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Dettaglio seduta n.273 del 21/11/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


BERTOLA GIORGIO



(I lavori iniziano alle ore 14.00 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1869 presentata da Valetti, inerente a "Nuovi chiarimenti in merito alla chiusura delle carrozze sui regionali Veloci sulla tratta Torino-Milano"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori, esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1869.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico.

Grazie, Presidente.
Ci troviamo, nostro malgrado, a dover riaffrontare un problema vecchio e noto, perché i pendolari che frequentano abitualmente la linea ferroviaria Torino-Milano sui servizi regionali hanno nuovamente riscontrato e lamentato nuove chiusure di carrozze dei convogli regionali.
Quest'episodio, solitamente imputabile al gestore del servizio, è giustificato con la mancanza di personale dedicato alla sorveglianza dei convogli, perché ricordiamo che sui convogli superiori alle otto carrozze è richiesta una persona in più per la vigilanza. Questo, ovviamente, negli orari di punta causa disagi per i pendolari, tra l'altro in una linea estremamente ben frequentata, con un'ottima domanda di trasporto.
Il nuovo contratto ponte, che ha prolungato l'affidamento ferroviario dei servizi regionali al gestore Trenitalia, che è il gestore attuale, ha portato alcuni miglioramenti sulla comunicazione dei dati e sui rapporti con gli utenti; almeno questi sono i presupposti del nuovo contatto, che però non prevede grandi variazioni di servizi, ma piccoli miglioramenti che servono a rendere il gestore un po' più affidabile e più puntuale nelle comunicazioni.
Possiamo dire: contatto nuovo, problema vecchio.
Ciò che vogliamo sapere, visto che poi nelle pieghe contrattuali è sempre difficile interpretarsi e nessuno dei Consiglieri ha mai partecipato ai tavoli di confronto tra l'operatore e la Regione, nel tentativo di trovare un miglior raccordo per il servizio nei prossimi tre anni (ricordiamo che il nuovo contatto ferroviario regionale durerà fino al 2020, con eccettuati eventuali scorpori di alcune parti del pacchetto ferroviario), è come la Regione, alla luce di questo nuovo contratto intende agire nei confronti del gestore Trenitalia, per garantire migliore tutela ai viaggiatori pendolari e che, perlomeno, i treni che partono con 11 carrozze abbiano 11 carrozze aperte e utilizzabili da parte degli utenti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Consigliere, lei avrà visto la mia reazione piuttosto dura nei confronti di Trenitalia, a fronte del ripetersi di questa situazione. Per un certo periodo, questa carenza e questa chiusura delle tre famose carrozze non c'era più stata, poi si era riproposta nel periodo estivo.
Ovviamente la motivazione era la carenza di personale dovuto ai turni feriali, però, come abbiamo in molti constatato - e l'Agenzia l'ha constatato in modo diretto facendo le verifiche del caso - la questione si è ripetuta più volte ancora a settembre e a ottobre.
Ciò che ci interessa, al di là della questione delle penali che nel nuovo contratto ponte sono definite in modo chiaro all'allegato 6 (cosa che invece così non era chiara nel precedente contratto) e che quindi verranno applicate, è la qualità del servizio. Ci sono state ulteriori spiegazioni da parte di Trenitalia, sempre legate al turnover del personale, ma a questo punto la pazienza ha un limite.
Al di là delle penali che verranno ovviamente applicate in modo rigoroso, com'è ovvio che sia, ci attendiamo che il problema venga risolto una volta per sempre.


Argomento: Attivita' di promozione - Contributi alla cultura

Interrogazione a risposta immediata n. 1864 presentata da Ruffino, inerente a "XXI edizione Valsusa Filmfest" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che, per l'interrogazione n. 1864 della Vicepresidente Ruffino, "XXI edizione Valsusa Filmfest", è stata concordata risposta scritta.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione a risposta immediata n. 1870 presentata da Campo, inerente a "Nuova modalità di pagamento ticket sanitari nelle ASL CN1 e CN2: in contanti solo presso le Farmacie convenzionate"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1870.
La parola al Consigliere Campo per l'illustrazione.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
A mezzo stampa abbiamo appreso che il 17 ottobre è stato siglato questo accordo con le Farmacie della Provincia Granda da parte dell'ASL CN1 accordo che interessa anche l'ASL CN2.
È un accordo certamente positivo, perché va a incrementare i servizi ai cittadini, in quanto permetterà, dal mese di novembre, di pagare i ticket sanitari rivolgendosi a una delle Farmacie convenzionate del territorio.
Ciò che però ci ha lasciato perplesso è che il pagamento dei ticket presso gli sportelli delle due Aziende sanitarie non sarà più possibile con i contanti e, soprattutto, che il pagamento elettronico sarà soggetto ad un ulteriore contributo, fino a un euro e 50 per pagamento.
Da un lato, quindi, ci chiediamo perché non si sia introdotta una maggiore gradualità nel passaggio all'utilizzo esclusivo del mezzo elettronico presso gli sportelli delle Aziende sanitarie per abituare gli utenti (nella maggior parte dei casi, saranno principalmente gli anziani quelli più interessati da questo tipo di problematiche, per frequenza e per necessità). Inoltre, ci chiediamo, visto che si tratta di un'innovazione obbligatoria e visto che già il ticket è, di per sé, un sovrapprezzo rispetto alle prestazioni sanitarie necessarie, perché si sia ritenuto di far pagare il costo del servizio, anche se in maniera proporzionale, ma non sempre. Ho saputo, ad esempio, che l'ASL CN2 prevede l'alternativa del bollettino postale, che costa un euro e 50 fissi, indipendentemente dal valore del ticket da pagare.
Chiedo, quindi, perché si debba far ricadere questo costo - che è un costo di efficientamento e di semplificazione burocratica per le ASL e comporta anche qualche risparmio, seppur minimale, sul trasporto - su fasce di cittadini che, già di per sé, sono tendenzialmente le più deboli.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

L'Azienda Sanitaria Locale CN1, come già altre realtà del Piemonte, ha introdotto una semplificazione dei pagamenti dei ticket allo sportello eliminando il contante a decorrere dal 1° gennaio 2018.
L'informazione ai cittadini è stata fornita due mesi prima, per consentire a tutti di adattarsi alle nuove situazioni.
Il maneggio di contante comporta difficoltà di gestione in una Pubblica Amministrazione e costi che possono essere evitati, con ricorso ad altri sistemi in uso quotidianamente, come bancomat e satispay, attivati su Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Fossano. C'è, inoltre, il pagamento online gratuito per tutti, mentre per chi non avesse disponibilità di carta di credito o prepagata è prevista la possibilità di pagare in contanti o al tesoriere UBI Banca, o presso qualsiasi farmacia, con un costo massimo - in quest'ultimo caso - di un euro e 50, sovrapponibile a quello del bollettino postale (1,60), che potrebbe essere ridotto o azzerato dalla farmacia che intenda attuare una politica di fidelizzazione dei propri clienti.
Per quanto riguarda il richiamo alle fasce deboli, si ricorda che i cronici, di norma, sono esenti, così come anche chi ha un reddito basso.
Le esenzioni 2016 sono in lieve crescita rispetto al 2015 e nella CN1 sono circa 350 mila. Sono spesso anche più di uno a testa per ogni assistito e rappresentano una percentuale vicina al 70 per cento dei fruitori del servizio.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1861 presentata da Batzella inerente a "Attivazione del Piano di emergenza contro il sovraffollamento dei Pronto Soccorso piemontesi"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 1861, presentata dalla Consigliera Batzella, che ha la parola per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Già in questo periodo, nei Pronto soccorso degli ospedali torinesi si sta verificando il sovraffollamento. Non c'è ancora il picco influenzale atteso per il prossimo mese o per il mese di gennaio, ma l'ospedale San Giovanni Bosco risulta da giorni già in difficoltà, così come il Maria Vittoria, così come il Martini e le Molinette.
Lo scorso anno si era verificata una tale situazione di sovraffollamento per cui, all'ultimo momento, era stato messo in atto un piano di emergenza, che non era stato in grado di far fronte alle reali necessità, tant'è vero che, in data 30 dicembre 2016, il sindacato degli infermieri, Nursind, aveva presentato un esposto alla Procura di Torino per denunciare la gravità della situazione, non solo negli ospedali di Torino ma anche in alcuni della provincia. Erano esauriti i letti, le barelle e addirittura le carrozzine.
Assessore, è necessario garantire alla popolazione un servizio sanitario efficiente e non si può contare sempre ed esclusivamente sul senso di responsabilità e la buona volontà del personale medico infermieristico e socio-sanitario, che già lavora a ritmo frenetico, perch sottodimensionato.
Pertanto, interrogo l'Assessore per conoscere i tempi e le modalità del piano di emergenza atto a contrastare il sovraffollamento dei pronto soccorso negli ospedali, già segnalato, e soprattutto a non farci trovare impreparati quando arriverà veramente il picco influenzale, che, come tutti gli anni, si ripresenterà nel periodo delle feste natalizie.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

L'attivazione di un piano di emergenza per contrastare o, perlomeno gestire il sovraffollamento dei Pronto soccorso durante il periodo invernale è una delle questioni che ho seguito da quando ho questa responsabilità, evidentemente con le compatibilità in termini di mezzi a disposizione, che non sono delle compatibilità soltanto della Regione Piemonte, ma nazionali.
Sono tentato di correggere, ma non è questo il motivo, le considerazioni fatte in merito al 2016 e 2017, anche perché ritengo vada espresso un giudizio sulle difficoltà che abbiamo avuto anche di carattere complessivo e per fortuna, grazie all'impegno dei dipendenti del Sistema Sanitario, non si sono create grandi problematiche. Potrei citare altre Regioni, ma il tema non è questo.
Tornando, invece, all'anno in corso, l'obiettivo dalla Regione è quello di potenziare l'efficacia delle misure adottate in passato. In quest'ottica, l'ASL Città di Torino, d'intesa con la Città della Salute e l'Azienda ospedaliera Mauriziano, ha già deciso di anticipare ulteriormente l'avvio del piano di emergenza invernale, che partirà dal 1° dicembre e si concluderà in primavera.
Non è una scelta casuale, perché di solito è proprio l'area metropolitana il territorio maggiormente interessato alle problematiche del sovraffollamento dei pronto soccorso.
Anche altre Aziende Sanitarie, tuttavia, stanno lavorando per predisporre i piani analoghi in tempi brevi.
Dal punto di vista operativo, si tratta di reperire (queste sono le indicazioni che abbiamo dato ai Direttori) il maggior numero possibile di posti letto all'interno degli ospedali, recuperandoli dai reparti meno utilizzati nel periodo e destinandoli al pronto soccorso.
Allo stesso tempo, l'ASL di Torino, ma non soltanto quella di Torino sta procedendo in modo da facilitare le dismissioni di quei pazienti dopo la fase acuta e che non necessitano di ricoveri ospedalieri.
Le intese che abbiamo raggiunto col privato accreditato nel mese di agosto stanno consentendo ai Direttori generali di contrattualizzare con i privati accreditati posti necessari in base alle esigenze; il che vuol dire disponibilità di posti letto in strutture di lungodegenza ed RSA. Quindi abbiamo dato indicazioni ai Direttori di utilizzare al massimo tutti gli spazi che non vengono usati all'interno dell'Ospedale e di procedere alla contrattualizzazione di posti presso il privato accreditato per la fase post acuta.
È chiaro ed evidente - e non sfugge certamente a nessuno - che il potenziamento del personale è un elemento importante. Alcune Aziende stanno già procedendo ad assunzioni, sempre all'interno del comparto sanitario che dovrebbero essere strumenti tesi a governare meglio un problema che obiettivamente è molto complesso e che spesso, com'è noto, determina problemi non banali.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 1868 presentata da Appiano, inerente a "Gravi ritardi nei pagamenti a favore delle cooperative sociali da parte dell'ASL Città di Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1868, per l'illustrazione della quale ha la parola il Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Nei mesi scorsi ho avuto occasione di ricevere un po' di segnalazioni tutte univoche nei contenuti - relative a pagamenti di prestazioni effettuate o nel settore socio-assistenziale o nel settore educativo dalle cooperative del Terzo settore che operano per gli Enti gestori o per l'ASL come nel caso dell'oggetto specifico dell'interrogazione di quest'oggi.
Si tratta di cooperative che da due anni stanno già vivendo il problema della modifica del regime IVA. Sono quindi cooperative che, contando magari su un regime di IVA agevolata o addirittura di esenzione IVA, avevano partecipato a dei bandi e avevano offerto un certo prezzo per una prestazione e che, da quando (dal 1° gennaio 2016, o data successiva in caso di proroghe) non è più possibile usufruire del regime fiscale agevolato, si trovano di fatto a dover ridurre il proprio imponibile con un grave detrimento della loro condizione.
A questa situazione più macroscopica, però, se ne aggiunge una un po' più micro, ma altrettanto grave. Le fatture, cioè, vengono pagate dalle ASL in questo caso dall'ASL Unica, ma credo valga per tutte - per il 90 per cento in forma d'acconto e per il 10 per cento a saldo. Allora, se già con gli acconti siamo in ritardo di almeno un anno rispetto all'emissione della fattura - perché nel 2017 non è stato erogato il 90 per cento in acconto di alcuna fattura -, per quanto riguarda il dieci per cento di saldo siamo indietro di tre anni, in quanto è dal 2015 che non si riceve quella quota.
Nel corso di una recentissima riunione effettuata, appunto, presso la Direzione dell'ASL Unica di Torino, sono stati addotti ulteriori e aggravati problemi che impedirebbero un esame delle rendicontazioni puntuali. Una delle motivazioni riportate è proprio che, a fronte di una situazione di sotto-organico e di difficoltà antecedente, con l'unificazione delle due ASL questo problema si sarebbe addirittura ingigantito. E quindi, alle cooperative convenute non è stata data nessuna indicazione di tempi, almeno per avere i saldi delle annualità di cui gli acconti sono già stati pagati.
Il combinato disposto di tutte queste modifiche e criticità sta mettendo in seria difficoltà parecchie realtà, soprattutto quelle medio piccole. E quindi l'oggetto dell'interrogazione è la volontà di capire immaginando che siamo coscienti del problema - quali misure si possono prendere, quantomeno per velocizzare l'esame e il saldo dei rendiconti.
Poi, c'è il tema più macroscopico di un ulteriore chiarimento sul tema dell'IVA agevolata, ma questo esula dall'oggetto specifico del question time di oggi. Era però giusto indicarlo come premessa e come fattore di aggravio ulteriore.
Grazie.



PRESIDENTE

Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Dal riscontro effettuato con la Direzione aziendale dell'ASL Città di Torino, risulta che i pagamenti degli acconti delle partite di competenza dell'ex ASL TO1 sono aggiornati alle scadenze. Si sta provvedendo al recupero del ritardo nei pagamenti degli acconti delle partite di competenza dell'ASL TO2, rimasti maggiormente indietro per il cambio del sistema contabile che l'ex ASL TO2 ha dovuto effettuare per l'unificazione della contabilità.
Per i saldi, il problema è legato alla verifica della rendicontazione delle prestazioni: rendicontazioni già pervenute con ritardi non imputabili all'ASL, la cui verifica richiede comunque tempi in ogni caso lunghi per le difficoltà di effettuare i controlli.
L'ASL Città di Torino ha concordato con le stesse cooperative, ancor prima dell'estate, di elaborare soluzioni informatiche che consentano un incrocio automatizzato dei dati. Questa ricerca di non facile attuazione è in corso.
Nella riunione di cui si fa cenno nell'interrogazione (e precisamente svoltasi il 14 novembre 2017) la Dirigenza dell'ASL Città di Torino diversamente da quanto riportato, ha annunciato il recupero del ritardo nei pagamenti degli acconti dell'ex ASL TO2 e ha effettivamente confermato perduranti criticità nel pagamento, a causa della difficoltà dei controlli.
Però - e questo è l'elemento sul quale mi sento di aggiornare, d'altronde le interrogazioni si fanno per questo) - sono state fissate due date: oggi 21 novembre, c'è una riunione tecnica su un'ulteriore verifica di soluzioni informatiche per i controlli e martedì 28 novembre è convocata una riunione in Direzione aziendale per il riscontro su quanto definito nella riunione tecnica e sulla situazione effettiva del recupero dei pagamenti degli acconti.
In sostanza, ci sono stati i problemi richiamati, ma l'ASL mi ha confermato oggi un impegno con due appuntamenti fissati, in modo da risolvere questa criticità.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1866 presentata da Grimaldi inerente a "Esuberi nel nuovo appalto dei servizi psichiatrici dell'ex ASL TO2"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1866, per l'illustrazione della quale ha la parola il Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Assessore, abbiamo accolto la richiesta del Direttore dell'ASL di non fare question time di questo tipo perché il tutto poteva risolversi con una comunicazione e una risposta. L'abbiamo fatto lo scorso mese; non c'è arrivata nessuna risposta e allora siamo di nuovo qui a chiedere tramite question time chiarimenti su un ennesimo caso.
Abbiamo appreso che nel recente appalto dei servizi psichiatrici dell'ex ASL TO2, nell'ambito della riorganizzazione del servizio, da capitolato speciale non sarebbe più contemplata la figura degli operatori socio-sanitari presenti presso, appunto, il servizio psichiatrico di diagnosi e cura, e ne sarebbe garantita la loro ricollocazione presso altri servizi previsti dal nuovo capitolato attraverso un semplice incremento delle ore di servizio. Ciò comporterebbe un esubero di personale non più riconfermato nei nuovi appalti, così concepito dall'estensore del bando e del capitolato speciale.
Il reparto di psichiatria dell'ASL TO2 è gestito da anni con appalto dalla cooperativa Zenith di Torino, la medesima che tra l'altro ha vinto il nuovo appalto in cui le ore delle OSS non compaiono più, nonostante - a detta dei lavoratori - la promessa verbale fatta circa un anno fa di essere riassorbiti dall'agenzia interinale che sarebbe subentrata. Al contrario, a quanto pare, gli operatori hanno saputo che le loro ore saranno coperte solo da infermieri. Per intenderci, questo bando è stato ancora prorogato poi di due mesi e dal 1° dicembre queste persone saranno fuori.
Allora io non le cito i mille casi, il protocollo d'intesa sulla giusta retribuzione, il fatto che abbiamo richiesto che le clausole sociali fossero intese come prescrittive negli appalti - in questo caso c'era anche la questione di "armonizzazione" di lavoratori che facevano cose diverse con qualifiche diverse - però la situazione è sempre la stesso stessa: si tratta di lavoratrici, tra l'altro spesso monoreddito, con un reddito veramente minimo (stiamo parlando di lavoratrici che più o meno percepivano dai 400 ai 600 euro al mese), che dal 1° dicembre saranno fuori.
Ripeto, abbiamo già fatto questa richiesta informalmente, ma istituzionalmente, come ci aveva chiesto il Direttore, per evitare che ogni questione di questo tipo finisse in Aula; non è arrivata nessuna risposta e il 1° dicembre le lavoratrici saranno fuori. Ebbene, Assessore, le chiedo cosa intende fare e se, insieme al Direttore, può trovare una via di risoluzione del problema occupazionale di queste persone.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Devo dire che mi dispiace che non siano state fornite le informazioni da parte del Direttore e quindi provvederò a chiedergli una maggiore attenzione nei confronti delle richieste che vengono avanzate dai Consiglieri. Io rispondo con le informazioni che mi ha fornito, nel senso che le ho avute soltanto questa mattina, però eventualmente possiamo vedere che cosa fare nel concreto.
È stato detto che l'appalto bandito e aggiudicato per il Dipartimento di Salute mentale dell'ex ASL TO2 ha per oggetto l'acquisizione di attività di psicopedagogia e di assistenza alla persona da svolgersi nell'ambito dei percorsi diagnostici terapeutici formulati dall'équipe multiprofessionale del Dipartimento di Salute mentale dell'ex ASL TO2 per i propri pazienti.
Tale servizio è finalizzato all'integrazione delle competenze proprie del personale del Dipartimento con altri tipi di intervento a valenza psicopedagogica e di supporto al mantenimento delle capacità di gestione della propria vita quotidiana; non rientrano pertanto le prestazioni seguite dagli operatori socio-sanitari, attività da mettere a carico del personale dipendente, motivo per cui sono rimasti esclusi gli operatori socio-sanitari impiegati nell'appalto precedente.
Ricordo che l'ASL Città di Torino, in collaborazione con le altre Aziende sanitarie, sta predisponendo gli atti per bandire, per conto di tutte, l'atteso concorso per gli operatori socio-sanitari, quindi il fatto che il bando lo esclude non vuol dire un maggiore carico, perché è previsto un nuovo bando per l'assunzione di nuove OSS, una figura particolarmente richiesta e per la quale sono previste le assunzioni. È chiaro che questo l'ho sollecitato anche per altri motivi: procedere velocemente al bando, in modo da stabilizzarle in modo definitivo, anziché avere figure precarie.
Nelle more della realizzazione di questa procedura, qualora fosse necessario, la Direzione dell'ASL Città di Torino sta comunque valutando la possibilità e l'opportunità di definire la strutturazione di un gruppo di OSS che abbiano maturato importanti esperienze nelle strutture aziendali cui fare riferimento per garantire, nel rispetto delle normative, la continuità dei servizi e le funzioni di supporto assistenziale in attesa delle nuove assunzioni.
Mi rendo conto che questa risposta non risponde alle questioni che il Consigliere ha posto- cioè è una parte della risposta - per cui richieder informazioni più precise e quanto prima le fornirò al collega.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1863 presentata da Berutti, inerente a "Codice degli appalti e tutela dei lavoratori del gruppo Gavio"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1863.
La parola al Consigliere Berutti per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Nei giorni scorsi si è verificato sostanzialmente quello che già qualche tempo fa era emerso in merito alla questione legata alla manifestazione di protesta - che poi tra l'altro, a quanto mi risulta, è stata anche portata davanti a Montecitorio - dei dipendenti del gruppo Gavio in merito alla questione dell'affidamento delle concessioni.
A oggi, come si sa, il 20 per cento delle concessioni è in affidamento senza gara e il resto naturalmente è in affidamento con gara. Si chiedeva che in qualche modo si portasse almeno al 40 per cento la percentuale di affidamento senza gara. Sembra che i Ministeri avessero dato parere positivo, ma il Governo non intende apportare alcuna modifica.
Adesso, a prescindere da questo, - tra l'altro, mi risulta che la questione fosse in Commissione, quindi dovrebbe andare ancora in Aula - vi è la necessità èdi capire cosa succederà e, soprattutto, cosa intende fare la Regione in merito.
Mi rendo conto che la questione è anche abbastanza delicata, in quanto l'Unione Europea ci richiama all'ordine da parecchio tempo; d'altra parte come al solito, le cose arrivano all'ultimo secondo e poi, naturalmente chi ci rimette sono i cittadini e i lavoratori con problemi occupazionali.
Quello che c'è da capire è se, in qualche modo, si sta provvedendo a impostare una modifica, quindi trovare anche una combinazione a livello emendativo e, nello stesso tempo, magari, fare un percorso un po' più graduale per poter assorbire questa criticità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Consigliere, lei sa che della questione si è occupato anche il Presidente Chiamparino proprio ieri, incontrando il Presidente del Consiglio. C'era una delegazione dei lavoratori del Gruppo a Vercelli, che sono stati ricevuti - e della questione, ripeto, si è fatto carico anche il Presidente.
Il tema è esattamente nella situazione in cui dice lei, ovviamente sottolineando il fatto che la Regione non ha competenza in merito, com'è ovvio che sia. Tuttavia, per quello che ci riguarda, certamente appoggiamo l'ipotesi dell'emendamento che riporterebbe al 40-60 per cento le competenze per quanto riguarda gli interventi manutentivi o, comunque, i lavori all'interno della concessione.
Risulterebbe, però, che ci sia un problema di natura procedurale proprio riguardo all'ammissibilità di questo emendamento, non un problema di ordine politico. Il Governo ha concordato questo emendamento, quindi da parte del Governo non ci sono opposizioni in merito. Ripeto, è una questione più di ordine procedurale, anche riferita alle direttive di natura europea.
Tuttavia, ricordo che questa norma, così com'è scritta, vale per le concessioni non frutto di gara. Mentre, in caso di concessioni frutto di gara, questa limitazione dell'80-20 per cento non vale, per ovvie ragioni.
Non solo, ma, da una lettura letterale del testo attuale, c'è un'interpretazione, che è tutta da verificare, che, in qualche modo, si fa già valere, per cui non sarebbe possibile la gestione in house dell'80 per cento ma, in realtà, sarebbe possibile la gestione diretta. Questa è una questione di natura giuridica, che è all'approfondimento anche da parte di ANAC: così com'è scritto il testo sarebbe interpretabile anche in questo modo. Stiamo comunque seguendo la questione; ripeto, anche il Presidente si è impegnato su questo tema e vedremo il suo l'evolversi.
Intendo anche sottolineare che, a breve, non potrebbe essere intesa una problematica diretta sulla situazione occupazionale; bisogna ovviamente essere molto attenti a questo aspetto, ma i tempi dell'evolversi della vicenda non sono tali da mettere immediatamente in pericolo la situazione occupazionale. Tra l'altro la SATAP, come lei sa, è in gara, sta avviandosi alla procedura di gara, quindi il problema, a quel punto, sarebbe totalmente superato.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1862 presentata da Vignale, inerente a "Trasferimento Pronto soccorso Oftalmico, come verranno garantite le prestazioni?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1862.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il tema del trasferimento dell'Ospedale Oftalmico è noto, ed è nota anche la nostra posizione di contrarietà, ma il question time non interviene nel merito del trasferimento o meno, bensì in merito alla garanzia dei servizi.
Come abbiamo anche potuto leggere dagli organi di stampa, ma come è facilmente visibile sui siti delle ASL e della Città della Salute e dell'ASL Città di Torino, relativamente alla necessità di personale sanitario all'interno del futuro pronto soccorso, perché di questo stiamo parlando, a oggi hanno dato la disponibilità al trasferimento dall'ASL di Torino alla Città della Salute tre medici, 16 infermieri e nessun anestesista.
Teniamo conto che all'interno.



