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Dettaglio seduta n.342 del 10/07/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


OTTRIA DOMENICO



(I lavori iniziano alle ore 14.33 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2220 presentata da Valetti, inerente a "Alleanza interregionale per il corridoio Reno-Alpi GECT, risultanze e azioni"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2220.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione nasce dall'osservazione del progetto europeo GECT, che significa un coordinamento dello sviluppo regionale sul corridoio Reno Alpi. È un progetto che mira a massimizzare e a ottimizzare i traffici di trasporto passeggeri, quindi regionale e interregionale, sul principale corridoio Reno-Alpi, che - ricordiamo - è un corridoio ferroviario su cui già insiste uno degli assi principali di trasporto merci europeo, quindi nazionale e internazionale, non solo a livello di continente europeo, ma anche a livello intercontinentale.
Abbiamo visto con favore le intenzioni di questo progetto, perché mirano sostanzialmente a mantenere e a sviluppare tutto quello che è l'aspetto del trasporto passeggeri sulle linee ferroviarie, su un corridoio che è destinato, per questioni geografiche e anche geopolitiche mondiali, a essere uno dei principali assi di trasporto logistico dell'Italia dell'Europa e anche dei continenti asiatico e africano.
Sappiamo che la Regione Piemonte partecipa al progetto GECT perché è l'elemento italiano di connessione al corridoio Reno-Alpi e, vedendo tale progetto con molto interesse, vogliamo chiedere quali sono le risultanze derivanti dalla partecipazione al GECT della Regione Piemonte, quali linee d'azione la Regione intende intraprendere per ottenere i risultati annunciati nelle premesse, con particolare riferimento all'integrazione dei servizi; infatti la grande sfida delle reti ferroviarie è l'integrazione del trasporto logistico delle merci col trasporto delle persone.
Noi riteniamo che, come sempre, essendo la Regione Piemonte una regione particolarmente ramificata dal punto di vista ferroviario, con molte linee attualmente in disuso oppure sospese, sia molto importante ottenere un buon rendimento economico di questa linea, specialmente sul corridoio Reno-Alpi sapendo coniugare il trasporto dei passeggeri su media e lunga distanza (cosa adesso un po' trascurata su tale asse) con quello del trasporto merci che è in continuo sviluppo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
La Regione Piemonte, come lei ricordava, è diventata membro del GECT Reno Alpi nel 2017, ma con una pre-adesione già nel 2015. Assieme alla Regione Piemonte, rappresentano il Piemonte anche Confindustria Piemonte e SITI (Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l'Innovazione), una struttura che utilizziamo ampiamente come Regione proprio sugli approfondimenti e le ricerche in merito ai sistemi di trasporto.
La presenza e la strategia della Regione Piemonte all'interno del GECT sono coordinate con i predetti soggetti, ma anche con Liguria e Lombardia grazie alla cabina di regia che abbiamo istituito con queste due Regioni relativamente alla logistica del Nord-Ovest. I principali obiettivi del GECT li ha già ricordati lei, e sono sostanzialmente tre filoni: migliorare la visibilità di quello che è uno dei corridoi di trasporto più importanti d'Europa, assieme al corridoio Mediterraneo e a quello del Brennero (lo Scandinavia-Mediterraneo); esercitare un'azione di pressione verso le istituzioni competenti a favore della realizzazione del corridoio nel più breve tempo possibile; realizzare una strategia comune anche attraverso la realizzazione di progetti che vedono tra propri partecipanti i membri del GECT.
Per quanto attiene al primo punto, si cita la Conferenza realizzata a Bruxelles il 7 giugno scorso, che ha visto 150 tra i maggiori stakeholder europei del settore discutere sul futuro del corridoio, delle azioni da intraprendere per migliorare la compatibilità, l'integrazione e il ruolo che il corridoio giocherà nel prossimo futuro con la connessione col corridoio Mediterraneo, specialmente con l'arrivo della cosiddetta Nuova Via della Seta, che in qualche modo cambierà gli scenari del commercio mondiale.
In merito al punto due, cioè azioni verso le istituzioni competenti, è utile citare a titolo di esempio il cosiddetto Position Paper, realizzato dal GECT e distribuito alla Commissione europea, al Parlamento europeo, al Forum del corridoio e a vari stakeholder, relativo alle azioni da intraprendere per evitare che si realizzi un nuovo disastro come quello di Rastatt, che - ricorderete - è successo circa un anno fa e che ha bloccato per diversi mesi il traffico ferroviario in quell'area del territorio tedesco.Per quanto attiene il terzo punto, il già citato SITI, partecipa a due progetti promossi da GECT: il primo, RAISE-IT, mira ad esplorare l'integrazione fra le reti ad alta velocità TEN-T e i nodi locali indagando il risparmio di tempo che si può ottenere grazie all'accessibilità a più livelli, al fine di soddisfare la domanda di interscambio con il corridoio TEN-T nelle aree attorno ai nodi e attraverso i nodi; il secondo, ERLFS, mira a migliorare l'accessibilità del trasporto ferroviario e l'integrazione del trasporto ferroviario nelle catene di trasporto multimodali innovative mediante l'ottimizzazione dei flussi di traffico merci sia regionale che intercontinentale. I due progetti esemplificano al meglio il tentativo di migliorare l'integrazione dei servizi passeggeri e merci lungo il corridoio.
Dalle risultanze della passata assemblea generale e Conferenza del GECT, i temi su cui principalmente si lavorerà nel prossimo futuro sono: la public acceptance; l'integrazione dei servizi e armonizzazione; resilienza di rete. Al momento, il segretariato GECT sta lavorando alla raccolta delle priorità di lavoro da parte dei vari attori, in particolare per soddisfare le esigenze espresse durante l'ultima assemblea generale; tra queste appunto, per quanto riguarda la public acceptance, il problema del rumore nello specifico, la sicurezza (passaggi a livello e calamità naturali), il trasporto su rotaia di materiale pericoloso e le connessioni ultimo miglio sia all'interno dei terminal logistici sia in termini di distribuzione all'interno dei nodi urbani.
Tutti i report e le minute delle assemblee generali e delle riunioni e tutte le comunicazioni sono disponibili presso gli Uffici della Regione, e credo anche che verranno inseriti un link sul sito.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 2221 presentata da Rossi Luca Angelo, inerente a "Perequazione dei salari dei lavoratori delle ex Province con equiparazione a quelli regionali storici - Aggiornamento sullo stato di fatto delle relazioni con la parte sindacale"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2221.
La parola al Consigliere Rossi Luca per l'illustrazione.



ROSSI Luca Angelo

Grazie, Presidente.
Potremmo quasi dare per illustrata l'interrogazione, nel senso che la vicenda è annosa, poiché risale all'inizio del 2016 (sono passati circa 30 mesi) e riguarda la parità di trattamento retributivo tra i dipendenti che sono passati dalla Provincia alla Regione e quelli, invece, storici.
Mi spiace aver dovuto usare dei termini un po' forti, quando nel finale dell'interrogazione ho scritto che non si comprendono le motivazioni alla base del continuo perdurare di un atteggiamento certamente non collaborativo della Giunta regionale nei confronti degli ex dipendenti delle Province piemontesi e delle rappresentanze sindacali dell'Ente, ma di fatto, è un po' il riassunto di quelle che sono state le istanze e le lamentele pervenute al sottoscritto.
Sembra che la situazione sia in via di sblocco, ma non si sblocca mai.
Occorre capire qual è la responsabilità e quali sono le azioni che possono essere intraprese da parte dell'Amministrazione regionale per cercare quantomeno di risolvere una situazione che si è già stabilito di risolvere ma che si fa fatica a comprendere perché non venga risolta definitivamente.
Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris per la risposta.



FERRARIS Giovanni Maria, Assessore al personale e organizzazione

Grazie, Presidente.
Tutto si può dire, Consigliere Rossi, ma non che non vi sia mai stato un atteggiamento collaborativo tra la Giunta e gli ex dipendenti provinciali.
Anzi, mi verrebbe da dire (è qui presente anche il Vicepresidente Reschigna) "ben lungi da questo", anche se si è sprecato molto tempo, forse più di quello necessario. In ogni caso, riporto quanto da lei richiesto con una nota degli Uffici.
È noto che tutto il percorso di trasferimento del personale dalle Province alla Regione, conseguente alla legge 56/2014, è avvenuto in un contesto normativo di esplicita deroga legislativa al principio di immediata perequazione del salario accessorio, in quanto l'articolo 1, comma 96 lettera a) della citata legge Delrio prevede: "Il personale trasferito mantiene la posizione giuridica ed economica, con riferimento alle voci del trattamento economico fondamentale e accessorio, in godimento all'atto del trasferimento, nonché l'anzianità di servizio maturata. Le corrispondenti risorse sono trasferite all'ente destinatario. In particolare, quelle destinate a finanziare le voci fisse e variabili del trattamento accessorio, nonché la progressione economica orizzontale, secondo quanto previsto dalle disposizioni contrattuali vigenti, vanno a costituire specifici fondi destinati esclusivamente al personale trasferito nell'ambito dei più generali fondi delle risorse decentrate del personale delle categorie e dirigenziale. I compensi di produttività, la retribuzione di risultato e le indennità accessorie del personale trasferito rimangono determinati negli importi goduti antecedentemente al trasferimento e non possono essere incrementati fino all'applicazione del contratto collettivo decentrato integrativo, sottoscritto conseguentemente al primo contratto collettivo nazionale di lavoro, stipulato dopo la data di entrata in vigore della legge 56/2014".
Trattandosi di norma statale, per gli anni 2016 e 2017 la Regione non ha avuto altra possibilità che erogare a tali dipendenti il salario accessorio trasferito, come certificato dalle Province di provenienza. L'accessorio percepito dai dipendenti ex provinciali a giugno 2018 riguarda ancora l'anno 2017 e pertanto non poteva essere quantificato sotto il regime di tale normativa.
Dopo un intenso lavoro in sede di Conferenza delle Regioni, tenuto anche conto degli emendamenti presentati con riferimento alla legge finanziaria 2018, è stata siglata l'intesa richiamata nell'interrogazione che inevitabilmente, come precisato nelle premesse, non poteva che essere condizionata al fatto che il sistema normativo e contrattuale nazionale consenta il superamento del tetto del fondo salario accessorio previsto dall'articolo 23 del decreto legislativo n. 75/2017. In sede di legge 205/2017 (Finanziaria 2018) è stato emanato in merito l'articolo 1, comma 800, che, contrariamente a quanto auspicato e proposto dalle Regioni condiziona il percorso di progressiva armonizzazione al rispetto di condizioni finanziarie da esplicitarsi con un DPCM, atto di competenza governativa.
Ricordo, infatti, che il tetto del fondo è norma assolutamente cogente (articolo 23 del decreto legislativo n. 75/2017) e soggetta a controlli e riscontri da più fonti (MEF, Corte dei Conti, Revisore dei Conti).
Lo stesso contratto collettivo nazionale dei lavoratori, perfezionato in giugno e sottoscritto dalle organizzazioni sindacali, prevede esplicitamente un riferimento all'articolo 1, comma 800 e non consente altri percorsi. A tutt'oggi, tale DPCM non è ancora stato emanato e pertanto, non vi è alcuna legittima condizione per incrementare il fondo salario accessorio e procedere a una perequazione e, tanto meno sembrerebbe corretto un percorso alternativo a discapito delle legittime aspettative del restante personale regionale, con possibile riduzione della quota teorica procapite di fondo.
La conclusione espressa del ruolo separato, l'apertura alla partecipazione alle mobilità interne, il riconoscimento giuridico delle posizioni organizzative ex provinciali con scadenza coordinata a quelle regionali storiche sono solo i segni più evidenti che la Giunta ha fatto e sta facendo tutto quanto è in suo potere, per concludere rapidamente questo percorso di convergenza.
Lo stesso fatto, ne è testimone la citata intesa, che la Regione non abbia atteso la legge finanziaria per impegnarsi a mettere a disposizione le risorse per la perequazione (leggasi bilancio di quest'anno) dimostra la serietà di un'intenzione pienamente favorevole alla perfetta integrazione.
La Giunta è pienamente consapevole del rischio di contenzioso, ma non pu disattendere una norma esplicita nazionale e deve inoltre contemperare le aspettative alla perequazione degli ex provinciali con le aspettative dei regionali storici, affinché la perequazione non avvenga con una drastica riduzione delle risorse per il loro salario accessorio.
I rappresentanti politici e tecnici delle Regioni proseguono a esercitare legittime pressioni sugli organi governativi competenti, affinché il citato DPCM venga emanato e lo stesso vorremmo auspicare che venga fatto dalle organizzazioni sindacali a livello nazionale.
Il nuovo Governo - e concludo - è operativo da poche settimane e restano ancora diversi mesi utili per procedere alla ridefinizione del fondo salario accessorio 2018. Informeremo codesto Consiglio non appena ci saranno le condizioni per la perequazione delle risorse da lei richiamate.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Assessore.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 2215 presentata da Batzella inerente a "Situazione operatori socio sanitari interinali nell'ASL TO4 Fatturato dal 2011 al 2017"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2215, presentata dalla Consigliera Batzella, che la illustra.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Il 15 maggio scorso ho inoltrato all'ASL TO4 una richiesta di accesso agli atti inerente al concorso che si è svolto nel 2011 relativo all'assunzione a tempo indeterminato di operatori socio sanitari. In particolare, ho chiesto il numero degli OSS che sono stati assunti e quelli ancora in graduatoria. Inoltre, ho domandato quanti OSS interinali sono stati assunti, la struttura in cui sono stati collocati, le agenzie a cui l'ASL si è riferita per la somministrazione di lavoro a tempo determinato e i costi sostenuti negli anni a partire dal 2011 fino al dicembre del 2017.
Dall'analisi dei dati è emerso che nel 2017 l'ASL ha speso 1.226.249,87 euro per l'assunzione a tempo determinato di OSS interinali a fronte di 651.474,61 euro spesi nel 2016. I costi, quindi, sono pressoch raddoppiati.
Le agenzie a cui ha fatto riferimento l'ASL dal 2011 al 2017 per la somministrazione di lavoro interinale sono state: Adecco SpA, Randstad SpA e Synergie SpA.
Dal 2011 al 2017 l'ASL ha speso in totale 4.277.834,6 euro, nonostante fosse attiva la graduatoria di 298 operatori del concorso pubblico del 2010 a tempo indeterminato per titoli ed esami di dieci posti di operatore socio sanitario.
A oggi sono ancora 109 gli operatori in attesa di chiamata da parte dell'ASL TO4. La nostra Regione è formalmente uscita dal piano di rientro dal debito sanitario, come tutti ben sappiamo, il 21 marzo del 2017, atto che ha sancito lo sblocco del turnover con l'approvazione del piano delle assunzioni per colmare la carenza di personale e la stabilizzazione dei precari negli ospedali piemontesi. Nella seduta del Consiglio regionale dello scorso 29 maggio, rispondendo all'interrogazione n. 2131, "Gravi carenze di infermieri e di OSS nell'ASL TO4", l'Assessore alla sanità, in relazione alla graduatoria del concorso per operatori socio sanitari del 2011, ha dichiarato: "L'ASL TO4 la utilizzerà, laddove possibile, per la copertura di tempi indeterminati in caso di cessazioni del servizio sino all'approvazione della graduatoria del nuovo concorso OSS.
La nuova graduatoria sarà utilizzata sia per i tempi indeterminati che per i tempi determinati, con superamento dell'utilizzo del lavoro interinale così come per gli infermieri".Con la deliberazione del Direttore generale n. 99 del 26 gennaio 2018 avente a oggetto "Servizio di somministrazione lavoro a tempo determinato di personale occorrente all'ASL TO4. Presa d'atto affidamento disposto dall'ASL TO3 a seguito di procedura di gara sovrazonale", si prende atto dell'affidamento disposto dall'ASL TO3, in qualità di azienda capofila della relativa procedura sovrazonale, a favore della società Manpower, la quale si è aggiudicata la gara per la somministrazione a tempo determinato di personale interinale occorrente alle Aziende Sanitarie TO3, TO4, TO5 e ASL Città di Torino, per un periodo di 36 mesi, cioè dal 1° febbraio del 2018 sino al 31 maggio del 2020, più eventuale opzione di ulteriore rinnovo biennale.
La spesa complessiva autorizzata è di 7.966.692 euro al netto di IVA e di IRAP, così suddivisa: nel 2018 3.983.000, nel 2019 2.390.000, nel 2020 1.460.000, nel 2021 132.000.
Il numero degli interinali, però, si è incrementato ulteriormente nei primi mesi del 2018, come dichiarato dall'ASL, non solo per far fronte al grande afflusso dei mesi invernali, ma anche per la copertura dei turni a seguito dell'apertura di nuovi reparti.
Che cosa denota tutto ciò, Assessore? La grave carenza di personale in pianta organica, che va colmata con assunzioni a tempo indeterminato e non attraverso assunzioni interinali a tempo determinato.
Da quanto ho appreso sempre dagli atti (i dati sono aggiornati al 15 giugno, quindi a un mese fa) presso gli ospedali di Ivrea, Chivasso, Ciriè e Cuorgné sono presenti 67 OSS interinali. Tra l'altro, ci sono OSS che lavorano come interinali dal 2011, quindi da sette anni! Alla luce di tutto ciò, interrogo l'Assessore, responsabile della sanità regionale, per sapere quali provvedimenti intenda adottare nei confronti dall'ASL TO4 per il superamento del continuo ricorso alle assunzioni di OSS interinali a tempo determinato, utilizzato da anni come soluzione temporanea alla carenza di personale in pianta organica, e per l'incremento dei costi sostenuti a favore delle agenzie interinali, che nel 2017 sono addirittura raddoppiati rispetto al 2016.
Le ricordo, inoltre, che tuttora esiste una graduatoria con 109 operatori socio sanitari aventi diritto ancora in attesa di essere chiamati da parte dell'ASL.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
Vi raccomando di rispettare i tempi per l'illustrazione, altrimenti oggi non finiamo più, visto il numero di interrogazioni da trattare! La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Tenterò una risposta puntuale, ma volevo soltanto suggerire alla collega Batzella che, al di là del piano di rientro, per tutte le Regioni (quindi anche per quelle che non sono mai state in piano di rientro) continua a esserci un limite per quanto riguarda la spesa del personale; limite che la collega continua a ignorare e che, peraltro, anche chi le suggerisce queste informazioni ignora completamente.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) Ma cosa dice? Sono i dati che mi ha fornito l'ASL!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Appunto, appunto.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) Che cosa ignoro? Ma per favore, Assessore!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Sto dicendo che bisogna considerare, visto che apparteniamo a una comunità politica nazionale, che c'è un limite dalla spesa del personale che nel 2018 non può essere superiore a quella del 2004 ridotta dell'1,4 per cento.
Questo è il tema, non è che c'è un dispetto dietro! Io vorrei tutto personale a tempo indeterminato, non vorrei assolutamente precari!



