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Dettaglio seduta n.282 del 19/12/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



(I lavori iniziano alle ore 9.44 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1804 presentata da Sozzani, inerente a "Azioni a sostegno del settore risicolo italiano a seguito dell'approvazione dell'odg. n. 1088" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
In ordine ai lavori del sindacato ispettivo, era iscritto l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 1804.
Dal momento che il Consigliere Sozzani non è presente, se ne darà risposta scritta: l'Assessore Ferrero sarebbe stato disponibile a rispondere, ma il proponente non c'è.
Comunico che in Sala dei Morando è in programma un incontro con il Comune di Sabbia: se qualcuno è interessato a partecipare - non vedo chi perché qui sono presenti solo un Consigliere e un Assessore - pu recarvisi.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 9.45 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della classe III B della Scuola Media "P.G. Frassati" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe III B della Scuola Media "P.G. Frassati" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.



(La seduta ha inizio alle ore 10.16)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'ex Assessore e Consigliere regionale Enrico Nerviani deceduto il 1° dicembre 2017


PRESIDENTE

È scomparso il 1° dicembre scorso, all'età di 82 anni, Enrico Nerviani Assessore e Consigliere regionale nella III, IV e V Legislatura.
Nato a Novara il 29 settembre 1935, laureato in lingue e letterature straniere, è stato insegnante di inglese nelle medie superiori.
Consigliere comunale di Novara nel 1970, dal 1971 al 1973 ha ricoperto la carica di Assessore alla programmazione e al decentramento e successivamente, all'istruzione.
Nel 1983 è Consigliere regionale, eletto nella Circoscrizione di Novara, nella lista della Democrazia Cristiana ed è stato componente della Commissione Urbanistica e Sanità.
Nella IV Legislatura è stato rieletto in Consiglio regionale nella lista DC, nella Circoscrizione di Novara, ed è stato componente delle Commissioni Urbanistica, Cultura e Affari Istituzionali, Vicepresidente del Gruppo consiliare DC e, dal 1988, è stato Assessore all'Istruzione.
Rieletto Consigliere nella V Legislatura, nella Circoscrizione di Novara, nella lista DC, è stato prima Assessore ai Beni Culturali e, dal 1994, Vicepresidente del Consiglio regionale; è stato componente delle Commissioni Agricoltura, Bilancio, Cultura nella Commissione permanente per gli adempimenti della legge 142 del 1990.
Con il Consiglio regionale del Piemonte, finché gli è stato possibile ha sempre mantenuto uno stretto rapporto, sostenendo e partecipando attivamente alle iniziative dell'Associazione dei Consiglieri regionali già facenti parte del Consiglio, di cui è stato anche Vicepresidente.
Coloro che hanno conosciuto il professor Enrico Nerviani, persona molto apprezzata dai suoi concittadini, lo ricordano per il suo impegno politico e per le sue grandi capacità e doti umane, per la sua dedizione per il bene comune, per la cosa pubblica e, in particolare, per l'ambiente.
Ai funerali, che si sono svolti martedì 5 dicembre scorso presso la chiesa di San Gaudenzio a Novara, era presente l'Assessore Augusto Ferrari in rappresentanza della Regione Piemonte.
Alla moglie, signora Rosanna, e ai figli Stefano e Chiara desidero rinnovare, a nome dell'Assemblea regionale, le più sentite condoglianze e i sensi della nostra più sincera vicinanza.
Invito i presenti a osservare un minuto di silenzio, in memoria del già Assessore e Consigliere regionale professor Enrico Nerviani.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.21 riprende alle ore 10.24)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

"Programmazione ed erogazione dei servizi e delle politiche attive del lavoro regionali" richiesta di sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale presentata da Frediani, Andrissi, Bertola, Bono, Campo, Mighetti, Valetti, Pichetto Fratin, Berutti, Graglia, Vignale, Porchietto e Sozzani


PRESIDENTE

La seduta prosegue in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale, con l'esame del punto 2) all'o.d.g., inerente a "Programmazione ed erogazione dei servizi e delle politiche attive del lavoro regionali".
Si richiede, in particolare, un approfondimento relativo a riorganizzazione dei Centri per l'Impiego piemontesi, sia nell'ambito delle funzioni erogate svolte sia per ciò che riguarda il passaggio del personale dei Centri della Città metropolitana APL - Agenzia Piemonte Lavoro - e i relativi risvolti.
I destinatari delle varie misure di politica attiva del lavoro e i rispettivi soggetti attuatori.
Le politiche integrate e le politiche complementari a valere sul POR 2014-2020, le risorse disponibili, il circuito finanziario, la valutazione delle performance e il monitoraggio degli interventi.
Qualche firmatario vuole intervenire o volete sentire prima l'Assessore? L'Assessora si avvale del supporto dei tecnici per l'illustrazione di una serie di slide. Prego, Assessora Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Proverò, attraverso le slide, a rappresentarvi i punti richiesti dalla minoranza, nella richiesta di Consiglio straordinario.
I punti sono trattati in modo non rispettoso, rispetto a quello che voi avete richiesto, proprio per cercare di fornire un quadro armonico partendo da un ragionamento complessivo in cui proviamo a dare dei dati di contesto, l'analisi delle politiche attive, gli strumenti utilizzati e un'ultima analisi rispetto alle politiche della formazione professionale come strumento operativo per le politiche attive.
Spero che le slide siano sufficientemente chiare.
Provo a commentarle man mano che vengono annunciate.
Come vi ho detto, cerchiamo di fornire un quadro armonico rispetto a tutti i temi richiesti, partendo da un'analisi di contesto.
L'elenco dei temi che affronteremo in questa mattinata sono i seguenti: la situazione del mercato del lavoro in Piemonte, le politiche attive che sono state attivate, la formazione orientata al lavoro, le diverse direttive della formazione professionale, i percorsi ITS, i percorsi IFTS l'apprendistato, la certificazione delle competenze, l'orientamento e la fase di attuazione del POR FSE. Nella prima slide che avete a disposizione si vedono i dati trattati dall'Osservatorio Regionale del Piemonte, la cui fonte è l'ISTAT.
Il primo grafico si rifà alle dinamiche occupazionali a partire dal 2008. Perché il 2008? Perché il 2008 è il punto di caduta più alto della crisi che noi abbiamo avuto, appunto dal 2008 a oggi. I numeri che vedete scritti si riferiscono alla popolazione occupata, quindi partiamo dal numero più basso (1.740 mila) per arrivare alla cifra più alta (1.880 mila).
Come vedete, partiamo dal 2008.
Il dato più basso per il Piemonte lo fotografiamo nel 2013 e nel 2014.
Sul 2017 - ovviamente abbiamo dei numeri che non sono ancora a saldo abbiamo un grafico che ci mostra una lieve ripresa del dato della dinamica occupazionale. Lo stesso dato lo vedete riportato, facendo riferimento a una fascia di popolazione in età.



(Commenti fuori microfono)



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Noi ve lo mandiamo, il problema è che molto pesante, abbiamo provato a inviarlo, ma è complicato. Se dalla Presidenza riescono a rinviarlo.
Non si riesce a leggere?



(Commenti fuori microfono)



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Non so cosa si possa fare.
Noi proviamo a inviarle, il problema è che sono file particolarmente pesanti. Se si riesce.
Ne approfitto, magari, su sollecitazione del Vicepresidente, per commentare ancora queste slide.
Questa diapositiva mostra due grafici. Il primo - proverò a leggere i numeri in modo più dettagliato, per aiutarvi a una migliore lettura rappresenta la dinamica occupazionale a partire dal 2008 fino al 2017. Voi vedete i numeri relativi alla popolazione: partiamo da 1.740 mila persone per arrivare a 1.880 mila (i numeri intermedi stanno, appunto, tra queste due cifre). Come ho detto, partiamo dal 2008 e arriviamo al 2017. Nella dinamica occupazionale partiamo da un dato pre-2008, che registra una fase calante sino al 2013, con una stabilizzazione verso il 2014, e una fase di crescita sul 2017.
Poiché sappiamo che la crescita è condizionata da una flessione della popolazione in età da lavoro, nella seconda slide potete apprezzare come in una fascia di popolazione tra i 20 e i 64 anni, si riassuma sostanzialmente, questo dato (con una maggiore crescita, però, proprio perché è diminuito il numero delle persone che sono in età da lavoro).
Come si evince dal secondo grafico, dal 2013 la salita delle persone occupate aumenta in modo un po' più significativo.
Quest'altra slide è dedicata sempre ai temi dell'occupazione e si rifà sempre a un campione di popolazione tra i 20 e i 64 anni. Osserviamo la dinamica occupazionale, usando dei numeri indicativi, a partire dal 2004 per arrivare al 2017: la linea rossa indica la popolazione all'interno della nostra Regione, mentre la linea azzurra - spero che almeno i due colori si possano identificare - evidenzia le persone occupate. Questo ci offre l'idea di come la popolazione che rientra in quella fascia occupabile diventi sempre più anziana. La popolazione piemontese in età di lavoro si mantiene stabile fino al 2011, poi si riduce progressivamente, anche perch il saldo migratorio non è più sufficiente a compensare le perdite del saldo naturale, cioè verso le persone più anziane. Il divario, con la dinamica degli occupati, è evidente soprattutto negli ultimi anni, dove si registra una crescita del tasso di occupazione.
Nella slide n. 3 si evidenzia il rapporto occupati giovani e anziani in rapporto al tasso di occupazione, sempre in riferimento al periodo 2008 2016 (i dati del 2017, sebbene si citino ogni tanto, non sono ancora definitivi). Nel rapporto occupati giovani e anziani la riga rossa rappresenta le persone occupate nella fascia 50-64 anni, per le quali abbiamo avuto un saldo positivo (più 190.000 occupati); nella fascia 15-29 anni, che è la linea blu (quella più in basso, per intenderci, anche se non so bene quale sia il livello di identificazione), registriamo un dato di 90.000 occupati (sempre nel periodo di riferimento 2008-2016).
Volevo soltanto farvi notare un elemento che, in qualche modo, si intreccia con il dato che vi ho appena letto: il tasso di dispersione scolastica si è ridotto del dieci per cento; è uno degli elementi che va letto con il tema dei giovani che non sono occupati (nella fascia 15-19) per il quale abbiamo un numero così significativo di persone occupate.
Nella slide successiva c'è la rappresentazione dell'altra fetta di popolazione, ovvero dei disoccupati. Partendo dal 2008, le punte più alte sono state registrate nel 2013 e nel 2014, mentre oggi iniziamo ad avere una fase calante. Soltanto nel 2015 il tasso inizia a ridursi.
Credo sia importante poter vedere la composizione della popolazione cioè le caratteristiche della popolazione, che rientra nella categoria "disoccupati" che vi abbiamo evidenziato.
Per quanto concerne il titolo di studio, il 12 per cento ha un diploma di scuola dell'obbligo; la percentuale scende sulla qualifica e poi, via via, a calare; registriamo un otto per cento di diplomati e un quattro per cento su una formazione superiore, quindi tutto ciò che va oltre il diploma.
Abbiamo anche provato a rappresentare un tasso di disoccupazione a seconda delle classi di età e quindi abbiamo un maggiore tasso di disoccupazione se analizziamo la fascia 12-29, poi una minore disoccupazione nella fascia 30-39 e, a seguire, 40-49 e oltre i cinquant'anni; abbiamo provato a rappresentarlo nelle singole torte per ogni fascia di età della popolazione coinvolta.
Questo è l'andamento disoccupati giovani e anziani, sempre nel periodo di riferimento che vi dicevo un attimo fa. Ovviamente, tra gli effetti della crisi che dobbiamo evidenziare, si riscontra un'uscita di manodopera a bassa qualifica con un'età che è sopra i cinquant'anni e che è difficilmente riassorbibile (poi lo vedremo nei dati delle politiche che abbiamo attivato). I disoccupati in questo target specifico sono saliti da 11.000 a 32.000 unità, con numeri assoluti che sono ancora più significativi.
In questa slide vedete i flussi occupazionali nei diversi settori. La barra gialla indica il numero di assunzioni che sono state effettuate nei diversi settori: agricoltura e industria in senso più stretto; edilizia impiantistica, commercio, alberghi e altri servizi. Nella parte in rosso invece, vedete le assunzioni che sono state fatte con l'indicatore FTE ricostruendo i posti di lavoro full time della durata di un anno creati dalle assunzioni che sono state effettuate.
Nel confronto con la crescita rilevata, vedete che si ridimensiona dal 20 all'11 per cento del dato totale, ma viene confermata ed evidenziata la buona consistenza della domanda di lavoro espressa dalle imprese nel periodo di riferimento; parliamo di gennaio e settembre 2016-2017, diviso appunto per ogni singolo settore: la media delle riprese è un flusso di assunzioni del 20 per cento in più.
Questo si rifà ai temi più stretti della crisi e quindi al tema delle ore di cassa integrazione. Ovviamente le ore di cassa integrazione, dunque l'attività legata agli ammortizzatori sociali, è un'attività connessa a quelle che sono state anche le trasformazioni e i cambiamenti che la legge del Jobs Act ha previsto all'interno del nostro Paese.
Sicuramente - e questo i dati lo hanno più volte riconfermato - il Piemonte è una delle Regioni più colpite dalla crisi e il ricorso alla CIG è stato significativo ed importante. Come vedete, le ore iniziano a diminuire a partire dal 2014; abbiamo cercato di trasmettervi un dato paragonato alle altre Regioni, quindi Piemonte, Lombardia, Emilia e Veneto.
Vedete che per tutte le Regioni c'è un dato significativo di riduzione, ma ovviamente il Piemonte ha un dato più significativo di partenza, dunque le ore di cassa integrazione che hanno determinato un maggiore ricorso agli ammortizzatori sociali rappresentano un dato di partenza dal quale non possiamo prescindere.
La riduzione della cassa integrazione, in termini percentuali e in termini di riduzione, pur partendo da dati diversi, è sostanzialmente uguale a tutte le Regioni del Nord con le quali noi possiamo paragonarci.
La significatività della crisi la possiamo leggere anche nel numero di aziende e dei dipendenti che sono stati coinvolti da procedure di licenziamento collettivo. Parliamo di 2.100 imprese che hanno il avviato procedure di licenziamento collettivo: 53.000 licenziamenti tra il 2009 e il 2015. Questi sono i numeri che ci rappresentano una situazione complessa e difficile.
Nella tabella di fianco vedete i settori che sono stati coinvolti: il settore tessile, la chimica, il metalmeccanico e altre parti d'industria.
Farei notare il dato delle costruzioni, poiché il settore edile ancora oggi presenta elementi di grossa crisi e di grossa difficoltà. Mentre il settore dell'agricoltura - come abbiamo visto prima - è forse il settore che maggiormente ci attrae in termini di risultati, gli altri settori presentano ancora situazioni di grande difficoltà.
Le procedure di licenziamento collettivo sono quelle che vedete nell'ultima tabella e sono appunto 53.299. Questo è il quadro in termini generali.
Le politiche attive sono state avviate con una fotografia fatta al novembre del 2017, quindi una fotografia sostanzialmente aggiornata.
Intanto le politiche che sono state programmate sono quelle che vedete in rosso e in nero. Qual è la differenza tra il rosso e il nero? In rosso sono indicate le politiche in fase di attuazione, mentre in nero sono quelle che sono state definite ma non sono ancora partiti i bandi relativi e l'attività corrispondente. Quindi vedete dei buoni servizi per disoccupati maggiore di sei mesi; di fianco vedete le risorse che la Regione ha dedicato, e sono risorse che afferiscono al POR.
Buoni servizi disoccupati da almeno sei mesi, buoni servizi per le persone di svantaggio, progetti di pubblica utilità, buoni servizi a persone disabili, creazione d'impresa, cantiere di lavoro per disoccupati e detenuti: questi sono in fase di attuazione, sono già percorsi avviati, per cui abbiamo dei primi numeri e delle prime valutazioni.
La parte in nero, invece, evidenza i progetti sui quali stiamo lavorando: buoni servizi per crisi aziendali, trasferimento risorse ai Centri per l'impiego per il Fondo regionale disabili, misure per l'accompagnamento all'invecchiamento attivo, progetti speciali svantaggio validazione delle competenze, voucher della conciliazione, nuova Garanzia Giovani nuova tramite le nuove tranche di finanziamento (Garanzia Giovani 2, per capirci).
Torno indietro. Le politiche prese in considerazione sono le prime perché sono quelle già avviate; le altre sono in fase di definizione o c'è un'istruttoria, quindi i gruppi di lavoro stanno definendole modalità con le quali dare attuazione al bando; oppure l'atto di indirizzo è già stato emanato e si sta attendendo il bando specifico.
Le politiche che abbiamo analizzato e che sono presenti all'interno delle slide toccano quindi quei progetti in rosso: buono servizi per disoccupati da almeno sei mesi, laboratori per disoccupati da meno di sei mesi, buono servizi per persone svantaggiate, buono servizi per persone con disabilità, Garanzia Giovani e nuovi bandi la cui uscita è imminente.
Per quanto riguarda il buono servizi per disoccupati da meno di sei mesi - lo vediamo nel dettaglio - l'attività è iniziata più o meno un anno fa: sono stati prese in carico 10.351 persone; le risorse stanziate sono sei milioni e mezzo e quelle finanziate 4.246 mila; gli operatori selezionati e accreditati sono 66, con 280 sportelli presenti in tutta la Regione Piemonte. Insomma, abbiamo messo in evidenza che le donne sono quelle che hanno maggiormente aderito ai progetti che sono stati avviati: sui numeri che vi dicevo prima, le donne sono 4.256, quindi il 52 per cento (e il 48 per cento sono uomini). La distribuzione che vedete è ovviamente legata alla popolazione ed è rappresentata per ogni singola Provincia con appunto, una ripartizione diversa a seconda delle attività che sono state realizzate all'interno di ogni singolo territorio.
Questi sono i dati legati alla scolarità delle persone che hanno partecipato alla prima esperienza dei buoni servizi: sono persone tra i quaranta e i cinquant'anni, come ci aspettavamo e come era giusto che fosse; molte sono le persone che non hanno titoli, poi licenza elementare licenza media, qualifica di istruzione professionale, diploma, titolo post diploma, laurea.
Il 52 per cento dei presi in carico ha avuto almeno un progetto. Il 14 per cento di essi, ovviamente esclusi i tirocinanti, ha una durata maggiore di tre mesi. Poi, come osservate nella "torta", voi vedete la diversificazione tra avviamenti di altra natura, tempi determinati maggiori di sei mesi, tempi indeterminati, apprendistato, tempi determinati inferiori a tre mesi, rapporti brevi e tirocini. La stessa rappresentazione ce l'avete sulle linee, dall'altra parte.
Per quanto riguarda il buono servizi per i disoccupati inferiore a sei mesi, l'attività è partita il 1° aprile 2017 e sono state prese in carico 1800 persone; sono stati stanziati tre milioni di euro. I corsi sono di sei tipologie, divise per dimensione del gruppo dei destinatari. I Centri per l'impiego selezionati sono 29. Anche in questo caso gli aderenti sono in maggioranza donne, con età media di oltre cinquant'anni, un titolo di studio medio-basso e tendenzialmente di nazionalità italiana.



