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Dettaglio seduta n.323 del 16/05/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta inizia alle ore 10.05)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Barazzotto, Caputo, Cerutti, Chiamparino, Ferrari Ferraris, Ottria e Pentenero.



PRESIDENTE

Comunico che l'Assessore Balocco farà una comunicazione sull'incidente ferroviario nella tratta Torino-Savona come richiesto dal Consigliere Valetti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Volevo chiedere, cortesemente, la sospensione del Consiglio per un incontro con i Consiglieri di maggioranza per riuscire a capire come proseguire l'attività.



PRESIDENTE

Prima facciamo la comunicazione dell'Assessore Balocco per rispetto del Consigliere Valetti che l'ha chiesta da tanto tempo.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Urto in circolazione contro una gru esterna che occupava indebitamente la sede ferroviaria, nei pressi della stazione Trinità Benevagienna da parte del treno 10130 del giorno 27 aprile 2018"


PRESIDENTE

L'Assessore Balocco è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Urto in circolazione, contro una gru esterna che occupava indebitamente la sede ferroviaria, nei pressi della stazione Trinità Benevagienna da parte del treno 10130 del giorno 27 aprile 2018".
Prego, Assessore.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Do lettura di una relazione che mi è stata mandata da RFI rispetto all'incidente e alle sue conseguenze. Aggiungerò qualche osservazione a braccio, perché vedo che non mi hanno relazionato in merito, ma credo che sia anche nelle intenzioni della richiesta di comunicazione sapere qualcosa rispetto ai disguidi, definiamoli così, del giorno successivo, in particolare nella stazione di Fossano.
Per quanto riguarda l'incidente, RFI ci comunica quanto segue. Alle ore 12.26 del 27 aprile si registrava lo scatto delle protezioni della linea elettrica del binario dispari tratta Fossano-Mondovì e il treno 4687 partito da Fossano alle 12.22 diretto a San Giuseppe di Cairo, con 80 viaggiatori a bordo, si arrestava tra il chilometro 2 e il chilometro 3 per l'intervento delle predette protezioni che interrompevano l'alimentazione elettrica del treno.
La sala operativa di RFI provvedeva ad avviare le procedure previste per la ricerca del guasto inviando sul posto gli agenti dell'Unità Manutentiva.
Contestualmente, il terreno 10130 (Savona-Torino Porta Nuova) transitava a Magliano alle ore 12.36 in orario e circa due minuti dopo, prima di transitare nella successiva fermata di Trinità, sviava a causa dell'urto contro il braccio di un'autogru, che stava movimentando materiale sul piazzale della ditta Edilgiara (confinante con la proprietà RFI) accidentalmente ribaltata sulla sede ferroviaria.
La gru, nel ribaltarsi, perdeva il carico e determinava con il braccio il danneggiamento della linea di contatto del binario dispari provocando l'interruzione di quella linea, cioè del binario dispari, alle ore 12.26.
Il braccio rimaneva sospeso sulla sede, invadendo anche la sagoma del binario pari, e veniva urtato dal treno 10130 che si sviava dal binario.
Mi hanno poi spiegato verbalmente che il problema è che il braccio di questa gru non si è appoggiato sul binario pari, ma è rimasto sospeso quindi questo ha impedito lo scatto delle misure di protezione.
Il convoglio si arrestava nei pressi della fermata di Trinità con la vettura pilota a poche decine di metri dall'asse del fabbricato viaggiatori. Sostanzialmente il treno, in arrivo da Savona, urta il braccio sospeso e svia sul binario, fortunatamente non deragliando. Infatti, la macchinista del treno è riuscita a frenare non in tempo per non urtare l'ostacolo, ma per ridurre, in modo notevole, la velocità e proprio questa riduzione della velocità ha evitato il deragliamento vero e proprio, con conseguenze che sarebbero stati sicuramente molto peggiori.
A seguito della notizia dell'evento, veniva interrotta la circolazione su entrambi i binari e venivano attivate le procedure di soccorso con l'invio sul posto dei Vigili del Fuoco, del 118, della Polfer, nonché di ulteriore personale RFI.
Sul treno 10130 erano presenti circa 200 viaggiatori che venivano soccorsi dal personale intervenuto che assicurava il trasporto presso il più vicino pronto soccorso, per accertamenti, di numero sei viaggiatori, compreso il macchinista e il capotreno. Non si registravano feriti gravi. I restanti viaggiatori venivano accompagnati nella località di Trinità, dove trovavano proseguimento con bus sostitutivi.
Terminati gli accertamenti disposti dall'Autorità giudiziaria alle ore 16 circa, venivano avviate le operazioni di sgombero dalla sede e l'immediato ripristino dell'infrastruttura. Gli agenti della manutenzione intervenuti constatavano, oltre alla presenza della gru ribaltata, il danneggiamento significativo della linea di contatto del binario dispari e grossi danni al binario pari, a partire dal punto in cui si era verificato l'urto.
Detto braccio, per effetto dell'urto, risultava piegato in direzione della marcia del treno. Si constata anche la presenza, nei pressi dell'unghiatura del binario dispari, di un tegolo binervato in cemento armato che costituiva il carico movimentato dalla gru.
La specifica attività con autogru non era autorizzata da RFI. Per le operazioni di ripristino, grazie al rapido nullaosta ricevuto dal Magistrato intervenuto sul posto, all'intervento di due carri soccorso disposti da Trenitalia che hanno lavorato in contemporanea sui veicoli ferroviari sviati per il riposizionamento sui binari e alla scelta di RFI di trasferire sul posto dei cantieri appaltati di rinnovo binari e catenaria TE, sospendendo altre lavorazioni in altre località e avendo organizzato tutte le squadre operative con turni avvicendati, si riusciva a riattivare la linea durante la notte successiva, dopo appena 36 ore circa dall'evento. La regolare circolazione dei treni è ripresa già a partire dal primo convoglio della domenica.
La quantificazione dei danni per RFI è di circa 500 mila euro e altrettanto per Trenitalia. Questo per quanto riguarda l'incidente.
Credo che si volesse sapere anche qualcosa rispetto ai problemi successivi del sabato mattina. In effetti - non ho dati più precisi proprio perché non mi sono stati relazionati, ma li comunicherò per iscritto di sicuro - i primi treni che da Torino andavano verso Savona, quel sabato mattina essendo il primo giorno di un ponte lungo com'era ovvio che fosse e come avevamo segnalato anche sia a RFI che a Trenitalia, erano piuttosto carichi e dovendosi fermare, così come aveva deciso Trenitalia, a Fossano per avviare gli utenti viaggiatori attraverso dei pullman alla stazione di Mondovì, per riprendere poi in treno il viaggio verso Savona e la Liguria.
Questo esigeva, evidentemente, da parte di RFI la predisposizione di un numero di pullman sufficienti a raccogliere l'esigenza di questa sostituzione nell'area Fossano-Mondovì. Il problema, invece, è che sono stati approntati solamente quattro pullman, quindi con la possibilità di spostare 200-220 persone, a fronte di un numero di viaggiatori molto maggiore.
Si era detto 600: in realtà erano meno, ma sicuramente molto più di 200.
Questo, ovviamente, ha comportato il fatto che non tutti i viaggiatori pervenuti con i primi treni fossero carrozzabili sui bus e, oltretutto, ha provocato anche ulteriori ritardi nei viaggi dei bus stessi, perch ovviamente, le persone che non riuscivano a salire hanno creato, in qualche modo, anche protestando, legittimamente, dei ritardi nella partenza dei bus stessi.
Di conseguenza, nella stazione di Fossano si è creata una situazione piuttosto grave: sono intervenuti i Carabinieri, prima ancora la Polfer, la Protezione Aziendale da parte di RFI Trenitalia, la Polizia locale, la Protezione Civile del gruppo volontari del Comune di Fossano, che ha provveduto a distribuire generi di prima necessità ai viaggiatori bloccati in stazione.
La situazione si è risolta verso mezzogiorno (io ero anche presente sul luogo), quando i treni non arrivavano più così carichi; non solo, anche perché Trenitalia e la Protezione Aziendale avevano nel frattempo creato a Porta Nuova una barriera di convincimento (definiamolo così) o di selezione degli utenti, cercando di spostare l'utenza sulla linea Genova (Torino Genova, Genova-Savona), che evidentemente ci mette un po' di più in regime normale, ma nel regime di quella mattinata era addirittura competitiva come tempi di trasporto. Ovviamente, Trenitalia considerava validi i biglietti per la stessa percorrenza acquistati sulla tratta Fossano-Savona.
Tutto ciò è avvenuto con evidenti ritardi d'informazione e di comunicazione o, meglio, l'informazione in stazione c'è anche stata, ma evidentemente non ci si può affidare semplicemente alla comunicazione sui display o a qualche intervento verbale con gli altoparlanti. Occorreva, in quel caso, creare già da subito con la Protezione Aziendale un filtro rispetto agli utenti su quella linea.
