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Dettaglio seduta n.30 del 02/12/14 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.10)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Batzella, Cerutti, Gariglio Reschigna e Valle.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.11, riprende alle ore 10.32)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Sessione straordinaria di Consiglio inerente a "Nuova rete ospedaliera" presentata dai Consiglieri Vignale, Bertola, Bono, Andrissi, Campo Mighetti, Frediani, Batzella, Berutti, Pichetto Fratin, Porchietto, Valetti e Ruffino


PRESIDENTE

La seduta di questa mattina si tiene in, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento e ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto della Regione Piemonte, in merito a "Nuova rete ospedaliera", di cui al punto 2) all'o.d.g.
Tra i richiedenti del Consiglio straordinario, qualcuno vuole illustrare la richiesta di convocazione? La parola al Consigliere Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
La nostra richiesta di convocazione del Consiglio straordinario sul tema della deliberazione sulla sanità fa riferimento alle necessità che in Consiglio regionale, oltre che nell'ambito delle Commissioni, vengano valutati i criteri e le ricadute della decisione della Giunta regionale anche perché vorrei ricordare che la sanità rappresenta l'80% del bilancio di questa Regione.
Purtroppo, Presidente, ad oggi, nonostante la sua disponibilità e quella del Presidente Chiamparino a convocare il Consiglio straordinario su questo tema, nessun elemento di dettaglio è stato fornito ai Consiglieri sicuramente ai Consiglieri del mio Gruppo, ma non so se gli elementi li possano avere i Consiglieri della maggioranza, se non la pura e semplice deliberazione e la sommaria illustrazione che l'Assessore Saitta ha svolto in Commissione.
Quindi, manifestiamo la nostra difficoltà a discutere su una tematica che, a 15 giorni dalla deliberazione, non ha ancora avuto, come sarebbe stato serio e logico, l'esplicazione delle sue conseguenze sul territorio piemontese. Non credo valga la pena aspettare che arrivino tempi nuovi, e quindi dare per assodato il tutto, sia per far sbollire gli animi dopo il primo passaggio di ira, nei vari territori rispetto a cui ci sono state delle scelte.
Quello che noi crediamo è che, per quanto riguarda scelte importanti di questo genere, che investono naturalmente il futuro di questa Regione e il futuro dei cittadini piemontesi, le problematiche della sanità, dato il peso di tale materia, non possano essere risolte con la semplice deliberazione e i comunicati stampa, da parte dell'Assessore Saitta, sulle grandi conseguenze della deliberazione e basta. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Pichetto Fratin.
La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Colleghi, abbiamo già avuto modo di discutere, credo, con un certo approfondimento, questo tema la volta scorsa. I colleghi lo sanno, nel senso che tutti sono intervenuti e hanno espresso opinioni, la maggior parte ha espresso opinioni, ma volentieri non ci esimiamo dal ripetere quello che ai colleghi è noto, anzi credo arcinoto, perché i colleghi che hanno chiesto questa convocazione avevano responsabilità anche in passato quindi credo che alcune informazioni sono più in possesso di chi mi ha preceduto di quanto non possa esserne io.
Tuttavia, lo faccio volentieri, anche perché c'è una presenza di Sindaci e credo che sia più utile non soltanto al Consiglio, ma anche a loro conoscere direttamente non soltanto le nostre posizioni, ma anche le vostre, che sicuramente emergeranno nel dibattito.
Ripeto un ragionamento. Vi sono motivazioni di carattere politico che ci hanno indotto a compiere alcune scelte che non sono certamente definitive, ma importanti; lo faccio però senza dimenticare quali sono i problemi che noi dobbiamo oggi gestire.
Abbiamo assunto questa responsabilità da cinque mesi e abbiamo di fronte un sistema sanitario, pari all'80% del bilancio regionale, come ha ricordato il Consigliere Pichetto Fratin, che non è più sostenibile dal punto di vista economico.
La volta scorsa, ho già avuto modo di dire che non è un problema riferibile soltanto agli ultimi anni, ma è un tema che ormai dura da parecchio tempo, almeno un decennio, se non da prima: conoscevo e ho visto quando ero qui in Consiglio all'opposizione, ahimè, com'è cresciuto il sistema sanitario piemontese, a partire dal 2000: senza programmazione senza che ci si ponesse il problema della sostenibilità economica. Non per nulla, nel 2010, la Regione Piemonte è in piano di rientro. Ciò significa che la Regione Piemonte spende più del Fondo Sanitario Nazionale; ricordo che nel 2011 spendeva più 400 milioni rispetto al Fondo Sanitario Nazionale.
Piano di rientro vuol dire, sostanzialmente, una forma di commissariamento; piano di rientro vuol dire che la Regione Piemonte è l'unica Regione del Nord che ha i conti in rosso, ormai da parecchio tempo dal 2010. Per trovare un'altra Regione che ha i conti in rosso, bisogna arrivare a Roma. Questa è la situazione.
Nonostante gli impegni e gli sforzi assunti da chi ci ha preceduto dal 2010, ahimè, siamo ancora in piano di rientro. Vuol dire che ci troviamo in una sorta di commissariamento.
I colleghi lo sanno, gli Assessori che sono qui presenti lo sanno: nel 2011 e nel 2013 hanno approvato dei programmi operativi imposti dal Governo nazionale, perché il Governo regionale non ha avuto obiettivamente la forza di mettere a posto i conti. Si tratta di questo.
Quindi, noi abbiamo oggi una situazione di questo tipo. E se non interveniamo a mettere i conti a posto, cioè in pareggio di bilancio capita una situazione molto semplice, che è bene che si sappia, anche perché è chiaro che non tutte le cose dette poi vengono riprese dalla comunicazione. E' bene, dunque, che si sappia quale situazione abbiamo.
Noi oggi non riusciamo ad assumere personale, in modo particolare personale sanitario, perché siamo in piano di rientro: c'è il blocco del turnover. Essendo stati incapaci di risolvere i problemi creati nel quinquennio precedente - questo è anche vero, lo ripeto - di fatto la situazione è questa. Una situazione che ha determinato quello che è anche noto e che i giornali hanno detto con molta chiarezza: il nostro è un sistema sanitario che, pur avendo delle eccellenze, sta perdendo di qualità. Ciò è dimostrato dal fatto che il saldo passivo di mobilità nel 2010 e nel 2011 era di tre milioni, cioè la differenza tra i piemontesi che vanno a farsi curare fuori e il resto degli italiani che vengono a farsi curare in Piemonte presenta un saldo negativo e sono molti di più i piemontesi che vanno a farsi curare fuori.
Il saldo passivo era tre milioni; nel 2013 è diventato 30 milioni, nel 2014 è salito a 50 milioni. Quest'ultima cifra indica chiaramente le difficoltà e i problemi, perché non sono soltanto gli abitanti della provincia di Novara o della provincia di Alessandria che vanno a farsi curare nelle regioni confinanti - come succedeva in passato, perché ci sta una certa mobilità nella zona di confine - ma sono anche cittadini di Torino e della provincia di Torino. Ciò vuol dire che, sostanzialmente, il nostro sistema ha perso in qualità.
Si continua a immaginare e pensare - questo è uno dei grandi problemi che è sufficiente organizzare l'offerta sanitaria senza preoccuparsi della domanda nuova dei cittadini. La domanda nuova dei cittadini è diversa da quella che immaginiamo normalmente. C'è stato un grande cambiamento: i cittadini decidono di andarsi a fare curare laddove c'è una maggioranza sicurezza. Come cittadini, siamo tutti informati e, quando abbiamo un problema, non è che ci fermiamo all'ospedale vicino: decidiamo qual è l'ospedale migliore, qual è il primario migliore, dove sono le cure migliori e ci spostiamo. Questo è l'elemento di novità che normalmente negli anni è stato trascurato, cioè si è difeso tutto, però i cittadini hanno fatto una scelta diversa.
La mobilità è anche dovuta a un altro fatto. Che, essendo in piano di rientro e non potendosi assumere personale, le scelte compiute in questi ultimi anni sono state: per pareggiare i conti della sanità, riduciamo la produzione sanitaria. Non si assume personale e si riduce la produzione sanitaria. La riduzione della produzione sanitaria non ha prodotto vantaggi: in questi ultimi anni, si è risparmiato 110 milioni di costi per il personale e la mobilità passiva accumulata dal 2011 fino al 2014 è 95 milioni; se a questo aggiungiamo la diminuzione di cure per i piemontesi perché le risposte non ci sono state, vuol dire che si sono risparmiati 110 milioni, ma ne sono stati spesi di più e il nostro sistema sostanzialmente è accasciato. Questa è la situazione.
Nel 2015, la situazione finisce. La Regione Piemonte non può aggiungere altre risorse a quelle del Fondo Sanitario Nazionale. Abbiamo otto miliardi, e otto miliardi devono bastare. E non soltanto perché la legge lo impedisce, ma anche perché abbiamo ereditato una difficile situazione di bilancio della Regione. Il Presidente Chiamparino l'ha detto e l'ha ripetuto in diverse occasioni: quest'anno, 2014, le disponibilità per le attività diverse dalla sanità e dai trasporti erano intorno ai 600 milioni (l'ha detto nell'assemblea che abbiamo fatto ad Alessandria), la situazione della disponibilità è intorno ai 50-60 milioni.
Quindi non bisogna assolutamente sperare in nulla, dobbiamo stare dentro gli otto miliardi. E gli otto miliardi devono servire per pagare beni, servizi e anche per fare investimenti e per pagare il personale. Per fare questa operazione, per fare investimenti, per mettere a posto la situazione dobbiamo contenere i costi e dobbiamo farlo perché la Regione nei decenni passati, non ha avuto la capacità di fare quello che altre Regioni hanno fatto 10-15 anni fa.
Noi continuiamo a fare le gare d'appalto e soltanto da quando siamo arrivati abbiamo avviato la procedura per coordinare gli appalti; soltanto da quando siamo arrivati, abbiamo iniziato il controllo della spesa ospedaliera, che è il doppio rispetto alle altre Regioni (dopo di noi c'è soltanto la Sardegna); soltanto da quando siamo arrivati, abbiamo iniziato a fare la centralizzazione di alcune gare di appalto; soltanto da quanto arrivati, abbiamo iniziato a fare la centralizzazione dei farmaci e via di questo passo.
In sostanza, stiamo copiando quello che hanno fatto altri: ridurre la spesa per beni e servizi e per spesa farmaceutica, che rappresenta il 42 del bilancio regionale.
Saranno circa 300 milioni in meno, quando riusciremo a fare questa operazione; operazione che non è stata fatta negli anni passati. Sono stati buttati via, anno per anno, intorno ai 300 milioni.
Si può chiedere: ma da dove viene fuori questa cifra? Basta guardare il confronto con l'Emilia, la Toscana, il Veneto, le Marche, l'Umbria e ci si rende conto che queste Regioni hanno fatto operazioni di contenimento dei costi di produzione. Il problema è mantenere e aumentare la produzione sanitaria a costi più bassi, perché finora non si è avuta la capacità di contenere i costi della stessa. Questo è il quadro e l'operazione che stiamo facendo.
La seconda operazione che stiamo facendo è quella di garantire più salute ai cittadini, perché la crescita della sanità, in termini di costi che si è avuta in questi decenni, non ha avuto al centro la salute dei cittadini. Questa non è soltanto una nostra opinione, lo sanno i colleghi che ci hanno preceduto in questa responsabilità, perché quando è uscita la legge Balduzzi, credo non soltanto Monferino, ma anche il Presidente Cota (ma Cota ancora prima, perché era Presidente del Consiglio regionale quando crescevano le emodinamiche, i reparti, ecc.) sanno perfettamente che la salute non è stata al centro. Sostanzialmente il governo della sanità anziché essere stato in mano alla Regione, è stato determinato da diversi fattori: sicuramente i localismi, sicuramente il consenso legato a qualche vicenda elettorale imminente (e ce ne sono sempre tante edizioni), le pressioni esercitate dai primariati; c'erano persino delle società, che non erano proprio di studio, che avevano operatori importanti dal punto di vista professionale (nome e cognome vi è noto), cioè le pressioni esercitate da una parte di primariati sono state notevoli.
Pertanto, oggi l'Agenzia nazionale della sanità (AGENAS) ci dice che questo male oscuro del Piemonte, il motivo per cui siamo peggio degli altri, il motivo per cui i piemontesi vanno a farsi curare fuori è dovuto al fatto che c'è una grande frammentazione dell'offerta ospedaliera. Vuol dire sostanzialmente questo: tanti primari, tanti reparti, e spesso in questi reparti la produzione è bassa, cioè le attività sono basse. E' noto che, quando la produzione è bassa in un reparto, soprattutto per alcune specialità, non c'è una grande sicurezza. E' quello che ci dice l'Agenzia nazionale della sanità, cioè con la manualità e con la specializzazione c'è una maggiore sicurezza.
Noi abbiamo i dati reparto per reparto. Li conosce anche Vignale perché erano noti. Vignale è stato qui quattro anni, li conosce perfettamente perfettamente, sa perfettamente quali sono questi dati, ma glieli daremo di nuovo, affinché si rende conto degli errori e delle incapacità commesse negli ultimi anni. Bisogna iniziare a dire queste cose non è che qualcuno è vergine rispetto a questi dati, cinque anni prima c'era qualcuno. Poiché sono stato interrotto, è bene essere chiari.
