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Dettaglio seduta n.272 del 21/11/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 9.30 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Contratti ed appalti

Interrogazione n. 1209 presentata da Bertola e Bono, inerente a "Nuova sede regionale. L'annunciata 'massima attenzione sull'opera' non può passare che dalla trasparenza e dall'accertamento delle responsabilità"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione n. 1209.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere, per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Parliamo di un'interrogazione piuttosto datata: è del 7 settembre 2016.
Può sembrare superata, ma in realtà non lo è, perché le questioni che pone sono interessanti e attuali. Parliamo di un'opera che, nel frattempo, non è stata completata.
L'interrogazione veniva presentata nella fase del lungo fermo dei lavori; fase nella quale, oltre ai problemi contingenti di un'opera ferma c'era anche tutta la questione, sollevata sia da noi sia da soggetti esterni al Consiglio regionale, relativa alla trasparenza.
L'interrogazione era incentrata soprattutto su questo; infatti chiedevamo le determine dirigenziali contenenti il dettaglio dei compensi incentivanti ricevuti e da ricevere, da parte del personale interno relativo alla struttura; i certificati degli stati avanzamento lavori eventuali note tecniche, dalle quali si evidenzi l'effettivo stato di avanzamento lavori; un quadro dettagliato con le tempistiche previste per la conclusione dei lavori; una sezione che riepiloghi tutti i costi aggiuntivi emergenti (oneri finanziari, consulenze specialistiche e necessarie, quale, per esempio, quella per la valutazione sui serramenti esterni, nuovi incarichi di lavori da eseguire, affitti passivi delle sedi attuali, traslochi temporali degli uffici, mancati introiti da alienazioni).
Si parlava - e si parla - del sito dedicato alla nuova sede unica della Regione, poiché abbiamo ancora oggi un sito che era stato predisposto apposta per parlare solo del nuovo palazzo unico della Regione, che è in stato di abbandono da qualche anno.
D'altra parte, nella sezione del sito istituzionale della Regione Piemonte abbiamo una sezione che riguarda la Sede Unica, nella quale ancora oggi - sono andato a vedere ieri - sono pubblicate altre notizie. Anche qui c'è qualche notizia che fa un po' sorridere, perché era stata annunciata la ripresa dei lavori per l'8 giugno 2017 ed io, pure contingenze della vita passavo lì davanti tutti i giorni e non avevo visto grandi movimenti (e anche le persone che abitano lì intorno mi dicevano di non vedere grossi movimenti). Infatti c'è un nuovo comunicato stampa del 6 ottobre 2017 pubblicato in quella sezione, che dice: "Il cantiere torna in attività". In realtà, in quattro mesi nel cantiere, vuoi perché far ripartire un cantiere è un'operazione complessa, vuoi perché magari doveva ripartire tutta una serie di subappalti ed affidamenti, si è fatto pochino.
Quindi restano valide le questioni che pongo nell'interrogazione e approfitto per chiedere al Vicepresidente Reschigna come procede la situazione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Credo anch'io di poter condividere la considerazione espressa dal Consigliere Bertola, sul fatto che comunque l'interrogazione rimane attuale. Preliminarmente posso confermare al Consigliere Bertola il fatto che, con la ripresa dei lavori, che è avvenuta, sia pur ancora non nella sua intensità, perché andavano sistemate le perizie n. 5 e n. 6 che erano rimaste in sospeso (cosa che si sta completando in questi giorni) l'Amministrazione ha posto l'esigenza, non solo di un aggiornamento del sito dedicato al Palazzo unico, ma anche di una particolare attenzione in merito alla tempestiva pubblicazione di tutto ciò che può essere utile ai fini della percezione da parte, non solo dei Consiglieri regionali in primis, ma anche delle persone interessate, rispetto a quello che veniva affrontato.
Ho posto anche la questione legata al fatto che all'interno degli uffici stampa della Giunta regionale ci fossero persone esclusivamente dedicate a fornire questo tipo di elementi e questo tipo di struttura.
Per rispondere all'esigenza di trasparenza, informazione e comunicazione nei confronti dei cittadini, la Regione Piemonte si è dotata dell'ausilio di un sito web dedicato sin dalla fase preliminare dei lavori di avvio di costruzione della nuova Sede Unica regionale.
Il sito è oggi parte integrante del portale di Regione Piemonte, ed è facilmente raggiungibile all'indirizzo www.regione.piemonte.it/sede unica.
I contenuti sono strutturati su due menù, nei quali è possibile trovare tutte le informazioni relative alla costruzione di edifici (torre, centro servizi, parcheggi), l'indicazione dei costi, i principali benefici in materia di sostenibilità energetica e quelli di compatibilità ambientale.
Nella landing page del sito, inoltre, alla voce "In evidenza", è possibile trovare le ultime notizie inerenti l'avanzamento dei lavori nel cantiere.
Particolare attenzione è stata riservata alla trasparenza e alla possibilità, per l'opinione pubblica, di verificare l'operato regionale nel corso degli anni. Nella sezione "Documenti", infatti, è possibile trovare l'elenco di tutte le determinazioni e di tutte le deliberazioni inerenti le fasi di realizzazione del complesso amministrativo ed istituzionale della Regione Piemonte. Si tratta, in totale, di oltre 330 documenti, suddivisi per categorie, che riportano, oltre ad un breve descrittivo, tutti gli elementi necessari per reperire gli atti amministrativi sulla Sede unica pubblicati nel Bollettino Ufficiale nella sezione "Amministrazione trasparente" del sito della Regione Piemonte.
Per semplicità, i più importanti provvedimenti inerenti l'intero progetto sono stati messi immediatamente a disposizione con link dedicati.
Si tratta, nello specifico, dello schema di subentro dell'ATI formata da Cooperativa Muratori e Braccianti (CMB) e Idrotermica nel contratto d'appalto per la realizzazione della Sede Unica (8 maggio 2017) determinazione di aggiudicazione definitiva dell'appalto, deliberazione di conferma della realizzazione e quant'altro.
Il sito si completa con una sezione multimedia, una per i contatti con l'indicazione su come raggiungere l'area del cantiere, oltre ad alcuni cenni sul progetto di riassetto e riqualificazione complessiva dell'area urbana Avio-Oval.
Tutte le pagine, infine, si caratterizzano per l'adozione della tecnologia Readspeaker, che permette anche ai cittadini che soffrono di disturbi alla vista (come la miopia e l'ipovedenza) o di disturbi della lettura (come ad esempio la dislessia) di accedere alle informazioni presenti sul sito.
Ultimamente è stata data disposizione affinché sul sito del Palazzo Unico della Regione fossero anche elencati con cadenza settimanale il numero delle persone, delle maestranze effettivamente impiegate durante la settimana nella realizzazione dell'intervento.
Questo è il quadro della situazione. Dicevo prima, per fornire un breve aggiornamento, che abbiamo affidato la direzione lavori a SCR, a seguito delle dimissioni del Direttore lavori e a seguito del fatto che le ricerche di professionalità interne all'interno della struttura regionale non hanno dato disponibilità.
La scelta dell'affidamento a SCR è dovuta, a fronte dell'indisponibilità di personale interno alla Regione, anche alla convinzione che necessitiamo di una forte struttura di direzione lavori per completare questo tipo di interventi. Con tutto l'apprezzamento nei confronti delle disponibilità dei dipendenti regionali, nel corso di questi anni, devo riconoscere che però la complessità di quell'intervento richiedeva forse una maggiore attenzione circa le effettive possibilità e disponibilità da parte delle strutture organizzative interne della Regione a svolgere quella funzione.
Voglio ricordare, infatti, che non si tratta solamente dell'appalto relativo a Torre Servizi, ma si tratta dell'appalto che prevede dentro di sé anche il tema delle bonifiche, il tema della ZUT e, molte volte ciascuno di questi cantieri o questi interventi ha una sua complessità che deve essere attentamente valutata.
Abbiamo ritenuto che SCR ci desse le sufficienti garanzie.
Per quanto riguarda alcune polemiche, pur se legittime, relative ad atti deliberativi che hanno riconosciuto un compenso nei confronti di SCR io preferisco nel rispetto della legge spendere dei soldi per avere una direzione lavori attrezzata e strutturata piuttosto che andare avanti con una non garanzia totale relativamente alla tutela e al ruolo e alle responsabilità che ha la direzione lavori.
Il nuovo Direttore dei lavori, ingegner Fegatelli, ha richiesto un lavoro molto complesso di ricostruzione formale di documenti e di atti che con la messa in liquidazione coatta amministrativa di Coopsette, non sempre è facile riuscire a ricostruire, al fine anche di procedere ad un'attenta ed adeguata verifica sull'adeguatezza e sulla linearità di tutti questi atti tecnici amministrativi.
Quindi, la richiesta di SCR è di disponibilità alla conduzione della direzione lavori, a condizione che ci fosse una struttura tecnica adeguata ha trovato corrispondenza nell'esigenza che ha l'Amministrazione regionale di affrontare questa fase molto delicata. Non si tratta solamente di completare l'8% dei lavori, ma anche di verificare l'adeguatezza di tutti i lavori eseguiti nel corso degli anni. E' per noi elemento indispensabile ed essenziale avere una struttura di direzione lavori adeguata.
Immaginiamo - e questo è previsto nel mese di gennaio - che proprio in relazione alla necessità di avere il massimo dell'informazione e della comunicazione verrà organizzata una giornata innanzitutto aperta ai Consiglieri regionali, ma anche agli abitanti del quartiere ed agli operatori commerciali del quartiere, nel corso della quale, a parte una visita all'interno del cantiere, verrà in modo dettagliato precisato quanto è stato fatto, come viene fatto e in quali tempi viene attuato l'intervento. Crediamo che da oggi all'ultimazione dell'opera debbano esserci periodicamente, immaginiamo ogni due o tre mesi, questi momenti nei quali rendere pubblici i risultati raggiunti, ma anche le difficoltà e i problemi incontrati.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni ed interpellanze.



(Alle ore 09.47 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Solo per il carattere d'urgenza e anche in relazione alla disponibilità di presenza in aula, per ragioni personali, dell'Assessora Parigi, la Giunta chiede di esaminare innanzitutto il punto 7) all'o.d.g.



PRESIDENTE

Come primo punto? Il punto 7) è relativo alla proposta di deliberazione n. 259, "Partecipazione della Regione Piemonte in qualità di socio fondatore alla costituzione della Fondazione Centro Eventi il Maggiore di Verbania. Autorizzazione alla sottoscrizione dell'atto di costituzione e approvazione dello Statuto" .
Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Chiedo l'inserimento di una mozione già presentata all'o.d.g. del Consiglio nelle precedenti settimane. Si tratta della mozione n. 1175 "Prevenzione danni da fauna selvatica per le aziende agricole nelle zone maggiormente interessate dal problema, proposta modifica misura 4 operazione 4.2.2 PSR 2014-2020 (Programma di sviluppo rurale)", anche in seguito alla riunione che c'è stata ieri in Provincia, ad Alessandria, a cui hanno partecipato anche altri colleghi.



PRESIDENTE

L'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Barazzotto, Caputo, Chiamparino, Conticelli Ferrero e Pentenero. Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili su richiesta, i processi verbali delle sedute del 14/11/2017.


Argomento:

d) Comunicazione relativa all'articolo 30, comma 9, del Regolamento interno


PRESIDENTE

In data 15 novembre 2017, la II Commissione consiliare, riunita in sede legislativa, ha approvato all'unanimità la deliberazione legislativa avente ad oggetto: "Disposizioni in materia di sistemazioni provvisorie ai sensi della legge regionale 11 marzo 2015, n. 4, 'Misure straordinarie in favore dei Comuni per fronteggiare l'emergenza abitativa e altre disposizioni in materia di edilizia sociale'".



PRESIDENTE

Comunico che la Giunta regionale è disponibile a svolgere la comunicazione in apertura della seduta pomeridiana odierna, in merito all'applicazione della legge regionale 2 maggio 2016, n. 9, "Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico".
Ricordo, inoltre, che oggi, alle ore 13, al termine della seduta antimeridiana, presso la sala Viglione verrà ricevuta una delegazione del Comune di Gavazzana, in merito all'incorporazione del Comune di Cassano Spinola ad opera della legge regionale 5 aprile 2017, n. 4: "Istituzione del Comune di Cassano Spinola mediante fusione dei Comuni di Cassano Spinola e Gavazzana, in provincia di Alessandria".


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 7, 8 e 9 novembre 2017.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame proposta di deliberazione n. 259, inerente a "Partecipazione della Regione Piemonte in qualità di socio fondatore alla costituzione della Fondazione Centro Eventi 'Il Maggiore' di Verbania. Autorizzazione alla sottoscrizione dell'atto di costituzione e approvazione dello Statuto"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 259, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola all'Assessora Parigi per l'illustrazione.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente. Ringrazio anche per lo spostamento del punto all'o.d.g. Oggi, portiamo all'attenzione del Consiglio regionale lo Statuto della Fondazione Centro Eventi "Il Maggiore" di Verbania.
Come sapete, il teatro di Verbania è un teatro di recente costruzione creato - appunto - da un famosissimo architetto, Arroyo, ed è situato sui bordi del lago.
Noi riteniamo che quest'investimento possa diventare un validissimo punto di aggregazione per tutto quello che riguarda l'attività culturale sul territorio, ma soprattutto riteniamo che questo manufatto di pregio debba affiancarsi a una gestione di pregio, con la capacità di dialogare a livello nazionale e internazionale, facendosi punto di promozione e visibilità di un territorio che ha già molti valori culturali.
Proponiamo uno Statuto, che vede la Città di Verbania e la Regione Piemonte come soci fondatori, ma che prevede al suo interno anche la presenza di soci sostenitori. Quindi, non solo la presenza - da un lato di privati, ma anche la presenza di altri territori, perché l'intento è come molte volte ho detto, soprattutto in Commissione cultura - quello di creare delle Fondazioni territoriali che abbiano la capacità di coordinamento di strutture anche più piccole o comunque inerenti, sullo stesso territorio.
Pertanto, naturalmente, ci poniamo l'obiettivo che all'interno di questa Fondazione entrino altre strutture o comunque collaborino altre iniziative, a cominciare dalle settimane musicali di Stresa, Villadossola Carobbio, insomma, tutto quello che è l'attività teatrale e di spettacolo.
Pertanto, l'attività di spettacolo e di programmazione culturale deve trovare in questa Fondazione un punto di riferimento ed anche una messa a sistema di alcuni servizi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Parigi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Il tema della costruzione del Centro Eventi Maggiore di Verbania l'ho seguito anche nella scorsa legislatura, quando facevo parte di un gruppo molto più piccolo e non avevamo rappresentanti territoriali del Piemonte Nord.
All'epoca avevamo criticato un po' la scelta in quanto ci sembrava di trovarsi di fronte ad una logica di scarsa programmazione rispetto alla realizzazione di strutture. Nel senso che nella Provincia del Verbano-Cusio Ossola - una Provincia grossa territorialmente, montana, quindi con grandi spazi, ma piccola per abitanti, poco più di centocinquanta mila - sono già presenti le strutture di Stresa, Cannobio e di Villadossola e quindi avevamo un po' avuto delle perplessità sulla scelta di abbattere l'arena costruita precedentemente con fondi europei e realizzare un nuovo centro polifunzionali, centro eventi, teatro e quant'altro a Verbania. Fermo restando che quando si tratta di costruire spazi e centri che possono portare eventi culturali che richiamino quindi attrattività turistica, non siamo mai pregiudizialmente contrari.
Le perplessità c'erano, ci sono ancora adesso, noi abbiamo sentito i nostri Consigliere comunali del Comune di Verbania che hanno delle perplessità sulla spesa. Ancora adesso si sta terminando la messa in sicurezza della struttura, ci sono stati dei problemi con le autorizzazioni dei vigili del fuoco e ci sono anche delle problematiche per quanto riguarda la polifunzionalità. Ci dicono, ad esempio, che il ristorante, una delle punte anche di attrazione rispetto al centro eventi, non è ancora stato terminato.
Le perplessità erano anche sul dimensionamento, nel senso che un dimensionamento a metà, se non sbaglio, dovrebbe avere cinquecento posti a sedere, quindi è grande per gli eventi di medio spessore - considerando anche la dimensione della Provincia del VCO e l'attrattività del polo milanese - ed è piccolo per i grandi eventi. Una scelta di media taglia che alle volte può essere positiva, altre negativa, soprattutto considerando che ci sono anche realtà che ho citato prima.
Sul tema del finanziamento che spetta alla Regione Piemonte nulla quaestio sulla costituzione del patrimonio indisponibile, 51 mila e 750 euro, ma ci poniamo invece delle domande per quanto riguarda l'erogazione annuale. Si dice che per il primo anno c'è un versamento di 250 mila euro vogliamo anche essere ottimisti, ma non crediamo che poi a partire dal 2019 la Regione non sia più chiamata a mettere nulla.
Questo è lo statuto fondativo, il documento fondativo, 250 mila euro nel 2018 sarebbe curioso sapere. è difficile magari dirlo subito, bisogna vedere come partirà la stagione nel 2018, ma se si ha un'idea di quale sarà poi il contributo costante della Regione Piemonte in quanto membro della Fondazione.
Ultimissima domanda. Sappiamo che la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola ha dei problemi enormi di bilancio, ma ci chiedevamo come mai, se ci sono state delle motivazioni, se è stata coinvolta, se non è presente magari con una modalità iniziale particolare, cioè di non finanziamento solo della parte del patrimonio, la Provincia del Verbano Cusio Ossola.


