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Dettaglio seduta n.279 del 12/12/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.33 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1901 presentata da Bono, inerente a "ASL TO3 - situazione attuale della cantierizzazione del nuovo polo sanitario di Venaria"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1901.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In passato, noi abbiamo interrogato e, forse, anche dei colleghi di maggioranza, sul tema del polo sanitario di Venaria. Dobbiamo ricordare che, a tutti gli effetti, non è più e non sarà più un Ospedale, in quanto sia da tutta la programmazione sanitaria regionale, sia da quella della vecchia legislatura (il Piano Socio Sanitario 2012-2015, tra l'altro l'ultimo adottato dalla Regione Piemonte), sia dai programmi operativi del 2013, sia dalle DGR 1-600 e 1-924 della programmazione della rete ospedaliera, non è più previsto l'Ospedale a Venaria. Quindi, verrà riconvertito in una struttura a valenza sanitaria, ma con altre funzioni.
Al momento, come leggiamo dal sito internet dell'ASL TO3, è presente un punto di primo intervento, appunto, per il perito transitorio di un Ospedale in via di riconversione, un day hospital multispecialistico, una lungodegenza è un reparto di medicina generale, per il ricovero e poi una serie di servizi sanitari, quali endoscopia digestiva, poliambulatorio multispecialistico ospedaliero, poliambulatorio pediatrico e ginecologico radiodiagnostica e un cast per quanto riguarda l'oncologia.
Non è tanto questo il punto, perché il tema è che ci sono stati un po' di rimpalli di responsabilità rispetto alle tempistiche del cantiere; per questo mi ricordo di alcune interrogazioni della maggioranza in Regione rispetto all'Amministrazione comunale di Venaria, che come sappiamo è a guida 5 Stelle.
Noi abbiamo saputo di tutto quello che è ovviamente è l'iter nel tempo che è un iter molto lungo (non sto a ripercorrerlo è scritto nell'interrogazione), che addirittura parte dal lontano 2003. Il cantiere partito nel 2016, dovrebbe avere una durata di 900 giorni, quindi un po' meno di tre anni.
Dicevo che, scorrendo l'interrogazione, negli ultimi mesi c'è stata un po' di preoccupazione anche all'interno dell'ASL, soprattutto sulla solidità dell'azienda costruttrice, la Beltrami Costruzioni S.p.A. Il Direttore generale Boraso ha affermato, in una nota del 3 marzo, che trattandosi di un'opera molto importante, che "ha richiesto un grande investimento, in termini non solo economici, ma anche gestionale e strategici e richiede ora una grande responsabilità nel seguirne lo sviluppo, che verrà monitorato con estrema attenzione" anche attraverso SCR. La gara d'appalto è stata fatta dalla Società di Committenza Regionale, quindi, si farà il possibile per seguire singole fasi di esecuzione dei lavori, nel rispetto del cronoprogramma che la ditta si è impegnata ad osservare.
Dicevo che girano queste voci (non siamo riusciti a verificarle), per cui l'azienda costruttrice sia addirittura in amministrazione controllata e SCR ha concesso la possibilità di anticipi di pagamento proprio per permettere, da una parte, all'azienda in difficoltà di non "spirare" (tra virgolette), ossia di non fallire, prima del termine del cantiere, per evitare tutte le problematiche che seguirebbero con un fallimento mentre l'opera è in corsa e, d'altra parte, l'Assessore Saitta, fino ad aprile (l'ultima volta che ne abbiamo parlato), ha detto che tutto andava avanti speditamente, secondo i tempi previsti, quindi c'erano già le strutture portanti, le fondamenta, i muri al 60 per cento e, con il getto della seconda soletta, saremmo arrivati probabilmente quasi a completamento della struttura meno esterna.
Quindi, la faccio breve e chiudo. Interroghiamo la Giunta per sapere se queste voci, che sono girate sulla solidità dell'azienda costruttrice quindi l'iter di cantierizzazione dell'opera, soprattutto riguardo al rispetto dei tempi, delle eventuali modifiche del quadro progettuale ed economico dell'opera stessa siano da rigettarsi, oppure se siano fondate.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

In merito alla situazione attuale del cantiere, ho sentito i vertici dell'ASL TO3 e, sulla base di queste informazioni richieste, posso affermare che l'azienda costruttrice viene verificata, prima di procedere ai pagamenti degli stati d'avanzamento (SAL), per la regolarità contributiva e retributiva, e si precisa altresì che, a oggi, non sono state corrisposte somme in anticipazione di pagamento.
Circa la solidità dell'azienda costruttrice, non ci sono elementi in capo all'ASL TO3 atti a verificare quanto richiesto, se non la documentazione agli atti di SCR (cessione del ramo d'azienda della società appaltatrice che si è aggiudicata la gara, Paolo Beltrami S.p.A., l'azienda è la stessa subentrata a Paolo Beltrami Costruzioni S.p.A.) e relativi documenti fideiussori consegnati in fase di sottoscrizione del contratto previsti per legge.
Per quanto riguarda la tempistica, risultano accertati in sede di collaudo (ultimo aggiornamento ottobre 2017) circa 60 giorni di scostamento rispetto al cronoprogramma contrattuale, con il termine delle opere previsto per il primo trimestre 2019, fatta salva la realizzazione delle opere di urbanizzazione che deve fare il Comune di Venaria.
Non si rilevano modifiche rispetto al progetto approvato e nemmeno rispetto alla spesa complessiva prevista dal quadro economico.
A oggi, sono state ultimate le strutture edili e sono in fase di realizzazione le opere impiantistiche, i serramenti esterni e le compartimentazioni interne verticali.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1904 presentata da Ferrentino inerente a "Erbicida glifosato, prodotto potenzialmente altamente pericoloso per la salute delle persone, per l'ambiente e la biodiversità"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1904.
La parola al Consigliere Ferrentino per l'illustrazione.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Si tratta di una decisione del Comitato d'Appello e dell'Unione Europea, assunta qualche decina di giorni fa, riguardante l'uso di un erbicida, il glifosato, il cui utilizzo viene giudicato estremamente controverso, per quanto riguarda gli effetti sulla salute.
Ricordo soltanto che l'Agenzia europea delle sostanze chimiche la definisce sostanza non cancerogena, mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce probabilmente cancerogena per gli essere umani e l'Agenzia per la ricerca sul cancro, facente capo alle Nazioni Unite riscontra una correlazione epidemiologica tra l'esposizione del pesticida e alcune forme di linfoma.
La decisione del Comitato di Appello di prorogare per ulteriori cinque anni l'uso di questo erbicida, senza ridurne l'utilizzo, come doveva essere assunta nella stessa decisione, ci sembra estremamente grave.
Considerando che l'Italia ha già posto in essere alcune limitazioni rispetto all'uso di questo pesticida, e che la Francia, per volontà del Presidente Macron, ha assunto la decisione che comunque, nonostante la decisione dell'Unione Europea, la Francia intenderà non andare oltre una proroga di tre anni, sarebbe importante che ci fosse, da parte del Governo italiano (e in questo senso il Ministro Martina ha già manifestato questa volontà), la volontà di assumere la decisione di ridurre fortemente l'utilizzo di questo pesticida, se non altro per un principio di precauzione, come già successe per altri pesticidi. Ricordo, anni fa l'utilizzo del TOC25, anche questo un erbicida che si è rilevato fortemente cancerogeno.
Sarebbe importante sapere, quindi, se la Giunta regionale del Piemonte intende fare pressione sul Governo italiano per cercare di fare in modo che l'utilizzo di questo erbicida venga ridotto nell'immediato, e che, dal punto di vista dell'utilizzo temporale, venga accorciata questa proroga di cinque anni decisa a livello europeo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Fiorentino.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Sulla materia relativa alla riduzione all'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari - quindi allargo un po' il campo rispetto a questo principio attivo, prendendo in considerazione tutti i prodotti fitosanitari - la Giunta della Regione Piemonte ha adottato, anche in tempi recenti, una serie di atti tesi a promuovere sia un'attività di formazione specifica per l'utilizzo di determinati prodotti sia una più efficace attività di controllo sia, infine, l'elaborazione di indirizzi regionali per l'applicazione operativa delle misure previste dalle direttive europee in materia, nonché alla limitazione d'uso di alcuni prodotti, coinvolgendo - e questo è un aspetto che mi pare importante - in modo integrato l'Assessorato all'agricoltura, all'ambiente e alla sanità, al fine di contemperare le esigenze di sviluppo del comparto agricolo, con le istanze di protezione dell'ambiente e della salute umana.
Richiamo le ultime delibere.
Comincio dalla delibera del 22 febbraio 2016, recante "Piano di gestione del Distretto idrografico del fiume Po 2015-2021 - disposizioni attuative delle misure regionali per la riduzione dei prodotti fitosanitari nelle acque attraverso l'implementazione del Piano d'Azione Nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Area a vocazione risicola".
Successivamente, il 30 maggio 2016 è stato approvato il protocollo di intesa contenente le azioni e gli impegni concertati tra gli enti pubblici e privati (organizzazione di categoria, Coltivatori Diretti, Confederazione Italiana Agricoltori, Confagricoltura e Agrofarma) al fine di favorire il raggiungimento degli obiettivi del piano di gestione del distretto idrografico del Po, sempre legato all'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari in area vocazione risicola.
Queste due delibere del 2016 sono state prodotte a firma congiunta dell'Ambiente e dell'Agricoltura.
Un ultimo passaggio, poi, con un'azione congiunta tra Agricoltura Ambiente e Sanità è la delibera del 20 giugno 2016, con la quale la Giunta ha approvato, in attuazione del Piano d'azione nazionale (PAN) sui prodotti fitosanitari, le linee di indirizzo regionale per l'impiego di questi prodotti nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili e nelle aree agricole ad esse adiacenti.
Quindi, questo atto è rivolto sia agli utilizzatori professionali sia a chiunque ne faccia uso in ambito privato e costituisce un primo indirizzo in materia dell'uso di questi prodotti in ambito extra agricolo.
Tutto questo per dire come le azioni di questa Giunta proseguono con attenzione, lavorando in modo sinergico sui tre assessorati, e monitorando gli allineamenti nella riduzione, laddove possibile, dell'impiego di certi prodotti.
La Regione Piemonte non può che allinearsi alle posizioni del Governo italiano, agendo in questo senso sui tavoli aperti di discussione a livello nazionale, nelle sedi di discussione a livello interistituzionale e a livello comunitario, laddove, a seguito di questa indicazione, l'Italia ha effettivamente votato contro il proseguimento dell'uso di questo prodotto ma la maggioranza dei Paesi europei ha, invece, decretato una proroga.
Quindi, siamo in linea con queste indicazioni.
Ritengo, però, che una sollecitazione fatta al Governo nazionale possa avvenire anche attraverso un ordine del giorno condiviso dall'intero Consiglio, più che con un'indicazione da parte della Giunta.
Grazie.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Opere pubbliche

Interrogazione a risposta immediata n. 1905 presentata da Rostagno inerente a "Riqualificazione del Rifugio Selleries"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1905.
La parola al Consigliere Rostagno per l'illustrazione.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Il Rifugio Selleries è in Val Chisone ed è uno dei rifugi più vecchi del nostro territorio. Ha un'ottima gestione ed è normalmente citato, per la capacità del suo gestore nel proporre iniziative di qualità. Tuttavia è una struttura che, da tempo, necessita di una riqualificazione, soprattutto sotto il profilo energetico, tant'è che in particolare nei periodi invernali la situazione di qualità ambientale dell'interno è assolutamente disdicevole.
Il gestore ha dato la disponibilità a fare lui stesso degli interventi in modo tale che si riducesse questa difficoltà; interventi che potevano andare anche a scomputo del canone di affitto che andava a pagare.
Ovviamente la procedura è stata attivata da parte della Regione, ma mi risulta che non ci sia un reale riscontro in tal senso. Quindi, volevo sapere se vi erano delle prese di posizione da parte della Giunta in tal senso.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rostagno.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla montagna

Grazie, Presidente.
Lascerò poi al Consigliere una relazione più articolata. Ricordo solo che questa struttura è diventata di proprietà regionale, quindi come settori legati alla gestione dei rifugi e dei fabbricati regionali in ambito montano, si è intervenuti per migliorare la situazione di queste strutture.
Si è anche fatto un lavoro di confronto con l'attuale gestore per la realizzazione dei lavori di riqualificazione energetica. Le difficoltà operative emerse sono essenzialmente riferite al fatto che nei lavori non si può che far riferimento, ai sensi del Codice dei contratti e della normativa in materia di lavori pubblici, al prezziario regionale e alla valutazione della congruità dei prezzi. E' questo un aspetto che va tenuto presente quando si chiede un preventivo.
In ogni caso, sulla struttura di cui stiamo parlando, la Direzione Opere Pubbliche e Montagna, fino al mese di novembre scorso, ha investito per manutenzioni e migliorie tecniche, soprattutto relative alla manutenzione straordinaria della centralina idroelettrica e all'installazione dei regolatori dei riscaldatori nel rifugio, un importo che supera i 32.000 euro.
Allo stato attuale, con il bilancio 2018 ed eventuali residui del bilancio 2017, ove non intervengono ulteriori stanziamenti del Settore Patrimonio, si potrà provvedere alla coibentazione del solaio e del sottotetto, che era un altro intervento richiesto, per i quali dopo aver acquisito un preventivo da un fornitore in provincia di Torino si è ritenuto, acquisiti i materiali, di utilizzare per la posa del polistirene espanso gli addetti forestali.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1907 presentata da Frediani inerente a "Docente del Liceo Scientifico Statale A. Gramsci accompagna gli studenti al comizio di Renzi ad Ivrea"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione a risposta immediata n. 1907.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Abbiamo appreso dai quotidiani che, in occasione della visita di Renzi a Ivrea, una classe del Liceo Scientifico Statale "Gramsci" è stata accompagnata da una docente, pare senza aver preventivamente informato il Dirigente scolastico, a quest'evento.
Sappiamo che, in questo momento, Matteo Renzi non ricopre alcuna carica istituzionale, quindi ha un ruolo all'interno della sua forza politica ma non riveste, per l'appunto, nessun incarico istituzionale. Noi siamo consapevoli del fatto che sia fondamentale, per la crescita e per la responsabilizzazione dei ragazzi, l'avvicinamento alle istituzioni e l'approfondimento di alcuni aspetti relativi al loro funzionamento. È importante far crescere i nostri ragazzi come cittadini consapevoli, ma bisogna evitare di considerare gli studenti come "elettori". E nel momento in cui si accompagna una classe ad assistere ad un comizio, ci pare che sia proprio questo il modo in cui vengono considerati.
Non si trattava, quindi, di un'iniziativa istituzionale, proprio per il fatto che Matteo Renzi, al momento, non ricopre nessun incarico istituzionale. A vederla da fuori sembra che si sia trattato di un'iniziativa singola di questa insegnante, che, per l'appunto, ha agito in autonomia e, pare, senza nemmeno informarne i suoi diretti superiori, se così vogliamo chiamarli, i suoi referenti.
Ci chiediamo, rispetto a questo episodio, se la Giunta, in particolare l'Assessora Pentenero, che, per l'appunto, detiene le deleghe sulla scuole e sull'istruzione, intenda condannare questo utilizzo dell'orario scolastico per finalità politiche, proprio perché noi vediamo in questo gesto - quindi nel fatto di portare i ragazzi ad assistere ad un'iniziativa puramente politica - proprio un tentativo di orientare in qualche modo le scelte o, comunque, gli interessi dei ragazzi verso una particolare forza politica, piuttosto che portarli a conoscenza di particolari procedimenti delle nostre istituzioni e avvicinarli, pertanto, a una diretta conoscenza dei meccanismi democratici.
Chiediamo alla Giunta di prendere una posizione rispetto a quanto avvenuto, anche per evitare che si ripetano ulteriori episodi in futuro dal momento che ci troviamo, purtroppo, all'inizio di una nuova campagna elettorale e non vorremmo dover ridiscutere di altri casi simili nei prossimi mesi.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessora Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Grazie, Presidente.
La vicenda che è stata richiamata nell'interrogazione - peraltro, la notizia è già stata riportata dagli organi di stampa - è stata frutto di un'iniziativa del tutto personale di un insegnante e, come risulta dalla dichiarazione sempre a mezzo stampa della dirigente scolastica, la scuola non era assolutamente a conoscenza di questa iniziativa.
Ribadisco, quindi, che si è trattato di un'iniziativa assolutamente autonoma, che credo non debba generare alcuna strumentalizzazione a fini politici. Perché, come ha detto la stessa preside nella sua dichiarazione è stata una scelta non troppo felice che questo insegnante ha adottato.
Nei confronti di quest'insegnante il dirigente scolastico valuterà quali provvedimenti sarà necessario prendere.
Intanto non ne farei una questione di carattere politico; ne farei semmai, una questione di carattere assolutamente soggettivo: nessuna forza politica del territorio dell'Eporediese ha invitato la classe; è stata una scelta individuale di un insegnante.
Mi pare che le azioni che ha messo in atto la preside siano volte a mettere fortemente in discussione la scelta che è stata compiuta dall'insegnante stesso.
Mi piacerebbe pensare - credo che sia questa la posizione che la Giunta debba assumere - che intanto trattasi di un errore personale e individuale di un insegnante, che sarà ripreso per quello che ha fatto. Il personale della scuola non è dipendente della Regione, com'è noto, quindi non abbiamo nessuna facoltà di intervenire attraverso provvedimenti disciplinari nei loro confronti, salvo sperare che la scuola non diventi lo scenario per scontri politici o cose di questa natura.
L'invito che rivolgo alla scuola è di fornire quelle necessarie informazioni affinché si possa far crescere la consapevolezza negli studenti dell'essere cittadini, quindi essere anche portatori di pensiero politico, ma questo dovrà essere fatto in modo laico e, soprattutto, nel rispetto dell'istituzione che questi rappresentano.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1908 presentata da Valetti, inerente a "Disagi su tutto il servizio ferroviario regionale a causa della neve"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1908, alla quale risponderà l'Assessora Pentenero, in assenza dell'Assessore ai trasporti.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Illustrerò quest'interrogazione pur sapendo che, non essendo presente l'Assessore Balocco, la risposta è stata lasciata all'onere dell'Assessora Pentenero.
Tra l'altro, noi disponiamo già delle prime risposte fornite da Ferrovie Italiane, che hanno comunicato i motivi dei disagi subiti fino alla giornata di lunedì.
Oggi, però, si è registrato un ulteriore disastro che ha colpito SFM e i servizi regionali, con la circolazione completamente paralizzata sia a Torino che nelle linee marginali.
Vorrei ricordare che, in caso di neve, sono previsti dei precisi livelli di allerta, gestiti ovviamente dalle Ferrovie, stabiliti dall'accumulo di neve. E nessuno di questi livelli di allerta è stato comunicato dalle Ferrovie.
Sappiamo che ci sono stati casi specifici di accumulo di neve: mi riferisco, in particolare, alle linee montane, quindi alla Chivasso-Aosta o alla Torino-Bardonecchia. Ma qualcuno mi dovrebbe spiegare perché ieri un treno che arrivava da Asti si è rotto nei pressi del Lingotto (si è staccato un pantografo) e ha interrotto le linee aeree di tutto nodo del Lingotto, causando rallentamenti da tutto il sud del Piemonte. Le ferrovie di mezzo Piemonte sono rimaste quindi paralizzate a causa di un treno che si è guastato.
Episodi simili sono successi oggi nel nodo di Chivasso - quindi con interruzione delle linee elettriche delle ferrovie - paralizzando tutta la circolazione da nord. E siccome le linee del passante ferroviario passano da nord a sud, questo ha paralizzato anche le linee da sud - e noi che veniamo da Pinerolo ne sappiamo qualcosa - con tre o quattro treni soppressi e con ritardi superiori ai tre quarti d'ora.
Allora, non è possibile che in Piemonte le ferrovie non siano in grado di gestire le temperature sotto lo zero e neanche qualche centimetro di neve nel nodo di Torino. Se un treno arriva da Asti e si rompe al Lingotto quindi, posso dedurre che non si tratta di una questione di emergenza neve: si tratta o di mancata manutenzione o del fatto che non si fanno più gli interventi preventivi per il gelo, sia dei mezzi sia delle linee aeree che danno l'alimentazione ai treni.
Noi, dunque, abbiamo una bozza di risposta della Rete Ferroviaria Italiana che ci è stata consegnata con il report fino a ieri. Francamente la replica ci sembra poco soddisfacente e quindi non capiamo se è la Regione che non è in grado di farsi rispettare dai gestori ferroviari o se è l'Assessore che si rifiuta di chiedere conto di un servizio che è un disastro. Molta gente, infatti, è stata obbligata a mettersi in strada con le strade ghiacciate, a prendere gli autobus o l'auto privata (con tutti i rischi per la sicurezza e per il traffico che ci sono) perché le ferrovie funzionano peggio delle strade: quindi, con le strade innevate e ghiacciate conviene prendere l'auto.
Questa situazione è inaccettabile.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessora Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
La situazione negli ultimi giorni è stata particolarmente critica, con una forte perturbazione della circolazione a causa soprattutto del freddo e del cosiddetto fenomeno del "gelicidio" che hanno causato problemi sia alle infrastrutture che al materiale rotabile.
Torino-Savona, Torino-Bardonecchia, Cuneo-Torino, Torino-Genova.



PRESIDENTE

Assessora, mi scusi.
Per favore, chiedo un po' di silenzio perché il Consigliere Valetti poi non è in grado e nelle condizioni di ascoltare la risposta dell'Assessora.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Anche la SM3, la Savona-Acqui, la Domodossola-Novara e la Ivrea-Aosta hanno subito disagi.
In particolare, il fenomeno del gelicidio, che ha provocato la formazione di ghiaccio sulla linea di alimentazione dei treni, si è presentato in modo istantaneo e difficile da prevenire: l'acqua congela istantaneamente, crea dei manicotti e dei ghiaccioli sulla linea di contatto e i treni elettrici non riescono a captare corrente. Il fenomeno si può presentare tra un treno e l'altro improvvisamente, valicando le attività di prevenzione normalmente messe in campo, quali vigilanza delle linee, attrezzaggio e utilizzo di dispositivi di riscaldamento degli scambi, presidi mirati, corse raschia-ghiaccio nelle ore notturne.
Dall'inizio dell'evento e in maniera continuativa durante tutta la notte sono state comunque intensificate le corse raschia-ghiaccio.
Abbiamo interpellato sia RFI sia Trenitalia, che ci aggiorna costantemente sulla situazione della circolazione, per ulteriori dettagli tecnici sui problemi che si sono verificati in modo particolare sulle linee che sopra ho citato, ma al momento non ci è giunta una segnalazione dettagliata e il personale è ancora impegnato a gestire l'emergenza.
Abbiamo inoltre chiesto quali misure straordinarie siano state messe in atto per evitare, o almeno mitigare, gli effetti in caso di perdurare delle condizioni meteorologiche a oggi in essere.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.


