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Dettaglio seduta n.316 del 02/05/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(Alle ore 14.31 il Presidente Boeti comunica che, per mancanza del numero legale la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(La seduta inizia alle ore 15.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri Cerutti, Pentenero, Ferrero, Molinari.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 281, inerente a "Rete Ospedaliera Regionale. Programma di interventi in edilizia sanitaria"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 281, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana odierna è proseguito l'esame degli emendamenti relativi all'Allegato 2.
Emendamento rubricato n. 80) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
È un tema che sosteniamo e abbiamo sostenuto con numerosi emendamenti per quanto riguarda la Città della Salute e lo facciamo parimenti per il Parco della Salute di Torino. Noi crediamo che, all'interno del progetto di migliorare il livello di umanizzazione delle nostre strutture ospedaliere sia importante prevedere una mensa che prepari pasti caldi per gli operatori sanitari e per i pazienti. Come abbiamo già detto, questo consentirebbe una serie di vantaggi e benefici dal punto di vista anche occupazionale sul territorio per soggetti svantaggiati, ma anche per creare una filiera su prodotti stagionali del territorio.
Sappiamo che in Regione Piemonte abbiamo un problema veramente importante: il 90 per cento dei prodotti biologici consumati sul territorio regionale proviene da territori fuori dalla Regione Piemonte. Creare una filiera di prodotti biologici che possa rifornire una mensa quale quella del Parco della Salute potrebbe essere importante, perché consentirebbe a produttori locali di vedere una sicurezza d'introiti e di programmare una serie di prodotti agroalimentari importanti per questo tipo di attività, ovvero una mensa ospedaliera.
In questo caso, chiediamo di inserire anche la possibilità di utilizzare prodotti biologici che ovviamente - non ci sarebbe bisogno di dirlo, ma lo dico - sono caratterizzati da un'assenza di residui chimici. Sappiamo che i residui chimici, considerando anche l'azione sinergica dovuta alla somma dei residui chimici ingeriti dai cittadini, ma anche dai pazienti in questo caso, sono imputati dell'aumento.



PRESIDENTE

Mi sembra difficile che i Consiglieri possano presentare gli emendamenti.
Prego, Consigliere Andrissi, prosegua.