Non solo: l'altro aspetto è quello evidente del procurarsi il maggior numero di bus. Ora, a me risulta vero e non è una fandonia, come qualcuno ha proposto, che fossero state contattate tutte le ditte che avrebbero potuto intervenire con mezzi propri (ovviamente ditte di bus). Mi risulta e ne ho anche la controprova da parte di Trenitalia, che i contatti ci siano stati. Il problema è la modalità dei contatti: i tempi e i modi. Ho fatto presente a Trenitalia che occorre, a fronte di eventi di questo genere (non è solo un incidente grave come questo, che evidentemente si spera abbia delle probabilità abbastanza scarse e rare di succedere) comunque quando c'è la necessità, per qualunque guasto sulla linea o sui treni, intervenire con dei mezzi e che ci siano dei protocolli di collegamento e d'informazione con le imprese dei bus che sia molto più come dire - organizzati.
Da questo punto di vista, ho sentito le due centrali delle associazioni dei bus che agiscono in Piemonte (quella che rappresenta le imprese private e quella che rappresenta le imprese pubbliche), affinché da parte loro si definisca, anche nei confronti di Trenitalia (ovviamente poi il confronto dovrà essere diretto con Trenitalia), un protocollo d'intervento in cui si precisi anche il livello di contatto tra Trenitalia e le imprese, che non si riduca semplicemente alla telefonata all'impiegato che in quel momento è presente nella sede operativa delle ditte, tanto più quando questo avviene il venerdì pomeriggio sul tardi o il giorno del sabato.
Pertanto, ci stiamo occupando direttamente - anche se non è di nostra competenza - di fare in modo che ci sia un contatto tra le imprese dei bus e Trenitalia, affinché venga preparato un protocollo d'intervento. Almeno succeda che, da questi gravi disguidi, si acquisiscano delle modalità che nel futuro possano alleviare tali gravi conseguenze agli utenti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.
Consigliere Valetti, intende aprire il dibattito o solo chiedere chiarimenti e svolgere il suo intervento? Prego, Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Ringrazio l'Assessore Balocco, che ha intuito più o meno quali erano le tematiche interessanti, anche senza un preavviso da parte nostra.
Ovviamente, gli incidenti hanno sempre cause impreviste e semmai, se ci sono profili di regole non rispettate, saranno gli enti preposti a stabilirle.
Quello che c'interessa, invece, è come sono organizzati i servizi sostitutivi, ovvero ciò che è disciplinato dai contatti tra la Regione e il gestore ferroviario e ciò che non lo è, però potrebbe diventarlo. Oppure si potrebbe integrare con dei Tavoli o con degli altri strumenti per cercare di stabilire, da qui in poi, delle regole cui il gestore deve ottemperare. Il servizio sostitutivo, quando una linea così importante e capiente collassa, ma anche in tanti altri casi di disguidi ferroviari, è una parte integrante del servizio. Cioè, la gente, in qualche modo, deve arrivare a destinazione.
Pertanto, riteniamo che i servizi bus sostitutivi ai treni in caso di problemi sulla rete regionale abbiano la stessa importanza dei treni stessi, quindi non possono essere un accessorio che può esserci o no.
Ovviamente stigmatizziamo la risposta di Trenitalia a quest'emergenza perché crediamo veramente poco giustificabile che una società di queste dimensioni sia riuscita a reperire in 24 ore in tutto il Piemonte solo quattro bus sostitutivi. Con tutte le compagnie di autobus di cui dispone il Piemonte, siamo sicuri che, con un po' di buona volontà, quei bus potevano essere reperiti, quindi accogliamo con piacere la proposta dell'Assessore di interessarsi d'ora in poi affinché questo problema non si verifichi più e i servizi siano possibilmente garantiti sempre.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non aggiungerò molto rispetto a quanto detto dal collega Valetti e dall'Assessore Balocco. È ovvio che siamo sempre di fronte ad accadimenti a volte anche straordinari, che però dimostrano sicuramente un'assoluta mancanza di preparazione da parte dei vertici nazionali, e in questo caso regionali, di Trenitalia, nonché - mi si permetta - magari una certa qual non preparazione e presenza dell'Assessore e della Giunta Chiamparino perché dobbiamo sempre aspettare un accadimento straordinario, una volta la neve e il gelo, una volta una gru che cade su una ferrovia - per fortuna diceva il collega Valetti, non ci sono state vittime - ma arriviamo sempre dopo che i buoi sono scappati dalla stalla per chiudere le porte.
Ben venga l'intervento su una convenzione, però noi abbiamo avuto contatti con cittadini torinesi che erano alla stazione di Porta Nuova quella mattina - tra l'altro, il caso o la sfortuna vuole che fosse all'inizio di uno dei ponti principali dell'anno - e nessun addetto di Trenitalia sui primi treni in partenza per Savona (mi sembra alle ore 8.20, 8.30) ha detto loro che il treno era interrotto a Fossano; è detto dopo (verso le ore 11) ma, Santo Dio, esiste un minimo di preparazione da parte di Trenitalia? Probabilmente la reprimenda va verso i vertici, non verso i dipendenti che se non sono avvisati dai vertici, non possono fare nulla.
Sono partite, come diceva lei, centinaia di persone su quei treni.
Classicamente, il sabato di un ponte o una domenica mattina quei treni sono strapieni già al Lingotto e non si riesce più a sedersi: chi ha fatto esperienza di andare in Liguria in treno lo sa. Centinaia di persone sono partite e si sono viste delle scene - o almeno ce le hanno raccontate - non dico forti, ma insomma di litigi su chi doveva salire sui pullman: sembravano scene di esodo quasi da una zona di guerra, nel senso che c'erano persone che si contendevano i posti a sedere.
Tra l'altro, sembra che le forze dell'ordine abbiano giustamente fatto salire prima gli anziani e i disabili, ma il problema è che con gli anziani e i disabili ovviamente sono saliti i parenti, quindi (come al solito, in modo italico) è successo un po' di tutto, per di più con notizie non granché certe. Infatti, ci è stato riferito che si diceva all'utenza: "Andate a Mondovì e lì c'è il treno", treno che da Mondovì porta a San Giuseppe di Cairo, perché il treno che poi fa il secondo pezzo da Fossano non arriva a Savona, ma arriva a San Giuseppe di Cairo; è stato loro riferito così, poi in realtà è arrivato a Savona. Quindi non è funzionato nulla, poi fortunatamente sul treno delle 10.50 o delle 11.20 hanno convinto le persone ad andare a Genova, che tra l'altro è comoda (in futuro dovremo capire perché il Torino-Genova ci mette meno tempo del Torino Savona che sono molti più chilometri, ma questo è un discorso successivo).
Di conseguenza, Assessore, ci tenga informati, come II Commissione e come Consiglio, sull'avanzare di questa convenzione, ma ancora una volta possiamo dire che questa Giunta e quest'Amministrazione si dimostrano non essere pronte su accadimenti di modesta - per fortuna - entità. Cerchiamo di essere più "sul pezzo" con i vertici dell'azienda Trenitalia, che ci fornisce un servizio fondamentale, ma diciamo che ha degli spazi di miglioramento notevoli e cerchiamo noi, come politica, di pungolarli e di essere veramente attenti, perché per fortuna non accadono spesso, però i disagi succedono.
Bisognerà inoltre capire anche dal punto di vista delle sanzioni che cosa si potrà fare, perché un tema che non ha sollevato l'Assessore è di comprendere se ci sono i rimborsi. È vero che i rimborsi sono di più sulle frecce, anche dal punto di vista economico, nel senso che se uno spende 100 euro per andare a Roma e arriva con quattro ore di ritardo avrebbe voglia oltre di recuperare i 100 euro, di fare qualcos'altro che non è dicibile in Aula al microfono, mentre su un prezzo di un Torino-Savona, che mi sembra sia 14 euro, non è tanto il rimborso economico a incidere, però è già qualcosa.
Assessore, vorremmo sapere se aveva anche qualche informazione su eventuali rimborsi, perché c'è stato uno sforamento di orario oppure per il fatto di doversi spostare (tra l'altro con le valigie) dal treno al pullman e dal pullman dal treno, ecc.; in ogni caso, se esiste comunque in automatico un rimborso che gli utenti possono chiedere.
Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Ravetti, le faccio una proposta. Lei aveva chiesto una sospensione per la maggioranza.
Scusi, Assessore Balocco, vuole replicare? Prego, prenda pure la parola.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Ovviamente cercheremo di seguire direttamente la vicenda (l'abbiamo già fatto in passato) e per tutti coloro che avevano il biglietto in quelle giornate chiederemo a Trenitalia - anche se credo che la procedura sia già partita, perché è prevista nelle modalità contrattuali - di provvedere a rimborsare questi danni o direttamente o attraverso le penali che ci vengono riconosciute.



PRESIDENTE

Allora chiudiamo questa parte della comunicazione.
Dicevo, Consigliere Ravetti, che lei aveva chiesto una sospensione per una riunione di maggioranza. Per non tenere tutta l'Aula bloccata perché credo che tale riunione non durerà dieci minuti, le propongo di interrompere il Consiglio mezz'ora o tre quarti d'ora prima del previsto, in modo che tutti i Consiglieri siano liberi e la maggioranza possa riunirsi, così almeno lavoriamo un po' non tenendo qui bloccati tutti gli altri colleghi che non sono interessati alla riunione.
Va bene come proposta? Verso le 12 o le 12.15. D'accordo.


