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Dettaglio seduta n.275 del 28/11/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.33 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Diritto di asilo - Profughi

Interrogazione a risposta immediata n. 1876 presentata da Ravello, inerente a "Occupazione abusiva dell'ex MOI: la soluzione non sia solo spostare altrove il problema"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1876.
Il Consigliere Ravello la dà per illustrata.
La parola all'Assessora Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessora all'immigrazione

Grazie, Presidente.
L'iniziativa MOI, che - voglio ricordare - è l'acronimo di Mercato Ortofrutticolo, ma, in questo caso, è Migranti un'Opportunità d'Inclusione nasce da un accordo interistituzionale volto a risolvere la situazione di un migliaio di migranti rifugiati nelle quattro palazzine dell'ex Villaggio Olimpico, nel quartiere Lingotto a Torino, occupate da marzo 2013.
L'obiettivo generale è affrontare l'emergenza abitativa e lavorativa degli abitanti delle palazzine occupate dell'ex MOI, per consentire la graduale restituzione e verificarne le possibili utilizzazioni ai fini della riqualificazione urbana e sociale, procedendo alla definizione di percorsi condivisi in termini di persone coinvolte e azioni da adottare.
Il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino, la Prefettura di Torino, la Diocesi e la Compagnia di San Paolo hanno sottoscritto un Protocollo che definisce contenuti, modalità di governance e tempistiche relativamente all'iniziativa congiunta, nel rispetto delle applicabili prescrizioni di legge.
L'iniziativa è improntata a favorire la partecipazione degli abitanti tutti, anche quelli del quartiere, coinvolgendo appunto tutti i soggetti e gli attori che, a vario titolo, sono impegnati sulla questione e/o hanno interesse alla soluzione dell'emergenza.
La Regione Piemonte si è in tal senso impegnata, sottoscrivendo il Protocollo.
In particolare, quello che è definito per la Regione è: facilitare l'attivazione dei servizi e delle misure avviate all'interno della Regione relativamente alla formazione professionale e all'inserimento socio lavorativo, ivi compresi i percorsi di apprendimento linguistico e altri possibili servizi e azioni promosse e sostenute dalla Regione, verificare la possibilità di destinare risorse dei fondi strutturali a gestione diretta o indiretta, al fine di supportare i percorsi lavorativi delle persone dell'area ex MOI, definire la propria persona di riferimento e metterla a disposizione all'interno del gruppo di project management collaborare col project manager secondo le rispettive competenze e responsabilità nella predisposizione dello studio di fattibilità collaborare nel reperimento di risorse a sostegno dell'iniziativa collaborare nel reperimento di risorse immobiliari.
Il cronoprogramma progettuale complessivo si estende fino al 2010. La fase attuale prevede l'individuazione, entro la fine dell'anno, di 150 posti letto e la liberazione e la messa in sicurezza dei locali seminterrati, che - come il Consigliere avrà visto - è avvenuta la scorsa settimana.
Le fasi successive prevedono l'organizzazione partecipata del progressivo inserimento abitativo degli occupanti e della conseguente liberazione di spazi nella prima delle quattro palazzine.
In ogni fase, gli elementi centrali riguarderanno l'inserimento lavorativo e abitativo dei soggetti presenti all'interno delle palazzine.
Il tema del controllo dell'ordine pubblico non rientra tra le competenze della Regione. Al riguardo, rammentiamo come il compito fondamentale dell'autorità di pubblica sicurezza sia di garantire le condizioni di pace sociale, impedendo il concretizzarsi dei fattori che potenzialmente la minacciano, prima ancora che eliminare gli stati di turbativa già in atto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Cerutti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 1884 presentata da Bertola, inerente a "Pericolo nube radioattiva da rutenio 106 - quali azioni per il controllo dei valori della radioattività nel territorio regionale"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1884.
La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Interroghiamo la Giunta riguardo alla notizia che si è diffusa nei giorni scorsi, relativamente a una nube radioattiva da rutenio 106.
Qualche giorno fa, l'Agenzia meteorologica statale russa ha pubblicato i dati che dimostrano come lo scorso settembre sia stata rilevata un'altissima concentrazione di rutenio 106, che è un isotopo radioattivo del rutenio, nell'area che ospita anche il complesso nucleare Rosatom Mayak, negli Urali meridionali.
Altri livelli di rutenio 106 erano stati registrati anche in altri Paesi europei, nei mesi di settembre ed ottobre, in particolare in Germania e in Francia.
Lo scorso 2 ottobre, l'ISPRA ha ricevuto, da parte dell'ARPA Lombardia la segnalazione della presenza di tracce di Rutenio 106 (circa tre milliBq/m3 in campioni di particolato atmosferico prelevati a Milano e Bergamo.
Tracce di Rutenio 106 erano, poi, state rilevate anche dai laboratori dell'ARPA Friuli Venezia Giulia (fino a circa 50 milliBq/m3 e dall'ARPA Umbria (fino a 6,5 milliBq/m3) e confermate in successive misure effettuate dall'ARPA Lombardia (fino a nove milliBq/m3).
A seguito di questo, l'ISPRA ha allertato i laboratori della Rete nazionale di sorveglianza della radioattività ambientale del Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente e ha chiesto agli altri istituti riconosciuti di informare in merito ad eventuali anomalie radiometriche sulle misure in corso, ed ha informato il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il rutenio 106 è un radioisotopo con tempo di decadimento pari a 373,6 giorni, utilizzato soprattutto in medicina in forma di sorgenti sigillate per applicazioni di brachiterapia.
L'isotopo radioattivo si trova anche nel rutenio prodotto dal combustibile nucleare esaurito - questa probabilmente è la provenienza, in questo caso - e, ovviamente, in questo caso deve essere lasciato in deposito in strutture sicure per almeno trent'anni affinché possa essere completamente smaltito.
Abbiamo poi le dichiarazioni di ISPRA, che afferma che le concentrazioni di radioattività misurate in Italia non sono rilevanti dal punto di vista radiologico; sono tuttavia indice della presenza di un'anomalia radiometrica, della quale occorre identificare in modo chiaro l'origine.
Per questo motivo, chiediamo alla Giunta regionale quali azioni siano state messe in campo nella nostra regione al fine di valutare il pericolo nell'aria rappresentato dall'isotopo radioattivo rutenio 106.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Con riferimento alla problematica di cui trattasi, l'ARPA Piemonte aveva già svolto autonomamente attività di monitoraggio e ne aveva dato conto con un proprio comunicato il 5 ottobre, reperibile anche sul sito internet di ARPA. In tale comunicato si specificava che i livelli di rutenio 106 riscontrati dai laboratori ARPA, dell'ordine dello zero virgola, erano un po' più bassi rispetto a quelli misurati da altre agenzie, per cui erano dati che non destavano alcuna preoccupazione per i possibili effetti sanitari e compatibili con la provenienza dall'est della contaminazione. Nel suddetto comunicato del 5 ottobre, si informava altresì che si sarebbero comunque continuati i rilevamenti nei giorni successivi.
In una seconda nota del 10 ottobre veniva dato conto dei rilievi radiometrici effettuati nei giorni successivi; in particolare, veniva confermata la presenza di tracce di Rutenio 106 in concentrazioni prossime alla sensibilità strumentale in alcuni campioni provenienti da Ivrea Torino, Vercelli, Trino e Bosco Marengo, con valori massimi di uno-due milli becquerels al metro cubo. La conferma di una presenza diffusa e sostanzialmente uniforme sul territorio regionale faceva sì che si considerasse il fenomeno in progressivo e rapido esaurimento, infatti i livelli riscontrati si sono mantenuti sempre insignificanti dal punto di vista della radioprotezione, con valori di dose molto inferiori ai limiti di legge. Questo vale per l'Italia e per il Piemonte in particolare chiaramente non per la Russia, soprattutto nelle zone immediatamente vicine all'installazione dove è avvenuto l'incidente.
L'ARPA Piemonte si è sempre tenuta in contatto con ISPRA, comunicando tempestivamente i dati mediante il previsto sistema informatico. Tali dati hanno contribuito a fornire il quadro nazionale di cui ISPRA ha dato conto nei propri comunicati.
Tenuto conto dei livelli molto bassi riscontrati, si ritiene che le attività di prevenzione messe in atto fossero le sole misure idonee, cioè che l'incremento del monitoraggio e della sua sensibilità di scambio dei dati in tempo reale con ISPRA e la comunicazione tramite sito internet fossero le sole misure idonee da intraprendere per fronteggiare l'evento e comprenderne la natura.
Dal punto di vista tecnico, si sottolinea che le misure effettuate sono spesso riportate come valori medi su più giorni; ciò in ragione del fatto che solo accorpando più campioni giornalieri era possibile rilevare le basse concentrazioni di rutenio 106 presenti in atmosfera.
In ogni caso, si segnala infine che in Piemonte è attiva una Rete di Allarme Gamma Piemonte, costituita da 29 rilevatori Geiger distribuiti su tutto il territorio regionale, in grado di misurare i livelli di radioattività. Questa rete di monitoraggio è collegata al sistema di ARPA e di ISPRA ed è il monitoraggio per eventuali incidenti di grandi dimensioni con particolare riferimento a eventuali emergenze transfrontaliere relative alle vicine centrali nucleari francesi e svizzere.
Questi dati, dicevo, sono automaticamente resi disponibili all'ISPRA e concorrono quindi al sistema nazionale di monitoraggio, andando ad aggiungersi a quelli prodotti dalle reti gestite direttamente da ISPRA.
Tali dati sono integrati con i dati delle altre Reti Gamma presenti sul territorio nazionale e partecipano al sistema comune europeo EURODEP (European Ragiological Data Exchange Platform).


Argomento: Assestamento di bilancio - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione a risposta immediata n. 1883 presentata da Andrissi inerente a "Attuazione ordine del giorno n. 1274 collegato al disegno di legge n. 272 'Assestamento del bilancio di previsione finanziario 2017-2019 e disposizioni finanziarie'"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1883.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
È dal 2013 che le Province, dopo la riforma Delrio, soffrono; soffrono in particolar modo a causa della spending review del 2013, con la quale in pratica si sono ridotti i trasferimenti alle Province in modo significativo e si è perso quello che era il fondo sperimentale di riequilibrio.
In seguito a tutto ciò, la Provincia montana del VCO (Provincia montana perché interamente su suolo montano e confinante con un Paese estero) ha perso due milioni di euro; ha subito attivato un piano di riequilibrio, ma successivamente sono intervenuti il decreto legge n. 66/2014 e la legge di stabilità del 2015, che hanno fatto perdere a questa Provincia importanti trasferimenti, creando di fatto una situazione di default, tant'è vero che la Provincia per quest'anno dovrà attuare il piano di insalamento delle strade in disavanzo, non avendo le risorse per garantire la sicurezza stradale.
Sappiamo però, d'altra parte, che la Provincia montana del VCO, essendo riconosciuto che ha diritto ai canoni idrici, la maggioranza ha approvato un nostro ordine del giorno, di cui io ero il primo firmatario, che prevedeva, di fatto, l'impegno alla creazione di un tavolo di concertazione su questi canoni idrici.
Noi però sappiamo che proprio il 29 novembre la Provincia del VCO è convocata a Roma per trattare su quello che è il debito della Provincia e trovare delle soluzioni che consentano a questa Provincia di andare avanti.
Quello che noi chiediamo al Vicepresidente, tra l'altro noto esponente del VCO, come sua origine politica, è sapere se i suddetti fondi saranno già trasferiti alla Provincia nell'esercizio 2018.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio

Grazie, Presidente.
Questo è l'intendimento. La quantità dei fondi sarà oggetto della discussione, che è duplice: sia con la Provincia del VCO sia con il Consiglio regionale, in sede di discussione della legge di bilancio.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1874 presentata da Grimaldi inerente a "Dati sulla mobilità passiva in Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1874.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Di certo avrete letto i giornali. L'altro giorno, in occasione della Conferenza annuale dei centri di senologia e della rete oncologica del Piemonte e della Valle d'Aosta, organizzata proprio qui a Torino all'Ospedale Cottolengo, è stata illustrata la situazione della cosiddetta "mobilità passiva" fra le pazienti, soprattutto quelle colpite da tumore maligno alla mammella.
A quanto abbiamo appreso dai giornali e abbiamo letto, i trattamenti fuori regione sono in aumento; in questa Conferenza si diceva che erano il dieci per cento nel 2012, l'11 nel 2013, il 12 nel biennio 2014-2015 e il 13 per cento lo scorso anno.
Dal flusso si avvantaggiano essenzialmente, come in tanti altri lavori e ricerche che abbiamo letto negli scorsi anni, le tre Regioni più prossime alla nostra, quindi la Lombardia, la Liguria e la Toscana. Mentre a Torino e nel Piemonte sud-ovest il fenomeno è comunque poco diffuso, cioè queste percentuali, tutto sommato, non sono inquietanti, si registrano alte percentuali soprattutto nel Piemonte nord-est e sud-est, rispettivamente il 33 e il 23 per cento.
Come sapete, l'esodo dei pazienti, in parte effetto della chiusura delle strutture sotto soglia, con un volume di interventi inferiore ai 150 l'anno, è in gran parte legato ad altri fattori: diversi investimenti in ambito chirurgico, scarse soprattutto nell'Alessandrino e nel Novarese, e tempi di attesa troppo lunghi che, in parecchi casi, superano la media dei 30 giorni.
Qui vi è un fatto un po' increscioso, come avevamo detto in Conferenza dei Capigruppo; probabilmente l'Assessore non ne potrà niente, nel senso che è una richiesta che doveva essere soddisfatta soprattutto dai suoi Uffici e anche da degli istituti di ricerca, però è giusto ricordarlo.
Nel maggio dello scorso anno il Gruppo SEL ha presentato un'interpellanza (la n. 1071) rimasta inevasa, sulla mobilità sanitaria interregionale passiva, sottolineando il rischio che alcuni medici e i soggetti che svolgono la propria attività in Piemonte usino la convenzione con il Servizio Sanitario piemontese, per portare i propri pazienti in cliniche situate in altre regioni.
Questo lo avevamo fatto perché, come ricorderà l'Assessore, c'erano stati diversi casi di annunci dentro istituti che svolgono una funzione pubblica, addirittura che promuovevano l'uso delle navette per portare i pazienti in altre regioni. Quello che sottintendeva, però, la nostra richiesta era se in questa mobilità passiva eravamo proprio sicuri, al 100 per 100, che questi pazienti effettivamente si spostavano in altre regioni.
Ci chiedevamo se non c'erano dei casi di shifting di fatturazione, cioè se in qualche modo questa presenza dei privati in Piemonte non fosse l'avamposto per portarli in altri sistemi sanitari e, magari, in altre regioni, ma soprattutto se non ci fossero anche fenomeni di fatturazione diversa dal luogo in cui venivano svolte le pratiche.
Nell'interpellanze, inoltre, si chiedeva se esistessero studi e analisi aggiornati sulla mobilità passiva in Piemonte, se vi fosse una correlazione fra le cure effettuate fuori dal territorio piemontese e le liste d'attesa delle ASL di riferimento, com'erano suddivisi per prestazioni erogate da altre regioni (325 milioni di spesa sanitaria), se si conoscesse la città o l'ASL di appartenenza dei cittadini che avevano ricevuto prestazioni fuori regione e quante prestazioni fatturate fuori Piemonte fossero erogate da soggetti che operano e hanno anch'essi sede in Piemonte. Vorremmo capire se c'è la correlazione fra la fatturazione e i soggetti.
Arrivo alla fine, Presidente.
I dati più recenti che abbiamo sulla mobilità passiva risalgono al 2013 e indicano, per il Piemonte, uno sbilancio in negativo di 55 milioni di euro; un saldo fra i 270 milioni di introiti da mobilità attiva e 325 di passivo.
L'IRES e l'Assessorato alla sanità, a quanto pare, non hanno avviato da allora, nuove ricerche ASL per ASL, territorio per territorio, come avevamo chiesto, né sulla mobilità passiva, ma soprattutto per comprendere da dove vengano e cosa cerchino i piemontesi che spendono più di 350 milioni di euro in altre strutture.
Insomma, interroghiamo l'Assessore per conoscere i dati aggiornati sulla mobilità passiva in Piemonte, ma soprattutto le strategie in contrasto del fenomeno.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Nel ricordare a tutti che avete tre minuti per illustrare le interrogazioni, do la parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Risponderò puntualmente alle questioni poste dal collega, ricordando un fatto, una procedura.
I dati puntuali richiesti, in ordine ai luoghi dove ci si sposta, ma anche al fatturato, sono il risultato di uno scambio di documentazione e di certificazione da parte delle Regioni, che avviene in modo incrociato, e che per la sua complessità arriva dopo un anno e mezzo/due.
La situazione è un po' diversa per quanto riguarda la senologia, perch si sta dimostrando che la rete oncologica ha la possibilità di studiare attentamente la mobilità e, quindi, di capire dove si possono fare gli interventi.
Darò, quindi, delle risposte su questo tema, però, per quanto riguarda i dati più complessivi del sistema, dobbiamo aspettare ancora qualche mese perché questo è il periodo di scambio tra le Regioni, poi c'è una certificazione generale contenente un quadro completo delle strutture che ricevono e anche il trasferimento di risorse.
Per la senologia, quindi, anche se abbiamo alcuni dati abbastanza precisi, credo che per un giudizio complessivo occorra attendere tutto il 2017, il che vuol dire anche il dispiegarsi delle azioni che abbiamo intrapreso.
Se risulta verosimile l'aumento di qualche punto, va ricordato, come il Consigliere Grimaldi ha fatto, anche l'azione di riordino della rete oncologica secondo il modello hub e spoke: delibera del novembre 2015, per cui non dobbiamo dimenticare che i risultati di cambiamenti sanitari di tali dimensioni richiedono il giusto tempo per vederne gli eventuali effetti positivi.
A ogni modo, è possibile accertarsi, sul sito della rete oncologica che ogni centro ha definito un gruppo interdisciplinare di cura con il relativo responsabile, un referente per ciascuna disciplina, ma ha anche elaborato un percorso diagnostico terapeutico e assistenziale consultabile anche dai cittadini e che gli esiti, a distanza nel tempo, quali la sopravvivenza a cinque anni (perché poi bisogna vedere anche gli esiti) delle donne piemontesi colpite da carcinoma della mammella, è tra le più alte.
Questo è un dato che vale la pena ogni tanto ricordare: la sopravvivenza è più alta rispetto ad altre Regioni.
Si stanno monitorando alcune criticità e programmando interventi di audit locali per affrontarle: tra queste permangono prioritari gli interventi organizzativi per ridurre i tempi di attesa.
Diviene fondamentale vedere il dato 2017 ma, come dicevo, i tempi non sono ancora maturi per dare un giudizio complessivo.
In ogni caso, alcune azioni per contrastare questo fenomeno sono già state assunte alla fine dello scorso anno.
Primo, l'implementazione della rete oncologica secondo il modello hub e spoke con il rafforzamento dei modelli di presa in carico delle pazienti e il consolidamento e richiamo dei centri hub.
Secondo, interventi in capo alle Aziende sanitarie finalizzati alla riduzione delle liste d'attesa e della mobilità passiva, già oggetto di obiettivo assegnato ai Direttori.
Alla fine dell'anno, quindi, avremo modo di verificare i risultati degli obiettivi che abbiamo assegnato. Inoltre, c'è un elemento che abbiamo indicato negli obiettivi assegnati ai Direttori, relativo alla negoziazione delle attività da acquisire dal privato accreditato piemontese, cui è stato assegnato anche un compito di riduzione della mobilità per alcune discipline.
Alcune precisazioni, per evitare che quell'articolo a cui fa riferimento dia il senso di una situazione che non corrisponde alla realtà.
I ricoveri per carcinoma della mammella dal 2012 al 2016 in Piemonte sono aumentati del sette per cento (da 4.146 a 4453). È un aumento preoccupante.
Gli interventi effettuati in strutture non individuate come centri di senologia si sono ridotti dal 17 al sei per cento, quindi c'è un dato positivo.
La percentuale dei casi trattati nelle breast unit è salita, che era l'obiettivo, dall'83 al 94 per cento. Dei 259 interventi avvenuti ancora fuori dalle sedi previste, 174 sono stati in strutture pubbliche e 84 in strutture accreditate. Il numero delle strutture accreditate è di 89.
I ricoveri per carcinoma della mammella riguardanti cittadine piemontesi negli stessi anni sono aumentati dell'11 per cento, rispetto al sette per cento dei casi trattati nelle strutture della Regione.
Questo ha significato un aumento dei casi di mobilità passiva dal dieci al 13 per cento, con circa 500 donne trattate nel 2016 in strutture di altre Regioni. Qui parliamo di dati del 2016, poi vedremo quelli del 2017 che, sulla base delle azioni, dovrebbero provocare effetti di invertire la tendenza.
Il fenomeno, com'è stato ricordato, riguarda prevalentemente le aree del Piemonte nord-ovest e sud-est, ma è di scarso rilievo nell'aria sud ovest e presenta una lieve positività nell'area metropolitana torinese.
Ho i dati ASL per ASL e glieli posso fornire.
Il quadro è questo.
Incominciamo quindi ad avere, attraverso i dati della rete oncologica una certa precisione della mobilità per completare questi dati. Occorre questo scambio di informazioni con le altre Regioni. È chiaro che, per quanto riguarda la parte oncologica, attraverso la rete siamo già nella condizione di poter governare il processo e di assumere iniziative tese a modificare la tendenza in corso.
Il dottor Bertetto mi dice che già a partire da quest'anno ci dovrebbero essere questi obiettivi, che poi lui ha il compito concreto di attuare, attraverso azioni assunte insieme ai Direttori generali.
Il quadro più completo, relativamente al privato accreditato, ci sarà nei prossimi mesi. In ogni caso, per quanto riguarda il privato accreditato, abbiamo già anche il numero con una certa precisione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 1875 presentata da Accossato inerente a "Casa Protetta e fabbisogno socio-assistenziale dei cittadini del Consorzio CISSA"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1875.
Ricordo ai Consiglieri interroganti che hanno tre minuti a disposizione per l'illustrazione, e alla Giunta che ha cinque minuti per la risposta.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Assessore Saitta, il tema che le pongo mi è stato sollecitato, com'è forse prevedibile, da alcuni cittadini del territorio di Venaria Reale e verte attorno allo stato attuale, quindi alle condizioni presenti e future della struttura socio-assistenziale cosiddetta "Casa Protetta di Venaria Reale" gestita direttamente dal CISSA, che, a detta appunto dei cittadini interessati, sarebbe in stato di abbandono, anche a seguito dell'apertura di una struttura socio-assistenziale (la RSA Piccola Reggia, se non erro) di 120 posti letto, privata ma convenzionata, che, però, non sarebbe nelle condizioni di esaurire e rispondere a tutte le richieste di anziani non autosufficienti del territorio.
Peraltro, il tema della non autosufficienza - un po' casualmente, non era ovviamente voluto da questa interrogazione - è oggi all'attenzione di alcuni organi di informazione con dei dati anche preoccupanti sulle liste d'attesa in tutto il Piemonte. Di per sé, non è una novità: basta avere degli anziani in famiglia o parlare con i propri vicini di casa per conoscere la fatica e la difficoltà a trovare collocazioni adeguate e di qualità. Ma di questo magari - anzi, sicuramente - avremo modo di tornare a parlarne.
Nello specifico, invece, il quesito presentato all'Assessore riguarda le decisioni e le valutazioni dell'Assessore e dell'Assessorato sull'utilizzo di questa Casa Protetta, con i suoi 40 posti letto, e della sua possibilità di tornare al territorio con la sua funzione originaria per la quale si erano anche impegnati i cittadini con una contribuzione rispetto ad altre soluzioni che sembrerebbero essere all'attenzione in questo momento.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Accossato.
Risponde l'Assessore Saitta; prego.



