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Dettaglio seduta n.319 del 09/05/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 10.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato approvato nella seduta dell'8 maggio 2018, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Andrissi, Balocco, Cassiani, Cerutti, Chiapello Ferrari, Ferrentino, Gancia, Pentenero, Ravetti, Rossi e Ottria.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Solo per ricordare quanto richiesto ieri sera: ribadisco all'Ufficio di Presidenza di comunicare al Consiglio quando l'Assessore Balocco potrà riferire sulla questione dell'"Incidente ferroviario lungo la tratta Torino Savona".
Grazie.



PRESIDENTE

Abbiamo telefonato ieri sera all'Assessore Balocco e stiamo aspettando che ci dica in mattinata - ce lo dirà sicuramente, altrimenti lo chiamo io personalmente - quando pensa di riferire sulla questione che lei sottopone al Consiglio.


Argomento: Caccia

Proseguimento esame disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistico - venatoria in Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistica-venatoria in Piemonte", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana dell'8 maggio 2018 è proseguito l'esame degli emendamenti e subemendamenti relativi all'articolo 2.
Riprendiamo con l'esame dei subemendamenti.
ARTICOLO 2 Subemendamento rubricato n. 179) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Subemendamento rubricato n. 183) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Trattandosi del primo emendamento in discussione, ne approfitto per rammentare ai colleghi, poiché ce n'è qualcuno in più rispetto alla seduta di ieri, il motivo della presentazione dei subemendamenti.
Questo subemendamento intende sopprimere, dall'emendamento presentato dai colleghi di Articolo 1 e Sinistra Ecologia e Libertà, la specie ghiandaia.
L'emendamento presentato va a integrare il comma 5 dell'articolo 2, che prevede già il divieto di attività venatoria su 15 specie, facendole diventare 19 o 20.
Perché abbiamo presentato questo, e molti altri subemendamenti, proprio relativi al comma 5 dell'articolo 2? Perché, come abbiamo provato a ricordare nella seduta di ieri, la distinzione fra quelle che sono le specie cacciabili e quelle non cacciabili, oltre a quelle particolarmente protette, la fa la legge.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Mi scusi un attimo, Consigliere Vignale, ma c'è veramente molto brusìo in aula.
Prego, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
La distinzione fra le specie cacciabili e non cacciabili, oltre a quelle particolarmente protette, la fa la legge dello Stato e non le legislazioni regionali, che hanno però un compito, come la norma dello Stato prevede che è d'inserire all'interno del calendario venatorio (atto che, immagino da qui a poco la Giunta regionale si appresterà a votare) le specie incluse all'interno del calendario e quelle non inserite.
La Giunta, o meglio, le Giunte di tutta Italia come fanno il calendario? Guardando ovviamente quelle che sono le specie cacciabili previste dalla legge 157, guardando la consistenza e la presenza faunistica di specie all'interno delle singole regioni e inserendole.
La Regione Piemonte, invece, ha una modalità unica in Italia: fa il calendario avendo aggiunto 15 specie, che con quest'emendamento vogliono diventare 20, non cacciabili per legge regionale, anche se invece sono cacciabili per legge dello Stato.
Noi semplicemente crediamo - poi lo vedremo tenendo a mente ciò che ha avuto modo di dire il Tribunale Amministrativo Regionale - che questo sia un aspetto, che non soltanto non avviene in nessuna Regione d'Italia, ma non rispetta le disposizioni delle leggi dello Stato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Subemendamento rubricato n. 180) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Subemendamento rubricato n. 181) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento vuole sopprimere, dalle specie che s'intendono dichiarare come non cacciabili, pur essendo cacciabili ai sensi della legge dello Stato, la gallinella d'acqua.
Nelle valutazioni che i colleghi hanno fatto inserendo le specie che intendiamo, o meglio, intendete far diventare non cacciabile per legge regionale, vi sono le valutazioni più differenti.
Vi sono valutazioni rispetto alla tutela della tipica fauna alpina, ed è il motivo per cui già due specie della tipica fauna alpina, la pernice bianca e la lepre variabile, non sono oggi cacciabili nella nostra regione, ma che nascevano, anche se erroneamente (non lo dico io, ma l'ha detto il Tribunale Amministrativo Regionale) da una volontà di maggior tutela delle stesse specie.
Tuttavia, perché noi riteniamo errato inserire in una legge regionale queste specie? Non solo per i motivi, che ho più volte ricordato, di contrasto con la legge dello Stato, ma anche per un aspetto che riguarda lo stesso motivo con cui si esercita la gestione del territorio e l'attività venatoria all'interno della nostra regione, che è la consistenza faunistica.
La gran parte delle specie che sono state indicate come specie che trasformiamo da cacciabili a non cacciabili, in realtà, sono specie che non hanno alcuna segnalazione rispetto a una limitazione del numero di capi. Ad esempio, la gallinella d'acqua è un animale assolutamente presente all'interno della nostra regione (non solo della nostra regione) e molto frequentemente chi visita un lago o un piccolo specchio d'acqua della nostra regione può facilmente vederne una, per cui non stiamo parlando di una specie che va protetta perché ha scarsa presenza faunistica o perch delle linee guida europee o delle direttive europee ne prevedono la tutela con una modalità che è assolutamente ideologica, ovvero che non parte dal presupposto legato alla consistenza dell'animale, alla presenza dell'animale stesso, ma si decide di andare a ridurre - la legge lo prevede per 15, se fossero votati gli emendamenti presentati dai colleghi Accossato, Ottria e Grimaldi arriveremmo a venti - senza che, ripeto questo abbia un senso da un punto di vista ecologico e ambientale.
Vi sarebbero delle valutazioni da fare anche rispetto ad alcune specie.
Prima abbiamo discusso dell'abrogazione della ghiandaia. La ghiandaia è una specie che venne inserita nel calendario perché provoca molti danni alla frutta, nutrendosi anche e soprattutto di frutta, per cui è una di quelle specie che provoca un numero consistente di danni.
Vi sono delle valutazioni che avremmo dovuto fare, se avessimo voluto provare a scrivere una norma che non si occupasse soltanto di inserire maggiori limiti, ma una norma che avesse un fine, che è quello della gestione del territorio e quello di avere una presenza faunistica ambientalmente equilibrata. Invece questa norma non affronta questo tema non affronta il principio dei danni in agricoltura, non affronta il principio delle attività legate al mondo venatorio come strumento di volano economico per il territorio, se non in richiami che la legge stessa ha, ma che non danno alcun cuore e consistenza alla norma.
Di conseguenza, noi riteniamo che queste specie, che sono specie cacciabili, non possano essere inserite nella legge regionale, non soltanto quelle presentate dai colleghi che ricordavo prima, ma anche le 15 che la Giunta regionale ha inserito all'interno del comma 5 dell'articolo 2 prevedendone la non cacciabilità.
Per questa ragione, il nostro Gruppo ha presentato un numero consistente di emendamenti relativamente proprio a quest'articolo. Anche questi ovviamente non li riteniamo emendamenti di merito; poi vedremo come, nello scorrere della discussione sugli altri articoli, i nostri emendamenti, pur essendo tanti, sono emendamenti tutti di merito che, qualora fossero stati o venissero approvati, trasformerebbero una cattiva legge in una legge simile e normale, una legge come quella delle altre Regioni italiane.



PRESIDENTE

Subemendamento rubricato n. 182) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 182), così come l'emendamento n. 181), interviene per voler cassare dall'inserimento nelle specie non cacciabili il fagiano di monte (detto anche gallo forcello) e la coturnice, che sono le ultime due specie di fauna tipica alpina oggetto di prelievo all'interno della nostra regione.
Da questo punto di vista, sono ovviamente due specie che meritano maggior tutela rispetto alle altre che invece non hanno alcuna necessità di tutela se non un controllo e piani di tiro che siano adeguati. È sufficiente leggere all'interno del calendario il numero di capi che si possono abbattere nella migratoria per comprendere che non v'è necessità di tutela perché altrimenti i capi abbattuti nel corso della stagione venatoria sarebbero decisamente inferiori.
La coturnice e il fagiano di monte hanno invece necessità, come la pernice bianca e la lepre variabile, cioè quelle quattro specie della fauna tipica alpina, di una maggior tutela. Ma una maggior tutela non significa vietarne l'attività venatoria, una maggior tutela non significa in qualche modo non conoscere neppure quali sono le dinamiche e le presenze di queste specie all'interno delle nostre montagne. Perché se qualcuno partecipasse - anche i dotti ambientalisti - a qualche censimento in alcune aree del nostro Piemonte, in particolar modo le aree montane, che però sono un po' più difficili da raggiungere, poiché non si tratta della semplice passeggiata a qualche centinaio di metri dalla macchina, si renderebbe conto che in molte aree della nostra regione vi è una presenza assolutamente consistente tanto di fagiano di monte quanto di coturnice e, per esempio, si sorprenderebbe a leggere alcuni dati.
Noi abbiamo alcuni dati sui censimenti fatti in alcune aree protette che hanno una presenza di fauna tipica alpina inferiore a quella dove si svolge l'attività venatoria, a dimostrazione che la presenza di specie così delicate, come quelle della fauna tipica alpina, non sono legate alla possibilità o meno di essere specie oggetto di prelievo venatorio, ma da tutta un'altra serie d'interventi.
Per esempio, pochi di noi si occupano dei danni che i corvidi o i rapaci arrecano alla fauna tipica alpina: sono danni decisamente maggiori (relativamente ai nidi, alle uova, ai piccoli e a quant'altro) per numero rispetto a quanto avviene in un'intera stagione venatoria.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Abbiamo illustrato tutti i subemendamenti all'emendamento 2).
Procediamo con l'esame dell'emendamento n. 47), il cui primo firmatario è il collega Bertola, poi ricominciamo con i subemendamenti.
Emendamento rubricato n. 47) presentato da Bertola, Bono, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti e Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ieri, in questo consesso, ho sentito dire che si muore di troppa tutela.
Volevo proprio riprendere questo concetto, perché mi sembra importante e perché rappresenta la visione che una parte di questo emiciclo ha della politica ambientale.
Finora io non ho visto stragi di troppa tutela; poi, magari, qualcuno mi potrà illuminare.
Per quel che ho avuto modo di vedere, parlando di tutela dell'ambiente sicuramente si muore d'inquinamento; si muore di patologie cardiovascolari si muore di patologie tumorali. Parlando di caccia, invece, si muore sicuramente di fucile e di piombo. E non mi riferisco solo agli animali, ma anche alle persone, agli umani: si muore anche e soprattutto di fucile.
Sia chiaro che nutriamo il massimo rispetto per chi subisce dei danni causati dagli animali che interferiscono con le attività umane. Lo sappiamo benissimo. Sappiamo altrettanto bene - lo abbiamo già detto, ma lo vogliamo ribadire - che le persone che subiscono i danni dagli animali che interferiscono con le attività umane - i cinghiali piuttosto che i caprioli devono prendersela non tanto con la tutela o la troppo tutela, ma con chi ha permesso il proliferare di queste specie (cinghiali e caprioli). I loro problemi non sono causati dalla tutela o dalla troppa tutela, ma dal fatto che si sono introdotte in modo massiccio queste specie per il divertimento di qualcuno e, soprattutto, per l'interesse economico di qualcun altro.
Volevo poi chiedere scusa alla folaga, perché ieri, nel corso dell'illustrazione dell'emendamento, nella fretta ho pronunciato "folàga" e non "fòlaga".
Conosco bene la folaga, perché è uno degli animali che, per fortuna, si vede anche a Torino, lungo il Po (talvolta le vedo quando vado a correre per citare qualcun altro, si vedono anche camminando a pochi chilometri dall'auto).
Chiedo scusa quindi alla folaga, perché anch'io me la prendo quando qualcuno sbaglia l'accento sul mio cognome.
In ogni caso, preferisco di gran lunga chi sbaglia il mio nome a chi mi vuole sparare una fucilata!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento mi offre l'occasione di rispondere a delle sollecitazioni intervenute nel corso del dibattito. Partirei proprio da una considerazione relativa alla caccia di selezione e al fatto che questa Giunta, secondo il Consigliere Vignale, tenda a risolvere i problemi dei danni all'agricoltura con degli slogan.
A supporto di quest'assunto - ma senza entrare nel merito dell'osservazione fatta dal Consigliere Vignale - il collega sosteneva che sulla caccia di selezione non vi sono state adesioni, quindi non si potrà esercitare la caccia di selezione nella Città metropolitana di Torino.
Questo problema, però, mi offre lo spunto per introdurre un ulteriore concetto molto semplice: se da una parte sentiamo che la caccia dovrebbe essere la soluzione ai problemi dei danni all'agricoltura, noi riteniamo che non lo sia, semplicemente perché i cacciatori non sono obbligati a tutelare gli agricoltori dai danni provocati dalla fauna selvatica; i cacciatori svolgono un'attività di carattere ludico; quindi non possiamo obbligarli a fare nulla.
Sotto questo profilo, la nostra posizione è perfettamente coerente: lo Stato deve farsi carico di queste situazioni, andando a incidere, laddove i danni all'agricoltura ci sono, con i propri mezzi. Perché se lasciassimo in mano alla politica venatoria (e ai cacciatori) tutto il discorso del contenimento dei danni da fauna selvatica, non avremmo mai la certezza che tali contenimenti possano essere portati a termine. Perché non possiamo obbligare nessun privato a fare una cosa che il Pubblico deve fare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Intervengo per ribadire che non si tratta di una lotta tra il bene e il male, tra i cacciatori, gli agricoltori e chi vuole tutelare la fauna tipica piemontese e non. Si tratta semplicemente di stabilire un ordine di priorità tra quelli che devono essere gli indirizzi che la Regione Piemonte dà quando si trova a dover tutelare, prima di tutto, un suo patrimonio faunistico molto importante, tipico di questa zona e non ripetibile.
Ribadisco, quindi, quanto detto dal collega Bertola sul fatto che molte specie sono state introdotte in maniera abnorme per un certo tipo d'interesse che non ha nulla a che vedere con gli equilibri della natura o con l'equilibrio delle faune tipiche piemontesi delle nostre zone alpine e boschive.
Chi ha generato il problema, dovrebbe anche risolverlo. Ma non è detto che lo si possa risolvere nel modo in cui sempre pensiamo, cioè introducendo selvaggina in eccesso per poi poterne cacciare di più. Non è questo l'equilibrio tra uomo e natura che pensiamo. Pensiamo, piuttosto, a un'attività di caccia quando ancora era "caccia di sussistenza", ossia quando l'uomo, automaticamente, si regolava senza incidere più di tanto sulle popolazioni esistenti, e senza introdurre artificiosamente delle specie per poi poter aumentare quelle cacciabili.
Pensiamo alle famose migrazioni di cacciatori da territori diversi e specialmente un'ottica che, secondo me, è anche da ripensare e della visione che abbiamo della montagna e delle nostre aree marginali, che è quella di un campo di predazione in tutti i sensi, dove ormai le zone e i paesi sono spopolati, ma ci sono ronde di turisti o di cacciatori che vanno a depredare quel territorio, ma non portano nulla a quel territorio.
Non è proprio questa l'idea di equilibrio tra l'uomo e natura che abbiamo noi, anche perché siamo di fronte a zone con un degrado economico, sociale e di popolazione molto consistente, e sicuramente la caccia non è quello che lo risolve.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Noi continuiamo con le nostre proposte emendative, perché cerchiamo di allargare la platea delle specie che vanno tutelate; in questo caso andiamo ad aggiungere un elenco di specie. Magari non le conosciamo tutte nel senso che personalmente non le saprei riconoscere una a una, ma non credo che ci si possa occupare di un tema come la caccia soltanto nel momento in cui si sa distinguere una beccaccia da un beccaccino, da una tortora o da una cesena.
Si tratta di un tema rispetto al quale si hanno delle posizioni che si basano su alcuni presupposti. Nel nostro caso sono state più volte espressi dai colleghi del Gruppo più esperti in materia, come il collega Bertola e il collega Mighetti. Dopodiché ognuno può avere una sua visione che è dettata da altri fattori che influiscono. Nel mio caso, ho già più volte espresso la mia posizione.
Rispetto a quest'emendamento in particolare, chiediamo che vengano tutelate delle specie che ci risultano, tra l'altro, essere in sofferenza. Parliamo in particolare della coturnice e del fagiano di monte, che risultano (magari abbiamo dei dati errati) non godere esattamente di ottima salute anche a causa dei cambiamenti climatici. L'uomo influisce pesantemente sull'ambiente naturale, quindi c'è anche da chiedersi se il danno che subiamo noi dalla presenza di alcune specie in natura sia equiparabile al danno che l'uomo ha fatto alla natura, espandendo sempre di più la sua presenza che è perlopiù distruttiva, ma è sicuramente molto più distruttiva della presenza di molte specie animali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Come abbiamo più volte ribadito, il nostro approccio è quello di una forte attenzione alla tutela dell'ambiente e dei suoi equilibri. In questi equilibri la fauna costituisce un elemento fondamentale, insieme a tutta la parte di flora, alla biodiversità, agli insetti e a tutte le questioni legate anche al mondo agricolo.
Dal nostro punto di vista la caccia come sport è un controsenso, non è un'attività sportiva. L'unica possibile giustificazione è una caccia scientifica, legata al controllo degli equilibri faunistici sul nostro territorio. È evidente che questa possa e debba essere regolata in funzione di quegli squilibri che spesso sono stati prodotti proprio dall'introduzione di specie a favore dello sport della caccia. Andrebbe un po' sfatata quella narrazione molto in voga, cioè il fatto di dire che i primi a tutelare l'equilibrio faunistico sono proprio i cacciatori, in quanto unici depositari della conoscenza delle effettive popolazioni animali sul territorio.
L'approccio non può essere questo, non può essere legato a persone, pur appassionate. Riconosciamo che tra i cacciatori ci siano persone appassionate e competenti in termini faunistici, ma tanti altri fanno scampagnate con, in più, la possibilità di sparare a qualcosa che si muove.
Quest'aspetto ludico dal nostro punto di vista, laddove parliamo anche in altre sedi di benessere animale, è del tutto intollerabile.
Inoltre, vi è la grande problematica legata al fatto che, a parte le specie infestanti, la maggior parte delle specie animali sul territorio sono oggi in sofferenza, in sofferenza come popolazione, in sofferenza come ambiente in cui vivono e modalità di approvvigionamento.



