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Dettaglio seduta n.353 del 02/10/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 10.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tronzano; ne ha facoltà.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Quando fosse possibile, avremmo piacere di avere dall'Assessore Valmaggia informazioni in merito ai due blocchi sul traffico, uno della Città e uno della Regione.
Mi pare un argomento molto importante, anche per fare chiarezza ai Consiglieri, perché anche noi siamo un po' smarriti.
Se fosse possibile, sarebbe importante.
Grazie.



PRESIDENTE

L'Assessore Valmaggia oggi risulta in congedo. Gli comunicheremo, pertanto la sua richiesta e gli chiederemo quando intenderà fornire tale informativa.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

In ogni caso, raccogliamo la sua richiesta.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Mi scusi per il ritardo, ma dovevamo ancora firmare.
Siccome abbiamo un presidio dei lavoratori "Hag e Splendid "di Andezeno.



PRESIDENTE

Sì, adesso lo comunico.



FREDIANI Francesca

Intanto sostengo la loro richiesta di essere auditi nella pausa; inoltre informo l'Aula che abbiamo depositato un atto di indirizzo in tal senso: so che ci sarà un tavolo oggi pomeriggio, quindi chiederei, se possibile, di metterlo in votazione.
Ovviamente, lo sottopongo alla firma anche dei colleghi interessati.
Grazie.



PRESIDENTE

Oggi, alle ore 13, è prevista una conferenza stampa di presentazione delle iniziative per i "40 anni del Sistema Sanitario Nazionale".
Sempre alle ore 13 incontreremo nella Sala delle Bandiere anche i lavoratori della Hag, che ci hanno chiesto un incontro.
Consigliera Frediani, possiamo incontrarli solo alle 12.30, non c'è un altro momento. Gli comunicheremo questo.
Per questo motivo, primo cominciamo a lavorare e meglio è.
Li incontriamo alle ore 12.30, mentre gli altri li audiremo alle ore 13 (avevamo già fissato questo incontro).
C'è poi un'altra richiesta.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Allora parliamo di un'altra azienda: pensavo che parlasse del gruppo americano ITW Automotive, che incontriamo alle ore 12.30 (glielo stiamo comunicando).
Ha chiesto la parola il Consigliere Tronzano; ne ha facoltà.



TRONZANO Andrea

Chiedo scusa se intervengo di nuovo, Presidente. Ma è solo per ribadire l'importanza della richieste: se non ci fosse l'Assessore Valmaggia, magari l'informativa può essere resa dal Vicepresidente Reschigna, che credo sia informato della questione.



PRESIDENTE

L'Assessore Reschigna sa tante cose, ma l'Assessore all'ambiente è Valmaggia. La comunicazione la farà pertanto l'Assessore Valmaggia. Glielo comunicheremo.



TRONZANO Andrea

Ma in giornata, spero. Perché per noi.



PRESIDENTE

Ma non è presente l'Assessore Valmaggia!



TRONZANO Andrea

Ma uno della Giunta che possa relazionare.



PRESIDENTE

Ma non è "uno"! È l'Assessore competente che deve rispondere sulla questione!



TRONZANO Andrea

Siccome leggiamo di tutto sul tema, è meglio, a mio avviso, che i Consiglieri siano informati, Presidente.
Non vedo problemi.



PRESIDENTE

I Consiglieri verranno informati in maniera opportuna dell'Assessore che se ne occupa.
Se l'Assessore non c'è, non possiamo farci niente.



TRONZANO Andrea

Io credo che sia in grado l'Assessore Reschigna.



PRESIDENTE

L'Assessore Reschigna è bravissimo, ma non è una sua delega.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Presidente, credo che la richiesta del collega Tronzano debba essere presa in considerazione, ma domani nel corso nella Conferenza dei Capigruppo.
Così come - lo voglio dire all'inizio dei lavori, Presidente - sempre nella Conferenza dei Capigruppo di domani, a nome del Gruppo del Partito Democratico formalizzerò la richiesta di un Consiglio regionale sul tema delle infrastrutture delle Olimpiadi.



PRESIDENTE

Consigliere Ravetti, sembra che il Presidente Chiamparino sia disponibile a rendere una comunicazione; se mi lasciate arrivare al punto, dirò come stanno le cose.
L'ordine del giorno è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 18 settembre 2018.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco, Barazzotto, Cassiani, Chiamparino, Gallo Ferraris, Molinari, Pentenero, Rossi Domenico e Valmaggia.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 25 settembre 2018.


Argomento:

d) Ricevimento delegazione lavoratori JDE


PRESIDENTE

Informo che oggi, alle ore 13 presso la Sala delle Bandiere (piano terra) sarà ricevuta una delegazione dei lavoratori JDE per discutere in merito alla cessazione delle attività legate ai marchi storici Hag e Splendid dello stabilimento di Andezeno.


Argomento:

e) Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

Informo, altresì, che in apertura di seduta pomeridiana il Presidente della Giunta Chiamparino svolgerà una comunicazione in merito alle Olimpiadi 2026.


Argomento:

Esame disegno di legge n. 297, inerente a "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2017"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame del disegno di legge n. 297, inerente a "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2017", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Relatrice di maggioranza è la Consigliera Olivetti; relatori di minoranza sono i Consiglieri Bono e Vignale.
La parola alla Consigliera Olivetti.



