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Dettaglio seduta n.25 del 25/11/14 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.34 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 180 presentata dalla Consigliera Caputo, inerente a "Inquinamento odorigeno presso un impianto di trattamento rifiuti a Settimo Torinese"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
180, presentata dalla Consigliera Caputo, che ha la parola per l'illustrazione.



CAPUTO Valentina

Grazie, Presidente.
L'inquinamento odorigeno, derivante dall'immissione in atmosfera di sostanze inquinanti nocive alla salute e all'ambiente, è responsabile di un abbassamento di godibilità e a livello sanitario provocano così il possibile insorgere di malesseri psicofisici.
Le emissioni odorigene derivanti da attività produttive stanno diventando oggigiorno un problema sempre più frequente; aumentano infatti anche la sensibilità della popolazione e la progressiva estensione delle aree urbanizzate, che in molti casi si portano a ridosso delle aree industriali, generando situazioni conflittuali sul territorio.
Si rileva, infatti, che sempre più frequentemente vengono lamentate da parte dei cittadini situazioni di disagio determinate proprio da queste emissioni odorigene dovute alle attività produttive.
Recentemente, pare siano state svolte da parte dell'Arpa delle verifiche nell'impianto di trattamento rifiuti liquidi sito in via Strada Cebrosa a Settimo Torinese, che hanno rivelato, in effetti, la presenza di emissioni di inquinamento odorigeno.
Quindi, data la situazione, si cerca di comprendere se occorra da parte della Regione sviluppare un controllo relativo alle emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera. Ricordo che su questa è stata anche presentata una mozione da parte della collega Accossato.
Si interroga l'Assessore proprio per capire quali azioni si possano avviare per limitare l'impatto odorigeno di queste attività produttive sul territorio da me citato, consentendo così una più efficace tutela dell'ambiente e anche della salute dei cittadini, essendo ciò che ci sta a cuore. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Sicuramente, l'impatto odorigeno della attività produttive è uno degli elementi che sta venendo all'attenzione dei cittadini, proprio per le diverse segnalazioni che ci sono state dallo scorso anno.
Dal 2013, l'ARPA Piemonte ha allestito uno specifico laboratorio olfattometrico presso il Dipartimento di Torino, nella sede di Grugliasco.
Il laboratorio è stato realizzato dal Dipartimento di Torino, ma è ovviamente, a disposizione anche per le necessità degli altri dipartimenti.
E' costituito da una camera dotata dello strumento per l'olfattometria dinamica e da un laboratorio per le analisi chimiche tradizionali dotato di un nuovo strumento complesso costituito da un gascromatografo e da uno spettrometro di massa per la caratterizzazione chimica delle sostanze odorigene a basse concentrazioni.
La necessità di dotarsi di un laboratorio è legato alla sempre maggiore sensibilità della popolazione verso questo tipo di disturbi, infatti il 30 delle segnalazioni ricevute da ARPA riguardano lamentele di questa natura.
Le attività che creano i maggiori problemi sono le attività di trattamento rifiuti (in particolare discariche e impianti di compostaggio), le attività agricole e alcune tipologie di industria alimentari.
Per quanto riguarda il caso specifico, da informazioni assunte presso gli uffici della Provincia di Torino, è emerso che nei giorni scorsi vi sono state segnalazioni di odori nel territorio del Comune di Settimo ed è stato accertato che la problematica è stata provocata dal malfunzionamento di un impianto di abbattimento.
La situazione è stata gestita dalla Provincia, autorità competente all'autorizzazione di tale impianto, in collaborazione con ARPA Piemonte che ha effettuato i monitoraggi.
Sul tema più generale, come è già stato ricordato anche dalla Consigliera Caputo, gli uffici stanno lavorando analizzando le linee guida della Regione Lombardia, al fine di presisporre delle linee guida regionali, così come richiesto dal Consiglio regionale con il documento approvato il 14 ottobre 2014, proposto dalla collega Accossato. Comunque, è importante non imporre ulteriori aggravi di tipo economico e burocratico alle imprese piemontesi, soprattutto nella fase di autorizzazione di nuove attività o di modifica di quelle esistenti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione a risposta immediata n. 184 presentata dal Consigliere Sozzani, inerente a "Aumento canone acqua pubblica"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
184, presentata dal Consigliere Sozzani.
La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Grazie.
Questa interrogazione ha per oggetto il costo dell'acqua. Peraltro, da quanto abbiamo appreso questa mattina, a questo costo si aggiungerà un ulteriore aggravio del 10% proveniente dalla tariffa nazionale. Quindi, vi è un costo che va ad incidere sugli utenti che utilizzano il cosiddetto canone di acqua pubblica, cioè coloro che hanno pozzi e derivazioni di tipo pubblico.
La Regione ha triplicato il canone a partire dal 1° gennaio 2015.
Questo è un elemento che pone una serie di preoccupazioni ai Comuni che non sono dotati di acquedotto generale, che magari hanno dei pozzi; al mondo agricolo, che tradizionalmente utilizza acque di questo genere e al mondo industriale, per acque di raffreddamento piuttosto che per acque di altro genere, in quanto è un costo che incide in un momento di crisi particolare.
Visto il momento in cui ci troviamo, si richiede se sia possibile una dilazione nel tempo o, comunque, di analizzare l'applicazione del regolamento secondo una diversa modalità, con un'informativa di costo, come ricevute da parecchi utenti nei giorni scorsi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Il tema della triplicazione del canone è stato introdotto addirittura nella disciplina statale dal 1999, quindi non è un tema recente successivamente, è stato confermato nel 2006.
In Piemonte è stato introdotto il principio della triplicazione del canone per chi utilizza acqua potabile che proviene da acque sotterranee di falde profonde. Quindi, soltanto chi utilizza acqua da falde profonde deve pagare tre volte il canone.
Questa triplicazione doveva partire dal 2005; poi, è stato concesso un differimento di cinque anni, dando così il tempo agli utilizzatori di valutare soluzioni alternative al prelievo in acqua profonda, così si è passati dal 2005 al 2010.
Con successive modifiche regolamentari, la Giunta regionale ha dato ulteriori cinque anni di tempo, con un differimento al 1° gennaio 2015, per adeguarsi a questa normativa (quindi, dieci anni complessivi).
I suddetti differimenti dell'entrata in vigore della disposizione operanti solamente per i titolari di derivazioni già legittimamente in atto alla data di entrata in vigore del regolamento (cioè, quelli già operativi prima del 2005), hanno determinato l'attuale situazione, per cui, da un lato, vi sono questi ultimi, che avevano la concessione prima del 2005, che hanno avuto un differimento complessivo di dieci anni dell'applicazione della triplicazione, e, dall'altro, i titolari di concessioni di derivazione, rilasciate dopo il 1° gennaio 2005, per i quali la triplicazione è stata immediatamente applicata. L'applicazione della triplicazione anche ai titolari di concessione di derivazione già in atto alla data del 2005 contribuirebbe, pertanto, a riequilibrare la situazione ristabilendo un principio di equità e parità di trattamento fra tutti gli utilizzatori di acqua pubblica (quelli ante 2005, che hanno avuto questi dieci anni di sconto, e quelli dopo il 2005, che invece hanno già pagato il canone triplicato).
Relativamente ad una differenziazione dei canoni in base alle caratteristiche delle utenze, si precisa che tale differenziazione esiste già in quanto il canone e il relativo importo minimo sono differenziati per tipologia d'uso, contemplando inoltre riduzioni di canone a fronte di usi specifici della risorsa (ad esempio, una riduzione del 50% per chi usa l'acqua per la produzione di beni e servizi destinati esclusivamente all'uso di raffreddamento). Grazie.



PRESIDENTE

Grazie. Possiamo far avere la risposta scritta al collega Sozzani.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 178 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Murisengo: Fiera del tartufo o fiera dei rastrellamenti?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 178, presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come sapete, la vicenda è stata affrontata anche in Parlamento. La scorsa settimana, l'associazione culturale "77° Lupi Solitari" di Murisengo ha sorpreso - purtroppo spiacevolmente - tanti, soprattutto i cittadini che si erano presentati a quella fiera. Per chi non lo sapesse, questi nostri concittadini si sono ritrovati davanti ad una parziale rievocazione storica che, in realtà, non era stata accompagnata dal lavoro con le Istituzioni anzi, ci risulta che non fossero stati informati né il Sindaco né, tanto meno, alcun Assessore provinciale, e in generale non era stata data alcuna comunicazione all'ANPI.
E' un po' una finta rievocazione, in quanto non erano presenti i partigiani e, in realtà, rappresenta solo una parte di rievocazione in cui si fingeva di fare rastrellamenti e venivano ostentati alcuni segni delle brigate fasciste del luogo.
Devo confessare all'Assessore che, nel frattempo, quest'associazione mi ha risposto, chiedendo scusa a me - qualora fossi stato offeso - e a tutti coloro che si sono sentiti offesi. Guardate, le scuse non devono arrivare a me: al massimo, devono arrivare ai cittadini e a chi, ovviamente, si è sentito offeso per questi avvenimenti.
Ritengo anche che la risposta che mi hanno dato - cioè che i partigiani fossero stati fermati dall'alluvione, mentre le brigate fasciste sono arrivate per tempo - non sia offensiva, ma regga oggettivamente poco rispetto a quello che è successo.
Con quest'interrogazione, chiedo semplicemente di sapere se il Presidente e la Giunta fossero stati informati, se - in qualche modo - si conosca l'attività di quest'associazione e se non sia il caso di spiegare non tanto per redarguire, ma per mettere nero su bianco, il fatto che le rievocazioni storiche di un certo passato, del nostro peggior passato, non si fanno così alla leggera.
Io non metto, qua, nero su bianco il fatto che non ci possano essere rappresentazioni di quel periodo, ma non fatte in quel modo e non fatte goliardicamente, tra l'altro a sfregio di una comunità che ha visto passare nelle vie della propria città centinaia di camicie nere, non capendo cosa stesse succedendo.
Spero che questo avvenimento non accada più. Chiedo, sinceramente, non solo che venga stigmatizzato quanto è successo, ma anche di avere la sicurezza che non accada più e che, in qualche modo, visto che facciamo parte da tempo del Comitato regionale per l'affermazione dei valori della Resistenza, venga fatto un appello ai Sindaci affinché questo tipo d'iniziative non si svolgano nel territorio piemontese.
Spero che l'associazione abbia capito il proprio errore, ma soprattutto che questi fatti non accadano mai più. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

In merito all'interrogazione a risposta immediata presentata dal Consigliere Grimaldi, la Giunta regionale non può che stigmatizzare l'accaduto, precisando ulteriormente - ma era già contenuto all'interno della stessa interrogazione - che la Regione non era stata informata dell'iniziativa della rievocazione realizzata dall'associazione "77° Lupi Solitari", a Murisengo, che avrebbe sicuramente e fermamente contrastato anche perché, al di là di tutto, siamo convinti che non si possa banalizzare in una sagra, che ha una sua importanza anche sotto il profilo economico, un tema come la rievocazione, comunque la si voglia impostare di un evento come la Resistenza partigiana.
Il Presidente Chiamparino mi conferma che non è neppure andato alla fiera del tartufo.
Si è, comunque, provveduto a richiedere, sia alla Prefettura sia alla Questura di Alessandria, ogni più utile informazione in ordine alla vicenda. Tuttavia, considerato il breve tempo a disposizione, ad oggi non sono pervenuti ulteriori elementi di risposta. Qualora pervenissero, sarà nostra premura trasferirli, come informazione, al Consigliere Grimaldi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Interrogazione a risposta immediata n. 181 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Approvazione graduatorie LR 4/2000"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 181, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
L'interrogazione riguarda le graduatorie relative alla legge regionale n. 4/2000, la legge che finanzia interventi sul territorio regionale finalizzati a rendere il territorio maggiormente attrattivo dal punto di vista turistico.
I dossier di candidatura dovevano pervenire agli uffici regionali entro il 28 aprile 2014, per quanto riguarda la prima parte di finanziamento del Piano, ed entro il 12 maggio 2014, per quanto riguarda la seconda parte.
Dopodiché, gli atti di approvazione degli avvisi prevedevano che le graduatorie relative alle iniziative finanziabili dovessero essere approvate con provvedimento amministrativo entro 90 giorni dal termine di scadenza per la presentazione del dossier di candidatura.
In pratica, ci troviamo a 180 giorni dal termine di questa scadenza e al momento, le graduatorie non sono ancora state approvate.
Vorremmo sapere per quali motivi non sono stati rispettati i tempi considerando anche la difficoltà in cui versano le associazioni e gli Enti locali che si occupano di turismo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris per la risposta.



FERRARIS Giovanni Maria, Assessore allo sport

Grazie, Presidente.
A riscontro dell'interrogazione della Consigliera Frediani, rispondo quanto gli Uffici mi riferiscono.
I Settori regionali Offerta turistica e Sport, coinvolti nell'esame delle istanze pervenute ai sensi della legge regionale n. 4/2000, hanno ricevuto nel periodo considerato un totale di circa 700 progetti, la cui valutazione - come potrà immaginare - ha richiesto un tempo maggiore soprattutto a causa dello scarso dettaglio delle candidature che ha, di fatto, reso necessario un esame collettivo di molte pratiche, al fine di evitare valutazioni discordanti tra loro da parte degli stessi funzionari.
Inoltre, la procedura istruttoria è stata rallentata da alcune delle novità introdotte dalla nuova normativa, tra cui l'invio esclusivamente tramite PEC, pena inammissibilità, della documentazione tecnica e progettuale di ogni domanda.
Negli stessi mesi, inoltre, erano aperti anche i bandi per la richiesta dei contributi delle piccole e grandi stazioni sciistiche piemontesi, ai sensi della legge regionale n. 2/2009 e della legge regionale n. 8/2013 (s'interessano di contributi per l'innevamento e sicurezza delle piste per i Comuni olimpici, per intenderci), che, come sempre, ha coinvolto alcuni funzionari nella consulenza per la compilazione dei modelli di domanda da parte dei beneficiari, , nonché per la successiva valutazione delle istanze pervenute.
Si sottolinea, infine, che il numero dei funzionari in organico si è ridotto nel corso dell'anno a causa di trasferimenti, pensionamenti e trasformazioni di contratti a tempo determinato full time, in contratti a tempo indeterminato part time. Di per sé è una buona misura, ma in questo caso ha rallentato.
Questo ha determinato un inevitabile rallentamento di tutti i procedimenti nei quali tali funzionari erano coinvolti.
Questo è quanto mi è stato riferito.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 179 presentata dalla Consigliera Motta, inerente a "Controllo e vigilanza sulla corretta applicazione della legge regionale 3 agosto 2011, n. 15 di disciplina delle attività e dei servizi necroscopici, funebri e cimiteriali"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 179, presentata dalla Consigliera Segretaria Motta, che la illustra in qualità di Consigliera.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Assessore, nelle settimane scorse credo che anche lei abbia avuto occasione di vedere l'articolo riportato da un organo di stampa della provincia di Torino, secondo il quale, nei pressi del bar dell'ospedale Molinette di Torino, era comparso un cartellone pubblicitario riguardante i servizi di un'agenzia di onoranze funebri.
Questo episodio, come lei ben sa, non rappresenta solo una scelta indelicata nei confronti dei pazienti, dei loro familiari o degli avventori del bar, com'è stato qualificato dal giornale, ma costituisce una vera e propria violazione di legge; una legge che ha approvato questa Regione Piemonte con grande fatica in queste due legislature. Mi riferisco alla legge regionale 3 agosto 2011, n. 15, che disciplina le attività e i servizi necroscopici, funebri e cimiteriali.
Proprio questa legge recita: "È fatto divieto di svolgere attività funebre, di disporre uffici a ciò predisposti, di esporre materiali pubblicitari di singole imprese negli obitori o all'interno di strutture sanitarie, di ricovero e cura, siano esse convenzionate e non con enti pubblici o nei cimiteri".
Questa legge andava proprio a tutelare la libera concorrenza e soprattutto, era finalizzata ad evitare quello che per anni ha rappresentato lo "scandalo" legato ai servizi funebri. Dunque, lasciare fuori, in tutti i modi possibili, le aziende che si occupano di onoranze funebri, era un modo per tutelare i pazienti e le strutture stesse. Questa legge prevede la costituzione di una Commissione di controllo e di vigilanza sull'applicazione della stessa.
Alla luce di questo caso (ma le segnalazioni che abbiamo circa ciò che avviene nelle camere mortuarie sono tante, anche su altri fronti, anche per come si comportano in modo diversificato gli enti locali che interpretano la legge a seconda delle situazioni), si chiede all'Assessore competente se non ritenga urgente ed indifferibile costituire il Comitato di controllo e vigilanza sull'applicazione della legge regionale in modo da poter intervenire su tutte le tematiche oggetto di verifica da parte della Regione Piemonte. Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La collega Motta solleva una questione che anche noi avevamo appreso dagli organi di informazione (per la verità, me l'aveva fatta notare la stessa collega Motta quella mattina) e che ha suscitato parecchie perplessità.
Non possiamo che giudicare inopportuna la pubblicità di un'agenzia di pompe funebri all'interno dei locali della Città della Salute, nello specifico nel bar.
Oltre alla inopportunità, com'è stato rilevato, il caso ricade tra i divieti previsti dal Regolamento della legge n. 15/2011. Immediatamente dopo la lettura che mi è stata suggerita quella mattina, ho cercato di mettere in moto il meccanismo per la convocazione del Comitato, previsto dal Regolamento. Immaginavo che fosse competenza dell'Assessorato alla sanità, invece, poiché la norma è imprecisa, dipende dall'artigianato e dal commercio.
Ad ogni modo, a prescindere da questo, ho dato disposizione al Servizio Prevenzione dell'Assessorato di convocare il Comitato per assumere le decisioni conseguenti e, indipendentemente dalla necessità di dare applicazione alla legge, ho espresso al Direttore dell'Azienda la contrarietà per quello che è capitato, nel senso che c'é anche una responsabilità da parte del Direttore.
Dunque, è stata fatta immediatamente una segnalazione e quanto prima sarà convocato il Comitato di sorveglianza. Grazie.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 182 presentata dal Consigliere Bertola, inerente a "DGR n. 1-600, del 19/11/2014 'Adeguamento della rete ospedaliera agli standard della legge 135/2012 e del Patto della salute 2014/2016 e linee di indirizzo per lo sviluppo della rete territoriale'. Riorganizzazione area Torino Sud-Est: attribuzione funzioni emodinamica"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 182, presentata dal Consigliere Bertola, che la illustra; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Parliamo dell'ormai famosa (o famigerata, potremmo quasi dire) delibera 1-600 del 19 novembre 2014, in merito alla quale ci parlerà ancora l'Assessore Saitta più tardi.
In particolare, parliamo della riorganizzazione dell'area Torino Sud Est e dell'attribuzione delle funzioni di emodinamica (ci stiamo riferendo nello specifico, all'emodinamica di Moncalieri).
La chiusura di questo laboratorio era già stata oggetto della delibera di Giunta regionale 26-5149 del 28 dicembre 2012, che recava il "Programma attuativo dell'addendum al piano di rientro".
Avverso la chiusura di questo reparto di emodinamica c'era stata un'ampia mobilitazione, dei cittadini in primis, ma anche degli Amministratori comunali dell'area sud di Torino. Provenendo da quel territorio, ricordo benissimo che anche i Sindaci di quella zona, della stessa parte politica che oggi è al Governo di questa Regione, si erano fermamente opposti alla chiusura di quel reparto; c'erano state petizioni raccolte firme, c'erano stati anche dei ricorsi al TAR.
Forse, più che le raccolte firme o i ricorsi, a fermare la chiusura di quel reparto contribuì uno studio, un parere tecnico fornito dal GISE (Società Italiana di Cardiologia Invasiva), che, studiando i volumi del 2012 dell'emodinamica di Moncalieri, aveva evidenziato come l'attività di questo laboratorio risultasse superiore alla media di interventi eseguiti in Regione Piemonte per singolo laboratorio.
Tale studio evidenziava quanto segue: "Questi dati segnalano come l'esistenza del laboratorio in oggetto risponda ad una effettiva necessità e difficilmente potrebbe essere vicariato dal potenziamento di laboratori vicini". Prosegue ancora: "Si ritiene che sarebbe, quindi, opportuno continuare a garantire l'attività corrente del laboratorio di emodinamica di Moncalieri".
Il reparto non venne quindi chiuso, ma venne accorpato con l'emodinamica delle Molinette.
Invece, in questa recente delibera, di nuovo vediamo che per la stessa area Torino Sud-Est, i laboratori di emodinamica si riassumono in uno solo che è proprio quello delle Molinette.
Noi chiediamo quale sia il criterio di assegnazione delle funzioni di emodinamica presso le Aziende Sanitarie Regionali per l'area in oggetto l'area Torino Sud-Est, e se sia stato tenuto in conto lo studio del GISE.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Non soltanto per l'emodinamica di Moncalieri, ma per tutte le emodinamiche, avremo modo di approfondire in Commissione, in virtù del fatto che la delibera ha dei tempi di applicazione, e avremo modo anche di illustrare i criteri adottati.
Accenno a quali sono stati i parametri utilizzati con criteri decrescenti, a parte il fatto che quella decisione di allora è stata poi rivisitata da parte del Tavolo Massicci. Mi fermo alle questioni che abbiamo di fronte, perché l'abbiamo impostata sulla base di alcuni criteri scientifici.
I criteri utilizzati per la scelta, per la conferma e per l'eventuale osservazione di alcune emodinamiche sono riferite, anzitutto, ai parametri del regolamento del Patto per la Salute, che sono molto chiari. Cioè alla produzione, così come si dice con un termine molto economicista.
L'altro criterio: distanza dall'hub. E' chiaro che questo è un altro elemento importante.
Terzo criterio: accessi con sistema dal 118. Parliamo di emodinamiche quindi con necessità di strutture a supporto.
Un altro elemento è il volume di attività. In più, per quanto riguarda il volume di attività, si fa riferimento agli accessi sul territorio o agli accessi provenienti da fuori territorio. Mi pare che siano tutti criteri che hanno una loro asetticità, indipendentemente dal fatto che ci sia un movimento o un Sindaco che possono fare richieste. Sono stati utilizzati questi criteri.
Questo non vuol dire che abbiamo la certezza del lavoro che è stato fatto, ma saremo in grado di dimostrare - i tecnici saranno in grado di dimostrare - che utilizzando questi criteri, in termini decrescenti (parametri del regolamento, distanza dagli hub, accessi dal 118, volume di attività e composizione dell'utenza se locale oppure viene da fuori) saremo in grado di stabilire se quella scelta risponda a criteri logici della salute per dare una risposta immediata ad una domanda proveniente dal territorio.
Questi criteri sono adottati in modo uniforme su tutto il territorio.
Avremo modo di dare spiegazioni puntuali sui risultati e le distanze, ossia su tutti gli elementi prima richiamati.


