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Dettaglio seduta n.349 del 18/09/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 9.50 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 2274 presentata da Barazzotto, inerente a "Medici di base: un'emergenza annunciata" (ritirata)


PRESIDENTE

In merito al punto all'o.d.g., inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze", iniziamo dall'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 2274, sulla quale la Giunta aveva dato la disponibilità a rispondere, ma nella giornata di ieri il Consigliere Barazzotto ha comunicato di voler ritirare tale interrogazione, perché ha presentato un question time sullo stesso tema, cui verrà data risposta nel pomeriggio.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 9.51 la Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 10.08)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Dopo la pausa estiva, a tutti un bentornato.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Chiedo di inserire un ordine del giorno che sarà collegato al disegno di legge n. 301 in merito all'applicabilità dei sovraoneri nei casi di rigenerazione urbana.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Qualche giorno fa ho inviato all'Ufficio di Presidenza, relativamente alla seduta consiliare di oggi, una richiesta di comunicazioni in merito a due temi sanitari molto cogenti e molto urgenti, uno dei quali, tra l'altro doveva essere discusso nella Commissione di ieri, ma a causa dell'assenza dell'Assessore Saitta non è stato possibile trattarlo.
Sto parlando del ricorso al TAR sulla delibera di Giunta regionale riguardante la possibilità di dotare le strutture private di un ricettario per la prescrizione di visite, esami e farmaci. Si tratta di un tema molto caldo e molto delicato, in quanto la delibera è stata sospesa e vorremmo avere dall'Assessore Saitta, a questo punto dalla sua viva voce in Aula delle informazioni in merito all'indirizzo preso dalla Giunta regionale.
Secondo. Visto che venerdì c'è stata una conferenza stampa - fermo restando che sappiamo che se ne può chiedere solo una, ma l'abbiamo comunque mandata come comunicazione - in sala Giunta regionale in merito alle nuove risultanze sui Piani di riduzione delle liste d'attesa, quindi analisi dei Piani di singole ASL e.



PRESIDENTE

Mi scusi, collega Bono, ma la interrompo perché così il Consiglio non pu continuare. Invito soprattutto le persone nelle barcacce a fare silenzio per cortesia, perché non si può lavorare in questo modo.
Prego, Consigliere Bono, continui pure.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho partecipato alla conferenza stampa, che ovviamente come tutte le conferenze stampa della Giunta era pubblica, però avrei alcuni quesiti da porre; quesiti che ovviamente, per buona creanza, non ho posto durante la conferenza stampa. Sarebbe interessante fare anche una discussione consiliare, perché penso che questo sia uno dei temi forse più importanti in sanità, assieme a quello del personale.
Di conseguenza, se l'Assessore volesse concedere tutte e due le comunicazioni in Aula ne saremmo veramente ben contenti.



PRESIDENTE

Oggi la giornata è piuttosto complicata. L'Assessore Saitta ha comunicato la propria disponibilità a svolgere la comunicazione in Commissione. Domani ci sarà la riunione dei Capigruppo e quindi definiremo l'argomento.
Ripeto, oggi la giornata è piuttosto complicata. Vi sarà un incontro con i rappresentanti dei lavoratori del settore del gioco legale: sono previste 200 persone davanti al Palazzo ed è opportuno incontrarle; ho concordato con le forze dell'ordine presenti questa mattina che le incontreremo alle ore 12.30. Alle ore 13 è programmato un altro incontro, quindi è una giornata densa di eventi. Tra l'altro, ci è stato chiesto di terminare il Consiglio regionale alle ore 18, per cui abbiamo bisogno di votare e di approvare quello che l'o.d.g. prevede.
Per quanto riguarda la comunicazione del collega Rostagno, la considero accolta.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco e Chiamparino


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 31 luglio 2018.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 24 luglio 2018.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione delle vittime del crollo del ponte Morandi di Genova avvenuto il 14 agosto 2018


PRESIDENTE

Alle ore 11.50 di martedì 14 agosto, la parte centrale del ponte Morandi di Genova, su cui corre il tratto terminale dell'autostrada A10, è crollato provocando decine di morti e di feriti. L'infrastruttura è piombata giù per quasi cento metri nel greto del torrente Polcevera e sulla sottostante via Fillak. Al momento del crollo, sul ponte stavano transitando circa trenta autovetture e almeno tre mezzi pesanti.
Sono 43 le persone che hanno perso la vita, 15 rimaste ferite e oltre 650 gli sfollati costretti a lasciare le proprie abitazioni. Tra le vittime anche dei piemontesi: Andrea Vittone, Claudia Possetti e i figli di lei Manuele e Camilla Bellasio, di Pinerolo; Cristian Cecala, Dawna Munroe e la piccola Chrystal, di Oleggio; Alessandro Robotti e Giovanna Bottaro, di Arquata Scrivia; Marta Denisi, originaria di Sant'Agata di Militello, da alcuni anni infermiera ad Alessandria.
È terribile quello che è successo il 14 agosto: quando buona parte degli italiani era in vacanza, altri uomini, donne e bambini trovavano la morte in maniera assurda. Costruire un ponte è un'espressione positiva, per come la usiamo correntemente. Può essere un collegamento fra due punti, ma spesso viene indicato anche per unire gli uomini, infatti diciamo frequentemente: "Bisogna non alzare muri, ma costruire ponti". Anche per questo quello che è successo è ancora più assurdo, in un Paese civile e moderno come quello in cui viviamo, perché un Paese civile e moderno mentre progetta nuove infrastrutture, se vuole, si prende anche cura di quelle già realizzate, che soffrono inevitabilmente il peso del tempo.
La politica ha un unico grande obiettivo, quello di rendere migliore la vita dei cittadini, e questo si realizza attraverso un giusto equilibrio tra quello che c'era e quello che ci sarà. Barack Obama, salutando il senatore McCain, ha detto: "Oggi è un giorno qualunque della nostra vita ma quello che succederà nei prossimi giorni dipenderà dalle scelte che avremo fatto adesso".
Per questo ci auguriamo che sia nominato presto un Commissario - se il Governo deciderà che questa è la strada migliore - e che il nuovo ponte possa essere costruito in tempi rapidi. Non servirà a guarire una ferita che continuerà a essere presente nella vita del nostro Paese, ma sarà utile, come accade sempre nella nostra esistenza, per ricominciare.
Convinto di interpretare i sentimenti di tutta l'Assemblea, esprimo il profondo cordoglio ai familiari delle vittime e sincera vicinanza ai feriti e a tutta la popolazione genovese da parte della comunità piemontese in questo momento.
Chiedo al Consiglio regionale di voler osservare un minuto di silenzio.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

c) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato, in data 2 agosto 2018, la seguente legge regionale n. 6 del 27 giugno 2018, "Modifiche alla legge regionale 14 luglio 2009, n. 20. Snellimento delle procedure in materia di edilizia urbanistica".
In data 6 settembre 2018, le seguenti leggi regionali: legge regionale n. 8 del 16 luglio 2018, "Istituzione del Comune di Valle Cannobina mediante fusione dei Comuni di Cavaglio-Spoccia, Cursolo-Orasso e Falmenta in Provincia del Verbano Cusio Ossola"; legge regionale n. 9 del 16 luglio 2018, "Norme in materia di promozione dei metodi sostitutivi alla sperimentazione animale".
In data 13 settembre 2018, la seguente legge regionale n. 10 del 19 luglio 2018, "Istituzione del Comune di Chy mediante fusione del Comune di Alice Superiore, di Lugnacco e di Pecco nella Città metropolitana di Torino" e ha deliberato la non impugnativa del Governo avverso legge approvate dal Consiglio regionale.
Il Consiglio dei Ministri, in data 8 agosto 2018, insieme in atto a legge regionale n. 5 del 19 giugno 2018, "Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria", ne ha deliberato l'impugnativa. L'articolo 6, comma 7 della suddetta legge si pone in contrasto con l'articolo 842 del Codice Civile: l'istituto del silenzio-assenso, poi esorbita dalle competenze regionali trattandosi di questione afferente l'ordinamento civile dello Stato.
La norma stabilita all'articolo 13, "Calendario venatorio regionale", comma 1, risulta invasiva della competenza esclusiva riconosciuta allo Stato in materia di ordinamento civile e di tutela dell'ambiente dall'articolo 117 della Costituzione.
Ha esaminato inoltre la legge regionale n. 7 del 29 giugno 2018 "Disposizioni urgenti in materia di bilancio di previsione finanziario 2018 2020" e ne ha deliberato l'impugnativa; in particolare, ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 22, commi 1 e 2, per violazione agli articoli 117, riguardante la potestà legislativa esclusiva dello Stato in materia di armonizzazione dei bilanci della Costituzione, e 119 della Costituzione che autorizza gli Enti territoriali a contrarre debito solo per il finanziamento di investimenti diretti e indiretti.


Argomento:

d) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Richiesta di comunicazioni alla Giunta regionale


PRESIDENTE

È pervenuta la richiesta del Consigliere Bono e su questo abbiamo già risposto che la questione, riguardando la semplificazione e l'accesso alle prestazioni specialistiche, e oggi è stata letta la risposta che l'Assessore Saitta ha dato.


Argomento:

d) Ricevimento delegazioni dell'associazione Pro Natura e delle rappresentanze sindacali dei lavoratori del settore del gioco legale


PRESIDENTE

Informo che oggi, alle ore 13, presso la Sala delle Bandiere, al piano terra, sarà ricevuta una rappresentanza dell'associazione Pro Natura e che alle 12.30 incontreremo una delegazione delle associazioni che rappresentano i lavoratori del gioco legale.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Comunicazioni in merito a "Piani degli indicatori di bilancio"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g., inerente a "Comunicazioni in merito a Piano degli indicatori di bilancio", do lettura del documento relativo.
Ai fini degli adempimenti, di cui all'allegato 4.1.11, comunico che l'Ufficio di Presidenza, con deliberazione 179 del 31 luglio 2018, ha approvato, ai sensi del decreto legislativo 118 del 2011, il Piano degli indicatori dei risultati attesi di bilancio relativo al rendiconto della gestione 2017 riferito al Consiglio regionale.
Il Piano costituisce un sistema di voci riferite a programmi e agli altri aggregati di bilancio costruite secondo metodologie comuni, in modo da rappresentare, in maniera dinamica, l'andamento delle principali voci di bilancio; per ciascuno degli indicatori previsti dal decreto legislativo 118 del 2011 vengono riportate la definizione del valore percentuale riferito all'incidenza dell'indicatore su tutte le missioni del bilancio.
Inoltre, per ciascuna delle tipologie delle entrate e per ciascuna delle missioni e programmi di spesa viene riportata l'incidenza sul totale delle voci di bilancio.
Preciso inoltre che sotto il punto di vista specifico della procedura di adozione del Piano degli indicatori, l'allegato 4 del decreto legislativo n. 118 del 2011 prevede che alla fine di ciascun esercizio finanziario entro 30 giorni dall'approvazione del rendiconto, la Regione trasmette al Consiglio il Piano medesimo.
La deliberazione dell'Ufficio di Presidenza è caricata sul supporto dei documenti per la seduta odierna al fine della consultazione.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 321, inerente a "Proposta di Direttive di Carattere Programmatico con validità triennale per gli anni 2018-2020 in materia di educazione alla pace per la cooperazione e la solidarietà internazionale"


PRESIDENTE

Il Vicepresidente Reschigna ha chiesto di anticipare l'esame della proposta di deliberazione 321, "L.r. 67/95. Approvazione della proposta di Direttive di Carattere Programmatico con validità triennale per gli anni 2018-2020 in materia di educazione alla pace per la cooperazione e la solidarietà internazionale", presentata dalla Giunta regionale, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Tale provvedimento è stato licenziato all'unanimità dalla VI Commissione il 6 settembre 2018.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'inversione di punti all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Pertanto, procediamo con l'esame della proposta di deliberazione n. 321, di cui al punto 3) bis all'o.d.g.
La parola all'Assessora Cerutti per l'illustrazione.



