Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.324 del 16/05/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 14.38 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Comuni

Interrogazione a risposta immediata n. 2110 presentata da Graglia, inerente a "Risorse finanziarie per la fusione di Comuni"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 2110 presentata dal Consigliere Graglia, cui risponderà il Vicepresidente Reschigna.
La parola al Vicepresidente Graglia in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Brevemente, parliamo di fusione dei Comuni, un argomento che sta andando alla grande, visto che ultimamente abbiamo approvato in Consiglio delle fusioni. È ovvio che gli amministratori, di fronte a delle difficoltà oggettive nell'amministrare il proprio Comune, stanno riflettendo sul fatto che queste fusioni garantirebbero delle risorse importanti nei loro Comuni.
Anche in Provincia di Cuneo se ne stanno pensando tre.
Questa è un'interrogazione che deriva proprio dagli amministratori, i quali sono preoccupati del fatto di essere garantiti nel recepimento di queste risorse.
La mia domanda è: non potendo prevedere quante saranno le fusioni - solo nella Provincia di Cuneo vi sono 250 Comuni e quindi ipoteticamente potrebbero esserci più di cento fusioni - bisogna capire se la parte economica della Regione è garantita nel tempo, cioè come la Giunta pensa di garantire queste risorse.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Innanzitutto voglio fornire al Consigliere Graglia alcuni dati. Nel 2016 abbiamo liquidato 417.150 euro di contributi per incentivi ai Comuni per le fusioni, 168.501 euro nel 2017, mentre è di 626.813 euro la previsione per il 2018. Questa previsione è destinata a incrementare nei prossimi anni perché in Piemonte in questo momento ci sono almeno 12-14 progetti di fusione che si stanno elaborando tra i Comuni. La Regione Piemonte non ha problematiche particolari a garantire anche per gli anni futuri gli incentivi previsti dalla legge regionale e dalla delibera della Giunta regionale per quei Comuni che optano per la fusione.
Sotto questo profilo, non ci sono elementi di preoccupazione da parte della Giunta regionale.


Argomento: Trasporti su gomma - Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2113 presentata da Mighetti inerente a "Affidamento servizi sostitutivi Arquata Scrivia-Novi Ligure"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 2113, presentata dal Consigliere Mighetti, cui risponderà l'Assessora De Santis.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
È un'interrogazione che chiede le ragioni di quello che è lo stato del servizio sostitutivo sulla linea che è stata sospesa tra Arquata, Novi Ligure e Tortona; linea che era stata sospesa per quanto riguarda il trasporto ferroviario (TPL Piemonte) nel 2012 e che era stata acquisita come linea di adduzione delle linee lombarde da Trenord. Con i lavori del Terzo Valico, la linea è stata interrotta al traffico e sostituita da mezzi bus. Adesso i pendolari però lamentano una serie di disagi, anche dovuti a quelle che sono le coincidenze con le linee ferroviarie di adduzione che sono rifornite dalle corse automobilistiche.
Per questo motivo, visto anche che ci sono stati diversi attori in questo servizio, chiediamo quale sia lo stato del servizio della linea in oggetto che insiste sul territorio piemontese ed è utilizzato dai pendolari piemontesi. Questa linea automobilistica è stata affidata a diversi attori prima lombardi e poi piemontesi, ma c'è un po' di scoramento e di punti interrogativi da parte dei pendolari. Chiediamo quindi cosa ne sa la Regione Piemonte di questo servizio che, pur essendo affidato alla Lombardia, è un servizio che afferisce al territorio piemontese e ai pendolari piemontesi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora regionale Grazie, Presidente, e grazie, Consigliere Mighetti.
Leggo la nota che mi è stata trasmessa dagli Uffici del collega Balocco.
I servizi ferroviari sulla linea Arquata-Novi-Tortona sono effettuati dalla società Trenord, fanno parte della relazione Novi-Milano e pertanto sono interamente programmati e finanziati da Regione Lombardia, all'interno del proprio contratto di servizio. In questo, come in casi analoghi, Regione Piemonte non ha competenza diretta, ma collabora con le Regioni confinanti al fine di monitorare e programmare il servizio. Si tratta, peraltro, di una situazione abbastanza usuale in casi di servizi che coprono le relazioni sovra regionali. In modo analogo il Piemonte ha competenza su servizi che, pur avendo origine nel nostro territorio, interessano territori e viaggiatori di altre Regioni, come ad esempio Alessandria Mortara-Novara o Acqui-Savona.
Da settembre 2017 il servizio ferroviario sulla Novi-Tortona è interrotto per permettere l'avanzamento dei lavori del cantiere del Terzo Valico. La tratta era percorsa da sette treni al giorno e i treni sono oggi instradati da Tortona ad Arquata sulla linea Milano-Genova, mentre sull'Arquata-Novi Tortona è stato attivato un servizio di bus sostitutivi. Gli utenti della tratta Novi-Tortona interessati dall'interruzione sono circa 200 al giorno.
La scelta delle aziende che eserciscono i bus sostitutivi è interamente in capo al gestore dei servizi, in questo caso Trenord.
Per quanto riguarda il tempo di attesa dei bus rispetto al treno coincidente, in caso di rilevanti ritardi di quest'ultimo, si cerca di trovare un punto di equilibrio, non sempre facile, tra esigenze dei viaggiatori, che devono cambiare mezzo, quelle dei viaggiatori che invece già si trovano a bordo del bus che deve partire e le esigenze vere e proprie del servizio (per esempio, prevedono che il bus debba tornare indietro per effettuare una nuova tratta).
Agenzia della Mobilità e Regione Piemonte sono in contatto con le strutture tecniche della Regione Lombardia, cui è stato chiesto di segnalare l'eventuale insorgere di criticità per il servizio ai viaggiatori e di condividere le soluzioni adottate.


Argomento: Servizi postali

Interrogazione a risposta immediata n. 2114 presentata da Ottria, inerente a "Inserimento del territorio comunale di Tortona nelle zone di business del sistema recapito di Poste italiane"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2114.
La parola al Consigliere Segretario Ottria, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Si parla nuovamente di Tortona, in quest'interrogazione si fa rifermento al servizio postale. In particolare, all'applicazione del piano di razionalizzazione che Poste Italiane sta applicando dal 2015.
Personalmente mi ero già occupato di questo tema con un'interrogazione e con un ordine del giorno che chiedeva alla Giunta di avviare, con la Direzione regionale delle Poste, un confronto insieme agli Enti locali proprio per cercare di mitigare gli effetti di questa razionalizzazione che, ricordo, ha previsto anche la chiusura parziale di alcuni uffici e la posta a giorni alterni.
Questa razionalizzazione, secondo Poste Italiane, tiene conto di una diffusione territoriale con dei dati che sono, a volte, discutibili. Ad esempio prevede, e il piano partirà il prossimo 21 maggio, che nella provincia di Alessandria siano previsti due tipi di recapiti. Un recapito base, che è quello che avverrà solo nelle ore del mattino e, in alcuni casi, a giorni alterni, e un piano cosiddetto business, in cui rientrano tutti i centri zona e poi altri 18 Comuni, anche di piccole dimensioni, in cui la consegna della posta e dei pacchi, anche quelli riguardanti il commercio online, vengono recapitati anche nel pomeriggio fino alle 19-20 di sera.
Stranamente, il territorio comunale di Tortona è rimasto fuori da questa classificazione in business ed è l'unico centro zona nella provincia a essere rimasto fuori, con la motivazione che il flusso postale non raggiunge determinate soglie. Anche l'Amministrazione comunale di Tortona sta cercando di rapportarsi con Poste Italiane per contrastare questo piano. Ad esempio, lunedì prossimo ci sarà una riunione in cui sono stati convocati la Direzione delle Poste e parlamentari della provincia.
In questa sede chiedo alla Giunta quali iniziative intende, eventualmente prendere nei confronti della Direzione delle Poste per chiarire la situazione e, possibilmente, prevedere anche l'inserimento di una città come Tortona che, ricordo, è una città di oltre 30.000 abitanti e con la presenza di notevoli aziende e industrie. Che in questa categoria di business possa rientrare anche Tortona, altrimenti sarebbe una penalizzazione un po' anomala.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Le vicende legate alla riorganizzazione dei servizi di Poste Italiane in Piemonte attraversa tutta questa legislatura regionale. Voglio ricordare i piani di razionalizzazione su cui, come Regione, siamo intervenuti cercando di rappresentare soprattutto l'esigenza del mantenimento degli uffici postali nei piccoli Comuni.
L'intesa sottoscritta tra ANCI, Regione Piemonte e Poste Italiane impegna Poste Italiane a non procedere più a nessuna chiusura di uffici postali fino a tutto il 2019.
L'accordo è relativo all'individuazione di alcune aree pilota, all'interno della regione, su cui sperimentare un ruolo e una serie di servizi da parte di Poste Italiane al servizio delle comunità locali.
Vengo alle vicende legate alla consegna, a giorni alterni, della corrispondenza che avevano destato enorme preoccupazione, soprattutto su un tema, quello degli editori locali. In alcuni territori regionali, infatti esiste ancora diffusamente l'abbonamento postale come strumento di consegna del periodico locale. Questo ha portato a un accordo sottoscritto con la Regione Piemonte, per cui il numero dei Comuni, rispetto ai quali doveva essere garantita la consegna ordinaria sotto questo profilo, veniva a dimezzarsi rispetto al numero originariamente previsto da Poste Italiane in termini di sottrazione. Ora c'è questo nuovo progetto relativamente alle due reti di consegna, illustrato dell'interrogante.
Il sottoscritto ha incontrato Poste Italiane il 16 aprile scorso. In quell'incontro mi è stato illustrato questo tipo di progetto e, memore delle difficoltà che abbiamo attraversato nel corso di questi anni soprattutto di rapporto tra Poste italiane e le realtà territoriali piemontesi, ho chiesto alla Direzione regionale di Poste Italiane di procedere a incontri con le Province interessate e con i Comuni più significativi di ciascuna Provincia, allo scopo di illustrare il servizio e, soprattutto, di verificare quali erano le problematiche che probabilmente e presumibilmente, sarebbero state poste da parte delle comunità locali.
In questo senso, la sollecitazione che ha svolto la Regione è di evitare una riorganizzazione, sia pur parziale, ma calata dall'alto e non condivisa e discussa.
Dal numero di lettere che sto ricevendo in questi giorni da parte di Sindaci che si lamentano di quest'ulteriore progetto di riorganizzazione sulle due reti di consegna della corrispondenza e, soprattutto, dei pacchi e di altri prodotti postali, desumo che questo lavoro sia stato portato avanti faticosamente o, in alcuni casi, anche con qualche limite.
M'impegno, a questo punto, a incontrare nuovamente Poste Italiane al fine di capire, sulla base delle sollecitazioni che stanno arrivando, quali possono essere gli strumenti attraverso i quali garantire questo servizio.
Non dico che questo sistema possa essere diffuso in termini complessivi sulla realtà piemontese, perché sarebbe illusorio immaginare un'operazione di questo tipo ma, soprattutto, cercare di capire quali sono le aree problematiche e cercare di sollecitare Poste italiane rispetto all'individuazione e una valutazione circa il coinvolgimento di queste aree.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta - Navigazione (lacuale e fluviale)

Interrogazione a risposta immediata n. 2103 presentata da Bona, inerente a "Conca di navigazione di Porto della Torre"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2103.
Per conto dell'Assessore Balocco, risponderà l'Assessora De Santis.
La parola al Consigliere Bona per l'illustrazione.



BONA Angelo Luca

Grazie, Presidente.
L'interrogazione, ovviamente, ha un carattere propositivo proprio per cercare di capire esattamente la tempistica prevista dalla Regione e/o dal Parco del Ticino, che dovrebbe essere la stazione appaltante della Conca.
La Conca di navigazione è l'ultima opera che resta da realizzare al Piemonte - ovviamente la principale - sul proprio territorio per ricollegare il Lago Maggiore all'asse di Milano. La Regione Lombardia, con il Piano Integrato d'Area dei Navigli ha già compiuto quasi tutte le opere necessarie.
Riguardo, poi, al discorso idroviario, qualche settimana fa è stata inaugurata la Conca di Isola Serafini tra la Regione Lombardia e la Regione Emilia Romagna, per 46 milioni di euro, che permette le navi in classe quinta, cioè ogni chiatta porta via dalle strade circa 70 TIR, quindi è un progetto di grande valenza. Per quello che riguarda la nostra regione invece, soprattutto dal punto di vista turistico e naturalistico, è un costo preventivato in 13 milioni di euro dopo aver rifatto il quadro economico; oltre la metà sono investimenti sulla parte ambientale riconsolidamento sponde e quant'altro.
È un progetto in cui l'Europa ha creduto, che va ben oltre gli schieramenti, perché il progetto esecutivo è stato della Giunta Bresso, ma poi la Giunta Cota ha eseguito l'aggiornamento dei prezzi e l'Accordo di Programma in capo al Parco del Ticino. Mentre tutti stanno andando avanti noi segniamo un po' il passo. Dobbiamo anche ricordare che l'Unione Europea, tramite l'Interreg, ha finanziato il Porto di Interscambio di Arona, il Centro di documentazione, l'Ostello a Panperduto, la nave LoVeMi la prima imbarcazione mista tra passeggeri e biciclette, e tutta una serie di altre opere di accompagnamento, incluso uno studio da parte di Confindustria Piemonte che si è occupata della parte scientifica, nel senso di calcolare l'indotto diretto e indiretto dell'opera a livello economico sull'area piemontese, principalmente (perché quest'opera riguarda noi), ma anche nel resto dell'area, integrandosi con quella della Lombardia.
Teniamo conto che il Parco del Ticino Piemonte più Lombardia è l'area protetta fluviale più importante d'Europa e, comunque, estensivamente lo è un po' tutto l'indotto piemontese.
L'interrogazione chiede alla Giunta di indicare un tempo certo di assegnazione dei lavori e delle opere e, ovviamente, di portarle a termine.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora regionale Grazie, Consigliere Bona, e grazie, Presidente.
Leggo, naturalmente.
"Con riferimento alla tempistica prevista per l'inizio delle opere per la realizzazione della Conca di Porto Della Torre, si comunica che con la DGR n. 7-6436 del 2 febbraio 2018 è stato approvato lo schema del primo atto aggiuntivo all'Accordo di Programma sottoscritto in data 27/12/2013. L'atto aggiuntivo prevede che l'ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore realizzi l'intervento con un aggiornamento della tempistica rispetto a quella stabilita in passato. Il cronoprogramma tenendo conto delle nuove esigenze derivate dalle procedure e dalla natura dell'opera, indica, quale data di inizio della fase di esecuzione dei lavori, il 1° giugno 2019, e quale scadenza dell'AP il 31/12/2012.
Il testo del nuovo atto è stato concordato fra gli enti ed è in fase di recepimento da parte dell'ente di gestione attuatore dell'intervento."


