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Dettaglio seduta n.379 del 18/12/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 10.04 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 2416 presentata da Bono, inerente a "Contributi per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli alloggi di edilizia privata"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 2416.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente, anche per avermi atteso qualche minuto.
Sarò brevissimo, così non faccio perdere tempo all'Aula e vado subito all'interrogazione, visto che le tempistiche si erano molto allungate.
Parliamo del bando graduatoria per l'eliminazione delle barriere architettoniche 2011-2012 e i fondi finanziati dallo Stato erano pari ad un milione 800 mila per l'annualità 2017. Sapevamo ancora di ritardi rispetto al transito di queste risorse dalla Regione ai Comuni. Tra l'altro, il tema è tornato di attualità, in quanto nella proposta di legge n. 305 licenziata dalla Commissione giorni fa, si riparla nuovamente di contributi per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati e quindi, è un tema d'attualità.
Volevamo sapere se i Comuni che non avevano ancora provveduto a inviare il resoconto del fabbisogno dell'annualità 2011 siano stati sollecitati o abbiano provveduto a inviarlo. Inoltre, vorremmo sapere quand'era il termine stabilito rispetto a questo invio e, in definitiva, quando saranno erogate tutte le somme relative al 2011-2012.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Grazie, Presidente.
La risposta scritta ha una parte in cui riassume un po' i principi e il meccanismo originario della legge n. 13, per dire sostanzialmente come l'impostazione del rapporto tra livello centrale, Comuni e Regione dovrebbe funzionare in relazione a quel tipo di impostazione.
Viene specificato come il fondo figlio della legge n. 13 è stato alimentato costantemente con risorse statali per i primi tre anni dalla sua istituzione, poi gradualmente i trasferimenti dello Stato sono stati ridotti fino all'azzeramento nel 2004. Dal 2005 queste risorse sono state garantite con il bilancio della Regione Piemonte, ma questo fino al 2009 2010, tant'è vero che poi l'ultima graduatoria è stata fissata con una determina del 2012 sulle domande presentate nel corso del 2011. Quindi, da quel momento in poi abbiamo avuto una situazione effettivamente molto critica perché, a fronte dell'ultima graduatoria non soddisfatta di domande che venivano portate ai Comuni, ma che non venivano poi raggruppate dentro una graduatoria, siamo arrivati fino al 2017 in una situazione ancora poco definita.
Nell'esercizio 2017 del bilancio regionale è stato fissato uno stanziamento di un milione e mezzo di euro. Con questo stanziamento la Giunta regionale ha proceduto a determinare nuovi criteri di riparto delle risorse disponibili validi per l'anno 2017. Con una determinazione dirigenziale, le risorse disponibili - un milione e mezzo cui andavano aggiunti circa 326 mila euro, che sono disponibilità derivate da restituzioni da parte dei Comuni di importi non erogati su esercizi pregressi - sono state ripartite tra i Comuni a parziale copertura del fabbisogno riferito agli invalidi totali accertato nel 2012.
A seguito di tale riparto, quindi quello relativo al 2017, le domande insoddisfatte degli invalidi totali ammontavano ancora a circa due milioni e 900 mila euro. Questo era il quadro sulle risorse regionali con lo stanziamento del 2017.
Nel frattempo, la Regione Piemonte, insieme ad altre Regioni, ha attivato un lavoro molto diretto e molto costante con il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti per cercare di ripristinare il fondo figlio della legge n. 13/89. Questo lavoro ha prodotto il DPCM del 21 luglio 2017 con cui lo Stato destina 180 milioni a livello nazionale per superare le barriere architettoniche negli edifici privati e, con il Decreto Interministeriale del 27 febbraio 2018, tali risorse sono ripartite tra le Regioni.
Al Piemonte, con tale decreto sono stati assegnati 25 milioni e 723 mila euro per le annualità 2017-2020. Il primo trasferimento di risorse dallo Stato alla Regione è avvenuto il 7 giugno 2018 e l'importo complessivo trasferito è stato pari a 11 milioni e 432 mila euro, riferito alle prime due annualità 2017-2018. Questo importo (11 milioni e mezzo circa riferito alle due prime annualità) è stato iscritto sul bilancio regionale con quest'articolazione: nove milioni e 900 sull'annualità 2018, un milione e mezzo circa sull'annualità 2019. A tali risorse si aggiungono per l'annualità 2018 le risorse regionali, pari a un milione 165 mila euro.
In considerazione del lasso di tempo trascorso dall'ultima determinazione approvata e dell'esigenza di rispondere celermente alle aspettative dei cittadini che da anni attendono di veder soddisfatte le loro richieste, è stato richiesto a tutti i Comuni piemontesi il fabbisogno aggiornato al 2017, articolato per numero totale di domande presentate e importo complessivo suddiviso tra invalidi totali e invalidi parziali.
Tale modalità di raccolta del fabbisogno è coerente con le modalità stabilite dal Ministero, cui occorre riferirsi per l'utilizzo dei fondi statali, e determina una semplificazione del procedimento di definizione del fabbisogno regionale, che viene quantificato per sommatoria dei fabbisogni comunali, distinguendo tra invalidi totali e invalidi parziali senza ricorrere alla composizione di una graduatoria unica regionale. È a livello comunale che opera la graduatoria definita dallo stesso Comune che ricevuti i fondi statali, provvede a erogare ai cittadini quanto di spettanza seguendo l'ordine di graduatoria.
Con la delibera del 7 dicembre 2018, la Giunta regionale ha adottato i criteri e gli indirizzi per il riparto e l'assegnazione delle risorse ai Comuni validi sia per i fondi statali che per quelli regionali, applicabili anche alle future annualità. I Comuni sono stati invitati a inviare il fabbisogno aggiornato al 2017 e sono stati sollecitati ulteriormente a luglio del 2018. A esito della ricognizione straordinaria, sono pervenute risposte da parte di 354 Comuni. Il termine per l'invio del fabbisogno comunale rimane fissato al 31 marzo di ciascun anno.
È in corso di approvazione la determinazione dirigenziale di liquidazione ai Comuni, entro il 31 dicembre 2018, delle somme a disposizione per l'annualità 2018, che risultano sufficienti ad azzerare il fabbisogno aggiornato al 2017 delle domande presentate dagli invalidi totali, per un totale di euro 11.104.000, di cui 2.800.000 per soddisfare la quota residua del fabbisogno degli invalidi totali iscritti nella graduatoria del marzo 2012 sulle domande del 2011. Inoltre, euro 8.245.000 per soddisfare le domande presentate dagli invalidi totali comunicate dai Comuni con la rilevazione straordinaria del fabbisogno aggiornato al 2017.
Questo è un po' il quadro attuale. Direi che la situazione che si è consolidata con il trasferimento di nuove risorse nazionali ci permette di chiudere bene la partita pregressa e di garantire anche il soddisfacimento delle domande che man mano vengono presentate ai Comuni. Comunque, entro il 31 dicembre sono già pronte le determinazioni per soddisfare tutta la parte che ho detto prima.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.15 la Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Intervengo per richiedere l'iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n. 354 "Approvazione, ai sensi dell'articolo 1, comma 2 della Legge regionale 4 settembre 1975, n. 48, delle modifiche allo Statuto del C.S.I. Piemonte", con previsione di discussione nella seduta di giovedì prossimo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Chiedo l'iscrizione all'o.d.g. della mozione n. 1534 "Pluralismo dell'informazione e tagli all'editoria" presentato da Ravetti, Boeti Allemano, Appiano, Caputo, Cassiani, Ferraris, Ferrentino, Fluttero, Gallo Gancia, Giaccone, Grimaldi, Motta, Ravello, Rossi D, Valle, Vignale firmata dal sottoscritto, da altri Capigruppo e anche da colleghi della maggioranza.



PRESIDENTE

Chiedo all'Aula se è favorevole all'iscrizione all'o.d.g. di tali documenti.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)



PRESIDENTE

L'o.d.g. è approvato, così come modificato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Baricco, Cerutti, Chiamparino e Mighetti.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute dell'11 e 12 dicembre 2018.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 4 dicembre 2018.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione delle vittime e dei feriti dell'attentato terroristico di Strasburgo dell'11 dicembre 2018


PRESIDENTE

Adesso chiedo ai Consiglieri, e non solo ai Consiglieri, ma a tutti i presenti in Aula, di prestare attenzione perché dobbiamo fare la commemorazione delle vittime e dei feriti della strage di Strasburgo.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Lo so perfettamente: abbiamo fatto un minuto di raccoglimento.
Nella sera di martedì 11 dicembre, ai mercatini di Natale di Strasburgo, un francese di origine algerina ha sparato contro i passanti: un attentato che ha causato cinque vittime e numerosi feriti. L'ISIS ha rivendicato l'assalto solo dopo la morte dell'attentatore, ucciso giovedì 13 sera dalle forze speciali francesi. La Francia ha dovuto nuovamente misurarsi con l'orrore della campagna jihadista, una campagna di odio e di distruzione che non risparmia nessuno.
Un pensiero particolare va rivolto al nostro connazionale giornalista Antonio Micalizzi, deceduto venerdì scorso a causa delle ferite riportate nell'attacco. Antonio era un ragazzo come tanti, di cui non avremmo probabilmente mai scoperto l'esistenza senza questa tragedia.
Oggi, nel giorno della sua morte, sappiamo di lui molte cose: conosciamo la sua passione per l'Europa e la sua fiducia nella democrazia europea. Un ragazzo europeo cresciuto a pane ed Erasmus, con amici in ogni Paese.
Antonio amava così tanto questa Europa; aveva colto a tal punto l'importanza di un'Europa unita senza più barriere e guerre, da aver fatto di quell'Europa la sua professione, il suo credo, il senso della sua vita ed è per questo che il suo ricordo è così vivido e la sua scomparsa così dolorosa.
La violenza terrorista ha colpito tutti e a essere ferita non è solo la Francia, ma l'Europa e l'intera umanità. Un profondo senso di sgomento accomuna l'opinione pubblica internazionale, ed è lo stesso sentimento che ci accompagna oggi nell'espressione delle più sincere vicinanze ai familiari delle vittime.
Altrettanta solidarietà rivolgo al popolo francese, convinto di interpretare la sensibilità dell'intera comunità piemontese, in questo difficile momento.
Chiedo al Consiglio regionale di voler osservare un minuto di silenzio.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato, in data 7 dicembre 2018, le seguenti leggi regionali e ha deliberato la non impugnativa: legge 4 ottobre 2018 "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2017"; legge 4 ottobre 2018 "Norme di attuazione della legge 21 novembre 2000, n. 353 'Legge quadro in materia di incendi boschivi'; legge 4 ottobre 2018 "Misure per il riuso e la riqualificazione dell'edificato e la rigenerazione urbana".
Sempre in data 7 dicembre 2018, il Consiglio dei Ministri ha deliberato la rinuncia all'impugnativa verso la legge n. 26/2018 "Disposizioni urgenti in materia di bilancio di previsione finanziaria 2028-2020".


Argomento: Bilanci preventivi

Esame proposta di deliberazione n. 366, inerente a "Schema di bilancio finanziario di previsione del Consiglio regionale per il triennio 209-2020 2021"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 366, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola alla Vicepresidente Motta, in qualità di Consigliera, per l'illustrazione.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente; buongiorno, colleghi.
Il bilancio di previsione del Consiglio è stato approvato ieri all'unanimità in Commissione e di questo vi ringrazio.
Sottolineo pochi passaggi. Intanto c'è il parere favorevole del Collegio dei Revisori dei Conti, espresso in data 10 dicembre 2018, senza rilievi particolari e con osservazioni di prassi. Abbiamo entrate principalmente dovute a trasferimenti della Giunta regionale. Il fabbisogno finanziario è costante negli anni; dal 2017 al 2018 è stato di 47 milioni circa di euro e ci sarà un picco, con l'unica eccezione nel 2019, con 49 milioni e 100.000 euro, per arrivare nuovamente a una cifra costante in diminuzione per il 2020 e 2021, a 48 milioni.
L'anno 2018, come dicevo, ha quest'aumento dovuto principalmente a tre voci.
La prima voce riguarda gli oneri derivanti dall'applicazione dei rinnovi contrattuali del personale, che a regime dal 2018 sono stimati su base annua per 340.000 euro. Nel triennio 2019-2021 verranno stanziate ulteriori risorse, proprio per far fronte a questo aumento per il rinnovo dei contratti, con 260.000 euro circa nel 2019, 185.000 euro circa nel 2020 e 234.000 euro circa nel 2021.
La seconda voce riguarda i maggiori costi legati al passaggio di legislatura. Siamo in chiusura, nel 2019, della X Legislatura, quindi ci sarà il passaggio all'XI Legislatura.
La terza voce riguarda la cessazione delle riduzioni degli assegni vitalizi, con data 31/12/2019.
Questi sono i tre maggiori costi che ritroveremo nel 2019, che fanno lievitare la previsione di circa un milione di euro.
Per quanto riguarda l'avanzo d'amministrazione presunto è stimato, per il 2019, in 11.548.469 euro, cui dobbiamo aggiungere i rischi per i contenziosi. Saprete che ci sono ancora dei ricorsi degli ex Consiglieri nonostante si sia vinto anche in secondo grado, ma prudenzialmente gli Uffici ne devono ancora tenere conto.
Vi è ancora una piccola quota di avanzo vincolato per il rinnovo del contratto della dirigenza 2016-2018, degli accantonamenti per le indennità di fine mandato dei Consiglieri regionali e, in quota parte, ancora la restituzione dei contributi ex legge regionale 1 del 2014.
C'è ancora una parte consistente di 5.350.000 euro destinata agli investimenti: dobbiamo completare, come sapete, le opere di ristrutturazione di Palazzo Lascaris (tetto, facciata, cortile e anche l'Aula), per poter completare in pratica la ristrutturazione della nostra struttura, quindi arriviamo a un totale di avanzo presunto, come dicevo, di 11.500.000 euro circa. I fondi liberi rimangono 338.790 euro, che poi vedremo nel rendiconto.
Inoltre, abbiamo previsto, rispetto al bilancio di previsione iniziale 2018 2020, una somma di 2.143.710 euro come il fondo pluriennale vincolato in entrata sull'esercizio 2019. Era già una spesa prevista che è stata spostata dal 2018 al 2019. Questi riguardano soprattutto i capitoli del personale.
Per quanto riguarda la spesa, non ci sono cose particolari da sottolineare.
L'unica spesa riguarda la spesa corrente, che passa dal 2018, come assestato, per 44.896.000 euro. La previsione del 2019 è simile (44.600.000 euro) e, invece, 46.465.769 è la previsione per il 2020, per tornare al 2021, con una somma minore (46.120.000 euro). Infatti, come dicevo, se la prossima legislatura non deciderà in modo diverso, tornano a crescere perché sarà cessato il contributo di solidarietà degli ex Consiglieri sui vitalizi.
Nonostante il Consiglio abbia avuto più spese e anche più competenze, non abbiamo aumentato la spesa corrente, anche tenendo conto della ristrutturazione del Palazzo; nonostante questo, riduciamo la spesa di gestione, che rimane costante fino a fine legislatura, ripeto, nonostante più competenze e più investimenti.
Credo non ci sia altro da aggiungere, se non ringraziare, come sempre, gli Uffici, a cominciare dal dottor Panté, il dottor Mignosi e il dottor Bevacqua che, oltre a essere di grande supporto per il Consiglio forniscono un contributo prezioso a noi come Ufficio di Presidenza e alla struttura nel suo complesso.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Motta.
Ci sono problemi tecnici nel funzionamento del sistema audio e nella gestione dei microfoni. Si sta cercando di mettere a posto l'impianto.
Sospendiamo i lavori per qualche minuto.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.33, riprende alle ore 10.40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire nell'analisi del bilancio di previsione del Consiglio regionale soprattutto per sottolineare due questioni.
La prima è di ordine temporale, nel senso che è un po' particolare quest'anno andare ad approvare il bilancio di previsione del Consiglio regionale prima di aver anche solo approvato l'esercizio provvisorio del bilancio della Regione Piemonte.
Non è nulla di particolare, però è un dato da sottolineare: diciamo che il bilancio madre, quello della Regione Piemonte, dell'Ente capofila, verrà approvato in esercizio provvisorio (quindi in dodicesimi) nella seduta di giovedì.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Bono, è sempre stato così: abbiamo sempre approvato prima il bilancio del Consiglio. Magari non se lo ricorda, ma così è andata finora.