PRESIDENTE

Scusate, però evitiamo il dialogo!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Chiedo scusa.
Non è che da una parte c'è chi è a favore del precariato e d'altra parte.
Io sono per il lavoro a tempo indeterminato, ma i vincoli nazionali non dipendono da me. Anzi, sarei felice se lei volesse aiutarci, con la sua forza politica, a sostenere un cambiamento in tal senso.
La graduatoria del concorso pubblico, come ricordato anche nel testo dell'interrogazione, risale al 2011. Da allora, una parte consistente dei candidati presenti in graduatoria ha trovato una differente collocazione lavorativa. Aspetto che ha reso, progressivamente e sempre più difficile per l'ASL TO4, ricoprire posti a tempo determinato per la sostituzione di assenze prolungate, attraverso la graduatoria stessa.
A titolo di esempio, basti pensare che persino nelle ultime procedure di assunzione effettuate per posti a tempo indeterminato, ben il 54 per cento dei candidati interpellati dalla graduatoria (33 su 61) ha rinunciato.
Situazione che ha così causato un allungamento delle tempistiche e dei disagi legati alle procedure. Per questa ragione e per garantire sostituzioni tempestive appropriate e per garantire i servizi, con il passare del tempo l'ASL si è orientata verso l'utilizzo dei lavoratori interinali, anche alla luce delle norme nazionali sulla proroga delle graduatorie contenute nella legge di stabilità. L'ASL TO4 ha quindi deciso di utilizzare la graduatoria del 2011 sino all'espletamento del nuovo concorso pubblico e limitatamente alla copertura dei posti a tempo indeterminato per sostituire lavoratori cessati dall'impiego. Entro la fine dell'autunno 2018 dovrebbe, comunque, concludersi l'iter del concorso per OSS che alcune Aziende sanitarie, tra cui l'ASL TO4, hanno bandito.
A quel punto, ogni copertura di posto OSS sarà garantita attraverso l'utilizzo di tale graduatoria, compatibilmente con le necessità organizzative in relazione ai tempi determinati e in sostituzione di assenze temporanee. In ogni caso, come accennato prima, l'ASL ha continuato a utilizzare la graduatoria del 2011.
Nel solo anno 2017 sono stati assunti, a tempo indeterminato, 28 OSS e altri 21 saranno assunti a tempo indeterminato entro il mese di ottobre di quest'anno, in sostituzione di personale interinale attualmente in servizio. Giovedì scorso viene comunicato che, secondo quanto concordato con le organizzazioni sindacali, la direzione dell'ASL TO4 ha dato mandato all'amministrazione del personale di avviare le procedure. Nel momento sono stati formalmente contattati dieci aventi diritto e si sono registrate quattro risposte positive.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2217 presentata da Barazzotto inerente a "Sospensione nel mese di luglio degli interventi operativi nelle sale operatorie del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale degli Infermi di Biella"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 2217.
La parola al Consigliere Barazzotto per l'illustrazione.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
Assessore, non so se intitolare quest'interrogazione "Aspettando Godot".
Una storia infinita. Tuttavia, passando dalla letteratura al cinema, si perderebbe qualcosa. In realtà il problema è più serio, anche che se immagino la risposta, perché è stata anticipata con una tempestività che mi fa piacere.
Non abuso di sostanze alcoliche, tossiche e neanche eccitanti, come mi suggerisce il Consigliere Andrissi, che è un esperto sempre molto documentato e sempre pronto a dare supporto. Quindi mi conforta e avvalora quanto io stavo dicendo. Non mi sono immaginato cose strane, Assessore nell'esprimere tutta la mia preoccupazione aspettando Godot, aspettando questo primario. Ma questo sarà oggetto della prossima interrogazione.
Quattro anni effettivamente bastano. Questo primario immaginario - speriamo che arrivi con tutto comodo, per carità - è stato nominato a maggio e speriamo che per il 1° agosto possa prendere servizio. Nel frattempo il facente funzioni, che ha tutta la mia stima, parrebbe - giustamente, perch lavora moltissimo - in procinto di andare in ferie.
Se se le cose stavano come mi è stato riportato, pareva che girasse voce che nel mese di luglio le pazienti che, eventualmente, avessero bisogno di alcuni servizi, si sarebbero rivolte altrove. Chiaramente siamo in Piemonte e sicuramente avrebbero trovato assistenza, non proprio nelle vicinanze, ma nelle città limitrofe. Mi sembra che il problema si sia risolto, quindi immagino la sua risposta.
Non so se sia servita quest'interrogazione, ma se è così credo di avere dei poteri magici e, comunque, vorrà dire che mi metterò a correre ulteriormente e a spingermi in interrogazioni, in modo da ottenere risposte che confortino i cittadini, in modo particolare i biellesi. Tuttavia volevo sapere dalla sua voce, sicuramente più autorevole, la buona notizia che mi conferma che nel mese di luglio nelle sale operatorie, per quanto riguarda questi importanti reparti di ginecologia e ostetricia, che stanno aspettando Godot, il servizio verrà garantito, almeno per il mese di luglio.
Per quanto riguarda il resto dalla puntata, la rimando alla prossima settimana, in quanto il Regolamento non ci consente di presentare più di un'interrogazione, quindi rimarrò ancora per una settimana con questo dubbio amletico che, peraltro, perdura da circa tre-quattro anni. Ormai sta diventando quasi una fisima ma, comunque, ne uscirò indenne. Spero in una sua risposta positiva che mi conforti per le voci apparse ieri con una velocità che mi può confortare.
Speriamo che questi problemi con i tre milioni di utili a Biella siano risolti. Sappiate che a Biella riusciamo a fare anche gli utili per quanto riguarda la sanità. Sicuramente il personale può sperare di avere un notevole supporto per quanto riguarda l'aspetto medico-infermieristico perché siamo riusciti a compiere questa brillante operazione, grazie anche alla Regione, perché mi sembra che questi soldi siano derivanti da trasferimenti.
Il tema di oggi è: il reparto di ginecologia e ostetricia rimarrà chiuso nel mese di luglio?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Anch'io ho avuto modo di leggere il contenuto dell'interrogazione che oggi vi viene presentata, quindi ci siamo forse un po' rincorsi.
Ho effettuato una verifica con la Direzione dell'ASL di Biella, che mi ha assicurato come l'attività chirurgica della struttura complessa ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Biella proseguirà regolarmente per l'intero mese di luglio. A ulteriore conferma, si indica anche il numero di sedute di sala operatoria programmate: sette ginecologiche e nove di ostetricia.
Nella prossima puntata risponderò alle questioni che mi porrà.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2223 presentata da Tronzano inerente a "Intervento dei NAS presso la divisione di Oculistica delle Molinette in via Cherasco"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2223.
La parola al Consigliere Tronzano per l'illustrazione



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Sarò rapido per recuperare tempo. È inutile illustrarla, volevo solo capire dall'Assessore che cosa intende fare la Giunta o, comunque, l'Azienda sanitaria per rimediare a eventuali danni scoperti dai NAS.
Avendo naturalmente fatto il sopralluogo sul posto, ho notato che sull'ascensore salgono anche coloro che sono stati appena operati agli occhi, quindi questo comporta, secondo me, un problema di salubrità non indifferente.
Glielo segnalo, perché all'interno di quest'osservazione è racchiuso tutto il ragionamento proposto nell'interrogazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Presso l'Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza le attività di oculistica, come previsto dalle indicazioni regionali, sono state avviate a fine 2017 e si sta procedendo alla graduale acquisizione delle risorse umane e tecnologiche per garantire il completamento delle funzioni sanitarie oculistiche assegnate all'Azienda.
I locali individuati per lo svolgimento delle attività sono stati oggetto di ristrutturazione e rispondono ai criteri di norma dal punto di vista igienico-organizzativo. I blocchi operatori attivi da anni rispondono pienamente ai requisiti di sicurezza igienica e sono oggetto di monitoraggio continuo in tal senso.
La Direzione sanitaria del Presidio vigila, come per tutte le altre strutture sanitarie, sul rispetto dei protocolli, dei regolamenti, linee guida e leggi in materia di sicurezza in ambito sanitario.


Argomento: Nomine

Interrogazione a risposta immediata n. 2224 presentata da Accossato inerente a "Nomina del Direttore Generale dell'Istituto Zooprofilattico del Piemonte Liguria e Valle d'Aosta"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2224.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

