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Dettaglio seduta n.299 del 21/03/18 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.05)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Riprovo - sa che sono un po' testarda - a chiedere comunicazioni all'Assessore Saitta e all'Assessore Pentenero in merito alla situazione dei bambini non in regola con le vaccinazioni; a maggior ragione dopo che nei scorsi giorni abbiamo letto dichiarazioni sia dell'Assessore Saitta sia dell'Assessore Pentenero, nonché del Vicepresidente Boeti, proprio sul fatto di consentire ai bambini non vaccinati di portare a termine l'anno scolastico.
Chiederei sia fatta chiarezza, perché c'è grande confusione proprio nei servizi delle ASL - e ne sono testimone, perché ieri ho fatto una telefonata per mio figlio e le assicuro che regna il caos.
Quindi, se fosse possibile chiarire, considerando che ci sarà anche una manifestazione venerdì con un .
hashtag -.
esciladelibera, che è terribile dal punto di vista grammaticale, però dà una chiara indicazione delle esigenze delle famiglie piemontesi in questo momento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Quando arriverà l'Assessore, o se lo contattassimo telefonicamente, in giornata le darò risposta puntuale e precisa.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Intanto la ringrazio, perché mi hanno dato un braccialetto pensando che fosse mio . - forse sono l'unico ad aver partecipato a "Riparte il futuro".
Volevo chiedere se è possibile, visto che il Presidente Chiamparino immagino con l'Assessora Pentenero, ieri era presente al tavolo di trattative al MISE sulla vicenda Seat-Pagine Gialle.



PRESIDENTE

Scusate, chiedo un po' di silenzio perché sono veramente in difficoltà.
Prego.



GRIMALDI Marco

Visto ieri che il Presidente Chiamparino, immagino con l'Assessora Pentenero, era presente al tavolo del MISE sulla vicenda Italiaonline, ci risulta, almeno dal comunicato che letto ieri, che il tavolo, in accordo con il Ministro Calenda, ha ottenuto - se ho capito bene - il congelamento della proposta dei licenziamenti per questo mese.
Vorrei solo sapere se troviamo cinque o dieci minuti, non per riaprire il dibattito che abbiamo fatto la scorsa settimana, ma per aggiornarci rispetto alla nota scarna che abbiamo letto in queste ore.



PRESIDENTE

Ci mettiamo in contatto con il Presidente Chiamparino - ancora a Roma e poi troviamo.



GRIMALDI Marco

Sì, ma pochi minuti per le comunicazioni.
Perfetto.



PRESIDENTE

L'o.d.g. è approvato ai sensi dell'art. 58 del Regolamento.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco, Boeti, Cerutti, Chiamparino, Corgnati Ferrero e Rossi.
Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 13/03/2018.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 31/01/2018 e 01/02/2018.
Consigliera Frediani, cercheremo di contattare telefonicamente l'Assessore Saitta, mentre l'Assessore Pentenero arriverà.
In giornata, comunque, le darò la risposta.
Comunico che le "Nomine" vengono posticipate come primo punto nella seduta pomeridiana.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame disegno di legge n. 286, inerente a "Bilancio di previsione finanziario 2018-2020"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 286, inerente a "Bilancio di previsione finanziaria 2028-2020", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Appiano, che ha facoltà di intervenire.



APPIANO Andrea, relatore

Grazie, Presidente.
Dopo la seduta della scorsa settimana, in cui abbiamo rivisitato il Piano di rientro dal disavanzo, oggi entriamo nel merito della legge di bilancio anche se, invero, la scorsa settimana abbiamo già anticipato alcuni temi che toccheremo anche questa mattina.
Come già detto in precedenza, in questa legislatura ho avuto occasione di fare il relatore in alcuni provvedimenti di assestamento o di bilancio, e vivo quest'ulteriore tappa come un ulteriore tassello, un ulteriore passo di un percorso che, sia pur ogni tanto revisionato in alcune sue parti, ha una direzione molto univoca e molto chiara, in cui politicamente ci riconosciamo in senso pieno. Mi riferisco alla tappa di ridare una dignità finanziaria a questa Regione e di permetterle un'agibilità politica, che ha senso nei limiti in cui riesce ad erogare servizi o a fare investimenti per la nostra Comunità.
Vale sempre la pena ricordare il punto di partenza, per capire la difficoltà di questo percorso. Il punto di partenza, dopo un'attenta rivisitazione, anche alla luce della nuova normativa sulla contabilità degli Enti locali, delle Regioni e dello Stato, è di una Regione che prevedeva oltre tre miliardi di disavanzo, tra quello finanziario proprio a quello da riaccertamento, e un complesso di operazioni legate al decreto legge n. 35 di circa quattro miliardi e 800 milioni, con un indebitamento superiore ai dieci miliardi.
È chiaro che una Regione che partiva da questo punto di partenza ha dovuto produrre sforzi molto importanti per poter continuare a operare.
La cornice di questa legge di bilancio è intorno ai 19 miliardi (19,7 miliardi). Di questi, se decurtiamo i 5,3 miliardi di fondi accantonati e vincolati, i 2,9 miliardi di partite di giro, i 116 milioni circa di fondo pluriennale vincolato e i 205 da riduzione di attività finanziarie, fa sì che sopravviva, come competenza pura, un ammontare di poco superiore agli 11 miliardi, di cui circa otto sono le entrate da fondo sanitario.
E' chiara, quindi, la difficoltà di far rientrare la Regione da quel disavanzo profondissimo, rispetto all'entità effettiva degli spazi di manovra.
Questa legge, che arriva in Aula nel mese di marzo inoltrato, recepisce già i risultati del preconsuntivo e, quindi, tutti gli accantonamenti e i vincoli che andremo a registrare in alcuni articoli della legge di bilancio, cercando di offrire risposte politiche ad alcuni temi, di dare copertura ad alcuni debiti fuori bilancio e di assicurare alcune politiche come poi sinteticamente cercherò di raccontare.
Questa legge risente anche, in questo caso in modo positivo, di una modifica del piano di rientro del disavanzo, quello approvato la scorsa settimana, in forza di una modifica normativa nazionale che fa sì che il disavanzo finanziario vada ripianato in vent'anni, invece che nei dieci accanto al rientro trentennale del disavanzo da riaccertamento straordinario. Il che significa che la quota di risorse proprie, che ogni anno dobbiamo accantonare in questa legge, scende da 218 milioni a 108, o poco più, che è la nuova cifra. Il che ci dà un po' di ossigeno per far quadrare nel suo complesso, rispetto alle tante esigenze, il bilancio medesimo.
Tuttavia, accanto a questa notizia positiva, permane una forte criticità più volte ricordata: il fatto che la Regione debba assicurare un saldo positivo, dal punto di vista degli equilibri, molto alto, nell'ordine dei 180 milioni. Buona parte di questo saldo deriva da una norma penalizzante la nostra Regione, in modo differente rispetto a tutte le altre Regioni.
Nel senso che tutte le restituzioni delle quote annue del rientro dal disavanzo, vengono conteggiate come spesa finale e quindi incidono sugli equilibri, cosa che, invece, normalmente, non accade in altre Regioni.
Questo sarà un impegno specifico su cui politicamente dovremmo lavorare tutti affinché si superi, a livello nazionale, questa norma penalizzante.
Quali sono però gli assist salienti che, comunque, trovano casa e trovano spazio in questa legge che non è una legge ragionieristica, come non lo sono state quelle negli anni precedenti, ma cerca di fare delle scelte di priorità? Intanto è una legge che continua ad assicurare, sul piano triennale, le risorse per le politiche sociali. Penso, in particolare, ai finanziamenti sul fondo indistinto dei Consorzi dei servizi. In passato erano abituati a capire solo ad anno inoltrato di quante risorse teoricamente, potevano usufruire oggi, invece, hanno un piano triennale che permetta a loro stessi di poter programmare.
La stabilizzazione delle risorse sul diritto universitario.
A inizio legislatura, su questa partita, erano locati 10 milioni, oggi sono oltre 26 milioni, più tre che vengono reimputati su investimenti per Edisu. Questo ha permesso di stabilizzare, negli ultimi anni, un obiettivo importante: garantire la borsa di studio a tutti gli studenti aventi diritto e non già ad una parte di loro. Qualche anno fa ad appena la metà di loro.
Si torna ad investire in politiche per l'infanzia. Con i quattro milioni allocati nel 2018 e con sei milioni allocati nel 2019. Risorse importanti perché permettono, peraltro, di utilizzare le risorse messe a disposizione dallo Stato sul piano 0-6 sull'infanzia e che, in buona parte, si tradurranno in trasferimenti ai Comuni per permettere il contenimento delle rette, per esempio, per l'iscrizione ai micronidi o alle sezioni primavera.
Sono confermate le risorse su una serie di accordi di programma, ne cito solo alcuni. Quello sul teatro di Novi Ligure per lo sviluppo della viabilità del Chierese, quello per il palazzo dei Congressi di Stresa quello per il ripristino della linea ferroviaria di Bra, quello per il recupero degli immobili di Chiusa Pesio e altri accordi che sono investimenti a favore delle nostre comunità locali.
Penso alle risorse allocate sulla legge n. 6, per scorrere la graduatoria che è stata fatta l'anno scorso e che, anche in questo caso, si trasforma in contributi e trasferimenti ai Comuni, per spese di investimento. Penso all'allocazione di maggiori risorse per le Province e la Città Metropolitana: due milioni e mezzo per la Città Metropolitana e due milioni per il Verbano-Cusio-Ossola e un milione per le altre Province. Penso all'aver assicurato, anche quest'anno, i fondi per garantire gli extra LEA quindi quelle prestazioni a cavallo tra la sanità e l'assistenza: 55 milioni sui capitoli attinente alla coesione sociale e 16 sui capitoli attinenti alla sanità, per un totale dunque di 71 milioni di euro con cui tra l'altro, per esempio, si assicura la piena copertura del costo di quella parte considerata extra LEA nella residenzialità psichiatrica.
Certo, la legge assicura risorse, ma il nostro impegno politico deve essere quello, al più presto, finita la sessione di bilancio, di esaminare una legge apposita che stabilizzi, anche per gli anni a venire, la garanzia e la copertura di questo importante partita che attiene alla salute e alla cura delle persone.
Penso al ripristino del fondo per la montagna in cui sono allocati 4,8 milioni. L'elenco potrebbe essere lungo, ma perché mi sono soffermato su alcune poste? E' chiaro che quando occorre risanare i conti di un Ente, lo si può fare in tre modi. Il primo aumentando, indiscriminatamente, la pressione fiscale.
Azione che questa legislazioni e questa Amministrazione regionale ha cercato di non fare o, comunque, ha fatto nel minor modo possibile, con piccoli interventi sui più alti scaglioni dell'addizionale IRPEF nel primo anno di legislatura e poco più. Oppure lo si può fare con i tagli orizzontali, cioè si prendono tutti i capitoli di bilancio e, pro-quota, li si taglia tutti. Noi, invece, abbiamo voluto fare doverosamente il nostro compito, ma scegliendo e dando priorità ad alcuni assi politici che sono soprattutto quelli che attengono all'istruzione, alle politiche sociali e alla cura delle persone.
Dicevo che questa legge recepisce anche il risultato del preconsuntivo deliberato dalla Giunta che fotografa un risultato di amministrazione, in termini negativi, per sette miliardi e 138 milioni che però contengono al loro interno una serie di fondi accantonati e vincolati che, al loro interno e a loro volta, raccontano alcuni interventi politici che intendiamo portare avanti. Al di là di alcuni accantonamenti che sono il fondo crediti di dubbia esigibilità, che si riduce rispetto all'anno precedente e si attesta e 324 milioni, agli accantonamenti per residui perenti al 31/12 per 64 milioni e alla contabilizzazione dell'anticipazione di liquidità residue per quattro miliardi e 400, oltre agli accantonamenti per il Fondo perdite e Società partecipate (13 milioni) e circa cento milioni per il fondo sui contenziosi pregressi - penso alla vicenda Maurizio, all'UniCredit, penso ai 25 milioni per la transazione GTT- questa è una posta sicuramente interessante ed importante.
Oltre ad altri accantonamenti per i rinnovi contrattuali o per passività pregresse, mi piace invece descrivere altre forme di accantonamento che invece, contengono al loro interno anche alcune scelte.
Penso, per esempio, alla riallocazione della compartecipazione regionale sui fondi POR-FSE e POR-FESR, per evitare che si arrivi, alla fine del settennato, a dover dare piena copertura in una sola annualità alle compartecipazioni dei sette anni (il Fondo di accantonamento evita che si arrivi a questo).
Penso ai 17 milioni, che sono gli oneri a carico del bilancio regionale per riconciliazioni rispetto a proprie partecipate, entro i quali rientrano gli 8 milioni e 4 che servono a coprire tutta la morosità incolpevole verso le ATC fino all'anno in corso (mentre sulla legge di bilancio, in punto di competenza, vengono inserite risorse per assicurare il 60% della morosità incolpevole a carico della Regione per il 2018, iniziando un trend finalmente positivo e dando un po' di ossigeno alle nostre ATC).
Penso ai soldi che vengono riappostati e accantonati sul vecchio "Programma Casa", quello dei 20.000 alloggi. Sono debiti fuori bilancio che, per abbiamo il dovere di onorare per non far collassare il sistema.
Penso, ancora, ad alcuni altri debiti fuori bilancio: ai 2 milioni e 3 che vengono accantonati per dare piena copertura all'ultimo bando di contributi per l'abbattimento delle barriere architettoniche negli immobili privati con cui si coprirà tutta la vecchia graduatoria; con le nuove risorse che si stanno contrattando con lo Stato si potrà aprire un nuovo bando e dare quindi, nuovo fiato e nuovo ossigeno alle famiglie piemontesi che vivono nelle proprie case questo problema.
Penso ai 5 milioni e 4 accantonati per attività di bonifica.
Penso ai 10 milioni e 100 trasferiti alle aziende concessionarie per l'attuazione dell'accordo di programma in materia di Trasporto Pubblico Locale.
Penso agli 11 milioni accantonati per dare completa copertura a vecchi interventi legati ad eventi alluvionali di annualità pregresse, e, in questo campo, penso anche alle risorse che vengono allocate per garantire l'inizio di un percorso di riallocazione e spostamento di quegli immobili che si trovano in aree alluvionali e su cui è bene fare attività di prevenzione.
La legge di bilancio ha un articolato molto ampio, in cui si dà anche una parziale modifica alla disciplina degli usi civici; si dà una modifica alla durata del Collegio dei revisori, che ci possa accompagnare senza soluzione di continuità da una legislatura all'altra, visto che l'anno prossimo questa legislatura andrà a compimento.
Ci sarà spazio anche per un po' di attività emendativa, che a noi, come Gruppi di maggioranza, interessa per ragionare insieme all'Aula: pensiamo ad un qualche segnale a futura memoria, cioè con decorrenza dal 2019 sull'IRAP, in riferimento ad alcune categorie.
Insomma, è una legge che non nasconde i problemi, e che non ha la pretesa di affermare che da qui al futuro ogni partita del passato è stata chiusa e regolarizzata. Ma è anche una legge che fa delle scelte e che alloca le risorse su alcune politiche che riteniamo assolutamente prioritarie, a cui noi - lo ripeto - diamo garanzia triennale, e non meramente annuale, in modo che chi legge queste operazioni (gli Enti, i Comuni, i Consorzi, ma anche le imprese e le famiglie) sappia o possa sapere che la Regione ha deciso di scommettere sul rilancio della propria comunità. Ferma restando quella norma penalizzante che, se riuscissimo tutti insieme a far superare attraverso l'interlocuzione con il nuovo Governo che si insedierà nei prossimi mesi, avremo fatto un ulteriore passo importante nell'interesse della nostra Regione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo, relatore di minoranza

