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Dettaglio seduta n.332 del 12/06/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 14.33 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 2156 presentata da Sinatora inerente a "Installazione dispositivi di controllo delle temperature nelle abitazioni"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2156.
Visto che, come al solito, siamo in streaming, preciso che l'aula è vuota perché il Consiglio non è iniziato e ci sono esclusivamente i Consiglieri interroganti che aspettano dalla Giunta le risposte alle loro interrogazioni. Il Consiglio inizierà non appena finito il question time.
Pertanto, la parola al Consigliere Sinatora per l'illustrazione dell'interrogazione n. 2156.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.
In quest'interrogazione mi riferisco all'installazione dei dispositivi di controllo delle temperature delle abitazioni, premettendo che l'obbligo di installazione dei sistemi di termoregolazione è stato introdotto in Piemonte dallo stralcio di Piano per il riscaldamento ambientale e il condizionamento è stato approvato con la deliberazione di Giunta regionale del 4 agosto 2009 (quindi quasi dieci anni fa).
La norma prevede che gli impianti termici installati in edifici con un numero di unità abitative superiore a quattro debbano essere di tipo centralizzato e dotati di termoregolazione e contabilizzazione del calore per ogni singola unità abitativa. Quest'obbligo era stato introdotto come norma relativa al miglioramento della qualità dell'aria nell'ambito delle azioni correlate alla procedura di infrazione comunitaria sulle polveri sottili per gli anni 2007-2008, al fine di ridurre le emissioni da riscaldamento.
A causa della crisi economica, il termine inizialmente fissato al 1 settembre 2010 è stato più volte prorogato fino al 31 dicembre 2016. Così come imposto dalla direttiva europea 212/27/UE, recepita a livello nazionale dal decreto legislativo 102/2014, i sistemi di termoregolazione possono usufruire della detrazione fiscale del 65 per cento, in quanto consentono un risparmio energetico. Il decreto legislativo 102/2014 modificato dal decreto legislativo 141/2016, ha recepito la direttiva 212/27/UE sull'efficienza energetica rendendo obbligatoria entro il 31/12/2016 l'installazione di sistemi di contabilizzazione, l'installazione di sistemi di termoregolazione e l'adozione di un criterio di ripartizione dei costi basato sulla normativa UNI 10200. Le norme confermano la precedenza della contabilizzazione diretta su quella indiretta, le condizioni che esentano dall'obbligo di contabilizzazione individuale e le possibilità tecniche in mancanza di convenienza economica.
Lo stesso decreto legge 141/2016, che va a integrare il decreto legge 102/2014, stabilisce: "Tutti i proprietari di un edificio in cui l'Assemblea lo deliberi e faccia eseguire per tempo l'installazione dei dispositivi di contabilizzazione sono esposti alla sanzione che va da 500 a 2.500 euro per ogni unità immobiliare". Viene precisato: "Il singolo proprietario il quale si oppone all'installazione dei dispositivi nella sua unità immobiliare si espone esclusivamente solo lui alla sanzione".
Una mozione approvata all'unanimità dal Consiglio regionale del Piemonte ha fatto sì che le sanzioni amministrative per coloro che non abbiano rispettato l'obbligo d'installazione di valvole termostatiche e contabilizzatori siano partite dal 30 settembre 2017.
Per conoscere quante sanzioni siano state comminate nel corso dei anni di cogenza della norma regionale per non installazione dei dispositivi di contabilizzazione degli alloggi Giuseppe Prezzolini, nel 1921, nel suo Codice della Vita Italiana, divideva i cittadini due categorie: i furbi e i fessi, dove i furbi non usano mai parole chiare, i fessi qualche volta. In questo Codice - quanto mai attuale - viene ricordato che il dovere è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro.
In questo contesto, la legge sulle termovalvole è la rappresentazione di quanto scriveva Prezzolini: prevede sanzioni draconiane per chi non ottempera, ma non vorremmo scoprire che la osservano esclusivamente i fessi, tra i quali io.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Su quest'ultima parte, tra fessi e furbi, non faccio commenti e mi attengo invece al contenuto dell'interpellanza.
In effetti, lo stralcio di Piano per il riscaldamento ambientale approvato nel 2009 imponeva l'obbligo d'installazione di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione per singole unità abitative da effettuarsi entro il 1 settembre 2012. Tale termine poi è stato prorogato a seguito della crisi economica e si è allineato alle scadenze e agli obblighi imposti sulla tematica dalle lettere b), c) ed e) del comma 5, dell'articolo 9, del decreto legislativo 102/2014 (che è stato anche richiamato).
Pertanto, in Piemonte gli obblighi vigenti in tema di contabilizzazione e termoregolazione del calore in edifici di civile abitazione serviti da impianto centralizzato sono quelli derivanti da questo decreto legislativo 102/2014, in quanto la norma regionale, che ha subito una serie di proroghe, non ha mai assunto la condizione di cogenza essendo stata superata dalla legge nazionale. Quindi non sono state comminate sanzioni ai sensi dello stralcio del Piano regionale perché è subentrata la legge nazionale a legiferare anche su questo tema.
Inoltre, la legge regionale 23/2015 confermava quali autorità competenti per i controlli sugli impianti termici le Province e la Città metropolitana di Torino, quindi i controlli sono in capo alle Province e alla Città metropolitana. In tale attività sono ricomprese anche le verifiche del rispetto degli obblighi di contabilizzazione e termoregolazione del calore a seguito del decreto legislativo 102/2014.
Le attività di controllo sono state esplicitate con la delibera della Giunta regionale del 29 settembre 2015, approvata su proposta dell'Assessore alla competitività del sistema regionale, competente sulla materia.
Pertanto, le sanzioni derivanti dal mancato rispetto degli obblighi attualmente vigenti in tema di contabilizzazione sono comminate dalle Province e dalla Città metropolitana, in forza della citata legge regionale 23/2015, che individua detti enti quali autorità competenti e secondo le disposizioni regionali in materia di accertamenti ispezione degli impianti termici.
Questa è un po' la situazione: da un lato, non sono state fatte sanzioni perché la legge regionale è andata a morire, essendo recepita da quella nazionale, dall'altra, le sanzioni rispetto alla norma nazionale sono comminate dalle Province e dalla Città metropolitana.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Calamità naturali

Interrogazione a risposta immediata n. 2161 presentata da Frediani inerente a "Misure non attuate dalla Regione Piemonte per la messa in sicurezza del territorio colpito dagli incendi in Valsusa"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2161.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ci ritroviamo a parlare del territorio della Val di Susa; l'ultima volta che ne avevamo parlato con l'Assessore Valmaggia è stato dopo gli incendi dello scorso autunno. Purtroppo, il 7 giugno la comunità di Bussoleno è stata colpita da una frana che ha creato 200 sfollati e ha provocato gravi danni alle abitazioni. Fortunatamente, non ci sono state vittime e nemmeno feriti, anche se questo, però, non toglie nulla alla gravità di questo evento.
Dicevamo che ci siamo lasciati dopo gli incendi dell'autunno e le ultime notizie che abbiamo avuto erano relative a interventi annunciati dalla Giunta, che erano relativi ad azioni coperte da oltre 40 milioni di euro di fondi pubblici e, secondo quello che è previsto dall'articolo 10, comma 1 della legge 353 del 2000, si prevede che "per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali, si possa intervenire sull'area colpita dagli incendi con attività di rimboschimento e d'ingegneria ambientale". Quindi, in base a questa legge, si prevedono per l'appunto due tipi d'intervento: da una parte, un rimboschimento dall'altra interventi di ingegneria ambientale.
L'altra sera ho partecipato all'assemblea con i residenti della zona di Via San Lorenzo, che è la zona maggiormente colpita. Sono anche andata in sopralluogo per verificare di persona la situazione, che è veramente devastante, una quantità di fango incredibile; tra l'altro, le testimonianze dei cittadini sono incredibili, si parla proprio di un boato e subito si pensava che addirittura fosse deragliato un treno, ma in realtà, dopo pochi secondi, è arrivata la marea di fango che ha travolto case, auto e giardini. Ancora oggi si guarda con timore verso la montagna perché la pioggia purtroppo continua a cadere abbondantemente e si teme che si possa verificare un altro evento di questo tipo.
Dicevo che nel corso di quest'assemblea era presente, tra l'altro, un tecnico della Regione, che ha spiegato come non si potesse in tempi brevi cercare di mettere in sicurezza la zona. Ecco, proprio su questo punto volevo chiedere chiarimenti, perché le stesse domande che le sto ponendo io sono state poste, proprio l'altra sera in assemblea, dagli abitanti della zona, che ancora oggi sanno di vivere in una zona definita "zona rossa" quindi a forte rischio, e temono di perdere la loro casa.
Vorremmo capire che cosa sia stato fatto dal post-incendio a oggi e se si possa dare qualche rassicurazione a queste persone, che rischiano veramente di ritrovarsi nuovamente sepolte da una marea di fango, anche perch secondo quanto detto sempre dal tecnico della Regione, si tratta di un evento imprevedibile, che quindi non si sa quantificare né il quando e nemmeno il come; potrebbe capitare nuovamente un simile evento.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Il 7 giugno scorso a Bussoleno c'è stato questo evento preoccupante, che ha visto da subito l'intervento delle forze della Protezione civile.
A un primo esame (peraltro, già venerdì c'erano i tecnici del nostro Settore Opere pubbliche e del Settore geologico, guidati dall'Assessore Balocco, con i tecnici forestali della Protezione civile del mio Assessorato), le cause sono attribuibili a una serie di circostanze concomitanti.
Innanzitutto, le precipitazioni, particolarmente intense nel bacino sotteso. Secondariamente, i danni apportati dall'incendio alla vegetazione e al suolo, con la calcinazione del terreno. È probabile che l'azione degli incendi a carico dei boschi abbia aggravato l'evento, che si sarebbe verificato comunque. Infine, il livello di infrastrutturazione del conoide di sbocco sul fondovalle, densamente costruito, è dotato di modeste opere di evacuazione. È stata anche lei, Consigliera Frediani, a vedere che l'acqua che viene giù dall'alto, dalla cascatella, nel conoide di deiezione non ha percorsi per raggiungere la Dora, sparisce nei canaletti, nelle bialere, nei rigagnoli e non ha un percorso di fruizione.
Tornando alla domanda su che cosa si sia fatto dopo gli incendi del 2017 come Regione è stato individuato, attraverso una delibera, un tavolo di lavoro con l'obiettivo di predisporre un Piano straordinario d'interventi per il ripristino. Questo tavolo tecnico-istituzionale, operativo presso il Settore Foreste, è costituito, oltre che dallo stesso Settore Foreste, dai Settori regionali Protezione Civile AIB, dai Settori tecnici di Torino e Cuneo, dal Settore Biodiversità e Aree protette, dal Settore geologico e dai Carabinieri forestali, dalla Città metropolitana, con il supporto tecnico dell'Università di Torino, dell'IPLA e del Consorzio forestale Alta Valle di Susa.
Le attività svolte dal tavolo tecnico, i vari step, sono riportati progressivamente, sul sito regionale.
A oggi sono già a disposizione del pubblico la situazione delle superfici percorse dal fuoco (perimetrazioni ufficiali sovrapposte alla carta forestale regionale); gli schemi procedurali da utilizzare per l'esecuzione degli interventi selvicolturali; le linee guida per interventi di messa in sicurezza della viabilità e le linee guida per interventi selvicolturali e la raccolta del legname in boschi danneggiati o distrutti.
Oltre a quanto sopra, il tavolo tecnico ha anche svolto un primo ciclo di sei incontri sui territori dove, soprattutto, si spiegava che, a seguito degli incendi, gli interventi sono lunghi perché bisogna aspettare la primavera successiva per vedere il ricaccio sia della vegetazione arborea sia di quella erbacea. La riforestazione ha dei tempi più lunghi e non equivale ad altri interventi che abbiamo visto fare, ad esempio nell'alluvione del 2016 laddove, per il crollo di una strada, pochi giorni dopo c'era già l'impresa.
Mi riferisco, per esempio, all'isolamento del Comune di Prali che, nel giro di pochi giorni, con un'impresa, è stata risolta con la ricostruzione del muro e della strada. Gli interventi forestali sono molto più lunghi e complessi.
Il problema ha seguito, sostanzialmente, due percorsi. Il primo è il percorso logico per il processo di ricostituzione: il rilievo delle superfici percorse e le analisi conoscitive, la valutazione dei danni occorsi alla vegetazione e al suolo, la definizione delle funzioni del bosco e quindi delle priorità e modalità d'intervento al fine di indirizzare alla massima efficacia gli interventi e le risorse disponibili.
In questo percorso s'inserisce il secondo criterio, che riguarda i tempi della natura. Per la valutazione dei danni effettivi alla vegetazione, come ho detto prima, occorre l'attesa della ripresa vegetativa; addirittura per certi fenomeni bisogna aspettare una seconda stagione vegetativa per vedere se il ricaccio che si è avuto nella prima si consolida. Così come per la valutazione dei danni al suolo bisogna riverificare anche qui il post nevicate, la ripresa vegetativa.
ll tempo in questo lavoro purtroppo è stato tiranno e la rapida successione dalle condizioni invernali all'attuale stagione delle piogge è stata un grande ostacolo al lavoro che si sta svolgendo, perché i sopralluoghi devono essere fatti in assenza, chiaramente, di neve.
Gli interventi attivi di cui all'oggetto dell'interrogazione non sono stati realizzati per questi motivi: l'andamento climatico avverso che ha caratterizzato l'inverno e l'inizio primavera, quindi molta neve prima e molte precipitazioni dopo.
Il completamento dei sopralluoghi tecnici necessari a individuare le priorità, i tempi tecnici di progettazione degli interventi e, ancor meno l'espletamento delle procedure per l'affidamento dei lavori.
Secondo punto. L'imprevedibilità delle precipitazioni, sia quanto a intensità sia per localizzazione, non può essere tenuta in conto nella programmazione dei lavori. Gli elementi di debolezza intrinseca che caratterizzano il Rio Comba delle foglie, quello da dove è venuta giù la colata lavica a Bussoleno, non sono esclusivi a questo bacino (il piano straordinario per la ricostruzione prevederà, infatti, la delimitazione delle aree dove, a causa del dissesto, è autorizzato l'intervento di ricostituzione con fondi pubblici per superare i divieti di cui all'articolo 10 della legge n. 353 del 2000).
L'attività del tavolo tecnico ha, inoltre, affrontato in ascolto delle istanze degli Enti locali, anche altri aspetti ritenuti importanti e che hanno richiesto sopralluoghi e attività tecniche dedicate, quali il ripristino della viabilità - questa è una richiesta forte proveniente dai territori - soprattutto per consentire la ripresa delle attività economiche e la ripresa dell'attività pastorale, tema questo più sentito nella Valle Varaita.
Chiudo dicendo che l'evento di Bussoleno è avvenuto nel pomeriggio di giovedì. Venerdì il Presidente ha inviato a Roma una lettera con la richiesta dello stato di calamità naturale. Sabato mattina, quindi a meno di 24 ore della richiesta dello stato di calamità naturale, a Bussoleno c'erano i tecnici nazionali della Protezione Civile che, insieme ai nostri tecnici delle Opere pubbliche e Difesa suolo della Protezione Civile di ARPA, facevano sopralluoghi nell'area. In modo concorde, si è integrata la richiesta di stato di calamità, inserendo anche i Comuni vicini di Chianocco e Mompantero, perché la situazione, conseguente agli incendi dell'autunno passato, non è risolvibile in termini immediati come avviene per un'opera pubblica. Madre Natura ha i suoi tempi e i suoi ritmi. E' necessaria una presa in carico di questo territorio, più fragile degli altri territori piemontesi. Quello che sottolineo è che si è stati operativi da subito, per dare delle risposte concrete e immediate. Adesso si stanno definendo i primi interventi operativi ben sapendo, tuttavia, che si tratta di interventi complessi che hanno, anche, una certa durata.
Chiedo scusa se ho sforato, ma questa mattina avevo chiesto di fare una comunicazione sul tema e si è ritenuto non necessario, quindi ho rubato qualche minuto. Abbiate pazienza. In genere rispetto le tempistiche che il Consiglio si dà, tuttavia mi sembra importante anche fornire questo tipo d'informazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Non l'ho interrotta vista la delicatezza dell'argomento, ma naturalmente chiedo, d'ora in poi, sia ai Consiglieri sia agli Assessori, di rispettare i tempi, perché abbiamo ancora 11 interrogazioni.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione a risposta immediata n. 2165 presentata da Barazzotto inerente a "Parco Burcina Felice Piacenza. Emergenza manutenzione"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2165.
La parola al Consigliere Barazzotto per l'illustrazione.



