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Dettaglio seduta n.372 del 27/11/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 14.36 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 2436 presentata da Rostagno inerente a "Variante Est di Carmagnola. Tempistiche per la progettazione e la realizzazione dell'opera"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2436.
La parola al Consigliere Rostagno per l'illustrazione.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
La variante relativa a quella che comunemente chiamiamo "Circonvallazione di Carmagnola" ha avuto, nel tempo, una serie di vicissitudini sia per quanto concerne la tempistica sia per quanto riguarda le scelte logistiche che a oggi hanno fatto sì che della possibile realizzazione vi sia solamente una piccolo tronco che doveva portare a un casello mai realizzato e, probabilmente, rispetto al quale ci sono valutazioni negative sulla sua realizzazione; sappiamo anche che sono in corso accordi per un secondo lotto.
La domanda è per capire quali sono i tempi per la realizzazione di questo secondo lotto e se vi siano i presupposti per il terzo lotto, che sarebbe quello definitivo, per la chiusura della circonvallazione stessa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Rostagno.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore alle infrastrutture

Grazie, Presidente.
Nel marzo scorso, ho scritto al Ministero delle Infrastrutture affinch provvedesse ad autorizzare il concessionario dell'autostrada Torino-Savona per completare la progettazione della variante nord-est di Carmagnola provvedendo ovviamente anche al finanziamento dello stesso collegamento con il casello e con lo svincolo già realizzato da ANAS, anche con risorse regionali, nella parte sud di Carmagnola.
Questo nasceva da una proposta alternativa che avevamo presentato ancora precedentemente, l'anno prima, e che andava a sbloccare una situazione che era appunto quella relativa alla costruzione del nuovo casello sud di Carmagnola. Con questa soluzione si recuperano le necessità trasportistiche espresse dalla Città di Carmagnola con un intervento meno oneroso. Questa soluzione è stata confrontata sia con autostrade, ma specialmente con la Città di Carmagnola, sia con le forze di maggioranza e di minoranza, sia con la Città metropolitana (il consenso, mi pare di capire, è ormai molto ampio), e prevede la realizzazione di questa bretella in capo ad ANAS.
In seguito al nostro intervento, con il MIT si è definita una convenzione che è stata ormai definita e che prevede anche un intervento da parte della Regione Piemonte per 500.000 euro (molto meno di quanto previsto con la soluzione precedente, ma proprio perché una soluzione meno onerosa) e apre la possibilità, in un prossimo futuro, di realizzare un secondo tronco di questa bretella, in modo collegare la Statale di Villastellone con la Statale 20. Dico Statale di Villastellone con la Statale 20 (attualmente sono strade provinciali), perché finalmente c'è stata l'intesa in sede unificata, la settimana scorsa, sul passaggio di una rete di strade provinciali ad ANAS, e le due citate fanno parte di questo pacchetto.
Pertanto, l'opera relativa alla parte nord della bretella, perché la parte sud è finanziata da Autostrade, verrà inserita nel prossimo contratto di programma ANAS, affinché possa essere realizzata.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 2443 presentata da Bertola, inerente a "Previsione approfondimenti indagine epidemiologica nei territori adiacenti alla discarica di Chivasso sita tra Chivasso e Montanaro, a pochi metri dalle case della frazione Pogliani, Montegiove e Mosche"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2443.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'Assessore Valmaggia è sicuramente l'Assessore competente per l'ambiente conosce la questione, anche se va detto che questa è una problematica che parte da una situazione d'inquinamento ambientale, causato da una discarica, ma, ahimè, diventa una questione sanitaria. Quindi poteva essere anche - non solo, ma anche - di competenza dell'Assessore alla sanità.
Parliamo, infatti, della discarica di Chivasso, la più grande del Piemonte che si estende tra Chivasso e Montanaro, è composta da quattro discariche contenenti 4.167.000 metri cubi di rifiuti provenienti da tutta la provincia di Torino ed è a pochi metri dalle case della frazione Pogliani Montegiove e Mosche e a 350 metri da alcune cascine.
Le quattro discariche sono la Chivasso 0, per i rifiuti urbani e le Chivasso 1, 2 e 3 per i rifiuti industriali; fino a poco tempo fa, di queste, la 0 e la 3 erano ancora attive. La proprietà della discarica è della società SMC S.p.A. Smaltimenti Controllati, controllata da Waste Italia, che a sua volta è controllata da Kinexia e Sostenya.
Negli ultimi dieci anni si è molto parlato di questa discarica, con una crescente preoccupazione per via delle problematiche legate anche alla salute; fino al 2005 è stata rilevata la presenza di nichel, manganese e ammoniaca oltre la quantità consentita nelle falde acquifere superficiali tanto che venne imposto a SMC l'effettuazione di una bonifica. Nel 2012 il Comune ha emanato dieci ordinanze comunali per imporre ad altrettanti proprietari d'immobili circostanti di astenersi dall'uso idropotabile dell'acqua di falda.
Negli anni, sono stati sollevati molti dubbi sulla gestione del biogas e del percolato da parte di SMC e, inoltre, ci sono stati degli incendi che sono stati all'attenzione della cronaca degli ultimi anni.
C'è un fatto importante: lo studio epidemiologico dell'ASL TO4, riferito al periodo tra il 2011 e il 2013, ha evidenziato un aumento del tasso di mortalità per tumore nella zona di Chivasso. Per ora, la correlazione causa effetto non è certa, ma apprendiamo in questi giorni dai quotidiani locali che il Sostituto Procuratore ha incaricato l'ARPA Piemonte di effettuare degli studi a riguardo. Nel 2016 era stato presentato anche da parte di comitati e di cittadini un esposto, dopo alcuni episodi sospetti, tra cui l'inquinamento della falda avvenuto nel 2001, alcuni incendi avvenuti tra il 2002 e il 2014 e l'inquinamento dell'aria da polveri sottili dovuto allo sversamento di una discarica di rifiuti tossici, provenienti dall'ex industria chimica di Pioltello in Provincia di Milano.
Tra l'altro, in questi giorni - questo è il motivo dell'interrogazione - la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per inquinamento ambientale.
Veniamo alla questione in merito alla discarica di regione Pozzo in frazione Pogliani a Chivasso. Nel 2016 il Sindaco di Montanaro, Giovanni Ponchia, la più alta autorità sanitaria, dichiarava: "Sono seriamente preoccupato per il dilagare delle patologie oncologiche sul territorio" ancora, "non servivano certo i numeri diffusi in questi giorni per capire che la situazione è gravissima". Un dato: dal 2009 al 2016 nel Comune di Montanaro le richieste di esenzione ticket per patologie tumorali sono aumentate del 105 per cento.
Questo è il motivo per cui chiediamo alla Giunta se intende promuovere un approfondimento epidemiologico sui territori adiacenti alla discarica di Chivasso, al fine di meglio comprendere l'eventuale relazione tra l'aumento di patologie e la presenza di questa pressione ambientale sull'aria di Chivasso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente*

