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Dettaglio seduta n.352 del 25/09/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOLINARI GABRIELE



(I lavori iniziano alle ore 14.04 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita") - Contributi allo sport e al tempo libero

Interrogazione a risposta immediata n. 2307 presentata da Frediani inerente a "Finali Mondiali di Pallavolo 2018"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2307.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Buongiorno, Assessore. Penso che saprà perfettamente che domenica qui a Torino si giocano le finali dei Mondiali di Pallavolo. Tra l'altro quest'anno abbiamo una Nazionale veramente eccezionale, una squadra fortissima. Adesso non vorrei portare sfortuna, ma ci aspettiamo veramente dei grandi risultati e già siamo arrivati a grandi risultati, perché siamo arrivati fino a questo punto.
Quindi, avremo la Nazionale italiana che giocherà a Torino, una grande Nazionale; saremo tutti presenti a fare il tifo, io ho già preso i biglietti tempo fa. I biglietti sono introvabili e c'è una caccia incredibile per cercare di avere un posto per questo evento. L'unica grande assente pare sia la Regione Piemonte.
Infatti, da quanto abbiamo appreso da alcuni giornali, pare che la Regione non abbia partecipato - e per partecipato intendo una partecipazione soprattutto economica - a questo evento. Parliamo di un grande evento, che tra l'altro non ha avuto impatti sul territorio, nel senso che utilizza strutture esistenti. È un grande evento che ha richiamato e richiamerà tantissimo pubblico, quindi ci sarà anche un indotto di turismo e, tra l'altro, un grande evento che va anche nella linea che abbiamo discusso in Commissione recentemente, quando abbiamo analizzato il DEFR, di promuovere dei modelli positivi. Perché i ragazzi della pallavolo sono veramente dei modelli positivi. È uno sport che per troppo tempo è stato considerato uno sport secondario, nonostante abbia dato sempre grandi soddisfazioni al nostro Paese, è uno sport che ha molto da insegnare.
Io l'ho praticato per molti anni e quindi forse ho una visione anche un po' di parte, però posso dire che è uno sport molto educativo, che insegna a stare insieme, a giocare insieme. Tra l'altro, abbiamo dei modelli positivi anche tra i giocatori: un giovanissimo palleggiatore di 22 anni con 100 presenze in Nazionale iscritto all'Università che, nelle pause degli allenamenti, addirittura si mette a studiare, perché vuole anche costruirsi un futuro.
Quindi, era tutto perfetto, c'è soltanto questa piccola pecca: la Regione non c'è. Quest'interrogazione non vuole essere un'interrogazione con una finalità polemica, è un'interrogazione finalizzata a capire quali siano le motivazioni che hanno portato la Regione a non considerare questo evento, o perlomeno a non sostenerlo.
Noi questo vorremmo sapere oggi e poi ovviamente ci auguriamo che invece l'Assessore sia sugli spalti a fare il tifo insieme a noi e speriamo anche nella partita finale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
La parola all'Assessore Ferraris per la risposta.



FERRARIS Giovanni Maria, Assessore allo sport

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Consigliera Frediani che mi dà l'occasione, rispondendo alla sua interrogazione, intanto di chiarire ciò che, ahimè, i giornali sanno prima degli altri e magari scrivono senza informazioni, ma anche per ribadire quello che lei ha appena detto.
Noi, come Ente, per quanto riguarda lo sport giovanile, visto che lei parlava di quello - soprattutto nell'ambito femminile della pallavolo abbiamo investito moltissimo; proprio recentemente c'è stato un torneo internazionale (la Youth Volley League) in cinque Comuni della provincia di Torino, che ha visto la partecipazione di numerose atlete provenienti dal resto d'Europa.
Sono assolutamente d'accordo con le sue parole e mi auguro anch'io di essere tra gli spalti, ma per il momento non ho avuto occasione di acquisire il biglietto, anche perché gli ultimi biglietti che ho visto sono eccessivamente cari, si parla di 900 euro, quindi vedremo cosa si può fare.
In merito alla sua interrogazione, le rispondo puntualmente. Con deliberazione della Giunta regionale del 27 aprile 2018, n. 26/6799 è stato approvato il Piano annuale per la promozione delle attività sportive fisico motorie per l'anno 2018, pubblicata sul BUR n. 20 del 17 maggio 2018. Tra le diverse misure di intervento previste rientrano, come lei ha anche citato, la misura 1.5 "Grandi eventi sportivi" e la misura 1.6 "Manifestazioni sportive di carattere regionale, nazionale ed internazionale".
In merito alla misura 1.5, la Regione Piemonte, nell'ottica di affermare il ruolo e l'immagine del Piemonte quale Regione con vocazione di grande sport e di promuovere azioni di valorizzazione del territorio e di visibilità nel contesto internazionale, sostiene la realizzazione di grandi eventi sportivi che rappresentano la massima espressione dello sport nazionale e internazionale ospitati sul territorio regionale.
Con tale misura s'intende nello specifico perseguire i seguenti obiettivi: affermare il ruolo e l'immagine del Piemonte quale territorio a vocazione sportiva; promuovere azioni di valorizzazione dei territori e di visibilità nel contesto internazionale, anche attraverso iniziative di promozione e comunicazione di grandi eventi sportivi; perseguire l'interazione tra attività sportiva, turistica e culturale; promuovere azioni di concertazione tra gli Enti territoriali del sistema sportivo.
Credo che questo sia stato fatto per tutti gli eventi che, nella fattispecie, sempre in quella deliberazione, venivano individuati in un nutrito elenco, tra i quali compare anche il Campionati del Mondo di Volley. Al fine di ottenere finanziamento, il soggetto organizzatore è tenuto a presentare istanza formale alla struttura competente, che è la Direzione Promozione della Cultura, Turismo e Sport. La struttura verificata l'idoneità del soggetto richiedente e la sussistenza dei requisiti relativi all'evento, predispone quindi il provvedimento amministrativo di assegnazione del contributo o finanziamento, secondo le modalità e i criteri previsti. I beneficiari devono assicurare la visibilità della Regione Piemonte in tutte le azioni e i supporti di comunicazione relativi all'evento, con indicazione del Patrocinio regionale e utilizzo del logo della Regione Piemonte.
Tutti i soggetti organizzatori degli eventi e dei grandi eventi hanno presentato, secondo i criteri e nei tempi previsti, formale domanda e ottenuto il relativo finanziamento, in caso di evento realizzato o sono in via di definizione gli adempimenti amministrativi per quelli da svolgersi.
Per gli eventi citati, tutti i soggetti organizzatori hanno chiesto la concessione del Patrocinio regionale, come previsto dal piano.
Per quanto riguarda i Campionati del Mondo Maschili di Volley, il soggetto organizzatore per la Federazione Internazionale del Volley non ha presentato alcuna domanda di finanziamento alla struttura competente n risulta agli atti alcun impegno economico di 100 mila euro, come da lei richiesto, non avendo il soggetto organizzatore presentato alcuna istanza formale contenente un preventivo di spesa complessivo e una richiesta in tal senso.
Non risulta inoltre che la Federazione Internazionale (ente organizzativo dell'evento) abbia richiesto la concessione del patrocinio regionale. Di fatto, la comunicazione veicolata a tutt'oggi relativa all'evento è del tutto priva del logo regionale e l'ente non è risultato coinvolto in alcuna iniziativa di avvicinamento, presentazione e promozione dell'evento medesimo.
Considerato poi che l'interrogante cita anche la misura 1.6 del bando per le manifestazioni sportive a carattere regionale, nazionale e internazionale - anno 2018, si evidenzia che sul Bollettino Ufficiale n. 24 del 14 giugno 2018 sono stati pubblicati sia l'avviso sia i modelli di domanda per la presentazione delle istanze di contributo relative alle manifestazioni sportive, la cui scadenza è stata fissata al 12 luglio 2018.
Anche per tale misura, il soggetto organizzatore non ha presentato alcuna domanda.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica - Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 2298 presentata da Monaco, inerente a "Buono trasporto studenti in aree montane"


PRESIDENTE

Proseguirei, a questo punto, con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2298.
La parola al Consigliere Monaco per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Questo è un argomento che tocchiamo praticamente ogni anno e ogni anno qualche Assessorato ha risposto, in genere l'Assessore Balocco per quello che compete i trasporti, trovando sempre grandissime difficoltà nelle trattative con Ferrovie dello Stato.
Il Consiglio si è più volte espresso - non vado a citare l'ordine del giorno di cui io ero primo firmatario o i documenti presentati da altri colleghi - in genere quasi unanimemente su ordini del giorno e mozioni in cui si è chiesto di porre particolare attenzione agli studenti del Piemonte che viaggiano e che devono raggiungere località o dalla montagna verso la valle o dalla valle verso la montagna.
Pur con grande difficoltà, ogni anno si è riusciti a dare una piccolissima attenzione e comunque all'inizio sempre con qualche disappunto, sia perch in genere Ferrovie dello Stato chiedeva l'anticipo di cassa alle famiglie sia per una serie di provvedimenti che non funzionavano bene.
Ringrazio invece l'Assessore Valmaggia perché quest'anno ha preso in carico, come Assessorato competente sulla montagna, l'emissione di un bando che non discute con Ferrovie dello Stato, ma tiene conto della residenzialità. Capisco che possano esserci problemi con quella società quindi ringrazio la Giunta e in particolare l'Assessore per il provvedimento intrapreso. So però che sono state superate alcune difficoltà, quali quella dell'anticipo di cassa da parte degli studenti: di questo credo che le famiglie ringrazino, perché anticipare nel mese di settembre un anno di abbonamento per mandare i figli a scuola crea un grosso disagio.
Tuttavia, è rimasta nel bando la residenzialità dello studente che deve raggiungere la scuola. Mi permetto di fare osservare che sarebbe opportuno che il bando, che comunque fa riferimento a una particolare attenzione di mantenimento anche delle strutture insite in montagna, prevedesse o avesse previsto o possa trovare un'integrazione nella mobilità degli studenti che raggiungono le scuole di montagna. Infatti, se vogliamo conservare la struttura di montagna, dobbiamo dare anche a loro questo spazio.
Faccio riferimento ad alcune aree della Valle di Susa come Ulzio e Bardonecchia, su cui insistono istituti dove gli studenti purtroppo non sono solo penalizzati perché è l'istituto ad avere la residenza e ciò non è previsto nel bando - loro, caso mai, partono da Comuni sotto i 600 metri ma con l'aggravante che quei territori, per il fatto di avere ferrovie turistiche, durante la stagione di loro interesse trovano perfino un aggravio di prezzo. Poi, paradossalmente, si creano delle scontistiche per i turisti e non per gli studenti! Occorre porre l'attenzione sul tema della residenza, per cui sarebbe opportuno - e spero che nella risposta dell'Assessore possa trovare conforto questa mia tesi - che la residenza sia non solo quella dello studente che dalla montagna raggiunge la scuola, ma anche dello studente che deve raggiungere la struttura insita in sede montana.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla montagna

Grazie, Presidente.
Il Consigliere Monaco conosce il bando che sperimentalmente abbiamo avviato quest'anno per contenere parzialmente il disagio dei giovani che vivono in montagna, legato ai lunghi percorsi per raggiungere le strutture scolastiche. Il contributo finanziato con iniziativa di Giunta ha come base il riferimento delle Unioni montane e, trattandosi di una misura volta alla promozione e alla salvaguardia del territorio montano, può solo riguardare chi risiede nei Comuni montani. Per l'entità delle risorse a disposizione (sono stati assegnati 500.000 euro complessivi), è stato necessario selezionare i potenziali utenti, prevedendo una soglia altimetrica della residenza dello studente stabilita nei 600 metri per poter accedere al contributo.
Lo stesso bando è stato vagliato dalla III Commissione consiliare competente, che ha dato parere favorevole il 18 luglio scorso sulle diverse iniziative proposte legate alla legge sulla montagna, tra cui il buono trasporti per gli alunni delle scuole superiori. Non è evidentemente possibile estendere quel bando (quindi quella misura) agli istituti di formazione scolastica sopra i 600 metri, poiché la misura riguarda i soggetti richiedenti che vivono in montagna e non le strutture scolastiche di montagna, con le quali, sempre nell'ambito delle iniziative dell'Assessorato, vi sono altri possibili canali di finanziamento, come ad esempio il provvedimento a sostegno delle scuole di montagna (recentemente è stata pubblicata la graduatoria per l'anno 2018 degli istituti in criticità sostenuti finanziariamente dalla Regione Piemonte). Va comunque precisato che il contributo può riguardare anche gli studenti frequentanti gli istituti di formazione professionale.
In conclusione, va ricordato che con altre misure sostenute dalla Giunta ad esempio i voucher per il diritto allo studio, è possibile per i cittadini aventi diritto (in rapporto all'ISEE) far fronte con contributo regionale, oltre che alle spese di iscrizione, frequenza scolastica, libri di testo e materiale didattico, anche al trasporto scolastico.
Nello specifico, poi, della richiesta, dico al Consigliere Monaco che valuteremo, a fronte dell'esito di questo bando che è sperimentale, se ci sono delle economie e come utilizzarle. È una segnalazione che, seppur diversa dall'intento del bando per il trasporto scolastico, possiamo prendere in considerazione. Valuteremo le ipotesi in campo, anche se molte delle risposte sono in capo ai Trasporti e, soprattutto, in rapporto con RFI, quindi questo è il dato.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Calamità naturali - Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 2301 presentata da Corgnati inerente a "Pervenire, al più presto, ad un'efficace e definitiva soluzione del problema dei periodici allagamenti del centro abitato di Cigliano (VC)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2301.
La parola al Consigliere Corgnati per l'illustrazione.



CORGNATI Giovanni

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione ha il senso per riuscire a risolvere finalmente problemi annosi di Cigliano, che ha una posizione, diciamo così, di altitudine fatta in modo particolare: sul pianeggiante, ma che è sottostante a paesi che sono sovrastanti, quali Villareggia e Moncrivello.
Ogniqualvolta c'è un temporale, Cigliano va sott'acqua. È evidente che in queste ultime stagioni il tempo è cambiato, i temporali diventano sempre più forti e nel passato in questi ultimi sei-sette anni Cigliano è andato sott'acqua almeno sei-sette volte. Andare sott'acqua per un paese vuol dire che tutti i negozi sono allagati, le cantine piene d'acqua e le strade piene di fango. È chiaro che questo comporta un danno alla popolazione ogniqualvolta avviene quest'evento, che non è prevedibile; tuttavia bisogna fare qualcosa.
Quest'interrogazione vuole evidenziare il problema, con la Regione Piemonte e altri soggetti interessati, perché a Cigliano, le strade, oltre al fatto che sono messe in profondità, cioè sono più profonde dei campi, raccolgono l'acqua che arriva dai campi e si creano canali che portano l'acqua direttamente nel paese. Inoltre, Cigliano è attorniato da canali che sono pieni d'acqua e, naturalmente, raccogliendo tutta l'acqua, la portano nell'abitato. Questo sicuramente è un danno notevole.
L'anno scorso, in un'occasione di questo genere, nel Comune di Cigliano si è istituito un Tavolo con tutti gli attori interessati: le coutenze dei canali (Ovest Sesia, Est Sesia), la Provincia, la Prefettura, i soggetti che possono intervenire perché hanno dei canali di loro proprietà, che gestiscono, o perché hanno delle strade, come la Provincia o la Regione che, come dicevo prima diventano dei canali, arrecando danni al paese.
Pertanto diventa, secondo me, urgente la collaborazione di tutti questi soggetti che ho indicato, Regione compresa, per incontrarsi per trovare una modalità, un sistema per prevenire queste alluvioni. Provo a suggerire: potrebbe essere uno studio fatto da questi soggetti con la Regione capofila, che possano indicare delle soluzioni, ad esempio, una vasca di laminazione, oppure dei canali di scolo.



PRESIDENTE

Consigliere Corgnati, mi duole dirlo, ma ha vagamente "esondato", per mantenerci in tema.



CORGNATI Giovanni

Vorrei sapere quali iniziative la Regione abbia già intrapreso o intende intraprendere in quanto di propria competenza, al fine di pervenire al più presto a un'efficace e definitiva soluzione al problema degli allagamenti del paese di Cigliano.



PRESIDENTE

Grazie, collega Corgnati.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Leggo la memoria al posto del collega Balocco, che è fuori sede.
In seguito a interventi ed eventi calamitosi, la Regione Piemonte pu intervenire in via ordinaria con i disposti della legge regionale 38 "Disciplina e organizzazione degli interventi in dipendenza di calamità naturali". In particolare, la Regione può concorrere al finanziamento della spesa per interventi e opere di pronto soccorso, per la tutela della pubblica incolumità e per la sistemazione di opere di natura pubblica.
Al seguito dei citati eventi meteorologici, il Settore Tecnico Regionale Biella-Vercelli, competente per territorio, ha comunicato al Comune di Cigliano che non risultano essere pervenute segnalazioni di danni a opere edifici o infrastrutture di proprietà pubblica, né segnalazioni afferenti pericoli per la pubblica incolumità che necessitino d'immediato intervento.
Per quanto attiene i danni alle abitazioni e alle attività commerciali, la legge 38 prevede che la Regione possa intervenire solo in presenza di eventi calamitosi dichiarati gravi, ai sensi del Codice della Protezione Civile.
Dalla documentazione agli atti del Settore Tecnico Regionale gli allagamenti richiamati dall'interrogante risultano essere verosimilmente causati, oltre che dall'eccezionalità degli eventi meteorici, anche dall'esondazione dei canali irrigui che solcano il territorio e dalla trasformazione delle strade comunali, provinciali e regionali in canali di raccolta delle acque provenienti dai campi agricoli latitanti.
Tale situazione, pertanto, non risulta essere direttamente collegata a problematiche riguardanti il reticolo idrografico di competenza della Regione Piemonte; alla Direzione Opere Pubbliche sono attribuiti compiti di programmazione, gestione e finanziamento di opere pubbliche, interventi di sistemazione idraulica e idrogeologica, per la difesa del suolo, di gestione tecnico-amministrativa e varie altre competenze. Nello specifico il Settore Tecnico ha evidenziato al Comune di Cigliano la possibilità di predisporre idoneo progetto che riguardi la sistemazione dei canali irrigui, finalizzato all'aumento della capacità di smaltimento delle portate in eccedenza, ovvero l'individuazione di soluzioni tecniche che consentano di regimare correttamente le acque meteoriche da trasmettere dal Settore Difesa del suolo della Regione Piemonte, ai fini dell'inserimento nella piattaforma ministeriale reNDIS-Web, all'interno di una graduatoria che ne consentirà di accedere a futuri programmi di finanziamento.
Alla data odierna non risulta essere pervenuto, presso gli Uffici della Regione, alcun progetto relativo alla soluzione delle problematiche lamentate dal Comune di Cigliano.
Grazie.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 2297 presentata da Sinatora inerente a "Sanità-Liste di attesa per visite logopediste nel territorio vercellese"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2297.
La parola al Consigliere Sinatora per l'illustrazione.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.
Si tratta di liste di attesa per visite logopediste nel territorio vercellese.
Premesso che la Costituzione della Repubblica, all'articolo 32, tutela la salute come diritto dell'individuo, rilevo che, ai sensi dell'ordinamento vigente, l'erogazione dei servizi sanitari e la loro organizzazione è in capo alle Regioni. Rilevato, altresì, che, come si apprende dalle cronache i tempi di attesa per le principali prestazioni e visite si sono dilatate oltre ogni modo, con ad esempio i due anni necessari per una visita presso un medico logopedista nell'ASL del vercellese; ritenuto che sia compito dell'Istituzione regionale, mediante le proprie articolazioni territoriali competenti, garantire il diritto di cui all'articolo 32 della Costituzione anche ai cittadini che non si trovano nelle condizioni economiche di sostenere una visita a pagamento presso un professionista non convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, dovendo dunque attendere gli insostenibili tempi della sanità pubblica, chiedo e interrogo la Giunta regionale per sapere se sia intenzione individuare serie e concrete vie di efficientamento dei servizi sanitari che, a fronte di una riduzione dei costi, migliorino però i servizi offerti alla cittadinanza, riducendo in prima istanza i tempi di attesa per le visite specialistiche e non.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sinatora.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ho verificato, insieme alla Direzione generale dell'ASL, la questione posta dal Consigliere.
I trattamenti logopedici riguardano bambini di diverse età e con diverse problematiche, cui possono essere attribuiti diversi livelli di gravità.
L'effettiva presa in carico, infatti, avviene in base al livello di gravità, attraverso un percorso che prevede una valutazione da parte di tre professionisti. In prima battuta è il pediatra di libera scelta a valutare l'eventuale necessità di una visita da parte del neuropsichiatra infantile.
Questa visita non ha liste d'attesa è viene realizzata, al massimo nell'arco di 15 giorni. È quindi il neuropsichiatra infantile a dover fare la diagnosi, definendo il livello di gravità e prescrivendo l'eventuale valutazione del logopedista.
È solo dopo tale ulteriore step che il bambino può rientrare in una lista d'attesa, lista che ovviamente tiene conto dei diversi casi e di un ampio ventaglio di patologie.
In sostanza, nessun bambino che richiede un trattamento tempestivo attende due anni. Peraltro, grazie al progetto regionale che abbiamo adottato sull'autismo, già nel 2017 sull'ASL di Vercelli è attivo un logopedista dedicato ai bambini con tale patologia.
La pianificazione di percorso è effettuata d'intesa tra servizi e non necessita di alcun passaggio dal CUP. In ogni caso, proprio in relazione alla crescente domanda di servizi in tale ambito, l'ASL di Vercelli sta mettendo in campo una serie di azioni finalizzate ad incrementare l'offerta di servizi alle famiglie e ai piccoli pazienti. È già in corso la procedura per l'assunzione di nuovo personale per potenziare anche le ore di assistenza e rispondere al meglio alle sempre crescenti esigenze terapeutiche.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2299 presentata da Ravello, inerente a "Per quali motivi la Regione non ha dato seguito ai disposti della DGR 8 7355 del 2 aprile 2014?"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2299.
La parola al Consigliere Ravello per l'illustrazione.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Non è per fare amarcord che abbiamo richiamato questa delibera, la cui approvazione risale all'aprile 2014. L'obiettivo, più che altro, è comprenderne le ragioni, non tanto se e con quali atti la Regione abbia inteso modificare quanto previsto con quella delibera.
Mi spiego, non tanto a beneficio suo, ma soprattutto dei meno informati.
La Giunta regionale, il 2 aprile 2014 ha deliberato un riordino delle attività della Regione Piemonte nel settore dell'ICT, con particolare riferimento all'opportunità di intervenire, promuovendo l'accentramento presso un unico organismo, di tutte le attività del complesso sistema ICT in materia sanitaria, individuando, devo dire più che naturalmente, nel CSI lo strumento utile a garantire l'attuazione di quanto disposto con DGR, in particolare a sviluppare gli strumenti legati, ad esempio, al fascicolo sanitario elettronico; alla ricetta elettronica e al servizio online di diversa natura, per modernizzare il settore e superare lo stato precedente ovvero l'attribuzione o, meglio, la distribuzione sulle diverse Aziende sanitarie di tutte le competenze relative alla propria programmazione socio sanitaria, lasciando solo alla Regione i riferimenti di carattere generale relativamente alle necessità legata allo sviluppo del sistema informativo.
Era stato stimato che l'attuazione di questa delibera, che ovviamente prevedeva un impegno delle Direzioni regionali competenti - prima fra tutte, la Direzione sanità - avrebbe portato un risparmio di oltre 40 milioni di euro per il solo biennio 2014-2015.
Da quanto ci è dato sapere, nulla è stato fatto in seguito alla DGR dell'aprile 2014 e alla luce di quelli, che ricordo abbastanza bene, erano i risparmi stimati, viene abbastanza naturale porsi delle domande e soprattutto, cercare di capire che cosa sia stato fatto di meglio, perch do per scontato che sia stato previsto qualcosa di meglio, di fronte a un risparmio tanto significativo o, comunque, a ipotesi di risparmio tanto significativo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravello.
La parola all'Assessore Saitta per la riposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Compatibilmente con il tempo a disposizione, per rispondere a una domanda di carattere così puntuale, ho raccolto questa mattina alcune valutazioni da parte della struttura. Dunque mi riservo, eventualmente ci fosse un'insoddisfazione, di ritornarci successivamente.
La Regione Piemonte ha lavorato in questi anni - e sta ancora lavorando all'efficientamento e alla digitalizzazione di tutti i servizi sanitari per il cittadino, con particolare attenzione alla realizzazione del nuovo fascicolo sanitario elettronico per pazienti e operatori sanitari.
In dettaglio, con il supporto di CSI Piemonte, la Regione ha realizzato il progetto di dematerializzazione delle ricette elettroniche farmaceutiche e specialistica ambulatoriale (la cosiddetta "ricetta elettronica"), che sarà di supporto all'attività del nuovo CUP regionale per le prenotazioni ed entrerà in funzione nei prossimi mesi, la cui gestione è stata assegnata con la gara effettuata da SCR Piemonte.
È di estrema importanza, com'è stato ricordato, il progetto del fascicolo sanitario elettronico e dei servizi online, per cui sono stati messi a disposizione 19,4 milioni di euro di finanziamenti POR-FESR e altri 24 milioni nel triennio 2018-2020 sul Fondo sanitario.
L'obiettivo è digitalizzare gradualmente, entro il prossimo triennio, tutta la documentazione clinica personale e tutti i servizi a disposizione dei cittadini, e a realizzare un'unica piattaforma utilizzabile dal web e dai dispositivi mobili.
All'interno di questo progetto sono già partite le prime attività: è già in funzione la digitalizzazione dei buoni per i celiaci, che sarà a regime da gennaio 2019, ed entro l'autunno sarà avviata la dematerializzazione dell'autocertificazione dell'esenzione per reddito, che sarà dunque possibile effettuare online da parte dei cittadini.
Nel biennio 2019-2020 si entrerà nella fase di attivazione vera e propria del fascicolo, con l'attivazione di una serie di servizi: saranno, dunque gradualmente disponibili online i referti medici, i verbali di pronto soccorso e le relative dimissioni, un dossier farmaceutico con cui si rilevano i medicinali consumati, le vaccinazioni effettuate, il consenso o il diniego alla donazione di organi e tessuti, più altri servizi che potranno essere aggiunti in un secondo momento.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2300 presentata da Policaro inerente a "Disponibilità ambulanze medicalizzate"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2300 presentata dal Consigliere Policaro, che la illustra.