BARAZZOTTO Vittorio

Poiché mi appartiene anche il senso della misura, capisco che quello che è stato detto prima sia di natura diversa. Capisco altrettanto quello che mi ha detto il responsabile della Protezione Civile Nazionale, che noi siamo un Paese perennemente in crisi. Noi programmiamo le crisi. Abbiamo una sorta di avversità nei confronti delle crisi, anche perché, a volte, non gestendo l'ordinario, andiamo perennemente in crisi in un territorio assai vulnerabile.
Vengo a un aspetto più modesto sicuramente dal punto di vista problematico ma molto importante dal punto di vista patrimoniale e, soprattutto, dal punto di vista della bellezza. A me spiace, Assessore, perché temo sempre di essere affetto da Alzheimer, di avere una sorta di Alzheimer, quindi di ripetermi; in questo caso, mi sono fatto un po' di analisi e mi rendo conto che mi ripeto più volte, ma mi ripeto quando non ho risposte.
Pertanto, arrivo a formulare l'interrogazione spinto anche da alcune considerazioni che ho sentito. Tralascio tutta la prima parte assai noiosa e mi riferisco al Parco della Burcina, che è inserito in questa legge sulla quale ho qualche avversità e contrarietà, vista la sua funzionalità.
Credo che questo parco, definito attualmente tra i dieci più belli da un concorso nazionale (e per noi biellesi sarebbe già una vittoria), richieda proprio per la sua tipicità e la sua storicità, degli interventi mirati che ahimè - il sistema che abbiamo creato oggi non è in grado di sostenere.
Come lei si rende conto, più volte abbiamo sollevato il fatto - con tutto rispetto per gli altri parchi - che non basta tagliare l'erba e potare quattro rami, ma, proprio per la sua natura botanica e floreale, richiede una sorta di qualifica. Qualifica che, ovviamente, si fa fatica a reperire ma che, se si vuole mantenere questa sua bellezza, è più che mai necessaria.
Dispiace, inoltre, sentir dire che per la Burcina si vuole un'attenzione particolare rispetto agli altri parchi, ma lo dica pure ai suoi dirigenti: vogliamo un'attenzione diversa, non perché siamo un po' più piccati (e i biellesi sono noti per essere un po' dei rompiscatole), ma perché lo richiede la natura stessa, per evitare di andare in emergenza e in crisi dopo.
Un problema di governance l'abbiamo se arrivano dei forestali e misteriosamente, vengono dirottati su altri sentieri altrettanto importanti, quali quelli di Oropa, della zona, ma non vanno a fare il lavoro per il quale erano venuti, perché qualche funzionario locale ha deciso di dirottarli da altre parti. Allora, è un po' il gatto che si morde la coda, ma il problema - e ritorno all'inizio - sta in questa benedetta governance.
Io la supplico, le chiedo (non smetterò di farlo, anche se la cosa non mi crea particolare gioia e soddisfazione) di prevedere un intervento particolare, oppure si dica sinceramente se, come il Consiglio del Parco ha più volte sollecitato, si vogliono fare i dispetti! Vorrà dire che alzer ancora il tiro, nel senso che approveremo l'ordine del giorno e cercheremo di convocare qui il Consiglio del Parco per capire a che gioco stiamo giocando. L'età dei ragazzi della via Pál l'abbiamo superata tutti, ivi compresi loro, ivi compresi i dirigenti, ivi compresi i funzionari, quindi queste nostre eccellenze (parola che io detesto, ormai, perché non ce la faccio più, perché tutto è eccellente, ognuno ha le eccellenze in casa) e queste nostre bellezze, non solo architettoniche, ma in questo caso dei parchi, cerchiamo di conservarle, altrimenti incrociamo le braccia, diciamo che non siamo in grado e viva.



(Commenti fuori microfono)



BARAZZOTTO Vittorio

Viva la Chiesa (volevo dire un'altra cosa)! Assessore, la prego: intervenga e gestisca questa situazione, perché così non è assolutamente gestita.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore ai parchi

Grazie, Presidente.
Distinguerei due aspetti: uno è quello dell'intervento straordinario degli operai forestali delle nostre squadre. Noi abbiamo ormai da anni una progressiva diminuzione del numero di operai forestali: dalle 571 unità del 2008, oggi abbiamo in totale 433 operai.
Abbiamo fatto partire un concorso per inserire nuovi 18 operai a tempo determinato (si sta riprendendo, quindi, il discorso delle assunzioni), ma dato il numero di personale, risulta impossibile dedicare tre unità esclusivamente al Parco della Burcina come operai forestali. Si è, per disponibili nella collaborazione e nell'attività di manutenzione soprattutto per interventi straordinari, da effettuarsi nel periodo invernale e primaverile, in considerazione dell'affluenza di visitatori soprattutto nel periodo di fioritura dei rododendri.
Con il nostro Settore Tecnico di Biella e Vercelli è possibile pianificare questo tipo d'intervento straordinario, concentrato, come dicevo, nella stagione invernale e primaverile. Invece, la gestione del Parco, che è in capo all'Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore, deve provvedere alla presenza costante degli operatori, essendo un'area che fa parte del Parco del Ticino.
A questo scopo, come Regione abbiamo autorizzato gli Enti Parco, quindi anche l'Ente di gestione del Ticino e del Lago Maggiore, a impiegare parte del trasferimento annuale e dell'avanzo vincolato per incrementare le spese di personale. Anche su questo, con il Parco ci si sta muovendo per avere delle persone che vadano a sostituire gli operai e i tecnici, gli operatori che, presenti nel Parco della Burcina, sono dovuti andare in pensione.
Quello che, però, ritengo utile è un focus anche con i Comuni, con le realtà del territorio, per definire insieme una strategia, per dare una stabilità di risposta e non risposte tampone, come quelle che cerchiamo di dare adesso.
Grazie.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Trasporti su gomma - Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 2154 presentata da Batzella inerente a "Piano regionale di sicurezza stradale (PRSS) - Prevenzione incidenti in moto"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2154.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Il tema della sicurezza stradale è un grande tema di civiltà e dev'essere gestito con competenza e impegno, perché riguarda tutti i cittadini: ogni fascia di età, pedoni o fruitori dei mezzi pubblici, automobilisti motociclisti e ciclisti.
Gli incidenti stradali rappresentano nel nostro paese una delle principali cause di morte e ogni giorno, lungo le strade della nostra regione, molte persone perdono la vita, per le cause più svariate: dall'eccessiva velocità di marcia agli alcolici, dalla disinformazione al dissesto del manto stradale.
L'Assessore parla al telefono! Voglio ricordare che le linee.



PRESIDENTE

Le interrogazioni le hanno già viste, quindi la risposta ce l'hanno.



BATZELLA Stefania

Le linee d'azione strategica del Piano regionale di sicurezza stradale prevedono di mettere in sicurezza le strade extraurbane, razionalizzare le campagne per la diffusione della sicurezza stradale, intensificare il controllo e la repressione dei comportamenti di guida a rischio, diffondere il comportamento di guida responsabile, migliorare la gestione e la regolazione del traffico, attivare le funzioni di monitoraggio e di valutazione, sviluppare a tutti i livelli una programmazione partecipata rafforzare l'azione sanitaria di sorveglianza e di promozione della sicurezza stradale, migliorare il quadro normativo e costituire un fondo per la sicurezza stradale.
Domenica 10 giugno (quindi due giorni fa), a Torino, nel contesto del Salone dell'automobile, si è svolta la prima fase dalla campagna di sensibilizzazione per la sicurezza stradale realizzata dalla Regione Piemonte, in attuazione del Piano regionale di sicurezza stradale, che consiste in otto brevi video informativi, dieci tappe di un tour informativo, uno specifico depliant rivolto agli anziani e una campagna social .
FamigliaDistrattis .
Rispetta .
NonFareilMago.
L'obiettivo è di stimolare la riflessione sui comportamenti scorretti e che educa al rispetto per la vita e per la persona umana.
A oggi hanno aderito 130 polizie municipali, che hanno richiesto il materiale informativo che distribuiranno nel loro territorio a partire dall'autunno prossimo.
Veniamo al nocciolo della questione. Ogni anno nel periodo estivo si registra un notevole aumento di motociclisti nelle strade urbane ed extraurbane della nostra Regione, in particolare nelle zone turistiche montane. Nei weekend le strade statali della Valle di Susa (la SS24 e la SS25) sono prese d'assalto dai motociclisti, che sfrecciano a gran velocità in direzione del Colle del Moncenisio (SS25) e in direzione dall'alta Valle (SS24), mettendo a rischio non solo la loro vita, ma anche quella degli altri utenti della strada, tant'è vero che i residenti hanno persino paura di uscire o di mettersi nelle strade perché ci sono i motociclisti che procedono ad alta velocità.
Nell'arco di questo periodo si verificano continui incidenti, che provocano un alto numero di feriti e, purtroppo, anche di morti. Soltanto nell'ultima settimana sono morti due motociclisti e diversi sono stati i feriti.
S'intende dunque interrogare l'Assessore per conoscere quali sono le azioni che la Regione Piemonte ha messo in atto (o che intende mettere in atto) nel periodo estivo, attraverso una programmazione partecipata con gli Enti locali, le forze dell'ordine e tutti i soggetti che si occupano di sicurezza stradale, come tra l'altro prevede il Piano di sicurezza stradale regionale, intensificando i controlli (magari delle forze dell'ordine) per la repressione dei comportamenti di guida a rischio e la prevenzione degli incidenti, soprattutto motociclistici, lungo le strade di montagna che conducono alle zone turistica, in particolare nella Val di Susa, al di là di questa campagna di sensibilizzazione che è appena partita.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
Vi chiedo cortesemente di rispettare i tempi, perché non riusciamo poi a chiudere il tempo dedicato alle interrogazioni in modo utile per il Consiglio.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Mi scuserà la Consigliera Batzella se ero al telefono, ma mi mancava una notizia proprio riguardo alla sua interrogazione.
Come lei ricordava, nel triennio 2016-2018 la Regione Piemonte ha stanziato la somma complessiva di 15 milioni e mezzo di euro proprio per il Piano regionale di sicurezza stradale: la gran parte, 14 milioni e mezzo, sono andati, ovviamente, come bando per l'assegnazione di fondi agli Enti locali per la creazione di piste ciclabili sicure; 175.000 euro sono stati stanziati per le campagne di sensibilizzazione verso la cittadinanza; per l'attività di educazione e formazione nelle scuole sono stati destinati altri 129.000 euro; per finanziamenti di progetti di mobilità sicura a piedi e in bicicletta sono stati stanziati 333.000 euro; ancora, per studi e analisi dei dati d'incidentalità, 38.000 euro.
Per quanto riguarda la sua sottolineatura sulla questione dell'incidentalità creata dal traffico di motociclisti, specialmente in aree turistiche, lei fa sicuramente riferimento ad un problema reale. Per ovviamente, come lei sa, la Regione non ha competenze dirette per quanto riguarda il controllo sulla viabilità, cosa che viene svolta ovviamente dalle forze dell'ordine, che hanno questo ruolo.
Tuttavia, anche nei confronti delle forze dell'ordine c'è attenzione particolare - direi vicendevole - della Regione nel mettere a disposizione il materiale cui lei faceva riferimento e tutto il sistema informativo creato in questi anni. Non solo gli uffici della polizia locale hanno risposto a questo impegno, ma anche le forze dell'ordine in generale (in particolare, la polizia stradale). Per esempio, la polizia stradale di Cuneo ha contattato gli uffici regionali per reperire e concordare il ritiro del materiale prodotto dalla Regione, che sarà distribuito ai partecipanti in occasione del motoraduno programmato sul confine del Colle di Tenda il prossimo 24 giugno. È un esempio, però queste modalità d'intervento congiunte tra Regione e forze dell'ordine servono ulteriormente a sviluppare la tematica, e cercheremo di farlo.
Grazie.


Argomento: Trasporti su gomma

Interrogazione a risposta immediata n. 2158 presentata da Accossato inerente a "Aggiornamento riguardo i nuovi criteri per il rinnovo delle concessioni autostradali"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2158, presentata dalla Consigliera Accossato, che la illustra; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Torno, con quest'interrogazione a risposta immediata, sul tema del rinnovo delle concessioni autostradali, che è stato oggetto di numerosi confronti e dibattiti in Commissione e in quest'Aula: è di qualche mese fa l'approvazione di una serie di atti d'indirizzo, tra cui uno a mia prima firma, dove, appunto, si ponevano alla Giunta e all'Assessore competente alcune richieste in merito ai criteri da portare all'attenzione del tavolo nazionale e al Ministero sul rinnovo delle concessioni; concessioni che peraltro, non sono ancora state rinnovate. La partita è ancora aperta e le proroghe, quindi, continuano.
Le informazioni lette sui giornali nei giorni scorsi, relativamente all'incontro del Presidente Chiamparino col neo Ministro Toninelli, ma soprattutto sulla presenza a Roma del nostro Assessore Balocco e su un incontro al Ministero nel merito del tema del rinnovo, mi fanno cogliere l'occasione dell'interrogazione per chiedere un aggiornamento sullo stato di questo confronto e per chiedere direttamente all'Assessore ragguagli sui temi che questo Consiglio ha posto anche alla nostra attenzione, in particolar modo per quanto riguarda la nostra mozione: il tema del sistema tangenziali di Torino e del rinnovo della concessione ATIVA, quindi il tema di poter far tornare sul territorio, in termini di manutenzione della rete stradale secondaria, gli utili e i ricavi di queste concessioni, accanto al tema del riequilibrio dell'attuale sistema di pedaggiamento fortemente iniquo, fino ad arrivare alla questione dell'eliminazione dei caselli e/o dei pedaggi, che è una questione aperta.
Le nostre mozioni si concludevano con un impegno anche a uno studio approfondito per verificare la sostenibilità di queste ipotesi.
L'occasione, quindi, è ottima per chiedere all'Assessore un aggiornamento sulla trattativa in corso e se le istanze del Consiglio, da un lato, sono state portate a Roma, sono oggetto di attenzione e possono essere in qualche modo recepite. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Consigliera Accossato, le farò avere gran parte della corrispondenza che abbiamo avuto su questo tema con il Ministero. Ne cito alcune: 5 luglio 2017, 21 novembre 2017, 14 febbraio 2018 e ancora il 5 giugno 2018 la lettera che il Presidente Chiamparino ha voluto inviare al neo Ministro proprio sul tema delle concessioni autostradali e, in particolare, sui temi che lei ha sottolineato e che riprendono l'oggetto di ordini del giorno approvati da questo Consiglio nel passato.
Direi che l'unica risposta formale che abbiamo avuto è quella del 26 gennaio 2018, dove la situazione dell'elaborazione del capitolato per la gara di ATIVA più Piacenza rimane sostanzialmente ferma a quanto già sapevamo precedentemente, che evidentemente non ci soddisfa. Infatti, il capitolato sarebbe ancora bloccato solo ed esclusivamente su interventi legati al cosiddetto quadro esigenziale, la qual cosa tiene fuori molti aspetti e molti interventi assai importanti, che abbiamo più volte sottolineato e segnalato al Ministero e alla Direzione competente, anche con AIPO, Autorità di Bacino e Città metropolitana.
Le passo queste lettere, in particolare l'ultima del Presidente, che richiama l'importanza di ampliare l'oggetto del capitolato, intervenendo anche sulla questione del sistema di pedaggiamento, che è ovvio che deve essere rivisto, perché è sicuramente fonte di gravi problemi per gli utenti e anche per la tenuta stessa del sistema della tangenziale attuale. Si sottolinea, altresì, l'importanza d'interventi che riguardino la sicurezza intesa in senso più ampio di quanto previsto dal cosiddetto quadro esigenziale, che permette di intervenire solo ed esclusivamente su questioni di sicurezza importantissime, quali quelle di natura sismica e idrogeologica e non, invece, a quelle legate all'incidentalità, alla condizione ambientale e quant'altro.
Pertanto, siamo ulteriormente in attesa di sapere anche dal Ministero e dal nuovo Ministro quali sono le sue intenzioni rispetto al prosieguo dell'istruttoria di questa procedura che dovrà portare, si spera in tempi brevi, alla definizione di un capitolato chiaro sulla gara delle due concessioni che, anche in seguito all'accordo con l'Unione Europea, saranno accorpate.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2162 presentata da Valetti, inerente a "Interferenza ferrovia Torino-Ceres in via Torino del Comune di Cirié"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2162.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Ci è giunta voce via stampa di opere in progettazione per risolvere un problema annoso che vi è sulla viabilità della città di Cirié; in particolare, questa viabilità è resa problematica a causa delle numerose intersezioni dei passaggi a livello con le provinciali e con le strade urbane in corso. Dal momento che vi è molta attenzione (non nell'Aula) mediatica in generale sui problemi della sicurezza delle ferrovie e delle intersezioni con i passaggi a livello, ci premeva capire se la Regione ha già messo a punto, sta seguendo e sta promuovendo una soluzione. Una volta si parlava d'interramento della ferrovia, ora si parla di sovrappassi e sottopassi della ferrovia, soluzione che ci sembrava un pochino più realistica dal punto di vista economico. Pertanto, vorremmo avere delucidazioni sugli avanzamenti di queste opere, in che stato sono queste opere, se vi sono dei progetti già pronti e anche quale tipo di esposizione economica o copertura economica intende garantire la Regione sulla questione dell'abitato di Cirié.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Il Consigliere Valetti fa riferimento a un intervento che ormai è in dirittura d'arrivo. Nel dicembre scorso l'Amministrazione comunale di Ciri manifestava al Settore Investimenti Trasporti e Infrastrutture le criticità inerenti alla viabilità locale in corrispondenza dell'interferenza con la ferrovia cui lei faceva riferimento. Si è approfondita la questione e la stessa Amministrazione comunale ha proposto una soluzione diversa da quella dell'interramento ferroviario, che evidentemente richiedeva finanziamenti assolutamente grandi e quindi difficilmente reperibili.
Considerato l'accordo su questa nuova possibilità d'intervento valutata dal Comune stesso e ovviamente dal Settore Investimenti dell'Assessorato, si è individuata la possibilità di un finanziamento, che risale alla rimodulazione del vecchio accordo di programma che riguardava l'abolizione dei passaggi a livello, sottopassi e opere sostitutive e accessorie. Sono già state messe a disposizione di InfraTo le risorse per circa 600 mila euro per la progettazione dell'intervento. Appena InfraTo avrà la progettazione dell'intervento, si definirà ulteriormente in modo più preciso l'investimento, che per adesso è prudentemente attestato a cinque milioni di euro.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 2155 presentata da Gancia, inerente a "Licenziamenti Colussi di Fossano"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2155.
La parola alla Consigliera Gancia per l'illustrazione.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
L'interrogazione è in merito all'azienda Colussi di Fossano e sui giornali abbiamo anche già letto dell'interessamento da parte dell'Assessore Balocco, che di Fossano è stato Sindaco per dieci anni.
Quest'azienda occupa 177 persone e 33 lavoratori interinali. Rilevato che occorre intervenire al fine di evitare la perdita di posti di lavoro, che finirebbe di svilire un precario tessuto sociale ed economico interroghiamo il Presidente della Giunta e l'Assessore competente per conoscere quali urgenti provvedimenti si voglia prendere per scongiurare questo trasferimento, rimanendo comunque fermo il principio liberale che ogni azienda che non ha ricevuto contributi pubblici può ovviamente assumere le proprie decisioni in base a programmi aziendali consoni alla sostenibilità dell'azienda stessa.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
La risposta è dell'Assessora Pentenero.
Consigliera Gancia, il gruppo Colussi è una realtà imprenditoriale che opera nel settore alimentare con sede legale a Milano e sedi operative in Fossano, Petrignano di Assisi, Tavernelle e Val di Pesa. Lo stabilimento di Fossano occupa 180 lavoratori, di cui 117 addetti alla produzione di fette biscottate e 60 addetti alla produzione della pasta per conto del noto marchio Agnesi.
Nel corso di un incontro tenutosi il 6 giugno u.s. presso Confindustria di Cuneo, la società ha comunicato ai rappresentanti dei lavoratori l'intenzione di trasferire la linea della produzione delle fette biscottate presso il sito umbro di Petrignano, che rappresenta il polo principale dei prodotti da forno; al tempo stesso, ha evidenziato l'importanza strategica del sito fossanese, che diventerà un polo specializzato nella produzione di pasta. In seguito a questa comunicazione, giovedì 7 giugno si sono svolte le assemblee dei lavoratori dello stabilimento di Fossano e il giorno seguente, venerdì 8 giugno, le organizzazioni sindacali hanno proclamato otto ore di sciopero.
Va comunque precisato che, a oggi, l'azienda non ha formalizzato l'apertura della procedura di licenziamento collettivo. Il gruppo Colussi si è reso disponibile a incontrare i sindacati il 13 giugno prossimo presso l'Unione Industriale di Cuneo per affrontare le problematiche derivanti dalla decisione aziendale, al fine di ridurre l'impatto sociale e favorire la ricollocazione dei 117 dipendenti della linea delle fette biscottate.
L'Assessorato al lavoro sta seguendo con grande attenzione la vicenda tenendo contatti costanti con le parti interessate e continuerà a monitorare l'evolversi della situazione. Se ritenuto utile, è inoltre disponibile a convocare un incontro tra le parti, mettendo in campo tutti gli strumenti volti a giungere a una soluzione positiva della vicenda.


