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Dettaglio seduta n.314 del 24/04/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(I lavori iniziano alle ore 14.39 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 2081 presentata da Sinatora inerente a "Trasmissione 'Report' del 16/04/2018"'


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 2081.
La parola al Consigliere Sinatora per l'illustrazione.



SINATORA Benito

Grazie.
Prima vi rubo un minuto, per ringraziare il Presidente del Consiglio, il Presidente della Giunta e colleghi tutti.
È la prima volta che sono chiamato a sedermi sui banchi di quest'Aula, e ringrazio la Lega per avermi dato quest'opportunità, anche se ho un'età già avanzata. Da oggi cercherò di portare con determinazione il progetto Lega in Consiglio regionale.
Un ringraziamento va al Consigliere Benvenuto che mi ha preceduto nel ruolo e che oggi rappresenta la Lega al Parlamento italiano.
La mia storia politica si immedesima con il progetto Lega.
I temi che mi vedranno coinvolto, e quelli che mi stanno principalmente a cuore, sono: il lavoro, che in Piemonte non c'è (sono stato sindacalista per oltre quarant'anni, quindi penso di sapere di cosa parlo, come per le recenti crisi dell'Embraco e di Italiaonline, dove io facevo parte delle Pagine Gialle, che gettano nella disperazione centinaia di famiglie; qui si parla di tutto, però i problemi sono sempre quelli) e la sanità, che con l'invecchiamento - io ne sono la prova - della popolazione, diventa sempre più importante.
Io, dall'opposizione, sarò sempre e comunque dalla parte dei cittadini piemontesi, anche se sono calabrese, e su questi temi sarò sempre disponibile a un'opposizione costruttiva.
Grazie per avermi permesso questo.
Torno al tema della domanda che mi sono permesso di fare.
Nella trasmissione "Report" del 16 aprile 2018, trasmissione di RAI 3 andata in onda lunedì 16 aprile 2018, veniva sollevata la mancanza di linearità e razionalità nel percorso delle proroghe delle concessioni alle società autostradali. Alcune di queste sono abbondantemente scadute, tra le quali quelle che riguardano il territorio del Piemonte.
Tuttavia, queste concessioni sono state verosimilmente prorogate senza gare e senza la dovuta evidenza pubblica.
Nello svolgimento dalla stessa trasmissione veniva rilevato che le società concessionarie, all'interno dei proventi derivanti dal pedaggiamento incassano anche quota una parte del fondo destinato al miglioramento e potenziamento della viabilità derivata dalla presenza dei caselli.
La rete autostradale piemontese risulta essere, anche per queste motivazioni, tra le più onerose del Paese, a discapito delle attività produttive dei residenti, nonché degli utenti piemontesi.
Apro una parentesi: ricordo che gli automobilisti in Italia sono più di 25 milioni, quindi basterebbe poco unirci e vedreste che le cose forse cambierebbero.
Grazie per avermi permesso di parlare e spero di averne ancora in avanti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sinatora.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore alle infrastrutture

Con riferimento al tema in oggetto, occorre premettere che, in materia di concessione autostradale, la competenza fa riferimento allo Stato, che assegna al concessionario tutti gli aspetti di gestione e manutenzione delle tratte. Il MIT svolge le relative attività di vigilanza senza il coinvolgimento diretto della Regione, in particolare per quanto riguarda gli aspetti tariffari.
La Regione, attraverso il Piano della mobilità e dei trasporti, approvato in Consiglio il 16 gennaio scorso, intende dotare il Piemonte di un documento strategico, che ha il compito di fornire alla Pubblica Amministrazione gli strumenti adeguati per rinnovare le modalità di funzionamento del sistema dei trasporti.
In quest'ambito, tutte le occasioni di confronto con il MIT verranno utilizzate per garantire condizioni e gestione delle reti autostradali in linea con i contenuti del Piano della mobilità e dei trasporti stesso.
Per quanto riguarda il Piemonte, la informo semplicemente che, per quanto attiene agli ultimi quattro anni, noi abbiamo, come lei giustamente ha significato, insistito molto con il Ministero affinché si procedesse con le gare. Infatti, le due concessioni scadute - l'ATIVA e la Torino-Piacenza verranno messe in gara da parte del Ministero stesso, speriamo in tempi brevi, una volta preparato il capitolato di gara stesso.
Per quanto riguarda l'A4, Torino-Milano, come lei saprà, la gara è stata condotta in modo assolutamente trasparente - per quanto ne so. L'Unione Europea concederà una proroga di quattro anni, per permettere ulteriori investimenti sulla rete autostradale piemontese, in particolare sull'Asti Cuneo che è bloccata, come lei sa, da almeno 15 anni.
Da questo punto di vista, credo che queste attività, messe in atto negli ultimi quattro anni, e per quel riguarda gli aspetti non di competenza diretta, ma di moral suasion, di pressione da parte nostra, sono andati esattamente in questa direzione.
Da questo punto di vista, quindi, non possiamo che essere d'accordo con lei per quanto riguarda le vecchie concessioni, a partire dall'Asti-Cuneo, ma in generale un po' tutte le concessioni SITAF, per esempio, che peccano di poca trasparenza, e, in alcuni casi, di poco spiegabile eccesso di possibilità di redditività da parte dei concessionari.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 2088 presentata da Conticelli inerente a "Tavolo di concertazione urgente sul tracciato della linea 2 della metropolitana di Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2088.
La parola alla Consigliera Conticelli per l'illustrazione.



CONTICELLI Nadia

Grazie.
Il tema della linea per la progettazione della seconda linea metropolitana è stato trattato più volte all'interno di quest'Aula. Siamo in fase di progettazione e finalmente la gara, grazie anche a un impegno congiunto delle varie forze politiche, è stata affidata. Ha vinto una raggruppamento di società guidate dalla francese Systra e l'appalto, da bando, prevede che ci sia una prima fase per la redazione del progetto preliminare per tutta la tratta torinese, da Rebaudengo a Cimitero Parco, e poi eventualmente, ma l'Amministrazione torinese ha provveduto ad assegnare anche questa, lo studio di fattibilità per i due prolungamenti: a sud verso Orbassano e a nord verso San Mauro o Settimo. Peraltro, il bando di gara prevede la possibilità di affidare allo stesso assegnatario, da parte della stazione appaltante - quindi sempre Città di Torino - anche i successivi gradi di progettazione, il che significa la progettazione definitiva, almeno per i primi lotti della parte torinese e lo studio preliminare per i prolungamenti.
Va da sé che quest'infrastruttura ha un'importanza che va ben oltre la cinta daziaria di Torino: investe la Regione e l'intera area metropolitana soprattutto se si parla dei prolungamenti, che devono essere - in maniera organica - inseriti all'interno del nuovo Piano del TPL dell'area metropolitana e regionale, perché laddove arriva la metro, naturalmente deve esserci la possibilità d'interscambio con altre linee o di parcheggi stessi d'interscambio o d'interscambio con la rete ferroviaria.
La scorsa settimana c'è stata la convocazione di due audizioni (non li definirei tavoli) con Systra, dov'era presente un tecnico di Città di Torino, con i Comuni dell'area sud e dell'area nord, che hanno espresso la loro opinione, presso l'Agenzia metropolitana, ma non credo che sia stata l'Agenzia il promotore dei due incontri. Non è stato mandato - ho partecipato io, ma anche altri colleghi, come il collega Valetti, che in questo momento non c'è - il verbale dell'incontro e, soprattutto, si vorrebbe capire, anche giustamente, su richiesta dei Sindaci dell'area metropolitana, dove sarà poi il momento decisionale, una volta raccolti i dati sui flussi, quindi decidere dove e come questi sfiocchi saranno disegnati.
La proposta che faccio (magari ne parleremo anche in Commissione, per chiedo oggi all'Assessore di farsene carico) è di verificare la possibilità di avere un tavolo di concertazione che vada oltre la sola Città di Torino con i Comuni dell'area metropolitana, con l'Agenzia e naturalmente con il livello regionale, data l'importanza strategica di quest'infrastruttura.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Conticelli.
La parola l'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore alle infrastrutture

Grazie, Presidente.
Anch'io ho ricevuto, da parte di diversi Sindaci dell'Area metropolitana torinese, delle sottolineature in merito a questa poca conoscenza riguardante l'evolversi del processo di progettazione della metro 2. È parso anche a me, quindi, che ci sia una disparità d'informativa da parte dell'Amministrazione comunale, qualche volta anche legata al colore politico delle Amministrazioni stesse.
Ovviamente, mi faccio carico per quel che è di competenza del mio Assessorato, interloquendo anche con l'Agenzia della mobilità piemontese che ha la competenza della programmazione sul trasporto pubblico e, quindi evidentemente, è interessata a conoscere la progettazione e gli elementi (parzialmente anche gli elementi) di studio che stanno a monte della progettazione stessa, che possono essere estremamente utili per un'interlocuzione, ma anche una verifica delle possibilità di creare fin d'ora l'interconnessione con il sistema di superficie e con il sistema ferroviario.
Ripeto: per quello che è nelle mie competenze, interloquendo ovviamente con il Presidente del Consiglio d'Amministrazione dell'Agenzia della mobilità piemontese, mi farò carico di quest'esigenza, sempre più evidente, di tutta l'area metropolitana e non solo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interrogazione a risposta immediata n. 2089 presentata da Tronzano inerente a "3-D CBS (Esame completo del corpo in 3-D)"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2089.
La parola al Consigliere Tronzano per l'illustrazione.



TRONZANO Andrea

Grazie, Presidente.
Era solo per capire cosa pensa di fare la Regione, naturalmente nell'ambito delle proprie competenze, per l'invenzione in oggetto, tra l'altro scaturita dalla mente di uno scienziato italiano, piemontese.
Io credo fermamente che all'interno del nostro ruolo non si debba mai sottovalutare nulla ritengo che questo tipo d'invenzione possa aiutare tantissimo nella prevenzione del cancro; una malattia che - come tutti sappiamo, è inutile sottolinearlo - è oggettivamente la piaga di questi nostri secoli in cui stiamo vivendo. Pertanto, volevamo capire, con la risposta a quest'interrogazione - se è nell'ambito delle proprie competenze se la Regione intenda farsi parte attiva. Perché? Perch quest'invenzione, che ha già vinto numerosi premi, era stata validata da un istituto di ricerca di fama mondiale e oggi è in mano, sostanzialmente, al CERN, che - attraverso la sua Amministratrice delegata - ha dato incarico a tre persone di valutare la bontà e l'innovazione, il rinnovamento, diciamo la revisione di quest'invenzione.
Una di queste tre persone è piemontese, lavora presso l'Istituto di Fisica dell'Università di Torino e, conseguentemente, pensiamo possa avere un ruolo importantissimo nel valutare con attenzione questo nuovo progetto questo nuovo prodotto, che, tra l'altro, ha dimostrato due cose essenziali: la prima, di emettere radiazioni in numero assolutamente inferiore rispetto all'attuale PET (l'1 per cento addirittura delle radiazioni che emana la PET); la seconda, di avere anche una sua valenza economica, perch consentirebbe di far risparmiare tantissimi soldi alla sanità.
Pertanto, per non sottovalutare niente, riteniamo che la Regione possa e debba farsi parte attiva in questo senso e chiediamo l'opinione dell'Assessore per capire se possiamo (primo) collaborare con voi per cercare di aiutare questo percorso, e (secondo) cosa pensa di fare la Giunta.
Ricordo che quest'invenzione potrebbe essere indispensabile per prevenire il cancro, addirittura con un'efficacia maggiore rispetto alla PET, perch la PET lo individua quando le cellule tumorali purtroppo sono già attive mentre questo tipo d'invenzione potrebbe addirittura prevenire il tumore.
Riteniamo, dunque, che non debba essere sottovalutata e chiediamo una vostra opinione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Tronzano.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Consigliere, do lettura della risposta che mi è stata preparata.
Ovviamente, ho seguito il suo intervento e, a meno che non ci siano stati fraintendimenti, la posizione dei tecnici regionali e dell'Assessorato è riassumibile in questo modo: è assolutamente condivisibile l'importanza attribuita alla diagnosi tempestiva, tuttavia al momento la PET non ha dimostrato di essere un esame di riferimento per nessuno dei programmi di screening.
Anche per quanto riguarda lo stadio iniziale del tumore, dopo la sua diagnosi, l'esame è indicato soltanto per alcuni limitati tipi di tumore ad esempio linfomi e tumori polmonari. Il miglioramento della tecnologia deve trovare la sua possibilità attuativa nella realizzazione di una data apparecchiatura che può essere valutata nella sua fattibilità e prodotta solo da un'industria del settore.
Quando fosse eventualmente a disposizione con le necessarie approvazioni previste a livello internazionale per le tecnologie utilizzabili in ambito sanitario, vi potrebbe essere il disegno di uno studio promosso dalla rete oncologica per valutarne il miglior utilizzo in ambito diagnostico e stadiativo.



(Commenti del Consigliere Tronzano)



PRESIDENTE

No, Consigliere, non c'è diritto di replica. Le daranno la copia scritta e poi lei potrà nuovamente o chiedere informazioni o presentare un'altra question time per il prossimo martedì.