Argomento: Varie

Saluto ragazzi corso Diritto Amministrativo Università di Torino


PRESIDENTE

Saluto il professor Crosetti e gli studenti del corso di diritto Amministrativo Università di Torino, ai quali auguro buona permanenza


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame proposta di deliberazione n. 259, inerente a "Partecipazione della Regione Piemonte in qualità di socio fondatore alla costituzione della Fondazione Centro Eventi il Maggiore di Verbania. Autorizzazione alla sottoscrizione dell'atto di costituzione e approvazione dello Statuto" (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessora Parigi; ne ha facoltà.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie.
Innanzitutto noi abbiamo un bilancio fino al 2019, quindi non possiamo mettere nella norma finanziaria previsioni che vadano oltre quel tipo di bilancio a noi assegnato.
Anche in questo caso, prima di prendere una decisione, abbiamo fatto uno studio di fattibilità, un business plan e, comunque, non prevediamo lo stesso contributo. Comunque, teniamo a dire che noi già quest'anno, in convenzione, abbiamo erogato 150 mila euro.
Questa Fondazione fa parte di un disegno nel quale avere punti territoriali attraverso cui fare politiche di sistema o attraverso Fondazioni o attraverso Accordi e Protocolli che, peraltro, sono previsti anche nella nuova legge. La Provincia non è stata coinvolta perché, le ricordo Consigliere, le Province non hanno più alcuna delega sulla cultura.
Tutte le deleghe sulla cultura sono della Regione Piemonte, tant'è vero che si stanno distaccando da tutte le Fondazioni soprattutto, per esempio anche nella nostra Città Metropolitana, dalle Fondazioni di Torino.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.
Ci sono altre richieste di intervento? Non essendoci altre richieste di intervento metto in votazione la deliberazione n. 259 Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 259, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame disegno di legge n. 249, inerente a "Infrastruttura regionale per l'informazione geografica"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g., che prevede l'esame del disegno di legge n. 249, inerente a "Infrastruttura regionale per l'informazione geografica", correlatori Valle, Mighetti e Berutti (licenziato a maggioranza dalla II Commissione il 4 ottobre 2017).
Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Non c'è molto da enunciare su un provvedimento di legge di questo tipo affrontato in Commissione e che ha ottenuto il consenso dei Commissari. Mi preme solo sottolineare che quello che noi stiamo facendo deriva da una Direttiva europea...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Rostagno: il relatore però è il Consigliere Valle.



ROSTAGNO Elvio

Sì, mi ha delegato. Se però è un problema.



PRESIDENTE

Lei può intervenire nella discussione generale. Adesso deve intervenire il relatore.



ROSTAGNO Elvio

Va bene.



PRESIDENTE

Può anche non intervenire, per facilitare i lavori d'Aula.
Okay. Grazie della disponibilità, Consigliere Valle.
Consigliere Mighetti, prego.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questo è un disegno di legge molto tecnico, che ha trovato l'accoglimento di tutti i Gruppi consiliari; è un provvedimento di buonsenso, nato dagli Uffici dell'Assessorato, che porta in campo una nuova modalità di gestione dei dati cartografici in possesso della Regione Piemonte.
Negli anni passati, il dato cartografico ha subito diverse vicissitudini: siamo passati da dati cartografici molto limitati e molto poco accessibili (il dato cartografico più famoso era quello della cartografia militare dell'IGM, che si andava a comprare dal tabacchino foglio per foglio, mentre il dato catastale era in divenire, sempre molto poco affidabile) a una cartografia più complessa, una cartografia regionale. In Regione Piemonte siamo stati tra i primi a realizzare un quadro completo della nostra Regione a livello cartografico, con dei dati effettivamente più accessibili. Certo, all'inizio c'erano modalità un po' più complesse per acquisire i dati attraverso la Regione Piemonte all'epoca dell'emanazione della CTR eravamo ancora privi di una rete Internet sviluppata e articolata com'è oggi. comunque, eravamo un passo avanti ad altre Regioni, per esempio rispetto alla Liguria, il cui il dato cartografico era molto costoso unitariamente e molto macchinoso da acquisire.
Fa piacere che la Regione Piemonte vada avanti in questo senso e arrivi alla sostanziale apertura, ad un open source del dato cartografico. Perch questo è positivo? È positivo perché questi dati servono ai tecnici servono ai Comuni e servono a molte entità per lavorare e procedere in progettazioni con un grado di precisione sempre maggiore.
Quindi, ben venga questa proposta di legge e ben venga un'apertura in questo senso.
Abbiamo visto come nei mesi scorsi si sia lavorato sul PPR e su una cartografia di II, una cartografia che va a evidenziare tematismi su una base geografica e cartografica regionale. Ora chiaramente è tempo di lavorare su questa legge, su quello che dovrà generare a livello pratico chiaramente ci sarà tutta la disponibilità anche nostra nel raccogliere testimonianze di quanto migliorabile, portandolo all'attenzione del Consiglio e cercando di ottimizzare questo servizio, che giudichiamo positivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berutti.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Molto rapidamente. In Commissione avevamo dato parere positivo su questo disegno di legge che rappresenta più che una necessità, vista l'evoluzione incessante del sistema legato all'informatizzazione e ad un costante sviluppo della cartografia.
Abbiamo visto la Regione fare passi da gigante: essendo l'Ente di riferimento nel sistema cartografico e legato a tutto ciò che attiene all'urbanistica, ha la necessità e l'obbligo di allinearsi ad ogni progresso in tal senso. Ben venga tutto ciò; riteniamo che sia molto importante anche perché i professionisti hanno sempre più bisogno che la tecnologia sia al passo con le trasformazioni per poter lavorare in modo efficiente, soprattutto avendo la possibilità di svolgere rapidamente tutte quelle analisi - sulle quali adesso non sto a soffermarmi - che il lavoro tecnico di ingegneri, architetti, geometri ed altri tecnici in qualche modo necessita.
Di conseguenza, la nostra posizione è positiva; ribadisco l'importanza di questo allineamento, che in qualche modo permette di velocizzare le procedure.
Considerato quanto costa oggi ai professionisti, ma anche ai clienti (quindi ai cittadini), la progettazione e lo sviluppo di situazioni progettuali, maggiore è la velocità e minore sarà il costo.
La nostra posizione, quindi, è positiva.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto la parola l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla programmazione territoriale e paesaggistica