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo Consigliere Vignale, ma è solo per chiedere al Presidente del Partito Democratico, Consigliere Gariglio, di permettere all'Assessore Saitta di ascoltare il Consigliere Vignale, in modo da poter poi fornire la risposta più possibile approfondita.



VIGNALE Gian Luca

Non possiamo più votare il Presidente del Consiglio, altrimenti avrebbe il mio voto incondizionato.
Non vogliamo intervenire nel merito perché l'abbiamo fatto tante volte convocando anche un Consiglio straordinario relativamente al tema generale dell'Oftalmico, ma vorremmo affrontare con questa interrogazione urgente esclusivamente il tema legato al pronto soccorso.
È noto che, rispetto al bando di trasferimento del personale dall'ASL all'ASO, a oggi hanno aderito, a questo bando di mobilità esclusivamente tre medici, solo 16 infermieri e nessun anestesista.
Com'è noto, il presidio di Via Cherasco (ancorché quello di Via Juvarra mantenga un'attività ambulatoriale) dovrà garantire non soltanto l'attività di pronto soccorso h24, ma dovrà garantire anche l'attività chirurgica non ambulatoriale. Pertanto, sarà necessario un numero di medici che non sono certo i tre che hanno dato garanzia di trasferimento.
Teniamo conto che oggi all'ospedale Oftalmico vi sono cinque medici che si occupano esclusivamente di pronto soccorso; in più, ve ne sono altri che si occupano dell'attività chirurgica. Non solo. Da pochi giorni, la Città della Salute ha pubblicato un bando con scadenza nel 2018 per l'acquisto di strumenti e di apparecchiature utili per l'attività oculistica di pronto soccorso e per l'attività chirurgica.
Va detto - perché l'ho visto con i miei occhi - che qualche strumento è già stato acquistato, ma ve n'è una parte consistente (sono quelli non trasferibili da Via Juvarra, che manterrà un'attività di ambulatorio) che non potrà essere trasferita.
Considerato che vi è una data che l'Assessore Saitta ha comunicato più volte - quella del trasferimento entro il mese di dicembre - vorremmo sapere se si ritiene possibile, entro il mese di dicembre, trasferire il pronto soccorso da Via Juvarra a Via Cherasco, garantendo le normali prestazioni che un'attività così delicata come il pronto soccorso deve svolgere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Concordo perfettamente sul fatto che l'attività di pronto soccorso peraltro come tutte le altre attività, ma questa in particolare, richieda grande attenzione. Perché, evidentemente, l'obiettivo che ci poniamo è quello di non creare dei problemi ai cittadini.
Il Consigliere Vignale ha indicato una data entro la quale abbiamo immaginato o ipotizzato il trasferimento. Mi è stato comunicato dalla Presidenza del Consiglio che la prossima settimana sarà calendarizzata una seduta, richiesta proprio dal collega Vignale, dedicata al tema del trasferimento.
In quell'occasione (dunque, la prossima settimana) disporrò di elementi precisi per fornire anche una temporizzazione più adeguata alle necessità che sono state evidenziate nel dibattito che si è aperto in questi giorni.
Certamente, il tema è complesso e non ci sfugge la laboriosità dell'operazione di trasferimento (quindi l'applicazione della 1-600).
Adotteremo - ma su questo sarò più preciso nella comunicazione che render martedì - tutte le modalità più utili e necessarie affinché il trasferimento dell'Oftalmico, nel tempo che sarà necessario, sia l'occasione non soltanto di una pura e semplice ricollocazione, ma anche un'occasione per il potenziamento dell'offerta sanitaria. Perché è noto non soltanto al sottoscritto che ci sono, obiettivamente, lunghe liste d'attesa.
Martedì pensiamo di presentare un piano più generale, in grado di aggredire un tema molto sentito, che costituisce anche una piccola parte di quel piano che noi abbiamo iniziato ad indicare ieri, in termini molto sommari, nella riunione della Commissione sul tema della cronicità.
Martedì, dunque, sarò in grado di entrare in maniera più precisa nel merito della questione; mi pare, infatti, che questo tema richieda una comunicazione ragionata, in grado di aprire un dibattito e di fornire elementi utili per la discussione.


Argomento: Pari opportunità

Interrogazione a risposta immediata n. 1871 presentata da Frediani inerente a "Quali azioni regionali di prossima attuazione per agevolare il rispetto della legge 120/2011 - 'Golfo Mosca' e degli otto impegni sottoscritti dal G7 sulle Pari opportunità a Taormina"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1871, presentata dalla Presidente Frediani, che la illustra; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Questa è una settimana un po' particolare, che culminerà il 25 novembre con la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne". Noi crediamo che sia l'occasione giusta per riflettere un po' sulle azioni messe concretamente in campo proprio per valorizzare il ruolo della donna nella società.
Una di queste azioni ha visto un intervento legislativo attraverso la legge 120/2011 (la cosiddetta legge Golfo Mosca) che è in vigore dall'agosto 2012, ma sappiamo che avrà un effetto limitato nel tempo: potrà arrivare, come effetti, fino al 2023 proprio per il tipo di indicazione che viene data; indicazione che riguarda, per l'appunto, le rappresentanze di genere nei C.d.A. e nei Collegi sindacali, per una quota fissata al 20 per cento della presenza femminile.
Oltre a questo, abbiamo ovviamente un'attività intensa anche sul territorio regionale, anche per una particolare sensibilità dell'Assessora rispetto al tema, attraverso un tavolo di lavoro formato dalle Consigliere regionali di parità e dalla Commissione regionale per la realizzazione delle pari opportunità tra uomo e donna della regione Piemonte, unitamente alla Città di Torino e all'Università degli Studi, che porta avanti delle iniziative sicuramente concrete sul territorio, su cui più volte si è fatto il punto anche in questi ultimi periodi.
Abbiamo visto, in occasione del recente G7 sulle pari opportunità che si è svolto a maggio a Taormina, la sottoscrizione di una serie di impegni.
Si tratta di impegni che adesso, per mancanza di tempo, non sto ad elencare nel dettaglio, ma li riassumo brevemente. Fanno riferimento, in particolare, ad aumentare la partecipazione femminile e la promozione delle pari opportunità sia per le posizioni apicali sia a tutti i livelli decisionali e in tutti gli aspetti della vita sociale, economica e politica; adottare misure sostenibili per agevolare l'imprenditoria femminile; ridurre il gap tra uomini e donne del 25 per cento entro il 2025; migliorare la qualità degli impieghi femminili.
Poi c'è un aspetto importantissimo, che è quello del riequilibrio entro il 2020 dei carichi di lavoro di cura tra donne e uomini e il potenziamento delle infrastrutture sociali per la cura dei bambini e degli anziani e la promozione della parità salariale, che è un altro tema particolarmente importante e che, purtroppo, nel nostro Paese è ben lontano dal raggiungimento dei risultati sperati.
L'ultimo punto che cito nelle premesse è l'aumentare la partecipazione di donne e bambini all'istruzione e alle carriere nei settori relativi a scienza, tecnologia, ingegneria, matematica e medicina.
Quindi, rispetto a tutti questi aspetti e in riferimento anche a quanto definito.
È bello presentare un'interrogazione sul ruolo della donna, sul valore della donna ed avere a fianco un gruppo di tutti uomini.
Per combinazione sono tutti uomini, ma è un caso.



PRESIDENTE

Consigliera Frediani, la interrompo per pochi secondi solo per chiedere di cessare il brusio di fondo che sta diventando insostenibile.
Prego, prosegua.



FREDIANI Francesca

Aggiungerei come punto come garantire il rispetto degli interventi della componente femminile del Consiglio in Aula.
Tutto questo per fare il punto sulle azioni regionali anche di prossima attuazione per il raggiungimento di questi importanti obiettivi. Quindi azioni concrete, al di là degli eventi, delle celebrazioni e degli interventi che vedremo nei prossimi giorni, in vista dell'importantissima giornata del 25 novembre.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessora alle pari opportunità

Grazie, Presidente.
Rispondo alla Presidente Frediani. È chiaro che, rispetto ai suoi interrogativi, dovrei parlare da adesso fino a stasera, ma logicamente cercherò di fare un elenco. Se poi lo desidera, avremo modo di approfondire quello che ritiene, anche perché l'attuazione della legge n. 4 e della legge n. 5, che ci vede impegnati come Assessorato, è fatta di azioni molto concrete e non semplicemente di convegni.
Venendo alla richiesta specifica rispetto alla legge Golfo Mosca, anche se questa legge, com'è noto, è dedicata espressamente alle società quotate la Giunta regionale, d'intesa con la Commissione regionale Pari Opportunità e la Consigliera di Parità, ha promosso un progetto di azione positiva denominato "Più donne per i Consigli di Amministrazione e le posizioni apicali", avente lo scopo di favorire le donne nella candidatura all'inserimento nei Consigli di Amministrazione e degli organismi di controllo delle Società partecipate o controllate dalle Amministrazioni locali del Piemonte.
Il progetto ha lo scopo di intercettare gli avvisi delle Pubbliche Amministrazioni locali che controllano o partecipano a società di servizio locale, in vista del rinnovo delle cariche di amministrazione e controllo presso le società stesse, e porre tali esigenze di rinnovo a confronto con manifestazioni di interesse a partecipare a tali selezioni da parte di donne dotate di esperienza professionale dirigenziale, almeno triennale nei campi di intervento delle predette società.
Il progetto prevede, in proposito, la realizzazione di una banca dati informatizzata contenente le informazioni del tipo domanda-offerta relativa alle cariche da ricoprire, un'idonea attività formativa rivolta alle donne iscritte alla banca dati, una campagna informativa dell'iniziativa avente lo scopo principale di sensibilizzare gli Enti locali a rendere note le proprie esigenze di copertura delle cariche tenendo conto dell'esistenza di donne dotate di adeguata professionalità e formazione.
Questo è il progetto che sta proseguendo con la base dati e con quella che può essere una capillarità il più possibile diffusa fra gli Enti pubblici.
Relativamente, invece, alla realizzazione degli otto punti del G7 di Taormina, la Regione, in collaborazione con gli organismi di parità regionale, opera attraverso programmi che rientrano negli obiettivi del G7 stesso.
Le azioni citate nel G7 sono: più donne ai vertici, a sostegno dell'imprenditoria femminile; accrescere la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro; il riconoscimento economico del lavoro domestico l'aumento delle infrastrutture di sostegno alla vita familiare; equilibrio vita-lavoro e parità salariali; crescita della partecipazione di donne e bambine all'istruzione e alle carriere nel settore STEM; contrasto a tutte le forme di violenza e molestie contro donne e bambine.
Noi stiamo portando avanti, in particolare, alcuni aspetti anche insieme alla Commissione Pari Opportunità, che sono azioni di prevenzione contro il fenomeno dei disturbi del comportamento alimentare, azioni di tutela e a sostegno delle orfane ed orfani di femminicidio. Però qui abbiamo - e lo porteremo in Commissione a breve - il Piano di realizzazione della legge n. 4, che prevede otto obiettivi, di cui uno è questo, e tutti gli altri che riguardano il sostegno ai centri antiviolenza e case protette, l'inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza ed autonomia abitativa, le azioni rivolte agli uomini maltrattanti.
Vi è poi tutta una serie di azioni molto concrete con risorse messe in campo, oltre che chiaramente la formazione degli operatori dei centri antiviolenza.
Inoltre, vi sono le azioni a sostegno delle donne straniere in Piemonte, azioni a sostegno della democrazia paritaria. Tra l'altro, cito anche il monitoraggio dei Comuni, per il rispetto della legge nazionale sulla modifica dello Statuto, in modo che si passi da promozione a garanzia del principio di pari opportunità, nonché il monitoraggio per i Comuni sopra i 3.000 abitanti della pari presenza uomo-donna, non nelle Giunte.
Azioni di empowerment economico femminile, politiche di conciliazione di welfare aziendale. Abbiamo promosso da poco l'azione di innovazione sociale rivolta al welfare aziendale, e riproporremo anche azioni rivolte ai papà, rispetto ai congedi. Azioni di valorizzazione della storia della solidarietà femminile.
Azioni rispetto a quello che può essere la promozione e il superamento degli stereotipi, oltre che il ruolo dell'immagine femminile nella pubblicità.
Azioni di sensibilizzazione verso il linguaggio, quindi anche il tema del linguaggio rispettoso del genere.
Queste sono le principali azioni, oltre che il tema del contrasto alle discriminazioni, che invece riguarda il Piano, che porterò in Commissione rispetto all'attuazione della legge 5.
Una serie di azioni, quindi, che vedono un quadro complessivo che, come dicevo, non si riferisce soltanto a convegni, ma ad azioni concrete di sostegno per la realizzazione delle pari opportunità.
Posso lasciare traccia di questa risposta, oltre che essere a disposizione per approfondimenti specifici.


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

Interrogazione a risposta immediata n. 1865 presentata da Sozzani, inerente a "Terzo hub regionale per l'accoglienza dei rifugiati - manifestazione di contrarietà della Provincia di Novara"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1865.
La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
È un argomento del quale avevamo già parlato, ma che ha avuto una risonanza notevole nell'ambito dell'amministrazione provinciale di Novara.
Preso atto che c'è stato un numero di sbarchi notevole nell'anno 2017 rispetto all'anno 2016; che c'è stato un accordo ANCI-Viminale, accordo che prevedeva che con i Comuni fino a duemila abitanti dovevano avere sei migranti, mentre quelli con più di duemila ne accoglieranno 3,5 ogni mille abitanti e le Città metropolitane, già gravate in quanto hub di transito di molti rifugiati, si limiteranno a 2,5/tre posti ogni mille abitanti.
Detto questo, occorre tener conto che il 30 gennaio scorso la Prefettura di Novara ha emesso un bando per l'accoglienza di cittadini stranieri, prevedendo 1.350 posti distribuiti sul territorio provinciale di cui 550 solo a Novara, mentre gli altri 800 nel restante territorio della provincia. Questo andava ad elevare il numero ben al di sopra dell'accordo ANCI-Viminale.
Tenuto conto che nella Regione Piemonte sono già attivi due centri come avevamo discusso la scorsa volta.
Considerato che ci sono stati elementi di discussione in più a livello nazionale e che dalla dichiarazione espressa dall'Assessore Cerutti su La Stampa, emerge che aveva individuato anche la Provincia di Novara come possibile sito in cui stabilire il terzo hub regionale, intervento chiaramente confermato nelle dichiarazioni dell'Assessore e nella risposta alla mia interrogazione del 26 luglio scorso. Peraltro, c'è una dichiarazione, a livello nazionale, del ministro Minniti, rilasciata l'8 ottobre 2017, in occasione della nona edizione della Scuola per la Democrazia, in cui il titolare del Viminale annuncia che l'obiettivo, in relazione alle politiche sui migranti, è quello di chiudere i grandi centri di accoglienza e raggiungere una condizione di accoglienza diffusa.
Inoltre, tenuto conto anche dell'approvazione, in data 2 ottobre 2017 da parte della Provincia di Novara, della mozione n. 50 del 2017 concernente la contrarietà, ovviamente a maggioranza, all'individuazione della Provincia di Novara come sede del terzo hub, a fronte di tutte queste dichiarazioni, che sono elementi in più rispetto al luglio scorso, si interroga oggi per conoscere, alla luce delle recenti dichiarazioni del Ministro dell'Interno, quali siano le strategie connesse con le modalità operative individuate dalla Giunta regionale per far fronte al problema del fenomeno migratorio, con riferimento particolare al possibile insediamento di questo terzo hub per l'accoglienza dei rifugiati nella provincia di Novara.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessora all'immigrazione

Grazie, Presidente.
Come il Consigliere Sozzani saprà, la Regione Piemonte ha intrapreso un percorso comune con le Prefetture e l'ANCI, ormai tre anni or sono, a partire dal 2014.
I dati ci dicono che nel 2017 è stato possibile registrare un aumento dei progetti SPRAR (il Sistema Protezione Richiedenti Asilo e rifugiati) rispetto all'anno scorso. Ciò vuol dire che un numero significativo di Comuni ha deciso di assumersi la responsabilità direttamente della gestione dell'accoglienza.
Se vuole posso fornire i dati, comunque posso distribuire, rispetto a quelle che sono le presenze nelle Province, i dati che avevamo già fornito e che non sono significativamente mutati rispetto a qualche settimana fa.
Tutte le Province piemontesi si stanno impegnando a rispettare la percentuale di accoglienza prevista dal tavolo di coordinamento regionale anche se alcune criticità, come avevo già segnalato, devono essere registrate proprio a Novara, dove il Comune, nelle settimane passate, tra l'altro, ha deciso di chiudere, in assoluta controtendenza, il progetto SPRAR.
Questo è sicuramente un segnale negativo verso tutte le altre Amministrazioni piemontesi di qualsiasi colore politico, che, invece, hanno deciso di condividere la responsabilità dell'accoglienza e che devono sopperire alla mancanza di chi non la fa.
In un momento come questo, durante il quale i numeri non subiscono forti aumenti e sono governabili, sarebbe opportuno lavorare a percorsi di inclusione che rafforzino il sistema Piemonte e recepiscano le indicazioni contenute nel Piano nazionale per l'integrazione (visto che lei citava il Ministro Minniti).
Come Regione Piemonte, sono tre anni che operiamo per incentivare un'assunzione condivisa dell'accoglienza, spronando i Comuni a portare avanti con noi percorsi di inclusione concreti, basati sull'accoglienza diffusa per piccoli nuclei.
La valutazione relativa alle necessità future di ulteriori hub dipenderà sicuramente dalla capacità di radicare altri tipi di accoglienza diffusa. Il Piano nazionale di integrazione prevede che i centri di accoglienza straordinaria dovranno omologare i propri servizi e attività volti all'integrazione (quindi, formazione linguistica, lavorativa orientamento servizi) a quelli offerti dal sistema SPRAR.
I centri temporanei dovranno essere distribuiti sulla base del recente Piano di ripartizione concordato con l'ANCI, che prevede un coinvolgimento degli Enti locali.
L'obiettivo nostro è di portare avanti, e quindi di portare a piena attuazione, l'intesa del 2014, facendo sì che l'accoglienza straordinaria dei CAS venga, sempre di più, sostituita con l'accoglienza mediante sistema SPRAR.
Rispetto, invece, a un discorso specifico su un terzo hub, al momento così come avevo già affermato in passato, non è neanche in ipotesi, poich i numeri, in questo momento, non hanno visto significativi aumenti.
Pertanto, si mantiene un sistema che prevede semplicemente due centri di prima accoglienza.
In questo momento, considero fondamentale ragionare, non tanto sul terzo hub, ma su come fare in modo che man mano si superi l'accoglienza straordinaria tramite i CAS, che viene attuata dalle Prefetture.
In questo senso, chiedo anche al Consigliere Sozzani di intervenire presso il Comune di Novara, affinché ritorni sui propri passi e aiuti il processo di stabilizzazione dell'accoglienza e del superamento dell'emergenzialità, che non fa bene a nessuno: né a chi viene accolto né a chi accoglie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1867 presentata da Valle, inerente a "Procedura licenziamento collettivo lavoratori azienda CABI Srl"


PRESIDENTE

Procediamo con l'interrogazione a risposta immediata n. 1867 presentata dal Consigliere Valle, che ha la parola per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
È di questi giorni la notizia comparsa sugli organi di stampa riguardante la crisi aziendale che sta attraversando la CABI Srl un'azienda storica del Canavese, in particolare per l'insediamento presente a Vauda Canavese. Si tratta di circa 120 dipendenti, di cui 90 impiegati in Vauda Canavese e assunti a tempo indeterminato.
Notizie sindacali ci riferiscono che, dal mese di agosto, questi dipendenti non percepiscono lo stipendio e che sarebbe stata avviata la procedura di mobilità per oltre 35 di essi.
Pertanto, il question time, oltre a richiamare l'attenzione sul caso, è per conoscere le azioni che la Giunta sta intraprendendo per monitorare la situazione ed eventualmente intervenire a difesa dei lavoratori.
Grazie.