BONO Davide

Va bene, io dico che.



PRESIDENTE

Può non essere d'accordo sul metodo, ma finora è andata così.



BONO Davide

Sì, sì, sì, ma io rimango della mia opinione.
Il secondo tema che volevo affrontare è quello dei vitalizi, visto che l'abbiamo toccato marginalmente anche nella riunione dei Capigruppo e siamo in attesa dell'approvazione della norma in manovra nazionale che dovrebbe prevedere, appunto, un ricalcolo contributivo dei vitalizi in essere degli ex Consiglieri cessati dal mandato che hanno il vitalizio.
La dimostrazione, direi abbastanza plastica ed evidente del fatto che la misura porterà comunque un risparmio importante, sia a livello regionale sia a livello nazionale, si evince solo analizzando il dato dell'incremento di spesa dal 2019 al 2020, quando terminerà il contributo temporaneo con misure di riduzione e contributo di solidarietà che introducemmo qualche anno fa e che si esaurirà il 31 dicembre 2019.
Il dato della spesa complessiva dei vitalizi passa praticamente da 6,7 milioni a 7,8 milioni; ci saranno, dalla stima, tre vitalizi nuovi nel 2020 e un vitalizio in più nel 2021, quindi si arriverà a superare la somma di otto milioni.
Ritengo che la misura del ricalcolo contributivo dei vitalizi sia un qualcosa da non procrastinare oltre questa legislatura. Sia il Presidente del Consiglio che il Vicepresidente dalla Giunta regionale sanno benissimo che la misura in discussione al Senato in manovra dovrebbe prevedere una sorta di deroga per le Regioni che vanno al voto entro 180 giorni dall'approvazione dalla manovra. Dunque, questa Regione dovrebbe rientrare all'interno di questa sostanziale deroga (proprio perché, andando a votare a maggio, sono cinque mesi, per cui si rientra abbondantemente dentro i 180 giorni).
Ripeto che si tratta di una norma che dovrebbe essere presentata in questo modo, ma non ne abbiamo ancora la certezza.
Se non ricordo male, avendo visto solo una bozza di emendamento della manovra, l'intesa dovrebbe essere raggiunta entro il 31 marzo 2019.
Nell'auspicio che questa intesa tra Regioni arrivi prima del 31 marzo 2019 e visto che sia io che il collega Bertola abbiamo presentato una proposta di legge in questo senso anni fa (quindi abbiamo precorso un po' anche i termini della Camera e del Senato), cioè di un calcolo contributivo dei vitalizi, siamo per approvare il ricalcolo contributivo dei vitalizi già in questa legislatura.
Potrebbe essere un segnale politico importante che dà questo Consiglio senza dover attendere la prossima legislatura. Capite bene che è ovvio che ci sarà un vincolo di legge con il taglio dei trasferimenti pari al 20% dei trasferimenti non vincolanti (quindi no sanità, no trasporti e no politiche sociali), ma sarebbe un segnale che dà questa legislatura.
Ricordo che questa legislatura non è riuscita ad approvare la legge elettorale e non voglio offendere, ante termine, i colleghi di LeU che hanno presentato e richiesto di poterla discutere e modificarla in questi mesi che ci rimangono (ritengo che sarà difficile approvarla).
Questa legislatura non ha approvato la doppia preferenza di genere (forse siamo l'ultima Regione in Italia che non ha approvato questo dato), quindi sarebbe almeno un buon segnale approvare il ricalcolo contributivo dei vitalizi. Probabilmente avremo di modo approvarlo tra marzo e aprile quindi chiederei, comunque, al Consiglio, nella persona del Presidente Boeti, di dare mandato agli Uffici di fare tutte le simulazioni e i calcoli so che in parte sono già stati fatti - e poi, come Regione Piemonte, di far sì che l'intesa venga raggiunta prima possibile e con le modalità che saranno concordate.
Ho sentito ieri il Vicepresidente Reschigna il quale diceva che la modalità migliore sarebbe quella del taglio massimo percentuale, cioè una soglia di taglio percentuale al di sopra di cui non salire. Francamente, sono più dell'idea di adottare il modello della Camera, in cui si farebbe un ricalcolo contributivo sull'indennità dell'ultima legislatura, quindi la IX, che dovrebbe, tra l'altro, da alcune simulazioni che sono state fatte dare un'entità di vitalizio contributivo soddisfacente, che non produca un taglio superiore al 50%. Il dato è abbastanza interessante.
Altrimenti c'è quel problema del vitalizio che, per un Consigliere della I Legislatura, avendo avuto un'indennità molto bassa, si riduce al di sotto della quota della pensione sociale (sotto i 500 euro), quindi avrebbe un quid in più di possibile incostituzionalità, ma spesso questo è da valutarsi, o di possibile impugnativa (posto che le impugnative, dato la mia esperienza degli ultimi anni, verranno comunque fatte).
Il messaggio è, proprio perché nel bilancio previsionale è scritto che la spesa tornerà a salire dal 2020, prendiamo un impegno in questo senso per far sì che la Regione, nonostante ci sia la possibilità di una proroga intervenga su questo tema prima della fine legislatura.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Vicepresidente Motta, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Intervengo sulla questione della tempistica, perché il resto è una volontà politica dell'Aula che non spetta a me, in questo momento, commentare.
Ricordo a tutta l'Aula che il bilancio della Consiglio regionale viene inglobato da quello della Regione, ed è per questo che è logico approvarlo prima. Abbiamo sempre fatto così, ma non solo perché si è fatto sempre così, ma perché c'è una tempistica che chiede la priorità del bilancio del Consiglio regionale che, appena approvato, viene inserito nei conti della Regione Piemonte in una logica di tempistica e di coerenza.