BERTOLA GIORGIO



PRESIDENTE

Assessora Pentenero, la interrompo solo per un secondo per dire, a beneficio dei colleghi, che il documento è stato caricato online sul supporto di Aula; così, chi non riesce a vederlo da lontano, pu consultarlo sul proprio PC. Dovete solo avere pazienza perché è un file grosso e ci mette un po' a scaricarsi.
Prego, prosegua pure, Assessora.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie.
Come dicevo, anche per i laboratori per disoccupati inferiori ai sei mesi abbiamo una prevalenza su titoli di studio molto bassi e una maggioranza di donne. Avete la rappresentazione per "torte" e per grafico.
Qui avete la distribuzione dei disoccupati che abbiamo detto prima cioè dei 1.800 e più, nelle diverse attività di laboratorio ("Come mi presento", "Navigare tra i canali della ricerca", "I contratti di lavoro" "Lavorare in Piemonte", "Quattro passi per ripartire", "Ricerca attiva del lavoro in Europa") che sono stati attivati dai Centri per l'impiego, con la distinzione della partecipazione dei 1.800 disoccupati per percentuali su ogni singolo laboratorio.
Per quanto riguarda il buono servizi per persone svantaggiate all'interno della tipologia delle persone svantaggiate sono racchiuse tutte le persone che sono in situazione di difficoltà, tranne le persone con invalidità superiore al 40 per cento soggette al collocamento obbligatorio.
L'attività è partita all'inizio del 2017, sono state prese in carico 3.120 persone, sono stati stanziati quattro milioni e le risorse attualmente utilizzate sono 3.480 mila; gli operatori selezionati sono 48, con 164 sportelli. In questo caso, al contrario, abbiamo una prevalenza di uomini cittadini stranieri; qui avete una distribuzione per Provincia, ovviamente in rapporto con la popolazione residente: nell'area della Città metropolitana, quindi, abbiamo un numero superiore rispetto alle altre Province della realtà piemontese. Nel grafico vedete appunto come le donne siano sicuramente molte di meno e gli uomini siano molti di più, con una rappresentazione dei cittadini extra Unione Europea e dei cittadini italiani, rispettivamente del 35 per cento e del 63 per cento.
Anche in questo caso la scolarità è molto bassa, con molti senza titolo e un'età giovane, compresa i 15 e i 24 anni, perché probabilmente le situazione di svantaggio, man mano che ci si sposta nel tempo difficilmente sono intercettate dai servizi del territorio; o, meglio, sono intercettate con altre modalità. Vedete i titoli di studio? Ecco, nella slide successiva osservate quali sono le caratteristiche degli uomini non comunitari, quindi di quel 35 per cento che vi dicevo prima di persone svantaggiate che si rivolgono alla rete delle Agenzie per il lavoro. Abbiamo minori stranieri titolari di permesso di soggiorno persone in condizioni di grave difficoltà, Rom e Sinti, soggetti vittime di violenza, persone in misura di emersione (ex detenuti, detenuti), persone con disturbi specifici di apprendimento, soggetti in trattamento psichiatrico sotto soglia rispetto alla legge n. 68, incapacità parziale extra legge n. 68, dividendoli tra soggetti psichiatrici e non psichiatrici Il 54 per cento dei presi in carico ha avuto, almeno, un avviamento in qualche progetto e in qualche attività; il 13 per cento - un po' meno rispetto al dato precedente, quindi togliamo ovviamente i tirocini - ha una durata inferiore a tre mesi e ha avuto un avviamento a tempo determinato o in rapporti brevi di lavoro in tempo indeterminato, tempo apprendistato e altre modalità di lavoro somministrato.
I buono servizi per le persone con disabilità. L'attività è partita il 1° settembre 2017: 626 prese in carico. Sono stati stanziati tre milioni di euro, sono stati finanziati, a oggi, per le attività che sono già partite 276 mila euro, operatori candidati 47 con 133 sportelli. Un buono servizi con potenziamento dell'accompagnamento e sostegno dei tirocini e gestione esclusiva ai servizi avviamento e lavoro accreditati, destinato a disabili iscritti alle liste di collocamento. Il bando è articolato sui quattro quadranti territoriali. Usiamo sempre, come unità di misure, i quattro quadranti e non più le Province, anche se i dati cerchiamo poi di legarli ogni singolo territorio, per una più facile lettura.
Il buono servizi per le persone disabili sono, in maggioranza, uomini italiani. Qui avete una distribuzione per Province. Ovviamente per la Provincia di Torino, la Città metropolitana, avete numeri di popolazione superiore e una presenza superiore di progetti attivati; poi avete una distribuzione tra uomini e donne e, ovviamente, abbiamo una presenza più significativa dei cittadini piemontesi rispetto a extracomunitari, anche se un numero significativo ce l'abbiamo.
Il nuovo buono servizi al quale sono destinati cinque milioni di euro sono circa tre milioni di tirocinio, un milione per attività di tutoraggio che saranno attribuiti, attraverso i Centri per l'impiego, agli enti gestori e un milione, per il potenziamento, destinato ai Centri per l'impiego attraverso l'inserimento di personale specializzato che sarà selezionato per l'avvio della nuova misura. Questo sarà attivato nei primi sei mesi. Quelli che vi dicevo prima sono già attivati; le attività che invece, vediamo adesso, sono in fase di attuazione, quindi di organizzazione e poi di gestione.
Garanzia Giovani. Sono terminate le risorse destinate all'attivazione dei tirocini su Garanzia Giovani Nazionale 1 e sono terminate le risorse destinate all'attività di tirocinio, mentre all'inizio del 2017 è partito il bonus occupazionale, quindi l'attività di Garanzia Giovani è continuata per tutto il 2017. Questi che vedete sono i numeri delle persone che si sono iscritte al portale, quanti ne sono stati presi in carico con una distinzione. Come sappiamo, Garanzia Giovani in Piemonte partì un po' prima con Garanzia Giovani Piemonte e voi vedete la distinzione dei numeri quelli presi in carico e quelli che sono stati presi in carico in precedenza con Garanzia Giovani Piemonte. Il 69 per cento degli iscritti hanno ricevuto un servizio.
Vi dicevo che oggi le risorse per i tirocini sono terminate, ma continua l'attività di accompagnamento per l'attivazione dei tirocini e di selezione rispetto all'iscrizione del portale. Con l'incentivazione, con il bonus occupazionale, questo ha sicuramente favorito l'avvio di molto tirocini che, come ricordo, oggi sono a carico dell'azienda e non sono più a carico di Garanzia Giovani.
L'81 per cento dei presi in carico ha avuto almeno un avviamento e questi sono i risultati che voi potete vedere. 5.900 a tempo indeterminato 7.480 con un avviamento di qualche altra forma contrattuale; tempo determinato, maggiore a sei mesi, 7.584; 12.000 apprendisti, tempi determinati: 12.190. Nella "torta" vedete la stessa rappresentazione che vi dà maggiore visibilità rispetto alle assunzioni che si sono generate da Garanzia Giovani 1.
A sostegno delle attività per le singole persone esistono poi le attività strutturali che sono state rivolte anche a disoccupati, nella nuova attività che è stata realizzata con la nuova programmazione.
Significativi sono i dati del mettersi in proprio, in cui abbiamo 30 milioni. L'attività è partita giugno 2017, sono otto raggruppamenti con 190 sportelli, si sono attualmente registrate 2.169 persone, sono già stati attivati 668 patti di servizio, 65 business plan e 30 imprese che sono già state create da giugno 2017.
L'orientamento avviene attraverso i Centri per l'impiego, gli aspiranti imprenditori scelgono uno dei soggetti attuatori per l'accompagnamento nel mettersi in proprio e possono avviare la definizione di un piano aziendale rispetto all'idea che hanno avuto, quindi si valuta anche la sostenibilità del piano che si cerca di mettere in campo.
Questa è una stima delle percentuali di sopravvivenza delle imprese che è determinato, ovviamente, da uno storico, da quello che lo storico ci dice. Come vedete, la stima della percentuale di sopravvivenza è significativa e abbastanza importante, diversificata per le diverse Province. Partiamo dal 91 per cento di Alessandria e arriviamo a dati del 76 per cento a Verbania, quindi una media dell'86 per cento che è una media importante, una media che ci dice che l'esperienza è significativa.
Nella slide successiva vi rappresentiamo anche altri servizi di consulenza per la definizione dei piani di sviluppo. Risolvere situazioni di crisi, cioè là dove riusciamo ad intercettare aziende che sono in una situazione di difficoltà, proviamo a offrire una situazione di consulenza per permetterà loro una consulenza specialistica; peraltro, è un'esperienza già avviata dall'Amministrazione precedente. Infatti, questa attività viene realizzata con tre milioni e 900 mila euro, che sono risorse di un'economia del bando precedente.
Il periodo di riferimento è 2018-2021.
I contributi sono a fondo perduto: da 70 a 140 mila euro e rappresentano il 50 per cento del costo sostenuto che un'impresa pu effettuare per identificare un piano per uscire da una situazione di momentanea difficoltà e crisi.
Progetti di pubblica utilità.
Sta per uscire la seconda tranche. Abbiamo modificato il bando legato alla prima tranche, al primo sportello. I progetti presentati al primo sportello sono 49, di cui 48 sono stati ammessi.
Gli enti che possono presentare i progetti sono i Comuni e gli Enti di diritto pubblico.
Sono state coinvolte, in questa prima fase, 186 persone. Il secondo sportello partirà a gennaio 2018.
Abbiamo provato a modificare alcuni aspetti che gli enti territoriali ci avevano manifestato essere elementi che non permettevano un maggior tiraggio della misura, pertanto abbiamo provato a modificarli.
Possiamo dire che questa è una misura un po' sotto osservazione, perch è stata cambiata rispetto al passato. Prima, la misura prevedeva l'assunzione da parte dei soggetti che gestiscono il progetto, mentre oggi prevediamo un'attività di tirocinio. Questo perché l'attività di assunzione è più onerosa, quindi il numero di soggetti che noi coinvolgevamo a fronte di una spesa significativa era decisamente basso.
Abbiamo utilizzato questa formula, che ha sicuramente dei limiti oggettivi, ma, se anche questa non si dimostrasse sufficiente, proveremo a individuarne un'altra nel terzo sportello.
È evidente che questa misura deve essere letta anche in rapporto a un'altra misura che stiamo per far partire, legata a cantieri di lavoro.