Argomento: Nomine - Sistema informativo regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 2104 presentata da Tronzano inerente a "CSI e nomina del Direttore generale"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2104 presentata dal Consigliere Tronzano.
Risponderà l'Assessora De Santis.
La parola al Consigliere Tronzano per l'illustrazione.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Si tratta di una nomina alquanto singolare, nel senso che il CdA del CSI scade con il Consiglio regionale e, conseguentemente, presumibilmente nel maggio 2019. È stata bandita una selezione pubblica, uscita anche sui giornali nazionali, che scadrà il 21 maggio. La carica del Direttore generale scadrà nell'ottobre 2018.
La scadenza del CdA del CSI è stabilita dallo Statuto del CSI stesso, come l'Assessore sicuramente saprà, e mi risulta che il CdA abbia predisposto negli ultimi cinque anni, tra le altre cose, ben tre piani industriali, con una spesa notevole di risorse e anche, probabilmente, uno spreco di energie, perché i 50 talenti che dovrebbero essere assunti rischiano di non sapere cosa fare, perché quel piano industriale sarebbe dovuto essere redatto prima. Oltretutto, il dialogo competitivo è fallito e si è anche rivelato inutile, perché l'ANAC ha predisposto un parere che impedisce di svolgere attività in house al CSI.
Assessore, è qui che non riusciamo a capire, perché - così come nella sanità - anche all'interno di questo moloc dell'informatica succede una cosa strana: si nomina il Direttore generale quasi in scadenza, con un contratto credo triennale o addirittura quinquennale, senza avere redatto un piano industriale e senza averlo condiviso perlomeno con i soci o con la Giunta che verrà nel 2019.
Pertanto, la nostra domanda è la seguente: perché si procede oggi, senza avere un piano industriale e senza avere una condivisione di linea politica, e non si attende un anno per poterlo, poi, nominare in maniera adeguata, rispetto alle linee politiche che verranno con la nuova Giunta? Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie, Consigliere Tronzano. Questa volta rispondo in proprio e non per delega.
Noi abbiamo lavorato su CSI, cercando, in prima battuta, di individuare una soluzione industriale per i problemi del Consorzio che consentisse, allo stesso tempo, di far nascere qui in Piemonte un player forte dell'informatica pubblica. Questa soluzione, per enne ragioni sulle quali non torno, si è dimostrata non praticabile, ma noi non potevamo pensare di passare due anni senza sapere che cosa fare di CSI, anche perché nel frattempo è anche ampiamente cambiata la normativa di riferimento sia sul piano dell'investimento del sistema Italia sull'informatica (cosiddetto Programma Nazionale Agenda Digitale), che ha ricadute in tutte le Regioni e rispetto alla quale le Regioni sono state obbligate, diciamo così, dallo Stato a investire risorse.
D'altra parte, si sono progressivamente ristrette le possibilità di lavoro per i soggetti pubblici in house, nel senso che la legge Madia, da un lato e il nuovo Codice degli appalti, dall'altro, hanno progressivamente irrigidito le condizioni per cui i soci possono affidare lavori a un soggetto in house, rendendo obbligatorio il benchmark di mercato e la valutazione della congruità del costo affidamento per affidamento.
Questo che cosa significa? Rispetto a CSI, noi Regione, ma altrettanto vale per la Città Metropolitana e altrettanto vale per il Comune di Torino, siamo contemporaneamente soci e clienti; non possiamo limitarci al ruolo di clienti visto che siamo soci e dobbiamo preoccuparci di come si tiene in piedi la struttura CSI, come si pagano i costi, come si danno delle prospettive alle persone che ci lavorano, come si recuperano le capacità di investimento di quella struttura. E non è che sia una preoccupazione interamente condivisa da tutti i soci, mettiamola così anche da quelli più contrari a qualunque ipotesi di privatizzazione.
In tutto ciò vi è una serie di passaggi, a cominciare dalle dimissioni del Consiglio d'Amministrazione precedente, che aveva lavorato su un mandato e che correttamente, quando questo mandato si è dimostrato impossibile da realizzare, si è dimesso; è seguito il rinnovo del Consiglio, con un mandato esplicito dato al nuovo Consiglio e condiviso fra i soci di fare una verifica dell'operatività interna di CSI, della rispondenza dell'attività di CSI e i desiderata dei soci clienti, tenendo conto appunto di un contesto normativo fortemente mutato.
Lei ricordava che il contratto dell'attuale Direttore scade nel prossimo autunno. Abbiamo ritenuto che fosse corretto - ripeto, questo è stato ampiamente condiviso con i soci - continuare in un'operazione strategica di rinnovamento.
Visto che da questo scenario, almeno per il prevedibile futuro siamo assolutamente usciti, occorre ridefinire il ruolo di CSI quale soggetto pubblico e ridefinirlo, ripeto, tenendo conto degli aspetti societari di bilancio e degli aspetti strategici per l'informatica pubblica, che si traducono poi anche in soddisfazione dei clienti pubblici soci.
Dunque è stato rinnovato il Consiglio d'Amministrazione e, verrà rinnovato il Direttore ovviamente in esito a una procedura pubblica di selezione che sarà interamente gestita in maniera rigorosamente trasparente dalla società. Inoltre, verrà fatta un'operazione di inserimento fra il '18 e il '19 di 50 risorse giovani, perché è evidente che il CSI ha bisogno di investimenti, ma ha anche bisogno di competenze umane fresche.
Tutte questi sono elementi che stanno insieme e uno dei pezzi di questi elementi che stanno insieme è anche, appunto, la definizione di un nuovo piano strategico che tenga conto dei rilevanti mutamenti di contesto intervenuti in questi ultimi due anni.
Questo passaggio è stato ampiamente condiviso con i soci ovviamente nelle sedi formali, che sono poi Consiglio d'Amministrazione e Assemblea, ma anche attraverso numerosi incontri che si sono tenuti negli ultimi mesi e che hanno visto i soci concordi nel definire questo tipo di traiettoria.
Grazie.


Argomento: Trasporti su ferro - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 2105 presentata da Accossato inerente a "Problematiche perduranti nella modalità di accesso ai servizi offerti dal Punto Blu di Settimo Torinese"


PRESIDENTE

Continuiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2105. Al posto dell'Assessore Balocco, risponderà l'Assessora De Santis.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Ripresento questa questione, che è già stata oggetto di un'interrogazione lo scorso anno, però ho potuto verificare anche sui mezzi di informazione dalle lamentele di un cittadino, che non è successo niente. Il tema è quello dei luoghi, del dove è possibile attivare e pagare gli abbonamenti telepass delle autostrade, i cosiddetti Punti Blu.
La situazione, appunto, non è cambiata. Quest'operazione - strano - si pu fare soltanto a Rondissone e a Settimo soltanto dal lunedì al venerdì soltanto in un orario preciso che credo sia dalle 9 alle 17 (forse l'ho anche scritto), quindi un tempo che coincide con l'orario di lavoro della gran parte dei pendolari e di chi utilizza e ha bisogno di questo servizio.
Certo avrei preferito poter interloquire con l'Assessore Balocco, non perché non mi fidi della collega e amica De Santis, ma perché - adesso vedremo cos'ha scritto - la questione era stata rimandata, la volta scorsa alle nuove concessioni autostradali e, quindi, a una possibilità di inserire anche questi elementi all'interno.
Mi sembra che, per quanto riguarda la situazione delle concessioni e della gara, perduri una proroga di fatto; la prorogatio di 18 mesi è scaduta e mi sembra che la proroga continui e che non si risolva. Allora, a questo punto, il mio diventa, oltre che un question time, anche un accorato invito all'Assessora a utilizzare la sua autorevolezza, perché a volte c'è anche bisogno di questo, nei confronti della Società Autostrade, per chiedere di mettere mano a questo disservizio e intervenire.
Mi sembra sia fattibile; se la Regione non può imporlo, forse, mi chiedo se può usare al massimo la capacità di convincimento e di invito perch s'intervenga in questo modo, sapendo che il vantaggio è a favore dei cittadini-utenti, che già subiscono altri guai e altre problematiche.
Proviamo almeno ad andare loro incontro e a risolvergliene uno.



PRESIDENTE

Grazie, collega Accossato.
La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora regionale Grazie, Presidente.
Chiedo perdono e capisco perfettamente. Mi dispiace che debba accontentarsi di me. Capisco perfettamente lo spirito della sua richiesta e non dubito che sia condiviso anche dal collega Francesco Balocco. Nel caso di specie non conoscendo nulla di questa vicenda, non posso che leggere la nota che mi è stata consegnata.
Come lei naturalmente sa, in materia di concessioni autostradali, la competenza fa riferimento allo Stato, che assegna al concessionario tutti gli aspetti di gestione e manutenzione.
Nel caso di specie, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti svolge attività di concedente nei confronti delle società concessionarie autostradali, esercitando, tramite la Direzione generale di vigilanza delle concessionarie autostradali, funzioni attinenti alla gestione, vigilanza e controllo. Questa è una relazione che si basa su atti convenzionali stipulati fra il Ministero e le singole società.
In quest'attività di vigilanza, il MIT non coinvolge direttamente la Regione, in particolare, per quanto riguarda i rapporti con l'utenza relativamente alla gestione di abbonamenti da attivare presso i Punti Blu.
La Regione, attraverso il nuovo Piano della mobilità e dei trasporti approvato in Consiglio con deliberazione del 16 gennaio 2018, intende dotare il Piemonte di un documento strategico che ha il compito di fornire alla Pubblica Amministrazione di strumenti adeguati per rinnovare le modalità di funzionamento del sistema dei trasporti e creare un modello di governance capace di coniugare lo sviluppo nella triplice dimensione di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, con una visione di ampio respiro in una logica di anticipazione.
In quest'ambito, tutte le occasioni di confronto con il MIT verranno utilizzate, per garantire condizioni di gestione delle reti autostradali in linea con i contenuti del Piano regionale della mobilità e dei trasporti al fine di giungere a gestione dei servizi in oggetto a misura di utente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora De Santis.


Argomento: Trasporti su gomma

Interrogazione a risposta immediata n. 2106 presentata da Ravetti, inerente a "Confronto sullo spostamento del Casello autostradale di Serravalle Scrivia"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2106.
La parola al Consigliere Ravetti per l'illustrazione.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Nella nostra zona, la discussione di quest'argomento è iniziata nel 1986 quando nella zona non erano presenti alcuni insediamenti, di cui dirò; la discussione, al tempo, aveva come oggetto la pericolosità di alcuni tratti stradali e l'impossibilità di aumentare la capacità di transito in quel casello che, ricordo, consta attualmente di quattro portali d'ingresso e tre d'uscita.
Oggi, quella zona, dopo oltre trent'anni, ha visto l'insediamento di un ipermercato e del più grande centro commerciale per lo shopping d'Europa il Serravalle Retail Park. L'Outlet di Serravalle, secondo i dati forniti dallo stesso, vede circa 2.5 milioni di vetture che annualmente raggiungono il centro stesso e determinano lunghe code e intasamenti, che creano disagi notevoli, anche un potenziale pericolo per la sicurezza stradale particolarmente per la popolazione del posto.
Presidente, il punto non riguarda soltanto gli interessi dell'Outlet di Serravalle; il punto è la popolazione della zona, ma anche il sistema ricettivo. Nel frattempo, sono nate 63 strutture per l'ospitalità, un numero complessivo che tra il 2010 e il 2018 è cresciuto del 32 per cento.
Anche per note pubbliche, sappiamo che l'Amministrazione comunale di Serravalle Scrivia guarda con favore alla prospettiva di uno spostamento del casello, che garantisca un facile e sicuro accesso tanto all'area abitata, quanto ai vicini centri commerciali.
Nella sostanza, interrogo l'Assessore competente per sapere quali iniziative intenda assumere, per quanto di sua competenza, al fine di favorire la rapida ripresa di un confronto sullo spostamento del casello.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ravetti.
La parola l'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora regionale Grazie, Presidente.
È stata fatta una verifica presso gli Uffici del Settore Trasporti della Regione e, al momento, risulta che non siano stati attivati, non si è lavorato su studi o progetti relativi a revisioni del Castello di Serravalle Scrivia.
Pertanto, la Regione non ha in questo momento, non avendo effettuato studi e approfondimenti sul punto, elementi per fornire una risposta tecnica sulla necessità/opportunità di spostamento del castello.
Naturalmente, qualora il territorio chieda formalmente alla Regione e segnali la criticità dell'infrastruttura, verrà attivato un tavolo tecnico coordinato dalla Regione medesima, al fine di valutare e monitorare la funzionalità del casello e, successivamente, predisporre gli interventi che dovessero risultare utili o indispensabili.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora De Santis.