CERUTTI Monica, Assessora alla cooperazione decentrata internazionale

Grazie, Presidente.
Buongiorno ai Consiglieri e alle Consigliere e a tutti i presenti.
La Giunta ha chiesto quest'inversione semplicemente perché vorremmo approvare la delibera, se il Consiglio lo ritiene, per problematiche legate alla programmazione dei bandi, così come avevamo già discusso in Commissione.
I contenuti li abbiamo già visti nella Commissione di merito; avevamo solo il bisogno per poter programmare il Piano annuale e quindi procedere con i bandi, così come abbiamo discusso in Commissione (dove, peraltro, c'è stato, così com'è stato ricordato, un voto unanime) per avere appunto la possibilità di procedere, perché sappiamo che le tempistiche sul bilancio richiedono lo stanziamento dei fondi e il loro impegno entro fine anno.
Non entro nel merito, ma ovviamente sono a disposizione se ci richieste specifiche su alcuni punti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente. Buongiorno anche a lei e buon lavoro.
Avevo partecipato alla Commissione nel mese di luglio e poi purtroppo non ho potuto essere presente all'ultima seduta di Commissione, ma volevo fare una piccola considerazione.
Ovviamente, gli interventi che l'Assessora Cerutti ha previsto sono tutti positivi e cercano di migliorare la cooperazione, dando un ruolo attivo alla Regione Piemonte nella cooperazione internazionale, quindi ben vengano, vista la situazione caldissima in Medio Oriente e in Africa, che a leggere le relazioni di Padre Alex Zanotelli sono una costellazione di guerre regionali a noi completamente sconosciute, con dinamiche particolarissime. Tuttavia, credo che vi sia anche la possibilità, per il Piemonte, di ritagliarsi un altro ruolo.
Forse chiedo troppo, ma faccio un esempio: nella legge sul servizio civile avevo presentato un emendamento, recepito dall'Assessore Ferrari, dove era previsto un ruolo operativo, da parte del Piemonte, nei corpi civili di pace.
Io so, per esempio, che Marcon, della sua area politica, ha sempre lavorato molto a livello nazionale su questo fronte, con il tentativo di andare oltre, analizzando e cercando soluzioni.
È chiaro che il corpo civile di pace potrebbe intervenire nelle fasi di pre conflitto o post-conflitto, per cercare di abbassare i toni e trovare soluzioni che non siano - le peggiori - quelle dell'uso delle armi.
Sono competenze molto difficili che una Nazione si può dare solo con il contributo di tutte le Regioni.
Un altro fronte è comprendere come si sta muovendo il sistema burocratico militare presente in ogni Paese, ossia qual è la strategia militare che il mondo occidentale si sta dando; qual è la strategia militare che i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo si stanno dando e qual è la strategia militare dei Paesi extracomunitari.
Per fare ciò, però, la Regione Piemonte dovrebbe avere un ruolo proattivo o addirittura in prima persona, perché penso che nelle Università piemontesi ci siano le competenze per creare un primo nucleo di un centro di pace che abbia una capacità di analisi e di relazionarsi con le varie associazioni e con la cittadinanza attiva per comprendere la realtà che ci circonda.
Penso al grande non violento John Galt, che negli anni Novanta scrisse un libro in cui aprì una speranza, perché ciò che attualmente lo contraddistingue - pur essendo molto anziano, gli auguro lunga vita - è la capacità di analisi dei corpi militari e comprendere che tra la posizione dei non violenti e di chi crede solo nell'uso della forza militare come soluzione dei conflitti internazionali, c'è un'alternativa, che è quella di evitare gli ordini più pericolosi, che sono solo distruttivi.
Penso alle armi nucleari, dove abbiamo fatto una bellissima iniziativa, ma anche alle armi convenzionali che sono solo aggressive: un cacciabombardiere non lo compri per bombardare l'Italia, ovviamente, lo compri per bombardare un altro territorio, perché non ti puoi tirare le bombe sui piedi, come non ti puoi tirare le bombe nucleari sui piedi.
Se in Italia vi sono 70 bombe nucleari - 70 bombe nucleari - sebbene l'Italia sia un Paese non nucleare, sia civile sia militare, e se l'Italia ha acquistato degli aerei con la predisposizione al trasposto di queste bombole nucleari (bombe nucleari che verranno trasformate non a caduta gravitazionale, ma diventeranno dei missili alzando il livello di tensione in modo elevatissimo), c'è tutta una serie di situazioni complicate che innalzano i livelli di aggressività fra Stati che potrebbero essere analizzate e valutate per cercare soluzioni alternative che consentirebbero, nell'area mediterranea (ci limitiamo a questo), di abbassare i toni e di trovare soluzioni che non sono quelle dell'uso delle armi, come purtroppo negli ultimi anni è accaduto spesso e volentieri.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Cerutti per una replica.



CERUTTI Monica, Assessora alla cooperazione decentrata internazionale

Ringrazio il Consigliere Andrissi.
Intanto devo precisare che in una parte del Piano, come avrà visto, c'è tutta l'attività di educazione alla cittadinanza mondiale, quindi di sensibilizzazione su temi che stiamo cercando di portare avanti nelle scuole, proprio perché poi da lì si dovrà partire per costruire un'altra sensibilità.
Rispetto alla sollecitazione di ricavare un ruolo della Regione chiaramente con il senso del limite, si può provare a spingere verso altre politiche. Come Regioni abbiamo avviato una relazione con la Viceministra Claudia Del Re del Ministero degli Affari esteri, in modo da poter concordare con lei, rispetto anche all'attività dell'Agenzia nazionale della cooperazione, un lavoro proficuo fra Regioni e Ministero, che provi a dare a tutti un ruolo e provi a costruire politiche che vadano un po' al di là delle singole progettualità e, con un po' di ottimismo, anche a determinare cambiamenti significativi nelle relazioni, soprattutto verso il continente africano.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, possiamo procedere con la votazione.
Ricordo che il numero legale è 25.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 321, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Sia riportata a verbale la non partecipazione alla votazione del Consigliere Bono.


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame proposta di deliberazione n. 344, inerente a "Variazione di assestamento del Bilancio di previsione finanziario del Consiglio regionale per il triennio 2018/2020"


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 344, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola alla Vicepresidente Motta, che interviene in qualità di Consigliera per la relazione introduttiva.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
La proposta di deliberazione di cui all'oggetto è stata votata all'unanimità in sede Commissione, e di questo ringrazio i colleghi.
Come sapete, l'assestamento di bilancio rappresenta un momento importante nella gestione finanziaria dell'Ente, perché consente di realizzare le ultime verifiche di bilancio e, nel caso di necessità, di porre in essere tutte le correzioni necessarie.
Abbiamo approvato questa pratica nell'Ufficio di Presidenza, che naturalmente ringrazio per la fiducia e per il lavoro che è stato svolto.
L'Ufficio di Presidenza, come sapete, predispone annualmente la proposta di assestamento di bilancio del Consiglio regionale, che verrà poi sottoposta all'Aula per l'approvazione.
In questa proposta ci sono i riaccertamenti dei residui attivi e passivi il fondo pluriennale vincolato e gli eventuali fondi crediti di dubbia esigibilità.
Siamo partiti dal bilancio di previsione 2018, che è stato sottoposto a verifiche, e abbiamo potuto valutare se sono stati rispettati gli impegni gli obiettivi e i programmi e abbiamo fatto tutte le variazioni al rendiconto dell'anno precedente (2017), che aveva un risultato iniziale di 13.092.383,29 euro per arrivare ad un'applicazione dell'avanzo di bilancio di 4.477.760,26 euro.
Come abbiamo potuto già illustrare, l'avanzo di amministrazione del Consiglio quest'anno sarà utilizzato per concludere la ristrutturazione degli immobili del Consiglio regionale. Mi riferisco alla ristrutturazione del Banco di Sicilia (piano terreno, piano seminterrato, facciata e tetto) e alla conclusione della ristrutturazione di Palazzo Lascaris (tetto facciate, ingresso e cortile), oltre che ad adeguamenti impiantistici delle centrali termiche e al proseguimento del rinnovo e dell'adeguamento degli apparati hardware in dotazione degli Uffici regionali.
Si è trattato di un lavoro importante, che era già iniziato e che vorremmo concludere, in modo da poter garantire la piena funzionalità degli immobili destinati al Consiglio e agli uffici del Consiglio regionale.
Alle previsioni iniziali di competenza e di cassa del bilancio del Consiglio regionale per il triennio 2018-2020 sono state apportate variazioni che rientrano nella competenza dell'Ufficio di Presidenza e, non avendo carattere meramente compensativo, sono state approvate esclusivamente dall'Ufficio di Presidenza.
Si rileva una situazione sostanzialmente invariata per le entrate e per l'utilizzo dell'avanzo e dei fondi (mi riferisco sia al fondo pluriennale vincolato per le spese correnti, sia a quello per le spese in conto capitale). Come si evince dalla tabella di pagina 4, è diviso in tre voci: è stato strutturato in questo modo solo per un tecnicismo, oltre che per consentire agli uffici l'utilizzo e l'impegno in maniera più corretta e funzionale.
Si è provveduto altresì all'aggiornamento dei residui attivi e passivi e del fondo di cassa iniziale. Con il riaccertamento ordinario dei residui attivi e passivi abbiamo potuto liberare risorse al bilancio della Regione Piemonte, riducendo sia i residui attivi sia quelli passivi, in modo da avere un bilancio più veritiero e, al contempo, migliore dal punto di vista delle risorse. I residui attivi ammontano a 12.713.372,62 euro e i residui passivi a 4.751.195,80 euro (queste sono le cifre confermate dagli Uffici come corrette). Il saldo finale di cassa della gestione 2017 è di 6.042.030,25 euro.
Cercherò di essere rapida per non essere troppo noiosa nella lettura dei dati.
Mi soffermerei ancora sul contenuto della tabella di pagina 8, dove vengono evidenziati i fondi di accantonamento rischi e contenzioso per 4.914.496 euro e altri accantonamenti (fondi dei rinnovi contrattuali e fondi accantonamento indennità di fine mandato degli ex Consiglieri).
I fondi per i rinnovi contrattuali dipendono dal nuovo contratto che è stato firmato e che ha effetti retroattivi.
I fondi accantonamento indennità di fine mandato ammontano a 961.564.000 euro. Però, come ben sapete, con il cambio che c'è stato in Consiglio regionale, poiché alcuni colleghi sono andati in Parlamento, la cifra non è più la stessa, perché quei fondi sono già stati utilizzati per i Consiglieri uscenti.
Per quanto riguarda i fondi per il personale, abbiamo l'utilizzo dei fondi che sono frutto della sottoscrizione del contratto decentrato. Questo accantonamento porta a un risultato di amministrazione, per l'esercizio 2017, pari a 11.619.040,70: è il risultato di amministrazione al 31 dicembre, da cui partiamo.
Pertanto, tutti i fondi, tutti gli accantonamenti e tutti i vincoli ci portano al dato finale di 4.477.760 euro, che è l'avanzo di amministrazione.
Abbiamo ancora piccole variazioni apportate dall'Ufficio di Presidenza: la riduzione di un accantonamento di 189.553,17 euro, un incremento per l'adeguamento della parte vincolata relativa al CORECOM di 38.695,07 euro degli arrotondamenti che ci portano al saldo complessivo - che è l'avanzo libero di amministrazione - di 4.326.901,70 euro, che viene destinato alla conclusione di questi lavori.
Ricordo che, nel frattempo, è stato concluso il lavoro della centrale termica sia per gli uffici dei Gruppi sia per il Banco di Sicilia.
Pertanto, il prossimo inverno non dovremmo avere problemi almeno da questo punto di vista.
Tralascio - ma le potrete vedere alle pagine 13, 14 e 15 - tutte le spese correnti: agli arretrati utilizzati per i contratti conseguenti alla stipula del contratto del personale per 165.000 euro, il fondo di competenza del 2018 pari a 340.000 euro per i rinnovi contrattuali. A regime, i 340.000 euro saranno anche per gli esercizi 2019 e 2020, sempre per l'incremento del costo del personale.
Arriviamo alla conclusione di questo assestamento di bilancio con il parere dei Revisori contabili, che rilasciano un parere molto dettagliato e molto tecnico - com'è giusto che sia - ed alcune raccomandazioni molto di rito.
Non sono evidenziate questioni particolari da questo punto di vista e questo ci rassicura. Naturalmente, le raccomandazioni del Collegio dei Revisori, che ringrazio per il lavoro svolto, sono quelle di assicurare l'attendibilità dell'assestamento con conseguente raggiungimento del pareggio di bilancio. Si raccomanda una vigilanza costante nella gestione al fine di consentire il rispetto degli equilibri disposti dalla legge 243 del 2012 e conseguire efficienza, produttività ed economicità della gestione dell'Ente, un monitoraggio costante dei residui attivi e passivi lavoro che è stato svolto in modo minuziose e molto utile - e una vigilanza costante della gestione contabile, al fine di consentire il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica.
Infine, i Revisori attestano che le variazioni di bilancio correlate alla delibera di assestamento sono attendibili, congrue e coerenti ed esprimono parere favorevole in merito alla proposta di deliberazione.
Credo non ci sia altro da aggiungere, ma naturalmente tutte le osservazioni che possono essere fatte dall'Aula saranno bene accette e, se saranno richiesti chiarimenti, sarò disponibile a darli.
Lasciatemi concludere ringraziando, oltre al Collegio dei Revisori soprattutto i Dirigenti della struttura che ci affiancano in questo lavoro: il dottor Michele Panté, il dottor Giuseppe Mignosi e il dottor Francesco Bevacqua.
Grazie, Presidente, ho concluso.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Motta.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 344, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva all'unanimità.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame disegno di legge n. 301, inerente a "Procedure edilizie per il riuso la riqualificazione e il recupero dell'edificato"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 301, inerente a "Procedure edilizie per il riuso, la riqualificazione e il recupero dell'edificato" di cui al punto 5) all'o.d.g.
Sono relatori di maggioranza il Consigliere Rostagno e la Consigliera Accossato; è relatore di minoranza il Consigliere Mighetti.
La parola al Consigliere Rostagno per l'illustrazione della relazione di maggioranza.