PRESIDENTE

Chiedo un po' di silenzio, perché i colleghi hanno difficoltà a sentire l'Assessora, soprattutto alle barcacce. Grazie. Non vorrei essere costretto ad allontanare delle persone. Consigliere Barazzotto, la invito a prendere posto.
Grazie.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Questa misura va letta con un'altra misura che tra un attimo vi far vedere, legata a cantieri di lavoro per un importo di otto milioni, legati alla mobilità in deroga: progetto che era fermo da un po' di tempo, ma attendevamo il nullaosta dell'INPS.
Nuovo bando sui buoni servizi.
Quello che vi ho rappresentato prima è la prima fase di attuazione del buono servizi. Questa è la seconda fase di attuazione del buono servizi.
Saranno stanziati 11 milioni più sei, per lo svantaggio. I disoccupati hanno sempre il target, sono sempre quelli che abbiamo identificato prima e il bando è in uscita in questi giorni.
Abbiamo modificato alcuni aspetti, tenendo in considerazione le premialità - e questo lo vedremo dopo, nella valutazione - per le agenzie che hanno dato una migliore performance nella prima fase di attuazione.
Questi sono i modelli di valutazione con i quali abbiamo agito, ma ovviamente bisogna attendere la fase definitiva dell'attuazione del buono servizi. Questi sono i modelli di valutazione, con le diverse classi, con una valutazione ex ante.
Voi vedete i diversi assi sui quali noi abbiamo lavorato e, quindi, i criteri che noi immaginiamo di utilizzare nella valutazione ex ante.
Per i nuovi operatori, come vi ho detto, nel nuovo bando di imminente uscita noi terremo in considerazione le classi di performance che hanno determinato nella prima fase di attuazione del buono servizi.
Questi sono sostanzialmente i punteggi che noi attribuiamo a ogni classe di valutazione. Quindi, una classe di punteggio che è pari a dieci sugli aspetti finanziari, sugli aspetti fisici di realizzazione.
Il primo obiettivo è quello di premiare gli operatori che hanno maggiormente erogato il budget a loro disposizione, quindi il budget assegnato. Laddove sono riusciti a erogarlo e quindi ad attivare progetti dà un punteggio maggiore.
Il secondo obiettivo è quello di premiare gli operatori che hanno preso un maggior numero di target diversificati, quindi anche gli svantaggiati non soltanto quelli che può essere più facile ricollocare: avrà un punteggio pari a 17.
Il terzo obiettivo è premiare gli operatori che hanno maggiormente e meglio creato risultati occupazionali, cioè quelli che maggiormente hanno determinato una ricollocazione delle persone che sono state coinvolte.
Il tutto dà 60.
Partiamo e andiamo, invece, sui cantieri di lavoro.
Sono stati destinati, in questi anni, tre milioni di euro: disoccupati in particolare situazione di svantaggio economico, persone in regime di restrizione di libertà. Il target è circa 900 destinatari selezionati dagli Enti territoriali.
L'atto di indirizzo è stato già approvato. Il bando uscirà a gennaio 2018.
Su questi, sui cantieri di lavoro (poi vedremo un'altra successiva misura sui cantieri di lavoro) abbiamo fatto una richiesta all'INPS e abbiamo ricevuto una circolare che ci permette di attuare i cantieri di lavoro, non soltanto su quegli interventi di manutenzione straordinaria per i quali fino a oggi era possibile attivare i cantieri di lavoro, ma anche su attività ordinaria degli Enti locali.
Questo ne amplia la possibilità e la platea di fruizione da parte degli Enti locali stessi, permettendo di inserire all'interno delle attività previste dai cantieri di lavoro, ed è il motivo per il quale la struttura ha atteso un attimo la definizione della determina relativa al bando.
L'atto di indirizzo è pronto, il bando è pronto, ma attendiamo soltanto di poter applicare quest'ultima circolare che ci sembra possa essere un elemento molto atteso dai Comuni, in particolar modo il Comune di Torino che sappiamo aver richiesto - attraverso un ordine del giorno l'approvazione di una maggiore disponibilità di utilizzo, da parte degli Enti locali, dei cantieri di lavoro stesso.
L'altra misura dei cantieri di lavoro, che sono otto milioni di euro per 24 milioni di attività, riguarderà le persone disoccupate over 60. Come dicevamo prima, gli over 50 sono difficili da ricollocare, ma gli over 60 sono ancora più difficili da ricollocare. Avverrà attraverso l'INPS e l'ANPAL.
Queste sono risorse che derivano dalla mobilità in deroga residue, che sono residuate dall'attività precedente, e che ci permetteranno di avviare un'attività significativa per l'accompagnamento alla pensione delle persone disoccupate con più di 60 anni con le caratteristiche espresse dalla Circolare dell'INPS, che ci permette di ampliare l'utilizzo da parte dei Comuni e degli Enti territoriali che presenteranno il progetto.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della classe II C della Scuola Media "P. Gobetti" di Beinasco (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe II C della Scuola Media "P. Gobetti" di Beinasco, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

"Programmazione ed erogazione dei servizi e delle politiche attive del lavoro regionali" richiesta di sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale presentata da Frediani, Andrissi, Bertola, Bono, Campo, Mighetti, Valetti, Pichetto Fratin, Berutti, Graglia, Vignale, Porchietto e Sozzani (seguito)


PRESIDENTE

La seduta prosegue in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Stava intervenendo l'Assessora Pentenero, che ha pertanto facoltà di proseguire.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