POLICARO Giuseppe Antonio

Grazie, Presidente.
L'interrogazione in oggetto vuole sottolineare un tema conosciuto: mi riferisco al servizio del 118 nei territori (in particolare in quello novarese), con particolare riferimento alle autovetture e alle cosiddette ambulanze medicalizzate.
Ho purtroppo assistito personalmente a un evento che mi ha fatto oggettivamente riflettere. Un paio di settimane fa, in una zona centrale di Novara, una persona aveva avuto un infarto ed è stata quasi mezz'ora a terra perché non arrivava l'ambulanza medicalizzata, posto che l'unica ambulanza dalla città di Novara era già impegnata in un altro intervento.
Bisognava quindi aspettare una medicalizzata che arrivasse, nel caso specifico, da Galliate, un paese che dista circa dieci chilometri da Novara. Questa ambulanza non è arrivata, ma ne è arrivata un'altra non medicalizzata con dei volontari che hanno portato il paziente in ospedale.
Potete chiaramente immaginare lo sconforto dei familiari, oltre che la tensione dei presenti e degli astanti in quel particolare momento.
A seguito di questo accadimento, mi sono informato e mi è stato spiegato che sono quasi 80.000 gli interventi al pronto soccorso di Novara, per cui le cosiddette ambulanze medicalizzate non sono sufficienti.
Ho interpellato chiaramente anche i tecnici: nell'esatto momento in cui parlavo con uno dei responsabili del 118 vi erano 18 richieste - erano le 11.00 di mattina! - per cui, come accennavo poc'anzi, l'unica ambulanza medicalizzata di Novara non riesce chiaramente a sopperire a tutte le richieste di una città di quasi 110.000 abitanti.
Teniamo altresì presente che qualche anno fa è stata spostata la base dell'elisoccorso, che inizialmente insisteva sul territorio novarese mentre oggi insiste in un altro paese in Provincia di Vercelli. Ci sono questo aspetto va altrettanto sottolineato, Assessore - paesi in Provincia di Novara anche importanti (penso, ad esempio, a Oleggio) che non dispongono di un'ambulanza medicalizzata, se non ad almeno 30 chilometri di distanza. Quindi nel caso di un infarto, o qualora vi fosse la necessità di un intervento importante nel paese di Oleggio, dovrebbero arrivare ambulanze medicalizzate o da Novara (25 chilometri) o da Borgomanero (altrettanti chilometri).
Mi rendo conto che si tratta di un problema di programmazione, per cui la mia vuole anche essere una richiesta propositiva: ci sono sicuramente le possibilità di intervenire in tal senso effettuando una programmazione migliore, che preveda una maggiore strumentazione e maggiori risorse (mi riferisco, in particolar modo, al territorio novarese).
Termino il mio intervento precisando che mi hanno spiegato esserci anche delle soluzioni ibride, cioè non tanto ambulanze medicalizzate, ma autovetture che hanno il minimo kit indispensabile (le chiamano "auto medicalizzate"), dove però è importante che vi sia la disponibilità di almeno un infermiere professionale piuttosto che di un medico del 118.
Credo, Assessore, che le risorse necessarie per intervenire in tal senso non siano eccessive. Sicuramente, si potrebbe dare un servizio migliore a tutti novaresi in questo caso, ma non mi stupirei se il tema fosse sentito nello stesso modo anche in altri territori piemontesi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Policaro.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il numero di mezzi medicalizzati in Regione Piemonte è stato definito dalla delibera di Giunta regionale del 22 giugno 1998, utilizzando come parametri per la localizzazione il numero di abitanti, la vastità del territorio e i tempi di percorrenza.
Nel quadrante che fa riferimento alla Centrale Operativa 118 di Novara, le postazioni per mezzo di soccorso avanzato sono oggi 15, così come previsto dalla normativa regionale.
Inoltre, dal 2017 è stata aggiunta presso Gravellona Toce un'auto medica h 12 con personale medico a bordo di supporto ai mezzi di base e si sta valutando, dopo un attento monitoraggio sull'effettiva necessità l'attivazione di un'altra auto medica presso Novara.
L'invio specifico dei mezzi è, invece, strettamente legato a rigidi protocolli di centrali che prevedono, per ogni intervento, l'esame attento di ciascuna situazione, per cui talvolta può essere più efficace la presenza immediata di un'équipe di volontari addestrati e attrezzati.


Argomento: Opere igienico-sanitarie

Interrogazione a risposta immediata n. 2302 presentata da Ravetti, inerente a "Quali sono i fattori che determinano un'emergenza sanitaria di zanzare in Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2302.
La parola al Consigliere Ravetti per l'illustrazione.



RAVETTI Domenico

Molto velocemente, per non togliere tempo alle altre interrogazioni Presidente e Assessore.
Sono da sempre molto rispettoso nei confronti delle Istituzioni e, quando parla il Vicepresidente della Provincia di Alessandria congiuntamente al Presidente del Consiglio comunale di Alessandria, non posso non prestare attenzione anche perché, ormai, quello in Provincia è diventato un dibattito pubblico rispetto alla (uso le loro parole, in particolare quelle del Vicepresidente della Provincia di Alessandria) "emergenza sanitaria" riguardante il tema delle zanzare.
Non voglio entrare esattamente nel merito di tutti i problemi che hanno sollevato; capisco, a volte, le ragioni politiche, meno quelle che riguardano gli effetti sui cittadini. Mi interessa dire che evocare l'emergenza sanitaria è sempre un problema e giudicare inappropriato il lavoro di IPLA, altrettanto.
Per non raccogliere le provocazioni, chiedo alla Giunta e all'Assessore quali sono esattamente i fattori che possono determinare un'emergenza sanitaria sul territorio della nostra regione a causa del proliferare del virus West Nile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il rischio di contrarre malattie trasmesse da insetti vettori è oggettivamente aumentato negli ultimi anni. Le cause principali sono il cambiamento climatico e la globalizzazione (spostamento di persone e merci). Va da sé che la maggiore circolazione di zanzare crea occasioni per una maggiore circolazione degli arbovirus di cui sono vettori, che causano nell'uomo malattie quali Dengue, Usut, Chikungunya, Zika e West Nile.
L'approccio sanitario nei confronti della West Nile (Piano nazionale West Nile) è diverso da quello adottato per altre arbovirosi (Piano regionale arbovirosi). Nel primo caso, la norma prevede un intervento attivo (ricerca di virus in vettori e animali sentinella come gli equidi e i corvidi) mentre negli altri casi si attua una sorveglianza a partire dai casi umani.
Il Piemonte non è di fronte a un'emergenza sanitaria, perché dispone di conoscenze, esperienze e risorse che consentono di intervenire con tempestività. Gli interventi messi in atto dal complesso sistema di prevenzione, che mette in relazione il Centro Regionale per le Malattie Infettive, SeREMI, IPLA, i Centri Trasfusionali e l'Istituto Zooprofilattico del Piemonte, consentono infatti di ottenere diagnosi rapide, cure tempestive, interventi di disinfestazione mirati e appropriati. Sono stati più di 100 gli interventi mirati dell'IPLA, da fine luglio, su segnalazione del SeREMI.
La West Nile non si trasmette da uomo a uomo, ma tramite le punture e questo riduce il rischio di un rapido aumento dei casi. I casi di malattia neuroinvasiva segnalati quest'estate in Piemonte sono superiori a quelli del 2017, ma nettamente inferiori a quelli di altre regioni (un quinto dei casi dell'Emilia Romagna e un terzo di quelli del Veneto). Non c'è disinfestazione che possa azzerare il rischio per la popolazione di essere punta e di contrarre quest'infezione.
Ridurre la densità del vettore risulta un intervento sostanziale, sempre se condotto secondo protocolli validati e utilizzando prodotti adeguati per minimizzare l'impatto ambientale, ma la principale misura di prevenzione resta quella di proteggersi dalle punture.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 2304 presentata da Grimaldi inerente a "Attuazione della DCR 300-27935 per l'accesso ai contraccettivi nei consultori familiari"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2304.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
La vicenda è conosciuta a tutto il Consiglio, perché è stato proprio il Consiglio regionale a deliberare, con la delibera n. 300, il 3 luglio di quest'anno, gli indirizzi per le norme, per la tutela sociale della maternità e dell'interruzione volontaria di gravidanza.
In quest'interrogazione chiediamo alcune cose. Come sapete, abbiamo chiesto alla Giunta di avviare un tavolo, che deve portare a delle linee guida che abbiamo messo nero su bianco in questa delibera di Consiglio, che tra l'altro è una delle prime in materia di sanità.
Chiediamo di far sì che questa fotografia sia chiara in tutti i territori e che, qualora si superi il 50 per cento delle obiezioni di coscienza, il Direttore dell'ASL faccia subito una richiesta di ulteriori medici, per evitare che ci siano sacche del nostro territorio in cui non c'è la copertura del 50 per cento di medici che praticano l'interruzione volontaria di gravidanza. Inoltre, chiediamo, così come domandavano i medici del Sant'Anna, che in ogni macroarea ci siano dei luoghi, anche indicati, delle ASL - che siano nel Verbano-Cusio-Ossola, nel Novarese nell'Alessandrino, nel Cuneese - che abbiano più competenze ed anche più capacità nell'affrontare questi temi.
La seconda parte della delibera, come l'Assessore sa, ci rende tra l'altro fra le Regioni più virtuose in Italia, poiché chiediamo non solo il rafforzamento dei consultori, ma anche un ritorno a una pratica che era già presente nei consultori (è una battaglia che ha visto impegnate moltissime colleghe Consigliere), come l'utilizzo di contraccettivi soprattutto per le donne più vulnerabili. L'Assessore sa che qualche anno fa queste sono state tolte dal tabellare B, pertanto anche gli ultimi contraccettivi gratuiti nei consultori erano stati tolti.
Noi abbiamo chiesto, essendo usciti dal Piano di rientro, di riavviare le pratiche sia per i contraccettivi (soprattutto la pillola) per le donne meno abbienti, ma abbiamo anche esteso - e siamo fra le poche Regioni in Italia che l'hanno fatto - a tutti i minori e agli under 26, uomini e donne, l'utilizzo di contraccettivi gratuiti.
Questa è un fattore che ha dato un impulso a tutti i consultori per parlare con una larga fetta di popolazione, soprattutto quella più giovane e maschile, che utilizza poco questi strumenti.
Assessore, in modo informale so che abbiamo iniziato a fare dei bandi e che alcuni hanno già visto dei vincitori, alcuni consultori hanno iniziato a fornire spirali e contraccettivi, soprattutto femminili. Tuttavia non ci è chiaro il quadro. Anche se sui contraccettivi maschili si sono iniziate a fare i bandi, c'è un pezzo di mondo studentesco - lo raccontava anche la collega Accossato - che, in qualche modo, ha difficoltà a dialogare con le proprie famiglie; altri, invece, hanno problemi economici. Questa è una questione di educazione non solo sentimentale, ma anche sessuale, che è giusto che la Regione affronti.
Tra l'altro, uno dei punti che avevamo inserito in delibera - adesso non è presente la Consigliera Conticelli - era che si attivasse una comunicazioni in tutte le farmacie, in tutte le ASL e in tutti i Consultori per il corretto uso dei contraccettivi, per far sapere che c'è questa gratuità fino ai 26 anni per uomini e donne.
Ci chiedevamo, Assessore, se si è avviato questo tavolo, se questa parte della deliberazione possiamo renderla esigibile, visto che sono tantissimi quelli che ci chiedono esattamente come si attuerà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ringrazio il Consigliere Grimaldi per la sollecitazione e riassumo brevemente la situazione riservandomi, nei prossimi giorni, di inviare una relazione più dettagliata.
Dopo l'approvazione della delibera del Consiglio regionale del 3 luglio gli Uffici regionali si sono subito attivati, su mio impulso, per verificare la concreta applicabilità di quanto disposto dalla delibera relativamente agli indirizzi e ai criteri per garantire l'effettivo accesso alle procedure per l'interruzione della gravidanza e l'applicazione della legge 29 luglio 1975, n. 405 (quella sui consultori).
Ieri ho chiesto il risultato di questo lavoro e devo giustificare la mia struttura, perché mi dice che questo lavoro non è stato compiuto, stante la complessità della materia. Tuttavia, mi è stato garantito che nei prossimi giorni mi fornirà un quadro abbastanza preciso di una elaborazione in corso, proprio perché questa è materia che intreccia diversi settori dalla Direzione Sanità.
Ripeto, il lavoro non è ancora completato, ma accolgo la sollecitazione che rivolgo - cosa che ho già fatto questa mattina nel momento in cui ho letto l'interrogazione - alla struttura affinché, quanto prima, sia giusto e doveroso fornire ciò che è stato richiesto dal collega.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2306 presentata da Batzella inerente a "Stato di attuazione del provvedimento per definire e regolamentare l'approvvigionamento di gameti utilizzati per la fecondazione eterologa"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2306.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
La legge n.40 del 19 febbraio 2004 disciplina la procreazione medica assistita in Italia. La sentenza dalla Corte Costituzionale n. 162 del 2014 ha aperto la possibilità di ricorrere alla procreazione assistita a tutte le coppie, alle quali sia stata diagnosticata l'infertilità o la sterilità causata da una patologia.
La fecondazione eterologa è stata inserita nei livelli essenziali di assistenza (LEA) il 12 gennaio 2017, quale prestazione che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a fornire, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket).
Con interrogazione n. 1386 del 23 gennaio 2017 avevo chiesta all'Assessore Saitta quali azioni la Regione intendesse intraprendere per favorire l'accesso alla fecondazione eterologa nei centri pubblici, anche attraverso campagne di sensibilizzazione, e sull'importanza della donazione dei gameti. Nella stessa interrogazione chiedevo se si stesse valutando l'ipotesi che i donatori avessero diritto a permessi retribuiti per il tempo occorrente all'espletamento dei relativi protocolli sino al completo trattamento, simile a quanto accade già per altre donazioni.
Il numero di gameti continua a risultare insufficiente a soddisfare le richieste delle coppie che, per mancanza di donatori e di donatrici, sono costretti a rivolgersi ai centri esteri o a centri privati italiani (tra l'altro costosissimi) per fornirsi di gameti.
Anche in Piemonte ci sono dei centri pubblici autorizzati, tra l'altro di eccellenza, a praticare le tecnica di PMA (procreazione medica assistita) di tipo eterologo: la Città della Salute e della Scienza di Torino l'Ospedale Sant'Anna, l'Ospedale di Asti, l'Ospedale Maggiore della Carità di Novara, l'Ospedale Maria Vittoria di Torino e il Presidio Ospedaliero di Fossano. È noto che, a oggi, presso i centri privati, il costo della fecondazione eterologa è pari a circa 8.000 euro.
Lo scorso 17 aprile l'Assessore Saitta aveva annunciato nell'aula del Consiglio regionale che la Giunta stava preparando un provvedimento normativo per definire e regolare l'approvvigionamento di gameti utilizzati per la fecondazione eterologa. La proposta, secondo quanto riferito dall'Assessore alla sanità, analoga al modello dalla Regione Toscana e della Regione Friuli-Venezia Giulia, prevedeva dei percorsi e degli accordi per l'approvvigionamento di gameti, in modo da ovviare alle difficoltà di reperimento. Situazione, tra l'altro, comune in tutta Italia.
Ecco perché oggi interrogo l'Assessore. Vorrei conoscere lo stato di attuazione del provvedimento annunciato dall'Assessore ad aprile. Questo provvedimento normativo serve per definire e regolamentare l'approvvigionamento dei gameti utilizzati per la fecondazione eterologa sul modello di quanto già fatto dalla Regione Toscana e dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, in modo tale che le coppie piemontesi, finalmente possano avere il diritto di poter essere sottoposte a fecondazione eterologa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Quando ho avuto modo di parlare di questo tema ad aprile, avevo anche aggiunto che occorreva definire una modalità e un percorso con una valutazione dal punto di vista scientifico, utilizzando le nostre competenze, le competenze che abbiamo qui in Piemonte.
Questo lavoro è ancora in corso, spero che quanto prima sarà completato però posso dire che nel mese di maggio e di luglio si sono già tenuti incontri tecnici con il Comitato tecnico scientifico per la procreazione medico-assistita e un altro con il Centro della Città di Torino con il Responsabile del Settore.
È in corso un lavoro di approfondimento delle modalità con le quali dare delle risposte alle questioni sollevate. Oltre alle questioni di carattere scientifico c'è anche un problema di carattere normativo che gli Uffici dell'Assessorato stanno approfondendo. È vero che la fecondazione con tecniche di tipo eterologo è stata inserita nel decreto ministeriale del 2017, ma quest'ultimo, sebbene vigente dal giorno dopo la pubblicazione non è pienamente applicabile in tutte le sue parti, nel senso che fa riferimento ad un atto successivo.
In ogni caso, questo è un aspetto e credo che questo lavoro che ho sollecitato anche recentemente sarà presto completato e mi sarà sottoposto.
Dopodiché assumeremo delle decisioni, però posso dire che non siamo stati fermi, perché c'è stato un lavoro di serio approfondimento di carattere scientifico, ma anche di carattere procedurale. Appena avremo elementi precisi assumeremo delle decisioni conseguenti con le strutture non soltanto interne, ma soprattutto con il Comitato tecnico scientifico perché evidentemente non corre soltanto la volontà politica, ma per forza di cose occorre anche l'opinione precisa da parte di chi questa materia la conosce sul piano scientifico e, per i visti delle decisioni, anche di chi ha competenze di carattere giuridico.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 2305 presentata da Vignale, inerente a "Obbligo vaccini: si assiste ad una mobilità passiva"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2305.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il nostro Gruppo consiliare, insieme al collega Ravello, qualche mese fa aveva già posto il tema legato alla scelta che la Regione Piemonte, prima in Italia, ha fatto relativamente a un vaccino a copertura minore rispetto a quello somministrato non soltanto in tutto il resto d'Italia, ma anche ad esempio nella nostra Regione agli over 65 anni con 13 coperture di ceppi e non gli attuali dieci. Questo ha fatto sì che vi sia stato un allarme fra le famiglie e che alcune di queste - almeno così ci viene riportato e molte le abbiamo anche conosciute - abbiano fatto vaccinare privatamente acquistandosi il farmaco, quindi coprendo interamente a proprie spese il costo del farmaco, o presso altre Regioni.
Conoscendo bene le giustificazioni che l'Assessorato ha dato rispetto all'utilizzo del decavalente, anche rispetto a ciò che correttamente secondo me, dice l'Istituto Superiore di Sanità, cioè che non si pu individuare un unico vaccino come monopolista di un mercato, va detto che in altri Stati, dove il vaccino decavalente è stato utilizzato, si è assistito a situazioni complesse. In Francia è stato bloccato l'utilizzo del decavalente per ritornare a quello a 13 coperture e in Belgio vi è stato un ritorno significativo dei ceppi che sembravano scomparsi, mettendo a rischio la salute dei bambini.
Ovviamente l'interrogazione non è su questo tema perché siamo già intervenuti, anche se attendiamo una comunicazione che avevamo richiesto molti mesi fa in sede di IV Commissione, ma l'interrogazione è semplicemente per sapere, conoscendo il numero dei bambini che devono essere vaccinati e avendone un numero inferiore rispetto a quanti avrebbero dovuto vedere inoculato il vaccino, se l'Assessore sia a conoscenza di mobilità passiva o di un numero inferiore di vaccinazioni che presumerebbero quindi l'acquisto in forma privata del vaccino.
Presidente La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La Regione Piemonte ha dato mandato a SCR di attivare una procedura aperta per l'acquisto del vaccino pneumococcico destinato ai bambini fino a cinque anni di età, basando la propria scelta su evidenze scientifiche documentate. Il Ministero della Salute, con propria nota del 10 ottobre 2016 e con successiva nota del 23 giugno 2017, ha ribadito che la protezione offerta da un vaccino non è quindi necessariamente rapportata al numero di sierotipi contenuti nel vaccino stesso. E ancora, il Ministero afferma che dati a favore dell'uso del PCV13 o del PCV10 sono reperibili in letteratura senza che sia dimostrata né dimostrabile, in maniera chiara ed univoca, la superiorità di un vaccino rispetto all'altro.
Infine, per quanto riguarda la possibilità di mettere in concorrenza i due prodotti, il Ministero afferma che, nell'attuale contesto normativo definito dalla modifica al Titolo V della Costituzione, devono essere i centri di acquisto della Regione a dover stabilire i criteri da includere nei bandi di gara per l'approvvigionamento dei vaccini. Questo è il primo riferimento di documentazione scientifica.
Il secondo è l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che recentemente si è anche espressa in merito e ha pubblicato i risultati che sono stati fatti da un gruppo di esperti a livello mondiale proprio sull'efficacia dei due vaccini, sgombrando definitivamente il campo da ogni dubbio. A dimostrazione della fondatezza della scelta piemontese, il TAR ha rigettato la richiesta cautelare della ditta Fraizer e il Consiglio di Stato ha rigettato l'appello cautelare. In data 20 giugno 2018 innanzi al TAR Piemonte è stato discusso il merito della vertenza e il Collegio ha trattenuto la causa in decisione.Da un conteggio aggiornato in tempo reale risulta che il numero di dosi di vaccino PCV10 somministrate nel corso del 2018 alla corte target nati 2018 è in linea con il numero di dosi del PCV13 somministrate negli anni scorsi. La situazione vaccinale nei bambini della corte target nati 2018 è costantemente monitorata dai servizi vaccinali delle ASL. Dalle verifiche emerge che i casi di bambini vaccinati privatamente o in altre regioni sono limitati a poche unità e si tratta pertanto di un fenomeno marginale: circa 75 in tutto il Piemonte; di questi, 25 sono stati vaccinati dallo stesso pediatra di libera scelta.
Sono previsti ulteriori interventi rivolti agli operatori sanitari sull'importanza di fornire una comunicazione omogenea, al fine di garantire il raggiungimento di obiettivi previsti dal Piano regionale.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Fondi sanitari

