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Dettaglio seduta n.310 del 17/04/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOLINARI GABRIELE



(I lavori iniziano alle ore 14.41 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2076 presentata da Cassiani inerente a "Problematiche relative al bilancio del Gruppo Torinese Trasporti S.p.A. (GTT)" (ritirata)


PRESIDENTE

L'interrogazione a risposta immediata n. 2076 del Consigliere Cassiani è stata ritirata.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 2068 presentata da Ravello, inerente a "Disparità di trattamento nelle modalità di assegnazione delle posizioni organizzative presso l'ASL di Alessandria" (risposta scritta)


PRESIDENTE

All'interrogazione a risposta immediata n. 2068 sarà inviata risposta scritta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2078 presentata da Valle, inerente a "Affidamenti dei servizi di pulizia e sanificazione ambientale nell'Azienda Ospedaliero -Universitaria Città della Salute e delle Scienza di Torino e nelle Asl Piemontesi" (rinvio)


PRESIDENTE

L'interrogazione a risposta immediata n. 2078, su richiesta dell'Assessore Saitta, è rinviata alla prossima seduta di Consiglio.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 2071 presentata da Mighetti inerente a "Pagamenti per erogazione servizio di trasporto - AMAG mobilità"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2071 La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione nasce da una notizia di stampa dei giorni scorsi in cui si lamentava, sostanzialmente, un disservizio, un salto di corse dell'autobus di servizio nella città di Alessandria della società AMAG Trasporti. Società che è succeduta all'ATM di Alessandria, dopo i grossi problemi finanziari degli anni scorsi.
In quest' articolo si lamentava il mancato pagamento, da parte della Regione, dei contributi regionali per lo svolgimento del servizio. Non c'erano ulteriori dettagli in relazione alla causa del mancato trasferimento di fondi, ma c'erano gli effetti. Gli effetti erano sostanzialmente, l'impossibilità di alcune corse di autobus di essere effettuate, così come mancano anche soldi per fare piccole riparazioni sugli autobus. Banalmente, si citava l'esempio della mancanza del tergicristallo, che impedisce lo svolgimento della corsa durante i giorni di pioggia e le problematiche relative al reperimento del carburante.
Ci sembra una situazione abbastanza paradossale ma, evidentemente, non avendo informazioni in merito alla veridicità delle cause di questo disservizio, chiediamo all'Assessore Balocco alcune delucidazioni in merito a quanto apparso sugli organi di stampa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Ovviamente chi provvede ai pagamenti degli impegni contrattuali è l'Agenzia, non la Regione. La Regione, a sua volta, fornisce le risorse economiche all'Agenzia per quanto riguarda i contratti che sono in capo all'Agenzia stessa.
Per quanto riguarda Alessandria (Alessandria è urbana), il contratto è stato acquisito; meglio, è passato dal Comune all'Agenzia della mobilità piemontese solo dal 1° gennaio 2018. Il trasferimento del contratto, da parte del Comune, è avvenuto tramite sottoscrizione di apposita convenzione, approvata dal Consiglio comunale di Alessandria solo il 30 gennaio 2018.
Con la medesima delibera il Consiglio ha anche delegato all'Agenzia il compito di liquidare i corrispettivi contrattuali legati alle agevolazioni disabili, ossia alla gestione, da parte della Società, del servizio trasporto alunni e del servizio disabili. Si tratta di agevolazioni di servizi a totale carico del bilancio comunale. Pertanto, il Comune trasferisce le risorse all'Agenzia che, successivamente, liquida le fatture emesse dalla società AMAG. Non si capisce bene perché il pagamento del Comune nei confronti di AMAG, per le sue competenze, non avvenga direttamente. Ma questa è stata la scelta del Comune stesso.
I pagamenti disposti in acconto alla data odierna alla società AMAG, a fronte del contratto di servizio trasporto urbano nonché dell'agevolazione tariffaria a carico del Comune di Alessandria, ammontano a 1.111.766,45 euro come risulta dalla tabella che farò avere.
Per far fronte ai pagamenti propri, il Comune di Alessandria ha trasferito in data 23 marzo 2018, un acconto di 469.533,25 euro pari a tre dodicesimi entro marzo, delle somme dovute.
Gli importi sin qui fatturati in acconto dalla società concessionaria nonostante le comunicazioni intercorse, risultano diversi da quanto previsto dal contratto di servizio. Non è stato, pertanto, possibile accettare e liquidare la fattura emessa in acconto per i servizi di TPL urbani erogati nel mese di marzo, che sarà liquidata compatibilmente con la disponibilità di cassa, ma appena sarà adeguato l'importo di fattura alle attuali condizioni contrattuali, fatto salvo che il Comune di Alessandria fornisca atti contrattuali integrativi a quanto legato alla convenzione.
Sostanzialmente, per quanto riguarda i pagamenti - i pagamenti ovviamente avvengono e l'acconto risulta essere, per quanto riguarda di competenza di AMP, addirittura di quattro mesi, cioè di un terzo del totale e, in realtà all'interno, come ho detto, ci sono anche delle risorse di anticipazione rispetto a quelle dovute dal Comune - c'è evidentemente un problema di gestione del contratto. Ci sono degli aspetti non chiari che l'Agenzia della mobilità ovviamente intende chiarire urgentemente con il Comune, in modo che non ci siano problemi di trasparenza nella contrattualistica stessa.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Nomine - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 2070 presentata da Andrissi inerente a "Richiesta nomina Commissario ATC Piemonte Nord"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2070.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Questa vicenda della centrale termica del super condominio San Rocco è una vicenda annosa, che si trascina da parecchi anni. È una vicenda che vede un debito pregresso di 202 mila euro, che rimangono come debito che non ha trovato riscontro tra morosi; poi si deciderà se colpevoli o incolpevoli.
In ogni caso, c'è questo debito a carico di ATC e c'è una nomina di un amministratore di condominio, avvenuta il 28 giugno 2016. L'amministratore una volta vista la carta della contabilità, ha rinunciato all'incarico e da qui è nata questa impasse, che fa sì che l'Associazione residenza San Rocco chieda a gran voce - ed è per questo motivo che presentiamo l'interrogazione - un intervento da parte di ATC, che è in prorogatio, ed è amministratore del super condominio e di questa problematica della centrale termica. Quindi, non si sa come venirne a capo, perché c'è anche un problema di bilancio consuntivo che non consente un decreto ingiuntivo da parte dalla Magistratura.
Chiediamo all'Assessore che cosa intenda fare per trovare una soluzione nel modo migliore e il più velocemente possibile. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

In questi anni ho provato ad agire su questa vicenda molto sotto traccia.
Non ci sono mie dichiarazioni sui giornali, a differenza di altri che hanno voluto andare sui giornali, rendendo in questo modo più difficile la soluzione. Quindi, su questo vorrei dire che, a fronte di una vicenda che data più di trent'anni, che per diversi anni è rimasta sostanzialmente sottaciuta e che è emersa agli onori della cronaca negli ultimi tre-quattro anni, ho voluto, lavorando prevalentemente col Presidente di ATC Piemonte nord, verificare le condizioni praticabili e sostenibili per una soluzione tenendo conto che c'è un elemento ulteriore che ha reso difficile il tutto.
È il fatto che questa vicenda è finita in tribunale, quindi è chiaro che una vicenda finita in tribunale ha radicalizzato le posizioni e ha reso più difficile trovare il punto di convergenza, in attesa che giunga a compimento la trafila giudiziaria.
Dico queste cose, Consigliere Andrissi, perché avevamo chiesto già negli anni precedenti, sulla base di altre lettere e di altri articoli sulla stampa locale, una documentazione da parte dell'agenzia che desse conto degli atti che aveva fatto fino allora. Adesso, alla luce di un'altra lettera che c'è giunta dal Comitato e della sua interrogazione, proprio ieri ho chiesto un aggiornamento su questo. Quindi, non appena avrò gli elementi precisi, mi farò carico di farle arrivare per iscritto il dettaglio di questa cosa.
Quello che posso dire ulteriormente è che non ravviso elementi per poter andare incontro alla proposta che il Comitato ha fatto, che è quella di un commissariamento dell'ATC del Piemonte Nord, proprio per le ragioni che dicevo prima, nel senso che qui si tratta di una vicenda che non è imputabile a chi in questo momento gestisce l'agenzia. È una vicenda che ha una storia lunga e in questo momento stiamo cercando di vedere come uscirne. Pertanto, ritengo indispensabile che il Presidente rimanga al suo posto e faccia fino in fondo il suo dovere.
Mi sembra, anche dalle interlocuzioni informali che ho avuto, nei mesi scorsi, con alcuni esponenti dell'associazione, che il punto che mi pare venga molto sottolineato è che non ci sia la certezza che ATC abbia prodotto tutta la documentazione necessaria per fare chiarezza. Non so se mi spiego? Mi pare che ci sia questo elemento di fondo: l'esigenza di avere trasparenza negli atti, in modo tale da chiarire quali sono le responsabilità reciproche.
Ripeto, il fatto che sia andata in sede giudiziaria non ha molto aiutato in questo senso. Ci stiamo lavorando e credo di continuare a farlo fino a quando non si esca definitivamente da questa situazione. Non mi sembra che per una vicenda di questo genere, che data da trent'anni e che fa riferimento a una questione molto particolare, in un'area della città di Novara dove praticamente coloro che sono coinvolti sono tutti proprietari il commissariamento sia la strada da percorrere.
Credo che, invece, la strada sia trovare la soluzione più consensuale possibile, sapendo, però, che il mio interlocutore è l'ATC Piemonte Nord.
In altre parole, io devo trovare una soluzione possibile con questo interlocutore, in modo tale che si risolva un problema annoso che gli amministratori precedenti e la classe politica precedente, colpevolmente hanno lasciato correre in questo modo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.
Purtroppo, mi ritrovo nella condizione precedente, nel senso che non vi è la possibilità di incrociare Consiglieri interroganti con Assessori presenti in aula (visto anche che è in corso la Conferenza dei Capigruppo).
Mi vedo quindi costretto, per il momento, a sospendere i lavori e a riprenderli non appena avremo gli Assessori in aula.



(La trattazione delle interrogazioni a risposta immediata sospesa alle ore 14.58, riprende alle ore 15.02)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 2077 presentata da Rossi Domenico inerente a "Linee guida sulle misure di politiche attive del lavoro tramite i contratti pubblici a favore di soggetti con disabilità e di persone svantaggiate"


PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2077.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
L'interrogazione è molto semplice e concerne le linee guida indicate nell'articolo 104 della legge 16/2017, che prevedeva l'emanazione delle stesse da parte della Giunta entro 180 giorni dall'approvazione della legge. L'interrogazione serve a sapere quale sia lo stato di avanzamento delle suddette linee guida.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere, per l'illustrazione sintetica.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
In merito all'interrogazione riguardante le linee guida sulle misure di politiche attive del lavoro in riferimento ai contratti pubblici a favore dei soggetti con disabilità e a favore del mondo della cooperazione teniamo a precisare quanto segue.
Abbiamo definito un tavolo interassessorile con il coinvolgimento dei rappresentanti dell'Assessorato alla Sanità, Politiche sociali, Settori Patrimonio, Attività legislativa e Consulenza giuridica, oltre che degli esponenti delle centrali cooperative, dell'ANCI regionale e del forum del terzo settore, al fine di dare attuazione a quanto era previsto dall'articolo 104, comma 3, della legge regionale 16 del 31 ottobre 2017 che appunto riguarda l'approvazione delle linee guida sulle misure delle politiche attive tramite i contratti pubblici a favore di soggetti con disabilità e persone svantaggiate nei confronti della cooperazione sociale.
È ovviamente rivolto ai soggetti previsti dal comma 1 dell'articolo 104 sia nei confronti degli Enti locali sia nei confronti degli operatori economici del territorio regionale.
Il tavolo di lavoro, che parte da un atto d'indirizzo stipulato in Regione Toscana e in Regione Emilia, non è stato ancora pienamente formalizzato (anche la bozza di lavoro non è stata ancora formalizzata), poiché è necessario attendere alcuni - non tutti, altrimenti non riusciremo a completare il lavoro in tempo utile - decreti attuativi della riforma del terzo settore che devono essere approvati e che ci permetterebbero di avere alcune linee guida. È quindi necessario attendere le novità previste all'interno di alcuni decreti attuativi - sottolineo questo aspetto - in favore dell'impresa sociale e dello Statuto delle cooperative sociali che sono coinvolte nell'atto d'indirizzo previsto dalla legge regionale.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Interrogazione a risposta immediata n. 2075 presentata da Graglia, inerente a "Ospedale di Fossano - Verifica transazione con il privato" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Il Vicepresidente Graglia, con riferimento alla sua interrogazione a risposta immediata n. 2075, ha fatto pervenire alla Presidenza la richiesta di avere risposta scritta.