Argomento: Nomine - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 2157 presentata da Rossi Luca Angelo, inerente a "Casa di Riposo e di Ricovero di Casale Monferrato Nomina dei rappresentanti comunali in seno al CdA"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2157.
La parola al Consigliere Rossi Luca per l'illustrazione.



ROSSI Luca Angelo

Grazie, Presidente.
Si tratta di una questione che riguarda, è vero, il Comune di Casale Monferrato. Trattandosi però di nomine in un'IPAB, che comunque è soggetta a vigilanza da parte della Regione, vengo a descrivere rapidamente di che cosa si tratta.
Lo statuto della Casa di Riposo e di Ricovero di Casale Monferrato ha avuto nei mesi scorsi una revisione ai sensi della mutata normativa. Il Commissario straordinario dell'IPAB propose l'8 novembre 2017a agli Uffici regionali competenti a svolgere l'istruttoria una modifica, nella quale riduceva il numero di componenti del Consiglio d'Amministrazione a cinque specificando che di questi due vengono eletti dai soci, due dall'Amministrazione comunale e uno dall'Azienda Sanitaria Locale. Dei due di nomina comunale, nella proposta fatta dal Commissario straordinario, era espressamente indicato "uno dei quali in rappresentanza delle forze di minoranza presenti nel Consiglio comunale", seguendo comunque una prassi che era sempre stata adottata negli anni passati dalle varie Amministrazioni dei vari schieramenti che si sono succedute.
Il Comune di Casale Monferrato successivamente (una settimana dopo), sempre nel novembre dello scorso anno, chiedeva agli Uffici che nella modifica ci si limitasse a individuare il numero dei componenti e gli enti competenti per le nomine, rimettendosi all'articolo 35 dello statuto comunale, che già di per sé garantisce la rappresentanza delle minoranze. Quindi si arrivava a una formulazione condivisa, nella quale non c'era nello statuto della IPAB l'espressa indicazione della rappresentanza delle minoranze, ma ci si rifaceva con la formulazione "nel rispetto di quanto previsto in materia di nomine dalle regolamentazioni comunali".
Di fatto, oltre allo statuto del Comune di Casale Monferrato, c'è anche una delibera di Consiglio, la n. 33 del 15 luglio del 2014, quindi la delibera che si fa nella seduta o in una delle sedute immediatamente successive all'insediamento dell'Amministrazione, come avviene in tutte le Amministrazioni locali: la delibera con la quale si individuano i criteri per le nomine negli enti di competenza dell'Amministrazione comunale, nella quale espressamente si prevede la tutela del diritto di rappresentazione delle minoranze.
Fin qui nulla da dire, se non che il decreto sindacale n. 7 del 18 aprile di quest'anno nomina due rappresentanti del Comune nel C.d.A. della Casa di Riposo e di Ricovero di Casale Monferrato senza però rispettare questo vincolo, quindi escludendo i rappresentanti delle minoranze.
Di conseguenza, interroghiamo l'Amministrazione regionale per sapere nell'ambito delle proprie competenze, quali azioni intenda adottare al fine di assicurare la legittimità dell'azione amministrativa in seno alla Casa di Riposo e di Ricovero del Comune di Casale Monferrato.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Grazie Presidente; grazie, Consigliere Rossi.
Confermo la ricostruzione corretta che è stata fatta della vicenda perch effettivamente, come abbiamo operato su altre 63 IPAB che dovevano modificare lo Statuto nel punto specifico della composizione del C.d.A.
abbiamo seguito con attenzione l'evolversi della situazione e siamo giunti come per altre IPAB, alla conclusione che, laddove c'erano nomine di competenze comunali, queste dovessero seguire i regolamenti previsti nell'ambito del Comune stesso, dove effettivamente in molti casi nello statuto si specifica che nelle nomine d'interesse comunale bisogna mantenere visibile la componente della minoranza. Quindi, abbiamo approvato con delibera di Giunta questo statuto, che recitava esattamente in questo modo.
Come Regione, abbiamo competenze sulla vigilanza, ma nell'ambito di quest'opera di vigilanza non abbiamo competenze sugli atti di nomina dei singoli componenti dei C.d.A., se non laddove ci sono specifici casi d'incompatibilità o d'inconferibilità per poter ricoprire determinate cariche; allora, in quel caso è ovvio che interveniamo manifestando questo elemento.
Il problema che si è evidenziato è noto agli Uffici dell'Assessorato risulta che il Consiglio d'Amministrazione in carica si sia insediato, con deliberazione n. 1, in data 8 maggio 2018. Nello stesso tempo, in una nota del 29 maggio 2018, acquisita al protocollo della Regione in data 31 maggio 2018, i Gruppi consiliari di minoranza del Comune di Casale hanno segnalato la presenza d'irregolarità nel decreto con il quale il Sindaco del Comune di Casale Monferrato ha nominato i componenti di propria competenza (quindi, non è un caso di incandidabilità o di inconferibilità, ma di mancato rispetto del regolamento del Comune), con particolare riferimento al mancato rispetto del diritto di rappresentanza delle minoranze stabilito dalla normativa comunale.
Noi non abbiamo competenze di vigilanza su questo, ma in ragione del fatto che ci è giunta una nota da parte di una parte del Consiglio comunale di Casale Monferrato e, alla luce anche di quanto sollevato dall'interrogazione che mi è stata fatta qui in Aula consiliare, abbiamo chiesto delucidazioni dirette al Sindaco, in modo tale che possiamo verificare la correttezza dell'operazione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Giovani

Interrogazione a risposta immediata n. 2164 presentata da Conticelli inerente a "LR n. 26/2002. Urgente approvazione dei criteri di riparto dei finanziamenti per il sostegno alle attività di tipo oratoriale svolte dagli Enti di Culto, annualità 2018-2019-2020"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2164.
La parola alla Consigliera Conticelli per l'illustrazione.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
Il tema è noto, è stato anche agli onori delle cronache nei giorni scorsi.
Nel 2002, la Regione Piemonte si è dotata di una legge rispetto al riconoscimento del lavoro svolto all'interno degli oratori come comunità locali, un lavoro di tipo sociale, educativo e anche di prevenzione del disagio e di mantenimento dell'agio giovanile e adolescenziale.
Questa legge prevedeva un finanziamento annuale; nel 2015-2016 non è stato possibile, per le condizioni in cui la Regione versava, poter tenere fede a questo impegno, che è stato poi ripresentato nel bilancio 2017, ma non nella sua forma integrale. Purtroppo, come ci diciamo spesso, quando si lavora si ha a che fare con le persone, ma la certezza della continuità e della possibilità di programmazione sono due elementi indispensabili per la buona efficacia di questi tipi di politiche.
Naturalmente, ci sono altri fondi, in particolare, per il periodo di Estate Ragazzi, anche se non sufficienti, cui la rete degli oratori attinge; ad esempio, a Torino, "Cogli l'estate", Compagnia di San Paolo, il sostegno che l'Ufficio Pio e non so se ancora anche gli enti circoscrizionali, che una volta riuscivano a farlo, in favore delle famiglie svantaggiate, per naturalmente questi non bastano.
Ricordiamo che l'attività degli oratori, che si svolge nel periodo extrascolastico durante tutto il corso dell'anno, in particolare nei mesi estivi, è un'attività importante e sussidiaria rispetto alle politiche pubbliche rivolte ai giovani e alle fasce giovanili, ma è anche fondamentale in molte parti della nostra regione, in particolare nelle zone di periferia, con maggiore fragilità sociale.
Quest'attività è essenziale proprio per la tenuta di quelle comunità, per la tenuta del tessuto sociale. La riteniamo anche dal punto di vista politico una priorità, che deve garantire continuità, per garantire anche qui criteri e indirizzi di programmazione.
C'è sempre il tema della discrasia tra gli investimenti che l'Ente pubblico fa e poi la cassa, diciamo così, con cui i contributi sono erogati, per per chi lavora sul campo tutti i giorni questo è un elemento fondamentale.
Gli oratori della nostra regione sono partiti con Estate ragazzi, con numeri consistenti, spesso anche con una sorta di fundraising della solidarietà per consentire di coprire costi anche per quelle famiglie in forte svantaggio e in forte fragilità economica.
L'interrogazione era per sapere un po' le tempistiche, che in questo caso sono essenziali, con cui la Giunta riuscirà a deliberare sia l'accesso ai finanziamenti, sia l'erogazione delle risorse.



PRESIDENTE

Grazie, collega Conticelli.
La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Grazie, Presidente.
La risposta mi permette intanto di precisare che in tutti questi anni abbiamo condiviso con il tavolo rappresentativo degli Enti di culto tutti i passaggi, anche quelli più difficili, per cui i rappresentanti regionali delle realtà coinvolte sono stati sistematicamente informati e hanno condiviso il percorso, talvolta anche tortuoso, che abbiamo costruito in questi anni.
La stessa cosa capita anche per quest'anno; devo dire che ho avuto una certa sorpresa nel vedere buttato sulla stampa questo problema, perché nei giorni immediatamente precedenti all'articolo su La Stampa mi ero personalmente premurato di dire ai responsabili che avremmo convocato il tavolo entro la fine del mese di giugno come, effettivamente, sarà fatto.
È un percorso certamente difficile, che tiene conto anche di altri aspetti che coinvolgono altri ambiti della nostra attività ma che, comunque, è sempre stato condiviso. Non abbiamo mai fatto cose che poi non sono mai state dette in maniera esplicita e anche discusse.
Sappiamo che dal 2012 il contributo agli Enti di culto, ai sensi della legge n. 26, viene impegnato a scavalco degli anni solari per venire incontro a una richiesta degli stessi enti che utilizzano il fondo seguendo il calendario scolastico. Come già lei stessa ha ricordato, c'è stata una mancata assegnazione nel 2015-2016, ma l'anno 2015 è stato coperto dalle risorse sino alla fine dell'agosto 2015, grazie ai fondi assegnati nel 2014-2015.
Per quanto riguarda il 2017, c'è stato un impegno di bilancio di un milione di euro - qui l'abbiamo condiviso mettendo in evidenza proprio gli aspetti critici che avevamo a livello di equilibrio e di bilancio - e sono stati finanziati concretamente 333 mila euro.
Nel 2018 la copertura del capitolo è di nuovo di un milione di euro.
Attualmente, la disponibilità è del 50 per cento esattamente come per tutti gli altri enti. Gli stessi Enti gestori delle politiche sociali, a oggi hanno la possibilità di avere il nostro impegno al 50 per cento rispetto a quello che è stanziato a bilancio.
È intenzione della Giunta procedere velocemente all'approvazione dei criteri di riparto per i nuovi finanziamenti, quindi ci sarà una DGR e poi una successiva determina d'impegno, assegnando 500 mila euro per l'anno 2018 come acconto da erogare nell'anno corrente, al fine di favorire una progettazione di più ampio respiro. Ulteriori 250 mila euro saranno utilizzati nell'anno 2019, come saldo per la medesima progettualità coprendo così la progettazione per l'intero 2018 e per il primo semestre del 2019.
Nello spirito di collaborazione cui accennavo prima e che non è mai mancato in questi anni, è in calendario una riunione plenaria per il 19 giugno con i diversi enti di culto, al fine di accordare le loro iniziative con quelle degli ambiti territoriali per il contrasto al disagio e all'esclusione sociale.
Allegata alla risposta c'è anche la tabella con tutti i numeri riguardanti gli stanziamenti che sono poi oggetto di quest'operazione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Diritti umani - Diritto di asilo - Profughi

Interrogazione a risposta immediata n. 2159 presentata da Grimaldi inerente a "Inaccettabile e disumana decisione del Governo italiano di chiudere i porti ai migranti in fuga"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2159.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come sapete, dalla notte fra sabato e domenica la nave Aquarius è rimasta in attesa del permesso di attraccare in un porto della Sicilia per far sbarcare centinaia di migranti salvati, tra l'altro, in diverse operazioni nei giorni precedenti.
Aquarius è una nave di salvataggio dei migranti gestita, nel Mediterraneo da due ONG (la SOS Mèditerranèe e Medici Senza Frontiere) che la gestiscono dal 2016.
La nave ha recuperato, come in pochi sanno, quelle 629 persone in modi diversi: 229 persone erano a bordo di due gommoni, le altre 400, invece erano state soccorse in altre operazioni della Guardia Costiera e della Marina Militare italiana e sono state successivamente trasbordate sulla nave.
Il Governo italiano, tuttavia, ha negato alla nave il permesso di arrivare in Italia e ha chiesto al Governo di Malta di occuparsi dell'accoglienza dei migranti a bordo. Malta ha rifiutato, sostenendo che spetti all'Italia ricevere l'Aquarius in base al diritto internazionale. La nave, pertanto ha ricevuto dalle Autorità italiane l'indicazione di attendere nuovi ordini e, come sapete, ormai da più di 48 ore, sta navigando in modo circolare tra Malta e la Sicilia, affiancata da due motovedette.
Ieri, 11 giugno, il Governo spagnolo ha infine sbloccato la situazione dichiarandosi disponibile ad accogliere la nave presso il porto di Valencia. Una meta che, tuttavia, dista più o meno quattro giorni di viaggio, quindi dovrebbe arrivare sabato. Ricordo che la Regione Piemonte è dotata di un Comitato regionale per i Diritti umani che ieri ha non solo stigmatizzato, ma condannato questa vicenda.
Intanto la capacità dell'Aquarius è di 550 persone, tuttavia a bordo ce ne sono circa 629 e, per quanto nessuno, in questo momento, sia in condizioni critiche (nel senso di rischio di vita), molte di queste persone provengono da lunghi mesi di torture e violenze in Libia, alcune presentano ferite e altre ustioni da mix di carburante. A bordo ci sono, udite bene, sette donne incinte, 11 bambini e 123 minori non accompagnati.
I migranti hanno già trascorso diverse notti all'addiaccio, e il Ministro dell'Interno ha diffuso un commento sui social che recita: "Basta. Salvare le vite è un dovere, trasformare l'Italia in un enorme campo profughi no.
L'Italia ha smesso di chinare il capo". Tuttavia, una delle prerogative dello Stato e del Diritto italiano, cioè la Convenzione del 1979 e le altre norme sul soccorso marittimo, prevedono che gli sbarchi debbano avvenire nel primo porto sicuro sia per prossimità geografica sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani.
Per questi motivi le ONG trasportano esclusivamente in Italia alcune delle persone che soccorrono fra la Libia e l'Italia.
Ricordo, a quelli che hanno fatto polemica anche nel nostro Consiglio regionale, che oggi Malta accoglie, in proporzione alla sua popolazione molti più migranti di quanti ne accolga l'Italia. Chiudere i porti, come il Ministro dell'Interno ha annunciato di voler fare, appare incompatibile con le norme previste del Testo Unico sull'immigrazione del 1998, che regola "l'ingresso, il soggiorno e l'allontanamento del territorio dello Stato italiano" dei migranti.
All'articolo 10 si specifica che i respingimenti non possono avvenire "nei casi previsti dalle disposizioni vigenti che disciplinano l'asilo politico il riconoscimento dello status di rifugiato ovvero l'adozione di misure e di protezione temporanea per motivi umanitari".
La legge italiana, tra l'altro, vieta pertanto di respingere persone e l'Italia è stata condannata più volte dalla Corte europea. Ho letto ancora le ultime dichiarazioni del Ministro, che ci spiega che le navi potrebbero arrivare dove batte bandiera, negli Stati di appartenenza.
Spero sinceramente (ho sentito le parole del Presidente Chiamparino) che la Regione, in fretta, oltre a dire che bisogna aprire i porti, apra una vertenza in Italia sul tema dei corridoi umanitari, visto che noi, essendo una Regione transfrontaliera, abbiamo tutto il peso di questa vicenda. Lo dico anche al Ministro degli Interni, che, ricordo, quando era al Governo con il partito della Lega, ha sottoscritto tutte le riforme che sono al centro di questa discussione.



