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Dettaglio seduta n.365 del 06/11/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(La seduta ha inizio alle ore 10.04)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Per ribadire quanto richiesto nella scorsa Conferenza dei Capigruppo, cioè poter votare, fra i primi documenti, la mozione n. 1482, presentata da Accossato, Appiano, Baricco, Batzella, Caputo, Grimaldi, Olivetti, Ottria "Preoccupazioni in merito ai contenuti del disegno di legge nazionale n.
735". Avevamo chiesto di discuterla tra i primi punti all'o.d.g.; non è stato fatto, pertanto chiediamo, in apertura di seduta, l'inversione dell'o.d.g., inserendola fra i primi punti dopo le leggi e le delibere.
Chiediamo un'espressione dell'Aula.
Grazie.



PRESIDENTE

Mi dicono che non è stato fatto (io alla riunione dei Capigruppo non ero presente), perché non erano state chieste le priorità in quella sede. In ogni caso, accogliamo la richiesta.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'inversione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di modifica, l'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco, Barazzotto, Cassiani, Cerutti, Mighetti Molinari, Pentenero e Rostagno.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 30 e del 31 ottobre 2018.


Argomento:

c) Audizione organizzazioni sindacali


PRESIDENTE

Informo che oggi, alle ore 13, in Sala Viglione, è in programma l'audizione delle organizzazioni sindacali in merito alla salvaguardia dell'occupazione di circa 1.500 educatori e alla salvaguardia della comunità educativa nei confronti dei cittadini coinvolti.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 23 ottobre 2018.


Argomento: Ordinamento regionale

Esame proposta di deliberazione n. 343, inerente a "Attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione per il riconoscimento di un'autonomia differenziata della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Procediamo con il proseguimento dell'esame della proposta di deliberazione n. 343, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nel corso della scorsa seduta è iniziato l'esame del provvedimento e, dopo l'illustrazione del Vicepresidente Reschigna, si è aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il Consigliere Sinatora; ne ha facoltà.



SINATORA Benito

Solo una precisazione, non è polemica: quando la volta scorsa si è parlato di questo tema, qualcuno ha detto che i firmatari di questa petizione che chiede l'autonomia piemontese sono persone che non sanno di cosa parlano.
Probabilmente, era lui che non capiva bene cosa stava dicendo, perché noi come Lega, siamo forse quelli che possono dire la loro opinione, ed è solo una garanzia. Abbiamo sottoscritto la richiesta anche da parte del PD quindi siamo perfettamente in regola con la nostra esigenza di richiesta di autonomia per il Piemonte.
Perché ho voluto dire questo? Perché sembra che qui le cose si facciano un tanto al chilo, mentre sono ben ponderate e le motivazioni ci sono.
Inoltre, sono state fatte due affermazioni (dopo otto giorni, anch'io pensa un po', ho dovuto segnarmi i punti): è stato detto che avevamo il problema della TAV e quindi le ragioni dei costi e dei tempi, ecc., che andavano rivisti.
Non più tardi di ieri sera, il Presidente Chiamparino - il grande Sergio ha detto quello che doveva dire e quello che pensiamo anche noi. Io, come Lega Nord Piemonte di Torino, lo dichiaro: sono pienamente d'accordo dobbiamo andare avanti, dobbiamo finirla, dobbiamo cercare di convincere che questi sono lavori utili al Piemonte, ai lavoratori piemontesi, ai cittadini piemontesi, e servono a dare ricchezza. Pertanto, è nostro diritto e dovere partecipare e collaborare per tutto ciò che può servire al Piemonte.
Inoltre, il collega Grimaldi ha affermato, anche durante il suo secondo intervento, che probabilmente qualcuno vuole tornare alle cosiddette gabbie salariali. Io sono contrario alle gabbie salariali, però voglio ricordare perché sono nate le gabbie salariali e quali erano le motivazioni. Le gabbie salariali non erano altro che un livellamento del costo della vita in base alle zone in cui si lavorava.
Quando preparavo i contratti di lavoro per i chimici, i farmaceutici, i medici, cosa facevo? Prendevo la paga di un medico a Torino e quella di un medico a Trapani. La differenza dov'era? Nel costo della vita, che a Torino era dieci e a Trapani era cinque. Quindi, il medico di Torino prendeva 1.000 lire l'ora, più 100, che servivano per vivere a Torino, mentre il medico di Trapani prendeva 1.000 lire all'ora più 50 lire, per il costo della vita. Pertanto, le gabbie salariali erano molto, molto serie e molto valide.
Infine, è inutile portare il discorso della linea Metro 2, che è solo un embrione (l'avevamo appena discussa in Commissione). Quando il collega dice che, invece di costruire la TAV era meglio utilizzare quei soldi per la linea Metro 2, io non sono molto d'accordo: un lavoro iniziato va finito e completato; l'altro è solo un embrione, che stiamo discutendo e cercando di capire come realizzare.
Erano due puntualizzazioni. Ci tenevo, perché ritengo sia utile.
Vorrei, poi, ricordare a chi parla di autonomia che davanti al Palazzo ci sono dei bei cartelli, messi non da me, ma da voi. Qualcuno legga cos'è la Carta di Chivasso e capirà da cosa arriviamo. Io ne faccio parte e ne sono orgoglioso, quindi vorrei che qualcun altro, prima di parlare, riflettesse bene. Siamo qui a disposizione.
Grazie, mi scuso, ma è così. Dovevo dirlo.



PRESIDENTE

Grazie.
Con quest'intervento, chiudiamo la discussione generale e iniziamo l'esame degli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 28) presentato da Valetti, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento si riferisce al capitolo che riguarda "Protezione civile e Infrastrutture", capoverso "Grandi reti di trasporto e di navigazione".
Quello che noi consideriamo è che, viste le competenze già in capo alla Regione, essendo queste materie concorrenti tra Stato e Regione ed esclusive le materie che riguardano il trasporto pubblico locale, tale richiesta è ridondante e, a nostro parere, priva di una logica trasportistica, perché la Regione pianifica già tramite il Piano regionale della mobilità e dei trasporti e tramite la programmazione triennale dei servizi minimi di trasporto.
L'infrastruttura ferroviaria, come sappiamo, è attualmente concessa dallo Stato alle Ferrovie dello Stato con un contratto siglato nel 2001 che ne stabilisce le norme di gestione. Noi crediamo che avere una gestione nazionale con norme uniche anche a livello di sicurezza e di regolamento di circolazione del trasporto ferroviario sia una garanzia per lo Stato, una garanzia per il Paese. Riteniamo che sia, se non pericoloso, molto confusionario cominciare a sovrapporre nuove normative e nuovi tipi di concessione fatti su base regionale, poiché la rete ha molte intersezioni per cui bisogna trattare singolarmente con le varie Regioni confinanti quali sono le tratte di competenza.
Dopodiché ritorno sull'aspetto meramente politico e contrattuale per cui, a nostro avviso, la Regione non è l'interlocutore adatto per dei soggetti che hanno una forza di carattere nazionale. Le difficoltà a trattare con le Ferrovie dello Stato sono già serie dal punto di vista del Ministero dei Trasporti, figuriamoci dal punto di vista di un Assessorato regionale ai trasporti che si trova a dover gestire le concessioni con un soggetto così grande, con un potere contrattuale così forte! I problemi li vediamo già nell'aspetto dei servizi con i nostri gestori ferroviari, e i problemi vi sono anche perché la Regione è povera dal punto di vista finanziario povera dal punto di vista contrattuale, indebitata, per cui finisce per essere un po' il pesciolino più piccolo in una partita che, invece richiede soggetti di pari grandezza e pari forza contrattuale.
Di conseguenza, crediamo che anche la gestione infrastrutturale ferroviaria debba restare in capo al Governo nazionale e garantire quell'omogeneità che è propria di un Paese grande e sviluppato come l'Italia, con il Piemonte che rappresenta una delle Regioni con la struttura ferroviaria più articolata e più sviluppata del Paese.



PRESIDENTE

Altri colleghi desiderano intervenire? Prego, Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento, chiediamo l'abrogazione del paragrafo con il capoverso "Grandi reti di trasporto e di navigazione". Come ho già avuto modo di dire nella discussione generale, il problema è che la Regione, a oggi, non ha dimostrato una grande capacità di intervento già per quella parte di propria specifica competenza e solitamente, prima si dimostra la capacità in quello che già è di competenza, poi si può provare a chiedere un ampliamento delle stesse.
Dal punto di vista del quadro trasporti, mi pare sotto gli occhi di tutti il fatto che ci sia stata una sostanziale immobilità: non è cambiato nulla.
Si è creata l'Agenzia e, per carità, è una bella idea quella di provare a costruire una programmazione centralizzata che coordini la frammentarietà e ormai - purtroppo! - l'evanescenza delle Province nel ruolo di programmazione trasportistica, ma di fatto la Regione non è riuscita a portare avanti né la parte che riguarda il ferro né la parte che riguarda il trasporto su gomma.
Riteniamo che la Regione abbia seri problemi anche nella capacità di gestione di problematiche infrastrutturali come dimostra nei suoi "incagli" con le opere di edilizia: in particolare, ad esempio, è sotto gli occhi di tutti la questione del palazzo della Regione.
Di conseguenza, pensiamo che sia estremamente prematuro chiedere questo tipo di autonomia.