Grazie, Presidente.
Questo disegno di legge, che potrebbe sembrare scontato e semplice, è importante perché ci fa fare un passo in avanti utilizzando l'Infrastruttura regionale per l'informazione geografica in linea con l'Infrastruttura territoriale della Comunità Europea (INSPIRE). La traduzione in ambito regionale di questo percorso ci permette anche di superare le attuali norme regionali in materia di cartografia, che sono risalenti ormai agli anni Ottanta.
Si va verso le tecnologie digitali, che possono essere agevolmente sovrapposte e messe in relazione tra di loro grazie al nuovo sistema di archiviazione on line, quindi - questo è l'aspetto che richiamava il Consigliere Mighetti - possono essere condivise con un'ampia platea di soggetti.
L'interoperabilità dei dati, anche se prodotti da fonti diverse, il lavoro preparatorio, che ha visto il concorso della Regione Piemonte dell'ARPA e degli Enti locali che possono aderire formalmente a questa infrastruttura geografica, e la dematerializzazione dei procedimenti istruttori, sono elementi importanti di un percorso di innovazione.
Soprattutto la pubblicità dei dati geografici, resi accessibili al pubblico come open data, con una fruizione migliore da parte dei tecnici, ma anche dei singoli cittadini. Il tutto attraverso il geoportale regionale che raccoglie questa base dati, che può essere poi implementata anche dalle altre Amministrazioni che partecipano a questo progetto.
È dunque un disegno di legge importante anche nel percorso di semplificazione, di innovazione e di aggiornamento degli istituti della nostra Regione.
Il lavoro della Commissione ha consentito l'inserimento, all'articolo 8, del meccanismo della clausola valutativa.
Vi è, inoltre, un emendamento che mi accingo ad illustrare per quanto riguarda la parte economica: c'è una modifica dei cespiti e, quindi, una riscrittura totale dell'articolo 9 rispetto alle risorse necessarie a far camminare questa infrastruttura geografica regionale. Questo è quanto.
Concludo ringraziando i colleghi per i lavori svolti in sede di Commissione, ma anche gli uffici tecnici che, dall'inizio dell'anno, hanno predisposto questo strumento importante e che vedono oggi concludersi, con l'approvazione in Aula, una parte del suo cammino e avviarsi per l'esecutività e per l'attività nel futuro. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Emendamento rubricato n. 1) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) L'emendamento in oggetto è già stato illustrato dall'Assessore Valmaggia pertanto possiamo porlo in votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1).
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione per appello nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 38 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione n. 260, inerente a "Documento di economia e finanza regionale (DEFR) 2018-2020"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 260, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Il Documento Economico e Finanziario Regionale sul triennio 2018-20 che è stato oggetto di valutazione da parte delle Commissioni consiliari competenti e poi licenziato dalla I Commissione, affronta nella sua introduzione le problematiche degli scenari che riguardano la Regione Piemonte nel contesto internazionale, ma anche nel confronto con le altre Regioni italiane.
Di particolare rilievo, vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio regionale su due questioni, che in prospettiva - soprattutto la prima rappresentano un elemento su cui attentamente la comunità istituzionale e politica, ma più complessivamente la comunità piemontese, deve trovare ragioni di riflessione. Siamo una Regione in costante calo demografico e questo è un dato che, soprattutto degli ultimi quattro anni, si è evidenziato e viene confermato dall'andamento demografico, anno dopo anno.
Non siamo solamente una Regione nella quale la componente della popolazione over sessantacinque anni assume un contorno e una forza sempre più importanti e più decisivi nel confronto con le altre classi demografiche: siamo una Regione che da quattro anni a questa parte vede costantemente diminuire la propria popolazione. E questo, se ragioniamo nello scenario complessivo dei prossimi anni, può determinare situazioni anche molto delicate, soprattutto perché all'interno della Regione Piemonte, così com'è avvenuto sostanzialmente in tutte le Regioni dell'Italia settentrionale (quelle più forti sotto il profilo della vocazione industriale), la crisi economica che ci ha attraversato negli ultimi otto anni ha anche determinato un fortissimo rallentamento nel saldo immigrati/emigrati, che negli anni precedenti alla crisi economica, segnatamente per la componente giovanile molto forte legata ai fenomeni immigratori, aveva fortemente attenuato il calo demografico e l'inversione nei rapporti tra la popolazione in età lavorativa e la popolazione anziana.
Su questo tema, e soprattutto nei suoi elementi di prospettiva, credo dovremmo attentamente riflettere, perché si tratta di uno scenario che rischia di consegnarci non solamente una Regione anziana, ma anche una Regione incapace di costruire futuro, capacità che molte volte è strettamente legata proprio alla forza, all'interno della composizione demografica, delle classi più giovani.
Il secondo elemento è rappresentato dalla crescita del PIL nella nostra Regione, che nel 2016 (+ 0,8%) era sostanzialmente allineato al tasso di crescita del PIL sul piano nazionale e che, rispetto ai primi dati e alle analisi in questo 2017, vede confermare questo allineamento tra crescita del PIL piemontese rispetto alla crescita all'interno di tutto il Paese. Ma anche questo è un dato che deve farci attentamente riflettere, perché la crescita allineata alla crescita nazionale significa di fatto che nel rapporto con le altre Regioni forti sotto il profilo industriale noi stiamo crescendo meno: stiamo crescendo meno rispetto alla Lombardia, rispetto al Veneto e rispetto all'Emilia Romagna.
Le ragioni possono essere le più diverse, perché all'interno dei differenti elementi di crescita si nota e va adeguatamente evidenziato come alcuni settori, tipo quello dell'agroindustria e quello del turismo, stanno invece crescendo con dimensioni e con percentuali più forti rispetto alla media nazionale. Questo dato in parte è legato - credo - al fatto che la crisi economica degli anni precedenti - che, sottolineo, è la più intensa per violenza e anche per durata rispetto a qualunque altra crisi economica dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi - ha visto complessivamente un sistema industriale e manifatturiero all'interno nostra Regione più maturo rispetto a quello di altre Regioni dell'Italia settentrionale. È facile portare la nostra attenzione sulla crisi di alcuni distretti industriali molto forti: il tessile nel Biellese o il meccanico casalingo nel Novarese e nel Verbano-Cusio-Ossola. Ma è chiaro che sotto questo profilo, anche se va attentamente analizzato il fatto che esistono all'interno alla nostra Regione elementi di forte innovazione sotto il profilo dell'industria manifatturiera, abbiamo complessivamente un sistema manifatturiero e industriale che ha bisogno forse più che in altre Regioni di spinte e di livelli di intervento capaci di elevare ricerca e innovazione, di processi produttivi e di prodotto.
Questo il quadro e lo scenario entro il quale si colloca questo documento, che negli ultimi anni abbiamo molto rivisto nella sua impostazione metodologica, suddiviso per strategie di intervento nelle quali sono individuate strategie, missioni, ma anche i programmi operativi che, in coerenza con quelle missioni e con quelle strategie, legano la politica regionale e cercano poi di condizionarla - soprattutto nella legge di bilancio che alloca le risorse economiche a disposizione della Regione rispetto alla finalizzazione di quegli obiettivi e di quel raggiungimento.
Sotto questo profilo non voglio entrare nel merito, altrimenti dovremmo fare riflessioni molto lunghe (che mi auguro, invece, siano state fatte con i colleghi Assessori nelle diverse Commissioni consiliari competenti), ma voglio evidenziare alcuni elementi.
Primo. C'è una decisa e costante azione, sviluppata soprattutto all'interno di questa legislatura regionale, di contrasto all'evasione fiscale. I risultati ottenuti, che vengono confermati anche in questo 2017 ci dicono che, per quanto riguarda soprattutto l'evasione da bollo auto siamo verso percentuali di recupero, da alcuni anni a questa parte, che se saranno confermati - io mi auguro anche migliorati - entro la fine di questo 2017, saranno superiori ai 40 milioni di euro.
Voglio ricordare che, complessivamente, il gettito è di 440 milioni di euro e che recuperare circa il 10% su un gettito ordinario del bollo auto è un elemento di particolare significato ed attenzione.
In questo 2017, e soprattutto nel 2018, ci auguriamo che le scelte compiute, sia sul piano del recupero bonario da parte degli Uffici regionali sia sul piano della riscossione coattiva da parte di Soris (ribadisco la positività della scelta fatta dalla Regione Piemonte dell'ingresso nel capitale sociale di Soris e dell'affidamento alla stessa di tutta la parte relativa al recupero coattivo del bollo auto) ci diano risultati importanti, anche se abbiamo ancora un lavoro altrettanto importante da sviluppare e da proseguire.
All'interno del documento vengono anche messe adeguatamente in evidenza le due questioni fondamentali su cui ci siamo soffermati nelle settimane scorse, quando l'Aula è stata occupata nell'esame della legge di assestamento di bilancio, relative alla gestione del debito. Siamo tra le Regioni italiane più indebitate, e abbiamo un'incidenza, ormai consolidata nel corso di questi anni, di un importo tra l'istituzione di quota capitale e di quota interesse superiore ai 500 milioni di euro l'anno: importo importante e significativo sul bilancio della Regione, ma, soprattutto, nel confronto con le altre Regioni italiane, che hanno livelli di indebitamento inferiori.
L'altra grossa questione - la grande partita - è legata alla onerosità impegnativa del recupero del disavanzo accumulato nel corso degli anni che ripeto, alla data del 1° gennaio 2015 è stato definito in oltre tre miliardi e 270 milioni di euro, e che vede un programma ad oggi - 15/16 e 17 - pari a 201 milioni di euro l'anno di copertura delle quote disavanzo su base annua.
Ci auguriamo che dopo la Legge di Bilancio, che in questi giorni e in queste ore è all'esame della Commissione Bilancio del Senato, possa ridursi in un programma più lieve e più sopportabile, attorno a 127 milioni di euro all'anno, quindi con una spalmatura più evidente.
La natura e la struttura di questo debito ci dicono che, sotto questo profilo, abbiamo margini di manovra, in termini di rinegoziazione dello stesso, molto limitati. Se guardiamo la durata media attorno ai 22,7 anni relativamente al complesso dell'entità del debito regionale, i tassi di interesse pagati sono decisamente bassi. Oggi noi stiamo pagando tra lo 0.40, relativamente ad alcune anticipazioni sul decreto legge 35 contratte nel 2015, a tassi con il tasso fisso, perché abbiamo fatto un'operazione di trasferimento dal variabile al fisso, soprattutto in relazione alla durata trentennale dei mutui contratti con Cassa Depositi e Prestiti, che hanno come tasso massimo il 2.50%.
Sotto questo profilo, quindi, abbiamo poche politiche da doverci inventare, perché - ripeto - la durata ancora molto lunga ad oggi e soprattutto, lo scarso livello di interessi passivi che paghiamo, ci dicono che abbiamo elementi di manovra o di politiche di bilancio da attivare molto ridotte.
Come ho avuto modo di dire nella recente discussione sulla legge di assestamento del bilancio, rimane uno scenario da aggredire, con molte difficoltà ma da aggredire, che è legato alle tre operazioni di obbligazioni con sottostante derivanti, che hanno, come elemento di preoccupazione nella prospettiva negativa, non di questa legislatura, e forse neanche dalla prossima, ma a partire dalle successive legislature regionali, l'incremento delle quote annuali di accantonamento. Questo - lo ripeto - se accompagnato ad una spalmatura più sopportabile delle coperture delle quote annuali di copertura del disavanzo, rischia di collocarci, in quel periodo e in quegli anni, in una condizione nella quale le due fattispecie possono determinare problemi seri negli equilibri di bilancio.
Questo è il tema su cui stiamo lavorando, non nascondendoci le difficoltà, anche perché gran parte di quelle obbligazioni contratte, ed anche dei derivati, sono state poi oggetto di operazioni di vendita da parte dei tre contraenti, e quindi oggi sono in mano ad una moltitudine di soggetti finanziari molto ampia. Quindi, diventa ancora più complicato e decisivo affrontare questo tema Per quanto riguarda l'insieme delle politiche regionali, il documento fa il punto dei risultati raggiunti, mettendo in evidenza, sotto la voce del personale, la riduzione della spesa. Se nettizziamo il numero dei dipendenti alla fine dell'anno, depurato dai 784 ingressi nei ruoli organici straordinari della Regione per effetto dell'applicazione della legge Delrio che ha significato l'assorbimento dalle Province di 784 dipendenti, siamo passati dal 2012, in cui avevamo 2600 dipendenti, al 2016 in cui ne contiamo meno di 2200.
Quindi, sotto questo aspetto, lo sforzo di razionalizzazione dell'organizzazione della Regione e di riduzione delle voci del costo del personale pongono oggi la Regione Piemonte tra le regioni in cui l'incidenza percentuale del costo del personale sul totale delle spese è la più bassa rispetto a quella di altre regioni italiane.
Il documento fa il punto dello stato di raggiungimento degli obiettivi individuati all'inizio della legislatura regionale e collocati nei diversi aggiornamenti del documento economico e finanziario regionale. Individua sostanzialmente anche quelle che sono le strategie più importanti che devono essere realizzate nell'arco del triennio, che, molto sinteticamente riassumo in questo modo: forte accelerazione delle politiche sugli investimenti legati ai fondi strutturali europei. L'FSE è spesa corrente perché con l'FSE noi paghiamo formazione professionale e politiche attive sul lavoro e, da quest'anno (2017), anche i progetti sperimentali sul piano dell'innovazione sociale. Sul FESR e sul FEASR abbiamo ancora spazi per lavorare in questa direzione, anche se sottolineo come elemento certamente positivo il fatto che, nel 2017, c'è stata una forte accelerazione nell'attuazione di questi due programmi comunitari e che, per la loro natura, molte volte siamo abituati a ragionare rispetto alle statistiche di confronto a livello nazionale sugli impegni e sulle liquidazioni legate ai fondi strutturali europei, da parte delle singole regioni.
Voglio ribadire al Consiglio regionale che è diversa la gestione di un Fondo Strutturale Europeo di spesa corrente da politiche di investimento che, per loro natura, dal momento in cui vengono decise al momento in cui vengono rendicontate, hanno bisogno di un arco temporale sicuramente significativo.
La seconda grande questione riguarda gli interventi sull'edilizia sanitaria. Sono uno degli obiettivi su cui si è concentrato il lavoro della Regione in questa legislatura regionale. E' di questi giorni la sottoscrizione dell'accordo tra la Regione Piemonte, l'Università, la Città di Torino e l'ASO Città della Salute di Torino relativamente all'attivazione del progetto del Parco della Salute della Città di Torino.
E' un progetto di cui si parla da almeno tre legislature come obiettivo delle politiche regionali. Il lavoro e l'obiettivo che ci poniamo è che prima della fine della legislatura regionale, possa vedere aprire i cantieri, relativamente alla realizzazione dello stesso.
Così come stiamo lavorando, all'interno del programma del Fondo sullo Sviluppo Coesione Sociale, che sono fondi statali, nell'accordo col Piemonte, che ci auguriamo possa essere approvato dal CIPE prima di Natale (queste sono le ultime informazioni che abbiamo sotto questo aspetto), per un intervento di 90 milioni di euro all'interno del progetto Parco della Salute della Città di Torino, non legato alla costruzione della struttura sanitaria ospedaliera (quindi dei posti letto), ma legata invece alla realizzazione dell'altro pezzo altrettanto importante di ricerca e di Università all'interno del progetto complessivo.
Quindi, gli obiettivi sono l'attivazione dei cantieri sul Parco della Salute di Torino, sulla Città della Salute di Novara, sull'Ospedale Unico del VCO e sull'Ospedale Unico di Moncalieri.
Allo stesso modo, va completato il processo di riorganizzazione amministrativa che si era avviato con la legge regionale di attuazione della Delrio come un elemento fortemente innovativo, che già si collocava probabilmente su scenari che non sono stati confermati al livello della consultazione referendaria del 4 dicembre dell'anno scorso e che oggi comunque, vanno ripresi. Se da un lato, l'esito di quel referendum ha sancito il mantenimento delle Province con rilievo costituzionale all'interno del sistema dei poteri locali, avvertiamo sempre di più il fatto, sia collegato alle Province sia collegato ai Comuni, che difficilmente gli scenari e le complessità che abbiamo di fronte e le necessità di rafforzamento dei sistemi territoriali diversi che compongono la realtà piemontese possono essere gestiti attraverso politiche che guardano i confini amministrativi.