OLIVETTI Celestina, relatrice

Grazie, Presidente.
Il rendiconto di gestione per l'anno 2017 è stato predisposto secondo lo schema del bilancio di previsione riferito allo stesso esercizio ed è il secondo rendiconto che viene redatto applicando i principi contabili derivanti dall'applicazione del decreto legislativo n. 118.
Nello specifico, l'articolo 63 del decreto legislativo n. 118, dispone che il rendiconto generale sia composto dal conto del bilancio, dai prospetti riguardanti il quadro generale riassuntivo e la verifica degli equilibri dal conto economico e dallo stato patrimoniale.
Nella seduta del 10 settembre 2018 la I Commissione consiliare ha licenziato, a maggioranza, il disegno di legge riguardante il rendiconto della Regione Piemonte per l'esercizio 2017.
A seguito del giudizio di parificazione del rendiconto da parte della Sezione regionale e di controllo della Corte dei Conti, il disegno di legge è stato integrato con modifiche emendative in sede di esame della I Commissione Consiliare. Rispetto all'assetto originario del disegno di legge 297, il testo "parificato" recepisce le modifiche che riguardano, in particolare: l'articolo 7 dedicato al risultato di amministrazione e l'articolo 9 relativo lo stato patrimoniale e al conto economico; il prospetto dimostrativo del risultato di amministrazione; il prospetto della composizione del Fondo crediti di dubbia esigibilità; la relazione sulla gestione della Giunta regionale per quanto concerne i prospetti procedenti nonché il prospetto relativo al conto economico patrimoniale e alla nota integrativa.
Il disegno di legge n. 297 è volto a recepire quanto rilevato dalla Corte dei Conti, in relazione alla composizione del disavanzo di amministrazione da assorbire negli esercizi successivi al 2017. La funzione basilare del rendiconto è quella di fornire, in una visione annuale della situazione contabile dell'ente, il punto esatto delle procedure amministrative, la valutazione della politica attuata e lo stato del raggiungimento degli obiettivi prefissati da cui ripartire per attivare la successiva linea di azione.
Il rendiconto 2017 ha la caratteristica di essere probabilmente l'ultimo rendiconto che verrà approvato dalla X Legislatura, quindi è sicuramente importante fare il raffronto dei dati ricordando il punto di partenza e gli effetti prodotti dall'azione di questo Governo. Lo scrive bene la Corte dei Conti nella parte introduttiva della sintesi del giudizio di parificazione che dice che la sezione ha ben chiare le difficoltà con cui la gestione contabile regionale si è trovata a operare, anche per le complesse situazioni debitorie risalenti nel tempo.
La situazione ereditata dagli anni pregressi ha fatto sì che questa legislatura dovesse necessariamente fare i conti con un indebitamento imponente che ha drenato risorse correnti per le politiche rivolte al perseguimento delle finalità pubbliche. È la Corte Costituzionale che definisce il bilancio non un complesso di operazioni ragionieristiche, ma un bene pubblico, funzionale alla valorizzazione della democrazia rappresentativa con un'autonomia che compete all'amministrazione regionale che, nell'ambito delle leggi, può esercitare scelte che ritiene più vicine al bisogno dei cittadini.
Analizzando la gestione finanziaria dell'ente, complessivamente, al 31 dicembre 2017 scopriamo che le entrate accertate sono pari al 61 per cento delle previsioni iniziali e la percentuale di realizzo degli incassi degli accertamenti finali di competenza, è pari all'81,26 per cento .
Il trend storico degli accertamenti di competenza, relativo al periodo 2013 2917, evidenzia scostamenti negativi sul totale complessivo per circa un miliardo e 171 milioni. Alla fine dell'esercizio 2017 rappresentano il 61,85 per cento di realizzo rispetto a quelle preventivate. La spesa di competenza dell'esercizio 2017 è stata impegnata per 13 miliardi e 158 milioni, una parte di queste è stata pagata e una parte ha generato dei residui passivi per circa due miliardi e 911 milioni. Va da sé che lo scostamento degli accertamenti dal 2013 al 2017 hanno fatto sì che anche il trend della spesa dal 2013 al 2017 sia in costante diminuzione.
Il saldo di cassa rappresentato al 31 dicembre 2017 è molto inferiore rispetto al saldo iniziale di cassa dello stesso anno. Questo è un sintomo di un elevato smaltimento delle poste dei residui. Abbiamo pagato molte poste arretrate e quindi il fondo di cassa è notevolmente diminuito.
Per quello che riguarda il risultato di amministrazione, la Corte dei Conti ci scrive che, nell'ambito del giudizio di parificazione per l'esercizio finanziario 2017, è stato parificato in tutte le sue componenti il rendiconto generale 2017 complessivo del risultato di amministrazione negativo per sei miliardi e 930 milioni circa, con le eccezioni delle componenti del risultato di amministrazione di euro 752,883 mila quale quota residua del disavanzo al 31 dicembre 2014 e di euro un miliardo e 750 milioni quale quota residua del disavanzo da ricognizione straordinaria dei residui da recuperare.
L'importo della quota residua del disavanzo ordinario al 31 dicembre 2014 da recuperare negli esercizi successivi con ripiano ventennale, viene rideterminato in un miliardo e 100 milioni, mentre l'importo della quota del disavanzo da ricognizione straordinaria dei residui, con un ripiano trentennale, viene rideterminato in un miliardo 402 milioni e 981 mila.
Con la parifica da parte della Corte dei Conti del disavanzo 2017 la Corte dei Conti riconosce l'efficacia dell'opera di risanamento del bilancio regionale già intrapreso negli esercizi precedenti, attraverso il graduale assorbimento dell'ingente disavanzo accumulato dall'ente negli anni passati, senza creazione di disavanzo ulteriore. A questo risultato si giunge in anticipo rispetto al programma di copertura del disavanzo. In soli tre anni, dal 2014 al 2017, il disavanzo infatti è passato da 8,25 miliardi a 6,93 miliardi.
Tale dato, oltre a confermare la giustezza ed efficacia delle scelte compiute dalla Regione Piemonte, avrà anche un impatto positivo sui conti del bilancio 2018 perché permetterà di abbassare la quota annua di copertura del disavanzo. È chiaro che l'opera di risanamento non si conclude qui, ma è necessario continuare su questa strada, mantenendo un equilibrio finanziario che consenta di diminuire il disavanzo, ancora molto elevato e, nel contempo, garantire adeguate risorse per le politiche sociali, per lo sviluppo economico, il diritto allo studio, alla cultura dando anche grande spazio agli investimenti che aiutino lo sviluppo non solo economico dell'intera regione anche nei prossimi anni.
La Corte ha sottolineato che l'effettiva autonomia dell'Amministrazione regionale è condizionata in misura significativa da due elementi, collegati ed interdipendenti: la rigidità delle entrate e la condizionata necessarietà di una larga parte di spesa. Le Regioni non godono di effettiva autonomia di entrata, poiché in Piemonte la quota prevalente pari a circa l'87 per cento, è data da risorse che, se anche qualificate come regionali, dipendono nell'individuazione e quantificazione dallo Stato o da altri Enti.
Analogamente sul versante della spesa, alle Regioni sono affidate dalla Costituzione alcune competenze, quali quelle in materia sanitaria e di trasporto pubblico locale, regolate e disciplinate, nei loro presupposti generali e in relazione di ricadute finanziarie, dalla legge dello Stato che, in Piemonte, incidono complessivamente in misura pari all'81 per cento della spesa. Se a queste aggiungiamo le spese del personale, che sono circa l'1,3 per cento del totale, quelle inerenti al rimborso dei prestiti assunti a titolo diverso, pari a circa il 4,8 per cento delle spese impegnate nell'esercizio terminato, si comprende come, nel corso dell'esercizio 2017, le risorse effettivamente disponibili per le politiche regionali siano state limitate.
Un elemento positivo da considerare è che la parte corrente del bilancio presenta un saldo positivo di circa 372 milioni 723 mila e la parte in conto capitale un saldo negativo di 181 milioni 792 mila, determinando un equilibrio finale positivo, che è il risultato di competenza, per 190 milioni 930 mila. Si tratta di un avanzo consistente di spesa corrente e un disavanzo consistente di spesa in conto capitale, che deve essere visto positivamente, perché significa che si sono finanziati investimenti con le entrate che erano destinate alle spese correnti.
La Corte dei Conti ha evidenziato, per quel che riguarda l'andamento dei residui attivi e passivi provenienti dagli esercizi anteriori al 2017 quale risultato a seguito delle procedure di riaccertamento ordinario, una riduzione dei residui attivi per quasi 1,7 miliardi; mentre con riferimento ai residui passivi, le riduzioni hanno interessato circa 2,1 miliardi.
Tra le spese che generano la rigidità nelle politiche del bilancio vi è sicuramente la spesa del personale. Sostanziali modifiche alla pianta organica sono intervenute nel corso del 2017 e del 2018, a seguito della stabilizzazione del personale precario e dell'acquisizione del personale proveniente dalle Amministrazioni provinciali. Nel periodo compreso fra il 2013 e il 2017, il personale è passato da 2.670 a 2.866 unità. La riduzione ha interessato i dirigenti, che sono passati da 145 a 115, mentre il personale non dirigenziale è passato da 2.535 a 2.751 unità, per effetto appunto del trasferimento del personale delle ex Province.
Sulle partecipazioni societarie, la Giunta regionale, con un atto, ha approvato il 29 agosto 2017 la revisione straordinaria delle partecipazioni societarie detenute direttamente o indirettamente. In materia è proseguita quindi l'attività di razionalizzazione delle medesime; infatti, a settembre del 2017, il numero delle partecipate, direttamente o indirettamente detenute attraverso operazioni di dismissioni, liquidazioni o accorpamento si è attestato a 55 rispetto alle 66 del 2016.
Anche per quel che riguarda il trasporto pubblico locale per l'esercizio 2017, le risorse destinate si sono attestate per un importo complessivo pari a 580 milioni 651 mila, cifra di gran lunga superiore a quella preventivata nel piano triennale 2015-2017, che si attestava invece a 520 milioni.
Sulla gestione dei fondi strutturali, purtroppo, mentre la programmazione 2007-2013 ha fatto registrare un elevato utilizzo delle risorse originariamente programmate, la nuova programmazione 2014-2020 ha scontato nell'annualità 2017 importi modesti di spesa, certificata al 31/12/2017 per il POR-FSE per circa il 17 per cento del budget assegnato, nonché a importi ancora più limitati per quanto concerne il POR-FESR, che rappresenta circa il 6,21 per cento del budget assegnato. Questo ritardo generale che sta caratterizzando la programmazione 2014-2020 è un dato su cui la Regione sta scontando le difficoltà nello start-up dei fondi, seppure in linea con la maggior parte delle Regioni dell'Italia.
Sia la Corte dei Conti, nel giudizio di parifica, sia il Collegio dei Revisori richiamano la Regione affinché perseveri con determinato e costante impegno nello sforzo teso a recuperare i ritardi nell'utilizzo delle risorse disponibili e rendere più efficiente l'utilizzo delle risorse a disposizione per il rilancio dell'economia.
Nota per la parte che rappresenta circa il 75 per cento del bilancio regionale: la gestione del settore sanitario, il capitolo più importante di tutta l'attività gestionale per le implicazioni che le scelte dirette hanno sulla popolazione. Anche qui un dato positivo: il 21 marzo 2017 viene siglata l'uscita dal Piano di rientro. Dopo l'introduzione delle regole contabili previste dal Decreto Legislativo n. 118 che, all'articolo 20, ha introdotto l'obbligo di perimetrazione delle entrate e delle uscite relative al finanziamento del proprio servizio sanitario, il dato emerge nel documento contabile nei suoi componenti di entrata e di spesa.
La spesa sanitaria per l'esercizio 2017 è passata da 8.509 milioni di euro ed è in diminuzione rispetto al dato del 2016, ma l'incidenza della spesa sanitaria sul totale della spesa regionale è passata dal 74,09 per cento del 2016 al 75,44 per cento del 2017. La spesa per investimenti riferita al settore sanitario ha subito un forte rallentamento, passando dai 24 milioni di euro del 2016 a un valore di circa 21 milioni di euro nel 2017, ma l'incidenza della spesa sanitaria aumenta rispetto al 2016 per gli investimenti sulla spesa complessiva, invertendo l'andamento rilevato nei precedenti anni.
La Corte stessa evidenzia un deciso miglioramento nella gestione delle spese sanitarie, con una maggiore attenzione alla programmazione delle risorse e alla distribuzione tempestiva agli enti sanitari delle somme destinate. Ciò ha prodotto una rilevante riduzione delle perdite di esercizio e un minor ricorso alle anticipazioni di tesoreria. Nella sua relazione, altresì, la Sezione regionale di controllo ha riconosciuto i passi avanti compiuti nella sanità, con un notevole recupero sui ritardi dei pagamenti delle Aziende sanitarie.
Il Procuratore generale della Corte dei Conti rileva una sempre più attendibile perimetrazione delle risorse accertate e impegnate per il finanziamento del Sistema Sanitario Regionale, modalità operativa finalizzata a evitare la formazione di disavanzi sommersi e a rendere chiaro ed evidente, sotto il profilo sia delle entrate che delle spese, il collegamento fra le risorse e i servizi. Inoltre ha evidenziato che è stato operato il trasferimento delle risorse dal conto della gestione ordinaria a quella sanitaria per 65 milioni, per sanare una situazione risalente agli anni scorsi.
Pertanto, alla luce di queste considerazioni, ci apprestiamo oggi all'approvazione di questo importante documento, nella consapevolezza che bisogna continuare nella direzione del risanamento dei conti fin qui intrapresa. A questo proposito, permettetemi un inciso per ringraziare il Vicepresidente Aldo Reschigna per il rigore finanziario che ha animato l'assolvimento del suo mandato, al quale vanno, oltre ai miei personali attestati di stima, anche quelli dell'intero Gruppo consiliare del PD.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Grazie, collega Olivetti.
I relatori di minoranza sono i Consiglieri Bono e Vignale.
Collega Bono, inizia lei? Prego.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, come in ogni discussione di bilancio, farei un'analisi temporale delle tempistiche, che è sempre un dato importante da cui partire quando si affrontano i documenti di bilancio.
Questo rendiconto verrà votato, immagino, in data odierna (2 ottobre) quindi questo già dà l'idea del ritardo temporale con cui andremo ad affrontare in primis l'assestamento e poi il bilancio previsionale del 2019 e anni successivi, ipotecando già un esercizio provvisorio. Dico così magari mi sbaglio, ma comunque sarà molto difficile in due mesi di tempo è evidente a tutti - discutere sia un assestamento, e avere spazi per lavorare sull'assestamento perché siamo veramente molto in là col tempo sia un bilancio previsionale.
Per fare un raffronto, il rendiconto 2016 è stato votato il 2 agosto 2017 quindi eravamo riusciti ad approvare almeno il rendiconto prima dalla pausa estiva e a iniziare l'assestamento subito dopo il rientro dalle vacanze. Il rendiconto 2015 l'avevamo approvato a metà settembre 2016. Il rendiconto 2014 è forse il rendiconto più tardivo - rimarrà, spero, il più tardivo mai approvato da questa Regione il 1° dicembre 2015, ma c'era anche la nuova legislatura e le nuove modalità di analisi del bilancio. Nondimeno possiamo dire degli ultimi anni della scorsa legislatura: novembre per il 2014 e agosto per il 2013.
Innanzitutto c'è da dire: ben vengano i controlli della Corte dei Conti perché ci permettono di avere maggiore veridicità e correttezza di bilancio, come ci insegnano le norme contabili, nonché di poter avere una "certificazione" di un buon operato delle Amministrazioni che, anche qualora volessero - dico qualora volessero - non scrivere un bilancio aderente rispetto alla realtà (è ovvio che parliamo di bilancio degli anni precedenti), vi è comunque il controllo autorevole della Corte dei Conti che dà dei moniti e dice come muoversi.
Penso che questo sia molto importante rispetto a un andamento non positivo visto negli anni precedenti: cercare di rendere sempre più autonome le Regioni rispetto ai controlli, non rispetto alle competenze. Ecco, questo è un altro tema che stiamo discutendo adesso, quello delle competenze legislative, di cui siamo assolutamente favorevoli a parlare e ad approfondire nel merito, ma i controlli contabili, visto che sono soldi pubblici, cioè soldi dei cittadini, e soldi che in gran parte arrivano per trasferimenti diretti dallo Stato, devono essere svolti.
Noi siamo assolutamente favorevoli a questi controlli e riteniamo che anche se le tempistiche di verifica da parte della Corte dei Conti portano un po' ad allungare il bilancio in là nell'anno, sono giusti, sacrosanti e veramente ci permettono di essere più tranquilli rispetto all'analisi di bilancio.
Fatta questa premessa, anch'io vengo all'analisi dell'articolato con diversi rilievi e alcune - almeno ci proverò - risposte rispetto alla relazione della collega di maggioranza. Innanzitutto le entrate, come si diceva, ammontano a quasi 13 miliardi e sottolineo che già le spese impegnate erano più alte: 13,158 miliardi. Quindi, già come primo dato balza agli occhi che le entrate accertate alla fine sono state minori rispetto alle spese impegnate. Cosa vuol dire? Vuol dire che tutte le volte noi costruiamo dei bilanci in pareggio perché sovrastimiamo - dico sovrastimiamo, non uso altri termini - le entrate.
Questo è già un primo un richiamo di attenzione sia al Vicepresidente Reschigna sia ai colleghi di maggioranza per quest'ultimo bilancio.
Sappiamo che le entrate vengono sempre sovrastimate: questo è un richiamo che faceva già la Corte dei Conti negli anni precedenti, in cui ci mostrava il dato delle entrate iscritte a bilancio, le entrate accertate e poi le entrate riscosse. Riscossi 2017 sono stati 10,5 miliardi, quindi nei residui, come diceva correttamente la collega Olivetti, sono attivi 2,4 miliardi: speriamo di poterli incassare tutti (poi dirò qualche cosa sui residui).
Le spese impegnate quindi sono più alte (13,1 miliardi) e per fortuna, tra virgolette, sono stati pagati 10,2 miliardi, quindi 300 milioni in meno rispetto alle entrate accertate, per cui in teoria avremmo sull'anno - poi dirò della cassa - comunque un ritorno positivo. È ovvio che abbiamo pagato residui passivi degli anni precedenti, quindi è corretta questa prassi, nel senso che quello che avanza dagli anni precedenti deve essere pagato naturalmente viene fatto a scapito anche di qualche cosa di quest'anno (parlo sempre del 2017, ovviamente), per cui sarebbe interessante capire se questi 300 milioni sono stati pagati tutti già nel corso di quest'anno oppure no, quindi si deve recuperare il pregresso degli anni precedenti.
Sui residui attivi e passivi degli anni precedenti sottolineo che - così come ho già evidenziato in Commissione - sostanzialmente dal 2009 noi non abbiamo più incassato nulla dei residui attivi, quindi è ovvio che la prassi è quella di tenerli ancora a bilancio; non sono cifre enormi parliamo di qualche decina di milioni, ma sono comunque importanti e bisognerebbe fare un'ulteriore pulizia, un'ulteriore ricognizione. So che viene fatta sostanzialmente quella ordinaria tutti gli anni, ma magari sarebbe necessaria una nuova ricognizione straordinaria come quella fatta la scorsa legislatura, che ci ha portato poi a iscrivere come disavanzo insieme agli altri disavanzi finanziari, i famosi 2,2 miliardi.
Sugli ultimi anni invece stiamo sia pagando sia discutendo, quindi - finch c'è vita c'è speranza, diceva un vecchio adagio - speriamo che rimanga tutto sotto controllo e non ci siano appunto, com'è successo negli anni passati e anche nelle scorse legislature, delle sorprese per chi verrà dopo, anche perché esiste ancora l'istituto della perenzione, sia su spesa corrente sia su investimenti, per il quale dopo un tot di anni si rischia di perdere un po' la traccia dei residui attivi e di quelli passivi.
Dicevo che sulla cassa, in teoria, è positivo sull'anno in corso, per abbiamo visto che la cassa si riduce molto. L'ho già chiesto al Vicepresidente Reschigna in Commissione, il quale ha risposto dicendo che ben venga che la cassa, che passa da 500 milioni a 165 milioni - non trovo la cifra esatta tra gli appunti - diminuisca. Il Vicepresidente Reschigna in Commissione ha detto che ciò è positivo, perché significa che stiamo pagando; anzi, lo scorso anno siamo stati un po' troppo prudenti, perch avevamo nicchiato un po' sui pagamenti.
Non soltanto nella vita in generale, ma alle volte ci vuole anche un po' di coraggio, però soprattutto sui conti pubblici la prudenza deve essere una costante, quindi non è che c'è un anno e l'anno dopo non c'è più. È ovvio che siamo in un anno "elettorale", perché questo è un anno elettorale: il prossimo anno ci sono le elezioni e quindi sappiamo che c'è un po' più voglia da parte dell'Amministrazione in carica, legittima, come tutte le altre Amministrazioni, di poter dimostrare che comunque si sta lavorando per il bene del Piemonte e non solo da un punto di vista ragionieristico come abbiamo detto tante volte, a far quadrare i conti. Quindi, ben venga questo. Sappia l'Amministrazione che noi controlleremo che dalla prudenza non si passi all'euforia eccessiva, cioè che ci sia un equilibrio negli investimenti.
Sugli investimenti, diceva la collega che mi ha preceduto, il saldo era negativo e, quindi, era un dato positivo da un punto di vista del significato per la Regione, perché voleva dare un significato d'interesse di attenzione della Regione sugli investimenti per far ripartire la Regione stessa. Nella tabella l'equilibrio di bilancio parte corrente è positivo di 370 milioni; parte investimenti è negativo per 181 milioni.
Andando a vedere solo i dati dei macroaggregati delle spese per macroaggregati dell'impegno 2017 e 2016, volevo sottolineare e ricordare all'attenzione dell'Aula che nel 2016 comunque gli impegni erano di 615 milioni, mentre nel 2017 leggo 446. Quindi comunque c'è stata una diminuzione degli investimenti, poi vengo anche al tema di cui abbiamo discusso ieri in Commissione e agli spazi d'indebitamento. È andato in negativo, quindi ha speso di più rispetto a quello che (tra virgolette) poteva rispetto alle entrate in conto capitale, però rispetto all'anno il trend, da queste tabelle che abbiamo affrontato (rendiconto dell'anno scorso e rendiconto di quest'anno), è una spesa migliore in investimenti rispetto al 2016. Sono confronti più politici, più tecnico-politici nel concreto, però è ovvio che è un dato che fa riflettere. Mentre comunque la spesa corrente è cresciuta un po'.
Tra l'altro, la politica si occupa anche di spesa corrente: non è che solo gli investimenti sono buoni e la spesa corrente è negativa; se è spesa corrente può anche riguardare il personale, come diceva la collega prima perché abbiamo ricevuto anche il personale delle Province e della Città metropolitana e sono impegni che devono essere onorati.
Sugli investimenti, ieri abbiamo affrontato una parte del tema degli 82 milioni di euro che riguardano però quest'anno e il prossimo anno, non il 2017. Mi ricollego solo rispetto al prospetto della tabella dei limiti d'indebitamento. Continuo a sottolineare, anche se è un'ovvietà, però mi va di sottolinearlo, che la Regione Piemonte è una delle Regioni più indebitate d'Italia; questo è un dato di fatto: eredità passata, il debito è stato tutto finanziarizzato, cioè trasformato in rate di mutui o anche con il DL 35, di prestiti a breve, che però sono a trent'anni (un contraddizione un po' in termini), per cui noi paghiamo ogni anno delle rate di mutuo, se non ricordo male, di 674 milioni, da cui dobbiamo togliere i 220 (arrotondo) del DL 35.
Alla fine, tutto il calcolo è complicatissimo e non lo rifaccio, perch annoierei ovviamente i colleghi, ma c'è nell'allegato, a noi resta un ammontare disponibile per nuove rate di mutui di 183 mila euro. Questa è la capacità d'indebitamento della Regione Piemonte. Mi andava di sottolinearlo per dire comunque che, al di là dei giusti proclami, che già ieri hanno girato per lettera degli investimenti di Regione Piemonte per 82 milioni di euro, che si sono ottenuti grazie a norme nazionali e non grazie alla capacità di spesa della Regione, sostanzialmente, che ci garantirà degli spazi in più, abbiamo 183 mila euro di capacità d'indebitamento ulteriore cioè zero, sostanzialmente, perché 183 mila euro di capacità d'indebitamento ulteriore è nullo.
Di nuovo, la prossima Amministrazione avrà delle difficoltà e vi sarà soprattutto il bisogno d'intavolare una trattativa con il Governo nazionale. Quindi, non solo sul Fondo Sanitario Nazionale, di cui parliamo tutti i giorni in IV Commissione, ma anche sulla capacità di spesa di una Regione che deve pagare 672 milioni di euro di mutui ogni anno (arrotondo perché parleremo del piano di rientro dal disavanzo, successivamente) fino al 2043; qualcosa scade un po' prima, per fortuna, qualcosa scade dopo e tutti gli spazi di manovra che abbiamo liberato sono derivati solo dal fatto che sono stati ricontrattati mutui con le banche e sono state allungati.
Insomma, anche quello spazio che avremo alla fine di quest'anno e il prossimo anno deriva dalla rinegoziazione di mutui. Ciò significa pagare di più e lo dice anche la Corte dei Conti, perché se allungo pago di più d'interessi. Ben venga; anche una famiglia, quando è in difficoltà, cerca di ricontrattare il mutuo della prima casa: se era a dieci anni lo porta a vent'anni, se era a vent'anni prova a rinegoziarlo con un'altra banca per un mutuo più favorevole, però anche la Corte dei Conti sottolinea che stiamo pagando di più di mutui e quindi di più d'interesse, quindi abbiamo sempre meno capacità di spesa.
Sul capitolo dei fondi vincolati e accantonati (così chiudo nell'ultimo minuto) c'era una serie di perplessità, che abbiamo provato ad affrontare anche in Commissione; diciamo che i dati erano abbastanza divergenti tra una tabella e l'altra. Ne abbiamo parlato tanto e il Vicepresidente Reschigna, come al solito, si è dimostrato molto attento e disponibile, ma a noi restano comunque ancora delle perplessità rispetto alla lettura del dispositivo della Corte dei Conti, nel senso che la Corte dei Conti segnalava una serie di punti critici e francamente, nel rimescolamento vario delle tabelle anche all'ultimo minuto in Commissione, devo dire che ci siamo un po' persi.
Si parlava del Fondo crediti di dubbia esigibilità che la Corte dei Conti diceva dovrebbe essere di 537 milioni; nel rendiconto erano già la metà poi troviamo che diventano 76 milioni di euro. Pertanto, anche su questo abbiamo delle perplessità.
Anche relativamente al Fondo svalutazione delle partecipazioni regionali in Commissione il Vicepresidente Reschigna ha detto che 13 milioni di euro bastano, addirittura avanzano. Insomma, visto il caso Finpiemonte, un po' di prudenza (prima parlavamo di prudenza) la metterei, vista anche l'impugnativa della norma regionale, poi risolta (più o meno, diciamo sul percorso di soluzione). Sarei, dunque, un po' prudente sul Fondo svalutazione e partecipazione.
Sul resto, è un rendiconto che dimostra alcune luci e alcune ombre. Da anni stiamo cercando di barcamenarci in questa situazione, fin da quando sono entrato in questo Consiglio regionale (dal 2010), quando la materia era un po' più complicata e più scura, perché non si capiva bene l'entità dei disastri finanziari ereditati dalle legislature precedenti. Adesso almeno è un po' più chiaro, si è fatta un po' di chiarezza. Rimane ancora qualcosa di oscuro ed è ovvio che il tema è chiarire bene il Piano di rientro dal disavanzo (ne parleremo successivamente), scrivere un buon assestamento e rimanere prudenti sul bilancio di previsione del prossimo anno.
Diversamente, il nostro ruolo d'opposizione ci farà richiamare all'ordine la maggioranza e l'Amministrazione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale, secondo relatore di minoranza.