Grazie, Presidente.
Ad essere sincero, mi sono rivisto un pochino il bilancio, ma per ovvi motivi eravamo abbastanza presi nel momento in cui se ne discuteva in sede di Commissione. Mi sono comunque annotato alcune considerazioni e, checch ne dica il nostro collega di maggioranza, rileviamo che sia un bilancio un pochino in recessione: questo, almeno, è ciò che sostanzialmente mi dicono i numeri. Questo aspetto, obiettivamente, ci lascia abbastanza perplessi se consideriamo che questo, di base, è il quarto bilancio.
Poiché ci era stato detto, in tutte le forme, che il bilancio dalla Regione Piemonte era stato ristrutturato, constatare invece che, su vari temi e su vari argomenti, tocca passaggi regressivi, ci lascia, chiaramente, un po' perplessi. Detto questo, illustrerò la nostra visione del documento.
È un bilancio di previsione che, in qualche modo, necessità di interventi importanti: i territori hanno bisogno di azioni che diano il "la" ad una Regione che, in questi anni, ha visto una difficoltà operativa, che in alcuni momenti abbiamo anche compreso, senza ombra di dubbio, e manifestato quand'era il momento, riconoscendo l'importante lavoro svolto dall'Assessore, nonché Vicepresidente della Giunta regionale. Certo, oggi speravamo in una fase un pochino più propulsiva, per cui ribadiamo la nostra perplessità.
Naturalmente, ritengo che ci siano dei punti cardine su cui si sperava ci potesse essere un'azione: uno di essi è legato al discorso degli investimenti importanti: sulle opere pubbliche, ma anche su quelle che sono azioni ordinarie necessarie:- interventi sui Comuni, sulle manutenzioni e sugli assetti idrogeologici. Discorso che, come il Vicepresidente ben sa, portiamo avanti da tempo, che l'anno scorso ha ricevuto un'importante risposta. Di questo rendiamo merito, ma certamente è necessaria un'azione importante sia per la difesa del suolo sia per il servizio idrico integrato, ma anche per l'assetto del territorio, per l'edilizia abitativa e quella residenziale pubblica.
Se non ho colto male, ho visto all'interno dei documenti una partita a scendere e questo mi lascia abbastanza perplesso. Credo che questo sia importante, Vicepresidente, perché continuiamo a riscontrare a livello territoriale delle necessità di questo tipo e, se non apportiamo interventi ed opportunità a livello di lavori, chiaramente si creeranno non pochi problemi in prospettiva.
Poi ci sono altre questioni sullo sviluppo economico e competitività, sulle quali vedo partite negative. È per questo che mi trovo nella condizione di dire che non riusciamo a dare quella forza di sviluppo e, soprattutto, di rilancio di cui la Regione ha bisogno. Lo stesso discorso vale sulla ricerca ed innovazione, altri elementi su cui rilevo delle negatività o comunque delle inversioni di tendenza. E così altre situazioni che non sono stimolanti per una Regione che, in qualche modo, si vuole rilanciare.
Inoltre ci sono altri elementi importanti: programmazione e governo dei servizi socio-sanitari, diritto sociale e politiche sociali della famiglia investimenti sanitari a tutela della salute. Capite che almeno questo, a mio avviso, deve far pensare, perché diventa un quadro che, come dicevo prima, obiettivamente lascia un po' l'amaro in bocca sia in termini di investimenti per opere sia a livello di sanità sia a livello di famiglia ovvero su quelli che sono i pilastri del bilancio di una Regione che vorrebbe essere una regione trainante del Nord Ovest. Poi naturalmente c'è il TPL, il trasporto pubblico locale, altro elemento importante.
Obiettivamente quello che emerge è che al quarto anno non c'è quel "la" che una Regione doveva riuscire ad avere in un piano di ristrutturazione alla chiusura del piano di rientro e tutta quella serie di proclami che sono stati fatti nel tempo. Questo credo sia il rilievo politico di questo bilancio. Naturalmente ce ne sarà ancora un altro, e quello probabilmente sarà alla soglia delle elezioni, quindi probabilmente potrebbe essere anche un Bilancio più eclatante - sappiamo come funziona. Però credo che, da quel punto di vista, l'onestà intellettuale, Vicepresidente, ci porta a dire che non è tanto quello, ma probabilmente il fatto che le risorse vengono a mancare e quindi le strategie che si volevano mettere in campo non sono state attuate, perché i così tanto decantati numeri sanati, alla fine non lo sono stati.
Ribadisco che non ho avuto modo di entrare nel dettaglio, questo lo ammetto, e sicuramente su alcune cose posso anche rilevare qualche elemento di apprezzamento, perché nel documento che ci è stato consegnato ci sono aspetti che ritengo positivi - ad esempio sull'edilizia scolastica che è un aspetto importante.
Altra cosa che ritengo importante è mettersi una mano sulla coscienza nell'ambito delle Province; onestamente, più si affronta la questione Enti locali e più ci rendiamo conto che il meccanismo di trasmissione diventa sempre più difficile, perché queste entità sono in grande difficoltà.
Qualcuno potrebbe dirmi "Se andrete a governare, vedete anche voi di mettervi la mano sulla coscienza", ma a prescindere da questo, cercheremo anche di essere un punto di riferimento e soprattutto un tassello della cinghia di trasmissione. sia Ritengo occorra una riflessione: le entità locali ci sono e vanno sostenute, ma soprattutto vanno messe in condizione di lavorare, altrimenti rompiamo un percorso che alla fine ci porterà a pagarne delle conseguenze. Sappiamo tutti della questione ANAS: prima che le situazioni vengano assorbite, rischiamo che il sistema vada in corto circuito.
Credo che queste siano riflessioni politiche fatte necessarie, e, visto che siamo in fase di discussione generale della relazione, mi auguro che ci siano ancora i margini per riflettere su alcune migliorie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il bilancio di previsione che stiamo discutendo, coprendo il triennio dal 2018 al 2020 ed essendo facilmente presumibile che, da qui a un anno, il Consiglio regionale sarà più occupato al rinnovo del Consiglio stesso e essendo vicino alle elezioni, non potrà esercitare poteri straordinari, ma solo quelli ordinari, è evidente che è un bilancio, se non vogliamo dire di due anni, certamente che scavalla il 31/12 del 2018 per una parte del 2019.
Da questo punto di vista, vi è una prima valutazione non positiva, nel senso che, anche se la 118 ha dato valore al bilancio triennale (diciamo che prima non esisteva, perché il bilancio annuale e il bilancio triennale erano scorporati in due documenti distinti), in realtà continuiamo ad avere l'abitudine della vecchia stesura del bilancio, per cui ci occupiamo molto di ciò che accade nel 2018 e ci occupiamo meno di ciò che accadrà negli anni a venire.
Detto ciò, per fare una valutazione di carattere generale, ma anche sui singoli punti che compongono questo bilancio, ritengo che esso contenga certamente una parte positiva, che è quella che da cinque anni a questa parte (dall'approvazione del 35 in poi) vede la Regione impegnata in qualche modo sanare a i debiti che sono stati fatti precedentemente, per cui è evidente che, dall'articolo 8 fino all'articolo 13 (riguardanti i debiti fuori bilancio), la copertura di una parte consistente di debiti fuori bilancio non possiamo non rilevarla come una parte positiva dell'articolato e del bilancio stesso.
Vi è un'altra parte che invece crediamo non sia positiva, che è quella che guarda al futuro, perché evidentemente queste sono misure positive, ma guardano al passato, nel senso che cercano di chiudere alcuni debiti fuori bilancio causati da precedenti amministrazioni. Così come si guarda al passato rispetto alla rinegoziazione dei mutui o alla ristrutturazione del prestito obbligazionario, nel senso che entrambi gli articoli - sia quello che consente alla Giunta di rinegoziare il debito che quello più delicato e importante che consente alla Giunta, in qualche modo, di ristrutturare il prestito obbligazionario da 1,8 miliardi- contengono due misure sicuramente importanti, ma che di nuovo provengono dal passato.
Ebbi modo di dirlo la scorsa settimana nel corso della discussione sulla delibera, però è evidente che non capire l'errore che venne fatto quando si acquisì un mutuo in azioni (in derivati, in realtà) per 1,8 milioni è estremamente significativo, basta dire che, per coprirne un terzo, diamo l'autorizzazione alla Giunta - secondo me correttamente - a spendere alcune centinaia di milioni di euro per garantire la possibilità di avere un costo inferiore per la nostra Regione. Questo però dà il senso di quanto fu negativa quella scelta.
Al di là di alcuni aspetti che in qualche modo sono legati al passato, che hanno certamente anche una visione relativamente al futuro, ma sono scelte rispetto alle quali evidentemente, se non fosse stato fatto il mutuo in azioni e se vi fosse stata una copertura delle spese di bilancio, oggi non avremmo metà degli articoli, vi è una parte di bilancio che viceversa deve necessariamente o dovrebbe necessariamente guardare al futuro. Da questo punto di vista, noi crediamo - e lo diciamo da un po' di anni, anche se non possiamo non rilevare come nell'ultimo anno ci sia stata una piccola inversione di tendenza - che l'unica modalità per rilanciare un po' di economia nella nostra Regione rispetto alle modalità che può fare un istituto come la Regione Piemonte sia quella degli investimenti. Gli investimenti infatti sono l'unico strumento che consente non solo di garantire servizi migliori ai cittadini, ma al contempo di garantire anche posti di lavoro. Da questo punto di vista, credo che uno sforzo in più si poteva fare.
Se poi analizziamo l'articolo 2 - e l'analizzeremo soprattutto nella fase della sua discussione - comprendiamo come in realtà, così come è stato fatto anche nell'anno passato, vi sia tutta una serie di interventi fatti relativamente alla spesa corrente, che mi permetto di dire estremamente comprensibili perché vengono dalle esigenze territoriali di molti colleghi e colleghe, ma che non sono strategici rispetto a quella che è un'indicazione regionale. Lo vediamo anche da quanto è lunga questa legge di bilancio, una legge di bilancio che al proprio interno contiene gli usi civici (una modifica alla legge sugli usi civici è auspicata), contiene i parchi giochi, ovvero evidenti parti di richieste particolari di alcuni colleghi. E questo lo vedremo maggiormente quando arriveremo a discutere gli emendamenti sulla spesa corrente.
Le richieste particolari - sia ben chiaro - sono legittime, ma molto spesso un'esigenza locale rispetto al proprio territorio diventa un'esigenza fondamentale. Non voglio dire che le esigenze particolari non vadano poste all'attenzione del Consiglio regionale, ma ritengo che debbano essere poste con pari attenzione rispetto ad una politica di carattere più generale che invece - riguarda gli investimenti.
Mi permetto anche di dire che non credo che le buone indicazioni rispetto al Governo o alla stesura di un bilancio possano arrivare solo dai Consiglieri di maggioranza. Lo dico perché è legittimo che la maggioranza discuta con la propria Giunta (ci mancherebbe!) le diverse indicazioni, ma noi riteniamo (lo dico come Consigliere di opposizione) di avere almeno la stessa dignità di poterlo fare in aula, ponendo - come faremo, non soltanto all'articolo 2, ma anche all'articolato generale, con un numero limitato di emendamenti - problemi all'attenzione di molti cittadini piemontesi, alcuni anche di carattere particolare per gli stessi motivi che dicevo precedentemente.
Da questo punto di vista, ritengo che ci debba essere l'attenzione che la Giunta pone nei confronti del Consiglio anche per gli emendamenti che non comportano spesa, ma che comportano modifiche normative, e quindi che non possono essere giustificati sotto l'aspetto della mancanza di spesa o semplicemente (e poi lo vedremo) nel rispetto degli accordi di atti di indirizzo che il Consiglio regionale ha votato. Ed è quindi un compito della Giunta, nella stesura del bilancio, farsi carico di un atto di indirizzo che il Consiglio regionale ha approvato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Io, come tutti gli anni (tutti gli ultimi anni, insomma), da quando sono in Consiglio regionale, in questa decima legislatura voglio ripercorre un po' la storia dei bilanci della Regione Piemonte, quindi fare anche un po' di storia, anche se autorevoli colleghi - tra cui il Vicepresidente Reschigna - hanno un'esperienza maggiore della mia anche in termini di anni all'interno del Consiglio regionale stesso.
Giova e penso sia utile ricordare come questa Regione non riesca più ad approvare un bilancio veritiero, in tempi corretti, sostanzialmente dal 2009. Cosa vuol dire? Vuol dire che le leggi che regolamentano il bilancio prevederebbero che il bilancio di previsione (lo dice il termine, è tautologico ovviamente) venisse approvato prima dell'inizio dell'anno finanziario cui fa riferimento il bilancio. Quindi, analizzando il bilancio 2018, avremmo dovuto approvarlo entro il 31 dicembre 2017.
Così non è dal 2009. Nel 2009 (sono andato a ripercorre gli ultimi anni della legislatura Bresso) venne approvato addirittura il 1° giugno 2010. Lo ricordo, perché eravamo stati eletti da poco ed eravamo in esercizio provvisorio; c'era una grossa difficoltà e quel bilancio venne approvato in fretta e furia ed era forse tutt'altro che veritiero, tant'è che, poi, lo modificammo più volte nel corso dell'anno.
Il 2010 fu l'unico anno - appunto - in cui venne approvato un bilancio entro i termini previsti: il 30 dicembre 2010, con un po' di bagarre nell'ultima seduta del Consiglio, relativamente alla riduzione degli stipendi dei Consiglieri regionali, al tentativo - da parte nostro Gruppo di ridurli. Ma era anche quello, probabilmente, un bilancio assolutamente fuori strada, assolutamente fuori da un concetto di veridicità, trasparenza e correttezza. Lo dico, perché, poi, negli anni successivi abbiamo iniziato a remare un po' tutti insieme - ovviamente più coloro che avevano le deleghe al bilancio e la maggioranza, ma anche le opposizioni - per comprendere veramente il bilancio della Regione Piemonte, perché non si capiva più nulla: c'era discrepanza totale tra quanto si scriveva nei documenti di bilancio e quanto, poi, veniva autorizzato, impegnato e poi ancora liquidato. Soldi che arrivavano dalla sanità venivano utilizzati per altro; soldi che arrivavano per le alluvioni non venivano destinati alle alluvioni. Dopo due anni, queste spese, questi debiti, andavano in perenzione oppure addirittura, in altri casi, erano debiti fuori bilancio.
E noi stiamo ancora pagando questo caos, questa confusione totale, seguita probabilmente da una precisa volontà politica, perché immagino che - senza una precisa volontà politica - nessun dirigente o funzionario che si occupa di bilancio (già questo dovrebbe sollevare una serie di domande e perplessità insite alla Regione Piemonte) si sarebbe assunto una tale responsabilità.
Vado avanti a scorrere velocemente gli anni: 2011, lo approviamo a maggio del 2012; 2012, lo approviamo a maggio del 2013. Nel 2013 si anticipa un po', perché ci sono le elezioni anticipate di un anno con la caduta diciamo - ante tempo del Governatore, del Presidente Cota. Nel 2014 lo approviamo a maggio del 2015; il bilancio 2015 lo approviamo ad aprile del 2016; il bilancio 2016 lo approviamo ad aprile del 2017.
Forse quest'anno, anche senza l'impegno delle elezioni politiche, bisogna dire che probabilmente l'avremmo approvato un po' prima, perché c'è stata una pausa di almeno due settimane per le elezioni politiche. In ogni caso siamo a fine marzo e probabilmente lo approveremo entro la fine del mese quindi - tolte le due settimane - c'è un mesetto di anticipo rispetto alla media degli ultimi sette-otto anni.
Questo, comunque, non è sufficiente, nel senso che continuiamo a dire e a ripetere che anche per l'attività dei Consiglieri regionali risulta complicato, complesso e poco spiegabile all'esterno approvare un bilancio di previsione a fine marzo/inizio aprile, nel momento in cui abbiamo già un preconsuntivo in mano, sostanzialmente il rendiconto della Regione Piemonte, anche se è vero che si approverà tra qualche settimana, che ci sarà tutta la parte del passaggio alla Corte dei Conti, ma in teoria abbiamo - avremmo - già una fotografia reale dell'esistente e quindi siamo più in una fase di assestamento che in una fase di previsione.