L'altra misura sulla quale stiamo lavorando, utilizzando parte di risorse POR e parte di risorse ministeriali che deriva dall'attivo che era stato assegnato alle Province e che abbiamo faticato non poco per far ritornare (anzi la procedura non è neanche ancora completa) riguarda sei milioni in Regione che non erano state spesi dalle Province. Quindi, con nove milioni e mezzo stiamo scrivendo un atto di indirizzo per i lavoratori disoccupati che arrivano da aziende che hanno una crisi immediata, non maggiore di sei mesi o minore di sei mesi, ma lavoratori che escono da aziende per le quali via via avviamo i tavoli.
È una misura che ha una dotazione significativa alla quale immaginiamo nei primi mesi del 2018 di poter dare attuazione. La parte delle attività che realizziamo sulle politiche attive al netto della formazione professionale, che vedremo dopo, sono attuate attraverso i Centri per l'impiego e le agenzie accreditate.
L'Agenzia Piemonte Lavoro ne rappresenta il punto di coordinamento.
Abbiamo provato a riassumere quelle che sono le competenze che l'Agenzia Piemonte Lavoro ha realizzato fino a oggi.
Per quanto riguarda le politiche passive, l'Agenzia Piemonte lavoro realizzava delle prestazioni a sostegno del reddito, in caso di disoccupazione, mobilità o diminuzione, e c'era una parte di gestione da parte dell'Agenzia Piemonte Lavoro.
Vi sono poi le prestazioni a sostegno del reddito, nei casi di crisi aziendali, laddove l'arrivo dell'ammortizzatore comportava momenti di scoperture e quindi l'Agenzia svolgeva questa funzione di sostegno.
Le politiche attive del lavoro tengono in considerazione ovviamente una legislazione di carattere comunitaria, una legislazione di carattere nazionale e una legislazione di carattere regionale, a fronte anche dei cambiamenti significativi che ci sono stati in questi anni. La rete dei servizi tiene in considerazione i servizi privati e i servizi pubblici.
Questa è una rappresentazione molto schematica dei vari processi di trasformazione che ci sono stati in questi anni, a seconda delle leggi che sono state approvate e dei cambiamenti legislativi sia di carattere nazionale, che ovviamente hanno delle ripercussioni anche sul carattere regionale.
Il modello della Regione Piemonte avviato dopo l'approvazione della legge n. 34 era un modello che prevedeva l'integrazione tra i Centri per l'impiego pubblici e i soggetti privati. Insieme determinano la rete dei servizi per il mercato del lavoro e ovviamente i soggetti privati possono accedere attraverso le tre modalità che vedete evidenziate: un'autorizzazione, un'autorizzazione particolare oppure un accreditamento che è stato oggetto di revisione in questo ultimo periodo, da parte dell'Agenzia nazionale, poiché si arriva a una dinamica di definizione dei livelli essenziali sulle politiche del lavoro che devono essere garantiti all'interno di tutto il Paese.
È evidente che questo implica anche una necessità di accreditamento che, in qualche modo, possa mettere in armonia le diverse tipicità di sperimentazione. Ricordo che gli accreditamenti prima avevano una fase di sperimentazione e oggi sono a regime. Parlavo di un'armonia che possa, in qualche modo, uniformare tutte le Regioni italiane e questo è stato oggetto di grande discussione e di grande confronto, in modo particolare con l'Agenzia nazionale.
I Centri per l'impiego all'interno della rete dei servizi del lavoro sono punti di accesso per i neodisoccupati e hanno un'attività di profilazione e patto di servizio, in applicazione della legge n. 150 orientamento dei disoccupati e miglior utilizzo della rete regionali dei servizi, una garanzia di applicazione del meccanismo della condizionalità che è uno degli argomenti più discussi all'interno degli strumenti delle politiche del nostro lavoro. Si occupa di incontro tra domanda e offerta servizi di preselezione e servizi specialistici, laddove è possibile, ma abbiamo realizzato nell'ultimo anno, ad esempio, servizi specialistici per grandi assunzioni e per grandi processi che si sono avuti in diverse parti della nostra regione.
Penso, ad esempio, al tema del Terzo Valico, che è stato affrontato coinvolgendo in modo significativo la rete dei Centri per l'impiego locale di quel territorio.
I Centri per l'impiego hanno anche una governance locale della rete dei servizi e interfaccia con il sistema di welfare locale e istituzioni del terzo settore.
Con il collega Ferraris stiamo lavorando alla definizione dei distretti della coesione e, all'interno dei distretti della coesione, i Centri per l'impiego, insieme ai gestori delle politiche sociali e a tutti i soggetti che si occupano di welfare locale (quindi anche le istituzioni territoriali). Stiamo cercando di definire i distretti della coesione sociale e ovviamente i Centri per l'impiego, per tutto quello che riguarda le politiche del lavoro, hanno un ruolo fondamentale.
Abbiamo provato a riassumervi il rapporto tra le funzioni e i compiti del Ministero del Lavoro, le funzioni e i compiti dell'ANPAL, che è il braccio operativo del Ministero del Lavoro creato dopo la legge sul Jobs Act, delle strutture regionali per le politiche attive del lavoro nelle diverse istituzioni.
Il cerchio che vedete prova a riassumere istituzioni, cioè la definizione della rete dei servizi per le politiche attive su base regionale. Come vedete, all'interno sono contenute anche le attività che l'ANPAL svolge direttamente sul territorio, i Centri per l'impiego, l'INPS e l'INAIL, le agenzie per il lavoro accreditate, le Camere di commercio, i fondi interprofessionali, che occupano un ruolo fondamentale all'interno delle politiche formative, l'ex ISFOL, oggi chiamato INAP, l'ANPAL, come dicevo prima, le Università, la Scuola e la rete delle Agenzie formative.
Questa è l'organizzazione in Piemonte nella fase di attuazione, quindi nella fase transitoria della redazione del Jobs Act. L'attuale disegno organizzativo della rete della Regione Piemonte risponde alle necessità di costruire un modello di governance che sia rispettoso delle due grandi riforme nazionali: da un lato, il Jobs Act, come dicevo un attimo fa dall'altra l'applicazione della legge Delrio.
Ovviamente, come vi dicevo, abbiamo una rete mista pubblico-privato e la rete dei Centri per l'impiego in Piemonte è formato da 30 sedi, alle quali sono collegate anche delle "antenne", 95 enti accreditati privati con 350 sedi, collegate in 95 enti.
La Regione Piemonte ha delegato all'Agenzia Piemonte Lavoro, attraverso la legge regionale n. 23 del 2015, la gestione e il coordinamento dei Centri per l'impiego.
Questi sono i flussi dei passaggi disoccupati-inoccupati, nel 2016 (l'hanno 2017 sta per concludersi, ma i dati non sono ancora elaborati) questi sono i dati di flusso e, come vedete, il numero di flusso di persone è un dato significativo. Pare particolarmente evidente il dato su Torino che è un dato particolarmente alto per due motivi: anzitutto, perché è la città più popolata; in secondo luogo, perché il numero delle persone che si rivolgono ai Centri per l'impiego è davvero un numero importante.
In questa slide vi rappresentiamo il livello di interazione con i Consorzi e, quindi, l'applicazione del sostegno all'inclusione attiva e il reddito di inclusione SIA e reddito di inclusione REI, che vede il coinvolgimento di tutti i soggetti che, all'interno del Distretto della coesione, lavorano per una presa in carico complessiva della persona quindi da un punto di vista sociale, da un punto di vista della politica attiva, da un punto di vista dell'utilizzo degli strumenti e il sostegno al reddito che ci vengono messi a disposizione dalle politiche nazionali.
Questo diagramma che vedete vi rappresenta il personale dei Centri per l'impiego nell'anno 2017. Il Centro per l'impiego e l'Agenzia Piemonte Lavoro: l'Agenzia Piemonte Lavoro ha attualmente 32 dipendenti, che derivano dal vecchio modello dell'agenzia; i Centri per l'impiego attualmente in carico alle Province, con personale comandato all'Agenzia Piemonte Lavoro, sono 428.
La fotografia - il Ministero, ad approvazione della norma di stabilità che sappiamo essere in via di ultimazione, le erogherà - delle risorse che saranno trasferite alla Regione Piemonte si rifà al 2015 e si attestava intorno alle 500 unità. Oggi, nel 2017, abbiamo soltanto 428 persone. Uno degli elementi di sofferenza dei Centri per l'impiego è il numero ridotto di persone che sono coinvolte e che operano, che quindi devono portare avanti le politiche che la Regione decide di attribuire loro, più tutte le attività di politiche nazionali che sono attribuite ai Centri per l'impiego, alla luce della nuova legge.
Possiamo riassumerle le cose importanti in due aspetti: la definizione dei livelli essenziali, che devono essere garantiti all'interno di ogni territorio attraverso i Centri per l'impiego e attraverso le Agenzie per il lavoro, e il potenziamento dell'attività dei Centri per l'impiego attraverso l'utilizzo di fondi del PON nazionale, cioè di risorse, sempre derivanti dal Fondo Sociale europeo, ma che stanno dentro la programmazione nazionale.
Il numero degli operatori dei Centri per l'impiego, coadiuvati anche delle risorse che avete visto prima per il potenziamento del Centro per l'impiego, attraverso il fondo per le persone disabili, per l'accompagnamento dei progetti più quelle che derivano dai livelli essenziali nazionali, dovrebbe arrivare a circa 135 unità, forse a 140 all'interno dei Centri per l'impiego. È evidente però che ci sono più processi di trasformazione e di cambiamento che si innestano sui Centri per l'impiego.
Vi dicevo, 428, di cui 406 a tempo indeterminato e 22 a tempo determinato; 22 si rifanno principalmente alla Città di Torino alla Provincia di Vercelli. Il totale complessivo tra APL e Centri per l'impiego, che dovranno diventare un'unica entità, sono 460 persone, più 135 circa, che saranno assunte con il potenziamento, attraverso i livelli essenziali che sono stati definiti.
Nella slide successiva vedete l'andamento dei pensionamenti e avremo una punta nel 2020. Insomma, la proiezione parte dal 2018, con i dati attuali, quindi dal prossimo anno, per arrivare al 2022: 85 persone andranno in pensione, secondo le stime che noi abbiamo, fermo restando che oggi le cartelle del personale sono di titolarità dell'ente titolare del contratto, ovvero le Province e la Città metropolitana.
Le 22 persone che vedete a tempo determinato potranno avere una trasformazione a tempo indeterminato attraverso due passaggi: nella norma di stabilità dovrà essere definita e contenuta una norma che prevede la proroga da parte delle Province dei tempi determinati, per consentire il passaggio sul livello regionale e per consentire, quindi, la trasformazione a tempo indeterminato. Diventa per noi fondamentale avere la norma di stabilità, che dovrebbe definire appunto la norma transitoria e dovrebbe definire il passaggio per i tempi determinati a tempo indeterminato.
Abbiamo già inviato una lettera alle Province o Città metropolitana coinvolte, con le quali specifichiamo i passaggi che sono necessari per la trasformazione. È evidente che a norma di stabilità approvata, la Città metropolitana e le Province dovranno, innanzitutto, prorogare i contratti per permettere successivamente la stabilizzazione.
Due riferimenti sulla formazione professionale, per permettere di comprendere perché la formazione professionale - lo voglio ricordare - è una politica attiva a servizio del mondo del lavoro e ha un suo radicamento, una sua rete significativa all'interno della nostra Regione.
Non in tutte le Regioni trovate un lavoro di questa natura, legato alla formazione professionale, perché non in tutte le Regioni esiste il sistema della formazione professionale.
La direttiva più significativa del 2017, partita con un accordo del 2015 ma attuata nel 2016-2017, è stato il sistema duale, cioè la creazione di un sistema parallelo più professionalizzante, dove le tre tematiche più importanti sono state: l'apprendistato di qualifica e il diploma attraverso un percorso di formazione professionale; l'alternanza scuola-lavoro e l'impresa formativa simulata con le diverse modalità (900 ore, 400 ore per l'impresa formativa simulata e 550 ore per l'apprendistato). Queste sono le ore che caratterizzano i nostri percorsi di formazione professionale.
Questo è il secondo anno di programmazione e di sperimentazione sul sistema duale, con una programmazione unitaria rispetto ai percorsi di formazione che noi già realizziamo all'interno della nostra Regione.
L'investimento delle risorse, da parte del Ministero del Lavoro, sulla parte del sistema duale, è stato un investimento significativo che ci ha permesso - lo vedremo forse dopo, se non ricordo male - di attivare più corsi rispetto a quelli già esistenti nella nostra Regione, grazie al sistema duale.
Sono 23 percorsi triennali, 990 ore annuali, come abbiamo visto prima più, per il conseguimento del diploma tecnico-professionale, 25 percorsi e 990 ore (almeno 400 in alternanza e 630 in apprendistato).
Sulla fase di sperimentazione abbiamo coinvolto (quindi non sono i numeri totali, ma è la fase di sperimentazione) 1.500 persone.
L'altra direttiva significativa riguarda l'obbligo di istruzione con i percorsi formativi che sono stati aggiunti questo anno, mentre la direttiva mercato del lavoro ha tre assi significativi: uno sull'occupabilità, uno sull'inclusione sociale e uno sulla formazione permanente.
Sull'occupabilità sono percorsi di qualifiche e specializzazione per le persone non occupate; la seconda area riguarda percorsi di sostegno nell'inclusione lavorativa, di soggetti più fragili e più vulnerabili; la terza area, invece, riguarda percorsi di qualifica per disoccupati, a bassa scolarità, con abilitazioni e patenti di mestiere. Anche qui parliamo di persone con difficoltà; quindi soggetti che, oltre ad avere una bassa scolarità, hanno anche difficoltà oggettive.
Nella slide successiva vedete la distribuzione: 40 milioni di spesa nelle diverse aree. Sono 67 gli operatori accreditati che operano all'interno di questa direttive e quasi 11.000, su 640 corsi gestiti, le persone che partecipano ogni anno.
Credo sia interessante osservare questo dato sugli esiti occupazionali e sugli gli esiti formativi.
Mi soffermerei sugli esiti occupazionali, che sono quelli più interessanti. Voi vedete che abbiamo un 75 per cento sull'area dell'inclusione sociale e un 64 per cento sull'area dell'occupabilità.
Mi sembrano numeri interessanti, quindi, cui fare riferimento e ovviamente, sono determinati dai determinanti della valutazione utilizzata.
Percorsi ITS e IFTS. Sugli IFTS c'è un'attività più significativa perché più consolidata, ma che via via andrà riducendosi; mente sugli ITS che sono di nuova attivazione, abbiamo soddisfazioni significative e hanno un livello occupazionale del 94 per cento. Tuttavia, oggi coinvolgono numeri molto bassi di persone, ma, come dicevo, è un livello di occupabilità davvero molto significativo.
Queste sono le fondazioni che gestiscono i percorsi ITS: sono tre fondazioni nate nel 2011 e sette nate nel 2015. I numeri che vedete sono numeri molto bassi, perché è un modello nuovo, post-diploma, ma è molto professionalizzante e molto qualificante. Come vi dicevo, 94 per cento del livello occupazionale è un risultato importante e significativo.
È utile sottolineare che questo rappresenta anche un percorso integrato tra le stesse FSE e FESR, quindi una delle raccomandazioni dell'Unione Europea viene assolta attraverso questa funzione.
Queste sono le risorse dedicate sulle diverse direttive: ITS e ITFS.
Credo sia particolarmente significativo dare uno sguardo al tema dell'apprendistato, sicuramente una delle politiche attive più significative con le quali da sempre il Piemonte lavora e che in questi anni ha avuto significative trasformazioni.
Nella prima slide si vede un apprendistato significativo, che è l'ultimo nato, ed è la possibilità di svolgere un percorso di apprendistato su percorsi di scuole superiori, all'interno delle quali i ragazzi che frequentano percorsi di scuole superiori possono essere assunti, negli ultimi anni di riferimento, da un'azienda attraverso un contratto di apprendistato e assolvere e completare il percorso di formazione all'interno della scuola che hanno scelto.
Nella slide precedente si vedeva anche come questo sia frutto di un accordo tra l'Ufficio Scolastico Regionale, il Ministero del Lavoro e la Regione Piemonte.
È stata la prima sperimentazione avviata in Italia e ha dato numeri significativi: abbiamo avuto più di cento scuole che hanno aderito e adesso siamo nella fase di attuazione, cioè dopo l'adesione al progetto bisogna trasformare quel progetto in un'assunzione, quindi in un contratto e quindi, l'attuazione del percorso formativo che da esso ne deriva.
Noi abbiamo tre forme di apprendistato: apprendistato di primo livello per il raggiungimento della qualifica: il diploma, che è la novità che vi rappresentavo un attimo fa e la certificazione di specializzazione tecnica superiore, attraverso i percorsi di FTS e poi ITS, che vi dicevo prima apprendistato professionalizzante, che è quello più conosciuto l'apprendistato in alta formazione, che permette diplomi, laurea, master dottorato e attività di ricerca.
I numeri che vedete sono particolarmente significativi: nel 2017 abbiamo avuto un aumento del 22,9 per cento dell'apprendistato; di fianco sono riportati anche i numeri delle persone che sono state assunte con un contratto di apprendistato. Sono cifre significative ed importanti.
Per definizione, l'apprendistato è un contratto a causa mista (ma è un contratto a tempo indeterminato): ovviamente, deve essere trasformato da contratto di apprendistato a contratto a tempo indeterminato.
Questi sono i numeri divisi per le diverse tipologie di apprendistato: ecco, come vedete sono 1.000 persone, con un successo formativo del 100 per 100; si tratta di master di alto valore, progetti di ricerca, che quindi permettono una maggiore affinità delle competenze; soprattutto, si tratta di progetti di ricerca che permettono di qualificare anche le più piccole imprese.
Questi sono, di nuovo, i numeri che erano già stati presentati prima. È evidente che nel 2015, cioè nel primo anno di applicazione del Jobs Act abbiamo registrato uno spostamento di attenzione rispetto al tema dell'apprendistato (perché le incentivazioni favorivano maggiormente l'utilizzo del contratto previsto dal Jobs act), mentre oggi stiamo ritornando a un utilizzo significativo e particolarmente sostenuto per una Regione come la nostra.
Va sottolineato che, rispetto ad altre Regioni italiane, abbiamo un catalogo diversificato dell'offerta formativa nell'utilizzo del contratto di apprendistato. Per quanto concerne l'orientamento nelle scelte, abbiamo tre tipologie di orientamento. Questo, semplicemente, come riferimento alle attività che vengono svolte sull'orientamento.
Potete vedere i numeri di persone che sono state coinvolte nei primi 15 mesi di attuazione; sono 600 gli enti coinvolti e sono più di 100 gli sportelli di attività di orientamento che abbiamo all'interno della nostra Regione, che - lo vorrei sottolineare - sono stati uno strumento importante per arrivare a una riduzione del tasso di dispersione scolastica, così come presentato in precedenza.
Potete osservare la validazione delle certificazioni e la validazione delle competenze: la certificazione è uno strumento fondamentale che viene utilizzato soprattutto in percorsi di riqualificazione e ricollocazione all'interno dei nostri servizi.
Credo che questo sia un elemento utile, al quale vorrei davvero che prestassimo attenzione: mi riferisco al livello di attuazione del POR-FSE all'interno della nostra Regione, aggiornato al 2017. Queste sono le diverse azioni attivate dal 2014-2015 (anno in cui è diventato operativo) e questi sono i destinatari coinvolti.
Credo sia significativa la slide successiva, con la quale abbiamo evidenziato che il Piemonte è la prima Regione d'Italia, in termini di spesa certificata, a tre anni dalla partenza del programma. Questa tabella evidenzia i dati che vi ho appena illustrato: sottolinea, appunto, che il Piemonte è la prima Regione italiana sia in termini di spesa certificata sia in termini di impegno di spesa.
Ultima slide: i dati non riesco a leggerli neanch'io da qui e francamente non li ricordo a memoria (seguirà la slide con gli stessi dati espressi in percentuale): siamo, sostanzialmente, al 65 per cento, se non ricordo male, di impegnato sul POR, quindi siamo sicuramente a un punto di grande impegno di spesa rispetto alla programmazione dei fondi comunitari.
Spero di avervi fornito tutti gli elementi necessari per una conoscenza del sistema e dell'attività che abbiamo realizzato.
Colgo l'occasione di ringraziare tutta la struttura, il Direttore della Coesione, con i Settori del Lavoro e della Formazione, nonché il Direttore dell'Agenzia Piemonte Lavoro, per le attività che sono state portate avanti e che ci portano, appunto, a essere sicuramente una delle Regioni che ha maggiormente certificato e maggiormente raggiunto risultati a oggi riconosciuti sul piano nazionale.
Ovviamente, se serviranno ulteriori elementi di approfondimento, sono disponibile a fornirli.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.
Prima di dare la parola alla Consigliera Frediani, il Consigliere Grimaldi, probabilmente, aveva bisogno di alcuni chiarimenti relativi a questioni procedurali e di lavori d'Aula.
Prego, Presidente Grimaldi. Brevemente.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Forse, per non perdere troppo tempo, si potrebbe chiedere ai Capigruppo di avvicinarsi un secondo al banco della Presidenza. Nel senso che dopo un'ora e dieci di relazione dell'Assessora e viste anche le richieste pervenute in queste ore, sarebbe utile stabilire, assieme ai Capigruppo, un ordine dei lavori della giornata. Grazie.



