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Dettaglio seduta n.350 del 18/09/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 14.44 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Contratti ed appalti

Interrogazione a risposta immediata n. 2283 presentata da Sinatora inerente a "Processo penale a carico di funzionario regionale relativo all'appalto del Palazzo Unico regionale del Piemonte"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 2283 presentata dal Consigliere Sinatora, che la illustra.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Consigliere Sinatora, poiché tratteremo l'interrogazione in oggetto in seduta pubblica, le chiedo di fare attenzione a non citare nomi.
Grazie.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.
Era già nelle mie intenzioni; nel mio modo di comportarmi è una regola.
Premetto che il quotidiano La Stampa (e non il Consigliere Sinatora) venerdì 14 settembre 2018 alla pagina 46, Cronaca di Torino, ha pubblicato un articolo avente a oggetto "Processo per il grattacielo della Regione.
Coopsette studiava modifiche dell'appalto prima di vincerlo".
Il suddetto articolo rende pubblico che la società Coopsette, capogruppo della cordata di imprese assegnatarie dell'appalto di costruzione del Palazzo Unico regionale, aveva contatti con la Regione prima ancora che fosse assegnato l'appalto.
Proseguendo nel dichiarare che il bando di gara per la realizzazione del Palazzo Unico regionale risale al febbraio 2010 - io non ero neanche nato! quattro mesi prima la stessa Coopsette aveva già contattato il professor "nn". del Politecnico di Milano per chiedere una stima su un'eventuale riprogettazione. Incarico ribadito di nuovo due mesi dopo l'affidamento provvisorio dei lavori.
Il quotidiano torinese rende noto, altresì, che secondo gli esperti nominati dalla Procura le modifiche realizzate sono state approvate dal responsabile del procedimento N.N., funzionario regionale attualmente il servizio, il 23 dicembre 2013, quando ormai le fondazioni erano completate e la struttura era al quinto o sesto piano fuori terra. In più - prosegue l'articolo - quella scelta di modifica della struttura ha comportato l'utilizzo di altri materiali rispetto a quelli previsti, con l'aggiunta di 43 milioni di nuovi prezzi (il 16,5 per cento del valore dell'appalto).
La Giunta regionale, con deliberazione n. 10-3926 del 19 settembre 2016, ha approvato l'autorizzazione alla costituzione di parte civile della Regione Piemonte nel procedimento penale n. 9444/14 avanti il Tribunale penale di Torino, con l'affidamento dell'incarico all'avvocato Alessandro Mattioda prevedendo che la Regione Piemonte si costituisca parte civile nel suddetto processo penale avanti al Tribunale di Torino, relativamente ad un appalto del Palazzo Unico regionale avente diversi imputati, fra i quali il funzionario regionale citato dal suddetto articolo de La Stampa.
Il suddetto funzionario regionale riveste attualmente la carica di Direttore regionale ed evidenti ragioni di opportunità politica e di tutela dell'immagine ed onorabilità della Regione Piemonte imporrebbero una sua sospensione dall'incarico, se non la revoca.
Il sottoscritto interroga la Giunta regionale per sapere quali provvedimenti organizzativi si intendono assumere nei confronti del suddetto funzionario regionale citato espressamente con nome e cognome dall'articolo de La Stampa, che attualmente riveste la carica di Direttore della Giunta regionale del Piemonte, affinché venga tutelata l'immagine e l'onorabilità della Regione Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sinatora.
Ricordo - viste le 17 interrogazioni - di rispettare i tempi - lo chiedo anche alla Giunta - in modo da non ritardare troppo l'inizio del Consiglio pomeridiano.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In riferimento all'interrogazione in oggetto, si comunica che l'Amministrazione ha ritenuto di confermare la fiducia al Dirigente regionale interessato, nei confronti del quale ad oggi non risulta alcuna condanna in alcun grado di giudizio.
Si ricorda, peraltro, che il Dirigente ricopre già da tempo un incarico di responsabilità, che non ha alcun ruolo nell'appalto per la realizzazione del Palazzo Unico della Regione, la cui responsabilità è affidata oggi ad altro Dirigente regionale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Contratti ed appalti - Controllo di gestione

Interrogazione a risposta immediata n. 2286 presentata da Ravello, inerente a "Relazione ANAC rispetto all'attività contrattuale della Regione Piemonte per il periodo 2012-2015: quali azioni ha avviato la Regione?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2286, presentata dal Consigliere Ravello, alla quale risponderà l'Assessore Valmaggia.
Colleghi, visto il brusìo, ho qualche difficoltà ad ascoltare le risposte e le domande dell'Aula. Vi chiedo un po' di silenzio.
Consigliere Ravello, ha la parola.



RAVELLO Roberto Sergio

Mi scusi, Presidente: ho capito bene, risponderà l'Assessore Valmaggia?



PRESIDENTE

Sì.



RAVELLO Roberto Sergio

Va bene.
Mi sfuggiva il rapporto di competenza. Però, contento lui.



PRESIDENTE

Molte volte i colleghi si passano le risposte in base alle.



RAVELLO Roberto Sergio

No, no: a me fa piacere interloquire con l'Assessore Valmaggia.
È chiaro che, però, proverò qualche freno inibitore nei suoi confronti perché non lo intravedo come diretto responsabile.
Il tema è questo, Assessore (ma ne sarà certamente stato informato): il 6 giugno scorso, l'Autorità Nazionale Anticorruzione invia al Segretario Generale della Regione Piemonte gli esiti di una serie di accertamenti effettuati dall'Autorità stessa su un corposo pacchetto di attività contrattuali svolte dalla Regione Piemonte.
Le attività ispettive.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, Consigliere Ravello.
Io non riesco ad ascoltare, quindi immagino che la stessa cosa valga per l'Assessore Valmaggia, che dovrà poi rispondere all'interrogante.
Se ci sono discussioni da fare, sono disponibili le sale esterne e i corridoi, dove si può discutere.
Prego, Consigliere Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Gli accertamenti svolti dagli ispettori dell'ANAC hanno preso in esame un campione di 59 procedure di affidamento a titolarità della Regione Piemonte in materia di lavori pubblici, forniture e servizi per un totale di 134 milioni di euro.
L'Authority conclude evidenziando una serie di significativi profili di carenza rispetto all'applicazione delle norme contrattualistiche evidenziando problematiche sia nelle fasi ante che nelle fasi post.
Evidenzia, ad esempio, il ricorso ad affidamenti diretti in assenza delle condizioni previste dalla norma, affidamenti in sanatoria, omissioni anomalie in ordine all'effettuazione dei controlli e alla verifica di conformità delle prestazioni.
Alla Regione si chiedeva di rispondere, controdeducendo a questa corposa relazione, entro 30 giorni. A me non sfugge che la materia oggetto diciamo così, prosaicamente - del contendere sia estremamente complessa sia sottoposta a continui cambiamenti e sia un terreno non solo molto scivoloso, ma molto poco stabile, pertanto l'attività che gli Uffici regionali sono chiamati a condurre è estremamente delicata. Abbiamo letto però, con attenzione i risultati della relazione e, se da un lato, è evidente che sono state sollevate molte osservazioni, rispetto alle quali non sarà stato difficile (uso questo tempo, perché mi aspetto che la Regione abbia già presentato le proprie controdeduzioni) rispondere e controdedurre, dall'altro ho rilevato osservazioni di particolare peso e di una certa sostanza.
Siamo, altresì, certi che le competenze, che abbiamo avuto modo di conoscere nel loro esercizio, sul campo, degli Uffici della Regione sono sufficientemente adeguate per agire in conformità alle norme e alle leggi però ci domandiamo (credo sia nostro dovere, e chiudo, Presidente), essendo stati chiamati, più o meno giustamente, a rispondere di alcune questioni poco chiare o addirittura, secondo quanto si evince dalla relazione dell'ANAC, poco lecite, se ci sono state le controdeduzioni da parte della Regione e quali sono state, se sia stato aperto, come sarebbe naturale che fosse in un paese normale, un processo d'interlocuzione con l'ANAC.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravello.
Colleghi, vi chiedo di rispettare i tempi.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Come per l'interrogazione precedente, mi avvalgo di una memoria del Segretario Generale.
In riferimento all'interrogazione in oggetto, si comunica che, con nota del 6 luglio 2018, la scrivente Direzione ha fornito i chiarimenti e le controdeduzioni pervenuti dalle Direzioni interessate dalle procedure di affidamento sottoposte alle attività di accertamento ispettivo di ANAC segnalando inoltre tutte le attività che l'Amministrazione regionale successivamente al periodo 2012-2015 ha messo in atto ai fini di un miglioramento delle competenze in materia di contratti pubblici e dei livelli di qualità e correttezza delle attività negoziali poste in essere.
Al riguardo, si specifica quanto segue.
In attuazione della DGR del 17 ottobre 2016, l'Amministrazione regionale ha definito il sistema dei controlli interni, costituendo una struttura dedicata ai controlli sulla regolarità amministrativa e contabile dei provvedimenti di competenza, prevedendo, tra l'altro, che l'attività di controllo di secondo livello sia estesa a decorrere dal corrente anno alle determinazioni dirigenziali di acquisizione di lavori, servizi e forniture dopo aver sottoposto a controlli nel corso del 2017 i provvedimenti di assegnazione di contributi.
Nel corso del 2017 la Regione ha intrapreso un'azione di rafforzamento delle attività di competenza della Società in controllo regionale di Committenza regionale (SCR), la quale svolge, accanto alle funzioni di centrale di committenza, anche quelle di Stazione unica appaltante e di Soggetto aggregatore. Tale rafforzamento è finalizzato a incrementare le relative attività di acquisizione di lavori, servizi e forniture sopra soglia svolte da SCR per conto dell'Amministrazione regionale.
Nell'ambito dello sviluppo di SCR si prevede la destinazione di parte del contributo a valere del Fondo Soggetto Aggregatori per l'acquisizione, lo sviluppo e la messa a disposizione delle amministrazioni e tra queste naturalmente, Regione Piemonte, di procedure telematiche di acquisto nonch dei sistemi per la gestione, monitoraggio, avanzamento, gestione dati e controllo delle gare, con correlata formazione agli enti che decideranno di fruire dei sistemi acquisti.
Con riferimento all'attività negoziale sotto soglia, oggetto di diffuso interesse nell'ambito dell'organizzazione amministrativa regionale, si segnala che nell'anno 2017 si è provveduto a diramare apposite circolari illustrative del nuovo Codice dei contratti pubblici, corredate da schemi di atti adattabili alle diverse procedure di affidamento.
Infine, è in fase di avvio una rilevante azione di sviluppo delle attività formative per il personale regionale, specifiche in materia di appalti pubblici.
Grazie.


Argomento: Norme generali sui trasporti - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 2282 presentata da Conticelli inerente a "Deroga alla limitazione della circolazione, da applicare entro il 1° ottobre 2018, per i veicoli commerciali di categorie N1, N2 e N3 ad alimentazione diesel, di categoria inferiore o uguale ad 'euro 3'"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2282.
La parola alla Consigliera Conticelli per l'illustrazione.



CONTICELLI Nadia

Il 1° ottobre, quindi tra pochi giorni, entrerà in vigore il divieto di circolazione per gli autoveicoli diesel euro 3. Questo fa parte di un percorso molto più complesso, di cui abbiamo parlato in Consiglio, ma che ci ha visti coinvolti spesso anche in Commissione e che si collega a una serie di misure adottate da tutte le Regioni dell'area padana, anche in recepimento di direttive dell'Unione Europea che naturalmente ci vedono non solo concordi, ma uniti nella lotta per migliorare la qualità dell'aria soprattutto nella nostra regione che è anche in infrazione rispetto alle norme dell'Unione Europea.
La Regione ha anche stanziato degli incentivi cui si uniscono quelli ministeriali, in particolare per la sostituzione del parco mezzi privato dei veicoli utilizzati per fini commerciali. Ed è su questo che verte l'interrogazione. Al 1° ottobre dovrebbe scattare, in maniera inderogabile il divieto di circolazione per tutta la giornata dalle 8.30 alle 18.30 fino al mese di marzo. Noi sappiamo che, ad esempio, la Lombardia ha un numero di commercio su suolo, quindi di ambulanti, notevole e anche una realtà diffusa di piccole imprese artigianali che sono quelle su cui, abbiamo detto più volte anche in Commissione, è necessario puntare per favorire il rinnovo dei mezzi utilizzati a scopo commerciale. Tuttavia questo va fatto anche buttando un occhio alla sostenibilità economica.
Poiché, sempre sulla base dell'Accordo di Programma tra le Regioni dell'area padana e il Ministero, si punta il dito sul fatto che le misure adottate debbano essere il più possibile omogenee, fatta salva la competenza di deroga che viene attribuita ai Comuni per casi di assoluta necessità, cioè casi in cui l'utilizzo del mezzo non possa essere sostituito da nient'altro, chiedo se l'Assessore regionale, così com'è avvenuto in molte altre occasioni, non intenda svolgere un ruolo di coordinamento, in particolare per l'area metropolitana di Torino individuando, insieme ai Comuni e alla Città metropolitana, quali possono essere i termini di una possibile deroga verso cui i Comuni andranno quantomeno per quest'anno fin tanto che gli incentivi producano i primi affetti.
Non si può pensare di tenere un ambulante, che monta la sua bancarella prima delle 8.30, fermo sul plateatico fino alle 18.30. Sulla base di una bozza presentata ai Sindaci in Città metropolitana sono previste delle bozze tipo deroghe, ma non per le attività economiche commerciali. La Regione Lombardia ha proprio previsto in delibera regionale una deroga limitatamente al commercio ambulante su percorsi, una simile era stata fatta lo scorso anno anche dalla Città di Torino. Poiché la scadenza è vicina, l'interrogazione era per capire quale poteva essere il nostro ruolo in questo processo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
La legge regionale n. 43/2000 ("Disposizione per la tutela dell'ambiente in materia di inquinamento atmosferico. Prima attuazione del Piano regionale per il risanamento e la tutela della qualità dell'aria"), chiarisce le competenze della Regione, ente di programmazione che impartisce direttive regionali; le competenze delle Province e delle Città metropolitane che attuano una programmazione di interventi necessari alla riduzione degli inquinanti e le competenze dei Comuni, relative agli interventi operativi per la gestione degli episodi acuti di inquinamento.
In questo quadro normativo, nel corso del 2018, si sono tenuti incontri tra Regione Piemonte, Città metropolitana e i Comuni della zona agglomerato di Torino, sul tema dell'applicazione delle misure di limitazione temporanee e strutturali relative alla circolazione veicolare, in attuazione del nuovo Accordo di programma del Bacino Padano.
Al fine di addivenire a una omogenea applicazione delle regole di attuazione dello stesso, in data 16 febbraio 2018, il tavolo di coordinamento della Città metropolitana, in accordo con i Comuni dell'agglomerato di Torino, ha formulato una proposta di attuazione delle misure temporanee e strutturali. Successivamente, con decreto del Vicesindaco della Città metropolitana di Torino n. 411-22066/2018, è stato approvato il Piano di intervento operativo, con il quale sono state recepite le modalità di applicazione concordate durante gli incontri sopra citati.
Con deliberazione della Giunta regionale. Contestualmente all'aggiornamento delle modalità di applicazione delle misure temporanee e strutturali sul territorio regionale, per la nuova stagione invernale 2018-2019 saranno introdotte opportune deroghe alla limitazione della circolazione veicolare al fine di garantire uniformità di applicazione delle suddette limitazioni a livello regionale e di bacino padano, compatibilmente con gli strumenti di incentivazione, attualmente in fase di definizione, previsti dall'Accordo padano per le tipologie veicolare interessate.
Grazie.


