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Dettaglio seduta n.327 del 29/05/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 9.30 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 2047 presentata da Valle, inerente a "Acquedotto SMAT Valli Orco e Soana" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 2047.
Avrebbe dovuto rispondere l'Assessore Ferrero, ma con il consenso dell'interrogante verrà data risposta scritta.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 9.31 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare "Cairoli" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola elementare "Cairoli" di Torino, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 10.03)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrentino; ne ha facoltà.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Ho presentato un ordine del giorno, relativo a "Garantire la realizzazione dell'infrastruttura ferroviaria Torino-Lione"), che chiedo di poter collegare al punto 7) dell'o.d.g.



PRESIDENTE

Il suo documento è automaticamente attratto.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Vorrei portare all'attenzione dell'Aula le gravi affermazioni rilasciate ieri dal Presidente del Consiglio Boeti, che ha rinunciato al suo ruolo di garante di tutto il Consiglio, per etichettare il Movimento 5 Stelle come "soggetto politico antidemocratico".
Presidente, noi amiamo la Costituzione, la Repubblica e la democrazia, ed è proprio per questo che chiediamo il rispetto per gli 11 milioni di cittadini che il 4 marzo hanno dato un segnale inequivocabile con il loro voto, nel pieno esercizio della democrazia, dando fiducia al Movimento 5 Stelle, che è uscito dalle urne come prima forza politica del Paese.
Noi oggi vorremmo sentire le vostre scuse. Anche il Presidente Chiamparino ha espresso giudizi piuttosto duri su una forza politica democraticamente legittimata a operare nelle Istituzioni, ma le scuse andrebbero rivolte soprattutto ai cittadini piemontesi elettori del Movimento 5 Stelle, che sono stati oggetto di offese gratuite.



PRESIDENTE

Consigliera Frediani, noi abbiamo ipotizzato di cominciare il Consiglio regionale con l'intervento dell'Assessore Balocco. Se l'Aula è d'accordo prima della comunicazione di Balocco posso fare la riflessione che lei mi sta chiedendo.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 22 maggio 2018.


Argomento:

b) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Cerutti, Ferraris, Giaccone, Pentenero e Valmaggia.


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

Informo che l'Assessore Balocco è disponibile a svolgere in apertura di seduta le comunicazioni relative al sistema alta velocità, incidente ferroviario di Caluso, avvenuto il 23 maggio scorso.


Argomento:

e) Ricevimento delegazione lavoratori Centri per l'impiego


PRESIDENTE

Comunico che è pervenuta da parte del personale precario dei Centri per l'impiego una richiesta urgente d'incontro. Informo che una delegazione verrà ricevuta alle ore 12.30 presso la Sala delle Bandiere.


Argomento: Caccia

f) Ricevimento Presidente regionale ARCI Caccia e associazioni animaliste e ambientaliste


PRESIDENTE

È pervenuta da parte del Presidente regionale Arcicaccia un'ulteriore richiesta d'incontro urgente in merito alla discussione del disegno di legge n. 182 in materia di attività venatoria. Informo che l'incontro è previsto alle ore 13 presso la Sala Viglione.
Anticipo, inoltre, che è pervenuta una richiesta di audizione da parte delle associazioni animaliste e ambientaliste in merito alla discussione del disegno di legge n. 182 in materia di attività venatoria e una delegazione verrà ricevuta martedì 5 giugno 2018 alle ore 13 presso la Sala Viglione. Non sarebbe stato possibile incontrarli oggi, perché il calendario del Consiglio regionale era già fitto d'impegni.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 15 e del 16 maggio 2018.
Vorrei dare il benvenuto, se me lo permettete, al Presidente Chiamparino che è ritornato in Aula. Presidente, bentornato. Lei ci è mancato e siamo contenti di poter riprendere a lavorare con lei.



(Applausi in aula)


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale inerenti a "Dichiarazioni rilasciate agli organi d'informazione sulla crisi politica nazionale dal Presidente del Consiglio regionale, Boeti."


PRESIDENTE

Prima che l'Assessore Balocco faccia le sue comunicazioni, se il Consiglio vuole, posso rispondere alla domanda della Presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle Frediani.
Mi piacerebbe che anche il Presidente Chiamparino ascoltasse queste parole visto che la Presidente di Gruppo Frediani ha rivolto un invito anche a lei, Presidente; magari, parlerà dopo con i giornalisti.
Rispondo con piacere alla domanda della Presidente Frediani e lo faccio con tre riflessioni.
La prima. Tre settimane fa, ho partecipato, a Dogliani, assieme al Presidente della Repubblica, al ricordo del primo Presidente della Repubblica eletto dal nuovo Parlamento Italiano, dopo la Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta del nazifascismo, Luigi Einaudi.
In quell'occasione, il Presidente della Repubblica aveva sottolineato il fatto che il Presidente Einaudi, primo Presidente eletto della Repubblica avesse utilizzato fino in fondo, nell'arco del suo mandato, le sue prerogative. Per esempio, aveva rimandato in Aula per la discussione disegni di legge che non avevano la sufficiente copertura economica ed era intervenuto rispetto alle questioni che riguardavano la nomina dei Ministri e, naturalmente, anche del Presidente del Consiglio.
Il Presidente aveva chiarito, in sostanza, che l'articolo 92 della Costituzione, per il quale il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri, non era un articolo di mera formalità, perché il Presidente della Repubblica, nel solco della Costituzione, nominava il Presidente del Consiglio e i Ministri, dopo aver valutato quanto le nomine indicate rispondessero all'interesse nazionale e al rispetto dei rapporti internazionali che un Paese, allora fiaccato dal nazifascismo e dalla Seconda Guerra Mondiale, fino a quel momento era stato in grado di determinare.
Aveva chiarito, usando queste parole, che il Presidente della Repubblica non è un notaio e, quindi, da "non notaio" si sarebbe legittimamente riservato, rispetto alle scelte che si profilavano all'orizzonte, quelle di un Governo formato dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle, di esprimere le sue valutazioni e le sue opinioni.
Io credo che, quando si verificano situazioni di questo tipo, naturalmente si può essere d'accordo o contrari con la scelta che il Presidente della Repubblica ha fatto. Chi rappresenta le Istituzioni si schiera sempre al fianco del Presidente, se il Presidente rispetta le prerogative del Capo dello Stato e delle Istituzioni, e credo - Presidente Frediani, poi ascolterà la seconda mia riflessione - che se non avessi preso posizione rispetto al Capo dello Stato e alla Costituzione, non avrei avuto il diritto di essere seduto qui dove sono seduto.
Per quanto riguarda la seconda riflessione, mi rifaccio alle parole che ho utilizzato nel comunicato. Ho definito la Lega e il Movimento 5 Stelle partiti antidemocratici. Non ho difficoltà ad ammettere che non lo credo e che non lo penso, e se lei ritiene che io debba, per le mie parole rispetto a quest'argomento, al fatto che la Lega e il Movimento 5 Stelle (rappresentando voi 11 milioni di persone, più i numeri della Lega) non siano partiti antidemocratici...
Sarebbe davvero un grave problema per la democrazia, se chi rappresenta una parte importante del Paese fosse antidemocratico, quindi se lei ritiene che io debba, per queste parole che ho usato, presentare le mie scuse alla Lega e al Movimento 5 Stelle, non ho difficoltà a farlo, rispetto al merito dei partiti.
Rispetto al metodo che è stato utilizzato e alle parole che sono state utilizzate nei confronti del Presidente della Repubblica, dico che il metodo, secondo me, è stato un metodo antidemocratico, perché ricordo a tutti che c'è un articolo della Costituzione che addirittura prevede il vilipendio del Capo dello Stato, altro che vilipendio nelle parole che sono state usate in questa tristissima occasione per la storia della Repubblica! Finisco questa seconda riflessione dicendo che io credo, Consigliere Bono che la parola "scusa" abbia valore e non ho problemi - ogni volta che nella mia vita mi sono reso conto di aver usato termini impropri, in questo caso rispetto a due partiti - a utilizzare questa parola. Ribadisco però che il metodo è stato un metodo antidemocratico: quando si attacca così il Capo dello Stato e il Presidente della Repubblica, secondo me, il metodo utilizzato è antidemocratico. Il metodo, non assolutamente i partiti che questo metodo hanno utilizzato. Ma nella storia di questo Paese abbiamo sentito parole offensive di tutti i tipi, non soltanto in questi giorni parole che soltanto a raccontarle ci si renderebbe conto di quanto qualche volta sarebbe stato meglio tacere.
La terza cosa che dico - e finisco - è che invito tutti e soprattutto questo Consiglio regionale a usare il buonsenso. Noi siamo qui chiamati a essere l'Assemblea legislativa che legifera nell'interesse dei piemontesi e quando sono stato eletto Presidente del Consiglio regionale ho detto che sarei stato l'arbitro assolutamente imparziale del modo con il quale si svolgevano i lavori nell'Aula, rispettoso delle prerogative di tutti i Consiglieri, e credo che in questi 45 giorni e anche grazie al lavoro fatto dall'Ufficio di Presidenza queste prerogative siano state mantenute.
Mi dispiace per quello che è successo, ma ribadisco che qualunque Presidente del Consiglio regionale di questo Paese avrebbe dovuto schierarsi col Presidente della Repubblica; ribadisco però che l'invito che faccio è a utilizzare il buonsenso e a riprendere anche il senso e il filo dei rapporti che finora hanno caratterizzato (in questi quasi quattro anni e mezzo) il Consiglio regionale del Piemonte.
Nessun applauso.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie. Accettiamo le scuse, se di scuse si tratta.
Noi vorremmo capire quale sarebbe il metodo antidemocratico che il Movimento 5 Stelle ha utilizzato, perché da quanto mi risulta, dal 4 marzo a oggi, abbiamo semplicemente visto due forze politiche che hanno cercato di dare un Governo a questo Paese, partendo da una legge elettorale indecente, che ha portato a una situazione d'instabilità e d'impossibilità di governare; una legge che non abbiamo voluto noi, tra l'altro.
Quello che ho visto sono stati numerosi sforzi di due forze politiche che hanno cercato di lavorare sui temi, che si sono presentate al Presidente alla Repubblica proponendo una squadra di Governo e un Presidente della Repubblica che ha scelto di mettere il veto su una persona indicata in quella squadra di Governo. Ora, lei mi dovrebbe dire qual è il metodo antidemocratico che il Movimento 5 Stelle ha utilizzato dal 4 marzo a oggi e se non vede piuttosto qualcosa di antidemocratico nel comportamento di altri soggetti istituzionali.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri chiedono di intervenire? Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Chiediamo di aprire la discussione; è chiesto anche dal Capogruppo del Partito Democratico.



PRESIDENTE

Abbiamo sempre discusso di tutto Consigliere Bono, non c'è problema.
Prego.



