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Dettaglio seduta n.250 del 19/09/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.33 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 1720 presentata da Benvenuto inerente a "Fondi UE e Fondi Statali riservati al comparto agricolo Procedure di spesa e assegnazione contributi (dati aggiornati a Giugno 2017)"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1720.
La parola al Consigliere Benvenuto per l'illustrazione.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Questo è un tema che abbiamo già trattato più volte in Consiglio regionale e, in questo caso, dopo aver visto alcuni articoli di giornale sulla mancata attuazione, o meglio non aver sfruttato al massimo le potenzialità del PSR, chiediamo di capire come la Regione intenda, nei prossimi mesi e anni, cercare di far sì che questa, che noi definiamo una mancata attuazione in un comparto così importante come quello dell'agricoltura, quindi un settore importantissimo per il Piemonte, ma per l'intero Paese, porti il Piemonte a competere con le altre Regioni italiane, soprattutto per sfruttare una tematica come il PSR che, oltre ad avere un incremento economico per il nostro territorio, è anche un motivo di occupazione, piuttosto che di innovazione in una realtà come quella dell'agricoltura.
Pertanto, a fronte degli ultimi dati, chiediamo di capire come la Regione intenderà muoversi su questo tema nelle prossime settimane e mesi perché quello che abbiamo visto dai dati, secondo cui il Piemonte ha attuato solamente al sei per cento positivamente il PSR, lo riteniamo assolutamente non accettabile.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Grazie, Presidente.
Consigliere Benvenuto, poi le consegnerò una memoria scritta con qualche dato di precisazione. Ci tengo, solo perché si abbiano chiare le dinamiche rispetto a quelle che sono le cifre impegnate e quelle spese.
Naturalmente, quello cui lei fa riferimento è la spesa.
Ricordo che noi abbiamo avuto un'approvazione in ritardo del nostro Piano di sviluppo rurale, perché abbiamo dovuto scriverlo e l'abbiamo presentato quando altri erano già stati approvati mesi prima.
La nostra partenza è in ritardo, ma nonostante questo, a oggi abbiamo impegnato, cioè rese disponibili, il 73 per cento delle risorse dell'intero Piano. Questo significa che si tratta di soldi veri, che sono a disposizione degli imprenditori che hanno presentato le domande, e che sono accantonati. Naturalmente, le domande a investimento, i cui interventi assommano a più di 100 milioni di euro, hanno bisogno di avere il completamento.
Gli imprenditori, cioè, presentano la domanda; dopo l'istruttoria viene loro notificato che la loro domanda è stata accolta, dopodiché fanno gli investimenti e presentano la richiesta di collaudo. Solo una volta avvenuto il collaudo, i loro investimenti vanno nell'elenco di liquidazione.
È chiaro che tutto questo ha dei tempi, però, considerato che le risorse che abbiamo messo a disposizione sono importanti, e considerato che i bandi hanno avuto più successo di quanto fosse disponibile, noi crediamo anzi abbiamo la convinzione - che rispetteremo gli obiettivi di spesa nonostante il ritardo di partenza, che sono fissati a dicembre 2018, così come per tutte le altre Regioni.



PRESIDENTE

Assessore, lei dovrebbe fornire risposta ad altre due interrogazioni ma al momento sono assenti gli interroganti, che sono la Consigliera Porchietto, che peraltro ha presentato un'interrogazione simile a quella del collega Benvenuto, e il Consigliere Graglia.
Se i colleghi arriveranno prima della conclusione della trattazione delle interrogazioni a risposta immediata l'Assessore fornirà risposta orale, altrimenti riceveranno risposta scritta.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 1724 presentata da Barazzotto inerente a "Programmazione regionale in merito agli interventi urgenti di pulizia degli alvei e delle acque dei corsi d'acqua"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1724, presentata dal Consigliere Barazzotto, che la illustra; ne ha facoltà.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
L'interrogazione ha sicuramente uno scopo costruttivo, dopo la mia arringa a difesa e a sostegno della politica portata avanti dall'Assessore Valmaggia. In quel contesto dissi anche che in questo Paese è fondamentale peraltro, scrissi anche un articolo in proposito - programmare e prevenire. Siamo fortissimi nell'emergenza (credo che l'Italia non abbia eguali in questo campo, lo ha confermato anche il Capo della Polizia), ma scuramente non lo siamo in termini di programmazione e di prevenzione.
Credo, però, che ci sia tutto l'interesse a muoversi in quella direzione.
Lo dico interpretando un bisogno fortemente sentito e sollecitato dagli Amministratori del Biellese (ma credo di interpretare un'esigenza di tutta la Regione), per evitare di trovarci a commemorare e a piangere su quanto è accaduto.
Vengo al punto. Sicuramente non dirò nulla di nuovo per l'Assessorato ma è importante tranquillizzare e dare una sorta di programmazione, anche sulla scia di quanto è accaduto a Livorno, dove il fato c'entra veramente poco. Se andiamo a rivedere le cartine che ci sono state fornite, credo che la mano umana in quel caso sia veramente responsabile del disastro avvenuto. Ribadisco, quindi, che c'entrano veramente poco il fato, gli astri e quant'altro.
Al fine di dare una programmazione, quindi, chiedo all'Assessorato se è stata fatta una sorta di verifica (o se allo stato dell'arte c'è) relativamente alla pulizia spondale degli alvei dei fiumi, perch costituisce un intervento fondamentale per prevenire il verificarsi di esondazioni e, quindi, di gravi danni alle infrastrutture e ai centri abitati, con gravi rischi per la popolazione.
Non intendo dilungarmi su quanto è avvenuto in Piemonte; la terra biellese è stata toccata in modo particolare, ma anche le altre province l'Alessandrino, l'Astigiano, il Vercellese; insomma nessuna zona è stata esclusa da eventi simili.
Io credo che abbiamo un compito fondamentale di regia: ce lo chiedono gli Amministratori, ce lo chiedono i Sindaci, ce lo chiede la popolazione.
La domanda che rivolgo all'Assessore è quale tipo di programmazione sia stata effettuata; se invece è ancora da farsi, quali sono i tempi e soprattutto, i fondi necessari per attuarla.
Ci chiediamo, inoltre, se le sedi periferiche regionali sono attive sotto questo aspetto e se hanno un quadro preciso della situazione attuale perché credo che ci sia molto da fare; io guardo il Biellese, ma anche altrove non dico che la situazione sia drammatica, ma sicuramente è molto preoccupante.
Affinché non si verifichi un "Livorno due", chiedo all'Assessore quale sia la programmazione e lo stato dell'arte della stessa, nell'interesse ovviamente non solo della mia provincia, ma di tutta la Regione Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Rispondo al posto dell'Assessore Balocco, perché la competenza più stretta è del suo Assessorato, anche se, come Protezione Civile, ho seguito direttamente molti di questi interventi.
Lo strumento principale della Regione per affrontare questo problema è la legge regionale n. 54/1975. Questa legge ha allocato sui capitoli di competenza un milione di euro sul 2017, due milioni di euro sul 2018 e due milioni di euro sul 2019 (parliamo di cinque milioni in tutto).
Questi fondi sono destinati in parte alla copertura di obbligazioni pregresse relative a programmi approvati negli anni passati (si tratta quindi, di pagare interventi già pianificati), la restante parte è destinata prioritariamente al finanziamento di lavori di manutenzione straordinaria dei corsi d'acqua di competenza regionale su tutto il territorio.
Per l'anno in corso, al netto delle somme necessarie a pagare le vecchie obbligazioni, è prevista la programmazione degli interventi in parola che si basano sulle segnalazioni che pervengono dai Settori Tecnici con determinazione dirigenziale del competente Settore Difesa del suolo attualmente in corso di predisposizione (i Settori Tecnici sono i nostri Settori decentrati che operano in ambito provinciale; sono quelli che conoscono il territorio).
Ai fondi della legge n. 54/1975 si aggiungono fondi appositamente destinati per i medesimi interventi sul reticolo idrografico di competenza dell'Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPo), fondi che ora sono passati alla Regione (anch'essi sono gestiti dal Settore Difesa del suolo).
Tali fondi assommano complessivamente a 1.400.000 euro, disponibili per 420.000 sul 2017 e per 980.000 sul 2018.
Agli interventi predetti si aggiungono le attività degli operai delle nostre squadre forestali, coordinate sempre dai Settori Tecnici, che fanno decine e decine di interventi di prevenzione anche nei corsi d'acqua, e il percorso che abbiamo avviato di prevenzione con le attività di esercitazione di Protezione Civile, che vengono fatte con il coordinamento del Settore Protezione Civile (anche queste uniscono l'attività di prevenzione e l'esercitazione, quindi il tenere in efficienza le nostre squadre di Protezione Civile).


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione a risposta immediata n. 1725 presentata da Ferrentino inerente a "Accatastamento dei fabbricati rurali"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1725, presentata dal Consigliere Ferrentino, che la illustra.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
È un tema molto importante, specialmente nelle aree rurali e nelle aree montane, che interessa centinaia di migliaia di persone.
Con il decreto legge n. 201 (Decreto Salva Italia) è stato stabilito il definitivo accatastamento dei fabbricati rurali (quelli ancora iscritti al catasto terreno) al Catasto Edilizio Urbano.
È un tema molto importante, intanto perché implica dei costi per l'accatastamento dei suddetti edifici rurali: si va da un minimo di 172 euro, in caso di ravvedimento operoso, ad alcune migliaia di euro nel caso di interventi in un secondo momento sugli inadempienti.
Mi sono pervenute numerose lettere da parte di proprietari di immobili assolutamente non utilizzabili e assolutamente non abitabili. Lo stesso UNCEM ha più volte ribadito l'urgenza dell'approvazione della legge nazionale di riforma del catasto, cercando di rapportare il valore dell'imposizione comunale al valore di mercato di questi immobili.
La revisione di questa normativa sta diventando un grosso problema per tutte le realtà, specialmente per i piccoli Comuni.
Si riscontrano dei problemi anche per i fabbricati che hanno un elevato livello di degrado, quelli che la normativa definisce "collabenti".
Il rischio è quello di far scomparire interi nuclei di fabbricati rurali in montagna, quando siamo tutti d'accordo a limitare il consumo del suolo e ad impegnare risorse, come ha fatto il PSR precedente e come sta cercando di fare quello in corso, per recuperare i borghi alpini.
Ovviamente la modifica è di competenza del Governo. Abbiamo più volte sollecitato anche alcuni Parlamentari a porre con forza questo tema, ma riteniamo che la Regione Piemonte possa utilizzare il proprio peso politico per sollecitare il Parlamento e il Governo a realizzare al più presto le normative in materia di catasto. Quello che la Giunta e l'Assessore possono fare è cercare di fare in modo che ci sia un miglior percorso e una migliore collocazione tra l'Agenzia delle Entrate, i cittadini e gli Enti locali, perché la questione potrebbe tranquillamente essere resa intanto non onerosa per i cittadini e potrebbe tranquillamente essere messa in capo agli Enti locali, ovviamente prevedendo una fase di aggiornamento dei tecnici degli Enti stessi.
Quindi, nessuno mette in discussione la necessità di realizzare un accatastamento che sia rispettoso di un monitoraggio effettivo di questi fabbricati, però da parte dell'Agenzia delle entrate questo percorso dovrebbe essere reso nei confronti dei Comuni e dei cittadini intanto non oneroso e sicuramente più rispettoso delle tantissime specificità di questi borghi alpini.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ferrentino.
Vi chiedo di rimanere nei tre minuti dell'illustrazione, perché le interrogazioni sono tante.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Recupero sul tempo, nel senso che per analoga interpellanza ha risposto la settimana scorsa alla Consigliera Accossato, quindi buona parte degli elementi che dovevo richiamare oggi è contenuta nel testo di quella risposta.
Ribadisco l'importanza del tema, che conosciamo. E condivido le preoccupazioni segnalate dal Consigliere Ferrentino: è una partita, questa di carattere nazionale, perché non è la Regione che può intervenire su questo tema. La novità, rispetto a quanto ho ricordato una settimana fa, è che proprio in data odierna a Roma c'è un incontro dell'Agenzia delle Entrate con l'ANCI e l'UNCEM, alla quale partecipa anche il Vicepresidente piemontese dell'UNCEM, per cercare di trovare delle modalità operative - e noi abbiamo detto all'UNCEM che siamo loro vicini in questa richiesta e in questa battaglia - che valgano su scala nazionale.
Ribadiamo quindi la nostra disponibilità, ma anche il fatto che questa non è una competenza strettamente regionale e che quindi dobbiamo fare quadrato con le altre istituzioni locali (ANCI, UNCEM, Lega delle Autonomie e i vari soggetti interessati), affinché a livello nazionale si trovi una soluzione che sia di semplificazione: che mantenga l'obiettivo, ma semplifichi il percorso per raggiungerlo.
Grazie.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1727 presentata da Andrissi inerente a "Modalità di monitoraggio delle misurazioni sul rumore provocato dagli F35 per la verifica delle conformità alle relative normative comunitarie e nazionali"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1727, per l'illustrazione della quale ha la parola il Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Sappiamo che in Piemonte, a Cameri, è presente lo stabilimento FACO dove vengono assemblate le ali di certi cacciabombardieri. Si tratta di armi e vettori per il trasporto di armi nucleari; e questo nonostante l'Italia sia un Paese non nucleare, che ha detto "no" anche al nucleare civile per due volte, con referendum nazionale, perché conosciamo benissimo il legame che c'è tra il nucleare civile e quello militare. Purtroppo questi aerei vengono assemblati in Piemonte, laddove vi è una storia industriale di Finmeccanica importante che ha portato allo sviluppo di significativi successi aerospaziali.
Detto ciò, a Cameri, appunto, viene espletata l'ultima fase, quella più povera, dell'assemblaggio delle ali; tant'è vero che i risvolti occupazionali di questo stabilimento - ahimè, più volte sbandierati da importanti politici - sono molto inferiori alle attese. E addirittura la Corte dei Conti ha parlato di costi che sono raddoppiati rispetto alle previsioni.
Si tratta quindi di una situazione veramente paradossale, anche perch queste sono armi offensive, quindi armi anticostituzionali, e addirittura armi che ci portano fuori dal Trattato di non proliferazione. E purtroppo sappiamo che lo Stato italiano - abbiamo un atto di indirizzo iscritto all'o.d.g. del Consiglio regionale - non ha neanche partecipato ai lavori e non ha ratificato l'ultimo Trattato di messa al bando delle armi nucleari.
Tutto questo, dunque, viene fatto in Piemonte. Noi, Assessore chiediamo che pero meno si misuri l'inquinamento acustico di questi aerei che purtroppo hanno anche un'altra pecca: creano un inquinamento acustico che è doppio rispetto a quello degli F16. I pochi aerei che hanno sorvolato i cieli del Novarese hanno provocato veramente un rumore assordante che, se fosse perdurata la loro permanenza nei cieli, avrebbe veramente creato una situazione non tollerabile.
Quello che quindi noi chiediamo, Assessore, è che perlomeno si valuti se il rumore rispetti la normativa che per tutti gli aeroporti richiama una Direttiva europea che è stata recepita dall'ordinamento nazionale e regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Purtroppo non potrò dare soddisfazione al Consigliere Andrissi, perch rispetto alla tutela dall'inquinamento acustico aeroportuale (sia nazionale che europeo) la normativa si applica esclusivamente all'aviazione civile.
La legge 447 del 1995 sull'inquinamento acustico in Italia non prevede l'attenzione e l'analisi del contenimento acustico nelle aree esclusivamente interessate da installazioni militari e nelle attività delle Forze armate. Lo stesso Regolamento europeo 598 del 2014, che istituisce le norme e le procedure per l'introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti dell'Unione Europea (quindi una norma specifica proprio sull'inquinamento acustico degli aeroporti dell'Unione), si applica esclusivamente ai velivoli utilizzati in attività civili: non si applica ai velivoli utilizzati in operazioni militari doganali, di polizia o simili, come precisato nell'articolo 1, comma 3, di detto regolamento.
Non siamo quindi nelle condizioni di dover operare una verifica.


Argomento: Fondi sanitari

Interrogazione a risposta immediata n. 1716 presentata da Gariglio inerente a "Differenze nell'effettiva attribuzione dei budget alle strutture private accreditate piemontesi rispetto a quelli presunti sulla base del prodotto tra il numero dei posti letto per disciplina e il relativo valore di riferimento medio annuo"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1716, presentata la scorsa settimana e data per illustrata, e alla quale, in accordo con l'Assessore, si dà risposta oggi.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La delibera della Giunta regionale 77-2775 del 29 dicembre 2015 di determinazione del numero dei posti letto e dei tetti di spesa contrattati non indica il valore di riferimento medio per posto letto del 2014, così come la delibera della Giunta regionale 75 del 3 agosto 2017 che, fissando nuove regole di finanziamento per la annualità 2016-18, pone la spesa massima del 2017 pari a quella del 2016.
Ciò premesso, necessita chiarire che il processo di negoziazione con il privato accreditato, avviato all'esito della ridefinizione della rete ospedaliera avvenuta con la nota delibera 1-600, non si è svolto come processo meccanicistico di mero calcolo matematico dei valori medi riferiti alle differenti specialità per il numero dei posti letto assegnati, ma si è sviluppato attraverso una complessa istruttoria che ha tenuto conto di una molteplicità di fattori di interesse dei diversi erogatori, quali: analisi dei flussi di fabbisogno e fabbisogno quantificato per le aree di rispettiva pertinenza; ubicazione territoriale e presenza di analoghe strutture e discipline in ambiti contigui, coniugata con la disponibilità alla riconversione delle strutture interessate; lo status quo ante, anche con riferimento ai letti contrattati, al budget assegnato e all'effettiva produzione realizzata dalle differenti strutture nell'annualità pregressa la diversa qualificazione delle particolari strutture equiparate al pubblico o partecipate dal pubblico inserite di fatto nella parte della rete pubblica, cioè i Presidi ex articoli 42 e 43 e anche delle sperimentazioni gestionali, ex articolo 9 del decreto legislativo n. 502 del 1992.
Altri criteri adottati: il recupero di pregresse situazioni non consolidate in considerazione di variazione di accreditamento, la propensione a contenere la spesa regionale con possibilità di recupero della mobilità attiva.
Si fa presente, altresì, che nei numerosi ricorsi avverso gli atti di revisione della rete ospedaliera regionale e di definizione dei posti letto e anche del budget degli erogatori privati, al momento tutti definiti con esito positivo per l'Amministrazione regionale, il Giudice si è sempre pronunciato in termini favorevoli al processo organizzato dall'Amministrazione regionale, riconoscendo a quest'ultima un'ampia sfera di discrezionale valutazione delle varie esigenze che vengono in rilievo anche di natura finanziaria e affermando che "l'interesse imprenditoriale si colloca in posizione ancillare rispetto al potere programmatorio di cui è titolare la Regione in ambito sanitario, sicché il riconoscimento e il mantenimento dell'accreditamento delle strutture sanitarie private pur sempre dipendente dalla ricognizione del fabbisogno assistenziale e dalla conseguente programmazione sanitaria regionale".



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1721 presentata da Monaco, inerente a "Piano maxiemergenza sanitaria G7 Torino/Venaria"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1721.
La parola al Consigliere Monaco, per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
In ordine al tema che è nel titolo di questa interrogazione, Torino Venaria nei prossimi giorni ospiterà un evento importantissimo dove evidentemente, a differenze di quanto è accaduto, ahimè, qualche mese fa quando in una piazza nobile di Torino, Piazza San Carlo, si assisteva a eventi sportivi, dimenticando quella che era la storia naturale di questa città, e cioè che per far diventare Piazza San Carlo un salotto dove i torinesi potessero incontrarsi hanno dimenticato - Assessore, faccio notare ciò che forse nessuno aveva fatto notare prima - che per arrivare a questo quando lei era Presidente della Provincia, con l'allora Sindaco di Torino Sergio Chiamparino, per ottenere che Piazza San Carlo diventasse un salotto, di ospitalità dei torinesi, avete speso ore, ore, ore e ore per mettere a punto dei piani di sicurezza della popolazione.
È bene che questo si ricordi.
A fronte degli eventi drammatici di Piazza San Carlo, invece di trovare dei responsabili in positivo o in negativo, e credo che qualcuno vada anche additato, anche in termini politici e non solo, addirittura per quanto riguarda l'emergenza sanitaria pare - sono voci, che certamente non arrivano dalla Regione - che qualcuno abbia avuto degli encomi.
Allora, in prospettiva, sono assolutamente convinto che l'esperienza del G7 che si prepara ad ospitare Torino sarà un evento importante per la storia del nostro Paese e della nostra città in particolare, è importante che tutto avvenga nell'ordine, nella tranquillità e della serenità assolute.
Tuttavia, è ovvio che bisogna predisporre dei piani che garantiscano non solo l'incolumità pubblica, ma che predispongano anche i nostri servizi alla tutela della salute sia pubblica che collettiva.
Nella fattispecie, mi risulta che l'arruolamento del personale in pronta disponibilità dei sistemi di maxiemergenza è stato eseguito nei mesi scorsi in termini di un bando che prevede la possibilità di precettare medici, ovviamente aventi titoli, nell'Albo di un elenco particolare e precettabili dal Prefetto in ogni momento appena scattano le maxiemergenze.
Il nodo della mia domanda è molto semplice. Non vorrei che l'elenco sia sovrapponibile a quello che invece è nella disponibilità dei nostri servizi di pronto soccorso di DEA e di emergenza ospedaliera.
È vero che nel piano abbiamo un elenco di medici disponibili da immettere sul territorio per una - auguriamoci mai - maxiemergenza sanitaria che possa verificarsi al costo di svuotare, invece, i presidi ospedalieri deputati a ricevere il flusso di questi pazienti.
Se l'elenco è lo stesso, gli operatori hanno il problema di dover rispondere a due precettatori, il proprio Direttore generale o il Prefetto ed è evidente che comanda il Prefetto, ma allo stesso tempo abbiamo, in termini pratici, lo svuotamento di una risorsa e quella del pronto soccorso o dei DEA che devono poi ricevere gli ammalati.