Argomento: Asili nido

Interrogazione a risposta immediata n. 2083 presentata da Chiapello inerente a "Quando l'apertura del micronido all'interno del Polo scolastico di Mondovì?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2083.
La parola alla Consigliera Chiapello per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Ho presentato questa interrogazione perché il micronido del Polo scolastico di Mondovì è a oggi inutilizzato; sono funzionanti invece la Scuola media e la Scuola elementare. Il Polo scolastico è un'eccellenza nel suo settore ed è stato inaugurato dal Presidente del Consiglio dei Ministri nel settembre 2016. La Regione, riconoscendo l'importanza della funzione degli asili nido, ha dato un contributo in conto capitale di 256.000 euro a fondo perduto, cui si è aggiunto anche un importante contributo della Fondazione bancaria. Quindi mi chiedo quando verrà aperto questo importante micronido per la città di Mondovì.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Riporto la risposta dell'Assessora Pentenero; non la leggo tutta, ma la collega avrà modo di poterla vedere direttamente nel dettaglio. Vi è tutta una prima parte in cui si ricostruisce un po' la vicenda e poi, a un certo punto, la risposta parla del contributo regionale: "Il contributo regionale assegnato è stato somministrato come prevedeva il programma di finanziamento, previa richiesta comunale in corso di realizzazione dell'opera, attraverso due rate nel corso del 2015".
L'ultima comunicazione formale del Comune risale al 13 giugno 2016, che preannunciava l'invio degli atti occorrenti per la terza rata, che però non sono a tutt'oggi pervenuti. Gli Uffici regionali, nonostante ripetuti contatti informali avviati con il Comune di Mondovì a giugno e poi a novembre del 2017, al fine di addivenire a una positiva conclusione del procedimento di finanziamento, non hanno potuto ottenere alcun atto finale che provi il pieno collaudo dell'opera realizzata. Il Comune ha ripetutamente imputato i ritardi nella redazione degli atti finali di collaudo a problematiche con l'impresa appaltatrice per la manutenzione pre e post collaudo dell'opera realizzata.
Attualmente gli atti ancora occorrenti per procedere al reimpegno e all'erogazione della terza rata e del saldo del contributo, per un importo complessivo pari a 102.700 euro, sono i seguenti: conto finale dei lavori corredato dalla relazione sul conto finale; certificato di collaudo o di regolare esecuzione del lotto realizzato; relazione sui rapporti fra Regione ed ente finanziato; dichiarazione del responsabile del procedimento che attesti la completa funzionalità dell'opera realizzata; autorizzazione al funzionamento.
In particolare, il mancato ottenimento dell'autorizzazione al funzionamento del servizio di micronido, di competenza dell'Azienda sanitaria locale, ne impedisce l'uso e la messa in esercizio. Gli uffici regionali proseguiranno nei solleciti verso l'Amministrazione comunale e, se del caso, sono disponibili a fornire ausilio per la risoluzione delle problematiche sorte.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Interrogazione a risposta immediata n. 2085 presentata da Frediani inerente a "Valutazioni della Giunta in merito alla data di chiusura degli impianti sciistici"


PRESIDENTE

Trattiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 2085.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie Presidente; buongiorno, Assessora.
In questi giorni abbiamo visto alcuni articoli apparsi su testate locali online che parlavano della chiusura degli impianti sciistici e la domanda era relativa al fatto che, considerando la condizione della neve e il meteo che sembrerebbe piuttosto propizio, forse si sarebbe potuto valutare di tenere gli impianti aperti ancora per qualche tempo.
In realtà, noi non sappiamo quali siano le motivazioni delle decisioni che i gestori autonomamente prendono rispetto alla data di chiusura; sappiamo però che la Regione sostiene le stazioni sciistiche e i gestori attraverso i fondi per l'innevamento, quindi ci chiediamo se ci sia stata un'interlocuzione, un confronto rispetto a questa decisione o se si intenda magari valutare in futuro, qualora le condizioni meteo lo consentissero, di prolungare l'apertura degli impianti. Questo ovviamente non nell'ottica di alimentare la polemica, ma nell'ottica di valorizzare un sistema montano che magari potrebbe godere un po' più a lungo di condizioni meteo favorevoli, che quest'anno si sono manifestate attraverso abbondanti nevicate invernali e poi con un clima favorevole all'inizio della primavera.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora al turismo

Grazie, Presidente.
La durata della stagione sciistica e la conseguente data di chiusura degli impianti viene definita all'inizio della stagione sciistica da parte delle società che li gestiscono. La scelta iniziale pone alle società una serie di vincoli che rende poi difficile modificare la data programmata di chiusura degli impianti, anche in presenza di condizioni meteorologiche che ne suggerirebbero il posticipo o, viceversa, l'anticipo.
In particolare, questi vincoli, riguardano la gestione del personale. In particolare, mi perdoni la ripetizione, il personale stagionale che viene assunto per il periodo di durata della stagione invernale.
Ulteriore vincolo è l'impegno preso a inizio stagione, con le società che provvedono alla manutenzione straordinaria degli impianti e, analogo a questo, il caso in cui si debbano operare delle revisioni. In molti casi questi impegni, sono calibrati sulle possibilità di riaprire in tempo gli impianti per la stagione estiva. In ogni caso, trattasi di impegni di natura privatistica che coinvolgono soggetti privati e rispetto ai quali l'Ente pubblico non può pretendere di imporre alcunché (anche perch ricordo, la legge sull'innevamento è una legge con dei parametri molto precisi che, di certo, non risentono della nostra volontà sui singoli casi).
Nello specifico, risulta che la maggior parte delle stazioni ha operato almeno fino al 15 aprile, mentre quelle che operano ad altitudini più elevate, ad esempio Alagna in Valsesia, continuano ad operare almeno nei fine settimana.
Peraltro, è da sottolineare che i repentini aumenti delle temperature degli ultimi giorni, oltre ad avere drasticamente ridotto lo strato nevoso sulle piste, soprattutto alle quote più basse, hanno moltiplicato i rischi valanghivi, quindi la sicurezza degli utenti delle piste.


Argomento: Organizzazione turistica

Interrogazione a risposta immediata n. 2090 presentata da Bona, inerente a "Percorsi ciclabili sbarrati lungo il fiume Ticino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2090.
La parola al Consigliere Bona per l'illustrazione.



BONA Angelo Luca

Grazie, Presidente.
Nelle ultime settimane sono comparse, soprattutto sui social, alcune polemiche che vedevano alcuni sbarramenti posti dai proprietari dei fondi lungo le piste ciclabili del Ticino. Tra l'altro, questo problema era già emerso un paio d'anni fa, quando era stato organizzato un tavolo congiunto tra Regione Piemonte e Regione Lombardia sulle piste ciclabili. Erano già emersi questi problemi sul Toce per i proprietari che si vedevano attraversare i terreni dalle piste ciclabili, senza nessun tipo di autorizzazione o di riconoscimento da parte della Regione.
Ci stiamo anche apprestando alla stagione turistica ed è assolutamente importante e fondamentale che ci sia la possibilità di usufruire, da parte dei turisti, ma anche dei residenti, delle piste ciclabili lungo il Ticino.
Dall'altra parte, c'è anche l'esigenza, in ogni caso, di tutelare la proprietà privata, ovviamente attraverso la chiarezza delle condizioni di queste piste, se sono di uso pubblico oppure no e, se sono di uso pubblico in base a quale norma o a quale diritto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora al turismo

L'Assessorato non era a conoscenza degli episodi indicati nell'interrogazione, in particolare del fatto che siano comparse foto su alcuni media locali che ritraggono alcuni percorsi ciclabili lungo il fiume Ticino, chiuse da improvvisate barriere che sarebbero poste in essere dai proprietari dei fondi attraversati.
Atteso che si dovrà, innanzitutto, ricostruire la vicenda nei termini corretti sulla base di elementi più fondati di foto apparse sui social, gli Uffici regionali si sono immediatamente attivati con gli Enti locali territorialmente competenti - in particolare con la Provincia di Novara per acquisire maggiori informazioni sull'accaduto.
La Provincia era essa stessa all'oscuro di quanto segnalato dal Consigliere Bona e ha disposto, a sua volta, degli accertamenti. Da un riscontro effettuato presso l'Ente Parco del Ticino, risulta effettivamente che un privato (tale Gavitelli Carlo) in qualità di proprietario dell'area del Comune di Bellinzago Novarese, senza autorizzazione del Comune e dell'Ente Parco, abbia posizionato barriere che sbarravano e impedivano completamente il transito ciclopedonale sulla pista ciclabile ivi presente, tra l'altro pericolose.
L'Ente Parco ha, quindi, presentato un esposto ai Carabinieri in relazione a tali eventi. Con provvedimento della stazione Carabinieri di Cameri del 18 aprile ultimo scorso, è stato disposta immediata rimozione delle barriere sopra indicate, con relativa comminazione di contravvenzione.
A quanto risulta, il provvedimento è già eseguito e le barriere rimosse quindi la situazione è tornata alla normalità preesistente la posizione delle barriere.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 2086 presentata da Rostagno inerente a "Adesione alla Carta Metropolitana sull'elettromobilità"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2086.
La parola al Consigliere Rostagno per l'illustrazione.



ROSTAGNO Elvio

Il question time riguarda il tema della mobilità elettrica. Siamo tutti consapevoli del progresso in tal senso e dell'esigenza espressa da più enti, dall'Unione Europea come da livello nazionale, tant'è che è concretizzata nel decreto legge n. 83 del 2012 e rispetto alla quale il Comune di Torino è tra i promotori della Carta Metropolitana, documento sottoscritto nel 2017. Sottoscritto, tra l'altro, insieme ad aziende del settore, consorzi e istituzioni per guidare una transizione dalla mobilità tradizionale a quella come emissioni basse o nulle.
Un elemento chiave di questa Carta Metropolitana sull'elettromobilità è il fatto che più Enti possano aderirvi e quindi la domanda è se non si ritenga opportuno un'adesione del nostro Ente Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
La Carta Metropolitana della mobilità è un'iniziativa dedicata ai Sindaci con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente che ha, tra i suoi obiettivi la produzione di documenti attraverso la costituzione dei gruppi di lavoro.
I contenuti della Carta sono coerenti con la costituenda pianificazione regionale, sia in tema di trasporti sia di qualità dell'aria e anche con le attività in corso presso gli Uffici regionali.
La Direzione Ambiente, supportata anche dalla Direzione Opere Pubbliche partecipa come partner a un progetto europeo denominato E-moticon finanziato dal programma Alpine Space 2014-2020, volto a definire una strategia transnazionale per la diffusione delle infrastrutture di ricarica elettrica, che siano accessibili al pubblico e interoperabili. Uno dei problemi è proprio la difficoltà di operabilità tra Stati della stessa Europa.
Inoltre, segnalo che su proposta della Direzione Ambiente, la Giunta ha adottato un primo provvedimento, nel 2016, contenenti i criteri e indirizzi per la realizzazione di una rete regionale delle infrastrutture di ricarica, documento che è stato prodotto nell'ambito dei lavori del tavolo Smart Mobility, istituito nel 2014 e coordinato dal Settore Missione a rischio industriale della stessa Direzione regionale.
S'informa che allo stesso tavolo è in corso di definizione una prima proposta di Piano di comunicazione regionale sulla mobilità sostenibile volto a dare una maggiore efficacia a tutte le azioni di comunicazione che si svolgono sul territorio piemontese.
Inoltre si segnala, sempre in tema di mobilità elettrica, che la Direzione Ambiente ha presentato sul Programma Italia-Svizzera 2014-2020 un progetto denominato Slowmove, capofila la Provincia di Novara, volto alla promozione della navigazione lacuale con natanti elettrici, che attualmente ha passato la prima fase di valutazione.
In conclusione, per quanto sopra, si ritiene che nulla osta alla sottoscrizione della suddetta Carta, fermo restando che diventa così ancora maggiormente rilevante sancire nei principi di pianificazione e programmazione regionale il ruolo di coordinamento regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Università

Interrogazione a risposta immediata n. 2087 presentata da Appiano, inerente a "Ricerca precaria - interlocuzione con l'Università di Torino in merito alle recenti proposte di reclutamento"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2087.
La parola al Consigliere Appiano per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Come ha ricordato dal titolo, torniamo a parlare di precarietà della ricerca delle nostre Università, un tema che era già stato oggetto di un ordine del giorno depositato nel novembre del 2016 in cui si segnalava il fortissimo problema di un'alta presenza di ricercatori precari al servizio della nostra didattica universitaria e ricerca e poi la necessità di rivedere il Piano di reclutamento del personale, per favorire assunzioni con contratti a tempo determinato e avviare quindi il percorso di stabilizzazione.
Nei giorni scorsi è emersa, da parte della Commissione organico dell'Università di Torino, la proposta di non utilizzare in pieno le risorse straordinarie messa a disposizione del Governo per la stabilizzazione di ricercatori precari e, nello specifico, di cancellare 20 concorsi per ricercatori a tempo determinato di tipo B, che sono la precondizione per il reclutamento di personale stabile, affermando peraltro che resterebbero comunque, pur cancellando questi 20 posti, gli spazi per assumere 55 ricercatori, che sarebbero sufficienti per la vita dell'Ateneo.
Una giustificazione inverosimile se si considera il peggioramento, per esempio, del dato del rapporto tra il numero di studenti e il numero di docenti che ormai si attesta su un record storico di 39,4 studenti per docente. Ciò crea problemi che ben conosciamo, dall'affollamento dei corsi alla difficoltà a trovare degli dei docenti che seguono per le tesi, con addirittura la proposta, giustificata su questa difficoltà, di abolire le tesi alla fine dei percorsi triennali.
Rilevato che la proposta al vaglio della Commissione organico prevede che le risorse stornate vengano impiegate per l'avanzamento di carriera di docenti strutturati, quindi andando in una direzione diametralmente opposta rispetto all'esigenza di rientrare dal dato di precarietà dei ricercatori e ribadito che occorre avviare tempestivamente percorsi di stabilizzazione che pongano un freno alla proliferazione di queste forme di precarietà sapendo che la nostra Regione, per esempio, si è impegnata in prima persona (era sui giornali anche questa notizia negli scorsi giorni), per utilizzare fondi d'intesa con l'Università volti ad assumere diverse centinaia di ricercatori e pur sapendo che è notizia di ieri che il Rettore di UniTo avrebbe congelato la proposta cui facevamo riferimento - è sul giornale questa mattina - in vista del periodo successivo alla pausa estiva, quindi di rimeditare sul tema, a maggior ragione interrogo l'Assessore competente per sapere se intenda, pur nel rispetto dell'autonomia dell'Università avviare un'interlocuzione con UniTo, al fine di sollecitare la riconsiderazione di proposte che distraggano fondi dalla stabilizzazione di ricercatori precari a favore, invece, di avanzamenti in carriera di docenti strutturati.



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alla ricerca e connessi con Atenei e Centri di ricerca pubblici e privati Grazie, Presidente.
Come lei ricordava, Consigliere Appiano, in chiusura del suo intervento, vi è un tema di autonomia dell'Università, rispetto alla quale e alle cui scelte noi abbiamo - io credo - non tanto diritto d'intervenire e anche un qualche obbligo di rispetto ciascuno dei propri ruoli.
Ho chiesto all'Università di Torino una nota che riassume ciò che è avvenuto in questi anni in materia di assunzioni di ricercatori. Non gliela leggo, ma ovviamente gliela consegno.
Il senso di questa nota, in sostanza, è che negli anni 2016-2019 sono state effettuate o previste 170 operazioni relative a ricercatori universitari di tipo A; 200 invece hanno riguardato o riguarderanno, perché la previsione per il 2018 e 2019 è in corso, ricercatori di tipo B, utilizzando sia fondi ministeriali, sia risorse derivanti da progetti per merito riconosciuto di alcuni pezzi dell'Ateneo.
Nella sostanza, la nota dell'Università intanto conferma quello che abbiamo letto tutti sui giornali, credo questa mattina, ossia che l'ipotesi cui lei faceva cenno verrà ridiscussa più avanti nell'anno, ma per il momento non è all'esame degli organi di governo dell'Università. In ogni caso, ciò che questa nota dell'Università, in qualche misura, sottolinea è che il problema cui l'Università è oggi di fronte è quello di disegnare dei percorsi che garantiscano gradualmente un ricambio, e quindi non soltanto una soluzione immediata nel tempo per un certo gruppo di persone e successivamente un blocco, ma una serie di graduazioni possibili per offrire delle opportunità. Qui si fa anche cenno ai tecnici di ricerca e alle assunzioni in questo ambito.
Ovviamente questa nota gliela consegno e sono disponibile a discuterne con lei e naturalmente, ciascuno nell'ambito dei propri ruoli, con l'Università. Le dico anche, e se le interessa le lascio anche un documento che riporta i numeri, che la settimana scorsa ho presentato con la collega Pentenero i primi esiti di una policy che abbiamo messo in piedi insieme ossia abbiamo collegato in questa programmazione del FESR la concessione di contributi alla ricerca con l'assunzione di giovani ricercatori con contratto di apprendistato di ricerca, se dentro alle imprese, e con altri tipi di contratto se, invece, dentro all'Università.
Il risultato complessivo di questo strumento fino a oggi, e quindi a circa metà della contrattualizzazione delle risorse FESR è di circa 500 posizioni attivate, delle quali 350 nelle imprese e 150 nell'Università. Noi confidiamo di potere arrivare non dico a raddoppiare, ma quasi, questo numero da oggi a fine programmazione.
Anche questo chiaramente è uno strumento che cerca di rispondere alle esigenze che il Consiglio ci aveva sottolineato e rispetto a cui aveva manifestato particolare attenzione e preoccupazione nell'ottica di offrire a delle persone giovani e qualificate opportunità di lavoro, con la convinzione anche di fare l'operazione migliore dal punto di vista di sostenere il trasferimento tecnologico e l'innovazione dentro alle imprese perché ci sono metri quadri e metri cubi di biblioteche che dicono che l'innovazione alla fine è fatta anche da persone nuove che arrivano con competenze fresche.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Musei