SAITTA Antonio, Assessore regionale

La competenza, su questa materia, è del collega Augusto Ferrari, che mi ha incaricato di rispondere.
L'immobile in questione sito a Venaria Reale è stato edificato nel 1988 come Casa Protetta e la proprietà, secondo la normativa all'epoca vigente era stata attribuita al Comune.
Successivamente, in applicazione al decreto legislativo n. 502/92, la proprietà è stata trasferita all'ex ASL 6 di Ciriè ed è attualmente di proprietà dell'ASL TO3 a seguito del trasferimento del CISSA di Pianezza nell'ambito dell'ASL TO3.
La struttura è stata gestita dal CISSA, che si è avvalso di diverse cooperative. Nel 2009 il Comune di Venaria Reale ha richiesto un parere di verifica di compatibilità, ex articolo 8 del decreto legislativo n. 229 per la realizzazione di una nuova RSA sita in un terreno di fronte alla Casa Protetta in questione.
La RSA suddetta è stata realizzata e data in concessione a una cooperativa (Nuova Assistenza) che ha ottenuto, nel maggio del 2016 l'autorizzazione al funzionamento, nonché l'accreditamento per 120 posti letto. Successivamente, con determinazione dell'ASL TO3 del 17 giugno 2016 quindi due mesi dopo - è stata revocata l'autorizzazione alla Casa Protetta per cessata attività e gli ospiti sono stati trasferiti nella nuova struttura. Tale situazione è stata determinata a seguito di uno specifico accordo tra il Comune di Venaria Reale e l'ASL TO3, al fine di utilizzare, quale struttura per anziani non autosufficienti, esclusivamente la nuova RSA edificata dal Comune. L'ASL TO3 intende utilizzare l'ex Casa Protetta per insediarvi servizi rivolti alla popolazione, quali il SERT e la Salute Mentale, previa ristrutturazione dell'edificio, prevista a partire dal 2018.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1877 presentata da Vignale, inerente a "Personale sanità biennio 2016/2017"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1877, presentata dal Consigliere Saitta, che la illustra.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione a risposta immediata è legata al personale sanitario. Peraltro, ne avevo già presentata una precedentemente sulle nuove assunzioni, cui l'Assessore Saitta aveva risposto con i dati che abbiamo riportato all'interno dell'interrogazione.
Nel 2016 vi sono state 1.410 assunzioni a tempo indeterminato e 486 a tempo determinato; nel 2017 (fino al 30 settembre) le assunzioni a tempo indeterminato sono state 1.267 e 401 a tempo determinato.
Ciò che non era stato comunicato - per nostra mancanza, ma anche per il vincolo dei quesiti a risposta immediata che obbligano a porre una sola domanda - era il dato dei lavoratori che, in qualche modo, hanno interrotto il loro rapporto di lavoro per quiescenza, per dimissioni o per le motivazioni più differenti.
Pertanto, l'interrogazione è volta a conoscere i dati relativi ai lavoratori che hanno cessato la loro attività lavorativa nel biennio 2016 2017 al 30 settembre 2017, così come erano stati comunicati nella precedente interrogazione, suddivisi per anno, qualifica e tipologia contrattuale. È la stessa modalità che l'Assessore ha comunicato rispetto alle assunzioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Partiamo dalla considerazione positiva che, nel periodo dal 1° gennaio 2016 al 30 settembre 2017, la sanità piemontese ha proceduto a 3.564 assunzioni. Tutti sapete bene che le assunzioni erano bloccate per il comparto sanitario al 50 per cento dal 2010. Il Consigliere chiede giustamente di conoscere le cessazioni di personale nello stesso periodo.
Il dato registra nel 2016 per le cessazioni a tempo indeterminato 1.497 unità, di cui 322 medici, 512 infermieri, 129 OSS, oltre a 425 figure a tempo determinato.
Dal 2017 al 30 settembre 1.374 cessazioni a tempo indeterminato, di cui 342 medici, 424 infermieri, 143 OSS e 350 cessazioni a tempo determinato.
Di fatto, siamo riusciti a garantire una pressoché totale copertura delle cessazioni e questo appare un dato davvero importante, soprattutto se pensiamo alla situazione traumatica che, dal 2010 al 2016, aveva causato il blocco del turnover collegato al Piano di rientro del debito sanitario.
Ormai in questi due anni è dimostrata l'inversione di tendenza nell'assunzione di personale. Ripeto ancora una volta come lo sblocco del turnover e, soprattutto, l'uscita dal Piano di rientro ci ha permesso di riprendere con le assunzioni, cioè sostituire completamente in questi due anni quelli che sono andati in pensione.
Naturalmente gli effetti positivi del piano di assunzione si vedranno nei prossimi mesi, tenendo anche conto dei concorsi che sono stati banditi in tutte le aziende sanitarie e non soltanto per la parte infermieristica ma anche per l'imminente bando che farà all'ASL Torino per quanto riguarda le OSS.
È chiaro che queste sono le azioni che noi possiamo fare. Non posso che esprimere soltanto un auspicio e la speranza che, nella legge di bilancio sia eliminato il vincolo che impone a tutte le Regioni italiane che la spesa complessiva per il personale deve essere meno 1,4 della spesa del 2004, cioè di 14 anni fa.
Noi procediamo evidentemente per sostituire chi va in pensione all'interno dell'1,4 e, una volta arrivati al limite, è chiaro che deve cadere, come speriamo, quel vincolo nazionale. È una richiesta che hanno fatto tutte le Regioni che si trovano in questa situazione.