Con queste modalità, dovute non soltanto alla responsabilità della maggioranza e dell'Assessorato guidato dal Vicepresidente Reschigna, ma a tutta una situazione di difficoltà e lentezze che nascono già a livello nazionale, che si ripercuotono a livello regionale, passando poi alle Città metropolitane e, in seguito, ai Comuni, si dà atto che abbiamo bilanci sempre più blindati, su cui noi non possiamo intervenire, perch intervenendo sul bilancio previsionale a marzo e ad aprile gli spazi di manovra per i Consiglieri regionali sono molto pochi; figuriamoci poi nell'assestamento: se l'assestamento si fa a dicembre, gli spazi di manovra sono pari a zero, perché dopo il 30 novembre, sostanzialmente, non si possono più fare modifiche ai documenti contabili. Siamo in questa situazione.
In Commissione, anche il Vicepresidente Reschigna ha assicurato di far fronte alle proposte con degli spostamenti, con delle riduzioni da una parte e aumenti dall'altra, per mantenere intatto il monte complessivo dell'impegno della spesa, ma sappiamo che anche in questi anni una parte consistente di risorse, scritte nero su bianco sui documenti contabili sulle leggi di bilancio, poi non hanno trovato completa copertura e spesa.
Faccio subito un esempio, su cui tornerò successivamente: il tema della morosità incolpevole, quindi il Fondo sociale per le case di edilizia popolare. Questo è un tema che come Gruppo consiliare abbiamo provato a sollecitare in tutti i modi per poter avere il rispetto di della legge 3 del 2010, che dice che il 60 per cento della copertura della morosità incolpevole spetta alle Regioni. Forse, sembrerebbe che finalmente, dopo quattro anni di non voglio dire battaglia, perché non abbiamo "sguainato sciabole" o altro, ma di muro contro muro, di tentativi di far passare una cosa semplicissima, cioè il rispetto di una legge, la Giunta abbia voluto mettere a copertura, nella riconciliazione (questo tema fondamentale che finalmente è obbligatorio nelle Regioni, la riconciliazione dei debiti e crediti tra Regione e Enti della Regione, Partecipate o Enti strumentali della Regione stessa), che permette di vedere che cosa non abbiamo finanziato per poter ripianare. Tuttavia, su questo attengo di avere dall'Assessore Ferrari dei documenti che dimostrino appunto che le cifre che vengono messe corrispondano a quelle che sono richieste, altrimenti facciamo un atto fideistico e ovviamente risulta difficile soprattutto in quanto opposizione.
Perché dico questo? Perché lo scorso anno eravamo riusciti a incrementare lo stanziamento di 1 milione di euro (ricordate le discussioni?) da 4 milioni a 5, però poi abbiano avuto la brutta sorpresa che nel rendiconto abbiamo visto che erano stati impegnati 4 milioni.
Sul 2017 gli ultimi dati che ho non sono aggiornati, quindi non so se sono corretti o meno, perché ho potuto accedere rapidamente a una procedura informatica che non è aggiornatissima, c'era scritto - a oggi probabilmente aggiornato ad almeno un mese fa o forse anche di più - 4 milioni e mezzo, quindi mancherebbero ancora 500 mila euro del 2017. Sul 2018, è stato fatto un emendamento (ringrazio il Vicepresidente Reschigna per questo emendamento) che incrementa di 1 milione e 600, arrivando a 6,6 milioni. In questo caso, riscontriamo la volontà e l'impegno, ma vorrei capire dall'Assessore Ferrari se questo sia sufficiente o meno. Perché ci era stato detto che il 60 per cento della morosità incolpevole corrispondesse a 8 milioni.
So che quindici minuti sono molto pochi per poter dire tutto, quindi passo al tema delle politiche sociali e della compartecipazione per quanto riguarda il socio-sanitario che forse sono i temi più importanti del bilancio, almeno per la parte che io seguo, quindi, tutta la parte della compartecipazione socio-sanitaria, su cui avevamo discusso lungamente in Commissione sul tema degli extra LEA. Mi pare che a pagina 4 della nota illustrativa sul rientro diciamo del Piano di disavanzo, si diceva che si liberavano delle risorse per un fidanzamento extra sanitario pari a 31,6 milioni di euro, nel 2017 e 24 milioni nel 2018-2019.
Nel 2018, questo extra fidanzamento viene eliminato, perché una parte consistente (16 milioni) va sulle politiche sociali, cioè il capitolo delle politiche sociali, fondo indistinto, sale da 39 a 55, quindi si arriva a 16; ne mancherebbero ancora circa 16 per arrivare alla copertura totale di tutti gli extra LEA i famosi 70-71 milioni di euro. Inoltre, c'è tutta una parte che dovrebbe essere finanziata dal Fondo sanitario regionale, cioè i famosi 8,2 miliardi.
Dunque, siamo stati in qualche modo promotori di questo indirizzo, con un atto d'indirizzo approvato all'unanimità, chiedendo agli Assessori di riuscire a creare un fondo, oppure una parte diciamo operativa dei due Assessorati che permettesse di gestire insieme queste risorse. Questo perché succede che le ASL che sono autonome e con i soldi che arrivano loro fanno quello che vogliono (sul tema della sanità e non ovviamente su altro), però risulta difficile andare a capire come integrano alcune spese che sono di compartecipazione socio-sanitaria: uno su tutti, sono gli assegni di cura e ne abbiamo parlato lungamente, perché alcune ASL lo fanno, poche nell'ambito della regione, alcune li finanziano e altre no. Su questo vorremmo sapere, a partire dal 2018, qualche cosa di più preciso magari, un capitolo nuovo, che possiamo studiare, analizzare e seguire e soprattutto, avere rendicontazione di come vengono sostenute le spese.
Perché ormai siamo abituati a queste lunghe discussioni sul bilancio leggiamo dei documenti, leggiamo delle cifre e poi sappiamo che non corrispondono mai o, quasi mai, alle cifre che vengono impegnate e poi le vediamo l'anno successivo. Quindi, sarebbe bello fare un'analisi durante l'anno di bilancio, considerando che i ritardi, di cui vi dicevo, non ci permettono di essere molto incisivi a livello di bilancio.
Sulla sanità, voglio ricordare il tema importante della mobilità passiva: come abbiamo detto, incremento di 16 milioni, da 283 a 298 milioni di euro nel, 2016 perché si legge in ritardo di due anni. Sembra che sul 2017 si sia sfondato il muro dei 300 milioni di mobilità passiva. Quindi, dire che in sanità "va tutto bene", che siamo considerati, in base alla griglia LEA la seconda o la terza migliore sanità regionale,però occorre anche valutare la perdita di assistiti verso la Lombardia. È vero che ne traiamo dalle regioni del Sud Italia, ma quanti ne perdiamo? Il delta è negativo. Ma soprattutto, quanti cittadini si rivolgono sempre più alla sanità privata perché ci sono liste d'attesa sempre più lunghe? Capita sempre più spesso che a chi prenota una visita, magari anche urgente (è successo, e probabilmente la prossima settimana interrogherò l'Assessore Saitta al riguardo) viene risposto "sei mesi, però se vuole passare domani, con lo stesso medico, nel privato, si può fare" (in intramoenia convenzionato).
Il tema, quindi, è ovviamente strategico per una Regione che occupa la maggior parte delle proprie risorse sulla sanità. Dobbiamo però parlare non solo di griglia LEA e di dati ministeriali, ma anche di dati concreti: di liste d'attesa, come abbiamo provato a fare; non ci sono stati grandi ritorni in termini di efficienza del servizio ai cittadini.
Ho solo più un minuto, e vorrei parlare della questione del rientro dal disavanzo.
Lo abbiamo affrontato la scorsa settimana con le due delibere approvate, ma ancora una volta voglio sottolineare come le stime dell'andamento dell'economia nazionale e regionale siano ottimistiche.
Ho già avuto modo di dire come, prudenzialmente, il Vicepresidente Reschigna e la Regione abbiano deciso di inserire un incremento di entrate dovuto al miglioramento della congiuntura economica, limitato solo a una ventina di milioni di euro - 28 per la precisione - e di non esagerare sulle stime dell'IRES, in cui si parlava di un incremento possibile di entrata di 160 milioni di euro, che francamente mi sembra poco credibile.
Non che le stime dell'IRES non siano credibili, ma con le manovre che si potranno porre in essere - a livello nazionale lo abbiamo imparato - ogni Governo che arriva ogni anno ritocca qualcosina alle Regioni, perch sembriamo l'unico bacino di spesa credibile, mentre non si aggrediscono le inefficienze e gli sprechi del livello nazionale.
Speriamo e siamo moderatamente ottimisti che si possa invertire questa rotta, però ci sembrava un po' troppo.
Termino dicendo che, nonostante tutti gli impegni e gli sforzi fatti da questa Giunta, alcuni anche lodevoli, il futuro non sarà a tinte azzurre o rosa di buona speranza, ma grigio fosche, nel senso che non sappiamo bene come nei prossimi anni si andrà avanti.
Per quanto concerne la rinegoziazione dei mutui, ben venga la ristrutturazione di uno dei tre derivati, iniziativa, anche questa lodevole.
Tuttavia, sperare solo nella congiuntura economica e nella magnanimità del Governo, anche per ipotesi di rilancio delle politiche regionali con i fondi europei (fondi FSE, FESR e quant'altro), ci sembra un po' poco.
Chiudo veramente dicendo che avremo piacere di analizzare insieme, come chiesto più volte al Vicepresidente Reschigna sulla scorsa programmazione anche la programmazione FSC odierna, visto che c'è stato presentato - e ringraziamo per questo - un documento con la ripartizione, ma come Consiglio regionale vorremmo essere parte attiva nell'utilizzo dei 900 milioni di euro, che non sono pochi.
Ripeto: 900 milioni di euro per i fondi sviluppo e coesione.
Vorremmo poter decidere insieme alla Giunta o, almeno, dare dei consigli e fare qualche nostra valutazione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Abbiamo terminato le relazioni di maggioranza e di minoranza. Apriamo la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Mi riallaccio all'ultima valutazione del collega Bono, in merito alle preoccupazioni che rimangono a livello di bilancio della Regione Piemonte.
Come già detto dal collega, apprezziamo gli sforzi fatti in questi anni per riportare il bilancio in una traiettoria che non portasse a un baratro per la nostra Regione, ma nella discussione in Commissione sono emerse alcune criticità sui correttivi applicati e sulle spese fuori bilancio degli ultimi anni e degli anni precedenti.
Abbiamo alcune perplessità, non tanto per la copertura di questi debiti fuori bilancio, cosa perfettamente auspicabile e comunque legittima, ma su ciò che avverrà in futuro. Se queste spese sono state effettuate negli anni passati in maniera non consona alle specifiche direttive del bilancio della Regione, ci preoccupiamo di cosa potrà succedere in futuro e se questa casistica si potrà ripresentare.
In primo luogo, siamo preoccupati per questioni che abbiamo già portato all'attenzione del Consiglio, delle Commissioni e del dibattito sul bilancio negli anni passati. Parlo, per esempio, dei danni da fauna selvatica.
In questo documento abbiamo previsto di riconoscere un milione e mezzo di debiti fuori bilancio su questa partita.
La cosa singolare è che questi debiti risalgono a questa legislatura parliamo del 2015 e del 2016 - ma ciò che ci preoccupa maggiormente è il fatto che in questa materia non ci sia ancora un controllo della situazione; controllo che, secondo noi, è molto lontano dall'essere raggiunto.
Oltretutto, a ruota a questo provvedimento di legge dovremmo riaffrontare il nuovo DDL sulla caccia; approvare una nuova norma sulla caccia che vada a riempire quel vuoto normativo che si è generato nel 2012 con l'abolizione dalla legge regionale sulla caccia e l'introduzione di un articolo sostitutivo nella legge finanziaria del 2012.
Cosa aveva di positivo questa legge finanziaria del 2012? Di positivo aveva l'assunto che i proventi della tassa di concessione regionale che pagano i cacciatori per iscriversi e cacciare, venivano reinvestiti nella gestione faunistica venatoria nel ristoro dei danni e in politiche di prevenzione degli stessi. In realtà, questo travaso di risorse direttamente dalla tassa governativa al ristoro e alla prevenzione dei danni, non si verifica; tant'è che queste risorse, da quanto abbiamo potuto capire, ammontano a circa tre milioni di euro all'anno e non riusciamo a impegnare un milione e mezzo di euro all'anno per ristorare quei danni.
Detto questo, anche il sistema di riconoscimento dei danni è molto farraginoso e ci sembra di capire che siamo ben lontani da creare un sistema virtuoso che, da una parte, ristori i danni e, dall'altra, cerchi di diminuirli. Che cosa ci preoccupa? Ci preoccupa che nel disegno di legge della Giunta regionale questa unica cosa positiva che veniva conservata nel comma 8 dell'articolo 40 della legge finanziaria 2012 venga eliminato e i proventi della tassa di concessione regionale, non vengono direttamente reimpiegati in queste politiche. Ci sembra una questione grave perché la legge nazionale sulla caccia e gli articoli 23 e 26 stabiliscono questo assunto normativo e, soprattutto, perché ci sono problematiche in alcune zone del Piemonte che sembrano addirittura insormontabili e questo tipo di approccio normativo non fa altro che aggravare la situazione. Situazione che non è semplicemente un problemino legato alla caccia o legata a qualche danno per gli agricoltori, ma è un grosso problema che coinvolge tutto un settore, quello agricolo, del sud del Piemonte, specie la Provincia di Alessandria, che va in crisi. E' andato in crisi l'anno scorso, potrà andare di nuovo in crisi quest'anno, ed è necessario mettere mano alle questioni con rapidità ed efficienza da parte della Regione Piemonte.
Altra questione relativa a debiti fuori bilancio, i danni alluvionali.
Danni alluvionali che sono stati riconosciuti per 11 milioni di euro di debiti fuori bilancio per le alluvioni 1994, 2000 e 2002. Sempre più o meno su questa partita, sulla ricollocazione di immobili in aree soggette a rischio idrogeologico, per impegni del 2009, sono stati riconosciuti 577 mila euro di debiti fuori bilancio e, anche in questa partita, abbiamo grosse perplessità. Grosse perplessità perché, effettivamente, anche su questo settore, ci sembra di capire che la spesa impegnata e poi erogata non sia totalmente sotto il controllo.
Detto questo, ci limitiamo a valutare le date. Noi andiamo a riconoscere danni alluvionali per il 1994, 2000 e 2002 ma da allora ad oggi ci sono stati altri eventi alluvionali e, in questi eventi, ci sono stati altri danni e altri impegni di spesa da parte della Regione. Bisognerà capire che cosa è successo dal 2002 al 2016, per esempio, e che cosa manca a livello di bilancio regionale su questa partita.
Sempre su questa partita abbiamo anche il programma casa con 14 milioni di debiti riconosciuti. Speriamo che con questa cifra si chiuda questo grosso intervento, molto sponsorizzato all'epoca del suo concepimento e che, in realtà, è andato ad essere effettivamente sovradimensionato rispetto alle reali potenzialità di spesa per questo asse.
Poi ci sono altre questioni. Nell'allegato 8 abbiamo 26 milioni e mezzo di debiti relativi a fondi statali, tra questi anche il servizio idrico integrato. Proprio su questa tabella ho cercato di recuperare delle sollecitazioni da parte del territorio e da parte degli enti gestori del servizio idrico integrato che lamentano dei crediti non ancora estinti da parte dalla Regione, purtroppo anche qui ci fermiamo ad anni piuttosto remoti rispetto a quanto richiesto dagli enti gestori.
Per esempio ci fermiamo ad Accordi di programma quadro del 2003. Dal 2003 ad oggi sono passati molti anni e, probabilmente, altri debiti emergeranno di volta in volta, quando gli enti gestori richiameranno la nostra attenzione sulle loro difficoltà a finire dei programmi portati avanti con degli impegni regionali che poi, magari, non sono stati mantenuti.
Per questo l'invito è, comunque, a creare i presupposti affinché questa Regione sia solida. Sia solida non solo dal punto di vista del bilancio generale, ma anche dal punto di vista degli equilibri di spesa dei singoli settori. Ogni singolo settore deve essere responsabilizzato, deve essere creato un sistema per cui queste spese non debbano essere fuori controllo ma debbano essere perfettamente controllate e perfettamente inserite nelle logiche del bilancio generale.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Comprensivo "U. Saba" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Comprensivo "U. Saba" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame disegno di legge n. 286, inerente a "Bilancio di previsione finanziario 2018-2020"