VIGNALE Gian Luca, relatore

Grazie, Presidente.
Com'è noto ai colleghi, il rendiconto è un nostro documento che, se da un certo punto di vista appare come ragionieristico e inemendabile, in realtà consente di svolgere alcune valutazioni di carattere politico sul bilancio appena chiuso.
È un esercizio che, per certi versi, suscita meno interesse rispetto alla discussione del bilancio di previsione, perché fotografa l'annualità passata e quindi non interviene sul futuro, però è anche estremamente utile per comprendere cosa è avvenuto. Ci tengo a fare una premessa: nella situazione in cui si trova e si è trovata la Regione Piemonte, sarebbe molto interessante capire quando si è creato questo debito, almeno rispetto allo stock più significativo. Io non ho dubbi, nel senso che certamente molte Amministrazioni (anche la precedente) hanno creato una parte di debito, ma è sufficiente leggere i bilanci, e di quei bilanci esclusivamente la parte di autorizzazione alla contrazione di mutui che vanno nei cinque anni dell'era di Mercedes Bresso, per comprendere che una parte consistente del debito che ci portiamo dietro arriva da lì. Ma questo non c'interessa, perché parliamo di un periodo concluso otto anni fa.
C'interessa, invece, capire qual è il difficile equilibrio nel gestire una Regione che ha ancora uno stock di debito significativo. Per tradurlo in aspetti semplici, significa che abbiamo delle fatture da pagare nei confronti di soggetti terzi, siano essi Pubbliche Amministrazioni o imprese, quindi occorre coniugare il rigore con politiche di sviluppo. Il rischio - che è quanto è avvenuto nei primi anni di questa legislatura - è che venga posta, correttamente anche, molta attenzione alle politiche di risanamento, non prevedendo, però, nulla, o molto poco, relativamente alle politiche di rilancio, per esempio sul tema degli investimenti.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno già fatto una disamina puntuale su alcuni aspetti: la collega Olivetti, che è relatrice di maggioranza, ha cercato di sottolineare gli aspetti migliori di questo rendiconto. Io, non per fare il controcanto, cercherò di provare a verificare alcuni aspetti della politica di bilancio del 2017 che noi giudichiamo negativi e che sono strettamente correlati alle scelte che l'Amministrazione regionale ha fatto, cioè che non provengono da una cambiale lasciata da pagare e che quindi, andava onorata.
Vi sono alcuni aspetti, secondo noi, importanti da fare presenti: in un bilancio come quello regionale, che ha, al netto delle spese obbligate, da pagare (il personale, i trasporti, la sanità, ovviamente i mutui), vi è una spesa libera estremamente limitata. Pertanto, l'utilizzo dei fondi europei è un utilizzo che diventa strategico. Cioè, noi ogni anno, all'esterno della discussione che facciamo sul bilancio previsionale, abbiamo in realtà il grosso degli investimenti (quattro miliardi in sette anni) di cui non discutiamo a bilancio, perché questi stanno all'interno delle scelte che la Regione, nei piani operativi e, mensilmente, nei bandi che discendono dai piani operativi, in qualche modo è in grado di fare relativamente all'utilizzo dei fondi europei.
La Corte dei Conti scrive: "In merito alla gestione dei fondi comunitari la programmazione 2007-2013, chiusasi a marzo 2017, ha assicurato, alla fine del ciclo, un elevato utilizzo delle risorse originariamente programmate, che ha raggiunto per il FESR una spesa pari al 111 per cento e si è attestato, per il FSE, intorno al 100 per cento. Riguardo, invece alla programmazione 2014-2020, si possono registrare importi modesti di spesa certificata al 31/12/2017: per il POR-FSE, 149 milioni, la cui spesa si attesta su circa il 17 per cento del budget impegnato. Ancor più limitati si registrano per quanto concerne il POR-FESR (quindi quello che sostiene il mondo economico) con una spesa di 60 milioni, che rappresenta solo il 6,21 per cento degli stanziamenti, sintomo di un ritardo generale che sta caratterizzando la programmazione 2014-2020 su cui la Regione è chiamata ad intervenire imprimendo una maggiore accelerazione alla spendita di tali fondi e alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo programmati".
Questo l'abbiamo anche visto nella nostra discussione di bilancio, dove abbiamo sottratto una parte delle spese di cofinanziamento regionale legato ai fondi europei.
Questo è un aspetto che, al di là delle valutazioni di mero calcolo che il rendiconto ci dà rispetto a quanto è stato speso (dati certamente importanti), ci deve far riflettere. È per questo motivo che molte volte chiediamo che in sede di Commissione competente si faccia una valutazione approfondita - e non sintetica, come a volte avviene - di quelle che sono le nostre vere risorse a disposizione.
Vi è un altro tema, sempre per cercare di aumentare le entrate. Perché è evidente che noi abbiamo uno stock di debito da pagare e qualunque azienda o qualunque famiglia, nel momento in cui ha debiti da pagare cerca di aumentare le entrate, visto che, fra virgolette, lo stipendio (o le entrate) che riceve.



(Commenti della Consigliera Gancia)



PRESIDENTE

Collega Gancia, faccia intervenire il Presidente Vignale senza interromperlo.