PRESIDENTE

Prima di rispondere al Consigliere Bono, volevo sentire l'intervento del Consigliere Vignale che, magari, è sullo stesso argomento, in maniera da fare una riflessione su entrambi gli interventi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Non voglio deluderla, ma credo che, al di là della questione simbolica e dei numeri, in realtà, questo documento sia da valutare rispetto a ciò che il Consiglio ha fatto.
Lo dico ogni anno quando si vota il bilancio del Consiglio perché mi sembra corretto farlo, ma non perché chi ci ascolta possa, in qualche modo e grazie a ciò che dico, cambiare idea se ha un brutto concetto dell'attività politica, ma perché credo sia doveroso ricordare che cosa, nell'arco almeno delle ultime due legislature, questo Consiglio regionale ha fatto.
Se noi fossimo all'interno di una holding con più aziende, non ci sarebbe nessuna azienda tanto efficiente e che ha applicato tanti risparmi, quasi a parità di mantenimento dei servizi, come il Consiglio regionale. Non ricordo il dato esatto, ma credo che il Consiglio regionale, nel 2018 costi qualcosa come 25-30 milioni in meno del Consiglio regionale rispetto al 2010-2011.
Ripeto, 25-30 milioni di euro, posso sbagliarmi, ma di qualche unità. Lo dico perché poi, ogni anno, discutiamo a lungo, all'interno del bilancio per cercare qualche centinaia di migliaia di euro o un milione, per sostenere settori in difficoltà.
Solo la scorsa settimana alcuni colleghi, legittimamente, hanno posto il problema di come, per alcuni settori, dalle biblioteche civiche e comunali ai fondi per l'istruzione, alle Pro Loco o ad altri settori della nostra Regione, fosse necessario stanziare qualche centinaia di migliaia di euro.
Cosa sarebbe accaduto se il Consiglio regionale avesse continuato a spendere le risorse che spendeva? Che la Giunta regionale, proprio per il motivo che ricordava prima la Vicepresidente Motta, essendo contenuto il bilancio del Consiglio in quello della Regione, avrebbe avuto alcune decine di milioni di euro in meno nell'arco di ogni anno da spendere.
Credo che, tuttavia, vada ricordato come è avvenuto questo risparmio. È avvenuto, sostanzialmente, in tre modi: con delle efficienze che si possono creare all'interno di ogni macchina amministrativa, con una consistente riduzione dello stipendio dei Consiglieri regionali (ognuno di noi sopravvive in modo assolutamente superiore alla media di ogni cittadino piemontese, sia ben chiaro) e, soprattutto, con il taglio totale delle attività per il personale dei Gruppi consiliari, nonché della possibilità di svolgere attività politica.
Qual è il compito che la legge dello Stato e lo Statuto assegnano al Consiglio regionale? Sostanzialmente, i compiti sono due: uno è il compito legislativo e l'altro, tanto che uno sia all'opposizione quanto che uno sia in maggioranza, è, invece, un compito di controllo delle attività dell'esecutivo.
Questo è il motivo per cui i cittadini ci pagano, perché settimanalmente la nostra busta paga viene pagata (tanto ai Consiglieri quanto agli Assessori) con la fiscalità dei cittadini. Il problema è che noi, oggi, ai cittadini costiamo un po' meno di prima, ma io non sono così certo che questo Consiglio regionale sia in grado - come prima - di svolgere attività legislativa a favore dei piemontesi e attività di controllo dell'esecutivo.
All'interno della Giunta regionale operano - giustamente - per l'attività che la Giunta regionale deve svolgere, più di 2.000 persone. All'interno dei Gruppi consiliari, il numero esatto non lo conosco, ma penso che non si arrivi alle 70-80 persone, con i contratti più disparati.
Noi, ogni tanto, parliamo delle difficoltà economiche dei cittadini piemontesi, ma - anche per sgombrare questo velo del vantaggio di operare presso un Consiglio regionale - vorrei far vedere i contratti di alcuni dipendenti del mio Gruppo: sicuramente, molti cittadini piemontesi che si lamentano legittimamente per le proprie retribuzioni, non farebbero cambio.
Parliamo sempre di stipendi e non di fondi necessari per svolgere l'attività politica; parliamo dell'utilità di persone che sono indispensabili per lo svolgimento dell'attività politica, tanto per la parte legislativa quanto per quella di controllo.
Noi spesso celebriamo alcune democrazie o guardiamo gli esempi di alcune democrazie. A me piace la democrazia americana, perché è una democrazia molto decidente (chi vince, decide), ma dà grandissimi poteri di controllo.
Addirittura, il Parlamento americano ha facoltà pari a quelle della Magistratura, ma un Senatore statunitense, visto che rappresenta lo Stato ha un budget di alcuni milioni di euro per il proprio staff. Perché? Perché, nel rappresentare il suo staff al Senato federale, deve controllare l'operato di una democrazia decidente.
La nostra - cioè la Giunta regionale - è una democrazia decidente? Assolutamente sì, perché il Presidente viene eletto dai cittadini e perch la Giunta ha un potere su tutta l'esecuzione delle leggi, all'interno della quale il Consiglio regionale interviene poco.
È corretto, nonostante continui a costare alcune decine di milioni di euro che il Consiglio regionale oggi possa fare male le leggi e quindi ci affidiamo solo alle leggi che provengono dall'esecutivo e possiamo controllare pochissimo l'attività dell'esecutivo? Io credo sia un male che una parte di risorse siano state tagliate da una legge dello Stato (poi ci arrivo, tanto un po' di tempo ce l'ho ancora), che ha deciso che le Regioni non potevano più avere soldi per i propri dipendenti.
Sia chiaro (non lo dico ai colleghi che ben lo sanno, ma a chi ci ascolta): questo non riguarda neanche per un euro i processi che si sono svolti, ma riguarda le risorse finalizzate al personale dei Gruppi consiliari.
È corretto che, guadagnando meno noi e spendendo meno la cittadinanza e la fiscalità generale, si sia creato un sistema che fa sì che gli esecutivi sono sostanzialmente incontrollabili? Io penso sia un gravissimo errore anche perché la cosa curiosa è che lo stesso legislatore che ha previsto il taglio dei rimborsi, che ha previsto il taglio delle risorse per i dipendenti dei Gruppi e che vuole prevedere il taglio dei vitalizi e quant'altro, non abbia mai intaccato alcun beneficio a livello nazionale.
Sono stati coinvolti i vitalizi, ma riguardo al passato non è accaduto nulla: un parlamentare della Repubblica oggi ha un'indennità, ha una potestà, nello svolgimento dell'attività politica, assolutamente pari a quella di prima e lo scandalo di Rimborsopoli non può essere il motivo perché in termini di scandali alcuni enti dello Stato non sono da meno.
Questo ha portato una conseguenza: andate a leggere - e concludo - il dossier che ogni anno l'ANAC (l'Autorità Nazionale Anticorruzione) presenta sui soggetti infedeli. Chi sono oggi i soggetti infedeli nei confronti della Pubblica Amministrazione? Non lo dico io, ma lo dice l'ANAC: per il 90% non sono gli eletti, ma è il personale degli enti. Perché? Perché tanto meno la politica sa esercitare un'attività di controllo, tanto maggiore pu essere la possibilità di essere infedeli nei confronti dell'Amministrazione per cui si opera.
Pertanto, ritengo che una volta l'anno (abbiamo portato via dieci minuti) qualche riflessione sul valore delle istituzioni e su quanto un euro investito sia utile per le istituzioni vada fatta, perché ci sono due modi per svolgere l'attività della democrazia: o per censo, per cui chi ha più risorse ha la possibilità di pagarsi più personale, di svolgere attività di comunicazione o quant'altro, o per risorse che vengono date dalla fiscalità generale.
Non ce n'è una terza o, meglio, ce n'è una terza, ma è illecita.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Molto velocemente, Presidente, perché ritengo che vi siano passaggi della vita amministrativa o di governo del Piemonte nei quali è giusto specificare le posizioni politiche nei confronti di alcuni provvedimenti.
Dico subito che ho colto alcuni spunti davvero interessanti dall'intervento del collega Vignale, soprattutto quando allude o esplicitamente fa riferimento alla necessità di riportare nel luogo adatto la politica e le istituzioni.
Il luogo adatto per la politica e le istituzioni è quello delle responsabilità, è quello della capacità di decidere e di assumersi delle responsabilità. È un luogo alto, non basso, diciamo così. È un luogo che deve ritornare a essere nell'opinione pubblica il campo della soluzione dei problemi e delle assunzioni delle responsabilità - l'ho detto prima - ed è compito nostro innanzitutto, con i nostri atteggiamenti, con l'etica, con la coerenza tra il pensiero e l'azione ritornare a essere in sintonia con quell'opinione. Molto abbiamo fatto, ma c'è ancora tantissimo da fare.
Credo che una democrazia e uno Stato che considera la politica come un bene pubblico sia una democrazia migliore. Per una serie di ragioni, negli ultimi anni ciò non è avvenuto e devo dire che non ci hanno guadagnato i cittadini. Per questo, riportare la politica a essere utile è il compito di tutti noi, per farne uno strumento adeguato alle esigenze della nostra popolazione.
Politica è una bella parola; tutte le parole non devono farci paura, è l'utilizzo delle parole che può farci paura. Per riportare quello che sto dicendo all'oggetto della discussione, quando noi abbiamo scelto all'inizio della legislatura di essere coerenti tra le intenzioni della campagna elettorale e i fatti della vita amministrativa, cioè quella di decurtare di una percentuale molto alta le nostre indennità, abbiamo voluto dare un segnale e nulla di più - non so neanche se è arrivato ai cittadini - per contenere i costi della politica e per provare a essere adeguati alle esigenze dei cittadini. In tanti campi ci siamo riusciti e molto umilmente lo dico: nelle condizioni date, in altri settori è stato molto complicato però ce l'abbiamo messa tutta. Questo deve esserci riconosciuto.
Con lo stesso atteggiamento e con lo stesso approccio dico al collega Bono l'ho detto già durante i lavori di qualche riunione di Capigruppo - che vogliamo discutere di vitalizi, che vogliamo discutere di sistema pensionistico, ma che vogliamo farlo con sobrietà, sapendo che dove ci sono degli eccessi, bisogna intervenire e dove, invece, una scelta rischia di essere soltanto utile per una comunicazione spicciola - non è il caso del collega Bono - o per alimentare consenso, questa cosa non va bene.
La politica forte è quella giusta, cioè quella che si assume la responsabilità, nonostante l'aria che tira, di compiere scelte corrette, il più possibile giuste. Ed è quello che vorremmo fare anche rispetto al tema dei vitalizi e, più in generale, del contenimento dei costi della politica ma banalmente non per indebolirla.
Non so se è il pensiero del mio Gruppo e non so se sto portando a sintesi il pensiero del mio Gruppo, ma io sono tra quelli che pensano che avere eliminato il sostegno pubblico ai partiti non ha portato molto bene alla vita della nostra democrazia. Non ha reso più libera la politica. In quel periodo serviva fare quella scelta e si è fatta. Bene, però l'autonomia della politica dal resto è un valore che dobbiamo preservare e dire queste cose in questa discussione e in questo atto, che è un atto amministrativo presentato dalla collega Motta, credo che sia significativo e ne sentivo la necessità.
Credo di aver fatto bene ad offrire il mio punto di vista in questo dibattito.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto "P. Gobetti" di Beinasco (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto "P. Gobetti" di Beinasco in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Bilanci preventivi - Bilancio pluriennale

Esame proposta di deliberazione n. 366, inerente a "Schema di bilancio finanziario di previsione del Consiglio regionale per il triennio 2019-2020 2021" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 366, inerente a "Schema di bilancio finanziario di previsione del Consiglio regionale per il triennio 2019-2020-2021", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Sento il dovere, dopo le riflessioni del Consigliere Bono, un po' perché ho avuto questa delega in questi cinque anni in Consiglio regionale, un po' perché me ne sto occupando come Presidente del Consiglio, di fare una riflessione su quello che diceva il Consigliere Bono, cioè sulla questione dei vitalizi.
Come lei sa, non c'è stato un disegno di legge in Parlamento, al quale ovviamente noi ci saremmo adeguati, per definire un sistema diverso per il pagamento dei vitalizi ai Consiglieri regionali. Ci sono stati due provvedimenti, due delibere dell'Ufficio di Presidenza della Camera e dell'Ufficio di Presidenza del Senato. Non c'è una legge che dice quello che dobbiamo fare. È un provvedimento considerato da tutti, rispetto alle Regioni, incostituzionale, perché la Camera e il Senato rispondono all'Ufficio di Presidenza di Camera e Senato e le Regioni non hanno questo dovere.
Nonostante questo, però, ci si è predisposti, sia le Giunte regionali - e mi pare che il Vicepresidente Reschigna faccia parte del Tavolo che discute di queste questioni - sia per quanto riguarda i Presidenti dei Consigli regionali per consentire al Governo, se ha questo obiettivo politico, in qualche modo di raggiungerlo.
Ci sono due parole, però, Consigliere Bono, che sembrano sparite, almeno fino a questo momento, dalla discussione: una è il contributo di solidarietà, perché in questo modo il Governo non raggiungerebbe il suo obiettivo politico, che è quello di utilizzare la parola "vitalizio" rispetto alla popolazione italiana alla quale si rivolge. Ma non è solo questo che sembra essere sparito. Sembra essere sparita anche la parola "contributiva".
In sostanza, si sta cercando un modo per andare incontro alle esigenze del Governo, ma la Corte Costituzionale dice che comunque si può adottare un provvedimento retroattivo se questo provvedimento risponde a un criterio di equità, di intelligenza, di buonsenso verso le persone cui è indirizzato.
In questo momento non è stata presa nessuna decisione, non sappiamo come sarà il documento che verrà fuori quando verrà approvata in Parlamento la legge di bilancio, quindi non possiamo fare una previsione. È prevista la deroga per le Regioni che vanno al voto nel mese di maggio. Noi possiamo deliberare dopo marzo soltanto se il provvedimento è inderogabile e urgente. È chiaro che, se il provvedimento è invece previsto in una legge dello Stato, non è né inderogabile né urgente, quindi dopo il 30 marzo non possiamo assolutamente deliberare.
Se la conclusione di questo percorso, d'accordo con i Presidenti del Consiglio regionale e della Giunta regionale, arriva a compimento prima di marzo, il Consiglio regionale può deliberare fino alla fine di marzo e naturalmente noi valuteremo, all'interno del Consiglio regionale, se questo sarà possibile.
Consigliere Vignale, per quanto riguarda le sue riflessioni, anche qui in Italia chi vince comanda, perché il nuovo Governo ha immediatamente mandato a casa tutti i vertici delle aziende e sostituiti con uomini propri, quindi rispetto allo spoil system americano in questo momento (anche prima naturalmente) nel nostro Paese non c'è nessuna differenza.
Come lei sa, noi abbiamo ridotto i costi del Consiglio regionale dai 64,5 milioni del 2014 ai 48,5 milioni di questo momento. Quando parlo col dottor Panté, egli dice che sotto questo.



(Commenti del Consigliere Vignale)



PRESIDENTE

Dal 2014. Dato che, come lei sa, io sono abituato a non guardare indietro parlo del periodo in cui, in qualche modo, ho avuto una responsabilità rispetto a questo tema. Prima erano ancora più alti: sono d'accordo con lei.
Da 64 a 48 milioni: il dottor Panté dice che sotto questa soglia il Consiglio regionale non può andare.



(Commenti del Consigliere Vignale)



PRESIDENTE

Tu non credi a Panté? Io credo a Panté e sono completamente d'accordo con lui.
Il risparmio del Consiglio regionale, a parte le iniziative culturali che incidono poco sulla spesa, ovviamente non può che rivolgersi alla spesa del personale. Qui anch'io, come lei, credo che non sia possibile svolgere l'attività politica senza un personale adeguato, senza un personale competente, senza un personale che sostiene - e questo vale, devo, dire anche per l'Ufficio di Presidenza - il lavoro e l'attività dei Consiglieri regionali.
Un Senatore americano che ha il budget che lei ha ricordato è un Senatore che conta nell'economia, nella politica, nel rapporto con i suoi cittadini.
Lei sa che in questo momento nel nostro Paese - non so se è stata approvata, ma forse è in discussione - c'è una legge che penalizza il reato di influenza, cioè se un Parlamentare o un Consigliere regionale si occupa di una questione e la Magistratura ritiene che abbia influenzato in qualche modo l'evoluzione di tale questione, potrebbe essere processato. Questo è il limite tra (diciamo così) l'invadenza o il vantaggio che può avere il Parlamentare o il Consigliere; è un confine piuttosto labile e difficile da definire: dipende dal Magistrato, che può eventualmente.
Ciò significa praticamente che i Consiglieri regionali e i Parlamentari possono votare le leggi, ma probabilmente non possono avere (diciamo così) nessun ruolo e nessuno sviluppo all'interno dei loro territori.
Anche negli Stati Uniti - l'ho detto qualche altra volta - c'è stato un Presidente che una settimana faceva colazione con i democratici e una settimana faceva colazione con i repubblicani, pensando che questi rappresentassero tutto il Paese. Lo dico con rispetto per il Movimento 5 Stelle, ma il Presidente della Regione non è riuscito ancora a farsi incontrare da un Ministro, quindi diciamo che c'è un po' di differenza in questo momento nel nostro Paese su quello che succede.
Di conseguenza, io credo che il Consiglio in questi cinque anni abbia fatto un buon lavoro e che l'abbia fatto assieme all'opposizione in un rapporto costante. Eravamo assieme quando qui si facevano le serali ed eravamo assieme quando si facevano le notti, che erano una roba praticamente inutile perché si cercava di fiaccare la resistenza dell'opposizione. In questi cinque anni, invece, abbiamo discusso di giorno; abbiamo, ognuno con le proprie responsabilità, trovato una soluzione nell'interesse dei piemontesi e sinceramente ritengo che il Consiglio regionale abbia fatto un buon lavoro non soltanto da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista della civiltà e della disponibilità.
Chiede di intervenire per fatto personale, Consigliera Frediani? Sto scherzando, prenda pure la parola.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Non so se possa essere considerato un fatto personale, forse in parte lo è in effetti lo potrebbe essere, perché non ho capito molto il senso del suo intervento politico svolto dal luogo in cui siede, nel senso che lei in Aula, in questo momento, è seduto in quel luogo ed è il Presidente del Consiglio.
Mi sembra che il suo intervento abbia avuto una chiara connotazione politica con dei riferimenti al Governo che ho trovato del tutto inopportuni, quindi non ho compreso molto il senso del suo intervento.