Argomento: Caccia

Proseguimento esame disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistico - venatoria in Piemonte"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 182, di cui al punto 4) all'o.d.g.
ARTICOLO 7 Emendamento rubricato n. 137) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 138) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano (Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 139) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 140) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano (Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 141) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 142) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 143) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano (Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'articolo 7 riguarda i Piani faunistici provinciali e della Città metropolitana. Gli emendamenti che abbiamo presentato cercano.
Non chiedo l'attenzione, anzi ci fosse anche l'attenzione.



PRESIDENTE

Riprendiamo, con un po' di silenzio in aula.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Noi crediamo che gli emendamenti presentati, che illustreremo, abbiano un senso che non è legato a un aspetto pro-caccia o più anti-caccia, ma è semplicemente di buonsenso.
Sull'articolo 6, la Giunta e la maggioranza sono stati, a differenza di altre parti, molto zelanti nel riprendere la legge dello Stato. Da questo punto di vista, abbiamo visto che alcuni colleghi già in Commissione e poi in Aula hanno fatto presente come non potessimo non rispettare alcuni dettati della legge 157 del 1992, rispetto ai Piani faunistici provinciali.
Nell'articolo 6, al di là di aver introdotto un aspetto che nulla ha a che vedere con la legge dello Stato, cioè quello sulla chiusura dei fondi in favore dell'attività venatoria, senza l'esistenza di un Piano faunistico la vera anomalia è che noi vincoliamo tutta l'esistenza dei Piani faunistici e, invece, senza alcun tipo di programmazione rispetto al terreno venabile o non venabile, il comma 6 dell'articolo 6 non è legato al Piano faunistico.
Detto ciò, l'articolo 6, come dicevo, ha introdotto nella seduta di ieri una serie di vincoli che i Piani faunistici venatori provinciali e della Città metropolitana danno.
Un emendamento, che avevamo presentato, inseriva due parole veramente banali, ma molto pratiche, "laddove esistenti", perché vi è un problema di cui i colleghi e la Giunta regionale non possano non tenere conto, cioè il fatto che all'interno della nostra regione i Piani faunistici provinciali sono quasi totalmente assenti, soprattutto con la dizione che si dà all'interno dell'articolo 7.
I tempi per l'approvazione dei Piani sono estremamente lunghi perché, da una parte si dice che la Giunta regionale e le Province hanno tempo un anno per redigere i Piani provinciali; poi, trascorsi 30 giorni alla fine dell'anno la Regione Piemonte diffida le Province dall'adempiere a un loro dovere qualora ciò non avvenisse; passano altri 60 giorni, quindi siamo già a un anno e tre mesi e la Regione può esercitare il potere sostitutivo e, a quel punto, lo scrive in nome e per conto della Provincia.
Ciò significa che se una, due, tre Province piemontesi non facessero il Piano faunistico provinciale, ci vorrebbero circa due anni, perché la Regione Piemonte il Piano comunque lo deve scrivere in nome e per conto di una Provincia, per avere un Piano provinciale.
Allora, è evidente che vi è un aspetto, di cui non si può non tenere conto: non possiamo inserire dei vincoli legati ai Piani faunistici provinciali quando essi non esistono e quando essi non esisteranno per molti anni perché in realtà è un modo subdolo e poco trasparente, anche rispetto a quello che la legge prevede, per limitare una serie di attività previste sia dalla legge dello Stato che dalla legge regionale, vincolando i Piani provinciali.
Questa lunga premessa è servita per dire che cosa prevedono i nostri emendamenti.
L'emendamento 137) prevede che le parole "un anno" siano sostituite con le parole "sei mesi", per accorciare il lasso di tempo in cui non esistono ancora i Piani e vincoliamo agli stessi una serie di adempimenti, quindi questo problema verrebbe in qualche modo superato.
L'emendamento 138), invece, va a cassare le parole "nel rispetto di quanto stabilito dall'articolo 6", perché, come dicevamo, crediamo che invece si dovrebbero sganciare le due parti e se, con un po' di buonsenso, fosse stato colto l'emendamento che noi abbiamo presentato sull'articolo 6, cioè aggiungendo laddove esistenti". Vincolando un divieto all'esistenza del Piano, credo che allora avremmo risolto gran parte di questi problemi.
Noi lo ripresenteremo nelle disposizioni transitorie, perché, ripeto, è come dire che viene data una sanzione, ai sensi di un Piano esistente e che uno è in sanzione, qualora non rispetta il Piano esistente, quando per quel Piano non è presente.
Questo non vale solo per l'attività venatoria, ma per qualunque altra attività regionale: non è che nello smaltimento, piuttosto che in molte altre attività economiche, che sono vincolate alla redazione del Piano da parte di una Regione e fintanto che la Regione o le Province hanno redatto il Piano tutte quelle attività fossero bloccate; semplicemente, non erano ancora disciplinate o vincolate dall'esistenza di ciò che i singoli Piani provinciali della Città metropolitana dovevano dire. Con l'emendamento 138) svincoliamo il rispetto di quanto stabilito dall'articolo 6.
L'emendamento 139) interviene nuovamente per la riduzione dei tempi, cioè dopo aver dato un anno a Province e Città metropolitane, la Regione assegna ancora a esse, qualora non abbiano predisposto il Piano faunistico provinciale, 60 giorni di tempo per provvedere alla redazione, decorso inutilmente il quale la Regione Piemonte esercita il potere sostitutivo.
Noi crediamo che l'ulteriore assegnazione di tempo debba essere cassata.
Perché se abbiamo dato alle Province e alla Città metropolitana un anno per svolgere quest'attività (che ci auguriamo diventi sei mesi), trascorso quel tempo la Regione interviene immediatamente con il potere sostitutivo.
Questo è quanto prevede l'emendamento 139).
L'emendamento n. 140) è uguale al 139).
Invece l'emendamento n. 141) prevede che il vincolo relativamente al comma 4, dell'articolo 7, cioè "altresì, a norma dell'articolo 10, comma 7 della l. 157/1992 e secondo le modalità previste dall'articolo 3 della l.r.
23/2015" , sia soppresso. Per due motivi: il primo è legato ai piani provinciali, per i motivi che abbiamo già ricordato. Il secondo perché noi vincoliamo la programmazione faunistica all'articolo 3 della legge n.
23/2015.
L'articolo 3 della legge n. 23/2015, come i colleghi ricorderanno.
Non so se poi il Presidente del Consiglio vorrà riportare.



PRESIDENTE

L'Assessore è qui e la ascolta.



VIGNALE Gian Luca

No, è solo perché non c'è nessuno!



PRESIDENTE

No, no, è qui, è qui.



VIGNALE Gian Luca

La Giunta è un organo collegiale, ma se non c'è nessuno, è difficile che "nessuno" riporti ad altri colleghi i punti da noi richiamati.
Dicevo, non soltanto per la parte relativa alla legge dello Stato, ma anche per la parte relativa all'articolo 3 della legge n. 23/2015, che prevede la pianificazione per ambiti.
Se già è difficile prevedere che le Province facciano un Piano faunistico provinciale, pensare che in termini di pianificazione - salvo che per la Città metropolitana di Torino e per la Provincia di Cuneo, che sono ambiti unitari - negli altri due ambiti le Province insieme facciano il Piano faunistico provinciale, crediamo che sia davvero complesso.
Oltre che essere complesso, crediamo che anche la nostra legislazione si debba conformare con gli esiti non tanto della legge dello Stato, quanto a quelli del referendum costituzionale.
Noi facemmo la legge n. 23/2015 anche in virtù del fatto che la legge Delrio aveva levato non competenze, ma sottratto l'esistenza istituzionale delle Province almeno nell'articolazione che noi conoscevamo (con l'elezione diretta del Presidente e dei Consiglieri e con l'esistenza di una Giunta); quindi avevamo anticipato nella legge n. 23 quello che sarebbe stato l'esito del referendum, che molti si attendevano favorevole, che avrebbe cancellato le Province.
Ora conosciamo l'esito del referendum e sappiamo, altresì, che le Province esistono. Come si fa, allora, su una competenza che proprio la legge n. 157 attribuisce alle Province, prevedere che esse debbano fare una pianificazione sovraprovinciale, come prevede l'articolo 3 della legge n.
23/2015? Per questo motivo, noi chiediamo che queste parole vengano soppresse.
L'emendamento n. 142) cassa la scadenza dei piani. Al comma 9 dell'articolo 7 si dice che i Piani hanno durata quinquennale e, comunque, non oltre due anni dalla loro scadenza.
All'interno di questa Regione - posso fare degli esempi - abbiamo dei piani e delle convenzioni tuttora vigenti in prorogatio e che durano dal 2008 o dal 2009, cioè hanno una durata che è andata ben oltre la loro scadenza.
Questo è corretto? No, certamente no. Però credo che nel concetto della prorogatio - cioè del fatto che un documento di programmazione debba comunque essere vigente fintanto che non ve ne sia un altro che sostituisce il documento di programmazione precedente - debba essere mantenuto.
L'emendamento n. 142) risolverebbe gran parte dei problemi di cui dicevo.
Perché in passato, comunque, la totalità delle Province piemontesi ha redatto dei piani faunistici che, pur essendo vecchi, rimangono vigenti fintanto che i nuovi piani, così come previsti dall'articolo 7, vengano stesi.
L'emendamento n. 143) in realtà prevede ancora le stesse modalità, quindi è in analogia all'emendamento n. 141), cassando le parole "secondo le modalità previste dall'articolo 3".
Nessuno di noi ha contrarietà al fatto che esistano i Piani faunistici provinciali. Noi ci siamo permessi di dire, in sede di Commissione competente, per una dose di realismo e non per altro, che sarebbe stato utile valutare se non era meglio redigere un unico Piano faunistico regionale che tenesse conto delle considerazioni che facevano le Province.
Da un punto di vista burocratico, avremmo evitato a otto Enti di fare otto piani; avremmo fatto un piano unico con il coinvolgimento continuo e costante delle amministrazioni provinciali.
Com'è risultato evidente a chi ha avuto la pazienza di ascoltare, sarebbe sufficiente non prevedere la scadenza dei piani per far sì che si dia attuazione all'articolo 6, anche nelle forme più restrittive che la legge n. 157 prevede, ma avendo un documento di pianificazione.
Lo risottolineo e rammento che non vi è una sola parte della pianificazione regionale che, a un certo punto, faccia decadere una convenzione, un piano annuale, un piano triennale o un documento di programmazione, senza che ve ne sia un altro che lo sostituisca. Altrimenti, il vero limite è quello che una serie di limiti s'introducano non perché un documento di programmazione li contiene, ma perché un documento di programmazione non esiste.
Mi permetto di dire, comprendendo le difficoltà che le Amministrazioni provinciali dalla Città metropolitana hanno, che non credo che oggi nelle priorità delle Amministrazioni provinciali e della Città Metropolitana di Torino vi sia la redazione dei piani faunistici, per un motivo molto banale: perché costano. E avendo una quantità di risorse molto limitata come dicevo prima, non credo che sarà una priorità, almeno nei tempi, che l'articolo 7 dà alle Amministrazioni provinciali e a quella della Città Metropolitana.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale. Lei ha illustrato tutti gli emendamenti all'articolo 7.
La parola all'Assessore Ferrero per il parere della Giunta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Diamo un parere positivo sull'emendamento rubricato n. 139), che è uguale all'emendamento n. 140), quindi togliamo quell'ulteriore proroga.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Non è che io voglia convincere l'Assessore di una cosa che non vuole fare ci mancherebbe! Faccio solo presente che in tutta la pianificazione regionale non abbiamo un solo documento di programmazione, una sola convenzione o un solo atto che decada, senza che ve ne sia un altro che lo sostituisca.
Dopodiché, per me potete votare tutto ciò che credete, ma mi sembra da un punto di vista amministrativo anomalo, fosse anche la legge su qualunque materia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Sì, effettivamente abbiamo già messo la scadenza ai cinque anni. In realtà questo voleva essere un'ulteriore proroga, cioè dire "comunque non oltre i due".
Se vogliamo, possiamo lasciare la scadenza ai cinque, ma non vorrei che fosse più restrittivo rispetto a dare ancora un'ulteriore proroga messa in legge di due anni. Questo era il motivo per cui abbiamo posto questo tema.
Personalmente questa è l'interpretazione che avremmo dato.