Argomento: Personale socio - assistenziale - Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1879 presentata da Batzella inerente a "Carenza di personale medico, infermieristico e OSS all'ASL TO4"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1879.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
La Segreteria Provinciale del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, lo scorso 22 novembre ha inviato una lettera al Prefetto di Torino e al Direttore generale dell'ASL TO4 e, per conoscenza anche all'Assessore alla sanità, Saitta, al Presidente Chiamparino e, per conoscenza, anche a tutti i Gruppi consiliari della Regione. Per annunciare che cosa? Lo stato di agitazione sindacale e chiedere un incontro di riconciliazione e raffreddamento. Tra l'altro, vorrei precisare che molti problemi sono stati già oggetto di segnalazione alla Procura di Ivrea e all'Ispettorato.
A provocare lo stato di agitazione è l'emergenza organizzativa in cui si trovano i presidi ospedalieri dell'ASL TO4, e parliamo degli ospedali di Ivrea, Chivasso, Ciriè, Cuorgnè e Lanzo. È un'emergenza dovuta alla carenza di personale medico, infermieristico e di operatori socio-sanitari.
Nonostante ci sia ancora una graduatoria OSS che ha scadenza il 31/12/2017, Assessore, che è relativa ad un concorso del 2010, a oggi l'assunzione degli operatori avviene con contratto ex interinale. Anche alcuni infermieri vengono assunti con contratto ex interinale e anche alcuni medici vengono assunti con contratto ex interinale.
Tra l'altro, lei, Assessore, aveva sempre ribadito che voleva abolire l'assunzione delle cooperative e voleva sistemare il precariato in sanità aveva detto tante belle parole. Però, in realtà, Assessore, ancora non ci siamo.
Ci sono realtà dove il turno di notte viene svolto da due infermieri e un solo operatore socio-sanitario, che da soli si devono occupare anche di 44 pazienti. Il personale è in numero talmente ridotto che spesso i neoassunti non vengono neppure affiancati nei primi giorni di lavoro.
Capita, inoltre, che gli infermieri vengano utilizzati anche per svolgere mansioni che non sono di loro competenza.
Il progetto sulla riduzione delle liste di attesa viene fatto con lo stesso numero di personale, Assessore, che di sabato, tra l'altro, è inferiore rispetto al resto della settimana. La pronta disponibilità è utilizzata per colmare le carenze.
Se venisse applicata, come da contratto nazionale, solo per coprire i trasporti secondari, servirebbero almeno 60 infermieri, e questi sono dei dati comunicati e documentati dalla Direzione aziendale dell'ASL TO4. I trasporti secondari sono quasi tutti effettuati con il personale interno e non dal 118. Gli OSS hanno un orario diverso da quello degli infermieri, e quindi, anche se per pochi minuti, gli infermieri restano senza personale di supporto: restano da soli, nonostante l'assistenza debba essere identica nelle ventiquattro ore della giornata.
Il personale dell'ospedale di Ciriè tra l'altro, Assessore difficilmente riesce ad usufruire dalla pausa mensa serale. Sa perché? Perché l'orario di apertura è limitato a un'ora, dalle 18 alle 19; questo oltretutto, a causa di carenza di personale della cucina. Quindi, oltre al personale infermieristico, medico e di supporto, abbiamo anche carenza di personale in cucina.
Le carenze di personale, Assessore, non riguardano solo gli infermieri e gli OSS ma, come ho già detto, anche i medici e in particolare i chirurghi. Ad Ivrea, ad esempio, mancano due-tre chirurghi e vi è una graduatoria aperta dal 2016 a tempo determinato; ma l'Azienda né assume da questa graduatoria né indice concorsi.
Concludo chiarendo che interrogo l'Assessore per sapere come si intende procedere per colmare la carenza di personale medico-infermieristico e di OSS presso l'ASL TO4, considerando anche che la pronta disponibilità infermieristica viene utilizzata per colmare le carenze, invece che nella situazione di emergenza come previsto dal Contratto nazionale del lavoro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ho svolto una verifica con la Direzione generale dell'ASL TO4 per avere un quadro puntuale della situazione di medici, infermieri e OSS in servizio presso i presidi ospedalieri dell'Azienda sanitaria oggetto dell'interrogazione.
Innanzitutto ci sono due questioni che bisogna in qualche maniera tenere presenti e che non valgono soltanto per l'ASL TO4, ma per tutte le ASL. Tutte le assunzioni in sostituzione di dipendenti che hanno cessato il lavoro o per esigenza di incremento del personale sono effettuate attraverso l'utilizzo della graduatoria. Nel corso del 2017, dalla graduatoria vigente sono stati assunti 16 OSS e altri 12 sono in fase di assunzione.
La collega sa, in quanto dipendente del sistema sanitario, che l'uso dei contratti interinali - almeno, per quanto ci riguarda - avviene soltanto per sostituzioni di dipendenti che restano nell'organico dell'ASL ad esempio nel caso delle aspettative: è chiaro che se c'è un'aspettativa non si opera un'assunzione a tempo indeterminato; mi sembra una cosa abbastanza scontata. Non sempre questo è avvenuto, perché c'erano problemi diversi, ma a ogni modo, per quanto ci riguarda, si ricorre a questo strumento soltanto per la sostituzione di dipendenti che restano nell'organico.
L'unica realtà in cui il turno di notte viene svolto da due infermieri e un OSS è la struttura complessa di Medicina generale di Ivrea. Di norma il personale neoassunto effettua turni lavorativi in presenza di personale esperto e, in generale, trascorre un periodo di inserimento la cui durata è variabile a seconda della complessità del contesto e delle caratteristiche individuali.
Il progetto sulla riduzione delle liste d'attesa dell'ASL TO4 coinvolge strutture nelle quali abitualmente nei fine settimana non è prevista una riduzione del personale dedicato all'assistenza, ma in cui vi è una riduzione fisiologica dei pazienti ricoverati. Per questo motivo, in accordo con i coordinatori e con il responsabile delle strutture coinvolte si è deciso - come hanno riferito i giornali - di effettuare prestazioni supplementari il sabato mattina; e io penso che anche questo sia un argomento importante nelle nostre riflessioni. Al personale presente viene riconosciuto un numero di ore aggiuntive retribuite.
La pronta disponibilità infermieristica è istituita per l'assistenza durante i trasporti. Solo in casi eccezionali l'infermiere reperibile è intervenuto a copertura di turni. e ciò in situazione di carenze contemporanee, quando ogni altro tentativo di sostituzione non sia andato a buon fine, per evitare l'interruzione del servizio. Si ricorre inoltre al personale interno solo per trasporti secondari che il 118 non riesce a garantire.
La pianificazione dell'attività dei servizi garantisce la continuità assistenziale anche nei pochi minuti in cui non è presente l'OSS attraverso una sovrapposizione di turno del personale infermieristico. Il non parificare l'orario degli OSS a quello degli infermieri deriva dal fatto che tale parificazione richiederebbe l'assunzione di numerosi operatori socio-sanitari, che si ritiene più utile assumere a potenziamento degli organici eventualmente carenti.
L'ospedale di Ciriè è l'unico presidio dell'ASL TO4 in cui la mensa viene assicurata da personale interno. Con gli addetti presenti un ampliamento dell'orario non garantirebbe il rispetto della normativa del riposo, quindi l'ASL ha comunicato alla nostra società di committenza SCR la volontà di esternalizzare la cucina dell'ospedale di Ciriè per poter ampliare l'orario di fruizione della mensa.
Infine, per quanto riguarda le carenze di personale medico e in particolare di chirurghi presso l'ospedale di Ivrea, l'unico candidato nella graduatoria a tempo determinato del 2016 cui si fa riferimento è un dirigente già assunto a tempo indeterminato presso il DEA dello stesso presidio. È peraltro in corso la predisposizione di un avviso di mobilità per l'acquisizione di un altro chirurgo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Alimentazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1885 presentata da Bono, inerente a "Blogger denunciata per istigazione al suicidio e lesioni gravissime"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1885, per l'illustrazione della quale ha la parola il Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Abbiamo inteso prendere spunto da questo recente e odioso fatto di cronaca della denuncia di una giovane blogger per istigazione al suicidio e lesioni gravissime, in relazione alla diffusione di materiale che stimolava l'adozione di diete ferree e quindi favoriva la diffusione dei cosiddetti disturbi del comportamento alimentare o DCA, in particolare modo l'anoressia, ma anche altri tipi di DCA.
Visto che, in passato, a livello nazionale, erano state avanzate due proposte di legge anche con sanzioni pecuniarie e con sanzioni detentive per quanto riguarda l'istigazione al suicidio relativo ai comportamenti e ai disturbi delle condotte alimentari, ma queste proposte non sono mai arrivate a compimento, volevamo sapere quali attività e azioni, nell'ambito della rete regionale, contro i disturbi del comportamento alimentare intendeva mettere in atto l'Assessorato.
Si tratta di un fenomeno sempre più evidente rispetto a condotte alimentari e rispetto a immagini deviate e devianti della pubblicità, di comunicazioni e quant'altro che hanno forte presa soprattutto sulle giovani, ma anche sui giovani adolescenti. Mi rendo conto che non possono essere presi provvedimenti diretti da parte della Regione sulla pubblicità ma, come abbiamo fatto una norma di legge contro il cyberbullismo, vorrei sapere se sono in cantiere, nell'ambito della rete regionale, norme contro i disturbi del comportamento alimentare che andrebbero fortemente potenziate; anche fortemente finanziate in quanto, come sappiamo, sono isole abbastanza sperse all'interno della rete sanitaria regionale.
Ci sono centri d'eccellenza a Torino, alcuni centri d'eccellenza nell'ASL TO4 poi sono abbastanza frammentati. Vorrei sapere se c'è l'ottica di costituire una rete regionale più forte, con professionisti dedicati perché è un tema, purtroppo, che comporta anche diverse vittime. Abbiamo più di 3,5 milioni di pazienti, circa 8.500 nuovi casi l'anno e 3.240 vittime nel 2016. Non stiamo parlando di una patologia che non ha ricadute negative sulla sanità.
Tante volte parliamo di malattie infettive, di cui prendiamo contromisure investendoci centinaia di milioni di euro, che hanno, magari fortunatamente, pochissimi casi di mortalità, ma qui parliamo di 3.240 morti all'anno in Italia, quindi penso che sia un tema su cui investire più risorse.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il Consigliere Bono riporta all'attenzione un tema sensibile a tutti al quale, indipendentemente da queste vicende di cronaca, abbiamo posto una buona attenzione in questi mesi.
Stiamo lavorando al rafforzamento dei servizi e alla costituzione di una rete che operi a più livelli, in base al bisogno e alla complessità del disturbo, mettendo in relazione tutti i centri attivi in Piemonte.
Nei mesi scorsi ho avuto modo di ribadirlo in incontri pubblici organizzati dalla Commissione per le Pari Opportunità della Regione (l'ultima è stato nel mese di luglio), proprio per discutere delle problematiche legate ai disturbi alimentari. Sono circa 3.000 sono le persone che si rivolgono, nel corso di un anno, ai servizi specialistici regionali (numero considerevole). Oltre mille sono quelle che si rivolgono ai centri di riferimento della nostra regione, con un notevole aumento dei ragazzi coinvolti nella fascia 10-18 anni. Nel solo 2016 sono state seguite dai servizi di neuropsichiatria infantile 226 ragazze (100 in meno dieci anni prima).
In particolare, in Piemonte, sono attivi: alla Città della Salute il Centro Pilota per la Cura dei Disturbi del Comportamento alimentare presso la Struttura Complessa a Direzione Universitaria di psichiatria per i soggetti adulti; presso il Dipartimento di Neuropsichiatria Infantile Regina Margherita, per età evolutiva, che svolgono attività in regime ambulatoriale e di day hospital e anche di degenza; inoltre al Sant'Anna è operativa il centro Amenorree e alle Molinette le strutture complesse di dietetica e Nutrizione Clinica di Psichiatria. Tutte queste attività operano in sinergia.
All'Ospedale di Lanzo, che in questi due anni abbiamo seguito con grande attenzione e rafforzato, opera un centro di primo livello in grado di accogliere, fare diagnosi e prendere in carico pazienti e famiglie, in collaborazione con le associazioni dei familiari.
Durante la scorsa estate l'ASL TO4, d'intesa con la Giunta regionale e con l'Associazione dei genitori dei pazienti di Lanzo, ha deciso di rafforzare ulteriormente la struttura in virtù della buona qualità del lavoro svolto. Sono state confermate le due psicologhe in servizio aumentate le ore del nutrizionista e del dietista e coperte anche ore di Psichiatria rimaste vacanti.
A Cuneo opera un centro diurno con attività dedicata nell'ambito del Dipartimento di Salute mentale ASL Cuneo 1.
Quando parliamo di lavoro in rete, parliamo esclusivamente della necessità non soltanto di legare le strutture esistenti, ma di operare affinché tutti i servizi, come quello della dietetica e della nutrizione clinica e gli altri servizi in qualche maniera collegati a questa attività possano usufruire delle esperienze, dei risultati ottenuti nei centri pilota della nostra Regione. A questi centri oggi esistenti, assegneremo anche il compito della formazione sulla base dell'esperienza accumulata.
Ritengo che l'esperienza non soltanto della Città della Salute, ma quella di Lanzo, per quello che ho avuto modo di constatare parlando direttamente con i genitori dei pazienti, è un'esperienza di grande interesse. Viene giudicata positivamente e, probabilmente, credo che le modalità di trattamento della patologia nelle due strutture (Città della Salute di Torino e ospedale di Lanzo) potrebbero forse definire una modalità da diffondere in termini formativi e poi in termini di servizi. In ogni caso, una serie di servizi esistono. Non per nulla, sono 3.000 le persone che si rivolgono ogni anno ai nostri servizi e, come dicevo, 1.000 sono quelle che si rivolgono ai Centri di riferimento che ho indicato.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1880 presentata da Gariglio inerente a "Acquisizione di programmi informatici o parti di essi da parte delle Aziende Sanitarie Locali e le Aziende Ospedaliere della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1880.
La parola al Consigliere Gariglio per l'illustrazione.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione chiediamo di avere un chiarimento. Abbiamo preso atto che molte Aziende Sanitarie del Piemonte hanno affidato mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando servizi informatici. Questo, ovviamente, in un arco di tempo molto lungo.
Non è questione degli ultimi anni.
Sostanzialmente, si tratta di una procedura che si è molto diffusa nella nostra regione e questo meccanismo (la procedura negoziata senza pubblicazione di bando) è un meccanismo eccezionale di affidamento dei servizi compatibile con la legislazione nazionale, ma - appunto - solo in via eccezionale e solo a causa della sussistenza di ragioni tecniche o di diritti di esclusiva.
Il nuovo Codice dell'amministrazione digitale (nuovo mica tanto, perch è del 2005) obbliga tutte le Amministrazioni che vogliono procedere su questa strada a una valutazione comparativa tra diverse soluzioni.
L'articolo 68 prevede che le Pubbliche Amministrazioni facciano una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico prima di acquisire questi programmi, e che diano corso dell'istruttoria compiuta nelle motivazioni della determina a contrarre.
Mi rendo conto che non è una cosa che si può chiedere il lunedì e a cui verrà data risposta il martedì, perché implica un'azione capillare sulle Aziende Sanitarie, ma poiché abbiamo avuto negli ultimi tempi notizia di questi affidamenti, chiediamo se le Aziende Sanitarie della Regione Piemonte, nell'acquisizione di programmi informatici o di parti di essi rispettino questa normativa con particolare riferimento a quanto deliberato dall'ANAC, dal Codice dei contratti nonché dal Codice dell'amministrazione digitale, specie in materia di valutazione comparativa delle soluzioni tecniche astrattamente proponibili.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

In relazione a questa richiesta, cioè di conoscere se le Aziende Sanitarie regionali, nelle procedure amministrative finalizzate all'acquisizione di programmi informatici o parti di esse, abbiano rispettato la normativa vigente (mi pare questa la domanda) si rappresenta che il contratto dei Direttori Generali, il cui schema tipo è stato in ultimo approvato con DGR del 19 dicembre 2016, prevede, all'articolo 7 (credo sia utile anche conoscere questo), "Obblighi in materia di razionalizzazione e riduzione della spesa sanitaria", ossia che il Direttore Generale sia tenuto, nell'acquisto di beni e servizi all'attuazione dei principi di cui all'articolo 26 della legge 488/99 nonché all'utilizzo degli altri strumenti di contenimento della spesa sanitaria approvata dal CIPE.
Pertanto, è un articolo specifico del contratto che deve essere rispettato.
Per quanto attiene alla razionalizzazione e alla riduzione della spesa sanitaria, il Direttore Generale è altresì tenuto, sempre secondo il contratto, all'osservanza delle prescrizioni di cui all'articolo 15, comma 13, del decreto legge 95 (spending review), nonché di tutte le disposizioni nazionali e regionali in materia di acquisto di beni e servizi.
Aggiungo l'ultima parte del contratto: l'inosservanza delle disposizioni di cui sopra costituisce grave motivo, ai sensi dall'articolo 12, comma 3, lettera c) della legge regionale 10/95, per la decadenza del Direttore Generale.
Come già effettuato negli anni passati, anche per l'anno 2017 verrà avviato apposito monitoraggio delle procedure di acquisto di beni e servizi delle Aziende Sanitarie, proprio per verificare quelle condizioni stabilite nel contratto.
L'approfondimento relativo ai singoli affidamenti delle Aziende Sanitarie, valutazione comparativa delle soluzioni informatiche previste riscontro di situazioni locking, portabilità e interoperabilità delle applicazioni informatiche, utilizzo di software, ai sensi del Codice dell'amministrazione digitale, saranno oggetto di rilevazione puntuale da parte della Direzione regionale che sarà - appena completata - fornita al Consigliere Gariglio che l'ha richiesta.


Argomento: Opere di bonifica e consorzi - Boschi e foreste

Interrogazione a risposta immediata n. 1878 presentata da Ruffino, inerente a "Emergenza Processionaria del pino in Val di Susa"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1878.
La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera per l'illustrazione.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
L'anno scorso, più o meno a quest'epoca, avevo presentato lo stesso question time, come l'Assessore ricorderà. Quest'anno abbiamo un problema in più: i boschi devastati dagli incendi e il problema della Processionaria che sicuramente non accenna a diminuire.
Le segnalazioni da parte degli amministratori sono tante; credo ci sia anche contezza rispetto all'Assessorato.
L'Assessore, lo scorso anno, diceva che ci sarebbero state risposte dal Settore Fitosanitario. Di fatto, non ci sono stati movimenti particolari se non tanta preoccupazione da parte della popolazione, ovviamente, come dicevo prima, in primis dagli amministratori, perché ci sono effetti sull'uomo importanti, a partire dai peli urticanti della processionaria che si separano dalla larva che li porta sul dorso e il loro contatto naturalmente crea problemi. Ci sono poi altri casi che possono provocare shock anafilattici e problemi con gli animali.
Con questo question time chiedo, al di là di tutto, che l'Assessorato e il Governo regionale si facciano carico di questo problema, legato non soltanto alla Val di Susa, ma a tutte le valli, perché le segnalazioni arrivano dall'intero Piemonte. Credo che la nostra regione non si possa permettere di perdere un patrimonio boschivo così importante, che ogni anno viene flagellato in un modo così pesante, quindi sicuramente gli aspetti sono tre: gli effetti sull'uomo, sugli animali e ovviamente sui nostri boschi.
Passando lungo la strada, si vede chiaramente l'effetto sugli alberi: mi è capitato, nel fine settimana, di vedere uno spettacolo nel Canavese sicuramente non incoraggiante. Chiedo se c'è una mappa dei luoghi dove la processionaria ha attecchito di più e come, dall'altro lato, questo fenomeno possa essere aggredito.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Ricordo bene quella dell'anno corso, in effetti a prima vista pensavo fosse una di cui mi ero dimenticato.
Poi le lascerò le tre cartelle di risposta scritta, che credo possano essere esaustive vista l'ora, però in sostanza che cosa dice il Fitosanitario? Dice intanto che il problema aumenta perché c'è il cambiamento climatico: un tempo, questo fenomeno si fermava intorno ai 500 metri, mentre oggi abbiamo presenze che arrivano fino quasi a 1.200 metri.
Tra l'altro, sul cambiamento climatico, nella nota dicono anche che a volte vengono trovati a terra degli insetti in stagione invernale invece di trovarli in stagione primaverile: questo è un altro segno del cambiamento climatico.
Quali sono i sistemi di lotta? Si può fare la lotta di tipo meccanico asportando via i nidi e naturalmente distruggendoli, oppure utilizzando come insetticida il Bacillus Thuringiensis. È chiaro che intervenire nei boschi col Bacillus Thuringiensis non è cosa facile e, nonostante questo sia quasi un elemento di lotta biologica, non è così normale utilizzarlo con i mezzi aerei.
Quindi il tema è che, quando c'è un pericolo della salute, in quel caso possono intervenire le Amministrazioni locali; altrimenti c'è soltanto da tenere presente che, fino a oggi, le infestazioni di questo parassita hanno avuto un percorso che tende ad acutizzarsi e poi tende a diminuire, perch con lo svilupparsi dell'insetto si sviluppano anche insetti e funghi antagonisti, per cui c'è da sperare che il cambiamento climatico non provochi un'onda diversa rispetto a questo andamento dello sviluppo dell'insetto.



PRESIDENTE

Chiedo all'Aula un po' più di silenzio perché si fa fatica a sentire le risposte che danno gli Assessori agli interroganti.


Argomento: Norme generali sui trasporti - Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 1881 presentata da Rostagno inerente a "Godimento del 'bonus' di cui alla DGR n. 61-4534 del 29 dicembre 2016 da parte degli abbonati dell'area PIN"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1881. Al posto dell'Assessore Balocco, risponderà l'Assessore Ferrero.
La parola al Consigliere Rostagno per l'illustrazione.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Con delibera di Giunta del 29 dicembre 2016, è stato previsto un bonus per un importo di 700 mila euro, autorizzato come erogazione all'Agenzia della mobilità piemontese, cui è conseguita una delibera del 12 giugno 2017 che prevede questi bonus per gli abbonati Trenitalia per l'anno 2016.
Il dubbio è il seguente. Gli sconti sono applicati sulla vendita di abbonamenti plurimensili e mensili per coloro che hanno i documenti di viaggio validi per i mesi da settembre, ottobre, novembre e dicembre del 2017. Quello che va considerato è che sul sito dell'Agenzia della mobilità piemontese non è fornita alcuna informazione all'utenza sulla possibilità di usufruire di questi bonus; in nessuna delle biglietterie di GTT, a differenza di quelle di Trenitalia, è stata data informazione all'utenza; i bonus sono stati applicati secondo le modalità previste e approvate dalla Giunta regionale, ma solo nelle biglietterie di Trenitalia e non da quelle di GTT. Questo nella zona PIN, nell'area pinerolese, perché conosco quella: buona parte degli abbonamenti vengono pagati presso le biglietterie GTT.
Quindi si chiede di sapere quali azioni intenda adottare la Giunta considerata la gestione di questo bonus che ho descritto in premessa affinché i pendolari che non hanno potuto usufruire dello sconto vedano riconosciuto il loro diritto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Gentile Consigliere, le leggo la nota che mi ha lasciato il collega Balocco.
La nota fa una premessa e dice che con DGR del 12 giugno 2017, la Giunta ha stabilito i criteri per il riconoscimento del bonus per l'anno 2016 a favore degli abbonati al servizio ferroviario Trenitalia.
A far data dal 4 settembre 2017, sui siti internet SFM Torino e SFR Piemonte, sono state pubblicate le informazioni relative all'erogazione dei bonus. Lo sconto sull'abbonamento mensile viene applicato automaticamente da tutti i sistemi di vendita Trenitalia (biglietteria, emettitrici automatiche, punti-vendita commerciali e sito internet); lo sconto sull'abbonamento annuale può essere richiesto esclusivamente presso le biglietterie di Trenitalia.
Il bonus erogato da GTT per gli utenti del Servizio ferroviario sulle direttrici del SFM 1 e SFM A è disciplinato dal contratto di Servizio con l'Agenzia della mobilità regionale.
Le spese di erogazione e le risorse per finanziare il bonus sono a carico di GTT e non sono da annoverare fra le maggiori risorse regionali di cui alla DGR 61 del 29 dicembre 2016.
A far data dal 13 aprile 2017, sul sito internet SFM Torino sono state pubblicate le informazioni relative al bonus GTT; da una ricognizione effettuata dall'Agenzia della mobilità regionale, nelle biglietterie di GTT presso le stazioni Dora, Ciriè e stazione di Rivarolo-Volpiano SFM 1 risulta che sono presenti informazioni scritte sulle modalità di erogazione del bonus GTT.
Tutto ciò premesso, si comunica che gli utenti del Servizio ferroviario per viaggi CON O/D nella zona PIN che hanno acquistato l'abbonamento con validità mensile hanno già usufruito dello sconto.
Viceversa, lo sconto è stato erogato in contanti agli utenti del Servizio ferroviario per i viaggi con O/D nella zona PIN che hanno acquistato l'abbonamento con validità annuale e plurimensile e che hanno presentato richiesta di rimborso presso le biglietterie di Trenitalia entro il 31/10/2017, dimostrando altresì di aver acquistato un abbonamento mensile o plurimensile con validità almeno di un mese nell'annualità 2016 mediante esibizione della tessera BIP.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrero.