Argomento: Personale del servizio sanitario - Psichiatria

Interrogazione a risposta immediata n. 2102 presentata da Vignale, inerente a "Per quale motivo il responsabile della Struttura complessa UOC rete Assistenza primaria e continuità delle cure dell'ATS Pavia sedeva al tavolo di monitoraggio della DGR n. 29-3944 di revisione della residenzialità psichiatrica della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2102 presentata dal Consigliere Vignale, che la illustra.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Lo scorso giovedì, presso l'Assessorato alla sanità, si è tenuto, come la stessa DGR n. 29 prevede, il tavolo di monitoraggio sull'applicazione della delibera n. 29 del 19/06/2016, composto da Regione Piemonte e singoli portatori di interessi, siano essi rappresentanti di famigliari e pazienti del coordinamento degli Enti gestori o dei soggetti del privato sociale.
Al tavolo erano presenti, ovviamente, il dottor Botti, in qualità di Direttore generale dell'Assessorato alla sanità, il dottor Rosa, come referente per l'Assessorato (peraltro, hanno entrambi partecipato anche alla seduta di IV Commissione tenutasi lunedì scorso) e - noi riteniamo in modo anomalo, ma lo vogliamo comunque domandare all'Assessore - l'ex dirigente alle politiche territoriali, Vittorio Demicheli, il quale, com'è noto, da alcuni mesi ha assunto la carica di responsabile supplente di Struttura complessa dell'Osservatorio epidemiologico presso l'Agenzia di tutela della salute in Lombardia. Non so se abbia chiesto un'aspettativa o un trasferimento da Ente pubblico a Ente pubblico, ma non importa (o pu importare, ma solo da un punto di vista squisitamente formale): avendo un contratto a tempo indeterminato, temo che non sia neanche più un dipendente della Regione Piemonte.
E non soltanto sedeva al tavolo di monitoraggio, ma è più volte intervenuto per replicare alle domande o alle valutazioni che alcuni soggetti ponevano.
Noi ci domandiamo - ovviamente, non vale soltanto per questo incontro, ma in termini generali - per quale motivo, intanto, il dottor Demicheli era presente. Non mettiamo in dubbio la sua competenza, ma solo il fatto che non fa più parte della Regione Piemonte.
Vogliamo chiedere se sia possibile - ripeto - non soltanto per quest'occasione, ma anche per altre occasioni, che soggetti terzi, neppure consulenti della Regione Piemonte, possano in qualche modo sedere a un tavolo, la cui presidenza (come il tavolo di monitoraggio) è retta dalla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il dottor Demicheli, com'è stato detto, è intervenuto alla riunione del tavolo di monitoraggio in qualità di esperto e non di rappresentante istituzionale, a supporto dei rappresentanti regionali, dottor Botti dottoressa Siletto e dottor Rosa.
La collaborazione a titolo gratuito del dottor Demicheli è stata concordata con l'ATS di Pavia, presso il quale lo stesso presta attualmente servizio per garantire, senza soluzione di continuità, il suo supporto in qualità di esperto al percorso di revisione della rete della residenzialità psichiatrica regionale; percorso, com'è noto, seguito fin dall'inizio dal dottor Demicheli, allora responsabile del settore assistenza sanitaria e socio-sanitaria territoriale.
Si tratta, quindi, di una collaborazione finalizzata a garantire una certa continuità. In ogni caso, è dipendente dell'ATS di Pavia e con l'ATS di Pavia è stata concordata questa modalità di presenza.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Con atto formale?



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Così mi è stato detto. Adesso verifico.
A ogni modo, è stata concordata l'assenza da Pavia per completare e per seguire alcuni fascicoli che erano stati aperti dal dottor Demicheli.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2111 presentata da Bono, inerente a "ASL TO3 - attuale disservizio presso il reparto di urologia dell'Ospedale E. Agnelli di Pinerolo"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2111 presenta dal Consigliere Bono, che la illustra.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Abbiamo ricevuto segnalazioni di disservizi importanti presso l'Urologia dell'Ospedale Agnelli di Pinerolo, che - giusto per fornire un inquadramento sommario - fa parte dell'ASL TO3, insieme all'Ospedale di Rivoli (che, come Pinerolo, è sede di DEA di primo livello, quindi è un ospedale spoke) e all'ospedale di Susa (che, invece è un ospedale di base con pronto soccorso semplice).
Sia l'Ospedale di Rivoli che l'Ospedale di Pinerolo hanno una sede di urologia (una struttura complessa presso l'Ospedale di Rivoli, una struttura semplice presso l'Ospedale di Pinerolo).
Ci sarebbe, al momento, una grave carenza di personale, sia medico sia del comparto, che non permetterebbe di effettuare ricoveri per interventi che superino la day surgery o la week surgery (la durata giornaliero o la durata di cinque giorni). Pertanto, nel caso di ricoveri dal pronto soccorso di una durata superiore a cinque giorni - non essendo possibile avere turni medici o, comunque, di personale del comparto sanitario durante il sabato e la domenica che permettano il follow up del paziente nel fine settimana, oppure qualora non sia possibile la dimissione entro i cinque giorni della settimana perché, ad esempio, il ricovero avviene di giovedì o di venerdì - il paziente verrebbe spostato sull'Ospedale di Rivoli, con evidenti disservizi sia per gli ospedali stessi (perché non ci sarebbe un trasporto in ambulanza da Pinerolo a Rivoli, aspetto non da poco), sia per le famiglie dei ricoverati (pensiamo alle persone anziane, i cui coniugi o parenti si devono spostare con i propri mezzi privati da Pinerolo a Rivoli).
È abbastanza di patrimonio comune la difficoltà nei collegamenti tra questi due ospedali, nel senso che da Pinerolo si riesce a raggiungere agevolmente Torino, ma poi da Torino a Rivoli è un po' più complicato, non avendo Rivoli né una sede di treno né una fermata di metropolitana né mezzi pubblici agevoli. Al momento sembra che non siano disponibili letti di ricovero ordinario in lounge surgery per quanto riguarda i ricoveri in genere dal DEA.
Volevo solo sapere se la segnalazione corrisponde al vero e, se sì, quali interventi si possono mettere in atto, abbastanza rapidamente, per ovviare a questo problema e dare lo stesso peso all'ospedale di Rivoli rispetto all'ospedale di Pinerolo.
È evidente che Rivoli, anche per una maggiore vicinanza a Torino e anche al San Luigi di Orbassano - anche se è un'altra azienda - avrebbe delle possibilità di valvole di sfogo maggiori rispetto a Pinerolo.
Non chiediamo di favorire uno rispetto all'altro, ma chiediamo di avere lo stesso riconoscimento di funzioni e di personale per entrambi gli ospedali.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La struttura semplice di Urologia del presidio ospedaliero di Pinerolo afferente alla Struttura Complessa di Urologia dall'Ospedale di Rivoli, è deputata, come previsto dalla DGR 1-600, alla gestione clinico assistenziale delle patologie chirurgiche nefro-urologiche (in forma di ricovero in day surgery, week surgery e ambulatorio e day service) sia in elezione sia in urgenza con l'apertura da lunedì al venerdì con organico commisurato a questo tipo di organizzazione.
I pazienti con patologie complesse trattabili in ricovero ordinario elettivo e i pazienti con patologia oncologica da sottoporre a intervento radicale sono riferiti presso il presidio ospedaliero di Rivoli nell'ambito dei percorsi clinico-assistenziali definiti con successivo follow-up post-operatorio presso il Presidio ospedaliero di Pinerolo. Tale casistica rappresenta meno del dieci per cento della patologia urologica trattata.
La Direzione dell'Azienda Sanitaria ASL TO3 ha in previsione il potenziamento dell'organico entro quest'anno con una concomitante valutazione di fattibilità relativa alla revisione dei posti letto nell'ambito della degenza dipartimentale chirurgica di lounge surgery.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2107 presentata da Motta, inerente a "Disservizi presso la stazione ferroviaria di Villanova d'Asti e altre stazioni della tratta Asti-Torino"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 2107, presentata dalla Consigliera Motta, cui risponderà l'Assessora De Santis.
L'interrogazione è data per illustrata dalla sottoscritta proponente.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora regionale Grazie, Presidente.
Su questa questione è stata contattata Trenitalia, che ha fornito i seguenti elementi di chiarimento.
La scelta di utilizzare emettitrici non abilitate a ricevere banconote fa parte delle politiche aziendali ed è dettata da problemi di vandalismo avvenuti in passato, con frequenza, nella stazione di Villanova.
Sull'emettitrice guasta che aveva causato i disagi segnalati dalla Vicepresidente Motta è stato assicurato che, nel frattempo, il problema era stato risolto con la riparazione della stessa.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 2108 presentata da Cassiani inerente a "Salone del Libro - quali sono i criteri di pagamento dei creditori"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 2108, presentata dal Consigliere Cassiani, cui risponderà l'Assessora Pentenero.
La parola al Consigliere Cassiani per l'illustrazione.



CASSIANI Luca

Grazie, Presidente.
Forse è un po' datata, perché la settimana passata purtroppo non ho potuto essere presente e la vicenda si è un po' modificata. Nel frattempo, è subentrato un colpo di scena, ovvero che la somma che era stata erogata dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura al portavoce della Sindaca di Torino è stata restituita. Così ci hanno confermato i giornali e le cronache cittadine e regionali.
Innanzitutto mi piacerebbe sapere se il portavoce della Sindaca l'ha restituita con gli interessi, visto che l'ha trattenuta per un anno. Questa potrebbe essere una domanda, alla quale eventualmente qualcuno ci dà risposta, ma più che questa vicenda - ovviamente potete prenderla come battuta - la questione è molto più delicata, perché quando chiedo se la Regione e l'Assessore competente fossero a conoscenza o meno di questa consulenza, voglio dire due cose.
La prima: se era a conoscenza, allora sono molto preoccupato, perché vuol dire che ha avallato una procedura e una pratica che, come abbiamo visto non era particolarmente trasparente, tant'è che, dopo un anno, la persona che aveva avuto questa consulenza da parte della Fondazione per il Libro la Musica e la Cultura l'ha restituita. Quindi, in qualche modo, c'è una connivenza che non credo sia particolarmente felice e trasparente.
La seconda: se non aveva avuto contezza, come io penso, allora mi faccio alcune domande e una è fondamentale. Se noi non abbiamo un controllo diretto, un controllo analogo, un controllo da parte di quest'Aula o del Consiglio regionale su ciò che la Fondazione o chi organizza quel tipo di kermesse può erogare, significa che in qualche modo anche la discussione sul futuro del Salone assume tutt'altra ottica.
Noi diamo del denaro, senza poter esercitare il controllo - che, invece spetterebbe - alla più importante manifestazione culturale del Piemonte con oltre 150 mila persone presenti come biglietti venduti, ma soprattutto l'elemento culturale che richiama, dal punto di vista nazionale, in Piemonte tutti gli editori, autori, giornalisti, uomini di cultura e intellettuali.
Credo che una vetrina di questo genere abbia bisogno di un controllo di un certo tipo.
La domanda, quindi, della volta scorsa era se fossimo a conoscenza di questa consulenza poi restituita. Oggi mi chiedo se, alla luce di quanto capitato, cioè di quella consulenza e poi della restituzione, siamo veramente convinti di intraprendere un percorso che ci porterà a non avere più la possibilità di verificare chi, come, quando e perché avrà fantomatiche consulenze che poi qualcuno, se "preso" e messo all'onor del mondo, debba restituire, oppure se invece sono lavori svolti con impegno rettitudine e sudore della fronte, come qualcuno ha anche detto, e devono giustamente essere pagati e in modo preferenziale rispetto ad altri che sono anni che aspettano il pagamento giusto e meritato di professionalità di impegno, di lavori, di servizi resi alla Fondazione per il Libro.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
Rispondo in nome e per conto della collega Antonella Parigi, ma mi atterr esclusivamente a quanto è stato scritto e a quanto è stato ovviamente evidenziato dalla collega, non potendo ovviamente entrare nel merito come ha fatto il Consigliere Cassiani nella sua richiesta di interrogazione.
Leggo quanto mi è stato trasmesso.
L'Assessore alla cultura e turismo non era a conoscenza dei tempi e delle modalità con cui la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, prima della messa in liquidazione, provvedesse a saldare le prestazioni dei suoi fornitori e collaboratori, rientrando, queste, nell'autonomia gestionale e amministrativa della Fondazione stessa, com'è giusto che sia. Cosa diversa è il controllo analogo e quanto deve essere messo in atto dalla Regione in merito alla Fondazione.
Grazie.