La questione è relativa all'Istituto Zooprofilattico e mi rivolgo all'Assessore Saitta per ricordare una cosa che sicuramente è a sua conoscenza, cioè che il prossimo 31 dicembre è prevista la scadenza dell'incarico del Direttore Generale, ed è questo il motivo per cui pongo la questione.
Ricordiamo che il Direttore Generale è nominato di concerto tra le Regioni Liguria, Valle d'Aosta e Piemonte, sentito il Ministro della Salute, ovvero è nominato dal Presidente della Regione Piemonte, sentito il Ministro della Salute, tra i soggetti che posseggono i requisiti.
È bene ricordare che esiste una legge regionale che definisce i requisiti che tale figura deve possedere (diploma di laurea magistrale o equivalente comprovata esperienza almeno quinquennale), ma esiste anche il decreto legislativo n. 171 che, in tema di dirigenza sanitaria, prevede l'istituzione dell'elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di Direttore Generale delle Aziende Sanitarie Locali e Ospedaliere e altri enti del Servizio sanitario.
In particolare, la norma dice che le Regioni nominano i Direttori generali attingendo da questo elenco nazionale. Non la faccio lunga, ma ci sono evidentemente pochi mesi alla scadenza di quest'incarico, oggi in capo a un Direttore che ha già una lunga esperienza nel suddetto Istituto. Presumo che dovrebbero partire le procedure di ricerca nell'elenco per andare a individuare, nei tempi previsti, il nuovo (o la nuova) Direttore generale.
Poiché ci sono giunte voci di una corrispondenza esistente tra le Regioni citate interessate in merito a una possibilità di non utilizzare l'elenco nazionale, quindi non andare a una ricerca di un soggetto con le dovute caratteristiche e competenze, ma un'ipotesi di un rinnovo dell'incarico all'attuale Direttore, in deroga a quanto previsto dalla legge, chiedo all'Assessore se ciò corrisponda al vero o se, come spesso succede, è solo fonte di malelingue o disinformazione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Risponde al vero che in data 24 maggio u.s. è stata inviata a firma del Presidente alle Regioni Liguria e Valle d'Aosta una nota, al fine di richiedere l'eventuale intesa sul rinnovo del contratto dell'attuale Direttore generale, dottoressa Maria Caramelli, alla quale diamo un giudizio positivo per l'attività che ha svolto e svolge.
Innanzitutto, bisogna puntualizzare che il decreto legislativo n. 171/2016 prevede un elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di Direttore generale delle Aziende Sanitarie Locali, delle Aziende Ospedaliere e degli altri enti del Servizio Sanitario Nazionale. Per il Direttore dell'Istituto Zooprofilattico è previsto che non debba necessariamente fare parte dell'elenco in parola, essendo i requisiti per la nomina fissati dal decreto legislativo 106/2016, norma speciale per la materia.
Pertanto, si è deciso di ricorrere, una volta raggiunta l'intesa, a questa modalità prevista dalla legge e al rinnovo del contratto, quindi a non utilizzare la graduatoria per quanto riguarda l'Azienda sanitaria; questo lo prevede la norma.
Come altresì ricordato nel testo dell'interrogazione, la dottoressa Caramelli è stata nominata Direttore generale il 22/12/2015 con decreto del Presidente della Giunta regionale con decorrenza dal 1° gennaio 2016 e per la durata di tre anni.
Ai sensi della legge regionale n. 13/2014, il contratto può essere rinnovato per una sola volta sulla base di questa previsione, se avanzata la richiesta di intesa presso le Regioni interessate. Infatti, se è vero come segnalato, che la dottoressa Caramelli di fatto svolse le funzioni di Direttore Generale dal 1° giugno 2012 al 31/12/2015, fu solo in qualità di facente funzione, ai sensi dell'articolo 12, comma 5, della legge regionale 10/1995.
Tale articolo prevede che, in caso di decadenza del Direttore generale o di vacanza dell'ufficio - circostanza concretamente verificatisi in relazione al mancato accordo tra le Regioni - subentra il più anziano per età fra il Direttore amministrativo e il Direttore sanitario, fino alla nomina del nuovo Direttore generale, quindi in assenza di un contratto.
Pertanto, alla domanda se corrisponda al vero che è stata inviata una lettera alle Regioni Liguria e Valle d'Aosta, è vero, perché questa lettera è stata inviata con l'obiettivo di trovare un'intesa con le altre Regioni che consenta la conferma dell'incarico, non utilizzando, cosa che prevede la norma, l'elenco dei Direttori delle Aziende sanitarie.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione a risposta immediata n. 2218 presentata da Andrissi inerente a "Alpe Devero. Espressione della Regione in merito all'insostenibile progetto 'Avvicinare le montagne' redatto da un privato come pianificazione strategica della Provincia del VCO"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 2218.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Il Parco dell'Alpe Veglia e dell'Alpe Devero è una delle più belle aree alpine della Regione Piemonte e non solo della Regione Piemonte. Un'area che l'ultima glaciazione ci ha lasciato come un paradiso alpino e che vorremmo che tale rimanesse. Purtroppo, un progetto di un'azienda privata mette in forte dubbio la sua conservazione.
Si tratta di un progetto di un'azienda privata che la Provincia del VCO ha fatto diventare un progetto proprio, adottando un accordo territoriale, dal nome "Avvicinare le montagne" (forse, è un po' troppo avvicinare le montagne), all'interno del quale ha inserito un piano strategico che prevede la partecipazione di più soggetti tra i quali anche soggetti pubblici. E ci domandiamo, e lo domandiamo all'Assessore tra virgolette sebbene non sia la domanda ufficiale, perché ne possiamo farne soltanto una, se un progetto privato che dovrebbe essere assoggettato a VIA pu diventare un piano strategico di un ente pubblico che è assoggettato a VAS pagata dall'ente pubblico.
Su tale questione ci piacerebbe avere anche una risposta dall'Avvocatura regionale, perché abbiamo dei forti dubbi sia noi che i 38.000 cittadini che, a oggi, hanno già firmato una petizione che chiede di salvare il Parco Devero.
La scorsa settimana in Commissione segnalavo all'Assessore all'ambiente 15.000 firme; lui mi disse di non esagerare, ma oggi siamo già a 38.000 firme. Quindi, Assessore, la invito a firmare la petizione presto, perch le firme, solo da ieri a oggi, sono aumentate di 12.000 unità, e sono tutti i cittadini che tendenzialmente esprimono un voto in cabina elettorale.
Non sarebbero necessarie parole per presentare l'Alpe Devero. È una zona di 8.000 ettari protetti, più 2.000 ettari di aree contigue, più una SIC, una ZTS con specie sia di mammiferi che di lepidotteri rarissimi che, a sentire quanto le relazioni dicono, corrono grossi rischi per la pressione antropica.
Entrare nell'Alpe Devero è come entrare in un giardino botanico-faunistico accessibile a tutti e noi vogliamo che sia accessibile a tutti, ma con un turismo dolce. Questo è il nostro piano strategico, che assolutamente nulla ha a che fare con un terrorismo proposto dalla Provincia del VCO, che prevede un collegamento proposto dalla Provincia del VCO e da un'azienda privata controllata da un fondo svizzero che, in seguito, è diventato un piano strategico di una Provincia e che prevede un collegamento in cresta tra San Domenico Ski e il Devero.
Tale piano prevede, anche se momentaneamente stralciati, ma ritorneranno Assessore e Vicepresidente Reschigna, altri interventi - forse la cosa più sensata - come la riapertura della funivia tra.



PRESIDENTE

La invito a concludere, Consigliere.



ANDRISSI Gianpaolo

Arrivo alla conclusione. Un'area ricettiva al Devero polifunzionale di 2.500 metri quadri; ristrutturazione e ampliamento di un albergo ed edificazione di una struttura ricettiva.
Insomma, Assessore, vogliamo sapere la valutazione preliminare alla proposta progettuale prodotta dal tavolo di lavoro creato dalla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Con riferimento agli interventi oggetto dell'interrogazione, oltre a chiarire che non c'è nessun tavolo di lavoro formalizzato, si precisa che lo scorso anno sono stati effettuati alcuni incontri con la società promotrice dell'iniziativa, insieme ai Comuni di Trasquera, Varzo, Baceno e Crodo e la Provincia del VCO, in merito al progetto inerente allo sviluppo dei comprensori di San Domenico del Devero, finalizzati a valutare la fattibilità delle proposte d'intervento nel loro complesso.
Al riguardo, la Regione ha interessato le proprie strutture competenti senza formalizzare (quanto è scritto non è preciso) uno specifico tavolo di lavoro, per analizzare quanto in progetto.
A seguito delle richieste di approfondimento dei sopralluoghi, fin da subito, la Regione ha evidenziato le criticità inerenti ad alcuni interventi di infrastrutturazione del territorio, sia rispetto ai contenuti del Piano paesaggistico regionale che rispetto ad alcune misure di conservazione della Rete Natura 2000.
In considerazione delle rilevanti peculiarità ambientali e paesaggistiche del contesto in oggetto, la Regione, pur consapevole dell'opportunità data dal progetto per favorire lo sviluppo delle realtà locali, ha evidenziato la necessità di valutare le opere proposte nel loro insieme.
Pertanto, ha consigliato di predisporre un programma complessivo degli interventi, comprendendo anche quelli non strettamente connessi all'attività sciistica, per valutare quali soluzioni siano condivisibili e quali cautele debbano essere attivate nella progettazione, al fine di non pregiudicare l'immagine e l'integrità dei luoghi.
La Regione ha suggerito ai Comuni interessati e alla Provincia di predisporre un piano strategico che contenesse le proposte d'intervento e che fosse oggetto di un accordo territoriale predisposto ai sensi dell'articolo 19 ter della legge regionale n. 56 del 1977, proponendo altresì di avviare il suddetto piano strategico e la procedura di valutazione ambientale strategica.
A oggi, è stata predisposta una bozza del piano strategico ed è in corso la procedura di specificazione dei contenuti del rapporto ambientale nell'ambito della VAS, in capo alla Provincia del VCO, quale responsabile del procedimento che è attualmente in corso.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 2219 presentata da Mighetti inerente a "Crisi occupazionale Bundy Refrigeration Srl"

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 2216 presentata da Ottria, inerente a "Chiusura stabilimento Bundy di Borghetto Borbera (AL)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2219 presentata dal Consigliere Mighetti, che ha un interrogativo uguale a quello dell'interrogazione n. 2216, presentata dal sottoscritto, poich entrambe si riferiscono alla Bundy di Borgetto Borbera.
Risponderà a entrambe l'Assessore Valmaggia.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione dell'interrogazione n. 2219, cui associo quella del sottoscritto.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Come ricordava poc'anzi il Presidente, si tratta di due interrogazioni. Si tratta di un tema che coinvolge sia il sottoscritto sia il Presidente di turno dell'Aula, che riguarda una crisi aziendale che ricade nel territorio alessandrino, crisi aziendale e occupazionale della Bundy Refrigeration Srl.
Sono stati annunciati 60 esuberi e quest'azienda, con sede a Borghetto Borbera, offre oggi al Consiglio regionale una problematica veramente seria, una problematica affrontata ieri da un Consiglio comunale aperto in quel di Borghetto Borbera, cui purtroppo non ho potuto partecipare per impegni in I Commissione, ma a cui ha presenziato il collega Ottria.
Si tratta di una crisi che, purtroppo, deve essere gestita a livello regionale, in quanto la Bundy ha un solo stabilimento con sede in Piemonte quindi è una crisi tutta nostra. Detto questo, il territorio alessandrino ha una serie di problematiche in campo molto ampie e questa è una delle tante.
Per questo motivo, vista la mobilitazione dei sindacati con lo sciopero di otto ore di ieri, e vista la mobilitazione politica che ha fatto sì che fosse convocato un Consiglio aperto sulla questione, chiediamo alla Giunta regionale quali sono le azioni che si possono mettere in campo per tutelare questi lavoratori e fare sì che l'imminente crisi occupazionale della Bundy Refrigeration trovi una conclusione che sia il più possibile indolore per i lavoratori, in questo caso dell'azienda di Borghetto Borbera, ma lavoratori alessandrini, lavoratori della nostra regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Mighetti.
Risponde l'Assessore Valmaggia; prego.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Impresto la voce all'Assessora Pentenero.
Bundy Refrigeration è un gruppo internazionale con sette siti produttivi distribuiti fra Europa e America Latina, specializzato nella produzione di sistemi di raffreddamento integrati. Da tempo, lo stabilimento di Borghetto Borbera è in crisi a causa della congiuntura economica che ha caratterizzato gli anni recenti, crisi sia generale sia di settore.
Per far fronte a tale situazione, la società ha utilizzato strumenti di natura temporanea finalizzati a contenere l'impatto sociale della crisi. A seguito dell'aggravarsi di tale congiuntura economica, ha fatto ricorso alla CIGS per crisi aziendale, per 179 lavoratori, dal 13 ottobre 2015 e per 12 mesi, con la previsione di un successivo piano di risanamento che si poneva l'obiettivo di mantenere le produzioni nel citato stabilimento e di salvaguardare i livelli occupazionali.
Al termine del citato periodo del CIGS, perdurando il periodo di crisi e considerato che il mercato del freddo non dava segni di miglioramento l'azienda e le organizzazioni sindacali hanno individuato, nel ricorso al contratto di solidarietà, lo strumento idoneo a gestire la situazione in atto e le criticità sul versante occupazionale.
Si è avviato, quindi, un contratto di solidarietà per 24 mesi dal 13 ottobre 2016, che scadrà il 15 ottobre 2018.
Il 15 ottobre l'azienda concluderà il periodo massimo di CIG nel quinquennio mobile, per cui la società, dopo tale data, stante la situazione descritta, non avrà più a disposizione alcun ammortizzatore sociale di tipo conservativo.
Le organizzazioni sindacali sono fortemente preoccupate per la situazione e hanno indetto uno stato di agitazione, prevedendo otto ore di sciopero, per protestare contro la mancanza di un piano industriale e di garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali.
L'Assessorato al lavoro esprime forte preoccupazione a sua volta e assicura la massima attenzione sulla vicenda, rendendosi disponibile a convocare quanto prima un tavolo regionale, con l'obiettivo di mettere in campo ogni utile iniziativa che salvaguardi il sito produttivo e i livelli occupazionali.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Interventi a favore dell'economia - normative organiche nei vari settori

Interrogazione a risposta immediata n. 2214 presentata da Vignale, inerente a "A Valenza nell'alienazione del Palafiere non si ripeta Acqui Terme"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2214.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Premettendo che qualunque soluzione o, meglio, una soluzione utile a ridare lustro al Palafiere di Valenza e a garantire una ricaduta promozionale occupazionale è ovviamente auspicata, è doveroso ricordare - ed è per questo che si fa riferimento ad Acqui Terme - che per la Regione Piemonte negli ultimi vent'anni, i due più significativi interventi, come investimenti pubblici a sostegno dell'imprenditoria privata, sono stati certamente quelli di Acqui Terme e il Palafiere di Valenza.
Il Palafiere di Valenza è stato messo prima a bando a 6,5 milioni di euro con un bando molto simile a quello di Acqui Terme. Non è un bando che ha ricercato una ricaduta occupazionale o promozionale del settore sul territorio, ma un bando finalizzato ad acquisire delle risorse.
Visto che il gruppo Damiani pare intenzionato ad acquisire il Palafiere per una cifra poco superiore all'1,5 milioni di euro, noi crediamo sia utile, o sarebbe utile, ed è per questo che interroghiamo la Giunta regionale sapere, vista la percentuale che ha all'interno di Finpiemonte, che è Finpiemonte Partecipazioni all'interno di Expo Piemonte, se vi è una strategia che non sia esclusivamente quella legata all'alienazione e in qualche modo all'incasso di risorse, ma se vi sia una strategia che in qualche modo, oltre a prevedere di incassare delle risorse, abbia anche una finalità per il settore gioielliero valenzano, e se vi è anche una prospettiva di utilizzo delle risorse eventualmente percepite come ricaduta per le medie e piccole imprese del settore orafo-gioielliero dell'area valenzana.
Vorremmo evitare, insomma, che si ripetesse una situazione quale quella di Acqui Terme dove, a fronte di un'alienazione, il Consiglio regionale quello provinciale e quello comunale di Acqui si sono poi dovuti attivare con una richiesta di accordo di programma che è cominciata, almeno rispetto alla dotazione finanziaria, per rimediare in qualche modo a un errore che almeno secondo noi, ovviamente - era stato compiuto nel momento dell'alienazione.
Per questo motivo, ma anche per il valore d'investimento che la Regione Piemonte ha avuto nel Palafiere di Valenza, vorremmo sapere dall'Assessore qual è, ovviamente al di là di ciò che abbiamo letto sui giornali, la situazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie Presidente; grazie, Consigliere Vignale.
Riassumo molto brevemente - e poi le fornisco anche una nota - le vicende che hanno riguardato la vendita degli immobili della società Expo Piemonte successivamente mi permetterò di fare ancora due considerazioni.
Il primo passaggio è stato un incarico affidato all'architetto Quaranta per la perizia di stima del compendio immobiliare e in data 9/011/2015 la stima valutava il compendio in 6.500.000 euro. Un primo bando è stato pubblicato su Il Sole 24 Ore e su La Stampa l'11 e il 12 di maggio del 2016; tale bando è andato deserto.
Qualche mese dopo (21 e 22 settembre), è stata ripubblicata una comunicazione, sempre su Il Sole 24 Ore e La Stampa, in cui si diceva che il bando era andato deserto e che era pervenuta una manifestazione di interesse per la somma di 1.700.000 euro per il compendio (rinviando poi al sito).
Di fatto, nessun altro ha offerto di più, per cui in data 23/11/2017 è stato firmato il contratto preliminare di compravendita fra Expo Piemonte e Laboratorio Damiani, con un prezzo stabilito in 1.700.000 euro. Questo contratto è sottoposto a una serie di condizioni sospensive, tra le quali l'ottenimento da parte del Laboratorio Damiani Srl di un finanziamento agevolato, necessario per l'acquisto e la ristrutturazione del bene; questo finanziamento è stato ottenuto in data 13 giugno scorso, con relativa modifica della destinazione d'uso da commerciale a produttivo, che è una pratica comunale in corso.
A seguito di questo insieme di vicende, il 22 giugno 2018 Expo Piemonte è stata messa in liquidazione. Relativamente agli impatti di natura occupazionale, Damiani intende centralizzare nella sede del vecchio Palafiere tutte le attività produttive e logistiche e prevede un'occupazione media di circa 250 dipendenti, presumendo che, a regime, la forza lavoro possa essere incrementata di ulteriori 50 dipendenti.
L'investimento complessivo effettuato da Damiani per acquisire il compendio e trasformarlo come stabile destinato ad attività produttiva (che sarebbe poi la principale sede produttiva di Damiani) è pari a circa sei milioni di euro.
Ricordo infine che l'ultima Fiera del Gioiello è stata organizzata nel 2012, quindi parliamo di sei anni fa. Da allora, sostanzialmente il Palazzo non è stato più utilizzato per le finalità per le quali era stato pensato e questo perché il mercato fieristico è totalmente cambiato: gli stessi operatori locali valenziani non ci credevano più. Nel frattempo, il distretto di Valenza, dopo avere subito impatti pesantissimi dalla crisi, è però fra quelli del Piemonte che si sono ripresi meglio e stanno andando meglio dal punto di vista della crescita del fatturato e dell'export.
Quando questa Giunta si è insediata, diciamo che c'era un Palazzo nel quale ogni tanto si facevano dei tornei di burraco; oggi è una società in precario equilibrio gestionale. In quell'area oggi vi è uno stabilimento di Bulgari che sta già incrementando le proprie attività e i propri livelli occupazionali rispetto a quello che aveva preannunciato all'inizio, perch ha comprato un'area dalla società Expo Piemonte.
Noi ci auguriamo che anche il Palazzo in cui si giocava a burraco diventi non una sede fieristica, perché non esistono proprio più le condizioni (ammesso che ci fossero al tempo in cui l'operazione era stata fatta) bensì un luogo di produzione del distretto di Valenza, le cui ricadute anche sulle PMI - che in molti casi lavorano per i soggetti più grandi quali Bulgari e Damiani - sono evidenti e sono assolutamente positive.
In questo senso, ritengo che se - noi ci auguriamo che ovviamente quello che manca si concluda nel giro dei prossimi mesi - come noi crediamo e naturalmente auspichiamo, l'investimento di Damiani si realizzerà, al di là della perdita che Finpiemonte Partecipazioni si porterà a casa, il risultato netto sarà un elemento di grande positività sul distretto di Valenza, riconosciuto peraltro come tale in quella zona.
Grazie.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione a risposta immediata n. 2222 presentata da Graglia, inerente a "Tempi e modalità per la custodia e la salvaguardia della biblioteca del Comune di Marmora" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che l'Assessora Parigi fornirà risposta scritta all'interrogazione a risposta immediata n. 2222, presentata dal Consigliere Graglia.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione a risposta immediata n. 2213 presentata da Monaco, inerente a "Campagna vaccinale antinfluenzale 2017-2018 con vaccino trivalente" (rinvio)