ROSTAGNO Elvio, relatore

Grazie, Presidente.
Vado un po' a braccio, perché gli appunti che mi ero preso li ho lasciati da un'altra parte.
Intanto sono soddisfatto del percorso che abbiamo dato al provvedimento.
Ricordo che, in più occasioni, a seguito di emendamenti o di norme inserite nell'omnibus, abbiamo prorogato gli effetti dell'applicabilità della legge n. 20. Tutte le volte, sicuramente nei miei interventi c'era l'obiettivo di stabilizzare il provvedimento legislativo in modo tale che non fosse più a tempo e si andasse verso la redazione di un testo unico dell'edilizia, che superasse tre leggi, soprattutto quelle derogatorie rispetto alla pianificazione vigente nei Comuni, e poi inserisse altre norme che sono in altre leggi (mi riferisco alla legge n. 19), che mettono insieme una normazione su campi diversi dell'edilizia.
È un'esigenza che esprime il mondo datoriale, esprime il mondo delle professioni ed esprime anche i Comuni, in ordine alla necessità di semplificare il nostro apparato normativo. La semplificazione dell'apparato normativo di questo settore è uno dei presupposti per ridurre i contenziosi e per favorire i processi di riuso in una minor occupazione del suolo libero. Quello che andiamo a discutere - e mi auguro a votare oggi - è un provvedimento che è una parte fondamentale di un futuro Testo Unico dell'edilizia. La prossima legislatura prenderà in mano questo provvedimento e aggiungerà dei pezzetti.
In ordine al metodo che ci siamo dati, esprimo soddisfazione e ringraziamento ai colleghi che hanno collaborato; ringraziamento agli Uffici con i quali abbiamo condiviso questo percorso, anche in sedute di gruppo di lavoro all'interno della II Commissione. Mi sembra che la discussione sia stata serena e tecnica, di chiaro confronto fa i vari Consiglieri, l'Assessore e tecnici, senza un pregiudizio particolare.
C'erano, ovviamente, due posizioni differenti. La presentazione, da parte del Consigliere Fluttero, del disegno di legge n. 298, è indicativa di una visione differente. Tuttavia, nella fase emendativa, abbiamo colto alcuni elementi che erano condivisi di quel provvedimento legislativo e li abbiamo inseriti nel corpo della legge.
Che cosa vorrei sottolineare della norma? Prima di tutto che assolve la necessità di stabilizzare gli interventi in deroga rispetto agli strumenti urbanistici. La precarietà normativa alla quale era sottoposto il settore non fa bene al mondo immobiliare che, in questo momento, ovviamente continua a soffrire degli effetti della crisi economica. Secondo. Abbiamo un apparato edificato che è veramente obsoleto. Circa l'80 per cento degli edifici non sono sismicamente adeguati e, più o meno nella stessa percentuale, non hanno la corretta efficienza delle strutture sotto il profilo di risparmio energetico.
In più, abbiamo grandi quantità di metri quadri e metri cubi di edifici che sono assolutamente inutilizzabili. Pensiamo ad aree industriali dismesse non più appetibili per quanto concerne l'impianto industriale e artigianale. Vi sono molte aree commerciali di qualità bassa e parti di città che sono state costruite nel periodo del boom economico, negli anni Sessanta-Settanta, un po' in spregio alla qualità architettonica e alla qualità urbana.
Abbiamo bisogno di intervenire affinché tutti possano abitare in case più belle, più efficienti e sicure. L'intervento su molti edifici non è realizzabile se non previa demolizione e ricostruzione. Pertanto, favorire la sostituzione edilizia è una necessità che si esprime con questa legge modernizzando e ritoccando l'articolo n. 14 della legge n. 20, l'articolo sulla rigenerazione urbana che, adesso, viene riportato all'articolo 12 del disegno di legge n. 301.
Questa norma che, di fatto, apre un po' alla possibilità di intervento, e mi riferisco alla possibilità di intervenire anche nei centri storici, per edifici che sono stati costruiti dopo il 1950 (un altro emendamento che ho presentato propone una cosa analoga in altre aree, ma ne parleremo in fase emendativa), dà un ulteriore spazio affinché parti di città, che sono da salvaguardare nel loro contesto - e qui mi riferisco proprio ai centri storici - vengano prese in considerazione nell'ambito degli interventi che riguardano l'edilizia recente e che, sovente, deturpa i centri storici.
In tutti i centri storici abbiamo degli edifici, purtroppo, costruiti proprio nel periodo in cui facevo cenno prima (anni Sessanta-Settanta), per cui abbiamo centri storici con un impianto a due o tre piani e palazzoni quasi moderni di sei piani, come facciate rivestite in klinker. Potrei aggiungere un sacco di esempi che chiunque, anche senza grande senso estetico, potrebbe vedere vicino a casa sua. Noi dobbiamo creare i presupposti affinché questi interventi vengano fatti.
La legge non risolve un problema: il problema economico. Se noi vogliamo fare rigenerazione urbana, dobbiamo far sì che gli interventi siano economicamente sostenibili e le iniziative siano economicamente compatibili.
Come Commissione, ci siamo anche presi l'impegno di individuare quelli che potevano essere gli eventuali benefici. Alcuni derivano da una modifica alla fiscalità urbanistica, altri possono essere benefici che verranno individuati nei Fondi Strutturali Europei. A seguito di un emendamento proposto, circoscriviamo i costi applicabili al costo di costruzione, ai sensi della legge n. 10. Quindi, qualcosa è fatto, però se vogliamo che quegli interventi decollino, dobbiamo ancora lavorarci.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Rostagno, non si riesce a sentire quello che dice. Vi invito a consentire al Consigliere Rostagno e agli altri due relatori di svolgere la loro relazione.
Prego, Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elvio, relatore

Vado a concludere, anche se mi rendo conto che questa legge non fa innamorare nessuno oppure è il mio intervento che non entusiasma.
L'ultimo elemento di cui, secondo me, dobbiamo essere anche un po' orgogliosi è il seguente. In questo provvedimento di legge prevediamo la decostruzione; se percorriamo i nostri territori, individuiamo tantissimi fabbricati che sono assolutamente incoerenti rispetto al contesto. Abbiamo approvato un Piano paesistico e abbiamo dato un valore al paesaggio, ma nei nostri territori ci sono capannoni e strutture che fanno pietà. Non si pu intervenire se non con la decostruzione, cioè eliminare gli edifici che sia per la loro funzione sia per la loro forma, non hanno nulla a che vedere con il contesto agricolo.
La decostruzione avrà una premialità del 25%, ossia la demolizione consente di riprendere quella capacità edificatoria e riportarla in un'area già urbanizzata.
Mi sembra un intervento assolutamente in coerenza con il Piano paesistico.
Mi fermo qui, perché probabilmente altri colleghi avranno altre suggestioni da riproporci nel merito di questa norma.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Accossato, seconda relatrice di maggioranza.