PRESIDENTE

Mi rincresce il fatto che non l'abbia capito: volevo fare un confronto fra sistemi diversi. Mi dispiace che non l'abbia capito, ma non ci posso far niente.
Ha chiesto la parola il consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Di solito non intervengo su questi temi e non mi piace alimentare polemiche sterili, ma prendo la parola per far capire che l'intervento della collega Frediani non è un intervento personale che non trova condivisione in altre libere menti pensanti.
Devo far notare che il suo intervento dallo scranno di Presidente è decisamente politico, decisamente inopportuno e anche decisamente fuori luogo, perché cita fatti che vengono ribaditi continuamente dalla maggioranza e dal suo partito relativamente ai rapporti con il Governo di un altro colore politico.
Tuttavia, mentre un Consigliere dal suo scranno può dire quello che vuole e un Consigliere di maggioranza può benissimo criticare l'operato di un'altra forza politica, quando si è Presidente di un'Aula e rappresentante di tutte le forze politiche, continuare a ribadire e ritornare su fatti di mesi fa di presunti problemi tra la Giunta regionale e il Governo centrale, lo troviamo inopportuno e fuori luogo: non aveva niente a che vedere con gli interventi precedenti e col tema dell'ordine del giorno.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Voglio offrire un contributo costruttivo alla discussione, per dare anche una spiegazione sulla prossemica, nel senso che sto per fare un brevissimo intervento politico e lo faccio da qui.
Ne approfitto per richiamare brevemente una delle osservazioni fatte dal Presidente del Consiglio e lo faccio ricordando un grande allenatore di calcio scomparso qualche anno, Vujadin Boskov, che diceva: "Rigore è quando l'arbitro dà".



(Commenti fuori microfono)



BERTOLA Giorgio

Detto da uno juventino, però è così, non c'era ancora il VAR, quindi "rigore è quando l'arbitro dà".
Un provvedimento è incostituzionale quando la Corte Costituzionale dice che è incostituzionale; prima sono opinioni che possono essere espresse nelle sedi opportune. Lo faccio anche pensando, riferendomi al provvedimento specifico, sui vitalizi, pensando a quello che è stato il passato.
La misura penalizzante di penalizzazioni per le Regioni che eventualmente non adeguassero il loro sistema sui vitalizi è stata ripresa pari pari da quella che il Governo Monti introdusse per i Consigli regionali e per le Regioni che non riducevano il numero dei Consiglieri. Lì, quindi, rigore non era e arbitro non ha dato, perché quel provvedimento non venne impugnato dall'allora Corte Costituzionale. Fino a lì sono opinioni legittime di tutti, opinioni che si possono e si devono esprimere nelle sedi opportune.
Lo dico perché anche su altri provvedimenti, anche questi opinabili abbiamo sentito, da fonti istituzionali non politiche, dare patenti di costituzionalità, quando anche lì si trattava, ancora per il momento, di opinioni.
Non era una polemica e termino qui; chiedevo solo se era possibile dare un contributo costruttivo a questa discussione.



PRESIDENTE

Consigliere Bertola, la Corte si pronuncia sull'incostituzionalità se c'è qualcuno che fa ricorso su un provvedimento adottato. Questo provvedimento non è ancora stato applicato, quindi non ci può essere un pronunciamento della Corte. Quello che io ho detto lo ripetono i Presidenti dei Consigli regionali di centrodestra, di centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, ed anche i Presidenti di Giunta.
Tutti quelli che si stanno occupando di questa questione ritengono che il provvedimento sia incostituzionale. Se lo sarà, lo vedremo quando il provvedimento sarà adottato e se ci sarà, come tutti ritengono (se nessuno farà ricorso buon per tutti), il ricorso da parte di qualcuno.
Per quanto riguarda la possibilità, rara per quanto mi riguarda, di esprimere un pensiero, l'ho detto senza voler offendere nessuno, però io credo che il Presidente della Camera Fico stia facendo bene il suo lavoro.
È un uomo serio, un uomo capace, però frequentemente dice, su alcune questioni che riguardano le comunità e gli immigrati, quello che pensa senza che in questo ci sia nessun pensiero di lesa.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Io non so se l'ha detto quando presiede, ma lo dice continuamente. Lo dice continuamente.
Ho risposto al Consigliere Vignale, comunque terminiamo qui questa discussione.
Ci sono altri Consiglieri che desiderano intervenire, altrimenti procediamo con la votazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tronzano; ne ha facoltà.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Di che cosa stiamo parlando? Lei è stato troppo morbido, Presidente, anzi mi ha fatto un po' arrabbiare quando ha parlato di Fico.
Non capisco perché abbia parlato di Fico: Fico, a mio giudizio, non fa bene il suo lavoro, per cui questa è una sua opinione. Lei fa il Presidente faccia le cose che deve fare e non dia un'opinione politica su persone che non sono presenti in Aula e non possono difendersi.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Lasciamo parlare il Consigliere Tronzano.



TRONZANO Andrea

Detto questo, Presidente, credo che la demagogia debba avere un limite a un certo punto, io credo. Non ho la verità in tasca, Presidente e Consiglieri non ho la verità in tasca, parlo a titolo personale perché non so cosa pensa il mio Gruppo e il mio partito sulla questione (posso immaginarlo, ma non è una posizione specifica).
Sui vitalizi regionali, Presidente, parliamo di 185 persone, per un totale di sei milioni e 900 mila euro all'anno. Sono persone che hanno dai 70-75 anni in su; persone che hanno servito questa Regione, questa patria anche per decenni.
Il vitalizio nasce in un momento storico - e lo ricordo a tutti, perché è importante ricordare la storia e non i danni che poi le persone fanno alle buone idee che la storia ha avuto, perché questo è un altro discorso - per cercare di difendere lo Stato rispetto alle decisioni che un politico poteva prendere in contraddizione rispetto ai propri elettori.
Lo Stato, quindi, in un momento storico difficile ha detto ai suoi eletti: "Se tu, per l'interesse superiore dello Stato stesso, prendi una decisione che ti metterà in difficoltà nei confronti dei tuoi elettori, lo Stato ti tutela".
Questa è la politica. La politica ha libertà di fine, non deve essere condizionata da nessuno, ed è per questo che io mi batto e mi batter sempre, dal punto di vista personale, sia per non ridurre troppo i costi della politica (ma ridurre gli sperperi) sia per non ammazzare chi oggi prende il vitalizio.
Io non lo prenderò. Non lo prenderò, quindi mi posso permettere, visto che ho caratterizzato la mia attività politica per non rubare, ma per servire il cittadino - per non rubare, mi rivolgo ai giovani, anche se non ci sono ma per servire il cittadino - e per perseguire il bene comune.
Posso permettermi di dire che, se verranno toccati i vitalizi di queste 185 persone (cosa, peraltro, già fatta con il 10% di qualche anno fa), ci sarà un vulnus, un baco alla democrazia.
Questo non è possibile, perché sono diritti acquisiti.
Allo stesso modo, consiglio ai Consiglieri presenti di non esagerare facendo sempre "più uno" nella riduzione delle spese della politica, perch la democrazia ha i suoi costi, cari Consiglieri. La democrazia - lo diceva bene il Consigliere Vignale prima - ha i suoi costi. Lo Stato americano paga profumatamente i suoi Senatori perché si devono difendere dal potere esecutivo del Presidente degli Stati Uniti e devono averne la possibilità! Lo dico anche agli amici dei 5 Stelle, che su certe battaglie hanno anche avuto ragione, perché il sentimento del popolo, probabilmente, andava in quella direzione, ma oltre a un certo limite non si può andare e lo state vedendo anche voi nel modo di governare, sia su Torino sia nel Paese, che non si può andare oltre un certo limite.
Quindi, la pregherei realmente, Presidente, di essere anche più chiaro, mi permetta, su queste cose, tanto non dobbiamo avere paura.
Abbiamo rubato qualche soldo? No! Abbiamo subito dei processi? No! Quindi permettiamoci, per favore, di parlare con chiarezza ai cittadini e non tanto qui dentro.



(Commenti fuori microfono)



TRONZANO Andrea

No, io parlo personalmente.
Si parli con più chiarezza su questo, Presidente, senza paura, perché la democrazia va difesa anche partendo da queste cose!



PRESIDENTE

Grazie, collega Tronzano.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Si è aperto il dibattito sui vitalizi. Io ricordo quanto ha detto prima il Consigliere Bono: il Movimento 5 Stelle ha presentato un progetto di legge ormai da anni, che purtroppo non è mai stato calendarizzato.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Parli pure, Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Da parte del nostro Gruppo, il dispiacere è soltanto politico e non personale. La nostra proposta di legge sui vitalizi non ha mai avuto il privilegio di arrivare in Consiglio regionale.
Per quanto mi riguarda, è stato un privilegio entrare in quest'Aula personalmente, ho speso 98 euro per la campagna elettorale; non una grossa cifra, considerando la cifra media che si spende per le campagne elettorali personali.
Questo sta a indicare che il Movimento 5 Stelle ha consentito di fare politica a persone che non fanno della politica una professione, ma che si avvicinano alla politica attivamente come cittadini, che possono entrare in politica senza spendere cifre significative, cosa che un lavoratore precario o un operaio non potrebbe mai permettersi, perché dopo aver pagato le bollette dell'acqua, del gas, della luce e ha pagato i libri di scuola ha finito la sua politica. Può certo andare alle assemblee dei comitati eccetera, ma si può scordare di entrare in quest'Aula.
Tra l'altro, avevamo discusso in Aula dei costi delle campagne politiche personali e sul fatto che sono costi troppo elevati: si discuteva se mettere un tetto regionale e limitare questi costi, perché parliamo della politica in senso alto, intesa come la possibilità per tutti di partecipare alla politica in senso alto, come una necessità quasi fisiologica di tutti i cittadini, perché di politica si discute sempre al bar e nelle associazioni, ma pochi possono accedere a quest'Aula e pochi possono accedere a privilegi quali i vitalizi.
Ai lavoratori, fuori da qui, hanno spazzato via i diritti acquisiti; la legge Fornero la conosciamo benissimo! I lavoratori precari, i giovani di oggi, che continuano ad andare all'estero per trovare lavoro, sono in una situazione ancora di maggiore precarietà, fanno fatica ad acquistare una casa. Proprio in questi giorni i giovani sono ancora definiti "bamboccioni"; a me non sembra siano bamboccioni, quando migliaia di giovani vanno all'estero a cercare lavoro e accettano situazioni di precarietà e di difficoltà lontano da casa, continuamente, però qui si fa fatica a eliminare un privilegio.
Come Consigliere regionale posso accettare che mi vengano versati i contributi per la mia attività di Consigliere, cosa che però non avviene.
Io ero lavoratore precario, come partita IVA ero lavoratore precario e non ho i contributi. Secondo me, questo è un errore gigantesco, perché qui ci sono ex lavoratori che non hanno i contributi e altri che hanno contributi figurativi. Questa cosa andava risolta e ne abbiamo parlato più volte in Commissione.
Tuttavia, non mi sta bene che mi si diano dei privilegi quando io non voglio nessun privilegio e voglio che chi ha trascorso un periodo della sua vita qui, un periodo quindi prestato alla politica, non abbia privilegi di alcun tipo, venga trattato come vengono trattati fuori i cittadini di qualsiasi colore, religione, fede, di qualsiasi tipo, perché devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri. Così vorrei che anche chi fa la politica, chi ha il privilegio di entrare in quest'Aula e comprendere come funziona la macchina pubblica regionale, abbia gli stessi diritti e gli stessi doveri dei cittadini fuori: nessun privilegio.
Quindi, chiediamo che la proposta di legge venga messa all'o.d.g.; che tipo di previdenza c'è fuori? La stessa la diamo anche a quei signori che hanno sono stati Consiglieri regionali. Mi spiace.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 366, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione n. 362, inerente a "Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale (DEFR) 2019-2021"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 362, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Vicepresidente Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Molto sinteticamente perché, come ho spiegato in Commissione, la nota di variazione al DEFR non è altro che l'aggiunta delle tabelle al documento di programmazione economica regionale, recentemente votato dal Consiglio regionale.
In questa fase, è una nota di variazione che deve fare i conti inevitabilmente, con la fine della legislatura regionale. Ha poco significato che si faccia questo tipo di ragionamento sul bilancio 2019 2020 e 2021. pertanto, è stata compilata, assumendo come riferimento quella di un documento tecnico relativo, come confronto, al 2018, fatto salvo che la nuova Amministrazione regionale dovrà definire, anche in termini di programmazione, le politiche future del bilancio della Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Se non vi sono richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 362, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 311, inerente a "Istituzione del Comune di Valdilana mediante fusione dei Comuni di Mosso, Soprana, Trivero e Valle Mosso in Provincia di Biella"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame del disegno di legge n. 311, inerente a "Istituzione del Comune di Valdilana mediante fusione dei Comuni di Mosso, Soprana Trivero e Valle Mosso in Provincia di Biella", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Barazzotto, relatore di minoranza è il Consigliere Bono.
Ha chiesto la parola il Consigliere Barazzotto, per la relazione di maggioranza; ne ha facoltà.