PRESIDENTE

Comunico che l'interrogazione a risposta immediata n. 2213, presentata dal Consigliere Monaco, sarà iscritta all'o.d.g. della prossima seduta consiliare, in quanto il Consigliere Monaco è in congedo.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.37 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 15.39)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Sanita': argomenti non sopra specificati

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 286, inerente a "Piano nazionale cronicità. Recepimento Accordo Stato-Regioni 15/09/2016 e approvazione delle Linee di indirizzo regionali per le annualità 2018-2019" (Atti di indirizzo collegati: ordine del giorno n. 1409; ordine del giorno n. 1428)


PRESIDENTE

Procediamo proseguendo l'esame della proposta di deliberazione n. 286, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana del 3 luglio è iniziato l'esame della provvedimento, illustrato dall'Assessore Saitta ha illustrato il provvedimento. Come concordato, l'esame è stato sospeso in attesa del parere del CAL, espresso in data 4 luglio scorso, con deliberazione n. 30.
Tale parere è disponibile sul sito in supporto alle sedute d'Aula.
Nella seduta antimeridiana odierna è proseguito l'esame del provvedimento con l'illustrazione di parte degli emendamenti presentati all'Allegato B.
Proseguiamo con l'esame di tali emendamenti.
Emendamento rubricato n. 21) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Rossi Luca, Valetti, Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Riprendiamo l'analisi degli emendamenti al Piano cronicità.
Siamo sempre al paragrafo 3.2, quindi all'integrazione socio-sanitaria.
Dopo l'emendamento abrogativo, chiediamo di inserire ancora delle modifiche puntuali.
A pagina 25, a metà del quinto capoverso, dopo le parole "formali e informali", si chiede di integrare con il promemoria della legge n.
10/2010, quindi dell'assistenza domiciliare, con i relativi provvedimenti attuativi, che aspettano ancora da otto anni e mezzo la luce (nel senso che attendono di essere ancora partoriti dall'Assessorato alla sanità!). Sono i provvedimenti attuativi per le modalità di erogazione degli assegni domiciliari ai sensi dell'articolo 5, comma 3.
Sia nella parte delle premesse, sia nella parte del paragrafo 3.2 l'integrazione socio-sanitaria, abbiamo chiesto che si dia sostanzialmente seguito alla legge n. 10/2010.
Come ho detto prima, questa maggioranza, che poi vota, e questa Giunta, che dà indicazioni di voto, sebbene i Consiglieri siano liberi di votare come meglio ritengono.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Bono, ma così non si può lavorare! Mi rivolgo anche alle colleghe qui vicino: non è che ciascuno può parlare col vicino mentre stiamo proseguendo i lavori dell'Aula. Nemmeno io riesco a sentire il Consigliere Bono! Queste considerazioni non valgono solo per i Consiglieri, ma anche per le barcacce: invito tutti a lasciar lavorare il Consiglio! Prego, collega Bono, può proseguire.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Dicevo, i Consiglieri di maggioranza, che sono liberi di votare a prescindere dalle indicazioni di voto dell'Assessore di turno, ci devono dire - il Consiglio, quindi, deve prendere una decisione in tal senso - se intendiamo in quest'ultimo anno portare a compimento i provvedimenti attuativi dell'articolo 5 della legge n. 10/2010 per l'erogazione delle cure domiciliari, in particolar modo per i servizi e per gli assegni di cura, oppure no. Perché siamo veramente agli sgoccioli (ormai siamo a luglio!): se questi provvedimenti non ottengono il "via" entro fine anno e non vengono comunque coperti finanziariamente.
È ovvio che non vorremmo assistere di nuovo alla situazione del 2010 quando venne fatta non dico la legge più bella del mondo, ma comunque una legge molto bella: venne prevista una copertura, poi si andò a elezioni e quella copertura non si recepì più.
Dunque, anche i provvedimenti attuativi devono essere uno step, ma uno step collegato al finanziamento della misura stessa; altrimenti, risulterebbero fini a sé stessi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
È un emendamento molto importante, perché - ne abbiamo già parlato stamattina, durante la discussione generale - lo riteniamo un passaggio fondamentale: per finanziare questa legge del 2010, che originariamente aveva previsto un finanziamento (finanziamento che poi non ha mai trovato copertura), il primo passo è l'adozione di un regolamento.
Non vogliamo nasconderci dietro un dito, però sappiamo che il CSA ha presentato già una proposta di regolamento. Credo che questa non sia una motivazione ostativa a realizzare concretamente questa possibilità di dare un aiuto concreto alle famiglie che hanno al loro interno un parente non autosufficiente.
Consentire a questi pazienti non autosufficienti (per cause mentali o fisiche) di essere gestiti a livello domiciliare è un passaggio importantissimo: oltre a dare maggior benessere alla famiglia e alla persona affetta da questo tipo di cronicità invalidante, consentirebbe anche al sistema sanitario di usufruire di grandi risparmi. Perch ovviamente, nel momento in cui una famiglia si ritrova in una grossa situazione di difficoltà economica e sociale, è chiaro che poi ricorre come avviene in modo diffuso, al pronto soccorso; dal Pronto soccorso il paziente va in continuità assistenziale, passano i mesi e aumentano quindi i costi.
Noi vogliamo evitare tutta questa filiera, che giudichiamo sbagliata, e garantire a questi pazienti le giuste cure a casa.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Emendamento rubricato n. 33) presentato dalla Giunta Regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 34) presentato dalla Giunta Regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 35) presentato dalla Giunta Regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) L'Assessore Saitta li dà per illustrati.
Emendamento rubricato n. 27) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Rossi Luca, Valetti, Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento interveniamo a pagina 25 delle Linee di indirizzo regionali per la cronicità.
Nella parte relativa a "Il processo di cura dell'allegato B, Fase 3.2 integrazione socio-sanitaria, Linee di intervento", il secondo comma viene riscritto come segue: "Consolidare la riforma dell'assetto istituzionale del sistema sanitario garantendo un modello di gestione della cronicità omogenea tra le Aziende Sanitarie Regionali del territorio regionale in modo da garantire la massima equità nell'accesso alle reti sanitarie e socio-sanitarie e nella fruizione dei relativi servizi e prestazioni".
L'omogeneità dei comportamenti a livello dei vari ambiti territoriali è un tema centrale. Sappiamo che sono in corso quattro sperimentazioni importanti in Piemonte. Abbiamo lungamente discusso dell'emendamento n. 5) del Consigliere Ottria, che vuole individuare altre aree di sperimentazione. Noi crediamo che tutti gli ambiti territoriali meritino l'avvio di una sperimentazione più avanzata per la gestione della cronicità.
Con quest'emendamento, andiamo ancora in questa direzione: chiediamo omogeneità di trattamento per i cittadini della Regione Piemonte, perch riteniamo che non vi debbano essere "cittadini di serie A" e "cittadini di serie B", ma debbano avere tutti una possibilità di entrare in un piano diagnostico-terapeutico multifattoriale e seguire un percorso di cura per le loro patologie croniche, che consenta di valutare effettivamente i progressi e il non aumento del livello di cronicità verso una non autosufficienza.
Sotto questo punto di vista, crediamo che tutti i cittadini debbano essere trattati allo stesso modo, debbano avere diritto di partecipare a processi sperimentali e che tali processi vadano diffusi il più possibile sul territorio regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Emendamento rubricato n. 36) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Gli Assessori Saitta e Ferrari danno per illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 28) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Rossi Luca, Valetti, Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 28) all'interno della fase 3.2, sulle linee di intervento chiede di implementare la diffusione di procedure di presa in carico sanitario unitarie, tramite progetti di assistenza personalizzata su tutto il territorio regionale.
Sostanzialmente, l'intervento di cui parlavamo prima. La possibilità, per quanto riguarda l'integrazione socio-sanitaria, di prevedere progetti di assistenza personalizzata, quindi tramite redazione di veri e propri piani di assistenza individualizzati su tutto il territorio regionale, in forma omogenea, anche durante il periodo sperimentale che riguarderebbe il 2018 2019 e non relativo solo alle quattro aree di sperimentazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 24) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Rossi Luca, Valetti, Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 29) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Rossi Luca, Valetti, Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Il Consigliere Bono dà per illustrati gli emendamenti n. 24) e n. 29).
Emendamento rubricato n. 23) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Rossi Luca, Valetti, Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Il Consigliere Bono lo dà per illustrato.
Emendamento rubricato n. 30) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Rossi Luca, Valetti, Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

Tale emendamento è dato per l'illustrato.
Voleva intervenire, Consigliere Sinatora?



SINATORA Benito

Scusi, Presidente.
Mi permetto di ricordare all'Assemblea che in questo momento è stata data la notizia che i ragazzini imprigionati nella grotta in Thailandia sono tutti salvi. Mi spiace interrompere i lavori per una fesseria, ma volevo comunicare che tutti i ragazzini, compreso l'allenatore, sono salvi.



PRESIDENTE

Grazie per la bella notizia. Una bella notizia fa sempre bene.
Emendamento rubricato n. 25) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Rossi Luca, Valetti, Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 26) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Rossi Luca, Valetti, Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Il Consigliere Bono dà per illustrati gli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 22) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Rossi Luca, Valetti, Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Siamo alla conclusione del provvedimento, per cui chiederei all'Assessore Saitta di fare anche un piccolo riassunto degli emendamenti che ha presentato. Non avendoli illustrati, o ci date il tempo di leggerli, oppure cinque minuti di sospensione, altrimenti ci risulta difficile capire se votarli o meno, soprattutto sapere quali sono le novità introdotte nel provvedimento Nulla di trascendentale, ci farebbe piacere capire se sono state recepite le osservazione ANCI, altrimenti chiediamo due minuti di sospensione prima della votazione degli emendamenti.
L'emendamento n. 22) riguarda le farmacie. Una visone magari non maggioritaria, sul tema della promozione della salute siamo tutti d'accordo, ma sul luogo di promozione della salute, forse, ci sono ancora delle perplessità.
È una questione più sindacale, relativa alle associazioni di categoria, che ho inteso ripresentare anche in Aula, come mera testimonianza, ma senza grosso ardore nel sostenere quest'emendamento. Un convincimento di base che vedrà la discussione su altri tavoli e in altri luoghi.



PRESIDENTE

Gli emendamenti sono finiti.
Ci sono Consiglierei che intendono intervenire in discussione generale? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Molto velocemente e un po' in linea anche con la richiesta che veniva avanzata.
Ho analizzato le istanze recepite dal CAL e provenienti dal documento ANCI rispetto al testo originario alle proposte emendative, quindi al risultato.
Tendenzialmente si va incontro, negli emendamenti, alle istanze di miglior delimitazione degli ambiti di competenza della parte degli Enti locali rispetto alla parte sanitaria. Restano almeno due differenze dall'analisi comparativa che ho fatto.
La prima. Anche se sembra una questione etimologica, nei giorni scorsi e nelle settimane scorse sulla congiunzione "anche" personalmente ho affrontato una serie di discussioni con alcuni rappresentanti degli Enti locali. Sostanzialmente, ANCI chiedeva di rivisitare l'ultimo periodo del paragrafo 3.2, prima degli obiettivi, laddove noi affermiamo che gli Enti locali vengono coinvolti per i pazienti che abbiano problematiche di natura anche non sanitaria.
Nella loro versione, invece, si vorrebbe che si scrivesse che i Comuni vengono chiamati in causa esclusivamente per problematiche di natura non sanitaria. All'apparenza sembra una distinzione di lana caprina e probabilmente, anzi, sicuramente, nelle nostre intenzioni non vi è nulla che non sia rispettoso dei LEA e del riparto di competenze che, per legge vengono assegnate a sanità e ad Enti locali.
Il dubbio e il rischio - e mi rimetto quindi alla vostra valutazione - che alcuni Comuni paventano è che, nel momento in cui non ci si focalizza sulle prestazioni non sanitarie ma sui pazienti cronici che abbiano anche esigenze non sanitarie, una volta chiamati in causa poi tutti si sia coinvolti al cento per cento nella gestione del paziente, magari anche per ambiti e prestazioni che, invece, sono sicuramente sanitarie. Però mi rimetto a voi, se è necessario definire entro i limiti di competenza della legge, che probabilmente è pleonastico, però magari tranquillizzerebbe di più quel mondo.
Nella seconda linea d'intervento si chiedeva di esplicitare che il futuro nuovo fondo unico socio-sanitario debba essere strutturato tramite il confronto con Autonomie locali ed Enti gestori. Questa è una precisazione che, invece, noi non abbiamo recepito nella proposta emendativa. Loro poi affermavano che la coincidenza tra distretti sanitari e di coesione sociale andasse favorita più che garantita, ma questa è veramente una distinzione verbale che probabilmente può lasciare il tempo che trova.
Per il resto, mi sembra che si sia ampiamente venuti incontro a questa migliore definizione degli ambiti di competenze e di reciproca collaborazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Presidente, non avendo avuto tempo di vedere gli emendamenti dell'Assessore rispetto alle richieste dell'ANCI e non avendoli l'Assessore illustrati, le chiedo se vuole dire qualcosa, durante una sospensione o anche durante il dibattito, per decidere se bisogna emendare in relazione a quello che diceva il collega Appiano e che mi sembra corretto.
È una puntualizzazione ulteriore, proprio per evitare qualunque possibile problema di confondibilità o di perplessità da parte degli Enti gestori rispetto alla natura anche non sanitaria. Il resto mi sembra che fossero più o meno cose semplici da recepire. Adesso stavo scaricando gli emendamenti e li stavo guardando.