Ritorniamo alle questioni di cui dicevo prima. Troppa frammentazione vuol dire che sono stati fatti tanti primariati che hanno una bassa produzione. Bassa produzione vuole dire rischio per la salute. A me piace ripetere e ricordare - lo dico con determinazione, a nome della maggioranza che una delle prime cose che ho chiesto arrivando in Consiglio, quando ho assunto questo impegno che mi ha affidato il Presidente Chiamparino, era di conoscere, visto che bisognava affrontare questo tema, qual era la produzione, reparto per reparto e per oncologia. In base alle patologie colon, stomaco, ecc - mi sono fatto passare i dati sui rischi di mortalità a un mese, due mesi e tre mesi. Credo che i colleghi che mi hanno preceduto sappiano, e in ogni caso noi non lo terremo segreto, che quando la produzione è bassa, ci sono maggiori rischi di mortalità.
Abbiamo fatto quello che ci dice l'AGENAS. Bisogna ricomporre e aumentare nei reparti la produzione per garantire più sicurezza: questo è il tema. Chi è interessato, può leggere questi dati nel sito dell'Agenzia Nazionale della Sanità e può vedere, reparto per reparto, quali sono i rischi e qual è la produzione e, magari, rendersi conto che una cosa è ci che dicono i primari, un'altra è la produzione concreta che viene fatta.
Tra qualche mese vedremo anche che cosa è capitato in termini di mobilità della popolazione e scopriremo molto facilmente - qualche dato iniziamo ad averlo - che nei territori che difendiamo, da un po' di tempo i residenti vanno a farsi curare altrove. Non è generalizzato, ma dipende dalla struttura, se ha capacità e se dà sicurezza.
Questo è il lavoro: ricomposizione per ridurre la frammentazione e garantire più salute. Questo è un elemento di novità che in passato non era conosciuto, non era al centro.
Mi rendo perfettamente conto che ci sono dei problemi, ma possiamo avendo responsabilità politiche e amministrative oggi, dire che non ce ne importa nulla della sicurezza e dei cittadini e possiamo difendere qualunque cosa, anche se la produzione è scarsa, anche se c'è un rischio per la salute dei nostri cittadini? Questo è il tema che abbiamo di fronte.
Su questo siamo disponibili al confronto: guardiamo i dati e ce ne rendiamo conto. Non si può continuare a ripetere uno schema antico, per cui qualcosa va difeso perché l'abbiamo sempre avuto i cittadini fanno scelte diverse e abbiamo i dati sulla salute. Su questo il confronto c'è.
Noi abbiamo impostato la nostra delibera su questo schema: centralità della salute. E su questo siamo disponibili ad un confronto, ad una sfida per dire se abbiamo sbagliato qualcosa. Così come richiesto dal Patto per la salute - condiviso dalle Regioni e dal Governo - che dà applicazione al tema della salute e che ci dice una cosa molto semplice: ogni reparto, in base alla disciplina, deve avere un bacino minimo e un bacino massimo di utenza. Se è chirurgia, è chiaro che il bacino è piccolo; se è cardiochirurgia, non può che essere grande per forza di cose, in base ai malati.
Inoltre, il Patto ci dice quale deve essere la produzione minima.
Abbiamo applicato in modo automatico, me per noi non è una pura e semplice applicazione di una norma, i parametri indicati nel Patto per la salute sono una convenzione per garantire salute.
In più, abbiamo fatto ciò che dice il Patto per la salute.
Il Patto ci dice che non tutti gli ospedali possono essere uguali: non tutti gli ospedali possono essere dei DEA di primo livello, c'è una gerarchia, che anche a chi mi è preceduto è nota, perché l'ha applicata anche se poi non sempre l'ha realizzata concretamente. Ci sono gli ospedali di secondo livello, cioè gli ospedali hub, i DEA di secondo livello, che hanno le specialità complesse e le specialità di carattere normale: i grandi ospedali (Cuneo, Alessandria, le Molinette ecc). Poi ci sono gli ospedali che hanno specialità importanti, sono DEA di primo livello e gli ospedali di territorio.
Abbiamo fatto un'operazione semplice. La prima operazione è contenuta nella delibera: abbiamo assegnato ad ogni ospedale, in base alla classificazione dovuta ai bacini di utenza, solo per darvi un numero.
Il regolamento ci dice, e lo condividiamo perché risponde alla logica di salute, che un DEA di primo livello deve avere da 150 a 300 mila abitanti. E' norma che un ospedale di base deve avere da 80 a 150 mila abitanti. Abbiamo applicato questi numeri, non abbiamo applicato il dato massimo, abbiamo cercato di tenere conto un po' della situazione, ma è evidente che su un territorio di 400 mila abitanti, tanto per essere chiari, non ci stanno quattro DEA. Bisogna mantenere una gerarchia tra ospedali diversi, in modo che il cittadino sappia, in base al suo problema complesso, dove andare, per evitare quello che è capitato.
Quando capita qualcosa, nasce sempre la polemica: vado al pronto soccorso, ma lì non ho avuto la risposta. No, l'organizzazione precisa consente, quando c'è un problema complesso, di andare in quell'ospedale dove c'è una riposta. Quando c'è un problema di carattere ordinario, si va nell'ospedale di base. L'ospedale di base, contrariamente ad un luogo comune che è stato ripetuto e utilizzato negativamente, in questo schema non è l'ospedale marginale, ritenuto così nel vecchi Piano della salute della Regione Piemonte.
L'ospedale di territorio è un ospedale che, in base alla norma, ha il reparto di medicina, di chirurgia, di ortopedia, di traumatologia, di pronto soccorso su 24 ore, di radiologia, il laboratorio, posti di osservazione breve e intensiva.
In più, come abbiamo detto ad Alessandria riunendo i Sindaci l'ospedale di base può avere anche delle specialità che non sono legate ad un DEA di primo livello, cioè oncologia, oculistica, otorinolaringoiatria urologia, cioè come capitava, e come capita, che molto spesso medicina pu voler dire che ci sono anche interventi di cardiologia quando c'è il cardiologo. Chirurgia vuol dire che ci può stare anche urologia, quando c'è qualcuno bravo.
Gli ospedali di base, gli ospedali di territorio non sono lungodegenza e, contrariamente ad una vulgata diffusa in queste settimane, gli ospedali di territorio sono ospedali che, dal nostro punto di vista, vogliamo rafforzare. Per noi diventa centrale l'elemento di garantire una presenza sanitaria ospedaliera diffusa per garantire sicurezza.
Lo schema ospedale di territorio-ospedali di primo livello-ospedali di secondo livello è accompagnato da un elemento che è stato trascurato dalla vostra discussione: rafforzamento del 118 per l'emergenza e l'urgenza attraverso l'elisoccorso. Si dice: adesso non è così. Infatti, questo Piano non sarà attuato immediatamente, abbiamo due o tre anni per poterlo attuare; sarà attuato per gradi e, in ogni caso, nessun servizio sarà tolto, nessun problema sarà creato fino a quando non sarà garantita l'emergenza e l'urgenza attraverso il 118, oppure una soluzione diversa e migliore dal punto di vista della cura, da altre parti. Questo è lo schema che abbiamo di fronte.
Abbiamo assegnato queste specialità, cioè abbiamo attribuito ad ogni ospedale, in base alla classificazione, le discipline che deve avere in modo obbligatorio - per un ospedale di territorio, per esempio, Medicina Chirurgia, Ortopedia sono quelle che devono esserci in modo obbligatorio riservandoci successivamente, avendole indicate in una colonna, di valutare tutte le altre discipline che possono essere assegnate, in funzione di una relazione e di un rapporto con gli ospedali vicini.
Evidentemente, se penso ad Acqui Terme, penso - come abbiamo scritto nella delibera - alla relazione con l'Ospedale di Alessandria e quando pensiamo a Tortona, pensiamo ad una relazione con l'Ospedale di Novi. Le relazioni tra queste contiguità, in termini di collaborazione, vanno rafforzate, migliorate e specificate in una fase successiva.
Posso quindi sicuramente dire che, per quanto ci riguarda, questa relazione, questo rapporto, questa assegnazione di discipline che non sono direttamente collegate a un DEA di secondo o primo livello saranno assegnate in funzione di quello che abbiamo indicato in delibera: presenza di personale sanitario capace (questo è fondamentale, perché non si inventa nulla) e livello di produzione decente (non vuol dire i massimi previsti ma sicuramente si può ragionare). Adesso, dunque, abbiamo approvato un atto di programmazione, deciso le discipline essenziali, definito complessivamente a livello regionale la riduzione del numero dei primariati, laddove la produzione è molto bassa, per garantire più salute.
Incomincia ora una fase di attuazione.
Questo documento che abbiamo approvato è un atto di programmazione finalmente, dopo tanti anni abbiamo perlomeno uno schema - per evitare di fare quel che è capitato in passato, per cui in qualche maniera anche l'Alessandrino ha pagato le spese, e cioè che sono state fatte scelte di investimenti laddove era noto e arcinoto che qualcuno di questi ospedali non poteva diventare né un hub e neppure uno spoke, per ragioni diverse.
Si dirà: ma sono stati fatti investimenti. Sì, vi vorrei dire che sono stati fatti tanti investimenti. Ma dobbiamo continuare a fare errori ancora per il futuro? Oltre agli errori negli investimenti, dobbiamo fare anche errori nella gestione, riducendo il livello di salute complessiva? Questo è il quadro! La nostra accelerazione nell'approvare finalmente questo documento ci permette di dire che, in base alla classificazione, all'ospedale di Susa per parlare di un'altra zona - non potranno essere attribuite discipline che sono di un altro livello; non si faranno più investimenti sbagliati com'è stato fatto per decenni. Questo è il punto. Ormai, cioè, la sanità dev'esser sostenibile: dobbiamo stare dentro gli otto miliardi. Non riuscissimo a fare quest'operazione, non ci saranno i soldi per la sanità.
La sanità, cioè, non ha bisogno, per essere chiusa, di un decreto o di una legge. Capita normalmente: non si fanno le scelte e la gente va a farsi curare fuori; continuiamo a non fare delle scelte e la gente continuerà a curarsi fuori, oppure andrà nel privato. Questa è la verità.
Possiamo parlare degli effetti - che voi conoscete e che a Torino registriamo - della grande presenza dei pronto soccorso che non riescono a smaltire i pazienti? E' dovuta ai posti letto? Guardate che non è così. Noi abbiamo i dati e li forniremo al Consigliere Vignale mercoledì in Commissione; a parte il fatto che dovrebbe conoscerli, perché ha redatto la delibera sui posti letto e le loro variazioni, quindi i numeri li conosce.
Ma potremmo anche dire che non sempre questa frammentazione di tutti i primariati consente un utilizzo vero e completo dei posti letto. In alcune zone del Piemonte e in alcuni ospedali i posti letto sono utilizzati al 65 perché molto spesso si mantengono dei posti letto anche per meccanismi diversi e non sempre nobili.
Allora, il tema dei pronto soccorso è un tema diverso. Ci dice che in questi anni - tanti anni - non si è avuta la capacità di organizzare quello che è stato attuato in Emilia Romagna e in Toscana: si utilizzano i CUP l'aggregazione dei medici, quello che si chiama oggi il patto delle AFT cioè una sorta di filtro per poter garantire ai cittadini una risposta senza andare al pronto soccorso. Sapete a quanto ammontano i codici bianchi e i codici verdi? Al 90%! L'altro elemento di novità che noi abbiano aggiunto in questo schema è l'utilizzo dei posti letto - come capita nelle Regioni che hanno i conti a posto - all'80%; e questo ci ha permesso di liberare posti letto nel pubblico e nel privato per la continuità assistenziale. Vogliamo cioè ritornare - anzi, fare, perché non si tratta di ritornare - a operare assistenza territoriale. Ne parliamo sempre e al momento di discutere di queste cose nel dibattito politico, tuttora ancorato al fatto che la centralità è rappresentata dall'ospedale - e dopo si dirà: no, dobbiamo fare l'assistenza territoriale - si difendono sempre i posti letto in ospedale, sapendo che non sempre questi sono appropriati e sapendo sicuramente - chiunque di voi può dirlo - che molto spesso si fa restare l'anziano in ospedale perché non si sa dove mandarlo.
Non è forse giunto il momento - noi lo faremo in ogni caso - di pensare all'assistenza domiciliare e a quella territoriale? Infatti dopo queste delibera, nei prossimi mesi, faremo un piano per l'assistenza territoriale.
Siamo così sicuri che la risposta per alcune malattie croniche debba essere la continuazione dell'assistenza ospedaliera, cioè dell'acuzie? Non possiamo immaginare, soprattutto in alcuni territori complessi, anche un'assistenza domiciliare, come capita positivamente in alcune zone del Piemonte, dove c'è l'infermiere che va a casa a curare l'anziano o il medico che va a casa a fare radiologia o che va presso l'abitazione dell'anziano che non si può muovere a fargli l'ecografia? Queste sono le frontiere nuove.
Allora dico, sicuramente al Consiglio che lo sa, ma anche ai Sindaci qui presenti, che per quanto riguarda questi temi noi siamo determinati: centralità della salute, assistenza territoriale, gerarchia degli ospedali potenziamento del 118 e rafforzamento degli ospedali di territorio. Le modalità con le quali rafforzarli le decideremo, ma non è pensabile - lo dico con molta chiarezza, perché altrimenti questo piano sarebbe stato respinto - che ad Alessandria ci possano stare uno spoke e quattro DEA: non esiste un'operazione di questo tipo.
Dopodiché voi potete chiedermi: mah, in passato. Eh, potete chiedere a chi ha gestito il passato cosa è capitato ad Acqui e cosa è capitato a Tortona. Sappiamo perfettamente che cosa è successo. Noi abbiamo questa possibilità di governare oggi un sistema complesso.