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, vada alla domanda.



GRIMALDI Marco

Da Dublino a quelle successive e chiedo.



(Commenti fuori microfono)



GRIMALDI Marco

Sì può o no?



PRESIDENTE

No, è un'interrogazione e ha tre minuti.



GRIMALDI Marco

Chiedo, appunto, per sapere se la Regione Piemonte intenda mobilitarsi ed evitare una strage, nel rispetto della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e nel rispetto della legge italiana, che sancisce il diritto alla vita e all'assenza di discriminazioni, esercitando anche una forte pressione sul Governo italiano.
Grazie.
GANCIA Gianna (fuori microfono) Chiedo la parola per fatto personale!



PRESIDENTE

Non ci sono fatti personali: siamo alle interrogazioni a risposta immediata, non siamo in seduta di Consiglio.



(Commenti della Consigliera Gancia)



PRESIDENTE

Va bene.
La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Leggo, in sua assenza, la risposta che l'Assessora Monica Cerutti ha costruito. È una risposta concordata, ovviamente, con il Presidente Chiamparino, che poi ha rafforzato con la sua presa di posizione.
Il susseguirsi degli eventi nelle acque del Mediterraneo relativamente all'approdo della nave per il salvataggio dei migranti, Aquarius, offre un'immagine drammatica del nostro Paese e consegna oltre 600 esseri umani al rischio di abbandono in mare. La scelta politica del Governo italiano di negare il permesso di arrivare in Italia all'imbarcazione attraverso la chiusura dei porti trasforma l'immagine del nostro Paese da terra di approdo e accoglienza a luogo ostile.
Proprio in queste ore il nuovo Governo spagnolo da poco insediato, in osservanza delle regole di diritto e delle convenzioni internazionali, ha manifestato la propria disponibilità a offrire ospitalità alla nave Aquarius: un gesto forte, che isola il nostro Paese, alle porte di un'estate che riproporrà il tema degli sbarchi.
Non possiamo che sottolineare l'apprezzamento, in queste ore drammatiche per la disponibilità simbolica, ma altrettanto utile, offerta da alcuni Sindaci delle città di mare: rappresentano al mondo l'altra faccia dell'Italia non ostaggio della paura, aperta all'accoglienza di uomini donne e bambini in fuga dalla disperazione e della povertà.
La nostra Regione si è impegnata, dal 2014, affinché la cultura dell'accoglienza si radicasse sul nostro territorio, in contrapposizione agli stereotipi e ai luoghi comuni sull'immigrazione. La nuova legge regionale, quando approvata, sarà il punto di arrivo di un percorso articolato e collettivo che ha visto nella buona accoglienza il primo tassello per la costruzione di una società permeabile, non refrattaria ai cambiamenti sociali ed economici, che vedono nella gestione del fenomeno migratorio un'opportunità di crescita.
La Regione Piemonte ribadisce il proprio dissenso alle posizioni assunte dal Governo italiano e auspica che venga revocata la decisione di chiudere i porti italiani alle navi impegnate nei salvataggi in mare, nella piena osservanza della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e del diritto internazionale.



PRESIDENTE

Grazie.



(Commenti del Consigliere Tronzano)



PRESIDENTE

Consigliere Tronzano, non c'è dibattito sulle interrogazioni. Presentate gli ordini del giorno: siamo alle risposte.



(Commenti del Consigliere Tronzano)



PRESIDENTE

Per favore, non c'è dibattito! Per favore, fate silenzio! Presentate gli ordini del giorno e fate il dibattito! Consigliere Tronzano, non c'è dibattito!


Argomento: Linee elettriche

Interrogazione a risposta immediata n. 2153 presentata da Ravello, inerente a "Progetto di Terna per la realizzazione della rete elettrica a 220 kW dei Comuni di Torino, Grugliasco, Rivoli, Pianezza e Alpignano"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2153.
Risponderà l'Assessora De Santis.
La parola al Consigliere Ravello per l'illustrazione.



RAVELLO Roberto Sergio

Cambiamo radicalmente argomento. Sarà difficile raggiungere un livello di pathos simile a quello di poco fa, con quest'argomento, ma ci prover Assessore, cercherò di attingere dal fondo di retorica.



PRESIDENTE

Chiedo silenzio in aula, per far parlare il Consigliere Ravello e permettergli d'illustrare la sua interrogazione.



RAVELLO Roberto Sergio

Quello di cui le parlo, Assessore, è sicuramente un fatto spiacevole, una questione che tocca un territorio, non a livello di ciò di cui si è discusso poco fa, però parliamo di una vicenda la cui impostazione è stata definita dieci anni fa, nel lontano 2008.
Si è costituito un Tavolo attorno al quale si sono seduti diversi soggetti tra cui la Regione Piemonte e Terna; Tavolo che ha portato alla sottoscrizione, l'anno successivo, di un Protocollo d'intesa al quale ha partecipato anche il Comune di Torino e nel quale si è definito un percorso di superamento di una serie di condizioni infrastrutturali legate alla presenza di tralicci per il trasporto della rete elettrica a 220.



PRESIDENTE

Consigliere Ravello, si fermi un attimo, perché se non la sento io figuriamoci l'Assessore.
Prego.



RAVELLO Roberto Sergio

Si è definito un processo che avrebbe portato alla demolizione e rimozione di circa 60 chilometri di linee elettriche in superficie, al conseguente interramento delle stesse e, quindi, al ripristino di condizioni paesaggistiche e ambientali sicuramente più adeguate ai tempi e alle legittime aspettative dei territori interessati.
A quanto ci risulta, una prima parte di lavoro è stata effettuata: questa ha interessato solo il Comune di Torino e non avrebbe ancora interessato i Comuni della cintura torinese, tra cui, per citarne alcuni, Grugliasco Rivoli, Pianezza e Alpignano.
Siamo a interrogare la Giunta per conoscere quale sia lo stato di avanzamento dei progetti contenuti nell'Accordo di Programma prima e nel Protocollo d'intesa dopo, e soprattutto per conoscere quali siano le tempistiche e le azioni che la Giunta intende mettere in atto per sollecitare il soggetto competente (Terna) ad accelerare la realizzazione di questo progetto, considerato che l'arco di dieci anni è un arco temporale più che ragionevole per la realizzazione di quanto definito.
Credo sia legittimo per un qualunque osservatore - ancor di più, un residente di una zona interessata - poter iniziare a osservare un certo qual ritardo e, quindi, a chiedere o comunque ad auspicare un'accelerazione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora all'energia Grazie, Presidente e grazie, Consigliere Ravello.
Ho una nota abbastanza lunga, di cui le risparmio la lettura, ma che le dà puntualmente conto dello stato degli atti e dell'evoluzione di queste procedure, che sono di una lunghezza estenuante - su questo concordo perfettamente con lei - e subiscono anche continue modifiche, per cui si verificano questi passaggi di carteggi da un Ente all'altro.
Per quanto riguarda la parte d'interventi intorno di Torino, un primo intervento riguardava il cosiddetto "Parco della Pellerina": questo è stato concluso.
Dopodiché, era previsto un ulteriore intervento che prevedeva l'interramento di un tratto delle linee a 220 kW esistenti fra i Comuni di Grugliasco e Pienezza.
Questo secondo intervento è stato presentato da Terna il 30 marzo 2016 corredato dall'istanza di verifica di assoggettabilità a VIA, indirizzata al MATTM.
Vi è stato un lungo carteggio, con posizioni diverse dei Ministeri (le ripeto che è a sua disposizione la nota che ricostruisce tutto l'iter).
Nella sostanza, in questo momento è stato il MATTM che ha chiesto a noi una verifica di ottemperanza delle prescrizioni.
Questo caso lo conosco perché mi era stato sollecitato in maniera non formale in Consiglio dal Consigliere Gallo (il Sindaco di Pianezza aveva chiesto di capire come stavano le cose). Questo è dovuto anche al fatto che è cambiata la norma sulla VIA (non me la faccia descrivere!). Una verifica che si faceva in passato (ex-post) nella fase della Conferenza di servizi adesso deve essere anticipata.
Per farla breve, il 18 giugno prossimo venturo è stata convocata la riunione istruttoria dell'organo tecnico regionale, al fine di rispondere al Ministero dell'Ambiente. Di qui in avanti, naturalmente, siamo assolutamente disponibili a tenere informato il Consiglio sull'andamento di questa vicenda. Peraltro, non abbiamo in realtà nessun titolo per sollecitare il MISE a fare alcunché.
In questo momento, il nostro interlocutore è il Ministero dell'Ambiente che ci ha chiesto, in sostanza, di anticipare in questa fase l'ottemperanza alle prescrizioni che finora (cioè prima che cambiassero le norme sulla VIA) venivano valutate in Conferenza dei servizi.


Argomento: Comuni

Interrogazione a risposta immediata n. 2163 presentata da Valle, inerente a "Convenzione Zona a Burocrazia Zero nel territorio del Canavese"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2163, presentata dal Consigliere Valle, che la illustra; ne ha facoltà.



VALLE Daniele

Com'è noto, la nostra Regione, con due successive delibere, ha dato il via a un protocollo per l'individuazione di una cosiddetta "Zona a burocrazia zero" nella zona del Canavese, a cui, per il momento, hanno dato la loro partecipazione, oltre al MISE, anche la Camera di Commercio e alcuni Comuni importanti della zona, quali Cirié, Cuorgné e Ivrea.
Allo stesso tempo, la Regione con due successive missive ha invitato altri Comuni della zona individuata (ad esempio, Castellamonte, Chivasso Rivarolo, Strambino e altri) e ha comunicato al nostro Consiglio per le Autonomie Locali la necessità che gli altri Comuni che intendono aderire a questo percorso si attivino con apposita delibera di sottoscrizione della convenzione.
Al momento, però, il numero dei Comuni aderenti è ancora basso ed è evidente che questo tipo di strumento non può esplicare al meglio la sua efficacia se la zona interessata coperta non è sufficientemente vasta.
Ci chiediamo quali altre azioni la Regione sta mettendo in campo per sensibilizzare le autonomie locali ad aderire allo schema di convenzione già approvato.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valle.
Risponde l'Assessora De Santis; prego.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora all'innovazione Consigliere Valle, come lei sa, si tratta di una vicenda lunga, che forse si potrebbe semplificare in questi termini.
Come a lei è noto, sono cambiate delle norme di livello nazionale (a un certo punto è intervenuta anche la Conferenza delle Regioni), e ci sono stati anche i rinnovi delle Amministrazioni locali.
In ogni caso, essendosi ormai consolidata la situazione, di qui in avanti saranno i nostri Uffici - m'impegno affinché questo avvenga - a sollecitare le Amministrazioni perché aderiscano alla convenzione che ormai esiste.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora De Santis.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 2160 presentata da Bono, inerente a "Presa in carico dei pazienti affetti da malattia rara conosciuta come 'Sindrome di Ehlers Danlos'"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione a risposta immediata n. 2160 presentata dal Consigliere Bono, che la illustra; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie Grazie, Presidente.
Ho inteso presentare quest'interrogazione su una rara malattia conosciuta come "Sindrome di Ehlers Danlos" a seguito di segnalazioni di carenze di servizi sanitari e di assistenza sanitaria e di presa in carico della nostra Regione in merito a questi pazienti.
Brevemente, si tratta di una rara malattia, che comprende un gruppo eterogeneo di patologie che hanno come fattore comune difetti genetici della proteina "collagene", che è il materiale costitutivo della maggior parte dei tessuti e degli organi del nostro corpo (tendini, legamenti cartilagini e altre parti).
Nel momento in cui è alterato il collagene, si presenta un'eccessiva elasticità dei nostri organi, con tendenza a lussazioni articolari e anche danni eventualmente vascolari. Infatti, il collagene è presente anche nel rivestimento dei vasi sanguigni (tonache), quindi può dar luogo ad aneurismi, emorragie e quant'altro.
Ci sono varie forme di patologie diffuse e riconosciute a seconda dell'insieme dei sintomi e del coinvolgimento di organi. Dà spesso un dolore cronico diffuso, instabilità muscolare e alla deambulazione, con cadute e fratture, ed è una sindrome molte volte misconosciuta, nel senso che si hanno una serie di sintomi che non vengono riconosciuti dai medici curanti, perché è una malattia rara ed è difficile anche fare una diagnosi.
Infatti, la diagnosi si basa principalmente sull'anamnesi familiare e sulla storia clinica del paziente.
A volte si può fare una diagnosi tramite una biopsia cutanea, con l'analisi del collagene, e alcune volte si può ricorrere addirittura all'analisi genetica, ma solo in alcuni casi sono state individuate delle mutazioni genetiche correlate statisticamente alla malattia. Molte volte i pazienti vengono ricoverati per altri tipi di interventi (sui tendini, sulle ossa sui muscoli o sui vasi sanguigni) ma non si ha la diagnosi e quindi non c'è una presa in carico reale.
Tra l'altro, una volta fatta la diagnosi, i centri che prendono in cura gli ammalati sono i centri di malattie rare di altre Regioni, in particolar modo la Lombardia con Milano e Brescia, il Lazio con Roma, San Giovanni Rotondo in Puglia e, per la fascia pediatrica, Pavia.
Dopo la diagnosi abbiamo un grosso problema per quanto riguarda il rilascio dell'esenzione, che sembrerebbe essere rilasciata solo dagli ospedali sopra citati. Quindi, i pazienti si sentono un po' abbandonati dalla nostra Regione, nonostante già a partire dal 2004 e successivamente sia stata creata una rete per le malattie rare abbastanza efficace nel nostro territorio, che comprende anche ospedali della città di Torino; per sembrerebbero mancare degli specialisti di riferimento per questa malattia.
Dicevo che i pazienti si sentono abbandonati e devono spesso intraprendere lunghi e costosi viaggi per farsi seguire, per farsi curare e per farsi riconoscere l'esenzione.
Pertanto, chiediamo all'Assessore Saitta se quanto detto corrisponde a realtà e se si possono mettere in essere delle iniziative per far sì che all'interno della Rete per le Malattie Rare, venga data risposta specifica a questa malattia rara ed ai pazienti affetti in Piemonte dalla sindrome di Ehlers Danlos.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Rispetto alla domanda finale ho avuto modo in diverse occasioni, anche recentemente, di incontrare il mondo associativo e i familiari dei pazienti di malattie rare. Li ho incontrati in diverse occasioni anche con qualche approfondimento, sempre con la presenza del dottor Roccatello e del dottor Baldovino, che sono i nostri responsabili del Centro regionale, per rendermi conto dei problemi che possono derivare dal seguire patologie così complesse e malattie rare.
In questi incontri ho sempre registrato una grande soddisfazione nei confronti della nostra organizzazione da parte delle famiglie. Tutte le associazioni che rappresentano hanno addirittura fatto un coordinamento, ma se c'è qualche problema particolare, molto volentieri sono in anche grado di organizzare e intervenire laddove ci fossero dei problemi.
Tornando al tema più generale, che è importante, cioè il tema delle malattie rare, come il collega sa, è una questione che, dal punto di vista sanitario, per forza di cose richiede un'organizzazione a rete. Non c'è soltanto la Rete piemontese, ma c'è la Rete nazionale e quella europea perché trattandosi di qualcosa come più di 7.000 malattie rare (almeno quelle censite e man mano ne verranno censite ancora di più) con una diffusione tra la popolazione in tutta Europa, considerata la carenza di competenze da dedicare, bisogna evitare la dispersione e concentrare le competenze in strutture ospedaliere dove sia possibile dare delle risposte.
Si tratta di patologie particolari e non sempre le conoscenze sono sufficienti. Non per nulla, le reti regionali, nazionali ed europee consentono a tutti gli operatori di avere informazioni, quindi la Rete è anche informativa sulle modalità di trattamento di queste patologie.
Per quanto riguarda la sindrome Ehlers Danlos, attualmente sono censiti nel Registro regionale delle Malattie Rare 99 pazienti, di cui 41 segnalati dalla Città della Salute e della Scienza di Torino, principalmente l'Unità Operativa Genetica Medico Universitaria e l'Unità Operativa di Dermatologia Universitaria, e 37 sono presi in carico presso Centri di riferimento extra regionali, ma anche questi inseriti nel Registro unico dal CMID, che è il Centro Multidisciplinare di Ricerche di Immunopatologia e Documentazione sulle Malattie Rare, che è in Piemonte e non è soltanto un coordinamento della Rete. L'iscrizione nel Registro consente di garantire un libero accesso ai Servizi Farmaceutici Territoriali della Regione.
Per quello che ho visto in questi incontri, durante i quali ho parlato con i responsabili, mi pare di notare che la presa in carico - e devo dire che si tratta di operatori sanitari con una grande passione - avviene con una grande passione anche professionale da parte dei nostri medici, che sono in grado non soltanto di seguire il paziente, ma anche di creare i giusti collegamenti con i punti della Rete, a volte nazionale ma talvolta anche europea, dove è possibile scambiarsi informazioni per avere una lettura attenta della diagnosi.
In questo caso, come sottolineato nel testo dell'interrogazione, la sindrome è un disordine di particolare gravità e viene pertanto presa in carico, all'interno della Rete europea, dai Centri di eccellenza vascolari ERN, dedicati alle patologie prettamente a coinvolgimento vascolare essendo le dilatazioni aneurismatiche delle grandi arterie le complicazioni più temibili. Nessuna delle Aziende Sanitarie regionali fa parte di questa ERN per quanto riguarda la parte vascolare. Evidentemente all'interno della Rete c'è una distribuzione secondo le patologie.
Al fine di migliorare l'assistenza, la presa in carico e di promuovere il contenimento della mobilità, il CMID, il nostro Centro Multidisciplinare come già in altri casi, è incaricato di promuovere l'allestimento di un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale o PDTA dedicato alla sindrome di Ehlers Danlos e alle patologie con problematiche cliniche assistenziali e criticità analoghe, come la Sindrome di Marfan.
La realizzazione di un PDTA/raccomandazione, che includa i centri maggiormente coinvolti nelle segnalazioni in Piemonte, permette una presa in carico locale almeno delle complicazioni più frequenti e onerose (quindi, la presa in carico da parte cardiologica, vascolare, ortopedica fisioterapica e dermatologica), riducendo nel contempo i disagi del paziente.
Questa è la modalità organizzativa e mi sembra che la risposta sia sufficiente. Certamente i centri non possono essere diffusi in tutte le strutture ospedaliere, proprio perché parliamo di malattie rare. In ogni caso, mi risulta che da parte dei pazienti c'è apprezzamento per il lavoro che viene fatto dal nostro centro, però se c'è qualche caso particolare siamo volentieri in grado di intervenire.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 16.10 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 16.12)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Cerutti, Chiamparino, Chiapello e Gallo.