BONO Davide

Presidente, noi siamo lieti della sua capacità di chiedere scusa. L'ho sempre detto: quando un politico si rende conto di sbagliare e chiede scusa, è sempre un momento comunque positivo. È capitato anche a noi, è capitato anche a me in passato e quindi accogliamo le sue scuse in maniera sincera; scuse che ha rivolto appunto al Gruppo del Movimento 5 Stelle e al partito della Lega Nord.
Tuttavia il tema è sulla questione del metodo, come ha già detto la collega Frediani. Lei ha voluto rimarcare che il metodo portato avanti dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega Nord sarebbe stato antidemocratico nei rapporti e forse verso il Presidente della Repubblica. Le chiederei però di non confondere quelli che sono stati i commenti magari scritti da anonimi utilizzatori di social - succede tutte le volte che c'è un diverbio politico - rispetto a quello che è stato il comportamento degli esponenti di rilievo, diciamo di primo rilievo e di secondo rilievo delle rispettive forze.
Noi abbiamo detto che avremmo valutato con attenzione anche l'utilizzo dell'articolo 90 della Costituzione che, come lei sa bene, prevede la messa in stato d'accusa: lo stiamo valutando, l'abbiamo valutato e valuteremo il da farsi nelle prossime settimane e mesi. Mi sembra che rispettare la Costituzione sia sempre stato un nostro pallino e, mi spiace dirlo, ma chi ha voluto e ha cercato di modificare fortemente e ampiamente la Costituzione in questi anni non siamo stati certo noi.
Ricordo anche - ma lo ricordo solo così, per dovere d'ufficio - che la Repubblica è comunque una Repubblica parlamentare, ovviamente con pesi e contrappesi che sono previsti dall'articolo 92 (da lei citato) per quanto riguarda il ruolo del Presidente della Repubblica. Tuttavia, come lei sa bene, questo ruolo è abbastanza controverso, nel senso che ci sono stati in passato degli interventi nel merito di politici che avevano, diciamo processi in corso e quindi anche situazioni, da un certo punto di vista della possibilità e dell'opportunità di andare a ricoprire i ruoli di ministri obiettivamente valutabili e giudicabili in un senso o nell'altro.
A me sembra che in questo momento, dove è evidente che due forze politiche si sono incontrate e hanno elaborato un contratto di governo per portare avanti alcuni temi, ci sia stato un niet, un veto, da parte del Presidente della Repubblica su dei temi - su dei temi! - e non sulle persone: è questo che noi riteniamo grave! Perché, com'è stato detto, ci potevano essere Pippo, Pluto o Topolino al Ministero dell'Economia, ma se venivano portati avanti dei temi che non erano né l'uscita dall'Europa, né l'uscita dall'euro - lo ripetiamo anche in quest'Aula, perché può essere utile anche perché ci sono i giornalisti e la stampa - era, comunque, il far valere il peso del nostro Paese in Europa, aspetto che - è la mia opinione legittima, ma anche del mio Gruppo consiliare - i Governi precedenti non hanno probabilmente fatto pesare a sufficienza, perché i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Mi spiace pensare che il Presidente del Consiglio - prendo come legittima la sua opinione come rappresentante dell'Istituzione - debba entrare nell'agone e nel dibattito politico su un tema così delicato.
Avremmo preferito che né il Presidente del Consiglio, in quanto garante, n il Presidente della Giunta regionale entrassero nel merito di questo tema che, ovviamente, è una questione complicata e delicata, soprattutto per i rapporti che ci sono qui in Consiglio.
Lei ha parlato anche del Presidente Einaudi e del nazifascismo, di questa situazione così complessa e così delicata: è già stato tirato fuori quest'argomento, per cui mi auguro che non vengano fatti paragoni impropri anche con la situazione politica attuale. Oggi sembra veramente che per parlare di "Europa" e di "euro" si debbano evocare spettri del passato.
Peraltro, questo è già stato fatto, nel senso che si è già detto "se si esce dall'euro", "se si esce dall'Europa", "se salta l'Europa torna il nazifascismo", come se dovessimo auspicarci un ritorno a quei tempi bui per fare delle cose magari utili, belle e positive, come sono state fatte nell'Italia del secondo dopoguerra. Io non lo credo, quindi non lo auguro né lo auspico, e spero che nessun altro lo faccia.
Ritengo che l'Italia sia un Paese libero, che abbia una sua sovranità (che la debba, forse, andare a ricercare e a esplicare bene) e che non debba dipendere da diktat di altri Paesi europei.
Perché il Presidente Chiamparino e il Presidente del Consiglio di questa Regione non si sono espressi contro i ministri di altri Paesi, che, invece sono venuti a dire cosa doveva fare l'Italia dopo un voto regolarmente espresso? Perché, invece, trovate il modo, il momento e il fiato per intervenire quando si tratta di andare contro un'ipotesi di governo tra due forze politiche che hanno trovato un accordo di governo? Questa, forse, è la domanda che lasciamo all'Aula.
Noi, ovviamente, abbiamo una risposta, ma è una risposta politica, di parte, e non la vorremmo dare.
Sarebbe facile dire che il Partito Democratico è più attento e più vicino al mondo finanziario delle banche europee e delle agenzie di rating piuttosto che ai cittadini, ai poveri, agli ultimi, a quelli che non dovremmo lasciare indietro.
Ai posteri l'ardua sentenza.
Ma gli interventi di questi giorni ci danno ancora (almeno a noi) un'ulteriore conferma.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Io credo che ci siano dei ruoli che, quando uno li riveste, deve sempre tener conto del fatto che ricopre, appunto, queste cariche. Vale per il Presidente della Giunta (che ha, però, un distinguo sostanziale, perché è eletto direttamente dai cittadini piemontesi, quindi è un'elezione diretta che non proviene da un'espressione data da questo Consiglio); vale per chi è all'interno della Giunta, che dovrebbe sempre ricordarsi di essere "Assessore dei piemontesi" e non della parte politica che lo ha eletto vale per i Consiglieri, ovviamente con una libertà maggiore; vale più di tutti per il Presidente del Consiglio.
Il concetto di democrazia all'interno del nostro Paese si dovrebbe basare sul rispetto delle regole. Da questo punto di vista, la distinzione che lei ha fatto fra l'essere antidemocratici per ciò che si dice e l'essere antidemocratici per il metodo con cui si esprimono delle modalità, in politica non esiste. Perché è evidente che in politica un atto di comportamento politico è ciò che si dice, o viceversa.
A mio avviso, è stato un errore, per due motivi: uno sostanziale-politico e uno formale (perché siamo ancora in campagna elettorale, ma glielo ricorderò dopo). Lei non aveva titolo per intervenire intanto perch qualche mese fa si è celebrato un referendum sulla Costituzione, e lei in quel momento rivestiva il ruolo di soggetto che, all'interno dell'Ufficio di Presidenza, doveva difendere - o, meglio, rappresentare - la Costituzione: da lei non ho sentito dire una parola rispetto a come quella Costituzione veniva modificata o meno, anche solo relativamente alle prerogative che i Consigli regionali e le Assemblee regionali avrebbero perso da quella Costituzione.
Tantomeno in un momento come questo. Perché lei ha fatto anche riferimento alla richiesta di atto d'accusa - o, come si dice oggi, d'impeachment - al Presidente del Consiglio: le rammento, come lei sa bene, che è l'articolo 90 della Costituzione che lo prevede, cioè non è una volontà estemporanea che alcune forze politiche hanno voluto fare (o che il Movimento 5 Stelle ha voluto fare o no). Il fatto che poi sia giusto o sbagliato è una valutazione politica, non è un aspetto anticostituzionale o antidemocratico. Altrimenti, la nostra Costituzione non lo prevedrebbe così come da una parte prevede il vilipendio nei confronti del Presidente della Repubblica, dall'altra parte prevede la possibilità di messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica.
Pertanto, chiunque ritenesse di intraprendere quanto è previsto dall'articolo 90 della Costituzione, è nella legittimità costituzionale.
Glielo ricordo, così sfogliando la Costituzione potrà leggere l'articolo 90 e comprenderà che quello è un passo costituzionale.
Allora, l'antidemocraticità all'interno di cosa sta? È evidente che ciò che può apparire, anche rispetto a ciò che è avvenuto nel corso di questi anni o anche laddove sono stati presi di mira altri soggetti che rappresentano le Istituzioni.
Non mi sembra che la sua sensibilità a difesa delle Istituzioni sia sempre stata pari.
Questo è l'aspetto sostanziale. Ha fatto proprio un errore. Le scuse di questa mattina così bizantine - "chiedo scusa per la parola, ma non per il metodo" - sono la stessa cosa. Lei ha compiuto un errore sostanziale da un punto di vista politico e ne ha compiuto un altro che, se qualcuno ci ascolta non comprenderà quasi perché sono aspetti quasi banali, ma è la sostanza per chi sta nelle Istituzioni. Se lei apre la pagina del Consiglio regionale che presiede vedrà che, in ogni comunicazione, non appare né un nome né un cognome e le spiego perché. Perché domenica 10 giugno si vota e perché il CORECOM ci dice, e la legge ci dice, che noi non possiamo utilizzare, come Istituzione regionale, i nomi e i cognomi.
Lei si doveva ricordare che fino all'11 giugno, se svolge il ruolo di Presidente del Consiglio, non poteva mandare nessuna comunicazione a suo nome, e nemmeno, senza aver coinvolto la Conferenza dei Presidenti, pu dire che il Consiglio regionale sta con il Presidente Mattarella. Credo che il Presidente Mattarella sia intervenuto a gamba tesa sulla Costituzione e l'abbia interpretata a uso e consumo di una parte politica rispetto a quanto è avvenuto. Questa è la mia valutazione, la valutazione di un singolo Consigliere regionale che mai si sarebbe permesso, se avesse ricoperto il suo ruolo, di dire che quella era la posizione del Consiglio regionale.
Il Consiglio regionale può anche essere rappresentato da quelle decine e centinaia di migliaia di cittadini che oggi ritengono che il Presidente della Repubblica, stando in una Repubblica parlamentare, abbia leso i diritti di una Repubblica parlamentare che esprimeva una maggioranza che esprimeva un Governo. Ognuno la legge come crede e come vuole, le modalità della lettura della Costituzione non sono sempre semplici, abbiamo esempi che vanno in un capo, che è quello che ricordava lei del Presidente Einaudi, ma abbiamo altri esempi in cui, invece, si è affermato, in modo deciso, il parlamentarismo come soggetto principale. Anche nei libri di diritto costituzionale lei potrà vedere che il Presidente della Repubblica non per dettato costituzionale, ma per prassi, deve rispettare la volontà della maggioranza del Parlamento.
Su questi temi un buon silenzio credo sia opportuno, in particolar modo per chi presiede l'Istituzione consiliare, la cui elezione, rammento, non proviene dai cittadini, ma dalle forze politiche. Le ricordo, altresì, che lei è stato votato, se non ricordo male, non so se all'unanimità o a larghissima maggioranza, ma che lei ha preso un consenso che è andato oltre la maggioranza che, in qualche modo, ha espresso il Presidente Chiamparino.
Chi fa l'arbitro, dovrebbe sempre tenere in considerazione tutte queste cose, altrimenti - mi consenta la battuta finale - rischia di essere l'Orsato di quest'anno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Non vorrei utilizzare questa mattina il tempo per rifare un dibattito o fare un dibattito che avrebbe ancora più senso nella dimensione nazionale.
Tuttavia, giustamente, i colleghi del Movimento 5 Stelle hanno chiesto di aprire un dibattito sulle sue dichiarazioni per cui, nel merito, è legittimo discutere anche di vicende che riguardano la formazione del Governo nazionale e il ruolo dei partiti.
Presidente, voglio dirlo anch'io con molta chiarezza in nome del Gruppo.
Ottenere, così com'è avvenuto il 4 marzo, per il Movimento 5 Stelle dieci milioni e 726 mila voti e per la Lega cinque milioni e 570 mila è il senso di una rappresentanza democratica. Rappresentano elettori e sensibilità politiche. È un orizzonte programmatico quello che hanno presentato. Non vi è dubbio.
Dico anche che Movimento 5 Stelle e Lega, il 4 marzo, si sono presentati in contrapposizione tra loro, in forte contrapposizione. Nella maggior parte dei punti programmatici non vi era convergenza prima del 4 marzo. Gli elettori non hanno detto al Movimento 5 Stelle e alla Lega: governate questo Paese insieme.
Detto questo, ottenere così tanto consenso dovrebbe riportare al centro dell'azione politica del nostro Paese una parola, Presidente Boeti e Presidente Chiamparino, che in questo periodo non va più di moda, ma tornerà di moda, ed è la parola responsabilità. Di fronte ai problemi delle persone e di fronte al campo dell'opportunità da costruire, la parola responsabilità tornerà di moda e dovremmo andare oltre le intenzioni, oltre i programmi, oltre l'evocazione della paura per raccogliere il consenso. Le persone e i cittadini ci chiederanno soluzioni. C'è una precondizione al senso delle responsabilità: i toni del confronto. Non basta ottenere tanti voti, bisogna essere conseguenti negli atteggiamenti.
Nei grandi momenti di difficoltà di un Paese il rispetto per le istituzioni è fondamentale, è l'inizio del confronto. Rispettare le prerogative del Capo dello Stato è la precondizione per iniziare il dibattito.
Giustamente qualche collega prima ha ricordato ciò che è avvenuto il 4 dicembre di due anni fa con il referendum. Molti costituzionalisti si sono schierati non a favore della proposta di riforma contenuta nel quesito referendario. Tutti, oggi, sono qui a difendere l'azione del Presidente Mattarella. Tutti! Ripeto, tutti! E ci sono alcuni valori sui quali noi non dobbiamo dividerci, soprattutto in questi momenti di difficoltà.
Mi rivolgo ai colleghi del campo del centrosinistra di questa maggioranza e mi rivolgo a loro, consapevole del fatto che altri ci ascoltano fuori da quest'Aula. Il 4 marzo, oltre a consentire al Movimento 5 Stelle e alla Lega, in particolare, di ottenere i consensi che ho ricordato prima, ha determinato un fatto. Ha determinato un giudizio, da parte degli elettori nei confronti delle forze del Governo degli ultimi anni, in particolare del Partito Democratico.
Noi siamo consapevoli che dobbiamo cambiare, noi siamo consapevoli del fatto che dobbiamo rileggere le mappe del nostro Paese per ridefinire l'ordine delle priorità, anche nelle nostre proposte politiche. Siamo consapevoli.
Guardate, però, che dopo aver agitato l'albero delle paure, dopo aver raccolto i frutti, dobbiamo tornare a sfamare il campo delle soluzioni ai problemi. In questo senso, noi non abbiamo paura di rimetterci in cammino per andare incontro a un nuovo confronto politico ed elettorale, sapendo che c'è bisogno di entrare nel merito delle questioni. Noi vogliamo essere molto chiari e chiediamo altrettanta chiarezza al Movimento 5 Stelle e alla Lega in particolare, su alcune questioni: chiarezza, Europa.
Un'Europa, è stato detto, più equa, un'Europa utile, il campo delle opportunità. Il titolo di un tema: non possiamo essere vaghi sulle questioni che riguardano la salute dei nostri cittadini, in particolare sul tema dei vaccini. E la dico in questo modo, Presidente: c'è un problema di gestione interna del dissenso e nella gestione interna del dissenso, non si può non essere chiari in quel campo.
Non agitate paure, agitate insieme con noi soluzioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente Chiamparino; ne ha facoltà.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Prima di tutto, vorrei ringraziare il Consiglio per l'accoglienza simpatica che mi ha fatto dopo questi 15 giorni di assenza forzata. E, visto che sono stato chiamato in causa, se ben capisco, per la dichiarazione che ho fatto non solo rispondo e interloquisco volentieri, ma colgo l'occasione per confermarla, ribadirla, spiegare e aggiungere una cosa: che, secondo me quella dichiarazione che ho fatto io, in cui ovviamente non mi sono permesso di mettere in dubbio il carattere democratico di nessuna delle forze politiche che compone il Parlamento italiano, è una dichiarazione che qui dovrebbe essere sottoscritta da tutti, e non solo da me. E cerco di spiegare perché.
Intanto ho detto che siamo davanti a una crisi complessa e drammatica, e credo che su questo siamo tutti abbastanza d'accordo. Ho detto - cercando di riflettere sulle parole - che davo piena solidarietà e sostegno al Presidente Mattarella di fronte agli attacchi di stampo demagogico e populista; sottolineo: di stampo demagogico e populista.
Quindi io non accuso nessun partito di essere populista, anche perché credo di essere uno di quelli che, anche quando ha fatto il Sindaco a Torino e in generale adesso, ritiene che la responsabilità delle forze populiste sia quella di andare a guardare dentro al populismo per cercare cosa c'è che può diventare utilizzabile ai fini democratici. Ma gli attacchi di stampo populistico sono un'altra cosa. Basta guardare la rete per capire le reazioni che ci sono state, ma sulla rete - ha ragione Bono - citando l'ex Sindaco Novelli, in Italia l'istruzione è obbligatoria, ma l'ignoranza è facoltativa.
Ci sono state reazioni scomposte da parte di persone che hanno responsabilità istituzionali, perché quando un Sindaco toglie i ritratti del Presidente della Repubblica dai propri uffici, questo non è più la rete; oppure, quando si abbrunano le bandiere, come se ci fosse un lutto nazionale, questa non è più la rete.
Allora, il Presidente Boeti ha parlato di metodo antidemocratico; io dico che c'è stato un vulnus democratico. In cosa consiste il vulnus democratico? È molto semplice: consiste nel non rispettare, non nell'essere d'accordo, ma nel non rispettare quell'equilibrio dei poteri fra la Presidenza della Repubblica e il Parlamento, che è l'essenza della democrazia e dello Stato di diritto, di cui bilanciamento dei poteri e momento della formazione del Governo è una - forse la più importante delle fasi previste dal nostro ordinamento costituzionale, in cui c'è una proposta di Ministri e c'è, da parte del Presidente della Repubblica, la nomina dei medesimi.
È la prima volta nella storia della Repubblica che una decisione del Presidente, un orientamento del Presidente della Repubblica non viene accolto. Ripeto, stiamo parlando di questo. Questo è il vulnus democratico che non mette in discussione la natura democratica dei partiti, però ci deve allarmare. Ed è per questa ragione che chi ha responsabilità - come diceva Ravetti - di tipo istituzionale dovrebbe, al di là delle appartenenze politiche, sottoscrivere e fare propria una dichiarazione di solidarietà a sostegno di Mattarella, perché, facendo questo, fa una dichiarazione di sostegno e solidarietà alla Costituzione italiana e allo Stato di diritto italiano. E sarebbe molto utile - e concludo con una proposta, visto che siamo in prossimità del 2 giugno - se attorno all'inno italiano e attorno alla bandiera italiana e alla bandiera europea, che saranno innalzate in piazza Castello, si raccogliessero tutti i rappresentanti, al di là delle appartenenze politiche, che hanno responsabilità istituzionali in questa Città e in questa Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Ha chiesto la parola la Consigliera Gancia; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Mi sento un po' in imbarazzo a parlare dopo il Presidente Chiamparino avevo chiesto la parola prima.