Interrogazione a risposta immediata n. 2309 presentata da Bono, inerente a "Disegno di legge della Giunta regionale piemontese denominato 'Istituzione del Fondo regionale socio-sanitario'"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2309.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione ho inteso chiedere all'Assessore Saitta ed eventualmente - ma non è presente in Aula - anche all'Assessore Ferrari e al Presidente Chiamparino cosa si ha intenzione di fare sul tema della costituzione di un Fondo socio-sanitario, tema che era stato annunciato da questa Giunta a metà dell'anno scorso e di cui poi non abbiamo più avuto notizie né direttamente dalla viva voce di uno dei due Assessori né da quella del Presidente Chiamparino.
Grazie a un ordine del giorno di un Gruppo consiliare - non del Movimento 5 Stelle - di un Comune della prima cintura metropolitana, abbiamo intercettato la bozza del disegno di legge, giusto per far capire come e in quali condizioni devono lavorare i Consiglieri regionali di opposizione.
Questa bozza di disegno di legge, datata aprile, noi l'abbiamo ricevuta a giugno; aveva al suo interno - perché poi pare che sia stata disconosciuta dalla Giunta stessa - una serie di punti molto negativi per quanto riguarda lo sviluppo delle politiche sociali e l'integrazione socio-sanitaria della nostra Regione.
Li ricordo. Innanzitutto l'abrogazione della legge regionale 10/2010 spazzando via con un colpo di spugna i servizi di domiciliarità per le persone non autosufficienti, mentre stiamo aspettando dal 2010 i regolamenti attuativi, poiché la Giunta ci aveva promesso che sarebbero stati posti in essere i regolamenti attuativi di questa norma. In secondo luogo, l'abrogazione del comma 6 dell'articolo 30 della legge 1/2004 (legge quadro sui servizi sociali) che prevede che le risorse per il Fondo sociale regionale siano pari a quelle dell'anno precedente incrementate del tasso d'inflazione programmata, cosa che però non è rispettata credo dal 2005 (praticamente da quando è stata approvata la legge); ci era stato promesso che sarebbe stata rispettata e invece viene cancellata.
Il disegno di legge prevede, all'articolo 5, l'istituzione di un Fondo regionale socio-sanitario, composto da risorse nazionali, da risorse del Fondo nazionale per la non autosufficienza (che in teoria sono risorse proprie dei Comuni), da risorse regionali di parte sociale e da altre risorse pubbliche e private variamente assegnate, con obbligo di destinazione al Dipartimento socio-sanitario di nuova creazione. Il Dipartimento socio-sanitario dovrebbe essere un'articolazione organizzativa e di programmazione del Distretto sanitario, con carattere funzionale; a capo di questo vi sarebbe un Comitato col Direttore del Distretto sanitario e il Direttore del Distretto di coesione sociale, i Presidenti dell'Assemblea dei Sindaci. Nella riforma c'è anche la volontà di arrivare a un'identità geografica, politica e dimensionale, quindi demografica, tra il Distretto sanitario e il Distretto sociale, quindi i Distretti sociali dovrebbero fondersi.
Sappiamo che i Presidenti dell'Assemblea dei Sindaci hanno già manifestato forti contrarietà alla fusione per una questione meramente economica, nel senso che ci sono alcuni Enti gestori che hanno un bilancio in attivo e altri che l'hanno fortemente in passivo, quindi chiedono garanzia su questa destinazione, su questa idea politica di fusione, idea su cui noi non abbiamo mai dimostrato contrarietà a prescindere, ma vorremmo discutere nel merito.
Le risorse dovrebbero essere gestite direttamente dalle ASL, con contabilità separata e vincolo di destinazione a queste funzioni.
All'interno ci sono non solo le funzioni socio-sanitarie, ma è anche elencata una serie di funzioni sociali. Quindi noi abbiamo una serie di preoccupazioni in merito al disegno di legge e vorremmo poter essere parte di questa discussione che ha coinvolto l'ANCI e i Comuni.
Noi sappiamo, attraverso il Comune di Torino e gli altri (pochi, a dire il vero, ma speriamo solo per ora) Comuni amministrati dal Movimento 5 Stelle che questo disegno di legge sarebbe stato superato, ritirato, disconosciuto non sappiamo bene - e che sarebbe in elaborazione un altro disegno di legge.
Chiediamo sommessamente, anche a nome di altri colleghi di opposizione - ma mi sembra di capire che anche alcuni colleghi di maggioranza non ne sanno più di noi e questo ci rassicura, o ci intristisce di più, a seconda dei punti di vista - di renderci partecipi di questa discussione, se c'è oppure di dirci che il tema non verrà più affrontato, perché siamo a chiusura della legislatura. Così possiamo rassicurare il territorio sul fatto che anche su questa ipotetica riforma non si andrà avanti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Devo dire che è da qualche anno che frequento quest'Aula, ma questa è la prima volta che mi trovo di fronte a un'interrogazione sulla base di una sorta di processo alle intenzioni che forse un giorno si realizzeranno. Si apre un percorso nuovo, che probabilmente va indicato nello Statuto: le interrogazioni su quello che si penserà un giorno su ciò che si sarà deciso.
Adesso non c'è assolutamente nessuna bozza, la Giunta non ha adottato nessun disegno di legge, tanto per essere molto chiari. Quindi, se si vuole lavorare sulle bozze per ricominciare a esprimere delle opinioni, il Consigliere sbaglia. Il Consigliere sbaglia: non è la posizione che la Giunta esprimerà attraverso un atto al momento giusto, completando una discussione che stiamo facendo al nostro interno. Mi sembra più che logico perché, se dovesse valere questo principio, credo che il Parlamento italiano probabilmente sarebbe pieno di interrogazioni sulla base di annunci fatti magari attraverso Facebook o Twitter.
La nostra abitudine, come Amministrazione regionale, è che assumiamo gli atti e poi evidentemente possiamo essere anche contestati, ma la invito ad attendere prima di esprimere un'opinione, perché le sue opinioni sono basate su elementi che non sono assolutamente certi, ma soltanto su qualche foglio che ha girato.



(Commenti fuori microfono)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Opinioni? Sì va bene, ma posso dire che non c'è nessun disegno di legge oppure mi viene contestato il fatto che devo ammettere ciò che lei dice? No, non esiste un disegno di legge. Le sue opinioni evidentemente sono opinioni prive di fondamento, perché non esiste un disegno di legge.
Quando sarà presentato, vi sarà l'iter normale che prevede la discussione in Commissione e anche le consultazioni. Mi sembra che questa modalità sia originale, cosa sicuramente possibile, ma il processo alle intenzioni mi pare un elemento di grande novità che finora non avevo mai conosciuto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
Con lei abbiamo concluso le sue interrogazioni.
Passiamo adesso a quelle che rimanevano dell'Assessore Valmaggia.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2303 presentata da Gancia, inerente a "Chiusura biglietterie ferroviarie - Linea Cuneo-Nizza"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2303.
Al posto dell'Assessore Balocco risponderà l'Assessore Valmaggia.
La parola alla Consigliera Gancia per l'illustrazione.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Assessore, continuiamo a parlare della chiusura delle biglietterie relative alla linea Cuneo-Nizza, problema annoso che purtroppo lei, io e tutti quelli che utilizzano quella linea conosciamo bene.
Premesso che si apprende della prossima chiusura di cinque biglietterie ferroviarie sulla tratta in oggetto e, in particolare, nelle stazioni del Tenda, Sospel, Menton, Carnoles e Ville-franche, tale eventualità costituisce un ulteriore impoverimento del servizio ferroviario di collegamento tra Italia e Francia, attraverso la Valle Roya. Teniamo anche conto del raddoppio del tunnel del Tenda.
Rileviamo altrettanto, come lei, Assessore, sa bene, che c'è una convenzione in essere tra Italia e Francia datata 1970, che necessita di essere rinnovata e che costituirebbe occasione preziosa per individuare anche da parte di SNCF, le programmazioni d'investimento che diventerebbero legati ad un atto ufficiale e non rimesse a singole dichiarazioni o annunci.
Riteniamo opportuno che la Regione Piemonte non si debba esclusivamente limitare a prendere atto della volontà francese, ma che occorra, in qualche modo, mettere al lavoro le diplomazie che abbiamo (Ambasciate, Consolati) quindi sarebbe opportuno davvero che la Regione Piemonte si ponga quale parte attiva e propositiva di un percorso vero e proprio per il salvataggio della linea ferroviaria, anche mediante il mantenimento del servizio di biglietteria nel maggior numero di stazioni possibili, considerando anche l'epoca in cui viviamo; questo è chiaro.
Assessore, interroghiamo lei e la Giunta regionale per sapere se intenda attivarsi fortemente - devo essere onesta, peraltro lei l'ha già fatto anche in altri ruoli - per condurre al rinnovo della convenzione e stabilendo in questi contesti precisi impegni a carico dei due territori e relativi concessionari, per impedire la lenta agonia di una rete che consideriamo importante per il collegamento tra i due Stati.



PRESIDENTE

Grazie, collega Gancia.
La parola l'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Rispondo al posto del collega Balocco, chiarendo in partenza che la convenzione stipulata nel 1970, che era in via di revisione, nel 2016 è stata oggetto di modifica tra i governi italiano e francese della CIG perché sia al Ministro francese sia il Ministro italiano Delrio hanno deciso di trasferire a un'istituenda Commissione mista ferroviaria questo tema.
Il Ministro Delrio, in data 17 novembre 2016, ha accolto la proposta francese, quindi si è avviata questa nuova Commissione mista, alla quale è stata interdetta la partecipazione delle Regioni su esplicita richiesta del rappresentante del Ministero francese e il Ministro italiano, pur di non interrompere le trattative per la revisione del testo, ha avallato tale richiesta.
Pertanto, a far data da tale incontro, i Ministri francese e italiano e le imprese ferroviarie svolgono incontri d'approfondimento e di condivisione del nuovo testo della convenzione del 1970, senza il coinvolgimento diretto delle Regioni.
La Regione Piemonte, non potendo partecipare a tali incontri, nel febbraio 2018, ha fatto pervenire alla Commissione mista ferroviaria una nota in cui ha richiesto che il nuovo testo della convenzione non si limitasse a definire gli aspetti gestionali della linea Cuneo-Limone-Ventimiglia, ma che trattasse anche gli aspetti relativi al finanziamento dei necessari interventi sull'infrastruttura, al fine di evitare che i Ministri firmino un accordo non risolutivo delle criticità che hanno apportato allo stato di decadimento infrastrutturale e di servizi in cui si trova oggi la linea prevedendo quindi precisi impegni per un programma di sviluppo infrastrutturale di servizi della linea.
La prossima riunione della CIG è in programma il 19 ottobre prossimo venturo e le Regioni auspicano che in tale data verrà presentata all'Assemblea il nuovo testo. Nelle more di tale incontro, il 19 settembre scorso si è svolto un incontro tra la Regione Piemonte e la Regione PACA nell'ambito del quale sono stati valutati diversi scenari per il futuro sviluppo infrastrutturale della linea, ivi comprese le proposte relative al servizio ferroviario.
Anche la questione della chiusura delle cinque biglietterie, segnalate dall'interpellante, sulla tratta in oggetto sarà argomento di discussione della CIG del 19 ottobre, sede nella quale sottolineeremo che questa decisione, per noi inaccettabile, rappresenta l'ennesima dimostrazione del disinteresse da parte delle Ferrovie francesi nei confronti di questa tratta.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2308 presentata da Valetti, inerente a "Trasferimento laboratori piemontesi del settore trasporto passeggeri regionali da Trenitalia a Trenord e situazione generale del comparto"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2308.
Risponderà l'Assessore Valmaggia al posto dell'Assessore Balocco.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Sulla questione è stata interpellata Trenitalia, ma al momento non è giunta una risposta. Per cosa è dato sapere, anche in merito alla ricostruzione dei fatti riportati nell'interrogazione, al momento non ci sono elementi che possono modificare il quadro che fino a oggi ha impedito il trasferimento del personale formalmente assunto dalla Direzione regionale Lombardia e poi passati a Trenord. Essendo Trenord e Trenitalia due aziende distinte e separate, non c'è nessun automatismo che consenta il trasferimento.
L'evolversi della situazione relativa all'ipotesi di scioglimento di Trenord, che consentirebbe, con ragionevole probabilità, ai lavoratori di rientrare in Trenitalia, e quindi di ottenere il trasferimento, al momento è in una fase di stallo.
Nel momento in cui avverrà l'eventuale scioglimento di Trenord e il ritorno del personale a Trenitalia sarà possibile valutare iniziative per favorire il loro trasferimento alla direzione di Torino, secondo i meccanismi previsti dall'azienda stessa.
In assenza di questo scenario, anche la citata riorganizzazione del servizio ferroviario regionale, in seguito alla stipula di un nuovo contratto con Trenitalia e la contestuale conclusione della procedura di confronto competitivo per l'affidamento del servizio ferroviario metropolitano, qualora richiedesse un ampliamento dell'organico da parte di Trenitalia, non potrebbe modificare il quadro normativo e sindacale di riferimento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Sulla questione è stata interpellata Trenitalia, ma al momento non è giunta una risposta. Per cosa c'è dato sapere, anche in merito alla ricostruzione dei fatti riportati nell'interrogazione, al momento non ci sono elementi che possono modificare il quadro che fino a oggi ha impedito il trasferimento del personale formalmente assunto dalla Direzione regionale Lombardia e poi passati a Trenord. Essendo Trenord e Trenitalia due aziende distinte e separate, non c'è nessun automatismo che consenta il trasferimento.
L'evolversi della situazione relativa all'ipotesi di scioglimento di Trenord, che consentirebbe, con ragionevole probabilità, ai lavoratori di rientrare in Trenitalia, e quindi di ottenere il trasferimento, al momento è in una fase di stallo.
Nel momento in cui avverrà l'eventuale scioglimento di Trenord e il ritorno del personale a Trenitalia sarà possibile valutare iniziative per favorire il loro trasferimento alla direzione di Torino, secondo i meccanismi previsti dall'azienda stessa.
In assenza di questo scenario, anche la citata riorganizzazione del servizio ferroviario regionale, in seguito alla stipula di un nuovo contratto con Trenitalia e la contestuale conclusione della procedura di confronto competitivo per l'affidamento del servizio ferroviario metropolitano, qualora richiedesse un ampliamento dell'organico da parte di Trenitalia, non potrebbe modificare il quadro normativo e sindacale di riferimento.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.29 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 15.34)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco, Baricco, Cerutti, Chiamparino, Corgnati e Ferrari.


Argomento:

b) Richieste comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

So di chiedere qualcosa che non può essere soddisfatto oggi, per cui mi rimetto al Regolamento.
Da notizie giornalistiche parrebbe che il Governo abbia deciso di togliere 791 milioni di euro per un lotto connesso alla realizzazione del Terzo Valico.
Io credo che sul tema delle infrastrutture in questa Regione sia arrivato il tempo di fare il punto, per cui chiedo di poterne discutere prossimamente, nelle forme e nei luoghi che deciderà lei. Perché di mezzo c'è il destino dei piemontesi.



PRESIDENTE

La sede in cui affrontare questo argomento è la Conferenza dei Capigruppo non ce ne sono altre. Dunque, nella prossima Conferenza dei Capigruppo sarà sollevata la tematica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bona; ne ha facoltà.



BONA Angelo Luca

Grazie, ma mi ha anticipato il collega Ravetti.



PRESIDENTE

La pensa allo stesso modo?



BONA Angelo Luca

Leggendo questa mattina Il Sole 24 Ore, che non è l'ultimo arrivato, pare che dal decreto, che oltretutto ha subito l'ennesimo rinvio per la ricostruzione del ponte Morandi (quello per individuare il commissario) siano spariti 791 milioni per il Terzo Valico. Credo che sia assolutamente di attualità sia il discorso del Terzo Valico, ovviamente, sia quello del ponte. Perché oltre a creare un disagio forte per le imprese e per i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Nel corso della Conferenza dei Capigruppo ne potremo discutere.



BONA Angelo Luca

Abbiamo giustamente osservato un minuto di silenzio qua, però credo che si onori Genova con i fatti e non solo con i minuti di silenzio.
Un ulteriore rinvio del Governo, che non dà risposte a Genova dopo un mese mezzo, è un fatto gravissimo e chiederei di discuterne anche in questa sede.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame disegno di legge n. 301, inerente a "Procedure edilizie per il riuso, la riqualificazione e il recupero dell'edificato" (atto d'indirizzo collegato: ordine del giorno n. 1455)


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 301, inerente a "Procedure edilizie per il riuso, la riqualificazione e il recupero dell'edificato", di cui al punto 3) all'o.d.g., prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Riprendiamo con l'esame dell'emendamento rubricato n. 25) all'articolo 17.
Emendamento rubricato n. 25) presentato da Graglia.



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Graglia, che lo illustra in qualità di Consigliere.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
La lettera c) del comma 1, dell'articolo 17 è così sostituita: "Il capo I e l'articolo 14 della legge regionale 14 luglio 2009, n. 20 (Snellimento delle procedure in materia di edilizia e urbanistica) sono abrogati a far data dal 30 settembre 2019".
Poiché con il precedente emendamento si è previsto un regime transitorio all'applicazione flessibile della nuova norma in ragione del momento in cui i Comuni assumeranno le deliberazioni ai sensi dell'articolo 3, commi 3 e 9, con il presente emendamento si pone comunque il termine di un anno dall'approvazione del disegno di legge In tal modo, i Comuni che non provvederanno a dare attuazione entro la data indicata a quanto di loro competenza, determineranno la mancata applicazione degli interventi di cui al disegno di legge. Ciò non sarà dunque conseguenza delle decisioni di questo Consiglio.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, procediamo con le votazioni.
Ricordo che il numero legale è 23.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 25), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
(Esito votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione nominale sull'articolo 17, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
(Esito votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) ARTICOLO 18 Indìco la votazione nominale sull'articolo 18.
Il Consiglio approva.
(Esito votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) È terminato l'esame dell'articolato, per cui possiamo procedere con l'esame dell'atto di indirizzo collegato, l'ordine del giorno n. 1455, avente a oggetto "Non applicabilità dei sovra oneri nei confronti di interventi di rigenerazione urbana", presentato dai Consiglieri Rostagno e Ferrentino, e dalla Consigliera Accossato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Il DPR 380 va a definire i sovraoneri applicati ad alcune tipologie di interventi. La Regione Piemonte, con delibera del 2016, ha individuato i casi di inapplicabilità. Nei casi di inapplicabilità vi erano i casi di rigenerazione urbana, definiti all'articolo 14 della legge 20, che, essendo abrogata, necessita di una modifica della DGR, ribadendo che, in questo caso, si tratterà dell'articolo 12 della legge che stiamo per approvare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Grazie, collega Rostagno.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1455, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.