Argomento: Sistema informativo regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 183 presentata dal Consigliere Valetti, inerente a "Open date: inadempienza nella pubblica amministrazione regionale"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 183, presentata dal Consigliere Valetti, che ha la parola per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Descrivo gli open date come un'imposizione, da parte di una legge nazionale, che obbliga le amministrazioni locali e le società partecipate totalmente o in parte, a pubblicare l'elenco dei data base dentro le loro strutture, all'Agenzia per l'Italia Digitale. Tale legge poneva il termine del 18 settembre 2014 per l'adempienza e la comunicazione di suddetti dati.
Abbiamo appreso che oltre 600 pubbliche amministrazioni e società partecipate piemontesi non hanno rispettato per la scadenza per la comunicazione dei dati. E' una situazione molto grave. Tra gli inadempienti registriamo il CSI Piemonte, l'ASL di Alessandria, di Asti, l'ASL CN2 di Alba-Bra e numerosi enti tra cui l'EDISU e l'Istituto zooprofilattico.
Inoltre, abbiamo appreso dai giornali locali l'indiscrezione secondo cui dei dipendenti delle ASL sarebbero stati diffidati dallo svolgere o diffondere qualunque dato ad attività informatica all'attività digitale.
Tale diffida sarebbe arrivata da Dirigenti della Regione.
Appreso queste cose, noi chiediamo come si intenda rimediare a questa gravissima inadempienza. Siamo in ritardo di due mesi e non ci risulta che tali dati siano stati comunicati all'Agenzia per l'Italia Digitale altrimenti gradiremmo sapere qual è lo stato dei lavori e che venga chiarito il contenuto e la natura di questa circolare giunta a nostra conoscenza via stampa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore regionale

Questa è una risposta che abbiamo costruito insieme all'assessore De Santis.
Al di là di quanto è stato indicato nell'intervento che mi ha preceduto, l'interrogazione non si riferisce ai dati pubblici aperti, noti come open date, bensì agli adempimenti in materia di conferimento di basi dati e applicativi dell'Agenzia per l'Italia Digitale.
Detto articolo prevede: "Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, i soggetti di cui all'articolo 2, comma 2, del codice di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive comunicazioni, comunicano all'Agenzia per l'Italia Digitale, esclusivamente per via telematica, l'elenco della base di dati in gestione e degli applicativi che le utilizzano".
Per quanto riguarda la Giunta e il Consiglio regionale, hanno comunicato tali elenchi entro la data prevista del 18 settembre 2014.
Per quanto attiene al CSI Piemonte, esso è un consorzio di enti pubblici e non una società, quindi non è soggetto ricadente nell'articolo 2, comma 2 del Codice dell'amministrazione digitale in base al decreto legislativo n. 82 del 2005.
Malgrado l'assenza di obbligo formale, il CSI ha preso contatti con l'Agenzia per l'Italia Digitale e confermato la propria disponibilità all'invio delle proprie basi di dati e applicativi che le utilizzano; invio che avverrà dopo il 30 novembre, data in cui AgID sarà tecnicamente in grado di ricevere le informazioni.
Si ritiene opportuno, infine, richiamare il fatto che CSI Piemonte, in quanto ente strumentale della Regione e degli altri più importanti Enti pubblici piemontesi in materia di informatizzazione, ha partecipato attivamente all'individuazione e all'invio delle basi di dati e degli applicativi da essi utilizzati in collaborazione con gli enti consorziati.
Per quanto riguarda gli altri enti citati come inadempienti, stiamo facendo delle verifiche ma, in ogni caso, il suggerimento che noi daremo è che, indipendentemente da quello che prevede la norma, forse è utile e opportuno, per evitare interpretazioni o retropensieri, che questo avvenga.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.13 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.25)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Balocco, Mighetti e Ruffino.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Colleghi, mi sono permesso di fare un giro interlocutorio in Aula: ora come d'accordo, do la parola all'Assessore Saitta, ma prima di aprire il dibattito su tali comunicazioni metterei in votazione una delibera dell'Ufficio di Presidenza, che è stata assunta pochi minuti fa, sulla costituzione del Comitato regionale per i diritti umani, per farlo in concomitanza della giornata di oggi che è la giornata contro le violenze sulle donne.
Ha chiesto di intervenire a tale proposito il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ferma restando ovviamente - ma su questo non voglio ci sia alcun malinteso - l'importanza del tema e fermo restando che anche noi concordiamo sulla necessità di aprire quest'Associazione, questo Comitato e di aggiungere all'o.d.g. anche il tema della tutela delle donne, io per ne faccio un po' una questione di metodo; e non me ne voglia, Presidente.
Siamo qui. Tra poco dobbiamo sentire delle comunicazioni, che noi riteniamo importantissime, da parte dell'Assessore Saitta, sulle quali dopo si aprirà un dibattito altrettanto importante. Ogni qualvolta c'è una delibera o un atto di indirizzo, il minimo della forma - oltre che di cortesia e di sostanza - sarebbe di averlo a disposizione un attimo prima.
Abbiamo approvato una mozione e un ordine del giorno prima delle ore 13 ampiamente condivisibili e ampiamente condivisi, però li avevamo e li abbiamo potuti leggere.
Ora, non è per mancanza di fiducia nei suoi confronti o dell'Ufficio di Presidenza, però questo ci sembra un po' un problema di metodo, tutto qui.
Poi ripeto: c'è pieno accordo sul tema, però avanzo un'obiezione di metodo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Non ci sono problemi. Adesso carichiamo il testo on line. Se per voi non ci sono difficoltà, poi lo mettiamo in votazione; altrimenti non è un problema: lo faremo la volta successiva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Riorganizzazione della rete ospedaliera regionale"