Interrogazione a risposta immediata n. 2084 presentata da Grimaldi inerente a "Mancato pagamento delle addette alle pulizie del Castello di Rivoli"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2084.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
In data 19 marzo è stata deliberata l'aggiudicazione dell'appalto per il servizio delle pulizie del Museo d'Arte Contemporanea di Rivoli ed è stata affidata alla ditta Italiana Servizi S.p.A. che ha cominciato già in data 1° aprile. Abbiamo appreso dagli organi di stampa e anche dalle lettere mandate dalle addette alle pulizie del Museo, impiegate già nel precedente appalto, in capo alla Cooperativa Miorelli, che a oggi non hanno ricevuto gli stipendi pregressi della cooperativa uscente, oltre alle retribuzioni aggiuntive, come ferie e permessi arretrati, e al saldo del trattamento di fine rapporto.
La Cooperativa uscente sostiene di non aver visto saldate delle fatture da parte del Museo. Mercoledì 18 aprile è stato comunicato dall'Amministrazione del Castello che si è provveduto a regolarizzare il pagamento, ma attualmente ciò non è avvenuto ancora. La garanzia non è stata dunque sufficiente per indurre la Cooperativa a saldare le cifre dovute. Una situazione analoga si era già verificata con altri appalti relativi al bookshop e alle guide turistiche del Museo. Le rappresentanze sindacali si sono rivolte alla Prefettura e, in attesa di un riscontro, le lavoratrici e i sindacati, si sono detti pronti allo stato di agitazione.
Siamo venuti a conoscenza negli scorsi giorni che un primo tentativo, in cui si è dato un primo anticipo alla ditta, è stato espletato. Se capisco bene, nelle settimane successive c'è stata questa presa di posizione dura della società precedente, la Miorelli, che non essendosi vista pagare tutto in una tranche, ma probabilmente era questo un po' il senso dell'accordo ha utilizzato questi metodi, ovviamente poco opportuni negli appalti pubblici. Però, più in generale, mi chiedo se l'Assessora si sta informando e se, in qualche modo, ha preso contatti con il Museo, anche perché gli strumenti in capo alle Amministrazioni pubbliche sono diversi, fra cui addirittura divenire in ultima istanza i pagatori degli stipendi stessi ovviamente detraendo quelli che sono i contributi e, in parte, i crediti legati alle altre imprese.
Come sapete, ci siamo occupati tante volte di appalti e, in questo quadro anche se c'è la responsabilità della Regione Piemonte e della nostra scarsa cassa nei confronti delle fondazioni cui partecipiamo, è molto importante che i Musei e le nostre fondazioni non scarichino le responsabilità sugli appalti di ultima istanza e quelli che pagano spesso di più questi tipi di ritardi.
Quindi, spero che l'Assessora, come mi ha già anticipato, si sia mossa di conseguenza per chiudere in fretta questa spiacevole vicenda.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

A seguito della nuova gara d'appalto indetta per l'aggiudicazione del servizio di pulizie, da espletarsi nel compendio immobiliare del Castello di Rivoli, la nuova impresa appaltatrice è la ditta Italiana Servizi S.p.A., in sostituzione della precedente ditta Miorelli Service S.p.A., che ha cessato l'esecuzione delle prestazioni in data 9 aprile u.s.
In tale data il Castello di Rivoli ha versato in favore della ditta Miorelli la somma di euro 9.890, quale acconto della somma alla stessa spettante e quantificata in complessivi euro 52.129,35, con riserva di provvedere al pagamento dilazionato della restante quota, sulla base di un piano di rientro congiuntamente concordato tra le parti, in occasione dell'incontro tenutesi in data 18 aprile 2018.
Con vivo stupore del Castello di Rivoli, che comunque ha sempre onorato le proprie obbligazioni contrattuali con i vari fornitori, la ditta Miorelli con nota del 16 aprile 2018, ha comunicato al Castello l'intenzione di procedere al blocco degli emolumenti correnti del mese di marzo 2018 nonché delle ulteriori competenze maturate, o maturande, a favore del personale che ha operato fino alla data certa del 9 aprile 2018.
In riscontro alla suddetta nota, il Castello di Rivoli ha replicato per iscritto, nel giorno immediatamente susseguente, all'iniquità della decisione assunta dalla ditta Miorelli, tenuto soprattutto conto della circostanza che la medesima impresa è stata, sin dall'inizio, consapevole dell'impossibilità di ricevere dal Museo il soddisfacimento dell'intero credito in un'unica soluzione.
In forza di quanto stabilito nel Piano di rientro comunicato al Castello di Rivoli e alla sopracitata ditta, con lettera recante la stessa data dell'incontro del 18 aprile, il medesimo Ente si è impegnato a saldare le competenze di febbraio, marzo e aprile e le attività extracanone, entro la fine dell'anno 2018, a condizione che la richiamata ditta, come espressamente attestato dai rispettivi referenti in sede di riunione, nelle persone del signor Massimo Candeliere e Fabrizio Lanza, provvedesse all'immediato pagamento della retribuzione di marzo alle lavoratrici subordinate della stessa presso il Castello di Rivoli e di tutte le competenze dovute nei termini di legge previsti.
Con lettera del 23 aprile, il Castello di Rivoli, benché informalmente rassicurato, dai competenti Uffici della ditta Miorelli, dell'avvenuto pagamento in favore delle addette alla pulizia sopra menzionate e degli emolumenti del mese di marzo del corrente anno, ha rilevato di non avere ancora ricevuto, da parte della stessa, alcun riscontro positivo in tal senso.
Il Castello di Rivoli si è, pertanto, fattivamente adoperato a tutelare i diritti dei lavoratori e dell'appaltatore uscente, in relazione al periodo di esecuzione del contratto d'appalto, con lo stesso precedentemente stipulato.
Giova ricordare, sull'argomento, che resta ferma la possibilità, per il Castello di Rivoli, che abbia pagato, quale committente, quanto dovuto agli aventi diritto in luogo dell'appaltatore, di agire in via di regresso nei confronti di quest'ultimo, secondo le regole generali. Come organismo di diritto pubblico può avvalersi del rimedio rigidamente previsto dall'articolo 105 della legge n. 50/2006, Codice degli appalti, da ultimo ratificato dalla legge del 27/12/2017 n. 205, in virtù della quale la stazione appaltante paga anche in corso d'opera, direttamente ai lavori, le retribuzioni arretrate, detraendo il relativo importo dalle somme dovute all'affidatario del contratto.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 2082 presentata da Bono, inerente a "ASL TO3. Aggiudicazione fornitura personal computer alla ditta Venco S.p.A."


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2082.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Avevo già interrogato l'Assessore Saitta su questa gara d'appalto dell'ASL TO3. Il collega Campo e altri colleghi avevano già interrogato sulla precedente gara d'appalto, che riguardava diverse aziende sanitarie torinesi, l'allora ASL TO1 e ASL TO2, oggi ASL Torino Unica, l'ATO4, la Città della Salute e Scienza di Torino e il Mauriziano.
Era una gara d'appalto che riguardava l'acquisto di PC o, meglio, il noleggio di PC, l'acquisto di software e di una serie di servizi di manutenzione e gestione degli stessi.
La prima gara, la 70 del 2015, prevedeva un prezzo di base, fatto tramite SCR, quindi correttamente tramite la Società di Committenza Regionale stazione appaltante unica, con un prezzo a base d'asta di circa - arrotondo otto euro a pezzo, a PC.



L'ASL TO3, all'epoca, non si era associata a questa gara.

Noi avevamo già interrogato sulle motivazioni per il non essersi aggregati e per avere portato a un raddoppio del prezzo a base d'asta, cioè invece di otto-otto e mezzo, si parla di 18, che poi è stato abbassato a 16,3.
All'interrogazione n. 1550, fatta pochi mesi, fa l'Assessore Saitta aveva risposto dicendo che i servizi non erano gli stessi: si parlava non solo di noleggio di PC e di acquisto di software e di gestione dei personal computer stessi, ma anche la presenza di quattro tecnici disponibili a girare presso le 9.000 postazioni (vado a memoria) e 170 sedi.
Tuttavia, ci risulta difficile comprendere il delta da otto euro a 16 e mezzo o 16,3. Parliamo del doppio del prezzo, posto che anche l'altra gara aggregata prevedeva noleggio, servizi, ecc. Mancavano solo i quattro tecnici. Non credo che quattro tecnici portino a raddoppiare il prezzo; se così fosse, è una follia, visto che è un servizio in service (scusate il bisticcio di parole), quindi tanto vale avvalersi di tecnici dell'azienda senza averne quattro fissi, se questi portano al raddoppio del prezzo.
Vado veloce. Il problema che abbiamo analizzato è che nel capitolato di gara vi erano due PC a base d'asta - non so poi se su questo anche il Presidente Chiamparino ascolta ed è interessato - il tipo A e il tipo B. Il tipo B, sostanzialmente, è quello più performante, di fascia alta, con il doppio di memoria, hard disk, memoria RAM, operativa, scheda grafica e processori più potenti. La base di prezzo nel capitolato che si è spuntato portava, in maniera un po' paradossale, ad avere un prezzo più basso per il computer più performante, probabilmente perché, con l'aumento del numero dei quantitativi noleggiati, si è scontato un prezzo migliore dell'altro che era meno performante. Nonostante questo, l'ASL TO3 ha deciso di aggiudicare, su circa 3.000 PC, 2.600 nella tipologia meno performante, a prezzo più alto. Ripeto: meno performante, a prezzo più alto. A me, così giusto senza capirne tantissimo di appalti, mi sembrava abbastanza evidente e chiaro che qualcosa non torna. Non dico di più: dico solo che qualcosa a me non torna. Spendiamo di più per avere computer meno performanti e, in più, spendiamo il doppio rispetto al capitolato precedente, che è vero che era stato interrotto per l'indagine della Guardia di Finanza e quant'altro ma a noi i risultati non tornano.
Pertanto, chiedo all'Assessore (mi sarebbe tanto piaciuto avere l'Assessore Saitta, ma oggi non è presente) e continuo a chiedere, a latere di questa risposta all'interrogazione, se non sia il caso d'istituzionalizzare una Commissione che si occupi degli appalti in sanità. Pensiamoci oggi che siamo a fine legislatura, magari per fare un regalo alla prossima legislatura, affinché - chiunque ci sia - possa avere una Commissione che si occupi di appalti.
Lo decidiamo oggi e lo facciamo per la sulla prossima legislatura.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Consigliere Bono, come lei sa, agli appalti provvede, per la Regione Piemonte, una struttura piuttosto complessa che si chiama SCR: non li fa il Consiglio regionale e neanche la Giunta.
Comunque, per quanto riguarda la sua interrogazione, con determinazione dirigenziale n. 122 del novembre 2017, l'ASL TO3 ha provveduto a recepire la deliberazione n. 82 del 19 luglio 2017, con la quale SCR ha aggiudicato la fornitura in locazione di apparecchiature informatiche con i relativi servizi di gestione. La differenza di prezzo tra la gara di SCR per l'ASL TO1, TO2, TO4, Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano, e invece - appunto - quella dell'ASL TO3, è dovuta al fatto che, per questa, nel costo di noleggio dei PC confluiscono tutti i servizi previsti nel capitolato: hardware, software servizi diversi, compresa la presenza quotidiana e continuativa di quattro tecnici di presidio per le sedi di Collegno, Pinerolo, Susa e Rivoli, di un capo progetto full time, nonché di un servizio di pronta disponibilità per le diverse sedi. In altre Aziende questi servizi sono affidati con separate gare d'appalto.
Nel capitolato della gara 2/2017, espletata da SCR, era previsto il noleggio di due tipologie di PC, per un fabbisogno presunto annuo pari a 2.628 PC di tipo 1 e 194 di tipo 2, fascia alta. In fase contrattuale l'ASL TO3 ha constatato l'anomalia dei prezzi offerti dalla ditta Venco riportati nell'interrogazione, e ha concordato con la ditta stessa che i 2.628 PC di tipo 1 saranno forniti con miglioria a parità di costo, ovvero con RAM 8GB anziché 4 GB, come risulta da contratto pubblicato sul sito dell'ASL TO3, Sezione Amministrazione trasparente.
La spesa complessiva presunta per 60 mesi, relativa alla fornitura in locazione, risulta pari a 6.391.448,48 euro.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Fondi sanitari

Interrogazione a risposta immediata n. 2091 presentata da Vignale, inerente a "Come sono state spese le risorse destinate al rimborso dei medicinali innovativi oncologici?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2091.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
I colleghi ricordano (sia i colleghi di Consiglio sia quelli di Giunta) che nel bilancio della sanità del 2017 ci furono due importanti innovazioni: il fatto che vennero vincolate delle risorse per la cura dell'epatite C e uno stanziamento, definito anche nella delibera della Giunta regionale del 22 dicembre 2017, per 41 milioni di euro, finalizzati all'utilizzo del rimborso per farmaci innovativi oncologici. Come dicevo, una quota inserita nel bilancio della sanità non utilizzabile per altre spese.
Al 30 dicembre 2017, rispetto a un'indagine che condusse l'Assessorato e il Settore Farmacia dell'Assessorato alla sanità, erano stati spesi 25,9 milioni di euro, con una spesa presumibile al 31 dicembre di circa 30 milioni di euro o poco più, anche se il dato del 31/12 non è noto.
Facendo una breve considerazione sull'utilizzo dei farmaci, si può vedere come vi sia un utilizzo estremamente disomogeneo all'interno della nostra regione. Questo, in qualche modo, sta a indicare che vi sono cittadini che a seconda dell'ASL di appartenenza o a seconda dell'ospedale in cui sono curati, hanno una maggiore fortuna rispetto alla capacità di cura e al successo di cura, mentre altri ne hanno meno. Potremmo fare esempi per singoli presidi, dove - a parità di persone curate -sono utilizzati farmaci innovativi e altri, invece, in cui non sono utilizzati.
Ma, la domanda - questa è una considerazione che sarebbe interessante fare in sede di Commissione competente - considerando che al 31/12 una stima assolutamente verosimile è di una spesa di circa 30 milioni di euro, è come sono stati spesi gli 11 milioni rimanenti, considerando che è un trasferimento dato a rimborso delle spese sostenute esclusivamente per farmaci innovativi di carattere oncologico.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
La Finanziaria 2017 dispone, ai commi 400, 401 e 405, che il fondo destinato a rimborsare l'acquisto dei medicinali oncologici innovativi non venga attribuito alle singole Regioni sulla base di quote suddivise in modo proporzionale, ma sia a disposizione delle Regioni stesse in relazione agli effettivi bisogni. Non a caso, a fronte di un fondo iniziale di 500 milioni, la spesa sostenuta dalle Regioni nell'anno 2017, sulla base di un pre-consuntivo fornito da AIFA, è stata di 409 milioni. Per quanto riguarda la Regione Piemonte, la spesa è stata di 27,5 milioni di euro.
Occorre ricordare, d'altronde, come la maggior parte dei farmaci oncologici siano prescrivibili con oneri a carico del Servizio Sanitario Nazionale previa attivazione di appositi registri definiti da AIFA, realizzati esclusivamente su basi scientifiche. I nuovi farmaci, infatti, sono approvati in base a studi clinici in cui i pazienti sono selezionati per valutare l'attività e la tollerabilità della nuova terapia, non abbiano altre morbilità, abbiano una normale funzionalità renale, epatica e cardiaca e di solito abbiano età inferiore ai settant'anni.
Nella pratica clinica, i malati oncologici presentano invece molto frequentemente altre patologie, spesso una ridotta funzionalità di alcuni organi e un'età più avanzata di quanto detto. Questo rende necessario un uso attento delle nuove molecole di cui non si conoscono ancora tutti gli effetti collaterali.
Fin dal 2016 la Regione Piemonte ha costituito una commissione terapeutica oncologica con lo scopo di fornire le migliori best practices disponibili in merito all'uso dei farmaci oncologici, al fine di raggiungere i migliori risultati possibili uniformi su tutto il territorio attraverso l'individuazione di centri autorizzati alla prescrizione, la definizione di specifici protocolli, il monitoraggio dell'impiego, la definizione del rapporto costo/efficacia e di un profilo di sicurezza dei farmaci. Questo a proposito della omogeneità territoriale dell'uso.
In conclusione, non vi è stata nessuna limitazione all'utilizzo dei nuovi farmaci, che sono stati prescritti in tutti i casi in cui sono stati ritenuti necessari e in cui i pazienti presentavano le caratteristiche per poterli prescrivere. Tutti i centri hanno avuto una tempestiva comunicazione sui nuovi trattamenti, anche attraverso la documentazione scientifica predisposta dalla Commissione attraverso una trasmissione informatica a tutti gli oncologi garantita dalla Direzione della Rete Oncologica Piemonte e Valle d'Aosta.