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Sarò breve perché il Consigliere Bono, in particolare, nella sua relazione è stato piuttosto esaustivo. Mi soffermo soltanto rapidamente su alcuni punti. Il primo è quello che riguarda i fondi destinati alla cultura.
Chiedo ci sia attenzione non soltanto alla quantità dei fondi che normalmente, a bilancio, sembrano avere delle cifre piuttosto adeguate, ma che ci sia soprattutto attenzione rispetto alla certezza delle risorse e alla tempistica. Noi sappiamo che il problema principale degli operatori del Settore Cultura è quello di non avere certezze sull'arrivo dei fondi con una determinata tempistica: ciò, ovviamente, crea loro dei problemi perché si trovano costretti a dover anticipare delle risorse senza sapere poi, quando potranno rientrare di quanto anticipato.
Vedremo con l'approvazione del nuovo Testo Unico, che, tra l'altro, sta procedendo in modo abbastanza spedito (adesso che è arrivato Commissione ma ricordiamo che c'è stato un lungo percorso di condivisione e di partecipazione, che dovrebbe portare, alla fine, ad un'approvazione piuttosto rapida del testo) e, successivamente, con un'emanazione altrettanto rapida dei Regolamenti di attuazione, se ci sarà una svolta anche rispetto ai tempi nell'erogazione dei fondi e se ci sarà, altresì una modalità di erogazione dei fondi il più possibile trasparente ed equa (sarebbe auspicabile, ovviamente, che ci fossero dei criteri che garantiscano equità di trattamento per gli operatori).
Ovviamente, richiamo l'attenzione anche sull'edilizia scolastica. Proprio in tema di istruzione, ho visto questa mattina girare in rete la foto di un istituto dov'è crollato un pezzo di intonaco.
Sappiamo che arriveranno dei fondi anche da parte dello Stato: c'è un progetto dell'INAIL, se non erro, che deve partire a breve. Dunque chiediamo che ci sia sempre massima attenzione e che si vadano ad esaurire le graduatorie, alle quali, tra l'altro, abbiamo contribuito attraverso la restituzione del nostro stipendio (com'è ormai noto) e che questo rimanga sempre un tema prioritario.
Così come deve rimanere prioritario il sostegno alle famiglie in merito al discorso dei buoni scuola. Apprezziamo, ovviamente, tutto il lavoro svolto e l'impegno speso nel garantire il diritto allo studio agli studenti che si iscrivono all'università, ma non dimentichiamo che altrettanto impegno va speso anche per garantire alle famiglie il sostegno per consentire ai loro figli di frequentare la scuola, di avere i libri, di utilizzare i trasporti, di arrivare alla massima copertura delle graduatorie.
Per quanto riguarda, invece, l'altro aspetto che seguo con maggiore attenzione in Commissione - mi riferisco al tema del lavoro - credo che ci siano due criticità da considerare con attenzione: la prima è quella dei disoccupati.
Sappiamo che in questo momento esistono delle gravi crisi che stanno investendo il nostro territorio; sappiamo, altresì, che è un trend che purtroppo, continua a crescere e che non sembra conoscere fine.
Abbiamo visto stanziamenti sulla formazione - la stessa Assessora Pentenero, durante le sedute di Commissione, ha sottolineato l'importanza della formazione - però continuiamo a sottolineare il fatto (e lo sottolineeremo anche con la presentazione di un atto di indirizzo collegato alla discussione del bilancio) che si debbano supportare i lavoratori che devono ricollocarsi nel mondo del lavoro, e che devono, pertanto, seguire dei corsi di formazione, anche sostenendo le relative spese. Quindi chiediamo nuovamente che sia prevista, per chi frequenta corsi di formazione, un'indennità che consenta di coprire tali somme. Perch purtroppo, una persona che non dispone più di un reddito, molto spesso non ha neanche la possibilità di spostarsi, quindi di utilizzare i trasporti, o di mangiare fuori casa. È il concetto che sta alla base di quello che tutti ormai conoscono come "reddito di cittadinanza", ossia consentire ai lavoratori di ricollocarsi e di riposizionarsi nel mercato del lavoro (è un termine bruttissimo, però rende l'idea di cosa stiamo parlando), per sostenere anche questi lavoratori durante la ricerca del nuovo posto di lavoro.
A livello nazionale speriamo che ci sia la possibilità di introdurre una vera propria rivoluzione (quello che, per l'appunto, definiamo "reddito di cittadinanza"). A livello regionale, basterebbe, per iniziare, prevedere un'indennità di partecipazione ai corsi per queste persone che devono formarsi nuovamente.
L'altro aspetto che è stato evidenziato anche durante un incontro che si è tenuto qualche giorno fa qui, a Palazzo Lascaris, è quello relativo alla condizione delle donne nel mondo del lavoro.
La dottoressa Saraceno, che è intervenuta durante questo incontro, oltre ad aver evidenziato il fatto che è ancora lunga la strada da percorrere per tutelare il lavoro delle donne (in particolare il lavoro delle madri), ha anche detto una cosa molto importante: una delle principali forme di difesa dei bambini dalla povertà è il fatto di avere una mamma che lavora. Io credo che si debba partire proprio da questo punto per cercare di fare delle azioni un po' più coraggiose su questo tema e su questo aspetto quindi cercare di investire maggiori risorse per sostenere le mamme che decidono di continuare comunque a lavorare, e fare in modo che il fatto di lavorare non debba essere una scelta obbligata.
Occorre cercare di sostenere il più possibile non solo attraverso un rientro anticipato al lavoro, ma anche attraverso politiche serie, che consentano di far fronte alle numerosissime spese che una famiglia si trova ad affrontare e che, molto spesso, costringono per l'appunto la donna a dover rinunciare a lavorare. Perché, a conti fatti, non conviene più rientrare a lavoro, dal momento che costerebbe di più lasciare il proprio figlio ad una baby sitter piuttosto che in struttura molto spesso a pagamento (perché sappiamo che i posti all'interno dei nidi purtroppo sono limitati).
Queste, bene o male, sono le priorità che abbiamo individuato e sulle quali abbiamo concentrato la nostra attività emendativa e l'atto di indirizzo collegato alla relativa discussione.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Frediani.
Ci sono altre richieste di intervento in fase di discussione generale? Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Ci troviamo, come sempre, a dover fare i conti con una situazione reale decisamente deteriorata - di una serie di servizi pubblici regionali.
Preso atto che questa Giunta ha cercato di arginare i tagli nazionali al Fondo del Trasporto Pubblico, includendo delle risorse aggiuntive rispetto agli anni scorsi, tali risorse, pur essendo aggiuntive, non riportano il bilancio sui servizi di Trasporto Pubblico ai livelli di due o tre anni fa, quando disponevamo, perlomeno, di risorse sufficienti per non avere una coperta troppo corta e non dover creare fastidiose lotte interne tra il settore dei trasporti ferroviari e il settore del trasporto su gomma, che non sono ancora finite.
Presidente, chiedo un po' di silenzio, perché è vero che è un Consiglio dimezzato, ma fa rumore come quando è pieno.
Riprendendo il filo del discorso. I trasporti su gomma hanno subìto drastici ridimensionamenti nel periodo che ha visto all'opera questa Giunta. Certo, non è tutto opera della Giunta attuale; molte inefficienze e molti tagli arrivano da lontano e si perpetuano tuttora, perché proprio mentre parliamo si registrano degli ammanchi e disallineamenti tra i fondi da erogare al trasporto pubblico locale e ciò che le compagnie stanno effettivamente erogando. Mi riferisco per una volta non alla tanto odiosa ed annosa questione del trasporto pubblico di Torino con GTT, ma alle compagnie private di trasporto pubblico su gomma, che ancora oggi si vedranno stornare mi pare 700 mila euro solo nel bacino della Città Metropolitana di servizi che stanno erogando, ma che non trovano un riscontro economico nei trasferimenti dell'Agenzia della Mobilità piemontese. Quindi, sono altri soldi che vengono tagliati al trasporto pubblico locale, mentre tutti pensavamo che questo problema fosse definitivamente risolto; ma non è risolto per nulla.
Personalmente conosco meglio la situazione della Provincia di Torino, ma non mi stupirei se ci fossero alcune operazioni di altri tagli, perché in questo scatolone l'Agenzia della Mobilità ha fatto da cuscinetto tra la Regione, le Amministrazioni e i gestori del trasporto pubblico, prendendosi sicuramente un bel po' di grane, ma anche, secondo noi, non facendo un buon lavoro di trasparenza di come venivano passati i fondi regionali, non solo per il sostegno del trasporto pubblico. Stiamo ancora pagando questa opacità di gestione e gli ammanchi si stanno rivelando proprio oggi.
Quindi, tutti gli sforzi per ripianare i vecchi debiti potrebbero non bastare, perché finché sono le aziende pubbliche, in qualche modo ce la caviamo, ma quando si tratta di aziende private la gente finisce a casa quindi i dipendenti finiscono a casa. Questa è una situazione molto spiacevole e noi, come Gruppo Movimento 5 Stelle, abbiamo sostenuto la battaglia al fine di avere un sistema di trasporto efficiente, non ridondante - quindi non far circolare i bus dove circolavano i treni - ed ora ci si trova nell'imbarazzo che questa operazione, non avendo i soldi per rimodulare i servizi, potrebbe tradursi semplicemente in un taglio di servizi di gomma. Siamo felici se si riapre qualche ferrovia, ci mancherebbe altro, e siamo felici se le ferrovie sospese dalla Giunta Cota verranno riaperte ed integrate meglio con gli altri servizi. Però non si può che prendere atto che il settore del trasporto su gomma è in forte crisi e continuerà a essere in forte crisi da oggi al 2019; questo ci dicono i numeri.
Sul fronte degli investimenti dobbiamo purtroppo constatare che in Piemonte non viviamo molto di luce nostra, ovvero la maggior parte degli investimenti infrastrutturali arriva comunque da fondi nazionali o da trasferimenti di fondi europei, anche con FSC. È stato senz'altro un buon lavoro fatto su investimenti di materiali rotabili, treni, tram e metropolitane, ma di gran lunga inferiore a quelle che sono le necessità.
Tuttora pende un affidamento di servizio ferroviario che non sappiamo ancora a quale gestore verrà assegnato, in quanto non abbiamo delle dichiarazioni esplicite da parte dei gestori sull'intenzione di rinnovare i parchi rotabili esistenti. Quindi, viaggiamo con flotte di treni decisamente antiquate e le garanzie che si stanno chiedendo ai gestori di un rinnovo progressivo anno su anno di una certa percentuale del parco rotabile, secondo noi, non sono sufficienti, perché non bastano piccole percentuali. Siamo veramente in una grossa crisi anche del punto di vista del parco in dotazione alla Regione Piemonte.
Su questo probabilmente la Regione non può fare di più con il suo bilancio tuttavia ci sono ancora delle operazioni che si possono fare, perch abbiamo ancora a disposizione dei fondi per il parco tranviario metropolitano e dobbiamo anche cercare di mantenere molto forte la pressione politica sul futuro Governo, per assicurarci delle nuove partite di acquisizione di mezzi. Infatti, specialmente nell'area metropolitana di Torino soffriamo il problema dell'inquinamento e ci piacerebbe che i futuri acquisti fossero direzionati innanzitutto ad un rilancio delle reti tranviarie, che storicamente sono il fiore all'occhiello della città di Torino che, fin da inizio Novecento, vantava la rete tranviaria più articolata d'Europa. Questa è stata gradatamente arretrata a favore dei mezzi su gomma e a motore, perché questo voleva la politica nazionale.
Questo chiedevano le aziende del settore, in particolare una, il gruppo FIAT che, non nascondiamocelo, da sempre ha direzionato in modo molto capillare le politiche del trasporto pubblico, spostando dalle motorizzazioni, dai tram e dal sistema elettrico al sistema a combustione a benzina, a gasolio e quant'altro legato comunque all'indotto del petrolio.
Siamo in un momento di gravissima crisi della qualità dell'aria dell'ambiente e con sanzioni europee che pendono ancora oggi, perch ricordiamo che i vari semafori regionali e gli accordi quadro con il Governo per la qualità dell'aria sono il risultato di una forte pressione europea, in ottica di sanzioni all'Italia e alle sue Regioni. Quindi pendevano circa due miliardi complessivi di sanzioni all'Italia per gli sforamenti della qualità dell'aria.
Riportiamo l'attenzione su queste politiche, se vogliamo essere convincenti nei confronti dell'Unione Europea e non prenderci le multe e magari fare un favore ai cittadini e lasciarli respirare un po' meglio, visto il drammatico numero di morti in Italia dovuti alla qualità dell'aria, che è stimato in 90 mila morti annui. È un numero quasi da ecatombe, che somiglia più ad una piccola guerra civile; in realtà, è la nostra qualità dell'aria che causa questi numeri di morti.
Pertanto, riportiamo questo all'attenzione, perché si faccia maggiore pressione in quanto gli Enti locali, grazie al patto di stabilità, non hanno le possibilità di investire su nuove infrastrutture e su nuovi mezzi.
La Regione è messa poco meglio, ma non di molto; come hanno detto i miei colleghi, anche la struttura e l'appoggio finanziario articolato nei mutui non ci dà la garanzia di uscire dalla crisi dei bilanci regionali nel breve periodo, anzi rimaniamo ancora un po' in ostaggio del sistema finanziario delle banche e dei tassi di interesse. Quindi, non siamo completamente fuori da questa partita.
Quello che si può fare è mantenere alta la pressione politica è dare, ogni tanto, dei messaggi. Per cui ci aspettiamo messaggi coerenti con quanto che si vuole realizzare; se poi non lo si può fare perché non arrivano i soldi dai livelli sovrastanti, restano comunque le dichiarazioni delle persone che ci hanno dimostrato di averci provato. Quindi, chiediamo un po' più di decisione dal punto di vista politico.
Questo è l'ultimo anno della legislatura regionale e probabilmente qualcuno pensa già alla campagna elettorale, ma non dobbiamo distogliere l'attenzione dalle questioni che veramente interessano i cittadini, magari anche quelle che non sono popolari, ma per le quali le Amministrazioni verranno ringraziate sul lungo periodo, purché facciamo manovre che non mirano alle elezioni dell'anno dopo, ma a creare una condizione di vita migliore per i piemontesi.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola agli altri Consiglieri, vi è una richiesta di due minuti di sospensione da parte della Vicepresidente che si deve allontanare un attimo, e capirete anche le necessità. Quindi il Consiglio è sospeso per pochi minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 11.33 riprende alle ore 11.35)