ACCOSSATO Silvana, relatrice

Grazie, Presidente.
Aggiungerò alcune altre considerazioni, come relatrice di maggioranza, nel presentare questo disegno di legge, unendomi prima di tutto alla soddisfazione per il lavoro svolto in modo trasversale in II Commissione in particolar modo nel gruppo di lavoro tecnico, che ci ha portato a condividere la gran parte dell'articolato e del risultato finale che viene presentato in Aula.
Forse all'apparenza non farà appassionare questo disegno di legge in questo momento, ma credo che, invece, ci debba essere soddisfazione per questa proposta, anche un po' di orgoglio, ma sicuramente soddisfazione per una nuova opportunità legislativa e normativa che si mette a disposizione dei piemontesi, non soltanto degli operatori o dei professionisti, ma anche delle cittadine e dei cittadini.
Forse sono l'unica tra i relatori a non essere un tecnico o un professionista o un architetto, perché ho una formazione agronomica, sono una contadina da questo punto di vista e arrivo dalla campagna.
Nonostante questo, anzi, forse proprio per questo, ho condiviso e apprezzo il lavoro che abbiamo fatto, perché da questo disegno possono arrivare elementi importanti di riqualificazione del nostro territorio e di miglioramento di azioni che possono migliorare la qualità ambientale e paesaggistica dei nostri territori, dei nostri centri urbani e anche delle aree agricole e di quelle meno densamente abitate.
Noi parliamo di rinnovare, riqualificare e rigenerare parti di territorio che sono costruite da patrimonio obsoleto, che sono state compromesse dalle destinazioni d'uso, che sono state anche realizzate in periodi temporali in cui la qualità del costruire e la bellezza del nostro patrimonio edilizio era forse l'ultimo dei problemi, o probabilmente si avevano canoni diversi.
Voglio sottolineare alcuni aspetti, perché altri sono già stati indicati del disegno di legge. Per primo, torno a sottolinearlo, è certamente necessario il superamento delle procedure derogatorie della legge n. 20 perché se un'Assemblea legislativa e se una Regione lo ritiene, quelle operazioni e quegli interventi utili per migliorare la qualità del proprio territorio devono essere stabili, programmabili e a disposizione degli operatori e dei cittadini in modo permanente, ovviamente all'interno di una serie di normative stringenti.
Da questo punto di vista, prima di tutto voglio sottolineare il ruolo dei Comuni all'interno di questo disegno di legge, che è stato anche uno degli elementi di discussione. Quello che abbiamo individuato nell'articolato secondo me, raggiunge il punto di equilibrio tra il giusto accompagnamento dell'iniziativa privata - e quindi la giusta attenzione all'iniziativa privata, che non può che essere motore in ambito economico ed immobiliare e il governo del territorio, che deve rimanere saldamente nelle mani del sistema pubblico per la legge n. 56, accanto alle norme regionali, nella potestà programmatoria e pianificatoria dei Comuni.
Questo rimane, perché sono i Comuni che individuano le aree da rigenerare o che, comunque, promuovono manifestazioni di interesse o che, nelle diverse tipologie, valutano le proposte che gli aventi titolo possono presentare perché si dà possibilità ai soggetti privati di presentare proposte di trasformazione, di demolizione e costruzione piuttosto che di ampliamento o di ristrutturazioni profonde, ma deve essere il Comune che deve accettare facendo ovviamente una valutazione e motivando il perché o perché non viene accettata, addirittura introducendo il silenzio-dissenso. Infatti, il nostro disegno di legge introduce il concetto che se il Comune, entro 120 giorni, non risponde, vuol dire che l'istanza non è stata accettata, ma perché non considerata coerente con la programmazione, ovviamente senza motivazioni.
Quindi c'è il tema del ruolo dei Comuni.
L'altro tema che voglio sottolineare nella relazione introduttiva è il concetto della premialità; premialità che viene codificata e utilizzata come strumento per accelerare o per consentire processi di trasformazione.
Come nei bandi regionali, la premialità viene indicata fin da subito, nel primo articolo: "La priorità al riuso e la limitazione al consumo di suolo costituiscono criteri di premialità nei bandi di finanziamento".
Si introduce un concetto importante: come per la Regione Piemonte riutilizzare il patrimonio esistente ed evitare il consumo di suolo sia un elemento da premiare e da aiutare. Ma la premialità è intesa anche in termini di percentuali di costruzione che si può realizzare in più a seconda, appunto, dei risultati di efficientamento energetico che si raggiungono piuttosto che dei risultati di miglioramento del profilo complessivo, oppure allorquando si incontrano difficoltà particolarmente impegnative nel riutilizzo come le bonifiche, che molto spesso (pensiamo alle aree industriali dismesse) sono uno dei degli elementi che frenano la possibilità di riutilizzo o di ricostruzione e quindi anche di miglioramento ambientale, insieme a tutto il degrado che poi queste producono.
Il tema della premialità secondo me supera un po' il concetto di urbanistica contrattata, che spesso è ovviamente oggetto di condizioni aleatorie o è nelle mani dei contraenti, e invece riporta la questione di ciò che viene messo a disposizione degli operatori e dei cittadini nelle mani del decisore attraverso percentuali che approveremo insieme al disegno di legge, ossia percentuali di incentivi di miglioramento che consentono di ampliare le superfici o le volumetrie realizzabili.
Due altri aspetti. Con questo disegno di legge, sempre nell'ottica di riutilizzare il patrimonio immobiliare esistente e di non consumare suolo si consentono ovviamente ampliamenti, miglioramenti e ristrutturazioni, ma anche demolizioni e costruzioni. Credo che ciò sia indispensabile, perch in talune situazioni, se non si fa questo tipo di operazione, non si riescono a ottenere i risultati necessari: pensiamo proprio al tema del miglioramento energetico del nostro patrimonio. Ecco, noi abbiamo un patrimonio immobiliare colabrodo, dove di solito riscaldiamo per poi buttare fuori nell'ambiente e nell'aria ciò che bruciamo, con tutte le conseguenze sulla quantità di anidride carbonica e sulla qualità dell'aria del nostro territorio, per cui si deve intervenire in modo deciso.
Un capo specifico della legge è destinato al tema della rigenerazione urbana, dove diventa ancora più cogente - e già la definizione lo indica il tema del miglioramento su aree più vaste di territorio, non dei singoli edifici, ma di vere e proprie porzioni di territorio.
Ultimissimo riferimento che voglio fornire ai colleghi nella lettura del disegno di legge è la sottolineatura che viene data e la giusta attenzione al recupero dei materiali da demolizione, di cui questo Consiglio si è di nuovo occupato parlando di rifiuti speciali o parlando della legge sulle cave. In questo senso, c'è anche un filo conduttore di coerenza del nostro operato legislativo che ci porta a dare particolari considerazione e premialità laddove si demolisce, ma con attenzione al recupero dei materiali e al loro riutilizzo in una logica di filiera.
Questi mi sembrano - almeno dal mio punto di vista - alcuni degli aspetti più importanti che volevo sottolineare e condividere con i colleghi ribadendo la soddisfazione per un lavoro condiviso, che credo abbia consentito a tutti anche di imparare qualcosa - almeno personalmente sì - e di portare in Aula un disegno di legge di cui credo possiamo essere soddisfatti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mighetti, relatore di minoranza.



MIGHETTI Paolo, relatore

Grazie, Presidente.
Senz'altro, come anticipavano i colleghi, penso che questo sia un testo di legge importante; importante soprattutto perché supera la legge regionale n. 20, di cui abbiamo parlato in questo Consiglio tutti gli anni e tutti gli anni abbiamo proceduto a delle proroghe.
Tuttavia noi, come Movimento 5 Stelle, sin dalla prima volta che il testo di proroga arrivava in Consiglio, abbiamo chiesto che si procedesse a un superamento dello stesso, per andare incontro a un testo di legge che veramente mettesse in campo, da una parte, degli anticorpi rispetto ad alcune storture della legge n. 20 e, dall'altra, a delle opportunità per rilanciare un settore economico e un sistema virtuoso rispetto all'edilizia; un sistema che vada a riqualificare e a rigenerare aree urbane che attualmente versano in condizioni di degrado o sottoutilizzo.
Penso che questo testo di legge abbia centrato il tema e l'abbia centrato per una buona base, per cui riconosco il lavoro di concertazione fatto dall'Assessorato e il lavoro tecnico svolto dagli uffici regionali.
Presidente, un po' di silenzio non guasterebbe.



PRESIDENTE

Per cortesia, possiamo lasciar parlare il Consigliere Mighetti? Grazie.



MIGHETTI Paolo

Sto cercando di sforzarmi di fare un discorso che sia il meno tecnico possibile, perché l'urbanistica - come si è detto prima - è materia ostica è materia che fa innamorare perché la città di Venezia è stata costruita secondo un disegno urbanistico, non secondo un disegno del tutto spontaneo quindi anche l'urbanistica può fare innamorare. L'urbanistica è arte praticata dai re e dai nobili, quindi possiamo anche dire che ha una sua dignità e può essere ascoltata all'interno di un consesso come questo, che spero abbia un'alta levatura culturale.
Torno al disegno di legge che, come dicevo, ha centrato l'obiettivo disegno di legge che ha in sé un suo percorso condiviso all'interno della Commissione consiliare, un lavoro durato più sedute all'interno della Commissione con un apposito tavolo di lavoro, che ha sciolto alcune tematiche e alcuni nodi critici.
È una materia assai delicata, una materia che bisogna analizzare con tutte le dovute cure. È una materia che ancora oggi, per quanto il testo di legge sia complesso, ci porta a prevedere alcune piccole modifiche, perch all'interno di ogni riga e paragrafo del testo di legge si possono annidare delle interpretazioni fuorvianti rispetto al testo della legge e al suo spirito. Vado un po' a evidenziare alcune dei caratteri principali del testo di legge, che penso diano il metro del lavoro svolto e della validità di questo testo di legge.
Innanzitutto, vorrei partire dall'articolo 3, in cui stabiliamo: "Le Amministrazioni comunali individuano singoli edifici e gruppi di edifici di qualunque tipologia edilizia sui quali promuovere interventi di riuso e di riqualificazione". Questo è un tema cardine, il tema appunto di non più un sistema lasciato completamente all'iniziativa privata, ma di amministrazioni comunali che individuano quali sono le aree su cui è possibile operare ed è auspicato operare.
Dal nostro punto di vista, all'interno della legge 20 avevamo lavorato su alcuni temi che erano stati inseriti durante gli anni; ad esempio, la finalizzazione degli interventi a una riqualificazione del patrimonio edilizio, anche quelli di semplice ampliamenti. Qui all'articolo 4 cominciamo a dire che l'intervento può configurare una struttura edilizia in parte diversa dalla precedente ed è finalizzato alla riqualificazione strutturale energetica, estetica o igienica funzionale dell'edificio questo è un principio cardine.
Altra questione è quella relativa alle altezze; una delle obiezioni che facevamo alla legge regionale 20 è che questa era una legge deroga, era una legge che cercava di costruire dove il terreno era già compromesso e dove era già edificato, però alcuni parametri dovevano essere fatti salvi. Un parametro come l'altezza degli edifici dovrebbe avere limitazioni anche in una parte derogatoria.
Sotto nostro impulso, si è fatto salvo il principio del ribaltamento, cioè un edificio non può stare a una distanza inferiore all'altezza del frontista o dello stesso edificio, cioè i due edifici, nel caso di crollo non si possono ribaltare contro l'altra facciata e l'altro edificio e cagionarne un danneggiamento. All'articolo 4, appunto, parlavamo d'interventi di ristrutturazione e di ampliamento.
L'articolo 5 è sugli interventi di sostituzione edilizia e negli articoli seguenti andiamo su leggi regionali vigenti che sono quasi completamente assorbite da questo testo. Ricordo, per esempio, un'ultima cosa relativamente alle premialità riferite alla deimpermeabilizzazione dei suoli; questione che abbiamo condiviso dal primo momento, ma che ci siamo sentiti di puntualizzare, perché deimpermeabilizzare in aree soggette a lavorazioni che possono avere implicazioni relative all'inquinamento è questione delicata. Quindi, abbiamo ottenuto, ed è stato condiviso dall'Assessore, un percorso secondo cui all'interno dei regolamenti emanati dalla Regione si stabiliranno alcuni parametri tecnici, per evitare appunto che le deimpermeabilizzazioni costituiscono un problema dal punto di vista ambientale.
Per quanto riguarda gli altri testi incorporati, all'articolo 6 è prevista la norma sul recupero dei sottotetti, all'articolo 7 le norme per il recupero funzionale dei rustici, che rimangono pressoché invariate.
Volevo fare ancora un focus su alcuni articoli: l'articolo 8, sulle norme per la ricostruzione, proposto dal collega Rostagno, che dal nostro punto di vista dà gambe a quello che era anche un emendamento da noi proposto all'interno del PPR. Appunto, nel PPR, all'articolo 38, relativamente alle aree a dispersione insediativa, abbiamo inserito una direttiva che favorisce la riconversione agricola di aree parzialmente edificate, cioè quelle aree perimetrali delle città e dei paesi che sono abbastanza degradate e che sono coperte da piccoli fabbricati che, di fatto, versano in uno stato di utilizzazione pressoché inesistente e deturpano il paesaggio. Ebbene, in queste aree è auspicabile una demolizione, un ritorno all'utilizzo agricolo del sedime.
L'articolo 8, a nostro giudizio, dà gambe a questo principio, prevedendo che queste cubature possono essere spostate in una quota del 25 per cento in altre aree definite dal Comune come "aree di atterraggio".
All'articolo 9, sulle competenze comunali, si stabilisce che il Comune pu deliberare l'esclusione di parte del territorio dall'applicazione di queste norme, ed è cosa buona e giusta per evitare fenomeni di compromissioni di parti di valore paesaggistico e di parti di valore ambientale del tessuto urbano e territoriale dei nostri Comuni.
L'articolo 10 è relativo alle disposizioni comuni e l'articolo 11 alle limitazioni.
L'articolo 12, molto importante, è relativo agli interventi di rigenerazione urbana: fa suo un articolo già presente nella legge 20 e lo rende più urbanistico, con un valore urbanistico maggiore.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Consigliere, chiedo scusa.
Proviamo a vedere se c'è un po' di silenzio in modo da permetterle di parlare.