PRESIDENTE

È stato illustrato l'emendamento rubricato n. 47).
Passiamo ai subemendamenti.
Approfitto per dare una comunicazione dell'Assessore Balocco al Consigliere Valetti. L'Assessore è disponibile a riferire sull'incidente ferroviario sulla tratta Torino-Savona, ma in Commissione. Valuti lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente, per la sollecitudine verso l'Assessore. Non posso che ribadire che trovo questa risposta incomprensibile e, in parte, anche inaccettabile, perché comunque la richiesta d'informazioni è un atto dovuto, per cui la Regione dovrebbe già essere al corrente della situazione riferita dalle Ferrovie in merito all'incidente della Torino-Savona.
Mi viene da pensare che questo sia un modo di prendere tempo e questo sarebbe molto grave, perché significa che, in tutte queste settimane, la Regione non ha ancora il polso della situazione relativa a questo gravissimo incidente ferroviario. Questo ci preoccupa molto, ovviamente rigetto la proposta e richiedo che ritorni in aula, semmai anche con un'interrogazione di question time, se sarà il caso.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Subemendamento rubricato n. 201) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Subemendamento rubricato n. 202) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Subemendamento rubricato n. 204) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Subemendamento rubricato n. 203) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Gli emendamenti rubricati n. 201) e 202) riprendono lo stesso ragionamento che ho fatto precedentemente rispetto al divieto. Alla fine della discussione di questi emendamenti all'articolo 2 (se la Presidenza del Consiglio prestasse un attimo di attenzione, grazie), consegner all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale l'ultima sentenza del TAR, che ovviamente è nota alla Presidenza del Consiglio ed è molto nota all'Assessore.
Provo a richiamare cosa ha scritto il Tribunale Amministrativo Regionale non più di qualche mese fa: "Più di recente è stato ribadito che la normativa statale, in quanto preordinata alla preservazione della fauna, è inderogabile da parte della legislazione regionale. Il legislatore statale ha assegnato particolare rilevanza alle linee guida e ai pareri dell'ISPRA allo scopo di garantire l'osservanza dei livelli minimi e uniformi di protezione ambientale".
Prosegue il TAR: "Secondo la consolidata giurisprudenza costituzionale, pur costituendo, la caccia, materia affidata alla competenza legislativa residuale della Regione ai sensi dell'articolo 117, è tuttavia necessario che la legislazione regionale rispetti la normativa statale adottata in tema di tutela dell'ambiente ed ecosistema, ove essa esprima regole minime uniformi. Quando tali regole sono contenute nella legge 157, che in larga parte le racchiude, la normativa regionale, in contrasto con le corrispondenti disposizioni statali, invade la sfera di competenza legislativa dello Stato ed è perciò" - lo dico ai colleghi "costituzionalmente illegittima, per violazione dell'articolo 117, secondo comma, lettera s)".
Ovviamente, ricorderò altri passi della sentenza del TAR.
Mi domando: quando un tribunale amministrativo, in merito a una legge regionale, dice che la sfera di competenza legislativa è dello Stato ed è perciò costituzionalmente illegittima per violazione dell'articolo 117 la riduzione delle specie all'interno di una normativa regionale, di cosa stiamo parlando? Non è una questione di merito, ma di metodo.
Questo Consiglio regionale può fare ciò che crede e i colleghi possono fare ciò che credono; io, ovviamente, voterò contro queste modifiche e contro l'articolo 2 e a favore dei miei emendamenti che sopprimono tutti i principi, perché noi stiamo evidentemente violando la legge dello Stato e stiamo violando più sentenze (una recentissima) del Tribunale Amministrativo Regionale.
Ma non è l'unica parte. La sentenza è lunga e dice, proprio per avere contezza e chiarezza che ciò di cui stiamo discutendo, che è palesemente incostituzionale. Dice ancora il TAR: "Non vi sono disposizioni di legge statale che riconoscono alla Regione Piemonte il potere, in sede di operazione venatoria, di vietare la caccia a determinate specie. Alle Regioni è solo consentito di rimodulare i periodi di caccia", e fa riferimento alle specie che sono ritenute cacciabili. "In relazione ai restanti motivi, è rilevante e non manifestamente infondata la questione di costituzionalità della normativa regionale piemontese. Al punto 5 si riassume l'illegittimità dell'articolo 1 della legge regionale 27/2016, che è esattamente il comma 5 dell'articolo 2, in quanto il divieto assoluto di caccia alle specie fischione, canapiglia, mestolone, ecc., discenderebbe da una norma di legge incostituzionale, in relazione all'articolo 117, la quale peraltro produrrebbe effetti retroattivi su materie già oggetto di una pronuncia cautelare di questo tribunale".
Noi, insomma, non solo stiamo facendo una legge palesemente illegittima: abbiamo fatto di più. Come ricordavo ieri, ma - ripeto - ieri lo ricordavo a qualche residuo collega di maggioranza, abbiamo fatto di più: noi abbiamo modificato una delibera (il calendario venatorio) non introducendo alcune specie cacciabili, cioè le 15 oggetto del comma 5 dell'articolo 2; abbiamo perso al TAR, perché il TAR ha obbligato la Regione Piemonte a inserire all'interno del proprio calendario le 15 specie oggi oggetto di divieto, e abbiamo fatto il trucco. Insomma, dal momento che abbiamo perso davanti al TAR, ma abbiamo la potestà legislativa che nessun cittadino piemontese ha noi abbiamo fatto il trucco per cui ci siamo fatti la legge che ha decretato non cacciabili le specie, quindi abbiamo vinto violando la sentenza che il TAR aveva precedentemente emesso.
Io dico: ma se noi l'avessimo fatta.



(Commenti fuori microfono)



VIGNALE Gian Luca

No, lo dice il TAR, su materie già oggetto di una pronuncia cautelare di questo tribunale.
Ma c'è anche un altro passaggio che a me pare di eccesso di potere da parte della Giunta e del Consiglio regionale, perché la legge 26 (quella delle 15 specie), già in vigore, è una legge votata da questo Consiglio regionale e non certo dalla Giunta. E tutte le limitazioni che porremo anche all'interno di questa norma saranno votate dal Consiglio regionale e non dalla Giunta.
Ora, mi auguro, sperando di vivere in uno Stato normale, che la prossima sentenza della Corte Costituzionale vada a cassare quest'incongruità assoluta, alcune parti di questa norma che sono palesemente incostituzionali. Ora, nel momento in cui noi avremo il comma 5 dell'articolo 2, il comma 4 dell'articolo 2 e tutta un'altra serie di parti della legge regionale che sono in contrasto con la legge dello Stato, cosa siamo stati qui a fare? Che cosa siamo stati a fare in Commissione? L'unica cosa è che nessuno può dire (io adesso depositerò la sentenza al Presidente del Consiglio) che non sapeva di votare una legge incostituzionale, perché magari noi torneremo in questo Consiglio a modificare la legge che stiamo votando e quei costi - non parlo di danno erariale, ci mancherebbe, sono ben lungi, noi ci dobbiamo occupare di politica e la Magistratura fa la Magistratura - che accolleremo alla cittadinanza piemontese li accolleremo consapevoli che stiamo votando una legge incostituzionale. Questo non lo dice il Consigliere Vignale, ma lo dice una sentenza recentissima del TAR. Guardate, chi ha voglia di leggere la sentenza trova una serie di citazioni sulle sentenze della Corte costituzionale di cui possiamo farne un tomo, da accompagnare alla legge su come non legiferare o come legiferare in violazione delle leggi dello Stato.
Il paradosso è - il Presidente conteggia gli emendamenti - che, quando presentiamo la legge sulla sicurezza, quando presentiamo leggi sulla regolamentazione dei luoghi di culto e altro, ci sentiamo dire che il voto si esprime in modo contrario, perché vi è contrarietà rispetto al tema, ma soprattutto perché quella legge è palesemente incostituzionale.
Allora, io dico ai colleghi, e lo dico anche alla Presidenza del Consiglio: votare leggi palesemente incostituzionali rappresenta un limite rispetto alla nostra attività o no? Evidentemente, no. Da oggi è lecito tutto, cioè da oggi noi possiamo presentare le norme che violano nel modo più evidente la Costituzione. Almeno non abbiamo una sentenza che, in modo così chiaro preciso e ripetuto, perché me ne posso leggere molte altre parti di questa e di altre sentenze, che dichiara in modo chiaro che le Regioni non possono, per via legislativa, occuparsi del calendario venatorio, né più e né meno.



