per i rinnovi di patente, che vengono proposti alle Associazioni senza alcuno sconto.
Interrogo l'Assessore per sapere se s'intende avviare una convenzione tra il Centro MotorOasi di Susa e le associazioni del soccorso e di protezione civile della Regione Piemonte, affinché possano avere degli sconti sui corsi di guida riservati ai veicoli speciali, considerando che Consepi S.r.l., che gestisce il Centro, è una società la cui quota di maggioranza è detenuta da Finpiemonte Partecipazioni.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla protezione civile

Grazie, Presidente.
Nei riguardi delle organizzazioni di volontariato di protezione civile, si applicano le disposizioni del decreto legislativo n. 81/2008, tenuto conto delle particolari modalità di svolgimento delle rispettive attività individuate con decreto ministeriale del 13 aprile 2011. Il provvedimento si propone di coniugare la tutela della salute e della sicurezza dei volontari della protezione civile con il perseguimento degli obiettivi per i quali è stato istituito il servizio nazionale della protezione civile ossia la tutela dell'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi o da altri eventi calamitosi.
Il sistema di prevenzione e protezione del volontariato è incentrato su elementi fondamentali, quali la valutazione dei rischi, la programmazione della prevenzione e delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza. Il corso di addestramento di guida sicura proposto da MotorOasi integrativo alla patente di guida con autorizzazione amministrativa necessaria per la conduzione su strade pubbliche di veicoli a motore, risulta finalizzato a imparare i comportamenti corretti da tenere alla guida e acquisire maggiore consapevolezza dei pericoli, delle emergenze e delle difficoltà riscontrabili quotidianamente sulla strada.
In tale contesto, nel rispetto delle caratteristiche strutturali organizzative e funzionali preordinate all'attività e ai compiti di protezione civile delle organizzazioni di volontariato, nonché secondo le priorità concordate con gli stessi organismi del volontariato convenzionati con la Regione Piemonte, potrà essere valutata - come giustamente da lei segnalata - la necessità di programmazione anche dei corsi di addestramento di guida sicura per il volontariato, anche all'interno della rivisitazione in corso della convenzione tra MotorOasi e Consepi.
Grazie.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2474 presentata da Andrissi inerente a "Sistema regionale di Sovracup: mancanza del DURC da parte di Diamante-Engineering-Telecom"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2474.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Mi scuso con l'Assessore Saitta, anticipando che sarò costretto a scappare perché dovrò prendere un treno per andare in un'altra regione a causa di un problema familiare.
Questa è un'interrogazione che presentiamo su Diamante-Engineering-Telecom che è uno dei partecipanti alla gara europea indetta da SCR per il sistema regionale sovracup, il sistema che in pratica consente le prenotazioni delle visite prescritte dai medici di medicina generale, dai medici specialisti e dai pediatri di libera scelta. Tale gara è stata conclusa a gennaio 2017 e ha visto aggiudicatario provvisorio il Consorzio Lavorabile Santer Reply, un raggruppamento di imprese formato da una società di Roma e una di Milano. Poi vi è stato un ricorso al TAR, vinto da Diamante Engineering-Telecom; tale vittoria è stata confermata anche dal Consiglio di Stato.
Il problema è che parrebbe che la mandataria Diamante, che aveva già in gestione il servizio di call center a Novara e a Torino - tra l'altro circa un anno fa, presentai un esposto alla Corte dei Conti sul sistema di call center regionali e sulle società private che li gestiscono, tra le quali c'era anche Diamante, segnalando che non erano state applicate le penali, in quanto i contratti di gestione dei call center hanno un minutaggio preciso per i tempi di risposta e la tolleranza, da contratto era molto stringente, cioè il 90% della risposte doveva giungere entro il minuto (per quanto riguarda la qualità del servizio offerta, il dato ci era stato fornito in modo comprensibile solo dall'ASL di Novara, che ringraziamo), mentre in quel caso vi era un'efficacia e un'efficienza nei tempi di risposta all'89%. Per ogni punto percentuale erano previsti mille euro di penale, cosa non è stata applicata dalle risposte che ci hanno dato le Aziende Sanitarie.
Detto ciò, interrogo l'Assessore per conoscere se, a fronte della veridicità dell'informazione, ha già dato disposizione a SCR, Società di Committenza Regionale, che ha espletato la gara di cui trattasi, affinch proceda ad affidare ad altro fornitore i servizi sovracup regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Come ho già avuto modo di precisare in Aula a un'interrogazione del suo collega Bono presentata poche settimane fa sullo stesso tema, la Giunta regionale sta seguendo con una grande attenzione, insieme all'ASL Città di Torino, che è capofila, e con SCR, le vicende legate alla società Diamante alla gestione dell'attuale Sovracup e del nuovo CUP regionale.
Innanzitutto mi preme precisare che ai lavoratori del Sovracup sono stati correttamente corrisposti gli stipendi del mese di novembre e la tredicesima, nel rispetto di quanto annunciato da Diamante nei giorni scorsi.
Venendo al merito della gestione del nuovo CUP regionale, la sottoscrizione del contratto della gestione del servizio fra SCR e le tre società vincitrici della gara (Diamante, Engineering e Telecom) è avvenuta con posizione DURC regolare.
Tuttavia, successivamente alla sottoscrizione del contratto, sono state rilevate criticità in capo alla società Diamante, in corso di approfondimento da parte dell'ASL Città di Torino e da parte di SCR.
Da una recente riunione con tutti i soggetti interessati, tenutesi presso l'Assessorato regionale alla sanità, è emersa l'assenza del DURC regionale del mese di settembre 2018. La società Diamante ha informato che il rilascio del DURC è regolare e subordinato alla conversione del decreto legge 119 del 2018, denominato "rottamazione ter", avvenuta nei giorni scorsi. Sono in corso di verifica da parte di SCR.
Inoltre, in data odierna, l'ASL Città di Torino ha formulato richiesta di ricevere garanzie in merito alla continuità del servizio e piena informazione, attraverso evidenze documentali, delle azioni in corso o previste, per sanare la situazione attuale e salvaguardare i diritti dei dipendenti.
A seguito delle verifiche in corso di approfondimento, e al contenuto del decreto convertito, sarà adottata la soluzione percorribile, nel rispetto delle norme vigenti.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2467 presentata da Sinatora inerente a "Laboratorio analisi unificato Rivoli-Pinerolo. No al trasferimento di milioni di esami a costi aggiuntivi"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2467.
La parola al Consigliere Sinatora per l'illustrazione.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.
Riguarda il laboratorio analisi unificato di Rivoli-Pinerolo, in quanto diciamo no al trasferimento di milioni di esami a costi aggiuntivi.
Premesso che la Regione Piemonte ha previsto la concentrazione di attività di laboratorio specialistiche, e la maggior parte di quelle di routine, in ospedali hub di riferimento, mantenendo tutte le attività di emergenza presso gli ospedali spoke, come quello unificato di Rivoli e Pinerolo, sedi di DEA di primo livello, ai sensi del DGR n. 50 del 23 novembre 2015, in questi anni sono stati effettuati cospicui investimenti presso gli ospedali di Rivoli e di Pinerolo, per concentrare presso gli stessi tutte le attività di laboratorio, garantendo milioni di esami ogni anno, con velocizzazione dei tempi di risposta ed altissima qualità diagnostica.
Presso l'ospedale Mauriziano si sta procedendo a effettuare nuovi investimenti per concentrarvi milioni di esami oggi effettuati dal laboratorio unificato di Rivoli e Pinerolo.
Il bacino di utenza dell'attuale struttura interessa una popolazione pari a 585 mila abitanti circa. Questa scelta comporterebbe inevitabili nuovi costi per la collettività, sia in termini di procedure informatiche sia in termini di scelta logistica.
Con l'ipotizzato trasferimento de quo, i tempi di trasmissione di esiti degli esami si dilaterebbero significativamente, penalizzando la tempestività delle terapie e compromettendo un'adeguata risposta ai bisogni di salute dei cittadini.
Risulta inspiegabile una decisione che comporterebbe maggiori costi per investimenti e logistica, palesando uno spreco delle risorse sinora impegnate.
Nel mese di novembre, il Consiglio Comunale di Rivoli ha trasmesso alla Regione Piemonte, quindi a noi, un ordine del giorno in cui si invitava la stessa Regione a rivedere la scelta del trasferimento e la disoccupazione nella Regione che è enorme, ed è cresciuta nel corso di questi ultimi anni.
Tutto ciò premesso e considerato, il sottoscritto Consigliere regionale interroga la Giunta per sapere quali siano i programmi dell'Assessore alla sanità in riferimento al trasferimento del laboratorio analisi unificato di Rivoli e Pinerolo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il tema sollevato dal Consigliere Sinatora è già stato oggetto di interrogazioni in Consiglio, ma anche di discussioni nel corso di una recente riunione della IV Commissione del Consiglio regionale, poi ripreso dagli organi di informazione nei giorni successivi.
Ripeto, quindi, quanto ho già avuto modo di dire ai colleghi che hanno posto questo problema.
In queste occasioni - IV Commissione e in Consiglio - ho avuto modo di ricordare, e confermo oggi quanto detto allora, che la Giunta regionale è al lavoro per presentare il nuovo piano per la riorganizzazione dei laboratori analisi dell'area ovest torinese. Il piano sarà pronto nelle prossime settimane e mantiene la riorganizzazione in funzione agli ospedali hub e spoke.
La delibera che riorganizza il laboratorio analisi in tutta la sanità piemontese, secondo un modello hub e spoke, risale al 2015 ed è uno dei provvedimenti previsti dal piano di rientro. Allora non era ancora stata assunta alcuna decisione in merito all'ASL unica della Città di Torino, la cui istituzione ha modificato le esigenze organizzative di tutta l'area.
Oggi, quindi, pensiamo sia opportuno rivedere il piano per quanto riguarda la zona ovest torinese. Non è comunque in discussione il modello complessivo di riordino dei laboratori analisi portato avanti dalla Giunta regionale, che è in via di completamento e prevede un'importante operazione di efficientamento, grazie alla quale saranno reperite nuove risorse da impiegare nel sistema sanitario.
Questa riorganizzazione non intacca, come sicuramente il Consigliere Sinatora sa, i servizi offerti ai cittadini, perché saranno mantenuti nel numero e nella dislocazione attuale tutti i punti prelievo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2468 presentata da Chiapello inerente a "Contro la chiusura della biglietteria a sportello della stazione di Trofarello" (risposta scritta)


PRESIDENTE

In assenza dell'interrogante, Consigliera Chiapello, all'interrogazione n.
2468 sarà fornita risposta scritta.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2475 presentata da Valetti, inerente a "Aggiornamento dei criteri e delle metodologie per garantire l'efficienza delle gestioni di servizi di trasporto ferroviario regionale, affidamento SFM - Delibera Autorità di Regolazione dei Trasporti n. 120 del 29 novembre 2018"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2475.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione parte dalla comunicazione recente dell'emanazione di un provvedimento dell'autorità di regolazione dei trasporti, una delibera recante le conclusioni di procedimenti avviati con la deliberazione del 2017 sulle metodologie e criteri per garantire l'efficienza nelle gestioni dei servizi di trasporto pubblico regionale; con questa deliberazione s'intende disciplinare i contratti del trasporto pubblico ferroviario.
Come sappiamo, in Regione Piemonte è in corso la procedura di dialogo competitivo per l'assegnazione del nodo SFM di Torino (Servizio Ferroviario Metropolitano); questa procedura avrà termine con l'assegnazione di questo servizio contrattualizzato da parte dell'Agenzia della mobilità e quindi della Regione verso il vincitore di questa gara.
In passato l'Agenzia della mobilità piemontese rispose alla richiesta di pareri dell'Autorità dei trasporti riguardo appunto delle notazioni da parte di AMP verso l'Authority, quindi ci viene logico chiedere, essendo in corso anche l'assegnazione del rinnovo del contratto ponte per l'intero servizio ferroviario regionale e essendo prossimo l'affidamento del nodo torinese, quali contratti tra questi del servizio ferroviario regionale verranno aggiornati alla luce della nuova delibera ART citata in premessa con particolare riferimento all'affidamento SFM e al contratto ponte con il gestore Trenitalia.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Due sono i punti; il primo riguarda la delibera ART, relativamente all'avvio della procedura di affidamento per l'SFM. La delibera ART risale al 29 novembre scorso, mentre la trasmissione della lettera d'invito a presentare l'offerta per quanto riguarda il servizio SFM risale al 21 settembre, quindi non rientra negli obblighi previsti dall'ART.
Ciononostante, i documenti allegati alla lettera d'invito prevedono già elementi atti a verificare il perseguimento dell'efficacia ed efficienza delle gestioni dei servizi ferroviari regionali, anche perché, ovviamente l'Agenzia aveva presente il percorso che la delibera ART aveva già iniziato.
Per quanto riguarda il contratto ponte, si tratta di un contratto in scadenza nel 2020, quindi non rientra per quanto riguarda la misura 1 di detta delibera ART, proprio perché la delibera prevede a scadenza biennale triennale e quinquennale la verifica di questi aspetti di efficacia e di efficienza. In questo caso, essendo praticamente in scadenza fra un biennio, questa revisione risulterebbe non utile, mentre evidentemente riguarda l'affidamento del servizio SFR parallelo a quello dell'SFM. Ma questo è un percorso iniziato che dovrà tenere conto pienamente delle disposizioni di ART. Questo per quanto riguarda la misura 1.
Per quanto riguarda, invece, le misure al titolo II della delibera ART, in materia di contabilità regolatoria in separazione contabile, si conferma che il contratto ponte sottoscritto con Trenitalia sarà oggetto di verifica di adeguatezza alle nuove disposizioni regolatorie ed eventualmente soggetto d'integrazione.
Le lascio una nota scritta più particolareggiata.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Ammortizzatori sociali