MIGHETTI Paolo

Grazie.
Penso che questo sia un articolo che possa dare la possibilità ai Comuni e ai privati di intervenire in maniera veramente fattiva su parti della città e cercare insieme, tra amministrazioni e portatori di interesse, una riqualificazione di interi ambiti, interi ambiti che possono essere svincolati da un processo che ha una sua pesantezza all'interno del Piano regolatore e che possono trovare una loro collocazione all'interno di questo articolo.
L'ultima questione che voglio ricordare riguarda l'articolo 15.
All'articolo 15 abbiamo inserito un principio che secondo noi è un principio cardine per il funzionamento di queste politiche. Se io costruisco e vado a riqualificare aree che sono compromesse, già costruite degradate e a volte anche inquinate, devo pagare di meno. È un criterio secondo cui la quantificazione del contributo di costruzione deve avere una quantificazione premiale per questo tipo di intervento virtuoso.
Penso che questa sia la porta per far sì che questi interventi siano economicamente, non tanto sostenibili, perché quello compete a tutta una serie di variabili, ma più sostenibili rispetto a prima.
Concludo dicendo che questo testo di legge ci appare effettivamente incentrato sul tema; un testo di legge che nel corso della discussione dovrà aveva ancora qualche piccolo aggiustamento formale della lingua italiana, per evitare interpretazioni fuorvianti da parte di tecnici comunali o di tecnici operanti nel settore.
Ci sono alcuni aggiustamenti da fare. Spero che nella giornata di oggi si possa lavorare in tal senso per raggiungere l'obiettivo di ottenere una legge sul riuso che possa essere applicata al più presto dai Comuni.
Spero che l'Assessorato ai lavori e ai regolamenti attuativi lo possa fare nel minor tempo possibile, di modo che, nell'arco di questa legislatura, si raggiunga l'obiettivo di una legge perfettamente applicabile sul riuso sulla prequalificazione dell'edificato e sulla rigenerazione urbana del patrimonio edilizio del nostro Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Mighetti.
Con l'intervento del Consigliere Mighetti abbiamo concluso le relazioni di maggioranza e di minoranza sul provvedimento, quindi possiamo aprire la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tronzano; ne ha facoltà.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Rapidamente, in attesa dell'intervento del mio Capogruppo, do merito all'Assessore di aver cercato una collaborazione, anche se - e mi perdonerà per quello che sto per dire - non è riuscita sostanzialmente, nel senso che la distanza fra la nostra impostazione (l'impostazione di Forza Italia e credo di tutto il centrodestra), su una legge così importante come quella dell'urbanistica, è talmente distante rispetto alla vostra impostazione legittima, legittime entrambe - che purtroppo non c'è stato modo di trovare, a nostro giudizio, una quadra adeguata.
In questo senso, è chiaro che forse il centrodestra ha garantito un'accelerazione sulla legge, anche a seguito della presentazione della nostra proposta di legge, che probabilmente ha indotto l'Assessore a muoversi per cercare di arrivare entro fine anno a sostituire anche la legge 20, tra le altre cose.
Nella sostanza, credo che si sia persa un'occasione.
Sono certo che non siete mossi da volontà punitiva nei confronti del settore edile, dei costruttori e delle costruzioni, ma credo che la vostra sia proprio un'impostazione filosofica che in questa fase storica non è adeguata alle reali esigenze.
Ci sono state delle ricerche, da parte del settore, che dicono che se entro tre anni non si trovano nuovi sbocchi, è probabile che il settore dell'edilizia andrà "a Patrasso", cioè chiuderanno la maggior parte delle imprese oggi esistenti sul territorio, cosa che, peraltro, è già successa: a Torino abbiamo perso dei colossi dell'edilizia, che purtroppo non ritorneranno. Quando poi si perdono le piccole aziende e le piccole e medie imprese, non si ricostruisce facilmente un tessuto sociale ed economico. È per questo che riteniamo che, con questa legge regionale, oggi si sia persa un'occasione storica.
Cercheremo, nel limite del possibile, di migliorarla, come abbiamo provato a fare grazie all'intervento del Capogruppo Fluttero in Commissione, al mio o a quello dei colleghi dell'opposizione, però credo che non sarà sufficiente.
Nessuna critica specifica agli Uffici, ma credo che anche gli Uffici debbano fare una valutazione del loro modo di porsi nei confronti di questo settore e nei confronti di queste attività, perché all'interno della discussione in Commissione, Assessore, mi pare che sia emerso chiaramente che gli Uffici hanno una modalità anche loro dirigista di seguire il tema urbanistico.
Credo che in questa fase non sia necessario agire così ma, anzi, sia importantissimo fare quello che noi avremmo cercato di fare e avremmo voluto che si potesse fare: far sì che il riuso e la rigenerazione urbana nascano dal basso, dai cittadini, da coloro che sono gli operatori del settore, senza più avere cornici deliberative da parte dei Comuni che impediscono qualsiasi azione, solo perché il Sindaco si sveglia e non ritiene simpatico il tal Tizio, rischiando di bloccare completamente tutta l'operazione.
Su questo non siamo riusciti a fare breccia, perché l'impostazione è filosoficamente e oggettivamente diversa.
Inoltre, a nostro giudizio manca anche un'adeguata attenzione ai Comuni Assessore. Fino al 2014, un buon strumento era quello dei pareri. Purtroppo sono stati abbandonati, invece credo che i pareri possano essere una delle soluzioni per sburocratizzare e per rendere più armonica e più flessibile la normativa.
Purtroppo non ci arriviamo, anzi, costringiamo i Comuni - e questo lo facciamo con il Piano paesaggistico - ad adeguare, con una variante, il proprio piano regolatore al piano paesaggistico. Ed è qui che, invece avremmo potuto cercare di fare qualcosa di più e di meglio rispetto al tema della burocrazia.
Poi - e qui credo sia necessario chiudere il mio intervento - sono certo Assessore, che, così come sul gioco legale, anche sul tema delle costruzioni ci sia un riflesso pavloviano da parte di una parte del Partito Democratico, ma anche da parte dei colleghi del Movimento 5 Stelle, che ritengono i costruttori sostanzialmente degli eretici, delle persone che non è che fanno profitto in maniera legale, in maniera rispettosa delle leggi, rispettosa dei lavoratori e rispettosa dell'ambiente, ma cercano sempre qualche maniera truffaldina per trovare una soluzione che vada a loro beneficio.
Su questo vorrei pubblicamente spendere una parola in Consiglio regionale che è la più alta istituzione a livello regionale esistente, per dire con chiarezza che i costruttori sono lavoratori che fanno fatica a raggiungere la fine del mese! Fanno fatica come tutti noi, come tutti i lavoratori anche quelli dipendenti, a guadagnarsi la pagnotta! Non sono persone che rubano o che cavillano per trovare soluzioni adeguate al loro profitto e al loro portafoglio.
Ci sono centinaia di migliaia di dipendenti in ballo, Assessore: centinaia di migliaia di dipendenti in ballo! Una grande parte della crisi, dal 2007 a oggi, ha già travolto questi dipendenti e questi costruttori.
Riconosciamo, naturalmente, il tentativo di mediazione dell'Assessore, che però, a nostro giudizio, non è riuscito. Ma riteniamo che occorra qualcosa in più rispetto a quello che è stato partorito dalla Commissione sulla legge urbanistica: noi avremmo voluto darlo, e cercheremo di identificarlo con chiarezza soprattutto durante la nostra campagna elettorale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Io credo che si debba partire dalle prime righe dell'articolo 1 per comprendere lo spirito del legislatore. Mi riferisco proprio all'articolo legato ai principi e alle finalità.
Le prime parole della legge recitano: "La Regione, al fine di limitare il consumo di suolo e riqualificare la città esistente."; il che è un errore ma il tema vero è quello della riduzione del consumo di suolo.
Lo stesso titolo del disegno di legge è legato al riuso, alla riqualificazione dell'edificato e alla rigenerazione urbana.
Relativamente al titolo è, in qualche modo, condivisibile. È come si snoda la legge che, a nostro avviso, non porterà a quanto indicato. Soprattutto questa normativa ha una serie di limiti, uno dei quali, il più significativo, è che è un dirigismo da anni Settanta.
Insomma, prevediamo in molti articoli della legge (principalmente all'articolo 3) che non vi sia un privato cittadino o un imprenditore che intende investire su un edificio da riutilizzare, portandone giovamento da un punto di vista economico per chi fa quel lavoro, da un punto di vista personale per chi potrà beneficiare di quell'edificio, e anche da un punto di vista paesaggistico o di visibilità perché vi sarà un edificio riqualificato senza consumare nuovo suolo. Perché questo potrà avvenire solo se quel privato cittadino o quell'imprenditore avrà la fortuna di trattare un edificio individuato dall'Amministrazione comunale. Come recita l'articolo 3, comma 1: "Le Amministrazioni comunali individuano singoli edifici o gruppi di edifici, di qualunque tipologia edilizia, sui quali promuovere interventi di riuso".
Spero che questa sciagura normativa sia nata da chi l'ha scritta e viva in un minuscolo Comune. Perché se il collega Rostagno mi dice che ha bene in mente quali possono essere gli edifici che in un piccolo Comune possono essere oggetto di riuso o di riqualificazione, è comprensibile. Ma pensate a cosa può accadere nelle medie e grandi città! Nelle medie e grandi città per ristrutturare un edificio semidismesso del 1940 di Borgo San Donato di Torino devo sperare che quell'edificio sia all'interno dell'elenco che ha stilato l'Amministrazione comunale; oppure posso manifestare all'Amministrazione comunale stessa il mio interesse perché quell'edificio venga riqualificato. Penso che neanche nel 1976 quando è stata fatta la legge urbanistica in questa Regione, siano stati dati criteri così forti alle Amministrazioni comunali di decidere della vita e dell'economia.
E poi inventiamo un altro aspetto, sempre all'articolo 3: qui davvero c'è un concetto che non soltanto è antico, almeno per una parte politica certo, chi viene dai piani quinquennali si troverà perfettamente con l'articolo 3! - ma che è totalmente difforme da quella che è la realtà.
Con questa legge inventiamo un'aberrazione giuridica, che sarà fonte di mille illegittimità: il "silenzio dissenso".
Voglio ricordare ai colleghi per quale motivo nacque il "silenzio-assenso".
Il silenzio-assenso è nato dal legislatore regionale (se non ricordo male nel 2001) per fare in modo che le macchine comunali fossero più snelle.
Il concetto era questo: io concedo all'Amministrazione comunale un certo tempo per rispondere a una domanda che ho presentato (perché tu non la puoi tenere nei tuoi uffici per un anno senza darmi una risposta!). Peraltro questo concetto è anche contenuto nella nostra legge n. 56, e non solo.
Molte leggi regionali, fortunatamente, hanno recepito il concetto della legge dello Stato. Ma è un concetto che va a vantaggio dei cittadini: io ti presento una domanda, tu non mi rispondi e dunque quella domanda si intende approvata.
È nata nel commercio, principalmente, e poi si è estesa in molte altre realtà.
Noi oggi introduciamo un principio (unico, penso, nella normativa italiana), per cui se un'Amministrazione pubblica, che può anche essersi dimenticata della tua pratica, può non averla esaminata, può averla esaminata e aver ritenuto che non sia corretta, se un'Amministrazione pubblica non si pronuncia significa che quello strumento è uno strumento di diniego, quel pronunciamento è un pronunciamento di diniego.
Santo Dio, ognuno di voi ha vissuto l'amministrazione pubblica: secondo voi un funzionario pubblico, prima di rispondere a una pronuncia e scrivendo le motivazioni del diniego, qualora intenda essere un po' più tranquillo scriverà le motivazioni del diniego o farà passare il tempo previsto al comma 7 dell'articolo 3? Avverrà la seconda cosa e avverranno le seconde cose per decine e di centinaia di situazioni, con un piccolissimo problema di cui quest'Assemblea legislativa dovrebbe tenere conto: la legge dello Stato va in senso completamente inverso, ma quei cittadini che presenteranno la domanda, che sarà respinta con il silenzio-dissenso, non faranno ricorso all'Amministrazione regionale, ma faranno ricorso alle Amministrazioni comunali, che saranno costrette - per causa nostra - a rispondere di quanto indicato.
Vado avanti, ovviamente solo su alcune parti.
L'articolo 7 riguarda il recupero funzionale dei rustici e questa è una regione che ha un patrimonio immobiliare inutilizzato gigantesco; molto di questo patrimonio sta in area collinare o montana e molto di questo patrimonio ha necessità di essere abbattuto e ricostruito. Perché? Perché è evidente che, se io ho una baita costruita nel 1825, oggi ho la necessità di realizzarla in modo diverso. E vi spiego (anche il collega Rostagno sa come avviene): si abbatte la baita, si tengono le pietre della baita abbattuta, si costruisce una nuova realtà in mattoni dentro la quale passano i tubi, i cavi elettrici e quant'altro e poi la baita viene completamente rivestita di pietra. Chi non sa che è avvenuto quel lavoro non si accorge che, in realtà, dietro quelle pietre c'è un edificio costruito in mattoni a tutti gli affetti. Ma cosa dice il nostro articolo 7? Dice che è vietato l'abbattimento degli immobili.
Mi domando: in quale regione vivete? Con quali realtà produttive vi confrontate? Se ognuno di voi entra in una realtà rurale, collinare o di montagna e vede una nuova realizzazione, si rende conto che è stata realizzata con l'abbattimento. Pertanto, se noi vietiamo l'abbattimento grazie a questa legge vietiamo che qualunque attività venga realizzata in modo lecito, perché, con leggi come questa, diversamente uno poi si aggiusta! Vi è un ultimo aspetto - e lo dico perché sono giunto al termine del tempo partendo sempre dalle prime parole, "ai fini di limitare il consumo di suolo", ma in questo provvedimento non ci sono strumenti economici che consentano all'edilizia e al cittadino di riqualificare la sua casa.
Mi spiego: ci sono aiuti in termini di volumetrie, ma quelle volumetrie aggiuntive si pagano tutte in oneri di urbanizzazione. Se, però, devo trovare uno strumento attrattivo, significa che prendo una casa inutilizzata o vecchia, la butto giù e la ritiro su o la demolisco parzialmente anche con un vantaggio costruttivo, ma non pago gli oneri. Non pago gli oneri, perché è l'unica modalità per chi vive in realtà rurali dove si sa che una parte di centri storici, di frazioni, di case sparse e di borgate possono essere realizzate. E questo non avviene.
Un ultimo aspetto: di nuovo, nelle aree industriali prevediamo che qualche soggetto possa avere un vantaggio costruttivo. Qualcuno sosteneva che la legge 20 fosse un'ignominia, ma qui noi decidiamo chi ha il vantaggio per l'ampliamento, cioè noi decidiamo quale impresa può ampliare del 40 per cento il proprio capannone, perché lo decide il Consiglio comunale.
Ritengo che questo rasenti i limiti dell'illegittimità formale costituzionale ed etica. Come faccio a decide io qual è l'impresa che ha diritto ad ampliarsi del 40 per cento e quella che non ne ha diritto?