PRESIDENTE

Non si senta in imbarazzo, faccia quello che crede, Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Io ritengo, Presidente - lo sa, pur rispettandola - che, essendo lei il Presidente di tutti noi, le sue parole siano andate un po' oltre il ruolo di rappresentanza, quindi ci tenevo a ribadirlo.
Sono d'accordo sui toni del confronto, credo che in quest'Aula più o meno abbiamo sempre dato una dimostrazione e un esempio di civiltà, però quando si fanno esternazioni anche il rispetto dei ruoli credo sia importante.
Poiché in questo momento si è entrati sulle modalità e sugli esiti del voto, e anche nel merito delle questioni del voto nazionale, colgo l'occasione per fare un'analisi.
Anche in quest'ultima tornata del 4 marzo, il nostro Paese si è dimostrato spaccato in due, per quel che riguarda l'esito delle votazioni.
Come hanno scritto tutti i giornali, abbiamo un Nord che ha votato in un modo e un Sud che ha votato in un altro modo.
Esattamente come avvenne per il referendum della devolution del 2006: c'è uno spaccato dell'Italia.
È un'Italia che, così com'è, non può essere governata, perché ci sono situazioni diverse, Regioni diverse e quindi, proprio per entrare nel merito delle questioni, e proprio perché noi abbiamo depositato una legge sull'autonomia del Piemonte, vorremmo cogliere l'occasione per chiedere al Consiglio di affrontare questa situazione. Anche il Presidente Chiamparino si è detto contrario al referendum, però bisogna affrontare la situazione con gli altri Presidenti di Regione, che ormai si sono tutti allineati al fatto di avere più autonomia.
Anche questo è il rispetto di un voto ed è innegabile quello che sto dicendo da anni.
Il Consigliere Ravetti dice "torna di moda". Secondo me, il concetto di federalismo (già Einaudi ne parlava) non è mai andato fuori moda e dovremmo tornare a parlarne in questo Consiglio.
Credo che la responsabilità debba toccare a ciascuno di noi. Anche nelle fasi elettorali è normale che Pippo, Pluto e Topolino - per dirla come Bono promettono l'inverosimile, purtroppo i voti si raccolgono in una società di demagogia come questa. La responsabilità è anche nella campagna elettorale, quindi a monte.
Vorrei fare ancora una precisazione.
Ci fu un episodio sicuramente poco bello, nel 2011, in cui, mentre il Consiglio dei Ministri, presieduto dall'allora Presidente Berlusconi, era radunato, il Presidente Napolitano, nel frattempo, convocava nel suo ufficio quello che diventò poi il Presidente del Consiglio Monti.
Anche quella non fu una bella parentesi della nostra democrazia, ma fu una reazione più composta rispetto a oggi. Era la nostra parte, quindi credo che il rispetto dei ruoli vada assolutamente mantenuto.



PRESIDENTE

Consigliera Gancia, prima di dare la parola al Consigliere Bertola, volevo dirle che è stato fatto un convegno sul regionalismo differenziato, di cui quanto prima pubblicheremo gli atti.
Farò mandare a tutti i Consiglieri regionali gli atti del convegno, ma se poi si riterrà di approfondire o di fare una riflessione sui contenuti naturalmente lo potremmo fare.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Innanzitutto volevo rispondere alle espressioni di fastidio che ho visto dai banchi del centrosinistra, quando hanno visto alzarsi un po' di mani da questa parte per intervenire.
Colleghi del centrosinistra, oggi, quest'argomento nell'Aula del Consiglio regionale non lo abbiamo portato noi, ma lo ha portato il Presidente del Consiglio regionale.
Mi spiace, ma rispondo così alle vostre espressioni di fastidio.
Mi sono permesso di portare un libro in Aula. Questo! Non è stampa sovversiva, è un manuale di diritto costituzionale. Il tempo l'ha ingiallito, perché la carta con il tempo s'ingiallisce. Ho dato l'esame di diritto costituzionale 27 anni fa e ieri sono andato a recuperarlo in uno scaffale a casa mia. Il giallo è legato all'epoca, le sottolineature invece sono del tempo e anche la consunzione risale al tempo in cui l'ho studiato.
Ho detto un manuale di diritto costituzionale. Forse per molti questo è "il manuale di diritto costituzionale", perché è il "Martines".
Non so dire quante persone avranno studiato su questo manuale negli anni forse milioni (vedo mani alzarsi anche in aula), quindi per molti questo è "il manuale di diritto costituzionale".



PRESIDENTE

Tutti quelli laureati in legge, probabilmente.



BERTOLA Giorgio

Esatto.
Questo è il manuale di diritto costituzionale.
Questo manuale, alla pagina 425 del capitolo dedicato al potere esecutivo al paragrafo che titola "La formazione del Governo", si dice - non leggo tutta la pagina ovviamente - che "discende dall'anzidetto che il Presidente della Repubblica ha un ristretto margine di discrezionalità nella scelta del Presidente del Consiglio" - ristretto margine- "mentre non ne ha alcuno" - non ne ha alcuno - "nella scelta dei Ministri, formalmente demandata al Presidente del Consiglio".
Presidente Chiamparino, dov'è il vulnus? Dove è il vulnus democratico? Dov'è il vulnus? Dov'è il vulnus, mi chiedo. Dov'è? In questi anni è successo, sì: Scalfaro ha detto che forse era meglio non mettere Previti alla Giustizia (Berlusconi voleva mettere Previti al Ministero dalla Giustizia, e fino lì non era arrivata nemmeno la mente eccelsa del Martines a pensare che uno mettesse come Ministro della Giustizia il suo avvocato).
Previti non è finito fuori dal Governo, è andato in un altro Ministero, la Difesa, ed è rimasto nel Governo.
È successo che Renzi voleva nominare Ministro della Giustizia una persona stimabile, ma un Magistrato in attività. In quei casi, comunque, si è trovata una soluzione. Positiva o negativa che fosse, si è trovata una soluzione. Evidentemente, in questo caso, è stato il Presidente della Repubblica, a nostro avviso, a travalicare i confini, che ho citato da un libro di diritto costituzionale scritto da chi si può ritenere un insigne giurista. E sulla base di cosa? Perché si dice che è il garante della Costituzione. Certo, deve difenderla e anche l'aspetto internazionale del nostro Paese, gli articoli della Costituzione che riguardano l'Italia e i rapporti con la comunità internazionale. Tutto vero, ma sulla base di cosa? Evocando - cito quanto ho sentito dire dai banchi del centrosinistra, dal Consigliere Ravetti - una paura! Evocando una paura per raccogliere consenso nei confronti di una decisione molto criticabile! Evocando la paura per i risparmi dei cittadini, perché la motivazione per impedire la nascita di un governo del cambiamento è stata: "Ho difeso i risparmi dei cittadini italiani". Difesi da che cosa? Nei programmi delle forze politiche non era prevista l'uscita dall'euro e nemmeno l'uscita dall'Europa. Non c'era nel contratto di governo l'uscita dall'euro e dall'Unione Europea.
Non piacerà il contratto di governo - siamo nel campo delle opinioni - ma leggetelo, non c'era scritto. Leggete anche ciò che non vi piace, lo facciamo anche noi, è un sacrificio, ma si fa. Leggetelo. Quindi, l'ha fatto sulla base di quelle motivazioni.
Poi, a qualcuno può piacere l'ipotesi di un governo Lega-5 Stelle, può non piacere; siamo nel campo delle opinioni, tutte legittime e tutte assolutamente democratiche: espressione di forze democraticamente elette nel Parlamento italiano, centrodestra, centrosinistra, Movimento 5 Stelle tutte quante, ma questo è.
Cerchiamo di ricondurre la discussione entro i limiti del buonsenso e nel rispetto delle legittime opinioni. Presidente Boeti, noi riceviamo le sue scuse, possiamo comprendere se le Istituzioni stanno al fianco delle Istituzioni, ma questo non deve arrivare al limite di definire "antidemocratiche" delle forze politiche.
Concludo dicendo e ricordando ai banchi del centrosinistra, ma anche al Presidente Chiamparino, che loro e lei, Presidente Chiamparino, siete l'espressione dell'eredità di una forza politica che, circa trent'anni fa chiese l'impeachment per un Presidente della Repubblica - personalmente mai stimato da me - che esternava un po' troppo le sue opinioni. Voi avevate chiesto l'impeachment e per questo nessuno vi ha tacciato di essere antidemocratici. Come sappiamo e com'è scritto nei libri di storia, la richiesta non è andata a buon fine, ma voi siete gli eredi di quella stagione politica, quindi non potete accusare qualcun altro se nell'esercizio legittimo di un'opinione, ritiene - a torto o a ragione che il Presidente della Repubblica sia andato oltre i suoi limiti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Fluttero.



FLUTTERO Andrea

Grazie, Presidente.
Presidente, c'è un detto in Lombardia che recita: "O felé fa to mesté"; si capisce abbastanza, anche se siamo in Piemonte.
Siamo in un Paese nel quale tutti.



(Commenti fuori microfono)



FLUTTERO Andrea

Non mi riferivo a lui, mi riferivo agli italiani: siamo tutti commissari tecnici, siamo tutti politologi, siamo tutti costituzionalisti. Io, per fortuna, non lo sono perché sono un "misero" perito industriale e, quindi non mi eserciterò in articolate valutazioni sulla costituzionalità di una serie di elementi, come sto sentendo e imparando questa mattina.
Mi limito a dire che il populismo si combatte risolvendo problemi e non discettando di Costituzione; questo innervosisce piuttosto i cittadini perché subiscono lunghe liste d'attesa, perché hanno trasporti che non funzionano, perché vivono in una regione che è all'ultimo posto rispetto alle regioni del Nord produttivo dal punto di vista del suo PIL, con un alto livello di disoccupazione giovanile e non giovanile. Tutti problemi che la Giunta, presieduta dal Presidente Chiamparino (che saluto come ho già fatto prima personalmente, per il suo ritorno dopo il breve periodo causato dall'intervento, e al quale auguro una pronta ripresa) ha il dovere di risolvere e che, in questi quattro anni, ha dimostrato di non saper risolvere.
Questo è il nostro compito, non quello di fare i costituzionalisti.
Fatta questa premessa, stigmatizzo le parole del Presidente Boeti: mi dispiace che si sia espresso in questo modo e che sia intervenuto nell'agone politico da un ruolo che, invece, per tutti noi dovrebbe essere un ruolo di garanzia, di rappresentanza di tutte le parti politiche che sono in quest'Aula, perché questo era il nostro intendimento quando abbiamo partecipato alla sua elezione e a quel ruolo importante.
Stigmatizzo queste parole, come altrettanto prendo positivamente atto delle sue scuse di questa mattina, augurandomi che episodi di questo genere non avvengano più e che questo Consiglio regionale possa lavorare per risolvere i problemi non sono risolti dei piemontesi, che non sono contenti e che sono alla base di un populismo che ci preoccupa e rispetto al quale dobbiamo dare risposte concrete.



PRESIDENTE

Grazie, collega Fluttero.
La parola al Consigliere Rossi Domenico.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Credo che non possiamo sottrarci dall'intervenire, visto che in Aula è stato portato un tema importantissimo e credo che il Paese davvero viva un momento drammatico. Ho ascoltato il suo discorso di ieri e, in realtà, non ho trovato nulla di offensivo, signor Presidente. Credo anche che l'unica garanzia che un ruolo come il suo debba tutelare è la garanzia del funzionamento istituzionale, che quando viene messo sotto attacco è giusto difendere, altrimenti fuori da quell'equilibrio non ci sono garanzie per nessuno.
Pochissimi minuti, perché non voglio sottrarre tempo al lavoro di quest'Aula, però le cose che sono state dette sono tante e su alcune vi è da parte mia, la mancanza assoluta di condivisione.
Non riesco a tacere questa mattina, Presidente, per cui mi sento il dovere d'intervenire.
Sono state dette alcune inesattezze, che qualcuno sui giornali ha definito "bugie", perché relativamente a ciò che il Presidente della Repubblica ha fatto o non ha fatto, sembra che questo processo di formazione del Governo sia cominciato nel giorno in cui il Presidente del Consiglio incaricato ha portato la lista. Invece, questo processo è cominciato prima; è cominciato prima e gli eventi si leggono in una successione, no? È chiaro che poi ognuno mette il punto d'inizio dove preferisce in base all'utilità che ne ha nel suo atteggiamento retorico.
Allora, dire che il Presidente alla Repubblica non ha favorito la formazione del Governo e addirittura l'ha ostacolato, è semplicemente una bugia. È una bugia altrimenti non avrebbe concesso più di 80 giorni di tempo affinché due forze politiche, che è vero che hanno raccolto la maggioranza dei voti, ma che hanno fatto una campagna elettorale da punti di vista differenti dicendo cose differenti sulla maggior parte dei temi si venissero incontro. Ha dato tutto il tempo necessario affinché si superasse questa mancanza, quindi questo è un elemento che assolutamente non può che essere visto come un atteggiamento di chi voleva favorire questo Governo.
Ha accettato un nome sconosciuto ai più, sconosciuto anche al Presidente della Repubblica, e ha accettato che una persona sconosciuta ai più, alla politica e allo stesso Presidente fosse esecutore di un contratto scritto da altri, e anche questo credo che si possa mettere nell'elenco delle cose fatte per agevolare il Governo. Ha poi accettato tutta la lista dei Ministri, tutta, ad eccezione di un nome sul quale, da subito, aveva espresso.