ANDRISSI Gianpaolo

Cito solo una pubblicazione uscita su Lancet nel 2009, un'importante pubblicazione fatta da un epidemiologo e da un altro esponente importante del mondo scientifico sanitario mondiale, nella quale imputavano l'aumento delle patologie e dei disturbi dello spettro dell'autismo all'inquinamento da fitofarmaci e da metalli pesanti.
Sappiamo anche che i dati raccolti sull'aumento dei casi di autismo e patologie del sistema nervoso nei minorenni sono dati in continua crescita.
Quindi, crediamo che creare una mensa che si approvvigioni di prodotti agroalimentari biologici possa essere un dato importante ed è un cambio di rotta non solo per la sanità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento riprende il tema con il quale abbiamo chiuso la seduta antimeridiana. È il tema che riguarda l'importanza di avere una cucina in loco negli ospedali che possa mantenere molto ristrette le tempistiche tra la produzione del cibo e la distribuzione nei reparti per i degenti. Questo perché è ovvio che le qualità organolettiche, ma anche nutrizionali, dei cibi sono esaltate in una produzione locale, non solo per quanto riguarda l'origine delle materie prime, ma anche rispetto proprio al processo di trasformazione e produzione dei cibi. Quindi, è un dato evidente ed è una proposta che facciamo in tutti gli emendamenti di tutte le schede relative ai temi ospedalieri e all'edilizia sanitaria.
Non è ovviamente un tema secondario, può apparire tale in una lettura non attenta perché, come ho detto, ha altresì una funzione di miglioramento dell'outcome della prognosi e di riduzione della degenza.
È ovvio che ha ancora più importanza in una struttura ospedaliera così grande, come quella che dovrebbe essere il futuro Parco della Salute della Città di Torino. E quando dico "così grande", ovviamente c'è anche un po' d'ironia nelle mie parole, nel senso che è un grande progetto di eccellenza, ma purtroppo non vede numeri, a nostro modo di vedere sufficienti a garantire l'offerta quali-quantitativa di prestazioni sanitarie di alta complessità per tutta il territorio piemontese, ma anche per essere polo attrattore rispetto a pazienti di altre Regioni (tipicamente Regioni del Sud Italia) che, purtroppo, non hanno un'eccellenza sanitaria e un'offerta tale da garantirla a tutti i loro residenti. Quindi, prendono la via del Nord Italia o anche del Centro Italia e si recano a farsi curare nel Lazio, in Toscana, in Emilia Romagna in Veneto, in Lombardia e anche in Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Continuiamo con la proposta inerente a servizi di accoglienza più confortevoli per quello che riguarda anche la percezione dal punto di vista degli operatori sanitari e dei pazienti, ma ci metterei l'eventuale possibilità di apertura anche a quei familiari che spesso accompagnano i pazienti, soprattutto quando si parla di degenze che si prolungano oltre la giornata, avendo la possibilità di avere un pasto cucinato in loco.
Il pasto cucinato in loco, le mense con servizio cucina in loco adibita alla preparazione dei pasti, in passato, sono stati un elemento qualificante dei servizi pubblici a partire dalle scuole, alle Università e agli Enti pubblici in generale. Servizio che è andato dequalificandosi pian pianino, con l'ondata della cosiddetta terziarizzazione, cioè dell'affidamento all'esterno a grandi società di catering per forniture centralizzate.
È evidente che se con la fornitura centralizzata si guadagna in organizzazione ed efficienza e si "garantiscono" i parametri igienico sanitari di qualità generale del cibo, avere il piatto preparato da una cucina in loco è tutta un'altra cosa, anche in termini di collegamento con il mondo locale.
Continuo a segnalare una caratteristica tipica del nostro territorio, che è quella di essere presidiato da numerose piccole e medie aziende agroalimentari sia di produzione primaria che di trasformazione che spesso, nel passato, erano in grado anche di offrire stagionalmente, in modo del tutto gratuito, derrate di qualità anche alle mense degli enti locali. Ciò non è più possibile con gli appalti attuali, affidati a società terze e centralizzate più grandi, che spersonalizzano in modo sostanziale anche il rapporto virtuoso con un territorio che, dell'agroalimentare, ha fatto una modalità di vanto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo sempre alla scheda riguardante il Parco della Salute della Ricerca e dell'innovazione di Torino e siamo agli emendamenti che riguardano un servizio fondamentale per la qualità della vita dei lavoratori, dei degenti e delle persone che arrivano dall'esterno, come il servizio mensa che pensiamo sia qualcosa di centrale rispetto a una casa di cura, a un luogo di cura come un ospedale, non meno dell'ospedale stesso.
L'aspetto legato all'alimentazione è certamente una parte importante anche della salute di una persona. Pensiamo che, nel progettare delle strutture nuove, esse debbano trovare lo spazio appropriato. È chiaro che negli anni è un po' andata persa la qualità con l'utilizzo di aziende certamente specializzate ma che, in qualche modo, fanno delle produzioni di tipo industriale. Oltretutto, nella nostra proposta, si contempla la possibilità anzi, è espressamente menzionata l'eventualità di offrire dei cibi biologici, quindi dei cibi cucinati con prodotti biologici, con questo anche ovviamente accrescendo la qualità non solo percepita del ciclo, ma proprio la qualità reale e i vantaggi per la salute.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Interveniamo sempre in descrizione generale, quindi aggiungere, oltre ai 190 posti alloggio compreso, il servizio mensa con cucina in loco adibita alla preparazione dei pasti con prodotti biologici per pazienti e personale.
Alcuni vantaggi di questo tipo di scelta sono già stati illustrati dai miei colleghi, quindi riproponendo l'importanza di unire la questione dell'economia locale dell'agricoltura a filiera corta al problema della salute, quindi poter tracciare, poter avere del cibo cucinato fresco in loco è senz'altro un vantaggio dal punto vista della salute dei pazienti ma anche della salute di chi ci lavora perché migliora, generalmente, la qualità della vita.
Dobbiamo creare una sinergia tra i vari settori, anche della Regione, che si occupano di tutte queste materie, quindi si occupano di sostenere l'agricoltura piemontese, si occupano della salute dei cittadini, quindi anche dei pazienti del servizio sanitario locale piemontese e, allo stesso tempo, come dipendenti delle ASL, si occupano anche della qualità della vita dei propri dipendenti.
Crediamo che con poco si riesca a fare un gesto simbolico molto forte, ma anche con delle ricadute molto positive perché dimostriamo che noi, come Amministrazione regionale, siamo la prima a sostenere il consumo e l'utilizzo di prodotti di alta qualità della nostra regione, quindi a filiera corta. Questo vale per mense aziendali delle varie ASL dislocate sul territorio, tentando di minimizzare sempre più lo spostamento di merci quindi lo spostamento di cibo. Questo consente anche un risparmio per l'Amministrazione e per l'ambiente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Continuiamo con la nostra proposta di prevedere, all'interno del Parco della Salute della Ricerca e dell'Innovazione di Torino, una mensa che possa essere utilizzata sia dai pazienti sia dal personale.
Abbiamo già abbondantemente illustrato le motivazioni per cui riteniamo sicuramente preferibile la scelta di avere una cucina in loco piuttosto che ricorrere a servizi affidati esternamente che comporta l'utilizzo di cibi precotti che poi vengono riscaldati, con conseguenze negative sia sulla qualità del servizio sia sulla salute. Ricordiamo che il cibo fresco e di qualità è sicuramente preferibile rispetto a quello preparato altrove e riscaldato.
Con quest'emendamento, facciamo un ulteriore passo avanti, come abbiamo già fatto nell'attività emendativa relativa all'altra struttura sanitaria nel nord Piemonte. Facciamo un ulteriore passo avanti e prevediamo l'utilizzo di prodotti biologici per la preparazione dei pasti.
Illustriamo i motivi per cui preferiamo utilizzare prodotti biologici quindi indichiamo questo tipo di prodotti di cui ha già parlato il collega Andrissi in modo sicuramente esaustivo, ma è soltanto una delle proposte che andiamo ad aggiungere a quella che rimane di base, cioè il fatto di prevedere all'interno di questa struttura, ancora tutta da definire e progettare, uno spazio che possa consentire ai pazienti e al personale di usufruire di pasti di buona qualità.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 85) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Torniamo su un tema per noi fondamentale: anzitutto, migliorare la qualità del sistema di mense degli ospedali piemontesi, per noi un obiettivo prioritario, considerando che anche AGENAS valuta l'umanizzazione. Crediamo che una corretta alimentazione costituita da pasti cucinati al momento sia un aspetto fondamentale per migliorare la qualità e l'umanizzazione dei nostri ospedali. Inoltre, riteniamo che questo sia anche il momento, per le mense che servono migliaia di pazienti, oppure per gli operatori sanitari di sviluppare un forte rapporto con il territorio, in modo tale da avere prodotti agroalimentari freschi, di stagione e possibilmente a chilometri zero, seguendo così il ritmo e l'incalzare delle stagioni, per avere prodotti di stagione freschi e differenziati nell'arco dell'anno.
Inoltre, crediamo che questo potrebbe creare le condizioni per sviluppare un'agricoltura di prossimità che consentirebbe, da un lato, di creare posti di lavoro sul territorio e anche per soggetti svantaggiati e, quindi svolgere un'azione sociale importate. L'obiettivo è anche ambientale perché sarebbe quello di avere prodotti a chilometro zero, come prevede l'emendamento, e possibilmente derrate prodotte seguendo tecniche agronomiche a basso impatto ambientale e possibilmente senza residui chimici.
Questo è un nostro obiettivo e crediamo che il fatto di avere una mensa ospedaliera di dimensioni così rilevanti consentirebbe di creare un'economia virtuosa dal punto di vista economico, sociale e lavorativo, in modo da creare quelle condizioni ottimali per avere un ritorno sul territorio importante. Se invece prendiamo la fornitura agroalimentare come spesso avviene, dal sistema della grande distribuzione, ovviamente questa proposta viene meno e i prodotti agroalimentari proverranno dai più disparati luoghi in base a quelle che sono le logiche dal mercato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento segue la logica di una serie di emendamenti da noi presentati, che riguardano la logica del chilometro zero all'interno delle mense del nuovo Parco della Salute.
Perché questa logica? Perché dobbiamo far sì che queste strutture, oltre ad avere un impatto energetico basso, se non nullo, abbiano un impatto ambientale globale il più basso possibile; devono avere un impatto il più possibile positivo sull'economia generale e sull'economia ambientale.
Consumare prodotti a chilometro zero vuol dire non spendere energie inutili per il trasporto delle derrate alimentari, che non sono certo in quantità banale all'interno di una struttura di questo tipo. E chilometro zero vuole anche dire dare la possibilità a un territorio che afferisce a queste zone di sviluppare una sua economia produttiva, una sua economia basata sull'approvvigionamento non solo dei centri in zona, ma anche di specifiche realtà, come possono essere il Parco della Salute. Questo consentirebbe anche una sorta di sicurezza per le imprese del nostro territorio, una sicurezza che i loro prodotti possono avere un mercato sicuro con un consumo il più possibile omogeneo durante l'arco dell'anno.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento aggiungiamo una caratteristica in più, ossia l'elemento dei chilometri zero; un elemento che si sposa anche molto bene con quello della cucina locale e con la possibilità di approvvigionarsi localmente. Infatti, se da un lato la preparazione in loco va a incidere anche sull'organizzazione, un'organizzazione che vedrà meno favorevolmente la possibilità di affidarsi ai grandi gruppi di catering o a cucine centralizzate a livello regionale, perché ci sono alcune contraddizioni anche nelle situazioni attuali: se noi abbiamo, ad esempio, una grande cucina centralizzata che fornisce all'interno di un'ASL abbastanza estesa i pasti caldi percorrendo decine di chilometri, è evidente che anche il discorso dei chilometri zero, anche se inserito nel capitolato d'appalto risulterebbe essere chilometri zero nella fornitura a chi gestisce l'appalto e non sicuramente nella fornitura a coloro che poi fruirebbero dei pasti stessi, in quanto questi verrebbero prima consegnati all'azienda che ha vinto l'appalto, da essa preparati e poi di nuovo messi in viaggio sulle strade della provincia.
Sotto questo profilo, quello che stiamo proponendo è un coerente discorso di riappropriazione della valorizzazione e della capacità produttiva dal punto di vista agroalimentare del territorio, con un ritorno a una maggiore personalità nel preparare, fruire e determinare i menu e i pasti per operatori e pazienti, finalizzato anche al recupero di un rapporto più umano e più diretto tra chi frequenta le strutture ospedaliere e chi in esse fornisce servizi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo all'emendamento conclusivo di questa parte riservata alla proposta che intendiamo portare avanti per il servizio di mensa del futuro Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino.
Con quest'emendamento proponiamo di creare un servizio mensa con cucina in loco adibita alla preparazione dei pasti con prodotti biologici a chilometro zero per pazienti e personale. Abbiamo già sottolineato gli indubbi vantaggi che una scelta del genere potrebbe portare. La scelta di cibi a chilometro zero e a filiera corta, oltre a garantire condizioni di salute e di qualità della vita sicuramente superiori, rafforzerebbe anche un po' il concetto di comunità, che non dovrebbe essere estraneo a un luogo fondamentale per una comunità come un ospedale.
In questo senso, ragioniamo sia nell'ottica di fornire un servizio efficiente, sia di portare a lungo termine dei vantaggi, sia, in qualche modo, di portare un elemento importante anche dal punto di vista sociale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento sulla mensa andiamo ad approfondire ulteriormente questo tema, che per noi è centrale.
Dal momento che stiamo andando a pianificare in quale modo verranno distribuiti gli spazi all'interno di questa nuova struttura ospedaliera riteniamo doveroso, da parte nostra, prevedere adeguato spazio per quello che sarà il servizio di mensa; mensa che, come abbiamo già avuto modo di dire nell'illustrazione degli emendamenti precedenti, sarà destinata ai pazienti, ma anche al personale.
È una proposta che avevamo già avanzato relativamente all'ospedale di Novara e che stiamo rinnovando ora nella stessa forma, perché è un modello che ci sembra assolutamente vincente.
In questo caso, l'aggiunta della caratteristica dei prodotti a chilometro zero, come hanno già detto i miei colleghi, offre molteplici vantaggi, sia dal punto di vista della qualità del prodotto, sia dal punto di vista di minor impatto ambientale.
Infatti, il prodotto a chilometro zero viaggia meno di altri, quindi è un prodotto che non impatta sull'inquinamento. Oltre a quest' aspetto, non va trascurato il fatto di avere anche il rispetto della stagionalità dei prodotti, con una conseguente maggior qualità dei prodotti stessi. Senza dimenticare che se ci rivolgiamo a produttori a chilometro zero alimentiamo anche l'economia locale.
Per tutti questi motivi, ci sembra che la nostra proposta sia assolutamente di buonsenso e, dunque, sia da prendere in considerazione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 22) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Terminati gli emendamenti sul tema delle mense, mi accingo, con l'emendamento n. 22), a introdurre il tema dei nidi aziendali.
Non so bene se quest'emendamento potrà essere oggetto di una rivisitazione all'interno della deliberazione, rientrando nei parametri di umanizzazione di una realtà ospedaliera, come da documento AGENAS, anche se non se ne parlava; perché si citavano, sostanzialmente, stanze riservate per i terminali e per l'assistenza ai familiari, stanze di degenza con separazione parziale o totale, locali per la pratica religiosa accessibilità ai disabili, area dedicata per parcheggi per cicli e motocicli, mezzi pubblici, posti riservati, taxi, stanze di degenza con sistema di climatizzazione.
Quest'ultimo, tra l'altro, sarebbe un tema sicuramente molto importante da affrontare, ma penso che tutte le nuove strutture saranno climatizzate anche se non mi stupirei più di nulla ormai, perché ne abbiamo viste di cotte e di crude, per cui non mi sorprenderebbe vedere nuovi ospedali in cui ci si dimentica, magari, della climatizzazione. Ma ciò non dovrebbe capitare.
Si citavano, ancora, servizi igienici interni, aree di socializzazione e moduli per i pazienti pediatrici attrezzati per il gioco. Non c'è, ad esempio, una struttura di umanizzazione per il personale, diciamo così. C'è la giustissima e sacrosanta parte per i pazienti, ma forse mancherebbe anche uno spazio per il personale, e questo del nido.
Non lo so, noi proveremo a riscriverlo in una modalità più facilmente condivisibile, cercando, appunto, di non andare ad aggravare il piano economico-finanziario del partenariato pubblico-privato. Come dicevamo precedentemente - ne parlavo anche col collega Andrissi - è ovvio che nel momento in cui si modifica qualche cosa, non è molto chiaro come si vada poi a far la gara in maniera diversa. Cioè la gara si fa sull'entità dell'importo totale (quindi i due canoni). Vorremmo dunque decifrare come sia possibile, poi, andare a inserire la gara sulla progettazione.
Uno dei temi che, ad esempio, era stato richiesto dall'Ordine degli Architetti di Torino e credo anche dall'Ordine degli Architetti di Novara (oppure sono lì lì per chiederlo) era quello di avere la possibilità di partecipare alla gara di progettazione. Perché il sistema di partenariato pubblico-privato permette di fare la gara tra diverse società sulla parte economica, ma non permetterebbe, a quanto abbiamo capito noi, di fare la gara sulla parte di mura, di struttura. Dunque, anche l'inserimento di questi criteri all'interno della delibera potrebbe essere importante perché li vincola a inserirli già dentro la proposta di piano economico finanziario. Se invece restano fuori, diventerà poi difficile vincolare la società veicolo che vince l'offerta finanziaria (e quindi che farà il progetto per la realizzazione della struttura) a inserire delle variazioni che possono essere valutate nei punteggi di gara.
Non ci risulta molto chiaro questo percorso, quindi, in fase di risposta chiediamo spiegazioni in merito all'Assessore.
Noi, comunque, siamo interessati a far sì che anche quest'emendamento possa avere una riformulazione, in modo da poter essere approvato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento presentiamo una proposta per il Parco dalla Salute come abbiamo già fatto per la Città della Salute di Novara, di un asilo nido per conciliare i tempi di lavoro. Proponiamo la realizzazione di un asilo nido per gli operatori sanitari del Parco della Salute.
Come ha detto il Consigliere Bono, si apre il tema dei costi di realizzazione. Noi crediamo sia un tema molto importante; primo perché, dai dati storici, si sa che, mediamente, con il partenariato pubblico-privato il costo per realizzare l'opera aumenta dal 20 al 70 per cento.
I piani economico-finanziari, che vedranno poi una gara cui parteciperanno diverse società veicolo per aggiudicarsi questo partenariato pubblico privato, di fatto comporteranno un aumento dei costi di realizzazione.
Questo comporterà un aumento conseguente dei canoni di disponibilità.
Anche per la realizzazione di un asilo nido si rifà lo stesso ragionamento fatto nella riunione dei Capigruppo per il miglioramento del risparmio energetico e, quindi, della coibentazione dei nuovi edifici ospedalieri. Se progetto un edificio con dei livelli di capacità di ridurre i consumi e l'apporto calorico energetico necessario per il riscaldamento e il raffrescamento dell'edificio, ovviamente avrò costi superiori di realizzazione, ma poi questi si rifletteranno sul canone di disponibilità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo sempre nella parte dedicata alla descrizione generale presente alla pagina uno, in cui si parla della realizzazione di vari lotti e della descrizione del nuovo presidio ospedaliero.
Nel lotto 1, dopo le parole "Polo della sanità e della formazione clinica più Polo della ricerca", noi proponiamo di aggiungere "nido aziendale" poiché rientra nella proposta complessiva che facciamo all'interno dalla discussione di questa deliberazione del Consiglio regionale, relativa all'umanizzazione delle strutture sanitarie, rendendole vicine anche a ci che può migliorare la qualità della vita, non solo dei degenti, ma anche di chi quotidianamente lavora in quella struttura.
In questo senso, nel momento in cui oggi si progetta una struttura importante come questa, sarebbe assurdo non prevedere un nido aziendale.
È una struttura che verrà utilizzata per una serie di decenni e quindi come avevamo già fatto per la sede unica, il futuro, futuribile, palazzo unico della Regione Piemonte, siamo qui a dire che sarebbe importante prevedere un nido aziendale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Passiamo a un altro degli aspetti secondo noi fondamentali, in cui la Pubblica Amministrazione dovrebbe veramente essere la pietra di paragone per qualsiasi analoga iniziativa privata.
Noi chiediamo che venga aggiunto, nella parte di descrizione generale, il fatto di prevedere un nido aziendale. Questo perché le politiche di conciliazione vita-lavoro dovrebbero essere un elemento centrale di qualsiasi programmazione per qualsiasi attività, dal punto di vista produttivo; di più, se questa è un'attività promossa e operata da un ente pubblico, anche se in partenariato pubblico-privato.
Ci chiediamo, infatti, come si possa incentivare, promuovere e chiedere alle aziende private di fare lo stesso, cioè trovare e proporre nuove soluzioni per rendere più facile la conciliazione dei tempi di vita con quelli del lavoro, soprattutto per quello che riguarda la parte femminile della nostra popolazione, ma non solo. Oramai dovrebbe valere una certa uguaglianza di trattamento per quei padri, mariti o nonni maschi che volessero seguire la famiglia, lasciando maggiori opportunità di carriera alla moglie o a chi, a pari opportunità di carriera, sceglie liberamente come organizzare la propria vita familiare, anche nelle nuove tipologie di famiglie.
Da questo punto di vista, il fatto di avere sul luogo di lavoro tutti i supporti che possano permettere di gestire meglio i propri orari, la propria vita quotidiana, la propria relazione e la custodia della prole, è un elemento qualificante che andrebbe assolutamente inserito in qualsiasi programmazione pubblica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Sostengo il richiamo della conciliazione vita-lavoro, intervengo a sostegno di quest'emendamento.
Com'è avvenuto per gli emendamenti presentati per la Città della Salute di Novara, noi chiediamo di prevedere, all'interno della Città della Salute di Torino, uno spazio dedicato al nido.
È un tema che abbiamo posto diverse volte, anche durante la discussione per il futuro grattacielo della Regione. In quel caso non siamo riusciti a far accettare la nostra proposta, quindi ci sembra doveroso e necessario riproporre questa nostra iniziativa anche anche in questa fase emendativa.
Il fatto di avere un nido all'interno della struttura è un vantaggio indubbio per le famiglie che devono conciliare i tempi di vita e lavoro, ma potrebbe essere un vantaggio anche per la comunità circostante, perch avere una struttura adeguata all'interno di una struttura sanitaria potrebbe consentire di aprire l'utilizzo anche ai cittadini che vivono in quella zona. Sappiamo quanto sia necessario prevedere delle strutture sul territorio, perché purtroppo nella nostra regione, ma non solo nella nostra regione, in generale sul territorio nazionale, queste strutture sono piuttosto carenti e ci sono lunghe liste d'attesa.
Pertanto, ci sembra un'ottima iniziativa il fatto di mettere un'eventuale nido presente nella Casa della Salute, anche a disposizione dei cittadini che vivono nelle zone circostanti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 101) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) L'emendamento è dato per illustrato.
Emendamento rubricato n. 103) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) L'emendamento è dato per illustrato.
Emendamento rubricato n. 25) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo al tema fondamentale alla base della nostra attività emendativa sulla delibera, in particolar modo sulla scheda del Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino. Veniamo, quindi, al nodo.
So che è una discussione che serve più che altro per i records, per le registrazioni ai posteri, poiché mi sembra di capire che sicuramente da parte della Giunta non c'è l'intenzione di recedere da questa proposta, che mi sembra addirittura un po' fantozziana o tafazziana, secondo i richiami culturali di non altissimo livello. Mi sembra che anche la maggioranza non abbia grande interesse e intenzione a convincere la Giunta a recedere da questo intento. Mi sembra che anche i banchi della maggioranza siano semideserti; anche colleghi di Torino ce ne sono pochi.