PRESIDENTE

Mentre chiedo di fare silenzio in aula, do la parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
La CABI srl è un'azienda che produce componenti meccanici per automobili e altri automezzi industriali ed agricoli. In particolare, si occupa di lavorare il materiale grezzo per trasformarlo in prodotto finito per i propri committenti, presso l'unica sede a Vauda Canavese.
Attualmente, risultano impegnate 91 persone, tra operai e impiegati con il contratto nazionale metalmeccanici ed industria.
L'azienda lavora in sostanziale monocommittenza per le imprese del gruppo FCA, con un modello prevalente che viene definito "conto lavoro" e questo fa sì che il costo della produzione trovi prevalenza in ragione del costo del personale.
La crisi del settore automotive ha prodotto una contrazione del volume di affari delle aziende e, nonostante l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, avvenuto nell'arco del 2017, l'incidenza dei costi del personale costituisce una causa primaria della sofferenza finanziaria dell'azienda.
In particolare, l'azienda ha evidenziato la perdita di una commessa inerente alla produzione di basamenti per motori, che riguarda due linee dedicate, su cui lavorano 20 dipendenti, e una riduzione corrispondente all'80 per cento di un'altra commessa, che ha conseguito il consolidamento di un trend negativo.
Inoltre, i costi 2017 che sono stati previsti per il personale incidono in una misura superiore al 45 per cento del costo complessivo della produzione.
Il 2 novembre 2017, l'azienda ha aperto una procedura di licenziamento collettivo, ai sensi dell'articolo 24 della legge 223, che è pervenuta in Regione il 10 novembre, che prevede una riduzione complessiva pari a 35 dipendenti.
In questo momento, l'azienda si trova nella fase sindacale e, in questa fase, normalmente, noi attiviamo tavoli informali per comprendere cosa stia succedendo.
L'Assessorato segue con attenzione la vicenda e l'intervento formale potrà arrivare nel momento in cui si arriverà alla fase amministrativa ossia se non si è raggiunto un accordo durante la fase sindacale. Ci nonostante, il nostro intervento è volto a capire se possono essere messi in atto degli strumenti intermedi, per poter modificare la situazione e quindi, far sì che i licenziamenti vengano ritirati.
Questa è l'attività che in questo momento si sta svolgendo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.36 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.41)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Applicazione della l.r. 9/2016 (Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico)" (atto d'indirizzo collegato ordine del giorno n. 1227)


PRESIDENTE

L'Assessora Pentenero è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Applicazione della l.r. 9/2016 (Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico)", di cui al punto 4.1) all'o.d.g.
Prego, Assessora.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
Volentieri rispondo alla domanda che è stata posta alla Giunta inerente all'attività prevista dalla legge approvata da quest'Aula.
Provo a ripercorre soltanto la storia che ha portato l'Aula del Consiglio regionale all'approvazione, appunto, della legge 9 del 2016. La Giunta presentò un disegno di legge, firmato da me e dal collega Saitta cercando di inglobare all'interno del provvedimento le proposte che erano state formulate da un numero importante di Comuni della nostra Regione. A seguito di questa presentazione - anche perché nel frattempo, presso la Commissione Consiliare erano stati depositati altri due progetti di legge si è cercato di arrivare alla definizione di un unico testo di legge intorno al quale la Commissione ha lavorato, che poi ha portato alla sua approvazione, all'unanimità, in Aula.
Vorrei sottolineare l'aspetto politico importante per il quale - prima in Commissione e poi all'interno dell'Aula stessa - questo Consiglio regionale ha lavorato, appunto, intorno a un disegno di legge che proveniva dalla Giunta e a progetti di legge che arrivavano dei Gruppi consiliari sia di maggioranza che di minoranza. E sulla base di una loro sintesi si è arrivati alla definizione di un testo che ha al suo interno un valore importante.
Credo che ognuno di noi abbia potuto incontrare Amministratori o abbia potuto ragionare con gli operatori dei Servizi SERT della nostra Regione che ci hanno raccontato come il fenomeno abbia assunto ormai dimensioni che non possono non imporre una riflessione e una valutazione intorno alla necessità di trovare degli strumenti che ci permettano di controllare una situazione che ha assunto dimensioni così importanti e così significative.
La Regione quindi è arrivata, il 2 maggio del 2016, all'approvazione della legge 9, che - sottolineo ancora una volta - è stata votata all'unanimità da tutto il consesso regionale e quindi unanimità di intenti unanimità di espressione intorno alle finalità e agli obiettivi della legge stessa, assolutamente condivisi ed espressi con un parere unanime di tutta l'Aula.
Dopo l'approvazione della legge, la Giunta regionale ha lavorato per darne attuazione e ha attivato un gruppo interassessorile proprio perché le competenze e le attività previste dalla legge stessa toccano più Assessorati; quindi si è creato, all'interno del Gabinetto della Giunta, un gruppo interassessorile che ha permesso di lavorare e di ragionare intorno all'applicazione della legge stessa.
Il primo obiettivo era la predisposizione del piano per la ludopatia piano che viene realizzato anche grazie ai fondi che il Ministero della Sanità stanzia per ogni Regione e sono risorse destinate, appunto, al contrasto della ludopatia.
Si è lavorato intorno all'approvazione del piano stesso e la stesura è partita nel settembre del 2016. Dopo la stesura e l'approvazione da parte del Ministero delle risorse necessarie, è stato espresso anche il parere da parte del Ministero intorno al piano che era stato presentato dalla Regione Piemonte.
Una volta avuta l'approvazione da parte del Ministero, il piano è stato approvato dalla Giunta ed è stato poi sottoposto all'attenzione della Commissione; successivamente è stato sottoposto, così come previsto dalla legge, all'approvazione del CAL e oggi è inserito all'interno dell'attività che questa Assemblea dovrà esercitare per l'approvazione definitiva da parte dell'Aula, con uno stanziamento di risorse significative. Attorno a tale piano, si deve sviluppare tutta l'attività di prevenzione e anche di accompagnamento rispetto alle azioni che sono previste all'interno della legge stessa.
Parallelamente, il gruppo ha lavorato intorno alla definizione del profilo professionale e quindi al percorso che deve essere attivato all'interno della nostra Regione, per far sì che gli operatori possano diventare operatori qualificati per l'esercizio dell'attività legata alle sale gioco. Il percorso di formazione è stato redatto sia dal Settore Formazione che dal Settore Sanità, in collaborazione con il Settore Commercio, e quindi ha visto la condivisione dei tre Settori che hanno una competenza per la definizione del profilo professionale.
Nel frattempo - motivo dell'attivazione dei corsi che ne derivano per l'attuazione dell'articolo previsto dalla legge stessa - il Ministero della Salute ha attivato una piattaforma per la formazione a distanza all'interno della quale oggi risultano iscritti 250 operatori sul piano nazionale, dei quali 15 soltanto sono operatori piemontesi. Questa piattaforma per la formazione a distanza è una piattaforma sperimentale che cesserà la sua efficacia all'inizio dell'anno 2018, nel mese di febbraio. In quella sede, le Regioni dovranno esprimere una valutazione rispetto all'operatività della piattaforma sulla formazione a distanza per gli operatori addetti alla gestione delle sale gioco.
Un'altra parte di lavoro che è stata realizzata in questo periodo di tempo attiene invece a una proposta di accordo tra le Regioni all'interno della Conferenza Stato-Regioni stessa. Il lavoro è stato svolto in step diversi, anche perché le Regioni, e in modo particolare la Regione Puglia hanno a un certo punto impugnato quello che era l'accordo, in quanto le priorità attribuite dalla Costituzione in materia di legislazione regionale erano venute meno e quindi la convenzione Stato-Regioni ha avuto uno step di interruzione durante il periodo estivo. Si è ripreso dopo il periodo estivo e si è lavorato alla definizione di un accordo nazionale.
L'attività che la Giunta ha svolto all'interno della Conferenza Stato Regioni è stata un'attività volta a riattribuire una specifica definizione delle competenze delle Regioni stesse; infatti, all'interno della convenzione, su emendamento specifico, è stata inserita una frase che introduce certamente quelle che sono le richieste provenute dal Governo, ma si evidenzia "fatte salve le specifiche norme legislative approvate da ogni singola Regione". Quindi, all'interno del lavoro che è stato svolto in Conferenza Stato-Regioni, noi abbiamo riaffermato la nostra potestà legislative e riaffermato il valore della legge che era stato approvato in quest'Aula.
C'è un aspetto - elemento emerso anche in una interlocuzione avvenuta con il Presidente, il Vicepresidente e il Sottosegretario Baretta, intorno a un'applicazione che attiene a tutte quelle sale giochi che sono attualmente aperte all'interno della nostra Regione e che si rifanno quindi all'articolo 6 della legge che noi abbiamo approvato - per il quale esiste una sorta di valore retroattivo che noi dobbiamo applicare, cioè per tutte quelle sale gioco che non rispettano le distanze dai luoghi sensibili previsti dalla legge stessa.
Quindi oggi la nostra legge è assolutamente coerente rispetto all'accordo Stato-Regioni, perché in un articolo dedicato viene identificata la salvaguardia di ogni provvedimento legislativo.
Invece, nell'interlocuzione avvenuta con il Sottosegretario è stata fatta presente, da parte del Governo, la possibilità che l'aspetto retroattivo, ormai vigente della nostra legge, quindi nel mese di settembre, quando è avvenuta questa interlocuzione, la legge regionale è una legge vigente, quindi una legge che ha tutta la piena efficacia all'interno del contesto piemontese; è una legge quindi che, nella sua parte di valore retroattivo, secondo l'interpretazione che il Governo ne dà, potrebbe indurre a una riduzione del gettito fiscale, qualora la stima effettuata dall'Agenzia delle dogane sia effettiva. Ovvero, che il numero delle macchine che saranno eliminate dal territorio piemontese sarà un numero decisamente superiore rispetto a quello previsto dall'accordo.
Parliamo di una stima che non è suffragata da nessuna valutazione territoriale rispetto al dato reale che con esso si realizzerà nel momento in cui ci sarà la piena attuazione della legge.
Ripeto, quindi, che, dal nostro punto di vista, la legge è pienamente rispettosa dell'accordo. Per quanto riguarda l'evidenza e la segnalazione avvenuta in una seconda fase, anche facendo riferimento a una norma introdotta all'interno della legge di stabilità, secondo la quale le leggi regionali dovranno essere adeguate, qualora non lo siano, all'accordo previsto di Stato-Regioni, ricordo che stiamo parlando di un accordo e quindi, stiamo parlando di un atto che ha certamente un valore politico e amministrativo, ma vorrei ricordare che, in termini legislativi, una legge ha un valore superiore rispetto a un accordo Stato-Regioni.
La norma prevista all'interno della legge di stabilità suggerisce alle Regioni di adeguarsi all'accordo nazionale cosa che, peraltro, dal nostro punto di vista, è già adeguata all'accordo.



PRESIDENTE

Consiglieri, gentilmente vi chiedo di fare un po' di silenzio.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente, diventa proprio difficile parlare.
Secondo il comma 2 previsto dall'articolo 90, oggi scritto all'interno della legge di stabilità, sarebbe necessario e opportuno prevedere una sorta di regolamentazione all'interno di ogni territorio dei nostri Comuni rispetto alla presenza, quindi una sorta di - passatemi il termine, che non è sicuramente corretto - piano regolatore della presenza delle sale che oggi sono rispettose delle distanze previste dall'articolo della legge regionale e identifichi - qualora non ci siano aree sufficienti rispetto ai parametri e le distanze previste dai luoghi sensibili dalla legge regionale n. 9 - una sorta di regolamentazione all'interno di ogni territorio comunale.
Questo è quello che introdurrebbe la legge qualora l'articolo 90, oggi inserito all'interno della norma di stabilità, sia approvato dalle due Camere del Parlamento e quindi diventi legge del nostro Paese. A quel punto bisognerebbe valutare se, davvero, la nostra legge non è adeguata apparentemente sembrerebbe non esserlo - ma in quel contesto, a oggi, siamo assolutamente in linea rispetto l'articolato previsto dalla Conferenza Stato-Regioni.
È giusto anche raccontare le osservazioni che noi abbiamo avuto dai Comuni, in modo particolare, che hanno toccato gli articoli più significativi della fase attuativa della legge n. 9; In particolare l'articolo 5 e l'articolo 6, laddove si invita i Comuni a identificare un orario di apertura, che non sia inferiore alle tre ore, oppure laddove si identifica il Comune come soggetto che deve dare attuazione alla chiusura delle sale gioco che non siano rispettose dei luoghi sensibili, previsti dall'articolo della nostra legge.
Questi sono gli elementi intorno ai quali si è sviluppata la situazione di criticità e di discussione avvenuta in questo periodo di tempo. Credo sia assolutamente legittimo il fatto che il Presidente abbia evidenziato sia le situazioni di criticità che il Governo ci ha rappresentato, sia le situazioni di delicatezza che i Comuni stessi ci hanno rappresentato, fermo restando, e lo voglio sottolineare all'Aula, che gli obiettivi e le finalità previste dalle leggi sono assolutamente condivise e sono assolutamente elemento cui la Giunta non può che dare coerenza e attuazione rispetto a quello che l'Aula ha approvato.
In questo contesto, è assolutamente legittimo e corretto evidenziare quelle che possono essere le situazioni di criticità e di difficoltà. È evidente che, nel momento in cui noi avremo davanti una norma della legge di stabilità, quando questa sarà norma effettiva, dovremo fare una valutazione in merito alla perfetta coerenza di un articolo che la legge nazionale ci imporrà in qualche modo di mettere in evidenza.
Lo strumento del Piano per la prevenzione sulla ludopatia è uno strumento assolutamente importante e fondamentale, che sta al centro dell'attività della legge stessa. Oggi il Piano non ha ancora completato tutte le fasi di approvazione ed è sottoposto all'attenzione dell'Aula quindi ci auguriamo che quanto prima possa essere approvato, perché quello può essere uno strumento che, oltre a mettere in atto tutte le azioni di prevenzione e tutte le azioni che sono previste dalla legge stessa identificate all'articolo 1, che ne definisce le finalità, può essere uno strumento intorno al quale noi possiamo svolgere un'azione di accompagnamento nei confronti del Comune.
Azione di accompagnamento che intendiamo svolgere proprio perché quanto noi andiamo a chiedere ai Comuni è un'azione di grande responsabilità e di grande attenzione.
Credo sia utile sottolineare ancora un altro aspetto che ho citato prima, rispetto alle ordinanze che sono state emanate dai singoli Comuni per rispettare la legge, là dove si chiede un'ordinanza in cui si definiscono gli orari di chiusura delle sale gioco, che non può essere inferiore alle tre ore.
Alcuni Comuni, una parte davvero non significativa dei Comuni della nostra Regione, hanno provveduto all'emanazione dell'ordinanza, poi hanno interrotto la propria attività, perché hanno ricevuto una serie di ricorsi e si è atteso l'esito degli stessi. Le preoccupazioni che gli amministratori stessi ci hanno manifestato erano in ordine al fatto che i ricorsi erano volti a dimostrare che l'azione di riduzione degli orari era un'azione che, in qualche modo, poteva provocare un danno alle imprese stesse e, quindi, innescare un meccanismo di richiesta di risorse da parte dei Comuni.
I Comuni, pur essendo stati - lo vorrei risottolineare - i primi a voler richiedere al Consiglio regionale l'approvazione della legge in oggetto, hanno chiesto, in quella fase, un attimo di prudenza in attesa che le sentenze si pronunciassero in merito alle loro ordinanze.
Per fortuna, il Tribunale Amministrativo si è pronunciato a favore delle ordinanze emesse, in modo particolare dal Comune di Torino, che è stato il primo a ottenere una sentenza positiva. Da lì, i Comuni hanno ripreso la loro attività per emanare le ordinanze in ordine alla chiusura delle ore durante la giornata di apertura delle sale gioco.
I Comuni ci rivolgono spesso domande importanti, lo dimostra il numero di FAQ che abbiamo ricevuto in questo periodo di tempo, cui abbiamo cercato di rispondere.
Si è consapevoli della delicatezza della tematica, e si è altrettanto consapevoli di come l'obiettivo importante che si pone questa legge sia un obiettivo che dobbiamo condividere; un percorso che dobbiamo costruire via via con tutte le attenzioni e con tutte le necessità del caso.
Le risposte sono state fornite puntualmente. Peraltro, continuano ad arrivare richieste anche in queste giornate, e, come ho detto prima, stiamo cercando di definire un percorso che permetta davvero di accompagnare le Amministrazioni e di supportarle maggiormente per raggiungere le finalità che la legge stessa attribuisce alla Giunta, che ha, ovviamente, competenze di gestione e di amministrazione nei confronti dei provvedimenti che quest'Aula approva.
Questo è lo stato di attuazione e queste sono le preoccupazioni o le condivisioni che era necessario fare con quest'Aula e con i Consiglieri che - lo ricordo - hanno avuto una funzione fondamentale proprio per il significato politico che quest'Aula ha voluto attribuire, approvandolo in modo unitario e assolutamente condiviso, al testo di legge n. 9/2016.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Colleghi, scusate!



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Ho visto la mano alzata. Scusate, colleghi! Sono state richieste le comunicazioni della Giunta: lei, espressamente voleva le comunicazioni del Presidente Chiamparino.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Lei sicuramente ricorderà che ne abbiamo parlato nell'ultima seduta di Commissione sanità.
Noi chiedevamo delle comunicazioni da parte del Presidente Chiamparino perché la lettera a seguito della quale è stata convocata urgentemente una Capigruppo era firmata dal Presidente Sergio Chiamparino.
Oltre a ciò, per sicurezza, abbiamo inviato anche una richiesta scritta in cui chiedevamo, per l'appunto, comunicazioni da parte del Presidente Chiamparino.
Quindi ringraziamo sicuramente l'Assessora Pentenero per aver ripercorso tutti i vari passaggi, però il punto su cui noi vorremmo chiarezza è la posizione del Presidente Chiamparino, che ha indirizzato una lettera alla sua attenzione e ha chiesto di intervenire, in qualche modo su una legge del Consiglio regionale per cercare di rimediare a qualche problema segnalato da un esponente parlamentare con cui aveva parlato in merito.
Quindi noi ci aspetteremmo risposte dal Presidente Chiamparino.



PRESIDENTE

Grazie. La richiesta è chiara.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Nessuno può imporre ad un'altra persona di intervenire.
Presidente Grimaldi, vuole passare la parola ad altri o desidera intervenire?



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Prego, collega Grimaldi.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

No. Ascolti.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Collega, le manfrine.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Ascolti, io faccio il Presidente.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Silenzio! Gentilmente, colleghi, potete sedervi?



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Qui dentro, se si guarda bene intorno, ci sono Consiglieri, c'è l'Ufficio stampa e poi c'è un Presidente del Consiglio regionale, che, per sua fortuna, sono io.
Per sua fortuna sono io! Quando un collega chiede alla Giunta e/o al Presidente del Consiglio regionale di intervenire, decide poi la persona - quindi l'Assessore o il Presidente - se intervenire o meno. Poi lei potrà trarre tutte le debite conclusioni politiche. È chiaro? Le regole sono queste.
Lei faccia le valutazioni politiche.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Faccia le valutazioni politiche! Prego, collega Grimaldi.
Non mi mettete nelle condizioni di allontanarvi dall'aula.



(Proteste del Consigliere Bono)



PRESIDENTE

Non deve urlare, collega! L'articolo 56 del Regolamento interno del Consiglio regionale recita: "All'inizio di ogni seduta, dopo le comunicazioni del Presidente del Consiglio, ha facoltà di parlare, per comunicazioni al Consiglio, il Presidente della Giunta o un Assessore da lui delegato. Su tali comunicazioni ogni Consigliere può chiedere chiarimenti intervenendo una volta sola per non più di cinque minuti".



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Quelle sono valutazioni politiche: ci sono i giornalisti, potete fare tutte le valutazioni del caso.
Quando intervenite.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Colleghi, la tolleranza ha un limite!



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Nel vostro intervento articolerete il vostro ragionamento e nessuno potrà intervenire.
Consigliere Grimaldi, le do la facoltà di intervenire.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Non mi faccio certo intimidire da voi!



PRESIDENTE

Presidente Chiamparino!



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Parlo quando voglio io!