(Commenti fuori microfono)



ROSSI Domenico

Campo, sto parlando io, poi parlerà lei e se mi lascia finire, la ringrazio.
Tranne uno, sul quale da subito aveva posto dei dubbi e sul quale leggiamo oggi sulla stampa che il capo politico del Movimento 5 Stelle aveva pure chiesto scusa al Presidente della Repubblica, dicendo: "Chiedo scusa perché è Salvini che si è impuntato, fosse per noi lo cambieremmo".
Nonostante questo, Lega e Movimento 5 Stelle mi devono ancora spiegare perché, di fronte a questa disponibilità del Presidente della Repubblica di fronte a un'accettazione totale praticamente di tutto, non sono riusciti a cambiare un nome che avrebbe comunque potuto eseguire un contratto scritto da altri, quindi qualsiasi altro nome, tanto più una personalità come Giorgetti, era in grado di farlo.
Dunque mi chiedo: siamo sicuri che il Presidente della Repubblica non abbia voluto il Governo, oppure qui stiamo buttando sul Presidente della Repubblica, sulla massima istituzione di questo Stato, il fallimento politico di Movimento 5 Stelle e Lega, che questo Governo non sono stati in grado di costruirlo? Allora guardate all'interno di quello che è stato un vostro fallimento.
Ma arrivo alla questione del vulnus, che il collega Bertola ha sollevato chiedendo al Presidente Chiamparino dov'è il vulnus. Qui arriva la parte seria, collega, perché io su questa questione sono davvero profondamente preoccupato e so che di queste questioni possiamo discutere serenamente.
Insomma, la questione qual è? Qui è proprio la questione della visione che abbiamo della democrazia. Allora la dico così: il termine chiave delle nostre democrazie e della nostra democrazia occidentale liberale è uno, ed è il limite; se noi prendiamo anche l'articolo 1 della Costituzione, che in questi giorni è stato più volte citato parzialmente - la sovranità appartiene al popolo, è vero, che la esercita nei limiti previsti dalla Costituzione - non esiste nessun potere, neanche quello del popolo, slegato in maniera assoluta da altri poteri. Ci sono i limiti per il potere esecutivo, per il potere legislativo, per il Presidente della Repubblica per il Parlamento e anche per il voto del popolo sovrano. Abbiamo visto nella storia che, quando il potere del popolo viene portato avanti senza limiti, ciò ha determinato delle tragedie nella storia, poiché noi sappiamo che tutti i poteri - tutti - tendono debordare e vanno limitati. Tutti.
Ecco perché la Costituzione è importante e su questo è in equilibrio, e ancora in questo caso lo ha dimostrato.
Allora, qual è la questione, dov'è il vulnus? Il vulnus sta nel fatto che di fronte a una crisi di questo tipo, dove è legittimo dire che il Presidente della Repubblica ha ecceduto nel suo ruolo, che non poteva.



(Commenti fuori microfono)



ROSSI Domenico

Questo, ci mancherebbe, si può fare. Ma andare in piazza a dire che la reazione a tutto questo deve essere occupare le piazze, descrivere il Presidente come servo delle potenze straniere - poi diamo a vedere la sovranità nazionale, se significa per qualcuno renderci servi di Putin o di Orban, ma questo è un altro discorso - descrivere il Presidente della Repubblica come servo dei poteri stranieri della finanza internazionale come traditore della Patria e incitare le persone a occupare le piazze quando - attenzione, lo sottolineo, è cosa non da poco - nei giorni precedenti qualcuno aveva già minacciato il Presidente della Repubblica dicendo "attenzione a come ti comporti, perché altrimenti qui abbiamo il popolo contro di te", ebbene, questo secondo me è un vulnus per la democrazia, questo significa non vedere che si sta mettendo a rischio una tenuta fragile dell'intero ordinamento. Su queste questioni non si scherza perché poi con il fuoco ci si brucia.
Chiudo, Presidente, solo spiegando perché è importante questa questione del limite e delle istituzioni. Perché fuori da questo quadro restano solo i rapporti di forza e, se restano solo i rapporti di forza, il rischio è la violenza, che è sempre dietro l'angolo, e noi questo lo dobbiamo scongiurare. E chi ha responsabilità politiche.
Presidente, non mi lasciano concludere!



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Lasciate parlare il Consigliere Rossi: ognuno ha il diritto di dire quello che pensa.



ROSSI Domenico

Consigliera Frediani, se mi lascia finire.



PRESIDENTE

Collega Frediani, lasci parlare Rossi!



ROSSI Domenico

Capisco che non abbia a cuore la libertà d'opinione, ma mi lasci finire! Mi lasci finire!



PRESIDENTE

Frediani! Non costringetemi a interrompere il Consiglio!



ROSSI Domenico

Capisco che le dia fastidio quello che sto dicendo!



PRESIDENTE

Finisca, Rossi!



ROSSI Domenico

Chi ha ruoli istituzionali di rappresentanza ha questa responsabilità e non può avvalersi della propria posizione per utilizzare le paure e i disagi delle persone per usarle contro Istituzioni che sono l'unica garanzia e l'argine alla violenza.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Mi pare che certi toni siano decisamente esagerati perché, se c'è una cosa che il Movimento 5 Stelle ha dimostrato da quando è nato, alla fine del 2009, è di essere un'entità politica assolutamente pacifica. Nessuna nostra manifestazione è mai degenerata neanche in situazioni di particolare tensione politica, tra cui ricordo la questione della seconda elezione di Napolitano, perché faccio notare che le prerogative costituzionali e i limiti costituzionali sono stati "stiracchiati" diverse volte nel corso dell'ultima legislatura e mezza.
Poi su queste cose, signori, a un certo punto la Costituzione, dal mio punto di vista, è molto chiara, è stata scritta in maniera semplice. Uno dei motivi per cui noi ci opponemmo nel dicembre del 2016 alla sua riscrittura era il fatto che si guastava la chiarezza con cui veniva scritta la Costituzione, trasformandola in alcuni punti quasi in una legge ordinaria, con rimandi a commi, ecc.
Il fatto che all'articolo 1 ci sia scritto "nei modi e nei limiti della Costituzione" non vuol dire che il voto popolare possa essere poi limitato da qualcuno degli altri poteri dello Stato: vuol dire che ci sono le modalità stabilite dalla Costituzione e dalle leggi che da essa discendono che definiscono in quale modo il popolo esercita la sua sovranità.
Nel momento in cui quel modo è riconosciuto legittimo, ad esempio attraverso l'espressione del voto politico nazionale, questa sovranità è chiaramente espressa e non può essere ulteriormente limitata.
Sulle motivazioni del Presidente Mattarella o sul suo intendimento delle sue prerogative costituzionali ci possono essere più interpretazioni: ad esempio, abbiamo visto che alcuni testi di diritto pubblico e di diritto costituzionale dicono alcune cose, mentre in tempi recenti abbiamo visto stiracchiate le prerogative in senso più "presidenzialista".
Però rimane il fatto che l'intervento di censura di una proposta di governo da parte di un Presidente del Consiglio incaricato - ricordo che il Presidente del Consiglio Conte era stato incaricato dal Presidente Mattarella - è avvenuto non sulle caratteristiche di dignità o d'incompatibilità di una figura di un Ministro. Tra l'altro, ci tengo a ricordare che non era il Primo Ministro che ci chiedeva di cambiare, perch ha chiesto anche alla nostra parte politica di cambiare alcuni nomi, e sono stati cambiati (da quello che so io, era la quarta figura che chiedeva di cambiare, quindi non ha accettato tutto).
Faccio notare che lo stesso Presidente Mattarella, ancora prima che venisse proposto il Presidente del Consiglio da una maggioranza riconosciuta in Parlamento, cioè esistente in Parlamento, aveva dichiarato preventivamente che avrebbe valutato e sfruttato appieno tutte le sue prerogative, così come lui le intendeva. Quindi sull'accettazione papale di quanto proposto da una maggioranza che - lo faccio notare - è frutto di una legge elettorale sostanzialmente proporzionale, che quindi si è andata a costituire in Parlamento peraltro in maniera trasparente, partendo dalla definizione di un contratto di governo dove le cose che si proponeva di fare le diceva chiaramente. Queste cose sono state contrastate.
Per semplice logica, non posso pensare che in meno di 12 ore dall'aver ripudiato un esecutivo proposto e sostenuto da una maggioranza parlamentare viene incaricato un nuovo Presidente del Consiglio su indicazione del Presidente della Repubblica, il quale, in poche ore, mette insieme una squadra di governo: tutto ciò mi fa pensare che questo "piano B" fosse già pronto ben prima di sapere l'esito della costituzione di un nuovo Governo.
Possiamo giudicarlo come vogliamo, ma penso che sia palese, per chiunque abbia seguito un minimo le vicende, che c'è stato un intervento politico d'indirizzo politico - da parte del Presidente della Repubblica; indirizzo politico che non è di sua competenza, mi dispiace. Mi dispiace.
Sostanzialmente, il problema di fondo è che il discredito se lo prende lui: è la sua immagine super partes che viene lesa nella situazione attuale.
Dal punto di vista della democraticità, non posso che rigettare qualsiasi forma di accusa nei confronti del Movimento 5 Stelle. Le regole le abbiamo sempre rispettate, sempre, tutte, raccogliendo fino all'ultima firma ed espellendo coloro che violavano queste regole (quando e dove anche le raccolte firme sono andate male o sono state macchiate da inadempienze, da errori o anche, magari, da falsità effettiva). Siamo sempre intervenuti per sanzionare questi comportamenti deviati. Le nostre manifestazioni sono sempre state pacifiche: organizziamo "Italia a 5 Stelle" ogni anno, anche in posti complicati, come Palermo o Roma, e i nostri parlamentari girano senza scorta, senza bisogno di protezione alcuna; non sono mai successe cose abiette.
Per questo dico che l'intervento di oggi del Presidente Boeti, a mio parere, è stato sbagliato nel metodo e nel merito. Perché, da un lato, è intervenuto a firma "Presidente del Consiglio", e su questo, giustamente ha riconosciuto forse di aver ecceduto; dall'altro lato, perché da un'Istituzione come quella del Presidente del Consiglio mi aspetto che il suo allineamento istituzionale di supporto al Presidente della Repubblica o di altre figure istituzionali sia automatico, e non ci sia bisogno di dichiarare: "Io, Presidente del Consiglio della Regione Piemonte, oggi sono in sintonia con il mio Presidente della Repubblica e ne difendo le prerogative". Ma vorrei vedere! Mi aspetterei che questa fosse una condizione automatica di chi siede nelle Istituzioni! Io stesso, come Consigliere regionale, mi sento responsabile di quello che dico; non ho più la libertà di parola di Mauro Campo, cittadino qualunque anche quando vorrei parlare come Mauro Campo, cittadino qualunque, sul mio profilo Facebook: non posso dire peste e corna, in maniera anche violenta non dico di realtà istituzionali, ma anche, ad esempio, di società pubbliche, che mi piacerebbe ardessero nelle fiamme dell'inferno ogni tanto! Però mi astengo. Mi astengo perché so che le mie parole vengono lette come rappresentante del Movimento 5 Stelle, quindi di una parte politica.
Io mi aspetto che chi siede in una Giunta regionale, che è sì espressione di una maggioranza politica, ma che governa per tutti i cittadini del Piemonte, anche per quelli che non li hanno votati, così come chi presiede un'assemblea che rappresenta tutta la comunità dei cittadini regionali, si astenga dal fare valutazioni inerenti alla dignità istituzionale di forze politiche.
Perché - attenzione! - quando si fanno affermazioni di quel genere, non stiamo criticando le linee politiche, non stiamo dicendo "a loro piace l'Europa così", "a loro piace l'Europa cosà", posto che abbiamo scritto cos'è che volevamo fare, "a loro piace la politica sui vaccini obbligatori o quella che mira a un'informazione corretta che convinca le persone a farlo". Non stiamo dicendo che non siamo d'accordo su questo.
State dicendo che i nostri modi sono sbagliati. State dicendo che noi non rispettiamo le regole di una Repubblica democratica parlamentare. Questo state dicendo! Vorrei chiedervi in quale dei nostri atti pubblici istituzionali abbiamo violato queste regole. Perché anche nel richiamo alla messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica ci siamo richiamati alle regole costituzionali vigenti. Non ci permetteremmo mai di intimidire, di andare a fare i bulli o violenze con simbologie, bruciare bandiere o cose di questo genere. Non l'abbiamo mai fatto. Il Movimento 5 Stelle esiste nelle istituzioni da dieci anni e si è sempre comportato con estrema correttezza rispettando tutte le regole e i vincoli, anche di fronte a palesi violazioni dei regolamenti, ad esempio parlamentari. Anche in quel caso lì noi abbiamo denunciato un vulnus alla democrazia, ma sempre in modo civile e corretto.
Mi chiedo a che titolo oggi, ieri o l'altro ieri, dopo dieci anni di queste cose, ci viene detto che siamo fascisti, che non rispettiamo le regole, che siamo violenti. Violenti dove! Siamo violenti perché ogni tanto alziamo la voce? Si chiama enfasi! Si chiama voler sottolineare dei passaggi, si chiama anche ogni tanto rabbia. Certo, possiamo essere arrabbiati, possiamo manifestare una forte contrarietà a quello che sta succedendo?



PRESIDENTE

Deve concludere il suo intervento, Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Al fatto che a un Governo, proposto da una maggioranza parlamentare, si opponga oggi un Governo messo in piedi in 12-24 ore da un Presidente della Repubblica che non avrà la fiducia in Parlamento e che però si troverà a governare?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Molinari in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