Argomento: Musei - Contributi alla cultura

Interrogazione a risposta immediata n. 2066 presentata da Gancia, inerente a "Finanziamento Museo dell'Emigrazione piemontese"


PRESIDENTE

Passiamo quindi a trattare l'interrogazione a risposta immediata n. 2066.
La parola alla Consigliera Gancia per l'illustrazione.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
La Regione Piemonte prevede lo stanziamento annuale di 10.000 euro per l'attività del Museo dell'Emigrazione piemontese versandoli al Comune di Frossasco. Tale stanziamento viene elargito in tempi notevolmente ritardati rispetto all'anno di competenza, tant'è vero che il Museo è attualmente in attesa di finanziamento per l'anno 2017. Lo stesso Museo deve onorare gli impegni finanziari dello scorso anno e dell'anno in corso per gli stipendi e per le iniziative concordate con il Comitato scientifico.
Ci pare giusto ricordare che il Museo è un organo creato dal Consiglio regionale con una propria legge che si avvale di collaboratori per il suo funzionamento e, inoltre, che tutti gli anni propone un calendario fitto di eventi culturali. Questa maggioranza, con l'ex Presidente Laus, ha provato addirittura a stravolgere la funzione del Museo accorpandogli anche l'Immigrazione e stravolgendo quindi il significato dalla legge istitutiva.
Si chiede chiarezza e quindi si interroga la Giunta per conoscere le motivazioni dell'estremo ritardo nella corresponsione del contributo destinato al Museo.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio

Grazie, Presidente.
Innanzitutto voglio ricordare che, mentre la legge regionale prevede uno stanziamento annuo di 10.000 euro, nel bilancio del 2017 lo stanziamento è stato portato a 20.000 euro; questo a testimonianza dell'attenzione con cui l'Amministrazione regionale sostiene l'attività del Museo dell'Emigrazione piemontese. Vi è stata una serie di problematiche non imputabili alla Direzione Gabinetto, dalla quale dipende poi la gestione dell'iter comunque queste sono state risolte nelle settimane scorse, per cui nei prossimi giorni verranno emessi i provvedimenti di liquidazione a favore del Comune di Frossasco per quanto riguarda il contributo 2017.
Per ovviare a questo tipo di problematiche, nel 2018 contiamo di poter fare la convenzione non su base annuale, ma su base triennale, in modo da ridurre sostanzialmente i tempi di attesa. Comunque il provvedimento di liquidazione sul 2017 verrà emesso nei prossimi giorni; solleciterò anche la Ragioneria affinché ci sia il pagamento e dal 2018 proporremo una convenzione triennale, in modo da evitare questi disguidi.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2078 presentata da Valle, inerente a "Affidamenti dei servizi di pulizia e sanificazione ambientale nell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino e nelle ASL piemontesi"


PRESIDENTE

Con riferimento all'interrogazione a risposta immediata n. 2078 del Consigliere Valle, "Affidamenti dei servizi di pulizia e sanificazione ambientale nell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino e nelle ASL piemontesi", risponderebbe - se l'interrogante concorda - l'Assessora Pentenero.



VALLE Daniele

Dipende dalla qualità della risposta, ovviamente.
Con la deliberazione n. 1178, l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute indiceva una gara pubblica d'appalto con la procedura economicamente più vantaggiosa, per l'affidamento del servizio di pulizie integrate. In particolare, il capitolato prevedeva una serie di disposizioni, le cosiddette clausole sociali, che prevedevano il mantenimento dei livelli occupazionali, l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 4 del CCNL, l'obbligo di assunzione di tutto il personale già impegnato, con allegato un elenco di tutto il personale e delle ore che questi svolgevano, il trattamento economico, le condizioni contrattuali gli scatti di anzianità e quant'altro.
Successivamente, con un accordo di carattere sindacale, si provvedeva a un accordo per la riduzione delle suddette ore, con delle ovvie ricadute anche sulla retribuzione di coloro che erano impiegati in questo.



PRESIDENTE

Chiedo all'Aula di fare silenzio, perché non si sente la voce del Consigliere Valle.



VALLE Daniele

In quest'appalto. L'accordo è del 27 aprile 2017.
La domanda è questa: è vero che è intervenuto un accordo fra i lavoratori e l'Azienda ospedaliera, ma è anche vero che l'ASL, quando aveva appaltato la gara, aveva stabilito una cifra, un monte ore, un elenco di persone e l'indicazione puntuale delle ore di ciascuna di queste persone.
Al netto dell'accordo che è intervenuto positivamente anche grazie alla mediazione espletata dalla Regione tra gli uni e gli altri, quello che mi chiedo è se l'Azienda sanitaria giudica rispettata la clausola sociale prevista nel capitolato speciale della gara.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valle.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Provo a ripercorrere il pezzo della storia che ha caratterizzato l'accordo del 27 aprile, sottoscritto tra la ditta aggiudicataria dei servizi di pulizia e sanificazione ambientale dell'azienda ospedaliera della Città della Salute, Dussmann Service S.r.l. e l'organizzazione sindacale, al termine di una lunga e delicata trattativa che ha visto la Regione Piemonte svolgere un ruolo importante di mediazione.
Grazie a questa mediazione, il taglio delle ore dei servizi di pulizia inizialmente previsto dall'azienda aggiudicataria per una percentuale pari al 33 per cento, è stato ridotto all'11 per cento, in seguito alla firma dell'accordo.
L'Azienda Ospedaliera-Universitaria ha dato avvio all'appalto, con decorrenza 1° maggio 2017, dando esecuzione alle prestazioni previste nell'appalto aggiudicato, con deliberazione 1407 del 23 novembre 2016.
Nel corso dei mesi di svolgimento dell'appalto, l'Azienda Città della Salute effettua periodicamente incontri sull'andamento dell'esecuzione, al fine di monitorare l'adempimento delle prestazioni e il rispetto delle clausole contrattuali.
L'accordo, quindi, è un atto che avviene successivamente rispetto a quello che è il contratto stipulato tra l'azienda ospedaliera e l'azienda aggiudicataria dell'appalto.
Si ricorda che il bando di gare indetto dall'azienda nel corso del 2014 è stato elaborato estrapolando integralmente il bando tipo e messo in materia di servizi di pulizia dell'ANA, compresa la clausola sociale.
Per tornare all'intesa, che è attuazione della clausola sociale e delle clausole contrattuali previste dal ribasso (che è avvenuto durante la fase di attuazione della gara), si precisa che nell'intesa raggiunta nell'aprile 2017, trattandosi di un accordo di natura sindacale, il suo monitoraggio è demandato ovviamente alle parti firmatarie.
Le parti firmatarie hanno condiviso il processo e, quindi, anche i contenuti che sono stati elaborati durante l'accordo stesso.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2067 presentata da Batzella inerente a "Misure urgenti per contrastare le aggressioni al personale del Pronto soccorso dell'Ospedale di Biella e salvaguardare pazienti e accompagnatori"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2067.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
L'ospedale, come tutti ben sappiamo, è un presidio di cura e di salute e pertanto, dovrebbe rappresentare un luogo sicuro sia per i pazienti sia per i loro accompagnatori sia per chi vi presta servizio.
Sempre più spesso, invece, proprio all'interno degli ospedali piemontesi in particolare nei Pronto soccorso, si verificano continui episodi di violenza e di aggressioni ai danni di medici, infermieri e operatori sanitari. A mettere in atto questi episodi, che portano con sé effetti negativi in termini economici e sociali, ma anche di qualità delle cure e delle assistenze prestate, sono spesso persone ubriache e violente.
Questi episodi, oltre a colpire medici, infermieri e operatori sanitari possono avere ripercussioni anche sui pazienti e sui loro accompagnatori.
Sul territorio della regione, l'ultimo episodio risale alla settimana scorsa e si è verificato al Pronto soccorso dell'Ospedale di Ponderano (Biella).
L'11 aprile 2018, l'edizione locale del quotidiano La Stampa apriva la cronaca locale con il titolo "Medici e infermieri aggrediti da pazienti violenti e ubriachi: al Pronto soccorso soli in prima linea".
In quest'occasione, a essere aggredito da un ubriaco entrato in Pronto soccorso è stato un infermiere di 37 anni.
Il Direttore del Pronto soccorso, Luca Grillenzoni, ha dichiarato: "L'aggressione è stata violenta e brutale, ma anche senza raggiungere questi livelli, spesso dobbiamo arginare comportamenti sopra le righe". Ha ancora precisato: "Il nostro obiettivo è non essere aggrediti, ma ancora prima che non vengano molestati, o peggio picchiati, gli altri pazienti o i parenti che li accompagnano. Per questo, al minimo segnale di pericolo portiamo all'interno del reparto chi è in sala d'attesa".
Continua poi a raccontare il Direttore del Pronto soccorso: "La situazione è davvero grave, tanto che ho già ricevuto domande di trasferimento e si comincia ad avvertire una certa carenza di medici disposti a lavorare in quella che è davvero la prima linea. Negli ultimi mesi la tensione è ulteriormente aumentata".
Nel gennaio scorso, l'Assessore si ricorderà - ma credo voi tutti qui presenti in Aula - che a rimbalzare sulle pagine di cronaca, per episodi analoghi, era stato il Pronto soccorso dell'Ospedale di Chivasso e a febbraio il Pronto soccorso dell'Ospedale di Ciriè.
Il fenomeno, dunque, è in rapida escalation.
La polizia è presente soltanto per qualche ora al giorno. Le guardie giurate hanno dei limiti di intervento e le videocamere, come rilevano gli operatori sanitari, "servono soltanto a dimostrare che le abbiamo prese".
Queste sono le testuali parole.
La presenza di ubriachi e di violenti, oltre a rallentare il lavoro, pu incidere negativamente sulla qualità dell'assistenza e sull'attenzione delle cure.
Questi episodi sono motivi di vera grande preoccupazione per i medici, il personale, il personale sanitario tutto, ma anche per i pazienti e i loro accompagnatori, che corrono il rischio di essere coinvolti anche a livello fisico, oltre che emotivo.
Abbiamo appreso che l'ASL di Biella ha organizzato un corso per dare al personale sanitario indicazioni su come proteggersi, rilevando, però, che si tratta di una misura insufficiente rispetto alla gravità, la tipologia e la frequenza delle aggressioni. Ecco perché interrogo lei, Assessore, per sapere quali azioni intende intraprendere per tutelare gli operatori che lavorano in prima linea, in questo caso, al Pronto soccorso dell'ospedale di Biella, dalle aggressioni fisiche da parte di ubriachi violenti e, allo stesso tempo, anche di proteggere i pazienti e i loro accompagnatori, che spesso malauguratamente si trovano ad assistere a questi episodi, con il rischio anche di restare coinvolti.
Attendo una sua risposta, Assessore.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOTTA



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

L'ospedale di Biella ha già tra i servizi in essere un sistema di vigilanza e di guardia notturna; recentemente l'ASL di Biella ha anche investito ulteriormente per potenziare la videosorveglianza installando 50 telecamere in diversi punti dell'Ospedale.
I Pronto soccorso del "Degli Infermi" registra circa 50 mila accessi ogni anno. È stato riscontrato in più occasioni, anche dagli stessi operatori sanitari, che a manifestare comportamenti violenti o scorretti sono spesso pazienti che accedono al Pronto soccorso e che sono già noti alle forze dell'ordine o in carico, in alcuni casi, al servizio di salute mentale.
L'evento accaduto nei giorni scorsi ha tali caratteristiche.
La Direzione della ASL di Biella ha comunque già richiesto, per i prossimi giorni, un incontro con il Prefetto di Biella per valutare questo tema e individuare le possibili misure di prevenzione tenendo anche conto, in ogni caso, che si tratta di un tema di rilievo nazionale, anche se evidentemente, questo non vuole essere una giustificazione; proprio oggi sui quotidiani è stata riportata l'analisi e si parla di almeno 3.000 aggressioni all'anno - tantissime - a medici e a professionisti della sanità nelle strutture sanitarie italiane.
Ricordo che è stato istituito, circa un mese fa, un tavolo nazionale convocato dal Ministro della Salute con tutte le rappresentanze degli operatori sanitari, per definire modalità d'intervento o azioni da assumere sull'intero territorio nazionale.
Per quanto riguarda Biella, dalle informazioni che hanno fornito al Direttore in quest'incontro con il Prefetto per decidere ulteriori misure mi sembra che vada incontro a queste esigenze, però è chiaro che c'è un problema di natura nazionale, dove - non so come definire questa situazione, perché non voglio utilizzare o mettere etichette - è chiaro che questa è una grande emergenza.
Spero che dal tavolo nazionale possa emergere qualche indicazione utile in modo da applicarlo sull'intero territorio nazionale.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 2074 presentata da Frediani inerente a "Applicazione comma 1, art. 18-ter DL 146/2017 e istituzione di un'anagrafe vaccinale regionale"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 2074.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Torniamo, ancora una volta, sul tema caldo dei vaccini. Siamo arrivati al momento dei primi allontanamenti e delle esclusioni, un momento che temevamo e rispetto al quale, da tempo, chiediamo chiarimenti.
Poi, com'è noto abbiamo anche inviato una comunicazione ai Dirigenti scolastici; tra l'altro, colgo l'occasione per evidenziare come io non abbia assolutamente invitato nessuno a infrangere la legge, ma che abbia semplicemente, chiesto di rispettare la legge, che secondo noi non prevede l'esclusione dei bambini, in questo momento.
A tal proposito, l'interrogazione che vado a illustrare oggi in Aula si riferisce proprio alla procedura che la Regione Piemonte ha scelto di adottare in questo periodo, in cui doveva avvenire o è avvenuta la verifica dei bambini inadempienti e la comunicazione dell'elenco alle scuole.
Proprio rispetto a questo sappiamo che è uscita una circolare congiunta Ministero della Salute e Ministero dell'Istruzione il 27 febbraio 2018 "Indicazioni operative", che individuava due diverse procedure indirizzate alle Regioni in possesso di anagrafe vaccinale o prive di anagrafe vaccinale.
Sappiamo che la Regione Piemonte ha seguito la procedura prevista nella circolare, al punto 1.2, quello dedicato alle Regioni in possesso di anagrafe vaccinale. Noi abbiamo provato a fare qualche ricerca e abbiamo anche preparato un accesso agli atti, ma sappiamo che c'è un po' di difficoltà nell'ottenere i documenti, in breve tempo, e che purtroppo, in questo momento, c'è un'urgenza, invece, di avere chiarimenti rispetto a questo tema.
Da qualche verifica che abbiamo fatto presso gli Uffici ci risulta, per che quest' anagrafe vaccinale ha iniziato un suo percorso di realizzazione ma, di fatto, non esista ancora. Abbiamo anche saputo che, in qualche modo il Ministero ha autorizzato l'utilizzo della procedura prevista per le Regioni dotate di anagrafe vaccinale per la Regione Piemonte, che su alcuni giornali è stata definita "Regione virtuosa", però ci chiediamo in che cosa consista l'essere virtuosi rispetto ad altre Regioni, perché suppongo che un po' in tutte le Regioni esistano dei database in cui si vanno a inserire i dati relativi alle vaccinazioni, ma la definizione di "anagrafe vaccinale regionale", secondo noi, implica che questi database siano messi in relazione tra loro.
Ecco, questa relazione non ci risulta. Ci risulta che ogni ASL abbia un suo database, che non comunica direttamente con gli altri, quindi magari c'è modo di ottenere informazioni da altre ASL, ma questo non avviene in automatico. Un'anagrafe vaccinare regionale, secondo noi, dovrebbe avere invece un automatismo, quindi dovrebbe essere - detto banalmente - un database relazionale, quindi unico e condiviso, con possibilità di estrarre i dati anche da database collegati per l'appunto.
Pertanto, ci chiedevamo come potessimo appurare l'esistenza di quest'anagrafe vaccinale e, per questo motivo, chiediamo all'Assessore Saitta quale sia lo stato attuale dell'iter di realizzazione di quest' anagrafe.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
L'articolo 18 ter del decreto legge del 16 ottobre 2017, n. 148, coordinato con la legge di conversione 4 dicembre 2017, n. 172, cui si richiama la Consigliera, fa riferimento alle "Regioni e Province autonome presso le quali sono già state istituite anagrafi vaccinali" e non alla presenza di un'anagrafe unica informatizzata.
L'obiettivo della norma, infatti, è quello di prevenire e impedire la circolazione di informazioni sensibili su elenchi cartacei, che possono essere duplicati e distribuiti a soggetti non titolari di procedimenti funzionali al raggiungimento dello scopo previsto dalle norme sull'obbligo vaccinale.
Le anagrafi informatizzate delle ASL rispondono a tutti gli effetti allo scopo previsto dalla norma, come hanno riconosciuto il Ministero della Salute e il Garante della privacy, in occasione della predisposizione della circolare che è stata inviata a tutte le Regioni. La circolazione delle informazioni tra ASL e scuole avviene, infatti, esclusivamente per via informatica ad opera di personale che accede al sistema solo attraverso apposito profilo (con user id e password). Tutti gli accessi effettuati sono tracciati in un file "log".
Lo scarico delle anagrafi vaccinali delle ASL è inoltre ospitato dal CSI su server regionale, per le funzioni epidemiologiche e di rendicontazione svolta dal SEREMI, che è il servizio di riferimento dell'Assessorato alla sanità della Regione Piemonte per le malattie infettive e per le vaccinazioni.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 2069 presentata da Grimaldi inerente a "Negazione della copertura da parte della sanità piemontese di un intervento di fecondazione eterologa"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 2069.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Per non rendere la seduta riservata e per proteggere i dati personali delle due persone, inventerò due nomi fittizi: quelli di Marta e Giulio. I due ci hanno contattato per raccontare la loro storia. La vicenda è la vicenda di una coppia, entrambi disabili: lei, anche con la sindrome di Turner, cioè delle ovaie nastriformi senza follicoli antrali, che non le consente di affrontare una gravidanza.
La coppia, dunque, decide di fare la fecondazione eterologa, permessa ormai da qualche tempo, dopo le sentenze della Corte Costituzionale. In Piemonte come sapete - ci sono dei centri convenzionati (mi ha risposto proprio qualche anno fa l'Assessore, poiché ero stato fra i primi a chiedere quali fossero): sono il Sant'Anna, il Maria Vittoria e il Centro di procreazione assistita di Fossano. Inoltre, c'è la Promea di Torino, che è una struttura privata. Nell'Italia centro-settentrionale ce ne sono altri due o tre, con liste chiuse o un'esiguità molto ridotta di ovuli, soprattutto congelati provenienti dall'estero.
L'unica possibilità, a questo punto, rivoltisi all'ASL di riferimento (l'ASL TO5), era quella di andare in un paese estero. Sono andati al centro FIV di Marbella, dove la fecondazione è costata più o meno 13.000 euro.
Tornati (poiché non c'era un donatore e una donatrice in Piemonte dall'inizio di questa storia), hanno chiesto il rimborso parziale delle spese, come prevede la legge, perché ci sono delle leggi al riguardo e c'è un centro che risponde a queste domande.
L'ASL di riferimento ha chiesto al centro di riferimento regionale per l'autorizzazione per cure all'estero, branca specialistica Ginecologia del Presidio Ospedaliero, di rispondere. La risposta è negativa: vorrei non leggerla dal question time, ma dalla lettera, per capirci. Presidente, è un po' difficile, mi scusi infinitamente, ma è troppo delicata.
Recita: "Occorre rilevare che il documento della Conferenza delle Regioni stabilisce che la possibilità di fruire dell'eterologa con la copertura del Sistema Sanitario pubblico è prevista fino ai 43 anni e che la signora ha l'età prevista dalla legge per l'accesso di procreazione medicalmente assistita, mantenendo tale facoltà fino al raggiungimento dell'età di 43 anni". Cioè, per intenderci, alla signora - che signora non è, perché è del 1981, quindi uno dice: "Ha più di 43 anni?". No, è del 1981, è una mia coetanea, io sono del 1980 - stanno implicitamente dicendo che pu aspettare altri cinque o sei anni, perché oggi non hanno gli ovuli.
Quello che la coppia ha mandato (peccato che forse qualcuno non l'ha letto), che ha dimostrato il proprio ginecologo con una perizia, è che lei non ha tutti quegli anni davanti e che poteva fare la fecondazione solo adesso, perché la vicenda era già ristretta.
Ecco, fate finta che Marta e Giulio abbiano finalmente avuto Federico, il loro figlio, che è costato loro 13.000 euro; noi, oggettivamente, come facciamo per tante altre vicende, non siamo in grado di rispondere alle esigenze, ma solitamente rimborsiamo almeno una parte. A loro, invece, è stata negata questa possibilità, e chiudo.
Per intenderci, Presidente e Assessore Saitta, intanto chiedo se è possibile trovare il modo di fare, in tre anni, una campagna di sensibilizzazione almeno per la donazione degli ovuli e dello sperma. Lei è decisamente contrario alla possibilità di pagamento; io sarei favorevole.
Almeno proviamo a sensibilizzare le persone, perché forse non sanno che possono donare a delle coppie questa possibilità. Inoltre, proviamo a sentire l'ASL, che non si presenta neanche davanti agli incontri con gli avvocati della coppia, anche perché - ripeto - secondo me questa vicenda non può scaricarsi solo sulle responsabilità dell'ASL, ma soprattutto non può scaricarsi addosso alle coppie - sono tantissime in lista d'attesa che non hanno risposte dal Sistema Sanitario da troppo tempo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Provo a dare qualche risposta sulla base delle informazioni che velocemente ho raccolto ieri sera, quando ho ricevuto l'interrogazione.
Vi è noto che, con delibera della Giunta regionale - per la verità citata anche nell'interrogazione - del 15 settembre 2014, la Regione Piemonte ha recepito l'accordo sulle problematiche relative alla fecondazione eterologa. In tale provvedimento si sono proposti i criteri di accesso a carico del Servizio Sanitario, che comprendono l'età della donna fino al compimento del quarantatreesimo anno e il numero dei cicli che possono essere effettuati nelle strutture sanitarie pubbliche (massimo tre).
Com'è stato ricordato, i centri autorizzati a praticare le tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo sul territorio si trovano presso la Città della Salute e della Scienza di Torino, il Sant'Anna, l'Ospedale Maggiore della Carità di Asti, l'Ospedale Maria Vittoria e il Presidio ospedaliero di Fossano.
A causa della difficoltà nel reperimento dei gameti, situazione comune in tutta Italia, con una nota dell'Assessorato del 2015 sono state fornite indicazioni di dettaglio in merito. Nello specifico, si invitava le Direzioni a rilasciare idonea autorizzazione, ove espressamente richiesta previa verifica dei requisiti di cui alla DGR del 2014, ai residenti piemontesi a usufruire sul territorio italiano di tali prestazioni, erogate dei centri pubblici o accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale.
Fino all'approvazione del decreto nazionale che definirà il nomenclatore tariffario nazionale e, di seguito, quello regionale, la parte del decreto riguardante le prestazioni di specialistica ambulatoriale non trova ancora piena applicabilità, inclusi i criteri previsti per l'ampliamento dei requisiti richiesti per l'accesso alle tecniche di PMA.
Questi criteri saranno applicabili in Piemonte al momento della disponibilità da parte dei clinici, dei codici e delle tariffe relative alle prestazioni di specialistica ambulatoriale.
Nell'attesa dell'emanazione di questi documenti, gli Uffici dall'Assessorato m'informano che sono stati attivate una serie di riunioni che hanno visto il Comitato tecnico scientifico per la PMA, rinnovato e nominato lo scorso gennaio, impegnato nello studio in ricerca di soluzioni già messe in pratica presso gli altri, pochi, centri italiani che concretamente, sono attivi per l'eterologa. È stato fatto un lavoro facendo riferimento alle altre esperienze, in questo caso la Regione Toscana e la Regione Friuli.
Nel prossimo periodo, si provvederà a formulare una proposta che mi giungerà in Giunta per la definizione di percorsi e accordi per l'approvvigionamento di gameti all'estero, sulla falsariga di quanto è stato stabilito dalla Regione Toscana e dalla Regione Friuli. Gli Uffici mi stanno predisponendo una proposta in questo senso, sulla base dell'esperienza delle due Regioni. Ho avuto modo di chiedere se le due Regioni, dove viene praticata, non in numeri straordinari, avessero provveduto a fare delle campagne di sensibilizzazione come richiesto, ma mi risulta, come avrò modo di approfondire, che alla fine hanno dovuto ricorre all'acquisto dei gameti.



(Commenti fuori microfono)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

C'è un problema anche di carattere normativo. Questo per dire che stiamo vedendo quello che si sta facendo nella Regione e lo mutuano anche qui.
Per quanto riguarda lo specifico caso, gli Uffici mi dicono che non pare che la coppia abbia preventivamente richiesto il nulla osta previsto dalla normativa presso il centro di riferimento regionale per l'autorizzazione alle cure all'estero, indispensabile per procedere all'istanza di rimborso anche parziale.
Inoltre, le liste di attesa presso altri centri italiani, attivi per l'esecuzione di tecniche di fecondazione eterologa, non risultano chiuse o comunque, non sembra abbiano tempistiche dell'ordine di anni, tali da obbligare le coppie, se nei limiti dell'età prevista dalla normativa sopraccitata, a rivolgersi a un centro estero.
Questo sono le informazioni chi mi hanno dato gli Uffici, con tutta la velocità necessaria ad avere elementi, essendo stata presentata l'interrogazione nella giornata di ieri.
Tuttavia, mi assumo l'impegno a fare un approfondimento rispetto alle questioni che il collega Grimaldi ha riferito e ha commentato nella sua interrogazione.
Per quanto riguarda il tema più complessivo, come vi dicevo, si mutuerà dalla Regione Toscana e dalla Regione Friuli una modalità per l'approvvigionamento di gameti e quindi procedere alla procreazione eterologa.