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc.

Interrogazione a risposta immediata n. 1882 presentata da Valle, inerente a "Garanzie e riconoscimento per le Guide turistiche abilitate"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1882.
La parola al Consigliere Valle per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Com'è noto, la Regione, con la legge 33 del 2001, ha provveduto alla delimitazione e terminazione delle competenze dei requisiti per esercitare la professione di Guida turistica abilitata; in particolare, per quello che riguarda l'attività delle associazioni, ha circoscritto il loro ambito di attività e di applicazione agli associati, alle associazioni stesse e al titolo volontaristico della prestazione.
Risulterebbe che in due monumenti di interesse artistico-culturale molto rilevanti, come il neo aperto Castello di Moncalieri e i Musei Reali che gestisce il MiBAC, il servizio di guida e accompagnamento, oltre al resto, sia offerto anche da associazioni, una delle quali, peraltro, si avvarrebbe anche della collaborazione di ragazzi in servizio civile finanziati quindi con fondi statali, e che per questo servizio sia richiesto un pagamento ai fruitori di questi due beni culturali.
Allora, interrogavamo la Giunta per segnalare la questione e per sapere se erano intercorsi, visto che sappiamo che il tema è stato sollevato in più occasioni e in diverse modalità, colloqui e confronti con il Ministero e con chi gestisce questi beni, per tutelare la professione delle Guide turistiche e il rispetto di una legge della nostra Regione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valle.
La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
La Regione ha ben presente il problema dell'esercizio abusivo della Guida turistica, così come di tutte le professioni normate dalla legge regionale 33 del 2001.
In tal senso, come forse lei saprà, abbiamo già predisposto e trasmesso, lo scorso 9 giugno, una circolare a mia firma a tutti i Comuni piemontesi, proprio a tutela delle Guide, avente a oggetto "Legge regionale 33 del 2001 - Controlli sull'esercizio abusivo delle professioni turistiche".
Nella circolare si fa riferimento, in particolare, all'articolo 13 della legge inerente alle sanzioni, e all'articolo 14, che attribuisce ai Comuni le funzioni di vigilanza e di controllo.
La circolare regionale ha avuto intanto il merito di sollevare il tema che non stava evidentemente in cima alle priorità dei soggetti deputati ai controlli; molti Comuni hanno infatti chiamato gli Uffici per chiedere chiarimenti di dettaglio e si stanno organizzando per effettuare i controlli.
Su richiesta dell'Associazione delle Guide, è stato attivato anche un tavolo, che si è riunito e lo scorso 11 ottobre presso il competente Assessorato della Città di Torino, per stabilire una strategia sui controlli.
Nel corso dell'incontro è stato chiesto alle Associazioni delle Guide di segnalare i casi più rilevanti; c'è comunque la disponibilità degli Uffici regionali per allargare territorialmente il tavolo.
Con riferimento ai casi concreti segnalati nell'interrogazione sui Musei reali, come lei ben sa, abbiamo già fatto un incontro con i rappresentanti della cooperativa e dalla Convenzione in essere non risulta sulla carta, nessuna violazione della normativa. Lei sa anche che questa Convenzione nasce, in realtà, dal Ministero.
Sul Castello di Rivoli, inoltreremo l'interrogazione al Comune deputato, ovviamente, alle verifiche.
Ancora, come lei sa, comunque il nostro Assessorato su questo argomento è particolarmente sensibile e continua a lavorare per stimolare i Comuni a effettuare controlli.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Parigi.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.50 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.51)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non è presente l'Assessora Pentenero, ma c'è comunque l'Assessore Reschigna, per cui, qualora non fosse possibile in questa seduta, chiederei una risposta nella prossima o nella prima riunione della I Commissione.
Qualche settimana fa, tra l'altro all'unanimità dell'Aula, abbiamo approvato un ordine del giorno sui centri per l'impiego, relativamente ai cosiddetti "precari" di quei centri. Dovevamo avviare una stabilizzazione con la Città metropolitana. Possiamo sapere cos'è successo? Perch continuano a rimandare, nei nostri confronti, il fatto che quell'atto di indirizzo non è stato neanche inoltrato alla Città metropolitana.
Visto che siamo a fine anno e quelle persone stanno per "andare a casa", ma nel frattempo stanno tenendo aperti tutti i nostri servizi (ci sono code ogni mattina e quegli operatori, in qualche modo, svolgono quelle funzioni per noi), vorrei solo sapere che cosa è successo, se è l'Ufficio di Presidenza che non ha adempiuto, se è la Giunta.
Insomma, cosa è successo?



PRESIDENTE

No, l'Ufficio di Presidenza è impeccabile! Nell'arco della giornata chiederemo informazioni all'Assessora Pentenero.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, l'attenta Giunta, per il tramite del Vicepresidente Reschigna, mi suggerisce di fornire delle comunicazioni su questo domani, nel corso della Conferenza dei Capigruppo.
Grazie a lei e al Vicepresidente Reschigna.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco, Baricco, Cerutti, Ferrari, Ferraris Monaco, Ottria e Pentenero.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 21 novembre 2017.


Argomento:

c) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato in data 22 novembre la seguente legge regionale e ha deliberato la non impugnativa: legge 10 ottobre 2017 n. 14 "Istituzione del Comune di Alto Sermenza mediante fusione dei Comuni di Rimasco e di Rima San Giuseppe in Provincia di Vercelli".


Argomento:

d) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

e) Comunicazioni relative all'articolo 30, comma 9 del Regolamento interno


PRESIDENTE

In data 20 novembre 2017 la I Commissione consiliare, riunita in sede legislativa, ha approvato all'unanimità le deliberazioni legislative aventi ad oggetto: proposta di legge n. 279 "Modifiche alla legge regionale 1 dicembre 1998, n. 39 (Norme sull'organizzazione degli uffici di comunicazione e sull'ordinamento del personale assegnato)", presentata dalle Consigliere e dai Consiglieri regionali Laus, Ottria, Rostagno Giaccone, Ravello, Vignale, Bertola e Frediani; proposta di legge n. 280 "Interventi a sostegno dell'informazione e della comunicazione istituzionale via radio, televisiva, cinema e informatica", presentata dalle Consigliere e dai Consiglieri Laus, Ottria, Giaccone, Rostagno Vignale, Grimaldi, Berutti, Batzella, Frediani, Bertola e Ravello.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 14 novembre 2017.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 263, inerente a "Istituzione del Comune di Alluvioni Piovera, mediante fusione dei Comuni di Alluvione Cambiò e di Piovera, in Provincia di Alessandria"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 263, inerente a "Istituzione del Comune di Alluvioni Piovera, mediante fusione dei Comuni di Alluvione Cambiò e di Piovera, in Provincia di Alessandria", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Il relatore di maggioranza è il Consigliere Ravetti, mentre il relatore di minoranza è il Consigliere Mighetti.
Il provvedimento è stato licenziato all'unanimità dalla I Commissione in data 20 novembre 2017.
La parola al Consigliere Mighetti per la relazione.



MIGHETTI Paolo, relatore

Sarà un intervento lunghissimo e denso di contenuti.
Ci apprestiamo a votare un'altra legge di fusione in Provincia di Alessandria, sperando che sia più fortunata dell'ultima che abbiamo approvato. In questo caso i Comuni hanno dimensioni un po' più omogenee (non siamo sicuramente ai livelli di Cassano Spinola e Gavazzana), per cui si intraprende la strada della fusione che, chiaramente, porterà ad un organismo più esteso tra i due Comuni, e sicuramente ad una messa a sistema di quelle che sono le funzioni comunali.
Da sempre siamo favorevoli alla fusione di Comuni per arrivare a dei Comuni che siano più idonei a sopperire le esigenze del territorio. In questo caso, lo siamo certamente. Per questo voteremo a favore della legge di fusione e siamo disponibili, come sempre, a parlare di queste tematiche e, soprattutto, ad andare a sviscerare i limiti di questa norma regionale in merito alle fusioni in corporazioni; limite che sono stati evidenziati purtroppo, nel caso della fusione per corporazione di Gavazzana con Cassano Spinola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravetti, relatore di maggioranza.



RAVETTI Domenico, relatore

Non credo di dover aggiungere molto rispetto a quello che il collega Mighetti ha già detto in merito a questo disegno di legge.
Chiedo soltanto alla Giunta di aiutare nel processo di fusione dei due Comuni, in particolare per quanto riguarda le cosiddette "politiche di Area vasta". La fusione è stata decisa dalle Amministrazioni comunali, ma non solo; anche i cittadini con un referendum, il cui esito mi pare molto evidente, hanno deciso di continuare insieme il loro percorso. Per provengono, soprattutto per quanto riguarda le politiche socio assistenziali e le politiche dei rifiuti e della gestione dei rifiuti, da ambiti territoriali differenti, per cui hanno bisogno in questa fase, già a partire dalle prossime settimane, di essere accompagnate in questo senso.
L'unica novità tra le sette fusioni degli ultimi quattro anni questa è la particolarità che riguarda questi due ambiti gestionali.
Mi premeva sottolineare questo, che trovo significativo.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione palese sull'articolo 11.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Indìco la votazione palese sull'articolo 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese sull'articolo 13.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione per appello nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 35 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 264, inerente a "Istituzione del Comune di Celio con Breia mediante fusione dei Comuni di Celio e di Breia in Provincia di Vercelli"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 264, inerente a "Istituzione del Comune di Celio con Breia mediante fusione dei Comuni di Celio e di Breia in Provincia di Vercelli", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Il relatore di maggioranza è il Consigliere Corgnati, mentre il relatore di minoranza è il Consigliere Andrissi.
Entrambi i relatori danno per letta la relazione.
Procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione palese sull'articolo 11.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Indìco la votazione palese sull'articolo 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese sull'articolo 13.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione per appello nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 35 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Esame proposta di deliberazione n. 230, inerente a "Recepimento dell'intesa tra Governo, Regioni e Comuni per l'adozione del Regolamento edilizio tipo ai sensi del DPR 380/2001 e approvazione del Regolamento edilizio tipo"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 230, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Valmaggia per l'illustrazione.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'urbanistica