PRESIDENTE

Grazie, collega Monaco.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
In accordo con tutte le Autorità che hanno competenza in materia di sicurezza, com'è nostra abitudine e tradizione, che è stata ricordata in diverse occasioni e manifestazioni che si sono tenuti in passato, in relazione al summit del G7 dell'industria, della scienza e del lavoro che si terrà a Venaria dal 24 al 30 settembre, è stato predisposto un Piano sanitario integrato per l'implementazione straordinaria dei servizi di emergenza e maxiemergenza 118 dei Presidi ospedalieri e del servizio di continuità assistenziale della Città di Torino.
Il piano prevede, in primo luogo, l'istituzione di punti di emergenza specifici che saranno attivati in corrispondenza degli eventi previsti dal summit; sono inoltre in corso le procedure di autorizzazione per l'utilizzo della base dell'elisoccorso del 34° Gruppo Squadroni. In base a ulteriori esigenze, saranno valutate ulteriori misure di implementazione per eventi straordinari.
L'attività dei presidi ospedalieri cittadini verrà potenziata per rispondere a una possibile emergenza, consentendo allo stesso tempo alle strutture sanitarie e ospedaliere di continuare a operare.
L'attività ordinaria di presidi ospedalieri di pronto soccorso sarà comunque garantita. In particolare l'Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino ha rivisto, aggiornato e pubblicato nell'area dedicata al sito aziendale il Piano di emergenza interno degli Ospedali Molinette, CTO, Regina Margherita e Sant'Anna e il documento che descrive organizzazione, composizione e funzioni dell'unità di crisi dell'Azienda.
Inoltre, ha previsto una serie di misure straordinarie per i giorni del G7.
In dettaglio: organizzazione di giornate di aggiornamento professionale di diversi presidi sul funzionamento del Piano aziendale e di presidio potenziamento reperibilità farmacia, farmacisti e operatori, per distribuzione del materiale e ripristino delle scorte di diversi presidi allerta da parte del Provveditorato economato alle aziende appaltatrici di servizi per l'erogazione in emergenza di servizi aggiuntivi, eventualmente necessari, di ristorazione, pulizia, raccolta rifiuti, trasporto farmaci e materiale sanitario; verifica e aggiornamento del materiale "lotti catastrofe"; allerta associazione donatori del sangue e potenziamento del numero di unità di sangue disponibile e delle degli emoderivati potenziamento del servizio di traduzione; attivazione e pubblicazione sul sito aziendale di due numeri di cellulare dedicati per fornire informazioni ai parenti (quindi, a parte); predisposizione della documentazione sanitaria cartacea da usare in caso di impossibilità all'utilizzo del sistema informatico (può succedere); disponibilità unità radiologica mobile e dell'unità chirurgica per attività sul territorio; potenziamento dei trasporti con ambulanza tra gli Ospedali di Città della Salute di Torino in caso di maxiemergenza; presso il pronto soccorso dell'Ospedale Molinette allestimento di kit rianimazione per singolo paziente, kit feriti lievi kit camera operatoria; presso il pronto soccorso Ospedale del CTO potenziamento della presenza di personale medico e infermieristico e attivazione di un box di rianimazione.
L'ASL Città di Torino ha, invece, previsto il potenziamento della presenza infermieristica e il raddoppio della reperibilità infermieristica notturna, dalle 23.00 alle 7.00, in pronto soccorso, il raddoppio della reperibilità infermieristica del blocco operatorio e della centrale di sterilizzazione presso l'Ospedale Martini, il raddoppio della reperibilità di ortopedico, chirurgo, anestesista e del medico radiologo dell'Ospedale Martini, il potenziamento in orario notturno dei trasporti intraospedalieri, il potenziamento del servizio di pulizie e di sanificazione, l'aumento della disponibilità di generi di confronto in pronto soccorso.
Mi pare che sia un piano attento e speriamo che non debba scattare.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1728 presentata da Mighetti inerente a "Situazione posti letto di chirurgia dell'ospedale civile di Acqui Terme"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1728.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione nasce da una segnalazione di alcuni rappresentanti che ci segnalavano una discrepanza di dati tra l'anagrafe informatica della Regione Piemonte e lo stato di fatto. Siamo a chiedere quale sia la realtà della situazione, quali siano i dati in possesso alla Regione e se non ci siano stati degli imprevisti, comunque delle situazioni di non allineamento tra le comunicazioni dell'effettivo stato dell'arte e i dati che vanno a finire nell'anagrafe informatica della Regione Piemonte.
Pensiamo che sia importante che questo archivio regionale dei punti di erogazione, l'App, sia sempre aggiornato; è un archivio che serve all'Assessorato; serve a noi come organo della Regione Piemonte per fare valutazioni; serve anche al Ministero della Salute per fare ulteriori valutazioni sulle nostre politiche sanitarie. È necessario che questi archivi siano sempre aggiornati, sempre disponibili e portino dati effettivamente aderenti alla realtà.
Per questo motivo, chiediamo all'Assessore Saitta di venire a conoscenza del numero esatto di posti letto per ricovero ordinario, day surgery, day hospital, nell'area chirurgica dell'ospedale civile di Acqui Terme.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La segnalazione che il Consigliere Mighetti solleva riportando quella di un sindacato non trova rispondenza dei fatti fin dall'inizio del 2016. I posti letto del presidio ospedaliero di Acqui Terme, registrati sulla procedura informatica regionale Anagrafe Struttura e ARPE, risultano infatti in linea con la programmazione aziendale della rete ospedaliera di cui la delibera n. 819 del 9 dicembre 2015, che determina il numero di posti letto distinti tra degenza ordinaria, day hospital e day surgery per ciascuna disciplina e ciascuna sede di erogazione ospedaliera.
All'inizio 2016, l'ASL di Alessandria ha proceduto ad adeguare, sulla procedura ARPE, la dotazione di posti letto dei diversi presidi ospedalieri dell'ASL secondo il cronoprogramma di attuazione previsto dalla revisione della rete ospedaliera aziendale. Non si registra, quindi, nessun caso di discrepanza, i posti letto sono in totale 114, di cui 29 per day hospital e day surgery.


Argomento: Tossicodipendenza - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1726 presentata da Conticelli inerente a "Approvazione del Piano integrato di interventi di cui alla legge regionale 2 maggio 2016, n. 9 'Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico'"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1726.
La parola alla Consigliera Conticelli per l'illustrazione.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
In realtà, questo question time era del mese di luglio e riguarda il Piano triennale di contrasto al gioco d'azzardo patologico.
Questa vicenda, che ci ha visti compatti con il lavoro anche da riversare in Commissione nell'approvare la legge regionale - peraltro sullo stesso tenore rispetto a quelle delle altre Regioni - ha avuto un po' di stop and go legato a ricorsi, al pronunciamento del Consiglio di Stato e poi del TAR. La Regione, dal canto suo, come previsto dalla legge, ha portato la legge in Giunta nella giornata di ieri e ho potuto vederla solo stamattina.
È stato varato un piano triennale - immagino che sia stato un lavoro un po' complesso, perché mette insieme competenze diverse - che merita attenzione. Le associazioni di categoria hanno richiesto una dilazione del termine del 1° dicembre per l'adeguamento alla normativa nazionale, ma abbiamo appreso questa mattina dai giornali che il tema è stato trattato in Conferenza Stato-Regioni con una sorta di protocollo che sarebbe stato siglato.
Il question time riguarda le questioni legate agli orari e alla distanza dai luoghi sensibili, ma anche il tema delle azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale, che è il terzo tema che viene posto anche dalle associazioni di categoria.
Ritengo che il lavoro, partito dal Consiglio trovando anche una consonanza degli Assessorati coinvolti e che viene anche da un'esigenza dei territori, perché in Commissione avevamo anche una proposta di legge che arrivava dai Comuni e delle amministrazioni, quindi da un'esperienza fattiva di servizio territoriale, dimostra l'interesse ad arrivare a un'applicazione pratica della legge. Che ci sia un accompagnamento laddove serve va bene, ma credo che sia compito del Consiglio seguirla e monitorare anche gli aspetti pratici.
Il question time è sul Piano triennale, portato in Giunta ieri, per capire meglio come verrà calato nella realtà sia delle amministrazioni comunali che degli esercizi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Per precisare, il Piano è stato adottato dalla Giunta e sarà approvato dal Consiglio. Abbiamo trasmesso immediatamente alla Commissione e, se non sbaglio, giovedì prossimo sarà oggetto di valutazione.
Il Piano, così com'è stato presentato, è finanziato completamente. Il ritardo che è stato lamentato è servito, anche perché il Ministero della Salute ha stanziato risorse, per quanto riguarda il Piano, aggiuntive rispetto a quello che avevamo destinato, per tre milioni e 700 mila euro.
Il Piano è già oggetto di un esame attento da parte del Ministero della Salute e contiene delle voci perché, ad esempio, per quanto riguarda la parte relativa all'informazione, è chiaro che ci sarà un forte coordinamento affinché l'informazione, con le sue modalità, avvenga con una certa determinazione ed efficacia.
Il Piano c'è e contiene tutto, quindi sarà oggetto di valutazione e quando sarà esaminato verrà in Consiglio.
Colgo quest'occasione per sottolineare un aspetto. Anzitutto credo che bisogna affermare che il Consiglio regionale abbia fatto un ottimo lavoro con la legge. Quella legge ha permesso al Comune di Torino di vincere il ricorso al TAR, perché il ricorso al TAR, la difesa contro cui hanno fatto ricorso, partiva dal fatto che c'è una legge. Si sta ormai consolidando una giurisprudenza che è possibile e questo avviene perché c'è una legge regionale. Il primo obiettivo che noi avevamo, dare una forza alle amministrazioni comunali che avevano deciso di lottare, ha un supporto organizzativo importante. Poi c'è il tema dell'informazione, della formazione e della cura, ma questo sono oggetto del Piano.
La terza considerazione è che - mi pare di capire, ma avremo occasione di parlarne in Commissione - rispetto ad alcune scelte che sono state compiute nella legge, forse c'è la necessità di rivedere la tempistica ma essendo una legge del Consiglio regionale, è chiaro che forse la Commissione può essere la sede più adatta per poter fare valutazioni, in modo da far emergere le questioni che bisogna affrontare nella massima trasparenza possibile, perché si intrecciano fenomeni diversi: c'è chi chiede una maggiore determinazione da parte del pubblico a intervenire, e chi chiede, invece, un'azione un po' di tutela nei confronti degli operatori.
Si ripresentano le questioni che la Commissione aveva esaminato a suo tempo e anche il Consiglio. Quindi, una rivisitazione di alcuni tempi richiedeva immediatamente una valutazione per capire bene in funzione di quali obiettivi bisogna ragionare.
Però è chiaro che, essendo tutta una competenza del Consiglio su questo tema, nel momento in cui il Consiglio deciderà delle proposte, noi le valuteremo con la Giunta per verificare la compatibilità con l'impianto, ma in ogni caso siamo disponibili.


Argomento: Tossicodipendenza - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1729 presentata da Bertola, inerente a "Applicazione della legge regionale n. 9/2016 'Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico'"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1729.
La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Parliamo dell'applicazione della legge regionale n. 9 del 2016 "Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusa del gioco d'azzardo patologico". È un argomento contingente sia perché ieri, finalmente, con notevole e colpevole ritardo di un anno, la Giunta ha licenziato la bozza di piano triennale, che poi andrà all'esame della Commissione, ma contingente per la questione che vogliamo segnalare con la nostra interrogazione. Poiché sicuramente il piano triennale ha in sé interventi molto importanti per quanto riguarda la prevenzione del gioco d'azzardo patologico, quindi tutti gli interventi che la Regione può portare avanti anche in un punto, il punto f) dell'articolo 3, il sostegno alle Amministrazioni comunali che, in qualche modo, adottano delle misure coerenti con la legge regionale n. 9/2016.
È indubbio che vi siano diversi articoli della legge regionale, la maggiore parte degli articoli, che sono già vigenti da quando la legge è stata approvata. Mi piace ricordare che è stato un ottimo lavoro delle Commissioni consiliari, un lavoro che ha coinvolto tutte le forze politiche e che ha portato all'approvazione di un'ottima legge. Tra l'altro, riprende un impegno che molti di noi si erano presi anche in campagna elettorale.
Visto che è proprio l'Assessora Pentenero a rispondere, ricordo un incontro dove proprio si parlava del tema, al quale era presente sia il sottoscritto sia l'Assessora Pentenero.
La legge regionale, all'articolo 5, parla di distanze degli apparecchi dai luoghi sensibili, come elencati dalla legge; è una misura già vigente.
Vigente con la norma transitoria che è all'articolo 13: "Per gli apparecchi collocati all'interno dei locali pubblici, la scadenza è il 30 novembre".
Quindi, entro il 1° dicembre non ci dovrebbero più essere apparecchi collocati a meno di 300 o 500 metri dai punti sensibili, a seconda che si parli di un Comune al di sotto o al di sopra dei 5.000 abitanti.
C'è poi l'articolo 6 che parla degli orari, che chiedeva ai Comuni di imporre una limitazione di minimo tre ore all'interno dell'orario dell'esercizio. Anche questo è un compito dei Comuni che, ai sensi dell'articolo 10, hanno la vigilanza sull'applicazione della legge. Del resto, sono deputati a comminare e a incassare anche le sanzioni. Comuni che addirittura, entro 120 giorni dall'approvazione della legge, dovevano comunicare alla Giunta regionale gli interventi che avevano portato avanti.
Sappiamo che c'è stato qualche problema nell'applicazione di questa legge, in parte giustificabile, anche da parte magari di piccoli Comuni meno attrezzati. Ci sono stati anche diversi ricorsi al TAR, però oggi non c'è più alcun dubbio relativamente alla legittimità di questa legge, che è stata confermata anche da diverse sentenze del TAR. C'è ormai, com'è stato già richiamato, una giurisprudenza consolidata.
Chiaramente un Comune come quello di Torino ha un grosso peso nella popolazione, ma se parliamo di una quantità di Comuni, quelli che non hanno ancora ottemperato alla legge sono la maggior parte, e visto che recentemente abbiamo udito il Sindaco di un Comune dell'area metropolitana torinese - che non cito per non dargli ulteriore visibilità - affermare che la legge regionale non è vincolante, vogliamo a questo punto una presa di posizione netta da parte della Giunta regionale.
Per questo motivo, abbiamo fatto una domanda diretta che chiede se la Giunta regionale ritiene che la legge sia vincolante per i Comuni.



PRESIDENTE

Ricordo che sono a disposizione tre minuti per intervenire e chiedo di rispettare questo tempo.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
Anche in continuità con quello che il collega Saitta ha un attimo fa risposto rispetto al question time precedente, è evidente che una legge regionale è vincolante. È una legge a tutti gli effetti, approvata dal Consiglio regionale e, come tale, le leggi devono essere rispettate dagli enti inferiori, che sono chiamati in causa, nello specifico i Comuni.
Quindi, questa è un'affermazione che probabilmente è stata fatta senza conoscere esattamente lo stato di attuazione. Il primo passo importante era quello dell'approvazione del piano sulla ludopatia, passo che è avvenuto questa settimana.
Aggiungerei, rispetto alle considerazioni fatte precedentemente, oltre a dover attendere che il Piano fosse approvato dal Ministero e con tutta la cautela dover definire all'interno del piano gli elementi previsti dalla legge, ci sono una serie di aspetti sui quali abbiamo rallentato l'attività dovuto al fatto che si attendeva l'accordo che è stato approvato 15 giorni nella Conferenza Stato-Regioni.
È evidente che, da un punto di vista legislativo, un accordo non supera una legge approvata da un Consiglio regionale, ma è altrettanto evidente che se da quell'accordo derivasse un decreto, il decreto deve essere coerente, o, meglio, ci devono essere gli elementi per rendere coerente il decreto con una legge regionale, altrimenti ci troveremmo a dover modificare la legge approvata all'unanimità dal Consiglio regionale.
Quindi, la legge è, a tutti gli effetti, vigente. Stiamo lavorando e credo che la dimostrazione derivi anche dal fatto che, in sintonia cerchiamo di dare le risposte che il Consiglio ci pone. Un passo importante è stato compiuto questa settimana e ovviamente adesso si tratta di comprendere come accompagnare i Comuni, così com'è stato scritto all'interno della legge stessa, ma una legge regionale ha valore di legge come una legge nazionale; quindi, i Comuni sono tenuti a rispettarla.
Faccio ancora riferimento a un aspetto, cioè che anche sul piano nazionale i ricorsi che alcune Regioni hanno effettuato sono ricorsi che hanno affermato l'autorità delle Regioni nei confronti di alcuni elementi che sono contenuti all'interno della nostra legge. Quindi, questo rafforza ancora di più la legittimità di quanto approvato da quest'Aula.


Argomento: Opere di bonifica e consorzi

Interrogazione a risposta immediata n. 1722 presentata da Graglia, inerente a "Azioni in agricoltura per emergenza da cimice asiatica"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1722.
La parola al Consigliere Graglia per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
In questa interrogazione parliamo di cimice asiatica. La cimice asiatica si è manifestata in Italia negli anni passati, però si teme che possa diventare una causa di calamità naturale nei prossimi anni, come successo già in Emilia Romagna, vista la sua diffusione e capacità di resistenza ai trattamenti chimici finora utilizzati.
In altre Regioni italiane la cimice asiatica pare possa essere efficacemente controllata soltanto con il ricorso a nuovi impianti fissi di protezione delle coltivazioni, non applicabili, però, a tutte le coltivazioni (ad esempio, le nocciole, i cereali ed altre), o con un'eventuale immissione di altre specie antagoniste.
In Italia la normativa nazionale vigente non consente di introdurre nuove specie che potrebbero fungere efficacemente da soggetti limitatori all'espansione incontrollata della cimice, in virtù della salvaguardia dell'equilibrio naturale e biologico, e che quindi mezzi e strumenti ai quali finora si è ricorso non sembrano garantire risultati accettabili, non contrastando, di fatto, una prolificazione esponenziale del fenomeno.
Per risolvere la gravità attuale della situazione e del rischio impellente di un peggioramento, in considerazione dei dati rilevati dalle produzione agricole, che hanno registrato danni alle coltivazioni, da quest'anno, in quasi tutte le coltivazioni della Provincia Granda, fino ai territori collinari, passando attraverso la pianura e la montagna, a fronte di una diffusione della cimice asiatica che lo scorso anno si era verificata solo nelle zone pianeggianti.
Alcune aziende sono addirittura arrivate a trinciare le loro nocciole in campo rinunciando a raccoglierle, vista l'impossibilità di commercializzarle, in quanto seriamente danneggiate dalla cimice, non potendo attivare misure preventive di contenimento della cimice, diverse ed egualmente efficaci, ed evidenziando - al contempo - che, malgrado i trattamenti chimici effettuati puntualmente dagli agricoltori su indicazione dei tecnici di campo, le percentuali di danno non diminuiscono affatto e sembra che le azioni intraprese neanche servano per un contenimento dalla cimice.
Questa situazione è preoccupante già oggi e potrebbe divenire allarmante per il futuro, perché si può ipotizzare che, senza una strategia efficace nella lotta alla cimice asiatica, visto il continuo allargamento dell'infestazione, il prodotto possa poi essere invenduto nelle future campagne agricole, anche per i settori dei cereali (grano e farine), della soia, della frutta e anche del settore vitivinicolo.
Inoltre, altre Regioni italiane, in particolare l'Emilia Romagna stanno affrontando la stessa emergenza, quindi potrebbe essere utile confrontarsi a livello nazionale con altri soggetti, per condividere un percorso che aiuti ad addivenire a una o più soluzioni, visto che la lotta chimica pare non essere risolutiva.
Chiedo, pertanto, all'Assessore di conoscere le iniziative messe in campo dalla Giunta regionale riguardo all'emergenza della cimice asiatica in agricoltura, anche in accordo con le altre Regioni italiane, al fine di ipotizzare soluzioni sperimentali condivise del caso, anche del tipo e della lotta biologica.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Graglia.
La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Grazie, Presidente.
Consigliere Graglia, poi le consegnerò anche una memoria scritta, se lei è d'accordo.
Le anticipo solo questo: noi stiamo lavorando, ormai, sulla cimice soprattutto con la fondazione Agrion, nel settore fitosanitario, dalle prime comparse. Il problema che lei sottolinea (la gravità) è reale, cioè la cimice è veramente un problema grosso per tante colture.
Non c'è una sola soluzione. A oggi, i trattamenti chimici, oltre a essere molto impattanti, non sono risolutivi. Bisogna pensare a varie forme: potremmo abbinare le reti antinsetto in alcuni frutteti, non certo nel nocciolo, come lei ha detto, e stiamo lavorando molto sulla possibilità di importare l'insetto antagonista.
Dopo mesi di pressione, pare che la normativa nazionale sia in fase di modifica. Abbiamo avuto anche un'audizione con la Commissione Agricoltura della Camera, per questo, per poter cambiare questa normativa e poter importare gli insetti antagonisti.
Abbiamo anche un progetto finanziato. Devo dire che abbiamo messo risorse: 50 mila euro, nel 2017, e 80 mila, nel secondo e terzo anno, 2018 e 2019, per un progetto che riguarda il CREA, il nostro settore fitosanitario, la fondazione Agrion. Abbiamo rapporti con l'Università e il CREA di Firenze, perché vogliamo mettere a rete tutte le esperienze possibili.
I danni sono veramente ingenti e questo insetto - per ora - ci lascia sperare in un inverno rigido, perché il cambiamento climatico e l'ammorbidimento degli inverni non aiuta il debello di questo insetto.


Argomento: Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 1723 presentata da Porchietto inerente a "Chiarimenti in merito a situazione fondi PSR"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1723 presentata dalla Consigliera Porchietto.
La parola alla Consigliera Porchietto, per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Assessore, so che già in fase di avvio del pomeriggio ha risposto all'interrogazione del collega Alessandro Benvenuto, In realtà, la mia richiesta è meno dettagliata e specifica di quella del collega.
Mi permetto, a questo punto, di chiederle ulteriormente alcune riflessioni in merito a questo, e mi spiego: lei ha già avuto modo di specificare al collega Benvenuto una serie di passaggi in merito alle misure specifiche. Io mi mantengo, in realtà, su una tematica un po' più di natura politica, vale a dire: quelle che sono state le manifestazioni significative ed allarmanti da molte parti del mondo dell'agricoltura; non da ultima - se non vado errato - in questi giorni anche Coldiretti e quindi, non soltanto Confagricoltura.
Il tema dirimente è che noi abbiamo dei seri problemi sulla gestione dei bandi sul PSR; non è soltanto una questione di essere riusciti, fino a oggi, a impegnare e gestire soltanto delle cifre e dei numeri poco significativi. E mi permetta, Assessore, così ci togliamo subito il dubbio: non mi venga a dire che avete dovuto recuperare questioni precedenti perché io e lei sappiamo che non è così, perché i lavori erano stati fatti ed erano già stati portati avanti in modo significativo.
Questo non lo dice la Consigliera Porchietto, ma lo dicono le associazioni che avevano partecipato ai vari tavoli sulla nuova programmazione relativa al PSR.
Vedo che c'è anche il Presidente Chiamparino (so che su questo tema è molto attento), che continua a dire di no. Guardi, Presidente, non lo dico io: ribadisco, perché mi occupavo di altri fondi, ma, per quanto riguarda l'attenzione che ci hanno chiesto di porre su questo tema le associazioni del mondo dell'agricoltura, questo è quanto anche loro pongono come tema e non mi sembra che sia soltanto Confagricoltura, ma mi pare che anche la Coldiretti, che forse ha un rapporto un po' più stretto con la Giunta e con l'Assessore, stia segnalando alcuni problemi, che io torno a segnalare.
C'è un problema sui bandi, c'è una burocrazia molto farraginosa, ci sono risposte che non vengono date in tempo. È chiaro che la sommatoria di tutto questo comporta dei rallentamenti, sia all'interno delle strutture regionali sia - chiaramente - per coloro i quali partecipino al bando o debbano spiegare i bandi ai loro iscritti.
Allora, un problema, Assessore, ce l'abbiamo, dopodiché non scendiamo nello specifico, ma chiediamoci qual è l'operatività che noi vogliamo portare a compimento in questi prossimi anni.
Mi permetta: non bastano le garanzie sul fatto che si riuscirà a spendere tutto, ma occorrono delle certezze anche su come si riuscirà a spendere, perché non più tardi di ieri pomeriggio, nella III Commissione stavamo dibattendo con l'Assessora Pentenero rispetto alla chiusura della vecchia programmazione e si diceva che si stava correndo contro il tempo per chiudere ancora un po' di milioni di euro.
Il problema che a noi preoccupa, e che penso preoccupi il Piemonte, non è che si arrivi a spendere tutto, ma che si arrivi a spendere tutto e bene.
E, su questo, qualche perplessità (un po' più di qualche perplessità), non solo noi, come parte politica, ma anche le rappresentanze degli agricoltori, ce l'hanno.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Grazie, Presidente.
Grazie, Consigliera Porchietto, le lascio poi una memoria, però, se mi consente, poiché lei non mi ha chiesto di darle delle risposte formali, ma una risposta politica, allora questa gliela devo dare.
Intanto, la devo correggere - mi dispiace - sul fatto dell'avanzamento del PSR 2014, perché la bozza che noi abbiamo inviato a settembre è tornata indietro al mittente con 800 e più osservazioni (a settembre 2014) ed era.