Interrogazione a risposta immediata n. 2471 presentata da Grimaldi inerente a "Il futuro di Mirafiori tra ammortizzatori sociali e contratti di solidarietà"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2471.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come l'Assessore sa, nel maggio di quest'anno insieme al Gruppo LeU e il Gruppo Torino in Comune avevamo chiesto e ottenuto il Consiglio aperto che sarebbe stato di sicuro luogo migliore almeno per discutere di una parte di questa vicenda.
Se è vero che a gennaio di quest'anno FCA ha annunciato un piano che avrebbe portato la piena occupazione e, nel giugno, l'ex amministratore delegato Marchionne aveva illustrato i piani di FCA per il 2018 e il 2022 parlando di circa 26 modelli, con investimenti per 45 miliardi, solo nelle ultime settimane FCA ha chiarito davanti al Presidente e al Ministro dell'Interni parte del Piano; poi ha comunicato anche ai rappresentanti sindacali dei 60.000 lavoratori che lavorano per il gruppo.
Abbiamo appreso dalla FIOM che venerdì 14 c'è stato un primo incontro tra la Direzione della Maserati di Grugliasco e i rappresentanti sindacali, per discutere il prolungamento di sei mesi del contratto di solidarietà nello stabilimento grugliaschese. Il contratto andrà dal 31 dicembre di quest'anno al 30 giugno per 2.589 addetti, di cui 1.457 dichiarati in esubero temporaneo. Inoltre, 800 lavoratori che dalle Carrozzerie di Mirafiori erano stati spostati alla Maserati torneranno indietro, ma verosimilmente, continueranno a utilizzare gli ammortizzatori sociali, in quanto l'agognata piena occupazione, com'è noto, non ci sarà. Anche perch come sapete, il piano industriale per Maserati di fatto non prevede attualmente nessun nuovo modello.
Il Ministero ha convocato le parti per il 19 dicembre (quindi domani).
Spero che la discussione con questo Consiglio in merito al piano industriale e sul tema della piena occupazione sia solo rimandata, perch come lei sa, sono note anche le nostre preoccupazioni al riguardo.
Sebbene abbiamo aperto al tema dell'elettrico, e nonostante il fatto che questo territorio sia pronto a una sfida che è già presente nel nostro Politecnico e in diversi centri di ricerca (a partire da quello della FIAT), che hanno dedicato tempo e lavoro a questo settore, sappiamo benissimo che quella parte d'investimento, anche in termini di volumi, non porterà da subito la piena occupazione. Dunque, ci preoccupa ancor di più la fine degli ammortizzatori sociali; speriamo, intanto, che si scelgano i contratti di solidarietà, ma soprattutto vogliamo capire come nei prossimi due anni anche le Carrozzerie Mirafiori verranno investite da questa decisione.
Per questi motivi, chiediamo all'Assessora aggiornamenti sul quadro e se sa, in qualche modo, come verrà affrontato questo Tavolo, a partire dal confronto di domani col Ministero.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
La preoccupazione è assolutamente condivisibile. Ci troviamo anche in un quadro normativo nuovo, ma il dato di fatto è che in data 3 dicembre 2018 FCA ha presentato un'istanza per l'ottenimento di cassa integrazione straordinaria, ai sensi dell'articolo 22 del decreto legislativo n.
148/2015, che sarà esaminata, com'è stato detto, in data 19 dicembre (cioè domani) al Ministero del lavoro.
La CIGS richiesta è in deroga a quella normalmente concedibile, pertanto non rientra nel conteggio del quinquennio mobile previsto dalla normativa vigente.
La CIGS riguarderà l'impianto di Mirafiori, i sottogruppi Lastratura di Grugliasco ed è relativa al periodo 31 dicembre 2018-29 dicembre 2019 (quindi per un anno).
Sarà fruita per scaglioni che coinvolgevano i lavoratori in misura crescente (dagli iniziali 2.445, ai finali 3.245 a partire da marzo 2019).
La richiesta è connessa alla realizzazione del complesso programma di reindustrializzazione del nuovo modello FIAT 500 Elettrica, che sarà il primo veicolo prodotto da FCA Italia S.p.A. con trazione totalmente elettrica. È un tassello importante per tutta la strategia complessiva dell'aziende e per tutto il settore dell'automotive iniziare a produrre all'interno di un asse dell'auto elettrica.
Si tratta di un quadro normativo complesso e, per alcuni versi, ha anche elementi che sono stati introdotti di recente. Tutte le possibilità che possono essere utilizzate, sia da un punto di vista di sviluppo industriale, sia da un punto di vista di riconoscimento di un'area di crisi complessa, che dovrebbe avvenire all'interno dell'area metropolitana di Torino, riguarderà ovviamente anche il settore dell'automotive. Anche da questo punto di vista, quindi, potrebbero esserci delle soluzioni in qualche modo rispondenti da un lato alla complessità delle nuove norme dall'altro alla richiesta nuova che è stata effettuata dal gruppo FCA.
Se verrà riconosciuta l'area di crisi complessa questo comporterà, dal punto di vista degli ammortizzatori sociali, la possibilità di usufruire per tutte le aziende che sono operanti nell'area definita di un trattamento in integrazione salariale straordinario, che è previsto dall'articolo 44 comma 11 bis, del decreto legislativo n. 148/2015, che è stato reintrodotto dal decreto legislativo n. 185/2016 e che è stato successivamente modificato dal decreto legislativo n. 244/2016.
Da questo punto di vista, se tutto questo coincide, sarà possibile usufruire di un periodo di CIGS, in deroga alle normali regole in materia di concessione, sino a un limite massimo di 12 mesi e comunque entro i limiti di spesa previsti legati alle annualità deliberate dal Governo (che a oggi, hanno un tiraggio abbastanza significativo).
La situazione, ovviamente, è complessa e delicata e la Regione Piemonte seguirà nei vari Tavoli quello che succederà e si attiverà, per quanto sarà possibile, stante le nostre competenze. Ovviamente, tutto il nostro intervento sarà volto a salvaguardare i livelli occupazionali all'interno dell'azienda stessa.
Una delle possibili evoluzioni (sarà valutata domani al Tavolo di trattativa) potrebbe essere l'utilizzo del contratto di solidarietà; al momento, nella domanda di cassa non viene citato, ma può essere una delle soluzioni che saranno adottate in sede di Tavolo congiunto domani a Roma.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 2473 presentata da Frediani inerente a "Marchio del salone del Libro di Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2473, alla quale risponderà l'Assessora Parigi.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente; buon pomeriggio, Assessora.
Torniamo a parlare del Salone del Libro, anche se, in realtà, in questi giorni ne abbiamo parlato diverse volte anche in Consiglio. Però c'è una piccola novità che è trapelata a mezzo stampa, rispetto alla quale vorremmo qualche chiarimento e qualche informazione in più.
Eravamo rimasti ad un'iniziativa dal basso di alcuni cittadini, che si proponevano di raccogliere fondi per acquistare il marchio; si era creato anche un gruppo Facebook, se non erro, e si era organizzata un'assemblea.
Insomma, si era partiti con le migliori intenzioni, ma pare che questa iniziativa si sia già arenata.
In compenso, venerdì sono usciti un paio di articoli su alcuni quotidiani che annunciavano un'altra iniziativa, questa volta con il coinvolgimento anche dei creditori del Salone. Venivano riportate alcune dichiarazioni dell'Assessora Parigi che esprimeva sostegno a questa iniziativa, ma non rilasciava grosse informazioni in più.
Nell'acquisto del marchio all'asta, che dovrebbe avvenire a giorni, si prospetta l'intenzione di coinvolgere anche le fondazioni bancarie, oltre ovviamente, alla Regione.
Al riguardo, rimangono dei dubbi, nel senso che non si sa molto di questa operazione; non si capisce se la Regione abbia effettivamente intenzione di essere coinvolta; soprattutto, non si capisce quale potrebbe essere il ruolo e il destino dei creditori.
Abbiamo deciso di portare quest'interrogazione in Aula per avere qualche chiarimento e per capire quali siano le valutazioni della Giunta rispetto a questa iniziativa e quali siano le intenzioni rispetto all'adesione o meno da parte della Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Gentile Consigliera, la Regione Piemonte, insieme al Comune di Torino e alle Fondazioni bancarie, ha auspicato e intravisto un possibile percorso nella costituzione dell'Associazione Torino Città del Libro, che è composta dai creditori stessi del Salone ma, più generalmente, dagli operatori che in questi anni, hanno partecipato fattivamente alla realizzazione del Salone stesso.
È intenzione dell'Associazione presentarsi all'asta. L'Associazione, che si è costituita in questi giorni, sarà sostenuta anche dalle Fondazioni di origine bancaria.
Né la Regione Piemonte né il Comune di Torino entreranno assolutamente a far parte di questa Associazione che, qualora si aggiudicasse il marchio opererebbe in modo autonomo e in convenzione con il Circolo dei Lettori.
Ovverosia, l'Associazione stessa si farebbe attuatrice dell'organizzazione del Salone, mentre il Circolo dei Lettori continuerebbe a essere il programmatore della parte culturale sia dentro il Salone sia fuori dal Salone.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n.2472 presentata da Ravello, inerente a "Il Piemonte è nelle condizioni di accogliere i rifiuti di Roma? " (risposta scritta)


PRESIDENTE

In assenza dell'interrogante, Consigliere Ravello, all'interrogazione a risposta immediata n. 2472 sarà fornita risposta scritta.
Sospendiamo un attimo i lavori in attesa dei Consiglieri interroganti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.10, riprende alle ore 15.12)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione a risposta immediata n. 2469 presentata da Accossato inerente a "Assenza della consulta per la promozione del territorio nei Parchi Reali"


PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2469.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente, e chiedo scusa per il ritardo.
Gentile Assessore, la interrogo per avere qualche informazione in più e conoscere le motivazioni per le quali, a oggi, all'interno dell'Ente di gestione delle aree protette dei Parchi Reali, non sia ancora stata costituita la consulta di promozione del territorio. Una consulta la cui esistenza e organismo è stata una richiesta emersa anche nel corso del lungo dibattito per la modifica della legge n. 19 in V Commissione e rispetto alla quale si potevano anche avere alcune perplessità iniziali, ma che sostanzialmente abbiamo condiviso tutti.
Per questo abbiamo convenuto avesse l'importante compito di essere un luogo di confronto tra le diverse realtà sociali che interagiscono con un Ente Parco, quindi associazioni ambientaliste, venatorie, agricole e commerciali, con un ruolo importante di indirizzo per la competenza che i parchi devono assumere sempre di più, anche di organismo e di promozione del territorio.
Mi risulta che, in altri Parchi piemontesi, le consulte siano state costituite e funzionino, qui invece così non è. Ovviamente stiamo parlando di una responsabilità che è in capo, anche nella sua autonomia, all'ente di gestione. tuttavia, nel ruolo di controllo e anche di indirizzo più generale che la Regione ha, chiedo all'Assessore se è a conoscenza delle motivazioni per le quali siamo ancora in una fase interlocutoria.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore ai parchi

Grazie, Presidente.
Il Consiglio dell'Ente, pochi mesi dopo l'insediamento, ha portato l'argomento della costituzione della consulta all'attenzione della comunità delle aree protette, ai fini informativi e per la massima diffusione dell'avviso d'imminente pubblicazione di ricerca di rappresentanti par la relativa composizione.
In data 28 aprile 2017 il Consiglio dell'Ente ha proceduto con la deliberazione avente per oggetto "Avviso pubblico per la designazione di rappresentanti delle associazioni di categoria nella Consulta per la promozione del territorio". L'avviso è stato pubblicato dal 29 aprile, con scadenza 31 luglio e successivamente prorogato al 30 settembre 2017.
L'avviso, in particolare, è stato messo in evidenza sia sul sito web istituzionale sia inviato agli albi pretori dei 25 Comuni delle Comunità delle aree protette, nonché trasmesso tramite e-mail a tutte le associazioni conosciute, rientranti nelle previste categorie.
A seguito della descritta procedura, sono pervenute all'Ente nove candidature. Mancano, in ogni caso, attualmente candidature in rappresentanza delle associazioni ambientaliste.
Il Presidente dell'Ente, avvocato Chiappero, allo stato attuale, anche a seguito di confronti avvenuti sul territorio, non ha ritenuto di portare avanti la costituzione di un'unica consulta, oltre che per la difficoltà di reperimento dei previsti rappresentanti, anche per l'inutilità di creare un organo e di organizzare incontri che non siano rivolti a un territorio con necessità omogenee. In altri termini, nei Parchi Reali vi sono realtà territoriali come la Riserva della Vauda, che interessa sette Comuni del basso Canavese, che ha ben altre esigenze e proposte rispetto a una realtà come il Parco di Stupinigi, che interessa tre Comuni a sud di Torino.
Altro punto ritenuto importante a livello dell'Ente Parchi Reali è che nella consulta dovrebbero sempre essere rappresentati i Comuni, essendo importanti attori locali per la promozione del territorio e fondamentale "interfaccia" per i cittadini e le associazioni.
In tal senso, si sono già tenuti incontri specifici volti a operare un confronto con "consulte" per aree omogenee (Vauda, Mandria, Stupinigi) coinvolgendo tutte le associazioni attive, oltre che i Comuni. L'esito è stato molto positivo. Quindi, consulte informali.
Tutto ciò premesso, si rivela quindi che l'Ente di gestione delle aree protette dei Parchi Reali si è attivato ai fini della costituzione della Consulta e sta cercando di affrontare il problema in aderenza alle caratteristiche del territorio gestito.
Grazie.


Argomento: Personale del servizio sanitario - Psichiatria

Interrogazione a risposta immediata n. 2476 presentata da Vignale, inerente a "Quanti operatori presenti nelle strutture residenziali psichiatriche perderanno il posto di lavoro?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2476.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Com'è noto, quest'Amministrazione regionale ha inteso modificare o riordinare, deliberare in merito alla residenzialità psichiatrica.
All'interno delle numerose delibere che sono state approvate (le delibere n. 30, 29, 14, 51), si indicava non soltanto una differente modalità di classificazione delle strutture e anche una trasformazione di esse da sanitarie a socio-assistenziali, ma sono stati indicati anche quali operatori dovranno essere presenti all'interno delle strutture stesse.
In questi mesi e settimane siamo alla definizione delle DGR, perché - come le differenti delibere hanno previsto - è partito il periodo legato alla necessità di adeguare le singole strutture. Le commissioni di vigilanza hanno fatto i loro incontri all'interno delle strutture e si dovrà arrivare a un provvedimento di accreditamento. Provvedimento che, in alcuni casi potrà prevedere delle prescrizioni e anche il fatto che l'accreditamento rispetti i titoli del personale presente all'interno della delibera.
Vi sono una serie di soggetti (dagli educatori professionali non interfacoltà agli operatori senza titolo, gli psicologi o una parte di essi) che, non rientrando all'interno delle qualifiche previste dalla DGR rischieranno di perdere il loro posto di lavoro.
Nonostante si sia molto dibattuto anche in seno alla IV Commissione, non si è mai arrivati a una delibera di equipollenza o equiparazione titoli, una sorta di sanatoria come hanno fatto altre Regioni italiane, in particolar modo una.
La nostra interrogazione nasce per sapere quanti operatori che oggi operano all'interno delle strutture di residenzialità psichiatrica del Piemonte con l'attuazione puntuale delle differenti DGR perderanno il loro posto di lavoro, non per scelta degli imprenditori o dei responsabili delle singole cooperative sociali, ma perché hanno titoli che non sono compatibili con quelli previsti dalle DGR stesse.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La Giunta regionale è al lavoro affinché nessuno degli operatori impiegati presso le strutture residenziali presenti in Piemonte perda il lavoro.
D'altro canto, come ben sa il Consigliere, l'obiettivo delle riforme di revisione della residenzialità psichiatrica portata avanti dalla Regione Piemonte è quello di mettere ordine in un settore che per decenni non è stato governato, fissando regole uniformi su tutto il territorio regionale nell'interesse dei pazienti e delle loro famiglie e per evitare percorsi di cura non corretti e l'utilizzo improprio delle professionalità.
Nello specifico, com'è stato anticipato durante l'ultimo incontro che si è tenuto pochi giorni fa con i rappresentanti dei gestori, gli Uffici dell'Assessorato alla sanità e dell'Assessorato alle politiche sociali stanno predisponendo un questionario che sarà mandato, entro il mese di dicembre, ai gestori delle strutture per conoscere in modo dettagliato quanti dipendenti operano in ogni singola struttura e con quale tipo di qualifica. Solo a partire da questo dato (la conoscenza della reale consistenza del personale), si potranno effettuare ulteriori ragionamenti.
Per quanto riguarda gli OSS, in ogni caso si può garantire fin d'ora che tutti gli operatori rimarranno al lavoro nelle rispettive strutture, come peraltro era già stato specificato con la delibera 41, approvata nei mesi scorsi. Chi, infatti, a oggi è impiegato nelle strutture senza avere il titolo idoneo, avrà la possibilità di frequentare corsi specifici che saranno organizzati dalla Regione Piemonte.
Per quanto riguarda la figura di educatore, la Giunta è in attesa di conoscere l'evoluzione della normativa nazionale (pare che dovrebbe esserci una soluzione). La modifica è contenuta all'interno della legge di bilancio in discussione al Parlamento (quindi siamo in attesa dell'evoluzione di questa normativa nazionale) e gli effetti pratici della possibile equiparazione dei titoli riconosciuti. Anche in questo caso, comunque tutti gli operatori in possesso del titolo di educatore socio-sanitario potranno continuare a svolgere l'attuale attività. Questo prevede la delibera.
Occorre, poi, ricordare come la delibera 41 abbia concesso massima flessibilità nella copertura del monte ore previsto, attribuendo la facoltà di copertura anche al personale in possesso di titolo di psicologo e psicoterapeuta.
Se anche successivamente alle modifiche della normativa nazionale e nonostante l'ampia flessibilità concessa dalla delibera della Regione Piemonte, si presentassero situazioni di potenzialità critica, la Giunta regionale s'impegna a trovare una soluzione per tutti gli operatori che non risultano titolati a svolgere attività all'interno delle strutture.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.24 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 15.26)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Andrissi, Balocco, Campo, Cerutti, Conticelli e Mighetti.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 331, inerente a "Incorporazione del comune di Valmala nel Comune di Busca in Provincia di Cuneo"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 331, inerente a "Incorporazione del comune di Valmala nel Comune di Busca in Provincia di Cuneo", di cui al punto 10) all'o.d.g.
Il Consigliere Giaccone ha svolto la relazione di maggioranza.
È iniziata la discussione generale con gli interventi dei Consiglieri Appiano, Allemano e Chiapello. Sono iscritti a parlare la Consigliera Batzella e il Consigliere Graglia.
Non essendo presenti i Consiglieri che avevano chiesto di intervenire e non essendoci altre richieste di intervento, passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 1.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 2



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 2.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 3



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 3.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 4



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 4.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 5



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 5.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 6



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 6.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 7



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 7.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 335, inerente a "Incorporazione del comune di Castellar nel Comune di Saluzzo in Provincia di Cuneo" (Atto d'indirizzo collegato: ordine del giorno n. 1536)


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame del disegno di legge n. 335, inerente a "Incorporazione del comune di Castellar nel comune di Saluzzo in provincia di Cuneo", di cui al punto 11) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Giaccone, che ha facoltà di intervenire.