PRESIDENTE

La seduta riprende La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

La pausa è stata brevissima e - temiamo - neanche troppo salutare, da un certo punto di vista.



(Commenti del Vicepresidente Reschigna)



BERTOLA Giorgio

Ah, ok, benissimo. Allora non era fumo. Benissimo.
Stiamo discutendo questo bilancio di previsione in un clima un po' surreale, non tanto per la pausa del Vicepresidente, che - anzi - è stato oltremodo corretto, ma per (non so come dire) l'inconsistenza di quest'Aula, che è piuttosto vuota poiché diversi Consiglieri, soprattutto di centrodestra, sono già a Roma, essendo stati eletti in Parlamento (buon per loro) ed altri che non sono stati eletti, ma che non sono presenti in aula o non mostrano interesse per questi lavori.
Noi siamo qui e riteniamo sacrosanta innanzitutto la nostra regola di mantenere l'impegno che ci siamo presi con i cittadini piemontesi per cinque anni - per tutta la durata della legislatura - e soprattutto l'impegno richiesto da un momento importante e fondamentale come la discussione del bilancio di previsione. Insomma, non stiamo discutendo della pernice bianca o della trota fario, che pure sono argomenti che hanno appassionato l'Aula e che magari ancora lo faranno in futuro: stiamo discutendo il bilancio della Regione Piemonte. Mi chiedo veramente cosa potrebbe pensare un cittadino piemontese se si sedesse, in questo momento nei banchi del pubblico e vedesse un così ampio disinteresse per una questione come quella del bilancio. Oltretutto, stiamo parlando dell'ultimo vero bilancio di previsione, perché, con l'appuntamento elettorale del prossimo anno, il rinnovo del Consiglio regionale previsto per il prossimo anno, immaginiamo che il bilancio previsionale 2019 possa essere un bilancio decisamente tecnico.
Questo, pertanto, è l'ultimo vero bilancio politico - possiamo dire - della Giunta Chiamparino e dentro dovremmo trovare e leggere la situazione che verrà lasciata ad altri, sia che vinca una nuova Amministrazione regionale sia che rivinca la stessa coalizione sia che, sperabilmente, vinca qualcun altro, sia per le situazioni delle finanze regionali sia per le opere sui vari settori che riteniamo necessitino di un intervento. È già stato evidenziato dai colleghi: l'emergenza del lavoro, della cultura, dei trasporti; non ultima l'emergenza dell'ambiente.
Questo è già stato richiamato (l'ha detto giustamente il collega Valetti): è come se fosse una guerra civile mascherata, con persone che si ammalano e muoiono semplicemente respirando. Ci sono addirittura delle indagini della Magistratura su amministratori pubblici, per accertare se abbiano delle responsabilità riguardo ai morti e alle malattie. È qualcosa che diversi anni fa non ci saremmo nemmeno lontanamente aspettati.
Ci sono le questioni delle bonifiche ambientali: su questo, sulla non sufficiente consistenza dei fondi anche per le bonifiche, ci siamo espressi già in Commissione e abbiamo sentito dire dalla Giunta regionale che probabilmente ci saranno degli interventi attraverso i fondi europei.
Insomma, non è mancanza di fiducia nei confronti della Giunta regionale, o forse sì, però avevamo sentito raccontare la stessa cosa l'anno scorso quindi qualche preoccupazione l'abbiamo e, pertanto, proporremo degli interventi in fase emendativa.
Faccio, poi, un piccolo approfondimento su una parte dell'articolato, in particolare l'articolo 8, dove si parla di un debito fuori bilancio di 1 milione e mezzo di euro; un debito della Regione verso gli ATC, i CA e le Province, per i rimborsi agli agricoltori dei danni causati alle colture agricole da parte degli ungulati. Se confrontiamo questo dato con quello che emerge dalla relazione del testo licenziato dall'Aula del DDL 182 sulla caccia (qui stiamo parlando di un futuro prossimo, nel senso che appena sarà terminato l'esame del bilancio di previsione, l'Aula sarà impegnata col disegno di legge sulla caccia), vediamo che l'ammontare dei danni accertati dal 2014 al 2016 a favore degli ATC e dei CA e delle Province ammonta a 1 milione e 489 mila euro. È una cifra che assomiglia molto a quella indicata all'articolo 8, come debito fuori bilancio per lo stesso motivo. Pertanto, verrebbe da dire che queste spese, in quegli anni non sono state assolutamente coperte. Lo si vede anche se andiamo a guardare i bilanci degli ATC, ad esempio anche di ATC che ultimamente si sono lamentati per la nuova disposizione di legge che limita la possibilità di cacciatori foranei, ATC che magari hanno un disavanzo che è esattamente pari alla cifra mancante, dei contributi regionali - appunto - per il risarcimento dei danni. Dall'altra parte, però, vediamo che magari si spendono centinaia di migliaia di euro per l'acquisto di selvaggina da tiro al bersaglio.
Allora, ferma restando la posizione che ognuno può avere sull'attività venatoria, sulla caccia - e la nostra posizione sulla caccia è nota - anche per chi, invece, vuole continuare con questa pratica, sarebbe probabilmente il caso di finire con la logica del parco giochi e passare alla logica ripeto, per chi ritiene sia ancora necessaria l'attività venatoria, non noi della gestione del territorio e della gestione della fauna.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
È un bilancio preventivo - questo - caratterizzato dalla liberazione di fondi vincolati, che hanno messo a disposizione risorse importanti.
Ovviamente, come ha detto il collega Bono, riteniamo molto importante l'articolo 7, quello sulla morosità incolpevole, ovvero quella copertura di 8.347.000 euro di risorse che, negli anni passati, sono venuti meno e che hanno creato numerose difficoltà e credo anche numerose incomprensioni. Lo vediamo nei tavoli di confronto comunali, che si sono attivati nella regione, in particolar modo nell'ATC Nord, che ha un debito (da relazione Deloitte) di circa 23 milioni, dovuto a morosità colpevoli o incolpevoli non si sa, però di fatto queste risorse dovranno essere trovate, per coprire questo debito che la relazione Deloitte, solo per l'ATC Nord, parla di circa 23 milioni e di 8 milioni per l'ATC Sud.
Su questo aspetto della morosità incolpevole, constatiamo sul territorio azioni che giudichiamo negativamente; se una famiglia con reddito ISEE zero viene chiamata a coprire dei Piani di rientro, noi crediamo che, in qualche modo, la politica venga meno a quella che è la sua missione di aiuto sociale proprio delle situazioni più fragili.
E poiché questi casi sono più di uno, allora temiamo - ed è per questo che abbiamo chiesto una Commissione dedicata a questi aspetti - che sia una pratica che cerca di recuperare finanza laddove effettivamente non è recuperabile, dalle famiglie più fragili presenti sul nostro territorio un territorio che comunque è, nel nord Italia, uno dei più fragili dal punto di vista sociale - perlomeno ce lo dicono i dati per quanto riguarda i livelli occupazionali, e non solo quelli.
Rimanendo nell'ambito sanitario, vorrei fare un ragionamento che in parte ho già fatto. Reputo importante il lavoro svolto dall'Assessore Reschigna: da una parte, la rendicontazione dei debiti extra bilancio che lo stesso ha a preventivo, e dall'altra, la rinegoziazione dei mutui: effettivamente un momento favorevole alla rinegoziazione come questo è difficile trovarlo nella storia recente, con un Euribor negativo. Dall'altro lato, per questa maggioranza ha fatto partire un'operazione di edilizia sanitaria basata su risorse al 70% non pubbliche.
Da un lato, però, questa assenza di risorse non pubbliche è un modo per aggirare un indebitamento in una Nazione che, se noi andassimo a sommare i debiti regionali e il debito statale, ha il terzo posto nel debito mondiale (e io temo presto anche il secondo).
Non credo sia un'operazione da prendere a cuor leggero.
Perché dico questo? Perché quando andiamo incontro ad un'operazione di partenariato pubblico-privato legittima, perché la legge Madia dell'aprile 2016 la rende legittima, andiamo incontro a un capitale di rischio.
Capitale di rischio vuol dire accedere a un cosiddetto "equità", una sottospecie di derivato che consente ai privati di avere una remunerazione che, per loro, è una remunerazione adeguata.
Parliamo, quindi, di interessi che superano il 10% e che poi, in media con quelli pubblici, scendono, ma quando le cifre sono importanti, vuol dire gravare sui bilanci delle aziende sanitarie.
Io temo che questo - visto la stima che ho nei confronti dell'Assessore Reschigna per l'operatodi questi anni - andrà a gravare sui bilanci sanitari futuri, impedendo di avere fondi per specialisti, fondi per medicine innovative e fondi per una serie di cose messe in dubbio da un Patto della salute nazionale, sotto finanziato rispetto a quanto indicato a livello nazionale: siamo ancora a 110 miliardi, quando due/tre anni fa si parlava di 115 miliardi.
Questa è una situazione di grossa difficoltà, perché sappiamo che a livello nazionale la sostenibilità del sistema sanitario viene messa in forte dubbio e si parla di tornare alle vecchie mutue, quando, tra i lavoratori chi poteva si pagava la propria sanità e gli altri "pappa e ciccia".
Perdiamo, quindi, il riconoscimento di una sanità universale.
Cambio argomento e passo all'ambiente.
Su questo fronte, come su quello dei trasporti citato prima dal collega Valetti, il pubblico dovrebbe avere un ruolo per cambiare l'andamento economico naturale, perché spesso e volentieri vediamo che il pubblico fa fatica. Mi riferisco, in modo particolare, alla gestione dei materiali secondari e della possibilità di creare filiere e posti di lavoro in Piemonte.
Noi abbiamo basato la legge rifiuti sul tributo speciale. Oggi, questo tributo speciale viene messo in forte dubbio.
Noi avevamo indicato un'altra strada, che è un po' quella percorsa dall'Emilia, cioè utilizzare una percentuale dei costi di smaltimento per migliorare la raccolta differenziata.
Ciò che concretamente constatiamo, a livello regionale, è che ci sono operatori economici che fanno le cose e l'operatore pubblico, che saremmo noi - e lo dico perché voglio che questo operatore pubblico incida sulla realtà - fa fatica a raggiungere i suoi obiettivi.
Potremmo creare la filiera del tessile, la filiera dei materiali assorbenti, far decollare la filiera della plastica, far decollare la filiera del plasmix, ovvero degli scarti della plastica, ma poi vediamo che gli operatori economici sono più veloci di noi.
A Cavaglià, per esempio, è previsto che il plasmix venga bruciato con il CSS. Non voglio aprire la polemica sul CSS, Assessore, perché poi ci inoltriamo in aspetti tecnici, però questa è la realtà dei fatti.
Io spero che l'Assessore Valmaggia, da qui a fine mandato, acceleri su questo fronte e che si aprano tavoli di confronto con operatori, con gli stakeholder, ecc.
L'obiettivo che dobbiamo darci - lo dico in senso molto positivo, non come imposizione e spero ci sia condivisione - è di creare una serie di filiere perché nel momento in cui un materiale viene riconosciuto come riciclabile noi dobbiamo avere l'imperativo - e anche il legislativo - di affrontare il riciclo di quel materiale, creando una filiera in quel settore.
Cambiando argomento, vorrei dell'agricoltura.
Il PSR è in ritardo, ma noi scontiamo un forte ritardo nel decollo di quella che è un'agricoltura senza l'utilizzo di sostanze chimiche. In Piemonte, il 90% dei prodotti biologici - e io spero vivamente che siano tali, perché credo fortemente in un'agricoltura più sostenibile e meno impattante, considerando che il 40% delle emissioni e i clima alteranti provengo proprio dall'agricoltura - vengono importati da altre Regioni, se non dall'estero.
Questo è un dato con cui questa Regione deve fare i conti e non li sta facendo, perché nel momento in cui dedichiamo solo l'1% del PSR all'agricoltura biologica, vuol dire che politicamente - politicamente noi non crediamo nella crescita di un'agricoltura più sostenibile dal punto di vista ambientale e, guardate, anche dal punto di vista economico.
Credo che su questo fronte debba essere fatto uno sforzo serio e concreto perché i dati ambientali di inquinamento delle acque, delle acque superficiali, dalla falda superficiale e, in parte, anche di quella profonda da cui attingiamo l'acqua potabile, ci dice che c'è una crisi ambientale importantissima.
Concludo sui canoni idrici.
Abbiamo presentato un emendamento per chiedere uno sforzo ulteriore al Vicepresidente di un milione per la Provincia del VCO.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Noi passiamo quasi metà dell'anno istituzionale a discutere di bilancio, di finanziaria e di come far quadrare i conti.
Soprattutto, quello su cui vorrei concentrarmi, è che le discussioni sul bilancio, alla fine, sono quelle più articolate per quanto riguarda l'attuazione delle politiche che si vogliono portare avanti in Regione.
Viene dedicato molto tempo sia in Commissione sia in termini di sedute consiliari a discutere del merito delle questioni di bilancio che sottendono all'effettiva attuabilità ed attuazione delle varie politiche regionali di cui si discute nella restante metà dell'anno di attività politica. Quello che emerge da un discorso che stiamo portando avanti in questi quasi quattro anni di legislatura, è il fatto che ci troviamo di fronte al combinato disposto di tre effetti deleteri concomitanti. Il primo, l'irresponsabile federalismo all'italiana, quello fatto con la riforma del 2001 che prevedeva anche l'autonomia fiscale, che non è mai stata data e quindi, di fatto, ha deresponsabilizzato le Regioni nella loro capacità legislativa e di autonomia di spesa.
Almeno nella prima fase, fino all'insorgere della crisi e quindi anche dei vincoli di bilancio a livello europeo, questo ha comportato il fatto che venendo comunque coperti i bilanci regionali sempre dai riparti nazionali a debito e a deficit - si è speso irresponsabilmente, allegramente e senza doversi confrontare con gli equilibri legati a un'imposizione autonoma, ad una capacità autonoma di reperire le risorse per finanziare le politiche sul proprio territorio. Ciò ha prodotto la situazione di profondo dissesto che si è manifestata e acutizzata con le due gestioni Bresso, per la questione di massimizzazione del debito e derivati - quando non si potevano fare ulteriori debiti - e Cota, con l'irresponsabile gestione delle problematiche dell'eredità Bresso e anche dei fondi ulteriormente concessi con il decreto legge n. 35 per pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni.
Questo è solo uno dei pezzi che ci ha messo nella situazione attuale.
L'altro pezzo è quello legato anche al dissesto istituzionale, al fatto che si sono portate avanti tutta una serie di riforme, non solo quelle legate al federalismo, ma alle riforme del funzionamento degli enti locali che hanno, di fatto, reso incerto e sotto finanziato tutto quello che riguarda la parte amministrativa. Ricordo - questo è dimostrato anche da studi sia della Corte dei Conti che di ulteriori enti terzi rispetto alle valutazioni il grosso del peso dei sacrifici della stabilità economico-finanziaria del nostro Paese, è stata sopportata dalle Regioni in questa seconda fase e dagli Enti locali, quindi Comuni e, in particolare, le Province, che hanno visto anche disintegrato il loro ruolo in funzione amministrativa, nonch la definizione della rappresentanza democratica in essa, attraverso l'elezione di secondo livello.
Ricordiamo che quella in cui ci troviamo è una situazione di sostanziale disordine complessivo dal punto di vista dell'efficacia istituzionale quindi anche legislativa e quindi anche amministrativa, per il venir meno di quelle che erano, nella riforma del 2001, le questioni della cosiddetta sussidiarietà verticale, quindi la capacità dei diversi livelli di enti di interagire tra loro e sopperire alle incapacità e inefficiente insostenibilità dei rispettivi livelli e la cosiddetta leale collaborazione che si sarebbe dovuta esprimere in un'interazione tra i diversi livelli nazionale, regionale e poi, a scendere, provinciali e comunali, con i vari tipi di conferenze e di modalità di confronto istituzionale.
Cosa che non è stata, in quanto, oltre al discorso dei tagli e dei sacrifici imposti agli Enti locali, dall'altra parte tali sacrifici non sono stati fatti. Infatti si è visto che, al decrescere della spesa degli Enti locali - Regioni incluse - del costo di questi Enti, non c'è stata una proporzionale decrescita del costo o, meglio, della spesa pubblica dal punto di vista dello Stato centrale. Questo era solo il discorso di contesto.
L'ulteriore elemento di difficoltà nella gestione del bilancio regionale è stata anche la cosiddetta legge per l'armonizzazione dei bilanci. Che cosa è successo? È successo che con una legge di quel calibro che, da un certo punto di vista, dovrebbe semplificare la lettura e l'interpretazione dei bilanci - perché tali essi diventano, simili a tutti i livelli della pubblica amministrazione degli enti locali al Governo nazionale - ha fatto seguito un profondo irrigidimento delle modalità di gestione del bilancio.
Tutto a favore di una gestione molto più legata alla parte governativa rispetto alla capacità di dialogo e negoziazione che può essere espressa all'interno del Parlamento, dei Consigli regionali e, ancora di meno - ma quello era già un pochino così - nei Consigli comunali e provinciali dove comunque, la parte di controllo e proposta era già depotenziata dalla forma democratica scelta per le rappresentanze negli Enti locali.
Sotto questo punto di vista, quello che lamentiamo è già stato un po' citato dai colleghi. Il fatto, prima di tutto, di arrivare sempre in ritardo con le tempistiche sulle varie fasi dei bilanci, quindi parliamo del previsionale. Adesso, per la prima volta, lo approviamo un po' prima delle precedenti edizioni, ma è comunque in ritardo perché siamo in amministrazione provvisoria. Anche nei negli altri casi, quindi dell'assestamento di bilancio e poi della finanziaria, del DEF, si porta sempre il discorso a fretta e a chiusura sulla possibilità di valutare modifiche che possano, effettivamente, incidere anche sull'attuazione delle politiche. Siamo sempre in questa condizione.
Questo depotenzia in maniera profonda la capacità di dialogo e di interazione, in particolare delle opposizioni, ma anche delle maggioranze che supportano gli Esecutivi.
Questo per dire - e arriviamo al punto del bilancio attuale - che ciò che di fatto viene a mancare è il concetto di valutare, al di là di far quadrare i conti, che cosa stiamo portando avanti con quello che scriviamo nel nostro bilancio.
È stato interessante, giusto e sacrosanto il lavoro importantissimo che l'Assessore al bilancio ha portato avanti in questi anni. Ma - a mio avviso, emerge molto chiaramente - laddove, poi, si discute degli emendamenti al bilancio (anche in Commissione), l'interazione non avviene con gli Assessori di competenza per le specifiche voci di bilancio, ma sempre e solo con l'Assessore al bilancio. Dunque, è sempre e solo questione di "far quadrare i conti", non tanto di farli quadrare stando attenti a vedere quali sono le politiche che si intendono portare avanti.
Non so se è chiaro il ragionamento che sto facendo: il problema è che ci viene presentato il bilancio previsionale e di assestamento, il documento di programmazione economico-finanziaria per le parti di competenza da parte degli Assessori di competenza; ma le proposte di modifica, siano esse di maggioranza (di solito scarsine) o di opposizione (un po' più elaborate) vengono discusse esclusivamente con l'Assessore al bilancio. E normalmente, com'è successo anche questa volta, le proposte di emendamento vengono "falciate" in maniera quasi indiscriminata, raggruppate in un unico fascio, senza nulla di più rispetto alla mera presentazione da parte delle forze politiche proponenti.
È evidente che, da un lato, questo comprime profondamente il dibattito democratico, perché non c'è; c'è solo una presentazione: certo, è sempre democrazia, per cui possiamo almeno illustrare le nostre idee, ma non c'è il confronto sul merito, perché non ci sono gli Assessori di competenza per parlare degli emendamenti, e perché la valutazione viene fatta sugli equilibri di bilancio complessivi, a politiche già definite e ferme.
Quindi non c'è un'evoluzione delle politiche: è questo l'elemento di contestazione anche di questo bilancio che determina profondamente quella che sarà l'attività che verrà portata avanti nelle politiche della nostra Regione.
Per cui - di nuovo - nonostante si siano liberati degli spazi, e nonostante si sia fatto un virtuosissimo lavoro sul fondamentale discorso di equilibrio economico-finanziario, non si vede un'evoluzione in questi quattro anni di attività.
Sui trasporti - è stato citato - siamo sempre fermi allo stesso punto siamo andati in proroga, non abbiamo fatto neanche le nuove gare. Vuol dire che abbiamo problemi seri di concepimento e poi di proposizione e di attuazione delle politiche di rinnovamento.
Abbiamo fatto un grandissimo lavoro per mettere al sicuro i conti, ma non abbiamo fatto un altrettanto grande lavoro nel definire le risposte che la politica regionale vuole dare alle enormi sfide che ci stiamo trovando di fronte in questi anni. Praticamente, la Regione Piemonte si è ripiegata su se stessa a causa dei suoi problemi economico-finanziari, certo gravi e seri.



PRESIDENTE

Consigliere Campo, la invito a concludere.



CAMPO Mauro

Mi rendo conto di essermi dilungato, ma questa, purtroppo, è l'unica sede in cui si fa un'effettiva valutazione complessiva delle politiche che vengono portate avanti. Altrimenti, non la facciamo mai! Per il bilancio gli unici spazi che ci vengono offerti sono proprio questi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto di Istruzione Superiore con indirizzo turistico "Bona" di Biella