(Commenti della Consigliera Porchietto)



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Ed era una bozza. Glielo dico io, perché.



(Commenti della Consigliera Porchietto)



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

No, no, no.
No, assolutamente non era rivista, perché - tra le tante osservazioni decine di queste osservazioni erano: non c'è la misura. E l'abbiamo inviata, perché espressamente la Commissione ci ha chiesto di inviarla.
Allora, a me non piace fare polemica e credo anche che, probabilmente il precedente Assessore abbia - in un atto di responsabilità - deciso giustamente di non completare questo programma, perché probabilmente ha pensato che sarebbe stato non corretto dare un programma completo a fine legislatura. Quindi, già programmato.
Pertanto, io la vedo in questo senso, però devo dire - obiettivamente che il programma non c'era e, quindi, l'abbiamo recuperato. Dico questo solo per dovere di cronaca. Poi, se vuole, le dico anche chi erano coloro che lavoravano a quel programma: esterni, così magari ci capiamo meglio su come sono le dinamiche di comunicazione.
Invece, quello che ci tengo a dire è che lei ha perfettamente ragione sul fatto che bisogna stare molto attenti.
Io non condivido il fatto che i bandi non funzionano e le spiego perché: perché noi, ai bandi, abbiamo sempre avuto più richieste di quante ne abbiamo potuto finanziare. Non abbiamo avuto, quindi, un impedimento all'accesso ai bandi. Abbiamo avuto, semmai, minori risorse a quanto era disponibile - questo è vero - ma anche a quanto ci è stato richiesto.
Le voglio solo ricordare che il sistema con cui facciamo i bandi è cambiato completamente: ora sono completamente informatizzati. È un meccanismo a cui bisogna dare contezza, perché non è più possibile fare gli aggiustamenti: quando si invia la domanda, i documenti o ci sono oppure no.
Inoltre, abbiamo cambiato le tempistiche: le ricordo che sui bandi di investimento nella passata programmazione (così come in quella prima, per essere molto chiari), si faceva un bando per programmazione. Uno. Noi ne abbiamo già fatti due e cerchiamo - perché è negli obiettivi che abbiamo assegnato ai Direttori e ai Dirigenti - di rispettare le tempistiche di istruttoria, ossia dare risposte entro i termini a coloro che hanno presentato domanda.
Col precedente meccanismo, le ricordo che nel 2015 (lo abbiamo fatto perché era un impegno precedente a cui abbiamo voluto mantenere fede) abbiamo finanziato aziende che hanno fatto domanda al Piano di Sviluppo Rurale sugli investimenti nel 2008!



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Piano Taricco!



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Sì, ma è stata una domanda sola, di investimenti del 2008. E poi si andava avanti con le economie...



(Commenti fuori microfono)



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

No, non sto dicendo una cosa...
Voglio solo precisare che è cambiato il meccanismo. Noi abbiamo già fatto due bandi sugli investimenti (il secondo è ancora aperto) e due sui giovani; anzi tre sui giovani, perché due sono sugli investimenti ai giovani.
È cambiata la dinamica. Per la spesa, diamo tempo che loro facciamo gli investimenti, che richiedano il collaudo e che ci siano gli elenchi di spesa; successivamente, andremo a valutare se siamo stati bravi a pagare.
Ci tenevo, quindi, a precisare che è cambiato un po' anche il termine di paragone.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.40 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.42)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco, Baricco, Batzella, Ferraris, Gancia Laus.
Non è presente l'Assessora Parigi.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Proseguimento proposta di deliberazione n. 228, inerente a "Approvazione del Piano paesaggistico regionale ai sensi della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 228, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana odierna è proseguito l'esame degli emendamenti relativi alla proposta di deliberazione n. 228.
Riprendiamo con l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 60), il cui primo firmatario è il collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 60) presentato da Vignale, Sozzani, Berutti Graglia e Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 61) presentato da Vignale, Berutti, Graglia Ruffino, Sozzani.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

L'emendamento n. 60) interviene sull'articolo 83, comma 11, lettera b) e riguarda i tenimenti del Mauriziano.
I piani provinciali dei tenimenti storici dell'Ordine Mauriziano considerano alla lettera a) gli elementi e i complessi di carattere monumentale, eccetera eccetera; alla lettera b) si dice che possono individuare aree esterne adiacenti ai tenimenti al fine di contribuire alla protezione, gestione, integrità, autenticità, sostenibilità, eccetera eccetera.
Se c'è un aspetto che va certamente garantito e salvaguardato per gran parte di quella che è la proprietà...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma così non si può lavorare. Mi sembra che il Consigliere Vignale non possa svolgere il suo lavoro. Vi prego di avere un po' di rispetto per il collega che parla.
Prego.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Dicevo, se c'è un aspetto per cui si ritiene sacrosanta la salvaguardia, è quello relativo certamente agli elementi di carattere culturale ancora in capo alla Fondazione; ma vi è un'immensa proprietà che va salvaguardata, che è quella agricola.
Ma la salvaguardia, che peraltro non si riscontra se non nell'emendamento successivo, anche in questo caso è legata ad un irrigidimento troppo significativo. Sia al comma 11 che al comma 12 si insiste ancora una volta come gli interventi siano sempre legati a edifici dismessi o quant'altro.
Noi dobbiamo renderci conto che quando parliamo di tenimenti dell'ex Ordine Mauriziano, parliamo di immensi poderi risicoli e delle più importanti (o fra le più importanti) imprese risicole piemontesi. È evidente che in queste situazioni si deve salvaguardare certamente quello che è il mantenimento dell'attività agricola, ma si deve dare l'opportunità a chi vive in queste realtà di poter stare al passo coi tempi e, se è necessario, fare investimenti che consentano di garantire maggior efficienza all'impresa perché compete con il resto del mercato mondiale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

A integrazione delle considerazioni fatte dal Consigliere Vignale, mi interessava conoscere (attenderò le replica dell'Assessore) se esistono delle norme specifiche sui tenimenti storici dell'Ordine Mauriziano, così come quelle che tutelano le opere storiche del Canale Cavour - ne abbiamo parlato questa mattina - che sono norme storiche specifiche della Regione Piemonte. Mi chiedevo, appunto, se anche queste sono state inserite in una discussione con il Ministero, oppure no.
Qualora ci fosse un accordo con il Ministero solo sulle parti vincolate previste dalla legge nazionale - questa è la mia preoccupazione - il Piano paesaggistico è sicuramente modificabile nel tempo e sicuramente interpretabile anche con altre forme di orientamento e di conoscenza dell'applicazione della norma attraverso strumenti come i Regolamenti o quant'altro. Ma se si è discusso con il Ministero anche dei tenimenti storici dell'Ordine Mauriziano, sappiate che non è possibile fare alcunch se non dopo una ridiscussione - di nuovo - con il Ministero. Dunque conoscere dove inizia e dove finisce l'accordo con il Ministero è importante.
Iniziative di questo genere possono essere condivisibili o meno; io non conosco tutte le realtà del Mauriziano, ma mi interessa l'aspetto normativo: il fatto che anche queste rientrino o meno in questo accordo quadro con il Ministero è fondamentale, perché la legge nazionale non prevede questo tipo di accordo quadro.
Non vorrei che in Piemonte, con lo stesso criterio della ridondanza nella normativa, per esempio sulla VIA e sulla VAS che avevamo già discusso a suo tempo, anche nel Piano paesaggistico fossimo andati a discutere e far valere con il Ministero talune tematiche che poi non sono più modificabili nel tempo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Emendamento rubricato n. 21) presentato da Sozzani, Berutti, Pichetto Fratin, Porchietto e Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Questo è un emendamento che, come dicevo anche in mattinata, va a migliorare l'interpretazione della legge.
Noi vediamo che alla lettera d) andiamo a dare indicazioni di norme di contrasto della dispersione insediativa "contenendo il consumo e l'impermeabilizzazione del suolo, favorendo il completamento dei tessuti urbani esistenti e inibendo la creazione di nuovi nuclei separati dai contesti già edificati". Bene: lì la proposta vuole che dopo "nuovi nuclei" vada inserita la dicitura "residenziali o produttivi"; perché, se non introduciamo questo tipo di chiarimento, evidentemente l'espressione "nuovi nuclei" va a incidere sotto un profilo di generalizzazione che lascia libere una serie di interpretazioni assolutamente pericolose.
Quindi, il fatto che noi inseriamo nel testo semplicemente due parole ("residenziali o produttivi", perché immagino sia questo il significato della norma) non cambia la sostanza della norma, ma la va a chiarire a chi la applica in modo circostanziato; mentre "nuovi nuclei" vuol dire tutto (di qualsiasi ordine e grado, anche di tipo agricolo) e pertanto si tratterebbe di un divieto generalizzato; dico questo in termini di interpretazione della norma.
Il fatto che si possano aggiungere questi due concetti, quindi, fa sì che manteniamo la filosofia della norma senza andarla a stravolgere ma anzi, anche chiarendone contenuti e confini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente L'emendamento, come diceva il collega Sozzani, specifica quali sono i nuovi nuclei separati dai contesti già edificati. Però io vorrei che provassimo a ragionare, perché noi avremmo potuto presentare un numero decisamente più significativo di emendamenti soppressivi, non svolgendo un ruolo ostruzionistico, ma proprio perché vi sono alcune parti che hanno e avranno una ricaduta estremamente importante nella nostra Regione.
La lettera b) è un caso. Se lo si legge, il concetto sembra condivisibile: la dispersione insediativa, "contenendo il consumo e l'impermeabilizzazione del suolo e favorendo il completamento dei tessuti urbani esistenti e inibendo la creazione di nuovi nuclei separati tra i contesti già edificati". Non si fa una distinzione fra contesti urbani affinché, in qualche modo, si dia priorità al completamento corretto degli spazi interclusi, rispetto ad altro: qui il testo significa, con l'inibizione di nuovi nuclei separati dai contesti già edificati, che, se all'interno di qualunque area del Piemonte - per aspetti turistici agricoli o di altra tipologia - si necessiti la costruzione ancorch piccola di un manufatto (finalizzato al servizio ai turisti o all'agricoltura), questo tipo di indirizzo, che però è un indirizzo puntuale - e poi vedremo come nell'applicazione del Piano, essendo in regime di salvaguardia, gli strumenti urbanistici dei Comuni non valgono niente - lo impedisce.
Infatti, anche i Comuni che intendessero modificare i loro piani con la realizzazione di piccole unità abitative, imprenditoriali, ecc. che siano distanti dai tessuti urbani esistenti lo vedrebbero impedito. Ed è questo uno degli enormi limiti per i quali, dal punto di vista dell'ingessatura della poca economia che si muove all'interno del Piemonte, noi riteniamo che questo Piano rischia di essere l'ennesimo colpo letale alla poca possibilità di sviluppo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 63) presentato da Vignale, Berutti, Graglia Ruffino, Sozzani.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'articolo 37 prevede di cassare al comma 2 due punti: la lettera a) e la lettera b); non tanto perché, come dicevamo precedentemente, la riqualificazione delle aree urbane prive dell'identità degli insediamenti di frangia o l'integrazione paesaggistico-ambientale o la mitigazione degli impatti da insediamenti specialistici non possano essere condivise, ma perché questo sovverte la libertà pianificatoria che, nel rispetto alla legge 56, le Amministrazioni comunali fino adesso hanno avuto. Un conto infatti, è dare degli indirizzi di carattere generale, come la stessa l.r.
56 contiene; un conto è, nelle singole realtà comunali, impedire che avvengano, nella limitatezza della cubatura oggi utilizzabile, una serie di interventi che invece possono essere utili, anche sotto l'aspetto residenziale. Ricordiamo come in alcuni piccoli Comuni la costruzione o meglio, la riqualificazione di nuovi insediamenti significhi non soltanto avere qualche residente in più, ma molto spesso significhi avere delle famiglie in più che garantiscono anche il mantenimento della scuola in quel Comune.
Dunque, se questi aspetti condivisibili sono già contenuti all'interno della l.r. 56, sono totalmente non condivisibili in un'ottica impositiva che sostanzialmente non lascerà quasi alcuno spazio alle Amministrazioni comunali. Ma, cosa ancora più grave, visto che tutto ciò che noi stiamo leggendo entra in vigore perché il Piano va in salvaguardia e molte Amministrazioni comunali non avranno le risorse per adeguare i loro piani regolatori al Piano paesaggistico, queste si terranno tutti i divieti certo, con la felicità di chi ritiene che tanto più si "musealizzano" le realtà rurali - e non solo quelle rurali - tanto meglio è, ma come dicevo la volta scorsa, di troppa tutela si muore economicamente, da un punto di vista delle realtà sociali.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Solo per fare notare la nostra azione - per quanto sarà possibile essendo di minoranza - intesa a modificare in termini positivi questo Piano. Perché nella tavola P4, che va a identificare i tessuti discontinui suburbani (sono parole grosse, ma che vuol dire la verifica degli elementi di urbanizzazione al di là del contorno urbano della città) esistono delle caratteristiche delle cittadine, ad esempio, soprattutto in provincia di Cuneo o in altre province della nostra Regione, che hanno delle caratteristiche di discontinuità, cioè non sono collocate all'interno di un perimetro urbano definito, ma hanno una serie di differenze di costruzione.
Il punto c) del comma 2 dice "qualificazione paesaggistica delle aree agricole interstiziali", quindi fra questi agglomerati urbani esistenti "con contenimento della loro erosione da parte di sistemi insediativi" e la nuova definizione dei bordi urbani e dello spazio verde non si capisce vista questa finalità piuttosto precisa del punto c), cosa c'entra nella parte b), cioè "contenimento e razionalizzazione delle proliferazioni insediative arteriali diffuse nelle aree urbane e suburbane".
Anzitutto le arteriali possono essere anche di completamento, quindi si va a incidere pesantemente sotto le scelte urbanistiche dei singoli Comuni ma essendo prevista la qualificazione paesaggistica secondo i concetti specificati successivamente, attenzione che qui si va a incidere pesantemente sotto il profilo delle scelte urbanistiche da parte degli Amministratori locali che, di fatto, si trovano a dover adeguare questi Comuni senza fare scelte assolutamente di tipo specifico, come occorre dare loro la libertà in un ambito della programmazione e dell'utilizzo del loro territorio.
Si farebbe prima a dire che "i piani regolatori ve li facciamo noi così vi indichiamo anche quali sono gli elementi per i quali devono essere raggiunti gli obiettivi secondo pesto PPR".



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Emendamento rubricato n. 62) presentato da Vignale, Berutti, Graglia Ruffino, Sozzani.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 62) interviene su una parte del Piano che, per gli insediamenti specialistici e organizzati, cioè quelli che sono ai bordi o all'esterno degli insediamenti urbani, prevede che sia possibile un'attività di riuso, completamento e ampliamento in misura non eccedente al 20 per cento della superficie lorda preesistente.
Se si fosse limitato a interventi di nuovo ampliamento, avremmo capito la percentuale ridotta, che è quella che già esiste a oggi con le leggi sul Piano casa. Ma la cosa che non si comprende è perché all'interno di questa possibilità, peraltro in aree che non sono i centri urbani o quant'altro si intervenga anche laddove ci sia un intervento di riuso o di completamento. Cioè, è assolutamente evidente che o noi creiamo, come anche esisteva nella norma - mai approvata - del legislatore nazionale (peraltro da noi non condivisa) sul blocco totale del consumo di suolo, o ci sono misure che incentivino il riutilizzo di edifici già esistenti, anche con una porzione di possibilità di nuova costruzione legata, però, al riutilizzo di quella esistente, ma oggi assolutamente inutilizzata, oppure è assolutamente evidente che attività di questo tipo non avverranno praticamente mai o con molta difficoltà.
Quindi credo che esempi come questi siano estremamente limitativi, da una parte, e punitivi della libertà delle Amministrazioni comunali; perch rispetto a questa tipologia, spesso sono insediamenti industriali nelle aree periferiche, per esempio, di un paese e non necessariamente di una grande città, ciò significa che se uno volesse, perché ne ha la possibilità, all'interno di un'area industriale che è completamente attrezzata per questo tipo, far raddoppiare la propria superficie, perch ha una necessità di maggiore produzione, il Piano paesaggistico e, di conseguenza, il piano regolatore del suo Comune non gli consentirebbe di fare un investimento produttivo, non soltanto per la realizzazione del manufatto, ma soprattutto produttivo perché comporterebbe un'assunzione di nuovi dipendenti.
Non sempre un'impresa può decidere di avere uno stabilimento in un posto e un altro a 25 chilometri. Dopodiché, se alcune imprese si allontanano dalla nostra regione, perché hanno realtà in cui, da un punto di vista della logistica, della norma e quant'altro, si hanno modalità migliori per lavorare, ovviamente non possiamo lamentarci se poi approviamo misure come questa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Questo emendamento riguarda l'articolo 37, quindi gli insediamenti specialistici organizzati.
Nella Tavola P4 sono elencati l'ordine degli insediamenti specialistici per usi non residenziali, ai quali vi sono delle limitazioni che nell'ambito delle direttive leggiamo con il 20 per cento della superficie utile lorda, quindi preesistente all'adozione del PPR, oppure, se maggiore subordinata alle seguenti condizioni e poi ci sono tutta una serie di condizioni.
Il fatto che questi insediamenti specialistici possono essere anche di carattere turistico o di tipo produttivo, il fatto che si limiti a non eccedere del 20 per cento degli ampliamenti, questo secondo noi è un elemento di limitazione, senza capire perché si richiede un ampliamento di quel genere. A volte, può essere giustificato sulla base di progetti o di espansioni, a seconda del settore in cui andiamo a considerare l'insediamento di tipo specialistico, e quindi lasciare questa possibilità agli amministratori comunali che hanno delle richieste magari rispetto a questa tipologia di insediamenti nel perseguire questo tipo di obiettivi.
Il fatto è che si pone questo vincolo, ma non vi è un contraltare. Il contraltare vale anche per il discorso della perimetrazione urbana, della quale abbiamo discusso precedentemente: se si vuole fare una politica del recupero territoriale delle porzioni edificate, è bene considerare un'analisi di semplificazione amministrativa, oltre che economica, che induca il mercato a quel tipo di realizzazioni.
In questo caso, ci sembra che il Piano paesaggistico regionale sia uno strumento di limitazione rispetto alla qualsiasi forma di edificabilità senza un contraltare, invece, di tipo economico che garantisca il perseguimento di obiettivi che possono essere utili, quanto mai utili dico io - in un momento di crisi come questo per la nostra regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sozzani.
Emendamento rubricato n. 22) presentato da Sozzani, Berutti, Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera per l'illustrazione.