Argomento: Caccia

Interrogazione a risposta immediata n. 2277 presentata da Monaco, inerente a "Limitazioni alla caccia programmata"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 2277.
La parola al Consigliere Monaco per l'illustrazione



MONACO Alfredo

Nella legge abbiamo scritto, come derivante dalla legge n. 157 nazionale che la caccia programmata va esercitata tre giorni la settimana comprendendo anche la domenica. Non casualmente è stato inserita in legge l'esclusione della domenica per il mese di settembre come richiesto e come votato dall'Aula.
Alcuni comprensori, interpretando una delibera già esistente e interpretando la norma, di fatto, cercano di considerare i tre giorni escludendo la domenica. Questo, se ha una valenza, e credo che ce l'abbia per quanto riguarda l'attività venatoria relativa alle specie che possono essere oggetto di attenzione particolare relativamente a quella che pu essere la stabilità di specie e il controllo di un'adeguata gestione della stessa, secondo me ha una valenza limitativa per alcune specie, come il cinghiale, per cui viene in qualche maniera limitata all'attività venatoria in senso stretto, per riservarla ad attività di prelievo venatorio che vengono fatte successivamente.
Poiché l'applicazione di delibere precedenti, addirittura precedenti forse come legislatura, è incompatibile con l'attuale legge, questo conflitto va sanato. Poiché è avvenuto che alcuni comprensori stanno, di fatto applicando una delibera precedente dandole questa interpretazione estensiva agli ungulati cosiddetti nocivi, in modo che vuole essere ritenuta applicabile e necessaria per quelle che sono le specie più sensibili al prelievo venatorio, chiedo spiegazioni all'Assessore e quali sono gli interventi che si intendono realizzare per porre fine a quest'interpretazione, non dico arbitraria ma fantasiosa della norma.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Monaco.
La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Grazie, Presidente.
Consigliere Monaco, come lei ha già detto bene nell'interrogazione limitatamente ai Comprensori alpini e limitatamente ad alcune specie sensibili per le quali, come dice la delibera, bisogna fornire idonea motivazione, è possibile ridurre a due le giornate di caccia. Per quanto riguarda la specie cinghiale, va mantenuta nelle tre giornate.
In questi giorni e in queste ore gli Uffici stanno facendo una ricognizione nei Comprensori alpini per verificare che non ci sia una distorsione della norma; qualora vi fosse, così com'è scritto nella delibera del calendario venatorio, sono tenuti a rimuovere questi ostacoli che vanno contro quelle che sono le normative in essere.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 2292 presentata da Andrissi inerente a "Riso Clearfield dichiarato assimilabile agli 'OGM', possibile danno per agricoltori, consumatori e biodiversità"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 2292.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Del riso Clearfield parlai all'inizio del mandato con l'Assessore e parlai del problema che chi aveva brevettato le varietà di riso Clearfield prevedeva la possibilità di coltivare queste varietà di riso resistenti a un erbicida prodotto da una multinazionale solo per due anni nello stesso campo.
Noi sapevamo da agricoltori che questo tipo di controllo non avveniva ed eravamo molto preoccupati, perché già allora (parliamo di quattro anni fa) era già noto uno studio dell'Università di Piacenza, che dimostrava che la resistenza a questa famiglia di erbicidi si era già diffusa e aveva contaminato le piante di riso selvatico cosiddetto "crodo". Questa contaminazione vanificava tutta l'operazione di creare questo riso.
Però già allora posi questa domanda: a chi giova la produzione di una pianta geneticamente modificata per essere resistente a un erbicida prodotto da un'azienda privata? A chi giova che gli agricoltori italiani devono pagare le royalty a questa azienda e mandare dei soldi all'Università degli Stati Uniti che ha prodotto questo gene modificato? Questa è una domanda importante, perché non credo che i ricercatori che oggi hanno manifestato a Roma proprio su questo tema abbiano comunicato che gli agricoltori italiani non finanziano la ricerca italiana, ma finanziano la ricerca degli Stati Uniti, perché nessuno è contrario alla ricerca di base. Poi bisogna vedere la ricerca di base quali applicazioni consente e sappiamo che la normativa sugli OGM obbliga gli Stati a prevedere forti cautele per possibili contaminazioni e danni ambientali e alla salute.
La Corte di Giustizia Europea il 25 luglio scorso ha sentenziato che questo riso è assimilabile agli OGM, cioè che queste nuove tecniche di riproduzione sono assimilabili agli OGM. Leggo solo un punto di questa sentenza, che è molto chiaro. In sostanza, il giudice del rinvio dice: "I rischi legati all'impiego di tali nuove tecniche e nuovi metodi di mutagenesi potrebbero essere simili a quelli risultanti dalla produzione e dalla diffusione di OGM tramite transgenesi. Pertanto, dagli elementi di cui dispone la Corte emerge che, da un lato, la modifica diretta del materiale genetico di organismo tramite mutagenesi consente di ottenere i medesimi effetti dell'introduzione di un gene estraneo in detto organismo e, dall'altro, che lo sviluppo di tali nuove tecniche o nuovi metodi consente di produrre varietà geneticamente modificate ad un ritmo e in quantità non paragonabili a quelli risultanti dall'applicazione di metodi tradizionali di mutagenesi".
Le tecniche si evolvono e hanno consentito l'introduzione di geni che in natura non erano presenti all'interno del riso, perché in questo caso parliamo del riso Clearfield. Ma quello che a noi preoccupa è che da tutta questa vicenda non vi siano dei possibili danni per gli agricoltori.
Quindi, crediamo che bisogna intervenire tempestivamente con una campagna informativa e con la presa d'atto che la Corte di Giustizia Europea ha sentenziato in questo modo.
Per questi motivi interrogo l'Assessore per sapere quali provvedimenti intende intraprendere in generale sulle tecniche NBT e, in particolare, sul riso Clearfield sia per le coltivazioni e i controlli delle prossime annate, sia dal punto di vista informativo agli agricoltori e consumatori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Grazie, Presidente.
Intanto ringrazio il Consigliere Andrissi per l'attenzione che ha sempre su questo tema. Ne approfitto per dire che anche noi abbiamo seguito la vicenda e gli Uffici interessati rispetto alla sentenza hanno, come lei ha letto, dato interpretazioni che possono lasciare equivoci, perché "simili" non è "uguali". Stiamo parlando, per essere molto chiari anche rispetto ai colleghi, di modificazioni genetiche accelerate all'interno della stessa specie, quindi non stiamo parlando di transgenico, ma stiamo parlando di cose già avvenute nei decenni passati. Ricordo una varietà di grano che aveva subìto modificazione ed accelerazioni genetiche.
Detto questo, i nostri Uffici hanno predisposto una comunicazione che nelle prossime ore, verrà inviata ai Ministeri competenti; in particolare i tre Ministeri competenti sono l'Ambiente e la Salute, ma soprattutto per noi di riferimento è l'Agricoltura. Ci dicano se l'interpretazione che dà il nostro Stato è che questa sia una tecnologia OGM; a quel punto, ferme restando queste disposizioni (che le ho scritto nella risposta), noi siamo pronti con il Piano che stiamo attendendo dal Ministero per verificare e impedire le coltivazioni di sementi geneticamente modificate.
Se questo rientra in questa categoria, a legislazione attuale non c'è altra soluzione che il divieto; se non rientra, se nell'interpretazione questa tecnologia Clearfield non è un OGM inteso come l'abbiamo inteso noi, rimane comunque un livello di attenzione per le cose che lei ha già citato, e che condivido, sulla necessità di normare sicuramente quello che già prescrive l'azienda che vende quella tecnologia e che probabilmente - dico probabilmente - è stata un po' abusata anche da parte degli utilizzatori con danni che possono essere visibili rispetto alla resistenza di alcune infestanti e nell'ambiente.
A ogni modo, penso che presto avremo notizie di come viene classificata perché per le prossime semine bisogna sapere cosa dire agli agricoltori.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Interrogazione a risposta immediata n. 2276 presentata da Gancia, inerente a "112 Numero Unico Emergenze - carenze operative" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Su richiesta dell'interrogante, Consigliera Gancia, all'interrogazione a risposta immediata n. 2276 sarà fornita risposta scritta.


Argomento: Edilizia scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 2278 presentata da Bona, inerente a "Futuro dell'IPPSAR Maggia di Stresa"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 2278.
La parola al Consigliere Bona per l'illustrazione.



BONA Angelo

Grazie, Presidente.
L'interrogazione arriva ovviamente in un periodo di gravi disagi - non so se sono giunte fin qui le notizie - dell'istituto IPPSAR Maggia, che oltretutto è stato proprio qui a trovare il Consiglio regionale qualche mese fa.
Si tratta di un istituto che vede 840 studenti iscritti, provenienti da tutti gli angoli d'Italia, e che rappresenta assolutamente un fiore all'occhiello dell'istruzione e delle scuole alberghiere per quello che riguarda il Piemonte e non solo il Piemonte. Attualmente tale istituto sta vivendo una situazione difficile, perché già da anni è messa in discussione l'agibilità delle aule e la vivibilità dell'istituto stesso per l'alto numero di studenti, che oltretutto genera anche un indotto molto importante. È un istituto storico, perché è stato il primo istituto alberghiero esistente in Italia ed è situato all'interno di un'area altamente turistica.
Ebbene, già da qualche anno si parla di fare delle aule nuove, una scuola nuova e, se le notizie sono corrette, ci sono anche delle risorse: oltre 14 milioni di euro stanziati. Adesso è iniziato l'anno scolastico con alcune classi che sono costrette a fare lezione in giardino perché non hanno le aule agibili; ci sono alcune classi che sono state dirottate all'istituto Rosmini, proprio sopra Stresa, e alcune altre - notizia degli ultimi giorni sono state spostate a Baveno. C'è un rimpallo continuo tra Amministratori locali, Sindaci e Provincia, i quali "a spot" escono a dire che sono state trovate le soluzioni, addirittura ultimamente che la scuola potrebbe prendere la via di un altro cambio di Provincia.
Credo che sia sacrosanto fornire una voce univoca o quantomeno chiedere che la Regione si faccia parte diligente e coordini un po' il sistema delle Amministrazioni locali, perché in questo momento forse manca un po' il coordinamento, oppure vi è una rincorsa, magari col tira e molla, per cercare di portarsi a casa questa scuola, oppure ancora c'è uno scaricabarile (insomma, dipende da che punto di vista la si prende). Quello che però è importante è dare delle certezze, dare delle risposte, perché in questo caso sembra che le risorse non manchino; manca però chi tira le fila e manca una decisione univoca.
Oltretutto, si ricorda anche che la scuola doveva essere realizzata dove c'è lo stadio sportivo di Stresa, ma poi lo Stresa è stato promosso e quindi non si può più costruire, o perlomeno, se si costruisce lì, bisogna trovare un'altra locazione per il campo sportivo. Ecco, è veramente una situazione molto ingarbugliata senza che si veda una parola chiara all'orizzonte, piuttosto urgente a questo punto.
Grazie.
PRESIDENTE.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Grazie, Presidente.
Consigliere Bona, mi perdoni una battuta, ma nonostante il fatto che la scuola sia territorialmente un po' lontano da Piazza Castello, conosciamo benissimo la situazione. Già nel 2006 la Regione, insieme alla Provincia e agli enti territoriali, aveva definito un Accordo di Programma, aderendo con grande attenzione alla proposta della Provincia, poiché si trattava di razionalizzare le sedi di un istituto; istituto che, peraltro, gode di una fama importante all'interno del nostro territorio, all'interno del Piemonte, ma anche su base nazionale.
Questo progetto, cioè l'Accordo di Programma con la Provincia di Verbania è dunque partito nel 2006; dico questo perché è giusto avere la consapevolezza di che cosa è successo su tutti i territori della regione.
Tutte le otto Province avevano sottoscritto un Accordo con la Regione (e lo vedremo in un'interrogazione successiva) definendo un intervento prioritario all'interno di una scuola superiore. Ebbene, tutte le otto Province hanno avuto una serie di difficoltà e tutte le otto Province oggi risultano non aver completato l'opera.
La situazione del Maggia è, come dicevo poc'anzi, assolutamente nota e la scorsa settimana abbiamo costituito un tavolo con la Provincia, l'Ufficio Scolastico Territoriale e la Dirigente scolastica per cercare di comprendere quali sono le difficoltà e le complessità che non hanno permesso la realizzazione dell'opera. Peraltro, è corretto dire che la Provincia di Verbania nel frattempo, oltre alle risorse accantonate previste nell'Accordo di Programma, ha presentato un ulteriore progetto d'intervento all'interno della programmazione triennale, che è stata approvata prima del mese di agosto, quindi sono risorse che arriveranno dal Ministero non appena arriveranno a ogni singola Regione non soltanto i criteri (già definiti in Conferenza unificata), ma anche l'attribuzione specifica delle risorse.
Quindi, oggi non siamo in grado di dire esattamente quante risorse arriveranno a ogni Provincia, perché non abbiamo ancora il decreto con le cifre chiare e precise rispetto a ogni Regione, ma abbiamo le risorse che erano state accantonate nell'Accordo di Programma e, quindi, abbiamo fatto questo primo tavolo il 13 settembre. Avremo un ulteriore incontro.



(Commenti fuori microfono)



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Chiedo scusa, più un milione e mezzo che abbiamo aggiunto quest'anno all'interno dell'Accordo di Programma. Da un punto di vista della quantificazione, le risorse sono assolutamente presenti.
L'Accordo di Programma andrà rivisto, perché ci sono alcuni aspetti che devono tecnicamente essere rivisti e alcuni aspetti che anche la Provincia e il territorio stesso devono ancora risolvere. Quindi, attendiamo.
Non è vero che nessuno ha in mano la situazione, ma ovviamente è necessario che ogni soggetto coinvolto faccia la sua parte.
Come le ho detto, l'incontro è stato convocato per il 13 e ne è stato convocato un altro la prossima settimana, in cui andremo avanti in questo lavoro, per cercare di trovare una definizione e riuscire ad avere un accordo chiaro e preciso rispetto alla tempistica per attuare gli interventi all'interno di un istituto della cui importanza, come ho detto siamo consapevoli, così come siamo consapevoli delle difficoltà che la struttura ha e dell'importanza formativa che ricopre all'interno della nostra regione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 2280 presentata da Barazzotto inerente a "Medici di base: un'emergenza annunciata"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2280.
Come dicevo, al posto dell'Assessore Saitta risponde l'Assessora Pentenero.
La parola al Consigliere Barazzotto per l'illustrazione.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
Questo è un tema che è già stato toccato più volte anche da parte dell'Assessore; tra l'altro, sono un po' inibito oggi a parlare perché non so se posso, ancora nella veste di Consigliere, porre delle domande, perch ho provato a fare delle osservazioni e mi è arrivato un fuoco incrociato addosso da parte dei nostri dirigenti, quindi spero di poter ancora porre sommessamente.
Posso? Sono un po' inibito, ma ci provo lo stesso.
Il tema riguarda i medici di base, un'emergenza annunciata che, peraltro, è già stata affrontata. Prendo spunto da alcune lamentele in loco, che per si estendono sul fronte di tutte le Province piemontesi. L'argomento credo sia noto ai più; non mi ricordo se l'Assessore si sia già pronunciato, ma credo che sia talmente urgente questo tema, frutto ancora di una mancata programmazione, che forse è uno dei mali peggiori in Italia, su tutti i fronti, dal fronte ecologico al fronte della formazione, dove negli anni passati si è perso qualche spunto per evitare i problemi che poi oggi aggravano la situazione.
Brevemente, proprio perché credo che l'argomento sia a conoscenza di tutti da quanto si apprende da studi analitici delle graduatorie e dalla proiezione sulla carenza dei medici per il periodo 2017-2023, elaborati dal Gruppo Ricerca e Innovazione in Medicina Generale, secondo cui, a partire dal 2020, ma già oggi (parlo per la mia provincia, che conosco bene e dove il problema è molto sentito), i medici di medicina generale piemontese non saranno sufficienti, esponendo così migliaia di cittadini a rischio di rimanere senza assistenza.
Questo rischio interessa soprattutto i pazienti più anziani che dovranno spostarsi, anche di parecchio, per raggiungere i pochi medici della mutua rimasti.
Lo studio è impietoso e fotografa una situazione che potrebbe diventare critica a Torino, soprattutto a partire dal 2023, ma anche per altre province la situazione va via via peggiorando.
Gli studi testé citati, che non ripeto perché già riportati nell'interrogazione, mostrano che la comminazione di troppi pensionamenti e un reclutamento piuttosto lento dei nuovi medici porterà un saldo negativo nel rapporto tra i dottori e i pazienti, causando una situazione insanabile.
Emerge inoltre, che entro il 2032 andranno in pensione 2.627 medici e ne entreranno solo 1.920; quindi, la graduatoria regionale, che oggi conta almeno 1.400 iscritti, non sarà più in grado di garantire quasi più alcuna risorsa.
Velocemente, il problema riguarda la formazione nel triennio 2018; so che la Regione ha messo a disposizione diciamo "solo" e qualcuno direbbe molti ma sono "solo" - perché sono insufficienti - 119 borse di studio, quindi meno rispetto alle 120 del 2017. Quindi, ritenuto che in Piemonte esiste una criticità legata alla programmazione dell'offerta formativa e dei professionisti sanitari che è inferiore al fabbisogno regionale e questo problema riguarda anche altre Regioni, ma qui dobbiamo occuparci ovviamente (perché già ne abbiamo) della nostra Regione.
Nell'ambito del confronto tra Governo per l'acquisizione di ulteriori forme di autonomia, il Piemonte ha chiesto di avere un ruolo maggiore in termini di programmazione dell'offerta formativa.
Sottolineato che la Regione Piemonte pone come prioritario il problema dei ricambi generazionali dei medici, in modo da poter dare una risposta sarebbe utile sapere, non tanto al sottoscritto - lo ricordo anche ai miei Direttori generali - perché mi faccio portavoce dell'interesse dei cittadini, se sia stato predisposto un piano di programmazione finalizzato a individuare adeguate soluzioni al problema della carenza di medici di base nella nostra Regione che presenterà il suo apice nei prossimi anni.