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 2072 presentata da Chiapello inerente a "Interventi di limitazione della velocità a Ronchi (Cuneo)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
2072.
La parola alla Consigliera Chiapello per l'illustrazione.



CHIAPELLO Carla

Grazie, Presidente.
Stiamo parlando di un rettilineo in pendenza che attraversa il centro abitato della frazione Ronchi di Cuneo. Si tratta della Statale 231, una strada molto trafficata perché è vicino all'area industriale di Cuneo vicino al casello dell'autostrada, e perché è un passaggio obbligato per chi vuole raggiungere Alba partendo da Cuneo e viceversa.
Ho presentato quest'interrogazione perché si sono già verificati numerosi incidenti, dovuti proprio alla velocità. Occorre, pertanto, mettere al più presto in sicurezza gli attraversamenti pedonali, anche con dei sistemi innovativi. Per intenderci, non sono sufficienti delle semplici strisce pedonali. Chiedo pertanto se la Regione può chiedere all'ANAS di intervenire al più presto.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Questi interventi sono di competenza del Comune su cui insiste la strada. È vero che la strada è una strada dell'ANAS, ma gli attraversamenti pedonali ma ancor più gli interventi per la segnalazione della velocità dei mezzi devono essere attivati dal Comune in raccordo con la Prefettura.
Sarà nostra cura, se lei lo ritiene, sollecitare il Comune di Cuneo affinché proceda in questo senso.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Interrogazione a risposta immediata n. 2075 presentata da Graglia, inerente a "Ospedale di Fossano - Verifica transazione con privato"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.2075.
Il Vicepresidente Graglia la dà per illustrata.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Come ho già avuto modo di precisare la scorsa settimana rispondendo al Consigliere Campo sempre sullo stesso tema, la revoca dei provvedimenti programmatori, a suo tempo sospesi, che prevedevano la realizzazione a Fossano del nuovo e più costoso presidio, ora non più attuale né attuabile è condizione indispensabile perché l'ASL CN1 possa riavviare il processo per entrare in possesso del bene acquistato e quindi poterlo valorizzare d'accordo con il Comune di Fossano.
Questa decisione è peraltro assolutamente coerente con la scelta della Regione Piemonte e dell'ASL di approvare e avviare i piani direttori degli ospedali di Saluzzo, Savigliano e Fossano, che prevedono per quest'ultimo la messa a norma, la riqualificazione e l'ammodernamento dell'attuale presidio quale polo riabilitativo pubblico, per un importo complessivo previsto di 6,2 milioni di euro. In particolare, è già stato completato con risorse dell'ASL, il rifacimento del tetto.
L'opinione nostra è di contrarietà alla richiesta di sospendere, perch innanzitutto si risponde a un quesito, posto dall'autorità giudiziaria dicendo che cosa vogliamo fare. Non si fa più, quindi la revoca è quella ed è contenuta nel provvedimento che abbiamo discusso in Commissione, che diventa la condizione essenziale per affrontare le questioni derivanti da un contenzioso antico. Quello diventa il punto di riferimento, perché ci è stato anche chiesto.


Argomento: Psichiatria

Interrogazione a risposta immediata n. 2073 presentata da Vignale, inerente a "Il numero di pazienti psichiatrici presenti in strutture residenziali è un dato certo e comunicabile o da condividere fra Assessorato alla sanità e ASL?" (trattazione in seduta segreta)


PRESIDENTE

Rimane l'interrogazione a risposta immediata n. 2073 del Consigliere Vignale, inerente a "Il numero di pazienti psichiatrici presenti in strutture residenziali è un dato certo e comunicabile o da condividere tra Assessorato alla sanità e ASL?".
Verrà trattata in seduta segreta, perché la premessa riguarda l'operato di persona. Pertanto, tutti coloro che non sono Consiglieri regionali e Assessori sono invitati a uscire dall'aula.



(L'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale, prosegue in sessione segreta dalle ore 15.45 alle ore 15.59)



PRESIDENTE

La seduta riprende in sessione ordinaria.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 16.02 la Vicepresidente Motta dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



(La seduta ha inizio alle ore 16.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Ferrari e Cerutti.
Ricordo che il numero legale è 25.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 281, inerente a "Rete Ospedaliera Regionale. Programma di interventi in edilizia sanitaria"


PRESIDENTE

Possiamo continuare l'iter della proposta di deliberazione n. 281, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Dopo l'illustrazione dell'Assessore Saitta sono intervenuti, in sede di discussione generale, i Consiglieri Bono, Vignale, Tronzano e Allemano.
Risultano ancora iscritti a parlare i Consiglieri Bona, che esordisce Andrissi, Mighetti, Bertola e Campo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bona; ne ha facoltà.



BONA Angelo Luca

Grazie, Presidente.
Esordisco, come diceva lei, proprio su un argomento piuttosto importante.
Ovviamente, non entrerò nel merito dei numeri come hanno fatto i miei colleghi questa mattina, che sono molto più sul pezzo di me, perché hanno potuto seguire l'iter del provvedimento sin dall'inizio. Mi limiter quindi, a due brevi considerazioni politiche, relative soprattutto al territorio che conosco meglio, quindi Novara e Verbano-Cusio-Ossola.
In merito alla Città della Salute di Novara, prendo atto positivamente del lavoro che ha compiuto l'Assessore per arrivare a questo punto. È stato frutto di un lavoro complesso, cui ovviamente ho assistito da spettatore esterno.
Rispetto a quanto dicevano alcuni colleghi questa mattina sull'intervento dei privati, rilevo che è assolutamente indispensabile l'intervento del privato, anche perché abbiamo una Regione che, com'è noto, ha dei conti piuttosto problematici. Dunque, credo sia assolutamente fondamentale, oltre che condivisibile, il fatto di liberare risorse importanti chiedendo l'aiuto dei privati direttamente nell'attività di queste due importanti strutture.
Per quanto concerne, invece, il contesto dell'area, cioè Novara e Verbano Cusio-Ossola, e parlando proprio di Rete, quindi considerando il territorio delle due Province con un pochino di Vercelli, rilevo che la scheda del nuovo ospedale unico del Verbano-Cusio-Ossola lascia un po' perplessi. A parte il fatto che sembra, più che altro, un'impostazione di idee programmatiche più che un progetto vero, se non fosse che dispone di una cifra di 170 milioni di euro.
Ora, 170 milioni di euro sono una cifra considerevole in un contesto difficile, innanzitutto a causa della viabilità (in questo momento penso che sia l'emergenza più importante del Verbano-Cusio-Ossola). Credo che il combinato disposto della viabilità e l'unificazione in un'unica struttura situata sì in un posto baricentrico, ma comunque distante dalle valli più lontane dell'Ossola, sia assolutamente problematico e possa far pensare che questi 170 milioni di euro possano invece essere riversati sulle strutture esistenti, per ammodernare in modo definitivo il Verbano-Cusio-Ossola.
La lettura di questa scheda mi ha riportato alla mente l'inaugurazione dell'aeroporto di Malpensa: era stato fatto un bellissimo aeroporto, ma non vi erano né strade, né ferrovie per raggiungerlo.
Strettamente collegata al Verbano-Cusio-Ossola troviamo la struttura ospedaliera di Borgomanero, che fa parte comunque del territorio territorio che ha già pagato con un ospedale soppresso (mi riferisco a quello di Arona) la riorganizzazione delle strutture ospedaliere della Regione.
Quest' aspetto è comunque da tenere in considerazione, anche e soprattutto in funzione della vocazione turistica di questo territorio; vocazione turistica che porta ad avere almeno 100.000 persone in più durante la stagione estiva. Il Verbano-Cusio-Ossola ha 180.000 abitanti, la Provincia di Novara ne ha 360 mila e il Distretto turistico dei laghi ha circa quattro milioni di presenze turistiche, che tradotto in numeri sono oltre 300 mila persone fisse durante la stagione estiva, ovviamente con tutti i problemi annessi e connessi di viabilità interna.
Quindi chiedo all'Assessore una riflessione oggettiva su questo tipo di progetto.



OTTRIA DOMENICO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Tra l'altro, forse è la prima volta che presiede: complimenti.
Dopo una lunga discussione in Commissione, è approdata in Aula questa delibera di Consiglio regionale. Io credo che i temi fondamentali di questa delibera siano due, che poi in parte sono stati già messi a fuoco dagli interventi che mi hanno preceduto.
Da una parte, vi è la possibile riduzione dei posti letto, una riduzione importante che riguarda il Parco della Salute di Torino. È una riduzione di cui abbiamo già parlato ampiamente in Commissione, che però mette in forte discussione anche le delibere che hanno preceduto questa delibera per l'edilizia ospedaliera, ovvero la 1-600 e la 1-924, che normavano il riordino delle strutture ospedaliere. Non si capisce come in una delibera per l'edilizia ospedaliera possa entrare una riduzione fortemente significativa del numero di posti letto in acuzie, considerando che.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi, fate un po' di silenzio per ascoltare il Consigliere Andrissi.
Grazie.



ANDRISSI Gianpaolo

Diciamo che stavo disturbando chi discuteva! Considerando che queste delibere avevano già portato a una forte riduzione del numero di posti letto e, come diceva il collega Bono, il Piemonte è da tempo andato sotto standard per quanto riguarda i posti letto in acuzie un'ulteriore riduzione dei posti letto porterebbe una forte criticità nella gestione dei malati e dei degenti in Piemonte.
Tra l'altro, i dati di demoscopica che sono usciti un paio di settimane fa hanno fotografato lo stato dalla sanità piemontese e lo hanno classificato come influenzato; influenzato per una serie di motivi, non ultimo quello della mobilità passiva: da una parte, abbiamo un gigante che è la Lombardia, che fa 808 milioni di mobilità attiva e che attua una politica molto aggressiva, soprattutto sulle province confinanti (tra queste Alessandria, Novara e il VCO); dall'altra parte, c'è un Piemonte che appena uscito dal Piano di rientro, con questa delibera di edilizia ospedaliera apporta un'ulteriore riduzione di posti letto, in uno dei poli più attrattivi della regione. Quindi rischieremmo di mettere in maggiore difficoltà un sistema sanitario che viene già classificato come influenzato e che ha perso, in base agli indici di demoscopica, dieci posizioni nell'ultimo anno.
Questo è un dato molto allarmante, perché abbiamo delle liste d'attesa in crescita e abbiamo dei pazienti che non si rivolgono più al sistema sanitario, perché a livello nazionale abbiamo 13,5 milioni di pazienti che rinunciano alla visita medica per i tempi di attesa e per i costi. Abbiamo dunque una serie di problematiche veramente notevoli e io non credo che il modo per risolverle sia quello di ridurre i posti letto.
Detto ciò, l'altro punto focale di questa delibera è il metodo di finanziamento. Noi l'abbiamo detto più volte: non condividiamo il partenariato pubblico-privato; non lo condividiamo in edilizia ospedaliera.
Ha fatto bene il nostro Vicepresidente a dire che quando si vuole, in politica le soluzioni si trovano, però bisogna dire anche che, se andiamo a guardare i piani economico-finanziari dei nuovi ospedali della Città della Salute di Novara e del Parco della Salute, già lì possiamo trovare delle soluzioni.
Il piano economico-finanziario del 2013 della Città della Salute di Novara prevedeva già un finanziamento pubblico; basta guardare la delibera dell'Azienda ospedaliera e vedere una copertura con finanziamenti pubblici al 76 per cento, senza considerare che vi sono le aree dell'Ospedale Maggiore e l'area dell'Ospedale San Giuliano che possono rientrare, come già avvenuto per altre opere pubbliche, nel calcolo della copertura di un investimento con soldi pubblici.
Allora, che cosa succede con un partenariato pubblico-privato? Che c'è una serie di rischi che l'operatore privato contabilizza. Li contabilizza in diversi modi: con un capitale di rischio, e questo porta gli interessi sopra il 6%, quando abbiamo un euribor che è negativo ed è quindi un'occasione unica, tant'è vero che giustamente il Vicepresidente Reschigna trova ogni occasione buona per andare a rinegoziare i mutui. Oggi, infatti possiamo fare dei mutui all'1,5 %, ce lo ha detto il Vicepresidente Reschigna: "Quando mai ci capita più un'occasione di questo tipo?".
Rivolgersi a un operatore privato vuol dire far schizzare gli interessi sopra il sei per cento.
Ma non basta, perché nel partenariato pubblico-privato vengono contabilizzati tutti i rischi possibili e immaginabili per l'operatore privato, ma in più all'operatore privato vengono riconosciuti dei servizi quali la gestione delle aree commerciali e la gestione dell'energia per l'ospedale, che portano gli interessi sopra l'11 per cento.
A ogni modo, non è sufficiente dire questo, perché noi, come abbiamo dimostrato nella vicenda Finpiemonte, non abbiamo una struttura pubblica adeguata per gestire la complessità di un partenariato pubblico-privato. Mi si dirà: "Abbiamo nominato un advisor". L'advisor, secondo me, è comunque un operatore privato, che ha un incarico dal pubblico. L'operatore pubblico, quando si infila in un'operazione così complessa come quella del partenariato pubblico-privato, ha l'obbligo morale di dotarsi di tecnici affidabili e competenti, che mettano al riparo dal rischio di crescita dei costi di costruzione e dei costi finanziari che andranno a gravare, per trent'anni, sulla realizzazione di quest'opera.
Questi ospedali non saranno pubblici finché non verrà terminato il pagamento del canone di disponibilità.
Ci siamo permessi di confrontarci con un dipartimento del Ministero Economico e della Finanza, il DIPE, che ha un dipartimento con le massime competenze pubbliche, a livello nazionale, sui partenariati pubblici e privati. Sentendo questi tecnici, le complessità per gestire tali questioni sono enormi.
Mi sarebbe piaciuto vedere una relazione del DIPE su questi partenariati perché se il riferimento nazionale è il DIPE, perché non c'è una relazione del DIPE allegata a questa delibera del Consiglio regionale? Come faccio a votare una delibera del Consiglio se non ho un parere consultivo del massimo organismo pubblico competente nei partenariati pubblici e privati? Questa delibera, come tante altre cose, non ci è stata messa a disposizione e quindi, cari colleghi, voi non avete le competenze tecniche per deliberarla.
Questo deve essere chiaro a tutti. Vi voglio invitare a non votare a favore. Prendiamoci del tempo e valutiamo bene la situazione, ma in che modo? Ci dovrebbero essere delle relazioni tecniche fatte da organi competenti. Gli organi competenti ci sono, ma non sono stati consultati. Il sottoscritto si è fatto una giornata sui treni per andare a fare un giro a Roma per parlare con questi signori.
Come mai la Giunta non ha fatto la stessa cosa? Come mai non c'è una relazione del Dipartimento di Programmazione Economica? Perché il Consigliere Andrissi, considerandosi parte di questa Regione, ha avuto il buon tempo di andare a Roma, ma non l'ha fatto l'attuale Giunta o l'Assessorato che gestisce la materia? Non c'è una relazione tecnica, non l'abbiamo, e sulla base di che cosa noi dovremmo dire "va bene"? Perché ce lo diranno un advisor, dove c'è un ricorso al TAR senza sospensiva? Sinceramente no. Noi diciamo no a questo sebbene siamo stati i primi a parlare di Ospedale Unico nel VCO, per esempio. Siamo stati i primi e siamo convinti che le strutture ospedaliere regionali vadano fatte, ma non così, non senza mettere a disposizione i pareri tecnici sufficienti per avere un parere competente su questi sistemi di finanziamento e di appalto, che sono complicatissimi e richiedono un'esperienza di gestione di questo tipo di appalto molto complicata e che nel passato.