PRESIDENTE

Procediamo ora con le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Riorganizzazione della rete ospedaliera regionale", di cui al punto X) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Colleghi Consiglieri, so perfettamente che questa discussione che oggi si svilupperà in Aula non è una discussione di routine, ma è una discussione legata a cambiamenti che avverranno sul sistema sanitario piemontese. Le riflessioni e il dibattito sicuramente saranno utili quindi, anche in ordine a come affronteremo questo tema nel tempo e dunque anche alle modalità di applicazione della delibera che abbiamo assunto come Giunta regionale.
Si tratta di una delibera che dal nostro punto di vista è importante e di cui credo vada citato anche il titolo, perché normalmente ho sentito delle definizioni, alcune delle quali un po' esagerate: il titolo della delibera è "Adeguamento della rete ospedaliera agli standard della legge e applicazione del Regolamento".
L'elemento di novità imprescindibile per la modifica della rete ospedaliera - che costituisce la vera novità in sé - è l'esistenza del Patto per la salute e del relativo regolamento di applicazione, regolamento che noi come Regione abbiamo sottoscritto; non l'abbiamo sottoscritto solo noi, ma tutte le Regioni, di centrosinistra e di centrodestra, e non l'abbiamo siglato perché avevamo la pistola puntata sulla tempia, ma l'abbiamo condiviso perché costituisce un impegno delle Regioni ad organizzarsi per modificare la politica sanitaria.
Se guardiamo nel suo insieme al quadro di come si è sviluppata la sanità nel nostro Paese, infatti, possiamo certamente dire che le aspettative complessivamente sono state deluse. Basti pensare che metà delle Regioni del nostro Paese sono commissariate; che alcune, come la nostra, sono in Piano di rientro; e che c'è un gruppo importante di Regioni che invece è riuscita a gestire bene la sanità. Ma se guardiamo il dato complessivo, mi pare che la gran parte delle Regioni non ha avuto la capacità di governare con efficienza e al passo con i tempi la sanità: questo è il dato vero.
Per questo il Patto per la salute per noi è un impegno che tutte le Regioni insieme hanno preso per governare questo settore e per aprire una fase nuova. C'è un collegamento tra Regioni commissariate o in piano di rientro e incapacità a gestire la sanità: questo è il tema vero; altrimenti non saremmo sottoposti al piano di rientro.
Per questo motivo, per noi l'applicazione del Patto per la salute non è una pura e semplice applicazione di una norma. E' il salvataggio della sanità pubblica nel nostro Paese.
A proposito di quei riferimenti che conoscete - perché ho avuto modo di parlarne in diverse occasioni in Commissione e anche in Consiglio - per noi i bacini di utenza definiti sulla base delle discipline ospedaliere, degli esiti, della produzione e la classificazione degli ospedali non sono dei termini che abbiamo messo insieme tanto per dire che facciamo qualcosa, ma perché sappiamo, avendo sottoscritto quel Patto, che dietro questi parametri al centro c'è la salute dei cittadini.
Possiamo dirci con molta franchezza che i sistemi sanitari, tranne in qualche Regione, sono cresciuti molto spesso senza programmazione e spesso sulla base di spinte di potentati, di lobby, di esigenze localistiche? Certamente l'hanno fatto al di fuori di un minimo di programmazione: questo è il quadro reale. Guardiamo la Sicilia e guardiamo la Campania; ma possiamo guardare anche il Piemonte.
A differenza di tanti Consiglieri presenti oggi, io ho avuto la fortuna di essere qui in Consiglio negli anni passati e credo di avere un quadro più completo di come si è evoluto il sistema sanitario piemontese. Mi pare che mi fossi dedicato ai temi sanitari con un certo impegno in passato e avevo anche fatto qualche riflessione molto attenta e molto precisa in ordine alla loro gestione.
Devo dire che, ritornando qui 11-12 anni dopo, mi ritrovo a gestire i problemi che allora non erano stati gestiti. Non è un'accusa, anche se poi dirò qualcosa pure sul piano politico: parlo di problemi che allora non erano stati gestiti.
Ricordo perfettamente la discussione sulle emodinamiche. I numeri sono sempre gli stessi - 17, 22 - e ricordo come queste sono cresciute (l'ho scritto anche nel libretto che avevo pubblicato): la donazione da parte di qualche privato, il service e poi la nascita del primariato indipendentemente dalle produzioni e indipendentemente da un sistema di rete ospedaliera cui fare riferimento come emodinamiche; perché è chiaro che queste vanno collegate ad una struttura di emergenza, per forza di cose.
Dicevo che i numeri sono gli stessi e quindi, per una stranezza della sorte, dopo avere denunciato allora che questa crescita sarebbe stata inefficiente e avrebbe creato dei problemi, mi tocca gestire l'incapacità di allora nel fare programmazione; incapacità di allora di chi aveva deciso: allora il Presidente Cota era Presidente del Consiglio regionale (lo ricordo perfettamente e se ci fosse la collega Gancia, lo potrei ripetere con maggiore insistenza).
Ci tocca gestire quella parte lì, cioè gli errori commessi in un momento in cui c'erano tante risorse. Ma le tante risorse hanno dimostrato che non significano maggiore salute. I quattrini sono stati sprecati: questo è il tema vero.
Occorre gestire problemi sicuramente complessi che, per essere sinceri e franchi, non sono stati poi gestiti neanche successivamente da chi ha avuto responsabilità. Io credo che questo occorra ammetterlo con molta chiarezza. Penso che si debba evitare di essere tifosi perché, parlando di sanità, ci furono errori allora, errori che poi non sono stati corretti ed errori confermati.
Ricordo un altro dato di allora. Allora c'era la discussione sulla riduzione dei posti letto per passarli in day hospital. Erano stati ridotti 3.200 posti letto e trasformati in day hospital.
Ricordo la polemica che feci allora, ma la mia non è una rivincita rispetto alle cose del passato. Erano stati ridotti i posti letto e trasformati in day hospital ed erano cresciuti i primariati, 140 primariati in più.
Oggi mi trovo sostanzialmente a gestire la stessa cosa, ovvero i 140 primariati di allora.
E' questa la sorte! E' difficile capire quali sono i disegni di quello che ti capita, ma gestiamo un impianto che è nato in quel momento. E' un impianto che non è stato corretto nel tempo.
Al di là di questo riferimento al passato - e vi chiedo scusa l'importanza della discussione che faremo sta nel fatto che oggi siamo arrivati al momento di giudicare gli errori di una, posso dire, cattiva politica? Di una politica inadeguata, che per motivi diversi non si è fatta carico - perché la situazione economica era diversa - della sostenibilità economica.
Non se n'è fatto carico il centrodestra, non se n'è fatto carico il centrosinistra in passato, perché non c'erano questi limiti.
Quindi, la situazione è diversa. Che cosa è prevalso in passato secondo le maggioranze politiche? E' prevalsa la forza di gruppi potenti di lobby, di esigenze anche pubbliche. In pratica, nella grande discussione che c'è stata in questi anni sul modello lombardo, sul modello emiliano sulla sanità pubblica e sulla sanità privata, di fatto il sistema non è stato governato dalla politica.
L'organizzazione ospedaliera è stata molto spesso governata da un gruppo di primari. L'organizzazione della sanità privata è stata esternalizzata. Abbiamo visto le ultime vicende; è stata esternalizzata e il consulente che faceva gli accordi con i privati era un esterno. Cioè, la sanità non è stata governata.
E' chiaro che questo è un momento difficile, perché sappiamo quali sono le difficoltà, ma in campo c'è un'esigenza nuova rispetto al passato: abbiamo sicuramente l'ambizione che la Regione governi la sanità.
La Regione non può essere governata da altri, come è capitato finora, e quando dico da altri è perché è successo. E' capitato anche che in alcuni momenti il sindacato magari portasse le esigenze locali, ma mai la politica ha avuto la capacità di governare questo processo.
Noi abbiamo quest'ambizione, che è sicuramente alta e che vuol dire maggiore dignità della politica. La politica è questa. Questo vuol dire che siamo in un momento di passaggio da quella che chiamo una vecchia politica ad una nuova, che deve fare i conti con i soldi.
La vecchia politica era una politica abituata - comprensibile in quel momento - alla ricerca del consenso a qualunque prezzo. Era abituata ad affidare alcune responsabilità al di fuori della politica, per cui è chiaro che c'è una difficoltà a fare un salto di qualità.
La vecchia politica non era abituata a mettere al centro la salute.
Possiamo dire così. Questa è una conversione.
Da qui derivano evidentemente le nostre scelte, ovvero le scelte contenute in quella deliberazione, l'applicazione del Patto per la salute che vuol dire centralità della salute. E abbiamo seguito un criterio oggettivo per evitare discrezionalità e per evitare quello che è capitato.
Quanti primariati sono nati in passato sulla base di una pressione, di un'esigenza o di una raccomandazione che non avevano molto senso? Vedremo ad un certo punto quali sono le produzioni sanitarie reparto per reparto e ci renderemo conto che ci sono delle bassissime produzioni che non giustificano neppure l'esistenza di alcuni primariati.
Il motore è stato quello. Oggi noi riconvertiamo, però siamo ancora in qualche maniera presi da questa logica antica. Per cui quando abbiamo in qualche maniera immaginato, pensato e proposto una riorganizzazione del sistema ospedaliero, la politica ha avuto difficoltà e continua ad avere difficoltà a dire che la strada avviata è una strada sicuramente nuova, ma utile per raggiungere qualche obiettivo.
Io ho sempre avuto, ma a maggior ragione ce l'ho oggi, la sensazione che alcune opinioni siano basate sulle opinioni e sulle esigenze legittime, da parte di qualche primario, da parte di qualche operatore, ma la centralità della salute, che vuol dire gli esiti, vuol dire quei dati che sono stati pubblicati dall'Agenzia Nazionale della Sanità, vengono spesso ignorati.
Può la politica dimenticare oggi, non soltanto per le questioni economiche, un fatto importante che è noto nella letteratura scientifica che per alcune attività ospedaliere sotto una certa produzione c'è un rischio per la salute? Può la politica essere talmente cinica da ricercare il consenso mantenendo delle strutture dove, soprattutto per alcune discipline, ci sono dei rischi enormi di mortalità a uno, due o tre mesi? Questo è il tema che affrontiamo oggi.
Forse in passato non era noto, ma oggi questo ci è noto, per cui le nostre scelte non possono non tenere conto degli esiti, non possono non tenere conto dei rischi. Non possono non tenere conto di quello che è stato recentemente pubblicato attraverso la letteratura scientifica. Questo è il cambiamento e la novità.
Pertanto, l'invito che mi permetto di fare è che le nostre discussioni sicuramente importanti, devono essere in qualche maniera mediate, mettendo al centro questo elemento che è un elemento di novità. E' quello che hanno fatto altre Regioni 15 anni fa e che noi facciamo adesso, 15 anni dopo.
Per questo penso che bisogna anche fare qualche differenza e lo dico ai diversi colleghi, e mi riferisco in modo particolare a quelli della maggioranza, dai quali ho ricevuto telefonate per sapere di quell'ospedale piuttosto che di quel reparto, come le ho sentite anche da parte della minoranza con modalità diverse.
Il tema che stiamo cercando di governare è una situazione che credo sia nota.
Abbiamo una sanità nella nostra Regione che è molto frammentata dal punto di vista ospedaliero. Molto frammentata vuol dire che ci sono tanti reparti, tante strutture complesse, ma con basse produzioni.
L'azione che stiamo facendo è quella di fare un'operazione di accorpamento, che non vuol dire eliminare i servizi. Se ci sono dei doppioni, se ci sono delle strutture complesse, dove c'è una bassa produzione, per i cittadini e per la salute dobbiamo immediatamente procedere a questa operazione.
Questa è la vera novità. L'Agenzia Nazionale della Sanità ci dice questo: "Avete troppa frammentazione". Chi non ha visto i dati, li pu apprendere da AGENAS, e credo che potranno servire a tutti, anche per spiegare ai cittadini che alcune scelte e alcune difese di carattere locale non possono ignorare quello che AGENAS ha pubblicato. Reparto per reparto trovate tutto. Trovate anche quali sono i rischi. Utilizzate questi dati per spiegare ai cittadini che molto spesso la difesa di qualcosa di locale cozza con un'esigenza di carattere più complessivo.
Questa è la situazione che abbiamo ereditato per quanto riguarda la parte ospedaliera.
Qualcuno dice: "In fondo, che cosa state facendo?". La stessa cosa che aveva fatto Monferino, che aveva fatto la Giunta di centrodestra.
Su questo il Presidente Chiamparino l'ha detto con molta franchezza: ci sono questioni oggettive che non hanno colore politico. I dati e i numeri sono quelli, la lettura scientifica è quella, i bacini di utenza sono quelli.
Guardando quei numeri, non possono che essere applicati e noi stiamo facendo questo lavoro. Però mi permetto di dire, e lo dico soprattutto ai colleghi del centrosinistra, alla maggioranza - evidentemente anche agli altri, ma a loro che hanno questa sensibilità - che la nostra azione non è un'azione che riprende completamente le politiche precedenti.
La nostra è una visione politica diversa.
C'è il tema dell'organizzazione ospedaliera. L'abbiamo impostato, come voi sapete, per garantire più salute, liberando posti letto, anche dai privati, per aumentare la continuità assistenziale: 1.333 posti letto di continuità assistenziale.
Poiché questo è un tratto saliente della politica del centrosinistra dove parliamo di assistenza territoriale, credo debba essere tenuto presente: si fa un'operazione di revisione della rete ospedaliera per aumentare i posti letto in continuità assistenziale, per chiedere ai privati di riconvertire la continuità assistenziale.
Non mi pare che questo sia un aspetto secondario.
Un prospetto diverso rispetto al passato. Per noi, il rapporto con i privati non è un rapporto di pura e semplice registrazione della richiesta e della domanda dei privati. Se guardiamo cosa fanno oggi i privati, molte attività possono essere fatte dal settore pubblico, e non sempre i privati fanno ciò che è necessario per il settore pubblico. Quindi, questo aspetto cambia completamente.
E' diverso, non perché abbiamo pregiudizi nei confronti dei privati, ma perché c'è un'esigenza complessiva alla quale deve adeguarsi anche il privato; deve fare quello che è necessario alla sanità pubblica del nostro Paese.
Allo stesso modo, c'è una differenza enorme con la Giunta che ci ha preceduto, per quanto riguarda la gestione della sanità.
Non voglio fare polemiche, ma possiamo dire che certamente gli ultimi anni non sono stati straordinari, in termini di immagine, per la sanità piemontese. Non voglio richiamare fatti di carattere giudiziale, non voglio richiamare assolutamente nulla, però certamente l'immagine è stata negativa e certamente la Regione, per motivi diversi, negli ultimi anni (ma devo dire anche prima), non ha avuto la capacità di affrontare le questioni della gestione, cioè gli appalti, il coordinamento e la centralizzazione degli appalti.
Basta guardare al passato per vedere cos'è capitato: la vicenda degli ausili per incontinenti, dove non si è fatta la gara d'appalto; per altre attività non si è fatta la gara d'appalto; la centrale unica degli acquisti, tanto voluta, affossata dallo stesso Assessore perché non ha assolutamente funzionato.
C'è quindi una differenza rispetto al passato: noi abbiamo immediatamente modificato la linea.
Certo, i numeri sono i numeri, per quanto riguarda l'organizzazione, ma abbiamo cominciato a dire: per quanto riguarda gli acquisti, finite le Federazioni (quella cosa assurda: la sovrastruttura, il personale, ecc.
ecc. che, tra l'altro, creava una serie di problemi per quanto riguarda i danni provocati al sistema), utilizziamo il coordinamento di quadrante per fare le gare d'appalto; incominciamo a fare le gare centralizzate (e il tema si è avviato); riduciamo la spesa farmaceutica ed ospedaliera controllando gli ospedali. Ciò non era mai avvenuto, Non per nulla, la spesa ospedaliera in Piemonte è il doppio di quella di altre Regioni. Siamo come la Sardegna.
Anche la spesa territoriale è più o meno nella media, ma qualcosa è ancora possibile recuperare.
Per quanto riguarda la diagnostica, è possibile che la Regione Piemonte abbia una maggiore spesa, rispetto ad altre Regioni? Non è che i cittadini della Toscana o dell'Emilia non vengono curati, eppure noi abbiamo una spesa maggiore.
Non c'è stato controllo; non c'è stata un'azione di sensibilizzazione ed è per questo che noi abbiamo immediatamente avviato, in questi cinque mesi, azioni e decisioni concrete per aggredire la questione dei costi.
La sanità piemontese deve costare di meno, facendo un confronto con le altre Regioni, in termini pro capite. All'incirca, nella nostra Regione c'è un maggior costo che varia da 200 a 300 milioni. Sono gli sprechi della Regione Piemonte. Le altre Regioni utilizzano soltanto il Fondo Sanitario Regionale anche per fare investimenti; noi invece spendiamo di più.
Nel 2010 la Regione raggiungeva 400 milioni; quindi vuol dire che abbiamo degli sprechi. Stiamo intervenendo sugli sprechi. Questa è l'azione. Quindi, quando qualcuno dice: "Anziché togliere quel reparto togliete gli sprechi", io rispondo che lo stiamo facendo, che stiamo facendo questo grande lavoro di riduzione degli sprechi.
E' difficile, è complesso, come voi potete immaginare, intervenire su alcune questioni, cioè su una spesa di otto miliardi: dove ci sono tanti interessi, e quando si inizia a toccare e si rompe qualche abitudine consolidata, è chiaro che c'è una reazione.
Per forza di cose bisogna metterlo in conto, ma se non facciamo questa operazione di far costare la sanità meno di quello che costa attualmente portandoci al livello di altre Regioni, è chiaro che butteremo via dei soldi.
In ogni caso, la nostra operazione è di salvataggio della sanità pubblica. Guardate che il tema è questo: vorrei che alcune letture, molto semplicistiche, venissero un po' accantonate.
Si deve sapere che, se non si faranno i risparmi che abbiamo annunciato, nel 2015 non ci saranno i soldi per pagare gli stipendi o per pagar i servizi, e sicuramente non ci saranno i soldi per fare investimenti, non soltanto in tecnologie, ma anche per questioni minime per rendere funzionali gli ospedali.
Questo è il quadro, per cui la responsabilità, da parte di tutti, è enorme. E' chiaro che il confronto è un confronto aspro, ma credo che qualunque discussione non possa non tener conto, maggioranza ed opposizione, di un quadro dato: otto miliardi.
La sanità deve costare otto miliardi e dobbiamo ridurre ancora la spesa per poter fare investimenti in tecnologie e in edilizia.
Questo è il quadro. Possibilmente, occorre fare anche ancora qualche contenimento della spesa per investire nella ricerca.
Non possiamo dire che oggi la sanità sia straordinaria, in Piemonte.
Non è così, guardate il dato della mobilità: quei meno 50 milioni alla fine del 2014 indicano chiaramente che la nostra organizzazione ospedaliera, che costa parecchio rispetto ad altre Regioni, perde malati che vanno altrove.
Questo vuol dire che costa il doppio, a causa di cure cercate fuori dal Piemonte.
E' così. Possiamo chiederci per quale motivo questo avviene. La mia risposta è che la nostra organizzazione ospedaliera non tiene conto della domanda nuova dei cittadini.
Molto spesso gli amministratori - un po' tutti - sono presi da una concezione antica: è sufficiente organizzare un'offerta sanitaria, un reparto o un ospedale, perché lì ti arrivano i malati.
Non è più così. Tutti quanti ci muoviamo: scegliamo gli ospedali sicuri. Basta vedere i dati di mobilità da un'azienda all'altra e i dati di mobilità tra Regioni.
C'è un elemento di novità che, in virtù di vecchie abitudini delle amministrazioni pubbliche, si ritiene invece che non conti: teniamo aperto quel reparto, quel punto nascite e poi arrivano i malati. Non è più così.
Guardate che non è più così! Possiamo decidere di cambiare atteggiamento e dire che oggi mettiamo al centro le opinioni dei cittadini? Se i cittadini decidono di andare in qualche ospedale dove c'è più sicurezza, li dobbiamo penalizzare ed obbligare ad andare via? A parte che, per fortuna, non si obbliga nessuno ma la libertà dei cittadini è fondamentale. Il diritto alla cura dove è migliore è l'elemento centrale del cambiamento di questa fase della politica sanitaria.
Non illudiamoci: abbiamo una produzione sanitaria, reparto per reparto bassissima. Ci sono cose prive di senso, e quando si arriva alla conclusione che occorre ridurre il numero dei primariati, significa sostanzialmente mettere assieme le energie per avere ospedali più forti per avere reparti più forti, con una maggiore produzione. Sicuramente una garanzia per il malato, ancora prima che un vantaggio di carattere economico. Lo ripeto: ancora prima che un vantaggio di carattere economico.
Questa è la centralità, dunque evitiamo l'illusione - io l'ho vista, ho parecchi anni ormai - che, accontentando un'esigenza localistica irrazionale e incoerente, questo porti consensi. Non sarà così. Ho visto tante persone che hanno avuto un consenso cresciuto enormemente, ma poi sono sparite. Alla fine, guardate che prevalgono le questioni più importanti. Cioè la credibilità di una classe politica oggi si misura nella capacità di tenere conto dei cambiamenti e, soprattutto, di questa esigenza nuova dei cittadini che scelgono dove farsi curare.
Questo è il grande cambiamento.
Quindi, c'è una differenza non irrilevante con il centrodestra. Lo dico a chi dal centrosinistra ha sicuramente qualche riflessione aperta. C'è una differenza perché per noi l'assistenza territoriale conta, l'assistenza domiciliare conta, i più deboli contano. Il dibattito attuale, le resistenze, invece, sono resistenze che chiedono più ospedale. Rendiamoci conto che, nel dibattito a livello nazionale, ormai si dice che bisogna ridurre l'ospedalizzazione impropria per avere assistenza territoriale e quando si tocca qualche primariato si insorge e nessuno dice "assistenza domiciliare", "assistenza territoriale"! Questa è la nuova frontiera, perché la composizione della popolazione è cambiata; perché è cambiata la domanda di salute.
Queste questioni non emergono dalla discussione. C'è il reparto di chirurgia maxillo-facciale? Bisogna tenerlo! Per carità, saranno tenuti saranno verificati i dati, lo sistemeremo al punto giusto, ma è questa oggi la domanda di salute da parte del cittadino? Questa è una delle questioni vere.
Poi, ci sono le questioni particolari, ma credo che le nostre valutazioni politiche, indipendentemente dalle opinioni che abbiamo dal punto di vista politico, non possano non tenere conto di questo quadro.
Guardate che questo è un quadro condiviso ormai a livello nazionale centrosinistra e centrodestra. Patto per la salute vuol dire questo.
Evitiamo di utilizzare problemi, questioni delicate per un tornaconto immediato, tanto il tornaconto non ci sarà.
GANCIA Gianna (fuori microfono) L'avete fatto per cinque anni!



PRESIDENTE

Consigliera Gancia...
GANCIA Gianna (fuori microfono) Vergognatevi!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Consigliera Gancia, ha dimenticato un pezzo dove l'ho citata...
GANCIA Gianna (fuori microfono) Vergognatevi!



PRESIDENTE

Consigliera Gancia! GANCIA Gianna (fuori microfono) Mi sbatta fuori!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi! GANCIA Gianna (fuori microfono) Mi sbatta fuori! Perché per cinque anni avete impedito il cambiamento!



PRESIDENTE

Assessore, per cortesia, le do parola io quando potrà continuare.
Stacchi pure il microfono, gentilmente.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Calma, colleghi.
Fatemi fare il Presidente, gentilmente.
Consigliera Gancia, glielo chiedo per cortesia. Non deve andare fuori perché io senza di lei vado in difficoltà in questa giornata, dal punto di vista psicologico.
Proprio perché è la giornata delle donne, non dobbiamo fare questo.