Da qui la necessità che comunque alcune questioni rilevanti strategiche (non la gestione amministrativa normale e comune) possono vedere la ripresa da parte delle Province di politiche di intese tra di loro, perché sono quelle che possono garantire i risultati più positivi anche nel confronto con le realtà esterne della comunità piemontese.
Questi, in grande sintesi - rischierei di annoiare il Consiglio regionale - i contenuti di questo documento che, ripeto, anche se non incide né sulle scelte di politica di bilancio né determina immediatamente scelte di intervento sotto il profilo legislativo, definisce gli scenari e le politiche dentro le quali le scelte concrete, poi, devono collocarsi.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo giunti all'analisi del DEFR 2018/2020.
Siamo al 21 novembre e aspettiamo ancora di incardinare - quindi iniziare un'eventuale discussione - il bilancio previsionale. Abbiamo approvato da pochissimo l'assestamento: naturalmente, non è solo colpa della Giunta di centrosinistra, perché è evidente che c'è tutto un sistema Italia, un sistema Paese che non funziona. È chiaro a tutti che se approviamo l'assestamento di bilancio a metà novembre e - tutti gli anni approviamo il previsionale l'anno successivo, non siamo più all'interno neanche delle definizioni, dei significati delle parole stesse.
Non siamo più, cioè, in un previsionale: siamo in un bilancio e l'assestamento non è più un assestamento, ma è una presa d'atto di quelle che sono state le scelte già compiute dalla Giunta. È evidente che il 30 novembre è la deadline finale per approvare dei documenti con delle modifiche: noi lo approviamo il 15 novembre, pertanto è sostanzialmente una fotografia dell'esistente.
Anche per quanto riguarda il DEFR, avevamo segnalato anche in Commissione come molte parti del documento - soprattutto la parte dell'analisi della manovra regionale, delle entrate, la dinamica delle entrate tributarie regionali, ecc. - soprattutto la parte conclusiva, di finanza regionale, fossero un copia e incolla del documento dell'anno scorso, tant'è che molte date riportavano erroneamente il 2016. Molti capitolini e capitoletti riportavano le date del 2016, dove si scriveva: "Sono previste riduzioni di spesa nel 2016".
Se nel 2016 abbiamo il rendiconto, non possiamo avere nel documento DEFR del 2018 diverse pagine con scritto: "A partire dall'esercizio 2016 sono previste riduzioni di spesa di.", e in un caso 2 milioni, nell'alto 3 nell'altro 5.
Almeno la parte di finanza - la parte 2 - va riscritta, pertanto noi chiediamo un impegno in più. Sappiamo che gli Uffici regionali hanno un lavoro molto, molto impegnativo, molto gravoso, spesso sono anche sotto organico, però chiediamo agli Uffici stessi di presentarci dei documenti aggiornati e all'Assessore di controllarli, perché l'Assessore ha un ruolo politico e deve far sì che ci vengano consegnati dei documenti aggiornati non con le stime dell'anno scorso, ma almeno con i dati dell'anno scorso e poi le stime 2018. Potremmo già avere - e presto avremo - un preconsuntivo del 2017, perché siamo quasi a dicembre, pertanto teoricamente dovremmo già avere il preconsuntivo. So che l'Assessore si è impegnato a presentarlo prima del previsionale, pertanto questo documento poteva già essere aggiornato.
Inoltre, in Commissione è già stato presentato l'aggiornamento al DEFR per cui non capisco come mai oggi votiamo un documento che è addirittura vecchio di un anno, e poi - tra qualche giorno - andiamo a fare l'aggiornamento al DEFR e il preconsuntivo. Mi sfuggono un po' le motivazioni.
In Commissione abbiamo ricevuto le diverse informazioni relative allo stato dei conti della Regione di quest'anno e le previsioni dei prossimi anni, in merito al tema che abbiamo sollevato più volte, cioè il fatto che il 2019 sembrava l'anno horribilis della Regione, in quanto si accumulano una serie di difficoltà finanziarie. Mi riferisco a quei 200 milioni circa (vado a memoria) messi - diciamo - un po' a caso nelle tabelle, su maggiori entrate. L'Assessore ci ha detto che questo avviene grazie alla norma nazionale che ci viene in soccorso, perché in questi anni, senza norme nazionali, la Regione Piemonte non ce l'avrebbe fatta.
La norma ci viene in soccorso e ci dice che, invece che in dieci anni possiamo spalmare il disavanzo finanziario al 31 dicembre 2014 in 20 anni che in realtà sono 22 o 23 (forse 23), perché abbiamo già pagato le quote 2015, 2016 e 2017, quindi da 163 milioni scendiamo a una sessantina settantina di milioni. Sostanzialmente, di quei 200 milioni ne liberiamo un centinaio.
C'è, poi, un'altra quota di avanzo vincolato che dovrebbe arrivare a coprire, pertanto (vado a memoria, spero di non sbagliare) rimangono ballanti 18-19 milioni che l'Assessore proverà a sistemare con le manovre del bilancio del prossimo anno, in modo da lasciare almeno un'agibilità (mi piace usare questo termine) economico-finanziaria per la Giunta che verrà nella prossima legislatura.
Analizzando un bilancio, un documento di economia e di finanza possiamo dire che, negli ultimi anni, abbiamo visto diminuire la parte delle tabelle con i numeri e aumentare le parole e le ipotesi di obiettivi di attese, di speranze, direi quasi, anche se ovviamente nel DEFR non è scritta la parola speranza.
Sulla parte di sanità e di politiche sociali, che è la parte che più mi compete in qualità di Vicepresidente della IV Commissione, ci sono un sacco di tematiche, tutte condivisibili, ma un po' da "libro dei sogni", nel senso che non capiamo come si vogliano perseguire.
Pertanto, sulla sanità c'è anche tutto un tema molto, molto interessante sulla riduzione delle liste d'attesa. È vero che questa Giunta ha presentato un documento di intervento sulle liste d'attesa, quindi almeno l'intento è encomiabile e condivisibile.
Aspettiamo di vedere le ricadute; noi continuiamo a dire che se non c'è incremento di personale, diventa difficile ipotizzare una riduzione delle liste d'attesa.
Si sta provando anche a livello nazionale, sostanzialmente, a definanziare la sanità e a ridurre i posti-letto, in una logica più industriale che sanitaria del tipo: se riduciamo l'offerta, si riduce anche la domanda. Purtroppo la sanità non funziona secondo una logica mercantilista pura: le persone stanno male comunque. Se si aumenta la prevenzione e la diagnosi precoce, quindi con interventi sul territorio forse si potranno ridurre le richieste e le esigenze di ospedalizzazione di posti letto.
Noi, invece, abbiamo fatto una riforma al contrario. L'ho detto l'altro giorno in un convegno anche all'ex Ministro Balduzzi - c'erano anche l'Assessore Saitta e il Presidente di V Commissione, Ravetti - che io non ho ancora capito da dove derivi la relazione tra numero di posti letto e mille abitanti. Avevo citato anche diversi Paesi, dal Giappone che ha tredici posti letto per tremila abitanti in acuzie, alla Svezia che ne ha 2,9. Tra la Svezia e il Giappone mi sfugge la scelta dell'Italia.
le Relativamente alle politiche sanitarie della Regione Piemonte chiediamo fortemente - l'abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio Laus quale arbitro: ieri si è definito così in IV Commissione, anche se mi sembra più giocatore che arbitro - di far tornare la programmazione sanitaria in Consiglio regionale.
Vicepresidente Reschigna, lei ha anche riferito su tutto il tema dell'edilizia sanitaria: va benissimo, più o meno. Noi abbiamo posizioni diverse, ma questi temi devono venire discussi in Consiglio regionale. Il Consigliere Bertola, che forse interverrà nel dibattito, da tempo ha chiesto all'Assessore Saitta documenti, risposte, con interrogazioni sul perché della localizzazione dell'ospedale unico dell'ASL TO 5. Il Consigliere Andrissi, da tempo, si interroga sulle scelte sulla Città della Salute di Novara, il sottoscritto su quella di Torino; nutriamo perplessità anche sulla localizzazione dell'Ospedale unico del VCO: io ho perplessità sul numero di posti letto.
In questi convegni in cui si parla e parla - ma poi non si riescono mai a trarre dei numeri e delle spiegazioni - abbiamo incontrato il Commissario della Città della Salute di Torino, l'avvocato Zanetta, al quale abbiamo chiesto da dove derivasse il numero di posti letto che avevate scelto per la Città della Salute. Ho sentito una risposta che, francamente, ha del comico, se non dell'imbarazzante. La risposta non direttamente dell'avvocato Zanetta, ma di un alto dirigente della Città della Salute era più o meno questa: non sappiamo se saranno sufficienti, ma li facciamo, ci proviamo e poi vediamo. La logica è che i tempi medi di ricovero sono sempre minori e si spera che si creeranno posti letto nel territorio, in modo che gli anziani cronici non stiano in ospedale trenta giorni, ma otto giorni e poi vadano sul territorio. Ma è tutto uno "speriamo". Francamente scelte di politica sanitaria così importanti, basate sullo "speriamo che" sul "Io speriamo che me la cavo" come un famoso libro, non penso stiano in una giusta logica.
Chiediamo di poter discutere le belle parole contenute nel DEFR in Consiglio regionale, ognuno sui temi di competenza delle varie Commissioni.
La sanità in IV Commissione, l'ambiente in V, e così via Su questo documento non potremo votare favorevolmente per tutte le motivazioni che ho detto; dovrebbe essere aggiornato e abbiamo tante e tante perplessità anche sulle stime dei tributi, delle entrate. Sappiamo che tutte le volte che mettiamo dei numerini nella speranza che vengano accertate queste entrate, l'accertamento è sempre minore. Dall'IRBA, al bollo auto, all'IRPEF. C'è una stima di incremento dell'addizionale IRPEF che, francamente, è molto, molto ottimista.
Non vediamo una tale crescita del PIL in Italia e in Piemonte, anche se qualcuno dice che c'è qualche timido segnale di ripresa. Non vediamo queste stime di incremento. Sappiamo che è il solito giochino fatto a fin di bene forse - ma con ricadute negative. Va bene dire: "Stimiamo di incrementare un po' le entrate, così abbiamo maggiori spazi di manovra", ma a fine anno si devono fare i conti e si devono ridurre le spese.
Noi speriamo che il prossimo anno il documento diventi un reale documento di Programmazione Economica e Finanziaria e non un libro di sogni e di speranze. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie all'Assessore per l'analisi che ha svolto anche in Commissione al momento della prima valutazione.
Discutiamo il Documento di Economia e Finanza - il documento del 2017 con le previsioni per il 2018 - fatto in un momento estremamente difficile per una ragione naturale. Sono le politiche a livello nazionale: non sappiamo quale sarà il quadro d'azione e di riforma dopo la tornata politica nazionale. Questo vale per ogni Nazione, ma il Documento di Economia e Finanza parte da un'analisi dello scenario internazionale.
Tutti leggiamo i giornali: sfogliando i giornali di un mese, ci accorgiamo che la valutazione sullo scenario politico internazionale, o anche solo europeo, cambia, si capovolge più volte. Diamo una scorsa al quadro politico europeo, e vediamo quanto successo ieri: siamo stati sfortunati in un sorteggio. Mi spiace; ho sentito in Rassegna stampa che stamattina il giornale di una grande città italiana sostiene che alla città di Roma è andata bene, perché altrimenti la capitale slittava verso il nord, quindi gioisce del mancato beneficio del sorteggio di ieri.
Ma vorrei ricordare che su questo scenario politico pesa una debolezza del sistema europeo di quelle colossali: debolezza dovuta alla debolezza della Germania, e alla Francia che, pur volendo tanto bene ai cugini francesi, ha sempre fatto tanto i propri interessi e poco quelli della Comunità.
È una situazione di condominio che ci vede come Paese in forte difficoltà proprio sull'intero assetto internazionale: noi all'Unione Europea diamo 17 miliardi l'anno e ne prendiamo 10, 11; peraltro, in un quadro dove l'Unione Europea o la Banca Centrale Europea, con il quantitativo easing, ha immesso denaro in modo massiccio, il Documento Economia e Finanziaria risente naturalmente dell'effetto di questa immissione di denaro da parte della Banca Centrale Europea.
Valutare il Piemonte o estrapolare il Piemonte dallo scenario economico e sociale diventa difficile, addirittura velleitario, un po' come quando qualche piccolo Paese, Città o Provincia del nostro territorio va a fare promozione in Giappone: crede di fare chissà cosa, ma quella realtà per i giapponesi è solo un puntino sulla carta geografica dell'Europa, quindi difficile da riconoscere: è velleitarismo.
Io credo, però, che sia invece l'occasione per l'analisi e apprezzo che la partenza dell'analisi del Vicepresidente sia stata quella della demografia. In realtà, una realtà che non cresce demograficamente non pu crescere economicamente e noi siamo una realtà che non cresce demograficamente perché ha 20 mila nati in meno all'anno rispetto ai morti una realtà che ha un invecchiamento colossale, che è anche una fortuna per chi sta qua dentro, però la valutazione sotto l'aspetto economico dà anche altri risultati; una realtà che non ha immigrati. Sì 5, 6, 7 mila ci possono essere, il saldo positivo dell'immigrazione, ma non è immigrazione qualificata. Io non voglio qui fare la valutazione sotto l'aspetto umano possiamo aprire poi tutto un altro fronte, però la nostra immigrazione non sono i siriani che ha preso la Germania e quindi la valutazione del saldo dell'immigrazione sotto l'aspetto economico-sociale non può essere una valutazione, al momento, nel breve periodo, di tipo positivo come ricaduta economica. Questo è il dato di fondo e io ho apprezzato che il Vicepresidente l'abbia sollevato perché è il punto di partenza del nostro quadro. Poi è chiaro che da tutto questo discende la valutazione sui conti regionali.
Credo che un segnale forte che viene dal DEF, ma che viene anche dalla comunicazione ordinaria e dal bilancio è che non è previsto un inasprimento di tasse (anche se abbiamo già un livello talmente alto che l'augurio sarebbe di non averle certamente), che quindi c'è una costanza di politica che può essere positiva, almeno per coloro che tentano di invertire la rotta.
Non mi fermo alle percentuale delle previsioni nazionali, perché per esempio nel DEF, con la nota d'aggiornamento, si riaggiorna alla variazione nazionale, ma - come diceva anche chi mi ha preceduto - addirittura adesso ce n'è una ulteriore di previsione di variazione al prodotto interno lordo per il 2018, che alza ancora di altri 2 punti decimali. Ad ogni modo, non siamo qui a fare la discussione su chi è più Frate Indovino, su chi riesce meglio ad azzeccarci, perché non è questa la questione.
La questione invece, giustamente, va posta sotto l'aspetto di quanto rispetto a questo quadro tendenziale, può fare il bilancio regionale e quindi quanto di programmatico si può inserire rispetto a questo scenario.
Naturalmente, sul Programmatico - mi rendo conto - la Regione non può fare enormi cose nel breve periodo: gli spazi d'investimento sono molto ridotti per le ragioni esposte (l'alto debito, il disavanzo e così via) e poi probabilmente, anche perché ha sbagliato alcune politiche. Aver voluto anticipare la Delrio, Vicepresidente Reschigna, prima del referendum con cui il popolo italiano ha fatto altre scelte, qualche contraccolpo lo crea su quello che è l'assetto complessivo istituzionale dalla Regione. Questo uno degli elementi salienti.
Così come, su questo quadro, credo che occorra mettere mano al modello di spesa - deve farlo, innanzitutto, il livello nazionale - perché non riusciamo più a tenere il nostro sistema con questo modello di spesa.
Infine, citando la Città della Salute e, più in generale, l'ambito sanitario, è necessario raggiungere un giusto equilibrio tra pubblico e privato, perché solo il privato, a mio avviso, è in grado di mantenere il passo e la velocità con quello che è il cambiamento, in termini tecnologici, che queste strutture dovrebbero avere.
Mi spiego in termini più banali, giusto per capirci: nel pubblico, se un soggetto a quarant'anni arriva a ricoprire il ruolo di Direttore dell'informatica, vent'anni dopo è ancora Direttore dell'informatica. Nel privato, se quel soggetto sei mesi dopo non è ritenuto adeguato, viene spostato a fare altro.
In una società che registra un cambiamento così rapido e così violento in termini di tecnologia, solo la combinazione pubblico-privato pu riuscire a garantire il massimo dell'efficienza e dell'efficacia.
Apprezzo, dunque, quanto ho letto sui giornali sugli indirizzi che sono stati espressi anche nei vari documenti. D'altra parte, non possiamo ridurre a dieci righe, come abbiamo fatto sul DEFR, la politica delle nascite o la politica che deve stimolare le nascite sul territorio. E chiudo, di nuovo, con la partita demografica: dobbiamo aprire un grande fronte che deve riguardare l'intervento sulla famiglia, sulle nascite sugli asili nido e sull'accompagnamento. E proprio l'accompagnamento deve costituire la base della valutazione dei documenti di programmazione 2020 2026. Perché adesso, nel 2018, cari colleghi, si è già in fase avanzata per la stesura del 2020-2026! È vero che nell'attuale Fondo Sociale Europeo abbiamo pensato - uso il plurale perché è stato fatto a mani incrociate più al contingente, al fatto che c'era questa grande crisi iniziata nel 2007, per cui bisognava prima sopravvivere che vivere. Ma per il 2020-2026 credo che questa Giunta, l'attuale maggioranza e, se vorrà, questo Consiglio, dovrà cominciare a metterci davvero le mani e stabilire quelle che sono le grandi impostazioni di azione che dovranno poi accompagnare le prossime legislature.
Vi ringrazio e chiedo scusa per i minuti in eccesso.