(Commenti fuori microfono)



BONO Davide

Sì, di Torino città ce ne sono tre, ma non sembrano granché interessati al tema, che pure è un tema di quelli strategici, rilevanti, rilevantissimi per la città di Torino.
In passato, abbiamo fatto battaglie sul tema dell'ospedale Martini, che aveva dieci posti letto in meno e noi ne volevamo 15 in più, per il Gradenigo o il Giovanni Bosco. Qui perdiamo, di botto, 1.200 posti letto e nulla si sente da parte della maggioranza. Mi sembra quantomeno paradossale; ne trarremo noi le conseguenze e spero che ne trarranno le conseguenze anche i cittadini, ma mi sembra abbastanza evidente che sia una scelta errata, perché non si può pensare - lo ripeto ancora una volta e non mi stancherò di dirlo anche nei prossimi emendamenti, anche se parzialmente o totalmente inascoltato - di andare a costruire una casa partendo dal tetto. Non si può dire: "Noi facciamo un contenitore stretto, piccolo, con 1.040 posti letto e le altre esigenze verranno coperte un po' dal CTO riconvertito in ospedale di primo livello, e un po' dall'ospedale unico dell'ASL TO5, che dovrà già sussidiare tre ospedali che saranno chiusi".
Non è che può fare anche le veci della sanità per la Città di Torino! Inoltre, non si può neanche aspettare che nascano dal territorio, tra l'altro con progettualità successiva a quella della realizzazione del Nuovo Parco della Salute, strutture che facciano la lungodegenza, la cronicità la post-acuzie e quant'altro, ospedaliere o non ospedaliere.
Perché dico successiva? Perché si sa che c'è un Piano iniziale, pensato anche con il Comune di Torino, di riutilizzare una parte delle strutture delle Molinette con queste finalità, ma non può nascere prima una cosa e dopo la sua soluzione. Cioè, prima creiamo una fortissima carenza di posti letto a Torino e, dopo, individuiamo le soluzioni. A me sembra un modo di procedere assolutamente incoerente e illogico. Userei anche altre definizioni, ma le dirò magari in un comunicato stampa, oppure privatamente a chi sarà interessato.
Spero veramente che si abbia ancora un guizzo di orgoglio, di volontà di cambiare questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Come diceva il collega Bono, su quest'emendamento, al contrario di quelli precedenti, dati per illustrati, non c'è assolutamente concordia con la Giunta regionale, con la maggioranza, in relazione a quanto proposto.
Le problematiche sono duplici: una riguarda l'aspetto formale; l'aspetto formale di una delibera che compete all'edilizia sanitaria e che evidenzia un numero di posti letto inferiore rispetto alle delibere che definiscono la rete sanitaria regionale, e le delibere che sono propriamente deputate a fare questo tipo di programmazione.
Pertanto, vi è una differenza oltretutto notevole di posti letto che ci lascia fortemente perplessi. Chiaramente, oltre a quest'aspetto formale c'è un aspetto di sostanza che ci fa riflettere su quanto stiamo analizzando oggi in Consiglio e ci fa avere delle forti perplessità e forti paure su quello che potrà accadere in futuro.
Con questo documento stiamo andando a portare un nuovo progetto, un progetto che ha ingenti sforzi finanziari al suo interno, ma ci premuriamo di capire che questi sforzi finanziari non siano vani e non siano, invece forieri di nuovi disagi per gli utenti dei nostri presidi sanitari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Torniamo sulla vicenda dei posti letto. Crediamo che le due questioni più importanti di questa delibera dell'edilizia ospedaliera riguardino il partenariato pubblico-privato, che porta un esborso finanziario pesantissimo per il sistema sanitario piemontese, perché nel caso in cui ci sia un finanziamento privato, gli interessi viaggiano al 70 per cento.
Com'è previsto dai piani economico-finanziari delle varie strutture ospedaliere, considerando anche i vari canoni per le attività di fornitura dell'energia e per le attività di manutenzione, gli interessi sono superiori all'11 per cento.
Questo è un dato molto grave per la politica sanitaria piemontese, perch obbligherà le Aziende Sanitarie Ospedaliere o le ASL a dei canoni di disponibilità molto pesanti. Sono canoni di disponibilità, dobbiamo dircelo, che non saranno quelli dei piani economico-finanziari, perch sappiamo - ed è stato ripetuto dall'Assessore stesso oggi nella riunione allargata dei Capigruppo - che i canoni di disponibilità saranno calibrati in base al costo di realizzazione dell'opera. Ma sappiamo già dallo storico degli ospedali realizzati con partenariato pubblico-privato che i costi di realizzazione dell'opera viaggiano con un aumento medio tra il 20 e il 70 per cento. A questo aggiungiamo che, per umanizzare l'ospedale, creiamo un asilo nido, creiamo una mensa, per creare degli ospedali moderni li dotiamo di un livello di risparmio energetico elevato, cosa che non era prevista perché i progetti preliminari risalgono al 2006, ma è ovvio che la tecnologia è cambiata radicalmente dal 2006 e che con le energie rinnovabili si possono fare tante cose, ma queste cose devono essere previste.
Questi piani economico-finanziari invece si basano su degli studi del 2006 che non prevedono un risparmio energetico, ma basta vedere i costi energetici. Se confrontate i costi energetici attuali con i costi energetici previsti dal piano economico-finanziario, capirete nello stesso momento che, ad esempio, l'ospedale di Novara.