PRESIDENTE

Sospendo i lavori per due minuti e invito i Capigruppo ad avvicinarsi ai banchi della Presidenza.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 11.33)


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della classe III C della Scuola Media "P. Gobetti" di Beinasco (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe III C della Scuola Media "P. Gobetti" di Beinasco, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.



(La seduta riprende alle ore 11.40)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

"Programmazione ed erogazione dei servizi e delle politiche attive del lavoro regionali" richiesta di sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale presentata da Frediani, Andrissi, Bertola, Bono, Campo, Mighetti, Valetti, Pichetto Fratin, Berutti, Graglia, Vignale, Porchietto e Sozzani (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo i lavori del Consiglio straordinario porgendo la parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Devo dire che è stata una presentazione piuttosto lunga, densa di contenuti e di dati.
Purtroppo non l'abbiamo potuta vedere in anteprima, quindi ci risulta un po' difficile andare a commentare quanto esposto dall'Assessora Pentenero. Ovviamente spero che ci saranno altre occasioni, oltre alle risposte che darà l'Assessora a fine mattinata, per poter approfondire alcuni aspetti, anche perché il tema è molto ampio e molto vasto: va a toccare tantissime tematiche e tantissime aree a partire, appunto, dai servizi per il lavoro, dall'istruzione e dall'obbligo formativo. Quindi ci sono tantissimi aspetti che devono essere analizzati e, ovviamente, il tempo qui non è sufficiente.
A proposito di tempo, ho appena discusso con gli altri colleghi per capire se si possano trovare gli spazi per interloquire con i lavoratori dei Centri per l'impiego che siedono alle nostre spalle. Spero che riusciamo a trovare il tempo, compatibilmente con i lavori d'Aula, anche perché il tema dei lavoratori dei Centri per l'impiego e l'organizzazione dei servizi per il lavoro è un tema prioritario.
Come abbiamo visto anche nelle slide appena proiettate, infatti, le funzioni che vengono svolte da questi lavoratori sono veramente importantissime e bisogna assolutamente dare delle certezze a queste persone. In particolare, bisogna rispettare e attuare l'atto di indirizzo che abbiamo approvato il 17 ottobre, che chiedeva per l'appunto che la Regione si facesse carico di questi lavoratori; oltre, ovviamente, al sostegno ai 22 precari della Città metropolitana, che pare adesso essere un pochino più sereni dopo che è stato approvato un emendamento - se non sbaglio, ieri - alla Camera, che dovrebbe consentire di vedere uno spiraglio. Dico solo che naturalmente non si può arrivare sempre a fine anno in queste condizioni: bisogna trovare una soluzione che sia definitiva e che consenta a questi lavoratori, finalmente, di vivere nella serenità che è loro dovuta.
A tal proposito, vorrei chiedere all'Assessore Reschigna se è confermata quella versione dei fatti, che ho potuto apprendere da diverse comunicazioni che sono arrivate via e-mail, rispetto al presidio che si è svolto venerdì scorso sotto la Regione, secondo la quale ci sarebbe stata una reazione pare un po' sopra le righe da parte dell'Assessore. Non so se la ricostruzione sia corretta in relazione ai fatti perché non ero presente, quindi questo è quanto mi è stato riportato. Pertanto, chiedo all'Assessore di chiarire, anche per garantire la corretta serenità a tutte le persone che in questi giorni devono fare in modo che si arrivi al risultato comune, che è sicuramente quello di garantire i servizi ai cittadini e la dovuta tranquillità ai lavoratori dei Centri per l'impiego che con questi cittadini devono per l'appunto interfacciarsi.
Rispetto all'incontro, non so se avremo ancora modo di interloquire tra Capigruppo. Vediamo adesso come procedono i lavori d'Aula e quanti colleghi desiderano intervenire, per capire se riusciamo a ricavarci uno spazio per parlare con i lavoratori che, giustamente, chiedono di essere ascoltati.
Per quanto riguarda i dati che ha illustrato l'Assessora, come dicevo prima, risulta un po' difficile andare avanti analizzare 94 slide - se non sbaglio - e cercare di riassumerne un po' il contenuto. Io credo che i problemi principali che sono stati messi in evidenza sono i problemi che abbiamo cercato di porre all'attenzione dell'Assessora durante tutta la nostra attività in questi anni di legislatura. In particolare, riguardano i giovani della nostra Regione nella fascia tra i 15 e i 29 anni, che sono una percentuale sempre più esigua in una popolazione che purtroppo tende sempre più ad invecchiare: sono il 13,6 per cento, pari a neanche 600 mila unità.
Dalle analisi condotte, che vengono anche riportate nelle slide dell'Assessora, risulta che la percentuale di occupati in questa fascia d'età non cresce e, anzi, a fine anno 2016 - l'anno in cui è stata attiva peraltro, la misura Garanzia Giovani, di cui ovviamente ha parlato anche l'Assessora - registra una flessione importante del 16 per cento rispetto ai livelli pre-crisi. E questo indica chiaramente l'esito fallimentare di questa misura: una misura che, peraltro, ha avuto dei risultati piuttosto negativi in tutta Europa. Eppure, nonostante questo, noi continuiamo a puntare su questa misura. Noi ci chiediamo se non sia il caso di rimodulare un po' le nostre scelte. Nel momento in cui ci rendiamo conto che uno strumento non funziona, forse sarebbe il caso di rivederlo; non dico di abbandonarlo, ma se non altro di rivederlo e di ripensarlo per adattarlo al contesto che sicuramente in questi ultimi anni è decisamente cambiato.
Per quanto riguarda i livelli di scolarità, continua a vedersi - ed è evidente anche nei grafici che sono stati proiettati - una profonda disparità di genere e di cittadinanza. E purtroppo dobbiamo prendere atto del fatto che le pari opportunità sono ancora un obiettivo piuttosto lontano. Oltre l'87 per cento di ragazze acquisisce un titolo di studio di diploma, rispetto a una percentuale inferiore di ragazzi, nonostante poi le donne abbiano condizioni e trattamenti salariali peggiori e inferiori a quelli degli uomini; e questo è risultato evidente anche da una relazione dell'Assessora Cerutti di qualche tempo fa. L'acquisizione di un diploma tra i giovani rimarca una profonda differenza anche tra cittadini italiani e giovani stranieri.
Quello che mancava un po' nei dati delle slide che abbiamo visto è un'analisi rispetto alla qualità del lavoro che riusciamo a far ottenere ai nostri giovani. Parliamo infatti sempre di durata dei contratti, di percentuali di presa in carico, ma non parliamo mai del tipo di lavoro che poi viene attivato. In particolare, inoltre, questa parola "avviamento" che l'Assessora ha ripetuto più volte, è un qualcosa che viene conteggiato nelle statistiche; però ricordiamo che l'avviamento riguarda soltanto la prima accoglienza e orientamento. Verrebbe da chiedersi, quindi, se questo dato relativo all'avviamento sia veramente un dato che rispecchia un successo rispetto al sistema che stiamo mettendo in atto.
Per sistema che stiamo mettendo in atto intendo dire affidarsi, non dico prioritariamente, ma in maniera piuttosto incisiva, ai soggetti privati. Il fatto di riuscire a conservare un servizio pubblico efficiente con del personale qualificato e di grande esperienza e che ha, ovviamente tutte le tutele e i controlli che fanno riferimento a un contesto pubblico rispetto ad affidarsi a soggetti privati, può essere un'arma a doppio taglio.
Se, da una parte, ci può essere una maggiore flessibilità e una maggiore diffusione sul territorio dei soggetti privati, d'altra parte ricordiamoci che il soggetto privato tende a vedere il disoccupato come una materia prima. Disoccupato rappresenta, ovviamente, una fonte di guadagno.
Nel momento in cui avvengono la presa in carico e l'avviamento, il tutto viene considerato un successo, ma non si va a vedere che fine fanno queste persone che vengono prese successivamente in carico. Inoltre, non si va ad analizzare la qualità del lavoro che si riesce a raggiungere attraverso questi strumenti. Capite bene allora che anche le statistiche che abbiamo visto e i dati che abbiamo visto proiettati non rispecchiano veramente la realtà dei fatti.
Su questo sistema io avrei qualche dubbio. La soluzione mi sembra che possa essere un potenziamento del servizio pubblico, cercare di razionalizzare e di rendere il servizio pubblico più efficiente. Lo stesso giorno in cui è stato approvato l'atto di indirizzo sui Centri per l'impiego, quello relativo al personale del Consigliere Grimaldi, è stato approvato anche un altro atto di indirizzo, a mia prima firma, che chiedeva di puntare sull'informatizzazione dei Centri per l'impiego e di rendere questa rete efficiente. Il fatto che i lavoratori dei Centri per l'impiego possano poi essere presi in carico dalla Regione garantirebbe anche quella capillarità del servizio che è sicuramente una prerogativa fondamentale di un vero servizio pubblico.



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliera Frediani.
Voi siete graditi ospiti, ma in Consiglio regionale sono proibiti gli applausi. Vi prego di consentire ai Consiglieri di fare il loro lavoro.
Fate le vostre riflessioni, ma senza esprimere in alcun modo il vostro assenso o il vostro dissenso.



FREDIANI Francesca

Mi rimane pochissimo tempo per finire.
Vorrei solo porre l'attenzione sul problema dei disoccupati over 50 e soprattutto, su quei lavoratori che escono dalle crisi aziendali. È stato letto un dato veramente allarmante: 53.000 licenziamenti nel periodo 2009 2015.
Un dato che non ho visto è che fine hanno fatto questi lavoratori. Va bene qualsiasi tipo di iniziativa che possa coinvolgere dal punto di vista della presa in carico, dal punto di vista della formazione e, quindi, della possibilità di ricollocare quei lavoratori che, purtroppo, sono stati licenziati, ma non abbiamo nessun dato rispetto alle loro situazioni attuali.
Di quei 53.000 lavoratori vorrei capire quanti sono stati effettivamente ricollocati, quanti sono stati inseriti in un percorso di ricollocazione veramente efficace. Facendo un esempio che tutti noi conosciamo - i lavoratori De Tomaso - ci risulta che siano stati inseriti in percorsi formativi assolutamente inadeguati, che non hanno portato assolutamente a un reinserimento o, comunque, a un reinserimento che fosse all'altezza delle loro potenzialità.
Abbiamo tantissime crisi aziendali sul nostro territorio. Purtroppo nella Provincia di Torino ce ne sono tantissime e anche molto vicine al nostro capoluogo. L'ultimo caso, quello, più eclatante, è quello dell'Embraco a Riva di Chieri. Rispetto a questi lavoratori, dobbiamo fare un lavoro molto serio, cioè andare a vedere quali siano gli esiti occupazionali che potrebbero derivare da un loro percorso formativo per ricollocarli. Se non analizziamo le precedenti esperienze, né cerchiamo di capire eventuali errori e non cerchiamo di correggerli, sicuramente non possiamo dare nessuna certezza ad altri lavoratori che, purtroppo, in questi giorni, rischiano di perdere il loro posto di lavoro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Esattamente quattro anni fa, il 17 dicembre 2013, in Aula si teneva un Consiglio straordinario sul lavoro. Non è una battuta, però mi permetto di dire che, guardando i dati di questa mattina, poco è cambiato. Ed è l'aspetto su cui mi vorrei soffermare.
Presidente, sono senza voce, chiedo scusa ma chiederei soltanto al collega Sozzani.