Argomento: Formazione professionale

Interrogazione a risposta immediata n. 1906 presentata da Motta, inerente a "Requisiti per l'esercizio delle professioni di Responsabile della conduzione dell'attività e di Addetto alla trattazione degli affari presso imprese che svolgono l'attività funebre"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1906, il cui testo è dato per illustrato dalla sottoscritta.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessora Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora alla formazione professionale

Grazie, Presidente.
Le professioni di responsabilità della conduzione di attività e di addetto alla trattazione degli affari presso imprese che svolgono l'attività funebre non sono oggetto di formazione regolamentata in tutte le Regioni. A fronte della mancanza di un accordo nazionale, ogni Regione ha operato la sua scelta in termini di requisiti e caratteristiche specifiche all'interno, appunto, di ogni contesto regionale.
In Regione Piemonte le professioni in questione sono normate con l.r.
del 3 agosto del 2011, n. 15 "Disciplina delle attività dei servizi necroscopici, funebri e cimiteriali", che modificava la legge del 2007, n.
20 "Disposizioni in materia di cremazione, conservazione, affidamento e dispersione delle ceneri". In particolare, l'articolo 13 ("Formazione del personale") ha previsto al primo punto che il Consiglio regionale, di concerto con le associazioni di categoria, definisca con il regolamento di cui all'articolo 15 i requisiti formativi e i piani di formazione obbligatori del personale delle imprese che svolgono attività funebre, del personale dei cimiteri e dei crematori, dei cerimonieri degli spazi per il commiato.
Questo regolamento è stato emanato con decreto del Presidente della Giunta Regionale l'8 agosto del 2012 e reca il titolo "Regolamento in materia di attività funebre e di servizi necroscopici e cimiteriali in attuazione dell'art. 15 della l.r. 3 agosto 2011, n. 15 (Disciplina delle attività e dei servizi necroscopici, funebri e cimiteriali)". Nello specifico, all'articolo 4 ("Formazione del personale delle imprese esercenti l'attività funebre") definisce gli elementi fondamentali per la formazione del personale delle imprese esercitanti tali attività e, in particolare, della figura di responsabile della conduzione dell'attività funebre e dell'addetto alla trattazione degli affari, nonché dell'operatore funebre o necroforo.
La deliberazione della Giunta regionale n. 13 del 13 gennaio 2014 "Primi indirizzi applicativi del regolamento regionale 8 agosto 2012, n.
7/R (Regolamento in materia di attività funebre e di servizi necroscopici e cimiteriali, in attuazione dell'articolo 15 della legge regionale 3 agosto 2011, n. 15 'Disciplina delle attività e dei servizi necroscopici,funebri e cimiteriali')" prevede che, nel rispetto della normativa regionale in materia di formazione professionale, vengano con successiva deliberazione di Giunta meglio puntualizzati i vari aspetti della formazione che la legge e il regolamento lasciano indefiniti; ad esempio, la durata dei vari corsi per le diverse figure, le caratteristiche dell'esame, le condizioni di equivalenza o riconoscimento dei crediti formativi per i corsi svolti in altre Regioni e anche la definizione del profilo standard.
Per individuare questi elementi che consentissero una disciplina più puntuale e completa della formazione in questione, è stata avviata presso la Direzione della Formazione professionale un'istruttoria, che ha coinvolto le associazioni di categoria interessate e che ha portato all'elaborazione del documento di disciplina regionale dei corsi che fanno riferimento alla legge n. 7 e alla definizione dei profili regionali, da inserire nella vetrina degli standard del sistema della formazione professionale. Il documento, inoltre, è stato presentato all'ANCI e all'ANPCI in relazione al personale anche comunale interessato, in modo particolare per i servizi cimiteriali.
La delibera n. 22 del 22 settembre 2014 ha approvato l'allegato relativo alla disciplina regionale dei corsi di formazione professionale relativi ai servizi funebri e cimiteriale, così come derivato dal lavoro della Commissione che era stata istituita.
Per il responsabile di conduzione di attività e di addetto alla trattazione degli affari che svolgono l'attività funebre è stato previsto come requisito di accesso al corso di 60 ore, il diploma di secondo grado con la sola eccezione per chi già operava in tale ruolo al momento dell'entrata in vigore della normativa ed era comunque soggetto all'obbligo formativo.
A titolo di esempio, in Lombardia, il percorso formativo è sostanzialmente equiparato al nostro percorso formativo, sono quindi equiparabili e sovrapponibili sia per i contenuti sia per i requisiti di accesso. Il problema che abbiamo evidenziato durante questo percorso dal punto di vista della formazione professionale è che, non essendo una formazione professionale obbligatoria in tutte le Regioni, crea, comunque una situazione di disparità di accesso alle professioni previste sui singoli territori.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 1902 presentata da Vignale, inerente a "Le piste ciclabili sono sicure?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1902.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'interrogazione vuole avere alcune risposte in merito alla conoscenza dei dati che hanno coinvolto cittadini in bicicletta, sostanzialmente.
La Regione Piemonte ha approvato un Piano triennale di attuazione dal 2016 al 2018 che ha individuato, tra le azioni prioritarie, l'incremento della sicurezza stradale in Piemonte.
È stato altresì approvato il programma di azione annuale del 2017 per la sicurezza stradale, che ha previsto una serie di interventi per la messa in sicurezza dei ciclisti sulla rete stradale urbana ed extraurbana.
Recentemente la stessa Regione Piemonte ha aperto un bando per dieci milioni rivolto a Città metropolitana, Torino, Città metropolitana di Torino, Province e Comuni per potenziare.



PRESIDENTE

Consigliere, le chiedo scusa, ma c'è veramente troppo brusio in aula.
Ricordo che l'Assessora deve rispondere all'interpellanza e non riesce sentire quello che dice il Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
La Regione, anche recentemente, ha aperto un bando per dieci milioni di euro - quindi una cifra considerevole - per il potenziamento di piste e percorsi ciclabili all'interno della nostra regione. Molte di queste piste hanno una valenza di trasporto, come quelle all'interno delle aree urbane o extraurbane che servono come sostituzione alla trasporto pubblico all'automobile; ve ne sono altre su cui, per esempio, la Regione Piemonte sta investendo e riguardano le ciclovie all'interno, delle quali però va garantita una sicurezza.
Tuttavia sappiamo che tanto nell'utilizzo della bicicletta come strumento alternativo a strumenti a motore, quanto per l'utilizzo delle ciclovie, la sicurezza degli stessi percorsi è un punto essenziale. Tant'è che, nello stesso bando, uno dei punti che viene indicato è proprio quello degli interventi per garantirne la sicurezza.
Non c'è bisogno di ricordare come l'utilizzo della bicicletta sia aumentato molto principalmente nelle aree urbane, ma non solo. Per questo motivo, volevamo conoscere i dati del biennio 2016-2017 relativi agli incidenti che vedono coinvolti ciclisti all'interno della nostra Regione suddivisi per città e tipologie di sinistro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
Leggo la risposta che mi è stata fornita dal collega Balocco, il quale afferma che le politiche di trasporto sono sempre state verso l'alleggerimento del trasporto stradale a favore di altri sistemi di trasporto più sicuri e a minore impatto ambientale i quali, oltre a rispondere a finalità di protezione dell'ambiente, intendono dare una risposta efficace al problema che l'elevata mobilità su gomma ha reso un'emergenza quasi sociale: l'alta incidentalità stradale, che ha implicazioni rilevanti oltre che per gli ambiti della viabilità e delle infrastrutture, anche per quello della salute pubblica delle persone stesse.
La rilevazione degli incidenti stradali con lesioni a persone è incluso nel Programma Statistico Nazionale ed è stata istituita con un atto programmatico dell'ISTAT per far fronte alle esigenze informative degli organi decisionali nazionali e delle amministrazioni locali, impegnati nella predisposizione di piani di prevenzione e di sicurezza stradale e per fornire una solida base informativa a ricercatori e utenti dei dati stessi.
I dati sugli incidenti stradali con lesioni a persone sono trasmessi anche alla Commissione europea, in ottemperanza della decisione del Consiglio del 30 novembre 1993 relativa alla creazione di una banca dati comunitaria sugli incidenti stradali.
Attualmente la rilevazione nazionale sull'incidentalità è caratterizzata da un processo complesso, frutto dell'azione congiunta di una molteplicità di enti: ISTAT, ACI, Ministero dell'Interno, Polizia stradale, Carabinieri, Polizia provinciale, Polizia locale, Uffici di statistica dei Comuni capoluogo di Provincia.
Dal 2009, a seguito di decisione del Protocollo di intesa per il coordinamento delle attività inerenti alla rilevazione statistica sull'incidentalità stradale da parte del suo Ufficio di statistica, la Regione Piemonte, insieme ad altre Regioni e Province autonome, è organo intermedio nella rilevazione ISTAT e si occupa di raccogliere i dati delle Polizie locali del territorio regionale; effettua una fase preliminare di verifica delle conseguenze delle informazioni contenute in ciascun record incidente, dopo la quale invia i dati a ISTAT, che procederà alla loro validazione ufficiale e definitiva.
Il Protocollo d'intesa nazionale per il coordinamento delle attività inerenti alla rilevazione statistica dell'incidentalità stradale tra ISTAT Ministero degli Interni, Ministero della Difesa, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Unione delle Province d'Italia e Associazione nazionale dei Comuni d'Italia attualmente in vigore è stato rinnovato in data 12 gennaio 2017 e ha una durata quadriennale.
Nell'allegato alla risposta, sono forniti anche dei dati circa l'incidentalità stradale ISTAT con la definizione delle percentuali stesse sono appunto disponibili perché il Consigliere possa prenderne visione.
Grazie.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 1903 presentata da Grimaldi inerente a "Contrasto al dissesto idrogeologico"


PRESIDENTE

Passiamo ora alla trattazione dell'interrogazione a risposta immediata n. 1903. Risponderà l'Assessora Pentenero al posto dell'Assessore Balocco.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Volevo l'Assessore Valmaggia, ma mi accontenterò.
Da alcune fonti giornalistiche risulta - lo abbiamo visto nei giorni scorsi - che al Piemonte servirebbero circa 759 interventi, per un valore complessivo di quasi un miliardo e mezzo, per mitigare i rischi causati da frane e alluvioni. Abbiamo parlato del nostro Piano al dissesto idrogeologico tante volte in quest'Aula, ma secondo questo censimento dell'Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), tra il 2005 e il 2016 il Piemonte è stata la regione più colpita da frane e alluvioni, con 513 eventi su circa 2.000 censiti nel Nord Italia. Per questo Italiasicura, cioè il Piano che il Governo più volte ha annunciato per mitigare il rischio idrogeologico, concentra la maggior parte degli interventi proprio sul nostro territorio (avrebbe dovuto, anzi, uso il condizionale). Quasi il dieci per cento dei 9.000 cantieri previsti entro il 2023 dovrebbe partire proprio in questa terra.
Tuttavia, da quanto risulta dalle medesime fonti, il Tanaro, il Bormida e altri corsi minori a ogni alluvione provocano danni ingenti nell'Alessandrino; per questo, nella sola Alessandria il Piano del Governo prevedrebbe lavori per 107 milioni, suddivisi in 22 cantieri. Altre decine di Comuni attendono argini e altre messe in sicurezza: a Viguzzolo il torrente Grue richiederebbe lavori per 25 milioni; a Casal Cermelli servirebbero 18 milioni per il torrente Orba; ad Alba e Rocchetta Tanaro ci sarebbero da costruire dei bacini artificiali per ridurre la portata delle piene del Tanaro per altri 68 milioni; ad Airasca e None le esondazione del Rio Torto e del Chisola necessiterebbero di un invaso di laminazione per quasi 35 milioni. E così l'elenco è lungo: nel Pinerolese 26 milioni, a Bussoleno 12, a Caselette (la Dora) 62, a Moncalieri (messa in sicurezza ultima delle sponde del Po) altri 12, a Prarolo sei e, per quanto riguarda il rischio valanghe, da Carcoforo e Mollia nel Vercellese sarebbero necessari quasi 22 milioni.
Invece, a un anno dall'alluvione, che, come sapete, ha causato enormi e ingenti danni alla nostra regione, pare tuttavia che solo il sette per cento di tutte le opere che ho citato disponga di un progetto definitivo che consenta di aprire i cantieri in tempi utili. Solo 52 interventi su 759 sarebbero infatti giunti a un progetto definitivo, mentre negli altri casi sarebbero fermi al progetto preliminare o addirittura allo studio di fattibilità.
Sottolineando che questi eventi continuano a mettere sotto pressione il suolo e il territorio - anche le nevicate delle ultime ore ne sono la dimostrazione - interroghiamo la Giunta per sapere, a fronte di un quadro giornalistico di sicuro parziale, quali siano oggi i reali sviluppi e lo stato di avanzamento dei lavori per la messa in sicurezza del territorio e per il contrasto al dissesto idrogeologico a partire dal Piano Italiasicura.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
L'articolo cui viene fatto riferimento nel question time in oggetto riporto soprattutto dati espressi dal CNR - si immagina, sulla base di valutazioni proprie e non minimamente condivise con la Regione, opere relative a sistemazioni idrauliche e idrogeologiche dagli importi largamente stimati e tutti da verificare in sede di approfondimento operativo.
La somma esposta di quasi un miliardo e mezzo è pertanto frutto di proiezioni economiche tutte da verificare, certamente segmentabili in più interventi dilazionabili nel tempo e soprattutto suddivise per livelli di priorità idonea e programmazioni pluriennali.
Inoltre, manca tutta una serie di interventi di cabotaggio più limitato dell'ordine delle centinaia di migliaia di euro e non dei milioni, che possono però essere anche molto importanti in esito alla difesa del suolo e delle popolazioni ivi stanziate.
Il dissesto del territorio deriva essenzialmente dal convergere di fattori diversi, quali l'evolversi naturale dei suoli, gli impatti delle attività umane, le modifiche della società, la manutenzione di eventi calamitosi naturali.
La pianificazione ordinaria in materia di difesa del suolo, da cui emergono le necessità elencate, com'è noto, è stata incasellata nella Procura RENDIS, in capo alla struttura di Missione Italia Sicura. La procedura, di cui si è iniziato da poco vedere l'avvio dell'operatività, è soggetta a revisione dei parametri e dei criteri di priorità condizionati da una comprensibile fase di rodaggio.
Nel quadro della programmazione RENDIS, dopo una prima fase relativa soprattutto alle aree metropolitane, si sta procedendo all'individuazione di nuovi interventi da sottoporre a finanziamento per i prossimi anni.
È doveroso ricordare che i finanziamenti sono per ora tutti da verificare, sia come importi, come scadenza e come regolarità, cose queste che condizionano pesantemente qualunque ragionevole pianificazione operativa, sia per la progettazione, sia per la realizzazione.
Il fatto, denunciato a più riprese, che le progettazioni sono ferme o comunque, sono attivate in parte minoritaria deriva sostanzialmente da due fattori fondamentali: la norma nazionale sulle opere pubbliche limita fortemente il ricorso indiscriminato a finanziare progetti definitivi o esecutivi, senza avere la copertura totale dell'opera, con il rischio di essere indagati dalla Corte dei Conti; la difesa del suolo è materia che implica, obbligatoriamente, una obsolescenza rapida dei progetti non attuati, data la mutevolezza insita nell'evoluzione del territorio legata agli eventi naturali. Nella consapevolezza di ciò, si è ricominciato recentemente a finanziare con programmi speciali a carico di RENDIS le progettazioni e gli interventi ritenuti prioritari.
Le azioni conseguenti da eventi calamitosi naturali nel frattempo hanno consentito di realizzare alcuni primi interventi di riparazione delle ferite del territorio e di mitigazione dei rischi più evidenti compatibilmente con le risorse messe in gioco, circa un sesto delle necessità che sarebbero più urgenti.
Gli interventi legati agli eventi degli anni 2011, 2012, 2013, 2014 e 2015 sono sostanzialmente in chiusura o in avanzato stato di realizzazione mentre per il 2016 i programmi sono in piena esecuzione.
Sia ben chiaro, comunque, che quanto è o è stato possibile realizzare non può essere che una minima parte del fabbisogno, in conseguenza appunto delle risorse contenute.
Si sottolinea, inoltre, che molti degli interventi elencati hanno notevoli difficoltà attuative legate la complessità dei lavori in impianto sui territori; un esempio fra tutti è la resistenza che si incontra quando si cerca di far accettare la classe di laminazione, soprattutto in contesti di tipo rurale.
Infine, si evidenzia che gli importi segnalati, ad esempio, i 25 milioni per il torrente Grue, sono la quantificazione complessiva di tutte le opere presumibilmente necessarie, ma che una buona riduzione del rischio attualmente presente sul territorio può essere risolta con un ammontare prioritario dell'ordine di cinque-sei milioni di euro. Attualmente all'esame degli Uffici regionali, di concerto con le Amministrazioni locali è sicuramente di importo assai più abbordabile.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.
Lei ha concluso le sue interrogazioni e riprendiamo quelle sospese inizialmente, cui doveva rispondere l'Assessore Saitta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1900 presentata da Batzella inerente a "Progetto di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia 'Prosanté' tra il centro ospedaliero di Briançon, l'ASL TO3 e Regione Piemonte: a che punto siamo?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1900.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Vorrei ricordare che con DGR 3 del 16 settembre 2014 è stata approvata la proposta di programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia denominata "Alcotra 2014-2020". La Commissione europea, in data 28 maggio 2015, ha approvato il programma di cooperazione transfrontaliera Italia Francia Alcotra 2014-2020, che prevede la realizzazione di piani integrati territoriali e tematici, tra cui quello di favorire lo sviluppo dei servizi socio-sanitari per la lotta contro lo spopolamento delle aree montane e rurali.
Altra cosa importante è il Regolamento n. 1080 del 2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 luglio 2006, relativo al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e l'Obiettivo 4.1 "Servizi sanitari e sociali" che prevedono azioni tese a sviluppare e sperimentare modelli organizzativi, protocolli e sistemi formativi e informativi condivisi nei servizi socio-educativi, assistenziali e sanitari per la popolazione e, in particolare, per le fasce deboli e soggetti in difficoltà.



L'ASL TO3 ha contribuito all'elaborazione di questa proposta

progettuale del suddetto obiettivo 4.1, denominato "Prosanté-progetto di cooperazione per i percorsi sanitari", e della Convenzione di cooperazione transfrontaliera tra ASL TO3, Regione Piemonte e Le Centre Hospitalier Des Escarton di Briançon del 4 febbraio 2016, che disciplina la responsabilità e le attività dei partner.
Il Comitato di sorveglianza ha approvato sia la Convenzione di cooperazione transfrontaliera sia il Progetto in data 5 ottobre 2016. L'8 marzo 2016 il progetto è stato presentato a Briançon e il contributo attribuito per la realizzazione del progetto è pari a 672.796,50 euro e deriva da due Fondi di attribuzione: 517.876,57 euro è il contributo FESR programma Alcotra, 100.919,93 la contropartita nazionale, parte francese e parte italiana, CIPE, il Fondo di rotazione dello Stato italiano, di cui alla deliberazione CIPE del 28 gennaio 2015.
I beneficiari di questo contributo sono, come ho appena detto, il Centro ospedaliero Des Escarton di Briançon, che è il capofila del progetto, cui spetta 242.850 euro; i partner, invece, ASL TO3, cui spetta 379.947 euro e Regione Piemonte - Direzione Sanità, 49.999,50.
Il 21 marzo 2017 il Direttore generale dell'ASL TO3 ha deliberato l'avvio di questo progetto e l'apertura del fondo vincolato per il programma di cooperazione transfrontaliera.
Non so se si ricorda l'Assessore, ma lo scorso 10 aprile 2017 avevo presentato un'interrogazione, in cui chiedevo di conoscere quale fosse il ruolo della Direzione Sanità della Regione Piemonte, non essendo stato citato, e come si intendesse utilizzare il fondo assegnato di 50 mila euro.
La risposta è stata, in allora: "Il fondo destinato alla Direzione Sanità verrà utilizzato per tre elementi: le trasferte necessarie consolidare i rapporti transfrontalieri, attivare, se risulterà necessaria una collaborazione attraverso una ricerca di professionalità adeguata perseguire tutto lo sviluppo dei lavori e sostenere le spese.



PRESIDENTE

Consigliera, per favore, vada alla conclusione.



BATZELLA Stefania

Sì.
Inoltre, ho già avuto modo di esprimere dei dubbi, che continuo ad avere, sugli effetti del progetto "Prosanté", primo fra tutti il timore che possa incentivare la mobilità passiva, cioè che il flusso degli italiani che sceglieranno di farsi curare in Francia sia superiore a quello dei francesi che sceglieranno di farsi curare in Italia.
Oggi interrogo l'Assessore per sapere quali iniziative, con i relativi costi, sono state finora messe in atto nell'ambito del progetto sperimentale "Prosanté", con particolare riferimento all'ospedale di Susa visto che l'ospedale di Susa è l'unico ospedale transfrontaliero dell'ASL To3.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il progetto sperimentare "Prosanté", che vede coinvolti l'ASL TO3, la Regione Piemonte e il Centro ospedaliero di Briançon, all'interno del programma di cooperazione Italia-Francia 2014-2020, sta procedendo secondo il cronoprogramma previsto al momento dell'avvio.
Ovviamente si tratta ancora dalla fase iniziale del progetto, che dovrà condurre all'operatività concreta della convenzione per i pazienti, con l'obiettivo finale di lavorare per migliorare insieme, creando complementarietà e sostegno reciproco fra gli ospedali di Susa e di Briançon.
Nel corso di questi mesi sono stati comunque già portati a termine una serie di passaggi importanti. È stato costituito il comitato di pilotaggio formato dalla Direzione generale della ASL TO3, dalla Direzione del Centro ospedale di Briançon e dalla Direzione Sanità della Regione Piemonte, che ha avuto modo di incontrarsi in diverse occasioni per condividere la gestione strategica del progetto, ed è stato costituito un comitato tecnico formato da un gruppo di dirigenti e funzionari dei tre Enti coinvolti.
In particolare, il Comitato tecnico ha già compiuto, nel 2017, una serie di azioni significative: sono state organizzate due giornate di formazione, una presso l'ospedale di Susa e una presso l'ospedale di Briançon, durante le quali medici, infermieri e amministrativi dei presidi hanno avuto modo di visitare le sedi dei due ospedali, confrontandosi sulla realtà operativa e clinica, sui modelli organizzativi, sulle domande di salute, alle quali più frequentemente rispondono.
È stato costituito e avviato un gruppo di lavoro giuridico amministrativo, composto da funzionari amministrativi dei tre enti, con il compito di esaminare le principali problematiche di tipo burocratico e di facilitare il percorso dei cittadini e dei pazienti.
È stato costituito un gruppo di lavoro sanitario, composto da rappresentanti delle diverse figure professionali sanitarie dei due presidi, con l'obiettivo di studiare alcuni percorsi diagnostici e terapeutici condivisi e di avviare un lavoro di analisi epidemiologica, che metta a confronto i bisogni di salute sui due territori.
È stato elaborato un progetto di comunicazione; sono stati pianificati corsi di lingua francese e di lingua italiana, rispettivamente per gli operatori italiani e quelli francesi, organizzati su due livelli: corsi base e corsi specifici per operatori sanitari e operatori amministrativi.
Sono stati pianificati prossimi percorsi di formazione congiunta, a partire dai casi clinici reali, che consentono, da una parte, di confrontarsi a livello clinico e assistenziale e, dall'altro, di costituire un glossario tecnico bilingue condiviso.
Sono state predisposte postazioni di videoconferenza sulle sedi dei due ospedali, che consentono di facilitare la comunicazione audio-video tra le due realtà ospedaliere.
L'ASL Torino 3, in modo specifico, ha avuto anche il compito di progettare il sito internet dedicato in più lingue, in grado di garantire la condivisione delle competenze e delle conoscenze dei due sistemi sanitari e assicurare i differenti livelli di comunicazione ai cittadini ai comitati tecnici e ai professionisti, e di effettuare uno studio di ricerca mirato al contesto di montagna rispetto ai bisogni di salute della popolazione e a livello dei temi attuali.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1909 presentata da Accossato inerente a "Effettiva apertura e operatività della Clinica della memoria di Collegno"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1909.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Assessore, pongo questo quesito per avere aggiornamenti o per essere rassicurata - io spero - sulla partenza dell'effettiva operatività della Clinica della memoria di Collegno, una struttura di natura privata encomiabile anche da parte della Fondazione San Secondo, ma che ha visto dal 2001 a oggi, un interesse molto forte da parte degli Enti locali e della Regione, e mi ha vista anche direttamente intervenire, a favore dello svilupparsi del progetto, come Sindaco della mia città.
La struttura, peraltro, avrebbe l'ambizione di occuparsi di un tema che, via via, diventa sempre più caldo e preoccupante, non solo sul territorio piemontese, ma a livello nazionale, quello del malati di Alzheimer.
È una struttura fortemente attesa dai pazienti, più che altro dai familiari dei pazienti, nonché degli abitanti di quel territorio, che vedono oggi un progetto che appare fermo.
Vorrei tornare soltanto, in questi pochi secondi, tralasciando i lunghi anni della sua storia, al settembre 2016 quando insieme abbiamo partecipato a una sostanziale definizione di chiusura del grosso dei lavori e a un'inaugurazione della struttura stessa con l'indicazione, anche da parte sua, Assessore, che la struttura poteva partire, mettendo a disposizione le RSA, i centri diurni per anziani e due reparti di degenza che avrebbero svolto un'importante funzione sia nell'ambito della cura dell'Alzheimer e più in generale, dato una risposta alle esigenze di strutture per anziani non autosufficienti dell'ASL Torino 3.
A detta del referente della Fondazione San Secondo si era pronti per avere il via libera definitivo della Regione per dare riscontro a quell'autorizzazione ottenuta qualche anno fa.
A oggi, sta per finire anche il 2017, quindi non nascondo la mia preoccupazione e vorrei essere rassicurata dalla risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Accossato.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La collega Accossato conosce perfettamente la vicenda della Clinica della memoria, avendola seguita negli anni ed avendo aiutato questo processo dal punto di vista burocratico, amministrativo e anche nelle relazioni con tutti gli enti interessati per quest'opera sicuramente meritoria.
La collega fa una domanda, alla quale rispondo e non voglio trincerarmi sulla parte delle competenze, ma è utile chiarire. Questa opera meritoria è stata realizzata dalla Fondazione San Secondo ed è in fase di conclusione.
La Fondazione San Secondo ha utilizzato risorse diverse, risorse di molti lasciti e le risorse delle fondazioni bancarie.
La Fondazione San Secondo a un certo punto decise di affidare la gestione della clinica della memoria all'Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio e Fatebenefratelli di San Maurizio Canavese. Quindi, c'è un contratto tra la Fondazione San Secondo e il Fatebenefratelli.
Io ho partecipato a parecchi incontri, proprio per questa necessità di sollecitare un avvio della struttura. È ormai dal 2016 che c'è una sorta di difficoltà, perché la richiesta di accreditamento della struttura - che già è stato deliberato ed è all'interno della programmazione regionale come presidio socio-sanitario per l'Alzheimer, quindi è già avvenuto - deve essere fatta dal gestore, cioè il Fatebenefratelli.
Il Fatebenefratelli, che ho interpellato dopo le diverse sollecitazioni e non soltanto quella di oggi, mi dice giustamente che farà richiesta di accreditamento nel momento in cui la struttura realizzata dalla Fondazione San Secondo avrà i requisiti per essere accreditata.
Per questo motivo, abbiamo sollecitato diverse volte l'anima di questa iniziativa, che è Don Mario Foradini. Non sto qui a ripeterli, ma ho l'elenco di tutti gli incontri che abbiamo fatto, ma si tratta di completare non con grandi lavori, ma piccoli lavori.
Cito soltanto una nota congiunta della Direzione Sanità e della Direzione Coesione Sociale del 28 marzo 2017 indirizzata alla Fondazione San Secondo e, per conoscenza, alla Commissione di vigilanza, volta a conoscere il parere preventivo sulle opere da realizzare. Noi abbiamo coinvolto la Commissione di vigilanza. Dopo la richiesta di sollecitazione la Commissione di vigilanza comunica che "si è condotta un'attenta analisi del materiale presentato, con la consulenza degli esperti regionali ritenendo ancora non adeguate le soluzioni, in relazione ad alcune criticità".
Le criticità sono: servizi igienici che devono rispondere alle norme altrimenti la struttura pubblica non può essere accreditata; servizi igienici del personale e per disabili e camere mortuarie. Sono questioni essenziali.
Quindi, la Fondazione sa perfettamente, e l'ho detto anche a Don Mario Foradini, che deve fare questi adeguamenti. Nel momento in cui questi adeguamenti saranno fatti, chiede l'intervento della Commissione di vigilanza e noi immediatamente andiamo, perché ci interessa che sia una struttura aperta, in quanto la domanda c'è. Dopodiché, il Fatebenefratelli farà la domanda e inizia il percorso di accreditamento che faremo velocemente.
Quindi, colgo questa occasione per dire, anche se l'ho già fatto, ma lo rifaccio attraverso la collega Accossato, ma anche il collega Boeti e altri che sono interessati, che bisogna fare in modo che la Fondazione San Secondo si impegni affinché il Direttore dei lavori in modo particolare che continua a manifestare delle resistenze (così mi è stato raccontato) metta a posto i servizi igienici, che è la condizione essenziale.
Per essere molto chiari, già quando si era deciso di fare l'inaugurazione io avevo detto di stare attenti, perché prima le cose bisogna metterle a posto.
In ogni caso, siccome facciamo parte di questo Ente, la Regione Piemonte non ha assolutamente nessuna responsabilità. È una responsabilità tutta in capo alla Fondazione San Secondo e ai tecnici. Appena sarà a posto, noi velocemente faremo le verifiche e accrediteremo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.42 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.44)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Chiederei di inserire all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 278 "Recepimento, ai sensi dell'articolo 3, commi 5 e 6, della legge regionale 2 dicembre 1992, n. 51, dei risultati dei referendum consultivi per l'incorporazione del Comune di Sabbia nel Comune di Varallo in Provincia di Vercelli", licenziata ieri dalla I Commissione.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Io avevo inviato una mail.