Grazie, Presidente.
Premetto che per rispondere a quest'interrogazione abbiamo ragionato insieme all'Assessore Saitta e ci siamo confrontati con ARPA Piemonte. La risposta che darò è quanto ci ha scritto ARPA Piemonte, soggetto che ha la competenza prima, anche per quanto riguarda le indagini epidemiologiche.
Con riferimento all'interrogazione, riferisco quanto comunica il Direttore dell'ARPA.
In relazione al sito in questione, ARPA Piemonte ha effettuato le attività di controllo e monitoraggio di competenza, così come previsto dai propri compiti istituzionali, relazionando periodicamente alla Prefettura in merito alle condizioni ambientali e gestionali degli impianti del complesso di discariche in Chivasso, con particolare riguardo al livello di percolato all'interno degli invasi.
La Procura della Repubblica di Ivrea, nell'ambito di procedimento penale ha conferito a un dipendente di questa Agenzia l'incarico di consulente tecnico di cui al codice di procedura penale. Incarico in merito al quale ARPA Piemonte è rimasta e rimane estranea, risultando l'iniziativa necessariamente riservata e circoscritta all'ambito del procedimento penale e ai rapporti esclusivi che intercorrono tra il consulente del Pubblico Ministero ed il Magistrato.
Fermo restando quanto sopra, ARPA è disponibile a condurre un rigoroso studio epidemiologico i cui risultati, tuttavia, potrebbero risentire della dimensione limitata della popolazione in studio.
Grazie.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione a risposta immediata n. 2434 presentata da Sinatora inerente a "Lavori di manutenzione presso l'Accademia di Medicina di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione dell'interrogazione a risposta immediata n. 2434.
La parola al Consigliere Sinatora per l'illustrazione.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.
Vorrei sapere qualcosa relativamente ai lavori di manutenzione presso l'Accademia di Medicina di Torino.
Considerata l'importanza storica e culturale dell'Accademia di Medicina di Torino, prestigiosa realtà fondata nel 1819 da 19 medici torinesi e ancora oggi impegnata in qualificate attività di formazione per studenti, cui si aggiungono eventi e seminari accessibili da tutta la collettività.
Evidenziato, tra l'altro, come essa conservi un patrimonio librario e archivistico di inestimabile valore, fra cui gli incunaboli di Dioscoride i volumi originali pubblicati da medici e chirurghi torinesi a cavallo fra il XIX e il XX secolo, nonché la notevole produzione scientifica di Giulio Bizzozero (considerato il padre dell'istologia, nonché scopritore di alcune fondamentali proprietà delle piastrine nel processo di coagulazione sanguigna).
Appreso come lo stabile di via Po 18 in cui l'Accademia, insieme ad altre realtà culturali ed enti, è sita, versi in condizioni di gravi carenze manutentive, per via dell'ammaloramento del tetto e parti comuni Attestato, addirittura, il recente distacco dell'immobile di una porzione di cornicione.
Noto l'appello recentemente lanciato dal professor Giancarlo Isaia, attuale Presidente dell'Accademia, affinché vengano quanto prima avviate le opere di messa in ripristino dello stabile, in virtù dei progetti scientifici portati avanti, nel tempo, anche con il contributo economico della Regione Piemonte, fra i quali il piano di digitalizzazione integrale del patrimonio librario custodito dall'Accademia.
Tutto ciò premesso, il sottoscritto interroga il Presidente della Giunta per chiedere se la Regione Piemonte sia anch'essa intenzionata a intervenire, sostenendo quei lavori di manutenzione divenuti ormai indifferibili, per la custodia e la salvaguardia di un patrimonio culturale che attesta il contributo piemontese nella storia della medicina.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
In riferimento allo stabile di via Po 18, la Regione Piemonte, non essendo proprietaria del bene, non può intervenire sui lavori di manutenzione dello stabile.
Dalla ricostruzione storica di tutta la documentazione è emerso che gran parte dello stabile, tra cui tutto il piano nobile, risulta essere di proprietà comunale. Conseguentemente, l'Università e l'Accademia di Medicina risultano, oggi, erroneamente concessionari demaniali, anzich comunali. Pertanto, occorrerà trasportare i titoli di concessione in capo ai soggetti legittimati.
In riferimento ai lavori urgenti per il tetto, la Città di Torino si è impegnata a intervenire entro la fine dell'anno con delle opere tampone per la messa in sicurezza. Successivamente, il tetto dovrà essere rifatto e le spese dovranno essere suddivise tra enti proprietari (Demanio, Città di Torino e Università) e occupanti in base ai millesimi di proprietà e agli oneri manutentivi, in capo ai concessionari stessi.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2442 presentata da Ottria, inerente a "Tutela dei collegamenti ferroviari tra la stazione di Alessandria e le dorsali ferroviarie tirreniche e adriatiche"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2442 .
La parola al Consigliere Segretario Ottria, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
L'interrogazione riguarda questi collegamenti ferroviari che, negli ultimi 10-15 anni, hanno penalizzato la città di Alessandria, che ha perso sia i collegamenti tirrenici, in particolare quelli con Roma e il Sud dell'Italia, sia quelli sulla dorsale adriatica, con Bologna, Ancona e fino a Lecce.
Nei giorni scorsi e anche stamattina, sul quotidiano La Stampa c'era un articolo specifico, in cui si diceva che dal prossimo orario invernale, che entrerà in vigore il 10 dicembre, verrà soppresso anche l'ultimo collegamento diretto, cioè il Torino-Lecce, con fermata ad Alessandria alle 9.22, che era l'ultimo collegamento di un Frecciabianca che esisteva ancora sulla dorsale adriatica.
Questa ulteriore penalizzazione si aggiunge a quelle precedenti per un'area alessandrina che si dice essere sempre al centro del triangolo industriale.
È un'area vasta di notevole importanza economica che non è collegata in nessun modo con le principali città, e anche i collegamenti diretti con Milano Centrale sono abbastanza scarsi (quattro-cinque corse durante la giornata), e piuttosto difficoltosi. Questo penalizza l'economia di tutta l'area che poi attiene non solo all'Alessandrino, ma anche al Pavese e a tutta la zona limitrofa, considerato anche il fatto che in questa area della Pianura Padana si dovrebbe incentivare l'uso dei collegamenti ferroviari.
Per questa ragione e per quelle che ho elencato prima, chiedo cosa intenda fare la Giunta per cercare di mantenere possibilmente almeno quest'ultimo collegamento che ancora esisteva e, possibilmente, richiederne di ulteriori. Ci sono degli accorgimenti che si possono mettere in atto considerato il fatto che, ad esempio, per andare a Bologna bisogna cambiare a Voghera e i treni regionali veloci partono tutti da Voghera. Si potrebbe ad esempio, allungare la corsa fino ad Alessandria e fare un collegamento diretto con Bologna e Ancona. Ci sono degli accorgimenti che, secondo me la Giunta potrebbe richiedere a Trenitalia proprio per andare incontro alle esigenze che ho esposto prima.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Come lei sa, Consigliere, la Regione non ha competenza in merito alla decisione dell'operatore circa l'offerta mercato, cui i treni Frecciabianca e Frecciarossa appartengono. Noi siamo stati informati della modifica via mail venerdì scorso, con una mail peraltro generica, che parlava di uno spostamento dell'offerta di Frecciabianca all'80 per cento sui Frecciargento e del restante 20 per cento sui Frecciarossa.
La decisione è di sopprimere il Frecciabianca 8807 (Torino PN-Lecce) priva di fermate intermedie Asti-Alessandria e quindi privandole dell'unico collegamento veloce con Piacenza-Bologna e sostituendolo con Frecciarossa su Milano, che poi raggiunge la Romagna e la Puglia. Ricordo che, a gennaio 2017, in presenza di un'analoga arbitraria decisione di Trenitalia di sopprimere una parte consistente dell'offerta Frecciabianca da Torino a Milano, la Regione è intervenuta, sostituendo con l'offerta di tre coppie di treni Fast regionali, che tra l'altro stanno funzionando piuttosto bene cui ha contribuito la Regione stessa. Questo però è stato possibile perch la Torino-Milano è una linea che fa capo, per quanto riguarda il traffico regionale, alla Regione Piemonte.
In questo caso, evidentemente la tratta che parte da Torino (Asti Alessandria) e prosegue per Bologna-Rimini fino a Lecce non può essere di nostra competenza e diventa più complicato intervenire in qualche modo con risorse nostre.
I suoi suggerimenti cercheremo certamente di perseguirli, così come abbiamo già chiesto a Trenitalia di fornire i dati sulle frequentazioni di questo treno, quello che verrebbe soppresso e, in particolare, i passeggeri saliti e scesi di Asti e di Alessandria in direzione di Piacenza e dell'Adriatico per fare una valutazione sull'entità dei flussi, sia per eventuali utenze pendolari, sia in corrispondenza dei mesi estivi. Al momento, però, questi dati non ci sono stati forniti.
È chiaro che, da un punto di vista del collegamento diretto Torino-Lecce Torino-Bologna e Torino-Rimini, questa soluzione migliora i tempi di percorrenza, però è altrettanto vero, come lei segnala, che priva ulteriormente la parte Asti-Alessandria dei collegamenti verso est, oltre al problema dei collegamenti verso Milano, che stiamo affrontando anche per quanto riguarda i collegamenti Casale-Vercelli e Casale-Mortara. Tra l'altro, quest'ultimo è di competenza di Trenord che, come lei sa, sta passando momenti molto difficili, anche peggio di Trenitalia, quindi siamo ben presi.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 2439 presentata da Grimaldi inerente a "Salone del Libro di Torino - Marchio creditori e credibilità"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2439.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come lei saprà, recentemente è stato pubblicato il bando per la vendita del marchio del Salone del Libro. La base d'asta, come spesso rimbalza sui nostri quotidiani locali, è di circa 500 mila euro, composti dal marchio e da alcuni collegati, ad esempio "Portici di Carta", ma anche per le strutture e gli allestimenti del Lingotto e per i restanti beni dell'ex Fondazione del Libro.
I creditori, come sapete, ci hanno ricordato in diverse audizioni e in lettere aperte a noi Consiglieri che, essendo che la Fondazione è in liquidazione, ha una decina di milioni di euro di debiti, di cui sette milioni verso persone e aziende torinesi che, in questi anni, hanno garantito la buona riuscita dell'iniziativa, che è fra le più importanti del nostro territorio. Da quanto possiamo dedurre e anche da quello che ci eravamo detti con l'Assessora Parigi, c'è ovviamente uno scarto fra i crediti esigibili e i debiti denunciati, che dovrebbe ammontare a circa quattro milioni e mezzo di differenza fra i crediti esigibili e quanto ancora dobbiamo verso i creditori.
È notizia di questi giorni - ogni giorno ne leggiamo un pezzettino in più che c'è una sorta di gara di solidarietà da parte di gruppi organizzati e cittadini torinesi per la partecipazione all'acquisizione del marchio.
Ecco, vorrei che fosse chiaro che per noi è positivo il fatto che liberi cittadini si adoperino per salvare un marchio simbolo di questa città e di questa regione; allo stesso tempo, però, bisogna far emergere un quadro e informare della situazione pregressa, quindi anche tutto quello che dobbiamo in qualche modo riportare nelle disponibilità del nuovo soggetto per liquidare, appunto, i creditori e dare gambe a un progetto che deve continuare a insistere su questo territorio. Tra l'altro, come sappiamo gli stessi creditori si erano dati disponibili per partecipare in qualche modo alla gestione diretta delle future organizzazioni del Salone.
Noi pensiamo che la Regione, insieme alla Città, dovrebbe essere in prima fila nella partecipazione di quest'asta. Lo dico proprio senza infingimenti. Sappiamo benissimo che c'è l'interesse di una parte del sistema pubblico-privato come le fondazioni ex bancarie, che in qualche modo sono interessate a sostenere questo progetto. Crediamo però che ci siano anche delle modalità che possono interessare gli enti pubblici non solo nella possibilità di mettere in fila un gruppo di soggetti interessati, ma riteniamo proprio che la Regione e la Città debbano essere capofila di questa progettualità, anche con modalità nuove.
Noi pensiamo che si possa arrivare a una Fondazione di comunità in cui ci siano degli enti pubblici e in cui magari ci possono essere le fondazioni ex bancarie e anche tanti soggetti privati che concorrono nel dare un sostegno vero a questa riacquisizione.
Per questo motivo, interroghiamo la Giunta per sapere come la Regione stia lavorando per partecipare all'asta per l'acquisizione del marchio del Salone di Torino al fine, appunto, di presentare un'offerta congrua che garantisca la proprietà del marchio, la copertura dei debiti delle ex Fondazioni del Libro e un futuro stabile al nuovo Salone del Libro.
Sapendo che abbiamo tutto l'interesse di continuare ad avere il know how su questo Salone, non vorrei che delegassimo ad altri, per conto nostro quella che è una responsabilità prima di tutto di chi l'ha creato, ideato e finanziato per tanti anni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Collega Grimaldi, la Regione Piemonte, così come la Città di Torino, pur essendo ovviamente molto interessata a un esito vantaggioso dell'asta che venga incontro alla necessità di saldare il debito nei confronti dei creditori del Salone del Libro, non parteciperà all'asta per l'acquisizione del marchio, che è stata decisa nei tempi e nella quantificazione dei valori dal liquidatore.
Quello che le posso dire è che la Regione Piemonte è intervenuta per sanare tutto quello che era nelle sue possibilità rispetto alla sua situazione debitoria nei confronti della Fondazione. In tal senso, sta ultimando il pagamento delle conclusive somme residue, in relazione alle quali permane il rapporto di interlocuzione con il Commissario liquidatore.
Come abbiamo ripetuto più di una volta, noi, come enti pubblici, siamo impediti a sanare i debiti di qualsiasi società e fondazione. Tale impedimento è stato ribadito in più sentenze da parte della Corte dei Conti, quindi non è nelle nostre possibilità. Tra l'altro, questo è anche un motivo della mancata ricapitalizzazione della Fondazione stessa e della sua liquidazione.
La Regione Piemonte non parteciperà all'asta; nel frattempo, ha sottoscritto un Protocollo d'intesa con la Città di Torino e la Fondazione Circolo dei Lettori proprio per dare comunque in qualche modo un avvio a una manifestazione per i prossimi tre anni, su cui peraltro abbiamo già deliberato le risorse.
Mi preme dire ancora che certamente noi vediamo con favore tutte quelle iniziative dei cittadini che dimostrano affetto e interesse per la cultura e che naturalmente dimostrano quanto la cultura sia uno dei pilastri della nostra città, in particolare questa manifestazione. Tuttavia, come ho già avuto modo di dire, sarebbe bello che questo interesse dei privati cittadini andasse anche verso altre realtà, come ad esempio il Teatro Regio di Torino. In ogni caso, credo sia un aspetto di vitalità di questa città su cui non possiamo che avere un'ottica favorevole.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2440 presentata da Graglia, inerente a "Incremento del numero dei posti letto CAVS e loro ridistribuzione sul territorio ASL CN2"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2440.
La parola al Vicepresidente Graglia, in qualità di Consigliere, per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
È chiaro che la continuità assistenziale a valenza sanitaria rappresenta una struttura sanitaria intermedia tra ospedale e territorio a valenza territoriale. I letti di continuità assistenziale a valenza sanitaria costituiscono anche un'opportunità di ricovero per i malati, soprattutto anziani non autosufficienti, affetti da forme morbose croniche che necessitano di trattamenti riabilitativi e di assistenza sanitaria continua per ottenere un miglioramento della condizione di malattia e impedirne il peggioramento.
I letti CAVS sono attualmente quasi esclusivamente destinati a quei pazienti che, conclusa la fase acuta del ricovero, necessitano di un prolungamento dell'intervento assistenziale ospedaliero con trattamenti sanitari e con sorveglianza continua.
Con l'evolversi delle cure e dei trattamenti sanitari si sta procedendo verso una popolazione sempre più anziana affetta da patologie croniche e/o invalidanti. Sovente le famiglie non riescono a farsi carico dei propri cari quando essi vengono dimessi dalle strutture ospedaliere o incorrono in fatti acuti o riacutizzazioni delle patologie croniche e faticano a garantirne la loro assistenza e cure adeguate. Inoltre, il territorio dell'ASL CN2 è molto esteso.
Considerato che la Regione Piemonte ha assegnato nel territorio cuneese i posti letto CAVS nel seguente modo: 560 al Centro di riabilitazione Ferrero di Alba, 20 al costruendo Ospedale di Verduno, 18 all'ospedale di Canale.
Ritenuto che tale assegnazione di posti letto sia inadeguata nel numero e sbilanciata nella distribuzione territoriale, s'interroga il Presidente della Giunta e l'Assessore per sapere se non ritengano opportuno rivedere il numero di posti CAVS assegnato all'ospedale di Verduno, in considerazione degli ampi spazi che potrebbero essere utilizzati in tal senso nel futuro ospedale, e la loro distribuzione sul territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Graglia.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Prima della risposta puntuale farò una precisazione: i letti di continuità assistenziale a valenza sanitaria (CAVS) sono una forma di assistenza residenziale transitoria (degenza prevista massima di 30 giorni eventualmente prorogabile a 60) e vengono utilizzati principalmente per facilitare la dimissione dal ricovero ospedaliero dei soggetti le cui condizioni cliniche o le possibilità di assistenza domiciliare non siano tali da inviarli a domicilio in sicurezza.
La degenza in struttura CAVS è limitata al tempo necessario per progettare il proseguimento dell'assistenza o a domicilio o in altra struttura residenziale (tipo RSA). I CAVS rappresentano, quindi, una fase transitoria.
La norma prevede l'utilizzo dei CAVS anche per soggetti di provenienza dal domicilio, allo scopo di evitare un ricovero ospedaliero, e sempre per il tempo necessario per progettare un eventuale intervento assistenziale di lungo periodo, o domiciliare o residenziale. Ci tengo a precisare quest'aspetto, perché è una fase transitoria in funzione di un progetto più generale, o a domicilio oppure in RSA.
La transizione demografica (aumento dell'età) e di patologie (aumento delle patologie croniche), unitamente alle maggiori difficoltà socio-economiche stanno determinato un aumento del numero di persone che hanno necessità di progetti assistenziali a lungo termine, in modo particolare nelle RSA.
Il numero dei posti letto CAVS risulta insufficiente solo nelle zone in cui il tempo di attesa per l'inserimento in RSA è molto elevato. Quindi il tempo medio di degenza nei letti transitori CAVS aumenta con evidente riduzione del turnover.
La degenza media nei letti CAVS attualmente disponibili era di 24 giorni nel 2017 e fino a 27 giorni nel 2018, mentre la lista di attesa per un posto CAVS è attualmente di 15 persone.
Alle condizioni attuali, i dati evidenziano un fabbisogno solo lievemente superiore di letti CAVS per i residenti, tenendo peraltro conto che alcuni dei posti disponibili sono occupati da cittadini provenienti da altri territori con maggiori difficoltà di accesso a strutture residenziali.
L'aumento del numero dei letti CAVS è sicuramente più che sufficiente (quello già previsto di 20 posti di Verduno, e gli altri 20 del centro Ferrero, quindi 40). Dunque, con liste d'attesa di 15 persone, 40 posti letti in più sono più che sufficienti per soddisfare quella domanda.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, merita sottolineare ancora una volta che i CAVS rappresentano una forma transitoria di assistenza residenziale nel momento in cui la relativa lontananza dal domicilio risulta meno rilevante rispetto a forme di assistenza a lungo termine.
Le RSA sono invece diffuse sul territorio (più di 30) e offrono ai cittadini l'assistenza più vicina al domicilio.
L'introduzione dei 20 posti letto di Verduno, come mi dice il Direttore realizza l'inserimento di un nucleo di elevata dimensione rispetto al fabbisogno attuale (come ho avuto modo di dire, 15 persone come lista d'attesa, 20 posti a Verduno, più gli altri 20).
In sintesi, la variazione in termini quantitativi e di localizzazione dei posti CAVS previsti dal recente provvedimento normativo costituisce un effettivo bilanciamento della distribuzione territoriale e un aumento più che sufficiente del numero dei posti disponibili. In sostanza, con l'aumento dei posti, si potrà anche soddisfare la domanda proveniente da altri territori.
Ho voluto precisare bene qual è la funzione dei CAVS: parliamo di una fase transitoria, che viene svolta bene da parte delle strutture. Vedremo strada facendo.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 2444 presentata da Bono, inerente a "Mancato accantonamento regionale dei fondi per il rinnovo del contratto dei medici e dirigenti dipendenti dal SSR"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2444 presentata dal Consigliere Bono, che la illustra.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non ho potuto esimermi dal presentare quest'interrogazione a risposta immediata all'Assessore Saitta, visto che il tema della scorsa settimana e penso anche di questa e delle prossime - riguarda proprio il rinnovo del contratto dei medici e dei dirigenti del Sistema Sanitario Nazionale e Regionale.
Sappiamo che il 23 novembre uno sciopero nazionale, che ha riscosso una grande adesione dei medici ospedalieri (medici dirigenti e dirigenti del Sistema Sanitario Regionale), ha visto coinvolta la quasi totalità delle sigle sindacali. Secondo alcune sigle l'adesione ha sfiorato addirittura il 90%, con il rinvio di un numero consistente di esami e di visite non urgenti, ovviamente (per quelle urgenti era previsto, come al solito, il precetto dei medici per svolgere il loro compito non rinviabile).
Il tema del rinnovo dei contratti dei medici dirigenti e dei dirigenti del Sistema Sanitario è un tema molto, molto sentito, anche perch sostanzialmente, è l'unico contratto di tipologia pubblica che non è stato rinnovato negli ultimi dieci anni, per cui ha accumulato una perdita consistente: alcuni sindacati parlano, addirittura, di circa 300 euro mensili in meno, e sottolineano, come dati già noti, ma che comunque fa sempre bene ricordare, che l'età media supera oramai i 53 anni (si tratta quindi, di un'età molto elevata, tra le più elevate in Europa), e siano attesi moltissimi pensionamenti nei prossimi anni, che probabilmente verranno anche incrementati col superamento della legge Fornero (se mai andrà in porto, perché bisogna sempre usare il condizionale). Ci sarà la possibilità di sostituirli, ma, come sappiamo, c'è un imbuto formativo dal passaggio dalla laurea alla specialità, tema che avevamo già affrontato in altri momenti e in altre occasioni.
Si parla, appunto, della necessità di incrementare i fondi destinati al Fondo Sanitario Nazionale; fondi che, tra l'altro, negli ultimi anni sono aumentati (non di tantissimo, di un miliardo l'anno). Anche quest'anno è aumentato di un miliardo, come previsto: una parte è utilizzata per i farmaci innovativi, una parte per i vaccini, una parte per i farmaci più costosi e tutta una serie di altri temi che, ovviamente, fanno sì che quest'incremento, come abbiamo detto, alla fine si riduce a pochi milioni di euro per le singole Regioni, per quanto riguarda la possibilità di rilanciare gli investimenti in sanità e le assunzioni.
Nodo fondamentale è che la CIMO, il sindacato dei medici, uno dei sindacati principali dei medici, ha sottolineato come, ai sensi della legge n. 311 del 2004, costituisce un obbligo per le Regioni, ai fini dell'accesso al finanziamento integrativo a carico dello Stato, la costituzione di accantonamenti nel proprio bilancio delle somme necessarie alla copertura degli oneri derivanti dal rinnovo dei contratti collettivi nazionali, per il personale dipendente.
Sostanzialmente, lo Stato stanzia e le Regioni devono però accantonare fondi per il contratto collettivo.
Dai dati nazionali del conto economico nazionale risulterebbe che, dal 2010 al 2015, siano stati accantonati solo i fondi per i medici convenzionati e non quelli per i medici dipendenti; dico risulterebbe appositamente, perch su questo interroghiamo l'Assessore Saitta e anche sugli ultimi tre anni perché dal 2016 sarebbe ripartita la contrattazione.
È stato chiesto, sempre da questo sindacato presente in tutte le Regioni di rispondere su dove si possano reperire questi accantonamenti. È stata data risposta solo da dieci Regioni, tralasciando le Province autonome mentre nove Regioni non hanno risposto, tra cui anche la Regione Lombardia tant'è che hanno posto anche una diffida e fatto una segnalazione preventiva alla Corte dei Conti.
Per vederci chiaro, abbiamo deciso di interrogare l'Assessore circa la situazione sugli accantonamenti per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei medici dirigenti e dirigenti del sistema sanità nazionale in Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
La parola all'Assessore Saitta per al risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Parlando di sanità, essendo modificato il quadro politico, sentiamo un po' tutti l'imbarazzo dei ruoli diversi che svolgiamo.
Per quanto mi riguarda, dopo aver posto al Governo precedente la necessità di maggiori fondi, ma senza averli ottenuti, evidentemente oggi il problema è che, essendo mutato il quadro politico, c'è necessità di rispondere in modo puntuale alle questioni poste.
A parte questo, che è il quadro di riferimento delle nostre discussioni vengo alle questioni specifiche.
Ho avuto modo di parlare con il Segretario di CIMO, che era qui a Torino per un'iniziativa proprio il giorno dello sciopero, cui ho anche spiegato l'infondatezza di alcune informazioni diffuse, per quanto riguarda l'accantonamento delle risorse.
Per quanto riguarda la Regione Piemonte, nel periodo 2011-2016, quindi blocco dei contratti, era stata prevista la corresponsione dell'indennità di vacanza contrattuale, in percentuale sul tasso di inflazione programmata.
Con il DPCM del 27 febbraio 2017 viene previsto l'accantonamento per il futuro rinnovo del contratto del personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale, in misura pari all'incremento del costo del personale dell'anno 2015, che vuol dire più 0,36 per cento nell'anno 2016, più 1,09 per cento nell'anno 2017 e più 1,45 per cento nell'anno 2018.
Nell'anno 2018 è stato rinnovato solo il contratto del comparto, come voi sapete, per la dirigenza e le Aziende Sanitarie hanno accantonato l'1,45 per cento previsto dal citato DPCM. La quota concorrenza per un incremento stimato, pari a quello del comparto, è 3,48; quindi 1,45 è per le Aziende e la parte restante per arrivare a 3,48 è stata accantonata direttamente dalla Regione nel GSA, cioè nella gestione sanitaria accentrata, quella prevista dall'articolo 118, al Titolo II.
La Regione Piemonte ha tutte le risorse, tra accantonamenti fatti direttamente dalle Aziende Sanitarie e accantonamenti contenuti nella gestione sanitaria accentrata, pari a 3,48 per cento , che è quello previsto dal DPCM.
Aggiungo soltanto, per dare certezze, che gli accantonamenti sono stati ritenuti finora congrui dal tavolo ministeriale di monitoraggio della spesa sanitaria, quale adempimento ex lege 411 del 2004. Voi sapete che gli adempimenti vengono verificati trimestralmente e anche recentemente è stato confermato che gli accantonamenti sono sufficienti in base alla legge.
Per quanto riguarda il contratto, nella parte relativa agli accantonamenti della Regione Piemonte, le risorse ci sono.
Al momento, non conosco le altre situazioni, ma dovrebbe essere così dappertutto. In Piemonte ci sono.
Agli effetti della conclusione del contratto, tra le questioni poste nella giornata dello sciopero c'è il tema del personale e dell'aumento salariale ma al di là di questo, il tema del contratto solleva ancora due questioni: la prima riguarda la retribuzione RIA (retribuzione individuale di anzianità), ma l'accantonamento non prevede questo nuovo istituto (in ogni caso, deve essere finanziato con l'aumento del Fondo sanitario); la seconda riguarda l'altro istituto che dovrebbe essere finanziato con il fondo sanitario, ossia l'indennità di esclusività. Sono due questioni sulle quali la dirigenza medica pone una grande attenzione.
Sulla base degli incontri della scorsa settimana e in vista dell'incontro di domani che avremo come Regioni con il Governo, si dovrebbe raggiungere un minimo di intesa sulle risorse aggiuntive sia per il RIA sia per l'indennità di esclusività con legge nazionale.
Oltre il Fondo Sanitario e attraverso alcuni emendamenti presentati dal Governo (gli emendamenti sono già stati depositati), a quel punto ci saranno le condizioni per il rinnovo del contratto, cioè la ripresa del confronto con ARAN. Le risorse ci sono.
Alla domanda se le risorse del Piemonte ci sono, rispondo sì, ci sono.
Nel momento in cui sarà disponibile il finanziamento del RIA e il finanziamento dell'esclusività, saremo in grado di procedere.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica - Trasporti su gomma

Interrogazione a risposta immediata n. 2435 presentata da Conticelli inerente a "Disservizio del trasporto disabili con scuolabus del Comune di Torino. Lesione del diritto allo studio"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2435.
La parola alla Consigliera Conticelli per l'illustrazione.



CONTICELLI Nadia

Grazie.
La vicenda penso sia nota, perché purtroppo tiene banco da mesi sulle cronache cittadine.
La ditta che aveva in appalto, per il Comune di Torino, il trasporto per i ragazzi con disabilità motoria, da mesi non riesce a effettuare il servizio, né la presa e la segnalazione delle chiamate né il trasporto dei ragazzi. Per disservizio s'intende che alcuni ragazzi al mattino non sono stati portati a scuola senza preavviso per i genitori.
La situazione è ancora più grave nel momento in cui i ragazzi escono da scuola; tant'è vero che c'è stata anche una denuncia.
I genitori si sono riuniti in un coordinamento e da mesi interloquiscono con l'Amministrazione comunale, che ha cercato di intervenire sull'appalto in corso per questo disservizio. Fatto sta che c'è stata una proroga anche con l'intervento di un'altra ditta, ma i disservizi continuano. In attesa del nuovo appalto, ai genitori non è stata fornita alcuna assicurazione per la ripresa del servizio dopo la pausa estiva.
Credo che non ci sia bisogno di sottolineare quanto sia importante questo servizio, che riguarda, in particolare, i ragazzi delle scuole elementari e medie, ma anche delle superiori. Non riuscire mai ad arrivare in orario la prima ora di lezione rende difficile l'inserimento di questi ragazzi, e rende ancora più difficile poter seguire un percorso educativo, sia quello curricolare, sia quello a loro dedicato.
Si tratta, in tutti i casi, di minori, quindi c'è anche una questione penale.
I genitori si sono rivolti anche alla Commissione che presiedo.
Valuteranno, poi, se chiedere formalmente un'audizione. Nel frattempo, mi sono fatta portatrice dell'esigenza con questa interrogazione alla Giunta regionale, in quanto risulta lesivo del diritto allo studio, che, come sappiamo, è materia concorrente tra Stato e Regione.
Ricordo che due anni fa abbiamo approvato una legge antidiscriminatoria che prevede l'accesso ai servizi di cui è titolare la Regione, ai trasporti e alla scuola.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Darò lettura, riassumendo alcuni punti, della risposta che gli Uffici dell'Assessora Pentenero hanno predisposto.
Si fa riferimento all'articolo 15 della legge 28/2007, secondo la quale la Regione stanzia annualmente risorse finanziarie volte a favorire l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità.
Tali risorse vengono assegnate alle Province e alla Città metropolitana che istruiscono le istanze che pervengono da Comuni, consorzi socio assistenziali e autonomie scolastiche, in merito ai servizi di trasporto per persone con disabilità e di assistenza educativa. In particolare, i Comuni e alcuni Consorzi organizzano e affidano i servizi di trasporto disabili.
All'interno di questa competenza (o di questa ripartizione di competenze) soprattutto per quanto riguarda l'affidamento dei servizi della Città di Torino, sono insorte alcune criticità.
La Regione ha raccolto alcune indicazioni presso gli uffici comunali competenti e dalla Città giunge l'informazione che si sta procedendo all'espletamento di una nuova gara per la riassegnazione del servizio. Si sottolinea, in queste informazioni, che buona parte del servizio continua a essere erogato, anche se sono del tutto evidenti alcuni disallineamenti di orari, oltre che alcuni ritardi, e alcune indiscutibili situazioni di difficoltà. C'è anche una questione relativa al pagamento degli stipendi degli autisti degli accompagnatori: per questo problema è fissato per mercoledì 28 novembre (quindi domani) un incontro con la ditta che esercita tale servizio.
Nei prossimi giorni, la Città dovrebbe pubblicare il nuovo capitolato di gara per la riassegnazione del servizio e, per quanto di sua competenza, la Regione, non appena sarà approvata la norma che mantiene per il corrente anno i criteri di riparto delle risorse definiti nel secondo Piano triennale applicativo della legge n. 28/2007, ripartirà alla Città metropolitana di Torino e alle Province piemontesi i fondi per il diritto allo studio, utili al finanziamento dei servizi di trasporto degli studenti con disabilità.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 2437 presentata da Valle, inerente a "Situazione di copertura del servizio educativo di assistenza alla comunicazione per studenti sordi nella zona di Moncalieri" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che, in assenza dell'interrogante, all'interrogazione a risposta immediata n. 2437, presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Situazione di copertura del servizio educativo di assistenza alla comunicazione per studenti sordi nella zona di Moncalieri", saràfornita risposta scritta.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione a risposta immediata n. 2438 presentata da Accossato inerente a "Possibili ricadute negative dell'arrivo della 13° tappa del Giro d'Italia 2019 sul Parco nazionale del Gran Paradiso" (rinvio)


PRESIDENTE

Comunico che l'interrogazione a risposta immediata n. 2438 presentata dalla Consigliera Accossato, inerente a "Possibili ricadute negative dell'arrivo della 13° tappa del Giro d'Italia 2019 sul Parco nazionale del Gran Paradiso", sarà trattata la prossima settimana, su richiesta dell'interrogante.