PRESIDENTE

Grazie, collega Barazzotto.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
Leggo con piacere quanto il collega Saitta mi ha pregato di leggere e quindi, nel merito, il collega risponde, affermando che è anche contento di formalizzare in Aula il lungo lavoro che, come Regione Piemonte, è stato svolto, a livello nazionale, per ottenere fin da subito l'aumento dei numeri di posti nel prossimo corso triennale di medicina generale che partirà nel mese di ottobre. Il Piemonte avrà 68 posti in più.
Abbiamo condiviso la nuova ripartizione all'inizio settembre, nella prima seduta della Commissione salute della Conferenza delle Regioni formalizzando il riparto delle risorse del Fondo Sanitario Nazionale (40 milioni di euro) che serviranno a finanziare 860 borse di studio supplementari, per i medici di famiglia a livello nazionale.
Siamo tutti perfettamente consapevoli della necessità d'intervenire per tempo, proprio per evitare che in pochi anni la situazione di carenza dei medici di famiglia diventi insostenibile.
L'utilizzo di circa tre milioni di euro del Fondo nazionale ci consente, in Piemonte, di far salire da 119 a 187 le borse di studio di medicina generale e, di conseguenza, i posti disponibili per il prossimo triennio 2018-2021.
Ulteriori risorse saranno poi stanziate direttamente dalla Regione Piemonte per l'organizzazione e l'avvio dei corsi.
Il Ministero della Salute, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ha annullato i test già fissati per il 25 settembre e previsto la riapertura dei bandi in tutte le Regioni, che stanno definendo in queste ore la nuova data per l'indizione delle procedure con i numeri accresciuti. In questo modo, possiamo intervenire già sui corsi che partono nel 2018 e quindi nel prossimo autunno.
Il Piemonte si conferma così a livello nazionale una delle Regioni che erogano un numero più elevato di borse di studio di Medicina Generale consolidando l'incremento deciso dalla nostra Giunta negli ultimi anni: nel triennio 2014-2017 le borse erano 80, per i trienni 2015-2018 e 2016-2019 erano 110.
Ora saliamo da 110 a 187.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 2284 presentata da Batzella inerente a "Grave carenza di personale nell'ASL di Vercelli"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2284.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Il 21 marzo 2017, quindi quasi un anno e mezzo fa, la Regione Piemonte è uscita ufficialmente dal Piano di rientro del debito sanitario, nonostante ci fosse stato già precedentemente un parziale sblocco delle assunzioni.
Di conseguenza, si è realizzato lo sblocco del turnover che avrebbe dovuto portare all'assunzione, ad un piano di assunzioni, per colmare la grave carenza di personale sanitario che da anni colpisce la nostra Regione tutte le Aziende sanitarie ospedaliere piemontesi.
In quell'occasione, l'Assessore Saitta aveva dichiarato: "Finalmente la Regione Piemonte può approvare il Piano di assunzione per il 2017, che consentirà agli ospedali piemontesi di non subire più la carenza di personale cui sono stati sottoposti fin dal 2010".
Durante l'estate, alcuni reparti e i servizi dell'ASL di Vercelli sono stati chiusi o ridimensionati a causa della carenza di personale. Sono stati chiusi l'AMAP nel presidio di Vercelli, il reparto di cure palliative per i malati oncologici, le radiologie della Casa della Salute di Santhià e Gattinara, la guardia medica di Scopello e il punto nascita di Borgosesia.
Quest'ultimo, nonostante la riapertura avvenuta all'inizio di settembre continua a presentare gravi problemi, perché il personale è sempre carente soprattutto quello dei medici.
Il CUP, invece, ha subito una riduzione d'orario nei mesi estivi.
A giugno di quest'anno, la CGIL, la CISL e la UIL della Provincia di Vercelli hanno inviato una lettera all'Assessore alla sanità, Saitta, per segnalare il problema della chiusura del reparto delle cure palliative chiedendo un incontro con la Regione. A quanto risulta, quest'incontro non ha avuto mai riscontro. Non c'è stata mai una risposta da parte dell'Assessore.
Il 30 agosto, la direzione dell'ASL di Vercelli ha convocato tutte le parti sindacali di categoria e RSU per descrivere il Piano triennale dei fabbisogni. Cos'è successo e cosa succede? Succede che i sindacati dei lavoratori hanno nuovamente chiesto un incontro all'Assessore Saitta, alla presenza della Direzione dell'ASL di Vercelli, per discutere dei fabbisogni e del personale che continua a presentare una grave carenza.
L'ASL di Vercelli, per colmare le carenze di organico e riaprire i reparti e i servizi, ha fatto ricorso all'esternalizzazione del servizio attraverso cooperative e agenzie interinali. Sicuramente la carenza di personale è cronica, organica e si protrae da tempo, da anni, pertanto non può essere attribuita a situazioni di emergenza. Quindi, tutti sono conosci e consapevoli della situazione che c'è all'interno dell'ASL di Vercelli.
Interrogo l'Assessore - mi fa piacere che risponda l'Assessora Pentenero ma avrei voluto guardare in faccia e avere la risposta da parte dall'Assessore Saitta, ma non importa, avrò altre occasioni per rifarmi per sapere quali azioni si intende intraprendere per colmare definitivamente la carenza di organico ed evitare soprattutto il ricorso alle assunzioni temporanee di personale attraverso cooperative e agenzie interinali, per garantire così il buon funzionamento dei servizi e della sanità pubblica regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Gianna, Assessora regionale

Grazie.
Mi spiace, ma dovrà accontentarsi della risposta, che spero possa soddisfare le sue richieste.
Nel testo dell'interrogazione si fa riferimento a situazioni estremamente differenti tra loro e vengono accomunati aspetti legati all'ordinaria programmazione dei servizi durante il periodo estivo nell'ASL di Vercelli con problematiche di diversa natura legata a carenze di personale soprattutto di tipo medico specialistica, che non mi sembra sia un problema soltanto di un'Asl.
Mi sono dunque confrontato con la direzione dell'ASL di Vercelli per avere un quadro puntuale della situazione.
In dettaglio, non corrisponde al vero che AMAP sia chiusa. La struttura di degenza è stata semplicemente ricollocata all'interno di una diversa area ospedaliera, con messa in norma da alcuni anni, ma l'attività è rimasta attiva e prosegue fino al 1°ottobre, data in cui è già previsto che venga ricollocata nella sede abitudinaria.
Peraltro, sembra che questa ricollocazione, durante l'estate, sia una modalità utilizzata non solo quest'anno, ma in tutti i periodi estivi.
Anche la riduzione dell'orario del CUP è ordinaria del periodo estivo. Il servizio è già nuovamente tornato a regime ordinario. Vi sono poi state carenze di personale amministrativo che l'ASL sta cercando di superare con nuove assunzioni, rese finalmente possibili grazie all'uscita dal Piano di rientro.
Le altre criticità segnalate - quelle relative alla radiologia e al punto nascita - sono tutte legate alle note criticità assunzionali di personale medico specialista. Anche la guardia turistica di Scopello, non la guardia medica che non è mai stata sospesa, è rimasta scoperta, sia pur per due sole settimane, tre ore al giorno nei giorni feriali, per recesso anticipato del rapporto di lavoro del medico incaricato.
In queste settimane, l'Assessorato regionale alla sanità sta predisponendo una nuova delibera per definire e aumentare i tetti di spesa per il personale relativo all'anno 2019.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.


Argomento: Edilizia scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 2287 presentata da Accossato inerente a "Aggiornamenti sulla ristrutturazione della Villa 6 di Collegno in relazione alla richiesta di nuove classi per il Liceo scientifico Curie Levi"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2287.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Io non porto all'attenzione la questione, ma chiedo aggiornamenti e informazioni all'Assessora Pentenero su un tema che conosce molto bene e di cui è stata protagonista attiva in passato, e spero possa esserlo ancora oggi.
La questione riguarda l'Istituto superiore prima Marie Curie, oggi Curie Levi di Collegno, sorto nel 2004, con le sezioni di liceo scientifico e liceo delle scienze umane, e dal 2016 fuso con il Carlo Levi di Torino, con un'offerta scolastica abbastanza ampia.
La scuola è situata nel parco Generale dalla Chiesa, il parco della Certosa di Collegno (ex manicomio) e ha riscosso fin dall'inizio un grande successo di presenze e di iscrizioni, vuoi per la qualità della docenza, vuoi per la situazione logistica (è servita benissimo da metropolitana, ferrovia e altri mezzi pubblici).
Fin dall'inizio è stato previsto un ampliamento, con il raddoppio della disponibilità di strutture e di immobili con la ristrutturazione di una palazzina (la Villa 6, appunto), che fronteggia l'attuale sede. Nel frattempo, numerose classi sono costrette a un ripiego in strutture messe a disposizione dal Comune presso scuole medie cittadine.
Il progetto di ristrutturazione di Villa 6 è stato oggetto di un accordo di programma del 2010 tra la Regione Piemonte e la Provincia di Torino, che doveva portare anche all'individuazione delle risorse per questa ristrutturazione. Ancora nel dicembre 2015 l'allora Sindaco metropolitano Piero Fassino, aveva garantito l'impegno della oggi Città metropolitana per questa ristrutturazione.
Però i lavori non partono e quest'anno - vado alla conclusione del mio intervento - per la prima volta si è verificato un fatto decisamente negativo dal punto di vista delle politiche educative scolastiche del territorio: alcune richieste di studenti e studentesse del territorio infatti, non sono state accettate perché superavano il numero consentito di accesso da parte della scuola. L'istituto, ovviamente, si è dato dei criteri in modo trasparente e ha privilegiato i cittadini collegnesi. Di questo potrei anche essere contenta, però, ovviamente, spiace che la possibilità espansiva dell'istituto, con tutte quelle caratteristiche positive che citavo poc'anzi, venga invece compromessa dalla situazione logistica, con il rischio, come talvolta può succedere in questi casi, di un'involuzione.
Adesso è anche partito un comitato cittadino costituito da studenti genitori ed insegnanti per sollecitare la Città metropolitana a intervenire per la ristrutturazione.
Chiedo all'Assessore quali siano, a sua conoscenza, gli iter e le tempistiche per il completamento del Liceo Curie-Levi di Collegno.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessora Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Grazie, Presidente.
Come ho risposto nell'interrogazione precedente, nel 2010 tutte le Province sottoscrissero un Accordo di Programma che prevedeva una certa disponibilità per realizzare interventi significativi al loro interno sulle scuole superiori.
Questi progetti nell'arco del tempo hanno subito una serie di trasformazioni. L'Accordo di Programma prevedeva per l'allora Provincia cinque interventi. Di questi cinque interventi, i più urgenti sono stati realizzati con risorse che utilizzano un po' delle risorse dell'Accordo di Programma (nel frattempo, molte delle risorse che la Regione aveva messo a disposizione sono state cancellate e quindi utilizzavano le risorse residue), mentre la parte restante è stata messa dalla Provincia stessa.
Nell'Accordo di Programma risultano ancora oggi due scuole da realizzare per le quali è stata identificata una priorità su Villa 6, per i problemi che sono stati evidenziati nell'interrogazione, mentre per il secondo intervento si sarebbero identificate risorse provenienti da altre misure che, nel frattempo, sono state messe a disposizione.
Nello specifico sul tema di Villa 6, la Regione ha accantonato due milioni e mezzo, che sono all'interno dell'Accordo di Programma; l'importo complessivo dei lavori è di 4.276.000 euro, ma credo sia necessaria una revisione prezzi, trattandosi di un progetto del 2010, a carico ovviamente della Città metropolitana.
Nell'ultimo incontro che abbiamo avuto, la Città metropolitana ha dato la disponibilità ad aggiungere le somme di risorse necessarie (la differenza tra 2.358.000 della Regione per arrivare a quattro milioni, con l'eventuale revisione prezzi). Sempre nell'ultimo incontro che abbiamo avuto, hanno testimoniato una difficoltà a inserire all'interno del bilancio queste risorse.
Così come lo stiamo facendo per la Provincia di Verbania, per la quale si fa un accompagnamento per cercare di far sì che queste opere vengano realizzate, ma lo faremo anche per tutte le altre Province. Siamo partiti da Verbania semplicemente perché c'è un'emergenza dettata da alcune caratteristiche della struttura stessa attinenti a problemi di sicurezza per cui la situazione è piuttosto complessa. Ma lo faremo anche per tutte le altre Province, fermo restando che alcune risorse identificate per completare le opere che fanno parte di un piano nazionale sono, a seguito del ricorso di alcune Regioni, momentaneamente bloccate.
Non appena riusciremo a sbloccare le risorse nazionali e a capire che cosa ha fatto la Città metropolitana nel frattempo (e lo faremo attraverso Tavoli formali, in modo da poter avere il quadro chiaro della situazione) sarà mia cura informare tutti quanti su quanto sta accadendo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.


Argomento: Volontariato - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2288 presentata da Ottria, inerente a "Nuovi rimborsi ai Comitati della Croce Rossa Italiana, le Organizzazioni di Volontariato e mantenimento o potenziamento dei servizi attuali del 118 ai cittadini"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2288, presentata dal Consigliere Segretario Ottria.
Al posto dell'Assessore Saitta, risponderà l'Assessora Pentenero.
La parola al Consigliere Segretario Ottria, che illustra l'interrogazione in qualità di Consigliere.