PRESIDENTE

Se l'Assessore è d'accordo, gli darei la parola.
La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Volevo dire che il testo di questi emendamenti e le motivazioni sono le sollecitazioni che abbiamo avuto dal CAL, in modo particolare dall'ANCI che in ogni caso ha dato parere positivo e poi ha indicato queste questioni.
Devo dire che queste proposte sono state trasformate in emendamenti dopo un lavoro svolto avvenuto ieri da parte dei nostri Uffici dell'Assessorato alla sanità e degli uffici dei servizi sociali per verificare la coerenza nel testo nella sua complessità.
Su questi testi, che recepiscono le osservazioni, c'è anche una condivisione. Dal punto di vista tecnico, credo che ci debba in qualche maniera rassicurare, non soltanto per ciò che attiene la sanità, ma anche i servizi sociali. Devo dire che alcune questioni - penso al fondo socio sanitario - più che essere oggetto della deliberazione, sono oggetto di un'iniziativa di carattere politico indicata in una delibera. Si parla del tema nella delibera, però le sollecitazioni non sono un tema della delibera, ma sono evidentemente delle sollecitazioni di carattere politico che noi condividiamo.
È stata fatta una proposta, che è l'emendamento n. 31) a pagina 24, sempre relativo al tema dell'integrazione socio-sanitaria, nel quale al terzo capoverso è stato indicato che, dopo le parole "economiche e sociali" vengono inserite le parole "che possono ulteriormente compromettere l'autosufficienza e l'autonomia". È un'ulteriore precisazione che è stata richiesta, quindi la riteniamo utile.
Inoltre, l'emendamento n. 32) relativo all'Allegato B, pagina 24, sempre sul tema dell'integrazione socio-sanitaria e sempre al terzo capoverso dopo le parole "economiche e sociali", propone di sostituire le parole "con la collaborazione degli Enti gestori nella verifica della presa in carico dei pazienti cronici" con le parole "che possono ulteriormente compromettere l'autosufficienza e l'autonomia". Anche questa è una sollecitazione che abbiamo condiviso.
Poi vi è l'emendamento n. 33), Allegato B, pagina 25 alla fine dal punto 5 bis). Questo ha un grande valore di carattere politico-istituzionale perché abbiamo proposto di aggiungere: "I percorsi integrati hanno inoltre necessità del coinvolgimento, anche a livello di programmazione di politica territoriale dei Sindaci, nell'ambito della Conferenza dei Sindaci ASL e del Comitato dei Sindaci di distretto". Quindi, viene recuperato un problema che era stato posto, mi pare, da un emendamento del collega Ottria, dove chiedeva questo ruolo nelle comunità di pratica. Invece qui viene riportato nell'ambito più naturale, che è quello della programmazione, quindi è ancora più forte. Per cui suppongo che con quest'emendamento in qualche maniera possa decadere.
Poi vi è l'emendamento n. 34), Allegato B, pagina 25, dove si parla di obiettivi. Anche qui si parlava di servizi socio-sanitari e alla fine, dopo "servizi", di aggiungere "sanitari", e dopo "socio-sanitari" di aggiungere "socio-assistenziali". In questo modo si completa la gamma dei servizi a tutta l'articolazione possibile.
L'emendamento n. 35) viene riscritto, a pagina 25, paragrafo 7.1 e questo paragrafo viene sostituito con "Promuovere un modello che favorisca la qualità delle persone con cronicità, secondo un approccio globale alla salute, attraverso modelli di welfare di comunità e interventi che garantiscono appropriatezza ed efficacia dei servizi sanitari e sociosanitari e socio-assistenziali, sulla base del reale bisogno di cura delle persone".
L'emendamento n. 36) rafforza ancora il tema del ruolo dei Sindaci, perch dopo "distretti di coesione sociale" (parlo del 7.2), si inserisce "con percorsi condivisi con i Sindaci". La parte più importante che è stata indicata per un ruolo attivo da parte delle Amministrazioni comunali, è stato recuperata in diversi punti, quindi gli emendamenti rispondono a queste caratteristiche.
Il collega Appiano ha posto un problema e io chiedo cortesemente se è possibile fermarci a questo punto, perché dovremmo di nuovo rivedere anche non soltanto il contesto, ma fare un'ulteriore verifica di carattere tecnico. Mi sembra comunque che la sostanza delle questioni sia abbastanza accolta, per avere riscritto tutti assieme il paragrafo 3.2, completato con gli interventi odierni.
Quindi questi sono gli emendamenti che sono stati presentati.



PRESIDENTE

Interrompiamo i lavori per pochi minuti per apportare qualche modifica tecnica.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.10, riprende alle ore 16.20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che, alla conclusione di questo percorso, l'Assessore svolgerà la comunicazione sulle liste d'attesa. Terminata la discussione, ci sarà poi una Conferenza dei Capigruppo. L'avevamo fissata per domani alle 12.30, ma non potendo essere presente alcun rappresentante della Giunta, termineremo prima il Consiglio e la faremo oggi.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Vediamo come si svolge la discussione sulle liste d'attesa, prima concludiamo questo punto.
Invito i Consiglieri a prendere posto, perché stiamo per votare.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie.
Intervengo solamente per ricordare al Presidente, come ha già anche ribadito il collega Vignale, di dare tempo per la votazione.



PRESIDENTE

Ma abbiamo votato a 24.



BATZELLA Stefania

Eh, 24 secondi.
Io avevo il dito che pigiava e non ho fatto in tempo.



PRESIDENTE

Però partiamo da 60.



BATZELLA Stefania

Allora usiamo i 30 secondi o i 60 secondi.
Grazie.



PRESIDENTE

Va bene, procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
L'emendamento n. 3) viene ritirato? Prego, Consigliere Ottria, prenda pure la parola.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 3) viene ritirato in quanto, con gli emendamenti n. 33) e n. 36), la Giunta recepisce l'importanza della figura del Sindaco e degli Amministratori locali nell'ambito della programmazione dei percorsi di cura.
Ne approfitto anche per annunciare, sull'emendamento n. 5), se mi è consentito, una modifica che propongo all'Aula: praticamente viene cancellata la parte dopo le parole "socio-sanitaria a favore di persone con cronicità," (togliendo le quattro righe seguenti), riprendendo dalle parole "riconoscendo le esperienze positive già presenti in alcune realtà piemontesi, con l'obiettivo di diffondere le buone pratiche al fine di migliorare concretamente.", lasciando tutto fino al capoverso finale .



PRESIDENTE

L'emendamento n. 3) è dunque ritirato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 11), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 12), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 13), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 14), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 15), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 16), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 17), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 18), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 19), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 20), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 32).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 21), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 33).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 34).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 35).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 27), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 36).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 28), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 24), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 29), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 23), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 30), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 25), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 26), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 22), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Abbiamo terminato le votazioni sugli emendamenti.
Passiamo all'esame degli atti d'indirizzo collegati.
Ordine del giorno n. 1409, presentato dai Consiglieri Gallo, Appiano Boeti, Conticelli, Olivetti, avente a oggetto "Prevedere nelle aree sosta delle Aziende Sanitarie Locali uno spazio fruibile dalle Associazioni di Volontariato che si occupano del servizio di trasporto e accompagnamento malati" .
La parola al Consigliere Gallo per l'illustrazione.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Velocemente, in quest'ordine del giorno parliamo del ruolo delle associazioni di volontariato. In particolare, ci si riferisce alle associazioni di volontariato nell'ambito del trasporto delle persone verso gli ospedali e le strutture sanitarie per esami e quant'altro.
Ci sono molte associazioni di volontariato che svolgono un compito centrale importantissimo di sostegno alle persone sole o anziane che hanno bisogno di essere accompagnate presso gli istituti per fare i propri esami in day hospital.
Siccome uno dei problemi più importanti in quest'ambito è l'accessibilità e il parcheggio vicino alle strutture sanitarie da parte di queste associazioni, che devono accompagnare la persona all'interno dell'ospedale e per tutto il percorso di visita, con quest'ordine del giorno si chiede ove possibile, di ricavare degli spazi all'interno delle Aziende Ospedaliere o delle ASL del territorio a disposizione di queste associazioni di volontariato che consentano loro di accedere più velocemente e più comodamente alle stesse strutture sanitarie, per garantire un miglior servizio alle persone accompagnate.
Questo rientra pienamente nelle linee guida di umanizzazione inserite nel Patto per la salute 2014-2016 delle strutture sanitarie. Con quest'ordine del giorno si chiede sostanzialmente che la Giunta possa dare mandato ai Direttori generali delle ASL e delle ASO di prevedere, ove possibile e ove non già presenti, degli spazi a disposizione di queste associazioni di volontariato per agevolare il trasporto delle persone.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1428 presentato dai Consiglieri Andrissi, Bertola, Bono, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti avente a oggetto "Emanazione immediata dei regolamenti attuativi della l.r.
10/2010 e condivisione di un percorso di recupero risorse per il finanziamento degli assegni di cura".
Lo illustra il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
È un ordine del giorno che verte sempre sulla legge n. 10/2010. Già in passato ne avevamo presentati altri nel merito e sappiamo che la situazione non è cambiata.
Chiederemo eventualmente al Comitato per la qualità della normazione e la valutazione delle politiche di dirci cosa ne è stato degli ordini del giorno precedentemente approvati.
Oggi - siamo a luglio 2018 - chiediamo la rapida emanazione di un provvedimento attuativo della legge n. 10/2010. Mi sembra di aver capito che la Giunta voglia fare un altro disegno di legge prima di regolamentare la domiciliarità e gli assegni di cura. Ovviamente, la maggioranza e la Giunta hanno tutta la legittimità di scegliere un proprio percorso, ma faccio sommessamente notare che siamo a luglio, a circa dieci mesi dalle prossime elezioni: poiché il tempo stringe, non vorremmo - l'ho già detto prima - che venisse fatto un provvedimento più elettorale che tecnico politico.
Noi vorremmo che ci fosse veramente sostanza in questo provvedimento.
Pertanto, con quest'ordine del giorno chiediamo che venga anche fatta una valutazione dei costi-benefici che dimostri l'utilità dell'attuazione di servizi di cura domiciliare.
Il tema del regolamento attuativo va bene, serve ed è fondamentale; ma chiediamo che insieme venga fatta anche un'analisi che dimostri come trovare le risorse (la Giunta sta già lavorando, o dovrebbe lavorare, al disegno di legge relativo al fondo socio-sanitario). Quindi, che ci sia anche una dimostrazione utilizzabile a livello politico che provi che questa è la strada giusta. Nel senso che tenere i pazienti cronici a casa è senz'altro uno strumento terapeutico, perché stare a casa è sempre meglio che stare in una struttura istituzionalizzata (residenza o ospedale), anche per il rischio di contrarre altre infezioni. È importante, sia dal punto di vista terapeutico sia dal punto di vista psicosociale. Attivare una seria assistenza territoriale è fondamentale.
Noi chiediamo che questo provvedimento venga votato e porti rapidamente all'approvazione di quello che in questa legislatura chiediamo ormai da quattro anni (e che abbiamo chiesto per quattro anni anche nella precedente legislatura), ossia normare con un provvedimento attuativo, ma di metterci anche i soldi! Perché noi facciamo tante belle leggi, ma poi i soldi spariscono, non perché qualcuno li porti altrove, ma perch sostanzialmente, non ci sono. Sono solo nell'intenzione dei proponenti, dei firmatari e di coloro i quali votano e poi non si trovano risorse.
La sanità è un grosso capitolo, oltre otto miliardi, l'ho già detto e ripetuto tante volte. Si possono trovare lì le risorse per spostarli sulla domiciliarità e alleggerire i pronto soccorso che spesso sono affollati di anziani non autosufficienti, anziani cronici che vanno in pronto soccorso perché è l'unico luogo dove si dà una risposta sanitaria efficace ed efficiente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Per annunciare il mio voto favorevole sull'ordine del giorno di attuazione della legge n. 10.
Mi permetto solo di ricordare alla Presidenza del Consiglio e all'Ufficio di Presidenza che questo è il terzo o il quarto ordine del giorno che votiamo rispetto allo stesso tema. Lo dico perché sarebbe utile che gli atti di indirizzo votati dal Consiglio venissero attuati, non solo quelli che piacciono alla Giunta o a una parte della maggioranza, ma tutti.
Abbiamo visto, anche in termini di politiche sanitarie, alcuni ordini del giorno che hanno avuto corretta attuazione, anche con delibere di Giunta ma ne abbiamo visti altri che non hanno avuto alcun tipo d'attuazione.
Nella discussione generale ho fatto riferimento ai motivi per cui, secondo me, non viene data, e non verrà data, attuazione alla legge n. 10 dando adempimento all'articolo 5. Rilevo per il verbale, da un punto di vista politico, che ad affermazioni significative da un punto di vista politico non si è data alcun tipo di risposta.
Continuo a dire che, senza dare attuazione alla legge n. 10 e consentendo ai cittadini di scegliere liberamente i soggetti verso i quali utilizzare il proprio assegno di cura, noi abbiamo privatizzato a singoli limitati soggetti tutta l'attività che si fa rispetto all'attività domiciliare.
Soggetti che hanno nomi e cognomi, soggetti che sono stati utilizzati e secondo me, è il motivo per cui la Giunta non dà e non darà applicazione alla legge n. 10.
È sufficiente verificare quanto cuba, in termini economici, la ricaduta degli assegni di cura solo nella Città di Torino, per capire che ci sono alcune decine di milioni di euro di buoni motivi per cui all'articolo 5 della legge n. 10 non viene data attuazione.
Oggi voto convintamente quest'ordine del giorno, magari lo faranno altri colleghi della maggioranza che in passato l'hanno fatto, ma dovrebbero anche capire perché quel loro voto è stato sempre inutile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Brevissimamente, volevo chiedere, rispetto all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Gallo, se non sbaglio, se vi è una stretta attinenza alla delibera che stiamo votando. Nulla contro l'ordine del giorno, mi sembra un ordine del giorno condivisibile, però mi sembra che si rivolga a tutto l'insieme dei cittadini che possono avere problemi sanitari, non solo cronicità.
Faccio solo rilevare questo. Va bene un'interpretazione estensiva del collegamento degli ordini del giorno ai documenti trattati, ma chiediamo anche per il futuro, anche per altri Gruppi di opposizione un'interpretazione, come spesso è stata, abbastanza ampia rispetto al collegamento.