(Proteste provenienti dalla parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



PRESIDENTE

Mi scusi, Assessore.
Silenzio, gentilmente; ve lo chiedo per cortesia, perché non è possibile intervenire dalle tribune del pubblico. Mi dispiace tanto, ma altrimenti devo sospendere il Consiglio.
Invito i Sindaci al silenzio; lo dico proprio a titolo di gentilezza con il cuore in mano: non mi mettete in difficoltà, perché non è possibile porre in essere comportamenti in segno di approvazione o disapprovazione.
Ve lo chiedo gentilmente.
Prego, Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Chiudendo, dunque, posso sicuramente dare, come abbiamo fatto con il Presidente Chiamparino ad Alessandria, un'indicazione non formale all'interno dei numeri e di quest'organizzazione: sul rafforzamenti degli ospedali territoriali certamente possiamo lavorare, confrontandoci. Quanto prima, avendo adesso definito un paio di temi a livello regionale, il confronto sarà sicuramente fatto.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Vede, Assessore, visto che non solo c'eravamo prima, ma ci siamo adesso, non le permetteremo di raccontare troppe frottole, almeno non una serie di quelle che ha raccontato; e proveremo a dimostrare che le ha raccontate non solo, ovviamente, contestandole una posizione che potrebbe essere partigiana, ma con quello che dice il Ministero e la legge nazionale; e rammentando anche degli atti fatti precedentemente.
Infatti, si può sempre dire che si guarda al passato; lei l'ha fatto per tutto il suo intervento. Però va ricordato un aspetto: nel 2005 la sanità piemontese costava sette miliardi di euro e nel 2010 ha superato gli otto miliardi e mezzo, con una crescita annuale di più di 300 milioni. Noi abbiamo ereditato una sanità comatosa, dal punto di vista della sostenibilità economica.
Abbiamo operato, nei quattro anni precedenti, un processo di salvataggio della sanità piemontese, rendendola compatibile, pagando un prezzo elettorale che vedeva dall'altra parte un cinismo politico della forza che anche lei, Assessore, rappresenta e di tutte le forze di opposizione che, per ogni singolo intervento di razionalizzazione, che è stato anche taglio.
Perché io lo voglio dire: nei quattro anni precedenti, per salvare un sistema che era cresciuto a dismisura, abbiamo pagato un prezzo significativo, con un grande risultato: abbiamo portato la sanità piemontese in pareggio. Poi le rammenteremo, così le ricordo anche il numero degli atti, ma lo faranno altri miei colleghi, anche i numeri sui primariati, così evitiamo di dire fole: chi ha bandito i concorsi per i primariati, in quali anni sono stati assunti, magari anche con il numero dei posti letto e, in alcuni casi, chi sono, perché non sono soggetti esterni anche al mondo politico.
Il 17 aprile 2014 il MEF (Ministero dell'Economia e delle Finanze), il Ministero della Salute e l'AGENAS, in quel momento diretta da Fulvio Moirano, dicono: "Le conclusioni della seduta odierna del noto Tavolo di verifica rappresentano il riconoscimento dell'importante lavoro condotto dalla Regione e dall'Assessorato regionale alla sanità in tutte le sue strutture della Direzione regionale. Non meno importante è la certificazione del risultato di esercizio del 2013, che si è chiuso con l'azzeramento del disavanzo di gestione. Alla luce del raggiungimento di questi obiettivi, sono concrete e reali le condizioni per l'erogazione, da parte dello Stato, di un ulteriore finanziamento di 1 miliardo e 409 milioni". Questo quanto scritto dal Ministero della Sanità, dal MEF e dall'AGENAS, che non credo stessero tirando alla campagna elettorale del centrodestra, essendo il 17 aprile del 2014.
Allora, se abbiamo portato in pareggio la sanità piemontese, pur utilizzando dei fondi (l'anno scorso 50 milioni di euro di fondi regionali nel 2010 erano 400, e quest'anno utilizzando le risorse anche relativamente all'edilizia sanitaria), abbiamo creato una situazione per cui all'interno della nostra Regione - lo dico piano, così capisce - nel rispetto della legge nazionale Balduzzi, che le rammento è stata approvata dopo che questo Consiglio regionale ha votato il Piano Socio Sanitario.
Questo Consiglio regionale si è assunto la responsabilità (responsabilità che lei non si è preso, perché ha potuto fare una delibera di Giunta regionale) di trasformare la rete ospedaliera, confrontandosi e scontrandosi spesso con il territorio, ma approvandola in quest'Aula, prima in sede di IV Commissione e poi all'interno di quest'Aula, anticipando, in termini di percentuale di posti letto, in termine di percentuale di primariati, in termine di reti e di presidi ospedalieri, quella che è stata successivamente la legge Balduzzi.
Qual è oggi la situazione del Piemonte? Ce lo dice sempre il Ministero (poi verifichi se non ci sia qualcuno che racconta cose non vere): il tasso di ospedalizzazione del Piemonte - l'ospedale al centro! L'ospedale al centro! L'ospedale al centro! - è sotto la media nazionale, che prevede 160 ricoveri ogni 1.000 abitanti, mentre noi ne abbiamo 146. Il Ministero dice sempre che noi siamo virtuosi per appropriatezza nei ricoveri. Però, sempre secondo il Ministero della Salute - queste informazioni le trovate ancora sul suo sito - in Piemonte, dopo il nuovo Patto della salute che anche lei ha siglato (dovrebbe ricordarselo), diminuiranno i posti per post-acuti e aumenteranno quelli per acuti.
Quindi non è che noi abbiamo la fissa dell'ospedale al centro del territorio: le ricordo che il Piano Socio Sanitario contiene la legge n.
10/2010, quella sull'assistenza territoriale, e che nel 2012 è stata fatta la prima delibera di assistenza territoriale, che, per quanto oggi abbia un servizio non omogeneo su tutto il territorio piemontese, fornisce comunque il servizio già a migliaia di pazienti all'interno della loro abitazione e non all'interno dell'ospedale.
Cosa dice la legge Balduzzi che lei, correttamente, ha citato? La legge Balduzzi prevede che ogni 1.000 abitanti vi debbano essere 3,7 posti letto: tre per 1.000 devono essere in acuti, quindi in ricoveri più significativi e 0,7 in post-acuti.
Il Piemonte ha modificato la sua delibera, non rendendola ancora congrua con il centrodestra, rispetto alla delibera Balduzzi. Perché in questo momento in Piemonte esistono 17.702 posti letto, ma solo il 2.9% di questi, cioè 13.087, sono per acuti. Quindi noi oggi non raggiungiamo il 3%. Dunque, nel rispetto della normativa nazionale, avremmo dovuto aggiungere, come nell'ultima delibera di revisione, 223 posti letto in più per acuti. Noi dobbiamo ridurre i lungodegenti, perché questo dice la legge nazionale, e come tale dobbiamo applicarla.
La vostra delibera cosa prevede? È un taglio indiscriminato alle prestazioni di servizi, perché taglia, complessivamente, 2.238 posti letto all'interno della nostra Regione, portando il tasso complessivo di ricoveri al 3,5%.
Se una legge nazionale ha previsto che devono essere al 3,7, e se la nostra è una Regione così ampia e articolata.
Le significo che non è l'Emilia Romagna o la Toscana, che hanno solo un pezzo di Appennino. La nostra è una Regione complessa, che ha - le ricordo l'Appennino, tutta la catena alpina (che va dalle Alpi Marittime alle Alpi Lepontine) e, come tale, deve erogare un servizio che non è solo urbano o metropolitano, è soprattutto provinciale, anche nella Provincia più lontana! Il Piemonte, una volta attuata la vostra delibera, avrà 3,5 posti letto complessivamente: 0,9 per lungodegenti (quindi continuiamo a rimanere al di sopra) e solo 2,6 per acuti. Ciò significa che noi rinunciamo a 1.872 posti letto per acuti, cioè per i pazienti che entrano in ospedale per qualunque patologia e si devono far curare.
Lei dice: "Guardate che noi riduciamo di 2.000 i posti letto". Ma fate la moltiplicazione di 2.000 non dico per 365 giorni l'anno, ma per 250: quello sarà il numero di ascessi e di prestazioni erogate in meno che avremo! Lei risponde: "No, noi tagliamo i posti letto, ma aumenteremo la produzione". Ma in quale modo? La produzione si può aumentare esclusivamente nei grandi centri ospedalieri. Lei, forse, dimentica che nei piccoli e nei medi centri alcune delle strutture, che hanno inevitabilmente dei posti letto non significativi, riguardano un bacino di utenza molto elevato ma con un grado di appropriatezza ospedaliera decisamente più significativa. Perché le percentuali non sono tutte uguali! Allora, bisogna leggere anche quello: gli accessi al pronto soccorso non sono tutti uguali: per esempio, fra Torino e la Provincia c'è differenza, per i motivi più diversi, che se vogliamo possiamo anche affrontare. L'appropriatezza sanitaria non è tutta uguale.
E, allora, il mantenimento e la difesa di alcuni presidi provinciali ovviamente anche metropolitani ma soprattutto delle zone più lontane della nostra Provincia, vanno garantite, perché la nostra - lo dobbiamo ricordare è una sanità pubblica, è una sanità universale, che non può fare solo i conti sulla produzione. Deve anche fare i conti sulla produzione, che sono quelli che abbiamo già scontato in questi anni, ma non può limitarsi solo a quelli. Lo dico da ex Assessore alla montagna: se qualcuno di voi prende la cartina del Piemonte e individua quelli che sono i presidi o in area montana o che afferiscono alle aree alpine e appenniniche della nostra Regione, si renderà conto che oggi sono quelli più penalizzati dalla rete.
Ma non sappiamo ancora dove apporterete questi tagli. Perché noi oggi abbiamo un dato complessivo, ma non sappiamo, ospedale per ospedale presidio per presidio, quali rimarranno. Sappiamo, però, ciò che avete declassato o elevato dalla rete ospedaliera.
Allora, le frottole non si raccontano rispetto ai dati concreti: o confutate i dati nazionali, o confutate i dati delle delibere regionali, o confutate i dati di AGENAS.
Oggi lei ha detto, ancora una volta, tante frottole - che puntualmente smentiremo - e ha cercato di fare, ancora una volta, campagna elettorale.
Assessore, la campagna elettorale è finita: lei deve governare un sistema che è stato governato con una grande responsabilità dalla precedente Amministrazione, e - lo sottolineo nuovamente - con cinismo nella tutela dei Presidi, di soggetti o di forze politiche che oggi vorremmo sapere dove sono. Prendiamo ciò che il Partito Democratico ha detto in quest'aula e che è ancora presente oggi nei siti, a tutela dei Presidi ospedalieri che sono stati declassati dalla precedente Amministrazione. Con quale faccia avete il coraggio di sostenere questa rete? O siete tutti nuovi e nessuno di voi era d'accordo, ma non è così perché alcuni di voi erano amministratori locali, raccoglievano le firme per l'emodinamica e raccoglievano le firme per i Presidi che sono stati declassati, si muovevano a tutela del territorio.
Pertanto, non si può cambiare idea così facilmente, perché in politica ci va un minimo di coerenza, e ritengo che noi, oggi, dimostreremo anche questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berutti.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Credo sia opportuno partire da quello che è stato scritto a conclusione del Tavolo congiunto "Verifica adempimenti sanità - Comitato LEA", il 17 aprile 2014, perché oggi sono state dette parecchie cose obiettivamente a favore di una posizione, naturalmente quella della Giunta attuale, che vuole intervenire in modo drastico sulla riorganizzazione, facendo disastri a livello territoriale.
Chiedo anche ai colleghi di maggioranza di ascoltare bene, se non hanno ancora avuto modo di leggerlo: "17 aprile 2014" - quindi con una Giunta ormai defunta, poiché non c'era nessuna condizione per dare una mano alla Giunta Cota - "Le conclusioni della seduta odierna del noto Tavolo di verifica MEF: Ministero della Salute e AGENAS rappresentano il riconoscimento dell'importante lavoro condotto dalla Regione e dall'Assessorato regionale alla sanità, in tutte le sue strutture della Direzione regionale, per superare le criticità pregresse finanziarie e organizzative del settore ed attuare il Piano Socio Sanitario regionale nel quadro del Piano di rientro 2010-2012" - quindi significa che è ereditata la situazione 2005-2010, pertanto non si parla della catastrofe creata dalla Giunta Cota - "e dei conseguenti Programmi Operativi 2013-2015.
Il primo risultato odierno è l'approvazione definitiva, da parte del Tavolo, dei suddetti Programmi Operativi triennali che la Giunta aveva deliberato il 30 dicembre 2013. Non meno importante è la certificazione del risultato di esercizio del 2013, che si è chiuso con l'azzeramento del disavanzo di gestione, mediante un sostanziale pareggio, anzi con un attivo di 8 milioni, su circa 8 miliardi di euro di risorse destinate al finanziamento corrente del servizio sanitario regionale.
Alla luce del raggiungimento di questi obiettivi, sono concrete e reali le condizioni per l'erogazione, da parte dello Stato, dell'ulteriore finanziamento di un miliardo e 409 milioni circa, per il pagamento dei debiti scaduti degli Enti del servizio sanitario, con un prestito a rimborso trentennale. Ultima conseguenza, ma non meno importante, sarà l'erogazioni di risorse finanziare trattenute a titolo cautelativo dal Ministero, che saranno rese disponibili alla nostra Regione e che ammontano a circa 243 milioni di euro, come, ad esempio il saldo del Fondo sanitario 2010 e lo scongelamento dei finanziamenti del 2004.
La fiducia accordata alla Regione Piemonte dal Tavolo centrale crea le condizioni per completare la razionalizzazione, ma soprattutto la riqualificazione delle reti ospedaliere territoriali, sulla base dei programmi condivisi".
Alla luce di questo, ritengo occorra fare una profonda riflessione come diceva il collega Vignale - perché, certo, nessuno vuole nascondere che ci sono delle criticità finanziarie, nessuno l'ha mai messo in discussione, però c'era e c'è stata una fase di ristrutturazione dove i conti sono stati messi, e il collega Pichetto - il mio Capogruppo - era l'allora Assessore al bilancio, quindi, come tale, il garante principale ne erano perfettamente coscienti e la dimostrazione è data dai fatti e dai numeri, che non mentono.
Pertanto - e qui mi ricollego a quanto sosteneva il collega Vignale - è stato fatto un Piano di ristrutturazione asettico e cinico, senza considerare quelle che realmente sono le condizioni geomorfologiche del territorio.
E' vero, c'è l'aspetto delle mobilità passive, però le mobilità passive aumentano nel momento in cui si indeboliscono gli ospedali di confine. Non mi è piaciuto l'Assessore quando ha detto: "Sappiamo cosa è successo a Tortona ed Acqui", ma vorremmo capire cosa è successo a Tortona e ad Acqui perché mi sembra che a Tortona e ad Acqui non sia successo niente di eclatante, se non l'attività di professionisti che hanno fatto il loro lavoro e hanno cercato di tenere alto il nome della sanità.
Questo è un altro elemento che vorremmo approfondire e discutere. C'è soprattutto, un elemento che andrebbe tenuto in considerazione: lei parla di Azienda sanitaria, ormai si parla da tempo di Azienda sanitaria, per con tale sistema aziendale non possiamo pensare di indebolire le strutture perché bisogna tenere conto dei livelli professionali che garantiscono la salute.