Argomento: Edilizia scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 2441 presentata da Policaro inerente a "Nuovo complesso scolastico per l'Istituto Erminio Maggia di Stresa" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che, in assenza dell'interrogante, all'interrogazione a risposta immediata n. 2441, presentata dal Consigliere Policaro, inerente a "Nuovo complesso scolastico per l'Istituto Erminio Maggia di Stresa", sarà fornita risposta scritta.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.30 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.33)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Accossato, Baricco, Boeti, Barazzotto, Cerutti Molinari e Pentenero.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Enti strumentali

Esame disegno di legge n. 321, inerente a "Bilancio consolidato del gruppo 'Regione Piemonte', per l'anno 2017"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame del disegno di legge n. 321, inerente a "Bilancio consolidato del gruppo 'Regione Piemonte', per l'anno 2017", di cui al punto 3) all'o.d.g., licenziato a maggioranza dalla I Commissione del 12 novembre 2018.
Relatrice di maggioranza è la Consigliera Olivetti; relatore di minoranza è il Consigliere Bono.
Chiedendo un po' di silenzio, perché il Consiglio, se non ve ne siete ancora accorti, è iniziato, in modo da lasciare alla Consigliera Olivetti la possibilità d'illustrare la relazione.
Prego, collega Olivetti.



OLIVETTI Celestina, relatrice

Grazie, Presidente.
Ci troviamo oggi ad approvare il bilancio consolidato relativo all'anno 2017, che trova il suo fondamento normativo negli articoli 11 bis e 68 del Decreto legislativo 118. Lo stesso, come ha evidenziato lei, Presidente, è stato licenziato dalla I Commissione in data 12 novembre, così come emendato dalla Giunta, per recepire alcune correzioni di errori informatici che avevano imputato in modo scorretto alcune scritture di consolidamento generando quindi dei valori negativi e le conseguenti anomalie di quadratura.
Conseguentemente, è stato modificato il totale dell'attivo e del passivo mentre il risultato d'esercizio non è variato. Il Collegio dei Revisori ha preso atto delle variazioni di carattere puramente tecnico nella seduta del 5 novembre.
Il bilancio consolidato è il documento contabile a carattere consuntivo che rappresenta il risultato economico, patrimoniale e finanziario del gruppo Amministrazione pubblica, composto dalla Pubblica Amministrazione dalla Regione Capogruppo e da tutti gli organismi controllati o partecipati dalla stessa, sui quali viene esercitato un potere d'influenza o di controllo significativo.
Le finalità del bilancio consolidato sono quelle di sopperire alle carenze informative e valutative dei bilanci degli enti che perseguono le proprie funzioni, anche attraverso Enti strumentali, e detengono rilevanti partecipazioni in società, dando una rappresentazione anche di natura contabile delle proprie scelte d'indirizzo, pianificazione e controllo attribuire all'Amministrazione Capogruppo un nuovo strumento per programmare, gestire e controllare con un sempre maggiore efficacia il proprio gruppo comprensivo di Enti e Società; inoltre, serve per ottenere una visione completa delle consistenze patrimoniali e finanziarie di un gruppo di enti e società che fa capo appunto all'Amministrazione Pubblica incluso ovviamente il risultato economico.
La Regione Piemonte, ai fini della redazione del bilancio consolidato, in qualità di Capogruppo, prima con delibera di Giunta regionale del 10 novembre 2017, successivamente modificata e integrata il 10 febbraio 2018 ha quindi individuato i due elenchi: i soggetti componenti del gruppo Regione Piemonte, che sono evidenziati nell'elenco n. 1, e i soggetti che rientrano nel perimetro di consolidamento, che sono contenuti nell'elenco n. 2.
Il secondo elenco include soltanto quei soggetti che presentano per almeno uno dei parametri considerati (il totale dell'attivo o il totale dei ricavi) un valore superiore alla soglia minima. Sono state altresì escluse le società partecipate che hanno una quota inferiore all'un per cento del capitale.
In sede di definizione del perimetro di consolidamento per la determinazione della soglia minima, sono stati considerati i valori al 31 dicembre 2016, non essendo disponibili quelli al 31 dicembre 2017, quindi è stato preso in considerazione il totale dell'attivo della Regione Piemonte e il totale dei componenti dei ricavi caratteristici, ai quali è stata applicata la percentuale del cinque per cento, tanto da determinare quelle che sono le società partecipate oggetto di consolidamento.
Il patrimonio netto, che in realtà nel Decreto legislativo 118 è uno dei parametri da tenere in considerazione, nel nostro caso non è stato preso in considerazione, perché rappresenta per la Regione Piemonte, come per numerose altre Regioni, un valore strutturalmente negativo, per cui, in conformità con quanto concordato a livello di coordinamento nazionale, nel documento approvato il 20 aprile 2017 la verifica dell'irrilevanza viene effettuata solo con gli altri due parametri.
Ai termini di questa fase preliminare, è stato definito il perimetro di consolidamento del gruppo Regione Piemonte e, con soddisfazione, si è potuto vedere l'ampliamento rispetto ai soggetti che sono stati inclusi nel consolidato del 2016, quindi si è passati da quattro partecipante al consolidamento di ben 18 partecipate. Purtroppo, in questa fase non sono stati considerati i bilanci delle ATC, in quanto tali enti non hanno fornito in tempi necessari il bilancio e le informazioni al fine del consolidamento.
Nell'allegato 4 vengono esposte le rettifiche per l'eliminazione delle operazioni infragruppo, vale a dire che si è provveduto per le partecipazioni societarie all'eliminazione delle poste attive e passive del conto economico o dello stato patrimoniale riguardanti le operazioni effettuate all'interno del gruppo Amministrazione Pubblica.
I bilanci della Capogruppo e dei componenti del gruppo rettificati sono stati successivamente aggregati, voce per voce, facendo riferimento ai singoli valori contabili, sommando tra di loro i corrispondenti valori dello stato patrimoniale e del conto economico, utilizzando il cosiddetto metodo integrale per l'intero importo delle voci contabili, con riferimento ai bilanci degli enti strumentali controllati e delle società controllate.
È stato invece utilizzato il metodo dell'importo proporzionale alla quota di partecipazione in riferimento a quei bilanci delle società partecipate e degli enti strumentali partecipati.
Il risultato economico dell'esercizio del gruppo Regione Piemonte, per l'anno 2017, è pari a un positivo di 903.803.490 euro e corrisponde alla somma algebrica dei componenti positivi e negativi rilevabili dalla gestione corrente straordinaria dell'ente effettuata appunto nel 2017.
Riconoscendo l'ottimo lavoro svolto per ottenere tutti i dati utili al consolidamento, auspichiamo, comunque, che per il prossimo anno si possano rilevare anche i bilanci delle partecipate che ancora mancano all'appello e che rappresentano, sicuramente, valori non irrilevanti per il gap della Regione Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Bono.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
Per il secondo anno, arriviamo in Aula alla discussione del bilancio consolidato della Regione Piemonte. Sicuramente uno strumento importante per cercare di far quadrare i conti non solo della Regione Piemonte, la così detta capogruppo, ma anche di tutte gli enti, come diceva la collega di maggioranza, di tutte le partecipate - almeno di una parte delle partecipate, poi specificheremo bene perché e quali - e delle controllate.
Come dicevo, è il secondo anno del bilancio consolidato della Regione Piemonte. Il primo anno ci aveva lasciato un po' con l'amaro in bocca e un po' perplessi per il numero dei soggetti che erano stati oggetto di consolidamento, quindi erano entrati nel perimetro di consolidamento, che erano solo quattro. Quest'anno siamo saliti a 18, quindi sicuramente c'è stato un netto miglioramento. Non siamo ancora arrivati, dal nostro punto di vista - un punto di vista abbastanza fattuale e oggettivo - a consolidare tutte le realtà che dovrebbero rientrare nel perimetro di consolidamento della capogruppo Regione Piemonte, ma per una scelta tecnica, non politica, per la quale l'anno scorso si includevano solo le partecipate o controllate che avessero i parametri al di sopra del cinque per cento sia per il patrimonio che per il proprio bilancio. Adesso si è allargata un po' questa fattispecie.
Restano fuori, come sappiamo e abbiamo discusso tante volte, le ATC. Un problema non di poco conto. Anche nella relazione preparata dagli Uffici del Consiglio si dice che, per quanto riguarda le ATC, hanno aderito solo recentemente quest'anno ai parametri del bilancio del decreto legislativo n. 118, del bilancio armonizzato tra Stato, Regioni ed Enti locali, quindi è stato sostanzialmente impossibile consolidare queste realtà. È ovvio che temiamo di ricevere delle sorprese il prossimo anno anche su queste partecipate e dobbiamo capire come cercare di risolvere queste problematiche.
Il documento, tra il passaggio in Commissione e in Aula, è stato emendato anche con alcuni nostri interventi. Devo dire che il nostro Gruppo consiliare, fortunatamente, è attento ai dati di bilancio. Il bilancio consolidato, ma potremo fare lo stesso discorso sul rendiconto e poi lo faremo anche sull'assestamento, deve essere sempre oggetto di attenta analisi da parte del Consiglio. Può sembrare più distante dagli interessi e dalle necessità dei piemontesi, è materia anche difficile e complicata, a volte anche un po' noiosa, ma è lo strumento con il quale si attuano le politiche regionali e, soprattutto, lo strumento con cui si può dare respiro, più o meno ampio, a un Ente come la Regione, che può avere difficoltà finanziarie o non averle. È un dato sicuramente importante.
L'adesione ai criteri del decreto legislativo n. 118, ai criteri del bilancio consolidato, dovrebbe permettere di avere una visione più chiara e trasparente rispetto agli anni passati. Giova, ovviamente, leggere alcuni passaggi del Collegio dei Revisori della Regione Piemonte, che sottolinea tutta una serie di problematiche che avevamo sollevato anche noi durante l'analisi in Commissione, quindi siamo rincuorati di una visione uniforme rispetto a quella del Collegio dei Revisori. Innanzitutto si dice: "Nel corso delle verifiche, sono state rilevate alcune posizioni creditorie e debitorie non riconciliate e per le quali si invita l'Ente ad adottare entro il termine dell'esercizio finanziario in corso, i provvedimenti necessari ai fini delle riconciliazioni delle partite debitorie e creditorie". Proprio perché si ha una riconciliazione tra debiti e crediti sono debiti della Regione e sono crediti per le partecipate e viceversa.
In un primo momento si era valutato, da parte della Giunta, di rinviare la riconciliazione al rendiconto di quest'anno, cioè il prossimo anno, ma in realtà poi, se non vado errato, il Vicepresidente Reschigna ha confermato di questo chiedo poi un riscontro - che verranno riconciliate durante l'assestamento. Questo crediamo si debba fare durante l'esercizio finanziario in corso e non il prossimo anno, nell'analisi del rendiconto.
"In alcuni casi il bilancio consolidato non evidenzia la distinzione tra debiti e crediti con scadenza entro ed oltre l'esercizio". Questa è un'altra pecca che ci sottolineano i membri del Collegio dei Revisori.
Inoltre, si dice che - e questo l'abbiamo sollevato anche noi - che la nota integrativa è molto sintetica, forse troppo sintetica (sono una ventina di pagine), poco chiara.
Non si specifica, ad esempio, la costituzione del fondo per rischi e oneri per 173 milioni di euro. Non si evince, dalla lettura del documento, sia della nota integrativa sia della relazione sulla gestione, da cosa deriverebbe. C'è un elenco della lista delle rettifiche che, ovviamente, è più tecnico che divulgativo, quindi diventa anche difficile analizzarlo in maniera compiuta.
La relazione dei Revisore dei Conti chiude dicendo che tutta la nota integrativa, nel complesso, dovrebbe meglio informare su tutte le voci di bilancio. "La relazione sulla gestione dovrebbe fornire informazioni finanziarie, e non finanziare, per consentire al lettore del bilancio" che possono essere non solo i Consiglieri regionali che per loro formazione e competenza non sono dei divoratori di bilanci, hanno magari altri studi ma anche al cittadino che leggerà il bilancio consolidato - "di comprendere realmente la situazione dell'Ente e l'andamento della gestione sia in chiave attuale sia, soprattutto, in chiave prospettica," cioè per i prossimi anni.
Richiede, come ho detto prima, di chiudere la riconciliazione dei debiti crediti nell'anno finanziario in corso e fa questi rilievi.
Noi, sostanzialmente, non abbiamo altri rilievi da fare rispetto a quelli posti dal Collegio dei Revisori, se non l'auspicio che il documento riceva nei prossimi anni, sempre progressivamente, più attenzione da parte della Giunta, che possa andare a includere nel perimetro di consolidamento tutte le partecipazioni e le controllate a partire dall'ATC, e si possano presentare in tempo documenti di più facile lettura, in modo che sia veramente uno strumento che si affianca allo strumento di bilancio classico e che dia realmente una visione - l'ho già detto e lo ripeto - sia attuale sia prospettica più chiara, più intellegibile e più facilmente comprensibile, in modo che si possa disporre del rendiconto, del consolidato e del bilancio triennale, per far sì che tutti possano comprendere in quale direzione si muove l'Ente Regione, quindi non da sola ma insieme a tutte le sue partecipazioni e controllate.
Grazie.