PRESIDENTE

Ricordo che il tempo a disposizione è di due minuti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Il collega Andrissi si appassiona ed è difficile fermarsi quando uno è spinto dalla passione.
Quest'emendamento riguarda una questione centrale sia rispetto al Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino per la sua importanza proprio sul giudizio complessivo che abbiamo del provvedimento perché siamo ai posti letto. Da questo punto di vista, ovviamente abbiamo una serie di emendamenti che vanno a modulare in maniera diversa l'incremento che chiediamo rispetto ai posti letto previsti dalla proposta di deliberazione e su questo, ovviamente, cerchiamo di mettere una certa enfasi, perché i conti non tornano.
I conti non tornano, perché ovviamente c'è una forte riduzione. L'ha detto il collega Bono: non contano nemmeno se andiamo a considerare i posti letto che andremo a recuperare dall'attuale Centro Traumatologico Ortopedico. Non tornano comunque e non possono tornare nemmeno avendo riguardo all'ospedale unico dell'ASL TO5, perché parliamo di una struttura sicuramente vicina in termini di percorso - sempre se verrà costruita nel posto attualmente ipotizzato, e non è nemmeno sicuro quello - ma parliamo di una struttura che ha un numero totale di posti letto che è già quello programmato dalla 1 600, che è già un numero inferiore alla sommatoria dei tre attuali ospedali. E comunque parliamo di un territorio che esso stesso si rivolge attualmente per una parte alla Città della Salute.
Come dicevo e come avrò modo di spiegare, i conti non tornano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Diciamo che tutto questo discorso sui posti letto lo troviamo abbastanza inquietante, perché da un lato ci sembra di leggere, in questa programmazione su Torino, la sperimentazione che vale anche per il resto della Regione, nel senso che ci aspettiamo, se questo modo di gestire le cose continuerà nella prossima legislatura, un'ulteriore potatura anche nelle altre strutture sanitarie regionali. Questo non depone certamente a favore di un sistema sanitario regionale che, anche in base alle recenti indagini di demoscopica, sta perdendo pezzi, perché il fatto di trovarsi con un deficit programmatico di posti letto significativo, rispetto anche solo all'esistente, non lascia ben sperare.
Con quest'emendamento e con i successivi cerchiamo di intervenire su quello che dovrebbe essere un elemento qualificante di un ospedale, che non vuol dire sovradimensionato, ma vuole dire correttamente proporzionato. Al di là del fatto che avremmo da ridire su quelle che sono le formulette che sono state infilate nei cosiddetti standard che, come rilevanza scientifica hanno un valore che sarebbe un po' da verificare.
A parte questo, anche prendendole per buone, quello che si sta facendo in Piemonte, purtroppo, è un gioco al ribasso, che non farà altro che favorire il deficit che stiamo costruendo nei confronti di Regioni vicine, che hanno, invece, investito su una capacità di accoglienza. Capacità di accoglienza vuol dire anche fare sì che la sanità sia un elemento di attrazione per il territorio, sia un elemento di qualificazione dei servizi che il territorio offre ai propri cittadini, ma anche a livello dei cittadini delle aree confinanti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo, ma è scaduto il suo tempo.
Emendamento rubricato n. 24) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Su quest'argomento si potrebbe parlare per un'ora, così come due minuti perché mi sembra che si sia già detto molto sull'argomento.
Questo è un secondo emendamento che riguarda il numero dei posti letto. Il primo era teso a conservare l'attuale quantità di posti letto presenti nelle quattro strutture riunite degli ospedali che oggi compongono la Città della Salute di Torino.
Sono circa 2.230, ma avevamo ipotizzato 2.150 posti letto considerando le economie dovute alla fusione in unica struttura delle quattro realtà. È innegabile che, probabilmente, l'accorpamento di quattro strutture in una (alcune strutture di reparti, magari di chirurgia, che possono essere poi disposti su una logica d'intensità di cura e quindi mettendo insieme alcuni reparti per intensità di cure e non per patologia), potrebbe portare a una riduzione di necessità di posti letto e aumentare quel tasso di riempimento di cui parla sovente l'Assessore Saitta.
È ovvio che mi viene spontaneo domandare se è possibile raddoppiare il tasso di riempimento, cioè passare da 2.230 posti letto a 1.040 vorrebbe dire duplicare il tasso riempimento dei posti letto.
Confermo che, dai dati che abbiamo a nostra disposizione, il tasso di riempimento non è del 50 per cento, ma è intorno a 75-80 per cento. Quando prendiamo dei dati di tassi riempimento, non si può ipotizzare un tasso di riempimento del 100 per 100. Il 100 per 100 significherebbe avere il posto letto occupato, anche a Capodanno, a Natale, a Pasqua a Ferragosto; avere dimissioni ospedaliere che, tendenzialmente, si fanno il venerdì mattina sabato e domenica c'è meno personale, anche medico - e al pomeriggio avere già subito un rientro dal pronto soccorso. Ciò non succede nella pratica perché, magari, fortunatamente, in quel periodo, in quell'ospedale, non c'è un paziente che arriva dal pronto soccorso oppure con ricovero in elezione proprio quel giorno lì, ma è stato programmato un altro momento. Il limite del 100 per 100 è irraggiungibile, così come 90-95 per cento, si pu arrivare all'85 Questo tasso di occupazione, anche sommando i 400 posti letto o accogliendo il dato fornito dall'Assessore Saitta, 450 al massimo di posti letto del CTO, non porta al raggiungimento di quelli che erano i posti letto di prima. È veramente difficile ipotizzare una riduzione di posti letto, così consistente, di oltre 600 posti letto, oltre 200 rispetto anche alla riduzione della delibera 1-600.
Dirò successivamente ancora qualcosa sul tema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Cercherò di interpretare il Consigliere Bono e, in estrema sintesi, di arrivare a una conclusione.
Il ragionamento è questo. C'è una copertura dei posti letto fisiologicamente stimabile intorno all'85 per cento. Se andate a vedere in tutte le strutture ospedaliere, considerando i periodi di vacanza maggiori quale il mese d'agosto, il sabato e la domenica, la copertura dei posti letto difficilmente supera l'85 per cento. Pensare di aumentare la copertura dei posti letto può essere sicuramente un ottimo obiettivo, ma sappiamo che ci sono grosse difficoltà.
La riduzione dei posti letto che viene presentata con la delibera di edilizia ospedaliera non dovrebbe essere una delibera di rideterminazione della rete ospedaliera, perché l'abbiamo già vissuta con la delibera 1-600 e la n. 924. Sappiamo che i posti letto per il Parco della Salute di Torino sono superiori a 1.800, quindi i 1.040 non vengono in alcun modo giustificati e non sono giustificabili se non con la volontà politica di ridurre ulteriormente rispetto a quello che è lo standard precedente.
Tra l'altro, per i posti letto in acuto noi siamo già sotto standard quindi con quest'ulteriore riduzione andiamo a uno standard di riferimento ulteriormente più basso. Mi piacerebbe capire se si va in infrazione solo stando sopra o anche stando sotto lo standard di riferimento. Dovremmo chiedere all'Agenzia Nazionale alla Sanità se, in qualche modo, ci può dare un'indicazione in merito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Sulla questione concernente i posti letto, volevo specificare meglio il motivo per cui i conti non tornano. Non tornano perché non andiamo a recupero completo considerando i posti letto dell'attuale Centro Traumatologico Ortopedico di Torino, ma non andiamo a recupero dei posti letto mancanti, neanche se pensiamo al futuro ospedale unico dell'ASL TO5.
L'ospedale unico dell'ASL TO 5 avrà, come posti letto totali, esattamente quelli già programmati dalla DGR 1-600 che, invece, prevede dei numeri ben diversi per la Città della Salute di Torino. Del resto, storicamente, per via della conformazione proprio del territorio dell'ASL TO5, una parte dei Comuni ricompresi nel territorio dell'ASL TO5 hanno già, come punto di riferimento, la zona ospedali attualmente coperta dalle Molinette, dal CTO e dal Sant'Anna proprio per ragioni di vicinanza geografica e anche di facilità degli spostamenti. È difficile che questo cambi molto in un futuro in cui certamente ci sarà un ospedale più moderno e non in un centro storico un po' complicato come quello di Moncalieri, ma in un'altra località, ma sarà comunque un po' più distante e un po' più scomodo da raggiungere rispetto a una struttura posizionata in via Nizza.
Da quel punto di vista, come dicevo, non tornano i conti. Anzi storicamente, una parte della popolazione del territorio dell'ASL TO 5 ha come riferimento per la sanità e per gli ospedali proprio l'area di Via Nizza.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Continuo rapidamente il ragionamento di prima cercando di stare nei tempi magari risparmiando qualche secondo.
Quest'emendamento, di nuovo, incide sul numero dei posti letto e continuo a dire che se vogliamo affrontare la questione in maniera evolutiva associando a progetti che riguardano anche innovazione, ricerca e strutture di servizi ospedalieri che non accolgono, secondo me, ci "spariamo in un piede", al di là del brutto presagio che questo presuppone dal punto di vista del prossimo giro d'organizzazione ospedaliera.
Dall'altro punto di vista, il fatto è che, visto che parliamo di sistemi sanitari regionali, visto che c'è chi riesce a fare del proprio sistema regionale un sistema competitivo e attrattivo, sarebbe il caso di gettarci nella competizione.
Quindi, se è vero che abbiamo delle eccellenze, se è vero che stiamo puntando alla ricerca e all'innovazione, se è vero che stiamo puntando a un rapporto diverso anche con l'utenza, coinvolgendo i cittadini anche nella valutazione dei servizi, allora dovremmo poter provare a ragionare sul fatto almeno di garantire la preservazione della capacità attuale e possibilmente, fare una programmazione nell'ottica di attirare, perch nella situazione attuale d'invarianza sostanziale dei fondi sanitari a disposizione nella ripartizione nazionale, l'unico vantaggio che abbiamo è giocare sulla competizione sia con le Regioni italiane vicine, ma quello magari vorrebbe dire impoverirle, sia sulle Regioni europee vicine, perch non dimentichiamoci che può benissimo esserci anche un turismo sanitario a livello europeo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
Emendamento rubricato n. 23) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'emendamento riguarda di nuovo il numero dei posti letto, per quanto riguarda la Scheda del Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino.
Con questo terzo emendamento si chiede un numero di posti letto minore rispetto a quello della DGR 1-600 e già su questo avremmo delle perplessità. Quindi, 1.540 più i 400/450 del CTO riconvertito arriveremmo a 1.900/2.000 e saremmo a metà strada tra all'attuale configurazione, cioè l'attuale numero di posti letto a disposizione delle quattro strutture, e la proposta della DGR 1-600.
Avremmo così un contenitore flessibile, cioè un po' più grande rispetto a quella che è la richiesta della 1-600, con possibilità di diminuzione dei posti letto verso uno standard futuro in cui magari i ricoveri saranno sparo una cifra - il 90 per cento in day surgery o in day hospital e quindi si potrà ridurre, perché se facciamo un contenitore più piccolo rispetto alle esigenze, non si può ingrandirlo, come si è detto, in un'area tra l'altro abbastanza ristretta tra la ferrovia da una parte e il grattacielo dalla Regione dall'altra, la passerella pedonale, i parcheggi e tutto diventa veramente complicato.
Se invece lo facciamo non più grande un po', ma dimensionato a quelle che sono e dotazioni di oggi ridotte, come detto prima, per il fatto che unendo i quattro ospedali, magari si potranno riempire un po' di più (anche se non mi piace questo termine) i posti letto in percentuale. Ora, stare intorno ai 1.500 più 400, cioè 1.900/1.950, ci permetterebbe di avere quella flessibilità, per cui nel corso degli anni possiamo andare a ridurre quegli spazi, magari in parte riconvertirli, senza aver creato una struttura troppo sovradimensionata. Anche perché il Parco della Salute farà alta, altissima complessità ed eccellenza e il CTO farà eccellenza, ma media-bassa complessità e saranno quindi due iter diversi: ci sarà la parte universitaria, ci sarà la ricerca, ci saranno gli specializzandi, ci saranno gli studenti, ci sarà la didattica (speriamo, vivamente), quindi saranno due mondi separati.
Chiediamo, ancora una volta, di poter rivedere questo dato e di costruire un contenitore che sia adatto alle esigenze della città e della regione come polo attrattore rispetto alle altre regioni.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Continuiamo con quest'attività emendativa e proponiamo ancora un emendamento sul numero di posti letto.
È chiaro che il problema, oltre a quanto evidenziato dal collega Bono, è che il piano economico-finanziario approvato dal Nucleo Valutativo Ministeriale è un piano basato su 1.040 posti letto, ed è logico che i costi di realizzazione di un ospedale da 1.040 posti letto siano ben differenti rispetto a quanto chiediamo con quest'emendamento, cioè un ospedale con 1.540 posti letto.
Probabilmente l'Assessorato fa una valutazione sulla riduzione media, che è avvenuta negli anni in Italia, del numero di posti letto necessari per ogni mille abitanti, quindi ora che quest'opera sarà realizzata, probabilmente si avrà un'ulteriore riduzione dei posti letto nelle linee guida presentate come standard necessario da parte di AGENAS o di quell'Agenzia che ci sarà fra dieci anni.
Noi crediamo che questa sia una scommessa un po' delicata, ma crediamo invece che sia necessaria una valutazione attuale di quelle che sono le previsioni inserite nella delibera 1-600 relativa alla ridefinizione della rete ospedaliera e riteniamo che tali previsioni vadano rispettate, in modo tale da consentire la realizzazione di un ospedale che possa contenere un numero di posti letto in acuto sufficiente a garantire ospitalità a un carico di pazienti che sicuramente verrà mantenuto nel tempo.
Il sistema sanitario piemontese non deve essere, quindi, depotenziato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Anche in quest'emendamento chiediamo un aumento della previsione di posti letto (da 1.040 a 1.540) per la Città della Salute. Ovviamente, questo criterio si basa su una nostra stima di contenimento della riduzione dei posti letto sul bacino di Torino, in considerazione del fatto che questi diventeranno dei poli accentratori di molte strutture ospedaliere che andranno via via chiuse o sostituite.
Peraltro, condividiamo solo in parte questo criterio accentratore, perch si sarebbe dovuta sviluppare una sanità di prossimità molto più efficiente prima di programmare e realizzare interventi di questo tipo. Noi siamo chiaramente a favore di un'assistenza sanitaria molto più casalinga e più vicina ai cittadini - crediamo sia sempre la migliore! - con dei centri di eccellenza più concentrati, che abbiano comunque una qualità e un'esperienza sulle specializzazioni sanitarie più elevata rispetto ai centri minori.
Dopodiché, però, questo bilanciamento dei servizi sanitari (domiciliari, di prossimità, insieme all'accentramento delle specializzazioni) non si è verificato; dunque, abbiamo solo accentramenti e null'altro. Perciò, come minimo, riteniamo di dover sovradimensionare quelli che sono i dimensionamenti dei posti letto. Questo vale, a maggior ragione, per la Città di Torino, che dispone di una domanda di servizi sanitari molto grande, ma, proporzionalmente, l'abbiamo chiesto anche per le altre Città della Salute.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Continuiamo con le proposte in riduzione ("in riduzione" rispetto alle proposte precedenti, ma comunque sempre integrative rispetto a quanto "tagliato" in maniera piuttosto violenta dal piano proposto).
Non possiamo che ribadire la questione fondamentale: cosa vogliamo fare della nostra sanità regionale? Noi stiamo giocando in difesa; stiamo lavorando per far sì che su prospettive grigie di probabile non crescita del riparto nazionale del Fondo sanitario si limitino i danni dovuti al fatto di voler costruire degli ospedali in partenariato pubblico-privato, che molto probabilmente vedranno crescere gli importi e vedranno, conseguentemente, la necessità di garantire ritorni d'investimento più significativi di quelli attualmente preventivati per il privato. Questo andrà a incidere sulle disponibilità di fondi per i servizi sanitari, proprio perché crescerà, invece, la quota di costo relativa ai servizi non sanitari. Cosa facciamo, allora? Giochiamo in difesa e tagliamo la capacità sanitaria dei nostri ospedali. Capacità sanitaria che è già stata "macellata", in termini di personale, dal piano di rientro.
Quindi adesso cosa facciamo? Invece di pensare a ripartire, a provare a riorganizzare, a provare a capire come trovare quei fondi aggiuntivi magari anche attraverso la promozione di un turismo sanitario (in questo non ci vedo niente di vergognoso o di negativo) legato all'eccellenza, alla capacità e all'innovazione che sappiamo produrre nella nostra Regione giochiamo alla riduzione, garantendo così, di fatto, il progressivo smantellamento dei nostri servizi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Al di là della diversa modulazione offerta da quest'emendamento rispetto all'incremento dei posti letto che chiediamo (in questo caso, 500 in più) rimane la questione di fondo legata anche a un aspetto formale non trascurabile quando parliamo di atti che si sovrappongono ad altri atti.
Come dicevo questa mattina, chi ha un minimo di nozioni di diritto sa che nel diritto la forma è sostanza. Qui stiamo andando a cambiare, con una delibera del Consiglio regionale che parla di edilizia sanitaria, una delibera di Giunta regionale che parla di programmazione sanitaria nella nostra Regione, e che parla di posti letto.
Con un provvedimento totalmente diverso stiamo andando a modificare, senza colpo ferire, un documento di programmazione importante come la DGR 1-600.
DGR che, in realtà, lo dicevo l'altra volta, avrebbe bisogno, in questo momento, di un "tagliando", di fare, cioè, un punto fermo in Aula: siamo arrivati fin qui, siamo usciti dal piano di rientro; il Consiglio regionale si riappropri delle sue funzioni in materia di sanità e si analizzi cosa è stato fatto, quali interventi sono stati portati a termine e quali non lo sono stati. In base a quello - a quel punto - si modifichino la DGR 1-600 e la DGR 1-924.
Invece, qualora venisse approvato questo provvedimento così com'è, ci troveremmo con due documenti che dicono due cose diverse: una delibera di Giunta e una delibera il Consiglio. Noi diciamo, ovviamente, che una delibera di Consiglio è più forte, non solo perché viene dopo, ma perch avremmo voluto deliberare come Consiglio anche la rete ospedaliera (ovviamente, in quel momento non era possibile, secondo la Giunta regionale, visto il piano di rientro).
Però la questione di fondo, sia di forma che di sostanza, rimane.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Torniamo sulla questione dei posti letto e continuiamo a porci degli interrogativi. Sappiamo bene come le delibere sulla sanità siano molto delicate; sono deliberare che nel corso degli anni ci hanno regalato spunti di riflessione, ma soprattutto ci hanno regalato spunti di contrasto, non solo con quest' Amministrazione, ma anche con le precedenti Amministrazioni dei più diversi orientamenti politici.
Per questo motivo, il fatto che ci sia questa distanza tra il numero dei posti letto esistenti al momento e quelli proposti nel progetto ci rende molto perplessi. Abbiamo paura che questa delibera apra le porte ad una riduzione dei posti letto, in generale, nell'area torinese. Non sappiamo o vogliamo fare altre ipotesi, perché non capiamo se ci sia un'altra possibilità che ci dia ragione di questa posizione e di questa formulazione all'interno della delibera.
Non possiamo pensare, altresì, che con questa delibera si vogliano ridurre gli standard degli spazi ospedalieri offerti per questa struttura andando a dimensionare un minor numero di posti letto, per poi forzarcene altri dentro.
Ci sembra un'aberrazione che non può essere ipotizzata; per questo ritorniamo alla prima ipotesi, un'ipotesi che comunque ci spaventa.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Mighetti.
Emendamento rubricato n. 90) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) L'emendamento rubricato n. 90) è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 96) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) L'emendamento rubricato n. 96) è dato per illustrato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 26) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

razie, Presidente.
Mentre il sistema operativo cerca di aprire l'emendamento, approfitto del PC del collega Campo.
Con quest'emendamento, il primo di una serie di tre, chiediamo di rivedere il piano di finanziamento, cioè l'intervento pubblico nel piano economico finanziario del progetto.
Ricordiamo la storia, perché è importante lasciare a verbale la storia di questo progetto.
In origine, questo progetto vedeva il cofinanziamento pubblico per il 50 per cento. Con una modifica della Finanziaria nel 2016 c'è stata una riduzione del partenariato pubblico-privato della parte di cofinanziamento pubblico al 30 per cento.
Nel 2017, dopo una serie di valutazioni interne al Ministero, il dato è stato riportato al 49 per cento. Trattandosi di una norma di diritto anglosassone, di matrice anglosassone, quindi da normativa anglosassone britannica, il finanziamento pubblico, nel partenariato pubblico-privato per ovvi motivi non deve superare il 50 per cento.
Il dibattito, quindi, riguardava il 50 per cento o il 49 per cento; si è poi optato per il 49 per cento e poi, in un certo qual momento, si era scesi al 30 per cento.
È evidente che minore finanziamento pubblico vuol dire maggiore partecipazione del privato e quindi, in teoria, minore rischio per il pubblico, ma in un'opera come l'ospedale che non ha grandi rischi, perch l'ospedale s'inizia e in teoria va finito (tranne casi abbastanza evidenti che vanno avanti per decenni), la compartecipazione pubblica più elevata permetterebbe di ridurre il pagamento degli interessi negli anni.
Come abbiamo già avuto modo di dire, gli interessi si pagano tre volte: una volta si tratta degli interessi che il privato paga alla banca che gli eroga il prestito; la seconda riguarda la remunerazione del privato che fa l'operazione finanziaria, quindi si pagano gli interessi sul lavoro fatto si remunera l'investimento fatto nella costruzione dell'ospedale; una terza è relativa alla vendita della società veicolo.
È capitato, in un ospedale in Toscana, che una volta che il costruttore dopo essersi fatto fare il mutuo per avere il finanziamento per costruire l'ospedale e aver terminato il progetto, vende il prodotto finanziario del contratto fatto con l'Ente pubblico per la realizzazione dell'ospedale. Lui ovviamente si è incassato i suoi soldi e continua a incassarli, ma vende la parte speculativa di interessi, magari a un fondo di investimento straniero, così non ha più problemi. Vede risolta la sua questione di liquidità immediatamente e non ha più problemi di pagamenti con l'azienda sanitaria.
Noi vorremmo - e chiudo - che l'entità del finanziamento pubblico venisse riportato al 49 per cento e quello privato abbassato al 51 per cento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Giampaolo