PRESIDENTE

Non c'è problema, collega Pichetto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Anch'io volevo sottolineare come questo DEFR sia un documento un po' sottovalutato da tutti: se da una parte capiamo che da quando è entrato in vigore il decreto legislativo n. 118/2011 sull'armonizzazione dei bilanci questo è diventato uno strumento meno utile e meno significativo dall'altra parte chi è chiamato a leggerlo e ad analizzarlo per poi assumere una decisione in scienza e coscienza vorrebbe vedere non solo dei dati condivisibili (questo non è sempre possibile, poiché siamo in democrazia e ci sono delle opinioni legittimamente diverse), ma almeno dei dati significativi e aggiornati. Com'è già stato richiamato dal collega buona parte del testo era la riproposizione di dati del 2016.
È un po' singolare, quindi, non tanto discutere di un documento basandosi su opinioni diverse (perché è legittimo avere opinioni diverse) quanto, piuttosto, proporre di correggere delle parti che dovevano nascere in modo diverso.
Volevo poi porre l'accento sulla questione della sanità, la tematica più importante che abbiamo in Regione, quella che occupa più spazio all'interno del Documento di Finanza Regionale. Anche qui - mi rivolgo al Vicepresidente Reschigna, al Presidente Chiamparino e all'Assessore Sanità anche se non sono ancora presenti - ribadiamo che non perderemo più nessuna occasione per dire che vogliamo riprenderci la competenza della sanità vogliamo decidere sulla sanità, come Consiglio regionale. Non possiamo più aspettare oltre, su tutto, sulla programmazione, sull'edilizia sanitaria.
Vogliamo tornare a decidere qui e a votare qui, in Aula. Non perderemo più nessuna occasione per dirlo: non l'abbiamo ribadito solo noi, ma anche una parte della maggioranza, e se n'è fatto portavoce - arbitro o meno - il Presidente del Consiglio regionale.
Dunque, anche la discussione del Documento di Economia e Finanza Regionale è l'occasione per dire che tutta una serie di decisioni le dobbiamo prendere qui.
Tra le più importanti, ci sono sicuramente quelle che riguardano l'edilizia sanitaria, materia che più occupa spazio in termini di programmazione: stiamo decidendo, oggi, come sarà la sanità del futuro nella nostra Regione.
E poi c'è la questione - che mi ha visto coinvolto, appunto, per ragioni di appartenenza territoriale - dell'Ospedale unico dell'ASL TO5 rispetto alla quale c'è da mesi un assordante silenzio. Ci sono, infatti delle istanze che abbiamo portato all'attenzione della Giunta regionale non solo noi, ma anche soggetti esterni al Consiglio regionale - che meritano una risposta e che non l'hanno avuta. E c'è un'interrogazione importante, alla quale avevo chiesto una risposta in Commissione, che da mesi (ormai cinque mesi) non vede riscontro.
Allora, a maggior ragione, penso che se non ci si rimette in riga da questo punto di vista i prossimi mesi in Consiglio regionale saranno molto molto lunghi.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Io ho ripreso alcune parti del documento, rispetto alle quali già i colleghi Bono e Bertola hanno evidenziato eventuali errori o - diciamo disattenzioni.
Però non voglio tornare su quell'argomento, ma su una cosa che a me preoccupa maggiormente, Vicepresidente. Leggendo questo documento, infatti e anche a seguito degli interventi degli Assessori nelle Commissioni per presentare le proprie parti, ciò che abbiamo registrato è una stanchezza generale; non so come dirglielo in modo diverso: la nostra impressione cioè, è che noi abbiamo la sensazione di aver perso una partita. E questo si deduce anche non tanto degli errori sulle date, ma dal fatto che non abbiamo la cognizione, all'interno di un documento, di cercare e di misurare in modo sensibile cosa accade sul territorio in questo momento.
Mi spiego: noi sappiamo bene che non possiamo permetterci di andare a leggere dei dati del mercato del lavoro, oppure dell'IRES sulla finanza piemontese, vecchi di un anno e mezzo. Allora, delle due l'una: o veramente questo è stato un errore di disattenzione degli Uffici - ma io mi permetto di dire che non credo - o altrimenti siamo ormai talmente stanchi e rassegnati che non ci poniamo neanche il tema di provare a ragionare su quello che può essere il Piemonte del futuro. Ed è quello l'elemento che maggiormente a noi preoccupa ed è il motivo per cui, d'intesa con il Consigliere Pichetto, pur non condividendo questo documento noi daremo presenza, ma per un motivo: perché, Vicepresidente, non siamo per le grandi alleanze, ma siamo per costruire qualche cosa che serva al Piemonte.
La paura che abbiamo tutti quanti noi, infatti, è che questa rassegnazione che noi abbiamo registrato nel momento in cui venivano auditi gli Assessori in Commissione, che - garantisco - non hanno detto né più n meno che le cose che potevamo tutti quanti già immaginare, vedendo ciò che non si sta facendo - si consolidi. L'intervento che lei ha fatto questa mattina è un intervento corretto: è un intervento di un Vicepresidente con delega al bilancio che, tra le altre cose, si occupa delle cosiddette "varie ed eventuali", perché ogni tre per due c'è lei sui banchi.
Non da ultimo, questa mattina nuovamente ha fatto una riflessione ampia sul tema del personale e sul tema della Legge Delrio. E io torno su questo perché l'ho già detto una volta: il vero valore della Regione deve essere quello di investire sul capitale umano, sui nostri organismi interni.
L'unica cosa che noi stiamo vedendo in questo momento è una riduzione necessaria - l'ha detto lei anche prima -, ma non abbiamo la capacità di immaginare, invece, un percorso innovativo per i dipendenti della Regione ma soprattutto per riuscire a portare nuovamente quelle competenze che vent'anni fa hanno costruito le strategie della Regione e che oggi non riescono più a farlo.
Io torno un attimo su un passaggio che ha fatto prima Gilberto Pichetto in merito a quanto è accaduto ieri. Il collega ha fatto un ragionamento di ambito europeo e internazionale rispetto alla scarsa credibilità che ha oggi il sistema europeo, quando deve tirare a sorte per decidere delle assegnazioni. Poi voglio ancora vedere se quella era proprio una "sorte" perché comunque i numeri precedenti che hanno portato ad uno spareggio sono stati quanto meno strani e particolari. Ma questo non è il tema: il tema è capire, quando domani mattina Milano si risveglierà da questo shock e dall'amaro in bocca che ha per non aver portato a casa un settore strategico e importante quale sarebbe stato l'indotto dell'Agenzia del farmaco, come la Città utilizzerà quello che ha preparato per l'Agenzia del farmaco. E noi nuovamente, ancora una volta, saremmo in attesa di vedere che cosa fa Milano per poi fare qualche cosina anche noi, agganciandoci a Milano.
Allora, possiamo provare a immaginare una strategia per il futuro della Regione Piemonte tutti insieme, a prescindere da chi vincerà le elezioni? Perché tanto, guardi - ma lei lo sa meglio di me -, non siamo di certo noi a definire le elezioni del 2018. Io sarei molto contenta che noi, dal punto di vista territoriale, avessimo questa grande capacità; ma in realtà il "sentiment nazionale" è ancora diverso rispetto all'attività che facciamo sul territorio.
Un minuto dopo, avremo le elezioni di carattere regionale. Ma il tema non sarà chi vince o chi perde quelle elezioni, ma se vince o se perde la Regione Piemonte, perché noi, a prescindere, se non cambiamo la mentalità perderemmo comunque. Non abbiamo interventi sui fondi europei che mirino ad una strategia e ad un obiettivo futuro. Prima, il Consigliere Gilberto Pichetto parlava della programmazione 2020/2026/2027, ma noi abbiamo un problema, perché, ad oggi, abbiamo una programmazione che non guarda ad un futuro della Regione, a prescindere dalla spesa.
Correttamente, lei prima diceva che gli investimenti fanno - tra virgolette - spesa, assorbono spesa, nel momento in cui portano a compimento la loro programmazione. E' vero, ma che programmazione abbiamo costruito sugli investimenti e sul FESR, per dare un'identità diversa al Piemonte? Nessuna. Abbiamo copiato, in modo pedestre, ciò che abbiamo fatto precedentemente. Non abbiamo fatto sinergia tra i fondi.
Io questo continuo a dirlo: avevamo un'opportunità di creare sinergie tra i tre fondi e le poche sinergie - io lo dico - costruite nella precedente legislatura, sono state cancellate. Non andavano bene? Pu darsi, però proviamo a farne altre.
Questa mattina abbiamo parlato dell'edilizia sanitaria, per Vicepresidente, forse ci siamo dimenticati di dire - e chiedo scusa se mi permetto di farlo io - che comunque i fondi mancano. Lei ha parlato dell'ospedale del Verbano-Cusio-Ossola, ma io le chiedo e la invito a dirmi dove prendiamo i soldi. Io non l'ho capito, ma magari è una mia mancanza così come non ho ancora capito, oltre i 90 milioni sulla ricerca e sull'università del CIPE, come gestiremo il grande cantiere della Città della Salute a Torino e della Città della Salute di Novara, perch continuiamo a spostare i soldatini e i carri armati, ma poi alla fine i carri armati sono tre o quattro.
Anche questo è un altro tema ed è un tema importante per questa economia, perché sulle Città della Salute forse potremmo veramente creare un indotto sulla ricerca e sull'innovazione anche se, tanto per cambiare rischiamo che ci venga sfilato dalla parte lombarda e milanese.
Non voglio entrare in concorrenza con ciò che fa Milano e la Lombardia ma io guardo quelli che sanno fare meglio di me e guardo come lavorano. Non possiamo prendere esempio da ciò che hanno fatto, per cercare anche noi di crearci un'identità che, ad oggi, non abbiamo? Lei, nella breve sintesi che ha fatto, ma chiaramente il tempo è quello che è, non ha parlato del tema dei trasporti e del rinnovo delle infrastrutture. Il tema delle grandi opere.
Io ribadisco qua, perché non riusciamo mai a parlarne, anche se io spero che prima o poi ci riusciremo, che i fondi compensativi sulla TAV Vicepresidente, sono nuovamente soldatini e carri armati che spostiamo da una parte all'altra, perché, in realtà, di vero ci sono solo i dieci milioni di euro arrivati nella precedente legislatura. Tutto il resto Delrio ce lo sta scrivendo sopra i giornali, ma non è vero e lì nuovamente, non c'è una valle, che ha sicuramente dei disagi, ma che potrebbe cogliere le opportunità che i 112 milioni di euro potrebbero dare.
Chiudo - e chiedo scusa se c'ho messo un po' più di tempo - dicendo che l'opposizione (io parlo per la nostra parte, per Forza Italia) è pronta a giocare una partita insieme per costruire, perché abbiamo a cuore il Piemonte, ma lo dobbiamo fare, perché un Documento come questo, con grande rispetto, non dice nulla o dice poco.
Io la ringrazio per l'impegno che ci sta mettendo, perché lei sulle sue deleghe ci mette un impegno che è difficile da trovare, sotto altri aspetti e sotto altri ruoli, ma non basta, Vicepresidente, non basta mettere a posto i conti, abbiamo bisogno di sognare anche per il Piemonte e non lo stiamo facendo.
A disposizione, se eventualmente vogliamo immaginare di farlo.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi Operatori Servizio Vendita dell'Istituto Professionale "M. Mazzarello" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti Operatori Servizio Vendita dell'Istituto Professionale "M. Mazzarello" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione n. 260, inerente a "Documento di economia e finanza regionale (DEFR) 2018-2020" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo con la proposta di deliberazione n. 260, inerente a "Documento di economia e finanza (DEFR) 2018-2020", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Dagli interventi che precedono il mio viene fuori un'immagine ambigua dello strumento del Documento di economia e finanza regionale, una sorta di Giano bifronte per cui, da un lato, viene accusato il documento di riportare dati non attualissimi, o non proiettati al futuro, e che quindi impediscono di fare programmazione autentica, e, dall'altro, laddove si parla di indirizzi e di strategie, viene accusato il documento di essere un libro dei sogni o un documento che non dice nulla e che, quindi, fotografa una sostanziale stanchezza o l'incapacità di sognare.
Io adoro sognare, come credo molti di noi, ma ogni mattina, quando ci svegliamo, dobbiamo fare i conti con la realtà.
Personalmente, quindi, ritengo che ben faccia il Documento di economia e finanza a fare i conti con la realtà, come l'hanno fatta tutti i bilanci che sono stati approvati finora in questa legislatura, al contrario di altre stagioni in cui forse si sognava di più. Quei sogni, però, ci sono costati oltre tre miliardi di disavanzo, con cui noi oggi, ad occhi ben aperti, dobbiamo fare i conti, con rate di indebitamento che toccano quasi 550 milioni quest'anno, su un bilancio che nella parte libera è di non troppo oltre il miliardo, con un Piano di rientro sanitario che, di fatto commissariava la Regione, con una rata di circa 200 milioni annui di risorse che devono essere congelate per coprire la rata annuale di copertura del disavanzo sui dieci o sui trent'anni e con una programmazione europea.
Questa'ultima accusa è veramente la più curiosa, perché noi siamo entrati in carica quando la programmazione sul settennato 14-20 era stata fatta, in parte anche molto male, tant'è che abbiamo dovuto rifare una parte consistente di lavoro (penso soprattutto al comparto dell'agricoltura).
Dall'altro lato, abbiamo dovuto fare i conti, non già con la programmazione in corso, o addirittura quella futura, ma con la copertura del cofinanziamento della programmazione 2007-2013, che c'era stata consegnata, in gran parte scoperta rispetto al finanziamento regionale, e quindi la parte di nostra stretta competenza. Eravamo nel 2014, quindi altro che l'accusa oggi di non ragionare abbastanza degli anni dal 2020 al futuro! Quindi, il documento giustamente riconosce tutto il percorso in parte fatto e, in parte, da continuare, che fa i conti con un contesto demografico, sociale, economico nazionale ed internazionale ancora molto complesso. Fa i conti con la riorganizzazione della macchina regionale che come veniva detto prima, ha visto un decremento di personale, di Direzioni di posizioni, cercando comunque di assicurare i servizi e di far operare la Regione.
Fa i conti con una riorganizzazione dell'assetto delle partecipate, una riorganizzazione del debito, un fare emergere anche tutto quanto non era palese nei bilanci precedenti e quindi configurava anche debiti fuori bilancio, così come le tante promesse fatte ai Comuni (penso al tema dell'edilizia scolastica), avendo graduatorie senza un centesimo di copertura finanziaria.
Nel frattempo, però, si pongono degli obiettivi e degli indirizzi strategici che guardano al futuro. Non si può dire che guardi al passato tutto il discorso sul benessere sanitario concentrato in questo documento che ovviamente poi dovrà trovare una traduzione pratica nelle azioni concrete e nelle leggi di bilancio. Quando si parla di un piano di radicale aggressione delle liste d'attesa rispetto alle prestazioni, da un lato, e sul fronte della non autosufficienza, dall'altro lato, credo che si dica una cosa che tocca la sensibilità, gli interessi e i diritti di tutti i piemontesi, diritti cogenti e non un sogno orientato al futuro.
Quando si parla di organizzazione in un Unico Centro di Prenotazione di tutte le visite specialistiche, anche questa è un'esigenza assolutamente diffusa. Quando si parla di fase 2, rispetto all'uscita dal Piano di rientro e ad un tentativo di riorganizzazione e di sinergia tra l'assistenza ospedaliera e l'assistenza sanitaria territoriale, con l'apertura a piani di cronicità e di domiciliarità che vedano i territori fortemente coinvolti, anche qui si parla di primarie esigenze ed aspettative da anni dei nostri concittadini e dei nostri territori.
Quando si parla di un riavvio delle assunzioni in sanità, si va proprio incontro al ragionamento che veniva fatto prima da un collega che mi ha preceduto, cioè il tentativo di aumentare la produzione sanitaria, quindi l'erogazione di servizi, aggressione di liste d'attesa e miglioramento delle condizioni di lavoro del personale sanitario e non, che opera all'interno delle nostre aziende e nei nostri territori.
Quando si parla di digitalizzazione - e in queste settimane stiamo affrontando, in particolare, il focus del fascicolo sanitario elettronico anche in questo caso si parla di uno strumento che permetta di fare un salto in avanti significativo in questo campo. E quando si parla di edilizia sanitaria, certamente non si parla di ciò che accadrà domani mattina, ma se noi consegnassimo, alle future legislature e all'annualità che abbiamo davanti a noi, una Regione che non ha saputo progettare, anche nella logica dei prossimi 10-20 anni - e parlo del superamento dei vecchi ospedali, la concentrazione dei presidi più piccoli e così via - di certo non faremmo il nostro dovere.
E' ovvio che quei frutti si vedranno in futuro, ma se non si programmano oggi, non si vedranno neppure nel futuro.
Allo stesso tempo, nella parte dedicata al benessere sociale poniamo uno degli obiettivi di fine legislatura assolutamente strategici e non ulteriormente rinviabili, che certamente dovrà vedere il Consiglio regionale come protagonista.
Non più tardi di due sedute fa l'Assessore alle politiche sociali o alla coesione sociale, come vogliamo definire questo campo, ha annunciato entro la fine dell'anno, un provvedimento che sarà analizzato in Commissione e in Consiglio in materia di domiciliarità.
Quando prima si diceva che potrebbe essere un trucchetto magico quello di convertire i posti da ospedaliero a non ospedaliero, in realtà il ragionamento del dare la risposta più adeguata ai bisogni di salute della persona, di non utilizzare l'ospedale per funzioni non proprie dell'ospedale e cercare quindi di dare anche la collocazione giusta rispetto al bisogno della persona, alla persona medesima, significa non solo fare il benessere della persona, ma anche liberare delle risorse, che probabilmente in questi anni sono state mal spese. Infatti, come ricordiamo sempre, un ricovero improprio in ospedale costa enormemente di più di un ricovero proprio in una struttura di lungodegenza o in una RSA oppure laddove ci sono le condizioni, in un intervento domiciliare. E la scommessa non è solo l'erogazione di un assegno di cura certo, anche se su questo tema dobbiamo assolutamente ritornare per dare piena attuazione alla legge n. 10/2010, ma è anche offrire un pacchetto di servizi professionali adeguati, affinché la famiglia e il diretto interessato, che sia anziano non autosufficiente o persona con disabilità, possa, nel benessere personale più ampio possibile, vivere presso la propria dimensione abitativa.
Allo stesso tempo, aver assicurato in questi anni una stabilità di risorse ai consorzi dei servizi socio assistenziali, anche questo è un elemento che, magari non fa sognare perché non è uno slogan raccontabile con vivacità, ma permette ai Comuni e ai consorzi di programmare su un piano triennale i propri interventi, cioè i servizi di base da assicurare ai concittadini.
Credo che questo sia un merito importantissimo di questa Amministrazione regionale e che permette, peraltro, proprio in queste settimane, di avviare una fase B; penso ai 20 milioni dirottati sul Progetto "WeCare" - ogni tanto dobbiamo per forza utilizzare acronimi che derivano dalla lingua inglese - che è un tentativo di istituire in tutti i territori dei servizi innovativi in campo sociale e non solo, che veda coinvolti non soltanto gli Enti locali e gli Enti gestori, ma anche, ad esempio, il mondo del mutualismo e, in generale, il mondo del terzo settore, in una rete davvero sinergica.
Da ultimo, perché il tempo come sempre è tiranno, il fatto che si menzioni, rispetto agli Enti locali, un'attenzione che dovrà trovare una traduzione concreta nella prossima legge di bilancio, ma che ha avuto i suoi elementi antecedenti nella legge di quest'anno, è il rilancio degli investimenti locali. Abbiamo inserito una norma che i Comuni attendono nella sua attuazione con grande interesse (l'articolo 13 della legge 6 del 2017), con la quale, con l'istituzione di un apposito fondo che si collega con il riconoscimento di spazi verticali sul piano degli equilibri di bilancio e in connessione con le scelte che il Governo farà nella legge di bilancio attualmente in Parlamento, ci permetterà di essere interlocutori verso i Comuni per una stagione di rilancio degli investimenti locali anche quei piccoli investimenti di manutenzioni straordinarie (penso alle scuole, alle strade, all'illuminazione) che - anche qui - magari non fanno sognare come slogan, ma faranno certamente la differenza nella vita quotidiana delle persone, nella conduzione dell'attività amministrativa delle diverse Amministrazioni locali cui noi ci riferiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Siamo arrivati a discutere il documento di economia finanziaria regionale 2017. Effettivamente, nel 2014 la Regione si trovava in una situazione di difficoltà maggiore, dove non si capiva l'entità del debito.
Quindi, riconosco a questa maggioranza di aver fatto un lavoro di rendicontazione del debito e di copertura dello stesso, importante.
Detto ciò, però, troviamo una Regione che praticamente è in macerie con 500 milioni di mutuo annuali.
Non abbiamo sicuramente contribuito noi, come forza politica, a creare questa situazione: una situazione di grande difficoltà per questa Regione che mette in forte dubbio le sue politiche: fondamentalmente, le politiche sociali, sanitarie, di sviluppo ed anche dei trasporti pubblici.
Complessivamente, questa Regione è sempre all'inseguimento della copertura del debito. La possibilità di spostare e dilazionare nel tempo il debito finanziario del 2014 darà una boccata d'ossigeno e la possibilità, a chi arriverà nel 2019, di gestire il 2019 - che era in forte dubbio - con questa riduzione.
Possiamo dire, pertanto, che finalmente l'Amministrazione regionale non avrà più un'azione di riduzione della capacità di PIL di questa Regione.
L'IRES ci aveva fatto questa fotografia: il blocco del turn over nella sanità - dove abbiamo la maggiore Azienda regionale, con 55 mila dipendenti aveva portato un effetto prociclico, non nel senso di crescita, ma nel senso opposto. Questo effetto è terminato: siamo usciti dal Piano di rientro e stiamo iniziando a vedere dei miglioramenti dal punto di vista delle assunzioni.
Non vediamo miglioramenti, però, nelle liste d'attesa e non vediamo miglioramenti sulla passività sanitaria. La Lombardia "ringhia" sempre, con una sanità molto aggressiva, dovuta al fatto che la Lombardia sfrutta la sua posizione dominante, ereditata dal passato. È la regione più industrializzata, quindi ha l'apparato sanitario più sviluppato e drena dalle altre regioni circa 600 milioni.
Questo crea delle difficoltà al Piemonte, che - invece - è la regione che, nel Nord Italia, dal punto di vista della crescita economica, ha subito maggiormente la crisi del 2008 e poi la recrudescenza del 2011.
Il vostro leit motive è quello di rilanciare questa regione con l'edilizia sanitaria. Noi - come dicevano i colleghi del mio Gruppo che mi hanno preceduto - siamo d'accordo, ma fino a un certo punto, perché non pensiamo che il finanziamento di queste opere - accedendo alla risorsa privata come risorsa finanziaria - al 70% sia una cosa che possa portare dei benefici.
Se andiamo a guardare i calcoli finanziari allegati alle varie delibere delle ASO (l'ASO di Novara, ecc.) per il Parco della Salute di Torino possiamo vedere che c'è una grossa differenza tra l'accedere a un finanziamento pubblico e l'accedere a un finanziamento privato. E devo dire che anche i mass media ci mettono del loro.
Io non vedo il TG3 del Piemonte (vedo il TG3 lombardo) però, grazie alle comunicazioni che mi arrivano, ho potuto vedere il videoclip del TG3 piemontese in cui si dice: "Il Parco della Salute di Torino finanziato al 70% dai privati". Viene da dire: "Oh, che bravi questi privati: regalando soldi al pubblico! Complimenti! Che generosi! Sono veramente generosi: non li avevamo scoperti fino ad oggi, però il Piemonte ha scoperto che i privati mettono i soldi per l'edilizia pubblica piemontese. Complimenti veramente, perché sono benefattori".
Se, poi, però, andiamo a vedere le carte finanziarie, scopriamo che sono un po' meno benefattori di quello che sembrano. Sono quisquiglie, che però - vogliono dire, solo per la Città della Salute di Novara, più di 100 milioni in più di interessi.
Pertanto, vorrei capire se questo è il modo di rilanciare il Piemonte.
Vorrei capire come è stato possibile che l'ASO di Novara abbia fatto un appalto per i servizi radiodiagnostici da 100 milioni, con un solo partecipante. Un solo partecipante! Ma come? Cento milioni! Non li vuole nessuno questi 100 milioni? Un solo partecipante alla gara.
Allora, al di là del fatto che la nuova legge sugli appalti forse interpreta in modo molto generoso, però bisogna vedere anche come interpretare la nuova legge sugli appalti, perché un partenariato pubblico privato ha senso nel momento in cui il privato mi fornisce qualcosa in più.
Ma, quando ho una gara d'appalto di SCR sugli stessi argomenti, perché fare partenariato pubblico-privato? Per i sistemi radiodiagnostici? Come se i nostri ospedali non fossero in grado di gestire questi macchinari. In questi casi sorgono forti dubbi sulla direzione che sta prendendo questa Regione.
Cambiando argomento, credo che anche questa Regione, come tutta l'Italia, stia vivendo una grossa situazione di difficoltà e la relazione della Caritas dell'altro giorno apparsa sull'"Avvenire", dà uno spaccato dell'Italia, dove la forbice economica si sta ampliando, dove la povertà assoluta, purtroppo, è in crescita e dove le nuove generazioni sono in grandissima difficoltà.
Le politiche sociali sono un'altra grande sfida. Fa bene l'Assessore Ferrari a cercare l'innovazione, ma l'innovazione deve anche garantire delle coperture economiche. Non credo che il REI, messo a disposizione dalle politiche nazionali, sia sufficiente per impattare la crisi che coinvolge, soprattutto, definiamola così, la crisi generazionale, con un tasso di disoccupazione dei giovani elevatissimo e con un tasso di povertà assoluta, in forte crescita. Questa è la sfida.
Tuttavia credo che noi dobbiamo anche uscire dal provincialismo, tutto italiano, e vivere, come Regione, una sfida all'innovazione. Una sfida all'innovazione perché l'Italia ha perso tanti treni. Ha perso la sfida per esempio, sull'energia alternativa, in particolar modo sul fotovoltaico per un provincialismo proprio bieco, tipico italiano, che era tutto rivolto alle sue questioni interne, diatribe interne tra le forze politiche e non ha saputo cogliere quella sfida che, invece, altri Paesi, come la Germania hanno colto subito.
Noi siamo arrivati in ritardo. Per non arrivare più in ritardo credo che questa Regione possa mettere in campo delle leve finanziarie o comunque, creare delle sfide stimolando il settore produttivo privato ad affrontare la questione fondamentale che rappresenta la sfida delle sfide cioè il cambiamento climatico. Sul cambiamento climatico, in tutti i settori, noi dovremmo essere all'avanguardia. Per poterlo fare, credo che debba essere anche sviluppata la possibilità di utilizzare la piccola autonomia fiscale che abbiamo sull'IRAP, altrimenti rischieremmo di perdere sfide importantissime sia nel settore manifatturiero, ma non solo in quello manifatturiero. Questo credo sia il percorso che dovremmo affrontare nei prossimi anni. Prima lo facciamo e meglio è per questa Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
In passato siamo stati abituati a non analizzare il DEFR - quando non era un obbligo - o a farlo con una certa sufficienza perché avevamo una norma di bilancio che, in qualche modo, consentiva una lettura puntuale delle volontà dell'Amministrazione regionale.
Credo che oggi il Documento di Economia e Finanza dovrebbe contenere due aspetti. Primo aspetto, di prospettiva. Come veniva ricordato tanto nella relazione del Vicepresidente, quanto, soprattutto, da alcuni interventi dei colleghi, sul Documento di Economia e Finanza. Documento che non è una mera valutazione di numeri contenuti all'interno di un bilancio nel quale dovremmo trovare la volontà dell'Amministrazione regionale rispetto agli anni futuri.
Secondo aspetto. Com'è noto, con l'applicazione della legge n. 118 oggi abbiamo un documento di bilancio molto meno intelligibile rispetto agli anni precedenti. Questo documento dovrebbe essere non soltanto lo strumento che precede, ma anche lo strumento che, in qualche modo, illustra le politiche del bilancio.
Non voglio procedere ad una valutazione puntuale rispetto a tutte le misure - non sarebbe possibile - o a quelle che ritengo essere prioritarie.
È assolutamente evidente che il documento è stato fatto, in alcuni casi, in modo puntuale e compiuto e, in altri, in modo assolutamente inadeguato.
All'interno di una pagina del documento che stiamo analizzando rileviamo alcune misure importanti, alcune politiche importanti, per questa Regione. Provo a fare una valutazione su un unico tema, che il Vicepresidente ha toccato: i fondi europei.
L'ho fatto in altre occasioni e tornerò a farlo anche in futuro, ma è evidente a tutti che le casse di questa Regione non consentono politiche significative, se non quelle di incentivare, con un numero di risorse non adeguato, una serie di politiche. La vera capacità di programmazione e di utilizzo di risorse nella nostra Regione sta all'interno dei fondi europei.
Credo che fra le tante sottolineature negative che in questi tre anni e mezzo di amministrazione di centrosinistra abbiamo potuto fare, quello che io ritengo essere, unitamente alla sanità, uno dei temi in cui questa Giunta ha operato peggio è esattamente relativo all'utilizzo dei fondi europei. Sotto due punti di vista: da un punto di vista quantitativo e soprattutto da un punto di vista quantitativo.
Dal punto di vista quantitativo, il giorno che ci degneremo di non occuparci solo delle amenità più varie in sede di I e III Commissione (soprattutto III), ma vorremo anche capire a che punto siamo con l'utilizzo dei Fondi europei, sarebbe assai utile discutere di come stiamo utilizzando 4 miliardi di euro. E penso non interessi solo ai Consiglieri regionali, ma complessivamente alla comunità piemontese. Dicevo, in termine quantitativo perché, se avessimo quei dati - che comunque possiamo raccogliere in termini macro all'interno dei tre POR che hanno, come le direttive europee prevedono, una parte web a loro dedicata - potremmo vedere che anche da un punto di vista quantitativo sofferenze, ritardi, scelte di utilizzo dei fondi senza strategia.
Poi, vi è l'altra parte, quella qualitativa.
Ogni ogniqualvolta ci occupiamo di Fondi europei, tendenzialmente il nostro interesse è di capire, in particolar modo da qui agli anni a venire che saranno quelli che chiudono la programmazione, se riusciamo a arrivare al 100% della spesa attribuita. Certamente un aspetto importante: spendere tutti i soldi che la nostra Regione ha è certamente significativo. Ma raramente ci si occupa dell'aspetto qualitativo, perché nel momento in cui c'è carenza di risorse si dovrebbero utilizzare quelle legate ai Fondi europei per attuare quel tipo di politiche.
Invece, questa Regione sta facendo una scelta differente: la scelta della spesa, non della spesa qualificata, ma della spesa; cercare di spendere il più possibile - devo dire sul FESR e sul FEASR non con grandi risultati - senza aver dietro una programmazione. E, guardate, lo dico perché.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere, faccio fatica a sentirla io, figuriamoci il Vicepresidente! Chiedo ai colleghi un po' più di silenzio per permettere al collega di esporre le sue ragioni.
Possiamo far riprendere il Consigliere Vignale? Prego.