PRESIDENTE

Presidente Chiamparino! Colleghi, se volete assistere al dibattito in Aula e non volete mettere nelle condizioni il Presidente di prendere provvedimenti, vi chiedo di stare zitti e parlare solo ed esclusivamente quando e se vi do la parola.
Prego, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Mi dispiace di questo clima, perché ricordo che, più di un anno e mezzo fa, 18 mesi fa per la precisione, come relatore di maggioranza, insieme al collega Rossi, dopo un lavoro lunghissimo fatto con i Presidenti di Commissione, che ringrazio, forse fra le prime Regioni italiane, con un testo tra l'altro unificato (lo ricordava l'Assessora Pentenero), perché è un testo che ha avuto una storia fra le più virtuose di questo Consiglio siamo arrivati in Aula con una proposta di legge fatta da diversi Comuni.
Questo è stato, forse, uno dei primi esempi virtuosi in cui Comuni associazioni che ce l'avevano richiesto prima delle elezioni, cittadini e Gruppi consiliari - e ricordo il testo, ad esempio, anche del centrodestra e il collega Vignale è stato fra i protagonisti di quella discussione sono riusciti a fare, secondo me, un gran lavoro. È stato un gran lavoro che ha portato, di fatto, uno dei testi più innovativi del sistema italiano.
Se vi ricordate, i dati erano enormi. Parlavamo di quelli economici, ne parlava l'Assessora: un anno e mezzo fa parlavamo degli 88 miliardi del 2015; nel frattempo, abbiamo i dati del 2016, che sono di 96 miliardi di euro. Sto parlando della raccolta, insieme alle puntate effettuate in un solo anno, quindi con un aumento sensibile di quasi l'otto per cento.
Quello che ci faceva più paura non era tanto l'esplosione delle entrate ovviamente (anzi, quello forse era l'unico dato positivo che lo Stato pu vedere), ma era l'esplosione delle patologie, delle ludopatie e di questo strano sistema italiano, in cui - fatevelo dire da un antiproibizionista che vorrebbe legalizzare altre cose, fra cui le droghe leggere - per tanti anni si discute se aggiungere o meno dei casinò e poi a un certo punto giustamente, per arrivare a un processo anche più liberale, per uscire da alcuni monopoli, si arriva ad avere una sorta di casinò ogni 20-50 metri. E questo prodotto avete visto voi stessi quali effetti ha avuto.
Abbiamo affrontato nelle Commissioni antimafia tutto quello che c'è dietro al tema dell'estorsione, a quello che è lo strozzinaggio. Sapete benissimo quali effetti ha avuto nelle nostre periferie e non è un caso che fra i luoghi sensibili non abbiamo messo solo le scuole, ma abbiamo messo tanto i bancomat quanto i cosiddetti compro oro, altra realtà che non conoscevamo fino a qualche tempo fa.
Tutti ci hanno spiegato quanto il gioco legale, di fatto, abbia fatto anche spesso da maschera a un pezzo di gioco illegale, e non stiamo solo parlando delle macchinette non registrate, ma di diversi fenomeni, anche di estorsione e di collegamenti più o meno mascherati con la criminalità organizzata.
È un caso che la Procura di Torino, in tutte le indagini sulla concentrazione, ramificazione e radicamento della mafia, ha al centro anche quello? Quindi, questa non è una legge proibizionista; noi abbiamo provato a fare dei perimetri e abbiamo provato a farlo, pensando che avremmo voluto una riduzione.
Quanti ci dicevamo: "C'è la Bolkestein e lo Stato non ve lo permetterà mai!". Invece noi abbiamo preteso una nostra capacità legislativa, legata ai temi sanitari. Pensiamo a tutto il lavoro che abbiamo fatto successivamente, e ringrazio anche il Presidente di Commissione Ravetti, su tutta quella che è la parte più importante di questa legge. E lo ricordo perché è la parte di cui parliamo quasi mai, cioè di tutta l'offensiva sulla ludopatia e su tutto il lavoro di informazione e di prevenzione che dobbiamo fare.
Arrivo al merito perché, Presidente, come lei sa, alcuni dei Consiglieri da questa parte dell'Aula, così come li troverà dall'altra, si sono appassionati e hanno trovato un lavoro di mediazione alto. Che cosa è successo? Lo dico solo per farlo capire ai cronisti e chiudo. Certo, è inutile che ci giriamo intorno, c'è stata una lettera al Ministero dell'Economia dell'associazione dei gestori ASTRO, che ha chiesto di sospendere l'applicazione del PREU forfettario su circa 20.000 mila slot in Piemonte.
Da allora, di fatto, è inutile negarcelo: le associazioni e tanti gestori hanno fatto pressione negli ultimi sei mesi su quest'Aula per arrivare all'ennesima proroga, come si fa spesso su tante leggi. Lo Stato ha provato, in qualche modo, a trovare delle mediazioni virtuose, tra l'altro con le stesse associazioni a livello nazionale, ma a settembre, e lo voglio ricordare solo perché sia messo a verbale, non si è solo deciso di firmare un'intesa che, ricordo e lo diceva già l'Assessora, non vale più delle leggi, ma in quell'intesa si dice che le leggi regionali devono adeguarsi agli indirizzi della Conferenza Stato-Regione, nella misura in cui non possono essere più permissive. Al contrario, alla fine del punto 5 la Conferenza il 7 settembre stabilisce: "Le Regioni possono prevedere forme di maggiore tutela per la popolazione".
Quindi, è inutile che ci giriamo tanto attorno; in un testo che, come vedrete, ha la firma dei relatori di maggioranza e di tutti i Capigruppo di maggioranza, diciamo una cosa semplice: se qualcuno ha avuto dei dubbi di legittimità, di congruità, dei dubbi legislativi, dei dubbi sulla nostra competenza avrebbe, come succede in tante altre leggi, impugnato il nostro testo.
È successo, Presidente Chiamparino? Le è arrivata per caso questa richiesta? Hanno impugnato, per caso, questa legge? Io credo di no.
D'altra parte, abbiamo voluto abbassare i toni, nel senso che andiamo avanti con la legge, non abbiamo bisogno di alzare i toni con nessuno, ma respingiamo, in generale per il ruolo di quest''Aula, qualsiasi pressione sulla nostra autonomia legislativa. Questo - e lo diciamo bene e lo spiegheranno anche i colleghi - speriamo venga fatta anche in altri sedi qualora necessario.
Noi non abbiamo più molto da dire. Cosa c'è ancora da dire, se non chiedere alla Giunta di fare tutto il necessario perché questa legge venga applicata? Troppi Comuni, troppe associazioni e troppi cittadini ce la chiedono.
Come diceva il Presidente Laus, noi dobbiamo verificare, con le nostre norme e con le nostre clausole valutative, di dare un segnale a tutti i Comuni affinché facciano quelle giuste ricerche e analisi, non solo sul raggio, perché ce ne sono tante altre da fare rispetto alla nostra normativa.
Non ho dubbi che la nostra Commissione valuterà tutta la situazione e tutto il panorama regionale, ma io glielo dico: non ho nessun timore nessun timore - né che me lo dica un Ministro né che me lo dice un parlamentare o un giurista, che quello che abbiamo fatto potrebbe essere interpretato come un danno erariale. Nessuno chiederà a un Ministro, che toglie l'IMU o l'ICI sulla prima casa, che per le mancate entrate dello Stato quelle prima o poi le verranno richieste. No, sta nella sua competenza e nella sua possibilità legislativa.
Nessuno può addebitare a quest'Aula quei 2,4 milioni di euro che forse un giorno lo Stato perderà o che sta già perdendo. Anche perché, ve lo dico sommessamente, l'analisi della nostra legge è chiara: per ogni entrata, il sistema sanitario ne spende il doppio o il triplo. Vorrei che fosse chiaro che, non solo è scorretto dal punto di vista giuridico, perché non esiste danno erariale e lo Stato non ce lo può consegnare, ma perché non funziona così. Nessuno chiederà a Renzi 22 miliardi della decontribuzione. Non è possibile, non sta nelle prerogative dello Stato e della Corte dei Conti.
Non è oggetto di discussione.
In generale, dico solo sommessamente che noi non abbiamo fatto uno scempio alle casse dello Stato. Se devono recuperare i soldi, sanno benissimo dove recuperarli. L'ho detto la scorsa settimana parlando dei Panama Papers e dei Paradise Papers.
Ricordo, però, che per ogni entrata che vediamo con questo sistema ce n'è almeno il doppio o il triplo che spendiamo in termini sanitari.
Credo, Presidente, che questa discussione ci faccia bene, perché per una volta, tutti insieme, quest'Aula non solo difenderà questa legge, ma andrà avanti, perché i cittadini ce lo chiedono.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Io non userò mezzi termini. Ciò che è accaduto la scorsa settimana è molto grave, ma altrettanto grave è quello che sta accadendo oggi, con il Presidente Chiamparino che si rifiuta di dare le comunicazioni della Giunta in apertura della seduta.
Non voglio togliere nulla all'Assessora Pentenero, che è competente insieme all'Assessore Saitta, della materia, ma qui, oggi, nessuno di noi ha intenzione di discutere del merito della legge. Non vogliamo parlare delle distanze e degli orari.
Abbiamo una legge regionale vigente e che è da applicare. Punto. Quello di cui vogliamo parlare è un'altra cosa, è ciò che è accaduto la scorsa settimana e che non poteva essere confinato a un dialogo, peraltro aperto dal Presidente del Consiglio in una seduta della IV Commissione, una Commissione chiusa.
Deve essere un dibattito ascoltato da tutti i cittadini piemontesi perché va denunciato il goffo tentativo messo in atto giovedì da parte del Presidente Chiamparino, di colpo di mano. Un goffo tentativo peraltro non riuscito. Volevano farci cambiare una legge dal giovedì alla domenica, una legge vigente che ha superato anche i ricorsi amministrativi al TAR e al Consiglio di Stato; una legge che non era stata impugnata a livello nazionale. Quindi, semplicemente, una legge da applicare, anche se mancavano solo due giorni all'applicazione di uno degli articoli più importanti.
Tra l'altro, cambiarla sulla base di un articolo di un disegno di legge della legge di stabilità; un articolo non ancora approvato, che da qui ai due rami del Parlamento, e alle varie approvazione che ci devono essere potrebbe diventare anche qualcos'altro.
È un qualcosa di veramente assurdo e mai visto fino a oggi! Tra l'altro, se oggi vogliamo mettere dei punti anche sul merito possiamo dire che se mai dovessero cambiare delle norme a livello nazionale, è ancora da discutere se cambiamo la legge regionale 9 del 2016.
Andiamo ancora a discutere e andiamo ad aprire un contenzioso, perché qui abbiamo legiferato sulla materia sanitaria, abbiamo legiferato sulle competenze della Regione Piemonte e, per buona pace di qualcuno, il referendum costituzionale del 4 dicembre scorso lo avete perso.
La competenza sanitaria è ancora in capo alle Regioni, quindi è ancora da vedere se cambiamo la legge regionale, in virtù di altre norme nazionali.
Caro Sottosegretario Baretta, sa come funziona? Si fanno le leggi anche in Consiglio regionale; qualcuna aumenta il gettito fiscale, qualcuna lo diminuisce. Si chiama "democrazia". Magari si vada a ripassare qualche libro! Noi non accettiamo né le pressioni del Presidente Chiamparino né di nessun altro, tantomeno le intimidazioni di un Sottosegretario, di un membro del Governo che parla di possibile danno erariale. Si vada a ripassare i libri. Non è così che funziona. Rifiutiamo queste intimidazioni, devono finire.
Se poi vogliamo parlare di danno economico, allora possiamo parlare di quanto entrerà in meno nelle casse dello Stato, di quanto incasserà di meno l'erario e quanto, invece, si spende oggi e quanto costa, a livello economico e sociale, il gioco d'azzardo patologico.
Vogliamo parlare di danno? Ne parliamo, ma chi ha fatto il danno? Chi fa una legge per tutelare la salute dei piemontesi oppure chi ha fatto il maxisconto ai gestori delle slot? Erano 98 miliardi di multa; 98 miliardi che sono diventati due miliardi e mezzo e, poi, grazie al Governo Letta 611 milioni. Il Sottosegretario Baretta era Sottosegretario nel Governo Letta, nel Governo Renzi e, adesso, nel Governo Gentiloni. Sempre lui.
Pertanto, sa benissimo cosa è successo nel Governo Letta. E allora, se vuole parlare di danno erariale, ne parli ai suoi e non ai Consiglieri regionali del Piemonte.
Se, poi, vogliamo parlare del merito della legge, andiamo in Commissione e ne parliamo, ma a noi va bene parlare di come poterla applicare meglio, quindi non di proroghe o modifiche. Qualcosa è stato anche detto in Commissione, qualcuno l'ha buttata lì, dicendo: "Eh, ma le distanze non si capiscono bene, poi vediamo".
Signori, la legge è chiarissima, ci abbiamo lavorato tutti ed è chiarissima. La legge dice che, per le distanze, va considerato il percorso pedonale più breve. Mi sembra facile. Poi, magari, i Comuni faranno una mappatura, però la legge è piuttosto chiara. Se servono delle Circolari per poterla applicare meglio, bene, ma non è per questo che si deve tornare in Commissione o in Aula a ridiscutere una legge che è vigente e che, oggi, è una delle migliori leggi, se non la migliore, a livello nazionale.
Noi, quindi, non accettiamo intimidazioni da parte di nessuno!



PRESIDENTE

Grazie. Evitiamo di fare cose che non possiamo fare.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'anomalia delle comunicazioni di quest'oggi, su cui evidentemente il Presidente del Consiglio ha percepito quello che i colleghi dell'opposizione intendevano dire, altrimenti ieri mattina non sarebbe venuto in sede di IV Commissione a chiedere il parere della Giunta, è il fatto che le comunicazioni - come ha ricordato, citando dottamente il Regolamento - non le ha svolte il Presidente Chiamparino.
Questa è l'unica anomalia della discussione di oggi: discussione inutile, da questo punto di vista, ma utile da un punto di vista politico che proviamo a ricondurre.
L'Assessora Pentenero ha fatto, in modo perfetto, l'excursus di una norma che - voglio ricordare - è una delle poche votate all'unanimità in sede di Commissione, di Consiglio e di parere sul piano presentato dalla Giunta, da questo Consiglio regionale. Forse è l'unico provvedimento, o uno dei pochi, passati all'unanimità in tutte le sue sedi.
Pertanto, che ci sia una condivisione unanime del percorso, non tanto normativo, ma sociale, che grazie a una norma abbiamo inteso fare, è evidente a tutti.
Io rammento - perché qualcuno lo dimentica - una norma, votata 18 mesi fa, per garantire a chi viveva anche di gioco d'azzardo legale di poter avere il tempo per modificare la propria attività lavorativa. Non soltanto: la nostra legge prevede altri due step - uno a tre e uno a cinque anni rispetto alle sale che non svolgono altra attività oltre a quella del gioco.
Pertanto, credo che anche da questo punto di vista fosse e sia una legge equilibrata.
Ma qual è l'anomalia? L'anomalia non è cos'è avvenuto relativamente alla legge; l'anomalia è quanto è avvenuto relativamente alla lettera che il Presidente della Giunta ha scritto al Presidente del Consiglio, e proverò a spiegare il motivo.
La nostra legge è intoccabile, l'ha ricordato il collega Grimaldi e l'ha ricordato la collega Pentenero. È intoccabile salvo un differente volere del Consiglio, ed è intoccabile, secondo me, anche qualora venisse approvato l'articolo 90 della legge di stabilità, perché l'intesa - non l'accordo - è un valore, come il Presidente della Giunta sa, vincolante: ha previsto che leggi regionali anche restrittive rispetto alla riduzione del 50 per cento della presenza di macchine da gioco, non possano essere toccate dalla legge dello Stato e possano continuare a essere applicate.
Quindi, per quanto riguarda il futuro, sappiamo che siamo noi a determinare il futuro o meno di questa legge.
Qual è l'aspetto che non ho assolutamente condiviso? È la lettera del Presidente Chiamparino, che diceva di valutare l'opportunità di modificare la norma, perché è evidente che se un Consiglio non reputa di valutare di modificare una norma, è perché non ha bisogno di farlo. Diversamente l'avrebbe fatto in tempi probabilmente precedenti alla scadenza dei 18 mesi.
In qualche modo, dunque, ha avallato una presa di posizione vergognosa del Viceministro Baretta. Non stupisce che il Viceministro Baretta sia quotidianamente presente su Jamma (unico quotidiano online del gioco lecito) ed è lecito, evidentemente, che il Viceministro Baretta - che è presente su Jamma - non abbia perso un solo convegno di chi affitta slot lecitamente organizzato alla Camera dei Deputati e fuori dalla Camera dei Deputati.
Si direbbe, in termini estremamente leciti, che di sicuro il Viceministro Baretta, che dice che il gioco deve essere ricondotto alla normalità di vita di un uomo, abbia nei confronti non tanto delle società ma della concezione del gioco, la percezione che si tratti di un aspetto normale della vita. Ma questo è un problema del Viceministro Baretta.
Cos'è che non è condivisibile da un'Assemblea legislativa, che ha un capo - piaccia o non piaccia - che non è il Presidente del Consiglio, ma è l'unico eletto direttamente dai cittadini in questa Regione e si chiama Sergio Chiamparino? Io, com'è a lei noto, non l'ho votata; ma ce n'è uno di Presidente della Giunta ed è solo e soltanto lei.
Se io mi trovassi al suo posto - non accadrà mai - nel momento in cui un Viceministro minaccia il Consiglio regionale e i Sindaci, dicendo di fare attenzione ad applicare la legge del Consiglio regionale, perch potrebbero essere passibili di danno erariale, nei confronti di una posizione simile un Presidente della Giunta, che peraltro non si fa spaventare (solitamente non mi è sembrato lei si sia fatto spaventare da altre questioni) non scrive una lettera che sembra quasi andare nel senso di quanto dice il Viceministro. Quella lettera ha un indirizzo sbagliato: quella lettera la doveva scrivere al Viceministro, dicendogli: "Tu occupati di come governi, che non va così bene, anche rispetto all'economia; io mi occupo del Consiglio regionale del Piemonte, che all'unanimità si è espresso in modo chiaro rispetto alla regolamentazione - non alla proibizione - del gioco d'azzardo". Questo è il vero tema e non può essere eluso.
Nessuno discute che la legge sia buona o non buona: l'abbiamo votata tutti e poi qualcuno può cambiare idea; e ci mancherebbe! Ma nessuno discute di questo. Il tema politico di cui si sta discutendo è che la sua lettera è stata gravemente inopportuna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Non sto qui a ribadire le finalità per cui questo Consiglio ha adottato all'unanimità la legge regionale sulla ludopatia, né il suo iter. Ricordo però, come hanno già detto vari colleghi, che questa legge coglie e mette insieme le istanze delle Amministrazioni comunali del Piemonte: la proposta di legge giunta su istanza dei Comuni di Chivasso, Caluso, Ciriè, Settimo Ivrea e di altri Comuni della Provincia di Torino andava in questo senso.
Il collega Vignale ha poi presentato un'altra proposta di legge e, da ultimo, la Giunta regionale ha presentato il disegno di legge n. 126 che, a seguito di un lavoro fatto in Commissione col valido concerto di tutti i Gruppi consiliari e con la collaborazione degli Assessori Pentenero e Saitta, ha portato a questa legge che ricalca sostanzialmente, negli aspetti clou, la proposta originaria del disegno di legge della Giunta regionale. Di fatto, quindi, è una proposta su cui Giunta e Consiglio si sono trovati unanimi.
Il provvedimento ricalca la proposta soprattutto sui punti più dibattuti in questo momento, cioè sulla materia delle distanze; anzi, se vogliamo, il disegno di legge originario della Giunta regionale era più restrittivo e il passaggio in Consiglio regionale ha in qualche modo ridotto le distanze nei Comuni più piccoli, portandole da 500 a 300 metri quindi dando maggiore spazio per la presenza di slot nei centri minori mentre la proposta originaria era più stringente.
Così era più stringente anche la proposta sull'entrata in vigore. Il disegno di legge originario della Giunta regionale prevedeva un'entrata in vigore dopo un anno; il passaggio in Consiglio regionale ha portato quest'entrata in vigore - come ricordava il collega Vignale - invece che dopo un anno, dopo un anno-un anno e mezzo per le slot e dopo tre o cinque anni per le sale da gioco, a seconda della data in cui era stata attribuita la concessione.
Quindi, sostanzialmente, non c'è alcun valore retroattivo; mi permetto di contraddire la collega Pentenero, che ha in qualche modo "deprezzato" la proposta originaria: non si tratta di un valore retroattivo, perché la Giunta regionale ha previsto che questa norma non valesse a disciplinare quello che c'era prima, ma che entrasse in vigore dopo un anno, quindi da un anno in poi in avanti. Noi abbiamo portato questo anno a un anno e mezzo, dando maggiore spazio per quest'azione citata dal collega Vignale volta a consentire ai gestori di adeguarsi.
Allora, rispetto a questo, anch'io e anche noi come Gruppo consiliare ho considerato non opportuna l'intervista del Sottosegretario all'Economia tant'è che ci siamo fatti carico - anzi, personalmente per quanto mi concerne, mi sono fatto carico - di replicare, nonostante la vicinanza politica indiscussa con il Sottosegretario. Né, infatti, era apprezzabile l'ipotesi di un ricorso in materia di legittimità costituzionale per eccesso di competenza della nostra legge - perché, come sappiamo l'articolo 127 della Costituzione consente di farlo entro sessanta giorni qua di mesi ne sono passati 18 e quindi direi che siamo fuori termine - n quella di intimare un danno erariale agli Amministratori: questo non è possibile perché gli Amministratori comunali sono coperti da una legge regionale, che è vigente fintanto che non venga dichiarata incostituzionale, e gli Amministratori regionali in realtà sono coperti da una legge regionale che è un atto politico su cui, quindi, può solo intervenire la Corte Costituzionale e dunque non la magistratura ordinaria fintanto che la legge è legittima.
Dunque, queste dichiarazioni sono frutto forse di un clima un po' concitato e della pressione della Ragioneria generale dello Stato che salvaguardia le finanze pubbliche e che quindi mette sotto pressione qualsiasi Governo si trovi a dover fare i bilanci. Lo capisco, ma in qualche modo abbiamo rigettato al mittente queste esternazioni.
Noi abbiamo sostenuto questa legge, la sosteniamo e siamo convinti del carattere forte che questa legge ha assunto. Il Presidente Chiamparino ha fatto la sua campagna elettorale con alcuni slogan: "Il Piemonte come la Borgogna", "il Piemonte come la Silicon Valley". Ecco, anche dire "il Piemonte no slot" o "il Piemonte come terra in cui il gioco d'azzardo è per quanto possibile, fortemente scoraggiato e limitato" credo sia un valore da portare avanti, e ritengo sia opportuno che questa Assemblea si sia mossa in questa direzione.
Tuttavia, rispetto all'intervento dell'Assessora Pentenero, si applicano, nei toni che l'Assessore ha usato, alcune problematiche su cui inviterei la Giunta regionale a intervenire, perché l'Assessore ha detto: "Il Governo dichiara che la retroattività della legge potrebbe indurre una riduzione del gettito e quindi dovremmo valutare se la legge sarà o no adeguata rispetto al nuovo disposto della legge di stabilità e dell'articolo 90, comma 3 della legge di stabilità".
Allora il problema è questo - e chiederei sostanzialmente, di qui in avanti, un impegno della Giunta regionale a salvaguardia della posizione che questa Regione ha assunto con la legge regionale in questione - cioè l'intesa che è stata sottoscritta prevede, al quinto considerato, che si è convenuto di "considerare validi i vincoli esistenti risultanti dalle vigenti normative regionali e comunali in materia di distanze"; questo nel considerato, che ha valore generale.
Come è stato invece citato dal collega Grimaldi, al punto cinque ultimo capoverso, si legge: "Le disposizioni specifiche in materia previste in ogni Regione, se prevedono una tutela maggiore continueranno comunque ad esplicare la loro efficacia". Conformemente a questo, dopo l'approvazione dell'intesa, l'Assessora Pentenero ha sostanzialmente fatto un comunicato in cui dice: "Il nostro Regolamento" - credo che sia un lapsus e che intendesse la legge - "è frutto di un grande lavoro fatto dal Consiglio regionale e deve essere rispettato da tutti i Comuni piemontesi. Riteniamo che la legge regionale approvata nel 2016 sia completa ed efficace in termini di contrasto alla ludopatia".
Questo e altri interventi, in particolare del Presidente della Provincia di Bolzano, promotore dell'emendamento che ha portato a questa normativa, sembrano lasciare indurre che complessivamente il nocciolo duro dell'intesa sia quello di far salve le disposizioni di legge regionali più restrittive in materia di ludopatia, ma d'altro canto c'è un elemento di ambiguità, sottolineato peraltro nelle parole dell'Assessora Pentenero perché nel punto uno dell'intesa c'è una tabella che prevede il passaggio di slot in Piemonte dalle 28.746 attive al 31 dicembre 2016 alle 19.099 che dovrebbero essere attive entro il 30 marzo 2018.
Quindi, siccome l'intervento dell'Assessora Pentenero lasciava intendere che ci potrebbero essere, in qualche modo, dubbi interpretativi rispetto a una possibile entrata in vigore dell'articolo 90 della nuova legge di stabilità, chiediamo solo - e lo faremo con un ordine del giorno già citato dal collega Grimaldi - di intervenire in tutte le sedi a tutela della nostra legislazione, affinché non ci siano interpretazioni dell'intesa che vadano a ridurre lo spazio di autonomia legislativa propria del legislatore regionale, che su questo punto si è già ben espresso con una posizione unanime che ha portato una legge che ha un valore molto restrittivo.
Ci sono - e non ce li nascondiamo - alcuni problemi attuativi di questa legge, di cui abbiamo già avuto modo di parlare come Gruppi in alcuni incontri con l'Assessore Pentenero e il Vicepresidente Reschigna. Il primo è la mappatura: non tutti i Comuni hanno provveduto alla mappatura e quindi obiettivamente oggi non in tutte le zone è prevista una mappatura dei luoghi sensibili rispetto ai quali bisogna calcolare le distanze di 500 o 300 metri entro il cui raggio è illegittima la presenza di slot. Riterrei preferibile che questa mappatura venisse fatta dal Comune, per non lasciare l'onere della misurazione al singolo gestore, quindi in qualche modo un'azione di sollecitazione sui Comuni per fare una mappatura e la conseguente misurazione per dare un'interpretazione chiara, univoca e trasparente del limite territoriale su cui non è possibile mantenere slot ci parrebbe estremamente necessaria.
C'è una questione: l'applicazione del PREU (prelievo unificato forfetario) ai gestori che staccano le slot può essere normata unicamente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. C'è già una richiesta dei gestori che si vedono costretti dalla nostra legge regionale a staccare le slot, che dicono: "Non costringeteci a non avere l'introito delle slot, ma dall'altro canto dover subire l'onere del pagamento forfettario". Su questo, dal Governo sono già arrivate delle istanze e rassicurazioni, ma occorre portare a compimento questo passaggio.
Da ultimo, c'è il tema della sopravvenienza di un luogo sensibile. Se noi applichiamo questa legge, fotografiamo una situazione oggi; a oggi avremmo delle macchine che sono presenti lecitamente in alcuni posti e delle macchine che non possono più stare lì in virtù di una legge regionale, che devono essere rimosse. Ma da qui in avanti, il quadro urbanistico e commerciale delle nostre città cambierà. Possono essere costituite non dico nuove chiese perché non se ne fanno più, ma nuovi centri di aggregazione giovanile, nuovi bancomat, nuovi sportelli bancari: in quel caso c'è una situazione in cui scatta l'obbligo di adeguarsi sul gestore dell'esercizio commerciale, che a oggi magari è perfettamente legittimo nei limiti territoriali in cui è, ma che diventerebbe in qualche modo vittima di un'illegittimità sopravvenuta per l'insediarsi di un altro esercizio. Su questo occorrerà intervenire; credo che si debba intervenire con un atto legislativo esplicativo del Consiglio regionale.
È un tema non per l'oggi, ma per il dopodomani; però è un tema che vogliamo porre all'attenzione della Giunta regionale e poi anche ovviamente, di questo Consiglio, ma è un aspetto più tecnico che politico perché immagino che qui tutti ci ritroviamo. Di conseguenza, manifestiamo il nostro apprezzamento per il lavoro fatto finora da questo Consiglio e dall'Amministrazione regionale; chiediamo un sostegno nel dare piena attuazione alla legge regionale che abbiamo votato all'unanimità e chiediamo che ci sia, in quel modo, anche un impegno a difendere questa legge e l'autonomia legislativa del Consiglio regionale, anche nelle sedi in cui questo dovesse essere necessario, in vista di futuri gravami giurisdizionali.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Bono, comunico che è stato presentato un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Rossi, Grimaldi Gariglio e altri sul tema.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Sono dispiaciuto per la conduzione dei lavori del Consiglio regionale di oggi. Sono dispiaciuto perché penso che ci sia stata una mancanza di sensibilità e di rispetto nei confronti di una richiesta avanzata da un Gruppo consiliare di opposizione, il principale Gruppo consiliare di opposizione.
Il nostro Gruppo chiedeva, com'è stato detto, non una relazione sullo stato dell'arte di attuazione della legge regionale e del piano di contrasto alla ludopatia da parte dell'Assessore competente Pentenero in assenza dell' Assessore Saitta, ma una comunicazione del Presidente Chiamparino. Noi siamo sempre lieti di averla in Aula con noi, Presidente ma non si capisce che cosa viene a fare, oltre a guardarci un po' sorridendo dai banchi della Giunta. Noi ricambiamo ovviamente i sorrisi, ma vogliamo sapere se ha il coraggio di parlarci oggi, oppure no. Questo chiedono i piemontesi, magari anche i giornalisti e chi ci segue in diretta. Non può pensare di cavarsela, come al solito, parlando per ultimo perché pensa di essere la prima donna del Consiglio regionale. Parla alla fine, così non avrà la possibilità di avere delle controrisposte da parte dei Consiglieri regionali.
Qual era il problema se non un suo timore rispetto a un goffo tentativo maldestro tentativo, come l'ha detto egregiamente il collega Bertola - di una lettera inviata il giovedì all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per una scadenza di una legge alla domenica? È evidente che ha sbagliato. Ha sbagliato nei modi e ha sbagliato nelle tempistiche.
Lo hanno già detto altri colleghi, ma anch'io penso che, pur avendo rispetto delle Istituzioni, perché al Sottosegretario Baretta non doveva rispondere con un insulto o con una missiva di diniego violento, ma doveva semplicemente dire quello che deve fare un Presidente della Regione: abbiamo approvato una legge all'unanimità, e non capita spesso; abbiamo approvato una legge all'unanimità che tutela interessi di salute dei cittadini piemontesi. Non capita spesso.
Lei, Presidente, se riceve, come riceviamo tutti noi, costanti pressioni - così era scritto nella lettera o indebite, non ricordo il termine esattamente - da parte di associazioni di categoria, è normale. Le abbiamo ricevute tutti, su ogni singolo provvedimento, da una parte o dall'altra.
Ha ricevuto pressioni, indebite e continue da parte del Sottosegretario Baretta? Dal Governo? Ce lo deve dire lei questo. Le associazioni di categoria, qualunque categoria, ci mandano decine e centinaia di lettere chiedendo di modificare i provvedimenti a loro piacimento. Noi siamo stati eletti non per fare il passacarte delle varie associazioni di categoria o delle lobby, ma per avere una nostra posizione che, tra l'altro, è cristallizzata nei nostri programmi elettorali che sono ovviamente diversi.
Vorremmo sapere che rapporti sono intercorsi tra lei e il Governo. Ce lo deve dire non alle 19.30 di sera perché magari, a quell'ora, i giornalisti tesserati sono andati via e qualcuno è anche un po' stanco. Ce lo deve dire il prima possibile, perché questo è un gioco un po' a rinviare le risposte o, forse, a fare crescere la suspence. Forse è un abile stratega, Presidente Chiamparino, vuole fare crescere la suspence.
Il Consigliere Gariglio diceva del Piemonte che doveva diventare la Borgogna, la Silicon Valley, ma noi di questo non abbiamo visto assolutamente nulla fino ad oggi. Saremo noi che non vediamo bene o forse anche quattro milioni e 400 mila piemontesi che non l'hanno visto. Vedremo se, almeno, riusciamo a portare avanti questa battaglia importante, cioè se avremo finalmente un Presidente di Regione - noi ci rivolgiamo anche all'Assessore Saitta, che è coordinatore degli Assessori alla Sanità - con la forza - uso il termine "forza" per non essere volgare - per andare ai tavoli romani e far sentire il peso della Regione Piemonte. Regione che ricordo, è uscita dal piano di rientro e quindi può dire la sua, non è che deve sempre stare con il cappello in mano quando deve chiedere miliardi a Roma del DL n. 35, perché precedenti amministrazioni di centrosinistra, e anche di centrodestra, hanno indebitato questa Regione in maniera veramente irresponsabile.
Non ho ancora capito se avete questa forza per andare a parlare con il Governo del vostro stesso colore e dire: "Noi andiamo avanti lo stesso su questa strada. Noi abbiamo anche la forza magari di modificare i tagli che ci vengono imposti sul livello sanitario, sul livello degli ospedali". Non so se andrà così.
Non ho avuto modo di leggere la mozione del Consigliere Grimaldi e di altri colleghi, ma dall'esegesi del testo, per sentito dal Consigliere Gariglio, si dice che il Consiglio ha presentato questa mozione per difendere la legge regionale. Ma difendere la legge regionale da chi? Dal Presidente Chiamparino? Oppure dal Governo nazionale di cui il Presidente Chiamparino si fa, comunque, rapido e fedele latore, oppure addirittura qualcuno direbbe complice? Nel momento in cui uno presenta una lettera di questo genere, non è che può pensare.
Il Presidente del Consiglio Laus è scattato subito e rapidissimo - come è giusto che sia nel rapporto tra un Presidente del Consiglio e un Presidente della Regione - ha inviato una lettera ai Capigruppo. La collega Frediani era in VI Commissione, ci ha mandato un messaggio urgente dicendo di correre perché era stata convocata una Conferenza dei Capigruppo urgente. Pensavo fosse scoppiata la terza guerra mondiale, che il Piemonte fosse stato invaso dagli austro-ungarici; invece era la convocazione di un Conferenza dei Capigruppo, per questa lettera del Presidente Chiamparino in cui si diceva: "Mah, vedete se riuscite" - le parole sono anche abili abile è chi le ha scritte - "e se è il caso di valutare una modifica della legge regionale, perché il Sottosegretario Baretta ci ha detto che rischiamo il danno erariale".
Capite bene che, quando si parla di danno erariale, di solito gli Amministratori pubblici un po' si preoccupano. Però, questo, pur con la poca esperienza che ho, mi sento di poterlo assolutamente smentire, nel senso che il danno è all'incasso, all'erario: c'è una diminuzione di entrate all'erario, ma di sicuro non è un danno erariale causato dagli Amministratori. Sono altri i tipi di danni erariali che vengono fatti dagli Amministratori pubblici.
Sì, è vero: probabilmente c'è una diminuzione di gettito. Sì, è vero: ci sono 3,7 miliardi di entrate dalle slot in Piemonte, quindi considerate 1.000 euro a persona adulta. Noi siamo 4,4 milioni e gli adulti sono 3,6 3,7 milioni, quindi 1.014 euro a persona maggiorenne, giocati nel 2015 1.014 euro in media. Quindi, se qua dentro (poi magari qualcuno gioca e non lo voglio chiedere, insomma) supponiamo che non giochi nessuno, vuol dire che ci sono altre 51 persone che giocano il doppio, cioè giocano 2.000 euro. Non so se ci rendiamo conto dei dati di cui stiamo parlando.
Pertanto, occorre tenere la barra dritta su questa legge e, per questo abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio, in maniera anche un po' piccata, all'inizio, di avere le comunicazioni del Presidente Chiamparino perché noi vediamo nel Presidente del Consiglio la figura istituzionale che ci deve tutelare e rappresentare. Ci spiace vedere quando, magari per ragioni di partito, si cerca un pochettino di sfuggire a questo ruolo.
Noi l'abbiamo visto fare un po' lo scaricabarile in IV Commissione sanità, l'altro giorno. Abbiamo visto che ha annunciato su Lo Spiffero la sua presenza, la sua venuta, la sua calata in IV Commissione sanità, quindi eravamo già allertati. Ha fatto un po' lo scaricabarile dicendo: "No, io non c'entro nulla, ho ricevuto la lettera di Chiamparino, ve l'ho posta all'attenzione, poi siete voi a decidere".
Abbiamo visto in lei un poco di sudditanza nei confronti della Giunta regionale, così come abbiamo visto tanta sudditanza da parte del Presidente Chiamparino rispetto al Governo nazionale. Ed è per questo che presentiamo al Presidente Chiamparino un'immagine carina, che rappresenta la slot machine "modello Chiamparino", ovvero: "Con Chiamparino il Piemonte perde".