(Commenti del Consigliere Vignale)



PRESIDENTE

L'Assessore Saitta, sicuramente, nell'esternare alcuni concetti è in contrasto con le vostre posizioni...
Collega Vignale, ve lo chiedo gentilmente. Tanto avrete dieci minuti a testa per dire la vostra.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Invito i colleghi di maggioranza, gentilmente...
Comprendo e ringrazio, siete veramente gentili. Con altrettanta gentilezza, l'Assessore risponde alla Consigliera Gancia.
Prego, Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Volevo dire alla collega Gancia, ma con molta serenità, poiché prima non c'era, che ho riconosciuto anche gli errori che sono stati fatti...
La collega Gancia poi si arrabbia perché... Volevo solo interloquire...
Nel mio intervento iniziale, quando lei era assente, ho riconosciuto gli errori di tutti, anche quelli del centrosinistra.
GANCIA Gianna (fuori microfono) Non ho sentito.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Lo so. Per questo motivo gliel'ho voluto dire.
C'è una politica antica che non ha tenuto conto dei cambiamenti, e fra questi c'è anche il centrosinistra, come ho detto con molta chiarezza e ripeto.
Però, voi o non voi, sono stati commessi degli errori; oggi abbiamo un problema nuovo e credo che non possiamo sempre vivere nel passato.
Io penso che l'azione che stiamo avviando sia certamente un'operazione complessa. Volevo dare qualche precisazione su come questa operazione si svilupperà. Anzitutto, quel che c'è da dire non lo dico facendo un'accusa al passato, perché conosco perfettamente anche i limiti di un passato ancora più antico e ancora più antico rispetto a quello che voi citate molto spesso (lo dico alla minoranza).
Noi abbiamo ereditato una situazione complessa e non mi riferisco ai conti, non sto qui a ripetere la questione dei conti. Siamo in piano di rientro ormai da molto tempo; c'è una mobilità passiva che è cresciuta enormemente. Non erano approvati i bilanci delle Aziende Sanitarie del 2012, non erano approvati i bilanci sanitari del 2013, i consuntivi del 2013; in passato, alle Aziende non sono stati assegnati obiettivi di contenimento della spesa come era previsto dai piani operativi che erano stati approvati dalla Giunta precedente. Non per nulla, la spesa per beni e servizi è aumentata, mentre è diminuita soltanto quella del personale.
Questo è il quadro.
Ora, noi abbiamo l'ambizione, attraverso l'azione di governo e di contenimento della spesa e della rete ospedaliera, di cambiare, chiudendo con un passato che ha avuto dei limiti, tutti, di una politica antica che ha avuto dei grandi limiti.
Allora, l'operazione che noi abbiamo fatto, questo lo dico per evitare incomprensioni... C'è stata una lunga discussione che sembrava quasi irrilevante per qualcuno. La definizione di ospedali hub e spoke, ospedali di territori, ospedali di aree disagiate, eccetera: abbiamo iniziato da lì abbiamo iniziato con la classificazione, abbiamo iniziato perché quello diventa il riferimento per la riorganizzazione della rete. Perché se guardiamo l'organizzazione ospedaliera, ci sono dei doppioni: ospedali di primo livello che magari hanno attività da secondo livello. E questo non è solo un fatto di pura e semplice organizzazione, è perché gli ospedali, in base alla gerarchia, devono avere una serie di discipline ospedaliere in grado di garantire sicurezza, e quando non sono collocati al punto giusto non c'è quella sicurezza.
Quindi, adesso abbiamo un quadro preciso, attraverso la deliberazione di quali sono gli hub, di quali sono gli spoke, del territorio e delle aree disagiate.
Nella deliberazione che è stata citata la prima cosa che è stata fatta è stata quella di assegnare le discipline ospedaliere necessarie e fondamentali per qualificare un hub, uno spoke e un ospedale di territorio.
Questa è l'operazione. Si parte da lì. Questo è l'aspetto principale.
Tutte le altre discipline, come è scritto nella deliberazione - e io lo ripeto, qualora ci fossero incomprensioni, o la deliberazione fosse non chiara - saranno assegnate in funzione della disponibilità, non soltanto di spazi, ma in funzione degli investimenti strutturali effettuati e della necessità di valorizzare il ruolo anche degli ospedali di base.
Quindi, questa lettura, dove tutto è definito e si incomincia a vedere: l'urologia era qui ed è stata spostata, questa qui perché non c'è più? Guardate che questo è un tema che affronteremo. Adesso la parte importante è l'assegnazione delle strutture ospedaliere fondamentali che definiscono un ospedale.
Inizierà un lavoro molto attento per quanto riguarda la collocazione delle altre specialità, e questo lo faremo però all'interno, come dice il Presidente Chiamparino, di alcuni dati: il numero delle strutture complesse, i dati di bacino che indicano chiaramente... Questo è il quadro perché se dovessimo fare un'altra operazione, cosa che sarebbe facile, e se dovessi raccogliere tutto quello che ho sentito come richiesta per il Piemonte, non si toccherebbe nulla, resterebbe tutto così com'è.
L'operazione sicuramente non può essere questa. Allora noi abbiamo l'obiettivo di aprire una fase nuova. Ripeto ai Consiglieri che nessun ospedale sarà chiuso, nessun ospedale sarà chiuso. Ripeto che l'obiettivo finale dell'operazione è dare più salute e più sicurezza: vuol dire più salute e più sicurezza.
Si razionalizza un sistema che rispondeva a logiche non di salute, ma probabilmente ad una somma di tanti interessi. Chi conosce l'organizzazione ospedaliera sa del sottoutilizzo di alcune strutture e credo che sappia perfettamente che, applicando alcuni parametri del Piano della salute che, ripeto, sono letteratura scientifica - per quanto riguarda le malattie endocrine, il Regolamento prevede, sulla base del bacino di utenza, che nella nostra regione ne occorrono soltanto sette, altrimenti non c'è domanda. Ne sono presenti 13. Con la riorganizzazione, li portiamo a sette.
Vuol dire che, di due primari, ne resterà uno e, se uno sarà collegato ad Alessandria e l'altro ad Asti, si vedrà dove collocarlo al meglio. Cioè non è che per le malattie endocrine bisogna avere l'ospedale di territorio: possiamo dire questo? Cioè, ci si può spostare per qualche attività altrimenti, se valesse un principio diverso, bisognerebbe avere anche la cardiologia vascolare in tutti gli ospedali, anche nell'ospedale di base.
Chirurgia generale, specialità diffusa: applicando i parametri del Patto per la Salute, il Regolamento ne prevede 44. Sono 52, alcuni in bassa produzione e alcuni anche nello stesso ospedale. Li riportiamo a 44.
Ortopedia. Il Regolamento ne prevede al massimo 44 nella regione, anche lì sulla base di bacini, che - ripeto - non sono numeri campati a caso. Ne sono presenti 55.
Pneumologia. Il Regolamento ne prevede 11. Ne sono presenti 16. E i dati dei bacini e della produzione sono basati anche sullo stato della salute. Se in regioni simili alla nostra come dimensioni ne sono presenti soltanto otto, anziché 11, non è che. Noi perdiamo malati non soltanto verso la Lombardia, ma verso le Regioni che hanno i conti a posto: la Toscana, l'Emilia, il Veneto. Questa è la situazione, e non è che lì non c'è cura. Addirittura, con le stesse strutture, riescono a sopportare anche una mobilità verso le loro regioni.
Chirurgia plastica (non è un'attività diffusa). Il Regolamento ne prevede al massimo quattro. Ne sono presenti sette. Il sistema non regge: c'è un problema non soltanto di sostenibilità economica, ma c'è un tema di sicurezza; è noto, è chiaro che soltanto quando si raggiunge un livello di produzione, c'è una manualità, una capacità, una specializzazione tale che ti garantisce più sicurezza.
Potrei citarvi tutti i reparti a bassissima produzione contenuti nel Piano di AGENAS: ce ne sono tanti. Vi potrei anche dire, anzi ve lo dico quali sono le strutture complesse con meno di cinque posti letto. Stiamo parlando di cinque posti letto, e molto spesso qualcuno che ha questa responsabilità è chiaro che difende i propri cinque posti letto: è comprensibile.
Cardiologia con meno di cinque posti letto: il CTO, il Regina Margherita l'Ospedale San Giacomo di Novi, l'Ospedale di Tortona.
Chirurgia generale con meno di cinque posti letto: le Molinette, il Maria Vittoria, il Mauriziano, il San Giovanni Bosco.
Medicina generale e strutture con meno di cinque posti letto: Saluzzo Sant'Antonino e Biagio, Savigliano, Molinette, Mondovì.
E potrei continuare. Cioè possiamo, in questa situazione in cui la sanità rischia di saltare per mancanza di risorse, mantenere delle strutture complesse che hanno meno di cinque posti letto? Questo è il quesito.
Non per nulla, c'è questo grande cambiamento rispetto al passato. Io ho visto le tante delibere approvate dalla Giunta precedente, mi pare in una delle ultime sedute; tante delibere che sono state - come dire - costruite.
Ebbene, lì c'è una delibera di riduzione dei posti letto; non ve la racconto, perché è la riduzione dei posti letto, cioè si riducevano i posti letto e restavano le strutture complesse. Non solo: si riducevano i posti letto e si faceva una delibera per fare i primariati. Non funziona: se si riducono i posti letto, per forza di cose, si riducono i primariati.
Guardate che questa è una differenza rispetto al passato, perché era un controsenso ridurre i posti letto e mantenere le strutture complesse. Mi pare un controsenso. Noi abbiamo modificato il sistema, cioè la questione dei posti letto è la conseguenza di un'operazione che era riferita all'accorpamento delle strutture complesse per garantire più salute e conseguentemente, c'era la questione dei posti letto. Conseguentemente verranno prese le decisioni per quanto riguarda il rapporto con i privati.
Questo è il quadro. Quindi posso sicuramente dire che tutte le indicazioni che saranno fornite dai Consiglieri - evidentemente all'interno di questo quadro dato: risorse, Patto per la Salute, bacini di utenza (questioni, come dire, che sono note, non sto qui a ripeterle) all'interno di questi dati, tutti i suggerimenti utili a migliorare, a modificare l'impianto della nostra deliberazione ci vedono d'accordo. E' stato detto dal Presidente Chiamparino e io lo ripeto: non c'è assolutamente nessuna chiusura e certamente, com'è stato detto e ripetuto dobbiamo evitare che alcune interpretazioni siano finalizzate ad un confronto politico che può diventare aspro.
Quando si dice "a Casale non c'è oncologia", ho già detto al Sindaco e lo ripeto: l'operazione che è stata fatta è quella di assegnare innanzitutto le specialità ospedaliere legate alla caratteristica dell'ospedale. Lo ripeto: oncologia ci sarà a Casale, non ho assolutamente dubbi. Evitiamo di creare allarmismi.
Dopodiché io mi rendo conto che questo è un compito della maggioranza un compito sicuramente complesso. Noi abbiamo l'onere della scelta: cosa fare. Evidentemente, per chi non ha questa responsabilità, forse (io spero che non sia così) può essere più semplice dire "non va bene", senza indicare l'alternativa. Noi abbiamo un compito difficile, ma posso dire ai colleghi che abbiamo questa grande responsabilità di salvare la sanità pubblica.
Se procederemo in questo senso, con le necessarie modifiche - non ho la certezza che sia stato fatto un lavoro perfetto, credo che nessuno abbia delle certezze - i suggerimenti, le indicazioni all'interno di questo quadro troveranno sicuramente ascolto, ma non è immaginabile che la politica possa continuare come nel passato.
Ci sono dei cambiamenti enormi; so che questa indicazione è condivisa dalla maggioranza dei colleghi che sono qui. Su questo piano, se ci faremo carico di queste esigenze, sul salvataggio della sanità pubblica potremo trovare dei punti d'intesa che magari sono stati trascurati e possono essere approfonditi.



PRESIDENTE

Scusate, solo un dubbio prima di aprire il dibattito generale.
Il Gruppo del Movimento 5 Stelle mi aveva chiesto di mettere gentilmente in votazione la delibera o no? BONO Davide (fuori microfono) No.