(Commenti fuori microfono)



VIGNALE Gian Luca

Eh, no, non è un'altra cosa, perché il collega Appiano sa bene che se inserisco 15 specie non cacciabili nella legge, non potrò mai fare un calendario venatorio che contenga quelle 15 specie; noi abbiamo anche gli esempi in eccesso: la Regione Liguria e la Regione Abruzzo hanno recentemente inserito il calendario venatorio come parte della legge perché non potesse esservi, invece, il ricorso da parte delle associazioni animaliste, anticaccia o delle dinamiche più varie.
Correttamente, la Corte Costituzionale disse, perché la legge 157 dice che è compito delle Regioni, di fare, con provvedimento amministrativo, il calendario venatorio. Per cui non si può fare il calendario venatorio, n tanto in un modo diretto, inserendolo in legge, né tanto vincolare il calendario venatorio non introducendo 15 o 20 specie, come vorrebbero sia il collega Grimaldi che i colleghi del Movimento 5 Stelle, perché nessun Assessore, anche qualora lo volesse, potrebbe inserire quelle specie perché vi è una disposizione normativa che non consente di fare un atto in questi termini. Tant'è che su cosa sono fatti i ricorsi? I ricorsi non sono fatti sulla legge, ma su quelle delibere, i calendari venatori, che nel recepire la legge 26 del 2016, cioè quella sulla cancellazione delle 15 specie, impedisce di inserire le specie all'interno della legge stessa.
Il TAR, fra le tante cose, dice: "In pendenza del giudizio". Qui il TAR si esprime quando le associazioni avevano vinto e la Giunta regionale doveva inserire le specie nel calendario, ma poi propose la legge, che è diventata legge 26: "In pendenza del giudizio, la Giunta regionale ha adottato la deliberazione del 9 gennaio 2017, con cui ha recepito la previsione introdotta dall'articolo 1 della legge regionale"; questo andando in contraddizione rispetto alle le disposizioni del TAR.



PRESIDENTE

La sentenza ce l'abbiamo? Grazie.
Subemendamento rubricato n. 205) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Subemendamento rubricato n. 206) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Su questi emendamenti abbiamo presentato un emendamento a carattere soppressivo; gli emendamenti sono quelli presentati dai colleghi del Movimento 5 Stelle, che volendo garantire o far svolgere un'attività venatoria all'interno della nostra regione, che interviene su tre specie (fagiano, lepre, cinghiale) e su due giorni la settimana, hanno introdotto tutta un'altra serie di divieti sulle specie, anche quelle più evidentemente nocive o meno.
Ci tengo a sottolineare da questo punto di vista come vadano profondamente distinti due momenti: quello dell'attività venatoria e quello dell'attività di controllo rispetto ai danni che la fauna selvatica provoca all'agricoltura. Perché è sufficiente che l'attività venatoria (per curiosità, uno si legga il calendario) si svolga su fauna selvatica che produce danni e poi si svolga anche su fauna selvatica che, invece, non produce alcun tipo di danno all'agricoltura.
L'attività di controllo è un'attività ben differente e lo vedremo quando arriviamo all'interno delle competenze e delle funzioni che devono essere attribuite alle Province, agli ATC e ai CA. L'attività di controllo invece, è quello strumento indispensabile per garantire che la gestione del territorio sia una gestione puntuale e che limiti, quanto più possibile, i danni nei confronti del mondo agricolo.
È evidente però un aspetto semplice e banale, cioè se noi non avessimo all'interno della nostra regione l'esercizio dell'attività venatoria, è evidente che su alcune specie (cinghiale, capriolo, corvidi, eccetera) i danni che avremmo sarebbero danni che possiamo moltiplicare in modo esponenziale, perché è assolutamente evidente che, nei mesi di attività venatoria, il numero di capi abbattuti nello svolgimento della funzione dell'attività venatoria sono ovviamente propedeutici anche alla limitazione dei danni all'agricoltura. Pur non essendoci un nesso strettamente correlato fra l'esercizio dell'attività venatoria e la limitazione dei danni, è uno strumento che funziona. Non casualmente le norme, laddove sono ben fatte, parlano di gestione del territorio e regolamentazione dell'attività venatoria. Le due cose sono strettamente correlate fra loro.
Rispetto a tutta una serie di specie che non hanno predatori o sono difficilmente predabili, solo l'intervento dell'uomo può mettere in equilibrio le specie. Ricordando che, in realtà, questo è possibile farlo per le specie oggetto di prelievo venatorio. Moltissime specie che non sono oggetto di prelievo venatorio e che sono in disequilibrio all'interno della nostra regione, causano e causeranno danni, proprio perché non c'è una gestione conseguente fra una gestione del territorio e l'esercizio dell'attività venatoria o dell'attività di controllo come questa norma anche prevede.
Tutte le leggi sulla caccia ne regolamentano le modalità, ma a gran parte di queste ci pensa la legge n. 157. Noi, su questo, abbiamo presentato degli emendamenti di merito, che inseriscono interamente nuovi articoli per far sì che, oltre all'attività venatoria, vi sia un'attività di controllo e vi sia un'attività di risarcimento sull'agricoltura e sulla valorizzazione della popolazione faunistica, estremamente importante all'interno della nostra regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Subemendamento rubricato n. 208) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Subemendamento rubricato n. 207) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Subemendamento rubricato n. 209) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questi tre emendamenti intervengono sempre sulla volontà di evitare che la legge regionale violi la legge dello Stato e sia anticostituzionale.
I nostri emendamenti, tanto quelli presentati sul comma 5 dell'articolo 2 del disegno di legge licenziato dalla Commissione, così come gli emendamenti aggiuntivi presentati in Aula e dai colleghi del Movimento 5 Stelle e dai colleghi di Articolo 1 e Sinistra Ecologia e Libertà, sono finalizzati allo stesso principio. Cioè evitare che la Regione si occupi di una materia che, come ricordavo nella lettura della sentenza fatta alcuni minuti fa, non le è propria, ossia quella di modificare, sostanzialmente una legge dello Stato (la legge n. 157 del 1992) facendo discendere una questione di costituzionalità della norma regionale piemontese che non la poniamo soltanto noi, ma è già stata posta dal Tribunale Amministrativo. In decine di sentenze la Corte Costituzionale ha rilevato come, nella gerarchia dei comportamenti rispetto all'attività venatoria, sia lo Stato che ha la competenza rispetto all'indicazione delle specie. Per un motivo guardate, molto banale.
L'articolo 1 della legge n. 157 del 1992 inizia dicendo: "La fauna è patrimonio indisponibile dello Stato". È assolutamente evidente che su un patrimonio indisponibile dello Stato, e non delle Regioni e degli Enti locali, può normare rispetto alla protezione delle singole specie esclusivamente lo Stato, il proprietario della fauna che è lo Stato medesimo. Le Regioni, ovviamente, hanno poi facoltà di intervenire perch delle più di 50 specie presenti sulla legge n. 157, non tutte sono presenti all'interno della nostra regione. Per alcune non c'è tradizione venatoria per cui i calendari che nel corso del tempo vennero fatti, anche quelli successivi all'abrogazione della legge n. 70, non hanno mai contenuto più di 30-35 specie, quindi circa una ventina di specie non sono mai state contenute all'interno dei nostri calendari, proprio a dimostrazione del fatto che, quando si discute in modo equilibrato di attività venatoria.
Badate, l'abbiamo fatto tanto nella legislatura passata, quanto in quella precedente. Ricordo che con l'Assessore Taricco (sabato gli ho detto che lo dobbiamo addirittura rimpiangere) si fece una modifica della legge n. 70 che andava certamente verso il buonsenso, e non relativamente a una volontà punitiva. Questo per dire che, così come facevo l'esempio delle altre Regioni italiane nella giornata di ieri, anche in questo Consiglio regionale si è potuto discutere, in modo corretto e con buonsenso, tanto quando governava il centrosinistra quanto quando governava il centrodestra.
Rammento che Mercedes Bresso, capo della Giunta del centrosinistra dal 2005 al 2010, non era esattamente un'estimatrice del mondo venatorio, anzi, era un'accanita e manifesta, legittimamente, donna anti-caccia. Nonostante tutto, prevalse il buonsenso rispetto alle logiche un po' di parte, se mi permettete, e un po' cittadine.
Credo che, all'interno di questa norma, ci sia tutta una serie di errori primo fra tutti la limitazione delle specie. Sarebbe sufficiente andare lungo il Po in alcuni mesi dell'anno e farsi spiegare, magari da un cacciatore, da un ambientalista o da una guida ambientale, insomma da chi conosce le specie animali, quale e quanta sia la fauna presente all'interno della nostra regione. Una parte consistente di quelle che noi abbiamo inserito all'interno dei divieti sono specie che non hanno necessità di alcuna protezione; semmai, hanno certamente necessità, nel prelievo, di una corretta regolamentazione, così come avviene.
Nel nostro calendario abbiamo, limitatamente alle specie migratorie, una limitazione già superiore a quelle di molte altre Regioni, ma certamente non si era mai arrivati a un aspetto che, al di là di essere manifestamente incostituzionale, è manifestamente sciocco, nel senso che non c'è bisogno per legge regionale, di individuare quali sono le specie oggetto di protezione.
Qualcuno ci ha portato in Commissione - la Giunta regionale, l'Assessorato all'ambiente o il Settore che si occupa della caccia - dei dati che manifestano la necessità di tutela delle specie che noi stiamo individuando come specie non cacciabili? No, e quindi, quando un legislatore regionale introduce divieti e tutele non motivati da dati concreti, si dice che è necessario - questo si fa nel calendario e non nella legge - proteggere la folaga o la pavoncella perché il numero di esemplari all'interno della nostra regione è sensibilmente diminuito nel corso dell'anno a livello europeo.
Non è stata fornita nessuna documentazione in merito.
Per chi ha avuto voglia di cercarla e di leggerla, noi sappiamo che vi è necessità di una differente tutela rispetto alla fauna tipica alpina, ma questo non significa divieto. È il motivo per cui venne perso il ricorso davanti al TAR: la Giunta regionale non seppe motivare che il divieto che si era introdotto non inserendo la pernice bianca e la lepre variabile all'interno del calendario non era motivato.
Può un legislatore regionale introdurre divieti senza che sia a conoscenza o senza che a supporto della legge siano forniti dati che motivano la limitazione? Nessuno di noi ha avuto nulla da dire, ovviamente, quando si sono fatti interventi in momenti.
La Giunta regionale ha fatto interventi, senza voler ricordare gli incendi ma quando nel dicembre del 2016, o gennaio 2017, ci fu quel gran freddo, la Giunta regionale sospese per una settimana l'attività venatoria, com'è corretto che fosse, perché la tutela deve essere sempre perseguita, poi esiste un'etica venatoria per cui non è corretto l'intervento nel momento in cui un animale è in situazione di grave difficoltà.
Il mondo venatorio non ha mai contestato alcune limitazioni poste all'interno della nostra regione, perché erano motivate.
I motivi per cui vi è una contestazione, che non riguarda soltanto il mondo venatorio, ma anche il mondo agricolo rispetto alla gestione del territorio (anche tramite l'attività venatoria), è che non vi è - e questa legge non lo esprime - un principio dal quale si evidenzia una necessità cui la legge stessa vuole tendere.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 30) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento 30) aggiunge, alle specie meritevoli di particolare protezione di cui al comma 5 dell'articolo 2, quindi determinate specie di anatidi e due delle specie della tipica fauna alpina, la pernice bianca e la lepre variabile, anche la starna.
È chiaro che l'emendamento va visto come emendamento in sé, ma il messaggio che diamo, con questo e con altri emendamenti all'articolo 2, è che, per quanto riguarda il nostro Gruppo consiliare, se riuscissero a raggiungere dei risultati sulle specie cacciabili, quindi una tutela a qualche specie in più, rispetto a quelle attualmente protette, sarebbe un buon viatico per la discussione del disegno di legge.
Insieme alla questione trasversale dei giorni della caccia, e in particolare il divieto della caccia la domenica, è una delle questioni veramente importanti.
Se avessimo segnali positivi da questo punto di vista, da parte nostra il percorso verso l'approvazione di questo disegno di legge sarebbe assai meno accidentato di quello che invece è in realtà.
È importante la questione delle specie, di cui all'articolo 2, ma anche - e lo affronteremo più avanti - la questione relativa al divieto di caccia la domenica, che noi vorremmo introdurre, così come già abbiamo tentato di fare, non solo noi, ma anche una parte della maggioranza, in Commissione.
Da questo punto di vista, parlando dell'articolo 2, è chiaro che la nostra richiesta principale è di aggiungere, alle specie già previste dall'articolo 2, almeno tutte e quattro le specie della tipica fauna alpina, quindi la lepre variabile, la pernice bianca, la coturnice e il fagiano di monte, o gallo forcello che si voglia chiamare.
Ovviamente nei vari emendamenti di merito che abbiamo presentato la questione viene declinata in modo diverso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie.
Anche quest'emendamento ci dà l'occasione per fare alcune valutazioni e continuare a spiegare perché queste limitazioni non possono essere altro che un beneficio a quello che per noi è il vero problema relativo alla gestione dalla fauna selvatica, cioè i danni all'agricoltura.
Effettivamente queste protezioni che cosa possono creare? Possono creare un effetto di spostamento della caccia, uno spostamento dalle specie che noi pensiamo non abbiano incidenza sulle attività umane primarie (agricoltura) e, dall'altra parte, spostare effettivamente la caccia su alcune specie che sono state introdotte anni or sono a scopo venatorio e che sono diventate incontrollate e incontrollabili dal mondo venatorio.
Come ho precedentemente evidenziato - anche in discussione generale ho puntato il dito su questa questione - l'attuale gestione venatoria a livello nazionale, in base alla legge nazionale, è una gestione che si basa su degli organismi di diritto privato, che a loro volta sono governati dal mondo venatorio. Questi organismi sostanzialmente non sono più in grado di governare delle situazioni emergenziali; non sono più in grado perché i cacciatori fanno quest'attività per passione e per divertimento, quindi non possiamo obbligare queste persone a fare dei contenimenti e a fare delle operazioni strettamente connesse a un esercizio dell'organizzazione e della tutela del territorio da parte dello Stato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Intervengo giusto per ricordare che nel merito l'emendamento aggiunge alle specie già tutelate la specie della starna, che è una specie stanziale sia in Europa sia in Asia, in particolare in Russia e anche nell'Asia centrale con diverse specie che si differenziano per dimensione e colore. Nelle dimensioni medie, nella nostra zona è un volatile che si aggira sui circa 30 centimetri di lunghezza, quindi molto piccolo, che ha una peculiarità: effettivamente nel Nord Italia si diffonde una delle poche specie diffuse in tutta l'Europa, per cui le altre varianti si trovano prevalentemente nell'Asia.
Questo è molto importante, perché abbiamo molte specie che sono state completamente escluse dalle specie tutelate, in parte perché non sono originarie di questa zona ma hanno subito variazioni e migrazioni nel corso della storia. Fatto sta che ormai rappresentano parte integrante e tipica del nostro paesaggio faunistico, per cui noi insistiamo affinché anche questa specie venga aggiunta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento è una variazione dell'emendamento di base, che prevede l'inserimento di diverse specie nell'elenco di quelle protette. In questo caso ci concentriamo per l'appunto sulla starna, che è stata appena descritta dal collega Valetti, giusto anche perché questa discussione diventi un'occasione per conoscere queste specie che magari normalmente non sarebbero oggetto di attenzione e quindi approfittiamo di questo momento d'illustrazione degli emendamenti per parlare anche di queste specie.
Questa specie è stata, tra l'altro, oggetto di un piano d'azione nazionale qualche anno fa, perché si riteneva che ci fosse una tendenza negativa cioè il fatto che l'uomo abbia invaso il suo habitat e che quindi questa specie sia stata oggetto di una pressione umana che ne ha ridotto il numero di esemplari. Nella relazione allegata a questo piano d'azione si descriveva il fatto che i pochi esemplari incontrati durante i sopralluoghi finalizzati allo studio erano degli esemplari inseriti proprio per lo sfruttamento venatorio.
Siano di nuovo al discorso che faceva anche prima il collega Mighetti: la differenza tra la selezione e, dunque, il contenimento e le finalità di riduzione del danno in agricoltura, e quella che invece è la caccia vista come attività ludica, come passione; una passione dal nostro punto di vista sicuramente discutibile, che però purtroppo è piuttosto diffusa.
Riteniamo che questa specie debba assolutamente essere inserita all'interno di quelle che non devono essere oggetto di attività venatoria, insieme alle altre che abbiamo già illustrato durante l'esposizione degli emendamenti precedenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come detto dal collega primo firmatario, questi emendamenti servono a dettare la linea rispetto a quelle che sono le nostre intenzioni programmatiche, legislative e normative sulla caccia per l'introduzione delle specie da proteggere.
Anche sotto il profilo sanzionatorio, oltre a tutte quelle già citate, si aggiunge appunto la starna e, come si diceva, questi emendamenti sono ovviamente utili anche per approfondire la conoscenza di queste specie specie che sono da proteggere secondo non tanto il Movimento 5 Stelle, ma soprattutto secondo quella che è l'evidenza scientifica: infatti, se si apre semplicemente Wikipedia, senza consultare grandi libri di tassonomia o comunque di scienza riguardante il mondo animale, si legge che quest'animale è in grande difficoltà. Sia per le condizioni dell'agricoltura con l'estensione dell'agricoltura intensiva (monocultura) in pianura che per l'abbandono dei terreni agricoli montani o collinari tale specie si sta sempre più riducendo e la sua popolazione è mantenuta in equilibrio solo grazie al ripopolamento a fini di caccia.
Sembra un po' un paradosso, nel senso che la società umana tende a salvaguardarla una specie solo se è utile a fini ludico-ricreativi, e cioè quelli della caccia. A me francamente sfugge il significato e il senso di tale logica.
In sostanza, noi riteniamo che questa specie debba essere preservata, che non debba essere più cacciata e che non debba essere neanche più reintrodotta a fini ludici e ricreativi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente. Non avevo chiesto di intervenire, ma lo faccio volentieri.