GIACCONE Mario, relatore

Ci troviamo di fronte al quarto disegno di legge relativo ad accorpamenti e fusioni. In questo caso si parla dell'incorporazione del Comune di Castellar nel Comune di Saluzzo. La consultazione referendaria del 15 luglio 2018 ha avuto esito positivo, con la prevalenza di voti favorevoli.
È stata già recepita dal Consiglio con apposita deliberazione e anche ieri in Commissione è stato approvato il progetto.
In questo caso stiamo parlando di due realtà diverse: Saluzzo con circa 17.000 abitanti e Castellar con 300. Quindi, è una situazione, per certi versi, analoga a quella di Busca e Valmala, se non fosse che in questo caso non c'è neppure il dubbio rispetto a una perifericità del Comune più piccolo rispetto al primo, perché Castellar, dal punto di vista geografico è proprio all'interno del territorio stesso ed è fisicamente inserito come una sorta di piccola propaggine nel territorio di Saluzzo. Ciò rende ancor più plausibile la volontà di unificarsi, ridisegnando un confine che non abbia interruzioni.
Peraltro, le politiche dei due Comuni sono già condivise dal punto di vista socio-assistenziale e della raccolta dei rifiuti, così come la Consulta dei Sindaci ai progetti culturali di Area Vasta, oltre all'utilizzo delle scuole e dei servizi del Comune più grande da parte degli abitanti del più piccolo. In questo caso, ci sembra evidente l'opportunità di procedere come da progetto, così come è stato anche approvato e neanche granché messo in discussione nella Commissione di ieri.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Chiapello.



CHIAPELLO Carla

Grazie, Presidente.
Voglio aggiungere una precisazione rispetto all'intervento che svolto prima: che gli esiti del referendum di Castellar sono stati ratificati dal Consiglio comunale di Castellar con un mese di ritardo rispetto alle disposizioni dello Statuto comunale.
Grazie.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri desiderano intervenire su questo? Prego, Vicepresidente Graglia.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per fare alcune riflessioni generali su queste cosiddette fusioni. Una riflessione l'ho già sentita fare da altri colleghi, e la condivido: quella che riguarda il fatto di usare delle risorse regionali che vanno a vantaggio solo di pochi Comuni rispetto alla maggioranza dei Comuni piemontesi.
L'altra riflessione è sul fatto che sia il Consiglio comunale, che probabilmente ha più ragione, ma soprattutto sia il Consiglio regionale a doversi esprimere sulle fusioni, perché bisognerebbe sempre conoscere bene le storie di questi Comuni per poter dare un voto che comunque è decisivo.
E personalmente, anche da ex Sindaco di un piccolo Comune, mi sento in estrema difficoltà, soprattutto in questa situazione.
Capisco che la maggioranza di queste fusioni nasca dal fatto che i Comuni vengono attirati dalle risorse a disposizione e, parlando anche con gli amministratori di questi Comuni, ciò è ovvio. Ci sono altre situazioni tipo quella che riguarda Camo, di cui conosco bene il Sindaco: lui è molto dispiaciuto di questa fusione, però non riesce a chiudere il bilancio e non riuscendo a chiudere il bilancio, non ha altra soluzione, per cui seppur a malincuore, ha dovuto fare questa scelta.
Quello che non capisco è l'opportunità di fare dei referendum quando questi non prevedono un quorum e non sono assolutamente vincolanti. Prima abbiamo votato a favore della fusione di due Comuni, mentre i referendum erano tutti e due contro questa fusione, quindi mi faccio un attimino uno scrupolo e chiedo una riflessione generale.
Sulla questione specifica, personalmente sono contrario a cancellare l'identità di un Comune. Questa è una scelta che io non farei mai, ma d'altra parte ritengo che la scelta che è stata fatta tramite referendum in questo caso sono tutti e due positivi - vada assolutamente rispettata dalle due Amministrazioni. So che ci sono delle divisioni che nascono anche dalla vallata e che posso anche comprendere; non capisco però perché non si sia fatto un passo in questa direzione tra piccoli Comuni in precedenza.
Comunque, a questo punto, penso che ognuno debba comandare a casa sua e quindi che in questa direzione bisogna andare.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai cittadini dell'UNITRE di Mappano (TO)


PRESIDENTE

Saluto i cittadini dell'UNITRE di Mappano in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 335, inerente a "Incorporazione del comune di Castellar nel Comune di Saluzzo in Provincia di Cuneo" (Atto d'indirizzo collegato: ordine del giorno n. 1536) (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 335.
La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Mi ripeto: voglio tornare all'estate del 2010, dove persone competenti, che hanno dedicato una vita allo studio dell'amministrazione pubblica, avevano predisposto dei disegni di legge affinché i piccoli Comuni contigui potessero accorparsi, contando sulla buona fede degli amministratori legali e sulla consapevolezza della popolazione; ciò considerando anche che siamo ormai negli anni Venti, non gli anni Venti del Liberty, ma gli anni del 2020, dell'intelligenza artificiale. Le persone che promossero quel percorso furono bersagliate - io compresa - da insulti e manifestazioni di piazza, anche da una parte del partito del quale faccio parte e da una parte del partito di cui fa parte qualcuno che mi ha preceduto nel parlare.
Credo che sia fondamentale il discorso dell'accorpamento di Province. Anche allora si parlava di accorpamento di Province, perché il discorso dell'accorpamento dei piccoli Comuni non può essere slegato dal discorso delle Province. Abbiamo visto la legge Delrio, che ha prodotto risultati assolutamente nefasti, e riteniamo quindi importante che la Regione si faccia portavoce di un coordinamento di fusioni di piccoli Comuni, ma in modo omogeneo.
Nella fattispecie, ieri abbiamo audito in Commissione il Sindaco di Valmala e il Sindaco di Busca e in questa situazione non ci sono problemi, quindi nostro voto sarà favorevole. Dal 2010 - io ero presidente di Provincia stavamo lavorando per fare una fusione di vallata tra i Comuni perché, pur essendo Comuni piccoli, avrebbero raggiunto una cifra di abitanti che avrebbe permesso loro di stare in piedi. Questo procedimento è stato bloccato sul nascere, con dei comportamenti anche poco corretti e anche con delle promesse a singole persone (posso documentare quello che sto dicendo). Per questo caso, noi daremo due voti distinti: saremo a favore della fusione Valmala con Busca, ma contrari a Castellar con Saluzzo.
Il comportamento di Castellar è stato assolutamente non corretto. Tengo a dire che era in corso una trattativa per fare la confusione tra i quattro Comuni della valle e Castellar si è completamente sfilato, con promesse ricevute. Questo è chiaro che venga detto e credo che sia vergognoso, oltre all'esempio che abbiamo a Roma, che comunque si debba ricorrere per il bene della cittadinanza, e fare in modo che le fusioni dei Comuni, che - ripeto in alcuni casi sono dei processi virtuosi, nel 2020 debbano essere incentivati con dei soldi.
D'altronde, in un Paese dove vige la spesa storica e non si sono ancora inseriti i costi standard dopo anni di dibattimento, credo sia il minimo che possa succedere.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Chiedo scusa, avevo un impegno e quindi non ho potuto essere presente quando mi ero iscritta a parlare, ma ne approfitto per farlo adesso.
Vorrei intervenire ed esprimere le mie considerazioni in merito alla fusione per incorporazione del Comune di Castellar, in Provincia di Cuneo che conta 300 abitanti, con Saluzzo, che ha un bacino di popolazione di 17.000 abitanti.
Tra l'altro, mi ha colpito un fatto, di cui ritengo che tutti i Consiglieri siano a conoscenza perché abbiamo ricevuto una mail, un appello urgente nelle nostre poste istituzionali: in data 3 dicembre è arrivata una mail da parte del Comune di Castellar, in cui si oppone all'incorporazione del Comune con quello di Saluzzo. Tra l'altro, risulterebbe che la maggioranza è a favore di questa fusione-incorporazione.
Voglio esprimere il mio dissenso e le mie perplessità in merito semplicemente perché credo che queste realtà - stiamo parlando della Valle Bronda, una valle che comprende tre Comuni: Castellar, Pagno e Brondello in totale facciamo 1.150 abitanti.
Credo che l'incorporazione debba avvenire con questi tre Comuni, perch questi tre piccoli comuni rappresentano una valle.
Vivendo nella provincia di Torino non conosco bene la realtà di questi tre comuni, ma provenendo da una valle montana e da un paese montano, posso capire le esigenze di questi abitanti.
Mi ha colpito particolarmente l'appello di questi giovani. C'è stata una raccolta firme animata dai giovani del territorio, che hanno raccolto 440 firme.
Mi ha molto colpito il fatto che questi giovani - 440 firme su un totale di 1.100 abitanti - si oppongano e dicano: "No, noi vogliamo rimanere all'interno dei nostri comuni e appartenere alla nostra valle". Ho percepito - e credo che loro sperano che tutti quanti noi qui abbiamo la stessa percezione - il fatto di aver paura di perdere un'identità territoriale. Tra l'altro, mi risulta che ci siano coltivazioni biologiche e una forte identità anche dal punto di vista economico di questi tre Comuni della valle. Questo ci dovrebbe far riflettere.
Il mio pensiero è di una sola persona, io rappresento me stessa, però spero che tutti quanti possiamo riflettere e prestare attenzione all'appello di questi giovani, che con 440 firme chiedono di non essere incorporati nel Comune di Saluzzo, comune molto bello che ho avuto modo di visitare, che ho apprezzato e che apprezzo, però forse dobbiamo riflettere e rispettare la volontà di chi vive in quei territori, di chi conosce il proprio territorio e di chi si identificava in quel territorio.
Stiamo togliendo le radici a questi giovani e questo ci dovrebbe far riflettere.
Sono giovani che credono nel loro territorio, giovani che vogliono ancora vivere in montagna. Tutti i giorni diciamo che dobbiamo aiutare le comunità montane affinché i giovani o le persone non vadano via, che non abbandonino la montagna per andare verso zone più popolate e più urbanizzate.
Non so se stiamo facendo la cosa giusta o meno. Seppur il mio pensiero conti solo per una persona, sinceramente ho delle perplessità in merito e non mi sento di accogliere favorevolmente questa incorporazione, quindi il mio voto sarà negativo. Voterò in modo contrario, perché non vorrei sentirmi complice della lacerazione di una comunità o di queste comunità che vengono divise, anche perché ci saranno costi elevati anche per i bilanci della nostra Regione e del nostro Stato.
Secondo me è necessario che questi piccoli Comuni, se si vogliono integrare, lo facciano tra di loro, tra loro tre, perché andiamo veramente a eliminare una valle importante dove ci sono giovani che ci credono, che ancora vivono lì, altrimenti noi saremo complici di una lacerazione di una parte di territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Prendo nettamente le distanze dagli ultimi interventi. Lo faccio a malincuore e con tutto l'affetto che ho verso le colleghe, ma ho sentito dire che noi stiamo eliminando una valle.
Credo siano affermazioni che non hanno ragione di essere in questa sede. Si parla come se non fosse avvenuto un percorso partecipativo, come se la gente non avesse avuto modo di incontrare i politici e di esprimersi con la consultazione referendaria; come se i Consigli non avessero dibattuto decine di volte questo argomento.
Torno a dire che l'identità di Castellar sarà rafforzata, non è che si toglie la fiera degli spaventapasseri o che si prende il castello di Castellar e lo si porta a Saluzzo. Cioè il Comune è il luogo dove si erogano i servizi, l'identità e il Genius loci dei luoghi vengono dalla storia, da quanto gli abitanti, opportunamente messi in condizione di abitare il luogo, riescono a fare per dare forza, penetrazione comunicazione al loro territorio; quindi, questi toni veramente mi sorprendono. In più non vi è nulla che sia di nocumento ai Comuni vicini che verranno stimolati da questa scelta e che hanno facoltà di compiere la scelta che riterranno più opportuna, senza che questo sia assolutamente pregiudicato da questa minima fusione di un pezzo della Val Bronda con il Comune di riferimento, che è Saluzzo.
Voterò con assoluta tranquillità, anche perché non c'è nessuna scia a valle di questo voto; quanto è stato detto sulla montanità è falso, perché è da almeno un anno che il Vicepresidente lavora per dare certezze a quei territori che non perderanno i benefici della montanità, perché questa viene definita delle linee altimetriche e non dal confine dei Comuni, così come non esiste nessun rischio di soccombenza della delibera, perché il termine di 30 giorni era acceleratorio e non perentorio. Dunque la presa d'atto dell'esito del referendum è avvenuta a settembre e non il 15 agosto per una ragione molto semplice: normalmente, a Ferragosto non si fanno i Consigli.
In ogni caso, si tratta di un termine fissato per impegnare il Consiglio ad assumere.



(Commenti fuori microfono)



ALLEMANO Paolo

Posso finire l'argomento? Grazie. Le sarei molto grato! Serve a fare in modo che ci sia una presa d'atto dell'esito, ma certamente i 30 o i 60 giorni, peraltro non impugnati, nulla rilevano ai fini della correttezza di questa legge.



PRESIDENTE

Grazie, collega Allemano.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Faccio solo una breve considerazione, perché ne ho già fatte questa mattina e peraltro non sarebbero simili a questo Comune, perché noi abbiamo avuto un referendum in cui, seppure vi sia stato un numero di votanti - alto o basso non importa, perché non conta, com'è noto il quorum - l'esito è stato positivo.
C'è un tema, però, che credo andrà affrontato. Ritengo che la discussione di questi giorni, non solo in Consiglio, ma anche in Commissione, dimostri come non possiamo più continuare a discutere di fusioni, senza fare prima un ragionamento, altrimenti si creano e si ingenerano situazioni non semplici.
Faccio solo presente un aspetto: noi stiamo - lo diremo quando sarà ora secondo me, erroneamente, iniziando la discussione su un disegno di legge Enti locali, che ha due presupposti, su cui si basa: sostanzialmente, il disegno di legge Enti locali è sulle grandi realtà confinanti.
Chiunque conosca la distribuzione geografica dei due Comuni di cui stiamo parlando, sa che stiamo creando un principio per cui (volevo fare un esempio che fosse noto anche al Vicepresidente, però, che conosce bene la Regione), per esempio, possiamo prendere Locana e Groscavallo, cioè due Comuni confinanti in due valli completamente differenti e farne di questi un Comune unico che si fonde. Non avverrà e perché non avverrà, Consigliere Allemano? Perché uno dei due Comuni non ha così tanti abitanti per garantire al Comune grande di prendere più di un milione di euro. Bisogna anche non essere ipocriti, bisogna dire la verità: non è mica accaduto soltanto oggi, però ci sono distinzioni anche fra le fusioni per incorporazione.
La scorsa settimana abbiamo votato la fusione, per incorporazione, del Comune di Alagna e di Riva Valdobbia, che sono due Comuni di pari abitanti due Comuni sotto il Monte Rosa, due Comuni confinanti; io credo - ma lo credo io, per quello ho votato a favore - che il Comune di Riva Valdobbia tragga un vantaggio, anche in termini turistici, a chiamarsi Alagna e non più Riva. Io devo capire, salvo il vantaggio di carattere economico che trarranno le casse del Comune di Saluzzo e non i cittadini di Saluzzo, ma ripeto - le casse del Comune di Saluzzo, quale sia il principio che porta questo Consiglio a votare una fusione fra due Comuni di cui uno è in pianura e l'altro in cima alla valle. Di questo stiamo parlando!



(Commenti fuori microfono)



VIGNALE Gian Luca

Ci sono quattro Comuni fra l'uno e l'altro.



(Commenti fuori microfono)



VIGNALE Gian Luca

Sì, ho capito: sono confinanti così, Presidente.