VIGNALE Gian Luca

Oppure - dicevo - una seconda possibilità è quella di cercare di aumentare le entrate, cosa che da più anni cerchiamo di far presente, con la dismissione degli immobili.
Leggo sempre ciò che scrive la Corte: "Fra le criticità segnalate ricordiamo la mancanza di un cronoprogramma previsto per l'attuazione delle alienazioni. Le entrate derivanti da alienazioni patrimoniali risultavano fortemente ridotte, con il valore complessivo della locazioni che era superiore a quello delle locazioni attive".
È evidente, su questo tema, che il ritardo che si è registrato sul Palazzo unico dalla Regione ha frenato alcune delle più semplici, fra virgolette alienazioni immobiliari.
Peraltro, anche qualora fossimo nel Palazzo unico, ricordo che la sede di Piazza Castello oggi non potremmo venderla come vorremmo, perché manca ancora una variante al Piano regolatore della Città di Torino.
Oltre a questo, noi abbiamo, come il Vicepresidente sa bene, uno stock di patrimonio, tanto nella Regione quanto nelle ASL, che è certamente uno strumento da usare non solo e non tanto per la riduzione del debito, ma anche per creare risorse utili per liberarne altre per spese per investimenti.
Vi è poi un aspetto che credo sia dirimente e che riguarda esclusivamente questa Amministrazione regionale: mi riferisco alla scelta che è stata fatta di trasformare la finanziaria Finpiemonte in banca, per tornare a essere una finanziaria. "Grave perplessità ha destato la scelta strategica che ha gestito la società, in quanto non supportata da una seria valutazione di fattibilità in presenza di un'organizzazione imprenditoriale non adeguata. La stessa scelta, infatti, risulta abbandonata a distanza di soli due anni e ciò proprio per le difficoltà incontrate dalla società in house di Finpiemonte a ricoprire il ruolo che il socio di controllo ha inteso affidare. Non si possono non rilevare" - sempre parlando di Finpiemonte S.p.A. - "forti dubbi in ordine all'organizzazione del settore regionale che si occupa degli organismi partecipati". Ricordo che attendiamo, penso da alcuni mesi, anche in sede di Commissione di controllo, quello che doveva essere il vero intervento di controllo analogo sulle società partecipate, tanto che ha portato la Giunta regionale a modificare quella prima delibera sul controllo analogo.
"Si tratta di un aspetto tanto più grave in relazione alle società in house, quale Finpiemonte S.p.A., sulle quali l'Amministrazione è tenuta a esercitare penetranti poteri di indirizzo e soprattutto di verifica, che non possono limitarsi all'approvazione di bilancio e ben altro. Se l'Ente non è in grado di organizzare un adeguato sistema di indirizzo e controllo deve rinunciare a detenere partecipazioni già affidate all'organismo partecipato e deve organizzare il servizio in altro modo".
Vi è poi un ultimo tema che voglio trattare: mi riferisco a quello che ritengo essere il fallimento di questa Amministrazione (sempre parlando di questi quattro anni) rispetto alle politiche sanitarie, perché incidono fortemente sul nostro bilancio.
La Regione aveva un disavanzo che, all'ultimo anno, si aggirava intorno ai 20 milioni di euro (disavanzo fra la mobilità attiva e la mobilità passiva).
Questo bilancio - su questo anche l'Assessore Saitta, che tende sempre a mistificare i numeri, non può ovviamente dire che non sia così - certifica che, a fronte di 264 milioni di euro di prestazioni che i piemontesi hanno fatto in altre Regioni, nonostante la nostra sia una Regione che attrae sanità (o che dovrebbe attrarre sanità) da Regioni che hanno una sanità non efficiente come la nostra (o com'era la nostra), noi abbiamo una mobilità attiva per soli 202 milioni di euro. Questo significa che la sanità fa perdere al bilancio regionale 62 milioni di euro.
È evidente che questo si riversa su un problema non soltanto di bilancio (anche di bilancio), ma di cattivi servizi ai cittadini. Ma, soprattutto nel dire che la politica figlia della 1-600, cioè la delibera che riteneva che tagliando posti letto, tagliando servizi e chiudendo presidi, si risparmiasse del denaro, è la stessa politica che i grandi servizi, i grandi fondi o le grandi strutture internazionali chiedono ai Paesi in difficoltà: cioè riducete gli stipendi, tagliate le tasse si spende meno ma si hanno molte meno entrate. Da noi sta avvenendo l'uno e l'altro: peggioriamo in mobilità attiva e peggioriamo in mobilità passiva, per cui la cattiva gestione del servizio sanitario sul bilancio dei piemontesi pesa per 62 milioni di euro.
Pensate se avessimo una mobilità attiva pari alla mobilità passiva, se riuscissimo ad arrivare a questo obiettivo. Un obiettivo che si raggiungeva ancora fino al 2010-2011.
La precedente Amministrazione ha anche fatto aumentare la mobilità passiva perché vi erano circa 400 milioni di euro da recuperare nel bilancio della sanità. Noi avremmo 60 milioni di euro che, in qualche modo, potremmo destinare a ciò che uno ritiene, anche al tema della mobilità. Nella voce dei trasferimenti dello Stato, quando noi abbiamo una cifra così significativa che viene spesa verso altre Regioni significa che ci viene detratta, in qualche modo, dal contributo che viene dato alla Regione Piemonte nel momento in cui vengono trasferite le risorse in sanità.
Credo che alcuni di questi punti siano punti su cui focalizzare un'attenzione che certamente è meritoria rispetto all'impegno e alla serietà che il Vicepresidente ha messo sul tema del bilancio e dei conti.
Tuttavia, credo che una Regione la si provi a risanare, o che si cerchi di coniugare rigore e sviluppo, solo quando c'è un complesso di squadra di governo in grado di raggiungere quegli obiettivi. La serietà e la competenza di una singola persona non possono essere in grado e non sono in grado di ottenere gli obiettivi di cui dicevo. Se si pensa anche solo ai quattro punti che citavo, vi renderete conto come vi siano alcune parti della Giunta - oggi tutti magnificamente assenti - che hanno gravi responsabilità rispetto a ciò che la Corte dei Conti segnala.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Superiore "G.E. Pestalozzi" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Superiore "G,E. Pestalozzi" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame disegno di legge n. 297, inerente a "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2017" (seguito)


PRESIDENTE

Non essendoci interventi in discussione generale sul disegno di legge n.
297, la parola al Vicepresidente Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Assessore alle finanze

