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Dettaglio seduta n.312 del 18/04/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



(La seduta ha inizio alle ore 14.34)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Accossato, Balocco, Cerutti, Ferrari, Ferraris Giaccone, Pentenero e Reschigna.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 281, inerente a "Rete Ospedaliera Regionale, Programma di interventi in edilizia sanitaria"


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 281, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana è iniziato l'esame del provvedimento.
Dopo l'illustrazione dell'Assessore Saitta sono intervenuti, in sede di discussione generale, i Consiglieri Bono, Vignale, Tronzano e Allemano.
Nella seduta pomeridiana del 17 è terminata la discussione generale.
Nella seduta antimeridiana odierna è iniziato l'esame degli emendamenti relativi alla proposta di deliberazione in oggetto. Riprendiamo l'esame degli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 5) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

L'emendamento 5) è sostanzialmente analogo all'emendamento 11), e chiede di modificare il tema della spesa complessiva del privato, da 240 milioni a 178 milioni, per quanto riguarda la scheda della Città della Salute e della Scienza di Novara.
È un emendamento abbastanza intuibile e va letto insieme con uno dei tre emendamenti precedenti, che vedeva una ri-strutturazione della tabella del quadro dei costi di finanziamento.
L'iter più semplice sarebbe quello di accogliere l'emendamento che rivede a rialzo la compartecipazione del pubblico rispetto alla cifra complessiva quindi arrivare fino al limite del 49 per cento, con le modalità di reperimento delle risorse pubbliche che s'intende collegialmente perseguire. Pertanto, con più risorse dello Stato, anche con fondi sviluppo e coesione, oppure con più risorse dalla Regione, magari con più risorse dell'Azienda Ospedaliera Universitaria, che comporti anche l'alienazione o lo scambio degli immobili non utilizzati, quindi con una valenza non sanitaria da parte dell'Azienda (parlo dei terreni delle cascine di proprietà dell'Azienda).
Di pari passo, quindi, andrebbe rivisto il dato dalla nota che ha sostanzialmente l'importo complessivo della compartecipazione ai privati.
Se da 240 scendiamo a 180 circa, vuol dire che è 50-50 la compartecipazione pubblico-privata. Se scendiamo ulteriormente, vuol dire che andiamo verso altre forme, perché al di sopra del 49 per cento non è possibile fare un percorso di partenariato pubblico-privato, ma bisognerebbe inventarsi altre forme.
Al di là di tutto, però, abbiamo ancora spazio e tempo per rivedere queste schede, anche con un veloce passaggio ministeriale, perché non credo che rivedere l'iter del fidanzamento possa portare a rivedere tutto il percorso e possa portare via molto tempo.
Così com'è stato cambiato da 50 per cento a 30, possiamo ritornare da 30 a 49. Penso che con un rapido passaggio dall'Assessore Saitta e del Presidente Chiamparino, o uno dei due, a livello ministeriale, si possano rivedere questi schemi e, quindi, ridurre l'importo della compartecipazione del privato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Il nostro Gruppo ritiene che sia una grave compressione delle prerogative democratiche delle opposizioni l'essere posti in condizione di non poter operare per via di questo caldo.
Sappiate che non cederemo comunque, nemmeno se gradualmente ogni dieci minuti alzate il termostato. Non molleremo comunque.



PRESIDENTE

Facciamo la deroga alla giacca. La Presidenza approva.



BERTOLA Giorgio

Presidente, io la ringrazio, ma il mio contegno istituzionale non mi permette di accettare questa deroga.
Questo è uno degli emendamenti, sono diversi, che riguardano la distribuzione delle risorse tra pubblico e privato. In questo caso andiamo ad aumentare il contributo statale a 149 milioni 094.995, e quello regionale a sette milioni 848.105.
In questo modo raggiungiamo il 49 per cento dell'intero importo e quello privato a 163 milioni 347.900, al lordo degli oneri finanziari. È una delle varie modulazioni che facciamo rispetto alla distribuzione del contributo tra pubblico e privato, nel nostro sforzo di modificare questa delibera del Consiglio regionale, nel senso di eliminare o ridurre il più possibile l'apporto del privato all'interno di questa procedura di finanziamento.
Ovviamente questo sarebbe per noi l'obiettivo più importante. Sappiamo che sarà piuttosto difficile ottenere qualcosa, da questo punto di vista, ma riteniamo doveroso continuare anche in Aula quel che abbiamo condotto in Commissione su questo aspetto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento rubricato n. 5) continuiamo a proporre una riduzione del finanziamento del partenariato pubblico-privato per la costruzione della Città della Salute e della Scienza di Novara. Noi proponiamo di aggiornare il piano economico-finanziario e di portarlo a quanto prevede il Codice degli appalti dopo il 18 aprile 2017, a seguito dell'aggiornamento del decreto legge 50/2016, ovvero di riconoscere la possibilità di un finanziamento pubblico fino al 49 per cento.
Inizialmente, il piano economico-finanziario prevedeva una copertura del finanziamento dell'opera al 76 per cento con risorse pubbliche successivamente - nel 2016 - è stato aggiornato al 30 per cento, ai sensi del Codice degli appalti, che prevedeva quel tetto in caso di partenariato pubblico-privato.
Visto il successivo aggiornamento del decreto legge 50/2016 del 18 aprile 2017, proponiamo un adeguamento della suddetta percentuale così come previsto dalla normativa nazionale. Si chiede, dunque, di portare il finanziamento pubblico al 49 per cento.
Nel caso della Città della Salute di Novara quest'operazione consentirebbe di ridurre gli oneri finanziari e i costi per la realizzazione di quest'opera, che ammontano a circa 200 milioni in più rispetto a quanto previsto nel 2013 con il finanziamento pubblico al 76 per cento (non al cento per cento).



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Non sono riuscito a intervenire sugli emendamenti precedenti, però qui stiamo parlando della Città della Salute e della Scienza di Novara un'opera che ha una storia lunghissima e che, finalmente, parrebbe avviarsi verso una sua realizzazione.
La questione è che purtroppo, nel frattempo, sono cambiate tutte le condizioni di "contorno", in particolare relativamente alla logica del partenariato pubblico-privato; logica che ci vede vigorosamente contrari ma non per una contrarietà aprioristica all'intervento del privato in edilizia pubblica (in questo caso, in edilizia sanitaria), ma perché a oggi non abbiamo grandi esempi di realizzazioni concluse nei tempi e nei costi previsti, né che abbiano portato a un significativo impatto sulle sostenibilità economico-finanziarie delle Aziende Sanitarie che vi hanno partecipato.
In particolare, nella nostra Regione abbiamo alcuni esempi piuttosto deteriori. Uno di questi è proprio nella mia provincia; mi riferisco a un'opera in cui il privato ha investito circa il dieci per cento: sostanzialmente, è una miniera d'oro per il privato, mentre sarà probabilmente una pietra tombale per l'Azienda Sanitaria Locale (ma ne riparleremo quando ci arriveremo).
Con quest'emendamento proponiamo, come si suol dire, una mitigazione dei danni: cerchiamo, se non altro, di ridurre al minimo possibile il danno. A legge vigente (poi, magari, se governeremo, proveremo a modificare questo Codice degli appalti, che presenta più di una problematica), quello che possiamo provare a proporre è cercare, in questo caso, di togliere una sessantina di milioni alla quota d'investimento privata, per ridurre quella che è la sua partecipazione e, quindi, quelle che saranno le probabili "esigenze di ritorno d'investimento", che sono e saranno sicuramente garantite dal contratto di concessione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento andiamo a modificare la nota per aggiornare le cifre realmente disponibili con il nuovo Codice degli appalti, che prevede il partenariato pubblico fino al 49 per cento dell'investimento. È molto importante rendere coerente il documento con l'aggiornamento normativo.
Per quanto riguarda l'aspetto politico di quest'aggiornamento, vorremmo coglierlo appieno per minimizzare quelli che sono gli impatti economici sugli interessi privati degli investitori sul complesso sanitario e raggiungere, come investimento regionale, la percentuale massima prevista dalla normativa.
Come abbiamo detto prima, sottolineiamo che questo comporterà minori oneri distribuiti nel tempo; oneri che sono poco visibili oggi, ma che saranno visibili sul lungo periodo sottoforma di maggiore spesa corrente.
Supponiamo ragionevolmente un aumento di uscite del pubblico o un aumento di introiti dal punto di vista sanitario (introiti pagati, in qualche modo dai cittadini fruitori del servizio sanitario nazionale). Perché, comunque la gestione economica resta in capo alla Regione. In qualche modo, i soldi dovuti come maggiori interessi per l'investimento dovranno venir fuori. Non è questa la sanità che vogliamo.
A nostro avviso, la sanità deve essere assolutamente accessibile senza profitto, a costi ragionevoli per tutti i cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento ha l'obiettivo di ridurre la quota di finanziamento privato. Chiaramente, l'intento generale è quello di ridurre l'esposizione del pubblico all'intervento privato sulla costruzione della nuova Città della Salute.
Ovviamente, questo ha un risvolto sul contenimento dei costi dovuti ai canoni concessori e prevede una riduzione globale della spesa per investimento.
Noi pensiamo che quest'intervento sia positivo dal punto di vista delle casse pubbliche e abbiamo la convinzione che possa essere di giovamento alle stesse.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Continuiamo a riformulare delle proposte in merito al contributo statale ribadendo la nostra posizione, che è quella secondo la quale questi edifici destinati alla sanità dovrebbero essere finanziati esclusivamente con fondi pubblici. Questa mattina ho destato l'ilarità del collega Appiano richiamando il fatto che i privati investono in edilizia sanitaria e non in altre opere, e dovremmo farci qualche domanda rispetto a questo, cioè sul perché i privati mettano fondi sulla sanità, o meglio sull'edilizia sanitaria, e non su grandi opere che, invece, vanno a sostenere fortemente e di cui ribadiscono l'utilità.
Ho fatto qualche conto, rifacendomi a una vecchia campagna che era uscita nel 2015, "Cosa si potrebbe fare con un metro di TAV?". So che il collega Appiano è molto preciso nei calcoli, ma non lo dico perché ce l'ho in particolare con lui, ma solo per vedere se ha la stessa reazione che ho avuto io dopo il conteggio. Nel 2015 era uscita questa campagna "Cosa potremmo fare con un metro di TAV?". Il calcolo che era stato fatto diceva che un metro di TAV costa 160 mila euro. Abbiamo qui davanti un progetto che costa 320 milioni, quindi vuol dire che questa Casa della Salute di Novara noi la potremmo fare esclusivamente con fondi pubblici, non facendo due chilometri di TAV.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 6) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Andiamo avanti rapidamente a pagina due, inerente a "Tipologia di contratti e procedure di gara", in cui il penultimo capoverso, quello del contributo pubblico, viene modificato sempre in conseguenza logica rispetto agli emendamenti presentati prima. Ovvero laddove erano 100 milioni di contributo pubblico, di cui 95 a carico dello Stato, ai sensi dell'articolo 20 della legge n. 67/88, la Regione si fa carico del cinque per cento con investimento privato complessivamente al lordo degli oneri finanziari relativi all'imposta sul valore aggiunto attribuibile pari a 240 milioni.
Noi rivediamo anche questa tabella con il computo del 49 per cento e del 51 per cento, quindi il contributo pubblico pari a 156 milioni, di cui 149 milioni a carico dello Stato e finanziato dall'articolo 20. Prevediamo un incremento di prelievo di 50 milioni sull'articolo 20 a livello statale che non mi sembra possa essere una misura che mandi in dissesto il bilancio dello Stato. Ritengo che potrebbe essere oggetto di discussione a breve qualora dovessimo avere un Governo o comunque anche la discussione parlamentare di rifinanziamento dell'articolo 20.
Prima l'Assessore Saitta diceva giustamente che l'articolo 20 non è più stato finanziato negli ultimi anni, anzi è stato definanziato. Perché non potrebbe essere questo l'anno in cui s'inverte la rotta, con magari un nuovo Governo che possa rifinanziare? Quindi, un aumento di 50 milioni di euro non mi sembra un problema insormontabile per il bilancio di uno Stato di centinaia di miliardi di euro e la Regione sostanzialmente si potrebbe fare carico di solo sette milioni, quindi due milioni in più rispetto ai cinque iniziali. Anche sul bilancio della Regione due milioni non sono pochi, ma non sono neanche tanti e si possono trovare. In questo modo ottempereremmo alla norma nazionale che, come ricordava il collega, ha modificato il decreto n. 50 e ha aumentato di nuovo i limiti del ricorso alla finanza pubblica nel partenariato pubblico-privato. Quindi, è una misura percorribile.
Mi rendo conto che ci sono delle tempistiche e delle decisioni che sono state prese, ma la politica ha sempre il tempo di poter intervenire per modificare degli strumenti e addirittura siamo riusciti o riusciremo a spendere delle risorse che, in teoria, non si potrebbero più spendere, come sull'FSC, essendo andati oltre le tempistiche previste da norme nazionali.
Si può fare, basta volerlo fare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento è strettamente connesso a quello illustrato in precedenza, in quanto quello precedente delineava un contributo pubblico pari al 49 per cento del totale, e va a specificare la suddivisione dei contributi e della tipologia di finanziamento. Abbiamo quindi un contributo pubblico che diventa pari a 156.942.100 euro, di cui 149.094.995 a carico dello Stato (articolo 20) e 7.847.105 a carico dalla Regione, come cofinanziamento pari al cinque per cento, e poi un privato che invece ha un investimento di 163.347.900. Con questo si arriva a un contributo che è del 51 per cento sull'investimento totale rispetto a un contributo pubblico che, nell'ipotesi che abbiamo formulato, è pari al 49 per cento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento molto tecnico, in cui chiediamo di riformulare le cifre in gioco nel piano economico-finanziario per la realizzazione della Città della Salute e della Scienza di Novara. Quindi, il finanziamento a carico dell'articolo 20 rimane di 95 milioni, però indichiamo una cifra ulteriore a carico dello Stato - poi, come diceva il collega Bono, pu essere un rifinanziamento dell'articolo 20 - di 53 milioni. Il cofinanziamento della Regione permane a sette milioni 847 mila euro, pari al cinque per cento del finanziamento pubblico e l'investimento privato ovviamente, si adegua e diventa di 163 milioni per coprire il 51 per cento.
In questo modo, riusciamo a portare il finanziamento pubblico al 49 per cento della cifra necessaria per coprire la realizzazione della Città della Salute di Novara e sfruttiamo al massimo l'opzione indicata dal Codice degli appalti, che è passata dal 30 per cento di copertura con soldi pubblici al 49 per cento, il 18 aprile 2017, con l'aggiornamento della legge Madia o del nuovo Codice degli appalti, come si vuole chiamare.
Pertanto, auspichiamo che in questo modo si possa ridurre l'onere finanziario a carico dell'Azienda sanitaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Nel ventaglio di opzioni che stiamo cercando di proporre, intendiamo spostare l'equilibrio economico-finanziario dell'investimento verso un maggiore coinvolgimento pubblico, onde diminuire quello che sarà per un periodo molto lungo, anche dopo la realizzazione dell'opera, un onere periodico e in periodico incremento e aggiornamento verso il privato, anche perché, a oggi, l'evoluzione del Fondo Sanitario Nazionale non è significativamente in incremento, poiché gli incrementi servono esclusivamente a coprire dei piccoli aggiornamenti e la crescente esigenza invece, di copertura sanitaria.
Pertanto, il fatto che le opere e il partenariato pubblico-privato vedano oneri progressivi nel corso di un ventennio successivo alla realizzazione dell'opera edile fa sì che si possa ipotizzare una progressiva contrazione della disponibilità di fondi da parte delle Aziende sanitarie che a queste opere si affidino, per quello che riguarda la parte sanitaria.
Di conseguenza, proponiamo di rimodulare, obtorto collo, stante la legge vigente, che consideriamo possa ulteriormente evolvere nel verso di una progressiva riduzione della partecipazione privata verso opere di tale importanza per la salute pubblica in particolare, con un emendamento un po' più tecnico rispetto al precedente, che andava solo a toccare un singolo importo, l'intera tabella, l'equilibrio economico-finanziario e il quadro economico dell'opera in favore di una riduzione della contribuzione privata.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
Emendamento rubricato n. 7) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 7) è una conseguenza logica dell'emendamento n. 6), ma mentre prima era lasciata in capo alla Regione la facoltà di reperire le risorse mancanti per arrivare al 49 per cento di contribuzione pubblica, in questo caso si dà per assodato il ricorso al finanziamento dello Stato, ai sensi dell'articolo 20 o comunque altre procedure. Cambia sostanzialmente poco, come cifre, ma cambia molto dal punto di vista del contenuto politico.
Pertanto, da un certo punto di vista, forse sarebbe più corretto l'emendamento n. 6), in quanto a oggi non possiamo essere sicuri che lo Stato finanzi quei 50 milioni di euro in più sulla parte di contribuzione pubblica, non essendoci stati più contatti (non so se ce ne siano stati, in questo senso, fra maggioranza di Governo nazionale e Giunta regionale) però l'emendamento n. 7) si basa su una certa sicurezza nel poter dire che il finanziamento può essere coperto dallo Stato.
Ripeto ancora volta: parliamo di 50 milioni di euro, non parliamo di 300 milioni di euro; 50 milioni di euro che possono essere anche tolti magari dalla programmazione dell'FSC (il Fondo Sviluppo e Coesione), se proprio vogliamo fare una norma ad hoc. Ricordo che, ad esempio, il Piemonte ebbe via libera per l'utilizzo di 50 milioni di Fondo sviluppo e coesione per il Piano di rientro dei trasporti. Se si trova un accordo tra Giunta regionale e Governo nazionale (l'attuale e quello che ci sarà, ci si augura, a breve), 50 milioni di euro in più si possono trovare. Il dato non è insormontabile: forse manca un po' la volontà.
Ripeto: anche le schede dei documenti o comunque gli accordi, i Protocolli d'intesa si riscrivono in una settimana, non dico in un minuto perch magari non sarebbe credibile, ma in una settimana si riscrive tutto.
Quindi, noi vorremmo sapere dal Presidente Chiamparino e dall'Assessore Saitta se c'è la volontà di rivedere al rialzo la parte di contribuzione pubblica, quindi rivedere le schede e dire "30 per cento è poco, saliamo al 49 per cento", e mettere in campo - e chiudo - gli strumenti col Governo per arrivare a questa quota.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Anche questo è un emendamento che va a definire, sebbene in modo diverso rispetto al precedente, una situazione per la quale c'è una suddivisione che prevede una parte pubblica al 49 per cento e una parte privata viceversa, al 51 per cento. Si propone quindi di sostituire il terzo capoverso con il seguente: "Contributo pubblico pari a 156.942.100 euro pari al 49 per cento, di cui 149.094,995 euro a carico dello Stato e 7.847.105 euro a carico della Regione, con un investimento privato totale pari a 163.347.900 euro, pari al 51 per cento dell'investimento totale".
Chiaramente è una proposta che non ricalca la nostra intenzione e la nostra opinione relativamente alla distribuzione dei finanziamenti, talché noi pensiamo debba esserci comunque una maggioranza di capitale pubblico, ma comunque una possibile proposta di mediazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento è articolato in modo differente rispetto al precedente però la filosofia è sempre la stessa; filosofia che ripetiamo in modo quasi ossessivo, poiché crediamo che questo lavoro in Consiglio regionale sia importante. Noi riteniamo che il mancato finanziamento pubblico sia solo una questione di mancata volontà politica.
Del resto, abbiamo visto come per la copertura delle spese degli anni antecedenti del TPL si sia utilizzato il fondo dell'FSC e sappiamo che nel bilancio sanitario, per esempio, vi sono 150 milioni di payback sotto ricorso al TAR da parte di 70 aziende farmaceutiche, ma è un ricorso al TAR ormai datato e, giustamente, l'Assessorato non ha indicato un capitolo di spesa per questi 150 milioni. Quest'ultima però è una cifra che potrebbe essere impegnata per realizzare opere importanti utilizzando fondi pubblici; anche questa è una possibile alternativa, che non avrebbe alcun costo per l'Amministrazione pubblica: basterebbe impegnare quei fondi per l'edilizia sanitaria come altri fondi sono stati ritrovati per l'Ospedale di Moncalieri oppure per l'Ospedale Unico del VCO.
Effettivamente, laddove si vuole, si possono trovare soldi pubblici considerando anche che, come ho già detto più volte, le aree dove sono attualmente edificati l'Ospedale Maggiore di Novara e l'Ospedale San Giuliano si renderebbero libere, sicché tali aree potrebbero essere valutate. C'è già una valutazione dello studio Gregotti che le stima per 40 milioni, quindi altri 40 milioni che si aggiungerebbero ai 105 di beni lasciati all'Azienda Ospedaliera di Novara, per cui avremmo tranquillamente la copertura dell'intera opera per quanto riguarda la Città della Salute di Novara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
In quest'emendamento ribadiamo la necessità dell'aumento di capitale pubblico all'interno del partenariato pubblico-privato con la soglia del 49 per cento. Ovviamente, come in tutte le buone società, è vero che il 49 per cento non comanda, ma incide, e il motivo per cui incide dal punto di vista economico nella riduzione dei tassi di interesse e dei costi a lungo termine dell'opera l'abbiamo spiegato ed è e noto.
L'altro punto di vista forse meno evidente e meno diretto è che la percentuale con cui un socio contribuisce inizialmente in un'opera o in un'azienda incide sul potere decisionale che vi si terrà, per cui pu incidere anche sulle politiche che questo presidio sanitario potrà attuare in merito alle politiche sanitarie locali nel Novarese, ma anche nelle politiche interne alla struttura.
Abbiamo dato prima alcuni esempi di buone pratiche che si possono attuare e di come questo polo può diventare un polo di eccellenza e innovazione per praticare tutte quelle politiche che devono essere poi d'esempio per gli altri soggetti sia pubblici che privati, quindi le questioni del trattamento dei dipendenti, degli asili nido aziendali, delle mense basate sulla filiera a chilometro zero e biologico dei prodotti locali. Se una struttura così importante tiene conto di tutte queste cose, può veramente incidere sul sistema e sul suo ecosistema locale, quindi può dare un segnale molto bello. È anche una struttura che comunque tutela i propri malati e le persone che ne fruiscono in un modo diverso, perché il suo respiro è diverso.
Tutti questi elementi che alla fine hanno un impatto economico positivo, ma anche quelli non monetizzabili che si basano sulla qualità della vita, non trovano risposte nelle semplici politiche dei privati, perché il privato comunque investe solo là dove c'è un profitto e non è sempre direttamente interessato al benessere della comunità in cui investe.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento, come già spiegato, sposta il "pallino" dell'aumento di capitale pubblico sull'altra parte pubblica disponibile. L'obiettivo rimane sempre quello dell'investimento privato ridotto al minimo possibile (purtroppo il 51 per cento) e secondo me il collega Valetti ha sollevato proprio uno dei punti critici della questione del partenariato pubblico privato in versione italica: il fatto che, con il nuovo Codice degli appalti, siamo andati sostanzialmente a dare una giustificazione a quello che era già un dato di fatto, ovvero che comunque in qualunque opera in cui vi sia un partner privato, esso sostanzialmente detta legge.
Il privato detta legge per l'inefficienza del pubblico, per l'incapacità o la non volontà del pubblico di operare quei ruoli di indirizzo e controllo che gli sarebbero propri e per la debolezza della struttura normativa dal punto di vista del favorire anche quelle realtà in cui il pubblico vorrebbe fare fattivamente la sua parte, quindi realizzare opportunamente i controlli e contestare al privato tutte le eventuali inadempienze. È questo il caso che abbiamo visto in tante situazioni.
È vero, ce ne sono tante in cui il pubblico non ha fatto la sua parte giustificando quindi di fatto aumenti di costi incontrollati, ma anche altre situazioni in cui, pur facendo la sua parte e quindi segnalando ogni aberrazione già nella fase di progettazione delle opere, il privato, per mancanza di condizioni regolamentari che permettano di incidere veramente sulle fasi progettuali e quindi di valutare concretamente le scelte progettuali nel passaggio da un progetto definitivo a uno esecutivo, la fa da padrone, anche partecipando a quote inferiori al 50 per cento in situazioni di partenariato.
È evidente che, come ho già detto prima, tutti questi nostri emendamenti purtroppo, a norma vigente, non sono che un tentativo di ridurre i possibili danni di fare la scelta del partenariato. Il problema di fondo è la scelta politica di aver deciso di fare queste opere in partenariati piuttosto che di fare una programmazione.