OTTRIA Valter

Grazie, Presidente.
L'interrogazione in oggetto riguarda la rete territoriale del soccorso rappresentata dalle autoambulanze del 118.
Questa rete è regolata da convenzioni, che si suddividono in forma continuativa e in forma estemporanea. Tutto questo è gestito e regolato attraverso un accordo regionale, nel quale vengono concordati gli aspetti procedurali e gestionali dei rapporti in convenzione.
Tale accordo è in fase di riscrittura e dovrebbe entrare in vigore nel prossimo anno. Tra le problematiche che mi sono state segnalate, in particolar modo da alcune associazioni del territorio, uno dei punti più controversi e sul quale si è più dibattuto, è il principio dei rimborsi dei costi, che, nelle varie bozze in discussione, evidenzia una forte criticità dovuta alla modifica del pagamento dei servizi in estemporanea, basati su nuovi criteri tariffari.
Secondo questa bozza, relativamente al rimborso dei costi sostenuti per l'esecuzione dei servizi in rapporto al tempo d'impiego del mezzo, si prevede che le Aziende sanitarie rimborsino i costi effettivamente sostenuti per il servizio sulla base del tempo d'impiego del mezzo di soccorso convenzionalmente definito in due minuti per ogni chilometro percorso, sia in ambito urbano che extraurbano, su un totale di 120 minuti per ogni intervento.
In generale - senza andare nei dettagli - secondo alcune stime effettuate con la nuova modalità di rimborso le associazioni che agiscono attraverso convenzioni in estemporanea registrerebbero una diminuzione sostanziale dei rimborsi, che vanno mediamente dal cinque per cento in meno fino a un 30 per cento, ma mediamente intorno al dieci per cento.
Pertanto, parliamo di realtà territoriali che sopravvivono grazie al volontariato, parliamo di comitati che insistono in territori marginali dove i servizi territoriali per la cura dei pazienti sono auspicabili, ma tuttora ancora in fase di esecuzione, perché sono luoghi in cui anche la riorganizzazione ospedaliera ha fatto registrare un prolungamento dei percorsi delle ambulanze. Parliamo di territori in cui i servizi del 118 sono ancora una realtà indispensabile offrire un efficace servizio ai cittadini e ai pazienti.
Per questi motivi, chiedo all'Assessora Pentenero se con l'introduzione del nuovo accordo quadro verrà assicurata la capillarità del servizio anche per quanto riguarda i Comitati della Croci Rosse che svolgono le loro attività nei territori più periferici, anche tenendo in considerazione i maggiori tempi di percorrenza nelle aree più marginali.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ottria.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
In riferimento all'interrogazione, il collega Saitta mi ha pregato di rispondere quanto segue: la Commissione tecnica e regionale, costituita dai rappresentanti delle varie associazioni di volontariato e da rappresentanti delle Aziende sanitarie, ha provveduto a definire una proposta condivisa di revisione dell'accordo quadro per la regolamentazione dei rapporti tra le Aziende sanitarie e le associazioni di volontariato per l'attività di trasporto sanitario in emergenza e trasporti ordinari.
In tale contesto, la bozza di nuovo accordo ha nuovamente contemplato le due tipologie di servizio, ovvero in forma continuativa e in forma estemporanea.
Si precisa, peraltro, che il convenzionamento in forma estemporanea è applicabile quando l'associazione non è in grado di garantire l'operatività del servizio in forma continuativa o quando sul territorio da servire sono già presenti una o più ambulanze di soccorso H24, ma può essere necessario un supporto di altri mezzi attivabili all'occorrenza, oppure nei casi in cui presso la sede di stazionamento del mezzo sia già presente un'autoambulanza di soccorso avanzato o non sia giustificabile la presenza di un mezzo di soccorso di base in forma continuativa.
La proposta di nuovo accordo ribadisce le stesse possibilità di convenzionamento precedentemente contemplate, rivedendo solo ed esclusivamente la metodologia del rimborso dei costi sostenuti per il convenzionamento in forma estemporanea, in ottemperanza a quanto previsto dal decreto legislativo 117-2017 (Codice del Terzo Settore), secondo cui all'articolo 56, comma 2, il rimborso può avvenire solo ed esclusivamente attraverso il riconoscimento delle spese effettivamente sostenute e documentate e non con un riconoscimento continuativo.
Pertanto, nella bozza di nuovo accordo condiviso con le associazioni di volontariato sono stati introdotti meccanismi di rimborso dei costi effettivamente sostenuti e documenti sulla base del tempo impiegato prevedendo una serie di categorie di costi rimborsabili per tale tipologia di servizio non continuativo.
La configurazione operativa dei convenzionamenti in estemporanea assicurerà la capillarità del servizio e la possibilità di convenzionamento per tutte le associazioni presenti sul territorio che ritengono opportuno convenzionarsi.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2289 presentata da Vignale, inerente a "Liste d'attesa: qual è il vero Piano?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2289.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'interrogazione è già stata oggetto di richiesta di comunicazione all'inizio della seduta di questa mattina, però ritengo che per un tema così complesso, ma anche così importante per i servizi che vengono dati ai piemontesi, si debba chiedere molto senso di responsabilità, al di là che uno sia in maggioranza o in opposizione.
Senza scendere in una facile polemica, ho annotato nell'interrogazione a risposta immediata le dichiarazioni riportate da Piemonte Informa, quindi dall'organismo ufficiale della Regione. Ve ne è una prima, del 27 marzo 2017, in cui si dice: "Prende il via il Piano per la riduzione delle liste d'attesa". L'Assessore Saitta dichiarava che il percorso era ormai avviato: "Possiamo dire che entro giugno 2017 il Piano sarà avviato a tutti gli affetti". Poi, al termine del 2017, nel mese di dicembre, si presenta una sorta di secondo Piano, presentato anche in sede di Commissione consiliare dove si dice che i primi risultati concreti del Piano varato si sarebbero potuti vedere soltanto a partire dal 2018.
Nel mese di luglio, in una comunicazione che l'Assessore ha fatto in Consiglio, anche in riferimento a una richiesta puntuale che il Governo poneva a tutte le Regioni italiane (per esempio, in merito all'istituzione del Centro Unico Regionale di Prenotazione), l'Assessore comunicava che da lì a breve sarebbe stato avviato il Centro Unico e che sarebbero stati stanziati dieci milioni di euro per le liste d'attesa. Qualche giorno fa veniamo a sapere, sempre ovviamente dagli organi di comunicazione e non da comunicazioni in sede di Commissione competente, che si stanziano 14 milioni e che il Centro Unico partirà esclusivamente nella provincia di Novara e non in tutta la nostra regione.
È inutile ricordare - cosa che facciamo, però, nell'interrogazione - quali sono i tempi d'attesa per molte patologie che l'Assessore definisce spesso non urgenti, però voglio far capire che per una visita oncologica non urgente, ma semplicemente di controllo, è eccessivo attendere 240 o 340 giorni, così come attendere otto mesi per una prima visita oculistica.
Potrei fare molti altri esempi.
Vorremmo sapere quando si avrà un Centro Unico di Prenotazione, perch dovevamo avere i primi risultati a giugno 2018, ma adesso, i primi risultati forse li avremo nel 2019. Ripeto, quando si potranno avere i primi risultati concreti, quando si potrà avere il Centro Unico e, mi permetto di dire anche se non è oggetto dell'interrogazione, quando si inizierà ad assumere personale superiore a quello che è andato in pensione? Al di là delle dichiarazioni, i numeri sono inoppugnabili. Questa Amministrazione regionale ha assunto un numero di professionisti sanitari inferiore a quelli che sono andati in pensione. Senza tecnici di laboratorio, senza medici e senza specialisti è difficile rispondere a un'esigenza tanto diffusa qual è quella delle liste d'attesa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

La scorsa settimana la Giunta regionale ha approvato, con delibera, il riparto delle risorse fra le Aziende sanitarie piemontesi. Dieci milioni di euro hanno, come finalità, la riduzione delle liste d'attesa dove, a breve potremmo aggiungere altri quattro milioni di euro per l'acquisto di attrezzature e apparecchiature mediche, utilizzando i risparmi che sono stati ottenuti dalle Aziende sanitarie nel 2017.
Come il collega aveva già detto nei giorni scorsi illustrando la delibera le risorse stanziate consentiranno alle Aziende sanitarie di aumentare le prestazioni erogate dagli esami e dalle visite specialistiche. I numeri che noi prevediamo sono di circa 385 mila prestazioni supplementari, tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019.
I piani prevedono, anzitutto, l'estensione degli orari di apertura di strutture e ambulatori, l'aumento di personale, dove necessario, e la contrattualizzazione di prestazioni aggiuntive con il privato accreditato nel caso in cui non bastassero le altre misure.
L'Assessorato alla sanità effettuerà un monitoraggio costante valutando mese per mese, l'esito dei piani e a inizio 2019 valuterà se sarà necessario aggiungere ulteriori risorse per far fronte ai bisogni emersi.
Allo stesso tempo, l'Assessorato alla sanità sta procedendo con l'attivazione del nuovo CUP Unico attraverso il quale sarà possibile prenotare tutte le prestazioni erogate dalle Aziende sanitarie in tutte le Province, sia online che attraverso un call center telefonico.
Negli ultimi mesi SCR ha provveduto ad assegnare, in via definitiva, la gara per la gestione del servizio. Durante l'estate la Giunta ha individuato l'ASL Città di Torino quale Azienda capofila per tutta la Regione e ha costituito il gruppo tecnico regionale che si occuperà di seguire lo sviluppo e l'attività del CUP stesso. Entro l'autunno si entrerà nella fase operativa, che porterà all'attivazione del CUP, che sarà avviato ed esteso gradualmente a tutte le Province piemontesi.
L'area scelta per l'avvio del servizio è quella di Novara. Entro un anno il CUP sarà in funzione su tutta la Regione.


Argomento: Cave e torbiere - Trasporti su gomma - Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2291 presentata da Mighetti inerente a "Quali azioni sono previste dalla Regione Piemonte al mancato rispetto delle prescrizioni da parte COCIV nell'ambito del Piano cave e relativo Piano del traffico, AV/AC Milano-Genova Terzo Valico dei Giovi"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2291.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
L'interrogazione in oggetto espone un fatto direi abbastanza singolare.
Sintetizzo quello che è accaduto.
Il Piano Cave relativo all'opera del Terzo Valico dei Giovi viene approvato per la prima volta nel 2013 dalla Regione Piemonte e, già allora, si prevedeva uno studio per il trasporto dello smarino in modalità combinata ferro-gomma. Questa prescrizione è sopravvissuta e, addirittura nell'ultimo aggiornamento del Piano Cave, che data 18 luglio 2017, viene ribadita la sua importanza e viene dettata questa "inderogabile" prescrizione: "Il proponente dovrà presentare alla Regione Piemonte Direzione Opere Pubbliche e Trasporti per l'approvazione di un project review del Progetto dello smarino nella modalità combinata ferro-gomma presentato in Conferenza dei Servizi, entro tre mesi dalla data di pubblicazione della DCR di approvazione del Piano Cave 3, 4 e 5 lotto".
Questo, praticamente, doveva far sì che entro nove mesi dalla presentazione di questo piano doveva entrare in attuazione la modalità combinata di trasporto ferro-gomma, quindi nell'arco di un anno si doveva giungere a questo obiettivo. A oggi si sarebbe dovuti arrivare all'obiettivo del trasporto ferro-gomma.In seguito, il Consorzio COCIV ha presentato ricorso per l'annullamento della prescrizione. Successivamente, la Regione Piemonte, il 30 marzo del 2018, fa una diffida al Consorzio COCIV a presentare, entro 60 giorni dal ricevimento della diffida stessa, un documento progettuale afferente all'implementazione del piano trasporti modalità combinata ferro-gomma. Successivamente, COCIV ha depositato motivi aggiuntivi al ricorso precedentemente citato per chiedere l'annullamento di questa nota. COCIV ha altresì presentato domanda di sospensione dell'esecuzione del provvedimento impugnato nel ricorso.L'istanza cautelare è stata respinta dal TAR il 14 giugno 2018. A maggio 2018 COCIV avrebbe già dovuto attuare la modalità di trasporto combinato ferro-gomma, nonostante COCIV non stia ottemperando la Regione ha proseguito a dare giudizi di compatibilità ambientale, relativi ai vari siti di estrazione/deposito necessari al rilascio dell'autorizzazione.L'ultimo giudizio positivo è stato quello relativo alla Cascina Pecorara, approvato con DGR del 31 agosto 2018. Nella DGR sopracitata, che ha un giudizio positivo, il Settore Infrastrutture strategiche e la Direzione Opere pubbliche comunicavano "l'impossibilità ad esprimersi, vista la situazione di incertezza giuridica, amministrativa e tecnica a causa dei ricorsi pendenti presso il TAR contro la DGR 1-5386 di luglio 2017". Tuttavia, il responsabile del procedimento ritiene che non ci siano motivazioni ostative al procedere con l'autorizzazione.
Stanti i fatti e l'ordinanza del TAR, COCIV attualmente è tenuto al rispetto di tutte le prescrizioni regionali, che tuttavia non sta ottemperando.
Quindi, chiediamo quali siano le azioni che metterà in campo la Regione Piemonte nel caso in cui COCIV continui a essere inottemperante rispetto alle prescrizioni cardine e inderogabili previste dalla Regione Piemonte nel 2013. Ricordiamo che queste prescrizioni sono destinate a non distruggere le strade della Provincia di Alessandria e a far sì che ci sia il rispetto delle regole da parte del Consorzio COCIV, che al momento non vengono rispettate.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Consigliere Mighetti, in relazione alla sentenza citata sull'istanza cautelare, le motivazioni della sentenza sono state oggetto di approfondimento da parte degli Uffici, in particolare per quel che riguarda il seguente punto: "Ritenuto ad un primo sommario esame compatibile con la fase cautelare" - quella della sospensiva - "che l'istanza non paia assistita dal prescritto fumus boni iuris, in quanto la prescrizione contestata attiene ad un dettaglio del Piano del traffico di competenza regionale e non alla struttura dell'opera. Il Tribunale, infatti, pare aver considerato in sede cautelare la questione come non passibile di mettere in discussione la struttura dell'opera, in quanto approvata dal CIPE fin dal 2006, e ciò ha portato a decidere come non sussistente il requisito del fumus boni iuris. Pertanto si è ritenuto opportuno, nelle more dell'espletamento del giudizio di merito, circa il quale lo stesso COCIV ha presentato in data 11 luglio istanza di prelievo" - l'istanza di prelievo è una richiesta che serve a fissare a breve la discussione di merito "attivare, attraverso una specifica segnalazione, i soggetti competenti in materia di regolazione del traffico locale, in modo che gli stessi possano valutare l'opportunità di adottare specifici provvedimenti di regolazione del traffico dei mezzi pesanti, anche in esito ai monitoraggi prescritti dal Piano del traffico e valutati nell'ambito dello specifico Gruppo di lavoro Viabilità in seno all'Osservatorio ambientale. L'Osservatorio ambientale medesimo ha già discusso tale segnalazione nella riunione del 10 settembre scorso, nel corso della quale il COCIV ha presentato i risultati dei monitoraggi del traffico fino ad oggi, dall'esame dei quali finora risultano flussi largamente inferiori ai massimi valori di progetto attesi in tutte le sezioni del progetto stesso considerate. L'Osservatorio ha, in ogni caso, ritenuto necessario approfondire tali questioni in tavoli tecnici del Gruppo Viabilità, che si svolgeranno nel corso del mese di ottobre p.v.".