(Commenti fuori microfono)



VIGNALE Gian Luca

Sì, però.



PRESIDENTE

Qualcuno stampi una mappa di Google, così sappiamo chi ha torto o ragione.



VIGNALE Gian Luca

Infatti, non essendo io cuneese, prima di iniziare a discutere, ho fatto esattamente quello, perché non parlo a vanvera.
Bisogna, però, capire quali sono i termini d'ingaggio, perché - come dicevo nell'intervento di questa mattina - io non faccio il notaio ratificatore di scelte altrui, che molto spesso hanno anche finito col soccombere, nel momento in cui ci si è confrontati con l'esito popolare. Tanto, voglio dire, il mio voto conterà un cinquantesimo, come conta in qualunque altra scelta, però credo sia evidente che oggi sia quanto mai opportuno mettere mano all'articolo relativo alle fusioni della legge 11.
Dico agli amici del Movimento 5 Stelle e agli amici della Lega che se evitassimo di avere contributi nazionali milionari per Comuni che si fondono, verosimilmente eviteremmo di avere molte fusioni inutili, perché è evidente a tutti che una parte di essi sono legittimamente.
Capisco che un Comune che non ha un soldo e che ha la possibilità, facendo una fusione per incorporazione, di portare a casa 800/900 mila o un milione di euro, sia tentato rispetto alla fusione, ma nessuno ci venga a dire che quella è una finalità che vuole mettere insieme identità, vuole mettere insieme il territorio o che voglia garantire maggiori servizi. Non è non è questo! In questi casi, infatti, non sono stati oggetto di discussione da parte del Consiglio regionale, che ha votato con estrema semplicità le fusioni.
Abbiamo visto molte altre fusioni anche nella seduta odierna (Valdilana ne è un esempio) in cui nessuno si è alzato a dire nulla, ma per quale motivo? Perché ancorché vi sia un Comune grande e tre Comuni più piccoli, è comunque un progetto di un Comune di valle. Su quello nessuno ha avuto da dire, e anche l'esito, se non ricordo male, è stato quasi all'unanimità dei presenti, se non l'unanimità.
Va fatto un ragionamento, perché altrimenti il rischio è che davvero si passi sopra le identità (non sto trattando solo questo caso) per una questione che afferisce solo alle casse dei Comuni, sebbene sia un aspetto importante.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Mi permetto di fare alcune considerazioni che vanno oltre il disegno di legge che stiamo esaminando, e che appartengono un po' a tutte le discussioni che abbiamo affrontato quest'oggi in Consiglio regionale.
Il fatto che ci sia un limite nell'attuale legislazione regionale in materia di gestione associata e di fusione dei Comuni (sulle fusioni dei Comuni ci tornerò a breve) è evidente. Questo limite nasce dal fatto che quando è intervenuto il provvedimento nazionale questa Regione ha deciso di non decidere nulla. La legge regionale di riordino nazionale sugli Enti locali ha visto la Regione Piemonte abbassare unicamente la soglia dei Comuni obbligati o non obbligati alla gestione associata delle funzioni fondamentali. Nessun tipo di ragionamento è stato fatto in quegli anni.
Questo tema ha provocato una condizione di fortissima parcellizzazione meno in montagna e più forte altrove, perché, per fortuna, la legge sulla montagna ha cercato di ricondurre a politiche territoriali di più ampio respiro quello che era, invece, un fenomeno che stava disgregandosi.
L'origine di questa situazione sta nel fatto che nella precedente legislatura regionale l'atteggiamento è stato quello di non decidere. Pongo un esempio sulle Comunità montane: il Piemonte - peraltro, io l'avevo proposto da Capogruppo del Partito Democratico - poteva fare benissimo quello che hanno fatto la Lombardia e il Veneto (non due Regioni di centrosinistra, ma la Lombardia e il Veneto!) che, con legge regionale hanno stabilito che le Comunità montane erano automaticamente trasformate in Unioni dei Comuni montani. Così facendo, hanno salvaguardato quelle che erano le condizioni storiche di riferimento tra i Comuni attraverso i quali costruire politiche di sviluppo.
Noi abbiamo deciso di intervenire con una legge regionale non tardi, ma nella consapevolezza che un sistema che continuava a essere oggetto di continue fibrillazioni (perché cambiavano i riferimenti legislativi), non bisognava stressarlo ulteriormente, e di impegnarci in un'operazione di "taglia e cuci" per cercare di ricostruire degli ambiti territoriali di riferimento.
Consigliere Vignale, lei ha posto giustamente un esempio come per dire "dove potrebbe portarci il mondo!". Non parliamo di fusioni, ma sul piano delle Unioni dei Comuni esistono le situazioni che lei ha rappresentato in Piemonte, di un Comune in una vallata e un Comune nella vallata opposta che hanno dato vita a un'Unione di Comuni. Con la legge regionale quell'operazione è stata fatta ed è stata pure riconosciuta.



(Commenti fuori microfono)



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Sia pure con alcuni limiti, perché non dimentichiamoci che, soprattutto in materia di fusioni, abbiamo dei riferimenti nazionali, alcuni anche positivi. Ma auspico anch'io che il legislatore nazionale voglia apportare dei correttivi.
Il correttivo fondamentale è quello di equiparare o di rapportare l'entità del beneficio economico che dà lo Stato, che è forte, alle condizioni diverse di fusione. È evidente che una fusione come quella cui ha fatto riferimento stamattina (Comune di Valdilana e quattro Comuni della vallata biellese, che si mettono assieme per un progetto importante e significativo) richiede un aiuto maggiore rispetto a una fusione come Saluzzo e Castellar, o com'è avvenuto a Varallo e Sabbia.
Mi auguro che a partire da gennaio si possa fare questa riflessione sulla legge regionale, perché credo che possa rappresentare uno strumento su cui riaprire una discussione di merito importante.
Detto questo, però, soprattutto sulle fusioni della provincia di Cuneo ciascuno si è pigliato i suoi riferimenti territoriali, a piacere e con comodo.



(Commenti fuori microfono)



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

È una battuta, e comunque non era riferita neanche a te.
Rimando, però, alle audizioni che abbiamo fatto ieri in I Commissione con i Sindaci. Mi hanno insegnato che il meglio molte volte è nemico del bene.
Noi possiamo anche esprimere tutte le valutazioni che riteniamo da persone che ragionano in astratto sulla fusione tra Busca e Valmala, ma avete ascoltato ieri il Sindaco di Valmala? Lo stesso diceva: "Io ho una dipendente comunale che è in maternità; ho un tecnico che viene due ore alla settimana; apro e chiudo io il Comune; ho avuto un taglio dei trasferimenti dello Stato in cinque anni, per cui oggi ricevo 33.000 euro di trasferimenti. Come posso pensare di garantire un futuro alla mia comunità?". Inoltre, ha aggiunto: "Prima di rivolgermi al Comune di Busca lo riporto perché bisogna anche essere rispettosi della fatica di molti Sindaci! - avevo chiesto ai Comuni vicini se erano disponibili a ragionare su un progetto di fusione tra di noi, ma mi hanno risposto picche. Per fortuna ho trovato il Comune di Busca".
Insomma, non è che il Comune di Busca è andato a pigliarsi il Comune di Valmala o, nel caso del disegno di legge attuale, il Comune di Saluzzo è andato a prendersi il Comune di Castellar! Perché non è avvenuto così.
Anche in riferimento alla Val Bronda, il Comune di Castellar ha avviato il ragionamento con gli altri Comuni che stanno sopra di lui, ottenendo, in alcuni casi, risposte di disponibilità, in altri casi di disinteresse.
Anche quel Comune deve cercare di ragionare e pensare al proprio futuro! Se queste fusioni (queste due in modo particolare) devono servire come riferimento per un sistema che si chiude, manifestano limiti, manifestano qualche difficoltà.
Ritengo che questi provvedimenti siano uno strumento attraverso cui si proseguono ragionamenti di politica territoriale senza di cui oggi quelle realtà, e non solo Castellar, non possono andare avanti. Qui si tratta anche di scegliere.
Io sono stato a Castellar a un incontro pubblico, così come sono stato a Busca, così come sono stato a Sabbia. Sono stato in tutti i posti in cui i Comuni avevano avviato percorsi di questo tipo e non ho guardato il colore politico. Il Comune di Sabbia e il Comune di Varallo sono notoriamente due Comuni amministrati da Sindaci della Lega; in altre realtà ci sono liste civiche; in altre Sindaci di centrodestra e in altre ancora di centrosinistra.
Il mio dovere è mettermi a disposizione delle comunità per ragionare assieme, rappresentando i limiti e gli aspetti positivi di operazioni di questo tipo, avendo consapevolezza, Consigliera Batzella, che non possiamo imporre a un Comune di fondersi con un altro, ma è una scelta volontaria. È una scelta che parte dal presupposto di quei ragionamenti. Molte volte, a queste fusioni si arriva dopo che si sono chiuse delle porte da parte dei Comuni vicini e limitrofi.
Con tutti i limiti, però, io credo sia giusto assecondare lo sforzo di amministratori che non mettono in discussione l'identità della propria comunità. Forse il Consigliere Alemanno mi ha sentito in un incontro e se non mi ha sentito poco importa, ma io la penso esattamente come lui: il tema dell'identità di una comunità non è garantito dalla presenza di un Comune. Il tema dell'entità di una comunità sta nella capacità di quella comunità di conservare i fatti più rilevanti della propria storia. Lo dice il sottoscritto, che arriva da una città che si chiama Verbania che storicamente, nasce dalla fusione progressiva nel tempo di 13 Comuni l'ultima fusione tra Intra e Pallanza l'ha decisa il Duce (perché Verbania Imperia e Tuscania nascono tutte in quel contesto).
Nella mia città ogni ex Comune ha ancora il suo Santo patrono; ogni Comune originario ha ancora il suo cimitero Campo Santo, ogni Comune originario mantiene ancora il suo patrimonio che gli deriva dalla storia. Se una comunità è viva, è capace di conservare il proprio patrimonio, ma se una comunità è cieca, ha lo sguardo solo sul futuro e non perde tempo - e per me non è perdere tempo - nel volgere lo sguardo al suo passato, credo che sia in grado di perdere qualunque tipo di riferimento importante.
Lo dico così. Diamo pure una funzione forte di programmazione della Regione, ma cerchiamo di costruire questa funzione anche con un atteggiamento che, all'insegna del "a volte il meglio è nemico del bene" fa i conti con la fatica quotidiana di molte amministrazioni.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi possiamo cominciare con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 1.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 2



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 2.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 3



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 3.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 4



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 4.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 5



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 5.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 6



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 6.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 7



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 7.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Prima di mettere in votazione l'intero testo di legge, c'è un atto d'indirizzo collegato:



PRESIDENTE

. ordine del giorno n. 1536 presentato da Allemano, Appiano Barazzotto, Caputo, Conticelli, Corgnati, Ferrentino, Giaccone Grimaldi, Monaco, Ravetti, Rossi Domenico e Rostagno, inerente a "Processi di fusione ed incorporazione di Comuni".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Allemano per l'illustrazione.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno è molto semplice e mi pare che colga anche lo spirito delle osservazioni del collega Vignale e del Vicepresidente Reschigna.
Noi diciamo semplicemente che auspichiamo che la Giunta lavori sul DDL sulla montagna, affinché si vada verso na legge che assecondi i processi di fusione e di incorporazione, ma lo faccia in modo attivo e non passivo com'è avvenuto in passato. La logica da seguire è quella degli ambiti integrati territoriali, vale a dire aree omogenee che sono tali perch hanno dati sociali, economici, ambientali e infrastrutturali, oltre che la storia e la cultura, che li rendono omogenei.
Il secondo elemento di moral suasion sulla Giunta è un invito a monitorare le fusioni avvenute affinché, a seguito dello scenario che si è creato, i Comuni vicini possano trovare anche loro la strada migliore e più vantaggiosa per migliorare la modalità di erogazione dei servizi alle rispettive comunità.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Solo per motivare brevemente la mia contrarietà all'ordine del giorno.
Dell'ordine del giorno condivido una serie di permesse e anche la parte di impegno finale, quello relativamente al monitoraggio sulle fusioni.
Non condivido - ma poi sarà oggetto della discussione sul disegno di legge la logica degli ambiti integrati territoriali. Nel senso che condivido molto una logica che è, nelle realtà montane, quella più semplice della valle e, nelle realtà collinari o in quelle di pianura, di dati omogenei che la storia, in qualche modo, porta con sé (spesso è legata alla presenza idrografica nella nostra regione).
Sono meno d'accordo al fatto che vi sia, come c'è nel disegno di legge Enti locali, come c'è nello studio IRES e quant'altro, una programmazione centralistica regionale che devo dire con chi devo stare. Non è un obbligo nel disegno di legge, ma riprendo le parole del Vicepresidente Reschigna: noi dobbiamo sapere coniugare libertà delle singole amministrazioni locali anche con un senso di programmazione che - ripeto - secondo me non è quella degli Ambiti Integrati Territoriali. L'ho voluto dire per non esprimere un semplice "no" immotivato.
Voglio anche dire (ne approfitto, così non faccio la dichiarazione di voto sul testo generale) che le riflessioni che ho fatto precedentemente le ho fatte usando le due fusioni, su cui abbiamo votato e su cui stiamo votando un po' come esempi, fra i più evidenti, di come sia necessario mettere mano alla norma. Evidentemente, non vi è alcuna battaglia preconcetta nei confronti dei quattro Comuni e delle quattro Amministrazioni che hanno fatto questa scelta, però è altrettanto evidente che, in questo caso questa discussione è stata utile, perché ritengo ci possa portare a una revisione, anche tenendo conto che, successivamente alla legge 11, vi è stata la legge Delrio che poi ha legiferato in modo differente sia rispetto alla legge 11 sia rispetto alla legge sulla montagna. Quindi, rispetto a quella nuova normativa, il corpus giuridico regionale non si è mai aggiornato.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Presidente, l'ultima votazione era un "no" sia per il collega Sinatora sia per me. Non era una presenza.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Di solito si dice che gli ordini del giorno sono importanti soprattutto per le opposizioni e per impegnare la Giunta regionale verso un certo indirizzo che non si è potuto prendere con altre forme: una legge, una deliberazione una delibera di Giunta.
Anch'io avevo pensato di presentare un ordine del giorno, poi, francamente se non viene modificata la legge, credo sia poco utile, in questo senso andare a inserire delle impegnative per la Giunta che magari non verranno rispettate perché la legislatura termina.
In particolare, nello specifico di quest'impegno, chiedo ai proponenti quale tipo di novità introdurremmo. Forse il tema del monitoraggio, ma monitoraggio da che punto di vista? Andiamo a fare un monitoraggio del funzionamento amministrativo del nuovo Comune? Andiamo a fare un monitoraggio dei bilanci? Andiamo a fare un monitoraggio dei servizi erogati ai cittadini, tipo customer satisfaction, oppure un'altra modalità che la Regione chiederà? Secondo me è molto poco specifico, molto aspecifico.
Anche la finalità di agevolare il migliore adattamento dei Comuni limitrofi al contesto che si è determinato con la fusione, è forse più oggetto di monitoraggio delle funzioni e dei servizi che vengono svolti, in maniera aggregata e associata, da parte di un'Unione di Comuni, piuttosto che un compito della Regione. Quindi, quest'impegno francamente mi è poco chiaro.
In merito al secondo impegno (il primo, nell'ordine), "assecondare i processi di fusione ed incorporazione", il nostro compito non è quello di assecondare, ma di prendere atto delle delibere riguardanti gli esiti del referendum e poi votare con delle leggi, "secondo la logica degli Ambiti Integrati Territoriali, vale a dire aree omogenee definite in base ai dati sociali, economici, ambientali e infrastrutturali, oltre che alla storia all'identità e alle relazioni".
Secondo me, francamente, il verbo è un po' fuorviante, nel senso che "assecondare" sembra quasi una posizione non di sussidiarietà verticale o orizzontale, ma quasi un posizionamento benevolo da ente sovraordinato, un po' come una matrigna, che, appunto, asseconda. Perché noi già incentiviamo, quindi mi sfugge un po' il significato di quest'ordine del giorno. Non mi sembra aggiungere nulla di particolare rispetto alla normativa.
Io chiedo, più che altro, se c'è la volontà (è difficile, perché abbiamo fatto una Conferenza dei Capigruppo ieri, dove abbiamo convenuto sul fatto che ci sono 60 provvedimenti che i Gruppi consiliari e la Giunta considerano prioritari, da qua a fine legislatura; ne abbiamo approvati una sessantina nei precedenti quattro anni e mezzo, pertanto risulta difficile approvarli in sei giorni) di provare a vedere quali punti non funzionano correttamente da parte della legge regionale.
Quindi, la parte con "assecondare", francamente la toglierei, se i primi firmatari sono d'accordo.
La parte relativa al monitoraggio sì, ma chiedo (è andato via il Vicepresidente Reschigna e non so se c'è qualche altro Assessore che pu rispondere nel merito) se è già in atto un monitoraggio delle fusioni effettuate in questi anni, considerando che dovremmo andare a prendere la fusione più vecchia di almeno cinque anni e credo non ce ne siano (forse nel 2012 sì). Qualcuno ha usato la parola "droga", io uso un termine forse meno forte, ma più o meno è simile: "doping". Il doping si fa con sostanze stupefacenti, ma a volte anche con i farmaci, pertanto diciamo bilanci dopati, vitaminizzati dagli incentivi regionali e nazionali.
Pertanto, finito il periodo d'incentivazione bisognerebbe andare a capire il monitoraggio. Lì capiamo se i bilanci stanno in piedi, se le popolazioni e le comunità stanno meglio. Quindi, monitoraggio sì, però lo farei extra periodo d'incentivazione. Farei quest'aggiunta e la farei più che per agevolare il migliore adattamento dei Comuni limitrofi, per comprendere se la legge regionale funziona e se c'è bisogno di modifica. La farei in quest'ottica.
So che non è mai piacevole per qualsiasi primo firmatario ricevere delle richieste di modifica, soprattutto se sono sostanziali, quindi non so se ci sarà la volontà di discuterle, ma chiedo innanzitutto se c'è la volontà di apportare alcune modifiche insieme, come Consiglio. Diversamente, dal nostro punto di vista il documento non è votabile, anche se non crolla il mondo rispetto a un ordine del giorno.
Se ci fosse la volontà d'inserire delle modifiche in questo senso, noi siamo disponibili al dialogo. Se il Presidente volesse interrompere un minuto i lavori, siamo disponibili al dialogo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tronzano.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Facciamo fatica a comprendere la ratio di quest'ordine del giorno soprattutto se proviene da un collega già Sindaco di un territorio. Credo che in questo senso l'autodeterminazione sia uno dei principi sacrosanti.
Soprattutto quando una decisione è sottoposta a referendum e sottoposta al vaglio del Consiglio comunale, non capisco perché dobbiamo imporre noi quindi con un'ottica dirigista, delle scelte che, in realtà, dovrebbero spettare, come è nella democrazia rappresentativa, a chi è rappresentante del popolo, in questo caso il Consiglio comunale o, ancora meglio attraverso un referendum.
Quindi, per quanto ci riguarda, Presidente, non siamo favorevoli a quest'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Gancia; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Non entro nel merito dell'ordine del giorno, perché comunque il problema principale rimane sempre quello della differenza e della disparità di trattamento tra le Regioni del Nord, quelle del Centro e quelle del Sud. A questo proposito, visto che stiamo parlando di soldi stanziati al Comune vorrei che, prima della fine dei lavori della legislatura, visto che credo che c'entri ampiamente con questo fatto e visto che abbiamo parlato di incentivi, venisse spiegato dagli extraterrestri che sono a Roma il perch per esempio, sugli extra LEA noi riceviamo, come Regione Piemonte, meno soldi rispetto ad altre Regioni.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Se ci dà un minuto di tempo, Presidente, proviamo a vedere se si riesce a modificare il dispositivo dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.22, riprende alle ore 16.25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Il dispositivo di impegno viene modificato in questo modo: il verbo "assecondare" è sostituto dal verbo "accompagnare", che dà più la dimensione del percorso che si fa insieme.
Inoltre, dopo la frase "monitorare le fusioni avvenute, al fine di agevolare il migliore adattamento dei Comuni limitrofi al contesto che si è determinato con la fusione" viene aggiunta la frase "e al fine di valutare eventuali modifiche ai criteri di incentivazione regionale alle fusioni".