MOLINARI Gabriele

Credo che il dibattito di questa mattina sia un momento importante della vita del Consiglio. Credo che sia stato, da parte di tutti, un dibattito arricchente e anche misurato.
Forse, per la prima volta, anche discutendo di temi importanti e significativi, non c'è stata faziosità, ma il tentativo di arrivare al cuore della comprensione di aspetti che sono centrali. Se questo è stato possibile credo che il merito, concedetemelo, vada anche attribuito all'atteggiamento del Presidente del Consiglio e nell'umiltà dimostrata nel momento in cui ha offerto le proprie scuse rispetto a toni o a definizioni che lui stesso ha ritenuto non consone.
Credo che questo gli vada riconosciuto. Ripeto, se oggi abbiamo discusso e stiamo discutendo in modo misurato, e anche intellegibile, da chi ci guarda da casa, se qualcuno ci guarda da casa, credo che questo sia anche nella misura che ha dimostrato il Presidente del Consiglio Boeti. Tuttavia ritengo che le cose che sono state dette, ed è per questo che ho ritenuto di intervenire, siano importanti sotto diversi profili.
In Cattolica non ho studiato sul Martines perché non era il nostro il libro, ma le affermazioni del Consigliere Bertola le ho condivise. Credo che abbia detto delle cose giuste ed è anche vero, Consigliere Bertola, che la letteralità della norma, com'è noto, cede anche in parte, nel corso dell'impiego di un testo normativo per settant'anni, il passo alla prassi.
Credo sia un aspetto universalmente riconosciuto che il Presidente Mattarella abbia assunto quella veste di Istituzione di garanzia che esiste altrove, in Paesi diversi dal nostro, come negli Stati Uniti, dove la Corte Suprema si definisce istituzione "contromaggioritaria". È successo quello che capita anche in altre parti del mondo e non dobbiamo stupircene.
Non dobbiamo stupirci neanche - lo dico perché convengo con quanto ha detto il Consigliere Vignale - per il fatto che ci sia stata una richiesta ripresa adesso anche dal collega Campo, di messa in stato d'accusa che, per quanto si possa ritenere criticabile, è comunque anch'essa nell'alveo del perimetro costituzionale. Anche il richiamo che fa il Consigliere Campo alla soluzione adottata dal Presidente Mattarella con l'ultimo conferimento d'incarico di Governo è anch'esso nel perimetro costituzionale.
Spesso noi esasperiamo o stressiamo tutte le definizioni, quando siamo gli uni contro gli altri, in un'ottica di dialettica che abbia dei contenuti di onestà intellettuale, ma questo ci insegna che quel perimetro costituzionale, in questo Paese, è preservato, è garantito. Come dicevano anche il Consigliere Rossi e il Consigliere Ravetti, è un patrimonio di cui dovremmo essere evidentemente tutti custodi.
Tuttavia, voglio aggiungere un aspetto che credo davvero essenziale.
Qualcuno ha detto all'inizio che forse questo non è il luogo in cui dobbiamo discutere di questi temi, ma a ben vedere l'origine di tutta la questione sta nella scelta, discutibile o meno, che il Presidente Mattarella ha compiuto rispetto a un orientamento di questo Paese, in un'ottica di prudenza rispetto alle Istituzioni europee. Credo che questo sia un tema centrale, ma lo dico da ultraeuropeista convinto, con pieno rispetto delle posizioni contrarie alle mie. Anzi, sono contento che queste posizioni possano finalmente estendersi e manifestarsi con tanta chiarezza.
Lo ammetto con grande onestà: credo che il comportamento del Presidente Mattarella, che condivido sotto un profilo di scelta assoluta, possa essere discutibile anche dalle altre forze politiche, certo che sì. Una campagna elettorale in cui delle forze politiche richiamano in avversità le Istituzione europee, in cui si sparano sentenze incredibili contro l'Unione Europea, in cui c'è un accanimento contro l'Unione Europea che viene vista come matrigna e causa di tutti i mali, non può non trasferirsi nell'ambito delle scelte che si compiono, anche in comportamenti conseguenti.
Sono stupito che l'argine contro questo tipo di scelte debba essere il Presidente della Repubblica. Vorrei che quest'argine fosse politico. Lo dico facendo parte di una forza che è sicuramente inserita in un contesto europeo, di forte europeismo. Ecco, di europeismo, ma, forse, a volte, non di forte europeismo. Credo che il nostro europeismo dovrebbe essere, in questo momento, se davvero ci crediamo, la traccia della nostra testimonianza politica.
Aggiungo una cosa che in quest'Aula credo vada detta, perché quest'Aula l'Aula del Consiglio regionale, è la sede in cui si svolge l'attività politica che fa capo all'istituzione Regione, che è l'ente erogatore per eccellenza dei fondi comunitari. Visto che qualcuno, sorridendo, dice che non possiamo essere un popolo di costituzionalisti quando qualcuno vuole parlare di Costituzione, io trovo che anche questo sia sbagliato. Credo che tutti, giustamente, debbano parlare di Costituzione, se ritengono di avere gli strumenti per poterlo fare.
Qualcuno ha detto "l'ho letta chiaramente, dice così, poi ne discutiamo" ma è giusto che tutti s'interessino a quello che è il dettato dalla Costituzione, ed è giusto che tutti possano interessarsi alle attività del Consiglio e della Regione. Allora, forse, sta anche a noi spiegare che quell'Europa che viene percepita così distante, così matrigna e così arcigna, alla fine, è l'Istituzione attraverso la quale noi veicoliamo sui nostri territori fondi che servono allo sviluppo sociale ed economico anche del Piemonte.
BONO Davide (fuori microfono) Sono soldi nostri!



MOLINARI Gabriele

Non c'è dubbio che sono soldi nostri, ma è anche vero che quell'attività di programmazione è un'attività che proviene dall'Unione Europea. Chiedo scusa, Consigliere Bono, questo non è negabile. Quello che io trovo sbagliato, e lo dico credendo di avere rispettato tutti gli interventi, è che quando noi abbiamo un'opera che viene realizzata con fondi comunitari applichiamo una targhetta che sarà grossa dieci centimetri per cinque. I cittadini non sanno cosa sia l'Europa perché noi non glielo raccontiamo.
Questa è una responsabilità delle Istituzioni, sia che le istituzioni siano pro-europeiste o contro una collocazione europea o, addirittura, contro l'utilizzo di una moneta comunitaria.
Ecco, credo che il dibattito corrente debba in qualche modo accendere i riflettori anche sulle cause ultime; e le cause ultime - credo che questo vada finalmente compreso in termini assoluti - sono il nostro rapporto con l'Unione Europea, più ancora che con la democrazia. Credo che la democrazia in questo Paese sarà rispettata, perché prevarrà quel senso di responsabilità richiamato. Di questo sono convinto, perché so che anche tra gli avversari politici non ci sono soggetti eversivi e pericolosi e credo che da parte delle forze politiche in cui io mi colloco ci sia sempre stato rispetto e senso di responsabilità.
Però, è anche vero che siamo a un bivio, rispetto al quale anche l'attività di un'Istituzione come la nostra deve essere vigile e attenta. Il rapporto con l'Istituzione comunitaria rischia di essere uno snodo decisivo per il nostro futuro e credo che, davvero mai come oggi, le piattaforme politiche debbano orientarsi e costituirsi rispetto a questo tema.
Allora quello che - e mi avvio a concludere - vorrei vedere è una presa di coscienza di forte europeismo della parte politica in cui mi colloco perché sicuramente il Presidente della Repubblica ha svolto un ruolo di cui tutti siamo grati, perché sappiamo il pericolo che è insito in una scelta irresponsabile, dal nostro punto di vista, rispetto a una collocazione non comunitaria del nostro Paese.
D'altra parte, è anche vero che un dibattito finalmente onesto e aperto deve contemplare anche un'ipotesi contraria, rispetto alla quale noi dobbiamo trovare una maggior coesione e anche un orgoglio del nostro essere europei.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
Io non sono una costituzionalista, a differenza di molti altri in Aula, ma sono qui, come tutti i miei colleghi, con un mandato politico - perch "politica" non è una parolaccia - da parte dei cittadini. Quindi questo è il livello su cui mi terrò con alcune considerazioni.
Le elezioni ci hanno consegnato un Paese diviso, un Paese in cui, come previsto dalla nostra Costituzione, se non c'è una maggioranza netta questa si forma attraverso l'accordo dei partiti e le leggi tutelano questo accordo, tutelano i cittadini tutti, tutelano quelli che saranno in maggioranza e quelli che saranno in minoranza.
Vincere le elezioni - e in questo Paese nessuno il 4 marzo ha vinto le elezioni - non significa in ogni caso occupare la democrazia, perché la democrazia ha delle regole e sono delle regole che non sono interpretabili secondo la maggioranza di Governo. Siamo abituati a slogan e a fake news come se ci parlassimo sempre all'interno di un grande canale catodico, di un Grande Fratello, solo fra di noi e forse si è persa la coscienza che mentre noi parliamo, altri ci guardano, il mondo ci guarda. E la conseguenza delle fake news e dei messaggi che mandiamo produce anche delle conseguenze economiche sui cittadini tutti, di cui noi tutti dovremmo avere responsabilità. Ed è quello che è successo in questi giorni e che ha portato - meno male - all'intervento del Presidente della Repubblica.
Concordo con quanto detto da una collega: che si rispettano le cariche più che le persone. Si rispettino anche le persone, ma le persone devono sentire forte la dignità e la responsabilità di queste cariche. E allora io vorrei sapere dalla Sindaca della Città di Torino, dopo aver convocato ieri a sua firma il Consiglio comunale, contro chi non si sarebbe presentata in Consiglio comunale. Contro i cittadini di Torino? Contro sé stessa? Contro la democrazia? Chi ha degli incarichi di governo, ne deve sentire la responsabilità e la dignità. E non basta poi dire che chi scrive in rete non risponde a un partito, perché i partiti, se sono libere associazioni di cittadini basate su un progetto politico e non ramificazioni tentacolari di una S.p.A., rispondono a tale progetto politico e ognuno è responsabile delle proprie azioni. E parlare in maniera irresponsabile di occupazione delle piazze o d'impeachment, senza sapere neanche cosa vuole dire, del Presidente della Repubblica non può poi facilmente far lavare le mani rispetto a quello che succede all'interno del web. Lo Stato deve essere educativo, sempre.
Domenica sera ho sentito da chi si candidava a governare questo Paese delle interviste che erano una sequela di parolacce; e quando un capo politico parla in un'intervista ufficiale, sta rappresentando lo Stato, sta rappresentando i cittadini, tanto più se, in maggioranza di Governo, sta rappresentando anche me che non l'ho votato.
Credo quindi che dovremmo riappropriarci tutti un po' di questa forza e di questa responsabilità e che, all'interno di quest'Assemblea, dovremmo concentrarci, più che sul "far melina", sul mandato che abbiamo ricevuto dai cittadini, che è un mandato politico ed è un mandato legislativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
È bene fare un po' d'ordine, anche per capire quali sono i toni esasperanti e quali sono i toni riconcilianti, anche in quest'Aula.
Ho sentito arrivare dai banchi del centrosinistra l'accusa di essere dei fascisti, ho sentito arrivare diverse accuse, più o meno false, anche come quella dell'antieuropeismo, quando invece in tutti i programmi e in tutte le dichiarazioni della parte politica del Movimento 5 Stelle si evince una volontà di riformare fortemente le istituzioni europee in un senso di maggiore peso democratico e parlamentare, anche a livello del Parlamento europeo. Tutt'altro che distruggere l'Unione e tutt'altro che uscire dall'Unione Europea! Per questo cito il collega Molinari, che ha detto delle falsità in merito alla nostra parte politica.
Ma noi andiamo oltre e continuiamo questo dibattito. Abbiamo visto che in quest'Aula sia dal punto di vista del Presidente del Consiglio, sia del Presidente della Giunta regionale Chiamparino, sia della maggioranza c'è un po' percezione di esercitare un ruolo di tutrici e tutori delle Istituzioni e della Costituzione. Certo, ognuno di noi può sentirsi nel suo intimo tutore della Costituzione; d'altronde, per essere eletti qui o per occupare una carica da Presidente del Consiglio regionale o da Presidente della Giunta non si è obbligati a leggere la Costituzione, non è obbligatorio studiare, per cui non possiamo fargliene una colpa.
Certo, ci vorrebbe un po' di moderazione quando s'interviene su temi che non si conoscono, perché dai banchi della maggioranza e dal Presidente del Consiglio e della Giunta non abbiamo visto alcuna argomentazione di nessun tipo a giustificare perché loro dovrebbero sentirsi tutori della Costituzione, più, ad esempio, di questa parte politica che in quest'Aula sta all'opposizione, e altrove è maggioranza.
In particolare, mi è parso non ben chiaro cosa sia successo nel passaggio dallo Statuto Albertino alla Costituzione della Repubblica Italiana, per cui siamo passati da un Governo del Re a un Governo del Parlamento.
La nostra è una Repubblica parlamentare.
In particolare, richiamo l'articolo 92 della Costituzione: "Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e su proposta di questo i Ministri. Non trattandosi di un regime presidenziale il Presidente della Repubblica non possiede prerogative d'indirizzo politico. Non può porre in essere alcun atto per influenzare gli indirizzi politici del Parlamento".
Lascio al vostro buonsenso giudicare se l'atto compiuto dal Presidente Mattarella è un tentativo di influenzare decisioni politiche o meno.
"Le prerogative del Presidente della Repubblica vengono in essere solo per permettere agli organismi di uscire da un'impasse politica". Impasse che in questo caso non c'era, anzi, il Presidente della Repubblica ha generato un'impasse politica nominando un Governo tecnico, fonte di grossa instabilità, che sta già causando gli stessi problemi che venivano denunciati e paventati se si fosse insediato il Governo regolarmente eletto dal popolo. Parlamento regolarmente eletto che ha nominato il proprio Governo.
"La Costituzione della Repubblica delinea un Presidente che, in presenza di chiare maggioranze politiche, si ritrae fungendo da garante della linearità e tempestività della formazione del Governo".
Qui è accaduto il contrario.
Ascoltate, per favore, Presidente della Giunta e Presidente Boeti, perch queste sono parole che vengono da qualcuno che ha studiato la Costituzione (citerò anche i loro nomi), così magari potete imparare qualcosa e portarlo come tesoro in quello che vi resta di questa legislatura.
"Il ruolo del Presidente attiene alla consultazione e facilitazione dell'interlocuzione delle forze politiche, solo in caso di paralisi del sistema interviene".
Qui cito Aldo Bozzi, che è stato prima membro e poi Presidente della Corte dei Conti, ma, soprattutto, è stato Padre Costituente. Aldo Bozzi dice: "È evidente che i Ministri debbano avere la fiducia del Presidente del Consiglio ed è da escludere" - da escludere - "che il Capo dello Stato abbia il potere di rifiutare la nomina".
Questo lo dice un Padre Costituente.
Pertanto, poiché il PD, in quest'Aula, e le sue rappresentanze s'ispirano ai Padri Costituenti e si sentono un po' i loro eredi morali, questo dicono i Padri Costituenti.
Un'altra citazione celebre. In un intervento durante l'Assemblea Costituente, Einaudi fece rilevare all'Onorevole Nobile che la disposizione dell'articolo 19, per cui i Ministri vengono nominati dal Primo Ministro, è suggerita da una necessità tecnica.
Infatti il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro e non pu contemporaneamente, nominare i Ministri della Repubblica, perché questi devono godere della fiducia del Primo Ministro. Quindi non può intervenire in alcun modo nel processo sottostante.
Vedo grande interesse ad ascoltare qualche cosa che invece.
Ecco, forse la cosa che più dispiace della parte politica presentata dal Partito Democratico non è tanto l'ignoranza, perché quasi nessuno di noi è costituzionalista, ma è l'arroganza mista all'ignoranza, cioè l'arroganza di voler sapere e di voler incarnare tutti i poteri di questa Repubblica senza averne le carte e senza sapere di cosa si parla. Poi noi riceviamo gli insulti - noi - perché in quest'Aula il Movimento 5 Stelle non ha mai insultato nessuno, ma direi che è un parere strettamente personale, un giudizio personale, parlare di arroganza mista a ignoranza.



PRESIDENTE

Scusi un momento, Consigliere Valetti.
Colleghi, capisco che la discussione si stia protraendo, ma i Consiglieri hanno il diritto di intervenire, peraltro è una discussione che può essere utile, però i Consiglieri devono poter intervenire.
Solo una cosa, Consigliere Valetti. È possibile terminare i lavori alle 12.30, per incontrare i lavoratori dei Centri per l'impiego? Se fosse possibile, possiamo permettere all'Assessore Balocco di fare almeno le sue comunicazioni e poi nel pomeriggio proseguire con la discussione? Potrebbe essere utile.
Per questo motivo, cerchiamo di terminare la discussione entro mezzogiorno.