Argomento: Immigrazione - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 2080 presentata da Gancia, inerente a "Corsi di lingua italiana per migranti - progetto Petrarca"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ultima interrogazione a risposta immediata, la n.
2080.
La parola alla Consigliera Gancia per l'illustrazione.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Premetto che il progetto Petrarca relativo alla formazione linguistica dei migranti sul territorio piemontese è un'ottima iniziativa che ha coinvolto comunque circa 3.000 persone nel 2018 e che per le donne che vi partecipano è addirittura garantito un servizio di baby sitting ad hoc completamente gratuito. È ritenuto però sussistente un evidente principio di discriminazione in base al quale certi strumenti di facilitazione (proprio come questo servizio di baby sitting) vengono offerti alle donne frequentanti tali corsi di lingua, ma non ad altrettante donne in difficoltà che frequentano magari corsi di riqualificazione per il lavoro che sono senza lavoro e con altrettanti problemi, quindi si rischia veramente di creare una discriminazione e di fomentare un odio sociale.
A tal proposito, s'interroga la Giunta regionale per conoscere quali siano gli oneri diretti e indiretti del progetto Petrarca a carico della finanza regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessora alle pari opportunità

Grazie, Presidente.
In relazione al question time della Consigliera Gancia "Corsi di lingua per migranti - progetto Petrarca", desidero precisare quanto segue.
Come certamente la Consigliera ricorderà, la prima edizione del progetto Petrarca venne avviata nel 2011 e sostenuta dalla Giunta Cota. Il progetto vede da allora il coordinamento della Regione Piemonte ed è finanziato nell'ambito del fondo europeo per l'integrazione di cittadini di Paesi terzi.
La quinta edizione ha visto impiegato un budget di 1.561.000 euro di risorse comunitarie, con diversi partner, tra i quali: l'Ufficio Scolastico Regionale, 12 CIPIA (Centri Provinciali per l'Istruzione degli Adulti) l'ENAIP, la Casa di Carità, CFIQ (Consorzio per la Formazione l'Innovazione e la Qualità), l'Associazione Formazione 810 e anche l'Associazione ANCI l'Arca e Orso Cooperative, Istituti Superiori Avogadro e Sella (uno di Torino e l'altro di Biella), l'IRES Piemonte. Non sono previste risorse regionali.
In questi anni, tale progetto ha rappresentato uno strumento fondamentale alla base del percorso di inclusione che la Regione sta portando avanti e senza il quale sarebbe difficile costruire delle politiche realmente inclusive.
Il piano progettuale presentato dalla Regione da poco conclusosi denominato Petrarca 5 perché giunto alla quinta edizione, si è posto in continuità con le attività svolte nello stesso ambito negli anni scorsi e ha previsto percorsi di formazione civico-linguistica rivolta a cittadine e cittadini extracomunitari regolarmente presenti in Piemonte, compresi i titolari di protezione internazionale sussidiaria umanitaria.
L'obiettivo del piano regionale di formazione civico-linguistica è quello di rispondere alle esigenze formative delle persone migranti. Dal suo inizio ad oggi, sono state coinvolte più di 10.000 persone. Il progetto è partito con dieci corsi nel 2011-2012, per arrivare a quota 361. Durante i corsi, i migranti imparano parole di uso quotidiano come quelle legate ai moduli ISEE e al mestiere svolto; sono stati svolti anche corsi sperimentali, per esempio per persone impiegate nell'ambito della mungitura (proprio nel Cuneese), della panificazione o in altre tipologie di esigenze, quali quelle legate alla sicurezza, non dimenticando gli incidenti sul lavoro che vedono spesso coinvolte persone straniere.
Diverse le nazionalità coinvolte; per la maggior parte hanno seguito i corsi persone marocchine 25 per cento), cinesi (otto per cento), nigeriane (sette per cento), senegalesi (5 per cento), albanesi (cinque per cento) indiane ed egiziane (quattro per cento). Grande la partecipazione femminile con quasi il 58 per cento del totale.
Petrarca, tra l'altro, è solo uno dei progetti cui lavora la Regione Piemonte; oltre a questo, si sta lavorando contro la dispersione scolastica, per la formazione degli operatori sociali, contro le discriminazioni e anche per accompagnare l'associazionismo migrante.
Aggiungo che sono state previste delle lezioni di baby sitting per agevolare la fruizione dei corsi per le donne migranti. Voglio ricordare però che, proprio per le persone con difficoltà a essere inserite nell'ambito lavorativo e quindi in particolare donne italiane, la Regione aveva già implementato e adesso ripartiranno i voucher di conciliazione voucher che servono a frequentare corsi per l'inserimento lavorativo quindi strumenti di politiche attive, che però riguardano persone che hanno problematiche di conciliazione, specie donne, sia nei confronti dei figli sia, magari, nei confronti degli enti e degli anziani.
Questo strumento che la Regione prevede elimina la discriminazione alla quale faceva riferimento la Consigliera. Sono voucher di conciliazione rivolte tranquillamente alle persone native italiane.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.52 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.54)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Barazzotto, Cerutti, Ferraris, Pentenero.
Non è presente l'Assessore Saitta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Chiederei una convocazione della Conferenza dei Capigruppo e spiego anche il motivo. Ancora una volta, dopo quattro anni, la Commissione..



PRESIDENTE

Mi faccia fare prima la proclamazione.



VIGNALE Gian Luca

Faccia ciò che crede. Motivavo la richiesta nei confronti dei colleghi.


Argomento: Nomine

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 3) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti delle seguenti nomine: Proposta di deliberazione n. 295 "Asperia - Azienda speciale della Camera di Commercio di Alessandria per la promozione economica" - Collegio dei Revisori dei Conti - Nomina di 1 membro effettivo e di 1 membro supplente Nomino, in seno al Collegio dei Revisori dei Conti dell'"Asperia - Azienda speciale della Camera di Commercio di Alessandria per la promozione economica", quale membro effettivo il Signor Natalino Ormelli e quale membro supplente la signora Antonella Colona.



PRESIDENTE

Proposta di deliberazione n. 120 "Commissione di Garanzia" (articolo 91 Statuto della Regione Piemonte e articolo 3, l.r. 25/06) - Elezione di 1 membro in sostituzione del Signor Claudio Simonelli



PRESIDENTE

La deliberazione non è valida, per mancato raggiungimento del numero legale previsto dalla legge regionale n. 25/2006


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Ha perfettamente ragione, avrei dovuto intervenire dopo la sua comunicazione.
Chiederei una convocazione di una breve Conferenza dei Capigruppo perch ritengo semplicemente non compatibile con il normale svolgimento dell'attività di un'Assemblea, il fatto che uno strumento importante come la Commissione di Garanzia, da circa quattro anni, non abbia un organico al completo.
Ha ragione il Vicepresidente a scuotere la testa, ma questo vale per tutto.
C'è un'unica modalità che se crede io posso anticipare. Io credo che si debba immediatamente riporre in votazione, così come si fa al Parlamento quando non vengono eletti i giudici della Corte Costituzionale: ci si occupa esclusivamente di quello, fin quando non si trova una soluzione. È assolutamente evidente che se noi dovessimo votare un Revisore della Corte dei Conti, la Giunta, rammento, ha uno strumento che è quello della delibera del Presidente - non si chiama delibera, ma in altro modo che non ricordo - per far sì che possa intervenire nel momento in cui il Consiglio regionale non è in grado di nominare un revisore o qualunque altro soggetto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Condivido la sua richiesta non solo di convocare una Conferenza dei Capigruppo, ma ricordo che ci sono state 11 votazioni dalla 1° dicembre 2015 a oggi, quindi per 11 volte le votazioni non sono state valide.
Credo che l'opposizione abbia tutti i diritti, e poi darò la parola al Consigliere Ravetti, di poter sostituire il suo componente. Stiamo parlando della sostituzione del componente della Commissione di Garanzia in capo alla opposizione. Credo sia un dovere dell'Aula poter garantire questo diritto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Solo perché vorrei fosse messo a verbale, non solo in quest'Aula, ma anche nella Conferenza dei Capigruppo, che io sottolineo, confermo e condivido le sue parole. Tra l'altro, l'esito del voto coincide un po' con il pensiero del sottoscritto e del Gruppo, quindi sono disponibile, oltre che alla Conferenza dei Capigruppo anche, eventualmente, a rivotare oggi stesso questa nomina.



PRESIDENTE

Possiamo sospendere magari una decina di minuti i lavori del Consiglio.
Ci troviamo come Capigruppo o ci troviamo a latere, senza spostarci.
Intanto facciamo ripreparare le schede per la votazione.
Se siamo tutti d'accordo, sospendiamo dieci minuti il Consiglio e intanto facciamo preparare le schede per la votazione con il Consiglio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.59 riprende alle ore 16.04)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Nomine".
Si proceda alla distribuzione della schede per la seguente nomina:


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 120 "Commissione di Garanzia" (articolo 91 Statuto della Regione Piemonte e articolo 3, l.r. 25/06) - Elezione di 1 membro in sostituzione del Signor Claudio Simonelli


PRESIDENTE

Nomino scrutatori i Consiglieri Bertola e Ottria.
Prego la Vicepresidente Motta di procedere all'appello nominale.



(La Vicepresidente Motta effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata.
Sono stati effettuati due appelli nominali.
Si proceda allo spoglio delle schede.


Argomento: Caccia

Proseguimento esame disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria in Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria in Piemonte", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana del 1° febbraio 2018 è iniziato l'esame del disegno di legge n. 182. I Consiglieri Bertola e Vignale hanno svolto la relazione di minoranza, il Consigliere Grimaldi ha svolto la relazione di maggioranza. Nella seduta antimeridiana del 24 aprile è terminata la discussione generale e i lavori riprendono con l'esame dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravello; ne ha facoltà.



RAVELLO Roberto Sergio

Scusi, Presidente, ho due richieste da avanzare. La prima, per sapere se solo il Presidente Grimaldi sia autorizzato a disindossare la giacca in quanto noto esponente rivoluzionario anticonformista o se questo vale per tutti.
La seconda è più seria della prima: chiedo alla Presidenza che interceda presso la Giunta affinché sia predisposto e messo a nostra disposizione il rapporto di evento rispetto agli incendi divampati nel fine settimana in alcune zone della provincia di Torino. Perché siamo a chiedere questo oggi che l'emergenza pare essere rientrata? Non l'abbiamo fatto prima per non disturbare il manovratore, ma l'abbiamo fatto oggi in particolare, perch abbiamo letto alcune dichiarazioni di uno dei Sindaci dei Comuni interessati, il quale implorava l'intervento degli elicotteri per accelerare il processo di spegnimento degli incendi, intervento che evidentemente dal cielo non arrivava.
Che io ricordi, con un sistema AIB, che ha sempre rappresentato un'eccellenza sul panorama nazionale, non è mai successo che un Sindaco abbia lamentato il ritardo dell'intervento degli elicotteri per lo spegnimento d'incendi.
Credo che sia opportuno, quindi, che tutti siano messi a conoscenza rispetto a quanto accaduto, e che sia fatta chiarezza rispetto alla gestione di questa ultima, e non particolarmente grave - grazie al cielo emergenza.