A volte, infatti ci sono dei nosocomi leggermente in perdita o che creano leggermente delle perdite, e, nello stesso tempo, ce ne sono altri che possono, invece, avere una produttività - come lei usa chiamare - a livello aziendale tale da sostenere altri, perché non tutte le condizioni morfologico-territoriali sono uguali. Torino ha 900 mila abitanti e un bacino di circa due milioni di utenti (circa la metà del Piemonte), mentre ci sono delle realtà a livello territoriale provinciale - non solo la provincia di Alessandria, ma tutte le altre province - che hanno delle condizioni sicuramente più difficili.
Se noi seguiamo questo tipo di ragionamento, quattro DEA in provincia di Alessandria non ci possono stare, ma la provincia di Alessandria ha una condizione assolutamente particolare, dal punto di vista territoriale: vi è tutta una fascia appenninica dietro, quindi con grosse difficoltà. Anche se si potrà arrivare a potenziare il servizio 118, ci sono tutta una serie di condizioni territoriali particolari, legate alla collocazione tra Liguria e Lombardia, che sicuramente acuiranno la mobilità passiva. Poi, abbiamo fatto la somma contando i più e i meno degli aspetti economici, che nascono da tutta questa serie di elementi, senza considerare - e qui parlo chiaramente anche di qualcosa che, prima di tutto, è casa mia - magari una struttura ospedaliera che è molto meglio strutturata e, soprattutto, molto più nuova rispetto ad un'altra che è stata scelta come spoke, anche se per me non è una guerra tra poveri, ma semplicemente una condizione basata sui numeri.
Se lei mi dice che bisogna fare un'analisi economica, perch naturalmente ci sono dei problemi economici, allora, a questo punto, vanno valutati anche questi aspetti; vanno valutati se ci sono degli elementi territoriali che possono aiutare, se i problemi sono economici. Se invece i problemi sono politici, diciamocelo, dopodiché ognuno farà la propria strada e, naturalmente, ognuno cercherà di difendere le proprie ragioni.
Se, però, da una parte può essere condivisibile la sfida legata all'aspetto qualitativo - che nessuno mette mai in discussione - dall'altra bisogna sedersi a tavolino e analizzare tutti gli altri aspetti che hanno condizioni di carattere economico. Parlando sempre della mia provincia qualcuno può svegliarsi ad Asti e incominciare a mettere in discussione le questioni dell'hub di Alessandria, magari per alcune tipologie di reparti e di primariati, ma, a questo punto, entra in gioco un ulteriore aspetto. Qui bisogna scindere le scelte politiche dalle scelte economiche.
A mio avviso, questi aspetti non sono stati considerati, cioè non si è entrati nel merito del particolare. Se dobbiamo investire milioni di euro per mettere a regime determinate strutture, a questo punto, Assessore abbiamo sbagliato tutto, perché probabilmente non si è fatta un'analisi a fondo. AGENAS ha fatto un'analisi a volo d'uccello, cioè senza entrare nei particolari.
Concludo dicendo che, secondo me, nei territori più in difficoltà bisognerebbe cercare di entrare nel merito, ma andando oltre agli aspetti di specializzazione, perché per quanto riguarda questi aspetti, nel momento in cui ci fossero delle difficoltà infrastrutturali, queste comunque emergerebbero lo stesso.
Se andiamo a potenziare determinati ospedali dal punto di vista delle specializzazioni, ma per arrivarci occorre superare problemi infrastrutturali sia di struttura sia di logistica, alla fine non risolviamo il problema.
Il problema è interno; il problema sta nei DEA; il problema sta nella necessità di avere i salvavita. Questa è la vera necessità.
Dopodiché le specializzazioni le possiamo concentrare in un hub, che è il luogo dove la gente si sposta per tempo. La gente si organizza e va a farsi operare dove ci sono dei Primari, dove ci sono delle professionalità.
Non sui salvavita! Dove di notte gli elicotteri non possono volare! E, di conseguenza, con che cosa li spostiamo? Queste sono le riflessioni che vanno fatte per i territori in difficoltà. Tutto il resto, alla fine, si può programmare, perch naturalmente la qualità della salute la ricerchiamo tutti, ma ci sono degli elementi da cui non si può prescindere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Questa mattina è molto difficile poter intervenire andandosi a cercare i dati ufficiali o meno, perché non si riescono ad avere, pur avendoli richiesti innumerevoli volte in Commissione.
Ci tenevo sottolineare all'Assessore che non è solo un problema di Gian Luca Vignale o di Claudia Porchietto, già precedentemente presenti in questo Consiglio. Credo che sia un diritto di ognuno avere dei dati su cui potersi confrontare e ragionare, di maggioranza o di opposizione che sia.
E se teniamo conto che questo è un Consiglio regionale nuovo per i tre quarti dei componenti, il rispetto della Giunta sta anche nel fatto di produrre i documenti nel momento in cui li si chiede.
Come le ho già detto ieri in Commissione, e ribadisco oggi in Aula delle due l'una: o lei ha fatto questo documento programmatorio senza avere i numeri - e questo mi preoccuperebbe - oppure lei non ce li vuole dare - e questo mi preoccupa ulteriormente.
La richiamo, comunque, ad una correttezza nei confronti dei Consiglieri. E' almeno un mese che noi chiediamo di poter avere dei dati ma poiché non si riescono ad avere, io mi rifaccio, in particolare, a ci che abbiamo trovato, ad esempio, sul quotidiano "Sanità.it", con dati che ha fornito il suo Assessorato.
Credo che per poter ragionare sulla salute dei piemontesi - cosa che interessa a tutti, non è un problema di maggioranza o di opposizione, di centrodestra o di centrosinistra - occorra fare chiarezza in merito a tutto ciò che è stato detto sino a oggi e a quello che lei prima ha nuovamente detto, vale a dire nulla, ma anche a quello che non ha detto rispetto a quello che è stato fatto precedentemente.
Richiamo dei dati presi - ribadisco - da un organo ufficiale in cui sono state fatte delle dichiarazioni dall'Assessorato o dell'Assessore, in cui si diceva che la sanità piemontese è in una situazione drammatica, con i conti in rosso da molti anni.
Smettiamola! Lo abbiamo detto in Commissione, lo ha confermato l'Assessore: i bilanci economici degli ultimi tre anni non chiudono con dei disavanzi.
Se ritiene che questa sia una frottola, pregherei l'Assessore di dirlo questa mattina in Aula, ma di smetterla di dire agli organi di stampa che abbiamo lasciato una situazione economica in disavanzo, perché non è corretto nei confronti della Giunta precedente, Assessore.
Questa mattina, io vorrei, non di nuovo la solita tiritera di 32 minuti, fatta anche la settimana prima, ma risposte: sì, no, forse. Ho paura che sentirò tanti "forse", ma almeno in questo modo sarebbe una cosa seria e non ci si prende in giro come è avvenuto fino ad oggi.
Noi sappiamo benissimo - perché i dati sono stati forniti in Commissione - che abbiamo risanato economicamente questa sanità. E va detto, perché è una questione di serietà anche nei confronti degli amministratori che questa mattina sono qua.
Sono quegli amministratori che, per quattro anni, si sono sentiti dire da parte nostra che dovevano tirare la cinghia. Oggi abbiamo sentito veramente il libro dei sogni, perché vorrei capire con quali soldi andiamo a fare tutto quello che sta dicendo l'Assessore.
Secondo tema: "Annullate le ultime delibere della Giunta Cota". Cosa avete fatto nei primi cinque mesi? Non è vero: le avete sospese, Assessore.
Scusi, ma l'italiano a casa mia è un qualche cosa che serve ancora. Non sono annullate: sono sospese.
"Avviata la centrale degli acquisti in ambito sanitario". Assessore l'abbiamo fatto noi.
"Centralizzato le gare per i presidi e ridotto i costi per presidi diabetici". Non è vero, perché, Assessore, avete fatto una delibera, ma non avete ancora indetto le gare. Avete dato mandato a SCR di valutare i fabbisogni. Non avete fatto gare! E anche questo va detto, Assessore: cominciamo a muoverci su un principio di correttezza anche nella comunicazione.
"Approvati i bilanci consuntivi 2012" (l'abbiamo fatto noi, Assessore) e 2013 di ASL e ASO (le do perfettamente ragione). "Vincolato i Direttori alla consegna dei consuntivi 2014". E' una legge del '95, non è una deliberazione regionale, e le posso garantire anche questo. "Assegnati obiettivi alle ASL e alle ASO". Sono delibere del 2013.
"Avviato le procedure per la selezione nazionale dei futuri Direttori".
Questo l'avete fatto veramente molto in fretta.
Torniamo però ad un'altra serie di partite che sono importanti. Mi permetta soltanto di capire una cosa:io vorrei capire come ridurre ancora la spesa per gestione, se, ad esempio, basterebbe introdurre. Mi pare, ma mi corregga se dico un'eresia, che in questo momento abbiamo almeno quattro presidi ospedalieri che sono pronti a distribuire il farmaco per l'epatite "C". Mi sembra che sia un farmaco, tra l'altro, che ha un costo significativo.
Pertanto, mi chiedo come si può immaginare di mantenere un equilibrio economico, quando sappiamo benissimo di avere delle variabili come questa che possono scostarsi in modo sistematico dai risultati economici del nostro sistema sanitario.
Vorrei sapere dov'è il riparto del fondo 2014. Siamo a fine 2014 e l'unico dato ufficiale è quello di febbraio fatto dalla precedente Giunta.
Ad oggi, abbiamo un fondo sanitario non ancora ripartito. Non diteci che non si fa riferimento. perché il Patto per la salute, seppure non approvato, ha ripartito il fondo sanitario. Pertanto, siamo assolutamente in grado di fare anche questo.
Vorrei capire come mai non sono ancora stati firmati i contratti con i privati accreditati per il periodo 2014-2015. O lo facciamo o non lo facciamo.
Assessore, sono 670 milioni di euro all'anno. Lei sa benissimo che le prestazioni continuano ad essere erogate, così come sa benissimo che arriveranno dei ricorsi.
Le sto ricordando questo, non per altro, perché non c'è soltanto la dialettica in Aula: ci sono le operazioni da fare, perché una programmazione richiede atti concreti da parte dell'Assessore e da parte dell'Assessorato.
Vorremmo capire cosa succede sugli extra LEA. Vi ricordo soltanto che siamo in piano di rientro e sul tema degli extra LEA non ci stiamo e non vi siete assolutamente mossi, ma mi sembra che gli extra LEA si continuino ad erogare.
Vorremmo capire da dove si prendono le risorse. Vorremo capire, come ricordava il collega Vignale prima, il motivo per cui continuiamo a ragionare sul tema dei primariati. Assessore, 184 primari sono stati nominati nel 2008 e nel 2009, all'epoca della Giunta Bresso. La Giunta Cota non ha nominato un primario.
Quindi, delle due l'una: o c'è qualcosa che non funziona, e probabilmente lei ritiene che la Giunta Bresso non fosse una Giunta vicina a lei, oppure il problema dei primari - mi permetta - è un non problema.
Così come il tema delle strutture complesse. Lei conosce meglio di me i numeri delle strutture complesse ad oggi non assegnate e non coperte.
Quindi, vorremmo capire il motivo per cui stiamo andando a dire che ridurremo le strutture complesse quando già, ad oggi, non sappiamo, in ambito territoriale, perché non ci è dato saperlo. Ma di queste strutture complesse una buona parte non è stata assegnata.
Così come ci piacerebbe sapere quale sarà l'impatto delle strutture semplici sugli atti aziendali.
Questi sono dati che servono per poter ragionare di sanità, Assessore.
E c'è un tema dirimente (l'ha detto prima il Consigliere Vignale e io lo ribadisco): attenzione alla torinocentricità.
Abbiamo riportato alcuni esempi, che non sono esempi legati a marchette elettorali, perché stiamo parlando del tema della salute.
Prendiamo il tema dell'ospedale di Susa. Non mi pare di essere stata io, la scorsa settimana, a sollevare il tema, ma lo risollevo. Non è solo un tema di punto nascite, Assessore. C'è un grosso problema: rimarrà aperta dai dati che voi avete dato, dalle poche e scarne tabelle - la medicina generale. Non ci sarà la rianimazione e non ci sarà l'ortopedia. Vi ricordo, ma non penso di doverlo ricordare a lei che conosce molto bene la Val di Susa, che quella zona ha una percentuale di traumatologia sportiva e stradale estremamente elevata.
Abbiamo deciso che l'ospedale di Susa rimane un ospedale con medicina generale a livello geriatrico? Diciamolo.
Abbiamo deciso che su Lanzo tagliamo e applichiamo con la scure un principio che non è capito? Lo dica, ma lo dica veramente, non continui a dire agli amministratori comunali che poi vedremo. E' vero che lei ha appena detto che questo sarà un piano che si svilupperà in due o tre anni però la certezza agli amministratori non si deve dare fra tre anni, ma adesso.
Le aggiungo un terzo esempio: DEA di secondo livello del San Luigi. Lei stava dicendo che non bisogna continuare a mantenere dei monopoli e stava riportando l'esempio dei DEA nell'area di Tortona.
Mi spieghi: a cosa servono due DEA di secondo livello ad un chilometro di distanza nel pieno centro della città di Torino? Qualche riflessione in più, Assessore, con dei dati che possano essere vagliati da tutti, per il bene dei piemontesi - non delle correnti politiche - lei ha il dovere di consegnarla a quest'Aula, perché non possiamo continuare ad immaginare di continuare a parlare e a sentir parlare per 32 minuti di nulla! La volta scorsa, l'accanimento sui primari e sulla buona o cattiva politica; oggi, una lezione ai colleghi che precedentemente erano già in Consiglio o in Giunta, ma il nulla sui dati oggettivi.
La produzione, Assessore, dipende anche dalle zone.
Come avete definito la territorialità? Come avete definito le competenze specifiche? Queste sono le cose che noi vorremmo sapere. Diventa difficile immaginare di poter ragionare su una sanità di livello. E Gianluca Vignale precedentemente le ha ricordato dati non della Giunta precedente, ma dati nazionali, in cui la sanità piemontese non è una sanità non di eccellenza.
Ma c'è un tema dirimente, Assessore. Anche lei, pur avendo un libro dei sogni, dovrà fare comunque i conti con il denaro. E, visto che voi state indicando che nel triennio 2015-2017 riuscirete a risparmiare 400 milioni di euro per fare spese per investimenti, sarebbe interessante (visto che nel 2017 si ritiene che la spesa per gestione sarà pari a sette miliardi e 600 milioni di euro, scendendo ulteriormente rispetto a quello già indicato per il 2015, vale a dire sette miliardi e 900), andare a vedere dove effettivamente verranno fatti questi risparmi. Perché, anche se aboliamo strutture complesse, le ricordo che il personale - che, come diceva lei già in questo momento è insufficiente - non si manda a casa. E non è la spesa della mensa o della mela cotta in più o in meno che si dà in reparto che fa ridurre i costi per poter risparmiare 400 milioni.
Vi ricordo che l'emodinamica, che state nuovamente valutando di chiudere, ha comunque una base, sul bilancio di cespiti, che genererà delle minusvalenze. Cosa faremo? Non le rileveremo questo minusvalenze per centinaia di migliaia di euro per far finta che il bilancio chiuda in pareggio, oppure andremo anche a valutare qual è la posizione economica di alcune scelte che, non solo sono dirimenti per il territorio, ma anche per le spesa sanitaria? Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Professionale Alberghiero Statale "G. Colombatto" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Professionale Alberghiero Statale "G. Colombatto" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Sessione straordinaria di Consiglio inerente a "Nuova rete ospedaliera" presentata dai Consiglieri Vignale, Bertola, Bono, Andrissi, Campo Mighetti, Frediani, Batzella, Berutti, Pichetto Fratin, Porchietto, Valetti e Ruffino