PRESIDENTE

La invito a concludere, Consigliere.



ANDRISSI Gianpaolo

Scusi, Presidente, non avevo visto il tempo.
Concludo dicendo che il passato ci dice che già solo la realizzazione dell'opera con il partenariato pubblico e privato è più costosa che con un semplice appalto pubblico.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Ammetto di non aver seguito, come i colleghi Bono e Andrissi, la questione ma proprio stamattina, leggendo i documenti e cercando di capire alcune questioni sollevate, specialmente nell'intervento di presentazione del collega Bono, non ho potuto fare a meno di notare alcune questioni che paiono veramente rilevanti, allorquando si parla di cifre che riguardano centinaia di milioni di euro di spesa pubblica e di spesa di privati, in concorrenza per la costruzione di nuovi ospedali.
Come diceva il collega Andrissi, questi processi, quindi il cosiddetto PPP sono complessi, sono processi difficilmente governabili, sono processi che vanno il più possibile definiti in maniera precisa al momento dei bandi altrimenti si corre il rischio di inseguire quelli che sono errori e di dover pagare di più con soldi pubblici quello che doveva essere un intervento finanziato in gran parte da un privato.
In questo senso, il nuovo Codice degli Appalti ci propone diverse soluzioni, che sono tra le più indefinite, come la finanza di progetto (un po' il figlio del project financing), fino a soluzioni un po' più concrete e più stabili come il contratto di disponibilità.
Vengo da un Comune dove il contratto di disponibilità forse è stato sperimentato per la prima volta in Piemonte.
Quest'operazione non è stata fatta dall'attuale Giunta, che è una Giunta del Movimento 5 Stelle, ma dalla Giunta precedente di centrodestra, quindi posso parlarne senza fare gloria di attività del Movimento 5 Stelle.
C'è da dire una cosa, però, che nel cosiddetto PPP e nella finanza di progetto si possono affermare che i limiti tra l'intervento pubblico e l'intervento privato sono meno definiti e più labili rispetto al contratto di disponibilità.
Il contratto di disponibilità non è altro che un appalto che, invece di seguire una liquidazione del costo dell'opera, comporta una sorta di affitto con riscatto; sostanzialmente si paga per un tot di anni una quota concessoria e al termine l'edificio diventa di proprietà dell'ente pubblico.
Questo definisce sostanzialmente un appalto a corpo e una situazione di rischio per l'ente pubblico molto bassa, in quanto l'ente pubblico, fino al momento del collaudo dell'opera, non versa un centesimo e non rischia di suo. Invece altri tipi di contatto, dove effettivamente vengono subito messi in campo investimenti pubblici, mettono oggettivamente più a rischio quelle che sono le finanze pubbliche e la buona riuscita dell'opera.
Uno dei punti della delibera, che discutiamo oggi e nei prossimi Consigli che mi sembrano disarmanti, penso sia la definizione dell'appalto della Città della Salute, perché se, da un lato, già il Consigliere Andrissi ha tutte le sue remore rispetto al progetto di Novara, per quanto riguarda Torino abbiamo una definizione delle modalità d'appalto evidentemente lacunosa.
Infatti, al punto b) si parla della "realizzazione degli edifici e la gestione di alcuni servizi di base" - sottolineo "alcuni" - "attraverso un contratto di partenariato pubblico-privato, come previsto dal Codice degli Appalti". Qui si fa riferimento a una modalità, che potrebbe essere una delle tante modalità, e ad alcuni servizi. Penso che quando si mettono in campo certe cifre, perché seguono le centinaia di milioni di euro che noi intendiamo, da una parte, spendere e dall'altra fare investire dal privato bisognerebbe partire con alcune certezze. Invece, mi pare che in questo documento certezze non ve ne siano e questo, secondo me, è un grosso problema di approccio, che si riverbererà sul futuro di quest'opera.
Concludo questo discorso, per andare sul particolare, su un'opera che, in realtà, è già in stato d'avanzamento da molti anni. Si tratta dell'ospedale della Valle Belbo, che non è più un ospedale, ma su quest'opera ci preme capire quali siano le tempistiche, perché sono anni che parliamo di ultimazione del presidio sanitario, ma di fatto non capiamo quand'è che effettivamente partiranno le opere, per concludere questo presidio, per dare un servizio alla Valle Belbo e per dare dignità a quella struttura che di fatto è, all'attualità, un monumento allo spreco di denaro pubblico.
Sappiamo quali siano state le promesse, sappiamo quali siano state le traversie di quell'opera, sappiamo del danno, sostanzialmente connesso alla realizzazione di un ospedale in una palude, perché in altro modo non si pu chiamare, però oggi è necessario capire, con una certa precisione e certezza, quali siano i tempi d'ultimazione, perché al momento, pur essendoci tutte le garanzie e le coperture finanziarie pubbliche per la realizzazione del presidio sanitario, non abbiamo il metro della tempistica di ultimazione e di partenza dei lavori.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola al Consigliere Rossi Domenico.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Ci tenevo anch'io a intervenire su quello che risulta uno degli atti più importanti che stiamo discutendo in Aula.
La prima cosa che vorrei sottolineare è la soddisfazione, perché questo tema lo stiamo discutendo in quest'Aula a riprova del fatto che, superata l'emergenza del Piano di rientro, grazie anche al lavoro importante degli anni precedenti, finalmente si torna alla normalità e al fatto che, quindi il Consiglio, dopo una lunga discussione anche in Commissione, torna nella sua centralità e, quindi, torna a occuparsi delle scelte che guardano al futuro del nostro territorio.
Sono tante le questioni che hanno toccato i colleghi intervenuti prima di me, ma volevo intervenire anche a partire dalla questione dei posti letto che ogni tanto emerge nelle discussioni, emerge nei territori, emerge in Commissione, però in questi anni dovremmo avere imparato che se una discussione è presa in maniera assoluta non significa nulla. Cioè, parlare di posti letto, riferendosi al fatto se sia un valore positivo o negativo se aumentano o se diminuiscono è una discussione che non ha tanto senso.
La questione dei posti letto va guardata all'interno del sistema sanitario perché non è che noi, aumentando i posti letto, aumentiamo l'offerta e aumentiamo l'offerta di qualità. Non è sufficiente aumentare i posti letto per dire che finalmente la sanità in Piemonte funziona. Così come non ha senso dire che diminuendo i posti letto certamente questo significhi che la qualità del servizio diminuisce. Questo perché, appunto, la questione dei posti letto - l'abbiamo visto quando abbiamo parlato, per esempio, della regolamentazione della rete ospedaliera - è strettamente collegata a quello che succede attorno all'ospedale.
Facciamo un esempio per tutti: quanti malati cronici noi teniamo ricoverati in maniera inappropriata nelle nostre medicine interne, perché mancano luoghi sul territorio dove, invece, sarebbe corretto che le persone fossero ricoverate? Dico questo per dire che la questione del posto letto va collegata all'evoluzione tecnologica, va collegata al fatto che oggi i ricoveri, dopo alcune tipologie d'intervento, prevedono un numero di giorni di ricovero molto inferiore rispetto a quelli del passato, perché è cambiata la modalità d'intervento, è cambiato il decorso post-operatorio.
Richiamo questo punto per dire che, quando parliamo di posti letto, non possiamo farlo in maniera assoluta: il dato dei posti letto va inserito all'interno di quella che è una visione dell'intero sistema sanitario diversamente è un argomento retorico, ma che non ci porta molto lontano.
C'è poi la questione dei costi. Molti colleghi sono intervenuti sulla questione del partenariato pubblico-privato e su questo dirò fra poco.
Faccio però una domanda: quanto ci costa oggi la manutenzione ordinaria e straordinaria degli ospedali piemontesi che, in assoluto, possiamo dire sono caratterizzati da obsolescenza? Non soltanto le Molinette di Torino non soltanto l'Ospedale Maggiore della Carità di Novara; noi sappiamo e per esempio, cito il piano economico-finanziario relativo alla Città della Salute e della Scienza di Novara, che il nuovo Ospedale, la nuova Città della Salute e della Scienza consentirà un risparmio di 11 milioni di euro l'anno.
Quindi, è vero quello che oggi abbiamo ascoltato, cioè che andiamo a fare una spesa, ma anche qui la spesa non è assoluta, perché non fare questa scelta ci porterebbe comunque ad accumulare queste spese a fronte di un servizio e di un sistema che non riesce più a erogare in maniera sufficiente quello che è il suo obiettivo Anche da questo punto di vista, dobbiamo essere consapevoli, dobbiamo dire con forza in quest'Aula che la revisione e il rinnovamento dell'edilizia sanitaria in Piemonte è una necessità prima di tutto per i cittadini perché l'obsolescenza delle nostre strutture non permette più, in molti casi, se non rincorrendo e a fronte di spese esagerate, di erogare i servizi necessari per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini.
La questione finanziaria non è il campo d'azione in cui mi cimento maggiormente, però una cosa in questi quattro anni l'ho capita anch'io: ho capito che la Regione che abbiamo ereditato era una Regione fortemente indebitata. Indebitata a un punto tale che aveva perso l'autonomia sulle proprie scelte, quindi aveva perso anche autonomia politica.
Pertanto, visto che qui - se non sbaglio - stiamo parlando di un investimento totale che supera il miliardo e mezzo di euro e - se non sbaglio - in questi quattro anni, a fronte di un lavoro importante e di sacrifici chiesti a tutti noi (ai piemontesi), si è riusciti a ridurre e a intervenire sull'indebitamento, mi chiedo come facciamo oggi a dire in quest'Aula che dovremmo o avremmo dovuto fare un debito ulteriore di un miliardo e mezzo di euro.
È chiaro che, in linea di principio, anch'io sono convinto, e condivido quella proposta. Qualora la Regione Piemonte fosse stata nella condizione di fare un mutuo di un miliardo e mezzo con i tassi attuali, credo che molti in quest'Aula sarebbero stati d'accordo. Ma il punto è un altro: il punto è che noi non possiamo fare questo, anche perché mi chiedo a quali capitoli di spesa noi andiamo a togliere - sempre nello scenario ipotizzato di un mutuo da un miliardo e mezzo, su un bilancio di 11 miliardi - in termini di cassa. Alle politiche sociali? Alle politiche culturali? Dove li togliamo questi soldi che ci servirebbero, per aumentare il debito della Regione Piemonte? Questa è una domanda cui io non ho risposta. Certo, il PPP più volte citato, anche a fronte della revisione della norma nazionale, del Codice degli appalti, è una scelta obbligata. Io l'ho ripetuto anche sui territori, in questi giorni e mesi: la verità politica di questa scelta è che chi governa, in questo caso la maggioranza di centrosinistra, si è trovata di fronte alla scelta se archiviare definitivamente il progetto di rinnovamento dell'edilizia sanitaria piemontese o se portarla avanti anche in presenza di un quadro complicato come quello che stiamo vivendo.