Argomento: Difensore civico

Relazione annuale del Difensore Civico (ai sensi dell'articolo 8 della l.r. 50/1981)


PRESIDENTE

Come avevamo concordato, in questo pomeriggio sono previste le relazioni del Difensore Civico e degli altri garanti.
Cominciamo con la "Relazione del Difensore Civico", di cui al punto 7) all'o.d.g., quindi invito l'avvocato Augusto Fierro a entrare in aula.
L'avvocato Fierro svolgerà la sua relazione a lavori dell'Aula sospesi.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 16.13)



PRESIDENTE

La parola all'avvocato Fierro.



FIERRO Augusto, Difensore Civico

Buongiorno a tutti. Ho preparato un intervento concentrato in pochi minuti perché, per tutto quello che non dirò a voce, rinvio alla relazione scritta, che è piuttosto ampia.



PRESIDENTE

I Consiglieri l'hanno già.



FIERRO Augusto, Difensore Civico

Spero l'abbiano letta.
Concentro la mia relazione su tre questioni fondamentali.



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo.
Colleghi, abbiamo cominciato a lavorare, il Difensore Civico ha preso la parola e bisogna consentirgli di parlare.
Grazie.



FIERRO Augusto, Difensore Civico

Grazie.
Il primo tema riguarda la questione della continuità assistenziale per gli anziani non autosufficienti, di cui già mi avete sentito parlare nelle due relazioni precedenti. Ho visto che avete appena approvato, nella seduta del 4 giugno, le linee d'indirizzo regionali per il recepimento del Piano nazionale di cronicità. Che cosa aggiunge l'Ufficio del Difensore Civico sulla base dell'esperienza delle doglianze che pervengono all'Ufficio in questa materia? Qui il discorso riguarda il trattamento della cronicità in Italia e lo affronto muovendo dai numeri dell'OCSE.
Questi numeri indicano l'esistenza di una diseguaglianza di trattamento rispetto alla cronicità, da un lato, per le patologie tradizionali che si curano in ambulatorio (diabete, asma, broncopneumopatia, patologie oncologiche e quant'altro). Secondo i dati dell'OCSE, per queste patologie siamo nella fascia alta delle prestazioni. Per preparare il mio intervento di oggi, mi sono avvalso, quanto ai numeri, dell'aiuto del Direttore Risk Management delle Molinette, che colgo l'occasione per ringraziare, il quale mi ha segnalato che i dati dell'OCSE indicano che l'Italia, per il trattamento di queste patologie, è nella fascia alta delle prestazioni quindi il sistema funziona benissimo. Siamo nell'eccellenza per quanto riguarda l'integrazione fra ospedali e medici di base.
Quanto agli anziani, siamo invece nella fascia bassa. Questa diversità di valutazione consegue alla circostanza che l'offerta di residenzialità per gli anziani non autosufficienti è di 1,7 posti letto per ogni 100 anziani ultrasessantacinquenni, mentre quella europea è di cinque posti letto su 100 anziani. Vedete che la differenza è estremamente rilevante.
Questo è il dato nazionale. Come sapete, in Piemonte, con la DGR del 2013 il dato di 1,7 è il dato di arrivo, non è il dato di partenza, quindi il dato della media nazionale diventa l'obiettivo per il Piemonte: davvero un po' poco.
Per quanto riguarda le cure domiciliari con professionalità sanitaria, il dato è di due pazienti trattati su 100 anziani, mentre il dato europeo è di nuovo più alto sensibilmente ed è del quattro per cento. Quindi la cura della cronicità degli anziani (stiamo sempre parlando di cronicità) è il più rilevante punto debole della nostra sanità, oltre a quello - lo dico per inciso, perché mi è stato segnalato e mi ha colpito -della numerosità degli infermieri che sono soltanto 5,4 per ogni 100 pazienti, mentre in Europa il dato medio è di nove su 100.
Ieri riflettevo appunto sulla differenza fra una generale eccellenza nel trattamento delle cronicità ed una particolare insufficienza nel trattamento di quelle degli anziani. Se facessimo un paragone con il trattamento della povertà è come se, volendo trattare il problema dei senzatetto, di come garantire il cibo e l'essenziale ai senzatetto, una parte di questi li portassimo in un grande ristorante e l'altra parte invece, la tenessimo a pane e acqua. Questa è la distinzione in essere nel trattamento della cronicità: gli anziani li teniamo a pane e acqua.
Forse, da questa situazione bisogna uscire, anche perché (questo è il dato dell'esperienza di questi tre anni di Ufficio di Difensore Civico) in questa maniera, dopo la DGR del 2013, di fatto, domiciliarità e residenzialità perdono la caratteristica di un diritto erogato in condizioni di normalità, come succede per il ricovero ospedaliero, per le acuzie.
Noi andiamo in ospedale, al pronto soccorso oppure no, andiamo direttamente in reparto e possiamo essere più o meno fortunati: se andiamo da Salizzoni o in cardiochirurgia, sempre in Piemonte, sappiamo che troveremo l'eccellenza assoluta, mentre in altre regioni non sempre è così, ma sappiamo che le differenze sono inevitabili. Invece, il diritto alla residenzialità nel trattamento delle cronicità degli anziani tende a trasformarsi, nella normalità, in una risposta discrezionale dell'Amministrazione: si tratta infatti di un punto di arrivo faticosamente perseguito dal cittadino che deve affrontare un tortuoso percorso di attivazione.
Un'attivazione che, in alcuni casi, assume le caratteristiche della pretesa anziché quelle dell'esercizio di un diritto e non sempre viene formulata in termini "educati". Il che non è un bene per la coesione sociale all'interno delle famiglie; come avevo già rilevato in una precedente relazione, e non è un bene per il rapporto fra cittadino e Amministrazione.
L'insufficienza di posti per la residenzialità (abbiamo detto che è pari all'1,7) prevede che le UVG assegnino un grado di priorità - "urgente" "non urgente", "differibile" al progetto di presa in carico residenziale quantificando in punteggi i bisogni di assistenza.
I criteri previsti in quella DGR del 2013, anche dal punto di vista della definizione tecnica e normativa, sono di estrema latitudine e quindi si prestano a interpretazioni diverse. Per di più, sono anche contraddittori dal punto di vista della giustapposizione di elementi diversi, perché agli elementi valutativi che riguardano la situazione sanitaria si giustappongono gli elementi valutativi che riguardano il sociale provocando qualche volta esiti fra di loro contraddittori.
Per esempio, il "non urgente" - così si esprime la norma - è persona con "significativi problemi sanitari e con moderati bisogni assistenziali". Che cosa vuol dire? Che a questo soggetto che viene dichiarato "non urgente" ai fini della ricovero in rsa e quindi rimane in lista d'attesa per un anno potrebbe accadere invece, se ricoverato in ospedale per le medesime patologie, di non essere dimesso, tenuto conto dei suoi significativi problemi sanitari. Naturalmente il discorso deve essere affrontato valutando caso per caso la patologia ma si sa che, in un'ottica di medicina difensiva, succede non infrequentemente che chi decide sulla dimissibilità sia influenzato dal timore di un rimprovero di negligenza (questo lo dico anche sulla scorta della mia precedente esperienza professionale).
Qui si annida un paradosso, già segnalato dal mio Ufficio in una relazione straordinaria, inviata al Presidente del Consiglio regionale, al Presidente della Giunta e all'Assessore alla sanità, come prevede la legge, in cui si sottolineava che questa situazione può comportare un significativo aumento dei costi a causa del sovraffollamento degli ospedali e, in particolare dei Dipartimenti di emergenza, perché una possibile reazione delle famiglie (e non è una reazione virtuale, ma è una reazione di cui, dopo tre anni di permanenza nell'Ufficio, sono spesso testimone) è che le famiglie disperate, quelle che, secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, "si trovano ad affrontare problemi catastrofici", possono essere indotte a portare l'anziano in ospedale, anche in situazioni in cui il ricovero sarebbe evitabile.
Il problema però è che la spesa per la degenza ospedaliera in medicina interna può superare i 500 euro, che la giornata di degenza in riabilitazione può oscillare fra 200 e 278, mentre il ricovero in RSA costa infinitamente di meno alla sanità pubblica.
Allora l'interrogativo che occorre porsi è se il sistema introdotto dalla Delibera del 2013 sia o meno in sintonia con le esigenze di efficacia e di efficienza dell'attività della Pubblica Amministrazione.
Un altro intervento che l'Ufficio ha svolto nel 2017, con riferimento al problema degli anziani non autosufficienti ha riguardato la questione della mancata risposta alle lettere d'opposizione alle dimissioni inviate dagli anziani o dalle famiglie degli anziani (per la verità, sono quasi tutte inviate dalle famiglie degli anziani).
Si era osservato, in questa relazione straordinaria, che è stata inviata oltre che al Presidente del Consiglio e della Giunta, all'Assessore alla sanità e alle ASL, che queste lettere di opposizione alle dimissioni devono trovare tutte una risposta. Questo prevede la legge e il Difensore Civico è garante dell'applicazione della legge. Mentre, purtroppo, vi era una situazione di silenzio rispetto alle lettere di opposizione.
È una sorta di ricorso gerarchico quello che viene proposto dal cittadino previsto dal comma 5 dell'articolo 14 del decreto legislativo del 1992 in materia di sanità, che prevede proprio che il Direttore Generale dell'Unità Sanitaria Locale dall'azienda decida, in via definitiva, comunque provveda entro 15 giorni dal ricevimento dell'opposizione. Questo non accadeva.
A seguito dell'intervento dell'Ufficio del Difensore Civico - lo dico ovviamente con soddisfazione - le cose sono cambiate e, a partire dall'autunno dell'anno scorso, le ASL trasmettono regolarmente le risposte ai cittadini.
La cura agli anziani non è soltanto, sia beninteso, un problema piemontese o italiano, ma anche europeo. Una recentissima relazione sui Diritti Fondamentali per gli anziani, pubblicata dall'Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali (FRA), il 6 giugno scorso propone ai Governi europei una direttiva che estenda orizzontalmente la tutela contro la discriminazione fondata su vari motivi, inclusa l'età, e indica, tra le aree importanti per gli anziani, la protezione sociale e l'assistenza sanitaria. La premessa della relazione riscontra infatti un'insufficienza dell'assistenza sanitaria, in Europa, con riferimento agli anziani.
Il secondo tema di cui parlerò brevemente è quello della facoltà di costituzione di parte civile del Difensore civico nei procedimenti penali considerati dalla Legge 104/92. Questo Ufficio si è costituito parte civile in un processo penale nello scorso anno, portando a termine un impegno nel dare attuazione a questa previsione normativa assunto già nell'anno precedente. Grazie alla Vostra decisione di concedere con legge il patrocinio da parte dell'Avvocatura regionale, è stato possibile, per l'Ufficio del Difensore Civico del Piemonte - primo in Italia, lo segnalo con soddisfazione - costituirsi parte civile in un procedimento penale in cui parte offesa era un soggetto disabile, così come consentito dalla citata legge del 1992, la legge generale sulla disabilità.
È stato scelto un caso che presenta, ovviamente, delle specificità d'interesse generale perché, per ragioni evidenti, non è possibile che l'Ufficio del Difensore Civico si costituisca parte civile in tutti i processi penali in cui siano parti offese persone disabili.
Il procedimento riguarda il caso di un disabile che è stato ucciso. Una persona che era stata affidata ad una famiglia con un Inserimento Eterofamiliare Supportato per Adulti (il progetto in acronimo è conosciuto come IESA). Una metodologia di assistenza e di cura praticata già da svariati anni dall'ASL TO3 ed introdotta, in applicazione dell'idea basagliana della soppressione dell'istituzionalizzazione nei manicomi, che prevede che le persone affette da disabilità psichiche possano essere accolte in famiglie affidatarie. Assomiglia lo Iesa, in qualche maniera ma con tutte le diversità del caso, all'affidamento dei minori.
Nella fattispecie questa persona era stato affidata a un personaggio che, a seguito di una breve istruttoria, si appalesava come affidabile e sembrava dunque avere le caratteristiche previste dal regolamento che lo IESA si era dato per la valutazione delle famiglie richiedenti. Purtroppo si trattava invece di un sadico, tanto che il capo d'imputazione - che contemplava il concorso sia del reato di omicidio che di quello di maltrattamenti - gli contestava di aver chiuso a chiave l'ospite, di averlo lasciato, quando usciva di casa, senza cibo e senza acqua; di avergli impedito di accedere al bagno per i propri bisogni corporali, vincolandolo a soddisfare i propri bisogni in stanza e poi obbligandolo a pulire, insultandolo e imbavagliando; di averlo percosso, sistematicamente, con calci e pugni in ripetute e frequentissime occasioni, fino a causarne la morte in data 18 novembre 2016.
L'imputato è stato condannato. per il reato di maltrattamenti, aggravati dalla morte del maltrattato, perché il giudice ha riconosciuto che nella fattispecie non fosse ravvisabile un dolo omicidiario, ma che l'evento morte fosse l'esito preterintenzionale delle percosse che erano state ripetutamente inflitte. Il processo ha però evidenziato come vi fossero state delle criticità, sia per quanto riguardava le modalità di selezione e di formazione delle famiglie affidatarie del progetto IESA sia per quanto riguardava i controlli, che dovevano essere effettuati dai responsabili del progetto IESA.
Questo è stato il motivo per cui ho scelto proprio quel procedimento penale per la costituzione e, al termine del procedimento penale, ho provveduto a inviare all'ASL TO3 e al responsabile del progetto IESA, una nota contenente "raccomandazioni" volte a indicare la necessità di superare le criticità rilevate, anche tenuto conto del fatto che in sentenza i controlli sono stati definiti "distratti". Devo dire, per completezza, che l'ASL TO3 ha risposto con una lunga motivazione, in cui espone di essersi trovata in una situazione d'imprevedibilità rispetto alla circostanza che questo imputato, cui era stato affidato il malato, fosse un sadico evidenziando come non fosse possibile dedurre, dai contatti che erano stati presi e dai colloqui che erano stati operati, questa sua caratteristica di personalità. L'ASL non poteva rispondere in termini diversi, anche perch si è in pendenza di un possibile contenzioso riguardante la responsabilità civile dell'Ente nei confronti della famiglia della persona che è stata uccisa. Credo, però, che la nota inviata possa essere di stimolo affinch il servizio IESA provveda a un più frequente ed efficace controllo sul benessere dei pazienti, e affinché, in occasione della selezione dei nuclei familiari che offrono la propria candidatura, provveda ad un'accurata e scrupolosa verifica delle caratteristiche attitudinali.
Credo anche questo sia uno dei compiti della Difesa civica, che si butti un seme.
Così come un seme mi sembra sia stato positivamente lanciato quando si è fatto in Consiglio regionale il convegno lo scorso settembre, sulla tutela degli anziani ricoverati nelle case di cura, rispetto ai problemi dell'abuso della contenzione, tant'è che la tematica è stata ripresa in successivi convegni. Cito "La Bottega del Possibile" di Pinerolo (molti di voi già la conoscono), che è un'associazione che si muove con grande capacità culturale sui temi riguardanti i servizi sociali non soltanto per gli anziani, che ha ripreso ed approfondito i temi del nostro convegno, ad essi aggiungendo utili spunti di riflessione.
Segnalo ancora una casa di riposo di Biella, che ha mandato una delegazione a Trieste (la città da cui erano venute le nostre relatrici) per andare a vedere come concretamente si adoperano per evitare la pratica della contenzione nelle residenze per anziani.
Da ultimo, segnalo, solo con richiamo alla relazione, il seme che è stato lanciato con una riflessione sulle scelte in materia di criteri di assegnazione di alloggi di edilizia residenziale popolare, con particolare riferimento ai casi di emergenza abitativa, che si riferisce ad una delibera assunta dal Comune di Alessandria.
Il riferirle porterebbe via troppo tempo, ma mi permetto di sottolineare alla Vostra attenzione quest'intervento, il primo nella materia antidiscriminatoria dell'Ufficio del Difensore Civico che fa seguito all'approvazione della Legge regionale 5 del 2016, con la quale l'Ufficio di Difesa civica è stato chiamato a sorvegliare sull'effettiva coerenza fra leggi della Regione, comportamenti ed atti amministrativi, e le esigenze della tutela antidiscriminatoria.