RUFFINO Daniela

All'articolo 37, comma 4, l'espressione della superficie utile lorda preesistente all'adozione è sostituita, nel nostro emendamento, dalla superficie territoriale già prevista al momento dell'approvazione del PPR dalla pianificazione conformativa della proprietà. La motivazione che noi riportiamo, con dovizia di particolari, è che la norma contestata è una delle prove più evidenti degli effetti pessimi sulla pianificazione vigente. Per noi sancisce il principio per cui, in sede di adeguamento di piano regolatore comunale, relativamente alle aree produttive e commerciali esistenti, dovrebbe essere - questo è un passaggio importante - la sola possibilità di ampliare del 20 per cento la superficie lorda produttiva ossia quanto già autorizzato alla data dell'adozione del PPR, cioè nel 2009.
Per ammettere maggiori superfici, che cosa succederà? Occorreranno studi e motivazioni che dovranno essere onere dei Comuni, che spetterà ai Comuni predisporre, ma abbiamo seri dubbi che i Comuni, in tutto questo guazzabuglio, riescano a fare questo. Pensiamo che se questa disposizione verrà applicata alla lettera, si bloccherà tutto. Anche per gli ampliamenti dell'esistente, ossia quello che non riguarda gli ampliamenti delle aree destinate - si parla della pavimentazione - ci sarà un tetto definitivo per la futura attività pianificatoria con efficacia indefinita nel tempo.
Assessore, noi pensiamo che il nostro emendamento miri a ridurre i danni. In particolare, chiediamo vengano fatte salve le aree già previste e chiediamo di ammettere in via ordinaria il 20 per cento di incremento delle aree edificabili previste dal piano regolatore comunale. Questo al momento dell'approvazione e non dell'adozione. Noi pensiamo che sia un emendamento molto importante per il futuro; sicuramente segna una croce su ogni possibile ampliamento, soprattutto quando trattiamo di edifici importanti come le aree produttive o, magari, commerciali esistenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

L'emendamento riguarda questo aspetto. Poiché immagino che l'Assessore non voglia cassare i punti a) e b), mi permetto di segnalare un ulteriore emendamento che definisca meglio l'aspetto che stiamo discutendo.
L'articolo recita: "Sono ammissibili interventi di riuso, completamento e ampliamento, in misura non eccedente il 20 per cento della superficie utile lorda preesistente all'adozione del PPR". Voi sapete che, per quanto riguarda la definizione di questi lavori, non si deve considerare solamente la superficie utile lorda dall'adozione, ma chiederemmo la possibilità di inserire parole che precisano meglio, ossia "della superficie territoriale già prevista al momento dell'approvazione del PPR dalla pianificazione conformativa della proprietà".
Normalmente, quando si identificano dei lotti di terreno, ancorché in ogni ambito di tipo edificatorio, si identificano spesso con i mappali, che sono normalmente i mappali di proprietà che normalmente sovrintendono quel tipo di attività. Se invece di considerare la superficie utile lorda preesistente, che è la superficie utile ai fini edificatori, consideriamo l'intero mappale, riportando quindi alla superficie territoriale già prevista nelle norme precedenti, non lediamo delle attività in corso o di pianificazioni pensate dalle amministrazioni, limitando gli interventi secondo questa norma specifica.
Chiediamo la possibilità di cambiare la dicitura prevista nella norma.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento interviene, come il precedente n. 62), sempre alla lettera a).
Credo sia importante sottolineare quanto è previsto nell'emendamento n.
22). Il Piano, in questo caso, ma non è l'unico, riguarda anche il tema delle aste fluviali o altri aspetti, e cerca di intervenire individuando come limite la fotografia dell'esistente.
Sappiamo anche che il Piano mette i piani regolatori in salvaguardia quindi ci troveremo di sicuro in situazioni come queste: in aree industriali, oppure in aree artigianali concentrate in un unico luogo grazie ai fondi europei, che quasi sempre sono periferiche rispetto alla città, anche qualora un'azienda avesse chiesto e ottenuto dall'amministrazione comunale un ampliamento della propria azienda, se questo ampliamento supera il 20 per cento complessivo, non potrà essere autorizzato.
Lo stessa previsione del piano regolatore rischia di essere vana.
Bisognerà comprendere a quel punto chi sarà a soccombere, in un'inevitabile conflittualità amministrativa. Molto verosimilmente, saranno le amministrazioni comunali. È assolutamente verosimile che, se ho acquisito un terreno che poi è stato trasformato come edificabile e su quel terreno ho pagato l'IMU come terreno edificabile, e se ancora su quello vi ho fatto un piano che riguarda il piano industriale della mia azienda e oggi tutto questo viene meno, l'unico soggetto cui posso rivalermi per avere l'IMU indietro e per garantirmi ciò che un atto pubblico mi garantiva, ma che oggi è diventato vano, non può che essere l'amministrazione comunale. Non è certo l'amministrazione regionale, che ha fatto sì un atto di programmazione, ma che investe le amministrazioni comunali.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 23) presentato da Sozzani, Berutti, Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Siamo sempre nell'ambito degli insediamenti specialistici, al punto 1) del comma b).
L'indicazione della norma così come scritta ha dimostrato l'impossibilità di provvedere al reperimento delle superfici necessarie attraverso il riordino. È bene informare che per il piano locale per la quale interviene la norma, non è che dobbiamo fare delle relazioni in cui si dimostri l'impossibilità di provvedere al reperimento. Basterebbe cambiare - e questo è il suggerimento che diamo noi - le parole "dimostrata l'impossibilità", che è assolutamente difficile da perseguire tecnicamente con "sia tecnicamente impossibile", che è sicuramente più facile da dimostrare al momento dell'adeguamento dei piani locali per mancanze di aree o per l'oggettiva impraticabilità del riuso di strutture dismesse esistenti. In questo modo, si va a chiarire qual è la procedura per cui si consente a un tecnico di intervenire all'interno di un piano di questo genere, perché nell'altro caso, con la dicitura "dimostrata l'impossibilità" non si capisce qual è la procedura tecnica con la quale opera un paesaggista, un architetto o coloro che redigono i piani regolatori. Non ha alcun senso di tipo tecnico, se non un'applicazione confusa della norma e, lo ripeto, a discrezione dei funzionari.
Immagino che la semplificazione amministrativa, cui quest'Aula si è dichiarata favorevole, vada incontro a un'applicazione vera e non si limiti a essere una retorica di Aula consiliare, che poi non ha nessun tipo di applicazione nella nostra quotidianità, come si sta dimostrando questo ridondante Piano paesaggistico regionale.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Sul tema dell'impraticabilità e del riuso delle strutture esistenti dismesse, intanto crediamo che occorra impedire un'applicazione - utilizzo un termine forte - "talebana" della norma che prevede l'impossibilità di prevedere nuovi insediamenti, se vi sono aree dismesse da riqualificare.
I quesiti che poniamo sono questi: ad esempio, si precisa che non basta l'esistenza di fatto di tali insediamenti, ma che questi eventuali insediamenti dovrebbero essere effettivamente disponibili. Se, ad esempio la proprietà non vende, come si procede? Con degli espropri? Eventualmente rispetto agli espropri, come si procede? A opera dei Comuni? E in questo caso con quali risorse? E come si rifondono poi queste risorse? C'è poi il tema delle condizioni che devono essere economicamente sostenibili, altrimenti si rischia di aiutare la rendita fondiaria. E da ultimo, queste aree devono essere in posizione adeguata e funzionale all'insediamento dell'attività interessata. Rimarco ancora quanto oggi sia importante riuscire ad avere questi spazi per i nuovi insediamenti e ovviamente, anche la riqualificazione delle aree.
Non so se l'Assessore condivide questi nostri ragionamenti, che sono di assoluto buonsenso. Li rimarco, Assessore, quindi aree che siano effettivamente disponibili, a condizioni economiche sostenibili e in posizione adeguata e funzionale, e che non si debba procedere ad esproprio e, se mai si fosse costretti e si dovesse procedere ad esproprio, non osiamo immaginare se dovranno farlo i Comuni e con quali risorse.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Molti emendamenti intervengono per migliorare il testo, ma nel caso di emendamenti che vogliono cassare un comma o una lettera o emendamenti di sostanziale modifica, li abbiamo presentati per segnalare una contrarietà alla modalità con cui il Piano è scritto.
Questo, invece, credo sia un emendamento necessario. Ogni tanto lamentiamo il fatto che c'è un eccesso di burocrazia nel nostro Paese, ma l'eccesso di burocrazia nasce solitamente da due fattori: la proliferazione di atti amministrativi, quindi regolamenti, delibere e quant'altro che prevedono la produzione di documentazione e quindi burocrazia, oppure l'assoluta aleatorietà nella scelta da parte di qualunque ufficio, sia esso regionale, provinciale o di un Comune.
L'emendamento interviene sulla lettera 1), che dice che uno può creare nuove aree solo ed esclusivamente quando sia dimostrata l'impossibilità di provvedere al reperimento di superfici necessarie al riordino, al completamento e alla densificazione dell'esistente.
In questo caso, l'impossibilità di provvedere al riordino delle superfici, così com'è scritto, è ovviamente una valutazione completamente soggettiva, di modo che, se dietro a una scrivania c'è Vignale piuttosto che Sozzani, possono avere nell'uguale rispetto del Piano paesaggistico due valutazioni opposte, perché non vi è una modalità puntuale con cui si individua questo aspetto.
Il secondo aspetto, come abbiamo detto in altri casi, è che c'è una dinamica cui ci si deve attenere, che è quella della libertà di scelta di un'impresa di produrre laddove ritiene più opportuno, perché se uno fa una scelta e la pone sulla residenzialità, è un aspetto. Per un privato, che siano 100-200 metri o 500 metri o un chilometro di distanza, non cambia, ma per un'impresa è completamente diverso. L'impresa che vuole ampliare la propria attività, non la va ad ampliare a 25 chilometri di distanza, ma solitamente la amplia nei suoi pressi. E i piani di ampliamento di tutte quelle che oggi sono le aree industriali sono nati da dieci imprese che si sono immediatamente insediate, che man mano si sono ampliate.
È un po' lo stesso concetto con cui sono state costruite alcune realtà da parte della Regione, proprio perché in un unico luogo finito c'erano più parti. Questa modalità non consente più una scelta, ma impone un obbligo che le imprese non rispetteranno, semplicemente cercando un luogo più attraente.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 24) presentato da Sozzani, Berutti, Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Ci stiamo avvicinando ad alcuni articoli che hanno un'implicazione durissima sotto il profilo dell'applicazione del Piano e, soprattutto, dei suoi effetti fin da subito. Parliamo della parte 7, che è l'attuazione del PPR e del regime transitorio.
Qui ci troviamo al comma 3, nel quale vi è un'evidenza dei possibili errori materiali - e normalmente nell'ambito urbanistico queste cose accadono - durante la redazione di questi piani.
Gli articoli 136 e 157 del Codice, che riguardano gli errori materiali fra le altre cose scrivono: "Minime specificazioni dovute a diversa georeferenzazione delle basi catastali". La domanda che pongo io è: e se fossero massime? Cioè, se fosse un errore di tipo macroscopico? Non lo possiamo correggere, cioè basta che sia solamente minima? Se è un errore (io dico che è un errore), non è un minimo errore perché - attenzione - se lasciamo la parola "minima" si dà un'interpretazione giuridica e non certamente tecnica. Evidentemente, noi comprendiamo, dal punto di vista tecnico, cosa significa, però ci possono essere dei ricorsi che fanno sì che questo tipo di attività sia un elemento di negatività nell'applicazione, poi, del Piano stesso.
Allora, togliere la parola minima, lasciando semplicemente "Qualora fosse un errore, le specificazioni dovute a diversa georeferenzazione", non cambia assolutamente niente. Errore è, errore viene rappresentato, errore viene risanato in sede di applicazione del Piano, senza la dicitura "minima" che vada a indicazioni sicuramente fuorvianti rispetto alla filosofia del Piano stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
I commi 2 e 3 - l'emendamento è sul comma 3 - introducono un concetto corretto, che peraltro è stato anche individuato, è stato oggetto di molte delle osservazioni presentate dalle Amministrazioni comunali, laddove - per errore materiale - in molti casi si è dato un nome (per esempio a un'asta fluviale) diverso rispetto a quello originale, così come può avvenire.
Il comma 2, così come il comma 3, intervengono proprio perché si possa modificare il codice e il Piano, tenendo conto che errori materiali specificazioni e quant'altro - inesattezze nell'individuazione del riferimento cartografico, ecc. - possano essere modificati. È evidente che se l'errore materiale può essere oggetto di modifica ai sensi di quanto previsto all'esame della Commissione di cui all'articolo 137 del Codice, le specificazioni devono essere tali e non minime, ma anche per un motivo di ordine amministrativo.
È difficile leggere una delibera in cui ci sia scritto "minime, poche sufficienti", cioè ci sono degli aspetti che devono essere quantificati prima noi l'abbiamo contestata, ma il 20 per cento è il 20 per cento: è un concetto computabile.
Come dicevamo precedentemente, per alcuni si può trattare di una minima specificazione, mentre, per altri, lo stesso oggetto può essere sottoposto ad una modifica del Piano, non sotto questa via semplificata, ma nelle modalità normali di previsione di modifica del Piano stesso.



PRESIDENTE

Grazi, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 64) presentato da Vignale, Berutti, Graglia Ruffino, Sozzani.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Il perimetro di quest'emendamento riguarda il catalogo dei beni paesaggistici, ai fini di una successiva revisione, da parte della Commissione, di cui all'articolo 127 del Codice.
Ora, torno sull'argomento che più mi sta a cuore e temo che sia stato fatto, da parte della Giunta, un passo più lungo della possibilità legislativa.
La mia preoccupazione, Assessore, è la seguente: questo era il campo in cui andavo a discutere con il Ministero, cioè il catalogo dei beni paesaggistici vincolati, che il Ministero mi dava. Punto. Cioè, non devo discutere con il Ministero alcunché. La mia preoccupazione - nelle varie analisi che abbiamo fatto, nella rappresentazione, nella spiegazione cercando di far capire qual era il concetto e la filosofia dei nostri emendamenti - è che la Giunta discuta con il Ministero l'intero Piano e quindi, vincoli poi le caratteristiche non ai beni paesaggistici, come cita il comma 7, ma tutto l'intero Piano. Pertanto, in seguito a un'eventuale revisione - ancorché parziale, come sta scritto nel comma 7 - si va a ridiscuterlo dall'Aula al Ministero. Questo non ha senso, se non per i beni paesaggistici vincolati.
Pertanto, Assessore, vedrà che quando inizieremo l'avventura dell'applicazione di questo Piano (lo dico subito) ci saranno degli accorgimenti da fare. Se noi abbiamo imposto al Ministero l'intero Piano con tutte le tavole e ci hanno dato l'okay sull'intero Piano, non vorrei che tutte le volte che abbiamo bisogno di fare delle revisioni, dobbiamo prendere l'aereo o il treno (oggi è più comodo il treno!), andare al Ministero e riproporre tutte le varianti.
Lo dimostrerò, poi, perché ho delle sentenze (arriveremo all'articolo 46, che è quello che mi sta più a cuore, dopo una giornata di questo genere) in cui altre Regioni come la Campania hanno discusso l'intero Piano; qualsiasi modifica di legge regionale che andasse a incidere sotto il profilo degli errori o di altro genere, sono state soppresse perché c'è stata la discussione con il Ministero.
Vi riporterò le sentenze, in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questa parte - anche se sarà l'articolo successivo quello più significativo, comunque gli articoli di attuazione - credo sia estremamente significativa nell'attuazione e nel regime transitorio.
È stata fatta una scelta che, da subito - già dalla Commissione - noi abbiamo individuato come sbagliata. Cioè, al Consiglio Regionale è stata sottratta la possibilità di votare il suo Piano. A quel punto, quel Piano doveva essere oggetto di intesa con il Ministero, rispetto a ciò che la Regione diceva, ma solo esclusivamente rispetto a quelle parti che dovevano essere discusse con il Ministero. Quindi, quelle oggetto di tutela.
Se voi leggete il Piano, vi sono tutta una serie di aspetti che dovranno comparire nelle cartografie comunali e che non esistono, oggi nelle cartografie che stiamo discutendo, o che dovranno essere - qualora le si voglia modificare - ridiscusse con il Ministero e rimodificate, che non porteranno solo al problema di sottrarre intanto una competenza al Consiglio e alla Regione Piemonte per averla ceduta al Ministero dei Beni Culturali. Ma porterà ad un'ingessatura di qualunque modifica si voglia fare. Perché, com'è evidente, non è difficile fare una modifica parziale del Piano laddove non intervengano aspetti che riguardano l'accordo ministeriale (perché si porta una delibera in Consiglio regionale), ma diventa decisamente più lunga, quasi impossibile, peraltro con un tempo eterno, la modifica del Piano che riguarda la variazione dell'accordo col Ministero. Lo abbiamo fatto presente proprio nell'articolo precedente.
Pensate ai casi in cui ci renderemo conto che il Piano sarà di ostacolo ad attività produttive presenti in alcune Amministrazioni comunali. Delle due, l'una: o si tenterà di forzare quanto è scritto nel Piano, oppure si impedirà la possibilità di inserimento, la possibilità di ampliamento, la possibilità di nuove edificazioni, per esempio, in tutte quelle aree perimetrali di cui discutevamo prima, se non arrivando ad una modifica del Piano condivisa col Ministero.
Questo dovrebbe essere il Consiglio regionale che ha tentato di fare una legge sulla semplificazione. Questa è, invece, la legge della burocratizzazione della nostra Regione!



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 65) presentato da Vignale, Sozzani, Berutti Graglia e Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani per l'illustrazione; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
In questo caso, si va a toccare una possibilità concreta della Regione Piemonte.
Pongo degli esempi concreti, per far capire il concetto anche ai colleghi che non hanno molta dimestichezza con le pratiche urbanistiche (non che io ne abbia molta, ma poiché ho ricoperto il ruolo di Assessore all'urbanistica, ho trascorso molto tempo a leggere questo tipo di regole ed analisi).
Siamo all'articolo 45, comma 8: "Qualora un edificio o un manufatto sia ricompreso solo parzialmente all'interno della perimetrazione di un bene paesaggistico di cui all'articolo 134 del Codice, l'autorizzazione paesaggistica di cui all'articolo 146 del Codice stesso deve essere riferita all'intero edificio o manufatto". In Piemonte vi sono dei manufatti storici che, prima dell'approvazione di norme come quella che stiamo discutendo, erano stati legati a edifici più moderni, con una differenziazione fra la parte storica e la parte più nuova (non dico "moderna" per non confondere chi mi ascolta). Perché dovrei utilizzare un'autorizzazione paesaggistica anche su delle parti che vincolano elementi storici di pregio, di particolari analisi? Perché anche per quelle parti devo applicare l'autorizzazione paesaggistica? In termini di piano regolatore locale, è chiaro che le perimetrazioni saranno più dettagliate rispetto al Piano paesaggistico regionale. Ma sarà in quel momento che definiremo con precisione le parti che saranno soggette ad autorizzazione paesaggistica rispetto a quelle per cui non occorrerà questo tipo di autorizzazione.
Una norma scritta in modo assolutamente generico - mi riferisco al comma 8 - identifica tutte le parti, di qualsiasi ordine e grado, di qualsiasi anno di costruzione, di qualsiasi pregio artistico: solo perch sono legate ad un bene vincolato, anche quello diventa vincolato.
È un aspetto che va ad influire negativamente sotto il profilo dell'applicazione della norma, perché in Piemonte di casi come questo ne riscontreremo parecchi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Lo diceva già il collega Sozzani (peraltro è un tema sul quale siamo intervenuti anche su altre norme): noi estendiamo la tutela paesaggistica ad ogni edificio o manufatto anche se vi è, all'interno di questo edificio o manufatto, una sola piccola parte che è tutelata. Parlando di archeologia industriale tutelata abbiamo l'esempio dell'ex Michelin, dove venne tutelata soltanto la ciminiera, che è quella che rimane in piedi oggi. Se facessimo quell'esempio, giusto o sbagliato che sia, oggi in Corso Umbria non avremmo una parte della fabbrica ancora in piedi a ricordo di quel patrimonio di lavoro, di produzione, eccetera, ma avremmo l'intera edificio completamente tutelato, perché ve n'era una parte tutelata; quindi una parte tutela il tutto.
Di esempi di questo tipo ve ne sono molti, e non riguardano solo l'archeologia industriale; vi sono molti manufatti culturali dove, magari c'è un piccolo edificio religioso che è stato tutelato, e un'altra parte che non è stata tutelata e magari è anche di scarso valore.
Noi estendiamo tutti quelli che sono gli obblighi, gli adempimenti e la maggior mole di attività burocratica senza che questo abbia in qualche modo un senso. Perché se vi è un aspetto di cui dobbiamo tener conto è che il Codice del paesaggio ha già individuato una serie di manufatti o edifici da tutelare. Allora, se sono tutelati, non vi è la necessità di estendere la tutela (abbiamo posto alcuni esempi, ma potremmo farne ancora). Ancora una volta aumenteranno solo e soltanto le pratiche, il tempo e il denaro speso da parte di chi dovrà intervenire su una parte non tutelata da un punto di vista paesaggistico, ma che, per sua sfortuna, è all'interno di in complesso e di un edificio che ha una piccola parte che, invece, è sotto tutela.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Questo percorso mi preoccupa molto e questo emendamento mi fa preoccupare ancora di più. Pensate, ad esempio, a una situazione in cui un proprietario si trovi a gestire una combinazione dove ha una parte di edificio sotto il perimetro del Piano paesaggistico e un'altra parte al di fuori. Tutti i meccanismi diventano complessi.
Noi stiamo qui a legiferare, a portare avanti delle logiche a volte anche un po' contorte, ma alla fine il vero problema ricade su chi opera sul territorio, su chi deve lavorare, su chi deve dare sviluppo ed economia. Noi ci riempiamo la bocca con grossi paroloni (obiettivamente noi oggi non ce la riempiamo, perché non governiamo, di conseguenza non abbiamo questa prerogativa). Però la verità purtroppo è questa. E quando parliamo con i professionisti o con chi, in qualche modo, ha questi problemi, o dobbiamo rimettere mano agli strumenti o dobbiamo mettere mano alle leggi. A questo punto, comunque le situazioni si complicano.
E poi, naturalmente, quando facciamo le campagne elettorali, parliamo di burocratizzazione. E questo non credo sia un ulteriore elemento di sburocratizzazione.
Quindi, se noi facciamo tutta questa sommatoria, ci dobbiamo fare probabilmente un esame di coscienza; io dico "ci dobbiamo", perché il ragionamento è sempre di carattere generale. Però chiaramente credo che qui vada fatta una seria riflessione perché alla fine, nel momento in cui approverete questo Piano paesaggistico, penso occorra porsi delle domande serie su cosa succederà in Piemonte in futuro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Berutti.
Emendamento rubricato n. 25) presentato da Sozzani, Berutti, Pichetto Fratin, Porchietto e Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Devo dire che c'è un errore nella presentazione di questo emendamento anzi, per la verità di errori ce ne sono due: non è al comma 1, ma al comma 2 e, invece di 18, è 36 mesi.
Chiedo se è possibile modificarlo in questo senso, quindi lo spiego e poi lo modifico successivamente alla Presidenza, così non sprechiamo del tempo.
Consideriamo il comma 2 dell'articolo 46: qui siamo nel campo dell'applicazione. Mentre al comma 1 vi è una determinazione che riguarda la Regione (cioè entro 12 mesi dall'approvazione del PPR la Regione si assicura la coerenza e l'armonizzazione delle proprie norme all'interno del Piano stesso) per la quale ci vogliono 12 mesi, nel caso successivo si dice che qualora le Province e la Città metropolitana, 24 mesi dall'approvazione del PPR.
Chiederei, se possibile, di portarlo a 36, per un semplice fatto di questo genere: siccome l'armonizzazione del comma 1 richiede già 12 mesi quando si devono fare i Piani regolatori - siano essi provinciali o locali evidentemente sono già passati 12 mesi dell'armonizzazione regionale.
Quindi, se si vogliono dare due anni in più, li si dà dalla fine dell'armonizzazione e non dell'approvazione.
Chiederei quindi, se fosse possibile, di modificare il mio emendamento (sostituendo gli errori con "comma 2" e "36 mesi"), in modo tale che ci sia un tempo congruo, sia di applicazione del Piano sia della valutazione della coerenza interna alla Regione; perché, qualora questa coerenza fosse magari monca o avesse delle lacune, non potrebbe essere riportata a questo tipo di attività sulla pianificazione che stanno svolgendo in questo momento i Comuni.
Sappiate che Comuni che hanno già intrapreso un'attività di redazione dei piani regolatori generali (quindi quelle che vengono chiamate varianti sostanziali), con l'approvazione di questo Piano si trovano a dover rivedere tutta una serie di norme, per le quali magari nel tempo e negli anni hanno magari già avviato una certa procedura, in funzione del nuovo Piano.
Diamo loro un tempo congruo, che vuol dire quindi 24 mesi dall'armonizzazione che la Regione compie alla fine dei 12 mesi dall'approvazione: 36 dall'approvazione o 24 dalla fine dell'armonizzazione; decida la Giunta come vuole modificare questo aspetto.