(La Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



CAMPO Mauro

Continuo con il prossimo emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Intervengo a sostegno degli interventi dei colleghi, sempre per ribadire il punto centrale di tutta la nostra attività emendativa, quello che riguarda l'intervento dei privati nella realizzazione delle Città della Salute.
Come diceva il collega Campo poco fa, nel momento in cui un privato entra detta legge. E, come diceva anche il collega Valetti, il privato quando investe su qualcosa lo fa, solitamente, anche per trarre profitto.
Noi crediamo che, per gli investimenti che riguardano la sanità investimenti che riguardano la salute dei cittadini - un diritto garantito dalla Costituzione - non possiamo affidarci ai privati. Investimenti in sanità sono investimenti dovuti, sono investimenti che lo Stato e gli enti pubblici - in questo caso, nella nostra proposta di emendamento, c'è una ripartizione della parte pubblica tra Stato e Regione - devono garantire ai cittadini. Coinvolgere i privati e chiedere di contribuire ai costi di costruzione significa, in qualche modo, rendersi non dico ricattabili ma comunque, influenzabili in alcune decisioni.
Con quest'attività emendativa continuiamo a proporre, se non la totale cancellazione, almeno la riduzione del contributo privato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Emendamento rubricato n. 12) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 12) è sempre in linea con quanto detto prima, abbiamo solo la differenza che i 50 milioni di euro di cui parlavo, il delta per arrivare a coprire il 49 per cento, sono in carico alla Regione. Qualora l'intesa con il livello nazionale non andasse a buon fine ci sarebbe questa possibilità. Possibilità che, tra l'altro, potrebbe essere perseguibile con quanto detto dal collega Andrissi, cioè la messa in vendita delle aree di proprietà dell'azienda ospedaliera universitaria che, valorizzate porterebbero a circa 50 milioni di euro nelle casse dell'azienda.
Sono le strade che si potrebbero percorrere a dimostrare in Consiglio regionale che, essendo opposizione e non riuscendo a convincere i colleghi di maggioranza né, tantomeno, la Giunta, almeno lasciamo a memoria il fatto che abbiamo provato a tracciare una linea diversa, anche di finanziamento sia completamente diversa - e lo vedremo con l'emendamento successivo - sia rimanendo nel solco tracciato dalla maggioranza e dalla Giunta, riducendo l'onere di remunerazione del privato e la compartecipazione del privato e aumentando la presenza pubblica.
Se così non fosse, se non ci fosse questa volontà, speriamo, comunque, e in ogni caso, che una prossima maggioranza governativa nazionale possa aumentare le risorse pubbliche e dare un parziale stop a tutti questi progetti di partenariato pubblico-privato su opere fredde, cioè opere che non si ripagano con un pedaggio o con il pagamento da parte dell'utenza proprio per evitare che poi si scarichino i costi direttamente sull'utenza.
Oppure che il prossimo governo regionale abbia tempo ancora per cambiare i progetti e possa, quindi, ridefinirli in un'ottica di maggiore sostenibilità economica finanziaria. Penso che il tema della sostenibilità economica finanziaria sia il tema dei prossimi anni. Volevo dire un paio di anni, mi sa che sarà per un bel po' il tema nodale. Tuttavia non deve essere l'unico.
A maggior ragione, in sanità, ci piacerebbe essere legati mani e piedi a sostenibilità economico-finanziaria e poi, magari, fare il passo più lungo della gamba e quindi andare a indebitarsi su scenari futuri, che non si possono immaginare, perché non possiamo sapere quanto sarà l'intervento pubblico in futuro con il Fondo Sanitario Nazionale, quanto sarà il fabbisogno complessivo. Si parla, nel 2050, di un 40 per cento di persone anziane, con una percentuale molto elevata di polipatologie croniche. In proposito, una stima di un'associazione chi si occupa di sanità parla di un fabbisogno di oltre 250 miliardi di euro.
Oggi, per la cronaca, siamo a 115 d'intervento pubblico e 45 d'intervento privato, quindi ci sarebbe un gap da colmare notevole. Facciamo attenzione a tutte queste valutazioni, anche che per il futuro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