Grazie, Presidente.
A seguito dell'accordo fra lo Stato e la Conferenza delle Regioni sul Regolamento edilizio tipo nazionale, avvenuto lo scorso ottobre, abbiamo avviato il percorso di adeguamento del nostro strumento regolatorio del Regolamento edilizio tipo regionale alle indicazioni del Regolamento edilizio tipo nazionale.
Questo adeguamento ha comportato una rivisitazione di quelle che erano le definizioni che compongono la prima parte di questo provvedimento. La seconda parte sono l'applicazione di queste norme all'interno del nostro territorio.
Quello che va richiamato è il fatto che, la nostra regione ha già fatto un lavoro lungo e importante di adeguamento dei regolamenti comunali al Regolamento edilizio tipo regionale. Questo lavoro ha fatto sì che nell'arco di circa un decennio, si arrivasse ad avere la quasi totalità dei Comuni uniformati sul Regolamento edilizio tipo regionale. Sono oltre 1.150 i Comuni che si sono adeguati al Regolamento edilizio tipo regionale.
Adesso dobbiamo recepire le indicazioni dell'intesa sul Regolamento edilizio tipo nazionale, quindi dobbiamo cercare di fare tesoro di questo lavoro di uniformità in ambito regionale precedentemente fatto e di inserirlo in questa struttura nazionale, in modo da arrivare a un'uniformità di definizioni e di Regolamento edilizio tipo a livello nazionale.
Sicuramente l'intendimento è positivo, perché permette di usare in tutta Italia una stessa lingua da un punto di vista del Regolamento edilizio. Quello che è importante - e mi fermo solo su questo punto - è che, per non dover ripartire da capo rispetto al percorso fatto in Regione Piemonte di adeguamento al Regolamento edilizio tipo regionale, è stata introdotta una disposizione transitoria all'ultimo articolo di questa norma, che consente, fino all'adeguamento al Regolamento edilizio tipo nazionale da parte dei Comuni attraverso una variante generale, la vigenza delle norme in corso.
Volevo sottolineare il passaggio della transitorietà, ovvero l'articolo 137 di queste norme, per il quale, nell'arco di 180 giorni - questo è il tempo previsto per adeguarsi - chiediamo ai Comuni la formalizzazione di questa fase transitoria mediante una deliberazione. Questo per far si che fino a quando non ci sarà una nuova variante generale con adeguamento al Regolamento edilizio tipo nazionale, valgono le norme tuttora vigenti, non creando quindi alcun problema nella fase transitoria per l'attuazione di questa norma.
Chiudo dicendo che è stato fatto un lavoro approfondito, anche mediante l'attivazione di un tavolo tecnico in ambito di Commissione, e ringrazio i tecnici del Settore che hanno lavorato molto (e con una certa fatica) per mettere insieme uno strumento, che era già operativo e collaudato in ambito regionale, con queste indicazioni che ci vengono dal livello nazionale.
Ringrazio quindi i tecnici e anche i Consiglieri della Commissione perch attraverso il lavoro fatto in quella sede e gli approfondimenti tecnici, si è arrivati ad un testo che spero sia condiviso dall'intera Aula.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Mah, diciamo che 18 anni fa vedeva la luce in questo consesso la legge 19, che è una legge che ha permesso - come diceva prima l'Assessore - a oltre 1.150 Comuni del Piemonte di rendere più uniformi le loro regole. In quegli anni cominciava a sentirsi la necessità di ridurre le diversità normative e adesso direi che per tutti noi è chiaro ed evidente che un processo di uniformazione delle regole da applicarsi nei vari ambiti è quanto mai necessario, non solo nel mondo dell'edilizia, ma sicuramente nel mondo dell'edilizia che, a proposito di regole, è sicuramente un settore molto impegnativo.
Il processo virtuoso che è stato attivato dalla nostra Regione ha avuto dei tempi non velocissimi perché - lo dico per coloro che conoscono la materia - ovviamente modificare un Regolamento all'interno di un Comune (Regolamenti che erano vecchi, degli anni '70 o '60) comporta una fatica non indifferente. Tuttavia, lo si è fatto.
Io credo che l'ambizione di fare questo sforzo a livello nazionale sia assolutamente condivisibile. È chiaro che chiediamo alle nostre Amministrazioni un ulteriore sforzo. Le sollecitiamo anche, però, a fare un'altra cosa: molte Amministrazioni vicine - o facenti parte di Unioni di Comuni, oppure comunque con funzioni associate - potrebbero cercare di uniformare i loro Regolamenti per avere, ad esempio, il Regolamento dell'Unione dei Comuni. È chiaro che questo è impegnativo, ma sicuramente ridurrebbe il numero di Regolamenti presenti in questa Regione.
Credo che in questo processo, che deve durare 180 giorni, non verrà meno da parte della Regione Piemonte un accompagnamento e un monitoraggio ma direi anche proprio un'assistenza, per far sì che questo processo che dovranno avviare i Comuni non sia esageratamente complesso.
Io penso però che si debba guardare ancora oltre, sperando in un ulteriore sforzo che non fa parte di questo provvedimento, legato al tema della qualità di quello che viene prodotto: la qualità del prodotto edilizio. La qualità non è fatta di regole, ma le regole a volte aiutano.
Il Piemonte in questi anni ha prodotto della manualistica; alcuni manuali hanno un indirizzo divulgativo, un indirizzo propedeutico alla progettazione; qualche manuale o qualche sussidio, invece, ha carattere regolamentare. Penso a quanti Comuni hanno inserito nei loro regolamenti l'adeguamento ai manuali che sono stati prodotti dai vari GAL, manuali legati al tema della conservazione tipologica.
Scelta virtuosa e importante, ma mentre alcuni manuali hanno una funzione e una stesura che è più didattica, difficilmente il manuale ha una funzione regolamentare. Non è cosa di questo provvedimento, ma per guardare avanti credo che il passaggio successivo sia poi quello di uniformare anche queste manualistiche che, comunque, creano molta incertezza progettuale.
Alcuni sussidi identificano l'elemento tipologico, l'obbligo a rappresentarlo in forma progettuale, che però è difficilmente trasferibile in un Regolamento edilizio.
Anch'io vorrei ringraziare gli Uffici per lo sforzo che hanno fatto anche rispetto alla ricerca di risoluzioni ad alcuni nodi che sono molto critici e che, in questa fase, in cui si è vista una buona collaborazione anche in fase di Commissione, credo che il prodotto che andiamo votare sia sicuramente discreto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Mi unisco al collega nel ringraziare gli Uffici per questo lavoro iniziato alcuni anni fa, una concertazione a livello nazionale con tutte le Regioni italiane per giungere a un prodotto largamente condiviso che superasse le difficoltà di un'omogeneizzazione dei parametri edilizi, su tutto il territorio nazionale. Chiaramente è stato uno sforzo non banale che ha dovuto mettere in campo tutte le capacità tecniche dei funzionari delle singole Regioni.
Questa è sicuramente un'omogeneizzazione che farà del bene al settore dell'edilizia e dell'urbanistica; è un'omogeneizzazione anche più ferrea di quella che è stata portata avanti con Regolamento edilizio tipo regionale.
Il Movimento 5 Stelle ha portato alla luce una delle problematiche relative all'interpretazione che i singoli Comuni davano rispetto al Regolamento edilizio tipo regionale. Una libertà di modifica che alcune volte metteva in risalto delle disparità notevoli tra Comune e Comune; tra come, per esempio, considerare una volumetria di un sottotetto, se è una volumetria abitabile o non abitabile e, soprattutto, come bypassare delle regole ben precise, cioè il fatto che i locali in cui si abita siano soggetti al contributo sul costo di costruzione e agli oneri di urbanizzazione e oltretutto, computati a livello urbanistico.
Nel 2015 avevamo proposto una modifica del Regolamento edilizio tipo per andare a ovviare questo problema. La modifica era stata successivamente approvata, alcuni Comuni hanno introdotto questa modifica e oggi ci troviamo a cambiare completamente il paradigma su cui si basava il Regolamento edilizio tipo regionale per quelle casistiche, ma andiamo ad applicare dei concetti che sono tendenzialmente coerenti con quanto avevamo previsto in quella modifica portata in Consiglio un anno e mezzo fa.
Cosa porterà questo Regolamento edilizio? Porterà sicuramente una serie di adeguamenti anche ai piani regolatori. Piani regolatori che, in molti casi, non sono ancora adeguati al precedente Regolamento edilizio tipo e dovranno adeguarsi a questo Regolamento edilizio. Non sarà un lavoro sicuramente agevolissimo, ma se cogliamo l'occasione dell'adeguamento dei piani regolatori del Piano paesaggistico regionale, portiamo avanti una serie di operazioni che possono essere accompagnate e portate a termine nello stesso tempo. Pensiamo che, in quest'ottica, sia necessario anche lavorare con più Comuni come abbiamo detto per il Piano paesaggistico regionale. Cioè evidenziare una pianificazione di ambiti che possa fare economia di scala sull'adeguamento dei piani regolatori.
Piani regolatori che, nella maggior parte dei casi, noi vediamo come piani regolatori intercomunali e non come piani regolatori comunali che noi vediamo per Comuni molto più grandi e non per Comuni più piccoli.
Questo è un passo di omogeneizzazione che non termina quella che è un'omogeneizzazione dell'ambito urbanistico edilizio della Regione Piemonte. Pensiamo che un ulteriore passo sia l'omogeneizzazione dei piani regolatori. Piani regolatori che, se voi avete la curiosità di andare a vedere a campione nella nostra regione, su dieci ne troverete 11 per diversità e capacità di elaborazione diversa di quelli che sono i temi della zonizzazione. Probabilmente bisogna fare non un passo indietro, ma dieci passi indietro; bisogna tornare a quelli che erano i concetti basilari della legge 56, con poche tipologie di aree ben definite e non lenzuolate di legende che non sono veramente più comprensibili e lasciano spazio a tutte le interpretazioni del caso, nell'ambito della pianificazione.
Pertanto, omogeneizzazione anche nella pianificazione per far sì che l'urbanistica sia un'urbanistica molto più semplice, meno pesante, meno fatta di carta, ma più fatta di progetto urbanistico.
Il progetto urbanistico dovrà sicuramente essere discusso in questo Consiglio; come il progetto urbanistico deve ritornare a essere un elemento dominante nell'urbanistica regionale.
Ultime questioni.
Noi dobbiamo terminare un cammino, in questo Consiglio, sulle materie dell'urbanistica e dell'edilizia.
La settimana scorsa - se non sbaglio - eravamo a un convegno (Restructura) con diversi colleghi e parlamentari. Ci sono una serie di questioni che abbiamo portato in questo Consiglio, che sono passate tra i nostri interventi e non sono state portate a termine.
È sicuramente necessario non procedere con un'ulteriore proroga del Piano casa, ma capire quali sono i metodi per la stabilizzazione. Occorre capire anche tutta una serie di questioni relative a eventuali ritocchi della legge 56.
Altre questioni sono di ordine probabilmente più minuto e più immediato: abbiamo parlato tante volte di consumo del suolo, in questo consesso. Addirittura, era arrivata - diciamo non ufficialmente - una proposta di deliberazione della Giunta regionale che poi non è approdata neanche all'approvazione definitiva in Giunta.
Pensiamo ci siano, però, delle possibilità per andare ad attuare queste politiche. Sicuramente, il Piano paesaggistico regionale è una, ma dobbiamo anche capire quali sono le politiche di leve economiche per far sì che le politiche virtuose sul consumo del suolo si attuino.
Probabilmente, nei prossimi giorni chiederemo un approfondimento in II Commissione per portare una proposta, che a noi è sembrata tanto banale quanto importante e interessante. Si tratta di una modifica del regime di calcolo del contributo di costruzione. Contributo sul costo di costruzione che è normato dalla Regione, ai sensi del DPR 380, e che deve vedere un nuovo paradigma, perché quando si è andati a rinormare questo calcolo, si è previsto che gli interventi di ristrutturazione dovessero avere delle agevolazioni.
Secondo noi è giunta l'ora di avere delle agevolazioni anche in merito a quegli interventi che vanno a fare della rigenerazione urbana, con delle nuove costruzioni, ma su terreni compromessi. Quindi, agevolare questi interventi e quegli interventi che prevedano una rigenerazione e bonifica dei terreni, non andando a interessare dei nuovi terreni che magari sono previsti nel piano regolatore come interventi di espansione urbanistica ma, di fatto, terreni vergini e adatti all'agricoltura.
Proporremo questa modifica in Commissione, sperando che questa nostra analisi venga accolta e valutata dall'Assessore e dagli Uffici, di modo che si possano attuare piccoli interventi migliorativi delle nostre città e del nostro territorio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Mighetti.
La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Oggi andiamo a discutere una proposta di deliberazione che va a incidere sotto il profilo dell'uniformità dei Regolamenti edilizi dei Comuni.
Questo va ricordato, perché nella discussione degli emendamenti ci saranno delle osservazioni che faremo per far comprendere quali sono gli aspetti tecnici che hanno guidato la scrittura degli emendamenti stessi rispetto ai quali - devo dire la verità - c'è stato anche un confronto con l'Assessore e con gli Uffici. Pertanto, sono state fatte anche delle considerazioni, che riprenderò successivamente, quando andremo ad analizzare gli emendamenti.
Qual era il concetto fondante che era importante analizzare in quest'Aula? Il fatto che ci fosse, dal punto di vista operativo un'applicazione corretta, immediata, semplice delle norme che andiamo ad approvare oggi. Cosa che, invece, temiamo avrà una ripercussione non facile nella successiva applicazione di ciò che andiamo ad approvare oggi.
Nello stesso tempo, questo Regolamento edilizio è un po' figlio della cultura urbanistica di questa Regione, perlomeno delle analisi di tipo urbanistico che sono state fatte dagli Uffici di questa Regione, anche riguardanti il Piano paesaggistico regionale.
La mia grande preoccupazione riguarda l'applicazione delle norme che sono state approvate dall'Aula, perché in Aula è facile prendere una serie di articoli, votarli e poi essere convinti di aver realizzato ciò che era nel nostro dovere. Poi, però, vi è un'applicazione tecnica di quegli articoli. Ed è questo il principio che ci ha guidati nella scrittura di questi emendamenti, una parte dei quali poi vedremo essere magari recepiti in norme e circolari esplicative successive all'approvazione del Regolamento edilizio e altri, come quelli dell'articolo 30 su cui andremo a disquisire meglio successivamente, di cui noi riteniamo non sufficiente l'interpretazione degli Uffici - chiamiamola così dal punto di vista giuridico - perché ci pare che la giurisprudenza possa entrare a gamba tesa in un ambito sicuramente più logico, come è quello del ragionamento di chi fa un lavoro di tipo tecnico rispetto a chi interpreta il lavoro di tipo tecnico dal punto di vista giuridico.
Una domanda che mi pongo in sede di discussione generale (la formuleremo meglio quando discuteremo gli emendamenti) è la valenza delle circolari esplicative successive. Se, relativamente all'articolo 30 andiamo a modificare il sistema di calcolo delle distanze tra gli edifici da ortogonale a radiale - non sto qua a tediare l'Aula sulle differenze fra l'ortogonalità e la radialità del calcolo - evidentemente qui interviene una norma in cui si dice: "Questo nuovo metodo di calcolo varrà" perlomeno questo è quello che io avevo inteso, lo chiedo all'Assessore "nel momento in cui c'è la variante strutturale dei Piani Regolatori dei Comuni. Sino a quel momento, varrà il vecchio metodo di calcolo".
Questo è l'aspetto sul quale spero che le affermazioni dell'Assessore in Aula siano vere, anche ai fini di una giurisprudenza successiva, perch viceversa, nel momento in cui si introduce nei Regolamenti edilizi un nuovo metodo di calcolo, questo diventa immediatamente applicato e non successivamente applicato, per cui viene questo dubbio che prego di chiarirmi. Era l'elemento su cui c'eravamo anche lasciati con gli Uffici, i quali avrebbero valutato se era il caso di introdurre una norma che pare essere comunque consolidata nell'ambito della legge, oppure se fosse sufficiente inserirla in delibera o nell'affermazione di un dibattito in Aula.
Io penso che, nonostante tutto, questa dichiarazione vada inserita nella norma, perché temo che successivamente gli uffici tecnici e i tecnici che interpretano questo tipo di modalità possano invece essere smentiti da una giurisprudenza che ovviamente ragiona per conto proprio e non ragiona secondo la logica tipica di chi fa il mestiere del tecnico.
Questo è l'elemento fondante su cui si è basata tutta una serie di emendamenti che noi abbiamo cercato di costruire. L'Assessore lo sa: sono emendamenti - alcuni saranno ritirati - prettamente normativi tecnici (non c'era nessun orientamento ostruzionistico rispetto alla giornata odierna) e abbiamo cercato di trasformare i nostri dubbi in azioni di miglioramento legislativo, affinché nell'analisi successiva di applicazione di questo Regolamento edilizio non ci siano dubbi interpretativi. Perlomeno, capisco che i dubbi interpretativi in ogni norma comunque rimangono, ma la presunzione - chiamiamola così, non vorrei esagerare con le parole - degli emendamenti era di lasciare meno spazio a delle interpretazioni giuridiche successive e rendere la norma quanto più possibile chiara fin da subito.
Questo era lo spirito.
È evidente che - sentivo gli interventi precedenti - la Regione Piemonte, rispetto ad altre legislazioni urbanistiche nazionali, è sicuramente arretrata, diciamolo pure, rispetto all'analisi e alla discussione urbanistica nazionale del consumo del suolo piuttosto che di altra natura. Per quanto riguarda i Comuni più piccoli, oggi, va bene, ci sono delle esigenze anche di accorpamento (abbiamo sentito poc'anzi, con una votazione unanime da parte dell'Aula, delle richieste di accorpamento fra Comuni), ma è facile che Comuni più piccoli possano decidere strategie urbanistiche importanti, anche avendo magari città più grosse vicine quindi andare a incidere pesantemente sul tessuto urbano, mentre probabilmente un'urbanistica di territorio e non solo di area urbana avrebbe oggi molto più senso rispetto a una situazione ormai di ridondante edificazione complessiva nella nostra nazione.
Oggi, però, non possiamo discutere del Regolamento edilizio avendo la presunzione del cambio di una legge urbanistica che era assai complessa oltretutto una legge urbanistica già così frazionata, diciamo così, come può essere quella della Regione Piemonte, associata a una pianificazione territoriale come il Piano paesistico appena approvato.
Abbiamo dimostrato, anche durante una visita recente nella mia provincia con l'Assessore, le difficoltà successive dell'interpretazione della somma di questi due elementi normativi. Su questo, per fortuna l'urbanistica c'entra solo sotto il profilo della definizione delle norme di edificabilità, ma poi c'è un Regolamento edilizio unico che va a incidere sotto il profilo della realizzazione dei progetti, perché è quello che sovrintende la consegna dei progetti o la definizione degli stessi, e questo diventa l'ultima pietra tombale dell'edilizia piemontese.
Allora, se si vuole andare a completare l'attività in modo corretto per proporre un Regolamento edilizio che sia compiuto rispetto a una norma nazionale, mi sembra di aver compreso che il Regolamento edilizio tipo della nostra Regione sia una definizione di un Regolamento edilizio non solo regionale, ma addirittura nazionale, dal quale noi andiamo a prendere le nostre norme, che mi è stato detto sono inderogabili; qui, per la verità con i miei colleghi avevo discusso su questo concetto di inderogabilità rispetto all'autonomia legislativa delle Regioni, perché a livello nazionale non vogliono che si cambino alcune affermazioni.
Lo spirito con cui avevo portato questi emendamenti era: va bene, ma poiché le leggi urbanistiche delle Regioni sono differenti, o vi è una considerazione di una legge nazionale dell'urbanistica, in cui le Regioni poi traducono, come stiamo facendo con il Regolamento edilizio, il proprio testo rispetto a dei vincoli di tipo nazionale, e allora abbiamo un'omogeneità d'interpretazione sia di tipo urbanistico sia di tipo edilizio; se no, se facciamo il Regolamento edilizio con i vincoli nazionali, che sovrintendono leggi urbanistiche differenti, temiamo che l'applicazione di queste normative non sia così semplice, come invece lo è e come deve esserlo per coloro che dovranno applicarle.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
La parola alla Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Qualche considerazione non tanto nel merito di questioni profondamente tecniche del documento che stiamo per approvare, ma considerazioni di carattere più generale, legate alle ripercussioni che questo strumento pu avere sul nostro territorio.
Peraltro, la Regione Piemonte, com'è già stato ricordato dall'Assessore, era dotata da molto tempo di un Regolamento edilizio tipo che è stato uno strumento utile e valido per le Amministrazioni locali nella loro attività di gestione, diciamo così, del territorio, soprattutto dell'abitato e del modo di costruire.
Oggi, ci adeguiamo a un'iniziativa "Regolamento tipo nazionale" con questo nostro strumento e credo che siamo riusciti, sia nell'interlocuzione che ha avuto l'Assessore con i suoi Uffici, sia grazie agli approfondimenti fatti in II Commissione, a portare in approvazione un documento, uno strumento che recepisce le peculiarità, diciamo un po' il meglio della storia e dell'esperienza piemontese con alcuni indirizzi e alcune definizioni di carattere nazionale, che sono sicuramente utili per uniformare il quadro nazionale, ma anche per fare anche in modo che gli operatori e i professionisti trovino su tutto il territorio nazionale un quadro normativo confrontabile e, quindi, facilmente interpretabile.
Ciò premesso, nello specifico, vorrei sottolineare alcune parti dell'attuale Regolamento edilizio, del Regolamento che viene portato in approvazione, e mi riferisco agli articoli 73 e 75 e poi, più oltre, al Capo III, quelli che fanno riferimento alle misure di compatibilità ambientale e di efficienza energetica.
Allora, noi siamo spesso qui a interrogarci su come possiamo migliorare la qualità dell'aria, su quali interventi strutturali mettere in campo per ridurre le emissioni di CO2 e, in generale, ridurre i fattori inquinanti ma spesso le risposte che sappiamo dare sono risposte estemporanee o risposte emergenziali, che rimandiamo sempre a un "si dovrebbe fare".
Ecco, forse è bene evidenziare come anche uno strumento che pu apparire molto burocratico e tecnico è, in realtà, uno strumento indispensabile per passare dalla teoria alla pratica, per fare in modo che il nostro patrimonio edilizio venga costruito e, quando ristrutturato venga ristrutturato avendo presente e avendo, a questo punto, come impegno perché all'articolo 73 sono definiti i requisiti necessari per ristrutturare o costruire, particolari prestazioni di tipo energetico o di consumo d'acqua e di consumo di energia, in generale.
Allo stesso modo, all'articolo 75 sono previsti degli incentivi. Prima il collega Mighetti parlava dell'esigenza di introdurre anche dei filoni di sostegno e di finanziamento per la rigenerazione urbana; questo certamente è un grande tema, che condivido, ma nello specifico, più in piccolo sicuramente la possibilità o l'indirizzo, che viene dato ai Comuni, di incentivare attraverso la forma della riduzione degli oneri di urbanizzazione o di piccoli premi di edificabilità, queste pratiche che migliorano l'efficienza energetica sono essenziali. Devo dire di averne anche già sperimentate nel mio Comune con l'allegato energetico e di avere anche già visto delle buone pratiche e delle buone soluzioni con l'aumento della costruzione di edifici in Classe A o addirittura qualche esempio di CasaClima.
Quindi, credo che vadano perseguite queste buone pratiche, ma vada perseguito normativamente e questo si fa con questo Regolamento edilizio.
Insomma, vogliamo dare un po' di anima, ecco; penso che si possa dare anche un po' di anima, un po' di cuore, oltre al mero aspetto burocratico. Sì sono un po' romantica, ma credo che si possa fare, perché anche attraverso questi strumenti noi siamo nelle condizioni, come Consiglio regionale e come Regione, di fare interventi efficaci nell'ambito della qualità del nostro ambiente.
Su questi aspetti interviene anche tutto il Capo III, con la tutela degli spazi verdi e dell'ambiente e con il favorire le infrastrutture e le reti tecnologiche; mentre al Capo V si parla di recupero urbano della qualità architettonica.
Credo che queste parti del nostro Regolamento siano altrettanto importanti, come le dimensioni dei sottotetti o altri aspetti di questo tipo, perché hanno effetti facilmente misurabili nella vita quotidiana dei cittadini e delle nostre conurbazioni urbane, e possono dare miglioramenti tangibili per la qualità ambientale del nostro territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Ammetto che questa è materia per me un po' ostica, però ho cercato di fare alcune riflessioni leggendo il documento e, soprattutto, in considerazione della tanta attività normativa che questo Consiglio regionale ha fatto nell'arco di poco tempo nei confronti delle Amministrazioni comunali, partendo da alcuni presupposti.
Il primo, da un punto di vista di carattere urbanistico, è relativo alla tutela ambientale, ed è sufficiente vedere il dato rispetto al consumo di suolo avvenuto all'interno della nostra Regione e in altre Regioni. Se tutte le Regioni si fossero comportate nel modo abbastanza virtuoso in cui si è comportato il Piemonte, oggi avremmo complessivamente, a livello nazionale, una situazione paesaggistica ambientale completamente diversa.
È sufficiente andare oltre il Ticino per comprendere che i metri quadri, in termini di suolo utilizzato e in termini di altezza di metri cubi quadri realizzati, sono profondamente diversi da quelli piemontesi.
Un'altra perplessità è certamente legata alla diversità che il nostro territorio ha rispetto ad altre regioni.
È un aspetto che proviamo a sottolineare in più occasioni. Non vi è nessuna Regione che ha una diversità, non soltanto paesaggistica e urbanistica, ma anche di presenza di Enti locali, come il Piemonte. Il Piemonte è l'unica Regione che al suo interno ha la Pianura Padana, gli Appennini, le Alpi, le colline e grandi città, come la città capoluogo o le città capoluogo, ma anche 1.200 Comuni, molti dei quali sotto i 2.000 abitanti. Ha, quindi, una situazione profondamente disomogenea.
Personalmente sono tutto fuorché un tecnico, quindi non entro nel merito e lascio fare gli ingegneri agli ingegneri, ma provo a calarmi nelle vesti di un amministratore di un piccolo Comune che nei prossimi mesi si dovrà confrontare con un nuovo Regolamento edilizio e un nuovo piano paesaggistico regionale.
Credo che a volte, nella volontà di semplificare e di dare procedure unitarie alle nostre comunità, si renda invece più complessa la situazione.
Non essendo il Regolamento edilizio quello che fa una pianificazione urbanistica di un Comune, ma essendo uno strumento di concessione rispetto a ciò che posso o non posso costruire e che sta a monte (i piani regolatori certamente sono strumenti di pianificazione e le leggi regionali urbanistiche sono solventi di pianificazione, meno i regolamenti edilizi) pensare che lo stesso Regolamento edilizio possa valere nel centro di Torino e in una frazione montana della nostra regione, potrebbe creare alcune perplessità.
Facendo l'esempio delle misure citate prima dal collega Sozzani dovremmo utilizzare un po' di più - e l'Assessore Valmaggia lo sa bene avendolo fatto - la capacità d'amministrazione del buonsenso delle amministrazioni locali quando vengono stilati i regolamenti.
Questo discorso vale per l'urbanistica, per l'agricoltura e per ogni qual volta individuiamo modalità standardizzate all'interno della nostra Regione, non fosse altro per la differenza che esiste fra pianura e montagna, altrimenti creiamo, se non danni, situazioni di difficoltà.
Per questo, pur comprendendo la ratio del Regolamento unico, si rischia di creare alcuni problemi.
In conclusione, rammento ancora che, fra le competenze esclusive delle Regioni, c'è anche la pianificazione urbanistica, tant'è che non esiste una legge urbanistica nazionale, ma esistono norme nazionali che danno dei limiti alle leggi urbanistiche regionali. Da questo punto di vista, credo che una visione piemontese di un Regolamento nazionale - la stessa Conferenza demanda alle Regioni la stesura di un Regolamento - sarebbe stata, forse, la soluzione migliore.
Mi permetto anche di dire, verosimilmente, che se non avessimo fatto quest'atto, forse avremmo limitato il numero di nuove pratiche (o modificazioni di pratiche) che, inevitabilmente, quest'atto porterà.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Procediamo con l'esame degli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 9) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 10) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola all'Assessore Valmaggia per l'illustrazione.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'urbanistica