PRESIDENTE

Procediamo con la votazione dell'ordine del giorno n. 1536 così come modificato: "Impegna la Giunta regionale del Piemonte ad accompagnare" mentre alla fine viene aggiunta la seguente frase "al fine di valutare eventuali modifiche ai criteri di incentivazioni regionali alle fusioni".
Il numero legale è 23.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1536, il cui testo come modificato, sarà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi, vi prego di prestare attenzione. Abbiamo un problema: quando abbiamo votato il disegno di legge n. 331, è stato chiesto l'appello nominale, ma il meccanismo non ha funzionato (oggi l'apparecchiatura ha qualche problema) e quindi bisogna rivotare.
Adesso votiamo il disegno di legge n. 335, poi occorrerà rivotare il disegno di legge n. 331 e vi spieghiamo come.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul disegno di legge n. 335.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 331, inerente a "Incorporazione del comune di Valmala nel Comune di Busca in Provincia di Cuneo" (seguito)


PRESIDENTE

A questo punto, dobbiamo rivotare allo stesso modo.
Dica pure, collega Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Per provare ad agevolare la votazione in questa situazione un po' complicata, le chiederei se fosse possibile chiamare prima tutti i membri della maggioranza, almeno verifichiamo il numero, e poi i membri dell'opposizione, così possiamo decidere come votare. Normalmente noi facciamo così con il voto elettronico: aspettiamo di vedere se la maggioranza ha i numeri e poi decidiamo come votare. Altrimenti ci mette in difficoltà, Presidente.
Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Bono, rispetto alla votazione di prima non è successo niente quindi ci sono 24 Consiglieri. Nessuno ha lasciato l'Aula: è tutto esattamente come prima.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Come dite? Ce ne sono 26? Non mi pare sia necessario.
Prego la Vicepresidente Motta di procedere all'appello nominale.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul disegno di legge n. 331.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Come avevamo concordato alla Conferenza dei Capigruppo, continuiamo con gli ordini del giorno.
Ci sono richieste d'inversione? Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Presidente, la mozione che ho chiesto di inserire all'o.d.g., firmata da più Capigruppo, riguardante la difesa dell'editoria, anche senza discussione, se lo vogliono votare tutti, ci mettiamo un istante.



PRESIDENTE

Nutro delle perplessità sul fatto che non ci sia discussione. Mi piacerebbe tanto, ma vediamo come evolve la discussione in Consiglio.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Immigrazione

Esame ordine del giorno n. 1475 presentato da Giaccone, Accossato Allemano, Appiano, Barazzotto, Batzella, Cassiani, Conticelli, Gallo Grimaldi, Ravetti e Valle, inerente a "Decreto legge immigrazione e sicurezza"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame dell'ordine del giorno n. 1475, di cui al punto 16) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Giaccone per l'illustrazione.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere sintetico.
Anticipo il fatto che quest'ordine del giorno è stato presentato il 16 ottobre, quando aveva anche una valenza di puntualità e di tempestività sugli avvenimenti diversa da adesso, essendo nel frattempo passato il decreto, ma non è che il tema non sia ugualmente d'interesse e di attualità, viste le ricadute che il decreto stesso ha sulla vita delle nostre comunità.
Il fatto che continui a essere attuale è anche dimostrato da un articolo che esce oggi sul nostro quotidiano di diffusione nazionale, ma con sede a Torino, nel quale l'ISPI - l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale - fa i primi conti su quelle che saranno le ricadute dal giugno 2018 al dicembre 2020 di tale intervento e ipotizza, ovviamente in base a dati significativi, che nel 2020 saranno 140.000 gli stranieri regolari in più rispetto allo scenario precedente.
In particolare, l'autore fa riferimento a uno scenario base, quello in cui l'Italia mantiene tutti e tre i livelli di protezione internazionale presenti del nuovo decreto, cioè lo status di rifugiato, di protezione sussidiaria e umanitaria. In particolare, i calcoli fatti dallo studio indicano che, rispetto alla situazione precedente, sarebbero 70.000 in più le persone non in regola.
Gli effetti sono dovuti a due cause.
La prima causa è la fine della protezione nei confronti di chi è arrivato in Italia e ha avviato la procedura per ottenere una tutela, ma è ancora in attesa della valutazione.
La seconda, invece, è la fine delle tutele anche per coloro che già sono titolari di protezione umanitaria, perché non potranno più chiederne il rinnovo, diventando dunque irregolari.
Voglio fare solo una breve considerazione, di nuovo facendo riferimento ai numeri e passando dall'articolo di cronaca a ciò che è avvenuto negli ultimi tre anni. Stiamo parlando di un fenomeno che nel 2016 vedeva 144.000.574 migranti sbarcati; nel 2017 108.000, quindi una riduzione di quasi 40.000 unità, e nel 2018 21.000.426, quindi un trend sicuramente in calo.
Vorrei portare l'attenzione del Consiglio anche su altri numeri. A seguito di questo decreto, solamente a Torino, 200 minori stranieri non accompagnati, compiuto il diciottesimo anno d'età, rischiano di uscire dal percorso d'accoglienza; l'ANCI nazionale stima in 280 milioni di euro i costi amministrativi che ricadranno sui servizi sociali, sanitari e territoriali dei Comuni.
Per tornare di nuovo in Piemonte, ricordo che su 10.380 persone ospitate nei centri d'accoglienza, 5.000 (in pratica, la metà) si troveranno, anzi si trovano in una situazione a rischio di legalità a seguito di questo decreto.
L'elemento critico, a nostro avviso, è che questo tipo d'intervento vanifica gli sforzi fatti in precedenza per fare in modo che la distribuzione delle persone che arrivavano da altri Paesi fosse equa e sostenibile e favorisce, invece, vanificando quel primo lavoro, grandi concentrazioni nei centri di accoglienza straordinari. Inoltre, provoca un aumento delle persone presenti nei centri di permanenza per i rimpatri; tra l'altro, ricordo che l'unico presente nel Nord Italia è a Torino e viste le oggettive, reali e condivise difficoltà a rimandare al Paese d'origine le stesse persone, provoca una situazione di marginalità che facilmente potrà portare a fenomeni d'illegalità.
Tuttavia, l'aspetto forse più spiacevole e doloroso per noi è lo smantellamento degli SPRAR, un'esperienza efficace, che ha avuto un buon numero di esempi positivi d'integrazione che era una risposta strutturata organizzata e controllata non emergenziale, nella quale molti dei nostri amministratori e dei nostri cittadini si erano impegnati. Rispetto a questo, è chiaro che il messaggio di un decreto che smantella e non riconosce gli impegni precedenti è motivo di disappunto.
Quando abbiamo scritto l'ordine del giorno, il 16 ottobre, era un timore ora sta accadendo: moltissime delle persone, come dice lo stesso articolo di oggi sul giornale nazionale, si trovano senza più sistema di protezione e sono abbandonati per strada con i pericoli che a tutti noi sono presenti.
L'ordine del giorno impegna la Giunta regionale a farsi portavoce, presso le sedi opportune, sia delle istanze delle Regioni, come il Piemonte, che si sono impegnate fin da subito per avviare e rendere possibile il processo d'accoglienza equilibrata, sia che si tenga conto delle specifiche azioni già adottate, affinché non siano vanificati gli interventi già svolti, si prendano in esame i programmi già predisposti a livello regionale, in particolare quelli in favore di titolari di protezione internazionale e infine, si definisca una programmazione integrata che tenga conto delle ricadute economiche, sociali e di sicurezza di tutti i territori.



PRESIDENTE

Grazie, collega Giaccone.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che l'ordine del giorno presentato abbia inevitabilmente un carattere di forte presa di posizione politica, però non faccia i conti con la realtà. Sarebbe troppo facile usare il caso di ieri, rispetto al cittadino che, arrestato per attentato.



PRESIDENTE

Scusi, Vignale.
Colleghi, così non si non si sente nulla di quello che dice Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Dicevo, arrestato per tentativi di atti di terrorismo, aveva fatto esattamente tutta la trafila di tutela che il collega indicava, quindi era arrivato in Italia, ovviamente, in modo clandestino, aveva fatto domanda che gli venissero riconosciuti quelli che ogni organismo internazionale riconosce come strumenti di tutela, cioè quello di essere un rifugiato politico. In realtà, il nostro Stato, quasi unico a livello europeo, si è inventato uno status differente.
Ricordiamo quali sono le percentuali delle persone che vengono all'interno del nostro Paese, che hanno diritto a essere ospitate nel nostro Paese cioè fuggono da una guerra o da persecuzioni; quelle che arrivano all'interno della nostra Regione sono meno dell'8 per cento, cioè il 92 per cento di coloro i quali fanno domanda sono soggetti che non hanno alcun diritto di rimanere nel nostro territorio, se non per quell'invenzione tutta italiana, tutta del governo di centrosinistra - che è il permesso umanitario.
È evidente che un permesso umanitario è un permesso per situazioni di difficoltà economiche; allora, dietro il permesso umanitario c'è una sorta di giustificazione della migrazione economica, perché non c'è nessun'altra reale motivazione dietro la quale ovviamente vi siano situazioni di criticità da cui queste popolazioni vengono. Però se tutto ciò fosse sufficiente per dire che il sistema della cosiddetta modalità d'integrazione, che tramite gli SPRAL, tramite i permessi per l'individuazione del rifugiato con un permesso umanitario e quant'altro garantissero uno strumento d'integrazione, ne potremmo discutere, ma sarebbe un motivo che si può addurre. La verità è che non è stato strumento d'integrazione, ma non lo dicono le cronache giudiziarie, lo dice la cronaca di tutti i giorni, intanto, delle decine di migliaia di soggetti che questo sistema ha perso: 40.000 minori; ripeto, 40.000 minori! Con questo meraviglioso sistema che ha salvato centinaia di migliaia di vite, così come ci viene detto dalla narrazione del centrosinistra, si sono persi solo in questo Paese, negli ultimi anni, 40.000 minori, che sono entrati, che abbiamo schedato con le terribili impronte digitali e che oggi non sappiamo dove siano. Anche all'interno della nostra Regione il dato (che adesso non ricordo esattamente) fino a pochi mesi fa era di 14.000 unità e di quelle 14.000 unità ne abbiamo perse alcune decine di migliaia che sono entrate all'interno delle nostre strutture e che poi sono uscite e noi non sappiamo dove sono.
Inizialmente si diceva, prima che le frontiere diventassero un po' più strette con gli altri Paesi, si sono recati in Francia o in Germania. In parte può anche essere vero, dopodiché scopriamo anche che, per esempio una parte consistente di queste persone sono diventate semplicemente manodopera di caporalato a un prezzo inferiore di altri cittadini di cui i caporali si servono. Come abbiamo avuto modo di dire, sono certamente presenti anche in questa regione, sia nel mondo dell'agricoltura che nel mondo dell'edilizia; sono lavoratori che non vengono certo assunti con contratti regolari! Come scopriamo dalla cronaca quotidiana, sono soggetti che sono stati utilizzati dalla criminalità organizzata.
Io non credo che il nuovo decreto risolverà in toto il problema, perch abbiamo sempre un tema, che è quello cardine su cui si poggiava il più grande errore della scelta del precedente Governo, cioè quello di ospitare persone che, al massimo dopo due o tre anni, avrebbero concluso il loro percorso per rimanere o meno in Italia. Ma l'Italia non li espelleva quindi nel momento in cui non avevano più alcun tipo di status, diventavano clandestini e ricevevano dal Prefetto un meraviglioso foglio di espulsione che, ovviamente, si mettevano in tasca - forse - o che lasciavano nel luogo che ritenevano, ma ben si guardavano dal tornare nel loro Paese.
Diventavano semplicemente dei clandestini.
Il vero problema che affronteremo nei mesi a venire sarà proprio questo: un sistema che ha pensato di lucrare sui migranti venuti all'interno del nostro Paese e che non si è posto alcun problema di inserimento. Lo ha fatto per due/tre anni a 35 euro al mese, dopodiché un programma di reinserimento sociale vero non esiste. Non esiste!