(Esito votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Ci sono interventi in dichiarazione di voto sull'intero testo di legge? Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Come si potrà intuire, visto l'atteggiamento in Aula in queste sedute e in Commissione durante il tavolo di lavoro, noi pensiamo che il disegno di legge che oggi vedrà l'approvazione sia un disegno di legge molto valido che potrà dare al tessuto urbano ed edilizio piemontese una svolta, come sviluppo e soprattutto come riqualificazione.
Pensiamo che i limiti della legge 20 siano stati superati e pensiamo altresì che i paletti inseriti siano utili a dare una svolta alle storture che erano insite nella legge 20. Al contrario del centrodestra, pensiamo che il doppio passaggio della valutazione tecnica e di una valutazione da parte del Consiglio comunale possa evitare il proliferare d'interventi in zone in cui tali interventi siano non opportuni o addirittura dannosi.
Questa procedura non è una procedura astrusa, ma è una procedura che in campo urbanistico viene applicata a tutti gli strumenti urbanistici, da quelli di dettaglio a quelli generali, quindi pensiamo che questo sistema possa generare un contrappeso rispetto a una norma che ha natura derogatoria.
D'altra parte, vediamo degli elementi di sicuro interesse. L'interesse è basato su tre elementi fondamentali: interventi di sostituzione urbanistica dell'articolo 12, interventi che danno spazio ad operazioni di tipo immobiliare di carattere virtuoso, operazioni che vanno ad agire sul costruito, rigenerandolo.
Abbiamo, inoltre, altri elementi che considero importanti, come la riduzione del carico della fiscalità urbanistica sugli interventi di rigenerazione, che deve fungere assolutamente da leva economica per far sì che gli interventi che consumano suolo e consumano suolo vergine siano scoraggiati nella loro attuazione.
Tutti questi elementi ci fanno dire che questo disegno di legge è positivo per lo sviluppo dell'edilizia in Piemonte.
Pertanto, il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questo disegno di legge, sul quale c'è stato il tentativo di coniugare due proposte di legge simili nel titolo, ma differenti nella sostanza, ha certamente alcuni aspetti o avrebbe potuto avere alcuni aspetti di carattere positivo.
Pur avendo presentato in due occasioni una norma di proroga del Piano casa sappiamo bene che una legge di quasi dieci anni fa andava in qualche modo sostituita soprattutto da una disposizione non più temporanea, ma persistente.
Introdurre, altresì, procedure di riuso e di riqualificazione, come sono indicate nella legge che stiamo votando (all'articolo 4, piuttosto che all'articolo 12) o interventi di recupero dei sottotetti e dei rustici sono aspetti che nel titolo hanno certamente un aspetto di condivisione. Il problema è che, ancora una volta, partendo da presupposti che potevano trovare una larga condivisione, sono stati compiuti una serie di errori.
Uno, macroscopico, gigantesco, è quello di un appesantimento burocratico che questa norma pone nei confronti delle Amministrazioni comunali e, di conseguenza, dei cittadini.
Se, cioè, un cittadino o un'impresa vogliono riqualificare uno stabile ovviamente beneficiando di quanto prevede la legge, ma quello stabile non è stato inserito all'interno della delibera del Consiglio comunale, dovranno fare una manifestazione d'interesse presso l'Amministrazione comunale e attendere che la stessa modifichi la propria delibera, altrimenti non lo potranno riqualificare. Voi pensate (lo dico più che altro per chi ci ascolta) in città, non dico il capoluogo della Regione, ma in medie e grandi città, come sarà possibile, da un punto di vista della competenza e della conoscenza, indicare quali edifici inserire come oggetto di riuso e quali no, anche nelle zone migliori o anche nelle zone in cui il valore degli immobili è più elevato. Ci sono, in realtà, dei vecchi edifici ed edifici che necessiterebbero di rigenerazione o di riuso.
Il concetto per cui la libertà di utilizzo di una norma non è in capo al cittadino o all'imprenditore, ma è in capo al Consiglio comunale che decide del destino di una scelta di utilizzo di una norma, noi lo troviamo non soltanto di un appesantimento burocratico spaventoso, ma lo troviamo, da un punto di vista concettuale, folle. È la macchina amministrativa che crede di sapere meglio di un'impresa o meglio di un cittadino se quel bene è oggetto di riqualificazione oppure no.
Certo, le limitazioni sono corrette. Prevedere che nei centri storici negli edifici, anche non tutelati dalla Sovrintendenza o dai Piani esistano dei vincoli è sacrosanto, ma è scollegato rispetto a quanto, in realtà, indica il comma 3.
Così come prevedere, per il Capo II, l'impossibilità di abbattimento di un rustico. Anche se uno lo volesse ricostruire nella stessa modalità è un altro appesantimento burocratico inutile che, soprattutto, crea una distanza siderale fra la realtà quotidiana e questa Giunta regionale.
Ciò che mi stupisce, come dicevo prima, è che molti di voi arrivano, come sempre in Consiglio regionale, fortunatamente da esperienze amministrative territoriali. Mi domando come un Sindaco o un Assessore possa pensare una legge simile. Se aveste fatto ancora i Sindaci e la Regione avesse votato una legge come questa, vi sareste lamentati nei confronti del legislatore regionale perché stava inserendo nuova burocrazia e nuove complicazioni nella quotidianità della gestione di un'Amministrazione comunale. Ed è quanto noi oggi stiamo facendo, rendendo più complessa l'attività di rigenerazione urbana e, infine, non prevedendo un investimento di carattere economico.
Noi inseriamo gli oneri, prevediamo piccole forme di modalità di pagamento di oneri, ma è assolutamente evidente che in alcune aree di territorio, in particolar modo quelle urbane delle grandi città del Piemonte, l'unica possibilità di incentivazione e di vera rigenerazione urbana è quella di dare un vantaggio di carattere economico.
A Torino, ciò che non ha fatto il Presidente della Regione quando era Sindaco era portare le metropolitane nelle aree degradate, portare le università nelle aree degradate. È sufficiente vedere cosa hanno fatto altre città italiane ed europee (Barcellona, Milano) per comprendere che quella è la modalità per recuperare un territorio oggi perso e che ha un valore non soltanto dell'edificato, ma un valore complessivo del tessuto socio-economico estremamente basso. La legge non si occupa di questo.
Rigenerare un pezzo di edificio a Barriera di Milano o farlo in un quartiere di prima periferia a Cuneo ha assolutamente la stessa modalità e ha assolutamente gli stessi vantaggi.
Se uno dovesse fare un intervento, dove lo farà? Lo farà in un luogo in cui il mercato è appetibile, in cui il costo è il medesimo. Questa legge ha un bel titolo, ma nei suoi singoli articoli non c'entra gli obiettivi che si pone.
Assieme ai colleghi del centrodestra, siamo le uniche forze ad essere contrarie a questa legge. Noi non avremmo voluto una legge di vincoli, non avremmo voluto una legge che rischia di bloccare il poco di ripresa che c'è nel mondo dell'edilizia perché, ultimo aspetto, noi oggi avremmo avuto la legge n. 20 da aggiornare, ma da quando la legge sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale non avremo più nulla. Dovremmo attendere un anno, un anno e mezzo, due anni che i Comuni facciano le delibere previste dall'articolo 3 per fare anche uno solo intervento da un punto di vista della rigenerazione urbana che abbia un'incentivazione in termini di cubatura o quant'altro.
Questo è il dato vero. Il dato vero è che noi oggi licenziamo una norma che blocca qualunque tipo di attività, salvo, ovviamente, quella privata normale, senza la necessità che questa legge esistesse, ma blocca qualunque tipo di attività di incentivazione legata al riuso o alla rigenerazione urbana.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Consentitemi di ringraziare sia i colleghi sia il personale che ha lavorato su questo testo di legge, non solo per i contenuti raggiunti, ma anche per il clima con il quale si è affrontato l'argomento. È un argomento molto tecnico, dietro al quale c'è, comunque, anche una scelta politica di fondo.
Noi crediamo sia possibile avere città più belle, più riqualificate, più efficienti e lo dobbiamo fare creando dei presupposti.
Riprendo alcuni concetti del Consigliere Vignale intervenuto poc'anzi perché mi vedono su una posizione diversa. Io non credo che questa sia una legge che crea dei vincoli. Se noi controlliamo il panorama legislativo vigente, a panorama legislativo invariato, questa è una legge che dà più possibilità. La legge n. 20 è una legge che abbiamo prorogato per un po' di anni, ma è una legge che ha una scadenza. È scaduta e, tra l'altro, se andiamo a mettere su una bilancia quello che consentiva la legge n. 20 e quello che consentirà questa nuova legge, dico che questa nuova legge consentirà più cose. Certo, consentirà più cose, dando un ruolo attivo ai Comuni.
È vero che questa legge dà un potere discriminante ai Comuni, ma io credo proprio in quello; proprio perché ho fatto l'amministratore e credo nei Sindaci e credo nei Comuni, ritengo che debbano esercitare quel potere discriminante. Quando un Comune approva un piano regolatore, esercita un potere discriminante, perché dice "quella cosa lì si può fare, quella cosa là non si può fare". Non si può fare tutto dappertutto.
Non solo: vorrei anche sottolineare che questo potere discriminante - non mi vengono termini più gentili e corretti - è quello che consente di fare il governo del territorio, cioè se vogliamo attivare dei processi di rigenerazione, non possiamo lasciarli alla libera impresa.
Credo nella libera impresa, ma la libera impresa non può, per concezione sua, avere una visione generale della situazione, non può avere una visione politica, non può avere una visione di prospettiva di un territorio. Non può, perché ha una visione prospettica di un'iniziativa, magari la migliore. Per questo sono assolutamente convinto che si debba esercitare il ruolo politico in capo ai Sindaci, che si esprime con cosa? Con una delibera. Non stiamo chiedendo una variante generale, stiamo dicendo che i Comuni che vogliono esercitare quest'attività di individuazione e anche spinta, affinché alcune aree del proprio territorio attivino dei processi di rigenerazione, facciano una delibera.
Concludo, dicendo che questo concetto di impegno nei confronti delle Amministrazioni e delle Amministrazioni nei confronti di un territorio, che possiamo spingere affinché ci siano delle belle occasioni, non basta.
Questa legge non è sufficiente, ce lo siamo detti in Commissione, ci devono essere altri interventi, non ultimo quello sulla fiscalità urbanistica rispetto al quale noi, come Regione, in questa norma inseriamo una sola possibilità, che era quella che ci era consentita da questa norma, ma ci siamo presi l'impegno di declinare le possibilità di incentivo, soprattutto per venire incontro ai costi di demolizione e di bonifica.
A seguito di questa declinazione, andremo a individuare quali saranno i provvedimenti che possono essere messi in atto affinché questi costi siano ridotti e gli interventi più incentivati.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Rostagno.
La parola alla Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana

Intervengo in conclusione di questo dibattito per esprimere il voto favorevole del Gruppo di Liberi e Uguali su questo disegno di legge e anche la soddisfazione non solo per il lavoro ottenuto e i risultati raggiunti in ingresso in Consiglio, ma per gli ulteriori interventi anche di miglioramento che gli emendamenti, pochi e costruttivi, hanno consentito di ottenere in Aula.
La soddisfazione perché con questo disegno di legge, quindi la legge futura, usciamo da una situazione di deroga ormai quasi permanente, che era quella della legge n. 20, su un tema molto importante, che è l'intervento e la possibilità di migliorare il patrimonio edilizio dei nostri territori in una logica che non è soltanto quella di considerare tout court l'edilizia un motore economico, a prescindere dalla qualità e dalle modalità con cui si interviene, ma la volontà di sostenere e aiutare le operazioni di riqualificazione urbana, certamente anche tenendo conto dell'aspetto virtuoso che possono avere sul sistema economico e del volano economico che possono rappresentare, mettendo sul piatto l'importanza del miglioramento ambientale dei nostri territori, delle conurbazioni urbane piuttosto che gli edifici isolati, gli ex edifici rurali.
Vi è l'aspetto ambientale e l'aspetto della bellezza, che è il concetto che anche il collega Rostagno ha voluto introdurre, perché c'è anche un aspetto del bello che deve appagare i cittadini. È importante introdurre, accanto a questo, il tema della qualità energetica.
Spesso ci interroghiamo sulle problematiche della qualità dell'aria, sulle problematiche relative al riscaldamento globale, all'inquinamento da CO2 e sappiamo che un imputato abbastanza ben individuato di questi danni sta nelle emissioni che arrivano dalle nostre case, che sono delle case "colabrodo", lo ripeto anche oggi. Di fatto, però, facciamo fatica a mettere a disposizione dei proprietari e di chi ha a disposizione questo patrimonio degli interventi, incentivi e miglioramenti per superare questa situazione.
Con questo disegno di legge, proviamo anche a intervenire in questa direzione, con una logica - ed è per questo che sosteniamo, abbiamo sostenuto e sosterremo col voto questa legge - perché abbiamo trovato secondo noi, il giusto equilibrio tra il sostegno all'iniziativa privata e alla volontà di migliorare e di intervenire e la giusta esigenza di governo, di programmazione che il sistema pubblico deve avere. In particolar modo, ovviamente, pensiamo al ruolo dei Comuni che non hanno soltanto il compito di limitare l'intervento dei loro cittadini; hanno invece, un ruolo importante che viene esercitato poi dalle Assemblee elettive, in una logica anche collegiale con l'aiuto dei tecnici, di costruire il disegno delle città e dei luoghi dove si vive.
Ecco che, da questo punto di vista, vogliamo rimarcare il ruolo dei Comuni vogliamo rimarcare l'utilizzo e il metodo delle premialità, che devono essere elementi scatenanti le buone pratiche e le buone opportunità per gli operatori, per i cittadini e per chi vuole intervenire. Le premialità vanno nella direzione di quegli aspetti che oggi sono aspetti deboli del sistema come ad esempio il caso delle bonifiche, dove con un emendamento abbiamo proposto il tema del sostenere le bonifiche nelle rigenerazioni urbane nelle sostituzioni complessive di pezzi di territorio; ma ciò vale per quanto riguarda il tema delle progettazioni condivise e vale per quanto riguarda la qualità energetico-ambientale che si ottiene.
In questo senso, auspichiamo che i successivi interventi normativi vadano nella direzione di richiedere buone e alte prestazioni energetiche. Il Protocollo Itaca, che è in attesa di nuovo aggiornamento, deve essere un po' il punto di riferimento per mettere a disposizione le giuste premialità per i cittadini.
Mi fermo qui. Gli esempi potrebbero essere altri, ma siamo in conclusione di dibattito e vogliamo solo esprimere la soddisfazione per questo intervento che consideriamo un primo passo importante per sostenere il riutilizzo del territorio esistente già compromesso e non consumare nuovo suolo, con l'auspicio che una norma specifica sul consumo di suolo arrivi in questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valle.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Anch'io mi unisco alla soddisfazione che hanno espresso i miei colleghi Rostagno e Accostato per aver portato a termine l'approvazione di questa norma, per una serie di obiettivi che questa si prefigge e che, a mio giudizio, almeno in buona parte raggiunge, a cominciare dal fatto che riduciamo il numero di leggi sul settore.
Si semplifica la normativa rendendola più chiara e accessibile, e questo sicuramente è un buon servizio al cittadino; si stabilizzano.



PRESIDENTE

Consigliere Valle, le chiedo scusa, ma ci siamo sbagliati: eravamo in dichiarazione di voto.



VALLE Daniele

In effetti.



PRESIDENTE

Le chiedo scusa: pensavo fossimo ancora in discussione generale e invece siamo in dichiarazione di voto.
Il Gruppo del Partito Democratico ha già svolto la dichiarazione di voto con il Consigliere Rostagno, per cui do la parola al Vicepresidente Graglia.



GRAGLIA Franco

Per noi avrebbe potuto continuare e concludere l'intervento, collega Valle.
Ovviamente il nostro parere è diverso da quello espresso finora e il nostro voto sarà negativo. Apprezziamo l'accoglimento di alcuni emendamenti da parte dell'Assessore, anche se riteniamo che quelli più importanti siano stati respinti.
Abbiamo proposto una nuova legge, che è stata respinta in Commissione, e prevediamo che avrà lo stesso esito anche qui in Aula. Abbiamo presentato quindi circa 25 emendamenti, tutti di merito, per dimostrare che per noi era assolutamente importante l'argomento ed era anche importante cercare di cambiare una legge che non ci soddisfa.
Noi abbiamo difeso più volte l'opportunità delle norme di cui al Piano casa contenute nella legge 20, contestato le limitazioni contenute nelle proroghe votate in passato e chiesto le ultime proroghe. È pacifico quindi il nostro giudizio positivo su una disciplina agevolante, che ha aiutato l'economia e le piccole imprese in questi periodi di crisi.
Di per sé è del tutto condivisibile l'intento di stabilizzare e rendere organici gli incentivi al riuso che il disegno di legge in discussione mira a introdurre nell'ordinamento regionale. Ciò detto, quanto alle finalità perseguite, da ex Sindaco non posso condividere la modalità attuativa che la Giunta ha voluto dare a questa disciplina a causa degli onerosi adempimenti richiesti ai Comuni.
La legge 20, oggetto di sostituzione, disciplinava interventi che sono ammessi in via ordinaria generalizzata, senza la necessità di provvedimenti comunali che non siano l'ordinario procedimento di rilascio del titolo edilizio, ossia mera attività gestionale di competenza degli uffici tecnici; un regime specifico che ha come unica limitazione rispetto alla pianificazione ordinaria quella della validità limitata nel tempo.
Tale connotazione ordinaria a livello gestionale ha grandissimi pregi: non appesantisce la gestione comunale con attività ulteriori e diverse rispetto a quelle dovute per le ordinarie procedure autorizzative, garantisce la massima flessibilità applicativa quanto a capacità di soddisfare le esigenze concrete dei cittadini, dal momento che chiunque rispetti le condizioni di applicabilità può avvalersene presentando le relative istanze.
Alla luce di tali premesse, la soluzione adottata di procedere preventivamente con atti consiliari assunti ai sensi del dodicesimo comma dell'articolo 17 LUR presenta rilevanti profili secondo noi problematici.
Il meccanismo applicativo ipotizzato dal disegno di legge si articola sulla base delle seguenti fattispecie: il Consiglio comunale individua, ai sensi della specifica fattispecie di cui al comma 12 dell'articolo 17 LUR, le aree in cui tali interventi si applicano potendo, allo scopo di un intervento organico, fare un bando per raccogliere le relative segnalazioni, ma è ammesso anche che i cittadini presentino proposte autonomamente, dunque a prescindere dal bando, successivamente alla scadenza di questo; domande nei confronti delle quali in 120 giorni deve essere assunta la deliberazione comunale rispetto al cui merito la norma detta anche i criteri di ammissibilità, disponendo che, in caso di mancata assunzione della deliberazione, ciò equivalga a diniego.
Si tratta di un meccanismo che aggrava la gestione urbanistico-edilizia introducendo una fase di decisione politica che presuppone una struttura tecnica avente un duplice oggetto: la motivazione rispetto alle condizioni di ammissibilità, criterio opportuno perché in regime di articolo 1, comma 1, legge 27/2012, è pacifico che anche le decisioni di valenza pianificatoria debbano essere specificatamente motivate; la specificazione degli interventi ammissibili di cui alla lettera f) del dodicesimo comma dell'articolo 17.
Dunque un'attività abbastanza complessa, che la maggioranza dei Comuni di piccole dimensioni dovrebbe definire con l'apporto di competenze professionali in genere non presenti nei propri uffici con i conseguenti costi, nonché adempimenti gravosi da espletare in termini perentori, poich il silenzio è il termine qualificato come rifiuto, il che legittima il richiedente alle impugnative di legge. Il tutto aggravato dal fatto che la questione può riproporsi indefinite volte nel tempo sulla base di una sola istanza, magari relativa a un intervento di minime dimensioni.
Per rimediare almeno in parte a tali problemi, ho proposto che la riscrittura dell'articolo 9, affinché venga ammessa la possibilità di codificare, come già previsto dalla legge 20, la possibilità di operare in negativo, ossia un'unica deliberazione per individuare le parti del territorio edificate nelle quali non si applica la disciplina premiale prevista dal disegno di legge. In tal modo si avrebbe una serie di benefici: concentrare in un unico provvedimento tutti gli adempimenti che potrebbero essere richiesti, invece, dal meccanismo ora previsto, potendo ugualmente disciplinare, ai sensi la lettera f) comma 12, interventi ammissibili differenziandoli per fattispecie insediative differenti, avendo anche una difesa molto più efficace nei casi di diniego per il fatto di aver operato sulla base di scelte e criteri supportati da una motivazione generale e non in risposta - o con una mancata risposta - a una singola istanza sullo specifico intervento. Ciò per agevolare l'applicazione di una norma che è importante, ma che deve anche essere sostenibile per la macchina burocratica dei nostri Comuni: è un'agevolazione cui i nostri Sindaci, già in estrema difficoltà gestionale, hanno diritto.
L'altra questione che ho sollevato è rappresentata dal terzo comma dell'articolo 10, che nel disciplinare la monetizzabilità degli standard dovuti per gli interventi previsti dal disegno di legge, dispone quanto segue: le somme derivanti dalla monetizzazione, di cui al comma 2, e gli oneri di urbanizzazione non scomputati sono vincolati a specifico centro di costo per l'eventuale acquisizione di nuove aree a standard, per il soddisfacimento del fabbisogno per la realizzazione e la manutenzione di opere pubbliche e servizi prettamente connessi all'intervento.



(Commenti fuori microfono)



GRAGLIA Franco

È un riassunto, è un riassunto, è un riassunto. Poi mi sembra che ci sia.
Democraticamente.



PRESIDENTE

Assessore Valmaggia, non interrompa.



GRAGLIA Franco

Ho già detto prima che ringrazio per l'accoglimento di alcuni emendamenti.



(Commenti fuori microfono)



GRAGLIA Franco

Sì, va bene.
Di nuove aree standard per il soddisfacimento del fabbisogno o per la realizzazione e la manutenzione di opere pubbliche e servizi prioritariamente connesse all'intervento o per opere pubbliche e servizi da realizzare e mantenere in ambiti limitrofi nel contesto in cui ricade l'intervento o funzionalmente connessi con esso.



(Commenti fuori microfono)



GRAGLIA Franco

Assessore, io non ho detto che non è stato accolto: è un riassunto di quello che abbiamo proposto e sembra che si possa fare, per ricordarlo anche a coloro che ci stanno ascoltando.
La limitazione dislocativa imposta dalle parole terminali del comma appare del tutto inopportuna e tale da complicare di molto la gestione delle somme conseguenti, considerato che si tratta in genere d'interventi puntuali e di limitata entità. Il che imporrebbe a stretto rigore la creazione di tanti specifici centri di costo, il cui importo non potrebbe essere poi utilmente impiegato, specie in interventi di recupero delle trazioni a standard mancanti.
È del tutto ragionevole che tali risorse siano utilizzate per finanziare interventi di dotazione di servizi anche non funzionalmente collegate all'ambito d'intervento con una ottimizzazione delle ricadute possibili; è assurdo che si vogliano legare le mani ai Sindaci sulla gestione di fondi di pertinenza comunale che devono sì essere utilizzati per la realizzazione e manutenzione di servizi standard, ma secondo criteri decisi in sede politica delle varie Amministrazioni vengono imposti per legge.
Una terza questione sostanziale è rappresentata dalla più grave delle conseguenze determinate dalla scelta di prevedere gli adempimenti applicativi consistente nelle delibere di Consiglio; posto che il disegno di legge che stiamo per approvare subordina l'attuazione degli interventi previsti e la scelta degli ambiti con un atto di valenza pianificatoria assunto dal Consiglio e insieme dispone l'immediata abrogazione delle norme di riferimento contenute nella legge 20, è automatico che sia in un momento in cui non saranno adottate le delibere applicative non sarà possibile attivare interventi previsti dalla nuova disciplina. Così è il Consiglio regionale a determinare questa soluzione di continuità che contraddice frontalmente gli obiettivi condivisi d'incentivo del riuso, anche uno strumento del contenimento del consumo di suolo.
In merito, è del tutto insufficiente, per quanto sacrosanta, la salvaguardia degli interventi già attivati, perché resta un problema di un blocco che potrebbe prodursi anche a lungo. Da qui la proposta formalizzata negli emendamenti che abbiamo presentato: disporre un'applicazione selettiva della nuova norma, prevedendo che la stessa trovi applicazione nel momento dell'efficacia delle delibere assunte nei singoli Comuni potendo invece essere applicato il previgente sistema normativo previsto dalla legge 20, fino a che non siano operative le nuove disposizioni stabilendo anche che dopo un anno dall'approvazione della nuova legge, la legge 20 sia comunque abrogata nelle parti d'interesse.
È una soluzione che è stata adottata in sede d'approvazione della legge 1 del 2018 con riguardo all'abrogazione differita delle norme relative ai contributi dovuti ai Comuni che ospitano impianti del Sistema Integrato di Gestione dei Rifiuti. Può dunque essere adottata anche per l'essenziale finalità di garantire continuità a facoltà applicative che sono da tutti considerate opportune. Questa è una questione dirimente, di sostanziale rilevanza che deve trovare una soluzione sulla base delle proposte che ho formulato oppure di altre soluzioni che la Giunta e i relatori dovessero ipotizzare.
A me non interessa assolutamente "mettere bandiere", ma risolvere problemi.
Però questo è assolutamente un problema che va risolto e secondo noi non è stato risolto. Fortunatamente, le leggi potranno essere modificata anche in futuro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Graglia.
Ci sono altre dichiarazioni di voto? Nessuna.
Chiedo a tutti di rientrare in aula per votare il disegno di legge n. 301 "Procedure edilizie per il riuso, la riqualificazione e il recupero dell'edificato", per appello nominale.
Lascio il posto al Presidente Boeti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Allora possiamo procedere.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
Il Consiglio approva.



(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame proposta di legge n. 298, inerente a "Il riuso edilizio come razionale scelta di sviluppo"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di legge n. 298, inerente a "Il riuso edilizio come razionale scelta di sviluppo", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatori di maggioranza sono i Consiglieri Rostagno e Accossato; relatori di minoranza i Consiglieri Fluttero e Mighetti.
Il provvedimento è stato licenziato con voto negativo a maggioranza dalla II Commissione il 5 settembre 2018.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tronzano; ne ha facoltà.