Normalmente amo la celerità con cui i provvedimenti vengono assunti, ma questa mattina mi sembra un po' eccessiva.
Ho seguito molto attentamente le relazioni che il relatore di maggioranza e i relatori di minoranza hanno fatto sul disegno di legge di rendiconto.
Ciascuna, dal suo punto di vista, l'ho trovata ricca di temi e anche di un'analisi relativamente agli aspetti positivi e alle criticità che questo rendiconto mette in evidenza.
Concordo sul fatto che noi dedichiamo moltissima attenzione alla discussione sulla legge di bilancio e sull'assestamento di bilancio. Due strumenti fondamentali nel definire l'allocazione delle risorse, ma dedichiamo complessivamente, come Paese, molto meno tempo e molto meno attenzione alle discussioni che nei Comuni vengono fatte sui conti consuntivi e che nelle Regioni vengono fatte sui disegni di legge di rendiconto. Non perché le leggi di bilancio possono rappresentare un libro dei sogni. Oggi, con i vincoli che ci sono e il livello di controlli che vengono esperiti anche sulle leggi di bilancio, questo è molto meno facile rispetto al passato, ed è opportuno e giusto che sia così.
Il rendiconto è lo strumento più in grado di verificare, sostanzialmente la quantità degli obiettivi raggiunti. Questo è il punto fondamentale della discussione.
Molto brevemente e sinteticamente, cerco di tornare su alcune questioni poste. I tempi. È chiaro che l'introduzione del giudizio di parifica da parte della Corte dei Conti regionale - voglio ricordare i tre mesi di istruttoria prima della sentenza - porta a una dilatazione dei tempi di approvazione dei rendiconti. Noi siamo stati la seconda Regione, dopo la Lombardia, che ha ottenuto il giudizio di parifica da parte della Corte dei Conti regionale. Ci sono Regioni che, ancora oggi, devono ricevere il giudizio di parifica da parte delle Corti dei Conti regionale rispetto ai loro disegni di legge di rendiconto. Questo porta, inevitabilmente, a una dilatazione dei tempi rispetto a quello che la legge sull'ordinamento contabile della Regione prevedrebbe. Questo rischia anche di vanificare un po' la portata dell'assestamento di bilancio che, per logica, viene sempre a valle dell'approvazione del rendiconto.
Non è una responsabilità che possa essere imputata né alle amministrazioni regionali né alla Corte dei Conti regionale, ma è l'introduzione di questo meccanismo che porta, inevitabilmente, a una dilatazione dei tempi di esame e di approvazione degli stessi. Si può cercare di ridurre questo elemento e questa tempistica, e credo che questo non sia così impossibile farlo, ma stiamo ragionando di poche settimane.
Il secondo elemento che voglio mettere in evidenza è che noi, con questo rendiconto, dimostriamo di essere in anticipo sulla copertura del disavanzo della Regione. Questo non è risultato di poco conto, migliorare rispetto a quello che era la previsione a cui eravamo tenuti. Secondo il piano di copertura e di disavanzo il rendiconto doveva segnalare, doveva stare all'interno di un disavanzo di sette miliardi e 138 milioni di euro, ma oggi abbiamo circa 230 milioni di euro di miglioramento, siamo a sei miliardi e 900 milioni circa di euro.
Questo miglioramento del disavanzo al 31 dicembre 2017 porta con sé anche un'altra questione, un altro elemento sicuramente positivo: dal 2018 la rata di copertura del disavanzo a carico del bilancio regionale scende a 106 milioni di euro, rispetto ai 112 milioni di euro. Sostanzialmente, aver recuperato di più in termini di copertura di disavanzo porta ad alleggerire l'onere e l'incidenza di questo carico sul bilancio della Regione che assieme al tema della restituzione del pagamento del debito, sono le due zavorre che ha la Regione Piemonte, rispetto alla quasi totalità delle Regioni d'Italia. Il dato è un po' enfatico, perché non tiene conto del pagamento dei mutui con onere a totale carico dello Stato, ma stiamo parlando comunque di un importo sui 400 milioni di euro netti sul bilancio della Regione, del pagamento del debito accompagnato a questi 106 milioni di euro. Significano 506-510 milioni di euro che sono destinati a coprire l'eredità del passato, perché il debito è eredità del passato e il disavanzo è eredità del passato.
Se vogliamo confrontarci con Regioni come la Lombardia, il Veneto, l'Emilia Romagna e la Toscana - e cito due Regioni di centrodestra e due Regioni di centrosinistra - loro hanno sui loro bilanci, quando va male, un ottavo di questo importo. Sono risorse che vengono, di fatto, sottratte alle politiche, cioè a quel ruolo che la Regione deve esercitare per creare e mantenere coesione sociale, per sostenere investimenti, per contribuire a governare le grandi trasformazioni che stanno attraversando le nostre società e dentro le quali ci sta anche la Regione Piemonte.
Questa è la conseguenza dell'eredità del passato che, non voglio smontare facili ottimismi, durerà ancora per molto tempo. Durerà ancora per molto tempo, quindi questa è una condizione, anche se rivendico la qualità e la quantità del lavoro che è stato fatto durante questa legislatura regionale non dal sottoscritto ma da questa Amministrazione regionale nel suo complesso. Questa è l'eredità che continuerà a permanere per molti anni nelle politiche di bilancio della Regione Piemonte.
Sul piano del debito, si può fare ancora qualcosa? Sì, c'è ancora in ballo e stiamo lavorando, premendo anche sul Governo perché possa, nella legge di bilancio, essere riproposta una norma che è stata utilizzata da altre Regioni nel passato, relativamente alla ristrutturazione dei prestiti obbligazionari con sottostante interswap. Questo sarebbe un elemento sicuramente positivo. È difficile immaginare altre operazioni di ristrutturazione del debito, se non molto limitate, cioè noi abbiamo oggi ancora un paio di mutui che hanno un tasso di interesse superiore a quello che il mercato oggi sarebbe in grado di poter offrire. È chiaro che lavoreremo anche in questo senso, però il grosso dell'operazione di ristrutturazione del debito, lo voglio ricordare, non riguarda solo il fatto di averlo allungato, ma è l'essere passati da un indebitamento che al 90 per cento era a tasso variabile a un indebitamento che oggi è quasi al 100 per cento a tasso fisso.
Non voglio entrare nel merito delle polemiche di questi giorni e delle tensioni che si respirano sui mercati e sulle politiche di bilancio nazionale e a livello del rapporto con l'Unione Europea. Guardate che tale operazione fatta in questa legislatura regionale ha messo in protezione i conti della Regione, perché se noi avessimo ancora oggi un debito al 90-92 per cento a tasso variabile, saremmo una Regione ancora più esposta e ancora più in difficoltà rispetto alle tensioni, perché l'incremento dello spread significa volatilità dei tassi che si ripercuotono nei confronti di tutte le persone che oggi hanno un debito, e noi siamo una Regione fortemente indebitata sotto questo profilo. Questo è il primo elemento.
Il secondo elemento di ragionamento è sulla sanità, poi entro anche in alcune delle questioni più di merito che avete posto nei vostri interventi.
Oggi siamo in una condizione nella quale abbiamo tempi di pagamento medi sulla sanità che sono, in alcuni casi, inferiori al limite dei 60 giorni previsto dalla direttiva europea. Abbiamo già Aziende sanitarie a zero come ritardo di pagamento; abbiamo Aziende sanitarie che sono leggermente superiori ai 60 giorni e abbiamo Aziende sanitarie, che sono poche, che hanno un ritardo di pagamento di 94-95 giorni. Se guardiamo il dato all'inizio della legislatura regionale, dove avevamo un dato medio di ritardo dei pagamenti sulla sanità di 380 giorni di tempo e con un livello di anticipazione da parte delle Aziende sanitarie che oggi non c'è più all'interno delle Aziende sanitarie, questo dovrebbe testimoniare la quantità di lavoro e di impegno portato avanti sotto questo profilo.
Sul tema dei tempi d'attesa e sul tema della mobilità passiva, dico che l'Assessore e l'Assessorato stanno svolgendo un lavoro importante in questa direzione. Non è, Consigliere Vignale, il tema della delibera n. 1-600.
Quello che stiamo pagando oggi sono le questioni legate agli anni di blocco del turnover in sanità; quello che stiamo pagando oggi sono i limiti e le capacità assunzionali in sanità. Questo sta creando problemi nella gestione e nell'erogazione di molti dei servizi. La situazione è che la delibera n.
1-600, che è applicata in Piemonte sulla base di una normativa nazionale applicata anche in Lombardia, sta portando anche in Lombardia a una riduzione di posti letto e a una riduzione di servizi e di attività.
Seconda questione, sulla parte accantonata e vincolata del risultato di amministrazione. C'è una parte rilevante che affronta il tema dei contenziosi in essere. Voglio ricordare i più significativi: il contenzioso che peraltro abbiamo chiuso con GTT; il contenzioso con UniCredit sul debito dell'Ospedale Mauriziano (stiamo parlando dell'Amministrazione Ghigo, per essere chiari). Voglio confermare che stiamo raggiungendo un'importante transazione con UniCredit sulla chiusura di questo contenzioso, un'importante transazione che non utilizzerà neanche tutte le risorse che sono state accantonate a questo riguardo sul risultato di amministrazione del 2018. Sono comprese le questioni legate al Villaggio olimpico: anche su questo stiamo arrivando a una transazione con Intesa e con la società che a suo tempo è stata garantita con legge regionale per la costruzione del Villaggio olimpico di Sestriere, per cercare di ridurre al massimo l'incidenza sul bilancio della Regione relativamente a queste partite.
Vi è, inoltre, una serie di elementi nelle parti accantonate e nelle parti vincolate al risultato di amministrazione che portano ancora una volta il carico del passato, quando noi sul risultato del 2017 abbiamo accantonato circa 25 milioni di euro per pagare cantieri sull'edilizia residenziale pubblica, ed erano tutti trasferimenti dello Stato che sono stati impegnati per sviluppare cantieri di edilizia residenziale pubblica all'interno della nostra regione. Peccato che i residui passivi sono stati cancellati nel corso del tempo, ma i cantieri sono ancora in corso: vuol dire che il peso e il gravame del passato è ancora oggi molto forte, molto impegnativo.
Noi abbiamo due grandi questioni: una riguarda la chiusura delle alluvioni alcune risalenti a decenni addietro; l'altro tema è quello dell'edilizia residenziale pubblica, che grava ancora come una pesante eredità del passato. Credo che sul tema dell'edilizia residenziale pubblica e dei debiti in essere la situazione non si fermi all'accantonamento previsto con il disegno di legge di rendiconto del bilancio. Questo è il problema: livello di indebitamento, livello di disavanzo, necessità ogni anno di reimpostare fondi derivanti da trasferimenti dello Stato che sono stati cancellati come debito in quegli anni e in quelle amministrazioni regionali.
Per il resto, abbiamo un FCDE che è sovrabbondante di 74 milioni di euro rispetto a quelle che sono le norme di legge, ma non ho nessuna intenzione di ridurre questo fondo crediti di dubbia esigibilità, perché è l'ancora di salvataggio relativamente ad eventuali sorprese. Le verifiche che facciamo ogni anno alla fine dell'esercizio sui residui attivi - ricordo che con la ricognizione straordinaria noi abbiamo cancellato 2,13 miliardi di euro di residui attivi - ci dicono che non dovremmo avere grandi sorprese; poi qualche sorpresa ci può essere sempre, però non di entità così rilevante.
Così come il fondo sulle perdite societarie, che in questo momento è sufficiente a garantire le situazioni di difficoltà che possono subentrare ed emergere dai bilanci delle società controllate. Rispetto al passato abbiamo anche un livello dei risultati di esercizio delle società o degli enti strumentali che è sicuramente più adeguato e incoraggiante relativamente alla situazione di partenza di questa legislatura regionale.
Sul tema delle alienazioni patrimoniali, non posso che concordare sulla ragione del ritardo di alcune di esse. Trovo disdicevole che la Città di Torino, dopo due anni, non abbia chiuso le varianti al Piano regolatore che non incrementano nessun volume, ma che consentono unicamente il cambio di destinazione d'uso a patrimonio immobiliare che la Regione Piemonte non usa più. È vero che Piazza Castello non potremmo venderla e Via Principe Amedeo non potremmo venderla, ma gli uffici regionali dismessi di Via Petrarca potremmo venderli, ma non voglio venderli con un vincolo di uso pubblico quando la destinazione più confacente di quel villino e di quella proprietà sarebbe quella di un'area residenziale senza nessun incremento di volume.
Trovo disdicevole che, dopo due anni - lo ripeto - non si chiudano queste varianti al Piano regolatore, che riguardano prevalentemente la Città di Torino. Ricordo però che sul tema delle alienazioni patrimoniali e sull'utilizzo del patrimonio della Regione noi possiamo intervenire unicamente sul patrimonio di proprietà della Regione. L'autonomia delle Aziende sanitarie significa anche autonomia patrimoniale delle Aziende sanitarie, e non ci possono essere operazioni se non quelle che stiamo cercando di chiudere su quei presidi ospedalieri su cui abbiamo esercitato delle anticipazioni sulla costruzione dei nuovi ospedali (Biella, Asti e quando verrà aperto l'ospedale di Verduno l'anno prossimo, Alba e Bra), ma è su queste tre Aziende sanitarie che noi potremmo intervenire in termini di compensazione rispetto alle anticipazioni che abbiamo fatto in cambio di patrimonio immobiliare dismesso.
Come Regione, non abbiamo altro grande patrimonio immobiliare, perché la maggior parte di esso ha dei vincoli importanti o sotto il profilo architettonico o sotto il profilo culturale o sotto il profilo paesaggistico che lo rende difficilmente collocabile. Voglio ricordare che i proventi dalle alienazioni patrimoniali noi dovremmo per norma nazionale destinarli alla riduzione del debito, quindi sotto questo profilo non si aprirebbero.
Sono certamente corrette le osservazioni che sono state fatte circa la situazione degli effettivi impieghi dei fondi strutturali europei. Sull'FSE la situazione è decisamente migliore, ma è più facile gestire l'FSE, che è quasi totalmente spesa corrente, e che in Piemonte significa sostenere soprattutto la formazione professionale. Sul FESR, che è una spesa per investimenti, è più complicato, perché per alimentare investimenti ci sta la nostra capacità di spesa, ma ci sta anche la capacità di spesa da parte di soggetti pubblici e soggetti privati che sono beneficiari di questo tipo di operazioni.
I segnali che emergono, però, nel 2018 sono segnali importanti di un recupero dei ritardi che ci sono stati negli anni precedenti circa l'attuazione soprattutto del FESR; sul fondo che riguarda l'agricoltura non rileviamo assolutamente livelli di preoccupazione, circa soprattutto il raggiungimento degli obiettivi che, a fine anno, dobbiamo dimostrare in termini di capacità d'impegno e di liquidazione relativamente ai tre fondi strutturali europei.
L'ultimissima questione, che vorrei mettere in evidenza al Consiglio regionale, riguarda il fatto che è indubbio che questi anni, anche il 2017 hanno dovuto fare inesorabilmente i conti con le due "zavorre" che ho ricordato al Consiglio: entità del disavanzo ed entità del debito - questo è fuori discussione - e che questo abbia ridotto drasticamente la capacità di spesa della Regione in molte essenziali politiche regionali.
Quello che deve essere chiaro e altrettanto indubbio è che questa non è un'operazione ragionieristica: la gestione del bilancio di una Regione in condizioni di difficoltà e di riduzione di capacità di spesa libera, cioè non destinata, è un atto politico e come tale va valutato. È un atto politico non aver diminuito la capacità di spesa sulle politiche sociali, è un atto politico - lo ricordava l'Assessora Parigi qualche settimana fa in un incontro che abbiamo avuto in una Provincia della Regione Piemonte aver certamente diminuito, ma comunque tenuta alta la spesa sulla cultura.
La Regione Lombardia, che tanto viene rappresentata, sulla cultura spende la metà di quello che spende, anzi che investe (uso questo termine) la Regione Piemonte. Sotto questo profilo, quando si riducono le risorse, il lavoro diventa politico nella misura in cui occorre fare delle scelte importanti. Questo è un po' un risultato che cerca di tenere assieme in un punto di equilibrio non semplice il rigore con l'obbligo di essere utili come istituzione regionale, nei confronti di una comunità che vive una fase di trasformazione sotto il profilo sociale, economico e demografico.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Possiamo procedere con l'esame dell'articolato.
Il numero legale è 23.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
La parola al Consigliere Bono per dichiarazione di voto.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Giusto per dichiarare la nostra sola presenza, quindi non diamo un'espressione di voto né in un senso né nell'altro; ovviamente, non è un'apertura alla Giunta, perché di norma, di prassi il rendiconto è un atto formale, che prende atto delle risultanze del bilancio dell'anno precedente contemperate al dispositivo della relazione della Corte dei Conti.
Pertanto, il nostro voto sarà un voto interlocutorio. Ovviamente aspettiamo quest'Amministrazione al varco dell'assestamento - diciamo così del documento di bilancio in cui faremo le analisi per le ultime valutazioni sul 2018 e, poi, soprattutto sul previsionale del 2019.
Quello che ha detto il Vicepresidente Reschigna è vero: si dà molta poca attenzione al rendiconto (lo diciamo tutti gli anni), ma è ovvio che anche l'interesse politico di ogni Gruppo consiliare è quello d'intervenire sul possibile, quindi sul presente o sul futuro prossimo, provando a spostare risorse su capitoli di spesa che sono cari ai Gruppi consiliari per una visione politica, precisa, loro, quindi intervenire sull'assestamento e sul bilancio dell'anno successivo.
Sul rendiconto, com'è noto, non si possono fare attività emendative, perch non avrebbero senso: sono voci di bilancio dell'anno precedente, già chiuse; le riscossioni sono già accertate, le entrate sono reali e i pagamenti di spesa, liquidazioni e impegni riguardano l'anno precedente.
Quindi, avrebbe poco senso.
Il nostro voto sarà - rimanendo, comunque, una contrarietà rispetto ad alcune posizioni che abbiamo detto e alcune perplessità che abbiamo illustrato in discussione generale - di mera presenza. Non intendiamo partecipare al voto né dando un parere favorevole, visto che non abbiamo condiviso il bilancio del 2017, né contrario, perché ci sembra non abbia senso partecipare al voto su un rendiconto che fotografa le attività dell'anno precedente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Per esprimere il voto negativo su questo provvedimento, per due motivi. Il primo, perché rispecchia l'espressione di voto e la valutazione che facemmo del bilancio, quindi, il rendiconto non può avere un voto favorevole. In secondo luogo, anche un po' per le riflessioni che sono state fatte, che non attengono soltanto a una situazione complicata come quella che ricordava il Vicepresidente, ma anche ad alcune scelte sbagliate.
Mi permetto di ricordare che, se è vero che dopo la legge Balduzzi in Italia sono diminuiti i posti letto, noi siamo l'unica Regione d'Italia che ha 2,6 posti letto ogni 1.000 abitanti (non risponde nemmeno ai tre posti letto ogni 1.000 abitanti previsti dalla legge Balduzzi).
Noi crediamo che il blocco del turnover sia stato certamente una concausa della mobilità passiva, ma la scelta che è intervenuta nel blocco del turnover, peggiorandolo ulteriormente, non ha aiutato. Rammento che nel 2017, con quest'Amministrazione, il saldo fra gli assunti e le persone andate in quiescenza nel mondo della sanità è meno 500, rispetto ai dati che l'Assessorato ci ha consegnato, pertanto vi è una necessità significativa d'investimenti, perché è evidente a tutti che, senza investimenti e senza maggiori servizi, continueremo a peggiorare. L'altro aspetto, infatti, è che ogni anno il dato sulla mobilità passiva peggiora.
Per questo e per gli altri motivi che ho espresso, il nostro voto sarà contrario.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione n. 346, inerente a "Piano di rientro dal disavanzo finanziario al 31 dicembre 2014 e dal maggiore disavanzo al 1 gennaio 2015 a seguito dell'attuazione del riaccertamento straordinario dei residui"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 346, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Vicepresidente Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo, Assessore alle finanze