(Commenti fuori microfono)



VIGNALE Gian Luca

Io voglio sfidarvi su questo. Estrapoliamo anche i numeri su quelli che sono stati. O, meglio, laddove esiste (e arriviamo all'altro tema per cui sono ovviamente contrario a questo ordine del giorno), esiste sulla pelle di chi lavora all'interno di questa Regione.
Per esempio, la Regione Piemonte eroga buoni per servizi al lavoro: sono circa 6.000 all'interno di questa Regione. Ebbene, in più di 2.000 casi ne hanno beneficiato quasi sempre soggetti che avevano presentato domanda come rifugiati clandestini. Cioè dietro questo mondo ci sono due possibilità: o c'è una dinamica di sfruttamento delinquenziale o c'è una dinamica i cui benefici diretti vengono sottratti a persone in difficoltà, quasi sempre italiane, ma molto spesso semplicemente che vivevano in questa Regione da molto tempo e che si sono visti passare davanti da chi aveva la "patente privilegiata" di rifugiato.
Credo, quindi, che quest'ordine del giorno vada ovviamente rigettato.
È semplice risolvere la questione? No, non lo è. È decisamente più semplice provare a fare percorsi di inclusione con 30.000 nuovi migranti l'anno rispetto a 300.000. Perché c'è un aspetto molto banale che non va sottovalutato: la Città di Torino, fra il 1951 e il 1961 ha accolto 500.000 nuove persone. Cioè è passata da 500.000 a 1.000.000 abitanti nell'arco di dieci anni! È una cosa incredibile da un punto di vista sociale, ma c'era una significativa differenza: una parte consistente di quelle persone che sono venute in questa città avevano un posto di lavoro e, conseguentemente una casa, e, conseguentemente, un'istruzione.
Oggi a chi viene nel nostro Paese sappiamo dare un'istruzione - questo è certamente importante, perché il percorso dell'istruzione molto spesso viene seguito - ma con estrema difficoltà sappiamo dare una casa (e, se la diamo, lo facciamo a detrimento di altri), ma non diamo un lavoro.
Allora, con questi presupposti, un percorso d'integrazione sarà solo un percorso d'integrazione che sta nella testa di chi, in qualche modo, vede l'integrazione come un dovere da compiere, ma non come un fatto concreto.
Perché è sufficiente non dico andare nelle periferie di una grande città ma in qualunque posto di questa Regione, per rendersi conto che ciò che sto dicendo è purtroppo l'amara realtà, per un motivo molto banale: oggi abbiamo difficoltà a dare lavoro a chi vive in questa Regione e non abbiamo nessuna possibilità né di dare lavoro, né d'integrare decine di migliaia di persone che vengono da altri Stati.



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri a prendere posto e a rientrare in aula, perch procediamo con la votazione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1475, il cui testo sarà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Diamo atto per il verbale che la Consigliera Batzella ha votato favorevolmente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bona; ne ha facoltà.



BONA Angelo Luca

Presidente, comunico che ho votato in maniera contraria.
Inoltre, ci è pervenuta una nota del Presidente, che prendeva una posizione col Governo per questi 29 milioni di euro che sembrano saltati dal fondo olimpico della Regione.
Chiederemmo quindi al Presidente o al Vicepresidente, quando sarà possibile, di rendere una comunicazione ufficiale al riguardo, visto che si tratta di una cosa piuttosto grave.



(Commenti fuori microfono)



BONA Angelo Luca

Giovedì mattina, grazie.


Argomento: Famiglie

Esame mozione n. 1482 presentata da Accossato, Appiano, Baricco, Batzella Caputo, Cerutti, Conticelli, Grimaldi, Olivetti e Ottria, inerente a "Preoccupazioni in merito ai contenuti del Disegno di legge nazionale n. 735; ordine del giorno n. 1522 presentato da Bono, Andrissi, Campo Frediani e Mighetti, inerente a "Disegno di legge n. 735/2018 'Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità'"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame della mozione n. 1482 e dell'ordine del giorno n.
1522, di cui al punto 17) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione della mozione n.
1482.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Finalmente riusciamo a portare all'attenzione del Consiglio e a chiedere anche il suo parere, in merito ai contenuti del disegno di legge nazionale n. 735, meglio conosciuto come disegno di legge Pillon.
Con le colleghe e i colleghi che hanno voluto sottoscrivere questa mozione che peraltro sono colleghe e colleghi di diverse forze politiche del Consiglio e non solo di maggioranza, speriamo di poter inviare un messaggio al Parlamento con la nostra discussione e con il nostro voto, così come stanno facendo altri soggetti, altri Enti e altre istituzioni, dal Comune di Torino, ma anche altri Comuni di più piccole dimensioni.
Speriamo, con il nostro voto e con il nostro pronunciamento, di raccogliere la preoccupazione che è diventata anche contrarietà man mano che siamo riusciti ad andare meglio a fondo del disegno di legge, di tanti cittadine e cittadini in tutta Italia, prima di tutto le donne che forse si ritengono le più colpite e le più coinvolte da questa proposta. Tuttavia non è soltanto una questione di genere. Parliamo di molti professionisti del settore: giuristi, psicologi, psicologhe che a Torino si sono riuniti nel comitato torinese per il ritiro della proposta della legge Pillon. Il comitato è stato anche audito dal Consiglio regionale.
Proprio in seguito all'audizione, ho apportato alcune modifiche al testo di mozione originaria depositato; modifiche che sono già state scritte e registrate a mano e che, magari, in coda al mio intervento, rileggo per la conoscenza di tutti i colleghi, se non hanno avuto modo di vederle.
Prima però voglio fare alcune considerazioni nel presentare questa mozione.
Prima ancora di entrare nel dettaglio dei singoli punti, vorrei fare alcune considerazioni. Peraltro, non sono una giurista, magari vorranno farlo altre colleghe e colleghi che ne condividono il testo, ma voglio innanzitutto sottolineare alcuni aspetti di natura politica più generale rispetto alla proposta.
Innanzitutto rispetto alla visione, a cosa c'è dietro e all'interno dei contenuti di questo disegno di legge. Una visione retriva, una visione che io considero nemica delle donne e della loro autonomia, una visione misogina e classista, così mi sembra di poterla definire. È un tentativo di una parte che considero minoritaria nel nostro Paese, e spero che lo sia anche in Parlamento; una parte che, probabilmente, ha vissuto male la stagione dei diritti e la stagione della conquista dei diritti delle donne di cittadine e cittadini in questo Paese negli ultimi quarant'anni e oggi spera di aver trovato nel contratto di Governo gialloverde non solo la possibilità di stravolgere il diritto di famiglia ma, addirittura, di stravolgere la legge sul divorzio.
Spero che questa parte non sia maggioritaria in Parlamento e che il Parlamento riesca a esprimersi liberamente, così come farà quest'Aula, su questa proposta e a essere portavoce del sentimento diffuso che noi raccogliamo nel nostro Paese. Un sentimento di autonomia, di diritti delle donne e dei bambini, che sono i soggetti più deboli all'interno della famiglia. Senza negare questioni di complicazione, questioni difficili per tutti i due componenti - marito e moglie, uomo e donna - all'interno di un fatto comunque doloroso come quello della separazione e del divorzio.
Prima di tutto, due punti per sottolineare anche gli aspetti di cui dicevo prima. Con questo disegno di legge s'intende rendere nei fatti difficile complicato e costoso il divorzio, ecco perché lo definisco anche classista.
Peraltro il Senatore Pillon, che ne è il primo relatore, ha dichiarato basta consultare le rassegna stampa - che abolirebbe la legge sul divorzio ma ritiene che questo sia un primo passo e che poi forse spera di poterci arrivare.
In particolare, perché dico che la legge è difficile, costosa e complicata? In un articolo si parla della mediazione obbligatoria, ma nel nostro Paese sappiamo che non può essere esperita dal settore pubblico e dovrebbe essere a pagamento e quindi costosa. Questa legge non è un problema per le classi abbienti, che sapranno mettersi d'accordo. I ricchi si sono sempre messi d'accordo sulle cose e se anche non si mettono d'accordo, hanno gli avvocati per risolvere le questioni: questo è un problema delle classi più popolari, di chi vive faticosamente del proprio lavoro.
Peraltro, questo articolo non tiene conto della situazione delle donne vittime di violenza domestica e dei loro figli, per i quali una mediazione obbligatoria, un passaggio ulteriore, il tentativo di mediazione, sarebbe soltanto una situazione di pericolo aggiuntiva.
Dicevo che un altro aspetto si fonda su un falso. La legge s'intitola "Norme in materia di affido condiviso", ma una legge sull'affido condiviso esiste in Italia dal 2006; una legge che, peraltro, aveva avuto un po' di perplessità all'inizio da parte di molte giuriste donne, ma che oggi, a 12 anni di distanza, ha dimostrato, contrariamente a quanto la relazione affermi, di funzionare. Dal 2008 al 2015, questi sono gli ultimi dati che ho trovato: l'80% dei casi di separazione si sono conclusi con l'affido condiviso, quindi vuol dire che c'è, che esiste e che può essere messa a disposizione della coppia che affronta questa fattispecie.
Questi sono alcuni dei motivi fondanti che ci portano a esprimere queste contraddizioni, ma ne aggiungo solo alcuni. È una proposta che pensa agli adulti (adultocentrica si usa dire), ma diciamola così, è una proposta che non pensa ai bambini, perché le bambine e i bambini sono considerati della roba, delle merci: è "la roba" di verghiana memoria e, come diceva Verga noi ci dobbiamo dividere "la roba".
Sembra che l'unica preoccupazione quando ci si separi siano i beni, la casa, il patrimonio, i soldi da dare e anche i bambini e le bambine devono essere divisi in tempi uguali, in minutaggi, in costi per il loro mantenimento, come se l'impegno dello stare con i propri figli e l'impegno del mantenimento non fosse, oltre che un dovere, anche un piacere per i genitori. In questa legge, invece, sono considerati in questo modo.
Sicuramente i bambini sono l'ultima cosa cui si pensa nel proporre questo disegno di legge, che vuole riportare le lancette indietro e, soprattutto è punitivo nei confronti di chi pensa di poter prendere in mano la propria vita e assumere autonomamente, all'interno della coppia, di fronte alla società, delle scelte riguardanti la propria vita affettiva e coniugale.
Per questo motivo, la prima forte modifica che ho apportato alla mozione (modifica condivisa con gli altri sottoscrittori e le altre sottoscrittrici) richiede direttamente, a seguito dell'audizione del comitato torinese, il ritiro del disegno di legge n. 735.
Io non so, Presidente, se devo leggere a verbale anche le altre modifiche che ho introdotto, che sono, comunque, già tutte scritte. Ditemi voi se sono tutte a disposizione dei colleghi.



PRESIDENTE

Sono tutte caricate.



ACCOSSATO Silvana

Quindi non ce n'è bisogno.
Ho voluto solo sottolineare questo. Le altre sono questioni che noi abbiamo raccolto nell'audizione del comitato torinese, che ci sembrava giusto riprendere per arricchire il testo di questa mozione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Intervengo anche se la collega Accossato è stata molto chiara ed esaustiva nell'esprimere, non solo le sue considerazioni, ma anche quello che si chiede con questo documento che, tra l'altro, ho sottoscritto, perché sono fortemente convinta e condivido i suoi contenuti. Condivido tutto quello che è stato detto dalla collega; aggiungo soltanto alcune considerazioni personali.
Il provvedimento presentato dal Senatore Pillon è uno schiaffo morale al nostro Paese, ai nostri diritti, a tutte le battaglie che sono state fatte.
Tutti quelli che sostengono questo disegno di legge sono complici e sono dei criminali! Per me, questo è inconcepibile per una forza politica. Mi vergogno per tutti quelli che sostengono questo disegno di legge, perché è una vergogna per l'umanità, è una vergogna per tutte quelle donne vittime di violenza domestica e per la tutela dei loro figli.
Sono dei fascisti e dei razzisti! Lo posso dire tranquillamente e mi assumo la responsabilità delle parole che dico.
Io credo che queste decisioni e soprattutto chi appoggia il Senatore Pillon e la sua forza politica non siano altro che una forma dittatoriale. È un Governo del cambiamento, ma è un Governo del cambiamento trasformato in un regime dittatoriale, di fascismo e di razzismo.
Questo mi sentivo di dirlo. Pertanto, coloro che condividono questo disegno di legge e i progetti di questo Governo sono, per me, dei fascisti e dei razzisti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Caputo.



CAPUTO Valentina

Grazie, Presidente.
Condivido quanto è stato detto dalla collega Accossato, pertanto ho firmato volentieri la mozione riguardante il folle disegno di legge del Senatore Pillon, che ci fa tornare veramente indietro di tanti anni.
Già nella premessa, nella relazione che noi possiamo leggere, il disegno di legge dice che questo fa parte di un contratto di Governo ed è quello che io trovo assurdo. Non è concepibile una visione così adultocentrica che dimentica l'esistenza dei minori.
Come affermava la collega, il decreto, all'articolo 7, tratta il minore esattamente come un pacco postale. Si parla, cioè, di tempi paritetici o equipollenti in ragione della metà del proprio tempo, compresi i pernottamenti, e viene addirittura citato il numero 12. Quest'articolo sembra, così, rivolto in difesa dei minori, ma in realtà è in difesa dei genitori, perché non possiamo pensare di poter dividere un figlio esattamente a metà. Occorre essere onesti: forse anche nelle famiglie normali e tradizionali non riusciamo a calcolare esattamente chi trascorre più tempo e chi ne trascorre meno (magari uno il 70% e l'altro il 30%) perché ci sono - ad esempio - ambiti e orari lavorativi differenti.
Pertanto, mi sembra assurdo poter pensare di trattare il minore come un bene materiale. I minori - lo abbiamo sempre detto - rappresentano il futuro. Il 20 novembre è stata la Giornata per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e l'articolo 12 ricorda proprio che i minori hanno diritto di essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano e gli adulti hanno il dovere di tenere in considerazione le loro opinioni.
Mi sembra strano che al Senatore Pillon, essendo padre di tre figli, sia sfuggita questa modalità di ascolto e considerazione dei minori.
Quello che è anche criticabile è che tutto questo è difficilmente applicabile proprio nei casi di conflittualità, anche per quanto riportato dall'articolo 48 della Convenzione di Istanbul.
E allora, nei casi di violenza è molto complesso pensare che ci possa essere una mediazione, che oggi è facoltativa, ma che viene resa obbligatoria. Oltretutto, viene introdotto il coordinatore familiare, e tutta una serie di processi in un momento così delicato come quello della separazione, in cui ci sono dei minori che devono essere tutelati.
L'inserimento in una coppia in tal momento da parte di altre figure non sempre è positiva.
Un altro punto che trovo assolutamente assurdo riguarda il fatto di avere un doppio domicilio e una residenza, perché anche su questo non si pensa che i minori hanno una loro vita, che in questo caso viene gestita sulla base dei tempi dei genitori. Magari il minore frequenta attività parrocchiali, sportive, piuttosto che corsi di musica o altre attività.
Ebbene, dovrà attenersi a quelle che saranno le disposizioni di un genitore piuttosto che di un altro e che possano suddividersele in base a come possono gestire la vita del loro figlio.
Credo che questo sia alquanto grave, proprio perché lo Stato che dovrebbe essere quello che garantisce stabilità, continuità e protezione ai minori oggi presenta questo assurdo decreto. Mi stupisce che, tra l'altro, non ci sia stata subito una reazione da parte anche dall'ex Garante dell'Infanzia che oggi ricopre un ruolo di tutto rispetto all'interno di questo Governo.
Proprio da questo punto di vista, credo che sia fondamentale non dimenticare mai che questi minori vanno tutelati.
Questo fatto potevamo anche un po' aspettarcelo; d'altra parte, il Senatore Pillon parla anche di "alienazione genitoriale", ovvero del PAS. Questo deriva dal fatto che, anche dopo la sua elezione, lui sostenne che nella scuola di Brescia veniva insegnata agli alunni la stregoneria, riferendosi a un progetto promosso dalla Biblioteca civica e finanziato dal Comune sulle fiabe e i racconti del mondo, dove venivano trattate anche le streghe. Bene, la responsabile del progetto è stata costretta a chiudere il proprio profilo Facebook per le minacce ricevute dopo l'intervento del Senatore Pillon.
L'alienazione parentale deriva da un concetto coniato dallo psichiatra americano Richard Gardner: si parte dalla convinzione che verrà affidato un figlio al genitore alienato che spingerà a far credere sia l'altro l'adulto in gravi difficoltà. Soltanto il 17% delle separazioni sono conflittuali (dato nazionale). Quindi, noi dobbiamo far sì che ci sia un lavoro a sostegno dei più deboli, nel caso siano padri separati piuttosto che le mamme, ma che ogni caso e ogni situazione, come previsto dalla normativa nazionale, sia affrontato con la sua specificità. Lo studio individuale di ogni caso deve essere comunque approfondito e occorre intervenire. Le situazioni di minor tutela sicuramente vanno affrontate, ma credo che questa non sia assolutamente la direzione giusta, proprio perché dà un'immagine errata di quello che oggi è il concetto di bigenitorialità.
Un'altra cosa che mi lascia molto perplessa è che di recente sia stato anche bocciato un emendamento alla nuova Finanziaria proposto dalla minoranza sui dieci milioni di euro relativi agli orfani speciali. Questa è proprio un po' l'idea che a me preoccupa, cioè di quale ruolo rivestano oggi i minori, quale tipo di attenzione abbiano da parte di questo Governo.
Noi, come Regione, tra l'altro, abbiamo lavorato molto in questa direzione e abbiamo presentato, come maggioranza, un ordine del giorno che chiede proprio la revisione della DGR n. 42/2000, perché ormai è una DGR datata ma è importante proprio perché va verso la tutela dei minori nei casi di maltrattamenti e di violenza assistita, quindi di tutela delle categorie più fragili.
Abbiamo anche una legge, la n. 4/2016, e siamo l'unica Regione ad avere una legge quadro così importante sulla violenza contro le donne e sui minori.
Quindi, credo che sia questa la strada sulla quale dobbiamo continuare ad investire e credo che sia fondamentale che, però, non ci siano da questo punto di vista dei paletti messi in questo modo dal livello nazionale.
Credo assolutamente che si sia andati, in maniera molto importante da questo punto di vista, su quello che noi, come Regione, decidiamo di investire su questi minori e a tutela delle famiglie. Abbiamo investito molto sui centri per le famiglie, che sono strumenti che ruotano sulla prevenzione e sul ruolo della famiglia per riuscire a coglierne le fragilità.
Queste sono le direzioni verso cui vogliamo andare e questi sono i supporti che possiamo dare. Credo che la bigenitorialità sia un concetto completamente diverso, dove in alcuni casi separarsi può essere una scelta dolorosa, ma la migliore. Dobbiamo far sì che i genitori siano capaci di separarsi e intervenire perché ciò avvenga nella maniera migliore, affinch si possano tutelare i loro figli accompagnandoli nel percorso se necessario.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cassiani; ne ha facoltà.