L'emendamento n. 12) riguarda sempre la parte relativa alla tipologia dei contratti e le procedure di gara. Siamo sempre a pagina due e il penultimo capoverso è sostituito dal seguente: "Contributo pubblico pari a 152.137.750 di cui 95.375.350 a carico dello Stato, come finanziamento ex articolo 20, pari al 37 e 31 per cento della spesa pubblica. 56.762,400 a carico della Regione".
Un investimento privato pari a 168.152,250. Questa suddivisione va a configurare un investimento privato pari al 52,5 per cento dell'investimento totale.
Siamo, ovviamente, a una quota d'investimento privato che è comunque alta per noi, che è più che maggioritaria giacché siamo sopra il 50 per cento ma è comunque inferiore a quanto previsto dalla delibera, dal testo presentato dalla Giunta regionale e licenziato con il nostro voto contrario dalla Commissione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Anche quest'emendamento chiede di contenere il finanziamento privato al 52,5 per cento dell'opera. A questo punto, per collegare un po' la questione in oggetto del polo sanitario di Novara con la contingenza in aula, verrebbe da chiedersi se anche la gestione dell'impianto di condizionamento dell'aula è gestita con un partenariato pubblico-privato perché diciamo che c'è qualche problema gestionale nel mantenere temperature vivibili, in una stagione che pure non è ancora caldissima quindi speriamo, in futuro, verso l'estate...
Comunque, la nuova configurazione degli investimenti prevede un contributo pubblico pari a 152 milioni di euro circa, con 93 milioni a carico dello Stato e 56 milioni a carico della Regione; il privato conterebbe 52 per cento, che varrebbe 168 milioni circa, quindi siamo in un'ipotesi leggermente più alta da parte del privato, ma che conta un investimento pubblico considerevole, che raggiunge il 47,5 per cento del totale e comunque è prevedibile un abbattimento dei tassi notevole, se ipotizziamo un tasso d'investimento pubblico di circa 1,5 per cento annuo che francamente, è molto minore rispetto a quello che si ottiene da un investitore privato in un'opera di questo tipo, anche sul mercato finanziario.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Continuo più o meno il ragionamento precedente, perché di fatto gli emendamenti di mitigazione degli effetti di questo giro d'investimenti sono rivolti proprio ad affrontare una questione che è una criticità che sta evidenziando, come ha detto chiaramente l'Assessore in altri incontri fatti anche sul territorio. Cioè, abbiamo da un lato il problema significativo dell'insufficienza delle risorse pubbliche disponibili per la realizzazione degli interventi di edilizia sanitaria, che paiono pur necessari - per quanto noi su alcuni potremmo avere qualche riserva - per l'ammodernamento del patrimonio ospedaliero della nostra regione; effettivamente, questo patrimonio ospedaliero tende all'obsolescenza, quando non all'anticaglia diciamo, in alcuni casi, anche per la dissoluta maniera in cui è stato gestito nelle passate legislature, per cui siamo di fronte a un tentativo d'intervento a sanatoria di ciò che non è stato fatto in precedenza.
Purtroppo, quello che noi ci aspetteremmo o che ci saremmo aspettati, anche nella penuria di risorse, sarebbe stato un tentativo di minimizzare il più possibile, viste le esperienze pregresse, l'impatto dei partenariati pubblici-privati. Quindi, avremmo magari pensato che si sarebbero potute concentrare risorse pubbliche, per realizzare almeno in toto con risorse pubbliche alcune di queste strutture, su altre fare valutazioni, come quella che è stata fatta dall'ASL CN1 in relazione a un investimento di livello inferiore, mirato al recupero, alla ristrutturazione, al riutilizzo di patrimonio già esistente migliorabile con interventi edilizi e anche di parziale demolizione.
Ricordiamo, nel caso dell'ASL e CN1 - qui sottolineo una cosa che tornerò a sottolineare più volte - che la Provincia di Cuneo, in tutta la sua virtuosità economico-finanziaria, anche se un po' inferiore dal punto di vista della gestione degli appalti edilizi, per quello che riguarda l'ospedale di Verduno (l'equilibrio economico delle ASL cuneesi è molto solido), ha comunque perseguito la scelta di realizzazioni integralmente pubbliche.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche il collega Campo, che ha fatto una relazione sull'utilizzo dei fondi pubblici in Provincia di Cuneo, Provincia virtuosa anche dal punto di vista dell'occupazione, quindi una Provincia che riesce con le sue ASL a coprire le opere di edilizia fondamentalmente con fondi pubblici.
Così non è, però, in altre parti del Piemonte.
In questo caso, per quanto riguarda la Città della Salute e della Scienza di Novara, purtroppo quest'opera potrebbe essere realizzata con fondi pubblici, però la volontà politica è quella di non realizzarla con fondi pubblici completamente, ma di limitare i fondi pubblici al 30 per cento sebbene la legge (il Codice degli appalti) consenta di utilizzare fondi pubblici fino al 49 per cento, sebbene il piano economico-finanziario del 2013 prevedesse, per la realizzazione della nuova Città della Salute di Novara, un finanziamento pubblico al 76 per cento. Si è così più che dimezzato il finanziamento pubblico per scelta politica, aumentando gli oneri finanziari per la realizzazione della Città della Salute di circa 200 milioni, in circa trent'anni di anni, tra l'inizio dell'opera e la fine del canone di disponibilità che dura 26 anni.
Con quest'emendamento prevediamo un finanziamento statale al 37,31 per cento e prevediamo un cofinanziamento regionale al 37,31 per cento, quindi diciamo che prevediamo un cofinanziamento pubblico equiparato tra Stato e Regione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento, il n. 12), nella parte Tipologia dei contratti e procedura di gara, alla pagina due del penultimo capoverso, sostituiamo con: "Il contributo pubblico pari a 152,137.750 e lo dividiamo per 95 milioni a carico dello Stato, che è pari al 37 per cento; 56.700 a carico della Regione che è pari al 37,31 e investimento privato a 168 milioni pari al 52 per cento del totale".
Praticamente, con quest'emendamento si aumenta il contributo regionale, al fine di contenere quello privato al 52,2 per cento dell'intero ammontare dell'opera.
Chiaramente sono emendamenti che vanno a sondare la possibilità di modificare il riparto della spesa tra privato e pubblico, cercando di avvicinarci o allontanarci, cioè avvicinarci alla nostra proposta o alla proposta della Giunta, in merito al dispendio privato in raffronto a quello pubblico.
PRESIDDENTE Grazie, Consigliere Mighetti.
Emendamento rubricato n. 16) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
È un emendamento molto semplice. Chiede di riscrivere la parte della tipologia di contratto e procedure di gara, visto che verranno utilizzate due diverse tipologie di contratti: la parte dei lavori tradizionali, per la parte di bonifica e messa in sicurezza dell'area, e la concessione di costruzione e gestione, per la realizzazione dell'opera.
Si potrebbe dire, per le motivazioni che abbiamo detto prima, che vogliamo ricorrere all'appalto dei lavori tradizionali per tutta l'opera, sia per la bonifica e messa in sicurezza, scavi, ecc., sia per la realizzazione dell'opera, eliminando la concessione di costruzione e gestione.
Possiamo dirlo fra noi, poi ognuno rimarrà della propria idea: non esiste l'ha detto bene il collega Andrissi prima - un'impossibilità tecnica economica e finanziaria di realizzare l'opera con un appalto tradizionale dei lavori. Non esiste tra la possibilità di mettere in vendita i terreni e le cascine, tra la possibilità di valorizzare l'area dell'ex ospedale, tra il contributo pubblico, tra le risorse della Regione, ex articolo 20 e tra la possibilità di ricorrere al Fondo Sviluppo e Coesione.
Ricordiamo che con l'Ospedale Unico del VCO arriviamo tranquillamente a 300 milioni, spendendo meno di quanto spenderemmo con la concessione di costruzione e gestione, quindi almeno un ospedale potremmo farlo con l'appalto di lavori tradizionali.
Poi per gli altri si vedrà. È ovvio che il progetto di Torino è più grosso e diventerebbe più difficile; servirebbe una linea di credito diretta da parte dello Stato, quindi di nuovo torno a chiedere: perché abbiamo avuto cinque miliardi di euro per le anticipazioni di credito (dovrebbero essere a breve termine, ma li dobbiamo restituire in trent'anni) per pagare i fornitori (sì, è vero, è spesa corrente, ma sostanzialmente è un mutuo, a trent'anni è un mutuo, non è un'anticipazione di credito) e non possiamo farci erogare dallo Stato 500 milioni di euro per fare la Città della Salute di Torino, che penso sia un progetto di cui potrà beneficiare tutto il Paese, non solo Torino, non solo la Provincia di Torino, non solo il Piemonte? Come sappiamo, sarà un polo - e spero lo sarà ancora, nonostante il quasi dimezzamento dei posti letto - che riuscirà ad attrarre pazienti da fuori Regione e da fuori Italia, fermo restando che, da italiano, spero che la Sicilia, la Calabria e altre Regioni da cui vengono molti a farsi curare a Torino (anche se di più in Lombardia), un giorno, speriamo a breve, possano avere una sanità di eccellenza e non debbano far fare più i viaggi della speranza ai propri concittadini.
Sono diverse analisi e valutazioni da fare, ma con questi interventi abbiamo dimostrato che si può costruire l'Ospedale di Novara con l'appalto tradizione di lavori, senza ricorrere al partenariato pubblico-privato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Come diceva il collega Bono, il percorso emendativo è volto a delineare come sul discorso della Città della Salute di Novara si debbano e si possono fare ancora approfondimenti in merito al fatto che, sì, è sostenibile il percorso dell'appalto di lavori tradizionale, ma senza andare ad attingere a risorse private.
La cospicua dotazione di risorse, da parte della stessa ASL, con beni immobiliari tradizionali, diciamo non beni immobiliari di natura residenziale o di natura strettamente connessa a quella che era il mercato immobiliare urbano (essendo proprietari di terreni agricoli e irrigui, che per di sé non hanno un valore altissimo, ma è molto costante nel tempo), fa sì che questo patrimonio sia perfettamente stimabile e alienabile.
Penso addirittura che, per patrimoni di così grande interesse, dal punto di vista della solidità finanziaria, in fatto di valore intrinseco del bene siano interessati non solo i singoli proprietari terrieri o i singoli imprenditori agricoli, ma anche fondi d'investimento che hanno intenzione di immobilizzare dei capitali con una rendita sicura.
Ci pare quindi azzardato percorrere questa strada, ancorché non abbiamo sensazione del fatto che si sia proceduto, con una verifica, al raffronto tra il costo di quest'investimento tramite il partenariato e la remunerazione che avviene mantenendo le proprietà dei fondi stessi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento è quello più significativo, dal punto di vista del nostro orientamento, in quanto andiamo a dire che la Città della Salute e della Scienza di Novara la potremmo comodamente realizzare per tutti i motivi già esposti, con fondi interamente pubblici.
Questo, a mio parere, è l'obiettivo primo da perseguire.
Le soluzioni proposte sono già state illustrate. Tra l'altro, andando a fare una programmazione accurata, sostanzialmente manca (o, magari, non sono a nostra conoscenza, perché valutate nelle stanze assessorili) la comprensione di uno scenario complessivo di evoluzione dell'edilizia sanitaria nella nostra Regione in termini di strutture, in termini di posizionamento delle stesse, in termini di utilizzo (non utilizzo ristrutturazione o alienazione del patrimonio esistente).
L'impressione che ne scaturisce è quella di un approccio confuso, legato in particolare, al disordinato approccio alla problematica da parte delle singole Aziende Sanitarie, che mancano di organicità programmatoria, che dovrebbe discendere proprio dal livello regionale.
In un contesto di quel genere, ci sarebbe stata bene, magari, una valutazione che puntasse a massimizzare la numerosità degli investimenti interamente pubblici, concentrando la logica del partenariato pubblico privato nell'opera torinese, dove parrebbe essere comunque imprescindibile costruendo, sostanzialmente, anche un elemento di raffronto tra le due soluzioni disponibili, che avrebbe anche stimolato, secondo quello che mi pare di riscontrare, il privato partecipante a una sola delle diverse opere in realizzazione sul territorio piemontese, a una maggiore attenzione a evitare certi comportamenti che, invece, essendo generalizzati risulteranno meno anomali, in particolare in relazione alle sempre paventate evoluzioni significative dei costi di realizzazione degli investimenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo, in pratica, un appalto pubblico tradizionale per la Città della Salute di Novara nei piani economico finanziari. Perché la copertura dell'intera opera è possibile se si vanno a considerare, da un lato, i beni lasciati all'Azienda Ospedaliera di Novara: risultano esserci 105 milioni di lascito, per cui si può bandire la loro vendita; addirittura le associazioni degli agricoltori hanno chiesto più volte la messa in vendita di questi beni; quindi, giocoforza, è facile pensare anche a un recupero d'importanti risorse, considerando che le poche aste effettuate, a quanto mi risulta, sono andate meglio di quanto previsto.
Dall'altro lato, abbiamo beni immobiliari importanti, perché le due aree urbane dove sono attualmente ubicati l'Ospedale Maggiore e l'Ospedale San Giuliano sono state complessivamente valutate in 40 milioni di euro.
Questo per dire che, senza neanche un impegno da parte di questa maggioranza a reperire risorse pubbliche, è possibile realizzare la Città della Salute di Novara con fondi pubblici. Questo dimostra la non volontà di realizzare quest'importante opera con un finanziamento pubblico e quindi, con un minor utilizzo di fondi privati, con un conseguente aumento degli oneri finanziari.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere regionale; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Nella parte riservata alla tipologia dei contratti e alle procedure di gara più che andare a parlare di cifre, quindi a definire una diversa distribuzione degli investimenti da parte del pubblico piuttosto che del privato, andiamo proprio a stabilire, in modo chiaro, che non ci si avvale del partenariato pubblico-privato. In pratica, andiamo a dire che la procedura utilizzata sarà quella tradizionale dell'appalto di lavori.
Ciò significa realizzare l'opera interamente con fondi pubblici e senza aggravare la spesa pubblica dei canoni di concessione derivanti dall'utilizzo del partenariato pubblico-privato. Questa è un po' la bandiera che portiamo avanti rispetto alla delibera sull'edilizia ospedaliera: è la questione centrale che poi si ripeterà anche per gli altri presidi sanitari (quindi non solo per la Città della Salute e della Scienza di Novara), perché riteniamo necessario costruire queste strutture interamente con capitale pubblico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Dopo aver proposto diverse rimodulazioni in termini di apporto di capitale pubblico e privato, arriviamo adesso al dunque, quindi a quella che è la nostra proposta: procedere con la realizzazione della Città della Salute e della Scienza tramite un tradizionale appalto di lavori. Eliminare, quindi il contributo privato e fare in modo che l'opera venga portata avanti secondo le logiche dell'ente pubblico, che deve garantire servizi e strutture utilizzando fondi pubblici senza coinvolgere i privati; deve garantire procedure che siano trasparenti, regolari e controllabili, e soprattutto che non lascino intravedere il rischio di ripercussioni negative sulle casse pubbliche.
Durante l'illustrazione degli emendamenti precedenti, abbiamo esposto le motivazioni per cui riteniamo che non sia assolutamente consigliabile coinvolgere i privati nella costruzione di strutture sanitarie. Con quest'emendamento indichiamo chiaramente quale deve essere, a nostro avviso, il percorso da seguire, che è quello di una procedura di gara ovvero l'appalto di lavori pubblici tradizionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
In quest'emendamento si esprime la posizione autentica del nostro Gruppo per quanto riguarda gli investimenti in edilizia sanitaria, quindi si tratta di conferire un appalto di edilizia pubblica tradizionale senza partenariato pubblico-privato. Perciò si aumenta l'investimento iniziale ma si diminuiscono decisamente tutti i costi dal punto di vista dell'interesse di ritorno del capitale investito, che sono dovuti ai privati che, nel caso della proposta della Giunta, arrivano a oltre il 60 per cento del totale. Parliamo di spese solo d'interesse che possono raggiungere diverse centinaia di migliaia di euro.
Secondo noi, sia dal punto di vista del controllo della struttura e delle sue politiche sanitarie sia dal punto di vista economico, come già ribadito, la struttura interamente pubblica può garantire i risultati migliori. Chiaramente ci vogliono i controlli, ma i controlli sono definiti dal Codice degli appalti ed applicarli spetta all'Ente regionale, così come spetta a questo Consiglio verificare e controllare che tutto venga eseguito al meglio.
Visti i recenti problemi avuti anche con Finpiemonte e altre situazioni negli appalti pubblici, questi controlli sono doverosi, ma non per farci scoraggiare e smettere di puntare su investimenti pubblici, perché questi sono necessari per portare avanti il Paese e per i servizi che vanno forniti, anche se non sono redditizi, ma deve spronarci a fare di meglio e aumentare i controlli, affinché l'investimento pubblico diventi veramente la strada privilegiata rispetto a quello privato. Infatti, spesso la scusa è che con quello privato costa meno, perché è più efficiente. Non è detto che debba essere così.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Emendamento rubricato n. 17) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anche questo è un emendamento conseguente all'attività emendativa fatta testé. Si chiede di cancellare la parte a fine pagina due, inizio pagina tre, della scheda relativa alla Città della Salute e della Scienza di Novara, riguardante la concessione, costruzione e gestione. Ricordiamo per il contenuto di questa parte che è importante: è un piano economico finanziario d'intervento che ha avuto un parere favorevole dal nucleo di valutazione degli investimenti in edilizia sanitaria, il NUVAL, che espone un canone di disponibilità pari a 18,5 milioni di euro annuo, comprendente la manutenzione straordinaria edile e impiantistica, oltre che un canone per i servizi affidati al concessionario pari a cinque milioni 650 mila euro per i servizi di energia, manutenzione ordinaria edile e impiantistica e manutenzione aree esterne e poi ricavi del concessionario - questo è il dato chiaro e trasparente e ringraziamo l'Assessore per avere scritto una scheda chiara e trasparente in questo senso - pari a un milione 800 mila euro per parcheggi, prestazioni alberghiere ed attività commerciali.
La durata della concessione è di trent'anni, di cui quattro anni per la realizzazione dell'opera e, come diceva il collega Andrissi, 26 anni per la remunerazione dell'intervento del privato.
Se andiamo a sommare 18,5 milioni e 5,5 milioni, arriviamo a 24 milioni più due milioni dei ricavi del concessionario, sono 26 milioni di euro per 26 anni. Una volta sapevo fare le moltiplicazioni a memoria e i quadrati dei numeri, in questo momento su questo numero mi è andata via la memoria, per parliamo quasi di 700 milioni di euro, precisamente 676 (mi hanno aiutato i colleghi). Capite che è un intervento, in realtà, con un valore di 320 milioni di euro, quindi raddoppia la spesa.
Togliamo anche i cinque milioni di euro dei servizi affidati al concessionario? Li spenderemmo comunque, perché le spese per energia e manutenzione ci sono e, tra l'altro, anche ipotizzare manutenzioni zero è un po' assurdo, perché manutenzioni zero vuol dire avere un'opera perfetta che non ha nessun problema, ma questo può succedere il primo anno e il secondo. Già dal terzo anno qualche piccola manutenzione c'è, e non tiriamo in ballo il grattacielo di Torino per il quale le manutenzioni sono partite ancora prima di avere l'opera finita e sono manutenzioni non ordinarie ma straordinarie, cioè di trasformazione proprio della struttura e di sostituzione di pezzi.
Mi sembra che, alla fine, questo progetto sia in grossa perdita; penso che il collega Andrissi dirà di più su questo, ma stiamo parlando comunque anche solo per la realizzazione, di un canone di 18,5 milioni per 26 anni così siamo di nuovo abbondantemente sopra i 500 milioni di euro.
Francamente non capisco la motivazione per cui si ricorra a questo. Sarebbe molto meglio pagare con le risorse pubbliche quella piccola parte che manca; troviamo i fondi o facciamo un voto o facciamo non dico una colletta, ma ci siamo capiti. Le motivazioni e i modi ci sono.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Il collega Bono si preoccupa di non essere riuscito a fare la moltiplicazione a memoria di 26 per 26. Possiamo tranquillamente dire che non è la sua memoria che inizia a essere fallace, ma è probabilmente la mancanza di ossigeno che fa sì che le funzioni cerebrali non siano al massimo delle possibilità.
Avendo detto negli emendamenti precedenti che sull'opera in questione non c'è alcun ricorso al partenariato pubblico-privato, quindi non c'è alcun ricorso al finanziamento da parte dei privati, la parte relativa alla concessione di costruzione e gestione di cui alle pagine due e tre deve essere interamente cancellata, ed è ovviamente quello che si va a fare con quest'emendamento. Quindi, tutta quella pagina che dice: "Il piano economico finanziario dell'intervento ha avuto il parere favorevole del Nucleo di Valutazione Investimenti in edilizia sanitaria del Ministro della Salute che espone i seguenti dati: canoni di disponibilità 18,5 milioni all'anno, comprendente la manutenzione straordinaria edile ed impiantistica del canone dei servizi affidati al concessionario pari a euro cinque milioni 650 mila all'anno, per energia manutenzione ordinaria ed impiantistica e manutenzione aree esterne. Ricavi del concessionario: un milione 800 mila euro l'anno, derivanti da parcheggi, prestazioni alberghiere e attività commerciali".
È una concessione che ha una durata di 26 anni, di cui quattro per la realizzazione dell'opera. Si spera che bastino, perché l'esperienza ci dice che non è così: non si è mai vista un'opera terminata in quattro anni e 26 di gestione! Secondo la moltiplicazione che con un po' di fatica in due interventi siamo riusciti a fare, il costo totale è pari alla realizzazione di un ospedale uguale, a fianco di quello che si costruisce. Chiaramente, questa è una battuta e una semplificazione, perché lì ci sono costi di manutenzione e altri costi che, comunque, si sarebbero sostenuti negli anni, però tant'è.