BARAZZOTTO Vittorio, relatore

Grazie, Presidente.
Con questo disegno di legge del 6 dicembre 2018 n. 311 si costituisce il Comune di Valdilana, a decorrere dal 1° gennaio 2019.
Mi preme sottolineare due brevissimi concetti: questo è il quarto caso di fusione nella Provincia di Biella, ed è anche il più popoloso, con 11.000 abitanti. Si tratta di una fusione di quattro Comuni ed è - permettetemi di sottolinearlo - una risposta allo spopolamento del nostro territorio (e non solo). Ha un significato del tutto particolare questa fusione, perch rappresenta un patrimonio non solo del Biellese, ma, permettetemi di dire piemontese e anche nazionale, in quanto è l'unico distretto industriale tessile; anche a livello europeo non mi risulta che tra il Belgio, la Francia e l'Inghilterra vi siano altri distretti del tessile che stoicamente ed eroicamente resistono.
Ebbe il suo momento più felice a partire dall'Ottocento fino al Novecento con il passaggio dal periodo manifatturiero a quello industriale, e le industrie di oggi sono, per fortuna, di alta qualità e rappresentano veramente una tipicità.
Il cambiamento è inevitabile e questa unione non è solo un fatto contabile e finanziario, ma rappresenta anche una sfida per i Sindaci e per tutta la popolazione, che ringrazio moltissimo per questo lavoro importante che è stato effettuato e che lo stesso Vicepresidente ha avuto l'opportunità di constatare personalmente.
Questi aspetti sono stati ribaditi anche alla presenza del Presidente della Repubblica e del Presidente Chiamparino in occasione della sua recente visita in ricordo del '68, quando tutta quella zona venne colpita da un'alluvione che portò disastri, feriti e purtroppo, ahimè, anche vittime.
Io credo molto in questa unione: so benissimo che ci sono pensieri diversi ma credo che sia un'esigenza dettata dalla sopravvivenza. In questo caso è una sfida che si vuole lanciare al futuro, per creare nuove opportunità e per cercare di fare un qualcosa che nel Biellese non è proprio tipico: noi siamo più famosi per l'individualismo che non per l'unione; invece qui registriamo un'inversione di tendenza.
All'articolo 10 ci sono le disposizioni contabili; all'articolo 11 quelle finanziarie. Non vi sto a tediare dal punto di vista tecnico, per cui vi rimando al testo della legge.
Come si diceva ieri in Commissione, c'è un'area che sta cambiando in tutta la Regione Piemonte, perché numerosi Comuni stanno ricorrendo a questo tipo di unione.
È vero - mi accingo a concludere - che in Francia ci sono più Comuni, ma in Francia c'è anche un'impostazione della Pubblica Amministrazione nota a tutti, e l'attività dei Comuni è completamente diversa rispetto alle impostazioni del sistema italiano. Dunque, anche il Piemonte sta sempre più ricorrendo a questo nuovo istituto.
Mi preme ringraziare i Sindaci e la popolazione per il lavoro che è stato svolto. Da biellese, permettetemi anche di esprimere un piccolo senso di orgoglio per l'esempio che stanno dando questi Comuni.
Non mi dilungo oltre.
Grazie, Presidente, e complimenti ai Sindaci e ai cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono, per la relazione di minoranza.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
Brevemente, siamo anche noi favorevoli alla fusione di questi quattro Comuni. È una realtà molto importante sia dal punto di vista della produzione manifatturiera, sia perché è una fusione cospicua. Ricordava appunto il collega Barazzotto che tale fusione rappresenta quattro Comuni alcuni anche di dimensioni consistenti (sempre nei limiti, ovviamente della frammentazione amministrativa della nostra Regione), di 3.000, 4.000 o anche 5.000 abitanti che, sommati, portano ad un totale di 11.000 abitanti.
Nella relazione molto dettagliata si evince un contributo una tantum erogato esclusivamente nel primo anno della fusione, quindi nel 2019 consistente in una quota fissa di 65.000 euro relativa al numero di Comuni che si fondono (da tre a cinque Comuni), più 80.000 euro per i Comuni oltre i 5.000 abitanti, che, se non ricordo male, rappresenterebbe il Comune di Trivero. Vi è, poi, un contributo annuale regionale ricondotto al 20 dell'una tantum (quindi pari ad un quinto di 145.000, quindi 29.000 euro) per cinque anni, dal 2019 fino al 2023. Ovviamente ci saranno anche altri contributi nazionali che non vengono tenuti in conto nella norma trattandosi, comunque, di una legge regionale.
È positiva anche la nuova denominazione del Comune, che richiama direttamente la principale attività manifatturiera della zona. L'unica questione che volevo sollevare - peraltro, ne avevamo già parlato in Commissione - si riferiva alla data: volevo sapere se c'erano state delle novità o dei risvolti (ne avevo parlato anche col collega Andrissi, che segue più da vicino la questione), perché c'era stata una questione di tempistiche, nel senso che si parlava di una possibile entrata in vigore della fusione da febbraio o da marzo, però le leggi regionali devono partire dal 1° gennaio per prendere il contributo dell'anno, altrimenti perderebbero un anno.
Volevo solo sapere se c'erano novità in merito.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Solo per precisare che la proposta del disegno di legge prevede la fissazione della data di fusione al 1° gennaio 2019.
Si è ritenuto di mantenere questo tipo di impostazione anche perché è assolutamente problematico farla in corso d'anno. Oltretutto, quando il Ministro dell'Interno fisserà il decreto di convocazione dei comizi elettorali, c'è il rischio che se la facessimo con un certo qual anticipo quei Comuni andrebbero a votare singolarmente e poi procederebbero alla fusione. Ragion per cui rimane la data del 1° gennaio.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Passiamo all'esame dell'articolato.



PRESIDENTE

ARTICOLO 1



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 1.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 2



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 2.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 3



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 3.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 4



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 4.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 5



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 5.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 6



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 6.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 7



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 7.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 8



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 8.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 9



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 9.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 10



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 10.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 11



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 11.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 12



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 12.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Sia riportato a verbale il voto favorevole della Consigliera Frediani.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



(vedi esito votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 307, inerente a "Istituzione del Comune di Gattico-Veruno mediante fusione dei Comuni di Gattico e di Veruno in Provincia di Novara"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 307, inerente a "Istituzione del Comune di Gattico-Veruno mediante fusione dei Comuni di Gattico e di Veruno in Provincia di Novara", di cui al punto 6) all'o.d.g.
È relatore di maggioranza il Consigliere Giaccone; sono relatori di minoranza i Consiglieri Andrissi e Bona.
La parola al Consigliere Giaccone, per svolgere la relazione di maggioranza.



GIACCONE Mario, relatore

Grazie, Presidente.
Sarò breve, ma poiché ieri, in Commissione, ho ricevuto l'incarico di presentare i prossimi quattro progetti, faccio una brevissima introduzione...



PRESIDENTE

Complimenti per il risultato, Consigliere Giaccone.



GIACCONE Mario

Lo so, ma non credo che fosse per meriti.
Dicevo, svolgo una breve introduzione sulla logica che ha indotto la legislazione recente a fare in modo che i territori si orientino verso una progressiva aggregazione, specialmente nel caso di piccoli Comuni, secondo criteri che individuano aree omogenee; non necessariamente omogenee (questo mi sembra un aspetto importante da sottolineare) solo dal punto di vista geografico, ma anche dal punto di vista di altri elementi, quali sociali economici, ambientali, infrastrutturali, storici, di identità e di relazioni tra i due Comuni.
Perché faccio questa riflessione? Perché voglio sottolineare che non dobbiamo prendere in considerazione, nella ratio della legge, solamente l'elemento di contiguità territoriale, ma dobbiamo allargare il concetto di omogeneità del territorio ad altri ambiti.
Questa prima parte non la ripeterò, ovviamente, relazionando le leggi seguenti.
Per quanto riguarda la prima, cioè la fusione che prenderà il nome di Gattico-Veruno, emerge che la scelta di fondersi dei due Comuni non deriva tanto da necessità di sopravvivenza o dall'urgenza di risolvere problemi contingenti, come in altri casi, dove un Comune particolarmente piccolo pu essere prossimo alla sparizione se non trova un altro Comune che lo sostenga, quanto dalla volontà di pianificare un futuro garantendo migliori servizi ai cittadini.
Questi due Comuni dimostrano una certa maturità nell'amministrazione svolgendo già da anni in gestione associata le funzioni comunali e partecipando alle medesime aziende speciali per il servizio idrico e la gestione dei rifiuti. Quindi, sono già avanti nel processo e considerano che integrazione e collaborazione possano portare a considerare un inutile aggravio il duplicare gli adempimenti analoghi. Quindi, entrano in pieno nel senso della legge.
Il Consiglio provinciale di Novara ha dato parere favorevole a questa fusione.
Ieri, anche la Commissione ha approvato il progetto di fusione, quindi sono qui a presentare all'Aula i motivi per cui riteniamo opportuno procedere.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Superiore "Ciampini-Boccardo" di Novi Ligure (AL)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe III E dell'Istituto Superiore "Ciampini-Boccardo" di Novi Ligure in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 307, inerente a "Istituzione del Comune di Gattico-Veruno mediante fusione dei Comuni di Gattico e di Veruno in Provincia di Novara" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge 307.
La parola al Consigliere Andrissi, per svolgere la relazione di minoranza.



ANDRISSI Gianpaolo, relatore

Grazie, Presidente.
I Comuni di Gattico e Veruno sono due Comuni posizionati sulle colline più a nord della provincia di Novara, che effettivamente sono quasi in una situazione di continuità urbanistica. Pertanto, credo che la loro sia un'ottima scelta.
Il Comune di Veruno, tra l'altro, ha una certa importanza, perché è sede della Fondazione Maugeri, un istituto di ricerca e riabilitazione importante per il Piemonte e per la provincia di Novara: riabilitazione fisiatrica, cardiologica e anche neurologica, che ha avuto grossi riconoscimenti nel passato e che speriamo possa andare avanti nonostante la situazione di difficoltà che si è creata soprattutto dopo le vicende lombarde.
Detto questo, i due Comuni fanno bene a fondersi, visto che hanno già delle gestioni associate. Sicuramente, il fatto di essere la prima fusione della provincia di Novara - tra l'altro su due Comuni abbastanza simili per dimensione - darà grossi vantaggi e sarà una strada che molti altri amministratori comunali del territorio, da quello che sento in giro vorranno seguire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bona, secondo relatore di minoranza.



BONA Angelo Luca, relatore

Grazie, Presidente.
Com'è già stato ricordato, la fusione (è la prima nella provincia di Novara) riguarda due importanti Comuni situati all'inizio della collina del nord della provincia.
Si tratta di due Comuni che collaborano da anni in modo molto stretto e organico. Infatti rispondono perfettamente ai requisiti di omogeneità e d'integrazione, visti i numerosi servizi che hanno già in comune e che stanno esercitando. Soprattutto, si ravvisa in quest'unione una certa volontà popolare, anche se - bisogna ricordarlo - il referendum non ha avuto esito positivo, soprattutto per la scarsa partecipazione, ma - come ho detto ieri in Commissione - conoscendo il territorio in modo abbastanza approfondito, ritengo che la popolazione di entrambi i Comuni abbia dato per scontato il fatto che il progetto di fusione veda la luce in modo naturale.
Sono due Comuni, anche a livello di popolazione, non molto dissimili (uno ha 3.400 abitanti, l'altro intorno ai 1.900) e hanno una storia comune molto importante: sono sedi, oltre che della Fondazione Maugeri, anche di importanti aziende sia nazionali sia di rilievo europeo, quindi il processo naturale di fusione è già stato approvato anche nei fatti dalla popolazione.
L'unica cosa chiesta dai due Consigli rispetto alla fusione è rinviare la fusione stessa al 23 febbraio, per dare modo, soprattutto per quello che riguarda Gattico, che venga sottoscritto un accordo di programma che riguarda l'edilizia scolastica. Quindi, la materia riguarda sia il Vicepresidente Reschigna sia l'Assessora Pentenero all'istruzione, perch coinvolge il plesso scolastico.
Visto che è tutto pronto per questo accordo di programma, se non si pu spostare la data della fusione al 23 febbraio, chiedo quanto meno che ci sia l'impegno della Giunta a sottoscrivere prima della fine dell'anno quindi con la partenza del Comune nuovo, questo accordo di programma.
Sarebbe un buon segnale per le due Amministrazioni che hanno collaborato attivamente con la Giunta regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Intervengo solo per confermare che, dopo che stamattina mi è stata riproposta questa situazione, ho immediatamente sollecitato la Direzione Coesione Sociale.
Se è possibile, lo sottoscriveremo prima della fine dell'anno; in ogni caso, garantisco il fatto che l'eventuale sottoscrizione, anche il giorno dopo la fusione tra i due Comuni, non comporta nessun rischio, perché il nuovo Comune assorbe tutti i rapporti attivi e passivi. In questo caso è un rapporto attivo. Però se fosse pronto, vediamo di farlo al più presto possibile in questi giorni, ma non ci saranno assolutamente problemi n rischi di rimessa in discussione dell'accordo di programma.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 308, inerente a "Istituzione del Comune di Lu e Cuccaro Monferrato mediante fusione dei Comuni di Lu e di Cuccaro Monferrato in Provincia di Alessandria"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame del disegno di legge n. 308, inerente a "Istituzione del Comune di Lu e Cuccaro Monferrato mediante fusione dei Comuni di Lu e di Cuccaro Monferrato in Provincia di Alessandria", di cui al punto 7) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Giaccone, che ha facoltà di intervenire.



GIACCONE Mario, relatore

Grazie, Presidente.
Nel caso dei Comuni di Lu e Cuccaro Monferrato siamo al terzo caso di fusione riguardante Comuni della provincia di Alessandria. Le motivazioni prendono le mosse da un dato storico, che richiama le radici comuni nel cuore del Monferrato. I due Comuni hanno caratteristiche omogenee sia per vicinanza sia per sistemazione paesaggistica, cioè per modo in cui sono collocati nel territorio. Sono due Enti contigui collegati da vie di comunicazione agevolmente percorribili, entrambi di dimensioni territoriali limitate.
La condivisione descritta non è solamente territoriale, ma è anche economica. È chiaro che una fusione del genere fa fronte alle crescenti difficoltà di questi Comuni a svolgere tutti i loro compiti con le ridotte risorse trasferite dallo Stato, con la conseguenza di peggiorare i servizi per i cittadini. In questo caso, il referendum dell'11 novembre 2018 ha avuto esito favorevole alla fusione, come anche è favorevole il parere del Consiglio provinciale di Alessandria e della I Commissione che ieri ha approvato il progetto di fusione.
Anche in questo caso, è una buona cosa da perseguire e da votare favorevolmente.



PRESIDENTE

Relatore di minoranza è il Consigliere Rossi Luca, che ha facoltà di intervenire.