Argomento: Acque minerali e termali

Interrogazione a risposta immediata n. 2109 presentata da Grimaldi inerente a "Altro record di vendite e fatturato per le acque minerali"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2109.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Ho raccontato questa storia lo scorso anno. Lo scorso anno parlavamo di un boom incredibile, quello della San Bernardo.
L'intero fatturato delle acque minerali in Italia vale circa 2,8 miliardi di euro e di questo arriva nelle casse pubbliche, come vi raccontavo l'anno scorso e l'anno ancora prima, grazie alle concessioni di sfruttamento, lo 0,64 per cento, pari a 18 milioni di euro. Acqua minerale nostra, di noi cittadini italiani.
Per i privati dell'acqua, di fatto, il business è molto redditizio. Secondo l'elaborazione di Bevitalia, i primi sei gruppi valgono da soli poco meno dei due terzi dell'intero mercato.
Dagli organi di stampa apprendiamo che l'acqua Sant'Anna, negli ultimi vent'anni, ha scalato la classifica delle acque da tavola fino a salire sul podio dei leader, con un nuovo record di pezzi venduti (vi ricordo che l'acqua Sant'Anna nasce in Piemonte, a Vinadio): un miliardo e cento milioni di litri in Piemonte.
Il gruppo di cui fa parte Sant'Anna, Fonti di Vinadio, è leader in Piemonte con 1,46 milioni di euro versati su un fatturato di 199 milioni, cioè lo 0,72 per cento.
Come già appurato in un question time dello scorso anno, in base all'aggiornamento dei canoni del 2013, il canone dovuto allo sfruttamento delle acque e di sorgente è passato, per la quota variabile, a 1,00 euro per i primi 60 milioni di litri; 1,10 euro per i quantitativi superiori, ma inferiore a 150 milioni di litri e 1,20 per i restanti litri.
Sui canoni si è passati da 355 mila euro a 646 mila euro nel 2015, a un milione e 200 nel 2017.
La Regione Piemonte ha effettuato l'ultima revisione dei canoni nel 2013 seguita da un regolamento che premia le aziende con sconti fino al 50 per cento per determinate premialità ambientali.
Interrogo la Giunta se non ritenga opportuna una revisione dei canoni dovuto allo sfruttamento delle acque minerali e di sorgente, visti i fatturati di molte società e la quantità, soprattutto, di litri imbottigliati. Cioè la progressività per cui, sopra i 150 milioni di litri di fatto, si è aggiunto quel pochissimo adeguamento tariffario che continua a rappresentare l'inezia di una percentuale ancora inferiore all'uno per cento del loro fatturato.
Credo che in un momento in cui si dice che non ci sono risorse economiche che non riusciamo a trovare nessun altro modo, non credo che adeguare quei canoni possa portare le multinazionali all'estero. Le acque sono in Piemonte, le sorgenti minerali sono in Piemonte.



PRESIDENTE

Siamo alla penultima interrogazione, vi chiedo un po' di silenzio, per dar modo agli interroganti di ascoltare le risposte degli Assessori.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
Mi atterrò a quanto mi è stato comunicato dall'Assessore Valmaggia in merito all'interrogazione.
Con riferimento all'integrazione avente a oggetto l'eventuale incremento degli attuali importi di canone previsti per lo sfruttamento delle acque minerali e di sorgente, si comunica quanto segue.
Come correttamente premesso dal Consigliere Marco Grimaldi, il canone dovuto dalla società per lo sfruttamento delle acque minerali e di sorgente è stato rivisto a decorrere dall'annualità 2014, versamento nel 2015, con regolamento regionale n. 8 del 2013.
Il canone unitario ha avuto un incremento rispetto al valore precedente: 0,76 euro ogni mille litri imbottigliati, compreso tra il 32 e il 58 per cento.
Per l'anno 2017, gettito 2018, il canone unitario previsto, aggiornato annualmente sulla base del tasso di inflazione programmata, è pari a euro 1,3 per i primi sessanta milioni di litri imbottigliati; euro 1,13 per i litri imbottigliati compresi tra i 60 milioni e 150 milioni di litri, e 1,23 per i restanti litri.
Il gettito atteso per la Regione Piemonte nell'anno 2018, in relazione ai quantitativi di acqua imbottigliati nel 2017, è pari a euro 1.171.5517,06.
Gli importi unitari previsti dal regolamento regionale n. 8 sono stati definiti in coerenza con gli importi previsti dall'atto di indirizzo, che è stato presentato il 16 novembre 2006 dalla Conferenza Regioni e delle Province autonome.
A oggi, il suddetto atto di indirizzo del 2006 è in fase di revisione con un'attività congiunta delle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Conferenza delle Regioni che si dovrebbe concludere entro l'estate.
Si ritiene, pertanto, opportuno attendere le risultanze dei lavori delle due Commissioni e della successiva decisione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, per avviare una valutazione circa l'attuale congruità dei canoni applicati in Regione Piemonte, in coerenza con il documento di indirizzo che verrà approvato dalla Conferenza stessa.


Argomento: Tossicodipendenza

Interrogazione a risposta immediata n. 2112 presentata da Bertola, inerente a "Stato di applicazione della LR 9/2016 'Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico'"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2112.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Abbiamo voluto interrogare la Giunta per chiedere lo stato di applicazione della legge regionale n. 9/2016, quella sul contrasto al gioco d'azzardo patologico. In particolare sugli articoli 3 e 4, quindi quello che prevede il Piano integrato di contrasto e prevenzione dell'articolo 3 e quello che elenca una serie di ulteriori interventi a cura, ovviamente, della Giunta regionale.
Parliamo di una legge che ormai ha due anni di età, anche se le norme, nel tempo, avevano una cadenza diversa: prima c'erano le norme sugli orari, che sono state applicate dai Comuni più o meno bene, con alcuni Sindaci che le hanno interpretate in un modo un po' bislacco, per usare un eufemismo, ma comunque nel complesso la legge ha trovato applicazione.
Ci sono, poi, altre disposizioni molto importanti che sono quelle sulle distanze, che sono diventate operative, relativamente agli esercizi pubblici, il 20 novembre 2017, mentre sappiamo che per le sale slot saranno efficaci più avanti nel tempo.
Vogliamo interrogare la Giunta regionale perché registriamo un clima molto negativo intorno a questa legge. Ricordiamo il tentativo di blitz da parte della Giunta regionale - del Presidente della Giunta regionale - nel novembre, due giorni prima che entrassero in vigore le norme sulle distanze (blitz respinto, legge fatta salva in questa misura importante); tentativo che derivava anche dalle pressioni nazionali (ricordiamo il Sottosegretario Baretta) e anche locali.
Abbiamo visto, poi, una campagna elettorale dove alcune forze politiche che hanno votato questa legge (ci siamo presi tutti la responsabilità di votare questa legge regionale, che oggi è un'eccellenza a livello nazionale e che altre Regioni vorrebbero avere) sono poi andate a farsi belle! Un po' tutte le forze politiche, a parte la nostra, perché c'era qualcuno del Partito Democratico che voleva entrare in Parlamento e poi non ci è entrato (succede: gli elettori decidono!); qualcuno che era fuori dal Consiglio regionale e poi ci è entrato e anche qualcuno del centrodestra che era in Consiglio regionale e adesso è a Roma: adesso dicono che è stato un errore quando il Consiglio ha lavorato per mesi su questo.
Noi continuiamo a sostenere questa legge e ci siamo presi tutti la responsabilità di legiferare, nell'interesse della salute dei cittadini.
Ci sono, poi, articoli - e vengo al dunque - che alimentano un clima negativo intorno alla legge; articoli di stampa, che parlano di una legge sostanzialmente inefficace, perché avrebbe spostato l'interesse e anche il fatturato dagli apparecchi da gioco dalle slot, installate nei pubblici esercizi, alle sale gioco più grandi e nelle sale scommesse. Sappiamo che le sale da gioco, quelle più grandi, saranno comunque toccate dalla normativa in tempi diversi e abbiamo, d'altra parte, dei dati che ci dicono che, facendo un confronto tra il 2017 e il 2015, in realtà, per effetto della legge, oppure no, il fatturato di slot più VLT è calato, mentre purtroppo non abbiamo dati sul gioco online, piuttosto che sulle sale scommesse.
Si è, comunque, creato un clima negativo intorno a questa legge. Tutti ci prendiamo la responsabilità di difendere questa legge: noi lo facciamo come Movimento 5 Stelle e sappiamo che servono anche altre norme a livello nazionale sul gioco online, sui Gratta e Vinci, ecc. Però, diciamo, da convinti sostenitori di questa legge, che, se a fianco alla legge non ci sono gli interventi di prevenzione previsti dalla stessa legge, se non vengono portati avanti, è chiaro che si tratta di una legge che ha un'efficacia limitata.
Questo è il motivo per cui interroghiamo la Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola l'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Grazie, Presidente.
Credo sia utile ricordare gli ultimi passaggi che hanno caratterizzato l'attività del Consiglio e della Giunta, per poi provare a fare il punto della situazione; non in questa sede, ma, così come prevede la legge attraverso la valutazione dei dati dell'Osservatorio.
Il Piano integrato dell'attività di contrasto e prevenzione, diagnosi e cura del gioco è stato approvato in via definitiva dal Consiglio regionale nel mese di dicembre 2017, dopo aver acquisito il parere in sede di Commissione. Nello stesso periodo è pervenuta una nota del Ministero della Sanità che, a seguito di un ricorso presentato dal Codacons, impediva l'utilizzo delle risorse già assegnate al Piemonte, per dare attuazione al Piano, che, com'è stato ricordato, è il cuore della legge e permette di mettere in atto tutta una serie di azioni di prevenzione e d'intervento sul sistema stesso.
In seguito all'ulteriore documentazione e ai chiarimenti che sono stati presentati dalla Regione Piemonte, in data 4 maggio il Ministero, sentito il parere dell'Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d'azzardo patologico, ha nuovamente espresso un parere favorevole sul Piano, sbloccando la quota del fondo per il gioco d'azzardo patologico attribuita alla nostra regione. Questo ci permette, ora, di dare attuazione alle diverse azioni del Piano, che prevede il potenziamento dei servizi sanitari dedicati alle dipendenze, l'avvio di campagne d'informazione mirate ad attività di formazione e aggiornamento professionale, rivolte agli operatori e al personale delle sale da gioco che ospitano le slot.
Nel frattempo, con l'obiettivo di agevolare i Comuni e di accompagnare nel difficile percorso di applicazione della legge regionale, perch s'inseriscono elementi assolutamente nuovi all'interno delle Amministrazioni comunali, è stata inviata una circolare esplicativa a tutte le Amministrazioni locali, che permette di chiarire alcuni degli aspetti più importanti previsti dalla norma regionale.
La Regione Piemonte e il gruppo interassessorile che è stato costituito all'uopo per l'applicazione della legge ha risposto a circa 1.500 PEC che sono state inviate presso gli Uffici.
Può essere ancora utile ricordare in questa sede, rispetto agli articoli che sono comparsi in questi giorni sulla presunta inefficacia della legge che il provvedimento della Regione Piemonte è un provvedimento che ha come finalità principale quella della prevenzione e del limitare i rischi di esposizione al gioco d'azzardo e non certamente quella di ridurre (magari!) da un giorno all'altro l'effetto del gioco patologico che si è manifestato.
Per avere dati certi sulla riduzione del fenomeno del gioco d'azzardo patologico, occorrerà ancora attendere qualche anno. Cosa diversa, invece è mettere insieme i dati e i numeri rispetto all'applicazione della legge e cioè quanto si è verificato oggi all'interno delle diverse l'Amministrazioni, lavoro che il gruppo interassessorile sta portando avanti.
È evidente che si voleva partire a tutto tondo rispetto alle azioni previste dal Piano e, non appena saranno pronte le diverse misure e non appena avremo terminato di raccogliere i dati relativi a quanto è accaduto in questi due anni di applicazione, ma in modo particolare possiamo dire dall'ultimo anno di applicazione della legge stessa, saranno messi a disposizione dei Consiglieri per le valutazioni del caso.
Non entrerei nel merito rispetto alla difesa della legge o dei presunti atteggiamenti politici, perché credo sia precipuo compito, oltre che da un punto di vista della responsabilità amministrativa da parte della Giunta e dei Consiglieri stessi, difendere politicamente una legge approvata all'unanimità e quindi con competenze di applicazione da parte della Giunta stessa.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.51 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta inizia alle ore 15.53)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Andrissi, Balocco, Caputo, Cerutti, Chiamparino Ferraris, Ferrentino, Molinari e Valmaggia.