(La Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



BERTOLA Giorgio

Scusi, Presidente, non mi ero accorto del tempo: mi ero appassionato! Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Il ragionamento, in effetti, è molto semplice: sostanzialmente, col canone di concessione paghiamo l'equivalente di un mutuo, quindi ci chiediamo perché girare intorno alla questione quando non possiamo contrarre prestiti e, di fatto, contraiamo un prestito con una realtà privata che, in più, va a farci qualche opera periodica nel tempo. È come se dicessi alla mia banca: "Ti pago di più per il mio mutuo casa e tu ti occuperai anche" - e non escludo che prima o poi arrivino mutui di questo genere - "delle opere di manutenzione, di mantenimento di casa mia per i prossimi 25 o trent'anni".
Questa è un po' la situazione che si viene a delineare, quindi cosa ci fa dire? Ci fa dire che - primo - non si coglie tutto quello che si è sempre detto sull'intervento privato, cioè l'intervento privato di solito viene visto come un intervento di efficienza, di competitività nei confronti di soluzioni diverse, e quindi anche di rischio d'impresa.
Ora, in questo tipo di opere il rischio d'impresa è scarsissimo, posto che non andiamo a rotoli come Nazione o come Regione; ci abbiamo provato e ci stiamo provando in tutti i modi possibili, però tendenzialmente non dovrebbe succedere.
Pertanto, da questo punto di vista anche lo stimolo per il privato nel fare meglio e bene rispetto a qualsiasi paragone con soluzioni alternative non c'è, così come non c'è la componente di rischio, perché gli viene riconosciuto anche il ritorno d'investimento. Non si lega, cioè, il ritorno d'investimento a qualche condizione di servizio che potrà realizzarsi o meno, a seconda della bravura del privato nel realizzarla, ma si lega al fatto che l'infrastruttura garantirà questo tipo di ritorno di investimento.
Come abbiamo visto anche nel caso di Verduno, se ciò non dovesse accadere si troveranno altre modalità di compensazione. Quindi, da questo punto di vista l'unica vera sfida per la Pubblica Amministrazione sarà far quadrare i conti per i prossimi trent'anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Effettivamente, quanto stavano presentando i colleghi lo si può ritrovare nella delibera 633 dell'8/11/2016, laddove viene fatto un paragone tra il piano economico-finanziario del 2013 e quello del 2016. Nel 2013 era previsto un investimento privato di 80 milioni e un canone di disponibilità, complessivamente, annuale, di quattro milioni 850 mila euro che porta alla cifra totale, nei 26 anni, di 126 milioni; nel 2016 c'è un investimento privato di 219 milioni, che porta a un canone di disponibilità di 18 milioni e 500 mila euro, con una cifra totale di oltre 481 milioni.
Si passa da un canone di disponibilità, complessivamente, di 126 milioni a 481 milioni.
Quindi, addirittura, l'Azienda ospedaliera dedica un paragrafo della delibera: "Considerazione generale sull'incremento di costi". Addirittura l'Azienda ospedaliera dedica un capitolo, perché probabilmente dice: "Chi legge questa tabella finanziaria probabilmente si allarma".
Oltre a ciò, bisogna considerare i costi segnalati dal Consigliere Bono.
Noi diamo i servizi di energia e condizionamento e tutta una serie di altre cose; li diamo in concessione alla società veicolo, quindi sono ulteriori calcoli economici che vanno a incrementare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Voglio intervenire anch'io sull'emendamento 17), che cancella interamente tutta la parte relativa alla Città della Salute e della Scienza di Novara che fa riferimento alla concessione di costruzione e gestione. Quindi tutto questo paragrafo viene tolto dal testo, sempre nell'ottica della modifica del modo in cui chiediamo che si porti avanti la costruzione di questi ospedali.
In questo capitolo, si andava a definire il piano economico-finanziario dell'intervento e venivano definiti i dati di input, quindi il canone di disponibilità, il candore dei servizi affidati al concessionario e i ricavi del concessionario. Tra l'altro, anche la durata della concessione, che è di trent'anni. Noi continuiamo a ribadire che non sia accettabile che un privato tragga profitto dalla sua contribuzione alla realizzazione di una struttura sanitaria, pertanto chiediamo di stralciare interamente dalla scheda tutta la parte relativa alla concessione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 72) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo prima della parte relativa al procedimento, sempre sul tema della concessione di costruzione e gestione. Abbiamo detto che è suddivisa in tre parti e con tre diversi importi: un importo per la realizzazione tout-court del complesso ospedaliero, comprendente la manutenzione straordinaria edile e impiantistica; una parte di canone per i servizi affidati al concessionario (parcheggi, riscaldamento, energia e manutenzioni ordinarie); una parte di ricavo vero e proprio del concessionario. Noi vorremmo scomputare il secondo canone: quello dei servizi affidati al concessionario. Proverò a spiegare perché e poi interverranno altri colleghi.
Parliamo di 5.650.000 euro l'anno. Per quanto riguarda energia e riscaldamento, già abbiamo avuto modo di dire che, se la struttura venisse realizzata con gli ultimi recenti standard di efficienza e di risparmio energetico (utilizzo di FER, fonti di energia rinnovabili a vario titolo dall'isotermia agli impianti fotovoltaici, solare termico, corretto involucro edilizio, corretto isolamento e quant'altro), le necessità energetiche di un edificio si potrebbero ridurre notevolmente rispetto a un edificio vecchio e disperso come quello attuale almeno della metà, se non di addirittura di più. Quindi già il canone di energia e riscaldamento dovremmo dividerlo per metà rispetto ai costi attuali.
In più c'è da ipotizzare che, essendo un servizio a bassa intensità di manodopera, cioè essendoci poco personale, è un servizio su cui le gare d'appalto posso incidere tantissimo al ribasso; lì è uno dei casi in cui il massimo ribasso può essere attuato, nel senso che, rispetto all'acquisto della materia prima (quindi il gas metano nel caso di riscaldamento e l'energia dal distributore), è ovvio che, a meno di crisi internazionali che in effetti in questo momento non sono neanche da sottovalutare tendenzialmente il costo dell'approvvigionamento della fornitura potrebbe essere più basso o potrebbe essere soggetto a ribassi. Magari in futuro produrremo l'energia elettrica totalmente da fonti rinnovabili home made in Italia con costi irrisori, ma non lo so, è difficile fare una previsione a trent'anni.
In buona sostanza, è negativo legarsi mani e piedi a un costruttore che poi dovrebbe fare anche il fornitore, che poi - come abbiamo detto - venderà la società veicolo con un contratto a 5.650.000 euro per riscaldamento ed energia e magari nel 2040 pagheremmo un milione. Idem dicasi per le manutenzioni, nel senso che le manutenzioni straordinarie va bene metterle nel canone perché danno dimostrazione se l'involucro edilizio è stato fatto bene, ma le manutenzioni ordinarie a che cosa serve metterle nel canone? Così come la manutenzione delle aree esterne e anche del verde delle aree esterne e di parcheggi; guardate che ci sono norme che vanno messe a gara con un benchmark nazionale, con riferimento a SCR e alla CONSIP, e quindi non vedo la necessità di legarci mani e piedi a una cifra fissa.
Tale cifra, come è stata calcolata? È stata calcolata immagino con gli standard del 2016, ma non con gli standard che ci saranno nel 2044 o nel 2048, mi sembra evidente; fermo restando, come diceva il collega Bertola che realmente la struttura si costruisca in quattro anni e non in 14 perché a quel punto arriveremo al 2054. Quindi dico solo - e chiudo - che forse in questo caso abbiamo fatto il passo più lungo della gamba.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi? Prego, Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Tutta la mattina abbiamo parlato dalla possibilità di realizzare un'opera a basso impatto ambientale e dell'importanza di andare a modificare i piani economico-finanziari. Con quest'emendamento ribadiamo tale concetto e in particolar modo il canone dei servizi affidati al concessionario.
È chiaro che in questo modo ci leghiamo a una cifra per 26 anni, che è la durata del canone di disponibilità, e che in questo modo - come diceva giustamente il collega Bono - non possiamo affidare tali servizi al miglior offerente al costo economico più basso per quanto riguarda la fornitura dell'energia. Sappiamo anche che spesso ci sono prezzi di riferimento purtroppo in altri partenariati come quelli per l'ATC, dove è stato fatto un partenariato pubblico-privato per il rinnovo delle caldaie, dove si dava un punteggio al rinnovo delle caldaie che paga ATC rispetto alla fornitura del gas che pagano gli utenti e quindi il prezzo del gas è stato maggiorato del 30 per cento. Tuttavia, come si fa a legare la remunerazione di un canone di disponibilità alla fornitura di gas ed energia? Questo in pratica obbliga l'opera a essere realizzata con degli standard che consentano una fornitura di gas energia sufficiente alla remunerazione che il privato vuole ottenere, e ciò va assolutamente rivisto.
La stessa cosa dicasi per quanto riguarda gli altri servizi, perché noi potremmo dare quei servizi con del forte ribasso mantenendo comunque il rispetto dei diritti dei lavoratori e degli aspetti ambientali, facendo però un'offerta economicamente vantaggiosa. È questo quello che s'intende.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi? Prego, Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Continuano gli emendamenti volti a eliminare dal testo di questo Piano la parte relativa ai contributi alle concessioni del privato. Qui ci riferiamo a quella parte di attività che il privato andrà a svolgere a corollario dell'attività à sanitaria, quindi sostanzialmente tutti i costi di gestione relativi alla struttura che si va a realizzare; costi di gestione e manutenzione nel tempo.
È evidente, tra l'altro, da come sono scritti i contratti, che i costi sono previsti esclusivamente in crescita, con aggiornamenti periodici agli indici di inflazione e all'evoluzione dei costi dei combustibili, non prevedendo revisioni periodiche anche in diminuzione, in relazione appunto alle evoluzioni tecnologiche e alle nuove modalità di svolgimento dei compiti che vengono qui descritti.
Questo, in un discorso di respiro ultraventennale, configura una situazione che mette a rischio solo la parte pubblica, perché a me viene in mente il paragone con il discorso delle ESCO (Energy Saving Company), una modalità nuova di offrire contratti di servizio sull'energia più che le semplici forniture, che vedono invece il privato che va ad offrire le forniture di energia scommettendo sulla sua capacità di garantire livelli di prezzo stabili o, addirittura, in diminuzione per un contratto che si sviluppa nel tempo. Qui la situazione è al contrario: garantiamo all'impresa un ritorno di investimento stabile e, possibilmente, in crescita nel corso del tempo per servizi che, tendenzialmente, potrebbero addirittura diventare meno costosi. Non rischio di maggiore costo. Questo anche stante gli scenari macroeconomici di livello mondiale e la situazione attuale.
Sostanzialmente è una situazione che espone esclusivamente la finanza pubblica e, in particolare, i bilanci delle ASL, a rischio di perdite economiche.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo di togliere alla parte concessione di costruzione e gestione, quindi sempre il paragrafo cui si faceva riferimento nell'emendamento precedente, il punto relativo al canone dei servizi affidati al concessionario, quello relativo ai servizi di energia manutenzioni ordinarie edile e impiantistiche, manutenzione aree esterne.
Lo motiviamo, come dicevano anche i colleghi, suddividendo le motivazioni per ogni categoria di concessione.
Per quello che riguarda la manutenzione delle opere edili e impiantistiche il canone di disponibilità comprende già tutta la manutenzione edile e impiantistica necessaria per mantenere costante nel tempo la fruibilità dell'opera.
Per quanto riguarda, invece, la fornitura del servizio di energia, come diceva il collega Campo poco fa, il fatto di inserirlo all'interno della concessione, può limitare anche la libertà di azione e di scelta e la ricerca di un possibile vantaggio che, invece, potremmo realizzare se togliessimo il riferimento da questo capitolo.
L'ultima parte, invece, relativa alla manutenzione delle aree verdi consentirebbe all'azienda ospedaliera di attivare, per quest' attività, le procedure di gara che potrebbero, tra l'altro, essere occasione di lavoro per tutti gli operatori economici della zona.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo sempre sul canone di costruzione e gestione, con un emendamento che propone di eliminare il punto: canone di servizio affidati al concessionario euro cinque milioni 650 mila all'anno per servizi di energia, manutenzione ordinaria edili e impiantistica, manutenzione are esterne.
Il canone disponibilità dell'opera comprende già tutta la manutenzione edile e impiantistica necessaria per mantenere costante nel tempo la fruibilità dell'opera prevista inizialmente. Tra l'altro, come diceva il collega Bono, fissando all'inizio un canone per servizi che, per loro natura e per variabili legate, ad esempio, ai costi energetici o/a innovazioni anche tecnologica che negli anni - visto che si prevede un orizzonte di 26 anni - possono portare a forti riduzioni dei costi e forti efficientamenti, ci andiamo impegnare in spese che, per forza, oggi bisogna preventivare di una certa entità, anche per dare la garanzia al privato di rientrare dell'investimento. Avendone, invece, la diretta gestione potrebbero essere poi ridotte negli anni con l'oscillare, in senso positivo, magari dei costi prodotti petroliferi o affini, oppure con altre innovazioni tecnologiche.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
In quest'emendamento contestiamo apertamente la scelta di non separare l'appalto per la fornitura e la manutenzione dell'energia al complesso ospedaliero, rispetto a quello per la costruzione e la realizzazione del polo. Primo perché, in questo modo, bypassiamo qualunque regola di mercato secondo cui si potrebbe trovare l'offerta migliore, semplicemente facendo un bando per la sola fornitura dell'energia al complesso ospedaliero. Anche perché, a maggior ragione, da quest'anno, vi sarà la liberalizzazione dei servizi elettrici, quindi ci si aspetta anche variazioni consistenti nei costi dei servizi e non necessariamente verso l'alto anzi, probabilmente vi sarà un livellamento verso il basso. Con più offerenti nel mercato, si possono spuntare prezzi migliori.
Dopodiché il mondo cambia in fretta e sul mercato energetico è lecito aspettarsi delle contrazioni dei costi energetici. Perché dico questo? Perché con vasti settori che si spostano verso le energie rinnovabili anche per necessità ambientali e di direttive, non solo europee, ma anche mondiali, visto le conferenze sui cambiamenti climatici, avendo dei costi di rete che sono, pressoché, stabili, i costi dell'energia progressivamente, diminuiranno. Questo è logico perché utilizzando maggiormente l'energia elettrica il costo dell'energia, per unità diminuisce.
Creare, adesso, dei contratti ventennale o trentennali a prezzo costante sull'energia è qualche cosa che rischia di danneggiare sostanzialmente il pubblico. Si tratta veramente di qualche cosa che va tenuta sott'occhio perché rischia di creare un danno economico alle finanze pubbliche regionali e dell'ASL.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Emendamento rubricato n. 73) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Nell'emendamento precedente abbiamo elencato dettagliatamente le nostre perplessità sulla remunerazione del concessionario tramite l'affidamento di servizi energetici e di manutenzione ordinaria e manutenzione delle aree perimetrali.
La storia di questo capitolo ha origine un po' di anni fa, su un emendamento che riguardava la possibilità di aprire nell'edilizia ai privati, nell'ambito di una legge quadro per quanto riguarda la sanità, in cui noi presentammo un emendamento in cui chiedevamo che solo i servizi non sanitari e quelli anche no core venissero destinati al partenariato pubblico-privato, quindi per esempio non i servizi di mensa e nemmeno i servizi di pulizia. Quindi, è un nostro emendamento, accolto dalla maggioranza, che ha portato a definire questa forma di partenariato cosiddetto light (leggero), che tra l'altro non abbiamo avuto modo di poter discutere con i fautori, in Consiglio regionale, nella IV Commissione e di ciò me ne dispiace, perché - complici, ovviamente, tutte le varie tematiche presenti nella IV Commissione - mi sarebbe piaciuto poter approfondire con i due referenti dell'Assessorato (un'avvocatessa e una dottoressa laureata credo, in economia e commercio) che avevano presentato questo documento del PTP light molto interessante, in parte anche in inglese, in un convegno in cui era presente l'Assessore Saitta, come relatore, ed ero presente anch'io come ospite uditore, quindi nasce da questa definizione qui. E se escludessimo il canone, per quanto riguarda i servizi, di energia rimarrebbe anche questa parte, che ci lascia anche dei dubbi soprattutto per quanto riguarda, per esempio, i parcheggi; quindi, le attività commerciali, le prestazioni alberghiere.
Anche sulle prestazioni alberghiere all'interno della struttura ospedaliera dovremmo riflettere, appunto, se è una prestazione alberghiera, nel senso di attività sanitaria privata, e non penso che sia alberghiera in un altro senso, cioè non è un utilizzo foresteria, com'è previsto, per esempio nella Città della Salute di Torino, per i parenti dei pazienti. Anche l'area dei parcheggi ci lascia un po' perplessi, nel senso.
Avremo delle linee guida nell'appalto che dirà come dev'essere gestito il parcheggio e con quali costi; anche a Torino ci sono state diverse polemiche sull'estensione delle strisce blu per quanto riguarda le strutture sanitarie ospedaliere. È ovvio che diventa un problema, perché se sono ospedali in zone centrali, i cittadini parcheggiano l'auto anche per fare altro e non ci sono posti a disposizione per quelle persone che devono andare magari a fare una visita o quant'altro. Quindi, basterebbe dare un talloncino, per cui uno che è in visita ha questo talloncino dato dal medico e non deve pagare il parcheggio.