PRESIDENTE

Le stavo per rispondere: si riferiva alla comunicazione dell'Assessora Parigi?



FREDIANI Francesca

Sì.



PRESIDENTE

Le rispondo.



FREDIANI Francesca

Grazie.



PRESIDENTE

Vi anticipo! L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco, Cerutti, Corgnati e Ferrero.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 5 dicembre 2017.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 28 novembre 2017.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Vi informo che il Vicepresidente della Giunta regionale, Aldo Reschigna, è disponibile a fornire, nel corso dell'odierna seduta, una comunicazione circa il Piano di salvataggio del Gruppo Torinese Trasporti come da richiesta del Consigliere Gariglio.
Vi è, inoltre, la disponibilità dell'Assessora Parigi a fornire un'informativa relativamente alla situazione dei lavoratori del Museo Nazionale del Cinema in VI Commissione, come richiesto dalla Presidente Frediani. Nella Conferenza dei Capigruppo ne definiremo la relativa calendarizzazione.
Informo, altresì, così come stabilito oggi nella Conferenza dei Presidenti, che il Presidente Chiamparino svolgerà in questo momento una comunicazione relativa a Finpiemonte.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Non volevo inserirmi.



PRESIDENTE

Stia tranquilla.



FREDIANI Francesca

Vorrei solo essere sicura di aver inteso bene, perché c'era un po' di brusìo. Le comunicazioni che ho richiesto verranno fornite in VI Commissione?



PRESIDENTE

Sì, in VI Commissione.



FREDIANI Francesca

Vorrei solo capirne la motivazione, perché avrei preferito riceverle in aula.



PRESIDENTE

Potremmo discuterne nel corso della Conferenza dei Capigruppo e poi decidere.
Poiché i lavori dell'Aula erano già stati programmati, la disponibilità è stata quella. Se nella Conferenza dei Capigruppo avanzerà richiesta di comunicazioni in aula, ci confronteremo in quella sede. Tutto qua.



FREDIANI Francesca

Sì.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Chiederei a titolo di cortesia - non vuol essere assolutamente un comando, perché non rientra nella mia formazione culturale - agli amici giornalisti di fare un po' di silenzio.
Ai colleghi Consiglieri impongo tassativamente il silenzio.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Situazione Finpiemonte"


PRESIDENTE

Il Presidente Chiamparino è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Situazione Finpiemonte".
Prego, Presidente Chiamparino.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Come ho già detto stamattina nel corso della Conferenza dei Capigruppo lo scorso 2 novembre ho incontrato il professor Ambrosini, Presidente di Finpiemonte, su sua richiesta del giorno precedente, il quale mi ha informato di alcuni fatti gravissimi (perlomeno giudicanti tali da me, da noi) che sono emersi durante i controlli contabili fatti su un deposito in conto liquidità presso una banca svizzera, la Vontobel di Zurigo, banca sinceramente a me sconosciuta, ma accreditata di un rating di tripla A, che immediatamente hanno suscitato il nostro allarme (dirò, successivamente quali erano, nello specifico, le due questioni sollevate).
A fronte di questo, il giorno dopo il professor Ambrosini ha condiviso le stesse informazioni con il Vicepresidente Reschigna, che il 2 novembre si trovava a Roma, e, credo il giorno immediatamente successivo, con l'Assessora De Santis.
Decidiamo, in piena intesa con Finpiemonte - senza indugio alcuno, come si dice - di chiedere, anzi di fare insieme denuncia alla Procura della Repubblica, presso la quale si presentano - mi pare il 7 del mese - il Presidente, professor Ambrosini, con l'Assessora De Santis, accompagnati se così posso dire - da una mia telefonata al Procuratore generale Armando Spataro, per annunciare la querela che poi viene depositata con tutti i supporti informativi del caso il 13 dello stesso mese (una settimana dopo).
Contemporaneamente, vengono informate dei fatti Banca d'Italia e la Corte dei Conti.
Di cosa si tratta? Si tratta del fatto che, su una gestione di un fondo di 50 milioni presso la banca svizzera di cui parlavo, a fronte di reiterate richieste di restituzione del fondo, che per una ragione o per l'altra tardava, nel momento in cui (in data 30 ottobre) Finpiemonte procede a una lettera ultimativa con diffida - cioè ad una richiesta con i toni della diffida - la risposta della banca è che quei fondi erano solo parzialmente disponibili, in quanto - e questo è il primo dato - erano stati investiti in un'operazione a elevato rischio, che aveva al momento una perdita di cinque milioni. Quindi, qui c'è una prima netta trasgressione alle indicazioni di policies che l'azionista ha dato a Finpiemonte, che sono quelle di gestire i patrimoni depositati presso Finpiemonte con il criterio del minimo rischio e non con criteri di tipo speculativo.
Dall'incontro, avvenuto lo stesso giorno dell'incontro con il sottoscritto, che il Presidente Ambrosini ha avuto con i vertici della banca svizzera, emerge però un altro fatto di inaudita gravità, e cioè il fatto che compaiono tre bonifici, per un totale di sei milioni (uno di un milione e mezzo circa e altri due di due milioni ciascuno) rivolti a società che non compaiono fra quelle con cui Finpiemonte avesse relazioni né come società beneficiarie - diciamo così - delle politiche di Finpiemonte né come società con cui Finpiemonte avesse rapporti.
Questi, quindi, sono i due dati, nella sostanza.
L'operatività di questi bonifici viene data non tramite la firma del Direttore finanziario della società, ma con la firma del suo Presidente.
A questo punto, sulla base di questi due aspetti - quindi, un ammanco di sei milioni per bonifici a società che non risultavano fra quelle che dovevano essere soggetto di politiche di Finpiemonte e una violazione delle indicazioni sulla gestione patrimoniale di Finpiemonte - riteniamo d'intesa con i vertici di Finpiemonte, di informare le Autorità di vigilanza finanziarie e di vigilanza contabile e di fare querela penale alla Procura della Repubblica.
La Procura della Repubblica ci invita al massimo riserbo, ragione per cui non abbiamo ritenuto di informare gli altri colleghi di Giunta, il Consiglio e l'opinione pubblica. Poi c'è stata la notizia di questa mattina e quindi, a questo punto, mi sembra doveroso rappresentare al Consiglio la situazione. E questo è il contesto che noi conosciamo.
Naturalmente, subito dopo, io ho chiesto al Presidente Ambrosini di farci un quadro della situazione dei controlli interni a Finpiemonte perché è evidente che questa situazione denota quantomeno qualche elemento di trascuratezza, se non di più; ma questo sarà l'indagine in corso a stabilirlo.
Con una lettera, che mi è stata mandata sul mio protocollo riservato mi viene fatto un quadro dei controlli che Finpiemonte ha avviato in funzione del nuovo ruolo che ha Finpiemonte come soggetto vigilato dalla Banca d'Italia. A inizio anno 2017 è stata bandita una gara europea aggiudicata a maggio, quindi le nuove modalità di controllo inerenti al ruolo che ha la società finanziaria stanno entrando in questo momento in funzione e sono in via di predisposizione di operatività.
Quindi - e questo è un tema che mi sta a cuore precisare - per quanto riguarda l'operatività e il funzionamento di Finpiemonte, che è soggetto operativo di primaria importanza per il mondo produttivo piemontese (come ha peraltro dichiarato il Presidente Ambrosini pubblicamente), la perdita che - ripeto - non è di 50 milioni (come qualcuno aveva scritto inizialmente) ma che, fra ammanchi e perdita sugli investimenti, è stimabile nell'intorno degli 11 milioni, non è tale da compromettere le soglie di legge del cosiddetto "patrimonio di vigilanza". Quindi, la solidità e l'operatività di Finpiemonte risultano pienamente garantiti.
Riservandoci eventualmente io e anche il Vicepresidente per alcuni approfondimenti in relazione alle domande o alla discussione che il Consiglio vorrà fare, termino dicendo che siamo ovviamente, essendo stati noi quelli che hanno fatto la denuncia in Procura, non solo disponibili ma interessati a che, nei tempi più brevi possibili, venga fatta chiarezza e vengano accertate tutte le responsabilità di un fatto di estrema gravità non solo per l'immagine ma per la struttura finanziaria operativa della nostra Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Chiamparino.
Ci sono richieste di intervento? Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ringraziamo per l'informativa che è arrivata in Conferenza dei Capigruppo e poi in Aula, anche se avevamo già appreso, come capita spesso da altre fonti di informazione questa notizia. Qui si pone il dubbio sul modo in cui alcune informazioni arrivano prima ad alcuni soggetti che poi provvedono a divulgarle quando, giustamente, a noi, viene richiesto un minimo di riservatezza e di attenzione alle informazioni che passiamo all'esterno.
Al di là di queste considerazioni, noi siamo seriamente preoccupati per quanto sta avvenendo. Siamo preoccupati rispetto a questa vicenda. Adesso è nelle mani della Procura e ci aspettiamo che venga fatta chiarezza, che si riesca a rimediare al danno che la Regione ha sicuramente subito.
D'altra parte, siamo anche un po' preoccupati per quello che riguarda il futuro di Finpiemonte. Questa preoccupazione l'abbiamo già espressa nel momento in cui siamo andati a esaminare in Commissione e in Aula la trasformazione del soggetto Finpiemonte. Proprio rispetto agli aspetti relativi al monitoraggio e al controllo, abbiamo espresso più volte delle preoccupazioni. L'Assessora De Santis sicuramente ricorderà che abbiamo presentato anche degli emendamenti che sono stati bocciati in Commissione proprio relativi a tutta la parte di controllo e monitoraggio. Questo perché la trasformazione di Finpiemonte consentirà a questo soggetto di avere ancora più autonomia nella gestione dei fondi. L'Assessora, in quell'occasione - abbiamo anche ripercorso un po' i verbali delle Commissioni che sono disponibili on line nella nostra intranet - ha sottolineato come spetti ovviamente al Consiglio regionale e, in particolar modo, alla Giunta, monitorare tutto quello che succede e il modo in cui vengono utilizzati i fondi in Finpiemonte.
Ci preoccupa un po' in questo momento particolarmente cruciale, nel passaggio e nella trasformazione di Finpiemonte in un soggetto che va a operare proprio come una banca, scoprire che sia successo un episodio di questa gravità. Ci chiediamo con quali strumenti ci prepariamo ad affrontare il futuro di questo nuovo soggetto.
Al di là del passato - su quello, ripeto, interverrà la Procura e non sta certo a noi svolgere le indagini - chiediamo al Consiglio e alla Giunta di capire come possiamo agire in modo concreto per evitare che possa ripetersi una situazione di questo tipo. Evidentemente qualcosa non ha funzionato e non possiamo sollevare noi stessi dalla responsabilità del mancato controllo. Siamo venuti a sapere di questi fatti gravissimi soltanto a fatti avvenuti e, tra l'altro, abbiamo fatto presente più volte anche nelle discussioni in Commissione e in Aula, che non vorremmo trovarci di nuovo di fronte alla situazione gravissima come quella che ha coinvolto Eurofidi, che è andata poi a ricadere pesantemente e principalmente sulle spalle dei lavoratori.
La riflessione che ci viene subito in mente è proprio questa, cioè come possiamo evitare che si possa ripetere una situazione del genere.
Chiederemmo quindi di frenare sulla trasformazione di Finpiemonte in un soggetto che potrebbe avere, addirittura, degli strumenti in più di autonomia nella gestione di fondi che, ricordiamo, sono, alla fine, delle risorse pubbliche. Capire come possiamo dotarci di strumenti di controllo più forti e più incisivi per evitare di ritrovarci, nuovamente, di fronte a situazioni di questo tipo, se non addirittura più gravi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO Fratin Gilberto

Grazie, Presidente.
Innanzitutto ringrazio dell'informativa tempestiva già questa mattina in Conferenza dei Capigruppo e ora in Aula da parte del Presidente.
Comprendo il fatto che sia stata chiesta la riservatezza, anche per ragione d'indagine. Quest'Assemblea, essendo politica, credo che debba e voglia andare oltre.
Certamente rimane il fatto che una notizie di questo genere genera preoccupazione, desolazione e in fatto di immagine pesante sulla Regione Piemonte. Finpiemonte è la Regione Piemonte, è un ente pagatore della Regione Piemonte. Poniamoci nella condizione anche di coloro che hanno crediti nei confronto della Regione che vengono vantati rispetto a Finpiemonte.
I motivi delle preoccupazione espresse dal Presidente Chiamparino nella sua comunicazione sono anche i nostri. Su questo non c'è certamente divisione. Un fatto apprezzabile è che sia stata la stessa struttura ad accorgersene al momento della richiesta del rimborso. Poi dico: è stato automatico.
Ho sentito l'intervento della collega Frediani, ma qui siamo in una fattispecie molto diversa da quella che può essere la malversazione. La malversazione avviene con i soggetti incapaci o allegri; qui, se è come risulta da quel poco che abbiamo letto dalle informazioni e dalla relazione che abbiamo avuto durante la Conferenza dei Capigruppo, in questi informativa all'Aula, ampliata anche con il dettaglio delle operazioni dei numeri e, ahimè, dalle firme di un soggetto che non era competente a farle è un'operazione totalmente fraudolenta e tutt'altro che allegra, ma forse l'allegria sta nel fatto di pensare che non emergesse una situazione di questo genere. E adesso, dall'altra parte, di augurarsi che questi investimenti in derivati (o simil derivati, mi pare di capire) provochino la minor perdita possibile. È chiaro che è aperto tutto il passaggio e la valutazione sulle richieste di risarcimento, per quanto sarà possibile ottenerle.
Credo che un elemento debba essere ripreso: che tutto questo avviene a due anni dalla trasformazione in banca di Finpiemonte, quindi con un assetto e un ruolo molto diverso da ciò che era prima. Della trasformazione in banca, l'effetto fiduciario nei confronti degli interlocutori esterni è molto superiore a un semplice strumento pagatore o strumento gestore, così com'era la Finpiemonte precedentemente. È una tegola che cade sul capo della società, che non porta sicuramente bene né all'ente Regione Piemonte né ai piemontesi, in un contesto come questo, dove chiediamo sacrifici a destra e sinistra.
Io mi auguro, da una parte, che le indagini siano il più veloci possibili - ma sono convinto di sì - e dall'altra che però il sistema interno collabori al massimo - così come ha fatto, perché fortunatamente tutto è emerso dall'interno - con l'Amministrazione giudiziaria anche a valutare cose che - il dubbio lasciamocelo - da sole non si fanno, quindi probabilmente non è un'operazione in solitaria.
Pertanto, è giusto che si vada fino in fondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Noi siamo sbigottiti dalle notizie che abbiamo letto sui giornali questa mattina e dalle comunicazioni che ci sono state fatte fin dall'inizio dalla mattinata in sede di Conferenza dei Capigruppo.
Ovviamente condividiamo il riserbo che è stato tenuto su una situazione così grave in pendenza di indagine tesa ad accertare le responsabilità degli eventi che sono stati qui raccontati.
Noi apprezziamo l'azione portata avanti dai nuovi vertici della società Finpiemonte, d'intesa con i vertici della Giunta regionale e gli Assessori regionali per materia coinvolti: hanno fatto bene a sollevare la questione prontamente, investendo formalmente l'autorità giudiziaria per appurare i fatti.
Anche se pare scontato, anche qui attendiamo con fiducia un lavoro della Magistratura che faccia piena chiarezza sui fatti e individui laddove i fatti corrispondano alla realtà, le responsabilità del caso.
Ovviamente sollecitiamo - lo abbiamo già detto - la Giunta regionale, ma soprattutto attraverso la Giunta la finanziaria regionale, a porre prontamente in essere tutte le azioni tese a tutelare l'integrità del proprio patrimonio, tutte le azioni contro tutti i soggetti in qualche modo responsabili di questi ammanchi patrimoniali e di questi fatti dovuti a investimenti che sono fuori dalle policy di una finanziaria regionale.
Condividiamo il mandato dato al Presidente della società di una revisione della struttura organizzativa, con un potenziamento del sistema dei controlli, perché quella che ci è stata illustrata è un'operazione che ammonta a 11 milioni di euro e, in una società come quella, con le caratteristiche di società controllata da Banca d'Italia, è chiaro che deve essere approntato un sistema di internal auditing, di controlli interni e di controlli incrociati tali da rendere non dico impossibile, perché la storia ci insegna che non è impossibile, ma estremamente arduo fare in solitaria un'operazione di questo tipo.
È chiaro che il prestigio della nostra finanziaria ne ha un duro colpo però credo che sia necessario continuare con molta determinazione sulla strada intrapresa, andare a difendere il patrimonio pubblico e andare a perseguire repentinamente e decisamente, anche dal punto di vista patrimoniale, coloro che dovessero risultare responsabili di simili vicende.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Ringrazio il Presidente per l'informativa e credo che, a questo punto sia importante alzare un po' lo sguardo e fare una ricognizione su tutto quello che è considerato pubblico.
Chiedo scusa, faccio una premessa. Per quel che riguarda noi, liberali di estrazione, contano i risultati. In questo caso ci saranno i Magistrati a occuparsi della vicenda, ma quello che conta è che stiamo assistendo a un selvaggio indebitamento di tutti quelli che sono i carrozzoni pubblici e le partecipate.
Non ne facciamo assolutamente una colpa per l'Assessora De Santis in questo momento, ma è chiaro che stiamo parlando di tutto quello su cui, non solo in Piemonte (anche e particolarmente in Piemonte), ma in tutta Italia occorre fare una seria riflessione rispetto a ciò che deve fare il privato e ciò che deve fare il pubblico. Questa riflessione va sicuramente fatta in Italia e dunque sicuramente anche in Piemonte.
Sul caso specifico, come abbiamo detto, aspettiamo che la Magistratura faccia il suo corso e che vengano individuate le responsabilità, ma credo che il dibattito che debba aprirsi veramente sia un dibattito più alto e più ampio - lo ribadisco - su quanto deve fare lo Stato e su quanto devono fare i privati cittadini, di solito, quindi le imprese private.
Questo ci induce a dire che ridurre lo Stato, quindi la ritirata dello Stato, sarebbe quanto mai essenziale anche in questa situazione; lo Stato che "fa banca", anche in questo caso, non si è rivelato così propizio.