Argomento: Contratti ed appalti - Tutela del consumatore

Interrogazione a risposta immediata n. 2279 presentata da Tronzano inerente a "Situazione creditori Qui!Group"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2279.
La parola al Consigliere Tronzano per l'illustrazione.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, sarò velocissimo, innanzitutto per segnalarle una cosa che, a mio giudizio, è importante che lei e il Consiglio sappiano, perché la "Più Buona S.r.l.", che è la prima aggiudicataria di una nuova gara CONSIP, è partecipata, a quanto mi risulta, al 90 per cento da Qui!Group. Credo che su questa assegnazione si debba fare una riflessione. Naturalmente non è competenza sua, ma lei potrebbe avere gli strumenti per interloquire con il Governo su questa situazione.
La questione Qui!Group è conosciuta e sta mettendo in seria difficoltà come già disse la Consigliera Caputo, parecchie decine di aziende di somministrazione. Pertanto, volevamo capire che cosa la Regione intenda fare, soprattutto con il Governo, e se sia possibile trovare una soluzione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere Tronzano. Faremo le opportune verifiche, anche perché non è stato possibile farle da ieri a oggi sulla questione da lei segnalata del secondo classificato nella gara CONSIP. Credo, però, che se sussiste un problema di questo genere, la prima a doversene rendere conto dovrebbe essere la CONSIP.
Per quanto riguarda, invece, la situazione complessiva del fallimento Qui!Group, è stato convocato al Ministero del Lavoro un tavolo per il 20 settembre prossimo, al quale parteciperà l'Assessorato al lavoro e gli Uffici della collega Gianna Pentenero. Quel Tavolo, che vedrà la presenza del curatore fallimentare, avrà come tema la questione dei dipendenti Qui!Group, mentre sappiamo bene che il problema è molto più ampio, in quanto è riferito all'insieme degli esercenti che hanno accettato in pagamento i ticket di Qui!Group.
Ho seguito la situazione e la Giunta l'ha seguita nel rapporto con le associazioni di categoria che, a loro volta, in questo momento segnalano una varietà di situazioni, dalla più alla meno grave, ovvero dai crediti insoluti che partono da due-3.000 euro o somme addirittura inferiori a crediti che possono arrivare a superare i 50.000 euro. Interessati da questa situazione di insoluti non sono soltanto gli esercenti, cioè i bar e i ristoranti, ma anche alcuni pezzi della distribuzione alimentare dove potevano essere spesi questi ticket. Le difficoltà in cui si trova il sistema delle imprese e le imprese singole dipendono, da un lato, dalla dimensione delle imprese medesime e, dall'altro, dalla dimensione degli insoluti.
Pur non essendoci ancora dati precisi, ASCOM Torino quantifica l'ammontare totale dei crediti intorno a circa un milione e mezzo di euro per la Provincia di Torino e il doppio circa per l'intera Regione. Secondo Confesercenti, per il Piemonte la cifra potrebbe anche essere superiore ai tre milioni di euro. Le associazioni di categoria hanno avviato una serie di iniziative (e qui c'è l'elenco) a sostegno degli esercenti che si sono trovati coinvolti in queste difficoltà; si va da sportelli di consulenza legale a operazioni di credito.
Noi stiamo valutando la situazione e per adesso ci siamo associati, come Regione, alla richiesta delle associazioni di categoria a livello nazionale, richiesta rivolta direttamente al Gabinetto del Ministro Di Maio, che è doppiamente competente sulla materia, in quanto Ministro delle Attività produttive (del commercio, in sostanza) e Ministro del Lavoro affinché attivi un tavolo con le Regioni e con le associazioni di categoria per valutare quale sia la situazione effettiva, le dimensioni, il numero degli esercenti danneggiati e quali misure possono essere messe in campo a livello nazionale per affrontare il loro problema; problema che evidentemente è molto serio e rispetto al quale anche le ricadute di natura occupazionale sono pesanti, probabilmente più ampie e più gravi di quelle relative ai soli dipendenti della società Qui!Group.
Grazie.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 2290 presentata da Frediani inerente a "Incongruenze fra Statuto e nomina Revisore dei Conti presso la Fondazione Circolo dei Lettori"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2290.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
In questi giorni si è parlato spesso del Circolo dei Lettori, soprattutto sui media, e noi avevamo ascoltato il Direttivo del Circolo dei Lettori in audizione; era stata un'audizione un po' movimentata, soprattutto quando abbiamo cercato di avere qualche informazione relativa ai numeri del bilancio e c'era stata una reazione un po' stizzita da parte degli auditi (di uno in particolare). In questi giorni, appunto, abbiamo letto sui giornali che c'è un'indagine in corso, quindi evidentemente c'è qualche problema che non compete a noi - almeno al momento - valutare; vedremo poi che cosa diranno le indagini.
Per caso, ci siamo imbattuti nello statuto del Circolo dei Lettori e abbiamo notato che gli organi della Fondazione sono: il Comitato dei fondatori, il Consiglio di gestione, il Presidente della Fondazione, la Consulta degli aderenti e il Revisore dei Conti. Ci ha un po' incuriosito la procedura per nominare il Revisore dei Conti, perché negli articoli 13 e 17 dello Statuto ci sono due procedure diverse: in un articolo si indica un soggetto deputato a nominare il Revisore, che è il Consiglio di gestione, e nell'altro invece si indica il Comitato dei fondatori. Ci chiedevamo se il fatto che si sia nominato un Revisore dei Conti seguendo una modalità piuttosto che un'altra sia da attribuirsi a una svista o se ci sia un ragionamento dietro, oppure se sia il caso magari di aggiornare lo Statuto.
Visto che forse - non si sa ancora - potrebbero esserci stati dei problemi nella gestione dei conti, ci chiedevamo se non sia il caso di riportare un po' di chiarezza e garantire il rispetto delle procedure definite nello Statuto, per ripartire con l'attività del Circolo dei Lettori senza avere ombre di dubbio sull'operato di chi prenderà in mano questa struttura.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
La nomina dell'attuale Revisore contabile, dottor Davide Di Russo, è avvenuta in data 16-10-2015 da parte del Comitato dei fondatori (l'atto di nomina è disponibile sul sito internet della Fondazione Circolo dei Lettori sezione Amministrazione trasparente). La durata in carica è pari a tre esercizi e prevede un compenso di 2.300 euro lordi annui.
Nonostante la presenza del refuso nell'articolo 13 dello Statuto dedicato al Consiglio di gestione, la Fondazione ha seguito la procedura prevista dall'articolo 17 che, in combinato disposto con l'articolo 11, annovera espressamente tra le competenze del Comitato dei fondatori anche la nomina del Revisore contabile.
La nomina dell'attuale Revisore contabile è stata dettata dalla necessità di dotarsi di una figura autorevole, tenuto conto della formazione e delle esperienze lavorative. La scelta è ricaduta sul dottor Di Russo, che rispondeva a tali esigenze e che, tra l'altro, ricopriva la carica di Vicepresidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili.
Questa è la risposta; poi naturalmente tutti i bilanci sono a disposizione sul sito internet del Circolo dei Lettori. Se lei dice di no, ce lo faccia sapere.
Grazie.


Argomento: Opere pubbliche

Interrogazione a risposta immediata n. 2285 presentata da Policaro inerente a "Stato di ponti e infrastrutture"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2285.
La parola al Consigliere Policaro per l'illustrazione.



POLICARO Giuseppe

Grazie, Presidente.
Dopo i fatti che abbiamo anche commemorato e ricordato quest'oggi all'inizio dei lavori del Consiglio regionale, ci chiediamo - parlo anche a nome del Consigliere Bona e poi farò una precisazione per quanto riguarda la situazione novarese, lo dico fin d'ora - quali siano le riflessioni effettuate in ordine allo stato di salute (definiamolo così) delle infrastrutture piemontesi. Chiaramente è inutile fare speculazione o alzare i toni su un tema comunque condiviso e delicato; so che ci sono dei momenti di incontro previsti a breve ai quali sono stati invitati anche rappresentanti di altre Regioni, però il tema è importante.
Parlando di ciò che è accaduto a Novara - ne approfitto anche per chiedere delucidazioni - ci sono state molte prese di posizione, addirittura pure da parte di un Deputato della nostra zona, che più volte ha dichiarato la pericolosità nello specifico di un ponte, il cosiddetto ponte di Oleggio che collega il Piemonte con la Lombardia, un ponte vetusto, ma che consente il passaggio di molte autovetture durante ogni giornata.
Credo, quindi, che vada immaginato un momento di riflessione e - perché no? che venga data agli amministratori locali (lo sta facendo anche il Governo), ma soprattutto ai cittadini una sorta di valutazione sulla pericolosità di alcune opere piemontesi, in gestione alla Regione Piemonte o, comunque, insistenti sul territorio della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Policaro.
La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
L'Assessore Balocco, Consigliere Policaro, ha una risposta un po' articolata; se lei è d'accordo, riassumo in poche parole e poi consegno la risposta scritta.
C'è un primo elemento, che viene sottolineato, in cui viene messo in evidenza che la Regione, non essendo soggetto proprietario, né gestore delle infrastrutture viarie e ferroviarie non ma responsabilità dirette su questo punto, tuttavia mette in campo azioni per favorire, standardizzare e coordinare il monitoraggio e, in qualità di soggetto terzo rispetto alla proprietà delle infrastrutture, predispone anche una banca dati basata su parametri oggettivi e riconosciuti tra tutti i soggetti. Questo è il primo elemento.
Secondo elemento. In occasione dell'elaborazione del Piano operativo FSC 2014-2020, sono stati forniti al MIT elementi utili alla definizione degli interventi oggetto di finanziamento, tra cui una quota di 45 milioni di euro per interventi di manutenzione del patrimonio infrastrutturale esistente, nello specifico, nell'ambito della viabilità provinciale, che negli ultimi anni non ha visto la necessaria attenzione in termini di risorse finanziarie. Nel corso del tempo, si è lavorato per individuare anziché nuove opere, una serie d'interventi di manutenzione straordinaria sulla rete viaria, per rispondere alle situazioni di criticità con particolare attenzione alle opere segnalate dagli Enti locali competenti.
C'è poi un aspetto relativo alla rete ferroviaria per quanto riguarda due linee concesse a Rivarolo-Pont e Torino-Aeroporto-Ceres, per cui la Regione ha chiesto allo stesso gestore GTT la predisposizione di un Piano di manutenzione e monitoraggio delle infrastrutture esistenti.
L'ultima cosa che possiamo sottolineare è che, in data 23 agosto 2018, il Ministero Infrastrutture e Trasporti ha chiesto la rappresentazione dei principali interventi stradali, ferroviari e idraulici ritenuti necessari.
La Regione ha trasmesso una serie di elenchi per ambiti di propria competenza, ovvero interventi riguardanti opere idrauliche e idrogeologiche e infrastrutture viarie, stradali e ferroviarie di competenza comunale e regionale; interventi concordati con i Ministeri nell'ambito dei finanziamenti FSC 2014-2020, dell'importo complessivo di 120 milioni di euro, di cui 45 milioni (di cui parlavo prima) in fase di formalizzazione.
Tali elenchi rappresentano, visti i tempi ristretti concessi per le operazioni di censimento, un primo censimento, da integrare alla luce dei futuri accertamenti e indicazioni ministeriali sulle modalità da utilizzare.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati - Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 2281 presentata da Motta, inerente a "Disagi nel periodo estivo per le persone disabili che utilizzano gli autobus"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2281.
Assessore, la do per illustrata. Se mi dice solo le conclusioni dell'Assessore Balocco, rimane a verbale.
La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Sostanzialmente, la risposta dell'Assessore Balocco, anche qui, è molto articolata e fa riferimento a una serie di passaggi che risultano scritti e precisati.
Se lei è d'accordo, passo alla parte conclusiva, così arriviamo al dunque.
L'Assessore conclude dicendo che il nostro impegno è quello di migliorare la qualità e la quantità dei servizi offerti nel quadro delle risorse economiche disponibili; lo chiede il rispetto di quei fondamentali atti internazionali, già recepiti dal nostro Paese, che vanno dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, alla vigente regolamentazione europea in ambito di trasporto, mobilità e accesso non discriminatorio ai servizi pubblici che esigono un accesso indiscriminato di tutte le persone all'interno del sistema di trasporto pubblico e i servizi ad esso connessi.
Questa conclusione è, diciamo così, coerente con quanto viene descritto, ed è allegata anche una tabella con tutti i dati che si possono recepire.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 16.25 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 16.29)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco e Ferraris.
Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame disegno di legge n. 301, inerente a "Procedure edilizie per il riuso la riqualificazione e il recupero dell'edificato"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 301, inerente a "Procedure edilizie per il riuso, la riqualificazione e il recupero dell'edificato" di cui al punto 5) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana odierna è iniziato l'esame del provvedimento.
Sono state svolte le relazioni di maggioranza e di minoranza.
In sede di discussione generale sono intervenuti i Consiglieri Tronzano Vignale, Conticelli, Fluttero e Bono.
È èseguita la replica dell'Assessore Valmaggia e, quindi, terminata la discussione generale.
Possiamo procedere con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 26) presentato da Rostagno.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Rostagno per l'illustrazione.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Di quest'argomento abbiamo fatto un cenno in Commissione, ma poi in realtà il testo non era maturo e approfondito, perché ritengo che, pur essendo una legge molto tecnica, debba esprimere un concetto un po' più alto rispetto a quanto veniva definito nei due commi individuati all'articolo 1.
Per questo motivo, ho suggerito un comma da inserire all'inizio dell'articolato, che recita: "La promozione della bellezza intesa come qualità urbanistica del paesaggio urbano e del costruito, che sono i quattro elementi che definiscono la qualità, è uno dei principi ispiratori delle politiche regionali e territoriali".
Inserire in un testo di legge il concetto di bellezza credo sia, ancorch molto enfatico, un elemento di grande positività.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rostagno.
Emendamento rubricato n. 29) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola all'Assessore Valmaggia per l'illustrazione.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'urbanistica

Grazie, Presidente.
È semplicemente una riscrittura in modo più chiaro dei principi, inserendo anche il tema della rigenerazione urbana, quindi non soltanto la riqualificazione degli edifici esistenti e il recupero dei sottotetti rustici, ma anche interventi di rigenerazione urbana.
È solo una riscrittura senza cambiare la sostanza.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Non essendoci richieste di intervento, procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 26), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 29).
Il Consiglio approva.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Immagino che non si sia riusciti a risolvere il problema della votazione però siamo veramente in difficoltà a capire se stiamo votando o se non stiamo votando. Potrebbe darci una lettura.



PRESIDENTE

Non possiamo farci niente.



BONO Davide

Essendo un voto palese, a meno che non chiediamo il voto segreto.



PRESIDENTE

Abbiamo chiamato il tecnico e non può intervenire fin quando siamo in fase di votazione, quindi non possiamo fare diversamente. C'è un modo per votare, non possiamo interrompere il Consiglio per questo. Domani il tecnico verrà a sistemarlo.
Prego, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Vi è solo un aspetto. Lei sa che quando il tabellone, come in questo caso non è visibile, noi siamo in votazione segreta, cioè se un Gruppo consiliare fa una richiesta di votazione segreta, avviene quello che sta avvenendo in questo momento.
L'unica possibilità per fare la votazione palese, che è quello che noi stiamo facendo, è alzare la mano.



PRESIDENTE

Votare alzando la mano vuol dire che ogni volta bisogna mettersi a contare quando c'è un sistema che garantisce lo stesso risultato. Sinceramente mi sembra un po' discutibile.
Facciamo entrambe le cose ed invito i Consiglieri a stare al proprio posto.
Sì, facciamo votare comunque e intanto i Consiglieri alzano la mano.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Vale il voto per alzata di mano. Diciamo così, però... Contiamo.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Se posso dire, con rispetto per i Consiglieri, è proprio lana caprina perché c'è un sistema che consente di seguire la votazione.
Prego, Consigliere Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Presidente, rispetto alla soluzione che lei ha ipotizzato c'è sempre la possibilità che il burlone di turno, magari solo perché vuole essere simpatico, esprima un voto premendo il pulsante e un altro voto alzando la mano.



PRESIDENTE

Questo è un Consiglio di persone perbene, non ci sono burloni, Consigliere Ravello.
Allora votiamo per alzata di mano, così contiamo e chi si è visto si è visto.
Prego, collega Bono, ma poi continuiamo, perché abbiamo preso la decisione di votare per alzata di mano.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Condivido la richiesta. Chiedo solo, però, che ogni votazione comunque rispetti anche il timing, quindi il minuto di tempo, o comunque la possibilità, per le opposizioni, di vedere se la maggioranza ha o meno il numero legale.
Le chiedo, quindi, di darci del tempo: se arriviamo a 25, chiederà il voto alle opposizioni.
Grazie, gentilissimo.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Aspettate un attimo! Io dichiaro aperta la votazione: i Consiglieri di opposizione verificheranno la presenza del numero legale, dopodiché voteranno anche loro.
Non si può fare diversamente: non possiamo fare tre votazioni! È stato chiesto questo sistema e questo sistema applichiamo. Poteva andar bene anche quello di prima.
Mettiamo in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione per alzata di mano.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Abbiamo dato la stessa votazione per l'emendamento n. 29).



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 29): avevamo dato.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Scusate, sinceramente trovo questa discussione.
Invito i Consiglieri a restare al loro posto.
Non succede niente se stanno seduti al loro posto per un'ora! Questa è la prima. Io ho dato la stessa votazione sull'emendamento rubricato n. 29). Ma dato che è stato chiesto un sistema diverso, l'abbiamo messo in votazione. Quindi è come se quella votazione.
Avendo lei, Consigliere Vignale, chiesto un modo diverso di votare, siamo tornati sull'emendamento rubricato n. 29).
Adesso votiamo l'emendamento n. 29) per alzata di mano. Punto.
È aperta la votazione sull'emendamento n. 29).



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Partecipano alla votazione. Astenuti? Contiamo gli astenuti: se fosse possibile alzare la mano così, piuttosto che così, lo preferirei. Però ognuno faccia quello che vuole! L'articolo 1 è approvato.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

La presenza non l'abbiamo.
C'è qualcuno che vuole dare la presenza?



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Mi sembrava che vi foste astenuti, a dire il vero. Vi invito a non giocare.
Mi sembrava che vi foste astenuti, per alzata di mano.
Andiamo avanti.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 1) presentato da Graglia.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Il Vicepresidente Graglia può illustrarlo in qualità di Consigliere.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

L'articolo 1 l'abbiamo votato.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Faccio solo un piccolo inciso. Abbiamo presentato su questa proposta di legge alcuni emendamenti: ci tengo a rimarcare il fatto che sono tutti assolutamente di merito, quindi tutti di buonsenso. Poi potranno essere accolti o meno, però ci tengo a fare questa premessa.
L'emendamento n. 1) recita: "Alla lettera a) del comma 1, dell'articolo 2 sono aggiunte le seguenti parole 'con esclusione delle serre.'".
Cito la formulazione che è uscita dall'esame in Commissione: "a) impermeabilizzazione: cambiamento della natura del suolo mediante interventi di copertura del terreno con impiego di pavimentazione e di altri manufatti permanenti, entro o fuori terra, che impediscano alle acque meteoriche di raggiungere naturalmente la falda acquifere".
Nel senso testuale e funzionale ricomprende anche le serre e ciò potrebbe creare dei problemi per le coltivazioni agricole intensive e specialistiche ed anche negli orti urbani. Il problema si potrebbe porre anche con riguardo alla fase applicativa: per esempio, rimuovendo le serre si potrebbero conseguire premialità volumetriche funzionali ad edificazioni di ben altra permanenza.
Occorre dunque chiarire, a nostro avviso, che la definizione non ricomprende le serre.
Grazie.