Grazie, Presidente.
Il nuovo Codice degli appalti, 18 aprile 2016, inserisce un limite al 30 per cento del finanziamento pubblico, nel caso in cui si scelga il partenariato pubblico-privato.
Questo limite viene modificato il 18 aprile 2017 e viene portato al 49 per cento. Il Piano economico-finanziario per il Parco della Salute di Torino si era fermato al limite del 30 per cento, però, come ho appena detto, la normativa consente al finanziamento pubblico di arrivare fino a una percentuale del 49 per cento, quindi di ricoprire il 49 per cento dei costi di realizzazione.
In realtà, come diceva il Consigliere Bono, questi costi di realizzazione sono superiori a quelli della previsione dei piani economici-finanziari perché lo storico ci dice che i costi di realizzazione, nel caso di partenariato pubblico-privato, aumentano da un 20 a un 70 per cento medio.
A ciò si aggiunge un canone di disponibilità, ma al canone di disponibilità va aggiunta una remunerazione data da alcuni servizi che non riguardano le attività centrali della sanità, tipo la manutenzione ordinaria e straordinaria, la gestione dei parcheggi e la fornitura di calore energia di cui abbiamo diffusamente parlato questa mattina.
Di fatto, il partenariato porta degli interessi a favore del privato che sono superiori all'11 per cento, nel momento in cui abbiamo un euribor negativo e i mutui pubblici della Cassa Depositi e Prestiti, dal MEF, sono dell'1,5 per cento.
Insomma, abbiamo una situazione che ci porta un aggravio dei costi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Torniamo agli emendamenti di natura economica. L'altro grande aspetto di questo dibattito, che per adesso è un "monobattito", nel senso che non abbiamo interventi diversi (speriamo poi in una risposta un po' più ragionata su queste questioni), è la grande perplessità, ossia il fatto di avere una significativa, se non preponderante, partecipazione privata alla realizzazione di queste opere.
Abbiamo già detto che, basandoci sulle esperienze passate, non è confortante la prospettiva della realizzazione di queste opere, sia in termini di rispetto delle tempistiche sia in termini di rispetto dei costi previsti. E questo vorrà dire, sostanzialmente, dover garantire, per contratto, al privato il ritorno d'investimento.
Sotto questo profilo, riteniamo profondamente scorretto, dal punto di vista della libertà del libero mercato, il fatto che questo tipo di opere non comporti alcun rischio per i privati che vi partecipano; dall'altro lato invece, il pubblico ha tutte le probabilità di ritrovarsi con una situazione deteriorata rispetto alle previsioni.
È triste pensare che le cifre che oggi leggiamo su questo piano non siano altro che una specie di base d'asta al rialzo, perché questa è l'esperienza che abbiamo davanti. Io ho sempre davanti l'esperienza della provincia di Cuneo: due ospedali nuovi nell'ultimo decennio, uno (Mondovì) pagato interamente dal pubblico, realizzato nei tempi e nei costi, l'altro con concessionario privato (Alba-Bra), non ancora finito (doveva essere consegnato nel 2006, come l'ospedale di Mondovì). I costi di quest'ospedale sono più che raddoppiati: altro che aumento del 20,70 per cento! Inoltre ha una serie di problemi collaterali: dalla viabilità ai servizi fognari che comporteranno la sua non utilizzabilità, oltre al fatto di nascere vecchio, a causa dell'allungamento dei tempi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento inizia la trattazione di un'altra parte importante di questa deliberazione; importante per tutti gli interventi previsti: è quella relativa alle risorse, ovviamente, ed è quella che ci porta a spiegare la nostra posizione sul partenariato pubblico-privato.
In questo caso, siamo alla parte relativa al Lotto 1 - intervento 1 rispetto al polo della sanità e proponiamo di sostituire una tabella con un'altra. Il riconteggio che facciamo porta ad aumentare il contributo regionale, lasciando invariato quello statale (quindi aumenta solo il contributo pubblico regionale), portando il contributo pubblico a un totale del 49 per cento dell'investimento complessivo all'interno di questo partenariato pubblico-privato, lasciando al privato la parte maggioritaria (il 51 per cento).
Nell'illustrazione di questi emendamenti proporremo altre modulazioni.
Ovviamente, per noi il tema di fondo è quello del partenariato pubblico privato o, meglio, di ridurre il più possibile il contributo del privato all'interno del finanziamento di questi interventi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Chi ha seguito la discussione della parte emendativa del nostro Gruppo avrà già capito qual è la ratio di proposta di aumento della parte di fondo regionale nel cofinanziamento delle strutture. Ovviamente, non possiamo aumentare quella statale per ovvi motivi e chiediamo di aumentare la parte regionale.
L'obiettivo è garantire un migliore controllo degli appalti, ma anche della spesa sul lungo termine. Infatti, pensiamo che il pubblico possa ragionevolmente approvvigionarsi di finanziamenti a tassi migliori agevolati, perché il pubblico può fare queste scelte nelle spese riguardanti i servizi essenziali come la sanità. Questo vale anche per il trasporto e per la scuola: secondo noi devono meritare un canale privilegiato di investimento pubblico.
Lo Stato investe quando i settori sono strategici - e l'abbiamo visto anche in casi molto meno intuitivi come quello delle telecomunicazioni - investe soldi propri anche con proprie strutture pubbliche come la Cassa Depositi e Prestiti. Secondo noi, la sanità deve essere ricondotta a un investimento essenzialmente pubblico.
Poiché l'impostazione seguita dalla Regione è stata quella del partenariato pubblico-privato, noi insistiamo per raggiungere la massima cifra possibile d'investimento pubblico, che nell'emendamento è il 49 per cento, rispetto alla cifra iniziale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ritorniamo al punto centrale della nostra attività emendativa, il motivo per cui noi non concordiamo rispetto al metodo adottato dalla Giunta nella realizzazione del Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino: il tema del partenariato pubblico-privato. È una modalità che consideriamo dannosa per le casse pubbliche e che dobbiamo assolutamente tentare di correggere.
Il nostro emendamento va in questa direzione: così come abbiamo già fatto per la Città della Salute di Novara, andiamo a rimodulare l'intervento della Regione, quindi la parte di contributo pubblico che compete al nostro Ente, aumentando la parte di contributo.
Crediamo sia assolutamente necessario che la costruzione di edifici destinati alla sanità sia affidata a fondi pubblici, per evitare l'intervento del privato che, come si sa, tutto quello che fa, normalmente lo fa per avere un ritorno economico.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 29) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Quest'emendamento varia come cifra, ma è simile a quello precedente. È presente il Presidente della Giunta, che prende appunti.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Il Presidente Chiamparino, anche in qualità di primo responsabile del taglio che ci sarà sui posti letto nella città di Torino e nella Regione Piemonte, è ovvio che è attento e responsabile ed è sul pezzo degli emendamenti.
Noi rimaniamo perplessi su questa scelta e su questa volontà. Di solito, si fanno delle strutture ospedaliere per migliorare la sanità di una Regione e riteniamo che sicuramente potrà essere, quando si chiuderà la realizzazione di questo progetto, un polo sanitario di eccellenza. Ce lo auspichiamo anche perché rimarranno molti dei medici che oggi lavorano alle Molinette.
Quando sarà terminato, probabilmente una parte dei principali Direttori di Dipartimento e di Struttura sarà già andato in pensione, ma comunque l'insegnamento che viene dato, anche tramite la Scuola di Medicina ovviamente avrà portato a una sostituzione con altrettanti validi professionisti. Ce lo auguriamo, però la riduzione dei posti letto è un tema che ci preoccupa non poco e, ripeto, penso che preoccupi un po' anche la Giunta e la maggioranza, visto che si ricorre a ipotesi di sostegno da ospedali di altre ASL, come l'ASL TO5 con l'Ospedale di Moncalieri, e con altre strutture.
Siamo e rimarremo perplessi, vedremo cosa succederà negli anni, ma speriamo che ci siano degli spazi di manovra e di modifica nel corso degli anni anche perché questa legislatura fortunatamente volge al termine e speriamo che ci sia una nuova maggioranza che possa fare delle scelte diverse. Tra l'altro, anche la legislatura nazionale sembra che non sia messa molto bene, perché è appena iniziata ma non si sa quanto durerà. Adesso avendo detto così, probabilmente durerà cinque anni, essendomi "fassinizzato" anch'io in questo momento.
Il tema di quest'emendamento riguarda, però, più il finanziamento e la Presidente diceva che è molto simile al precedente. È vero, prevede un finanziamento del 49 per cento del pubblico, ma varia la quota del pubblico. Mentre se per quello precedente c'era una condivisione più o meno similare tra fondi regionali e fondi statali, in quanto giustamente l'Assessore Saitta ci ha ricordato che, a oggi, il fondo dall'articolo 20 della legge n. 67 non è stato granché rifinanziato, quindi risulterà difficile andare a chiedere allo Stato dei fondi in più per finanziare l'edilizia sanitaria pubblica, con questa proposta chiediamo di provare a stimolare il Governo nazionale per avere più fondi.
Mi rendo conto che è un emendamento difficile, che tanto sicuramente non verrà votato a prescindere, così come quello precedente e quello dopo faccio questa previsione - però lo stimolo di andare dal Governo nazionale a chiedere più fondi per l'edilizia sanitaria pubblica dovrebbe essere uno di quegli stimoli e di quegli impegni che la Giunta Chiamparino, insieme all'Assessore Saitta e a tutti gli Assessori alla sanità, dovrebbe porre in essere. Perché un conto è il finanziamento corrente sulla sanità, che è vero che sta andando verso una contrazione generale e che c'è stato un aumento di due miliardi. Però, al netto dell'aumento dei LEA, dei vaccini e dei farmaci innovativi, è sostanzialmente pari a zero contratti; un altro conto è il tema dell'edilizia sanitaria, che non può essere lasciato così alle Regioni, dicendo semplicemente "finanziatevi da sole che siete bravissime da sole!".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Torniamo su un tema che continuiamo a portare avanti.
Questa mattina, nella riunione dei Capigruppo allargata abbiamo sentito per bocca dell'Assessore che i canoni di disponibilità dipendono dai costi di realizzazione dell'opera. Distinguerei bene tra i costi di realizzazione che sappiamo, nel caso dal partenariato, essere costi che aumentano dal 20 al 70 per cento, e tra costi finanziari che vanno a gravare interamente sul sistema pubblico e che, come vedremo, hanno un canone di disponibilità in base ai costi di realizzazione.
Il 18 aprile 2017 la percentuale di finanziamento pubblico è stata portata dal 30 al 49 per cento nel caso del partenariato pubblico-privato.
Considerando che il piano finanziario prima del 2016 per quanto riguarda la Città della Salute di Novara era addirittura calibrato al 76 per cento cioè il costo di realizzazione dell'opera era per il 76 per cento coperto da finanziamento pubblico, senza considerare i possibili proventi provenienti dalla monetizzazione delle aree urbane attualmente occupate dagli ospedali - cosa che si potrebbe avere anche per il Parco della Salute di Torino - credevamo che il possibile spostamento della percentuale al 49 fosse un'azione quasi automatica da parte della maggioranza, ma ciò non è avvenuto.
Per questo motivo, abbiamo presentato una serie di emendamenti volti a ridurre l'utilizzo di finanziamenti privati, perché questi comportano dei costi che, come interessi, superano l'11 per cento. Crediamo che questo sia un costo finanziario di cui la sanità piemontese non si possa far carico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Continuo il ragionamento che abbiamo anche illustrato in Commissione con altri emendamenti sul grande nodo della partnership pubblico-privata.
Abbiamo già detto più volte che questo è uno degli elementi critici che rende tutto questo piano rischioso nella sua attuazione nei prossimi anni stanti gli scenari economici complessivi. Avremmo probabilmente ritenuto di provare a farlo in modo diverso. In particolare, riteniamo estremamente pericoloso il significativo apporto di capitale privato in progetti d'interesse pubblico, perché nel contratto va garantita la remunerazione dell'investimento. Di fatto, come anche già spiegato prima, è un investimento a basso rischio per l'impresa che lo realizza, ma anche un potenziale sistema di essenziale finanziarizzazione dell'infrastruttura sanitaria per la nostra regione.
Sarebbe stato condivisibile avere, finalmente, una programmazione di livello regionale per le strutture sanitarie, anche se ci sarebbe piaciuto parlare di un'organizzazione che provasse a ridisegnare la geografia degli ospedali in Piemonte e non, di fatto, confermare quella che è la geografia attuale, che vede gli ospedali sostanzialmente centrati nei punti di maggiore peso politico, più che nei punti di miglior posizionamento logistico organizzativo e per bacini di utenza.
Ci rendiamo conto che questa sarebbe stata un'impresa ardua per la storia da cui si arrivava, ma un ragionamento ulteriore si sarebbe potuto fare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento ha lo stesso risultato di quello precedente, vale a dire di portare la quota pubblica all'interno del partenariato pubblico-privato al 49 per cento, ma con una diversa distribuzione.
Con quest'emendamento di euro 223.419.964,39 si imputa il 95 per cento allo Stato e il cinque per cento alla Regione. A carico dello Stato euro 212.248.966,17 (contributo pubblico, ovviamente ex articolo 20 della legge n. 67 del 1988); invece, la quota rimanente per la Regione sarebbe di euro 11.170.998,22. Qui, ovviamente, abbiamo previsto un intervento di parte statale più alto rispetto alla definizione precedente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Intervengo a sostegno di quest'emendamento, perché è il nodo centrale di tutta la nostra attività emendativa. Aver scelto una compartecipazione del privato nella costruzione di una struttura, di più strutture sanitarie, sul nostro territorio, ci sembra inaccettabile, tanto più che andrà a incidere in futuro, sulle nostre casse, quindi sulle tasche dei cittadini.
Tra l'altro, un dubbio che ho già sollevato illustrando un emendamento precedentemente è per quale motivo un privato abbia interesse a investire in una struttura ospedaliera e non abbia interesse, invece, a investire in altre strutture, come ad esempio - e qui non so se risveglio nuovamente l'ilarità del collega Appiano - la TAV. Colgo l'occasione per dire anche questa volta al Presidente Chiamparino se sa con quanti chilometri di TAV possiamo realizzare il Parco della Salute di Torino. Sono due cose che non c'entra niente, ma sono fondi pubblici che noi mettiamo da una parte piuttosto che dall'altra. Lei dice che non c'entra niente, in realtà c'entrano, eccome. Lo stiamo ripetendo da anni.
Per sua conoscenza, le dirò che sono circa 3,8 chilometri di TAV.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Emendamento rubricato n. 32) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Semplicemente, questo è un emendamento massimalista. Nel senso che vorrebbe vedere il finanziamento di tutto il Lotto 1 del Parco della Salute e della Scienza di Torino, pari a 455 milioni di euro, al netto della parte della tecnologia arredi - tra l'altro, senza tecnologie arredi, possiamo realizzare la struttura, ma se poi non abbiamo tecnologia arredi, risulta un po' difficile far funzionare l'ospedale, però va bene così - totalmente con fondi pubblici.
Noi riteniamo che si possa fare, e vi saranno due emendamenti in tal senso.
Il primo è questo, con fondi sostanzialmente dello Stato. Ha ragione la collega Frediani, al di là del riferimento che può solleticare gli animi di alcuni colleghi Consiglieri e del Presidente, ma perché mai lo Stato italiano non dovrebbe finanziare la costruzione di ospedali pubblici? Non ci siamo fermati un secondo, al di là della noia del dibattito degli emendamenti, della pesantezza dell'ambiente e del fatto che siamo qui da tante ore, a riflettere: perché uno Stato - aggiungo la parola sovrano così solletico anche il collega Vignale, anche se tra molte virgolette perché non so se lo siamo poi così tanto - non dovrebbe finanziare, con soldi pubblici, la realizzazione di ospedali? Non parlo di autostrade. Lì si potrebbe discutere, le autostrade sono a pedaggio; sono, come ho detto, opere calde, cioè mettendo un pedaggio si ripagano da sé, anche se in molti altri Paesi si paga un abbonamento annuale, sono di proprietà pubblica e non si vanno a finanziare dal privato che ci guadagna.
Se iniziamo a far smottare la logica della partecipazione del pubblico nella sanità, questo, secondo noi, è una frana nel sistema dalla sanità pubblica. Il Presidente Chiamparino, l'Assessore Saitta e i colleghi di maggioranza mi diranno: "Consigliere Bono e Movimento 5 Stelle, non vi preoccupate, siete sempre lì a controllare il "pelo nella minestra" insomma,ma è solo la realizzazione di un ospedale! Soltanto muri! E poi comunque si pagherà questo e la sanità sarà totalmente pubblica".
Ma noi abbiamo grandi e forti preoccupazioni su questo, perché oggi sono le mura, il contenitore, domani sono i servizi.
Provo a chiudere in dieci secondi: abbiamo l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Torino è tra le più indebitate d'Italia e su questo andiamo a fare un nuovo super megaospedale. Quindi, o venite a dire che il dimezzamento dei posti letto serve per far quadrare i conti (perché con la grande eccellenza e metà posti letto quadriamo i conti), altrimenti dovete spiegare come faremo in futuro, dal momento che oggi abbiamo già 80 milioni di debiti da far sparire con il Piano di rientro, a pensare di avere un bilancio in equilibrio con queste modalità. Io sono veramente ormai senza parole.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Il Consigliere Bono mi ha messo una pulce nell'orecchio su queste tematiche, con la questione di "sono solo i muri", perché mi fa venire in mente anche il discorso delle Federazioni della Giunta Cota, secondo cui quei muri, quelli che già erano nostri, voleva venderli, di fatto cartolarizzarli. Anziché farli ricostruire ai privati, glieli davamo in proprietà per fare un po' di cassa subito, visto che la Bresso l'aveva lasciato in "mutande verdi", poi avremmo pagato affitti e avremmo pagato di tutto e probabilmente anche i servizi, che è un po' quello che probabilmente ci aspetta al prossimo giro, se dovesse vincere il centrodestra. Noi ovviamente speriamo di no, però ci sembra che si stia percorrendo una strada che, tutto sommato, va a convergere in quella direzione, perché, di fatto, ai privati stiamo regalando, con tanto di premio per farlo, l'infrastruttura sanitaria o, meglio, stiamo impostando una programmazione che va in questa direzione.
Una cosa che mi ha colpito - secondo me, sono dibattiti che andrebbero fatti - quando sono andato a Cuneo a una conferenza organizzata sul tema dell'edilizia ospedaliera, in cui c'erano anche i Direttori generali di ASL di altre parti d'Italia, è che l'Assessore Saitta e tutti quanti hanno assolutamente dato per scontato che non esista più la possibilità dell'intervento pubblico nella realizzazione di un ospedale. La ritirata che è una rotta, sostanzialmente, del pubblico dalle infrastrutture fondamentali, la trovo avvilente. Non siamo più in grado di costruire d'intervenire direttamente su quelle che sono le cose che sono garantite dalla Costituzione. È vero che sono solo i muri, però sono un pezzo del servizio anche la disponibilità dei muri.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento si differenzia in modo deciso da quello precedente perché nell'ipotesi che abbiamo fatto sparisce completamente il contributo del privato, quindi l'intervento sarebbe realizzato totalmente con fondi pubblici. Poi, può essere interessante anche la logica proposta dalla collega Frediani: non ci abbiamo pensato prima, altrimenti avremmo potuto esprimerci in tutti gli emendamenti anche in chilometri o in centimetri di TAV; sarebbe stato molto interessante.
Questa è una battuta, ma fino a un certo punto, perché qui dentro ci parliamo anche attraverso la logica della contrapposizione di parte e ci può stare; ci confrontiamo su temi politici, su temi tecnici e tra noi spesse volte, neanche sempre, ci capiamo. Tuttavia, capita a tutti noi di essere fuori da qui e di dover spiegare questi argomenti a dei comunissimi cittadini. Allora parliamo di partenariato pubblico-privato, di project financing, di contratto di disponibilità, di canone di locazione e spesse volte in cambio riceviamo degli sguardi un po' persi, perché - diciamocelo: facciamo finta di non essere in un'Aula istituzionale, facciamo finta di essere in una piazza o in un bar, perché la vita vera è lì dentro, nelle piazze e non qui dentro - come rispondiamo? Perché la domanda la fanno anche a noi che siamo opposizione e immagino che la faranno anche a voi: "Lo Stato, il pubblico in generale, cosa deve fare col denaro pubblico se non costruire ospedali e dare servizi ai cittadini? Non lo so.
Con il denaro pubblico si sta costruendo, da un po' di tempo, e prima o poi si finirà, la sede unica della Regione. Qualcuno dice che è uno spreco però ci sta: è un edificio pubblico, ma perché una cosa come un ospedale che è ancora di più della sede della Regione - facciamoci questa domanda non deve essere fatta con i soldi pubblici, totalmente con fondi pubblici?