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito su "Nuova rete ospedaliera".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ottria; ne ha facoltà.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Intanto vorrei rassicurare i colleghi Vignale e Porchietto: molti Consiglieri del Partito Democratico sono nuovi, però non proveniamo dalla luna. Siamo tutti amministratori e in questi anni abbiamo vissuto le vicende legate alla sanità.
Io ho fatto l'amministratore per vent'anni e gli ultimi dieci sono stato Sindaco in un Comune in provincia di Alessandria.
Detto questo, capisco che nella contrapposizione politica, essendo questa una sede politica, le parti legittimamente portano argomenti a proprio favore, però il rimbalzo delle responsabilità che si sta cercando di usare, anche se contiene elementi oggettivi, è poco interessante, credo anche per la platea di amministratori oggi presenti in Aula.
Tuttavia, non voglio sottrarmi alla polemica.
Come amministratore, ritengo che in questi anni ci si sia voluti arrampicare sui vetri, sostenendo che non ci sono state responsabilità negli ultimi anni di amministrazioni.
Ricordo, a parte il quadro economico fatto prima dall'Assessore Saitta la cornice economica in cui ci muoviamo (il Piano di rientro dal 2011, i conti in rosso, lo sforamento di 400 milioni: questo anno mi pare di 200 o 300 milioni), che nei quattro anni della precedente Giunta sono stati fatti degli atti che, spesso, hanno trovato contrapposizione sul territorio anche trasversali, come magari sta succedendo pure in questi giorni.
Ricordo, però, che in quattro anni la precedente Giunta ha cambiato ben tre Assessori. E questo è già un elemento singolare. Sono stati fatti atti come quelli sulle famose Federazioni - volute e realizzate - per cui oggi ancora stiamo pagando funzionari che non hanno svolto nulla.
Ricordo - e non voglio farla troppo lunga sul punto - che gli ospedali di Acqui Terme e di Tortona, di cui oggi gli amministratori stanno venendo a rappresentare le criticità, hanno subito la chiusura del punto nascita con una delibera del 2013, quindi una delibera (non mi ricordo chi era l'Assessore) della Giunta Cota.
Questo lo vorrei ricordare, perché altrimenti potrebbe passare il messaggio che questa attuale Giunta in sei mesi ha fatto tutti i disastri possibili ed immaginabili in questo settore che, ricordo, non è solo l'80 del bilancio, ma rappresenta proprio un bisogno primario dei cittadini, a cui occorre dare delle risposte.
Questo, come primo punto.
Detto questo, la mia onestà intellettuale mi impone di fare alcune riflessioni anche alla Giunta attuale e al mio Assessore, con cui negli anni scorsi sono stato anche in contrapposizione: ricordo che nel 2011 ad Acqui Terme sono state raccolte 12 mila firme ed io ero in prima fila nella difesa dell'ospedale, una difesa politicamente trasversale, perché allora la Giunta voleva chiudere o declassare il DEA di Acqui Terme.
Sono riflessioni che, in parte, ho già espresso nel Consiglio di martedì scorso, ma martedì l'ho fatto su concetti generali, su principi generali, mentre oggi vorrei spingermi in un senso più propositivo, magari cercando di entrare più nel dettaglio.
Parto da una frase detta dall'Assessore la volta scorsa: dobbiamo avere l'ambizione di entrare nel merito e di agire volendo migliorare, di mettere i conti in ordine, ma anche di migliorare l'offerta sanitaria del Piemonte.
Questa è una sfida molto impegnativa che deve essere affrontata con polso fermo e con molto coraggio, ma anche con molta saggezza e - aggiungo con la maggiore condivisione possibile, specialmente con i cittadini.
In questi giorni, nei territori - l'ho visto ad Acqui anche l'altro giorno - sta passando un messaggio che non corrisponde al vero ed è insopportabile: "Chiudono gli ospedali".
Ho visto forze politiche che avevano manifesti con questa dicitura: "Chiudono gli ospedali". Ebbene, questo non è vero. Credo vada detto con forza che non è vero, però occorre anche entrare nel merito e spiegare quanto accadrà, che non sarà la chiusura degli ospedali, ma sicuramente sono parole che necessitano di alcuni chiarimenti.
Credo che questa riforma per poter essere condivisa nella maggiore parte possibile necessiti di una progettualità vera all'interno della riorganizzazione della rete ospedaliera, però non può prescindere dalla creazione di una vera rete territoriale, altrimenti rimarrebbe solo un annuncio, che rappresenterebbe un handicap per i servizi ai cittadini.
In presenza di servizi ambulatoriali fortemente indeboliti dai tagli trasversali e in assenza delle risorse e del progetto per implementare un'assistenza più capillare sul territorio, c'è il rischio di lasciare rilevanti fasce di popolazione senza assistenza, con un aumento delle situazioni in cui è l'evento acuto a determinare l'accesso al servizio sanitario nazionale.
Ho già segnalato che si corre il rischio di ragionare in termini troppo tecnicistici, ma è un rischio che la buona politica deve correre.
Si è detto che la produttività rispetto agli interventi - lo ripeto l'ho già detto martedì - è un rischio per la salute. Questo lo condivido produrre poco in termini di interventi sulla salute è sicuramente un rischio per la salute. Credo che sia un'idea che tutti condividano, ma, a mio avviso, nasconde anche un rischio, che noi dobbiamo evitare.
Qui rivolgo un richiamo alla Giunta: il rischio è di non riuscire ad intercettare e a dare risposte a tutti i cittadini, perché alcuni territori non riusciranno mai ad avere la produttività richiesta in termini generali.
Se è vero che non è l'offerta a creare la domanda, è anche vero che ad ogni domanda dei cittadini deve corrispondere una risposta. Questo è un principio sacrosanto, è un diritto e non è un localismo.
Dopo aver letto i documenti, mi domando, in ordine ai rischi, come verranno trattati i servizi di emodialisi. E' un punto importante, che interessa la vita di molti malati. Leggendo il piano sembrerebbe che per quanto riguarda la provincia di Alessandria ci sarà un unico centro, ma i dializzati dove dovranno proseguire le cure? Dove dovranno andare? Dovranno spostarsi ad Alessandria, ad Asti o da altre parti? Questo argomento richiede una spiegazione, ma è uno dei tanti.
Poi, veniamo all'ambito provinciale alessandrino. La situazione logistica dell'ospedale di Alessandria - sapete che è un ospedale-hub di eccellenza - rischia di collassare a causa della ricaduta che potrebbe determinarsi con la riduzione dei servizi negli altri ospedali. Non solo questa situazione potrà non essere recepita in termini numerici dall'ospedale di Alessandria, ma rischia di depotenziare la qualità degli stessi servizi dell'ospedale di Alessandria. Cioè, c'è il pericolo di dequalificarlo e di trasformarlo in un ospedale generalista, senza poter più offrire in termini di qualità i servizi che riceve attualmente, perch vi è un problema strutturale.
Data la situazione geografica della provincia, è molto probabile che i cittadini cerchino risposte nel centro della rete, indipendentemente dalle indicazioni fornite dalle Aziende. Ad esempio, si pensi a Novi e a Tortona dove la chiusura del punto nascite attuata dalla Giunta precedente non ha rappresentato la somma delle due precedenti strutture, ma solo un aumento del 30%, nonostante la vicinanza tra i due ospedali. Cioè, per quel servizio gli utenti di Tortona si sono rivolti fuori regione, in particolare a Voghera, in Lombardia.
Tra le possibili soluzioni che interessano il concetto di rete, intesa qui come implementazione, il riordino pensato dall'Assessore è incentrato sulle strutture, ma viene integrato con reti di specialità, cioè strutture semplici che facciano riferimento all'ospedale-hub, ma che possano operare in territori più lontani.
Il riordino che abbiamo immaginato interessa tutti gli ospedali del territorio, arrivando, secondo me, a saldi invariati, ad un risparmio di dieci strutture complesse (sostituendole con sette strutture semplici) e rispetto a quanto previsto dalla delibera di Giunta, ad una maggiore efficienza nella risposta alla domanda di salute dei cittadini.
Non so se sono stato chiaro. Secondo me, si può operare rispetto alle strutture complesse, rendendole semplici, in modo tale da allargare gli spazi generali della spesa.
A saldi invariati è stato chiesto.