TRONZANO Andrea, relatore

Grazie, Presidente.
Intervengo io, in assenza giustificata del mio collega Capogruppo Fluttero.
Saluto il Presidente Chiamparino. Siamo i suoi Consiglieri, ogni tanto lei si vergogna di noi, ma noi ogni tanto ci assumiamo le nostre responsabilità e lo facciamo presentando questo progetto di legge che, proprio in relazione alla sua Giunta, credo abbia dato un apporto interessante all'Assessore Valmaggia per accelerare i tempi e arrivare con questo progetto di legge, che naturalmente noi non condividiamo.
Come vede, il Consiglio ogni tanto serve, Presidente, però lasciamo a lei il giudizio, perché giustamente è lei che ha vinto le elezioni e io credo che chi vince le elezioni debba assumersi le proprie responsabilità.
Inizio ragionando con il Consigliere Rostagno, dicendo che, a mio e a nostro giudizio, la libera impresa deve dare lavoro e fare profitto all'interno di un quadro di regole chiare.
Secondo noi, questo è quello che deve fare la libera impresa; il pubblico in questo caso la Regione, deve controllare in maniera serrata quello che l'impresa fa all'interno del proprio lavoro, rispetto alle regole date.
A nostro giudizio, è questo che dovrebbe fare la Regione, ossia controllare severamente all'interno di un quadro di regole chiare e non imporre nuovi vincoli, come invece è successo con la legge 301.
Con la proposta di legge 298 abbiamo cercato di rappresentare, come diceva già il collega Vignale, un'idea diversa del mondo dell'edilizia e dell'urbanistica.
Sottolineo nuovamente - l'avevo già fatto in un intervento precedente - che le stesse organizzazioni datoriali del settore (mi rivolgo a lei, collega Rostagno, apprezzandone le capacità, perché so che è molto attento al tema) si sono dati tre anni di tempo per cercare di capire se riusciranno a sopravvivere o se moriranno.
Credo che con il disegno di legge 301, anzi, ormai la legge di cui non conosco il numero (che però fa riferimento al disegno di legge 301) non aiuti questo tipo di percorso. A mio giudizio, rischia di complicare molto le cose rispetto a quanto già non avvenga.
Facciamo una breve summa, un breve compendio di quello che sta succedendo nel campo dell'urbanistica a livello regionale negli ultimi tempi: il PPR con l'obbligo per i Comuni di adeguarsi al PPR con una variante di piano regolatore; il RET, regolamento edilizio che costringe i Comuni ad adeguarsi a quel regolamento; le varianti non varianti e la legge 301.
Ritengo che dal mondo dei costruttori, che io difendo a spada tratta e senza nessuna remora, perché sono lavoratori indefessi che hanno una grandissima capacità di progettazione (e mi tolgo tanto di cappello a chi in questo periodo non è morto ma ha resistito) provenga, o potrebbe provenire, molto del lavoro legislativo che oggi non vediamo incidere in modo positivo.
Se pensiamo a quello che è successo, questi quattro elementi comportano complicazioni non indifferenti, che nei prossimi anni potrebbero creare notevoli problemi. Saranno poi gli elettori, i cittadini a determinare la vittoria delle elezioni del maggio 2019, e noi faremo campagna elettorale proprio su questo tema, perché credo che sia uno dei temi dirimenti a favore dell'occupazione e dello sviluppo di questa Regione.
La nostra visione, Presidente, con la proposta di legge 298, cerca di privilegiare il principio di sussidiarietà e la prevalenza dell'individuo rispetto alla Regione etica - tra virgolette - che con mentalità dirigista cerca di regolare tutto.
È assolutamente legittimo che ciò avvenga da parte della maggioranza perché i Consiglieri e gli Assessori hanno una cultura di questo genere.
Non ho nulla da dire sulla legittimità di questa impostazione, però forse abbiamo mancato un'occasione, Consigliere Rostagno, Vicepresidente Motta e Consigliera Conticelli, perché, nella realtà, non abbiamo dato un ruolo concreto e operativo a questa legge.
Continuiamo a basarci su regole vecchie, regole arcaiche, che probabilmente non sono più in linea con la necessità di realtà e di realismo che oggi ha il tessuto economico edilizio della nostra Regione. Pertanto, questa è la seconda occasione che, a nostro giudizio, abbiamo perso e che noi abbiamo cercato di mitigare nei suoi effetti negativi. Forse ci siamo riusciti parzialmente con qualche modifica a questa legge, ma certamente non del tutto e certamente non ci soddisfa. Con la nostra proposta di legge abbiamo cercato di dare un'impostazione diversa.
Personalmente - lo ripeto - ritengo che ogni tanto anche gli Uffici debbano provare a ragionare uscendo dalla mentalità dirigista. Io li comprendo: ci sono delle regole che vanno rispettate ed è giusto che gli Uffici mettano in condizione l'Assessore, la maggioranza e la Giunta di operare nel rispetto e negli equilibri delle leggi attuali, ma se non c'è un cambio di passo, una rottura con gli schemi del passato, ci ritroveremo a vivere quello che stiamo vivendo nel presente, cioè una difficoltà oggettiva di trovare soluzioni nuove, nuove argomentazioni, nuovi canali e nuove traiettorie, com'è stato ad esempio nel 1995 con la prima Giunta Ghigo con l'intuito dell'enogastronomico e del turismo.
In questo senso, pensavo che soprattutto il nostro disegno di legge 298 potesse essere accolto in maniera più favorevole, per dare nuove traiettorie al Piemonte.
Naturalmente, all'interno del nostro disegno di legge abbiamo anche il riuso come diritto: altro aspetto fondamentale che deriva proprio dal nostro concetto di sussidiarietà. Noi pensiamo che l'individuo naturalmente all'interno di regole ben precise, debba essere libero di scegliere il percorso e non che la Regione o il Comune intervengano per dire al proprietario che cosa fare, perché non c'è più niente da programmare.
Consiglieri di maggioranza, non c'è più niente da programmare, ormai c'è solo più da agire con realismo all'interno del nostro tessuto economico.
Una differenza sostanziale fra la nostra e la vostra legge sono i piani e i progetti. Noi cerchiamo, attraverso i progetti, di dare la stura a questo mercato e dare la possibilità al privato di fare quello che desidera con la propria abitazione, naturalmente nell'ambito di regole certe, e non più attraverso, come invece mi pare di aver capito in maniera molto chiara con il progetto di legge 301, attraverso i piani.
Forse è anche un po' colpa nostra, ma sono contento, Consigliere Vignale Consigliere Policaro, amici e colleghi di Forza Italia e della Lega, che con questo voto abbiamo manifestato con chiarezza di non essere più psicologicamente e culturalmente sudditi di un certo tipo di cultura dirigista e statalista.
Il voto di oggi evidenzia chiaramente, all'interno di questa Regione e all'interno di questo Consiglio, la differenza culturale che esiste fra due proposte politiche. Ma dovremo avere il coraggio e la forza ad andare avanti uniti (come sembra dai fatti avvenuti nelle ultime settimane) e manifestare ai cittadini piemontesi la nostra differenza rispetto alla mentalità dirigista della sinistra che ci governa. Su questo io credo.



(Commenti fuori microfono)



TRONZANO Andrea

È legittimo. Io non sto criticando, Consiglieri: se vi sentite toccati.
Non è compito mio.
Io credo di essere assolutamente super partes: voi avete un'idea, noi ne abbiamo un'altra.



(Commenti fuori microfono)



TRONZANO Andrea

Sto mettendo in evidenza la differenza culturale. La vostra posizione è legittima, ma noi ragioniamo in maniera completamente opposta.
Credo che su questo tipo di argomento sia fondamentale sottolineare ancora come questo voto rappresenti, oggettivamente, lo spartiacque in vista delle elezioni del 2019.
Sottolineo un ulteriore aspetto tecnico, che abbiamo cercato di ribadire all'Assessore anche durante la Commissione: il Titolo I è un ulteriore aspetto che ci distingue. Perché con il Titolo I, Assessore, noi cercavamo di favorire gli interventi di sviluppo; cercavamo di mettere ordine nei rapporti con i Comuni, che credo sia uno degli aspetti centrali rispetto alle richieste che anche gli stessi Consiglieri del Movimento 5 Stelle avevano manifestato. Cioè mettere ordine nei Comuni non obbligandoli a fare delle cose, ma cercando di aiutarli. E se il Piano regolatore non è completamente stravolgente rispetto al Piano paesaggistico, la Regione, a nostro giudizio, avrebbe potuto intervenire (e lo abbiamo scritto in questo progetto di legge n. 298) per cercare di dare dei pareri, dei consigli e delle possibilità di migliorare, ma - lo ripeto - senza stravolgerlo o senza dover fare un Piano regolatore. È un altro aspetto che ritengo sia fondamentale sottolineare.
Nell'articolo 11 della proposta di legge n. 298 inseriamo la progettazione unitaria degli interventi. La progettazione unitaria - mi rivolgo al Consigliere Rostagno, che conosce l'argomento - è un aspetto fondamentale soprattutto per uscire dall'equivoco o dalla difficoltà della VAS. Perch uno dei temi centrali nelle difficoltà dei Comuni è che se noi non facciamo progettazioni unitarie, rischiamo di incorrere sempre, anche per progettazioni minime, in procedimenti strutturali difficili e complicati soprattutto per i piccoli Comuni.
Credo di non dover aggiungere null'altro, se non ribadire il fatto che, con grande serenità e con grande forza morale, difendiamo questo tipo di progetto. E lo difenderemo all'interno del nostro percorso che ci porterà da qui a maggio. Cercheremo di spiegare alle categorie e ai cittadini la bontà della nostra idea sulla visione urbanistica ed edilizia di questa Regione Piemonte e, se tutto dovesse andare come deve, credo che sia i cittadini che le associazioni di categoria non potranno che darci ragione.
Perché la nostra legge incide operativamente sulla realtà e non blandisce le utopie, come invece, a nostro giudizio, fa il disegno di legge n. 301.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mighetti, secondo relatore di minoranza.



MIGHETTI Paolo, relatore

Grazie, Presidente.
Sarò breve. Colgo l'occasione di essere relatore di minoranza di questa proposta di legge per fare un po' il punto della situazione, come ha fatto il collega Tronzano nell'intervento precedente.
Parliamo di due mondi diversi: in uno c'è libertà di fare impresa e libertà di fare edilizia; nell'altro c'è una pianificazione più cogente.
Io penso che nel passato, in tutt'Italia (per fortuna, il Piemonte si discosta un po' da questa pratica), dove non c'è stata pianificazione ci sono stati dei grossi problemi di natura urbanistica, di natura edilizia e di natura idrogeologica.
Dove non c'è pianificazione non c'è qualità del costruito. Oggi non c'è più valore del costruito e il vero blocco dell'edilizia è la diminuzione del valore dell'immobile.
Fino al 2007 o 2008 non avevamo neanche cognizione della crisi dell'edilizia, perché il valore degli immobili era alto. Poi ci sono stati due problemi: uno era relativo alla crisi economica, ma era preceduto in maniera abbastanza netta da un surplus dell'offerta. Noi avevamo un'offerta di immobili troppo alta per le esigenze del nostro Paese: troppe cubature disponibili non edificate, troppe cubature disponibili già edificate. Noi abbiamo più metri quadri di quanti ce ne servano. È questo il vero problema dell'edilizia, non è la libertà o meno di fare nuove edificazioni. Ma è fare edificazioni brutte, edificazioni non efficienti, edificazioni su aree già pesantemente compromesse o su aree che non hanno la qualità per essere edificate.
Dobbiamo fare un ragionamento su questo, sul fatto che l'Italia è piena di case sotto i ponti; è piena di case sulle frane; è piena di edilizia ormai abbandonata.
È su questo che dobbiamo ragionare, e su come impedire ai cittadini di investire i loro denari in maniera anomala o in maniera sconsiderata.
La pianificazione è questo. La pianificazione ha una grossa responsabilità.
Negli scorsi anni la pianificazione ha pesantemente sbagliato, portando a dei Piani regolatori che prevedevano il raddoppio delle popolazioni della nostra città.
Oggi è ora di invertire la rotta. Lo si è fatto col PPR, che non blocca l'edilizia, e lo si fa con le procedure di riuso del suolo e di riuso del costruito, perché con queste operazioni noi andiamo a creare i presupposti per far sì che le volumetrie siano ridotte e sfruttate meglio, pertanto meno volumi e più valore. Anche i mutui, che tante famiglie - compresa la mia - stanno pagando oggi, dovranno fare i conti con queste politiche.
Noi pensiamo che queste politiche siano idonee a mantenere i valori immobiliari a uno stato decoroso, visto che negli ultimi anni questi valori sono scesi vertiginosamente; se ci lasciassimo di nuovo andare a politiche libertarie in tal senso, noi faremmo crollare i valori immobiliari ancor più rispetto a oggi.
Questi mi sembrano atti di responsabilità, che noi sposiamo con grande convinzione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

È relatore di maggioranza il Consigliere Rostagno, che ha facoltà d'intervenire.



ROSTAGNO Elvio, relatore

Grazie, Presidente.
Intanto, grazie al Consigliere Tronzano per gli apprezzamenti nei miei confronti: spero non siano immeritati.
Con assoluta schiettezza cercherò di fare due considerazioni, sperando di non parlare del disegno di legge 301, ma della proposta di legge 298.
Consentitemi, prima di tutto, due ragionamenti. Il primo, sperando di non banalizzare: se dovessi spiegare questi concetti a mia figlia (quella più piccola, perché quella più grande magari li spiega a me), le porterei l'esempio di Torino. Tanti dicono: "Che bella che è Torino, adesso". Eh già che è bella. Ma perché è così bella?



(Commenti fuori microfono)



ROSTAGNO Elvio

Una parte di Torino.
Perché è così bella? Perché sono state fatte delle scelte. E, quando sono state fatte le scelte, è stato fatto un piano strategico. Pensate che quando è stato fatto il piano strategico il pensiero andava in una direzione diversa: io avrei scelto una cosa diversa, sbagliando. Si è pensato che il Museo Egizio dovesse essere nel centro. Io, in quegli anni pivellino com'ero, se mi avessero chiesto, avrei risposto sicuramente: "No prendi una bella area, grandi parcheggi in modo che ci possa essere una bella mobilità, chiama Gehry, chiama Meier, chiama un archistar, Piano Fuksas, fai un bel museo e questo è il futuro". Invece, è stata fatta una scelta diversa, cioè si è partiti dalla strategia. A seguito di quella strategia c'è stata la pianificazione che ha dato dei contorni, delle cornici e, a seguito della pianificazione, i progetti.
Questo per dire che i progetti possono essere belli, bellissimi, e che la pianificazione deve creare i presupposti perché i progetti siano la massima espressione, ma l'uno non può antecedere l'altro.
Il secondo ragionamento che svolgo è che io mi riconosco in questa forza politica, in questa maggioranza, per due o tre motivi. Uno è il seguente: credo che i valori collettivi debbano essere sempre anteposti ai valori personali. Credo che l'impresa debba essere salvaguardata (io vengo dal mondo privato), ma in un quadro che sappia conciliare gli interessi dell'impresa, delle professionalità, degli Enti pubblici, della collettività. E questo c'è nella misura in cui si parte da un ragionamento più ampio.
Condivido alcune affermazioni del Consigliere Tronzano, nel merito della necessità di attivare dei processi di semplificazione. Sicuro: non sono queste le norme che li attivano. Condivido il tema della VAS: sicuramente nel tempo bisognerà fare in modo che alcune operazioni siano meno pesanti.
Guardi, Consigliere Tronzano, che la stessa modifica che imponiamo ai Comuni sull'avere un regolamento edilizio che ha solamente delle definizioni comuni è un processo di semplificazione che penalizza noi piemontesi perché eravamo stati più virtuosi, ma è un processo di semplificazione, perché un'impresa tedesca che viene in Italia vorrebbe trovare le stesse regole a La Spezia, a Torino e a Firenze. Invece, non è così: fatichiamo a trovare delle regole comuni all'interno di una Regione.
Pertanto, i processi di semplificazione e di uniformazione passano da un sacrificio, passano da fasi in cui le Amministrazioni fanno il sacrificio di fare delle varianti.
Lei ha citato il Piano paesaggistico regionale come elemento di sacrificio: certo, è un elemento di sacrificio, ma se noi lo vediamo come elemento limitante è sicuramente un sacrificio di un certo tipo; se noi lo vediamo come elemento incentivante e che esalta le peculiarità di un territorio allora ha una valenza positiva.
Io credo nell'adeguamento dei Piani regolatori al Piano paesaggistico come elemento incentivante, che vada a definire i dettagli di cosa deve essere promosso. Certo, è un sacrificio, non per niente il nostro bilancio ha messo due milioni per consentire ai Comuni questo processo, che sarà un processo lentissimo, sicuramente.
Allora - e chiudo - la visione della vostra proposta di legge non mi convince, perché esalta la libertà dal basso, senza garantire delle regole dall'altro. Abbiamo sicuramente ripreso nel disegno di legge 301 alcuni elementi che erano assolutamente degni di nota e credo che il processo di semplificazione non avvenga con quel provvedimento, ma avvenga con altri provvedimenti che toccano gli argomenti di cui parlavo prima: la VAS e quant'altro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rostagno.
Chiedo all'altra relatrice di maggioranza se vuole aggiungere qualcosa.
Prego, Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana, relatrice