PRESIDENTE

Vi sono altri Consiglieri che desiderano intervenire? Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Lo ricordava il collega Graglia: gli emendamenti sono certamente di merito e di buonsenso, ovviamente con una differenza rispetto ai singoli emendamenti che provvederemo ad illustrare.
Emendamenti come questi non solo sono di buonsenso, ma sono anche chiarificatori. Perché è evidente che la norma di per sé potrebbe anche contenere o escludere le serre. Nel senso che le serre non prevedono l'impermeabilizzazione di un terreno, ma, allo stesso tempo, impediscono la caduta delle acque meteoriche.
Da questo punto di vista, quindi, crediamo sia doverosa la puntualizzazione.
Vi sono invece altri emendamenti - lo vedremo, ma lo preciso perché è il primo emendamento che illustro - che, a nostro avviso, sono realmente di concetto e tentano di modificare questa norma, seppure sia difficile in un impianto così errato, cercando di non ledere le libertà individuali, tanto che esse siano di una singola persona quanto le libertà d'impresa, e altresì rendere la norma meno dirigista e più facilmente applicabile.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare all'emendamento rubricato n. 2).
Emendamento rubricato n. 2) presentato da Graglia.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Vicepresidente Graglia in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
All'articolo 2, comma 1, lettera d), le parole "individuati a catasto terreni o edilizio urbano" sono soppresse.
Nella definizione dei rustici di cui alla lettera d), comma 1, articolo 2) si definiscono rustici i manufatti edilizi esistenti delimitati da tamponamenti individuati a catasto terreni o edilizio urbano e utilizzati a servizio delle attività agricole o per funzioni accessorie della residenza o di altre attività economiche considerate compatibili con la destinazione residenziale dai vigenti regolamenti e dalle norme di attuazione degli strumenti urbanistici vigenti.
La condizione della trasmissione al catasto può creare problemi in funzione del recupero di edifici comunque esistenti e meritevoli di recupero.
Occorre, secondo noi, considerare che le edificazioni anteriori al 1968 o comunque, l'approvazione di Piani di fabbricazioni comunali non necessitano di titoli edilizi per essere considerati legittimati. Il catasto non fa fede in termini assoluti: se una struttura è esistente, ciò è documentabile; il recupero della stessa, oltre che conforme agli obiettivi della legge, porterebbe all'accatastamento e dunque alla rilevanza fiscale.
La condizione escludente in questione va dunque, secondo noi, rimossa.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fluttero.



FLUTTERO Andrea

Indubbiamente, l'eliminazione della richiesta di avere l'iscrizione a catasto va proprio nella direzione di aumentare la possibilità che questa legge abbia qualche efficacia.
Come abbiamo avuto modo di dire in discussione generale, condividiamo gli obiettivi, abbiamo forte perplessità sulla reale capacità d'incidere in maniera concreta sull'enorme patrimonio edilizio della nostra regione, che ha bisogno di essere aggiornato e rimodulato a seconda delle funzioni e delle esigenze attuali delle famiglie e delle imprese. Anche in questo caso, se può sembrare marginale, questa piccola modifica proposta dal collega Graglia e da noi cofirmatari va proprio nella direzione di aumentare la possibilità di rendere attiva almeno questa piccola parte della norma.



PRESIDENTE

Grazie, collega Fluttero.
Emendamento rubricato n. 3) presentato da Graglia.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Vicepresidente Graglia in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
All'articolo 2, comma 1, lettera d) le parole "considerate compatibili con la destinazione residenziale" sono soppresse.
Cito, ancora, la definizione di cui all'articolo 2, comma 1, lettera d) relativa ai rustici: "i manufatti edilizi esistenti delimitati da tamponamenti individuati a catasto terreni o edilizio urbano e utilizzati a servizio delle attività agricole o per funzioni accessorie della residenza o di altre attività economiche considerate compatibili con la destinazione residenziale dai vigenti regolamenti e dalle norme di attuazione degli strumenti urbanistici vigenti".
Il vincolo, secondo noi, che i rustici in questione debbano essere utilizzati a servizio delle attività agricole o per funzioni accessorie della residenza o di altre attività economiche considerate compatibili con la destinazione residenziale pone una limitazione relativa alla situazione esistente, che potrebbe impedire l'applicazione delle misure previste dal DDL a volumi che sono, invece, funzionali alle attività non compatibili con quella residenziale, secondo le norme vigenti.
Rilevante ai fini urbanistici deve essere la destinazione programmata certamente da ricondurre alla residenza e non una situazione che, proprio perché incompatibile, deve essere affrontata superandola con interventi di riqualificazione e non esclusa dalla possibilità d'intervenire con possibilità agevolanti. Tale vincolo pone, secondo noi, una limitazione che ha margini di discrezionalità e che potrebbe impedire il recupero di volumi incongrui, riconvertendoli ad una funzione compatibile con la residenza.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fluttero.



FLUTTERO Andrea

Riprendendo il ragionamento precedente, il mio intervento tende semplicemente a sottolineare l'importanza che i colleghi comprendano la nostra volontà di aumentare, con questi emendamenti, l'efficacia della norma, affinché possa consentirci di raggiungere l'obiettivo che un po' tutti abbiamo dimostrato di condividere, ovvero di rimettere in uso la maggiore quantità di volumi possibili riconducendoli a utilizzi che siano coerenti con quanto previsto dal punto di vista urbanistico nei piani regolatori e nelle intenzioni delle Amministrazioni.
Questo serve anche a riportare a evidenza fiscale tutta una serie di volumi che oggi sono in una situazione d'ombra o in condizioni non così chiaramente definite dal punto di vista fiscale ed anche catastale.
In questa logica, il nostro invito ai colleghi Consiglieri è di prendere in considerazione anche quest'emendamento in maniera positiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Per spiegare l'importanza di quest'emendamento, proverò a fare alcuni esempi.
In questi giorni è iniziata in III Commissione la discussione sulle attività complementari alle attività agricole. Faccio questo esempio, ma ne potrei fare molti altri: la compatibilità con la destinazione residenziale ha due limiti; il primo è che stiamo di nuovo parlando di un aspetto di discrezionalità.
Se il nostro vero intendimento, se il vero intendimento di questa norma è fare in modo che, invece, laddove è possibile realizzare un nuovo fabbricato se ne utilizzi uno esistente, è evidente che a noi interessa poco che il fabbricato che si va a ristrutturare sia compatibile o meno con la destinazione residenziale dei vigenti regolamenti, perché diamo un aspetto di discrezionalità ai regolamenti, quindi a noi questo non dovrebbe interessare.
Il secondo limite è che vi possano essere (penso alle attività agricole, ma non solo) alcuni aspetti assolutamente non compatibili con la destinazione residenziale, nel senso che parlando di agricoltura, ma anche di artigianato o quant'altro, possono esserci degli interventi realizzati su parte di fabbricato che non hanno nulla a che fare con la finalità residenziale, ma hanno altre finalità che possono essere produttive e che possono essere allegate all'attività di chi risiede all'interno quell'edificio.
Credo che tutti questi orpelli - questo è limitante, ma meno grave; altri come vedremo all'articolo 3, invece sono decisamente più limitativi - sono utili per il perseguimento delle finalità che la legge si pone all'articolo 1.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravello; ne ha facoltà.



RAVELLO Roberto Sergio

Parto da una grossa difficoltà: non essere particolarmente ferrato in materia. Tuttavia, il disegno di legge in oggetto, contiene alcuni aspetti macroscopici che, anche agli occhi di qualcuno così poco preparato come il sottoscritto, non possono non risultare particolarmente evidenti.
Credo che questo sia un caso. L'emendamento in discussione si propone di rimediare a un passaggio che ha dello scandaloso. Credo che sia un clamoroso elemento di stortura il fatto che una norma di rango superiore e che dovrebbe avere una valenza comune su tutto un territorio vasto come una Regione, lasci aperta non una porta, ma un portone a innumerevoli interpretazioni da parte di ogni amministrazione comunale.
Ogni soggetto è obbligato ad attenersi a quanto previsto dalla legge, ma è lasciata la facoltà di considerare o meno la compatibilità di una struttura. Non dimentichi, Presidente, che l'Italia è il Paese dei campanili. Il Piemonte non è da meno. Una norma che contiene questa facoltà per i suoi destinatari fa sì che - mi pare ci siano 1.198 campanili in questa regione - sia lasciata la facoltà di interpretare in 1.198 modi diversi una stessa struttura, considerandola, a seconda della mentalità della volontà e anche dell'onestà con la quale ci si pone rispetto a una richiesta, compatibile o meno con una particolare destinazione.
Lasciare nelle mani di qualunque soggetto ampi e eccessivi poteri di interpretazione di una norma, è evidentemente un elemento che ha causato tanti danni a questo Paese. Prova ne è la recente approvazione del decreto "spazza corrotti". Credo che sia difficile pensare che, anche su queste pratiche, possa essere mandato il poliziotto infiltrato in ogni Comune.
Di conseguenza, in assenza di questa forma di tutela - spero si colga anche un briciolo di sarcasmo - non posso sentirmi tutelato da una norma così lasca.



PRESIDENTE

Prima di mettere in votazione gli emendamenti e poi l'articolo 2, dobbiamo mettere in votazione l'articolo 1 perché abbiamo fatto confusione con l'emendamento n. 29).
Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Emendamento rubricato n. 4) presentato da Graglia.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Vicepresidente Graglia in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
All'articolo 3, comma 1, dopo le parole "Amministrazioni comunali" sono aggiunte le seguenti parole "e le loro forme associative".
La norma in questione recita: "Le Amministrazioni comunali individuano singoli edifici o gruppi di edifici di qualunque tipologia edilizia, sui quali promuovere interventi di riuso e di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. La formulazione adottata ignora che gli interventi previsti dal DDL concernono funzioni amministrative relative alla competenza fondamentale del governo del territorio, che deve essere obbligatoriamente gestita in forma associata dai Comuni sotto soglia, in forza delle leggi nazionali e regionali relative alla gestione associata.
In tali casi gli atti sono assunti dagli organi competenti della forma associativa, che può essere o una convenzione o un'unione. Per chiarezza e certezza applicativa, sembra opportuno trascrivere questo dato istituzionale".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Come dicevamo all'inizio dell'illustrazione degli emendamenti, anche in questo caso l'emendamento tende quasi a modificare (questo è davvero un aspetto tecnico) l'articolo 3. Il voto che intendiamo dare esprime una contrarietà rispetto alla norma, perché crediamo che all'interno di questo articolo, cioè l'articolo 3, comma 1, la potestà di individuazione da parte delle Amministrazioni comunali di singoli edifici o gruppi di edifici sui quali promuovere interventi di riuso e riqualificazione sia la più grande limitazione della norma.
Ne ha una di carattere oggettiva e metodologica, nel senso che pensare non soltanto in grandi centri, ma pensare in grandi e medi centri che l'Amministrazione comunale possa individuare singoli edifici o gruppi di edifici oggetto di un possibile intervento è folle. Non voglio dire nel capoluogo di Torino, anche se Torino è un pezzo importante del Piemonte, ma pensate a Rivoli, a Nichelino, a Verbania o a Cuneo, cioè nelle grandi città del Piemonte come può un'Amministrazione comunale mettersi a censire i luoghi che possono essere oggetto di intervento o meno? Quindi, è un aspetto davvero di metodo, con il quale immagino non si dovrebbe scrivere una norma.
Ce un altro aspetto, invece, molto più significativo che di merito. Io mi domando con quale potestà un'Amministrazione comunale possa dire che, a parità di vetustà di un edificio, uno abbia titolo ad essere riqualificato e un altro no. Mi chiedo per quale motivo possa avvenire. Lo diceva bene il Consigliere Fluttero questa mattina: se stiamo parlando di terreno vergine se stiamo parlando di terreno agricolo o di ipotesi di futuro di una città che viene pensata con un piano regolatore, è sacrosanto che stia in capo a chi è stato eletto dai cittadini pensare il futuro di una città. Ma non pu essere dato mandato a un'Amministrazione comunale di decidere sulle sorti di riqualificazione di un palazzo piuttosto che di un altro, perché neanche le vecchie commissioni edilizie arrivavano a tanto.
Pertanto, non posso dire che è un errore, perché non è stata una legge fatta in fretta, ma credo sia stata una scelta voluta che è assolutamente sbagliata. Mi permetto di dire che ha anche un risvolto che è in capo alle Amministrazioni, anche in buona fede, di possibile elevatissimo contenzioso, perché si individua un soggetto che trae un beneficio da questa individuazione e non se ne individua un altro che questo beneficio non lo trae.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Fluttero; ne ha facoltà.



FLUTTERO Andrea

L'emendamento proposto dal collega Graglia è sicuramente un emendamento che la maggioranza dovrebbe prendere in considerazione, perché serve esclusivamente a fugare ogni dubbio sul fatto che quand'anche, anziché al singolo Comune, ci trovassimo di fronte a una forma associata di piccoli Comuni sotto soglia, è quello il livello che assume le decisioni previste da questo articolo 3.
Ovviamente, quando si parla l'articolo 3 scatta il riflesso condizionato della nostra critica rispetto al principio, quindi due rapidissime parole per rimarcare ulteriormente la nostra forte perplessità rispetto a un meccanismo che è diverso da quello che avevamo immaginato noi, ovvero di riconoscere un diritto a tutto l'edificato, a differenza di quanto stamattina un po' aveva saltato l'Assessore dicendo "il privato presenta e il Comune timbra". Il Comune dovrebbe, nelle nostre intenzioni, controllare che siano stati applicati i criteri stabiliti, uguali per tutti, e se sono stati rispettati i criteri; allora sì che autorizza, ma mettendo tutti i cittadini e tutti i proprietari nelle stesse condizioni.
Come diceva bene il collega Vignale, in una grande città come si pu immaginare che, in tempi rapidi, si possa avere un monitoraggio complessivo e una capacità di scegliere le aree sulle quali conferire questa possibilità? Al di là dell'ingiustizia e dell'iniquità, anche tecnicamente diventa difficile stabilirlo su una grande città. Più scendiamo nel piccolo e più aumenta, invece, il rischio di discrezionalità favorevole o sfavorevole verso i singoli, perché in un piccolo Comune ci si conosce tutti e diventa facile, in un Consiglio comunale, fare un danno o un dispetto a qualcuno e creare un vantaggio ad altri. Più cresce, invece, la dimensione di una città, più è ingestibile.
Succede già così, ma non è un buon motivo per continuare, no? La nostra preoccupazione sull'articolo 3 è determinata dall'aver voluto insistere su questa logica di pianificazione dall'alto, senza riconoscere un diritto uguale a tutti i cittadini, favorendo decisamente e in maniera significativa l'avvio di un forte processo di riqualificazione del tessuto edilizio del nostro Piemonte, che ne ha estremamente bisogno.
Comunque, tornando all'emendamento di cui stiamo discutendo, presentato dal collega Graglia, credo che l'Assessore e gli amici della maggioranza farebbero bene ad accoglierlo, perché serve esclusivamente a chiarire meglio un concetto sul quale credo ci sia poco da discutere e non ci si possa dividere. Ci dividiamo invece sulla ratio di fondo, sulla filosofia dell'articolo 3, ma devo dire che questo è anche il bello delle diverse posizioni politiche e culturali, come ha già riconosciuto anche stamattina l'Assessore proprio qui, che ci sono e si manifestano; diverse visioni rispetto a questo, che invece è un obiettivo che tutti quanti auspichiamo che il nostro Piemonte possa cogliere.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri chiedono di intervenire? Prego, collega Tronzano, prenda pure la parola.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Così come dicevano i colleghi prima di me, chiaramente qui vi è un discrimine centrale fra la nostra azione politica e l'azione politica legittima della maggioranza. Rispetto a quanto dicevo questa mattina in relazione all'operato degli Uffici, forse proprio qui troviamo uno dei nodi centrali.
Nel momento in cui la Regione ha capacità programmatoria, credo che si possa e si debba inserire un controllo adeguato da parte del Comune, ma nel momento in cui c'è soltanto da rigenerare una parte già costruita di una città o di un paese, certamente l'ingerenza dirigista di questa norma è secondo noi, superflua e anzi dannosa per il mercato edilizio, nonché per i cittadini stessi, che non possono far valere i loro diritti, Assessore.
Questo perché? Perché nel momento in cui - lei lo sa bene, Assessore avendo fatto l'Amministratore - in un Comune piccolo il Sindaco opera delle scelte, può attivare una discrezionalità lecita, ma sempre una discrezionalità. Nel Comune grande, invece, quale area sceglie il Comune per cercare di rigenerare il proprio tessuto? Quindi ci sono delle discrepanze.
Nell'ambito dell'attività programmatoria, ricordo un intervento del Consigliere Ferrentino. Credo che su questa base il ragionamento del Consigliere Ferrentino sia adeguato rispetto all'emendamento del Consigliere Graglia relativamente alla questione di aggiungere le forme associate dell'Unione dei Comuni o altre forme associate.
Ritengo che in questo senso sia doveroso specificarlo, visto che le Unioni di Comuni sono uno degli investimenti più importanti che hanno fatto le Regioni negli ultimi anni, per cui penso che tenerlo fuori anche solo come specificazione da un articolo di una norma così importante sia sbagliato.
Quindi valutate voi, ma ritengo che sia corretto citare anche questa precisazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Tronzano.
Emendamento rubricato n. 5) presentato da Graglia.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Vicepresidente Graglia in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
All'articolo 3, comma 2, le parole "con destinazione d'uso coerente con la destinazione d'uso propria" sono sostituite dalle parole "con la destinazione residenziale dell'immobile interessato".
Il secondo comma in questione recita: "Gli interventi di cui al comma 1 sono consentiti su edifici legittimamente realizzati o per i quali è stato rilasciato titolo abilitativo edilizio in sanatoria alla data di presentazione della richiesta di intervento, localizzati in ambiti di territorio urbanizzato e serviti dalle opere di urbanizzazione primaria o in territorio agricolo purché con destinazione d'uso coerente con la destinazione d'uso proprio ammessa dal Piano Regolatore Generale vigente in tale ambito".
La formulazione adottata per quanto riguarda gli immobili localizzati in zona agricola è equivoca nel momento in cui prevede che gli edifici interessati debbano avere destinazione d'uso coerente con la destinazione d'uso propria ammessa dal Piano Regolatore Generale vigente in tale ambito.
Poiché si parla di ambito, sembra evidente che la destinazione non possa essere altro che agricola. La modifica è necessaria per chiarire che la trasformazione a residenziale programmata dal disegno di legge deve essere prevista per i volumi in questione e non come previsione pianificata per l'area di insediamento, che invece sarà sempre agricola.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Anche quest'emendamento tende a scrivere la norma in modo più oggettivo rispetto alla modalità di comprensione circa la destinazione d'uso coerente con la destinazione d'uso propria. Diciamo che l'emendamento non ha colto il dettato normativo dell'articolo precedente, è di nuovo una valutazione soggettiva dei singoli uffici o può essere una valutazione soggettiva perché una destinazione d'uso coerente con la destinazione d'uso propria è evidentemente una valutazione. Diverso è specificare la destinazione residenziale dell'immobile interessato, perché da una parte passiamo a una valutazione soggettiva, dall'alta è un'indicazione oggettiva che dà la norma.
Allora, noi siamo abituati - in particolar modo per chi ha fatto l'Amministratore in un Ente locale - a vedere quanti contenziosi esistono anche laddove le norme sono ben scritte e non danno adito a ipotetici contenziosi fra la Pubblica Amministrazione e i cittadini, quando in realtà i contenziosi esistono.
È evidente che, se all'interno delle norme indichiamo dei vocaboli o comunque degli aspetti che utilizzano vocaboli come "coerente" o altri simili, è assolutamente semplice e prevedibile il fatto che, a fronte dell'impossibilità di utilizzo dei benefici che l'articolo 3 prevede all'interno della norma, un cittadino in qualche modo avanzi un contenzioso nei confronti di quell'Amministrazione che non ha ritenuto coerente la destinazione d'uso con la destinazione della propria abitazione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Fluttero.