PRESIDENTE

Abbiamo acceso l'aria condizionata, quindi non ci sono più giustificazioni per non mettere la giacca.
Per quanto riguarda la sua seconda riflessione, Consigliere Ravello, se ci sono le condizioni, o nella prossima seduta, l'Assessore Valmaggia potrà riferire, ma non adesso.
Procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 22) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere, per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Iniziamo l'esame del disegno di legge n. 182, con l'articolo 1.
Questo emendamento, il n. 22, propone una riscrittura abbastanza radicale del comma 1 dell'articolo. Abbiamo presentato una serie di emendamenti di merito che, come dicevo, hanno l'obiettivo principale di cercare di trasportare il contenuto della nostra proposta di legge all'interno del disegno di legge della Regione Piemonte. È inevitabile che anche sull'articolo 1, che elenca dei principi generali, ci siano delle modifiche che proponiamo; modifiche, peraltro, residue rispetto a quelle già proposte in Commissione e che in alcuni casi erano state approvate dalla Giunta regionale.
Troveremo poi altre parti, del disegno di legge, nelle quali andiamo ad aggiungere, e non a modificare, poiché uno dei grossi difetti di questo disegno di legge è proprio che delegifica la questione, delegifica la tematica della caccia, quindi si discosta di molto dall'abrogata legge 70 del 1996, così come dalla nostra proposta di legge, perché da un'ampia facoltà di delega alla Giunta regionale.
Non li abbiamo contati con esattezza, ma, dal giorno in cui dovesse passare questo disegno di legge, perché diventi veramente applicabile ci vorranno una quarantina di delibere di Giunta. Non sappiamo in quanto tempo poi la Giunta regionale, che sappiamo essere piuttosto efficiente, riuscirà a emanarle, probabilmente le ha già in bozza, però è tale il livello di delega di questo disegno di legge che poi, gran parte della sua applicazione è delegata alla Giunta regionale.
Qui, a nostro avviso, c'è anche uno dei problemi, perché a seconda di chi è al timone dell'Assessorato e della Regione Piemonte, alcune cose cambiano.
Se questo, da un certo punto di vista, può essere visto come positivo visto da chi ha la speranza, da qui a un anno, di governare la Regione Piemonte, dall'alto punto di vista indubbiamente genera elementi di incertezza, poiché certamente un cambio di Amministrazione va a modificare il provvedimento sulla caccia, ma deve andare a modificare una legge, che è provvedimento diverso e più complesso che non andare ad annullare una delibera facendone un'altra.
Come dicevo, s'inizia con questo emendamento che riguarda dei principi generali, con i quali andiamo a riscrivere il comma 1 dell'articolo 1.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Con questa riscrittura dell'articolo 1 intendiamo inserire alcuni principi che mi danno anche lo spunto per continuare il dibattito in discussione generale.
Quando si parla di dotare il territorio regionale di strutture atte alla protezione e al potenziamento qualitativo e quantitativo delle specie faunistiche selvatiche, si pensa a quelle specie selvatiche che vivono fenomeni di riduzione, riduzione che non sono compensati dalle immissioni.
Questo è un problema che vediamo tutti i giorni nelle zone marginali.
Sappiamo benissimo che alcune specie oggetto di caccia, come il fagiano e la lepre, poi vengono immessi ogni anno.
Ogni anno, nelle nostre zone, proprio in questo periodo (quest'anno saranno passati una quindicina di giorni dalle immissioni) vediamo questi fagiani e queste lepri (probabilmente li chiamiamo anche per nome perché li conosciamo) tutti i giorni in un certo punto della strada che percorriamo e poi un bel momento non li vediamo più. L'anno dopo arrivano di nuovo, ma non sono loro, non sono sicuramente gli stessi.
C'è una sorta di spoil system della fauna selvatica, per cui la fauna viene ripopolata tutti gli anni, ma non è mai la stessa, non si riproduce in maniera naturale, viene immessa artificialmente.
Questo è uno delle problematiche: fare in modo che ci sia una fauna autentica del luogo, non una fauna immessa tutti gli anni in maniera totalmente artificiale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con questa proposta di emendamento riassumiamo i temi che riteniamo fondamentali per questa legge. Li abbiamo anche illustrati stamattina in discussione generale e si tratta di rivedere le politiche in materia venatoria, nel senso della salvaguardia del recupero naturalistico, della capacità di proteggere, conservare e potenziare, laddove necessario qualitativamente e quantitativamente, le specie faunistiche selvatiche.
È evidente che si tratta di un'impostazione del tutto opposta a quella che vede la caccia come un elemento ricreativo, anche sportivo (anche se su questo sono totalmente in disaccordo), e che invece la vuole normare a fini di conservazione naturalistica e anche di programmazione d'interventi che riguardino la fauna.
Ricordo che noi facciamo già tanti interventi in ambito ambientale: dal Piano paesaggistico a quello di tutela delle acque a quello sui rifiuti, ma spesso trascuriamo il fatto che sul nostro territorio vivono, oltre a noi altre specie che tendenzialmente e naturalmente sono in equilibrio con l'ambiente che le circonda. Siamo noi a sbilanciare e a portarle, a volte a rischio estinzione: sappiamo, soprattutto per quello che riguarda l'avifauna, quante specie sono andate vicine all'estinzione anche nella nostra regione, mentre a volte le poniamo in sofferenza, portando squilibri nelle popolazioni stesse.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo all'articolo 1: proponiamo una riscrittura dall'articolo in maniera piuttosto similare a quanto abbiamo provato a fare in Commissione, andando a stimolare una più corretta norma legislativa, in relazione alle opposte esigenze d'iscriversi all'interno del dettato, più che costituzionale, come ricordava il collega Campo, di competenza della Regione a Statuto ordinario, quindi il dettato legislativo nazionale, sia per quanto riguarda la caccia che per quanto riguarda la tutela dell'attività agricola, ma soprattutto per quanto riguarda il principio - questo sì, costituzionale di salvaguardia del patrimonio naturalistico del Piemonte.
È molto importante sottolineare la lettera g), cioè la tutela della cittadinanza dai pericoli costituiti dall'uso delle armi durante l'esercizio venatorio. La proposta alla lettera g) originale del testo della maggioranza è salvaguardare gli interessi e le attività delle popolazioni che possono essere compromesse dall'esercizio venatorio. Più che gli interessi e le attività, direi che è proprio l'incolumità fisica delle persone che deve essere salvaguardata: sono due cose ben diverse. È ovvio che ci può essere anche un danneggiamento d'interessi dell'attività venatoria, ma più che altro noi vogliamo parlare di incolumità fisica. E più o meno, tutte le lettere sono state un po' riscritte, secondo le nostre sensibilità e inclinazioni politiche; anche la disciplina dell'attività venatoria, nel rispetto della conservazione della fauna selvatica consentendo i prelievi compatibilmente con l'effettiva consistenza e capacità di produzione delle diverse specie selvatiche. Così come dotare il territorio regionale di strutture atte alla protezione e al potenziamento qualitativo delle specie faunistiche selvatiche e coinvolgere e corresponsabilizzare i cittadini.
Non ho più tempo, però dall'analisi comparata tra il nostro emendamento e il testo originario si capisce come ci siano delle differenze anche importanti: guardiamo, ad esempio, la lettera d), che è una finalizzazione dell'impegno dei cacciatori, mentre noi la mettiamo dal punto di vista della tutela ambientale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento all'articolo 1 è molto importante e vuole dare un'impostazione ben definita al testo di legge.
Il nostro obiettivo non è solo porre le condizioni per salvaguardare le specie selvatiche, ma anche per un recupero naturalistico, quindi degli habitat che consentono la sopravvivenza delle specie selvatiche. È un percorso che consideriamo fondamentale, perché la caccia si è sempre più basata, negli ultimi anni (parlo soprattutto per la zona della Pianura Padana), sulle specie da ripopolamento. Vediamo spesso i fagiani che girano ai bordi delle strade, un po' spaesati: sembrano proprio pronti per essere raccolti con le mani! In realtà, sono capaci di spiccare voli importanti però sembrano proprio rimbambiti dall'essere stati allevati in cattività per la stragrande maggioranza della loro vita (vengono lanciati nel periodo venatorio).
Noi chiediamo un salto di qualità nell'impostazione, cioè recuperare le condizioni ambientali e naturalistiche del Piemonte. Ovviamente, l'articolo 1 va modificato in questa direzione, perché diversamente non s'imposta questo testo legislativo nella direzione che noi riteniamo fondamentale.
Ovviamente, ci sono degli aspetti fondamentali di cui si è già parlato negli interventi generali: tutelare la cittadinanza dai pericoli derivanti dall'uso delle armi durante l'esercizio venatorio e, in particolar modo evitare le giornate di maggior fruizione degli ambienti naturali da parte della popolazione, perché questo mette a repentaglio la vita di numerose persone.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento modifica il comma 1 dell'articolo 1, che risulta - nella versione proposta - come segue: "La Regione, nel rispetto dei principi dettati dalla legge 11 febbraio 1992, in conformità alle Direttive Comunitarie e alle Convenzioni internazionali in materia di tutela della fauna e dell'ambiente del territorio piemontese, detta le norme per la conservazione e gestione del patrimonio faunistico-ambientale e per la disciplina dell'attività venatoria, perseguendo in particolare i seguenti scopi...", e si elencano - via via - i temi fondamentali per il nostro Gruppo, che ha rivisto un pochino l'impostazione iniziale. Partiamo dalla salvaguardia e recupero naturalistico, ma anche un'analisi per l'eliminazione e la riduzione dei fattori di degrado ambientale, il coinvolgimento dei cittadini e la tutela dell'interazione tra le popolazioni locali e l'attività venatoria.
In discussione generale, abbiamo parlato del problema della coesistenza tra l'attività venatoria e i cittadini che vogliono fruire del patrimonio naturalistico piemontese, godendosi i nostri boschi, le nostre valli e le nostre montagne in tranquillità, senza paura, visto che il più delle volte il turismo questo tipo di attività si svolgono alla domenica e, appunto, si crea un problema di coesistenza. Ne sono un po' testimoni tutti i casi di incidenti che abbiamo anche citato, molti dei quali anche mortali.
Ovviamente la tutela della coesistenza per le attività economiche, come anche quelle agricole, è l'attività di caccia. Qualcuno ritiene che siano in contrapposizione, qualcuno invece pensa che siano una a favore dell'altra; in realtà non è vera nessuna delle due cose: dipende molto da come cerchiamo di normarle anche in questa legge e si può veramente fare la differenza.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste d'intervento.


Argomento: Nomine

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 3) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti della seguente nomina: Proposta di deliberazione n. 120 "Commissione di Garanzia" (articolo 91 Statuto della Regione Piemonte e articolo 3, l.r. 25/06) - Elezione di 1 membro in sostituzione del Signor Claudio Simonelli Proclamo eletto, quale membro della Commissione di Garanzia, in sostituzione del signor Claudio Simonelli, il signor Ugo Cavallera.


Argomento: Caccia

Proseguimento disegno di legge n. 182, inerente a "Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria in Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame degli emendamenti presentati all'articolo 1 del disegno di legge n. 182.
Emendamento rubricato n. 23) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento, prima della lettera a), del comma 1, dell'articolo 1 del disegno di legge 182, che attualmente dice "disciplinare l'attività venatoria nel rispetto della conservazione e della gestione della fauna selvatica", va ad aggiungere le parole "attuare un piano programmato di salvaguardia e di recupero naturalistico del Piemonte", cosa che ovviamente noi riteniamo prioritaria rispetto alla gestione e alla disciplina dell'attività venatoria della nostra regione, proprio perché - ma questo è stato detto anche da parti politiche che la pensano molto diversamente da noi - giustamente questa legge non si chiama "legge sulla caccia", ma si chiama "Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria", dove "e" per fortuna è ancora congiunzione e non verbo essere, perché la tutela della fauna non è la gestione venatoria. Quindi, tutela della fauna e poi anche gestione venatoria.
Proprio perché noi pensiamo di puntare soprattutto sulla tutela della fauna, diciamo di aggiungere le parole "attuare un piano programmato di salvaguardia e di recupero naturalistico del Piemonte". Questo avendo riguardo alla fauna selvatica, ma anche a tutta un'altra serie di interventi atti a garantire un corretto equilibrio nei nostri territori.
L'abbiamo detto noi stamattina, ma l'ha detto anche qualcun altro, che le pressioni antropiche creano ovviamente delle modificazioni negli equilibri naturali; modificazioni che noi dobbiamo cercare di limitare. È sempre bene tenere presente che noi pensiamo di tutelare la natura, ma tutelando la natura in realtà quella che stiamo tutelando è la specie umana, poiché la Terra alla fine è un grande organismo che si regola anche da solo e, nel regolarsi da solo, può rimanere anche senza di noi un giorno, quindi in realtà salvandola stiamo salvando nessun altro che noi stessi. Dunque vogliamo che anche questa legge abbia un focus sulla salvaguardia ed il recupero naturalistico della nostra regione.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri intendono intervenire? Prego, Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Come dicevamo prima, ci sono due discorsi da fare; due discorsi relativi a due mondi diversi, poiché non c'è solo il mondo in cui una proliferazione anomala di alcune specie crea danni all'agricoltura, ma c'è anche un mondo in cui determinate specie vivono dei fenomeni di diminuzione anche drastica della loro presenza. Ciò è dovuto chiaramente anche a fattori ambientali di compressione degli habitat e per questo motivo noi abbiamo presentato quest'emendamento, che è un po' uno degli elementi base di quello che era il nostro articolo 1 ideale, quell'articolo 1 ideale che abbiamo rappresentato nell'emendamento precedente.
La Giunta regionale deve fare un doppio sforzo: da una parte, vedere qual è lo stato dell'arte per quanto riguarda quelle specie che addirittura stanno comprimendo anche l'habitat di altre specie minori e, dall'altra parte andare a vedere quali sono tutte quelle specie che stanno vivendo dei fenomeni di riduzione, generati sia dalla presenza umana sia dalle attività connesse all'urbanizzazione dei territori o anche dalla stessa agricoltura.
Questo è un lavoro difficile, ma un lavoro che va fatto per preservare la biodiversità.