Solo alcune ulteriori osservazioni, avendo condiviso, ovviamente, la discussione e il confronto su tutti i provvedimenti a disposizione, quindi oltre che sul disegno di legge, anche sulla proposta di legge presentata dal collega Tronzano e dagli altri colleghi di Forza Italia.
Volevo sottolineare, come hanno già fatto i colleghi, una differenza di fondo, di impostazione e di divisione del ruolo dei diversi soggetti in campo.
Credo sia stato proprio questo, essenzialmente, uno dei motivi che ha portato la maggioranza, il nostro Gruppo e altri Consiglieri a non condividere, quindi avere una valutazione negativa su quel provvedimento pur cogliendo, nell'operazione di costruzione del disegno di legge conclusivo, alcuni elementi che nella proposta di legge venivano avanzati in una logica di confronto e di apertura mentale di utilizzo delle migliori sollecitazioni e proposte. Alcuni elementi sono stati fatti propri nel disegno di legge, grazie anche al lavoro di alcuni Consiglieri, in particolar modo veniva citato il ruolo del Consigliere Rostagno.
Ferma restando, quindi, la disponibilità e la volontà di recepire alcuni elementi condivisibili e unificanti, rimane, per quel che riguarda quella proposta di legge, un giudizio negativo che, sicuramente, è fortemente motivato da un impianto di fondo che differisce da quello che poi abbiamo voluto introdurre e condividere nel disegno di legge n. 301.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire in discussione generale il Consigliere Vignale ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Mi permetto di dire, da semplice sottoscrittore della proposta di legge che i colleghi che hanno presentato la proposta di legge n. 298 non l'abbiano letta. Oppure, molto semplicemente, abbiano fatto una distinzione che è estremamente semplice. La proposta di legge n. 298 garantisce libertà di impresa, senza che vi sia, da parte delle amministrazioni comunali, la possibilità di pianificazione degli interventi a livello territoriale.
Mentre il disegno di legge diventata norma pochi minuti fa, in realtà ribalta il concetto e dà alle Amministrazioni comunali la competenza rispetto a questo tema.
Partiamo da due presupposti che credo siano essenziali per i pochi colleghi che mi ascoltano. Il primo è che, a differenza di quando noi interveniamo su un terreno vergine che è correttamente disciplinato in modo esclusivo dalla legge regionale e poi dai Consigli comunali, noi stiamo parlando di edifici esistenti. L'attività pianificatoria, vi è stata o non vi è stata è a monte. Noi stiamo parlando di aree che oggi sono già edificate e all'interno delle quali, dobbiamo mettere in campo ogni possibile strumento affinché siano riutilizzate.
Diceva prima il collega Mighetti: non soltanto vi è un surplus di disponibilità di edifici ma, spesso, vi è anche una scarsa qualità degli edifici che hanno abbassato - questo aspetto lo condividiamo - il valore stesso degli edifici. Tuttavia, con questa semplificazione, da una parte si fa fare tutto alle imprese senza il controllo del Comune; dall'altra invece, noi attribuiamo ai Consigli comunali una competenza. È una semplificazione che non sta né nella legge che avete appena votato né nella proposta di legge scritta. Non è nella legge che avete appena votato perché quella legge non garantirà una possibilità di pianificazione.
Provate a spiegarmi come un'Amministrazione comunale di una media o grande città possa pianificare sul costruito. La pianificazione avviene in aree di espansione, in aree di tutela, in aree di interventi di carattere produttivo quando, all'interno di una città, si decide di tutelare un'area quindi non trasformarla in alcun modo nel piano regolatore ma lasciarla o a verde pubblico o agricola, oppure nel momento in cui si intende trasformare. Quella è pianificazione.
L'attività pianificatoria non interviene sulle modalità legate al costruito, salvo che non faccia una cosa che la legge che avete appena approvato non fa, cioè mettere denaro per rendere un'area - che è immobiliarmente non attrattiva principalmente per motivi socioeconomici - o almeno una porzione di quel quartiere, attrattiva economicamente. Ma rispetto a edifici esistenti. Questa è una differenza sostanziale.
Visto che molti di voi hanno fatto i Consiglieri comunali e hanno votato dei piani regolatori, saprete bene che quando si parla di un piano regolatore si parla di quello, delle modifiche. Al limite c'era il cambio di destinazione d'uso.
Nel confronto quotidiano che si ha con il mondo dell'impresa - ed è un confronto positivo - che può essere tedesca oppure di un'altra regione d'Italia, ci si sente dire: le regole nel vostro Paese sono troppo urbanistiche, sono troppo complesse. Quante volte abbiamo visto sentito dire da un imprenditore, e gli esempi che possiamo fare riguardano decine di aree del Piemonte, dalle vallate alpine, alle aree industriali, alle aree periferiche: "Sono disposto a investire alcune decine di milioni di euro" - penso al caso recentemente discusso della candidatura della città di Casale - "se viene fatta rapidamente una variante al piano regolatore".
Questo è il tema.
Il tema è la velocità rispetto a una scelta che sta sempre al Consiglio comunale, quindi la semplificazione di una materia che oggi è troppo farraginosa e, dall'altra, il tentativo non soltanto di semplificazione, ma anche di governo del territorio. Se aveste letto con attenzione la proposta di legge n. 298, inizia con l'articolo 1 che ha una rubrica: "Governo partecipato del territorio". Finalmente, questo documento, prima di arrivare agli articoli puntuali sulla modalità di rigenerazione urbana parla di governo partecipativo del territorio, parla di forme di partecipazione nella verifica e nell'attuazione di piani a livello territoriale; parla di copianificazione urbanistica e di chiarimenti d'interpretazione della Regione su richiesta degli Enti locali in termini di semplificazione, quando non vi è una certezza; parla di funzioni programmatorie suppletive di appoggio alla valutazione e alla promozione degli investimenti pubblici e privati; parla della promozione degli investimenti pubblici e privati; parla della diffusione della cultura urbanistica.
Allora, c'è proprio una modalità che è completamente inversa a quella che voi avete introdotto nella precedente norma, che è quella che certamente mette al centro la necessità che le Amministrazioni pubbliche governino un processo, fosse anche di trasformazione dell'edificato di una città, ma questo deve poter avvenire in modalità semplice e, soprattutto, non rispetto a un criterio così raffazzonato e che mostrerà facilmente la corda come quello che avete indicato.
Dopodiché, se uno guarda gli articoli, quelli del cuore della norma, qual è l'ambito di applicazione della proposta di legge n. 298? La presente legge si applica su richiesta degli aventi titolo a tutti gli interventi pubblici di interesse pubblico e agli interventi privati di trasformazione o sostituzione del patrimonio edilizio esistente.
Allora, questa è la chiave nelle due differenze. Riteniamo che con quattro linee guida che il pubblico dà, inevitabilmente un processo di rigenerazione urbana non possa che arrivare da soggetti privati o di promozione del patrimonio edilizio anche da parte del pubblico, di concerto con soggetti privati.
Voi ritenete che la promozione e la rigenerazione edilizia passi attraverso una pianificazione pubblica. Questo non avverrà mai. Non avveniva quando i Piani regolatori, in qualche modo, li scriveva la Regione quasi in nome e per conto del Comune e non avviene oggi, semplicemente per un motivo: perché quando i vincoli sono troppi, se sono un grande soggetto mi sposto in un'altra regione in cui i vincoli sono meno, come la vicina Lombardia tanto per fare un esempio; oppure, se sono un soggetto privato, ma ho tali e tante difficoltà per cui la spesa di presentazione di una pratica è troppo laboriosa, non la presento. Ed è quanto cui, purtroppo, andremo incontro.
Non ho tempo per continuare sull'illustrazione della legge, ma c'è un aspetto significativo. Faccio solo un esempio. Vi sono, all'interno dell'articolato, tutta una serie di semplificazioni e facilitazioni. Per esempio, che cosa dice l'articolo 12? "Norme per la demolizione e la ricostruzione totale o parziale, la demolizione con successiva ricostruzione degli edifici privi di valore storico documentario costituisce intervento privilegiato per il contenimento del consumo di suolo e per il miglioramento del patrimonio edilizio".
È evidente, al di là di ciò che avete scritto, che una parte consistente di rispetto della stessa normativa relativa alla sicurezza statica, sismica e quant'altro, passa attraverso la demolizione e la ricostruzione di un manufatto così com'era precedentemente. Ma anche questo, in gran parte delle aree della nostra Regione, grazie alla legge che avete appena votato è precluso. Le differenze sono certamente, da un punto di vista ideale enormi, ma lo sono da un punto di vista pratico; questa è una legge più facile da utilizzare per i cittadini, la vostra è maledettamente più complessa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Mi associo a quanto detto dai colleghi nel ringraziare tutti. Lo abbiamo già fatto rispetto alla legge n. 301 per il lavoro proficuo in Commissione dove è stata analizzata anche la PDL n. 298 e, rispetto ad altri percorsi si è entrati nel merito della differenza che sta alla base tra le due proposte di legge.
Credo che la proposta di legge n. 298 soffra un po' dei limiti di quella che è stata, negli ultimi anni, la legge n. 20 e noi ci siamo dedicati a questi nuovi strumenti - perché di questo si tratta, cioè di strumenti e non di impedimenti urbanistici - proprio perché, come ha ricordato qualche collega, il settore ha bisogno di essere rilanciato. Ma il settore negli ultimi anni non è rimasto fermo a causa della mancanza di una normativa; è rimasto fermo per la crisi economica e perché la cosiddetta "legge sulla casa", che era inizialmente una sorta di sperimentazione (quindi su una porzione settoriale) aveva fatto il suo tempo. Era una sperimentazione che aveva attirato qualche interesse all'inizio, ma che andava esaurendo il suo sforzo propulsivo.
Ed è il motivo per cui la proposta di legge n. 298 sarebbe un provvedimento solo parziale, mentre quando si passa da una legge, che è una legge in deroga, a una legge che vuole essere uno strumento, naturalmente deve guardare all'immediato - perché il settore ha bisogno e perché ampie porzioni delle nostre città hanno bisogno di essere riqualificate - ma deve saper guardare anche nel medio e nel lungo periodo per produrre quegli effetti positivi che siano davvero trainanti. Sappiamo che oggi il mercato immobiliare è fermo e risente fortemente della qualità degli interventi e della qualità del tessuto urbanistico e sociale delle zone dove si va a intervenire. A questo guarda la legge che abbiamo appena approvato.
Peraltro, ricordo che lo strumento più semplice in deroga previsto dalla proposta di legge n. 298 è una delle possibilità, sempre passando attraverso il Consiglio comunale, che è prevista anche dal disegno di legge n. 301. La differenza sta in questo e proprio su questo non concordo con il collega che ha parlato prima di me. È vero che per la riqualificazione, che vuol dire ridisegnare le funzioni e non solo il tessuto urbanistico di intere porzioni di città, serve in primo luogo un apporto privato, ma questo apporto privato deve risentire di precondizioni che possono essere solo date dal pubblico, altrimenti non saremmo qui a parlare del riuso altrimenti non staremmo qui e non avremmo trascorso così tanto tempo anche in Commissione a domandarci come rendere appetibili le bonifiche di quelle intere porzioni di città - città che deve essere ridisegnata, non è vero che il costruito non deve essere ridisegnato - che oggi risentono di degrado urbanistico, che però a sua volta è causa di degrado anche di tipo sociale ed economico. Ecco, penso che sia questo il respiro lungo a cui noi, con la legge sul riuso, miriamo.
Infine, è vero che quando una realtà economica magari importante, magari di livello sovranazionale, fa uno studio per un intervento guarda anche alla normativa e la semplificazione urbanistica è uno dei temi importanti che un po' in tutti i settori questa Giunta e questa maggioranza hanno cercato di darsi come obiettivo in questi anni, ma questa legge guarda anche alla semplificazione legislativa, tant'è vero che sono stati qui inseriti non solo uno sviluppo della legge 20, ma anche altri provvedimenti di legge che sempre sono attinenti agli interventi urbanistici e sulla casa, proprio per una riorganizzazione di tipo anche legislativo; riorganizzazione che ricordo - non è il fine del nostro agire, ma è lo strumento per dare invece respiro alle nostre imprese, al nostro territorio e anche a una sostenibilità ambientale che non è ideologica, ma riguarda la vita futura.
Altrimenti quelle città non sappiamo per chi le andiamo a ridisegnare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Poche parole per affermare, anzi riaffermare, un argomento che è già stato anticipato da diversi colleghi. La proposta di legge 298 non vuole essere altro che quello che riteniamo debba rappresentare un punto cardine di un dibattito politico serio, cioè la risposta concreta, materiale e soprattutto di merito a una proposta alternativa sullo stesso argomento presentata e discussa fino a poco fa dalla Giunta regionale.
Nel merito, si è voluto rispondere superando le sfumature politiche o ancor peggio, ideologiche di un dibattito come talvolta accade e mi auguro che, nel merito, la Giunta voglia rispondere, replicando a quelle che sono le principali accuse che sono state rivolte e che trovano una risposta, a nostro avviso adeguata (sempre perfettibile), nella proposta di legge 298 che sono state trovate nel disegno di legge 301.
In particolare, con questa proposta di legge si interviene su due elementi.
Il primo è il paradigma su cui si è basata la redazione del testo della 301: viene ribaltato il modello, viene ribaltata l'impostazione che ha portato la Giunta a ricevere e a subire una serie - mi pare di poter dire abbastanza circostanziata - di critiche rispetto all'approccio, un approccio centralista, un approccio burocratico, un approccio che rimanda una parte consistente del potenziale di sviluppo della nostra Regione e del miglioramento delle condizioni dei nostri territori disagiati e che inevitabilmente lo porta a rischiare di subire una significativa battuta d'arresto.
Il secondo aspetto è l'aspetto economico. Nel momento in cui, secondo la proposta della Giunta regionale, si assegna ai Comuni del Piemonte il totale controllo rispetto alla pianificazione di un disegno, di un meccanismo così complesso, è inevitabile non pensare alla necessità che questa rivoluzione o, più correttamente, questo consolidamento di un percorso già avviato (percorso non positivo) non possa che richiedere anche un minimo sostegno dal punto di vista economico e finanziario.
La proposta del Consigliere Fluttero (primo firmatario), oltre che rivedere l'impostazione ribaltando il concetto di pianificazione calata dall'alto e impostandola secondo un modello di pianificazione che veda il coinvolgimento delle realtà locali, ma che passi attraverso l'attenta ed estremamente competente regia della Regione Piemonte, prevede come accompagnamento anche uno stanziamento di quattro milioni di euro all'anno.
Quello che credo sia molto sbagliato non considerare sono i volumi su cui intervengono, su cui atterrano le conseguenze dell'impostazione alla base del vostro disegno di legge. Sono quasi 945.000 le unità abitative in Regione Piemonte e di queste il 50% è stato costruito prima della Seconda guerra mondiale: non ci vuole uno scienziato per comprendere quale sia la portata di un intervento normativo su questo campo, ed è una portata estremamente vasta, estremamente significativa.
Di queste unità abitative, circa 145.000 sono in condizioni mediocri o pessime, molte sono in aree sismiche e non sto a parlare a lei di quante sono quelle in aree a rischio idraulico o idrogeologico. Questi tre numeri messi in fila dovrebbero spingere un'Amministrazione pubblica a introdurre elementi normativi che facilitino, che agevolino, che stimolino addirittura il privato ad intervenire, ad adottare interventi migliorativi di riqualificazione, ovvero anche solo di messa in sicurezza, di parte di queste unità abitative che abbiano queste caratteristiche. Ed è quello che le assicuro, Assessore - non accadrà con il modello che avete deciso di seguire voi.
Ma l'ultimo numero che voglio richiamare, che chiaramente risponde a una stima, è il dato economico. Favorire, agevolare e - sottolineo - ancor più stimolare il privato a intervenire su processi di questo tipo non significa solo migliorare le condizioni di un territorio, non significa solo rendere più attrattivo quel territorio, non significa solo metterlo in sicurezza ma significa anche - non possiamo dimenticarlo - alimentare l'economia di questa Regione. Un'economia che, se non ricordo male (secondo i dati dei nostri Istituti di ricerca, che non sono di parte), non pare navigare in ottime acque.
Una stima che le posso ricordare è che a 30.000 interventi di riqualificazione abitativa corrispondono investimenti per circa un miliardo e mezzo di euro. Questo è un dato di riferimento: lo si può tagliare, lo si può moltiplicare, ma non lo si può usare come un dato di parte, è un dato che dovrebbe portare una Giunta regionale a riflettere, magari con un po' più di serenità e anche con meno prepotenza, rispetto alle conseguenze su cui è stata messa in guardia.
Chiudo con una battuta, che non credo piacerà, ma non posso non pensare quando osservo questi provvedimenti e quando analizzo, in maniera il più possibile serena e distaccata, alle criticità che rischiano di presentarsi che non possono legare questi fatti a una contingenza, a un dato di attualità. Tra poche settimane una porzione significativa della nostra regione sarà chiamata a esprimersi o, meglio, chiamerà i suoi cittadini a esprimersi sul proprio destino, sarà chiamata a decidere a chi essere affidata: se continuare a stare con "mamma Regione Piemonte" o attenzione, ed è questo il dato che dovrebbe far riflettere - non se andare con "papà Regione Lombardia", ma se andare con il vicino di casa. Sarebbe come se mio figlio, di fronte a una crisi familiare, venisse da me e mi dicesse "papà, volevo dirti che non ho deciso di andare con mamma, ho deciso di andare con il vicino di casa", che è molto peggio, perch significa che quello non è un fallimento di un singolo componente del nucleo familiare, ma è il fallimento dell'istituto della famiglia. La situazione di fronte alla quale ci troviamo è questa.
Ora, non voglio - sarebbe sicuramente eccessivo - scaricare su questa Giunta tutte le responsabilità che hanno portato all'avvio e porteranno a breve alla conclusione del processo referendario della Provincia del VCO le ragioni sono sicuramente da distribuire nel corso della storia, nel corso dei partiti che si sono avvicendati e delle scelte che i partiti hanno preso nell'avvicendarsi alla guida di questa Giunta regionale, ma gli ultimi a essere chiamati in causa, quelli cui inevitabilmente non si pu che assegnare il maggior carico di responsabilità siete voi e sono le vostre scelte, le scelte che da ormai più di quattro anni state operando in barba non solo e non tanto a quello che l'opposizione di segnala e ciò su cui l'opposizione vi mette in guardia, ma soprattutto i segnali che arrivano dal territorio e dai soggetti portatori d'interesse di questo territorio che da voi, nove volte su dieci, non sono ascoltati.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Grazie, collega Ravello.
La parola al Consigliere Policaro.



POLICARO Giuseppe Antonio

Grazie, Presidente.
Non posso che sposare in pieno l'intervento testé effettuato dal mio Capogruppo Roberto Ravello e mi collego anche ad alcuni elementi da lui già richiamati.
Il mio collega ha correttamente fatto presente quanti e quali sono le unità abitative in Piemonte, quasi 950 mila, di cui la metà costruite prima della Seconda guerra mondiale e io ribadisco ancora, 145 mila in stato mediocre o pessimo.
La verità, cari Consiglieri, è anche guardando laicamente il provvedimento che andiamo a votare, unitamente, comparando con quanto approvato poco fa (disegno di legge n. 301) emergono una serie di discrasie e di obiettivi che non vengono raggiunti.
Non sono un tecnico, evidentemente, della materia urbanistica: mi sono appoggiato a chi di queste materie se ne intende. Ciò che è emerso è quello che in parte è già stato evidenziato da chi mi ha preceduto, ovvero un intervento, il disegno di legge 301, che di fatto è soltanto una norma cornice e che, per quanto meritevole negli obiettivi, ovvero la riqualificazione degli edifici esistenti - ricordiamo: degli edifici esistenti - aumentandone la sicurezza e le prestazioni energetiche e ambientali, pone una serie di limiti agli operatori economici che tanto sono vessati e tanto sono in difficoltà nella nostra Regione.
Si vuole quindi far passare dalla Regione una serie di autorizzazioni con il disegno di legge 301, che, comunque sia, è un monitoraggio continuo su quella che può essere una serie d'interventi che non possono essere uti singuli, così come direbbero quelli bravi, ma che devono essere concertati posto che si parli d'interventi su un territorio ampio.
La proposta di legge 298, quella presentata da Fluttero e dagli altri esponenti di Forza Italia, invece, com'è stato accennato, parte da un obiettivo diverso: favorire direttamente i singoli abitanti piemontesi e quindi, favorire l'intervento sulle singole unità abitative, facilitando per quanto possibile gli stessi interventi e chiaramente le stesse messa a norma o, comunque, i miglioramenti energetici di cui già si è dato atto.
È vero che si tratta di posizioni diverse, di vedute di visioni del mondo diverse, ma è vero, e questo l'hanno accennato anche coloro che mi hanno preceduto, che altrove, in Regioni limitrofe, in Regioni vicine a noi non ci sono tutte queste griglie per poter non costruire (anche questo è già stato richiamato), ma semplicemente per poter presentare degli interventi di riqualificazione sulle proprie abitazioni.
Mi spiegavano, ad esempio, che in Regione Lombardia, così come anche nei Comuni della Regione Lombardia, ci sono delle norme e dei regolamenti che facilitano gli interventi. Noi invece otteniamo l'effetto opposto, cioè quello di complicare la vita agli operatori economici che, ricordiamolo, in Piemonte (questo va sottolineato) sono, tra gli operatori nel settore immobiliare, quelli che hanno perso più posizioni; hanno perso posizioni hanno chiuso e sono fallite tante ditte costruttrici. Basta guardare semplicemente i dati dell'ANCE, non andando tanto lontano, semplicemente i dati degli scenari immobiliari relativi all'anno appena trascorso, il 2017 sul valore degli immobili in Piemonte (ovviamente cambia da Provincia a Provincia): mediamente, c'è stata una perdita del 30 per cento del valore degli immobili negli ultimi dieci anni. In Lombardia questo non accade. Se andate a Milano, va bene, è chiaro che si tratta di una città diversa, ma il valore degli immobili è comunque salito. A Cuneo, per non prendere sempre Novara o Torino come esempio, il valore degli immobili nella periferia ha perso quasi il 50 per cento.
Ciò accade ovviamente per la recessione e per una crisi che è evidente a tutti quanti, ma.



(Commenti dell'Assessore Valmaggia)



POLICARO Giuseppe Antonio

Sono dati, Assessore, per quanto lei possa ridere. Comunque sono dati che le farò avere.
Chiaramente parlo degli immobili periferici, mentre gli immobili in centro a Cuneo hanno perso il 20 per cento.
A parte questo, comunque, sono dati che dovrebbero farci preoccupare.
Guardando laicamente le due proposte di legge - una già approvata e l'altra presentata adesso - ci sono notevoli differente e punti di forza nella proposta di legge di Forza Italia. Credo che vada analizzata con molta attenzione.
Onestà intellettuale vorrebbe che si analizzasse con molta attenzione la proposta di Forza Italia, perché tra le altre cose - anche questo è stato sottolineato - non pone soltanto cornici e rigidità agli interventi e ai miglioramenti sulle singole unità abitative (cosa che ha fatto il disegno di legge 301), ma oltre a semplificare la situazione normativa e a lasciare più spazio ai Comuni e ai singoli, individua risorse economiche per gli interventi, cosa che invece il disegno di legge 301 non fa.
Avrei voluto intervenire anche sul disegno di legge 301 con un esempio banale: pensiamo a un intervento da fare su una zona di Torino, San Salvario. Tutto dipenderebbe dalla Regione e dall'interlocuzione che la Regione dovrebbe avere con il Comune, senza che il singolo abitante possa dire alcunché sugli stessi interventi di miglioria o risanamento di aree degradate.
È chiaro che, laddove non vi è la possibilità di intervenire singolarmente vi sarebbero pressioni e insoddisfazioni che di fatto non aiuterebbero - e questo è un caso teorico - il Comune di Torino, nel caso specifico, a proporre interventi, che oltretutto non sarebbero neanche finanziati da Enti quali la Regione.
Non voglio dilungarmi, anche perché è già stato detto tantissimo (e mi unisco agli interventi effettuati da chi mi ha proceduto), però credo che questi interventi vadano visti laicamente. Onestà intellettuale vorrebbe che questa proposta di legge, la 298, non fosse semplicemente liquidata con un semplice voto "no" , ma andrebbe analizzata con molta attenzione perch ribadisco, ha molti punti e spunti interessanti che bene potrebbero fare alla nostra Regione e soprattutto all'economia assolutamente disastrosa del Piemonte.
Mi dispiace che il Presidente Chiamparino non sia molto attratto. Magari la colpa è mia, ma ho notato un certo disinteresse agli interventi degli altri Consiglieri che mi hanno preceduto.Mi spiace che non ci sia neanche l'umiltà di ascoltare proposte che vanno incontro a esigenze del nostro territorio; probabilmente interessano soltanto proposte a fini propagandistici o a fini elettoralistici. Questo è un dato di fatto. Oggi l'unica necessità della Regione è fare propaganda, quando non ci si rende conto - e davvero finisco e riprendo quanto accennato dal mio Capogruppo che siamo di fronte a tensioni epocali. Il fatto che ci sia una Provincia del VCO che il 21 ottobre voterà per un referendum per staccarsi dalla Regione Piemonte, è un qualcosa di una gravità inaudita.
So che non interessa al Presidente Chiamparino, perché a lui interessa soltanto - e lo dimostra anche adesso parlando con il suo Vice - la legge elettorale, pensando che la legge elettorale possa far tornare le mire secessioniste.



(Commenti fuori microfono)



POLICARO Giuseppe Antonio

Non è interessato.
Presidente, sto parlando con lei, so che non è interessato, ma va bene. Se lei dedicasse un minimo dell'attenzione che ha dedicato, per esempio, al tema della legge elettorale piuttosto che ad altri temi solo ultimamente, e se in questi quattro anni avesse dedicato un minimo di attenzione anche ad altri temi, come quelli che stiamo discutendo (mi rendo conto che non le interessano), forse oggi avremmo una situazione meno peggiore di quella che stiamo vivendo.
Ribadisco: attenzione.



(Commenti fuori microfono)



POLICARO Giuseppe Antonio

Lo so, commentate pure, però potrebbe anche intervenire senza.



PRESIDENTE

Consigliere Policaro, faccia il suo intervento senza polemizzare con il Presidente. Non è opportuno.



POLICARO Giuseppe Antonio

Ho finito - e chiedo scusa - dicendo che siamo di fronte, com'è già stato ribadito, a una condizione terribile, perché se il 21 ottobre questo referendum dovesse avere esito positivo, altro che legge elettorale, a prescindere che sarebbe messa in discussione anche questa, ma tutti quanti dovremmo ripensare a quello che è stato il nostro operato, anche se qualcuno non è interessato a questo, e fare un mea culpa, perch probabilmente non si è avuto il coraggio e la forza di amministrare cercando di evitare i problemi che oggi stiamo vivendo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valle; ne ha facoltà.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Do per buona la prima parte dell'intervento che ho fatto prima relativa alla bontà del lavoro che abbiamo portato avanti, in particolare in merito alla riduzione del numero di leggi, la semplificazione, la stabilizzazione della normativa e anche la sua qualità e accessibilità per il cittadino.
Approfitto del fatto che interveniamo in discussione generale sulla proposta di legge presentata dai colleghi del centrodestra per rimarcare con convinzione il ruolo importante che abbiamo mantenuto in capo ai Comuni, proprio per controllare e governare questo processo, che è un processo nuovo, perché segna un cambiamento, a mio giudizio, di carattere culturale importante: l'idea che sul costruito noi ti lasciamo fare di più.
Sappiamo che abbiamo un costruito vecchio, un costruito che necessita di riqualificazione energetica e strutturale, ma non solo, un patrimonio edilizio che, in gran parte, si è sviluppato negli anni Sessanta e Settanta, quando le tecniche, le qualità, la velocità, la fretta e il bisogno di costruire - penso, in particolare, a Torino, ai miei quartieri erano tali per cui non si andava troppo per il sottile: dunque, si costruiva tanto e velocemente.
Oggi, invece, servono interventi di riqualificazione forte. E noi, per poterli permettere, abbiamo bisogno di offrire a un privato una remunerazione, che può avvenire soltanto grazie alla possibilità di riqualificare, di ampliare, di costruire e ricostruire liberamente, ma sempre attraverso un processo governato da chi governa il territorio, e quindi, da parte dell'Ente comunale.
A mio avviso, questo cambiamento culturale avrebbe dovuto essere complementare, ma ci siamo fidati della proposta dell'Assessore Valmaggia per cui diventa, invece, il prerequisito per un altro cambiamento culturale, quello che attiene la parola "stop", "fine" o "limite" al consumo di suolo che sta devastando e che ha devastato la nostra Regione.
Noi avevamo già una normativa molto innovativa, perché la legge 56/77 già si proponeva di evitare ogni ulteriore consumo di suolo. Ma chi gira per le nostre campagne e per il nostro territorio sa che, in realtà, dagli anni Settanta a oggi, il nostro paesaggio è stato letteralmente devastato.
In questi primi sei mesi del 2018 (se ne parlava giusto l'altro giorno all'inaugurazione del Salone del Gusto) abbiamo consumato circa tre metri quadri ogni secondo, 7.000 campi da calcio nei primi sei mesi del 2018! Abbiamo sentito l'appello delle associazioni di categoria e del patron del Salone del Gusto, Carlin Petrini, ad adottare al più presto una legge sul consumo di suolo.
Questa legge è depositata (mi riferisco al disegno di legge n. 302) abbiamo già fatto le consultazioni e penso che oggi, così come abbiamo impostato un cambiamento culturale forte per quello che riguarda gli interventi sul costruito, dove noi diciamo: "Sì, puoi fare di più", poi si può sempre fare qualcosa di ulteriore, magari lo prevedremo anche più in là. Dall'altra parte, dobbiamo dire invece: "Basta consumare suolo agricolo inutilmente". Soprattutto quando c'è tanto patrimonio da riqualificare, da bonificare e - dirò di più - da restituire a "verde".
Questo è l'obiettivo che abbiamo davanti. Questa è una responsabilità forte che ci investe da qui alla fine di questa legislatura.
Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, possiamo porre in votazione l'articolo 1 della proposta di legge n. 298.
Vi ricordo che il numero legale è 24.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio non approva.
Il voto contrario dell'articolo 1 è esteso agli altri articoli.
Pertanto, la proposta di legge n. 298 decade.


Argomento: Boschi e foreste - Interventi per calamita' naturali

Esame disegno di legge n. 299, inerente a "Norme di attuazione della legge 21 novembre 2000, n. 353 (Legge quadro in materia di incendi boschivi"


PRESIDENTE

Si proceda con l'esame del disegno di legge n. 299, inerente a "Norme di attuazione della legge 21 novembre 2000, n. 353 (Legge quadro in materia di incendi boschivi )", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Volevo solo avanzare una proposta.
Si facciano le relazioni relativamente al disegno di legge da lei anticipato. Ma visto che da molti mesi stiamo tentando di discutere gli ordini del giorno presentati relativi al contenimento-conservazione del lupo, mi chiedevo se successivamente si potesse passare alla trattazione dei suddetti atti di indirizzo, per i quali, se non ricordo male nell'ultima seduta risultava ancora un numero consistente di Consiglieri che si erano iscritti ad intervenire.
Ricordo solo che è da giugno che posticipiamo questa discussione.



PRESIDENTE

C'è accordo rispetto a questa richiesta? Ha chiesto la parola l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla protezione civile

Intervengo solo per significare che il disegno di legge n. 299 in materia di incendi boschivi è stato esaminato con attenzione in Commissione e prevede, sostanzialmente, il recepimento di una norma nazionale (quella che ha portato allo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato). Si tratta quindi, di un aggiustamento della norma che ha ricevuto il parere unanime della Commissione, per cui non risultano particolari questioni da discutere né ci sono proposte di emendare a riguardo.
A mio avviso, quindi, c'è tutto il tempo per trattarla e passare successivamente all'esame degli ordini del giorno che citava il collega Vignale.
Ci tenevo a fare questa precisazione, perché non è un disegno di legge complicato. Mi rimetto, comunque, al Consiglio.



PRESIDENTE

Si potrebbe fare in questo modo: il disegno di legge in oggetto è costituito da dieci articoli, ma sono privi di emendamenti. Mi sembra inoltre, che sia stato licenziato dalla Commissione all'unanimità, e recepito da tutti.
Si potrebbe chiedere ai relatori di svolgere le relazioni in un tempo ristretto, per poi procedere con la votazione degli articoli. Così facendo credo che in mezz'ora si potrebbe esaurire il punto e passare alla trattazione degli atti di indirizzo a cui faceva riferimento il Consigliere Vignale.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Ferrentino; relatore di minoranza è il Consigliere Valetti.
Invito i relatori alla sintesi, in modo da poter concludere finalmente anche la trattazione degli ordini del giorno di cui parlava il Consigliere Vignale.
La parola il Consigliere Ferrentino per la relazione di maggioranza.