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 9) è una modifica che si rende necessaria per meglio esplicitare quali documenti fuori testo fanno parte integrante del Regolamento.
Nell'allegato 1 viene aggiunto il seguente trattino: "- l'elenco degli eventuali allegati al Regolamento edilizio, richiamati negli articoli della parte seconda, che costituiscono parte integrante del Regolamento stesso".
L'emendamento n. 10) riguarda la fase transitoria e prevede l'aggiunta dell'avverbio "pertanto", che dà conferma e sottolineatura (ne abbiamo discusso molto anche in Commissione) al fatto che nel recepimento da parte dei Comuni delle definizioni uniformi, questo recepimento non comporta la modifica delle previsioni dimensionali degli strumenti urbanistici.
Pertanto, questo "pertanto" rafforza questa affermazione che era stata prima richiamata anche dal Consigliere Sozzani. Continuano ad applicarsi le definizioni dei parametri contenute nei regolamenti edilizi o nei piani regolatori vigenti alla data di approvazione del nuovo Regolamento edilizio comunale.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.
Emendamento rubricato n. 1) presentato da Sozzani, Berutti, Graglia Pichetto, Porchietto e Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Consigliere Sozzani, lei è anche firmatario degli emendamenti rubricati n. 2), 3), 4) e 5).



SOZZANI Diego

Alcuni emendamenti, Presidente, verranno ritirati, altri sostituiti.



PRESIDENTE

Quali?



SOZZANI Diego

Gli emendamenti n. 4) e 5) vengono ritirati, sostituiti con uno di cui non conosco il numero. Forse con l'emendamento n. 16).



PRESIDENTE

Non capisco cosa vuol dire: gli emendamenti n. 4) e 5) vengono ritirati, però non ne ho altri.
Iniziamo ad esaminarli uno per uno.
Partiamo con l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 1).



SOZZANI Diego

Sì, altrimenti facciamo confusione.
Con il primo emendamento, si chiede di aggiungere una specificazione nel caso di volumi interrati non coincidenti con il volume emergente; per queste ipotesi vale la proiezione del sedime effettivo sul lotto di insediamento.
Chiedo scusa all'Aula, ma si tratta di norme tecniche, per cui cercher di farmi comprendere sotto il profilo prettamente tecnico. Nella definizione proposta, il concetto è chiaro in riferimento ai fabbricati emergenti dal suolo, ma non è chiaro come ci si debba comportare nel caso di fabbricati totalmente interrati o aventi parti interrate che non corrispondono (perché più ampie) con le parti emergenti dal suolo. Da qui la proposta di aggiungere nella nota esplicativa il concetto di proiezione del sedime effettivo sul suolo per tali casi, che serve a chiarire l'applicazione della norma. Trattandosi di nota esplicativa, non può essere contestata con l'intangibilità delle definizioni normative previste dall'accordo.
La scorsa volta si era parlato di aggiungere quest'ipotesi in una circolare esplicativa successiva, sempre che l'Assessore mi comunichi questa è la mia preoccupazione - che valga dal punto di vista giuridico.
Questi erano gli elementi su cui volevo sentire il parere dell'Assessore.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Emendamento rubricato n. 2) presentato da Sozzani, Berutti, Graglia Pichetto, Porchietto e Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Siamo all'articolo 15. In questo emendamento chiedevo di aggiungere il seguente capoverso: "Con riguardo alla lettera g) si intendono 'autorimesse che costituiscono attività imprenditoriale' quelle che non sono pertinenze di specifiche funzioni edilizie".
Viene indicato che rientrano nella superficie accessoria di spazi o locali destinati alla sosta e al ricovero degli autoveicoli, a esclusione delle autorimesse che costituiscono attività imprenditoriale.
È necessario esplicitare nelle relative indicazioni e specificazioni tecniche presenti in calce all'articolo cosa si intende per "attività imprenditoriale", avendo cura di definirla in termini oggettivi e sotto il profilo ovviamente edilizio, per evitare, ad esempio, che debba essere considerata tale un garage affittato dal proprietario a terzi, perché non ha la macchina.
Allo scopo si propone di individuare come criterio la non pertinenzialità del garage in questione con una residenza con un'altra attività obbligata a rispettare la legge Tognoli.
È chiaro che, magari, può essere abbastanza semplice da chi la interpreta dal punto di vista tecnico. Anche in questo caso, dal punto di vista giuridico, l'elemento su cui ci tenevo a chiedere oggi il chiarimento era sulla norma esplicativa che va ad incidere su questo aspetto. In questo caso, penso che la norma esplicativa possa essere sufficiente, sperando che poi i giudici non intervengano in modo diverso.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Emendamento rubricato n. 3) presentato da Sozzani, Berutti, Graglia Pichetto, Porchietto e Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Qui siamo all'articolo 20 e siamo alle indicazioni e specificazioni tecniche e l'emendamento recita: "All'articolo 20, al testo normativo sono aggiunte le seguenti indicazioni e specificazioni tecniche 'in caso di edificazione su area non pianeggiante spetta alle norme tecniche di attuazione, all'NTA dei piani regolatori comunali, definire la percentuale di muro perimetrale contro terra compatibile'".
Il motivo lo avevamo visto la scorsa volta anche con i tecnici, cioè nella definizione di piano fuori terra adottata si specifica che tale è un piano il cui livello di calpestio sia collocato - lo dico in grassetto - in ogni sua parte, a una quota pari o superiore a quella del terreno posto in aderenza all'edificio.
Tale definizione risulta, a mio modo di vedere, assai rigida, perch crea un problema interpretativo nel caso di edifici che si inseriscano e adattano a terreni non in piano degradanti collinari o montani. È, infatti frequente in questi casi che anche una parte dei locali abitati da uno e in alcuni casi, due lati sia contro terra, e quindi con il piano di calpestio in parte ad una quota inferiore a quella del terreno circostante.
In questo caso, applicando alla lettera la disposizione in commento così come è scritta, tali locali, ancorché adibiti a uso abitativo, non potrebbero essere considerati un piano fuori terra, con tutto ciò che ne può conseguire: l'aumento del numero dei piani, e quindi il conteggio del numero dei piani, per tutte le zone collinari e montane con tutta una serie di problemi applicativi.
Per non incidere sul testo normativo dell'accordo Stato-Regioni, che definisce come immodificabile questo aspetto, su cui peraltro i tecnici mi avevano dato alcuni chiarimenti, si propone di aggiungere una nota esplicativa che deleghi alle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore, seguendo quello che era stato detto dai tecnici la scorsa volta, la disciplina della questione quando definiscono il numero dei piani fuori terra edificabili. Quindi, chiedo se questo è possibile introdurlo in una nota esplicativa successiva.



PRESIDENTE

Gli emendamenti rubricati n. 4) e n. 5) sono ritirati dai proponenti.
Emendamento rubricato n. 16) presentato da Sozzani, Berutti, Graglia Pichetto, Porchietto e Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

L'emendamento n. 16), per la verità, va a sostituire gli emendamenti n.
4) e 5), in cui non era chiaro il pensiero. Nella lettura del Piano del Regolamento edilizio non mi era chiaro com'era la definizione e la specificazione della misura dell'altezza del piano stesso.
"Nell'allegato 1 all'articolo 26 viene aggiunto nelle indicazioni e specificazioni tecniche il seguente capoverso 'si chiarisce che l'altezza dell'ultimo piano dell'edificio si calcola dalla quota del pavimento all'infradosso del soffitto di copertura'". Questo non era specificato in questo e non si riusciva a comprendere qual era la metodologia di calcolo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sozzani.
Emendamento rubricato n. 6) presentato da Sozzani, Berutti, Graglia Pichetto, Porchietto e Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Questo è il più complesso ed è quello che mi preoccupa di più di tutti gli emendamenti che sono stati presentati dal punto di vista prettamente tecnico.
Avevo chiesto di aggiungere, perché mi sembrava di non andare a ledere il lavoro fatto dagli uffici dei tecnici rispetto ad un'applicazione di ci che era uscito dalla Conferenza Stato-Regioni, il seguente secondo comma all'articolo 30: "Agli ampliamenti, sopraelevazioni e procedure di varianti in corso d'opera o sanatoria degli edifici realizzati nel rispetto dell'articolo 16 del previgente Regolamento edilizio territoriale, continua ad applicarsi la modalità di misura vigente al momento della loro costruzione".
È vero quando si dice che questa affermazione è pleonastica, ma in realtà era quello che ho detto già nell'analisi precedente, cioè nella discussione generale. Questa è una questione, a mio modo di vedere, assai rilevante, perché in materia di misurazione delle distanze anche tra edifici, nella discussione romana hanno adottato la definizione radiale invece di quella ortogonale, com'è già stato detto. Ciò significa che eventuali edifici edificati al limite esatto del vecchio modo di misurazione non possono né ampliarsi né essere sopraelevati; e nemmeno essere oggetto di sanatoria di eventuali difformità, qualora ce ne fosse la necessità.
Questa è una fattispecie gravissima, perché l'unico rimedio rispetto a questi edifici dovrebbe essere la demolizione di queste porzioni di costruito. Per questo, tale ragione è stata al centro delle contestazioni durante le consultazioni, che noi abbiamo fatto nostre con questo emendamento.
La mia perplessità - per la verità, l'altra volta ci eravamo detti che ci saremmo presi questa settimana per valutare come stava la questione dal punto di vista giuridico, di fronte all'approvazione di un Regolamento edilizio tout court come quello che stiamo esaminando oggi, con le variazioni proposte dai nostri emendamenti, alcune delle quali spero possano essere accettate - è relativa a come ci si comporta rispetto a questo tipo di tematica, perché io temo che, per questo specifico caso, non siano sufficienti le norme tecniche esplicative successive. Infatti, nel momento in cui si introduce la nuova modalità di misura da ortogonale a radiale, quella vale nel momento in cui viene pubblicato il nuovo Regolamento edilizio; e comunque, quando si debbono fare pratiche di sanatoria o di ampliamento con questo tipo di caratteristiche, già da subito queste non sono possibili, ancorché non sia stata fatta la variante generale dei Comuni.
È chiaro che nel momento in cui verrà fatta la variante generale dei Piani regolatori evidentemente si introdurranno.



(Commenti del Consigliere Rossi)



SOZZANI Diego

Eh, Consigliere Rossi: non è facile spiegarlo.
Sto cercando di farvi capire quali sono i problemi tecnici e mi mandate fuori strada.
Rispetto i tempi e concludo velocemente, dicendo che mi interessa che gi Uffici e l'Assessore introducano una norma di salvaguardia in questo articolo 30, perché questo tipo di definizione - che mi sembra essere stata interpretata in modo univoco, sia dall'Assessore che dagli Uffici durante una mia discussione con loro - venga giuridicamente comunque compresa e non resti una cosa che viene detta all'interno dell'Aula ma che poi non si sappia, nell'applicazione del Regolamento edilizio, fuori da quest'Aula.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sozzani.
Emendamento rubricato n. 11) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 12) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 13) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 14) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 15) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 7) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 8) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola all'Assessore Valmaggia per l'illustrazione.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'urbanistica

Grazie, Presidente.
Illustro rapidamente questi emendamenti della Giunta.
Gli emendamenti n. 11) e n. 12) sono due proposte che, a seguito dell'approvazione del Piano paesaggistico, integrano il Regolamento di questa delibera con la recente approvazione del Piano paesaggistico.
L'emendamento n. 13) contiene una precisazione puntuale nell'Allegato 1 per quanto riguarda le disposizioni regionali relative alle strutture recettive. L'emendamento va quindi ad integrare questo punto.
L'emendamento n. 14) è anch'esso un aggiornamento per l'adeguamento al DPR 120 del 2017, quindi è necessario questo collegamento tecnico.
L'emendamento n. 15) contiene la correzione di un refuso: viene messo a posto l'articolo 120, perché il testo non era coerente con il titolo; e quindi si sistema questo refuso, più di tipo tecnico.
Il primo degli ultimi due emendamenti, il n. 7), riguarda l'aggiornamento che inizialmente era stato previsto con un'annualità che viene tradotta in una periodicità: quindi "periodicamente" - che può essere anche meno o più di un anno - a cura delle strutture della Giunta si fanno gli aggiornamenti.
Il secondo, il n. 8), è legato a quel discorso che facevo prima sul "pertanto" e sulla necessità di precisare che nella fase transitoria valgono le norme vigenti dei Regolamenti edilizi in vigore, fino a che non si fa una variante generale di Piano regolatore nei Comuni.
Si tratta quindi di emendamenti quasi di coordinamento e di aggiornamento rispetto a norme recenti che sono state approvate.
Intervengo ora rispetto agli emendamenti presentati dal Consigliere Sozzani.
Come abbiamo avuto modo di confrontarci, alcuni emendamenti riguardano fattispecie molto puntuali e molto specifiche che si ritiene più corretto andare a precisare nelle fasi successive in una circolare esplicativa anche per un accompagnamento dei Comuni che vorremmo fare in questo percorso. Quindi, essendo di questa tipologia e dunque molto specifici, gli emendamenti n. 1), 2) e 3) non verranno accolti, ma verranno recuperati come ci siamo detti, in questi strumenti operativi successivi. Viene invece accolto l'emendamento n. 16), che è una precisazione generale, non puntuale e specifica.
Non viene accolto l'emendamento n. 6), che è quello, come diceva il Consigliere Sozzani, più importante, quello che porta a un cambio di impostazione urbanistica, da un approccio ortogonale, com'è adesso, a un approccio com'era prima, di tipo radiale. Anche qui, non potendo modificare le definizioni previste in modo abbastanza rigido, ma avendo introdotto con la transitorietà, quindi recependo e utilizzando, nella fase transitoria il Regolamento edilizio attuale, quello in vigore nei Comuni, si pensa di superare, in modo che quando si farà la variante generale, si valuterà anche questo cambio di metodo di calcolo, che poi incide sugli indici e sul disegno complessivo del Piano regolatore.
Fintanto che non c'è la variante generale non si cambia nulla rispetto al passato. Anche su questo il voto non sarà favorevole.