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri a consentire ai colleghi di intervenire; se qualcuno vuole parlare con i collaboratori, esca dall'aula.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Quattro anni fa noi facemmo un Consiglio straordinario e ricordavo prima al Vicepresidente Reschigna come lui, con molta più enfasi perch aveva anche molta più voce di me, si arrabbiò dicendomi che avevo fatto un convegno, e non un Consiglio straordinario.
Attenzione, io non feci un convegno, come non l'ha fatto questa mattina l'Assessore Pentenero, ma c'è un aspetto che mi preoccupa. Che le questioni che io portai come Giunta quattro anni fa, sono praticamente il 90 per cento delle cose che vedo lì. Questo mi preoccupa. Vi spiego anche perché.
Ho ascoltato con attenzione, e tra le altre cose, ho grande stima per l'Assessore Pentenero, perché - essendoci passata anch'io - so che cosa vuol dire lavorare in queste condizioni, non in quell'Assessorato. È un Assessorato che ha saputo sempre dare molto. C'è, però, un tema di politiche del lavoro e di politiche industriali sul Piemonte e io, su questo, mi vorrei soffermare.
Su alcuni dei punti che abbiamo toccato questa mattina non posso pensare che ci siano voluti - e non è ancora partita - quattro anni per far ripartire una misura con dei soldi che sono del 2011, dati dall'allora Ministro Sacconi. Io, in questi quattro anni, ho chiesto in continuazione alla Giunta che fine avessero fatto e me li ritrovo adesso, nelle slide.
Così come, secondo me, sarebbe importante capire, nel momento in cui parliamo di 30 imprese che si sono costituite attraverso il mettersi in proprio, rispetto a più di 800 interventi fatti, quanti sono i dati occupazionali su queste 30 imprese. Quante sono? Perché abbiamo visto una cifra: l'86 per cento di aziende che rimangono operative, ma in quale arco di tempo? Quindi, qual è il monitoraggio che noi stiamo facendo rispetto a quella che è la nuova attività imprenditoriale? Poi, c'è un altro tema: ci siamo lasciati indietro un progetto che era iniziato, ma che doveva continuare, che era un'azione fortemente sinergica tra FESR e FSE, non soltanto perché ce lo sta chiedendo la nuova programmazione, ma perché per noi è fondamentale - con grande rispetto di chi oggi interviene attraverso le politiche attive per la disoccupazione creare nuovi posti di lavoro attraverso nuove imprese, o attraverso il sostegno alle imprese che fanno ancora fatica.
Credo di non ricordare nulla di nuovo: sappiamo benissimo che la nostra Regione, rispetto al Veneto, alla Lombardia e all'Emilia Romagna, è ancora ben lontana dagli standard che queste hanno raggiunto.
Allora, io mi permetto di sottolineare - alla Giunta, non lo dico solo all'Assessora Pentenero, perché sarebbe parziale parlarne solo con l'Assessora Pentenero - che noi, noi tutti insieme, abbiamo un problema di fondo: non stiamo credendo alla rinascita industriale e imprenditoriale del Piemonte, perché questi sono interventi tampone che potevano andare bene quattro anni fa, quando eravamo nel pieno della crisi in tutta Italia, ma che devono andare oltre, in questo momento.
Guardate, credetemi - e lo dico soprattutto al Presidente Chiamparino che sarà bravissimo, con la sua dialettica, a smentirmi alla fine del mio intervento - lo sto dicendo con grande preoccupazione per il Piemonte, non lo sto dicendo come opposizione nei confronti di quello che ha fatto per quattro anni una maggioranza. Lo sto dicendo come Amministrazione regionale che non riesce - tutti insieme - a trovare una via d'uscita da questa crisi di identità che attanaglia ormai da troppi anni la Regione Piemonte.
A me, quello che preoccupa è vedere che, esattamente dopo quattro anni un Consiglio straordinario ripercorre, a parte l'ultima parte che è legata e ci tornerò - alla riforma dei Centri per l'impiego, la strada di un'AMPAL che non funziona. Possiamo dircelo che l'Agenzia Nazionale non funziona? Posso chiedere all'Assessora Pentenero, che è nel Consiglio di Amministrazione, il perché non funziona? Il C.d.A. ha dei poteri amministrativi: vivaddio! Bisogna, da quel punto di vista, far sì che la Regione Piemonte si faccia sentire fortemente, perché noi siamo una delle Regioni più penalizzate per questo. E quindi su questo bisogna lavorare.
Torno un attimo su questi temi.
Io ho sentito parlare di riattivo che riaprirà nel 2018. Gli ITS: vi ricordo che gli ITS sono partiti nel 2011 e la precedente Giunta non li voleva. Abbiamo dovuto fare il diavolo a quattro per farli partire, ma a qualcosa saranno serviti se continuate ad utilizzarli? Il quarto anno nella formazione: anche lì, lo vedo benissimo. Sono contenta che sia rimasto, ma dopo quello che cosa c'è? Il tema dell'accreditamento: l'abbiamo fatto partire noi, come sperimentale, ma oggi c'è ancora questo problema rispetto alla poca capillarità della copertura anche dei Centri per l'impiego, che fanno quello che possono. Ma quando hai 400 persone, diventa difficile pensare di coprire tutto il territorio piemontese, rispetto all'incapacità di creare sinergicamente dei rapporti sul territorio che sappiano mappare le esigenze del territorio. Questo significa che qualcosa è mancato.
Allora, userò molto meno dei miei dieci minuti, ma invito fortemente la Giunta a non sedersi su quanto è stato fatto prima e auspico di non dover tirare fuori il verbale del 17 dicembre 2013, che oltre - ma lo dico bonariamente - a riportare la rimbrottata del Vicepresidente Reschigna, che mi diceva che stavo tenendo un convegno, riportava anche tutti questi passaggi significativi.
Io vorrei vedere un qualcosa che mi faccia dire che la Giunta regionale ha intenzione di reinvestire sull'industria, sull'impresa, attraverso un'azione sinergica dei fondi europei che stentano a decollare.
Allora, avete bisogno anche di noi? Sapete che abbiamo sempre dato la massima disponibilità. Mi farebbe piacere che, così come avete riconosciuto, la scorsa settimana, l'obiettività che noi abbiamo avuto sul tema Finpiemonte, venisse anche riconosciuta, oggi, la grande disponibilità che in quattro anni abbiamo dato per dare una mano a fare uscire la Regione Piemonte, oggi che ce ne sono le condizioni, perché la crisi non è più quella che c'è stata nei quattro anni precedenti, dove abbiamo governato noi. Vi abbiamo dato la massima disponibilità. Vorremmo, però, vedere non l'encefalogramma piatto, ma qualcosa in più di iniziative che abbiamo iniziato noi e che sono continuate.
In quattro anni il mondo è cambiato: non siamo cambiati soltanto noi in Piemonte. Un problema ce l'abbiamo.