PRESIDENTE

Altri colleghi chiedono la parola? Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come detto dal primo firmatario e dai colleghi che sono già intervenuti abbiamo delle perplessità su questo documento di richiesta di maggiore autonomia. Ci sono dei temi che, dal nostro punto di vista, sono giusti e sacrosante, quindi, come abbiamo avuto modo di dire, non si tratta di una contrarietà rispetto al complesso del documento, ma alcuni punti ci preoccupano.
Maggiore autonomia significa ovviamente maggiore responsabilità e maggiori oneri, e non sappiamo se la Regione, soprattutto per parte politica, ma anche per numerosità del personale - che sappiamo essere sempre uno dei problemi di questa Regione, che sta andando avanti a ridurre il suo organico sempre di più rispetto ai vincoli assunzione - riuscirà ad avere i mezzi tecnici, oltre che economici, per gestire queste eventuali competenze aggiuntive.
il tema delle grandi reti di trasporto e navigazione è da noi aggredito in toto con quest'emendamento, poi ci saranno alcuni emendamenti puntuali che andremo a rappresentare perché la parte "Approvazione infrastrutture strategiche di interesse regionale" non ci è molto chiara, ad esempio, così come non ci è chiara la parte dell'attribuzione della potestà concessoria delle autostrade, cioè che tipologia di concessione diversa dovrebbe fare una Regione rispetto, tra l'altro, a quello che è l'iter nazionale abbastanza complesso di rivalutazione di tutte le concessioni e di tutta la manutenzione delle stesse in merito alle autostrade.
In sostanza, mi sembra un po' un'entrata a gamba tesa, giusto per riferirmi a qualche sport molto sentito a livello nazionale, oppure un'invasione della rete di pallavolo (altro sport a me più caro), che comporterebbe ulteriori complicazioni nel rapporto delle competenze tra Regione e Stato.
Illustrerò successivamente gli altri punti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Come diceva il Capogruppo Bono, effettivamente abbiamo delle difficoltà ad accettare queste richieste di maggiore autonomia e a pagina 18, capoverso "Grandi reti di trasporto e di navigazione", abbiamo difficoltà a comprendere come possa questa Regione pretendere maggiori competenze su questo fronte, perché la Regione Piemonte in questi anni ha vissuto, per quanto riguarda trasporto pubblico locale di competenza regionale, la sospensione di 14 linee ferroviarie. Possiamo dire che è una delle Regioni in Italia che ha sospeso il maggior numero di chilometri a livello regionale, quindi non ha le carte in regola per presentarsi e motivare una possibile competenza su grandi reti di trasporto e di navigazione.
Siamo di fronte a una Regione che fa fatica a gestire il trasporto pubblico locale, che oltre alle 14 linee sospese ha delle situazioni che definirei imbarazzanti, come la linea Novara-Arona, dove chi prende il treno all'andata non può più prenderlo al ritorno, perché non vi sono più orari dei treni e, di fatto, i pendolari sono stati estromessi dalle linee ferroviarie, aumentando il traffico su gomma e aumentando l'inquinamento in una zona che è già fortemente inquinata (i dati di sforamento dei limiti per quanto riguarda i PM10 lo dicono grandemente) anche in quei Comuni di provincia che non dovrebbero avere questi sforamenti, che ormai sono all'ordine del giorno, anche se non quest'anno, perché piove un giorno sì e un giorno no, ma l'anno scorso vi era la situazione paradossale per cui Novara e la provincia erano sature di micropolveri.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Emendamento rubricato n. 30) presentato da Valetti, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento siamo al Titolo sulla Protezione Civile infrastrutture e grandi reti di trasporto. Il primo capoverso: "La competenza ad approvare le infrastrutture strategiche d'interesse regionale sul territorio piemontese, nonché quelle di competenza statale d'intesa con il Governo, con particolare riguardo alle infrastrutture di collegamento extraregionale e a ponti, trafori, viadotti disponibilità dei necessari fondi destinati agli investimenti".
L'abrogazione di questa parte, già motivata in Commissione, è dovuta in parte alla definizione poco precisa di quali sono le infrastrutture strategiche d'interesse regionale, perché riteniamo che vi possano essere diverse definizioni e ambiguità su questo termine, specialmente quando sono infrastrutture che sono anche d'interesse nazionale o internazionale: non capiamo quale sia il valore aggiunto d'importare in Regione la competenza su infrastrutture che, invece, impattano su sistemi molto più grandi del Piemonte.
Dal punto di vista del collegamento extraregionale, vale la stessa cosa cioè siamo proprio nelle situazioni più delicate, dove ci cerchiamo una rogna, perché con gli Stati confinanti abbiamo già le nostre problematiche di gestione delle linee, vediamo anche la Cuneo-Ventimiglia che deve molti dei suoi problemi ai mancati accordi con la Francia. Quindi ricreare una situazione simile anche con le Regioni confinanti sembra veramente andarsi a cercare un po' di problemi che adesso, fortunatamente, non abbiamo perché la gestione è centralizzata.
Trafori e viadotti: non ce la stiamo cavando bene con le manutenzioni ordinarie di queste strutture. Certamente, ci sono problematiche relative al modo in cui lo Stato finanzia e mantiene le proprie strutture e l'abbiamo visto; tra l'altro, l'Italia, nonostante lo stato disastroso delle sue reti di trasporto, è uno dei Paesi che spende di più al chilometro, se non quello che spende di più, nei Paesi occidentali per la manutenzione delle strade.
Adesso sottoporre queste infrastrutture a un passaggio di competenza in un momento così delicato, quando si sta cercando di mettere delle toppe perché le nostre strade stanno saltando, è insensato: vi sono opere viadotti e ponti a migliaia in Piemonte che sono sotto osservazione per potenziali problemi di sicurezza per un valore di 500 milioni di euro e fare questo passaggio in questo momento mi sembra molto delicato e improprio.
Dobbiamo cercare di risolvere i problemi con le competenze che abbiamo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento, chiediamo di eliminare quell'ulteriore espansione di competenza in termini di infrastrutture che addirittura ambirebbe ad avere una competenza importante per quello che riguarda le infrastrutture anche di competenza interregionale o extraregionale.
La questione è ovviamente collegata a quanto già detto prima, cioè se già non siamo capaci di gestire le cose di casa nostra, pensare di avere maggiori competenze in termini d'infrastrutture che ci colleghino con le Regioni confinanti lo trovo un po' delirante. Delirante non perché sarebbe stupido, ma perché non sta evidentemente funzionando già da tempo il fatto di coordinarsi con altre Regioni italiane, quindi pensare di avere una capacità d'interlocuzione con eventuali Regioni confinanti extranazionali lo trovo ancora più complicato sotto numerosi profili, innanzi tutto perch la Regione, come propria struttura e come personale, è in grave deficit in tutti i suoi vari Assessorati e l'Assessorato ai trasporti e alle infrastrutture non fa eccezione.
Sicuramente, l'evoluzione verso questo tipo di capacità dovrebbe passare attraverso una significativa espansione di capacità tecnica e non solo programmatoria, ma anche amministrativa, perché o si ridisegna tutto il quadro istituzionale anche di funzioni e competenze a discendere anche sugli Enti locali, oppure stiamo parlando veramente di qualcosa di estremamente inconsistente, che graverebbe solo di ulteriori complicazioni la già difficile gestione regionale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Si diceva prima della suddivisione in commi, in sottoparagrafi delle richieste per quanto riguarda il tema della Protezione Civile e infrastrutture; qui siamo nel capitolo relativo alle grandi reti di trasporto e di navigazione. La prima parte è quella, appunto, come dicevo prima, sulla competenza sulle infrastrutture strategiche di rilievo regionale. Io non l'ho ben capito, sarà un nostro limite, ma se sono strategiche, di solito sono di interesse nazionale; se sono strategiche a livello regionale, la Regione è già coinvolta nel processo, quindi mi sembra un richiedere un'autonomia su una competenza che già c'è.
Si citano anche quelle statali d'intesa con il Governo. Ci mancherebbe, non può essere una Regione a decidere le infrastrutture strategiche di livello nazionale, se non ovviamente d'intesa con il Governo, ma dovrebbe essere il Governo a decidere che cosa è strategico e cos'è nazionale.
Poiché mi sembra che su alcuni punti ci sia ancora un po' di perplessità avremmo pensato di avocare questo punto; poi vedremo quelli successivi, ma sul tema delle infrastrutture occorre veramente andarci cauti, perch ripeto - la Regione non naviga nell'oro, ci sono difficoltà gestionali. Ci sono anche a livello nazionale, non dico che non ci sono perché diremmo una cosa non vera, ma è un problema che dura da decenni. Recentemente abbiamo visto non solo Genova, ma anche la tangenziale di Fossano, oltre a crolli cedimenti, mancanze e lungaggini. Non prendiamoci competenze e ruoli che forse non ci sono propri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con questo emendamento interveniamo ancora a pagina 18 al paragrafo "Grandi reti di trasporto e di navigazione".
Rischiamo, come diceva il Capogruppo Bono, di prenderci competenze pesanti che aggraverebbero molto gli Uffici regionali, perché le opere strategiche a livello nazionale e a livello regionale sono opere importanti, ma in questa fase l'Italia mostra di avere delle grosse difficoltà. Sono un'eredità del passato, sono scelte da noi mai condivise.
In particolar modo, ci riferiamo alle situazione delle reti autostradali e alle scelte perverse di accedere al partenariato pubblico-privato in modo diffuso, per ovviare a problematiche di indebitamento. In realtà, portano a un aggravio dei costi finanziari veramente pesante, con interessi (basta leggere le relazioni della Corte dei Conti), tanto poi alla fine paga sempre Pantalone.
Abbiamo visto le difficoltà a gestire il partenariato pubblico-privato, già solo per quanto riguarda la politica edilizia ospedaliera. Anche lì si è dovuto far ricorso ad un advisor, perché ovviamente le competenze sono altamente specializzate e specifiche.
Crediamo che si possano evitare ulteriori costi, per gestire questo tipo di infrastrutture, che aggraverebbero il bilancio regionale.
Per tale motivo presentiamo quest'emendamento, che riteniamo molto importante.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Emendamento rubricato n. 31) presentato da Valetti, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Siamo sempre al paragrafo 18, secondo capoverso, che recita: "L'attribuzione della potestà concessoria in merito alle autostrade con introito dei relativi canoni, con la conseguente facoltà di approvare lo schema di convenzione per regolare i rapporti giuridici, economici".
Lo sostituiremmo con: "L'attribuzione della potestà concessoria in merito alle infrastrutture autostradali interamente ricomprese nel territorio regionale e che non interessano i collegamenti extraregionali di interesse nazionale".
Qui ci riferiamo, in particolare, al fatto che già a oggi abbiamo, in capo alle città metropolitane, la possibilità di gestire in proprio la concessione autostradale.
È un'ipotesi di cui abbiamo fatto seguito anche con atti politici sia in Consiglio regionale sia in Consiglio metropolitano di Torino, dove si è stabilito, a larga maggioranza, la necessità di andare verso questa direzione, ovvero internalizzare, come Città metropolitana, la gestione e la concessione autostradale.
Crediamo che quella sia la via preferibile. Se non è così, preferiamo comunque che ci si limiti alle infrastrutture che sono interamente ricomprese sul territorio regionale, per una questione di facilità di gestione e per una questione di regolamento di rapporti con le altre Regioni.
Il secondo motivo è che la gestione di appalti molto grandi e di concessioni molto grandi pone la Regione in una posizione di debolezza rispetto agli stessi concessionari. Lo vediamo quando ci sono casi come la tragedia del ponte Morandi di Genova, in cui abbiamo un soggetto con cui è difficile interloquire, specialmente a contratti in corso, ed è difficile contrattare delle condizioni, qualora non vi sia un'ottemperanza ai regolamenti; oppure c'è quella zona grigia in cui non si sa bene chi ha ragione. Questo porta lo Stato, o le sue strutture, a cause decennali con gli operatori, per stabilire dei contenziosi.
Crediamo che questa competenza molto delicata debba assolutamente restare in capo allo Stato; dopodiché, se si tratta di piccole parti di gestione autostradale, forse è anche giusto. Pensiamo all'anello tangenziale di Torino che, con le sue diramazioni, effettivamente ha una sua logica, anche perché ha una regolazione dei pedaggi abbastanza sociale, essendo un'arteria essenziale per la vita della città.
Qui non è un qualcosa di cui si può fare a meno, quindi la vediamo più positivamente.
Nell'emendamento proponiamo di internalizzare la sola gestione di quel tipo di nodo, lasciando le grandi arterie alla gestione nazionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento proviamo a dare una perimetrazione alla richiesta di maggiore autonomia sulle grandi reti di trasporto, sulla parte infrastrutturale, soprattutto in merito alla potestà concessoria, facendo una proposta che di per sé trovo già eccessivamente conciliante.
Riteniamo che quanto scritto nella PDCR sia di difficile realizzazione.
Pensare di avere una potestà concessoria in merito a tratti autostradali anche interregionali, per la sola parte ricadente sul territorio regionale comporterebbe complicazioni non indifferenti, dal punto di vista di gestione e di contrattualizzazione.
Poiché è già difficoltoso, a livello nazionale, la gestione dei contratti con i concessionari, com'è stato più volte evidenziato (personalmente, lo vivo sul mio territorio relativamente alla Asti-Cuneo), i grandi concessionari, in realtà, si mettono in tasca molto spesso la controparte statale, nel senso che hanno una capacità molto forte di pesare e di influenzare le decisioni perché, dall'altra parte, l'interlocuzione non è abbastanza agguerrita.
Spezzettare l'interlocuzione sulle grandi concessioni, a nostro parere, non vede le Regioni come realtà più forti. Anzi, se pensiamo a come abbiamo gestito tante situazioni in Regione, partendo dal discorso del Gradenigo nel fare favori ai privati nella cessione di servizi importanti addirittura con leggi ad hoc, dal mio punto di vista questo tipo di richiesta è completamente sbagliato.
Comunque potrebbe essere interessante provare a immaginare qualcosa almeno per le infrastrutture integralmente ricadenti sul territorio regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Abbiamo inteso presentare questo emendamento proprio sul secondo punto del paragrafo "Grandi reti di trasporto e di navigazione".
Tra l'altro, se non ricordo male, si parlava di modificare il testo sottolineando l'accordo con le altre Regioni.
Non so se il Vicepresidente Reschigna ricorderà che avevamo detto che sulla parte delle concessioni autostradali avremmo modificato il testo inserendo "in accordo con altre Regioni", per il discorso che.



(Commenti del Vicepresidente Reschigna)



BONO Davide

Allora non lo trovo nel testo. Magari lo vediamo insieme.



RESCHIGNA ALDO, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

C'è un grassettone!



BONO Davide

Comunque il tema era stato affrontato in questo modo, a livello di Commissione.
Noi non siamo ancora convinti, perché comunque il tema delle autostrade che insistono su più Regioni è, giocoforza, sovraregionale. Quindi l'unico organismo sovraregionale è lo Stato. Non esistono altre modalità, se non le convenzioni o gli Accordi di Programma. Ma, come diceva giustamente il collega Campo, è anche pericoloso, per un ente o un'istituzione più piccola come la Regione, mettersi a trattare con i concessionari. Già lo Stato negli anni passati ha fallito nella gestione, perché ha continuato a proporre rinnovi di concessioni autostradali in cambio di opere, piegandosi quasi genuflettendosi col cappello in mano - rispetto ai grandi concessionari autostradali. Per cui mi risulta difficile ipotizzare quale ruolo possa avere una Regione, che è un quindicesimo, come peso di abitanti e di economia, rispetto a quello del Paese.
Ha ragione, quindi, il collega Valetti a presentare quest'emendamento chiedendo che ci si limiti all'unica infrastruttura che è di totale competenza territoriale e regionale (o, meglio, metropolitano), che è l'anello della tangenziale di Torino.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 32) presentato da Valetti, Bono, Bertola, Campo Andrissi, Frediani e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Ci riferiamo sempre allo stesso paragrafo.
Il terzo capoverso, "la disponibilità dei fondi necessari alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture stradali e ferroviarie ricadenti sul territorio, nonché le risorse per l'acquisizione e il rinnovo di mezzi di trasporto destinati ai servizi di trasporto pubblico locale" è sostituito con "un maggiore peso nelle decisioni di programmazione dei fondi necessari alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture stradali e ferroviarie ricadenti sul territorio di propria competenza, nonché sulla programmazione delle risorse".
Si tratta di un emendamento migliorativo, nel senso che non abbiamo abrogato il testo, ma abbiamo cercato di definire un qualcosa di più consono alle competenze attuali di una Regione, che sono quelle programmatorie.
Attualmente, disponiamo di competenze programmatorie sulla gestione dei servizi di trasporto pubblico, ma queste non incidono sul budget disponibile, perché è lo Stato a definire la ripartizione delle risorse con criteri propri (per cui non vi è alcuna possibilità di definire quante risorse servano). Si potrà dire "se si possono chiedere le risorse che servono, si chiederà tutto quello che si può", ma, ovviamente, lo spirito non è questo. Lo spirito corretto è quello di chiedere fondi sulla base di una programmazione fatta ad hoc con degli strumenti condivisi con il Governo centrale, per capire quali risorse servano davvero per il trasporto pubblico regionale.
Ancora oggi abbiamo la "coperta corta" per le ferrovie sospese (perché il Fondo trasporti attuale non permette di coprire adeguatamente tutta la necessità di trasporto del Piemonte, che è una Regione molto penalizzata).
In più, aggiungiamo la programmazione delle risorse per l'acquisto di mezzi, perché a oggi la Regione non ha nessuna competenza sulla programmazione delle risorse per la sostituzione dei mezzi di trasporto pubblico.
A noi piacerebbe, invece, che il materiale ferroviario per il servizio regionale, ad esempio, fosse di proprietà della Regione e concesso alle Ferrovie, perché questo porrebbe la Regione in una posizione contrattualmente di favore rispetto alle Ferrovie stesse. Perché se possiedo i treni e tutti i materiali, potrò anche decidere quale operatore esercisce senza cadere sotto ricatti del tipo "se mi rinnovi il contratto di dieci o 15 anni, allora garantisco i treni belli; altrimenti, ti tieni gli scassoni che abbiamo adesso".
Scusate il termine poco ortodosso, ma così è.
Siamo dunque favorevoli a un'impostazione di programmazione in cui la Regione definisce quali sono le risorse che le servono per esercire il servizio e per acquistare i mezzi del trasporto pubblico, in particolare il materiale ferroviario e rotabile.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Come ha già illustrato il collega Valetti, la proposta di modifica di questo capoverso è volta a garantire alla Regione non solo una questione di disponibilità di fondi necessari alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Quella che sembra una richiesta di risorse, vorremmo che si trasformasse in una richiesta di maggior peso nelle decisioni di programmazione dei fondi necessari alla manutenzione ordinaria e straordinaria.
Qual è la logica? Visto che siamo un ente di programmazione.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Campo.
C'è troppo brusìo.
Prego, collega Campo.



CAMPO Mauro

Come stavo dicendo, qual è la logica? Siccome quando chiediamo viene ribadito a ogni piè sospinto - e mi ricordo, in particolare, quando si parlò di riordino delle funzioni delle Province - che la Regione assume i minori compiti amministrativi possibili, una delle cose che colpisce di questa richiesta di maggiore autonomia, in generale ma in questo caso in particolare, è il fatto che qui la Regione sembrerebbe quasi volersi accollare tutta una serie di ruoli amministrativi e di intervento diretto.
A parte tutte le considerazioni già fatte sull'inadeguatezza della Regione che prima dovrebbe dimostrare di saperlo fare per le cose di propria competenza e riordinando adeguatamente gli Enti locali che da essa dipendono, quello su cui andremo a insistere è che, se vogliamo proprio farlo, cominciamo a chiedere di pesare di più nella parte programmatoria in maniera da avere una maggiore capacità contrattuale nei confronti degli enti preposti, in particolare, alla manutenzione delle infrastrutture e al rinnovo dei mezzi di trasporto (ferrovia e gomma).