ROSSI Luca Angelo, relatore

Grazie, Presidente.
Come ha ben esposto il relatore di maggioranza, direi che anche su questo punto il Consiglio, come già ieri la Commissione ha anticipato, dovrebbe pronunciarsi in maniera favorevole.
Il collega Luca Bona, relativamente al punto trattato prima, ha evidenziato come spesso i referendum che hanno natura consultiva vedono una scarsa partecipazione, forse perché si dà per scontato che l'esito sia poi favorevole. Qui abbiamo visto che, nel caso di Cuccaro, c'è stata un'indicazione contraria nel referendum consultivo, però c'è stata - io ne avevo fatto oggetto di interrogazione al Vicepresidente Reschigna la scorsa settimana - una comunicazione da parte dell'Amministrazione di questo Comune, come Lu del resto, che in precedenza avevano deliberato favorevolmente, nella quale la grande maggioranza dei Consiglieri (ben oltre la metà dei Consiglieri assegnati) ha dato un'indicazione chiara per procedere in direzione della fusione. Come ha ricordato il collega Giaccone, anche il Consiglio provinciale di Alessandria, che ben conosce queste realtà, ha dato un parere favorevole.
Pertanto, dal mio punto di vista, non ci sono elementi ostativi per un voto favorevole al provvedimento.



PRESIDENTE

Non essendo presente il secondo relatore di minoranza, Mighetti, è aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Devo dire che l'atmosfera natalizia la rende più simpatico. Il collega Mighetti è in congedo per malattia da periodo invernale, diciamo raffreddamento.
Sul tema devo dire che è stata prodotta una corposa documentazione a tutti i Consiglieri regionali da parte dei Consiglieri di minoranza dei due Comuni e francamente siamo un po' in difficoltà a votare favorevolmente a questa fusione.
Noi, come Gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle - ripeto - siamo favorevoli alla fusione dei Comuni (lo siamo sempre stati), sia per la questione logica di un superamento della frammentazione amministrativa fondamentalmente, sia per dare anche un aiuto concreto alle realtà amministrative più piccole. Sappiamo tutti che Comuni di 50 abitanti sicuramente, ma anche Comuni di 400.000 o 500.000 abitanti hanno grosse difficoltà economiche e finanziarie a chiudere i loro bilanci e a garantire l'esercizio delle loro funzioni, e infatti le loro funzioni sono già sostanzialmente in quasi tutti i casi associate; ad esempio, grossi problemi ci sono sulle questioni di urbanistica, che magari non rientrano nelle normative nazionali che prevedono la gestione associata di servizi.
Siamo dunque nettamente favorevoli alla fusione. Probabilmente bisognerebbe rivedere un po' i parametri (soprattutto statali) di incentivazione alle fusioni, ma questa è una questione nazionale. Su questa tematica devo dire che ci è stata segnalata un po' di maretta (diciamo così) nei Consigli comunali: sembrerebbe - non ho chiamato i Sindaci né ho avuto modo di verificare ictu oculi o comunque di persona, per cui non posso far altro che fidarmi della documentazione che ci è stata segnalata - che addirittura la stessa maggioranza dei due Consigli comunali si sarebbe sgretolata su questa tematica della fusione, quindi ci sarebbe stata una situazione in cui la maggioranza che ha votato l'istituzione di un referendum oggi non avrebbe più i numeri per votare una delibera di recepimento dell'esito referendario stesso, cosa che tra l'altro non è necessaria, poich nell'iter è il Consiglio regionale che recepisce l'esito del referendum con una deliberazione.
Tra l'altro, su richiesta di un quinto dei Consiglieri Comunali, è stata anche richiesta una convocazione del Consiglio comunale, ma questo non è stato accordato e verrà riunito probabilmente a gennaio, cioè quando ormai la votazione sarà già stata fatta.
È una situazione un po' particolare, ecco. La legge non prevede la fattispecie del ripensamento, nel senso che, una volta che è stata messa in moto la macchina della fusione, non esiste l'istanza del ripensamento; non so se la inserirei in legge, perché potrebbe generare diverse problematiche, nel senso che molte volte una scelta amministrativa la si porta avanti. Attenzione, perché questa è poi una scelta amministrativa che diventa non più reversibile, e non è la fattispecie di una maggioranza che cambia colore perché c'è stata una nuova votazione, una variazione o quant'altro: sembrerebbe proprio un ripensamento degli amministratori.
Abbiamo ricevuto questa documentazione e francamente siamo un po' in difficoltà. Non so se se sia possibile prendere del tempo, ipotizzando uno spostamento. Abbiamo il Consiglio convocato anche per giovedì mattina e una delibera, una proposta di legge si vota, come si è visto, in dieci minuti: potremmo ipotizzare di spostare la questione a giovedì. Mi chiedo per quali nuovi elementi avremmo da qua a giovedì e non so se i Sindaci dei due Comuni possano rispondere alla lettera che, se non sbaglio, la stessa Regione ha posto.
A noi segnalano che, in data 15 novembre 2018, con lettera regolarmente protocollata n. 1232 della Regione Piemonte, l'Assessorato avrebbe fatto una richiesta ai Sindaci di fornire al Consiglio regionale un ulteriore elemento di sostegno alla decisione da prendere relativamente all'iter di fusione. Non so se possiamo avere la lettera testuale e sapere dal Vicepresidente Reschigna che cosa riguardava quella lettera, se era fondamentale in senso negativo o positivo rispetto all'andamento della votazione.
Personalmente, visto che sono presenti fisicamente anche dei rappresentanti dei Comuni ad ascoltare il Consiglio, l'unica cosa che mi posso sentire di chiedere è di provare a prenderci due giorni di tempo: giovedì non succede probabilmente nulla, quindi finiamo la discussione generale e votiamo giovedì. Ripeto, probabilmente non avremo nulla in più come materiale per decidere, però magari nel frattempo il Vicepresidente Reschigna riesce a sentire ulteriormente i due Sindaci, le due Amministrazioni comunali e a farci sapere qualcosa di più.
La proposta che mi sento di fare è questa.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Chiapello.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Anch'io mi associo a questa richiesta del collega Bono e dico che comunque di fronte a questi dubbi, andrebbe approfondito l'argomento, anche perch in questo caso si corre veramente il pericolo di far calare dall'alto una decisione che magari non è pienamente condivisa dai cittadini interessati a questa fusione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Io non ho problemi se il Consiglio regionale ritiene di andare a giovedì su questo punto; sinceramente non so cosa possa cambiare in questi due giorni.
Il quadro è molto semplice, e lo illustro in questo modo.
Noi abbiamo indetto il referendum: nel Comune con la popolazione numericamente più consistente, l'esito del referendum è stato favorevole nel Comune con una popolazione inferiore, l'esito del referendum è stato contrario. Ho scritto una lettera, e colgo l'occasione anche per chiarire un equivoco. Non ho chiesto, anche se la lettera apparentemente va in questa direzione, una nuova delibera da parte del Consiglio comunale: ho chiesto sostanzialmente ai due Sindaci se, alla luce dell'esito contrastato del referendum favorevole da una parte e sfavorevole dall'altra intendessero o meno andare avanti con il progetto di fusione, perché l'iter procedimentale non prevede una nuova delibera, però il progetto di fusione può essere tranquillamente interrotto se, alla luce di una consultazione referendaria negativa, quel Comune intende dare importanza alla consultazione referendaria che si è svolta.
Tengo a sottolineare che questa non è una responsabilità che può prendersi la Regione o il Consiglio regionale: è una responsabilità che compete alle Amministrazioni comunali. I due Comuni mi hanno risposto dicendo sostanzialmente che la loro posizione l'avevano già espressa nel momento in cui avevano approvato le delibere per l'avvio del procedimento di fusione.
Sotto questo profilo, da parte mia non ci sono impedimenti all'assunzione del disegno di legge, perché è una responsabilità politica - questo lo dico in termini molto chiari - dei Sindaci ritenere di dare importanza o meno all'esito di una consultazione referendaria, che non la legge nazionale o regionale, ma la Costituzione prevede avente natura consultiva. Tuttavia ci sono stati dei casi - e ne siamo tutti perfettamente a conoscenza - di Comuni che, di fronte a un esito negativo, hanno ritenuto di interrompere il progetto di fusione.
Il caso più eclatante è quello approvato poc'anzi in Consiglio regionale la fusione tra Gattico e Veruno, dove in entrambi i Comuni la consultazione referendaria è stata negativa, ma dove in entrambi i Comuni i due Consigli comunali hanno ritenuto di andare avanti con il progetto di fusione.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Correttissima la sua disamina, ma la questione è che abbiamo una problematica di tempistica: se i cittadini si esprimono in maniera contraria - come in questo caso - il Comune dovrà avere la tempistica per convocare un Consiglio comunale e magari le opposizioni presentare una deliberazione per annullare il processo di fusione che verrà bocciato dalla maggioranza, e così si va avanti.
Credo che ci sia questa possibilità proprio perché noi poi dobbiamo votare e decidere; possiamo decidere a prescindere dall'esito referendario, ma non a prescindere dalle deliberazioni comunali.
Il problema che pongono i Consiglieri di minoranza è che, non avendo avuto un Consiglio comunale convocato, loro non hanno potuto esprimersi sull'esito referendario; non che debbano prendere atto dell'esito, ma su una volontà di annullare il procedimento di fusione.
Credo che questo sia il problema. Non so se è possibile, perché il Consiglio è sovrano e il Sindaco decide, come sanno molti ex Sindaci oggi qui presenti come Consiglieri regionali, ma all'interno di determinate regole, sia del TUEL sia dello Statuto.
Il problema è che siamo al 18 dicembre e non sappiamo come uscire da questa vicenda. Immagino che se la maggioranza non ha ripensamenti, boccerà nuovamente una nuova deliberazione, però sembrerebbe, da quello che riportano i Consigli, che questa maggioranza non sia più così stabile e coesa sul tema. Probabilmente proprio perché i cittadini, che hanno votato no al referendum nel Comune più piccolo, magari stanno facendo pressioni giuste e lecite - sugli stessi amministratori che poi dovranno ripresentarsi - immagino - alla prossima elezione.
È un tema complicato, me ne rendo conto, perché ogni volta che si va incontro a una nuova fusione nascono problematiche, però - ripeto - oltre giovedì, che mi sembra di aver visto un accoglimento anche positivo da parte del Vicepresidente Reschigna, non saprei cosa dire. A questo punto si potrebbe mettere in stand by il provvedimento e riprenderlo a gennaio senza obbligare, ma con il vincolo di votarlo dopo la sua nuova seduta di Consiglio Comunale del Comune che ha avuto un esito referendario negativo.
Questa è una scelta che spetta alla maggioranza. Io posso solo formularla e poi è ovviamente la maggioranza a decidere.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Io credo che, intanto, vada sottolineato un aspetto: il Consiglio regionale non è un soggetto notificatore. Non casualmente, qualunque modalità di accorpamento di due Comuni, siano esse per fusione, per incorporamento o per qualunque altra modalità prevista da leggi dello Stato e dalla legislazione regionale, si conclude con il voto di un disegno di legge del Consiglio regionale, che non è notarile. In alcuni casi è quasi notarile nel caso in cui vi sia un procedimento condiviso sia dalle amministrazioni senza le quali il percorso di fusione non sarebbe neanche partito, sia dall'esito referendario.
L'ho già detto la scorsa settimana, ma credo vada risottolineato. Quando abbiamo iniziato a discutere delle prime fusioni all'interno di questo Consiglio regionale, solitamente avevamo sempre situazioni che erano - fra virgolette - semplici: amministrazioni comunali, quasi sempre simili per abitanti e omogeneità territoriale, che chiedevano una fusione, un esito in larghissimi casi ampiamente favorevole alla fusione, e poi in qualche modo una ratifica da parte del Consiglio regionale.
Credo che questo sia il sesto o il settimo caso in cui ci troviamo di fronte a fusioni che passano attraverso un referendum che, in almeno un caso, ha avuto esito negativo.
Io penso che il Consiglio regionale dovrebbe fare delle valutazioni anche rispetto a ciò che avviene nel territorio piemontese. Non penso che si possa, ancorché sia assolutamente corretto quanto diceva il Vicepresidente sul fatto che il referendum è uno strumento consultivo, non fare una riflessione sull'utilità che lo strumento referendario ha - e quindi la volontà dei cittadini ha - ricordando che per questo tipo di consultazione referendaria non è più necessario il 50% più uno dei partecipanti.
Credo sia indispensabile, altrimenti noi avviamo attività legislative all'interno delle quali vi è un passaggio essenziale, che è il primo passaggio che noi facciamo in Consiglio, dare via al processo di fusione con l'indizione del referendum.
Questo è il primo passaggio che fa il Consiglio regionale, proprio a testimonianza del fatto che l'indizione del referendum dovrebbe essere anche per questo Consiglio, un aspetto fondamentale previsto dalla legge ma fondamentale anche nell'esito.
Molte scelte all'interno dell'Amministrazione regionale del Consiglio regionale sono reversibili; queste no. Nel momento in cui noi votiamo a favore di una fusione in cui una comunità locale che ha scelto, in propria autonomia, di esprimere un parere contrario, rivendicando il mantenimento dell'autonomia comunale, noi in realtà interveniamo con un procedimento che non può più tornare indietro.
Questo significa che con il nostro voto facciamo venire meno la volontà di mantenimento dell'autonomia della più antica istituzione di cui questa Terra è dotata, cioè i Comuni, e credo che da questo punto di vista un ripensamento vada fatto.
Personalmente, penso che, laddove esista un parere contrario nei confronti dei cittadini chiamati a esprimersi, non dovremmo procedere con la fusione o dovremmo modificare la nostra legge regionale prevedendo che se su cinque o quattro Comuni che si vogliono fondere uno soltanto ha votato contro, si possa procedere con la fusione, perché non dev'essere neanche un detrimento per gli altri, ma si possa procedere salvo se in quell'Amministrazione comunale l'esito referendario è stato negativo.
Questa sarebbe la settima/ottava amministrazione comunale che viene cancellata con un voto del Consiglio regionale, che non tiene conto dell'esito referendario. Credo che questo non dovrebbe accadere, tant'è che non ho mai espresso, in particolar modo negli ultimi mesi, in cui è aumentato il numero di valutazioni referendarie negative, un voto favorevole allorquando vi fosse un dato referendario negativo. Altre realtà sono differenti: abbiamo votato molte fusioni in cui, invece, il voto di tutti i Comuni (grandi o piccoli) è stato positivo.
Da questo punto di vista, credo si debba fare una riflessione, perché la nostra non è un'attività notarile, cioè noi non siamo obbligati a ratificare la volontà di due Amministrazioni comunali, altrimenti non verrebbe chiesto al Consiglio regionale di approvare una legge, ma verrebbe chiesto al Consiglio regionale solo di fare iniziare il procedimento che porta alla fusione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
L'unica cosa che chiedo è di farci votare prima della fine dell'anno perché questo è quanto abbiamo deciso durante la I Commissione e durante la programmazione. Io non voglio convincere nemmeno quelli del mio Gruppo su come votare, ma votare entro oggi o entro giovedì fa parte del nostro dovere, perché non votare entro la fine dell'anno significa attivare delle conseguenze.
Mi assumo la responsabilità di un voto entro giovedì. Questo le chiedo dopodiché prendo atto che abbiamo svolto una Commissione giusto ieri, dove ci siamo confrontati e ognuno ha espresso delle opinioni. Non riesco a riconoscere elementi di novità, perché se sono quelli presentati dal collega Bono, siamo sull'uso del verbo al condizionale, "sembrerebbe"; da amministratore pubblico io sul "sembrerebbe" non assumo nessuna decisione.
Se ci sono atti sui quali, da qui a giovedì, vale la pena riflettere riconvocando domani la I Commissione perché ci sono elementi di novità bene; sul "sembrerebbe" non si assumono posizioni.
A me la novità non è ignota, mi è chiara la novità di questa mattina, per devo dire che un'Assemblea legislativa dovrebbe darsi un tono diverso.