PRESIDENTE

Apriamo la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravello; ne ha facoltà.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Vorrei concentrare il ragionamento su un aspetto per evitare di rubare troppo tempo a quest'Aula, un aspetto che è già stato quantomeno accarezzato dal relatore di minoranza, partendo dal principio secondo cui non si può che essere soddisfatti - ma non voglio anticipare una dichiarazione di voto - di quello che è un lavoro che risponde non a un vezzo dell'Assessore, ma a un obbligo normativo; soddisfatti nella predisposizione di uno strumento utile e necessario per prevenire situazioni di particolare sofferenza o, ancor peggio, di crisi profonda dei bilanci degli Enti capofila.
Non mi sfugge che la ratio che deve essere seguita sia quella di includere nel bilancio consolidato tutti i soggetti che abbiano un livello di rilevanza superiore al cinque per cento del bilancio della capofila in termini di significatività. Nel dire questo, non posso non ricordare quanto venne fuori in occasione della discussione sul bilancio consolidato 2017 un anno fa. Ovvero già allora manifestammo una soddisfazione per il lavoro fatto, ma lamentammo la mancanza di una parte certamente importante, che era già all'epoca quella relativa alle Agenzie Territoriali per la Casa.
Comprendemmo l'anno scorso il fatto che la Giunta si fosse trovata in difficoltà nel costruire un lavoro che fosse il più possibile completo e rispondente alle necessità provenienti dall'Assemblea regionale, ma raccogliemmo l'impegno del Vicepresidente Reschigna, un anno fa, a presentarsi a distanza di un anno con il lavoro finalmente completo.
Oggi, accanto a questa soddisfazione di principio, non possiamo non sottolineare una profonda preoccupazione per il fatto che anche quest'anno sia venuto a mancare tutto il gruppone dei bilanci delle Agenzie Territoriali per la Casa. Ripeto, potevo comprendere un anno fa le difficoltà, ma sinceramente devo davvero sforzarmi per tollerarle oggi. È evidentemente un lavoro incompleto questo, un po' per sua natura perché è un work in progress e sono molte le questioni, soprattutto nel rapporto tra debiti e crediti tra ente capofila e società del gruppo del consolidato, ma è un lavoro gravemente mancante sul fronte delle ATC.
Credo sia opportuno ricordare, ma prima di tutto a me stesso, ovviamente che la legge di riferimento, la n. 3/2010, individua le ATC come enti pubblici di servizi ausiliari della Regione, ma contemporaneamente non possiamo non sottolineare come tutti gli organi delle ATC, dal Presidente ai Revisori e passando per i Consiglieri di Amministrazione, siano nominati dalla Regione. È evidente, quindi, che nel rispetto di un'autonomia propria di governo che deve essere garantita, assegnata e riconosciuta alle ATC non possa venir meno il fatto che le ATC siano un Ente profondamente strumentale per la Regione Piemonte, tanto che - ma questo è un fatto ampiamente recepito dalla norma - l'articolo 38 della già citata legge n.
3/2010, dedicato al controllo sugli atti e sulla gestione, al comma 1 afferma non solo che la Giunta regionale esercita funzioni di promozione e coordinamento, ma soprattutto ricorda quali sono i poteri di vigilanza e di controllo sugli enti attuatori e sui gestori di edilizia sociale.
Al comma 2 viene ricordato che la Giunta regionale esercita un controllo sulla gestione delle ATC che è finalizzato all'accertamento della loro produttività e che si avvale in particolare dei bilanci; questo lo dice la legge, non lo dico io. Se è vero quanto riportato nel parere del Collegio dei Revisori dei Conti, cioè che le ATC non avrebbero fornito i bilanci, la domanda che viene spontaneo farmi e farle, caro Vicepresidente, è: la Regione sta esercitando o no i poteri di vigilanza e di controllo che la legge le assegna? E se lo sta facendo, perché vedo il Presidente Chiamparino annuire, credo sia opportuno che la Giunta regionale ci illumini rispetto al modo con cui la Regione sta esercitando questi poteri perché poi all'articolo 41 viene anche ricordato, com'è normale che sia che nel caso in cui ci fossero delle mancanze da parte delle ATC, la Giunta innanzitutto fissa un termine congruo per l'adempimento, ma trascorso questo termine la Giunta esercita determinati provvedimenti, e soprattutto esercita i poteri sostitutivi che la legge le assegna.
Se una legge dello Stato impone a un ente come la Regione di presentare e approvare, entro il 30 settembre di ogni anno, il bilancio consolidato, e se il bilancio consolidato presentato dalla Giunta regionale manca di una parte così significativa, che cosa ha fatto la Giunta regionale per arrivare - magari al 29 settembre e non al 30 - con tutti i documenti necessari per presentare un lavoro che fosse completo? Che cosa ha fatto quindi la Giunta regionale nei confronti delle Agenzie Territoriali per la Casa per fare in modo che queste consegnassero i dati e le informazioni consegnassero niente più che i bilanci per consentire alla Regione di fare un lavoro completo e di non fare un lavoro quasi a metà? Vicepresidente, ho davvero un sospetto, che spero lei possa confutare, che capisco nella tattica politica ma che, dal punto di vista dell'etica e della deontologia sarebbe profondamente scorretto, e io non mi aspetto questo da lei.
Io ho semplicemente il sospetto che voi siate consapevoli di ciò che dovrebbe emergere nel mettere alla luce i contenuti di alcuni bilanci di alcune ATC e che proprio questa consapevolezza vi porti a tollerare il ritardo con cui le ATC stanno mandando i dati dei loro bilanci per rimandare un problema e per trasferirlo sotto la responsabilità di qualcun altro. Allora, è chiaramente un giochetto molto pericoloso, perché non si sa ancora chi possa essere questo qualcun altro: potreste essere nuovamente voi, e questo è certamente un vostro auspicio; ma, al di là di questo evidentemente è un giochetto cui non possiamo sottostare e di fronte a cui quale non possiamo rimanere silenti.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri desiderano intervenire? Prego, collega Vignale, prenda pure la parola.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo intanto per significare l'importanza di questo provvedimento; lo dico perché, come a volte accade, i nuovi provvedimenti si danno un po' per scontati anche circa la loro importanza.
Questo provvedimento è estremamente significativo perché ricordiamo come in anni passati, in modo assolutamente trasversale fra centrodestra e centrosinistra, una parte dell'indebitamento di questa Regione sia stata creata proprio non all'interno dei confini del bilancio regionale, ma all'esterno di tali confini e all'interno di società partecipate che annualmente la Regione, con impegni relativamente al bilancio, provvedeva a ricapitalizzare rispetto alle perdite, però di questo non c'era (come in questo caso) un documento che in qualche modo desse un po' il senso di qual era la politica delle società partecipate. Questa invece è l'occasione.
Pur apprezzando il documento e apprezzando il fatto che nel documento si sia passati da quattro a 18 soggetti verso i quali facciamo entrate all'interno del bilancio consolidato del gruppo Regione Piemonte, credo abbia due limiti.
Il primo - pare inevitabile dirlo parlando di un documento di bilancio - è che è un po' troppo ragionieristico. A mio parere, il bilancio consolidato dovrebbe in qualche modo evidenziare qual è la politica che l'Ente Regione Piemonte intende attuare rispetto alle sue società partecipate, tanto in senso attivo quanto in senso passivo, poiché è inevitabile avere società che rappresentano un deficit.
Le Agenzie Territoriali per la Casa: difficilmente si può pensare di portarle ad attivo perché non hanno una finalità di tipo "industriale" (fra virgolette), ma all'interno di questo perimetro vi sono anche strumenti che superano di gran lunga il cinque per cento e che invece rappresentano possibili politiche di sviluppo o, comunque, dovrebbero essere quegli strumenti all'interno dei quali si individua un "più" piuttosto che un "meno".
Dopodiché è evidente che questo non è lo strumento di gestione delle partecipate regionali, altrimenti l'avrebbe illustrato l'Assessora De Santis: questo è evidentemente uno strumento di bilancio. Diciamo però che usare questi documenti ci sarebbe anche utile, poiché raffigurano la realtà (almeno da un punto di vista contabile) meglio di ogni altro, per comprendere qual è la gestione che viene fatta delle partecipate regionali.
Certamente questo è uno strumento indispensabile per misurare l'indebitamento, perché in molti casi - e il Vicepresidente Reschigna lo ricorda bene sicuramente anche per la legislatura passata, nonché per quella ancora precedente - a fronte dei vincoli che le leggi nazionali ponevano sui bilanci degli Enti, si cercava in qualche modo di rompere un po' questi vincoli usando le società partecipate; penso agli investimenti e a come alcune società sono state utilizzate, e lo dico perché non c'è più ARES (quella delle strade, non della sanità).
Tuttavia è evidente, dicevo, che vi sono due limiti: uno, quello un po' troppo ragionieristico; il secondo, evidentemente quello che già citava il collega Ravello, legato alla non presenza di ATC.
Guardate, la non presenza di ATC credo che sia grave, perché non ritengo sia esclusivamente una responsabilità degli amministratori degli Enti, o meglio, è una responsabilità degli amministratori degli Enti che segnalano ovviamente anche il Revisore e che pure il Vicepresidente ha avuto modo di ricordare durante la discussione in Commissione, ma che in qualche modo abbiamo accompagnato. È infatti sufficiente leggere l'articolo 81 bis dell'omnibus che stiamo discutendo per comprendere che, in qualche modo abbiamo consentito ai Presidenti degli ATC di non rispettare la legge dello Stato perché non hanno utilizzato il 118 e abbiamo dato loro lo strumento garantito dall'articolo 81 bis per andare il prossimo anno a indebitare la Regione Piemonte di inevitabili buchi che vi saranno all'interno degli ATC ma soprattutto coprendo quest'indebitamento mascherandolo all'interno del bilancio preventivo.
In molte volte circostanze, abbiamo dato la possibilità alle Agenzie Territoriali per la Casa di ripianare i loro bilanci una volta che, a consuntivo, emergevano i buchi che in qualche modo erano stati fatti e alienando patrimonio. Non è mai accaduto nella storia di questa Regione che le alienazioni potessero essere utilizzate per far emergere l'indebitamento inserendolo nel bilancio previsionale, cosa che invece noi abbiamo previsto garantendo che fino all'85 per cento delle vendite vengano utilizzate per sanare non soltanto le cattive gestioni, ma anche le difficoltà di esigibilità dei fitti o quant'altro.
Sono però due aspetti completamente differenti: un conto è verificare uno stato di difficoltà esistente per mille motivi, altro conto è "sacrificare" (fra virgolette) migliaia di alloggi piemontesi per andare a coprire un debito che prima si è mascherato non utilizzando il 118. Allora non sarebbe consentito, cioè se la Giunta regionale avesse voluto non utilizzare il 118 per mascherare una parte del suo indebitamento, molto semplicemente la Corte dei Conti avrebbe spiegato che non si poteva fare e così avrebbe fatto lo Stato, perché avremmo violato una legge nazionale.
Pertanto, ritengo che non si possa consentire che le Agenzie Territoriali per la Casa del Piemonte violino coscientemente la legge dello Stato e che di questa violazione il Consiglio regionale, non voglio dire ne diventi complice, perché sembra che stiamo compiendo un reato, ma l'assecondi con un articolo di bilancio che maschera le cattive gestioni o i problemi che le ATC hanno avuto.
Il problema esistente all'interno di questo bilancio è ciò che non c'è dentro questo bilancio, come rilevano i Revisori. Vorrei che noi ricordassimo quali sono le conclusioni che i Revisori dei Conti fanno: "Il Collegio, per quanto esposto e illustrato nella presente relazione, con riferimento al bilancio consolidato del 2007, invita l'Ente a definire compiutamente i rapporti debitori e creditori e, nel caso di sopravvenute discordanze, ad adottare i necessari provvedimenti per l'approvazione del bilancio consolidato 2017, in maniera che lo stesso rappresenti in modo veritiero e corretto la reale consistenza economica, patrimoniale e finanziaria dell'intero gruppo Amministrazione Pubblica", perché purtroppo questo bilancio consolidato non lo fa. Non lo fa non soltanto per le ATC ma non lo fa principalmente per le ATC.
È evidente che noi abbiamo altri soggetti che non sono all'interno del bilancio consolidato, perché, come veniva ricordato e come prevede la norma, possono non entrare nel bilancio consolidato, e altri che invece non vi sono e hanno un grande indebitamento. Da cosa nasce l'indebitamento, lo vedremo. Il dato certo è che noi scarichiamo sulla prossima Giunta qualunque sia lo schieramento politico che la gestirà, una parte d'indebitamento che, grazie alla non adozione del 118 da parte di ATC, non abbiamo inserito all'interno di questo consolidato.
Concludo: cosa sarebbe avvenuto se l'avessimo inserito? Che ci sarebbero state meno risorse utili da spendere, perché se noi avessimo avuto 20 milioni di euro d'indebitamento proveniente da ATC, avremmo dovuto far comparire queste risorse nel bilancio del Consiglio regionale e forse prima delle elezioni, questo non era utile a nessuno.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, ringrazio per le relazioni che sono state svolte.
Potrei cavarmela con una battuta (prendetela come tale, poi però cerco di entrare nel merito della questione): se io mettessi a confronto (e seguo il ragionamento che hanno fatto i Consiglieri Ravello e Vignale) le patate bollenti che abbiamo ereditato con quella che potremmo teoricamente cedere beh, dovrei dire che il mio successore può dormire un po' più di ore di quanto ho dormito io.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Vale anche per prima.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Ma, guarda, per prima.
Mio successore o successora, perché la cosa che cerco di mettere in evidenza è sostanzialmente questa: innanzitutto, l'importanza del bilancio consolidato, perché è poco rappresentativo da solo, nel contesto dei legami che esistono tra la Regione e gli enti strumentali della Regione, il bilancio della Regione a rappresentare la reale situazione patrimoniale. E quindi, è uno strumento assolutamente importante.
Sotto questo profilo, vorrei che il Consiglio regionale prestasse adeguata attenzione a tutte le schede di riconciliazione che non riguardano solamente le 18 società enti strumentali che sono entrate nel consolidato ma riguardano una marea, molto più consistente rispetto al passato, di soggetti con cui la Regione intrattiene comunque rapporti economici o sul piano dei contributi.
Se guardate una per una queste schede, vi renderete conto che noi abbiamo un livello di riconciliazione altissimo e che in alcuni casi la mancata riconciliazione, per cui dovremmo sistemare tutti questi aspetti o con l'assestamento o con il rendiconto, è dovuta più a minori crediti da parte delle società o degli enti strumentali che ai residui passivi che abbiamo sul bilancio della Regione. Quindi, in alcuni casi, laddove ci sono discordanze, sono anche discordanze che, alla fine, portano dei risultati dei saldi, positivi.
Oggi devo dire che questo consolidato non rappresenta ancora una condizione ottimale come numero di partecipanti, ma certamente - se confrontiamo il consolidamento dell'anno scorso - rappresenta un incremento significativo di platea di soggetti, sia che entrano nel consolidato sia che fanno parte delle schede di riconciliazione tra crediti e debiti sui rispettivi bilanci.
La questione fondamentale sollevata sia dall'intervento del Consigliere Ravello sia da quello del Consigliere Vignale, ma che è stata oggetto anche delle due relazioni di maggioranza e di minoranza sul consolidato, riguarda ATC.
Vorrei che fossero chiare alcune questioni: noi non siamo riusciti a fare il consolidamento con ATC, perché ATC, nel 2017, non ha assunto i criteri del 118. Quando, un anno fa, c'è stata una riunione con i Presidenti e i Direttori amministrativi delle ATC piemontesi che chiedevano di essere esonerati dall'applicazione delle norme del 118, la posizione della Giunta è stata molto chiara: primo, la Giunta non è in grado di esonerare nessuno dall'applicazione o meno di una norma che assume a livello nazionale sull'ordinamento contabile; secondo, dal nostro punto di vista dovete assumere le regole di contabilità del 118; terzo, dovete consentirci di fare il consolidato.
Quest'operazione ha portato al fatto che nel 2018 le ATC finalmente hanno assunto le regole contabili del 118. Certo, in ritardo, e io dico che non è una responsabilità mia, non è neanche una responsabilità dell'Assessore Ferrari, ma è un'operazione che fanno in ritardo.
Quali erano gli impedimenti - parliamoci chiaro - relativamente alla ritrosia da parte delle ATC nell'assunzione delle regole contabili sul 118? È che io, Consigliere Vignale, do una lettura diversa all'emendamento presentato dalla Giunta e che è stato approvato all'interno del percorso dell'omnibus, perché quell'emendamento non è un'autorizzazione preventiva all'indebitamento, ma sostanzialmente affronta il punto nodale attraverso il quale è possibile per le ATC, come stanno facendo in questo 2018 assumere i principi e le norme contabili sul decreto legislativo 118, senza determinare, artificiosamente in alcuni casi, un disequilibrio sul piano di bilancio.
L'assunzione dei criteri del decreto legislativo 118 obbliga all'appostamento di un importo significativo sui bilanci delle ATC, a fondo crediti di dubbia esigibilità, perché il livello delle morosità e il recupero di tali morosità, da parte delle ATC attraverso gli stanziamenti da Regione o attraverso il recupero nei confronti degli inquilini, è consistente.
Cosa dice la norma? È in via transitoria, proprio per accompagnare e pilotare le ATC nell'assunzione del decreto legislativo 118 senza determinare squilibri o, peggio ancora, disequilibri all'interno del proprio bilancio.
Dice che, in via transitoria, per alcune annualità possono usare i proventi dell'alienazione del proprio patrimonio immobiliare, per costituire il fondo credito di dubbia esigibilità che, voglio ricordare, è un fondo di natura patrimoniale, quindi sostenibile attraverso questo tipo di proventi in modo tale da avere una situazione, certamente reale, anche in termini anche prudenziali, di iscrizione dei crediti, nei confronti degli utenti, e iscrizione delle poste che prudenzialmente devono coprire la dubbia esigibilità, purtroppo di gran parte di questi crediti.
Questa è l'operazione vera, al di là dell'autorizzazione a utilizzare parte dei proventi per gli interventi di manutenzione ordinaria. Noi crediamo che questo tolga, non dico alibi e neanche pretesti, ma qualunque ritrosia rispetto al fatto che comunque da quest'anno le norme le stanno applicando e questo dovrebbe consentire il consolidamento. Ma la gestione è questa.
A me non piace parlare del passato, ma voglio ricordare che, all'inizio di questa legislatura regionale, un'ATC, quella del Piemonte settentrionale non aveva chiuso i bilanci da tre anni. È vero o no, Assessore Ferrari? Non aveva fatto i bilanci e non aveva neanche fatto la chiusura dei bilanci consuntivi. Per tre anni? Non che li aveva fatti male o che erano bilanci non erano a posto; non li avevamo proprio fatti! Questa non è un'eredità di quest'Amministrazione regionale; è un'eredità che arriva dai cinque anni precedenti. Lì l'operazione è stata complicata però mi sembra che l'operazione complicata, che ha richiesto un po' di tempo, sta portando anche quell'ATC in una condizione, innanzitutto di doverosa normalità rispetto ai documenti fondamentali, poi anche in una condizione che consenta di poter gestire le problematicità.
Questo è il problema. Io non lo adduco come scusante, perché non mi piace che le ATC non abbiano messo l'Amministrazione regionale nelle condizioni di poterli inserire all'interno del consolidamento e, quindi, del bilancio consolidato sui rendiconti 2017. Non è - ripeto - una responsabilità della Giunta regionale, ma è l'espressione di una difficoltà che, come crediamo con la norma messa all'interno dell'omnibus possa e debba essere assolutamente governata.
Sotto questo profilo, lasciare al futuro, quindi alla futura Amministrazione regionale, questa patata bollente non ci appartiene. Lo dico molto francamente, sia perché vogliamo cercare di avere l'orgoglio come Amministrazione regionale, di consegnare una situazione molto diversa rispetto a quella che è stata ereditata, sia perché riteniamo che ci siano le condizioni, anche attraverso operazioni complicate, difficili e non semplici da gestire, ma che si stanno facendo, di portare il sistema delle Agenzie Territoriali della Casa in una condizione di equilibrio sul piano dei conti e di capacità gestionale.
In questo, lo dico molto francamente, c'è anche un problema di rapporti sul piano del trasferimento di liquidità e di cassa tra la Regione Piemonte e le ATC.
Questa è una delle questioni più delicate e ancora non totalmente chiuse all'interno dell'operazione di risanamento del bilancio della Regione perché ancora con l'assestamento di bilancio noi reimposteremo risorse sul Piano edilizia residenziale pubblica, 10.000 alloggi in affitto; risorse che la Regione Piemonte aveva avuto dallo Stato e che la Regione Piemonte si è bevuta per altre questioni e che, adagio adagio, dobbiamo rimettere.
Le ATC, come le imprese e le cooperative edilizie, oggi sono i creditori nei confronti della Regione per stati d'avanzamento che la Regione sta pagando, lentamente e faticosamente un po' per anno, per cantieri in corso che, però, nel momento in cui sono partiti, vedevano tutte le risorse stanziate, tutte le risorse coperte, tutte le risorse esistenti in cassa.
Guardate, complessivamente questa è un'operazione che non è entrata nei disavanzi della Regione, non è entrata nel disavanzo finanziario, non è entrata nel disavanzo da ricognizione straordinaria, ma sta entrando progressivamente sui bilanci della Regione e che complessivamente, in questa legislatura, vale 80 milioni di euro mal contati.
Sotto questo profilo, credo che stiamo cercando di portare anche un contributo, probabilmente non definitivo nella copertura di queste poste in favore di una maggiore chiarezza sul piano dei rapporti degli investimenti nell'ambito dell'edilizia residenziale pubblica.
Non lasciamo patate bollenti volutamente al futuro; cerchiamo di affrontarle e di gestirle. Non considero positivo il fatto che le ATC non abbiano assunto già nel 2017 le norme del decreto legislativo 118 e quindi, non abbiano partecipato all'operazione di consolidamento, però sono rassicurato dal fatto che questo sta avvenendo in questo 2018.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Possiamo procedere con l'esame dell'articolato.



PRESIDENTE

ARTICOLO 1



PRESIDENTE

Sull'articolo 1 non insistono emendamenti, per cui se non vi sono richieste di intervento per dichiarazione di voto, possiamo procedere con la votazione.



PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è 24.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 1.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 2



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 2.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento: Ordinamento regionale

Proseguimento esame disegno di legge n. 294, inerente a "Legge annuale di riordino dell'ordinamento regionale. Anno 2018"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 294, inerente a "Legge annuale di riordino dell'ordinamento regionale. Anno 2018", di cui al punto 4) all'o.d.g.
prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Nella seduta pomeridiana del 20 novembre è proseguito l'esame del provvedimento. Nella seduta antimeridiana odierna sono stati trattati gli articoli dal 92 quater al 92 quinquies decies ed è stato approvato l'articolo 93. Riprendiamo dall'articolo 93 bis.
ARTICOLO 93 bis



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 189) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Torniamo sul tema della pratica dell'attività venatoria con il gruppo di emendamenti che abbiamo presentato all'interno di questo disegno di leggi omnibus; emendamenti che, come ricordavo questa mattina, riportano una serie di posizioni che abbiamo già assunto in occasione della discussione del disegno di legge specifico sull'attività venatoria, ma, soprattutto sono finalizzati a riproporre la tematica della caccia la domenica (ho anticipato la tematica degli emendamenti che esamineremo successivamente).
In questo caso, proponiamo di inserire un comma aggiuntivo, dopo il comma 2 dell'articolo 8 della legge regionale 5/2018.
Il testo del nuovo comma che chiediamo di inserire recita: "La Giunta regionale, in attuazione dell'articolo 1, comma 5, della legge 157/1992 entro tre mesi dall'entrata in vigore dalla presente legge, provvede ad istituire lungo le rotte di migrazione dall'avifauna, segnalate dall'ISPRA zone di protezione finalizzate al mantenimento ed al miglioramento degli habitat compresi in tali zone e ad esse limitrofi; provvede altresì al ripristino dei biotopi distrutti a causa dell'attività antropica. Tali attività riguardano in particolare le specie di cui all'elenco allegato alla direttiva 2009/147/CE".
Parliamo, quindi, della tutela dei territori che sono all'interno delle rotte di migrazione dei volatili. Era una previsione già contenuta all'interno della nostra proposta di legge e abbiamo inteso ripresentarla in occasione della discussione di questi emendamenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Vi proponiamo un'importante tematica che avevamo già tentato di discutere.
A nostro avviso, nella norma sulla caccia non dovrebbe essere prevista solo una regolamentazione dell'attività, ma anche delle compensazioni a queste attività. Con quest'emendamento andiamo a chiedere proprio questo.
Di fatto, se partiamo dal presupposto che dobbiamo agire da "custodi" anche l'attività venatoria deve vedere un elemento di ripristino dell'ambiente su cui opera: quindi non solo attenzione a non causare eccessivi danni, non solo una conoscenza dell'ambiente in cui si opera, in modo da riuscire a valutare la conseguenza delle proprie azioni, ma anche un contributo attivo al ripristino delle situazioni più degradate.
È un elemento importante, che, di per sé, sarebbe corretto proprio perch ciò che serve è un approccio diverso alla tematica ambientale nel suo complesso. Siamo tutti chiamati, all'interno delle nostre attività, a intervenire per ridurre l'impatto che le nostre azioni hanno sull'ambiente che ci circonda (in particolare quelle più deteriori): abbiamo parlato nel tempo di gestione dei rifiuti, abbiamo parlato nel tempo delle diverse forme di inquinamento, di urbanistica, eccetera eccetera. Anche l'attività venatoria non può fare eccezione: quindi oltre a limitare l'impatto che essa può avere, deve farsi parte attiva nel contribuire a migliorare le situazioni più degradate.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
Emendamento rubricato n. 190) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento 190), che riguarda tutto ciò che attiene alla densità faunistica, proponiamo l'inserimento di due commi: nel primo diciamo che nel caso non venga raggiunta l'autosufficienza faunistica per i ripopolamenti, la ricostruzione e la stabilizzazione della densità faunistica ottimale, entro tre anni, la Regione attua il potere sostitutivo nei confronti degli ATC e dei CA inadempienti. Più avanti, con il comma 4 ter, che proponiamo d'inserire, diciamo che la densità faunistica ottimale è stabilita dalla Giunta regionale, secondo il parere dei propri Enti competenti, ed è accertata attraverso il censimento dei capi da parte di ATC e dei CA. A tal fine, gli acquisti della selvaggina da parte di ATC e dei CA non possono superare il dieci per cento del proprio bilancio, fino al raggiungimento dell'autosufficienza faunistica.
Quindi, s'intende agire su quello che è previsto anche in parte dall'articolo 12 e anche da alcuni articoli precedenti della legge 5 del 2018 e, in questo caso, parliamo della densità faunistica.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anche questo è un altro emendamento sicuramente importante. Ci sono due articoli, il 4 bis e il 4 ter. Il primo dice: "Nel caso non venga raggiunta l'autosufficienza faunistica per il ripopolamento, la ricostruzione e la stabilizzazione della densità faunistica ottimale entro tre anni, la Regione attua il potere sostitutivo rispetto ai CA e agli ATC".
Siamo all'interno della legge 5 del 2018, all'interno l'articolo 8, che è quello appunto sugli istituti di conservazione e riproduzione della fauna selvatica come titolo, che, secondo il nostro punto di vista, appunto, non è completamente efficace rispetto alle necessità di mantenimento e ripopolamento della popolazione e della densità faunistica.
Il secondo comma prevede: "La densità faunistica ottimale è stabilita dalla Giunta regionale, secondo il parere dei propri enti competenti, accertata attraverso il censimento dei capi da parte degli ATC e dei CA e, a tal fine, gli acquisti di selvaggina da parte degli stessi non possono superare il dieci per cento del proprio bilancio, fino al raggiungimento dell'autosufficienza faunistica".
Credo sia ben chiara la finalità di quest'emendamento e chiedo d'intervenire sull'articolo 8 per implementare quelle che sono le oasi di protezione e le zone di ripopolamento.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento, come già spiegato bene dai colleghi, interveniamo nella parte relativa all'articolo 8 che parla dell'autosufficienza faunistica.
Sostanzialmente, cerchiamo di ricostruire gli habitat e le popolazioni in modo che queste siano in grado di perpetuarsi e di riequilibrare i vuoti che eventualmente vengono causati anche dall'attività venatoria, ma non solo.
Si tratta, innanzitutto, di un lavoro importante e scientifico, di studio di valutazione e di raccolta d'informazioni sulle popolazioni animali sulle dinamiche demografiche delle popolazioni animali e su quali fattori incidano su queste dinamiche. Definiti questi parametri, è possibile individuare sui territori e parliamo in particolare di ATC e dei CA, perch sono le realtà preposte alla tutela, alla conservazione e anche al ripopolamento che dovrebbero attivarsi per garantire che questi equilibri vengano mantenuti e che l'autosufficienza delle popolazioni sia garantita.
Questo, evidentemente, può anche non succedere, anzi tendenzialmente non succede o, meglio, tendenzialmente non è successo. Quindi, se da un lato ci lamentiamo spesso dell'invadenza e della proliferazione di alcune specie invadenti, dall'altro lato abbiamo popolazioni che invece sono andate in progressivo declino, in particolare, per l'avifauna; conseguentemente introduciamo il concetto di potere sostitutivo anche su quest'argomento.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 190) chiediamo che dopo il comma 4 dell'articolo 8 della legge regionale 5/2018 sia inserito che venga raggiunta l'autosufficienza faunistica per i ripopolamenti.
È chiaro che, per comprendere l'autosufficienza faunistica, è necessario procedere con dei censimenti della fauna presente sul territorio piemontese. Tali censimenti vanno eseguiti in modo ricorrente, perch sappiamo che l'andamento della popolazione varia di anno in anno e che alla crescita della popolazione è molto probabile che, negli anni successivi, ci sia una decrescita naturale, dovuta a una riduzione delle fonti d'alimentazione e quindi a una maggiore soggettività a malattie che portano a una riduzione di quella stessa popolazione; tendenzialmente, una popolazione selvatica ha un andamento sinusoidale, infatti.
Nel comma 4 ter, la densità faunistica ottimale è stabilita dalla Giunta regionale, secondo il parere dei propri Enti competenti, ed è accertata attraverso il censimento dei capi da parte degli ATC e dei CA. A tal fine gli acquisti della selvaggina da parte di ATC e dei CA non possono superare il dieci per cento del proprio bilancio, fino al raggiungimento dell'autosufficienza faunistica.
Inseriamo questi criteri di buonsenso, che crediamo che esplicitandoli possano migliorare la gestione delle specie selvatiche presenti sul territorio regionale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Il parere della Giunta è contrario su entrambi gli emendamenti.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 189), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 190), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 ter



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 177) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento riguarda le oasi di protezione e propone l'inserimento dell'articolo 9 bis, dopo l'articolo 9, della legge regionale n 5 del 2018.
"1. Sono oasi di protezione le aree destinati alla conservazione degli habitat naturali, al rifugio, alla riproduzione, alla sosta della fauna selvatica, stanziale e migratoria, e alla cura della prole.
2. L'istituzione dell'oasi è deliberata dalla Provincia o dalle Città Metropolitane in attuazione dei piani territoriali provinciali faunistici per fini di particolare interesse faunistico e naturalistico o a tutela di specie rare o in estinzione.
3. L'estensione di ciascuna oasi va rapportata al ciclo biologico delle specie in essa presenti, tenendo conto della particolarità del territorio correlata l'ATC o CA di cui fa parte. Nell'ambito della gestione delle oasi di protezione devono essere previste attività di intervento per favorire ed agevolare le finalità di cui al comma 1.
4. Le oasi devono essere costituite in territori idonei per ambiti naturali e comprendere, ove possibile, anche tratti di fiume, zone collinari e montane per assicurare un'efficace protezione di tutte le specie presenti nel territorio regionale e dei loro habitat.
5. La Provincia o la Città metropolitana, quando si determinano situazioni di squilibrio faunistico, sentiti l'ISPRA e la Giunta regionale, possono autorizzare, nelle oasi di protezione, reintroduzione di fauna autoctona a scopo di ripopolamento dell'oasi stessa.
6. Il provvedimento provinciale di istituzione dell'oasi, di protezione ha validità di dieci anni. Può essere rinnovato per uguale periodo o revocato prima della scadenza per giustificati motivi di interesse generale, purch non nel corso dell'annata venatoria, anche con recupero della fauna selvatica mediante cattura, per la sua introduzione in altre oasi".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
C'è molto da dire rispetto a quest'emendamento, anche perché mi sembra che ci sia una chiusura complessiva da parte della Giunta e, di conseguenza della maggioranza rispetto agli emendamenti, anche quelli che toccano alcuni punti dell'impugnativa ministeriale e governativa. So che ci saranno alcuni emendamenti che accoglieranno alcune osservazioni avanzate, mentre su altre rimane aperto il contenzioso.
Noi crediamo che, come abbiamo già detto, la legge sia un po' povera dal punto di vista di tutta una serie di temi che dovrebbero essere presenti.
Lo erano nella precedente legge prima che, inopinatamente e malauguratamente, venne cancellata con un colpo di spugna per evitare il referendum da parte della precedente maggioranza di centrodestra. Il tema delle oasi di protezione dovrebbe essere sicuramente rappresentato all'interno della legge attualmente in vigore, la n. 5 del 2018. Non ci sono altre parole che possono essere dette, non avrebbe molto senso. Noi riteniamo che sia importante istituirle e inserirle in legge.
Ci spiace constatare una chiusura totale da parte della Giunta e della maggioranza, anche nei punti laddove non andremmo in conflitto con le norme impugnate dal livello nazionale e ministeriale. Continueremo a esprimere e illustrare i nostri emendamenti, in quanto riteniamo che anche questo punto sulla validità, ad esempio, decennale di istituzione dell'oasi di protezione con cui la Provincia, Città metropolitana, sentita l'ISPRA e Giunta regionale, autorizzano le reintroduzioni di fauna autoctona a scopo di ripopolamento, siano parte essenziale dell'altra faccia della medaglia cioè il mantenimento e la preservazione della fauna locale, come patrimonio di una Regione. Patrimonio che per noi non andrebbe neanche cacciato, se non nel limitamento di danni alle coltivazioni e non per piacere o per attività ludico ricreativa sportiva, ma queste sono visioni anche politiche. Il tema fondamentale è che dobbiamo inserire dei punti che nella legge mancano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Questo tema ha persino commosso il collega Bertola, la cui voce si è rotta all'inizio dell'illustrazione.
È un tema importante quello che riguarda le oasi di protezione.
Praticamente chiediamo che tutto ciò venga inserito direttamente in norma strutturando nel modo più completo possibile questo nuovo strumento.
Chiaramente vengono definiti quali sono gli enti che istituiscono le oasi e, di conseguenza, quali atti di pianificazione. Definiamo in modo chiaro e inequivocabile in quale modo debbano essere definite le estensioni di queste nuove aree di tutela e il fatto che devono essere costituite in territori idonei, comprendendo sia aree umide che zone collinari e montane.
La cosa fondamentale viene anche esplicitata in maniera abbastanza chiara perché qual è il concetto di questo tipo di emendamenti? È quello, come avevamo già provato a esplicitare chiaramente nel lavoro in Commissione, di costruire una norma che, ovviamente, deve essere bene articolata e deve scrivere in modo chiaro le definizioni. Poi alla parte regolatoria viene delegata la questione attuativa e anche definire quali processi portano alla realizzazione di quanto specificato in norma.
Però nel nostro intento la legge, e questo articolo aggiuntivo è molto chiaro, definisce in modo chiaro, limpido e il più possibile inequivocabile cosa sono e come vanno realizzate le oasi di protezione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 177), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 quater



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 178) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Quest'emendamento è relativo alle zone di ripopolamento e cattura e proponiamo di inserire un articolo dopo l'articolo 9 della legge regionale n. 5/2018.
"1. Le zone di ripopolamento e cattura sono istituite dalle Province e dalle Città metropolitane in territori idonei allo sviluppo naturale e alla sosta della fauna selvatica, non destinati a coltivazioni specializzate o che possano essere particolarmente danneggiati da una rilevante presenza di fauna selvatica.
2. Le zone di ripopolamento e cattura hanno lo scopo di: a) favorire la produzione della fauna selvatica stanziale b) favorire la sosta e la riproduzione della fauna migratoria c) fornire la fauna selvatica, mediante cattura per ripopolamenti d) favorire l'irradiamento della fauna selvatica nei territori circostanti.
3. L'estensione sarà determinata in base a criteri biologici con atti a favorire buone concentrazioni e lo sviluppo agevolato della fauna selvatica, attraverso i seguenti interventi: a) ripristino e coltura di terreni marginali b) esecuzione di sfalci c) semine con opportune miscele d) allestimento di zone umide alimentate con acqua sorgiva o piovana e) creazioni di siepi con valenza faunistica".
Ci sono altri tre commi che riguardano anche la fauna oggetto di caccia che viene catturata in dette zone che viene impiegata per il ripopolamento: "5.
Dette zone sono istituite per una durata di cinque anni rinnovabili per uguale periodo.
6. In caso di scadente redditività o di accertati gravi danni provocati dalla fauna selvatica alle colture agricole è ammessa la revoca solo al termine della stagione venatoria, e comunque non oltre il mese di marzo".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Intervengo proprio perché questi sono gli strumenti che riteniamo importante che vadano scritti in legge in modo sempre chiaro e inequivocabile. Questa è una cosa che abbiamo lungamente contestato nella versione che è stata approvata e che delega troppo a strumenti esterni alla norma, più facilmente modificabili, più facilmente soggetti al venticello del cambiamento che può spirare in Enti locali che hanno ruoli amministrativi o a "manine" che operino all'interno di esecutivi.
Siccome vengo da un territorio che, tra l'altro, ha visto una manipolazione abbastanza vergognosa delle zone di ripopolamento da parte della Provincia proprio andando a toccare aree che erano da un decennio sotto protezione e quindi si stavano ricostituendo in maniera molto sana - cosa su cui avevamo fatto passare anche un ordine del giorno che bisognerebbe verificare quanto sia stato attuato nella revisione di questo atto della Provincia di Cuneo ritengo che sia importantissimo salvaguardare da colpi di mano amministrativi la costituzione, l'attuazione e le procedure di modifica di quei presidi che abbiamo definito all'interno di questa legge, uno dei quali sono le zone di ripopolamento e cattura.
Anche queste, proprio perché istituite dalle Province e dalla Città metropolitana in territori idonei, vanno solidamente definite nella norma di cui stiamo parlando, una delle tante norme che modifichiamo nell'omnibus, la legge n. 5/2018.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 178), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 quinquies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 179) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo sempre su emendamenti e interventi che riguardano l'attività venatoria, mentre il collega Capogruppo Bono riconosce effettivamente che la proposta che ho fatto questa mattina di utilizzare il sistema di riconoscimento di impronte digitali per il voto in occasione del rinnovo dell'apparato tecnico dell'aula potrebbe essere una buona idea.
Siamo su un emendamento che riguarda la modalità di costituzione delle zone di tutela.
"1. Le zone di tutela previste all'articolo 10, comma 8, lettere a) e b) della legge n. 157/1992, sono costituite dalle Province, dalla Città metropolitana e dalla Giunta regionale.
2. La deliberazione che determina il perimetro delle zone da vincolare deve essere notificata ai proprietari o conduttori di fondi interessati e pubblicata mediante affissione all'Albo Pretorio dei Comuni territorialmente interessati.
3. Qualora per il numero dei destinatari la comunicazione personale non sia possibile o risulti particolarmente gravosa, la Provincia o la Città Metropolitana provvederanno, a norma dell'articolo 8 della legge n.
241/1990, mediante forme di pubblicità idonee di volta in volta stabilite.
4. Avverso tale deliberazione, il proprietario o conduttore interessati possono proporre opposizione motivata in carta semplice ed esente da oneri fiscali alla Provincia o alla Città Metropolitana o alla Regione, se proponente, entro 60 giorni dalla notificazione o dalla pubblicazione stabilita ai sensi del comma 3".
Ci sono poi altri tre commi che riguardano i termini relativi al consenso: "6. Il consenso si intende validamente accordato anche nel caso in cui non sia stata presentata formale opposizione nel termine di cui al comma 4.
7. Nelle zone non vincolate per l'opposizione manifesta dei proprietari o conduttori di fondi interessati resta in ogni caso precluso l'esercizio dell'attività venatoria fino a destinazione da parte della Giunta regionale delle suddette aree ad altro uso nell'ambito della pianificazione faunistico venatoria.
8. Le Province e la Città metropolitana, sentita la Giunta regionale e le organizzazioni professionali agricole, in via eccezionale ed in vista di particolari necessità ambientali, possono disporre la costituzione coattiva di oasi di protezione e zone di ripopolamento e cattura, nonch l'attuazioni di piani di miglioramento ambientale tesi a favorire la riproduzione naturale di fauna selvatica".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento andiamo a normare le modalità di costituzione delle zone di tutela e in particolare inseriamo, dopo l'articolo 9 della legge regionale n. 5/2018, l'articolo 9 quater. Con il primo comma di questo emendamento, chiediamo che le zone di tutela previste dall'articolo 10 comma 8, lettere a) e b), della legge n. 157/1992, siano costituite dalle Province, dalla Città metropolitana e dalla Giunta regionale.
Al comma 2, chiediamo che la deliberazione che determina il perimetro delle zone da vincolare debba essere notificata ai proprietari o conduttori di fondi interessati e pubblicata mediante affissione all'Albo Pretorio dei Comuni territorialmente interessati.
Al comma 3, qualora per il numero dei destinatari la comunicazione personale non sia possibile o risulti particolarmente gravosa, la Provincia e la Città metropolitana provvederanno, a norma dell'articolo 8 della legge n. 241/1990 sulla trasparenza amministrativa, mediante forme di pubblicità idonee di volta in volta stabilite.
Al comma 4, avverso tale deliberazione, i proprietari o conduttori interessati possono proporre opposizione motivata in carta semplice ed esente da oneri fiscali alla Provincia, alla Città metropolitana o alla Regione, se proponente, entro 60 giorni dalla notificazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questa è tutta una serie di emendamenti che riguardano sostanzialmente come ho detto prima, il tentativo almeno politico di portare un tema nel dibattito in Aula, come abbiamo già provato a fare in Commissione quando abbiamo discusso il disegno di legge che poi è diventato la legge n.
5/2018: il tema non solo della caccia (dove, quando e come effettuarla), ma anche dei limiti intrinseci, compresi gli obblighi e le sanzioni, nonché la parte di conservazione e tutela della specie, che è uno degli obblighi di legge di competenza regionale, e che prevede zone di ripopolamento, zone di tutela, zone di salvaguardia dell'avifauna e in generale della fauna autoctona, elemento fondamentale come definito da diverse sentenze costituzionali.
Diciamo che, insomma, si può discutere da un punto di vista etico naturalistico e quant'altro sul fatto che la fauna di una Regione costituisca parte del proprio patrimonio: in effetti, bisognerebbe valutare se degli esseri viventi possono essere considerati parte di un patrimonio.
Tuttavia, questa è la definizione costituzionale per quanto riguarda il patrimonio faunistico: bene naturale, quindi non bene immobile o mobile nel senso più proprio del termine. Di conseguenza, noi abbiamo l'obbligo e il dovere di inserire nella norma regionale delle zone di tutela, di salvaguardia e di ripopolamento.
Ebbene, noi riteniamo gravi mancanze queste assenze all'interno della legge n. 5/2018, che dovrebbero prevedere tutti i commi che ha letto velocemente e sintetizzato il collega Andrissi precedentemente e ancor prima il collega Bertola.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta? È contrario.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 179), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 sexies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 180) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento riguarda l'utilizzazione dei terreni agricoli inclusi nel Piano faunistico-venatorio regionale. Per l'utilizzazione dei fondi inclusi nel Piano faunistico-venatorio regionale, ai fini della gestione programmata della caccia, è riconosciuto al proprietario o conduttore del fondo un contributo determinato, per ciascun anno finanziario.
Ci sono, poi, anche le norme riguardanti i divieti. Il divieto è reso noto mediante l'apposizione, a cura del proprietario o conduttore del fondo, di tabelle esenti da tasse, le quali delimitino in maniera chiara e visibile il perimetro dell'area interessata. Nei fondi sottratti alla gestione programmata della caccia è vietato a chiunque, compreso il proprietario e il conduttore, esercitare l'attività venatoria fino al venir meno delle ragioni del divieto. E così via. È, ovviamente, un articolo piuttosto lungo.
La questione dei fondi privati e delle delimitazioni dei fondi ha avuto un lungo dibattito all'interno della discussione del disegno di legge della Giunta regionale, che poi è stato approvato ed è diventato l'attuale legge 5/2018, in relazione a quanto si faceva cenno stamattina, anche ai rilievi effettuati dal Governo.
Noi, semplicemente, in questa fase abbiamo riproposto ciò che era contenuto all'interno della nostra proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quest'articolo, come diceva il collega Bertola, propone la sostituzione dell'articolo della vigente legge con quanto all'epoca proposto dal nostro Gruppo consiliare, in tema di utilizzazione dei terreni agricoli inclusi nel Piano faunistico-venatorio regionale.
Il rapporto tra la caccia e l'agricoltura è un rapporto assai controverso che si consuma attraverso l'utilizzazione di uno stesso bene (il suolo agricolo), che viene utilizzato dai cacciatori per la pratica venatoria e dagli agricoltori per le coltivazioni. Chiaramente, non sempre questo è un rapporto idilliaco, soprattutto quando l'attività venatoria si attua sulle coltivazioni in atto.
In quest'articolo, sono previsti dei sistemi per tutelare gli agricoltori nei confronti dell'attività venatoria. Per esempio, al comma 3, la richiesta di divieto di attività venatoria è accolta quando questa sia in contrasto con l'esigenza di salvaguardia di colture agricole specializzate nonché di produzioni agricole condotte con sistemi sperimentali o al fine della ricerca scientifica, ovvero quando sia motivo di danno ad attività di rilevante interesse economico, sociale o ambientale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento andiamo a normare la coesistenza dell'esercizio venatorio e delle attività agricole presenti sui terreni previsti dal piano. È una convivenza che è stata sovente oggetto di dibattito politico spesso anche un po' ideologico, perché si tende a trovare contrapposizioni un po' forzate, oppure analogie tra l'interesse degli agricoltori e quello dei cacciatori, cosa che, invece, va esaminata caso per caso, creando delle regole che non siano ideologiche, ma che regolamentino la coesistenza delle due attività.
Ci teniamo a ricordare che non necessariamente l'attività di caccia è propedeutica e salvaguarda l'attività degli agricoltori. Tuttavia, esistono delle problematiche, dovute - specie sui territori marginali - a uno spopolamento umano e a un'avanzata degli animali selvatici che, se non vigilate e controllate, possono creare problemi.
Pertanto, ci sono problemi sia dal punto di vista delle attività agricole sia dal punto di vista della pastorizia. Ci sono svariate problematiche di convivenza che vanno regolamentate e gestite nel modo più pacifico, senza contrapporre le categorie. Ovviamente, quello che conta è la salvaguardia degli equilibri ambientali e la tutela di alcune attività che rischiano di essere sempre più rare, come la piccola agricoltura nei territori marginali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Su quest'emendamento interveniamo maggiormente, come interventi di colleghi, non perché lo consideriamo più importante degli altri (sono tutti emendamenti importanti), ma perché su questo vorremmo veramente provare a strappare un cenno di consenso da parte dell'Assessore Ferrero, che sorride. Questo, quanto meno perché il tema è reale.
Mi rendo conto che si tratta di un oggetto dell'impugnativa, ma occorre capire come muoverci, perché una Regione che valuta a larga maggioranza che ci sia un problema rispetto all'utilizzo dei terreni agricoli inclusi nel Piano faunistico-venatorio regionale. Forse ci aspettavamo un'azione in tal senso, che provasse a rimescolare le carte, anche se a volte si dice che è meglio non toccare nulla e aspettare.
Abbiamo provato a fare diverse proposte negli emendamenti presentati. In questo caso, si parla sia del riconoscimento di un indennizzo, un contributo determinato, sia della possibilità del divieto dell'esercizio dell'attività venatoria, soprattutto quando si parla di salvaguardia di colture agricole specializzate, nonché di produzioni agricole condotte con sistemi sperimentali o al fine di ricerca scientifica.
In questo caso ci sarebbe un automatismo sul divieto, soprattutto quando si parla di danno rilevante dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
Mi sembrano tutti argomenti condivisibili, su cui forse non abbiamo trovato lo spazio e la forma opportuna per discutere in Commissione durante l'analisi dell'omnibus. Forse sarebbe opportuno chiedere una sospensione di qualche minuto, se l'Assessore ha interesse a discutere sul tema per cercare di trovare una posizione univoca e uniforme sul tema.
Pertanto, prima di approvare quest'emendamento (chiedo al collega Bertola se è l'ultimo sul tema, perché non ricordo), chiederei all'Assessore se è d'accordo a fare una sospensiva di cinque minuti per discutere e trovare una quadra su questo emendamento.