PRESIDENTE

Quindi, rimane confermato il parere favorevole solo sull'emendamento n.
139), uguale all'emendamento n. 140).
Passiamo quindi alla votazione degli emendamenti.
Il numero legale è 23.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 137), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato SI' 3 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 138), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SI' 5 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 139), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SI' 30 Consiglieri hanno votato NO 6 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 140), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SI' 30 Consiglieri hanno votato NO 6 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 141), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SI' 5 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 142), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SI' 5 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 143), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SI' 5 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'articolo 7, così come emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SI' 25 Consiglieri hanno votato NO 9 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Comprensivo di San Benigno Canavese (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Comprensivo di San Benigno Canavese in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Caccia

Proseguimento esame disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria in Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Ritorniamo all'esame del disegno di legge n. 182.
ARTICOLO 8 Emendamento rubricato n. 279) presentato da Corgnati, Monaco.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Il Consigliere Corgnati dà per illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 144) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Ravello, Rossi L., Tronzano (Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Il Consigliere Vignale dà per illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 52) presentato da Bertola, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo qui, come ieri, a illustrare i nostri emendamenti al disegno di legge. Come si suol dire, non si molla di un centimetro anche perché, da questo punto di vista, non c'è nulla di nuovo. Anzi, visto che l'articolo 8 del disegno di legge tratta degli istituti di conservazione e riproduzione della fauna selvatica e quindi anche delle zone di ripopolamento e cattura segnalo la pessima notizia che abbiamo ricevuto appreso ieri.
Nella Provincia di Cuneo è stata cancellata una ZRC ultradecennale, nella bassa valle Stura di Demonte, per compensare i cacciatori rispetto a una zona che era stata interdetta alla caccia per via degli incendi.
Continuiamo così, questa è la realtà di una minoranza che tiene sotto scacco anche le amministrazioni. Questo è il segno di come poi qualcuno non guarda in faccia nessuno. Ci sono stati gli incendi, si devono, per legge delimitare delle aree nelle quali non è possibile praticare l'attività venatoria e poi bisogna sempre trovare il modo di compensare, cancellando una ZRC.
Questo è uno dei motivi per cui noi si prosegue nella nostra attività, si prosegue nel portare avanti delle giuste proposte di modifica al disegno di legge. Non so se approveremo tanto presto questo provvedimento. Siamo all'articolo 8 e prima di arrivare all'articolo 21, di tempo ce ne vorrà ancora. Ritorneremo anche sulla questione della domenica e anche lì penso che il dibattito si farà abbastanza incandescente. Rispetto a quello che è successo in Commissione, dove c'era più libertà di parola e di espressione da parte di qualcuno, vedo che in Aula la maggioranza è piuttosto blindata.
Sotto certi aspetti abbiamo visto solo delle parole.
Nello specifico, l'emendamento n. 52) propone una parziale riscrittura del comma 2 dell'articolo 8, aggiungendo una parte di testo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento rubricato n. 52) ci teniamo a fare una precisazione al comma 2 dell'articolo 8. In pratica aggiungiamo "fino alla ricostruzione e stabilizzazione della densità faunistica ottimale". È chiaro che è fondamentale, nel caso della fauna selvatica, creare delle oasi di riproduzione.
Sappiamo che l'ambiente naturale è stato fortemente alterato dall'attività antropica. L'assenza di piante e l'assenza di vegetazione adeguata riduce la possibilità di avere rifugio per la fauna selvatica e quindi di avere spazi che consentano la riproduzione, soprattutto anche per le specie migratorie. Diventa responsabilità di questa Regione, anche nei confronti di altri Paesi, trovare spazi e luoghi inadeguati anche per il ristoro di specie migratorie che sono protette a livello internazionale. È un impegno che noi dobbiamo prendere rispetto al Paese e rispetto ad altri Paesi perché sappiamo che numerose specie transitano attraverso il Piemonte. Noi possiamo anche inserire, come fiore all'occhiello, il fatto che sul nostro territorio sia presente il principale corridoio nord-sud, che è il Parco del Ticino; area fortemente boschiva, che consente il ristoro di specie volatili, particolarmente protette che, altrimenti, non potrebbero trovare rifugio.
Spesso succede che la realizzazione di manufatti imponenti, quali l'autostrada e, a fianco, l'Alta Velocità, creino una barriera che spacca in due tutta la pianura alluvionale e renda difficoltoso il passaggio delle specie selvatiche. Di questo stiamo parlando, ovviamente parlando di caccia. La realizzazione di zone, aree e oasi che consentano la riproduzione di queste specie selvatiche deve essere un impegno, fino a ottenere, come noi indichiamo, una densità delle stesse ottimale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento non facciamo altro che formulare uno degli assunti che abbiamo portato avanti nella discussione della legge, cioè la caccia può essere effettuata quando ci sono le possibilità di attuarla.
Soprattutto in quelle zone dove, effettivamente, ci sono delle protezioni aggiuntive, non possiamo aprire la caccia se non quando ci sono le condizioni di effettiva stabilizzazione della fauna selvatica e non di un continuo ricorrere a immissioni spot.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento pone il problema dell'equilibrio tra le popolazioni della fauna piemontese e i ripopolamenti dovuti alla propria stabilizzazione, ma in alcuni casi, anche subordinati quasi completamente all'attività faunistica. Diventa, quindi, un circolo vizioso in cui la popolazione viene mantenuta a livelli medio-bassi, ma chiaramente non ha la possibilità di moltiplicarsi e vivere nel proprio clima e nel proprio equilibrio naturale ottimale. Questo, perché viene sottoposta a continue incursioni - diciamo del mondo venatorio, che ne fanno oscillare in modo molto alto la popolazione.
Per spiegarla in modo molto semplice, occorre limitare queste oscillazioni della popolazione, in una percentuale compresa tra quella che è la popolazione ottimale e quelli che sono gli obiettivi raggiunti prima e dopo la stagione venatoria. L'attività di caccia non può incidere in maniera preponderante sulla qualità del numero delle popolazioni, altrimenti abbiamo delle oasi di caccia che vivono e si riproducono praticamente solo a scopo di garantirne la predazione. Non è questo l'obiettivo: deve esserci una certa stabilità costante nel tempo e la caccia vi deve incidere in modo minimale rispetto al totale delle popolazioni.
Questi esempi si possono portare anche per quelle specie che hanno un tasso di riproduzione abbastanza alto, come conigli e fagiani, per cui hanno la tendenza ad avere oscillazioni piuttosto alte durante la stagione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo passati all'articolo 8, "Istituti di conservazione e riproduzione della fauna selvatica". Quest'articolo non deve contenere solo mere enunciazioni di principi, ma deve garantire una reale conservazione, e quindi va da sé la riproduzione. Io invertirei i termini: prima una riproduzione della fauna selvatica e quindi una sua conservazione.
Pertanto, deve contenere aree di riproduzione, ripopolamento, tutela conservazione, protezione, rifugio, sosta migratoria e stanziale e cura della prole, con oasi di protezione, zone di popolamento e cattura, centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica, centri privati di riproduzione della fauna selvatica.
Al comma 2 si definiscono le oasi di protezione come aree destinate alla conservazione, rifugio e tutti i temi che ho elencato, con dimensioni non superiori a 1.000 ettari; si parla dei centri pubblici e privati di riproduzione e si specifica: "A scopo di ripopolamento, con obbligo di realizzare un adeguato pre-ambientamento dei capi, con l'esclusione di qualsiasi utilizzazione venatoria interna". E ci mancherebbe! Nel senso che andiamo a fare delle oasi di protezione e andiamo pure a cacciarci dentro! Sarebbe un po' paradossale! Si aggiungono le parole "fino alla ricostruzione e alla stabilizzazione della densità faunistica ottimale".
Quindi, sono oasi di protezione - va bene - con finalità di riproduzione ripopolamento, protezione e sosta, ma con che finalità? Una finalità di riproduzione e ripopolamento qualunque o con la finalità di arrivare alla densità faunistica ottimale, come da dati scientifici di piani e di programmazione regionale? Questa è la domanda che poniamo, che abbiamo tradotto in un emendamento puntuale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Al di là della segnalazione già fatta dal Consigliere Bertola su quello che è successo, che stiamo cercando di capire, con la Provincia di Cuneo, che con una delibera cancella aree vincolate e protette da lungo tempo, si tratta anche di un pericoloso incentivo, sotto certi punti di vista, ad attività non propriamente legali, se si vanno ad aprire alla caccia delle aree da lungo tempo pacifiche e di ripopolamento solo perché se ne sono incendiate altre, dove usualmente si praticava la caccia. Adesso, comunque stiamo cercando di verificare come sia stato possibile. È evidente che la vacatio legis ha avuto le sue colpe e di questo possiamo ringraziare certamente il centrodestra.
In relazione a quest'emendamento andiamo, guarda caso, a intervenire proprio sul tema del ripopolamento e della possibilità di definire delle oasi di protezione. Qui c'è proprio la definizione ed era quello che un po' contestavo ieri: il fatto che definiamo alcune cose nell'articolo, ma poi deleghiamo - di nuovo - al regolamento tutto quello che riguarda l'effettivo funzionamento, tempi, modalità e governance.
Pertanto, è un articolo di tipo definitorio, che noi cerchiamo di modificare dandogli un senso in più, dicendo che l'obbligo è di realizzare un adeguato pre-ambientamento dei capi fino alla ricostruzione e alla stabilizzazione della densità faunistica ottimale, perché questo tipo di strutture venivano spesso usate, anche un po' in maniera impropria, come veri e propri tiri al bersaglio su animali da ripopolamento.
Quello che teniamo a segnalare è che se la legge non risulta chiara e vincolante, si creano delle scappatoie che permettono delle pratiche deleterie per la fauna, quindi persino al di fuori di qualsiasi logica di controllo faunistico.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento andiamo a fare un'aggiunta al comma 2 dell'articolo 8, che fa riferimento alle oasi di protezione. Sono delle aree importantissime, che consentono di ristabilire la densità faunistica ottimale, quindi di far crescere degli esemplari aiutandoli anche ad ambientarsi in quello che sarà il loro ambiente naturale.
All'interno del testo di legge si va a definire come sono individuate le oasi di protezione e si definisce qual è la loro finalità. Quello che noi andiamo ad aggiungere e a specificare meglio è l'obiettivo di queste aree e il fatto che si debba ricostruire e stabilizzare la densità faunistica.