PRESIDENTE

Il collega Bono ha fatto la richiesta di spostare a giovedì la votazione; a tale richiesta, peraltro, non si è opposto il Vicepresidente della Giunta che ha detto che a lui può andare bene e anche la Consigliera Chiapello ha chiesto, diciamo così, una pausa di riflessione fino a giovedì.
È chiaro che io mi auguro che fino a giovedì qualcosa cambi, altrimenti giovedì voteremo il provvedimento e il Consiglio regionale, come diceva giustamente Vignale, si assumerà la responsabilità delle proprie decisioni.
Quindi spostiamo questa discussione a giovedì e speriamo che per giovedì cambi qualcosa.
Dev'essere chiaro che giovedì il provvedimento sarà votato, approvato o respinto.



(Proteste provenienti dall'emiciclo riservato al pubblico)



PRESIDENTE

Se vuole vengo su e scambiamo quattro chiacchiere, ma così non possiamo parlare.
Se vuole, lascio il Consiglio e parliamo.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni - Referendum abrogativo e consultivo

Esame proposta di deliberazione n. 371, inerente a "Recepimento, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, della legge regionale 2 dicembre 1992, n. 51, dei risultati del referendum consultivo per l'incorporazione del Comune di Valmala nel Comune di Busca in Provincia di Cuneo"


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 371, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Se non vi sono richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 371, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni - Referendum abrogativo e consultivo

Esame proposta di deliberazione n. 370, inerente a "Recepimento, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, della legge regionale 2 dicembre 1992, n. 51, dei risultati del referendum consultivo per l'incorporazione del Comune di Castellar nel Comune di Saluzzo in Provincia di Cuneo"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 370, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Se non vi sono richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 370, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 331, inerente a "Incorporazione del Comune di Valmala nel Comune di Busca in Provincia di Cuneo"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame del disegno di legge n. 331, inerente a "Incorporazione del Comune di Valmala nel Comune di Busca in Provincia di Cuneo", di cui al punto 10) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Giaccone, che ha facoltà di intervenire.



GIACCONE Mario, relatore

Grazie, Presidente.
Per il disegno di legge n. 331 non dovrebbe esserci il problema a votare immediatamente, viste le recenti considerazioni; abbiamo appena approvato la delibera di recepimento del referendum, che dà parere favorevole da parte dei due Comuni. In questo caso, si tratta di un'incorporazione classica, nel senso che parliamo di un Comune come quello di Busca, con 10.049 abitanti, e del Comune di Valmala, che di abitanti ne ha 50.
Come abbiamo detto, il referendum è stato favorevole, quindi anche dal punto di vista delle nostre considerazioni, rispetto al nostro ruolo, non ci sono problemi.
Secondo quanto emerge dalle comunicazioni del Comune, Busca è un territorio di particolare vivacità sotto il profilo economico, culturale e sociale con una macchina amministrativa complessa e un'adeguata struttura burocratica. Purtroppo non si può dire lo stesso di Valmala, che, invece proprio per la scarsità di risorse ricevute negli ultimi anni, si trova in una situazione decisamente differente. Dunque, questo tipo di incorporazione consentirebbe di risollevare le sorti del Comune di Valmala migliorando le condizioni degli abitanti.
Il disegno di legge è stato approvato ieri in I Commissione e poiché sono stati auditi i Sindaci dei due Comuni coinvolti, mi preme sottolineare due aspetti che sono emersi dall'audizione: il Sindaco di Valmala, in particolare, ha ben inquadrato la situazione del Comune di cui è amministratore in questo momento, ricordando che dal 2012 al 2017 i contributi si sono dimezzati, passando da 77.000 euro a 34.000 euro.
Pertanto, il Comune che presiede ha assolutamente bisogno di un partner per sopravvivere. Sottolineava, altresì, che gli altri Comuni limitrofi (che per questioni geografiche potrebbero essere anche stati considerati più vicini) non hanno accettato di unirsi e non hanno voluto partecipare al processo, anche se interrogati in precedenza.
Direi che è tutto.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Giaccone.
Ci sono altre richieste di intervento in fase di discussione generale su questo provvedimento? Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Innanzitutto voglio ringraziare i colleghi della Commissione e dell'Aula per il dibattito che è stato posto in essere su questa fusione e per aver raccolto la mia richiesta di rinviare di una settimana la votazione per poter audire i Sindaci e gli Amministratori del territorio.
Devo rilevare che il confronto con le Amministrazioni locali e i Sindaci è sempre proficuo, produttivo e positivo. Spiace segnalare che dei Comuni interessati dalla fusione, anche solo in maniera indiretta o in senso ampio, si sono presentati solo quelli che andranno a fusione, e non i Comuni che erano comunque geograficamente e amministrativamente interessati (mi riferisco, in particolare, ai Comuni di Venasca, di Brossasco e di Rossana).
La vicenda di questa fusione ha sollevato diverse perplessità, soprattutto nei Consiglieri regionali che poi dovranno esprimere un voto su questa fusione, non tanto in relazione all'esito referendario, che è stato positivo, ma in relazione alla conformazione orografica dei due Comuni e alla distanza fra gli stessi (mi riferisco alle sedi dei municipi ovviamente). Infatti, utilizzando gli strumenti più aggiornati di valutazione del calcolo del tragitto - non faccio nomi particolari - con un veicolo (ma anche a piedi) il Comune di Valmala dista circa 23 chilometri.



(Commenti dell'Assessore Valmaggia)