La responsabilità che si è presa questa maggioranza è stata quella di andare avanti a fronte anche delle criticità, perché l'obiettivo principale è quello di fornire una rete di edilizia sanitaria all'avanguardia per i cittadini piemontesi. E chiudo su questo, perché noi possiamo dire e sottolineare tanti aspetti negativi di questi anni, ma se c'è una cosa che certamente lasceremo ai nostri figli e alla sanità dei prossimi trent'anni anche grazie all'approvazione di questo documento, è un'edilizia sanitaria rinnovata, all'avanguardia, che certamente porterà un innalzamento della qualità dei servizi per i cittadini e andrà a influire positivamente dal punto vista economico, perché in letteratura è acclarato che le nuove costruzioni comportano una produzione superiore di servizi, ma questo comporterà anche un abbassamento della mobilità passiva verso le altre Regioni.
Pertanto, lo ripeto: al netto della strada che c'è da fare sulla sanità, al netto dei problemi che ci sono, se c'è una cosa certa è che questo è un atto che cambierà in positivo, per il futuro, la sanità del Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
Ho ancora tre interventi iscritti. Chiedo se si aggiunge qualcun altro anche perché dopo il prossimo intervento del Consigliere Bertola passeremo all'effettuazione delle votazioni sulle nomine. Poi, durante lo scrutinio continuiamo la discussione sulla delibera.
Lascio la parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere, dopodiché procederemo con le nomine.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Negli interventi precedenti qualcuno si è rallegrato, si è dichiarato soddisfatto di poter discutere di questo provvedimento nell'Aula del Consiglio, dopo averlo fatto in Commissione.
Noi, da un certo punto di vista, condividiamo questa soddisfazione, perch siamo tanto più contenti di poter discutere e votare questo provvedimento possibilmente anche poterlo modificare, come Consiglieri regionali piuttosto che vederlo presentato e approvato dalla Giunta e poter fornire magari solo un parere in Commissione. Del resto, non potrebbe essere diverso, perché - per fortuna - siamo usciti dal Piano di rientro.
Il Consiglio si sta - direi con fatica, non certo per mancanza di voglia dei Consiglieri regionali, ma per una certa scarsa reattività della Giunta regionale, in questo - riappropriando delle sue facoltà e delle sue attribuzioni per quanto riguarda la programmazione sanitaria. C'è voluto un po' di tempo e un po' di insistenza con l'Assessore Saitta, ma piano piano stiamo uscendo da quel tunnel; non tanto il tunnel del Piano di rientro (da quello siamo usciti da un annetto), ma dal tunnel del decisionismo esclusivo della Giunta regionale sui temi legati alla sanità.
Vorremmo, però, o, meglio, avremmo voluto anche avere la possibilità di discutere il Piano Socio Sanitario regionale. Comprendiamo la necessità e l'urgenza di un provvedimento del genere per dare gambe alla possibilità di portare avanti dei progetti di edilizia sanitaria della nostra Regione ma allo stesso tempo, riteniamo non più differibile la presentazione di un nuovo Piano Socio Sanitario regionale.
I miei colleghi sono già stati molto chiari riguardo ai dubbi e alle perplessità relativamente alla modalità scelta per la gestione dell'edilizia sanitaria nella nostra regione, che è legata al partenariato pubblico-privato. Devo dire che, come Gruppo, in questi ultimi mesi abbiamo approfondito tantissimo la tematica, specie con i colleghi Bono e Andrissi con l'aiuto dei nostri tecnici e anche confrontandoci con soggetti al di fuori del Consiglio regionale. Bene ha fatto il collega Andrissi a fare riferimento a un viaggio fatto a Roma, proprio per capirne di più, e anche rispetto alla letteratura ampia, da un certo punto di vista, che si pu trovare sulla rete o attraverso richieste fatte a tecnici del settore.
Questi dubbi li avevamo prima e sono rimasti anche dopo aver fatto quest' approfondimento. Non ci siamo convinti della bontà della scelta riguardante il partenariato pubblico-privato e nemmeno ci accontentiamo della risposta con l'acronimo TINA, della risposta secondo la quale non ci sono alternative. A noi pare che negli ultimi tempi sia diventata una facile scorciatoia, al di là delle perplessità legate alla gestione dei privati.
Abbiamo anche delle perplessità relative alla gestione attuale e futura della questione partenariato pubblico-privato da parte della nostra Regione. È, comunque, qualcosa di complesso che deve richiedere del personale, delle competenze e delle esperienze, ma non siamo sicuri che ci siano oggi. Sicuramente vediamo molta competenza negli Uffici e nelle strutture della Regione Piemonte, ma spesso non abbondanza di personale sulle varie competenze. Del resto, si tratterebbe di qualcosa di completamente nuovo per la nostra Regione.
Da quel punto di vista, se si parte procederà in quel senso, come teniamo avvenga, giacché non siamo molto ottimisti riguardo l'approvazione delle proposte di modifica che facciamo a questo piano, ma in parallelo bisognerà, da subito, da domani, partire con la ricerca di competenze adatte a governare questo tipo di gestione.
Per venire a una questione un po' più specifica e un po' più territoriale volevo fare anche un accenno a uno dei progetti di edilizia sanitaria quello dell'allegato 3 della delibera, che riguarda il nuovo ospedale unico dell'ASL TO5. Lo ricordava forse il collega Bono durante il suo intervento: qui si è passati, come per altre zone, dalla promessa di uno, due, tre quattro, cinque, sei, sette, otto ospedali da parte della Giunta Bresso alla fine della sua esperienza politica, alla teoria degli ospedali unici.
Già solo il vagheggiare di un nuovo ospedale di Moncalieri che, allora, non era l'ospedale unico dell'ASL TO5, ma era semplicemente l'ospedale nuovo di Moncalieri, c'era costato, se non ricordo male, circa 350 mila euro di fogli di carta per poi non approdare a nulla. Invece si è partiti con questa ipotesi di nuovo ospedale unico dell'ASL TO5.
Sia chiaro, non abbiamo nulla di pregiudizialmente contrario rispetto alla teoria dell'ospedale unico; sappiamo, poiché viviamo sul territorio e non viviamo da un'altra parte, che in questo caso parliamo di tre ospedali quello di Carmagnola, di Moncalieri e di Chieri - che, in molti casi, non possono crescere più di così. Forse l'ospedale di Carmagnola aveva un po' più margine e negli anni sono stati fatti dei grossi interventi, delle grosse spese che, alla luce dei fatti, forse, non arriveranno a giustificarsi se facciamo quella scelta, ma parlando dell'ospedale di Moncalieri e dell'ospedale di Chieri parliamo di due strutture decisamente antiche - nemmeno vecchie, ma proprio antiche - per la loro collocazione.
In particolare l'ospedale di Moncalieri, sito in un centro storico, non pu crescere più di tanto.
Conosciamo bene, parlando dell'ospedale di Moncalieri, le situazioni delicate che vi sono all'interno, come la questione relativa alle sale operatorie che erano state chiuse dopo l'intervento dei NAS. Una situazione decisamente critica, ma ora, con un intervento radicale, le sale sono state riaperte, sebbene con diversi mesi di ritardo.
All'interno dell'ospedale di Moncalieri, non nascondiamolo, ci sono ancora diverse criticità. Ciò che ci trova, invece, meno d'accordo, al di là del partenariato pubblico-privato, che è una scelta che riguarda non solo l'ospedale unico dell'ASL TO5, ma anche le altre strutture, è la scelta del luogo.
Scelta del luogo che, come abbiamo detto più volte, presenta diverse criticità rispetto alle opzioni disponibili sul territorio, anche rispetto alle opzioni che poi si sono proposte, si sono candidate. Quella certamente non è la scelta migliore; anzi, a nostro avviso, sotto molti punti di vista, è la scelta peggiore. Tra l'altro, è l'unico dei casi, ricompresi in questa delibera, che non ha un'esatta definizione di dove si farà l'ospedale. Noi sappiamo dove sorgerà il nuovo Parco della Salute e della Scienza di Torino, sappiamo dove sorgeranno le altre strutture; abbiamo una definizione piuttosto vaga di un'area che, perché - ma non potrebbe non essere così - nella delibera si ammette che l'area è di molto superiore alle dimensioni necessarie. Abbiamo tracciato un grande cerchio e si è detto che lì dentro, in un punto o nell'altro, si costruirà l'ospedale dell'ASL unica TO5.
Tra l'altro, questo ci dice che non si sa bene in quale posizione sarà, se più sul Comune di Moncalieri o più su quello di Trofarello. Ci dice sicuramente, che è costruito su un'area agricola, non di disponibilità pubblica, quindi su terreni privati, e in un'area che, dal punto di vista idrogeologico, certamente non è adatta. Che durante l'alluvione di Moncalieri del novembre 2016 probabilmente non era allagata, ma certamente non era raggiungibile con i mezzi normali. Sempre e in ogni caso gli ospedali devono essere raggiungibili in automobile o con un'ambulanza, a maggior ragione se c'è un'alluvione e potenzialmente ci sono dei feriti.
L'ospedale unico di un'ASL deve essere raggiungibile con l'automobile con l'ambulanza e non solo con un canotto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 288 "Enoteca regionale del Barolo" - (Articolo 6 Statuto dell'Ente) - Consiglio di Amministrazione - Nomina di 1 rappresentante"

Argomento: Nomine

Proposta di Deliberazione n. 289 "Associazione Enoteca Colline del Moscato" (Art. 14, Statuto dell'Ente) - Consiglio Direttivo - Consiglio Direttivo Designazione di un rappresentante

Argomento: Nomine

Proposta di Deliberazione n. 297 "Fondazione Centro per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali "La Venaria Reale" (Art. 14, Statuto dell'Ente) - Collegio dei Revisori dei Conti - designazione di 1 membro con funzioni di Presidente

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 292 "Agenzia Regionale Piemontese per le Erogazioni in Agricoltura (ARPEA)" - Collegio dei Revisori dei Conti nomina di 3 membri effettivi e di 1 membro supplente, di cui 1 con funzioni di Presidente

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 295 "ASPERIA - Azienda Speciale della Camera di Commercio di Alessandria per la Promozione Economica" (art. 8, Statuto dell'Ente) - Collegio dei Revisori dei Conti - Nomina di 1 membro effettivo e di 1 membro supplente

Argomento: Nomine

Proposta di Deliberazione n. 290 Azienda Speciale della CCIAA di Torino 'Torino Incontra'" (Art. 9, Statuto dell'Ente) - Collegio dei Revisori dei Conti - Nomina di 1 membro effettivo e di un membro supplente


PRESIDENTE

Invito i Gruppi consiliari di minoranza a procedere all'assunzione dei propri candidati ai sensi dell'articolo 79, comma 3, del Regolamento interno del Consiglio regionale, in riferimento all'Agenzia Regionale Piemontese per le Erogazioni in Agricoltura, perché occorre nominare tre membri effettivi e un membro supplente, di cui uno con funzioni di Presidente: una nomina tocca alle opposizioni, se lo ritengono.
Per quanto riguarda la nomina di ARPEA, c'è un Collegio di tre Revisori bisogna nominare, quindi, tre membri effettivi, ma due toccano alla maggioranza e uno all'opposizione.
Se l'Aula lo richiede, è possibile una sospensione di qualche minuto per fare una riflessione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.52 riprende alle ore 16.57)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Possiamo procedere con il voto.
Nomino scrutatori i Consiglieri Molinari e Bertola.
Chiedo alle minoranze se intendono formalizzare un nominativo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Fluttero; ne ha facoltà.



FLUTTERO Andrea

Sulla nomina del revisore dei conti per la società ARPEA, come opposizioni proponiamo il nome di Mello Rella.
Se dovessero emergere altri nomi, riteniamo che debbano essere considerati decaduti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Presidente, per amor di verità, visto che è stato dichiarato a microfono per non trovarsi, poi, nell'imbarazzo di avere nomi differenti che superano il voto delle opposizioni - pensavamo di dover.