PRESIDENTE

Grazie, collega Gancia.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
In generale, il primo commento è quello che, nel momento in cui interviene la Magistratura, il problema è conclamato, quindi la questione grave è che questo sia potuto succedere, quindi che una persona, un Presidente, un Direttore Generale o quello che sia, di alto livello e con alte responsabilità, possa effettuare operazioni di questo genere.
Questo evidenzia un approccio al controllo e alla riorganizzazione, che è stata fatta nella gestione, nella governance di quella che è diventata una finanziaria regionale, che mostra una superficialità. Persino nei dibattiti in Commissione, quando si parlava di questa riorganizzazione, era evidente che la trasformazione finanziaria avrebbe fatto diventare Finpiemonte qualcosa di più libero persino di una banca, perché la finanziaria ha meno vincoli rispetto a certi tipi di operazioni.
Noi eravamo preoccupati che si andassero a fare operazioni finanziarie di estremo rischio, ma qui siamo di fronte addirittura al fatto, appunto che un singolo personaggio altolocato abbia potuto stornare dei fondi, in quantità significativa, effettuando dei semplici bonifici, quindi senza neanche inventarsi spericolate operazioni finanziarie.
È evidente che il problema è grave, perché - mi pongo il dubbio - se non siamo riusciti a impedire di costruire una catena di funzionamento nella gestione dei soldi, in capo alla nostra finanziaria, che impedisse a un singolo di fare dei bonifici in maniera arbitraria, che tipo di controllo abbiamo su tutte le altre operazioni più complicate, che magari permettono, anche attraverso operazioni apparentemente ordinarie, di indirizzare fondi verso situazioni meno chiare? Questo è, appunto, il mondo in cui operano le finanziarie, in cui si opera quando si va a lavorare con fondi di fondi, quando si va a lavorare con fondi che gestiscono imprese o capitali di rischio, quando si va a lavorare sui mercati obbligazionari, eccetera.
Siamo ovviamente contenti che ce ne siamo accorti, ma ce ne siamo accorti quando la cosa era già successa. Perché con un sistema ben congegnato, nel momento in cui si tenta un'operazione fuori dall'ordinario questa non dovrebbe poter avvenire; quindi, è un problema che si dovrebbe imporre all'attenzione di tutti.
A me, a un certo punto, interessa sicuramente cosa farà la Magistratura, però mi interessa molto di più che venga chiarito come sia stato possibile, nella struttura dei controlli, visto che ci eravamo stressati tanto e che ci era stato assicurata una grande attenzione nella costruzione del nuovo soggetto dal punto di vista, appunto, dei controlli sui movimenti interni e sulla gestione dei fondi che venivano messi a disposizione della finanziaria regionale, che una cosa così banale potesse accadere, ossia che, semplicemente, qualcuno si bonificasse i soldi dove volesse lui. Questa è veramente una questione di superficialità spaventosa! Non c'è possibilità di understatement, di cercare di rendere la cosa "felpata": sì, è un problema che affronteremo, la Magistratura indaga e si individuerà il colpevole.
Io vorrei sapere se quei soldi li recupereremo o che cosa succederà perché questi sono soldi che, a oggi, sono sottratti alle finalità che ci eravamo dati con questa finanziaria, che era quella di sostegno non solo al mondo produttivo, ma anche al mondo del sociale. Ricordo che uno degli obiettivi nella creazione della finanziaria era di costruire una capacità di maggiore intervento sul tessuto sociale, oltre che economico, della nostra regione.
Sono spariti dei milioni. Speriamo che questi milioni, in qualche modo li si recuperino, però per adesso sono ammanchi e sono spariti in un modo tutto sommato banale, perché un Presidente, un Direttore di nomina prettamente politica - quindi, ci sono anche delle responsabilità dal punto di vista politico - ha potuto, in totale malafede, bonificare liberamente cifre nella disponibilità della finanziaria che lui controllava.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Abbiamo assistito alle dichiarazioni del Presidente Chiamparino con faccia triste e addolorata, però vorremmo sapere anche qualcosa di più, nel senso che, quando in un'azienda si sbaglia così grandemente qualcuno, di norma, paga, nel senso che c'è l'indagine della Magistratura, ma non è che da un punto di vista anche prettamente politico, ci può bastare.
La nomina del Presidente Gatti - era Vicepresidente - venne fatta nel 2010 da questa maggioranza, che allora era opposizione, cioè dal centrosinistra, in cui sedeva, fra l'altro, come Capogruppo, l'attuale Vicepresidente Reschigna.
Quindi, qualche responsabilità ve la volete assumere oppure, come sempre, fate finta di nulla? "È accaduto, perché noi non potevamo sapere ci sono i cattivoni - che guarda caso però li nominate voi - che sbagliano". E voi siete poi le persone che diligentemente lavorate insieme alla Magistratura.
Cioè, un'analisi di coscienza ve la dovete un po' fare! Nel senso che questo signore, nel 2012, è diventato Presidente, dopo le dimissioni di Freira, e poi nel 2014 l'avete riconfermato.
Dico di più: nel 2017, quando uscì l'articolo della stampa in cui si segnalava il caso della.



PRESIDENTE

Scusi, collega: solo gentilmente, se fate un piccolo sforzo nel non citare cognomi - o direttamente o indirettamente - altrimenti la seduta.



BONO Davide

Ho citato l'ex Presidente di Finpiemonte.



PRESIDENTE

No, no, no. Sto solo dicendo facciamo uno sforzo.



BONO Davide

Ma io gli sforzi sono sempre disponibili a farli. Se li fate anche voi!



PRESIDENTE

Lo sforzo nell'interesse suo, non nell'interesse nostro.



BONO Davide

Certo, certo. Nell'articolo della stampa - penso La Stampa si possa dire - del 20 febbraio 2017, si segnalava appunto questo caso, questa palestra di Collegno con una strana triangolazione. Non si capiva bene c'era dentro anche il CSP, quindi un consorzio informatico piemontese, con in mezzo sempre il dottor Gatti (dottor Gatti si può dire, no?).
Noi quel giorno venimmo in Consiglio regionale - vi ricordate - e chiedemmo, con delle comunicazioni, una risposta del Presidente Chiamparino e le dimissioni dell'ex Presidente di Finpiemonte (lo chiamo ex Presidente). Dimissioni che non arrivarono; ci venne detto: "Ah, ma no: state sereni, che tanto va bene, sono indagini che insomma non minano alla base la fiducia nel ruolo dell'ex Direttore". Poi le dimissioni sono arrivate solo a luglio, tra l'altro dopo che l'ex direttore si era trovato un posto, sembra al caldo, di una nota azienda privata alessandrina.



PRESIDENTE

Scusi, collega, probabilmente non mi sono espresso.



BONO Davide

No, si è espresso bene: non ho fatto nomi. Ho detto l'ex Presidente.



PRESIDENTE

Lo so, ma né indirettamente, quindi non si può fare riferimento a persone o a operati di persone, perché non è una mia.



BONO Davide

E allora, come facciamo a parlare del caso in questione, perché è una persona su cui al momento è aperta un'indagine.



PRESIDENTE

Ed è per questo che ho detto "faccia uno sforzo" e deve parlare del caso.



BONO Davide

Faccio uno sforzo, ma se mi interrompe.



PRESIDENTE

Non è una mia discrezionalità, una mia valutazione, perché poi quello che dice non rientra nelle prerogative insindacabili del Consigliere.



BONO Davide

Mi prendo le mie responsabilità!



PRESIDENTE

Ma io non posso permettere che venga violato il Regolamento, altrimenti devo sospendere la seduta e proseguire a porte chiuse.
Quindi, le ho chiesto solo gentilmente, a lei e agli altri colleghi.



BONO Davide

C'è scritto su un articolo di stampa, c'è scritto su un articolo di la Repubblica, quindi leggo l'articolo?



PRESIDENTE

So che mi sono spiegato e so che lei ha capito.



BONO Davide

Posso leggere l'articolo? Leggo l'articolo direttamente così non do espressioni di parte? E quindi si dice semplicemente che l'ex Presidente di Finpiemonte - lo cito pure, così è contento anche l'autore - perde la testa e lascia il posto al dottor Ambrosini, quindi con spostamento in un'azienda privata nota dell'Alessandrino, Gavio.
Quindi io dico che qualcosa non torna. Io ho visto l'ANSA del dottor Ambrosini; è ovvio che uno cerca di difendere il suo operato, l'operato dell'azienda per cui lavora; tra l'altro, l'autorizzazione ad operare da Banca d'Italia - curiosità - l'ha ottenuta il precedente direttore di Finpiemonte, quindi fa un po' sorridere, anche qualcosa di più, preoccupare posso dire preoccupare? - nel senso che una persona alla quale sono state fatti questi addebiti abbia lavorato per ottenere appunto l'autorizzazione da Banca d'Italia.
Quindi io non sono così sicuro come dice Finpiemonte: "Non succede nulla, l'azienda è solida, cioè la finanziaria - chiedo scusa - è solida andiamo avanti".
Di nuovo: ce la facciamo un'analisi seria di coscienza? Cioè oggi si dice che sono stati portati via cinque milioni più gli investimenti e si arriva a 11, e non si sa cosa succederà, né dove sono andati, con una semplicità disarmante. E noi veramente vogliamo andare a gestire una parte dei soldi del Piemonte per finanziare le aziende, anche sociali, come diceva il collega Campo, con queste modalità? Cioè, diteci quali strumenti ulteriori di tutela sta prendendo Finpiemonte. Un domani, un altro Presidente "perde la brocca" - diciamo così - e può di nuovo fare le stesse identiche cose del precedente Presidente? Io mi auguro di no, cioè dopo un errore del genere, secondo me, politicamente qualcuno di questa Giunta dovrebbe già fare un'assunzione di responsabilità, prendere una decisione magari da parte del Presidente Chiamparino, e magari dire: "Beh, sai cos'è?". Insomma, magari mandarne uno a casa, magari si migliora un po' rispetto a questa barca che mi sembra che, più passano gli anni, più prende acqua. E comunque poi dirci quali sono le misure immediate che si intendono prendere per mettere in sicurezza, da oggi, anzi da ieri, fino a che opererà questa finanziaria.
Poi, fosse per me, l'abbiamo già detto, l'autorizzazione da Banca d'Italia.
Mah, non so: diciamo che non siete molto fortunati con le banche. Dai tempi di Fassino - posso dirlo? - abbiamo una banca, fino a Banca Etruria Monte dei Paschi di Siena, per arrivare alla "banchina" di Chiamparino, la finanziaria di Finpiemonte, ma non mi sembra che siate molto fortunati.
Quindi, un consiglio da amico, per una volta, non da avversario politico è: lasciate perdere, che è meglio, e stiamo tutti più sereni, più tranquilli anzi - ché sereni non porta bene - e continuiamo a fare come avevamo sempre fatto finora.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravello; ne ha facoltà.



RAVELLO Roberto Sergio

Porgo i doverosi ringraziamenti alla Giunta per questa altrettanto doverosa informativa. Esprimo un po' di preoccupazione, ma a margine del merito del dibattito, rispetto alla fuga di notizie. Se eravate in tre a saperlo, alla fine non può che la notizia essere in tre soggetti, tre entità.



(Commenti fuori microfono)



RAVELLO Roberto Sergio

Conteggiavo anche il C.d.A. tra questi: voi, la Procura e, immagino gli organi amministrativi di Finpiemonte.
Al di là di questo, prendo atto del fatto che la Giunta ha fatto il proprio dovere e non poteva che denunciare quanto era venuta a sapere. Per non sono particolarmente soddisfatto della sua relazione, Presidente, e mi creda quando dico che non voglio infierire. Mi rendo conto della difficoltà del momento; mi rendo conto che questo sia un ennesimo passo falso di una legislatura abbastanza travagliata.
Però voglio solo ricordare una cosa, a lei e a quest'Aula, oltre che a me stesso ovviamente: Finpiemonte è una società soggetta alla direzione e al controllo della Regione Piemonte. In che modo la Regione Piemonte ha diretto e controllato Finpiemonte? Questo è il primo punto.
Punto secondo: in che modo la Regione Piemonte pensa di utilizzare i propri poteri di direzione e coordinamento rispetto agli organismi interni di Finpiemonte? In altri termini: che cosa ha fatto e che cosa pensa di fare la Regione Piemonte rispetto a un'evidente distrazione da parte del Collegio sindacale, da parte della società di revisione, da parte della direzione controllo di gestione di Finpiemonte? Credo che, oltre che a fare il proprio dovere, la Giunta regionale debba fare qualcosina di più e debba riferire a quest'Aula, comunque all'azionista di Finpiemonte, che cosa intende fare da oggi a domani, per verificare l'efficienza di un sistema di gestione interna di Finpiemonte che cosa intenda fare per ravvisare non le responsabilità, civili o penali che siano - perché non è compito vostro e non è compito nostro - ma per ravvisare, individuare e correggere le storture e le responsabilità che evidentemente ci sono state e che hanno portato ad una situazione tanto macroscopica.
Il suo ruolo, Presidente, non può limitarsi a questa informativa. Il ruolo della Giunta deve essere certamente molto più proattivo e credo che la discussione non possa esaurirsi quest'oggi. Mi aspetto che la discussione sia spostata in una Commissione ad hoc o, prima ancora quantomeno in una Conferenza dei Capigruppo, ma credo che il Consiglio regionale debba essere chiamato a utilizzare i propri poteri di indagine.
Credo che, non tanto e non solo per capire che cosa abbia portato questo quanto soprattutto per evitare che quanto accaduto possa ripetersi in futuro, la Regione Piemonte debba esercitare tutti i propri ruoli per correggere queste storture, modificare un assetto che evidentemente non è stato all'altezza ed evidentemente rendere Finpiemonte ciò che si vorrebbe che Finpiemonte fosse, cioè un organo al servizio della comunità e non una voragine, l'ennesima tra l'altro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Anch'io ringrazio la Giunta per la comunicazione di oggi in Consiglio regionale, ma anche per l'accortezza di aver fatto una comunicazione all'apertura dei lavori di questa mattina e alla Conferenza dei Capigruppo.
Credo che vi siano due aspetti; uno che evidentemente non ci riguarda ma non è di nostra competenza, che sarà l'indagine che la Procura della Repubblica ha aperto, e che legittimamente possa svolgere il suo ruolo, ci auguriamo con quanta più tempestività e puntualità possibile.
Però ve ne è un altro. Capisco che, in sede di comunicazione, si cerchi almeno di raccontare ciò che è accaduto senza fare altre considerazioni, ma vi è un altro aspetto, che è quello che ci interessa maggiormente, ed è relativo alla modalità dei controlli. È evidente che qualcosa non ha funzionato e mi sentirei di dire - ma io non faccio un'attività ispettiva né conosco approfonditamente questo tema - che è complesso svolgere un'attività simile singolarmente. Oppure, se è potuto accadere che sia stata svolta singolarmente, è l'evidenza di un sistema che non funziona.
Però che cos'è che preoccupa? Se questo fosse accaduto in una piccolissima società partecipata della Regione Piemonte, è evidente che avrebbe avuto la stessa gravità, ma era in qualche modo più comprensibile che potesse accadere. Abbiamo alcuni casi e uno in particolare è quello legato alle ATC, dove con un sistema, anche ingegnoso in certi casi - che l'Assessore Ferraris conosce bene, perché li ha dovuti analizzare - sono distratti milioni di euro. Quindi, anche in questo caso cifre assolutamente consistenti. Ma che, nell'arco di un tempo breve, sia stato possibile, da un certo punto di vista, investire risorse in attività speculative e dall'altra parte, poter fare bonifici verso terzi che nulla avevano a che fare con l'attività dell'ente, questo preoccupa. Preoccupa perché, come dicevano altri colleghi, ci troviamo di fronte a un soggetto che ha fatto una scelta, che è quella raccontata in Commissione con orgoglio, nel senso di trasformare una finanziaria regionale in una banca, e quindi anche con tutti i controlli che il Titolo 106 o 107 (ora non ricordo esattamente) della Banca d'Italia imponeva relativamente alla gestione.
Non è che io sia dall'usare la parola "ispettiva". Ma, come correttamente ricordava il collega Ravello, questo Consiglio regionale ha un compito di indagine, che non si sostituisce assolutamente a quello della Magistratura - ci mancherebbe! - ma che ha una finalità (infatti è previsto dal nostro Regolamento), che è quella di cercare di capire. Il Vicepresidente Reschigna ricorderà che avvenne già con Finpiemonte, e lo utilizzammo all'interno di una Commissione consiliare (lo dico, peraltro anche da componente della I Commissione).
Io credo che un'analisi col Presidente Ambrosini e con gli organi di controllo in sede di I Commissione andrebbe fatta, perché se questo pu avvenire in Finpiemonte, che è la società che dovrebbe avere il maggior controllo rispetto a tutte le altre, il timore è che qualcosa di simile possa accadere anche in altre società (non dico che accada, dico che "possa accadere"). E visto che ogniqualvolta parliamo di società partecipate della Regione Piemonte, completamente o a maggioranza, facciamo riferimento a società che, intanto, hanno una finalità rivolta quasi sempre allo sviluppo economico della nostra Regione, e, in secondo luogo, che utilizzano, in gran parte dei casi, risorse pubbliche (quindi tasse dei cittadini), penso che da questo punto di vista l'attenzione debba essere massima.
Ricordiamo quale fu lo scandalo che avvenne su un'ipotetica mancanza di controlli relativamente ad altri aspetti che hanno interessato questo Consiglio.
Da questo punto di vista, credo che l'allerta non solo debba essere altissima, ma che si debba, in qualche modo, riconoscere che inevitabilmente qualcosa non ha funzionato. E questo qualcosa, ancorché vi siano evidentemente responsabilità individuali, all'interno di un sistema non può essere ascritto solo ed esclusivamente a responsabilità individuali. Perché il pubblico, a differenza del privato, dovrebbe proprio avere quella differenza, cioè quella di tutelarsi, proprio perché gestisce denaro pubblico, affinché qualora vi siano atti individuali che non corrispondono alla buonafede o al rispetto nei confronti di una pubblica comunità, vi siano tutta una serie di strumenti che garantiscano che non possano essere commesse azioni criminali, proprio perché si è all'interno di un soggetto pubblico. Diverso è, per esempio, nel privato, che comunque ha tutta una serie di modalità e di controlli affinché questo non avvenga.
È questo il vero tema. Poi, evidentemente, vi sarà anche un tema legato agli 11 milioni di euro che in questo momento - ribadisco "in questo momento" - non vi sono. Perché, partendo dal presupposto che sono all'interno di quello che dovrebbe essere uno dei motori di sviluppo di questa Regione, sono un problema. Il Presidente Ambrosini dice che non mette in discussione la solvibilità dell'Ente: perfetto, ma sono sempre 11 milioni di euro, sui quali - credo - si dovrà fare un'adeguata riflessione e non derubricarli, in qualche modo, ad un errore in cui si è incappati.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento sulle comunicazioni della Giunta regionale, darei la parola al Presidente Chiamparino, per una breve replica.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Sento l'esigenza di rivolgere due parole di ringraziamento al Consiglio, che ha corrisposto alle mie comunicazioni restando nell'ambito di un tema che è oggetto di un'indagine per fatti molto gravi e che quindi in quanto tali, richiedevano anche una certa sobrietà nella discussione.
Recepisco subito le considerazioni del Consigliere Ravello, con cui mi capita troppo sovente, forse, di essere d'accordo, e del Consigliere Vignale, ma anche del Consigliere Pichetto e dei colleghi del Movimento 5 Stelle, che hanno evocato il tema del sistema dei controlli: farò subito una proposta di approfondimento del tema, da portare in Commissione (con la presenza anche del professor Ambrosini, evidentemente), sia perché io non avrei la competenza per affrontarlo in questa sede, sia perché quella mi sembra la sede più opportuna.
In questo frangente, però, mi preme innanzitutto dire che, comunque, la vicenda è emersa da controlli interni, come ha detto il Consigliere Pichetto. Non è affiorata perché è arrivato qualcuno a dirlo, o perché un uccellino è andato.
Questo lo dico a tutela e a garanzia del fatto che c'è una struttura che sa accorgersi delle anomalie.
In secondo luogo - lo dico rivolgendomi soprattutto al Movimento 5 Stelle - i fatti, ove accertati per quello che a noi risultano, si riferiscono a prima che Finpiemonte fosse trasformata in Ente vigilato (non tutti, ma alcuni sì). Quindi il fatto in sé è irrilevante ai fini della fattispecie che è oggetto di questa indagine.
Aggiungo anche che sul sistema dei controlli, come si evinceva da quello che avevo detto indirettamente (quindi adesso lo dirò direttamente) noi ce ne siamo preoccupati ben prima.
Perché se la gara per l'affidamento del sistema di monitoraggio e di controllo legato al nuovo ruolo di Finpiemonte è stata bandita a gennaio vuol dire che ce ne siamo occupati ben prima che la Banca d'Italia concedesse l'autorizzazione, che, se non ricordo male, è avvenuta all'inizio del 2017.
Dopodiché, questo è un tema serio e non riguarda solo Finpiemonte. Ma intanto, lo abbiamo con Finpiemonte. Io credo sia importante - e quindi lo propongo - portarlo nel più breve tempo possibile in Commissione.
Ho dimenticato di dire che Finpiemonte, fra tutti gli atti che ha predisposto, ha anche approntato, ovviamente, gli elementi per l'azione civile. Questo era giusto che lo dicessi: chiedo scusa, ma era scontato però è bene che si sappia.
Per quel che riguarda, poi, gli effetti sul bilancio, io credo che in sede di discussione evidentemente ci sarà un problema; siamo però al momento tranquilli di poterlo gestire senza effetti pesanti sul bilancio 2018-2019-2020. Mi suggerisce il Vicepresidente che quello non sarà il problema più grande e quindi ce ne saranno altri, di altra natura, più importanti, però credo che questo sia un tema da approfondire propriamente con tutti gli elementi a disposizione.
Finisco dicendo, proprio in conclusione - ma lo faccio senza alcuna polemica, perché voglio rispettare il tono di sobrietà e di approfondimento che ha tenuto tutto il dibattito in Consiglio - che sarebbe abbastanza paradossale se, come ha suggerito qualcuno degli intervenuti, dovesse andare a casa chi ha denunciato i fatti gravissimi che sono oggetto dell'indagine della magistratura.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Chiamparino.
Dichiaro chiusa la discussione su quest'argomento.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Edilizia sanitaria e ospedaliera

"Edilizia e programmazione sanitaria: individuazione fabbisogni localizzazione, dimensionamento, modalità di finanziamento riguardo la progettazione e costruzione di nuovi presidi ospedalieri sul territorio regionale". Richiesta di sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale presentata da Bono Andrissi, Bertola, Berutti, Campo, Frediani, Mighetti, Porchietto, Valetti e Vignale