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Il Presidente Chiamaparino prima ha detto che TAV e Parco della Salute sono cose diverse e meno male, però a maggior ragione ci chiediamo, in quanto amministratori di fondi pubblici, non dovremmo privilegiare le opere utili? Su questo penso che siamo tutti d'accordo. E lasciare che i privati investano nelle opere che - a detta loro - sono opere che servono al progresso, allo sviluppo economico; visto che in teoria questi privati dovrebbero guadagnare da queste opere e non vedo per quale motivo non debbano metterci un euro, mentre il privato va a investire nell'edilizia sanitaria.
Non vede un po' - mi spiace se mi riferisco a lei, Presidente Chiamparino ma è proprio davanti a me e mi viene comodo - un controsenso in questa situazione? Come spieghiamo ai cittadini che lo Stato non mette fondi pubblici nella costruzione di strutture sanitarie, di ospedali e sappiamo benissimo quanto ce ne sia bisogno, perché prima o poi (possiamo far tutti i gesti scaramantici che vogliamo) in ospedale finiamo tutti nella nostra vita, mentre non è detto che tutti prendano il TAV o, meglio, spediscano le merci con il TAV. Siccome le merci con il TAV le spediscono gli imprenditori e i privati, facciamo un cambio: lasciamo che gli imprenditori e i privati investano sul TAV, e noi usiamo i fondi pubblici per quello che realmente serve ai cittadini, cioè la sanità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Condivido appieno il pensiero della mia Capogruppo, Francesca Frediani.
Sottolineo che anche gli esempi di partenariato pubblico-privato (pensiamo alla Brebemi) sono stati un vero fallimento, tant'è vero che quando Romano Prodi ha proposto un partenariato pubblico-privato per implementare le politiche sociali italiane, è intervenuto subito un economista tedesco a segnalare l'esempio del partenariato pubblico-privato nella costruzione di vie di comunicazione in Italia (autostrade e affini) e ha puntato il dito proprio sul fatto che gli interessi su queste opere sono laddove, poi queste opere sono utili.
Sappiamo, per esempio, che la Brebemi, la cosiddetta "autostrada dei fantasmi", è servita per sotterrare rifiuti pericolosi (pare che il suo vero fine fosse proprio quello, a detta del Pubblico Ministero che ha seguito il relativo processo).
Detto ciò, in questo caso parliamo di edilizia ospedaliera. La nostra proposta forte è quella di realizzare il Parco della Salute di Torino con un finanziamento completamente pubblico.
Ovviamente, c'è uno studio preliminare. Su questo si potrebbe fare un concorso pubblico, una gara pubblica, perché sappiamo (dati di Confindustria, eccetera) che gli appalti pubblici hanno delle riduzioni decisamente superiori a quanto, invece, si otterrebbe affidando un partenariato pubblico-privato a una società veicolo.
Poi, magari, capita, come in Toscana, che un fondo di speculazione trovi addirittura conveniente acquisire i canoni di disponibilità che erano in essere alla società veicolo, quindi acquisire questa società veicolo di quattro ospedali in Toscana.
Noi crediamo che nella sanità queste cose non debbano avvenire.
Crediamo che ci sia una strada alternativa - che è possibile - che porterebbe a un contenimento dei costi per la sanità pubblica e alla possibilità di realizzare ospedali con la sicurezza che queste strutture siano realizzate con la massima tecnologia oggi disponibile, per il risparmio energetico, per l'umanizzazione, eccetera eccetera. In tal caso avremmo un pieno controllo della realizzazione dell'opera.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Riflessioni su questo tema se ne potrebbero fare diverse, a partire dal fatto che stiamo discutendo di una delibera con sette allegati che riguardano diversi interventi di edilizia sanitaria, alcuni dei quali prevedono l'intervento privato per completare queste opere. Intervento privato in quota parte che pagheremmo per diversi anni.
Come dicevo, le riflessioni potrebbero essere tante. Per esempio, se non si aveva la disponibilità immediata di fondi pubblici per tutti i progetti forse si poteva evitare di partire con tutti i progetti. Si poteva incominciare a spendere le risorse pubbliche su singoli progetti, senza andare a ingolfarsi con una serie d'interventi forse non sostenibili (anzi senza "forse") dall'Ente pubblico.
È uno dei tanti discorsi che si potrebbero fare sul tema; così come si potrebbero fare altrettante riflessioni anche sul concetto di partenariato pubblico-privato: è il contatto migliore quello che si sta portando avanti nella finanza di progetto? È la tipologia più idonea a supportare quelli che sono gli interventi che andiamo a fare? È giusta la commistione tra quella che è una parte di capitale pubblico e una parte di capitale privato? Qual è il discrimine che noi vogliamo porre in essere per dire che il privato è necessario nella costruzione di questi ospedali? Sono tutte domande che potevano ricevere una risposta e un dibattito all'interno delle Commissioni e del Consiglio regionale. Purtroppo questo non è avvenuto.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 34) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Abbiamo provato a illustrare con i nostri pochi e limitati mezzi intellettuali alcune proposte di modifica della scheda riguardante il Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino.
Gli emendamenti successivi, sostanzialmente, vanno in scia a quanto detto prima.
Passando quindi a pagina due e superando la tabella del quadro dei costi e dei finanziamenti di pagina uno e la parte dedicata al Lotto 1 (intervento 1, linee di finanziamento relative all'accordo di programma), andiamo al punto b), in cui, conseguentemente alla richiesta di modifica verso un finanziamento totalmente pubblico dell'opera, come abbiamo detto prima.
Lo ripeto ancora una volta, repetita iuvant a volte, ma in politica forse no: se il pubblico non fa ospedali, scuole, strade, acquedotti o manutenzione del territorio, non so più, francamente, quale sia la funzione del pubblico.
Quando il pubblico è così debole, perché è incapace di posizionarsi nell'agone politico della politica europea e di garantire anche uno spazio di manovra sulla capacità d'indebitamento tale da permettere di fare corretti investimenti, e non ha più la sovranità sulla propria moneta con cui avrebbe la possibilità, appunto, di fare non dico una svalutazione competitiva (perché sarebbe troppo e diventerebbe una forma di guerra commerciale in altri termini) ma di un minimo di aggiustamento competitivo della propria valuta, alla fine si trova le mani e i piedi legati.
Ci troviamo a dover dire al privato: "Prego, venga pure". Non che il privato sia, per definizione ontologica, cattivo, ma è, per definizione ontologica, teso a massimizzare il proprio profitto e il proprio investimento. Non solo ci costruite l'opera - perché non sarebbe ovviamente compito di un Ente pubblico costruire l'opera - non solo fate la direzione dei lavori, il controllo, la progettazione e quant'altro, ma fate anche la ricerca del finanziamento.
A noi sembra, francamente, troppo. Ci sembra che ci si sia spinti troppo in là. A volte sembra quasi che questa situazione di difficoltà ci faccia comodo, il che è come dire: "Bene, diamo tutto in mano a un privato che ci fa tutto, anche il finanziamento, e noi siamo tranquilli". Ma attenzione e questo lo dico molto chiaramente - alla tipologia di contratto che andrete o andremo (non so come dire) a scrivere; attenzione a cosa verrà scritto e a cosa verrà firmato, perché anche le proposte di modifica fatte dal Vicepresidente Reschigna, dall'Assessore Saitta e dal Presidente Chiamparino nella riunione dei Capigruppo saranno molto difficili.
Andate a leggere anche i "codicilli piccoli", quelli che nei contratti bancari vengono messi e che l'utente non legge, ma che poi si trova con tutti i soldi persi.
È già successo così con i derivati - e termino, Presidente - e la difesa che la Regione Piemonte è andata a fare alla Corte inglese è stata: "Non conoscevamo l'inglese, quindi non abbiamo capito il contratto che abbiamo firmato". E dico tutto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Certamente si spera che almeno in questo caso i contratti siano scritti in lingua italiana.
Con quest'emendamento, a pagina due, punto b), dove si parla del partenariato pubblico-privato, "La realizzazione di edifici, la gestione di alcuni servizi di base attraverso un contratto di partenariato pubblico privato come previsto dal Codice degli Appalti", noi andiamo ad inserire "Appalto di lavoro tradizionale", escludendo il partenariato pubblico privato.
Tornando sul tema di prima, facciamo questa riflessione, anche un po' storica e filosofica, perché addirittura siamo quasi costretti a rimpiangere il passato, se pensiamo ai vecchi ospedali. Un po' di tempo fa ci siamo trovati con il Presidente Chiamparino e l'Assessore Saitta all'ospedale di Moncalieri all'inaugurazione delle nuove sale operatorie, e appena si entra nell'androne dell'ospedale c'è una parete che riporta tutti i nominativi dei benefattori con il relativo importo.
Lì ci sono tutte le antiche famiglie nobili e aristocratiche torinesi anche moncalieresi, essendo città dal nobile passato, con i relativi importi.
Penso che la stessa cosa si possa dire per il San Giovanni Vecchio, poi diventato Museo della Scienza, addirittura forse lì c'è proprio una galleria di sculture e di quadri che raffigurano i benefattori, che non hanno avuto nulla in cambio se non un quadro, una scultura o un grazie.
Poi è arrivato lo Stato, che ha cominciato a costruire gli ospedali magari senza l'aiuto dei benefattori. Oggi, invece, siamo a chiedere l'aiuto dei privati, che ovviamente non sono benefattori, o lo sono nella vita privata per alcuni aspetti, ma fanno legittimamente business.
Cos'è cambiato negli anni? Continuo con il prossimo emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie.
Nel sostenere, con quest'emendamento, il ritorno a un appalto di lavoro tradizionale, com'è stato fatto per i vecchi ospedali e come abbiamo conosciuto per lungo tempo, ne approfitto per chiedere alla Presidenza informazioni riguardo alla mia richiesta d'informativa sulla questione del problema ferroviario sulla linea Torino-Savona, se è pianificata e quando potremmo sentire l'Assessore.
Continuando con l'emendamento, ovviamente abbiamo avuto una storia di sanità pubblica che partiva dalla costruzione degli ospedali e dai finanziamenti sempre sostenuti dalla finanza pubblica. Questo ha permesso una certa autonomia decisionale nel come e nel dove le strutture dovessero essere realizzate, puntando innanzitutto ai criteri di efficienza e di qualità sostenuti dall'Amministrazione pubblica.
I criteri di costruzione delle strutture sanitarie hanno reso l'Italia come servizio sanitario nazionale, un'eccellenza nel mondo. Infatti stiamo ancora vivendo di rendita di questo tipo di scelte fatte. Non si può dire di altri Paesi che hanno adottato scelte diverse in merito ai servizi pubblici sanitari, per cui qualunque altra introduzione del privato nella sanità non ha comportato miglioramenti.
Come punto di riferimento abbiamo diversi Paesi sviluppati, anche con una ricchezza maggiore dell'Italia, che hanno una sanità non pubblica e il risultato si vede, perché quando i criteri principali sono il profitto e non la cura delle persone, i risultati non sono gli stessi.
Certamente gli sprechi ci sono stati, ma ci sono stati come ci sono ovunque, però dobbiamo pensare che la nostra prima necessità è garantire la salute e la qualità di vita delle persone. La finanza pubblica serve a questo, altrimenti non serve a nulla.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti. Chiedo istruzioni alla Giunta e poi le faccio sapere.
Ha chiesto ci intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Mi preme ribadire la nostra posizione su questo argomento. Assessore, cara Giunta, Consiglieri, stiamo parlando della sanità. Smettiamo di pensare al privato, perché ormai ce l'ha dimostrato in ogni opera, siamo oppressi dalle opere fatte in concessione che non finiscono, i cui costi esplodono i cui appalti vengono cancellati e le aziende falliscono.
È una roba allucinante! È una roba allucinante! Allora ragioniamo su un piano, magari un po' meno ambizioso in partenza facciamo una pianificazione un po' più lunga; ragioniamo su dove vanno fatti gli ospedali, perché a me personalmente brucia ancora la questione dell'Alba-Bra o quella di Nizza Monferrato, il Valle Belbo, ospedali buttati lì, spendendo decine di milioni. Adesso parleremo di centinaia di milioni su cui dovremmo pagare con congrue quote, perché quelli saranno realizzati con una più forte partecipazione del privato.
Dovremmo invece fare tesoro delle esperienze positive del pubblico, laddove ne abbiamo. Dovremmo chiederci come mai, dove si è costruita una squadra che è riuscita a realizzare un ospedale con fondi interamente pubblici nei tempi e nei costi, quella squadra non contribuirà mai più a costruire un nuovo ospedale.
Questa è la perversione del sistema dell'aziendalizzazione compartimentata com'è costruita oggi.
Ci sono tanti discorsi da fare e questa delibera avrebbe potuto permettere un gran dibattito su quella che deve essere, dovrebbe essere o potrebbe essere l'evoluzione del sistema ospedaliero piemontese, che ha un fortissimo bisogno di rinnovamento, ma non in questo modo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.