(Commenti fuori microfono)



RAVETTI Domenico

Lo dico perché noi sulla vicenda di ARPEA abbiamo espresso tre preferenze sostenendo la terza.



(Commenti fuori microfono)



RAVETTI Domenico

Lo dico perché c'era una convergenza sul nome che c'era stato indicato all'inizio. È chiaro che.



(Commenti fuori microfono)



RAVETTI Domenico

Lo so che non è così, ma noi abbiamo espresso tre voti.
Dopodiché togliamo.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Sono tre: due più un supplente.



RAVETTI Domenico

Allora va bene così.



PRESIDENTE

Prego la Vicepresidente Motta di procedere all'appello nominale.



(La Vicepresidente Motta effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata.
Sono stati effettuati due appelli nominali.
Si proceda allo spoglio delle schede.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 281, inerente a "Rete Ospedaliera Regionale. Programma di interventi in edilizia sanitaria" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della deliberazione n. 281, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ci sono ancora degli interventi in discussione generale.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Riprendo dal discorso che ha fatto il mio collega Bono, evidenziando il fatto che in quattro anni per la prima volta arriviamo a discutere di una delibera sanitaria in maniera ampia sia in Commissione che in Consiglio regionale. Questa è sicuramente un'evoluzione positiva; speriamo che sia un'evoluzione stabile, anche perché il confronto, seppur lungo e a volte acceso, è comunque, a nostro parere, una fonte di crescita, perché ci vengono spiegate, in maniera più concreta e dettagliata, rispetto alle scarne illustrazioni della riforma ospedaliera, così come di quella della riorganizzazione del territorio, le questioni che sono dietro al piano che viene oggi proposto, riguardante l'edilizia sanitaria in Piemonte.
Ovviamente noi abbiamo un'idea piuttosto diversa di quello che dovrebbe essere la sanità; l'abbiamo riproposta in vari termini, pur essendo stati spesso criticati dall'Assessore, che però negli ultimi quattro anni non ha dato particolari spazi di discussione in materia di strategie, di politiche sulla sanità regionale.
Piano di rientro o meno, ci sarebbero da fare tantissime considerazioni; la considerazione di base - stiamo nel merito della questione dell'edilizia è che in questa Regione di programmazione in termini ospedalieri se n'è vista molto poca negli ultimi 15 anni. Cominciando dalla Giunta Bresso, ma anche già dalla Giunta Ghigo, sostanzialmente l'ospedale viene concepito come lo sviluppo dell'hybris del politico. Chi riesce a piazzare un ospedale da qualche parte sul territorio, si garantisce eterna gloria e potenziale immortalità politica, con passaggi nelle varie sedi istituzionali (mi viene in mente chi, da Verduno, ha guadagnato sei seggi in Parlamento, per citare qualcosa della mia parte di regione). E questo a scapito delle effettive esigenze del territorio, senza poi arrivare alle deliranti idee degli Assessori sanitari della Giunta Cota. Comunque sorvoliamo su queste tristezze.
Quello che ci si offriva in questa legislatura, con tutte le miserie che abbiamo dovuto raccogliere nel 2014 sulla questione sanitaria, in particolare il fatto che non si capiva in che cosa si spendessero i soldi perché in molti casi mancavano anche i bilanci delle ASL, era però la possibilità di andare ad affrontare una questione di degenerazione progressiva del sistema sanitario.
Anche dal punto di vista strutturale abbiamo ereditato alcune catastrofi in termini di nuovi ospedali: io ho in mente quello della mia provincia l'ospedale di Alba e Bra. Forse adesso se ne vedrà la fine, ma rimarranno intatte tutte le criticità che hanno sostanzialmente causato l'immenso ritardo nella realizzazione e il sostanziale raddoppio dei costi di realizzazione, raddoppio poi arricchito da ulteriori questioni che non si vedono nei costi, sulla parte di edilizia sanitaria, che riguardano la viabilità, il servizio idrico integrato, il trasporto pubblico locale diciamo un sacco cose che aggiungono un peso forte al costo della struttura ospedaliera che nasce, purtroppo, vecchia e sovradimensionata.
Veniamo al discorso attuale.
È evidente che, con la riforma ospedaliera fatta per affrontare le questioni del Piano di rientro, l'offerta ospedaliera nella nostra Regione è stata abbastanza massacrata.
Il Consigliere Bono ha detto tutti i numeri e oggi il problema comunque rimane. Anche con questo Piano, che vede un investimento cospicuo, non vengono affrontati i veri nodi critici, in parte imposti dalla questione del Piano di rientro, ma che l'uscita dal Piano di rientro non ha visto affrontati: le questioni del personale, di organizzazione ospedaliera e del coordinamento con un territorio che ancora funziona a macchia di leopardo.
Ciò in quanto, a mio personale parere, il discorso degli standard e quello megagalattico fatto a livello nazionale sul Patto per la salute ha una scarsissima fondatezza dal punto di vista statistico e scientifico, perch poggia su dati incoerenti e su alcune situazioni scientificamente dimostrate, in particolare su tanti numeri e tanti punti di riferimento numerici, ma, soprattutto, su scelte arbitrarie, forse mirate di più a una questione di far quadrare i conti che vedono il fondo sanitario in sostanziale tenuta, se non in contrazione, se lo confronto rispetto al crescere delle esigenze, ma non come parametrizzazione e standardizzazione nei confronti dell'effettiva necessità del nostro Paese e delle nostre Regioni.
La situazione pazzesca è che si definiscono degli standard e si vuole cercare di creare omogeneità laddove, invece, da decenni si è fatta la scelta istituzionale, ma anche organizzativa, di dare maggiore autonomia maggiore diversità e capacità di diversificazione per meglio adattarsi al territorio. Anche qui, quindi, c'è una profonda incoerenza che è andata sviluppandosi negli anni.
In particolare, sui dettagli di questo Piano, le criticità che rinveniamo sono le stesse di cui sto dicendo in relazione al deficit storico. Almeno c'è un piano, un piano con dei soldi, ma ciò che dispiace è che i soldi pubblici sono troppo pochi. L'ambizione è grande, ma si ricorre ai privati con investimenti significativi che richiedono, perché siamo in Italia garanzia.
Questo è il grande danno che noi stiamo facendo al nostro sistema sanitario, non il fatto di doversi mettere insieme a dei privati, ma di dover garantire loro a tutti i costi, qualsiasi sia l'esito dell'impresa un ritorno di investimento, un ritorno di investimento anche cospicuo.
Mi dispiace che in questa legislatura non sia ancora uscita la sentenza della Corte dei Conti sull'ospedale di Alba e Bra, ospedale che è un partenariato pubblico-privato e che vede il privato mettere quattro soldi.
Nella tabellina che vedo allegata al Piano, vedo una cifra che, peraltro, è inferiore a quella che mi risulta fosse prevista dalle delibere, anche con l'accordo bonario del 2014. Dovevano essere 29 milioni, sono un po' più della metà, a fronte di un costo per il pubblico più che raddoppiato.
Abbiamo un privato che mette, grazie alla situazione precedente, il dieci per cento dell'investimento, e si garantisce un ritorno di investimento epico, con un canone che comincia da sette milioni l'anno e andrà, fin dal secondo anno, a incrementarsi di tutta la variazione inflazionistica e dei costi di combustibile calcolati a partire dal 2005.
Sinceramente lo trovo inquietante e segnerà, a mio parere, la fine della virtuosità dell'ASL CN1 e CN2 e ci fornirà un ospedale che sostanzialmente non funzionerà.
Nelle nuove realizzazioni, nelle nuove proposte che si stanno facendo, non vedo innovazione nelle modalità di scelta e di progettazione rispetto a Verduno. Continua a vigere un arbitrio strano nella localizzazione. Il Consigliere Bertola ci ha appena mostrato alcune strane cose concernenti il nuovo ospedale unico dell'ASL TO5, ma anche la Città della Salute m'inquieta, andando a posizionarsi in un'area dove c'è già un'altra bella grande opera incompiuta e inchiodata e chissà se mai ne vedremo la fine e a quali costi.
Anche per quanto riguarda la Città della Salute di Novara, sappiamo che vi è un percorso ventennale, che magari vedrà la luce adesso come avvio dei lavori, ma chissà quando vedrà la fine.
Speriamo che almeno il caso dell'ospedale unico del VCO sia un po' come quello di Mondovì, un ospedale che finisce nei tempi e nei costi, ma l'ospedale di Mondovì lo abbiamo realizzato interamente con fondi pubblici.
Concludo velocemente.
Quello che vorremmo sottolineare è che ci piacerebbe che la discussione su un Piano di edilizia sanitaria partisse da un ragionamento profondo sulle strutture attuali, su come sono disposte e a quali esigenze del territorio vanno a rispondere, per permettere di scegliere laddove intervenire, non nel senso di chi ha chiesto prima, di chi ha chiesto dopo o di chi sta urlando di più, ma di dove servono di più e di dove possono fornire appunto, la miglior combinazione, anche in termini di risorse pubbliche disponibili per poterli realizzare.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Policaro.
Anche per lei è il primo intervento. Le auguro buon lavoro.



POLICARO Giuseppe Antonio

Grazie, Presidente.
Rompiamo il ghiaccio e approfitto per ringraziare i Consiglieri per l'accoglienza riservatami.
Non ho avuto modo di seguire, evidentemente, i lavori che tutti quanti voi colleghi avete seguito in Commissione, però alcune tematiche sono ben note anche a chi segue la politica al di fuori di questo consesso. In particolar modo anch'io, come i colleghi che mi hanno preceduto, sono di Novara e quindi, rivolgo ad essa una particolare attenzione, Assessore, soprattutto alla struttura sanitaria di Novara. Pertanto, mi concentrerò soltanto sulla struttura che conosco meglio e che anche lei ha avuto modo, più di una volta, di affrontare in ordine alle tematiche a essa connesse.
Da vent'anni, si parla di una Città della Salute a Novara; dalla Giunta Ghigo, con l'Assessore D'Ambrosio, alla Giunta Bresso, alla Giunta Cota e adesso. È successo di tutto, però oggi Novara ha un ospedale, l'Ospedale Maggiore della Carità, vetusto, con una struttura fisica che non è più adeguata, nonostante i grandissimi sforzi degli operatori sanitari che riescono, nonostante tutto, a mantenere un livello elevato in termini qualitativi delle prestazioni sanitarie effettuate - siamo pur sempre il secondo ospedale del Piemonte - ma ciò, Assessore, non è più sufficiente.
Tante sono le tematiche legate alla Città della Salute. Si parlava, già dai tempi dell'Assessore D'Ambrosio, di un project, che poi fu ritirato; si pensava di finanziare lo stesso con una finanza strutturata, quindi con investimenti di privati, ma addirittura anche vendendo, o comunque gestendo al meglio terreni e immobili dello stesso Ospedale Maggiore di Novara considerando che sono stati valutati quasi 250 milioni - se ben ricordo da una perizia del Politecnico di Torino.
Dicevo che è successo di tutto; sono state formulate più proposte, c'è stato questo stop and go che non è dipeso da nessuno, ma la verità è che purtroppo, dopo vent'anni, siamo ancora al punto di partenza e ci sono ancora tante problematiche da affrontare. A parte il tema del finanziamento ribadisco - già nel 2000 una in legge finanziaria aveva stanziato ai tempi parecchi miliardi, l'equivalente dei 95 milioni dello Stato nel provvedimento.