PRESIDENTE

Allora le tolgo la parola.



CAMPO Mauro

No, va bene così.



PRESIDENTE

Avevo visto una mano alzata.



CAMPO Mauro

Ero distratto: mi ha richiamato all'ordine.
Anche con questo emendamento posso concludere un pochino il discorso che ho fatto prima: la questione di fondo è che una legge sulla caccia non dovrebbe ridursi, al di là di tutte le altre considerazioni, sulla legittimità di legiferare da parte di una Regione e, dal mio punto di vista, sull'illegittimità di legiferare sul tema da parte dello Stato.
Perché, a mio parere, se si fosse impugnata la legge nazionale davanti alla Corte Costituzionale, si sarebbe riconosciuta la sua incostituzionalità. Ma questo non è stato fatto.
Viene giustificata come "norma sull'ambiente" e va bene così. Ma da lì a dire che la Regione non può farlo, ne scorre di acqua! E non è sicuramente il TAR che deve valutare questo tipo di legittimità.
Da un altro punto di vista, la tutela delle specie è una questione fondamentale, tant'è che è oggetto di una direttiva europea, e tant'è che necessariamente, è una valutazione da fare, anche a livello puntuale, da strutture che siano in grado di capire lo stato della fauna sul nostro territorio. E da quella disamina - se uno va a vedere le caratteristiche delle specie, il loro livello di rischio di estinzione, eccetera - emerge un panorama piuttosto inquietante sulle popolazioni, in particolare di uccelli, sul nostro territorio piemontese.
Sotto quest'aspetto, ridurre tali questioni a degli elenchi.



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



CAMPO Mauro

Purtroppo è una riduzione necessaria per il tipo d'impostazione, ma dovrebbe essere la base per un diverso approccio alla tutela delle specie faunistiche sul nostro territorio.