Nel momento in cui una specie si ritrovi in sofferenza, quindi in mancanza di capi, è necessario che all'interno di queste aree trovi il sostegno e l'ambiente adatto per poter crescere e per poter ritornare al numero di capi significativo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 51) presentato da Bertola, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 51) è la riproposizione di un emendamento che avevamo già presentato al disegno di legge quando si era all'esame del testo in Commissione e propone di inserire un comma aggiuntivo dopo il comma 2 comma aggiuntivo che prevede che la Giunta regionale, in attuazione dell'articolo 1, comma 5, della legge 157/1992 (quindi chiediamo l'applicazione della legge nazionale), entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge, provvede a istituire lungo le rotte di migrazione dell'avifauna segnalate dall'ISPRA zone di protezione finalizzate al mantenimento e al miglioramento degli habitat compresi in tali zone e a esse limitrofi; provvede altresì al ripristino dei biotopi distrutti a causa dell'attività antropica. Tali attività riguardano in particolare le specie di cui all'elenco allegato alla direttiva 2009/147/CE.
Si tratta della proposizione di un comma aggiuntivo proprio in un articolo che riguarda quel tema; tra l'altro, facciamo un preciso richiamo anche alla legge nazionale in questo senso.
Concordo con il collega Campo quando dice che, se accadono episodi come quello che noi abbiamo segnalato, relativo alla cancellazione di quella ZRC nella Provincia di Cuneo, è anche grazie a questa vacatio legis, perché è indubbio che poi ci s'inserisca in contesti del genere per approfittarne e di questo possiamo ringraziare non certo chi sta cercando di migliorare prima in Commissione e poi in Aula, questo disegno di legge, ma chi la legge regionale l'ha cancellata, poiché quando si discute una proposta di legge con vigente una legge antecedente, finché non è in vigore quella nuova, si applica quella vecchia. Invece qui qualcuno ha proprio scientemente creato il vuoto legislativo, lo ricordo, con l'unico intento di non fare esprimere i cittadini piemontesi, per paura che i cittadini piemontesi andassero a votare per un referendum, che si raggiungesse il quorum e che i quesiti referendari avessero successo cancellando determinate parti di quella legge. Se così fosse stato, in questo momento avremmo sicuramente una legge migliore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Condivido tutto quello che ha appena detto il Consigliere Bertola e credo che questo sia un emendamento molto importante. Io ho potuto vedere sul mio territorio il recupero di una ex cava, che è diventata una zona che credo venga chiamata Parco delle Ginestre, che è ritenuta dagli zoologi - ho potuto assistere a un convegno - un'area importantissima proprio per il riposo delle specie migratorie.
Se noi pensiamo a tutto il sistema delle ex cave distribuite sul territorio e pensiamo che queste dovevano, con un ripristino ambientale, ritrovare una funzione naturale ambientale che potrebbe essere importantissima riconosciuta a livello nazionale e non solo, crediamo che quest'emendamento abbia un'importanza notevole.
Purtroppo in Piemonte si ha la tendenza a trasformare le ex cave in discariche perché, una volta terminata l'attività economica dell'estrazione di materiale dalla cava, si vuole anche utilizzare questo buco creato nel terreno per buttare, a volte anche impropriamente, materiali che vengono definiti inerti, ma poi, con i giri che fanno da cosiddetti impianti di lavaggio, si scopre che vi è un'infiltrazione nel sottosuolo di metalli pesanti e idrocarburi.
Allora evitiamo queste cose e, coordinandoci con l'ISPRA, creiamo aree adatte alla riproduzione e allo stazionamento di specie selvatiche che fanno fatica, estrema fatica, a trovare possibili aree di riposo e di riproduzione sul territorio regionale appunto perché abbiamo desertificato gran parte del nostro territorio da tutta la vegetazione; tra l'altro territorio trattato pesantemente con sostanze chimiche di ogni tipo. Quindi facciamo un'operazione di recupero, che è anche indicata dalla legislazione nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Prima abbiamo proposto di modificare il comma 2, specificando ulteriormente le finalità delle oasi di protezione e adesso, prima di arrivare al comma 3, chiediamo l'aggiunta di un comma 2 bis, o comunque una specifica al termine del comma 2, in cui si chiede che la Giunta regionale, in attuazione della legge 157/1992 (legge nazionale, articolo 1, comma 5) entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, provveda a istituire lungo le rotte di migrazione dell'avifauna segnalate dall'ISPRA zone di protezione finalizzate al mantenimento e al miglioramento degli habitat compresi in queste zone, ma anche in quelle limitrofe.
Si tratta di una funzione fondamentale di tutela delle importantissime rotte di migrazione dell'avifauna, comprendenti anche le aree limitrofe perché ovviamente si percorrono rotte abbastanza similari ogni anno, ma non sempre identiche.
La Giunta regionale provvede altresì al ripristino dei biotopi distrutti a causa dell'attività antropica. Questo è un tema fondamentale, perch l'attività antropica serve per portare servizi e merci all'attività dell'uomo, ma dobbiamo anche rendere compatibile l'esistenza nostra, la cosiddetta tecnosfera, con quella della biosfera, in quanto non è pensabile che i servizi naturali vengano compressi fino al punto da rendere innaturale o insostenibile la nostra stessa vita. È evidente che, se la tecnosfera fornisce servizi tecnologici e di merci all'uomo, la biosfera fornisce servizi naturali, pulizia dell'acqua, dell'aria, cibo e quant'altro, quindi dobbiamo averne assolutamente cura per consegnare ai nostri discendenti un pianeta migliore quello che abbiamo ricevuto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Proseguiamo con il nostro tema, che è quello di cercare di dare un po' più di cogenza a questa norma, nel senso d'introdurre proprio in legge alcune prescrizioni che non siano meramente descrittive.
Tra l'altro, sarebbe stato interessante se quanto noi chiediamo con quest'emendamento, ossia il fatto di procedere a istituire lungo le rotte di migrazione dell'avifauna delle zone di protezione finalizzata al mantenimento e al miglioramento degli habitat, invece, di farlo attraverso una richiesta di emendamento (cui poi entro tre mesi ottemperare dal punto di vista tecnico), dal nostro punto di vista, in una legge di questo genere ci sarebbe stato bene un articolo che prevedesse, in allegato, come ho già detto ieri per la parte di regolamento, tutta una serie di tavole tematiche, che riguardassero la chiara definizione, fin dalla pubblicazione della legge, anche di tutto ciò che essa va effettivamente a comportare.
Infatti, in tante leggi, anche se, in particolare, mi viene in mente quella di riordino dei parchi, perché ci siamo rimasti un po' un po' "appesi", si delega a successivi provvedimenti la definizione di elementi, anche importanti, di qualificazione della norma stessa (quale, ad esempio, per i parchi la ridefinizione dei confini e delle aree contigue). Questi provvedimenti tendono a dissolversi e, considerando che eravamo addirittura a inizio legislatura, tendono a perdersi nelle altre priorità, di solito di natura economica, di bilancio o, appunto, di passaggio ad altre tematiche che emergono nel corso dell'azione politica.
Si dice che oramai questo tema lo abbiamo già trattato, che mancherà qualche pezzettino, però ne abbiamo "enne" altri da cominciare a trattare.
Risultato, come per le ATC della casa, di cui abbiamo rifatto la governance, dicendo che nel giro di un anno avremmo rivisto l'intera materia, che è rimasto tutto per aria per il riordino delle aree protette così abbiamo paura che questa legge sulla caccia rimanga una dichiarazione d'intenti con un'attuazione che tracimerà negli anni sulla prossima legislatura.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo di aggiungere, dopo il comma 2 dell'articolo 8, un comma che prevede che la Giunta regionale, entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge, provveda a istituire lungo le rotte d'migrazione dell'avifauna, segnalate dall'ISPRA, zone di protezione finalizzate al mantenimento e al miglioramento degli habitat. In particolare, si fa riferimento alle aree che si trovano lungo le vie migratorie.
Tra l'altro, questo è un tema particolarmente attuale, perché è proprio di ieri la divulgazione di un rapporto del WWF sul bracconaggio, che ha evidenziato dati allarmanti su questo fenomeno nel nostro Paese, che porta un grave danno al nostro ambiente faunistico con, in particolare, un business legato anche all'illegalità.
Viene segnalato all'interno di questo rapporto come le oasi protette proprio lungo le rotte migratorie, che sono quelle privilegiate dai bracconieri, perché gli uccelli arrivano in quelle aree molto affaticati dal viaggio, quindi sono bersagli molto semplici da colpire, costituiscano un rimedio efficace e contribuiscono a garantire una sorta di area di riposo e di recupero per gli uccelli.
Questo nostro emendamento va nella direzione di garantire aree dove le specie possano trovare rifugio e riuscire a superare, in particolar modo il delicato momento della migrazione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento, negli intenti, è analogo rispetto al precedente, per tratta il mantenimento e il miglioramento degli habitat sia per tutelare i biotipi distrutti, sia per tutelare le specie (allegati alla direttiva 2009 147 della CEE), specialmente, sia i territori su cui insistono le rotte migratorie. Quindi chiediamo che venga inserito un nuovo comma all'articolo 8 che provveda a istituire zone di protezione lungo le rotte migratorie.
È abbastanza intuitivo il motivo di questa richiesta, perché non vi sono solo zone protette necessarie, laddove vi sono popolazioni stanziali o comunque, delle aree cuscinetto per consentire la riproduzione e il ripopolamento delle aree delle specie cacciabili e non solo, ma anche le principali rotte migratorie, che possono essere oggetto d'insistenza dell'attività venatoria anche durante i periodi migratori di queste stesse specie.
Noi chiediamo, anche se si possono identificare successivamente, che questo tipo di principio sia inserito all'interno dell'articolo 8, con l'obbligo perché questo dà l'obbligo, a prescindere da quelli che saranno gli intenti della Giunta nel determinare le norme attuative, il fatto che in legge si preveda la costituzione di zone cuscinetto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Emendamento rubricato n. 52) presentato da Mighetti, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Frediani, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento 53) si chiede di inserire, dopo il comma 2 dell'articolo 8, le seguenti parole: "La densità faunistica ottimale stabilita dalla Giunta regionale secondo il proprio dei propri Enti competenti è accertata attraverso il censimento dei capi da parte degli ATC e CA. A tal fine, gli acquisti di selvaggina da parte di ATC e CA non possono superare il dieci per cento del proprio bilancio".
È un emendamento che cerca di dare un'idea di quelle che sono le politiche sulle immissioni; immissioni che, per come sono organizzate al momento diventano una delle parti fondamentali del bilancio di ATC e CA (fino ad arrivare al 50 per cento circa di un bilancio annuale).
In realtà, se operassimo in maniera diversa, evitando di cacciare immediatamente gli animali immessi nel corso dello stesso anno (o della stessa stagione, in senso allargato), potremmo ottenere una riproduzione degli animali naturale e avere della vera "selvaggina", senza ricorrere ogni anno all'allevamento, acquisto e immissione di nuova selvaggina, per poi sopprimerla entro poco più o poco meno di un anno.
A nostro avviso, questa dovrebbe essere una politica virtuosa e consona ai principi che regolano l'ambito venatorio. Perché l'ambito venatorio consente la pratica di quest'attività per cacciare animali selvatici, non animali di allevamento che vengono rilasciati ogni anno.
Il limite fissato nel dieci per cento lo giudichiamo di buonsenso; è un limite che dovrebbe indurre gli ATC e i CA a effettuare una politica più virtuosa nel senso dell'immissione e dell'autoregolamentazione della riproduzione degli animali selvatici che sono inseriti nei calendari venatori.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Mighetti.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola elementare "Giuseppe Perotti" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe V C della Scuola elementare "Giuseppe Perotti" di Torino, in visita a Palazzo Lascaris.
Vi do il benvenuto e vi informo che stiamo discutendo della legge sulla caccia.