(I Consiglieri del Gruppo Movimento 5 Stelle esibiscono cartelli recanti la scritta: "Con Chiamparino il Piemonte perde")



PRESIDENTE

Prego i Commessi di rimuovere i cartelli.
La seduta è sospesa.



BONO Davide

Questo è un regalo personale che le facciamo, sperando che trovi di nuovo un po' di coraggio per difendere l'interesse del Piemonte e non.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.49 riprende alle ore 16.50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Nel rispetto delle reciproche prerogative, il Presidente Chiamparino ha la facoltà di intervenire prego.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Prima di tutto, ringrazio.



(Commenti fuori microfono)



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Beh, adesso lo show must go on, come si dice, se è corretto. Se ritiene di parlare prima il Consigliere Pichetto, non ho difficoltà, ma io non intendo concludere.
Rispettando le prerogative del Presidente del Consiglio, rivendico le mie prerogative di decidere chi svolge le comunicazioni a nome della Giunta. Io ho ritenuto che le svolgesse l'Assessora Pentenero: primo perché ha potuto ricostruire un quadro dell'iter della legge che magari neanche a tutti era chiarissimo; secondo, perché è giusto che chi ha in mano il dossier, principalmente, e chi l'ha gestito e discusso anche a livello della Conferenza Stato-Regioni, possa rappresentare davanti al Consiglio i passaggi che vi sono stati, le considerazioni che si sono fatte. E - terzo - è giusto che chi ha in mano il rapporto con le comunità locali che devono attuare, possa rappresentare anche le eventuali problematiche che ci sono.
Io, poi, intervengo molto volentieri - e lo dico subito - perch esprimo con orgoglio personale l'orgoglio credo di tutti - qui è già stato detto - di essere la prima Regione o una delle prime Regioni in Italia che legifera in modo, ci auguriamo tutti, efficace, ma certamente molto netto contro i rischi della ludopatia, su cui credo non debbo aggiungere altro.
Lo potremmo definire il cancro della ludopatia, riassumendo, con questa parola che evoca la terribile malattia del secolo, ciò che questo produce nella nostra società e nel nostro tessuto sociale, in particolare nelle parti più povere del nostro tessuto sociale: più povere economicamente e più povere anche culturalmente, se posso esprimermi in questo modo.
Pertanto, intervengo molto volentieri per questo e intervengo anche molto volentieri, perché posso aggiungere la mia voce a quella di un Consiglio che - mi sembra di poter dire - esprime e riconferma unanimemente l'intenzione di continuare sulla strada disegnata dalla legge, perch qualche segnale che c'è stato in questi mesi non era così univoco.
Io non voglio ricordare un convegno che si è svolto - se non ricordo male - al Museo dell'automobile, dove un conosciuto parlamentare europeo di un gruppo che pare in ascesa politica definì "vergognosa" la legge del Piemonte, di fronte a un'assemblea delle associazioni. Mi scuso se la citazione non è letterale, ma è perché la ricordo a memoria, ma sono stati non pochi i rappresentanti delle lobby, che non mi fanno paura, Consigliere Bono, perché io credo che, a differenza di altri, non parlo in favore di lobby; sono stati però tanti i rappresentanti a venirmi a dire che Tizio Caio e Sempronio dicevano che, se Chiamparino voleva, la proroga la faceva.
Non faccio nomi, perché a me interessa segnalare il problema, non il nome. A cosa serve? A me interessa riscontrare che siamo tutti d'accordo ad andare avanti con determinazione unanimemente sulla strada disegnata dalla legge. Quindi, da questo punto di vista, ricostruisco quello che l'Assessora Pentenero ha detto parzialmente perché non era presente.
Noi siamo stati invitati, e dico noi non al plurale maiestatis, ma perché ho voluto che fosse con me il Vicepresidente Reschigna; anche quando vado al MEF, se posso, lo porto dietro perché mi aiuta a capire cosa mi dicono.



(Commenti fuori microfono)



CHIAMPARINO Sergio

Sono sincero, perché a voce il linguaggio è talmente criptico che, se non c'è uno che mi aiuta a decodificare, è difficile interpretarlo. Dicevo siamo stati invitati a un colloquio dal Viceministro Baretta, il quale ci aveva rappresentato le problematiche, le perdite di gettito, ecc., che avrebbe avuto l'applicazione della legge.
Cito Aldo perché mi può essere testimone. Noi abbiamo ribadito - questo avveniva il 27 settembre - che al 7 settembre c'era stata l'intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni, nella quale era vero che era definita una griglia di criteri più restrittivi, ma era altresì vero che - dopo non poche fatiche, perché io ricordo i diversi passaggi che facemmo sino a fine luglio, i rinvii che ci sono stati e il lavoro che abbiamo fatto sia con l'Assessora De Santis, che era presente in alcuni casi, sia con l'Assessora Pentenero - siamo poi arrivati, all'emendamento "Bolzano", che ha permesso di fare salve le legislazioni regionali più rigorose dal punto di vista del contrasto alla ludopatia. Abbiamo ribadito questo, ne abbiamo preso atto e ce ne siamo andati via. Quindi questo è stato il primo passaggio.
E vengo alla lettera famigerata. Quando, durante l'ultimo Consiglio regionale - non ricordo ben se era martedì o mercoledì - mi sono, in modo informale, e così ho scritto nella lettera, arrivate dal Viceministro Baretta argomentazioni che poi lui ha rifatto nell'intervista (se io avessi saputo che le faceva nell'intervista, cambiava: non avrei neanche fatto la lettera), mi sembrava mio preciso dovere istituzionale - mio preciso dovere istituzionale - essendo una legge approvata all'unanimità del Consiglio fare parte il Presidente e la Presidenza del Consiglio di quello che era mi era arrivato in modo, ripeto, informale.
È chiaro questo? Ho informato, con una lettera in cui ci si anticipava quello che io, a dire la verità, non conoscevo: io non sapevo che nella legge di stabilità fosse stato introdotto l'articolo 90, comma 3, che recita che le Regioni più o meno dovranno adeguarsi i contenuti dell'intesa Stato-Regioni.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio (fuori microfono)

No, della norma nazionale.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Della norma nazionale dell'intesa Stato-Regioni. Quindi io, da questo punto di vista, sono abbastanza d'accordo che è un tema che, se anche la legge di stabilità dovesse concludersi approvando questa norma, lascia ampi spazi di discussione almeno sui profili di costituzionalità della norma medesima perché, essendo materia che rientra pienamente nell'autonomia delle Regioni, non vedo come una legge di stabilità possa chiedere di uniformare una norma nazionale, quantomeno c'è ampio spazio di discussione.
Ma ritorno alla lettera. Quindi la lettera nasce unicamente da questo per cui respingo nel modo più netto le parole con cui il Consigliere Bertola ha definito la mia lettera "goffo tentativo di fare la sponda al Governo" o qualcosa del genere, come "colpo di mano"; lo respingo nel modo più netto perché, anzi, al contrario, rivendico il dovere istituzionale di mettere a parte la Presidenza del Consiglio di fronte al fatto che informalmente avevo ricevuto sollecitazioni dal Governo, e ci mancherebbe altro che uno non lo facesse.
Uno potrebbe anche dirmi: se tu sapevi, perché non ci hai informato? Tutto qua. Questo insieme - come ho detto prima - al fatto che troppi sono venuti da me a dirmi: "Se lei vuole, la proroga la può fare, no?". Quindi bisogna che ognuno si assuma le sue responsabilità e a me pare che, con questa discussione, con l'ordine del giorno che mi pare sia stato concordato e su cui mi auguro ci sia convergenza di tutto il Consiglio.



(Commenti fuori microfono)



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Rientra nelle prerogative dei Gruppi, io non intendo intervenire; dico solo che ho visto un ordine del giorno presentato dai Gruppi di maggioranza che mi pare metta una parola chiara, netta, definitiva, cui tutti ci siamo attenuti e che ci consente di assumerci - tutti, sottolineo tutti - fino in fondo piena responsabilità nel garantire l'attuazione di questa importante legge per il nostro Piemonte.
Se poi, dato che, se non ricordo male, c'è una clausola di valutazione una clausola valutativa, è evidente che, sempre nella piena assunzione di responsabilità da parte di tutti, se fra "X" mesi sorgeranno problematiche che richiederanno di fare delle verifiche, le faremo tutti insieme.
Ripeto, voi sapete che se devo dire delle cose sgradevoli, come uso dire a volte, non mi preoccupo più di tanto di lisciare il pelo del gatto dal verso giusto, ma se qualcuno ha preso la mia lettera come un'indebita interferenza nell'attività del Consiglio, io me ne scuso. Non ho nessuna difficoltà a dirlo.
Semplicemente volevo, nel pieno rispetto del dovere istituzionale mantenere questa Assemblea informata su tutto ciò che avveniva su una legge estremamente delicata ed estremamente importante.
La mia lettera non voleva provocare questa discussione, ma arrivare a un punto di chiarezza netta, condivisa da tutti, anche magari da qualcuno che quando riceve qualche lobby gli dice che se io voglio posso spostare fare la proroga. Credo che questo, come dicevano i latini, sia ex malo bonum; non ex malo "Bono", ma ex malo bonum.
Grazie.