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale con il seguito dell'esame del punto 2) all'o.d.g. inerente a "Edilizia e programmazione sanitaria: individuazione fabbisogni, localizzazione, dimensionamento modalità di finanziamento riguardo la progettazione e costruzione di nuovi presidi ospedalieri sul territorio regionale".
Nella seduta antimeridiana, dopo la presentazione del Consigliere Bono a seguito dell'intervento dell'Assessore Saitta sono intervenuti i colleghi Bertola, Ravetti e Sozzani. Sono iscritti a intervenire ancora i colleghi Allemano, Andrissi, Vignale, Batzella, Campo e Mighetti.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Torniamo al tema dell'edilizia sanitaria.
Ho chiesto la parola per dire che noi abbiamo globalmente apprezzato l'approfondita relazione svolta questa mattina dall'Assessore, che a mio avviso affronta in modo chiaro il tema, sia sotto il profilo della programmazione che sotto quello dell'approccio puntuale (e quindi distingue diversi modelli a seconda della realtà), ed è caratterizzata da una praticità. La discussione che si è svolta stamane sui modelli di finanziamento, infatti, evidentemente non può prescindere dalle strade percorribili: non possiamo trincerarci dietro a strumenti che non sono attuabili.
Ancora sul piano del finanziamento - poi riprendo gli altri due punti mi sembra evidente che ci sia un interesse del settore privato, laddove si muovono delle strutture complesse come le Città della Salute, a intervenire sugli aspetti di innovazione e sulle nuove tecnologie. Quindi mi sembra anche normale che ci sia una joint venture, in assenza della quale non è possibile naturalmente portare a compimento delle operazioni, se non con il rischio che si perda veramente di vista l'obiettivo.
Su questo punto noi faremo una richiesta all'Assessore, che abbiamo trasferito in un ordine del giorno, che è quella di prestare comunque la massima attenzione al patrimonio delle ASL, perché il fatto che ci sia la concorrenza del privato nella partnership non deve certamente distrarci dalla necessità di gestire in modo oculato e attento il patrimonio. Quindi andranno previste delle clausole che fanno sì che, laddove ci siano dei patrimoni che si mobilizzano, questi vadano a incidere su questa partnership a favore del pubblico, in modo da rendere più sopportabili i canoni e dare chiara evidenza di chi è il regista dell'intera operazione pur sottolineando che è necessaria la collaborazione col privato.
Dicevo degli altri due punti: la programmazione e la flessibilità. La programmazione evidentemente tiene conto di un passato piuttosto ingombrante, perché c'è tutta una casistica di ospedali sovradimensionati o, insomma, fatti senza una vision di qual era la necessità di quel quadrante, o autorizzati e poi sospesi, o fatti in luoghi inopportuni che rendono piuttosto imbarazzante l'argomento.
Mi sembra però che oggi nel "cruscotto" abbiamo visto il Piemonte, il senso di responsabilità nei confronti delle operazioni da concludere e uno scenario in cui ci si muove a partire dai bisogni, dagli esiti e da tutto quello che ha caratterizzato la politica della salute in questi anni e di cui l'Assessore è stato un protagonista.
Aggiungo anche che mi sembra di capire che si vede il Piemonte nella sua globalità, per cui si affaccia un principio di equità tra aree interne aree metropolitane e aree "ex Provincia di Torino". E sappiamo quanto questo Consiglio abbia a cura il fatto che non si creino, appunto disparità tra cittadini privilegiati nell'accesso alla sanità rispetto ad altri. Mi pare che in questa vision e in questo "cruscotto" ci fosse il Piemonte e non la Città della Salute o le Città della salute.
L'ultimo punto che mi porta personalmente - ma anche a nome del Gruppo a dare una valutazione favorevole è quello dell'intelligenza nell'individuare il modello edilizio. Noi, cioè, potremmo discutere ore su qual è l'ospedale ideale e probabilmente atterreremmo su di un ospedale di massimo tre piani, con molto verde, dove gli spazi relazionali sono molto più importanti dei posti letto: tutte cose che sappiamo. Dopodiché questi enunciati bisogna applicarli.
Allora, se è di tutta evidenza che in Città le "scatole vecchie" vanno trasferite in una "scatola nuova" perché non si pone un problema di spostamento dell'utenza (cioè, c'è un problema di efficientamento, ma non certamente di disagio), in altri luoghi privilegiamo altre soluzioni. E quindi facciamo attenzione al fatto che ci siano meno terreni da bonificare piuttosto che terreni non compromessi; facciamo attenzione alla distanza che deve percorrere l'utenza nell'usufruire dei servizi.
Quindi arrivo al caso che lei ha definito Piano direttorio del Saluzzese e del Saviglianese. Sembra ragionevole, in quella sede, fare uno sforzo finanziario, che non è inferiore a quello che si fa nella Città metropolitana per quanto riguarda la Regione, non per quanto riguarda lo Stato, ma questo rimanda alla storia.
Sembra più sensato mantenere l'esistente, che vedrà un ospedale funzionare in rete, naturalmente rendendolo efficiente, riducendo i costi di gestione e colmando alcune lacune sotto il profilo tecnologico, ma quello ha un senso perché consente di erogare servizi di prossimità a una popolazione che è fragile e dispersa. In quel luogo, quindi, non avrebbe senso mutuare il modello della scatola unica, perché serviamo una popolazione molto dispersa e molto fragile.
In conclusione, la programmazione che lei ha messo in campo nella sua illustrazione, la calibratura che ha fatto dei singoli interventi, a seconda degli studi, l'approfondimento che lei ha compiuto personalmente, e che l'IRES ha supportato, e la concretezza nell'individuare strumenti di finanziamento, ci fanno ritenere assolutamente condivisibile questa linea.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
I Consigli straordinari richiesti dai Gruppi di opposizione sono non dico l'unico, ma certamente si rivelano un momento di confronto o, almeno di conoscenza estremamente importante per questo Consiglio.
Dall'insediamento di questa Giunta regionale è la prima volta che noi discutiamo di edilizia sanitaria in termini generali all'interno della nostra Regione e non di singoli aspetti sui quali, peraltro, abbiamo discusso, quasi sempre, su richiesta dei Gruppi consiliari in Consiglio o all'interno delle Commissioni.
Vi sono però due aspetti che mi permetto di affrontare. Uno riguarda il merito delle scelte che avrebbe fatto - e non uso il condizionale a caso l'Amministrazione regionale, un altro rispetto alla titolarità di chi compete fare le scelte.
La competenza di programmazione è una competenza - non solo per quanto riguarda la sanità - del Consiglio regionale; la competenza di programmazione sull'edilizia sanitaria è una competenza esclusiva del Consiglio regionale. Devo dire che faccio difficoltà, ogni tanto comprendere perché le norme all'interno della Giunta regionale siano diverse rispetto a quelle che vigono all'interno del Consiglio regionale come se noi avessimo due Statuti e due Regolamenti differenti.
Se si licenzia un disegno di legge può uscire con una norma finanziaria senza valore economico violando i dettami della legge n. 118, come abbiamo visto ieri pomeriggio; se si fa un investimento relativamente a una competenza del Consiglio è possibile che la Giunta regionale lo faccia senza che ne abbia alcun titolo.
Ho davvero difficoltà a capire se esiste ancora un soggetto che all'interno di questa Amministrazione e all'interno della Giunta regionale eserciti un potere che potremmo definire molto simile a quello di cui abbiamo parlato precedentemente, cioè su chi ha titolo e legittimità a fare un atto.
Questo, guardate, è un aspetto determinante in un'attività di governo.
Altrimenti i singoli Assessorati decidono che una delibera può essere fatta, ancorché non abbiano titolo. Al Governo nazionale, per fare un esempio simile, perché parliamo sempre di un organo esecutivo, chiaramente una competenza è legislativa o di potestà del Parlamento nazionale, ma non è possibile fare una legge in sostituzione. Il Parlamento nazionale ha la potestà del decreto. Anche la Giunta ha la potestà di fare una delibera con i poteri del Consiglio, ma nulla di tutto ciò, a oggi, è stato fatto.
Quando si dice che faremo l'ospedale a Ornavasso o quando si dice che faremo l'ospedale a Moncalieri, o quando si pensa di poter fare, qualora ve ne siano i presupposti, l'ospedale ad Alessandria, o quando si pensa di fare le Città della Salute bisogna che il Consiglio regionale voti. Se non le vota, la Giunta regionale non li può fare.
L'ho già detto, ma lo ripeto in Consiglio perché rimane a verbale tanto chi assume quegli atti, quanto chi li fa assumere, ne risponde anche in termini di competenza. C'è chi è pagato per far sì che le leggi vengano rispettate, che lo Statuto venga rispettato e che le prerogative del Consiglio non vengano violate. Questa è la base per un confronto, che è molto più importante rispetto al discorso del metodo.
Vedete, parto dalla cosa di cui non si è discusso questa mattina. La delibera della Giunta regionale sulle Case della salute ha previsto un investimento di quasi 22 milioni di euro fra il 2017 e il 2018, quindi in anni in cui la Regione Piemonte era già uscita dal Piano di rientro decidendo - chissà chi, per il Consiglio regionale - che si facesse quella di Cigliano, di Biella, di Ponderano, di Torre Pellice e altro.
Io non voglio neanche discutere sul merito della scelta; dico solo che è una delibera che non dovrebbe avere nessun valore o, meglio, è una delibera che non sarebbe neanche dovuta andare mai al voto. Ripeto, lo dico in modo tale che sia chiaro che, avendolo fatto, vi assumete una responsabilità di violazione delle potestà di programmazione. In più, visto che porto avanti questo problema dal 2016, cioè da quando avete comunicato che saremmo usciti dal Piano di rientro e che quindi le competenze sarebbero tornate integralmente al Consiglio regionale, vi è anche una magnifica risposta (che fortunatamente avete dato per iscritto) dove motivate come invece quelle iniziative si potevano fare.
Vi è piuttosto un secondo aspetto, quello di merito, che riguarda la politica di edilizia sanitaria. Ricordiamo che con le risorse derivanti dall'ex articolo 20, o comunque le risorse di carattere nazionale o quelle legate alla legge 78 e quant'altro, non si finanziano soltanto ospedali nuovi: si possono certamente finanziare ospedali nuovi, si possono migliorare gli ospedali esistenti, si possono fare attività di umanizzazione degli ospedali esistenti. Allora, qual è il timore che io mi permetto di sottolineare all'interno del Piano che la Giunta ha fatto e comunicato usando i poteri del Consiglio? Dopodiché c'è anche una maggioranza che si fa spogliare delle sue competenze: contenti voi, noi no.
Soprattutto noi non siamo contenti del fatto che qualcuno vi faccia decidere in conto di terzi senza che voi lo possiate fare.
Ma qual è il timore che abbiamo sulle politiche sanitarie? Che a volte rischino di essere schizofreniche rispetto alla rete di organizzazione ospedaliera, oppure che rischino - ed è il timore che cercherò di manifestare - di andare a rafforzare una politica di ospedal-centralismo di singoli presidi in tutta la regione Piemonte.
La sanità piemontese non aveva ospedali sovradimensionati: aveva ospedali che sono stati costruiti quando c'erano sei posti letto ogni mille abitanti. Se oggi i posti letto ogni mille abitanti sono tre, è evidente che, quando sono stati costruiti, gli ospedali non erano sovradimensionati.
Qualcuno ricorda - il collega Allemano lo ricorda di sicuro - quanti erano i posti letto dell'Ospedale di Bra, di Saluzzo e di Cuneo: erano il doppio di quelli di oggi. Inoltre vi erano alcuni presidi che oggi sono stati chiusi, ma il motivo era molto banale: perché era una sanità che, dal dopoguerra in poi, ha tenuto conto delle difficoltà della mobilità.
A ogni modo, salvo i presidi che negli anni sono stati chiusi o riconvertiti, se noi prendessimo una cartina del Piemonte e indicassimo con un pallino rosso i presidi ospedalieri che ha - al di là della Città di Torino, che ha motivi evidenti: un numero estremamente consistente di presidi - e guardassimo dove sono stati costruiti gli ospedali, questi sono stati costruiti con estrema saggezza dal punto di vista della posizione.
Probabilmente l'Ospedale di Verduno non è certamente un ospedale che, da quel punto di vista, risponde a certi criteri, ma io lo dico in termini di distanze: ogni ospedale piemontese copre un'area territoriale omogenea della nostra regione.
Allora, qual è il rischio? Il rischio, anche con l'ipotesi di creazione di nuovi presidi, è che noi avremo cinque o sei presidi all'interno della nostra regione: i due più nuovi (Biella e Asti), piuttosto che le due Città della Salute (Ornavasso e Moncalieri), più gli ASO di Cuneo e di Alessandra, che diventeranno gli unici otto poli ospedalieri e che attrarranno la gran parte dei pazienti, a discapito degli altri presidi e degli altri territori.
Lo dicevo ieri col collega Ravetti, a margine di una Commissione: se voi prendete i dati economici delle ASL (il numero di prestazioni svolte nei singoli presidi) e prendete i dati dei grandi ospedali, che cosa emerge da questi tre anni? Emerge che le ASO aumentano la spesa, aumentano la produzione sanitaria, in molti casi aumentano anche la spesa per il personale, che è in assoluta controtendenza rispetto alle altre realtà, e invece i piccoli presidi territoriali perdono in personale, produzione sanitaria, ecc. Quindi noi rischiamo di concentrare sempre di più su piccoli presidi tutte le complessità, sia quelle elevate sia quelle medie sia quelle basse, non dando una risposta invece a tutti i territori del Piemonte che, essendo una regione molto grande, necessita anche di parecchi presidi. E se si devono usare un po' di risorse - non ne ho sentito parlare questa mattina - le si usino per rendere migliori gli ospedali da un punto di vista strutturale e da un punto di vista umano, perché certamente si guarisce meglio in camere adeguate. Altrimenti avremo ospedali nuovissimi efficienti e ospedali vecchi che nessuno utilizzerà più.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Parliamo di edilizia ospedaliera.
Sicuramente una traccia ce l'ha data già IRES con un rapporto interessante, uscito nel 2016, dove veniva fatta una classificazione in base alla situazione strutturale di questi edifici, quelli che non potevano più essere ristrutturati. E per quanto riguarda l'edilizia ospedaliera, mi riferisco agli ospedali della mia area di riferimento, in particolar modo a Novara e VCO, visto che a Biella è nuovo e che a Vercelli vi è un ospedale che non è classificato in una situazione critica, come gli altri, però la Città della Salute, l'attuale, diciamo, è classificata con un punteggio decisamente basso, e lo stesso per quanto riguarda Borgomanero, il Castelli di Verbania e l'Ospedale di Domodossola.
Abbiamo, quindi, una situazione dal punto di vista strutturale che viene indicata da IRES come "critica" e che necessita di interventi.
Per quanto riguarda la Città della Salute di Novara, se guardiamo la documentazione fornitaci dall'Ospedale di Novara, constatiamo che si è iniziato a parlare della Città della Salute già dal 2004; l'Ospedale di Novara, come sappiamo, è una struttura di vecchia concezione, suddivisa in padiglioni e, sicuramente, dal punto di vista dell'efficacia della gestione del paziente, non è nella situazione migliore: vi sono percorsi sotterranei lunghi e articolati che impongono dei tempi di percorrenza elevati.
Chiaramente, quindi nel tempo, il Comune di Novara, con interventi dal punto di vista della programmazione urbanistica, ha individuato un'area a sud di Novara, tra la tangenziale e Piazza d'Armi e in quest'area, che in buona sostanza era patrimonio del Demanio statale, ha individuato l'area per realizzare la nuova Città della Salute di Novara, che è un ospedale hub di riferimento per il quadrante nord.
Lo studio preliminare indicava inizialmente 733 posti letto l'Assessore ci ha indicato 711 posti letto. Inizialmente, viene fatto un piano economico-finanziario nel 2013, che prevede un finanziamento pubblico al 76 per cento, e un intervento in partenariato pubblico-privato al 24 per cento. Poi, arriva il decreto legge 50 del 2016, la normativa cambia e cambiano anche decisamente i prospetti economici.
Assessore, noi rimaniamo veramente allibiti, leggendo i dati economici che ci vengono forniti dall'ASO stessa, perché non sono dati che vogliamo presentare come nostra elaborazione: sono dati presenti nelle deliberazioni dell'ASO. E in queste elaborazioni viene presentato il project financing come unica scelta tra partenariato pubblico-privato, perché l'ISI costruendo non dà una certezza di realizzazione dell'opera, perché l'altro tipo di partenariato pubblico-privato non consentiva di mantenere la proprietà pubblica e, quindi, alla fine della concessione. Pertanto, il project financing viene presentato come l'unica soluzione tra i partenariati pubblici e privati, ma questo non è tanto, perché quando si vanno a vedere i dati economici, rimaniamo decisamente allibiti, nel senso che dal momento in cui, nel 2013, quando il finanziamento privato era al 24 per cento, si passa a un finanziamento privato al 70 per cento, il canone totale passa da 446 milioni a 801.
Chiaramente, in un intervento è difficile dare il senso dei numeri però quello che possiamo dire con certezza è che l'incremento netto totale (questo lo dice l'ASO) è di 215 milioni di euro. Perché? Se si vanno a leggere le analisi finanziarie di tutti i partenariati del project financing, che sono stati realizzati in tutta Italia, si può notare che laddove vi è un appalto fatto con metodo tradizionale, dietro al quale c'è un mutuo della Cassa Depositi e Prestiti, del MEF o quello che sia - poi lo vediamo - quindi dove in pratica c'è dietro un mutuo pubblico, i costi delle opere sono decisamente inferiori e credo che lei lo sappia meglio di me. Purtroppo, nel caso della Città della Salute, senza pensare di arrivare al cento per cento pubblico, gli aumenti delle cifre sono decisamente elevati, si parla di 215 milioni.
Considerando che già nel 2013 la copertura arrivava al 76 per cento senza considerare che le aree urbanistiche che riguardano l'Ospedale maggiore e l'altro edificio vicino, sempre più a sud di Novara, potevano dare una copertura finanziaria che, nelle peggiori delle ipotesi, arriva a 34 milioni, che oscilla tra 50 e i 34 milioni, almeno così si dice nella relazione.
Allora noi capiamo che, effettivamente, la copertura con soldi pubblici di quest'opera era prossima al cento per cento, però stamattina lei Assessore, fino a oggi ci aveva detto che fare mutui era impossibile, per per quanto riguarda l'ospedale Unico del VCO, probabilmente verrà fatto un apposito mutuo (queste sono le sue parole) per coprire 43 milioni di euro.
Quello che ci lascia un po' perplessi è che dobbiamo andare a coprire una cifra di 215 milioni in più per realizzare un'opera che potrebbe essere fatta con una cifra decisamente inferiore e con risorse pubbliche, che sono quasi completamente disponibili.
Ovviamente, laddove volete, trovate la possibilità di fare un mutuo e laddove non volete, le aree urbanistiche che si liberano non possono essere valorizzate e non può essere fatto un piccolo mutuo per coprire la cifra mancante.
Il costo in più del partenariato pubblico-privato è un costo che, oltre alla remunerazione del capitolato di gara, prevede anche un costo, indicato nella relazione dell'ASO, di rischio di impresa, quindi c'è un iper finanziarizzazione dell'opera.
Questo si chiama equity e praticamente riconosce al privato un giusto guadagno in qualsiasi condizione.
Questo equity, quindi, è un valore variabile - così ci dicono i tecnici che a seconda delle condizioni, un po' come i derivati, può variare in più o in meno.
Sinceramente non capiamo perché bisogna infilarsi in un'operazione a rischio per remunerare un privato che rischio effettivamente non scorre perché nella realizzazione di un'opera pubblica, qual è un ospedale, io credo che rischi non ne corra.
Questa è la situazione.
La copertura, come dicevo, è quasi al 100 per cento.
Assessore, noi sappiamo che ormai è stata approvata dal nucleo di valutazione, che più volte l'intera opera è stata valutata dal Ministero ed è stata riconosciuta come un'opera fattibile Proprio stamattina ci ha detto che pochi giorni fa è stato dato il via libera definitivo. Noi crediamo che questo sia un grosso problema, anche perché la Regione non si è dotata di un suo nucleo valutativo, ma dovrà dotarsi di un advisor che seguirà il Parco della Salute di Torino e la Città della Salute.
Non si è dotata di un nucleo tecnico pubblico, magari con esperienza su opere di edilizia ospedaliera pregresse, e non ha pensato, come noi più volte abbiamo chiesto, di andare a formare un nucleo che effettivamente consentisse di entrare specificatamente in tutte le questioni tecniche che da qui in poi saranno sempre più gravose.
Noi purtroppo temiamo, guardando i costi dei posti letto degli altri project financing, che saranno superiori a quelli indicati nelle delibere.
Crediamo che la Regione avrebbe potuto fare uno sforzo in più per la Città della Salute di Novara.
Ci auspichiamo, quindi, che in qualche modo venga spiegato quello che effettivamente è il rischio del partenariato pubblico-privato, che tecnicamente è di difficile comprensione, e che venga rivalutata la possibilità, utilizzando l'articolo 20 e i lasciti che sono in essere all'Azienda ospedaliera di Novara, di coprire, con soldi pubblici, la realizzazione dell'intera opera.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Questa mattina ho ascoltato con molta attenzione tutte le informazioni e la relazione illustrata dall'Assessore Saitta sul Piano di edilizia sanitaria, in atto o futuro, della nostra Regione.
Vede, Assessore, quando lei afferma che non ci sono più risorse per gli ospedali, per costruire gli ospedali pubblici, e che l'ex articolo 20 è da tanti anni che non viene rifinanziato, posso comprenderlo. Prendo atto che in realtà, questo ex articolo 20 non è stato più rifinanziato con fondi statali, ma questo è un altro discorso su cui non entro nel merito, perch è un problema che dovete risolvere voi Assessori, visto che governate il nostro Paese, e anche la nostra Regione, come forza politica di maggioranza.
Tuttavia, voglio dire che il fatto che la sua risposta, nell'affermare che non ci sono più risorse finanziarie per gli ospedali e allora si ricorre al partenariato pubblico-privato, sinceramente non mi trova d'accordo.
Ho tante perplessità in merito, Assessore, perché lei dovrebbe sapere che io punto e credo tanto nella sanità pubblica. Ci credeva anche lei tempo addietro, quando sedeva nei banchi di opposizione e ancora dichiara di essere a favore di una sanità pubblica.
E allora, se siamo a favore di una sanità pubblica, non possiamo darla in mano ai privati. La mia paura e le mie preoccupazioni sono tutti questi appalti. Ricordiamoci che tutte le opere che verranno messe in atto nella nostra Regione - poi entro nello specifico dei grandi ed importanti progetti in ambito sanitario - sono un pozzo di denaro. Tutti gli appalti in sanità sono un pozzo di denaro. Poi ci saranno le assegnazioni degli appalti e lei, Assessore, aveva dichiarato - mi sembra l'abbia dichiarato anche questa mattina quando ci dava l'informativa - che il bando dovrebbe essere in primavera.
Tra l'altro, sono tornata indietro nel tempo leggendo i quotidiani e lei dichiarava che, entro tre o quattro anni, il nuovo Parco della salute e della Scienza di Torino dovrebbe essere pronto. Questo mi fa un po' riflettere, perché sono un sanitario e, oltre a essere una Consigliera regionale, di professione faccio l'ostetrica da anni; quindi, mi sta a cuore la sanità pubblica e conosco come funzionano gli ospedali e la nostra sanità.
Quindi, Assessore, dire che fra qualche anno il nuovo Parco della Salute e della Scienza di Torino dovrebbe essere pronto, mi desta forti preoccupazioni e anche perplessità.
Entrando nel merito, ho appreso che, dopo l'Accordo di Programma sottoscritto lo scorso 15 novembre tra la Città di Torino, la Regione Piemonte, la Città della Salute e della Scienza di Torino, l'Università e FSS-Sistemi Urbani e FS-italiana S.p.A., lo stesso Accordo di Programma ieri è stato ratificato con una delibera dal Consiglio comunale della Città di Torino.
Per quanto riguarda Torino e la nuova Città della Salute e della Scienza di Torino, posso comprendere che si voglia riqualificare una zona periferica, che è molto sofferente negli ultimi anni e si voglia rilanciare il commercio, si vogliano costruire dei parchi e rendere più verde la città. Tutto quello che volete, però non abbiamo pensato a quello che diventerà questo Parco della Salute e della Scienza e quali saranno le conseguenze della costruzione di quest'opera.
Entriamo nel merito di questo, Assessore Saitta. Il nuovo Parco della Salute di Torino sarà realizzato nell'area Oval-ex Avio alle spalle del Lingotto, si estenderà per circa 300 mila metri quadrati, avrà - ed arriviamo al merito - 1.040 posti letto ad alta complessità e sostituirà quattro ospedali attualmente in funzione: le Molinette, il Regina Margherita, il Sant'Anna e il CTO, anche se quest'ultimo resterà in funzione come ospedale di media complessità.
Assessore, io le chiedo come mai sono previsti solo 1.040 posti quando attualmente ne abbiamo in totale 2.300-2.400. Gli attuali posti letto ordinari tra il Sant'Anna, il Regina Margherita e le Molinette sono 1.480 più 160 posti letto che vengono garantiti per le prestazioni di day hospital e day surgery; poi abbiamo 419 posti letto nel CTO.
Vorrei sapere che cosa intende, Assessore, quando dichiara che il CTO resterà in funzione come ospedale di media complessità; vorrei sapere che cosa intende per "media complessità" o, meglio, quali sono i posti letto ordinari previsti e quali specialità sono previste per la media complessità che rientrano nei 400 posti letto.
Ci sarà una riduzione, perché voi state tagliando i posti letto ed avete già ridotto 1.300 posti letto per le acuzie, che sono quelli più importanti. Poi ci meravigliamo quando i pronto soccorso sono intasati e non abbiamo più posti letto, quando le barelle e le carrozzine sono piene e utilizziamo le barelle da campo con i pazienti messi per terra. Perché? Perché non abbiamo più posti letto, perché lei, con la DGR 1-600 e quella di integrazione, la 1-924, ha ridotto di 1.300 posti letto per le acuzie. E poi cerchiamo di trovare degli accordi con delle RSA.
Io, tra l'altro, avevo presentato un'interrogazione e le avevo posto questa domanda sui pronto soccorso che sono già intasati e le avevo chiesto quale sarebbe stato il piano di emergenza messo in atto. Lei mi ha risposto che si metteranno dei posti letto a disposizione proprio per le acuzie, per quella fase particolare e delicata di sovraffollamento nei pronto soccorso.
Ma il problema non è questo, perché non verrà risolto, Assessore.
Io le faccio questa domanda. Noi abbiamo degli ospedali di eccellenza nella nostra Regione e nella nostra città, e parlo degli ospedali che fanno parte della Città della Salute e della Scienza di Torino, quali il Sant'Anna, ospedale ostetrico e ginecologico di grande rilevanza non solo nazionale ma internazionale. Io le chiedo, Assessore: i posti letto attuali attivi presso dell'ospedale Sant'Anna verranno garantiti o verranno ridotti quando verrà costruito il nuovo Parco della Salute e della Scienza di Torino? Un altro aspetto importante riguarda il Regina Margherita: abbiamo un ospedale infantile da applaudire, in cui lavorano grandi professionisti vengono da tutta Italia, addirittura anche dall'estero, per operare i piccoli pazienti nella nostra eccellenza. Tutti quei posti letto verranno garantiti, Assessore, con la costruzione del nuovo Parco della Salute? Perché con questo nuovo progetto passiamo da 2.300/2.400 posti letto (anche oltre, se consideriamo i 160 posti letto riservati al day hospital e al day surgery che le Molinette mettono a disposizione tutti i giorni per i piccoli interventi) a 1.040, con una riduzione superiore al 50 per cento (sfioriamo quasi il 60 per cento).
Voi puntate tanto su questo Parco della Salute di Torino: ma perché con questo ospedale si riducono tutti questi posti letto mentre per la costruzione di altri ospedali, come quello di Novara, i posti letto vengono mantenuti? Anche nel VCO i posti letto verranno mantenuti. Per il nuovo Ospedale unico dell'ASL TO5 si parlava di 460 posti letto: non disponiamo ancora di dati certi, ma abbiamo letto le dichiarazioni dell'Assessore apparse in un articolo, in cui si riporta: "Nasce a Moncalieri il nuovo Ospedale unico dall'ALS TO5; avrà 460 posti letto". Però non sappiamo, in realtà, che cosa succederà.
Assessore, questo è il mio appello: prestate attenzione e valutate bene la riduzione di oltre il 50 per cento dei posti letto che volete mettere in atto con la costruzione della nuova Città della Salute e della Scienza di Torino.
Per non parlare, poi, delle attività dell'Oftalmico, che momentaneamente si trovano in Via Cherasco 23 (il vecchio Ospedale Dermatologico che fa parte delle Molinette): che fine faranno quei reparti e quelle attività?