PRESIDENTE

Subemendamento rubricato n. 184) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento vuole cassare la parola "starna" introdotta dall'emendamento testé illustrato dai colleghi del Movimento 5 Stelle. Il motivo l'abbiamo ribadito in molte occasioni, però crediamo che sia importante ricordarlo.
Perché quanto è sostenuto dal TAR - il quale, ovviamente, emana una sentenza che rimanda il giudizio alla Corte Costituzionale, perché non ha evidentemente titolo per decidere in merito - ma anche quanto si legge nelle decine di sentenze esistenti sulla limitazione o, comunque sull'attività venatoria in deroga (sia rispetto alla limitazione, sia che voglia intervenire per aumentare, rispetto alla legge dello Stato, periodi specie e quant'altro), negli ultimi anni (anzi, direi da molto, perché le prime sentenze sono addirittura precedenti rispetto alla legge del 1992) chiariscono sempre, in modo inequivocabile, lo stesso principio: essendo la fauna patrimonio indisponibile dello Stato, compito della normativa dello Stato è di indicare quali sono le specie cacciabili e i periodi.
Compete poi alla Regione, all'interno dei confini che la legge dello Stato dà, con i calendari venatori piuttosto che con le leggi regionali, che come si legge in molte sentenze anche della Corte, devono rispettare regole minime uniformi e avere competenze residuali.
Perciò, noi crediamo che l'emendamento 184), come molti altri emendamenti sia da approvare.
Io vorrei che i colleghi che richiamano le difficoltà per la presenza di fauna all'interno della nostra regione fornissero anche qualche dato scientifico in merito (ISPRA, piuttosto che Ministero dell'Ambiente o quant'altro), almeno si renderebbero conto che non è così. Vi sono delle situazioni (la starna ne è un esempio, ma vale anche per quelle specie che anche nella legge del Movimento 5 Stelle sono specie cacciabili, come la lepre e il fagiano) che hanno ovviamente subito una presenza più ridotta.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 31) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 31), che insiste sempre sull'articolo 2, propone di aggiungere la pernice rossa alle specie già tutelate dal disegno di legge.
Che cosa è accaduto in questi anni? Sono seguiti anni di vuoto legislativo sulla caccia - lo ricordiamo ancora una volta - perché nel 2012 la Giunta Cota abrogò la legge regionale n. 70/1996, quella che regolava l'attività venatoria in Piemonte, affinché non avesse luogo un referendum. Dunque, con l'intento deliberato e chiaro di non far esprimere i cittadini piemontesi abrogò quella legge.
I cittadini piemontesi dovevano esprimersi sulla caccia da più di due decenni: erano state raccolte le firme, erano seguiti ricorsi e controricorsi (come al solito, nel nostro Paese!), leggi che nel frattempo cambiano, eccetera. Alla fine, si decide che si può procedere con il referendum e viene fissata anche una data. Ricordo che avevamo già stampato persino i volantini di quel referendum! Poi la Giunta Cota cancella la legge per cancellare anche il referendum: un vero bavaglio alla democrazia! Non si sa come sarebbe andato il referendum: potevano passare le istanze abrogative; potevano non passare, poteva non esserci il quorum.
Probabilmente, se si è impedito di fare il referendum è perché qualcuno aveva paura evidentemente che, in primis, si sarebbe superato il quorum e in secondo luogo, avrebbero vinto le istanze abrogative, quindi non di abrogare la caccia a livello regionale, perché non si può fare, ma di limitarla fortemente con i vari quesiti referendari che, peraltro riprendiamo all'interno del nostro disegno di legge.
Quindi, cos'è accaduto in questa legislatura? Che nel silenzio legislativo e nelle more dell'approvazione di un provvedimento nuovo, con il DDL della Giunta o una proposta di legge consiliare come la nostra o come quelle del centrodestra, si è tentato di legiferare in altri provvedimenti. In provvedimenti diversi, in particolare collegati alla Finanziaria, è passata la tutela ad altre specie, due delle quattro specie della tipica fauna alpina, la pernice bianca e la lepre variabile, con nostri emendamenti, e poi il merlo e l'allodola. Poi la Giunta ha presentato un disegno di legge che dava protezione, invece, agli anatidi che sono anche richiamati da quest'articolo.
Proponiamo che quest'articolo 2 sia più ricco di specie protette.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Subemendamento rubricato n. 185) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 185) interviene di nuovo per andare a modificare la proposta di aggiungere altre specie a quelle già oggetto di divieto previste dalla legge votata dalla Giunta e licenziata dal centrosinistra in Commissione.
Credo che almeno questa discussione sia stata utile, non per i colleghi che non ne avevano bisogno, ma per chi ci ascolta, per capire come a volte la modalità di fare norme non è dettata da una valutazione che nasce da dati scientifici o da approfondimenti ambientali che, in qualche modo, vengono fatti, ma come in questo caso con specie assolutamente comuni, come la pernice rossa, la starna e altre, anche quelle già oggetto di divieto ai sensi del comma 5 dell'articolo 2, ma soprattutto della legge 26/2016, che in gran parte dei casi non necessitano di alcun tipo d'intervento, che non soltanto sfora quelle che sono le competenze regionali, ma che non ha alcuna competenza rispetto all'introduzione o meno.
Dico questo perché, lo dicevo già prima, s'introducono due pericolosi principi: uno è che la Regione prova, ci tenta, fa una legge che è manifestamente incostituzionale, ma prova a farla; il secondo è che si legifera senza un concetto "einaudiano", ovvero "conoscere per deliberare".
Qui non si conosce nulla, qui si delibera per un pregiudizio, perch chiunque schiaccerà poi il bottone per votare gli emendamenti e l'articolo 2; se poi quando ha schiacciato il bottone andasse a vedere qual è la consistenza faunistica delle 15 specie di cui ha decretato il divieto, o magari di altre aggiuntive, si renderà conto che, in moltissimi casi, nella quasi totalità dei casi, sono specie in grande salute, molto presenti nel nostro arco alpino e nelle aree acquatiche e negli specchi d'acqua e fluviali del Piemonte. Insomma, non avevano una necessità d'interruzione e di un divieto, salvo una volontà che, come per molte altre parti di questa norma, è più ideologica che non basata su conoscenze, fatti e dati concreti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 32) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 32) propone di aggiungere alle specie meritevoli di particolare tutela e protezione, di cui al comma 5 dell'articolo 2, anche la quaglia.
Richiamavo prima il percorso che hanno avuto i provvedimenti sulla caccia in questa legislatura e la volontà di tutti di condividere, ciascuno dalla sua posizione: la Giunta regionale di approvare il suo DDL, la nostra di approvare una proposta di legge più restrittiva sulla caccia, il centrodestra di approvare una norma estremamente filovenatoria. Da parte di tutti c'è la volontà di avere una legge sulla caccia nella nostra Regione.
Poi si confrontano le varie posizioni, che sono tutte assolutamente legittime, anche se poi non condivisibili dalle varie parti in alcuni dei loro aspetti.
Mi pare, però, di descrivere un mondo al contrario se devo pensare a quello che viene affermato da chi propone una legge estremamente filovenatoria perché salta fuori che i danni li fanno le persone che vanno nei boschi senza fucile, perché non capiscono nulla; gli unici che tutelano l'ambiente, in realtà, sono i cacciatori, perché sono gli unici che conoscono l'ambiente e che ne sanno qualcosa e che, invece, si muore di troppa tutela. Questa è la descrizione del mondo che fanno alcuni.
Invece tutti quelli che la pensano diversamente hanno delle posizioni soltanto ideologiche. Io un po' le rivendico le posizioni ideologiche perché per me, tanto per cominciare, è inaccettabile che qualcuno vada in giro con un fucile, se non è un militare o se non è un appartenente alle forze dell'ordine, che, per la sua attività, purtroppo, deve andare in giro con un'arma.
Io non so quale gusto si possa provare ad andare per i boschi con un fucile; qualcuno lo sa e lo fa ed è un'attività che in Italia purtroppo è ancora legittima. Ovviamente non possiamo renderla illegittima a livello regionale (andremmo a invadere delle competenze), però possiamo limitarla ed è quello che cerchiamo di fare col nostro emendamento. Lo diciamo esprimendo delle legittime opinioni e non togliamo a nessuno il diritto di esprimersi in maniera differente. Semplicemente, riconosciamo loro delle opinioni diverse, ma non ci permetteremmo mai di ritenere non degni di cittadinanza le loro idee. Certamente, non possiamo pensare che i salvatori della patria siano i cacciatori!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Mi collego alle ultime parole del collega Bertola, per dire che su questo tema non possiamo pensare che i salvatori della patria siano i cacciatori.
Questo è vero. È vero e io lo dico come persona che cinque anni fa pensava che i cacciatori fossero la soluzione al proliferare di specie che danneggiano l'agricoltura. Lo pensavo. Pensavo che i cacciatori che venivano nei nostri campi e cacciavano i caprioli potessero essere una risposta ai danni provocati da quella specie.
Via via, conoscendo le dinamiche della normativa e dei regolamenti, questa mia convinzione è venuta sempre meno. È venuta sempre meno conoscendo molti dettagli della questione. Uno degli ultimi dettagli di cui sono venuto a conoscenza lo voglio citare: spesso, nelle nostre zone si dice che ci vorrebbero alcuni anni di caccia libera, in cui si spara a tutti i caprioli che si vuole, liberamente. Questo lo dicono i cacciatori. Ma chi è che stabilisce il prezzo dei capi della specie capriolo? Gli ATC. Lo stabiliscono gli ATC e gli ATC di che cosa sono espressione, se non del mondo venatorio in maniera preponderante? Pertanto, queste valutazioni ci vengono da un mondo che, da un lato, ci offre una soluzione, ma che, dall'altro, non ne ha date. Oltretutto, non ha offerto degli appoggi a delle criticità evidenti che si sono verificate sul territorio. Questo ci pare il metro della situazione: il metro di una situazione che non realizza quanto viene esposto da questo mondo, a tutela delle proprie istanze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Continuiamo con il ragionamento sulle specie cacciabili e quindi sulla necessità di limitare al massimo la "cacciabilità". Questo, nell'ottica di quanto ho detto nella discussione generale: noi oggi ci troviamo a essere veramente i custodi di un ambiente che abbiamo largamente trascurato e spesso considerato oggetto di sfruttamento e basta. L'abbiamo considerato una risorsa infinita e, come tale, l'abbiamo trattato, offendendolo e vituperandolo in tutti i modi possibili e immaginabili: dall'inquinamento delle acque a quello dei suoli, al disboscamento, all'abbandono della cura del territorio, corollario anche di una disattenzione profonda verso i territori marginali e di politiche spesso anche solo di tipo assistenzialista, senza una vera idea di quale debba essere il corretto approccio allo sviluppo delle aree marginali intese anche come tutela il territorio. Un approccio che - per carità - sta cambiando negli ultimi anni, ma con grande fatica.
Con grande fatica perché? Perché purtroppo resistono concezioni ormai, non dico medievali, ma ottocentesche dell'approccio umano all'ambiente in cui viviamo. Un approccio umano che non può essere più quello di considerare tutto ciò che è ambiente, tutto ciò che è libero e disponibile come effettivamente libero e disponibile. Nella nostra Costituzione è prevista la tutela del paesaggio e sono presenti delle sacrosante parole che dicono che dobbiamo stare molto attenti e curare il luogo in cui viviamo. Si tratta di farlo nell'ambito delle possibilità di legislazione che sono nelle varie competenze dei diversi livelli di governo del nostro sistema istituzionale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
Subemendamento rubricato n. 186) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questo è un esempio di come a volte la conoscenza di ciò che accade, non da un punto di vista venatorio, ma da un punto di vista ambientale, sarebbe utile a chi legiferava.
I colleghi del Movimento 5 Stelle intendono inserire come specie non cacciabile, per legge regionale, la specie quaglia. In questa regione, la caccia alla quaglia si apre il 1° ottobre, momento in cui, salvo situazioni particolarmente anomale come la caldissima estate dell'anno passato, la quaglia, essendo una specie migratoria, è già in altri luoghi e non è all'interno della nostra regione. Pertanto, verrebbe da dire che, al di là delle posizioni che ovviamente - come ricorda il collega Bertola - sono posizioni di principio e ideologiche, l'inserimento della quaglia all'interno delle specie non cacciabili è, al di là del fatto che continui a essere incostituzionale, sostanzialmente inutile in termini di aumento di protezione.
Però - ripeto - un conto è se noi stessimo discutendo di una legge con i dovuti approfondimenti del caso, avendo fatto ovviamente gli approfondimenti sulla consistenza faunistica delle specie, di cui stiamo discutendo e quant'altro, un conto invece è fare una legge "un tanto al chilo", nel senso che è quello che stiamo facendo; abbiamo introdotto 15 specie in una legge già precedente esclusivamente perché il TAR ci ha imposto di inserirlo nel calendario venatorio, ma senza alcun tipo di valutazione sulla correttezza o meno da un punto di vista anche di gestione del territorio, di pressione faunistica sulle singole specie, oggi in particolar modo sugli anatidi, perché all'interno della nostra regione rispetto ad altre regioni in cui le specie sono maggiori, la pressione faunistica si concentra su due singole specie.
Ripeto, queste sono valutazioni del motivo per cui abbiamo presentato l'emendamento, di una norma come si dovrebbe fare, se il Consiglio regionale, al di là di distinte posizioni, che è legittimo e sacrosanto che ci siano, però si muovesse nel voler fare una legge che parta da presupposti di conoscenza.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 33) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Prima di illustrare l'emendamento, sia come Consigliere sia come Questore d'Aula (in quanto sono anche questore d'Aula) e come Segretario dell'Ufficio di Presidenza, vorrei ricordare che è possibile sedere tra il pubblico, che non si può parlare con i Consiglieri in aula e, soprattutto non si può avere un atteggiamento minaccioso e insultante verso i Consiglieri che sono all'interno dell'aula, nel rispetto delle diverse posizioni.
Poiché sono stato apostrofato da una persona del pubblico che mi ha detto che non capisco un "c. puntini, puntini, puntini".
Ha detto esattamente così!



PRESIDENTE

No, no, no.



BERTOLA Giorgio

Chiedo che quest'atteggiamento finisca, oppure preferibilmente che si faccia allontanare questa persona dai banchi riservati al pubblico. Qui c'è la libera espressione di idee, anche diverse.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, non me ne sono accorta e quindi.