La delibera è conseguenza dell'approvazione della legge di rendiconto sul 2017. Noi, a primavera, con la legge di bilancio abbiamo approvato una delibera che rimodulava il piano di copertura dei due disavanzi (quello finanziario al 31 dicembre 2014 e quello della ricognizione straordinaria) accogliendo un'opportunità che era stata inserita nella legge di bilancio dello Stato del 2018, e cioè poter ripianare il disavanzo finanziario al 31 dicembre 2014 residuo, in vent'anni.
Questa delibera abbassava fortemente l'onere di copertura del disavanzo annualmente, da oltre 200 milioni di euro a 112 milioni di euro. Con questa delibera, che tiene conto del risultato di amministrazione del 2017, che come ho evidenziato poc'anzi nell'intervento sulla legge di rendiconto rileva un'anticipazione nella copertura del disavanzo, noi andiamo a modificare la precedente delibera di Consiglio regionale, per cui passiamo da un piano di copertura del disavanzo di 112.838.000 euro all'anno a un piano da 106.963.000 euro all'anno, che tiene conto del residuo importo del disavanzo finanziario e del residuo importo del disavanzo da ricognizione straordinaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
È assolutamente corretto quanto diceva il Vicepresidente: noi aggiorniamo il Piano di rientro. Credo sarebbe utile provare a fare quello che facemmo quando nacque (forse aveva addirittura anticipato il piano di copertura del disavanzo). Il Vicepresidente e i colleghi ricorderanno che all'interno del Piano di rientro pluriennale c'erano le quote da riassorbire nell'arco di un ventennio, ma vi erano anche le efficienze che, in qualche modo, questa Regione poteva fare.
Quando, come prima, uso il termine "ragionieristico", non lo intendo come un aspetto non politico: lo intendo come un concetto delle politiche di bilancio che bada più a trovare la quadra del numero che non a cercare pure in una situazione di difficoltà, di attuare comunque delle politiche.
Credo che quel documento che venne votato dal Consiglio regionale, che prevedeva tutta una serie di voci, andrebbe in qualche modo aggiornato, per fare un po' il punto della situazione, giusto per comprendere che la capacità di copertura del disavanzo della Regione Piemonte non è solo quella di mettere risorse (più di 200 milioni) dal proprio bilancio a copertura del disavanzo, ma è anche quella di provare a creare efficienza.
Perché sarebbe facilmente rammentabile come una serie di misure che erano state indicate come aspetti positivi - ad esempio, 15 milioni di riduzione del personale, che ovviamente non sono tali con le immissione dei dipendenti dalle Province; così come una riduzione che veniva spalmata nell'arco degli anni di spese o di sistemi informativi o di aspetti legati agli immobili del Palazzo unico - erano una spesa una tantum, quindi non ripetibile.
Dicevo, quel lavoro che, in qualche modo, ha dato anche il senso di una Regione che prova non a risparmiare, ma a fare efficienza su alcuni settori (come farebbe un'azienda o una famiglia in una situazione di difficoltà) sarebbe da riprendere e da riaggiornare, perché è estremamente utile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
La delibera inerente al Piano di rientro dal disavanzo finanziario 2014 a seguito dell'attuazione del riaccertamento straordinario dei residui e l'anticipazione di liquidità ex DL n. 35 (articoli 2 e 3, sanità e non sanità) sono punti fondamentali della strategia obbligata di questa Regione per provare a stabilizzare la situazione finanziaria dell'Ente stesso.
Dicevo "strategia obbligata" perché non vi erano grandi alternative.
Ricordiamo nella scorsa legislatura la presentazione in Commissione (e in una conferenza stampa prima) da parte della Giunta del "fallimento tecnico" della Regione. Lo ricorderà, ovviamente, chi era seduto in questi banchi sia di maggioranza sia di opposizione; lo ricorderanno sicuramente i giornalisti presenti, nonché i funzionari della Regione e del Consiglio. La Regione era a un passo da una situazione paradossale, mi permetterei di dire, assurda: parliamo del fallimento di un Ente grosso come la Regione! I Comuni spesso vengono commissariati, ma per la Regione non esiste neanche una procedura di commissariamento, tant'è che quando una Regione viene commissariata, di solito viene nominato autonomamente come commissario il Presidente della Regione stessa. Così è stato, ad esempio, per il decreto legge n. 35, approvato in fretta e furia nel 2013 con un escamotage, mi sentirei di dire (volevo usare il termine "sotterfugio", ma preferisco "escamotage"), che permetteva allo Stato italiano di fare debito senza farlo comparire nel debito reale, e quindi nei tetti di rapporto deficit PIL dell'Italia rispetto all'Unione Europea.
Ritorniamo, dunque, anche sul dibattito odierno, in cui si parla tanto - a casaccio, mi si permetterà di dire - di rapporto deficit/PIL. Sono stati pubblicati tutti i dati del rapporto deficit/PIL di questo Paese, che sostanzialmente, negli ultimi anni ha sempre oscillato tra il due e il tre per cento. Adesso non vorrei portare nel dibattito temi che riguardano più che altro l'agone nazionale piuttosto che quello regionale, però mi sentivo di dirlo proprio perché anche a livello nazionale sono state fatte misure che addirittura facevano sforare il tetto del tre per cento. Però, come dicevo, con un escamotage lo facevano rientrare come anticipazione di spesa corrente a breve, e non realmente come un mutuo. In realtà, è un mutuo perché l'anticipazione a breve dovrebbe essere restituita al massimo in tre anni, da prassi contabile, e invece noi abbiamo sostanzialmente fatto una copertura in trent'anni. Però questo strumento ha permesso di salvare la Regione Piemonte, perché nell'arco di tre anni ci ha dato circa cinque miliardi di euro di liquidità; liquidità con cui noi abbiamo potuto far fronte a quei problemi di cassa di cui diceva prima il Vicepresidente Reschigna (soprattutto in sanità, ma non solo).
Infatti la Regione Piemonte, indebitata fino al collo (anzi direi fino ai capelli o sopra i capelli, per chi li ha), era in grandissima difficoltà a onorare le tempistiche di pagamento, soprattutto sulla sanità, dove, su una spesa di otto miliardi, un ritardo di pagamento di tre miliardi voleva dire fare un ritardo di un terzo o anche più di anno, quindi sostanzialmente quattro o cinque mesi. Sapevamo che c'erano aziende che pagavano anche a un anno! Dunque, senza arrivare ai limiti di alcune ASL del sud Italia eravamo messi veramente molto male.
Questa delibera, come dicevo, permette di ripagare.
Tra l'altro, con un aumento delle tasse, mi piace ricordarlo sempre.
Visto che si parla sempre di fiscalità e di non incrementare il peso fiscale sulle aziende e sulle famiglie piemontesi, dobbiamo ricordare che la Giunta di centrodestra della scorsa legislatura e la Giunta di centrosinistra di questa legislatura, con il Presidente Chiamparino, hanno incrementato le tasse: è aumentata l'addizionale IRPEF regionale due volte e non è poco! Inoltre, trovo ancora dei cittadini piemontesi che, per fortuna, sono ignari della situazione, nel senso che guardano le tasse, ma non vedono la componente dell'addizionale regionale o dell'addizionale comunale (anche questa incrementata negli anni).
Quindi abbiamo fatto un rientro rispetto a questo tema con un incremento delle tasse. C'è stato anche il tema del bollo auto, o la scomparsa dell'esenzione per GPL e metano, però non posso parlarne, perché in questo caso sarei in conflitto d'interesse, in quanto proprietario di una vettura ecologica, ma questo va detto.
Come prima cosa, copriamo questo con un incremento di entrate e di tasse.
Si dirà che non c'erano alternative, ma probabilmente c'erano probabilmente non siamo stati in grado, probabilmente era difficile possiamo dire diverse altre cose. Abbiamo un piano di rientro dal disavanzo rispetto a questo multiplo indebitamento, quindi i due miliardi circa di ricognizione straordinaria dei residui, cioè entrate - mi sento di poterlo dire in Consiglio regionale - gonfiate nei precedenti anni, che non davano poi corso a incassi reali rispetto a spese sempre puntuali, oltre al disavanzo del 2014 che è stato spalmato in più anni. C'è stata la possibilità di spalmare il disavanzo finanziario prima a tre anni, poi a sette, poi a dieci e infine a venti. Sostanzialmente, questo disavanzo terminerà nel 2037. Ne discutevamo sorridendo in Commissione, ironizzando su chi di noi sarà presente nel 2037 o, peggio, nel 2044, quando termineremo di pagare la ricognizione straordinaria dei residui. Ricordo che da qui al 2044 sono 26 anni, ognuno può essere scaramantico quanto vuole, ma il tempo è questo.
Il tema è: come lo copriamo questo? Nelle tabelle corrette sostanzialmente, si parla di riduzione di spesa, giustamente non si parla di incremento di entrate. C'era stata una polemica sollevata dal nostro Gruppo consiliare in quanto, nella prima versione delle tabelle, c'era scritto "incremento di entrate" e noi ci chiedevamo: come pensano il Vicepresidente Reschigna e l'Amministrazione Chiamparino di fare un incremento di entrate? Aumenteranno di nuove le tasse? C'era stato detto di no, ma ho visto che l'avete già fatto. Si era detto non aumenteremo, ma vedremo le prossime amministrazioni che cosa faranno, sono tutte riduzioni di spesa, gli aumenti e le entrate le abbiamo già fatte.
Sulla riduzione di spesa dobbiamo andare a prendere la nota illustrativa di marzo, sulla modalità di copertura del piano di rientro, dove ci sono riduzioni di spesa. Tuttavia le riduzioni di spesa, come abbiamo già detto non ci convincono assolutamente. Passino le riduzioni di spesa del Consiglio regionale, che ha fatto una manovra di spesa iniziata nella scorsa legislatura grazie anche al nostro intervento, nel senso che una grossa parte è dovuta alla riduzione degli stipendi dei Consiglieri regionali, non dei funzionari, quindi c'è stato un intervento in questo senso. Qualcosa abbiamo ridotto sulle ATC (un milione), qualcosa sulle società partecipate, sul personale si diceva che c'era stata una riduzione di spesa, ma è stata annullata e travolta dal farsi carico, giustamente del personale delle Province. Sul personale sappiamo che, tra l'altro abbiamo grosse carenze in Regione per quanto riguarda diversi Assessorati e se manca il personale la macchina burocratica e amministrativa si ferma.
Anche questa è una riflessione da fare.
Sul TPL, potrebbe parlare meglio il Consigliere Valetti, ma dirò solo che gli obiettivi di riduzione di spesa non sono stati sostanzialmente centrati. Si parlava di un obiettivo di 15 milioni e siamo assolutamente a zero, nel senso che sappiamo che è molto difficile risparmiare sul TPL, se non tramite lo spostamento dei contratto all'Agenzia della mobilità metropolitana, che ha portato pochi soldi.
Il grosso del risparmio è sulla sanità, ma sulla sanità gli 83 milioni sono sostanzialmente la chiusura di un mutuo. È ovvio che sulla sanità non si risparmia, perché il Fondo Sanitario Nazionale è quello e, tendenzialmente si spende quello. Non me la vedo una Regione che ha il Fondo Sanitario Regionale e dice che non lo spende per risparmiare.
Gli altri risparmi sono irreali, ad esempio quello sul grattacielo.
Riduzioni e locazioni passive ci sono state in parte, una grossa parte è saltata perché non siamo riusciti a chiudere il cantiere del grattacielo della Regione (su questo potrebbe dire meglio di me il Consigliere Bertola) e le apparecchiature informatiche (due milioni di euro) non sono un risparmio. Noi abbiamo speso in un anno due milioni per comprare i PC e non li spendiamo l'anno successivo, ma non è che una famiglia se un anno compra una macchina e l'anno dopo non la compra ha risparmiato, è un investimento.
È un'altra cosa.
Anche su questo siamo un po' preoccupati. Ovviamente esprimeremo anche su questo un parere non favorevole. Crediamo che si debba fare ancora una revisione della spesa, come si tende a usare un po' anche a livello nazionale, una spending review. Difficile, non dico sia facile, in una Regione; è più facile a livello nazionale, ma è più difficile a livello regionale. Tuttavia, credo che qualcosa ancora si possa fare.
La nostra è una Regione che nei prossimi anni sarà ancora molto in difficoltà. Sappiamo che nei prossimi anni probabilmente esploderà il problema dei derivati, probabilmente già nella prossima legislatura. Un problema che oggi non si è riusciti ad affrontare, probabilmente per le difficoltà anche con il livello nazionale, non solo per difficoltà di questa Regione. Crediamo ci siano delle modifiche a livello di finanza nazionale e internazionale, ma siamo perplessi sulla reale possibilità di coprire questo debito al netto del mantenimento della capacità di spesa regionale, ragion per cui, ovviamente, non possiamo dare un giudizio favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Assessore alle finanze

Molto velocemente.
Consigliere Bono, ho seguito attentamente il suo intervento. Se non vanno bene queste modalità di copertura del disavanzo in termini di maggiori entrate e minor spesa, quali suggerimenti dà?



(Commenti fuori microfono)



RESCHIGNA Aldo, Assessore alle finanze

Ho capito, ci vedremo fra qualche anno.



PRESIDENTE

Il Vicepresidente ha dato una risposta esauriente.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 346, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame disegno di legge n. 294, inerente a "Legge annuale di riordino dell'ordinamento regionale. Anno 2018"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame del disegno di legge n. 294, inerente a "Legge annuale di riordino dell'ordinamento regionale. Anno 2018", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Avevamo concordato che avremmo fatto le relazioni e la discussione generale per dare spazio alla presentazione di eventuali ulteriori emendamenti per la settimana prossima.
Relatori sono per la maggioranza il Consigliere Valle e, per la minoranza i Consiglieri Mighetti e Vignale.
La parola al Consigliere Valle.