PRESIDENTE

Va bene.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi universitari della "Saint John International University" del Campus Vinovo e agli alunni della Scuola Elementare "E. Salgari" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti universitari della "Saint John International University" del Campus Vinovo, accompagnati dal professor Gualtiero Croce.
Saluto altresì gli alunni della Scuola Elementare "E. Salgari" di Torino.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Riorganizzazione della rete ospedaliera regionale" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori aprendo il dibattito sulle comunicazioni dell'Assessore Saitta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
E' evidente che l'Assessore Saitta prova a difendere la propria riforma con salti nel passato - ci ha raccontato cosa avveniva nel 2000, poi ha perso dei pezzi, ma glieli rammentiamo abbastanza velocemente - con un refrain continuo, perché pensa che abbia buona stampa, quello dei primariati. Penso che nel suo intervento ci abbia segnalato almeno 15 volte come, in realtà, secondo lei, le precedenti riforme sanitarie siano state scritte con il fondamentale intervento dei responsabili di struttura complessa.
Visto che lei è partito dal passato, ricordiamo qualche dato, andando un po' a ritroso, poi raccontiamo altre parti, senza volere fare la storia della sanità piemontese, però senza neanche farci prendere in giro.
L'Assessore Valpreda - Assessore di cui avevo stima anche rispetto alla correttezza dei comportamenti - quando discusse il Piano socio-sanitario che poi riuscì lui a portare a termine - disse: "Una riorganizzazione interna è necessaria con la riduzione di 194 posti da primario, 98 da capo dipartimento e 111 da responsabile di struttura semplice".
Se non che l'Assessore Valpreda, per i motivi che conosciamo, non fa più l'Assessore, ma incredibilmente il centrosinistra, nel 2008, nomina 184 lo ripeto, così lo ricorda, Assessore Saitta: 184 - responsabili di strutture complesse. Non che la situazione non fosse già nota, parlo della sovrabbondanza, per questo ho citato la dichiarazione dell'Assessore Valpreda.
Negli ultimi quattro anni - a tutto c'è una razionalità - credo che lei troverà ben poche nomine di strutture complesse, tant'è che nell'ultima riunione di IV Commissione il collega Boeti disse: "Dobbiamo smetterla di trasformare i medici in medici autisti. Abbiamo 111 strutture complesse a scavalco e dobbiamo provvedere a nominarle". Non si possono nominare perché anche nel Piano socio-sanitario, così nella precedente norma regionale, non c'era ancora il Balduzzi. C'è un intervento che prevede una proporzione tra numero di posti letto e strutture complesse. Ed è il motivo per cui non se ne sono nominati di nuovi, per cui non c'è nessuna buona novità rispetto al tema dei primariati.
Quindi, sgombrato il campo da quanto è mediaticità, arriviamo ai temi concreti, cioè dove interviene la riforma sanitaria, partendo da un aspetto, Assessore: l'assoluta ed estrema scorrettezza istituzionale che lei e la sua Giunta - perché la Giunta è un organo collegiale, quindi se l'ha avuta lei, l'ha avuta l'intera Giunta - avete avuto nella discussione.
Noi, come è noto, abbiamo avuto copia della delibera con i suoi allegati quando la delibera era già a Roma e solo minacciando il Vicepresidente Reschigna che l'assestamento di bilancio non sarebbe mai uscito dalla I Commissione se non avessimo avuto copia di quelli che oggi sono macronumeri. Invece, lei cita, correttamente, dei micronumeri estremamente significativi e importanti per singolo ospedale, per singolo reparto, all'interno dei quali vi sono numeri dove si può in qualche modo intervenire. Noi non li conosciamo, pur avendoli chiesti, perché, salvo la delibera, che - non lei - il Vicepresidente Reschigna ci ha fatto avere ovviamente l'avrà trasmessa lei, bontà sua - in sede di I Commissione noi non conoscevamo nulla; devo dire che una parte degli allegati è pervenuta quando erano già stati portati a Roma. Non è l'aspetto di chi governa governate voi, sia ben chiaro. E non intendiamo neanche dare particolari suggerimenti, solo smascherare le frottole - e questa è una.
Quindi, sull'aspetto istituzionale non crediate che la comunicazione di oggi concluda la frattura che si è aperta. Cioè, nei giorni a seguire, con gli emendamenti sull'assestamento di bilancio, con tutte le leggi che avremo, proveremo a spiegarle che la campagna elettorale è finita e oggi dovete gestire il Piemonte.
Vede, se lei non distribuisce nulla alla Commissione e contestualmente, lunedì trasmette una comunicazione della Giunta in cui dice come avete trovato la sanità, cosa avete fatto in questi cinque mesi cosa farete e nel rappresentare come avete trovato la sanità lei dice di aver trovato una sanità non con i conti in rosso - che è noto - ma che continua ad avere un disavanzo negli anni, come le abbiamo già detto, sono falsi i documenti che lei ci ha prodotto oppure dice una cosa non vera.
Allora, è bene che dica la cosa non vera, così come non la dica sui primariati. Infatti, per quanto riguarda i primariati, se c'è una responsabilità, è di chi l'ha preceduta nella Giunta di centrosinistra dal 2005 al 2010.
Così come occorre ricordare che non si può chiedere assoluta responsabilità di governo a chi in questi anni ha agito di fronte ad una necessità impellente, che era quella di garantire il pagamento degli stipendi - allora sì - all'interno della sanità.
Ricordo che la sanità piemontese costava 400 milioni di euro in più rispetto al presente. E se, oggi, possiamo discutere di un bilancio del 2015 difficoltoso, ma ne possiamo discutere, significa che quei 400 milioni di euro non ci sono più. Ma il fatto che quei 400 milioni di euro non ci siano più ha un significato. Guardate, potremmo passare alcune mezz'ore a leggere le dichiarazioni, ne leggo una sola, perché è significativa, dove si dice che l'idea di chiudere l'emodinamica del San Luigi è contraria al Piano socio-sanitario.
Inoltre, sa che il laboratorio dell'emodinamica è in affitto da un'azienda privata e con un pluriennale in corso la Regione Piemonte corre il rischio di pagare forti penali, chiudendolo, dove è il risparmio? Lo diceva lei, Assessore, quando era Presidente della Provincia votando una serie non insignificante di mozioni, anche con il voto trasversale di alcuni colleghi del centrodestra, perché è certamente impopolare toccare materie quali quelle riguardanti la sanità.
Dichiarazioni come questa, come quella del Vicepresidente, come quella della collega Cerutti, come quella della collega Pentenero e come quella del collega Boeti ne abbiamo a decine, sapremo in qualche modo ricordare come si può essere cinici e incoerenti: cinici nello sfruttare le esigenze di salute dei piemontesi, per raccattare - lo risottolineo: raccattare! qualche voto o qualche preferenza in più all'interno del proprio collegio.
Però, c'è una differenza tra i vostri interventi e i nostri: noi cerchiamo di essere coerenti. Noi non richiediamo l'apertura dei presidi di Avigliana e di Torre Pellice, come fatto dall'Assessore Cerutti con il proprio manifesto elettorale. Non chiediamo il mantenimento in deroga di alcuni DEA, come altri hanno fatto, e di molte altre cose che potremo ricordare.
Alcuni colleghi non si sono persi un comitato, adesso ne risponderanno se hanno coscienza.
Noi difenderemo alcune scelte che, invece, facemmo - il Presidente sarà gentile nel darmi un minuto solo in più - perché non può dire che non chiudete i presidi. Il presidio ospedaliero di Lanzo, che ha 48 posti letto di medicina generale e 25 di lungodegenza, lo chiudete in termini di presidio ospedaliero e lo trasformate in un poliambulatorio, se preferisce chiamarlo UCCP, AFT o le sigle che crede! Ma nel prospetto che ha indicato sulla rete nord, a Lanzo la medicina generale non c'è più, ed anche la lungodegenza. E allora, quando si governa bisogna anche avere il senso dell'impopolarità nel fare scelte dolorose, ma non si raccontano le frottole, perché state continuando a fare questo! Poiché il sottoscritto insieme ad altri colleghi, fece cambiare idea all'allora Giunta regionale e fece modificare la deliberazione, difenderemo con forza quel Presidio.
Un ultimo aspetto, che è un dato numerico: nell'allegato A della delibera, la Giunta dice, poiché ha approvato congiuntamente il provvedimento, che vi è l'80% di posti letto occupati. Assessore, se lei si reca in qualche ospedale il venerdì, il sabato o la domenica, può vedere che questi non sono così pieni, perché l'attività chirurgica inizia il lunedì e, pertanto, in quei giorni i reparti rimangono liberi, proprio per ridurre i costi.
Voi farete un taglio, al netto della mobilità, di 885 posti letto aumentando la continuità assistenziale, ma 885 posti letto comprendono 323 mila piemontesi che, a partire dall'attuazione di questa riforma, non avranno un posto letto all'interno degli ospedali piemontesi, per acuzie o per lungodegenze. Io le faccio, non gli esempi semplici che porta lei, ma esempi dove i reparti sono al 110% di occupazione. E' semplice fare esempi diversi, dove davvero si sono create delle strutture inutili. Ci spiegate allora, dove metterete i pazienti in quei posti? Li mettete in continuità assistenziale, che è un'attività non sanitaria e non di lungodegenza? Sono aspetti che ci dovrete puntualmente spiegare (non oggi, perch oggi è la prima delle moltissime comunicazioni); noi non faremo altro che imparare, perché abbiamo imparato bene in questi anni l'attività che, con dovizia e puntualità, il centrosinistra ha fatto nei quattro anni precedenti.
Sono certo che, così come il collega Pedrale non mancava di convocare la IV Commissione, anche il collega Ravetti farà altrettanto per ogni seduta in cui sarà presente l'Assessore, che ci verrà a spiegare, con competenza e puntualità, quelli che saranno i tagli da apportare.
In merito alla questione dei primari - come dire - se lo dimentica è meglio, fa più bella figura, per i motivi che le dicevo e per i motivi che sono agli atti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Ho sentito delle parole molto forti e vorrei che arrivasse altrettanto forte, anche a nome del Gruppo, per la parte di cui sono portavoce - quella della sanità, che preferisco chiamare salute - l'apprezzamento e la stima nei confronti dell'Assessore, e quindi dell'esecutivo. E questo, non per ragioni di parte, perché quello che dirò vorrebbe andare oltre la dialettica maggioranza-opposizione, perché questo è un refrain che abbiamo preferito non mettere in campo quando abbiamo esaminato il bilancio. Mi duole un po' che sia, invece, il livello scelto dalle minoranze, per dire: "Voi, noi, loro, essi". Insomma, è una cosa stucchevole.
Io proverei a collocare questa importante riforma nella dimensione regionale piemontese, e non in quella "maggioranza e opposizione". Io, qui sono in primis un piemontese, come lo siete voi.
Stamattina, chiunque di noi ha visto, come prima cosa, una rassegna stampa che segnalava diversi focolai di resistenza, raccolta firme, tessere restituite e quant'altro. Io vorrei dare voce, invece, a tutti quelli che la stampa ignora: quelli che stanno guardando con molto interesse, e direi anche soddisfazione, a quello che sta avvenendo. Certamente, la stampa non li censisce, ma esistono.
Sono quelli che pensano che senza un governo pubblico di una partita da otto miliardi, che ha come obiettivo la nostra salute, non si va da nessuna parte, se non in mano agli speculatori, a chi stressa il sistema, a chi va avanti con gli specchietti per le allodole, perché questi, evidentemente non fanno che moltiplicare la spesa potenzialmente all'infinito, per cui tra qualche anno saremmo a parlare non di otto miliardi, ma di dodici o tredici, se non ci fosse questo Governo.
Sono anche molti coloro che desiderano che cessi lo spoil system esteso alla sanità. Ce lo possiamo dire tranquillamente? Cambia legislatura cambia maggioranza, che avvengano certe cose all'interno della struttura è comprensibile, ma che questo abbia un effetto spread sul territorio e coinvolga la sanità, è un tantino ad abundantiam. Questo non va bene, e sono molti coloro che se ne accorgono e desiderano che non avvenga più perché la sanità deve premiare il merito, l'efficienza. Non importa il livello di affinità politica o di parentela con chi sta governando.
Ci sono molti, poi, tra gli operatori della sanità, che desiderano lavorare con soddisfazione, e la soddisfazione si ha quando si produce salute, quando i propri esiti sono sicuri, a prova di verifica. E non è sempre così: non si produce salute stressando le casistiche, stressando i DRG, considerando l'utenza una massa facilmente manipolabile, che deve per forza recarsi nel proprio ospedale, perché non capisce. Ma chi ha detto che non capisce? Quelli che vanno a farsi curare in Lombardia capiscono eccome! Quelli che da anni non si recano più nell'ospedale sotto casa, perch quello un po' più lontano offre più sicurezza, sono tanti! Pertanto, non pensiamo che l'utenza e i cittadini siano una massa di manovra che ci consente di fare qualsiasi operazione. Sono ancora tanti coloro che desiderano che si faccia e si effettui il controllo delle scelte di politica sanitaria.
Vedete, io sono uno che ha stimato l'Assessore Monferino, l'ho incontrato più volte (la collega Gancia lo può testimoniare) in provincia di Cuneo. E' stato tutto razionale e logico, dopodiché, però, sono avvenute delle cose non logiche: le federazioni non lo erano, il controllo non c'è stato, c'è stato un segnale sostanziale di libera uscita. Ora, giustamente non si può mettere una cornice da ingegnere alla sanità e poi lasciare che il territorio, in qualche modo, se la cavi.
Dopodiché, in materia di edilizia sanitaria, abbiamo fatto degli errori, che sarebbe bene non ripetere: ospedali non baricentrici, ospedali sovradimensionati, ospedali non utili. E' chiaro che non si demoliscono, ma possiamo evitare che questo si riproponga per i nostri figli e nipoti? Ritengo che queste siano almeno quattro ragioni di profonda soddisfazione di molti piemontesi; non importa quale tessera hanno, i più non hanno alcuna tessera, ma, come cittadini che ambiscono ad una vita serena, sicuramente non si faranno sfuggire queste cose.
Concludo dicendo che la politica della sanità non è certamente la somma di piccoli interessi. Questi, evidentemente, fanno cronaca, ma non sono il tipo di politica che noi, insieme, siamo chiamati a fare. Andiamo verso un sistema - l'ha detto bene l'Assessore, e lo sottolineo - che ha la sostenibilità economica come target, perché noi non potremo più sottrarre un euro da altri strettissimi capitoli di bilancio per dedicarlo alla sanità. Questo è di tutta evidenza, perché non facciamo che piangere per la disponibilità di 600 milioni che c'era in passato e che si è ridotta a 60 70, ma solo un folle potrebbe pensare che con questi 60-70 milioni faremo ancora delle coperture come in passato, alla coperta stretta della sanità.
L'operazione è un'operazione di riorientamento alla salute, recuperando efficienza, soldi per l'edilizia sanitaria, per le tecnologie e soprattutto recuperando organici, perché molti servizi sono in sofferenza. Non c'entra nulla il primario: c'entra il fatto che la gente va in pensione e non viene sostituita.
Recuperare efficienza vuol dire produrre salute. Non si sorrida quando si parla del territorio, perché può essere un terreno cui si approda quando non si sa cosa dire e si pensa: "Ah, meno ospedali, più territorio!". E' sul territorio che si gioca la salute: pensiamo a quello che accade in materia idrogeologica, di sicurezza ambientale, pensiamo che i principi determinanti della salute sono l'istruzione e il reddito e pensiamo alle decine di migliaia di anziani che aspettano una sistemazione che non sarà sanitaria al 100%, ma sarà socio-sanitaria.