PRESIDENTE

Non ci sono ulteriori interventi. Invito i colleghi a prendere posto e iniziamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 16), sul quale la Giunta regionale ha espresso favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 11).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 12).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 13).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 14).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 15).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8).
Il Consiglio approva.
La parola al Consigliere Sozzani, per dichiarazione di voto sull'intero testo.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Il nostro Gruppo si asterrà.
Come avevo spiegato sia all'Assessore sia agli Uffici, soprattutto rispetto all'emendamento all'articolo 30 avevamo fatto una serie di considerazioni che ritenevamo oggettivamente e giuridicamente importanti.
Il fatto che non sia stato approvato comporterà una serie di problemi notevoli, nell'applicazione di questo Regolamento edilizio, ai singoli tecnici comunali che dovranno interpretarlo e applicarlo.
Alcune indicazioni erano state date, riportando anche una parte in delibera che, però, non aveva valore giuridico, perché è il Regolamento che ha valore, non la delibera che sovrintende il Regolamento, ma riteniamo che non siano sufficienti.
Questa è la nostra preoccupazione e la mettiamo a verbale. Ci tenevo a fare questo tipo di dichiarazione mettendola a verbale, perché se, per una serie di ragioni, nell'applicazione di questo Regolamento edilizio dovessero emergere questi problemi, sarà nostra cura farvelo notare in momenti successivi, quando ci sarà la vera e propria applicazione della norma.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sozzani.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione per appello nominale sulla proposta di deliberazione n. 230, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 34 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 9 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Esame proposta di deliberazione n. 154 inerente a "Modificazioni alla deliberazione del Consiglio regionale n. 79-27040 del 28 luglio 2015 a titolo 'Modifiche alla deliberazione del Consiglio regionale n. 548-9691 del 29 luglio 1999 di approvazione del Regolamento edilizio tipo'"


PRESIDENTE

Passiamo alla proposta di deliberazione n. 154, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 154, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame disegno di legge n. 217 inerente a "Norme in materia di gestione dei rifiuti e servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 217, inerente a "Norme in materia di gestione dei rifiuti e servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani", di cui al punto 7) all'o.d.g.
È relatore di maggioranza il Consigliere Ferrentino; sono relatori di minoranza i Consiglieri Bertola e Sozzani.
Collega Sozzani, prego.



SOZZANI Diego

Chiedo una breve sospensione per un aggiornamento.



PRESIDENTE

Dieci minuti di sospensione accordati.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.22 riprende alle ore 17.50)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Ferrentino, relatore di maggioranza.



FERRENTINO Antonio, relatore

Grazie, Presidente.
Finalmente questo provvedimento legislativo arriva in Aula. Voglio solo ricordare che è stato fatto un lungo percorso: è arrivato in V Commissione il 19 luglio 2016 ed è stato in Commissione ben 16 mesi, con decine di incontri, con la costituzione di un gruppo di lavoro e audizione. È stato anche discusso in due riunioni del CAL ed anche in una seduta pre-CAL proprio per cercare di far convergere su questo testo, che ha avuto profonde modificazioni, la maggior parte del consenso della comunità piemontese.
Non sto a indicare le decine d'incontri che ognuno di noi ha tenuto in ogni provincia del Piemonte, in ogni singolo Comune, in ogni consorzio che ne ha fatto richiesta, perché è un provvedimento di particolare importanza per le Amministrazioni comunali e ovviamente per i cittadini.
Sicuramente, un plauso va al lavoro svolto dalla V Commissione all'Assessorato e agli Uffici, perché è stato fatto un lungo lavoro considerando che il testo, che è entrato in V Commissione e ne è uscito profondamente modificato, proprio per il contributo di ognuno di noi, nelle diverse audizioni delle amministrazioni comunali, ma anche per l'esito del Referendum del 4 dicembre 2016, perché questo ha profondamente modificato anche la parte relativa alla governance del disegno di legge 2017.
Questo disegno di legge, quindi, opera una revisione totale e si pone come testo unico e va, quindi, a disciplinare e a sostituire tutta la normativa che disciplina attualmente il settore. Quindi è un testo di fondamentale importanza che parte dal decreto legislativo n. 152 del 2006 laddove si andava ad attribuire alle Regioni il compito di individuare i soggetti che dovevano sostituire le Autorità d'Ambito, che erano state ritenute non più idonee a gestire il settore.
Questo disegno di legge è stato, come vi dicevo, specialmente per quanto riguarda la governance, profondamente modificato, perché in prima istanza veniva posto in capo alle Province e alla Città metropolitane, in primis, il ruolo di governance, quindi un ruolo molto importante. Poi, a seguito dell'esito del Referendum e dell'indebolimento nei fatti dell'Ente Provincia, Città metropolitana con la perdita di risorse, sia finanziarie ma anche per il trasferimento di risorse umane dalle Province ad altri Enti, in primis, ovviamente presso la Regione Piemonte.
Questa rivisitazione ha fatto sì che il disegno di legge ponesse giustamente - aggiungo - secondo me, in capo ai Comuni in forma singola o associata il ruolo di governance, perché poi non dimentichiamo che spetta ai Comuni la responsabilità di effettuare le modalità di raccolta trasporto e di indirizzare allo smaltimento i rifiuti che i Comuni raccolgono in ogni singola realtà.
Su questo abbiamo aperto una profonda discussione sul sistema di governance, perché ci sembrava opportuno che i Comuni si riappropriassero in modo compiuto di questa facoltà di disciplinare questo settore. Penso che il disegno di legge 217 mette in capo ai Sindaci, alle Amministrazioni comunali una grossa responsabilità, nel momento in cui va a individuare nelle loro assemblee, sia per quanto riguarda l'ambito che il disegno di legge va a individuare nell'Ente, in un ambito che è coincidente con le attuali province, diciamo il livello organizzativo del sistema di raccolta rifiuti, ma salva questo con un lavoro che è stato fatto dai singoli Consiglieri e dai Gruppi, ma anche richiesto dai Sindaci e dai Consorzi dicevo, salva il livello di governance in capo agli attuali Consorzi, che quindi diventano elementi di discussione e di proposizione delle attribuzioni che vengono fatte ai singoli Comuni.
Quindi, questo disegno di legge va a salvaguardare, in primis l'attività di programmazione del singolo Consiglio comunale che poi porta questa programmazione all'interno di un'Assemblea dei Sindaci, che almeno in prima istanza, con il disegno di legge 217 viene individuata dall'Assemblea dei Sindaci degli attuali Consorzi, e poi arriviamo al livello pianificatorio, che è individuato negli ambiti che sono coincidenti con le attuali province, con esclusione della Città di Torino, che costituisce Ambito a parte.
Ci sembra che questa proposta di governance, che è stata ampiamente discussa, sia quella che meglio possa raccogliere il testimone di un sistema dei rifiuti, che oggi vede questa attività in capo agli attuali Consorzi, e che oggi restano come elemento di discussione di pianificazione dell'attività dei sindaci.
Ovviamente il disegno di legge va a intervenire su tutte le fasi di raccolta e di trasporto e si pone degli obiettivi particolarmente ambiziosi; obiettivi che fanno sì che la nostra Regione venga collocata tra le Regioni più virtuose.
All'articolo 2 del disegno di legge è stato individuato l'obiettivo per l'anno 2018, di una produzione annua non superiore a 190 chilogrammi ad abitante; mentre per il 2020 non superiore a 159 chilogrammi abitante, con una sola differenziazione per la Città di Torino, riconoscendo, nella città capoluogo, peculiarità e difficoltà, quindi dandole la possibilità di raggiungere questo obiettivo con un arco temporale che si allunga di due anni.
Anche su questo c'è stata ampia discussione, ma è sembrato opportuno per le difficoltà e i costi insiti nell'organizzazione di un sistema di raccolta di una città capoluogo, riconoscerle un arco temporale più ampio per raggiungere gli obiettivi previsti per tutte le altre realtà.
Questi obiettivi sono particolarmente ambiziosi, ma sono sicuramente alla portata del sistema di raccolta della Regione Piemonte, laddove ci sono realtà che già oggi tranquillamente li raggiungono e hanno risultati migliori di quelli che noi ci poniamo. Ovviamente, in un'ottica di pianificazione regionale, occorre tener conto delle tante difficoltà e delle tante diversità che ci sono nel sistema complessivo.
Abbiamo individuato alcuni concetti che sono assolutamente basilari alla base del disegno di legge n. 217: intanto la sostituzione dell'economia lineare e seriale con l'economia circolare, obiettivo che ormai fa parte del patrimonio della stragrande maggioranza delle amministrazioni comunali.
Abbiamo poi introdotto il concetto dell'autosufficienza regionale, per quanto riguarda gli impianti di smaltimento, quindi evitando il trasporto in altre realtà regionali o addirittura in altri Stati, come avviene per tante regioni italiane, specialmente per il Centro-Sud, che da anni alimentano un traffico di rifiuti verso alcuni Paesi europei.
L'altro concetto estremamente importante è la tariffazione puntuale. Ci si pone nell'ottica che la naturale evoluzione del sistema di raccolta, da quello stradale a quello domiciliare, sia la tariffazione puntuale, cioè la responsabilizzazione, sia in capo al singolo cittadino, riconoscendogli comportamenti virtuosi. Ovviamente all'Amministrazione comunale spetta il compito di indirizzare sempre più i propri cittadini verso un sistema di raccolta che sia il più premiale possibile.
Questo è già inutilizzato da alcune Amministrazioni del Piemonte, ma diventa l'obiettivo a cui tendere, perché, nel momento in cui il cittadino partecipa, sa che questa sua partecipazione lo premierà, in quanto la tariffazione puntuale non riconosce più soltanto la superficie o il numero degli abitanti, ma anche la produzione di rifiuto indifferenziato.
Laddove questo è stato già reso operativo, i risultati sono gratificante. Va bene, quindi, porsi quest'obiettivo.
È ovvio che il tema della tariffa, che si differenzia anche in modo sostanziale tra Comune e Comune, deve cercare di porre l'attività di pianificazione in ambiti più grandi di quelli attuali, portando nel tempo ed è anche l'auspicio del disegno di legge - se non ad un'unificazione della tariffa in tempi medio-brevi, almeno alla riduzione di queste differenze che oggi in alcune realtà sono abbastanza corpose.
L'altro obiettivo che questo disegno di legge si era posto sin dall'inizio è di salvaguardare, ovviamente con la scelta di individuare nel Consorzio di Area vasta, che coincide con l'attuale Provincia, un sistema di semplificazione del sistema pianificatorio, il personale che già attualmente opera all'interno dei Consorzi e del settore.
Questo è stato uno dei motivi che ha fatto in modo che si scegliesse questa soluzione, proprio per evitare che ci fosse la possibilità di aprire un nuovo fronte di unità di personale che non poteva essere ricollocato all'interno del servizio di raccolta, perché non era stato assunti dai Consorzi con procedura a rilevanza pubblica. Questo è sicuramente un aspetto importante.
La costruzione del processo decisionale vede coinvolto ogni singolo Comune, prima all'interno dell'area territoriale omogenea, poi all'interno del Consorzio di Area vasta.
In sede di Consiglio delle Autonomie Locali si era aperta anche una discussione sulla mancanza di un ruolo per le Province: al riguardo, è stato predisposto un emendamento che chiede di inserire le Province della Regione Piemonte all'interno del meccanismo di pianificazione del Consorzio di Area vasta. Peraltro, questo emendamento fa parte di una serie di altri emendamenti che sono stati presentati proprio in queste ore, che avevano ricevuto un preventivo esame nel corso dell'ultima riunione della V Commissione.
Molto discussa è stata anche l'attività di compensazione per i Comuni sede di impianto, che ci ha visto presentare un emendamento in sede di Commissione, per spostarla al 2018, al fine di salvaguardare i bilanci dei Comuni coinvolti per il 2017; è seguito, poi, un ulteriore approfondimento con l'Ufficio legislativo e legale della Regione per cercare di capire come salvaguardare un principio che noi tutti condividevamo, che rischiava di scontrarsi con una sentenza della Corte Costituzionale che vietava questa corresponsione.
È stato individuato il modello della Regione Marche, quindi all'articolo 23 del disegno di legge in oggetto è stata inserita (non in Commissione convocata in sede legislativa, ma con successivo provvedimento di Giunta) la definizione dei parametri che porteranno alla quantificazione del giusto corrispettivo che compete ai Comuni che hanno messo a disposizione un pezzo del loro territorio e ai Comuni viciniori. Questo aspetto ha visto una lunga discussione in Commissione, ma anche in sede di Consiglio delle Autonomie Locali, con le varie associazioni dei Comuni.
Anche questo, quindi, è stato oggetto di un emendamento che discuteremo nel corso dei lavori di questo Consiglio regionale.
Originariamente si ipotizzavano tempi diversi; ma è ovvio che l'allungamento dei tempi per la condivisione del disegno di legge prima in Commissione, poi in Consiglio, ha fatto sì che alcune previsioni per l'anno 2017 venissero spostate sul 2018. Così come i tempi per realizzare tutto questo.



PRESIDENTE

Consigliere, le ricordo che ha a disposizione 15 minuti, e li ha già ampiamente superati.



FERRENTINO Antonio

Termino, Presidente.
Questo processo sarà particolarmente lungo e complicato per i Consorzi attuali, per cui i tempi si sono allungati da sei a nove mesi (è una delle proposte presentate nel corso dell'ultima seduta di Commissione).
Chiedo scusa per aver utilizzato qualche minuto in più, ma ci tengo a ribadire che è stato un lavoro proficuo. Ritengo che il testo che oggi portiamo all'attenzione del Consiglio regionale sia molto partecipato ovviamente, seguiranno ulteriori correttivi, ma saranno frutto di un lavoro di confronto in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ferrentino.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere come relatore di minoranza.