PRESIDENTE

Grazie, anche per il tempo, Consigliera Porchietto.
La parola al Consigliere Ottria.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Intanto ringrazio l'Assessora Pentenero per l'ampia esposizione dei dati relativi alle politiche messe in atto nella nostra regione, che sono da inquadrare in una cornice più ampia, che è quella nazionale ed europea.
A mio parere, il segnale più semplice da percepire riguardo all'enorme cambiamento nel tema del lavoro che ha interessato questo mondo, non solo rispetto agli anni Ottanta e Novanta, ma anche rispetto agli anni Duemila cioè gli anni della pre-crisi, si coglie.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Ottria.
Invito il Partito Democratico a consentire al Consigliere Ottria di intervenire, perché se voi fate capannello lì, non può parlare. Uscite fuori un attimo! Prego.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Dicevo che per capire com'è cambiato il mondo del lavoro basta andare su internet e digitare le semplici parole "politiche attive del lavoro". I risultati che si vedranno sono sorprendenti, perché vengono fuori tutti i dati relativi alle agenzie private, che hanno come scopo quello di creare soluzioni integrate per l'incontro tra domanda e offerta del lavoro.
In tutto questo il ruolo dello Stato, se stiamo a vedere il mondo che viene fuori da internet, assume un ruolo marginale in quello che, invece dovrebbe essere (ed è previsto anche dalla nostra Costituzione) un tema fondamentale delle politiche statali.
Al netto della propaganda che da molti schieramenti viene fatta normalmente quando si parla di occupazione, una fotografia esaustiva e anche allarmante, secondo me, è quella che si è vista ieri in un articolo pubblicato su La Stampa (non ricordo a firma di chi). In questo articolo infatti, viene fuori che una lenta ripresa economica sta interessando l'Europa e ha raggiunto anche l'Italia, anche se in maniera meno forte che nel resto dei Paesi europei.
Questa ripresa, però, ha interessato in maniera diversa le generazioni perché il mondo di questa ripresa è molto variegato e ci sono delle forti contraddizioni e delle forti differenze. Infatti, secondo quanto viene citato, mentre tra gli ultracinquantenni si sono recuperati 850 mila posti di lavoro, tra i giovani i posti sono solo 50.000. Questo è già un primo dato eclatante.
In questo senso, oltre l'aumento esponenziale delle disuguaglianze tra generazioni con quelle più vecchie, che sono costrette a sostenere anche economicamente quelle più giovani, occorre registrare come le politiche pubbliche attive per il lavoro siano state più efficaci con i soggetti della fascia degli anziani, cioè quelli che necessitano di una bassa intensità di aiuto, mentre lo sono state molto meno per coloro che si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro, che la normativa identifica come persone che necessitano di servizi intensivi per un periodo medio-lungo e di forte sostegno individuale per la collocazione e ricollocazione nel mercato del lavoro.
Citando altri dati, d'altronde, sulle politiche attive del lavoro in Italia si è speso poco, molto meno che nel resto dell'Europa o almeno dei Paesi principali, dei nostri competitori anche industriali, privilegiando molto di più le misure classiche di approccio alla lotta alla disoccupazione, quali quelle legate all'assistenza e ai sussidi, piuttosto che quelle finanziate a potenziare i servizi pubblici per l'impiego.
Proporzionando la spesa dei vari Paesi dell'Europa, l'Italia ha speso in queste politiche 750 milioni di euro contro i cinque miliardi e mezzo della Francia e gli 11 della Germania. Se pure l'Italia avesse speso mediamente quanto hanno speso gli altri Paesi, avrebbe dovuto stanziare tre miliardi e mezzo di euro.
Inoltre, la spesa delle politiche attive in Italia ha caratteristiche molto diverse riguardo alla distribuzione delle risorse messe a disposizione dal Governo. Il 55 per cento della spesa va in incentivi all'assunzione; poco è importata, però, al legislatore la qualità e la durata della stessa.
In questo senso, come testimoniano gli ultimi dati, c'è da registrare la scarsa efficacia delle politiche del Jobs Act. Secondo l'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, la disoccupazione di lunga durata cioè quella di chi resta senza lavoro per oltre 12 mesi, ancora nel secondo trimestre 2017 riguardava il 57 per cento dei disoccupati italiani. In questo senso, solo la Grecia, la Bulgaria e la Slovacchia hanno fatto peggio dell'Italia.
A ciò si può aggiungere la tendenza che emerge sempre più forte dai dati sul lavoro una volta finiti gli incentivi: le occupazioni stabili sono rimaste al palo e quel contratto a tutele crescenti, che doveva diventare la via maestra per accedere alla professione, è stato nuovamente scalzato dalle forme a tempo determinato.
Diverse e, in fin dei conti, maggiormente pregnanti sono state le strade intraprese da altri Paesi europei, in particolare dalle già citate Francia e Germania. Qui gli incentivi per l'assunzione sono stati nell'ordine del sei per cento e dell'otto per cento della spesa per il lavoro. In Germania, oltre i tre quarti della spesa è investita in formazione, mentre la Francia presenta un mix di investimenti maggiormente diversificato, che contempla alte quote in creazione diretta di posti di lavoro socialmente utili, che sono il 29 per cento, una forte attenzione a supporto delle fasce deboli (12 per cento) e quasi la metà della spesa in formazione. Per il sostegno, ovvero le politiche passive erogate ai disoccupati, sono stati messi sul piatto 21 miliardi.
Intraprendere nuove strade, garantire a tutti dignità di vita investire in formazione e in creazione di posti di lavoro attraverso opportuni investimenti, perché gli investimenti pubblici generano il lavoro: questa, secondo noi, dovrebbe essere la strada.
Non voglio abusare di temi che ho già citato in altre occasioni, ma possiamo individuare tre ambiti in cui lo Stato può fare la sua parte, e anche la Regione. Ad esempio, la messa in sicurezza del territorio, con un piano di opere pubbliche puntuali in tutta Italia; investimenti nel patrimonio culturale e nella ricerca e nello sviluppo; incentivi per le start-up. Infine, un piano di svecchiamento della Pubblica Amministrazione anche legato all'utilizzo di nuove tecnologie volte a una massiccia sburocratizzazione.
Questi ambiti specifici potrebbero, al contempo, raggiungere due risultati: aumentare la platea dei lavoratori e diminuire le spese emergenziali che in questi settori crescono a dismisura. Ogni volta che c'è un'emergenza climatica, vengono spese ingenti somme per sopperire all'emergenza.
Concludo, dicendo che i posti di lavoro - come credo si sia capito da quanto ho detto - non si creano attraverso il cambiamento delle regole del mercato del lavoro e non si creano soltanto con l'accompagnamento e l'azione di accompagnamento e di orientamento, che è fatto anche dai Centri per l'impiego, di cui stiamo parlando questa mattina.
Credo però che l'Amministrazione regionale debba essere impegnata fortemente e in prima persona nella gestione di questo importante strumento, occupandosene direttamente, anche attraverso la presa in carico delle strutture e dei lavoratori impiegati presso i Centri per l'impiego.
Credo che sarebbe un segnale concreto e sostanziale di attenzione verso una delle maggiori fonti di preoccupazione dei cittadini piemontesi.
Infine, concludo dicendo che credo sia anche opportuno che nella giornata di oggi ci sia un momento di incontro con i lavoratori presenti oggi in delegazione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ottria.
La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, vorrei ringraziare l'Assessora Pentenero e, attraverso di lei, la Giunta per l'ampia e articolata descrizione e analisi della problematicità della situazione in materia di mercato del lavoro, sia inteso come politiche attive, quindi, impegno e sforzo della Giunta e di questa Amministrazione regionale ad affrontare una delle criticità più forti della nostra società; sia inteso in termini di organizzazione dei servizi, tema di cui credo non esauriremo la trattazione in questo Consiglio, ma che ci dovrà occupare anche nelle settimane e nei mesi prossimi.
Personalmente, l'ho già detto, vedo forti limiti nella possibilità di un Consiglio straordinario di trattare temi di tale complessità, mentre una Commissione consiliare o, comunque, altre sedi sono ambiti in cui si pu davvero entrare nel merito specifico di tutte queste tematiche.
Tra l'altro, trovo che l'accusa di lunghezza dell'illustrazione non stia in piedi, nel senso che i problemi sono così complessi e meritano così grande attenzione che liquidarla in un intervento di cinque-dieci minuti un po' a "volo d'uccello", sarebbe ingiusto per la complessità e l'importanza dei temi medesimi.
Penso, poi, che in tutti gli Enti debbano fare la loro parte e che si debba giocare la stessa parte in tutte le sedi in cui si sta seduti.
Parto da uno dei temi: la proroga del contratto dei precari.
La proroga del contratto dei precari compete alla Città metropolitana e questo è un dato istituzionale ineccepibile. Ancora qualche giorno fa, ho ricevuto personalmente indicazione, da parte di chi stava trattando all'interno di Città metropolitana, di risposte da parte del dirigente responsabile del tipo "non so, la Regione non ci ha comunicato nulla!" quasi come se quel tema non li riguardasse.
Fino all'ultimo giorno in cui questo personale è in carico alle Province e alla Città metropolitana, è dovere assoluto di Province e Città metropolitana di svolgere la loro parte, in primis, visto che c'è una scadenza perentoria e assolutamente prossima: la proroga dei precari per permettere poi il processo di stabilizzazione. Quindi, sarebbe bene che ciascuno di noi, oltre a fare begli interventi nell'Aula consiliare, poi quando si hanno altri ruoli, in altre sedi, con la stessa enfasi faccia analoghe pressioni, affinché chi di dovere assuma le proprie decisioni.
Dopodiché, sul campo delle politiche attive più generali, torno a chiedere alla Giunta e al Consiglio la possibilità di trovare ulteriori sedi di approfondimento, in primis, in Commissione. Sull'organizzazione dei servizi qualcosa quest'Aula, in realtà, ha già detto: non siamo all'anno zero, al minuto zero.
Non più tardi di due mesi fa, il 17 ottobre del 2017, veniva votata e approvata all'unanimità una mozione in cui, dopo tutta la descrizione del tema, si impegna la Giunta a richiedere al Governo la possibilità di aggiornare la dotazione organica rispetto alla fotografia del 2015, perch dal 2015 a oggi la situazione, anche numerica, delle persone impiegate nei Centri per l'impiego è cambiata; se non c'è questa possibilità di seguire la dinamica, questo è un problema per garantire il funzionamento dei servizi.
Nella mozione, si impegna la Giunta a prendersi direttamente carico di politiche attive del lavoro e del personale dei Centri per l'impiego, per riprendere in modo efficace e adeguato funzioni di gestione e programmazione, proprio del tema e, poi, a dare indicazione alla Città metropolitana affinché si attivi per la proroga dei contratti precari, per permettere il processo di stabilizzazione, per cui usufruiremo delle norme nazionali nuove, che sono in corso di approvazione; penso che proprio in questi giorni si arriverà alla conclusione.
Anche il tema dell'organizzazione dei servizi è di centrale importanza perché, se è vero che da una ventina d'anni è caduto il monopolio pubblico dell'attività di intermediazione tra domanda e offerta e che, quindi, anche dei privati sono entrati in questo tipo di attività, dobbiamo riaffermare che la funzione d'intermediazione è una funzione pubblica per eccellenza.
Poiché rappresentiamo un Ente pubblico e un'Istituzione costituzionalizzata pubblica, dobbiamo con orgoglio e con impegno rivendicare e fare nostra quella che è una funzione pubblica per eccellenza; dall'altro lato ciascuno di noi ha esperienza in diverse aree territoriali di quanto lavoro i Centri per l'impiego svolgano o abbiano svolto al massimo delle loro energie, ma è compito nostro metterli nelle condizioni di operare al meglio, in termini di unità di personale, di inquadramento, di strutture e di risorse, sapendo che qui c'è una compartecipazione Stato-Regioni nel quantum economico.
Certo, non nascondiamoci dietro il dito, sappiamo tutti che ci sono due opzioni su cui si ragiona; una è di inquadrare all'interno dell'Agenzia di promozione lavoro tutte le unità di personale che attualmente sono ancora formalmente in carico a Città metropolitana e Provincia, anche se funzionalmente operano all'interno dell'agenzia, però siamo anche tutti convinti - ed è per quello che due mesi fa abbiamo approvato questa mozione che, se anche si volesse percorrere questa strada, si tratterebbe di una strada molto complessa, perché, strutturalmente, l'APL è organizzata con 32 dipendenti diretti (domani ne avrebbe quasi 500).
Così com'è strutturata, l'APL non ha quel supporto gestionale in grado di garantire l'operatività con un numero di persone e con un'attribuzione definitiva di funzioni così ampia e, quindi, bisognerebbe evitare la duplicazione dei costi gestionali, trovando intese e accordi con altre parti dell'amministrazione regionale.
Dall'altro lato, l'unitarietà tra la titolarità della funzione e il rapporto di lavoro è un valore. È anche per quello che il secondo punto dell'impegnativa di due mesi fa parlava di passaggio di funzioni e di personale dalle Province, quindi dagli attuali Centri per l'impiego alla Regione, intesa come Ente.
Qualche tempo fa - non troppo, visto che anche il nostro Gruppo non si occupa di questo tema solo in occasione del Consiglio straordinario, ma se ne sta occupando già da settimane - la collega Caputo ha presentato un'interrogazione all'Assessora regionale Pentenero proprio sul tema dell'inquadramento del personale, e nella risposta di questa question time si legge: "È intenzione inserire, nel nuovo articolato della legge" - cioè la revisione della legge 34 - "una norma di salvaguardia per assicurare la continuità dei rapporti di lavoro e quindi individuare una transizione prolungata nel tempo".
Questo significa che, obiettivamente, a legislazione attuale c'è un problema di salvaguardia, che può essere risolto solo con una normativa aggiuntiva.
Io chiedo che si possa tornare in una sede di Commissione per entrare nel merito di queste questioni, tenendo comunque ferma una mozione che ha impegnato la Giunta due mesi fa e che già diceva, in modo sintetico, quella che poteva essere la direzione per noi prioritaria.
Ultima cosa.
Nella legge 23 del 2015, dove si sono riallocate le funzioni a seguito della legge Delrio - l'attuazione regionale della legge Delrio - tra le varie tematiche si è parlato, oltre che di politiche attive del lavoro anche delle politiche per la formazione.
Personalmente credo occorra riprendere questo legame strettissimo tra formazione e politiche attive. In quel caso si è fatta a scelta, che personalmente non avevo condiviso, però alla fine quella è stata la scelta di creare, in capo all'orientamento e alla formazione, un dualismo per cui in Città metropolitana si opera su delega della Regione, ma nel resto del Piemonte si opera direttamente come Regione (articolo 5, comma 3).
Penso che un tagliando a questa modalità duale che, peraltro, deve interfacciarsi con l'aspetto delle politiche attive, sia opportuno farlo.
Non lo risolviamo certo con un atto di indirizzo o una mozione estemporanea in un Consiglio straordinario, ma credo che meriti la dovuta attenzione.
Concludo come ho iniziato: con un ringraziamento per questo preziosissimo e fortissimo lavoro condotto dall'Assessorato competente, in anni in cui la crisi è stata pesantissima e in cui, come si vede, le difficoltà sono ancora cogenti, anche se ci sono scenari di ripresa economica, ma sappiamo che la ripresa economica non si trasferisce in automatico in una ripresa occupazionale. Il dato sull'occupazione giovanile è un dato ancora molto preoccupante, al pari delle difficoltà di ricollocazione degli ultracinquantenni.
In generale, qualche spiraglio si vede, ma la strada da compiere è ancora tantissima.
Allo stesso tempo, chiedo che non si esaurisca qui la discussione di oggi e si possa riprendere in mano una mozione che è già stata approvata da quest'Aula e che dice cose ben precise, affinché si trovi il modo di tradurla in atti normativi consequenziali.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Invito l'Aula a un attimo di attenzione.
Vi sono i Sindaci rappresentanti del Consorzio Canavesano Ambiente che chiedono una breve audizione e i sindacalisti rappresentanti i dipendenti dei Centri per l'impiego che chiedono un'audizione.
Oggi, alle ore 13, quindi nell'intervallo, non c'è la disponibilità della sala Viglione perché, come sapete, abbiamo già degli impegni.
Da un punto di vista temporale, è matematicamente impossibile, mentre per i miracoli ci stiamo attrezzando. Io mi sto allenando e provo a fare una proposta se l'Aula acconsente.
Sono le ore 12.25, abbiamo ancora due interventi (Grimaldi e Gallo).
Potremmo fare in questo modo: se chiudiamo gli interventi e posticipiamo eventuali atti di indirizzo nel prossimo Consiglio (forse ce n'è uno o due), io sospendo il Consiglio, cioè chiudiamo il Consiglio alle 12.30/12.35, la collega Accossato riceve i Sindaci nella sala Morando al primo piano, perché l'Ufficio di Presidenza è impegnato, il Consigliere Gallo, in quanto Presidente della III Commissione, riceve i rappresentanti dei sindacati nella Sala dei Presidenti e per ogni Gruppo, o il Capogruppo o un delegato, cerchiamo di occupare uno spazio e l'altro.
Tutto questo nell'interesse degli impegni dalla programmazione già assunti e per tendere una mano, in termini di attenzione, alle delegazioni che stanno adesso ascoltando il Consiglio regionale e i Sindaci che sono fuori.
Se non ci sono osservazioni in contrario, procederei in questi termini.
Do la parola al Consigliere Grimaldi chiedendo gentilmente, a titolo di cortesia, una brillante capacità di sintesi che a lui non manca.
Prego, Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Dal momento che ha accolto la nostra richiesta di incontrare i lavoratori, ridurrò, ovviamente, il tempo del mio intervento.
Partirei proprio dal fatto che ci dispiace che non sia stata accolta una richiesta avanzata a luglio di aprire un'indagine sullo stato delle nostre politiche attive e sui centri per l'impiego. Allora avevamo iniziato un lavoro silenzioso (molti colleghi lo sanno, perché sono venuti con noi o perché hanno assistito alle nostre richieste in Aula). Siamo entrati nei Centri per l'impiego come fanno ogni giorno i concittadini della nostra Regione; l'abbiamo fatto in silenzio, mettendoci in coda e assistendo al "miracolo" che si presenta ogni giorno: solo in Via Bologna, dove operano la metà dei dipendenti pubblici dei centri, spesso precari, ogni giorno alle prime luci dell'alba, si aprono le porte del centro da cui passano migliaia di persone. Se si considera che sono più di 160 mila in tutto il Piemonte, solo in Via Bologna ne passano fra i 15.000 e i 20.000 ogni anno! C'è una persona, in particolare, a cui dovremmo dire "grazie", che non è fra i dipendenti; è una persona che si occupa di vigilanza privata, che per dare una mano, si è messa a fare un "lavoro straordinario": perché così funzionano tutti i nostri centri, con "lavori straordinari".
Spesso, infatti, accadono cose "normali", le stesse che capitano in tutti gli uffici pubblici: si rompe un lampadario, non funziona un bagno solo che nei posti normali interviene qualcuno. Ecco, loro sono il ritratto di tutti gli insuccessi italiani.
Vorrei solo che ce lo ricordassimo, perché, a fronte della loro professionalità, li abbiamo lasciati a bagnomaria per qualche anno rendendo quel luogo di eccellenza fra le Province italiane come l'ultima frontiera dell'impero davanti alla crisi più dura che questo Paese abbia mai vissuto. Parlano quei 200 mila piemontesi in cerca di lavoro; parlano quei 120 mila ragazzi che non cercano né lavoro né formazione.
Allora, prima di parlare di ricollocazione, che credo sia fondamentale nel nostro organico regionale, senza se e senza ma (poi possiamo parlare anche di come si fa questa organizzazione), prima di arrivare alla stabilizzazione dei precari - di tutti, nessuno escluso - vorrei che ci ricordassimo un'altra faccia del fallimento: lo preciso perché viene prima di tutte le politiche attive per il lavoro.
È normale che non funzionino più i siti internet? Non funzionano più perché la Città metropolitana, per esempio, non se ne occupa più in provincia di Torino! È normale che per ricevere delle informazioni che potrebbero essere fornite tramite numero verde si debba, invece, fare la coda, magari assieme a quei 400 docenti che avrebbero potuto usufruire dell'autocertificazione o trasmettere la documentazione richiesta in via telematica? Invece sono lì insieme a tutti gli altri, in coda! È normale che, con una bacheca online, non si possa prenotare un appuntamento? Badate che questo accade ogni giorno! Di fianco a quelle politiche per il lavoro o mettiamo prima i Centri per l'impiego o il resto non funziona! Anzi, sapete come andrà a finire? Che ce ne saranno altri! Perché il mercato non sta a guardare. Che cosa fa il mercato? Fa somministrazione, fa intermediazione di manodopera, fa fare tirocini gratuiti a gente di cinquant'anni! È questo che succede nel privato! È per questo che la "centrale pubblica" dev'essere nei Centri per l'impiego! E non pensiate che non sappiano fare il loro lavoro, perché un po' gira questa voce nella politica: "Eh, però, diciamoci la verità, i Centri per l'impiego non funzionano!", così si sente dire spesso nei corridoi della politica! Andate a chiedere che lavoro hanno fatto, per esempio, per l'Ikea! Lo raccontava la Presidente Accossato, che in quel Comune rivestiva il ruolo di Sindaca.
O cambiamo atteggiamento verso il pubblico e lo difendiamo davvero ridandogli centralità, o tutte quelle politiche per il lavoro andranno da altri, che le utilizzeranno.
Mi rivolgo all'Assessora, che fa bene a prevedere degli incentivi, "se quelle Agenzie stabilizzeranno, allora gli diamo dei soldi": va benissimo fa bene. Ma o ripartiamo da lì, dal fatto che togliamo dalla ricattabilità le persone.