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe IV I dell'Istituto di Istruzione Superiore con indirizzo turistico "Bona" di Biella, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame disegno di legge n. 286, inerente a "Bilancio di previsione finanziaria 2018-2020" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 286, inerente a "Bilancio di previsione finanziaria 2028-2020", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Credo anch'io, com'è stato evidenziato nell'illustrazione del collega Appiano, che anche il clima mite di questa discussione rappresenti un avanzamento importante per i nostri conti.
Da una parte, possiamo dire che abbiamo riportato - credibilmente - i conti in sicurezza; dall'altra parte, ci sono dei segnali - tutti positivi - di alcuni avanzamenti: mi riferisco, cioè, alla possibilità di fare investimenti; alla disponibilità della Giunta a riaprire una discussione più generale anche su un pezzo di indebitamento e sulla possibilità di contrarre mutui in un prossimo futuro più certo; alla possibilità, in qualche modo, di destinare qualche risorsa in più su alcuni temi che hanno pagato lo scotto dei tempi passati (penso alle risorse per le assunzioni nella sanità).
Penso, ancora, al tema più generale di quella che è stata una partita assai lunga, relativa alla vicenda del trasferimento dei dipendenti delle Province alla Regione, e alla disponibilità della Giunta stessa a trovare le risorse necessarie per far sì che questo nuovo grande investimento sulle risorse della Regione Piemonte (e sulle risorse umane in generale) sia anche nei prossimi anni, al centro delle nuove scommesse.
A tal proposito - perché parlo di questo, come primo punto? - ci sono alcune questioni che rimangono ancora centrali nelle politiche e nelle risorse umane della nostra Regione.
Come sapete, i colleghi del nostro Gruppo, insieme ai colleghi di MDP, ma anche a tanti altri Consiglieri di maggioranza, negli scorsi mesi hanno messo al centro della propria indagine di Consiglieri - ma anche di un pezzo di riflessione politica - l'insufficienza di alcuni luoghi che ormai sono dentro le nostre politiche attive: mi riferisco ai centri per l'impiego.
Abbiamo più volte denunciato cosa ha voluto dire, purtroppo, quel periodo di "limbo", dalle Province alla Regione: penso alla non capacità di quei centri di avere dei punti informativi anche digitali, di non avere più i numeri verdi, all'impossibilità spesso di avere delle risorse aggiuntive rispetto a quelle dello Stato (parlo proprio delle politiche attive del lavoro).
Abbiamo detto più volte quanto anche il segno dentro i nostri Fondi strutturali avrebbe dovuto vedere al centro quei luoghi. Paradossalmente poi non ci stupiamo che questa discussione viene riverberata a livello nazionale solo per il tema reddito di cittadinanza o per l'insufficienza e l'incapienza degli ammortizzatori sociali e mai sulle vere funzioni di politiche attive per il lavoro di quei luoghi.
Anche per questo, come avrete visto e lo dico a tutti i colleghi, abbiamo anche presentato un emendamento per aggiungere 2 milioni di euro proprio alle politiche attive per il lavoro e ai Centri per l'impiego. Rimane sullo sfondo una discussione che non è del bilancio, ma è in parte correlata alla vicenda dei dipendenti regionali. Noi pensiamo che quei lavoratori debbano essere in un prossimo futuro dei dipendenti della Regione.
Credo che le due vere attenzioni della Regione in questo momento sulle risorse umane debbano essere concentrate sulle assunzioni di nuovi infermieri e nuovi medici e soprattutto ragionare su un tema che gli ex studenti ormai specializzandi in medicina ci hanno detto, cioè evitare che tutto l'imbastimento che abbiamo dato sulle borse di studio e sulle borse specialistiche venga regalato ad un destino fatto o di precarietà o di gettoni o, come ricordava il collega Bono, di guardie mediche o la richiesta di andare a praticare all'estero. Non è un dato da niente che negli ultimi tre anni, il 187% in più di richieste di persone che escono dal nostro sistema sanitario hanno fatto le scuole specialistiche, e che cosa gli viene proposto? Essendo che non gli viene proposto niente, se non una vita più precaria di quella che vivono oggi, ovviamente queste persone vanno fuori. Per questo la richiesta dentro alle priorità di questo bilancio è quella delle assunzioni, dello sblocco definitivo del turnover e dell'assunzione di infermieri e di giovani medici.
Tolta questa vicenda, ci sono tre questioni ovviamente macro, che sono al centro della riflessione.
La prima, come diceva giustamente il collega Appiano, riguarda tutto il tema dallo 0-6 fino all'Università e del diritto allo studio. Ne abbiamo parlato tante volte e comunque, guardate, queste notizie sono le "non notizie" che non piacciono ovviamente né ai giornalisti né all'opinione pubblica né al chiacchiericcio dei nostri social media. Però fatemi dire che se per il terzo anno di fila abbiamo messo le risorse necessarie per garantire il diritto allo studio universitario, per me questo è un motivo d'orgoglio di tutta l'Aula e di una comunità che ha deciso di reinvestire su quel segno; tra l'altro, con la disponibilità, di cui avevamo parlato in Commissione e ovviamente l'avete letto sui giornali, di trovare nei prossimi mesi, qualora fossero in aumento di nuovo gli idonei, perché c'è sempre questa possibilità, tutte le risorse necessarie per garantire il 100% delle borse.
Posta questa grande questione, ovviamente la Regione è al centro di altre due grandi vicende. Una è la vicenda dei trasporti e l'altra è la grande vicenda della casa e delle politiche attive per l'abitazione. Esprimo due riflessioni. Credo che sia venuto il momento che tutte le Regioni italiane soprattutto quelle del nord-Italia, si uniscano per vicende più dirimenti di quelle che abbiamo letto nelle scorse settimane e mesi. E' incredibile come le Regioni del nord-Italia si siano unite sul tema dell'autonomia fiscale, senza prendere veramente in considerazione cosa è successo nel nostro mondo e quanto l'IRAP ormai sia una tassa ingiusta, perché i più piccoli non escono da quelle maglie, mentre i più grandi bellamente la eludono e trovano tutti i meccanismi per essere a credito o addirittura a zero su quella partita.
Dicevo che le Regioni italiane si sono unite sul grande tema della richiesta di più autonomia fiscale, si sono riunite su grandi macro progetti - penso alla vicenda olimpica che è una di quelle in cui tutte le Regioni del nord, tra l'altro in questo caso in competizione una con l'altra, chiedono attenzione al Governo - e non si riesce a trovare invece, piena autonomia, in rapporto verso il tema Ferrovie dello Stato e in generale, in rapporto con i Governi, su quella che, secondo me, è la più grande sconfitta della politica degli ultimi vent'anni. Viviamo in un territorio in cui alcuni investimenti (penso alla metropolitana e al teleriscaldamento) hanno in parte fermato la crescita delle polveri sottili. Peccato che siamo in un territorio in cui quelle polveri continuano ad essere utilizzate strumentalmente mediaticamente come un'emergenza, mentre sono un fenomeno ormai strutturale e il plafond, come dicono gli scienziati, è lì e ci dimostra che non c'è alcun miglioramento se le uniche politiche che riusciamo a mettere in campo sono quelle spot o quelle, anche giuste dal punto di vista culturale, come la restrizione dei nostri centri storici, ma che non danno un immediato effetto.
Siamo felici che con l'Assessore Valmaggia siamo riusciti ad iniziare la discussione sulle linee di indirizzo e sulla qualità dell'aria, credo - non c'è l'Assessore Balocco, ma vorrei che, in qualche modo, venisse segnalato questo come punto centrale - che per quanto consideriamo positivo tutto l'impegno che la Regione ha messo in campo per salvare un grande vettore pubblico come GTT. Posto che riteniamo necessario quello che abbiamo fatto a livello della contrattazione Stato-Regioni o comunque con i Ministeri per rimettere al centro il tema del ricambio dei vettori, il ricambio soprattutto del parco mezzi sia su gomma sia su ferro, credo però - e lo dico in generale, più strategicamente - che le grandi Regioni italiane del nord debbano interrogarsi su quella macchia nera.
E' inutile che trattiamo questo fenomeno come emergenziale e non prendiamo in considerazione proprio il fatto che questa grande Pianura Padana, che viene costeggiata dai nostri monti, abbia una necessità più impellente rispetto ad altre Regioni italiane di trattare strutturalmente che cosa? In primis, il trasporto pendolare in tutte le sue forme, il ridimensionamento di alcune questioni, come quella ovviamente del trasporto privato. Io credo che la vicenda dei diesel deve essere affrontata prima di tutto dalle grandi Regioni del Nord italiane, perché, come dimostra l'ARPA, l'80% di quelle emissioni vengono da diesel inquinanti. La terza è che c'è bisogno di una nuova politica industriale che rimetta al centro il vettore pubblico (penso a Trenitalia, prima di tutto, ma alle grandi aziende come GTT e come tante altre) per dire che, come in altri Paesi (Francia, Germania) si è voluta rimettere al centro quella politica industriale, per cambiare il modello di spostamenti quotidiani delle persone. Vale per le nuove linee su ferro per le grandi città, vale per i nuovi vettori che devono essere messi in tutte le infrastrutture regionali, ma soprattutto vale per tutto il discorso delle merci.
Chiudo, Presidente, perché sto andando oltre. Credo ovviamente che a tutto questo manchi una riflessione vera sui Piani casa. Sono contento che la Giunta abbia finalmente invertito in qualche modo la tendenza anche su altre vicende che sono meno interessanti; ne dico una cui ha accennato l'Assessore: far ripartire alcune operazioni passate del Piano casa, di Bresso, ma anche la vicenda delle cooperative con la proprietà indivisa.
Ritengo che quelle siano azioni giuste e necessarie, però vi lascio un interrogativo: o troviamo il modo, anche con leggi regionali, di utilizzare dei luoghi inutilizzati e oggi sfitti - e pensare che grandi città come quella torinese hanno ben 60.000 appartamenti vuoti, hanno 18.000 case di edilizia popolare, hanno 16.000 richieste ogni anno e solo 400 disponibilità l'anno - domandandoci come mettere assieme i luoghi inutilizzati e la richiesta di abitazioni pubbliche, oppure questo lavoro un buon lavoro, perché in questi anni abbiamo fatto un buon lavoro rischia di essere solo un cucchiaino che svuota il mare. Ci vuole qualcosa di più sia a livello nazionale che a livello regionale. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi? Nessuno. Quindi possiamo chiudere la discussione generale su questa pratica.
Vicepresidente Reschigna, a lei la parola.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Sarò breve, anche perché mi sembra che un pezzo rilevante della discussione odierna l'abbiamo di fatto anticipato la scorsa settimana sulla delibera relativa alla rimodulazione della tempistica di ripianamento del disavanzo della Regione.
Negli interventi di molti Consiglieri regionali ho avvertito una preoccupazione rispetto allo stato dei conti della Regione: è una preoccupazione che condivido. Visto che siamo entrati nell'ultimo anno di legislatura regionale, mi piacerebbe che questa preoccupazione venisse mantenuta di fronte al prossimo appuntamento delle elezioni regionali e che non si passasse a una politica nella quale le preoccupazioni che vengono espresse in questa sede lasciano purtroppo il campo a promesse rispetto a un futuro che non appartiene alla condizione attuale della Regione Piemonte.
Quindici giorni fa - forse l'ho già detto a qualcuno - ho partecipato a un seminario a Roma con molti Assessori regionali al bilancio, con rappresentanti del MEF, con rappresentanti dell'Ufficio di Bilancio della Camera e con alcuni Magistrati delle Corti dei Conti regionali, perch siamo di fronte a una continua evoluzione dello scenario, non solo legislativo ma anche giurisdizionale, attorno a tematiche che a noi poi toccano concretamente, tipo una recente sentenza della Corte costituzionale che di fatto crea una condizione ulteriormente problematica per la Regione Piemonte: quella di non poter utilizzare avanzo degli esercizi per avanzo considerato come avanzo libero e quindi da destinare unicamente o alla copertura del disavanzo o, come stiamo tentando di fare noi non senza qualche argomento importante, alla copertura di debiti fuori bilancio che ancora oggi caratterizzano questa legislatura regionale.
In quella sede le condizioni che emergevano erano che, mentre noi rappresentavamo la nostra situazione, ci sono Regioni d'Italia come la Lombardia, che ha un bilancio doppio del nostro e un livello di indebitamento pari a 1,2 miliardi. Noi siamo partiti da questa legislatura regionale con un livello di indebitamento superiore agli 8 miliardi e in questo esercizio 2018 il costo per pagare l'indebitamento della Regione è di 457 milioni di euro: sta tutta qua la nostra difficoltà.
Una Regione come la Lombardia ha un settimo del nostro indebitamento e sul bilancio dell'esercizio ha un carico degli oneri per la restituzione del debito pari a un settimo rispetto al nostro. Sono risorse che vengono sottratte alle politiche, perché sia ben chiaro, colleghi, io non vedo nei vostri interventi, nelle vostre sollecitazioni, nelle vostre legittime rivendicazioni un qualcosa di stridente rispetto alla lettura di bisogni che si fanno guardando, incontrando, confrontandosi giornalmente con la comunità piemontese sia nella sua dimensione delle Amministrazioni sia nella sua dimensione delle organizzazioni economiche e delle organizzazioni sindacali, del mondo dell'associazionismo, delle grandi attività e imprese culturali che caratterizzano la nostra Regione.