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento va a modificare, quindi non abrogare, il terzo capoverso del paragrafo "Grandi reti di trasporto e di navigazione". La Regione chiede la disponibilità dei fondi necessari alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture stradali e ferroviarie ricadenti sui territori di propria competenza, nonché le risorse per l'acquisizione e il rinnovo dei mezzi di trasporto.
L'idea che tutte le risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria vengano gestite dalla Regione, nonché per l'acquisto dei mezzi, anche per il trasporto pubblico locale, mentre prima si parla di infrastrutture ferroviarie, ci rende un po' perplessi, nel senso che non capiamo bene n quale sia l'utilità né quale sia la finalità ultima e conclusiva di questa richiesta. Quindi, mi sembra corretto provare a modificare, chiedendo un maggior ruolo della Regione, non una gestione in toto delle risorse.
Non stiamo parlando di gestione di risorse, perché comunque una volta che si acquista un mezzo, lo si acquista sia che si acquisti a livello locale che a livello nazionale. Ci possono essere disguidi, ci possono essere gare che vengono annullate, anzi, di solito, ricorrere alle gare nazionali tramite CONSIP o equivalenti piattaforme di acquisto può essere sicuramente più utile.
Anche sulla manutenzione bisogna capire qual è l'indirizzo nazionale complessivo, perché mettersi a fare la manutenzione delle infrastrutture ferroviarie da parte della Regione mi sembrerebbe un po' ultroneo. Non capiamo sinceramente la motivazione di dover andare ad attivare una linea di manutenzione in questo senso. La programmazione è una cosa che, tra l'altro, non stiamo più facendo e stiamo facendo male, prendendo sottogamba. Infatti di programmazione sanitaria non se ne fa più, la programmazione sui trasporti è abbastanza arenata e si fa giusto perché si deve fare, ma non si fanno politiche nazionali dei piani annuali.
Chiediamo quindi di modificare in questo senso l'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento n. 32) chiediamo una modifica del terzo capoverso del paragrafo pagina 18 "Grandi reti di trasporto e di navigazione". La Regione chiede una gestione di fondi per il rinnovo dei mezzi di trasporto destinati ai servizi di trasporto pubblico locale. Noi, invece, chiediamo un maggior peso nelle decisioni programmatorie; quindi, crediamo che bisogna partire da una programmazione, da un'analisi della situazione dei trasporti e da una valutazione dei fondi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture stradali e ferroviarie ricadenti sul nostro territorio e sulla programmazione delle risorse per l'acquisizione e il rinnovo dei mezzi di trasporto destinati ai servizi di trasporto pubblico locale.
Con quest'emendamento vogliamo dare alla Regione Piemonte una maggior capacità decisionale nel programmare i fondi nazionali. Non vogliamo maggiori fondi da gestire, ma vogliamo dare una maggiore capacità programmatoria, perché crediamo che in questi anni, come negli anni passati, sia venuta un po' meno la capacità e la visione programmatoria di questa Regione e le grandi problematiche del trasporto pubblico locale che abbiamo vissuto si sono mantenute, purtroppo, fondamentalmente inalterate se non accentuate da una riduzione del servizio ferroviario diffuso sul territorio che ha aumentato l'utilizzo del trasporto su gomma.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Emendamento rubricato n. 33) presentato da Valetti, Bono, Bertola, Campo Andrissi, Frediani e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Anche qui siamo su un emendamento propositivo, quindi non abroghiamo il testo, ma sostituiamo la parte sul trasferimento al demanio regionale delle strade attualmente classificate come appartenenti alla rete nazionale affinché vengano possibilmente trasferite le funzioni di programmazione progettazione, costruzione e manutenzione - quindi parliamo di ANAS - con maggiore coesione e interrelazione tra i Dipartimenti ANAS insistenti sul territorio piemontese e le Direzioni regionali, al fine di garantire maggiore concertazione su programmazione, progettazione e costruzione.
Immaginiamo calendari condivisi delle manutenzioni programmate; immaginiamo sinergie sulla gestione degli affidamenti per le manutenzioni, che possono essere anche eseguite dagli Enti locali e dalle Province, che hanno in capo la rete provinciale dietro mandato del gestore nazionale. Quindi, non è necessario che la Regione acquisisca la competenza di quelle poche strade rimaste in capo ad ANAS, per poi fargli fare la fine delle altre, nel senso che poi non ci sono le risorse, non vengono spese correttamente e non abbiamo i soldi per le manutenzioni.
Ricordiamo che il problema sta in capo alle Città metropolitane e alle Province che non hanno soldi per mantenere la rete stradale. Quindi, il fabbisogno economico per la gestione è troppo basso, non è un problema di competenze, ma è un problema di distribuzione delle risorse, probabilmente anche di efficienza di gestione stradale, perché se abbiamo questi costi tra i più elevati in Occidente, sulla manutenzione stradale nonostante i risultati, forse è proprio per i risultati. C'è qualche problema di programmazione dei lavori e di gestione degli appalti delle manutenzioni.
In questo senso, le strade in capo ad ANAS in Regione sono una piccola parte del totale: molte sono già trasferite e sono strade regionali e provinciali in capo agli Enti locali.
La situazione non è buona su nessuno dei due versanti e questo ci porta a concludere che non è l'ente gestore a fare la differenza, ma c'è qualcosa da aggiustare nella catena di comando e nella gestione degli appalti nelle manutenzioni. Forse è anche un questione di visione strategica per puntare su opere che sono indispensabili al territorio, con la programmazione di lungo periodo che non facciamo, che è quella di ridurre il traffico pesante, ma anche il traffico automobilistico sulle strade che, ovviamente è una funzione proporzionale al decadimento delle infrastrutture. Dovremmo ridurre, effettivamente, il trasporto su gomma.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
All'interno della lettera b), dove si parla di materia oggetto di richiesta per ulteriori competenze legislative ed amministrative, a pagina 18, sotto "Grandi reti di trasporto e di navigazione", leggiamo "il trasferimento al demanio regionale delle strade attualmente classificate come appartenenti alla rete stradale nazionale che insistono nel territorio piemontese e che vengono conseguentemente trasferite le funzioni di programmazione progettazione, costruzione, manutenzione e gestione di dette strade attualmente gestite dall'ANAS".
L'emendamento che presentiamo in questo capoverso si basa non tanto su una nostra impostazione ideale, ma più che altro sulla base dell'esperienza.
Come ricordava già il collega Valetti, sono poche ancora le strade gestite dall'ANAS e il passaggio avvenuto negli anni alle Province o alla Regione a nostro modo di vedere, non ha portato effetti positivi.
Sulla base dell'esperienza pensiamo che, piuttosto, servirebbe più coesione e interrelazione tra i vari dipartimenti ANAS esistenti sul territorio per le strade ancora affidate all'ANAS.
In questo senso, abbiamo inteso proporre la modifica a questa parte della delibera.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Qui ci addentriamo in un territorio estremamente spinoso, che è quello della gestione delle infrastrutture di viabilità che attualmente sono nazionali.
Trovo tutto questo tema un po' contraddittorio con quelle che sono anche le impostazioni che si stanno evolvendo sul territorio. Ho notato, ad esempio che le Province annunciano come l'uovo di Colombo per la manutenzione della viabilità provinciale, il fatto di riassegnare le principali arterie provinciali ad ANAS, quindi alla competenza nazionale. Viene da chiedersi come mai la Regione non si sia fatta attrice della necessità di gestire la viabilità provinciale.
Sono anni che ripeto che, sulla manutenzione e gestione della viabilità provinciale, la Regione sta facendo meno, ma molto meno, di quello che potrebbe fare. Trovo leggermente contraddittorio quello che si sta chiedendo con questa PDCR perché, di nuovo, siamo in una situazione in cui per anni, abbiamo fatto meno di quello che avremmo potuto e, di colpo chiediamo di fare tutto noi perché il testo originale dice "vengano conseguentemente trasferite le funzioni di programmazione progettazione costruzione, manutenzione e gestione di dette strade", praticamente sostituzione in toto rispetto ad ANAS stessa.
Bisognerebbe mettere mano ad ANAS e dargli una bella riordinata, perché ci sono insensatezza evidenti. Per esempio, il fatto che molto spesso i concessionari delle opere infrastrutturali si scelgono i direttori dei lavori o il controllore, i direttori dei lavori stessi; per opere che insistono in una zona d'Italia, arrivano da compartimenti distanti centinaia di chilometri, quando il personale in loco è perfettamente disponibile.
Ci sono cose che sarebbero profondamente da riordinare. Pensare che l'Ente Regione possa sostituirsi in toto a una struttura che, pur avendo competenze pluriennali e esperienze in tema, non ce la fa a stare dietro alla situazione, renderebbe la situazione molto, molto, peggiore di com'è adesso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Solo a rinforzare questo punto.
Sul tema delle grandi reti di trasporto e navigazione (la navigazione non c'è più) abbiamo veramente delle perplessità su tutti i punti. Alcuni punti abbiamo provato abrogarli e altri abbiamo provato a consigliare come riscriverli. Anche su questo c'è grande confusione sulla gestione delle infrastrutture stradali, abbiamo grandi problemi sulla gestione delle strade provinciali e sull'erogazione dei fondi. In questo caso, si chiede il trasferimento di tutte le strade appartenenti alla rete stradale nazionale. Vengono trasferite le risorse e le funzioni.
È vero che ANAS non ha brillato negli ultimi anni, ma è ovvio che dipende anche molto dai manager che vengono messi a capo. Questo vale per ANAS, per Trenitalia, per Alitalia, vale per tutte le nostre grandi aziende. Forse bisognerebbe pensare a nomine più slegate dall'ambito politico e dal decisore politico e guardare soprattutto ai curriculum. Ci sono persone che sono dentro a 12 C.d.A. contemporaneamente. ricordiamo, come record dei record, da libro dei Guinness, Mastrapasqua dell'INPS (ma ce ne sono tanti altri). Forse il problema è più della decisione politica rispetto a chi ha la competenza. Non vorremmo che questa storia dell'autonomia venga brandita come una clava politica per poter dire: "Noi ci prendiamo tutto e saremo bravissimi".
Mi si permetta e ci si permetta di avere dei dubbi, che ci sia il centrosinistra che ci sia il centrodestra o che ci sia il Movimento 5 Stelle a governare la Regione: molte volte non è questione di chi ha in mano il manico del coltello, ma riguarda tutto il contorno della gestione.
Credo che questa modifica sia importante per cercare di fortificare e migliorare lo strumento dell'ANAS, avere maggior ruolo e maggior peso nelle decisioni e nella programmazione da parte della Regione. Non mi accollerei una responsabilità ulteriore nel momento in cui, tra l'altro, la Regione ha grandi difficoltà anche solo a gestire i conti delle sue Aziende Sanitarie delle Agenzie Territoriali per la Casa, a fare un bilancio consolidato, a mettere in pareggio i propri conti e a gestire, ad esempio, i derivati, una bomba che rischierà di esplodere nel 2022-2023.
Quindi, la prenderei più morbida: alcune richieste di maggiori competenze sono giuste, ma chiediamo soprattutto più autonomia nelle scelte e nelle decisioni.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Emendamento rubricato n. 34) presentato da Valetti, Bono, Bertola, Campo Andrissi, Frediani e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Un altro emendamento sostitutivo, riguardante la gestione del servizio ferroviario regionale, in particolare la gestione dell'infrastruttura nazionale e delle infrastrutture di nuova costruzione in capo alla Regione.
Anche qui, andiamo nell'ottica suggerita per la rete stradale: sostituiamo il capoverso che attribuisce completamente alla Regione la gestione dell'infrastruttura ferroviaria con una maggiore coesione e interrelazione tra i Dipartimenti delle ferrovie insistenti sul territorio piemontese e le Direzioni regionali, per progettazione, costruzione e manutenzione.
Ciò che chiediamo non è banale, perché oggi abbiamo un grande problema: la gestione delle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria è in capo alle Ferrovie ed è gestita come una scatola nera, praticamente invisibile alle Regioni. È un documento che passa alle Commissioni parlamentari ogni due-tre anni per una revisione (c'è stata anche da poco); un parere delle Commissioni Trasporti alla Camera e Senato, dopodiché questo documento per le infrastrutture sparisce e non è visionabile da nessuno.
La Regione suggerisce alcune opere, all'interno di un suo parere, che noi abbiamo visionato e che discuteremo domani in Commissione, su richiesta esplicita del nostro Gruppo del Movimento 5 Stelle, ma è un'operazione opaca, nel senso che i cittadini, le Regioni e le istituzioni non riescono a monitorare come stanno andando le manutenzioni e le opere sulla rete ferroviaria.
Questo è piuttosto grave, se pensiamo che il servizio ferroviario è gestito dalla Regione e che la Regione non conosce la programmazione delle opere perché le Ferrovie non sono obbligate a fornirla. Pertanto, più che trasferire le competenze sarei per determinare con il Governo dei criteri di trasparenza, affinché la Regione possa chiedere e monitorare le opere sul proprio territorio. Questo significa che non vengono date in automatico, perché ci sono dei criteri di priorità nazionale riguardo alla ripartizione delle risorse. È giusto che decida lo Stato, in una certa parte, in quale misura distribuire le risorse; dopodiché, su come allocarle e sul loro monitoraggio possiamo fare molto. Ci vorrebbe un'operazione di grande trasparenza, aprendo i contratti di programma nazionale delle Ferrovie alle Regioni.
Il documento va in quest'ottica: molto più realistica e razionale rispetto alla richiesta di gestione di tutta l'infrastruttura in capo alla Regione perché attualmente la Regione non è un interlocutore credibile per le Ferrovie: non lo è nel far circolare i treni, figuriamoci nel mantenere le infrastrutture! Se guardiamo la storia di GTT - che è una ferrovia concessa alla Regione una ferrovia che cade letteralmente a pezzi - l'attuale gestione non è in grado di mantenere l'infrastruttura, pertanto molto probabilmente sarà ceduta alle Ferrovie nazionali. La Regione, invece, vuole riprendersi anche tutte le altre, rischiando un fallimento su tutta la linea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Non possiamo che ribadire, anche in questo caso, il discorso fatto per ANAS: prima di mettere mano fisicamente a tutta la parte di gestione e progettazione, si potrebbe provare a costruire un'interazione migliore con chi attualmente gestisce e programma, anzi dovrebbe attuare la programmazione anche a livello delle ferrovie.
Il collega Valetti ha portato esempi estremamente chiari sul perch attualmente siamo inadeguati. Siamo inadeguati, perché già falliamo nella parte di nostra competenza, quindi sulla programmazione, dove sostanzialmente non abbiamo cambiato nulla. Io, essendo un pendolare giornaliero tra Cuneo e Torino, posso dire che rispetto alla programmazione su quella linea non è cambiato veramente niente, quindi esprimo un parere estremamente negativo.
Il servizio non è migliorato, le stazioni hanno le pensiline dove piove drammaticamente sotto, ci sono mesi in cui i treni ritardano tre quarti d'ora-un'ora, basta un po' di neve o un'ondata di caldo che fa incendiare i cespugli a bordo dei binari e il capoluogo del Piemonte, che una volta aveva otto linee ferroviarie, non ha neanche un orario cadenzato. Non c'è nemmeno un treno ogni ora tra Cuneo e Torino, mentre vi è tra Fossano e Torino o tra Alba e Bra e Torino.
Pertanto, il perimetro del servizio regionale oggi è ristretto a una fascia molto più corta e molto più breve rispetto al capoluogo regionale, almeno per quello che riguarda la Provincia Granda, una provincia che ha enormi problemi di collegamenti, tant'è che gli autotrasportatori la chiamano "la terza isola più grande d'Italia".
Allora, prima di chiedere soldi, risorse, ruoli, per costruire, per mettere mani, impariamo a fare bene il lavoro che ci compete. Incominciamo a fare gare, a programmare, a garantire i servizi, perché lo dobbiamo fare da decenni.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Comprensivo Statale "Cosimo Bertacchi" di Condove (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe V B dell'Istituto Comprensivo Statale "Cosimo Bertacchi" di Condove in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Chiedo scusa agli altri compagni di scuola, ma volevamo conoscere Gabriele.
pertanto, se Gabriele si alza, lo salutiamo.