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
La parola alla Consigliera Conticelli.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
Intanto, ringrazio i colleghi della II Commissione appartenenti a tutti i Gruppi politici e anche l'Assessore per il lungo percorso che ha accompagnato la genesi di questa norma, com'è normale che sia, perché è una norma apparentemente molto tecnica, ma che può avere un impatto molto importante su tutto il territorio regionale.
Dopo nove anni, si passa dal concetto di deroga e di variante in deroga al concetto di programmazione di norma stabile; si passa da sperimentazione su una sola tipologia abitativa a uno strumento urbanistico di contenimento del consumo di suolo e di riuso importante.
Non mi sento di condividere il parere del collega Vignale, riguardo al fatto che la deliberazione del Consiglio comunale e una necessaria pianificazione rendano meno elastiche o, in qualche modo, ostacolino l'applicazione di questa legge, non solo per il naturale compito di pianificazione che il Consiglio comunale ha.
Questo provvedimento, in realtà, rispetto alla legge attuale (la legge 20) estende a tutte le tipologie abitative e anche ad attività economiche la possibilità dell'ampliamento, della ristrutturazione e dell'abbattimento.
Questa legge dà uno strumento importante per la ripresa del settore e soprattutto per ridisegnare ampie parti di città. Inoltre, si occupa di contenimento di suolo, che non è una parolaccia, ma una necessità.
Il contenimento di suolo non lo possiamo solo ottenere con norme cogenti che, naturalmente, occorrono, di tutela del suolo stesso, ma bisogna dare agli operatori del settore anche gli strumenti affinché si applichi il contenimento di suolo. Uno degli strumenti importanti è quello di rendere più appetibile e più conveniente il riuso, nella consapevolezza che mancano ancora degli strumenti. È stato citato il tema delle bonifiche, ma questo dovrebbe naturalmente accompagnarsi a una premialità sulla fiscalità urbanistica; c'è il tema, sempre rispetto alle bonifiche, dello smaltimento dei rifiuti, di cui abbiamo parlato, ma che non poteva essere affrontato in questa sede.
Ritengo che sia una legge che darà impulso al settore, perché noi non abbiamo cancellato la strada del proponente privato, ma le abbiamo accolte entrambe. Abbiamo ampliato la possibilità delle tipologie su cui intervenire estendendole a tutti gli edificati; abbiamo dato ai Comuni uno strumento di pianificazione attraverso un'evidenza pubblica, o di copianificazione. Un Comune o più Comuni vicini possono individuare delle aree su cui promuovere e incentivare il riuso, quindi cambiare anche il destino di quei territori e favorire interventi importanti.
D'altro canto, anche il privato è parte di questo meccanismo e può, a sua volta, proporre. Abbiamo inserito anche un termine di 120 giorni per la risposta e l'espressione del Consiglio comunale. Ricordo che una delibera di Consiglio Comunale in campo urbanistico e di programmazione è una delle azioni più snelle ma, onestamente, se un Comune non è in grado di deliberare, è complicato pensare come questo possa far recuperare del suolo o dell'edificato.
Nel precedente intervento non è stato ricordato che la legge attuale, la legge n. 20, aveva esaurito la propria forza propulsiva perché, negli ultimi anni, l'utilizzo della legge n. 20, da un picco iniziale, era diventata esigua, quasi pari a zero, quindi non era più uno strumento adatto né per intervenire sul nostro patrimonio urbanistico obsoleto, ma neanche per dare sviluppo al settore.
Credo che la Commissione e il Consiglio abbiano lavorato bene. Prima del mese di giugno, su proposta trasversale, è stata votata una deroga e ci eravamo presi l'impegno di portare avanti il nostro lavoro in modo tale che si uscisse dal regime di deroga, e quindi di precarietà. Oggi ci siamo.
L'Assessorato ci ha accompagnato con un lavoro importante attraverso un tavolo con le rappresentanze del settore.
Credo che l'impegno che dovremo prenderci oggi, insieme all'Assessorato, è quello di portare avanti il dialogo. Se vogliamo dare gambe a questa legge e al dialogo con il tavolo delle rappresentanze, dobbiamo avviare da subito, nei prossimi mesi, una sorta di accompagnamento e di monitoraggio da un lato, promuovendo, rispetto alle amministrazioni comunali, l'utilizzo di questo strumento; dall'altro verificando, invece, con il settore delle professioni, che abbiamo detto assolutamente bisognoso di avere un volano gli eventuali intoppi o impedimenti, in modo da intervenire e accompagnare questo percorso.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Conticelli.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Fluttero; ne ha facoltà.