PRESIDENTE

Chiedo al Consigliere Sozzani di venire a formalizzare le modifiche al banco della Presidenza.
La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Allora, noi sappiamo che i Comuni devono adeguare i loro Piani regolatori al PPR e che devono anche rispettare le previsioni dei piani sovraordinati, di competenza regionale o provinciale. Poi, sappiamo che il PPR prevede che la Regione ovviamente adegui i propri atti; e tutto questo anche per evitare che un piano regolatore adeguato debba essere riadeguato perché questo sarebbe il colmo - a un Piano regionale adeguato successivamente: è un gioco di parole.
Poi abbiamo i piani provinciali, che devono essere adeguati prima del termine dell'adeguamento dei piani comunali.
Come vedete, il quadro è complesso e la tempistica certamente farà la differenza, ma questi tempi ovviamente preoccupano, perché poi magari nel frattempo ci sarà una nuova burocrazia che si intersecherà nei PPR o nei piani regolatori. La preoccupazione che abbiamo riportato più volte in quest'Aula, e che sicuramente sarà la costante anche quando parleremo delle nostre mozioni e dei nostri ordini del giorno, è certamente legata alla complessità di questo iter, ai tempi e, naturalmente, anche alla copertura dei costi.
Abbiamo fatto, con i colleghi, un'analisi approssimativa sui tempi molto realistica, vista la nostra provenienza dai Comuni, e anche sapendo esattamente quali sono esattamente i tempi della Pubblica Amministrazione.
Ora siamo quasi al termine dell'esposizione degli emendamenti, tutti di merito, che abbiamo presentato (e credo che questo lo si sia percepito) però confessiamo che aumenta la nostra preoccupazione sul futuro e soprattutto, per quanto riguarda gli Enti - a partire, per esempio, dalla Città metropolitana, che sta vivendo un periodo assai complesso - sul come districarsi in questa tempistica e, ovviamente, anche con queste nuove norme.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'adeguamento al Piano paesaggistico sarà il tema più complesso e più oneroso (ma soprattutto più complesso) per le Amministrazioni comunali perché, provveduto la Regione a rendere coerente e armonizzato i propri atti di pianificazione di politiche di settore, significa che noi dovremo modificare tutta una serie di atti che discendono da leggi, perché votiamo un documento che è una delibera (e quindi di rango inferiore rispetto a una norma), ma soprattutto che è stato presentato al Consiglio regionale come documento inemendabile, perché sottoscritto come patto con il Ministero.
Questo ha perlomeno un vantaggio, l'unico: che sono assolutamente chiare quali sono le responsabilità dell'adeguamento. Non si potrà dire: "L'opposizione è stata disattenta, avrebbe dovuto sollevare maggiori questioni". No, questo è un tema che, sia nel metodo di approvazione sia nella sottoscrizione del documento sia nei tempi di approvazione, è in capo alla Giunta regionale.
Cosa avverrà? Che i Comuni avranno 12 mesi di tempo per adeguare il Piano alle tantissime prescrizioni: 12 perché in totale sono 24, ma sono 12 dal termine della coerenza e dell'armonizzazione con tutti gli atti di programmazione che ha il Consiglio, che sono ovviamente molti; dal regolamento sulla produzione di energia idroelettrica (perché questa è limitata) al regolamento sulle attività estrattive (che verosimilmente dovrà essere modificato) a tanto altro. Fatto ciò, i Comuni avranno un anno di tempo per modificare il proprio piano.
Allora, in un anno evidentemente i Comuni non riusciranno a farlo, per un primo motivo sostanziale: non hanno i soldi; e il secondo è perché non riescono. Il problema è che dal giorno in cui entra la salvaguardia fintanto che non c'è un adeguamento da parte dell'Amministrazione, tutti i vincoli - e non sono tutti, perché sarebbe stato interessante, ma credo che il nostro compito fosse quello giusto, e cioè di sottolineare una decisa contrarietà a questo Piano. Tuttavia, tutti i vincoli che sono inseriti dovranno diventare non solo modifica di Piano ma - cosa molto più importante - diventeranno nuovi vincoli per i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 26) presentato dai Consiglieri Sozzani, Berutti Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Devo ammettere che anche qui c'è un errore: non è il comma 2, ma il comma 6. Per l'approvazione delle PPR le Province, le Città metropolitane e gli Enti gestori delle aree naturali protette...
Poiché al comma 10 l'indicazione è entro 90 giorni dall'approvazione del PPR, la Regione, d'intesa con il Ministero - evidentemente, è l'unico punto nel quale la Regione dialoga con il Ministero - individua la documentazione e gli adempimenti necessari a garantire il rispetto delle norme del PPR e stabilisce il regime transitorio.
Con questo emendamento chiedo, se fosse possibile, di aggiungere dopo le parole "le aree naturali protette", le parole "fatto salvo quanto istituito dall'ultimo periodo dal successivo comma 10", perché questo va a ingenerare due norme che possono essere considerate in contrasto fra loro nell'ambito delle prescrizioni.
Quindi, dopo "le aree protette", aggiungiamo anche questa dicitura di correzione all'errore del mio emendamento, spostando semplicemente la parola "2" al comma 6, in modo da avere una corretta dicitura che va a risanare l'articolo 46, che è già di per sé complesso.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Certamente, il comma successivo lo valuteremo con il prossimo emendamento. Diciamo che le Province, le Città metropolitane e gli Enti gestori delle aree protette hanno una parte consistente nella pianificazione, ma l'unica che è cogente alla possibilità di fare delle cose...
Rammento ai colleghi che abbiamo incluso il dovere inserire nei piani provinciali anche i bivacchi e i rifugi all'interno del PPR. Quindi fintanto che non vi saranno i piani provinciali, dovremo comunicare, per esempio, relativamente a quei sette o otto bivacchi che si volevano realizzare quest'anno, in parte con fondi regionali, che non potranno farli fintanto che non saranno inseriti nei Piani provinciali.



(Commenti dell'Assessore Valmaggia)



VIGNALE Gian Luca

Beh, lo ha scritto lei, non l'ho scritto io.
Non solo. Questo riguarda le aree protette e le Città metropolitane, ma queste, grazie al Piano territoriale di coordinamento, hanno un documento sovracomunale, come il PPR, che non incide direttamente nelle concessioni di qualunque tipo.
Al contrario, gli Enti di aree protette non li hanno, perch all'interno dei confini di un parco naturale, ciò che vige in termini di autorizzazione non è il piano regolatore dei singoli Comuni all'interno del quale i territori fanno parte, ma è il piano d'area, che è sovraordinato rispetto ai piani regolatori dei singoli Comuni.
Pertanto, avviene che all'interno delle aree protette piemontesi, da qui a due o tre anni, non so quanto, non si potrà fare nulla se si discosterà da quanto previsto all'interno del PPR.
Faccio presente a quest'Aula che gli Enti parchi hanno talmente tante risorse che credo che l'ultimo piano d'area risalga all'attuazione della legge 19 del 2009. Anzi, moltissime aree protette non hanno neanche il nuovo piano d'area; per quasi la totalità delle aree protette il loro piano d'area è la somma dei tre parchi, che per legge venne unito. Perché? Perch non hanno i soldi per farlo.
L'Assessore Valmaggia, che è anche l'Assessore ai parchi, sa bene che non hanno le risorse economiche neppure per adeguare il piano d'area al piano paesaggistico, e se dovranno farlo, come prevede l'articolo 46 dovranno farlo sottraendo quelle risorse ad altre attività che servivano invece per fare attività di promozione, di tutela o di ogni cosa di cui si occupano gli enti gestori.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 27) presentato da Sozzani, Berutti, Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Torniamo al comma 2, dove sono descritti gli elementi di possibilità su cui chiediamo alla Giunta di adeguare questo articolo.
Vista la situazione delle Province in questo momento, situazioni che hanno provocato, oltre che un dissesto finanziario di talune, anche un dissesto - secondo me - occupazionale, perché moltissimi funzionari sono andati a collocarsi ove meglio si garantiva il futuro delle loro attività professionali, crediamo che l'adeguamento dei piani territoriali provinciali non sia di facile esecuzione dopo l'approvazione del PPR.
Pertanto, è facile pensare che alcuni Comuni, per esigenze proprie, abbiano la necessità di adeguare i propri piani di tipo comunale prima del piano territoriale provinciale perché, vista la lacuna delle risorse, vista anche la difficoltà da parte dei Sindaci che li governano in questo momento di reperire filosofie di sviluppo provinciale, temiamo che ci sia un adeguamento dei Piani territoriali comunali prima di quelli provinciali.
Vorremmo venisse inserito, nel comma 2, la seguente frase: "Le previsioni dei piani locali di adeguamento al PPR" - quindi nel rispetto delle norme del PPR approvate - "prevalgono sulle disposizioni dei Piani provinciali non ancora adeguati". Quindi, qualora ci fosse un ritardo da parte dei piani provinciali nell'adeguamento rispetto al PPR e, invece, vi sia un'attività di adeguamento dei piani comunali rispetto al PPR, le attività dei piani comunali che non si trovano ad avere un piano provinciale adeguato prevalgono sulle altre.
Pertanto, chiediamo la possibilità che possa essere evidenziata e considerata anche questa ipotesi, che è un'ipotesi tecnica, e che non vada a inficiare l'approvazione dei piani regolatori comunali. Lo dico perché se noi inseriamo questa norma, è chiaro che è così, cioè il Comune pu adeguare al PPR il suo strumento urbanistico senza aspettare il piano provinciale; se questa norma non ci fosse, attenzione, perché ci troveremo un piano regionale nuovo, un piano provinciale non adeguato e un Comune che si trova agli estremi tra due elementi e non sa che cosa fare.
Quindi, se aggiungiamo questa frase, secondo me, risolviamo un problema non di poco conto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Già nel precedente emendamento è stata spiegata la preoccupazione riguardante i piani provinciali.
Dettagliamo ancora meglio con questo emendamento, perché la Delrio ha abolito la legittimazione politica delle Amministrazioni provinciali con elezioni specifiche, però confermando le competenze di pianificazione di area vasta.
Ma cosa succede? Poiché i rappresentanti provinciali sono anche amministratori locali, si crea una contraddizione istituzionalmente insanabile tra la facoltà di assumere le decisioni di valenza sovracomunale, in questo caso, da una classe dirigente che è legittimata da un voto comunale.
Tutto questo espone le decisioni di valenza provinciale al rischio di essere assunte sulla base dell'esigenza campanilistica della conferma di amministratori, che tali potranno essere solo se otterranno la conferma dal comune di riferimento.
Questo pensiamo sia una stranezza istituzionale e ci sono Regioni che l'hanno già affrontata. Ad esempio la Liguria ha cancellato le Province dalle Conferenza dei servizi per le autorizzazioni commerciali. Questa è stata una soluzione, può essere sostenuta oppure no, ma è stata presa una decisione.
Noi riteniamo anche che la carenza drammatica di risorse delle Province creerà problemi legato a PTCP che non saranno adeguati.
Mi rendo conto, Presidente, che all'Aula interessa proprio poco di questi emendamenti. Molto probabilmente non ci si è resi conto che sono tutti emendamenti di merito e nessuno ostruzionistico e che, tutto sommato si è anche fatta una discreta fatica nel lavorarci su e nel presentarli.
Chi oggi presta poca attenzione, non si rende conto che domani avrà la responsabilità di dover motivare quello che in questa Aula ha votato.
Riteniamo che per garantire una certezza, occorre disporre espressamente che le previsioni dei piani adeguati al PPR prevalgano sulle previsioni dei piani, anche provinciali, in questo caso incompatibili, per evitare che questi siano degli iceberg senza controllo che, in qualche maniera, disastrano l'ordinamento pianificatorio piemontese.
Ringrazio per il discreto silenzio che si è creato in questa ultima parte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 27) tende a inserire un concetto di buonsenso all'interno del comma 2 dell'articolo 46.
Qualunque attività che noi abbiamo cercato di spiegare con i nostri emendamenti tanto sugli Enti di area vasta, quanto sulle aree naturali protette e quant'altro, troverà la sua più chiara esemplificazione del danno che questo Piano farà con il comma 7.
In molti altri emendamenti noi abbiamo discusso di esagerata limitazione rispetto ad attività che la stessa Giunta voleva promuovere: i borghi alpini, lo sviluppo forestale, l'energia idroelettrica e quant'altro, ma una cosa sarà semplicissima da spiegare alle amministrazioni comunali e a tutti coloro i quali stanno attendendo l'approvazione di un Piano regolatore. È che dall'approvazione del Piano paesaggistico tutti i Comuni e tutte le Unioni dei Comuni, qualora intendano svolgere un piano regolatore sovracomunale, non potranno adottare varianti generali o revisioni ai propri strumenti urbanistici che non siano comprensivi dell'adeguamento del Piano paesaggistico regionale.
Poco importa che oggi i colleghi di maggioranza, in modo silente perché svolgono il loro ruolo, anche nelle tante discussioni in Commissione, non abbiano compreso quale sarà la portata. Significa molto banalmente che i Comuni che oggi hanno fatto per due anni un'attività di copianificazione nella revisione generale del Piano, avranno il documento rispedito a casa chiedendo di pagare un altro pezzo di urbanista perché gli facciano anche l'adeguamento. Oppure un Comune che intendeva fare una modifica generale al piano regolatore perché magari, come qualche volta ancora accade, un'impresa voleva insediarsi sul suo territorio, dovrà spiegarle che è impossibile. Ho adottato volutamente questo tempo perché ci sarà un altro emendamento sul comma 7 per ripeterlo.
C'era solo un aspetto di cui bisogna essere completamente consapevoli: i responsabili della paralisi dei piani regolatori del Piemonte siete voi non è il centrodestra, ma sarà chi vota questo Piano paesaggistico regionale e sarà chi non si è opposto ad uno scempio di nuova burocrazia come questo documento sta producendo!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 28) presentato da Sozzani, Berutti, Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Ritorno a un tema che avevo già affrontato durante questa legislatura che sono le procedure di adeguamento ai sensi del comma 9 dell'articolo 17 della legge regionale n. 56/77, secondo cui sono escluse dall'obbligo di procedere alla VAS, alla condizione che non contengano previsioni non dovute ai fini dell'adeguamento e fatta salva la facoltà di veto regionale di cui al comma 5 dell'articolo 15 della legge n. 56/77.
Chiediamo di aggiungere, dopo il comma 2, un comma 2 bis, in cui definiamo le procedure di adeguamento alla VAS, alla condizione che non contengano le previsioni dovute ai fini del comma 5 dell'articolo 15 della legge n. 56/77. Questo va sicuramente a sanare una norma che ha una valenza anche storica per la Regione Piemonte e tutela soprattutto tutta una serie di aziende rispetto ad altre Regioni che questo adempimento non ce l'hanno vista la ridondanza, più volta discussa anche in Commissione, della legge della VAS, che in Piemonte ha un'applicazione allargata rispetto ad altre Regioni italiane.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Noi con questo emendamento abbiamo intenzione di ridurre gli oneri e anche la complessità dell'operazione di adeguamento dei piani regolatori comunali. Per questo riteniamo sia essenziale che si eviti la VAS. Lo prevede la norma citata dalla legge regionale n. 56/77.
Abbiamo anche portato questa richiesta in Commissione e ci è stato risposto che il Ministero non era d'accordo, ma lo prevede una legge non impugnata dal Governo. Per questo noi riproponiamo la questione, cercando di suggerire delle condizioni che possano facilitare l'accoglimento. Ad esempio, che siano varianti di mero adeguamento e che la Regione possa opporre il veto ai sensi della disciplina sulla Conferenza di co pianificazione. Questo per evitare l'eccezione dell'esclusione generalizzata, che è vietata dalla giurisprudenza della Corte Europea di giustizia.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Ruffino.
Emendamento rubricato n. 29) presentato da Porchietto, Berutti, Pichetto Fratin, Ruffino, Sozzani.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
La presentazione di quest'emendamento nasce dal fatto che immaginiamo che non si possa avere la certezza che, all'interno di una normativa così vasta come quella che comprende il PPR, non ci possano essere degli errori chiaramente non voluti, ma comunque scelte che potrebbero anche risultare dannose per la collettività locale. Quindi, pensiamo sia necessario cercare di inserire una cosiddetta via di uscita e che, all'interno di questa logica di adeguamento al Piano paesaggistico regionale, si possa assicurare ai soggetti e alle Amministrazioni locali, nel caso in cui ci siano delle norme che interrompono l'efficacia di altre norme, anche se in modo provvisorio, di bloccare quelle che sono le prescrizioni del PPR per far sì che si possa, in qualche modo, trovare la giusta soluzione.
Questo è il motivo per cui abbiamo immaginato di aggiungere, dopo il comma 3 dell'articolo 46 dell'elaborato B "Norme di attuazione", un comma 3 bis, che recita: "Qualora i soggetti di cui al precedente comma 2, nel corso delle operazioni di conformazione o di adeguamento ivi citate al comma 2, riscontrino che parti del piano paesaggistico regionale che si pongono in contrasto con consolidate scelte ed attese delle collettività locali e ne diano immediata comunicazione alla Regione, che ne verifica le motivazioni, e nel caso in cui tali motivazioni evidenzino delle problematiche che risultino meritevoli di accoglimento, si sospende la procedura di revisione e quindi gli effetti del PPR".
Crediamo che questo possa essere un emendamento accoglibile, proprio perché lo abbiamo visto da tutte le osservazioni pervenute e che hanno portato sicuramente a dei correttivi, ma proprio perché hanno portato a dei correttivi, soltanto qualora venga approvato il Piano paesaggistico regionale e venga attuato, se ne vedranno dal punto di vista pratico le conseguenze. Quindi, è molto probabile che ci si ritrovi comunque con parti del Piano paesaggistico regionale e delle norme di attuazione di esso, che bloccano altre procedure sul territorio.
Pertanto, riteniamo fondamentale trovare una via di uscita da questo punto di vista e stante che non era ricompresa nelle norme di attuazione e non abbiamo avuto ritorno rispetto a quelle che erano già state le segnalazioni fatte in Commissione, abbiamo presentato questo emendamento auspicandoci che la Giunta lo voglia tenere in considerazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento interviene provando a fare la scelta del meno peggio, nel senso che non può che inserirsi in un documento che, sostanzialmente paralizza tutta quella che è l'attività di programmazione urbanistica regionale delle aree tutelate dal Codice del paesaggio.
Il nuovo comma 3 bis prova a individuare una via d'uscita. Per le situazioni in cui è evidente un errore, che non è riscontrabile come nell'articolo precedente e materialmente correggibile, ma è proprio un errore di scelta che il Piano ha fatto e che può, in qualche modo, mettere a repentaglio lo sviluppo economico piuttosto che aspetti proprio di tutela di singole realtà, questo emendamento, se fosse accolto, è estremamente significativo, perché prevede la sospensione degli effetti relativi alle problematiche segnalate.
Questa è l'unica modalità con cui si può trovare una sorta di via d'uscita dai cordoni del Piano, provando ad andare verso un'attuazione come la deliberazione prevede, del Piano stesso, ma non vincolando, così come il Piano fa, in modo così stringente alcune scelte. Anche qualora si rilevino essere scelte negative e anche qualora la Giunta ravvisi che la scelta è stata negativa, il rischio vero è che, senza una via d'uscita come scelta, ci voglia un anno e mezzo per arrivare a trovare una soluzione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 30) presentato da Porchietto, Berutti, Pichetto Fratin, Ruffino, Sozzani (Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

L'emendamento n. 30) segue l'emendamento n. 29).
Riprendendo le parole del collega Vignale, che risottolineava - e ci tengo a sottolinearlo ulteriormente - che continuiamo a non essere assolutamente d'accordo su questo impianto, abbiamo provveduto a presentare una serie di emendamenti, cercando, qualora la maggioranza non venga a più miti consigli, di mettere delle toppe rispetto a una serie di valutazioni e segnalazioni che sono pervenute a tutti quanti, anche alla Commissione e alla Giunta, rispetto alle grandi difficoltà che l'approvazione del Piano paesaggistico porterà sul nostro territorio.
In modo specifico, già in Commissione (ricordo che lo fece il mio collega Massimo Berutti), chiedemmo alla Giunta di valutare attentamente l'impatto economico che avrebbe avuto l'introduzione del Piano paesaggistico regionale e il necessario adeguamento dei Piani, da parte dei Comuni.
In quel frangente, l'Assessore ci ricordò come era già stata fatta una valutazione di natura economica e - ora non vorrei dire delle cifre sbagliate, pertanto non le dico - la cifra che venne espressa in Commissione sicuramente non era sufficiente a immaginare che tutti i Comuni piemontesi, o anche solo una parte di essi, potessero utilizzare queste risorse per adempiere a quello che il Piano paesaggistico regionale avrebbe successivamente richiesto loro.
Questo è il motivo che ci ha portati a presentare l'emendamento, che è collegato a quello precedente, perché cerca di mettere, in qualche modo una toppa rispetto a una proposta normativa che non tiene in considerazione le esigenze dei Comuni, grandi o piccoli che siano.
In particolare, parliamo dei Comuni con una popolazione inferiore ai 10.000 abitanti e chiediamo che si possa immaginare quantomeno di inserire dopo l'articolo 46, al comma 3 dell'elaborato B, "Norme di attuazione", un ulteriore comma che preveda che per i Comuni (oppure per le loro forme associative) con una popolazione inferiore ai 10.000 abitanti, l'obbligo di adeguamento al PPR si abbia soltanto in presenza di due fattori: un supporto economico da parte della Regione, pari ad almeno il 50 per cento del costo o del maggior costo che dovrebbero sostenere, ma anche un supporto di natura tecnica, sempre da parte della Regione.
Perché, questo? Perché ci hanno sottolineato in più riprese i Comuni soprattutto quelli con una popolazione inferiore ai 10.000 abitanti - che l'enorme problema, qualora venga approvato il Piano paesaggistico, sarà che nessuno di questi soggetti riuscirà a supportare e sopportare, dal punto di vista economico e tecnico, questa nuova iniziativa normativa e che pertanto, anche le cifre che si sono ipotizzate - ben lontane dall'assolvere questo impegno e questo onere nei confronti dei Comuni potrebbero bastare.
Allora, riteniamo che non sia opportuno approvare soltanto delle norme ma occorra anche valutare attentamente come queste norme avranno un impatto sul territorio e come si possano aiutare le Amministrazioni territoriali di questo territorio. Pertanto, se vogliamo fare un lavoro serio, pur non condividendolo, diamo quantomeno il supporto tecnico ed economico a quei Comuni che più di tutti gli altri - per dirla molto chiaramente, quelli delle prime cinture delle grandi città - avranno un aggravio di costi ed anche di tempi, che dovranno mettere a disposizione le poche competenze che hanno per adeguarsi al Piano paesaggistico regionale.