PRESIDENTE

Possiamo iniziare a votare i due ordini del giorno.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1409, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La parola all'Assessore Ferrari per il parere della Giunta sull'ordine del giorno presentato dal Consigliere Bono.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Grazie, Presidente.
Nell'esprimere un parere favorevole, da parte della Giunta, all'ordine del giorno, mi corre l'obbligo di fare una considerazione. La Giunta, in questi mesi, in ottemperanza anche ad altri ordini del giorno analoghi, non è stata con le mani in mano, ma ha attivato un lavoro che sta producendo un risultato e che, al più presto, verrà posto all'attenzione della Commissione.
La legge n. 10 non ha trovato la sua attuazione per una ragione molto semplice. C'è una delibera del 2013 che, di fatto, blocca, in ottemperanza a un piano operativo del piano di rientro della spesa sanitaria, la possibilità di utilizzo del fondo sanitario, quindi del bilancio dell'ASL per gli assegni di cura. Questa è la ragione. Tutto quello che è accaduto dopo, con ricorsi e controricorsi, ha questa matrice di origine.
Io non ne faccio una "colpa" perché è stata una delibera che era l'attuazione, in Regione Piemonte, di un piano operativo dettato dal MEF.
Il punto è che noi riusciremo a fare un regolamento attuativo sugli assegni di cura che possa rispondere ai criteri di omogeneità su tutto il territorio della Regione Piemonte, e quindi di equità territoriale e non di disparità, solo se riusciremo a istituire, per legge regionale, un fondo socio-sanitario che consenta di avere una contabilità separata di una parte del fondo sanitario che possa essere utilizzato in questa direzione.
Se non facciamo quest'operazione, per legge, tutto quello che possiamo immaginare di fare rischia di trovarsi di fronte ancora lo scoglio di non essere possibile. Siamo ancora, comunque, sottoposti a continui controlli da parte del MEF sull'utilizzo del fondo sanitario. Questa è la ragione.
Noi abbiamo fatto un lungo lavoro durato diversi mesi tra le due Direzioni e siamo convinti di poter portare, una volta individuati ancora alcuni passaggi di natura finanziaria, questa proposta di legge all'attenzione della Commissione e di tutti gli attori del territorio e, immediatamente dopo, portare all'attenzione un regolamento che finalmente dia una risposta completa, omogenea, chiara e trasparente al tema degli assegni di cura o preferirei dire, del budget di cura, che potrebbe essere veramente una soluzione definitiva e completa su questo tema. Ma la ragione sta sostanzialmente qua, non in altro.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1428, come modificato il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Per dichiarazione di voto sulla deliberazione n. 286, ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Volevamo giustificare il nostro voto contrario alla delibera, che è un voto contrario, però di apertura. So che è una perifrasi, è un rosso un po' chiaro; l'altra volta parlavo del verde sbiadito, nel senso che restiamo in attesa comunque di vedere il disegno di legge e anche la dotazione, i soldi, la parte economica che verrà messa sul disegno di legge.
Noi abbiamo delle perplessità su questo capitolo socio-sanitario integrato quindi sul paragrafo 3.2, quindi abbiamo comunque apprezzato in parte la possibilità di dialogare e di modificare la delibera. Già questo dimostra che le opposizioni non sono sempre pregiudiziali, cattive e di parte a priori. Quando si affrontano i provvedimenti con delibere consiliari, che possono essere discusse, modificate ed emendate, si possono anche portare dei miglioramenti.
Quindi, il quadro delle delibere di Giunta in cui la Giunta avoca a s quelle che sono le competenze del Consiglio regionale e fa i provvedimenti solo con una previa informazione della Commissione, speriamo che sia il passato. Ha dimostrato comunque di avere incrementato anche la conflittualità non solo e non tanto in Consiglio regionale - perché si potrebbe dire "chi se ne frega! In Consiglio regionale ci sta, sono parti politiche diverse" - ma soprattutto sul territorio, laddove anche vostri amministratori hanno lamentato grosse difficoltà nel portare avanti le delibere di riforma dell'assetto ospedaliero del nostro territorio.
Tutto ciò dimostra che il metodo molte volte è importante tanto quanto i contenuti, quindi speriamo che questa delibera, nata un po' zoppicante e che ha portato dei miglioramenti (abbiamo inserito i LEA, quindi abbiamo cristallizzato la situazione dei LEA), possa portare a un disegno di legge che preveda finalmente non tanto l'integrazione socio-sanitaria, ma il sostegno alle famiglie che hanno a casa dei parenti, delle persone care degli anziani non autosufficienti o disabili che devono accudire. Per questo devono avere un sostegno dallo Stato, devono avere un aiuto che sia sotto forma di assegno di cura, ma lo possiamo chiamare in altro modo o come vogliamo, ma che soprattutto sia dedicato a figure che fanno assistenza alla persona e non siano necessariamente figure professionali.
Questo non per togliere spazi di lavoro e competenze alle figure professionali, ma perché è evidente a tutti che anche la retribuzione di una figura professionale, magari con un'assistenza lunga (anche 12-24 ore) è al di fuori della portata delle famiglie.
Occorre una rete che dia un attestato, un patentino o un'abilitazione all'assistenza sanitaria - questo potrebbe essere un tema parzialmente sollevato anche dal collega Vignale - anche sul miglioramento della libertà di scelta nella persona che assiste il parente a casa, che non deve essere necessariamente un parente, ma deve essere adiuvato da risorse regionale.
Che poi siano sanitarie, che siano sociali o che siano altro, alle famiglie concretamente interessa poco, sono più discorsi che facciamo noi che dobbiamo trovare la sostenibilità economico-finanziaria.
Alle famiglie interessa che vengano di nuovo riaperti i rubinetti degli aiuti economici o di persone comunque all'assistenza domiciliare. Questo è quello che conta. E penso che se non dovessimo raggiungere quest'obiettivo entro la fine della legislatura, non solo con i documenti scritti su carta ma anche con una vera e propria erogazione di risorse sul territorio avremmo mancato un altro obiettivo di questa legislatura e sarebbe sicuramente un risultato molto negativo di questi cinque anni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Da questa discussione non possiamo che trarre gli aspetti più positivi, nel senso che non solo vale per il lavoro che abbiamo fatto preventivamente in Commissione e non possiamo, come Liberi e Uguali, che essere orgogliosi del fatto che gli emendamenti proposti a prima firma del Consigliere Ottria sono stati recepiti prima nella discussione preventiva (penso alla discussione sui tempi) e oggi ovviamente sui temi principali.
Ne cito soprattutto due, cioè quello di integrare, in coerenza col piano nazionale della cronicità, le linee di indirizzo regionali con uno specifico paragrafo sulla cronicità in età evolutiva con gli impegni puntuali per ciascuna delle macro-attività del piano nazionale, di continuità assistenziale del bambino con cronicità, il ruolo delle famiglie, gli ambiti relazionali specifici per l'età e il passaggio dall'età pediatrica a quella dell'adulto.
Tra l'altro, è il tema più complesso che ha riguardato la questione delle sperimentazioni, ovviamente a fianco alle aree scelte che saranno più gli incubatori di alcune progettualità, il fatto di recepire già da subito anche le tante azioni concrete, competenze e best practices, si direbbe oggi, già presenti nelle Aziende Sanitarie Locali e non individuate come laboratori dal Piano, inizialmente.
Credo che, a fianco di questo, vi sia il coinvolgimento dei Sindaci, che oggi è stato recepito per la discussione all'interno del CAL, e quella che è stata una lunga discussione, in questi anni, che ha visto al centro tante interpellanze e tanti question time; inoltre, tante volte abbiamo messo all'o.d.g. il tema non solo delle cronicità, ma quanto negli anni, sempre di più, una popolazione anziana andasse curata, anche quando il sistema generale ci diceva che alcune persone non erano guaribili definitivamente.
Credo che questo Piano, che alcuni ci dicono sia arrivato un po' in ritardo, altri invece ci dicono che l'abbiamo copiato pedissequamente andasse discusso e votato con un atto di Consiglio. Abbiamo fatto bene a prendere tutto il tempo necessario per emendare questo atto che, anche grazie al contributo di tanti Gruppi che, in queste ore, hanno emendato e reso migliore il testo, è un contributo che speriamo possa essere fin da subito utile alla sanità piemontese, per colmare le tante differenze nei vari territori e nelle varie ASL.
Ritengo che il vero segnale che dobbiamo dare è che queste famiglie non saranno lasciate sole per affrontare le difficoltà che spesso le cronicità dei loro congiunti impongono loro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Voteremo convintamente a favore di questa deliberazione, perché siamo convinti, com'è già stato detto, che vada incontro a un bisogno reale e che rappresenti un crocevia, per dare attuazione anche alla legge 10, che più volte abbiamo richiamato e che noi comprendiamo come buona e giusta nei principi, ma certamente non è rimasta otto anni nel limbo casualmente.
È stato detto bene dall'Assessore Ferrari: è rimasta lì perché non poteva essere attuata e oggi il problema non è solo quello delle risorse, ma anche di una governance sul territorio, di una simmetria tra enti gestori e Distretti sanitari che è la conditio sine qua non perché diventi operativa.
Vediamo assoluta coerenza tra quei principi e quello che facciamo oggi e pensiamo che arriviamo qui, perché si è lavorato molto in profondità per uscire dal piano di rientro e per avere il governo delle politiche della salute, che vuol dire avere Aziende efficaci ed efficienti, manager scelti per competenza, reti di operatori sanitari, concertazioni con tutti i portatori d'interesse in questa materia, che va dalle persone disabili, ai non autosufficienti e alle malattie rare. Tutto questo lavoro è importante: non vederlo non è possibile.
Il Piano rappresenta proprio quello snodo che ci consentirà di fare il passo, quello che dobbiamo fare, in questi mesi, non perché si avvicina la scadenza elettorale, ma perché abbiamo lavorato per fare questo, cioè allocare le risorse, superare gli steccati tra sanità e welfare e avere un territorio compliante rispetto ai principi, altrimenti si parla e non si agisce.



PRESIDENTE

Grazie, collega Alemanno.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 286, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Liste d'attesa in sanità"