PRESIDENTE

Il Consigliere Bono chiede una sospensiva di qualche minuto per mettersi d'accordo.
La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Grazie.
Al di là di quanto ho già detto, faccio un esempio sull'emendamento.
Nell'emendamento, al di là che c'è una preclusione, come vi ho già detto prima, che va un po' oltre i contenuti, si propone di dare un contributo ai fondi chiusi alla caccia.
Se noi approvassimo un emendamento del genere, ci sballerebbe tutta la norma finanziaria sulla legge; non solo, dovremmo comunicare a Bruxelles perché questi soldi sarebbero dati in de minimis alle aziende che conducono i fondi.



(Commenti fuori microfono)



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Questo per dire che nessuno di questi emendamenti è irrilevante, hanno tutti anche un senso (su alcuni posso dire anche condivisibile), però non possiamo trattare temi così rilevanti su un omnibus. Qua occorre fermarsi un po' di ore, come abbiamo fatto a suo tempo in Commissione, e vederle organicamente.
Io mi auguro di no, ma se poi un giorno dovessimo rivedere qualcosa sulla legge, non sarebbe possibile farlo. Mi spiego meglio: andremmo a rivedere l'impianto della legge che abbiamo appena approvato. Su questo, ve lo dico sono contrario, perché richiederebbe giorni di lavoro e non riprendiamo dall'inizio una discussione che è durata mesi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Possiamo procedere con la votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 180), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 septies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 191) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Con l'emendamento proponiamo l'abrogazione di una frase contenuta all'interno del comma 1 dell'articolo 10 della legge regionale n. 5 del 2018, "e gestione della fauna tipica delle aree interessate, qualora a detta gestione delegati".
L'articolo 10 recita: "Gli ATC e i CA corrispondono ad aree di dimensione sub-provinciale che presentano caratteristiche di omogeneità territoriale e sono delimitate da confini naturali. Sono strumento di attuazione della programmazione e della gestione faunistico-venatoria, in armonia con gli indirizzi di cui all'articolo 6, con gli obiettivi di salvaguardia conservazione e miglioramento dell'ambiente naturale, tutela del territorio e delle colture agricole, prevenzione e risarcimento dei danni ad esse causati e protezione e gestione della fauna tipica delle aree interessate qualora a detta gestione delegati".
Andiamo a togliere quest'ultima parte, implicando che non vogliamo che sia loro delicata questa gestione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Una piccola modifica che però la dice lunga sulla nostra posizione in merito all'attuale - attuale e di lunga data - governo della politica faunistica venatoria in Italia.
Noi pensiamo che un sistema basato su ATC e CA mostri, specialmente negli ultimi anni, tutti i suoi limiti; un sistema che, di fatto, toglie, da un approccio diretto degli Enti locali, quella è che una parte del governo del territorio, una parte che ha a che fare con la materia ambientale, e prettamente con la materia faunistica.
Secondo noi, delegare ad enti terzi, composti da membri che derivano dalle associazioni agricole, dai Comuni e dalle associazioni venatorie, non ha portato elementi di equilibrio, specie in alcune aree, perché molte volte la composizione di questi enti diventa sbilanciata rispetto alle sensibilità proprie di queste parti in causa, specialmente della parte venatoria.
Cosa succede? Succede che la concezione del mondo faunistico-venatorio viene vista in ottica della pratica venatoria, e da qui discendono una serie di problematiche relative alla convivenza con l'agricoltura e alla permanenza delle specie sul territorio: da una parte abbiamo una visione del problema che coincide con quella di uno sport, ammesso che possa essere considerato tale; dall'altra, invece, evidenziamo la considerazione di tutto un altro mondo, che determina, appunto, le fortune e le sfortune sia dell'ambiente, sia di un settore fondamentale per la nostra sopravvivenza che è l'agricoltura.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Mighetti.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 191), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 octies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 192) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo giunti alla questione che noi riteniamo centrale, almeno per quanto riguarda questo gruppo di emendamenti che abbiamo presentato sull'attività venatoria, poiché avevamo e abbiamo l'intenzione di riproporre in modo deciso la questione dei giorni nei quali è consentita l'attività venatoria.
Nello specifico, vogliamo tornare sulla questione della domenica.
Facciamo un passo indietro: nella nostra proposta di legge gli unici giorni nei quali era consentita la caccia erano il mercoledì ed il sabato. Ne è seguita, ovviamente, una discussione in Commissione e in Aula, ed è emersa da una parte del Consiglio regionale (quindi non solo dalla parte del Movimento 5 Stelle, ma anche da una parte della maggioranza), la richiesta di vietare la caccia di domenica.
In Aula era poi stato votato quello che continuiamo a ritenere un compromesso estremamente al ribasso, che ha fatto sì che nella legge 5/2018 venisse scritto che la caccia è vietata nelle domeniche di settembre.
Qualcuno dirà "è un mese", ma in realtà, parlando di caccia, facciamo riferimento a due domeniche. Quindi solo in due domeniche all'anno è vietata la caccia. Noi chiaramente volevamo vietarla in tutte le domeniche.
Nel caso specifico, in quest'emendamento diciamo che l'attività venatoria è consentita esclusivamente nelle giornate di mercoledì e giovedì, dal sorgere del sole fino al tramonto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 192) rappresenta un po' il cuore della nostra attività emendativa; è tra quelli che ci interessa maggiormente "portare a casa" perché va a specificare un limite molto molto netto e definito all'attività venatoria in termini di calendario. In particolare, andiamo a dire che si caccia solo di mercoledì e di giovedì e solo finché c'è il sole, cioè dall'alba al tramonto.
Si tratta di una questione fondamentale la difesa del fine settimana come spazio libero dall'attività venatoria; attività venatoria che - lo ricordo oltre a essere tendenzialmente pericolosa (per quanto la si possa effettuare con la più grande attenzione e scrupolo, comunque gli incidenti capitano e, purtroppo, sono capitati anche in questa stagione venatoria) disturba in maniera significativa qualsiasi altra attività che si svolga nelle aree dove si può praticare la caccia, in particolare nei fine settimana.
Ad esempio, se parliamo di ottobre di quest'anno, che è stato un mese particolarmente fortunato dal punto di vista climatico, a differenza di novembre, le sparatorie che purtroppo si sentono mentre si passeggia nella natura sono inquietanti. E, comunque, riducono la possibilità di osservare gli animali in natura, in particolare l'avifauna. Quindi l'attività dei birdwatching, l'attività di osservazione dei piccoli roditori o dei piccoli animali è fortemente guastata dall'attività venatoria.
Per questo motivo, noi chiediamo che venga svolta nei giorni in cui le persone civili lavorano e producono.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GRAGLIA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Veniamo a uno degli emendamenti principali nell'ambito della caccia.
Chiediamo veramente, con attenzione e dedizione dell'Aula, almeno di ascoltare le nostre richieste, credo in larga parte anche condivisibili.
Il collega Bertola ha già detto che l'accordo - poi raggiunto - sulle chiusure domenicali (chiusure domenicali simili a quelle dei centri commerciali), diciamo sui divieti domenicali dell'attività venatoria nelle domeniche di settembre, sia quanto meno riduttivo; "riduttivo" forse è il termine migliore e più mite che mi viene in mente al momento.
Noi riteniamo che si debba sicuramente vietare la caccia nelle giornate della domenica, ma perché? L'abbiamo già detto molte volte: la domenica è un giorno di riposo, ovviamente, per chi ancora può permetterselo, per chi non lavora appunto nei centri commerciali (aperti anche la domenica), poi molte altre attività purtroppo prevedono l'obbligano di lavorare anche la domenica, ma anche magari il sabato, lunedì martedì e venerdì, per lasciare le giornate di mercoledì e giovedì dedicate all'attività venatoria. In tal modo, tutti ne saranno a conoscenza e il mercoledì e il giovedì non si va nei boschi a raccogliere funghi o a fare passeggiate, perché si sa che sono quei due giorni lì.
Tendenzialmente, la raccolta dei funghi, le passeggiate, le attività ludico ricreative avvengono di più il sabato, per chi lavora, ma anche per chi non lavora (per abitudine, per prassi, magari anche chi è in pensione) comunque ci si muove di più di sabato e di domenica, quindi con quest'emendamento pensiamo di garantire l'esercizio di un'attività (purtroppo, garantito costituzionalmente) e dall'altra, di limitare il verificarsi di episodi spiacevoli, incidenti gravi o anche mortali.
Penso che quest'emendamento sia fondamentale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento è un po' il fulcro della proposta politica sulla caccia del Movimento 5 Stelle.
Ovviamente, si capiscono le esigenze dell'attività venatoria; in questo caso, siamo di fronte alla tutela di un bene maggiore, che è quello della tutela delle persone che fruiscono dei boschi e delle aree naturali del Piemonte nei giorni in cui le persone normalmente non lavorano, ovvero la domenica. Si tratta di una tutela per evitare i numerosi incidenti che sono avvenuti a causa della concomitanza di persone che vivono il bosco per alcuni tipi di attività, anche semplicemente per escursionismo, e chi invece lo vive per l'attività venatoria.
Questa è un è una scelta di campo, anche piuttosto netta, però crediamo di fare la cosa giusta, perché la tutela della vita umana viene prima di qualunque altro tipo di esercizio di attività ludica o d'intrattenimento o qualsiasi altra cosa.
Crediamo che spesso molte morti siano evitabili, persino quelle sul lavoro lo sono. Figuriamoci le morti dovute all'attività venatoria, che spesso coinvolge persone inermi che sono spettatrici di queste attività! Diciamo che non è neanche un rischio che persone sono disposte a correre, al contrario di chi invece svolge un'attività venatoria, che sa che maneggiare armi è pericoloso: penso che questo tipo d'interazione sia sbagliato.
Con il divieto di caccia la domenica, permettendolo nelle giornate di mercoledì e giovedì, dall'alba fino al tramonto, siamo sicuri di assicurare la tutela migliore delle attività dei nostri cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Penso che i tempi siano ormai maturi per questa scelta: la scelta di vietare la caccia la domenica penso sia ormai una questione non più rinviabile. Nel senso che la popolazione, sia quella che vive in determinati ambiti, quelli dove si attua l'attività venatoria, sia le persone che a livello ludico frequentano le nostre campagne e le nostre montagne, abbiano bisogno di questo divieto, anche perché effettivamente si vivono delle situazioni veramente pericolose e imbarazzanti.
Imbarazzanti, perché non è possibile che tutti i cittadini possano sapere e comprendere quali siano i propri diritti, mentre chi svolge l'attività venatoria spesso, avendo un tesserino, pagando una tassa e dovendo fare della formazione, dovrebbe - ripeto, dovrebbe - sapere quali sono i propri diritti in ambito di utilizzazione di quello che è un fondo altrui. Ebbene in molti casi questo è un miraggio, perché il semplice adempimento di legge rispetto alla legge nazionale che, appunto, prevede distanze (da abitati e da strade) per coloro che svolgono l'attività venatoria, non viene palesemente rispettate.
Oggi dobbiamo convivere con questa situazione, una situazione che nelle domeniche si aggravava ulteriormente.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Questo è uno dei punti più importanti della nostra attività emendativa quello che chiede per l'appunto di vietare la caccia nella giornata della domenica.
Come diceva il collega Mighetti, ormai i tempi sono maturi per fare questa scelta: è una scelta di civiltà, è una scelta di rispetto per tutte quelle persone che decidono di vivere la montagna e di passeggiare senza correre il pericolo di finire colpiti da un proiettile.
La convivenza nelle aree montane e non solo, nei nostri boschi anche, è una convivenza non sempre facile, è una convivenza che vede messi insieme nello stesso ambiente animali, uomini e uomini che a volte si avventurano nei boschi proprio per cacciare, quindi con delle armi in mano e insieme a loro, magari, delle famiglie con bambini, persone che vogliono godersi la natura, senza uccidere animali.
Per gestire al meglio questa convivenza, se davvero vogliamo mantenerla questa convivenza, perché torno a ribadire che, secondo me, l'abolizione della caccia dovrebbe essere totale, ci sembra un minimo requisito di civiltà tenere separate le diverse popolazioni, riferendoci alle popolazioni umane, quelle armate e quelle non armate, almeno in una giornata in cui è più facile che le persone frequentino le montagne e i boschi.
Questo'emendamento è già stato presentato in occasione della discussione della legge sulla caccia, torniamo a riproporlo e speriamo che questa volta trovi finalmente il consenso della Giunta e dell'Aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ne abbiamo parlato diffusamente quando abbiamo approvato la legge sulla caccia regionale. Ritorniamo alla carica chiedendo un'importante limitazione che potrebbe ridurre gli incidenti anche mortali a livello regionale.
Sappiamo che la caccia, in modo particolare quando è una battuta di caccia collettiva, diventa particolarmente pericolosa. Spesso e volentieri questi incidenti accadono proprio di domenica. È successo l'anno scorso, è successo quest'anno: gli eventi purtroppo si ripetono. A nostro parere, è importante, da una parte, togliere la caccia alla domenica, perché è il momento in cui ci sono più persone che fruiscono dei beni ambientali che ancora questa regione può rendere disponibili; fruitori che possono essere da una parte, raccoglitori di funghi e di castagne, ma anche persone che fanno footing in campagna.
D'altro canto, è anche un modo per mettere sul chi va là i cittadini che vogliono fruire della campagna. Se noi diamo delle date certe in cui l'attività di caccia è concessa, sappiamo che in quei giorni bisogna fare attenzione quando si va in una particolare area boschiva o in un'area dove è possibile pensare che siano presenti dei cacciatori perché sono presenti diverse specie selvatiche cacciabili. Questo consentirebbe di ridurre il rischio per quei cittadini che vogliono fruire dell'ambiente e poterlo fare in tutta sicurezza nelle giornate in cui non è consentita la caccia.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Emendamento rubricato n. 241) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 242) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 238) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Illustrerei gli emendamenti n. 241), n. 242) e n. 238) e provo spiegare ai colleghi.



PRESIDENTE

Consigliere, l'emendamento n. 238) è ritirato.