PRESIDENTE

Collega, la prego di rispettare i tempi.



OTTRIA Domenico

Ho terminato.
Dicevo, a saldi invariati è stato richiesto se riusciamo a portare più strutture verso i cittadini, con un risparmio di spostamenti degli stessi verso i grandi centri. Ad esempio, per gli ospedali di Acqui e Tortona oltre alle strutture di medicina, chirurgia e ortopedia, si potrebbe prevedere il mantenimento di strutture semplici di cardiologia, agganciate all'ospedale di Alessandria, e un numero di letti congruo di terapia intensiva, o subintensiva, cardiorespiratoria e post chirurgica.
Se ci sono alternative in campo, è necessario prenderle in considerazione e, fatto salvo il paletto imposto dal Presidente Chiamparino, data l'esiguità della tempistica, aprire un tavolo di discussione che in brevissimo tempo porti ad un piano di riordino più efficace e più efficiente. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Colleghi, vi chiedo un attimo di attenzione.
Rimangono da svolgere ancora dodici interventi, per cui, se ognuno di voi dovesse, per assurdo, essere scrupoloso e stare nei dieci minuti, non riusciamo a terminare i lavori di questo Consiglio straordinario con la discussione e la votazione dei numerosi atti di indirizzo collegati.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Il pomeriggio non si può, perché è convocato l'altro Consiglio.
Allora, la mia proposta è la seguente: durante l'intervento del Consigliere Bono, al quale darò ora la parola, i Capigruppo, se vogliono possono riflettere ognuno con se stesso; poi, se addivengono ad una conclusione, ognuno con se stesso, si fanno portavoce e cerchiamo di trovare una sintesi per il pomeriggio.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come abbiamo detto ieri in Commissione, il Consiglio straordinario è stato richiesto a prima firma dal collega Vignale.
Noi abbiamo inteso firmare con convinzione la richiesta di discussione in Aula per un motivo ben preciso: ad oggi, in Commissione non abbiamo visto da parte della Giunta, in particolar modo da parte dell'Assessore Saitta, la disponibilità a portare i dati, ad illustrarli, a condividerli e a ragionarci sopra. E' una indisponibilità che ha coinvolto in parte la stessa maggioranza, che, a volte, magari non aveva le informazioni di quanto accadeva sul territorio; ovviamente, la maggioranza ha strumenti in più rispetto alle opposizioni per ottenere informazioni, dati e quant'altro.
Quindi, con questo Consiglio straordinario chiediamo all'Assessore Saitta di volere essere più puntuale in Commissione. Ricordiamo ancora che per avere la delibera n. 1-600 di revisione della rete ospedaliera abbiamo dovuto praticare una tattica di ostruzionismo in Commissione bilancio l'Assessore Saitta si ricorda sicuramente - nei confronti dell'Assessore Reschigna e non nei suoi confronti, che doveva stampare la delibera e portarcela. E' la delibera che doveva essere approvata in Giunta il lunedì di due settimane fa; invece è stata rinviata a mercoledì, all'ultimo proprio per evitare la discussione in Consiglio, dove ci sarebbero dovute essere le comunicazioni.
Quindi, un atteggiamento un po' strano, Assessore, perché se lei è così convinto di questa riforma visto come l'ha illustrata per trenta minuti in Consiglio regionale prima, ricevendo anche le lodi da parte del Presidente Chiamparino, io non capisco le motivazioni per le quali ci debba essere questa reticenza a dare i documenti. I documenti devono essere dati e non dobbiamo scoprirli dalle agenzie di stampa o leggendo i giornali il giorno dopo, perché lei alcune informazioni le passa ai giornali. Questa è la prima richiesta che noi facciamo con questo Consiglio straordinario. Ma l'abbiamo già detto, l'abbiamo già fatto. Lo diciamo anche per i Sindaci non solo per i Sindaci del Tortonese, ma per i Sindaci di tutto il Piemonte e per i cittadini di tutto il Piemonte che devono avere le informazioni come diceva il Presidente Einaudi e ribadisco anch'io, "per conoscere e correttamente deliberare".
Assessore Saitta, lo dico anche a lei, perché il vantaggio è anche suo nel senso che se i cittadini sono informati, forse non cascano nelle trappole di cui parlava il Consigliere Ottria, in cui, magari, qualche parte politica dice che chiudono gli ospedali, facendo un po' terrorismo mediatico. Ma se non hanno idea di quello che succede i cittadini sono preoccupati, soprattutto, come è stato ricordato, giustamente, per chi non vive a Torino, e lo dico da torinese, torinese della città di Torino.
Perché fuori i servizi sono più rarefatti, gli ospedali richiedono più tempo per essere raggiunti e sono distribuiti geograficamente in maniera diversa rispetto alla città di Torino.
Quindi, noi dobbiamo dare delle risposte concrete e precise sul territorio, e questo ad oggi è mancato.
Soprattutto, nella scelta dei presidi ospedalieri da declassare, noi chiederemmo che non si seguisse la logica della divisione, della guerra tra poveri, perché quando noi da esterni, come me che abito in provincia di Torino, vediamo che si mettono contro gli abitanti e gli amministratori di Tortona contro quelli di Novi Ligure, quelli di Verbania contro quelli di Domodossola, non facciamo - lo dico al plurale - un buon servizio alla Regione Piemonte.
Questi sono dati evidenti a tutti. Non ci sarebbe una cinquantina di Sindaci oggi qui se la riforma fosse stata fatta in maniera trasparente sul territorio e condivisa. Se hanno delle richieste e delle giuste osservazioni, Assessore, li riceva e faccia sì che le scelte siano le più condivise possibili.
Noi su questo abbiamo presentato degli ordini del giorno e li discuteremo successivamente, come abbiamo già detto, per cercare di uscire da questa logica di contrapposizione.
Lo stesso ragionamento lo possiamo fare sul Torinese: state scegliendo di declassare un ospedale importante, come il San Luigi di Orbassano. Lei Assessore, dirà che in realtà si mantengono tutta una serie di specialità e di eccellenze, dal Centro regionale per la sclerosi multipla ad altri centri, ma poi dovremmo vedere l'applicazione reale, perché, come è stato più volte ricordato, lei ha costruito con il Direttore Moirano un bellissimo algoritmo fatto con i dati dell'AGENAS, perché questo avete fatto.
Quindi, quando i colleghi chiedono se voi avete la suddivisione per presidi e reparto per reparto, sono convinto che voi non l'abbiate ancora perché noi abbiamo studiato la deliberazione, Assessore, e non so se questo può confermarcelo o meno: voi avete fatto un semplice calcolo ragionieristico. Avete preso le giornate di ricovero ospedaliero ordinario e day hospital, l'avete moltiplicato per un dato che avete preso da stime nazionali, 0,8 il dato di riempimento per acuti dei letti ospedalieri di ricovero e 0,85 riempimento, per post-acuti e avete ottenuto i numeri che ci sono in tabella. Poi, avete aggiunto mobilità passiva e mobilità attiva e avete ridotto ulteriormente di 0,15 i post-acuti perché sforavano troppo dal dato stabilito.
Questi sono calcoli ra-gio-nie-ri-sti-ci che ci aspettavamo da Monferino. Chiedo scusa ai colleghi del centrodestra, non me ne vogliano.
Visto che l'avete tanto criticato e anch'io l'ho criticato, lo ammetto perché faceva calcoli ragionieristici da manager Iveco e manager FIAT che viene e pensa di sostituire un motore invece di avere a che fare con i pazienti. Non caschiamo, anzi mi sa che ci siete già cascati, nella stessa logica! Cioè, semplici calcoli.
Noi vorremmo capire come questi tagli di 2.228 posti letto (1.600 in acuto e 600 nei post-acuti) si calino sul territorio. Se c'è un rimpallo di responsabilità tra destra e sinistra, noi vogliamo sgombrare ogni possibile dubbio in materia. A noi non interessa per niente il discorso sui primari delle strutture complesse e delle nomine, perché sapete benissimo che noi alle nomine non partecipiamo, non abbiamo primari e non vogliamo nominare primari. Vogliamo capire quanti posti letto, quale produzione, quali risposte sul territorio e quali servizi vengono dati ospedale per ospedale.
Quella è la risposta, perché se ci dice che tagliate 1.600 posti letto per acuti e che non solo la produzione rimarrà la stessa, ma aumenterà, beh, o Saitta ha scoperto la bacchetta magica, e anche Chiamparino, ma saremmo contenti. Presidente, noi saremmo contentissimi.
Siamo piemontesi e vorremmo che il Piemonte funzionasse. Adesso, sono un po' scettico, datemi almeno questa liceità di essere almeno un po' scettico, perché non capisco come pensate di farcela. Il calcolo ragionieristico l'ho capito, cioè aumentare l'occupazione dei posti letto dal 75% a 80%. Come intendete farlo? Perché questa è anche la domanda delle domande. È stato ricordato che alcuni presidi ospedalieri nel Torinese hanno già un riempimento dell'85%. O se guardate i mesi, agosto è classicamente un mese in cui il riempimento è del 65% di posti letto. A dicembre è già dell'85%. Come arriviamo al 100%? Vuol dire che avremo di nuovo le barelle in pronto soccorso con i pazienti fermi perché non possono andare nei reparti perché avete diminuito i posti letto, quindi non abbiamo più possibilità di ricoverare.
E' questo lo scenario che ci dobbiamo aspettare? Ancora, veramente avete calcolato un riempimento di posti letto su 365 giorni l'anno? Comprensivi di sabati, domeniche, festivi, Natale, capodanno e ferragosto? Veramente, Questo è un calcolo ragionieristico, ma vuol dire che probabilmente non siete mai entrati in un ospedale! Perché sapete benissimo che si cerca di dimettere il venerdì pomeriggio e di fare il pre ricovero la domenica pomeriggio per il ricovero di lunedì, perché il sabato e la domenica gli ospedali viaggiano a regime ridotto. O ci dite che il sabato e la domenica volete potenziare il personale, quindi assumere perché oggi non abbiamo il personale per far girare a pieno regime anche il sabato e la domenica gli ospedali e allora raggiungere l'80 dell'occupazione, o non ho capito come pensate di fare.
Ancora, il day hospital. I dati che ha citato il collega Vignale sono corretti, c'è scritto nella deliberazione. Noi abbiamo un'appropriatezza di ricoveri elevatissima, 142 ricoveri per mille abitanti, e abbiamo anche un day hospital che funziona sopra la media nazionale. La media è al 25% e noi siamo al 30%.
Si dice che il day hospital dovrebbe avere un ricovero di 1,5 ricoveri per 250 giorni, almeno sui day hospital avete tolto sabato e domenica perché sapete che il fine settimana è chiuso, ma voglio capire come si arrivi alla media di 1,5, perché oggi siamo intorno a 1/1,5, il che vuol dire che ricoveri alle 8.00 di mattina in day hospital, all'una dimetti all'una e mezza ne prendi un altro e lo dimetti alle 16.00. Insomma, con un minimo di valutazione sugli orari.
Vorrei capire come si può fare questo. Anche su questo dato c'è una valutazione ovviamente tecnica da fare, quella che noi vorremmo fare in Commissione, quella per cui ci obbligate a richiedere Consigli straordinari, e non sarà né il primo e neanche l'ultimo, se continuate a negarci i dati. Non è una minaccia, né un ricatto e neanche un'estorsione o quant'altro.
Sulla rivisitazione della rete ospedaliera nei singoli presidi parleremo negli ordini del giorno, ne parleranno alcuni colleghi che sono del territorio e analizzeranno nel dettaglio, ma un altro dato che mi sentivo di ricordare chiudendo l'intervento è che se la deliberazione dice che il taglio deve essere almeno del 50% sul pubblico, voi avete fatto un taglio del 63,5% sul pubblico e del 36,5% sul privato dei posti letto.
Quindi, anche queste sono valutazioni da fare. Se voi dite che avete cercato di non favorire troppo il privato, posto che non ci sia una logica per cui noi diciamo favoriamo uno o favoriamo l'altro, però una valutazione in questo senso andava fatta.
I posti letto sono stati praticamente aumentati, poi, c'è stata la correzione per quanto riguarda le post-acuzie nel privato e quindi di nuovo andiamo, come dire, nella logica di favorire il privato in attesa di quello che diceva, giustamente, una collega, cioè di rivedere i rapporti con il privato, perché oggi il privato o funziona o diventa un peso stesso per la Regione rispetto al pubblico.
Chiudo dicendo che abbiamo tanti dubbi. Aspettiamo i dati di come calare questa riforma che, ribadisco, taglierà 2.238 posti letto, a fronte di 1.330 posti letto ospedalieri, di continuità assistenziale. Lì vogliamo vedere, vorremmo vedere quali presidi chiuderete in relazione al territorio e come potenzierete veramente la continuità assistenziale. Perché di chiacchiere ne abbiamo sentite tante, si usano le sigle CUP, AFT e UCCP, ma vogliamo risposte chiare e concrete nei termini, perché ad oggi i CAP non hanno svolto quella funzione di evitare i passaggi in pronto soccorso perché funzionano solo come degli ambulatori aggregati e non come dei poliambulatori plurispecialistici.
Quindi questa è veramente la sfida, ma la riforma del territorio andava fatta prima dei tagli sull'ospedale. Invece voi avete di nuovo fatto ancora tagli sugli ospedali, senza potenziare i territori. E penso che questo causerà una mobilità passiva verso la Lombardia che ci costerà almeno 50 milioni di euro, a partire dal prossimo anno.
MONACO Alfredo (fuori microfono) Signor Presidente, chiedo un breve briefing dei Capigruppo.