Argomento: Caccia

Proseguimento disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistico - venatoria in Piemonte"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 182, di cui al punto 4) all'o.d.g.
prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Nella seduta odierna sono stati approvati gli articoli 7 e 8.
ARTICOLO 8 bis Emendamento rubricato n. 91) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Dopo i due articoli approvati questa mattina - quindi si è andati parecchio avanti sul disegno di legge, faccio sorridere una volta l'Assessore Ferrero, che mi è simpatico - affrontiamo l'articolo 8 bis, che verrebbe introdotto nel caso in cui quest'emendamento trovasse approvazione.
Quest'emendamento, in realtà, spiega l'abrogazione che avevamo proposto del comma 3 dell'articolo precedente, che disciplinava le oasi di protezione nell'articolo 8 poiché noi abbiamo proposto una riscrittura totale. Infatti quest'articolo 8 bis riguarda proprio l'oasi di protezione e dice: "Sono oasi di protezione le aree destinate alla conservazione degli habitat naturali, al rifugio, alla riproduzione, alla sosta della fauna selvatica stanziale e migratoria e alla cura della prole. L'istituzione delle oasi è deliberata dalla Provincia o dalla Città metropolitana in attuazione dei Piani territoriali provinciali faunistici per fini di particolare interesse faunistico e naturalistico o a tutela di specie rare o in estinzione.
L'estensione di ciascuna oasi va rapportata al ciclo biologico delle specie in essa presenti, tenendo conto della particolarità del territorio correlato all'ATC o CA di cui fa parte.
Nell'ambito della gestione delle oasi di protezione, devono essere previste attività d'intervento per favorire e agevolare le finalità di cui al comma 1. Le oasi devono essere costituite in territori idonei per ambiti naturali e comprendere, ove possibile, anche tratti di fiume, zone collinari e montane per assicurare un'efficace protezione di tutte le specie presenti nel territorio regionale e dei loro habitat. La Provincia o la Città Metropolitana, quando si determinino le situazioni di squilibrio faunistico, sentiti l'ISPRA e la Giunta regionale, possono autorizzare nelle oasi di protezione reintroduzione di fauna autoctona a scopo di ripopolamento dell'oasi stessa.
Il provvedimento provinciale d'istituzione dell'oasi di protezione ha validità di dieci anni e può essere rinnovato per uguale periodo o revocato prima della scadenza per giustificati motivi di interesse generale, purch non nel corso dell'annata venatoria, anche con recupero della fauna selvatica mediante cattura per la sua introduzione in altre oasi".
Ovviamente abbiamo proposto quest'emendamento poiché noi riteniamo più corretta questa definizione delle oasi di protezione rispetto a quella proposta all'articolo 8 di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Ci sono altri colleghi che desiderano intervenire su quest'emendamento? Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Dopo l'articolo 8 inseriamo un articolo 8 bis che specifica meglio quelle che noi riteniamo debbano essere le oasi di protezione e quindi: "Sono oasi di protezione le aree destinate alla conservazione degli habitat naturali al rifugio, alla riproduzione, alla sosta della fauna selvatica stanziale e migratoria e alla cura della prole. L'istituzione delle oasi è deliberata dalla Provincia o dalla Città metropolitana in attuazione dei Piani territoriali provinciali faunistici per fini di particolare interesse faunistico e naturalistico o a tutela di specie rare o in estinzione.
L'estensione di ciascuna oasi va rapportata al ciclo biologico delle specie in essa presenti, tenendo conto della particolarità del territorio correlato all'ATC o CA di cui fa parte. Nell'ambito della gestione delle oasi di protezione, devono essere previste attività d'intervento per favorire e agevolare le finalità di cui al comma 1.
Le oasi devono essere costituite in territori idonei per ambiti naturali e comprendere, ove possibile, anche tratti di fiume, zone collinari e montane per assicurare un'efficace protezione di tutte le specie presenti nel territorio regionale e dei loro habitat. La Provincia o la Città Metropolitana, quando si determinino le situazioni di squilibrio faunistico, sentiti l'ISPRA e la Giunta regionale, possono autorizzare nelle oasi di protezione reintroduzione di fauna autoctona a scopo di ripopolamento dell'oasi stessa.
Il provvedimento provinciale d'istituzione dell'oasi di protezione ha validità di dieci anni e può essere rinnovato per uguale periodo o revocato prima della scadenza per giustificati motivi di interesse generale, purch non nel corso dell'annata venatoria, anche con recupero della fauna selvatica mediante cattura per la sua introduzione in altre oasi".
Quest'emendamento comprende sia l'istituzione sia le modalità di funzionamento.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Continuiamo con gli emendamenti che fanno capo all'articolo 8. In questo caso aggiungiamo l'articolo 8 bis, che va meglio a definire il tema di costruzione delle oasi di protezione, con una serie di commi, che individuano chiaramente il procedimento, la distribuzione delle competenze e le modalità in cui queste realtà vanno individuate.
È evidente che ci rifacciamo al quadro normativo nazionale e, come abbiamo già detto, abbiamo scoperto, ad esempio, che la Provincia di Cuneo si sta mettendo avanti con i lavori (non so se, nel frattempo, l'Assessore abbia avuto modo di vedere il comunicato della Provincia): pur non avendo rinnovato un Piano faunistico, ma semplicemente partendo da quello esistente, sono andati a modificare, in maniera abbastanza strutturale e in grande numero, la definizione di OAP, di ripopolamento e cattura in tutti gli ambiti territoriali della Provincia di Cuneo.
Ora, mi fa piacere che ci sia tutto questo zelo e questa buona volontà però mi piacerebbe che il processo fosse ordinato e che derivasse da una pianificazione e non da un intervento che prevede la revoca, in maniera parziale o totale, delle ZRC, la modifica di altre ZRC, la trasformazione in ACS, quindi aree, tra l'altro, di competenza regionale. Praticamente s'interviene ovunque e su tutto, andando a cambiare, in maniera sostanziale, le modalità di accesso a zone dove non si caccia da decenni.
Siamo proprio di fronte all'esempio plastico di una norma che non sta funzionando correttamente, di un'assenza di una norma correttamente strutturata e su questo voglio arrivare a fondo, anche perché, tra l'altro è stata votata una delibera il 4 maggio, che però non è disponibile, anche se annunciata, sull'Albo pretorio.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Mi unisco alla richiesta del collega Campo di avere chiarezza su quanto segnalato.
Rispetto, invece, all'emendamento, andiamo a chiedere l'inserimento dell'articolo 8 bis, che va a definire le oasi di protezione cioè quelle aree destinate alla conservazione degli habitat naturali, al rifugio, alla riproduzione, alla sosta della fauna selvatica, stanziale e migratoria, e alla cura della prole.
Già questa mattina, illustrando alcuni emendamenti, abbiamo evidenziato la funzione fondamentale di queste oasi, che consentono anche una pausa di riposo degli animali che stanno migrando e che, proprio per via di queste lunghe rotte che percorrono e della stanchezza che si accompagna a queste migrazioni, molto spesso finiscono nelle reti, diciamo così, nelle trappole, oppure, addirittura, colpiti direttamente dai fucili dei bracconieri.
Nei commi successivi di quest'articolo aggiuntivo andiamo a indicare l'istituzione delle oasi, quindi deliberato dalla Provincia o Città metropolitana, in attuazione dei Piani territoriali provinciali faunistici per fini di particolare interesse faunistico naturalistico o a tutela di specie rare e in estinzione.
Andiamo poi a definire anche l'estensione di ciascuna oasi, che va rapportata al ciclo biologico delle specie in essa presenti; nel comma 4 indichiamo che le oasi devono essere costituite in territori idonei, per ambiti naturali e comprendere, ove possibile, anche tratti di fiume, zone collinari e montane, per assicurare un'efficace protezione di tutte le specie presenti nel territorio regionale e dei loro habitat.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Sembrava importante definire meglio le modalità d'istituzione e di estensione delle oasi di protezione che, tra l'altro, sono definite anche dalla normativa nazionale, quindi non ci inventiamo nulla di nuovo, ma vogliamo che il testo di legge le definisca in modo preciso, perché questo testo mira a normare l'attività venatoria e tutte le sue interazioni con l'ambiente circostante, quindi con la fauna locale.
Pensiamo sia questo il modo giusto di rendere equilibrato un testo che norma l'attività venatoria, ma nella tutela degli equilibri ambientali della fauna piemontese e anche degli equilibri ambientali in generale, se vogliamo, come dei rapporti tra le varie specie e dei rapporti tra le specie e l'attività antropica.
Pertanto, ci sembra importante porre dei principi che mirano a conservare l'habitat naturale, il rifugio, la riproduzione, la sosta della fauna selvatica, sia stanziale sia migratoria; questo va anche a intersecarsi con uno degli emendamenti precedenti, dove si specificano le aree di zone cuscinetto, laddove sono già individuati e documentati scientificamente i principali canali di ondate migratorie, perché alcune di queste, com'è già stato detto, s'intersecano nel periodo in cui l'attività venatoria è presente.