BONO Davide

Se poi l'Assessore Valmaggia vorrà intervenire su questo tema, ovviamente ascolteremo anche il suo parere.
Stavo dicendo che il Comune di Valmala, in termini di tragitto con un'automobile, è distante circa una mezz'oretta dal centro del Comune di Busca, percorrendo la strada che passa dal Comune di Brossasco e di Venasca e che va giù verso Busca. Si tratta, quindi, di una distanza consistente.
Gli Amministratori ci hanno fatto presente che esiste una strada parzialmente asfaltata - del resto, è difficile rilevarlo dai principali motori di ricerca per il calcolo del percorso, perché non la segnalano neanche - che passa dietro l'abitato di Rossana, nella parte di montagna, e che arriva nella frazione di Lemma, la cui particolarità è che questa frazione è divisa a metà (le particolarità amministrative pure della nostre realtà non sono solo sulla frammentazione, sulla dimensione o sulla numerosità, perché addirittura le stesse frazioni sono bifrazionate!).
Infatti, Lemma è per tre quarti frazione di Rossana e per un quarto frazione di Brusca.
Ammetto che per noi che abitiamo in città più grandi è quasi fantascienza! Il Comune di Busca, infatti, quando deve raccogliere i rifiuti urbani con i suoi mezzi, deve comunque salire su per quella stradina - che è asfaltata ma è veramente stretta e tortuosa - per recuperare i rifiuti urbani di questa piccola parte della fazione di Lemma. Questo è il punto in cui si tocca, in termini di confini amministrativi, il Comune di Valmala. A quel punto, invece di avere 25 chilometri e 50 minuti di tragitto (sempre da municipio a municipio), da questa piccola frazione ci sarebbero solo più tre chilometri per arrivare al santuario e altri tre per scendere al centro di Valmala.
C'è stata manifestata, quindi, come una scelta dettata dal fatto che esistesse questa piccola frazione che doveva già essere raggiunta e poi dal fatto che si volesse lavorare insieme alla promozione turistica del santuario della Madonna di Valmala. Quindi con i Sindaci si è addivenuti a questa valutazione.
È ovvio che le problematiche sono evidenti a tutti e rimangono: è un piccolo Comune di 50 abitanti che ha grossissime difficoltà di bilancio e che, come altri piccoli Comuni, sostanzialmente non si regge più in piedi! I Comuni sottostanti, per motivi non meglio precisati (perché non l'abbiamo potuto chiedere alle amministrazioni locali) hanno rifiutato una fusione.
Peraltro, i Comuni a valle sono di circa 1.000 abitanti, quindi potremmo anche capire che un Comune di 1.000 abitanti non ha interesse ad avere una fusione con un Comune di 50 abitanti; del resto, potrebbero magari esserci ulteriori complicanze, perché il Comune di Valmala, tra l'altro, ha un territorio abbastanza diffuso e ampio. Non comprendiamo neanche le motivazioni, se non queste dette, di un Comune di 10.000 abitanti.
È ovvio che gli incentivi regionali e nazionali fanno gola, possiamo dirlo sono uno dei motori principali delle fusioni. Tra l'altro, era l'obiettivo delle leggi nazionali e regionali. Abbiamo detto che, forse, quelli regionali erano un po' più correttamente tarati da un punto di vista dell'importo, quelli nazionali ci sembrano forse un po' eccessivi, forse andranno rivisti.
D'altra parte, quando si era pensato di proporre l'obbligo di fusione di Comuni per legge, era insorto l'intero paese. Siamo una nazione con 8.000 Comuni (in Piemonte erano più di 1.200, adesso siamo scesi sotto tale cifra), quindi si capisce bene che crea molto malcontento popolare l'incentivo alla fusione è necessario, altrimenti non ci sarebbero le fusioni. Questo possiamo dircelo palesemente.
Bisognerebbe trovare altre modalità, magari non incentivi economici (moral suasion, politica, non lo so), per far sì che le fusioni abbiano anche un senso geografico e amministrativo. A questo punto, si verrebbe veramente a creare una fusione tra un Comune di 49 abitanti di montagna e un altro tendenzialmente di pianura con una frazione piccola in montagna, lasciando fuori sia un Comune che rimane incastonato tra Comuni di pianura, la vallata (il Comune di Rossana) e i due Comuni di Brossasco e di Venasca. A oggi gli strumenti non ci permettono di "obbligare" o "incentivare" i Comuni che avrebbero una logica maggiore. Quando si scende da Valmala si sbuca direttamente a Brossasco, quindi sarebbe automatica la fusione verso quel Comune, ma non abbiamo strumenti per promuovere e far cambiare idea in quel senso a un'Amministrazione comunale.
Forse la legge regionale avrebbe bisogno di un ulteriore cesellamento, di un ulteriore intervento per far sì che non nascano fusioni che rischiano di avere poco senso. Noi non possiamo dare una valutazione di merito, nel senso che abbiamo chiesto agli amministratori di Busca e ci hanno garantito e noi non possiamo che prenderne atto - che ci sarà un impegno concreto nel garantire un miglioramento, anche della presenza di personale e di servizi nel piccolo Comune di Valmala che aveva solo un dipendente part time (che, come è garantito dalla legge italiana, era in aspettativa per maternità). Sostanzialmente i dipendenti sono gli stessi amministratori che svolgono anche la funzione dei dipendenti.
Le difficoltà sono chiare ed evidenti a tutti. Secondo noi, questo è un chiaro esempio di studio per far sì che noi, come amministratori regionali e nazionali, proviamo a studiare una modifica delle leggi per far sì che un domani, non avvengano altre fusioni che appaiono ulteriormente ed eccessivamente, mi permetto di dire, strane o, meglio, geograficamente distanti; per evitare che avvengano altre fusioni magari tra crinali opposti di una montagna, che magari non hanno neanche una strada che li collega.
Il tema è concreto e reale. Francamente, noi non ci sentiamo di votare favorevolmente a questo provvedimento. Abbiamo fatto tutto il possibile, la Commissione è stata solerte nel convocare i Sindaci, il Consiglio pure nel non rinviare.
Ringrazio i colleghi per aver approfondito il tema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Mi fa piacere riprendere in Aula un discorso affrontato in Commissione rispetto a un tema delicato non fosse altro perché, nel nostro Stato e nel nostro ordinamento repubblicano, spesso e volentieri si trattano le tematiche istituzionali con superficialità e senza approfondimenti adeguati (non parlo di casi specifici).
Quando si parla di Comuni, parliamo dell'istituto storicamente più forte e più antico e in cui le popolazioni si riconoscono maggiormente rispetto a tutti gli altri. Lo Stato unitario ha poco più di centocinquant'anni; le Province, tanto vituperate, hanno una matrice napoleonica, quindi hanno poco più di 200 anni; le Regioni sono un'invenzione, sostanzialmente, molto recente, vivono dal 1970 e sono degli artifici anche un po' geografici. I Comuni invece no, l'Italia è una penisola innanzitutto di Comuni. Non a caso, ci sono anche tanti piccoli Comuni, soprattutto in regioni come la nostra, che hanno una conformazione geografica ricca di montagne e di colline. I due terzi del territorio regionale sono a marginalità geografica. Se vengono meno le realtà amministrative minori, viene meno una rappresentanza di territorio significativa, quindi bisogna andarci con i piedi di piombo.
Peraltro, i due disegni di legge in esame non sono fusioni nel senso tradizionale del termine, dove alcuni Comuni scompaiono per formarne uno nuovo. La fusione per incorporazione è cosa diversa. Un Comune scompare e un altro, già esistente, sopravvive con i propri organi, inglobando incorporare vuol dire quello - la restante parte di comunità interessata quella incorporata. Certo, con la specificità che si riconosce la natura di Municipio alla realtà incorporata, ma all'interno del Comune previgente incorporante.
Personalmente sono un difensore dell'importanza e centralità dei Comuni più di qualunque altro ordinamento istituzionale, fosse anche il piccolo Comune. Credo che siano le forme associative serie, quelle che possono essere il momento di bilanciamento tra la difficoltà operativa del piccolo e l'esigenza di rappresentanza territoriale ma, ahimè, sappiamo che unioni e forme associative, quelle che abbiamo conosciuto finora, raramente funzionano e raramente vengono fatte con una regia superiore.
La competenza. Chi ha responsabilità di scelta siamo noi. Noi non ratifichiamo scelte altrui, noi prendiamo atto dei risultati del referendum, ma poi decidiamo. Alle comunità locali compete l'onere di avviare il percorso. A seguito di quell'avviamento i cittadini si esprimono, ma in termini consultivi. L'unico obbligo che esiste è quello della Giunta regionale di presentare il disegno di legge al Consiglio regionale, dopodiché noi abbiamo tutta la più ampia discrezionalità di valutazione sull'opportunità e sull'esigenza di questa scelta.
Qualunque argomento che porti a semplificare il discorso, a evitare il dialogo e il confronto, è un argomento mal speso, che male fa anche alla decisione che si forma in quest'Aula. Non c'è rischio di danno patrimoniale o erariale, ossia tutte quelle cose che ogni tanto, quando forse si hanno non troppi convincimenti, vengono evocate quasi per intimorire o spaventare. Qui, semmai, se noi bocciassimo i disegni di legge, non ci sarebbero i benefici economici che la legge prevede.
Nessuno, poi, discute sulla legittimità formale del percorso finora intrapreso, perché, se ci fossero quei problemi, non ci sarebbe neanche la legge. Noi non siamo i controllori della legittimità di un percorso: noi siamo i decisori politici di una fusione per incorporazione.
Purtroppo, parliamo di fusioni (utilizzo i dieci minuti, ma l'intervento vale anche per il disegno di legge successivo) frutto di condizionamenti come il condizionamento economico. Sappiamo tutti che, a furia di tagli, i Comuni piccoli, ma non solo quelli di 50 abitanti, anche quelli di qualche migliaia di abitanti, hanno sempre maggiori difficoltà a operare. C'è, poi l'effetto "droga" dell'incentivo economico: se l'incentivo è esasperato, è chiaro che il rischio è che si scelga una strada più per beneficiare dell'incentivo che per un disegno politico serio e argomentato. Il terzo condizionamento è la debolezza delle forme associative così come le abbiamo finora conosciute, che non sono riuscite a garantire quel contraltare tra il piccolo e il sostenibile. Il rischio di una regia, nei fatti, debole è il rischio delle geometrie variabili o a macchia di leopardo, che in prospettiva rischiano di creare qualche problema.
Pertanto, fatte salve queste premesse, una di queste realtà è già stata descritta, l'altra è oggetto del prossimo disegno di legge. In un caso quello in esame - vi è un Comune di 10.000 e poco più abitanti che incorpora un Comune di 49 abitanti, molto distante dal punto di vista geografico; poi, possiamo parlare dei sentieri, delle strade sterrate, del confine, della frazione, però la sostanza è che i due concentrici possono essere agevolmente raggiunti bypassando o circumnavigando una montagna sul cui crinale vi è il confine molto limitato.
La partecipazione alla consultazione referendaria, che ha una valenza consultiva, è stata comunque bassa, come tendenzialmente è bassa in tutte queste occasioni: 40 partecipanti in un caso, con un esito - che mi ero riportato - di 28 a 12, e, nell'altro caso, su 10.000 abitanti, 1.800 sì e 98 no, quindi una partecipazione comunque scarsa, e l'ambivalenza di due vallate che partono dal fondovalle e che sono caratterizzate da diversi Comuni non interessati al processo di fusione.
Nell'altro caso vi è una situazione certamente più fondata dal punto di vista geografico e storico: che Castellar sia una parte di un concentrico più ampio di Saluzzo è evidente, un borgo connesso anche da ragioni economiche e storiche. La perplessità sta nel fatto che gli altri due Comuni della vallata, venendo in piedi questa fusione, sono tagliati fuori da un processo difficile, anche se non impossibile, e il mio auspicio - se passa il disegno di legge - è che si ponga mano a un discorso di vallata complessiva per un ragionamento di fusione o di collaborazione ancora più forte.
Abbiamo audito alcuni amministratori. Pochi si sono presentati ieri in Commissione: i quattro interessati direttamente e uno solo non interessato ma contermine a una delle due fusioni, cioè l'Amministrazione di Pagno. Gli altri, alcuni prima ancora di essere invitati, ci hanno comunicato che non sarebbero venuti e che, comunque, l'iter era stato fatto e garantito nelle forme di legge. Non abbiamo potuto sentire l'opinione di queste comunità che potenzialmente potevano essere l'alternativa di fusione rispetto al grande che incorpora il piccolino, e, quindi, anche di questo dobbiamo prendere atto.
Se gli amministratori avessero avuto una forte volontà di essere attori politici di un processo diverso, probabilmente non si sarebbero limitati a mandarci una letterina, ma avrebbero fatto sentire con argomentazioni un'opinione diversa e distinta.
Mi ha convinto, invece, moltissimo l'intervento più interessante, bello appassionante e sentito, di ieri, del Sindaco del Comune più piccolo (il Comune di Valmala), il quale ha detto: "In dieci anni o poco meno, si sono dimezzati i trasferimenti. L'unica dipendente che ho, in questo momento non è in servizio per motivi assolutamente ragionevoli e quindi la porta del Comune viene aperta dall'amministratore locale. Se si va avanti così, tra qualche anno il Comune sarà in dissesto e quindi non funzionerà comunque.
Io ho chiesto aiuto ai Comuni più vicini e nessuno ha risposto alla mia richiesta. Per far sopravvivere questo Comune, un Comune ha risposto positivamente ed è Busca, quindi ben venga questa fusione che permette almeno di mantenere un municipio su questa montagna".
Ecco, questo è un ragionamento che comprendo, che condivido, sicuramente fondato.
Alla fine, dopo lunghe riflessioni, sono arrivato alla conclusione di votare favorevolmente i due disegni di legge, sia questo che quello successivo, non scordando però le premesse di questo ragionamento, che è un appello alla responsabilità politica di tutti noi affinché gli incentivi droganti, eccessivi e smisurati, che non tengono conto delle difficoltà concrete delle operazioni (ci sono, soprattutto quelli statali), vengano superati. D'altra parte, rivolgo un appello a tutti noi affinché da gennaio si lavori alacremente per il disegno di legge sulle forme associative perché solo una legge regionale che faccia da cornice seria a forme associative legate magari alla valorizzazione di distretti economici omogenei nel nostro territorio può fare la differenza.
A futura memoria, so che è stato presentato anche un ordine del giorno che ragiona su questo e il voto, lì, sarà ancora più convinto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Avendo la parola, illustro anche un ordine del giorno che ho depositato ed è collegato alle fusioni che andiamo ad approvare con i disegni di legge.
Il mio voto sarà convintamente favorevole. Io ho molti punti in comune con il collega Appiano, soprattutto laddove riconosce lungimiranza e il coraggio ai Sindaci, io direi anche a quelli dei Comuni medio-grandi perché potrebbero benissimo stare al riparo delle loro istituzioni ancora sufficientemente tutelati da entrate e da un capitale umano sufficiente invece si muovono verso il territorio. Pertanto, ritengo che, al di là di tutte le criticità che possono avere delle fusioni che apparentemente sono molto asimmetriche, vada riconosciuto che c'è dietro un disegno, una capacità di questi Sindaci di andare oltre la sopravvivenza, oltre quella che è la routine quotidiana. Sono d'accordo sul rilievo che ha la storia in questi Comuni, ma è già stato detto in questa sede che i Comuni sono luoghi dove si erogano i servizi, che sono quasi tutti di scala vasta. Prima si parlava di raccolta rifiuti per cui c'è un Consorzio di 58 Comuni; quindi non è il Comune di Busca né quello di Valmala che se ne occupano, ma tutti hanno un servizio associato che svolge compiti di raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti.
Voglio dire che Valmala esisterà sempre, perché quello che caratterizza i luoghi, il genius loci, è la storia. Valmala sarà sempre legata al Santuario, all'eccidio partigiano del 4 marzo del 1944, alla ristorazione alle piste di fondo. Vogliamo che questo patrimonio sia costretto alla morte bianca soltanto perché non c'è nessuno che è in grado di fare la manutenzione alle strade? Ben venga un Sindaco che ha capito che il patrimonio che ha ereditato va collocato in un contesto strutturalmente più forte e più attrezzato. Probabilmente se la valle fosse stata più pronta a rispondere, avrebbe fatto una fusione ottimale con i Comuni più vicini. Ma non parliamo di distanze siderali, perché Busca è a 16 chilometri da Valmala contro gli otto di Brossasco, non è che sono pianeti del sistema solare.
Si parla di stranezza. Busca non è una cosa lontana, Busca è un Comune convenzionato con l'Unione della Val Varaita. Il Sindaco di Busca è il Presidente del Bacino imbrifero montano, quindi non c'è nulla di innaturale; anzi, andremo nella direzione - e questo è il senso dell'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto in tanti delle forze di maggioranza di fare in modo che questi processi, che io chiamo di rafforzamento dell'identità, attraverso un'erogazione efficiente di servizi, avvengano tenendo conto degli ambiti integrati ottimali, che evidentemente tengono conto della storia, della geografia, della cultura, delle comunicazioni e del sistema produttivo.
Con questa scelta, Busca è a tutti gli effetti parte di un'Unione montana anche se non fortissima per la presenza di molti Comuni ovviamente deboli e decentrati. Busca sarà una pietra angolare, su cui si baserà questa Unione montana. Quindi, questa stranezza ha anche un'altra chiave di lettura.
Concludo, dicendo che il discorso vale anche per Saluzzo e Castellar. Si lamenta il fatto che gli altri Comuni non hanno potuto farsi sentire. Erano invitati, ne avevano facoltà. Posso assicurare, vivendo da sempre in quella zona, che il processo è durato almeno due anni, che è stato molto complesso, che Castellar ovviamente si è guardato intorno e nel suo campo visivo c'era Saluzzo, c'era Pagno, c'era Revello e Brondello. Non hanno trovato condizioni di operatività in tempi ragionevoli, quindi hanno pensato che oggi fosse possibile la fusione con Saluzzo, che non pregiudica altri processi d'incorporazione o comunque di addensamento delle unioni dei Comuni esistenti in modo da rafforzare tutto il territorio.
Però non c'è nessun vulnus alla democrazia, nella misura in cui le persone si sono espresse e hanno dibattuto. Siamo stati in tanti, maggioranza e minoranza, a seguire questo percorso, e oggi lo sosteniamo come percorso lungimirante, a testa alta e che ci potrà assicurare un sistema di autonomie locali meno precario di quello che abbiamo ereditato.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Chiapello; ne ha facoltà.



CHIAPELLO Carla

Grazie, Presidente.
Io non sono d'accordo con il collega Allemano quando dice che i Comuni di più ampie dimensioni fanno un atto di generosità, e quindi incorporano i Comuni più piccoli. Diciamo che i Comuni più piccoli vengono fagocitati dai Comuni più grandi. Il meccanismo con cui si è arrivati al taglio dei Comuni è banale, perché prima si sono fatti i tagli dei fondi e poi si è arrivati in soccorso, dicendo "se fate la fusione, comunque i fondi ritornano".
Questa è una vera e propria forma di mobbing.
Per quanto riguarda il Comune di Castellar, diciamo che non è un'incorporazione con un Comune su un'area omogenea. Ricordo che il Comune di Saluzzo è un comune di pianura, mentre il Comune di Castellar è un comune di montagna, per cui con questa incorporazione il Comune di Castellar perde anche il requisito di zona montana.
La cosa buona e giusta avrebbe dovuto essere una fusione dei tre Comuni della Valle Bronda, cioè di Castellar, Brondello e Pagno. Ieri nell'audizione abbiamo sentito anche il Sindaco di Pagno che ha detto che in effetti, anche il Consiglio comunale di Pagno aveva votato una delibera all'unanimità ed era d'accordo per una fusione dei tre Comuni.
Quando facciamo queste fusioni, comunque si perde anche un valore molto importante, che è quello del volontariato, e praticamente prevale comunque la tecnocrazia su tutto il resto. Chiedo ai colleghi di fare una riflessione, anche perché queste decisioni poi non hanno un punto di ritorno.



PRESIDENTE

I lavori proseguiranno nel pomeriggio e sono iscritti a parlare la Consigliera Batzella e il Vicepresidente Graglia.
Ricordo che adesso in Sala Viglione ci sarà la Conferenza di fine anno del Consiglio regionale, cui siete tutti invitati.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.58)



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