CASSIANI Luca

Grazie, Presidente.
Non avevo intenzione d'intervenire, ma innanzitutto volevo dire che mi ha fatto molto piacere - e ringrazio la Consigliera Accossato per questo - il fatto che sia stato posto all'attenzione dell'Aula un tema di questa importanza. Non ero preparato e non ho studiato attentamente come la collega Caputo, che bene ha detto rispetto alle normative di carattere nazionale e internazionale.
Due questioni, però, le voglio sottolineare, anche per la mia esperienza personale e professionale. Il tentativo di medievalizzare il diritto di famiglia, quindi ritornare a una visione integralista del matrimonio che si fonda sull'indissolubilità, è un tentativo che viene respinto anche dalle aree più intransigenti del clericalismo. Tant'è vero che dovete sapere che nell'ambito del diritto, moltissime sono le aperture che in questi anni si sono fatte rispetto al matrimonio indissolubile. Forse è rimasto solo il Senatore Pillon e alcuni integralisti, che abbiamo ricordato questa mattina all'inizio della nostra commemorazione, che pensano che il mondo debba andare soltanto come loro hanno in animo.
Questa è una visione non solo integralista, ma anche classista e l'ha detto bene la Consigliera Accossato: il problema è che oggi, separandosi, le persone che non hanno la possibilità di avere redditi importanti, diventano povere. E la povertà è un problema, soprattutto in quelle fasce sociali che hanno un reddito che non consente loro di addivenire e quindi di poter utilizzare gli strumenti del gratuito patrocinio o il patrocinio a spese dello Stato, perché sono ovviamente sopra quella soglia. Parliamo di 11.000 euro all'anno, che non è una cifra particolarmente ingente, però rimangono in una situazione di estrema povertà.
Qui si fa un discorso di carattere classista: da una parte, i ricchi possono permettersi la mediazione, il percorso e poi eventualmente una separazione che si rende difficile proprio perché si ha in animo il fatto che il matrimonio deve essere qualcosa di intoccabile. Ora stupisce che quella parte politica che più s'ispira ai valori progressisti e della sinistra, presente nella maggioranza di Governo - non lo nego - che dovrebbe esistere, su questa vicenda del decreto Pillon non abbia detto nulla.
Su tante cose ci sono manifestazioni di piazza; sulla manifestazione di piazza contro la vicenda vergognosa del decreto Pillon, quella parte politica - che, lo dico qui, anche rappresentata da autorevoli esponenti come il Presidente della Camera - non ha detto una parola. Questo è un fatto politico di una grandissima rilevanza.
Pensare che mettere in difficoltà, frapporre degli ostacoli, rendere in qualche modo più difficile quello che deve essere un passo di libertà che consente alle famiglie di sentirsi più serene e di vivere situazioni che come sappiamo, le donne, anche attraverso una lunga battaglia, hanno potuto finalmente conquistare come diritti - evitando di parlare delle vicende dell'aborto, sulle quali sono d'accodo con la Consigliera Batzella, anche se eventualmente si andrà poi a "parare" ugualmente su quello - credo che sia il primo passo per non tornare indietro.
Questo Paese ha fatto battaglie di civiltà negli anni Settanta, che hanno condotto all'approvazione della legge sul divorzio e sull'aborto.
Recentemente abbiamo approvato una importante modifica - pochi lo sanno anzi pochi lo sperimentano per loro fortuna - rispetto al fatto che si attendesse due anni dalla separazione per poter fare domanda di divorzio che è un fatto particolarmente pesante per tante famiglie per poter regolarizzare la propria posizione, per potersi risposare, per poter in qualche modo vivere liberamente anche la paternità o la maternità naturale con altri partner. Ebbene, adesso siamo passati a sei mesi: credo che questo sia un fatto di grande civiltà.
In altri Paesi si utilizza ancora il ripudio della donna da parte dell'uomo: non vorrei che quest'idea del Senatore Pillon e di quel pezzo di maggioranza che lo sostiene possa andare in quella direzione. Ecco, invece di fare passi avanti verso l'Europa e verso la civiltà, da noi si fanno passi indietro rispetto a una migliore realizzazione del diritto di famiglia. Su questo mi taccio dicendo che, di questo passo, mi aspetto che la prossima mossa sarà quella dell'attacco, che già esiste, da una certa parte della destra. Non voglio dire quali sono i partiti, anche perché nei partiti c'è poi un po' di tutto; ci sono delle posizioni di destra estrema anche in partiti che apparentemente, come il Movimento 5 Stelle, si mostrano con valori progressisti solo superficialmente: in realtà non è così, e lo vediamo dal fatto che questa vicenda del decreto Pillon purtroppo, non è stata bloccata e neanche fermamente contestata e combattuta a livello parlamentare.
Credo sia un bene che il Consiglio regionale su questo tema prenda posizione e ringrazio la Consigliera Accossato per averlo fatto.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
È incredibile che in questo momento storico si debba rubare del tempo a problematiche più importanti per parlare di un decreto del genere.
Sicuramente ringrazio la Consigliera Accossato per aver posto la tematica all'attenzione del Consiglio regionale e credo che sia un dovere di tutti contrapporci a quest'idea, ma penso che saranno in molti a lavorare ai fianchi il Senatore Pillon - qualcuno lo chiama anche Pirlon! - e addirittura anche la persona che ha ispirato questo disegno di legge.
Credo che in Italia sia in atto un momento di profonda misoginia e che occorra essere vigili e presenti su questo tema.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tronzano.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Approccio questo tema con assoluta ignoranza, però con la certezza di non avere pregiudizi.
Ho dato un'occhiata al disegno di legge Pillon, che certamente è modificabile in alcuni aspetti, però avrei voluto affrontare questo tema in maniera meno partigiana, cioè con più serenità di giudizi, perché ho sentito attacchi veementi, ma non ho trovato riscontro, se non in qualche particolare, all'interno del disegno di legge di questo Senatore Pillon che non conosco e non so neanche di che partito sia, se devo essere sincero. Della Lega? Allora, il primo tema che mi pongo in tutta onestà e senza alcun pregiudizio è la questione dei padri separati. Su questo tema, ho visto alcune recensioni all'interno del mondo dei social e ho notato un'attenzione particolare da parte dei padri separati a questo disegno di legge Pillon.
Molti padri separati oggi vivono situazioni paradossali e anche sconvenienti o poco dignitose a seguito di affidamenti magari un po' troppo rapidi, un po' troppo partigiani. Su questo, credo che ciascuno di noi conosca, all'interno del mondo delle proprie esperienze, dei padri che soffrono per l'impossibilità di vedere i propri figli. Dopodiché - sempre senza pregiudizio, ma solo per costruire un dibattito che abbia per me la possibilità di capire - non ho compreso gli attacchi in maniera così violenta nei confronti di questo disegno di legge rispetto alle cose che ci sono scritte.
Attenzione, magari ho un testo sbagliato e quindi chiedo scusa in anticipo però all'interno del disegno di legge è possibile che in un articolo ci sia ciò che il Consigliere Cassiani ha detto, ma io non vedo questo tipo di mediazione come un arretramento del diritto di famiglia o del divorzio o di altre cose: lo vedo come una modalità - da quello che leggo, attenzione, e non per conoscenza, perché in campo giuridico non sono uno scienziato del diritto - e come un tentativo ragionevole di verificare la posizione dei due genitori per non danneggiare i figli. Anche perché in quasi tutti gli articoli c'è il supremo interesse del minore, scritto direttamente o messo per inciso, come prima identificazione di questo tema.
Altro argomento che voglio rimarcare è la questione che il disegno di legge sottolinea, e cioè che in casi molto gravi è naturalmente facoltà del giudice (credo) o della mediazione evitare l'affidamento a uno dei due genitori, quindi in caso di violenze o altri elementi di danno nei confronti del minore è assolutamente acclarata - dal testo del disegno di legge che ho a mie mani, presente sul sito internet senato.it - la possibilità di evitare questa situazione sgradevole di un affidamento ossia quando, per l'appunto, ci siano state violenze o cose di questo genere.
Relativamente ad alcuni argomenti che mi hanno destato delle perplessità rispetto a un attacco così frontale, io dico: certamente in questo disegno di legge ci sono cose da modificare - di questo non discuto - perché alcuni argomenti dalla Consigliera Accossato, del Consigliere Cassiani e della Consigliera Caputo sono ragionevoli, o anche della Consigliera Batzella (anche se forse è stata fin troppo ingenerosa in alcuni suoi giudizi), per all'interno di questo disegno di legge non vedo tutto da buttare.
A questo punto volevo capire, Presidente, come possiamo, in questa fase votare immediatamente, a meno che non si debba fare così dal punto di vista regolamentare, però chiederei un ulteriore momento di approfondimento.
È un argomento veramente delicato, soprattutto in ossequio alle reali esigenze di coloro che, magari, soffrono perché non possono vedere i loro figli, se non cinque ore alla settimana, o addirittura per meno tempo, che molte volte sono i padri separati, tenendo presente che, culturalmente ritengo che la madre sia la colonna portante di una famiglia e conseguentemente, sia anche quella che può crescere meglio i propri figli.
Su questo non c'è dubbio e non ho dubbi, però altrettanto non voglio discostarmi dalla realtà, non tenendo in considerazione quelli che sono i padri che realmente stanno soffrendo per i loro figli.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Quando si tratta di temi così delicati, che hanno sempre riguardato aspetti che anche all'interno delle singole forze politiche hanno spesso fatto sì che le stesse si muovessero per scelta di coscienza e non su indicazione di partito (com'è accaduto sul divorzio e sull'aborto), è sempre estremamente complicato e difficile avere delle verità stabilite, salvo che il tema dei cosiddetti diritti civili non sia stato, in un passato abbastanza lontano e in un presente abbastanza recente, strumento di lotta politica e torni ad esserlo.
In questo caso, si giustificherebbero le prese di posizione che alcuni colleghi hanno avuto, scomodando dittatura, fascismo e quant'altro.
Invito i colleghi, in particolar modo quelli di centrosinistra, a leggere approfondimenti di alcuni quotidiani, non certamente di area centrodestra sul disegno di legge Pillon (c'è un'interessante approfondimento su Il Fatto Quotidiano).
Proviamo a individuare alcuni aspetti che il disegno di legge Pillon individua, facendo però una premessa. Quando alcuni anni fa si è discusso del disegno di legge sull'affidamento condiviso, abbiamo assistito alla stessa scena, identica. C'era già fortunatamente internet e quindi, se uno va a vedere le critiche sull'affido condiviso, erano esattamente le stesse che oggi hanno portato a questa discussione.
Queste su cosa vertono? Vertono su una serie di aspetti ma sostanzialmente, su una situazione di squilibrio che qualunque soggetto di studio sociale rileva, e che chiunque viva una vita normale e abbia relazioni normali rileva. All'interno del diritto civile e familiare italiano, qualunque siano le condizioni di una famiglia, vi è una sproporzione, in termini di possibilità di trascorrere giornate o settimane da parte dei due genitori, dell'uomo e della donna, assolutamente differenti.
Prima dell'affido condiviso, un papà (io ho una felicissima famiglia con due figli e non sono separato: lo dico perché non è una recita a soggetto ma è una cosa in cui credo), vedeva il proprio figlio una volta ogni 15 giorni e a festività comandate alternate. Adesso è cambiato molto, perch lo vede il mercoledì pomeriggio fino a giovedì mattina e poi una volta ogni 15 giorni a festività comandate.
Ora cosa introduce il decreto Pillon, fra le altre cose? Sulle valutazioni sottostanti che ci stanno si potrebbe dire molto, ma provo a esaminare il testo del disegno di legge, perché di questo stiamo parlando.
Introduce l'obbligatorietà della mediazione familiare. In un Paese tragicamente dittatoriale di destra come la Finlandia, la mediazione familiare è obbligatoria da molti anni e i mediatori familiari sono una parte fondamentale che interviene nel momento in cui una famiglia intende separarsi.
Introduce un aspetto che, laddove esista una separazione consensuale, vi sia un piano genitoriale concordato. Ciò significa che si scrive che cosa si concorda della vita, non di una cosa che si divide, ma di un affetto che inevitabilmente si divide quando si divide un nucleo familiare.
Mi spiace dirlo a due mamme, ma chiedo se loro con difficoltà riescono a entrare nell'ambito dei papà. Io ho conosciuto tantissimi papà che invece fanno il papà quando altri vogliono e gli consentono di poterlo fare, salvo rivolgersi alla magistratura, ma avendo un figlio di mezzo non è sempre questo lo strumento migliore. Un piano genitoriale condiviso è uno strumento fondamentale, una dimora condivisa, nel senso che il figlio è residente tanto a casa mia quanto in casa, se fossi separato e non lo sono di mia moglie che risiede in un altro luogo, ma poi è il giudice che stabilisce qual è la dimora migliore per il figlio.
Questo è scritto nel disegno di legg Pillon e mi sembra sia un altro strumento importante.
Insomma, provare a dire che un minore, non un padre o una madre, ma un minore ha diritto ad avere un padre e una madre e non ha diritto di avere un genitore A e un genitore B, perché parlando di diritti civili, ci avete insegnato che non esiste un padre e una madre, ma esiste un genitore A e un genitore B; non si ha diritto a una famiglia - che io non chiamo "tradizionale", ma "normale" - ma si ha diritto a qualunque tipo di famiglia.
Allora, lezioni sulla difesa dei minori, credo che ne possiamo prendere poche, perché in molti anni abbiamo provato e io continuo a sollevare il tema (l'Assessore Ferrari lo sa bene, e lo condivide; mi permetto di dire che lo condivide, perché ne abbiamo discusso insieme più volte) dei minori allontanati, dei minori orfani che vivono con i genitori in vita, cioè quelli che vengono allontanati dalle loro famiglie e che sei, otto, dieci mesi dopo tornano alle loro famiglie: di questo ci dovremmo occupare, oltre che del decreto Pillon.
È sacrosanto occuparsene: abbiamo posizioni che culturalmente sono distinte. Io non credo che i diritti civili, se non rispondono a una logica di famiglia tradizionale, siano un vantaggio per la società. Voi da molti anni, dagli anni Settanta in poi, invece, credete che l'individualismo venga prima di una logica comunitaria e la prima logica di una comunità è quella di una famiglia. Abbiamo due modi diametralmente opposti di vedere la vita. La vostra è molto più individualista, la nostra è molto più identitaria, anche all'interno di una comunità familiare. Io non credo che la libertà possa permettere che un figlio diventi davvero un pacchetto diviso fra padre e madre nel momento della separazione, perché questo è.
Il collega Cassiani fa l'avvocato, non so se si occupa di diritto civile...