PRESIDENTE

Ringrazio il Difensore Civico, avvocato Augusto Fierro, per la sua relazione.



(La seduta riprende alle ore 16.40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Apriamo la discussione sulla relazione del Difensore Civico.
Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Vista la necessità di contenimento dei tempi, cercherò di essere breve anche perché sono presenti gli altri due Garanti e sarebbe utile ascoltare anche le loro relazioni.
Intanto, ringrazio il nostro Difensore Civico per la relazione molto dettagliata, che rappresenta una preziosissima attività. Ho avuto modo di leggerla e mi sono soffermato in particolare proprio sui temi su cui abbiamo avuto un focus in Aula, perché credo che la lettura della relazione, oltre alle esigenze conoscitive che ciascuno di noi ha, debba portarci a fare delle riflessioni su come migliorare la qualità e l'offerta dei servizi e la tutela dei diritti nell'ambito delle nostre competenze.
Particolare importanza mi sembra abbia il tema della continuità delle cure con i risvolti paradossali, ma neanche troppo, che venivano ricordati e che sono contenuti nella relazione, ma furono oggetto anche di un'altra relazione straordinaria, un intervento nel corso dello scorso anno.
La relazione sottolinea come la parte di presa in carico da parte dell'ospedale (quindi in fase acuta) abbia una condizione di media soddisfacenza, anzi di alta qualità di offerta e di risposta. E generalmente, anche il passaggio alla fase successiva post-acuta, quindi di riabilitazione o di lungodegenza, non ha delle particolari difficoltà anche se noi sappiamo che spesso, anche per differenze di carattere organizzativo tra Aziende Ospedaliere e Aziende Sanitarie territoriali, vi è una qualche difficoltà di presa in carico nei CAVS da parte di pazienti che non vengono dimessi dalle Strutture Sanitarie Ospedaliere dell'ASL, ma da Aziende Ospedaliere autonome. Proprio per questo, per esempio, sono stati attivati dei dipartimenti interaziendali di continuità assistenziale su cui si può lavorare.
L'anello molto debole, invece, è la fase successiva: cioè una volta stabilizzata la condizione di salute del paziente, il passaggio verso la domiciliarità (intesa a 360 gradi) o comunque ad altre forme d'interventi anche di natura più assistenziale (più di competenza degli Enti gestori o dei Comuni) è molto più problematico. Ragion per cui, spesso, o vi è una permanenza impropria all'interno di strutture ospedaliere, che sono molto più onerose rispetto alle prestazioni di natura domiciliare, oppure vi è una resistenza alle dimissioni che vengono in qualche modo forzate da parte, più che degli ospedali, delle strutture di lungodegenza e di riabilitazione, con il fenomeno dell'opposizione alle dimissioni e tutta quella controversia che ne consegue (mancanza di risposta e ricorsi), e con tutta una serie di discussioni che hanno visto la nostra Avvocatura rilasciare un parere che riconosce, da un lato, la legittimità di quei contratti che sono fatti sottoscrivere dai gestori delle strutture affinch il paziente e la famiglia si sobbarchino la quota alberghiera (in quella relazione si dice, addirittura, che si potrebbe richiedere di più della quota alberghiera, se si va oltre i trenta giorni canonici!), ma dall'altro lato si sottolinea come la continuità di cura debba trovare una risposta effettiva.
Il sistema pubblico non può accontentarsi di conteggiare l'avvenuta cessazione dei 30 giorni, ma si deve interrogare su ciò che deve accadere successivamente.
Il tema è particolarmente delicato nei confronti della popolazione anziana non autosufficiente.
Proprio per questo, forti di questa relazione che non innova rispetto alla relazione precedente (perché già nella relazione dello scorso anno e in quella dell'anno prima questo tema era evidenziato con grande forza) volevo ribadire la necessità e l'urgenza indifferibile di affrontare quei provvedimenti o introdurre degli strumenti che rendano operativo, per esempio, il tema dell'offerta domiciliare delle prestazioni. Quindi individuare uno strumento normativo che permetta un utilizzo un po' più flessibile delle risorse, per evitare anche quei paradossi che venivano detti prima: la permanenza impropria in un letto ospedaliero costa 500 euro al giorno; un'attività o un assegno di cura vecchio stile, per esempio costa meno di 30 euro al giorno. Se anche la volessimo mettere dal punto di vista della bieca economia, le soluzioni troppo rigide e non affrontate determinano un utilizzo improprio delle risorse e anche uno spreco di risorse, oltre a non garantire alla persona un'adeguata risposta di natura sanitaria e assistenziale.
Io credo che nei prossimi mesi occorra proprio accelerare nel dare delle risposte di sistema definitive, nel dare attuazione a una legge che è una delle più evolute, ma non ancora applicate, presenti dal 2010 nel nostro ordinamento, dare vita di nuovo, magari anche in forma sperimentale, a forme di salute individuale per superare - lo ripeto - quelle rigidità che poi determinano ogni anno pagine e pagine di relazione del Difensore Civico, ma, al di là delle pagine, determinano una risposta non adeguata di salute alle persone.
Tra l'altro, è molto interessante quella parte di relazione dove si va ad argomentare rispetto ad alcune pronunce giurisprudenziali: penso a una sentenza di Corte Costituzionale (di cui non ricordo a memoria né il numero né l'anno) dove si cerca di fare un po' di chiarezza rispetto al concetto del bilanciamento tra il contenimento della spesa pubblica (peraltro, da argomentare in modo diverso, a seconda che si sia come Regioni in un piano di rientro socio-sanitario o in un piano non di rientro, com'è la fase che stiamo vivendo) e l'equilibrio di diritti e di prestazioni essenziali che devono essere comunque garantite alla persona. Pertanto, il principio di pareggio di bilancio, o comunque di salvaguardia della spesa pubblica, non può avere preponderanza alcuna rispetto all'assicurare i LEA alle persone.
Ultima nota, in ossequio a quest'impegno di brevità: anche quest'anno il Difensore Civico ci suggerisce alcuni interventi correttivi rispetto a una legge un po' datata relativa alla difesa civica, in particolare il recepimento di quella possibilità che è stata introdotta per legge nazionale l'anno scorso dalla cosiddetta "legge Gelli" - anche se è brutto chiamare le leggi col cognome di chi le propone, però in Italia si fa spesso così e s'identifica, più che con un numero, un provvedimento normativo - cioè quella facoltà di assegnare al Difensore Civico regionale la funzione di garante della salute dei cittadini (anzi, delle persone, più che dei cittadini), oltre a una ridiscussione di alcune norme rispetto al rapporto tra il Difensore Civico e il personale che viene assegnato alla difesa civica.
Inoltre, la relazione di quest'anno espone anche degli elementi di criticità rispetto a una delibera dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio se non ricordo male dello scorso anno, relativa all'unificazione dell'organico messo a disposizione di tutte le figure di garanti che abbiamo istituito in questa Regione; criticità rispetto all'autonomia e imparzialità dell'operato del dipendente, che, nel momento in cui è assegnato al Garante, deve essere autonomo rispetto alla restante parte dell'organico regionale.
Perché ricordavo questo? Perché alcuni mesi fa, insieme ad alcuni colleghi ho depositato una proposta di legge che recepisce queste istanze e recepisce anche un'ulteriore istanza.
Mi spiego. Anche se so che c'è discussione in merito alla legittimità di questa misura, ritengo che valga la pena approfondirla in senso positivo cioè assegnare al Difensore Civico la possibilità di visita non preavvisata alle strutture sanitarie o alle strutture convenzionate, quelle su cui vi è un rapporto o diretto o indiretto da parte della Regione. Siccome non credo che questa sia una legge divisiva, penso che su quest'aspetto della relazione si possa trovare un accordo unanime, o comunque il più ampio possibile.
Ovviamente a me non interessa mettere la bandierina del sottoscritto o di alcuni di noi su questa legge, ma sono ben contento e felice se si aggiungessero ulteriori sottoscrizioni di altri Gruppi a questa proposta di legge e sarebbe bene, senza far passare troppo tempo, portarla all'attenzione della Commissione e dell'Aula, proprio per dare al Difensore Civico un ulteriore potere per affrontare ancora meglio le tematiche delicate costantemente trattate da questa figura.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Fluttero; ne ha facoltà.