PRESIDENTE

Volevo dire al Consigliere Bono che se fa un ragionamento logico e deduttivo, arriva anche alla conclusione che è stato dovere istituzionale del Presidente del Consiglio mettere a conoscenza i colleghi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche il Presidente Chiamparino per il suo intervento, perch credo abbia sciolto ogni dubbio sul senso della lettera che ha inviato. Mi dispiace che abbia avuto la sensazione, nelle settimane scorse, che non ci fosse unità di intenti nel voler attuare pienamente la legge, ma se questa situazione ci permette di chiarirlo, allora ben venga, come già ha detto al Presidente.
Le comunicazioni di oggi ci danno l'occasione per fare il punto su alcune questioni che erano e restano importanti non solo per la nostra Regione, ma per il nostro Paese in generale.
La genealogia della legge è già stata richiamata, non la richiamer anche io perché l'hanno già fatto altri, ma è importante, perché quando una legge si costruisce in maniera condivisa con un lavoro che dura nel tempo anche le modifiche vanno fatte in questa maniera. Solamente qualora dovesse fallire il tentativo di farle insieme, allora chi governa si assume la responsabilità di farlo, ma prima bisogna provare a farlo insieme. Questo dà anche valore, e questo è quello che abbiamo fatto l'anno scorso, al tema che si sta trattando. Ecco perché anche durante l'omnibus, lo voglio ricordare, non lo ha fatto nessuno in quest'Aula, ma abbiamo ricevuto tutti delle pressioni, anche con la presentazione di alcuni emendamenti, per intervenire sulla legge n. 9 del 2016.
Vi ricorderete che all'epoca ero relatore del disegno di legge e chiesi a tutte le forze, che accettarono l'invito, di ritirare gli emendamenti proprio con questa motivazione. Se mai dovessimo decidere di intervenire sulla legge, lo faremmo discutendone tutti insieme. Non lo si può fare con dei blitz che si portano in Aula. Così abbiamo fatto per l'omnibus e così abbiamo ribadito nelle settimane scorse.
Anch'io vorrei tornare sulle dichiarazioni del Viceministro Baretta, ma solo per alcune precisazioni, magari meno tecniche, perché su alcune cose sono già intervenuti i colleghi che mi hanno preceduto. Non c'è nessun proibizionismo nella legge della Regione Piemonte. Lo voglio dire perch non solo il Viceministro Beretta, ma anche altri, hanno usato questa parola. Noi non vietiamo il gioco d'azzardo, anche perché non potremmo, ci tengo a sottolinearlo. Semplicemente ci muoviamo nell'ambito della tutela della salute e limitiamo alcune situazioni che riteniamo espongano i cittadini, soprattutto quelli più fragili, a una patologia. Non potremmo neanche limitare il gioco d'azzardo, ma perché è importante questa questione dei luoghi sensibili? Lo dico con le parole del professor Fiasco che ha usato questa mattina in una trasmissione radio cui ho partecipato per parlare della questione (è intervenuto anche il Viceministro Baretta). Cosa è successo in questi anni? Che il gioco d'azzardo prima era relegato a luoghi specifici, in cui le persone decidevano di andarci per poter giocare, adesso si è spostato sempre di più nei cosiddetti luoghi della vita.
Prima le persone per giocare dovevano salire in macchina, decidere quanti soldi giocare e recarsi in un luogo specifico, ma in questi decenni è successo che le macchinette sono diventate pervasive nella vita delle persone. Questo ha esposto le persone, soprattutto quelle più fragili, a giocare quando magari neanche ci pensavano a farlo. Togliere le macchinette dai luoghi della vita significa togliere, in maniera preventiva, la possibilità di giocare soprattutto alle persone più fragili. Noi non vietiamo il gioco. Se il Piemonte deve avere un certo numero di macchinette, che ci siano, ma in luoghi lontani dai luoghi sensibili, in luoghi dove una persona deciderà di giocare con la piena intenzionalità di farlo e nei luoghi adatti al gioco.
Nessun danno erariale, l'avete già detto tutti, lo dico anche io, solo risottolineando che in questi anni è aumentata la raccolta. Siamo passati da 44 miliardi circa del 2008, a 96 miliardi, come già citavo altri colleghi, del 2016. Mentre cresceva la raccolta, che si è quasi raddoppiata in dieci anni, incrociate questo dato con altri due dati. Il primo è che il PIL, in questi dieci anni, lo sapete meglio di me, ha avuto un andamento non lineare e non di crescita, quindi mentre tutte le attività economiche di questo Paese risentivano della crisi, la raccolta del gioco d'azzardo cresceva in maniera costante.
In questa crescita costante della raccolta, le entrate per lo Stato sono rimaste costanti perché lo Stato guadagnava circa sette miliardi nel 2008, ne ha guadagnati otto fino al 2015, poi solamente perché è aumentato la tassazione sul gioco d'azzardo è arrivata a nove miliardi. Ma capite che se la raccolta passa da 44 a 96 miliardi e le entrate per lo Stato restano sugli otto- nove miliardi, significa che questa monetizzazione sulla pelle dei cittadini non porta neanche tutto questo gettito nelle casse dello Stato.
Detto questo, molto correttamente, nella lettera che è pervenuta alla Presidenza del Consiglio non si parla di danno: il Presidente della Giunta giustamente, parla di un minor gettito - legittimo - perché noi riteniamo che mettendo al centro la tutela della salute, in realtà stiamo facendo un investimento. Non solo c'è un minore gettito, ma stiamo investendo perch parliamoci chiaro - i 50 milioni che il Governo ha riconosciuto alle Regioni quest'anno per la cura del gioco d'azzardo patologico (perch finalmente, dopo anni, si è riusciti ad inserire nei LEA questa patologia) sono poca cosa. Nel tempo, se non metteremo mano alla faccenda, da un punto vista sistemico, non basteranno mai.
È una tassa, quella del gioco d'azzardo, che si riversa soprattutto sui poveri. Alcuni studi dimostrano che man mano che aumenta il reddito pro capite, diminuisce la propensione al gioco.
La Corte Costituzionale su questo aspetto si è già espressa: l'ultima volta, se non erro, si è pronunciata su un ricorso.
Colleghi, tante volte vi lamentate giustamente dalla mancata attenzione: oggi anch'io sono costretto a richiamarvi.



(Commenti fuori microfono)



ROSSI Domenico

Lo so, ogni tanto la reciprocità aiuta.
Dicevo, la Corte Costituzionale si è già espressa su un ricorso che il Governo ha presentato sulla legge regionale della Regione Puglia e ha sancito in maniera chiara - ribadendo, peraltro, posizioni che aveva già assunto negli anni precedenti - che le Regioni possono normare in questo ambito, anche entrando nel merito delle distanze, perché intervengono in ambito di politiche della salute e di politiche sociali.
Aggiungo che sulla questione delle distanze il Governo ha avuto in mano la possibilità di risolvere la questione. Con il decreto Balduzzi, infatti è dal 2012 che si aspettano i decreti attuativi per le distanze! Le Regioni hanno dovuto fare di necessità virtù, e ciascuna ha fatto le proprie. Su questo, quindi, direi che non sussistono questioni.
L'altra tematica che ha citato il Viceministro Baretta, e che ci tengo a riprendere in quest'Aula, Presidente, riguarda la criminalità. Si è detto che andando a limitare il gioco d'azzardo legale, prolifererà maggiormente quello illegale. È un argomento che ha un fondo di verità, ma che va usato con delicatezza; non possiamo, cioè, usarlo come polemica politica altrimenti arrecheremmo un danno al Paese.
Se c'è un mercato nella società e lo Stato non lo regola, le mafie cercheranno di sostituirsi allo Stato. Questo è vero, ma vale per tutti i fenomeni e per tutti i mercati, non solo per il gioco d'azzardo. A questo proposito consiglio una lettura: "Mafie in movimento", di Federico Varese (è un italiano che insegna ad Oxford, quindi è molto più preparato di me che spiega molto bene questa dinamica, che è una dinamica economica).
Per quanto riguarda il fenomeno italiano, occorre riflettere su due aspetti: il primo è che ai 96 miliardi di raccolta del gioco lecito in Italia bisogna aggiungere una stima - quando parliamo di dati illegali parliamo sempre di "stima" - di circa 30 miliardi di azzardo illegale, che già esiste. Quindi non è che oggi, che l'azzardo è legale, la mafia non se ne occupi, perché stimiamo già circa 30 miliardi di azzardo illegale.
Inoltre, la Direzione Nazionale Antimafia ha ribadito in più occasioni con diverse operazioni e inchieste, che anche nell'azzardo legale le mafie hanno degli interessi consistenti, per un motivo molto semplice: nelle macchinette il denaro può entrare sporco ed uscire pulito, perché su 96 miliardi, 77 sono restituiti in vincita. Quindi rappresenta, comunque, un guadagno, perché su 100 sporchi che non posso usare, ne prendo 77 puliti: voi capite che ho un interesse anche a gestire il gioco d'azzardo legale! Attenzione, quindi, alle semplificazioni anche su quest'aspetto, perch le questioni sono un po' più complesse.
Peraltro, ci sarebbe da fare un'ulteriore riflessione (mi limiter solamente a citarla) sulle videolottery. Una cosa sono le AWP, dove io posso giocare al massimo un euro e vincerne al massimo cento; altra cosa sono le macchinette, dove posso inserire banconote. Anche questo discorso quindi, si ricollega alle considerazioni che facevo poc'anzi sulla possibilità di "pulire" il denaro.
Chiudo, Presidente, dicendo forse una banalità, ma la verità politica di quello che è accaduto in queste settimane è che c'è una contraddizione di fondo che adesso emergerebbe anche a livello istituzionale tra le decisioni assunte dai Governi negli ultimi decenni di monetizzare sul gioco d'azzardo, e la preoccupazione delle Regioni di tutelare la salute dei cittadini.
Finché questo fenomeno aveva dimensioni ridotte, queste due posizioni trovavano un certo equilibrio. Oggi, che questo fenomeno è cresciuto nei termini che abbiamo raccontato anche in Aula, questa contraddizione esplode.
Questa, allora, è un'occasione importante: tutti dovremo cercare di uscire dalla dialettica interna a quest'Aula e far sì che quello che è successo oggi tra Piemonte e Governo contribuisca ad affrontare il tema a livello nazionale. Queste due posizioni non possono più convivere, perch quando le dimensioni del fenomeno diventano pervasive, la contraddizione esplode e ricade, soprattutto, sulle fasce più deboli.
La questione va affrontata e risolta, o da un lato o dall'altro.
Chiaramente la Regione Piemonte ha scelto da che lato affrontarla, la Giunta insieme al Consiglio regionale: risultano depositati, al riguardo un disegno di legge della Giunta, una proposta di legge delle minoranze e una proposta di legge dei Comuni.
Lo dico con chiarezza: noi siamo stati coraggiosi, e lo è stata anche la Giunta. Perché una cosa è resistere alle pressioni mentre si è all'opposizione, altra cosa è resistere alle pressioni quando si è al Governo. E quando si è al Governo, si è in filiera, quindi la Regione Piemonte è stata coraggiosa.
Avremmo potuto fare come la Liguria, ossia rinviare la questione. La Liguria lo ha fatto e non mi sembra che sia governata dal centrosinistra! Oggi questo aspetto va rivendicato. Se la situazione odierna è servita per essere più coraggiosi, ben venga: che questo coraggio sia contagioso anche nei confronti delle altre Regioni e che questa contraddizione che oggi esplode sia l'occasione per affrontare il tema a un livello più generale, magari cercando anche di andare a fondo della questione, nella consapevolezza che, come per ogni fenomeno, non sarà una legge a risolvere il problema, ma dovremmo far sì che culturalmente questo fenomeno, come per altri - cito solo le sigarette per non citarne mille altri - non si risolva con una legge, ma con azioni di natura educativa e culturale.
Occorre far sì che le persone crescano consapevoli che bisogna o non giocare proprio o giocare con parsimonia, ma sapendo, comunque, che il gioco d'azzardo è una malattia e che vanno tutelate soprattutto le fasce più deboli.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Molti interventi sono ritornati sul merito, ma in questo caso, come è già stato detto, la questione è di metodo.
La questione di metodo parte proprio dall'attuazione, dalle prime attuazioni della legge di 18 mesi or sono. Ahimè, credo che la questione da porre è che comunque c'è stata una negligenza da parte nostra, come Regione Piemonte (a questo punto è chiaro che lo imputo alla Giunta), nel fare ci che bisognava fare nei primi tre mesi, cioè entro 90 giorni.
L'articolo 3 prevede una serie di adempimenti, nel sollecitare i Comuni alla mappatura e nello svolgere tutta una serie di funzioni. Tutto questo con ogni probabilità, avrebbe anche messo in luce le eventuali deficienze ed esigenze degli operatori.
Probabilmente, in un meccanismo molto all'italiana, dove a ogni legge c'è la contro legge, gli operatori si sono fidati arrivando fino al 20 novembre, in una situazione che, come leggevo in una mail che probabilmente è arrivata a tutti, richiama la questione, già sollevata, del pagare un tanto al giorno anche se la macchina è ferma.
Ecco qual è la questione.
Personalmente credo che un'attenzione maggiore, da parte della Giunta nell'applicazione di questo percorso sarebbe stata necessaria. Mi rendo conto della difficoltà, perché è più facile mettere nella norma che entro tre mesi si fa tutto, anche se il farlo su 1.200 Comuni comporta qualche difficoltà.
Sono il primo a dirlo, ma altrettanto mi sia permesso di chiedere, se l'accordo a livello nazionale è stato fatto a settembre: perché arrivare al 15 novembre per porre la questione e farla esplodere? Non ho sollevato questioni sul fatto che abbia parlato il Presidente o l'Assessore delegato, perché credo che la collegialità debba far sì che chiunque parla lo faccia a nome della Giunta. Pertanto, la colpa è sempre del numero uno della Giunta. Questa è la sacra regola, anche perché la Giunta è lì perché il Presidente è stato eletto come primo e può cambiare gli Assessori quando vuole. Pertanto, quando gli Assessori parlano, ritengo parlino a nome del Presidente, salvo smentite immediate per ragioni di pazzia.
Ho scoperto in questi giorni che abbiamo un accordo, perché non è che segua molto il gioco. Non gioco neanche l'euro al Superenalotto per paura di perderlo, ma l'unica volta che mi sono interessato l'ho fatto per ridurre le sale gioco e mi sono trovato in una polemica. Perché? Perché il Ministero della Sanità aveva agganciato, al numero delle sale gioco, gli interventi contro la ludopatia. Un gioco molto abile e molto furbo.
Ora ho visto che ci sono i LEA alla rovescia, perché l'accordo nazionale sul gioco e sulla ludopatia prevede un meccanismo di LEA alla rovescia, cioè qui abbiamo il livello massimo raggiungibile di malattia pressappoco con questo sistema.
Tuttavia, se non abbiamo ottemperato nei primi tre mesi, se a mesi dall'accordo nazionale tra le Regioni siamo arrivati a superare la scadenza attuando la norma, che è una norma di questa Regione - niente da dire come intendiamo rapportarci rispetto a questi nuovi modelli di LEA, per far mantenere l'accordo alla Regione Piemonte nei confronti delle altre Regioni e dello Stato? Tralascio la questione del Viceministro Baretta, perché è stato un tentativo maldestro. Capita a tutti di uscire con qualche improvvisata non ben approfondita. È umano che possa averlo fatto anche il Viceministro. Non è danno erariale, nel modo più assoluto, perché l'applicazione di una legge non può esserlo mai; la disapplicazione potrebbe essere un danno erariale oppure anche la mancata attuazione di tutti gli adempimenti che una legge impone potrebbe essere suscettibile di danno erariale.
Pensiamo ancora a una cosa: si impegni immediatamente la Giunta, nei confronti del Governo nazionale, per evitare agli operatori, che saranno qualche centinaio, ma qualche centinaio di persone che hanno investito, di trovarsi davvero "cornuti e mazziati", nel senso che non hanno più le macchine e devono pagare il dazio o il pizzo per il mantenimento della macchinetta.
Credo che questo debba essere un impegno dalla Regione, tramite gli organi che la rappresentano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Se c'è una cosa in cui possono tranquillamente associarmi a pressoch tutti gli interventi che sono stati svolti, è la presa di distanze dalle frasi di un esponente del Governo che, in modo maldestro, ha provato a mandare un messaggio tradendo il messaggio stesso, perché non erano certo quelli argomenti spendibili per sostenere una qualsivoglia tesi.
Però, finita questa concordia istituzionale, posso dire che mi dispiace seriamente che su un argomento così serio si sia voluto inscenare, in questi giorni, tutta una serie di dichiarazioni, interventi, uscite, ecc.
ribadite anche in alcuni interventi che mi hanno preceduto in Aula, volte a distorcere la realtà e a utilizzare un argomento - ripeto - serio per far parlare di sé, più che dell'argomento in quanto tale.
La raffigurazione che un Presidente di Giunta abbia voluto condizionare un Consiglio e imporre una linea, è smentita da tanti fatti. Il primo è che il disegno di legge originario è stato approvato dalla Giunta ed era - come veniva ricordato prima - a tratti anche più restrittivo di quanto, poi concordemente abbiamo approvato. Il secondo: se io voglio fare pressioni su qualcuno, non inoltro una lettera formale, nei rapporti istituzionali, a un altro Presidente affinché la stessa sia di pubblico dominio.
Quindi, anche da questo punto di vista, l'ho trovata un po' goffa questa sì - la strumentalizzazione.
In terza battuta, io credo che quando un rappresentante istituzionale parla con un'altra Istituzione, formalmente o informalmente, questa non si configuri come una chiacchierata tra amici, ma imponga doverosamente che tutti gli altri attori istituzionali sappiano, in modo che chi ha competenza assuma eventualmente delle decisioni o decida di non assumerle.
Poiché qualcuno, legittimamente, a qualunque piano, può pensare che in una situazione di dubbio, di incertezza - e poi tornerò su questo tema - si poteva immaginare una proroga, e siccome l'unico organo che poteva o potrebbe o avrebbe potuto fare una proroga è il Consiglio regionale, perch la modifica a una legge la può fare solo il Consiglio regionale che ha approvato quella legge, non vedo quale scandalo ci sia nell'aver investito la Conferenza di Capigruppo di un'informativa.
Abbiamo forse paura di discutere del tema, noi, apertamente? Ben venga una sede e questa non sarà l'ultima in cui discuteremo di questo tema.
Tra l'altro, qualche settimana fa ci fu un tentativo di introdurre, in un provvedimento legislativo, un emendamento che chiedeva la proroga della legge (emendamento che non proveniva dai banchi della maggioranza) e tutti quanti, poi, si è deciso di non votare quell'emendamento. Quindi, la storia raccontiamola tutta, per intero, altrimenti nascondiamo dei pezzettini.
Questo, qualche settimana fa e non cent'anni fa.
La legge, che sono orgoglioso - come tutti voi - di aver contribuito anche a scrivere nel merito, perché facevo parte - come tanti di voi - del gruppo di lavoro che l'ha poi elaborata, a partire dalle tre proposte iniziali, non si esaurisce nella norma sulle distanze.
Per esempio, la norma che prevede la limitazione oraria, da tradurre in ordinanza dei Comuni, è una norma che ha già trovato applicazione, e se per il primo anno questa regione ha visto un lieve calo delle giocate complessive, a differenza di tutte le altre regioni, nonostante non tutti i Comuni abbiano adottato l'ordinanza (ma il tipo di Comuni che l'ha adottata rappresenta una fetta significativa di popolazione), chi l'ha fatto in prima battuta, chi l'ha fatto un po' dopo, chi è stato frenato da ricorsi al TAR, chi no, comunque nel primo anno di efficacia di questa legge si è assistito, in Piemonte, ad un calo - sia pure minimo, ma è il primo segnale di controtendenza - delle giocate complessive.
Pertanto, questo, qualche significato l'avrà.
Ringrazio quei Sindaci, soprattutto quelli che, prima ancora che la legge venisse approvata, si erano assunti la responsabilità e a volte hanno anche vissuto dei ricorsi sulla propria pelle, rispetto a un atto di coraggio amministrativo e politico. Per fortuna, poi, quei ricorsi man mano sono stati vinti tutti, se le ordinanze erano correttamente motivate perché se uno le va a leggere (io le ho lette pressoché tutte dei Comuni che ci riguardano e anche qualcuna della Toscana e di un'altra Regione) ogni volta che l'ordinanza era tarata su un'analisi concreta della situazione specifica di quel Comune, il TAR di questa o di altre Regioni ha confermato la validità dell'ordinanza. Non l'ha confermata quando le motivazioni erano general generiche e non calzavano a pennello rispetto alla situazione specifica.
È vero che il piano non è stato approvato nei 90 giorni dalla legge, ma è altrettanto vero che si è voluto intercettare un filone di finanziamento nazionale che è arrivato più tardi dei 90 giorni dall'entrata in vigore della legge, peraltro stoppato, per un periodo di tempo, da un ricorso fatto a livello nazionale sui criteri di riparto.
Però - anche lì - qualche azione è già partita.
Dalle parti in cui vivo, nell'ASL del territorio in cui vivo, tra qualche giorno partiranno dei progetti di peer education proprio sul versante culturale, quindi sul tema del contrasto al gioco d'azzardo patologico.
Certo, la legge, come tutte le leggi, non è perfetta. Non esiste la legge perfetta.
Intanto, non è la singola norma che risolve il problema. Veniva detto prima: sembra quasi, in questi giorni, che il tema delle distanze sia la chiave di volta che risolve il problema del gioco d'azzardo patologico.
Evidentemente, è uno degli strumenti, ma noi dobbiamo continuare a stare molto vicini ai nostri Sindaci e ai nostri Comuni, perché la legge non prevede un meccanismo di attuazione che passi attraverso, per esempio, un monitoraggio, una pianificazione, una sorta di "piano regolatore" degli esercizi commerciali e dei punti sensibili. E quindi, da ieri, è rimesso all'individualità singola - al singolo esercente - autodeterminare se sta o non sta nei cinquecento o nei 300 metri.
Probabilmente, occorrerà accompagnare anche con qualche atto questo percorso; non già per prorogare l'entrata in vigore di una legge che è già entrata in vigore, anche in punto di distanze, ma proprio per accompagnare il percorso in modo da evitare il più possibile scontri, contraddizioni ed eventuali ricorsi. E io credo che saremo al fianco delle nostre Amministrazioni comunali, come in altri campi e come sempre.
Poi sappiamo che anche in tema di distanze abbiamo adottato una scelta con la quale sostanzialmente diciamo agli esercenti: "Decidete. Volete restare lì dove siete, ma siete troppo vicini a un punto sensibile e quindi dovete spegnere le macchinette, oppure volete tenere le macchinette e quindi dovete ricollocarvi altrove?". Esiste una categoria che non pu decidere dove collocare la propria attività e quindi per loro la scelta sarà obbligata: lo sapevamo, ne siamo consapevoli e abbiamo scelto. Ma non è che ricordare questo problema significa che allora ci abbiamo ripensato e ci siamo pentiti: no, significa avere una lettura corretta, coerente e veritiera della realtà.
A proposito del prelievo erariale che veniva citato prima, proprio le discussioni di questi giorni hanno già indotto il Governo ad assumere una decisione che stoppa il prelievo forfettario laddove la macchinetta non è più utilizzabile in forza di una legge che ne impedisca l'utilizzo. Quindi se non altro quel problema - almeno stando a quello che stiamo leggendo - è già stato risolto o è in via di risoluzione. Ma anche in questo caso alzare un po' l'attenzione su un problema applicativo è stato utile per risolvere quella che sarebbe stata una contraddizione evidente.
Da ultimo, dovremo tornare a discutere del tema? Io credo di sì e laicamente ne discuteremo, senza timore alcuno. Infatti, come veniva ricordato prima, è possibile che la traduzione in legge di stabilità di quel famoso articolo 90 ci ponga il tema se è necessario o non necessario adeguare il nostro ordinamento alla nuova disposizione, in quanto il comma 3 dice: "Al fine di consentire l'espletamento delle procedure di selezione., le Regioni adeguano le proprie leggi in materia di dislocazione dei punti vendita del gioco pubblico all'intesa sancita in data 7 settembre". Una legge, cioè, dà di fatto forza di legge all'accordo e come veniva ricordato prima - è vero che l'accordo fa salve normative più stringenti, ma le fa salve in uno dei sette punti dell'accordo e non in quello dove si parla di riduzione di offerta di gioco e di volumi dei punti vendita.
Questo vuol dire che siamo costretti a cambiare la nostra legge? No non lo so: dovremo approfondire. E credo che consapevolmente coscientemente e con senso laico (come è giusto che sia) affronteremo, se ci saranno le condizioni di farlo, anche questo tema.
Solo chi ha qualcosa da nascondere ha il timore di parlare pubblicamente, anche in termini critici, di un qualsivoglia argomento. Noi non ce l'abbiamo e lo faremo, unitamente alla Giunta, in una battaglia condivisa di civiltà.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
La parola al Consigliere Ottria.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Diciamo che molte considerazioni che mi ero appuntato sono già state anticipate dall'intervento del Presidente Chiamparino, che molto meglio di me le ha fatte. Quindi non ritorno, appunto, su molte delle considerazioni che mi ero preparato.
Voglio però dire una cosa: che forse questa discussione di oggi serve ad apprezzare ancora di più la legge che abbiamo approvato 18 mesi fa perché forse la memoria è un po' dilatata e non ci ricordavamo bene quanta importanza può avere questo testo di legge sulla vita dei nostri cittadini.
Si tratta di salute e di impatto sociale sulla popolazione piemontese che troppo spesso - non solo quella piemontese, ma italiana - viene messa a repentaglio dal gioco di interesse, su cui - bisogna dirlo e qualcuno l'ha già ricordato - lo Stato stesso fa addirittura leva fiscale ed evoca interessi erariali. Lo fa su questa materia e potrei dire anche su altre che sono già state ricordate dall'intervento del collega Rossi: sull'alcool e sulle sigarette. Ma credo che il gioco d'azzardo patologico abbia addirittura impatti sociali più gravi. Infatti, mentre il tabacco e l'alcool - anch'essi hanno i loro riflessi sociali - hanno più ripercussioni a livello individuale, il gioco patologico ha ripercussioni molto più allargate a livello familiare e di qualità di vita dell'individuo nel contesto in cui abita.
Purtroppo, in questo Paese si fa molta fatica a mantenere equilibro tra interessi dei cittadini e interessi di parte. Troppo spesso vengono invocati diritti e tutela e addirittura si arriva in molti casi ad approvare leggi, che poi a volte non vengono applicate o vengono un po' dilatate e dimenticate.
Ebbene, devo dire che anche in questo caso - è stato detto da qualcuno abbiamo assistito a un tentativo del genere. E purtroppo - lo devo dire questo tentativo è avvenuto addirittura da un Viceministro, cioè da un rappresentante del Governo, in maniera - è già stato detto - maldestra.
Però prima è avvenuto attraverso avvertimenti, anche informali; poi, visto il tentativo respinto, con una intervista - secondo me minacciosa e rabbiosa (e dire maldestra è poco) - su un quotidiano piemontese, La Stampa.
Guardate, domenica ho fatto fatica a trattenermi dal commentare quell'intervista, però posso dire che invece sono altrettanto orgoglioso di avere non solo votato la legge che 18 mesi fa abbiamo approvato, ma sono anche orgoglioso di aver partecipato a quella Conferenza dei Capigruppo in cui la lettera tanto contestata del Presidente è stata valutata e si è deciso di non procedere e di rafforzare il percorso della legge.
Io non mi scandalizzo per questa lettera; credo che sia più che legittima. Non mi scandalizzo e, anzi, l'ho apprezzata. L'ha detto prima il Presidente della Regione il motivo per cui l'ha fatto, e bene ha fatto.
Così come altrettanto bene ha fatto il Presidente del Consiglio Laus a chiamarci in Consiglio all'ultimo momento, perché non c'è niente di male: le cose si affrontano quando c'è la necessità di affrontarle. Hanno entrambi svolto, secondo me, il loro dovere istituzionale.
Guardate, non è un segno di debolezza, anche per il Consiglio qualcuno l'ha già detto - il richiamarci ai nostri compiti, al nostro dovere e ai nostri diritti di Consiglieri, ma rafforza l'azione della legge, anche perché questa legge è stata votata all'unanimità.
In questo senso, la lettera di Chiamparino è un rafforzativo, non è un diminutivo. Questo lo voglio dire con forza e con chiarezza. E questo passaggio nei Capigruppo che rappresenta tutto il Consiglio ha arricchito tale azione. Anche la discussione di oggi, ripeto, ci fa sviscerare alcuni aspetti - lo diceva prima il collega Appiano - su cui dovremmo ritornare per questo sarà nostro compito. Credo anche che le azioni applicative della legge vadano migliorate, soprattutto aiutando i Comuni, in particolare quelli piccoli, che spesso non hanno neanche il Vigile, perché poi mi chiedono: "Ma chi è che va a misurare i percorsi?". A me è capitato ieri io abito in un paese di 1.500 abitanti dove ci sono cinque esercizi che hanno le macchinette; tra l'altro si sono autotutelati spegnendo le macchinette, però rivolgendosi al Comune non sapevano ancora bene come andavano misurate. Probabilmente molti dovranno chiudere, però il Comune stesso era tra virgolette un po' "impreparato".
Ecco, io credo che sugli aspetti organizzativi e applicativi di questa legge bisogna migliorare; credo altrettanto che noi, rafforzati dai passaggi di questi giorni, che ci hanno riportato sul pezzo, dovremo continuare la nostra azione, migliorarla e, nel caso, anche ritornarci senza però accettare - anzi respingendoli - maldestri tentativi di invasione di campo - questi sì - effettuati addirittura da esponenti del Governo e tutelando la nostra autonomia legislativa.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
I vari interventi oggi hanno un po' ripercorso il senso di questa legge, forse non era neanche così necessario, sembrava di essere un po' nella discussione generale finale che si fa prima dell'approvazione. Penso che tutti siamo d'accordo sul fatto che abbiamo approvato un testo di legge largamente condiviso.
Invece, rispetto all'intervento del Presidente Chiamparino, mi soffermo sulla parola "informalmente", su questo richiamare il fatto che c'è stato un incontro "informale" con il Viceministro Baretta. Questo incontro "informale", questo termine "informale" non è che sia particolarmente rassicurante. Io credo che nei rapporti istituzionali la formalità sia un qualcosa da difendere, da portare avanti, da tutelare, perché solo la formalità ci garantisce il corretto rapporto.
Però se non mi ascolta.
Lei è libero di non ascoltarmi come è libero di parlare quando e quanto vuole, però diciamo che, parlando di rapporti tra istituzioni, sarebbe carino farsi ascoltare, anche perché io avrei una domanda per lei. Visto che l'incontro è stato "informale" e quindi non ci sono verbali, non ci sono resoconti, non ci sono documenti scritti (parlo dell'incontro tra lei e il Viceministro), la domanda che nasce spontanea è: lei, cosa ha risposto? Cioè, rispetto a queste sollecitazioni, che cosa ha risposto? Perché se poi.
Finisco in fretta, guardi, non sono particolarmente logorroica di solito, però la reazione qual è stata? La reazione è stata un po', se vogliamo dire, scaricare sul Presidente del Consiglio queste informazioni ricevuta informalmente e dire: "Arrangiati tu con il Consiglio regionale e con i Capigruppo per vedere se fare modifiche alla legge". E allora la domanda che sorge spontanea è: lei ci crede in questa legge, crede veramente che sia un intervento normativo valido? Questa domanda viene anche un po' supportata dagli impegni che vedo scritti nell'ordine del giorno che viene presentato oggi in Aula, che è un ordine del giorno sicuramente condivisibile, perché è impossibile non votare un atto di questo tipo, ma è impossibile perché dice delle cose scontate o, almeno, che dovrebbero essere scontate. Infatti negli impegni vediamo "dare piena attuazione alla legge 9/2016": per forza, nel senso che è una legge che il Consiglio regionale ha approvato, quindi è nei suoi compiti, nei compiti della Giunta regionale dare piena attuazione "sostenere i Comuni nell'applicazione": anche questo, insomma, è previsto dalla legge; "difendere in ogni sede": questo è il punto più importante cioè noi stiamo chiedendo un impegno alla Giunta e anche al Presidente della Giunta a difendere in ogni sede l'autonomia legislativa della Regione Piemonte.
Ora, c'è bisogno di un atto di indirizzo perché la Giunta e il Presidente della Giunta si impegnino a fare questo? Io lo do per scontato quindi ovviamente noi non possiamo non votare un atto di questo tipo: è un atto assolutamente condivisibile, ma possiamo dire che è un atto inutile? L'impressione che abbiamo qui, oggi, in Aula è che la maggioranza abbia voluto ribadire che questo testo è stato approvato dall'Aula del Consiglio all'unanimità, ne ha anche un po' approfittato per ripercorrere tutti i passaggi, per ribadire quanto siamo stati bravi, che siamo stati i primi.
Va bene essere i primi in questo campo, va benissimo, è una tematica molto importante e molto sentita, e lo dimostra proprio il fatto che l'abbiamo approvata all'unanimità.
Tuttavia, dà anche un po' l'impressione che ci sia stata una presa di posizione, e ci sarà e sarà ulteriormente confermata attraverso il voto di quest'atto di indirizzo, del tipo: "Non vogliamo ingerenze da parte della Giunta, soprattutto se arrivano in questo modo delle pressioni, seppur informali, da parte del Governo".
In questi giorni abbiamo avuto un po' di sbandamento, abbiamo visto dei rapporti un po' tesi fra la maggioranza e la Giunta, addirittura abbiamo letto di minacce di dimissioni, di andare subito al voto. Questo è un gioco che, forse, sta andando avanti tra voi, all'interno della maggioranza, con una specie di ricatto del tipo: "Attenzione che si va tutti a casa, poi non si sa ancora quando si andrà a votare".
Cerchiamo di tenere fuori il Piemonte da questi giochi tra maggioranza e la Giunta perché, veramente, rischiate di destabilizzare un clima politico che è già abbastanza destabilizzato.
Otre a questo, il Presidente l'ha già detto nel suo intervento, ma preferirei che chiarisse meglio qual è stata la sua risposta a questa sollecitazione informale. Tra l'altro mi chiedo, a questo punto, quante altre sollecitazioni informali riceve ogni volta che si avvicina alle sedi romane e di cui, magari, non veniamo a conoscenza. Di questa siamo venuti a conoscenza perché c'è stata questa lettera, questo goffo tentativo come lo ha definito il mio collega, ma chissà se ci sono state, in questi anni altri avvicinamenti di tipo informale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Presidente della Giunta regionale Chiamparino.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Ripeto ciò che ho già detto, quindi mi scuso anche con chi verbalizza.
Premesso che è evidente che tutti noi abbiamo sollecitazioni informali da tantissimi. Sta alla sensibilità di ognuno di noi.
Magari lei avrà avuto sollecitazioni informali..