PRESIDENTE

Se non vi sono ulteriori richieste d'intervento su quest'articolo, possiamo procedere con le votazioni.
Chiedo a tutti i colleghi di rientrare in Aula, perché iniziamo a votare l'emendamento n. 91), istitutivo dell'articolo 8 bis.
Vi ricordo che il numero legale è 22.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 91), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 20 Consiglieri votanti 19 Consiglieri hanno votato NO 19 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
Personalmente, credo che ci sia un po' di irresponsabilità da parte della maggioranza, da questo punto di vista.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.08 riprende alle ore 16.38)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ripetiamo la votazione sull'emendamento n. 91), sul quale era venuto meno il numero legale.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 91), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SI' 5 Consiglieri hanno votato NO 27 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 8 ter Emendamento rubricato n. 92) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Eravamo impazienti di riprendere l'esame del disegno di legge n. 182, ma abbiamo dovuto constatare un cedimento da parte della maggioranza che ci aveva lasciati soli. L'ipotesi di avere tempi più veloci poi si deve sposare con una certa irresponsabilità, perché non si possono chiedere tempi più veloci quando poi, in realtà, a far perdere tempo è proprio la maggioranza.
Con l'emendamento n. 92) vogliamo inserire l'articolo 8 ter, un articolo specifico che parla delle zone di ripopolamento e cattura. Abbiamo parlato proprio questa mattinata dell'increscioso episodio del quale siamo venuti a conoscenza verificatosi nella provincia di Cuneo, dove è stata cancellata una ZRC ultradecennale.
Con quest' articolo vogliamo proprio normare le zone di ripopolamento e cattura: "Sono istituite dalle Province e dalla Città metropolitana in territori idonei allo sviluppo naturale e alla sosta della fauna selvatica non destinati a coltivazioni specializzate o che possono essere particolarmente danneggiati da una rilevante presenza di fauna selvatica.
Le zone di ripopolamento e cattura hanno lo scopo di favorire la produzione della fauna selvatica stanziale, favorire la sosta e la riproduzione della fauna migratoria, fornire la fauna selvatica mediante la cattura per ripopolamenti e favorire l'irradiamento della fauna selvatica nei territori circostanti.
L'astensione di ciascuna zona sarà determinata in base a criteri biologici atti a favorire buone concentrazioni e lo sviluppo agevolato della fauna selvatica, attraverso i seguenti interventi: ripristino a coltura dei terreni marginali, esecuzione di sfalci, semine con opportune miscele allestimento di zone umide alimentate con acqua sorgiva o piovana creazione di siepi con valenza faunistica.
La fauna oggetto di caccia catturata in dette zone viene impiegata per ripopolamento degli ATC e dei CA ricompresi nel comprensorio omogeneo interessato e può essere destinata all'integrazione di altri ATC e CA, a condizione di reciprocità. Dette zone sono istituite per una durata di anni cinque e sono rinnovabili per uguale periodo. In caso di scadente redditività o di accertati gravi danni provocati dalla fauna selvatica alle colture agricole è ammessa la revoca solo al termine della stagione venatoria e comunque non oltre il mese di marzo".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Recuperiamo e ripartiamo subito con la discussione degli emendamenti. Ci spiace aver perso mezz'ora di tempo per questa discussione; mi rendo conto che la maggioranza sia un po' affaticata e abbia bisogno di energie mentre noi che siamo, invece, sempre attivi e sul pezzo possiamo andare avanti ancora per ore senza nessun cedimento.
Quest'emendamento chiede l'inserimento dell'articolo 8 ter, che fa riferimento alle zone di ripopolamento e cattura, che "sono istituite dalle Province e dalla Città Metropolitana in territori idonei allo sviluppo naturale e alla sosta della fauna selvatica, non destinati a coltivazioni specializzate o che possano essere particolarmente danneggiate da una rilevante presenza di fauna selvatica". L'obiettivo è di non andare a creare problemi nelle zone in cui ci siano degli insediamenti agricoli e per non creare conflitti fra la produzione agricola e la presenza di fauna.
Nel comma 2 andiamo a elencare lo scopo delle zone di ripopolamento, che è quello di "favorire la produzione della fauna selvatica stanziale, di favorire la sosta e la riproduzione della fauna migratoria, tema su cui abbiamo più volte portato l'attenzione in questa giornata.
Inoltre, "fornire la fauna selvatica mediante la cattura per ripopolamenti e favorire l'irradiamento della fauna selvatica nei territori circostanti.
L'estensione di queste zone sarà determinata in base a criteri biologici atti a favorire buone concentrazioni e lo sviluppo agevolato della fauna selvatica".
Infine, elenchiamo nelle successive lettere del comma 3 gli interventi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento tratta delle zone di ripopolamento e cattura, inserendo l'articolo 8 ter, che definisce e specifica nei dettagli quali sono le specificità delle zone di ripopolamento e cattura; quindi, sia i propri scopi sia i criteri di estensione.
Inoltre, ci sono degli elementi che servono non solo a tutelare la migliore coesistenza delle specie faunistiche piemontesi tra di loro e con l'esistenza umana, ma anche a una valorizzazione dei territori.
"L'estensione di ciascuna zona è determinata in base a criteri biologici atti a favorire le concentrazioni e lo sviluppo agevolato della fauna selvatica con interventi di ripristino a coltura di terreni marginali esecuzioni di sfalci, semine, allestimento di zone umide, creazioni di siepi con valenza faunistica".
Questa è un'opera di grande recupero e tutela del territorio, che crea un presidio territoriale in funzione della tutela faunistica. Si tratta, pur sempre, di una grande attività di cura del territorio che viene messa in atto dalle istituzioni che si occupano della gestione della caccia (ATC e CA), ma può vedere coinvolte tutte le istituzioni, ai vari livelli in Piemonte e anche gli stessi cittadini, con opportune azioni che possano coniugare e approfittare di questo tema, per operare un'attività di recupero di territori che, ormai, sono un po' trascurati, incolti o destinati a un degrado e a problemi di assetto idrogeologico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento introduciamo, per quello che riguarda le ZRC, un processo strutturato di individuazione delle loro finalità, di definizione della loro estensione e delle caratteristiche di funzionamento di queste zone.
È chiaro che dando il compito a Province e Città metropolitana di occuparsi di queste tematiche, ci aspettiamo venga fatto in maniera responsabile e in maniera ordinata e coerente con le finalità della legge. Tant'è che, alla fine i commi 5 e 6, quelli che determinano, chiaramente, qual è la durata negli anni e le modalità di revoca o modifica, definiamo chiaramente come si fanno le cose.
Oggi abbiamo appunto descritto che le cose vengono fatte in maniera decisamente arbitraria e incontrollata, al di fuori da un contesto programmatorio realistico. Una Provincia che ha un Piano faunistico risalente a 15 anni fa continua ad attuarlo, modificandolo sostanzialmente, al di fuori di quello che dovrebbe essere, invece l'attività ordinata di riprogrammazione e ridefinizione del piano e quindi di tutto ciò che viene al suo contorno.
In particolare mi preme sottolineare, dato il caso citato, che, ad esempio in caso di scadente redditività o di accertati gravi danni provocati dalla fauna selvatica alle colture agricole, è ammessa la revoca, ma solo al termine della stagione venatoria e, comunque, non oltre il mese di marzo.
Ad esempio, una delibera come quella passata in Provincia di Cuneo pochi giorni fa, non avrebbe motivo di esistere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non userò altrettanta sicumera come quella usata dalla Consigliera Frediani per non rischiare di affaticarmi prima del tempo.
Questo è un altro emendamento importante che introduce l'articolo 8 ter al disegno di legge in cui, dopo le oasi di protezione, inseriamo le zone di ripopolamento e cattura.
Le zone di ripopolamento e cattura sono, secondo la nostra definizione che proponiamo ai colleghi di inserimento al provvedimento, istituite dalle Province e dalla Città metropolitana in territori idonei allo sviluppo naturale e alla sosta della fauna selvatica per la migrazione o stanziale non destinati a coltivazione specializzate o che possono essere danneggiati da un'elevata presenza di fauna selvatica. Una definizione importante.
Gli scopi di queste zone di ripopolamento e cattura sono: favorire la produzione della fauna selvatica stanziale per il ripopolamento; favorire la sosta e la riproduzione della fauna migratoria; favorire la fauna selvatica mediante la cattura per ripopolamenti; favorire l'irradiamento della fauna selvatica nei territori circostanti.
L'estensione di ciascuna zona sarà determinata in base a criteri biologici quindi scientifici, atti a favorire buone concentrazioni e convivenza con le attività circostanti.
Ci sono interventi di ripristino a coltura di terreni marginali; esecuzioni di sfalci; semine con opportune miscele; allestimento di zone umide e creazione di siepi.
La fauna oggetto di caccia catturata in dette zone viene impiegata per il ripopolamento degli ATC e dei CA ricompresi nel comprensorio omogeneo interessato.
Dette zone sono istituite per la durata di anni cinque e sono rinnovabili.
In caso di scadente redditività o di accertati gravi danni, si potrà revocare solo a termine della stagione venatoria.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 92), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 Consiglieri votanti 33 Consiglieri hanno votato SI' 3 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 8 quater Emendamento rubricato n. 224) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ci siamo occupati molto di questioni riguardanti la tutela, ripopolamento e cattura, oasi di protezione e abbiamo tentato di inserire degli articoli specifici all'interno del disegno di legge, in particolare articoli che erano presenti nella proposta di legge del Movimento 5 Stelle, a mia prima firma, che ha avuto un voto contrario in Commissione.
Quest'emendamento, in particolare, riguarda le modalità di costituzione delle zone di tutela. Facciamo preciso riferimento alla legge nazionale (la legge 157 del 1992), dicendo che le zone di tutela previste dall'articolo 10, comma 8, lettere a) e b) di tale legge sono costituite dalle Province dalla Città Metropolitana e dalla Giunta regionale.
La deliberazione che determina il perimetro delle zone da vincolare deve essere notificata ai proprietari o conduttori di fondi interessati e pubblicata mediante affissione all'Albo pretorio dei Comuni territorialmente interessati. Qualora, per il numero dei destinatari, la comunicazione personale non sia possibile o risulti particolarmente gravosa, la Provincia o la Città Metropolitana provvederanno, a norma dell'articolo 8 della legge 241/1990, mediante forme di pubblicità idonee di volta in volta stabilite. Avverso tale deliberazione, i proprietari o i conduttori interessati possono proporre opposizione motivata in carta semplice ed esente da oneri fiscali alla Provincia o alla Città Metropolitana o alla Regione, se proponente, entro 60 giorni dalla notificazione o dalla pubblicazione stabilita ai sensi del comma 3.
Decorso il termine, la Provincia, la Città metropolitana o la Regione, se proponente, ove sussista il consenso esplicito o tacito dei proprietari e conduttori di fondi costituenti almeno il 50 per cento della superficie complessiva che s'intende vincolare, provvede alla costituzione delle oasi di protezione delle zone di ripopolamento e cattura, decidendo anche sulle opposizioni presentate e stabilisce con lo stesso provvedimento le misure necessarie ad assicurare un'efficace sorveglianza delle zone. Il consenso s'intende validamente accordato anche nel caso in cui non sia stata presentata formale opposizione nel termine di cui al comma 4.
Nelle zone non vincolate, per l'opposizione manifesta dei proprietari o conduttori dei fondi interessati, resta in ogni caso precluso l'esercizio dell'attività venatoria fino alla destinazione da parte della Giunta regionale delle suddette aree ad altro uso, nell'ambito dalla pianificazione faunistico-venatoria. Le Province e la Città Metropolitana sentita la Giunta regionale e le organizzazioni professionali agricole, in via eccezionale e in vista di particolari necessità ambientali, possono disporre la costituzione coattiva di oasi di protezione, di ripopolamento e cattura, nonché l'attuazione di piani di miglioramento ambientale tesi a favorire la riproduzione naturale di fauna selvatica.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Continuiamo a fare delle proposte emendative con l'inserimento di elementi già previsti dalla legge n. 157 del 1992 e, in questo caso, parliamo delle zone di tutela. Zone di tutela che sono descritte all'interno dell'articolo 10, comma 8, della legge 157, e che sono costituite dalle Province, dalla Città metropolitana e dalla Giunta regionale.
Nel comma 2 definiamo che la deliberazione che determina il perimetro delle zone da vincolare deve essere notificata ai proprietari o conduttori di fondi interessati e pubblicata mediante affissione all'Albo Pretorio dei Comuni territorialmente interessati.
Al comma 3 diciamo che qualora, per il numero dei destinatari, la comunicazione personale non sia possibile o risulti gravosa, la Provincia o la Città Metropolitana provvederanno, mediante forme di pubblicità idonee di volta in volta stabilite.
Al comma 4 prevediamo che, avverso tale deliberazione, i proprietari e i conduttori interessati possono proporre opposizione motivata in carta semplice ed esente da oneri fiscali alla Provincia, alla Città metropolitana o alla Regione entro 60 giorni dalla notificazione o dalla pubblicazione stabilita ai sensi del comma 3.
Nei commi successivi si va a definire cosa accade nel caso in cui fossero già decorsi i termini e quindi cosa succede allo scadere del termine.
Nel comma 7, in particolare, si dice che nelle zone non vincolate per l'opposizione manifesta dei proprietari o conduttori di fondi interessati resta in ogni caso precluso l'esercizio dell'attività venatoria fino alla destinazione da parte della Giunta regionale delle suddette aree ad altro uso nell'ambito della pianificazione faunistico-venatoria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento cerchiamo di dare una più precisa definizione al tema delle zone di tutela previste dall'articolo 10 della legge nazionale.
Vogliamo dare una conformazione chiara alle prescrizioni della legge nazionale del 1992, che nella vacanza normativa della legge regionale vede oggi quasi una sostanziale libertà d'azione, a livello degli enti amministrativi, sul nostro territorio.
Con quest'emendamento, che si articola in otto commi (è inutile leggerli poiché ho solo dieci secondi) andiamo a esemplificare in modo chiaro quello che noi intenderemmo vada descritto in una legge sulla caccia, ossia a definire chiaramente quali sono gli ambiti di cui ci si deve occupare quando si va a precisare meglio il contenuto della legge nazionale. In questo caso, relativamente alle zone di tutela.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo all'emendamento n. 224), articolo 8 quater.
"Le modalità di costituzione delle zone di tutela previste dall'articolo comma 8, della legge 157/1992, sono costituite dalle Province, dalla Città metropolitana e dalla Giunta regionale.
La deliberazione che determina il perimetro delle zone da vincolare deve essere notificata ai proprietari o conduttori di fondi interessati e pubblicata mediante affissione all'albo pretorio dei Comuni territorialmente interessati (in modo che si possa anche ricorrere e adire alle vie legali più opportune qualora non si fosse d'accordo).
Qualora per il numero dei destinatari, la comunicazione personale non sia possibile o risulti particolarmente gravosa, la Provincia o la Città metropolitana provvederanno a norma dell'articolo 8 della legge 241/1990 mediante forme di pubblicità idonee di volta in volta stabilite.
Avverso tale deliberazione i proprietari o i conduttori interessati possono proporre opposizione motivata, in carta semplice ed esente da oneri fiscali, alla Provincia, alla Città metropolitana o alla Regione se proponente, entro sessanta giorni dalla notificazione o dalla pubblicazione stabilita ai sensi del comma 3.
Decorso il termine, la Provincia, la Città metropolitana o la Regione se proponente, ove sussista il consenso esplicito o tacito dei proprietari o conduttori di fondi costituenti almeno il 50 per cento della superficie complessiva che s'intende vincolare, provvede alla costituzione delle oasi di protezione e delle zone di ripopolamento e cattura, decidendo anche sulle opposizioni presentate e stabilisce, con lo stesso provvedimento, le misure necessarie ad assicurare un'efficace sorveglianza delle zone.
Il consenso s'intende validamente accordato anche nel caso in cui non sia stata presentata formale opposizione nel termine di cui al comma 4.
Nelle zone non vincolate per l'opposizione manifestata dai proprietari o conduttori di fondi interessati resta in ogni caso precluso l'esercizio dell'attività venatoria fino alla destinazione da parte della Giunta regionale delle suddette aree ad altro uso nell'ambito della pianificazione faunistico-venatoria.
Le province e la Città metropolitana, sentita la Giunta regionale e le organizzazioni professionali agricole, in via eccezionale e in vista di particolari necessità ambientali, possono disporre la costituzione coattiva di oasi di protezione e di zone di ripopolamento e cattura, nonch l'attuazione di piani di miglioramento ambientale tesi a favorire la riproduzione naturale di fauna selvatica".
È un argomento complesso, ma pensiamo che riassunto in un articolo possa essere di grande utilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
È un grande emendamento: ci vogliono grandi spiegazioni, quindi è bene che ognuno dica la sua, che è comunque un'opinione assolutamente imprescindibile per questo Consiglio.
Con l'emendamento n. 224) aggiungiamo l'articolo 8 quater sulle modalità di costituzione delle zone di tutela. Abbiamo già parlato delle aree cuscinetto per le fasce interessate da spostamenti migratori e delle zone di recupero di vaste aree che servano ad agevolare la riproduzione e il mantenimento del numero minimo delle popolazioni locali di fauna delle specie piemontesi autoctone e alloctone. Con questo determiniamo il perimetro delle zone da vincolare, notificandolo anche ai proprietari e ai conduttori dei fondi attraverso affissione all'Albo Pretorio dei Comuni interessati.
Ovviamente non si definiscono le zone vincolate una per una perché non è questo il compito della legge, ma si definiscono una serie di criteri che corrispondono a un po' a quello che abbiamo fatto sin dall'abrogazione dei punti del comma 1 dell'articolo 8, cioè riportare in legge tutta la serie di definizioni che prima sono demandate a una delibera di Giunta regionale.
Con quest'emendamento, abbiamo inserito tutta una serie di criteri che possono essere discussi dall'Aula e naturalmente migliorati, quindi sono ben accette proposte anche da parte della maggioranza per cercare comunque di non lasciare questa legge priva di definizioni di questa importanza.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 224), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 Consiglieri votanti 33 Consiglieri hanno votato SI' 5 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 8 quinquies Emendamento rubricato n. 225) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Con l'articolo 8 quinquies vogliamo normare l'utilizzazione di terreni agricoli inclusi nel Piano faunistico-venatorio regionale. Al comma 1 si dice: "Per l'utilizzazione di fondi inclusi nel Piano faunistico-venatorio regionale ai fini della gestione programmata della caccia è riconosciuto ai proprietari o conduttori del fondo un contributo determinato per ciascun anno finanziario. Il proprietario o conduttore di un fondo che intenda vietare sullo stesso l'esercizio dell'attività venatoria deve inoltrare al Presidente della Giunta regionale una richiesta motivata che, ai sensi dell'articolo 2 della legge 7 agosto 1990, n. 241, in assenza di risposta entro 60 giorni, s'intende accolta". È ovviamente la norma sul silenzio assenso.
"In particolare, la richiesta è accolta quando l'attività venatoria sia in contrasto con l'esigenza di salvaguardia di colture agricole specializzate nonché di produzioni agricole condotte con sistemi sperimentali o al fine di ricerca scientifica, ovvero quando sia motivo di danno ad attività di rilevante interesse economico, sociale o ambientale. Il divieto è reso noto mediante l'apposizione a cura del proprietario o conduttore del fondo di tabelle esenti da tasse, le quali delimitino in maniera chiara e visibile il perimetro dell'area interessata secondo le specificazioni di cui all'articolo---". L'articolo non è definito perché chiaramente era subordinato all'approvazione di un altro emendamento.
"Nei fondi sottratti alla gestione programmata della caccia è vietato a chiunque, compreso il proprietario e il conduttore, esercitare l'attività venatoria fino al venir meno della ragione del divieto. L'esercizio venatorio è vietato a chiunque nei fondi rustici chiusi da un muro o da rete metallica o da altre effettiva chiusura di altezza non inferiore a metri 1,20 o delimitati da corsi o da specchi d'acqua perenni il cui letto abbia la profondità di almeno metri 1,50 e la larghezza di almeno metri 3.
I fondi chiusi che s'intende istituire devono essere notificati a cura del proprietario o del conduttore alla Giunta regionale e alla Provincia o alla Città metropolitana, precisando l'estensione del fondo e allegando planimetria catastale in scala 1:2000, con indicazione dei relativi confini. I proprietari o i conduttori provvedono ad apporre a loro carico adeguate tabellazioni esenti da tasse regionale. La superficie dei fondi di cui commi 2 e 5 non entra a far parte della quota del territorio agro-silvo pastorale della Regione destinata a protezione della fauna selvatica l'esercizio venatorio è vietato in forma vagante sui terreni in attuazione di coltivazioni".
L'articolo prosegue ancora con altri due commi, fino al decimo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Concludo l'illustrazione dell'emendamento iniziata dal collega Bertola.
Eravamo arrivati al comma 9 dell'articolo, dove possiamo leggere: "L'esercizio venatorio è vietato in forma vagante sui terreni in attualità di coltivazione; agli effetti della presente legge sono considerati terreni in attualità di coltivazione gli orti, le colture erbacee, comprese quelle cerealicole, dalla semina a raccolto effettuato, i prati artificiali e quelli naturali, i frutteti e vigneti sino a raccolto effettuato, le colture orticole e floreali a cielo aperto, o con protezione limitata nonché i terreni rimboschiti da meno di dieci anni".
Nell'ultimo comma dell'articolo proposto in quest'emendamento definiamo: "L'esercizio venatorio è inoltre vietato nei fondi ove si pratica l'allevamento e il pascolo del bestiame custodito allo stato brado e semi brado, purché delimitati da muretti, recinzioni in rete o da steccati, fili metallici e plastificati, siepi o altre barriere naturali delle Province e delle Città metropolitane, al momento della presentazione della domanda".
Quest'ultimo punto è molto importante, per evitare che qualche cacciatore sbagliandosi, non impallini qualche animale d'allevamento, qualche mucca o altro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento che riguarda quelle aree che giocoforza devono essere escluse dagli ambiti in cui si può esercitare la caccia: terreni che hanno una valenza dal punto di vista agricolo, per quanto riguarda le colture agrarie specializzate e per quanto riguarda l'allevamento. Ci sembra una questione di puro buonsenso che queste aree, oltre a quelle delimitate e cintate, non possano essere oggetto dell'attività venatoria.
Perché? Da un lato, il danneggiamento delle colture potrebbe essere derivato dal semplice passaggio dei cacciatori all'interno di questi fondi dall'altro quando parliamo di allevamento ci potrebbe essere un fenomeno di commistione e di scambio della fauna selvatica con gli animali da allevamento allevati allo stato brado, quindi liberi come d'altronde lo è la fauna selvatica.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo all'emendamento 225), che vorrebbe introdurre l'articolo 8 quinquies.
Si chiede quanto segue: "Per l'utilizzazione dei fondi inclusi nel Piano faunistico-venatorio regionale ai fini della gestione programmata della caccia è riconosciuto al proprietario del fondo o conduttore un contributo determinato per ciascun anno finanziario".
Mi sembra un fatto importante riconoscere un contributo al proprietario o conduttore del fondo, laddove venga fatta una caccia programmata.
"Il proprietario o conduttore del fondo che intenda vietare sullo stesso l'esercizio dell'attività venatoria deve inoltrare al Presidente Giunta regionale una richiesta motivata, e in assenza di risposta entro 60 giorni s'intende accolta", quindi di nuovo il silenzio assenso.
"In particolare la richiesta è accolta quando l'attività venatoria sia in contrasto con l'esigenza di salvaguardia di determinate colture agricole specializzata nonché di produzioni agricole condotte con sistemi sperimentali o al fine di ricerca scientifica, ovvero quando sia motivo di danno ad attività di rilevante interesse economico, sociale o ambientale".
Quindi c'è una certa tutela e salvaguardia delle coltivazioni agricole, che mi sembra che sia un'altra delle finalità fondamentali della proposta di legge.
"Il divieto è reso noto mediante l'apposizione, a cura del proprietario o conduttore del fondo" - quindi non ci sono posti per la PA - "di tabelle esenti da tasse, le quali delimitano in maniera chiara e visibile il perimetro dell'area interessata secondo le specificazioni".
Nei fondi sottratti alla gestione programmata è vitato a chiunque, compreso al proprietario o conduttore, esercitare l'attività venatoria.
L'esercito venatorio è vietato a chiunque nei fondi rustici chiusi da muro o da rete metallica o da altra effettiva chiusura di altezza non inferiore a metri 1,20.
I fondi chiusi che s'intende istituire devono essere notificati alla Regione, alla Città metropolitane o alle Province e questi fondi non entrano nella quota parte di aree destinate alla protezione della fauna selvatica, cioè non sono oasi di protezione".
Ci sono altri due commi, ma non ho più tempo per spiegarli, comunque il senso è stato spiegato dai miei colleghi e penso sia abbastanza chiaro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 225), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 Consiglieri votanti 28 Consiglieri hanno votato SI' 3 Consiglieri hanno votato NO 25 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 8 sexies Emendamento rubricato n. 246) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Presidente se farà votare anche il Movimento 5 Stelle, e non solo una parte dell'emiciclo, per i prossimi emendamenti, magari aspettando un secondo in più. Certo non cambiava l'esito della votazione, visto il parere contrario dell'Assessore, del quale, ovviamente, ci rammarichiamo.
Con l'emendamento n. 246) proponiamo di inserire l'articolo aggiuntivo 8 sexies, relativo alla gestione delle oasi di protezione, delle zone di ripopolamento e cattura, delle zone di addestramento, allenamento e gare di cani da caccia.
Il nuovo articolo 8 sexies recita: "1. Le oasi di protezione, le zone di ripopolamento e cattura, i centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica, sono oggetto di gestione da parte della Provincia o della Città metropolitana, mediante: la tutela o il recupero di habitat delle specie di rilevante interesse naturalistico la vigilanza e l'assistenza tecnica il risarcimento degli eventuali danni sulle colture agricole e allevamenti zootecnici gli interventi diretti di protezione o di incremento numerico delle specie maggiormente rappresentative.
2. Per l'attuazione della gestione, la Provincia e la Città metropolitana prevedono le spese relative e organizzano l'impiego di personale fisso e volontario, nonché il controllo veterinario sugli animali da reintrodurre o catturati.
3. La Provincia e la Città metropolitana, previa approvazione di un Regolamento di gestione, possono stipulare convenzioni per l'affidamento in gestione delle oasi di protezione, delle zone di ripopolamento e cattura dei centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica ai Comitati di gestione degli ATC e dei CA, ovvero con associazioni, organizzazioni o enti operanti e nel settore".
Quest'emendamento chiude questo ciclo di emendamenti che seguono l'articolo 8, coi quali abbiamo cercato di meglio definire e di meglio esplicare quello che era, in realtà, il contenuto più leggero, secondo le intenzioni della Giunta regionale, rispetto a questioni importanti come le oasi di protezione e le zone di ripopolamento e cattura. Nel farlo, abbiamo seguito lo schema degli articoli della nostra proposta di legge, che arriverà al voto ovviamente dopo l'eventuale approvazione di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Questo è l'ultimo emendamento che insiste sull'articolo 8. In realtà chiede l'aggiunta di un articolo 8 sexies, che va a normare la gestione delle oasi di protezione, delle zone di ripopolamento e cattura, delle zone di addestramento, allenamento e gare di cani da caccia.
Nel comma 1 di questo nuova articolo si va a indicare che le oasi di protezione, le zone di ripopolamento e cattura, i centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica, sono oggetto di gestione da parte dell'Ente Provincia o della Città metropolitana.
Nelle lettere successive si definiscono quali sono gli strumenti attraverso i quali questi due Enti vanno a gestire le aree definite: quindi la tutela o il recupero di habitat delle specie di rilevante interesse naturalistico la vigilanza e l'assistenza tecnica, il risarcimento degli eventuali danni sulle colture agricole e allevamenti zootecnici, gli interventi diretti di protezione o di incremento numerico delle specie maggiormente rappresentative.
Nel comma 2 dell'articolo si dice: "Per l'attuazione della gestione, la Provincia e la Città metropolitana prevedono le spese relative e organizzano l'impiego di personale fisso e volontario" - quindi si prevede anche l'utilizzo di personale volontario - "nonché il controllo veterinario sugli animali da reintrodurre o catturati".
Nell'ultimo comma, cioè al comma 3, si legge: "La Provincia e la Città metropolitana, previa approvazione di un regolamento di gestione, possono stipulare convenzioni per l'affidamento in gestione delle oasi di protezione, delle zone di ripopolamento e cattura, dei centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica, ai Comitati di gestione degli ATC e dei CA, ovvero con associazioni, organizzazioni o Enti operanti nel settore".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 246) vorrebbe introdurre un articolo complessivo di gestione delle oasi di protezione, delle zone di ripopolamento e cattura delle zone di addestramento, allenamento e gare di cani da caccia.
Di nuovo, vorremmo superare il tema della delegificazione e iper regolamentazione demandata solo alla Giunta regionale con una serie di articoli che prevedono le modalità di istituzione e di funzionamento delle aree di cui abbiamo parlato negli articoli 5, 6 e 7, quindi le oasi di protezione, le zone ripopolamento e poi i centri di riproduzione della fauna selvatica.
Si parla, quindi, di tutela e recupero di habitat delle specie di rilevante interesse naturalistico, di vigilanza e assistenza tecnica, di risarcimento degli eventuali danni sulle colture agricole e allevamenti zootecnici, di interventi diretti di protezione e incremento numerico delle specie maggiormente rappresentative. Ed è tutto oggetto di gestione delle Province o della Città metropolitana, che prevedono le spese relative, organizzano l'impiego del personale fisso e volontario, nonché il controllo veterinario.
Sempre attraverso le Province e la Città metropolitana viene approvato un regolamento di gestione e si possono fare convenzioni per l'affidamento in gestione delle oasi di protezione ad associazioni, organizzazioni o enti operanti nel settore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 246) è relativo alla gestione delle oasi di protezione delle zone di ripopolamento e cattura, delle zone di addestramento allenamento e gare di cani da caccia.
Le oasi di protezione, le zone di ripopolamento e cattura e i centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica sono oggetto di gestione da parte della Provincia e della Città metropolitana.
Ancora, al comma 2 diciamo: "per l'attuazione della gestione la Provincia e la Città Metropolitana prevedano le spese relative ed organizzano l'impiego di personale fisso e volontario, nonché il controllo veterinario sugli animali da reintrodurre o catturati".
Stiamo parlando di nuovo di queste oasi, dove viene fatta riprodurre la fauna selvatica e poi la stessa viene catturata e reimmessa. Queste oasi di protezione hanno un'importanza fondamentale nell'ambito delle nostre proposte che vanno a cercare di limitare il più possibile il reperimento di fauna selvatica da ripopolamento in allevamento e non in queste oasi di protezione, dove possono trovare posto degli animali che si riproducono naturalmente, che sono effettivamente fauna selvatica e possono andare a coprire le mancanze di fauna in altre zone.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 246), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 Consiglieri votanti 33 Consiglieri hanno votato SI' 5 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 9 Emendamento rubricato n. 145) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano



(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Arriviamo agli articoli che riguardano un po' l'organizzazione della presenza del mondo venatorio all'interno della nostra regione e l'organizzazione degli ATC e dei CA.
L'articolo 9, che è quello che riguarda la ripartizione del territorio prevede che, in attuazione della legge n. 157 - in realtà la legge n. 157 non pone questo vincolo, quindi vi è un rimando non corretto - "al medesimo scopo, cioè al fine di favorire l'impegno ambientale venatorio negli ATC e nei CA, è ammessa l'adesione dei cacciatori a non più di due ATC o CIA nel corso della medesima stagione venatoria".
È noto che oggi i cacciatori piemontesi nella distinzione, quella sì prevista da legge dello Stato, di fare l'unica opzione obbligatoria, cioè quella fra la pianura e la montagna, quindi fra ATC e CA, possono optare per quanti ambiti territoriali di caccia o comparti alpini vogliono; invece la Giunta regionale oggi vuole limitarli a 2.
Va ricordato che il numero di cacciatori che possono iscriversi a un ambito territoriale e a un comparto alpino è disciplinato dalla legge dello Stato in modo tale che, a seconda degli ettari in cui è composto un'ATC o un CA non possano superare il numero massimo. Non c'è nessun ATC piemontese in cui il numero viene superato, anzi ormai, fra il numero massimo e i cacciatori iscritti, la differenza è di molte centinaia.
Che cosa comporta l'iscrizione a due ATC? Intanto che tutti coloro i quali hanno tre ATC, ad esempio non verseranno più una quota agli ATC stessi quindi evidentemente noi avremo un minore introito da parte di molti ATC o CA piemontesi che si riverserà nel pagamento dei danni o nelle attività di ripopolamento e in tutte le attività che sono legate agli ATC. Ma soprattutto non riusciamo a comprendere qual è la motivazione, nel senso che anche ciò che c'è scritto all'interno del comma, cioè "realizzare uno stretto legame del cacciatore con il loro territorio" è un principio assolutamente corretto, ma bisogna ricordare che la nostra regione è una regione all'interno della quale si svolgono tipi diversi di attività venatoria e non presenti in tutti gli ATC.
Di conseguenza, quasi ogni cacciatore è iscritto nell'ATC in cui è residente, ma poi sceglie un secondo o, in alcuni casi e non molti, un terzo ATC per le tipologie di caccia che vuole fare. Noi non riusciamo a capire quale sia il problema che la Giunta ha nel prevedere, com'è sempre accaduto negli ultimi anni, che un cacciatore sia libero, pagando - perch per ogni ammissione vi è una quota pagata - per andare a caccia dove crede come la legge nazionale gli consente di fare.
Questa limitazione è una delle tante altre limitazioni che sostanzialmente sottraggono denaro agli ambiti e ai comparti piemontesi, ma non limitano l'attività venatoria, perché un cacciatore, che prima magari sceglieva un ATC piemontese e adesso non lo può più fare, sceglierà un ATC lombardo piuttosto che ligure.
È evidente che quest'aspetto, così come quello della percentuale di limitazione rispetto a chi viene da fuori regione, penalizzerà fortemente da un punto di vista economico e anche del prelievo, perché evidentemente meno cacciatori ci sono e meno attività di prelievo vengono fatte.
Ogni tanto, anche nelle dichiarazioni che i colleghi fanno, legando l'attività venatoria a una necessaria attività di riduzione del danno all'agricoltura, non si comprende come questa misura, così come una misura che vedremo successivamente, possa andare nella direzione che si dice, ma che poi non si declina.
Il nostro emendamento vuole semplicemente rimuovere le ultime tre righe mantenendo quindi vivo il concetto del legame fra il cacciatore e il suo territorio, ma non introducendo un vincolo inesistente che non ha alcun valore né alcuna utilità, se non quella di penalizzare ambiti e comparti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 281) presentato da Corgnati, Monaco.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Il Consigliere Corgnati dà per illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 226) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Non lo do per illustrato, Presidente, ma se c'è l'impegno a chiudere un po' prima i lavori del Consiglio, gli emendamenti di quest'articolo e di quello successivo li posso anche illustrare un po' più rapidamente e solo il sottoscritto.
Proponiamo di sostituire per intero il comma 2 dell'articolo 9 del disegno di legge. Il comma 2 del disegno di legge dice che la Giunta regionale, con proprio provvedimento, ripartisce il territorio agro-silvo-pastorale destinato alla caccia programmata in ATC e in CA di dimensioni subprovinciali possibilmente omogenei e delimitati da confini naturali, di estensione non inferiore a cinquanta mila ettari venabili.
Noi proponiamo una perimetrazione inferiore, più piccola, e diciamo che la Giunta regionale, sentite le Province, la Città metropolitana e le organizzazioni professionali e agricole maggiormente rappresentative a livello regionale, ripartisce il territorio agro-silvo-pastorale destinato alla caccia programmata in ATC e in CA di dimensioni subprovinciali possibilmente omogenei e delimitati da confini naturali e di estensione non inferiore a 20.000 ettari e non superiore a 40.000 ettari.
Proponiamo un range che va dai 20.000 ai 40.000 ettari.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Emendamento rubricato n. 227) presentato da Bertola, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Con l'emendamento n. 227) si propone di aggiungere un comma all'articolo 9 dopo il comma 5. Comma 4 che, nel disegno di legge, determina i criteri di ripartizione degli ATC dei CA. Il comma che proponiamo di aggiungere è questo: "La Giunta regionale, sentiti gli organismi di gestione degli ATC e dei CA, qualora emerga la necessità di procedere a una razionale gestione delle risorse faunistiche e purché l'iniziativa non contrasti con livello di fruizione e di programmazione nell'ambito territoriale di caccia, pu stabilire degli indirizzi particolari di gestione venatoria per aree specifiche".
Anche questa era una disposizione contenuta all'interno della nostra proposta di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo relativamente all'emendamento n. 281) presentato dai colleghi Corgnati e Monaco. Viene modificata una parte del comma 1, dicendo che non si può essere ammessi a più di due ATC o CA, ma nel caso di prelievo della fauna tipica alpina è possibile essere ammessi a un solo CA.
La domanda è: con quale modalità? Nel senso che non è un'attività di selezione. Se io voglio, nel comparto valsesiano, fare attività di selezione e in Val di Susa cacciare il gallo o la coturna, com'è possibile che uno m'impedisca l'adesione a due comitati? L'adesione a un comitato avviene a marzo e la stagione venatoria apre a ottobre, cioè io a marzo dovrei aver scelto, visto che ho scelto due comitati, che non potrò mai svolgere, nell'arco dell'anno, l'attività venatoria su due specie, cioè il gallo e la coturna. Questo è ciò che rimane della fauna tipica alpina.
Noi possiamo scrivere tutto, ma come si fa a scrivere una cosa così? Quando uno va a caccia, il collega Corgnati lo sa, non è che uno decide o sa che cosa troverà.
Mi sembra davvero paradossale, poi potete scrivere tutto e state scrivendo di tutto. Davvero questo, con il senso della legge, non ha senso. Se io m'iscrivo a un comparto alpino sono libero di andare a caccia, nei limiti previsti dal calendario, dall'orario, con tutti i vincoli che il calendario mi pone e che devo ovviamente rispettare, ma vado a caccia all'interno del comparto e caccio, all'interno di quei limiti, ciò che credo e ritengo.
Quel che voi proponete richiede un senso di preveggenza che chi s'iscrive a un comparto dovrebbe avere rispetto all'anno precedente. Meglio, chiamatelo con il suo nome: è un divieto. Tu sei così irriguardoso nei confronti dell'ambiente che ti permetti di cacciare la tipica fauna alpina? Allora io t'inserisco un nuovo divieto e, invece di avere la possibilità di svolgere attività venatoria in due comparti, lo puoi fare solo in uno. Da un punto di vista anche normativo, io non so come una cosa simile possa reggere. È come dire: se scegli di andare a più di 110 chilometri l'ora non ti puoi comprare la 500.
Questa è una legge, questo è un Parlamento regionale. Non è che possiamo scrivere ciò che ci passa per la mente! La legge dello Stato pone limitazioni rispetto a chi svolge un'attività venatoria legata alla fauna tipica alpina? Non pone dei limiti. Ci va un'abilitazione, ci va un prelievo estremamente ridotto, ma non possiamo introdurre limitazioni che la legge dello Stato non pone.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per il parere della Giunta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Volevo dare il parere sugli emendamenti.
Anche questo, Consigliere Vignale, è fattibile, poi ne parliamo.
Il parere è favorevole sull'emendamento 281), a prima firma del Consigliere Corgnati.