FLUTTERO Andrea

Desidero ringraziare il Difensore Civico a nome del nostro Gruppo, perch ci ha fornito degli elementi di estremo interesse e, devo dire, di estrema preoccupazione. Sono elementi sui quali cominciavamo a far mente locale e sono informazioni, valutazioni e sensazioni che cominciavamo ad acquisire.
Tenete conto che, come Gruppo, siamo qui da pochi mesi.
Il tema della terza età, dell'assistenza domiciliare di una popolazione piemontese che sta invecchiando, come sta invecchiando gran parte della popolazione del nostro Paese, pone le istituzioni che si occupano di salute di fronte all'esigenza di cambiare il modello e l'organizzazione dei servizi prestati.
Aumentare l'efficienza della quota d'investimento e di risorse destinate alla parte ospedaliera, così come storicamente la si è intesa, e riallocare sulla parte della prevenzione, della post-acuzie e della gestione dell'anzianità della popolazione con la cronicità della vita di molti cittadini della nostra Regione, come del nostro Paese, è un elemento con il quale la politica, non solo dei prossimi anni ma già di questi anni, deve confrontarsi.
Devo dire ci sarebbe stato da saltare sulla sedia al sentire le parole seppur molto pacate ma drammatiche, che sono state dette, mentre noto che pochi o nessuno di noi è saltato sulla sedia, anzi il collega che mi ha preceduto ha sottolineato come non vi fossero novità rispetto alla relazione dello scorso anno. Se lo scorso anno è stata letta una relazione con queste informazioni così pesanti, credo che non ci sia da rallegrarsi rispetto al fatto che quest'anno non ci siano novità. Infatti, se una relazione di questo genere è stata letta lo scorso anno, credo che quest'anno avremmo dovuto avere delle novità, avremmo dovuto avere l'Assessore Saitta molto preoccupato rispetto a questa situazione e molto attento anche a spiegarci quanto è cambiata la situazione rispetto agli scorsi anni.
Per questo credo che il Difensore Civico debba essere ringraziato, perch ci ha fatto una fotografia preoccupante e chiara, che non deve servirci per fare polemiche, ma deve servirci per avere contezza della situazione che sta cambiando rapidamente della comunità piemontese che abbiamo il dovere di servire, anche e soprattutto dal punto di vista degli aspetti sanitari e che quindi deve impegnarci quanto prima a cercare soluzioni che evidentemente, immagino, non possono passare attraverso un aumento senza limiti delle risorse complessive messe a disposizione (circa 8,3 miliardi all'anno), ma attraverso un'intelligente riorganizzazione e rimodulazione nell'allocazione delle stesse.
Grazie ancora.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Difensore Civico regionale. La relazione era veramente molto fruibile, sia quella orale sia quella scritta. La vicenda dei pazienti non autosufficienti è, da quando sono entrato in quest'Aula, una vicenda ahimè, a tutti nota. La situazione, tra l'altro stigmatizzata dai tre casi di omicidio-suicidio di tre pazienti con coniugi con insufficienza mentale e decadimento cognitivo, indica che questi pazienti, di fatto, vengono lasciati soli e sole sono le famiglie. Questi accessi sia al Difensore Civico sia al Pronto Soccorso indicano una situazione di disagio socio sanitario molto elevato in regione e non credo che sia solo la Regione Piemonte, come diceva anche il Difensore. Però questo ci impone un cambiamento di passo nelle risposte.
Credo che quello che bisogna cambiare, e in parte s'inizia a impostare con il Piano cronicità che abbiamo discusso, è la presa in carico, cioè non si può lasciare che un paziente con un'autosufficienza fisica sia lasciato solo, così come un paziente che va incontro a un decadimento cognitivo crescente, perché, di fatto, quello che succede oggi è questo.
Bisognerebbe mettere degli step, dei livelli di guardia che impongono un'interazione obbligatoria con il sistema socio-sanitario. Credo che il Piano cronicità con i percorsi diagnostici terapeutici in parte lo intraprenda, perché l'assistenza domiciliare che vi è oggi non è assolutamente sufficiente e le famiglie sono lasciate da sole ad affrontare tutto. Le famiglie disperate o ricorrono a eventi di una gravità estrema come il suicidio-omicidio, oppure ricorrono ai pronto soccorsi intasandoli, con dei costi di gestione elevatissimi, stigmatizzati sia dal Difensore sia dal collega che mi ha preceduto, oltretutto in una regione che è sotto standard per quanto riguarda i posti letto in acuto e quindi ha difficoltà maggiori.
Anche per quanto riguarda i posti letto in residenzialità da quanto ci è stato detto dal Difensore Civico, c'è una grossa difficoltà.
Il percorso che le famiglie seguono con l'UVG e le liste d'attesa non è più sufficiente: bisogna intraprendere un percorso riabilitativo che in qualche modo consenta ai pazienti con disabilità fisica e mentale di contenere la non autosufficienza il più possibile a dei livelli che consentano la domiciliarità per periodi più lunghi. Abbiamo incontrato l'Associazione famiglie e parenti dell'Alzheimer e sappiamo che nel Nord Europa si sono fatti notevoli passi in avanti non tanto per quanto riguarda l'Alzheimer ma per la demenza senile. Questo però non sta avvenendo in Italia, dove di fatto il più delle volte si fa un trattamento farmacologico e ci si ferma lì, non si va oltre.
Noi dobbiamo andare oltre: se c'è un decadimento cognitivo, è necessaria l'assistenza di una psicologa, la ginnastica mentale e va intrapreso un percorso che contenga la "discesa", ovvero l'effettuazione di test che nel gergo medico vengono chiamati mini mental. Al di sotto di determinati mini mental che portano alla difficoltà dell'autosufficienza, del sapersi cucinare, del sapersi aprire la porta, del sapersi fare una doccia da soli nel momento in cui una famiglia non è presente e costante perché i figli lavorano tutto il giorno, è chiaro che bisogna andare incontro con un percorso riabilitativo e bisogna avere la forza di intraprenderlo.
Per intraprendere questo percorso riabilitativo, oltre che farmacologico ci vuole l'interazione con la medicina generale. Questo è un punto fondamentale. Il Piano cronicità c'entra in questa cosa e, rispetto al Piano cronicità lombardo che butta sui privati questa gestione della cronicità, individua il medico di medicina generale, però bisogna dare gambe a questi percorsi, perché il disagio socio-sanitario in questa regione è fortissimo.
Ha fatto bene il Difensore Civico a prendere di petto questa situazione situazione che veramente è sempre di maggiore difficoltà, per cui bisogna invertire la rotta e intraprendere un percorso di riabilitazione virtuoso che consenta di ridurre i tempi di disabilità maggiore per questi pazienti.
Detto ciò, mi ha interessato molto anche il discorso relativo alla residenza pubblica. Mi fa piacere, tra l'altro, che il Difensore Civico abbia fatto un bell'istogramma e lo ringrazio perché, girando per gli edifici di residenza pubblica, la questione della manutenzione degli alloggi è veramente fondamentale. Ci sono delle residenze - io ho visto a Vercelli, a Trino, ma anche a Novara, che sono i territori che frequento maggiormente - dove non si può andare sul balcone o vi sono appartamenti in cui praticamente piove in casa e, siccome vi abitano famiglie con figli questa è una cosa intollerabile.
Oltre a questo, c'è anche il problema dell'emergenza abitativa. Noi abbiamo una difficoltà a soddisfare la richiesta di alloggi e praticamente, dalla relazione che è stata fornita dall'Assessore Ferrari, abbiamo più del 40 per cento degli alloggi assegnati in emergenza abitativa. Questo è un campanello d'allarme: noi soddisfiamo sempre meno la lista d'attesa e la richiesta di alloggi in residenza pubblica. Ovviamente ciò accade anche perché, purtroppo, c'è stato uno scivolamento verso il basso di una parte della popolazione, quindi un incremento dello stato di disagio economico sociale di una grande fetta della popolazione.
Inoltre, mi fa piacere che il Difensore Civico abbia relazionato anche sulla parte che riguarda l'interazione degli utenti degli ATC e la gestione delle caldaie, in particolare il fatto che devono essere presi in considerazione i costi di tale gestione e della normativa nazionale che obbliga a questa presa in considerazione.
Segnalo che in Provincia di Biella e Vercelli l'ATC Piemonte Nord ha fatto una gara in partenariato pubblico-privato per il rinnovo delle caldaie dando un punteggio elevatissimo ai lavori necessari per il rinnovo delle caldaie e un punteggio bassissimo alla fornitura del gas, quindi ha vinto questa gara chi ha applicato la scontistica più bassa sul rinnovo delle caldaie, ma ha alzato il costo a kilowattora del gas del 30 per cento.
Credo che le fasce più deboli debbano beneficiare di un vantaggio tecnologico che consenta un risparmio economico e che non si debba far pagare loro il miglioramento tecnologico, altrimenti perdiamo di vista proprio quelle che sono le finalità della residenza pubblica. O perlomeno se lo si vuol fare, gli utenti devono essere interpellati, così come il testo di legge da lei citato segnala.
In buona sostanza: se io voglio in qualche modo darti un vantaggio dal punto di vista ambientale ed ecologico, ma non un vantaggio economico, te lo devo comunicare e ti devo comunque interpellare, perché la legge dice ciò. Questo non è avvenuto in 112 condomini, quindi una bella fetta degli utenti delle case popolari.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Difensore Civico regionale, avvocato Augusto Fierro, per la sua relazione annuale, che rappresenta un prezioso contributo per noi Consiglieri al fine di indirizzare al meglio soprattutto la nostra attività istituzionale. Purtroppo, leggendo la relazione, ho potuto constatare che anche quest'anno i maggiori problemi che il Difensore Civico ha dovuto affrontare riguardano l'area sanitaria e l'area socio-sanitaria.
Due in particolare sono le criticità che sono state rilevate e che comunque mi stanno particolarmente a cuore, e qui in Consiglio abbiamo avuto modo di parlarne e di discuterne anche attraverso impegni; attraverso atti d'indirizzo sono stati presi anche degli impegni in tal senso e voglio appunto parlare delle liste d'attesa e dell'assistenza agli anziani non autosufficienti e ai disabili, con particolare riferimento alla continuità assistenziale domiciliare.
Per quanto riguarda le liste d'attesa, condividono in pieno le riflessioni dell'avvocato Fierro, ovvero quando afferma che ormai i vincoli economici imposti dal Piano di rientro dei debiti in sanità sono stati superati.
Tengo a ricordare all'Assessore, che è presente, che siamo usciti dal Piano di rientro, pertanto non ci sono più le condizioni e le ragioni per cui non possiamo provvedere al loro superamento.
Come invece scrive nella sua relazione il Difensore Civico, non solo i tempi di attesa continuano a dilatarsi, ma neppure le urgenze riescono a volte a trovare una risposta entro il termine, che tra l'altro, è di 90 giorni. Queste sono le continue denunce provenienti soprattutto dalle associazioni dei malati e dei parenti, che continuano a denunciare questa situazione. In altre parole, i tempi di risposta della rete dei servizi socio-sanitari non sono adeguati ai bisogni delle persone anziane malate e non autosufficienti; cosa molto grave, tra l'altro, considerando che la Regione Piemonte ha un alto numero di anziani ultrasessantacinquenni quindi la Regione Piemonte ha una popolazione anziana.
Per quanto riguarda la presa in carico dei pazienti anziani affetti da patologie croniche e da disabilità appare come la più grande criticità quella del sistema socio-sanitario regionale, leggendo la relazione, mi ha colpito in particolare un altro grande problema che viene rilevato dal Difensore Civico, quello delle opposizioni alle dimissioni da strutture sanitarie e socio-sanitarie formulate da familiari di pazienti anziani affetti da patologie croniche, in condizioni di accertato o di affermata non autosufficienza, e anche di pazienti che sono ricoverati in strutture ospedaliere, in strutture di riabilitazione, in lungodegenza, in continuità assistenziale o a valenza sanitaria.
Annesso a questo, vi è il problema dell'alto costo delle rette applicato dalle case di cura private che sono accreditate; una volta scaduti i termini del ricovero, ci sono delle grosse difficoltà per i pazienti e questo ho avuto modo di constatarlo parlando con diversi familiari che hanno espresso questa problematica. Inoltre, ci sono casi di inadeguatezza delle strutture ospedaliere e sanitarie riguardo al personale medico e alla responsabilità medica all'interno delle strutture, e si parla di negligenza all'interno di queste strutture.
Alla luce della relazione del Difensore Civico, vorrei rivolgere un appello alla Giunta regionale e, in questo caso, all'Assessore alla sanità affinché si adoperi per mettere in atto un piano per superare tutte quelle carenze della presa in carico di questi pazienti anziani che sono affetti da patologie croniche e anche delle persone disabili, perché, Assessore abbiamo un grosso problema con la disabilità. L'appello è rivolto anche all'Assessore alle politiche sociali, perché in realtà c'è la parte sanitaria e la parte socio-assistenziale: bisognerebbe lavorare su questa problematica, perché quando si tratta di pazienti che si trovano in particolare fragilità come gli anziani, come gli anziani non autosufficienti e i disabili, il principio della continuità assistenziale deve imporre l'attivazione di una rete volta ad affrontare i bisogni complessivi della persona ammalata, cominciando da quello di essere accudita anche nella fase di approccio ai servizi del sistema socio sanitario.
Credo che la Regione Piemonte, che ha una delega ben precisa, una delega diretta (l'unica delega diretta che ha la Regione Piemonte è quella sulla sanità), debba mettere in atto tutte le soluzioni per colmare queste gravi lacune e criticità che ci sono in ambito sanitario e socio-assistenziale anche per quanto riguarda l'assistenza domiciliare.
Un'altra criticità è quella d'incrementare le ore per l'assistenza domiciliare, che sono comunque limitate, come ho potuto constatare personalmente: le ore sono molto limitate e non solo il paziente, ma anche gli stessi familiari hanno bisogno di un incremento di ore. Ringrazio il Difensore Civico per aver segnalato e riportato nella sua relazione questa importante criticità relativa all'assistenza domiciliare e all'incremento delle ore, perché è una problematica importante, che pesa tantissimo non solo sui pazienti, ma in particolare sui familiari che accudiscono l'anziano malato non autosufficiente e i disabili.
Inoltre, mi ha mi ha colpito, perché purtroppo se ne parla poco, una problematica attuale: gli episodi di contenzione degli anziani non autosufficienti. Infatti, nei luoghi dell'assistenza agli anziani sofferenti per demenza, soprattutto parliamo di malati di Alzheimer vengono messe in atto brutalità, e ne abbiamo avuto le prove con i casi di malasanità in quelle case di riposo RSA, dove si sono verificati maltrattamenti a carico di malati di Alzheimer. Ci sono stati diversi episodi e se ne è parlato anche recentemente; c'è stato, se non erro, un congresso di grande rilevanza internazionale, dove si parlava proprio delle contenzioni, che dovrebbero essere eliminate e, se non si riesce a eliminarle, dovrebbero perlomeno essere limitate al massimo.
Credo che il ricorso delle contenzioni a letto o alla sedia a rotelle come alternativa a forme di vigilanza per evitare che il paziente cada e si faccia male, non sia la soluzione giusta e adeguata. Lì, ancora una volta abbiamo la prova evidente che c'è una carenza di personale. C'è una carenza di personale infermieristico, c'è una carenza di operatori socio-sanitari all'interno di quelle strutture e di quelle RSA.
Vorrei richiamare l'attenzione dell'Assessore, ma anche di tutta l'Aula sul fatto che se il paziente cade non è perché non si riesce a gestire il paziente a causa sua, ma perché è malato e non è in grado di badare a se stesso. Quel paziente deve avere un'assistenza vera e propria e non si devono usare le contenzioni per colmare la carenza di personale e le criticità che ci sono in ambito sanitario e socio-assistenziale.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Gancia; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Vorrei rivolgere un ringraziamento all'Avvocato e a tutti i suoi collaboratori. Questa discussione, senza ripetere quello che è stato detto da altri colleghi, ci dà l'opportunità di fare una riflessione sulla rivisitazione di quello dovrà essere il nostro futuro.
Non è il momento e quindi sarò molto veloce, ma volevo dire che i nostri servizi, rispetto a tanti altri Paesi, funzionano bene. Questo è una cosa da dire.
Volevo altrettanto dire all'Assessore Saitta che occorrerebbe che il Piemonte si rivolgesse un po' al privato e, soprattutto, Assessore occorrerebbe - secondo me chi lo farà, chi tocca muore, però bisogna iniziare a pensarlo - iniziare anche a ripensare ai medici di base. Mi assumo la responsabilità di quello che dico, ma sappiamo che, in moltissimi casi, i medici di base non vanno più a casa dei pazienti, ragion per cui si intasano anche i pronto soccorsi. Non generalizziamo perché sarebbe come dire che tutti i politici sono ladri, ma una rivisitazione anche di questo aspetto andrebbe fatta. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non risponderò alle affermazioni della collega Gancia, anche perché sarei in parziale conflitto d'interesse.
Anch'io mi unisco ai ringraziamenti dell'Aula alla relazione del Difensore Civico. È vero, forse non aggiunge moltissimo rispetto a quello che abbiamo sentito negli anni scorsi, quindi per questo, forse, non c'è stata una grande reazione dei Consiglieri regionali rispetto ai temi sollevati, ma la nostra attenzione è sempre molto alta. È ovvio che servirebbero anche degli interventi.
Innanzitutto suggerirei ai colleghi del Consiglio e al Presidente della IV Commissione, Consigliere Rossi, di approfondire alcuni punti della relazione del Difensore Civico in Commissione. Per esempio, noi avremmo anche dei quesiti e delle domande da rivolgere. Potremmo approntare, in maniera più approfondita, i temi sollevati, giustamente non solo in questa relazione, ma anche nelle relazioni del Difensore Civico dei precedenti anni, anche per vedere se riusciamo a ipotizzare delle proposte di soluzioni. Diciamo che la relazione del Difensore Civico in Aula riceve ovviamente, la giusta attenzione che merita, ma poi risulta impossibile un'interlocuzione almeno formale, poi informalmente si può interloquire grazie alla grande disponibilità del Difensore Civico e degli Uffici regionali in maniera abbastanza continuativa.
Non affronterò ulteriormente i temi che sono stati toccati dei colleghi perché sono quelli che ha citato il Difensore Civico. Il Difensore Civico ha sottolineato anche alcune delle problematiche. Ne cito rapidamente una su tutte, il numero di posti letto per anziani over 65 che riguardano una politica nazionale, ma anche una politica regionale. Una serie di risposte la Regione le potrebbe e le dovrebbe dare.
Viene citato anche il tema, ormai annoso, della legge n. 10 del 2010, dei regolamenti attuativi. Ho sentito, da parte di alcuni colleghi, la possibilità di proporre un'ipotesi, un progetto sperimentale per quanto riguarda il sostegno alle cure domiciliari. Noi lo diciamo da anni. Se proponiamo le cure domiciliari per tutti i pazienti anziani non autosufficienti il Vicepresidente Reschigna, che ha le chiavi della finanza della Regione Piemonte, potrebbe trasalire, nel senso che, anche con i fondi della sanità regionale, avremmo difficoltà a garantire copertura per le cure domiciliari a tutti gli aventi bisogno e aventi diritto.
È ovvio che partire da un progetto sperimentale potrebbe aiutarci a far vedere che si parte oggi con una cifra e si ottiene un risparmio dalla sanità stessa rispetto ai ricoveri (500 euro al giorno, 150-200 euro al giorno per quanto riguarda le acuzie e post-acuzie).
Il tema delle opposizioni alle dimissioni è stato oggetto anche di una nostra interrogazione che abbiamo posto all'Assessore Saitta per quanto riguarda sia l'opposizione alle dimissioni, sia l'altro tema dei contratti di ospitalità. Tema che viene sollevato quotidianamente (penso a tutti i Gruppi, dalle associazioni), ma l'Assessorato ci ha risposto che è un non problema, nel senso che non sussiste per loro, non risulta.
Se c'è un problema di firma e di sottoposizione di firma di contratti di ospitalità ai familiari degli anziani che vengono ricoverati nelle RSA, c'è probabilmente anche un fraintendimento, un non comprendersi bene fra quelle che sono le esigenze delle famiglie dei pazienti ricoverati e il linguaggio dell'Assessorato. Forse non parliamo la stessa lingua o, comunque, non ci comprendiamo a sufficienza, ma c'è questo tema che è veramente molto, molto sentito.
In merito al tema del Garante della salute di cui parlava il collega Appiano, l'ha detto anche il Difensore Civico: nei primi grafici delle prime pagine della relazione, il 44 per cento sono interventi su ASL od ospedali, quindi, sostanzialmente, è già, per metà della sua attività, un Garante della salute. Potremmo valutare se accogliere anche la nostra normativa da un punto di vista lessicale - come diceva nella relazione - e inserire la dicitura, oltre che di Difensore Civico, di Garante della salute, ma sostanzialmente la norma nazionale già esiste e già il 44 per cento degli interventi sono in quell'ambito, pertanto mi sembra si possa soprassedere su questo.
Una delle domande che avrei posto se fossimo in Commissione riguarda il tema del grafico a pagina 6, dove si evince una riduzione costante, a partire dal 2014, degli interventi effettuati dal Difensore Civico, perch c'è una minore richiesta. La domanda che porrei, sempre usando una forma retorica, se fossimo in Commissione, è cosa possiamo fare, non per dare più lavoro a lei e agli Uffici, perché immagino che ne abbiate già parecchio ma per capire se c'è stata una minore pubblicizzazione o promozione da parte nostra, come Regione, oppure una minore richiesta dell'utenza probabilmente non per vostre mancanze e carenze, ma spesso per carenza di risorse, di organizzazione e di personale.
Si parlava dell'obbligo di risposta delle ASL entro 15 giorni e mi sembra che, abbastanza laconicamente, nella relazione si dica che le ASL non rispondono entro i 15 giorni, quindi devono essere sollecitate. Pertanto molto spesso il fatto che la Pubblica Amministrazione, per carenza di personale e di risorse, non dia le risposte, porta anche a una disaffezione rispetto all'istituto riconosciuto in tutto il mondo anglosassone come l'Ombudsman, e non solo, poiché è un istituto importantissimo, che sta avendo un po' un calo di attenzione. Quindi, chiedo come potremmo migliorarne la promozione e potenziarlo.
Questa era una delle domande principali. Inoltre, mi piacerebbe davvero poter approfondire i punti riguardanti il tema della sanità e dell'edilizia sociale in Commissione, quindi in Commissione poter approfondire ufficialmente e costruire qualcosa in quest'ultimo anno di attività di questa legislatura.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Presidente, valuti lei, ma le chiederei cortesemente l'interruzione della seduta per una brevissima riunione dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Certamente.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.26 riprende alle ore 17.32)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ci scusiamo con l'onorevole Bruno Mellano e con la dottoressa Rita Turino ma per problemi di tempo - dobbiamo procedere con alcune votazioni urgenti dobbiamo rimandare la trattazione delle relazioni a giovedì prossimo, e proseguire con l'esame del punto 10) all'o.d.g.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 318, inerente a "Rendiconto del Consiglio regionale per l'esercizio 2017"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 318, di cui al punto 10) all'o.d.g., licenziato all'unanimità dalla I Commissione in data 11 giugno 2018.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Vicepresidente Motta, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Il rendiconto del Consiglio regionale è stato presentato ieri e votato all'unanimità dalla I Commissione. Viene presentato in linea con i tempi e ci consegna un quadro molto soddisfacente della situazione del Consiglio regionale, anche alla luce della nuova normativa che è entrata in vigore già a gennaio 2015 e che, grazie agli Uffici, abbiamo completato in maniera ottimale.
La situazione è dunque aggiornata alle nuove norme e partiamo da un risultato di amministrazione - ho trovato la tabella corretta - al 31 dicembre 2017 di 11.619.000 euro, alla quale togliamo gli accantonamenti e i fondi vincolati, e arriviamo a una parte disponibile di 4.477.760 euro.
Rispetto agli anni precedenti, questa parte di disponibilità verrà utilizzata per la ristrutturazione e per i lavori che ancora sono da concludersi per quanto riguarda il patrimonio immobiliare del Consiglio regionale.
Continuiamo a registrare dei risparmi, per cui il Consiglio continua a operare in modo diligente.
Abbiamo un patrimonio di mobili e immobili rilevante, che ammonta a 21.664.641 euro (quindi un patrimonio netto importante!), con un Consiglio solido che continua a risparmiare. Naturalmente, questi risparmi potranno essere utilizzati per migliorare la situazione dei lavori e di ristrutturazione del patrimonio.
Chiedo all'Aula di approvare il provvedimento, in modo da completare questa fase così importante e delicata.
Ne approfitto per ringraziare il dottor Panté, che mi ha assistito in questo percorso, tutto l'Ufficio di Presidenza che l'ha approvato e poi l'ha portato in Commissione e, insieme al dottor Panté, il Dirigente dottor Mignosi e il dottor Bevacqua, che è Responsabile della Ragioneria e del Bilancio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Motta.
Non essendoci richieste d'intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 318, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Caccia