VIGNALE Gian Luca

Provo a spiegare ai colleghi il senso degli emendamenti, l'emendamento n.
238) ritirato era solo una parte.
Sostanzialmente non è un tema - lo dico anche all'Assessore e ai colleghi che riguarda posizioni già affrontate durante la discussione sulla legge sulla caccia. Si tratta dell'articolo 13 della legge n. 5, in cui al comma 5 si introduce un principio, cioè quello che tutti i cacciatori debbano indossare giubbotto o bretelle ad alta visibilità e retroriflettenti.
Che cosa chiediamo con i nostri emendamenti? Chiediamo che venga escluso l'aspetto delle barre retroriflettenti durante il periodo venatorio che com'è noto, avviene esclusivamente di giorno. Mentre prevediamo che sia obbligatorio indossare giubbotti o bretelle retroriflettenti nel periodo notturno, qualora si svolga un'attività di controllo.
La caccia si svolge di giorno, non si svolge al buio. Manteniamo ovviamente inalterato l'aspetto dell'alta visibilità, inalterata perché le barre retroriflettenti hanno un senso unicamente al buio: di giorno, le barre retroriflettenti sono, molto semplicemente, una striscia grigia su un giubbotto e non si vedono.
Vi è un altro aspetto che ci tengo a far presente. Nell'abbigliamento venatorio, perché anche questo dovrebbe interessare, non esistono - perch non c'è nessun'altra Regione d'Italia che lo prevede - indumenti, che siano giubbotti, trisacche, bretelle e tutto ciò che si indossa svolgendo la funzione venatoria, che siano retroriflettenti, per cui molte persone avendo già degli indumenti ad alta visibilità, rischiano di essere in sanzione. Altri si sono inventate le cose più singolari, tipo indossare pezzi di gilet ad alta visibilità dell'auto o i gilet interi. Non so se tutto abbia un senso per rendere il cacciatore più visibile.
Non entro nel merito di quando il giubbotto ad alta visibilità sia assolutamente inutile tipo all'interno di un capanno, ma entro nel merito di un aspetto veramente tecnico: una barra retroriflettente di giorno è assolutamente inutile.
Credo che, seppure vada mantenuta nel voler rispettare la volontà della maggioranza e della Giunta nel periodo in cui si svolgono funzioni di controllo, quindi al buio, credo che levare la barra retroriflettente durante l'attività venatoria sia un'azione di buonsenso. Non è ne pro n contro, è semplicemente di buon senso.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta è contrario su tutti gli emendamenti.
Qualcuno chiede di intervenire in discussione generale? Dichiarazione di voto? Procediamo con le votazioni.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 192), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 241), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 242), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 238) del Consigliere Vignale è stato ritirato dal proponente.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 novies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 181) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Questo è un articolo aggiuntivo che proponiamo di inserire, è piuttosto lungo e contiene diverse disposizioni relative all'attività venatoria. Si parla della concessione, della necessità di aver stipulato un contratto di assicurazione. Inoltre: "4. È considerato altresì esercizio venatorio il vagare o soffermarsi con i mezzi destinati a tale scopo o in attitudine di ricerca di fauna selvatica o di attesa della medesima per abbatterla o catturarla.
5. È vietato l'uso di falchi ed altri rapaci, sia diurni che notturni nonché dell'arco e della balestra.
6. Ogni modo di abbattimento di fauna selvatica non previsto dalla presente legge è vietato.
7. L'attività venatoria può essere praticata nel territorio regionale in via esclusiva in una delle seguenti forme: a) vagante nella zona Alpi b) vagante o in appostamento temporaneo nelle altre zone.
8. La fauna selvatica abbattuta nel rispetto delle disposizioni della presente legge appartiene a colui che l'ha cacciata.
9. Il cacciatore durante l'attività venatoria è obbligato ad indossare un giubbotto ad alta visibilità sia anteriore che posteriore" 10. È vietato l'uso di richiami vivi".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Andiamo avanti in sede di richiesta di emendamenti al testo di legge vigente, la n. 5/2018, con un emendamento che inserirebbe un articolo nuovo nell'omnibus. Qui si parla anche di "stipula di contratto di assicurazione per responsabilità civile verso terzi derivante dall'uso delle armi e degli arnesi utili all'attività venatoria con un massimale di 10 milioni di euro.
di cui 6 milioni per persona danneggiata e 2 milioni per danni ad animali e cose, nonché una polizza assicurativa per infortuni con un massimale di 500.000 euro per morte o invalidità permanente".
Credo che, visti gli innumerevoli recenti accadimenti passati sulla cronaca di questi ultimi tempi, ma non solo, sia un emendamento accoglibile.
Quindi, di nuovo siamo a chiedere all'Assessore Ferrero se anche questo confligge con l'impugnativa dello Stato. Non credo, perché la parte dell'assicurazione non mi risulta che fosse stata toccata.
Ho seguito benissimo ultimamente la tematica dalla caccia, però credo che questa possa essere un'aggiunta accoglibile che mette in sicurezza i cacciatori e chi esercita questa attività e mette in sicurezza anche le persone. Poi è ovvio che non è che l'assicurazione possa coprire un'uccisione per un infortunio, per un caso fortuito; però, come dicevo prima, quando si conduce un autoveicolo o un motoveicolo è obbligatoria un'assicurazione, perché sono dei mezzi che, se lanciati ad alta velocità possono provocare danni a cose e a persone fino all'uccisione.
Credo che sia francamente un emendamento importante e spero che almeno su questo l'Assessore ci dia un parere positivo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 181), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 decies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 182) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Con l'emendamento n. 182) siamo sulle giornate e sull'orario di caccia e stabiliamo: "1. Il cacciatore può esercitare l'attività venatoria esclusivamente nelle giornate di mercoledì e di sabato, dal sorgere del sole fino al tramonto.
3. L'esercizio venatorio è in ogni caso vietato in tutto il territorio regionale nelle giornate di lunedì, martedì, giovedì, venerdì e domenica".
La previsione del mercoledì e del sabato era proprio quella contenuta all'interno della nostra proposta di legge; poi è chiaro che saremmo più che disponibili a una modifica dell'emendamento, nel senso di vietare la caccia anche solo nella giornata di domenica, senza ovviamente quelle specifiche relative al mese: vietata la domenica, stop. Però questo emendamento prevede il mercoledì e il sabato come uniche giornate nelle quali è possibile praticare l'attività venatoria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questa è una variante rispetto al precedente emendamento e riguarda proprio le giornate e l'orario di caccia. Sostanzialmente, mentre prima si accordava l'attività venatoria nelle giornate di mercoledì e giovedì abbiamo voluto fare quasi una gentile concessione a chi esercita l'attività venatoria garantendone lo svolgimento nelle giornate di mercoledì e sabato quindi vi è una modifica in questo senso. Si tratta di un giorno feriale e di un giorno prefestivo, il che dovrebbe venire incontro alle esigenze (non so se definirle esigenze) di chi pratica l'attività venatoria, in modo da vedere se su questo almeno convergiamo in maniera più consistente.
Comunque rimane la cancellazione della possibilità di svolgere l'attività venatoria nella giornata di domenica. Come diceva il collega Bertola, si poteva anche fare un emendamento secco e dire che la domenica è vietato però abbiamo deciso di presentare un emendamento in questo senso.
Per il resto, nelle giornate in cui è permessa la caccia, questa è garantita dal sorgere del sole (alba) fino al tramonto; è vietata nelle restanti giornate (lunedì, martedì, giovedì, venerdì e domenica). Adesso il collega Andrissi spiegherà ulteriormente questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Continuiamo con quest'attività emendativa volta a escludere l'attività venatoria di domenica. La domenica, come dicevamo, è la giornata in cui accadono più incidenti di caccia sul territorio nazionale, quindi crediamo che sia importante evitare che si possa cacciare in questa giornata.
Con quest'emendamento spostiamo le giornate, nel senso che il cacciatore (comma 1) può esercitare l'attività venatoria esclusivamente nelle giornate di mercoledì e di sabato, per cui, anziché la domenica, consentiamo un'attività venatoria in un giorno che credo per la maggior parte dei cittadini sia non lavorativo (non per chi lavora nel commercio).
Sicuramente, aprendo la caccia al sabato, rispetto all'emendamento precedente si va incontro all'esigenza di chi lavora e che durante la settimana non può svolgere l'attività venatoria.
Poi (comma 2), conformemente a quanto indicato dal calendario venatorio, la caccia è consentita dal sorgere del sole fino al tramonto. L'esercizio venatorio (comma 3) è in ogni caso vietato in tutto il territorio regionale nelle giornate di lunedì, martedì, giovedì, venerdì e domenica.
In questo modo, abbiamo l'indicazione di giorni precisi in cui su tutto il territorio regionale è consentita la caccia e la cittadinanza tutta è avvertita che in quei giorni vi è attività venatoria sul territorio regionale.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi? Prego, Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
È ancora un emendamento che verte sul vero terreno di scontro tra le istanze del nostro Gruppo consiliare e la maggioranza, ma anche l'altra parte di minoranza: la questione della caccia la domenica.
Noi riteniamo che la questione della caccia la domenica sia un elemento importante per la sicurezza dei cittadini e, in particolare, di coloro che vivono nelle aree dove si pratica attività venatoria; aree anche densamente popolate, perché ricordiamo che le aree intorno alle nostre città dove si pratica l'attività venatoria sono aree con una minima dispersione insediativa, dove effettivamente molte persone vivono e dove molte persone la domenica si dedicano alla campagna non solo come attività ludica, ma come attività di gestione del territorio e di agricoltura di tipo amatoriale o di agricoltura non professionale.
Dobbiamo lasciare questo territorio alle persone che ci vivono, alle persone che devono lavorarci e alle persone che lo frequentano per praticare tutta una serie di sport, dal trekking alla mountain bike. Io ricordo oggi alcune proteste di ciclisti che frequentano i luoghi deputati anche alla caccia e che molte volte si trovano in contrasto con i cacciatori che stanno svolgendo appunto attività venatoria.
La domenica è un giorno speciale che dobbiamo lasciare alla popolazione per godersi il territorio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Mighetti.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 182), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 undecies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 183) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

L'emendamento n. 183) riguarda il carniere giornaliero e stagionale.
Riporta il contenuto della nostra proposta di legge che permetteva il prelievo venatorio di sole tre specie: il cinghiale, la lepre comune e il fagiano. Questa era la nostra proposta di legge, ovviamente intesa nel senso di limitare il più possibile l'attività venatoria, essendo noi su posizioni sostanzialmente abolizioniste, ma ben sapendo che non si pu abrogare la caccia da un livello regionale.
Questo potrebbe avvenire solo con legge nazionale, quindi la nostra proposta di legge proponeva di cacciare le sole specie di cinghiale, lepre comune e fagiano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento limitiamo a tre le specie che si possono cacciare sul territorio regionale. È una proposta che abbiamo sostenuto già durante la discussione della legge sulla caccia regionale e la riproponiamo durante la discussione dell'omnibus. Ovviamente, la limitiamo a specie che non sono assolutamente in pericolo di estinzione e che non sono specie fragili in pericolo di conservazione.
Crediamo sia una proposta di buonsenso, che possa consentire, da un lato un'attività venatoria e, dall'altro, di proteggere quelle specie che entrerebbero in difficoltà laddove si continuasse con l'attività venatoria sul territorio regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 183), all'articolo 93 undecies, è importante, perch riguarda il carniere giornaliero e stagionale. Abbiamo discusso lungamente della volontà della Giunta regionale di portarlo in delegificazione su un regolamento regionale, ma, come abbiamo detto, c'è il pericolo che ogni anno si possano cambiare, soprattutto al cambiare delle maggioranze, i limiti di prelievo e di selezione con tipologie di capi e numerosità degli stessi. Pertanto, crediamo fortemente che questo debba essere stabilito in legge.
Chiediamo che venga consentito l'abbattimento massimo di un capo di fauna selvatica, fatta salva tutta la parte iniziale di controllo, che è tutta un'altra questione relativa alla tutela - che condividiamo - delle coltivazioni agricole, e sia limitato alle specie di cinghiale, in tutta l'intera stagione, in cinque capi, due capi per la lepre e tre per i fagiani.
È, ovviamente, una limitazione consistente, ma riteniamo sia importante perché una cosa è l'attività di controllo fatta con determinate modalità e determinati crismi, altra cosa è l'attività della caccia. Riteniamo siano due attività ben diverse, che devono seguire due percorsi diversi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 183), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Sia riportato a verbale il parere favorevole espresso da tutti i Consiglieri del Gruppo Movimento 5 Stelle.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
In accordo con i firmatari del provvedimento, chiediamo, come anticipato nella seduta precedente, di sospendere la trattazione della legge in corso e passare, in quest'ultima ora, a discutere ed approvare, se possibile, gli ordini del giorno, partendo con il primo in calendario, "Decreto legge immigrazione e sicurezza", e poi il successivo, "Preoccupazioni in merito ai contenuti del disegno di legge nazionale 735 denominato 'Pillon'".
Sono due, in particolare. Chiedo se vogliamo sospendere subito l'argomento in esame e passare a questi documenti.



PRESIDENTE

Chiedo se il Consiglio è d'accordo sulla richiesta.



(Commenti del Consigliere Bono)



PRESIDENTE

Come?



(Commenti del Consigliere Bono)



PRESIDENTE

No, infatti, è il Consiglio.



(Commenti del Consigliere Bertola)



PRESIDENTE

È il Consiglio che decide, però non ragioniamo così: ragioniamo secondo le norme.
Il Consigliere Grimaldi ha fatto una proposta: sospendere tra un quarto d'ora, venti minuti - quando vogliamo - questo punto all'o.d.g., per discutere qualche atto d'indirizzo. Significativamente, ha chiesto di discutere l'ordine del giorno Pillon.
Qualcuno è contrario a questa proposta? Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non sarò certo io a definire quali sono le priorità della maggioranza e della Giunta: è ovvio che ci sono modalità e tempistiche per decidere quali sono le priorità alla Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Scusi un attimo, Consigliere Bono.
Posso chiedere un po' di silenzio, per cortesia, poiché non sento quello che dice il Consigliere Bono?



BONO Davide

Grazie.
Dicevo che non saremo certo noi a definire quali debbano essere le priorità per la maggioranza e per la Giunta, però avevamo compreso che ci fosse una priorità su una programmazione riguardante l'omnibus e i documenti di bilancio.
Vorrei sottolineare che perlopiù non si affronta la parte dell'o.d.g.
relativa agli ordini del giorno, ma ogni volta che lo si fa i nostri ordini del giorno, come anche di colleghi del resto dell'opposizione, vengono superati da ordini del giorno successivi presentati dalla maggioranza.
Chiedo al Presidente a che gioco stiamo giocando, perché abbiamo una serie di ordini del giorno fermi da mesi, tra cui quello del collega Bertola riguardante Plastic Free Challenge, ma ne potrei citare tanti altri.
Non capiamo come vengano decise le priorità.
A questo punto, chiedo l'interruzione del Consiglio e una Conferenza dei Capigruppo per decidere quali debbano essere le priorità a livello di ordini del giorno. L'ultima volta non era stato detto che c'era un'ora a disposizione per gli ordini del giorno. Tra l'altro, sottolineo che ci sono anche due proposte di legge che erano in discussione (una del collega Vignale, ad esempio), quindi chiedo che ci sia una priorità rispetto ai provvedimenti, altrimenti non capiamo più nulla.
Chiediamo che ci venga detto chiaro e netto.
Mi sembrava di aver capito, dal Vicepresidente Reschigna, che ci fosse una priorità totale sull'omnibus, tant'è che c'era stato addirittura chiesto di finire entro stasera (poi probabilmente non si troverà l'accordo stasera ma si dovrebbe chiudere il prossimo martedì intorno alle 13, con gli ordini del giorno e la discussione conclusiva).
Se così non è e si vuole discutere un'ora o più sui due ordini del giorno ovviamente chiedetelo al Vicepresidente Reschigna e non più ai Capigruppo di opposizione.
A questo punto, chiedo la convocazione di una Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

No, sulla Conferenza dei Capigruppo ho delle perplessità - se poi uno lo chiede si può anche fare - perché passeremmo l'ora che abbiamo a disposizione per discutere su quale ordine del giorno discutere. Lo dico con tutto il rispetto, perché conosco il mio mestiere.
Il Consigliere Grimaldi ha fatto una richiesta; se non c'è consenso da parte del Consiglio ovviamente non si può procedere, tra l'altro è un'inversione dell'o.d.g. che modifica.
Prego, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Enne volte abbiamo sospeso la trattazione delle leggi per passare agli ordini del giorno. Non sto neanche chiedendo l'inversione, perché sono i primi due: il primo è sul Decreto Sicurezza del Consigliere Giaccone e il secondo è sul disegno di legge Pillon.
C'è un'ora di tempo, possiamo farlo.



PRESIDENTE

Si decide di interrompere il Consiglio se il Consiglio, maggioranza e opposizione, è d'accordo; se non si è d'accordo, continuiamo con l'omnibus così come abbiamo previsto.
Tra l'altro, Consigliere Bono, a me va bene lavorare in qualunque modo, ma stiamo discutendo questo omnibus da due mesi in Commissione e da più di un mese in Aula, non è che non ci sia stato il tempo per discuterlo. Lei non può dire che comprometterebbe l'esito finale o gli accordi, perché è un po' lana caprina, però stiamo nelle regole.
Do ancora la parola al Consigliere Vignale perché l'ha chiesta e poi continuiamo con l'omnibus. Lei è d'accordo per continuare con l'omnibus? Vedo anche Forza Italia, quindi non c'è disponibilità da parte del Consiglio a.
È inutile fare una Conferenza dei Capigruppo che ci porta fino alle 19.
Andiamo avanti con l'omnibus.
Prego, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

No, dicevo che un conto è quando si aggiunge un punto all'o.d.g., e sono d'accordo con lei, Presidente, che ci vuole l'unanimità, cioè non ci deve essere nessun Gruppo contrario, ma molte volte a maggioranza abbiamo chiesto di soprassedere su un punto e passare al successivo.
Se non lo si vuole fare per non incrinare i rapporti è un conto, ma non mi dica che ci deve essere l'unanimità. Non mi risulta che sia così e non abbiamo mai fatto così sul fatto che si debba essere unanimità, per continuo a dire che c'è una maggioranza che vuole discutere quei due ordini del giorno.
Andiamo alla prossima seduta, va bene, se non c'è condivisione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Vorrei solo che fosse chiaro, Presidente, che, per quanto riguarda il Gruppo del Partito Democratico, ci fossero state le condizioni per discutere l'ordine del giorno cosiddetto "Pillon", noi saremmo stati disponibili.



PRESIDENTE

Andiamo avanti con l'omnibus e poi vediamo.