(L'alunno Gabriele si alza in piedi nella parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



(Applausi in aula)


Argomento: Ordinamento regionale

Esame proposta di deliberazione n. 343, inerente a "Attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione per il riconoscimento di un'autonomia differenziata della Regione Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 343.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono, sempre sull'emendamento rubricato n. 34); ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io su quest'emendamento, così come hanno fatto i colleghi che riguarda l'ultimo di questa serie di punti inerenti alla richiesta di maggiore autonomia che la Regione Piemonte chiede rispetto al Governo nazionale. Parliamo di maggiore autonomia sulle reti di trasporto: strade autostrade e ferrovie.
Abbiamo già dichiarato che, per quanto riguarda la gestione delle strade di competenza statale, siamo contrari o, comunque, abbiamo delle perplessità.
Siamo perplessi anche riguardo alla gestione delle infrastrutture delle linee ferroviarie, nel senso che non capiamo perché linee ferroviarie che sono di competenza e concessione nazionale, gestite da RFI ed esercite da Trenitalia, debbano di colpo andare in concessione alla Regione, o comunque che la Regione abbia l'attribuzione della potestà concessoria, cioè possa decidere lei a chi dare la concessione.
Noi temiamo che questo rischi di diventare un grosso problema, nel senso che pensiamo a 21 Regioni e Province autonome che abbiano ognuna concesso la gestione della linea ferroviaria a soggetti diversi (immagino soggetti privati): ciò creerebbe anche grosse problematiche di interfaccia e di gestione su tutte le linee che vanno da una Regione all'altra.
Di conseguenza, francamente ci sentiamo di sconsigliare la maggioranza di centrosinistra ad andare su questo percorso e chiediamo di avere solo che cosa? Una maggiore coesione tra i dipartimenti territoriali di RFI e un maggior ruolo e peso della Regione nelle scelte, questo sì: quale linea potenziare, su quale linea intervenire per la soppressione dei passaggi a livello, su quale linea intervenire per raddoppiarla o comunque elettrificarla, su quale linea intervenire relativamente alle corse (tipo di corse, numerosità e frequenza).
Questo è il ruolo che ha la Regione, non altri, che ci sembrano ruoli ulteriori e ultronei.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Vado a integrare quanto detto dai miei colleghi su questo emendamento n.
34), dove in pratica chiediamo una maggior trasparenza, come diceva il Consigliere Valetti, sui lavori di manutenzione, quindi da parte di RFI vogliamo conoscere la programmazione degli interventi.
Questo è un aspetto fondamentale.
Sul mio territorio grava il corridoio 24 Genova-Rotterdam. Da programmazione, per il prossimo anno è previsto un investimento di 250 milioni e attualmente non vi è un'Amministrazione locale che sappia alcunché su questo tipo di investimento; investimento che avrà un impatto pesante sul territorio e sui Comuni distribuiti sulla linea Novara-Arona che dovrà essere raddoppiata.
Comprendiamo le difficoltà e comprendiamo anche la modifica che il testo regionale presentato dalla Giunta vuole apportare, però crediamo effettivamente che l'emendamento da noi proposto sia migliorativo: consentirebbe di comprendere, apprendere e interagire maggiormente con le Amministrazioni locali, che a tutt'oggi nulla sanno di un intervento che è previsto - da quanto i documenti ci dicono - a partire dal 2019.
Nel 2019, per fare un esempio, è previsto di investire 250 milioni per il raddoppio di questa linea, ma se interpellate i Sindaci dei Comuni distribuiti su di essa, fino a oggi non sanno nulla; addirittura alcuni Sindaci fanno affermazioni pubbliche in cui dichiarano che questo raddoppio di linea non verrà realizzato, dimenticandosi che siamo su uno dei corridoi almeno, se poi non è tutta una barzelletta - fondamentali delle infrastrutture europee, ovvero il corridoio Genova-Rotterdam.
È prevista l'intensificazione del corridoio Genova-Rotterdam per evitare la circumnavigazione delle merci del Mediterraneo, che causa un aumento dell'inquinamento e dell'emissione di CO2. L'intensificazione dovrebbe portare a un miglioramento della situazione d'impatto del trasporto delle merci complessivo, ma a oggi di questa infrastruttura, per la quale è previsto un importo di spesa di centinaia di milioni, le Amministrazioni e la Regione non sono in grado di dare informazioni. Quindi crediamo che il nostro emendamento possa essere fortemente migliorativo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Emendamento rubricato n. 29) presentato da Valetti, Bono, Bertola, Campo Andrissi, Frediani e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Qui il capitolato "Protezione civile e infrastrutture", capoverso "Aeroporti civili" è abrogato. Ci sembra un po' una marcia indietro rispetto a quanto fatto quando la Regione stessa possedeva quote degli aeroporti piemontesi; in particolare, la dismissione delle quote di gestione di SAGAT dell'aeroporto di Caselle ci ha lasciato molto perplessi.
Per carità, è una decisione attuata in seguito alla riforma nazionale di cessione delle quote delle partecipate non strategiche. Se però non sono strategiche, non capiamo perché adesso la Regione dovrebbe prendersi la gestione aeroportuale, visto che gli aeroporti sono due, ma potremmo tranquillamente dire che è uno perché, viste le difficoltà economiche, è saggio pensare, se mai si potesse investire risorse pubbliche, di non disperderle su aeroporti che si fanno concorrenza a vicenda e su numeri risibili, considerato che la parte del leone la fanno gli aeroporti milanesi.
I tre aeroporti milanesi hanno rubato quote grandi anche sui voli locali e sui voli europei, non parliamo poi di quelli intercontinentali, rispetto a cui il Piemonte è completamente fuori mercato. Di conseguenza, non capiamo il perché di tale decisione, visto che c'era comunque l'occasione di incidere sulle politiche aeroportuali mantenendo le proprie quote della partecipata, che è anche l'unico aeroporto: era molto semplice, non era difficile.
Ora, non vediamo come la gestione aeroportuale possa cambiare qualcosa in una gestione che è ormai privatizzata, per cui si può fare ben poco anche avendo le competenze, diciamo. Tutt'al più adesso possiamo aspirare al massimo a un ruolo d'integrazione con i grandi poli milanesi, cercando di mantenere le quote che abbiamo. Poi ovviamente ci sono le misure di tassazione, ma noi abbiamo agito in passato per questioni opposte a quelle dell'agevolazione del trasporto aereo, semmai per tutelare le popolazioni su cui l'aeroporto insiste, per i disagi sia economici sia ambientali che subiscono i Comuni, in particolare il Comune di Caselle, dovuti all'aeroporto. Questo la Regione lo può già fare e l'ha fatto, quindi si possono sia incentivare sia disincentivare alcuni tipi di comportamenti da parte dei gestori aeroportuali.
In sostanza, la parte del testo sull'autonomia ci pare veramente poco comprensibile, perché denota una certa schizofrenia dell'azione politica di questa Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Ci troviamo nuovamente di fronte a un'inversione di rotta il abbastanza strana.
L'ho già detto per le strade provinciali, dove fino a ieri si sosteneva "le ridiamo all'ANAS che riesce a gestirle meglio, probabilmente riesce a ottenere meglio le risorse", ma per gli aeroporto è pure peggio. Perché? Perché non siamo neppure riusciti in passato ad avere un'interlocuzione corretta con lo Stato per quello che riguarda la programmazione infrastrutturale degli aeroporti, tant'è che ci siamo ritrovati con il grande problema di Malpensa e l'impatto che ha avuto su Caselle l'apertura dell'apporto di Malpensa. Non ci si è pensato per tempo e abbiamo oggi il problema, anche se siamo anche usciti dalla partecipazione alle strutture aeroportuali: ricordo che ci sono anche aeroporti minori e che anche la provincia di Cuneo non ha mancato di avere il suo "aeroportino" a Levaldigi, un'avventura che è stata sempre in passivo, anche nell'anno delle Olimpiadi, quando affluirono copiosi fondi e ci fu anche un incremento molto significativo di presenze.
Ci chiediamo quale ragionamento possa sostenere una richiesta di questo genere, quale senso possa avere una richiesta di questo genere, quando come Regione noi - questo continuo a ripeterlo - dobbiamo ancora dimostrare di essere in grado di gestire quello che ci compete. Perché ricordo, e non basterà mai ricordarlo, che noi arriviamo da un decennio, il tempo di due legislature, di devastazione economica e finanziaria dell'Ente Regione bipartisan, centrosinistra prima e centrodestra dopo, e da una legislatura passata a mettere a posto i conti e che ha potuto fare molto poco di quello che già direttamente gli competerebbe in merito a tutte le tematiche.
Allora, se noi non siamo neanche in grado di gestire la nostra edilizia sanitaria, di manutenere le infrastrutture sanitarie, che già ci competono da decenni, come pensiamo di chiedere di gestire cose più complesse che sicuramente vanno coordinate anche ai livelli più alti e non solo nazionali?



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'argomento è stato già illustrato dai colleghi.
Riteniamo che il tema della competenza sugli aeroporti civili (prima erano compresi anche i porti, ma quella parte è stata espunta) sia un po' emblematico dell'andamento non tanto lineare dell'attività politica di quest'Ente, dell'ente Regione nel corso degli anni: prima dismettiamo le quote di partecipazione dei nostri aeroporti, che da un punto di vista dell'interesse turistico preminente di questa Regione sfido a non definire strategici.
Si dice di dismettere tutte le quote di partecipazioni non strategiche, poi abbiamo delle partecipazioni che, tra l'altro, sfido anche a riconoscere e a conoscere nella nostra Regione; dismettiamo le partecipazioni o vendiamo proprio degli asset strategici dal punto di vista del turismo. Ci fosse il collega Mighetti (oggi assente per impegni istituzionali) citerebbe le Terme di Acqui. Gli aeroporti sono un altro di questi punti, nel senso che senza un investimento negli aeroporti, una Regione non ha possibilità di attrarre turisti e li attrae, perché scendono a Malpensa, Milano, e in qualche modo riescono ad arrivare in Regione Piemonte.
Sappiamo che Caselle continua ad avere problematiche, nel senso che la crescita di passeggeri, che sono intorno ai quattro milioni l'anno, si è sostanzialmente fermata e rispetto a Malpensa non rappresenta neanche un quinto, se non ricordo male i dati, figurarsi Fiumicino, e non vogliamo ovviamente rapportarci a Roma, ma sicuramente a Milano sì.
Io dico sempre che, da torinese, reputo che Torino abbia molti più patrimoni artistici storico-culturali, se non altro per l'origine stessa della Nazione, da Torino alla dinastia sabauda e al piccolo regno dei Savoia, ma anche per la maggiore attrattività del paesaggio rispetto a quello della Lombardia.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Emendamento rubricato n. 35) presentato da Valetti, Bono, Bertola, Campo Andrissi, Frediani e Mighetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Siamo sulla gestione degli aeroporti civili, la possibilità di attuare distretti logistici integrati anche con altre Regioni, promovendo azioni congiunte con operatori privati e con i gestori delle reti infrastrutturali.
La gestione della rete logistica, specialmente per quanto riguarda gli aeroporti civili, non può essere gestita a livello regionale e infraregionale, perché gli operatori economici si spostano liberamente in un regime di mercato nei siti che ritengono più convenienti. Tra l'altro il margine è molto stretto, perché la Regione non possiede tutti questi rapporti da poter pianificare e spostare volumi di merci neanche potendolo fare.
Questo non si può assolutamente fare e stigmatizzando questo tipo di gestione, chiediamo non venga fatta sul livello ferroviario; probabilmente questa mancanza di programmazione e di visione del sistema ferroviario in ottica logistica è anche un po' la causa di questi "abbagli" su grandi opere completamente scollegate dalla rete regionale, che soffre di grandi carenze infrastrutturali, specialmente d'interporti logistici. Lì sì che un intervento regionale servirebbe, sempre in concomitanza con lo Stato perché non parliamo solo di merci che si spostano in Piemonte, ma si spostano dal Piemonte verso altre regioni, che attraversano il Piemonte per andare in altri Paesi, talvolta anche in altri continenti, perché abbiamo dei porti importanti in Liguria che riversano merci sia nel Nord Italia sia nell'Europa del Nord e dell'Ovest.
Pertanto, non capiamo perché si vada poi a parare sulla gestione logistica degli aeroporti civili che hanno quote marginali e completamente fuori dal controllo del pubblico. Parliamo veramente di volumi marginale, con Malpensa che, tra l'altro, è il primo porto nazionale per traffico merci aeroportuale. Non credo che questa logica sia invertibile a livello pubblico; le scelte strategiche a livello nazionale sono già state fatte, e abbiamo questa spinta dei poli Veneto-Lombardia anche sulla logistica merci aeroportuale.
Diciamo che i giochi sono un po' fatti e che questa parte del testo sull'autonomia è del tutto cosmetico e non ha alcun tipo di rilevanza, ma se fosse anche approvato sarebbe irrilevante.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Anche questo emendamento va a toccare il tema di richieste di autonomia che sono in contrasto con l'azione politica usata fino ad oggi, laddove si parla, al quarto capoverso del paragrafo "Rapporti civili", di possibilità di attuare distretti logistici integrati anche con altre Regioni promuovendo in esse azioni congiunte con operatori privati e con i gestori della reti infrastrutturali.
Purtroppo, la storia del Piemonte è costellata del progressivo ritiro del ruolo regionale all'interno di poli che dovrebbero coinvolgere operatori pubblici e privati, e magari coordinarsi con altre Regioni.
Io ho memoria - e qui risaliamo all'inizio dell'ultimo decennio - del discorso del Polo sull'idrogeno, su cui si pensò che in Piemonte si era partiti bene, poi si decise che la guida sarebbe passata alla Lombardia. Vi ricordate quando si cominciarono a inaugurare distributori di idrometano per ridurre il contenuto di carbonio nel metano? Tutte cose poi sparite monopolizzate dalla Regione nostra vicina e nostra concorrente, che negli anni ha sempre aspirato tutte le iniziative di innovazione, di costruzione organica e di coordinamento che si proponevano in Piemonte, attraendone la capacità propositiva e innovativa.
L'ultimo tentativo fatto, cui grazie al Comune di Torino si è un po' più resistito, è il Salone del Libro, per citarne uno recente.
La logica è sempre la stessa: se non riusciamo, già a ruoli attuali, a costruire azioni di coordinamento e di interlavoro, come pensiamo di farlo chiedendo maggiori poteri? I maggiori poteri garantiranno ad altre Regioni che sono messe meglio a livello organizzativo e di gestione economica finanziaria, di toglierci gli ultimi pannicelli che ancora ci coprono.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Effettivamente sono un po' perplesso, vivendo nelle vicinanze dell'aeroporto di Malpensa, dove abbiamo grosse difficoltà come Regione Piemonte. Addirittura rinunciamo a interagire nella Commissione aeroportuale, dove gli Enti locali piemontesi non hanno diritto di voto. Di fatto, la società SEAT, che gestisce l'aeroporto Malpensa, fa un po' il bello e il cattivo tempo sulle tracce di decollo, distribuendo l'impatto che inizialmente era al 90 per cento caricato sul Piemonte, nonostante l'aeroporto sia posizionato in Lombardia (e i ritorni economici al 90 per cento sono lombardi). Attualmente vi è un ritorno di tracce che vengono deviate sul Piemonte, con un forte impatto ambientale.
Nel momento in cui non riusciamo a trovare un modo per interagire con la società controllata dal Comune di Milano e dalla Regione Lombardia, la SEAT, per limitare l'impatto ambientale, sarà ancora più difficile gestire una rete logistica interregionale.
Più di un anno fa il Presidente Chiamparino venne a Novara per un convegno con il Presidente della Regione Liguria, e forse anche gli Assessori ai trasporti della Regione Liguria e della Regione Lombardia, al fine di migliorare la situazione logistica delle tre Regioni, anche in vista dell'attivazione del Corridoio 24 del Terzo valico e di tutta la linea che andrà rafforzata in questa direzione.
Pensare a un'interazione interregionale, per quanto riguarda il trasporto aeroportuale, la vediamo un'operazione veramente molto difficile.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
L'emendamento rubricato n. 42) è stato ritirato.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 43) presentato da Frediani, Campo.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Siamo arrivati alla parte della PDCR relativa all'autonomia rispetto ai temi del lavoro.
Nella nostra proposta emendativa (quella prima l'ho ritirata, forse l'ha già detto il Presidente, ma dovevo ribadirlo a microfono), chiediamo un'ulteriore precisazione nel testo proposto dalla Giunta. Chiediamo di modificare il testo attualmente previsto, inserendo la parte relativa a un maggior incontro tra domanda e offerta di lavoro.
In questo paragrafo si parla della riorganizzazione dei servizi per l'impiego, che sappiamo in Regione Piemonte essere coordinate dall'Agenzia Piemonte Lavoro e poi gestiti attraverso una rete di Centri per l'impiego una rete che sicuramente dovrà essere potenziata. Nel documento si parla di questo potenziamento e si fa riferimento alla necessità di rivedere la rete informatica che dovrebbe collegare i Centri per l'impiego, attualmente non funzionante.
Proprio attraverso questa nostra proposta emendativa chiediamo di sottolineare la necessità di garantire, attraverso i Centri per l'impiego potenziati, utilizzando anche strumenti informatici, la possibilità di garantire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro; una domanda-offerta che dovrebbe essere estesa a tutto il territorio piemontese e magari anche alle Regioni confinanti. Può capitare di avere sul territorio delle ricerche di lavoro da parte di aziende attive, ma queste ricerche non trovano corrispondenza sul mercato semplicemente perché l'informazione non viaggia in modo adeguato.
Riteniamo che, nella richiesta di autonomia e nell'ottica di implementare un servizio che sia realmente efficace, sia necessario prevedere questo obiettivo espresso in modo chiaro. È un servizio sicuramente utile ai disoccupati o alle persone in cerca di una posizione lavorativa, ma è soprattutto utile alle aziende.
Riteniamo che possa essere realmente un servizio utile per le aziende; un servizio che consenta di andare a incontrare manodopera qualificata e che corrisponda ai profili che le aziende ricercano, e andare incontro incontrare a persone in cerca di una posizione lavorativa che magari vivendo a qualche chilometro di distanza, non hanno accesso all'annuncio che l'azienda pubblica.
Proponiamo questa piccola modifica al testo per precisare meglio la necessità di garantire un migliore incontro tra domanda e offerta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo una piccola riformulazione del paragrafo perché ci sembra fondamentale il fatto che si chieda di potenziare il personale addetto ai centri per l'impiego, non solo per contenere i tempi medi di attesa per la presa in carico delle richieste, ma anche per garantire una migliore implementazione (è un termine che deriva dall'inglese) o attuazione o realizzazione del servizio attraverso un maggior incontro tra domanda e offerta di lavoro.
A nostro avviso, la logica del lavoro è uno di quei temi che probabilmente, ha più senso sviluppare a livello regionale. Però bisogna definire molto chiaramente quali sono gli obiettivi che ci si propone quando si chiede una maggiore autonomia e competenza. Sotto questo profilo il concetto è quello che non basta prendere più gente e ragionare sui tempi di presa in carico, né sul mero discorso di potenziamento dei servizi offerti dai centri stessi. Ma occorre ragionare proprio su quella che è la logica dell'incontro tra la domanda e la richiesta di lavoro, perché è una delle grosse discrasie o idiosincrasie del nostro sistema, che, di fatto non funziona.
È vero che manca il personale e che i servizi non sono particolarmente evoluti. Però, forse, si ragiona molto poco su quella che è l'offerta di lavoro del territorio e sulla ricerca di lavoro da parte delle persone che cercano lavoro, che, infatti, si devono affidare a tutt'altro tipo di servizi per poter trovare un impiego, in particolare - è tipico in Italia! quello delle conoscenze personali, e spesso non lo trovano corrispondente alle proprie competenze.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo ci sembra un emendamento accoglibile, o perlomeno noi speriamo che lo sia - mi rivolgo al Vicepresidente Reschigna - essendo un'ulteriore specifica importante, senza nulla togliere alla vostra formulazione.
Si parlava di potenziare il personale, e va bene; si parlava di contenere i tempi medi di attesa per la presa in carico dell'utenza; ma non si parlava di "incontro fra domanda e offerta di lavoro". Cioè va benissimo ridurre i tempi di presa in carico, ma abbiamo migliaia di giovani e meno giovani presi in carico, e finisce lì. Se non facciamo incontrare realmente la domanda e l'offerta di lavoro, aprendo realmente i Centri per l'impiego alle esigenze dell'industria, dell'artigianato, del commercio e della città produttiva in generale, del turismo e dell'enogastronomia, i Centri per l'impiego restano una sorta di "strumento poco utile", come vengono purtroppo ritenuti oggi dalla maggioranza delle persone disoccupate o inoccupate, che non cercano neanche più un impiego.
Cerchiamo, con questa richiesta di autonomia, di intraprendere un percorso per rendere il Piemonte un'eccellenza, almeno da questo punto di vista nell'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Abbiamo visto in tanti articoli di giornale, in trasmissioni televisive e in documenti scientifici che l'offerta di posti lavoro c'è. Manca la professionalità; mancano i corsi di formazione tarati su quell'offerta; manca anche una programmazione scolastica, in quel senso; manca una formazione.
Possiamo fare tanto su questo. Ma dobbiamo scriverlo nel documento di autonomia.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Emendamento rubricato n. 37) presentato da Frediani, Bono, Bertola, Campo Andrissi, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