(Commenti della Consigliera Frediani)



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Potrebbe - ripeto potrebbe tre volte - aver avuto sollecitazioni informali dalla Sindaca Appendino e non ha ritenuto di comunicarlo. Ripeto: ognuno di noi avrà sollecitazioni informali, ma poi sta alla sensibilità di ognuno di noi valutare se, a chi e come comunicarle.
Il 27 settembre il sottoscritto - in un quadro di incontri romani che non si limitavano a questo - e il Vicepresidente Reschigna hanno avuto un breve incontro, di mezz'ora neanche, con il Viceministro Baretta, che ci ha rappresentato quale situazione si sarebbe determinata. Vi racconto anche un episodio simpatico avvenuto in quell'incontro: poiché il Viceministro Baretta è un noto fumatore di sigari, ho trovato lì dei sigari toscani e gliel'ho chiesto uno in prestito, il Viceministro mi ha regalato una scatola. Sodoma e Gomorra! Cito il Vicepresidente Reschigna non per tirarlo in ballo, ma perch credo buon testimone di fronte a qualunque tribunale del popolo. Abbiamo preso atto e abbiamo detto: "Dato che l'intesa ha fatto salve legislazioni regionali più rigorose, non facciamo nulla se non ci sono fatti nuovi".
Punto.
Non siamo più intervenuti e non abbiamo detto nulla perché non abbiamo più avuto segnali. Quando sono tornato ad avere, informalmente - trattasi di messaggi - altre sollecitazioni che facevano riferimento a una cosa che io non sapevo sinceramente essere avvenuta - l'inserimento nella legge di stabilità di quel testo - mi è sembrato un dovere istituzionale, come ho già detto e come alcuni Consiglieri mi pare abbiano compreso nel loro significato reale, trasferire alla massima autorità rappresentativa del Piemonte, che è la Presidenza del Consiglio regionale, questa tematica per non essere un giorno accusato di aver nascosto qualcosa al Consiglio soprattutto in presenza di sollecitazioni che venivano a fronte di una legge approvata unanimemente.
Fosse stata una legge - non sarebbe stato corretto lo stesso approvata dalla sola maggioranza, potevo anche assumermi la responsabilità di dire no o di dire sì come Giunta. Di fronte a una legge approvata unanimemente, mi si accusa di voler forzare il Consiglio perché lo coinvolgo nell'aiutarmi a dire no? Mi accusate di coinvolgervi per trovare una posizione che aiuti la Giunta a dire no alle pressioni indebite? È questo che volete? Ditelo, allora, se è questo che volete! Ritengo di aver fatto non solo il mio dovere, ma di aver anche contribuito a provocare una situazione che mette una parola chiara, netta e definitiva sulla volontà del Consiglio di attuare fino in fondo la legge monitorandola, verificando se ci saranno dei problemi - perché questo è doveroso fare - e di attuarla senza se e senza ma fino in fondo.



PRESIDENTE

Sostanzialmente, vi siete ritrovati in una forma debitoria nei confronti del Presidente Chiamparino. Adesso scegliete voi quando volete estinguere. Io sono un facilitatore tra crediti e debiti.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Sono già state dette molte cose, quindi non entrerò nel merito del "Regione Pride" rispetto al governo e della nostra potestà legislativa perché è già stato ribadito molto bene dai colleghi.
Siccome ne avevamo discusso anche in sede di Commissione, rammento che l'accordo Stato-Regioni è del 7 settembre. Se il Governo avesse ritenuto, a fronte della spinta delle Regioni.
Ricordo che si tratta di una materia borderline, in termini di competenza, tra Stato e Regioni. In Commissione, infatti, abbiamo fatto un lavoro di fino, di cui credo si debba essere grati anche agli Uffici che ci hanno accompagnati in quella fase, che ci ha consentito di non cadere, così com'è successo in occasione della legge su Uber (per citarne una), in una competenza che non era nostra.
Quantomeno, le iniziative delle Regioni hanno portato il livello nazionale a siglare questo accordo, che fissa, per la prima volta, dei requisiti minimi. Ricordo che noi, così come la Lombardia e altre Regioni queste distanze non ce le siamo inventate, perché già nel 2012 erano nel decreto Balduzzi. Rammento, altresì, che in Parlamento sono depositati e fermi da anni un disegno di legge più di natura fiscale e uno proprio sul gioco: ben vengano, quindi, le iniziative delle Regioni! Se hanno scaturito un po' di polemica, pazienza. La polemica ce la dimenticheremo, il buon lavoro che facciamo per i nostri cittadini invece resterà.
Le interpretazioni giuridiche - cioè quale legge si applica sull'altra non possono correre né sul filo delle telefonate, né su quello delle dichiarazioni a mezzo stampa.
Come dicevo, l'accordo Stato-Regioni è di due mesi fa, quindi capisco che legiferare a livello nazionale sia più complicato che non a livello regionale. Ma passate le polemiche, ci aspettiamo che il livello nazionale traduca in un provvedimento legislativo - e non in un "emendamentino" nella legge di bilancio - quell'accordo che è stato siglato con le Regioni (che fa salve, peraltro, anche altre normative).
Se si deciderà diversamente, faremo naturalmente quello che per legge dovremo fare, nella consapevolezza, però, che si è intrapreso un cammino da cui non si torna indietro.
Detto ciò, siccome avevamo anche discusso in Commissione rispetto agli adeguamenti - per le sale slot, infatti, è previsto un tempo più lungo rispetto alle macchinette - la mia impressione è che la legge sia stata presa un po' con leggerezza da parte di tutti (noi compresi), come capita spesso in Italia con le "novità".
Abbiamo fatto la legge, ma è chiaro che, come Regione, non abbiamo esaurito così il nostro compito, perché credo che nessuno di noi potrebbe dirsi soddisfatto nell'aver scritto delle cose se poi queste scaricano su altri livelli le responsabilità, o se non si applicano nella realtà.
Dico questo perché non è un mistero che io, ad esempio, sarei stata concorde - forse, al netto delle polemiche, è stato meglio così! - con un periodo transitorio più lungo, ma di accompagnamento (cioè senza aspettare che succeda qualcosa) rispetto ai Comuni e rispetto ai gestori.
Perché si rilevano due problemi: uno di natura fiscale, su cui si è già espresso il collega Appiano e sul quale spero bene che intervenga il livello nazionale; l'altro riguarda le mappature, di cui alcuni Comuni si sono dotati, altri no. Infatti, noi non avevamo precisato in legge che i Comuni avrebbero dovuto dotarsi di una mappatura. Forse, l'avevamo dato un po' per scontato in un piano esecutivo.
La prima cosa che chiederei, quindi, è di renderci parte attiva nei confronti dei Comuni, non per fare i "poliziotti", ma per accompagnarli in questo percorso.
Chiederei, inoltre, di renderci parte attiva anche in un'azione di monitoraggio e di verifica, anche qui non solo per fare i "poliziotti", ma per capire la situazione, soprattutto rispetto agli esercenti, ai tabaccai e a quelle attività commerciali nelle zone più deboli e fragili dal punto di vista sociale ed economico. Perché il tabaccaio della "zona centrale" si metterà certo a posto, ma ci sono zone delle nostre periferie dove, in un raggio di 500 metri, non c'è bar che non abbia macchinette, e ci sono magari, quattro o cinque sale slot.
A me piacerebbe che in particolare quegli esercenti, che sono spesso famiglie che alzano la serranda la mattina e che la tirano giù la sera fossero accompagnati, ma non in senso punitivo.
Abbiamo inserito in legge che avremmo accompagnato con azioni positive il logo "no slot": credo che questa sia una strada da percorrere. Perch una volta chiuse le polemiche politiche con il Ministro, la mia preoccupazione è che si scarichi da un lato sui Comuni e dall'altro sugli esercenti, che non sono la mafia! Addirittura, in alcune zone periferiche l'ho denunciato anche in quest'Aula - iniziavano ad esserci le macchinette persino nelle cartolerie (speriamo, adesso, di non vederle più), per colpire ovviamente una fascia sempre più giovane di giocatori, quindi anche di minori.
Confidiamo, quindi, in un loro accompagnamento, altrimenti il rischio vero è che tutto questo si traduca, poi, in una situazione in cui ciascuno sarà borderline, per cui non saprà se è nei termini di legge oppure no.
Un ultimo elemento, previsto anche nel piano presentato dall'Assessora Pentenero, riguarda la formazione. Perché a parte la Guardia di Finanza che probabilmente sarà già formata, anche la Polizia municipale e gli altri organi adibiti ai controlli dovranno essere formati: perché non basterà entrare e verificare la presenza o meno di macchinette. Sappiamo che a volte basta un computer per il gioco d'azzardo, anche nei locali pubblici! Immaginiamo che quei poteri che ci sono dietro, anche economici, che non sono naturalmente lo Stato, cercheranno di trovare delle modalità per passare - come sempre capita quando si introducono norme nuove - nelle maglie della legge.
Su questo, come Regione, secondo me dovremmo far bene la parte attiva altrimenti questa compattezza, che abbiamo dimostrato sia nel varare la legge sia nel difenderla, anche dal punto di vista politico, non si tradurrà nell'effetto finale che vogliamo dare sulla vita delle persone.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Conticelli.
Non essendoci altre richieste di intervento, procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1277 presentato dai Consiglieri Rossi, Grimaldi Gariglio, Chiapello, Giaccone, Ottria, Monaco, Rostagno, Valle, Ravetti Ferrentino, Corgnati, Barazzotto, Conticelli, Baricco, Allemano e Appiano inerente a "Attuazione della legge regionale 9/2016 ('Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico')".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Vorrei solo capire a che titolo votiamo questo ordine del giorno, nel senso che non è nell'o.d.g. del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

È un ordine del giorno collegato.



BONO Davide

Di norma, quando richiediamo comunicazioni, ci rispondete sempre che non possiamo allegare un ordine del giorno. Solo per sapere. A noi va bene ma quando poi chiederemo comunicazioni, d'ora in poi allegheremo un ordine del giorno.



PRESIDENTE

Io credo che in un qualunque tipo di dibattito, se la maggioranza o l'opposizione decidono di presentare un ordine del giorno collegato al dibattito, si possa presentare.
È l'inserimento di un punto all'o.d.g., così come quasi sempre succede e l'Aula quasi sempre è disponibile ad affrontare.
Se l'Aula non è disponibile ad affrontare la discussione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Io non manifesto alcuna contrarietà, ma segnalo soltanto che, com'è noto alla Presidenza del Consiglio, le richieste di inserimento di ordini del giorno si fanno prima dell'apertura. Quindi noi stiamo facendo, a tutti gli affetti, un atto non consentito dal Regolamento, ma che può avere un senso, sempre però nel senso che se noi definiamo che in sede di comunicazione, anche presentandolo durante la comunicazione, si pu discutere un atto di indirizzo, questo vale sempre.



PRESIDENTE

Allora, comunico, anche per rispondere al Consigliere Bono, che l'articolo in questione è l'articolo 103, comma 2, che recita: "L'ordine del giorno può essere presentato anche in occasione di dibattiti su comunicazione della Giunta, oppure nel corso della discussione di un progetto di legge, nonché nel caso previsto dall'articolo 31, comma 3".
Quindi si può fare, naturalmente se il Consiglio accetta l'ipotesi di farlo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie.
Io e il collega Rossi siamo stati abbastanza espliciti su questo l'abbiamo detto in entrambi gli interventi.
Citando implicitamente l'articolo 103, ci sembrava giusto (tra l'altro abbiamo chiesto anche noi le comunicazioni alla Giunta), esprimerci rispetto al comma 2 dello stesso articolo e depositare un ordine del giorno. L'abbiamo fatto anche in anticipo per permettere agli altri Gruppi qualora ne fossero interessati, di sottoscriverlo.
Articolo 103, comma 2.
Se gli altri Gruppi, visto che hanno espresso - io penso la gran parte di essi - le stesse opinioni di questo ordine del giorno, sarebbe legittimo e auspicabile che anch'essi lo promuovessero con noi e lo sottoscrivessero.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Nulla contro questo ordine del giorno, a parte, come ha detto la collega Frediani, una potenziale inutilità del documento, ma volevo solo sottolineare che, in effetti, nell'articolo 103 si chiede di inserire l'ordine del giorno a seguito di un dibattito sulle comunicazioni. È vero che il dibattito c'è stato; segnalo solo che ci siamo dimenticati tutti di richiederlo, nel senso che, normalmente, nella discussione sulle comunicazioni ogni Consigliere avrebbe cinque minuti di tempo per intervenire, mentre in caso di richiesta di dibattito si apre e si arriva a dieci.
È solo una questione formale, ma va bene e andiamo avanti.



PRESIDENTE

Va bene.
Prego, Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Ordine del giorno Grimaldi o Rossi?



PRESIDENTE

Rossi. Primo firmatario è il Consigliere Rossi, ma l'ha firmato anche il Consigliere Grimaldi.
Se non ci sono altri interventi, possiamo procedere alla votazione perché il Consigliere Rossi, quale primo firmatario, ha detto che non intendeva presentarlo, avendo già espresso nell'intervento il suo pensiero.
Vuole presentarlo, Consigliere Rossi?



ROSSI Domenico

Lo do per presentato.