(Commenti della Consigliera Frediani)



PRESIDENTE

Le avevamo calendarizzate nella riunione dei Capigruppo e ipotizzate alle 18.30.



(Commenti della Consigliera Frediani)



PRESIDENTE

No, quando vi daranno la risposta; non la risposta.



(Commenti della Consigliera Frediani)



PRESIDENTE

Il Presidente Boeti ha lasciato detto agli Uffici. Ritorna, ma intanto andiamo avanti; poi, possiamo anche non fare la riunione dei Capigruppo.



(Commenti della Consigliera Frediani)



PRESIDENTE

L'Assessore Balocco non so. È andato a Mondovì. Siamo all'emendamento 27).
Avevamo due richieste oggi: quella del Consigliere Ravetti e la vostra, ma non ho avuto comunicazioni dalla Giunta, ancora, su quando verranno rilasciate le comunicazioni.
Io non volevo creare problemi in merito alla riunione dei Capigruppo. Mi hanno lasciato detto così; in ogni caso, il Presidente Boeti deve rientrare. Adesso continuiamo con gli emendamenti.
Prego, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Volevo solo capire, perché non ricordo più: andiamo avanti fino alle 18 e poi ci saranno gli atti d'indirizzo, oppure no?



PRESIDENTE

No.



FREDIANI Francesca

Perché no? Scusate, faccio una domanda banale.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale ( fuori microfono)

Perché dobbiamo fare sempre quello che volete voi?



PRESIDENTE

Adesso non incominciamo! Vicepresidente Reschigna, non discutete: non volevo anticipare una cosa che non era stata concordata con i Capigruppo.
Può anche darsi che io non abbia compreso le indicazioni del Presidente Boeti prima che andasse via, tanto il Presidente rientra.
Emendamento rubricato n. 27) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Siamo in trepidante attesa del rientro del Presidente, che ci potrà dire (potrà dire alla collega, perché io fortunatamente non sono Capogruppo) quando sarà la riunione dei Capigruppo! L'emendamento n. 27) intende approfondire il tema della revisione della parte finanziaria della Scheda Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino, quindi, ovviamente, va letto insieme all'emendamento (adesso non ricordo più il numero, mi scuseranno i colleghi) che prevede il finanziamento pubblico al 49 per cento.
Pertanto, fermo restando l'ipotesi progettuale del partenariato pubblico privato, si chiede una cosa molto semplice: che il finanziamento pubblico sia al 49 per cento. Vista la situazione (il contesto internazionale, il contesto nazionale, il contesto regionale) di scarsità di finanza pubblica va bene fare ricorso al finanziamento pubblico-privato; noi non siamo convinti, ma, obtorto collo, non decidendo noi in quanto opposizione accettiamo il ricorso al finanziamento pubblico-privato. Poiché, però, la recente Finanziaria ha rivisto i parametri del Codice degli appalti pubblici, alzandoli al 49 per cento, chiediamo sommessamente di prendere in considerazione una rivisitazione del progetto al nucleo di valutazione (il NUVAL). Io non so (ripeto, non ho ancora avuto esperienze di Governo diretto) e posso solo ipotizzare che ci chiedano un anno o un anno e mezzo magari potremmo rivederlo in tempo minore, fermo restando che al momento non c'è un Governo. Questo potrebbe addirittura forse facilitare il lavoro e le tempistiche, perché si parla direttamente con gli Uffici a Roma.
Pertanto, visto che c'è anche un'ipotesi di provare a vedere - se in futuro ci saranno più risorse pubbliche - di accorciare le tempistiche, se volessimo farlo prima potremmo dire, e mi spiego.
Proviamo già a mettere in cantiere il 49 per cento con una compartecipazione maggiore della Regione, che è la cosa forse più facile (più difficile per le risorse, ma più facile perché siamo noi a decidere) oppure una maggiore compartecipazione dello Stato (più difficile, perch oggi manca anche il decisore). È vero che c'è il Governo Gentiloni in carica per l'ordinaria amministrazione, ma in effetti risulta più difficile, oppure magari tra un mese si sblocca la situazione e abbiamo trovato la quadra.
Pertanto, si può ancora avere del tempo per intervenire e modificare questo, fermo restando che siamo tutti d'accordo (mi sembra che almeno questo si possa dire, e chiudo, Presidente) nel voler far sì che il ricorso al privato sia il minore possibile: o subito o dopo, nell'analisi, poi delle tempistiche.



PRESIDENTE

Grazie.
Finiamo almeno l'illustrazione dell'emendamento? Va bene.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Presidente, l'opposizione fa bene il suo mestiere. Io non giudico il mestiere dell'opposizione, però mi permetto di dire una cosa.
Potrei chiederlo alla Conferenza dei Capigruppo, ma la Capigruppo stamattina è servita a pochissimo, direi forse a nulla; poteva servire molto di più: io chiedo qui, in Aula, poi vedremo formalmente se bisognerà chiederlo alla Conferenza dei Capigruppo, per la prossima settimana la convocazione del Consiglio in una seduta ordinaria, in una seduta serale, e in una seduta notturna, per affrontare questi passaggi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti. Valuteremo la sua proposta.
La parola alla Consigliera Frediani sull'emendamento n. 27).