FLUTTERO Andrea

Grazie, Presidente.
Credo anch'io che in questo caso l'emendamento sia da leggere con particolare attenzione sia da parte dei colleghi Consiglieri che da parte dell'Assessore.
Lo scopo è limitare i rischi di contenzioso e credo che molti di noi sanno come gli edifici in aree agricole, costruiti dagli agricoltori o da titolari d'imprese agricole, nel tempo possono avere anche diverse destinazioni: i figli magari non fanno più gli agricoltori come i padri e allora l'edificio o parte di un edificio è costruito in zona impropria, ma se è servito da una sufficiente rete d'infrastrutture poterlo inserire tra quelli che sono oggetto di riqualificazione è sicuramente una cosa positiva per l'insieme del territorio. È evidente che più riusciamo a essere chiari in questa definizione, più riusciamo a ridurre i rischi di contenziosi o anche di "furberie" (tra virgolette) e meglio è.
Credo che il testo proposto dal collega Graglia, andando in questa direzione, meriti la nostra e la vostra attenzione per una valutazione positiva. Lo scopo, come dicevo prima, pur restando le nostre forti perplessità sull'impianto complessivo della norma, dove possibile, è procedere con piccoli interventi di miglioramento anche dal punto di vista dell'utilizzo, proprio dei termini, per ridurre i rischi di contenzioso e aumentare l'efficacia, per quanto possibile, del processo di riqualificazione urbana che tutti noi abbiamo a cuore.



PRESIDENTE

Grazie, collega Fluttero.
Emendamento rubricato n. 6) presentato da Graglia.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Vicepresidente Graglia in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
All'articolo 3, comma 3, le parole "è subordinata a" sono sostituite con "avviene mediante".
La norma in questione recita: "L'individuazione dei singoli edifici o dei gruppi di edifici, di cui al comma 1 e 2, è subordinata a deliberazione comunale". Il concetto di subordinazione in termini giuridici esprime una condizione di legittimità; in questo caso, invece, il riferimento è all'atto da utilizzare. L'emendamento proposto, quindi, mira a chiarire che non si tratta di una condizione normativa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Graglia.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
In qualche modo, si cerca di correggere l'indicazione del comma 1 dell'articolo 3, perché è sufficiente leggere il comma 3 dell'articolo 3 rispetto a come è scritto e a come verrebbe emendato. "L'individuazione dei singoli edifici o gruppo degli edifici, di cui al comma 1" - dice oggi la norma - "è subordinata a deliberazione comunale, secondo quanto previsto dall'articolo 17, comma 2, lettera i) della legge regionale 56.".
Posto che ci sarebbe da obiettare sul fatto che la legge 56, rispetto a situazioni di riutilizzo di un bene, individui il Consiglio comunale come soggetto che subordina questa potestà, ovviamente rispetto ai benefici che la legge pone, è assolutamente evidente che accogliendo l'emendamento 6) e inserendo le parole "avviene mediante" si sancisce che l'individuazione dei singoli edifici avviene mediante delibera comunale.
Questo è già complicato, perché in ogni caso prevedere una delibera comunale significherebbe che, ogniqualvolta vi sia una richiesta di utilizzo della norma, l'Amministrazione comunale dovrebbe fare un nuovo atto deliberativo da portare davanti al Consiglio comunale. Tuttavia, ci già migliora la situazione indicata dal comma 1 dell'articolo 3, perch lasciare i commi 1 e 3 così come sono scritti e dare la potestà assoluta al Consiglio comunale di definire quali edifici possono beneficiare della norma ed evidentemente quali no è un limite assolutamente eccessivo.
Faccio solo un appunto. Anche in questo Consiglio regionale, abbiamo votato leggi o abbiamo provato a fare - in un caso, credo bene - leggi di semplificazione normativa. Voi pensate al numero di atti che produrrà solo questo comma 3 all'interno delle pubbliche amministrazioni piemontesi: centinaia e centinaia di nuovi atti che i Consigli comunali (non una determina dirigenziale) dovranno produrre per consentire il recupero di un immobile esistente all'interno della nostra regione. È un po' la dimostrazione del fatto che molto spesso la burocrazia nasce dalla cattiva scrittura delle norme e molto spesso la burocrazia nasce dal non comprendere che l'eccesso di regolamentazione crea limiti alla libertà individuale e alla libertà economica, oltre ad aumentare il peso della burocrazia all'interno della nostra regione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Davvero mi domando quale possa essere lo spirito con il quale una Giunta regionale animata, come tutte le Giunte, da buoni sentimenti, mossa dalla volontà di fare il bene del proprio territorio, possa pensare attraverso un passaggio di questo tipo di rispondere e dare concretezza a quest'obiettivo.
Credo sia elementare che subordinare all'approvazione di una delibera di Consiglio l'individuazione anche solo di un singolo edificio, non tanto di gruppi di edifici, ma di ogni singolo edificio, porti a due uniche possibilità alternative tra loro: la prima può essere la paralisi dei Consigli comunali.
Pensiamo alle realtà più complesse, alle realtà più popolose, alle realtà più urbanizzate, alle realtà con la maggior concentrazione della necessità di questi tipi di interventi, e pensiamo all'attività che già questi Consigli comunali sono chiamati a svolgere. Molti di noi sono stati Consiglieri comunali prima di arrivare qui, quindi sanno che un Consiglio comunale operativo è un Consiglio comunale che non ha molto tempo da perdere e che non lascia molto spazio alla noia di chi ne fa parte.
L'altra possibile alternativa è la privazione del cittadino del diritto di usufruire di un'opportunità. Nell'uno, quindi, come nell'altro caso, viene meno quel moto che dovrebbe spingere l'operato di ogni Giunta, quindi immagino anche della vostra, ossia fare l'interesse del proprio territorio.
Io vi domando: voi sapete quante volte si riuniscono i Consigli comunali? Cito due Comuni a caso: Moncenisio e Briga Alta. Voi vi rendete conto che qualunque intervento d'ora in poi dovrà essere sottoposto a un'azione di analisi, di studio, di approfondimento e, successivamente, sottoposto a votazione di Consigli comunali che si riuniscono pochissime volte all'anno e quelle poche volte avranno già una parte non irrilevante di lavoro da svolgere? Diversamente, sarà mia cura portarvi, in uno dei prossimi interventi, i dati delle delibere approvate dal Comune di Torino, magari non in questa consiliatura, perché non è andata benissimo, ma in quelle precedenti. Sono numeri spaventosi.
O non c'è consapevolezza di quale sia la reale complessità del territorio che state amministrando, o c'è davvero la volontà, nell'uno o nell'altro caso, di paralizzare i Consigli comunali, dicendo di fatto ai cittadini: "Sì, noi vi abbiamo fatto lo strumento, ve l'abbiamo messo in mano, ma di certo non potrete utilizzarlo".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Fluttero; ne ha facoltà.



FLUTTERO Andrea

L'emendamento n. 6), che propone di sostituire il termine "subordinata" relativamente all'individuazione di singoli edifici o gruppi di edifici con "mediante", continua a porre l'attenzione su un aspetto che noi giudichiamo particolarmente critico.
I colleghi prima parlavano di delibere di Consiglio comunale. Molti di noi sono stati in Amministrazioni comunali con vari ruoli e credo che tutti quelli che hanno avuto questa opportunità sanno qual è il clima dei Consigli comunali e gli strumenti che hanno i Consiglieri Comunali.
Penserete mica che i Consigli comunali di una città media o medio-piccola del nostro territorio abbiano strumenti per stabilire se le planimetrie che verranno presentate in Consiglio comunale, e che andranno a disegnare dove si potrà attuare e dove non si potrà attuare l'intervento, sono planimetrie realizzate applicando criteri omogenei, equi e senza distorsioni? E chi le avrà fatte? Le avrà fatte l'Ufficio tecnico, perché si sa che l'urbanistica è una materia tecnica, quindi in genere i Consiglieri comunali dicono: "È una cosa tecnica, l'ha preparata l'Assessore con l'Ufficio tecnico"; dopodich si vota con la maggioranza e via così.
Noi, quindi, ci troveremo dei Consigli comunali che si assumeranno la responsabilità di approvare strumenti che privilegeranno qualcuno e danneggeranno altri, magari perché amici del singolo funzionario comunale aprendo zone d'ombra che non è il caso di aumentare perché già ci sono, già le conosciamo e già le abbiamo vissute.
Non sappiamo se quei criteri saranno uguali a quelli del Comune vicino: ci sarà chi è fortunato e si troverà in un Comune che ha applicato criteri un po' più ampi e un po' più estensivi, mentre in un Comune confinante l'Amministrazione ha altro per la testa, quindi non è interessata e non applica criteri, che invece noi auspicavamo dessero il diritto a tutti i piemontesi, proprietari di immobili a vario titolo, a investire risorse per riqualificare i propri immobili, ottenendo un beneficio sotto tutti i punti di vista: ambientale, economico, per i settori produttivi, per il risparmio energetico e antisismico.
Dobbiamo andare a costruire un meccanismo di questo tipo, che frena e crea disequilibri e disuguaglianze? In un Comune si fa, mentre nel Comune a fianco un cittadino potrebbe lamentare: "Guarda, io ho lo stesso tipo di situazione, farei l'intervento ma non lo posso fare perché nel mio Comune il Consiglio comunale non lo fa perché c'è la crisi di Giunta, perché si riuniranno tra sei mesi e io magari tra sei mesi quell'opportunità che avevo, quel signore che voleva comprare o affittare da me e voleva quelle modifiche, non c'è più, perché è andato a investire da un'altra parte".
Francamente mi sembra, con tutta la buona fede che vi si riconosce, un atteggiamento che non è utile a sostenere lo sviluppo del nostro Piemonte.
Abbiamo bisogno di altro in questo momento. Capisco che ci sia la paura che il meccanismo scappi di mano; per evitarlo, mettiamo dei paletti chiari e rigidi, ma che siano uguali per tutti. In questo modo si dà più spinta all'iniziativa privata.
Anche in questo caso chiediamo di sostituire - anche solo per un fatto formale - la parola "subordinata" con "mediante".



PRESIDENTE

Ci sono ancora due emendamenti, ma ci eravamo impegnati a terminare per le 17.30 il Consiglio regionale, per poter discutere l'ordine del giorno del Consigliere Vignale e quello del Consigliere Rostagno.
Pertanto, sospendiamo l'esame del disegno di legge n. 301.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Proseguimento esame ordine del giorno n. 1163 presentato da Vignale e Graglia, inerente a "la Regione Piemonte chiede al Governo di attuare subito il Piano di gestione e di contenimento del lupo"; ordine del giorno n. 1443 presentato da Rostagno, Corgnati, Ferrentino e Ravetti, inerente a "La Regione Piemonte solleciti l'approvazione del piano di conservazione e gestione del lupo in Italia"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1163 e dell'ordine del giorno n. 1443, di cui al punto 14) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana del 24 luglio, il Consigliere Vignale ha illustrato l'ordine del giorno n. 1163 ed è intervenuto il Consigliere Ravetti che ne ha chiesto il rinvio. Il Consigliere Vignale aveva consentito e per questo ci siamo impegnati oggi a chiudere il punto.
C'è qualcuno che vuole intervenire su questo argomento? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Riprendiamo un argomento affrontato ormai un paio di mesi fa, nel senso che eravamo nel mese di luglio, se non prima. Così come, nel caso in cui fosse proseguita la discussione su questo atto di indirizzo, avremmo, come oggi espresso il nostro voto contrario a questo atto di indirizzo.
Tra l'altro, ultimamente, in Regione ma anche in Consiglio regionale sono stati fatti degli approfondimenti relativamente alla questione "lupo in Piemonte", chiamiamola così. Abbiamo seguito anche con attenzione un evento che è stato ospitato proprio in Sala Viglione del Consiglio regionale.
Certamente, il ritorno del lupo nella nostra Regione - Regione che, ad oggi, ospita circa il 90 per cento dalla popolazione totale del lupo in Italia, dopo il ritorno avvenuto anni fa, in primis nelle Alpi Marittime poi, via via, anche su altri territori - comporta anche delle criticità poiché è un animale che può entrare in contrasto e in conflitto con attività umane, in particolare con l'allevamento di capi di bestiame in alpeggio, e non solo, specie sul territorio montano (perché, ovviamente, è lì che si registra una maggiore presenza).
Ma parliamo di numeri, perché quando si discute di un fenomeno è sempre bene andare a ragionare anche sui numeri. A oggi - se sono attendibili le cifre che abbiamo, ma non ho motivo per pensava diversamente - parliamo di 200 capi, 31 branchi e otto coppie. Se pensiamo all'ampiezza del territorio montano piemontese, siamo ancora a numeri limitati.
Tra gli obiettivi dei progetti ai quali partecipa anche la Regione, c'è il tentativo di individuare delle strategie per assicurare una convivenza tra il lupo e l'attività economica. Ovviamente, noi siamo a favore di tutto ci che può garantire una protezione agli allevamenti e a misure di ristoro dei danni per chi ne subisce. Non siamo d'accordo, invece, con ipotesi di piani di contenimento o di abbattimento. Del resto - di questo mi rallegro anche il nuovo Governo nazionale, proprio per bocca del Ministro per l'Ambiente, Sergio Costa, anche recentemente ha detto chiaramente che intende perseguire qualsiasi misura alternativa all'abbattimento degli orsi (per ora non li abbiamo in Piemonte) e dei lupi. Questa è una linea che verrà assolutamente portata avanti a livello nazionale.
Come dicevo, esprimo parere contrario rispetto a quest'atto di indirizzo.