PRESIDENTE

L'Assessore Saitta è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Liste d'attesa in sanità".
Prego, Assessore.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Poiché si è creata un'attesa, cerco di definire anche il campo dell'intervento che farò, sulla base della richiesta e del contesto in cui la richiesta è stata formulata. Mi pare che il collega Bono avesse presentato questa richiesta nel momento o immediatamente dopo quanto il Ministro ha emesso la circolare in modo da "aggredire", com'è stato definito, il tema delle liste d'attesa.
È stata inviata questa circolare e abbiamo dato delle risposte; le risposte della Regione Piemonte sono partite non so se ieri sera o questa mattina perché abbiamo dovuto completare alcune informazioni, così come ci veniva richiesto. Mi pare che i colleghi abbiano ricevuto la lettera che abbiamo inviato al Ministero e anche i dati e le tabelle allegati, quindi non mi soffermo sui numeri.
Ci tengo soltanto però a contestualizzare questa richiesta che ha fatto il Ministero. Il Ministero, nel momento in cui chiede questi dati, parte dalla constatazione che ci sono grandi problemi nel Paese Italia e non soltanto al Sud; problemi abbastanza diversificati in tutto il Paese, problemi seri sulle liste d'attesa, che creano grande preoccupazione a tutto il sistema istituzionale, perché la mancanza di risposte nei tempi previsti per le liste d'attesa rischia di mettere in discussione, nell'opinione complessiva dei cittadini, il sistema così come lo conosciamo.
Devo dire che questo è un fatto che sicuramente deve preoccuparci, ha preoccupato il Ministro e preoccupa, giustamente, anche noi.
La richiesta del Ministero è stata molto ponderata, perché richiede alcune informazioni relativamente alle modalità del sistema di prenotazione delle liste d'attesa. Il Ministero ci chiede se tutte le prestazioni da rendere in attività istituzionale sono effettivamente prenotate attraverso il CUP attraverso il CUP unico di prenotazione. Questa è la richiesta più importante e devo dire che questa richiesta ha un grande senso, perch come abbiamo detto in altre occasioni e lo ripetiamo ancora oggi, il sistema di governo delle liste d'attesa parte essenzialmente dall'esistenza del CUP.
Le Regioni che hanno meno problemi di noi hanno già realizzato il CUP Unico. Penso alla Lombardia, penso al Veneto, penso all'Emilia, la Toscana un po' di meno.
A ogni modo, chi nel tempo ha realizzato il CUP ha uno strumento di governo delle liste d'attesa e vuol dire un sistema d'informazione che supera una situazione d'informazioni fornite, per quanto riguarda le liste d'attesa dalle singole Aziende Sanitarie non in modo uniforme e non sempre corrispondenti alla situazione obiettivamente reale. Chi ha fatto, invece il CUP unico ha il quadro immediato.
Per quanto riguarda questa richiesta, abbiamo fornito alcune informazioni che vorrei darvi, perché danno il senso dei problemi, della dimensione delle questioni che dobbiamo affrontare. Nella Regione Piemonte le prestazioni ambulatoriali offerte dal settore pubblico e dal settore privato accreditato nell'anno passato sono state 15.610.469, quindi parliamo di cifre consistenti. Normalmente non c'è il senso di questa dimensione. Di queste 15.610.000 è evidente che la parte più importante è del pubblico, che è di 11.700.376 prestazioni, mentre il privato accreditato ha erogato 3.910.000 prestazioni. Al di là dei numeri, che è difficile sicuramente seguire, resta il dato complessivo che le prestazioni che passano attraverso il CUP sono soltanto il 60 per cento, perché abbiamo tanti CUP non sempre coerenti tra di loro. Quindi, è soltanto il 60 per cento, anche se bisogna in qualche maniera disaggregare il dato, perché le prestazioni, sempre ambulatoriali, del pubblico rappresentano il 78 per cento, cioè 9.144.000 su 11.700.000, mentre il privato accreditato rappresenta soltanto il tre per cento.
È chiaro che questo dato sta a dimostrare una questione che conosciamo e risponde agli obiettivi. Nel momento in cui ci sarà il CUP unico (poi dir qualcosa), evidentemente il privato accreditato deve entrare nel CUP a tutti gli effetti, perché nel momento in cui viene pagato è il servizio sanitario pubblico. Attualmente nel privato accreditato, per quanto riguarda le prestazioni, passa soltanto il tre per cento. Questo è un dato che evidentemente ci deve far riflettere e conferma un'opinione che abbiamo già formulato.
L'altra grande partita che ci viene chiesta riguarda le prestazioni in regime di ricovero, che nell'anno passato sono 333.763, quindi numeri importanti, di cui la parte pubblica è di 254.690 e la parte privata accreditata è di 79.000 circa.
Un altro tema che conferma un'indicazione di lavoro che abbiamo formulato e sulla quale stiamo lavorando è che le prestazioni in regime di ricovero che passano dal CUP rappresentano il 41 per cento. È poco. Anche la percentuale del privato è bassa, ma sostanzialmente, mentre per la parte delle prestazioni ambulatoriali al CUP passa il 60 per cento delle prestazioni in questo caso del regime del ricovero soltanto il 41 per cento.
Questo dato conferma, come dicevo, la necessità di avere un CUP unico, in cui ci sia tutto il privato accreditato e tutte le agende, perché non sempre tutte le agende, in modo particolare dell'Azienda Ospedaliera Universitaria, ma non soltanto quelle, vengono inserite nel CUP. Cioè l'offerta del sistema sanitario non è nota nella dimensione complessiva.
Quindi, abbiamo fornito questi dati, che ci confermano che abbiamo dei problemi, che possono essere affrontati soltanto col CUP unico.
L'altra questione che ci viene chiesta dal Ministero è relativa all'organizzazione, tra virgolette, dell'intramoenia, tema sul quale si è soffermato il Ministro con una certa determinazione, cosa che ha suscitato anche parecchie reazioni da parte delle organizzazioni sindacali.
Noi abbiamo fornito al Ministro il quadro della situazione, che non si discosta molto da quello che succede in altre Regioni, cioè che la Regione Piemonte nel tempo - quindi non è soltanto una decisione di questo periodo ha posto in essere tutti gli atti per giungere a una regolamentazione della libera professione.
So che su questo ci sono pareri diversi, c'è chi dice "basta all'intramoenia". Evito di assumere posizioni di questo tipo, ma siccome il tema che ci viene chiesto è come viene regolamentata, la Regione Piemonte a partire dal 2012, ha regolamentato la libera professione. In particolare ha disposto una ricognizione straordinaria degli spazi disponibili per la medesima da esercitare evidentemente all'interno delle strutture pubbliche.
Era questa la logica.
Da queste rilevazioni fatte nel 2013 e successivamente anche dall'Amministrazione attuale, è emerso che nelle Aziende del Servizio Sanitario c'è un'insufficienza di spazi per l'intramoenia, cioè di spazi interni da adibire all'attività libero-professionale. Quindi, è stata autorizzata nel 2013 l'adozione da parte delle Aziende Sanitarie del programma sperimentale (è stato chiamato così) per esercitare l'attività di libera professione all'esterno delle strutture pubbliche.
Successivamente, nel 2015 è stata di nuovo fatta una ricognizione per vedere se c'erano degli spazi, ma non poteva che esserci la conferma di quello che era avvenuto nel 2013. Abbiamo assunto questa decisione: siccome la decisione del 2013 era stata definita sperimentale, in base a quello che è stato poi previsto da un decreto del Ministero della Salute era terminata la fase sperimentale.
Quindi, abbiamo autorizzato nuovamente l'attività libero-professionale al di fuori delle strutture pubbliche, a condizione - cosa che è stata verificata - che gli studi fossero messi in rete, con un sistema di rete con tutte le varianti possibili che esistono anche di carattere informatico, per governare e avere le informazioni necessarie, perch l'attività di intramoenia, come sappiamo, deve essere autorizzata.
È stata data l'autorizzazione, fermo restando l'impegno delle Aziende sanitarie, nel caso mutassero le condizioni, a rivalutare la concreta possibilità per riportare all'interno delle strutture pubbliche l'attività che oggi viene esercitata fuori.
Questa è l'altra informazione per quanto riguarda l'intramoenia. Le richieste evidentemente si riferiscono a queste informazioni: dove viene esercitata? Viene probabilmente esercitata al di fuori. Si può esercitare? Occorrono evidentemente gli spazi, ma questo è un tema diffuso in tutto il Paese. È chiaro che la discussione si avvierà - credo - una volta che il Ministero metterà assieme tutti i dati sull'intramoenia, e mi pare che alcuni segnali siano arrivati anche da parte di alcune Regioni; penso alla Toscana, il cui Presidente Rossi addirittura dice: "Eliminiamo l'intramoenia".
Voglio soltanto ricordare - questa è una valutazione politica - che l'intramoenia fu introdotta non come strumento per abbattere le liste d'attesa: era uno strumento per consentire al paziente una scelta professionale mirata. Risponde a questo, non per ridurre la lista d'attesa questa è la posizione, poi vedremo che cosa avverrà nella fase della discussione, ma io mi sento di andare fino a questo punto, cioè se - come abbiamo scritto nel programma - l'attività libero-professionale supera l'attività istituzionale, è chiaro che c'è qualcosa.
Non deve avvenire questo, lo dice l'ex Ministro della Salute Balduzzi in modo chiaro, ma qualora fossimo di fronte a elementi di questo tipo, sulla base delle indicazioni che abbiamo dato ai nostri Direttori sanitari, è chiaro, e qui c'è il problema di riportare all'interno della Balduzzi le procedure e le modalità.
Dopo queste informazioni, voi vedrete anche tutto quello che le singole Aziende hanno fatto per dare informazione, per quanto riguarda le prenotazioni. Anche lì si tratta di una cosa molto articolata: sono indicati i tempi e devo dire che anche qui c'è molto lavoro da fare.
Queste questioni richiamano evidentemente il tema del CUP unico. Mi è stato chiesto e colgo quest'occasione per parlarne. Per quanto riguarda il CUP unico, siamo a questo punto. Voi sapete il contenzioso che c'è stato; molto probabilmente venerdì prossimo approveremo la deliberazione che definisce l'organizzazione e le responsabilità per quanto riguarda il CUP unico e sostanzialmente definiremo l'Azienda che avrà la responsabilità per il CUP unico regionale, chiaramente d'intesa con le singole Aziende. È ovvio che questo grande appalto non si poteva spezzettare per ogni singola Azienda perché ci saremmo trovati in difficoltà, quindi sarà un'unica Azienda della Regione Piemonte ad avere la responsabilità, evidentemente d'intesa con le altre Aziende.
In questa delibera verrà definito anche il percorso per iniziare in alcune zone, perché è chiaro che si tratta di un intervento molto importante.
Avete sentito i numeri: 15 milioni di prestazioni ambulatoriali vogliono dire una grande cosa, e qui sicuramente occorre anche non dico il tempo, ma bisogna partire con le dovute certezze di avere dei risultati. Quindi questo avverrà quanto prima.
Ora, un'ultima informazione e concludo. Noi sappiamo che qui in Piemonte non è il tema che abbiamo scritto nella lettera al Ministro, perché questo non ci era richiesto - complessivamente ci sono (ma dico delle cose abbastanza scontate, perché qualunque piemontese lo sa) prestazioni che non vengono erogate nei tempi e negli standard che sono stati fissati dalla norma nel Piano nazionale, ma anche nelle indicazioni regionali.
Potrei dirvi - ma questo non mi soddisfa assolutamente - che i dati del 2017 sono migliori rispetto a quelli del 2016: c'è una riduzione. In ogni caso, per alcune prestazioni, su quelle che normalmente i nostri uffici controllano, sulle 43 prestazioni identificate, i tempi d'attesa sono quindi troppi.
Posso dirvi quali sono queste otto prestazioni: la visita endocrinologica la visita oculistica, la gastroenterologia, la visita pneumologia, la mammografia, la colonscopia, la spirometria e il fondo oculare. Su queste abbiamo dei problemi che dobbiamo affrontare, non per nulla abbiamo assunto la decisione che è stata annunciata nelle scorse settimane della messa a disposizione di dieci milioni di euro per la riduzione delle liste d'attesa; dieci milioni di euro che verranno utilizzati sulla base di programmi (o piani, non so come definirli) che stanno predisponendo le Aziende sanitarie.
Evidentemente si danno le indicazioni Azienda per Azienda e si stanno definendo i dati Azienda per Azienda, perché i dati in mio possesso sono dati medi dal punto di vista regionale, ma è chiaro che dobbiamo sapere anche quali sono i dati Azienda per Azienda e struttura per struttura - e li sapremo nei prossimi giorni - perché il dato medio non vuol dire assolutamente nulla per l'Azienda: dipende se un ospedale fa la spirometria velocemente e un altro no.
Quindi avremo i dati complessivi. Questi piani hanno il compito di affrontare immediatamente e velocemente (settembre, ottobre, novembre e dicembre, cioè in questo quadrimestre) la riduzione delle liste d'attesa per tutte quelle prestazioni che superano gli standard (posso dire così).
Ai Direttori è stato anche richiesto di formulare la tempistica per sapere a settembre, ottobre, novembre e dicembre che cosa succede. Non è soltanto una richiesta, ma il frutto di un lavoro che la struttura dell'Assessorato alla sanità sta facendo insieme ai Direttori, evitando che sia soltanto una circolare. È un lavoro fatto insieme e questo ci ha rassicura, almeno abbiamo questa convinzione, sulla bontà che ciò che sarà richiesto sarà effettivamente presentato.
Verso la metà della settimana prossima incominceranno ad arrivare le proposte dei Direttori generali delle Aziende e l'obiettivo che ci siamo dati entro la fine di questo mese è di mettere a disposizione le risorse Azienda per Azienda per l'abbattimento delle liste d'attesa, a partire da quelle che superano gli standard che vi ho indicato prima.
Questo è il quadro. Vi posso assicurare che il percorso che abbiamo individuato è pragmatico (posso dire così?): si aumenta l'offerta. Questa è la modalità per dare una risposta immediata. Lo stesso Ministro, nella lettera e anche negli incontri che abbiamo avuto, ci sollecita e indica in modo molto chiaro di ridurre l'inappropriatezza. Pertanto, si tratta di garantire tempestività e appropriatezza.
In passato, il Governo precedente aveva assunto una decisione, che, poi, in qualche maniera, è stata annacquata dai Governi successivi, che era quella dell'appropriatezza, non soltanto prescrittiva, farmaceutica, ma anche diagnostica. Ritengo occorra - se non arrivare a quelle modalità, che erano state intese come una forma di forte penalizzazione dei medici di famiglia e non soltanto - trovare una modalità per lavorare sull'inappropriatezza.
Questa è una delle grandi questioni sulla quale i tentativi finora compiuti non hanno dato molti risultati.
Per quanto riguarda la prescrizione farmaceutica, un risultato è stato ottenuto (parlo del Piemonte), perché il lavoro di Distretto e il rapporto con i medici di famiglia hanno permesso un contenimento della spesa farmaceutica, quindi la cosa è sicuramente possibile.
In conclusione, alla fine di questo mese daremo indicazioni precise. Siamo disponibili a fornire alla Commissione i dati, Azienda per Azienda e struttura per struttura, in merito alla situazione attuale, che diventa un dato essenziale nel momento in cui approveremo i Piani, perché diventa anche un modo per esercitare un controllo pubblico. Vi è, cioè, un impegno sui siti delle Aziende e sul sito della Regione Piemonte, dove è scritto: "Questo è il Piano, questi sono gli impegni che si sono assunti i Direttori, questi sono i soldi che abbiamo messo a disposizione".
Pertanto, avremo anche modo di avere un controllo, non soltanto noi che abbiamo rapporti con i Direttori, ma pubblico, che considero fondamentale e necessario per affrontare un problema come quello che conosciamo, che deve essere immediatamente affrontato.
Si affronterà l'inappropriatezza raccogliendo le richieste e i problemi esistenti, che sono stati posti, le richieste dei cittadini, che sono tante: incominciamo con l'aumentare l'offerta. Quando si parla di aumentare l'offerta, evidentemente vuol dire che i dieci milioni verranno utilizzati.
Abbiamo avuto modo di dirlo, ma ci tengo a ripeterlo: innanzitutto, saranno messi a disposizione (questa è stata l'indicazione che abbiamo dato ai Direttori) del personale pubblico, poiché ci sono problemi di orari e non solo. Qualora diventasse necessario - e in questo abbiamo dato indicazioni ai Direttori e anche al privato accreditato - è chiaro che, se vogliamo dare una risposta, occorre anche acquistare delle prestazioni dal privato accreditato.
Il recente accordo che abbiamo fatto con il privato accreditato consente quest'operazione, che è finanziata già in parte con altre risorse, ma è finanziata anche con i dieci milioni. Però, l'indicazione - come ha fatto ieri la Toscana, che ha assunto una delibera simile mettendo a disposizione dieci milioni - è quella di dare la preferenza ai dipendenti pubblici quindi risorse per i dipendenti del servizio sanitario, in modo da aumentare l'offerta: apertura pomeridiana, serale (le cose che conosciamo).
Vi ringrazio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
A nome del mio Gruppo consiliare, chiedo l'apertura del dibattito, anche se le tempistiche sono forse un po' strette, ma cerchiamo di dire quello che pensiamo di dover dire nel poco tempo che rimane prima della chiusura del Consiglio regionale.
Come Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle avevamo chiesto questa comunicazione già un po' di tempo addietro, perché il tema è annoso, molto grave, e affligge la nostra sanità. Una questione riguarda il tema della mobilità verso le altre regioni e l'altra, non dissociata, è quella delle liste d'attesa. Anzi, sono spesso una la causa dell'altra, nel senso che anche la lungaggine delle liste d'attesa nel pubblico comporta il passaggio o verso l'intramoenia (e poi parleremo d'intramoenia), cioè quei medici ospedalieri che fanno le visite privatamente, in attività libero professionale e una parte dell'introito va all'ASL, oppure ricorrono al privato puro, oppure vanno in altre regioni. È il caso dei miei colleghi che sono di confine verso la Lombardia o, in minor parte, verso la Liguria (accade soprattutto verso la Lombardia).
Questo è un primo tema che dobbiamo affrontare. È un tema che abbiamo cercato di affrontare più volte durante il corso di questa legislatura. Mi spiace dire in Aula, oggi, che questa legislatura si è contraddistinta ancora una volta, come quella precedente, sostanzialmente per un aspetto più ragionieristico, più sui conti, più sul tagliare per raggiungere il pareggio di bilancio alle Aziende sanitarie, perdendo totalmente di vista l'obiettivo principale, core, centrale della Regione: dare offerta sanitaria, dare qualità nell'offerta sanitaria, fornire servizi di cui abbisognano i cittadini.
Non si può pensare di chiudere gli ospedali. Dentro gli ospedali non ci sono solo i posti letto per ricoverare i pazienti (lo dico all'Assessore Saitta e a tutti i colleghi), ma ci sono anche gli ambulatori. Quindi, non si può pensare di chiudere le attività ospedaliere senza dare ulteriori risposte, almeno equivalenti, sul territorio.
L'altro grosso problema è il personale, perché oltre a tagliare i posti letto (questo è il tema riguardante i ricoveri, che anche qui sono trattati) andiamo a tagliare personale e in questi anni è stato fatto in maniera violenta - mi spiace dirlo - pesante. Dovrei usare parole anche più forti, perché al personale che è andato in quiescenza non è subentrato personale nuovo, dal 2010 fino al marzo 2017, o, meglio, è stato sostituito al 50 per cento per alcune figure e zero per altre.
Questo ha creato un disallineamento tra la domanda di salute, la domanda di sanità, e la possibile offerta. È abbastanza evidente, nel senso che se non partiamo dal discorso del personale, non arriviamo da nessuna parte.
Dico questo corroborato da uno studio molto interessante (che speravo l'Assessore citasse, invece non lo ha fatto) fatto dalle tre principali sigle sindacali nazionali con l'aiuto, di nuovo, di IRES (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali della nostra Regione), che è uno strumento fondamentale, che peraltro dovremmo usare di più (forse l'abbiamo capito tutti un po' tardi!).
L'IRES è lo strumento che ci può fornire questi dati. Prima alcuni colleghi di Forza Italia (che sono in entrati da poco perché hanno sostituito i loro colleghi eletti in Parlamento) si dichiaravano giustamente un po' stupiti: noi, forse, ci siamo un po' seduti su questa abitudine della Regione (non solo di questa Giunta, ma un po' di tutte le Giunte, temo) di non fornire dati.
Se non abbiamo dati - non è la prima volta che lo rammento - facciamo tanti bei discorsi, ma non arriviamo da nessuna parte. Senza i dati non possiamo decidere. Qualcuno ben più famoso di me diceva: "Prima occorre conoscere per poi correttamente deliberare".
Dicevo, questo studio dell'IRES con le associazioni sindacali ha elaborato con grandi difficoltà una serie di dati sulle prestazioni - sia di visite specialistiche sia di prestazioni diagnostiche - e dice una cosa preoccupante: nonostante la diminuzione del numero di visite e del numero di prestazioni diagnostiche (quelle prese come riferimento, quindi, ad esempio, l'ecografia dell'addome completo, l'esame dell'orecchio, per non entrare troppo nello specifico, l'esame audiometrico, l'elettrocardiogramma holter, quindi di 24 ore, il fondo dell'occhio, la risonanza magnetica muscolo-scheletrica e la colonscopia, e una serie di visite, tra cui chirurgiche, oculistiche, urologiche, cardiologiche, ortopediche e neurologiche), sono aumentati i tempi di attesa.
Uno potrebbe dire: "Come? Diminuisce il numero di visite, dovrebbe diminuire anche il tempo d'attesa". Invece no, i tempi d'attesa sono aumentati! Vuol dire che stiamo perdendo pezzi di sanità; vuol dire che non riusciamo più ad erogare queste prestazioni.
Francamente, abbiamo sempre avuto una posizione molto laica sul tema dell'intramoenia. Io, tra l'altro, sono un medico del territorio, quindi in questo caso non sono in conflitto di interesse. A dire il vero, il tema dell'intramoenia forse non è nato - devo correggerla, Assessore - dalla volontà di concedere una libera scelta ai pazienti (o forse è vero, forse no). Più che altro, è nato dal tentativo e dalla volontà di mantenere i cosiddetti "luminari" all'interno del sistema pubblico. Probabilmente entrambe le considerazioni sono vere, nel senso che si temeva che i grandi professionisti, quelli che hanno un nome, dicessero.