FREDIANI Francesca

Noi, ovviamente, siamo a disposizione per le sedute notturne e diurne senza alcun problema, basta organizzarsi con la famiglia. Per il resto, non poniamo limiti alla nostra capacità di dialogo e discussione, capacità di dialogo e discussione che mi sembra, invece, manchi un po' da parte della maggioranza che ha un po' abbandonato la prima linea. Però crediamo che sia importante, infatti cerchiamo di ampliare il dibattito, di prolungarlo, di parlare a lungo, perché è importante che i cittadini capiscano che cosa stiamo facendo.
Quando i cittadini capiranno che siamo qui a discutere, perché stiamo cercando di impedire che i privati mettano le mani su una parte della sanità - perché è di questo che stiamo parlando - sono certa che gradiranno il lavoro che stiamo portando avanti. È importante che le sedute si moltiplichino, che abbiamo occasione per parlare, quindi speriamo che vengano presto convocate ulteriori sedute e che i cittadini s'interessino a quello che stiamo facendo, perché quello che stiamo facendo è cercare di fermare un modo di prevedere la costruzione di strutture sanitarie che va a coinvolgere i privati, che sicuramente non sono sempre dei benefattori, ma sono per lo più delle persone che pensano di avere un tornaconto dai loro investimenti.
È importante che tutto questo sia chiaro ai cittadini, quindi sosteniamo assolutamente la richiesta di prolungare il dibattito, anzi non so se possiamo depositare qualche ulteriore emendamento per approfondire meglio alcuni aspetti che forse non sono ancora così chiari e che possono, invece alimentare la discussione in modo più approfondito. Magari calcoliamo i centimetri di TAV per ogni intervento previsto nella Regione, perché anche questo è un tema che, secondo me, non è proprio ben chiaro, non solo i cittadini, ma anche in quest'Aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ovviamente ci prendiamo tutto il tempo che serve per illustrare questi emendamenti, giacché il fatto di poter usufruire anche di sedute straordinarie notturne ci lascia più tempo per spiegare compiutamente i motivi della nostra contrarietà a buona parte di questo documento.
Rispondo alla collega Frediani dicendo che, purtroppo, non possiamo più presentare emendamenti su questo provvedimento, perché non ha l'articolato.
È una delibera, quindi è già aperta, però ci sono altri provvedimenti sui quali abbiamo ancora sicuramente degli emendamenti da presentare, ad esempio quello riguardante la caccia che ha appena iniziato il suo iter.
Siamo sempre alla scheda riguardante il Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino, a pagina due, punto b).
Anche in questo caso, lasciamo al privato la quota preponderante del finanziamento maggioritaria, pari al 51 per cento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Con quest'emendamento andiamo a completare il quadro che avevamo fatto con la tabellina per quello che riguarda il cercare di minimizzare, stando alle recenti evoluzioni del Codice degli appalti, che speriamo possa essere rivisto in ulteriore riduzione delle quote private; quindi, minimizzare vuol dire mitigazione del rischio.
Se andremo avanti su questa strada, come purtroppo pare, vista la caparbietà della maggioranza, ci ritroveremo a dover garantire dei ritorni di investimenti a qualche impresa privata che eventualmente li cartolarizzerà, vendendoli a qualche finanziaria chissà dove, che andrà eventualmente a riscuotere poi dalle ASL i ritorni di investimenti, le royalties, su quelle che saranno opere fondamentali per l'espletamento dei servizi sanitari regionali.
A questo punto, cosa possiamo fare? Se non sentite ragioni, speriamo almeno che si possa dire "facciamo sì che non ci mettano più del 51 per cento".
Già sarà una cifra rilevante, già sarà in crescita, però un'esplosione di costi sul 75 per cento e un'esplosione di costi sul 51 per cento, magari paghiamo poi un po' di meno.
Di conseguenza, questo è semplicemente un tentativo di ragionevole riduzione dei rischi con il quale però, continuo a dire, significa sancire la rinuncia della Regione a svolgere il suo ruolo principale, dato il volume che la sanità comporta sul bilancio regionale, che è quello di una programmazione sanitaria attenta a garantire, anche per il futuro, i servizi sanitari ai cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Con quest'operazione di aumento al 51 per cento dell'investimento pubblico che somma fondi di investimento statali a quelli regionali, miriamo ad avere una riduzione del rischio, che è dovuto sostanzialmente anche alle variazioni dei tassi di interesse sul capitale privato, che ovviamente sono oscillazioni normali quando si prevede un investimento di questo tipo.
Ci sembra veramente incredibile che questo tipo di valutazione non venga fatta ai livelli più alti dell'Amministrazione regionale, ma che in generale, come politica di investimento pubblico, non si pensi ai rischi che comporta questo tipo di scelta, tanto più che cerchiamo di muoverci comunque nelle forme che la legge ci permette, quindi aumentando fino al 49 per cento l'investimento pubblico, decisione assolutamente fattibile, che poteva essere presa dalla Giunta Regionale senza bisogno di sessioni di attività emendativa che cercano di trovare il compromesso migliore con la legge esistente.
È chiaro, come diceva anche il Consigliere Campo, che in questo caso sarebbe auspicabile una riforma del Codice degli appalti per riportare facilmente sotto controllo pubblico tutta l'interezza dell'investimento nell'edilizia. Dopodiché, ovviamente, sosteniamo anche la continuità del servizio sanitario con investimento pubblico. Crediamo nell'esperienza della sanità piemontese, della sanità italiana con capitale completamente pubblico, visto che lo Stato dispone delle risorse per fare questo tipo di investimenti. Peccato che non sia ancora passata la linea per cui investimenti in campo sanitario, ambientale e sulla salute dei cittadini siano investimenti caldi, che portano un profitto sulla base di mancati costi sanitari futuri, di mancati costi ambientali futuri.
Anche questi sono costi, solo che, molto spesso, non vengono imputati nei bilanci perché si pensa ancora come una cosa esterna che venga poi delegata e caricata sulle spalle delle generazioni future.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.36 riprende alle ore 17.41)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Possiamo riprendere eravamo all'emendamento numero 30). Ricordo ai Consiglieri che i nostri lavori finiranno alle ore 18, quindi mancano ancora 20 minuti.
Emendamento rubricato n. 30) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

È un emendamento che illustrerò in breve tempo perché, sostanzialmente, mi sembra di avere già detto a sufficienza sul tema. Purtroppo mi pare inascoltato dalla maggioranza, magari ascoltato con l'orecchio, ma non raccolto né dalla maggioranza né dalla Giunta. Ai posteri, come al solito le ardue sentenze.
Noi rimaniamo della nostra idea. È un progetto sbagliato, soprattutto nelle modalità di finanziamento e nel numero di posti letto. Speriamo vivamente che la maggioranza si possa ravvedere, nel senso di cambiare idea, oppure che la prossima maggioranza possa mettere mano al progetto, senza possibili penali e quant'altro, in modo da poter dare un ospedale di eccellenza per l'alta complessità alla Città di Torino e al Piemonte, che mantenga la sua capacità di polo attrattore rispetto ad altre regioni d'Italia.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Non ci sono altri interventi su quest'emendamento.
Emendamento rubricato n. 33) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) L'emendamento è dato per illustrato.
Emendamento rubricato n. 28) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Brevemente, anche questo non aggiunge nulla sul tema del Parco della Salute e della Scienza di Torino; era una speranza, nel senso che rimane quella la necessità che, qui o successivamente (poi, vedremo se riusciremo a trasformare alcuni dei nostri emendamenti in un'ottica di riscrittura prima della votazione e poi della deliberazione), la Regione Piemonte trovi ulteriori 73.437.964,39 euro (per la precisione), per raggiungere il 49 per cento del totale dell'investimento pubblico.
In Conferenza dei Capigruppo, il Vicepresidente Reschigna e anche altri autorevoli colleghi dicevano come sia difficile utilizzare fondi per lo sviluppo e la coesione nell'investimento su nuove strutture ospedaliere noi sottolineiamo solo, sommessamente, che 60 milioni di euro verranno destinati alla realizzazione della nuova struttura ospedaliera dell'ASL del VCO, quindi si può fare, prova ne è che il provvedimento verrà preso (lo analizzeremo nelle prossime Schede) da quest'Amministrazione, quindi esiste la possibilità di destinare fondi di sviluppo e coesione.
Ovviamente, è difficile destinare altre tipologie di fondi regionali che non abbondano: si parlava della possibilità di dismettere immobili sanitari, oppure di vendere lasciti testamentari, cascine, terreni delle varie ASL, possibilità di utilizzare fondi che derivano da altre leggi e fondi inutilizzati com'è stato fatto con la precedente delibera che abbiamo approvato, oppure successive riserve di alcune ASL.
Evidentemente, non si potrebbe coinvolgere l'Azienda Ospedaliera Università della Città di Torino, perché, come ho avuto modo di dire, quest'Azienda attualmente è indebitata, quindi i fondi che dovessero derivare da un avanzo di gestione di bilancio dovrebbero essere utilizzati per appianare (non mi rivolgo a nessun collega nello specifico) il debito dell'Azienda stessa, ma non per fare nuovi investimenti.
È una situazione un po' particolare, ma noi riteniamo ancora, con quest'emendamento illustrato, di dimostrare che delle possibilità e delle alternative ci sono e ci sono sempre, soprattutto quando si fa politica.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 31) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) L'mendamento è dato per illustrato.
Emendamento rubricato n. 35) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Anche l'emendamento n. 35) è dato per illustrato.
Abbiamo concluso l'Allegato 2.
Passiamo all'esame degli emendamenti che insistono sull'Allegato 3.
ALLEGATO 3 Emendamento rubricato n. 46) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con viva e vibrante soddisfazione, da parte di alcuni colleghi, soprattutto di maggioranza e della Giunta, passiamo alla Scheda n. 3, relativa al nuovo ospedale unico dell'ASL TO5, ipotesi di realizzazione ospedaliera che il nostro Gruppo ha seguito, in particolar modo, il nostro collega Giorgio Bertola per ovvi motivi di residenza, perché vive nella stessa cittadina.
Si tratta, anche in questo caso, di un progetto che nasce con forti dubbi e perplessità.
Si tratta, di nuovo, di un progetto che al suo interno solleva criticità ad esempio, per la localizzazione dell'area. Noi abbiamo presentato, con il collega Bertola come primo firmatario, diverse interrogazioni, ma anche atti d'indirizzo e richieste di comunicazioni in Commissione sulla scelta infelice di localizzazione di un ospedale di area ASL unica, l'ASL TO5 localizzato a una sua periferia, diciamo nel bordo sud, confinante con Torino.
L'ASL TO5 comprende Carmagnola, Chieri e Moncalieri, quindi avrebbe un baricentro fra Villastellone e Carignano, ma invece di localizzare l'ospedale in una zona baricentrica, viene localizzato in una zona periferica a sud, al confine con Torino. Quindi, forse, ha gioco facile l'Assessore Saitta a dire che questo sarà anche un "polmone" rispetto all'esigenza della città di Torino. Conosco un po' gli abitanti della città di Torino e sfido un abitante di Torino città a pensare di andare a Moncalieri, senza nulla togliere alla città di Moncalieri, ma il torinese difficilmente lascia la sua città per farsi curare; magari lo farebbe solo per andare in qualche polo d'eccellenza della Lombardia o addirittura fuori dal Paese. Però tutto può essere: in futuro, anche in questo caso potrebbero esserci delle cose che potrebbero stupirci.
L'ospedale, tra l'altro, dovrebbe sorgere su un'area facilmente soggetta ad allagamenti, soprattutto per la risalita dell'acqua da falda in superficie come il collega Bertola ci ha tante volte illustrato, anche con tanto di foto in Commissione, il che rende veramente precaria la realizzazione, di nuovo, di una struttura ospedaliera dopo quella di Nizza Monferrato, dopo quella di Asti, dopo quella sulla collina che frana di Verduno. Non vorremmo ricordare la Giunta Chiamparino per la scelta di un ospedale che si raggiunge solo in barca a remi o a motore.
Bisogna anche stare un po' attenti a non essere ricordati solo per questo.
Alle volte la politica è una brutta attività: si è ricordati solo per la cosa peggiore rispetto alle tante cose positive che si possono fare o meno.
Quest'emendamento riguardava, tra le altre cose, i fattori di umanizzazione di cui parlavamo prima.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Abbiamo cambiato Scheda e siamo all'Allegato 3, quello che riguarda l'ospedale unico dell'ASL TO 5. Anche qui, andiamo a riproporre i temi che abbiamo già affrontato per gli altri presidi e, in questo caso, misure legate all'umanizzazione.
In questo caso, andiamo a prevedere, data la disponibilità, la costituzione di un'area verde dedicata e attrezzata per attività esterne dell'asilo nido aziendale, giacché immaginiamo che ci sia lo spazio per farlo.
Perché - questo, se vogliamo, è uno degli aspetti che ci lasciano perplessi relativamente alla scelta di questa struttura - nella delibera si dice: "Le dimensioni del sito oggetto di analisi sono un'area totale di 120.000 metri quadrati; area senza vincoli urbanistici, in classe 1, circa 90.000 metri quadrati". In pratica, nella delibera si dice che tale area è di molto superiore alle dimensioni necessarie.
Ancora, si dice: "Nella variante urbanistica occorrerà definire puntualmente la localizzazione del nuovo ospedale". Appunto, la localizzazione del nuovo ospedale oggi non è definita, tant'è vero che la delibera stessa dice che dovrà essere puntualmente definita.
A nostro avviso, non è un argomento da poco. Perché se su alcuni aspetti di questa delibera entriamo più nello specifico - ad esempio, quando diciamo quanti posti letto servono, il tipo di investimento previsto dal pubblico e dal privato - quando andiamo a definire tutta una serie di altri aspetti è un po' assurdo licenziare una delibera che non specifica esattamente dove verrà costruito l'ospedale.
Nella descrizione generale, infatti, si è volutamente vaghi - non si poteva fare diversamente - perché si dice che si trova al confine con il Comune di Trofarello (ma non si sa bene in quale Comune; il fatto che sia Moncalieri lo si dice solo dopo), collocata tra una zona a sud, con destinazione d'uso produttivo di recente insediamento, zona industriale Vadò, e una zona a nord confinante con la linea ferroviaria Torino-Genova.
Non è ben definito in quale punto ricade esattamente l'area prescelta.
Viene poi citato l'adiacente Movicentro, che però è all'interno del Comune di Trofarello.
Fermo restando che ci sono ancora diverse questioni legate a tutti gli atti propedeutici non eludibili per andare avanti con questo progetto e tutte le varianti urbanistiche, molte delle quali, peraltro, erano frutto di un impegno del Comune di Moncalieri, che doveva essere assolto ormai più di due anni fa e del quale non c'è traccia, è un po' singolare che il Consiglio regionale approvi un documento del genere, in cui l'area non è definita in modo esatto. Questo, poi, va a influire anche su altri aspetti.
C'era una griglia di valutazione, che noi abbiamo contestato, che poneva tra i criteri di valutazione anche la disponibilità dell'area, se era pubblica o privata. In quel documento si diceva che l'area era di disponibilità pubblica, invece parliamo di "particelle di proprietà di privati". È un aspetto importante quando si va a parlare di disponibilità di un'area.
C'era un'altra serie di aspetti e di valutazioni che ci lasciavano perplessi, ma su questi avremo modo di spiegare meglio durante l'illustrazione di altri emendamenti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola. Non le avevano conteggiato il tempo, quindi ha raddoppiato sicuramente!



(Commenti del Consigliere Bertola)



PRESIDENTE

A quelli nuovi! Ha ragione lei.
Ci sono ulteriori richieste d'intervento sull'emendamento 46)? Sul 47)? Se siete d'accordo, potremmo concludere qui i nostri lavori. Anche senza convocare una Conferenza dei Capigruppo nell'altra sala, ci dovremmo comunque confrontare per discutere del prosieguo dei lavori, dal momento che dopo l'esame della delibera sull'edilizia sanitaria c'è un altro importante provvedimento da trattare, sul quale insistono molti emendamenti, che è quello sulla caccia.
Chiederei quindi almeno ai Capigruppo di fermarsi in aula per un breve confronto.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.55)



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