Collega Vignale, mi insegni che non sono da minimizzare i letti di continuità assistenziale: sono quella cosa di cui c'è un bisogno disperato in assenza della quale gli anziani e queste categorie di disabili vanno al pronto soccorso e intasano i letti per acuti. Ma, soprattutto, sul territorio noi incontriamo un'altra esigenza, che è il Patto per il sociale c'è il Patto per la salute, ma c'è anche il Patto per il sociale - che poco ha a che vedere col numero di emodinamiche, ma molto ha a che vedere con le modalità con cui gestiremo la partita della sanità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Abbiamo già avuto modo di disquisire su tale questione con l'Assessore sia in loco, ad Alessandria, sia in altri contesti e, obiettivamente, non ci convince.
Ma non ci convince per determinati motivi: si possono anche comprendere le considerazioni - cerco sempre di essere realista - per cui certe scelte nel momento in cui uno si trova a dover amministrare, può essere anche costretto a farle. Però ci sono degli elementi che, onestamente, se fossero chiari e, soprattutto, se ci fosse una riflessione e un'esposizione un pochino più trasparente, probabilmente ci indurrebbe ad avere una visione più positiva.
Facciamo qualche piccola puntualizzazione. Partiamo dal principio che la Giunta precedente ha iniziato il piano di rientro nel 2010, dopo la Giunta Bresso; a tal proposito, mi sembra che sia stato quasi più evidenziato il fatto che fosse la Giunta precedente ad aver, in qualche modo, creato il danno, mentre mi risulta che sia stata la Giunta del vostro colore politico. Questo è il primo elemento che mi sembra sia passato molto in sordina. Si dice "da dieci o da quindici anni" e compagnia bella, ma io credo che sia importante puntualizzare questi aspetti, perché quando sono gli altri ad esserne interessati, li si attacca; quando è il contrario invece, si cerca di nasconderlo.
A mio avviso, questo non è un elemento di poco conto, anche perché da lì, sia pure con tensioni e criticità, è partito comunque un lavoro di ristrutturazione, che ha portato certamente a qualche attenzione - l'ho già detto anche in altri contesti - rispetto alla "razionalità" e alla rigidità di cui si sta parlando adesso (e non parlo solo di casa mia, nel senso della Provincia di Alessandria, ma dell'ambito piemontese), perché si sono create delle condizioni dovute non tanto alle pressioni dei primariati quanto, probabilmente, a delle situazioni territoriali (sui tavoli romani non sanno quasi dov'è il Piemonte, non solo i nostri territori).
I numeri, sebbene vadano letti con una certa razionalità, hanno comunque la necessità, talvolta, di essere tradotti in relazione alla salute (concetto che recentemente non è piaciuto all'Assessore), perch l'Azienda Sanitaria non è un'azienda che produce auto o altro.
Questi elementi, tra le altre cose, vanno comunque evidenziati, perch non mi risulta che la Giunta precedente, nell'ultimo verbale del Tavolo Massicci, ne sia uscita così massacrata, nel senso che non andava bene nulla. Mi risulta, semmai, che ne sia uscita comunque con una certa positività, al punto tale che il Tavolo Massicci aveva sbloccato circa 250 milioni, che non erano noccioline! Credo che siano questi gli elementi che vanno detti! Poi, per carità, a quel Tavolo mi risulta che sicuramente c'erano ancora delle puntualizzazioni da fare (questo è sicuro, perché nel momento in cui si inizia un piano di rientro, si parte da una situazione difficilissima e si tenta di ristrutturare, per cui ci sono dei percorsi da fare). Però mi sembra che, piano piano, la situazione avesse preso un percorso assolutamente positivo; il fatto di arrivare a sbloccare un certo plafond credo che rappresenti un segnale positivo.
Io faccio riferimento ad informazioni che mi sono pervenute, perché non ero certamente presente a quel Tavolo, però se c'è qualcosa di errato nelle mie affermazioni, nulla vieta di contestarle. Alla luce di questo, non concordiamo e puntualizziamo. A questo punto, però, vorremmo anche avere qualcosa in prospettiva: perché va bene dire che è stato fatto tutto male che hanno sbagliato tutti, ma adesso siamo qui e vogliamo cambiare le sorti della sanità piemontese.
Benissimo, cerchiamo di avere qualcosa, cerchiamo di avere della sostanza e della proposte, cerchiamo comunque di mettere sul tavolo delle soluzioni organiche e funzionali, delle soluzioni che diano in ogni caso gli stessi servizi. Poi, naturalmente, cercheremo di monitorare la situazione e vedremo, alla fine, se tutta questa rivoluzione porterà dei benefici, così come se la mobilità passiva tornerà tutta in Piemonte rispetto alle altre Regioni. Però, forse, ci vorrebbe un po' più di equilibrio e un po' meno supponenza (non mi rivolgo direttamente a lei Assessore, lo dico in senso generale), perché credo che il giusto equilibrio stia nel mezzo.
È giusto che i territori ricevano la corretta attenzione (non tanto i primari o chi svolge certi mestieri, che non devono interferire nel lavoro della politica). Ma è altrettanto corretto, nel ricevere le giuste attenzioni, che si faccia sì "azienda", ma non in maniera troppo economicistica, perché, alla fine, le conseguenze le paga il cittadino finale. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Boeti, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Desidero innanzitutto chiarire - mi rivolgo, soprattutto, al Consigliere Vignale, che ha affrontato questi temi molte volte in questi primi cinque mesi di legislatura - che non rinnego le battaglie che abbiamo combattuto nei quattro anni precedenti a sostegno del diritto alla salute dei cittadini del Piemonte e a favore di una sanità responsabile ed amica.
E quali sono le battaglie - lo preciso perché ci sono molti Consiglieri nuovi, siamo rimasti in pochi reduci - che abbiamo sostenuto nei quattro anni precedenti? Ci siamo opposti alla divisione fra ospedale e territorio perché ritenevamo che fosse contraria allo spirito istitutivo del sistema sanitario del 1978 e contrario alla storia sociosanitaria della nostra Regione, che ha sempre saputo tenere assieme sanità e sociale, ospedale e territorio, e che ha sempre avuto, nella continuità assistenziale delle cure, uno dei suoi cardini.
Ci siamo opposti alla costituzione delle Federazioni, perché eravamo convinti che si trattasse di una sovrastruttura inutile e costosa: un milione e 600 mila euro netto di stipendi da parte degli Amministratori e l'effetto collaterale delle proroghe da parte dei Direttori generali degli appalti, in attesa che le Federazioni facessero loro gli appalti.
Avevamo ragione su tale questione: mi pare che le Federazioni le abbia chiuse l'Assessore o il Governo nazionale, ma resta il fatto che anche su questo argomento noi avevamo ragione.
L'Assessore ha detto oggi che innanzitutto su questo - non è ragione di poco conto - la differenza tra centrodestra e centrosinistra è sostanziale: noi pensavamo che le aree vaste e la specializzazione delle Aziende Sanitarie all'interno delle aree vaste fossero lo strumento migliore, e mi pare che questa sia la strada rispetto alla quale l'Assessore sta lavorando.
Abbiamo contrastato i progetti con i quali vi presentavate, Consigliere Vignale, al MEF perché pensavamo che non fossero in grado di farci uscire dal piano di rientro, e non sarebbe stato possibile considerati i risultati riportati. Risparmio di 50 milioni di euro sul personale, aumento del 26 sulla spesa farmaceutica, aumento del 13,7% sulla spesa per beni e servizi mobilità passiva per 50 milioni di euro e potrei continuare a lungo.
Il fallimento dell'ARESS, sic transit gloria mundi! L'ARESS avrebbe dovuto essere un luogo di elaborazione di strategie sanitarie e di progetti, ma è diventato l'Assessorato ombra della Regione. Tutto è finito con un contenzioso legale fra il Presidente della Giunta e l'uomo da lui nominato a guidare quel settore.
Come si poteva costruire anche solo l'idea della Città della Salute con tre Direttori generali in tre anni? Alla Città della Salute si sono succeduti tre Direttori generali in tre anni. Come si poteva costruire un sistema sanitario stabile ed efficiente con tre Assessori alla sanità in quattro anni? Non credo che abbiamo avuto questo merito, non credo che la nostra opposizione sulle emodinamiche - che pure c'è stata, e non solo sulle emodinamiche - abbia contribuito a dichiarare il fallimento del progetto sanitario dell'amministrazione regionale precedente: hanno pesato soprattutto le divisioni interne tra di voi, Consigliere Vignale. Le divisioni e le tensioni tra il primo Assessore che il Presidente Cota aveva nominato, e il suo Direttore generale. Le divisioni all'interno della maggioranza. L'assenza costante - l'abbiamo rimproverato molte volte al Presidente Cota, rispetto al quale, dal punto di vista umano, avevo molta simpatia - all'interno dell'Aula.
Il Presidente Chiamparino è sempre stato presente in questi cinque mesi. Ricordo che alla prima votazione in Aula con il Presidente Cota - se lo ricorderà anche lei, Consigliere Vignale - è mancato il numero legale.
Non è ancora successo una volta nei cinque mesi di questa legislatura.
Credo che il capo della maggioranza debba essere presente nei momenti in cui i disegni di legge si discutono e credo che il Presidente Chiamparino, con la sua presenza, dia l'esempio.
Dato che anch'io, come l'Assessore Saitta, Consigliere Vignale, non mi nascondo dietro le slide, entro nel vivo delle questioni rispetto alle quali più forte è stato il contrasto nei quattro anni precedenti.
Inizio dall'ospedale di Carmagnola. Avete chiuso un reparto di ostetricia che faceva 700 parti l'anno, l'avete chiuso per l'estate l'avete riaperto con il taglio del nastro e l'avete richiuso quattro mesi dopo. In quella struttura eravamo alle comiche. Quello che ho chiesto all'Assessore e quello che abbiamo chiesto come Partito Democratico è che ci sia una stabilizzazione degli ospedali territoriali. Nessuno dica che siamo andati in campagna elettorale, a Carmagnola, a promettere il nuovo ospedale di ostetricia. Questo non è successo.
Alla domanda precisa, durante un'assemblea pubblica, se avremmo riaperto in caso di vittoria l'ostetricia di Carmagnola, ho risposto che non l'avremo fatto perché era difficile, dopo quasi due anni, riaprire un reparto di quel tipo. Ci siamo impegnati, e credo che l'impegno lo manterremo, a stabilizzare quell'ospedale che ha delle eccellenze particolari, e parlo dell'urologia; manterremo il pronto soccorso 24 ore ci saranno i reparti di chirurgia, la medicina, la lungodegenza e due letti di terapia subintensiva - che non si chiamano così, ma OBI, ossia Osservatori Intensiva Breve - per consentire ai chirurghi di quella struttura, considerando che Carmagnola è in quel territorio uno degli ospedali migliori dal punto di vista strutturale, di svolgere il loro lavoro in serietà.
Un'altra caratteristica rispetto agli ospedali territoriali è che ogni volta sfogliavate la margherita: una volta toglievate un reparto di dermatologia, un'altra di ginecologia, un'altra ancora di cardiologia. Se quelle strutture devono fare cinque cose, le devono fare nel modo migliore possibile. Per un cittadino un'ernia inguinale, conta come per un paziente che viene trapiantato di cuore; l'intervento ha lo stesso valore, ed è una questione assolutamente individuale.
Vengo alla questione che riguarda il Valdese. La sua chiusura rispetto a 4.500 donne che erano in cura in quella struttura è stata una cattiveria.
Ma anche lì sono passati quasi due anni e oggi c'è una breast unit pubblica al Sant'Anna. Una breast unit pubblica che ha finito la ristrutturazione dei reparti, che ha due sale operatorie nuove, che in questi giorni ha nominato un'oncologa straordinaria che seguirà i pazienti nella quale la breast unit è completa perché c'è il chirurgo plastico che può operare la paziente dopo l'intervento di mastectomia, perché c'è la radioterapia all'interno della Città della Salute. Credo che il Valdese debba essere utilizzato dalla Città della Salute quando le due sale operatorie possono essere al servizio della chirurgia minore che non si riesce fare alle Molinette e al CTO, è soprattutto utilizzato per la continuità territoriale e assistenziale.
Sono sicuro che l'Assessore saprà trovare il progetto giusto perch questo possa verificarsi e il Valdese essere riaperto.
Faccio una riflessione rapida sulla questione importante che riguarda l'ospedale San Luigi.
Ho detto, e lo confermo, che chiudere, in un territorio di 600 mila abitanti, un DEA di secondo livello mantenendone due a Torino può anche essere discutibile, ma il DEA di secondo livello del San Luigi non ha mai fatto il DEA di secondo livello. Ha 45 mila passaggi l'anno, ha soltanto come struttura per fare il DEA di secondo livello, la chirurgia toracica non ha la chirurgia vascolare, non ha la cardiochirurgia. Sotto questo profilo, il Mauriziano è l'ospedale più strutturato rispetto al San Luigi.
Quello che conta è che chiederemo all'Assessore e al Presidente un progetto per quanto riguarda quell'ospedale. E' un ospedale universitario, fa parte del Sistema Sanitario Regionale in maniera rilevante, ha tre centri regionali di livello che sono rappresentati dalla fibrosicistica, dalla sclerosi multipla e dalla talassemia. Credo che l'Assessore ci debba dire quando inizieremo una discussione più serena, svincolata dai fatti singoli quale sarà il ruolo del San Luigi in quel territorio e quale sarà il ruolo del San Luigi in rapporto con l'Università e la Città di Torino.
Faccio una riflessione sulle emodinamiche. Considero, in generale, un errore chiudere le emodinamiche, e mi riferisco soprattutto a quella di Moncalieri e a quella del San Luigi. L'emodinamica, in un ospedale che la prevede, e la prevedono sia il primo livello che il secondo livello naturalmente faremo i conti - è indispensabile anche da un punto di vista formativo. La cardiologia ha bisogno della cardiologia, dell'UTIC e poi dell'emodinamica. E' un percorso di preparazione da parte dei cardiologi e in questo modo, formiamo medici di qualità ai quali affidare il nostro cuore se ce n'è bisogno.
Finisco con Lanzo. L'avevate già chiuso, Consigliere Vignale, sono rimasti 50 posti di medicina. Avete chiuso la struttura più significativa di quell'ospedale che era la riabilitazione cardiologica e respiratoria.
L'avete trasferita all'Ospedale di Ciriè, ma era una struttura che poteva stare a Lanzo, era una struttura di tipo ambulatoriale e territoriale perché veniva dopo le acuzie, dopo l'infarto.
Oggi ci sono ancora i posti di medicina. Credo che siano utili alla funzione che quell'ospedale svolge in quel territorio e discuteremo il modo migliore per utilizzare quell'ospedale.
L'Oftalmico e l'Amedeo di Savoia dovranno essere chiusi quando sapremo dove spostare i servizi che questi ospedali oggi garantiscono.
Credo che la discussione vada ripresa, credo che questo sia giusto sia all'interno della maggioranza sia all'interno della Commissione confrontandoci con le opposizioni per le questioni più rilevanti. Noi non ci nasconderemo dietro le slide, perché pensiamo che questo provvedimento possa consentire alla Regione Piemonte di farci stare all'interno dei costi che sono prestiti per la nostra regione e continuare ad offrire un sistema di qualità ai nostri cittadini.
Naturalmente ci assumeremo, di fronte ai cittadini, la responsabilità delle nostre scelte. Quello che è certo è che, a differenza di quanto è successo negli anni precedenti, l'Assessore che oggi dirige questo settore ha la fiducia della sua maggioranza.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Batzella.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) C'era prima il Consigliere Bono.