PRESIDENTE

Ricordo che il primo firmatario ha tre minuti e il secondo due.
Ha chiesto la parola la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Abbiamo ripreso più volte il tema delle risorse. Le spese che dovranno essere messe a bilancio dei Comune, ovviamente, proverranno dai capitoli di spesa corrente, quei capitoli che vengono utilizzati negli Enti locali per i servizi, per i servizi a domanda individuale, per i servizi alla persona.
Per questo, è fondamentale che ci sia un forte sostegno da parte del Governo regionale.
Ricordo anche che, se così fosse, molto probabilmente questo iter sarebbe ulteriormente agevolato, sostenuto, direzionato per andare magari verso un progetto legato all'Unione dei Comuni. Quindi, non un percorso singolo, ma un percorso che va verso l'Unione dei Comuni.
Questo creerebbe una maggiore condivisione per quei territori che, ad oggi, faticano - sempre per lo stesso problema, legato alla mancanza di risorse - ad avviare processi di questo tipo.
Ricordo, ancora, che tutte le spese del personale rimangono ovviamente - a carico dei Comuni. Per questo, speriamo e chiediamo che il nostro emendamento venga accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento, molto correttamente, prevede che, a fronte di un obbligo che la Regione impone e a fronte del fatto che si è introdotta la salvaguardia, perché, se così non fosse e se non vi fossero tempi così stringenti, ma soprattutto l'aver introdotto la salvaguardia, è evidente che le Amministrazioni comunali avrebbero avuto il tempo, con l'intervento della Regione, per adeguare i Piani.
Il vero problema è che noi non possiamo introdurre un obbligo senza dare alle Amministrazioni comunali gli strumenti per poter adempiere a questo obbligo, a prescindere che ciò è scritto nel Piano sia condiviso o meno. Questa non è una valutazione di merito, ma è una valutazione di metodo e di rapporti fra istituzioni.
Pertanto, credo che l'emendamento che prevede una copertura minima del 50 per cento dei costi riguardi un aspetto doveroso, perché sappiamo bene chiunque conosca le Pubbliche Amministrazioni, in particolar modo quelle comunali - che le risorse da spendere per un nuovo strumento urbanistico (peraltro pratica neppure poco costosa, perché abbiamo visto quante e quali prescrizioni vi sono all'interno del Piano) debbano essere garantite dall'Amministrazione regionale.
Così com'è corretto che l'emendamento preveda che, qualora l'Amministrazione regionale non metta nelle condizioni le singole Amministrazioni comunali di adeguarsi al Piano paesaggistico, le singole Amministrazioni non siano tenute al rispetto del medesimo, perché il paradosso vero di questo strumento - così come oggi è scritto - è che imponiamo regole e blocchiamo tutta l'attività di programmazione, senza che un'Amministrazione, anche qualora condividesse una parte del Piano, possa darne attuazione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 31) presentato dal Consigliere Sozzani, Berutti Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Siamo nell'ambito delle prescrizioni dell'articolo 46, il cui comma 8 prevede che, dall'adozione del PPR, ai sensi dell'articolo 143, comma 9 del Codice, non sono consentiti sugli immobili e nelle aree di cui all'articolo 184, interventi in contrasto con le prescrizioni e le specifiche prescrizioni d'uso contenute nel PPR stesso.
Bene, successivamente, dall'approvazione del PPR, sempre nello stesso articolo vediamo, nell'ultima frase, nell'ultimo capoverso: "Dall'approvazione del PPR, le previsioni come definite all'articolo 2 comma 4, relative anche alle componenti, sono immediatamente prevalenti sulle previsioni degli strumenti di pianificazione. Insomma, c'è due volte la parola "previsioni".
Noi, invece, pensiamo che si volesse dire che, dall'approvazione del PPR, le previsioni - come definite nell'articolo 2, comma 4 - vadano sostituite con le parole "entrambe le due previsioni con le prescrizioni e specifiche prescrizioni d'uso". Non le previsioni, come è scritto qua, in quanto si fa riferimento a una norma precedente che parla delle prescrizioni e le specifiche prescrizioni d'uso.
Quindi, non ci troviamo sul fatto che prima citate "le prescrizioni e specifiche prescrizioni d'uso" e, successivamente, le previsioni e le previsioni degli strumenti di pianificazione. Vale la stessa frase, la stessa parola: allora sì che diventa leggibile ed omogeneo il punto 8) dell'articolo 46. Diversamente, non riusciamo a comprendere la parte precedente, quindi le prescrizioni e le specifiche prescrizioni d'uso quando sotto, invece, poi parliamo di previsioni, per cui non vi è coerenza fra le due porzioni di comma.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
In questo caso, per noi è necessario completare; quindi chiediamo di sostituire la parola "previsioni" con "prescrizioni e specifiche prescrizioni d'uso". La questione è di essenziale rilevanza normativa.
Riteniamo che più chiarezza ci potrà essere, e più semplici, ovviamente saranno le attuazioni.
In questo caso, il quarto comma dell'articolo 2 dispone proprio che per prescrizioni e specifiche prescrizioni d'uso si intendono le previsioni cogenti immediatamente prevalenti ai sensi dell'articolo 143, comma 9 del Codice.
Invece, l'ottavo comma dell'articolo 46 prevede che le previsioni del PPR siano immediatamente prevalenti.
Le previsioni riguardano, invece, sia gli indirizzi che le direttive oltre alle prescrizioni, che sono gli unici contenuti immediatamente prevalenti per legge. Ed è per questo che noi riteniamo che tale questione debba essere chiarita in maniera inequivocabile.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ruffino.
Emendamento rubricato n. 32) presentato da Sozzani, Berutti, Graglia Pichetto Fratin, Porchietto e Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Noi chiediamo che al comma 10 vengano aggiunte le seguenti parole: "Gli strumenti urbanistici esecutivi comunque denominati, e gli atti stessi equipollenti, nonché i progetti estrattivi approvati e che abbiano superato la procedura di VIA anteriormente la pubblicazione del Piano Paesaggistico Regionale conservano piena efficacia. Ai relativi titoli abilitativi si applica la disciplina in materia di paesaggio vigente alla data dell'approvazione dello strumento urbanistico esecutivo".
È evidente - lo abbiamo verificato anche sotto il profilo giuridico con legali amministrativi di altissimo livello - che se non introduciamo queste parole, che certificano la valenza di ciò che è stato approvato precedentemente, si creano dei "pasticci urbanistici". Il fatto di approvare questo tipo di normativa comporta un adeguamento dei piani regolatori: se non si va ad indicare con certezza una data, questa norma diventerà valida anche per il passato, creando delle condizioni amministrative di difficile soluzione. Quindi è bene essere precisi e inserire al comma 10 questo tipo di indicazione, che non toglie assolutamente nulla al Piano Paesaggistico Regionale, ma va a chiarire un aspetto per chi già lavora con un progetto che è stato approvato, qualunque esso sia, di qualsiasi ordine, oltretutto assoggettato al parere positivo di valutazione di impatto ambientale: perché dovrebbe cambiarlo in corso d'opera per un cambiamento di norme che noi decidiamo ora? Se questo aspetto non si specifica, dal punto di vista giuridico diventa un "cappio" per tutte queste autorizzazioni, ancorché abbiano ottenuto un VIA positivo.
Attenzione, perché questo è un elemento giuridico fondamentale; lo precisiamo perché qualora non venisse accettato, anche in dichiarazione di voto lo ribadiremo (peraltro, chiederemo anche una votazione nominale perché vorremmo capire chi non vuole il prosieguo di attività sacrosante che hanno seguito tutti i crismi dell'approvazione precedente).
Diventa un elemento fondamentale ai fini dell'applicazione del Piano e ai fini di un diritto sacrosanto di queste attività, vista anche la ridondanza di procedura a cui sono state sottoposte per l'ottenimento dell'approvazione richiesta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda l'emendamento n. 33), se non passa la precedente formulazione questa seconda versione mira sicuramente a far salvi gli interventi già approvati che sono conformi al regime pianificatorio vigente al momento dell'approvazione del PPR, ossia conformi al rispetto delle prescrizioni in salvaguardia. Posso immaginare che più o meno l'80 per cento dei Comuni del Piemonte in qualche modo si ritrovi in questa situazione.
Che cosa chiediamo e che cosa vorremmo? Vorremmo evitare l'obiezione per cui la versione precedente, magari preferibile, avrebbe un'efficacia retroattiva, perché disapplica ora le prescrizioni che erano già operanti nel 2009 oppure nel 2015 (questo per quanto riguarda il catalogo dei beni culturali).
Riprendo la prima parte del mio intervento per ricordare che si tratterebbe di far rifare ai Comuni atti già complessi, che sicuramente hanno comportato tempo e risorse; atti che, ovviamente, prevedono anche il coinvolgimento dei cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questo mi sembra un emendamento di estremo buonsenso, che non interviene per modificare il Piano così com'è fatto, ma interviene per dare un minimo di normalità ad una Regione che, altrimenti, sembrerebbe sempre più nemica di chi tenta di svolgere un'attività di impresa.
Faccio un esempio, giusto perché questo Consiglio ne ha discusso a lungo in Commissione, ma abbastanza anche in Aula: parliamo dei progetti estrattivi approvati.
La legge sull'attività estrattiva oggi prevede che la concessione possa arrivare fino a quindici anni (fino al novembre 2016 si prevedeva che la concessione potesse essere decennale), ma ogni cinque anni la legge dello Stato prevede che per quelle aree soggette a tutela (sono la gran parte delle aree estrattive del Piemonte) si debba procedere al rinnovo della paesaggistica.
Che cosa avverrebbe? Avverrebbe che la società che ha ottenuto (andando in Conferenza dei Servizi e quant'altro) un titolo estrattivo per dieci anni (o per quindici quelli nuovi), e che quindi ha fatto un investimento per una durata di dieci o 15 anni (in teoria, se non hai estratto tutto il materiale quei cinque arrivano a venti), se non viene modificato il Piano così com'è stato scritto, dopo cinque anni di scadenza dell'autorizzazione paesaggistica rischia di veder decaduta anche l'autorizzazione estrattiva.
Io credo che non si possa fare, in primo luogo perché è completamente scorretto nei confronti di chi ha in mano un titolo; in secondo luogo perché incide pesantemente sulla pelle di imprenditori e di lavoratori.
Ho posto questo esempio perché è un tema di cui a lungo ha discusso il Consiglio regionale. Ma vi sono molte altre realtà che potrebbero vedere i titoli edilizi decadere, ancorché rilasciati e, quindi, ancorché in mano ad un soggetto che non solo era confacente col piano regolatore, ma che li aveva anche ottenuti, in via del Piano che noi stiamo approvando.
Diciamo quindi che, nella tutela dei danni che questo Piano comunque farà, l'emendamento 33 sulle norme di attuazione certamente è uno di quelli che almeno salvaguarda un minimo di valore e di titoli acquisiti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 33) presentato da Sozzani, Berutti, Pichetto Fratin, Porchietto e Ruffino.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Questa è un'altra aggiunta che chiediamo, ai fini del completamento dell'articolo 46, proprio per la sua salvaguardia. In questo caso, sempre per essere precisi e non avere interpretazioni che poi vadano in capo a chi non è il legislatore, chiediamo che siano aggiunte queste parole: "Gli interventi previsti da Strumenti Urbanistici Esecutivi comunque denominati o atti equipollenti, nonché i progetti estrattivi approvati e che abbiano superato (come nel caso precedente) la procedura di VIA vigenti alla data di approvazione del Piano, si considerano attivati per il residuo periodo di efficacia degli stessi. I titoli edilizi relativi sono istruiti ed assentiti sulla base della disciplina paesaggistica vigente alla data di approvazione del PPR".
Questo vuol dire evidentemente che l'autorizzazione di un'attività economica - sia essa edilizia sia essa estrattiva - che può avere - voi lo sapete - una validità di dieci anni e che sia solamente al suo secondo anno (e quindi ne manchino ancora otto al momento della cessazione,o inventate voi qualunque altra data, ma con un tempo congruo di prevista attività per via delle avvenute autorizzazioni), vale fino alla fine. Se gli stessi soggetti hanno presentato a suo tempo dei progetti rispetto alla normativa vigente in quel momento, non è che si debba far rifare loro la documentazione e quindi li si debba costringere ad adeguarsi a questa pianificazione: questi continuano fino al termine del valore del titolo edilizio (o equipollente se di altro genere) e fino alla fine della loro attività imprenditoriale; e non debbono rifare assolutamente nulla, se non seguendo le regole precedenti all'uscita di questo Piano, in vigore quando hanno presentato la documentazione.
Sapete infatti che, per esempio nelle cave o in altri settori, è vero che il titolo estrattivo vale dieci anni, ma ogni cinque viene presentata la Paesaggistica. Io non vorrei che, al termine dei cinque anni, la Paesaggistica debba essere presentata ai sensi di questo nuovo Piano, che magari vieta le estrazioni...
Il soggetto avrebbe, quindi, un titolo di dieci anni e un divieto di estrazione per cinque, perché la norma paesaggistica nuova vieta le estrazioni in quell'area. Capite quindi dove va a configgere, dal punto di vista della normativa, un provvedimento di questo genere? Chiediamo che vengano mantenuti i titoli esecutivi sino al termine dell'attività; tanto la VIA, che era uno degli elementi fondamentali ai fini dell'ottenimento della Paesaggistica, ha avuto parere favorevole e ci sembra assolutamente congruo e anche utile poter apportare un emendamento di questo genere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto: non era obbligata Consigliera; ma se vuole può farlo...



PORCHIETTO Claudia

Mi sento in dovere, Presidente...



PRESIDENTE

Va bene: se si sente in dovere, non voglio turbare il suo senso del dovere...
Prego, Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Mi sento assolutamente in dovere di intervenire. Guardi, ormai - come ci dicevano i colleghi del Movimento 5 Stelle - siamo anche un po' noiosi ma magari, nella nostra noiosità, riusciamo a convincere la maggioranza...



PRESIDENTE

Questo vale per il collega Sozzani, non per lei...



PORCHIETTO Claudia

No, no: io mi sento completamente rappresentata dall'ingegner Sozzani quindi sono contenta di essere noiosa, anzi...
Se noi siamo noiosi, vi garantisco che saranno molto più noiosi gli Amministratori locali quando si presenteranno negli Uffici degli Assessorati per chiedere contezza rispetto a quello che noi stiamo facendo.
Pertanto, credo che avere ancora la pazienza dieci minuti di ascoltare con un minimo di attenzione - anche da parte del Presidente d'Aula e del Capogruppo del PD - le osservazioni rispetto a quello che stiamo portando in Aula sarebbe magari cosa buona e giusta. Ma siccome non sempre ci avviene, Consigliere Gariglio, io continuo e ne parlo direttamente con l'Assessore Valmaggia, il quale sono certa - quantomeno lui - che ci ha ascoltato con attenzione fino adesso e - sono altrettanto certa - lo farà ancora.
Assessore, il collega Sozzani ha evidenziato un ulteriore motivo per cui noi andiamo a emendare le norme di attuazione e riteniamo ancora una volta che sia fondamentale e opportuno che si tengano in considerazione le nostre proposte rispetto a questo tema. Qui stiamo parlando, comunque, non soltanto degli addetti ai lavori - quindi, diciamo, le rappresentanze che hanno manifestato grande preoccupazione, le rappresentanze della componentistica edilizia e affini - ma stiamo parlando anche di titoli edilizi che toccano i cittadini piemontesi. Allora, probabilmente vale la pena tenere in considerazione questo: rispetto a una preoccupazione che più di un anno fa si era già manifestata in ordine all'ipotesi di progetto nazionale e regionale sull'uso del suolo, oggi ci ritroviamo con un'ennesima preoccupazione anche all'interno del Piano paesaggistico regionale.
Pertanto, riteniamo che su questo tema dei titoli edilizi sia importante che questo emendamento venga valutato attentamente e auspichiamo possa anche essere accolto.



PRESIDENTE

Bene. L'illustrazione delle proposte di emendamento termina qui...



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Purtroppo sono finite; infatti c'è un po' di tristezza (velata) nella maggioranza per il fatto che siano terminati gli emendamenti.
Sospendiamo a questo punto i nostri lavori relativamente a questo provvedimento, perché era prevista la comunicazione dell'Assessore Saitta.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Ci eravamo impegnati a svolgerla dopo le 17.15 e una volta finiti gli emendamenti.
Siamo in attesa del rientro in aula dell'Assessore Saitta.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.55 riprende alle ore 18.03)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Psichiatria

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Sentenza del TAR di non accoglimento ricorsi avverso deliberazione della Giunta regionale relativa a 'Residenzialità psichiatrica'"