PRESIDENTE

Altri interventi? Prego, collega Andrissi, prenda pure la parola.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento n. 23) andiamo nello specifico. Come abbiamo già annunciato nell'emendamento n. 22) di modifica completa dell'articolo 1 qua andiamo più nello specifico e parliamo in modo particolare di un piano programmato di salvaguardia e di recupero naturalistico del Piemonte.
Le operazioni di tipo naturalistico potrebbero essere innumerevoli pensiamo solo alle arginature dei canali, spesso ancora oggi fatte con una cementificazione e un utilizzo di grossi massi che semplificano la biodiversità, riducono la possibilità di crescita di vegetazione e impediscono anche di trovare rifugio a tutta una serie di animali e specie vegetali che sono la base di una complessità ambientale fondamentale per consentire il sostegno di una serie innumerevole di specie sia vertebrate sia invertebrate.
L'uomo opera in continuo queste semplificazioni, con l'attività agricola sempre più in modo sofisticato si è proceduto al taglio indiscriminato dei filari delle piante. So che c'è una misura agro-ambientale sostenuta dal PSR per ripiantumare le piante, ma l'uomo ha proceduto con un'operazione che è quella della cosiddetta rivoluzione verde in agricoltura. Rivoluzione verde stigmatizzata dal Presidente dalla FAO due giorni fa, che ha parlato decisamente di un fallimento della rivoluzione verde a livello mondiale basata sull'uso indiscriminato di sostanze chimiche.
Fallimento per una questione energetica, di bilancio energetico fallimentare, quindi un'operazione non sostenibile, ma anche di semplificazione della biodiversità, non solo delle specie selvatiche, ma anche delle specie coltivate che possono mettere a repentaglio il futuro del sostegno della nostra specie ospitata da questo pianeta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo che venga inserita un'ulteriore lettera al comma 1, dell'articolo 1, che riguarda l'attuazione di un piano programmatico di salvaguardia e di recupero naturalistico del Piemonte.
Un elemento che, a nostro parere, risulterebbe qualificante della norma proprio perché si tratta di un'attività di tipo programmatoria e che dovrebbe essere in capo specificamente alla Regione. Specificamente alla Regione per quello che riguarda, stante la tematica della norma, proprio le questioni faunistiche.
Sappiamo bene che il nostro territorio ha subito notevoli evoluzioni, in particolare nell'ultimo ventennio, dal punto di vista del mutamento territoriale; una profonda trasformazione, in particolare nelle aree vallive e nell'uso dei corsi d'acqua con l'introduzione di tutta una serie di attività umane e sfruttamento del territorio, a fini energetici, con un discreto impatto da tanti punti di vista.
Sappiamo, ad esempio, che il diffondersi delle mini centrali idroelettriche sui nostri corsi e sui nostri alvei fluviali e torrentizi ha portato anche alla sostanziale incapacità, da parte dei Consorzi irrigui, di gestire in maniera corretta l'erogazione delle acque, proprio perché dalle mini centrali idroelettriche, dai mini idro, vengono tratti anche ritorni economici.
Ad esempio quella che era un'abitudine di lasciare, a volte, un po' in secca certe tipologie di canalizzazioni, oggi non è più tale e il prelievo dalle principali falde e dai principali corsi d'acqua è molto più costante e continuo in tutte le stagioni, quindi con impatti dal punto di vista ambientale.
Questo è solo un esempio, perché anche tutta la parte di aree industriali aree artigianali, sfruttamento dei boschi per l'uso della legna come biomassa dal punto di vista energetico hanno portato a mutamenti radicali del nostro territorio. Riteniamo quanto mai necessario, visto anche il ritardo del discorso piano energetico, una forte programmazione che riguardi la parte ambientale, con una grande attenzione all'impatto sul patrimonio faunistico della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
I colleghi hanno illustrato nel dettaglio la nostra seconda modifica all'articolo 1. Intendiamo soffermarci dettagliatamente, approfonditamente e con molta attenzione sull'articolo 1, proprio perché riguarda le finalità di una legge.
Spesso ci si concentra poco sulle finalità, considerandole più che altro una formalità rispetto alle parti magari più operative di una legge, ma dalle finalità discende poi il corpo successivo degli articoli, con l'enucleazione, la formulazione e le modalità operative di raggiungimento delle finalità e degli obiettivi della norma stessa iscritta nell'articolo 1.
In questo senso, intendiamo inserire l'attuazione di un piano programmato di salvaguardia e recupero naturalistico del Piemonte, inserendo il patrimonio faunistico come patrimonio assolutamente integrante e non dissociabile rispetto al patrimonio naturalistico complessivo della Regione. Come c'è il patrimonio dato dalle montagne, dai laghi e dalle foreste, quindi dalle particolarità naturalistiche del nostro territorio come i fiumi, così la fauna selvatica è parte integrante e indissolubile di questo patrimonio naturalistico.
Noi abbiamo un dovere fondamentale, diceva il Consigliere Andrissi, in quanto ospiti di questo pianeta, di dover lasciare ai nostri figli e ai nostri successori non solo un patrimonio uguale e identico in qualità e in quantità rispetto a quello che ci hanno lasciato i nostri genitori, ma incrementarlo soprattutto qualitativamente se possibile e anche quantitativamente. Il famoso rapporto Brundtland del 1987 dello sviluppo sostenibile diceva questo. Son passati trentun'anni, dovremo andare oltre quindi penso che l'impegno parta delle leggi delle Regioni e poi si allarghi allo Stato e a tutte le altre istituzioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
In quest'emendamento cerchiamo un po' di ribadire che la centralità è quella della tutela del nostro patrimonio naturalistico, inteso sia come flora che come fauna, per cui tutti gli aspetti correlati alle attività venatorie dovrebbero confrontarsi, passo passo, con questa necessità importantissima e urgente.
Abbiamo molte attività antropiche che concorrono alla minaccia del nostro patrimonio naturalistico, per cui l'intento nel legislatore deve essere quello di minimizzare gli impatti di queste attività sui nostri boschi e sul nostro patrimonio di diversità boschiva e naturalistica, anche dal punto di vista delle specie che sono oggetto diretto dell'attività venatoria, quindi l'obiettivo è un po' questo.
Chiaramente vi sono stati numerosi cambiamenti dovuti all'influenza dell'uomo, poi l'Italia e l'Europa ne sono protagoniste e hanno drasticamente modificato le caratteristiche del nostro territorio. Fatto sta che sono state reintrodotte anche nuove specie per tentare di ribilanciare l'ecosistema e tentare, di nuovo, di riportare a un equilibrio il più possibile naturale anche della nostra fauna; l'abbiamo visto anche con l'interessantissima esposizione sul lupo in V Commissione.
Quindi quello che preme è che tutte queste attività, anche quelle venatorie, siano ricondotte a una pratica sempre più contenuta, perch anch'essa è stata sostenibile finché era contenuta, ma quando diventa un'attività di massa, come tante cose, diventa anche una bomba ecologica difficilmente conciliabile con le esigenze dell'ambiente.
Tuttavia, se siamo guidati da questo principio, comunque verificheremo che anche questo tipo di attività, che purtroppo ormai è diventata uno sport ma spererei sempre non fosse considerato tale in primis da quelli che lo esercitano, sia fatta nel rispetto di tutto il patrimonio naturalistico piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo di inserire all'interno delle finalità della legge tre concetti molto importanti. Il primo è quello di attuare un piano programmato, quindi l'introduzione di una visione programmatica che consenta di pianificare le attività e quindi non muoversi in modo disordinato e confuso, quando si vanno a pianificare gli interventi.
Inoltre, il concetto di salvaguardia, il fatto di tutelare l'esistente e fare in modo di non andare a incidere ulteriormente sul nostro patrimonio naturalistico.
Infine, l'ultima parte è relativa al recupero: laddove si sia già effettuato un intervento sul patrimonio naturalistico e si sia avuta pertanto, una perdita o una compromissione di questo patrimonio, bisogna intervenire sempre nell'ottica della programmazione, quindi bisogna intervenire e recuperare questo patrimonio.
Sono tre concetti importantissimi, che sono fortemente integrati tra loro quindi il fatto di fare delle politiche di programmazione che consentano di agire nel breve periodo, ma anche nel lungo periodo in modo non confuso e in modo chiaro, determinato e programmato; il fatto di recuperare le zone della nostra regione che sono già state compromesse da interventi precedenti e il fatto di salvaguardare le zone che, invece, devono essere assolutamente tutelate.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 24) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo sempre alla lettera a) del comma 1 e anzi a quello che vorremmo inserire prima della lettera a) del comma 1, proprio per dare una visione un po' diversa alla legge, anche a partire dai sui principi generali.
In questo caso, suggeriamo di scrivere: "Dotare il territorio regionale di strutture atte alla protezione ed al potenziamento qualitativo e quantitativo delle specie faunistiche selvatiche". Questa mattina qualcuno si è spaventato, perché avrà pensato che vogliamo favorire l'ingresso di chissà quali specie selvatiche dannose nella nostra regione, ma in realtà chi ha favorito il potenziamento quantitativo di determinate specie nella nostra regione sono i cacciatori, con immissioni selvagge di selvaggina (mi scuso per il gioco di parole) alcune volte anche non troppo regolari. Noi pensiamo all'aspetto qualitativo e quantitativo, per carità, il tutto con un corretto governo del territorio e delle risorse.
Stamattina abbiamo anche sentito dire da qualcuno che, in realtà, sono i cacciatori quelli che salvano la natura, perché vanno a pulire i boschi e che i soggetti pericolosi sarebbero quelli che vanno a spasso di domenica.
Per qualcuno, quindi, è più pericoloso per la natura chi la domenica va a spasso, piuttosto che chi la domenica va a spasso con un fucile. Abbiamo sentito dire questo. Personalmente, vado a spasso la domenica e, quando riesco, anche gli altri giorni, meno spesso perché quando non è domenica spesso sono qui o sono impegnato con altri appuntamenti istituzionali e politici, però vado a spasso senza fucile e soprattutto, devo dire, che vado a spasso sempre con un sacchetto, non tanto per i funghi, giacché sono un pessimo cercatore di funghi. Per trovarne uno, mi ci devo inciampare mi è già capitato - o per trovarlo mi deve cadere in testa, e mi è già capitato anche questo e anche al Consigliere Fluttero, che condivide come lo stesso parrucchiere.
Dicevo, non sono un buon cercatore di funghi, ma ho sempre un sacchetto come, perché pulisco i boschi, raccolgo le carte, raccolgo la plastica e torno sempre a casa con un sacchetto pieno; il tutto, senza essere un cacciatore. Aggiungo: vado anche talvolta a pulire, non da solo, ma insieme a persone un po' più forzute di me, dei sentieri montani che magari conducono a proprietà della mia famiglia, sentieri che si perdono e si va con qualche strumento adatto e si pulisce il sentiero. Il tutto, ripeto senza imbracciare un fucile.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Ritorniamo al discorso del miglioramento qualitativo e quantitativo delle specie faunistiche e selvatiche e ribadiamo che quelle che sono già in quantità non sufficiente, ma in sovrannumero non vanno implementate, ma vanno implementate quelle che sono chiaramente sotto il numero possibile e auspicabile, per il nostro territorio.
Su questo ci sarebbero tanti ragionamenti da fare, che si vanno un po' ad agganciare al discorso che facevo prima: che senso abbia fare delle immissioni di fauna "selvatica" (tra virgolette) perché è fauna che viene allevata spesso all'estero, viene immessa nei primi mesi della primavera e viene cacciata nell'autunno e nell'inverno.
Secondo noi, ha pochissimo senso; avrebbe senso che le immissioni fossero un vero e proprio ripopolamento e un vero e proprio sistema per ristrutturare quello che è un sistema faunistico della nostra Regione, che si autogenera e che copre il nostro territorio in maniera puntuale e soprattutto omogenea.
Effettivamente, come diceva il collega Bertola, ci sta un po' stretta questa definizione per cui ci sono i cacciatori che sono delle persone che stanno tutto l'anno sul territorio e gli altri, invece, non ci stanno. Io non ho mai cacciato in vita mia, ma sul mio territorio ci sto e vedo tante cose che i cacciatori che provengono dalla città, cioè la maggior parte non vedono durante tutto il corso dell'anno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Anche con quest'emendamento andiamo a ribadire la necessità importante di intervenire sul discorso faunistico della nostra Regione, in particolare per un miglioramento sia della qualità sia della quantità, quindi lavorare fortemente sulle popolazioni di selvatici nel nostro territorio.
Abbiamo avuto la fortuna negli anni di avere un buon grado di aree protette sul nostro territorio che, purtroppo, complici i dissesti economico finanziari della nostra Regione, sono andate un po' depauperandosi di mezzi e, soprattutto, di risorse umane, che è l'elemento centrale di quella che dovrebbe essere la politica faunistico-venatoria, cioè la capacità di capire, di seguire e di valutare correttamente la consistenza, la qualità e la dislocazione delle popolazioni di selvatici sul nostro territorio.
Io vengo da un territorio che ha un bellissimo parco - prima erano due e adesso si sono fusi in uno solo - con anche il Centro Grandi Carnivori, che si è occupato di importanti ricerche sulle popolazioni del lupo. Abbiamo anche il Centro per la Biodiversità Vegetale, quindi ho la fortuna di vivere a contatto con coloro che lavorano alacremente per preservare e per incrementare il patrimonio naturalistico che abbiamo a disposizione. È a disposizione non per farne quel che vogliamo, ma per viverci dentro in modo corretto ed equilibrato.
È evidente che tutte queste aree protette, in maniera più o meno significativa, sono in situazione di forte stress dal punto di vista del personale. Quindi, se si vuole intervenire sulla tematica della qualità della fauna sul nostro territorio, uno degli elementi fondamentali è, dal mio punto di vista, quello di portare avanti l'inizio di lavoro che si è fatto con la legge sulle aree protette e di riuscire a lavorare sul completamento degli organici, sulle politiche che riguardano anche le aree contigue alle aree protette e su un'attività di maggiore collegamento e raccordo, perché, ricordo che l'unica vera fusione e allargamento di parco forse è stata quella del sud Piemonte, mentre tutte le altre hanno ancora problemi a monte prima di poter pensare di intervenire in quel senso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con questo emendamento vogliamo porre l'attenzione sul miglioramento qualitativo e quantitativo delle specie selvatiche. Riteniamo che sia fondamentale uno studio delle popolazioni e delle specie selvatiche, uno studio delle specie autoctone e l'ibridazione di queste specie con lanci.
Penso ad esempio al cinghiale, che è aumentato di stazza e si riproduce più volte all'anno, diversamente dalla specie autoctona.
Come avviene anche nell'ambito delle specie vegetali, quest'operazione andrebbe fatta sulle specie animali, distinguendo molto bene tra aree a forte vocazione naturalistica - parlo dei parchi nazionali, dove ovviamente ogni ingerenza umana è preclusa e quindi le specie selvatiche possono svilupparsi nel dinamismo più naturale senza alcuna ingerenza da parte dell'uomo - da altre situazioni dove è prevista anche l'azione di seler controllori.
I seler-controllori, dopo l'ultima sentenza, non possono essere cacciatori ma guardiaparco o, comunque, figure professionali equipollenti per quanto riguarda questa azione, che è un'azione molto delicata, perché spesso l'azione di una seler-controllore, se non ben guidata, porta, diversamente da quanto si pensi, a un aumento della specie che provocano danni all'agricoltura. Quindi, è necessario un approccio scientifico molto dettagliato, che consenta anche di prevedere quelle che sono le evoluzioni quantitative e qualitative delle specie presenti sul territorio regionale.
Spero che la Regione abbia a disposizione questi studi e che si possa, in qualche modo, anche come attività di Consiglieri regionali, al fine di comprendere le scelte dal punto di vista legislativo di questa maggioranza avere a disposizione questi studi per di comprendere le scelte sulle specie che vengono considerate non cacciabili e quelle nelle altre due categorie meno protette.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo sempre all'articolo 1 e, come ho avuto modo di dire prima, stiamo analizzando il comma 1 dall'articolo 1, quindi la parte delle finalità.
Non vorrei ripetermi, ma credo che lo farò, almeno in parte, perché è importante, per il prosieguo di una legge, una corretta definizione delle finalità. A volte basta una parola sbagliata per portare all'incostituzionalità di una norma, quindi le parole sono molto importanti, anche per riconoscere le competenze esclusive di una Regione, o concorrenti.
Noi, quindi, pensiamo di prestare molta attenzione a questa parte della legge.
Riteniamo che dotare il territorio regionale di strutture atte alla protezione e al potenziamento qualitativo e quantitativo delle specie faunistiche vada in linea con quanto detto prima, cioè con la salvaguardia del patrimonio naturalistico, in senso largo, di specie animali, vegetali e del paesaggio.
Abbiamo approvato da poco il Piano paesistico, o paesistico regionale che dir si voglia, quindi all'interno di quella che è un'unitarietà del paesaggio e del patrimonio naturalistico non possiamo andare a cuor leggero a ipotizzare un provvedimento che, è vero, ripristina finalmente una gravissima lacuna, non democratica, di assenza di una legge regionale, per va ovviamente valutata con molta attenzione, perché una volta che si approva, prima che si rimetta mano a una legge passano anni, se va bene altrimenti decenni, quindi prestiamo molta attenzione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
In quest'emendamento, quando si dice "la protezione e il potenziamento qualitativo e quantitativo delle specie", ovviamente ci si riferisce alla possibilità che specie selvatiche, sia autoctone sia originariamente autoctone ma reimmesse di recente, tendano a formare un ecosistema che si regoli da solo. Ovviamente, anche l'attività faunistica deve tenere conto di questo, perché i più recenti studi sulla fauna locale dimostrano che è possibile raggiungere naturalmente un equilibrio senza intervento umano.
Non è certamente la caccia che può risolvere questo tipo di equilibrio.
Pertanto, quando ci riferiamo a protezione e potenziamento delle specie selvatiche, dovremmo sempre riferirci, in prima istanza, alla necessità di creare questo equilibrio e, in seconda istanza, solo subordinata all'attività venatoria.
Non dev'essere il contrario, cioè non devono essere immissioni di fauna subordinata all'attività venatoria per concedere un ampliamento.
In questo vogliamo che ci sia una caccia al servizio dell'equilibrio della fauna e non l'opposto, altrimenti potrebbe succedere quello che è stato detto da alcuni colleghi, per cui le emissioni vengono effettuate, a volte in modo poco regolare, per alimentare una caccia che non sarebbe sostenibile con le specie esistenti.
A questo dovremo prestare molta attenzione ed è utile rimarcarlo in senso di principio, perché quello che resta in legge definisce poi tutti gli atteggiamenti che la Regione e gli Enti controllori devono adottare nella regolamentazione di tutti i giorni.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
L'emendamento n. 196) del Consigliere Vignale è stato ritirato.
Emendamento rubricato n. 25) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo sempre a ciò che viene prima della lettera a) del comma 1 dell'articolo 1. In questo caso vorremmo inserire, prima della lettera della a), una frase che recita "Eliminare o ridurre i fattori di degrado ambientale", perché pensiamo debba essere il compito di un provvedimento regionale che parla di tutela della fauna, oltre che della gestione faunistico-venatoria.
È indubbio che i fattori di degrado ambientale possono interferire con la popolazioni di determinate specie, ma non necessariamente specie che interferiscano con le attività umane. Il tutto, ovviamente, derivante dalla crescente antropizzazione del territorio.
In questo rientra tutto quello che riguarda anche la gestione della montagna, delle aree protette piuttosto che altro. Il nostro Gruppo si è sempre impegnato, in modo molto attivo, sia per migliorare il disegno di legge sulle aree protette, diventata poi ora la nuova legge, sia per andare a tutelare il territorio da possibili fattori di degrado ambientale.
Ne cito uno su tutti: il nostro emendamento approvato che limita fortemente l'accesso alle cosiddette strade bianche, percorsi agro-silvo-pastorali alle autovetture, anche alle autovetture dei cacciatori. Questi sono tutti fattori di degrado ambientale.
Risalendo alle attività portate avanti in questa legislatura, penso anche all'elisky, altro tema sul quale noi abbiamo inteso dare una legge al Piemonte che tutelasse innanzitutto la sicurezza e poi anche le specie selvatiche fortemente disturbate da questa attività in alcune zone, come comprovato da studi dalla Regione, quindi non solo da opinioni di parte.
La volontà di eliminare o ridurre i fattori di degrado ambientale si inserisce pienamente in una legge che parla di tutela della fauna.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Anche con questo emendamento andiamo a proporre un intervento di tipo sistemico, cioè il fatto che questa legge dovrebbe essere un'attività che ispiri anche un'azione programmatica sul territorio, in relazione - in questo caso - soprattutto alle questioni riguardanti il degrado ambientale.
Degrado ambientale che è tristemente evidente ed è, purtroppo, al momento non arrestato. Non arrestato, perché non è attualmente ancora fattiva una legge che incida sul consumo del territorio, perché le attività umane stante anche la crisi ormai sistemica, che ci perseguita da oltre un decennio, dal punto di vista economico vengono messe davanti all'esigenza di tutelare il nostro ambiente.
Questo lo vediamo in tante piccole cose, anche per quello che riguarda l'inquinamento dell'aria: lo vediamo nella gestione delle acque, lo vediamo nella scarsa attenzione anche alle opere di bonifica, altro tema in cui la nostra Regione arranca un pochino, dato l'elevato numero di bonifiche in corso e data - ancora oggi - la scarsa conoscenza di ciò che per decenni abbiamo interrato e nascosto nelle discariche piazzate un po' ovunque (nelle nostre province, nelle nostre comunità). Lo rileviamo anche purtroppo, in una scarsa preparazione delle persone.
Ancora oggi, nelle nostre campagne esistono abitudini deleterie in tema di ambiente e continuo a ricordare che l'impatto maggiore che ha l'attività umana nel deterioramento dell'ambiente naturale si riflette sulle specie viventi, in particolare quelle animali, che sono quelle in fondo rispetto alla necessità che l'equilibrio ambientale funzioni, perché possano vivere in maniera sana, perché possano disporre di uno spazio vitale per poter vivere, per poter non confliggere anche con gli spazi umani.
Abbiamo citato il caso del lupo, di cui si fa tanto spauracchio: ricordo che nel mio territorio ci sono cinque lupi in tutto, eppure la voce che gira è che ce ne sia un branco di oltre 30. Quindi, sono anche questioni che andrebbero affrontate con un pochino più di coinvolgimento, con tentativi di favorire la sensibilizzazione delle comunità locali, che spesso vedono negli animali selvatici solo un impedimento e un danno alla propria attività economica o alla propria attività.