BERTOLA Giorgio

E io non mi permetto di dire a nessun collega Consigliere di nessuna forza politica che non capisce un "cazzo" e quindi non lo dico neanche al pubblico! Tra l'altro, queste persone fanno solo il gioco di chi poi vuole provvedimenti che vadano contro la caccia; se non lo sanno, per fortuna qua dentro non possono girare con un fucile.
Nello specifico, l'emendamento 33) chiede di aggiungere la beccaccia tra le specie meritevoli di particolare tutela e protezione di cui all'articolo 2 comma 5 del disegno di legge; beccaccia che sicuramente conoscerà meglio di me chi va in giro a cercarla per spararle una fucilata.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Chiedo scusa di non essermi accorta di nulla, Consigliere Bertola altrimenti sa che avremmo preso assolutamente provvedimenti. Quindi, chiedo a chiunque del pubblico di assistere alla seduta, perché le sedute sono pubbliche, ma senza fare commenti, tanto meno senza insultare i Consiglieri in aula.
Le chiedo scusa, Consigliere Bertola per la mia disattenzione, ma di qui non si era capito cosa stesse succedendo.
Siamo ancora all'emendamento 33).
Ci sono altri colleghi che intendono intervenire? La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Riprendo il ragionamento precedente, anche dopo l'intervento del collega.
Perché noi stiamo affrontando questo tema, incominciando a inserire queste specie come specie che debbano essere inserite in legge, come degne di tutela.
Tra i motivi della nostra richiesta c'è, appunto, quello di far sì che la caccia possa essere veramente una chance per ridurre la pressione di specie che, invece, hanno ricadute negative sull'agricoltura.
Se effettivamente i cacciatori non andassero a far pressione su specie che non hanno grosse presenze sul territorio, che non hanno attività e connessioni dannose con lo sfruttamento del territorio da parte dell'uomo e si potessero concentrare sull'attività di selezione, forse, ci potremmo togliere alcuni problemi seri e che non attengono alla sfera del divertimento privato.
In questo senso, oggi sul territorio si vede invece che il fronte della pressione su alcune specie è diventato una sorta di piccolo business privato e di contrapposizione tra le guardie venatorie provinciali e i cacciatori.
Ci sono vari tipi di situazioni: situazioni in cui il buon senso regna abbastanza sovrano e situazioni dove il buonsenso non campeggia, quindi noi come legislatori dobbiamo affrontare questo tema di modo che, dove manca il buon senso, ci sia la mano pubblica a porre rimedio a queste situazioni.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
Subemendamento rubricato n. 187) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento vuole introdurre la specie beccaccia fra le specie non cacciabili. Evidentemente, noi interveniamo non soltanto sul singolo emendamento, ma facendo dei ragionamenti più generali: è assolutamente evidente per chi conosce questa specie che è una specie che non provoca nessun danno alle coltivazioni. Tuttavia, ci tengo, perché il collega Mighetti l'ha ripetuto in più di un'occasione, a far presente come vi siano due differenti momenti: quello dell'attività venatoria, che noi normiano male, ma normiamo con questa legge, e poi c'è quello del controllo.
Attenzione, il controllo non è che lo devono fare, obbligatoriamente, i cacciatori. Anzi, la legge dello Stato dice altro. La legge dello Stato dice che il controllo deve essere effettuato dalle guardie ittico-venatorie e con strumenti ambientali. Dopodiché, ovviamente, si utilizzano i cacciatori, perché un conto è pensare di intervenire su un animale selvatico, non conoscendone abitudini e modalità di comportamento, quindi pensando che sia lì che aspetta di essere soppresso dalla mano dell'uomo.
Un altro aspetto, invece, è sapere quale difficoltà vi sia nel fare anche le attività di controllo, che non sono assolutamente normate da questa legge, salvo che per un articolo. Le attività di controllo sono strumenti appunto, di controllo della presenza della fauna, soprattutto quella in eccedenza; peraltro, vengono gestite, lo rammento, non da ATC e CA, dove la componente venatoria su 20 persone è composta da sei componenti, ma, in questa Regione, secondo le linee guida regionali e dall'attività delle Province. Ripeto, non sono gli ATC e i CA che svolgono quest'attività, ma sono le Province, servendosi degli strumenti che ritengono più idonei e opportuni; certo, molte volte servendosi anche di cacciatori.
Da questo punto di vista, anche dal punto di vista dell'intervento di controllo, vedremo poi all'articolo 19, se non ricordo male, come questa legge sia assolutamente insufficiente anche per le finalità che paiono essere care ad altri colleghi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 34) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 34) propone di aggiungere alle specie già protette dall'articolo medesimo anche il beccaccino. Agli anatidi, oggetto di protezione e inseriti tra le specie protette da un disegno di legge della Giunta con le due specie della tipica fauna alpina (la pernice bianca e la lepre variabile), protette da quando è stato approvato un nostro emendamento a un collegato alla finanziaria, all'allodola e il merlo anch'essi inseriti in legge grazie a un emendamento trasversale presentato a un altro collegato alla finanziaria, aggiungiamo il beccaccino.
Da questo punto di vista non ci fermiamo, possiamo aggiungere anche altri emendamenti agli articoli che ci saranno più avanti per far sì che le nostre motivazioni siano più convincenti e possano essere portate avanti con maggiore convinzione. Non ci lasciamo intimidire da nessuno nemmeno se come hanno detto, qualcuno vorrà fare un presidio piuttosto minaccioso davanti al Consiglio regionale. Siamo qui, c'è piena libertà, per fortuna di espressione ancora nel nostro Paese e anche di confronto tra le diverse opinioni. Dopo la fase di confronto si arriva al voto e dopo ci sono le leggi, che vanno rispettate.
Chi ha un'opinione legittimamente diversa può cercare di cambiare le leggi se è in un'istituzione, o di farle cambiare con una pressione legittima o meno su rappresentanti che manda nelle istituzioni, che sono proprio spinti nelle istituzioni da determinate categorie, oppure può promuovere dei referendum. La democrazia offre diversi strumenti, mentre l'insulto è qualcosa che, invece, va al di fuori degli strumenti democratici.
Con questi emendamenti, chiediamo una maggiore attenzione a tutela di altre specie, oltre quelle già previste.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Subemendamento rubricato n. 188) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Utilizzo questo emendamento per completare il ragionamento precedente relativo agli ATC e i CA e relativo al costo degli ungulati in selezione.
Come dicevo, gli ATC e i CA sono strumenti previsti dalla legge dello Stato e, ovviamente, dalle norma e dalle delibere della Regione Piemonte. In particolar modo, in questo momento la componente venatoria è rappresentata da sei componenti, sei da quella ambientale e quattro dagli Enti locali.
Scusate, ho sbagliato, sei dalle associazioni agricole e quattro da quelle ambientali. Così si vede come all'interno degli ATC vi sia una componente che è multiforme: il mondo agricolo, quello venatorio, quello ambientale e quello dei Comuni perché, ovviamente, hanno finalità che sono, rispetto alle priorità, distinte. Anche i prezzi relativi agli ungulati sono prezzi indicati, disposti e votati dalla Giunta regionale, che poi i singoli ATC applicano.
Da questo punto di vista, c'è una modalità fra la legge regionale, le decisioni della Giunta, le linee guida, le Province e gli ATC che dimostra che tanto la gestione dell'attività venatoria quanto gli strumenti del controllo sono complessi, proprio perché riguardano un numero considerevole di enti differenti che hanno competenze differenti che la legge assegna loro. Per questo - lo vedremo quando arriveremo all'articolo di merito credo che questa legge non sia neanche utile a intervenire sugli strumenti di controllo, perché continua ad avere troppi soggetti differenti che si occupano di prevenzione e controllo.
Quando poi arriveremo all'articolo in oggetto, ovviamente tratteremo il tema, anche con un nostro emendamento che riscrive completamente l'articolo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 35) presentato da Bertola, Andrissi, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Questo è uno degli ultimi emendamenti che abbiamo presentato all'articolo 2, precisamente il terzultimo, e propone di aggiungere la tortora alle specie per le quali la Giunta regionale stessa, al comma 5 dell'articolo 2 ha proposto una particolare protezione, quindi il fischione, la canapiglia il mestolone, il codone, la marzaiola, la folaga, il porciglione, il frullino, la pavoncella, il combattente, il moriglione, l'allodola, il merlo, la pernice bianca e la lepre variabile.
Noi proponiamo di aggiungere la tortora.
C'è una querelle un po' più accesa sulle specie della tipica fauna alpina in quanto precedentemente oggetto di una protezione relativa, nel senso che non c'era un divieto specifico di caccia a queste specie nella legge regionale (peraltro, non c'è ancora per due di esse).
È la nostra proposta principale per quanto riguarda l'articolo 2, mentre di anno in anno, sulla base di quelle che venivano considerate le consistenze e il numero di capi disponibili, si decideva se erano cacciabili e in quale numero.
Sappiamo che per almeno due di queste quattro specie i capi sono decisamente pochi e la possibilità di cacciarli finiva dopo poco tempo appunto perché veniva raggiunto il numero massimo.
Noi pensiamo, invece, che queste specie debbano avere una protezione espressa in legge e, quindi, non demandata a provvedimenti di Giunta.
Ovviamente siamo per la tutela delle specie della tipica fauna alpina, ma in modo più ampio siamo per la tutela di tantissime altre specie, tant'è che la nostra proposta di legge permetterebbe la caccia solo alla lepre, al cinghiale e al fagiano, peraltro in un numero limitato di capi e nelle sole giornate di mercoledì e sabato.
La questione relativa alle giornate la affronteremo più avanti, ma su questo c'erano state ampie discussioni in Commissione, quindi speriamo che anche da questo punto di vista, il disegno di legge sia migliorabile.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Subemendamento rubricato n. 189) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento vuole evitare che tra le specie non cacciabili s'inserisca la parola "tortora". Io continuo a rammentare quello che ho avuto modo di dire in più di un'occasione, cioè il fatto che noi non stiamo discutendo su una questione esclusivamente di merito, ma stiamo, con gli emendamenti che ovviamente si inseriscono in un vulnus che la legge ha contenuto, così come licenziata dalla Commissione e così come votata, nel 2016, la legge n. 26 introducendo una disposizione di legge della Regione Piemonte che, in contrasto con le leggi nazionali, individua 15 specie non cacciabili.
Secondo la sentenza del TAR, "non vi sono a disposizione leggi statali che riconoscono alla Regione Piemonte il potere, in sede di approvazione del calendario venatorio, di vietare la caccia a determinate specie. Alle Regioni è solo consentito di rimodulare i periodi di caccia"; così come l'ho ricordato già precedentemente, la natura derogatoria che la Regione Piemonte ha voluto attuare è assolutamente esclusa da molte sentenze della Corte Costituzionale (la 278 del 2012, la 107 del 2014, la 139 del 2017, la 2 del 2015).
Ve ne sono a decine di sentenze che non consentono di applicare le deroghe rispetto alla legge dello Stato, relativamente a quelle che sono le specie e i periodi.
Il fatto che si sia voluto perseverare nella volontà di scrivere questa norma, non tenendo conto che da quando votammo la legge 26 del 2016 a oggi vi è stata una sentenza che in modo chiaro e inequivocabile pone questioni assolutamente significative, credo sia stato un errore che si riverbererà non soltanto sulla qualità o meno di questa proposta di legge, ma anche su una potestà di normare, che travalica quella che è la prassi corretta che abbiamo sempre avuto, derivante dai nostri Uffici, in cui si norma esclusivamente ciò che non è evidentemente incostituzionale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 36) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 36) propone di aggiungere la cesena alle specie protette dal comma 5, dell'articolo 2, anche sotto il profilo sanzionatorio. La cesena è un uccello della famiglia dei turdidi, che migra in inverno verso i Paesi più caldi e anche verso l'Africa del nord. Appunto, noi proponiamo di aggiungere questa specie a quelle protette già previste dalla Giunta regionale.
Con quest'emendamento e anche con il prossimo, che sarà l'ultimo dei nostri all'articolo 2, poi subemendati dal centrodestra, chiediamo alla Giunta regionale di aumentare il numero delle specie protette dall'articolo stesso. Non l'abbiamo fatto solo noi: l'ha fatto anche la maggioranza con l'emendamento n. 2), presentato dal Consigliere Grimaldi.
È chiaro che l'attenzione particolare è posta sulle due specie - come minimo due - della tipica fauna alpina che attualmente non trovano protezione: la coturnice e il fagiano di monte. Poi, nel corso dell'esposizione, abbiamo aggiunto anche emendamenti che chiedono la protezione di altre specie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Subemendamento rubricato n. 190) presentato da Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il subemendamento, come gli emendamenti precedenti, tende a cassare la parola cesena dall'introduzione di questa specie come un'altra fra le specie vietate per legge regionale, pur essendo una specie cacciabile ai sensi della legge dello Stato.
Poiché la Giunta regionale predisporrà a breve (se non l'ha già fatto) il calendario venatorio, sarebbe interessante che consegnasse alla III Commissione i dati relativi alle presenze e agli abbattimenti all'interno di questa regione e all'interno di tutto il resto del territorio italiano: credo che ciò sarebbe utile per il Consiglio regionale per avere degli strumenti su cui in realtà si basa e si fonda l'attività relativa alla stesura di un calendario venatorio.
È evidente che di tutto ciò noi non ci occupiamo neppure più perché, avendo inserito queste specie come non cacciabili, non ci poniamo neanche il problema - come Osservatorio faunistico regionale, come Assessorato alla caccia e all'ambiente - di verificare quale sia la loro consistenza faunistica all'interno della nostra regione, la presenza di queste di queste specie. Ritengo che sia invece estremamente utile una relazione anche rispetto alla tutela delle specie; una relazione che certamente non vede esclusivamente i cacciatori come unici conoscitori dell'ambiente - ci mancherebbe - perché ci sono invece molti altri amanti dell'ambiente, che conoscono l'ambiente e sanno cosa significa introdurre limiti, divieti o quant'altro.
L'errore che secondo me stiamo compiendo è che non stiamo facendo questa norma legata alla conoscenza di dati, ma stiamo facendo questa norma in modo assolutamente acritico sia sul merito delle singole specie sia sul metodo, cioè quello di andare a violare una legge dello Stato, perch sostanzialmente si è voluto dare un segnale di questa come la Regione più limitante rispetto alla caccia di tutto il resto delle Regioni italiane.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 37) presentato da Andrissi, Bertola, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 37) si cambia un po' l'argomento, poiché si cambia il comma dell'articolo 2 oggetto della nostra proposta emendativa: siamo infatti al comma 6.
Il comma 6 dice: "Le disposizioni della presente legge non si applicano alle talpe, ai ratti, ai topi propriamente detti, alle arvicole, alle nutrie". Almeno qui tacciono le doppiette già secondo la Giunta regionale.
C'è però una questione relativa alle nutrie, che negli ultimi mesi è stata oggetto delle cronache non solo piemontesi, ma anche extraregionali. Ci sono tantissime nutrie sul nostro territorio, anche nell'hinterland torinese lungo il fiume Po e chi, come me, ama andare a correre può vederne parecchie sul bordo del fiume, insieme ai germani reali: a volte, ti attraversano anche la strada mentre corri, sono simpatiche! Non a tutti sono simpatiche.
Addirittura, come spesso accade, si gioca a chi fa la battuta più bella che poi magari non è solo una battuta. Nei giorni scorsi, un Sindaco non piemontese ha detto: "Perché tutto questo problema con le nutrie? Basta mangiarle!". Dopo qualche giorno si è fatto ritrarre mentre mangiava una nutria. Noi non abbiamo voglia di fare questo esperimento - sono sincero ancorché questo esperimento mi dicono sia possibile anche a Torino, poich pare che a Porta Palazzo ci siano delle persone che, in maniera non molto ufficiale (bisogna un po' conoscere bene), servono delle nutrie arrostite.
Sinceramente, non ho voglia di fare questa esperienza! Vogliamo, invece, cambiare il comma 6, dicendo che le disposizioni della presente legge non si applicano ai ratti, ai topi propriamente detti e alle arvicole. Invece sulle nutrie vogliamo dire che godono di protezione dalla legge e sono soggette a monitoraggio da parte delle Province e della Città metropolitana. In caso di comprovate necessità di ordine sanitario o agricolo, la Provincia o la Città metropolitana, previa autorizzazione regionale, può predisporre un piano di contenimento con l'utilizzo di metodi non cruenti, ovvero la sterilizzazione.
Quindi proponiamo il contenimento con metodi non cruenti.
Lo stesso valga per la talpa. Per il controllo della talpa, ai fini delle produzioni agricole, è consentito esclusivamente l'allontanamento attraverso l'utilizzo di metodi non cruenti, come le tecnologie a ultrasuoni.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Farei un'eccezione rispetto alla nostra decisione di non intervenire in maniera completa da parte di tutti i membri del Gruppo, perché vorrei fare delle considerazioni su questo emendamento, se non altro per dare una risposta a quanti hanno segnalato, con una pressione piuttosto intensa, il problema delle nutrie. Più che il problema delle nutrie, il problema è della soluzione cruenta.
Siamo stati tutti quanti, credo, oggetto di un mailbombing nel periodo natalizio, se non ricordo male, che segnalava, per l'appunto, il problema dello sterminio delle nutrie. Noi, in realtà, abbiamo già interagito con alcuni nostri riferimenti in Città metropolitana per cercare di capire come si potesse intervenire rispetto a questo problema. E abbiamo pertanto deciso di intervenire anche in questo disegno di legge per proporre delle soluzioni; soluzioni che vengono enunciate in questo emendamento e che prevedono, per l'appunto, l'utilizzo di metodi non cruenti, per cercare di risolvere il problema di sovraffollamento delle nutrie.
Successivamente, è intervenuto un analogo mailbombing rispetto ai cinghiali, quindi è chiaro che periodicamente si presentano delle problematiche che vengono sottoposte dal "mondo animalista" (usiamo la stessa terminologia utilizzata dal Consigliere Vignale). Sono sensibilità che comunque noi sentiamo e raccogliamo: in questo caso, le abbiamo evidenziate all'interno di questo emendamento.
Noi crediamo che il problema sia risolvibile con metodologie non cruente ed è quanto proponiamo in quest'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questa è proprio una delle dimostrazioni di come vi sia una profonda differenziazione fra quello che è il mondo virtuale e quello che è il mondo reale.
I colleghi del Movimento 5 Stelle hanno presentato quest'emendamento, che prevede l'impossibilità di attività di prelievo, salvo attività di sterilizzazione o quant'altro, delle arvicole e delle nutrie.
Che cosa accade, per esempio, in questa provincia? La Città metropolitana di Torino, nel 2017, per decreto della Consigliera delegata Elisa Pirro (non vorrei sbagliare il nome), quindi segnalo un'attivista del Movimento 5 Stelle, con delega all'ambiente, all'agricoltura e quant'altro.
Forse all'ambiente no.