Quindi, soluzioni ce ne sono, se fosse possibile tarare meglio questi dati con una discussione vera in Aula, o non so in quale altro modo per poter addivenire a un qualcosa di più chiaro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Di nuovo, con un emendamento, andiamo a toccare la questione dei ricavi del concessionario che vengono sostanzialmente garantiti da una serie di prestazioni accessorie a contorno dell'infrastruttura ospedaliera.
Sono andato anche a riprendere, proprio per far capire quali siano le condizioni di partenariato pubblico-privato, il parere del DIPE sull'ospedale di Verduno del 2016, "Considerazioni conclusive". Lo trovo illuminante, perché si dice: "La convenzione di concessione all'oggetto del presente parere sembra evidenziare un non corretta allocazione dei rischi tra parte pubblica e partner privato, determinando in fase di revisione del Piano economico finanziario, un incremento della redditività a favore del concessionario, che potrebbe non risultare pienamente giustificata". Non solo, continua e aggiunge: "L'impostazione dei documenti contrattuali evidenzia un finanziamento dell'opera in misura molto rilevante a carico della parte pubblica e raccomanda, nella revisione della concessione, di fare sì che il privato, alla fine, versi effettivamente la sua quota di partecipazione al progetto".
Ebbene, c'è anche questo problema! Notate che nel caso di Alba-Bra parlavamo di una quota di 29 milioni su un'opera da 172 complessivi, già lievitata in seguito all'accordo bonario e a una serie di varianti, dai 90 iniziali, quindi parliamo di un contributo del privato basso rispetto al valore complessivo dell'opera.
Che cosa succederebbe se quello che è avvenuto con Alba-Bra si verificasse in opere quali la Città della Salute di Novara, dove il privato andrà a mettere una quota fino al 75 per cento, anzi, andrebbe a mettere una quota del 75 per cento? Se passassero le stesse nefaste condizioni, per cui il dilatarsi dei tempi, le inadempienze procedurali della Pubblica Amministrazione causassero ritardi nella realizzazione dell'opera, per cui il privato andasse a porre riserve, eccetera e alla fine neanche utilizzasse l'intero volume di quello che è previsto di equity, diciamo contributo privato alla costruzione dell'opera, avremo uno sforamento, che su dimensioni progettuali come quelle che stiamo vedendo, avrebbe ordini di grandezza superiori al pasticcio che si sta consumando nell'ASL Cuneo 2.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento vuole eliminare il seguente punto: "Ricavi del concessionario - 1.800.000 euro l'anno, derivanti da parcheggi, prestazioni alberghiere e attività commerciali".
L'abbiamo detto più volte. Il partenariato pubblico-privato non grava sulle casse pubbliche solo per un capitale di rischio, che viene valutato e definito capitale equity, che è un simil-derivato, ma grava sulle casse pubbliche anche per i mancati introiti dovuti al mancato sfruttamento dei parcheggi ospedalieri e anche per attività commerciali e poi alberghiere crediamo, come diceva il Vicepresidente Bono, riferiti sia ai parenti sia ai pazienti o comunque di visite o ricoveri privati all'interno dalla struttura.
Quindi, la situazione si aggrava per la gestione pubblica; per questo motivo chiediamo l'eliminazione di queste diciture e chiediamo che si faccia un passaggio fondamentale, ovvero la modifica del Piano economico finanziario, perché se, da un lato, ci lega a una gestione della fornitura del gas e dell'energia a una gestione della manutenzione con dei costi fissi (manutenzione ordinaria e straordinaria) che graveranno sull'Azienda ospedaliera novarese, per i prossimi 26 anni, con questo canone di disponibilità, dall'altro, la situazione economica è peggiorata ulteriormente dal fatto che vengono dati in concessione servizi che possono essere fonti di entrate importanti per l'Azienda ospedaliera, nel momento in cui decide anche di appaltare, facendo una gara, al miglior offerente la gestione dei parcheggi, ad esempio, perché si parla di migliaia di parcheggi.
È ovvio che in queste situazioni si rischia anche di non avere prezzi calmierati, ma prezzi decisamente sopra la media del mercato.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 73) propone di cassare, all'inizio della pagina 3, il seguente punto: "Ricavi del concessionario euro un milione 800 mila all'anno, derivanti da parcheggi, prestazioni alberghiere e attività commerciali".
Abbiamo inteso eliminare, dall'affidamento al concessionario, lo sfruttamento di queste attività commerciali in senso stretto, come la gestione dei parcheggi e degli spazi commerciali, per non togliere all'Azienda Ospedaliera Universitaria una possibile fonte costante di reddito; fonte di reddito che potrebbe essere utilizzata con delle regolari procedure di gara d'appalto per l'affidamento di questi servizi anche viene da dire, con una diversa etica da parte del pubblico che, nel definire queste gare d'appalto, poi mette dei vincoli e dei paletti che magari prevedono costi per l'utenza che non siano sproporzionati, giacch sono costi che comunque aggravano su chi poi utilizza quelle strutture, in particolare il parcheggio piuttosto che altre strutture commerciali.
Diciamo che le strutture commerciali sono più di elezione, mentre, spesso il parcheggio è un qualcosa di più importante.
Vogliamo scorporare quel tipo di attività dall'affidamento che si fa al concessionario.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Emendamento rubricato n. 8) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Arriviamo all'ultima parte relativa alla prima scheda, la scheda riguardante la Città della Salute e della Scienza di Novara. Siamo nella parte relativa al procedimento amministrativo: si narra la storia di questo progetto ospedaliero, con una complessa fase avviata addirittura nel 2001 finalizzata a definire diversi aspetti progettuali e procedurali.
L'accordo di programma è stato firmato nel marzo 2016, quindi siamo più di due anni fa, tra Regione, Comune di Novara, AOU di Novara e Università del Piemonte Orientale, compresa la relativa variante urbanistica.
L'accordo è stato adottato dal Presidente della Giunta regionale con un decreto proprio in data 1° aprile 2016 (non era un pesce d'aprile, era propria una delibera di Giunta reale).
Dopo una serie di articolati confronti con il Ministero della Salute e con attivi approfondimenti, modifiche, chiarimenti e precisazioni, quindi a dimostrazione di un iter discusso, elaborato e partecipato, il NUVAL, nella seduta del 16 settembre 2015, esprimeva parere favorevole. Anche a dimostrare che se parliamo del 2015 è antecedente rispetto all'accordo di programma rispetto al decreto del Presidente della Giunta regionale.
Entrato in vigore il nuovo Codice degli Appalti, costringeva a modificare la documentazione nel 2016.
Fatto una prima volta, si può fare una seconda volta e non ci risulta che nel passaggio dal 50 al 30 per cento comunque sia stato fatto un iter pazzesco: si è parlato con il Ministero e, a fronte di questa modifica, c'è stata una riduzione della compartecipazione pubblica e un aumento della compartecipazione privata.
È vero che a fare procedimento inverso potrebbe essere più difficile perché a ridurre le risorse pubbliche c'è sempre tempo ed è sempre facile mentre aumentarle è un po' più difficile, ma forse siamo stati un po' sfortunati, nel senso di intervenire proprio in un momento in cui è entrato in vigore il Codice degli appalti pubblici: si era al 50 per cento, si è scesi al 30 per cento e poi si è ritornati al 49 per cento.
Però, ripeto, se eravamo al 50 per cento prima, perché - e lo dico all'Assessore Saitta, ma ancora di più al Presidente Chiamparino, che ovviamente è il capo della maggioranza e Presidente della Regione Piemonte non pensiamo veramente e seriamente di ritornare al punto di partenza del 50 per cento, non dal punto di partenza di prima che vengono fermati dall'accordo di programma. Non vi chiediamo quello, perché ci rendiamo conto che siamo opposizione e non abbiamo le leve del comando in mano, per chiediamo veramente a tutti, anche ai Colleghi della maggioranza, di pensare di ritornare a quella modalità di finanziamento che sia meno potenzialmente lesiva per le casse della Regione Piemonte e dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Novara.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ribadiamo un concetto forte e chiaro: vogliamo ridurre il finanziamento privato, finanziamento privato che è possibile ridurre perché la normativa lo consente. Di conseguenza, come è stato velocemente aggiornato - come diceva proprio ora il Consigliere Bono - il Piano economico finanziario nel 2016, la stessa cosa poteva essere fatta nel 2017.
Nel momento in cui il Codice degli appalti è stato aggiornato al 18 aprile 2017, consentendo un finanziamento pubblico nel caso di partenariato pubblico-privato al 49 per cento, si poteva procedere, anche considerando il fatto che nel 2013, stanti gli stessi importi di realizzazione della Città della Salute di Novara, che erano di 320 milioni, oggi sono già diventati 340 milioni, in quanto il costo del partenariato ha portato un aggravio dei costi di costruzione di venti milioni.
Stanti i 320 milioni, nel 2013 era stata dimostrata, dall'Azienda ospedaliera, la possibilità di coprire i costi dell'opera addirittura al 76 per cento.
Quello che chiediamo, quindi, è semplicemente di dare una copertura al 49 per cento; operazione che richiede solo un aggiornamento del piano economico e finanziario, e non richiede lo stanziamento e il riconoscimento dello stanziamento di fondi, perché abbiamo 105 milioni di lasciti che sono in mano all'Azienda Ospedaliera di Novara; abbiamo, altresì, una valutazione di 40 milioni delle aree occupate dall'attuale Ospedale Maggiore di Novara e dall'Ospedale San Giuliano di Novara.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo un aumento della percentuale d'investimento del partenariato per la parte pubblica, che passerebbe dal 30 per cento al 49 per cento. Questo consentirebbe alla Regione - l'investitore pubblico di avere maggior peso nelle scelte della struttura ospedaliera permetterebbe di ammortizzare meglio i costi dovuti e gli interessi di investimento, e soprattutto ridurrebbe quella che è l'influenza degli investitori privati nel loro più che giusto interesse a ottenere dei profitti per l'investimento nella struttura; al contempo, tutelerebbe i cittadini piemontesi, fruitori del servizio sanitario regionale, da possibili speculazioni o rialzi nei costi sanitari.
Già l'Italia sta scendendo di molto nella spesa sanitaria pro capite malgrado ciò, la nostra storia di sanità pubblica di eccellenza ancora primeggia nel mondo: ci chiediamo ancora per quanto! Quali colpi bassi dovrà sopportare la nostra sanità prima di cominciare a calare di posizione nella sanità mondiale? Di sicuro, il modello che ci ha portati a essere vincenti, da questo punto di vista, è stato esclusivamente pubblico.
Perlomeno lo è stato fino adesso.
Dopodiché, i problemi di inefficienza esistono in tutti i comparti della spesa pubblica: si tratta di introdurre controlli migliori e riaffidare al pubblico almeno i servizi essenziali per i cittadini.
La sanità è uno dei pochi settori pubblici in Italia che, nonostante tutte le inefficienze tipiche del nostro sistema Paese, ha retto e continua a essere un punto di riferimento.
Non si capisce bene, quindi, perché si voglia andare a toccare una cosa che funziona, introducendo massivamente l'ingresso del privato sin dalla realizzazione di nuove strutture.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Arriviamo alla fine del discorso relativo alla scheda della Città della Salute e della Scienza di Novara ribadendo il nostro approccio, che è duale: una prima soluzione, quella più importante, è quella di cambiare strada, visto che c'è ancora tempo. È chiaro che vorrebbe dire andare a ridiscutere qualcosina col Ministero, ma penso che, per scelte di valenza strategica così importanti, possa essere un'attività molto utile. Anche perché, a breve, potrebbero esserci orientamenti ministeriali diversi.
L'altro aspetto è quello della riduzione del danno: perché noi siamo certi stante le esperienze pregresse, che di danno si tratterà. Quindi cerchiamo di limitarlo al massimo, posto che il privato - se metterà tutto quello che dovrà mettere - vorrà avere un ritorno di investimento significativo e crescente nel tempo, a rischio zero. Cerchiamo di fare in modo che questo ritorno di investimento sia sull'investimento minore possibile, visto che poi, date le esperienze, il privato tenderà in ogni caso a mettere ancora di meno di quanto previsto dal contratto iniziale.
Mi rendo conto dello scetticismo che emanano le mie parole, però sia che si parli di deposito di scorie nucleari, sia che si parli di nuove infrastrutture stradali o ferroviarie, dico sempre: fatemi vedere da qualche parte una sola gestione pubblico-privata che abbia prodotto i risultati sperati nei tempi e nei costi! Purtroppo non è ancora successo e non ci aspettiamo che succeda con queste nuove iniziative, vista l'attuale configurazione della Pubblica Amministrazione e le aspettative delle imprese private che, di solito, partecipano a questo tipo di attività.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Siamo all'emendamento rubricato n. 8): noi chiediamo di modificare una parte del quarto capoverso, dove si cita il procedimento amministrativo (pagina 3). Con quest'emendamento chiediamo di sostituire il numero "49" con il numero "30".
Il quarto capoverso recita: "Nella riformulazione del Piano economico finanziario, per adeguare il contributo pubblico al nuovo limite pari al 30 per cento dell'investimento complessivo imposto ai contratti di partenariato pubblico-privato". Noi andiamo a sostituire quel "30 per cento" con "49 per cento".
Ovviamente, il tema è sempre quello del partenariato pubblico-privato e la nostra volontà-necessità è quella di limitare il più possibile il ricorso ai contributi privati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questo è un altro emendamento che cerca di ribadire il principio secondo cui un appalto del genere non può avere una quota di intervento pubblico così bassa; quota che, peraltro, si accompagna non solo alla costruzione di un nuovo e moderno complesso ospedaliero, ma anche a una non identificazione di quella che è la futura utilizzazione del vecchio plesso.
Questo, a mio avviso, è un ulteriore problema, perché chiunque abbia nella propria città un bene pubblico o un ex edificio pubblico non più utilizzato, sa bene che cosa succede all'interno degli stessi. Stante il fatto che parte dell'ospedale di Novara, oltretutto, è un bene di valore storico e architettonico, qualche preoccupazione ci viene in mente e non capiamo bene quale sia l'intenzione della Giunta nel mettere in campo non tanto delle ipotesi di entrata sull'alienazione di questi beni esistenti ma quanto sulla futura utilizzazione ed una futura, speriamo valorizzazione di questi beni.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
Emendamento rubricato n. 9) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questi sono gli ultimi tre emendamenti sulla scheda n. 1 riguardante la Città della Salute e della Scienza di Novara e sono sostanzialmente gli ultimi tre emendamenti che riguardano la parte del procedimento amministrativo, l'ultimo capoverso dove ci sono le cifre a oggi stanziate per quanto riguarda il finanziamento della Città della Salute e della Scienza di Novara, così come desiderate dall'Amministrazione regionale dalla maggioranza e dalla Giunta regionale. Si parla di 95 milioni 375.350 euro da articolo 20 dello Stato, quindi fondi statali, e un cofinanziamento necessario del cinque per cento da parte della Regione di 5.274.649,86 euro.
Noi crediamo che lo Stato si possa far carico di circa ulteriori 50 milioni di euro, abbiamo arrotondato ma parliamo di 53 milioni 719 mila euro, e quindi la Regione aumentare la sua quota di compartecipazione di due milioni 572 mila. Per la Regione mettere 2,5 milioni in più penso non sia un problema particolare e non lo è nemmeno per lo Stato aggiungere 53 milioni su un progetto che ha un iter molto vecchio, che parte dal 2001 quindi, penso che sia assolutamente sostenibile.
La parte restante, e saremmo arrivati a oltre 170 milioni di euro, dovrà trovarla l'Azienda Ospedaliera Universitaria con la vendita delle cascine e dei terreni dell'azienda e con la messa a valorizzazione, una volta realizzata l'opera, delle aree e delle strutture di proprietà dismesse da parte dell'azienda stessa. Quindi, è un percorso fattibile e ritengo che si possa assolutamente percorrere questa strada e chiedo di poter dire ancora una volta il motivo per cui non siamo favorevoli a questo.
In relazione a un'interrogazione fatta sia dal collega Andrissi sia da un altro collega dell'opposizione, l'Assessore Saitta ha risposto facendo un po' di terrorismo - mi spiace usare questo termine, ma mi riferisco ovviamente a terrorismo politico - cercando di spaventare un po' l'udienza dicendo "se ci fermiamo, siamo perduti e dobbiamo ripassare dal Ministero" come se il Ministero fosse la forca caudina dove si viene torturati quando si chiede un finanziamento.
Tutto sommato, credo che gli uffici del Ministero siano come i nostri uffici regionali, solo che sono a Roma e non a Torino, dove ci sono dei dirigenti, dei funzionari e delle persone competenti, persone che lavorano e che cercano di dare delle risposte in merito anche a quelli che sono i dettati e le linee politiche, e credo quindi che sia fattibile.
Dico solo al Presidente che ho terminato il mio intervento, però per i prossimi interventi chiederei solo di poter avere la presenza o del Presidente Chiamparino o dell'Assessore Saitta, senza nulla togliere agli autorevoli esponenti presenti nei banchi della Giunta, soprattutto il collega Valmaggia o la collega De Santis, ma visto il tema preferiremmo avere la presenza o del Presidente Chiamparino o dell'Assessore Saitta.