(Commenti fuori microfono)



POLICARO Giuseppe Antonio

Risorse che peraltro erano andate in perenzione, da più di dieci anni, se non da 15, ma al netto di queste vicende ci sono ancora dei temi molto delicati.
Il primo è il numero dei posti letto. A prescindere dalla struttura finanziaria dell'operazione non entro comunque nel merito di come dev'essere gestito un ospedale, posto che non sono in grado di dire se 700 posti letto sono tanti o sono pochi; non è mia competenza e, comunque, non credo di essere in grado di poter formulare ipotesi ardite riguardo all'efficacia di un posto letto in più o in meno. È chiaro, d'altronde, che più posti letto ci sono, più la struttura è efficiente e può diventare così come dicono gli studi, di qualità. Al netto di questo, consideriamo anche che cambia il modo di prestare i servizi sanitari e, quindi, anche di avere la possibilità di seguire e di curare i malati e i degenti a casa.
Comunque, è sicuramente un tema tecnico e, quindi, non voglio entrare nel merito dello stesso.
Tuttavia, sul tema della struttura e dell'operazione in sé, sì: ci sono ancora degli espropri da portare avanti, Assessore. Parlo chiaramente sempre dell'ospedale di Novara, quindi perdonerà il mio essere partigiano da questo punto di vista. Ci sono ancora degli espropri da effettuare: su quasi 380 mila metri quadrati, 250 mila sono da espropriare e ci richiederà dei tempi lunghi; forse, abbiamo la finanza, però abbiamo i progetti da portare avanti e tutta l'operazione da costruire.
Mi rendo conto che oggi si dà una cornice di quelli che sono dei desiderata, di quelli che dovrebbero essere i nuovi centri ospedalieri in Piemonte, però, la verità, Assessore, è che c'è, anche nelle schede che ho avuto modo di leggere - e magari altre ce ne sono che mi sono sfuggite solo una narrazione di che cosa è accaduto in passato, ma alcuna certezze su quello che accadrà.
Mi aspetterei - e questo glielo chiedo in modo molto franco - delle prese di posizioni su quelle che saranno le tempistiche di realizzazione dell' ospedale, su quelli che saranno i progetti esecutivi ed relativi passaggi collegati, quindi non soltanto sul tema finanziario delle strutture (non mi riferisco soltanto dell'ospedale di Novara, ma anche della Città della Salute di Torino). Mi chiedo come verranno strutturate le gare e - questo lo domandano gli operatori sanitari e, soprattutto, lo chiedono i cittadini quando partiranno i lavori e, magari, quale potrebbe essere un'ipotesi di chiusura degli stessi rispetto alla nuova Città della Salute.
Attenzione anche alle tante tematiche connesse alla gestione del presente: l'Ospedale Maggiore di Novara, ad esempio, è comunque una bellissima struttura antica, un palazzo spagnolo nel centro di Novara: anche con il Comune di Novara dovranno essere fatte delle valutazioni per decidere che cosa fare della struttura dove insiste oggi l'Ospedale Maggiore della Carità. Quindi stiamo attenti.
Dire che ci sono degli stanziamenti può essere un elemento positivo, ma non dire che cosa si fa, Assessore, non è sufficiente per rasserenare i nostri dubbi.
Tanti sono i temi da affrontare ed io mi sono soltanto limitato a pochi.
Teniamo presente, ed è stato anche detto dai Consiglieri che mi hanno preceduto, che la Provincia di Novara è chiaramente di frontiera e che oggi molti novaresi vanno in Lombardia per curarsi. Sono dati che si possono peraltro desumere da vari studi e anche dalla documentazione che voi possedete. Attenzione - ribadisco - in mancanza di decisioni efficaci che abbiano un'incidenza reale sulla città di Novara, il tempo può portare non soltanto al decadimento della struttura, ma anche a una disaffezione da parte degli utenti novaresi, considerato che si possono rivolgere altrove.
Tempus fugit: teniamo presente quest'aspetto.
"Nel lungo periodo" - diceva Keynes - "siamo tutti morti", ma se non abbiamo delle strutture adeguate, purtroppo ci si avvicina prima a tale stato.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fluttero.



FLUTTERO Andrea

Anch'io, come alcuni altri colleghi che sono intervenuti, mi sono trovato ad analizzare questa delibera per farmi un'opinione e per partecipare al voto in Aula in modo consapevole, non essendo stato presente alle diverse sedute di Commissione che ci sono state nelle settimane precedenti.
Ho scaricato i verbali delle diverse Commissioni, ho cercato di capire quali erano i ragionamenti fatti, ho letto la delibera e ho cercato di capire, trattandosi di un programma d'interventi di edilizia sanitaria piuttosto cospicuo, se quest'elenco d'interventi era inquadrato in un disegno più ampio e complessivo, che deve portare la sanità piemontese a un modello ideale che qualcuno ha disegnato e immaginato.
Diversi interventi di colleghi nel pomeriggio e nella mattinata hanno ragionato su questo aspetto. Anch'io non sono riuscito a trovare una traccia significativa di un disegno complessivo cui si vuole tendere, che mi parrebbe una cosa importante. Se si pensa - come si sa - che quasi otto miliardi di euro l'anno del bilancio della nostra Regione sono destinati alla sanità, ci si rende conto di quanto sia importante il modello organizzativo della sanità in Piemonte. E, quindi, mi pare che elencare e inserire in un programma come questo interventi dovrebbe discendere da un disegno complessivo.
Pertanto, mi sarei aspettato di trovare - ma magari non l'ho trovato per responsabilità mia - tra le delibere citate e nelle varie premesse, una delibera che approvasse un disegno complessivo. Mi è stato detto - ne ero ben consapevole - che eravamo in una situazione di commissariamento fino se non ricordo male, al termine del 2016, quindi queste competenze non erano in capo al Consiglio, ma nulla avrebbe impedito alla Giunta di elaborare un piano complessivo di trasformazione delle strutture sanitarie della nostra Regione in modo da sapere dove si voleva arrivare. Certamente non in un anno, due o tre, ma a medio-lungo termine, in modo che un programma come questo si trovasse a discendere da quello schema, da quel disegno complessivo, da quella visione, cominciando, quindi, a metterne in campo una porzione; poi, magari la volta successiva, un altro pezzo, e via di seguito, portando a una trasformazione, un accompagnamento a trasformare le strutture sanitarie esistenti in una rete organizzata, razionale, figlia delle visioni più aggiornate e anche delle prospettive che i modelli sanitari stanno, man mano, mettendo in evidenza.
Nonostante i diversi tentativi di trovare tracce, io ho trovato solo citata anche da altri Consiglieri - la delibera 1-600 del 2014, che, per (l'ho scaricata e sono andato a leggerla rapidamente) sostanzialmente si riferisce al recepimento di norme nazionali relative a posti letto/popolazione e a tipi di servizi per vaccino. Quindi, in qualche modo un recepimento di leggi nazionali, non certo un atto di programmazione ad ampio respiro come mi sarei aspettato.
Come dicevo, né in questa né nelle altre delibere citate ho trovato traccia di un disegno complessivo.
Allora, un po' dispiaciuto di non aver trovato traccia di una visione d'insieme, mi sono dedicato ad analizzare le sette schede che sono allegate alla delibera. Le scorro rapidamente, per offrire al Consiglio e all'Assessore qualche breve appunto. Sulla prima, relativa alla Città della Salute, più che altro un rilievo: io non ho trovato un riferimento alla copertura finanziaria sulla seconda tabella delle spese per tecnologie perché in fondo alla scheda si fa riferimento all'approvazione in sede di Conferenza Stato-Regioni delle coperture finanziarie. Si citano solo le cifre relative alle altre parti della tabella, quindi gli altri tipi di intervento, ma non c'è traccia della copertura finanziaria relativa alle tecnologie e agli arredi.
Lo stesso tipo di segnalazione mi permetto di farla sulla seconda scheda quella del Parco della Salute di Novara. Anche qui, non ho trovato un riferimento; nel piccolissimo capitoletto in fondo alle schede, a pag. 4 quando si dà conto dell'approvazione in sede di Conferenza Stato-Regioni ho trovato solo i riferimenti alle coperture finanziarie delle altre parti dell'intervento, ma non vi è traccia della copertura di tecnologie e arredi. È sicuramente una dimenticanza, ma la segnalo perché, nel momento in cui lo approviamo, dobbiamo anche renderci conto che approviamo un documento nel quale non si dice come sarebbero finanziate tecnologie e arredi. E, se fosse così, sarebbe piuttosto grave, perché uno costruisce la scatola e poi non ha di che finanziare tecnologie e arredi.
Analizzando la scheda n. 3, siamo all'ospedale unico, il nuovo ospedale Carmagnola-Chieri-Moncalieri dell'ASL TO5. Qui mi permetto di leggere visto che nell'intervento dell'Assessore si è sostenuto che siamo di fronte a un elenco di opere che sono mature, che sono pronte per essere appaltate.
Mi permetto di leggere queste tre righe che sono alla prima pagina, nelle quali l'estensore di questa scheda dice: "Si evidenzia che il quadro sopra indicato rappresenta un'ipotesi di massima, volta a definire gli elementi dimensionali di base del nuovo insediamento ospedaliero, necessari a verificare attuabilità urbanistica della prevista e la fattibilità economica dell'investimento".
Sostenere che siamo di fronte a progetti maturi e cantierabili quando nella scheda sintetica si scrivono tre righe di questo genere, mi pare francamente un po'stridente. Sempre su questo specifico intervento ipotizzato, si dice anche che, non essendoci più risorse a valere sull'articolo 20, più volte citato, della legge Donat Cattin nella parte finale, quando si parla di finanziamento del contributo della parte pubblica (stiamo parlando di 53 milioni e 900 mila euro) si dice che le risorse sono state recuperate da una serie di interventi che non si sono realizzati, nonostante fossero stati programmati, o da risparmi, nelle grandi città. Sono risorse che erano state stanziate per interventi nelle grandi città.
Pare interessante far conoscere al Consiglio quali sono questi interventi che non sono stati realizzati, in quale città non sono stati realizzati per quale motivo non sono stati realizzati e per quale motivo si è scelto di non andare avanti, ma di stornare le risorse da questi fondi e indirizzarle su questo intervento. Ci paiono tutte richieste legittime.
Passando alla scheda n. 4 abbiamo l'intervento previsto per l'ASL del VCO.
Devo dire che ho trovato più notizie sui giornali che non su queste due pagine di scheda illustrativa. Si è fatta la scelta, come nel caso dell'ASL TO5, di puntare su un ospedale unico. Tuttavia mi pare che, anche in questo caso, siamo di fronte a un elenco d'ipotesi e non ci sono elementi di particolare concretezza.
Passando all'ospedale Alba-Bra di Verduno, come da altri colleghi è stato segnalato, siamo di fronte a un provvedimento di affidamento in costruzione e gestione che è addirittura datato 2005. Diventa difficile sostenere che siamo di fronte a un atto, in qualche modo, di programmazione, perché siamo ormai a molti anni dall'affidamento della realizzazione.
Abbiamo ancora un paio di schede sulle quali ho fatto qualche rilievo. C'è il Piano Direttorio dell'ASL CN1. Qui mi ha stupito un fatto, che le premesse della delibera sono tutte focalizzate sull'idea, di massima, di individuare per aree di una certa dimensione un ospedale unico da sottrarre alla congestione urbana, che possa diventare l'ospedale hub, trasformando gli ospedali che sono preesistenti in ospedali spoke. In questo caso, a differenza degli altri casi - abbiamo visto prima l'ASL TO5 e quella del



VCO - la scelta è completamente diversa. Si mantengono le tre strutture

esistenti, non si fa una scelta di un ospedale unico, moderno e razionale e si investe sugli ospedali esistenti, in particolare su uno. Peraltro è un Piano direttorio, si legge, che nasce da una proposta direttamente della gestione delle ASL, e allora la domanda che mi faccio è: esiste una pianificazione regionale? Oppure l'Assessorato prende atto, secondo i casi delle richieste che arrivano dal territorio? Mi spiacerebbe, perché a noi toccherebbe, come Regione, di pianificare e di programmare, non solo di raccogliere dal territorio singole esigenze che potrebbero, alle volte essere campanilistiche o anche, nella migliore delle ipotesi, limitate a una visione localistica. Avere un quadro d'insieme dovrebbe, invece, essere tipico di un'azione programmatoria, come quella che è richiesta a un Consiglio regionale e a un'istituzione come la Regione in senso più ampio.
E qui siamo al Piano direttorio.
Abbiamo ancora l'ultima scheda, la n. 7, che è quella della Valle Belbo.
Anche qui siamo di fronte a un intervento datato, addirittura sospeso in sede di autotutela, e che ancora una volta dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno (peraltro un intervento che nel tempo ha cambiato, se ho capito bene, destinazione, lo si è ridimensionato) come in passato sono stati fatti errori proprio per una mancanza di progettazione e programmazione più ampia, ma questo tipo di errore continua a essere ripetuto. Continuare a spizzichi e bocconi con interventi disomogenei ci pare, francamente, una scelta poco lungimirante.
Concludo dicendo che ho letto queste sette schede e mi sono chiesto: in tutte le altre ASL del territorio non ci sono problemi? Io credo che in tante altre situazioni ci siano problemi da affrontare. Faccio un esempio per tutti: l'ospedale di Ivrea. Chi lo conosce, sa che è incastrato nel centro della città, in una situazione assolutamente non più sopportabile.
Facendo mente locale su tutte le altre ASL, una domanda sorge spontanea: è mai possibile che questo elenco contenga tutto quello che serve alle infrastrutture dell'edilizia sanitaria piemontese? La nostra risposta è no.
Ci sarebbe piaciuto poterci confrontare su un progetto più ampio, da cui fossero discesi questi sette progetti presentati.
Rimando a un altro intervento le perplessità che abbiamo sul PPP, non in quanto strumento a sé stante, ma sulla reale capacità della nostra struttura, con le sue lacune e le sue debolezze, di governare un processo così complesso e difficile.



PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi. Possiamo considerare chiusa la discussione generale.
La Sala A è occupata dai Consiglieri che stanno facendo lo spoglio della votazione per le nomine, per cui la I Commissione si riunisce per qualche minuto in Sala Morando.
La proclamazione degli eletti avverrà la prossima volta.
Il Consiglio regionale finisce qui. Buona serata a tutti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.41)



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