(Commenti fuori microfono)



VIGNALE Gian Luca

Mi fermo a quello che è il decreto della Città metropolitana, che prevede correttamente come la legge impone, due modalità di prelievo: una modalità di prelievo naturale, quindi finalizzata al prelievo attraverso gabbie di cattura; una seconda modalità di prelievo con - inorridirà il collega Bertola - fucile. E chi le può svolgere? Le possono svolgere primariamente, le guardie ittico-venatorie delle Province, che sono 21 quindi è un po' difficile che si occupino di tutto il nostro territorio; e poi i selecontrollori: "Tali figure saranno individuate dagli Ambiti Territoriali di Caccia o tra gli iscritti all'Associazione di Protezione Civile", eccetera eccetera.
Questo è uno dei tanti esempi - come quelli relativi agli emendamenti discussi precedentemente - di come, in realtà, noi stiamo scrivendo una legge che ha dei principi ideologici, ma quando si deve calare nel concreto, sia che governi il Movimento 5 Stelle, sia che governi il centrosinistra, sia che governi il centrodestra, alcuni provvedimenti di garanzia e tutela del mondo agricolo (e non soltanto di questo) evidentemente vanno presi. E vanno presi con gli unici strumenti a disposizione: gli interventi ambientali e l'utilizzo dei fucili - tanto che essi siano usati da una guardia ittico-venatoria o da un selecontrollore per ridurre il numero di animali in eccesso.
Perché questo? Per un principio banale, che dovrebbe essere il cardine della modalità con cui avremmo dovuto scrivere questa legge: l'equilibrio faunistico.
Segnalo che il provvedimento della Città metropolitana prevede l'eradicamento delle nutrie (è sufficiente leggerlo!).
Nessuno di noi crede che sia necessario arrivare a misure estreme, ma certamente vi sono alcune specie che non c'erano sul nostro territorio e che producono danni, verso le quali è importante intervenire. Segnalo che non sono specie cacciabili, per cui non c'è alcun interesse di tipo venatorio. Poi gli estremi e gli eccessi ci sono sempre, e credo anche che quella legata al Sindaco sia più legata a un aspetto di popolarità indotta da chi la spara un po' più grossa rispetto ad altro.
Ma il dato reale e concreto di tutti i giorni è che il piano di radicazione della nutria all'interno di questa come di altre province continua, perch è corretto che vi sia una gestione e un equilibrio faunistico, che non pu essere messo a repentaglio da un numero esorbitante di animali.
Perché siamo arrivati a un numero esorbitante, e non è mica solo questo l'esempio; lo possiamo fare per specie cacciabili e ovviamente per specie anche non cacciabili? Perché nel momento in cui si era superato il limite di guardia, si è atteso troppo per intervenire. Vale per la nutria, vale per le arvicole, varrà per il lupo e vale per tutte quelle specie che non hanno grandi predatori e che, senza l'intervento dell'uomo, non è possibile garantire un equilibrio della fauna.
Purtroppo, lo vedremo soprattutto negli articoli successivi, questa legge così com'è scritta, non garantisce e non mira a un equilibrio e a una corretta gestione dell'ambiente del nostro territorio, ma mira, più che altro, a contraddistinguersi e a differenziarsi rispetto alle altre per una serie di limitazioni che pone.



PRESIDENTE

Consigliere Ravello, lei non ha firmato questi subemendamenti, però pu intervenire, se lo ritiene, in discussione generale.
In discussione generale ha chiesto la parola il Consigliere Ravello; ne ha facoltà.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Non ho la competenza del collega Vignale nella materia oggetto delle diverse proposte di legge in discussione. Ho maturato nel corso degli anni però, una certa competenza in fatto di difesa e tutela del territorio e soprattutto, di ciò che significa difendere e tutelare un territorio in funzione della prevenzione dei danni e dei rischi idrogeologici.
Ne approfitto, quindi, per congratularmi e fare gli auguri all'Assessore Balocco recentemente nominato Presidente del Comitato di Gestione dell'AIPO, che è l'Agenzia che ha competenza nella gestione e manutenzione degli argini del fiume Po e dei suoi principali affluenti lungo tutto il suo percorso di scorrimento, quindi dal Piemonte all'Emilia Romagna.
Ispirato da alcuni interventi che ho sentito poco fa, voglio dare un contributo, sulla base dell'esperienza maturata già come Assessore alla difesa del suolo e come Presidente di AIPO, e richiamo l'episodio della disastrosa alluvione e dell'ancor più disastroso cedimento e rottura dell'argine del Secchia nel gennaio 2014, evento che ha comportato danni ingentissimi, che ha attivato il sistema nazionale di Protezione Civile e se non ricordo male, anche il Piemonte fece la sua parte per portare aiuto alle popolazioni colpite; evento che, pare sia dimostrato, fu causato dall'indebolimento degli argini a causa dell'eccessiva presenza di nutrie che sono abituate a ricavarsi le tane scavando nei terrapieni messi a difesa dei territori e a protezione dei territori dall'acqua e dallo scorrimento dell'acqua.
Ho sentito proporre interventi non cruenti per la riduzione dei rischi derivanti dal sovrappopolamento da nutrie. Credo onestamente, sulla base di quella modesta esperienza che ho acquisito, che sia difficile convincere a parole una nutria a non scavare dentro un argine e, conseguentemente, a non mettere a rischio un territorio e le popolazioni che quel territorio abitano.
Più seriamente, richiamando un passaggio di un intervento di chi mi ha preceduto, credo che sia abbastanza evidente che quando viene a mancare quell'equilibrio faunistico, e quindi quando si determinano condizioni di pesante squilibrio faunistico, vi siano gravissime conseguenze non solo in potenza, ma anche - e la storia recente lo ha dimostrato in atto conseguenze per la tutela del territorio e per l'incolumità delle popolazioni che quei territori li abitano.
Nella Pianura Padana la presenza delle nutrie è stimata in circa un milione e mezzo di esemplari. È abbastanza facile immaginare, considerato il reticolo idrico che scorre lungo tutta la Pianura Padana, quali possano essere gli impatti di un tal numero di esemplari sulla tutela e sulla solidità dei nostri argini e sulle conseguenti necessità di manutenzione degli stessi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Mi accuso, prima di cominciare a parlare, che nei tre minuti è impossibile fare un ragionamento su tutta la materia che è stata raccontata. Mi prenderò, se è possibile, qualche minuto in più, mettendo insieme alla discussione generale la dichiarazione di voto, così arriviamo a cinque minuti.
Perché chiedo di intervenire? Perché il Consigliere Vignale, che certamente è grande conoscitore della materia, ha messo tantissima carne al fuoco, che parlando di caccia ci può anche stare. Tra l'altro, io non sono n contrario alla caccia né tantomeno contrario a mangiare la carne derivante dalla caccia.



(Commenti fuori microfono)



APPIANO Andrea

No, la nutria no! Però si è arrivati a far dire a delle pronunce più di quello che quelle pronunce potevano dire.
Innanzitutto l'attuale disegno di legge in esame, così come uscito dalla Commissione e in esame in Aula, non aggiunge nulla e non toglie nulla in materia di specie cacciabili rispetto a quanto non sia già cogente come legge regionale e nazionale. I due provvedimenti, cioè il provvedimento del 2015 e il provvedimento del 2016, che hanno escluso la cacciabilità delle 15 specie ulteriori rispetto a quelle non cacciabili dall'elenco nazionale sono già norme cogenti, non sono state impugnate dal Governo quando vennero introdotte nei due provvedimenti legislativi e l'attuale disegno di legge non fa altro che mettere insieme norme già esistenti, da questo punto di vista. Questo lo dico, altrimenti la rappresentazione che se ne dà è che ora si vada oltre e si voglia estendere ancora di più il paniere delle specie non cacciabili.
La seconda cosa. L'articolo 18 della legge 157/92, come dice l'anno, risale a un anno antecedente alla riforma del Titolo V della Costituzione, che è datata 2001. Pertanto, per quanto la questione giuridica posta dal Consigliere Vignale e non solo da lui, ma anche, per esempio, dalle organizzazioni dei cacciatori, non sia infondata (non solo perché lo dice il TAR, ma perché giuridicamente non è infondata), dire, come se fosse un Vangelo o una verità inossidabile, che la Regione non può andare oltre i livelli minimi di tutela fissati da legge nazionale all'interno della propria legge sulla caccia, in una materia - la caccia - su cui ha competenza esclusiva, personalmente da giurista, non da Consigliere regionale, non me la sentirei di dirlo, pur riconoscendo che la questione giuridica in punta di principio esiste.
In merito alle 11 specie di anatidi citate, escluse nel 2016, anche a seguito di un'ordinanza del TAR, sul calendario venatorio 2016-7, andiamo a prenderci l'ordinanza. L'ordinanza diceva: "Risulta ingiustificato il mancato inserimento nel calendario venatorio delle 11 specie inserite tra le specie cacciabili a livello nazionale". Già, perché in allora nessuna legge regionale indicava il divieto di cacciabilità di queste specie. Poi la Regione ha introdotto, con un emendamento all'omnibus di quell'anno, il divieto per legge di quelle 11 specie, che, però - ricordo - non erano inserite nei calendari venatori di diversi anni antecedenti a quell'oggetto di ricorso.
Se uno va a prendere la legge che il centrodestra abrogò per evitare il referendum, la legge regionale 70/96, all'articolo 44, che elenca le specie cacciabili, non troverà, neanche lì, gli anatidi. Anzi, mi pare che uno o due siano inserite in uno dei primi articoli tra le specie di particolare tutela.
Pertanto, la morale che viene fatta in Aula dimentica un passato che, a diversità di colori, portava a dire tutt'altro.
Il provvedimento che cita il Consiglieri Vignale è un'ordinanza di rimessione alla Corte Costituzionale da parte del TAR: non è una sentenza e non può esserlo, perché il tribunale amministrativo non ha competenza istituzionale nel dire se una legge è costituzionale o no. Afferma che è rilevante, perché ovviamente nella materia quella norma è rilevante e non manifestamente infondata la questione di costituzionalità. Poi, ognuno cita i pezzi di sentenza, anzi di ordinanza, che vuole, ma se uno ne leggesse un'altra parte, potrebbe leggere: "Non vi sono disposizioni di legge statale che riconoscono alla Regione Piemonte il potere, in sede di approvazione del calendario venatorio, di vietare la caccia a determinate specie". Cioè afferma che nel provvedimento amministrativo non è possibile inserire divieti che la legge non prevede. Ovviamente non può dire, anche se magari è chiaro che il giudice, leggendo l'ordinanza di rimessione tende a immaginare che la Corte cassi la disposizione regionale per difetto di competenza, ma non lo può dire certo il giudice amministrativo, perch non è un suo compito.
Perché citavo questa parte? Perché sono gli unici veri precedenti costituzionali esistenti, non essendoci una sentenza di Corte Costituzionale che abbia mai detto: "A fronte di una legge regionale che limitava le specie cacciabili più di quanto non faccia l'articolo 18, no Regione, tu non hai il potere". Se mai ci sarà, ci adegueremo com'è nostro obbligo che sia e quindi rispetteremo fino in fondo, evidentemente. E anche per questo io non andrei in Aula ad aggiungere ulteriori specie non cacciabili, proprio perché adesso la questione è rimessa alla Corte e noi dobbiamo rispettare istituzionalmente.
Gli unici due precedenti esistenti, calzanti, sono una sentenza della Corte Costituzionale del 1990 (la 577), relativa a una legge della Provincia autonoma di Bolzano, la quale aveva esteso la cacciabilità rispetto all'elenco nazionale, cioè era andata oltre i limiti minimi inderogabili. E lì la Corte ha detto: "No, perché lo Stato ha il compito" - la legge era quella del 1977, non quella del 1992, evidentemente - "e fissa dei livelli minimi inderogabili". Per noi potrebbe dire: "La Regione può estenderli".
Si dirà: "Solo con provvedimento amministrativo?". Noi diciamo: "Anche per legge la Corte dirà, a un certo punto, chi ha ragione e chi ha torto".
L'altro precedente è la sentenza n. 20 del 2012 - quella cui si lega anche l'ordinanza di rimessione - sulla legge della Regione Abruzzo, che furbescamente traduce in legge il calendario venatorio, non l'elenco delle specie. E quindi, l'invasività in un atto tipicamente programmatorio regolamentare e amministrativo, è evidente.
Questi sono gli unici due precedenti costituzionali, cioè da Corte Costituzionale esistente. Pertanto, pur riconoscendo che una questione in punta di diritto possa esserci e in forza di questo, recependo in questo disegno di legge né più né meno di quanto è già legge cogente, non impugnata dal Governo a suo tempo, nel '15 e nel '16, noi non voteremo a favore degli emendamenti e subemendamenti proposti, a eccezione dell'emendamento n. 175), che riscrive meglio la non cacciabilità di quelle 15 specie derivanti dalle due leggi già vigenti.
Tendenzialmente non aggiungeremmo altro, in attesa rispettosa che la Corte Costituzionale, una volta per tutte, e in questa fattispecie (cioè minor numero di specie e non maggior numero di specie) dica se la Regione, nella sua competenza esclusiva di caccia, può o non può intervenire ampliando il novero delle specie non cacciabili.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
Ha chiesto la parola la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Molte delle considerazioni le ha già svolte il collega Appiano. Io ricordo che la legge nazionale sulla caccia non è una legge di tutela della caccia stessa, ma è una legge di tutela della fauna selvatica che, per la legge dello Stato, che è anche una delle migliori a livello europeo, è patrimonio indisponibile dello Stato stesso.
Il Piemonte, prima che in maniera del tutto proditoria venisse cancellato con un colpo di spugna la legge sulla caccia, aveva una legge tra le più all'avanguardia a livello nazionale, col maggior numero di specie protette ma anche i Parchi naturali. La tutela, in generale, dell'avifauna in questa regione aveva una tradizione.
È già stato ricordato trasversalmente da molti colleghi, quindi non lo ripeto: quello di cancellare la legge per evitare il referendum fu un atto illegittimo e anche irresponsabile. Io credo che oggi, dopo un lungo percorso anche in Commissione, un lungo percorso trasversale di confronto il Piemonte, col percorso che ha avviato in Aula, potrà finalmente dotarsi nuovamente di una legge di tutela di un patrimonio di tutti i cittadini.
In merito alle specie, stamattina si è parlato di diverse specie. Io ricordo che alla tutela già introdotta due anni fa da questa Regione alle specie della tipica fauna alpina, mancano solo due specie: la coturnice e il gallo forcello. Pertanto, anche le organizzazioni internazionali hanno lanciato uno specifico appello. Credo che la tutela della nostra atipica fauna alpina non sia tanto una questione in punta di diritto, da Corte costituzionale, quanto di civiltà e di tutela del patrimonio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Chiediamo, sull'articolo 2 e su tutti gli emendamenti a esso collegati, la votazione a scrutinio segreto, come previsto dall'articolo 74 del Regolamento interno del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