È un emendamento che avevamo già presentato in Commissione e che aveva ricevuto il parere negativo. Abbiamo pensato di riproporlo in Aula, perch si tratta, comunque, di un tema che vorremmo fosse portato all'attenzione dell'intero Consiglio.
Parliamo della parte relativa all'istruzione e alla formazione. Con quest'emendamento chiediamo di abrogare il capoverso che attualmente recita: "La definizione di accordi con l'Ufficio Scolastico Regionale per una programmazione dell'offerta fondata sul pieno e concordato utilizzo degli strumenti di flessibilità e autonomia, con particolare riferimento all'istruzione tecnica e all'istruzione professionale. In tale ambito, la Regione Piemonte, a partire dalle dotazioni di personale e tecnologiche complessivamente previste per il territorio regionale dal MIUR, deve disporre di poteri relativi all'organizzazione del servizio istruzione".
Intanto, nella motivazione abbiamo evidenziato come già adesso la Regione usufruisca di accordi con l'USR, quindi ci sembrava che quest'ulteriore richieste di autonomia rispetto a questo tema fosse ridondante.
Nella motivazione di rifiuto di questa nostra proposta, da parte dell'Assessore si faceva riferimento a una difficoltà d'interlocuzione col MIUR rispetto alla prosecuzione del modello di sussidiarietà integrativa che è presente nella nostra Regione.
Noi non sappiamo, nel dettaglio, quali siano le difficoltà nell'interlocuzione con il MIUR rispetto a questo tema particolare. Quel che è certo, è che il fatto di avere un URS sul nostro territorio che fa riferimento e dipende direttamente dal MIUR per noi è anche una garanzia del fatto che su tutto il territorio nazionale si applichino delle precise linee di indirizzo dettate dal Ministero.
Ben venga, da un certo punto di vista, la richiesta di maggiore flessibilità e autonomia per la gestione del sistema formativo da parte della Regione. Tuttavia, bypassare in questo modo la struttura del Ministero e chiedere un'autonomia maggiore, che potrebbe, poi, portare a diversi livelli di servizio da una Regione all'altra, non ci sembra una via percorribile.
La scuola pubblica deve rimanere una scuola che garantisce in tutte le Regioni lo stesso livello di servizio. Su questo punto, riteniamo che si debba cercare di avere sempre un rapporto costante e diretto con il MIUR anche attraverso questi protocolli, che, comunque, sono già utilizzati dalla Regione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 38) presentato da Frediani, Bono, Bertola Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Quest'emendamento l'avevamo già presentato in Commissione e anche in quella sede aveva ottenuto un parere negativo, per non dire un respingimento da parte dell'Assessore.
In questo caso, parliamo dell'istruzione tecnica e professionale istruzione e formazione professionale ed istruzione universitaria.
Chiediamo di andare ad abrogare tutto questo paragrafo, perché riteniamo che le funzioni indicate all'interno di questo paragrafo debbano rimanere in capo allo Stato.
In questi giorni si sta parlando molto del tema scuola; in particolare, si parla dell'atteggiamento del Veneto, che ha una posizione molto regionalista e che ha chiesto una particolare autonomia anche rispetto alla nomina e ai contratti relativi ai docenti.
Crediamo necessario un certo margine di autonomia da parte delle Regioni che possa garantire anche una flessibilità, ma crediamo che la proposta approvata in Veneto sia eccessiva. Per questo, anche a livello nazionale tenderemmo a confermare la necessità di mantenere il controllo del sistema di istruzione nelle mani dello Stato e di evitare che ci sia un'eccessiva frammentazione sul territorio dal punto di vista della gestione soprattutto quando parliamo degli insegnanti.
Nel paragrafo che chiediamo di abrogare, si chiede l'attribuzione alla Regione delle risorse necessarie a garantire il diritto dei giovani di scegliere se assolvere il diritto/dovere all'istruzione o formazione nel sistema di istruzione o nel sistema di istruzione e formazione professionale. Sappiamo che in Piemonte c'è un sistema di formazione professionale che molto spesso va a sopperire al sistema di istruzione e che consente di contrastare, in modo piuttosto efficace, la dispersione scolastica. Però non vorremmo che chiedere una maggiore autonomia arrivasse quasi a portare a un'equiparazione tra il sistema di istruzione e il sistema di formazione, che devono comunque rimanere due sistemi distinti complementari ma distinti.
Il sistema di istruzione, secondo noi, deve comunque sempre fare capo allo Stato e non alle Regioni, anche per garantire che ci sia un'equa distribuzione di risorse da parte dello Stato nei confronti dei sistemi scolastici di tutte le Regioni del nostro Paese.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Superiore "Amaldi-Sraffa" di Orbassano (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Superiore "Amaldi-Sraffa" di Orbassano in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Ordinamento regionale

Esame proposta di deliberazione n. 343, inerente a "Attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione per il riconoscimento di un'autonomia differenziata della Regione Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 343, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Emendamento rubricato n. 36) presentato da Frediani, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso )



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Anche con quest'emendamento chiediamo l'abrogazione di un capoverso sempre riferito all'istruzione tecnica e professionale, istruzione e formazione professionale e istruzione universitaria, quindi alla parte delle proposte di autonomia relative a questi temi.
Il capoverso che chiediamo di abrogare attualmente recita: "Il conseguimento di un'adeguata qualificazione dei luoghi della formazione sia dal punto di vista strutturale che tecnologico. Le funzioni di competenza statale in materia di edilizia scolastica e diritto allo studio". Anche questo è stato un emendamento già presentato in Commissione e respinto.
Abbiamo rilevato, e lo esplicitiamo nelle motivazioni, come la norma regionale, cioè la legge n. 28/2007, attualmente in vigore, già adesso consenta alla Regione di attuare interventi in materia di edilizia scolastica per garantire un'adeguata qualificazione dei luoghi di formazione e la tutela del diritto allo studio.
Quello che ci preoccupa anche in questo caso è il fatto che la Regione possa ricevere risorse dallo Stato, quindi le risorse che lo Stato va a destinare all'edilizia scolastica, e poi le gestisca in autonomia, per utilizzandole sia per il sistema dell'istruzione sia per il sistema della formazione. Quindi, bisognerebbe capire se si va poi a chiedere un trasferimento di risorse maggiori per poter includere nella gestione degli edifici e delle strutture anche tutto il sistema formativo o se, alla fine quelle risorse verranno poi distribuite fra tutti gli edifici, anche quelli che vengono utilizzati dalle agenzie formative o comunque dai soggetti che operano nell'ambito della formazione.
Sappiamo che si tratta principalmente di un problema di controllo dei fondi e di poter capire dove sul territorio sia più utile e più necessario fare gli interventi, sempre nell'ottica della tutela degli istituti scolastici statali e di utilizzo delle risorse coordinato e gestito anche a livello statale.
Crediamo che quest'aspetto della richiesta di autonomia possa presentare dei rischi dal punto di vista della successiva gestione delle risorse.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento riguarda la parte riservata alla tutela e sicurezza del lavoro, l'istruzione tecnica e professionale, l'istruzione e formazione professionale e l'istruzione universitaria. In quest'emendamento parliamo dell'istruzione tecnica e professionale, dell'istruzione e formazione professionale e universitaria. Quest'emendamento è anche l'occasione per porre un tema di carattere generale, nel senso che qua parliamo di autonomia - e sta anche bene per certi aspetti - ma sembra che questo vada in certe parti a nascondere un problema che già c'è, ed è il "come" si usano attualmente le risorse.
Su questo torneremo più avanti quando si parlerà di autonomia finanziaria perché è emerso qualcosa, a mio avviso, di molto interessante, anche relativamente al dibattito degli ultimi giorni. Però anche quest'emendamento pone la questione di come già si usano attualmente le risorse della Regione o, meglio, di come non si usano o di come si usano male.
È un tema che va affrontato, a nostro avviso, prima di affrontare quello dell'autonomia, perché se già al momento non c'è una gestione, a nostro avviso, corretta dei fondi regionali, chiedere più autonomia e più fondi non può che aumentare questo problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
A me pare che quest'emendamento, forse più dei precedenti, sottolinei di nuovo uno dei problemi di fondo di questa PDCR, cioè il fatto che si chiedano delle opzioni in più previste dalla riforma costituzionale del 2001, quando ancora la parte fondamentale non è stata di fatto realizzata.
Forse sarebbe meglio prima chiedere la piena attuazione dell'autonomia economica e finanziaria delle Regioni sulle materie già di propria competenza e dimostrare di essere in grado di assumersi tale responsabilità e tali oneri, anche dal punto di vista amministrativo e di fronte ai cittadini.
Continua a essere fin troppo comodo l'andazzo che ha deresponsabilizzato le scorse legislature e, in parte, anche questa, cioè dipendere dalla ripartizione di fondi nazionali, in particolare dalla fiscalità generale per affrontare le tematiche, anche di competenza regionale, di cui l'esempio più eclatante è il fondo sanitario.
Pensare di intervenire anche sulla parte di edilizia scolastica, a parte tutte le problematiche già sollevate nel merito dalla Consigliera Frediani sembrerebbe, come sottolineato anche dal collega Bertola, più che altro acuire quelli che sono stati, e sono tuttora, i problemi nella gestione delle risorse già disponibili, per quanto inferiori attualmente e, magari anche insufficienti.
L'inadeguatezza mostrata fino ad oggi dall'Ente nel gestire quello che già gli compete non dovrebbe essere aumentata attraverso l'acquisizione di nuove potestà. Forse si dovrebbero prima affrontare le questioni delle potestà attuali e poi provare ad allargare le competenze.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.
Emendamento rubricato n. 1) presentato da Grimaldi, Accossato, Appiano Ottria.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Come ho spiegato nella scorsa seduta, sono tanti i motivi per cui in alcuni temi dell'istruzione è giusto far chiarezza fra i ruoli dello Stato, delle Regioni, degli Enti locali, e quelli del diritto allo studio.
Lo dicevamo con i colleghi nell'ultimo lavoro fatto con l'IRES: è incredibile come, ancora oggi, non venga garantito il diritto allo studio su tantissimi fronti. Penso al tema dei trasporti, penso al tema dell'extracurricolare, le gite, i tantissimi corsi che, in qualche modo non sono garantiti ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, nel campo dell'istruzione primaria e secondaria. Mentre ci sono settori, come quello, per esempio, delle borse di studio e i libri di testo più volte coperti tanto dei nostri voucher quanto da altri assegni nazionali.
Quello che noi chiediamo, in questo disegno, è il tema dell'autonomia nel campo delle assunzioni. Noi crediamo, come tantissimi docenti, famiglie e sindacati, che la soluzione veneta, quella che chiede di regionalizzare tutti i procedimenti, sia di per sé un meccanismo sbagliato. Non solo perché lo spezzatino rischierebbe, come dicevano i contestatori del disegno di legge veneto, di far sì che un neo assunto che deve decidere fra Padova e Treviso, qualora volesse spostarsi fuori regione, dovrebbe rifare un altro concorso regionale.
Non crediamo al principio di fondo delle legge veneta. Crediamo che il tema dell'istruzione pubblica nazionale, soprattutto nel campo dell'assunzione debba continuare ad essere univoca e non crediamo al tema, come più volte sbandierato dalla Lega, delle cosiddette gabbie salariali. Ritorno anche al tema di quanto prende un docente dalla Calabria rispetto al Piemonte.
Questo, come abbiamo già evidenziato al Vicepresidente Reschigna, è uno dei punti fondamentali che ci farà scegliere se votare o no il provvedimento intero. Vogliamo che questa norma non sia fraintendibile e non sia, in nessun caso, omologata alle proposte lombarde e venete.
Per questi motivi, chiediamo lo stralcio di quel punto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Emendamento rubricato n. 2) presentato da Accossato, Appiano, Grimaldi Ottria.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo di aggiungere un punto ai temi e alle questioni che dovrebbero avere responsabilità regionale, che è quella dell'educazione continua e permanente.
Il ruolo e l'importanza di questo tema oggi si fa sempre più evidente in una società in continua trasformazione, in una società dove la possibilità di trovare impiego è legata alla competenza e all'aggiornamento. Anche per chi è in servizio è necessario essere sempre al passo con i tempi e poter approfondire. In generale, una società istruita e culturalmente adeguata ha bisogno di formazione continua e permanente.
Crediamo che questa possa essere bene messa a disposizione e, in qualche modo, fornita dal livello regionale. Ecco perché proponiamo di inserirlo nel testo attualmente a nostra disposizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Solo per dire che ho aggiunto la mia firma sia all'emendamento precedente sia a questo. Il secondo è più facile motivarlo, nel senso che si completa il sistema dell'istruzione e della formazione, anche parlando del tema della formazione permanente.
Sull'emendamento precedente, invece, ci terrei anch'io ad affermare che l'aggiunta di una competenza della Regione formulata in un modo un po' ambiguo, cioè definizione di criteri per l'attività di reclutamento che pu significare o la regionalizzazione spinta, quindi la predisposizione di concorsi regionali oppure, in una versione più soft, solo una qualche partecipazione della Regione insieme al Ministero a definire i criteri a monte, non la ritengo personalmente utile rispetto alla linearità della formulazione complessiva.
Penso che sarebbe più utile stralciare quest'aspetto rispetto alla regionalizzazione o ai criteri di regionalizzazione del reclutamento e mantenere l'unitarietà nazionale di questo tema specifico.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
Emendamento rubricato n. 39) presentato da Frediani, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Anche quest'emendamento chiede di abrogare un capoverso: quello relativo alla disciplina dell'educazione degli adulti.
Le motivazioni alla base di tale richiesta sono similari a quelle che ho illustrato per le richieste emendative precedenti: ritengo che anche la materia relativa all'educazione degli adulti debba restare in capo allo Stato. Deve essere garantita la possibilità d'informarsi anche in età adulta. Tra l'altro, recentemente c'è stata una riforma dei centri dedicati all'educazione degli adulti, considerando anche la necessità di alfabetizzare una parte di cittadini che devono apprendere la lingua italiana.
Crediamo sia necessario mantenere la gestione e il controllo di questo tipo di attività a livello centrale, statale, per garantire uniformità di erogazione del servizio su tutto il territorio nazionale e per evitare sovrapposizioni nell'utilizzo delle risorse e nella scelta delle modalità di erogazione del servizio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 17) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Siamo alla parte della sanità, quindi la lettera d), sempre sulla richiesta di maggiore autonomia regionale.
La maggiore autonomia si esplica inizialmente con una richiesta di superamento-abolizione di tutti i vincoli di destinazione dei fondi sanitari. So che questa è una discussione che viene fatta ormai da molti anni all'interno della Conferenza Stato-Regioni in ambito sanitario, per ritengo che se a livello nazionale sono stati decisi dei vincoli, dei motivi ci saranno.
All'interno del Fondo Sanitario Nazionale, che ammonta a 113 miliardi di euro (circa 8,1 per la Regione Piemonte), una parte dei fondi è vincolata a determinati obiettivi. Alcuni vincoli riguardano la spesa sui farmaci innovativi (per esempio quelli per l'eradicamento e la guarigione dall'epatite C) o i farmaci oncologici innovativi, o il rinnovo del contratto, se si troveranno le risorse nel prossimo DEF di livello nazionale. Pertanto, il superamento totale tout court dei vincoli di destinazione ci sembra francamente incomprensibile.
La Regione ha tutti gli strumenti per portare avanti una contrattazione all'interno della Conferenza Stato-Regioni, di cui il nostro Assessore Saitta è coordinatore regionale, per delimitare meglio i vincoli decisi a livello nazionale, però mi sembra un po' complicato e astruso vedere una Regione che toglie i vincoli di destinazione e un'altra che, invece, li tiene. Rischiamo veramente di avere un ulteriore deterioramento delle condizioni di offerta sanitaria a livello regionale.
Ci lamentiamo sempre che in Italia ci sono 21 sistemi sanitari regionali diversi, tra Regioni e Province autonome: non andiamo ad appesantire ulteriormente questa discrepanza, questa discrasia, questa divergenza dell'offerta sanitaria e della copertura sanitaria con i LEA, rispetto alle risorse.
Il tema delle maggiori risorse si affronta in un altro modo: nella contrattazione che le Regioni attuano con il MEF nel momento della decisione del quantum, cioè di quanti miliardi vengono stanziati, di qual è l'incremento di anno in anno; si affronta con il controllo della gestione dei bilanci delle Aziende Sanitarie Regionali. Ci sono Aziende Sanitarie Regionali efficienti e Aziende Sanitarie Regionali non efficienti; ci sono Aziende in Piano di rientro e ci sono Aziende che assumono e aumentano la produzione, ci sono Aziende che non assumono ed esternalizzano a cooperative "gettonisti", per le funzioni sanitarie precipue e fondamentali della Regione.
Quindi, più lavoro in Regione e meno spot - se ci permettete - rispetto al superamento dei vincoli di destinazione di bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Credo che questo sia un emendamento molto importante, perché noi riteniamo sbagliato - il Vicepreside della IV Commissione, Davide Bono, l'ha brillantemente illustrato - togliere i vincoli ai fondi nazionali che vengono trasferiti al servizio sanitario regionale. Lo riteniamo sbagliato e chi era presente in IV Commissione la scorsa settimana ha visto che i fondi per le assunzioni, in realtà, la Regione Piemonte li ha, ma li ha sulla carta, ovvero non ci sono le coperture finanziarie. Ci saranno il prossimo anno, perché aumenteranno i trasferimenti, ma quest'anno non ci sono.
Questo ha portato a un'impasse, perché abbiamo perso complessivamente 3.500 operatori sanitari, abbiamo difficoltà con le chiusure estive di alcuni reparti in tutto il settore sanitario regionale, ma abbiamo anche delle difficoltà a reperire i fondi per assumere nuovo personale. Lo ricordo per spiegare il paradosso della situazione.
I fondi sono già stati utilizzati per altre attività, pertanto è importante che i vincoli ci siano e che vengano rispettati in tutti i settori: dalla spesa farmaceutica alla spesa sanitaria territoriale, alla spesa ospedaliera.
Riteniamo che questo sia fondamentale, perché se le Regioni iniziano ad avere comportamenti che esulano dai vincoli nazionali, rischiamo di avere 21 piccoli regni sanitari regionali, che creerebbero ulteriore mobilità sanitaria, pesantemente, a livello nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo arrivati al punto d) della proposta di deliberazione, riguardante le politiche sanitarie.
Questo è forse uno degli emendamenti più importanti di questa sezione.
Come dicevano i colleghi, siamo molto perplessi riguardo alla richiesta di annullare tutti i vincoli di destinazione dei fondi, perché si rischierebbe di creare grandissime difformità tra un sistema sanitario regionale ed un altro. Si creerebbero, com'è stato detto, 21 sanità diverse nel nostro Paese, nel senso che riteniamo corretto il livello di autonomia che al momento la Costituzione riserva alle Regioni sulla programmazione sanitaria; lo riteniamo corretto, non vogliamo né aumentare e nemmeno ricentralizzare totalmente la sanità.
Tuttavia, pensiamo che rimuovere totalmente questi vincoli nella destinazione dei fondi sia completamente sbagliato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Emendamento rubricato n. 21) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo di sostituire (prima chiedevamo di abrogare) l'iniziale punto di richiesta della Regione Piemonte di maggiore autonomia sul paragrafo d) delle politiche sanitarie. Chiediamo di stralciare l'intera parte di superamento di tutti i vincoli anche sui singoli fattori produttivi, dispositivi, farmaci, privato accreditato, beni e servizi, così come di richiedere una maggiore autonomia rispetto ai vincoli dei tetti di spesa del personale.
Visto che è una richiesta che ha fatto tante volte l'Assessore Saitta in Commissione, ma anche come risposta a interrogazioni in Aula, chiediamo questo sì - una maggiore autonomia e una maggiore responsabilizzazione sulla spesa per il personale, quindi sui tetti di spesa anacronistici come quelli del 2004 ridotti dell'1,4 per cento, che non hanno riscontro nella realtà. Perché si sia deciso l'1,4 per cento sarà un mistero non della fede, ma più che altro un mistero della scienza, ma dovremmo capire che tale percentuale non ha più senso.
Noi siamo - l'abbiamo discusso ampiamente ieri in Commissione - per dei fabbisogni standard, cioè tanta è la produzione di un'azienda, tanto è il personale che deve corrispondere: ospedale, realtà ospedaliera e realtà territoriale. È ovvio che poi si deve anche andare in una logica di incremento della produzione, una logica aziendalista, ma purtroppo dal 1992 la riforma dalla sanità prevede questa logica.
È comunque una riforma che permette di mantenere il pareggio di bilancio.
Quindi, se noi vogliamo far sì che alcune Aziende periferiche, confinanti magari con la Regione Lombardia, abbiano un pareggio di bilancio, bisogna investire e conoscere i dati della mobilità passiva.
Ieri, in Commissione abbiamo chiesto di nuovo di avere i dati della mobilità passiva non macroaggregati, ma suddivisi per singola specialità in modo che si possa dire: l'ASL Vercelli e l'ASL di Novara hanno delle carenze in oncologia, in radioterapia o in altra disciplina? Potenziamo gli ospedali esistenti sul territorio su queste specialità, con dei professionisti, con dei primari di riferimento per quest'area, investiamo e sottraiamo mobilità alla Lombardia.
Non si dice solo: "Faccio un contratto, un accordo con gli erogatori privati affinché loro intervengano per diminuire la mobilità passiva". È un di più, quello, va bene: ci sta che il privato accreditato convenzionato si debba piegare ai bisogni, alle necessità, alle logiche del sistema sanitario pubblico, ma il sistema sanitario pubblico deve fare il sistema sanitario pubblico. Può sembrare una tautologia, ma è evidente che occorre garantire uguali servizi in tutte le Province della nostra Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Altri Consiglieri chiedono di intervenire? Prego, collega Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento n. 21) andiamo nella direzione in cui andava la Regione con l'emendamento di prima, cioè quello di togliere dei vincoli.
Per le assunzioni, noi crediamo sia fondamentale.
In questi anni, la Regione Piemonte ha vissuto delle gravi difficoltà, in particolar modo sulla mobilità. La mobilità passiva, rispetto alla Lombardia, è cresciuta fortemente; adesso siamo circa a 90 milioni e paghiamo dazio rispetto a una Regione che è un po' il motore economico d'Italia e che ha fatto una politica fortemente aggressiva sia in ambito sanitario sia nell'ambito del richiamo di professionisti riconosciuti sul territorio regionale piemontese con contratti accattivanti che richiamano utenza.
Di fronte a questa situazione, crediamo che il sistema sanitario pubblico piemontese debba rispondere con una capacità di offerta e quasi anche di promozione del sistema sanitario pubblico, in grado di controbilanciare quest'offerta da parte regionale lombarda, che porta a una passività sanitaria regionale piemontese sempre più importante.
Questo è il motivo per cui abbiamo presentato l'emendamento n. 21), che vuole togliere i vincoli di spesa specifici per ridare - qui sì - una capacità di produzione di servizi da parte del settore sanitario piemontese adeguata alle richieste da parte dei pazienti piemontesi, che purtroppo sempre più vanno oltre il confine regionale in terra lombarda.
Quest'emendamento vuole rimettere il personale laddove i servizi sono carenti, laddove addirittura si fanno concorsi che vanno vuoti, laddove si chiudono reparti nel periodo estivo e laddove si sono chiusi parzialmente dei servizi che invece andrebbero rinforzati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Qui c'è un concetto inverso rispetto a quello dell'emendamento precedente.
Autonomia: sì, probabilmente dove serve; non per creare dei sistemi sanitari diversi, ma invece per rinforzare il nostro sistema sanitario regionale anche nell'ottica, come dicevano i colleghi prima, di arrivare per assurdo, a un minore esborso nel totale, poiché andremmo a contrastare gli effetti negativi sul nostro bilancio della mobilità passiva (tanto per fare un esempio). Da questo punto di vista, andiamo a riprendere anche quanto previsto nella richiesta di maggiore autonomia dalla Regione Emilia Romagna.
Per quanto riguarda i vincoli di spesa, qui siamo per il superamento degli stessi riguardo al personale. È stato già evidenziato come in realtà già ora si sia sotto, al di là degli annunci rispetto a quello che si potrebbe spendere o si dovrebbe spendere per il personale; a maggior ragione riteniamo che comunque il poter avere maggiore autonomia da quel punto di vista permetterebbe di rafforzare il nostro sistema sanitario regionale con degli indicatori più positivi di quelli evidenziati con toni trionfalistici in questi giorni o, meglio, un ritorno positivo anche dal basso e non solo dall'alto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Emendamento rubricato n. 19) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Dopo l'emendamento abrogativo e quello sostitutivo, andiamo a intervenire puntualmente con singoli emendamenti su singoli vincoli che verrebbero rimossi da questa richiesta d'autonomia, in particolar modo quello sui farmaci.
Il tema sui farmaci - tra l'altro, lo dico all'Assessore Saitta e al Vicepresidente Reschigna - viene ripreso anche successivamente, quindi si parla di un unico tetto su base regionale. Sembrerebbe anche una contrapposizione in italiano: da una parte, chiedete di rimuovere i vincoli sulla spesa dei farmaci e, dall'altra, nel punto successivo, chiedete di avere un unico tetto su base regionale, superando il tetto territoriale e quello ospedaliero. Mi sembrano un po' in contraddizione l'uno con l'altro.
Noi non siamo d'accordo su nessuno dei due, né sulla rimozione di tutti i vincoli, né sulla creazione di unico tetto sulla spesa farmaceutica, perch riteniamo che la spesa territoriale e la spesa ospedaliera siano diverse, e che debbano rimanere con dei tetti diversi. Di nuovo chiedo all'Assessore Saitta, in qualità di coordinatore degli Assessori regionali nella Conferenza Stato-Regioni, di rivedere i tetti, che tra l'altro non vengono sostanzialmente rispettate da nessuna Regione, perché la spesa ospedaliera è più alta e quella farmaceutica, in alcune Regioni virtuose, tra cui la Regione Piemonte, devo dire, è più bassa non tanto per merito della politica, ma forse per merito della classe medica territoriale, che riesce anche a prescrivere un po' meno farmaci sul territorio rispetto a quelli di altre Regioni, che magari eccedono negli antibiotici o nei farmaci calmanti e ansiolitici rispetto ad altre Regioni.
È vero che l'ospedaliera è più alta e la territoriale è più bassa: rivediamo i tetti, ma manteniamo comunque tetti e poi risolviamo, se abbiamo colto bene - lo dico anche al Vicepresidente Reschigna - questa contrapposizione in termini nel testo, in cui da una parte rimuoviamo i vincoli sui farmaci e, dall'altra, teniamo un vincolo unico assommando territoriale più farmaceutica.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento vogliamo eliminare quanto la Regione propone sul tetto delle spese farmaceutiche.
Riteniamo un errore eliminare i tetti per la spesa ospedaliera e la territoriale. Da una parte, sappiamo che sull'ospedaliera è in corso un contenzioso a livello nazionale molto pesante; sappiamo che la Regione Piemonte ha in bilancio entrate per circa 150 milioni dal pay back e si è creato un contenzioso con un ricorso al TAR da parte di 70 aziende farmaceutiche che non hanno riconosciuto il lavoro fatto dall'AIFA come un lavoro corretto e, quindi, rischieremmo in questo modo di complicarci notevolmente la vita.
D'altra parte, abbiamo una spesa territoriale che è molto controllata, come diceva giustamente il collega Bono, grazie all'ottima attività dei medici di medicina generale, che sono contenuti nelle prescrizioni per l'antibioticoterapia e per i vari disturbi di salute che affliggono i pazienti piemontesi. Tuttavia, mescolare questi due grandi contenitori rischia effettivamente di complicare notevolmente le cose, perché se da un lato c'è un controllo ormai sperimentato e che funziona, dall'altra parte per quanto riguarda la spesa ospedaliera, le vicende sono effettivamente molto complicate, anche con interazioni nazionali importanti.
Crediamo che tutto questo ci complicherebbe moltissimo la gestione.
Pertanto, mantenere i due tetti di spesa per noi è la cosa più semplice e meno complicata per questa Regione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento interviene su una questione che, in effetti, è contraddittoria: da una parte, si dice che non vogliamo più vincoli di spesa sulle varie voci (abbiamo presentato un emendamento di modifica) però allo stesso tempo si dice che vogliamo un tetto unico che comprende la spesa farmaceutica, l'ospedaliera e quella territoriale.
A nostro avviso, resta invece importante mantenere separati questi due tetti di spesa, anche per permettere un miglior monitoraggio della spesa farmaceutica. Sappiamo che, da questo punto di vista, abbiamo anche nella nostra Regione dei dati virtuosi, ma proprio per questo riteniamo necessario mantenere separati questi due tetti di spesa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.18 riprende alle ore 12.19)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Emendamento rubricato n. 20) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 20) interviene puntualmente sui temi della rimozione dei vincoli, al primo punto del paragrafo d), e interveniamo sul privato accreditato.
Riteniamo rischioso rimuovere i vincoli di spesa rispetto al privato accreditato, perché nel momento in cui chiediamo al privato accreditato e convenzionato le esigenze e le competenze regionali, ciò potrebbe significare aprire la spesa a crescite anche consistenti.
Siamo dell'idea che il privato, nel nostro Paese, debba essere complementare al sistema sanitario pubblico nazionale e limitatamente alle necessità, alle esigenze e, soprattutto, alle carenze dell'organizzazione e della programmazione dei servizi sanitari regionali. Non deve diventare un concorrente.
L'abbiamo visto anche in una recente trasmissione televisiva nazionale sulle cure odontoiatriche, tema che deve assolutamente ritornare nell'Agenda nazionale, dove la concorrenza di grandi gruppi multinazionali in ambulatori privati odontoiatrici ha creato non pochi danni sia in Spagna sia in Italia sia in altri Paesi del mondo.
Per cui attenzione, perché giustamente il privato fa profitti e business sulla sanità, ma deve essere regolamentato, controllato e verificato nel suo andamento da parte dell'Ente pubblico, altrimenti rischiamo di trovarci, com'è successo con altri asset strategici della nostra Nazione in una situazione di totale assenza di controllo e di totale perdita del controllo su un diritto costituzionalmente sancito come quello del diritto al benessere psicofisico e alla salute.
Su questo tema facciamo veramente una richiesta e un appello accorato all'Aula di accogliere l'emendamento e rimuovere la rimozione - chiedo scusa per la ripetizione - dei vincoli di spesa sul privato accreditato altrimenti andiamo a compromettere anche l'immagine che l'Assessore Saitta ha voluto dare in questi anni di paladino del sistema sanitario pubblico.
Un Assessore alla sanità deve comunque essere, almeno in un sistema regionale come quello piemontese, che è al 90 per cento pubblico, difensore della nostra eccellenza sanitaria, e garantire erogazioni di servizi anche in condizioni spesso di personale non proprio all'altezza degli standard.
Chiediamo di rimuovere questo riferimento al privato accreditato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie.
È un emendamento che riteniamo molto importante. Togliere il vincolo al privato accreditato potrebbe portare a un aumento significativo della spesa sanitaria a livello regionale, che perderebbe un controllo da parte del budget dedicato a questo settore; un settore che, come già dice il termine (privato accreditato), è portato a fare prestazioni sanitarie in numero crescente.
Ovviamente l'operatore sanitario privato, sebbene accreditato, fa un servizio sanitario importante e complementare a quello pubblico, ma ciò non toglie che fa anche business.
Nel momento in cui fa business, ha interesse a fare più prestazioni sanitarie e, ovviamente, ha interesse a fare prestazioni sanitarie che danno un margine di profitto maggiore, mantenendo quelle prestazioni sanitarie con profitto maggiore e a scaricare sul pubblico le prestazioni sanitarie più difficoltose e più impattanti dal punto di vista economico per il servizio sanitario pubblico regionale.
Togliere il vincolo al privato accreditato è un'operazione decisamente molto pericolosa, perché incentiva a fare il maggior numero di prestazioni sanitarie in una situazione in cui ci siamo dati già un'Agenda unica, dove il pubblico è in grosse difficoltà per carenza di personale e quindi fa fatica, con le proprie liste d'attesa, a competere con un privato accreditato che invece è in grado, perché più elastico, di assumere più facilmente e di lavorare su un numero di prestazioni sempre crescente.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo di cancellare delle parole e c'è un riferimento al privato accreditato. La visione che noi abbiamo della sanità e questa: c'è la sanità pubblica, c'è il sistema sanitario pubblico.
Prioritariamente, qualora questo non sia in grado di garantire le prestazioni in numero sufficiente rispetto alle richieste, allora - e solo allora - interviene il privato accreditato.
Dovrebbe avere delle risorse definite e limitate; non vogliamo un sistema dove ci sia un parallelo tra il sistema pubblico e quello privato accreditato, un sistema con due realtà parallele e tra di loro in concorrenza, con un soggetto ovviamente più forte che è il soggetto privato.
Non abbiamo questo tipo di concezione della sanità pubblica e quindi coerentemente con questo, chiediamo di modificare quella parte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Emendamento rubricato n. 22) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento intendiamo provare a introdurre un concetto di maggiore autonomia. Se non verranno accolti, come temo, i nostri emendamenti, se non eventualmente quello sul superamento del tetto tra farmaceutica territoriale e ospedaliera, crediamo che possa essere interessante e stimolante valutare una rimodulazione della suddivisione del fondo sanitario nazionale, al di là dei vincoli (la parte non vincolata) tra 51 per cento territoriale, 44 per cento ospedaliero e cinque per cento prevenzione.
In Commissione aveva presentato una serie di emendamenti sulla rivisitazione della percentuale sulla prevenzione: l'uno per cento in più di stanziamento sulla prevenzione sono 80 milioni di euro (79, ma arrotondiamo). Potremmo fare tantissimo. Ovviamente abbiamo usato cifre intere, ma forse si potrebbe parlare anche di punti percentuali. Altresì pensiamo che un punto percentuale sul territorio potrebbe rivoluzionare veramente la medicina e l'assistenza sanitaria regionale.
Un punto percentuale di Fondo Sanitario Nazionale, quindi 79 milioni sul territorio, potrebbe permettere di lanciare finalmente delle strutture, che sulla scia dell'Emilia Romagna si è voluto chiamare "case della salute".
Noi abbiamo delle perplessità sulla modalità di attuazione, comunque della messe in rete strutturale e fisica, non solo online dei medici del territorio, ma anche adottare una cartella clinica unica online, per cui tutti i medici del territorio, pur essendo liberi professionisti convenzionati, possono avere una struttura che si interfacci immediatamente col fascicolo sanitario elettronico e tutti i dati dell'assistito siano liberamente fruibili dagli operatori del sistema sanitario pubblico.
Per fare questo, però, è necessario investire: non dare ulteriori soldi ai liberi professionisti, ma investire in strutture, quindi acquistare, ad esempio, una cartella clinica (o farla fare al CSI, decidiamo quale sia la cosa migliore), che si interfacci con il fascicolo sanitario elettronico in modo che i dati arrivino direttamente.
Chiediamo, inoltre, che si possa potenziare la continuità assistenziale: noi siamo convinti che molti degli accessi impropri in ospedale derivino dal fatto che la continuità assistenziale - l'ex guardia medica - non sia una risposta efficace ed efficiente. Come tanti colleghi, lo posso dire a ragion veduta, visto che ho svolto questa attività per anni e probabilmente tornerò a svolgerla; non funziona perché o non si conosce il servizio oppure perché il servizio non è efficace: quando arriva il medico, non ha strumenti per evitare il ricorso al 118 e quindi al pronto soccorso dunque, c'è un aggravio di costi.
Potenziamo il territorio - quest'Amministrazione l'ha detto tante volte in questa legislatura, ma l'aveva detto anche quella precedente e non è stato fatto - e diminuiamo l'impatto sui nostri pronto soccorso, che ormai sono affollati e pieni, Assessore e Presidente, non solo durante la crisi influenzale, ma tutto l'anno, quindi a settembre, ottobre, maggio, giugno luglio e agosto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Questa è un'operazione che lanciamo a livello regionale, ed è volta al rafforzamento della politica sanitaria territoriale, garantendo delle percentuali ai vincoli sulla politica sanitaria territoriale e consolidando quel baluardo che dovrebbero essere le "case della salute".
Come diceva il Consigliere Bono, le case della salute potrebbero diventare un baluardo per quell'ondata di codici bianchi che intasa i pronto soccorso, ma solo nel momento in cui le case della salute vengono rafforzate con una capacità diagnostica importante e con un'interazione con il medico specialista altrettanto rilevante.
Nel momento in cui il paziente sa che la casa della salute è semplicemente un "approdo intermedio" prima di andare al pronto soccorso, che non gli fornisce alcuna capacità diagnostica e terapeutica importante nel caso di un'emergenza (lieve o grave che sia), il paziente se ne "strafotte" bellamente! Scusate il termine, però purtroppo è così: da anni sul mio territorio viviamo la sperimentazione di Arona, che non ha portato alla diminuzione di pazienti che si recano al pronto soccorso di Borgomanero e non ha portato nemmeno alla diminuzione delle visite specialistiche ospedaliere.
Come ci insegnano gli americani, se credi in qualcosa, devi investire in quella cosa. Dunque, si deve investire. Le risorse ci sono? Non ci sono? È difficile comprenderlo.
Però noi crediamo - questa è la nostra proposta politica, poi, ovviamente ciascuno farà le proprie scelte e vivrà con le relative conseguenze - che sia doveroso rafforzare la politica sanitaria territoriale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Emendamento rubricato n. 23) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento che non ha grande contenuto non dico normativo perché non siamo in una legge, ma deliberativo. Ma così come non ce l'ha il mio emendamento, non credo che ce l'abbia nemmeno il testo presentato.
Nel momento in cui si avanza una richiesta di maggior autonomia, sebbene non ci veda d'accordo, va bene chiedere, da un punto di vista formale, che le risorse del fondo sanitario non abbiano vincoli di destinazione eccetera eccetera. Ma il fatto che dopo si aggiunga una pappardella sul fatto che nel corso degli anni le politiche sanitarie siano state caratterizzate da tre conseguenze negative - aspettative nei portatori di interesse, inutile e defaticante complessità burocratico-amministrativa impedimento a un approccio sistemico e organico ai problemi - è una questione più formale, che inserirei, magari, nella parte iniziale di discussione, di presentazione o divulgativa. Quando andiamo a richiedere un punto di maggiore autonomia, ovviamente questo è oggetto di contrattazione.
Alla luce di questo, chiediamo l'abrogazione di questa parte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 18) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