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri a prendere posto, poiché stiamo per procedere alle votazioni.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 145), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 27 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 281), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 27 Consiglieri hanno votato NO 5 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 226), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 27 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 227), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 Consiglieri votanti 31 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'articolo 9, così come emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 27 Consiglieri hanno votato SÌ 22 Consiglieri hanno votato NO 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Emendamento rubricato n. 103) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano (Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento 103) descrive l'articolo 10, riguardante la definizione e gestione degli ambiti territoriali di caccia e dei comprensori alpini.
Noi proviamo a individuare una modalità di gestione dell'attività venatoria che ponga al centro i Comitati di gestione come strumento di attuazione e programmazione della gestione faunistico-venatoria, avendo una serie di obiettivi che sono certamente quello di salvaguardia, della conservazione e miglioramento dell'ambiente naturale, della conservazione del territorio e delle culture agricole, di protezione e incremento della fauna tipica delle aree interessate, ma hanno anche compiti relativi alla gestione dell'attività venatoria, alla gestione della fauna, alla gestione del territorio destinato all'organizzazione della caccia programmata e di organizzazione venatoria nel territorio di rispettiva competenza, nonché di realizzazione di miglioramenti ambientali.
Come vedremo, con questo e con altri emendamenti riguardanti l'articolo successivo cerchiamo di fare dei Comitati di gestione uno strumento che diventi centrale rispetto alla gestione stessa dell'attività. Lo vedremo meglio con l'emendamento che interviene sull'articolo 11 della Giunta regionale, una delle parti che maggiormente non condividiamo e che va anche in contraddizione con quanto viene scritto, per esempio, nel legame fra il cacciatore e il territorio, che si utilizza, secondo l'articolo 9, per porre ulteriori divieti rispetto all'adesione agli ambiti o ai comparti e che, invece, poi, all'articolo 11 viene individuato con la possibilità di accorpamenti, di riduzione dei soggetti rappresentati e quant'altro.
Pertanto, sono da leggere insieme. Quando illustreremo anche l'emendamento che va a modificare l'articolo 11, cercheremo di chiarire nel complesso l'idea che noi abbiamo, profondamente differente da questa Giunta e da questa maggioranza, rispetto alla modalità di gestione, utilizzando ATC e CA.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 54) presentato da Bertola, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo al comma 1 dell'articolo 10 del disegno di legge in discussione articolo 10 che riguarda la definizione e la gestione degli ambiti territoriali di caccia e dei comprensori alpini.
Con quest'emendamento, proponiamo di sopprimere, appunto al comma 1, la frase "e gestione della fauna tipica delle are interessate, qualora a detta gestione delegati". La motivazione è che non vogliamo delegare la gestione della tipica fauna alpina agli ATC e ai CA, essendo essi meri strumenti di attuazione della programmazione e della gestione faunistico-venatoria quindi vogliamo cassare questa frase dal comma 1.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Emendamento rubricato n. 146) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano (Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 146), intendiamo cassare le parole "qualora a detta gestione delegati", e cioè agli obiettivi di salvaguardia, conservazione e miglioramento ambientale, tutela del territorio, prevenzione, risarcimento dei danni a essi causati, protezione e gestione della fauna tipica alpina delle aree interessate. Ciò perché riteniamo che questo ruolo, come prevede la legge dello Stato, non possono non svolgerlo gli enti strumentali di gestione del territorio e dell'attività favolistica, che sono i comparti alpini e gli ambiti territoriali di caccia.
Gli aspetti relativi alla prevenzione, al risarcimento dei danni, alla protezione e alla gestione della fauna tipica alpina sono inevitabilmente aspetti di competenza dei comparti alpini. In questo caso, se parliamo di fauna tipica alpina - poi la virgola non interviene in teoria relativamente a un singolo aspetto, ma riguarda tutti gli indirizzi che vengono dati dall'articolo 6 - ebbene, la protezione e la gestione della fauna atipica alpina è inevitabilmente un aspetto che riguarda i comparti alpini.
Non è un aspetto in capo alla Giunta regionale, anche perché mi domando come la Giunta regionale, senza l'utilizzo dei CA, che nascono proprio per gestire le aree alpine e appenniniche della nostra regione, possa in qualche modo occuparsi di protezione e gestione della fauna tipica alpina di quelle aree, poiché nella gestione ci sta l'attività di censimento e di individuazione dei piani di tiro, nonché tutti gli aspetti che implicano come la legge prevede - un controllo superiore che, a seconda degli articoli, riguardano la Regione con la legge o le linee-guida o le attività che demandiamo alle Province, ma questi aspetti non possono non essere legati a una funzione preminente che hanno i CA e gli ATC.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 282) presentato da Corgnati, Monaco.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Il Consigliere Corgnati ritira l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 228) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti. .
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento abrogativo del comma 4, dell'articolo 10, che dice: "I Comitati di gestione degli ATC e CA, se emerge la necessità di procedere a una razionale gestione delle risorse faunistiche e purché l'iniziativa non contrasti con il livello di fruizione e di programmazione dell'Ambito Territoriale di Caccia, possono richiedere alla Giunta regionale, nel rispetto di indirizzi dettati dalla stessa e previo parere positivo delle Amministrazioni locali, l'istituzione di aree a caccia specifica allegando il relativo regolamento di fruizione".
In precedenza, abbiamo proposto praticamente una riscrittura di questo comma, quindi con quest'emendamento ne proponiamo l'abrogazione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Emendamento rubricato n. 229) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 229) propone di aggiungere un comma dopo il comma 4 dell'articolo 10 che ho appena letto. Il comma è il seguente: "I Comitati di gestione per i compiti di cui al comma 3 possono avvalersi della collaborazione di tecnici laureati in scienze naturali, in scienze agrarie o forestali o in medicina veterinaria".
Pensiamo che questo possa essere un contributo utile al disegno di legge.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Emendamento rubricato n. 147) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano (Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 147) prevede, per i Comitati di gestione degli ATC e CA, o anche per i concessionari delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agrituristico-venatorie, la possibilità di istituire zone temporanee di tutela faunistica non superiore a dieci ettari, finalizzata alla crescita, al pre-ambientamento e all'irradiamento di esemplari di fauna selvatica, anche attraverso strutture e mezzi idonei.
In molte occasioni, alcuni colleghi hanno fatto presente che bisognava superare l'aspetto della così definita "pronta caccia", cioè di animali che, allevati, vengono inseriti nel territorio in un tempo brevissimo rispetto allo svolgimento dell'attività venatoria e per questo motivo molto più facilmente predabili dall'uomo.
Qual è la soluzione che può avvenire, oltre alle zone di ripopolamento e cattura, che sono state inserite? Ricordo che anche gli emendamenti presentati dai colleghi del Movimento 5 Stelle prevedevano che le zone di ripopolamento potessero essere utili, anche con reciprocità fra differenti ATC, proprio per irradiare fauna in altri territori. Questo è uno strumento semplice, che consente a un ATC o a CA di individuare una piccola area in cui inserire degli animali che si possono pre-ambientare e, nel rispetto ovviamente delle indicazioni della norma, prima dell'apertura dell'attività venatoria possono avere la possibilità di pre-ambientarsi rispetto all'ambiente in cui vivono e anche irradiarsi rispetto ad altre aree.
Ci pare, al di là degli approcci diversi che sono evidenti rispetto a questa legge, una misura di grande buonsenso, perché evita quello che è stato più volte definita come una modalità non dico da superare, ma certamente da migliorare, e cioè quella di evitare che l'attività venatoria sia vista come uno strumento di "pronta caccia" o chiamatela come ritenete.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Procediamo con la votazione di tutti gli emendamenti relativi all'articolo 10.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 103), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 54), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 27 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 146), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
L'emendamento rubricato n. 282) è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 228), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 229), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 147), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'articolo 10, come emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 31 Consiglieri hanno votato SÌ 22 Consiglieri hanno votato NO 9 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
Prego, Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Presidente, mi pare di aver colto una disponibilità, perlomeno da parte dei colleghi del Movimento 5 Stelle, e da parte nostra non ci sarebbero problemi, per chiudere qui i lavori del Consiglio.



PRESIDENTE

Mi pare che siano tutti d'accordo su questa proposta.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.06)



PRESIDENTE

[pic



< torna indietro