PRESIDENTE

D'accordo, qualche minuto di sospensione.
Invito i Capigruppo di avvicinarsi al banco della Presidenza. Grazie.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.12, riprende alle ore 12.14)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Capigruppo di opposizione, in accordo con i Capigruppo di maggioranza, hanno chiesto di proseguire il Consiglio straordinario nel pomeriggio per due ore. Detto questo, invito ulteriormente i colleghi a stare comunque nei tempi e, se qualcuno accorcia, fa una gentile cortesia a tutta l'Aula.
Ha chiesto la parola la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Cercherò di stare nei tempi, partendo dal tema dei localismi. Abbiamo fatto cinque anni in Provincia, io come Consigliere e l'attuale Assessore alla sanità come Presidente, e ricordo che spesso abbiamo trattato ordini del giorno sulla soppressione, chiusura o riconversione di ospedali. La percezione, mi pare, è che nei passati cinque anni fosse diverso.
Riesco anche a non prendere seriamente il concetto legato alla pressione da parte dei primari sulle scelte fatte in passato perché, avendo anche una certa conoscenza del precedente Assessore Monferino, mi pare difficile vederlo legato a queste logiche.
Rifletto invece sulla grande frammentazione della rete ospedaliera, che è stata riportata da AGENAS. Dico che non ci deve preoccupare che ci siano tanti reparti sui tanti primari. Invece, mi sembra di aver letto che ne saranno fatti altri, quindi anche questo aspetto stupisce.
Chiediamo di avere contezza dei luoghi dove oggi ci viene detto che c'è poca sicurezza e quindi - lo dico papale, papale - vengono chiuse strutture, reparti ed ospedali. Io ritengo che, se è in nome di questo tipo di sicurezza, allora occorre andare a creare questa sicurezza, prima di dire che si chiudono ospedali.
Credo che la sfida di ieri, come quella di oggi, deve essere quella, da parte della Regione, dell'Assessore, del Presidente, di noi tutti, di ascoltare gli Amministratori che, a loro volta, ascoltano i cittadini che poi fruiranno delle prestazioni.
Noi sappiamo già che i bacini piccoli - quelli che, mi pare di capire offrono poca sicurezza - verranno nuovamente e ulteriormente penalizzati perché subiranno altri tagli, e io penso che questo sia inaccettabile. Nel raggio di tantissimi chilometri, non ci saranno più ospedali.
Sulla mobilità. La gente si sposta oggi perché ci sono pochi ospedali di riferimento, a fronte delle riclassificazioni e riconversioni, e lo farà ancora di più.
Sugli obiettivi dei primari, sulla scarsa occupazione dei letti ho altri dati; mi verranno sicuramente forniti elementi più precisi, ma la degenza media negli ospedali di medicina si è ulteriormente abbassata.
Negli obiettivi ai primari vengono chiesti - credo - 10/11 giorni di degenza media, e poi dobbiamo chiederci come escono i pazienti da quegli ospedali, perché è come se ci fosse un gong e, da quel momento in poi, il paziente viene dimesso.
Allora mi chiedo: perché, se ci sono dei letti inoccupati, si rimane giorni e giorni in barella nel pronto soccorso, quando forse viene detto che ci sono dei letti liberi? Io ho fatto una mozione, che spero venga discussa oggi, sulla continuità assistenziale. Quella di bassa intensità oggi è paragonabile ad una casa di riposo, ed è per questo che richiediamo l'innalzamento all'alta intensità, perché almeno riesce a dare qualche risposta in più e a decongestionare i reparti di medicina.
L'assistenza domiciliare: va bene, benissimo. Deve essere potenziata debbono essere date risorse ai consorzi, perché non è sanità, ma spesso è sicuramente sostitutiva di ricoveri. Vanno benissimo le radiografie a domicilio, ma questo è un progetto che deve essere attivato, come la telemedicina, che deve essere attivata, ma oggi mi sembra che sia a un livello minimo di sperimentazione e solo per alcuni territori.
Preoccupano le parole "ci pensiamo", quando l'Assessore ci dice questo.
Come mi preoccupano le riconversioni fatte in nome della rosa, e io dico in nome della legge. Gli ospedali che vengono ridimensionati non sono più ospedali, e questo l'ho imparato nella passata campagna elettorale nel mio Comune, ma anche nella campagna elettorale da Consigliere regionale.
Ricorderete, colleghi, quante visite agli ospedali, per anni dimenticati da parte di Consiglieri regionali che dicevano che gli ospedali non andavano riconvertiti. Mi viene in mente Carmagnola, il reparto di maternità, che oggi - guarda caso - comunque ci viene detto che non verrà riaperto, mentre mi pare che, da parte di quella che era minoranza allora e maggioranza ora, ci sia un tema un po' diverso.
Vi racconto un fatto molto particolare. Le PEG per gli utenti delle case di riposo venivano sostituite in struttura; ora si parla di avere un ospedale sul territorio. Vi dirò poi e spiegherò meglio all'Assessore questo contesto, perché non mi pare logico dirlo qui: bene, oggi i ricoverati non autosufficienti, paralizzati da anni, che hanno una PEG da sostituire, devono andare in ospedale. E sapete che cosa vuole dire? Ambulanza pagata dal familiare andata e ritorno, quando sappiamo di non avere delle ambulanze sul territorio. Questo mi sembra che sia un elemento in controtendenza rispetto a quello che è stato detto dall'Assessore.
E parlo di Susa, che non può essere toccata: del punto di primo intervento di Giaveno, che ci fa capire, come si dice, che nel 2015 verrà chiuso. Parlo della bassa intensità di Pomaretto e di Torre Pellice, che non si possono permettere una continuità assistenziale di questo genere.
E' stato detto da parte di qualche collega di entrare nel merito di queste tematiche. Io credo che siamo assolutamente disponibili a farlo collega Ottria.
Chiudo sull'ospedale di Lanzo, dicendo quello che oggi ha l'ospedale di Lanzo: 48 posti letto di medicina generale, 25 posti letto di lungodegenza, 12 posti letto di day hospital oncologico, otto posti letto di day surgery, un punto di primo intervento aperto dalle ore 8 alle 20 una radiologia, un laboratorio analisi già condiviso e integrato con l'ospedale di Ciriè, poliambulatori multispecialistici. E faccio una domanda. I ricoveri di medicina di Lanzo sono all'incirca 1.400 all'anno.
Tenuto conto che la medicina funziona bene, con una degenza media in linea con gli standard regionali, che Ciriè è già soffocata dai ricoveri di medicina tanto che ricovera anche nei reparti chirurgici e non potrebbe in alcun modo accogliere altri ricoveri né tanto meno gli ospedali più vicini (parlo del San Giovanni Bosco e Maria Vittoria), se si pensa un intervento sull'ospedale di Lanzo, come si pensa di dare risposte a quel territorio? Ho trattato Lanzo perché è emblematico; nei prossimi Consigli tratteremo gli altri ospedali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Aprirei il mio intervento chiedendo un favore all'Assessore Saitta.
Visto che tutte le volte che ci incontriamo, non solo in Consiglio, in Commissione o in provincia di Alessandria come è capitato la settimana scorsa, mi rassicura sul fatto che l'ospedale di Acqui farà riferimento all'hub di Alessandria, non al DEA di primo livello di Novi, chiederei cortesemente, visto che si tratta di spostare un asterisco (c'è una tabella allegata alla DGR secondo cui noi facciamo riferimento all'ospedale di Novi), di fare un piccolo intervento nella prossima Giunta: fare in modo che quell'asterisco da Novi vada su Alessandria, altrimenti non mi sento tranquillo. Non sto più dormendo la notte.
Un appunto sul suo intervento, Assessore. Questo Consiglio si è aperto con alcune osservazioni del Consigliere Pichetto. Il Consigliere Pichetto ha fatto un'osservazione principale relativa ai dati delle singole realtà ospedaliere del Piemonte, che verranno toccate dalla revisione della rete.
Lei ha già avuto occasione di replicare, ma tutto il suo discorso non è andato su questo fondamentale argomento. Noi abbiamo bisogno di dati certi dati su cui aprire un tavolo, aprire una discussione insieme ai territori senza creare allarmismi, senza creare il terrore sulla stampa.
Voi ci avete accusato di cinismo politico, ma il cinismo politico è solo una lettura dei documenti che ci sono stati forniti. Se i documenti che ci sono stati forniti sono parziali, noi dobbiamo dare una lettura parziale. Noi abbiamo ascoltato il suo intervento e il suo intervento ci ha portato alla mente discorso già fatti. Sembra quasi un suo ripetere le cose ad una platea di ignoranti. Ignoranti lo siamo perché non abbiamo i dati su cui riflettere. Non abbiamo dati su cui fare valutazioni nel merito.
Che cosa dobbiamo desumere da questa mancanza cronica di dati? Da questa mancanza cronica di dati già vista tra gli allegati della delibera che abbiamo sudato andando a fare anche ostruzione su altri temi, come sul bilancio per ottenere questi dati. Dobbiamo pensare male? Dobbiamo pensare che sia un metodo per tenersi le mani libere? O dobbiamo pensare che ci siano dei buchi, che ci siano delle sostanziali non prese di posizione o delle sostanziali mancanze nella programmazione, come diceva la Consigliera Porchietto? In entrambi i casi, noi siamo fortemente preoccupati.
Questa stagione del confronto, che viene sempre osannata, viene sempre portata ad esempio come buon metodo da portare avanti per un ascolto del territorio, per un ascolto delle esigenze degli utenti finali, non arriva mai. Vogliamo capire perché: vogliamo capire se questa stagione del confronto è una campagna elettorale perpetua, una promessa infinita, o se prima o poi arriverà a compimento. Noi ce lo auguriamo di tutto cuore.
Chiaramente, siamo sempre meno disincantati.
Il discorso della revisione. Il discorso della revisione, come diceva il Consigliere Berruti, è stato fatto a volo d'uccello. Si è andati ad esaminare dei numeri, che non danno sicuramente il dato fondamentale delle singole strutture, non si è andati a vedere qual è la qualità delle singole strutture, non solo in termini di produzione, ma in termini fisici. Non si è andati a vedere quali sono i meccanismi per cui una struttura può essere più sicura di un'altra.
In provincia di Alessandria abbiamo avuto un'alluvione che dura da un mese e che continua. Quando abbiamo delle strutture che finiscono con l'acqua nei reparti e con l'acqua che non li rende accessibili, dobbiamo fare delle riflessioni serie: risparmiamo dei soldi, ma dobbiamo reimpiegarli per fare nuove strutture in posti idonei, in posti collegati alle infrastrutture, in posti che, in caso di alluvione, siamo sicuri di raggiungere. Altrimenti spenderemo di nuovo dei soldi che, come nel caso degli ultimi soldi spesi per l'ospedale di Tortona (negli ultimi anni sette milioni di euro) sembrano, con questa delibera, andare in fumo.
In tutto questo discorso manca un tassello fondamentale. Se veramente vogliamo mantenere i servizi, se veramente la revisione della rete è una revisione che non andrà a toccare i servizi, dove saranno i risparmi? Dove saranno i risparmi da reimpiegare in una revisione concreta, in una visione strutturale e delle strutture della rete ospedaliera? Perché non parliamo degli sprechi veri della sanità? Gli sprechi che hanno costretto questa sanità a rincorrere le cifre e a rincorrere un taglio dei servizi. I discorsi sono quelli degli appalti della sanità. Appalti fuori controllo.
La butto lì: entrato in Assessorato, sarei andato a verificare come sia possibile che negli appalti della sanità piemontese sia stato possibile fare una cosa mai vista: la proroga degli stessi. E' una cosa mai vista che va denunciata. Mi sarei preso una settimana per fare degli esposti Assessore. Anche un mese. E' da lì che si riprendono in mano i soldi, è da lì che andiamo a vedere chi è responsabile e chi è ancora responsabile lì.
Per questo dobbiamo andare a vedere un'altra revisione strutturale. La revisione strutturale dell'apparato amministrativo delle nostre ASL.
Leggevo una tabella, non ci credevo, ma il parametro giusto è il 7% per gli amministrativi. Noi abbiamo un'ASL che si avvicina al 7% (il 7,6 perché il personale amministrativo viene esternalizzato, in realtà è più alto). La media si aggira intorno al 15%, cioè il doppio. Perché succede questo? Noi non abbiamo bisogno di gente che produce carta, ma abbiamo bisogno di gente che produce sanità.
Un ultimo appunto sulla marginalità. Abbiamo dei territori che, pur essendo dei territori che hanno conosciuto uno sviluppo industriale comportando uno sviluppo demografico non pari a quello delle grossi città hanno una certa ricchezza e un certo benessere, ma abbiamo anche delle zone marginali che non hanno conosciuto benessere e ricchezza, ma solo spopolamento e continue perdite di servizi. Se la rete ospedaliera era organizzata in questo modo, dobbiamo fare una riflessione. Non era solo un sintomo di sprechi, c'erano delle ragioni. Probabilmente c'erano anche delle ragioni politiche, ma ci saranno anche state delle ragioni logistiche.
Prima di tagliare tutto, dobbiamo fare delle serie riflessioni sulle caratteristiche dei territori e sulla marginalità di alcune aree: noi abbiamo dei Comuni del Tortonese che confinano con l'Emilia Romagna qualcuno si ricorda che c'è un lembo del nostro territorio che confina addirittura con l'Emilia Romagna? Bene, lì i servizi non arrivano e spero che questa revisione venga cambiata e vada nel senso di un'estensione dei servizi a queste persone, che vivono già in aree ampiamente disagiate.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Partirei da qui, dal capire dove ci troviamo: se ci troviamo a Parigi nel '47, dove allora le forze politiche e gli Stati, dopo un conflitto - ho come riferimento la IX Legislatura - cercavano le ragioni per stare insieme verso un trattato di pace, oppure se ci troviamo a Maastricht nel '92 per ridefinire le regole complessive per una nuova sanità sostenibile.
Parigi o Maastricht, in ogni caso - e non vorrei che fosse rilevato il carattere ecumenico del mio intervento - devo dire che ci sono molti più punti che accomunano maggioranza e opposizione di quanti le dividono. E non vorrei che questa fosse considerata come una provocazione; non lo è: è un modo concreto per capire qual è il punto in cui ci troviamo e come possiamo ripartire.
A proposito dei punti che ci accomunano, mi pare di aver compreso che il primo sia che non è in discussione il tema della chiusura delle strutture ospedaliere: tutti siamo d'accordo, cioè, rispetto al fatto che nessuno ospedale verrà chiuso. E anche che stiamo utilizzando parametri oggettivi, cioè quelli del Patto per la salute e i risultati del programma "Esiti" dell'Agenas. Così come mi pare che sia un punto condiviso - almeno così mi è sembrato da tutti gli interventi - che la sanità piemontese è troppo frammentata, con troppe strutture complesse a bassa produzione.
Vado oltre, Presidente. Siamo tutti d'accordo rispetto al fatto che nel 2015 non potremo spendere più degli otto miliardi di euro del Fondo Sanitario Nazionale; così come siamo tutti d'accordo che gli errori della politica vi sono stati: una politica inadeguata del centrosinistra e del centrodestra, che non si sono fatti carico delle sostenibilità economiche delle scelte.
Siamo anche d'accordo tutti, Presidente e Assessore, rispetto al fatto che dobbiamo cambiare, per evitare di affossare la sanità pubblica.
Ma ci sono altri punti e altre questioni sui quali siamo tutti d'accordo. Ad esempio, conveniamo sul fatto che, nel momento in cui immaginiamo il riordino della rete ospedaliera e ci diamo come tempo tre anni, non dobbiamo partire subito, da gennaio, con il riordino della stessa, ma da subito dobbiamo immaginare come potenziare la rete delle emergenze; oppure - altro punto - non dobbiamo avviare la riforma della rete ospedaliera, se contestualmente non potenziamo le politiche del territorio, tutte: le reti delle professioni, quelle tra gli ospedali e il territorio, tra la sanità e i gestori delle politiche sociali, la rete della ricerca. Impieghiamo allora tre anni per fare tutto in armonia insieme.
Siamo tutti d'accordo che dobbiamo rivedere il rapporto con il privato.
Siamo d'accordo tutti - e mi pare di averlo evinto in tutti gli interventi che abbiamo bisogno di sbloccare le assunzioni, soprattutto del personale infermieristico, perché finora adesso il sistema ha retto la sfida anche grazie alla passione e alla competenza di chi tutti i giorni lavora nelle strutture.
Presidente, Assessore, colleghi, siamo anche tutti d'accordo che sul tema delle proroghe degli appalti dobbiamo dire basta: siamo tutti d'accordo. Così come siamo tutti d'accordo in merito al fatto che abbiamo bisogno, mercoledì in Commissione, di ottenere quelli che il Consigliere Pichetto all'inizio, per motivare le ragioni per cui noi siamo qui oggi in questo Consiglio regionale, ha definito gli elementi di dettaglio sui criteri e le ricadute della delibera. Siamo tutti d'accordo: ne abbiamo bisogno, perché dobbiamo confrontarci su questi dati.
Quegli elementi di dettaglio che mancano e su cui, appunto discuteremo, servono infatti per andare sui territori per confrontarci anche con gli Amministratori comunali e con i tanti, legittimi, portatori di interessi pubblici e privati del territorio e per evitare ulteriori conflitti; per definire, ad esempio, le specialità oltre quelle previste per norma negli spoke e negli ospedali di territorio. Anche su questo siamo tutti d'accordo, altrimenti non ci rimane, senza quegli elementi di dettaglio, che dividerci; dividerci però - e anche su questo sono d'accordo sul tema della retorica.
Presidente, utilizzerò - su suo consiglio - meno dei dieci minuti.
Queste che seguiranno non sono parole mie, ma le trovo importanti in questa fase e molto utili, in questo dibattito, per capire come mantenere inalterata la qualità dei servizi socio-sanitari, e sanitari in particolare, che eroghiamo a tutti i cittadini della nostra Regione, a prescindere dalla loro residenza e dal luogo in cui vivono: gli stessi servizi, gli stessi diritti. Ecco cosa può dividerci, se non avremo presto la possibilità di discutere nel dettaglio il tutto.
Ho scelto queste parole: "Spesso, ormai, mi sono recato con mio fratello e con altri medici da qualche ammalato che non voleva bere medicine o mettersi in mano al medico lasciando che questi praticasse tagli o cauterizzazioni, e, mentre il medico non riusciva a persuaderlo, io lo persuasi con non altra arte che la retorica. Sostengo, anzi, che, se un retore e un medico arrivassero in una città qualsiasi, e se si trovassero a dover competere a parole nell'assemblea o in un'altra pubblica adunanza su quale dei due vada scelto come medico, il medico non avrebbe alcuna possibilità di uscirne vincitore, ma la scelta cadrebbe su quello capace di parlare, ammesso che costui lo volesse. E se si trovasse a competere con qualsiasi altro specialista, il retore saprebbe persuadere a scegliere s piuttosto che chiunque altro. Non c'è infatti argomento di cui il retore di fronte alla folla, non sappia parlare in modo più persuasivo di qualsiasi altro specialista".
Ecco, noi abbiamo bisogno di andare oltre le parole. Noi abbiamo bisogno di superare i congegni e i meccanismi della persuasione. Noi abbiamo bisogno di fare ciò che serve e abbiamo bisogno di dimostrarlo giorno dopo giorno sui territori.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Tecnico Industriale Statale "J. C. Maxwell" di Nichelino (TO)