PRESIDENTE

No, c'era prima lei; però se vuole parlare il Consigliere Bono, io con piacere gli do la parola.
Prego, Consigliere Bono.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) E' un fatto di anzianità, Presidente.



PRESIDENTE

Ah, lei è un vecchiettino, Consigliere Bono.



BONO Davide

S'intende anzianità di Consiglio, eh.



PRESIDENTE

No, anche anagrafica.



BATZELLA Stefania

No, no: dal punto di vista anagrafico è il contrario.



BONO Davide

Mi spiace contraddirla, Presidente, ma.
Sta dicendo che la collega Balzella li porta bene, ovviamente, non che io li porti male.



PRESIDENTE

Questa è una notizia! Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente noi abbiamo ascoltato con molta attenzione l'intervento dell'Assessore Saitta. Purtroppo però dobbiamo segnalare che si è trattato più di un intervento politico che non di un intervento tecnico-sanitario.
Per questo, quindi, prima abbiamo fatto una battuta al Consigliere Boeti, che non è tanto lontana dalla verità; non tanto sui ruoli, quanto sul fatto che come Gruppo in Commissione abbiamo chiesto ripetutamente un confronto nel merito anche dei singoli presidi ospedalieri.
Se quindi questa è una riforma che riguarda la rete ospedaliera, ci interessa certo l'organizzazione generale, ma ci interessa altrettanto la riorganizzazione dei singoli presidi ospedalieri e non ci basta averne solo il nome e il cognome o, come abbiamo detto, l'etichetta: cioè, hub, spoke ospedale di base, ospedale territoriale, ospedale di area disagiata, ecc.
Perché allora lì sì che vengono non dico le strumentalizzazioni, ma le comunicazioni finalizzate a cercare di comprendere meglio le ricadute sul territorio. Noi, infatti, abbiamo un solo strumento, Assessore: possiamo interrogarla con interrogazioni ordinarie, indifferibili e urgenti o question time in Aula - per le quali però, devo ammettere, non è che gli Uffici preparino delle risposte molto esaurienti, anche perché normalmente lo fanno il giorno prima - e poi cerchiamo, appunto, di avere delle risposte in Commissione, ma ovviamente in quella sede ci sono 30 Consiglieri che intervengono tutti e risulta poi difficile avere dei chiarimenti puntuali; poi la reinseguiamo, a volte, nelle Commissioni successive, ma magari si è già passati ad altro tema.
Io ho già avanzato più volte con insistenza, quindi, la necessità di avere più di una seduta di IV Commissione, soprattutto in questi momenti esattamente come si fa sul bilancio. Lo chiedo anche al Presidente del Consiglio Laus, al Presidente della IV Commissione Ravetti, perché ce n'è necessità, nel momento in cui si affronta un argomento così importante.
A maggior ragione, se voi, anche se è un po' strano chiedere questo volete avere comunicazioni più precise dalle opposizioni - rileggo così il suo intervento, perché immagino che lei con l'espressione "meno strumentali" intendesse "più precisi" - allora ci dovete dare più informazioni. Se invece continua il giochetto - e io l'ho vissuto cinque anni fa, quindi non faccio sconti al centrodestra - posso essere, da questo punto di vista, un metro di paragone. Vedevo che anche nella scorsa legislatura i documenti venivano mostrati solo alla fine, ma forse oggi è pure peggio: ci hanno portato solo le slide, ma senza voler fare una classifica del meglio e del peggio, dei migliori e dei peggiori noi ovviamente, siamo in difficoltà e magari facciamo anche dei comunicati involontariamente sbagliati.
Guardi, Assessore Saitta, quando noi abbiamo parlato dell'oncologia di Casale - così vado al nodo - noi abbiamo preso le tabelle in cui non risultava la struttura complessa. E' ovvio - e me lo auguro - che ci sarà una struttura semplice, ma lei ha parlato di potenziamento dell'oncologia di Casale Monferrato: di alcune specialità, di alcune eccellenze e di alcune necessità del territorio. Io immagino - lo immagino ma poi lei, se vorrà andare nel dettaglio, ci potrà smentire, perché ovviamente ha tutti i supporti tecnici da parte dell'Assessorato per farlo - che, se non ci sarà la struttura complessa, difficilmente l'oncologia potrà essere potenziata: a livello di reparto, di personale, di posti letto e di risposta sul territorio.
Questo non è un discorso peregrino. Poi è ovvio che nei comunicati si sintetizza e anche i giornalisti prendono la riga e fanno il titolo ad effetto.
Su questo, quindi, posso dire che, da parte del nostro Gruppo, non c'è mai stata una difesa strumentale, né nella scorsa legislatura né in questa di ospedali, presidi e discipline che sono indifendibili.
Anche quando affrontiamo delle situazioni locali, lo facciamo perch sono situazioni locali che hanno esigenze e peculiarità. Abbiamo fatto l'esempio - poi ovviamente lo farà meglio di me la collega Batzella - del punto nascite di Susa. Gliel'abbiamo detto anche con un'interrogazione recente: tre-quattro anni fa, detto punto nascite aveva quasi 500 parti l'anno; è stato volontariamente e scientemente depotenziato, in modo da non farlo più arrivare a quel numero, fino a farlo arrivare a 200. A Borgosesia, viceversa, c'era una situazione di 200 parti; il punto è stato potenziato con l'assunzione di un primario che si è impegnato sul territorio e sono arrivati a 500 parti. Noi non le stiamo dicendo di mantenere un punto nascite con 200 parti: le stiamo dicendo di capire che ci sono delle realtà che sono state volontariamente spogliate di un servizio. E non lo sto dicendo nemmeno a lei, perché questo è successo nella scorsa legislatura; a lei sto dicendo che questo è ciò che è successo in Piemonte: Susa verso Borgosesia (Borgosesia adesso ha 500 parti, non ha il DEA e infatti, nella vostra riorganizzazione di rete c'è il punto interrogativo e la situazione verrà valutata in seguito).
Ora, prima che poi i colleghi del centrodestra o del centrosinistra dicano che il Movimento 5 Stelle chiede la chiusura del punto nascite di Borgosesia, preciso che noi vogliamo che questo rimanga aperto. Vorremmo però che tutta la Regione avesse gli stessi standard di trattamento, se no creiamo poi le aree di serie A, di serie B e di serie C. E questo si ripercuote poi su tutta la politica, perché nell'alternanza democratica l'onere tocca prima poi - soprattutto poi - a tutti. Questo, quindi, è un dato importante.
Andando invece sul macro, noi dobbiamo fare dei rilievi, perché non abbiamo i dati puntuali e quindi posso prendere le considerazioni del collega Boeti come considerazioni un po' personali e un po' del Gruppo del Partito Democratico; ma, finché non le sento per bocca dell'Assessore ovviamente non posso né contestarle né condividerle né valutarle.
Al momento, la rete ospedaliera dei posti letto del Piemonte prevede 17.702 posti letto: 13.087 acuti (quindi già sotto lo standard nazionale dei tre posti letto per 1.000 abitanti) e 4.615 per quanto riguarda le post acuzie (quindi sopra lo standard dello 0.7/00, perché qui siamo a 1.1/00).
La revisione dovrebbe portare a 16.416 posti. Io vorrei sapere per quale motivo, invece, nella vostra delibera di revisione che avete approvato e portato a Roma - lo dico anche al Direttore Moirano - ne avete previsti 15.464, con una diminuzione dei posti letto per acuti di 2.500 unità (scendendo ad un parametro di 2.57/00). I posti letto per post acuzie invece, scendono da 4.600 a 4.000, rimanendo sopra lo standard (0.9/00).
Ora, questo è un dato chiaro: riducete complessivamente di 2.238 posti letto la rete ospedaliera del Piemonte. Il collega Vignale giustamente diceva che questo accade al netto dei posti letto di continuità assistenziale che metterete sul territorio; però da una parte parliamo di rete ospedaliera e, dall'altra, di continuità assistenziale: se anche vogliamo includere quest'ultima a forza nella rete ospedaliera, in realtà afferisce al territorio. Parliamo quindi di 2.238 posti letto in meno.
Il discorso che faceva prima il collega Berutti, infatti, è fondamentale. Non potete, cioè, venirmi a dire che dall'oggi al domani sparisce l'esigenza di 2.238 posti letto nella rete ospedaliera; posto che passiamo da un'occupazione di posti letto del 75 ad una dell'80%; ma, dalle tabelle al 30 giugno 2014, l'occupazione dei posti letto - tolto agosto che ovviamente è il mese più basso - è sul 75. Anche passando all'80%, quindi non credo che di colpo 2.238 ricoveri (di cui il 30% di day hospital e il 70 di ricovero ordinario) fossero tutti sbagliati: la gente sta meglio forse perché nel nostro Paese ci sono il Presidente Chiamparino e il Presidente Renzi - e non va più in ospedale.
Su questo, quindi, una risposta dovete darcela; e anche per quanto riguarda la riorganizzazione che, tra pubblico e privato, vede delle disparità notevoli.
Avevate sospeso la delibera della Giunta Cota - forse anche a ragione e in maniera pure condivisibile - ma io vedo che i posti letto in acuto sono diminuiti di 1.000 nel pubblico e di 600 nel privato: quindi, di più nel pubblico che nel privato. Il post acuzie viene diminuito quasi solo nel pubblico: di 500 posti letto contro i 100 - quindi poco, poco - nel privato. Anche di questo vorremmo sapere il perché. Ovviamente sappiamo infatti - facciamo una valutazione insieme -che il post acuto è quello non dico più remunerativo, ma quello che costa di meno: è ovvio che l'acuto va in ospedale e può avere da un'appendicite che si risolve a un problema che con i farmaci, magari costa migliaia e migliaia di euro.
Riducendo al privato l'acuto, ma non riducendo il post acuto, dunque stiamo facendo in qualche modo non dico un favore - perché non sarebbe corretto - ma diamo un messaggio chiaro e un sostegno al privato; diciamo cioè, continuate sul post acuto, che è quello più sicuro dal punto di vista dell'investimento.
Tra l'altro, dobbiamo ancora capire dove metterete i 1.330 posti letto di continuità assistenziale, perché la voce che gira sul territorio è che saranno - non so dire la percentuale perché dovete ancora deciderla soprattutto nel privato. Quindi, quando il collega Gariglio solleva la questione della dottoressa Briccarello, Direttore dell'ASL TO1, che con una delibera mette dei posti letto di continuità assistenziale a Torino in una struttura ben precisa (la Richelmy di proprietà di ORPEA) e sospendete tale atto, voglio capire se poi fra due settimane ripartite con la stessa delibera; oppure se, come si diceva, questi posti vanno negli ospedali che non sono più nella rete ospedaliera: come giustamente citato, Lanzo Venaria, Giaveno e Nizza Monferrato.
Qui c'è un problema Assessore, e chiedo 30 secondi in più che rubo ai colleghi del Gruppo: a Nizza Monferrato noi stiamo costruendo un ospedale e lei giustamente è andato sul territorio a dire che non sarà un ospedale; ma dobbiamo prendere una decisione su cosa facciamo di quel contenitore perché è inutile investire altri milioni di euro - lo dico anche al Presidente Chiamparino - se quello non sarà un ospedale e avrà solo posti letto di continuità assistenziale: li teniamo nella struttura che già c'era in centro a Nizza, che è anche più comoda. E idem per Venaria.
Guardate che poi, a livello di coerenza, dovete dirlo anche ai vostri candidati. A Venaria c'è la campagna elettorale, i candidati del PD stanno dicendo che a Venaria verrà realizzato il nuovo ospedale.
Se vogliamo essere coerenti, facciamo in modo di esserlo tutti, perch non si possono dire cose sul territorio che poi non sono corrette.
In ultimo, la distribuzione dei posti letto nelle varie ASL. Noi abbiamo visto posti letto a Biella - adesso vado a memoria perché non ho tempo di aprire la deliberazione; mi sembra 300 posti letto e 390 a Verduno.
A Biella l'ospedale nuovo - Reschigna c'era la scorsa legislatura, se lo ricorda - doveva avere 800 posti letto. E' stato ridotto a 500 e adesso nel piano ce ne sono 300.
Cosa ci facciamo nell'ospedale di Biella? Cosa ci facciamo se mai finiremo l'ospedale di Verduno, che anche questo è per 500 posti letto e invece ce ne sono 400? Ci darete poi una risposta anche su questo? Grazie, e spero veramente che approfondiremo in Commissione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Invito i Consiglieri a stare nei tempi, altrimenti non riescono a parlare tutte le persone che si sono iscritte.
Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Ho sentito parlare l'Assessore Saitta e citava i seguenti termini.
Assessore, mi guardi e mi ascolti. La ringrazio.
Assessore, dicevo che ho ascoltato attentamente il suo discorso, come sempre d'altronde, e mi sono rimasti impressi i seguenti termini: suggerimenti, confronto, condivisione da parte della maggioranza, una sanità sicura.
Io sono venuta a conoscenza solo qualche giorno fa che lei, Assessore nel 2003 scrisse un libro con la prefazione di Rosy Bindi, dal titolo "Un anno di sanità".
Non sono riuscita a leggerlo tutto, però ho colto degli spunti molto interessanti.
Concordo pienamente con quello che lei affermava nel lontano 2003: "La sanità piemontese non merita di essere danneggiata. E' una sanità di eccellenza e non deve essere danneggiata a vantaggio della sanità privata".
Sono d'accordo. Il Movimento 5 Stelle si è sempre battuto e si batte per una sanità pubblica e non per la privatizzazione della sanità. Però non sono d'accordo, caro Assessore, perché non è vero che lei si batte per una sanità pubblica.
Facciamo l'esempio dell'ospedale Gradenigo e del suo pronto soccorso.
Stiamo rischiando di privatizzare e di essere i primi in Italia a privatizzare un ospedale pubblico, un pronto soccorso che da pubblico andrà a finire nelle mani di Humanitas. E tutti conosciamo bene cosa c'è dietro e chi c'è dietro Humanitas. E su questo voglio andare oltre, lascio solo il punto interrogativo, perché ci si può tranquillamente informare e documentare.
Mi ha anche colpito un'altra frase: "La sanità piemontese non merita di diventare la Cenerentola delle Regioni del Nord". Lo siamo già purtroppo, e mi auguro di non andare oltre.
Credo che sia vero che si debbano fare dei tagli, che si debba risparmiare, però è anche vero che questi tagli e questi risparmi devono essere fatti non sempre a carico della sanità e non sempre penalizzando i cittadini e penalizzando un diritto molto importante che è quello della salute.
In questi giorni ho letto quasi tutti i giornali e sono stata attenta alle dichiarazioni dell'Assessore e anche del Presidente Chiamparino.
Quest'ultimo afferma: "Le manifestazioni non bloccheranno le riforme. Non servono le manifestazioni per cambiare le decisioni. Non c'è più tempo".
Presidente Chiamparino, come si permette? Lei sta violando il principio di democrazia, perché questa non è democrazia. Questa è una dittatura vera e propria, perché un Governatore serio e competente, come è lei, non avrebbe dovuto rilasciare tale dichiarazione, perché i cittadini si rivoltano. Sa cosa dicono i cittadini? "Chi è Chiamparino per dire a noi e per imporre a noi quello che lui vuole?". Perché il popolo e i cittadini sono quelli che conoscono meglio il territorio.
E arrivo alla Val di Susa. Ricordo a qualche Consigliere, che si è recato in campagna elettorale - tra l'altro presente oggi, anzi forse più di uno presenti oggi in Aula - che si sono recati in Val di Susa, in particolare a Susa a fare delle grandi promesse. Questi Consiglieri sono Consiglieri di maggioranza e anche di opposizione.
Vennero a Susa, all'ospedale di Susa - tra l'altro, non si può fare campagna elettorale all'interno di un ospedale, perché ci sono dei pazienti e perché c'è una normativa che non lo consente - e vidi io stessa con i miei occhi dare i santini, i mazzetti di santini e dire "vi aiuteremo faremo di tutto per questo ospedale". E non sono l'unica testimone, ma vi posso portare tanti altri testimoni.
"Vi aiuteremo, questo ospedale non verrà mai chiuso. Il punto nascita verrà potenziato".
Avete preso in giro i cittadini e continuate a farlo costantemente e perennemente tutti i giorni.
Io voglio spiegare qui, una volta per tutte, a tutti i Consiglieri ascoltate bene - e anche alla stampa e a chi è presente, che cosa è successo al punto nascite dell'ospedale di Susa, perché è giusto che si sappia ed è giusto dare dignità e, come dice la Consigliera Gancia, voglio che venga fuori la verità.
Il punto nascite dell'ospedale di Susa ha sempre raggiunto un numero di parti di 400-430-440. La soglia minima era quella dei 500.
Secondo voi, come mai nel 2013 il punto nascite dell'ospedale di Susa ha chiuso con 180 parti, gli ultimi dati di quest'anno riportano circa 125 parti, mentre nel 2012 ha chiuso con 430.
Secondo voi, se le donne valsusine continuano a partorire - perché i bambini continuano a nascere - per quale motivo all'improvviso c'è stato questo decremento delle nascite di oltre il 50%. Quindi, le donne valsusine continuano a partorire, i bambini continuano a nascere. Attenzione ad un altro dato importante: in Val Susa ogni anno nascono 700 bambini, anche oltre.
Come mai, secondo voi, all'improvviso c'è stato questo calo di oltre il 50% dei parti? Ve lo spiego subito. A causa di protocolli altamente restrittivi voluti consapevolmente dai vertici aziendali dell'ASL TO3.
Sono due anni che il comitato donne "Noi abbiamo partorito a Susa" composto da oltre mille membri, non solo donne, ma anche uomini, zii, zie amici e simpatizzanti. E' un comitato variegato composto da medici ingegneri, avvocati, operai, pensionati. E' un gruppo molto eterogeneo e variegato.
Da due anni questo comitato scende in piazza, manifesta, si rivolge alla direzione aziendale. Tra tutte queste persone è presente anche la sottoscritta, che tra l'altro ci lavora, perché io sono una dipendente adesso in aspettativa: una cittadina prestata alla politica.
Sono tantissimi anni che la sottoscritta si batte e cerca di far emergere la verità. Io stessa avevo parlato con l'Assessore alla sanità dicendogli: "Assessore, succede questo, questo e questo".
Non si può dire che le donne non partoriscono più; che le donne hanno già deciso. Non hanno deciso un bel niente! Le decisioni non le prendono le donne.
Se ad una donna che si presenta in ospedale le viene detto: "Signora lei qua non può partorire, ma deve andare verso l'ospedale Rivoli o verso l'ospedale del capoluogo piemontese, e la sua vita è a rischio ed è a rischio quella di suo figlio", chiunque avrebbe paura. Chiunque non metterebbe a rischio la vita del proprio figlio che porta in grembo.
Questo è terrorismo psicologico! Queste cose vanno denunciate! Noi, voi, tutti quanti non dobbiamo permettere questo. Non possono continuare a lavorare dirigenti aziendali che guadagnano 20 mila euro al mese, o quanto guadagnano, per essere seduti sulla poltrona e distruggere gli ospedali e i territori. Queste persone devono andare a casa, e siamo noi responsabili se queste persone si comportano così.
Dovremmo invece pensare, riflettere e dire: "Forse questi cittadini un po' di ragione ce l'hanno. Perché dobbiamo penalizzare questo territorio?" Perché se accade qualcosa, voi ci dovete dare delle alternative, perch queste donne - le donne - hanno il diritto di partorire e i bambini hanno diritto di nascere nel loro territorio. Una donna non può percorrere 80 chilometri dall'alta Val di Susa per arrivare al primo punto nascita che è quello di Rivoli. Sono 80 chilometri con la neve e il ghiaccio, magari in borgate dove già solo l'ambulanza, per poter arrivare, deve lasciarla un po' prima e i soccorritori vanno a piedi. Glielo dico con certezza che funziona così: vanno a piedi, caricano nella barella il paziente, lo trasportano sull'ambulanza, dopodiché viene trasportato in ospedale.
Io vi dico: riflettete bene su questa decisione.
Io non mi batto soltanto, sia chiaro, per l'ospedale della Val di Susa perché sono di Susa. Sia chiaro. Io mi batto per tutti quei centri che sono stati ingiustamente declassati; per tutti quei territori che ne hanno bisogno. Io mi batto per la salute e per una sanità pubblica pulita trasparente, uguale per tutti e meritocratica! Mi batto per tutti, quindi riflettete su questo.
E ancora, per concludere, ripeto una frase molto bella del nostro Sandro Pertini, il nostro Presidente. Io lo considero il mio unico Presidente, il mio più grande ed unico Presidente Sandro Pertini, grande combattente e partigiano, tra l'altro, che ha combattuto. Sandro Pertini diceva: "Quando un Governo non fa quello che vuole il popolo, va cacciato anche con le mazze e con le pietre".
Non dico che vi devono dare le mazzate o tirare le pietre, ma lo voglio collegare al fatto che la sovranità appartiene al popolo. Sono i cittadini che devono essere auditi e ascoltati; sono i cittadini che conoscono le difficoltà del proprio territorio.
Vi anticipo che stanno nascendo in tutta Italia, e anche in Piemonte in Val Susa, dei comitati che sono già all'opera e stanno inviando raccomandate ai Sindaci, a tutti gli amministratori, ai Consiglieri e ai Magistrati, perché denunceranno. È arrivato il momento di non tacere più, e il loro slogan è: "Se un bambino non riuscirà a nascere; se una donna non riuscirà a partorire o le accadrà qualcosa durante il parto, o se un infartuato non potrà essere soccorso e morirà, allora ci sarà chi ne pagherà le conseguenze".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Segretaria Motta in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Assessore, noi condividiamo le linee generali del suo intervento sul Patto della salute e sulla necessità di far uscire la nostra Regione dal piano di rientro.
Non sto a sottolineare tutte le questioni che lei ha detto, perché come Partito Democratico le condividiamo, non solo per forma, ma perché pensiamo veramente che queste siano scelte coraggiose che dobbiamo fare.
Le confermiamo che siamo disponibili a sostenere questa riforma, ma per sostenerla abbiamo bisogno di capirne le logiche e di condividere queste logiche sui territori.
Vede, Assessore, c'è stato un problema di comunicazione, mettiamola così.
Abbiamo visto la delibera, che ci è stata inviata nel tardo pomeriggio di giovedì, ed è stata anche pubblicata su un giornale on line. Quindi tutti - operatori ospedalieri, Sindaci, Direttori delle ASL e Presidenti delle Conferenze dei Sindaci all'interno delle ASL - hanno visto questa delibera e hanno letto le tabelle contenute.
Lei mi ha detto che forse avevo fatto un errore di valutazione nella lettura e che non l'avevo letta attentamente, però questo errore è stato fatto anche dai giornali, perché il giorno dopo hanno intitolato l'articolo con: "I tagli", a livello locale, che ogni ASL e ogni ospedale avrebbe avuto.
Diciamo che sulla comunicazione abbiamo molti margini di miglioramento mentre l'altro aspetto riguarda la logica degli interventi della riforma.
Anche qui vorrei capire - e non mi dica che non le ho lette bene o che non le ho capite, perché spero di aver interpretato bene la delibera e di aver letto bene le tabelle - per quanto riguarda l'ospedale di Asti, ci sarà la soppressione di 12 strutture complesse così suddivise: cinque soppresse ad Asti per essere aggiunte ad Alessandria che non le possiede cinque soppresse ad Asti, già presenti ad Alessandria, ma che Alessandria dovrebbe assorbire; una struttura complessa che scomparirà, la maxillo facciale, e una struttura complessa che si accorperà con la seconda presente in Asti, che è medicina.
Se la logica di questa riforma deve essere quella di una razionalizzazione, di evitare i doppioni, di assicurare migliori servizi e rimanere negli standard che comunque una legge nazionale ci impone, allora qualche domanda vorrei fargliela, soprattutto per capirne la logica e poter tornare sul territorio per spiegare questa logica che ha fatto nascere questa riforma.
Mi chiedo se le cinque strutture complesse soppresse ad Asti per essere aggiunte ad Alessandria, che Alessandria non possiede (malattie infettive dermatologia, gastroenterologia, endocrinologia, diabetologia e dietologia nessuna delle discipline ha un collegamento alla rete dell'emergenza, e una premessa importante: queste strutture sono presenti in un ospedale ampio, a norma) possono essere assorbite in un presidio congestionato, appunto, come quello di Alessandria, con grossi problemi strutturali, senza investimenti ingenti e credo irrealistici per i costi.
Allora, se questo ha un senso, vorremmo capire come poter trasferire queste strutture in un'altra che ha grossi problemi e quali possono essere le ricadute quantitative e qualitative sui servizi.
Inoltre, mi chiedo se c'è una logica o un buonsenso, oltre che di corretta amministrazione, annullare completamente,e inficiare gli investimenti fatti dall'Ospedale di Asti - ad esempio, le faccio quello delle malattie infettive, il più eclatante - per fare nuovi investimenti in una struttura non a norma per fare le stesse cose che Asti sta facendo.
Non voglio continuare a entrare nei dettagli, però sicuramente abbiamo anche bisogno di dare una risposta per le liste d'attesa e sui tempi d'attesa che peggiorerebbero se alcuni servizi fossero assorbiti da Alessandria, visto che oggi Alessandria su alcuni servizi e sui tempi di attesa è ampiamente fuori standard, e mi chiedo come farebbe ad assicurare tempi di attesa ragionevoli e non peggiorarli una volta assorbito il bacino di utenza astigiano.
Se poi parliamo di mobilità passiva, mi chiedo come si fa a cancellare completamente la chirurgia maxillo-facciale, che è riferimento per tutto il Piemonte sud e per le altre Regioni, quindi nei fatti ha una forte mobilità attiva, e non sapere poi se verrà assorbita in un'altra struttura o meno.
Ad esempio, in questo caso non ci sarebbe nemmeno il problema del primariato, quindi anche questa non è una questione, perché tutti sono disponibili a lavorare in una struttura semplice e non in una complessa proprio perché è una questione di assicurare qualità del lavoro e non una questione di primariati.
Potrei continuare con tanti esempi. Faccio quello delle malattie infettive, perché credo sia quello emblematico.
Per gli investimenti che questo reparto ha fatto, vi è un'unità di ricovero che è considerata un'eccellenza, per cui anche a livello regionale gli abbiamo affidato la possibilità di dover gestire i casi di ebola. E' una delle unità di malattie infettive a livello regionale con il maggioranza numero di posti letto, in condizioni di elevato livello di contenimento delle malattie trasmissibili per via aerea, ma è una struttura che Alessandria non ha e che, per averla, dovrebbe fare tutti gli impianti i filtri per l'espulsione dell'aria che avviene con filtri assoluti, ossia tutta una serie di cose che assicurano un livello di sterilizzazione dell'area che oggi non è riportabile solo così, cioè non è un banale trasferimento: ci sono investimenti importanti e quindi costi. Allora, mi chiedo perché non possa rimanere dove oggi è ed è considerata un'eccellenza .
Finisco sui casi specifici, perché spero che ci sarà un'occasione in cui potremo parlarne un po' più attentamente, ed è per questo che, come ha detto il Presidente Chiamparino, si possono fare delle modifiche a costi invariati.
Allora, noi siamo disponibili, proprio per quello che dicevamo prima perché abbiamo imparato in questi ultimi anni che dobbiamo anche cambiare mentalità, quindi siamo disponibili a farle una proposta che, a costi invariati, non penalizzi Asti e non metta in difficoltà Alessandria, che possa ragionare su quadranti, che possa considerare quei costi standard e quei numeri che la legge ci impone, senza penalizzare un territorio mettendo in difficoltà un altro.
Siamo certi che se potessimo avere un incontro con lei, con il Direttore Mirano e con il Direttore dell'ASL di Asti e con l'ASO di Alessandria, dottor Giorgione, potremmo trovare una condivisione di intenti e una proposta che - ripeto - che non modifichi i costi, ma migliori sicuramente i servizi della sanità del territorio.
Ma la garanzia che chiediamo - e chiudo, Presidente - a lei è che se noi ci mettiamo in gioco e siamo disponibili a cambiare mentalità per il bene della sanità, per il bene della salute dei nostri cittadini, è che i suoi Uffici poi non boicottino questa proposta, perché non può andare a finre, come è successo, con la centrale unica di acquisto. Perché hanno deciso che doveva essere Alessandria, poi l'ASL di Alessandria, per vari motivi che conosciamo, non poteva avere quell'affidamento, allora poteva toccare all'ASL di Asti, ma Asti non viene considerata negli Uffici della Regione e quindi si inventa l'ASO di Alessandria. Allora, noi vogliamo la garanzia che, come noi cambiamo mentalità per il bene dei cittadini, anche dai suoi Uffici ci debba essere un cambio di mentalità per ottenere, per fare e approvare delle proposte che vadano in quella direzione.
In ultimo, avete ordinato ai Direttori generali delle ASL di scrivere alle strutture private accreditate che il budget assegnato è quello del 2013; le chiedo però di mantenere l'impegno su Asti, di correggere il budget assegnato in modo errato - e lei sa di cosa sto parlando - alla Casa di Cura Sant'Anna, perché non si può andare sul territorio a fare delle promesse, accorgersi che sono stati fatti degli errori e poi cavarsela scaricando la responsabilità sui Direttori generali che devono scrivere quello che voi indicate.
Assessore, siamo disponibili. Speriamo che lo siate altrettanto voi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Motta.
La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire su alcune questione non già anticipate dai miei colleghi.
Anzitutto, ho seguito il dibattito, anche in funzione di chi è intervenuto precedentemente, in particolare i Consiglieri Allemano e Boeti che ha toccato dei temi importanti.
Partirei da una conclusione, che ho verificato nei giorni scorsi relativamente al tavolo congiunto in merito alla verifica degli adempimenti di sanità e Comitato LEA, quindi il tavolo di verifica al Ministero della Salute, a proposito del piano di rientro del 17 aprile 2014.
Partiamo da questo che va inserito in un ambito di una discussione articolata, che dobbiamo fare, perché quando si parla di sanità si vanno a toccare temi sia di tipo economico che di tipo sociale importantissimi visto anche il peso specifico che ha sul bilancio della Regione.
Leggo brevemente la prima fase delle conclusioni.
"Le conclusioni della seduta odierna del noto tavolo di verifica rappresentano il riconoscimento dell'importante lavoro condotto dalla Regione e dall'Assessorato regionale alla sanità in tutte le sue strutture della direzione regionale, per superare le criticità pregresse, finanziarie e organizzative del settore ed attuare il piano socio-sanitario regionale nel quadro del piano di rientro 2010-2012 e dei conseguenti programmi operativi 2013-2015.
Il primo risultato odierno è l'approvazione definita da parte del tavolo dei suddetti programmi operativi triennali che la Giunta aveva deliberato il 30 dicembre 2013, in cui vi è una gestione operativa positiva, che si conclude con l'azzeramento del disavanzo di gestione mediante un sostanziale pareggio, anzi, con un attivo di 8 milioni sui circa".