Il problema è che in questa legislatura e ancora in questo 2018 dobbiamo sostanzialmente fare i conti con le assunzioni di responsabilità che non ci appartengono come Amministratori di questa legislatura - poi questo non vuol dire che io mi lavo la coscienza, sia ben chiaro, o che nessuno di noi può lavarsi la coscienza - la condizione invece reale e il tentativo di mantenere comunque una capacità di intervento sulle politiche con un minimo di efficacia.
Vorrei dire che i risultati che abbiamo saputo collocare nelle diverse leggi di bilancio non erano risultati scontati; vorrei sottolineare, come mi sembra abbia fatto il Consigliere Appiano nella sua relazione, che dire che oggi noi non abbiamo abbassato l'intervento sulle politiche sociali tre anni fa non era così scontato; che dire che noi oggi abbiamo alzato l'intervento sull'università e sulle borse di studio universitarie due volte - due volte - rispetto all'ultimo stanziamento previsto nel bilancio della precedente legislatura regionale non era affatto scontato; che dire che noi riusciamo a mantenere ancora un livello di intervento sulla cultura perché abbiamo la consapevolezza che è un fattore di crescita - di crescita personale, ma anche di crescita della ricchezza all'interno della nostra Regione - non era affatto scontato; che in questa fase riusciamo anche a surrogare minori interventi da parte di altri soggetti sul tema della cultura (leggasi Città di Torino) non era così scontato. Perché in questo 2018 e nel bilancio 2019 In parte, alziamo gli interventi di spesa sulla cultura; in parte, perch abbiamo alcune politiche da perseguire; in parte, perché il problema occupazionale che ogni tanto esplode sulla Fondazione Torino Musei o su altre realtà del sistema culturale piemontese trova nella Regione Piemonte il soggetto che interviene in sostituzione rispetto a questo tipo di realtà.
Se posso dire, negli ultimi due anni (2017, ma anche questo 2018), con alcune opportunità che dopo l'approvazione della legge di bilancio saremo in grado di valutare tutti assieme, stiamo alzando il livello degli investimenti, mantenendo sui settori delicati e critici la stessa capacità di spesa corrente che abbiamo conquistato in passato, stiamo alzando il livello degli investimenti e non era un fatto così scontato.
L'anno scorso, il bilancio 2017 prestava grande attenzione sotto questo profilo. In questo bilancio 2018, con l'emendamento che depositerò nei prossimi giorni, che alza gli stanziamenti sul Fondo investimenti, il Fondo investimenti e la Missione 20 vanno, rispetto alle dotazioni attuali, nella direzione auspicata da molti interventi che ho ascoltato questa mattina, ma anche dal dibattito e dal lavoro svolto in I Commissione, dove c'era una sollecitazione a mantenere questo livello di intervento e preoccupazione.
E, che dire? Mi spiace che manchi il Consigliere Berruti, che nella sua relazione ha posto in evidenza alcune criticità sulle politiche di investimenti, sull'edilizia residenziale pubblica, sul tema del dissesto.
Io sto facendo velocemente i conti: con questa legge di bilancio noi copriamo debiti fuori bilancio per oltre 80 milioni di euro, riguardanti l'edilizia residenziale pubblica, il dissesto, i provvedimenti che non sono stati assunti dalle precedenti Amministrazioni regionali circa l'obbligo di demolire e di spostare quei fabbricati situati in zone a dissesto idrogeologico, in zone pericolose, mai finanziate.
Se io non dovessi farmi carico (io e tutto l'insieme: l'Amministrazione compreso il Consiglio regionale) di quest'eredità, che non è solamente oggi - 112 milioni di euro dal 2018 di copertura del disavanzo e i 480 milioni di euro di copertura del debito, ma è anche il farsi carico - anno dopo anno - di riconoscere e di coprire debiti fuori bilancio, io vorrei dire che noi, a questo punto, potremmo avere ulteriormente abbassato il disavanzo della Regione e avere una condizione di maggiore respiro e praticabilità per il futuro o delle risorse a disposizione per alimentare nuovi investimenti e non per pagare i cantieri che sono aperti con l'alluvione del 1994 o con il Piano "10.000 alloggi in affitto", con una Regione che incassava i soldi dallo Stato e poi cancellava i debiti alla fine dell'anno, perché in questo modo veniva garantito un equilibrio di bilancio.
Capite lo scenario dentro il quale ci muoviamo e dentro il quale lavoriamo? Eppure io ritengo che alcune politiche nel 2017, che vengono proseguite nel 2018, le stiamo sostenendo. Erano anni che la Regione Piemonte non ridestinava risorse all'ammodernamento del parco del trasporto pubblico locale. Certo, non risolvono tutti i nostri problemi, non risolvono tutti i nostri fabbisogni, non risolvono tutte le richieste che arrivano oggi in Piemonte dal sistema delle imprese pubbliche e private e che corrispondono anche a quelle esigenze che legittimamente avete posto, di interventi concreti su un piano di miglioramento della qualità dell'aria, ma piuttosto che niente queste risorse vanno - comunque - a dire che riprendiamo una stagione di investimenti.
E se noi, all'interno di una discussione complicatissima e difficile, che abbiamo chiuso con il Governo attorno agli FSC, abbiamo stanziato 45 milioni di euro da destinare alle Province per investimenti sulla viabilità, 75 milioni di euro da destinare a Province e a Comuni per interventi di rifacimento di viabilità distrutta da fattori di dissesto o per interventi sul dissesto idrogeologico, capite che siamo di fronte a uno scenario che dice che non stiamo solamente facendo i ragionieri, cercando di tenere insieme i pezzi sbrindellati di questa Regione, ma siamo portatori della capacità di soddisfare parzialmente, e non certamente in modo esaustivo, quelli che sono - invece - bisogni forti di condizioni di sicurezza sulla circolazione e sul vivere all'interno delle nostre comunità o fattori di crescita.
Non è un caso che nel programma sugli FSC noi abbiamo destinato fondi, e anche questo attraverso una discussione e un confronto mica semplice, se ci abbiamo messo un anno - Consigliere Andrissi - a chiudere la vicenda Fondo sviluppo e coesione sociale, coi due provvedimenti CIPE, prima di Natale e del 28 febbraio, la ragione sta solamente in questo aspetto: noi abbiamo esercitato una forza contrattuale nei confronti del Governo, cercando di non farci imporre degli assi di intervento da parte dei Ministeri, ma cercando di trovare un punto di equilibrio e di contatto tra le logiche delle politiche ministeriali e i bisogni della comunità regionale. E, in alcuni casi, abbiamo detto di no ad alcuni investimenti, ok? In alcuni casi abbiamo detto di no ad alcuni investimenti che ci venivano proposti dal confronto con i Ministeri, sostanzialmente non perché consideravamo fregnacce quelle proposte, ma perché non le consideravamo prioritarie rispetto alla lettura che credo, anche in una fase profondamente diversa in questi FSC la modalità di gestione e di costruzione dei programmi è totalmente diversa rispetto ai fondi FAS. Lì venivano date le risorse, le Regioni presentavano i programmi e se andavano bene venivano approvati. La gestione della programmazione sugli FSC è un'intesa tra le singole Regioni e il Governo e l'intesa si fa cercando di trovare punti di contatto e punti di convergenza rispetto alle diverse sensibilità.
Pertanto, sotto questo profilo non è un bilancino in recessione: è un bilancio che certamente tiene conto della situazione della Regione Piemonte, ma che apre anche strade e prospettive che riguardano il futuro perché se quest'anno si investe ancora sul sistema neve, sul turismo montano, sul patrimonio culturale, se si investe in infrastrutturazione della nostra Regione, vuol dire che noi abbiamo un'idea di futuro che stiamo cercando di realizzare, magari più lentamente rispetto alle chimere del passato, dove le risorse a disposizione - vere o presunte - erano certamente molto, molto maggiori sotto questo profilo.
Vengo a una questione, che mi sembra abbia riproposto il Consigliere Andrissi nel suo intervento - già l'aveva fatto nelle sedute scorse relativamente alla delibera sulla rimodulazione del disavanzo e credo di non aver risposto, in quella sede, a quel tipo di sollecitazione, ma mi permetto di offrire un contributo.
Gli investimenti sulla sanità. Guardate, vale sulla sanità come vale su molti altri ambiti d'intervento delle politiche regionali; la scelta di utilizzare strumenti previsti dalle norme di legge, che consentano di utilizzare il capitale privato nella realizzazione di investimenti di rilevante importanza nasce, anzitutto da una convinzione: non ci sono risorse pubbliche che vengono messe a disposizione. Negli ultimi due anni le intese fra le Regioni e il Governo sui tagli ai bilanci delle Regioni hanno sempre determinato, per essere chiaro, lo spostamento o il differimento - anche quest'anno è andata così - dei pochi investimenti sulla sanità, sugli investimenti in edilizia sanitaria agli anni successivi. Quindi, sono due anni in cui sostanzialmente ci sono le risorse, ma poi a un certo punto, poiché "le nozze si fanno con quello che si ha a disposizione", si stabilisce che al posto di avere un taglio, le Regioni differiscono gli investimenti, eccetera.
Quindi, non siamo in presenza di questo livello di disponibilità; non abbiamo una capacità di indebitamento tale da sopportare questi investimenti, altrimenti non avrei avuto dubbi: oggi sul mercato potrei andare a fare mutui all'1,5 per cento o all'1,7 per cento e certamente l'onerosità per il bilancio della Regione dei prossimi anni sarebbe stata inferiore, ma non abbiamo questa capacità di indebitamento. L'abbiamo riconquistata in questi anni, ma non è così rilevante sotto questo profilo.
Terzo elemento. Questa costante d'incertezza sui finanziamenti pubblici soprattutto sui tempi di arrivo di questi investimenti pubblici, la possiamo vedere anche nella lettura di quello che è avvenuto sugli investimenti d'edilizia sanitaria negli ultimi dieci, quindici anni in Piemonte. Faccio degli esempi, tre esempi: l'Ospedale in provincia di Cuneo, che deve prevedere la chiusura dell'ospedale di Bra e quello di Alba, l'Ospedale di Asti e l'Ospedale di Biella, Ospedali rispetto ai quali c'è stato un tempo indefinito e infinito di realizzazione, che ha portato a due conseguenze: costi lievitati, in alcuni casi direi "lievitatissimi" e Ospedali nati assolutamente vecchi, vecchi e sovradimensionati. L'Ospedale di Biella è un Ospedale che rispetto non a un ruolo marginale di quella sanità in quel territorio, ma rispetto a un ruolo forte di uno stabilimento ospedaliero, in quel tipo di realtà, ancora oggi, nonostante sia stato ridimensionato nel corso degli anni, ha un quinto dello spazio che poteva essere assolutamente evitato.
Nell'affrontare questo tema sia che riguardi la Città della Salute di Torino, sia che riguardi la Città della Salute di Novara, sia che riguardi il nuovo ospedale del VCO, sia che riguardi l'Ospedale di Moncalieri, i Piani economici finanziari stabiliscono e fissano un'asticella: non ci possono essere costi aggiuntivi rispetto agli oneri di gestione che oggi pagano le Aziende Sanitarie di quelle strutture ospedaliere. Questo è il parametro che viene assunto e che, sostanzialmente, evita il fatto che lei continua a sostenere, legittimamente, nei suoi interventi, e cioè che consegniamo un debito sulla spesa corrente alla sanità, nel futuro, che non è vero, perché quell'onere relativo al pagamento del canone concessorio è un onere che viene compensato dalla diminuzione dei costi di funzionamento di quelle strutture ospedaliere, che diminuiscono, che sono più moderne che sono più efficaci. Sono dati certificati, Consigliere Bono, rispetto ai quali sarebbe opportuna una discussione un po' meno ideologica e un po' più nel merito delle questioni, perché ci consentirebbe, tutti assieme, di affrontare il tema in modo decisamente più consapevole.
Questo è il quadro che viene fuori da questa legge di bilancio, che affrontiamo con il Consiglio regionale odierno, con questo tipo di discussione. È un quadro di rigore, ma di sviluppo, è un quadro di rigore ma di attenzione, è un quadro per cui non è vero, assolutamente, che questa legge di bilancio è concepita più in termini ragionieristici, anzi oserei dire: quando le risorse sono meno, è la politica che si esalta; quando si deve fare una legge di bilancio con poche risorse a disposizione, è la politica che deve individuare le priorità, perché tutto non è possibile.
Questo è il ruolo della politica che è avvenuto nel corso di questi anni: assunzione di responsabilità, ma anche scelte di priorità e attenzione a tutto ciò che può determinare condizioni di sviluppo all'interno della nostra Regione.
Vengo all'ultima questione. C'è un'opportunità che non ho inserito nella legge di bilancio, per una questione legata alle intese che sono state definite tra Regione e Governo; ricorderete che l'anno scorso c'è stata una norma nelle intese che ha previsto che a fronte di investimenti aggiuntivi per 25milioni di euro da parte della Regione, ci fosse una cessione di spazi finanziari dello Stato, che in termini concreti significano "minor avanzo maggiore" rispetto all'equilibrio di Bilancio di 41 milioni di euro.
Quest'intesa, in parte, è stata mutuata quest'anno, con alcune questioni probabilmente concepite dalle Regioni forti, dalle Regioni che non hanno problemi, che sostanzialmente dicono: se tu, Regione, ti impegni a fare nel 2018, 2019, 2020 e 2021, una serie di investimenti per 80 milioni di euro, io ti copro.