Esame disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistico - venatoria in Piemonte" (atti d'indirizzo collegati)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria", di cui al punto 4) all'o.d.g., sul quale sono stati presentati alcuni atti di indirizzo collegati.
. Mozione n. 1175 con modifiche, presentata dai Consiglieri Mighetti, Andrissi, Bertola, Bono, Campo, Frediani e Valetti inerente a "Prevenzione danni da fauna selvatica per le aziende agricole nelle zone maggiormente interessate dal problema proposta modifica PSR 2014-2020 (Programma di sviluppo rurale)".
Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti per l'illustrazione; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
La mozione è di qualche tempo fa. Ho colto l'occasione della discussione della legge sulla caccia per portarla all'esame del Consiglio un documento che vedeva la luce allorquando si manifestava un cospicuo incremento dei danni da fauna selvatica dell'estate 2017.
L'estate 2017 la conosciamo come un'estate particolarmente torrida un'estate che specialmente nel sud del Piemonte ha causato indirettamente molti danni all'agricoltura, anche attraverso le predazioni da parte della fauna selvatica. In particolare, cervi e caprioli, spinti dalla sete, hanno razziato parte dei vigneti della parte appenninica del sud del Piemonte.
Stiamo parlando della zona dell'Ovadese, nello specifico, che ha subito moltissimi danni da questo punto di vista.
Da questa brutta esperienza è nata tale proposta, che prevede di destinare parte dei fondi del PSR, attraverso una proposta di riprogrammazione delle misure del PSR, per andare a realizzare opere di prevenzione e di difesa dall'ingresso della fauna selvatica all'interno dei vigneti. Queste proposte sono state indirettamente richieste dagli agricoltori che, anche a mezzo stampa, avevano avanzato delle proposte in merito.
Per questo motivo, ci è sembrato giusto portare questa istanza a livello di Consiglio regionale e aprire la strada all'utilizzo di questi fondi per andare a realizzare delle recinzioni che siano effettivamente idonee a non far entrare i cervi all'interno dei vigneti.
Un ulteriore appunto potrebbe essere quello di valutare, oltre al finanziamento del materiale e delle opere, anche opere direttamente eseguite dagli agricoltori e conduttori del fondo, che possono, in parte fornire la manodopera necessaria al posizionamento di queste strutture e alla loro corretta manutenzione.
Per questo motivo, ci è sembrato logico proporre la mozione e portarla all'attenzione del Consiglio.



PRESIDENTE

. Ordine del giorno n. 577 con modifiche, presentato dai Consiglieri Gancia e Benvenuto, inerente a "Risarcimento danni derivanti da fauna selvatica".
Ha chiesto la parola la Consigliera Gancia per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
È un ordine del giorno che abbiamo presentato per il risarcimento danni compatibilmente con i limiti di spesa, e chiediamo che la Regione intervenga presso il Governo centrale affinché possa essere ripristinato il fondo. Grazie.



PRESIDENTE

. Ordine del giorno n. 1403 presentato dai Consiglieri Campo Bertola, Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Ordine del giorno collegato al disegno di legge n. n. 182. Monitoraggio delle modifiche apportate al Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Cuneo".
Ha chiesto la parola il Consigliere Campo per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'ordine del giorno cogliamo l'occasione per trattare un tema strettamente legato all'approvazione di questa nuova norma, perché in data 4 maggio 2018 - quindi forzando un po' i tempi, visto il corso di approvazione della presente legge - è avvenuto che il Consiglio provinciale di Cuneo ha approvato all'unanimità delle modifiche strutturali al Piano faunistico-venatorio provinciale.
La Provincia di Cuneo è in una situazione particolare, perché il suo Piano faunistico-venatorio risale ormai all'anno 2003 e continua a essere in vigore grazie a una proroga del 2008. Dovrebbe, prima o poi, essere redatto un nuovo Piano, che ovviamente dovrebbe essere approvato passando anche attraverso delle fasi di valutazione all'interno dell'organo Regione Piemonte.
Senza farla troppo lunga, vengono sostanzialmente modificate e addirittura cancellate alcune ZRC (zone di ripopolamento e cattura) e ACS (aree a caccia specifica) e diciamo che a compensazione viene prevista l'istituzione di alcune OAP (oasi di protezione).
Stante il contesto complessivo, le ZRC dovrebbero poter essere revocate esclusivamente in caso di scadente redditività per la produzione di fauna selvatica da reimmettere o di accertati gravi danni provocati dalla fauna selvatica alle colture agricole. Ora, di tale devastazione non è che ci sia così tanta contezza; tra l'altro, noi abbiamo appurato che non ci sono state neanche particolari verifiche sul territorio né con gli ATC né coi CA né con gli stessi Comuni facenti parte dei Comprensori citati, e sono stati modificati tutti i Comprensori della provincia di Cuneo.
Con quest'ordine del giorno, chiediamo che la Regione si faccia assolutamente parte attiva nella verifica delle modifiche proposte al Piano faunistico-venatorio, per andare a vedere se appunto non stiamo esagerando come pare a chi scrive, e quindi a riferire quanto prima i risultati della ricognizione all'interno della competente Commissione consiliare.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.
. Ordine del giorno n. 1406 presentato dai Consiglieri Frediani Campo, Andrissi, Bertola, Bono e Mighetti, inerente a "Ordine del giorno collegato al disegno di legge n. 182. Azioni inerenti alla raccolta e gestione dei dati ai fini di una corretta gestione faunistico-venatoria" Ci sono interventi sull'ordine del giorno n. 1406? Prego, collega Mighetti, lo illustri.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questo è un ordine del giorno che verte sul tema del trattamento dei dati relativi alle questioni dei danni da fauna selvatica. Ci è sembrato necessario porre all'attenzione del Consiglio quest'atto d'indirizzo perché su questo fronte ci pare che ci sia ancora molto da fare e che ci sia un ruolo naturale della Regione; ruolo naturale che è quello di raccogliere i dati provenienti dalle singole Province, dalle Città metropolitane e dagli ATC e CA. Tali dati sarebbero molto utili, se messi a sistema, per porre in essere delle azioni di controllo veramente mirate e valutarne la loro efficacia in maniera diretta.
Per questo motivo, avevamo proposto una serie d'impegni per la Giunta, che in parte abbiamo depennato poiché non avrebbero avuto il parere positivo da parte dell'esecutivo. Di per sé, vorrei ricordare uno di questi elementi che sono stati depennati. Il punto 2) dell'impegno recitava: "2. ad aggiornare e potenziare gli strumenti di raccolta ed elaborazione dati già in essere in Regione Piemonte, al fine di sintetizzare una metodologia che restituisca dati annuali in grado di evidenziare i danni suddivisi per area, coltura e specie faunistica, in modo da poter mettere in relazione gli stessi con quelli relativi alle popolazioni e ai prelievi".
Chiaramente la motivazione del non accoglimento di questa proposta sono le limitate risorse a disposizione dell'Assessorato, e questo lo capiamo.
Volevamo però spiegare un po' qual era la ratio di questo impegno: la ratio di suddividere i dati sui danni in così tante sottospecie era appunto quella di avere dei dati veramente idonei a fotografare la situazione.
Intanto avere un dato annuale ci fa riferire al calendario venatorio che si è attuato nell'anno e i danni suddivisi per area, coltura e specie faunistica ci danno ancora un approfondimento della questione: prima di tutto, l'area su cui abbiamo i danni e l'area su cui abbiamo attuato piani di abbattimento, piani di selezione e caccia normale.
Ci fanno poi sapere a quale coltura sono stati arrecati i danni e quale specie faunistica ha arrecato i medesimi, in modo da poter mettere in relazione gli stessi con le popolazioni della singola specie e i prelievi effettuati.
Con questo panorama di dati avremmo sicuramente potuto attuare, nei prossimi anni, dei piani di prelievo molto più mirati e molto più idonei ad affrontare i problemi dei danni in agricoltura.
Altra questione sarebbero i danni relativi a incidenti stradali, e per questo noi abbiamo proposto alla Giunta di valutare una convenzione per la condivisione dei dati relativi ai sinistri stradali causati dalla fauna selvatica con ANIA (Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici ).
Tale associazione ha una storia dal punto di vista della gestione dei dati e dei dati statistici relativi ai sinistri stradali, ha un database importante; il fatto di poter addivenire a una convenzione, a una collaborazione con quest'istituto ci potrebbe rendere disponibili i dati relativi ai sinistri stradali in Piemonte per singole aree, così da capire anche relativamente ai sinistri stradali quale sia la reale consistenza di questa problematica e le azioni da intraprendere.
Sta di fatto che le richieste danni che vengono fatte alla Regione sono un dato parziale, perché chi ha un'assicurazione contro i danni da sinistro stradale dovuta alla fauna selvatica non fa richiesta alla Regione e alle Province per ricevere ristoro dei sui danni e, ahimè negli ultimi anni sono tantissimi, specie nelle zone del basso Piemonte, ad aver integrato le proprie coperture assicurative con i danni da fauna selvatica, per il semplice motivo che il budget per il ristoro di questi danni che hanno le Province e la Regione non può sopperire a tutti i sinistri stradali che si verificano ogni giorno nella nostra regione.
È un problema piuttosto serio; chi vive nelle zone marginali del Piemonte lo sa bene e ogni anno in questi anni di Consiglio, il Movimento 5 Stelle e il sottoscritto hanno proposto d'incrementare i fondi regionali a disposizione per i sinistri stradali. Questo non è stato fatto e si è giustificato in parte con il non pervenire di domande di ristoro.
Da questo punto di vista, il fatto è che ormai da anni noi mettiamo talmente poche risorse da rendere impossibile ristorare questi danni quindi le persone, che stupide non sono, e visto che queste informazioni sono di dominio pubblico, non fanno più le richieste di risarcimento, anche se qualcuno intraprende azioni legali e se ha la tenacia di portarle avanti, riceve un indennizzo da parte della Regione.
Pensiamo che questo non possa essere un sistema tollerabile sia dal punto di vista etico sia dal punto di vista dell'organizzazione di una Regione.
Per questo pensiamo che monitorare i danni, porre delle valutazioni, porre in essere delle azioni di controllo, porre in essere delle azioni di mitigazione diverse da quelle che sono le conseguenze dei danni possa essere una soluzione di raziocinio da contrapporre a quello che è avvenuto finora in questi anni su questo tema.
Per questo motivo, abbiamo proposto quest'atto d'indirizzo e ne chiediamo l'approvazione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Chiedo all'Assessore Ferrari, che ne ha il compito, il parere della Giunta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Viste anche le modifiche già concordate con l'Assessore competente, il parere della Giunta su tutti gli ordini del giorno presentati è positivo.



PRESIDENTE

Procediamo, quindi, con la votazione degli atti d'indirizzo, con parere favorevole da parte della Giunta.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 577, il cui testo come modificato, sarà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 1175, il cui testo, come modificato, sarà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1403, il cui testo sarà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1406, il cui testo come modificato, sarà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Caccia

Esame proposta di legge n. 32, inerente a "Gestione, tutela faunistica e promozione programmata del territorio rurale piemontese"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di legge n. 32, inerente a "Gestione tutela faunistica e promozione programmata del territorio rurale piemontese", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Vignale, che ha facoltà di intervenire.



VIGNALE Gian Luca, relatore

Grazie, Presidente.
Ci tengo a presentarla anche se brevemente, perché credo che la proposta di legge n. 32 (voglio anche ricordarne il numero, perché io e altri colleghi l'abbiamo presentata nei primi mesi di questa legislatura, non attendendo quasi due anni per la presentazione di una legge), se era tanto necessario dare al Piemonte una nuova legge sull'attività venatoria, credo che sia o che sarebbe stata una buona legge per il Piemonte, perché non è una legge che pone ulteriori vincoli, ma soprattutto è una legge il cui senso è quello di volere dare, anche grazie all'attività venatoria, una gestione più equilibrata del territorio.
Nella legge vi sono parti di gestione del territorio, vi sono parti di regolamentazione dell'attività venatoria, vi sono parti che riguardano lo sviluppo economico della nostra regione che si può attuare con aspetti che vi sono quotidianamente, cioè con la creazione o la realizzazione della filiera della carne, piuttosto che con l'incentivazione di ricadute economiche che possono essere garantite sui territori. Tutto quello che le leggi, di tutte le altre Regioni italiane - salvo il Piemonte - hanno, al di là da quale parte politica sono governate. Vi sono Regioni di centrosinistra che hanno una buona legge e vi sono Regioni di centrodestra che hanno una buona legge.
Crediamo che questa sarebbe stata una buona legge, non soltanto per l'attività venatoria, ma anche per la gestione del territorio all'interno regionale. Esattamente l'opposto di quella che abbiamo votato o, meglio che avete votato questa mattina.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio non approva.
Con la mancata approvazione dell'articolo 1, la proposta di legge è respinta.


Argomento: Caccia

Esame proposta di legge n. 196, inerente a "Tutela della fauna selvatica omeoterma e disciplina del prelievo venatorio"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 196, inerente a "Tutela della fauna selvatica omeoterma e disciplina del prelievo venatorio", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio, relatore

Grazie, Presidente.
Abbiamo avuto modo di parlare del contenuto della nostra proposta di legge nell'ambito della discussione del disegno di legge della Giunta, poiché la nostra proposta di legge, sotto molti aspetti, si contrapponeva a quella della Giunta regionale. D'altra parte, nella discussione del disegno di legge di Giunta, in Commissione e poi in Aula, abbiamo cercato, con i nostri emendamenti, di inserire parti della nostra proposta di legge all'interno del disegno di legge della Giunta.
Va detto che alcune piccole parti, troppo poco ovviamente secondo noi della nostra proposta di legge, sono finite all'interno del disegno di legge, seppur con alcune modifiche. Con questo pensiamo di aver leggermente migliorato il provvedimento approvato questa mattina.
L'aspetto principale della nostra proposta di legge è quello che ricalca la legge n. 70 del 1996, abrogata per evitare che si tenesse un referendum e a sua volta, la nostra proposta di legge, nel ricalcare lo schema della legge n. 70 del 1996, recepisce i quesiti referendari, come se il referendum si fosse svolto, come se avesse avuto esito positivo. Ci sono quindi, norme che riguardano i giorni della caccia, così come le specie cacciabili che si riducono a tre (la lepre, il fagiano e il cinghiale).
C'è poi un'altra questione di cui forse abbiamo parlato meno, ma è un dato molto significativo. Il disegno di legge della Giunta approvato questa mattina ha 29 articoli, la nostra proposta di legge ha 56 articoli praticamente il doppio. Non è un caso, è significativo perché la nostra proposta di legge, ricalcando la n. 70 del 1996, praticamente inserisce tutto nella legge, offre un margine di discrezionalità e una delega alla Giunta regionale che è veramente minima.
Invece la Giunta regionale, al di là del merito di alcune scelte che noi ovviamente non condividiamo, ha scelto di optare per una versione leggera per delegificare molti aspetti e per demandare molte questioni a provvedimenti della Giunta regionale. Al punto che la legge, così com'è, da domani o da quando verrà promulgata, da sola serve a poco. Servono alcune decine di provvedimenti della Giunta regionale per far partire questa legge, per dare gambe a questa legge. Questo è un elemento, ripeto, al di là del merito di ciò che è stato inserito nel disegno di legge, di criticità.
Questa legge diventa più una banderuola al vento e più soggetta a cambiamenti dovuti, magari, al cambiamento di amministrazione regionale. In generale, e non solo in questo caso, siamo abbastanza contrari a delegificare tutta una serie di questioni. Questa è proprio un'impostazione che non ci trova favorevoli.
Abbiamo visto com'è andata sulla maggior parte degli aspetti presenti nella nostra proposta di legge, non c'è stata approvazione. Un risultato che possiamo dire di aver ottenuto, oltre a quello che riguarda la vigilanza venatoria, è di essere riusciti a inserire un articolo della nostra proposta di legge all'interno del disegno di legge di Giunta, che è diventato l'articolo 24 della legge approvata. Un piccolo risultato insufficiente come dicevo stamattina, ma sicuramente dovuto soprattutto alla nostra professione, è stato quello di vietare, almeno, la caccia in alcune domeniche, non in tutte come avremmo voluto noi, ma in due domeniche di settembre. Meglio, in tutte le domeniche di settembre nelle quali si pu praticare l'attività venatoria.
Riteniamo che questo risultato (vietare la caccia la domenica) andasse fuori da qualsiasi discorso riguardante ideologie oppure la tutela della fauna o la tutela dei cacciatori o la tutela degli agricoltori: era semplicemente una misura che andava a favore di tutti i cittadini piemontesi. C'è stato un compromesso che abbiamo definito "al ribasso": è stata evitata la caccia di domenica solo a settembre. Questo non è sufficiente, ma pensiamo che sia sicuramente meglio di niente.
Certamente, il disegno di legge che è stato approvato questa mattina è sotto alcuni aspetti, sicuramente più restrittivo di altre norme regionali.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.13)



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