PRESIDENTE

Prendiamo atto della richiesta e li andiamo a chiamare.
Considerato che l'attesa si protrae, sospendo i lavori un momento.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.49 riprende alle ore 16.51)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Il Consigliere Andrissi può illustrare il suo emendamento.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ritorniamo alla discussione degli emendamenti. Con l'emendamento n. 9) proponiamo quello che stiamo ribadendo da stamattina, ovvero un aumento della quota del finanziamento pubblico delle opere di edilizia ospedaliera in particolar modo della Città della Salute e della Scienza di Novara.
Proponiamo di aumentare la quota a carico dello Stato per 53 milioni e il cofinanziamento da parte della Regione Piemonte per un valore di due milioni 272 mila euro. In questo modo, è possibile coprire al 49 per cento il costo dell'opera, che - in base al Piano economico-finanziario del 2016 era complessivamente di 320 milioni, ma, già nella delibera di Consiglio regionale che è in discussione, il costo complessivo dell'opera viene aumentato di 20 milioni. Questo, perché ci sono 20 milioni per copertura del costo del partenariato pubblico-privato.
Noi crediamo che il reperimento di queste cifre sia un'operazione possibile, perché crediamo che le cifre in gioco siano alquanto contenute.
Chiediamo che anche la parte che spetterà al privato sia finanziabile con soldi pubblici, considerando i soldi ricavati dalla vendita di beni lasciti dell'Azienda ospedaliera di Novara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Anche quest'emendamento è volto a chiarire la configurazione che vorremmo dare a un ridimensionamento del cofinanziamento pubblico, in senso incrementale rispetto alle proporzioni complessive, per portarlo fino al 49 per cento, andando a reperire alcune risorse, che - io aggiungerei - non sono solamente possibili da reperire, ma devono essere reperite, perch quest'opera a questo livello di costi è tendenzialmente finanziabile.
Piuttosto, puntiamo a rendere maggiore il contributo privato da un'altra parte, per fare anche lì i debiti confronti sugli esiti finali, però, su questo livello di spese, sul complessivo dell'investimento, probabilmente la realizzazione integralmente pubblica che era anche all'origine della lunga e complicata storia di questo progetto possa essere portata finalmente avanti.
Pertanto, da questo punto di vista, riteniamo che, se già pensiamo che possa essere realizzata in maniera integralmente pubblica, vieppiù si possa perseguire l'obiettivo del ridurre il contributo dell'operatore privato al minimo di legge.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo all'emendamento n. 9) e siamo sempre alla pagina 3, dove proponiamo di aggiungere, dopo l'unica riga, questo capoverso, questo periodo: "Lo Stato dovrà farsi carico di un ulteriore finanziamento per euro 53.719.645 e la Regione Piemonte per ulteriori 2.572.456, per arrivare a un cofinanziamento pubblico pari al 49%. Dette ulteriori risorse saranno reperite nei bilanci di relativa competenza". Ovviamente, nel caso in cui il costo totale di 320 milioni venga ripartito in modo da far arrivare il pubblico al 49%, dovremo applicare quei correttivi.
Questa è la modifica che proponiamo con l'emendamento per arrivare alla quota suddetta del 49%.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Emendamento rubricato n. 13) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo agli ultimi due emendamenti riguardanti la prima scheda, la scheda della Città della Salute e della Scienza di Novara. Siamo, quindi, alle ultime due proposte sempre conseguenti agli emendamenti precedenti, dei precedenti capitoli della scheda. Chiediamo che sia la Regione Piemonte a farsi carico degli ulteriori 50 milioni di euro; in precedenza dicevamo che doveva essere lo Stato, mentre, in questo caso, chiediamo che sia la Regione. E come? Perché uno potrebbe dire: "Dove trova la Regione 50 milioni di euro per fare investimenti, visto che ha difficoltà a fare investimenti anche minimali?". Semplicemente nel monte del Fondo Sviluppo e Coesione, che - ripeto - sono circa 800 milioni di euro. Sono stati oggetto di una programmazione che il Vicepresidente Reschigna ci ha presentato, tra l'altro senza un minimo di discussione in Consiglio regionale, cosa che abbiamo più volte provato a rimarcare, perché saremmo interessati anche noi a fare proposte nel merito.
È vero che in passato avevamo presentato diversi ordini del giorno in cui chiedevamo di utilizzare i Fondi per lo Sviluppo e la Coesione (ordini del giorno approvati) sul dissesto idrogeologico, sull'edilizia sanitaria e su tanti altri interventi, ma poi la vera, reale ripartizione non è stata oggetto di trattazione in Commissione bilancio: è stata oggetto di concertazione tra la Giunta e il Governo nazionale.
Sarebbe il caso, oltre che di presentarci documenti già fatti e finiti, di provare anche a intavolare un minimo di discussione; poi la scelta spetta comunque alla Giunta, che ha l'ultima parola, ci mancherebbe, per racimolare delle proposte e delle idee dai Consiglieri regionali sarebbe utile e, visto che si tratta di uno dei pochi tesoretti (o meglio "tesoroni", perché abbiamo 800 milioni di euro su cui la Regione pu maneggiare), sarebbe altrettanto utile discutere pure con i Consiglieri di opposizione. Ma tant'è.
Quindi, dicevo, una delle linee potrebbe essere proprio quella di prevedere che 50 milioni di euro siano utilizzati dal fondo sviluppo e coesione per quest' ospedale, per arrivare al 49 per cento-51 per cento pubblico-privato e rimanere dunque con un progetto di concessione di costruzione e di gestione, oppure, per superare la concessione di costruzione e gestione arrivare all'appalto dei lavori tradizionali al 100 per 100 pubblico con come detto più volte - la vendita delle cascine e dei terreni e la valorizzazione delle aree poi dismesse dall'ospedale, cosa che tra l'altro s'ha da fare. La dismissione, infatti, sarà da fare anche per ridurre il canone, quindi o la facciamo prima o la facciamo dopo, però se la facciamo dopo capiamo che spendiamo due volte: spendiamo per gli interessi e spendiamo per il vincolo finanziario, spendiamo per un'azione del capitale dell'azienda e del capitale investito.
Insomma, qualche perplessità noi abbiamo provato a segnalarla e speriamo che si possa addivenire a una sintesi collegialmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 13), ribadiamo la proposta che la Regione si faccia carico degli ulteriori fondi pari a 51 milioni di euro da reperire nel bilancio di competenza. L'esempio fatto dal Vicepresidente è particolarmente calzante: sappiamo che Fondi di Sviluppo e Coesione sono stati utilizzati per diversi capitoli di spesa, quindi crediamo che da quella fonte si possa ricavare una risorsa economica necessaria a dare una copertura maggiore pubblica all'opera dell'Ospedale della Città della Salute di Novara, oppure - come dicevamo prima - vi sono nel bilancio 150 milioni di euro derivanti dal payback, cioè dallo sforamento della spesa per i farmaci ospedalieri prevista di anno in anno, che ha portato a una previsione di entrate per le casse regionali di 50 milioni per tre anni quindi 150 milioni complessivamente.
Giustamente l'Assessorato non ha ancora indicato capitoli di spesa per queste cifre, però le ha registrate a bilancio. Sappiamo che è stato presentato un ricorso al TAR da parte di circa 70 aziende farmaceutiche che contestano all'AIFA fatturazioni doppie e altre procedure. Poiché tale ricorso al TAR del Lazio è in atto ormai da più di un anno, crediamo che presto verrà risolto; di conseguenza, si potranno liberare queste ingenti risorse e pensiamo che la Regione possa mettere a disposizione queste cifre per l'edilizia ospedaliera, evitando di imbarcarsi in progetti di partenariato pubblico-privato alquanto rischiosi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Emendamento rubricato n. 18) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con soddisfazione da parte di alcuni colleghi, arriviamo all'ultimo emendamento sul primo allegato, sempre quello riguardante la scheda della Città della Salute e della Scienza di Novara. L'ultimo emendamento è quello che destina in capo alla Regione Piemonte l'onere di farsi carico dei fondi mancanti per arrivare a copertura del progetto con totali fondi pubblici quindi elimina la parte di privato, elimina il partenariato pubblico privato e sostanzialmente dice che gli oneri sono a carico della Regione.
Pensiamo che anche questa sia una modalità percorribile, più difficile - mi rendo conto - anche da passare al vaglio del Ministero dell'Economia e Finanza e del Nucleo Valutazione Investimenti Pubblici, ma con una semplice garanzia: esattamente come diamo garanzia che pagheremo per 26 anni un canone di concessione, diamo garanzia che pagheremo per 26 anni o 20 anni una sorta di mutuo.
Non lo vogliamo chiamare mutuo, come abbiamo già avuto modo di fare con il disegno di legge 35? Lo chiamiamo Pippo, Pluto, Topolino; chiamiamolo come vogliamo, è un veicolo, è uno strumento: andiamo dalle banche che ci fanno un prestito (o ce lo fa la Cassa Depositi e Prestiti, con la garanzia dello Stato) e noi mettiamo come impegno comunque la stessa cifra o una cifra minore (scorporando magari energia e riscaldamento) e garantiamo questo.
Veramente non capisco le strutture mentali che portano i nostri legislatori nazionali a studiare e produrre queste strategie, o meglio, non vorrei essere troppo negativo e malizioso da pensare che ci sia sempre una finalità interessata soprattutto verso i privati; voglio pensare che ci sia una volontà di aggirare le norme dei vincoli nazionali, europei e internazionali.
A ogni modo, mi sembra una norma poco sensata, tra l'altro una norma anglosassone, no? Ci viene detto che è del diritto anglosassone, che è totalmente diverso dal nostro non solo per cultura romana rispetto al Common Law, ma per tutta una serie di questioni; siamo diversissimi dagli anglosassoni e, tra l'altro, non è che in Inghilterra abbia funzionato granché bene il partenariato pubblico-privato, prima di essere ritagliato un po' più su alcuni settori, in alcune modalità, in alcune strategie più circoscritte.
Quindi la possibilità che la Regione dia garanzie esattamente su come pagheremo per 26 anni il canone lo potremo fare con un semplice mutuo e, se non lo faremo, esattamente come il privato, non so cosa farà, non penso che ci toglierà l'ospedale con dentro i malati, i medici, e quant'altro.
Semplicemente ci dirà: entriamo noi, facciamo noi le lastre, le TAC facciamo noi le visite con i nostri medici e ci prendiamo il profitto.
Esattamente sarà lo stesso. In questo caso sarà una banca se ci presterà i soldi. Non vedo esattamente quale sia la differenza e non vedo quale sia il problema di non ricorrere a questo strumento.
Spero che la volontà politica prevalga su astruse leggi scritte da legislatori nazionali che, alle volte, non capiscono neanche loro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 18) risolve la pratica finanziamento, con un finanziamento a totale copertura della Regione. Ovviamente, come diceva il Consigliere Bono, è la procedura forse probabilmente più impegnativa e più difficoltosa per quest' amministrazione regionale.
Tuttavia, ciò non toglie che noi crediamo sia possibile evitare l'intervento privato per la realizzazione dell'ospedale, per la nuova Città della Salute e della Scienza di Novara. Siamo fermamente convinti di questo. Non vorremmo mai che succedesse per il Piemonte quello che è successo in Toscana, dove gli ospedali, oggi, sono di proprietà di un fondo speculativo. Questo perché la società veicolo che ha interesse a costruire l'ospedale, una volta costruito, avendo grossi margini finanziari, ha la possibilità di cedere a un fondo dalla più disparata natura che acquista la società veicolo e che poi, con i servizi dati in concessione (basta guardare il piano economico-finanziario, ne abbiamo parlato stamattina diffusamente), con il ritorno finanziario per i capitali di rischio, grazie all'equity, agli interessi elevatissimi rispetto agli interessi dei mutui che Cassa Depositi e Prestiti o il MEF possono concedere alle amministrazioni pubbliche, hanno grossi margini, addirittura trovano conveniente cedere la società veicolo a degli operatori successivi che si appropriano, di fatto, di quelli che vengono presentati come ospedali pubblici.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Il Consigliere Bono mi segnalava che questo è l'ultimo degli emendamenti sulla scheda riguardante la Città della Salute e della Scienza di Novara quindi tra poco cambieremo un po' l'argomento. Non tanto l'argomento, ma il luogo di rappresentazione delle nostre istanze, con altri lidi.
In questo caso, nella parte relativa al procedimento amministrativo, a pagina 3, dopo l'ultima riga, proponiamo di aggiungere la seguente: "La Regione Piemonte dovrà farsi carico degli ulteriori fondi pari a euro 219.640,14". Riteniamo che l'opera debba essere realizzata interamente con fondi pubblici, senza dover ricorrere a partenariato pubblico-privato, così chiediamo che la Regione vada a reperire quei fondi necessari pari a oltre 200 milioni di euro.
Questo è l'emendamento un po' conclusivo di questa parte, nella quale abbiamo descritto le nostre proposte per la nuova Città della Salute e della Scienza di Novara.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento conclusivo su questa scheda sosteniamo che la Regione Piemonte si farà carico, integralmente, del compito di reperire gli ulteriori fondi per la realizzazione, integralmente pubblica, dell'opera di cui in oggetto.
Riassumendo le considerazioni fatte, le criticità sono: scarsità di fondi pubblici per la realizzazione di opere da lungo tempo necessarie e mai correttamente programmate per uno sviluppo nel tempo che le rendesse più facilmente sostenibili economicamente come investimento pubblico progressivo ritiro, nell'ultimo quindicennio, della mano pubblica dall'essere attore nella realizzazione delle opere a, invece, un ruolo teorico di indirizzo, programmazione e controllo che, purtroppo, esegue a corrente alternata; sostanziale inefficienza della soluzione proposta perché non stimola le condizioni al contorno che favoriscono l'operatività del privato perché assoggetta, comunque, il privato, a tutti gli adempimenti della Pubblica Amministrazione, gli iter autorizzativi, gli iter di definizione degli appalti, prime progettualità e quant'altro.
Non ne stimola l'efficienza nel dare attuazione alle opere che esso andrà a realizzare perché non vi è un elemento di rischio legato alla capacità, o meno, di realizzare concretamente l'opera con obiettivi virtuosi e migliorativi, anche in corso di realizzazione. Di conseguenza gli esiti, a oggi, sono che i partenariati pubblico-privati in Italia, ma anche all'estero, non portano gli effetti auspicati di maggiore efficienza ed efficacia di intervento, contenimento dei costi e competitività, anche a livello di mercato, tra gli operatori privati per realizzare opere sempre migliori e servizi sempre migliori che il pubblico possa poi offrire ai cittadini.
Tutto questo si conclude con un'unica possibile considerazione. Torniamo a una politica di investimenti interamente pubblici, in cui il pubblico possa fare da efficiente ed efficace contraltare al privato e, piuttosto dividiamo correttamente le opportunità, le opzioni, le offerte diversifichiamo le capacità di investimento in modo che ci sia anche il confronto tra pubblico e privato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Vorrei riprendere qualche concetto elencato dai colleghi, quando si citava il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti e di una grande finanziaria di Stato nel far partire opere strategiche anche per l'Italia, e l'abbiamo visto anche su investimenti in azioni di società ritenute strategiche, come quelle nel campo delle reti di informazioni nazionale, come nel caso TIM.
La sanità è per noi un settore strategico, oppure no? Quindi, ha senso investire i soldi, che sono i risparmi dei cittadini pubblici, per essere usati al servizio dei cittadini? Secondo noi, sì. Cioè, bisogna valutare che non abbia senso che denaro pubblico, quindi che il bilancio della Regione non sia utilizzato, prima di tutto, al servizio dei cittadini nei servizi essenziali. Ovviamente, la sanità primariamente, anche per l'entità della spesa in rapporto al bilancio regionale, ma pensiamo anche all'edilizia scolastica e non solo a quella sanitaria, quindi a tutti quei temi che dovrebbero essere il cardine dello Stato e della struttura pubblica.
Secondo noi, è bene che i privati stiano il più lontano possibile dai settori strategici nazionali, perché sono settori in cui non sempre c'è profitto, e quando c'è si crea quel surplus di valore che va a creare un ostacolo al cittadino per l'accesso ai servizi. Secondo noi, il controllo pubblico è la garanzia migliore che questo non avvenga, per cui i servizi sanitari vengono offerti nel modo più universale possibile, a prescindere dalle capacità economiche dei cittadini.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento, che chiaramente ci dà l'occasione di tirare un po' le somme dei discorsi fatti finora, ci invita anche a pensare a quante soluzioni alternative e più idonee si potevano trovare per la realizzazione della Città della Salute e della Scienza di Novara.
Per esempio, poiché si vuole fare riferimento a capitali privati per intervenire alla costruzione non di un singolo edificio, ma di un complesso di edifici che andrà a creare la Città della Salute, sarebbe stato opportuno scindere i progetti, scindere i singoli lotti e far riferimento a contratti diversi sui singoli lotti. Per esempio, i contatti riferiti alla struttura sanitaria vera e propria, forse, erano i più idonei a essere portati avanti con un appalto tradizionale, mentre la parte di ricerca e sperimentazione, che è la parte un po' meno urgente e contingente da realizzare, erano quelli da realizzare appunto con l'accesso dei privati.
Va da sé che il fatto che l'unica parte che viene sostanzialmente separata dal resto della procedura è quella della bonifica, che viene finanziata totalmente con capitali pubblici derivanti dall'ASL, ma sappiamo benissimo che la bonifica è la situazione di progetto meno quantificabile e prevedibile fra tutte perché, di per sé, la bonifica è una di quelle attività che si riesce a definire economicamente solo dopo averla conclusa.
Quindi il rischio totale è a carico delle casse dello Stato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
Non ci sono altri iscritti a parlare.
Con l'emendamento 18) chiudiamo l'Allegato n. 1.
Procediamo con l'Allegato n. 2.