VALETTI Federico

La ringrazio per la tutela del silenzio, ma ho iniziato e intendo terminare il mio intervento, quindi non.



PRESIDENTE

Valetti, non la sto interrompendo, sto solo dicendo come possiamo continuare i lavori.
Vada pure avanti.



VALETTI Federico

In sostanza, secondo Einaudi, il Capo dello Stato non aveva alcuna discrezionalità nello scegliere i Ministri, ma doveva semplicemente nominarli come presa d'atto formale, in seguito all'indicazione del Primo Ministro.
"La predisposizione della lista dei Ministri, da parte del Presidente del Consiglio incaricato, costituisce una proposta vincolante per il Capo dello Stato, il quale non potrebbe rifiutare alcuna nomina, se non nell'estremo caso di un soggetto palesemente privo dei requisiti giuridici richiesti per ricoprire l'Ufficio".
Qui finisce il potere del Capo dello Stato.
Questo è di Livio Paladin, tratto dal manuale di diritto costituzionale.
Per concludere, voglio citare alcune parti dell'intervento del Presidente della Repubblica, dove dice di aver condiviso e accettato tutte le proposte dei Ministri tranne quello dell'Economia. La designazione costituisce sempre un messaggio immediato di fiducia e allarme per gli operatori economici e finanziari.
Ecco che qui il Capo dello Stato introduce dei soggetti estranei alla democrazia italiana, per condizionare l'esito politico delle votazioni.
"L'incertezza" - continua Mattarella - "sulla nostra posizione dell'euro ha posto in allarme gli investitori, i risparmiatori italiani e stranieri" invece la nomina di un Governo tecnico non ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori? - "che hanno investito nei nostri titoli di Stato, nelle nostre aziende, con impennata dello spread". Quindi la formazione di un Governo è subordinata a dei soggetti che non sono neanche nominati nella Costituzione.
Risulta evidente che una dichiarazione come questa esplicita l'insussistenza di ragioni circoscritte per cui la proposta di un Ministro debba essere messa in discussione dal Presidente.
Compaiono riferimento a Istituzioni non contemplate dal diritto costituzionale, di natura non democratica e privatistica (i mercati, lo spread, gli investitori) e spesso di nazionalità straniera.
Questo si configura anche come un problema di conflitto tra la democrazia italiana e soggetti stranieri.
I poteri finanziari, se si agita lo spauracchio dello spread, assumono un rango costituzionale e diventano forze ostative alla formazione del Governo. Emerge, inoltre, come la decisione del Presidente abbia avuto una matrice esclusivamente politica, non di tutela dei poteri dello Stato e neanche da soggetto super partes, il che la rende costituzionalmente arbitraria.
L'Italia al giorno d'oggi pare dover fare "quadro" con un quadro che esula dai suoi poteri democratici e dal quadro costituzionale precostituito e definito dai Padri costituenti. Il Presidente della Repubblica ha palesato che la Repubblica Italiana è soggetta a forze esterne, non democratiche non pubbliche, difficilmente identificabili, che influenzano le formazioni di governi regolarmente eletti.
Insomma, se fossi nel Partito Democratico, nel Presidente del Consiglio nel Presidente Chiamparino starei molto cauto a pronunciarmi in Aula e in organi ufficiali sulla democraticità o meno di quello che ha fatto il Presidente della Repubblica. Dovete fare molta attenzione, v'invito a leggere o confidarvi con qualche parere di costituzionalista, visto che penso che il Partito Democratico ne possa disporre, prima d'intervenire in Aula e accusare in modo del tutto antidemocratico - questo sì - la nostra parte politica di qualcosa che, invece, non ha fatto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola al Consigliere Sinatora.



SINATORA Benito

Grazie, Presidente.
Anzitutto, permettetemi di fare un ringraziamento a Sergio, perché mi permetto di dire che ci conosciamo da vecchia data e con lui ho un rapporto di grande stima, al di là della politica. Non sono "ruffiano" ma quello che penso lo dico, quindi, Sergio, auguroni e combattivo come sempre.
Darò soltanto dei titoli, perché c'è altra gente che ha diritto di parlare e forse, non prenderò nemmeno i dieci minuti, anche se mi andrebbero tre ore, perché messo in accusa come Lega Nord.
Intanto, chiarisco che nella Lega Nord non c'è il pensiero unico, quindi parlo in nome della Lega, ma anche di quello che sento io, vivendo in mezzo alla strada, perché vivo sul territorio, sono un uomo non da marciapiede ma vivo sempre con le mie "sedie" sul territorio.
Sergio, prima hai detto che in Comune i 5 Stelle hanno tolto l'immagine del Presidente, hanno messo le bandiere. Ragazzi! Io sono cattolico padano quando hanno tolto il "mio" Gesù e la "mia" Madonna dalle scuole, dagli ospedali e dagli altri enti, non ho visto tutto questo "casino". Quindi cerchiamo di fare le cose con calma, perché, è vero, ce li avete tolti i crocifissi, le madonnine e non è che siete tutti atei, più o meno, qualcuno è stato anche forse battezzato, volente o nolente.



PRESIDENTE

Battezzati credo tutti, Sinatora, più o meno.



SINATORA Benito

Nono lo so. Oggi, è in dubbio tutto, con le coppie di fatto o non di fatto non si sa mai che cosa succede.
Volevo rispondere al nostro amico, chiedo scusa, non vi conosco tutti, che ha detto che Salvini - sottolineo - e la Lega hanno ribaltato il punto di conferma per l'istituzione del Governo. Guardate io con Salvini, mi permetto di sottolinearlo, non più di trenta giorni fa ho conosciuto il professor Savona. Ma perché l'abbiamo conosciuto? Non perché è della Lega è tutt'altro che della Lega, ma perché è l'uomo che ci era stato chiesto: intelligente, preparato, serio. La sapete già la storia, non devo raccontarvela io. Però ci è stato detto "no", ma quello non è della Lega noi non lo vogliamo, non c'è in Lega, è l'uomo che rappresentava tutti voi altri.
Secondo punto: tanto per essere breve, andate a vedere cosa disse e cosa scrisse Cottarelli e come la pensa sull'Europa e sull'euro: stesse cose che ha fatto per cui è stato contestato il professor Savona.
Poi, ricordate il mio collega, io sono naturalizzato novarese, Scalfaro cosa disse al "mio" professor Miglio dell'Università? Lui non era degno di fare il Ministro, perché un sovversivo. Ragazzi, ma io sono sovversivo? Vengo qua a fare la guerra? Vengo qua a parlare dei problemi che oggi vivo cioè conosco un uomo che sta dormendo in macchina in mezzo a una strada qui a Torino, con il suo cane, non sa dove sbattere la testa; quando c'è il sole va in un parco, quando piove va in un altro, perché ci sono le piante.
Questi sono i problemi. Che mi frega a me se i 5 Stelle, giustamente chiedono l'impeachment! Se lo chiedono, avranno valutato, sono persone intelligenti e vaccinate.



(Commenti fuori microfono)



SINATORA Benito

Non sto qui ad arruffianarmi.



PRESIDENTE

Vaccinati solo se non dipendeva da loro.



SINATORA Benito

Intendevo dire che quando si nasce.



PRESIDENTE

È un modo di dire.



SINATORA Benito

Io non la metterei sul ridere, è troppo seria la situazione.
Quando mi toccano, in questo caso, il mio Segretario è Salvini (ieri c'erano Maroni e Bossi), quando mi toccano quelli per i quali io lavoro gratis, divento una belva, perché ho ottant'anni e chiedo il massimo rispetto e la massima attenzione.
Poi, ci sono le decisioni; il nostro Segretario è stato eletto democraticamente: noi militanti ci siamo trovati e abbiamo dovuto decidere se scegliere X, Y o Z. Quindi tutto quello che decide lui, finché ci rappresenta, per noi è legge e voi dovete condividere o non condividere tutt'al più possiamo discuterne, però in democrazia i numeri, come c'insegnate voi, che qui siete in maggioranza, ma fuori da quest'Aula voi siete la minoranza della maggioranza.
È vero che siamo in due, siamo la minoranza, ma guardate che noi, al di là dei 5 Stelle, siamo la maggioranza, quindi occhio quando dite certe cose inveite o prendete certe distanze: cerchiamo di ragionare insieme. Parliamo della Regione Piemonte, non vi rubo un altro minuto, però noi siamo la Regione Piemonte e dobbiamo parlare dei problemi del Piemonte; quello che è successo a Roma è politica, ma la facciamo in un altro modo.
L'altro dice che domenica sera ha sentito un capo di una.
Non so a chi si riferisce e non credo a Salvini, che diceva parolacce.
Ragazzi, ma avete mai sentito Sgarbi? E venite a parlare di parolacce? Dai quello c'insegna a tutti se bere il latte con il vino o meno. La serietà dov'è? Io qui mi trovo in imbarazzo a parlare, perché non sono abituato; sono abituato a parlare con chi ha bisogno, con chi è in crisi. Abbiamo, come dicevano prima, le aziende che chiudono, disoccupazione a Torino, i giovani! Io dico sempre che se i giovani danno retta a noi anziani, e metto anche voi con la vostra esperienza, diventiamo una cosa imbattibile. Noi portiamo l'esperienza per far sì che loro sbaglino il meno possibile e loro a noi danno la verve. Dobbiamo non dico fare un passo indietro, ma riconoscere i meriti, porca miseria! Siamo qui per parlare di cose importanti e perdiamo delle ore magari a dire tutti la stessa cosa.
Chiedo scusa per l'intervento; lascio la parola agli altri, però mi riservo sempre di dirvi che, se avete qualcosa da dire, ditelo in faccia. Io, come Lega, sono qui: se volete sfogarvi, ben volentieri. Sappiate però che sono anche in grado di potervi rispondere. Sono solo un tipografo, quindi non vi porterò lauree e titoli di studio, e se mi nominano al Governo, abbiate pazienza, non ho curriculum: ho la quinta elementare per anzianità, perch avevo 12 anni e mi hanno passato per anzianità, quindi tutto il mio titolo di studio è quello. Ciò che vi sto dicendo è che quello che ho imparato l'ho imparato sul territorio da trent'anni a nome e per conto della Lega.
Grazie e scusate ancora.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Sinatora. Non si preoccupi, perché quello non è un handicap.
La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Sarò rapidissimo, anche perché si è già detto di tutto e di più, sono già state citate dottrina e giurisprudenza, abbiamo letto i lavori preparatori e abbiamo sentito interventi molto composti in cui, di fatto, si è giustificata la nostra ignoranza, anche se con un po' di soddisfazione per una qualche arroganza che aggiungeremo alla nostra ignoranza.
Essendo persona generosa - normalmente generosa - e avendo studiato anch'io sul testo del Martines come il collega Bertola, proprio per agevolare nel caso in cui si dovesse ridare l'esame o, comunque, si volesse rinfrescare il tutto, ho pensato di donare al Consigliere Bertola una fotocopia anche dei paragrafi immediatamente successivi alle righe che ha letto.
Martines, che nel quadro dei costituzionalisti è tra quelli che ha una posizione un po' più rigida sull'escludere margini di discrezionalità nella nomina dei Ministri da parte del Presidente della Repubblica, poi però nei paragrafi successivi introduce una serie di eccezioni, di argomentazioni financo - mi limito solo a leggere un paragrafo - eccezioni soprattutto fondate nel caso in cui, in virtù della situazione politica del Paese e dei risultati elettorali non emerge dalle urne una maggioranza politicamente omogenea, ma la situazione un po' di crisi va gestita in Parlamento e con le varie istituzioni. E si arriva a dire: "Un ruolo attivo e propositivo può tuttavia essere assunto con somma cautela dal Presidente della Repubblica quale magistratura di influenza in caso di crisi del sistema e può coinvolgere in misura più o meno ampia, a seconda anche della personalità di chi ricopre l'ufficio, il modo stesso in cui egli intende svolgere la sua funzione, come l'esperienza repubblicana ha ampiamente dimostrato".
L'ultimissima frase è ancora più interessante, perché afferma: "Occorre però tener conto che il condizionamento dei partiti nell'indicazione dei futuri Ministri non può giungere a svuotare del tutto il potere di autonoma proposta da parte del Presidente incaricato", come richiede l'articolo 92 comma 2, della Costituzione.
Anche da questo punto di vista, rispetto a chi ha voluto a tutti costi imporre come conditio sine qua non proprio quella figura di Ministro al Presidente incaricato che poi lo doveva proporre al Presidente della Repubblica sulla nomina, lo stesso Martines - e io lo cito con estrema umiltà - afferma un po' delle cose problematiche rispetto a quella linearità del primo paragrafo.
Come dimostrazione di generosità, le consegno la fotocopia della parte successiva, quella non postata da Toninelli nei giorni scorsi erga omnes nel suo blog.



PRESIDENTE

Grazie, Appiano. È uno scontro tra giuristi! La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non so se ringraziarla o rimproverarla, Presidente, perché tutto è nato da lei, che oggi è un po' il sostituto di Mattarella e le ire dei Consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno trasformato, per fortuna meglio di Pomeriggio Cinque e del Consiglio comunale di Torino di ieri, almeno una discussione sanamente.



PRESIDENTE

Questa è una buona discussione.