PRESIDENTE

Salutiamo i ragazzi dell'Istituto Tecnico Industriale Statale "J. C.
Maxwell" di Nichelino in visita a Palazzo Lascaris con i loro insegnanti.
Rivolgo un caloroso saluto dal Consiglio regionale e l'augurio di buon pomeriggio.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Sessione straordinaria di Consiglio inerente a "Nuova rete ospedaliera" presentata dai Consiglieri Vignale, Bertola, Bono, Andrissi, Campo Mighetti, Frediani, Batzella, Berutti, Pichetto Fratin, Porchietto, Valetti e Ruffino


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sul riordino della rete ospedaliera.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Ho ascoltato con attenzione l'intervento del Consigliere Ravetti e mi sembra che, dopo la relazione dell'Assessore Saitta, dal dibattito arrivino già delle risposte.
Quando il Consigliere Ravetti dice che non si chiude nessun ospedale apprendo quindi che anche il Gruppo del Partito Democratico voterà la nostra mozione sull'Ospedale di Lanzo, oggi pomeriggio. Questo è un aspetto positivo, che contraddistingue una prima risposta al dibattito della mattinata.
Ci sembra anche di comprendere - questo va a favore dei Sindaci presenti e del Consigliere regionale Berutti, con il quale mi accomuna, per motivi familiari, una conterranea frequentazione della città di Tortona che il DEA di Tortona, piuttosto che di Acqui, venga meno (perch altrimenti verrebbero meno gli ospedali di Tortona e di Acqui). Questo pomeriggio, probabilmente, sentiremo la conferma dell'Assessore Saitta.
Talvolta il mio Gruppo mi accusa perché ho una laurea in ingegneria che è un po' tecnica, ma a mio avviso bisogna discutere di numeri e avere delle risposte precise rispetto ai dati che vengono citati nell'ambito del nuovo Piano sanitario.
Ci risulta incomprensibile - l'Assessore al momento è assente, ma credo che il Governatore riporterà la mia istanza al collega Saitta, che saprà fornirci una risposta precisa oggi pomeriggio, perché non è retorica, come diceva il Consigliere Ravetti, ma numeri matematici - il fatto che una legge nazionale ponga 3,7 come limite di posti letto per 1.000 abitanti, e il Piano sanitario della Regione Piemonte ne preveda 3,5, con ben 223 posti letto in meno per acuti, e una sovrabbondanza di posti per non acuti (1.509 posti in più). Vorremmo una spiegazione in termini numerici, un chiarimento che giustifichi il motivo per cui non attendiamo alla legge nazionale.
Speriamo che oggi pomeriggio pervenga una risposta anche in questo senso.
Pensate che nel 2005-2006 la percentuale di incidenza della sanità rispetto all'intero bilancio della Regione Piemonte si aggirava intorno al 75%. Nel 2014 supera l'82%, nonostante i risparmi (chi mi ha preceduto ne ha parlato relativamente agli appalti). Nell'amministrazione precedente che è stata razionalizzata e centralizzata, solamente per la gara dei farmaci si sono registrati risparmi per 60 milioni. Ma mentre si risparmiavano questi 60 milioni - facciamo anche nomi e cognomi! - due ASL piemontesi, la Torino 4 e la Torino 2, sforavano e creavano un buco di 80 milioni! Solo queste due ASL! Furono commissariate e oggi gira anche la voce secondo cui uno dei Direttori di quelle ASL (Fornero) potrebbe anche essere un candidato per il ritorno alla gestione della stessa ASL nonostante i buchi precedenti che ci siamo ritrovati.
Dunque, oltre ad un'analisi complessiva, vanno anche fatte delle analisi sui soggetti che hanno gestito le ASL, per verificare che cosa hanno fatto, se vi sono state delle azioni virtuose o se invece si sono rivelati elementi di grandissimo peso, che hanno generato gravi danni.
Comunque, tutto questo farà sì che in Piemonte diminuiranno i posti letto per post-acuti e aumenteranno quelli per acuti: lo si leggeva questa mattina sul sito internet del Ministero della Salute, non è un'invenzione (secondo la maggioranza ci sarebbe una difesa della territorialità da parte dell'opposizione, ma non è così!).
A tal riguardo, dobbiamo avere risposte assolutamente precise altrimenti andiamo a prendere in giro tutti coloro che in questo momento si occupano di sanità, che sono essenzialmente i nostri pubblici Amministratori (in parte sono anche qui presenti) come pure tutti i cittadini della Regione.
All'inizio dell'avventura amministrativa, avevamo discusso con l'Assessore anche di un altro elemento, sul quale, però, non si è fatta parola: mi riferisco alle famose due Città della Salute.
Si rendono pubbliche una serie di affermazioni, ma non si ha mai la concretezza di che cosa accadrà in merito a queste due Città della Salute: non si hanno indicazioni da parte dell'Assessore sul risparmio dell'edilizia ospedaliera; non ha detto una parola rispetto ad una concentrazione degli appalti o ad una riforma degli appalti, o cosa vuol dire costruire un ospedale nuovo rispetto alla manutenzione di ospedali troppo vecchi. Nulla. Non c'è stata una parola in tal senso.
Quanti sono gli amministrativi rispetto a coloro che operano nelle corsie degli ospedali? Anche questo è un elemento da valutare: che rapporto c'è - è una domanda che poniamo con fermezza all'Assessore - fra il numero degli amministrativi che lavorano all'interno degli ospedali rispetto a coloro che operano materialmente nelle corsie? Anche su questo, l'Assessore non ha fatto cenno. Perché ci possono essere dei punti di risparmio e di efficienza anche andando ad analizzare dei settori che sono all'oscuro.
Come sosteneva il collega Ravetti, mancano una serie di dati - lo dice evidentemente, la maggioranza, non la minoranza - che devono essere forniti affinché tutti noi possiamo farci un'opinione in questo senso.
Infine, manca il Regolamento dei soggetti abilitati all'assistenza ospedaliera e domiciliare: parliamo di soggetti privati che entrano negli ospedali e svolgono la loro attività per conto delle famiglie che se lo possono permettere (perché dispongono di assicurazioni o hanno maggiori disponibilità economiche). Anche questo potrebbe essere un elemento di aiuto alla sanità pubblica. Noi presenteremo una mozione affinché questo regolamento venga redatto quanto prima e si possano individuare quei soggetti che possono intervenire in quel contesto.
Nessuna parola è stata detta dall'Assessore: si parla solo di attività domiciliare, ma vorremmo capirne la filosofia. Perché nell'ambito dell'assestamento di bilancio discusso la settimana scorsa, la Consigliera Porchietto aveva presentato un emendamento preciso, in cui si parlava dell'utilizzo di lavoratori in mobilità in assistenza domiciliare, che è stato respinto dalla maggioranza. Ma come? Una settimana prima si respinge un emendamento che poteva sicuramente apportare un contributo positivo nell'ambito del dibattito sanitario, e la settimana dopo ci dite in Aula che, forse, dobbiamo utilizzare quella tipologia di assistenza domiciliare per verificare i conti interi della sanità? In questa logica, o vi è un'idea del percorso che si intende intraprendere nell'ambito dell'attività amministrativa della Regione, in particolare della sanità, perché ha un peso specifico enorme sul nostro bilancio, altrimenti ci troveremo a discutere, di settimana in settimana di cambiamenti epocali senza sapere qual è il punto di arrivo finale.
Perché qui si lavora alla giornata - lo abbiamo dimostrato questa mattina e non con una filosofia complessiva sull'idea di sanità della Regione Piemonte.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giaccone.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Forse sono titolato a parlare come, del resto, tutti gli altri Consiglieri, ma in special modo perché, rispetto a questi temi, è la prima volta che mi esprimo.
Non facevo parte della legislatura precedente e neppure sono particolarmente legato ai territori, poiché i cittadini che mi hanno votato hanno una concentrazione trasversale e non legata a singoli territori.
Guardate, non voglio fare una questione di meriti o di torti, e lo dico al Consigliere Vignale: chi governa ha il compito, a volte gravoso, della responsabilità. Deve avere la dote della lungimiranza e deve sapere anche pagare il prezzo dell'impopolarità, quando il bene comune lo imponga.
Io riconosco che questo sia capitato a loro, anche se forse le elezioni non sono state perse per quel motivo, anzi, ritengo che per quei motivi sulla lunga distanza e se l'elettorato è ragionevole, forse le elezioni si vincono, anche sulla base della serietà. Però delle due l'una: o l'Assessore al momento sta facendo campagna elettorale, oppure, visto che invece mi sembra stia ricevendo delle critiche e stia affrontando decisioni anche delicate e coraggiose, forse anche lui sta andando incontro a quella stessa impopolarità di cui voi siete stati vittime nella precedente legislatura e di cui forse lui è adesso, visto che non mi sembra che le scelte di fronte alle quali si sta ponendo gli garantiscano questo grande successo e questa grande clack. Pertanto, se il Governo è responsabile, che sia di destra o che sia di sinistra, in un momento così difficile per la nostra Regione comunque si espone a questo tipo di rischi.
Saper interpretare la volontà popolare non significa piegarsi agli umori della piazza o agire sulla base dei sondaggi; essere al servizio del bene comune comporta, soprattutto nei momenti cruciali, avere il coraggio e l'onestà intellettuale di fare scelte che in quel momento possono anche essere difficili, ma che si ritengono, per l'appunto, lungimiranti e facenti parte del bene comune futuro dei propri cittadini.
L'avete fatto voi e io non ho motivo di pensare che sia il contrario lo sta facendo ora l'Assessore e lo sta facendo ora il nostro Governatore con coraggio.
Mai come in questo caso è evidente che non potremo sempre dire di sì a tutti, correndo dietro ad ogni territorio, ad ogni ospedale, ad ogni comitato e ad ogni cittadino che lo difende, perché ciascuno richiama un'unicità della propria situazione, ciascuno richiama la particolarità del proprio territorio e della propria circostanza. Ce ne sono dieci, ce ne sono cento: ciascuno ha la sua caratteristica.
Siamo, pertanto, chiamati tutti: è chiaro che chi governa se ne assume prima la responsabilità e chi fa l'opposizione ha la responsabilità di andare a fare le pulci e di trovare i difetti, ma sposterei il tema, più che sulla valutazione di ciò che è stato fatto nel passato, su quello che si sceglie e si decide di fare per entrare nel merito della questione. E allora, ben venga che prossimamente arrivino i dati per poter ciascuno argomentare per l'uno o per l'altro territorio, per valutare oggettivamente le specifiche circostanze.
Siamo chiamati ad un percorso difficile, dove l'ascolto dei territori deve essere "oggettivato", cioè deve svolgersi - e mi sembra che l'Assessore abbia girato i territori come una trottola, in queste settimane però deve anche essere svincolato dal particolarismo e inserito in una logica di parametri e condizioni il più possibile misurabili e quantificabili.
Il problema è quando le riforme si fanno senza avere un parametro e un benchmark di riferimento. E qui - lo dirò più avanti - oggettivamente questi parametri ci sono; si potrà discutere, poi, sul fatto che siano giusti o sbagliati, ma ci vengono dati da Roma e, pertanto, su quello c'è poco da discutere; non sulla loro validità, quanto sul fatto che ci siano.
Il politico responsabile, e tutti noi siamo chiamati ad esserlo, cerca la soluzione migliore, certamente ascoltando le necessità del territorio ma rifacendosi a criteri che esulano dall'accontentare tutti: soluzione che è sia impraticabile sia, soprattutto, impossibile.
Voglio arrivare al punto fondamentale di questo intervento: dobbiamo ricordare, prima di tutto a noi stessi e poi a tutte le comunità che rappresentiamo, che la nostra Regione, per poter governare le scelte sanitarie, deve rispettare il Piano di rientro. Questo è stato detto. E all'interno del piano di rientro i parametri sono dati e vengono calati almeno finché siamo all'interno del piano di rientro, dall'alto.
Diversamente, se riusciamo ad uscire da questo piano, ci troveremo sempre a dover subire ciò che il Tavolo Massicci (ormai Massicci non c'è più, ma si usa il contenitore per il contenuto o la persona per il contenuto stesso) ci impone di fare. Dobbiamo uscirne nel 2015, e allora potremo ricominciare a pensare ai progetti necessari per garantire una sanità moderna, a cominciare - per esempio, e lo dico al Consigliere Sozzani - dall'edilizia sanitaria.
L'edilizia sanitaria è un correttissimo e sacrosanto ragionamento che andrà fatto: la valutazione di cosa convenga di più, se mantenere l'esistente o costruire, ma fino a quando non siamo noi che possiamo decidere della nostra sorte, e purtroppo questo piano "lacrime e sangue" ci deve portare in quella circostanza, non potremo neanche iniziare a parlare di edilizia sanitaria. L'impegno dell'Assessore è di farlo nel 2015 dopodiché - secondo me - quelle politiche di più ampio respiro saranno oggetto della nostra discussione e il contributo di tutti, ovviamente, sarà gradito.
Questo è quanto sta facendo l'Assessore: un compito difficile e complesso che richiede il sostegno e il contributo di tutti, ovviamente anche il contributo critico. C'è uno schema, un modello che vale per tutti che è stato testato e che ora deve essere applicato dal Direttore generale attuale, che proprio in AGENAS si occupava della stessa cosa.
Guardate, a me uno degli aspetti che più mi convince del lavoro che stiamo andando a svolgere è che la stessa persona che ha fatto esperienza in tutte le Regioni su come fossero organizzati e su quali fossero i migliori risultati dei vari sistemi sanitari regionali, studiandoli approfondendoli e conoscendoli specificatamente uno per uno, con tutte le loro valenze positive, è colui che adesso si occupa del nostro sistema.
Evidentemente avrà una sua capacità di sintesi e una conoscenza approfondita dell'argomento.
Quello che, nella delicatezza e nell'ovvia difficoltà, ci è in ogni caso di sostegno, è che sono state individuate delle griglie e dei parametri precisi, ma anche oggettivi, all'interno dei quali stare, che andranno applicati con intelligenza e criterio, ma che non possono essere disattesi, che consentono di superare inefficienze e diseconomie riducendo al minimo l'impatto sulla qualità dei servizi.
Perché dico questo? Dico questo, perché questo è già avvenuto nelle altre Regioni. Quando si dice che abbiamo una mancanza di programmazione o che non si capisce il senso del lavoro che stiamo andando a fare, quello che rispondo io è che stiamo facendo una sintesi virtuosa di quanto è capitato nelle altre Regioni e lo stiamo facendo sulla base dei numeri cioè stiamo dicendo: quello che capita in altre Regioni, che lì è monitorato come efficace ed efficiente e che continua a mantenere i medesimi livelli di qualità della salute, ma a costi inferiori, lo acquisiamo.
Alla fine, mi viene da pensare alla frase di Einstein che è stata citata l'altro giorno: "Se copi una volta sei un copione, ma se copi parecchie volte sei un genio".
Peraltro, il nostro ritardo ci consente di osservare che in altre Regioni questo intervento ha funzionato e ciò dimostra anche che non è vero che non ci sia, per l'appunto, un disegno ed una coerenza.
Vado a concludere. Provengo da un mondo in cui la misura è il fondamentale termine di riconoscimento della validità di un sistema, e mi sembra che qui lo stiamo applicando. I bacini di utenza, gli esiti, le percentuali di successo degli interventi, e così via, sono criteri oggettivi che andranno valutati, ma che devono essere il punto di partenza altrimenti non abbiamo criteri. Ritengo che quando si decide di intraprendere un percorso, la prima cosa da fare sia quella di darsi un obiettivo, ma anche il modo in cui raggiungerlo.
La complessità e la corposità del sistema sanitario impongono di cogliere e far proprie le proposte delle categorie e dei territori, che, in linea con i criteri della misurabilità e dell'oggettività, siano migliorative dal punto di vista dell'efficienza e della sostenibilità.
Quello che voglio dire è che, se ci sono delle proposte dei territori o delle categorie che vanno nella direzione di quella che noi consideriamo una virtuosa riforma del servizio sanitario regionale, queste devono essere accolte, e penso che, in questo senso, l'Assessore sia a disposizione.
Ritengo - e concludo - che comportandoci diversamente, cioè non decidendo e non accogliendo i suggerimenti dei territori, ci assumiamo una grave responsabilità sulla possibilità del fallimento. Dobbiamo essere consapevoli che solo contenendo e razionalizzando i costi possiamo reinvestire meglio e bene per la salute dei piemontesi. Anche fermando l'esplosione dei costi facciamo salute, facciamo sicurezza e consegniamo ai futuri cittadini del Piemonte una sanità che funziona. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Colleghi, sono le 13, ma il Presidente della Giunta regionale Chiamparino, ha chiesto di intervenire. Se l'Aula è d'accordo, gli diamo la parola, concludendo la mattinata.
Prego, Presidente Chiamparino; ne ha facoltà.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Intervengo solo per pochissimi minuti, perché nella discussione ho sentito qualche intervento che francamente mi ha fatto venire il dubbio sul fatto che io in questi mesi, da quando sono Presidente di questa Regione abbia vissuto qui oppure sulla stazione spaziale Rosetta.
Dico questo perché, sentendo tutta quest'esaltazione di una buona gestione che sarebbe stata fatta, mi è venuto il dubbio in merito alla provenienza di questi due miliardi e mezzo di disavanzo, con cui mi trovo a misurarmi, e gli altri possibili cinque, che portano il tutto a sette miliardi e mezzo, per i quali in queste ore stiamo trattando con il Ministero.
Da queste trattative non è ancora detto che ci sia uno sbocco positivo e che si riesca ad evitare il commissariamento della Regione.
Lo dico non perché io voglia fare in questo momento una caccia alle responsabilità, ma solo per un motivo: io sono fedele a quello che ho detto.
Mi interessa però che, se riusciamo a trovare una soluzione che permetta alla Regione di continuare ad andare avanti con quello che gli elettori hanno deciso lo scorso maggio, sia fatta in questa sede un'operazione verità, che dica fino in fondo come stanno le cose, come sono andate e perché è successo quello che è successo.
Ci sono troppi elementi che sembrano usciti come Minerva dal cervello di Giove, e non sono usciti dal cervello di Giove.
La seconda cosa che voglio dire, riprendendo in pillole quello che ha detto l'Assessore Saitta, che ringrazio, è questa: noi abbiamo in testa un obiettivo solo, che è quello della salute dei cittadini.
In merito dirò due cose che risulteranno sgradite anche a qualche collega della mia maggioranza. Però quello che è emerso l'altro giorno sulla stampa, secondo cui l'aver concentrato al Sant'Anna la Breast Unit ha consentito di ridurre le liste d'attesa e di migliorare le prestazioni, è un esempio concreto del fatto che, se si va a cercare una soluzione che dia risposte attente alla salute dei cittadini e non a qualche equilibrismo politico, alla fine i risultati ci sono. E lo voglio dire anche agli amici Sindaci oggi presenti in Aula, oltre che a questa Assemblea.
I primari di alcuni degli ospedali che vengono messi in discussione mi dicono: "Guardi che noi già adesso i nostri pazienti li portiamo nell'ospedale al quale voi volete fare riferimento, perché qua ci sono impianti vecchi su cui non ci fidiamo ad operare".
Quindi, attenzione, perché non vorrei che la politica, anche su un tema strategico e decisivo come quello della salute dei cittadini, fosse alla coda e non alla testa dei processi.
Dico un'ultima cosa in conclusione, ringraziando il Consiglio per avermi concesso questi pochi minuti, derogando alle regole. Ribadisco quello che ho già detto ad Alessandria e in tutti gli altri posti. Noi abbiamo tre anni davanti e siamo aperti al confronto per trovare le soluzioni che, rispettando le gerarchie e le classificazioni e tenendo conto della complessità, della morfologia e di tutto quello che si deve tenere conto, siano le migliori possibili, dando agli ospedali di territorio quelle funzioni che sono indispensabili, tenuto conto di alcune peculiarità territoriali, a condizione che siano rispettati i tempi che ci siamo dati; perché con i tempi non si scherza, visto che, come già detto siamo in situazione di pre-commissariamento in sanità e continuiamo ad esserlo.
In secondo luogo, l'altra condizione è che i saldi siano invariati nei risultati finali, ma che sia soprattutto rispettato quello che ho detto nel secondo punto del mio intervento, cioè la tutela della salute dei piemontesi e degli altri cittadini che vorranno ricorrere al servizio sanitario piemontese, perché questa è la nostra stella cometa. Queste sono l'alfa e l'omega della nostra politica sanitaria in Piemonte.



PRESIDENTE

I lavori della seduta antimeridiana sono conclusi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.07)



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