(Intervento fuori microfono)



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio

. "Io", Stato, ti concedo spazi finanziari per 41 milioni di euro nel 2018 e per 41 milioni di euro nel 2019.
Qual è l'elemento nuovo? La norma dice che questi investimenti devono essere coperti non all'interno del bilancio della Regione, ma attraverso il ricorso all'avanzo, ma non lasciano usare l'avanzo per finanziare nuovi investimenti o attraverso il ricorso all'indebitamento.
Sotto questo profilo, finita la discussione e l'approvazione della legge di bilancio, io mi permetterò di presentare alla Commissione Consiliare e al Consiglio regionale un disegno di legge nel quale, avendo noi riacquistato capacità di indebitamento e considerando il beneficio, su due anni, di 41 milioni di euro di spazi finanziari (che non è poco, sotto questo profilo) ci sarà consentito di attivare investimenti nel corso dei tre anni, per 81 milioni di euro.
Io credo che il "gioco valga la candela", sia perché abbiamo un beneficio forte sugli spazi finanziari sia perché in questo momento i tassi di interesse sono decisamente bassi sia perché - ed io condivido - abbiamo bisogno di sostenere ulteriormente una politica di investimenti ragionata mirata, selezionata e non a casaccio, all'interno della nostra Regione.
Su questo mi permetto di presentare, dopo la legge di bilancio, un disegno di legge che apra a questo tipo di strada e a questo tipo di opportunità.
Ultima questione.
L'anno scorso, nella legge di bilancio abbiamo introdotto una norma innovativa che era un percorso di rapporto tra Regione ed Enti locali che hanno avanzi che non possono rimettere in circolazione sulla politica degli investimenti, ma, purtroppo, la non chiusura della trattativa con il Governo, relativamente al riconoscimento che è necessario togliere la penalizzazione in capo alla Regione Piemonte sulle modalità attraverso cui concorre alla formazione dell'equilibrio di bilancio, e le restituzioni che noi facciamo al Commissario straordinario sul DL 35, ci avevano tolto questo spazio e questo tipo di opportunità.
Oggi, questo spazio e questo tipo di opportunità si aprono, e c'è un emendamento che ho depositato, e che ho già avuto modo di anticipare molto sinteticamente la settimana scorsa nella discussione sulla delibera sul ripiano.
Abbiamo raggiunto un'intesa con la Città di Torino, che prevede che, a fronte del trasferimento di un contributo di un milione di euro da destinare a cultura ed intervento sul tema dell'economia, la Città di Torino ceda alla Regione Piemonte, senza restituzione da parte dello stesso, 20 milioni di euro di spazi finanziari. Questi 20 milioni di euro di spazi finanziari noi intendiamo rimetterli a disposizione del sistema degli enti locali, individuando anche un ruolo autonomo - autonomo - e originale da parte della Regione, che cerca di essere il soggetto che diventa il tramite affinché un patrimonio, che oggi è nella disponibilità dei bilanci dei singoli Comuni, ma che non è nella loro possibilità di poter essere utilizzato, diventi utilizzabile, concorrendo complessivamente, come sistema pubblico piemontese, a fare in modo che si alzi la capacità di investimento, si migliorino le condizioni all'interno delle comunità locali e si dia anche un contributo, sotto questo profilo, a quelli che possono essere fattori di crescita all'interno di una comunità piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente.
A questo punto, la proposta è di sospendere per vedere come proseguire nel pomeriggio.
Prego, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Mi rivolgo al Vicepresidente: alcuni emendamenti presentati oggi dalla Giunta (io non li ho visti tutti, ne ho scorso qualcuno) sono emendamenti significativi, perché sostituisco interamente alcuni articoli o ne introducono di nuovi. Mi domandavo se non ci fosse il tempo per convocare una I Commissione, perché è l'unico modo per approfondirli, perché in Aula come il Vicepresidente sa, è impossibile.



PRESIDENTE

Non c'è contrarietà a convocarla dopo il question-time; quindi proviamo a fare una convocazione straordinaria della I Commissione.
Prego, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Volevo solo chiedere per le comunicazioni richieste questa mattina qual è la risposta dell'Assessore Pentenero.



PRESIDENTE

Al momento non abbiamo risposta, vediamo alla ripresa, magari dopo il question-time e la I Commissione.
L'unica che può dare una risposta è l'Assessore Pentenero, perch l'Assessore Saitta non ci sarà tutto il giorno, essendo ancora a Roma.
Alla ripresa daremo la comunicazione anche su questo.
Comunico che la I Commissione è convocata in Sala A.
Adesso sospendiamo e chiudiamola la seduta della mattinata; nel pomeriggio alle 14.30, ci sarà la trattazione del question-time e alle 15.30, in Sala A, la I Commissione.
A seguire, il Consiglio regionale, e poi vedremo se inizieremo con le comunicazioni dell'Assessore Pentenero.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.49)



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