Argomento: Caccia

Proseguimento disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria in Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria in Piemonte", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento pare una dichiarazione di assoluto buonsenso, poich vogliamo inserire all'interno della legge questo concetto: "La densità faunistica ottimale è stabilita dalla Giunta regionale, secondo il parere dei propri Enti competenti, ed è accertata attraverso il censimento dei capi da parte di ATC e CA. A tal fine gli acquisti della selvaggina da parte di ATC e CA non possono superare il dieci per cento del proprio bilancio".
Sentiamo spesso dire dai difensori dell'attività venatoria che, in qualche modo, è un'attività che ha l'utilità di portare un equilibrio nella consistenza della fauna selvatica. Invece, molte volte quest'attività si traduce, in realtà, in spese piuttosto alte per l'acquisto di selvaggina per poi fare quello che io chiamo "il gioco dello sparatutto". Non dovrebbe essere questo l'intento: se, da una parte, l'attività venatoria è legittima ed è permessa dalla legge (per disposizioni nazionali, non certo per volontà nostra), dall'altra parte non ci dovrebbero essere questi eccessi.
Definire, quindi, una percentuale massima del dieci per cento rispetto alla quota utilizzabile per gli acquisti di selvaggina sul totale del bilancio sembra una giusta disposizione per evitare gli accessi.