PRESIDENTE

Due minuti, Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Scusi, grazie.



PRESIDENTE

Vuol dire che il prossimo Consigliere parlerà un minuto e mezzo, per recuperare il suo intervento! La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Parliamo di degrado ambientale.
Un altro aspetto ambientale fondamentale è il degrado dell'ambiente che viviamo tutti i giorni in ambito agricolo, dove il deterioramento dalla qualità del terreno è anche misurabile con una riduzione della presenza di sostanza organica nel terreno stesso e, quindi, con una perdita della capacità di immagazzinamento di composti carboniosi e, di fatto, un aumento della presenza in atmosfera, che porta un cambiamento climatico. Le cose poi, hanno un'azione sinergica in senso negativo.
È, dunque, importante procedere a un cambio radicale in tutte le attività per arrivare a un miglioramento delle condizioni naturalistiche dell'ambiente regionale. Gli impatti sono molteplici, in tutti i settori.
Pensiamo alla qualità delle acque (abbiamo fatto un incontro dedicato): le acque di falda superficiali, che hanno una qualità pessima, da quanto ci ha riportato l'ARPA, e questa qualità pessima purtroppo si sta anche trasferendo in modo puntiforme alla falda profonda, da cui ci approvvigioniamo dell'acqua potabile.
È, quindi, importante pensare a un miglioramento della qualità di tutte le matrici ambientali che hanno un impatto. Pensiamo anche all'azione di disturbatori endocrini; addirittura, gli anfibi faticano ad arrivare alla maturità sessuale e quindi a riprodursi, a causa di sostanze chimiche che vanno a interagire con il corretto raggiungimento della maturità sessuale degli anfibi. Possiamo, dunque, capire che siamo in grosse difficoltà.
Ci sono alcune nicchie dove ritornano gli anfibi e ritornano le carpe nelle risaie, ritornano specie rare di uccelli, ritorna tutto un ciclo alimentare, pertanto questa è la strada. È una strada molto limitata sul territorio piemontese, ma che si può espandere. Bisogna avere la volontà e il coraggio, partendo da questa legge.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Emendamento rubricato n. 26) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
In quest'emendamento puntiamo, anche in ossequio a quelli che sono i nostri principi generali, al coinvolgimento e alla corresponsabilizzazione dei cittadini. Infatti, dopo la lettera a) del comma 1, vogliamo inserire questa frase, poiché è indubbio che nella tutela della fauna e nel preservare il nostro patrimonio naturalistico è importante anche il comportamento individuale.
Ne facevo cenno poco fa: certamente c'è, talvolta, un utilizzo scriteriato delle nostre risorse. È vero, può esserci il turista della domenica che non ha alcun riguardo del territorio, perché lascia dei rifiuti o perché cerca a tutti i costi di passare con l'auto dove non è consentito, oppure dove purtroppo è consentito, perché c'è anche questo problema (ci eravamo impegnati anche riguardo ad alcune strade che purtroppo erano percorribili dalle automobili, mentre forse sarebbe meglio che non lo fossero).
Pertanto, è chiaro che può essere utile non solo inserire in legge questo principio, giacché può essere un punto di partenza, però poi tutta un'altra serie di attività connesse che possano coinvolgere e corresponsabilizzare i cittadini. Sicuramente un esempio possono essere le iniziative che hanno le aree protette per i cittadini in generale o magari più per gli studenti delle scuole.
Riteniamo che, sebbene la questione non può e non trovi uno sbocco normativo particolare all'interno di questa legge, debba comunque essere enunciata tra i principi generali, tra gli obiettivi e tra le finalità di un provvedimento legislativo di questo tipo.



PRESIDENTE

Altri desiderano intervenire? Prego, collega Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
È importantissimo il coinvolgimento dei cittadini perché, tramite la responsabilizzazione, noi possiamo ottenere risultati, come diciamo sempre molto superiori a quelli che una semplice legge può ottenere da sola perché sia la vigilanza che il controllo territoriale fatto da cittadini consapevoli possono risolvere molti problemi.
Ovviamente da parte della Regione serve una grande attività di comunicazione e sensibilizzazione, e vediamo che probabilmente gli investimenti più cospicui per sostenere le politiche che andiamo qui a definire servono specialmente per creare quell'humus, quello sfondo culturale utile poi a regolamentare meglio anche le cose e permettere che quello che scriviamo in legge non sia solo un'enunciazione priva di effetto, ma sia poi davvero applicata sul territorio.
Quindi teniamo a questo punto, perché anche l'attività della caccia, a parità di normazione e a parità di definizione di qualità con la quale viene circoscritta, può avere risultati molto diversi se i cittadini sono informati delle leggi e sono informati anche di alcuni degli aspetti di tutela naturalistica di cui abbiamo detto in precedenza, quindi l'importanza dell'interazione dell'attività umana, gli equilibri della fauna, specialmente in questo caso tra l'attività della caccia e gli equilibri della fauna, come mostrano gli ultimi studi e gli ultimi risultati fatti dalle ricerche che hanno anche comportato delle reimmissioni di nuova fauna; risultati cui anche gli stessi Uffici regionali sono arrivati con degli ottimi risultati e studi, come abbiamo visto anche nelle Commissioni in precedenza.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri chiedono la parola? Prego, collega Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Diciamo che nel mio minuto e mezzo tratterò, come ho già citato prima, la questione del coinvolgimento e corresponsabilizzazione del maggior numero possibile di cittadini. È evidente che, nella relazione con il mondo animale che ci circonda, la corresponsabilizzazione, l'informazione e la formazione dei cittadini è un elemento centrale del rispetto della natura.
In Italia, questa cosa l'abbiamo vissuta storicamente un po' male arrivando a una comprensione dell'importanza dell'ambiente e della sua tutela forse un po' tardiva, dopo tanti danni dovuti a uno sviluppo economico sostanzialmente poco regolamentato per quanto molto burocratizzato.
Oggi, con questa legge, potenzialmente potremmo introdurre delle modalità programmatorie di livello regionale che vadano anche a incidere su questo perché l'elemento fondante di qualsiasi politica è quello di avere una cittadinanza informata e formata, quindi di avere cittadini consapevoli di quello che si sta portando avanti e in grado di comprendere anche le finalità delle politiche.
Come vede, sono stato in un minuto e 20 secondi, Presidente.
Grazie.



PRESIDENTE

Complimenti, Consigliere Campo: uno e 24! Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento importantissimo perché inserisce all'interno della legge il coinvolgimento e la corresponsabilizzazione del maggior numero di cittadini. Si tratta di una finalità assolutamente fondamentale, perch solo attraverso la responsabilizzazione dei cittadini possiamo sperare di arrivare a dei risultati realmente efficaci.
Tutto questo avviene ovviamente attraverso una corretta informazione e attraverso un percorso di educazione che deve partire dalle scuole. Abbiamo molti progetti attivi all'interno delle scuole e non solo; abbiamo molte attività di sensibilizzazione anche tra i cittadini che sono svolte per lo più ad opera di associazioni. Tutto questo sicuramente può contribuire a far crescere una maggiore coscienza dell'importanza di preservare l'ambiente naturale.
Questo è sicuramente uno degli emendamenti più importanti, perché è quello che inserisce tra le finalità proprio quella di creare questa coscienza collettiva, che è l'unica maniera per affrontare in modo consapevole ed efficace la sfida di conservare il nostro patrimonio naturale e recuperarlo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 27) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo sempre al comma 1 dell'articolo 1. Questo riferimento che vogliamo inserire tra le finalità - tra la lettera f) e la lettera g) - è, a nostro modo di vedere, molto importante. La lettera g) dice "salvaguardare gli interessi e le attività della popolazione che possono essere compromessi dall'esercizio venatorio", e questo è più che corretto. Noi pensiamo che prima di questa lettera g), ci debba essere anche un riferimento più forte non solo agli interessi della popolazione, ma anche alla sicurezza, giacch uno la può pensare come vuole e può essere favorevole alla caccia o contrario, ma è indubbio che comunque l'attività venatoria comporti che c'è qualcuno che va in giro con un fucile carico. Oggettivamente.
All'interno di un disegno di legge è ancora più corretto parlare di tutela rispetto ai pericoli costituiti dall'uso delle armi, giacché parliamo appunto di uso delle armi in uno spazio aperto e non in un luogo protetto come un poligono. Naturalmente, occorre avere cura di creare il minor numero possibile di incidenti. È ovvio: è impossibile scongiurare gli incidenti in generale, non solo sull'attività venatoria, però uno degli obiettivi è quello di tutelare la cittadinanza dai pericoli ed evitare incidenti. La sicurezza e l'incolumità delle persone deve essere sempre al primo posto, che si parli di attività venatoria o che si parli di altro.
Una delle nostre richieste ha queste finalità, cioè vietare l'esercizio dell'attività venatoria alla domenica. Una misura a tutela della cittadinanza da questi pericoli. È ovvio che alla domenica ci sono più persone che, legittimamente, passeggiano per i boschi.
D'altra parte, non ci parrebbe nemmeno un'iniziativa particolarmente efficace quella di ipotizzare, com'è stato detto da qualcuno, domeniche alterne: una sì e una no. Chi pratica l'attività venatoria sa bene qual è la domenica in cui non si può cacciare - giacché magari rischia anche delle sanzioni - ma il cittadino che va a passeggiare nei boschi non è detto che sappia se quella domenica è una domenica di caccia. Quindi non cambia molto rispetto a quello che c'è attualmente.
Su questo chiediamo proprio una prescrizione più decisa, verso un divieto della caccia nei giorni festivi, in particolare alla domenica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gian Paolo