VIGNALE Gian Luca

Grazie. Credo di poterlo affermare perché, relativamente alla passata programmazione che condusse in buona parte la precedente Amministrazione noi cercammo, in particolar modo relativamente alle politiche per la montagna - e questo aveva un senso, perché all'interno di quelle politiche ci stava tutto ciò che riguardava i territori montani, quindi una parte consistente del Piemonte - di introdurre all'interno del Documento Unico di Programmazione la programmazione strategica in area montana, e inserimmo il principio dell'utilizzo in tale fondo delle risorse sulla montagna.
Faccio questo esempio perché è semplice ed è un esempio che io ho utilizzato in molti casi. Nei Comuni montani ogni anno ricadono più di 60 milioni di euro, quasi 70 per la precisione, di Fondi europei; poi, quando discutiamo il bilancio regionale, dibattiamo se metterne 11, 12, 13, che in gran parte pagano stipendi.
La programmazione strategica per la montagna prevede un utilizzo in tale fondo delle risorse; un lavoro che certamente è più complesso perch deve mettere insieme tre responsabili di POR che in qualche modo individuino quali sono le priorità e quale fondo finanzia cosa.
Devo dire che di tutto questo non c'è traccia in questa Amministrazione, salvo ovviamente l'attività che svolgono i GAL, ma questa sarebbe svolta con o senza politiche strategiche nelle aree montane.
E ho fatto quest'esempio come ne potrei fare molti altri, cioè il giorno in cui esamineremo la qualità della spesa dei Fondi europei ci renderemo conto che, purtroppo, stiamo perdendo un'enorme opportunità.
Potrei fare lo stesso esempio sulla logistica, sui fondi ALCOTRA sempre per parlare di aree montane, fra progetti strategici e progetti non strategici; lo potremmo fare sui ritardi del PSR e sulle sue modalità di spesa; lo potremmo fare sul FESR.
Insomma, ciò che manca - e concludo - credo sia un'idea di sviluppo della nostra Regione, che, proprio grazie all'utilizzo dei fondi europei potrebbe finanziare una serie di politiche, sulle quali, altrimenti, ogni volta che ci troviamo in Consiglio regionale la risposta (che venga dalla maggioranza o dall'opposizione, in particolar modo dall'opposizione) sarebbe: "Ottima idea, ma non abbiamo le risorse per poterla finanziare".
Le risorse ci sono: ci sono per miliardi di euro! Bisogna saperle utilizzale e bisogna saperle utilizzare con un progetto, che noi riteniamo non vi sia all'interno di questa Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Presidente Gancia; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
È evidente che il DEF 2018-2020 è improntato su una visione molto matematica, di calcoli e di numeri; visione, peraltro, necessaria.
Tra l'altro, questa mattina, in Aula, il Vicepresidente ha fornito una risposta vaga, ma pur sempre circoscritta rispetto a prima, sui derivati che è una questione su cui ci battiamo da tempo e che rappresenta, ormai una somma di denaro in mano ad una moltitudine di soggetti finanziari.
Abbiamo più contezza del fatto che il miliardo e otto sottoscritto oltre dieci anni fa pesi come un macigno sulle future generazioni. Perch dalle parole dal Vicepresidente non riusciamo a cogliere alcuna speranza di trovare soluzioni diverse da quella di pagare questi debiti sciaguratamente contratti.
Ciò che manca in questo documento di programmazione è, soprattutto, un approccio verso quelle realtà sane, realtà costituite da uomini e donne che rappresentano il nervo e il tessuto della nostra economia e della nostra società.
Nei numerosi interventi che mi hanno preceduto non ho colto una visione della nostra Regione come un Ente che possa, in qualche modo, redimersi dal fatto di essere stata così invasiva nella vita dei cittadini e soprattutto, delle loro tasche, oltre che a livello burocratico.
Avremmo chiesto, quindi, un approccio più liberale, un approccio improntato al laisser-faire; perché una caratteristica di questa Regione è proprio la capacità di rimboccarci le maniche e di lavorare, di non essere assistiti o di rifiutare l'assistenzialismo, tanto più l'assistenzialismo della politica. Noi crediamo nella dignità della persona, nella dignità e nella responsabilità del singolo, che deve essere chiamato a scegliere anche tra un'offerta che non deve necessariamente essere sempre pubblica sia per quel che riguarda la scuola, sia per quel che riguarda la sanità sia per quel che riguarda tanti altri settori della nostra vita quotidiana.
Manca sicuramente - ma non solo in Piemonte - un disegno dell'architettura costituzionale, che, in questo momento, è andata in pezzi. Abbiamo una parte del Paese (centro-sud) che non sappiamo esattamente cosa voglia fare almeno nel centro-nord abbiamo maggiori certezze: il referendum del 2005 sulla devolution e il referendum indetto da Renzi l'anno scorso hanno visto un centro-nord che rifiuta il centralismo. Il centro-sud, invece, rifiuta sia il centralismo sia la devolution del 2005. È chiaro, quindi, che in questa situazione manca un certo ordine tra le funzioni che devono svolgere gli Enti e di cui la Regione dovrebbe fungere da camera di regia (sempre che si decida di mantenere le Regioni, a scapito delle Province). È sicuro che la prossima legislatura ci dovrà vedere impegnati su questo serio dibattito.
Dunque, spazio ai privati; spazio alla responsabilità dei singoli spazio alla libera impresa; spazio al laissez-faire.
Se distruggiamo tutto con le tasse e con la burocrazia, credo, davvero che non ci possa più essere spazio per il futuro, né, tanto meno, per quell'incremento demografico cui auspica, giustamente, il Vicepresidente.
Per quanto riguarda i Fondi europei, la nostra è una posizione assolutamente liberale.
Riteniamo non sia corretto obbligare le aziende, se vogliono stare sul mercato, ad attingere ai Fondi europei. Eppure oggi questo è un obbligo: è un obbligo attingere alla PAC ed è un obbligo attingere al PSR perch altrimenti, se le altre aziende lo fanno, non si sta sul mercato. Quindi molto spesso - questo ovviamente, Presidente, non è una caratteristica solo piemontese: è una caratteristica europea e complessivamente italiana - si deve modellare la propria azienda (e comunque le proprie iniziative di espansione) su dei supposti benefici che deriverebbero da contributi ipotetici che si possono ottenere in base a esigenze determinate a tavolino, a Bruxelles o a Strasburgo.
La stessa cosa vale per la formazione e per la ricerca. Non troverete nessun imprenditore - sia esso di grande impresa, ma soprattutto di PMI che voglia fare una sana ricerca con i soldi dello Stato. Quello che chiediamo è una tassazione minore e poi, se lasciamo liberi gli imprenditori e anche le persone di fare quello che desiderano con le proprie tasche (se non devono dare tutti i proventi allo Stato per cose che decidiamo qui o altrove, in altre sedi), credo sarebbe, forse, la soluzione migliore.
La strada, su questo, è ancora lunga, ma è un bene iniziare a tagliare la spesa improduttiva; però tagliamo anche la burocrazia e battiamoci nelle sedi opportune perché questo avvenga.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Gancia.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ho sentito parlare di rilancio del Piemonte e di sogni: sia da questa parte dell'emiciclo che dall'altra si è parlato di sogni.
In realtà, quello che vediamo in questo momento nella nostra Regione è il protrarsi della crisi economica, e le numerose crisi aziendali che ogni giorno vengono portate ai tavoli, anche regionali - quindi, non solo nazionali ma anche regionali - lo testimoniano. Dunque direi che siamo ancora in un momento di grave emergenza.
Nel DEFR noi leggiamo un grande impegno rispetto a quello che viene definito benessere sociale e un particolare impegno per la lotta alla povertà: lotta alla povertà che, come ricordava anche il collega Andrissi viene attuata attraverso diversi interventi di sostegno al reddito. Abbiamo purtroppo visto dei risultati piuttosto deludenti rispetto al SIA, che ha dimostrato di non essere una misura all'altezza della gravità della situazione e della numerosità dei casi sui quali bisogna intervenire. Da gennaio vedremo se la nuova misura REI avrà un impatto migliore e se sarà una misura più adeguata a contrastare questo grave fenomeno; anche se le stime preventive che abbiamo visto lasciano supporre che ci sia ancora molta strada da fare da questo punto di vista.
Un grave problema è quello, principalmente, della mancanza di lavoro: una mancanza di lavoro che viene affrontata purtroppo sempre in situazione emergenziale e sempre attraverso un intervento fatto più che altro di ammortizzatori sociali, che poi a un certo punto finiscono e non danno alcuna soluzione concreta alla situazione delle persone che hanno perso il lavoro e il reddito. Quelle sono persone che molto spesso, poi appartengono allo stesso nucleo familiare, come ad esempio possiamo vedere nella crisi aziendale che in questi giorni sta occupando le pagine dei giornali, che è la crisi Embraco di Riva di Chieri: lì ci sono molti casi di marito e moglie impiegati all'interno dello stabilimento che quindi rischiano di rimanere entrambi senza lavoro e senza reddito.