PRESIDENTE

L'Assessore Saitta è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Sentenza del TAR".
Prego, Assessore.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Il richiedente la comunicazione, Vignale, ha detto pubblicamente che dopo la sentenza del TAR è necessario conoscere gli orientamenti dell'Amministrazione.
Mi limiterò a una comunicazione essenziale, evitando di ripercorrere la vicenda dal 2013, perché potrebbe anche essere utile, in qualche maniera per chiarire meglio gli obiettivi e gli eventuali errori che sono stati commessi, ma eviterò, perché adesso abbiamo la sentenza del TAR, quindi bisogna partire da questa sentenza e dall'attuazione di questa sentenza che dobbiamo attuare nel modo migliore possibile.
Se dovessi indicare in sintesi qual è l'obiettivo, direi che è quello di dare attuazione a questa deliberazione, la n. 29, con il massimo di partecipazione possibile. D'altronde, la deliberazione di fatto già conteneva alcune indicazioni e quindi sicuramente ci stiamo attrezzando (dirò qualcosa di più preciso per quanto riguarda le date) per dare attuazione concretamente alla deliberazione, a quel tavolo di monitoraggio che aveva il compito di verificare i problemi; insomma, affrontare le questioni che possono derivare dall'applicazione della deliberazione n. 29.
Tuttavia, credo che il Consiglio sia interessato, per forza di cose, a conoscere come gli orientamenti che sono stati espressi attraverso degli ordini del giorno abbiano poi trovato attuazione; mi sembra questo sia un tema importante.
Il Consiglio si è soffermato in diverse occasioni a discutere di questi temi, ha espresso opinioni abbastanza precise e sono state approvate delle mozioni.
Voglio soltanto ricordare che, nella fase di passaggio dalla deliberazione 30 alla 29, il Consiglio ha approvato alcuni ordini del giorno. Tra questi, ricordo almeno il 409, che richiedeva di costituire un tavolo permanente di monitoraggio del riordino, composto dai soggetti portatori di interesse; di prevedere un confronto istituzionale durante il periodo di riordino per monitorare l'impatto delle manovre; di effettuare una rivalutazione periodica degli obiettivi per adattarli alla realtà piemontese e coinvolgere la Commissione consiliare permanente.
Poi vi è un ordine del giorno un po' più corposo, che è il 604, avente come primo firmatario Gariglio (forse era Gariglio, l'altro era di Vignale), che proponeva la necessità di adeguare il modello AGENAS e GISMAL alla realtà delle residenze piemontesi (eravamo sempre nella fase di passaggio dalla 30 alla 29); la necessità di consentire lo svolgimento di funzione terapeutiche anche in strutture aventi le caratteristiche della civile abitazione e non solo in strutture paraospedaliere; l'opportunità di prevedere percorsi integrati con interventi di tipo domiciliare; la necessità di elaborare piani individuali di cura, coinvolgendo le famiglie e i pazienti; l'esigenza di assicurare continuità occupazionale alle svariate figure professionali operanti nel settore (qui è ricordato il tema dei titoli); di costituire un tavolo di monitoraggio sul processo di riordino composto da soggetti portatori di interesse.
Poi c'è l'altra mozione, la 606 (questa è di Vignale), che proponeva la creazione di un osservatorio permanente composto da soggetti portatori di interesse; l'identificazione di una tipologia intermedia di struttura per ricomprendere i gruppi appartenenti alle comunità alloggio che svolgono anche funzioni terapeutiche; la sottoscrizione di un impegno di cura tra la struttura, il paziente e la famiglia; l'approfondimento dell'area degli interventi domiciliari.
Queste sono le indicazioni che ha dato il Consiglio e alcune di queste opinioni si sono sovrapposte, ma complessivamente il quadro è questo, ed è stato anche un quadro puntuale, che ha trovato applicazione totale nella deliberazione n. 29 della Giunta regionale. Perché la deliberazione 29 rispetto alla 30, come sapete, ha subito delle modifiche, ma tra le modifiche, riferendoci ai suggerimenti del Consiglio regionale, si prevede quello che è stato chiesto, cioè l'istituzione del tavolo di monitoraggio una nuova tipologia di struttura intermedia (ricordate l'ASRP 2.2); la possibilità di operare in strutture di civile abitazione (quindi era stata fatta una modifica perché questa diventasse veramente applicabile e non soltanto formale); l'adozione dei piani di trattamento individuali e dei progetti terapeutici riabilitativi personalizzati entro cui si stimano impegni di cura.
Inoltre, la cosa che era stata chiesta, che forse non ho citato prima richiamando gli atti di indirizzo, era la necessità, per l'applicazione del riordino, di un periodo più lungo rispetto a quello indicato nella 30.
Infatti, nella 29 abbiamo indicato in modo chiaro che è assicurata la continuità occupazionale alle varie figure professionali operanti (ricordate, questo era il tema: continuità); secondo punto, è prevista la copertura degli oneri finanziari ricadenti sui Comuni e sui Consorzi (questo è un altro impegno contenuto in modo esplicito, ma anche di questo abbiamo discusso in varie occasioni); terzo punto, vi è la possibilità di rivedere gli obiettivi e proseguire il confronto istituzionale.
Tutti questi temi hanno trovato applicazione nella 29. Quindi la 29 è una deliberazione sicuramente complessa, perché si mette mano a un settore che non sempre, possiamo dire così, è stato governato nel tempo. Non voglio ripetere le questioni relative ai pazienti: i pazienti sono collocati, ne abbiamo discusso lungamente, quindi oggi abbiamo lo strumento per fare questa operazione.
Ci tengo, ma non lo faccio per cogliere quest'occasione per enfatizzare il risultato ottenuto dal punto di vista del contenzioso, ma credo sia opportuno, perché può aiutare tutti anche a evitare una discussione che abbiamo già fatto e che il TAR in qualche maniera chiude, a precisare un aspetto. È stato detto in diverse occasioni, ed è stato non soltanto oggetto di ricorso, che non è avvenuta una concertazione con gli enti e i soggetti interessati. Il TAR nella sentenza dice in modo esplicito che questo confronto c'è stato. Non solo, ma anche attraverso questo confronto la modifica è stata deliberata. È chiaro che il TAR dice una cosa abbastanza scontata, posso dire: non è che le norme prevedono che ci debba esserci la concertazione. C'è il confronto e la partecipazione, questa partecipazione è avvenuta e alcune proposte sono state approvate.
Potrei ancora fare riferimento a un'altra questione, che il TAR in qualche modo ha chiarito. Relativamente agli oneri su Comuni, senza previsione di costi, la Regione Piemonte ha dato indicazione con le norme che sono abbastanza chiare e che il TAR ci dice che esistono, però anche lo stesso TAR dice che, in ogni caso, la Regione Piemonte prevede questo modo transitorio per copertura fino a quando non è individuata un'altra modalità.
Altre indicazioni per quanto riguarda l'uso delle scale di valutazione non scientifiche. Anche questo è stato un tema di tante comunicazioni e di tante discussioni. Anche qui il TAR ci dice che quella è una modalità che non implica affatto un'automatica ricollocazione dei pazienti sulla base di quelle scale che sono state fatte. Le scale che sono state adottate, così come era stato detto a suo tempo, erano degli strumenti per costruire l'impianto della deliberazione ma, in ogni caso, oggi inizia quella fase che la deliberazione indica: si fanno le valutazioni, paziente per paziente, in modo puntuale e preciso.
Un altro rilievo che è stato fatto è quello sull'esiguità dei margini temporali per le procedure di adeguamento, ma anche qui il TAR riconosce che i tempi che sono stati dati sono tempi congrui. Tengo a sottolineare che, ancora prima della sospensiva del TAR sulla deliberazione, si era messo anche in moto il meccanismo dell'accreditamento. In ogni caso, il TAR dice che sono tempi sicuramente possibili.
Relativamente alle tariffe, un altro rilievo è che c'era stata un'insufficiente motivazione per quanto riguarda le tariffe. Anche qui, il TAR dice che, sulla base degli atti, si attengono alle medie, ai costi che ci sono nelle altre Regioni, e via di questo passo. Mi fermo qui, non voglio entrare nei particolari.
Guardiamo al futuro. La delibera è questa e le scadenze che noi immaginiamo sono queste. Anzitutto, la convocazione del Comitato di monitoraggio, che noi immaginiamo entro il mese di ottobre (stiamo stabilendo una data). Il tavolo di monitoraggio ha quei compiti, che non sto qui a ripetere, che la delibera ha indicato con una certa precisione che non è soltanto di pura e semplice informazione, ma di seguire concretamente nell'applicazione. Anche noi siamo dell'opinione che, quando si costruisce una proposta, non sempre è possibile prevedere tutto; qualora nascano delle questioni - e c'è una certa attenzione, abbastanza diffusa sui problemi - è chiaro che porremo mano alle modifiche necessarie.
Il tavolo di monitoraggio è stato già costituito - la delibera dice che occorreva - con una determina del 22 dicembre 2016, che prevede la rappresentanza dei soggetti portatori di interesse a vario titolo, quindi ANCI, Coordinamento degli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali della Regione Piemonte, organizzazioni sindacali e confederali maggiormente rappresentative: Fenascop, Lega Cooperative, ConfCooperative, AGCI, Diapsi Associazione Lotta Malattie Mentali, Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale. Oltre a questi rappresentanti dei soggetti portatori di interessi, vi sono i coordinatori del gruppo di lavoro di coordinamento della rete regionale, dei referenti clinici amministrativi e dei distretti di salute mentale, un rappresentante della Direzione Coesione sociale e un rappresentante della Direzione Sanità.
Mi soffermo su questo punto, non soltanto perché la delibera n. 29 era a doppia firma, ma perché vorremmo dare un'attuazione a un impegno che abbiamo dichiarato, non soltanto nella delibera, ma forse con più forza durante le discussioni, che questo sistema di relazioni tra la parte sociale e la parte sanitaria avrà la completa applicazione. Ci siamo già trovati per mettere in moto il meccanismo previsto nella delibera n. 29. È chiaro che ci sarà un rappresentante della Direzione Sanità. Immaginiamo che, nella prima decade di ottobre, si possa convocare il tavolo di monitoraggio per l'applicazione della delibera.
È chiaro che quello che mi sento di dire, per il ruolo che ho di Consigliare al Consiglio - chiedo scusa se ho questa pretesa - è che bisogna avviare il meccanismo. È chiaro che il primo meccanismo da avviare è quello dell'accreditamento, che diventa un fatto fondamentale per le questioni arcinote che non sto qui a ripetere. Questa operazione deve essere avviata. Poi c'è il problema della collocazione di quelli che chiedono l'accreditamento: vediamo, strada facendo, tanto abbiamo il tempo.
Ricordo che, alla fine, il meccanismo trova attuazione in tre anni contrariamente a un'idea diffusa, non è che dopodomani è tutto compiuto.
Abbiamo il tempo per riflettere non sulla base di un'opinione, non sulla base di un'esigenza, non sulla base di un convinzione, ma su una base concreta degli effetti determinati dalla valutazione del paziente, dalla richiesta degli operatori privati nella collocazione. Vediamo come il quadro si compone e, in base a queste esigenze, se ci sono delle modifiche che possono essere apportate.
Questa è la parte più importante. Tavolo di monitoraggio che parte, con il massimo di libertà possibile, all'interno dei vincoli legislativi e delle questioni che sono state indicate nella delibera e confermate tutte dalla sentenza del TAR.
Voglio ricordare anche le date per quanto riguarda i soggetti erogatori. I soggetti erogatori devono presentare, entro l'8 dicembre 2017 le istanze di autorizzazione e di accreditamento ed entro l'8 aprile 2018 l'adeguamento dei requisiti strutturali funzionali, il che vuol dire che entro i successivi 90 giorni l'ASL ha certi requisiti. Entro i successivi 30 giorni la Regione ha credito, c'è un meccanismo di autorizzazione e il meccanismo dell'accreditamento, che è un tempo complessivamente ragionevole. Quando l'abbiamo indicato con questa precisione, abbiamo tenuto conto anche del fatto che il sistema sanitario, il sistema delle ASL e il sistema regionale si trova di fronte all'accreditamento di strutture che vengono accreditate e che richiede tempo e attenzione.
Entro il 31 dicembre 2017 c'è l'avvio della prima fase di finanziamento per budget sulla base della spesa storica, quindi la riconferma del budget che era stato definito, tanto per essere molto chiari.
L'altra scadenza è quella sui dipartimenti di salute mentale che, entro l'8 marzo 2018, hanno il compito della rivalutazione dei pazienti ospiti delle strutture. Chiedo scusa se dico delle cose che sono note; è chiaro che poi c'è una parte importante che trova indicazione precisa sulla questione dell'ISEE che è stata indicata. In questo percorso dei tre anni in questa copertura che avviene per la parte di impegno della Regione, per la parte non sanitaria, di impegno complessivo della Regione, anche a fondo sanitario, esiste una norma, ma abbiamo il tempo per iniziare a dare attuazione a quello che abbiamo previsto nella deliberazione e quindi subito dopo il tavolo di monitoraggio, si può avviare un percorso con l'ANCI; l'abbiamo scritto nella delibera, per definire questo tema dell'ISEE con uno strumento regionale unico per l'applicazione. A breve termine, sarà poi avviata, ed è un problema tutto all'interno dell'amministrazione regionale, la creazione di strumenti e regole per sostenere l'integrazione socio-sanitaria al fine di erogare i servizi integrati e ridurre l'impatto economico sulle famiglie degli assistiti.
Questo è lo schema.
Quando abbiamo discusso di residenzialità è stato posto il problema della domiciliarità ed è stato posto il problema più generale della salute mentale, ripeto ciò che ho avuto modo di dire. Noi stiamo parlando di una delibera che riguarda la residenzialità, quindi la collocazione più utile per i pazienti non sulla base dell'esigenza e dell'offerta, ma sulla base della domanda per i nostri pazienti. Questo è il compito come meccanismo di accreditamento.
Dopodiché, il tema della domiciliarità è un tema che non soltanto ci convince, ma siamo fortemente convinti che è l'altra grande questione, come l'altro tema più generale della salute mentale. Questioni che noi abbiamo indicato e che saranno oggetto di proposte che sottoporremo all'attenzione ancora prima dell'approvazione della Giunta, anche all'esame della Commissione. Ripeto, sono due le grandi questioni: domiciliarità e salute mentale in termini più complessivi. Sappiamo che qui c'è un grande lavoro da fare e lo faremo. Lo faremo anche con un metodo che tenga conto anche di cosa è successo in altre Regioni (abbiamo delle esperienze positive).
Non siamo gli ultimi, ma sicuramente sappiamo e registriamo che c'è una forte attenzione sul fatto che la Regione Piemonte non ha tutte le leve necessarie per poter garantire, non dico strumenti di cura, ma strumenti di presa in carico dei pazienti, oltre la parte della residenzialità. Vedremo strada facendo come attrezzarci, con quali organizzazione. È chiaro che l'attuazione di questa delibera richiede una cosa che forse non è avvenuta come sarebbe stato utile in passato: un forte raccordo di tutta l'organizzazione delle Aziende sanitarie per quanto riguarda i servizi cioè i Dipartimenti di salute mentale.
Sappiamo che è stato anche oggetto di diversi interrogazioni, la situazione non è omogenea, per cui sicuramente quello che sono in grado di poter dire che, mentre per la parte relativa all'esame, al monitoraggio e alle modifiche, questo sarà oggetto di valutazione strada facendo, per quanto riguarda il governo del processo ci sarà sicuramente una determinazione maggiore di quello che è capitato in passato, perché questo diventa estremamente utile a tutela del paziente, che è la cosa principale al di là delle questioni di carattere economico.
Quindi, in conclusione, pensiamo di partire e dare l'avvio al meccanismo dell'autorizzazione all'accreditamento e, strada facendo valuteremo se l'attuazione crea dei problemi. Se ci sarà la necessità di fare delle modifiche, le faremo, ma partiamo almeno da un punto fermo che è stato confermato dalle sentenze del TAR.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
La frenesia è dettata da un fortissimo interesse di molti di noi, come di voi, a un tema molto delicato e che ci ha visti, nell'anno scorso in particolare ma anche quest'anno, tutti molto attenti e partecipi.
È ben evidente quella che era la situazione che era davanti alla Giunta quando ha preso in mano questo tema, cioè la mancanza di un meccanismo di accreditamento e di regole certe e tariffarie per i gruppi appartamento che si trascinava da anni. La regolamentazione di questo aspetto era la condizione senza la quale l'uscita dal piano di rientro non era neanche immaginabile, una delle prescrizioni, peraltro inserite poi nei piani operativi dall'Amministrazione precedente. Poi era anche un oggetto sotto l'attenzione e la lente di ingrandimento della Magistratura, in quanto l'assenza di criteri certi e oggettivi è sicuramente un elemento patologico che andava risolto.
La sentenza, da questo punto di vista, sposa la tesi della legittimità delle scelte e noi non possiamo che essere felici. Anzi, sono le sentenze perché sono diverse e tutte concordi che sul punto di legittimità non vi sono delle problematiche.
Ma non era questo, almeno da parte certamente di chi di noi poneva delle questioni, l'oggetto del contendere e l'oggetto dell'interesse, anche se almeno oggi abbiamo un punto fermo, un punto di legittimità. Non ci sono problemi. Non ci sono problemi su tutta la linea, perché le sentenze analizzano passo per passo tutti gli elementi contestati dai ricorrenti.
Però credo che la sentenza dica anche in modo molto chiaro che l'attività del Consiglio, quindi dell'Aula, e della Commissione è stata al pari almeno del lavoro della Giunta un'attività molto importante e determinante. Infatti - me li sono scritti per non trascurarne nessuno quali sono i punti di forza su cui ragiona la sentenza? Intanto la DGR n.
29 si distingue dalla n. 30, quindi dalla versione originaria per alcuni aspetti definiti qualificanti. Questo è l'aggettivo che viene utilizzato. E proprio in forza di questo si afferma che non vi è elusione del giudicato cioè elusione dell'input di stop che era stato dato rispetto ai primi ricorsi, in quanto la Regione ha deliberato un qualcosa di nuovo, non si è limitata a ribadire la vecchia sentenza.
Poi la DGR n. 29 è arrivata a valle di un parere espresso dalla Commissione consiliare, parere certo non vincolante, ma che è stato dato sotto forma di condizionamento nel merito di alcuni aspetti della DGR medesima: l'introduzione della condivisione con ANCI di un criterio di ISEE omogeneo per alleviare l'impatto sulle famiglie, ma anche su enti gestori e Comuni per quanto riguarda l'SRP3, l'istituzione del tavolo di monitoraggio e il confronto. Certo non la concertazione, perché nel piano di programmazione non c'è concertazione, ma condivisione di discussione e confronto con tutti i portatori d'interesse, tenendo conto che ci si muoveva in un momento molto irrigidito dalla vigenza del piano di rientro.
Anche questo viene ribadito e ricordato dalla sentenza.
Poi si dà atto del parziale accoglimento dell'istanza dei portatori di interesse, che era stata trasferita sia nella mozione di indirizzo adottata dall'Aula nel dicembre 2013 sia nel parere condizionato dato in Commissione il 15 settembre 2016 . E qui è nata la nuova articolazione dell'SRP2 individuando i due livelli, l'individuazione dell'ISEE come strumento di omogeneizzazione, la copertura integrale dei costi per quanto riguarda la parte assistenziale almeno fino alla fine del piano di rientro e comunque nel periodo triennale di introduzione delle nuove regole. Poi vi è la sanatoria sui titoli professionali, che è un altro aspetto che viene ricordato.
Inoltre, vi è la definizione di un periodo di attuazione, una cosiddetta fase transitoria, su cui poi tornerò in chiusura dell'intervento; la mediazione tra la rigidità di dire che si va tutti in una struttura che sia nell'ASL di riferimento con il principio della libertà di scelta del luogo di cura. Anche questo è un aspetto di modifica rilevante tra prima versione e ultima versione.
Ritengo che abbiamo fatto un lavoro utile e importante, perché credo che, al di là della forza dei presupposti su cui si è mossa la Giunta l'attività dell'organo consiliare e della Commissione abbia determinato un aspetto importante, anche per validare sul punto della legittimità la DGR nella versione nuova, cioè la n. 29.
Certo, restano delle questioni di natura politica che vanno al di là dei profili di legittimità e che credo siano forse ancora più interessanti che non l'esegesi in punto di legittimità di una sentenza. Innanzitutto partiamo dalla cornice, cioè la spesa sul tema della salute mentale e l'esistenza di posti letto nella residenzialità psichiatrica.
Ci sono dei dati che dimostrano che il numero totale complessivo dei posti letto presenti e che verranno accreditati, oltre quelli già accreditati nella nostra Regione, è sotto la media nazionale delle diverse Regioni per quanto riguarda il numero di posti letto. Però la media non è un indice di appropriatezza, perché è solo un calcolo matematico. Forse è più interessante il livello di spesa relativa alla salute mentale, alla psichiatria, che, rispetto a un parametro fissato tanti anni fa dalle varie Regioni nell'ordine del cinque per cento rispetto alla spesa sanitaria complessiva, vede la nostra Regione in una posizione intermedia, cioè intorno al 3,13 per cento. Lì dentro ci stanno tutti i problemi di salute mentale, da quelli domiciliari certi a quelli semiresidenziali, da quelli domiciliari a quelli ambulatoriali. Quindi, abbiamo una situazione ereditata difficile, entro la quale riorganizzare l'intero sistema.
La sentenza ha confermato la legittimità di una ricostruzione per cui vi è un'equivalenza assoluta tra bassa intensità sanitaria, quindi terapeutica, e bassa complessità assistenziale, che è il presupposto per cui una gran fetta di gruppi appartamento ex entrano nella categoria SRP3.
Personalmente non condivido sul piano politico questa visione, ma questo poco conta; però ritengo che sia importante anche ribadirlo, perch credo sia davvero difficile, dal punto di vista sostanziale, affermare che anche gli operatori sanitari, pur richiesti in numero di ore inferiore, che operano con questa tipologia di pazienti, si trovino dinnanzi ad una complessità di livello basso anche negli SRP3.
E la cosa che più ci preoccupa, ma su cui dovremo lavorare, è capire le esigenze terapeutiche che comunque tutti hanno, anche quelli che verranno collocati in una struttura classificata a bassa intensità. Chi le assicura? Nella deliberazione si fa una scelta tranchant: non li si assicura all'interno dei gruppi appartamento con il personale delle strutture, ma li si assicura all'interno dei CSM, quindi a livello ambulatoriale.
Qui però intersechiamo quel dato di partenza, cioè non siamo in una situazione da bengodi, dove tutto è adeguato ed efficiente e dove, quindi quei 47.000 pazienti in carico o potenzialmente in carico ricevono cure efficaci per cui, se ne aggiungiamo altri, si riesce a continuare a dare soluzioni efficaci. Il rischio è che se non si fa il percorso, che invece è stato prospettato con intelligenza, si arrivi ad avere delle strutture degli SRP3 schiacciati sul profilo e sul piano assistenziale - mentre i gruppi appartamento sono innanzitutto un progetto assistenziale e terapeutico - senza che quelle persone abbiano, invece, quella risposta terapeutica che è necessaria non per contenere la persona o stabilizzarla ma per cercare di migliorarne le condizioni di salute, perché la nostra prospettiva deve essere quella. Per fare questo, di certo non sono sufficienti infermieri e OSS, ma sono necessari gli interventi di altri professionisti di carattere sanitario, come possono essere psichiatri psicoterapeuti o psicologi. Ecco che la differenziazione e il cambiamento di etichetta delle professionalità verso cui andrà l'SRP3 è un aspetto problematico, che va certamente ribadito.
Chiudo, perché mancano 30 secondi, facendo delle proposte: che, nelle more di questa riorganizzazione, si tenga presente che magari un po' di budget terapeutico può essere anche garantito alle strutture a basso livello assistenziale, ferma la loro classificazione, che magari quella flessibilità che è stata riconosciuta sulle tipologie professionali venga ampliata, se si ritiene che possa essere utile per gestire questa fase transitoria, che i fondi regionali continuino ad essere garantiti anche sul profilo assistenziale, che si attivi questo tavolo di monitoraggio e si arrivi con ANCI a garantire un ISEE omogeneo sul territorio e che non si trascuri quell'aspetto multidisciplinare che è necessario perch l'intervento verso il paziente non sia contenitivo - ripeto - ma persegua fino all'ultimo un possibile miglioramento delle condizioni di salute del paziente medesimo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Inizio sottolineando il fatto che, né oggi né precedentemente, ho cercato - abbiamo provato - di trovare una soluzione per vie giudiziarie.
Certo, è evidente che, quando una delibera non si condivide e viene bloccata per i pazienti si è lieti, ma io credo che stava e sta alla politica la soluzione di un problema.
Proverò, prima, a raffigurare quella che è la situazione che si andrebbe ad attuare con l'applicazione della delibera 29, che è un po' diversa da quella che ha individuato l'Assessore, con una serie di sottolineature.
Dico le due parti più significative: la continuità occupazionale e le riduzioni economiche.
La continuità occupazionale: è evidente che noi avremo - e non pu essere smentito da nessuno - un licenziamento tra i 300 e i 400 fra psicoterapeuti, psicologi e tecnici della riabilitazione, semplicemente perché i mille pazienti che oggi vivono in SRP3, mentre prima avevano un'assistenza terapeutica che era per il 70 per cento sanitaria e per il 30 per cento assistenziale, oggi avrebbero completamente ribaltato il numero di ore di presenze. Laddove c'era lo psicologo, ci sarà l'OSS, laddove c'era il tecnico ci sarà l'infermiere.
Pertanto, questo è un dato ineludibile. Poi, uno dice: "Sì, licenziamo 400 educatori, psicoterapeuti, tecnici della riabilitazione e psicologi, ma assumiamo 450 OSS", perché - per verità - le ore di OSS sono superiori a quelle che oggi sono previste. È evidente, però, che noi trasformiamo quella che prima era una cura, cioè noi capovolgiamo un sistema: mentre il nostro sistema prima diceva - per delibera - che la finalità del nostro intervento era quello della cura (lo dice una legge dello Stato, lo dice la legge Basaglia, che tante volte la sinistra cita), oggi noi diciamo che esiste la badanza e che la badanza esiste a pagamento, perché a mille pazienti piemontesi noi, riconoscendo un concetto di bassa intensità di cura che riconosceva il collega Appiano, riconosceremo principalmente, per numero di ore previste in delibera, l'assistenza.
È come dire che un paziente oncologico non venga più curato con una radioterapia, ma venga assistito e poi gli si danno cure palliative.
Questo, se volete - senza fare l'esempio più drastico - per qualunque tipo di patologie. È come se a uno che dovesse andarsi a farsi operare dal dottor Boeti, invece di fargli un intervento all'anca gli si dà un numero significativo di sedativi e lo si accudisce nella sua malattia. Questo è cioè noi curiamo, per delibera, circa mille pazienti, che prima - per il Sistema Sanitario Regionale - erano pazienti del Servizio Sanitario, tant'è che non riconoscevano, salvo un numero limitato di casi, nulla alla Regione, perché - come è noto - la sanità è universale.
Non casualmente dicevo che istituiamo la badanza a pagamento, perch l'altro aspetto è che bisognerà pagare. Bisognerà pagare il 60 per cento della retta, perché questo prevede la delibera. Lo pagherà il Comune o lo pagherà la famiglia? Dipende: se l'ISEE sarà molto basso, lo pagherà il Comune; se l'ISEE sarà alto, lo pagherà, prima il paziente e poi il Comune perché vi invito a leggere un po' di dati.
Che cosa accade a un paziente psichiatrico che ha una famiglia che ha cercato di lasciargli un bene, nel momento in cui non ce l'ha più? È evidente che se ogni mese io pago 1.500/1.800 euro di retta, quel bene nell'arco di due anni - non ce l'avrò più e quindi divento un altro soggetto che andrà a carico del sistema pubblico, che - a un certo punto esattamente come nelle RSA, non reggerà più, perché ci sarà un sistema quasi totalmente in capo al pubblico.
Io sottolineo solo un aspetto (non lo sottolineo nei termini della delibera, ma di correttezza istituzionale): per difendersi in tribunale, la Regione convoca le ASL e chiede loro di fare - e lo fanno tutti assieme una richiesta ad opponendum nei confronti delle associazioni. Le ASL scrivono: "L'accoglimento dei gravami avversari avrebbe come conseguenza non solo il far venir meno dell'equilibrio del bilancio regionale faticosamente raggiunto nel corso degli ultimi sette anni, ma ancor più gravemente renderebbe impossibili nuove assunzioni programmate, con ricadute disastrose sui servizi sanitari offerti dall'Azienda esponente nonché sulla finanza regionale, che vedrebbe annullarsi risparmi di spesa conseguenti all'applicazione delle DGR impugnate".
Ora, ci si può difendere in qualunque modo, ma dire che se la Regione la scorsa settimana avesse perso, sarebbero venute meno le assunzioni e sarebbe venuta meno l'uscita dal piano di rientro, oltre ad essere una menzogna, cozza con la stessa cosa che ha detto prima l'Assessore: "Garantiremo le risorse a tutti". Perché o è stato detto un falso qua, o ha detto un falso lei, ma uno dei due sempre la Regione è, perché è la Regione che convoca le ASL. Una balla l'ha raccontata, ma l'ha raccontata a dei giudici, non l'ha raccontata al Consigliere Vignale. L'ha raccontata scrivendola, perché è in una memoria degli uffici legali delle ASL.
Vi è, poi, un secondo aspetto, che è quello che a noi interessa maggiormente, che è quello dell'applicazione della delibera. Delibera che com'è noto - non ci piace, delibera che prevede l'assistenza per i pazienti più deboli che sono certamente i pazienti psichiatrici, ma questa è una battaglia che affronteremo in un altro momento.
La delibera, però - lo ricordava l'Assessore Saitta - prevede poche cose buone, che, non casualmente, sono frutto di quel lavoro anche condiviso (credo che i due ordini del giorno fossero passati all'unanimità) dal Consiglio regionale: ospitalità di cura, scelta del luogo di cura sottoscrizione del piano terapeutico individuale, Carta dei servizi.
Allora, la delibera non è che si può attuare dal (lei ha detto delle date) dal 10 aprile del 2018, perché in quel momento noi riusciamo ad avere i soggetti accreditati, aver fatto l'autorizzazione, quindi riduciamo le rette e modifichiamo il personale. La delibera si deve attuare come delibera prevede, non come volontà del Gruppo del Movimento Nazionale.
Come delibera prevede, un paziente psichiatrico piemontese pu scegliere da chi farsi curare, individuata la tipologia (se in SRP1, se in SRP2, se in SRP3). Deve poter sottoscrivere il contratto di cura. Deve poter essere assistito, come dice sempre la delibera n. 29, da un'associazione di familiari o da un'associazione di pazienti.
Annuncio che farò una richiesta, che peraltro ho già presentato, ma cui, incredibilmente, non ha ricevuto risposta, e che nella Conferenza dei Capigruppo di giovedì ripresenterò: io chiederò copia di tutti quegli psichiatri del CSM che curano per delibera un paziente che aveva un PTI sanitario. Perché, in quel caso, nel rispetto di una delibera, il medico si assumerà la responsabilità di aver negato il diritto alla cura, che è un diritto costituzionale. Voi lo avete fatto per delibera, ma visto che quella roba passa - un piano terapeutico - perché un medico lo prevede, un medico lo rivaluta. Quando verranno rivalutati i pazienti, noi chiederemo copia (come ho già fatto, ma incredibilmente non è arrivata alcuna risposta) di tutte le rivalutazioni e di chi le ha fatte.
Nella Pubblica Amministrazione ci può essere la riservatezza del dato e noi certamente noi comunicheremo alcun dato perché sono soggetti sensibili, ci mancherebbe! Ma se un soggetto ha curato un po' di più per delibera perché si risparmiava un po' di più mettendolo in SRP3 piuttosto che in SRP2 o in SRP1, ne risponde personalmente. E ne risponde personalmente non solo davanti alla politica, ma per quanto sarà nelle mie possibilità, ne risponde anche davanti alla Magistratura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Sottoscrivo l'intervento del collega Appiano - e lo faccio pubblicamente - aggiungendo solo velocemente alcune considerazioni.
La prima è che mi ritengo molto soddisfatto dell'esito di due anni di lavoro, e lo sono per ragioni opposte a quelle che sottolineava adesso il collega Vignale. Lui ha parlato di un cambiamento, che, ovviamente, legge in chiave negativa; io lo leggo in chiave positiva, perché, a mio avviso in questo complicatissimo percorso si è affermata la centralità del paziente. Gli standard assistenziali- è stato richiamato ancora oggi verranno rivisti però voglio ricordare che al centro c'è il paziente, che ha un percorso di cura, che lo può portare a strutture ad alta intensità o a bassa intensità, e viene seguito dagli operatori. Noi eravamo nella condizione in cui i gruppi appartamento e gli staff che si erano costituiti determinavano il percorso clinico del soggetto con malattia mentale.
Vorrei ancora considerare che non esistono 3.000 pazienti fotocopia non ci troviamo in ambito oncologico, per cui sfido chiunque a stabilire qual è il confine della mente! Quest'anno al Rifugio Sella - lo può testimoniare l'Assessore Ferrari hanno accompagnato 70 ragazzi con disturbi mentali, e quella terapia di relazione, il poter condividere quello che noi facciamo con le mani intasca (mentre per loro è una fatica), è decisamente superiore, in termini di vantaggio clinico, all'antidepressivo. Quindi vogliamo considerare che c'è una gradualità nelle cure e che non tutto è psicofarmacologia? Ci sono le relazioni, ci sono i comportamenti, ci sono le relazioni affettive e le relazioni umane, c'è la socialità! L'altro elemento forte di questa delibera è che finalmente, attribuendo la governance del paziente clinico al Dipartimento di Salute Mentale, li obbliga ad interfacciarsi, nel percorso individuale di queste persone, ai Distretti sanitari e agli Enti gestori nell'ambito di quei luoghi che chiamiamo "Distretti della coesione sociale", che sono i luoghi dove si determina il destino del paziente. Quindi non c'è la coorte dei soggetti con malattie mentali; ci sono persone fragili, in sofferenza, e vanno accompagnate. Ma in nessun momento vengono abbandonati, neanche nel terzo livello, che non è il refugium peccatorum, ma è un luogo dove, vivaddio hanno raggiunto quell'autonomia e quella capacità di essere protagonisti di se stessi, che consente loro di andare al Dipartimento di Salute Mentale e non di ricevere la visita che crea dipendenza e passività. Anche questo quindi, può essere un elemento di medicina proattiva. Quante volte ci riempiamo la bocca parlando di medicina proattiva? Dopodiché mettiamo le persone in un gruppo appartamento per vent'anni e non ci preoccupiamo di come sia la loro vita, se non degli standard delle procedure che ricevono.
Si è parlato - lo sottolineo - della asimmetria che c'era tra l'Esecutivo e il Gruppo consiliare (lo ha citato nei particolari il collega Appiano). Sono contento che il risultato ultimo abbia fatto sintesi di momenti anche duri e conflittuali nel nostro interno. Ma se c'è un luogo dove la politica deve esprimersi non con le litanie ma con diversità di approccio e di sensibilità, credo che sia proprio questo. Ritengo, quindi che si sia fatta una buona sintesi.
Concludo dicendo che le mie aspettative sono quelle già espresse; ne aggiungo una: vorrei che effettivamente dai 3.000 pazienti oggetto della norma passassimo ai 50.000, soggetti in cura per disturbo mentale e affrontassimo veramente il tema di seguire le persone fragili, con sostegno in famiglia, con tutte le misure che li rendono protagonisti nel loro ambiente, e invito anche l'Assessore a monitorare e ad agire - so che lo sta già facendo - sulla spedalità privata, in ambito della malattia mentale, perché se lì ci sono quei 6-700 posti letto che non rientrano in questo disegno di governo clinico della malattia mentale, abbiamo un vulnus.
Questo vulnus può diventare un'opportunità nella misura in cui questi letti (alcuni dei quali sono, evidentemente, con alto valore terapeutico) li possiamo dedicare, magari, a nuovi problemi (penso, ad esempio, ai disagi della fascia adolescenziale, ai disturbi compulsivi legati all'alimentazione, alle nuove dipendenze, allo spettro autistico). Potrebbe dunque essere una risorsa, ma proprio perché abbiamo affermato la centralità del paziente e il governo clinico in capo a medici pubblici, non possiamo non ricondurre in questo ambito anche questa rilevante quota di letti nelle cliniche private.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Mi sembra corretto discutere oggi in Aula di questo tema. La residenzialità psichiatrica è un argomento importante, che ha visto questa Regione e questo Consiglio, oltre che la IV Commissione, discutere per oramai tre anni (peraltro se ne discuteva anche nella scorsa legislatura).
Innanzitutto una critica puntuale, che abbiamo rivolto anche con dichiarazione a mezzo stampa all'Assessore Saitta. Devo dire, peraltro, che non è venuto qui a brindare, ovviamente, sul "cadavere" metaforico politico dei ricorrenti. Però ci chiediamo se forse non era il caso (lo dico in maniera ironica, quindi senza "forse") di confrontarsi ampiamente prima con le parti sociali, con i Gruppi consiliari, con gli operatori del settore con i familiari e le associazioni familiari dei pazienti nel 2014! Noi abbiamo approfondito bene la materia - si potrebbe dire "tempo perso" o "tempo non perso" - ma penso che nessuno di noi tornerà nel mondo lavorativo a fare lo psichiatra o lo psicologo, o a lavorare in questo settore. Anche se ci sono dei colleghi medici, non è questo il punto. Noi abbiamo quindi approfondito e studiato bene la materia, ma quali sono le conseguenze per le persone che sono ricoverate, che sono in strutture residenziali, per le associazione dei parenti dei pazienti e per i lavoratori? Valutiamo, innanzitutto, le conseguenze di questi tre anni, poi far velocemente due considerazioni anche su quelle degli anni avvenire.
Mi sto chiedendo da un po' di tempo se questo è un gioco della politica un po' esteso, per cui si tende a fare un provvedimento di norma inaccettabile, per poi poter avere uno spazio e una discussione per poterlo migliorare un po' e addivenire, in quel modo, a un accordo su un provvedimento che rimane comunque inaccettabile e peggiorativo delle condizioni che riguardano quel settore, ma sul quale si può comunque dire: "Beh, però un pochino lo abbiamo migliorato; alcune richieste le abbiamo accolte". Questo è un giochino che ho visto fare tante volte al Governo nazionale, ai vari Governi nazionali, e mi sembra di poter dire che qualche volta, anche in questa Regione, in questa legislatura - ma anche nella scorsa, magari poi mi sbaglio - questi sono artifizi politici.
Pertanto, la DGR 30, francamente, era un qualcosa di assolutamente inaccettabile. Il Consiglio ha lavorato, le associazioni hanno lavorato hanno prodotto ricorsi, hanno fatto addirittura sottoscrizioni economiche per pagare il ricorso al TAR con - l'Assessore Saitta lo sa benissimo innumerevoli perizie, anche queste molto costose.
Pertanto, c'è stato anche un esborso economico e un contenzioso con la Regione. E quando si arriva a un contenzioso con la Regione è sempre una sconfitta. Ci perdono tutti: ci perde la politica, ci perde la Regione, ci perde il Consiglio, ci perdono le associazioni, ci perdono i pazienti, ci perdono i cittadini.
Poi, in questo caso - posso dire? - alla Regione è andata bene; non so neanche se dire così. Cioè, il ricorso al TAR si è vinto, non so se le associazioni, leggendo le motivazioni della sentenza, vorranno andare anche al Consiglio di Stato, perché c'è anche il secondo grado, ovviamente. Dal lato di amministratore regionale - naturalmente - mi augurerei di no; dal lato di persona che ritiene che la DGR 29 presenti gravi lacune e difetti magari potrei auspicare di sì.
Pertanto, questo è il primo dato.
Il dato, poi, delle ricadute nei prossimi anni mi sembra abbastanza evidente. Sentendo l'intervento del collega Appiano, mi sembra di poter dire che siamo un po' più in linea, anche se non proprio in maniera totale che sarebbe anche strano e difficile. Sentendo l'intervento dell'Assessore Saitta, invece, dico "boh, forse abbiamo letto due delibere diverse" perché, se togliamo la parte delle tariffe, che non ci riguarda e non dovrebbe riguardare noi Consiglieri regionali, ma più gli operatori del settore, sul tema del personale il problema rimane.
Io non ho fatto i conti precisi, non so se poi il numero dei licenziati sarà equivalente a quello degli assunti, ma è ovvio che risulta difficile pensare che psicologi e psichiatri possano dequalificarsi e demansionarsi (faccio ovviamente una provocazione) e passare a fare gli OSS. Non lo vedo tanto facile.
In ogni caso, andiamo a creare un serio danno all'occupazione nella nostra regione. Poi, ovviamente, ci sono le ricadute sui pazienti, che sono state già in parte rivalutate dal punto di vista di quelle scarne valutazioni che sono state anche lungamente contestate dalle associazioni che devono essere - appunto - ridistribuiti nelle varie strutture. Questo per un paziente il cui problema è psichiatrico, quindi anche di adattamento agli spostamenti bruschi e alle modifiche negli stili di vita, ha un impatto non sicuramente positivo, nell'evolversi della malattia.
Qualcuno - forse il collega Allemano - parlava di gradualità. Quello della gradualità sarebbe un principio positivo, ma quando si fanno delle divisioni molto nette come quelle tra SRP2.1 e SRP2.2 e SRP3, non è mai graduale. Se non ricordo male (stavo andando a rivedere gli appunti e i documenti), deve essere una quota almeno del 50 per cento di pazienti di quota sanitaria. Vuol dire che, se per caso, un paziente si sposta di ASL si sposta di regione o viene rivalutato, crolla il castello dell'SRP2.2.
Francamente, mi sembra una rigidità eccessiva. Poi, capisco che - come al solito - in politica, così come in medicina o in qualunque altra attività, si devono mettere delle soglie al di sopra delle quali si è malati - ad esempio per i parametri ematochimici del sangue - e al di sotto si è sani.
È ovvio che, col tempo, bisogna comprendere come queste asticelle debbano essere oggetto di una valutazione più ampia, nel senso che si deve individuare un'area ovviamente grigia. Cioè, ci deve essere una certa possibilità di interpretazione anche delle norme, cosa che spesso le leggi non hanno.
L'ultimo tema - ma l'hanno già detto i colleghi, quindi non dirò più molto, riguarda la compartecipazione alla spesa, che coinvolge sia le famiglie sia i Comuni. Quindi, se è vero - e lo vedremo poi nei bilanci che per gli ultimi tre anni di questo 2017 (quindi gli ultimi due, perch questo va a chiudersi) questa Giunta garantisce la copertura delle risorse storiche - ripeto - vedremo nel 2018 e 2019 (noi ci auguriamo che possa essere così), ovviamente c'è un punto interrogativo per quello che sarà dopo.
Ovviamente, avrà gioco facile l'Assessore Saitta nel dire: "Eh, ma noi non ci saremo più, come Giunta, ma ce ne sarà un'altra, magari dello stesso colore.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Non mettere limiti alla provvidenza.