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Io farò specificamente riferimento alla situazione della mia Provincia di provenienza, ossia Cuneo.
L'Assessore ha più o meno illustrato il quadro della situazione: parliamo di tre Aziende Sanitarie Regionali, di due ASL (ASL CN1 e ASL CN2) e dell'ASO S. Croce e Carle.
La situazione è ovviamente articolata, nel senso che da un lato abbiamo quella situazione storica di disagio relativa al completamento del nuovo ospedale di Alba e Bra, anche noto come Ospedale di Verduno. Relativamente a questo, uno degli aspetti che questo Consiglio straordinario ci offre è l'opportunità di chiarire e di avanzare una richiesta all'Assessore: forse finalmente! - vedremo la fine della realizzazione di questo nuovo nosocomio, con una possibile apertura al pubblico alla fine del 2018 o all'inizio del 2019. Rimangono tuttavia alcuni nodi che, a mio parere andrebbero discussi all'interno della Commissione competente; al riguardo mi riallaccerei al tema che ha sollevato il Consigliere Vignale, circa la possibilità di discutere di alcune tematiche di tipo programmatorio all'interno delle Commissioni competenti.
In relazione al discorso sull'ASL CN2, quindi all'Ospedale di Verduno ci troviamo di fronte ad una struttura che, essendo stata concepita agli inizi degli anni Duemila, nasce già un po' vecchia e sovradimensionata tant'è che non più tardi della primavera scorsa ci fu una serie di discussioni a mezzo stampa sulla possibile destinazione di un intero piano dell'ospedale che risulterebbe in sovrappiù rispetto alla programmazione e quindi, a quanto già previsto per il suo utilizzo.
Peraltro, preferiremmo venire a conoscenza della destinazione di questa struttura non attraverso la stampa, ma, magari, attraverso un dibattito di programmazione o di proposte o di confronto all'interno della Commissione competente. Perché l'Ospedale di Verduno, concepito in un'altra epoca e anche con un diverso Codice degli Appalti, è il classico esempio di pessimo funzionamento del modello di project financing, e quindi di partenariato pubblico-privato. È un ospedale che doveva costare originariamente meno di 100 milioni di euro (a tal proposito, devo smentire l'Assessore, perché se non ricordo male nel contratto originario era previsto che le apparecchiature dovessero essere incluse nei 97 milioni di euro), dopodich tutta la serie di problematiche legate alla scellerata scelta della localizzazione.
Ricordo che all'epoca - siamo alla fine degli anni Novanta - il concetto di costruire un ospedale unico tra Alba e Bra, che tutto sommato distano una ventina di minuti in auto l'una dall'altra, era stato visto come un'innovazione positiva. Se si fosse realizzato nella piana laddove c'è la ferrovia, la stazione, la statale di Santa Vittoria d'Alba, e dove oggi è stata realizzata un'enorme area artigianale e commerciale, sarebbe stato tutto un altro paio di maniche, in termini di comodità, di accessibilità e di facilità di realizzazione. Purtroppo, lo zampino ce l'ha messo la politica: poiché nello stesso periodo si costruiva un altro ospedale con l'ASL CN1 a Mondovì, in zona collinare con vista sulle montagne, si decise che anche ad Alba ci doveva essere la vista sulle Langhe. Quindi si scelse una collina dove i piani regolatori non prevedevano neanche l'edificabilità di un semplice capanno, con tutte le conseguenze del caso: lievitazione dei costi, migrazione progressiva dell'ospedale sull'altro versante, verso luoghi tendenzialmente più stabili e, infine, soluzione di palificazioni costose che quindi hanno prosciugato i soldi disponibili per la realizzazione dell'opera.
Poi ci sono state varie vicissitudini - ma è inutile ripercorrerle con i costi che sono lievitati agli attuali oltre 160 milioni, cui si andranno ad aggiungere i 25 milioni che ha citato l'Assessore per quello che riguarda le attrezzature. Voliamo quindi felicemente verso i 190 milioni di soldi pubblici per la realizzazione di un ospedale dove il privato, se va bene, ne metterà diciannove - li metterà veramente? - tant'è che l'anno scorso ci fu anche la contestazione direttamente dall'Ufficio dedicato della Presidenza del Consiglio sulla sostenibilità economica del conto economico vero e proprio dell'Ospedale, anche in relazione ai ritorni garantiti al concessionario (cosa che portò alla ridefinizione della convenzione, ecc.).
Abbiamo dunque un esempio - è tra l'altro pendente una denuncia alla Corte dei Conti - di cattivissima gestione di un partenariato pubblico privato, che speriamo non si vada a ripetere su quei nuovi partenariati di ben altro importo. Quindi, se dovessimo replicare un disastro simile a quello di Verduno sulla Città della Salute di Torino, schizzeremmo, come costi, sopra il miliardo di euro, oltre ai tempi mostruosi di realizzazione.
Nel fare chiarezza sul discorso dei costi, tra l'altro, ricordo che per quella struttura, una volta che sarà costruita, mancheranno comunque la strada di accesso che ancora deve partire (speriamo che parta il cantiere) e la viabilità provinciale di accesso che, in più, è condizionata alla riprogettazione dell'autostrada, che deve vedere uno svincolo in costruzione in quell'area. Infatti, nel momento in cui poi partiranno anche quei lavori lì, è tutto da capire.
Questo, quindi, è uno degli elementi critici che incidono sull'edilizia sanitaria della Provincia di Cuneo, su cui speriamo ci sarà più confronto e più trasparenza.
Ricordo che nel 2014, solo per scoprire il piano economico di quell'ospedale, sono dovuto andare in Assessorato a vedermi i faldoni perché alla richiesta di accesso agli atti non mi veniva data risposta.
Pian pianino forse i rapporti sono migliorati, c'è una maggior abitudine anche a condividere le informazioni e speriamo che nasca anche una consuetudine a lavorare, magari, sulla discussione di quello che si vuole fare sulla programmazione, cosa che sarebbe competenza di questo Consiglio.
Faccio una breve panoramica anche sul discorso delle altre due ASL cuneesi. È bellissimo il progetto o, meglio, è ottima l'idea che ha avuto il Direttore generale dell'ASL CN1 nella ristrutturazione dell'Ospedale di Savigliano che di fatto, nel momento in cui sarà realizzato - io ho visto lo studio di fattibilità - sarà anche tendenzialmente meglio attrezzato dell'ospedale di Cuneo, in quanto la parte nuova che verrà realizzata avrà tutti i presidi moderni e anche la strutturazione a cosiddetto "quinto corpo intermedio" (se non ricordo male), che permette l'efficiente interazione di tutti gli elementi nel funzionamento del presidio.
La cosa che dispiace, però, è la narrazione che è stata costruita su quest'opera. Tenete presente che noi in quell'area dell'ASL CN1 avevamo in realtà tre ospedali: Savigliano, Fossano e Saluzzo. Ora abbiamo razionalizzato, abbiamo dovuto intervenire con quello che si chiama "riordino", ma che è stato un taglio deciso (soprattutto dei servizi e dell'organizzazione delle strutture ospedaliere). E, di fatto, di tre ospedali ce ne rimane uno: Fossano è un polo riabilitativo e Saluzzo è chiamiamolo così - un ospedale di territorio, un qualcosa di ibrido che non è un ospedale e che ha al suo interno una Casa della salute e alcune strutture di eccellenza su cui certamente si investirà; può andare bene per il territorio, è sicuramente una soluzione che fa sì che quello che c'è venga usato al meglio con un investimento non eccessivo (quindi tanto di cappello a chi è riuscito a concepire questa cosa), ma io sottolineo che stiamo puntellando una situazione che al prossimo giro di tagli porterà via qualche altro pezzo. Inoltre, poi, mi chiedo che cosa succederà - se mai Verduno funzionasse appieno - dell'Ospedale di Savigliano, che non è così lontano da Verduno.
Faccio un'ultima battuta sull'Ospedale di Cuneo. Ricordo che l'Ospedale di Cuneo è stato negli anni oggetto di significativi interventi di ristrutturazione, sia nella parte "Carle" oltre Stura sia nella parte sita su Cuneo altipiano, dove è stata realizzata una struttura nuova, sono state rifatte le sale parto e sono state spese decine di milioni. Quindi, sotto questo profilo, anche su questo punto noi spereremmo - visto che le ipotesi sono le più varie - che la Regione si faccia attrice propositiva dal punto di vista programmatorio nell'individuare quale possa essere una soluzione seria, con un occhio a un'evoluzione verso il futuro delle strutture ospedaliere del capoluogo cuneese o, meglio, del cosiddetto hub dell'attuale Provincia di Cuneo; anche perché - e vado alla conclusione l'Ospedale di Cuneo è appunto l'elemento centrale dell'attività sanitaria ospedaliera della Provincia di Cuneo, quindi non può essere lasciato all'improvvisazione, che ha purtroppo determinato la situazione delle strutture nuove nella Provincia di Cuneo come sono oggi distribuite.
Ci aspettiamo, quindi, che si consultino chiaramente le realtà territoriali, ma che le decisioni vengano prese in maniera strategica e attenta in Consiglio regionale e con un occhio alla programmazione futura.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Volevo fare una riflessione un po' più ampia, un po' più riferita all'ambito pianificatorio di queste operazioni. Ambito pianificatorio che è sempre un po' messo da parte quando si parla di edilizia sanitaria e quando si parla di politiche di edilizia sanitaria su un territorio così vasto come è la regione Piemonte. Secondo me, a torto.
Questo dibattito si sviluppa, grossomodo, e si concentra su progetti che, in questi anni, sono progetti di accorpamento di diversi ospedali e creazione di ospedali unici. Questi processi sono necessari, perch sappiamo bene quali sono le nuove tendenze della pianificazione sanitaria cioè accorpare e rendere più efficienti degli ospedali che, un tempo, erano frammentati e davano servizi minori, ma tralascia una questione secondo me fondamentale: ogni volta che spostiamo sul territorio un punto di erogazione di servizi, si modifica l'utenza di quel bacino di servizi. Per questo bisognerebbe ragionare in senso un po' più ampio.
Anni fa, quando frequentavo gli studi universitari, ho avuto la fortuna di incontrare un geografo molto importante, il professor Vallega, uno dei massimi esponenti di geografia regionale che avevamo in Italia. Nel suo corso ho potuto approfondire tematiche che riguardavano una pianificazione che non è strettamente urbanistica, ma di ambito più vasto. Una pianificazione regionale, che si deve articolare su delle strutture a rete.
Strutture a rete che erano un po' l'impostazione su cui viaggiava la delibera 1-600. Noi abbiamo tanti presidi, abbiamo presidi che hanno dei caratteri di importanza maggiore e altri di importanza minore, che danno servizi diversi.
L'impostazione dello studio delle reti si basa su nodi, poli e sub-poli che hanno un'importanza diversa dal maggiore al minore. Con i parametri di legge che siamo tenuti a rispettare, abbiamo anche un'idea di quali sono le dimensioni che devono essere sottese alla creazione di questi nodi più importanti e poi, via discorrendo, con i DEA di primo livello e gli ospedali di territorio.
Abbiamo la percezione e la possibilità di quantificare quanti, ad esempio, centri hub dobbiamo definire in Piemonte. Su questa base dovremmo costruire una carta dislocazione dei punti di erogazione, in funzione della densità abitativa e del bisogno sanitario che abbiamo in questa regione.
Su questa base possiamo costruire, effettivamente, una carta dei bisogni effettivi e una carta che ci accompagnerà negli anni a seguire. Una carta che non è quella che accompagnava la delibera 1-600, la carta dei tempi di percorrenza, ma è una carta che dà una situazione ideale della collocazione dei vari punti di erogazione dei servizi sanitari e, in particolare, di quelli dell'emergenza.
È sicuramente una carta teorica, che deve essere contemperata con la pratica e la situazione reale delle cose e delle strutture esistenti, ma questo ci serve a non fare delle scelte sbagliate. Le scelte sbagliate sono creare degli ospedali, ospedali nuovi magari molto belli e molto funzionanti ma che, di fatto, sono ospedali collocati in punti non strategici o che vanno in conflitto con la pianificazione successiva. In passato, abbiamo creato degli ospedali che tendevano a essere concorrenti tra di loro, per la loro posizione geografica. L'errore che non dobbiamo fare è proprio questo.
Se noi, sin da oggi, non con un libro dei sogni, ma con un libro che sia effettivamente molto aderente alla realtà, costruiamo una rete, una carta di quelle che sono le future scelte della localizzazione degli interventi di razionalizzazione della rete, potremmo fare un ottimo lavoro non domani, ma nel prossimo futuro.
Chiaramente, c'è un concetto di micro-localizzazioni di questi interventi. Concetto che deve contemperare a un'altra serie di questioni.
Prima di tutto ci mettiamo i trasporti. La questione dei trasporti è fondamentale. Fondamentale da un lato per accedere a queste strutture in tempi brevissimi, quando si tratta di trasportare dei malati, quando si tratta di emergenza, ma c'è anche un'accessibilità ai trasporti diversa un'accessibilità ai trasporti dell'utenza più di routine, delle persone che visitano i malati ricoverati, delle persone che accedono a servizi ambulatoriali o ad altri servizi che sono concentrati in queste sedi. Ma a questo dobbiamo aggiungere altri fattori, perlopiù di tipo ambientale: chiaramente non possiamo inserire un ospedale vicino a un'industria inquinante; non possiamo mettere un ospedale in una zona in cui l'inquinamento acustico è un fattore rilevante; come altri colleghi hanno ricordato, dovremmo evitare di inserire un ospedale in punti dove siamo soggetti a esondazioni o a terreni agricoli non ancora compromessi.
Evidentemente, va prediletta la scelta di riqualificazione di aree già edificate.
Altro fattore: dismissioni e recuperi. Sappiamo bene come è finita a Verduno, per esempio, con la questione relativa alla dismissione dei vecchi edifici: erano previste delle entrate dovute a queste dismissioni, ma molto probabilmente queste dismissioni non avranno la stessa capacità di concorrere alla spesa per la nuova sede dell'ospedale come era stato previsto.
Su questo fronte, secondo me bisogna lavorare in una maniera un po' più avveduta, ma soprattutto bisogna colloquiare con le altre strutture pubbliche. Pochi giorni fa ero all'Agenzia del Demanio per altre questioni e sono venute fuori cose interessanti rispetto al territorio piemontese.
Noi, come Regione, ci siamo avventurati, anni fa, nella costruzione della sede unica - questione, purtroppo, non ancora terminata - per fuggire da quella logica di utilizzazione di immobili in affitto, dal pagamento di affitto. Molte realtà della Pubblica Amministrazione utilizzano, appunto degli immobili in affitto; in affitto da privati o da fondi immobiliari che sono a partecipazione mista pubblica e privata, ma non hanno degli immobili propri, oppure non hanno degli immobili che possono affittare da altre Amministrazioni pubbliche tout court. Quindi il mio invito è ad approfondire questa necessità di immobili da parte delle altre Amministrazioni.
Banalmente, dalle Agenzie delle Entrate alle Forze dell'Ordine, tanti elementi della Pubblica Amministrazione e del nostro Stato hanno bisogno di collocazione all'interno di edifici che non siano privati; per questo forse è necessario lavorare su banche dati (che in parte ci sono già, come le banche dati del demanio). È veramente importante aderire a questi strumenti come Regione e come Comuni per far sì che queste banche dati siano effettivamente uno specchio della realtà dell'offerta di beni che altrimenti, potrebbero essere lasciati in disuso, lasciati improduttivi e che, anziché diventare una risorsa da inserire nei Piani per sostenere le nuove sedi degli ospedali, diventano un costo aggiuntivo e di fatto uno sperpero di denaro pubblico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Vicepresidente Ruffino in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Io parlerò delle strutture che si trovano nell'Area Metropolitana e in particolare delle strutture ospedaliere di Giaveno, Avigliana, Pomaretto e Torre Pellice; un capitolo a parte è per Susa, poi dovrei spingermi anche verso Briançon, nonché parlare degli ospedali di Moncalieri, Chieri e Carmagnola. Ospedali senza futuro: li chiamo e li definisco in questo modo proprio per l'incertezza che li contraddistingue; ospedali che per continuano a funzionare e che necessitano di interventi, pur avendo un fine vita non distante (poiché non si conosce la data relativa alla nascita dell'Ospedale Unico, in questo caso si continua a intervenire).
Allora, ragionando sugli ospedali e sulle strutture ospedaliere che ho citato, mi viene da pensare a una costante, che è quella delle incognite di un futuro che non si sa sin dove arriva, e come arriva, chiaramente in mezzo a indecisioni e fragilità.
Emblematico è l'Ospedale Oftalmico, con interventi importanti in questi ultimi dieci anni (ne ho contati trenta, possono essere qualcuno in più o in meno); interventi che hanno elevato lo standard di questo ospedale, per lo hanno elevato invano, perché siamo allo sbando: quello che noi e i piemontesi definiscono lo "spezzatino", oppure la "frittata", una frittata sicuramente mal riuscita.
Ho pensato molto al tema dell'analisi sulla popolazione, sui reali bisogni che potrebbero permettere una definizione per il futuro delle nostre strutture e, magari, anche generare una maggiore sicurezza nelle popolazioni, ossia su ciò che c'è o ci sarà. È difficile capire oggi che cosa c'è, sicuramente ancora di più che cosa ci sarà, soprattutto se pensiamo a 30.000 persone con disabilità, a malati psichici non autosufficienti e con disabilità intellettiva, in attesa di ottenere delle prestazioni sanitarie.
Noi possiamo continuare - dico noi, ma non mi sento parte di questo gruppo - a fingere che non esistono, oppure possiamo immaginare i luoghi di ricovero.
Il tema della continuità assistenziale a bassa intensità; la necessità di adeguarla, perché la bassa intensità non trova mai il paziente ideale: quando abbiamo le dimissioni, questo paziente non si sa mai dove va a finire e quindi i disagi per il paziente e per le famiglie sono davvero troppi. Qui certamente c'è il tema della dignità del malato.
Poi c'è l'aspetto toccato in questa mattinata e parte del pomeriggio di lavoro: il partenariato pubblico-privato. Rientra nella programmazione di questa Giunta, rientra tra gli strumenti che si vorranno adottare? Non mi è chiaro, ad esempio, per quali tipi d'intervento.
L'Ospedale di Venaria Reale? Un'opera che va a rilento. È già stata inaugurata, in qualche modo, forse, anche più di una volta, però fatica a dialogare con il territorio, rischiamo di avere un ospedale che sorge e magari, con la mancanza del parcheggio e dell'area circostante.
Poi la domanda: che cosa si farà a Venaria Reale quando terminerà questo ospedale? La Regione Piemonte si contraddistingue come area con popolazione più anziana d'Italia; tra il 2001 al 2014 abbiamo avuto un aumento vertiginoso della popolazione anziana. Allora, forse, questi numeri sono quelli su cui occorrerebbe ragionare per poter programmare.
Le strutture sanitarie, che ho citato all'inizio del mio intervento presto saranno "cattedrali nel deserto", ma noi continuiamo ad avere i nostri 30.000 concittadini che sono in attesa di un letto. Ricordo Giaveno Avigliana, Pomaretto, Torre Pellice e aggiungo Venaria.
All'edilizia sanitaria sicuramente unisco la tecnologia importantissima. Credo che una tecnologia all'avanguardia sia quella che ci possa permettere di avere i migliori medici; una tecnologia all'avanguardia è meno soggetta a guasti, magari utilizzata per tempi più lunghi potrebbe portarci a immaginare che ci sia una riduzione delle liste d'attesa ovviamente con un numero adeguato di medici e infermieri.
Un'altra domanda all'Assessore. La centralizzazione delle gare. Lei le ha definite, in un'intervista, una scelta coraggiosa, ma è una scelta che tarda ad avviarsi o ad avverarsi, dipende come preferiamo definire questa sua dichiarazione. Rimane sempre il tema dei posti letto carenti; emerge abbastanza chiaramente l'intenzione di non provvedere ad aumentarli, rimane poco chiara la fisionomia delle strutture, di cui ho parlato; rimane altrettanto nebuloso il metodo con cui si vorranno ridurre le liste d'attesa, i tempi di intervento sul Parco della Salute e il silenzio sull'Ospedale Unico.
Confesso che, essendo fermamente contraria alla realizzazione dell'Ospedale Unico, soprattutto con le modalità che ci sono state raccontate e il luogo, forse questo aspetto potrebbe tranquillizzare, ma l'Assessore non ha ancora detto che ci rinuncia e, quindi, continuiamo ad avere questo punto interrogativo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ruffino.
Se non ci sono altri interventi, la parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La Consigliera Ruffino ha posto alcune questioni, per la verità abbastanza imprecise, ma avremo modo di parlarne, perché oggi il tema era riferito all'edilizia sanitaria. Penso a SCR e credo che tutti abbiamo letto il risultato ottimo dell'accentramento delle gare in sanità. Sono state anche indicate le cifre, il fatturato è cresciuto; in ogni modo avremo presto in Commissione una precisazione su tutte le gare d'appalto che sono state fatte da SCR a livello di aree di coordinamento.
Ritorno al tema dell'edilizia sanitaria.
Parto dall'intervento del collega Mighetti, perché facendo riferimento a un suo professore, ha indicato alcuni criteri che nell'geografia economica diventano fondamentali per le localizzazioni. È chiaro che i criteri sono quelli o sono altri parametri, ma si tratta di fare delle scelte di tipo razionale.
Per quanto riguarda la sanità, c'è un cambiamento ed è sempre difficile rendersi conto cosa è avvenuto negli ultimi anni. Normalmente, la programmazione regionale, se così vogliamo definirla per quanto riguarda la sanità nel nostro Paese, guardando indietro, è avvenuta con la programmazione? Oppure utilizziamo impropriamente il termine programmazione? Forse, lo utilizziamo impropriamente.
Probabilmente, non c'è stata programmazione, ma non è soltanto il tema che riguarda la Regione Piemonte, è il tema che riguarda le Regioni italiane. Abbiamo chiamato "programmazione" documenti come i Piani Socio Sanitari, documenti che hanno avuto il significato di dare un inquadramento più di carattere ideologico di processi, ma penso che questo non sia avvenuto in edilizia sanitaria. Io mi posso fermare alla mia esperienza qui, prima all'opposizione; non credo - oggi abbiamo un risultato - che la scelta dell'Ospedale di Verduno sia un esempio di straordinaria programmazione. È certo che la vicenda dell'ospedale di Biella non è certamente una scelta straordinaria, in termini di dimensionamento e di programmazione.
Nel 2014 è stato sottoscritto, tra le Regioni e il Governo, il cosiddetto Patto per la Salute, che noi normalmente lo consideriamo un fatto puramente normativo e teorico.
Che cos'è il Patto per la Salute? Di fatto è la cessione di competenze da parte delle Regioni, in tema sanitario, perché hanno dimostrato l'incapacità.
Nel momento in cui, nel Patto per la Salute, con il DM 70, si incomincia a fare la gerarchizzazione dell'ospedale - hub, spoke territorio - si dice quali sono i bacini per ogni ospedale; se conto questa gerarchia, se viene stabilito che cosa deve avere un ospedale hub o un ospedale spoke, e quali sono le condizioni, vuol dire che, di fatto, sono state stabilite, per una condivisione tra Regioni e Governo, delle regole.
Quelle, sì, sono regole di programmazione; sono regole non complete e non totali.
C'è poi sicuramente il tema dei trasporti e delle altre variabili dette; però, dal punto di vista della programmazione sanitaria, quello è un documento che può avere dei limiti. In ogni caso, rappresenta un po' il fallimento della programmazione edilizia sanitaria e del sistema sanitario e stabilisce delle regole che oggi bisogna applicare.
Ora, per quanto riguarda le questioni che ci riguardano, le scelte che abbiamo indicato sono coerenti con quel disegno e con il Patto che abbiamo fatto con il Governo, con la cessione di competenze che oggi noi utilizziamo, e sono coerenti con la programmazione, quindi col DM 70, che per noi vuol dire la 1-600.
È un cambiamento rispetto al passato, nel senso che sono regole forti anche di carattere numerico, e non sono sicuramente secondarie.
Questo è un elemento di novità che mi piace ricordare, altrimenti, se non ci fossero - come succedeva prima del 2014 e prima ancora della legge Balduzzi - indicazioni di carattere quantitativo, per quanto riguarda alcune patologie dove era indipendente la presenza dall'utenza e dagli esiti, perché si è trattato di questo nel passato, non sarebbe un limite riguardante qualche forza politica, ma riguarderebbe tutto il sistema.
Oggi, quindi, abbiamo un quadro di riferimento.
Sicuramente posso dire - non l'ho detto prima - che ciò che abbiamo indicato con questo pragmatismo e realismo, perlomeno quella parte lì, è una parte coerente con la programmazione, così come è stata definita nel Patto per la Salute.
C'è poi il tema dei trasporti. Anch'io penso che occorra completare questi ragionamenti con qualche elemento e qualche parametro di carattere aggiuntivo, però il metodo è sicuramente questo.
La seconda questione è relativa a una considerazione che vorrei fare.
Ho sentito dire: Verduno - e va beh, sappiamo - Valle Belbo, sappiamo le opinioni e i giudizi. È chiaro che a nessuno viene vietato, anche all'opposizione, di dire: "Non completiamo Verduno". Non è vietato dirlo.
Poteva anche essere detto, ma non mi pare che le posizioni siano queste cioè chi ha un ruolo di governo poteva immaginare di lasciare questo cantiere di fantasmi? Chi poteva farlo? Anzi, mi chiedo chi poteva proporre di non mettere investimenti per il completamento di Verduno.
Dopodiché si può criticare, ma Verduno andava fatto; dopodiché è stata una programmazione sbagliata e dobbiamo anche occuparci di questo tema.
Questo per dire che anche sulle altre questioni è chiaro che chi è in maggioranza deve preoccuparsi di risolvere i problemi, e per forza di cose avendo fatto anch'io minoranza, so che si è più liberi quando si è minoranza, però che cosa vale la pena dire? Noi abbiamo indicato l'unica modalità possibile per fare questi ospedali. Se c'è qualcuno che è in grado di dire, ma con una proposta "i soldi li prendo da una parte e li metto qua", lo faccia, altrimenti vuol dire che i rilievi fatti - mi riferisco ad alcuni interventi, non tutti, del Movimento 5 Stelle - sono solo per dire che gli ospedali non si fanno. Allora si fanno con i soldi pubblici? Ne abbiamo parlato questa mattina: non ci sono. Dire che si fanno con i soldi pubblici, totalmente pubblici, vuol dire illudere, vuol dire essere contrari. Punto.
Bisogna essere sinceri.