VALLE Daniele, relatore

Grazie, Presidente.
Anche quest'anno arriviamo in questa stagione con l'approvazione della legge generale di riordino dell'ordinamento e anche quest'anno devo esprimere la mia soddisfazione per l'esito del lavoro che ci ha impegnato a lungo nelle Commissioni, prima e dopo l'estate.
Effettivamente si tratta di un provvedimento altamente eterogeneo al suo interno per la sua natura, ma che ci consente di intervenire su una legislazione complessa, quale quella regionale, il più delle volte anche piuttosto vetusta - il grosso delle nostre leggi risalgono ai primi anni di questa istituzione, quindi agli anni Settanta-Ottanta - in maniera chirurgica e funzionale all'adattamento alla normativa che evolve, alle impugnative che si propongono e alle piccole questioni che diversamente impegnerebbero quest'Aula e il nostro lavoro nelle Commissioni in maniera troppo intensa per la portata delle modifiche richieste, in un unico vettore che ci consente di risparmiare tempo, di aumentare la qualità della nostra normazione e di lavorare proficuamente per il miglioramento della nostra legislazione.
Non è soltanto un tema di risparmio dell'organizzazione dei nostri lavori.
Peraltro, quest'anno penso che sia stato anche apprezzabile aver organizzato i nostri lavori per materia, quindi poter organizzare in Commissione gli incontri in maniera funzionale e legati alle tematiche cosicché ciascuno potesse partecipare quando era interessato con il proprio contributo, ma mi sento di dire che si tratta anche di una bella operazione di trasparenza e di accessibilità per il cittadino che, in un'unica occasione, può trovare in un unico strumento tutti gli aggiornamenti alla norma una volta all'anno, sapendo che c'è questo momento.
Molti dei corpi intermedi, con i quali molti colleghi si rapportano portatori di interesse e persone che guardano per diversi motivi alla legislazione regionale come un punto di riferimento, hanno sicuramente fissato nel loro calendario il fatto che, una volta all'anno, questo Consiglio regionale fa il punto e offre uno strumento di ammodernamento della normativa che travalica le materie e le competenze di tutti gli Assessori. Le questioni affrontate sono tante e non mi dilungo nel riprenderle tutte quante, perché tanto avremo modo ancora in Aula non solo di ripassarle una per una, ma anche di arricchirle con un lavoro emendativo, che ho già visto, interessante.
Però è importante sottolineare che, tra il testo presentato e gli emendamenti che si sono aggiunti nel corso del lavoro delle Commissioni di questi mesi, siamo arrivati a un provvedimento di oltre cento articoli suddivisi in 13 Capi, che toccano sostanzialmente quasi tutte le materie di competenza della Regione.
Mi piace citare alcune delle questioni che ho trovato particolarmente interessanti, in materia di attività produttive. A cominciare dalla modifica della quota di riparto per quello che riguarda gli oneri versati dalle grandi strutture di vendita e il loro vincolo di destinazione. Penso alla durata del tesserino di partecipazione che avevamo introdotto con un omnibus per le situazioni di vendita occasionale che avevamo introdotto con un altro omnibus. Penso alla rimodulazione della quota a destinazione vincolata degli introiti da attività estrattiva da parte dei Comuni, su cui poi ci saranno ancora altri emendamenti.
In materia di cultura, penso che sia particolarmente interessante non soltanto aver semplificato le procedure per accedere ai nostri fondi per le Società Operaie di Mutuo Soccorso, ma trovo particolarmente utile il fatto di aver esteso i benefici della precedente norma sulle nuove aperture cinematografiche anche ai centri storici, per potersi agganciare ai benefici della legge Franceschini. Siamo intervenuti sul tema del volo alpino, sci e tutto quello che ne consegue, in particolare per semplificare tutto il comparto sanzionatorio e per renderlo più razionale e più rispondente alle esigenze di chi deve sanzionare e anche di chi deve rispettare le regole.
Inoltre, siamo anche intervenuti, sempre per quello che riguarda le aree sciabili, con attività di carattere emendativo, sulla perimetrazione di che cosa si può fare e a quale distanza all'interno dell'area sciabile, perch potete ben immaginare che coniugare le esigenze, da un canto, di tutela del territorio e, dall'altro, di sviluppo dell'economia legata al comparto sci è sempre materia complicata.
Siamo intervenuti in materia di vincolo idrogeologico, in materia di ambiente, di governo del territorio e del paesaggio; in particolare abbiamo rivisto le forme di sostegno finanziario ai Comuni per l'adeguamento della strumentazione urbanistica. Abbiamo introdotto la figura del Revisore dei Conti per gli Enti di gestione delle aree protette e abbiamo inserito delle nuove normative in materia di alberi monumentali e tutela del paesaggio.
Sicuramente significativo è il Capo relativo all'edilizia sociale, dove con una serie di atti siamo intervenuti sui criteri di accesso e sui requisiti per l'accesso al beneficio dell'edilizia sociale. Abbiamo introdotto un nuovo sistema sanzionatorio, che prevede la possibilità di sperimentare la cosiddetta patente a punti, rispetto alle infrazioni nel comportamento degli inquilini (quindi, cattivi comportamenti, danneggiamenti) all'interno delle nostre case, perché c'era effettivamente la difficoltà a governare alcuni processi di conflittualità sociale, in mancanza di uno strumento da parte dell'ente gestore.
Abbiamo previsto l'unificazione delle società partecipate e questo per un ulteriore efficientamento nel nostro sistema delle partecipate, per un miglior servizio alle nostre ATC e per dare la possibilità ai cittadini che qui risiedono e agli Enti gestori di beneficiare di quota parte degli effetti degli interventi di efficientamento energetico.
Voglio ancora ricordare che, in materia di lavoro e di welfare - poi ci sono tutte le altre, cioè agricoltura, sanità e quant'altro - abbiamo, da una parte, portato a termine il procedimento di stabilizzazione del personale precario dei Centri per l'impiego e, dall'altra parte, abbiamo promosso e incentivato il ricorso alle convenzioni quadro finalizzate all'inserimento lavorativo delle persone disabili, da parte della Regione.
Da ultimo, sempre su questo, abbiamo aggiornato la nostra norma, ovvero la legge regionale n. 8/2017 al fine di affiancare, alle misure di sostegno attualmente previste, specifici canali di sostegno a favore di soggetti che si trovino in situazioni di sovraindebitamento Concludo, ripartendo dall'inizio, nel senso che sicuramente questi provvedimenti peccano da un certo punto di vista in trasparenza, proprio perché contengono al loro interno materie estremamente eterogenee tra loro ma sono un'occasione utile per questo Consiglio per aggiornare la sua normativa, rendendola rispondente alla normativa nazionale ed europea, che progressivamente viene prodotta, e di farlo in una maniera efficiente rispetto ai lavori di quest'Aula, che sono anch'essi una delle variabili da tenere in considerazione nel momento in cui organizziamo i nostri lavori.
Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto "Amaldi - Sraffa" di Orbassano (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto "Amaldi-Sraffa" di Orbassano in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame disegno di legge n. 294, inerente a "Legge annuale di riordino dell'ordinamento regionale. Anno 2018" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 294, inerente a "Legge annuale di riordino dell'ordinamento regionale. Anno 2018", di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al primo relatore di minoranza, Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo, relatore

Grazie, Presidente.
Ci ritroviamo a discutere una legge omnibus in questo Consiglio come ogni anno e, come ogni anno, non ci meravigliamo di trovarci di nuovo di fronte a una legge con dei contenuti variegati, ma soprattutto una legge che entra in Consiglio regionale con 54 articoli iniziali, arriva in Aula con 111 articoli e, come diceva Corrado, non finisce qui.
Diciamo che la metodica con cui ci si approccia a questo tipo di normativa è sempre una metodologia che la maggioranza giudica efficiente e che invece da parte nostra, da parte della minoranza, giudichiamo viene giudicata altamente inefficiente per un'analisi corretta delle tematiche. Pensiamo inoltre che questa legge sia effettivamente un momento interessante per andare a modificare testi di legge, adeguarli ai tempi che corrono e alle modificazioni della nostra società, ma riteniamo che questo strumento venga ogni anno abusato.
Addirittura quest'anno troviamo alcune modifiche normative che potevano essere autonomamente e correttamente presentate con disegni di legge. Sto parlando di due porzioni di questo disegno di legge, della legge n. 19/2009 sui parchi e della legge n. 3/2010 sulle ATC. E benché, per esempio sulla legge sui parchi, rispetto al contenuto della proposta normativa siamo sostanzialmente concordi con la maggioranza, ravvisiamo che questa modalità di lavoro non sia una modalità di lavoro propria del Consiglio regionale: il Consiglio regionale si deve esprimere, si deve confrontare, si deve confrontare con l'esterno e far sì che le proposte di legge siano correttamente discusse. Il fatto di inserire in un grande calderone delle modifiche normative di questa portata, secondo noi, è profondamente scorretto.
Vado a commentare questi lunghissimi 111 articoli. I 111 articoli partono appunto, dalle disposizioni sul commercio che vanno a ricalibrare alcune parti della legge n. 28/1999; si passa poi alla Sezione II con l'energia: anche in questo caso, andiamo ad agire su una normativa abbastanza vetusta la legge regionale n. 23/2002. In seguito si trattano le modifiche di leggi molto più recenti, come la legge n. 23/2016, la legge sulle attività estrattive che abbiamo discusso in questa legislatura, che ha avuto un lungo iter sia all'interno della Commissione sia all'interno di un tavolo di lavoro e che oggi ci prestiamo già a modificare. Ecco, pensiamo che anche questa modalità di andare ad agire su leggi quasi appena approvate sia una modalità abbastanza singolare, che in un certo senso certifica l'incapacità del Governo e della Regione di porre in essere degli strumenti legislativi subito applicabili e subito corretti per poter essere utilizzati dalla Regione Piemonte.
Si passa poi al Capo II, "Disposizioni in materia di cultura e turismo" con interventi sulla legge n. 28/1980 e sulla legge n. 24/1990. Alla Sezione II si parla di turismo con un inserimento, secondo noi, giusto e sacrosanto, che va a modificare l'articolo 7 della legge regionale n.
18/1999. Questa modifica, che inserisce l'attivazione di fondi di garanzia e altri strumenti di ingegneria finanziaria, va a coordinarsi con le attività previste nella famosa delibera Finpiemonte per l'utilizzo di fondi sulla legge n. 18. Abbiamo perorato la causa di maggiori investimenti sul settore turistico, settore che ha un grande impatto sull'economia piemontese e chiaramente un aggiustamento della legge di riferimento era necessario per far sì che si potessero spendere dei soldi in maniera più corretta, attivando i fondi di garanzia; fondi di garanzia che riescono a fare da leva sulle imprese per poter praticare investimenti all'interno di questo settore.
Più avanti vi sono le modifiche relative ai cosiddetti sport invernali sulla legge regionale n. 2/2009. Qui siamo giunti allo scontro in Commissione; scontro che ha scaturito una parziale retromarcia della Giunta, ma che secondo noi ravvisa ancora delle criticità. La modifica proposta dalla Giunta rispetto alla realizzazione di interventi adiacenti alle piste da sci nella versione iniziale, cambiata ben tre volte, a noi risultava assolutamente indigeribile e oggi arriva in Aula con una modalità molto più soft, che noi rivendichiamo, ma che litiga ancora un po' con la lingua italiana. Infatti la lettera d), del comma 2, dell'articolo 5, della legge regionale n. 2/2009 viene così modificata: "La realizzazione di pubblici esercizi e le attività commerciali necessari connessi alla pratica degli sport montani invernali o estivi". Ebbene, "necessari connessi" al netto di nessuna virgola a noi pare una terminologia abbastanza astrusa quindi anche su questi elementi si concentrava la nostra azione emendativa.
Poi vi erano altre questioni relative all'eliski, anche queste oggetto di discussione in Commissione e di parziale retromarcia della Giunta, per poi passare alle "Disposizioni in materia di trasporti": qui ci sono stati degli aggiustamenti rispetto alla legge regionale n. 1/2000. In seguito, al Capo IV, "Disposizioni in materia di vincolo idrogeologico e demanio idrico", sono stati apportati aggiustamenti sacrosanti che vanno a rideterminare delle procedure; procedure che si erano ormai consolidate nel tempo, quelle sulla legge n. 45/1989, e che all'interno della normativa portavano ancora dei residui di disposizioni di altre leggi, come la legge n. 54 del 1975 e la legge 18 del 1984, che prevedevano procedure non più attuabili rispetto al panorama normativo nazionale e al panorama del nuovo Codice degli appalti.
Passiamo al Capo V, "Disposizioni in materia di ambiente, governo del territorio e del paesaggio", dove troviamo la grande partita dei Parchi partita sulla quale siamo in sintonia con la maggioranza, però, ahimè, come faceva notare anche il collega Vignale in Commissione, non risulta corretto inserire un'intera normativa di revisione di una legge regionale di tale importanza all'interno di un testo omnibus. Infatti, se noi guardiamo il testo dell'omnibus, dall'articolo 39 (faccio scorrere i fogli) arriviamo fino all'articolo, mi pare, 54 e devo far scorrere parecchi fogli, perch anche il contenuto dei singoli articoli è particolarmente pesante, appunto arriviamo fino all'articolo 52, per passare all'argomento dell'articolo successivo sull'acqua. Quindi, parecchi articoli e parecchi articoli arrivati così "tra capo e collo" in Commissione.
Passiamo alla Sezione 2 dello stesso campo, "Politiche forestali", e qui abbiamo alcuni aggiustamenti sulla legge regionale sulle politiche forestali, la n. 4 del 2009. Noi sinceramente ci attendevamo un passaggio un po' più pesante su questa normativa per il semplice motivo che uno degli ultimi atti del precedente Governo è stato quello di approvare il Testo Unico sulle foreste: Decreto Legislativo n. 34 del 2018, che cambia in maniera sensibile alcune delle politiche sulle foreste e anche alcune delle definizioni relative alla gestione forestale. Ci attendevamo un cammino più spedito per recepire le modifiche portate dalla normativa statale. Diciamo che, invece, la Giunta non è ancora pronta per fare questo passo e propone alcune modifiche minimali rispetto a questa questione.
Nella sezione 3, passiamo al "Governo del territorio e del paesaggio" e tra i vari articoli di pura correzione e rettifica normativa, troviamo l'articolo n. 59 che giudichiamo importante, perché stabilisce un iter alternativo delle varianti rispetto all'adeguamento al PPR, un iter più semplice che noi stessi, come Gruppo consiliare e, soprattutto, il sottoscritto, abbiamo auspicato nei mesi passati, quando si andava ad approvare il PPR. Noi avevamo aggiunto anche un'altra questione che era in ballo, la questione del PTA ("Piano di Tutela delle Acque") e abbiamo avuto rassicurazioni che l'iter agevolato d'inserimento dei vincoli del PTA all'interno degli strumenti urbanistici avrebbe trovato luogo nella previsione che sta avvenendo proprio in questi giorni del PTA, e con questa promessa diamo credito all'Assessore e speriamo che non tradisca la nostra fiducia.
Passiamo all'articolo 62 della stessa Sezione. È un articolo che definirei un po' controverso: "Sostegno finanziario ai Comuni per l'adeguamento obbligatorio della strumentazione urbanistica". Qui si apre al sostegno anche a Comuni più grandi, anche superiori ai 5.000 abitanti, che di per s potrebbe essere una notizia positiva, se non si pensa che in realtà questa modifica è al netto delle disponibilità della Regione e sappiamo bene che le disponibilità della Regione, specie su questo capitolo, sono sempre molto basse. Quindi, rimane un grosso punto interrogativo su questo articolo, perché di fatto stabilisce un principio, ma nel concreto pensiamo che potrà avere pochi effetti sulla realtà delle cose.
Il Capo VI prosegue con le "Disposizioni in materia di personale", poi arriviamo al Capo VII con le "Disposizioni in materia di edilizia sociale".
Questo è un altro punto dolente, perché anche qui partiamo dall'articolo n.
76 e andiamo avanti per parecchi articoli - veramente, parecchi articoli e devo far scorrere dei fogli per giungere al termine di questa modifica per arrivare all'articolo 84, dove viene terminata questa parte. Direi che anche qui stiamo stravolgendo una legge, utilizzando l'omnibus.
Sulla questione ATC e politiche della casa il nostro Gruppo consiliare non trova quella che prima è stata descritta come "sintonia" con la Giunta rispetto all'argomento dei Parchi. Qui abbiamo idee contrastanti e i colleghi che si occupano della materia (Bono e Andrissi) nei futuri interventi spiegheranno bene quali sono questi elementi.
Passiamo al Capo VIII, "Disposizioni in materia d'agricoltura" . Qui ci sono questioni molto pratiche relative anche ad abrogazioni di norme che non hanno più efficacia.
Poi, il Capo IX, "Disposizioni in materia di sanità", il Capo X "Disposizioni in materia di lavoro" e il Capo XI, "Disposizioni in materia d'attività venatoria". Qui vi è una nota dolente, che non fa altro che andare a recepire quelle che sono state le osservazioni del Governo rispetto alla legge regionale sulla caccia della Regione Piemonte.
Osservazioni che ci fanno anche pensare come sia auspicabile prossimamente un intervento a livello nazionale sulla legge, come mi pare di aver già auspicato nel corso del dibattito su questa normativa nei mesi scorsi.
Abbiamo fatto una legge regionale, ma il vero problema sostanzialmente è la legge nazionale, che non garantisce né la tutela degli ambienti, né la tutela degli agricoltori che subiscono danni nelle loro coltivazioni.
Speriamo che prossimamente si possa agire in questo senso, anche dopo i tristi eventi degli ultimi giorni.
Termino con il Capo XII, "Disposizioni in materia d'istruzione" e giungiamo alla fine con un ultimo accenno che voglio mettere sull'articolo 110, che mi pare, sia frutto di un emendamento del collega Vignale, "Lavori in amministrazione diretta": si va a inserire quest'articolo sul lavoro in amministrazione diretta sulla scorta delle ultime modifiche normative a livello statale. È un emendamento che avrei avuto piacere di scrivere io stesso, perché mi sembra molto azzeccato e interessante da normare a livello regionale.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale, secondo relatore di minoranza.