(Scampanellìo del Presidente)



PRESIDENTE

Colleghi! Abbiamo bisogno di un po' di silenzio in aula per far intervenire in modo compiuto e in modo che il Vicepresidente possa ascoltare in colleghi che stanno parlando. Grazie.
Prego, continui, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie.
In realtà non si capisce mai quando arrivi il momento del confronto e del dibattito, perché in Commissione siamo chiusi dentro una stanza ascoltiamo gli Assessori che illustrano i provvedimenti (in questo caso, il DEFR), interveniamo e parliamo tra di noi. Ci aspettiamo che poi in Aula ci sia un minimo di ascolto, di considerazione e di proposta, proprio per arrivare a ciò che prima la collega Porchietto definiva quella visione di intenti, quello sforzo comune, senza pensare tanto alla parte politica. In realtà questo non c'è: son belle parole, ma in realtà questo non c'è. Alla fine, quando arriviamo qui in Aula, mi sembra che ci sia un interesse a far passare il tempo, ma che non ci sia reale attenzione o interesse ad ascoltare quello che ha da dire l'altra parte politica. Comunque noi parliamo; se qualcuno vuole ascoltare ascolta e magari qualcuno ci segue anche dalla diretta del Consiglio. E poi comunque è importante far sentire anche la nostra voce, anche se la maggioranza non l'ascolta.
L'impressione è che di fronte a queste crisi e a questa mancanza di lavoro non ci sia un'adeguata risposta da parte della Regione; e questo a partire dal punto di vista del sostegno all'innovazione e allo sviluppo.
Sembra infatti che non ci sia un concreto e reale interesse a cambiare davvero direzione, andando a capire quali siano i settori sui quali spingere le aziende ad investire, anche sostenendole in questo, e cercando di utilizzare anche i dati che la Regione ha a disposizione per fare delle analisi che possano servire anche a sostenere le aziende nelle loro scelte.
La parte più preoccupante è quella che riguarda il reinserimento lavorativo.
Su questo nutriamo timori, che derivano proprio dal modo in cui è gestito adesso questo reinserimento: si prende in carico un lavoratore che ha appena perso il lavoro, quindi un ex lavoratore che sta diventando un disoccupato e magari si trova in una fase di transizione dove ha ancora a disposizione qualche sostegno economico (per l'appunto gli ammortizzatori sociali di cui parlavamo prima), e deve ricostruirsi da zero; deve capire cosa fare, in quale settore potersi re-impiegare e trovare il modo di entrare in contatto con delle offerte di lavoro.
Tutto questo, purtroppo, noi lo stiamo facendo principalmente con dei soggetti che, secondo noi, non sono all'altezza del ruolo che gli viene assegnato. Ovviamente, parlo del settore privato; l'impianto pubblico fatto dai Centri per l'impiego - quello che sarà poi l'Agenzia Piemonte Lavoro potrebbe svolgere egregiamente questa funzione se si decidesse di investire seriamente su un servizio di accompagnamento al lavoro pubblico e se venissero potenziati tutti gli strumenti per consentire di andare incontro alle persone in cerca di occupazione.
Molto spesso, invece, ci affidiamo a soggetti che vedono nel disoccupato la loro ricchezza, dato che traggono guadagno dal prendere in carico queste persone.
Cosa significa prendere in carico? Significa che le persone vengono schedate, magari si fanno dei colloqui, gli si insegna a compilare un curriculum, dopodiché, queste persone rimangono in una sorta di limbo. Di fatto, non si sa quante persone effettivamente arrivino ad essere reinserite, non dico stabilmente, perché ormai l'idea di un inserimento stabile è un qualcosa che non ci appartiene più e ci stiamo abituando ad una perenne precarietà.
La questione è il guadagno che questi soggetti - e parlo di agenzie interinali o di enti accreditati in generale - hanno nel momento in cui prendono in carico il disoccupato. Il disoccupato diventa una ricchezza mentre invece sarebbe importante che si accompagnassero maggiormente queste persone alla ricerca del lavoro, facendo in modo di far arrivare le risorse direttamente a loro, ed è quello che noi sosteniamo attraverso il nostro reddito di cittadinanza o di sostegno, chiamatelo come volete.
Il senso è che le risorse non si devono perdere nei rivoli di questo sistema che interagisce col privato e, purtroppo, non arriva mai a centrare l'obiettivo, ma occorre convertire verso nuovi tipi di lavoro. Serve quindi, un monitoraggio migliore, un confronto migliore anche all'interno di quest'Aula, per cercare di capire come utilizzare le risorse.
E' vero che le linee di finanziamento dei fondi europei sono state definite dalla precedente legislatura, però io credo che sia ancora possibile intervenire per cercare di ridefinire sia gli obiettivi sia i mezzi che vogliamo raggiungere.
Questo serve, in particolare, per andare incontro ai giovani, citati in più pagine di questo Documento di programmazione economica, ma rispetto ai quali non vediamo grandi interventi concreti.
Abbiamo già più volte criticato l'iniziativa "Garanzia giovani" evidenziando come sia un'iniziativa che alla fine non ha dato i risultati sperati, mentre adesso vediamo che si utilizza sempre più frequentemente l'alternanza scuola-lavoro, cercando di avvicinare i nostri studenti al mondo del lavoro. In realtà, dai risultati delle ricerche e da diverse denunce di questi giovani, abbiamo visto che anche questo tipo di strumento molto spesso è uno strumento abusato e senza nessun contenuto, che porta soltanto i giovani ad essere occupati per qualche tempo all'interno di mansioni che non hanno niente a che fare con il loro percorso di studi.
Noi crediamo che il tempo della scuola debba essere un tempo di scuola quindi un tempo di studio e di preparazione, non solo al lavoro, ma anche alla vita in generale.
Rispetto a questo, il fatto di poter garantire a tutti i bambini e i ragazzi la possibilità di fruire di attività integrative, è un qualcosa su cui la Regione deve assolutamente mettere più impegno. Noi abbiamo provato in fase di assestamento, a proporre emendamenti. C'erano delle limitazioni nel fatto che si potessero accettare o meno emendamenti che andassero ad incidere sul bilancio. Ritenteremo nel previsionale, ma chiederemo sicuramente un maggiore impegno economico per andare a sostenere tutti gli studenti - quindi bambini e ragazzi - che appartengono a famiglie che non possono permettersi attività integrative di nessun tipo, quindi neanche sportive e culturali.
Più volte questa Giunta regionale ha dichiarato di voler investire nello sport e di promuovere l'attività fisica, quindi facciamolo, non deve essere soltanto la promozione di eventi spot, ma deve essere una produzione costante e mirata, soprattutto attraverso le scuole, quindi cercare di arrivare ai ragazzi nel momento in cui sono ancora sui banchi di scuola ed intervenire attraverso adeguate risorse.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Io vorrei porre l'accento su questioni di pianificazione territoriale anche perché ci apprestiamo ad analizzare, a livello di enti locali, quella che è una proposta innovativa, arrivata un po' in maniera singolare.
Si tratta di una pianificazione di ambiti territoriali ottimali arrivata per e-mail. Quanto meno, poteva passare in Commissione ed essere un po' più condivisa.
Detto questo, fortunatamente condividiamo il tema e l'impostazione anzi, su queste proposte di ambiti territoriali ottimali, su cui andare a ridisegnare quella che è la politica delle Unioni Montane, Unioni collinari e Unione di Comuni che si sono autogenerate in questi anni, abbiamo una posizione favorevole. Posizione che non nascondevamo fin dal 2014, quando nelle sedute di I Commissione ci è stata mostrata una cartografia inerente alle Unioni di Comuni e alle Unioni montane che erano in essere e che si stavano creando, manifestando tutte le nostre perplessità sul panorama che si stava creando. Ed avevamo manifestato tutte le nostre perplessità anche rispetto a quello che era l'ottimismo della Giunta in merito ad un corretto procedere della situazione dell'aggregazione, cioè una fiducia negli Enti locali che avrebbero dovuto creare delle aggregazioni di per sé funzionali di per sé atte a svolgere i compiti istituzionali dei Comuni nel migliore dei modi.
All'epoca avevo avuto uno scambio, forse il primo scambio di battute con l'Assessore Reschigna, in cui mi dicevo pessimista nel vedere una situazione che non sarebbe migliorata da sola con la legge che avevamo e con le premesse che, all'epoca ed ancora oggi, abbiamo sul campo.
Le unioni, così come sono venute fuori negli ultimi anni, sono unioni disomogenee, che non hanno alcuna corrispondenza con i veri bisogni dei cittadini. Ci sono, invece, casi che, per fortuna, sono positivi e che ricalcano probabilmente quelle che erano le divisioni territoriali delle vecchie comunità montane e collinari precedenti.
Oggi ci troviamo, però, con un arlecchino, ovvero una planimetria che disegna queste entità abbastanza variegata e poco coerente.
E' un argomento che, secondo me, è delicato ed interesserà tutti nei prossimi giorni, visto che siamo il Consiglio regionale e quindi la voce del territorio qui a Torino. Mi farebbe piacere che questo discorso suscitasse un minimo di attenzione e magari anche un minimo di dibattito.
Quindi, cerco il silenzio per avere un minimo di attenzione da parte dei colleghi, specie quelli che arrivano dai territori come i miei, che hanno avuto tutta una serie di problematiche.
Su questo discorso aspettiamo il dibattito in Commissione e quello sul territorio. Penso, vista la proposta dell'IRES, che ci saranno alcune rimostranze. Io ho guardato il mio territorio che è quello che conosco meglio e capisco che ci saranno delle problematiche territoriali da risolvere. Penso che, con il dialogo ed uscendo per una volta fuori da schemi di propaganda politica, si possa fare un buon lavoro per il Piemonte, per creare dei sistemi aggregativi che siano funzionali per tutte le politiche che applica la Regione Piemonte, dalla politica pianificatoria alla politica della sanità, dei servizi sociali eccetera.
Su questa base ci dobbiamo anche muovere sull'adeguamento del Piano paesaggistico regionale, citato nel documento di economia e finanza e ci dobbiamo muovere con gli strumenti che abbiamo. Sappiamo che la legge regionale, quella bozza di legge regionale sul consumo del suolo si è arenata, probabilmente è sparita proprio da quelle che sono le intenzioni della Giunta regionale e dobbiamo ragionare con gli strumenti che abbiamo.
Gli strumenti che abbiamo sono la legge regionale n. 56, il piano paesaggistico e il piano territoriale. Su questi elementi ci dobbiamo muovere con i Comuni e con le nuove aggregazioni, per cercare di fare squadra e per far sì che questi strumenti siano applicati.
Penso che si possano prevedere delle modifiche alla l.r. n. 56, anche se minimali, per creare questi presupposti, che passano da una rivalutazione del progetto urbanistico, che non sia più una fase prettamente dedicata a piccoli spazi della rigenerazione urbana, ma sia un concetto esteso a tutta la città per ricreare dei limiti della città che preservino gli spazi agricoli e di approvvigionamento di terreno fertile per la nostra agricoltura.
Dall'esperienza che ho avuto negli ultimi mesi in una delle nostre prime amministrazioni, cioè amministrazioni a 5 Stelle, che corrisponde fortunatamente alla mia città, bisogna fare un lavoro di fino. Bisogna lavorare sui piani regolatori con le leggi esistenti per rimodulare le nostre previsioni, che spesso datano un decennio o due decenni, come ad esempio il Comune di Alessandria.
Bisogna lavorare per creare i presupposti per un rilancio, da una parte, dell'economia e dell'agricoltura, ma anche dell'economia legata alle costruzioni.
Ancora l'altro giorno, in un dibattito organizzato da ANCI si parlava proprio di questo: limitare il campo di azione delle costruzioni per rigenerare quello che è un valore, perché in questo panorama in cui c'è tantissimo costruito e tantissimo costruibile, il valore delle costruzioni dei terreni edificabili è molto, molto basso.
Da questo discende una cattiva remunerazione di tutta una filiera produttiva; filiera produttiva che parte dall'artigiano edile che costruisce o che ha una specializzazione nell'ambito delle costruzioni e va fino alla produzione di un qualunque materiale edile.
Su questa base - secondo me - bisognerebbe rivedere le politiche di finanziamento, in generale, della nostra economia, dell'economia regionale.
Pensiamo che anche il dibattito su tale questione, sulla pianificazione dei fondi e sulla spesa che viene fatta a livello di fondi regionali, del Piano operativo regionale, sia un elemento su cui ragionare e dibattere in Commissione.
Sappiamo che il dibattito in Commissione sul Piano operativo regionale si è fermato alcuni anni fa, diciamo dalla presentazione alla prima applicazione. Ora bisognerebbe tirare le fila, e secondo me - anche in questo caso - IRES potrebbe venirci incontro, facendo un monitoraggio che sia un po' terzo rispetto agli uffici regionali, andando a capire quali sono i punti di forza e di debolezza di questa programmazione.
Molti, probabilmente, li conosciamo già: tra questi, bisogna citare una programmazione che è molto simile alle programmazioni precedenti, che nascevano in un periodo in cui la realtà produttiva regionale era molto differente, molto più competitiva e con livelli di produzione molto più alti.
Oggi, a causa della crisi, abbiamo un sistema diverso e sarebbe interessante capire i risultati della spesa che sostiene la Regione Piemonte, in termini di efficienza di erogazione da parte dalla Regione Piemonte, ma anche in ragione di quelle che sono le effettive ricadute sulle aziende, perché - sì- un intervento si può giudicare riuscito quando è terminato a livello di rendicontazione, ma bisogna vedere quali elementi di incremento del fatturato o dell'occupazione ha generato negli anni successivi.
Pertanto, dobbiamo sforzarci di analizzare questi elementi e capire quali modifiche al Piano operativo regionale dobbiamo apportare nei prossimi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Quello che io usualmente faccio con i documenti di programmazione economica e finanziaria è vederne l'evoluzione nel tempo: dal primo documento che ci è stato sottoposto a inizio legislatura, nel 2014, fino a quello attuale.
Ci sono diversi elementi che saltano all'occhio, sotto tanti profili.
In particolare, nella parte di programmazione sulle varie tematiche, un ricorso abbastanza estensivo al copia e incolla, cui hanno già fatto abbastanza riferimento i colleghi, in merito a una scarsità di prospettive e di idee innovative, in relazione a quello che - invece - emerge dalla parte descrittiva iniziale, anch'essa in evoluzione rispetto al primo documento che leggemmo nel 2014.
Da un lato, la definizione degli scenari è diventata anche più interessante, perché mentre nel 2014 si parlava solo del problema economico finanziario, dello stato economico dell'Ente e del contesto economico dall'internazionale fino al regionale, negli ultimi documenti di programmazione vediamo inclusi anche i dati sulla società piemontese che poi - appunto - derivano dagli studi e dai documenti dell'ente di analisi economica e sociale regionale, che è l'IRES, e che danno un quadro in chiaroscuro della nostra Regione, non solo dal punto di vista economico.
Pertanto, quest'ultimo documento descrive una situazione per certi versi rosea, anche se c'è una contraddizione tra la parte iniziale e la parte finale. Nella parte iniziale, dove si parla di esportazioni, si dice che il dato consolidato - che è quello del 2016 - non dà una crescita significativa nel livello delle esportazioni, comunque con una bilancia commerciale non particolarmente florida. Alla fine, invece, c'è tutto un bel capitolo abbastanza glorificante sul fatto che, nei primi tre mesi dell'anno, abbiamo avuto crescite vertiginose, contribuendo per il 25 all'incremento dell'export italiano. Posto che poi dovremo vedere come sarà andata a fine anno, perché i documenti di analisi che si leggono nella relazione annuale dell'IRES ci dicono che, anche laddove c'è una crescita comunque è inferiore a quella europea, quindi stiamo andando a traino quando va bene - comunque crescendo meno. Se andiamo a rileggere i documenti del 2013 e 2014, andiamo catastroficamente peggio degli altri quando le cose vanno malino anche per i nostri partner europei.
Questo è un po' lo scenario, che si va ad accoppiare a uno scenario sociale - anche lì - interessante da leggere, perché ci racconta di un Piemonte che - ormai dal 2013 - perde abitanti e li perde soprattutto nelle fasce giovani, con un incremento della mortalità che, pur avendo avuto un picco nel 2015, giustificabile con condizioni particolari, l'ha recuperato solo minimamente nel 2016, tant'è che nel 2016 il livello di mortalità è lo stesso del 1987. Ci siamo sostanzialmente persi miglioramenti trentennali.
Anche nelle valutazioni, lì sarebbe proprio da leggerle da un anno all'altro perché fanno un po' ridere, si vede che è stato fatto il copia/incolla mettendo poi dei numeri che non corrispondono alle valutazioni a parole. Si dice l'aspettativa di vita 2015-2016-2017 è sempre leggermente in calo e poi, invece, i numeri sono diversi. Nel senso che nel 2015 era salita, nel 2016 effettivamente è calata, nel 2017 è di nuovo salita. Invece la frase che viene scritta è sempre la stessa precisa e identica che, sostanzialmente, abbiamo una buona aspettativa di vita.
Sarebbe da fare qualche ragionamento in più sotto questo profilo, anche in relazione, recentemente discusso anche sui media, agli aumenti automatici dell'età pensionabile, secondo l'aspettativa di vita.
Nella nostra regione, forse, non c'è una fluttuazione con un aumento della mortalità e con un'aspettativa di vita che, al più, è stabile, ma non in crescita. Questi sono elementi che dovrebbero fare riflettere in termini di politiche, tant'è che nell'ultima relazione economico-sociale del nostro IRES sono valutazioni che vengono fatte proprio nelle domande relative alle sfide che la nostra Regione deve affrontare, che la politica della nostra Regione deve affrontare nei prossimi anni, quello in relazione a una forza lavoro chiamata veterana - semplicemente sempre più anziana - anche in relazione alla dilazione progressiva negli anni dell'età pensionabile, e quella in relazione a una popolazione che è in calo strutturale oramai da quattro anni. Il trend è abbastanza chiaro ed è in calo soprattutto nelle componenti giovanili. E' un problema.
È un problema anche in relazione alle tipologie del lavoro che vengono create, che sono la causa anche dei fattori emigrazionali perché è evidente e qui ci sono i paragoni con il resto del nord Italia - che da noi la pur marcata, rispetto al passato, crescita dell'ultimo paio d'anni in termini di economia regionale, è una crescita che in America si direbbe jobless recovery. Una ripresa senza creazione di veri posti di lavoro, tant'è che i nuovi posti di lavoro vengono creati, ma sono precari.
Interessante - ho letto giusto oggi il rapporto dell'OCSE sullo stato di benessere dei Paesi dell'OCSE - il fatto che nei rapporti OCSE non si parli di disoccupazione, ma di percentuale delle popolazioni che hanno un reddito stabile da lavoro. Altro tema che è emerso sui media di recente, è il fatto dell'ampliarsi della platea di coloro che lavorano senza avere un reddito o senza avere, comunque, un reddito stabile, complice anche normative che vanno nella direzione, ad esempio, di aumentare il periodo di apprendistato. Normativa a cui la Regione potrebbe porre rimedio. A livello nazionale si è ampliato il tempo dell'apprendistato con la stesso livello di compensazione economica, ma la Regione però potrebbe rendere più restrittiva questa cosa.
Queste sono questioni che vengono affrontate a livello nazionale, mi sarei aspettato di ritrovarle in un documento di Programmazione Economica e Finanziaria che ha l'obiettivo di traguardare i prossimi due tre anni anche perché è quello che ci accompagnerà, con qualche correzione, alla fine della legislatura.
Non parliamo del discorso dei derivati che, tutto sommato, l'abbiamo affrontato. È stato positivo quanto ci è stato raccontato in sede di assestamento da parte dell'Assessore Reschigna, ma il macigno è ancora lì.
Leggiamo con piacere che siamo riusciti a farci togliere, da due dei tre istituti di credito, quel sovrappiù di costo che ci sarebbe venuto dal fatto che i tassi di Euribor a sei mesi sono andati in negativo e quindi anche la componente di swap che serviva, tendenzialmente, a farci d'assicurazione rispetto al fatto che perdiamo sull'altra componente di derivato, diventava un costo. Due dei tre istituti di credito ci hanno tolto 190 milioni che ci sarebbe andato a costare lo scherzetto, ma del terzo si dice: aspettiamo ancora risposta.
Quello che emerge è l'altro elemento che, secondo me, è importante essendo un discorso di programmazione, è il fatto che quando si va a guardare il gettito delle principali entrate tributarie previste, e guardo sullo storico degli ultimi quattro DEFR, abbiamo sempre cannato le previsioni, in maniera abbastanza clamorosa. Noi partiamo dal 2014 prevedendo, come risorse al lordo delle manovre regionali, oltre 4 miliardi di euro e, progressivamente, sempre dicendo che aumenteranno negli anni successivi della programmazione, di anno in anno, le vediamo ridurre.
Quest'anno le vediamo ridursi in maniera molto significativa perché, mentre progressivamente negli anni passati passavamo dai quattro miliardi e tre verso i quattro miliardi puliti, fino a scendere l'anno scorso a circa tre miliardi e nove, quest'anno abbiamo alzato bandiera bianca e il gettito previsto è mostruosamente inferiore. Parliamo di due miliardi e 800 e due miliardi e 900. Quello che ci viene da chiedere è come mai abbiamo sbagliato, in maniera così energica, vista anche la lotta all'evasione fiscale, visti anche gli incrementi di aliquote IRAP su alcune voci, così come di bollo auto. Come mai non riusciamo a centrare in maniera credibile le previsioni sul gettito delle entrate tributarie principali. Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Istruzione Superiore "Amaldi Sraffa" di Orbassano (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe VL dell'Istituto Istruzione Superiore "Amaldi Sraffa" di Orbassano in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione n. 260, inerente a "Documento di economia e finanza regionale (DEFR) 2018-2020" (seguito)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Con questo, terminiamo gli interventi del Gruppo del Movimento 5 Stelle, quindi vado a occuparmi in particolare di ciò che riguarda i trasporti e la parte relativa all'ambiente, che è correlata con questo settore.
Abbiamo visto un DEFR a tratti condivisibile, quello che forse meno condividiamo è la panoramica che ha a che vedere con le grandi infrastrutture di trasporto, sia persone sia passeggeri sia merci, perch secondo noi non si è colta l'occasione di innovare delle scelte che sono decisamente datate e che non rispondono più alle nuove tendenze nei trasporti e alle necessità dell'Italia di provvedere innanzitutto alle proprie esigenze di trasporto locale. Mi riferisco anche al trasporto di merci e mi riferisco a quello che è il commutare una grossa parte del nostro trasporto, perché ricordo che solo il 5% delle merci in Italia viaggia su ferrovia, e questo è un grande problema.
Giustamente si è capito questo problema e si prova a porvi delle soluzioni, che sono scritte nel Documento di programmazione; peccato che queste sono le soluzioni sbagliate, perché si riferiscono a movimenti di merci transnazionali, che pure ci sono, ma cosa vogliamo fare con le merci che si spostano dentro il Piemonte, nel nord Italia, al suo interno? Cosa vogliamo fare con le aziende, piccole, medie e grandi, che popolano questo nostro territorio, che ancora sono sopravvissute alle numerose crisi, che innovano e che però non si sta lavorando per metterle in condizioni di commutare nuovi mezzi di trasporto? Penso anche ai numerosi allacciamenti e diramazioni ferroviarie private che possono andare a servire le nostre aziende: molte le vediamo chiuse e molte sono in disuso, quindi abbiamo numerosi impianti che tuttora trasportano merci su gomma, ma che avrebbero a disposizione, con l'intermediazione della Regione, magari un aiuto del Governo a incentivare questo tipo di interlacciamento; un aiuto a connettere veramente le nostre aziende tramite il trasporto ferroviario.
È chiaro che tutto ciò richiede una grande progettazione di interoperabilità di flussi, perché è un processo complicato. Qui ci si limita ai soliti slogan dei corridoi europei con la scusa che ce lo chiede l'Europa, ma poi tutto quello che si muove in realtà all'interno della nostra Regione lo trascuriamo decisamente, tant'è che la maggior parte delle opere che sono ancora nominate qui, che sono i grandi valichi ferroviari, sono opere che prevedono sostanzialmente flussi di merci da e verso l'Italia, ma che poco interessano il territorio piemontese; sono opere di passaggio, che porteranno pochissima crescita, pochissimo profitto al settore industriale piemontese. Anche perché se ci proponiamo di diventare un corridoio, a parte i pedaggi che pagano i treni, di ritorno industriale ed economico sul territorio non ve n'è, quindi continuiamo a sostenere che è necessario portare le merci da est a ovest, dai porti liguri verso nord Europa, ma sempre di passaggio, quindi qui da noi non resta praticamente nulla del ritorno di queste opere.
Noi pensiamo invece a una ramificazione molto più stretta, a un uso degli interporti e delle strutture esistenti molto più capillare. Abbiamo un sud del Piemonte che è decisamente abbandonato dal unto di vista infrastrutturale; ora si prova a porvi un pochino freno con la riapertura di qualche linea, che è tuttora annunciata, ma che ancora dobbiamo vedere sulla carta. Effettivamente opere per il territorio capillari e distribuite con piccoli investimenti, ma distribuiti a fare un sistema, non le vediamo vediamo degli spot.
Questo riguarda anche il nodo di Torino. Il nodo di Torino vive da anni una lotta politica molto estrema su cosa sia giusto fare e cosa no. A nostro parere, queste opere che sono in campo non sottintendono un disegno di sistema: sono delle opere che sono state calate con un'idea poco tecnica, poco informata, probabilmente messe in campo con i compromessi anche di tipo urbanistico quando al Comune governava un'altra parte politica, ma che male si integrano perché non sono più attuali, non sono sottintese da studi, non sono sottintese da numeri di trasporto, non vi è una programmazione, non vi è una direzione delle opere basata sui dati.
Questo l'abbiamo denunciato anche con l'Assessore Balocco per ancora la mancanza di una programmazione triennale, cioè siamo quasi alla fine del triennio a cui faceva riferimento il programma dei trasporti e non solo non stiamo lavorando al triennio successivo, ma stiamo per consegnare un Piano dei trasporti che ormai è obsoleto e che francamente non contiene tuttora gli elementi innovativi e i dati che ci servono per fare una programmazione effettiva. Ancora una volta ci basiamo sulla spesa storica per paura di scontentare qualcuno, per paura di prendere delle decisioni politiche quindi di orientare tutta la rete di trasporto piemontese pubblica in un'altra direzione, cioè qualcuno potrà prendere magari un po' meno soldi qualcuno un po' di più, ma non è quello il punto.
Dobbiamo creare un criterio oggettivo con dei parametri che sono per forza di natura politica. È qui che ci fermiamo, perché i tecnici arrivano fino a un certo, ti possono dire "diamo tot chilometri a tot abitanti", ma poi, a un certo punto, come la mettiamo con i territori che magari vogliamo rilanciare? Vogliamo sbilanciarci un pochino più sui territori marginali fornire servizi puntuali piuttosto che delle linee di autobus o delle ferrovie. La maggior parte del Piemonte non è coperta da ferrovie e neanche da linee di autobus oserei dire, perché abbiamo numerose vallate montane talmente spopolate che non vale neanche più la pena prevedere una linea di bus! Cosa forniamo, dunque, a queste persone? Quali scelte facciamo? Che messaggio diamo loro? Ci riprendiamo in mano il territorio? Governiamo il territorio dal capoluogo fino all'ultima borgata sperduta, fornendo una rete di servizi adeguata e capillare? Di questo non vi è traccia. Non riscontriamo nulla.
Non si può scaricare la responsabilità sugli Enti tecnici e, quindi sulle varie agenzie che si occupano di questi servizi. Abbiamo un po' la sensazione che talvolta queste agenzie siano state create per fungere da "scaricabarile", per avere un capro espiatorio: la politica, cioè, si rivale su un poveraccio che ha preso delle decisioni per conto di qualcuno quindi per conto dell'Assessore regionale, per conto della Giunta, per conto degli enti partecipati. Perché spesso si finisce per fare questo.
È un peccato che.