(Commenti fuori microfono)



VIGNALE Gian Luca

Di famiglia, perfetto. Allora questo avviene in molte situazioni e fortunatamente, non in tutte.
Non credo che il decreto Pillon sia la soluzione, questo è assolutamente evidente. Credo però sia fondamentale provare a ragionare su temi che afferiscono alla difesa del mondo dell'infanzia a 360 gradi. Credo che all'interno di questo disegno di legge ci siano almeno tre o quattro passaggi, come il piano genitoriale concordato, la mediazione familiare, il doppio domicilio che non sono strumenti per costruire ciò che è rotto perché una comunità familiare che si rompe non si ricostruisce, ma almeno per fare in modo che il figlio, o la figlia o i figli che hanno vissuto la rottura di una comunità familiare ne risentano il meno possibile.
È lo strumento giusto? Io non lo so, però certamente quello che c'è oggi non è lo strumento e di questo ne abbiamo la certezza.
Inoltre, poiché stiamo ripetendo quanto già detto sull'affido condiviso, un dato sul quale è importante ragionare è certamente che il figlio - io affermo - non è di proprietà di una madre e basta. Questo è sicuro, questo è certo, però questo non è certo in gran parte del mondo, che oggi sta contestando il decreto Pillon e, certamente, questo non è all'interno di gran parte della cultura di centrosinistra e di sinistra che in questi anni ha portato a quelle che appaiono vittorie, ma che credo, sui minori, non siano da considerare certamente tali.



OTTRIA DOMENICO



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Anche questa volta, velocemente, lo dico a coloro i quali intravvedono o vedono tra le righe del documento denominato "Pillon" aspetti positivi.
Non lo porteranno avanti, non hanno il coraggio di portarlo avanti, perch nella società italiana hanno incontrato gli anticorpi, quindi si fermeranno non avendo la forza di portare avanti non tanto un documento che affronti questioni così delicate, ma non hanno il coraggio di affermare una cultura che non è identitaria, perché è una cultura maschilista. Il decreto è scritto con quella mano, con quel pensiero - tra l'altro, scritto veramente male - quindi non andrà avanti, perché la democrazia in Italia, nonostante tutto e lo ribadisco ancora una volta, nonostante l'attualità e nonostante una storia antica, ha agli anticorpi e reagisce e ha già reagito.
Vedo il disegno di legge Pillon come una cronaca di qualche mese fa staremo tutti molto attenti e non abbasseremo la guardia, ma è in un angolo, è dentro qualche cassetto e stanno molto attenti a tirarlo fuori perché non ci sono le condizioni non nel Parlamento (perché i numeri in Parlamento ci sono, ci sarebbero) ma nella società: non si può andare troppo oltre.
Rispetto a questa vicenda, in questi mesi e in queste settimane, ho ascoltato il dibattito poco sui media, a dire la verità, ma molto tra le associazioni. Devo dire che è stato uno degli argomenti che ha interessato non marginalmente le piazze.
Invito tutti voi ad affrontare una discussione seria, non con il microfono in mano, ma con le responsabili dei centri antiviolenza del Piemonte; ecco parlatene con loro, parlatene con loro; sì, parlatene con loro, perché - se non erro, la metto così - le mediazioni impongono anche a quelle donne vittime di violenza di sedersi attorno al tavolo. Questo è quello che dicono parecchi centri antiviolenza.
Trovo poco interessante quest'argomento e trovo molto più interessante un'altra questione, che non ha incontrato soltanto il collega Vignale: i padri che vivono da separazioni situazioni a volte anche deliranti - devo dire - li incontriamo anche noi, ma quello è un argomento che va affrontato non in quel modo: è un argomento vero, serio, che a volte mette ai margini della società padri che meriterebbero, nel contenzioso con le loro ex mogli, finali differenti, e anche più umanità. Ma non si affrontano così i problemi.
La cronaca dei giornali - a proposito di cronaca - riporta le azioni del Senatore Pillon quando parla il leader della Lega (gli passa il rosario) piuttosto che alcune dichiarazioni che riguardano l'aborto. Non sono neanche se siano vere o false, le ho lette sui giornali così come avete fatto voi, ma trovo anche quelle poco interessanti.
Ritengo del tutto sbagliato, però, aver iniziato una discussione ponendo in quella discussione un pensiero, un atteggiamento culturale e politico che non è stato messo al bando subito dalle forze politiche al governo di questo Paese, in particolare dalla Lega (non la Lega Nord). Non doveva iniziare così la discussione! Fortunatamente - l'ho già detto - questo Paese, soprattutto le donne dimostra molte volte di avere la forza di reagire. Quindi se c'è un aspetto positivo - forse l'unico, vero e importante - di quella proposta denominata "Pillon" è quello di aver rianimato una discussione nella società e rimesso al centro i diritti delle donne, che, quando fanno parte di una discussione generale, migliorano i diritti di tutti noi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Consigliera Gancia, lei è già intervenuta.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Lei conosce la simpatia che nutro per lei, però è già intervenuta. Pu intervenire il suo collega Sinatora, però.
Prego, ne ha facoltà.



SINATORA Benito

Il problema qual è? Sì o no? Il decreto Pillon è già stato superato, ragazzi! Qui si parla di cose che sono accadute a novembre. Oggi questo problema non esiste più, perché la Lega stessa - la Lega di Roma - lo ha scaricato. Noi siamo Lega Nord Piemonte, come dico sempre.
Ancora oggi al TG3 ho sostenuto la maggioranza del Partito Democratico per quanto riguarda le infrastrutture e le grandi opere, ho detto: "Okay". Cioè come ve lo dobbiamo dire? In arabo? In turco? Io ve lo dico in tutte le lingue, perché le conosco. Però, ragazzi, non so più come ribadirlo: un conto è ciò che facciamo qui, nel senso che ne rispondiamo noi.
L'avete sentita la mia Capogruppo? La Presidente Gancia si è espressa. Io sono qui e sto dicendo le stesse cose; cosa dobbiamo fare di più? Dire che sono d'accordo che si sfascino le famiglie? Che i figli non si vedano per sei mesi? Sapete cosa succedeva una volta, quando magari una moglie professoressa guadagnava 40.000 euro al mese e il marito ingegnere ne prendeva altri 40.000, pur di non pagare le tasse allo Stato? Si dividevano! Si dividevano per non pagare il 65% delle tasse! Ma di che cosa stiamo parlando? I figli allora dov'erano? C'era già Pillon che rompeva le balle, o "pirlon", come lo ha chiamato lei? Ragazzi, state scherzando?



PRESIDENTE

Consigliere Sinatora, sono costretto ad ammonirla!



SINATORA Benito

Lo so, ha pure ragione. Però quando mi chiamate, devo dirlo!



(Commenti fuori microfono)



SINATORA Benito

Io non sono né un poeta né un filosofo.



PRESIDENTE

Questo lo abbiamo capito, ma almeno le parolacce!



SINATORA Benito

Io dico quello che penso e penso quello che dico.
Ragazzi, non ve lo diciamo più prossimamente! Fate quello che volete.
Sapete come la pensiamo: noi stiamo tranquilli, voi vi arrangiate. Cosa volete che vi dica? Abbiate pazienza!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sinatora.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1522.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Di norma, si illustravano insieme gli ordini del giorno associati e collegati, ma mi rendo conto che, talvolta, ci si dimentica della prassi (oppure può essere comodo dimenticarsene). Ma vedo che il Presidente neanche mi ascolta, quindi andrò avanti a illustrare il nostro atto di indirizzo senza prendere molto tempo, perché ci interesserebbe poi approvare degli ordini del giorno che, come abbiamo detto più volte, hanno cogenza per la nostra Regione e un valore proprio per l'Ente in cui siamo stati eletti.
Noi abbiamo inteso presentare quest'ordine del giorno per tutta una serie di motivazioni. Innanzitutto perché, com'è stato ribadito dai media più volte (sono riportate le dichiarazioni dei principali esponenti del Governo e del Parlamento), questo disegno di legge è l'espressione di un singolo parlamentare della Lega, quindi di una delle due forze di maggioranza.
È stato definito dal Vicepremier Luigi Di Maio, in data 6 novembre, con queste parole: "Il disegno di legge Pillon così non va. Questa legge non è nei programmi di approvazione dei prossimi mesi".
Da fonti del Ministero dalla famiglia emerge: "Si tratta di un'iniziativa parlamentare del Senatore Pillon; seguirà il suo iter parlamentare e non è stata sottoposta al giudizio preventivo del Ministro Fontana. Come tutte le proposte legislative, avrà la possibilità di essere migliorata e modificata".
Poco più di un mese fa - si riferiva, in pratica, al testo di novembre - il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità e alle Politiche giovanili, Vincenzo Spadafora (per chi non lo sapesse, è in quota al Movimento 5 Stelle) ha dichiarato: "Non possiamo accettare la proposta del Senatore Pillon così com'è stata formulata".
Mi sembra, quindi, che l'indirizzo sia abbastanza chiaro ed evidente. È vero - lo dico anche per rassicurare i colleghi della maggioranza qui in Regione e in opposizione giù a Roma - che nel contratto di Governo i temi etici volutamente non sono stati ricompresi. Ricordo ancora una volta qualora ce ne fosse bisogno, che il Movimento 5 Stelle non è alleato alla Lega Nord, e penso viceversa, per un principio transitivo.
Abbiamo stipulato obtorto collo - ma è un dato di fatto - un contratto di Governo, perché l'alternativa era semplicemente quella di riandare ad elezioni dopo un mese. Perché il risultato delle elezioni, con la legge elettorale che non siamo stati in grado di scrivere, né a livello nazionale, né a livello regionale, ha dato questo esito. Tra l'altro, nelle grandi democrazie non necessariamente (e per fortuna!) esistono dei premi di maggioranza che sovvertono poi la volontà dell'elettore, nel senso che anche una forza politica che ottiene il 32,3% delle preferenze degli elettori non governa un Paese da solo: succede in Germania, succede nelle altre grandi democrazie occidentali, succede anche in Italia.
Molto prosaicamente e realisticamente, ci siamo rivolti alle forze politiche per comprendere con quali si potesse stipulare un contratto di Governo. Ripeto, visto che sui temi etici siamo evidentemente molto lontani rispetto al partito della Lega Nazionale, non sono stati ricompresi i temi etici nel contratto di Governo. C'è una parte sul diritto di famiglia che potete leggere a pagina 24 (non sto a leggere, perché lo leggete dall'ordine del giorno), ed è vero che si vuole mettere mano alla normativa, ma vista l'alzata di scudi di cui si diceva, sia anche quella popolare come diceva il Consigliere Ravetti, ben venga che il popolo, i cittadini, gli italiani facciano sentire le loro posizioni, che siano sulle tasse, che siano sull'inquinamento, che siano sui diritti, che siano su tanti altri temi. Ben venga.
Le Commissioni parlamentari, per quanto ne sappiamo, hanno audito tutte le associazioni maggiormente rappresentative e hanno sollevato quelle problematiche di cui parlavano i primi firmatari dell'ordine del giorno della maggioranza.
Il nostro ordine del giorno si dirà essere quasi tautologico, nel senso che riconosce ed esprime fiducia nel ruolo del Parlamento, ma non potremmo dire diversamente. Tuttavia, noi non ci sentiamo di votare un ordine del giorno che chiede ad un parlamentare, che piaccia o meno, con battute più o meno fini.
Tra l'altro, se certe cose su parlamentari del Partito Democratico le avessimo dette noi, il Presidente ci avrebbe espulso dall'Aula, ma non era un nostro parlamentare, quindi forse in maniera non tanto corretta non abbiamo sottolineato questo, ma le battute e gli insulti a parlamentari regolarmente eletti dovrebbero essere sempre censurati in Aula (forse il Presidente era distratto e non ha sentito quanto detto dalla Consigliera Gancia).
Un parlamentare regolarmente eletto dagli italiani ha la facoltà di presentare, purtroppo o per fortuna - non possiamo invocare l'assenza di vincolo di mandato e tutte le norme solo a quando ci piace - tutte le proposte di legge che gli vengono in mente. La maggioranza, l'esecutivo, i parlamentari, i cittadini e le associazioni hanno il dovere - ripeto, il dovere - di far sì che proposte di legge, magari sbagliate, magari non corrette, magari non perfette, tutto quello che volete, vengano modificate.
Da quanto ci è stato riferito, ed è stato confermato anche pubblicamente dai comunicati che ho letto, questo disegno di legge non è negli obiettivi della maggioranza, che ha molte altre priorità - come potete bene immaginare e come ci fate notare quotidianamente a Roma - non dico ben più importanti, ma più urgenti come misure che riguardano la crescita dell'economia, la stabilità dei conti economici, l'inserimento di alcune misure sociali - almeno noi le riteniamo tali - come il parziale superamento della legge Fornero, il reddito di cittadinanza e tutta un'altra serie di misure che devono essere poste in essere.
Non dico a nessuno di stare sereno perché è un termine che ormai non si usa più. Non c'è bisogno che ve lo dica, sarete sicuramente molto attenti come opposizione in Parlamento e ci sarà la società civile a presidiare questo terreno.
Per tutte queste motivazioni, noi non ci sentiamo di votare l'ordine del giorno che chiede a un parlamentare di ritirare un disegno di legge. Si pu emendare, si può bocciare, ma mi sembra francamente non democratico che un'assemblea legislativa chieda ad un'altra assemblea legislativa di ritirare un provvedimento.
In questo caso, invece, voteremo il nostro ordine del giorno, che riconosce il pieno ruolo del Parlamento, dove sono rappresentati adeguatamente le forze politiche qui presenti. È quella la sede dove si lavora e dove ci si confronta.
Grazie.



PRESIDENTE

Possiamo metterli in votazione senza fare altri interventi, altrimenti poi non ci sono le condizioni per terminare.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Semplicemente per dire che non voteremo l'ordine del giorno presentato dal collega Bono, a meno che non lo modifichi nella frase finale dicendo che abbiamo fiducia nei confronti di quei parlamentari contrari al testo presentato dal decreto Pillon.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 1482, il cui testo sarà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1522, il cui testo sarà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Se il Consiglio vuole andare avanti fino alle 18, avanzo una proposta: giovedì abbiamo poche cose. Se siamo d'accordo giovedì potremmo discutere i due ordini del giorno che sono rimasti e si potrebbe aggiungere quello presentato dal Consigliere Ravetti, perché è una questione attuale. Avevamo previsto di finire con gli altri due ordini del giorno e giovedì lo facciamo. I primi sono quelli iscritti all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bona; ne ha facoltà.



BONA Angelo Luca

C'è anche l'informativa che ho chiesto prima e che il Vicepresidente si è impegnato a fornire.



PRESIDENTE

Sì, consideriamo che abbiamo due ore e mezza a disposizione. Solo questo.
MONACO Alfredo (fuori microfono) Ci sarebbe anche un ordine del giorno che riguarda i vaccini.



PRESIDENTE

A me va bene tutto, però se tutti i Consiglieri intervengono su tutto diventa difficile: si corre il rischio che in due ore si approvino due ordini del giorno.
Io ho rispetto per tutto quello che i Consiglieri vogliono, però.



(Commenti del Consigliere Monaco)



PRESIDENTE

Se il Consiglio è d'accordo, giovedì lo mettiamo all'o.d.g.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.04)



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