Argomento: Ordinamento regionale

Proseguimento esame disegno di legge n. 294, inerente a "Legge annuale di riordino dell'ordinamento regionale. Anno 2018" (seguito)


PRESIDENTE

Ritorniamo, pertanto, al proseguimento dell'esame del disegno di legge n.
294.
ARTICOLO 93 duodecies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 184) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Qui vedo un confliggere di esigenze tra la Giunta e la maggioranza, perch sarebbe il caso che si parlassero tra di loro.
Noi siamo anche molto disponibili, ma è inutile che il Vicepresidente Reschigna venga a chiedermi di accelerare un po' sull'omnibus, quando poi accelerare vuol dire far discutere i soliti "enne" ordini del giorno della maggioranza e mai quelli dell'opposizione.
Insomma, a volte ci va anche un po' di buonsenso, infatti andiamo avanti e non acceleriamo in nulla il percorso sull'omnibus.
L'emendamento 184) parla di aree contigue ai parchi naturali nazionali e regionali. Proponiamo di inserire un articolo, dopo l'articolo 13 della legge regionale n. 5 del 2018.
L'articolo aggiuntivo che proponiamo recita: "Nelle aree contigue ai confini delle aree protette, delimitate ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale 29 giugno 2009 n. 19 (Testo unico sulla tutela dell'area natura delle biodiversità), l'attività venatoria è consentita secondo quanto previsto dall'articolo 6, comma 2, della legge regionale 9 del 2019".
L'articolo che precede è l'articolo 13, che riguarda il calendario venatorio regionale. Noi abbiamo inteso inserire dopo un articolo che riguarda le aree contigue.
È un argomento che si è dibattuto diffusamente, sia in occasione della discussione sulla legge riguardante le aree protette, sia nella discussione sulla legge riguardante l'esercizio dell'attività venatoria.
Con questo gruppo di emendamenti poniamo fortemente il problema della caccia la domenica, ma abbiamo inteso anche riproporre questioni più importanti oggetto della discussione sulla legge caccia, prima in Commissione e poi in Aula.
Tra l'altro, per quanto riguarda le aree protette, è anche arrivato in Commissione un disegno di legge della Giunta regionale che non riguarda nello specifico, l'esercizio dell'attività venatoria, ma contiene in s anche degli articoli che afferiscono le aree contigue, sebbene sia un disegno di legge che riguarda particolarmente l'ampliamento di alcune aree protette.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Molto velocemente, richiamo l'articolo 6, comma 2, della legge 19/2009, che specifica che all'interno delle aree contigue - che sono quelle finalizzate a garantire un'adeguata tutela ambientale ai confini delle aree protette dei Parchi - la Regione può disciplinare l'esercito della caccia sottoforma di "caccia controllata", riservata ai soli residenti dei Comuni dell'area protetta e dell'area contigua.
È una caccia relativa a telecontrollo riservata ai soli Comuni delle aree protette e aree contigue, e non ai cacciatori foranei, con una maggiore tutela e garanzia della fauna stessa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 184), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 terdecies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 185) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo all'emendamento 185), che riguarda la gestione delle oasi di protezione, delle zone di ripopolamento e cattura, delle zone di addestramento, di allenamento e gare di cani da caccia.
Anche su questo tema c'era stata una discussione in Commissione e, se non ricordo male, era stato anche approvato un emendamento in tal senso.
Il testo del nostro emendamento recita: "Le oasi di protezione, le zone di ripopolamento e cattura, i centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica sono oggetto di gestione da parte della Provincia o della Città metropolitana, mediante: a) la tutela o il recupero degli habitat delle specie di rilevante interesse naturalistico b) la vigilanza e l'assistenza tecnica c) il risarcimento degli eventuali danni sulle colture agricole ed allevamenti zootecnici d) gli interventi diretti di protezione o di incremento numerico delle specie maggiormente rappresentative.
Per l'attuazione della gestione, la Provincia e la Città metropolitana prevedono le spese relative ed organizzano l'impiego di personale fisso e volontario nonché il controllo veterinario sugli animali da reintrodurre o catturati.
La Provincia e la Città metropolitana, previa approvazione di un regolamento di gestione, possono stipulare convenzioni per l'affidamento in gestione delle oasi di protezione, delle zone di ripopolamento e cattura dei centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica ai Comitati di gestione degli ATC e dei CA, ovvero con associazioni, organizzazioni o enti operanti nel settore".



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 185), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 quaterdecies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 193) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento 193) propone, dopo l'articolo 13 della legge 5/2018 l'inserimento di un articolo aggiuntivo, che riguarda le specie cacciabili e i periodi di attività venatoria.
Come dicevo, l'impianto della nostra proposta di legge sull'attività venatoria prevedeva il prelievo di sole tre specie: la lepre comune, il cinghiale e il fagiano, con delle limitazioni.
Il testo recita: "Ai fini dell'esercizio venatorio è consentito abbattere esemplari della fauna selvatica unicamente nel caso in cui accurati studi scientifici dimostrino che le specie oggetto di prelievo presentano nell'ambito del territorio regionale, una diffusione reale paragonabile a quella potenziale e che le loro dinamiche di popolazione risultino non in diminuzione da un periodo di almeno tre anni. Il prelievo è comunque limitato ad esemplari appartenenti alle seguenti specie nei periodi indicati: a) specie cacciabili dal 1 al 30 ottobre: lepre comune (Lepus europaeus) fagiano (Phasianus colchicus) b) specie cacciabili dal 1 ottobre al 30 novembre, in base ai piani di prelievo su censimenti qualitativi e quantitativi accertanti la densità e la composizione delle popolazioni proposti dagli ATC o dei CIA e approvati dalla Giunta regionale: cinghiale (Sus scrofa).
La Giunta regionale, per motivate ragioni, nella predisposizione annuale del calendario venatorio, può ridurre l'elenco delle specie cacciabili e i periodi dell'esercizio dell'attività venatoria.
La Giunta regionale, sentito l'ISPRA, può, per determinate specie, in relazione alle situazioni ambientali delle diverse realtà territoriali modificare i periodi dell'esercizio venatorio compresi tra il 1 ottobre e il 30 novembre, e comunque nel rispetto dei limiti dell'arco temporale massimo indicati nel comma 1".
Si tratta, quindi, di una forte limitazione delle specie cacciabili, ma anche della definizione di criteri restrittivi sulla cacciabilità di queste specie. Parliamo, dunque, di criteri basati su un arco temporale, ma anche sulla consistenza numerica di queste specie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 193), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 quinquies decies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 186) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento 186) propone modifiche all'articolo 17 della legge regionale 5 del 2018, articolo che riguarda la disciplina delle aziende faunistico venatorie.
"La Giunta regionale, su richiesta degli interessati e sentito l'ISPRA entro i limiti del 5 per cento del territorio agro-silvo-pastorale di ciascuna Provincia o della Città metropolitana, può autorizzare l'istituzione di aziende faunistico-venatorie.
Le aziende faunistico-venatorie, a prevalente finalità naturalistiche e faunistiche con particolare riferimento alla tipica fauna alpina e appenninica, alla grossa fauna europea ed a quella acquatica, non perseguono fini di lucro, sono soggette a tassa di concessione regionale.
La richiesta di concessione deve essere corredata di programmi di conservazione e di ripristino ambientale al fine di garantire l'obiettivo naturalistico e faunistico. In tali aziende la caccia è consentita nelle giornate indicate dal calendario venatorio. In ogni caso nelle aziende faunistico-venatorie non è consentito immettere o liberare fauna selvatica.
La Giunta regionale coordina e approva i piani di salvaguardia, la conservazione e il miglioramento dell'ambiente naturale e la protezione della fauna tipica delle aree interessate ed individua i criteri in ordine alla istituzione, al rinnovo, alla revoca, alle dimensioni territoriali e alla gestione dell'azienda faunistico-venatorie.
Nell'ambito delle aziende faunistico-venatorie l'esercizio venatorio è consentito secondo i piani annuali di abbattimento proposti dai singoli concessionari ed approvati dalla Giunta regionale, elaborati sulla base della consistenza faunistica di fine stagione venatoria.
Nelle aziende faunistico-venatorie si applicano i limiti di carniere.
Nelle aziende faunistico-venatorie i danni provocati alle colture agricole dall'attività venatoria e dalla fauna selvatica devono essere risarciti dal concessionario entro sessanta giorni dall'accertamento".
Si prevede che le aziende faunistico-venatorie siano soggette a tasse di concessione con una tassa stabilita dalle disposizioni regionali in materia di tassa di concessione e l'esercizio dell'attività venatoria nelle aziende, di cui al comma 1, è consentito nel rispetto delle norme della presente legge delle specifiche disposizioni dalla Giunta regionale di cui al comma 3.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento, il n. 186), andiamo a modificare e a sostituire l'articolo 17 della legge regionale 5-2018. Questo articolo ha come oggetto "Aziende faunistico-venatorie".
Con il primo comma prevediamo che "La Giunta regionale, su richiesta degli interessati e sentito l'ISPRA, entro i limiti del 5 per cento del territorio agro-silvo-pastorale di ciascuna Provincia o della Città metropolitana, può autorizzare l'istituzione di aziende faunistico venatorie.
Le aziende faunistico-venatorie, a prevalente finalità naturalistiche e faunistiche con particolare riferimento alla tipica fauna alpina e appenninica, alla grossa fauna europea ed a quella acquatica, non perseguono fini di lucro, sono soggette a tassa di concessione regionale la richiesta di concessione deve essere corredata di programmi di conservazione e di ripristino ambientale al fine di garantire l'obiettivo naturalistico e faunistico.
In tali aziende la caccia è consentita nelle giornate indicate dal calendario venatorio. In ogni caso nelle aziende faunistico-venatorie non è consentito immettere o liberare fauna selvatica".



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 195) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
"Al fine di ottenere l'autorizzazione, le AFV e le ATV, analogamente a quanto avviene per la costituzione delle zone di tutela, presentano il consenso espresso dei proprietari conduttori di fondi costituenti almeno il 95 per cento della superficie destinata all'azienda. Le aziende turistico venatorie di nuova costituzione vengono situate su terreni per i quali si dispone del titolo di conduzione, oppure il consenso espresso dei proprietari o conduttori di fondi costituenti almeno il 95 per cento della superficie da vincolarsi".
Questa era una modifica all'articolo 17 della legge regionale n. 5 del 2018.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento si aggiunge l'articolo 93 quinquies decies.
Sostituiamo in modo da specificare che per ottenere l'autorizzazione analogamente a quanto avviene per la costituzione delle zone di tutela presentano il consenso espresso dei proprietari e i conduttori di fondi costituenti, almeno il 95 per cento della superficie destinata all'azienda.
Le aziende di nuova costituzione vengono situate sui terreni per i quali si dispone del titolo di conduzione, oppure il consenso espresso dai proprietari e conduttori di fondi costituenti, sempre almeno il 95 per cento della superficie da vincolarsi. L'obiettivo è avere la massima condivisione nella creazione del soggetto perché riteniamo che, comunque sia un'attività che impatta sui territori e debba avere un certo metodo di formazione che renda la cosa più partecipata possibile.
È un qualcosa che abbiamo già introdotto anche su altri temi e crediamo che, nel caso delle attività venatorie sia importante perché, comunque, è un'attività impattante specie per i proprietari di territori, specie se vi sono attività anche economiche o di altro tipo esercitate sulla stessa area.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
Emendamento rubricato n. 194) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 194) differisce da quello presentato in precedenza per il solo fatto che prima si chiedeva il consenso espresso di almeno il 95 per cento dei proprietari. In questo caso, invece si chiede il consenso espresso di tutti i proprietari o di conduttori di fondi al 100 per cento.
La differenza è che l'altro era il 95 per cento e questo è il 100 per cento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 186), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 195), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 194), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 sexies decies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 256) presentato da Vignale.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Il Consigliere Vignale lo dà per illustrato.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 256), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 93 septies decies



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 257) presentato da Vignale.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Il Consigliere Vignale lo dà per illustrato.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 257), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 94



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 196) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 196) propone l'abrogazione del comma 1 dell'articolo 94 del disegno di legge ed è precisamente l'articolo che va a modificare la legge regionale n. 5/2018 approvata il giugno scorso.
Andiamo a proporre l'abrogazione del comma 1.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Emendamento rubricato n. 46) presentato dalla Giunta regionale.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Tale emendamento è dato per illustrato dall'Assessore Ferrero.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 196), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 46).



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 94, così come emendato.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 94 bis



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 65) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Questo è, in realtà, l'emendamento più importante di quelli che abbiamo presentato all'omnibus riguardanti l'esercizio dell'attività venatoria perché andiamo ad agire sulla lettera gg), comma 1 dell'articolo 23 della legge regionale n. 5 del 19/6/2018, modificandolo in questo senso: "L'esercizio venatorio in tutte le domeniche dell'anno". Quindi, andiamo a modificare la lettera che disponeva il divieto dell'esercizio venatorio nelle sole domeniche di settembre con il divieto dell'esercizio venatorio in tutte le domeniche dell'anno. Questo è l'emendamento fondamentale che volevamo presentare.
Qualcuno dirà che potevamo presentare solo questo. Invece no, abbiamo inteso accompagnarlo da altri emendamenti, che riguardano comunque istanze che per noi sono importanti nell'ambito dell'esercizio dell'attività venatoria e comunque per avere un corpo di emendamenti da discutere per porre in modo forte e deciso questa questione, augurandoci che su questo ci possa essere anche un po' un redde rationem da parte della Giunta regionale.
Sappiamo che su questo abbiamo un consenso che va oltre i voti del Movimento 5 Stelle, quindi chiediamo che la maggioranza stessa ascolti la parte di sé che ritiene che la caccia alla domenica debba essere abolita in modo totale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Questo è l'emendamento più importante della giornata e crediamo che parte della maggioranza possa votare a favore di questo emendamento che vuole abolire la caccia in tutte le domeniche in cui è consentita l'attività venatoria.
Le motivazioni le conosciamo: alla domenica avviene il maggior numero di incidenti, quindi non è un emendamento che vuole limitare solo la caccia ma è l'emendamento che vuole aumentare la sicurezza di tutti i nostri ambienti dei quali la gente vuole fruire per qualsiasi attività. La domenica è il giorno libero di tutti ed è giusto che i piemontesi possano fruire del proprio ambiente consapevoli di non correre rischi di venire feriti o comunque di essere troppo vicini a cittadini che, invece praticano un'attività che può diventare pericolosa.
Per questo motivo, chiediamo che la domenica diventi la giornata priva di attività venatoria sul territorio regionale, al fine di garantire a tutti la possibilità di girare tranquillamente per i boschi, per le campagne anche laddove vi è una visibilità limitata dovuta alla presenza di arbusti di alberi ad alto fusto, anche laddove si possa incorrere in quelle battute di caccia al cinghiale che attualmente sappiamo essere le più pericolose e che negli ultimi anni hanno portato a incidenti addirittura mortali.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ringrazio i colleghi che ci ascoltano ancora una volta - l'ultima volta su questo tema - sul tema molto importante della caccia nelle domeniche; tra l'altro, ho cercato su Google "Sunday hunting" e devo dire che è un dibattito mondiale, internazionale, non è un dibattito che riguarda solo la nostra piccola, ma bella - piccola rispetto al mondo - Regione Piemonte: è un dibatto che veramente viaggia veloce, coinvolge tante forze politiche coinvolge le persone ed è un po' il segno dei tempi che cambiano.
I tempi che cambiano fanno sì che la domenica ci sia una richiesta di cosa? Di sicurezza nei nostri boschi. Quindi un'attività che probabilmente derivava dalla connotazione della nostra specie rispetto alla natura, nel senso di essere ospiti del mondo e di cacciare come forma di sostentamento oggi è forse superata dal fatto che in ogni angolo del pianeta (o quasi) si trovano centri commerciali in cui si può trovare ovviamente carne. Si pu dunque evitare e superare quest'attività.
Il dibattito sulla caccia la domenica - tralasciando, come ho detto, il concetto della "caccia sì, caccia no" - è sempre più d'attualità e si pu facilmente verificare facendo una rapida e semplice indagine sui motori di ricerca come in tutti i Paesi ci siano discussioni, dibattiti, divieti e quant'altro.
Quindi chiedo veramente ai colleghi di maggioranza - l'ha già chiesto il collega Bertola, e chiudo - di votare in scienza e coscienza: di votare per il divieto della caccia la domenica.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri intendono intervenire? Prego, collega Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
È importante che interveniamo su questo, che è l'emendamento principale che rappresenta la posizione del Movimento 5 Stelle sulla caccia: questo è quello originale delle varie varianti che abbiamo discusso in cui si chiede essenzialmente solo l'abolizione della caccia la domenica senza interferire sui calendari venatori in essere relativamente agli altri giorni della settimana.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Vada avanti, Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Sì, ci provo.



PRESIDENTE

Adesso chiediamo al Consigliere Fluttero di riprendere il suo posto perch disturba i colleghi.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
L'abolizione della caccia la domenica serve a garantire la sicurezza di chi fruisce dei boschi e delle aree aperte nel Piemonte, quindi i cittadini piemontesi devono sentirsi liberi di poter passeggiare con la famiglia la domenica, andare per funghi, andare semplicemente a fare escursionismo senza temere di incorrere in battute di caccia i cui molti incidenti abbiamo trattato anche quest'anno, perché ogni anno è un bollettino di guerra.
In Piemonte, avendo numerosi territori boschivi e di grande interesse dobbiamo cercare di tutelarli e tutelare le attività che si vanno a svolgere, anche perché molte persone non incorrono negli incidenti perch rinunciano a priori a uscire la domenica durante le battute di caccia specialmente chi ha famiglia e bambini piccoli cerca di evitare di incorrere in attività venatoria in corso.
Quindi non si tratta di una posizione ideologica: si tratta di tutelare un bene che, secondo noi, è maggiore, ovvero quello delle persone di potersi muovere in libertà nella natura, uscire di città la domenica e non dover avere problemi o paure di nessun tipo. Negli ultimi periodi, gli incidenti di feriti e morti parlano un po' da soli.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
Emendamento rubricato n. 258) presentato da Vignale.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento che ho presentato è leggermente differente da quello dei colleghi del Movimento 5 Stelle, ma semplicemente perché vuol recepire quanto è disposto dalla legge dello Stato. Piaccia o non piaccia l'attività venatoria è consentita e regolamentata dalla legge dello Stato.
Mi sento di dire che, se si prestasse tanta attenzione ad altre attività che pur causano, ahimè, un numero considerevole di morti (direttamente o indirettamente, poco cambia), credo che sarebbe utile per tutti.
Ma, al di là delle considerazioni che comunque non ho fatto in questa discussione, credo che noi non possiamo intervenire e che l'impugnativa da parte dello Stato interviene anche laddove noi abbiamo superato le nostre competenze in tema di legislazione concorrente.
Di conseguenza, il nostro emendamento chiede che non vi sia un divieto di caccia la domenica semplicemente perché la legge dello Stato prevede che da un certo periodo a un altro dell'anno - quello sì, regolamentato dalle Regioni - si possa cacciare il lunedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica, a seconda delle differenti specie e che solo il martedì e il venerdì vi sia silenzio venatorio.
Così recita la legge dello Stato e credo che a questa, come ad altre dovremmo attenerci.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 65), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 258), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 95



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 197) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Semplicemente, è un emendamento abrogativo del comma 1 dell'articolo 95 che va a modificare l'articolo 24 della legge regionale 5/2018.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 197), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 95, nel testo originario.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 96



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 198) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

L'emendamento n. 198) è abrogativo dell'intero articolo 96 del ddl 294.
La modifica alle guardie ecologiche volontarie e alle guardie volontarie è previste all'articolo 36 della legge 32/1982. Non siamo d'accordo con il fatto di aver tolto le guardie ecologiche volontarie da quella disposizione, perché hanno sempre controllato l'applicazione di alcune disposizioni di legge.
Nello specifico, il disegno di legge, all'articolo 96, toglie le guardie zoofile volontarie dalla previsione del comma 1 dell'articolo 6, della legge 5/2018.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Emendamento rubricato n. 45) presentato dalla Giunta regionale.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per l'illustrazione.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Poiché a seguire ci sono tutti gli emendamenti della Giunta regionale, al di là di alcuni che riguardano la norma finanziaria e sono correttivi, così come il precedente che era un correttivo e aggiungeva un comma di riferimento alla legge regionale sulla tutela dei parchi - che non avevamo aggiunto, quindi abbiamo inserito il comma 9 di riferimento sulla legge dei parchi - questi vanno ad abrogare l'articolo sui contenimenti straordinari che il Governo ci ha impugnato e alcuni commi che erano in contrasto e che ci siamo impegnati a correggere, nei rapporti con il Governo.
Abbiamo mantenuto - lo ricordo - l'articolo già citato prima, che consente ai proprietari e ai conduttori dei fondi, previa comunicazione alle Province e alla Città metropolitana, di delimitare, e quindi non rendere disponibili alla caccia, i loro fondi. Su questo andremo in contenzioso.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrero.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 198), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 45).



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Tale emendamento sostituisce l'articolo 96, che, quindi, non votiamo.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.59)



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