OTTRIA DOMENICO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento è di nuovo un tentativo di intervenire su quella che dovrebbe essere la realtà centrale del sistema di governance faunistico venatoria, rappresentato appunto dagli ATC e dai CA.
È evidente che queste realtà, per come sono fatte oggi, sono fortemente dipendenti dal soddisfare le esigenze dei cacciatori; e sono fortemente dipendenti perché ricordo che quando siamo entrati (nella metà del 2014) ancora aspettavano i fondi del 2012! Adesso la situazione è leggermente migliorata, ma siamo sempre in un contesto quasi di deregolamentazione e di sostanziale dipendenza per il funzionamento di queste realtà dal tesseramento dei cacciatori e dal "commercio" della selvaggina da fucilare quasi sul posto.
Io non capisco neanche (visto che la caccia la si vuole chiamare "sport") come degli sportivi possano pensare che sia uno sport il fatto di prendere 400 lepri allevate, ficcarle in un posto che non conoscono, fuori contesto e fucilarle tutte quante entro l'anno! Questa non è caccia, e non è nemmeno sport. Tanto vale entrare in un pollaio e cominciare a sparare alle stie! Perché, allora, dovremmo far valere le leggi sul benessere animale, sul fatto che dovremmo sopprimerli in maniera umana, cercando di non farli soffrire.
Ci sono delle dicotomie nel nostro mondo, nel nostro modo di pensare e di vivere che assolvono certi tipi di comportamento che, per altri animali.
Gli stessi conigli, ad esempio, che sono sostanzialmente i cugini delle lepri, noi li sopprimiamo quasi con tenerezza. Invece le lepri le compriamo, le moltiplichiamo, le liberiamo e le fuciliamo liberamente senza neanche dargli più di tanto una speranza di poterla scampare! Sono situazioni che giudico paradossali, che dimostrano come ci sia una profonda dicotomia morale ancora oggi all'interno delle persone, sia pure in una società educata e civile come dovrebbe essere la nostra.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, altrimenti poi perdo l'impeto dell'intervento lanciato dal collega Campo che parla di soppressione tenera dei conigli.
Non so dove l'abbia letto, perché per me qualsiasi soppressione di animali risveglia qualunque sentimento tranne che la tenerezza, ed è il motivo per cui il collega Campo non è vegetariano mentre io sì, ma questo è un altro discorso.
Mi ricollego a quello che diceva il collega Campo per sottolineare quanto sia a dir poco ridicolo il fatto di immettere degli esemplari in natura per poi cacciarli. Non so come definirlo, se non come un divertimento crudele tanto più che credo sia capitato più o meno a tutti di girare a piedi o in auto nelle campagne o in montagna nei momenti in cui si praticano queste immissioni di esemplari e si vedono girare questi capi - che possono essere fagiani o altri uccelli destinati a diventare bersaglio - che camminano come se fossero delle galline in un cortile.
Uno dovrebbe chiedersi quale divertimento si possa provare a sparare a quella che potrebbe essere una gallina nel proprio cortile. È come se io andassi in cortile e mi sentissi soddisfatta o mi sentissi un campione solo perché ho centrato una gallina che cammina in cortile. Questo fa parte del mio non comprendere il divertimento che si possa provare nell'andare a caccia.
Dal punto di vista più tecnico, che è quello che ha illustrato il primo firmatario, con quest'emendamento si cerca anche di limitare il budget destinato da ATC e CA per l'acquisto di questi esemplari che vengono utilizzati ai fini del ripopolamento delle specie cacciabili.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento tocchiamo probabilmente il cuore del sistema caccia che è basato sul lancio di capi nei momenti in cui si apre l'attività venatoria. Invece, noi vogliamo inserire un ragionamento più scientifico cioè una valutazione dell'andamento della popolazione selvatica e una valutazione che poi consente di lanciare sul territorio un massimo del dieci per cento.
Siccome le popolazioni selvatiche hanno un andamento sinusoidale, cioè sale e scende in base agli anni, agli aspetti atmosferici, alla disponibilità e alle malattie, ciò consentirebbe anche di valutare se in quell'anno abbattere dei capi, quali quantitativi di capi si possano abbattere e conseguentemente, anche valutare quanti capi lanciare su quel determinato territorio.
Ovviamente questo, però, impegnerebbe a fare delle valutazioni di tipo scientifico molto più puntuali, che consentirebbero di avere una stima attendibile della presenza delle varie specie selvatiche che sono cacciabili.
Detto ciò, crediamo che questa sia la strada per evitare quell'aspetto quasi ludopatico della caccia, che è quasi come mettere i gettoni nella slot machine, cioè lanciamo i capi e poi gli spariamo. No, facciamo una valutazione di quella che è la presenza sul territorio delle specie selvatiche e, di conseguenza, valutiamo quale può essere l'intervento dell'uomo su questo fronte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Mi unisco al coro dei colleghi che sottolineano l'importanza e la centralità di quest'emendamento a prima firma del collega Mighetti, sempre al termine del comma 2 dell'articolo 8, che serve a denunciare anche un po' un'ipocrisia e un corto circuito nel funzionamento degli ATC e dei CA, nel senso che dire che "gli acquisti della selvaggina da parte gli stessi non possono superare il dieci per cento del proprio bilancio" serve proprio a sminare questo corto circuito.
È stato definito un lancio della selvaggina come fosse quasi un tiro al piattello, nel senso che vengono liberati gli animali tenuti in cattività quindi incapaci di distinguere la mano umana che li ha allevati rispetto a quella del cacciatore, e magari a volte neanche si allontanano rispetto alla presenza umana. Quindi, veramente gli si spara come se fossero animali domestici.
Francamente ritengo che questo sia un emendamento molto importante e utile che possa anche dirimere un po' l'ormai annosa questione della caccia come attività ludica e sportiva, e di sportivo e di ludico, secondo me e secondo il nostro Gruppo, non ha nulla, ma sta alla sensibilità delle persone che trovano divertente sparare.
Forse potremmo evolverci, come dicevo nella scorsa seduta, passando a dei videogiochi magari in realtà 3D, così chi ha piacere di utilizzare armi e fucili può sfogarsi con dei videogiochi. Adesso, con le varie forme di realtà aumentata, tridimensionale e quant'altro possono essere più realistiche e dare più soddisfazione rispetto a quando giocavamo noi con i videogame negli anni Ottanta-Novanta, quando non erano così realistici.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento, come i due precedenti, mira a garantire gli equilibri della fauna rispetto alla caccia. In questo caso andiamo ad agire sulla possibilità di ripopolamento sugli acquisti da parte degli ATC e delle CIA che vengono vincolate del dieci per cento del proprio bilancio. Questo per non creare un circolo vizioso di ripopolamenti e abbattimenti che, di fatto, diventa un po' fine a sé stesso, cioè diventa un buon esercizio per finanziare esclusivamente l'attività venatoria. Non deve essere questo lo scopo, quindi vogliamo ridurlo in questo modo.
Se teniamo fissa la necessità di mantenere delle popolazioni stabili di fauna locale limitandone gli acquisti, in questo modo limitiamo anche gli abbattimenti, perché deve restare comunque ferma la necessità di mantenere delle popolazioni stabili, come abbiamo visto e motivato nell'emendamento n. 51), perché la fauna piemontese non può avere come scopo principale di esistenza il soddisfacimento delle esigenze venatorie. Questo deve essere un elemento da riequilibrare, non deve essere un'attività sportiva di massa, ma deve essere un qualcosa limitato nel tempo e nello spazio e nel numero di persone che lo possono esercitare.
Crediamo che, in questo modo, si possa garantire una presenza della caccia ma, per favore, non fatela diventare una priorità, anche economica rispetto alla tutela ambientale e della fauna.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Relativamente agli emendamenti n. 279) e n. 280) presentati dalla maggioranza, motivo per cui non ho illustrato l'emendamento n. 144) perch in realtà, modificava il testo che viene modificato dall'emendamento n.
279), mi permetto di fare presenti solo due aspetti.
Il primo è di carattere metodologico. L'emendamento n. 280) stabilisce delle modalità per il ripopolamento in termini di date, di pre ambientamento e quant'altro. Segnalo che parlare di piccola fauna stanziale e non di specie è, faunisticamente, un errore. Con quest'emendamento noi potremmo immettere lepri non a caccia alla lepre chiusa, ma aperta.
Soprattutto vi è un altro aspetto. All'articolo 5, al comma 1, lettera i) definiamo che i criteri e le modalità di attuazione delle immissioni sono definiti con delibera della Giunta regionale. Licenziata così la legge, non si capisce se il valore sarà poi quello della delibera discendente dall'articolo 5 o relativamente, qualora approvato - ma immagino di sì essendo presentato dalla maggioranza - quello relativo all'articolo 8.
Ripeto, non ho particolari contrarietà, credo sia tecnicamente sbagliato.
Sarebbe stato più corretto scrivere singola specie e non piccola fauna stanziale.
Vi è invece un altro aspetto, decisamente più significativo, che riguarda l'emendamento n. 279). Intanto segnalo che l'attività emendativa che le opposizioni stanno facendo è esattamente la stessa, in grandissima parte che hanno fatto all'interno della Commissione. Che s'introducano modifiche significative, da parte della maggioranza, all'interno della discussione non lo trovo - dopo che, come ha significato l'Assessore, abbiamo discusso per decine di Commissione - corretto. In particolar modo, in questo caso relativamente a un tema.
L'emendamento n. 279) introduce i corridoi di mille metri fra oasi di protezione, aziende faunistico-venatorie e parchi, come peraltro troveremo nell'articolo, se non ricordo male, 14, di nuova costituzione. Cioè sono le parole mancanti. Immaginate un soggetto che ha ottenuto una concessione 20 giorni fa e che, a legge approvata, debba modificare integralmente i confini perché, magari, è assolutamente contiguo a un parco, a un'oasi protetta o quant'altro. L'ho detto di nuovo da un punto di vista amministrativo. Tant'è che, non casualmente, l'articolo allegato alle aziende, se non ricordo male il 14 o il 15, parla di nuova costituzione.
Evidentemente c'è un aspetto che è la tutela dei diritti altrui che noi non possiamo, in qualche modo, far venire meno.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 93) presentato da Bertola, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Non mi sembrava ultimata l'illustrazione degli emendamenti all'articolo 8 quindi pensavo che la discussione generale sugli emendamenti si facesse alla fine dell'illustrazione. Se invece posso intervenire su ogni emendamento della maggioranza, chiederò la parola e interverrò su ogni emendamento della maggioranza e dell'opposizione.