GRIMALDI Marco

Di sana e robusta costituzione, potremmo dire.
Tuttavia, credo che il problema vero che ha anche quest'Aula è che siamo ormai in una bolla che dura da troppo tempo, penso addirittura dal referendum costituzionale, cioè siamo in una campagna elettorale permanente. Guardate, c'è poca differenza fra le immagini rimbalzate di un contratto di governo che vedeva dentro anche forme strane per la Costituzione come quei - come li chiamiamo? - consultori o comitati di conciliazione e cose assai poco costituzionali come la flat tax, legittime ma diciamo attualmente molto distanti dal nostro regime.
Guardate, per intenderci, per noi la Costituzione è un bene comune che proviamo a difendere non a corrente alternata; per questo in qualche modo la nostra solidarietà va ovviamente al Presidente Mattarella per le minacce e le offese ignobili, e sto parlando delle minacce di morte e di tante cose che abbiamo letto.
Diverso è invece il tema politico.
L'articolo 90, come avete giustamente detto in tanti, spiega che il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento e per attentato alla Costituzione. Ecco, per questo io dico: a me pare che basti leggerlo per capire quanto sia fuori scala questa richiesta. Però mi fa piacere che l'abbia detto il Consigliere Molinari: è una richiesta legittima del Movimento 5 Stelle. L'avevano già paventata, credo, per Napolitano. È legittima nel senso che poi avrà il suo iter: se convinceranno anche i loro partner del contratto a farlo, tra l'altro avrà una maggioranza in Parlamento, se capisco bene, poi vedremo come andrà a finire.
Dico però una cosa: il comportamento di Mattarella può essere criticato per la sua opportunità politica, secondo me, ma non per la costituzionalità.
Sul fatto che possa essere criticato sull'opportunità politica mi pare che sia assodato nella discussione pubblica e nel dibattito pubblico. Vorrei farvi notare questa piccola incongruenza: stava per diventare Ministro dell'Interno un uomo che ha detto che serve la pulizia di massa via per via, quartiere per quartiere.
Noi, nel rispetto della Costituzione, ci saremmo posti contro di lui via per via, quartiere per quartiere.
Da giorni sostengo che i veti a Savona avrebbero portato a un'ondata di odio contro le Istituzioni e contro l'Europa stessa. Credo che Salvini abbia fiutato bene il colpo, e abbia deciso, in qualche modo, di dichiararsi indisponibile a qualsiasi altra mediazione; e abbia capito che quella bolla di cui vi parlavo continuerà a crescere e continuerà, in qualche modo, a immergere questo Paese in continua campagna elettorale.
Mi rivolgo al Consiglio regionale: nei prossimi mesi avremo ancora meno tempo per fare le poche cose che ci eravamo proposti di fare durante l'estate e l'autunno.
Rifletteteci. Riflettiamoci. Perché è uno degli oggetti che, forse meriterebbe un approfondimento.
Chiudo con un'ultima riflessione (la dico anche con un po' d'ironia): certo che far sembrare ribelle chi ha scritto "prima gli italiani", "pace fiscale" e "rimpatri generalizzati" non era così facile. Così come far sembrare difensore della Costituzione chi parla di "governo eletto dal popolo" - ieri l'ho sentito da due leader diversi - o "comitati di conciliazione" e flat tax. Non era facile.
Mi faccia dire, Presidente, tutto serio, ma non troppo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Inviterei a rientrare in Aula la Presidente Batzella e il Consigliere Ravello, che sono gli ultimi due Consiglieri iscritti a intervenire.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente. Combinazione, entravo e mi avete chiamato.
Prima di esprimere il mio pensiero, volevo anch'io associarmi ai colleghi che mi hanno preceduto nel dare il benvenuto al Presidente Chiamparino: bentornato! Le porgo i miei migliori auguri per una pronta guarigione.
Al di là delle ideologie politiche, al di là dei diversi pensieri, dobbiamo sempre ricordarci di essere, prima di tutto, delle persone. E le persone vanno rispettate nei momenti di difficoltà; bisogna esprimere loro solidarietà e vicinanza: credo che sia doveroso, e lo faccio veramente di cuore.
Detto questo, ritengo che anche nel dibattito che è stato richiesto dal Movimento 5 Stelle oggi in Aula in merito alle dichiarazioni che sono state rilasciate dal Presidente dei Consiglio Boeti, ma anche da parte del Presidente dalla Regione, Sergio Chiamparino, ci debba essere rispetto istituzionale.
Il Presidente del Consiglio, che rappresenta l'intera Assemblea legislativa, così come il Presidente della Regione, che rappresenta la Regione Piemonte, devono essere imparziali. Credo, quindi, che debba essere garantita questa imparzialità. Ma ritengo che il fatto che il Presidente si sia scusato e che le scuse siano state accettate sia segno di grande civiltà e di rispetto. Quando una persona chiede scusa, al di là di quello che si voleva comunicare (mi riferisco sia al Presidente del Consiglio, sia al Presidente della Regione), credo sia doveroso accettare le scuse, o perlomeno prenderne atto.
Fondamentalmente, il mio discorso sarà incentrato sul rispetto e sulla responsabilità. Al di là della forza politica alla quale si appartiene, ma anche al di là delle diverse forme di pensiero, credo che non ci si debba mai dimenticare del rispetto e della responsabilità che ciascuno di noi ha.
Ciascuno di noi è stato eletto in maniera democratica dai cittadini piemontesi, che hanno creduto in noi e che credono in noi. È nostro dovere quindi, rappresentarli al meglio, in maniera onesta e trasparente.
Ritengo che la nostra Regione - ma anche l'Italia, in senso più generale sia giunta ormai a un livello che può essere definito inaccettabile sotto tanti punti di vista.
È stato importante - perché è segno di democrazia e di confronto - parlarne oggi in Aula, discuterne, confrontarsi. Mi sembra che finora i toni siano stati moderati da parte di tutti (il mio auspicio è che comunque i toni siano sempre moderati e partano proprio dal rispetto delle persone).
Al di là di quello che è accaduto al nostro Governo, abbiamo tutti preso atto che le forze politiche che hanno ottenuto maggiori voti e che i cittadini hanno voluto riconoscere come forze rappresentative del Paese fondamentalmente sono due: in realtà - peraltro, è già stato detto - non ci sono né vincitori né vinti; semplicemente, ci sono due forze politiche che hanno preso il maggior numero di voti ma che non hanno raggiunto il quorum per poter governare in maniera autonoma. Si è cercato, quindi, di trovare un compromesso: queste due forze politiche, la Lega e il Movimento 5 Stelle, hanno cercato di venirsi incontro per formare il Governo.
Devo rilevare - l'ho detto durante la campagna elettorale, così come l'ho ripetuto anche ad alcune persone qua in Aula - che non ho mai visto una campagna elettorale come quella del 4 marzo così incentrata sulla violenza sull'astio, sul rancore; una campagna elettorale incentrata sui personalismi, sull'odio.
Credo che ciascuno debba esprimere il proprio pensiero e le proprie idee ma ricordandosi sempre che si è, prima di tutto, delle persone, per cui bisogna rispettarsi.
Anche durante il tentativo della formazione di questo Governo si è visto tanto astio, così come la non coerenza di alcune forze politiche, il dichiarare determinate cose per poi tirarsi indietro e dichiararne altre.
Sinceramente, non ho visto tutto questo interesse per il bene dei cittadini. Anche la scelta del Presidente Mattarella, che io non voglio difendere assolutamente, ma lo rispetto in qualità di rappresentante dell'Istituzione e Capo dello Stato italiano, è una scelta giustificata. Si può essere d'accordo o meno con la scelta che ha fatto, ma io credo che si sia scatenato un odio a livello dei social. Sono rimasta veramente attonita, sconcertata, delusa e amareggiata delle minacce di morte che girano sui social nei confronti del Presidente della Repubblica. Spero che la polizia postale possa essere veramente dura e decisa verso quei leoni da tastiera che continuano a screditare, minacciare e ledere la dignità delle persone.
Al di là del pensiero, credo sia veramente triste leggere delle minacce di morte verso un Presidente della Repubblica, così com'è triste leggere delle minacce di morte verso un qualsiasi cittadino, verso una qualunque persona.
Ecco perché si parla di rispetto. Anche l'accanimento che si ha verso le persone che la pensano in maniera differente è molto grave. Bisogna rispettare tutte le opinioni, tutti i pensieri, anche di coloro che la pensano in maniera diversa da noi. Quello è il vero concetto di confronto e di democrazia. Vogliamo parlare di democrazia? Allora mettiamo in atto veramente la democrazia.
Penso a tutte le promesse che sono state fatte ai cittadini. Negli ultimi anni, e non lo dico io, ma ci sono studi ISTAT, studi randomizzati che hanno asserito, e continuano ad asserire, che si è creata, da parte dei cittadini, una grande disaffezione verso la politica. Quanto si è verificato, ossia il fatto che non si sia riusciti a fare un Governo, ha creato ulteriormente una disaffezione dei cittadini verso la politica e verso le Istituzioni.
Anch'io sono un elettore, anch'io ho espresso il mio voto sull'hashtag che gira su Facebook "Il mio voto conta". Anch'io posso dire, come tutti voi che il mio voto conta. Penso che se ci fosse stata la buona volontà, da parte di tutti, di mettere in atto un Governo, di cercare veramente una soluzione per governare questo Paese, che ormai è arrivata allo sfascio..
Si è parlato tanto di povertà assoluta e relativa, si parla di disoccupazione, di sanità, di tutti i problemi che ci sono in sanità, delle persone che non riescono a curarsi perché non hanno i soldi, delle persone che hanno perso il lavoro a causa di malattie invalidanti e che non ha permesso loro di poter lavorare. Noi abbiamo delle problematiche importanti in tutt'Italia, così come nella nostra regione. Delle tematiche importanti alle quali dobbiamo dare risposte e dobbiamo cercare di trovare delle soluzioni concrete e definitive per risolverle. È questo che i cittadini vogliono da chi svolge un ruolo politico, da chi li rappresenta, in un modo o in un altro; che sia di una fazione politica o di un'altra fazione, non importa, perché ciascuno di noi è chiamato a rispondere ai bisogni e alle istanze dei cittadini.
Credo sia importante fare questo dibattito in Aula. Un dibattito anche costruttivo perché, comunque, ci si può confrontare, al di là dei pensieri e delle ideologie che ciascuno di noi ha. Tuttavia, non possiamo sempre parlare di vittimismo, di veti politici, di errori, di alto tradimento da parte del Presidente della Repubblica. Io non sono una costituzionalista anche se.



PRESIDENTE

Consigliera Batzella, la invito a concludere.



BATZELLA Stefania

Nove anni fa anch'io ho studiato diritto costituzionale e ho dato l'esame con il famoso professor Pizzetti, grande costituzionalista e grande professore dell'Ateneo di giurisprudenza a Torino. Non mi reputo un'esperta di politica, non mi reputo un'esperta di Costituzione, però vorrei lanciare un messaggio ai colleghi, di stare attenti nel parlare e nel dare certe definizioni e nel comunicare certi input. Certi input vengono fraintesi da una parte di cittadini che ignorano quella materia e si affidano completamente a ciò che dice la forza politica che rappresentano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravello; ne ha facoltà.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Premetto che volerò molto più basso di chi è intervenuto.



PRESIDENTE

Ci stupisce questo, conoscendo la complessità delle sue riflessioni.



RAVELLO Roberto Sergio

Non è nelle mie corde, vista anche la statura fisica. Razzolare, più che volare.
Mi rivolgerò, in quello che spero sarà un intervento breve, ai due Presidenti. Al Presidente della Giunta, Presidente Chiamparino, al quale do un bentornato augurandomi che i suoi problemi di salute siano stati ben superati, e al Presidente del Consiglio regionale.
Al Presidente Chiamparino non ho nessuna critica da fare, nel senso che in quanto capo, in quanto soggetto posto al vertice di un organismo politico si è posto in maniera più che legittima, rappresentando un punto di vista.
A mio avviso, qui una battuta spero mi sia consentita. Immagino non abbia potuto neanche lui credere alla grande opportunità che l'attualità gli ha dato, cioè quella di cavalcare un argomento che gli consentisse di distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica e dei media dai disastri suoi e della sua Giunta. Vedi, ad esempio, Finpiemonte, di cui non so se è stato aggiornato, ma di cui abbiamo discusso non più tardi di una settimana fa in quest'Aula.
Le mie critiche un pochino più severe, Presidente Boeti, vanno a lei. Vanno a lei, perché credo che ci abbia ingannati. Il giorno del suo insediamento lei si è autodefinito un Presidente partigiano. Ricordo che questa cosa è già stata utilizzata in altri momenti e in altri dibattiti, ma perché ci ha ingannati? Perché quando lei si è definito partigiano, noi tutti credevamo che il suo richiamo fosse legato ai partigiani che hanno combattuto nelle file della Resistenza...



PRESIDENTE

Si riferiva alle idee, non tanto ai partigiani fisici.



RAVELLO Roberto Sergio

E non, invece, al senso letterale (vocabolario Treccani alla mano) secondo cui "partigiano è chi parteggia, chi si schiera, per lo più con spirito fazioso e settario", a prescindere da quello che è il campo di battaglia.
Allora, io questo non le perdono; non le perdono questo inganno, perché mi aspettavo che la sua autodefinizione fosse legata ad altro e non a un concetto ben più generale, ben più ampio, ma soprattutto molto meno apprezzabile. La sua partigianeria lei l'ha dimostrata ampiamente di recente, uscendo dai confini che le sono assegnati dallo Statuto della Regione Piemonte e che le sono stati assegnati anche dall'Aula, che l'ha votata, tra l'altro - come le è già stato ricordato - con una maggioranza molto ampia, molto più ampia di quelli che sono gli schieramenti che si sono presentati alle elezioni quattro anni fa.
In un'occasione in cui il dibattito a livello nazionale si è svolto e si è concentrato su elementi di natura politica, in un momento in cui non solo io, ma molti altri hanno osservato che il famoso veto posto dal Presidente della Repubblica sulla nomina del professor Savona abbia avuto una natura politica e non fosse legato a elementi oggettivi che rendevano inadeguata quella figura all'assunzione di quell'onere e di quella responsabilità, lei si è buttato nella mischia. Si è buttato nella mischia, dando prova di una strana attuazione, della particolare attuazione del principio di partigianeria.
Guardate, noi ci siamo confrontati e ci stiamo confrontando su un tema, che è un tema che riguarda tutti e che probabilmente riguarderà la prossima imminente campagna elettorale. Da che parte sta chi decide in questo Paese? Sta dalla parte degli italiani, sta dalla parte del suo popolo o sta dalla parte d'interessi stranieri, di qualche grande potenza europea? Vedi ad esempio la Germania piuttosto che la Francia.
Allora, lei in questo caso si è dimostrato un partigiano sui generis perché lei, sostenendo le ragioni che hanno portato il Presidente della Repubblica a porre il veto sulla nomina del professor Conte, ha preso le difese del popolo tedesco contro il popolo italiano. Ha fatto l'esatto contrario di quello che io mi aspettavo e mi sarei aspettato da qualunque altro partigiano che naturalmente - almeno da quanto ho letto sui libri di storia - ha combattuto difendendo gli interessi del popolo italiano di fronte agli interessi di qualche altra nazione straniera, vedi ad esempio la Germania.
Credo che tutto questo, al di là delle battute, abbia dimostrato la sua totale inadeguatezza al ruolo che le è stato assegnato. Credo che non siano sufficienti le scuse che lei ha tentato di portare questa mattina di fronte a quest'Aula, ma che sia molto più elegante, molto più corretto e molto più coerente un suo passo indietro. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Mi fa piacere intervenire per ultimo stamattina, avendo avuto contezza di tutti gli interventi di questa mattinata, interventi più o meno graditi dal sottoscritto. Vorrei porre l'accento prima cosa su un concetto che è stato animato dalla maggioranza stamattina: il concetto di paura, le paure che dovranno essere l'alimento del voto al Movimento 5 Stelle e alla Lega.
Oggi vedo le paure agitate dal PD, da un PD alle corde, da un PD al minimo storico; da un PD che dice che noi siamo violenti, che noi non tuteliamo i risparmi dei cittadini, che i cittadini, se avranno un Governo giallo verde, dovranno vedere i loro conti in banca perire e dovranno vedere le strade devastate da un popolo di violenti della Lega e del Movimento 5 Stelle. Questa è la paura, non quella che agitiamo noi sui problemi che i cittadini affrontano tutti i giorni; queste sono le minacce, questa è l'ipocrisia di quello che rimane della sinistra italiana.
La seconda cosa su cui volevo porre l'accento è il fatto di cui stiamo disquisendo. A parte le interpretazioni della Costituzione, è molto semplice: questa è la prima legislatura della Repubblica Italiana che viene archiviata con una maggioranza, con un Presidente del Consiglio incaricato sostenuto da una maggioranza e che ha un Ministro che, per motivi di opinione - motivi di opinione! - non viene riconosciuto come capace di svolgere quest'incarico dalla più alta carica dello Stato. Questo Ministro proposto dalle forze che reggevano questa maggioranza parlamentare è stato proposto e non ha avuto l'accoglimento per le sue opinioni: non per le sue capacità, ma per le sue opinioni.
Del resto, questo strano Governo, che voi avete definito in tutti i modi si basa su un contratto: cosa innovativa, cosa che non è mai successa in questo Paese, ma che in altri Paesi che in Europa godono della massima fiducia di tutte le autorità viene fatta e viene portata avanti. Questo contratto non prevedeva tutte le cose che vengono additate per giustificare l'opposizione al Governo di Lega e Movimento 5 Stelle.
Infine, vorrei fare una valutazione sulle vostre lezioni di democrazia. Io più volte in questo Consiglio ho cercato di chiedervi, con tutte le dovute cure, di smetterla di darci lezioni di democrazia. Noi non possiamo più accettare lezioni di democrazia da un partito che ha fatto due leggi elettorali nel corso di un quinquennio: una legge elettorale che premiava il partito col più ampio consenso, quando aveva il più ampio consenso, e una legge che impediva di governare l'Italia quando questo consenso era esaurito. Questi sono i rappresentanti del Partito Democratico che ci danno lezioni di democrazia: gente che ha giocato a palla con la democrazia e voi oggi qui di nuovo a insultarci, a proferire accuse infamanti! Io non voglio più sentire la parola "fascista" rivolta a questi scranni! Non è possibile continuare a ricevere queste accuse.
Alla Consigliera Conticelli consiglio un bel viaggio nell'Astigiano, nelle ridenti colline dell'Astigiano: vada a vedere, nel Comune di Quaranta, un monumento ai caduti, un monumento alla Resistenza, e legga che cognome c'è scritto sopra. E la pianti di dare del fascista agli altri!