ALLEGATO A

Emendamento rubricato n. 19) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Passiamo alla seconda scheda, che è sicuramente la più importante dal punto di vista della dimensione dell'intervento per numero di posti letto, per metratura, per costo, ed è secondo in ordine di presentazione, come scheda alla Città della Salute e della Scienza di Novara, per questioni solo temporali. Nel senso che, se il progetto di Novara parte nel 2001, almeno come fase operativa, quello di Torino parte molto dopo.
Su Torino, in realtà, più o meno è partito nello stesso periodo, anzi addirittura prima per quanto riguarda alcuni iniziali progetti, però ogni legislatura ha cambiato progetto, per definizione, per luogo, per spazi per dimensione, per fonti di finanziamento. Non è un caso che, per esempio la Giunta Bresso aveva ipotizzato una realizzazione della struttura in altre aree, non all'interno dello spazio in cui adesso è realizzato il grattacielo della Regione e, probabilmente, andava nella localizzazione dell'ex Campo Volo a Grugliasco, laddove ci poteva essere una concentrazione di costruzioni pubbliche.
Altre ipotesi prevedevano il riutilizzo dell'area delle Molinette stesse quindi l'ipotesi del masterplan della scorsa Giunta, la Giunta di centrodestra, che nasceva tra l'altro da un progetto che vedeva la condivisione - questo lo voglio sottolineare al microfono - dell'Università di Torino, del Sindaco di Torino Fassino e del Presidente dell'allora Giunta regionale Roberto Cota. Non era un progetto estemporaneo di una Giunta di centrodestra, era un progetto in cui veniva coinvolto il Sindaco la Città di Torino e l'Università. Era un progetto che aveva i suoi pro e i suoi contro, come questo, come tutti i progetti, e prevedeva il mantenimento in loco del principale ospedale regionale. Già questo era un dato importante, il dato di non spostare radicalmente da una parte all'altra dalla città, anche se è vero che in linea d'aria non.



(Brusìo in aula)



MOLINARI GABRIELE



PRESIDENTE

Silenzio, per cortesia. Lasciate proseguire il collega Bono.



BONO Davide

Dicevo, recupero solo dieci, venti secondi.



PRESIDENTE

Non c'è problema.



BONO Davide

Localizzare da un'altra parte la Città di Torino e spostare 10.000 dipendenti, con tutto il l'indotto che c'è, compresi bar, ristoranti e studi medici, potrebbe essere un problema.
Ho cercato di fare un po' di cronistoria e siamo giunti, con la Giunta Chiamparino, a stravolgere tutto, a buttare nel macero l'ennesimo studio l'ennesimo masterplan, l'ennesima progettazione, e a dire che si sposta tutto tra il Lingotto, la stazione ferroviaria, il grattacielo della Regione Piemonte (che prima o poi finirà), la metro (prima o poi finirà) poi si farà in quell'area lì, anche abbastanza ristretta, con una bonifica da fare del terreno che, come diceva il collega Mighetti, sarà totalmente a carico pubblico.
Chiudo e interverrò successivamente nel merito, dicendo che l'emendamento parla di posti letto, ma ne parleranno anche i colleghi e ne parler anch'io nei successivi interventi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