PRESIDENTE

Lo dà per presentato, va bene.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Quest'ordine del giorno lo condivido, però mi sembra un atto di debolezza di questo Consiglio. Ne condivido gli intenti, ma avendo approvato una legge, mi sembra strano che questo Consiglio si debba esprimere su un atto di indirizzo che non ha lo stesso valore di un testo legislativo. Lo posso comprendere solo nel momento in cui in Conferenza dei Capigruppo è arrivata una lettera di valutazione di una modifica della legge.
Insomma, è come dire: questa legge, sì, la riconosciamo, nonostante la lettera che chiedeva di valutare una possibile modifica all'ultimo momento.
Perché altrimenti la vicenda di questo atto di indirizzo è una questione tutta interna alla maggioranza.
Un atto di indirizzo è molto più debole di un testo legislativo. Noi adesso, dobbiamo esprimerci su un ordine del giorno che chiede di rispettare un testo legislativo. Ma l'abbiamo già votato all'unanimità! Noi, ovviamente, non voteremo contro, non metteremo in dubbio gli intenti e le richieste di questo atto di indirizzo, ma si tratta di un comportamento che mostra una debolezza della maggioranza e un'incongruenza nell'azione politica della maggioranza. Pertanto, è un comportamento interno della maggioranza.
Voi, cioè, obbligate il Consiglio e la minoranza ad assistere a una situazione tutta interna, vostra, in cui noi non abbiamo avuto nessuna parte, perché il Sottosegretario Baretta è della maggioranza, il Presidente Chiamparino è della maggioranza ed è il Presidente della Regione, e Laus è il Presidente del Consiglio, che avete eletto voi.
Ho partecipato alla riunione dei Capigruppo, poiché purtroppo la collega Frediani non poteva essere presente, e quando ho dichiarato "prendiamo atto del fallimento dell'iniziativa di Chiamparino", ho visto il terrore negli occhi delle persone, come se si fosse scoperta una novità che stasera mettiamo ancora in luce davanti a tutto il Consiglio regionale cioè il fallimento di un'iniziativa che purtroppo è andata male, per un'ingerenza da parte del Governo.
Approvare, però, un ordine del giorno che dice che questa legge va bene, quando l'abbiamo votata all'unanimità, sinceramente è una cosa che trovo inaccettabile, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Se la discussione dell'ordine del giorno fosse estranea alle comunicazioni e a tutto quanto è avvenuto, è evidente che si tratterebbe di un documento sul quale non si potrebbe non esprime una valutazione positiva, non tanto per la piena attuazione della legge 9.
Rammento che la legge 9 ha un articolo di sostegno, anche di natura economica, alle Amministrazioni comunali, per le cause che terzi possono fare alle stesse, quindi l'ordine del giorno in qualche modo implica anche una sua attuazione.
L'unico aspetto significativo dell'ordine del giorno - ripeto, fosse nato in modo differente - sarebbe la volontà di respingere ogni pressione rispetto all'autonomia legislativa, che ritengo sia l'aspetto più importante della discussione che abbiamo svolto oggi.
Quando si scrive che è necessario respingere i limiti all'autonomia legislativa del Consiglio, è assolutamente evidente che c'è stato un tentativo di limitare l'autonomia legislativa del Consiglio regionale.
Pertanto, l'ordine del giorno sancirà (va benissimo) che il Viceministro Baretta ha tentato di ledere l'autonomia legislativa del Consiglio regionale. Ve la suonate e ve la cantate. Va benissimo. Non serve a nulla.
Faccio presente un aspetto, che è di buona modalità di comportamento (stiamo parlando, però, di fioretto), ma che molto spesso è sostanza: si tratta di una legge votata all'unanimità, in tutte le sue parti. Che dei Gruppi consiliari di maggioranza presentino un ordine del giorno che è completamente condivisibile nelle finalità, senza farlo condividere ai Gruppi di opposizione, che avrebbero potuto tranquillamente firmarlo denota come si sia voluto fare una battaglia difensiva da parte della maggioranza stessa.
Diversamente, non si capisce per quale motivo io, che ho presentato assieme ad altri colleghi, o tutti quelli che hanno lavorato nel gruppo di lavoro per licenziare un testo condiviso, poi votato all'unanimità, non avremmo dovuto sottoscrivere l'ordine del giorno.
È un limite sostanziale, perché fate di questo una battaglia di parte.
Ed essendo una battaglia di parte, io non la sostengo - e lo dico perch rimanga a verbale - non perché non condivida quanto indicato. Addirittura l'ordine del giorno dice: "Se modifichiamo la legge, modifichiamola non con la maggioranza, ma con tutte le forze politiche che hanno condotto all'approvazione della legge".
Sacrosanto, cioè giusto, nelle modalità, ma davvero inopportuno, questo passaggio di parte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Non posso che sottolineare quanto ha detto il mio collega Vignale e cogliere un'occasione: noi, chiaramente, non c'eravamo nella riunione di maggioranza in cui ci sono stati una serie di passaggi; noi leggiamo sui giornali ciò che è accaduto, almeno quello che è stato riportato.
È chiaro che qualche problema c'è stato, ma c'è stato anche in questo momento in Aula, Presidente (mi rivolgo al Presidente Boeti perché sta governando in questo momento l'Aula). Io credo che non sia soltanto forma ma sostanza, come si presentano gli ordini del giorno e come si gestiscono all'interno dell'Aula, su temi così delicati.
Mi permetto di sottolineare e di fare un passaggio: magari prendersi cinque minuti, da parte della maggioranza, così come delle opposizioni, per valutare se non sia il caso di porre il tema in modo diverso e non attraverso un ordine del giorno, non governato da tutti, ma gestito solo dalla maggioranza.
Questo mi parrebbe opportuno. Non sarebbe soltanto un'accortezza nei confronti delle opposizioni, ma sarebbe un modo intelligente di rispondere correttamente a quelle che possono essere le presumibili - non lo so sinceramente - ingerenze che ci sono state, o meno. È chiaro che leggendo quello per cui viene chiesto di votare, quello per cui dovrebbe impegnarsi il Consiglio, mi viene da dire che c'è stato veramente un atto di ingerenza, che non mi pare ci sia stato.
Pertanto, esagerare così una condizione mi sembra alquanto inopportuno.
Quindi, valutate voi che cosa fare.



PRESIDENTE

Il Consigliere Rossi mi ha chiesto di intervenire e nell'intervento pu rispondere, se lo ritiene, alla riflessione che ha fatto la Consigliera Porchietto, che chiedeva.



(Commenti del Consigliere Bertola)



PRESIDENTE

Me l'ha chiesto prima di lei, però, Consigliere Bertola.



(Commenti del Consigliere Bertola)



PRESIDENTE

Allora, do la parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; dopo, il Consigliere Rossi valuterà anche quanto detto dalla Consigliera Porchietto.
Prego, Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Visto che si parla ancora della questione relativa alla legge per il contrasto al gioco d'azzardo patologico, vorrei fare i complimenti al Presidente Chiamparino che secondo me oggi si è dimostrato campione mondiale di rivoltamento della frittata, quando ha detto "io volevo solo aiutarvi a dire di no": complimenti per come ha fatto girare vorticosamente la frittata! Qualcuno avrà l'avrà anche comprata, così: non noi, ma qualcuno l'avrà fatto.
In ogni caso, non si può avere nulla contro questo ordine del giorno perché è difficile avere qualcosa contro un bicchiere di acqua fresca, no? Nessuno ha qualcosa da dire sull'acqua fresca. Questo ordine del giorno è un bicchiere d'acqua fresca e allora si dovrebbe votare con leggerezza.
E invece no, perché ci sono tutta una serie di questioni, di cui la prima è questa. Spesso, per capire una cosa bisogna ragionare al contrario.
Leggo che chiediamo alla Giunta regionale di applicare la legge. Ma se noi facessimo il contrario, cosa dovremmo chiedere? Chiederemmo alla Giunta regionale di non applicare la legge? Allora si può presentare anche un ordine giorno così: presentiamo un centinaio di ordini del giorno, rispetto a leggi che non ci piacciono, chiedendo alla Giunta regionale di non applicarle. È chiaro che non si può: non si può non applicarle perché le si deve applicare, quindi è inutile chiederlo e ribadirlo. Diverso sarebbe se dessimo un indirizzo alla Giunta regionale di cambiare la legge; e spesso si fa, ovviamente: si dà un indirizzo di quel tipo. Ma dare un indirizzo per far fare quello che già si deve fare è un po' assurdo.
La seconda ragione è di metodo perché, se veramente il Consiglio regionale vuole votare un atto di indirizzo in cui ribadisce la sua autonomia e respinge ogni pressione, allora quello è un atto di indirizzo che viene condiviso con tutti. Pertanto, si chiede in primis a tutti i Capigruppo di firmarlo, si convoca una Conferenza dei Capigruppo, si va di là, si presenta il testo e dopo i Capigruppo lo firmano; poi magari lo fanno anche tutti gli altri Consiglieri. Si firma in 50 un ordine del giorno che ribadisce l'autonomia del Consiglio regionale: non è una questione di una parte! E allora qui vengo al terzo problema. In realtà, questo ordine del giorno serve a voi per chiudere la questione: tutti contenti e tutti a posto. Il Presidente ha chiesto di convocare una riunione dei Capigruppo per cambiare la legge. Questo gesto è stato visto, giustamente, come un'indebita pressione. Il Presidente si è anche scusato (perché lo ha fatto) e noi prendiamo atto delle scuse del Presidente Chiamparino, che ha detto: "Se il gesto è stato percepito come un'indebita pressione, mi scuso". Il Presidente Chiamparino ha chiesto scusa e ne prendiamo atto. E adesso c'è l'ordine del giorno della maggioranza.
Quindi, finisce a tarallucci e vino, tutti amici come prima. Si è sbagliato; va bene, ma alla fine noi chiediamo alla Giunta regionale di rispettare la legge - Giunta regionale che non vedeva l'ora di poter applicare la legge, anche perché "ci aiutava a dire di no" rispetto all'ipotesi di cambiarla - e si chiude la vicenda.
Ormai è chiaro che questa è una questione tra il Partito Democratico (in primis), la maggioranza (in generale) e la Giunta regionale. Ma questi non sono né affari nostri né del Consiglio regionale. Cominciano a diventare un po' affari dei cittadini piemontesi! Ho questa sensazione: che comincino a diventare fatti dei cittadini piemontesi.
Però non tirateci dentro in questa cosa. Se volete fare una cosa di parte, noi ve la votiamo anche. Ripeto che è come acqua fresca: è difficile dire di no. Ve la votiamo anche, ma non fatela passare come un gesto d'orgoglio del Consiglio regionale, perché è una questione tutta interna a voi!



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
In questi tre anni e mezzo ho capito che se una questione non conta o è poco importante non si discute. Quindi a quanto pare, se stiamo discutendo forzatamente di questo ordine del giorno, vuol dire che forse così acqua fresca non è.
Allora, al netto delle osservazioni, non presento il testo perché le considerazioni contenute nell'ordine del giorno sono state espresse durante il dibattito che è seguito alle comunicazioni.
Diverse volte in Aula sentiamo le minoranze in maniera particolare (e qualche volta anche i Gruppi di maggioranza) chiedere, anche attraverso ordini del giorno, che alcune leggi vengano attuate pienamente, perch condizioni interne (spesso legate al bilancio) o condizioni esterne (spesso conflitti, per esempio, tra i diversi livelli istituzionali) fanno sì che alcune leggi, o totalmente o in parte, non si realizzino. Quindi questa non è la prima volta che ci troviamo di fronte a una modalità di questo tipo: altre volte l'abbiamo utilizzata.
Su questo tema c'è stato un dibattito che ha interessato l'opinione pubblica nazionale, che legittima pienamente il fatto che il Consiglio si esprima in questa direzione. E come ha detto prima il Presidente Chiamparino - perché quando si fanno le domande, bisogna anche saper ascoltare le risposte - quello che è successo oggi esprime in maniera chiara, univoca e condivisa che questa Regione - dalla Giunta al Consiglio in tutti i suoi Gruppi - dice non solo che difende la legge che ha fatto ma ne chiede la piena attuazione in ogni suo aspetto; sapendo benissimo noi per primi che, se ci fosse, come ha detto il Presidente, qualche elemento che dovesse emergere come critico, questo andrebbe affrontato nello spirito che ha contraddistinto la legge e che anche le pressioni che dovessero arrivare andrebbero respinte. Questo, infatti, è un argomento che dopo oggi possiamo chiudere.
Una questione che non mi convince è nelle obiezioni dei colleghi: se ogni volta che condividiamo una cosa nel merito, per votarla dobbiamo firmarla tutti, questo però, visto che i colleghi spesso ci dicono che le cose fanno precedente, vale anche per le prossime volte. Ogni volta che dobbiamo votare un emendamento o un ordine del giorno delle minoranze che condividiamo, dobbiamo chiederne la previa condivisione da parte di tutti? Io credo che questo, se vale questa volta, debba valere sempre, ma non ritengo che sia corretto così.
Io credo che, se si ritiene che nel merito una cosa sia valida, bisogna votarla; se la si ritiene inutile, secondo me non bisogna votarla. Io non vorrei votare una cosa che ritengo inutile. Oggi, invece, penso che questo ordine del giorno abbia un forte valore politico proprio perché è la sintesi del dibattito che c'è stato.
Se - aggiungo liberamente, senza essermi confrontato con i Capigruppo i Capigruppo delle altre forze vogliono firmare l'ordine del giorno, io chiedo la sospensione del Consiglio, si può fare la Capigruppo (abbiamo ancora più di mezz'ora) e, se le altre forze politiche volessero sottoscriverlo, noi siamo disposti - parlo, spero, a nome di tutti - a condividerlo e a votarlo all'unanimità.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Visto che ha appena terminato il suo intervento il collega Rossi volevo fare delle osservazioni in merito. Allora, rispetto a questo ordine del giorno, nessuno mette in dubbio che sicuramente tutto il Consiglio all'unanimità lo voterà, però anch'io volevo esprimere delle perplessità in merito, ricordando che questa legge regionale (legge 9) è stata approvata dal Consiglio regionale del Piemonte, quindi da tutti i presenti in Aula il 25 aprile del 2016; poi era stata modificata il 26 luglio.
Quello che voglio ribadire è che, in realtà, questo ordine del giorno va a impegnare la Giunta su una legge che ormai è legge erga omnes, quindi estesa nei confronti di tutti e che tutti devono rispettare. Noi, con questo ordine del giorno, chiediamo alla Giunta di rispettare l'autonomia del Consiglio regionale.
APPIANO Andrea (fuori microfono) In difetto.



BATZELLA Stefania

Non siamo in difetto.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Evitiamo i dialoghi, per cortesia.



BATZELLA Stefania

Dicevo, difendere a tutti i costi questa legge, ma in realtà ormai è diventata legge, è stata applicata e non riesco a capire che cosa dobbiamo difendere, se questa legge ha trovato piena applicazione.
Questo era solo un punto di vista personale che volevo comunque condividere con voi. Non entro nel merito dell'ordine del giorno, che ripeto - comunque voterò e presumo che voteranno tutti in quest'Aula, ma era solo per ribadire che il Consiglio regionale impegna la Giunta a tutelare e a difendere questa legge, che sinceramente è una legge che è stata approvata da tutti all'unanimità, da tutti i Gruppi politici che hanno lavorato, che secondo me non dovrebbe avere e non ha neanche un colore politico, visto che c'è stato il lavoro delle diverse forze politiche.
Era tutto qua il mio intervento. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Una volta sottratto l'oggetto della polemica, capisco quello che diceva implicitamente, Consigliere Vignale, nel suo intervento, però la faccio riflettere su questo punto.
Intanto stiamo votando un ordine del giorno che spiega bene i punti di quell'intesa e ribadisce il fatto che in quell'intesa che hanno utilizzato strumentalmente sui giornali per rivolgercela contro, in realtà, proprio la Regione Piemonte - lo diceva la Pentenero all'inizio di questa discussione ci sono tutti i presupposti non solo per respingere le pressioni che ci hanno fatto prima della possibile proroga (oggi la proroga non si può più chiedere, perché la legge è già entrata in vigore), ma ci sono tutti gli strumenti per respingere ulteriori offensive. Perché quando in quell'intesa e lo diciamo in quest'ordine del giorno - c'è scritto che tutte le norme più stringenti potranno continuare a vivere, quel punto non è un solo un punto "di svolta" di questa vicenda, ma è anche un punto di difesa per il futuro.
Chiudo, Presidente, dicendo che io credo che non sia tanto.
Certo, il primo punto dice "a respingere le pressioni rispetto alla nostra autonomia legislativa, a dare piena attuazione e sostenere i Comuni nell'applicazione della legge", ma il terzo punto è quello fondamentale quello che dice che quest'Aula impegna la Giunta a difendere in ogni sede l'autonomia legislativa della Regione Piemonte.
Cosa stiamo dicendo? Che, qualora nella prossima legge finanziaria ci siano delle leggi che in qualche modo superino anche quanto detto dall'intesa o superino la nostra capacità legislativa - che, ripeto, non può essere sottratta dallo Stato - la Giunta la difenda in ogni sede.
Implicitamente stiamo dicendo che, in qualche modo, noi non vogliamo arretrare, non vogliamo tornare indietro. Mi pare che questo possa essere utile non solo per le discussioni future, ma anche per tutto quello che abbiamo fatto insieme. Per questo spero non solo che sottoscriverete il testo, ma che insieme a noi darete un parere positivo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
A me spiace che, per via di un ordine del giorno, si stia forse perdendo un po' di tempo in quest'Aula; tra l'altro, ci sono anche alcuni provvedimenti e proposte di legge di Gruppi di opposizione che devono essere discusse e che probabilmente verranno bocciate perché hanno già avuto un voto negativo dalla Commissione, ma penso che sia utile e doveroso che il Consiglio regionale si impegni ad arrivare anche alla definizione delle proposte di legge dell'opposizione, pur con un voto negativo.
Dicevo, mi spiace che si stia un po' perdendo il tempo, nel senso che il dibattito sulla richiesta di comunicazioni della Giunta, in particolar modo del Presidente Chiamparino, si è sostanzialmente concluso con l'immagine metaforica del collega Bertola della frittata rivoltata da parte del Presidente Chiamparino, che si è alzato dall'angolino del ring dicendo che è un abile stratega, che era tutta una strategia per avere più forza nel dire no. Questo ci ha convinto, siamo veramente lieti e adesso sappiamo che anche il Presidente Chiamparino è vivo e lotta con noi su questa battaglia. Questo è il risultato di questa giornata. Non so se l'abbiamo convinto con il dibattito, oppure se era già così dall'inizio.
Chiusa la richiesta di comunicazioni, abbiamo inserito questo ordine del giorno. A me sembrano concreti i temi sollevati dai colleghi. Piena attuazione, diceva il collega Rossi. Anzitutto ricordiamo che la norma finanziaria di questa legge, non con poche polemiche, vede scritto, se lo ricorda bene il collega, zero. Non ci sono soldi. Non ci sono risorse stanziate in legge, quindi sono risorse della parte sanitaria. Non c'è norma finanziaria, c'è una norma di invarianza finanziaria. Non si può dire che la legge possa non attuarsi perché mancano i soldi nel bilancio, per opera del "cattivone" Assessore al bilancio che ha tolto i soldi. Non c'è questa possibilità. La legge si attua.
Stiamo dicendo, forse, che noi facciamo delle leggi - tolta la parte finanziaria che, invece, è un problema reale - e poi non le attuiamo? Se è così, mi preoccuperei non poco. Facciamo delle leggi e poi dobbiamo fare degli ordini giorno per ricordare alla Giunta di dare mandato agli uffici dell'Assessorato di dare piena attuazione a leggi che approviamo? È veramente fantascienza! Passi il tema delle risorse finanziarie, che facciamo leggi e subito dopo togliamo i soldi che abbiamo stanziato nelle leggi, ma che dire del fatto che dobbiamo fare delle leggi che poi non vengono attuate e noi dobbiamo ricordare alla Giunta di farlo? Già succede con gli ordini del giorno, ma le leggi sono leggi.
Ha veramente ragione qualcuno nel dire di togliere la potestà legislativa ai Consigli, che non solo fanno 21 leggi diverse nelle 21 Regioni e Province autonome dello Stato, ma fanno leggi che neanche applicano. Saremmo veramente la barzelletta fuori di qui.
Penso che non sia così, penso che una volta approvata una legge, gli Uffici competenti stiano molto bene attenti ad applicarla. Poi ci sono delle difficoltà, ci sono le tempistiche.
Quanti ai conflitti di attribuzione di competenza, collega Rossi l'hanno già detto anche i colleghi della maggioranza, non è stata impugnata, quindi se non è stata impugnata, non ci sono possibili conflitti di competenza.
Di nuovo vedo una tautologia con la lettura della Costituzione. Se noi leggiamo l'articolo 117, la Costituzione dice, in maniera poco chiara quali sono le competenze dello Stato e quali quelle delle Regioni. Perch dobbiamo dire in un ordine del giorno che riconosciamo la Costituzione? Forse perché non è passato il referendum costituzionale? Forse questo dato del referendum costituzionale, in alcuni Consiglieri più renziani, è rimasto lì un po' appeso sullo stomaco, che non va su né giù? Dobbiamo fare un ordine del giorno in cui chiediamo di difendere l'autonomia legislativa della Regione?



PRESIDENTE

Invito il Consigliere Bono a concludere nel tempo che ritiene, ma di non dialogare. Le ricordo che lei ha chiesto di procedere per provare a votare le altre due leggi.
Scusate, Consiglieri, non si può lavorare in questo modo. C'è un Consigliere che parla con l'Assessore, un altro Consigliere che parla con un altro Consigliere, non si capisce più nulla. Chiudiamo questo ragionamento!



BONO Davide

Il terzo punto è sostenere i Comuni nell'applicazione della legge regionale. Abbiamo una legge che dice che la Regione aiuta i Comuni nel fare interventi a supporto amministrativo per eventuali casi di azioni legali in relazione alla legge. Specifichiamo meglio che cosa intendiamo per supporto ai Comuni. Diamo delle risorse umane? Delle risorse economiche? Di che tipo di aiuto stiamo parlando? La volontà è condivisibile, la comprendo, però mi sembra un ordine giorno, nella parte di impegno, che potrebbe essere migliorato, diciamolo con un eufemismo. Se poi si dice altro, magari i colleghi primi firmatari si potrebbero offendere e li capirei.
Suggerirei, come detto anche dalla Capogruppo Frediani e da altri Consiglieri, di prendere un attimo di tempo e di valutare l'ordine del giorno. Magari sospendiamo la votazione dell'ordine del giorno adesso riscriviamolo insieme e arriviamo ad un testo che sia condiviso su un tema su cui siamo tutti d'accordo, anche il Presidente Chiamparino.



PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi.
Credo di parlare a nome della maggioranza. Il Consigliere Rossi aveva dato la disponibilità di interrompere qualche minuto il Consiglio, in maniera da rendere condivisibile, da parte anche dell'opposizione, l'ordine del giorno presentato. È chiaro che abbiamo mezz'ora di tempo, lo votiamo oggi, non è che riprendiamo questo argomento un'altra volta.
Se l'opposizione è d'accordo con la disponibilità presentata dal Consigliere Rossi, sospendo per cinque minuti il Consiglio, senza riunire i Capigruppo. I Capigruppo si incontrino un attimo e decidano. Credo che non si tratti di modificare niente nell'ordine del giorno, si tratta solo di capire se c'è la voglia di firmarlo tutti assieme e votarlo tutti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.31 riprende alle ore 18.46)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Invito i Consiglieri a prendere posto e anche i collaboratori, alle barcacce, a sedersi, perché riprendiamo i lavori del Consiglio.
L'ordine del giorno è stato così modificato: alle parole "dare piena attuazione alla legge n. 9 del 2016" viene aggiunto "anche attraverso il sostegno ai Comuni, nell'applicazione della legge stessa".
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1277, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Sia riportato a verbale che il Consigliere Monaco ha espresso voto favorevole.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.48)



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