(Commenti fuori microfono)



BONO Davide

Ecco, qualcuno sostiene che sono già andati via! In ogni caso, gli si dava la possibilità di aumentare il loro stipendio mensile, garantendo però che cosa? Lo smaltimento delle liste d'attesa.
Ricordiamo che si utilizza personale sanitario dell'ospedale, sia infermieristico che amministrativo, per cui - per fortuna! - una parte di quanto si paga per la visita finisce anche al sistema pubblico.
Dicevo che non credo che il problema sia l'intramoenia. Anche questo lo dice l'IRES, non lo dico io, né il Movimento 5 Stelle: "Anche i ricavi derivanti dall'attività intramoenia decrescono notevolmente in tutta Italia quanto in Piemonte". Dal 2012 al 2016, vista la crisi economica, i cittadini aspettano un anno e mezzo per fare una visita nel sistema pubblico piuttosto che andare in intramoenia il giorno dopo: anche questa è una stortura che dobbiamo andare a risolvere. Non è accettabile! Servirà, forse, il CUP unico? Non lo sappiamo. Su questo nutriamo anche delle perplessità. Però il fatto di chiamare un centro di prenotazione e sentirsi dire che per la visita nel sistema istituzionale pubblico occorre un anno, mentre lo stesso medico può visitare già il giorno dopo, o tra tre giorni.
Dobbiamo fare qualcosa! Se non abbiamo una rete di monitoraggio e di controllo, siamo impotenti e impossibilitati ad addivenire a qualche risultato.
Ben venga, quindi, la delibera n. 17 del 27 marzo 2017, con cui la Giunta approvava che entro 60 giorni le ASL dovevano presentare un programma di area (perché erano suddivise in aree) con un cronoprogramma di interventi.
Forse ci siamo distratti noi in Commissione, ma non so se dopo 60 giorni (dal 27 di marzo) quei cronoprogrammi con interventi sono stati prodotti.
In ogni caso, anche fossero stati prodotti, non sono stati portati in Commissione, quindi è colpa dell'Ufficio di Presidenza, di cui (come opposizione) faccio parte anch'io. Ma non abbiamo discusso di questo cronoprogramma di interventi.
Ben venga il cinque per cento dell'intramoenia per ridurre le liste d'attesa.
Doveva essere fatto il tavolo di pilotaggio e il Comitato paritetico, ma queste, Assessore, sono cose del 2010 o del 2007! Lo dico a lei perché in questo momento ha la fortuna (o sfortuna, non lo so) di essere l'Assessore alla sanità, ma non l'hanno fatto neanche i tre precedenti Assessori della Giunta di centrodestra! La legge n. 120/2007 è quella che dà, appunto tutta una serie di disposizioni sull'attività libero-professionale intramuraria.
Lei, giustamente, ha citato le delibere del 2013 e del 2015 sulla possibilità di fare l'attività in studi privati, ma la legge del 2007 non è mai stata portata avanti nella Regione Piemonte. Diceva che le ASL dovevano recuperare degli spazi all'interno delle strutture ospedaliere o addirittura di acquistare poliambulatori e renderli pubblici, in modo da fare lì dentro le attività libero-professionali. Non so come mai non sia stato fatto.
Il sistema di monitoraggio è stato fatto partire: funziona? Non funziona? Noi riceviamo sempre molte segnalazioni preoccupanti da cittadini, e non possiamo che rispondere: "L'unica cosa che si può fare, se avete ravvisato delle irregolarità, è fare un esposto alla Procura del Repubblica". Molte volte non se la sentono, per cui le facciamo noi per conto di anonimi.
Chiedeva anche di fare dei piani aziendali per volumi di attività istituzione verso ALPI (sintetizzo per necessità di rapidità) per unità operativa: cioè noi dobbiamo sapere, almeno all'interno dell'unità operativa, come funziona. L'optimum sarebbe addirittura a livello di singolo operatore, ma so che dal punto di vista sindacale potrebbero sorgere dei problemi. Sarebbe utile, però, sapere se ci sono operatori che magari fanno cento visite al mese in attività istituzionale e tre in ALPI e altri operatori che ne fanno tre in attività istituzionale e cento in ALPI.
Poi la media si ricava sempre dalla somma, ma magari ci sono queste discrepanze! E non so neanche se rientra nei poteri dei Direttori generale il fatto di valutare queste cose, quindi dovremmo avere qualche strumento in più.
Il 18 novembre 2010 si è raggiunto l'accordo nella Conferenza Stato Regioni, con l'istituzione di un organismo paritetico di controllo dell'ALPI. Dal 2010 a oggi niente. Il primo passo è stato fatto nel 2017 con la delibera: non sappiamo, quindi, se ringraziare questa Giunta per esserci arrivata, sia pure con tre anni di ritardo, oppure chi ringraziare per tutti questi anni persi nel controllo delle liste d'attesa dell'attività.
Concludo, perché purtroppo il tempo è tiranno. Dieci milioni in più mi sembrano - se mi si dà il permesso di dirlo - un tentativo di fare un annuncio mediatico, proprio il giorno in cui veniva pubblicata la circolare da parte del Ministro della Salute (coincidenza, a volte capita).
Vorrei che l'Assessore, non so se questa sera o martedì prossimo, desse una risposta su quella voce che è stata pubblicata, sul fatto che non erano solo assunzioni nel pubblico e privato accreditato, ma c'era anche la possibilità di ricorrere a gettonisti. Pratica che noi riteniamo assolutamente non utile, non rappresentativa dei contratti collettivi nazionali e non utile a migliorare la sanità.
Staremo con il fiato sul collo - per rispolverare un vecchio nostro cavallo di battaglia - dell'Assessore e della Giunta, ma forniteci i dati. Se non ci fornirete i dati (abbiamo presentato anche in questo caso un ordine del giorno sulle singole discipline), dovremo fare qualcosa di eclatante.
Magari non in Aula, ma verremo in Assessorato e, come si faceva un tempo ci incateneremo, chiameremo le forze dell'ordine e vedremo se riusciremo a ottenere quei dati o da lei, Assessore, o dal CSI, o da chi ce li deve fornire.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Comunico ai Consiglieri che l'Assessore Saitta alle ore 18 deve lasciare il Consiglio per un impegno cui non può non partecipare.
Do la parola al Consigliere Vignale, dopodiché chiuderemo i lavori del Consiglio per la Conferenza dei Capigruppo. La discussione continuerà nella prossima seduta di Consiglio.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Ovviamente non è la prima volta che affrontiamo questo tema. Un tema certamente spinoso che, in qualche modo, ha sempre attraversato le Amministrazioni regionali. Tuttavia c'è un dato che credo vada ricordato per sottolineare il fallimento di quest'Amministrazione.
A dicembre 2016 l'Assessore Saitta presenta un piano straordinario per l'abbattimento delle liste d'attesa; a gennaio 2017 lo presenta in Commissione e il piano, sostanzialmente, prevede esattamente le stesse cosa che vengono indicate oggi: maggiori assunzioni e, se necessario, acquisto di prestazioni dal privato accreditato.
Passa un anno e mezzo e il Presidente Chiamparino, un pomeriggio, si sveglia e dice che c'è un problema sulle liste d'attesa (benvenuto in questo mondo). La scorsa settimana, o due settimane fa, parte una nuova indicazione che l'Assessore dà ai Direttori generali, relativamente al riscontro che il Governo fa rispetto alla modalità di prenotazione e ai tempi d'attesa.
È assolutamente evidente che fra l'insediamento di quest'Amministrazione nel 2014, il piano straordinario di gennaio 2017 e il nuovo piano straordinario di giugno 2018, la situazione non soltanto non è cambiata ma in molti casi, è peggiorata.
Lo vedete da un dato banale che ognuno di noi estrapola nelle modalità che riesce perché, purtroppo, noi parliamo di una materia così complicata, come quella della sanità, senza avere dati. Se qualche collega ha voglia di leggere le prestazioni che avvengono al di fuori delle ASL, vedrà che vi è una crescendo - purtroppo non vi è una riduzione - di acquisto di sanità verso altre regioni; in alcuni casi anche un crescendo di acquisto di sanità da una ASL a un'altra. Tuttavia questo, almeno da un punto di vista di bilancio, non incide, ma incide da un punto di vista della qualità dei servizi offerti ai cittadini.
Mentre eravamo abituati a vedere una mobilità sanitaria che si spostava in altre regioni per interventi di media e alta complessità, oggi abbiamo una mobilità sanitaria che si sposta in altre regioni per esami banali. Lo ricorda anche uno studio dell'IRES: la visita oculistica, prima fra tutte.
Banalmente, in Piemonte, per fare una prima visita oculistica, occorrono sei mesi, ovviamente nell'importantissimo sistema pubblico di cui noi giustamente, lodiamo il principio e non la sua attuazione.
Poi dovremmo anche capire che abbiamo alcune province all'interno delle quali dobbiamo sommare il numero di persone che vanno in altre regioni per curarsi, il numero di persone che si curano privatamente e il numero di persone che non si cura. Lo dice anche uno studio dell'ISTAT e del Ministero della Salute che il dieci per cento dei piemontesi non si cura.
In alcune realtà della nostra regione oltre il 50 per cento di persone non hanno un diritto universalistico alla cura.
In alcune province - lei dovrebbe conoscere questi dati - se lei somma la mobilità passiva all'utilizzo della sanità privata e al dieci per cento di piemontesi che non utilizzano cure, superiamo il 50 per cento. Ma anche fosse il 30 per cento - ma non è così, purtroppo - significa che il nostro non è più un sistema universalistico.
Noi salviamo la vita. Questo fa la sanità piemontese e lo fa in modo eccellente. Interveniamo sulle urgenze e lo facciamo in modo eccellente.
Tuttavia, non siamo più in grado d'intervenire sul garantire un diritto di cura universalistico, come la legge di cui quest'anno ricorre il quarantennale dovrebbe garantire a tutti i cittadini piemontesi. Questo non siamo più in grado di farlo.
È evidente che quando per una visita non urgente, di carattere oncologico dati che potete trovare sui vostri terminali in alcune aziende che pubblicano i dati sullo screening oncologico - attendete 270 giorni, e ovviamente non parliamo di urgenze. Ma uno che vuole farsi una visita alla prostata perché magari il suo amico ha avuto un tumore e allora vuole fare una visita senza nessuna urgenza, se prenota aspetta quasi un anno.
Secondo voi, se una persona ha davvero un tumore, può permettersi di aspettare un anno? E se voi guardate i dati, anche rispetto alla sanità passiva, non abbiamo più solo una sanità che è di confine, perché la terza ASL del Piemonte per numero di mobilità passiva, dopo Alessandra e Novara è l'ASL della Città di Torino, per un motivo molto semplice: perché dispone di mezzi di trasporto comodi, si va facilmente in Lombardia, si va facilmente in Liguria e si raggiungono facilmente presidi in cui i tempi d'attesa sono anche di quattro mesi più bassi rispetto a quelli del Piemonte.
Che cosa ha comportato tutto questo? Ha comportato ovviamente una maggior spesa. Tuttavia, se da una parte abbiamo ridotto le prestazioni ricordiamoci che la madre di tutto questo è la delibera 1-600, perché è vero che la sanità non si eroga solo all'interno degli ospedali, ma è pur vero che, nel momento in cui vi è una grande riduzione del servizio sanitario degli ospedali cui non è corrisposto un potenziamento del servizio sanitario territoriale, evidentemente le persone si allontanano o utilizzano un servizio privato.
E poi ci mancano, come dicevo prima, dei dati. Intanto, tanto per dare dei numeri, dieci milioni di euro sono qualcosa di più di 200 assunzioni: sono 250 assunzioni, che non sono poche, per carità, ma sono un numero di assunzioni che è necessario, in parte, a sostituire coloro i quali sono andati in pensione e, in parte, a potenziare il personale. Questo avviene dove? Noi assumiamo relativamente nei luoghi in cui abbiamo liste d'attesa più lunghe e relativamente alle patologie in cui abbiamo liste d'attesa più lunghe? La risposta è no. Noi assumiamo rispetto a quelle che sono le esigenze dei medici, che non hanno solo una problematica legata alle liste d'attesa hanno una problematica legata alla diagnosi, alla cura e alla garanzia di servizi essenziali. Però questo è il tema vero, per cui non c'è neanche una corrispondenza fra un intervento in realtà in cui abbiamo una grandissima mobilità passiva e un maggiore intervento in quei luoghi per abbassarlo, un intervento in cui dobbiamo ridurre le liste d'attesa rispetto al privato e anche rispetto al privato accreditato, che - lo dico solo in termini numerici, ed è un dato laico - vale il cinque per cento del bilancio regionale, cioè il 20 per cento delle prestazioni. Certamente sono prestazioni di media e bassa intensità, per cui è più facile fare tante prestazioni, però anche questo dato va tenuto in considerazione in una valutazione generale.
Anche rispetto al privato, e concludo, se guardiamo gli accordi che sono stati fatti, io non sono certo - su questo abbiamo fatto anche qualche interrogazione - che siano sempre utili ai cittadini, nel senso che abbiamo potenziato servizi in cui avevamo 17 giorni d'attesa, quindi eravamo addirittura sotto i 30 giorni previsti o 60 previsti dalla DGR della Giunta regionale, ma non abbiamo potenziato altri servizi in cui i tempi d'attesa sono maggiori.
È evidente che tutto questo non è responsabilità solo dell'Assessore, nel senso che un Assessore non può governare una questione così complessa, ma è certamente una responsabilità che ha quest'Amministrazione, relativamente a un punto essenziale, che non è solo la riduzione delle liste d'attesa.
Oggi l'Assessore per la prima volta ha pronunciato una parola: maggiore produzione.
Vede, Assessore, noi in queste Aule per molto tempo, sia da lei sia dai Direttori, abbiamo sentito dire che c'era inappropriatezza, che rispetto a tutta una serie di cose non serviva produrre più sanità, ma serviva gestirla meglio, nonostante avessimo, già nel 2014, un dato di appropriatezza sanitaria rispetto alla legge dello Stato che era inferiore al dato della legge statale.
Pertanto, eravamo una Regione che aveva nel dato generale 151 rispetto all'appropriatezza sanitaria, quindi era più basso del dato previsto dallo Stato. L'unica soluzione per garantire una riduzione dei tempi delle liste d'attesa e un maggior accesso e diritto alla sanità è quello di investire maggiormente.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.58)



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