VIGNALE Gian Luca, relatore

Grazie, Presidente.
Com'è stato detto nell'illustrazione, non è semplice svolgere una relazione rispetto a un disegno di legge che, a questo momento, ha 111 articoli. Da questo punto di vista, risulta anche un po' da rivedere, se si vuole, il titolo del disegno di legge ("Legge annuale di riordino dell'ordinamento regionale"), perché certamente 111 articoli che modificano e inseriscono almeno altrettanti articoli nel corpus normativo non sono un riordino quanto una vera e propria riscrittura della norma.
Al di là dell'indicazione di ciò che gli articoli trattano, che altri miei colleghi hanno già avuto modo d'illustrare, mi permetto di fare due valutazioni.
La prima è che, comprensibilmente, per il fatto che 111 articoli sono la somma delle proposte della Giunta, dei Gruppi consiliari di maggioranza e di opposizione e quant'altro, così come per la legge finanziaria cerchiamo di darci un perimetro relativo alle modifiche di bilancio, quindi ritengo che, anche sotto questo punto di vista, dovremmo attenerci a piccole modifiche normative, perché così è nato quello che una volta veniva chiamato il collegato alla finanziaria. Invece di investire le Commissioni e il Consiglio regionale con dieci piccole norme di modifica delle norme esistenti, si utilizzava questo strumento di semplificazione dell'attività del Consiglio e della Giunta, non di semplificazione dell'aggiornamento del corpo giuridico regionale.
Questo, però - ed è la prima valutazione - non avviene più ed è già stato fatto presente in due casi: quello legato alla legge 19 del 2009, sui parchi, e quello legato alla legge 3 del 2010, sull'edilizia sociale. Noi in realtà, riscriviamo due norme.
Mi permetto di dire ai colleghi e anche al Vicepresidente che quanto detto in sede di Commissione - che non consideriamo utile che venga modificata in questo modo la legge 19 - sarà anche una motivazione che riporteremo all'attenzione dell'Aula. Questo, per un motivo banale: perché non si modificano 20 articoli all'interno di una legge di riordino, ma soprattutto perché, in sede di V Commissione, abbiamo fatto un lungo lavoro non più di due anni fa per aggiornare la legge 19. Pertanto, la domanda è un po' quella del rispetto, ma anche dell'efficienza del Consiglio. Insomma, se rimaniamo sei mesi in V Commissione e poi in Aula per aggiornare la legge 19, ci domandiamo perché la dobbiamo rivedere oggi e, soprattutto, con quali motivazioni.
Vi è, poi, un secondo aspetto (questo vale anche per la legge 3): già nel 2014, quando si discusse l'accorpamento delle ATC, noi ritenevamo che fosse più urgente una riforma della legge 3, piuttosto che accorpare solo le ATC.
Attendiamo ancora una modifica strutturale di una legge vecchia, non per il numero di anni, perché è stata votata dal Consiglio regionale poco più di otto anni fa, ma per un aspetto assolutamente significativo: quella legge che era nata nel 2008, quindi dieci anni fa, si affacciava o voleva dare risposte a esigenze che erano assolutamente e completamente diverse rispetto ad oggi. Pertanto, ritengo che, da questo punto di vista, occorra porre questa considerazione.
Vi è un secondo aspetto, all'interno della norma, che mi permetto di far presente. Ci sono una serie di modifiche della legge che hanno alcune caratteristiche: o fanno diventare la Regione meno sussidiaria e più dirigista nei confronti delle istituzioni locali, di enti partecipati o quant'altro, o complicano la vita ai cittadini o aumentano sanzioni. Queste sono le tre caratteristiche che noi troviamo in gran parte degli articoli.
È un po' come se l'istituzione regionale non si fidasse di amministratori locali, Presidenti di Parchi o soggetti che devono già rispettare normative esistenti e volesse togliere titolarità e competenze a chi le possiede, con la norma: inasprire sanzioni, introdurre nuovi regolamenti, cioè aumentare il peso della burocrazia e dell'invadenza della Regione Piemonte nel nostro tessuto sociale.
Questo lo si vede a partire dall'articolo 1, dove l'onere per lo sviluppo del piccolo commercio di vicinato, che patisce l'apertura di un centro commerciale naturale, non è più versato ai Comuni, ma è versato alla Regione. Così come vi sono una serie di aspetti - per esempio, quelli relativi a semplificare, sempre a vantaggio della Giunta, l'attività sui temi dell'energia, sottraendo competenze al Consiglio regionale, o aspetti legati, per esempio, alle modifiche della legge n. 19, dove vi è una serie di passaggi in quella che, come veniva ricordato, è una vera e propria revisione complessiva della legge - assolutamente non condivisibili, ma non nel merito di questa singola norma, semmai nel merito complessivo della normativa regionale.
Vi sono tutta una serie di passaggi per cui coloro che gestiscono i parchi (che sono nominati dalla Giunta regionale, ma sono anche espressione del volere di un territorio) sono quotidianamente commissariati dalla Regione Piemonte.
A legge approvata, gli Enti Parco dovranno trasmettere ogni trenta giorni le determine alla Regione Piemonte. La Regione Piemonte, dalla lettura delle determine, avrà la possibilità di chiedere una modifica agli stessi.
Vedo che questo è un tema che interessa moltissimo questo Consiglio: magari caccio un urlo, così intanto il Presidente del Consiglio si accorge del brusìo che c'è in aula.



(Il Consigliere Vignale batte le mani)



VIGNALE Gian Luca

Oh, qualcuno se n'è accorto!



PRESIDENTE

Non batta le mani, perché non è corretto!



VIGNALE Gian Luca

Visto che siamo in piazza, il "vigile" dovrebbe accorgersi che siamo in piazza! Poi i colleghi, se vogliono essere anche così cortesi, evitano di stare in piazza.
Perché noi possiamo fare tutto, ma se il Vicepresidente parla con un Assessore, il Presidente parla con un collega e i colleghi parlano fra di loro, io mi siedo ed è esattamente la stessa cosa, così non perdiamo del tempo!



PRESIDENTE

Io sono una persona educata: se una Consigliera o un Consigliere si avvicinano per dirmi qualcosa, mi giro e cerco di capire quello che vogliono.



VIGNALE Gian Luca

Sì, ma anch'io ho un problema di udito.
Quando i miei figli alzano tanto la voce, anche se sono nella stanza di fianco, li sento che urlano. Quindi anche se.



PRESIDENTE

Magari ho un problema di udito, ma se lei ha urlato non l'ho sentita. È il battere le mani che non mi sembra corretto, perché io nei suoi confronti un gesto così non l'avrei fatto.



VIGNALE Gian Luca

Vi chiedo scusa, tornate a fare quello che facevate prima. Vi chiedo scusa!



PRESIDENTE

Benissimo. Va bene, finiamola qui.



VIGNALE Gian Luca

No, attenzione: non è "finiamola qui". Adesso se facciamo anche la morale.



PRESIDENTE

No, no, non le ho fatto la morale. Le ho detto che non lo avrei fatto e accetto le sue scuse. Basta.



VIGNALE Gian Luca

Noi stiamo parlando ai piemontesi per prestare attenzione alle leggi che facciamo, quindi non la finiamo qui. Cioè io ribatto le mani 15 volte se non ho l'attenzione.



PRESIDENTE

Finiamo la discussione io e lei.
Lei può continuare il suo intervento, se vuole.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Era solo perché c'erano alcuni passaggi all'interno della norma che mi sembravano significativi.
Stavo dicendo che questa normativa mi sembra la legge di una Regione che non si fida delle persone cui dà la possibilità di gestire pezzi di territorio, di enti o quant'altro. Ci sono molti esempi, ma ho fatto quello che mi sembrava più lampante, e cioè quello relativo alla legge sui parchi.
In questo momento, come i colleghi sanno, i parchi sono enti il cui Presidente viene nominato dalla Regione (con il concerto dei territori) hanno una loro contabilità, un loro Presidente, un loro consiglio direttivo, insomma una loro autonomia statutaria.
Noi prevediamo che questi soggetti, che hanno la loro autonomia statutaria gestionale e quant'altro (ancorché le risorse che, come per mille altri soggetti, vengono trasferite in gran parte dalla Regione); ogni trenta giorni devono trasferire le singole determine alla Giunta regionale. Io poi, vorrei capire chi le legge, la persona. E nel caso in cui si ravvisi un'incongruenza, quella persona scrive al'ente parco dicendo che si deve mettere in regola da lì a poco, e, se da lì a poco non si mette in regola viene commissariato.
Ho fatto un esempio, ma è un mondo che non mi appartiene. Cioè io credo che nel concetto di sussidiarietà la Regione abbia un potere enorme, che è quello di nominare il Presidente dell'ente parco e la maggioranza dei consiglieri di amministrazione. Quindi, in qualche modo, è l'azionista di maggioranza. Esercita una funzione di controllo, perché a legge vigente (non più nella nuova) esiste la conferenza dei Presidenti ed esiste la conferenza dei Direttori, una presieduta dall'Assessore, l'altra dal Dirigente competente, quindi continua ad avere un peso; soprattutto ha quello più importante, che è quello di disporre del portafoglio.
Devo rilevare che un aspetto come questo non l'ho mai visto in nessun'altra normativa regionale. Per questo motivo, non si fanno le cose in fretta cioè non si cancellano le Conferenze dei Direttori e dei Presidenti con un emendamento presentato in Commissione e con, se non ricordo male, 18 nuovi articoli sostitutivi di quelli esistenti sempre presentati in Commissione.
Perché non è questa la modalità con cui si legifera, neanche in uno strumento snello come questo. O si introduce un articolo relativo agli alberi monumentali dove modifichiamo la sanzione e la portiamo da 5.000 a 100.000 euro. Credo - se non è un errore, ma non lo è - che non ci sia una normativa regionale che preveda una sanzione di 100.000 euro neanche per i casi peggiori. La tutela degli alberi monumentali è sacrosanta, ci mancherebbe, ma ci va anche sempre la misura nello scrivere le norme. Così come vi è tutta un'altra serie di aspetti di carattere turistico urbanistico, commerciale e quant'altro, in cui la Regione o si sostituisce ai Comuni o crea maggior burocrazia o aumenta sanzioni.
Non credo sia questa la modalità con cui un Ente sovracomunale si debba comportare nel muoversi. Tant'è - pongo un esempio che ovviamente mi appartiene, per dimostrare che è possibile fare diversamente - che io credo che se noi dovessimo prestare grande attenzione alla scrittura di una norma, dovrebbe essere sempre quella di semplificare la vita a chi vive in Piemonte e a chi vi opera, anche in nome e per conto della Regione, anche nominato dalla Regione. Tant'è che la norma contiene, fortunatamente, un articolo che consente che in tutta la Regione Piemonte possano essere fatti i lavori in economia, cioè i lavori in amministrazione diretta.
Credo che questa debba essere la modalità verso cui andare. Non possiamo poi lamentarci se fare impresa, attività forestale, interventi energetici e quant'altro all'interno della nostra regione diventa sempre più difficile altri scelgono o di farne meno - perché quando fare impresa è più difficile, la si fa meno - oppure, se si è un grande gruppo, di andare in altra regione.



PRESIDENTE

Non c'è tempo per cominciare la discussione generale. Il Consiglio finisce qui.
Ricordo ancora che lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata inizierà alle ore 14.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.40)



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