PRESIDENTE

Stiamo parlando dell'ordine del giorno n. 1163, quindi? Lei si sta esprimendo su questo (lo chiedo, visto che ce ne sono due).
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che su questo tema, che rischia, troppe volte, di essere trattato in modo ideologico, sia importante fare alcune considerazioni numeriche.
I dati che abbiamo sulla presenza del lupo all'interno della nostra Regione, se prendiamo quelli del Progetto Life WolfAlps dell'anno passato sono di 27 branchi per 151 esemplari.
In realtà, la cronaca quotidiana ci dice che questi numeri sono assolutamente sottodimensionati. Se uno prende il numero di capi rinvenuti solo per incidenti stradali e l'aumento degli areali dei branchi di lupi si rende conto che mentre una volta (fino a pochi anni fa) i lupi erano presenti sull'alto arco alpino e producevano, a partire dalle valli del Cuneese (dalla Val Pellice), un numero limitato di attacchi, oggi sono estesi su tutto l'arco alpino piemontese, ma soprattutto non soltanto sull'arco alpino. Perché vi sono stati degli incidenti, e non soltanto nel periodo invernale, in cui gli animali scendono a Pralormo, o in zone di pianura. Questo a dimostrazione che, ovviamente, ampliandosi il numero della popolazione, si amplia l'areale di caccia del lupo per poter vivere.
Vi è un dato scientifico: ogni specie animale ha una percentuale di riproduzione annua: ce l'hanno gli ungulati, quando si parla di caccia, ce l'ha qualunque specie animale, ce l'ha il lupo. Il lupo si riproduce per due volte (ovviamente nel saldo attivo fra i nati e i morti) e raddoppia ogni anno - quasi - la sua popolazione (è poco inferiore a due unità per ogni singolo capo). Ciò significa che se quest'anno abbiamo 200 lupi (ed è una stima assolutamente sottostimata) il prossimo anno ne avremo 400, fra due anni ne avremo 800, fra tre ne avremo 1.600.
Come si gestisce la presenza dei grandi carnivori nel resto d'Europa? Come si gestisce la presenza a cui siamo stati più abituati a discutere in quest'Aula, per esempio degli ungulati, che producono danni alle attività agricole? Si gestisce in due modi: nella prima modalità censendo il numero dei capi; nella seconda modalità, fatto il censimento e verificato qual è il numero di capi sopportabili all'interno di una valle, andando a intervenire sull'eccedenza.
Se una valle può sopportare 100 caprioli e i caprioli sono 200, il piano di abbattimento dei caprioli sarà di 100, perché questo è il numero massimo che quei chilometri quadrati possono sopportare. Cosa accade quando aumenta? Quando aumenta accade che gli animali si estendono verso altre aree, perché devono trovare foraggio o - nel caso del lupo - altri animali da aggredire e quant'altro.
Vi è solo una differenza sostanziale tra il lupo e le altre specie che vivono da secoli all'interno delle nostre montagne o del territorio piemontese (non soltanto delle montagne), sulle quali facciamo interventi: mentre sulle altre specie si fanno interventi selettivi di contenimento sul lupo questo non avviene. Non avviene, perché è una specie particolarmente protetta, quindi è giustamente una specie non cacciabile.
Quando nasce il piano di reintroduzione del lupo nelle nostre montagne, uno può raccontare ciò che crede; io voglio ricordare che se dal 1800, quando i Savoia misero la taglia sul lupo, il lupo nelle montagne piemontesi è scomparso e se dai primi dell'Ottocento fino agli anni Novanta non c'è più stato un avvistamento di lupi e immediatamente dopo, invece, i lupi sono aumentati fino a essere molte centinaia, ci si può raccontare la favola che hanno fatto tanta strada, hanno percorso tutto l'Appennino e sono arrivati nelle Alpi piemontesi, oppure - come è molto più probabile - riconoscere che è stato fatto un progetto di reinserimento che ha portato il lupo a essere così presente all'interno della nostra regione.
Non voglio discettare sul fatto se sia corretto che esistano o meno il lupo, l'orso, cioè i grandi carnivori presenti nelle Alpi. Provo a fare un ragionamento semplice: la coesistenza, la presenza del lupo deve essere compatibile con la presenza delle persone e delle attività imprenditoriali tra cui la pastorizia. Per chi vede la nostra regione con la stessa logica della legge sulla caccia, cioè che la montagna è il luna park dei cittadini, allora è meraviglioso che nelle aree montane ci sia di nuovo il lupo, che è bello, selvaggio, bello da riprendere e quant'altro.
C'è, però, un piccolo, piccolissimo problema: all'interno di quelle montagne, nel periodo estivo e non soltanto, vivono centinaia di pastori che non sono più in grado di garantire né l'incolumità del loro gregge n la loro incolumità. Nessuno dica che il lupo non attacca l'uomo, perch invito qualcuno di voi ad andare a difendere per una notte intera le gregge da un branco di lupi. Solo dopo aver fatto quella meravigliosa esperienza di wilderness - ma questo non avviene per chi vive in città, perché il lupo lo vede da lontano - si può discettare rispetto alla pericolosità o meno del lupo.
Il dato vero è che noi assistiamo ogni anno a centinaia di abbattimenti che sono non remunerati in termini di danno da parte dell'Amministrazione regionale, ma anche qualora fossero remunerati, a voi pare normale vivere in alta montagna con la presenza di un grande carnivoro e in una situazione tale in cui la pastorizia e la presenza nelle nostre montagne sono messe davanti a una logica ipernaturalista molto ipocrita, molto - per carità da anno 2000, molto paradiso della città? Vi invito anche a vedere quali sono stati e quali saranno gli interventi contro il piano d'intervento per la riduzione della presenza del lupo, che avviene sempre da parte di chi vive in città e non ha la più pallida idea di cosa significhi vivere nell'ambiente alpino e non soltanto alpino.
Pertanto, visto che noi non abbiamo un'idea di montagna come parco giochi un po' perché la nostra regione si chiama Piemonte, un po' perché siamo percorsi per 1.300 chilometri da Alpi e Appennini, un po' perché noi crediamo che la difesa della pastorizia montana sia uguale alla difesa di un altro posto di lavoro, anzi sia molto più importante perché non è solo la difesa di un posto di lavoro, ma è la difesa di una storia e di un territorio, noi chiediamo che venga fatto ciò che è previsto nel progetto europeo, cioè un piano d'azione e contenimento per ridurre in modo significativo la presenza del lupo all'interno delle nostre montagne.
Segnalo che altre nazioni - vedi la vicina Francia - hanno iniziato i piani di contenimento, magari in misura troppo blanda rispetto al numero, ma almeno hanno iniziato a farlo. Ritengo che non possiamo più sopportare - e ho concluso - o almeno è quanto noi non vogliamo fare, di metterci una mano davanti agli occhi per non vedere la situazione drammatica e difficilissima che centinaia di pastori piemontesi vivono all'interno della nostra regione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Questo è un argomento che ci ha coinvolti anche in passato in alcune riflessioni ed espressioni. È un argomento che - come diceva qualcuno prima di me - può essere anche oggetto di approfondimento con un'attenzione più ideologica.
Chi mi conosce lo sa: sono sempre stato scevro da quest'importazione, sia per mia opinione personale sia per il vissuto che ho del territorio. Non a caso, ho partecipato a diversi convegni e seminari sul tema, e non a caso sabato ho partecipato quasi tutto il giorno a un seminario sul tema, un bel seminario promosso dall'area protetta Alpi Cozie, che portava, tra l'altro esperienze non univoche, non solamente piemontesi.
Credo che alcune riflessioni di preoccupazione siano assolutamente condivisibili. L'ordine del giorno promosso dal Consigliere Vignale ha tuttavia, sollecitato, in alcuni di noi, una rappresentazione che è diversa. Qualcuno potrà intenderla più moderata, ma è assolutamente un approccio diverso.
Emerge sicuramente la necessità di continuare l'approfondimento dei dati.
L'intervento del Consigliere Vignale fa emergere che i dati proposti dal Progetto WolfAlps sono di un certo tipo, ma poi ci sono altri dati, che sono diversi. Vorrei sottolineare, tuttavia, che non hanno la scientificità che dobbiamo riconoscere a quel progetto. La raccolta dei dati è fondamentale in qualsiasi progetto di tutela e, se noi vogliamo far sì che ci sia l'approvazione di un piano nazionale di conservazione di gestione che possa arrivare anche al contenimento, è indispensabile avere dei dati precisi. L'esperienza italiana dimostra che ci sono Regioni che non hanno assolutamente la precisione di dati, con fenomeni molto più elevati soprattutto di randagismo e un po' meno elevati di presenza del lupo.
L'ordine del giorno che noi proponiamo, per prima cosa, verifica il funzionamento del sistema degli indennizzi. Credo che sia importante un'attenzione nei confronti di chi lavora in montagna e di chi fa l'allevatore che si vede sottratto, dal lupo, un animale, sia per il danno morale, che non è mai ricavabile, sia per il danno economico. Quindi, prima di tutto, verificare il sistema di indennizzo.
Secondo. Dobbiamo continuare a sostenere l'attività di conoscenza della specie e di monitoraggio.
Terzo, c'è l'impegno, che noi chiediamo alla Giunta, di insistere sul Ministero dell'Ambiente affinché si arrivi finalmente all'approvazione del Piano nazionale di conservazione e gestione; rispetto al quale, per dobbiamo essere anche un po' onesti. Il fenomeno del lupo tocca solo alcune Regioni e, proprio perché ha un'impostazione e una visione molto ideologica, ci sono delle Regioni che, sicuramente, contrasteranno l'approvazione di questo Piano. Piano rispetto al quale io sono favorevole e rispetto al quale credo che la maggioranza di questo Consiglio sia favorevole.
Tuttavia, dobbiamo anche riconoscere la fatica di approvare sul livello nazionale un piano che, per alcune Regioni, ha una certa emergenza - la nostra è una di quelle - mentre per altre, invece, non rappresenta sicuramente una priorità.



PRESIDENTE

Ricordo che la chiusura dei lavori del Consiglio è prevista per le ore 18.
Pertanto, se vogliamo votare gli ordini del giorno, dobbiamo contenere gli interventi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
L'argomento credo che sia di particolare interesse da più parti, purtroppo ahimè - contrapposte e, molto spesso, non con chiari fondamenti scientifici. Quello che è accaduto in questi anni è che certamente c'è stato un progetto, alcuni dicono di reintroduzione, altri studi dicono che invece il lupo sia arrivato spontaneamente sulle nostre montagne. Certo è che, effettivamente, ci sono delle segnalazioni importanti di attività di questo predatore superiore in alcune aree geografiche, soprattutto laddove c'è un'imponente o tentativo di imponente attività umana di ripristino di alcune attività, soprattutto nelle aree di montagna.
È certo che questo tipo di predatore non attacca l'uomo; alcune predazioni sono state segnalate ma, probabilmente, in modo improprio. Quello che è accaduto in questi anni è stata un'attività di esclusiva raccolta dati quindi ben venga, per quello che era lo studio di questo predatore sul nostro territorio, capire esattamente che cosa accadesse ma, in realtà, non c'è stata poi una conseguenza pratica.
Alcuni suggeriscono di dare agli allevatori il pastore elettrico o quant'altro; altri, su basi scientifiche corpose, suggeriscono che questo vada ad inficiare, in qualche maniera, anche sulla biodiversità vegetale di cui nessuno parla. Di fatto, la pastorizia e, comunque, l'attività di pascolo sarebbe limitata ad alcune aree circoscritte che, in qualche maniera, andrebbe ad alterare la biodiversità vegetale tipicamente alpina delle nostre montagne e dei nostri pascoli.
Alcuni suggeriscono l'abbattimento selettivo. Attenzione! Questo è un tema delicato. In realtà, molto spesso, si è visto che alcuni lupi, in genere dei solitari, hanno fatto delle predazioni e si sono spostati da alcune aree. Essendo un'animale fortemente territoriale, che viaggia molto e copre molti chilometri al giorno nella ricerca delle sue prede, in genere, il territorio di un branco di lupi è difeso da quel branco, che ha la necessità di essere forte in tutte le sue componenti. Laddove qualcuno possa immaginare che limitando, estrapolando o portando via alcuni capi da quel branco, altro non fa che limitare la forza di quel branco, che verrà sostituito da un altro branco, rendendo singoli, e quindi dispersi sul territorio, i capi del branco precedente; in realtà, introducendo un elemento di potenziale danno sui territori, perché questi lupi, cacciati dal proprio territorio e sostituiti da altri branchi, causano altri tipi di danni e sono quelli maggiormente denunciati e sensibili.
Credo che l'operazione WolfAlps sia stata certamente, preziosissima tuttavia, credo che sia giunto il momento, considerato anche l'alto costo.
Teniamo presente che noi, per avere la mappatura genetica delle famiglie di lupi che insistono sui nostri territori, queste documentazioni vengono mandate negli Stati Uniti, ma questo, ovviamente, ha un costo. Negli anni scorsi questa ricerca scientifica è stata fortemente sostenuta, ma credo che, allo stesso tempo, immaginare che l'esperienza di WolfAlps debba essere completamente sostituita o, comunque cancellata, non sarebbe un beneficio per i nostri territori, anche per l'obiettivo che si vorrebbe raggiungere.
Credo che sull'argomento bisognerebbe, invece, avere il coraggio di essere molto seri, di riconoscere l'importanza del valore scientifico dell'operazione WolfAlps ma, allo stesso tempo, se fosse possibile, mettere in piedi quelle che sono le migliori risorse. E credo che, in qualche maniera, stiano già lavorando e abbiano avuto modo di cominciare dei confronti, partendo da quelle che sono le autorità scientifiche più serie e accreditate sui nostri territori. Aggiungerei di parlare anche con le Regioni limitrofe simili alle nostre che hanno i nostri stessi problemi faccio l'esempio della Valle d'Aosta. Si potrebbe creare una sinergia con delle aree geografiche importanti, per arrivare, non solo alla raccolta dati, ma al suggerimento dato dal mondo scientifico su quelle che possono essere le opere di contenimento e di buona convivenza fra il lupo e le attività umane, i territori antropizzati.
A coloro che hanno la voglia e il coraggio di andare in montagna a svolgere delle attività, bisogna garantirle il più possibile e al meglio possibile e garantire la biodiversità. Ma è importante anche garantire al lupo - sia che sia stato reintrodotto o che sia arrivato da solo sui nostri territori la possibilità di svolgere la sua funzione biologica e la sua attività che è comunque importante per il controllo di alcune popolazioni animali.
Pertanto, non cancelliamo l'esperienza WolfAlps che, invece, dobbiamo considerare un prezioso bagaglio; allo stesso tempo, l'alto costo ci suggerisce di non riproporre un'esperienza limitata alla banale raccolta del dato, ma che si creino tutte le opportune sinergie con l'Università con le Facoltà scientifiche, con l'Istituto Zooprofilattico e le ASL che lavorano sul tema. Avere una sinergia con questi attori e con gli scienziati di WolfAlps, che tanto bene hanno operato, può suggerire soluzioni di buona convivenza fra l'uomo e il lupo.
Credo che sia una cattiva pratica quella di dire che il lupo, predatore di classe superiore, è un animale cattivo, così come credo che sia una cattiva pratica quella di dire che il lupo ha tutti i diritti, perché credo che in qualche maniera l'uomo nelle aree antropizzate abbia l'obbligo di intervenire per aiutare la natura a ricostruire il suo equilibrio.
Grazie.



PRESIDENTE

Considerate le richieste di intervento da parte del Vicepresidente Graglia del Consigliere Bono, del Consigliere Campo, del Consigliere Fluttero e del Consigliere Barazzotto, chiudiamo il Consiglio regionale, aggiornando questo punto all'o.d.g. alla prossima seduta.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.58)



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