L'emendamento 19), Presidente, è il primo di quelli riguardanti il Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino. Ovviamente parliamo dell'opera più importante tra quelle ricompresa all'interno della PDCR n. 281.
Su questo progetto, oltre al campionario di proposte che abbiamo già portato avanti sul Parco della Salute e della Scienza di Novara, che poi porteremo avanti anche sulle altre opere, ci sono altre questioni.
La prima riguarda il numero dei posti letto.
In quest'emendamento aumentiamo il numero: dai 1.040 proposti a 2.040 aggiungendo quindi mille posti letto, poiché troviamo incongrua questa riduzione di posti letto prevista da questa nuova opera.
Ne abbiamo parlato sia quando abbiamo parlato di edilizia sanitaria qui in Aula sia quando abbiamo esaminato questa proposta di deliberazione in Commissione.
Una delle risposte dell'Assessore, riguardo al taglio evidente di posti letto, era stata: "In parte li recupereremo nell'Ospedale Unico dell'ASL TO5".
Non ci risulta questo, perché l'Ospedale Unico dell'ASL TO5 ha i posti letto che sono esattamente quelli programmati dalla DGR 1-600, non uno di più, non uno di meno.
D'altra parte, storicamente è sempre stato piuttosto il contrario: sono sempre stati alcuni degli abitanti del territorio dell'ASL TO5 a rivolgersi più verso la Città della Salute di Torino.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Noi siamo convinti che l'edilizia ospedaliera non debba essere un'ulteriore occasione per tagliare posti letto.
Già con la riorganizzazione della rete ospedaliera - la delibera 1-600 e poi la 1-924 - si è proceduto a tagliare circa 2.000 posti letto in Regione Piemonte. Riteniamo, quindi, viste anche le emergenze che si sono susseguite nei momenti di picchi influenzali, che non sia necessario procedere a ulteriori tagli di posti letto; tant'è vero che riteniamo che l'edilizia ospedaliera debba essere a impatto zero, se così si può dire per quanto riguarda il numero di posti letto.
Tale è per l'ospedale hub di Novara; tale è per l'Ospedale Unico di Moncalieri. Un piccolo taglio lo abbiamo registrato per quanto riguarda l'Ospedale Unico del VCO, ospedale che, tra l'altro, viene messo in forte discussione la sua ubicazione in quel di Ornavasso, su una collina, forse perché le colline non portano bene ai nuovi ospedali in Piemonte, sebbene ci sia una relazione geologica che indicherebbe una situazione decisamente più stabile rispetto alla situazione di Verduno.
Speriamo, quindi, che i tempi geologici ci siano amici. Sicuramente arriverà prima l'ulteriore glaciazione che non spostare l'Ospedale Unico.
Questi 1.000 posti letto in meno, a nostro parere, non hanno ragione d'essere. Per questo motivo, chiediamo 2.040 posti letto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Cominciamo un'interessantissima trattazione sulle nostre proposte, in relazione al Piano di edilizia sanitaria, per quello che riguarda l'opera sicuramente più imponente di tutto questo piano (da buon cuneese, non posso dire la più importante).
Quello che caratterizza il nostro primo emendamento è uno degli elementi che abbiamo criticato fin dall'inizio del percorso di riforma sanitaria portata avanti da questa Giunta, ossia la riduzione della disponibilità di posti letto nella nostra Regione, addirittura in eccesso rispetto a quanto previsto dal Patto per la salute.
È un tentativo, quindi, di fare i primi della classe in eccesso sostanzialmente a detrimento dell'offerta sanitaria ospedaliera.
La questione che pensiamo possa essere utile sottoporre è quella che, visto che costruiamo una nuova opera che ha l'ambizione di essere innovativa, di migliorare il servizio offerto ai residenti sul territorio dell'ASL torinese e, potenzialmente, di essere attrattiva dal punto di vista di specializzazioni e di novità sanitarie, per compensare quello che, a oggi è una mobilità passiva verso altre Regioni, in particolare la Lombardia riteniamo che l'investimento possa essere rivolto anche a una maggiore disponibilità di posti letto.
Non dovremmo pensare in termini difensivi, perché la disponibilità di più posti letto è anche nella logica competitiva ed evolutiva nei confronti delle altre Regioni, verso le quali, attualmente, siamo in deficit, anche in termini di offerta. E perché pensiamo che l'eccellenza della sanità piemontese - oggi, purtroppo, un po' in declino - possa invece diventare una ricchezza in più, capace di attirare un "turismo sanitario" chiamiamolo così, che non sia semplicemente un viaggio di speranza, ma una vera scelta di un diverso modo di affrontare le problematiche sanitarie.
Ci aspettiamo questo da investimenti di quel genere.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
Emendamento rubricato n. 106) presentato da Ravello, Gancia, Vignale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Ravello per l'illustrazione.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento si riprende il tema trattato poco fa da chi mi ha preceduto, ed è uno strumento con il quale vogliamo contribuire al superamento di un'evidente discrasia tra quanto previsto da uno stesso soggetto - dalla Regione Piemonte - con la delibera 1-600 del 2014, che indicava un coefficiente.
Insomma, non voglio ripetere cose che sono già state ampiamente sostenute ma comunque indicava un coefficiente tale da poter arrivare a un calcolo e a un numero totale di posti letto che oggi, con questa proposta, è di fatto ridotto di un terzo.
Credo che non sia intelligente, maturo né eticamente corretto spostare il livello del dibattito su un piano di confronto numerico tra maggioranza e minoranza, sul posto letto in più o sul posto letto in meno. Credo, invece necessario che dalla Giunta arrivino i chiarimenti e gli approfondimenti peraltro richiesti - se non sbaglio - dallo stesso Gruppo del Partito Democratico in sede di dichiarazione di voto in IV Commissione; chiarimenti e approfondimenti che a quest'Aula, che io sappia, non sono ancora arrivati. O, comunque, se sono arrivati nella relazione introduttiva dell'Assessore Saitta, credo che non siano sufficienti a convincerci che una simile riduzione - da 1.821 a 1.040 posti letto - sia non giusta a prescindere, ma sia sostenibile per il territorio e per la comunità interessata.
Perché parliamo della comunità numericamente più importante della Regione Piemonte; parliamo del bacino della Città di Torino. Credo non sia indispensabile - lo dico guardando il Consigliere Campo - essere di Torino per riconoscere che questo progetto sia non solo il più imponente, ma probabilmente anche il più importante (ma non è un giudizio di valore con il quale si vogliono sminuire le necessità e le richieste legittime del resto del territorio piemontese). Così come credo non sia necessario essere del Movimento 5 Stelle per osservare e denunciare una riduzione - un taglio di posti letto che davvero temiamo possa non essere sostenibile.
Questo vuole semplicemente essere lo spunto, lo stimolo, il fianco prestato alla Giunta - ci aspetteremmo persino un ringraziamento - per mantenere un impegno che era stato chiesto in sede di Commissione e che - lo ripeto non ci pare sia ancora arrivato.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ravello.
Emendamento rubricato n. 20) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento varia poco rispetto al precedente. Serve, ovviamente, per fare una disamina nel complesso di questo grosso progetto ospedaliero, che tra l'altro, dovrebbe avere al suo interno anche uno spazio di didattica e successivamente, in un secondo step, un polo della ricerca e della residenzialità d'ambito.
Stiamo parlando di un grosso intervento, che, da solo, dovrebbe cubare quasi un miliardo di euro e che comporterà una grossa ridistribuzione anche della presenza di persone, di lavoratori, di pazienti e di veicoli (quindi di traffico) in Torino.
Quello che ci preoccupa di più, ovviamente, oltre al tema dei finanziamenti, è l'indebitamento di una delle Aziende Ospedaliere - in questo caso, dell'Azienda Ospedaliera Universitaria - più indebitate d'Italia (sicuramente la più indebitata del Piemonte!) in piano di rientro per un totale di 100 milioni di euro.
Andare a pensare che un'Azienda così indebitata possa fare un ulteriore indebitamento, che dovrà pagare con un canone almeno per ventiquattro anni ci lascia un po' perplessi.
Ma ancora più perplessi ci lascia il tema dei posti letto.
Faceva bene il collega Ravello a ricordare come fosse stata anche la maggioranza - con un sussulto di attenzione e di volontà a essere presente e di dare un segnale - a chiedere un cambiamento e una risposta almeno da parte dell'Assessore Saitta sul tema dei posti letto di quest' Azienda.
In Commissione - lo ricordava anche il collega Bertola - ci è stato detto che si taglierà di circa 1.000 posti letto, perché nella scheda vengono riportati 1.800. In realtà, attualmente, secondo i documenti dell'Azienda Ospedaliera Universitaria - confermati dalla Regione - i posti letto risultano essere 2.300. Quindi scenderemmo da 2.300 a 1.040.
Posto che nell'attuale CTO ci stiano 300 posti letto, l'Assessorato è ottimista a parlare di 350 o 400 posti letto; perché io ho avuto modo di sentire gli operatori che lavorano nel CTO e mi hanno confermato - non so se sbagliano - che più di 300 posti letto, già stretti, non ci stanno lì dentro! Però, magari, sbagliano.
Comunque si tratterebbe di una realtà di un altro tipo, non l'eccellenza della Città della Salute e della Scienza, che permette, appunto, di fare interventi di un certo tipo, di alta complessità, e di attrarre anche mobilità sanitaria attiva, cercando di far fronte a quel continuo smottamento dei nostri cittadini che vanno a farsi curare a Genova, a Milano, a Pavia o altrove.
È una scelta che ci lascia molto perplessi, anche perché non abbiamo ricevuto risposte: nell'arco di quattro anni - ammesso che la struttura possa realizzarsi in quattro anni - più uno di trasloco, com'è possibile passare da 2.300 posti letto a 1.340? Come sarà possibile tagliare 1.000 posti letto, pensando che in cinque anni, magicamente, tutti gli interventi fatti lì siano, invece, interventi più sugli anziani o polipatologici, che hanno solo bisogno di lungodegenza? Noi non lo riteniamo credibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Torniamo sulla questione dei posti letto anche con quest'emendamento, che propone una diversa modulazione rispetto a quello precedente. In questo caso proponiamo di sostituire il numero 1.040 con il numero 1.740.
Al di là dei numeri proposti, la questione c'è ed è importante, perché la prima cosa che salta all'occhio relativamente al Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione di Torino è proprio la riduzione dei posti letto rispetto agli attuali, anche relativamente, come ha detto il collega Bono ai numeri concernenti la mobilità passiva del Piemonte.
Come dicevo prima, non ci ha nemmeno convinti né soddisfatti la spiegazione fornitaci in Commissione, secondo cui una parte dei posti letto che si vanno a perdere a Torino possono essere recuperati da posti letto all'Ospedale Unico dell'ASL TO5, per un semplice motivo: il numero totale di posti letto previsti dal nuovo Ospedale Unico è ovviamente inferiore oggi alla sommatoria dei tre ospedali esistenti (Moncalieri, Chieri e Carmagnola). È però coerente con i posti letto programmati dalla DGR 1-600 e quindi non di più, non un'aggiunta che deve andare a recuperare i posti letto persi a Torino.
Come dicevo prima storicamente una parte degli abitanti del territorio dell'ASL TO5 - io ne faccio parte, perché abito al confine tra Moncalieri e Torino - per ragioni di comodità e di vicinanza già oggi guardano più alla Città della Salute e più alle Molinette rispetto all'ospedale di Moncalieri, che è più difficile da raggiungere, perché è in un centro storico, ha problemi di parcheggio e problemi di vetustà, eccetera.
Quella spiegazione, a nostro avviso, non sta molto in piedi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Vorrei ribadire un concetto che, però, deve essere chiarito da parte dell'Assessore: non credo che una delibera di edilizia ospedaliera possa in qualche modo, rivedere i numeri della DGR 1-600 e della DGR 1-924 perché se tale è, allora dobbiamo ridiscutere anche la riorganizzazione della rete ospedaliera.
Se andiamo a ridurre lo standard dei posti letto - e noi siamo già sotto rispetto agli standard nazionali dei tre posti letto ogni mille abitanti questo Consiglio lo deve discutere, al di fuori dell'edilizia ospedaliera ma all'interno di una riorganizzazione ulteriore della rete ospedaliera.
Non possiamo accettare che la riorganizzazione della rete ospedaliera passi in qualche modo sotto traccia, con una delibera di edilizia ospedaliera perché quest'operazione non è accettabile. Più volte in Commissione questa cosa è stata "denunciata" politicamente anche nell'azione dei singoli Direttori generali delle ASL o delle ASO. Se effettivamente per l'unica Azienda ospedaliera del Piemonte, che è in pesante piano di rientro, si vuole risanare il debito procedendo a un taglio dei posti letto, lo si dice e lo si sostiene politicamente. Non è che s'inserisce un taglio dei posti letto in una delibera di edilizia ospedaliera senza comunicarlo e senza discuterlo in Consiglio regionale, perché questa cosa va affrontata ed è di competenza della Commissione sanità e dei Consiglieri regionali.
Quindi, quello che chiediamo all'Assessore è di discutere anche la riorganizzazione della rete ospedaliera e degli standard previsti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento facciamo una proposta ridimensionata rispetto alla precedente, che prevedeva un ripristino più sostanzioso del numero di posti letto. Continuiamo a sottolineare un fatto fondamentale. Abbiamo compiuto significativi interventi di riduzione della capacità di posti letto sulla nostra rete ospedaliera regionale, anche perché eravamo in piano di rientro. Oggi che ne siamo usciti, abbiamo dimostrato, tramite faticose operazioni anche sul bilancio regionale, di essere in grado di riportare la spesa sotto controllo e di far ripartire gli investimenti, nonché, in maniera per ora limitata, le assunzioni di personale sanitario, per cercare di affrontare la voragine che ha causato il blocco del turnover negli organici della sanità regionale.
È fondamentale che con questa delibera si ponga mano a una discussione che riguarda anche gli obiettivi e i risultati della DGR 1-600, perché non possiamo dimenticarci che a tre anni di distanza dalla DGR 1-600, in un'indagine demoscopica la sanità piemontese risulta precipitare nel confronto con le altre sanità regionali italiane. Quindi, gli effetti che evidentemente discendono certamente da situazioni pregresse, ma anche dalle soluzioni applicate da questa Giunta per far fronte a tali problematiche risultano deteriori per la sanità stessa.
È evidente che, nel momento in cui presentiamo finalmente alla discussione in Consiglio un piano di edilizia sanitaria che, lo ricordo, per la prima volta offre un dibattito più ampio sulle politiche sanitarie di questa Giunta nell'ultimo anno di legislatura, dobbiamo cercare di porre rimedio per far fronte alle questioni strettamente legate all'edilizia sanitaria ma anche legate a quella che, di fatto, è una competizione con le Regioni vicine e non solo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
Emendamento rubricato n. 21) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Hanno ragione i colleghi: in questo caso non affrontiamo solo una questione di scelta politica, di politica finanziaria ed economica, cioè come finanziare un progetto di edilizia sanitaria, ma affrontiamo, Assessore Saitta, una questione che è anche di determinazione del numero di posti letto, ed è un caso unico.
Insomma, se non sbaglio, in tutte le altre schede il numero dei posti letto degli ospedali che si vanno a sostituire con i nuovi (quindi, Novara con Novara, Carmagnola, Chieri e Moncalieri con il nuovo - la somma) sostanzialmente non si discostano da quelli che andranno a essere inseriti: c'è un piccolo scostamento per l'ASL TO5 di alcuni posti letto, c'è un piccolo scostamento anche nel VCO di una decina di posti letto, qualche cosa di sostenibile e anche spiegabile con l'ottica (tra virgolette, perch non è un bel termine, ottica, in ambito sanitario) del riempimento dei posti letto stessi. Nel senso che, se da due o tre strutture ne faccio una il singolo posto letto magari, invece di essere occupato all'80 per cento poteva essere occupato al 90 per cento, fermo restando che l'occupazione del 100 per 100 non esiste, è un'occupazione teorica, perché, come abbiamo avuto modo di studiare nelle delibere 1-600 e 1-924, se i colleghi ricordano, ci sono le vacanze, ci sono le ferie, ci sono i medici che si ammalano, ci sono le maternità, quindi il 90 per cento è già un limite tecnico difficilmente raggiungibile, perché vorrebbe dire lavorare anche di domenica, ricoverare anche di domenica, ricoverare anche a ferragosto, a Natale e a capodanno, il che è impossibile.
Pertanto, noi stiamo andando a modificare la delibera 1-600 del novembre 2014, modificata la 1-924 del gennaio 2015. Poi, si può fare tutto: abbiamo assistito, in questi anni, al fatto che veramente si può fare tutto. Ma oggi non siamo più in piano di rientro, Assessore Saitta, quindi noi le chiediamo di stralciare la scheda del Parco della Salute e della Scienza di Torino, riportare la scheda in Commissione e rivalutarla con un iter diverso. Tra l'altro, è una cosa che le hanno chiesto anche gli operatori sanitari di Torino e dell'Azienda Ospedaliera Universitaria.
Poi, è vero che nel novero delle interviste si trova quello pro, quello contro, quello intermedio, quello che vorrebbe più posti letto, ma c'è una forte preoccupazione da parte degli specialisti, perché 1.000 posti letto di - io dico - eccellenza, poi l'Assessore Saitta si offende, dicendo che tutta la sanità è di eccellenza - ed è vero - ma di alta complessità, porta a non far garantire più quelle alte complessità e quelle specialità. Una su tutte: l'emergenza traumatologica del CTO, che è un fiore all'occhiello a livello nazionale; tutta la traumatologia, il Centro grandi ustionati l'eccellenza per quanto riguarda le malattie genetiche della Neonatologia e della Pediatria, le eccellenze anche dell'adulto e l'alta complessità ovviamente.
Rischiamo, cioè - nell'attesa che si riconverta la sanità al territorio alla lungo-assistenza, lungo-degenza - di andare a penalizzare realmente la sanità piemontese.
Noi non abbiamo più altro modo per dirvelo: se anche i colleghi della maggioranza condividono questo timore e questa preoccupazione, poi, magari ci porteranno documenti che spiegheranno come si farà in cinque anni questo (tra l'altro, lo farà la prossima Giunta, la prossima Amministrazione), ma se ci mostreranno dati che convinceranno almeno la maggioranza e una parte dell'opposizione, si andrà avanti.
Ritengo ci sia la necessità di stralciare questa scheda, riportarla in Commissione e ridiscutere almeno la questione dei posti letto. Non chiediamo neanche più (la chiederemo in Aula, ovviamente) la discussione della parte economico-finanziaria, la discussione della localizzazione, che ci vede perplessi, di chi fa la bonifica e se la fa il pubblico, nonostante sia uno scandalo e una vergogna - e chiudo, Presidente - che quei terreni siano stati comprati da un certo soggetto che non nomino perché siamo in seduta aperta, e ricomprati dalla Regione con una plusvalenza di 40 milioni di euro, perché fare l'attività privata così sono capaci tutti. Allora anch'io compro un terreno inquinato, poi mi sento - non con l'Assessore Saitta, perché parliamo di tante legislature fa - con un Assessore regionale o con una Giunta regionale, lo rivendo con una plusvalenza e mi arricchisco così.
Quindi.



PRESIDENTE

Chi rinuncia ai due minuti dei suoi colleghi?



BONO Davide

Grazie, e chiudo. Ne riparlerò successivamente, ma è un tema importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ovviamente, condivido la riflessione portata dai colleghi, perché, al di là delle opinioni che si possono avere sul numero di posti letto necessari in una struttura piuttosto che in un'altra, al di là delle analisi diverse che tra noi possiamo fare, è singolare che una proposta di deliberazione, un atto deliberativo del Consiglio regionale che titola "Rete Ospedaliera Regionale. Programma di interventi di edilizia sanitaria" vada, in realtà a modificare il contenuto della DGR 1-600.
Questo, al di là dei numeri (100 in più o 100 in meno), è ovviamente il dato significativo. E questo dimostra anche come, probabilmente, servisse così come chiedevamo noi - un vero e proprio tagliando alla DGR 1-600 rispetto agli interventi portati avanti, a quelli portati a termine, a quelli non eseguiti (in alcuni casi per fortuna, nel senso che andavano magari a togliere servizi che poi, invece, non sono stati tolti), anche in relazione all'uscita dal piano di rientro.
Pertanto, si prendeva la tabella della DGR 1-600, le si faceva un tagliando, magari si faceva una delibera di correzione, magari una delibera consiliare, e poi si andava avanti. Quello poteva e doveva forse essere il primo atto, il primo passaggio, l'esordio, l'inizio del riappropriarsi di queste funzioni da parte del Consiglio regionale, magari non un vero Piano Socio sanitario, che era un qualcosa un po' più lungo, ma almeno questo. Ed è singolare che, invece, si vadano a fare delle modifiche anche importanti all'interno di un documento del genere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Vogliamo ribadire questo concetto molto importante: noi.



PRESIDENTE

Colleghi, non abbiamo finito il Consiglio.
Grazie.



ANDRISSI Gianpaolo

Ribadiamo questo concetto che per noi è molto importante. Qui non si pu discutere il riordino della rete ospedaliera parlando di edilizia ospedaliera: questo inficia l'atto, dal punto di vista delle competenze. Se dobbiamo diminuire lo standard dei posti letto, dobbiamo discutere un'altra delibera di Consiglio regionale, dopo la 1-600 e la 1-924 che, in qualche modo, riorganizzi la rete ospedaliera. Questo credo debba essere una cosa da fare.
Come dicevano i colleghi Bertola e Bono, va stralciata la parte del taglio dei posti letto da questa delibera di Consiglio regionale e va aperta la discussione, in IV Commissione, di un riordino della rete ospedaliera.
Noi crediamo che questo sia l'atto dovuto da parte dell'Assessore. Se così non fosse, vorremmo che l'Assessore ci spiegasse come si può ridurre lo standard dei posti letto senza fare una delibera di riorganizzazione della rete ospedaliera; riorganizzazione ulteriore che sarebbe veramente un azzardo, considerando i quasi 90 milioni di mobilità passiva che sconta il Piemonte nei confronti di un gigante sanitario che ha di fianco, che è la Lombardia, che ha oltre 800 milioni di mobilità attiva e che si sfrega le mani ogni volta che vede una riduzione di posti letto da parte del Piemonte o, comunque, una riduzione della capacità di azione sulla sanità da parte della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi? La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Questi emendamenti sono sostanzialmente una richiesta. Visto che andiamo a impostare una nuova strategia per quello che riguarda l'edilizia ospedaliera, andiamo a rivedere il discorso della delibera 1-600, ossia il riordino ospedaliero. Perché? Perché è evidente che, nel momento in cui si vanno a costruire delle nuove strutture, parliamo di strutture che non saranno dei meri contenitori di servizi sanitari, ma saranno anche strutture che ospiteranno la ricerca, che ospiteranno l'accademia, che teoricamente faranno lavoro di innovazione per quello che riguarda il tema sanitario.
Questo riguarda Novara, realtà importante perché al confine con la Regione Lombardia, che tanto drena dei nostri potenziali pazienti, ma in questo quadro di investimenti parliamo anche di una realtà più grossa, ovvero la Città della Salute e della Scienza di Torino.
È evidente che a questi investimenti, che tanto andranno a pesare sul nostro servizio sanitario, occorre associare un piano di rilancio anche in termini di offerta, e il piano di rilancio in termini di offerta vuol dire anche posti letto e vuol dire pensare di migliorare rispetto alla mobilità passiva, perché anche solo il recupero di coloro che vanno fuori regione vorrà dire più richiesta sul nostro sistema ospedaliero e vorrà dire, se questi nosocomi saranno realizzati come dovrebbero essere, più richiesta proprio su queste strutture nuove, innovative con migliori offerte, e potrà voler dire una mobilità attiva verso le nostre strutture sanitarie e il nostro sistema sanitario.
Ragionare in termini puramente difensivi, come li chiamo io, cioè di mantenimento minimo di quella che è l'offerta sanitaria addirittura in riduzione rispetto alla riforma del 2014, dal nostro punto di vista è in contraddizione con il significativo investimento che si sta proponendo anche in termini di esposizione verso il privato.



PRESIDENTE

Con quest'intervento, abbiamo terminato l'illustrazione dell'emendamento n.
21).
Il Consiglio è terminato.
Ci vediamo la prossima settimana.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.58)



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