(Commenti fuori microfono)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

No, è così.



PRESIDENTE

Non discutete tra di voi. L'Assessore vi ha ascoltato senza interloquire.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Vuol dire che si è contro l'ospedale del VCO; vuol dire che si è contro.
Vuol dire che si è contro queste indicazioni, che magari non sono condivisibili, perché non ci sono altre motivazioni.
Questo è il tema vero. Allora, anziché dire "sì, sono d'accordo, ma la modalità deve cambiare", di fatto quest'impianto vuol dire, grattando bene su un po' di equivoco, che l'opinione è di non fare le strutture ospedaliere.
C'è chi li vuole fare e chi non li vuole fare. Punto. Questo mi sembra in termini di semplificazione.
La terza questione è relativa al tema di cui ha parlato anche il Consigliere Sozzani.
Ne abbiamo discusso parecchio, ci conosciamo da parecchio tempo, per non si può essere statalisti o liberisti a giorni alterni.
Ricordo che c'è stato un momento in cui era tutto privato; poi a un certo punto era tutto pubblico. C'è un problema anche d'impianto di carattere politico.
Alla fine, aggiungo quello che ho detto all'Ordine degli Architetti quando mi sono incontrato anche con il Collegio dei Costruttori. Oltre a essere una necessità, il partenariato pubblico-privato, cioè la presenza del privato, oggi è un vantaggio, perché voglio sapere chi è in grado di dirmi che per gli ospedali realizzati attualmente con il finanziamento pubblico abbiamo fatto delle cose straordinarie. Se c'è qualcuno che mi dice che abbiamo fatto delle cose straordinarie con l'ospedale di Verduno me lo dica. O se qualcuno è in grado di farmi altri esempi in cui gli ospedali pubblici con le modalità classiche sono stati una cosa straordinaria, me lo dica. Sono curioso di saperlo.
Avere la presenza del privato nella realizzazione dell'ospedale è una modalità innanzitutto per introitare conoscenze e know how, che non sempre la Pubblica Amministrazione ha. E ripeto che non sempre ha e, quindi, è un modo per introitare questa cosa.
L'altra motivazione è che con il partenariato pubblico-privato - adesso non voglio dire dei rischi e dei problemi e non voglio dire che è straordinario - il meccanismo del pagamento del canone al momento del trasferimento è un incentivo a realizzare velocemente un ospedale.
Guardo evidentemente gli esempi che hanno dato risultati positivi, per ho guardato anche i problemi che sono nati laddove gli ospedali in partenariato pubblico-privato non sono stati realizzati.
Le questioni sono principalmente due.
Dal punto di vista urbanistico, la localizzazione non consentiva la realizzazione dell'ospedale, per cui si è fatta la gara e poi sono iniziate le procedure per le varianti urbanistiche. È chiaro che a quel punto i tempi si allungano e diventa una cosa infinita, e non si sta in quei tempi.
E l'impresa, dal suo punto di vista, dice: "Sì, mi avete detto tre anni, ma se non posso farlo, parto dal momento in cui c'è la variante".
Un altro problema nato in altri ospedali dove c'è stato un contenzioso con l'impresa di partenariato pubblico-privato riguarda la bonifica. Mi pare sia successo nel Milanese, dove è arrivata l'impresa che ha vinto la gara, però bisognava fare la bonifica, quindi c'è stato un contenzioso.
Per il Parco della Salute e Novara per evitare questi errori abbiamo preferito fare l'operazione di bonifica dal punto di vista pubblico e consegnare all'impresa i terreni liberi e pronti per essere realizzati anche dal punto di vista urbanistico. Poi magari capiterà qualcosa, non lo so, ma per le due questioni fondamentali che hanno rappresentato un vincolo nei tempi di realizzazione, per quello che abbiamo potuto immaginare abbiamo perlomeno cercato di rimuovere le difficoltà.
Per quanto riguarda la questione della programmazione, ne ha parlato il Consigliere Vignale e l'ho già anticipato: porteremo un atto completo di aggiornamento dell'edilizia sanitaria, ma anche di ricognizione e di aggiornamento per le parti che erano già contenute nel vecchio piano.
Questo lavoro sarà fatto ed era una richiesta avanzata, per cui ho voluto cogliere questa occasione per dire che siamo d'accordo e che ci arriveremo quanto prima.
La collega Batzella poneva un problema relativamente ai posti letto del Parco della Salute, e mi pare che la questione sia oggetto anche di una mozione di accompagnamento.
Il Parco della Salute di Torino non è soltanto un nuovo ospedale.
Abbiamo detto sin dall'inizio che l'ospedale è un pezzo di un progetto molto più ampio, nel quale c'è la ricerca, c'è l'Università e quindi si tratta di un progetto molto più completo. La parte ospedaliera sarà la sede delle complessità ospedaliere, per cui quando abbiamo definito il numero dei posti letto l'idea è di questo tipo: complessità al Parco della Salute poi ci sono i 450 posti letto del CTO. Poi pensiamo anche a una ridistribuzione sul territorio della città di Torino della media complessità, anche perché mi veniva detto poco fa che, a parte i momenti di punta, se guardiamo la Città della Salute, il tasso annuale di occupazione dei posti letto - non nei momenti di punta, perché in quei momenti ci sono problemi e lo sappiamo perfettamente - è intorno al 70/72 per cento.
Quindi, il sistema torinese è in grado di fare fronte ai fabbisogni tra quello che è previsto dal Parco della Salute più quello che sarà il CTO più questa ridistribuzione, nella quale c'è anche Moncalieri.
Moncalieri è un pezzo del disegno più complessivo che riguarda anche il Parco della Salute, nel senso che è un ospedale importante che serve anche per questo, per cui è necessario che le cose vadano insieme. Non abbiamo assolutamente dimenticato questo aspetto, che è importante.
In ogni caso, resta sempre il fatto che c'è ha una logica che succede a me (non voglio dire che succede a tutti, ma succede a me): se devo programmare qualcosa per il futuro, tengo conto, com'è capitato in passato dell'organizzazione ospedaliera di allora. Quando è stato realizzato l'Ospedale di Biella, si è tenuto conto di cosa era stato fatto 15-20 anni fa quando l'organizzazione della sanità era diversa.
Se guardiamo la linea di tendenza per quanto riguarda le strutture ospedaliere è una linea di tendenza che, nei decenni, ha ridotto la presenza dei pazienti in ospedale, preferendo i day hospital, i day surgery e altre modalità di carattere ambulatoriale.
Questo non vuol dire che si deve ridurre la cura, ma è l'operazione di riconversione di attività impropria ospedaliera nell'assistenza territoriale.
Alla fine, questo impianto non è contrario ad una linea di tendenza che, ormai, è consolidata. Dopodiché, si può dire che in alcune zone va fatto, in altre no. Ma il Parco della Salute, come voi sapete, non svolge soltanto una funzione di carattere torinese: ha una funzione molto più ampia, perché racchiude non soltanto le eccellenze, ma anche le grandi complessità.
Io mi fermerei a queste considerazioni - chiedo scusa se mi sono dilungato - ma avremo sicuramente modo, in Commissione, di portare il discorso sulla delibera, per cui il dibattito continuerà in quella sede così come continuerà qui in Consiglio regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Sono stati presentati sei atti di indirizzo. Poiché sono le ore 18.10 il Consiglio dovrebbe terminare alle ore 19 - è giusto chiudere questa sessione con l'illustrazione e la votazione degli stessi: ce ne sono tre a prima firma del Consigliere Bono, uno del Consigliere Rossi, uno del Presidente Vignale e uno del Consigliere Campo. Direi che possiamo partire dagli ordini del giorno del Consigliere Bono.
. Ordine del giorno n. 1286 "Partenariato pubblico privato in edilizia sanitaria: valorizzazione o cessione di beni immobiliari in dismissione per ridurre o coprire canone di disponibilità" presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
. Ordine del giorno n. 1287 "Partenariato pubblico privato in edilizia sanitaria: scorporo dei servizi di energia, calore e raffrescamento" presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo, Frediani, Mighetti Valetti.
. Ordine del giorno n. 1289 "Incremento della previsione di posti letto previsti presso il Parco della Salute di Torino e redistribuzione dei restanti posti letto presso le altre realtà tramite deliberazione consiliare di programmazione regionale della rete ospedaliera" presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo, Frediani, Mighetti Valetti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Innanzitutto volevo rispondere all'Assessore Saitta in merito ad un sillogismo - mi si permetta - inappropriato; poi non è che su questi temi serva molto arrabbiarsi, abbiamo semplicemente posizioni politiche diverse.
A mio avviso, però, non è accettabile fare un sillogismo per cui se una forza politica solleva delle criticità, delle perplessità o dei dubbi sulle modalità di finanziamento dell'opera si possa dire che quella forza politica non vuole fare nulla.
Non è accettabile! Non è così! Noi abbiamo letto attentamente i documenti proposti dall'IRES; sappiamo che il parco immobiliare di edilizia sanitaria è abbastanza vetusto. Alcune realtà, addirittura, pur non essendo molto datate da un punto di vista anagrafico, risultano essere "non flessibili" secondo le definizioni dell'IRES, quindi difficilmente modificabili in base agli standard minimi: si parla del 100 per 100 di raggiungimento degli standard minimi per l'accreditamento, quindi siamo al di sotto; in molte strutture non sono state nemmeno rispettate le norme antincendio o le norme antisismiche, con conseguenti segnalazioni da parte dei Vigili del Fuoco alla Procura dalla Repubblica, che ha anche aperto dei fascicoli sui Direttori generali, che in questo caso, sono incolpevoli perché hanno ereditato un patrimonio appunto non flessibile e vetusto, e magari non sono ancora riusciti a fare gli interventi perché la Regione non li ha finanziati. Perché è ovvio che se da un lato il Ministero taglia l'articolo 20 della legge n. 67/1988 quindi la parte di finanziamenti per nuovi interventi - la Regione ha però, delle sue linee di intervento, come il Fondo di sviluppo e coesione o i Fondi europei per poter intervenire nell'efficientamento del patrimonio immobiliare.
Il primo tema glielo avevo anticipato a voce, ma ogni tanto mi viene da intervenire (chiedo scusa, ma penso di non essere troppo fastidio, visto che oggi l'ho fatto solo due volte): al Governo ci siete voi, non c'è il Movimento 5 Stelle! Se ci fosse stato il Movimento 5 Stelle, il Presidente Gariglio o l'Assessore Saitta avrebbero potuto dire: "Quei cattivoni del Movimento 5 Stelle tagliano i fondi all'edilizia sanitaria".
Mi spiace dirvelo - lo sapete benissimo! - ma al Governo nazionale ci siete voi e gli ulteriori tagli sull'edilizia sanitaria (ne discutevamo proprio ieri con il Vicepresidente Reschigna) sono ancora nel 2018.
Almeno una lamentatio - una lamentela - al Governo nazionale la possiamo fare in Aula, condivisa da tutti? Perché questo è uno strumento che obbliga le Regioni e le ASL ad utilizzare degli strumenti che, a mio avviso, sono impropri, perché sono forme di modalità di project financing (progetti di finanza) che, sostanzialmente, in passato erano utilizzati solo per opere calde - l'ho già detto miliardi di volte in questo Consiglio! - cioè per opere che si rifinanziavano con il pagamento nell'utilizzo, da parte degli utenti, della struttura costruita. L'esempio tipico erano le autostrade: si costruisce un'autostrada e il pedaggio paga praticamente il costruttore, quindi l'Ente pubblico non ci rimette nulla.
Si è inventata queste modalità di canone di concessione e di disponibilità per le opere fredde, per realizzare gli ospedali, perché siamo veramente in braghe di tela! Ma qualcuno lo dovrà pur dire.
Il fatto che lo dica Bono non cambia nulla, ma se lo dice l'Assessore Saitta o il Presidente Chiamparino forse cambia qualcosa! Il Presente mi fa il gesto che "cambia poco": certo che se a dirlo è proprio lei, allora siamo veramente messi male! Perché, comunque, sono autorevoli esponenti dello stesso partito che governa il Paese.
Qualcuno dirà "ancora per pochi mesi", ma chi lo sa? Sicuramente ci saranno le elezioni, per cui si vedrà come andrà a finire. Però il tema deve essere portato avanti.
Io mi arrabbio quando l'Assessore dice, appunto, che non ci sono risorse pubbliche. Io ho imparato che la politica molte volte è un po' lo spazio della possibilità (qualcuno, esagerando, direbbe anche della fantasia e della creatività).
Nella scorsa legislatura questa Regione era stata data per "morta" almeno tre volte: ricordo le dichiarazioni dell'ex Assessore Monferino secondo il quale eravamo tecnicamente falliti, ve ne ricordate? Molti di voi non erano Consiglieri regionali, ma seguivano le nostre attività in veste di Sindaci o di Amministratori locali sul territorio. Avevamo proposto addirittura un fondo immobiliare per fare interventi dentro gli ospedali, ottenere dei soldi e poi pagare l'affitto.
In questi anni di "morte" della Regione io l'ho sentito veramente tante di quelle volte e sempre - adesso non vorrei portare sfortuna - ne siamo usciti; non dico benissimo, ma abbastanza agevolmente. Quindi, sentire poi l'Assessore Saitta che dice che per quanto riguarda, per esempio l'Ospedale di Moncalieri si utilizza una parte di fondi sanitari della legge 71/98 dei Centri metropolitani (per cui ci sarebbero circa 53-54 milioni di euro) è una dimostrazione del fatto che in politica, se si vuole lavorare per un obiettivo - tra il livello regionale, tra fondi che sono andati in perenzione, tra pressioni a livello nazionale, tra Cassa Depositi e Prestiti, tra gli spazi nelle leggi - se c'è la volontà politica di lavorare di più (non che io voglia dire che gli Uffici, l'Assessorato Saitta o altri non abbiano lavorato) verso una certa direzione, poi gli spazi si trovano. Quindi, noi abbiamo chiesto perché non siamo andati avanti, per quanto riguarda l'Ospedale di Novara, sulla valorizzazione delle proprietà delle terre e delle cascine dell'ASO di Novara.
Sul tema della Città della Salute, noi abbiamo detto anche: valutiamo altre possibilità. Voi, infatti, nel 2014 avete fatto una scelta, quella di annullare il vecchio masterplan; perché è vero che non era stato fatto uno studio di fattibilità completo, ma quello sostanzialmente lo era, avendo tutta la parte immobiliare e anche la parte finanziaria, ed era stato bocciato proprio perché nella parte finanziaria aveva messo, come parte pubblica, anche una quota di cessione degli immobili, il che ovviamente complicava un po' la procedura.
Però tutti sappiamo, perché se n'è parlato mille volte - io ho sentito l'Assessore Saitta, il Rettore Ajani, il Presidente della Facoltà di Medicina Ghigo - in tutti gli ultimi convegni che avete fatto promossi da La Stampa, la Repubblica, Restuctura (io ero sempre nel pubblico, silente) che quella è un'area di grande pregio che si dovrà aprire alla città tirando giù i muri, spaziando verso il fiume e facendo edilizia residenziale. In un caso, si è parlato di un carcere, in un altro caso di multinazionali del farmaco che devono venire a investire nella medicina predittiva e nella medicina personalizzata (questo lo diceva il dottor Ghigo). Di strategie e possibilità, quindi, ce ne sono tante. Da un lato bisogna un po' concretizzare e "quagliare" (lo so, è un termine un po' gergale), dall'altro bisogna però riconoscere che quei terreni hanno un valore netto importante.
Quindi, quando noi andiamo a leggere il d.lgs. 50 del 2016 (il Nuovo Codice degli appalti), non c'è solo l'articolo 186 su cui voi state puntando, ma c'è anche l'articolo 191, che è quello che dice - vado a leggere il testo di una delle tre mozioni - che c'è la possibilità della cessione di immobili in via di dismissione, che vadano a coprire in maniera parziale o completa l'intervento del privato: l'articolo 191, quindi rappresenta una proposta.
Noi non ci sentiamo più intelligenti o più bravi di questa maggioranza e di questa Giunta, perché non penso sia assolutamente così. Semplicemente però, pensiamo che magari, guardando le cose da un'altra angolazione e da un altro punto di vista, possono venire delle proposte a volte anche utili e interessanti. Peccato che in questi anni siete andati come dei treni come dei treni da certi punti di vista: diciamo come dei treni, magari non velocissimi, però sicuramente sopra le nostre teste di Consiglieri - e quindi non avete permesso alcuna forma di dialogo, né con i Consiglieri di maggioranza che per tre anni hanno dovuto subire la delibera 1-600, la delibera 1-924 e le proposte di edilizia sul territorio, ricevendole anche loro poco prima di noi (magari qualche ora o qualche giorno prima di noi ma comunque già a cose fatte), né con noi Consiglieri di opposizione che figuriamoci - addirittura apprendiamo le cose dai giornali.
A volte, veramente, manca il confronto democratico in Aula. Quindi sono contento che finalmente si sia recepita la nostra richiesta di gennaio quella di portare in Aula una deliberazione consiliare, che avanzi delle proposte di edilizia sanitaria che possano essere discusse. Magari infatti, ritroviamo davvero una strada diversa per far fronte alle preoccupazioni che abbiamo e che non sono non condivise. Mi sembra di aver capito che l'Assessore Saitta dica: "Va beh, è vero: i costi lievitano però non c'è alternativa" (there is not alternative). Proviamo a vedere se magari un'alternativa c'è.
Se davvero, nel caso del Parco della Salute di Torino - poi sugli altri interventi va valutato caso per caso - a fronte dei 306 milioni di euro di intervento del privato, noi potessimo garantire un'area che ne vale - che ne so? - 400 (lo sparo), con il privato determineremmo cosa si deve fare lì; perché ovviamente non sarei per lasciar completamente l'area al privato, che poi ci fa un maxi centro commerciale o - che ne so? - un casinò che rende benissimo: magari passare da un ospedale a un casin potrebbe essere un po' eccessivo.
Quindi, con la regia regionale e la regia comunale si potrebbe andare a intervenire in questo senso.
La prima nostra mozione - Presidente, se è d'accordo, chiudo sul primo documento e faccio un intervento unico su tutti e tre - chiede proprio questo: di presentare eventualmente un nuovo studio di fattibilità comunque lo vedremo nella delibera consiliare - per gli ospedali in progettazione, nel quale si valuti anche l'articolo che ho citato, il n.
191 del nuovo Codice degli ppalti ("Cessione di immobili in cambio di opere"), o anche altre forme di valorizzazione degli immobili pubblici in dismissione per ridurre il costo delle operazioni di realizzazione del nuovo Parco della salute di Torino, del nuovo Ospedale di Novara ed eventualmente, degli altri due presidi.
Questi contenuti mi sembrano in linea con quanto scritto nell'ordine del giorno il cui primo firmatario è il collega Rossi, che ho letto velocemente, ma che mi pare dica che, se nel corso degli anni venissero fuori delle modalità per recuperare delle risorse, bisognerebbe usarle per poter abbattere il canone di disponibilità. Questo documento interviene su una fase un po' precedente, però si muove sulla stessa linea vostra.
Il secondo ordine del giorno porta fuori il tema dei servizi di facility management, quindi soprattutto energia, calore e raffrescamento.
Su questo argomento noi abbiamo delle perplessità che abbiamo provato a scrivere nella mozione, nel senso che non è ben chiaro se in tutti e tre i progetti - manca l'ospedale unico di Moncalieri - la parte dell'energia dei crolli e del raffrescamento sia compresa nei canoni di disponibilità oppure no.
Mi spiego: nel Parco della Salute di Torino è ben chiaro che c'è il canone di disponibilità e sotto il canone di energia e calore. Negli altri non abbiamo ben compreso se sia così. Ci chiedevamo il perché.
Dall'Autorità Anticorruzione si evince che gli appalti sull'energia sono gli appalti che si vincono al migliore ribasso, senza, tra l'altro compromettere le condizioni di lavoro del personale. Nella fornitura di calore e di energia non c'è un'alta intensità di manodopera, non sono le pulizie o la ristorazione in cui se, tagliamo i costi, come è successo purtroppo a Torino e dintorni, del 30 per cento, tagliamo del 30 per cento anche gli stipendi ai lavoratori o il numero di lavoratori. Nel caso di energia, calore e raffrescamento vincolarci 25 anni con un privato.
Ho fatto una battuta in Commissione che è abbastanza emblematica per far capire più o meno il quadro: tra 15 anni riusciamo a produrre la fusione nucleare fredda e produciamo energia con un euro. Ovviamente è un'esagerazione, ma se per 25 anni ci leghiamo a pagare nel caso di Torino sette milioni e nel caso di Novara cinque e poi, tra 15 anni, scopriamo che produciamo energia con il sole e, ancora meglio, riusciamo a utilizzare energia elettrica rinnovabile, ci troviamo a pagare sette milioni per nulla.
Nel mondo attuale, per la legge del raddoppio l'innovazione dei computer è di 18 mesi, 25 anni è un'era geologica. Noi non sappiamo neanche come sarà la sanità tra 25 anni, figuriamoci come saranno le modalità di riscaldamento, raffreddare e portare energia in una struttura sanitaria.
Con questo ordine del giorno, molto sommessamente, chiediamo se è fattibile scorporare dal calcolo del canone di disponibilità, almeno la parte di energia e riscaldamento. Lasciamo dentro la parte di manutenzione.
La parte di manutenzione non ci convinceva, potevamo fare la stessa richiesta, ma tanto sarebbe stata bocciata, senza neanche possibilità di appello. Togliamo solo la parte sullo scorporo di energia.
In ultimo, vengo al tema dei posti letto della Città della Salute, su cui già in parte ha risposto l'Assessore Saitta. L'ho annunciato prima nell'introduzione, in discussione generale ma, ovviamente, in dieci minuti non si riesce a dire tutto. Anche dopo le risposte dell'Assessore io non ho capito, ma sarà un mio limite. Ho capito che si vuole fare una struttura di alta complessità ma, a oggi, almeno in Italia, non esistono strutture solo di alta complessità.
Sappiamo che è stato difficile, si è tornati anche un po' indietro sulla divisione degli ospedali per complessità, cioè fare un piano di alta complessità con le varie tipologie di specialità chirurgiche o mediche, un piano di media complessità e un piano di bassa complessità. Mi spiegate come intendiamo fare un ospedale in cui separiamo non solo i piani, ma separiamo l'alta complessità da una parte e la media e bassa dall'altra? Se un cittadino torinese - per torinese intendo anche l'area metropolitana - ha un problema di salute e deve recarsi in un ospedale senza utilizzare l'ambulanza (l'ambulanza trasporta a seconda dell'origine di provenienza territoriale e della casistica) si rivolgerà, purtroppo o per fortuna - non lo so, valutiamolo dal punto di vista sanitario e da un punto di vista anche e scientifico - all'ospedale più grosso, più efficiente, più conosciuto, più rinomato. Quindi alle Molinette da una parte, se si tratta di un problema materno-infantile al Sant'Anna o al Regina Margherita, oppure al Giovanni Bosco.
Vedo molto difficile e complicato pensare un domani di dire ai torinesi: "Questo ospedale fa solo alta complessità". Tradotto in soldoni significa: se stai per morire, se sei grave e magari non sei troppo anziano (se sei anziano non è un'urgenza, faccio un po' di battute, spero che se ne colga l'ironia) vai alla Città della Salute Nuova o Parco della Salute oppure al CTO strutturato, al Martino o quello che sarà.
Io non ho ben capito come si voglia fare questa cosa. Tra l'altro, non ho capito neanche come si voglia unire la didattica a questo. Come ben sapete, dopo il corso di laurea in Medicina, che dura sei anni, a partire dal terzo anno, si iniziano le frequenze nei reparti. È ovvio che se un giovane medico tirocinante lo si butta in un reparto di alta complessità le prime volte gli si fa ascoltare un cuore; se per la prima volta, invece vede un intervento chirurgico a cuore aperto, magari non capisce neanche dov'è. Banalizzo e semplifico per far capire.
Non ho precedenti, mi informerò e studierò meglio sul tema come ha detto anche il Consigliere Ravetti, per avere evidenze scientifiche della fattibilità di un progetto del genere. Io sono a chiedere questo. Tra l'altro l'hanno chiesto anche autorevoli esponenti medici, molto più autorevoli di me dal punto di vista della professione medica, quali il dottor Salizzoni, se non ricordo male, in un'intervista ad alcuni giornali.
Il professor Salizzoni è andato a parlare alla Sindaca di Torino. Non ho capito perché non abbia parlato con l'Assessore Saitta, ma il dottor Salizzoni, che è un'eminenza dal punto di vista dei trapianti, ha chiesto alla Giunta di Torino (ripeto, non ho capito perché non sia venuto da voi o forse è venuto) di poter aumentare in altezza l'ospedale per poter aumentare i posti letto. L'hanno chiesto anche il materno-infantile Sant'Anna e Regina Margherita, quindi non è solo Bono, perché altrimenti mi sentirei un po' solo, a dire che 1.040 posti letto più i 200 del CTO riconvertiti sono pochi.
Vorrei poi capire bene anche come avviene la redistribuzione sul territorio. Perché, al Martini c'è posto? Boh! Il Mauriziano è un'altra Azienda ospedaliera: come si fa a lavorare con un'altra Azienda ospedaliera? Il Giovanni Bosco mi sembra che già scoppi, tra l'altro c'è il trasferimento dell'Oftalmico (una parte alle Molinette, una parte al Giovanni Bosco) e dobbiamo creare le Case della salute. Non so se ci sarà spazio; probabilmente l'Assessore ha già dei numeri, dei dati per dire queste cose.
Ultimo tema: il personale. Non dimentichiamoci che, se un ospedale passa da 2.330 posti letto a 1.040, evidentemente c'è bisogno di metà del personale. Magari non proprio metà, diciamo il 60 per cento...