In questo caso, prendiamo spunto dai documenti presentati da altre Regioni.
L'Emilia Romagna, in particolare, sembra aver presentato il miglior documento per sintesi e per facilità di lettura e di comprensione. Era un documento molto sintetico, un insieme di punti molto chiari e molto sintetici, come ho già avuto modo di dire.
Noi ci siamo sentiti di ripresentare un punto che riguarda la maggiore autonomia nell'espletamento delle funzioni attinenti il sistema tariffario di remunerazione e di compartecipazione alla spesa. Lo propone l'Emilia Romagna e credo che possa essere un emendamento interessante. Fermo restando, ovviamente, che si tratta di temi delicati, specialmente la tariffazione, perché riguarda prestazioni che vengono erogate anche dal sistema sanitario accreditato.
Il sistema della compartecipazione alla spesa è un altro tema ovviamente importante e delicato, ma credo che debba essere oggetto, così come farà l'Emilia Romagna e, se non sbaglio, anche la Toscana, di una discussione almeno con il Ministero (MEF). Io penso che questo sia un tema importante.
Viene rivisto anche a livello nazionale.
Noi siamo per l'abolizione del superticket, l'abbiamo detto tante volte.
Questa non è una logica che dovrebbe portare a incrementare la compartecipazione alla spesa. Noi siamo per ridurre la compartecipazione alla spesa, non perché la Regione o le ASL navighino nell'oro, ma per un motivo molto semplice: si è visto (dati studiati e validati) che nell'anno successivo all'introduzione del superticket, che ha comportato un aumento della compartecipazione alle spese di dieci euro a prestazione, i costi delle prestazioni tra pubblico e privato si sono sostanzialmente equiparati.
Come diceva il collega Bertola, il privato fa concorrenza, perché è giusto che sia così: è un privato, deve stare sul mercato, deve sopravvivere.
Tendono addirittura a stare un pelo al di sotto (magari di uno o due euro) sotto il costo della prestazione del pubblico. Nel pubblico l'attesa è di 90 giorni, mentre nel convenzionato è di 40, nel privato puro è di un giorno, ma tra 40 giorni rispetto a 90 e due euro in meno, io vado a 40 giorni nel privato accreditato convenzionato. Cioè io non Davide Bono, ma il cittadino che ritiene ovviamente importante avere l'effettuazione di un esame il prima possibile.
Quindi, su questo penso che un ragionamento bisognerebbe farlo. Non so se riusciremo già dal prossimo anno a eliminare il superticket a livello nazionale, ma chiediamo che la Regione cerchi di limare le prestazioni, non per andare a una concorrenza al ribasso rispetto al privato, ma per poter avere più manovra nell'attuazione delle tariffe e delle compartecipazioni alle spese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 18), relativamente alle risorse del Fondo, aggiungiamo il seguente punto: "Maggiore autonomia nell'espletamento delle funzioni attinenti al sistema tariffario di remunerazione e di compartecipazione alla spesa". Sappiamo che il problema delle prestazioni sanitarie e del sistema tariffario è dettato anche da una medicina difensiva, che porta a una incentivazione delle prestazioni sanitarie. Però sappiamo anche che la medicina difensiva è indotta da un sistema sanitario che, in qualche modo si difende da una forte pressione dei pazienti.
Detto ciò, come affermava il collega Bono, è importante poter avere una maggiore autonomia nel campo tariffario e della remunerazione, perché si sta assistendo a una concorrenza indotta anche dall'introduzione del superticket che mette in grosse difficoltà il sistema sanitario pubblico.
Da una parte, abbiamo l'Agenda Unica che crea un sistema che mette sul piatto dell'offerta due tempi di attesa differenti, ma anche il sistema tariffario pubblico a un aggravio leggermente superiore dei costi per il paziente, nel caso in cui il paziente acceda al sistema pubblico. Capite che questo pone di fronte a una disparità di offerta, che mette in grossa difficoltà il sistema sanitario pubblico.
Crediamo, insomma, che dare più autonomia in questo settore consentirebbe al sistema sanitario pubblico di recuperare punti importanti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Emendamento rubricato n. 24) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento è molto semplice, nel senso che in un documento di maggiore autonomia in alcuni casi si è parlato di potestà concessoria sulle autostrade e le tratte ferroviarie, in alcuni casi di superamento di vincoli; in questo caso si parla di valorizzazione del ruolo della Regione nell'ambito della programmazione dell'offerta formativa dei professionisti sanitari.
Non siamo riusciti, in Commissione, ad avere una spiegazione esauriente e convincente su questo tema, cioè non capiamo cosa possa essere la valorizzazione del ruolo delle Regioni in materia di programmazione dell'offerta formativa dei professionisti sanitari. Noi chiederemmo una maggiore autonomia più che una valorizzazione, nel senso che la programmazione dell'offerta formativa viene fatta dal Ministero dell'Università e della Ricerca, così noi dobbiamo attenerci a queste regole. Quindi, se vogliamo andare verso una maggiore autonomia per quanto riguarda, immagino, non il tema universitario, ma il tema delle borse specialistiche post-laurea, penso che possiamo avere maggiore autonomia.
Tra l'altro, è stato accolto un emendamento in questo senso. Io lo interpreto, perché la discussione in Commissione è sempre stata molto complicata e molto difficile, com'è sempre, perché possiamo solo illustrare gli emendamenti e avere una risposta singola.
È stata accolta anche una richiesta per far avere agli specializzandi dell'ultimo anno la possibilità di essere assunti non con contratto a tempo indeterminato, perché ci deve essere un regolare concorso, ma l'abbiamo richiesto con un nostro emendamento e lo riteniamo molto positivo. Per questa parte rimane per noi oscura e poco chiara. Chiediamo maggiore autonomia proprio per quanto riguarda anche la parte susseguente che ha accolto un nostro emendamento sulla formazione specialistica dei medici.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Forse in questo caso la soluzione è una soluzione semantica, perché tra valorizzazione e maggiore autonomia è chiaro che c'è una problematica di specialisti che vengono formati dal nostro sistema sanitario formativo.
Abbiamo una carenza di specialisti e questa è riconosciuta anche dal fatto che nelle aree più periferiche c'è una carenza che viene evidenziata nei periodi più critici, ad esempio durante le vacanze estive, situazione che abbiamo vissuto quest'estate. Sappiamo anche che nell'area nord di Torino c'è una carenza importante di pediatri sul territorio.
Sicuramente una maggiore autonomia della Regione Piemonte in questo sarebbe fondamentale, perché avere più borse specialistiche è importantissimo per questa Regione, perché consentirebbe di affrontare una carenza di medici specialisti formati, una carenza che ormai sta diventando molto pesante e che, nei prossimi anni, diventerà ancora più pesante, nel senso che i medici di medicina generale, considerato il numero di medici che andrà in pensione da oggi al 2020, diventeranno fortemente carenti in Piemonte.
Per questo, recuperare autonomia e poter formare un maggior numero di medici specialisti in medicina generale, pediatri, otorini, dermatologi e quant'altro, crediamo sia importantissimo, al fine di evitare carenze specialistiche e metterebbe in grosse difficoltà il sistema sanitario regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Emendamento rubricato n. 25) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Se ho capito bene, l'emendamento viene accolto, quindi lo do per illustrato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Emendamento rubricato n. 26) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente Come detto prima, questo è un emendamento su un altro punto del paragrafo delle politiche sanitarie, con analogo significato. In questo caso, si parla di patrimonio edilizio obsoleto e non più utilizzabile per nuovi investimenti sanitari. Si parla di valorizzazione e dismissione del patrimonio.
Mi rivolgo al Vicepresidente Reschigna, all'Assessore alla sanità e al Presidente Chiamparino: già oggi possiamo valorizzare e dismettere il patrimonio edilizio obsoleto non più utilizzabile per investimenti sanitari. Se chiediamo maggiore autonomia, noi chiediamo maggiore autonomia nei modi e nelle forme della valorizzazione e dismissione del patrimonio obsoleto. Francamente, non capiamo bene il senso di inventare delle forme di fondi immobiliari, che ci sono già; ci sono le SGR, le società di gestione del patrimonio immobiliare.
Abbiamo provato a emendare in questa modalità, il tema del patrimonio sanitario è sicuramente importante, ma non capisco in che modo lo Stato potrebbe darci più autonomia per poter risolvere il problema degli ospedali dismessi di cui, sostanzialmente, nessuno sa cosa fare, almeno in Italia.
Potrei capire se in altre parti del mondo civilizzato hanno trovato delle brillanti soluzioni; di solito, gli ospedali si costruiscono in maniera più modulare, con ampi spazi intorno e di norma i piani regolatori delle città non prevedono la costruzione di case a ridosso degli ospedali. Purtroppo questa non è una competenza regionale, almeno in parte. Purtroppo nel nostro Paese si sa di piani regolatori - mi viene in mente l'ultimo ospedale allargato a Chivasso - dove le case sono state costruite a fianco dell'area dell'ospedale. Lì ci sono anche problemi di viabilità, per cui c'è un cavalcaferrovia che arriva in una rotonda che si intasa tutte le volte che arriva un'ambulanza: auguri ai trasportati nella speranza che raggiungano in fretta il pronto soccorso.
Di esempi potrei farne a bizzeffe; esempi di ospedali dismessi come Biella Mondovì e altri di cui non si sa poi cosa fare. Capiamo la motivazione e la preoccupazione, che è giusta e sacrosanta. Proprio per questo, all'origine avevamo un'idea anche sul principale ospedale della Città di Torino: non andare a spostare totalmente la location, abbattere e ricostruire il possibile in modo da evitare di avere poi un patrimonio edilizio obsoleto di cui non sappiamo che cosa fare.
Temo, e non voglio portare cattivi auspici e presagi, che non sapremo veramente cosa fare anche di una realtà ospedaliera così grande.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
La dismissione del patrimonio edilizio obsoleto, considerando il piano di edilizia sanitaria, diventerà un argomento importante per reperire risorse.
Tuttavia, non si comprende perché prevedere maggiore autonomia su questo fronte, se non nel voler creare una società che gestisca questo patrimonio edilizio obsoleto.
Considerando che dovremo avere delle varianti urbanistiche e tutta una serie di altre cose - penso all'area dell'Ospedale Maggiore di Novara all'ospedale San Giuliano di Novara e alle valorizzazioni che sono state fatte - sarebbe stato ottimo prevedere prima l'utilizzo di questi fondi che si possono recuperare per la realizzazione del nuovo ospedale e del nuovo Parco della salute e, in questo modo, abbattere quota degli interessi che graveranno per 26 anni circa sull'Azienda Ospedaliera novarese e così parimenti, graveranno sull'Azienda Ospedaliera di Torino.
Detto ciò, effettivamente, noi non riscontriamo difficoltà nel gestire questi patrimoni. Sappiamo che l'ospedale di Novara è un ospedale che ha dei lasciti tra i maggiori a livello regionale. Il valore è di 105 milioni sappiamo che vengono regolarmente fatti bandi di vendita che ottengono degli ottimi riconoscimenti. Non comprendiamo appieno questa posizione della Regione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Emendamento rubricato n. 27) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento molto importante. Pensiamo che tutte le difficoltà degli investimenti in edilizia sanitaria, ma anche in macchine diagnostiche e in tecnologie biomedicali, derivino sostanzialmente dai vincoli d'indebitamento. Vincoli d'indebitamento che riguardano sia l'incauto inserimento in Costituzione del vincolo di pareggio di bilancio e, a cascata, l'inserimento di vincoli di indebitamento per gli enti pubblici in particolar modo per la Regione e poi per le Aziende Sanitarie.
Le Aziende Sanitarie sono tenute al pareggio di bilancio e le Regioni sono tenute a non superare un vincolo di indebitamento del più famoso parametro del 20 per cento delle spese correnti libere, quindi al netto del Fondo Sanitario Nazionale, Fondo per trasporto pubblico locale e Fondo per il personale. Sostanzialmente, arriviamo a cifre molto basse, di poco più di 250 milioni di euro l'anno per la copertura dell'indebitamento. Cifra che la Regione supera e ha superato grazie all'artifizio normativo e legislativo del decreto legge n. 35, che ha permesso di fare un'anticipazione di spesa con la restituzione a trent'anni. L'Europa non l'ha notato, forse, ma Juncker e soci sono più attenti al rapporto deficit PIL piuttosto che a come si costruisce l'indebitamento degli enti.
A parte questa premessa, noi crediamo che se diamo un adeguato controllo e maggiore autonomia agli enti del Sistema Sanitario Regionale d'indebitamento per la realizzazione di nuovi ospedali, possiamo superare questo ricorso, che noi riteniamo dannoso, all'indebitamento tramite il patronato pubblico-privato.
Non so se il Presidente Chiamparino sia particolarmente appassionato anche di questo tema, che non comporta l'esclusione del privato, perché il privato arriva nel momento in cui deve lavorare. Noi, adesso, stiamo chiamando il privato anche per portare i capitali: non capiamo il perché di quest'appassionamento del Presidente Chiamparino, dell'Assessore Saitta e del Vicepresidente Reschigna nel richiamare queste grandi società, che devono anche fare il finanziamento. Ci sono le banche! Penso che le banche piacciano sufficientemente al Presidente Chiamparino e al Vicepresidente Reschigna! Quindi, ci sono le banche che concedono i mutui alle Aziende Sanitarie regionali, che faranno una gara, dove vincerà un insieme di ditte che costruiranno un ospedale.
Questo è il metodo con cui abbiamo costruito gli ospedali fino a cinque dieci anni fa, con tutte le problematiche che conosciamo, ma le aziende falliscono - e lo sanno bene il Presidente Chiamparino e il Vicepresidente Reschigna - anche quando siamo nel project financing. L'esempio lampante è il grattacielo di Torino. Le aziende falliscono anche con altri strumenti di costruzione di opere, quindi quella non è la panacea di tutti i mali anzi, paghiamo più interessi e li paghiamo in tempi più lunghi, con rigidità contrattuali maggiori.
Questo lo sa il Vicepresidente Reschigna, che ha ricontrattato i mutui (giustamente e fortunatamente). Quasi tutti i mutui - e chiudo - che si potevano ricontrattare, allungandoli, sono stati ricontrattati, per dare un po' di ossigeno alle casse della Regione. Quando, invece, avremo in mano un contratto di partenariato pubblico-privato, voglio vedere quale sarà il soggetto privato che ci permetterà di ricontrattare, allungandole, le rate del prestito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento è molto importante, perché riguarda le risorse di cui potremmo disporre; risorse che, in una fase come questa, andando a vedere quello che è stato fatto e le priorità che questa Regione ha avuto negli ultimi anni sulla sanità, dovrebbero riguardare l'edilizia sanitaria.
Il Consiglio regionale ha dato il via, con una delibera, a un piano per l'edilizia sanitaria, al quale segue ovviamente anche un dialogo con il Ministero: abbiamo dato il "la" all'avvio di diversi progetti di edilizia sanitaria e costruzione di nuovi presidi ospedalieri, in primis il Parco della Salute di Torino, l'Ospedale unico dell'ASL TO5 e l'Ospedale di Novara.
Da questo punto di vista, c'è il tema relativo alle risorse e su questo torneremo in giornata, perché parliamo in questi giorni di contrarre debiti o altro (e poi diremo cos'è l'"altro") per avere le risorse e poter costruire le grandi opere; non si capisce perché non dovremmo averle e utilizzarle per l'edilizia sanitaria.
Noi chiediamo maggiore autonomia nel superamento dei limiti d'indebitamento delle Aziende Sanitarie regionali e della Regione, per finanziare nuovi investimenti di edilizia sanitaria, in modo che il ruolo dei privati non sia azzerato, ma ci sia una diversa modulazione dell'intervento tra pubblico e privato, con il fine ultimo di gravare il meno possibile sulle tasche dei cittadini piemontesi nell'avere nuove strutture ospedaliere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.
Colleghi, ho bisogno di un po' più di silenzio in aula.
Prego, Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento è molto importante, perlomeno per noi lo è, forse per l'Aula un pochino meno. Crediamo che quest'emendamento consentirebbe al sistema regionale piemontese di risparmiare, nei prossimi trent'anni, circa 500 milioni d'interessi che, invece, con il partenariato pubblico-privato vengono dati al sistema finanziario. Quindi, perché no? Perché non fare una cosa di questo tipo?