FLUTTERO Andrea

Grazie, Presidente.
Come ha già anticipato il Consigliere Tronzano abbiamo, rispetto a questo provvedimento, un atteggiamento di condivisione negli obiettivi - e lo abbiamo manifestato più volte nel corso delle riunioni di Commissione - e una forte delusione rispetto al risultato raggiunto. Certamente abbiamo registrato una disponibilità, molto formale e molto di facciata, ad ascoltare i nostri diversi punti di vista, ma dobbiamo registrare purtroppo, con dispiacere, una sostanziale chiusura alla possibilità di accogliere alcune delle proposte che abbiamo cercato di illustrare e di rappresentare, come necessarie per far sì che, dai buonissimi propositi che ci poniamo con questo provvedimento, si potesse passare a concreti e operativi provvedimenti, a concrete e operative indicazioni che potessero consentire di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti.
È evidente che sulla centralità del riuso c'è, e questo è un dato positivo direi anche proprio dal punto di vista del comune sentire, una valutazione positiva ormai di un'ampia parte della comunità piemontese. Il riuso è sempre più considerato come elemento per consentire di rimodellare quanto costruito nei decenni precedenti, rendendolo adatto agli usi e alle funzioni che oggi vengono richieste.
Per quanto riguarda le civili abitazioni è evidente, ci sono esigenze diverse di volumi a disposizione, di qualità costruttiva, di sicurezza dal punto di vista sismico, di efficienza dal punto di vista energetico.
Invece, per quanto riguarda gli edifici a destinazione terziaria artigianale, commerciale e industriale, vi è un'esigenza di rimodellazione per poterli rendere disponibili alle nuove esigenze, ma anche di eliminazione, perché non più utilizzati e quindi, in qualche modo, per riportare alle origini le aree che erano state occupate.
Un conseguente effetto di limitazione, contenimento, se non blocco, del consumo di suolo non può essere un principio slegato dal riuso. Il consumo di suolo, a fronte di un'esigenza di nuove disponibilità, sarebbe esattamente figlio della decrescita felice che qualcuno teorizza. Impedire lo sviluppo attraverso il blocco del consumo di suolo non si sta rivelando oggi, per fortuna, molti lo comprendono - utile. Impedire e frenare il consumo di suolo attraverso una facilità del riuso di quello che è già stato utilizzato è, invece, un fatto virtuoso, ma bisogna renderlo efficace. Questo principio va reso praticabile, perché una volta che lo si enuncia, se poi nelle regole se ne impedisce lo sviluppo e la realizzazione, restiamo fermi, come si dice, al "pian dei babi". Ed è una cosa che, purtroppo, riscontriamo in queste regole, che sono formalmente molto belle nell'essere declinate, ma ascoltando i pareri di chi conosce il settore e di chi lo pratica, ci rendiamo conto che le norme inserite in questo provvedimento renderanno, purtroppo, impraticabile.
Siamo molto dispiaciuti dell'effetto che prevediamo possa creare questa nuova normativa, ovvero il "non creare" sul settore dell'edilizia nella nostra regione e sulle esigenze che i cittadini e le imprese hanno di rimodellare gli edifici già costruiti negli anni, con un effetto positivo anche dal punto di vista paesaggistico, perché negli edifici non vi sono solo contenuti di tipo tecnico, ma anche di tipo paesaggistico. Quindi, una regione come la nostra, che punta anche ad uno sviluppo del turismo, ha bisogno di bonificare anche da un punto di vista estetico le parti di paesaggio che sono state rovinate nei decenni, quando non c'era questa esigenza e questa sensibilità.
Entro nel merito dell'articolo 3, che è stato citato da molti colleghi. È evidente che ci lascia assolutamente contrari e interdetti il fatto che si richiede che sia un Consiglio comunale a decidere quale sia l'edificio, o l'area che comprende diversi edifici, che ha titolo di beneficiare di questa possibilità, mentre gli altri no. Non stiamo parlando di terreni vergini, e lo dico perché questa sarebbe una logica comprensibile se stessimo pianificando lo sviluppo di un territorio.
In quel caso, giustamente e correttamente, il Consiglio comunale conoscendo le dinamiche di sviluppo delle infrastrutture viarie, delle fognature e dei depuratori, avrebbe tutti i titoli e soprattutto il dovere e ha il dovere, di intervenire, scegliendo le direttrici di sviluppo. In questo caso l'edificato è esistente, quindi per quale motivo un Consiglio comunale può arrogarsi il diritto di decidere "qui sì e lì no"? Questo dovrebbe essere un diritto riconosciuto a tutti, così com'è previsto peraltro, dalla legge n. 20.
Uno degli effetti dell'approvazione di questa legge sarà che verrà immediatamente meno la possibilità di utilizzo della legge n. 20, che riconosceva un principio di diritto a tutti di effettuare questi interventi. Anche i piccoli interventi che era possibile ed è ancora possibile oggi effettuare grazie alla legge n. 20, saranno possibili solo se il Consiglio comunale avrà stabilito che, in quell'area e non in un'altra, è possibile richiedere tale tipo di autorizzazione.
Pertanto, è una procedura che, in primo luogo, è selettiva e, quindi discriminante, perché il principio sarà "questa area sì e quella no" inoltre, è sicuramente più lunga e complessa, perché quando interviene, ad esempio, in ambito di centri storici, richiede automaticamente l'approvazione di uno strumento urbanistico esecutivo e fa scattare l'esigenza di una VAS (valutazione ambientale strategica). Sono tutti meccanismi molto complessi, che renderanno purtroppo molto difficile l'effetto sperato e auspicato anche da chi, in buona fede, voterà oggi questo provvedimento.
Dei centri storici abbiamo parlato, lo diceva anche il collega Rostagno, ed è sotto gli occhi di tutti che sono moltissimi gli interventi che sarebbero necessari per eliminare una serie di edifici costruiti nel dopoguerra per sostituirli con edifici maggiormente coerenti con quelle aree, ma con le norme messe in campo e con l'attivazione di tantissime valutazioni ambientali strategiche, riteniamo che sicuramente queste saranno un freno per quanto auspicato.
Occorrerebbe definire meglio e in maniera più appropriata, sotto una certa soglia dimensionale, questi interventi come soggetti esclusivamente a progetto e non a piano esecutivo, perché, come sapete, il progetto non richiede l'attivazione automatica di una valutazione d'impatto ambientale ma al limite solo di una VAS. Di conseguenza, questo è un aspetto che sarebbe opportuno provare a correggere, magari in sede di discussione o di presentazione degli emendamenti.
C'è poi l'aspetto degli oneri e, in maniera condivisa, siamo tutti d'accordo sul fatto che gli oneri si debbano pagare solo sulle eccedenze ma dobbiamo tener conto che nei piccoli Comuni questo comporterà un danno alle entrate. Mentre in un grande Comune uno sviluppo significativo delle pratiche di riuso può portare a maggiori pratiche con minor introito singolo, ma con un importo complessivo che alla fine può pareggiarsi, il piccolo Comune sotto una certa soglia dimensionale, che magari può avere pochi interventi, con una norma di questo genere, avrà un danno, se non vi è una compensazione con uno stanziamento anche non particolarmente significativo - può essere dell'ordine di uno-due milioni - per integrare quel mancato introito di oneri di urbanizzazione sui quali può fare affidamento.
Complessivamente, è una grande aspettativa purtroppo delusa da un provvedimento che, come hanno detto alcuni colleghi che mi hanno preceduto sconta un'impostazione eccessivamente dirigista di una politica che ha paura di riconoscere dei diritti ai cittadini e che vuole arrogarsi il diritto di decidere chi può fare, chi può attuare questo tipo di interventi e chi no.
Ribadisco e sottolineo: non siamo di fronte a una pianificazione su aree vergini, dove sarebbe assolutamente legittima la scelta della politica, ma siamo di fronte a una situazione in cui dobbiamo rimodellare delle cose che esistono.
Per questo non si riesce davvero a comprendere con quale criterio un Consiglio comunale possa decidere perché dalla via tale alla via talaltra si può "fare" e in quelle altre non si può. È una situazione che riteniamo debba essere messa in evidenza e ci auguriamo che la prossima Amministrazione regionale possa porre rimedio a quanto verosimilmente verrà approvato nelle prossime ore in questo Consiglio, perché crediamo che la strada giusta sia quella della rigenerazione urbana e del miglioramento del patrimonio esistente.
Siamo tutti convinti che non sia più necessario consumare inutilmente suolo, ma che ci sia un'enorme possibilità di miglioramento ambientale, di miglioramento paesaggistico e di miglioramento della qualità della vita dei cittadini, attraverso una corretta interpretazione delle opportunità che ci offre la rigenerazione urbana oggi possibile con le tecnologie e i metodi tecnicamente realizzabili.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, la parola all'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'urbanistica