(Commenti dell'Assessore Saitta)



BONO Davide

Però, Assessore, dobbiamo parlarci chiaramente. A pagina 102 dello studio di fattibilità (aggiornato a luglio), quando si fanno le analisi del vecchio masterplan, si dice.



(Commenti dell'Assessore Saitta)



PRESIDENTE

Non interloquite per favore, altrimenti non andiamo più avanti.



BONO Davide

Assessore, le chiedo solo questo. Nello studio di fattibilità è scritto che la città di Torino avrebbe un surplus di posti letto e dovrebbe ridurre di 2.000 posti letto la dotazione. C'è scritto nello studio di fattibilità non so se è un errore o meno, se è verità o meno. A ogni modo, siamo un po' preoccupati.
Lei oggi dice: "Non preoccupatevi" - non si preoccupi non solo Bono e il Movimento 5 Stelle, ma tutto il Consiglio, tutti i cittadini - "i posti letto saranno uguali, cioè 1.040 lì e 1.000 li spostiamo in tutti gli ospedali". Ci darà poi un dettaglio, io lo studierò, lo valuterò e poi vedremo. Tuttavia so che c'è anche molta preoccupazione nel personale, che come minimo dovrà ovviamente spostarsi d'Azienda - e vado a chiudere quindi dalla Città della Salute dall'Azienda ASL di Torino: sono due Aziende diverse, quindi dei piccoli problemi ci saranno.



PRESIDENTE

Consigliere, riesce a chiudere, così anche i colleghi, compreso il collega del suo Gruppo, possono intervenire?



BONO Davide

Chiudo, giuro.
Quindi chiedo che il Consiglio regionale impegni la Giunta regionale affinché sia valutato - parti sociali, sindacati e IV Commissione - il tema dell'incremento dei posti letto del Parco della Salute, non comprendendo solo posti letto di alta complessità.
Grazie.
. Ordine del giorno n. 1291 "Contratti di partenariato pubblico privato nella realizzazione di opere di edilizia sanitaria" presentato da Rossi, Allemano, Appiano, Barazzotto, Baricco, Conticelli, Gariglio Ravetti.



PRESIDENTE

Facciamo l'illustrazione di tutti gli ordini del giorno, poi la discussione, se la volete fare, però prima bisogna almeno poterli illustrare tutti (sono le 18.35), se vogliamo che questo Consiglio abbia un senso e si chiuda con una votazione.
Consigliere Rossi, il collega Grimaldi chiede di poter fare una modifica al suo ordine del giorno. Posso fargliela illustrare velocemente? Vi do lo stesso tempo. Okay.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Rubo solo un minuto, d'altronde non sono intervenuto in tutta la discussione. Ovviamente - l'avevamo già detto in Commissione - noi apprezziamo il documento del Consigliere Rossi, che rinquadra il tema della possibilità di finanziamento dei privati come possibilità, specialmente in questo contesto storico, per velocizzare i processi.
Lo dico a tutti: bisogna de-ideologizzare questa discussione, perch abbiamo visto dei grandi fallimenti nei project financing .
Per questo - penso di parlare anche a nome del Gruppo, ne riflettevamo anche con i colleghi Accostato e Ottria - secondo me, nella parte non del dispositivo, ma precedente, quando si dice "solo i privati", toglierei la parola "solo" e in qualche modo contestualizzerei semplicemente il fatto che i privati, in questa fase storica, possono. Cioè la metterei in qualche modo in positivo e, soprattutto, non la utilizzerei come cosa assoluta.
Ripeto, secondo me in questa discussione, soprattutto nel dispositivo finale del Consigliere Rossi - che a questo punto potremmo sottoscrivere si spiega bene come invece, nella parte di dismissione degli immobili pubblici, quelle entrate possano in qualche modo abbattere il cofinanziamento dei privati. Anche perché - e chiudo la discussione l'importante non è solo vigilare sui protocolli, ma evitare che questi appalti pregiudichino i lavori successivi e altri appalti che ovviamente andranno fatti nella gestione di quelle aree.
Quindi ringrazio e, ovviamente se il primo firmatario è d'accordo sottoscriverei il documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Alcune delle questioni le ha già anticipate il collega Grimaldi, quindi non le ripeto; prenderò pochissimi minuti solo per dire che con questo ordine del giorno riconosciamo quanto l'Assessore ha ampiamente detto durante il corso di questo Consiglio, ovvero che, al netto, non esistono modelli perfetti. Probabilmente non è un modello perfetto il tutto pubblico, perché abbiamo visto nella storia di questo Paese, non soltanto nell'edilizia sanitaria, ma in generale nelle opere pubbliche, come spesso purtroppo ci sia una lievitazione di costi e una dilatazione dei tempi così come sicuramente non è perfetto il modello della collaborazione con i privati, questo è evidente. Non esiste un modello che funziona una volta per tutte, perché altrimenti lo avremmo già - credo - utilizzato in tutte le situazioni.
Si tratta, di volta in volta, di fare i conti, soprattutto quando si governa, con la realtà, con le condizioni del reale che ci chiamano a dare delle risposte. In questo momento riteniamo che, visto da un lato il nuovo Codice degli appalti e dall'altro l'esigenza e il bisogno di salute che richiedono questi investimenti di edilizia sanitaria nella nostra regione il Piano presentato oggi dall'Assessore risponda al meglio a questa situazione storica particolare.
Con quest'ordine del giorno, che cosa chiediamo? Ritenuto che alcune considerazioni sulla questione soprattutto del costo finale, calcolando gli interessi che questo modello prevede che vadano a incidere, riteniamo di dare questa indicazione, cioè che nella stesura dei contratti tra la stazione appaltante e il concessionario privato si inseriscono delle clausole che permettono, qualora la stazione appaltante, l'Azienda Ospedaliera venga in possesso di nuovi capitali o nuove risorse, o perch riesce a vendere delle proprietà (come per esempio potrebbe accadere all'Azienda Ospedaliera di Novara o all'ASL di Vercelli) o perché, magari si rimette in moto il finanziamento pubblico, dovessero arrivare risorse noi riteniamo che nel contratto debba essere prevista la possibilità di abbattere il capitale residuo e, quindi, anche il relativo aumento degli interessi che, come sappiamo, è collegato al capitale residuo.
Questa è l'indicazione per la Giunta, che dia mandato alle varie stazioni appaltanti di inserire questa clausola nei contratti.
Chiudo, dando una risposta al collega Grimaldi: non c'è nessun problema per noi a intervenire nel passaggio, dove si dice "ritenuto che solo con l'accoglimento dei privati sia possibile velocizzare", possiamo trasformarlo in "ritenuto che il coinvolgimento dei privati aiuti a velocizzare i tempi di realizzazione".
Quindi, possiamo togliere "solo", perché non è sicuramente una dichiarazione in assoluto che vogliamo fare; lasciamo il concetto togliendo "solo".
Vengo al banco della Presidenza a sottoscrivere la modifica.



PRESIDENTE

. Ordine del giorno n. 1292 "Hospice Zaccheo di Casale: la Regione Piemonte stanzi le risorse per la ristrutturazione" presentato da Vignale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Anche in virtù dell'intervento precedente, quello di prestare attenzione a quelli che sono i presidi territoriali e non focalizzare solo l'attenzione sui grandi interventi, ho presentato un ordine del giorno che impegna la Regione a stanziare le risorse sufficienti per la ristrutturazione dell'hospice di Casale. Non soltanto perché si fa con un intervento economico abbastanza piccolo (meno di 500 mila euro, dovrebbe essere la disponibilità), ma soprattutto perché credo che l'hospice di Casale rappresenti (per questo abbiamo presentato questo ordine del giorno) un esempio di come all'interno dei medi presidi, com'è l'Ospedale di Casale, all'interno dei DEA, degli ospedali contenenti un DEA di primo livello, esistano delle eccellenze Nel caso di Casale, che, come abbiamo scritto nell'ordine del giorno, è la vera città martire rispetto ai temi dei mesoteliomi e, quindi dell'utilità sotto tutti i punti di vista che l'hospice ricopra, crediamo che la presentazione e l'approvazione di questo ordine del giorno sia fondamentale, per dimostrare che esiste e pure vi sarà un'attenzione, che verrà sottoposta al Consiglio regionale, per i grandi interventi e quelli di costruzione di edilizia ospedaliera, ma che ve ne sarà anche una che attiene ai piccoli interventi.
Ricordo, e lo ricorda anche l'Assessore Saitta che, quando annualmente il Consiglio regionale votava la delibera di utilizzo dei fondi dell'ex articolo 20 (Fondi dello Stato), in alcuni casi prevedeva la realizzazione di presidi, ma nella gran parte dei casi prevedeva il miglioramento dell'edilizia sanitaria esistente. E se oggi abbiamo interi ospedali che hanno gran parte dei padiglioni o una parte dei padiglioni che sono annoverabili a edilizia sanitaria moderna in termini di qualità (due letti bagno in camera e quant'altro), è stato proprio fatto con quegli interventi, che sono tanto importanti, quali quelli di razionalizzazione più ampia dell'edilizia ospedaliera.
Per questo motivo, crediamo che l'ordine del giorno sull'hospice Zaccheo di Casale rappresenti un esempio di come sia significativo e importante intervenire su operazioni non grandi da un punto di vista economico, ma estremamente significativi da un punto di vista sociale.



PRESIDENTE

. Mozione n. 1288 "Richiesta di ritiro della D.G.R. n. 15-4907 del 28 dicembre 2001, inerente terreni sul territorio del comune di Fossano di proprietà IRIS Srl, da destinare all'ASL CN1" presentata da Campo Andrissi, Bertola, Bono, Frediani, Mighetti, Valetti.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con la mia mozione vengo a riprendere un tema, che avevo già proposto all'Assessore a luglio con un question time, cui mi era stato risposto che la questione non era stata ben analizzata e che quindi avrebbe poi approfondito.
Siamo a dicembre e non ne abbiamo più saputo nulla; pongo la questione proprio perché è un esempio di come risorse pubbliche vengano immobilizzate in piani di edilizia sanitaria che poi finiscono nel nulla, con la sospensione di una delibera, quindi, portando anche danno con risorse pubbliche già spese e con beni sostanzialmente acquistati da un'Azienda Sanitaria, che non rientrano nella sua disponibilità, che è oggetto di contenzioso legale, che non si sblocca, anche perché c'è una delibera regionale che non è stata ritirata (è solo sospesa), per cui ciò che era stato progettato rimane in un limbo indefinito.
È una vicenda che, così come il discorso dell'Ospedale di Verduno comincia nel secolo scorso, nel 1998, con un'idea, con un'azienda che vuole realizzare una RSA, con una Regione che nel 2001, con la delibera che ho citato, decide che Fossano sia il posto ideale per fare un polo riabilitativo. Le cose vanno avanti: viene cambiato un piano regolatore, si convince l'Azienda a rinunciare ai propri investimenti, dicendo che si costruirà una nuova struttura sanitaria, eccetera eccetera, si va avanti e si arriva al 2009, in cui la Regione spende oltre tre milioni di euro per acquistare dei terreni di questa Azienda, dove doveva realizzarsi la RSA e delle villette, per costruire una nuova struttura sanitaria da destinare a polo riabilitativo.
Ebbene, nel frattempo - come sempre, le cose si trascinano - nel 2012 cambia la Giunta regionale, cambiano le condizioni economiche della Regione e la delibera viene congelata in attesa di ridefinire gli accordi tra l'Azienda e l'ASL CN1.
Questa cosa è morta qua. Nel frattempo, si sono sostenuti costi anche per spese legali e, laddove l'ASL CN1 sta cercando un terreno o una struttura dove edificare o da utilizzare come archivio, anche da usare insieme all'ASL Santa Croce Carle, c'è un terreno che, teoricamente, è di proprietà dell'ASL CN1, ma che non è nelle sue disponibilità perché è in sospeso. C'è una delibera tuttora vigente, anche se sospesa.
Questo è un esempio, tra l'altro, di come si sono spesi i soldi pubblici .
Un piccolo inciso sul fatto che in Provincia di Cuneo si siano spesi solo soldi pubblici: stiamo facendo investimenti solo pubblici; abbiamo costruito l'Ospedale di Mondovì integralmente con soldi pubblici, nei tempi e nei costi; stiamo costruendo l'Ospedale di Verduno quasi integralmente con soldi pubblici (non nei tempi e non nei costi) e faremo le ristrutturazioni di Savignano e i cosiddetti potenziamenti di Saluzzo e Fossano interamente con soldi pubblici.
Tra l'altro, abbiamo fatto fare anche uno studio dell'IRES che dice che è la soluzione più furba possibile, invece di spendere 200 milioni in un partenariato pubblico-privato; c'è anche la convenienza a investire soldi pubblici, basta non buttarli al vento.
Quindi, tre milioni qua - ormai sono sostanzialmente quattro - e i 100 milioni in più che ci sta costando Verduno, di cui nessuno ha mai detto che non lo si vuole realizzare. Io, ad esempio, ho detto di decidere insieme che cosa ne vogliamo fare, visto che oggi ci ritroviamo con una struttura che è troppo grande rispetto a quello che serve oggi.
Al di là di questo, Assessore, le chiedo semplicemente di sbloccare questo contenzioso. È chiaro che poi si addiverrà a una sentenza, e probabilmente ci saranno dei danni da pagare e da rifondere a un'azienda che ha investito su un progetto che si è inchiodato per 17 anni, per avremo un'ASL che finalmente entrerà in possesso di ciò che ha comprato nel 2009 e che finalmente potrà fare, in un posto che è baricentrico nella Provincia di Cuneo, un utilizzo appropriato di questo spazio che all'epoca era stato destinato a nuovo nosocomio.
Non rubo altro tempo - penso di essere stato abbastanza veloce - e chiedo solo che la Regione metta finalmente ha parola "fine" a una vicenda che ha, di fatto, congelato oltre quattro milioni di euro di investimento pubblico.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Solo un chiarimento: l'atto di indirizzo della maggioranza non chiarisce se si vuole passare dal 30 al 49 di finanziamento pubblico utilizzando le varianti urbanistiche, quindi le aree che si rendono disponibili con la loro vendita, o si vuole mantenere il 30 per cento com'era previsto nel 2016 dalla legge 50/2016, poi modificata nel 2017, che consente un finanziamento pubblico fino al 49.
Se si mantiene il 30 per cento di finanziamento pubblico, come è già previsto dalle delibere dell'ASO e dall'impegno dell'atto di indirizzo l'utilizzo del denaro - ipotetico - che proviene dalla vendita di beni lasciati in concessione - lasciti o aree urbanistiche che si liberano dalle attuali aree dell'Ospedale Maggiore di Novara e da San Giuliano - sarà utile per abbattere il canone di disponibilità di 18 milioni, nel caso della Città della Salute di Novara, e 28 milioni nel caso del Parco dalla Salute di Torino.
Se noi chiediamo lo spostamento a 49 si dovrà fare, da quello che ci è stato detto, un nuovo piano finanziario, tecnico ed economico, prolungando i tempi.
Questo c'era stato detto circa sei mesi fa e, quindi, non c'era l'intenzione di spostare il 30. Vorrei quindi capire se voi pensate di mantenere il 30 e non di portarlo a 49.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Vorrei fare una nostra dichiarazione di voto complessiva, in cui rinuncio, Assessore, a spiegarle le differenze, sotto il profilo delle modalità di appalto, perché ho cercato di farlo in più riprese, ma non essendo un tecnico so che mi è difficile spiegargliele.
Accetto in toto l'ordine del giorno del Consigliere Rossi, che mi sembra che vada nella direzione, dove invece che 90 possiamo portare i 127 milioni tutti nell'edilizia, così riduciamo il cannone, le cascine possono essere vendute e riportate all'interno.
Il nostro Gruppo, quindi, voterà, non solo l'ordine del giorno, ma anche gli altri ordini del giorno presentati, tutti in modo favorevole.
Noi votiamo con questo spirito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per alcune osservazioni sugli ordini del giorno.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Può essere utile per le decisioni che assumerà il Consiglio.
Per quanto riguarda la mozione presentata dal collega Campo - almeno dico qual è l'opinione della Giunta - avendo seguito e conoscendo il contenzioso tra l'Azienda Sanitaria, la Regione e l'IRIS (questioni discusse in parecchi momenti), noi riteniamo, come Giunta, che prima di assumere una decisione si debba concludere il contenzioso nella sede giusta e non in una sede politica.
Sull'altra questione sollevata dal collega Vignale relativamente all'hospice, concordiamo sulla necessità che siano fatti i lavori. Io all'inizio ero andato a vedere i locali allagati e la situazione era obiettivamente complessa, per cui ho dato indicazioni già qualche mese fa al Direttore di procedere velocemente e di trovare all'interno del bilancio le risorse necessarie.
Al di là della notizia che lei ha indicato relativa ai 300 mila, mi risulta, e sono convinto e l'ho detto al Direttore, che secondo me all'interno dal bilancio può trovare le risorse per realizzarlo completamente, quindi ho già dato indicazione affinché si proceda. Così come ho dato al Direttore l'incarico di definire velocemente le responsabilità di carattere economico per dei lavori che sono stati progettati male, che sono un costo; su quello in qualche maniera bisogna accelerare il percorso. È stata fatta la stima, c'è praticamente tutto, ma bisogna accelerare.
Il Direttore ha già avuto l'indicazione di fare i lavori all'interno del bilancio e mi ha assicurato che è possibile; in ogni caso, ha la possibilità anche di spostare risorse per potere fare i lavori. E quindi siamo d'accordo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Visto che la finalità è condivisa, modifico l'ordine del giorno impegnando la Giunta e l'Assessore competente a fare impegnare le risorse necessarie all'ASL.
Se esiste una disponibilità di risorse che l'ASL ha, che vengano impegnate per svolgere questi lavori, perché la notizia che c'è - e non è che la possiedo io, ma è sugli organi di stampa - è che, in realtà, oggi l'ASL non ha le risorse sufficienti e deve trasferire da quei padiglioni l'hospice in altri padiglioni, non avendo però le risorse per ristrutturarli.
Se l'Assessore dice che ha le risorse, faccia in modo che si utilizzino; per cui modifico l'ordine del giorno rispetto a quanto detto dall'Assessore.



PRESIDENTE

Si avvicini alla Presidenza per formalizzare le modifiche.
Ha chiesto la parola il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Prendiamo atto delle modifiche, quindi voteremo a favore dell'ordine del giorno del collega Vignale, che ovviamente incontra già un impegno della struttura.
Personalmente ringrazio il Consigliere Campo, perché ha fatto una ricostruzione molto puntuale di una vicenda complessa, e io veramente l'ho appresa nei particolari dalla sua ricostruzione. Quindi, è un approccio sensato.
Dopodiché, prendiamo atto del contenzioso in essere e della volontà della Giunta di non pronunciarsi finché non sia definito. Pertanto, ci asterremo e non voteremo a favore dei tre atti di indirizzo presentati dal Consigliere Bono, che hanno dei presupposti molto diversi da quelli che abbiamo discusso oggi e che ci vedono sintonia con la Giunta.
Voteremo negativamente su tali documenti, ancorché ce ne sia uno che ricalca il nostro, che è quello su un maggiore impegno del pubblico in termini di risorse patrimoniali nel PPP. Però è legato a un discorso che di fatto, riporta ai nastri di partenza lo studio di fattibilità.
Grazie.



PRESIDENTE

Sugli ordini del giorno presentati dal Movimento 5 Stelle è stata richiesta la votazione per appello nominale.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1289, il cui testo verrà riportato nel processo verbale della seduta in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 40 Consiglieri hanno votato SÌ 16 Consiglieri hanno votato NO 23 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Comunico il voto contrario del Vicepresidente Boeti.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1287, il cui testo verrà allegato nel processo verbale della seduta in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 15 Consiglieri hanno votato NO 5 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1286, il cui testo verrà allegato nel processo verbale della seduta in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 40 Consiglieri hanno votato SÌ 16 Consiglieri hanno votato NO 21 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1291, il cui testo verrà allegato nel processo verbale della seduta in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1292, il cui testo verrà allegato nel processo verbale della seduta in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1288, il cui testo verrà allegato nel processo verbale della seduta in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 13 Consiglieri hanno votato NO 5 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.02)



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