(Commenti fuori microfono)



ANDRISSI Gianpaolo

Sì, un aggravio dei costi, se fai un paragone con i mutui, come c'insegna il Vicepresidente Reschigna, che ha cercato di portare tutti i mutui ai nuovi tassi d'interessi vigenti in questi periodi, finché non usciremo dal quantitative easing, rispetto agli interessi che bisogna pagare con il partenariato pubblico-privato. La differenza è presto fatta.
Pensiamo anche, per esempio, a un dato veramente paradossale: il collega Bono parlava dell'accesso al partenariato pubblico-privato, che impone maggiori costi. Ci sono sistemi sanitari, in questa regione, che hanno utilizzato il partenariato pubblico-privato anche per i servizi di manutenzione e rinnovo delle biomedicali.
Sebbene nei piani economico-finanziari ospedalieri era scritto che si rinunciava alla vendita dei beni lasciati all'Azienda Sanitaria Ospedaliera come a Novara, che dispone di 105 milioni e 30 milioni di questi servivano al rinnovo delle biomedicali, importanti strumenti per le analisi sanitarie - si è rinunciato alla vendita dei beni per fornire servizi di manutenzione e rinnovo con il partenariato. Il macchinario biomedicale non viene prodotto dalla società che lo rinnova, ma da quattro o cinque produttori mondiali che hanno sulle loro spalle il rischio della fornitura e il funzionamento di quella macchina. Queste macchine, pertanto, vengono noleggiate.
È possibile che neanche su questo si sia riusciti a fare una cosa che era scritta addirittura nei piani economico-finanziari approvati da questa Regione nel 2016? Ci siamo ritrovati, nel 2018, con un partenariato pubblico-privato per le biomedicali, partito il 1° gennaio, proprio perch non si è rispettato quanto era scritto nei piani economico-finanziari.
Questo è un paradosso gigantesco per la Regione, che aumenta i costi pesantemente.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste d'intervento, possiamo chiudere i lavori dell'aula.
Ricordo l'audizione alle ore 13, in Sala Viglione, delle organizzazioni sindacali per la salvaguardia dell'occupazione di 1.500 educatori e la salvaguardia della continuità educativa nei confronti dei cittadini coinvolti.
Alle ore 14.30 ci sarà lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.00)



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