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei Consiglieri. Questo è un tema che ritengo importante e ostico, perché l'urbanistica è una materia complicata e ostica, ma è un tema molto importante perché riguarda lo sviluppo delle nostre comunità, interessa il percorso del contenimento di nuovo suolo edificato e interessa l'agevolazione del riuso, quindi è un tema estremamente significativo.
Devo dare atto - è già stato ricordato - che nelle Commissioni si è lavorato molto e il tavolo tecnico si è riunito per sei sedute, quindi per sei volte abbiamo affrontato le varie questioni entrando nel merito parallelamente, si è sviluppato un tavolo con le categorie e le reti professionali, con le quali si è condiviso un percorso iniziato quasi un anno fa. Tutto ciò ha permesso di costruire un disegno di legge molto diverso dal punto di partenza che ci aveva spinto a intraprendere questo tipo di percorso, che era il tema delle proroghe legate alla legge n. 20.
Devo anche dare atto che i nuovi Consiglieri di Forza Italia, da poco arrivati in Consiglio, sono entrati subito in partita su questo tema e addirittura, in quattro e quattr'otto, hanno presentato un testo (il n.
298), sul quale poi farò qualche considerazione proprio per evidenziare la differenza sostanziale di approccio che c'è alla base di questo disegno di legge rispetto alla loro proposta.
Dicevo, si era partiti dalla legge 20, però vorrei che fosse chiaro a tutto il Consiglio che la legge 20, così tanto evocata, è una legge che ha finito la sua efficacia, è una legge che è in via di esaurimento. Perché? Perch si riferisce a edifici che, oltre a essere limitati a determinate tipologie (in particolare, villette mono e bifamiliari), sono stati costruiti prima del luglio 2009. Attualmente siamo nel 2018 e in dieci anni chi poteva utilizzare i benefici della legge 20 l'ha fatto; chi non l'ha potuto fare è perché aveva delle difformità (i fabbricati non erano legittimamente riconosciuti), quindi non si poteva applicare questa legge.
Insomma, è una legge che ha progressivamente esaurito la sua efficacia diciamo che ha dato un contributo al tema del recupero della residenzialità anche in modo semplificato, riconoscendo, attraverso lo strumento della deroga, quello che il collega Fluttero richiamava, ovvero il diritto a tutti. Tuttavia tale diritto non è più esigibile, perché - ripeto riferito a fabbricati che erano legittimamente costruiti ante luglio 2009.
Da una parte, la legge stava esaurendo la sua efficacia; dall'altra, il tema del consumo di suolo, ovvero del riuso, che rappresenta l'altra faccia del consumo di suolo e che non è sicuramente una parolaccia, ma un tema importante e di grande attualità, nonché l'elemento importante e il contenuto di questa legge. Ecco allora che si è lavorato su un testo che progressivamente è cresciuto e ha introdotto il tema dei rustici e ha introdotto la legge sui sottotetti. In sostanza, sull'edilizia si è fatto un testo più ampio che con la legge 20 non ha più niente da spartire: è altro documento e serve per dare una risposta nuova alle necessità delle nostre città e alle esigenze di riqualificazione e di rigenerazione.
Questo è il punto di partenza, che però ha alla base un approccio diverso fra il testo della proposta di legge n. 298 presentata da Forza Italia e questo disegno di legge, ovvero si riconosce la centralità del Comune, la centralità della comunità locale in questi percorsi anche importanti di pianificazione e di rigenerazione, che non sono più limitati al singolo edificio, ma sono estesi a volte ad aree significative, a quartieri, ad ambiti importanti della città, in particolare della città cresciuta dal dopoguerra a oggi, quella che va verso le periferie. Si è anche introdotta una possibilità che nella legge 20 non c'era nel modo più assoluto: intervenire sui fabbricati nei centri storici.
Ecco, l'approccio di fondo - ce lo siamo detti anche nel tavolo e volevo esplicitarlo pubblicamente - è filosoficamente e culturalmente di tipo diverso. Il testo di Forza Italia dice: "Tu, privato, mi fai una richiesta in modo semplice e io, Comune, ti metto il timbro e certifico, ma il ruolo di pianificazione, di crescita, di armonizzazione dello sviluppo delle nostre città deve passare attraverso il ruolo dei Consigli comunali, delle Amministrazioni comunali". Questa è la differenza sostanziale, un approccio molto diverso dal nostro.
Qual è la modalità di attuazione di questa legge? È quella che è stata richiamata all'articolo 3. L'articolo 3 prevede diverse opzioni e possibilità. La prima opzione è che l'Amministrazione comunale si fa carico del proprio territorio, gestisce e pianifica gli interventi e le aree in cui questi percorsi di rigenerazione possono avvenire.
In seconda battuta, siccome il Piemonte è fatto dal quasi 1.200 Comuni molto diversi fra loro, da quelli molto piccoli a realtà invece molto grandi, se il Comune non si attiva in questo modo, può anche - seconda opzione - far partire un bando, raccogliere le istanze dei privati e poi dare a queste delle risposte (che poi non è altro che raccogliere insieme le richieste che prima venivano portate avanti con la legge 20).
Qualora il Comune non si attivi né in un modo né nell'altro, c'è la possibilità per il privato di fare la sua domanda, cioè il privato non ha diritto di avere una risposta, perché la risposta deve essere congruente alla pianificazione comunale, ma ha diritto di fare una richiesta. In questo senso, si è introdotto quel meccanismo, anche a tutela del privato non sono un giurista, ma mi dicono essere un'espressione giuridica chiara e precisa del silenzio-dissenso - che permette di procedere, attraverso un ricorso al TAR, a dirimere la situazione, qualora il Comune non si attivi.
Il percorso operativo prevede diverse opzioni, che mettono in moto un movimento di recupero e di rigenerazione all'interno del nostro tessuto edificato. Introduce poi alcuni elementi molto innovativi: l'articolo sulla decostruzione, che è stato discusso nel tavolo tecnico ed è stato presentato, inserisce il meccanismo della perequazione, cioè io decostruisco, riqualifico ambientalmente e trasferisco cubatura compensativa in altre aree già urbanizzate della città, quindi si introducono nuovi meccanismi innovativi proprio nella logica delle indicazioni del Piano paesaggistico, nella logica della riduzione del consumo di suolo e del recupero del consumo di suolo, come il tema della deimpermeabilizzazione, come il tema del recupero del materiale da demolizione differenziato, separato e recuperato; ecco, sono tutte tematiche all'interno di questo testo.
Concludo dicendo che si è fatto un cammino lungo; il risultato è molto diverso dal punto di partenza, ma ritengo sia molto migliore, perché ha raccolto i contributi di molte teste, non soltanto del Consiglio regionale quindi ringrazio, oltre che gli Uffici, che mi sopportano spero ancora per poco, il tavolo delle professioni e delle categorie, con cui si è avviato questo percorso e si è condivisa questa strategia.
Ringrazio il lavoro in Commissione, i Consiglieri, i Presidenti di Commissione; insomma, ringrazio perché si è arrivati a un testo condiviso migliore della somma dei singoli apporti. Si è fatto un lavoro importante: un testo che ritengo innovativo, che avrà delle ricadute significative e importanti anche per il settore edilizio e mi permetto di dire, anche su certi aspetti, coraggioso, e quindi un testo che, secondo me, farà bene all'intero nostro territorio e all'intera comunità piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Chiedo scusa, ma quando è stata chiusa la discussione generale ero fuori e speravo che intervenisse ancora qualche collega.



PRESIDENTE

Non l'abbiamo ancora chiusa; non c'erano altri colleghi che intendevano intervenire, però ufficialmente non è ancora stata pronunciata la frase quindi ha tutto il diritto d'intervenire nella discussione generale.
Prego.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire per ringraziare e corroborare l'intervento del collega Mighetti e ringraziarlo dell'attività svolta in Commissione e anche per rispondere ad alcuni - insomma, come definirli? - attacchi o comunque frasi un po' infelici da parte dei colleghi di Forza Italia, perché è ovvio che la politica è un'arte difficile, complessa e complicata che non deve puntare solo alla ricerca del consenso banale e spicciolo; è un'arte in cui ci si deve cercare di contemperare opposte esigenze, opposti interessi quindi penso che, nel momento in cui si arriva, con un tavolo di lavoro e una discussione ampia e lunga, ad accogliere esigenze opposte e diverse queste leggi possono definirsi buone leggi, sono buone leggi proprio perch non vanno magari solo in una direzione.
Questa legge non prevede il blocco totale del consumo di suolo, oppure come qualcuno paventa - il blocco dell'edilizia e delle costruzioni, che ovviamente non è un obiettivo, o una finalità di questa legge n dall'altra parte, la liberalizzazione eccessiva tout court e una deregolamentazione dell'attività edilizia.
Questa norma è appunto una buona norma, proprio perché contempera esigenze all'ordine del giorno del dibattito politico e del dibattito pubblico quotidiano, quindi il tema sicuramente è un'attenzione alla preservazione del suolo, un allarme mondiale lanciato in più sedi politiche, oltre che un allarme nazionale sulla preservazione del suolo italiano, europeo e mondiale, sia per le finalità agricole tout court, nel senso che l'approvvigionamento di cibo, oltre che di acqua potabile, sarà una delle sfide fondamentali del ventunesimo secolo, sia anche per avere capacità di attrattività turistica.
Noi diciamo sempre che il "petrolio" dell'Italia è il turismo: è ovvio che una deregolamentazione dell'edilizia e delle costruzioni va in direzione opposta alla valorizzazione di questa risorsa. Quindi vogliamo e dobbiamo contemperare queste opposte esigenze: abbiamo quest'obbligo morale.
Penso che questa legge vada in questa direzione, nella direzione in cui comunque si muovono - io ritengo - anche costruttori, perché conosciamo diversi costruttori per amicizie pregresse, per conoscenza durante la nostra attività lavorativa.
La descrizione implicita da parte del collega Tronzano non è assolutamente corretta, nel senso che ha descritto la nostra come una parte politica che cerca di limitare le furbizie dei costruttori, lasciando implicitamente pensare che, in parte, sia così, che da una parte ci siano dei privati, dei costruttori che ricerchino chissà quali sotterfugi, o chissà quali liaison anche politiche, per avere una deregolamentazione.
Noi non la vediamo così, noi pensiamo che anche i costruttori, come tutti i privati, che cercano di vivere della propria attività, abbiano comunque ben chiara qual è la situazione e l'ambiente in cui si muovono e, quindi, una legge che parla di riqualificazione urbanistica, anche per quanto riguarda le aree periferiche, le aree degradate, le aree in disuso, di demolizione e ricostruzione, di ampliamento, di rivalutazione dei sottotetti e dei rustici vada in quella direzione, la direzione del possibile. La direzione del possibile oggi è tracciata anche dai limiti urbani e ambientali, limiti di spazio che esistono nel nostro Paese, limiti architettonici di sovrapposizione.
Il disegno di legge va in questa direzione. È una proposta coraggiosa proprio perché porta alla ribalta temi molto importanti: si è già parlato dell'articolo sulla decostruzione, sulla riduzione dei contributi, sui recuperi delle aree sottoposte a bonifica.
È una proposta che va nella direzione di rilanciare le attività delle costruzioni, ma nell'unica direzione possibile, che non è de-regolamentare e affastellare edifici uno sopra l'altro nel metodo che è diventato famoso richiamandosi a un Comune della nostra vicina Regione, la Liguria, con il termine di "rapallizzazione". Noi dobbiamo andare verso la qualificazione anche energetica e ambientale.
Questi temi sono presenti nel disegno di legge, perché è ovvio che, nel momento in cui si fa una demolizione, una sostituzione, un ampliamento o una ricostruzione, occorre adottare tecnologie energeticamente sostenibili tra l'altro sostenibili anche dal punto di vista delle bollette, perché se un edificio è in classe A o in classe A+, le bollette diventano più leggere, quindi le famiglie che poi vi abiteranno, oltre a garantire un beneficio per tutta la collettività perché si consuma meno petrolio, metano o, comunque, fonti fossili, producendo meno inquinamento, avranno bollette più leggere.
Questa è la direzione che noi riteniamo si debba prendere in Piemonte, come in tutta Italia, ed è assolutamente coerente con la nostra politica.
Crediamo si sia lavorato bene. Ovviamente, qualunque norma può essere migliorata, dopo la Commissione, anche in Aula, però rifiutiamo queste categorizzazioni manichee di bianco e nero, perché sappiamo bene - senza fare richiami a squadre calcistiche - che la realtà non è mai così, è una sfumatura di grigio. Occorre lavorare bene per fare sì che questo torni all'utilità di tutti, sia degli interessi legittimi - ripeto: legittimi dei privati che vivono del loro mestiere e aiutano il Paese a decrescere in questa direzione, sia degli interessi pubblici.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Visto che è prevista un'audizione alle 12.30 con la delegazione dei rappresentanti dei dipendenti operanti nel campo del gioco d'azzardo legale, e una alle ore 13 con la delegazione di Pro Natura, relativamente alla destinazione delle risorse originariamente destinate alla macchina DTT, entrambe in Sala delle Bandiere, potremmo anticipare di dieci minuti il ricevimento della prima delegazione, così riusciamo ad avere i tempi necessari per la successiva.
Ci vediamo per il question time alle 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.19)



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