FERRENTINO Antonio, relatore

Grazie, Presidente.
Sicuramente non impiegherò più di tre minuti, anche perché questo disegno di legge è stato non solo votato all'unanimità in V Commissione il 13 settembre, ma ha anche ricevuto il parere favorevole unanime del CAL.
Diciamo, inoltre, che sono stati recepiti i contributi offerti in sede di V Commissione, quindi penso che possa seguire un iter molto veloce anche in Aula.
Sostanzialmente, il disegno di legge n. 299 inerente alla protezione del patrimonio boschivo dagli incendi prevede una revisione dell'attuale normativa regionale, la legge n. 21/2013; revisione resasi necessaria per adeguarla alle novità introdotte dal decreto legislativo n. 177 del 2016 (quello che ha portato anche all'assorbimento del Corpo Forestale dello Stato).
Mi limiterò a citare le principali novità. Intanto riguardano l'organizzazione del sistema antincendi boschivi del Piemonte, che vede sempre la sua colonna portante nei volontari AIB.
Spendo solo 30 secondi per ricordare l'importanza del ruolo dell'antincendi boschivi del Piemonte, che è un tassello importante, proprio oggi che stiamo guardando cosa sta succedendo in Toscana, in provincia di Pisa, e vediamo quanto sia importante l'attività di prevenzione e controllo del territorio, che in modo sistematico le squadre antincendi boschivi fanno in tutte le realtà del Piemonte. Pertanto, la loro presenza capillare sul territorio è particolarmente rilevante.
Un altro elemento di novità è l'introduzione del divieto di abbruciamento diffuso del materiale vegetale fissato per tutto il periodo, che va dal 1 novembre al 31 marzo, fatte salve le deroghe previste nell'articolato.
Si va a normare anche il principio di interfaccia. È un concetto che nella normativa nazionale non esiste, ma è particolarmente importante, perché va a disciplinare i compiti del corpo forestale dello Stato, prima, e dei carabinieri forestali, adesso, e il ruolo dei vigili del fuoco.
Molto velocemente, all'articolo 5 è molto importante che non solo vengano disciplinate le attività di prevenzione, ma anche che gli interventi previsti dal piano di programmazione prevedano la dichiarazione di pubblica utilità urgente e indifferibile per rendere possibili in tempo veloce gli interventi che il piano regionale prevede.
All'articolo 10 vengono normati i vari divieti che vanno a disciplinare gli interventi sul territorio. Ovviamente, si ribadisce che, nel caso di incendio su quel sedime, permane la normativa nazionale riguardo al "no" del cambio di destinazione d'uso per almeno 15 anni.
Questo articolato è stato discusso in V Commissione: abbiamo recepito i contributi dei soggetti auditi e c'è stato il parere unanime, non solo della Commissione, ma anche del CAL del Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, anche per la brevità.
La parola al Consigliere Valetti, relatore di minoranza.



VALETTI Federico, relatore

Grazie, Presidente.
Questa legge ha visto la collaborazione del Gruppo Movimento 5 Stelle perché la riteneva una risposta adeguata e necessaria a quelli che sono stati gli effetti degli incendi boschivi in Piemonte, tra la fine del 2017 e l'inizio del 2018. Episodi che si ripetono ogni anno e che, anche aumentando di gravità, pongono in evidenza alcuni limiti dell'organizzazione delle strutture.
Pertanto, siamo soddisfatti che si sia scelto di intraprendere un'azione per cercare di coordinare maggiormente le forze sul campo. È un'iniziativa presa dalla Regione Piemonte e il Gruppo Movimento 5 Stelle ha contribuito in modo attivo con la presentazione di emendamenti, alcuni dei quali sono parte, oggi, di questo testo.
Descrivo brevemente come si sono orientate le richieste del Gruppo Movimento 5 Stelle, come Gruppo di minoranza, verso la creazione di un bollettino che ogni anno cerchi di riassumere il quadro complessivo della situazione degli incendi, delle problematiche, dei limiti riscontrati nell'operatività delle varie forze in campo (le forze degli AIB, le forze dei pompieri, tutte le forze coordinate dalle centrali operative regionali).
Abbiamo chiesto e ottenuto questo risultato, pertanto questo è, di fatto un bollettino che entrerà a far parte dello storico dell'esperienza di gestione degli incendi, per cercare di migliorarne la gestione negli anni successivi. Dopodiché, abbiamo chiesto anche il coinvolgimento tempestivo degli organi del Consiglio regionale, per poter informare i territori e indirizzare l'azione della Regione.
Alcune di queste proposte hanno avuto dei limiti e dei vincoli tecnici, che abbiamo discusso e compreso grazie al supporto dei tecnici della Regione Piemonte. Riteniamo, comunque, che il risultato complessivo sia soddisfacente, perché va a colmare una lacuna legislativa che secondo noi era importante prendere in esame.
Pertanto, grazie all'incrocio dei dati della pianificazione regionale in materia di rischio di dissesto idrogeologico, possiamo migliorare la prevenzione anche sugli aspetti riguardanti delle aree abitate che sono già a rischio per altri fattori idrogeologici. Il combinato dell'azione preventiva antincendio e idrogeologica ci consente di minimizzare i danni alle popolazioni. Abbiamo visto nel caso di Bussoleno - che ha fatto scuola, perché si sono sommati gli episodi d'incendio agli effetti devastanti che hanno nell'impoverire la tenuta del suolo montano, specie in zone dove l'assetto è molto precario - come occorra mappare e identificare situazioni di questo tipo laddove gli incendi hanno fatto danno, per poter prevenire anche delle concause successive.
Siamo soddisfatti del risultato ottenuto e crediamo che quando c'è un interesse condiviso dei problemi reali dei cittadini piemontesi si possono mettere da parte le differenze politiche e ottenere dei risultati.
Speriamo di vedere presto gli effetti concreti di questo testo di legge nella gestione e nel coordinamento dell'attività antincendio, sperando che le azioni di prevenzione portino ad affrontare il minor numero possibile di emergenze e non dover mettere a rischio la vita dei cittadini piemontesi e anche quella delle stesse forze in campo, che si mettono in gioco per salvaguardare il nostro territorio e i cittadini.
Grazie.



PRESIDENTE

Apriamo la discussione generale sul provvedimento.
La parola al Consigliere Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Un paio di considerazioni su questo atto: ritengo doveroso farlo non tanto nei vostri confronti, quanto nei miei. Il sistema AIB e il sistema di Protezione Civile sono due entità, fino a un po' di tempo fa, di fatto indissolubili, alle quali ho dedicato molto del mio tempo, della mia attenzione e impegno. Non mi sentirei in pace con me stesso se non dicessi la mia, anche se non richiesta riguardo a quello che leggo, tuttavia mi aspetto, da questo punto di vista, un'interlocuzione con la Giunta.
Leggo come un mero atto di adeguamento rispetto a quella decisione, che ho già avuto modo di definire improvvida, di scioglimento per decreto del Corpo forestale dello Stato. Sottolineo "scioglimento per decreto", perch una cosa può essere discussa, può esser considerata buona o cattiva, ma pu essere sempre fatta in modo giusto o in modo sbagliato.
Prima ancora di comprendere se quella decisione era positiva o negativa, di sicuro abbiamo preso atto del fatto che il modo con cui è stata portata avanti è stato profondamente sbagliato. Privare un sistema consolidato e strutturato di una parte fondamentale di sé, in maniera così brutale, così violenta e così improvvisa con un solo colpo di penna su un pezzo di carta ha creato e ha generato delle conseguenze estremamente pericolose.
Assessore, ringrazi la sua buona stella perché, in alcune situazioni poteva andare peggio (mi riferisco ad alcuni eventi su cui ci siamo ampiamente confrontati). Questa è una riflessione sul passato.
Dal mio punto di vista diventa, innanzitutto, difficile, per quanto già accennato poco fa, inventarmi delle ragioni per fare opposizione alla Giunta rispetto a questo provvedimento, perché non riesco a non leggerlo come ciò ritengo che sia, un mero atto di adeguamento. Forse un po' tardivo, ma un mero atto di adeguamento di introduzione nel sistema di quegli elementi che sono venuti a mancare e che, comunque, hanno richiesto una correzione successivamente a quel fatto spiacevole (mi riferisco sempre allo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato).
Inoltre, approfitto di questa occasione per fare una riflessione sul presente e sul prossimo futuro. Meglio, sul recentissimo passato, sul presente e sul prossimo futuro. È chiaro che il trasferimento di competenze da un soggetto profondamente formato in materia di incendi boschivi a un soggetto - mi riferisco ai Vigili del Fuoco - non ancora formato su questa materia, ma sicuramente profondamente formato su altri tipi di incendi, è indiscutibile che abbia creato delle difficoltà nell'operatività.
A questo si aggiungono anche altri elementi che non mi sono mai stati chiariti e che, di conseguenza, non mi sono ancora oggi ben chiari e che hanno modificato il clima. Al di là delle nostre competenze, dei nostri investimenti e di tutta una serie di elementi concreti, oggettivi materiali e tangibili, il sistema AIB del Piemonte - quindi parlo della componente regionale e della componente volontaria, da quando esiste soprattutto da quando si è investito parecchio - è un riferimento non solo per la sua efficienza, ma è un riferimento agli occhi di tutti gli altri sistemi di protezione civile e di AIB del resto del Paese, e non solo di questo Paese. È un riferimento anche solo per lo spirito con il quale si pone alla gestione della materia. Lo spirito del senso di appartenenza a un territorio e alle istituzioni alle quali deve rispondere.
Ho avuto modo di notare con profondo dispiacere che questo spirito è andato pian piano sfilacciandosi, che questo senso di comunità e di appartenenza per non so quali motivi e per quali ragioni, ma posso immaginarlo, abbia risentito di qualcosa. Abbia risentito di alcuni cambiamenti dai quali non si è ancora ripreso. Mi rendo conto di aver detto e non detto, ma sono certo che la sensibilità dell'Assessore Valmaggia lo porterà a capire a che cosa mi sto riferendo.
Al di là delle necessarie modifiche normative introdotte con questo provvedimento, credo che da parte di questa Giunta sia assolutamente necessario, urgente e improrogabile uno sforzo, un supplemento di attenzione a tutto ciò che accade all'interno del sistema AIB del Piemonte.
Resta ancora abbastanza presente nella mia memoria un dibattito, una discussione che abbiamo avuto in Commissione, alla quale l'Assessore si è presentato per relazionare su alcune critiche sollevate da amministratori del territorio sulle tempistiche di risposta rispetto a eventi, peraltro di modesta entità. Il ricordo di quelle quattro ore di ritardo per l'invio di mezzi aerei è ancora molto fresco nella mia memoria, poiché mai mi era capitato di raccogliere lamentele di quel tipo. Anche questi elementi non hanno ancora avuto tutte le risposte del caso che, è evidente, non possono arrivare da questo provvedimento. Tuttavia mi pare altrettanto evidente che questa possa essere una buona occasione per riaffrontare l'argomento.
Il nodo delle risorse. Il nodo delle risorse, Assessore, lo avete affrontato dando un impegno politico, presentandovi in Aula con un forte impegno politico. Mi aspetto che vi dimostriate seri al punto da mantenerlo fino all'ultimo centesimo e anche qualcosa in più rispetto a ciò che l'emergenza ha reso necessario. Spero abbiate capito - io l'ho imparato sul campo con l'esperienza, ma soprattutto ascoltando chi di esperienza ne aveva maturata molto più di me - che le scelte strategiche si fanno in tempo di pace, non in emergenza. Oggi, fortunatamente, facciamo tutti gli scongiuri del caso, siamo in tempo di pace. Il sistema non richiede particolari allerte, l'attenzione della Giunta può essere dedicata al massimo del livello possibile rispetto a decisioni strategiche.
Del nodo delle risorse ho già detto. Quanto al nodo delle convenzioni, ci siamo lasciati in occasione di quella Commissione cui ho fatto riferimento poco fa, Assessore, discutendo sulla necessità che il riordino delle procedure richiamasse conseguentemente anche la revisione delle convenzioni. Non ho più avuto un aggiornamento al riguardo ed è chiaro che se interpretiamo la convenzione come un semplice pezzo di carta pieno di buone intenzioni, alle quali nessuno dà seguito, potete anche continuare a prendervela comoda.
Se, a differenza di quanto detto, vogliamo continuare a ritenere che le convenzioni servano per assegnare in maniera rigida e gerarchica, in maniera funzionale e operativa delle competenze, dei compiti e il richiamo all'esercizio di queste competenze e di questi compiti, allora forse è meglio che si pesti un attimo sull'acceleratore.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bona; ne ha facoltà.



BONA Angelo

Grazie, Presidente.
Leggendo l'articolato di questo disegno di legge, nell'apprezzare e nel conoscere anche da amministratore comunale quanto è importante l'attività di prevenzione e quanto il territorio è grato al corpo dei volontari degli AIB (antincendi boschivi), non si trova una competenza specifica rispetto ai Comuni, nel senso che il coordinamento, laddove soprattutto si parla di prevenzione, quindi di territorio montano dove i Comuni conoscono in modo particolare le condizioni di criticità di alcune aree specifiche, come giustamente prevede l'articolo 5, è indispensabile, ma i Comuni devono essere direttamente coinvolti nella pianificazione di queste attività di prevenzione e di esercitazione.
Chiaramente la Regione, essendo un organo molto grande ed esteso su una superficie non indifferente e avendo il coordinamento generale, non pu sapere nello specifico dove sia necessario fare un'attività particolare di coordinamento.
Credo che, per quanto riguarda i Comuni, ci saranno in un regolamento di attuazione le misure specifiche con le quali coinvolgerli, però inserire direttamente all'interno dell'articolato qualche funzione da attribuire ai Comuni credo sia utile, quantomeno perché è già così. Infatti, il rapporto diretto tra l'Unione dei Comuni, ad esempio quelli montani per quanto riguarda il Novarese e il VCO, ma credo sia abbastanza comune ovunque, non può prescindere dal rapporto diretto con le associazioni di volontariato in questo caso le squadre degli antincendi boschivi che operano sul territorio e che conoscono bene il territorio, con l'autorità comunale, il Sindaco che conosce le aree più critiche e le zone più da attenzionare rispetto alla manutenzione.
Chiaramente si parla anche delle linee degli elettrodotti o altro che passano attraverso i boschi, il che è già stabilito dalle convenzioni e dai piani di progetto in fase di realizzazione di queste linee. Invece per l'attività ordinaria spesso è la viabilità antincendio, che sono le strade interpoderali o sottoposte alla legge n. 32, che necessita di particolari cure: evidentemente è necessario che anche i Comuni possano direttamente dire la loro per quel che riguarda la gestione dei fondi. Tra l'altro, per questo tipo di attività qui vedo la somma di 100.000 euro, che ritengo totalmente insufficiente.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolato.



PRESIDENTE

ARTICOLO 1



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 1.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 2



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 2.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 3



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 3.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 4



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 4.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 5



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 5.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 6



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 6.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 7



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 7.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 8



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 8.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 9



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 9.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 10



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 10.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla protezione civile

Solo due battute.
La prima è sul tema del rapporto con i Comuni che è stato segnalato dal Consigliere Bona. Questo tema non è inserito in questo testo di legge, che riguarda gli antincendi boschivi, come non c'era nella legge n. 21/2013, ma è inserito nella partita più generale del sistema di protezione civile.
Quindi, nella normativa della protezione civile è evidente che c'è il rapporto con i Sindaci, a seconda delle dimensioni degli eventi e in quel senso c'è una collaborazione forte. Sugli antincendi boschivi si tratta più di procedure interne, quindi il tema dei Comuni non c'è.
Invece ringrazio il Consigliere Ravello per il suo contributo e lo rassicuro sulla situazione del prossimo trimestre. Le convenzioni scadono a fine 2018, quindi i prossimi mesi sono dedicati a una rivisitazione delle convenzioni, così come a una rivisitazione delle procedure, perché la legge dà un quadro, ma poi sono gli atti operativi che devono essere messi a posto e oliati. Faccio tesoro anche dei suoi suggerimenti, e di quanto ha detto in Aula questa sera.
Grazie.



PRESIDENTE

Ci sono altri articoli da mettere in votazione.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione palese sull'articolo 11.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Indìco la votazione palese sull'articolo 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese sull'articolo 13.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Indìco la votazione palese sull'articolo 14.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 15 Indìco la votazione palese sull'articolo 15.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo del disegno di legge n. 299.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Proseguimento esame ordine del giorno n. 1163 presentato da Vignale e Graglia, inerente a "La Regione Piemonte chieda al Governo di attuare subito il Piano di gestione e di contenimento del lupo"; ordine del giorno n. 1443 presentato da Rostagno, Corgnati, Ferrentino e Ravetti, inerente a "La Regione solleciti l'approvazione del Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia"


PRESIDENTE

Passiamo adesso al proseguimento dell'esame dell'ordine del giorno n. 1163 e dell'ordine del giorno n. 1443, di cui al punto 13) all'o.d.g., così come richiesto dal Consigliere Vignale.
Nella seduta pomeridiana del 18 settembre il Consigliere Bertola ha svolto la dichiarazione di voto contraria sull'ordine del giorno n. 1163; sono seguiti gli interventi dei Consiglieri Vignale, Rostagno e Monaco.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bona; ne ha facoltà.



BONA Angelo

Grazie, Presidente.
Vorrei solo conoscere qual è l'ordine dei lavori e quindi sapere se, finito l'esame di questo ordine del giorno, il Consiglio chiude; sarebbe utile anche per i colleghi, che magari hanno degli impegni serali.



PRESIDENTE

Credo che faremo così, perché è stata una buona giornata di lavoro.
Si erano iscritti a parlare i Consiglieri Graglia, Bona, Campo, Fluttero Barazzotto e Grimaldi.
Voleva dire qualcosa, Consigliere Grimaldi? Dica pure.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Ovviamente, essendo la seduta convocata fino alle ore 19, dipende anche un po' dai primi firmatari degli altri ordini del giorno, posto che capisco ciò che intendeva il collega Bona e la sua preoccupazione.
Chiedo solo, visto che in 40 Consiglieri hanno firmato un ordine del giorno che non ha bisogno di essere discusso, se poi, prima di chiudere la seduta lo si potesse votare: trattandosi di una solidarietà di tutti, sarebbe molto auspicabile. Ma lo vedremo al termine di questa discussione, anche perché magari sarà lunga.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Sono d'accordissimo con il Consigliere Grimaldi. Vorrei solo sapere se dopo inizia la discussione sul rendiconto, solo quello. Gli ordini del giorno vanno bene, ma il rendiconto no.



PRESIDENTE

Lo cominciamo la settimana prossima, il rendiconto.
Allora, si erano segnati per intervenire su questo tema, che credo stasera si concluda in maniera definitiva, i Consiglieri Graglia, Bona, Campo Fluttero e Barazzotto.
Collega Campo, vuole intervenire lei? Prego, ci illumini sul lupo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
In effetti, la ritengo una discussione molto importante.



PRESIDENTE

Ma io non l'ho minimizzata.