(Scampanellìo del Presidente)



PRESIDENTE

L'ho interrotta perché il dispositivo era partito con quattro minuti di ritardo. Però, prego, finisca il ragionamento.



VALETTI Federico

Non avevo visto. Mi avvio a concludere.
BONO Davide (fuori microfono) Ma non è vero, Presidente.



VALETTI Federico

Io non ho visto, però mi fido di lei.



PRESIDENTE

Ho visto io. Tranquillo, vada a conclusione.



VALETTI Federico

Mi accingo a concludere.
Abbiamo chiesto un messaggio per raccogliere dati affinché si possa riprogrammare davvero. Aggiungo un'ultima considerazione per quanto riguarda il rapporto tra i trasporti in generale (quindi anche il trasporto privato) e la questione della qualità dell'aria: noi abbiamo chiesto una posizione politica chiara. Abbiamo chiesto, anche attraverso atti di indirizzo, che fossero quantificate delle risorse - un qualsiasi numero per sostenere questo passaggio, che prevede blocchi del traffico, misure molto disincentivanti per l'auto e investimenti sul trasporto pubblico. Non abbiamo chiesto stanziamenti precisi perché sappiamo che l'assestamento non era la sede più idonea per avanzare questo tipo di richiesta, ma abbiamo chiesto di fare delle valutazioni. Ci è stato risposto che è tutto in mano agli accordi nazionali sul contenimento delle emissioni, quindi ci fidiamo che il Governo stanzi le risorse.
Ci fidiamo, ma non sappiamo quali sono, né quante sono. Attualmente non sono a bilancio, quindi non sappiamo se ci saranno incentivi alla sostituzione dei mezzi, né se il Governo intenda incrementare i fondi del trasporto pubblico, che peraltro ha tagliato fino a ieri (perch evidentemente, andiamo in controtendenza).
Se si tagliano i fondi sul trasporto pubblico e non si danno incentivi adeguati, la vedo dura combattere i problemi climatici di inquinamento che si registrano nella Pianura Padana!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Pochi minuti per una brevissima replica. Innanzitutto, ringrazio i colleghi per i contributi che sono stati offerti nella discussione su questo provvedimento.
Mi soffermerei su due questioni velocissime: la prima riguarda i tempi.
È evidente che da quando è stata introdotta la parifica sui rendiconti da parte della Corti dei Conti, i tempi (che sarebbero, poi, quelli indicati dal Consigliere Bono) sono tutti slittati, perché non è pensabile di esaminare un assestamento di bilancio se non dopo che è stata approvata la legge di rendiconto.
Consigliere Bono, pensi che certi miei colleghi Assessori di altre Regioni hanno avuto la parifica sul rendiconto solo venti giorni fa.
Peraltro, ci sono un paio di Regioni che non l'hanno ancora ricevuta.
Questo per spiegare la situazione in cui ci troviamo.
Credo che quest'anno si sia fatto uno sforzo per cercare di ricondurre la tempistica dei provvedimenti nel loro alveo, il più corretto possibile.
La seconda questione è relativa alle entrate: voglio ribadire che le entrate sul bilancio della Regione sono iscritte apportando le comunicazioni che arrivano dal MEF, che, peraltro, subiscono delle variazioni nel corso dell'anno (quest'anno, per esempio, tra le entrate iscritte a bilancio e l'assestamento si sono registrate variazioni positive sull'IRAP e variazioni negative sull'IRPEF). Ma non facciamo alcuna operazione di alterazione delle entrate, iscriviamo quelle del MEF.
Vi è una terza riflessione: in questa legislatura regionale, con tutti i limiti che correttamente ogni forza politica è in grado di poter rappresentare, vorrei che fosse chiaro che sta ritornando in auge una parola, che è strettamente insita rispetto al ruolo della Regione: "programmazione".
La programmazione si misura sui provvedimenti e sulla qualità dei provvedimenti presentati. Può non piacere - è legittimo - il merito o la natura dei provvedimenti, ma siamo una delle poche Regioni d'Italia che dispone di un Piano Paesaggistico Regionale. La nostra Regione, in questa legislatura, ha affrontato importanti provvedimenti di organizzazione in ambito sanitario, talvolta in regime di Piano di rientro. Stiamo rimettendo mano a governance importanti: mi riferisco al tema dei trasporti, citato prima, al tema dei rifiuti, che credo impegnerà il Consiglio regionale già a partire dalle prossime settimane.
La discussione che abbiamo avviato - non c'è nessun problema a farne partecipe anche la Commissione consiliare competente - in una fase nella quale andiamo a porre alcuni possibili scenari (e non ad indicare con certezza delle soluzioni), ha come obiettivo quello di risvegliare una discussione anche attorno ai meccanismi su cui si poggiano gran parte delle politiche dei Comuni, ma anche della Regione, nelle gestioni associate.
Devo rilevare che affrontiamo questa discussione in modo molto aperto: credo che l'Assessore Valmaggia e il sottoscritto non abbiano alcuna difficoltà, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, ad illustrare in Commissione lo stato dell'arte di un lavoro che non è finito, ma che ha deciso di avere questo momento di confronto intermedio con la dimensione locale.
Vi ringrazio per i contributi che avete offerto.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 260, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Ricordo che alle ore 13 in Sala Viglione sarà ricevuta una delegazione del Comune di Gavazzana in ordine alla fusione del suddetto Comune con quello di Cassano Spinola.
Ricordo inoltre che le interrogazioni a risposta immediata si svolgeranno alle ore 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.00)



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