Grazie, Presidente.
Tutelare le popolazioni e la cittadinanza dal pericolo costituito dall'uso delle armi è un argomento importante. Io mi aspetterei dati oggettivi da parte dell'Assessorato. Dobbiamo capire quali sono le giornate di maggior pericolo per i cittadini. Crediamo che, storicamente, sia la domenica il giorno in cui maggiormente i cittadini possano fruire degli spazi naturalistici, dove è possibile pensare alla presenza di cacciatori.
In particolar modo, pensiamo anche che certi tipi di caccia, come già detto questa mattina, siano più pericolosi. Si crea, da quello che mi hanno detto persone che hanno assistito a battute di caccia, una sorta di eccitazione collettiva nella caccia al cinghiale e i cacciatori sono dotati di armi a lunga gittata. Questo aumenta il pericolo. Il fatto che sia una caccia collettiva crea uno stimolo reciproco, crea quasi una tensione agonistica nella ricerca dell'animale da braccare da questa schiera di cacciatori.
È importante la presenza di guardiaparco e di soggetti abilitati al controllo di questa attività, ma crediamo sia importante limitarla in giornate dedicate, quali le domeniche, dove è maggiore la presenza di persone che, magari, vanno a cercare funghi e castagne o fanno passeggiate nei boschi e che, per questo motivo, rischiano la propria incolumità fisica. Non vorremmo più leggere notizie di un certo tipo sui giornali piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Questo è una cosa abbastanza lapalissiana. È evidente che se c'è qualcuno che va in giro armato, è leggermente più pericoloso di qualcun altro che non lo è, per quanto, nello spostarsi, i cacciatori debbano seguire tutta una serie di prescrizioni per rendere le proprie armi inoffensive.
Tuttavia è evidente, anche da quello che ho raccontato stamattina, che in certe situazioni ci si ritrova in un contesto tale che sembra di trovarsi davanti a un plotone di esecuzione. Spesso non si capisce dove sono i cacciatori. Io non so se si possa fare come con i subacquei che hanno la palla dietro, per cui ci si accorge del pescatore subacqueo, ma i cacciatori spesso, all'interno delle aree boschive, soprattutto in area montana, sono poco individuabili e anche i rumori delle schioppettate che emettono i fucili, se ci si trova in una valle, con i riflessi tra le pareti della valle, rendono molto difficile capire da dove provengono. Il povero escursionista, ogni tanto, ha veramente l'impressione di trovarsi in mezzo a una battaglia.
Di conseguenza, dal nostro punto di vista, dei periodi - anche all'interno della stagione di caccia - di grazia sono degli elementi importanti per favorire quella che, dal nostro punto di vista, è la miglior forma di fruizione dell'ambiente, che è quella di andarci dentro senza essere particolarmente intrusivi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Fin qui si è parlato di possibilità delle persone di fare una passeggiata di poter cacciare, ecc. Insomma, di fare attività ludiche. Tuttavia, non c'è solo questo il sabato e la domenica nelle nostra campagne, nei nostri boschi e nelle aree dove si pratica la caccia. Il sottoscritto, per esempio, alla domenica, in campagna ci lavora, quindi non è che mi diverto più di tanto. Durante la settimana faccio il Consigliere regionale, alla domenica lavoro.
Ogni tanto, mi è capitato di dover fischiare molto forte perché sentivo gli spari avvicinarsi e un po' di paura viene quando senti gli spari avvicinarsi, paura che le schioppettate possano raggiungerti. Fermo restando che, nel mio campo, continuo avere costantemente cinque caprioli e la caccia, che mi fa paura, non mi ha risolto il problema. Anche non facendo l'escursionista e non essendo un cittadino che va a fare "tralallà" nelle campagne, ho avuto lo stesso problema che si è paventato negli altri interventi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Il problema dell'interazione tra l'attività faunistica e i cittadini e la popolazione è un problema reale che abbiamo visto dai dati.
Certo che molto si può fare con la cultura, sia con la cultura di chi l'attività venatoria la esercita, sia con la cultura di chi si trova a doverci interagire, volente o nolente. Il problema della frequentazione delle nostre aree e dei nostri ambienti naturali, sia da parte di naturisti o semplicemente di persone che praticano sport, sia da parte di cacciatori è qualcosa di virtualmente irrisolvibile.
Di sicuro, vale anche molto il problema che avevo enunciato all'inizio, di un po' di cultura della caccia che, in questa espansione molto forte, che c'è stata specialmente di caccia di comitiva, quindi con battute con molte persone insieme e, a volte, non adeguatamente formate a questo tipo di attività, i rischi aumentano esponenzialmente, quindi aumentano anche tra gli stessi partecipanti alle battute e non solo tra le persone che involontariamente possono incrociare questo tipo di attività.
Una forma di buonsenso e di prudenza era un pochino più diffusa quando l'attività era esercitata a livello un po' più tradizionale e a livello di sussistenza e un po' meno a livello di "sport", anche perché si tende un pochino, quando qualcosa diventa sport, a sottovalutarne l'importanza e la pericolosità.
Bisogna ricordarsi che questa è un'attività con armi che possono uccidere e che non viene effettuata in un ambiente al chiuso, ma in un ambiente dove ci possono essere persone di qualunque tipo e qualche volta è successo anche che, a causa di controlli magari non proprio efficaci sulla capacità delle persone di esercitare, ci possono essere anche problemi dovuti a sviste o a superficialità di questo tipo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GRAGLIA



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Torniamo al discorso che facevamo questa mattina durante la discussione generale, che è uno dei punti che ci sta più a cuore, cioè il fatto di introdurre all'interno di questo testo di legge il concetto di "salvaguardia degli interessi e delle attività della popolazione che possono essere compromessi nell'esercizio venatorio".
Questa mattina abbiamo anche elencato in quali situazioni si potrebbe interferire con l'attività dei cittadini che decidono di trascorrere il loro tempo in spazi condivisi con i cacciatori. Credo sia nostro dovere tutelare queste persone e il fatto che ci siano persone che girano armate sulle nostre montagne e nelle nostre campagne è un pericolo; questo è indubbio. Questa mattina citavamo numeri impressionanti, ma soprattutto citavamo anche il fatto che spesso le prime vittime di incidenti di caccia sono dei minorenni, ragazzi che magari accompagnano i genitori.
Ovviamente, gli incidenti di caccia sono incidenti che possono capitare e qualcuno stamattina faceva il parallelismo con incidenti di persone che praticano lo sci d'alpinismo, piuttosto che altre attività sportive che sono comunque rischiose, però ognuno è libero e consapevole nell'accettare il rischio. Invece, qui parliamo di rischi in cui purtroppo si incorre in modo inconsapevole, spesso. Purtroppo, è innegabile che capitino, è innegabile che gli incidenti di caccia capitino e che spesso coinvolgano delle persone che sono assolutamente estranea all'ambiente venatorio.
Quindi, è nostro preciso dovere tutelare queste persone, in primis evitando di consentire l'attività venatoria nelle giornate in cui i boschi e montagne sono più frequentate e, in particolar modo, la domenica.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Anche in questo caso, andiamo a proporre un emendamento volto a cercare di smussare il più possibile l'impatto dell'attività venatoria su quelle che sono le attività di tutti i giorni delle popolazioni delle aree in cui l'attività venatoria si va a esercitare.
È chiaro che si crea una forte perturbazione: da un lato, ci siamo preoccupati dell'impatto che anche solo il rumore che viene provocato dalla caccia ha sulla fauna. Ogni tanto mi viene in mente una fortissima dicotomia che abbiamo su queste tematiche: là dove ci preoccupiamo dell'impatto dell'inquinamento luminoso sulle popolazioni di pipistrelli prevediamo presidi alle opere pubbliche, anche autostradali ma non solo per garantire anfibi, per garantire specie animali e questo è sacrosanto.
Prevediamo il benessere animale, poi non ci preoccupiamo dell'impatto che la caccia, come attività rumorosa e invasiva, ha anche sulle attività umane. Sfido chiunque di voi a farsi un giro in zone ad alta densità di cacciatori nel periodo della caccia, anche ad andare a passeggio con il cane. Effettuare qualche moderata attività di manutenzione boschiva in epoca di caccia è leggermente snervante, sia perché vedi transitare in numero significativo persone armate sia perché, ogni tanto, senti queste scariche, perché non è mai un colpo singolo, che sono comunque inquietanti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento che bisogna leggere insieme agli altri emendamenti che abbiamo presentato prima. È un emendamento che vuole modificare migliorandolo, il testo della norma che abbiamo citato prima, quindi l'articolo 1 con le finalità, per riscrivere il testo del disegno di legge n. 182, cercando di migliorare le varie lettere del comma 2. Quindi, si parla di garantire le salvaguardie delle culture agricole e tutelare la cittadinanza dai pericoli costituiti dall'uso delle armi durante l'esercizio venatorio. Questo è contenuto nella nostra proposta di legge.
Invece, nel disegno di legge proposto dalla maggioranza e dalla Giunta si parla di "interessi e attività della popolazione che possono essere compromessi dall'esercizio venatorio". Capite che la differenza è netta.
Noi siamo veramente preoccupati per quanto riguarda la sicurezza fisica delle persone e l'incolumità rispetto a una caccia indiscriminata nel territorio piemontese, soprattutto alla domenica, che è il giorno in cui le persone possono frequentare di più i boschi per una passeggiata, per la raccolta dei funghi o quant'altro.
Noi chiederemmo - lo dico al Presidente Chiamparino - di vietare la caccia almeno alla domenica. Pensiamo che su questo ci possa essere una maggioranza trasversale, oltre a quelle che probabilmente ci saranno in altri momenti e in altri posti. Credo che sia un tema su cui c'è una sensibilità comune, perché penso che derivi dall'attenzione reale che molti di noi hanno verso la montagna e verso la fruizione della montagna in un senso più ampio e partecipato possibile.



PRESIDENTE

Il subemendamento rubricato n. 197) presentato da Vignale e Graglia è stato ritirato dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 28) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Presidente, l'emendamento rubricato n. 28) lo ritiro, perché per un refuso c'è stata una sovrapposizione errata tra gli emendamenti da ripresentare in Aula e quelli no.
L'emendamento n. 28) ricalca un emendamento che era già stato approvato in Commissione e quelle parole sono già nel testo. Quindi, lo ritiro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Emendamento rubricato n. 104) presentato da Vignale, Bona, Fluttero Graglia, Ravello, Rossi Luca, Tronzano.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 104) vuole cassare la lettera g) del comma 1 dell'articolo 1, perché le finalità che la legge pone all'articolo 1 sono ovviamente, in parte, condivisibili perché nascono intanto dal disegno di legge della Giunta regionale che è stato anche oggetto delle audizioni in questa sala e che è un progetto di legge profondamente differente. È stato poi modificato nella discussione in sede di Commissione da emendamenti presentati dalla maggioranza o, come in questo caso, presentati dai colleghi del Movimento 5 Stelle e votati dal centrosinistra.
Che cosa dice la lettera g)? Che la Regione si pone una serie di obiettivi fra cui salvaguardare gli interessi e le attività della popolazione che possono essere compromessi dall'esercizio venatorio. Non esiste nessuna legge di comparto, anche le leggi che regolamentano le situazioni più complicate, che contiene riferimenti di questo tipo. Ad esempio, la legge sui rifiuti, parlando di rifiuti speciali, dice che dobbiamo preservare la salute dei cittadini piemontesi da emissioni nocive di rifiuti speciali? Evidentemente no, come non dovrebbe dire quanto previsto alla lettera c) perché una serie di disposizioni dello Stato, se ovviamente si conoscessero, mettono nelle condizioni coloro i quali possiedono un'arma e svolgono attività venatoria come in questo caso, ma anche coloro i quali non la svolgono e utilizzano un'arma per attività di tiro, di adempiere a tutta una serie di previsioni che la legge dello Stato prevede per far sì che si sia nella massima sicurezza possibile: la distanza dalle case l'impossibilità di utilizzare un fucile negli spostamenti, salvo che esso non sia custodito e scarico. Sono tutte previsioni che la legge dello Stato impone per garantire la sicurezza.
Questa lettera è evidentemente una lettera che individua in modo chiaro l'aspetto pregiudiziale con cui la maggioranza ha voluto affrontare questa norma, perché, lo ripeto, se trovate una sola legge regionale che prevede che nelle finalità si salvaguardino i cittadini dalle finalità negative che lo svolgimento di quella norma può garantire, allora ho torto. Visto che non è così, cioè non c'è una sola legge regionale che sancisce un principio come questo, è evidentemente un aspetto pregiudiziale. Aspetto pregiudiziale che poi trova, come vedremo nella discussione dei singoli articoli, una serie di corrispondenze, per cui i cacciatori sono pericolosi e bisogna fare il possibile affinché non siano pericolosi, e tutta un'altra serie di aspetti di limitazione (la domenica e quant'altro).
Rammento soltanto che le leggi sono pari, cioè se c'è un diritto sancito che è quello dell'attività venatoria, come vi sono altri diritti sanciti che sono quelli della fruizione, sono dei luoghi in cui si svolge anche attività venatoria e sono diritti pari.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 29) presentato da Bertola, Andrissi, Bono, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Siamo passati al comma 2 dell'articolo 1 e con quest'emendamento ne proponiamo una riscrittura, tra l'altro riportando un passaggio anche dello Statuto della Regione Piemonte. Diciamo, infatti: "La Regione, in attuazione dell'articolo 5 del proprio Statuto, ritiene l'ambiente del territorio beni primari di tutta la comunità, ne promuove la conoscenza riconosce la fauna selvatica come componente essenziale di tale bene e la tutela nell'interesse della comunità internazionale, nazionale e regionale".
Proponiamo, quindi, una leggera riscrittura rispetto al comma 2.



PRESIDENTE

In sede di discussione generale ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Visto che stiamo concludendo la giornata di oggi, ci tenevo, nella discussione generale sulla quale i colleghi del Movimento 5 Stelle hanno fatto una serie di considerazioni, aggiungere qualche brevissima considerazione.
Lo dico all'Assessore Ferrero: non si è mai vista una modalità per cui si legifera perché, essendo la caccia - a suo modo di dire, a suo modo di vedere ovviamente - una pratica non popolare, allora occorre limitare un pratica impopolare perché così diventa, per i cacciatori stessi (lui ha detto) un po' più facile svolgere l'attività.
Lo dico perché se esponessimo questo principio a tutto ciò che non è popolare nell'opinione pubblica, credo che, come Consiglieri di questa Regione, ma anche in generale nella valutazione delle norme della Regione e dello Stato, potremmo fare centinaia di esempi in cui sarebbe interessante fare delle misure per essere un po' più popolari.
Noi siamo alla decima Commissione in cui stiamo discutendo di una legge senza senso che individua nuovi cittadini. Se parlassimo di immigrazione dovremmo dire che dovremmo fare, come Regione Piemonte, una legge un po' restrittiva, visto che c'è un sentimento popolare contrario all'invasione che noi abbiamo vissuto.
Ecco, ha detto - mi consenta il termine - una castroneria, perché non si conosce (ma non è soltanto lei, molti altri) ciò di cui si parla.
La verità è che una parte consistente degli emendamenti è avvenuta per pregiudizio e una parte per ignoranza. Faccio un esempio, che poi espliciterò quando arriviamo all'articolo 6. Oggi, il collega Bona ha fatto un intervento relativamente alla chiusura di un transito ciclabile, perch un proprietario ha deciso di mettere dei paletti all'interno del proprio terreno.
Noi stiamo discutendo una legge che consentirà, a qualunque proprietario di prendere un pezzo di terreno venabile e farlo diventare non venabile.
Esempi del genere avremo modo, nel corso della discussione di questa magnifica legge, di evidenziarne a centinaia. Se non sono contenuti - e concludo - in nessuna delle 20 legislazioni regionali italiane, un motivo ci sarà!



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Gran parte degli emendamenti all'articolo 1 sono a prima firma del nostro Gruppo, quindi ci siamo già espressi, ma mi esprimo relativamente al subemendamento di uno dei nostri emendamenti, che vuole cassare una parte che, peraltro, era stata inserita a seguito di un nostro emendamento.
Lo faccio ringraziando il Consigliere Vignale, perché sarebbe giusto inserire in un'altra legge quel riferimento alla tutela della salute.
Abbiamo sbagliato noi a non inserire un emendamento, nel Piano rifiuti speciali, che dicesse che doveva essere tutelata la salute dei cittadini rispetto alle missioni derivanti dai rifiuti speciali.



PRESIDENTE

Non essendoci altre dichiarazioni di voto, do la parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Grazie.
Sono accoglibili l'emendamento n. 23) e l'emendamento n. 26).



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Prego, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Solo una richiesta, se posso farla una volta per tutte: chiederei che tutti i voti, relativamente a questo disegno di legge, avvenissero per appello nominale.



PRESIDENTE

Va bene. Grazie, Consigliere Vignale.
Procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 22), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 23), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 24), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 25), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 27 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 26), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 27), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 104), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 3 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 29), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'articolo 1, così come emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 29 Consiglieri hanno votato SÌ 26 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.04)



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