CAMPO Mauro

No, ma è comunque un peccato relegarla sempre alle fasi finali del Consiglio, dopo una faticosa e impegnativa giornata di lavoro.
Negli scorsi interventi e anche nei testi degli ordini del giorno viene presentata la presenza del lupo nella nostra regione (principalmente nelle aree alpine) come un problema, quando invece non lo è, e lo dico perché tra l'altro io vivo nell'areale dove per la prima volta il lupo è ricomparso nella nostra regione nell'anno 1992, dopo una lunga assenza, arrivando dall'Appennino in maniera naturale. Di fatto, non è un problema e non è un problema neanche il suo contenimento, perché il lupo si auto-contiene. Se uno va a leggere le relazioni scientifiche e gli studi che sono stati fatti sul ritorno del lupo sul nostro territorio, è evidente che il problema non è il lupo, ma l'uomo.
Parlando della popolazione del mio areale, che è quello del sud Piemonte (l'area del Parco naturale del Marguareis, della Valle Pesio e delle valli vicine), questo vede una popolazione di lupi immutata numericamente da vent'anni, perché parliamo di quattro o cinque esemplari, una famiglia con ogni tanto dei cuccioli; immutata numericamente, ma purtroppo non dal punto di vista degli esemplari, perché queste famiglie sono state periodicamente sterminate, per cui non stiamo parlando neanche di una continuità familiare o di branco. Tuttavia la ripopolazione è avvenuta perché c'è un'area protetta che è, tutto sommato, ideale come ambiente per l'insediamento di questo predatore.
Si tratta di un predatore che veramente con l'uomo ha una scarsa relazione: sfido chiunque a provare a vederli, i lupi! Può capitare occasionalmente com'è successo generando allarme, di incontrare qualche lupo che si sta spostando proprio perché le popolazioni si auto-regolano e non ci sono mai numeri eccessivi su un territorio, ma in realtà è un elemento di importantissimo equilibrio ecologico, perché? Perché il lupo si nutre fondamentalmente di ungulati e quindi regola le popolazioni di caprioli cinghiali, camosci, stambecchi e lo fa predando soprattutto gli elementi più deboli, quindi anche migliorando la qualità delle popolazioni, facendo sopravvivere gli esemplari migliori di queste popolazioni.
Il lupo ha anche un'incidenza non indifferente sui danni che può produrre il cinghiale e ha favorito per certi versi, ad esempio nel nostro areale la ripopolazione del gallo forcello, i cui piccoli vengono spesso predati appunto, dai cinghiali stessi. E anche l'incidenza diciamo dello "sfruttamento" delle popolazioni ovine e più marginalmente bovine della zootecnia, dell'allevamento da parte dell'uomo, di animali appunto per consumo umano e, tutto sommato, costituisce il dieci per cento dell'alimentazione annuale di un lupo. Stiamo parlando di numeri tutto sommato contenuti, che vengono sfruttati in maniera opportunistica, cioè laddove vi sono greggi o mandrie di questi animali abbandonati sostanzialmente, al pascolo in areali anche abbastanza di confine abbastanza ai margini di tutta la parte d'insediamenti umani.
Con alcune prevenzioni, con appunto la recinzione, o la presenza umana perché anche quella è molto importante, il lupo sfugge all'uomo, perché ne percepisce molto chiaramente la pericolosità, tant'è che anche nei racconti degli incontri sono sempre i lupi che si allontanano e che cercano di evitare gli incontri con gli esseri umani. Quindi stiamo parlando di quello che, tutto sommato, è un problema certamente, perché può predare le greggi quindi principalmente gli ovi-caprini, perché tendenzialmente preleva un certo numero di agnelli, ma che può essere trasformato anche, grazie alle compensazioni, in una forma d'acquisto per il mantenimento di un equilibrio biologico. Tutto sommato, un impegno economico non eccessivo che può essere anche per certi versi una garanzia di una quota di reddito per gli allevatori e che serve a garantire un elemento fondamentale per il nostro ecosistema; tant'è che l'ecosistema stesso lo richiede, favorendo il ritorno del lupo.
Noi in Piemonte abbiamo anche una notevole fortuna, perché i lupi presenti sui nostri territori sono lupi puri, non sono ibridati con i cani; questo è un altro elemento che può costituire un problema. Sono appunto popolazioni che si autoregolano, sono piccoli gruppi su territori molto vasti che è chiaro che si stanno espandendo, ma semplicemente perché ci sono gli spazi perché c'è l'abbandono delle terre alte da parte delle attività produttive umane e anche delle attività residenziali. Ma questo è colpa nostra! È colpa della nostra incapacità di sostenere le popolazioni umane nelle terre, nei cosiddetti areali marginali nelle zone di montagna e quindi lasciamo spazio al ripopolamento selvatico.
Questo ripopolamento, purtroppo, se lo vediamo sempre e solo dal punto di vista delle attività produttive zootecniche oppure agricole, viene certamente percepito come una competizione, perché man mano che si insediano le popolazioni, anche gli ungulati sono un problema. Ci siamo più volte confrontati sulle problematiche relative ai cinghiali, ai caprioli alle mini-lepri o alle nutrie: è tutto legato a un discorso che abbiamo già fatto quando abbiamo discusso la legge sulla caccia, e cioè al fatto che abbiamo squilibrato l'ambiente in cui viviamo e di cui dobbiamo essere custodi.
Quindi ben venga, ed è sacrosanta, una tutela totale di queste popolazioni anche di predatori; che ci sia un'entità, quale il Centro grandi carnivori e il progetto WolfAlps, che si preoccupa di comprendere quali siano gli effettivi impatti e che dimostri con dati chiari e scientifici che il problema non è l'animale selvatico, ma l'uomo. È l'uomo che introduce specie non autoctone, l'uomo che caccia o avvelena, perché la maggior parte dei lupi del mio areale, che - ricordo - sono sempre cinque su centinaia di migliaia di chilometri quadrati, sono stati principalmente avvelenati o investiti da automobilisti. Lo capite qual è la prima causa di morte di questi animali? Siamo noi. Cosa vogliamo fare adesso? Introduciamo vorremmo introdurre anche la possibilità, da una lato, si chiede di fucilarli, sostanzialmente e, dall'altro, di fare dei prelievi non meglio specificati, magari per deportarli da qualche altra parte, dove siano meglio accettati.
Il problema di fondo è tutto un altro. È che cosa effettivamente vogliamo fare dell'ambiente in cui viviamo; se vogliamo uscire da quella visione di ambiente come risorsa sempre e solo da sfruttare a qualsiasi costo e a spese di qualsiasi elemento ambientale; se la boscaglia è troppo fitta devo intervenire per farla diventare una risorsa per le biomasse legnose a fini energetici; se ci sono troppi ungulati, allora è un altro problema e devo fucilarli selvaggiamente o ridurne i numeri in maniera violenta.
Ebbene, no! Normalmente, la natura si autoregola. Dovremmo favorire la capacità di autoregolazione: dove ci sono le prede, ci sono anche i predatori. Dobbiamo favorire il fatto che gli animali che consideriamo utili, i domestici della nostra zootecnia, devono essere seguiti e non abbandonati nelle zone di montagna, perché ricordo che abbiamo anche perdite di animali per mancata custodia, che cadono nei crepacci, che finiscono male in montagna o vengono addirittura rubati. Mi ricordo un racconto di un pastore della mia zona che diceva che uno dei principali problemi - non più in quest'ultimo decennio - sono i predatori a due zampe non tanto quelli a quattro.
Dal mio punto di vista, gli ordini del giorno che mirano a un controllo artificiale della popolazione di lupo non poggiano su delle solide basi come motivazione, non hanno motivo di essere. Certo, dobbiamo invece continuare a monitorare lo stato del nostro ambiente, delle popolazioni animali, ricostituire quella vigilanza faunistica, quella capacità di sapere che cosa vive intorno a noi, nell'ambiente intorno a noi, per capire come funziona e per capire quali sono gli squilibri che noi abbiamo introdotto e come fare in modo che questi squilibri possano essere il più possibile sanati attraverso metodi non cruenti, che non danneggino ulteriormente un ambiente che abbiamo già ridotto ad aree marginali.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Barazzotto.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
Intervengo anche se questa conversazione è ridondante e comincia a perdere anche un po' di stimoli, ma la noia è una cattiva compagnia.
Ho ascoltato l'ultimo intervento del collega Campo, che sottoscrivo in toto, nel senso che ne condivido l'impostazione. Ricordo che alla fine di giugno siamo andati, con la collega Conticelli, a un convegno organizzato da Legambiente dal titolo "Etologia o fucili". È stato molto interessante perché i relatori - ne abbiamo parlato con l'Assessore Ferrero - sono un veterinario e un biologo ovviamente esperti, non due talebani della situazione, ma persone molto obiettive, anzi, hanno anche redarguito posizioni, nel senso che bisogna essere molto informati se si parla di quest'aspetto.
L'aspetto "eliminare" è un aspetto molto sbrigativo, molto veloce, ma probabilmente, come già detto in altri interventi, dovremmo fare un salto di qualità e progredire civilmente, visto che, a differenza degli animali dovremmo avere anche l'uso della ragione.
Esprimo tutta la preoccupazione, ma non è che il lupo mi sta più a cuore dell'agnello e quindi "chissenefrega" dell'agnello! Credo sia scontata questa precisazione, quindi le preoccupazioni lanciate nei confronti di quei greggi aggrediti o addirittura sterminati, ma c'è però da aggiungere un fatto.
Probabilmente una Regione molto attenta dovrebbe finanziare maggiormente ed educare - qui, rispetto ai nordici siamo un po' indietro, nel campo della pastorizia qualcuno è avanti, ma qualcun altro è un po' indietro - al fatto che ci sono metodi alternativi come la difesa. Ne so qualcosa personalmente: ad esempio l'uso dei maremmani, ottimi guardiani, oppure come ho recentemente appreso, anche i mastini abruzzesi, nella fattispecie che conosco ancor meglio dei maremmani, sono ottimi guardiani se vengono istruiti.
Allora perché non farlo? Perché bisogna buttare via milioni di euro e poi congelarci? Sono d'accordo con quanto detto dal collega Vignale: non condivido gli effetti, ma le preoccupazioni di chi ama vivere la montagna e vivere in un modo diverso rispetto al nostro stile di vita. I paesi nordici li mandano all'università, noi non pretendiamo tanto, però almeno aiutiamoli e formiamoli, diamogli la possibilità di evitare che si arrivi a questi aspetti.
Siamo sempre a rincorrere il Ministero dell'Ambiente: "Forse è la prossima settimana". Però poi in questo Paese, dove tutto funziona benissimo, si rimanda sempre: "No, la Conferenza Stato-Regioni è stata rinviata", "no probabilmente il prossimo mese".
È da quando siamo qua che la Conferenza Stato-Regioni dovrebbe deliberare: "Ma i veneti sono più arrabbiati dei toscani"; "no, come i Toscani non c'è nessuno, però adesso arrivano i piemontesi". Si può arrivare a una conclusione seria? Non riusciamo neanche a decidere questo in Italia. Ce n'è per tutti i Governi: per questo, per quello di prima e per quello di prima ancora. Quando si arriva al Governo, sembra che il problema del lupo sia un problema per cui il non decidere è la conseguenza scontata per ogni Ministro che s'insedia.
L'altro giorno, proprio su un nostro giornale, è stata segnalata una strage di agnelli e di caprette. È stato accertato che erano quattro cani perch sono stati visti mentre facevano un lavoro veramente micidiale e raccapricciante. Sono stati individuati i cani, altrimenti si gridava di nuovo al lupo. Sicuramente avrebbero detto che era stato il lupo.
Fermiamoci. Non so se votare contro o astenermi, non so neanche più che cosa fare. Come per l'altra volta, ho chiesto all'Assessore di poter invitare queste persone, che mi sono parse equilibrate, persone con esperienza (non sono neanche piemontesi, sono emiliani). Non è detto che sia oro colato quello che dicono, anzi, sicuramente qualcuno la penserà in modo diverso, ma ritengo che siano stati molto obiettivi. Anzi, la dialettica e il diverbio avvenivano su chi apparentemente poteva avere lo stesso pensiero.
Propongo questo, poi qualcun altro proporrà altri interventi. Possiamo fermarci due ore per discutere della cosa e sentire il parere di esperti? Sui cani ho ritenuto di non essere esperto, e infatti ne ho pagato un po' le conseguenze. Allora, visto che qui il problema è peggiore, sentiamo queste persone, così almeno decidiamo con cognizione.
Qualcuno potrà dirmi "Barazzotto, fregatene", ma invece dobbiamo confrontarci. Magari qualcun altro proporrà incontri con altre persone perché è inutile che diciamo: "Come facciamo fuori i cinghiali? E i caprioli?". C'è un equilibrio, come diceva prima il Consigliere Campo, ma possiamo affrontare questo problema? È chiaro come la penso, ma dato che non pretendo di avere la verità in tasca, dico di porci in un confronto, altrimenti votiamo un po' a caso.
Poi, per carità, ognuno avrà le proprie convinzioni.
All'Assessore avevo già proposto di invitare queste persone, ci poniamo in un confronto. Vanno in giro per l'Italia e sono ben contenti se li sentiamo. Forse si impara qualcosa: che non sempre il fucile è la soluzione di questi problemi. Anzi, mi sembrerebbe l'ultima soluzione da adottare per chi ama la natura. Ci pensa l'uomo. Per adesso l'uomo, soprattutto in Italia, quando è intervenuto mi pare che disastri ne abbia fatti moltissimi in natura.
Possiamo sentirci, sederci e andare a un confronto? Io propongo questo, poi voterò vedrò, ma mi pare di aver compreso che il mio voto è anche abbastanza inutile in questa fase. Li conteniamo, non li conteniamo? Ma cosa serve, se poi un Ministro dice che prende ancora un po' di tempo vede, ecc.? Prendiamo una posizione seria, anche perché la Regione Piemonte, rispetto ad altre, mi sembra fortemente interessata a quest'aspetto. I francesi mi sembrano un po' più latini di noi, usano le doppiette con una certa libertà.
Propongo questo, Presidente. Lei è Presidente, è giusto che oltre a preoccuparci della legge elettorale, che è un problema per cui si stanno svenando tutti i cittadini piemontesi (nei bar non stanno parlando altro che della legge elettorale e milioni di persone trepidano per capire cosa noi decideremo sulla legge elettorale), dobbiamo anche occuparci di altro.
Anche il casellante, che pensavo scomparso, addirittura ti ferma per sapere se abbiamo deciso qualcosa sulla legge elettorale. A Carisio giro dall'altra parte perché ti fermano. Panettieri, farmacisti, elettricisti elettori, tutti sono interessatissimi alla legge elettorale, ma nel frattempo abbiamo anche altri compiti. Cinque milioni di persone stanno ansimando e stasera, trepidano, si collegheranno con il TG3 per sapere se abbiamo assunto queste decisioni. Nel frattempo, en passant, possiamo anche dire che affrontiamo questo problema sotto un aspetto scientifico, cercando di avere un supporto.
È anche suo dovere, Presidente, proporre queste cose. Io gliele suggerisco insieme alla collega Conticelli (che in questo momento non mi è di supporto, di solito sì, è occupata a discutere con il Consigliere Gallo).
Se lei potesse ascoltarmi, le sarei molto grato.
Ho finito.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Consigliere Barazzotto, ho notato anch'io le code intorno a Palazzo Lascaris, ma devo dire che, sinceramente, non gli ho dato peso. Mi occupo di tutto quello che riguarda il Consiglio regionale, dalla legge elettorale al.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Peraltro, oggi il Consiglio non si è occupato solo di legge elettorale, ma ha approvato anche due disegni di legge. Ritengo, quindi, che abbia svolto abbondantemente il suo lavoro e il suo dovere, e credo che lo abbia fatto anche con grande serietà e rispetto reciproco.
Se il Consiglio o i Gruppi consiliari ritengono di pianificare un incontro basta chiederlo e vedremo di organizzarlo.
Prendo atto del fatto che in Consiglio regionale si era deciso di discutere di due atti di indirizzo, la cui trattazione era stata sollecitata dal Consigliere Vignale: mi riferisco all'ordine del giorno n. 1163 "La Regione Piemonte chiede al Governo di attuare subito il piano di gestione e di contenimento del lupo", presentato dai Consiglieri Vignale e Graglia, e all'ordine del giorno n. 1443 "La Regione Piemonte solleciti l'approvazione del Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia", presentato dai Consiglieri Rostagno, Corgnati, Ferrentino e Ravetti.
Se non vogliamo discutere di questi due ordini del giorno, io non ho niente in contrario.
Ha chiesto la parola il Consigliere Barazzotto; ne ha facoltà



BARAZZOTTO Vittorio

Io la stimo, ma per una volta che non sono arrabbiato e che ho fatto un intervento pacato - peraltro, mi sono anche stupito dalla mia pacatezza! esprimendo pure pubblicamente affetto nei suoi confronti, lei se la prende? Mi spiace che se la sia presa!



PRESIDENTE

Io non me la sono presa, infatti!



BARAZZOTTO Vittorio

Dichiaro questo mio amore nei suoi confronti pubblicamente, quindi non c'è nulla di personale.



PRESIDENTE

Non vorrei fosse equivocato, ma se anche lo fosse, non ci sarebbe niente di male!



BARAZZOTTO Vittorio

No, no. Ovviamente, lei capisce che è un amore del tutto spirituale passionale e simpatetico, ecco.



PRESIDENTE

Il Consigliere Barazzotto ha avanzato una proposta: ciò significa che la discussione che stiamo facendo in questo momento, se il Consiglio ritiene.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Vi faccio solo presente che risultano iscritti a intervenire altri Consiglieri (Graglia, Bona, Fluttero e altri) Vicepresidente Graglia, desidera intervenire o preferisce cambiare indirizzo? Se desidera intervenire, non posso impedirlo.



GRAGLIA Franco

Chiedo scusa, ma ho presentato con il collega Vignale un ordine del giorno per cui mi sembrerebbe corretto difenderlo.



PRESIDENTE

Come diceva il Presidente Laus, rispettiamo le prerogative dei Consiglieri.
Prego, Vicepresidente Graglia; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

La nostra idea è chiara. Capisco che la questione sia complicata, per parto dal presupposto che, a mio avviso, è un problema che deve essere affrontato. Peraltro, anch'io non so come affrontarlo: il contenimento probabilmente, è più brutale, ma accetto tutte le proposte, Consigliere Campo.
Il collega Campo ha precisato che nelle sue vallate, che peraltro sono anche un po' le mie, ci sono cinque esemplari. I nostri dati, invece evidenziano numeri decisamente superiori.



(Commenti fuori microfono)



GRAGLIA Franco

Sì, sì, ho capito.
E come ha ricordato il collega Vignale nella sua presentazione, si riproducono facilmente, con numeri importanti.
Si dice anche che questi numeri siano sottodimensionati. Poi è lei stesso ha detto: "Sfido chiunque a vedere dei lupi".
Combinazione - ma l'ho fatto presente anche all'Assessore - la settimana scorsa mi hanno contattato un paio di margari, che, effettivamente, hanno avuto il gregge decimato, documentato da foto! Adesso non intendo mostrare le foto perché non siamo qui per fare cinema, però, effettivamente, questi addetti ai lavori si trovano gravemente in difficoltà. Uno, in particolare che ha i capi sopra Celle di Macra, da 200 che ne aveva, ne ha persi 60 o 70, e si trova in gravi difficoltà, per cui chiede un aiuto.
A mio avviso, non si può ignorare una simile richiesta.
Noi parliamo di "contenimento"; l'altra proposta parla di "gestione e conservazione". Peraltro, non ho ben compreso che cosa significhi, però se c'è un'alternativa al contenimento, purché funzioni, ben venga! Io parto dal presupposto che il problema va assolutamente affrontato.
Confrontandomi con l'Assessore, lo stesso mi ha chiesto: "Ma sono lupi o cani selvatici?", e io, in tutta sincerità, ho risposto che non lo sapevo io mi fido assolutamente dei margari, che affrontano questi lupi o cani selvatici in prima persona.
Il collega Barazzotto ha detto che i cani maremmani funzionano. Faccio presente che questi margari hanno i cani maremmani, ma quando il branco è numeroso, gli stessi cani maremmani vengono messi gravemente in difficoltà (questo sempre a detta dei margari, perché io non ero presente). Quello che so è che, effettivamente, i capi vengono uccisi in gran numero.
Anch'io ho chiesto all'Assessore che cosa si poteva fare; gli ho anche chiesto di incontrare queste persone, perché hanno anche loro il diritto di andare avanti; del resto, è il loro lavoro.
La soluzione - lo ripeto - non ce l'ho, ma sono aperto a tutte le proposte.
Probabilmente un confronto potrebbe essere utile, ma, a questo punto, un confronto aperto a tutti, non solo agli "specialisti", ma anche a coloro che subiscono danni.
Ritengo che il nostro dovere sia quello di affrontare il problema e di trovare una soluzione.
Chiedo anch'io se effettivamente non sia possibile organizzare un tavolo di lavoro e risolvere questo problema. Rimandarlo ulteriormente non ha assolutamente senso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Avevo chiesto di intervenire a partire dalla richiesta del collega Barazzotto di un momento di confronto.
Vorrei ricordare che la V Commissione consiliare ha ascoltato e incontrato in un'audizione i responsabili del Progetto Life WolfAlps; progetto che da anni (dal 2012 in modo continuativo) sta studiando, con i fondi europei, la presenza e la diffusione del lupo sulle Alpi. È stato sicuramente un momento molto importante e ricco di informazioni, grazie anche alla dottoressa Marucco, che credo sia considerata la massima esperta almeno all'interno di questo progetto, ma, da come ho visto in successive iniziative pubbliche, è riconosciuta come esperta a livello nazionale e internazionale.
Peraltro, mi permetto di fare un'osservazione di merito, sebbene non competa né a me, né a noi, esprimere giudizi, ma voglio farlo nel senso che la considero una professionista competente e pragmatica al punto giusto nelle sue elaborazioni ("sue" ma che, in realtà, sono il frutto di un lavoro di un gruppo di studio e di ricerca molto approfondito).
Probabilmente, come sempre accade, le Commissioni, per questioni di calendario o di orario, non sono magari a disposizione di tutti i colleghi.
Infatti, in realtà, c'erano alcuni colleghi della V Commissione (forse non tutti) quel mattino e quindi si può valutare, a prescindere dall'approvazione odierna dei documenti, se non approfondire o avere ulteriori momenti di confronto, che sono diffusi sul territorio.
Come veniva ricordato dal collega Rostagno, la settimana scorsa ho partecipato a un seminario organizzato dal Parco Alpi Cozie: accanto agli esperti c'erano anche gli allevatori, i responsabili di territorio, i veterinari e anche quegli allevatori che faticano, che magari hanno paura e sono certamente consapevoli delle difficoltà di dover cambiare modalità di gestione delle greggi e affrontare costi maggiori. Chiedono garanzie dei finanziamenti regionali e anche garanzie sulle loro tempistiche e su quelle dei rimborsi, che non possono arrivare magari due anni dopo.
Sono un insieme di questioni che mettono insieme un'attività economica importante: quella della pastorizia sulla nostra montagna, accanto alla presenza e al ritorno (ormai oggi è presenza consolidata, perché i numeri li avete scritti) di una delle specie animali più interessanti e forti della nostra fauna. Pertanto, il confronto va fatto giustamente con tutti sapendo che le soluzioni sono un insieme di soluzioni e sapendo che bisogna andare oltre le posizioni ideologiche.
Ritengo che ci sia bisogno che l'Italia approvi un piano di gestione quindi un piano di conservazione, ma anche di gestione, e questo ce lo dicevano i tecnici competenti, gli scienziati, proprio in quel convegno perché di questo piano è dotata la Francia e sono dotati gli altri paesi alpini.
C'è bisogno di un piano, c'è bisogno che sia un piano realizzato sulla base delle competenze scientifiche a tecniche, che utilizzi al meglio gli studi e le ricerche fatte (credo che si conosca davvero molto, oggi), ma che sia anche un piano che possa mettere a disposizione tutti gli elementi per una gestione che abbia un giusto equilibrio, che riesca a trovare l'equilibrio tra la presenza di questo grande carnivoro e predatore e le attività della pastorizia.
Sicuramente, come ci hanno detto quei tecnici (e io ci credo), il tema degli abbattimenti non è una questione scientifica e non ci potrà mai essere una risposta (direi che mi hanno convinta, da questo punto di vista). Al massimo, è una questione di tipo sociale o politico, ma la politica deve fare le proprie scelte e noi pensiamo che una corretta gestione, un corretto intervento con i cani, con le recinzioni, un corretto controllo del territorio possa consentirci di gestire al meglio questa presenza.
È una giusta compresenza sul territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo in discussione generale, perché ho già illustrato il mio ordine del giorno.
Ovviamente, non mi sottraggo alle considerazioni che facevano alcuni colleghi, relativamente ai criteri di scientificità da adottare. Faccio solo presente un aspetto, che è l'aspetto dirimente riguardante il lupo rispetto alle altre specie animali: il lupo è un grande carnivoro che non ha predatore e, a differenza di alcuni ungulati che vengono predati con difficoltà - il lupo preda facilmente caprioli, piccoli cervi e piccoli cinghiali, ma ha molte più difficoltà a predare animali adulti - non ha un soggetto che lo preda.
Tuttavia, rispetto agli ungulati, qual è l'attività che le Pubbliche Amministrazioni svolgono, nei modi più differenti, non solo per le attività di caccia? È quella di contare l'incremento utile annuo. In biologia è definito in questo modo, cioè ogni specie ha un incremento utile annuo: per il capriolo è l'1,5%, per il lupo è quasi 2. Quindi, è evidente che se quest'anno abbiamo 200 lupi, il prossimo anno ne avremo 400, ma se non c'è un piano d'intervento, che invece avviene rispetto a tutti gli altri animali che popolano le nostre colline, pianure e montagne, andiamo verso una situazione non sostenibile.
Cosa avviene negli altri Stati? Si fa una cosa, che è quella che è stata omessa nell'ordine del giorno del centrosinistra: in altri Stati europei.



(Commenti fuori microfono)



VIGNALE Gian Luca

No, no, io dico solo che il vostro ordine del giorno nasce parlando di gestione e contenimento, che è il termine corretto dei piani di gestione.
Il vostro ordine del giorno non parla più di gestione e contenimento, ma parla di conservazione e gestione.
C'è un aspetto dirimente in tutto questo: se non si riduce la popolazione di lupi presenti nelle Alpi, non avremo mai una riduzione del numero degli abbattimenti che ogni anno aumentano all'interno della nostra regione.
Questo è il tema e guardate che non è che vivere in montagna sia una sorta di sfizio o filosofia di vita, come se fosse una religione esoterica: è un pezzo consistente di vita che si svolge in una regione che si chiama Piemonte, che ha 1.300 chilometri di arco alpino, dove inevitabilmente vi è una parte consistente di popolazione che nel periodo estivo e non estivo, a seconda delle altitudini, vive le aree montane. E meno male che vive le aree montane, perché riesce anche a gestirle.
Vi leggo cosa è stato detto nel corso di un convegno: "La presenza del lupo non può minare la presenza dei montanari con le greggi di pecore e le mandrie di vacche da portare in alpeggio al pascolo. Per gli esemplari sbranati, gli indennizzi sono sempre più bassi e i cani, oltre alle reti non sono la soluzione. Il Piano Lupo, che Governo e Parlamento dovranno adottare a breve, dopo anni di sospensione, riparta dunque dalle esigenze dei montanari e dagli allevatori". Sono parole di Lido Riba, non di un pericoloso cacciatore, non di un pericoloso fautore delle attività venatorie.
Ricordo che il lupo non è soggetto a pressione venatoria. È vietato correttamente, cacciare il lupo e non è neanche nella tradizione italiana ed europea la caccia al lupo. Non è una questione di caccia, ma di salvaguardia del lavoro e della presenza di popolazione nell'arco alpino.
Tutto qua.
È molto semplice, molto manicheo, è molto facile: o si sta dalla parte degli allevatori o dalla parte dei lupi. Noi, senza dubbi, come Lido Riba e come l'UNCEM, stiamo dalla parte degli allevatori.
Chiedo che la votazioni avvengano per appello nominale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Se non vi sono ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1163, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva (vedi esito votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1443, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 1458 presentato da Grimaldi, Accossato Allemano, Andrissi, Appiano, Barazzotto, Baricco, Batzella, Bertola, Boeti Bono, Campo, Caputo, Chiapello, Conticelli, Corgnati, Ferrentino, Gancia Giaccone, Graglia, Mighetti, Monaco, Motta, Olivetti, Ottria, Policaro Ravetti, Rossi Domenico, Rossi Luca Angelo, Rostagno, Sinatora, Tronzano Valle, Valetti e Vignale, inerente a "Nessun reintegro per l'operaio licenziato dalla Teknoservice perché affetto da Parkinson: l'azienda non ignori la sentenza del Tribunale del Lavoro di Ivrea"


PRESIDENTE

Colleghi, ancora un attimo di attenzione.
Come richiesto dal collega Grimaldi, possiamo immediatamente approvare l'ordine del giorno n. 1458, di cui al punto 35) all'o.d.g., su cui vi è unanime consenso.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1458, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.40)



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