BERTOLA Giorgio, relatore

Grazie, Presidente.
Più o meno un anno fa (anzi, poco più di un anno fa) quest'Aula ha approvato il nuovo Piano rifiuti.
Dopo il Piano rifiuti, ovviamente, occorreva anche una nuova legge che riguardasse la governance, in sostituzione sia della legge n. 24/2002, sia della legge n. 7/2012, la cui riforma è totalmente fallita, poich parliamo, in pratica, di una legge per larga parte inapplicata; legge che era nata per dare attuazione anche alla legge nazionale n. 191/2009, che prevedeva la soppressione dell'Autorità d'ambito e l'estinzione dei Consorzi. Dunque, secondo la previsione della legge n. 7/2012 le Province e i Comuni avrebbero dovuto istituire le Conferenze d'ambito, che subentrassero alle Autorità d'ambito territoriali; cambiamenti che non sono mai avvenuti.
La legge che discutiamo oggi deve, ovviamente, richiamare gli obiettivi del Piano rifiuti e porre in essere, per quanto possibile, le condizioni ideali affinché siano attuati.
In particolare - come obiettivo - il disegno di legge n. 217, più che basarsi sui parametri complessivi del Piano (quindi il recupero di materia piuttosto che la raccolta differenziata, piuttosto che la produzione annua piuttosto che la produzione annua di indifferenziato), fa il focus proprio sulla produzione annua di rifiuto indifferenziato, che, anche a nostro avviso, è forse il parametro migliore da prendere come riferimento fissando l'obiettivo di 190 chilogrammi pro capite entro il 2018 e 159 entro il 2020, con due anni in più di differenza per il capoluogo della Regione.
Si punta poi, in ossequio ovviamente oltre che alla legge nazionale alle direttive europee e anche ai più recenti orientamenti, che per fortuna vanno sempre più verso l'economia circolare, alla riduzione dei rifiuti alla gestione corretta della raccolta differenziata, privilegiando il recupero di materia, l'incentivazione dell'autocompostaggio e il compostaggio di comunità.
C'è poi un riferimento molto importante, che è stato reso ancora più preciso da un nostro emendamento all'articolo 2, alla tariffazione puntuale, che viene definita, anche grazie all'approvazione di un nostro emendamento in Commissione, come strumento fondamentale per la responsabilizzazione delle imprese e dei cittadini al fine della riduzione della produzione dei rifiuti e del miglioramento della qualità della raccolta differenziata. Sappiamo che buoni risultati si possono raggiungere se l'impresa, ma soprattutto i cittadini sono incentivati all'attuazione di buone pratiche, perché poi ne hanno un ritorno non indifferente in termini economici. Quindi, poi si arriva a pagare veramente solo per la quantità di rifiuti prodotti.
Inoltre, sempre a seguito di nostro emendamento, proprio all'articolo 9 si dice: "I Consorzi di Area vasta determinano il modello tariffario che consente il raggiungimento degli obiettivi della legge del piano".
Quindi, non c'è un riferimento esplicito ovviamente alla tariffazione puntuale, poiché questa viene stabilita a livello comunale, ma è chiaro che, come orientamento generale, si deve andare verso la tariffazione puntuale.
A fronte, invece, del non raggiungimento degli obiettivi fissati di produzione annua di rifiuto indifferenziato, ci sono delle sanzioni che vengono determinate sulle Aree Vaste e poi i Consorzi le ripartiscono tra i Comuni che non hanno raggiunto l'obiettivo.
Parlavamo dei Consorzi. La parte del disegno di legge che riguarda la governance è sicuramente quella che ha presentato gli aspetti più critici sui quali ci siamo concentrati di più nel tavolo di discussione che abbiamo aperto in Commissione. Ed è anche l'argomento che più ha riguardato le discussioni che sono state fatte fuori dai palazzi istituzionali, fuori dal Consiglio regionale, con i vari soggetti, con i Comuni. Ovviamente è una questione di più difficile definizione e nella quale sono coinvolti diversi soggetti e, secondo noi, rispetto alla quale si doveva trovare il massimo coinvolgimento anche dei Comuni.
Sotto questo profilo, il testo che arriva oggi all'Aula è molto cambiato rispetto al testo predisposto dalla Giunta e portato all'esame della V Commissione.
Ai fini dell'organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, la Regione è suddivisa e organizzata con un Ambito regionale unico, per quello che riguarda l'impiantistica, come definito dall'articolo 7, e poi degli Ambiti di Area vasta per tutti gli altri aspetti della gestione dei rifiuti, coincidenti con il territorio di ciascuna Provincia, eccezion fatta per l'area della Città metropolitana di Torino che, invece, ha due soggetti. Uno è coincidente con il territorio del Comune di Torino e l'altro con tutto il resto della Città metropolitana, la cosiddetta "ciambella".
Da questo punto di vista noi siamo stati molto critici nell'esame del provvedimento in Commissione, poiché ritenevamo che in soggetti così ampi e ci riferiamo, in particolare, al territorio della Città metropolitana di Torino, i singoli Comuni - specie ove non si parlava dei Comuni più grandi dei Comuni magari dell'hinterland torinese ma di Comuni molto piccoli, e sappiamo che la Provincia di Torino, l'area della Città Metropolitana di Torino ha più di 300 comuni, quindi parliamo anche di realtà molto piccole perdessero, a fronte della creazione di un unico soggetto così grande qualsiasi controllo e qualsiasi possibilità di incidere. Quindi, ci siamo impegnati per mantenere un ruolo importante per i Comuni.
Dopo diverse discussioni che hanno interessato sia i Comuni stessi sia i membri della Commissione, si è arrivati a questa soluzione che stabilisce all'articolo 9, comma 3: "I Consorzi di Area vasta suddividono il territorio in aree omogenee funzionali allo svolgimento del servizio e, in via di prima attuazione della legge, la dimensione coincide con quella dei territori e dei consorzi di bacino attuali", quindi quelli definiti dalla legge 24/2002.
È una soluzione ovviamente di compromesso, che comunque rappresenta già una miglioria rispetto alla stesura originaria del testo di legge.
Noi non abbiamo dato voto favorevole in Commissione a questo disegno di legge e ci siamo riservati di dare un giudizio definitivo a seguito dell'esame dell'Aula. Non è la legge che avremmo presentato noi, non è il disegno di legge che avrebbe presentato la nostra forza politica, poich questo non è il sistema di gestione dei rifiuti che noi vorremmo ovviamente. Vorremmo essere in una realtà in cui l'economia circolare non è un obiettivo cui tendere ma è qualcosa di già presente.
Si è perso molto tempo nella nostra Regione. Ad esempio, gli obiettivi di quantitativo di rifiuto indifferenziato che si fissano al 2018-2020 sono ambiziosi solo se andiamo vedere gli esempi peggiori che abbiamo nella nostra regione e se andiamo a vedere la media piemontese. Invece, se andiamo alla situazione di molti territori, in realtà vediamo che ci sono diversi Comuni virtuosi; ma non solo il classico Comune piccolo (perché poi si dice sempre: "ah, in un Comune piccolo, con un territorio ampio, con tante villette e quindi una distribuzione molto orizzontale e non verticale, gli obiettivi si raggiungono"). In verità, ci sono invece anche dei territori che hanno un tessuto urbano più cittadino, che hanno già dei quantitativi di rifiuto indifferenziato pro capite molto più bassi dell'obiettivo fissato a livello regionale. Si deve quindi certamente lavorare per far sì che le parti e i territori della nostra regione che ancora non arrivano a quell'obiettivo prendano ad esempio chi ha lavorato bene.
Certamente, come dicevo prima, si è perso parecchio tempo; vuoi per l'assenza, per anni, di un Piano rifiuti, vuoi per degli interessi che invece andavano in una direzione del tutto differente. Infatti, se pensiamo a un territorio come quello della Città di Torino e del suo hinterland, che proprio per ragioni di numeri può fare da traino a tutta la Regione (poich ha ricompresa al suo interno buona parte della popolazione piemontese), si è perso tanto tempo perché, di fatto, era stato messo in cantiere un inceneritore: si doveva costruire un forno per bruciare i rifiuti e quindi la Città di Torino è stata bloccata per anni poco sopra il 40 per cento.
Rispetto a questo si sta tentando un'inversione di rotta che costa molta fatica, oltre che molto denaro e molte risorse finanziarie, che al momento non ci sono; però è chiaro che quell'elemento ha condizionato molto l'andamento della gestione dei rifiuti e il raggiungimento di obiettivi che oggi si ritengono sfidanti, ma che in realtà sono gli obiettivi che la legge fissava al 2012. Ci auguriamo quindi che, da questo punto di vista ci sia una netta inversione di rotta, che abbiamo visto solo parzialmente con il nuovo Piano rifiuti e anche con la legge regionale della quale inizia la discussione oggi.
Ecco, abbiamo presentato, rispetto al testo che arriva in Aula, un numero limitato di emendamenti di merito, che vanno ancora ad apportare quelli che, a nostro avviso, devono essere dei piccoli correttivi, poich il lavoro più corposo - direi basato sempre sul merito - l'abbiamo fatto in Commissione: si tratta di un lavoro che ha visto poi l'approvazione di diversi nostri emendamenti. Ovviamente ci riserviamo poi nel corso della discussione - sia quella generale che quella sull'articolato - di rappresentare tutte le nostre istanze e anche, magari, di poter dare degli indirizzi accompagnanti questa legge su tutta una serie di altre questioni.
In particolare, negli ultimi tempi - insomma, è questione degli ultimi giorni e delle ultime settimane - c'è stata la presentazione di un diverso metodo per il calcolo della raccolta differenziata, che secondo noi presenta delle criticità che poi vorremmo sviscerare, sia nella discussione di questo provvedimento di legge sia con atti collegati a questo DDL o successivi alla sua discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani, secondo relatore di minoranza.



SOZZANI Diego, relatore

Grazie, Presidente.
Il disegno di legge che andiamo a trattare oggi dopo annose discussioni in Commissione e che ha visto posizioni articolate, sia da parte dei Commissari esponenti della V Commissione che da parte di associazioni e Sindaci che hanno partecipato alle varie audizioni, rappresenta sicuramente un articolato e un testo assai complessi. Si tratta infatti di una legge che è stata fin da subito valutata in termini assolutamente negativi nell'ambito dei territori locali, perché va a intervenire senza tenere conto di alcuni aspetti; e questo è l'elemento di criticità più evidente che ha evidenziato il nostro Gruppo in Commissione (e lo evidenzieremo poi con la presentazione di tutti gli emendamenti che sono già stati fatti e che in parte faremo anche nella giornata odierna nel corso della discussione in Aula).
Innanzitutto, questo è un intervento tardivo, che cioè giunge dopo oltre tre anni di attività amministrativa della Regione, quando questo argomento fu invece uno dei temi fondamentali che dovevano essere discussi: fin dal primo giorno di questa legislatura, infatti, nelle analisi dopo la presentazione del programma di lavoro da parte del presidente Chiamparino dal nostro Gruppo si evidenziarono le difficoltà dal punto di vista dell'applicazione dell'allora l.r. 7, che ritenevamo essere una legge che andava modificata poco nella sostanza, e che bastava aggiungere tutta una serie di elementi emersi dal decreto legislativo n. 152, con l'articolo n.
201 sulla soppressione delle Autorità d'ambito, per trovare una soluzione di applicazione immediata della legge n. 7, quindi dello smaltimento dei rifiuti.
Dico tardiva perché, nel frattempo, ho lanciato, attraverso una serie di ordini del giorno e di interrogazioni alla Giunta, un grido di dolore perché in molte delle Province della nostra regione andavano a esaurirsi i centri di smaltimento e le discariche, per cui oggi ci troviamo a discutere della legge sulla governance dello smaltimento dei rifiuti.
Ancorché questa sarà approvata nelle prossime sedute, è urgente l'emergenza dello smaltimento dei rifiuti che in parecchie zone della regione Piemonte si sta verificando.
Non capiamo come mai, al di là dell'approvazione o, comunque, della volontà della Giunta, ci siano voluti ben due anni di gestazione chiamiamola così, della legge. L'ho detto più volte e lo dissi anche nella attività di commento al Piano regionale sullo smaltimento dei rifiuti: si è provveduto a definire un piano di smaltimento dei rifiuti, degli obiettivi rispetto a questo a piano e, successivamente, si è approvata una legge che realizza quegli obiettivi. Normalmente vi è la legge e poi si fanno i piani di smaltimento.
Parlando del Regolamento edilizio di cui abbiamo appena concluso la discussione, è come se noi cominciassimo a rilasciare le concessioni edilizie e, successivamente, facessimo il piano regolatore. È quasi un discorso a ritroso rispetto a un'attività che doveva essere condotta secondo noi, in modo esattamente contrario, cioè prima si definiva la legge, oppure si modificava la legge n. 7 che, di per sé, aveva già dei contenuti ormai acquisiti anche nell'ambito dalla Regione Piemonte.
Nonostante le varie interpretazioni o elementi di valutazione sull'applicazione della legge 7, non ci fu, come nel caso di questa legge una sollevazione popolare da parte dei Sindaci. Qui abbiamo un grido di dolore, per lo meno noi nell'ambito dalla minoranza che, da parte delle amministrazioni locali, lanciano messaggi di negatività. Per questo facciamo un'analisi complessiva di relazione di minoranza per poi entrare nell'analisi più dettagliata sia nella spiegazione degli elementi di criticità che evidenziamo nella legge, sia negli emendamenti che cercheremo di analizzare e con le correzioni che noi riteniamo essere utili ai fini della legge.
Abbiamo presentato molti emendamenti e abbiamo la presunzione di dire che non sono ostruzionistici, ma tutti hanno un significato - lo illustreremo uno per uno - che incide, secondo noi, migliorando questo tipo di legge.
Ho sentito poco fa il Consigliere Bertola parlare di economia circolare che è stata definita nell'ambito della pianificazione. L'economia circolare, così come la green economy, che poi vedremo nel dettaglio definisce un'attività di riciclo del rifiuto. Invece, qui vi è il peso specifico dell'inceneritore della Città di Torino che incombe in modo sostanziale nella programmazione legislativa che stiamo proponendo oggi. Ed è l'elemento su cui gira tutta una serie di analisi che noi abbiamo fatto della legge. Basta leggere l'articolo 7, in cui incide pesantemente l'ambito di scelta degli impianti a tecnologia complessa. Per tecnologia complessa sappiamo non essere la discarica, di cui, peraltro, per il decreto legislativo n. 152, era già stata vietata la realizzazione. Avevamo lasciato nella pianificazione - per fortuna, dico io - nell'ambito della gestione del transitorio e delle emergenze, la possibilità di ampliamenti limitati delle discariche esistenti, ma gli impianti di tecnologia complessa significano gli inceneritori.
Dimostreremo poi anche le tassazioni che sono a favore di questo tipo di impianto, ma non capiamo le intenzioni che sono state scritte in ambito di pianificazione dello smaltimento del rifiuto. Quando abbiamo parlato di ecologia, di ambiente, di nuovi obiettivi e di riduzione dei rifiuti sappiate - lo dico, anche se a volte mi sembra anche un po' banale - che quando parlo di raccolta differenziata, vuol dire che c'è una valorizzazione di materiali cosiddetti nobili.
Quali sono i materiali cosiddetti nobili? La carta, il legno l'alluminio e il ferro che sono contenuti nei rifiuti che giornalmente buttiamo anche in modo separato, a seconda delle zone del Piemonte nell'ambito dello smaltimento, nelle singole pattumiere dedicate al ricevimento degli stessi.
Perché Torino è più alta di altre zone del Piemonte (è mancata la raccolta differenziata)? Perché l'inceneritore ha bisogno di potere calorifico e - guarda caso - se vado a sottrarre il legno, la carta e la plastica e brucio solamente i rifiuti di Gerbido (mettiamola in questi termini), evidentemente questi sono meno interessanti ai fini dell'utilizzo come combustibile per l'inceneritore, rispetto ad altri tipi di rifiuti.
È chiaro che questo porta una differenza di un certo tipo in Piemonte ed è anacronistico oggi dire che Torino è un esempio per tutto il resto del Piemonte, perché ci sono delle realtà come le province di Quadrante (dalle quali arrivo io) che hanno avuto, per esigenze del passato e per scelte politiche locali, per fortuna, l'assenza di inceneritori a favore di una raccolta differenziata che, a seconda delle quattro province che contraddistinguono i Quadranti del Piemonte (Biella, Vercelli, Novara e VCO), sono state virtuose nella raccolta differenziata e nel contenimento del costo di smaltimento.
Questo è il motivo per cui la legge è tardiva e non rappresenta una fotografia della realtà del Piemonte.
Ha un'evidenza drammatica - io direi - e questo lo vediamo sia nella legge sia, poi, nello schema di convenzione dei Consorzi di Area vasta. È vero che oggi parliamo della legge, ma dobbiamo parlare anche di due atti amministrativi importanti, che sono strettamente legati e che sono approvabili da quest'Aula: sia la legge sia lo schema di convenzione.
Noi siamo stati molto attenti ad analizzare le parole che sono scritte in questo schema di convenzione, riscontrando peraltro molti errori che, in parte, l'Assessore aveva già riconosciuto in Commissione e, in parte vedremo in aula successivamente.
Cercheremo di essere convincenti nel farvi capire dove esistono ancora degli errori nello schema di convenzione.
Bene, dicevo che esiste un elemento fondamentale in questa analisi della legge, che è il torinocentrismo imperante nella legge stessa.
Torinocentrismo imperante, perché l'articolo 7 è ingombrante nell'ambito della discussione anche preliminare di questa legge.
L'articolo 7 definisce i Consorzi di Area vasta per Province. Voi capite che un Consorzio di Area vasta per Province ha senso nelle Province di Vercelli, Novara, Biella e del VCO, ma non ha senso in una Provincia unica come quella di Torino.
Lo vedete nella suddivisione (lo dico in previsione della prossima legge elettorale) del Piemonte tra Torino e il suo hinterland e il resto della regione: vi è una differenza sostanziale su cui è stata data un'interpretazione univoca con una serie di problematiche che, invece, non vengono considerate, perché un Consorzio unico rispetto alla Provincia di Torino non ha senso.
Non ha senso, perché abbiamo aree che hanno raggiunto questi obiettivi previsti dalla nostra pianificazione o sono in procinto di raggiungere quegli obiettivi ed altre aree che, invece, non lo sono. Con che scopo? Lo dico in termini economici e ci tengo a metterlo a verbale: per far sì che vi sia un recupero finanziario da parte di aree che non hanno la disponibilità, perché hanno debiti nei Consorzi, perché hanno costi di smaltimento superiori. Suddividendo questi costi in un'area più grande è possibile aumentare un po', dove le tariffe sono basse, andando a pagare anche per conto di coloro che nel passato non sono stati così precisi nel raggiungere degli obiettivi che, peraltro, oggi noi definiamo in Aula, ma che erano già definiti nella 152, perché il raggiungimento di obiettivi di raccolta differenziata erano già scritti nell'ambito della 152.
Pertanto, queste sono le considerazioni su cui vogliamo intervenire e interverremo anche successivamente, nella discussione generale e non solo nell'analisi critica che stiamo facendo come relazione di minoranza.
Ci sono tutta una serie di aspetti che andremo a individuare: dal Capo I, cioè l'oggetto delle norme che andiamo a discutere, fino al Capo VIII cioè le disposizioni transitorie previste in questa legge.
Ci sono delle grandi incongruenze, ci sono degli obiettivi che noi capiamo essere fondanti della legge. Cioè la legge non è dettata dalla sensibilità dei Consiglieri regionali, ma è dettata - e questo è drammatico ed è la nostra grande preoccupazione - dai gruppi di potere che gestiscono i sistemi di smaltimento, esterni a quest'Aula.
Questo è un elemento su cui non si è andati ad affrontare una serie di problematiche che sono contenute nella filosofia del Piano di smaltimento su cui abbiamo passato anche dei giorni, abbiamo sospeso la V Commissione ci siamo ritirati nelle varie stanze di questa Regione, per definire quali fossero i concetti che andavano individuati, dal punto di vista filosofico nella pianificazione dello smaltimento regionale.
Abbiamo, invece, una legge che va a stravolgere quel tipo di obiettivo quel tipo di filosofia, quel tipo di indicazioni che, in ambito della nostra pianificazione, nella nostra realizzazione delle norme applicative sono contenute in questa legge.
Ho terminato.



PRESIDENTE

Grazie. Ci sono ancora dieci minuti: se volete, possiamo cominciare la discussione generale.
C'è qualche Consigliere che si iscrive? Prego, Consigliere Valetti.
FREDIANI Francesca (fuori microfono) Potremmo chiudere i lavori, Presidente?



PRESIDENTE

Se i Capigruppo lo chiedono.
Noi siamo al servizio dei Capigruppo, l'Ufficio di Presidenza si pu anche adeguare, altrimenti ci sono dieci minuti e possiamo fare ancora un intervento.
C'è qualcuno che si oppone a questa richiesta di Frediani? Consigliere Gariglio, c'è una richiesta per chiudere qui il Consiglio.



GARIGLIO Davide

Mi rimetto alla sua decisione, Presidente.



PRESIDENTE

Buonanotte a tutti: il Consiglio finisce qui.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.48)



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