È necessario che almeno otto Consiglieri siano d'accordo.
Vorrei vedere un po' di mani alzate. Solo sette sono d'accordo. Non vale.
Ci sono altri interventi?



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Eh, no. Abbiamo chiuso. Scusate, l'ho chiesto due volte.
Ci sono altri interventi? Allora, possiamo iniziare la votazione.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

No, non è passata.
Allora, votazione per appello nominale per tutti gli emendamenti.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Ovviamente, non intendo fare una questione di diritto, nel senso che poi lo dirimerà la Corte e quant'altro. Però, se i colleghi hanno poi voglia di legge l'articolo 18 della legge 157 capirebbero in modo estremamente chiaro. È vero che la legge 157 è precedente al 2001, quindi precedente al periodo della legislazione concorrente, ma l'articolo 18, nel primo comma individua le specie particolarmente protette, cacciabili e non cacciabili e dice chiaramente che è compito delle Regioni stilare il calendario venatorio, indicando quali specie sono inserite nel calendario e, quindi in quali Regione sono cacciabili e quali no. Se poi si guardano altre parti della legge dello Stato, essa assegna alle Regioni alpine l'abilitazione l'intervento e quant'altro sulla tipica fauna alpina, perché evidentemente in altre aree della nostra nazione non vi sono specie di quel tipo.
Quindi è chiara la modalità, e mi permetto di dire che è chiara ed è corretta. Il legislatore ha agito correttamente per un motivo, perché il calendario diventa una delibera e, come tale, su una delibera si pu ricorrere da parte di qualunque soggetto (un singolo cittadino portatore d'interesse, un'associazione o quant'altro). Invece, noi abbiamo fatto una cosa differente, che non ha nessun precedente in Italia, per un motivo molto banale: non c'è mai stata nessuna Regione in Italia che dal 1992 a oggi abbia inserito all'interno del proprio corpus normativo una limitazione delle specie cacciabili - questo è il motivo - ma ci sono molte altre sentenze, come ricordava anche il collega Appiano, che invece solitamente sono sempre sentenze che intervengono sulle Regioni quand'eccedono nella caccia in deroga o nell'inserire il calendario venatorio all'interno della legge regionale, per lo stesso motivo, anche se questa volta a tutela del mondo venatorio. Ma il principio è il medesimo: rendono, di fatto, il calendario un atto non impugnabile. Questa è la sostanza.
Cos'è cambiato dall'approvazione della legge 26 a oggi? Che c'è una la sentenza del TAR, che ovviamente non ha potere di dire se la legge è incostituzionale o no, perché se no sarebbe un'ordinanza, se no sarebbe.



PRESIDENTE

Consigliere, sono scaduti i tre minuti.



VIGNALE Gian Luca

Ho finito. Metto insieme anch'io la dichiarazione di voto.
Dicevo, si rimanda alla Corte costituzionale, però con alcune valutazioni che non è che sono disputabili, cioè con alcune valutazioni assolutamente chiare. Poi vedremo cosa farà la Corte costituzionale; io mi sento di scommettere un caffè, non più di quello, con il collega Appiano, che quest'articolo verrà cassato.
Detto questo, invece, voterò convintamente contro l'articolo 2, in particolar modo relativamente al comma 5, e voterò ovviamente convintamente a favore degli emendamenti soppressivi che ho presentato, perché non fanno altro che andare verso il rispetto della norma. Ma giusto per non apparire solo dei legulei, perché le leggi si fanno non soltanto rispettando la Costituzione, ma anche perché sono utili e devono servire, io mi domando quale sia l'utilità di inserire il divieto di 15 specie all'interno della legge, quando motivandolo lo possiamo fare all'interno del calendario venatorio, come fanno tutte le altre Regioni.
Vogliamo prevedere la non cacciabilità della pernice bianca? Dobbiamo lavorare un po' di più, cioè dobbiamo dimostrare che non c'è consistenza faunistica per cui non si può inserire nel calendario venatorio; invece così è un po' più facile.
Una volta la nostra Regione disponeva di un ottimo osservatorio faunistico che raccoglieva e forniva molti dati, su cui si costruivano i calendari oggi, con l'introduzione del divieto delle 15 specie non ci poniamo un problema di valutazione, di censimenti e quant'altro: sono vietate, non le mettiamo nel calendario, abbiamo risolto il problema, lavorando molto meno ma avendo anche una conoscenza del territorio decisamente inferiore rispetto a prima.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non mi ripeterò né sullo stato del fagiano di monte, né della coturnice anche se ricordo, come abbiamo spiegato nell'emendamento 2), con diversi colleghi di maggioranza, che la trasformazione dell'habitat, il prelievo venatorio, il disturbo arrecato durante le fasi di svernamento e nidificazione, hanno reso e stanno mettendo a rischio una specie ancora presente nel territorio italiano, ma già assente, per esempio, in Spagna e in Grecia.
Per questo abbiamo chiesto più volte, in questi due anni, di inserirla nei nostri provvedimenti. Nell'estate di due anni fa eravamo anche arrivati a votarlo ma poi, per difendere i lavoratori di Eurofidi, siamo arrivati a togliere quella parte di emendamento perché dava fastidio, dentro l'omnibus, a una discussione più ampia. Siamo di nuovo qua. Su questo, come sapete, c'è un atteggiamento diverso di diversi Consiglieri della maggioranza, ma anche dell'opposizione.
A questo aggiungiamo l'urlo della ghiandaia. La ghiandaia è come la gallinella d'acqua e l'alzavola. Avete detto più volte che pochissimi ormai la cacciano, ma noi chiediamo che su quest'emendamento ci sia il voto segreto. Lo chiedo insieme ai tre firmatari (chiedo se ci sono altri Consiglieri che si vogliono aggiungere alla richiesta).
Visto che c'è libertà, spero passi quest'emendamento e che, prima della discussione della domenica, si arrivi a un testo ancora migliorativo di quello che abbiamo già presentato in queste ore.



PRESIDENTE

Informo l'Aula che abbiamo anche controllato le dichiarazioni a verbale del Consigliere Bertola che, comunque, conferma di essersi espresso in quel modo. Gli Uffici hanno riletto il verbale.
La richiesta di votazione a scrutinio segreto è stata formulata sull'articolo 2 e su tutti gli emendamenti collegati all'articolo 2. Tutto è stato annullato e quindi tutto quello che concerne l'articolo 2.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Non si può ripetere la stessa votazione. È stato richiesto su tutti. Avete votato, non c'è votazione segreta su tutti gli emendamenti. Ci sono altri articoli.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà



GRIMALDI Marco

Se un Gruppo chiede il voto segreto sull'intero articolato e non ci sono sette persone in quel momento.
Semplicemente non c'era un po' di attenzione in aula, tant'è vero che basterebbe ripetere la votazione e ci sarebbero i numeri. Se un Presidente di un Gruppo, relatore della legge, ha un solo emendamento su cui chiede il voto segreto e ci sono i numeri per farlo, anche se l'Aula non ha acconsentito alla votazione segreta su tutto l'articolato, questo non vuol dire che sul punto non si possa fare una richiesta specifica. Tant'è che non era una nostra richiesta iniziale, ci siamo accodati, non si vuole fare tutto l'articolato, ma noi pretendiamo, da Regolamento, che si possa fare.
Lo pretendiamo perché non è in disaccordo con quello che la Presidente stava poc'anzi dicendo.



PRESIDENTE

Da Regolamento non si può votare sulla stessa votazione.



GRIMALDI Marco

Questo è un solo emendamento di tutto l'articolato.
Mi dica dov'è il punto del Regolamento.



PRESIDENTE

Il Consigliere Bertola ha chiesto di votare, su tutti gli emendamenti dell'articolo 2, a scrutinio segreto. Il Consiglio su questo si è già espresso.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Consigliere Bertola, se ci dà l'interpretazione autentica.
Lei ha chiesto su tutti gli emendamenti dell'articolo 2.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Non si può. Non si può ripetere la votazione e si va avanti.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Chiederei, in nome del Gruppo, una convocazione urgente della Giunta per il Regolamento, se è possibile.



PRESIDENTE

Va bene, allora convochiamo la Giunta per il Regolamento.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.48 riprende alle ore 12.49)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La Giunta per il Regolamento viene convocata solo se c'è un dubbio interpretativo. Gli Uffici non hanno dubbi interpretativi, il Presidente non ha dubbi interpretativi. La richiesta è stata formulata per tutti gli emendamenti all'articolo 2. La richiesta è stata bocciata e quindi andiamo avanti con votazione palese. Credo che ognuno dei Consiglieri possa assumersi la responsabilità di votare come ritiene.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Poiché la votazione è complessa perché ci sono emendamenti e subemendamenti, chiedo se il Presidente può richiamare di volta in volta solo il primo firmatario.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per il parere della Giunta sugli emendamenti.



FERRERO Giorgio, Assessore alla caccia

Il parere della Giunta sugli emendamenti è negativo, fatta eccezione per l'emendamento n. 175), a prima firma dei Consiglieri Corgnati e Monaco, che è una rivisitazione, senza cambio di contenuti, del comma.



PRESIDENTE

Procediamo con le votazioni degli emendamenti, che avverranno tutte per appello nominale.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento n. 107), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Proseguiamo con le votazioni.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento n. 108), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 198), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 175), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 25 Consiglieri hanno votato NO 13 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 199), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 200), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 48), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 109), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 110), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 111), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 112), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 113), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 114), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 115), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 116), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 117), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 118), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 119), sul quale la Giunta regionanale ha espresso parere contrario L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 120), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 121), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 122), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 123), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 177), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 178), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 179), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 183), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 180), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 181), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 182), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 2), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 13 Consiglieri hanno votato NO 25 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 201), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 202), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 204), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 203), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 205), sul quale la Giunta re gionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 206), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 31 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 24 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Ricordo a tutti i colleghi che la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata inizierà alle ore 14.15 anziché alle ore 14, così compensiamo il quarto d'ora.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 208), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 207) , sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 27 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 209), sul quale la Giunta regio- nale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 25 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 47), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 184), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 30), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 33 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 27 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 185), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 Consiglieri votanti 33 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 31), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario, sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 33 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 27 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 186), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 32), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 187), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 33), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 188), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 34), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 189), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 35), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 190), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 36), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 191), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 25 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 192), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 27 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 37), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 27 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2, così come emendato.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.17)



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