PRESIDENTE

Non mi pare, però, che la parola fascista sia stata utilizzata da nessuno Mighetti, in quest'Aula.



(I Consiglieri del Gruppo Movimento 5 Stelle esibiscono volantini recanti la scritta "#Il mio voto conta")



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Adesso ritirate i cartelli, grazie.
La discussione finisce qui e ringrazio anche per la civiltà con la quale si è svolta, indipendentemente della parole di ognuno. Adesso darei la parola all'Assessore Balocco.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Ci sono ancora dieci minuti, incominciamo.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiede la parola, però non pretenda di dirigere il Consiglio, Consigliera Frediani. Ci sono ancora dieci minuti, quindi diamo all'Assessore Balocco la possibilità di fare la relazione e poi nel pomeriggio ci sarà la discussione.
Prego, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Non credo che ci sia un tempo adeguato per dare una comunicazione, a meno che non si tratti di una comunicazione troppo sintetica e superficiale. Io voglio sperare che non si tratti di una comunicazione di questo tipo.



PRESIDENTE

Dopo l'Assessore Balocco prenderà la parola.



FREDIANI Francesca

Non voglio dirigere il Consiglio, però abbiamo.



(Commenti fuori microfono)



FREDIANI Francesca

Non credo sia opportuno non avere un immediato dibattito dopo le comunicazioni, a meno che non si voglia fare uno spot da parte della Giunta e basta, senza un dibattito.



PRESIDENTE

Il dibattito riprenderà nel pomeriggio e ci sarà tutto il tempo necessario.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Incidente sulla linea ferroviaria Torino-Ivrea"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per le comunicazioni relative a "Incidente sulla linea ferroviaria Torino-Ivrea" nella serata di mercoledì 23 maggio 2018 a Caluso



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere il più veloce possibile.
Ho chiesto di comunicare rispetto all'incidente ferroviario di Aré-Caluso anche perché qualche giorno fa ho comunicato, su richiesta di alcuni Consiglieri, rispetto all'incidente di Trinità, Provincia di Cuneo.
In questo caso, essendo un incidente certamente più grave, che ha visto la morte di due persone, ho pensato di anticipare la richiesta, dando qualche notizia rispetto a come si è sviluppato quest'incidente e anche alle azioni preventive.
Nel caso di Trinità, l'attenzione era stata posta in particolare sulle conseguenze, sulla difficoltà e sui disagi che vennero generati il giorno successivo per la carenza di bus sostitutivi.
In questo caso, almeno da quel punto di vista, il sistema ha funzionato anche perché si sono attivate modalità diverse dal passato per attivare le imprese di bus che sono intervenute, direi abbastanza tempestivamente. Si è arrivati fino a 11 bus a disposizione e devo ringraziare le imprese per la loro disponibilità.
Per quanto riguarda la dinamica dell'accaduto, lo scontro è stato causato da un'incauta - direi eufemisticamente - manovra del mezzo di trasporto eccezionale, che si è trovato a occupare i binari causando il tragico impatto, che è costata la vita al macchinista, all'addetto alla scorta e il ferimento molto grave della capotreno.
Per quanto riguarda i passeggeri, fortunatamente parecchi feriti, ma non in modo grave.
È evidente che se non ci fosse stato il passaggio a livello non sarebbe avvenuto l'incidente, però qui stiamo parlando di un incidente causato non dal passaggio a livello, ma dalle modalità con cui è stato gestito il trasporto di questo mezzo eccezionale (poi la Magistratura ovviamente farà gli accertamenti del caso).
Sul passaggio livello specifico, però, devo ricordare che ANAS ha già appaltato i lavori per la variante di Aré, sulla Statale 26, che contempla uno scavallo della ferrovia più a nord, rispetto all'attuale attraversamento (vi è già stata la consegna provvisoria dei lavori il 7 maggio).
È prevista tutta una serie d'interventi, tra cui, il primo, la bonifica bellica. Il cronoprogramma dei lavori prevede quasi due anni di attività quindi si parla di chiusura dei lavori per giugno 2020.
L'intervento consentirà di eliminare questo passaggio a livello, mentre il protocollo, di cui parlerò tra poco, prevede la soppressione di ulteriori sette passaggi a livello nel Comune di Caluso.
L'opera di ANAS ha avuto, anche in questo caso, una lunga gestazione. La Conferenza dei servizi che ha approvato l'opera risale al 2011 e la questione era che le risorse non erano state impegnate da ANAS nel suo contratto di programma, cioè nel contratto di programma di ANAS non era ancora contemplata la previsione finanziaria di quest'opera.
Come Regione l'abbiamo sollecitato più volte, poi è stato inserito nell'ultimo aggiornamento del contratto di programma - l'ultimo da molti anni, tra l'altro - e ne rivendichiamo il risultato.
Per quanto riguarda il tema più generale affrontato, direi giustamente dopo questo tragico incidente, cioè la soppressione dei passaggi a livello (ci sono anche due interrogazioni, cui magari do già velocemente una risposta in quest'occasione), in Piemonte esistono ancora circa 500 passaggi a livello. L'eliminazione di quelli più critici rappresenta una priorità per migliorare le performance di servizio, su alcune linee pesantemente penalizzate dalla presenza di numerosi attraversamenti. Il tallonamento è una delle cause più frequenti d'interruzione del servizio ma ha anche, ovviamente, lo scopo di migliorare la sicurezza e l'incidente lo dimostra.
In tal senso, è stato attivato un coordinamento per la soppressione di passaggi a livello, soprattutto su due linee ritenute più vulnerabili: la Chivasso-Ivrea-Aosta (questa) e la Torino-Pinerolo.
In realtà, ci sono poi molti altri interventi anche su altre linee, per quanto riguarda i passaggi a livello.
La stesura di questo protocollo è stata molto complessa, perché deve mettere d'accordo più soggetti: RFI, ANAS, Città metropolitana e i Comuni interessati, con la partecipazione in questo caso anche del BIM (Bacino Imbrifero Montano), che si è fatto parte attiva in questo dibattito.
Finalmente, si è arrivati, dopo mesi (il lavoro di questo protocollo è iniziato nel 2016), a una soluzione che, appunto, prevede un protocollo che ormai vede l'accordo di tutti. Non è ancora stato firmato, per la semplice ragione che mancava ancora l'assenso da parte di ANAS, e riguarda in particolare gli interventi su Borgofranco, non più su Caluso, perché, come ho detto, quell'operazione è andata avanti per un'altra strada e i lavori sono già iniziati. Giusto l'altro ieri l'Amministratore delegato di ANAS Armani, mi ha confermato che la firma è stata autorizzata. Quindi avremo finalmente questo protocollo, che riguarda tutta la linea da Chivasso fino a Quincinetto, ossia fino al confine con la Valle d'Aosta.
In questo protocollo sono previsti anche i motivi di priorità su cui intervenire; in particolare, sono circa 23 i passaggi a livello sui 56 credo, previsti che vedono dei motivi di priorità particolarmente importanti.
Il protocollo d'intesa, evidentemente, deve essere supportato da interventi finanziari. Per quanto riguarda la Regione Piemonte, si tratta di dieci milioni già messi a disposizione dalla stessa (cinque con risorse proprie e cinque con risorse FSC, già previste, comunque risorse proprie della Regione). Il finanziamento ulteriore di RFI, attorno almeno a 26 milioni si prevede di seguito come, ovviamente, i finanziamenti di ANAS, che riguarderanno in particolare, come dicevo, l'intervento di Borgofranco.
La situazione di Borgofranco è piuttosto complessa, anche qui si tratta di un attraversamento da parte della Statale 26. Il protocollo prevede che Città metropolitana a sue spese provveda allo studio di fattibilità tecnico economica per l'intervento previsto in tre lotti, che consentirà di eliminare otto passaggi a livello, dopodiché ANAS deve acquisire questo progetto e finanziarlo nel suo contratto di programma. Questo ovviamente è il passaggio che deve avvenire nel più breve tempo possibile, per cui ci auguriamo che il prossimo Governo lo affronti celermente.
Ho ancora da aggiungere due parole riguardo all'accordo di programma quadro, che risale addirittura al 2004 e poi ripreso nel 2008, che prevede una serie d'importanti finanziamenti sulla linea Chivasso-Aosta.
Questo è un accordo di programma, che appunto risale al 2004, ed è stato promosso dalla Regione Valle D'Aosta e sottoscritto con i Ministeri dell'Economia e delle Finanze e delle Infrastrutture e da RFI.
Quest'accordo di programma è stato successivamente aggiornato, stavolta anche con la partecipazione della Regione Piemonte, nel 2008 e prevedeva 40 milioni d'interventi sulla linea, di cui 25,78 per la cosiddetta Lunetta di Chivasso.
Di questi 40 milioni sono stati finanziati, nel contratto di programma RFI (allora, in quegli anni), solamente 13 milioni. Di questi 13 milioni ne sono stati spesi una buona parte (5,8) per la progettazione e altri per alcuni interventi. Di quei 13 milioni ne sono rimasti 7,2; il resto, fino a raggiungere la quota dei 40, non è mai stato finanziato.
Più volte, abbiamo chiesto alla Regione Valle d'Aosta (titolare di quest'accordo di programma quadro) di modificarlo, prima di tutto, per riutilizzare i 7,2 ancora postati su quell'accordo e che non sono stati utilizzati, utilizzandoli per esempio proprio per una parte degli interventi sui passaggi a livello e non solo. In realtà, quest'iniziativa che, ripeto, tocca alla Valle d'Aosta, nonostante alcuni nostri interventi negli ultimi due anni, non s'è mai attivata.
Per un altro motivo, avevamo chiesto anche alla Regione Valle d'Aosta di rimettere in discussione questo'accordo di programma quadro. E qual era? Era, appunto, la questione della Lunetta di Chivasso, che quest'Amministrazione ha ritenuto fin da subito, già nel 2014, un intervento sbagliato, non utile al rafforzamento di quella linea. Abbiamo sempre ritenuto che si dovesse intervenire sugli aspetti di sicurezza, sui passaggi a livello e non solo dell'intera linea, ma che servissero anche (e su questo abbiamo ottenuto dei risultati) interventi sul piano regolatore delle stazioni di Chivasso.
Dirò poi della stazione di Chivasso.
In questa situazione, non sono andati avanti i finanziamenti sulla Lunetta.
Noi abbiamo chiesto a RFI, ovviamente, di non spostare quei finanziamenti sugli interventi dei passaggi a livello ma, anche attraverso un'altra strada, visto che quell'accordo di programma è guidato dalla Regione Valle d'Aosta e, quindi, noi non possiamo intervenire direttamente, di prevedere interventi con risorse proprie, sul finanziamento dei protocolli di cui dicevo prima. Mi pare che da questo punto di vista ci sia la piena disponibilità da parte di RFI e spero che nelle prossime settimane, con risorse proprie e non necessariamente con interventi sul contratto di programma, RFI finanzi una parte consistente degli interventi, di cui dicevo, sui passaggi a livello che hanno già il finanziamento regionale ripeto - di dieci milioni.
Sulla stazione di Chivasso, invece, stanno andando avanti interventi molto importanti. In particolare, entro la primavera del 2019 si attiverà il nuovo apparato di gestione della stazione, completamente computerizzato e di ultima generazione. Già entro il 2021 s'interverrà per la modifica dei binari, per consentire l'attestamento di un'ulteriore relazione SFM (potrebbe essere SFM5). Si sta inoltre ragionando sull'ipotesi di far transitare un'ulteriore relazione appunto di SFM su Chivasso.
Nello stesso tempo, è già prevista la soppressione di tre passaggi a livello.



PRESIDENTE

Assessore, mi scusi. Se lei ritiene, nel pomeriggio all'inizio del dibattito.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Posso chiudere.



PRESIDENTE

Non è obbligato a chiudere subito.
Oggi pomeriggio, prima che si apra la discussione, se vuole aggiungere ancora qualche dato o qualche riflessione, lo potrà fare e svolgeremo una discussione più compiuta. La ringrazio.
Il Consiglio regionale finisce qui. Vi ricordo che nella Sala delle Bandiere c'è l'incontro con i dipendenti dei Centri per l'impiego e alle ore 13 in Sala Viglione verrà affrontata la questione riguardante l'ARCI Caccia.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.36)



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