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



GRIMALDI Marco

Chiudo proprio su questo, visto che sono rimasto nei cinque minuti.
Secondo voi è normale fare la coda e non sapere se la ASpI, la NASpI la DIS-COLL possono, in qualche modo, coprire gli ammortizzatori sociali che non ci sono più? Dobbiamo ridare dignità alle nostre politiche e ai nostri ammortizzatori; dobbiamo togliere dalla ricattabilità le migliaia di persone che sono in cerca di lavoro, dandogli un reddito minimo d'autonomia. Dobbiamo ripartire da qui per garantire vero lavoro! Guardate che garanzie ai giovani e tirocini non bastano, non bastano! O ripartiamo dalla centralità della nostra azione pubblica o è meglio che, in qualche modo, ricominciamo a ripensare proprio al nostro ruolo qui dentro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
L'ultimo intervento è del collega Gallo, al quale chiedo gentilmente anzi, di più - di essere breve, per lasciare qualche minuto all'Assessora Pentenero per la replica. Glielo chiedo proprio gentilmente.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Proverò a intervenire sul tema su cui era stato convocato questo Consiglio straordinario, che, oltre che sui Centri per l'impiego, era centrato sulle politiche attive del lavoro.
Intervengo, in particolare, perché stuzzicato dall'intervento della Consigliera Porchietto e dal dibattito che ogni volta si apre parlando di politiche del lavoro; l'avevamo fatto una prima volta dopo un anno di legislatura in quest'Aula, un po' tra l'Assessore Pentenero e l'Assessora Porchietto, rimandando anche ai cinque anni precedenti e alla Giunta Cota.
Nella legislatura precedente non ero presente, però mi sento di affermare che non è corretto e non è accettabile da parte nostra sentir dire che questo elenco di interventi, dettagliatamente illustrati dall'Assessora Pentenero, sono da considerare come interventi tampone. Io credo che nelle slide che l'Assessora Pentenero ci ha presentato siano presenti una serie di interventi importanti, una serie di interventi innovativi, nuovi, che non erano presenti negli anni precedenti.
Ne cito uno fra tutti: i buoni servizio lavoro.
Si può essere d'accordo o non d'accordo, si può dire che il target di riferimento doveva essere un altro o meno, ma i buoni servizio lavoro rappresentano un intervento nuovo, innovativo, introdotto da questa Amministrazione. È un intervento operativo ormai da aprile 2017, che ha portato i primi frutti, rispetto al quale attualmente partirà una seconda tranche e sul quale sono stati stanziati 70 milioni di euro per i disoccupati (maggiori o minori di sei mesi) che oggi si trovano in difficoltà e che hanno bisogno di essere reinseriti nel mondo del lavoro affiancati, accompagnati, non lasciati da soli, ma sentendo al proprio fianco la Regione Piemonte e i servizi territoriali affinché possano superare il momento di crisi.
Il buono servizio lavoro si affianca a un'altra grande politica, che è partita e sta partendo in modo strutturale a livello nazionale: l'assegno di ricollocazione, ovvero la seconda grande gamba del Jobs Act e della riforma del lavoro. Anche qui si può essere d'accordo o meno, ma sull'assegno di ricollocazione sono stati stanziati parecchi milioni di euro ed è uno strumento che adesso che entrerà a regime, grazie all'ANPAL.
Sicuramente riuscirà a dare le risposte giuste, sempre in modo innovativo rispetto ai problemi che stiamo cercando di affrontare dopo la crisi straordinaria del 2008 e 2009, e che in questi anni abbiamo cercato di affrontare anche con strumenti avanzati.
Quindi due strumenti importanti, ai quali va accompagnato tutto quello che è stato fatto sul tema della defiscalizzazione del lavoro. Nella nuova legge di bilancio nazionale, è allo studio la.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere, la interrompo alcuni secondi solo per chiedere che nell'Aula ci sia più silenzio: fatico a sentirla io, immagino i colleghi.
Grazie.



GALLO Raffaele

Dicevo, nella legge di bilancio che si sta discutendo alla Camera c'è una misura importante per gli under 35, che è la defiscalizzazione per le nuove assunzioni under 35; altre misure sono state introdotte in questi anni.
Quindi questo disegno - e parlo solo della parte relativa al lavoro dipendente - si inserisce in un contesto nazionale più ampio e si inserisce in un disegno preciso, non in una serie di interventi tampone, come sono stati definiti prima.
Invece, sulla parte dell'autoimpiego, del sostegno a chi (giovane o meno giovane) decide di intraprendere un percorso imprenditoriale, anche lì la Regione Piemonte è al suo fianco; è al suo fianco con misure rivisitate e innovative. Al riguardo, è stato citato il MIP (Mettersi in Proprio): non è una rivisitazione del vecchio MIP, ma è una cosa nuova che è stata ridisegnata; anche geograficamente, in tutte le Province c'è una struttura MIP a disposizione dei nostri concittadini, mentre prima non era così.
Il tema degli incubatori non mi sembra che sia stato inserito in queste slide. Tutte le risorse del POR FSE sono state stanziate sugli incubatori (lo erano già prima), sono una misura importante di politica attiva del lavoro, ma è stata rivisitata e rivista in maniera innovativa anche questa perché è aperta non solo ai ricercatori e quindi non solo allo spin-off della ricerca della ricerca pubblica, ma anche ai disoccupati e inoccupati under 40 che hanno un'idea innovativa, quindi a quei servizi può accedere una platea molto più ampia di prima.
Allora credo che il disegno complessivo esista, che la strategia ci sia; possiamo discutere su quanto possano essere efficaci o meno queste misure, ma lo vedremo a consuntivo, rispetto a un periodo di utilizzo almeno di un anno o due.
Ovviamente rimane sullo sfondo la vera sfida, che è quella della crescita, perché noi possiamo mettere in campo tutte le politiche attive del lavoro - e ne cito ancora una importante che mi sono segnato e che partirà nei prossimi mesi del 2018, che è la misura per i disoccupati derivanti da crisi aziendali, rilevante misura anche questa - ma la vera sfida rimane: la sfida della crescita, dello sviluppo economico e dello sviluppo della nostra regione.
Tutto ciò si fa con misure regionali - vado per sintesi, perché il Presidente Laus mi invita al sunto - e ne abbiamo parlato proprio in III Commissione la settimana scorsa, con il punto della situazione sul FESR quindi sulle misure europee per le nostre imprese, ma anche lì il disegno si inserisce all'interno della grande strategia Impresa 4.0, che dal livello nazionale impatterà sul livello piemontese in modo notevole.
Chiudo l'intervento sui Centri per l'impiego. Come III Commissione siamo ovviamente a disposizione per seguire questa vicenda. Credo che tutto il Partito Democratico sia a fianco della Giunta e a sostegno di essa affinché si trovi la condizione organizzativa migliore per quanto riguarda i Centri per l'impiego.
Spero di essere stato abbastanza sintetico.



PRESIDENTE

Gentilissimo, collega Gallo.
La parola all'Assessora Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Ringrazio il Presidente per avermi concesso ancora qualche minuto per poter non replicare, ma aggiungere semplicemente qualche considerazione.
Ringrazio il Consigliere Gallo per aver già messo in evidenza che - e quindi rispondo alla Consigliera Porchietto - non si tratta di politiche in continuità, ma ci sono circa 150 milioni di euro dedicati a nuovi strumenti di politica attiva.
Mi perdoni la Consigliera Porchietto, visto che ha invocato sistemi di valutazione e sistemi di riferimento nei confronti delle politiche che sono state portate avanti per anni evidenziando che, laddove le politiche abbiano risultati positivi, queste debbano continuare. Ebbene, le politiche che in qualche modo continuano e hanno continuità rispetto alle programmazioni precedenti sono proprio politiche dove i risultati positivi sono stati presi in considerazione, quindi abbiamo ritenuto di dover continuare. Pertanto, 150 milioni di politiche nuove: politiche che sono state messe in continuità, ma con valutazioni positive.
Penso, ad esempio, al MIP: le percentuali che prima vi abbiamo evidenziato si rifacevano alla vecchia programmazione e quindi a quanto è stato fatto in precedenza; il nuovo MIP, rinnovato e rivisto (come diceva il Consigliere Gallo un attimo fa), è un MIP che permette a figure nuove (quindi i disoccupati) e a professionisti (quindi partite IVA) di accedere al servizio, in un'organizzazione molto più articolata e complessa su tutto il territorio regionale, all'interno della quale le persone possono trovare risposte.
I numeri delle 30 imprese si riferiscono a imprese che si sono definite attraverso un piano ritenuto valido dal giugno di quest'anno a oggi. E quindi mi sembrano numeri assolutamente significativi e che tengono in considerazione valutazioni e osservazioni che sono state fatte.
La rete dei servizi per il lavoro pubblica e privata - quindi Centri per l'impiego e Agenzie accreditate - afferisce a un sistema molto più complesso e le risorse vengono date non incentivando l'Agenzia se ottiene un miglior risultato, ma dando maggiori progettualità laddove ci sono stati risultati positivi. E la Rete integrata - perdonatemi - è frutto di norme che nel tempo sono state successivamente approvate e che hanno richiesto una rete, peraltro attivata da Amministrazioni precedenti, integrata tra pubblico e privato, appunto, all'interno della nostra Regione. Ed è profondamente sbagliato mettere in competizione gli uni con gli altri.
Quello che la Regione deve garantire è un sistema di governance complessivo.
La rete dei Centri per l'impiego - che, come sappiamo, in questi anni è stata messa pesantemente a dura prova per tutta una serie di modifiche che sono state volute dai legislatori nazionali - è stata fortemente messa in difficoltà. Ora siamo chiamati a una nuova fase e attendiamo le norme.
Peraltro, la Conferenza delle Regioni ha presentato una serie di emendamenti volti a rispondere alle due questioni principali, ovvero una norma transitoria e la possibilità di stabilizzare i lavoratori che sono allocati presso i Centri per l'impiego e che hanno un contratto a tempo determinato, ma che sono frutto di una selezione pubblica.
Noi dobbiamo proseguire nella fase di assestamento dei Centri per l'impiego. Questa è una responsabilità organizzativa e gestionale che la Giunta si vuole assumere fino in fondo, con la consapevolezza di un patrimonio culturale e professionale che in questi anni è stato sviluppato e avviato dalle Province, ma che vogliamo consolidare e rafforzare all'interno della struttura regionale, pur scegliendo il miglior modello organizzativo che permetta da un lato di migliorare l'efficacia dei Centri dell'impiego, dall'altro di tutelare un patrimonio culturale e di professionalità che è stato realizzato da quando la legge istitutiva dei Centri per l'impiego ha voluto che questi fossero allocati all'interno delle Province.
L'obiettivo della Giunta, quindi, è quello di definire il miglior modello organizzativo per rispondere ai cittadini e alle cittadine della nostra Regione e per far sì che quella rete di Agenzie per il lavoro pubbliche e private e i Centri per l'impiego, voluti e pensati come punto di riferimento all'interno di tutti i territori, possano intanto beneficiare delle risorse nazionali per il potenziamento, ma possano anche godere del miglior modello organizzativo che permetta di raggiungere e di mantenere in modo particolare i risultati che sono stati definiti e programmati all'interno di ogni singola Regione.
Nessuno ha in mente situazioni diverse o di contrapposizione tra un sistema e l'altro, ma vogliamo cercare di fornire i migliori servizi ai cittadini piemontesi. E questi non possono non derivare dalla migliore organizzazione che tuteli da un lato i lavoratori, ma permetta anche dall'altro di realizzare una migliore qualità e una migliore efficienza dei servizi stessi.
Pertanto, se i Consiglieri vorranno approfondire all'interno della Commissione le applicazioni delle norme che saranno approvate all'interno della legge di stabilità, siamo assolutamente disponibili a effettuare questo studio all'interno della III Commissione dedicata al lavoro.
Siamo assolutamente disponibili ad approfondire e, soprattutto, a testimoniare come intendiamo raggiungere il miglior modello organizzativo possibile per garantire da una parte efficacia dei servizi e, dall'altra tutela di un numero importante di lavoratori. In particolar modo, vogliamo perseguire il potenziamento di una rete dei Centri per l'impiego che, in tutte le occasioni, abbiamo sempre testimoniato essere una rete di servizi che sanno rispondere alle esigenze dei cittadini e delle cittadine della nostra Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.42)



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