BONO Davide

Magari diversa, magari con gli stessi Assessori, magari no - chi lo sa! però c'è sempre, comunque, un punto di rottura e di caduta che si va a individuare nella sottrazione dei diritti universali che progressivamente le Regioni, lo Stato (i Comuni no, perché sono quelli che subiscono, in ultimo, i tagli dagli alti livelli) porteranno alla sottrazione dei diritti sanitari universali e costituzionalmente garantiti rispetto a una sorta di richieste, diritti acquisiti, o comunque possibilità di richiedere prestazioni non sanitarie.
Questo è il tema: non è solo il tema della psichiatria, ma è il tema della sanità (l'abbiamo già detto molte volte) e delle politiche sociali a livello nazionale e regionale.
Pertanto, ci auguriamo che il tema della psichiatria, della residenzialità e, poi, anche della domiciliarità, non solo psichiatrica venga veramente affrontato in maniera seria da questa Giunta, con la promessa che ci hanno fatto i due Assessori, e come richiesto - tra l'altro anche dal nostro ordine del giorno n. 1054, cioè di avere la possibilità di fare una sintesi tra la parte politico-sociale e la parte sanitaria, in modo che le risorse siano identificabili, "taggabili", si possano seguire e si possa capire veramente che tipo di servizi si vanno a erogare ai cittadini. Perché noi, sulla sanità, questo non lo possiamo fare: finisce tutto nel fondo delle ASL; non sappiamo se vengono erogati, se vengono erogati in maniera disomogenea, e quindi c'è bisogno anche di una uniformazione dei servizi sanitari e socio-sanitari - soprattutto socio sanitari - e socio-assistenziali, erogati sul nostro territorio.
Pertanto, non posso dire che sia una pagina positiva, nemmeno per questa legislatura, la vicenda della psichiatria. So che le lamentele continueranno a esserci e le problematiche continueranno ad esserci.
Spero che quel tavolo di monitoraggio che è stato istituito, ma che nei primi mesi non è stato convocato (è stato convocato in maniera zoppa monca), sia convocato regolarmente e, soprattutto, sia ascoltato, perché si può anche convocare, ma se, poi, non si ascolta è poco utile, e si possa realmente mettere mano, ancora una volta, a questa delibera, cercando di fare il bene dei pazienti e dei cittadini e non guardare solo alle questioni di finanza e di cassa.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Farò un intervento molto veloce, relativamente ai tre anni per attuare le novità della rete psichiatrica.
Il mio intervento sarà legato alla mia piccola esperienza sul territorio, che - mi sento di dire - è un po' diversa da quella che è stata dipinta in quest'aula. La tratteggio veramente con grande semplicità, a partire dal paziente al centro.
La prima risposta, spesso, è il ricovero in repartino. Il ruolo del paziente e il ruolo della famiglia, secondo me, in questi contesti, sono messi veramente in grande crisi. Il CSM, con un grande impegno da parte del personale, è sempre più ridotto ai minimi termini, sfinito e sfibrato.
Mancano le risorse per quello che diceva prima il collega Allemano - che io ho apprezzato - per il destino del paziente, quello su cui noi dovremmo puntare in maniera assoluta.
Sapete, spesso viene chiesta la compartecipazione per le spese al paziente e, quando il paziente non può, provvede il genitore. Racconto l'ultimo fatto successo e non vi dico in quale ASL, di un padre novantenne che provvede a dare una piccola risorsa per il mantenimento del figlio, per il paziente, perché il paziente psichiatrico molto probabilmente soffre e patisce meno.
La comunità è sempre di difficile individuazione. Il primo operatore quello sfinito e stanco è la famiglia. Lo è per tantissimo tempo, ancora per tanto, troppo tempo.
Pertanto, invito veramente l'Assessore e i colleghi a riflettere su questo.
Io sono anche sicura che se insieme ci facciamo un giro nelle varie strutture, troviamo esattamente ciò di cui vi ho parlato.
Molto probabilmente verranno fatti dei passi; oggi un grande ruolo viene ancora svolto dai volontari, il ruolo di attività socializzante e risocializzante viene svolto da questi volontari che, alla sera o durante il giorno, propongono delle attività ai ragazzi.
Voglio essere fiduciosa per un futuro sicuramente diverso per la nostra Regione, e sono anche certa che ci saranno le migliori energie da parte dell'Assessore e da parte del Governo, però la fotografia che oggi vi ho fatto purtroppo ha un disperato realismo.
Sono convinta che potrà cambiare e migliorare? Sicuramente sì, con il contributo di tutti, però oggi questo è. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Pochissime cose da dire, innanzitutto per ringraziare chi ha voluto cogliere questa occasione, com'è stato detto, non per brindare, ma per guardare avanti. Mi sembra che questo è lo spirito che ci ha animato e che complessivamente il Consiglio condivide.
È chiaro che il lavoro che ci aspetta è un lavoro complesso, anche dal punto di vista politico. Non ricordo più se la deliberazione conteneva un passaggio, ma in ogni caso penso di assumermi questo impegno, cioè che non soltanto ci sarà il tavolo di monitoraggio della rappresentanza degli interessi. Credo che adotteremo un percorso anche per un aggiornamento sul monitoraggio che viene fatto attraverso il tavolo e i lavori della Commissione. Questo avverrà, perché credo che sia necessario, in qualche maniera, trovare dei punti di contatto per mettere mano a eventuali modifiche.
Trovo utilissima l'indicazione del collega Allemano per quanto riguarda l'ospedalità privata e la riconversione. Questa è una grande questione che ci può consentire di trovare una risposta a una domanda che oggi non riusciamo a seguire con la dovuta attenzione. È stato fatto riferimento ai disturbi alimentari, cioè la possibilità di utilizzare questi strumenti per una risposta nuova.
In conclusione, non voglio aggiungere molto; il nostro lavoro, in sintesi, sarà finalizzato a inquadrare il riordino dei servizi residenziali in un più generale processo di revisione della rete dei servizi territoriali preceduto da una riflessione sui valori e sui principi a cui ispirare interventi dedicati alla salute mentale nella nostra Regione. Sarà ispirato a introdurre elementi di riconversione, come prima indicavo sull'offerta di servizi residenziali in direzione di un potenziamento dei servizi domiciliari. È bene che questo venga ripreso e sottolineato.
Terzo elemento. L'ho già detto nel mio intervento, ma mi pare che sia stato sottolineato dagli interventi dei colleghi Allemano ed Appiano, ma anche degli altri colleghi, ed è chiaro che il collega Vignale ha un'opinione diversa. Si tratta di cadenzare le tappe del riordino dei servizi residenziali in un percorso temporale sufficiente, quindi utile a garantire la ricollocazione dei pazienti inseriti. È la nostra preoccupazione, non ci saranno accelerazioni: il paziente è la cosa più importante.
Quindi, ripeto quello che è contenuto nella delibera, ma eventualmente si può modificare: tempi sufficienti per una ricollocazione, per la riconversione delle strutture residenziali e anche tempi sufficienti per la riqualificazione degli operatori in possesso dei titoli professionali non corrispondenti. L'ho detto e l'ho ripetuto, poi si può sempre dire tutto e il contrario di tutto, ma questo era già oggetto della discussione.
Mi impegno ad avviare un percorso di rafforzamento della governance sui servizi regionali e di monitoraggio della loro attività, realizzando strumenti informativi e misure di finanziamento necessarie per potere garantire i servizi che, in qualche maniera, dobbiamo potenziare.
Questo mi sembra, in sintesi, l'impegno politico che mi sento di prendere, a nome della Giunta, ma credo di interpretare l'opinione di tutti i colleghi, e che ci impegneremo a fare nei prossimi mesi. Lo dico con lo stesso atteggiamento di prima: iniziamo ad avviare questo tavolo di monitoraggio; se possibile, tutti quanti per le responsabilità che abbiamo e anche per alcune appartenenze, consentire al tavolo di monitoraggio di entrare nel merito e di non riprendere una questione che il TAR ha chiuso.
Se il lavoro è questo, credo che faremo bene per i pazienti; se invece si tratta di riprendere di nuovo questioni che sono state in qualche maniera concluse, è certo che si può sempre ricorrere al Consiglio di Stato, però a questo punto abbiamo tutte le condizioni per lavorare utilmente in funzione degli obiettivi che ci accomunano, evitando interpretazioni forzate che mi sembra siano state anche riproposte oggi e non sono un elemento di novità.
I contributi sono stati tutti utili e ringrazio.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.10)



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