L'emendamento n. 93) va ad abrogare il comma 2 dell'articolo 8, che è quello che disciplina: "La Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente, con propria deliberazione, disciplinerà la costituzione di istituti di cui al comma 2 e il loro funzionamento".
Abbiamo proposto, in un altro emendamento, una riscrittura del comma 2 ed una modifica, anche sostanziale. L'emendamento propone l'abrogazione del comma 3.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
L'abrogazione del comma 3 si riferisce al fatto che la Giunta regionale sentita la Commissione consiliare competente, disciplina la costituzione degli istituti di cui al comma 2. Questo, ovviamente, fa parte di quel pacchetto di proposte del nostro Gruppo che mira a ridare un ruolo non solo consuntivo, ma deliberativo e propositivo alla Commissione competente e quindi al Consiglio regionale, che non si può limitare a esprimere un parere consuntivo in una fase così importante come la costituzione degli istituti definiti al comma 2 dello stesso articolo.
Pertanto, dobbiamo tornare a discutere e proporre l'inserimento in legge di un ruolo fondamentale e decisionale anche della Commissione competente e del Consiglio regionale, perché si tratta di un'operazione che avviene a intervalli di tempo e non è un coinvolgimento costante. Crediamo che, sia come aggravio di tempo per il Consiglio sia, magari, come timore di rallentamento di queste procedure da parte della Giunta per essere il più possibile efficaci nella nomina di questi istituti, si tratti di motivazioni non reali e, quindi, si possa benissimo chiedere un passaggio formale in Commissione con la votazione delle proposte avanzate dalla Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento vogliamo abrogare il comma 3. Ieri abbiamo parlato diffusamente di quest'azione abrogativa emendativa, perché crediamo che la Commissione e il Consiglio regionale si debbano assumere in toto le proprie responsabilità.
In questo caso, facciamo riferimento a quanto riportato nel comma 2 dello stesso articolo; comma 2 che abbiamo cercato di modificare con un emendamento che verrà posto in votazione. È importante, perché il comma 2 regola le oasi di riproduzione, di stazionamento e ripopolamento delle specie selvatiche, quindi è importante che la Commissione e il Consiglio si assumano la propria responsabilità e diano, anche a livello normativo indicazioni chiare.
Come dicevamo, non è un tema solo regionale, ma è anche sovraregionale quindi ha un'importanza decisiva per la sopravvivenza di specie selvatiche che sono protette anche a livello internazionale. Non possiamo esimerci dall'inserire nel testo legislativo le indicazioni precise di dove si vorrà migliorare la situazione delle aree di stazionamento e ripopolamento delle specie selvatiche.
È un'indicazione che il Piemonte ci chiede, ma non solo il Piemonte: anche dall'esterno, gli esperti di ripopolamento e migrazione delle specie selvatiche chiedono alle Regioni italiane di creare oasi per dare possibilità di ristoro a tali specie. Pertanto, è un impegno che noi dobbiamo assumere di fronte ai cittadini piemontesi e non solo di fronte a loro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Siamo all'emendamento n. 93), che chiede l'abrogazione del comma 3 dell'articolo 8. Articolo 8 del quale stiamo concludendo l'esame e che fa riferimento agli istituti di conservazione e riproduzione della fauna selvatica. In particolar modo, nel comma 3 si definisce che la Giunta regionale, con propria deliberazione, sentita la Commissione consiliare competente disciplina la costituzione degli istituti di cui al comma 2 e il loro funzionamento.
Nel comma 2, come abbiamo visto prima nell'illustrazione dei precedenti emendamenti, si vanno a definire le oasi di protezione che servono a conservare gli habitat naturali, di rifugio, di riproduzione, sosta della fauna selvatica, stanziale e migratoria e la cura della prole.
Come sosteneva il collega Andrissi, sono delle oasi importantissime, che consentono di proteggere gli esemplari, all'interno delle quali vengono ripopolate le specie che sono destinate a essere reimmesse nel loro ambiente naturale.
L'emendamento al comma 3 si collega agli emendamenti che abbiamo già presentato e illustrato ieri e che vedono la nostra posizione critica nei confronti di un eccessivo demandare alla Giunta rispetto ad alcuni aspetti importanti di questa norma. Crediamo sia necessario definire alcuni aspetti già in norma e sicuramente la costituzione e la disciplina delle oasi di protezione è uno di questi aspetti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo al termine dell'articolo 8. Il comma 3 recita: "La Giunta regionale sentita la Commissione consiliare essere competente, con propria deliberazione, disciplina la costituzione degli istituti privati e pubblici di ripopolamento e il loro funzionamento" (le cosiddette oasi di protezione). Noi chiediamo l'abolizione per proporre insieme un comma che preveda in legge le modalità di costituzione di questi istituti (le oasi di protezione) non demandando la loro costituzione e il loro funzionamento alla Giunta (all'Assessore Ferrero).
I motivi sono sempre quelli che abbiamo espresso ieri: è in corso una pesante delegificazione delle leggi del Consiglio regionale, quindi un mandato alla Giunta; alle Giunte, perché ogni cinque anni in media (a volte anche meno) si cambia Giunta, quindi ogni nuova Giunta potrebbe modificare abbastanza rapidamente i regolamenti, semplicemente sentendo la Commissione consiliare competente, senza neanche un dibattito e la possibilità di una modifica, quindi neanche dando un parere obbligatorio e vincolante.
Mi sembra veramente riduttivo scrivere leggi siffatte e togliere ulteriormente competenze al Consiglio regionale. Come Consigliere regionale non ci sto e mi piacerebbe vedere, a fianco di questa nostra battaglia formale, ma anche di contenuto, almeno qualche collega di maggioranza astraendoci appunto dalla parte, dai ruoli e dal tema di cui stiamo discutendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Il comma di quest'articolo l'avevo citato già ieri, in occasione della discussione dell'articolo 5. Come vedete, stiamo andando veramente a passo spedito, essendo già all'articolo 8, nel quale noi andavamo a criticare il fatto che demandiamo a un regolamento o a provvedimenti successivi tutta una serie di scelte, anche strategiche.
Le scelte strategiche, invece, sarebbero quelle da fare nella legge in cui noi dovremmo definire chiaramente dove vogliamo andare, quali sono non solo gli obiettivi, ma anche come intendiamo perseguirli, e non fare un mero elenco e dare una serie di definizioni che poi restano da completare dal punto di vista operativo, che non vuol dire solo gestione, ma proprio funzionamento.
Il meccanismo noi dovremmo scriverlo, dopodiché potremmo anche definire che le modalità amministrative del meccanismo possano essere variate nel tempo con alcune decisioni che non richiedono dei passaggi legislativi, mentre le modifiche strutturali non dovrebbero essere inserite in una delibera esterna o in un regolamento esterno e, soprattutto, non dovrebbero essere compito quasi esclusivo dell'esecutivo con, al limite, un parere in Commissione.
Non solo. Il problema che ho segnalato prima è legato anche alle distanze temporali, perché cosa depotenzia molto le leggi - e lo sapete benissimo perché è un discorso che facciamo da anni, anche se la situazione è un po' migliorata - è che spesso rimangono da completare, magari con periodi indicati in legge per il completamento, ma che mediamente non vengono mai rispettati, sicché le leggi rimangono funzionanti a metà, rimangono dei segnaposti con dichiarazioni di intenti.
Ci piacerebbe che, nel momento in cui promulghiamo una nuova legge, essa diventi rapidamente operativa praticamente nella sua completezza e che successivamente venga demandato alla parte esecutiva un ruolo di raffinamento delle modalità di funzionamento di tutto ciò che è definito in legge, ma che la legge già di per sé permetta di essere attuata proprio perché completa sia nel testo articolato sia in eventuali allegati tecnici ed economici.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
Emendamento rubricato n. 280) presentato da Corgnati, Monaco.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Consigliere Corgnati, lo diamo per illustrato? Va bene.
Se non ci sono interventi in discussione generale, passiamo alla votazione degli emendamenti.
La parola all'Assessore Ferrero per il parere della Giunta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Grazie, Presidente.
Il parere è favorevole sull'emendamento n. 280), a prima firma Corgnati, e sull'emendamento n. 279), sempre a firma Corgnati, con le modifiche suggerite dal Consigliere Vignale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Non voglio fare il vostro lavoro, ma l'emendamento n. 144) è in qualche modo alternativo al n. 279) o al n. 280) - adesso non lo ricordo precisamente il numero - perché era riferito al testo del disegno di legge e non dell'emendamento, per cui veda l'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 279), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SI' 22 Consiglieri hanno votato NO 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 8 Consiglieri Il Consiglio approva.
A questo punto, decade l'emendamento n. 144) del Consigliere Vignale e anche l'emendamento n. 52) del Consigliere Bertola.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 51), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SI' 7 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 53), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SI' 7 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 93), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SI' 6 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 280), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 28 Consiglieri hanno votato SI' 24 Consiglieri hanno votato NO 4 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 9 Consiglieri Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'articolo 8, così come emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 Consiglieri votanti 27 Consiglieri hanno votato SI' 23 Consiglieri hanno votato NO 4 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 8 Consiglieri Il Consiglio approva.
Ricordo che nel pomeriggio inizieremo alle 14.30 con le interrogazioni del question time.
La seduta è tolta.
(La seduta termina alle ore 12.08) (La seduta termina alle ore 12.08)



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