(Commenti in aula)



SOZZANI Diego

Non c'è l'Assessore? E' andato via mentre parlavo? Gli stavo dicendo delle cose importanti.



PRESIDENTE

E' andato un attimo a fare una commissione.



SOZZANI Diego

Aspettiamo un attimo che torni l'Assessore.



PRESIDENTE

Può proseguire.



SOZZANI Diego

E' importante su questo. Ci tenevo in modo particolare, anche perch c'erano delle domande precise.
Visto che questo è il primo momento di discussione, non vorrei che vengano riportate le domande e, poi, le risposte siano un po' imprecise, è solo questo, dal punto di vista.



PRESIDENTE

Però, non mi blocchi il dibattito.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

C'è il Presidente Chiamparino.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

No, l'Assessore è stato sempre presente.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

E io vi ho elargito un'oretta di tempo in più, in perfetto equilibrio.



SOZZANI Diego

Proviamo a vedere.



(Commenti in aula)



SOZZANI Diego

Magari è fuori, se lo possiamo far chiamare.



(Commenti in aula)



SOZZANI Diego

Allora faccio le domande.



PRESIDENTE

Bravissimo, Consigliere.



(Commenti in aula)



SOZZANI Diego

Non l'avevo visto, seduto vicino all'Assessore di Novara mi era sfuggito.
Riprendo le conclusioni: "Il risultato è l'azzeramento del disavanzo di gestione mediante un sostanziale pareggio, anzi, con un attivo di 8 milioni di euro su circa 8 miliardi di euro di risorse destinate nell'anno al finanziamento corrente del Servizio Sanitario Regionale".
Partiamo dal concetto che un anno fa si rappresentava una situazione sanitaria diversa da quella raffigurataci questa mattina, perché il lavoro svolto viene riconosciuto in termini operativi, come indicato nel verbale del Ministero di cui vi ho detto. Non ci sembra vi siano elementi di discussione rispetto a questo tentativo importante di riduzione dei costi della sanità che sono stati fatti negli anni precedenti.
Siccome il mondo gira e va avanti, parto da quanto ho letto negli appunti dell'Assessore, dove dice che, nel 2015, il risparmio sarà di circa 100 milioni.
Essenzialmente sono tre i settori in cui abbiamo identificato questo tipo di risparmio: l'innovazione tecnologica, l'edilizia sanitaria e il potenziamento della sanità territoriale.
Oggi, ho sentito parlare in modo compiuto, anche da parte di più colleghi in quest'Aula, del potenziamento, però vorrei anche ricordare che relativamente al potenziamento della medicina di territorio vi è una legge specifica che lo sovraintende e che in quest'Aula non stiamo discutendo di alcuna novità. Infatti, vi è un'attività di intervento socio-sanitario relativa alla legge n. 10/2010 (anche denominata "legge trasversale" visto il voto quasi unanime che avuto in Aula), in cui è contenuto il piano decennale; e, dal 2012, esiste la delibera di ospedalizzazione domiciliare dove sta avvenendo tutta una serie di attività che l'Assessore, oggi, in Aula, ha rappresentato come elemento di novità.
E' vero che si può potenziare - questo è assolutamente vero - però la domanda specifica è la seguente: con quale denaro? Dove si va a recuperare il denaro per il potenziamento rispetto a questa legge, che è già operativa, che è già funzionante (quindi non c'è alcun tipo di novità nell'ambito della discussione che stiamo svolgendo)? Anche perché, come si evince dalla lettura non solo del finanziamento ma anche delle riduzioni, c'è la riduzione dei posti letto, la riduzione delle emodinamiche e la riduzione dei presidi, senza un contemporaneo come è stato detto anche dai banchi della maggioranza - avvio del potenziamento della medicina di territorio, in quanto ci sarà un momento in cui noi opereremo le riduzioni, ma non ci sarà il contraltare della medicina di territorio.
Nell'ambito dell'edilizia sanitaria, mi mancano degli aspetti. Non entro nel merito del discorso dei primariati, perché non ho le conoscenze politiche e amministrative del collega Vignale, che siede qui da molto più tempo, però in questo senso manca una politica di edilizia sanitaria, sulla quale ho sentito poco. Pensate che un ospedale, dal punto di vista sanitario, diventa vecchio dopo 25 anni, periodo dopo il quale andrebbe rivisto completamente; e, in Piemonte, l'edilizia sanitaria ha tra i 65 e i 75 anni, che è un intervallo di tempo molto più esteso.
In merito a questo argomento, vi consiglierei una visita a Birmingham costa poco con Easyjet - dove potrete vedere un ospedale simile a quello che si vuole realizzare a Torino, con 2.000 posti letto e 90 sale operatorie, che è stato realizzato in tre anni. Dal giorno in cui si è deciso, è stato realizzato in tre anni! Invece, qui ci stiamo fossilizzando nell'analizzare l'edilizia sanitaria, collocandola in luoghi in cui vi sono costi altissimi di bonifica. Cerchiamo anche una programmazione di edilizia sanitaria che possa rendere competitivi i nostri ospedali rispetto alla mobilità passiva che ci costa così tanto, in quanto, poi, il cittadino, come diceva, non ha problemi a prendere l'auto e andarsi a curare dove meglio crede e dove meglio lo trattano.
Anche su questo, un programma di edilizia sanitaria, con gli elementi che voi ritenete necessari per il riammodernamento dei nostri ospedali, va data! Va fatta! Va creata! Va indicata! Così come non ho sentito parlare - questa, magari, è una mia lacuna potrebbe essere un elemento di discussione più complesso in futuro - della logistica della macchina ospedaliera, che ha costi incredibili. Quanto valgono i presidi ospedalieri? Quanto costa a letto la sanità del nostro Piemonte? Quali sono gli interventi che possono essere previsti in quell'ambito? Il mio non vuole essere un discorso di tipo localistico, ma conosco i costi dell'ospedale della mia città. Pensate che con la mancata realizzazione della Città della Salute e la mancata realizzazione di quanto abbiamo già detto altre volte in quest'Aula, la manutenzione dell'ospedale della città di Novara costa dieci milioni all'anno. Allora, con un'analisi dei costi della manutenzione dei presidi ospedalieri, cosa si può fare rispetto ad una programmazione diversa dell'attività sanitaria in Piemonte? Insomma, Assessore, vorrei farle notare, come mi dicevano i colleghi che hanno vissuto la precedente Amministrazione, che l'Assessore Monferino veniva con delle slide precisissime, che però non dava; qui non abbiamo le slide, ma non abbiamo neanche gli elementi.
Allora, cerchiamo di avere tutta una serie di elementi che consenta a quest'Aula di discutere in modo compiuto una riforma, che deve essere veramente proiettata rispetto al futuro, che possa consentire ai cittadini piemontesi di avere una sanità di primissimo ordine.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ha chiesto la parola la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Com'è abbastanza mia abitudine, impiegherò veramente pochissimi minuti così non abuseremo della sua gentilezza, avendo già consentito, come ricordava prima, un'ora in più rispetto a quanto dovuto, non perch l'argomento non sia importante, ma proprio per il rispetto dell'Aula.
Così come abbiamo avuto più notizie - e lo ringrazio - da parte del Consigliere Boeti rispetto ad una disamina puntuale e attenta di quella che, probabilmente, è la linea della maggioranza, personalmente - e non credo di essere dotata di un'intelligenza molto diversa, o inferiore, a quella di tutta quell'altra Aula - dal ragionamento di mezz'ora svolto dall'Assessore, mi permetto di dire che io la linea non l'ho capita.
Però, avendo seguito con attenzione una lezione di buona e di sana politica, mi permetto, con grande rispetto, di suggerire all'Assessore Saitta, stante che è stato Sindaco di Rivoli e Presidente della Provincia di Torino, e in quei frangenti le lotte per una serie di ambiti territoriali le ha fatte ed era giusto che le facesse, però ricordi anche quel pezzo di storia, perché non si cambiano i percorsi a seconda della casacca che si porta, ma soprattutto, quando si cambiano, non si danno lezioni di politica all'interno di un'aula, perché poi è sempre difficile sostenerle.
Mi pare, tra l'altro, che l'accorato appello della Consigliera Motta che tutto è fuorché rappresentante dell'opposizione, sia comunque un chiaro segnale di un percorso che probabilmente ha la necessità di essere condiviso, non soltanto all'interno di un Consiglio così ampio, ma anche all'interno della maggioranza, per vedere i territori correttamente rispettati e non azioni di politica di collusione. Non è questo che noi vogliamo.
Io le garantisco che, nella passata legislatura - come ricordava il Consigliere Vignale, qui presente - non ci siamo mai nascosti rispetto a quelli che erano i nostri doveri di rappresentanti della maggioranza (qualcuno, che è ancora presente in quest'aula, lo ricorderà).
In merito al famoso e vituperato ospedale di Lanzo, il Consigliere Boeti - a meno che adesso non mi smentisca - mi pare abbia confermato (se non ho capito male) che probabilmente ci sarà una chiusura, stante il fatto di aver detto al collega Vignale: "Ma l'avevate già chiuso voi!". Allora poiché ho veramente difficoltà a capire quale sarà il futuro di quel contesto territoriale, e lo porto come esempio perché forse lo conosco meglio, per una questione di chiarezza all'interno di quest'aula sarebbe opportuno chiarire sin d'ora cosa succederà, perché diventa veramente difficile continuare a leggere sui giornali di alcune esternazioni.
Ricordo all'Aula - ma credo non sia neanche necessario - che abbiamo dovuto smentire i disavanzi di natura economica all'interno di una Commissione, facendo i conti come i vecchi ragionieri che si mettevano i manicotti neri, e in quel frangente abbiamo nuovamente smentito una presa di posizione che era stata comunicata, dagli uffici o dall'Assessore, ai giornali e a tutti gli organi di informazione che potevano utilizzarla.
Allora, delle due l'una! O cominciamo a fare un ragionamento serio dove - come ha fatto il Consigliere Boeti - si forniscono dati oggettivi e si fa un percorso, che può essere condiviso o meno dall'opposizione, ma quantomeno è conosciuto, oppure diventa veramente difficile immaginare di continuare queste riunioni in un contesto di serenità, positività ed anche di opposizione costruttiva.
Ci tengo a sottolineare che non è attraverso una relazione molto sintetica da parte dell'Assessore che si può immaginare che per quest'Aula almeno, per quanto riguarda noi - siano terminate le comunicazioni tant'è che il Gruppo di Forza Italia ha già presentato la richiesta di un Consiglio straordinario, che auspichiamo si possa fare nel breve periodo attraverso una preparazione ed un'informazione che dovrà essere fatta in IV Commissione. Occorre esplicitare i dati oggettivi per permettere a tutti di fare le proprie valutazioni attente e non aspettare di conoscere le informazioni provenienti dall'esterno dell'aula.
Questo è il motivo per cui ho utilizzato solo quattro minuti, perché o mi metto a disaminare le parole tecniche e costruttive del Consigliere Boeti, oppure, se mi devo basare - come dovrei fare - sulle parole della Giunta, attraverso l'Assessore, diventa veramente difficile discutere di qualcosa, perché poco, di sostanza, è stato detto. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'Assessore Saitta, come cappello introduttivo alla sua comunicazione sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, ha tenuto un piccolo saggio di buona politica (chiamiamola così), di quella che dovrebbe essere la buona politica o di quella che avrebbe dovuto essere la buona politica. E allora, noi vogliamo anche un po' seguirlo su quel discorso e sviluppare anche noi la tematica, perché è una tematica importante, che viaggia in parallelo con le scelte che vengono fatte e i comportamenti che si tengono.
Si diceva: la buona politica. La buona politica la possiamo sicuramente distinguere dalla propaganda, che è pane quotidiano in campagna elettorale ma che dovrebbe essere lasciata da parte nel resto del tempo; tempo che dovremmo impiegare, invece, a compiere delle scelte.
Chiariamo subito un fatto, visto che naturalmente tutte le deliberazioni e le leggi, sia a livello nazionale sia a livello regionale si poggiano su un "ce lo chiede qualcuno". Riguardo alle leggi nazionali si dice: "Ce lo chiede Bruxelles"; in ambito regionale facciamo i provvedimenti perché ce lo chiede Roma. Allora, sgomberiamo subito il campo da una questione: abbiamo dei parametri nazionali - è vero - ai quali ci dobbiamo uniformare, pertanto dobbiamo fare delle scelte che seguano questi parametri, perché siamo in una situazione che ci obbliga a fare questo. Se i conti della sanità piemontese fossero in ordine, se non fossimo in Piano di rientro, nessuno ci chiederebbe di prendere queste decisioni, di fare questi tagli, di provvedere ad una nuova organizzazione. Questo occorre chiarirlo subito.
Allo stesso modo, chiariamo - così sgomberiamo il campo dalla propaganda - che se stiamo parlando oggi di questa deliberazione, se stiamo parlando oggi di questa revisione della rete ospedaliera, è perché è importante, perché va a toccare i servizi ai cittadini, altrimenti vorrebbe dire che stiamo perdendo tutto il nostro tempo e non si giustificherebbe l'enfasi che è stata data e la tensione che c'era per questo provvedimento anche all'interno della maggioranza.
E' un provvedimento importante, che va a toccare i diritti dei cittadini, i servizi dei cittadini, altrimenti noi dovremmo immaginare che gli amministratori del centrosinistra che lo scorso anno non governavano la Regione e andavano a difendere i Presidi mentivano, o facevano della pura propaganda. Noi non stiamo dicendo questo, perché stiamo parlando degli stessi Presidi per i quali si disperavano in passato gli amministratori del centrosinistra, e ancora lo fanno. E qui siamo alla propaganda! E ancora si fa propaganda! Attenzione! Il collega Bono ha citato Venaria, io cito il Comune dove risiedo, un Comune che conosce bene anche il nostro Presidente Chiamparino - Moncalieri perché non più di tre ore fa l'Assessore Saitta ha confermato la decisione sull'emodinamica di Moncalieri. Peccato che il Sindaco della città di Moncalieri abbia detto, sei-sette ore fa, che l'Assessore Saitta ha garantito, in un incontro in Assessorato, che l'emodinamica non chiuderà, anzi che l'ospedale di Moncalieri verrà potenziato, anzi ristrutturato. Poi, io capisco che domenica ci saranno le primarie del centrosinistra, però bisognerebbe evitare di fare propaganda sulla pelle dei cittadini. E allora, distinguiamo la buona politica dalla propaganda.
Cerchiamo di fare la buona politica.
Cosa stiamo pagano noi, adesso? Cosa stiamo pagando, se Roma ci chiede di fare queste scelte difficili? Stiamo pagando la vostra incapacità gestionale. Vostra! Vostra! Perché non erano altri, non eravamo noi a governare la Regione in questi ultimi vent'anni! Erano le Giunte di centrodestra e le Giunte di centrosinistra. Paghiamo la vostra incapacità gestionale! Sono vent'anni circa, se non di più, che le leggi prevedono il pareggio di bilancio per le Aziende Sanitarie Locali e le Aziende Ospedaliere. Vent'anni, come minimo! E allora? Come abbiamo fatto ad arrivare a questa situazione? Poi, sul Documento di Programmazione Economica e Finanziaria regionale si scrive, anche con una sincerità disarmante, che negli ultimi vent'anni la Regione ha sistematicamente speso più di quanto ha incassato.
Benissimo! E allora? Ma è così facile? Si tira una riga e si va avanti dicendo: "Adesso ci siamo noi che risolviamo i problemi!"? No signori, troppo facile così! Troppo facile così! Siccome questo tema è già stato sollevato da qualcuno (non dal Movimento 5 Stelle, ma da Consiglieri di maggioranza), da adesso in poi la responsabilità delle scelte che si compiono - ma di quella a 360 gradi diventerà il nostro tema! Siccome si parlava di un provvedimento che riguardava non la totalità dei cittadini piemontesi, ma una ristretta cerchia di privilegiati, un piccolo sottoinsieme, qualcuno ha detto che certe scelte erano rischiose perché potevano portare a ricorsi e anche a richieste di danni (chiaramente, se qualcuno ci chiede i danni, ci condannano a pagarli).
Allora, visto che qui stiamo parlando della salute dei cittadini piemontesi, quindi degli utenti della sanità, la domanda che faremo in modo ripetitivo da qui ai prossimi mesi - forse ai prossimi anni - è la seguente: chi paga per gli errori commessi? Perché altrimenti è propaganda! Ad esempio, per quello che riguarda l'inappropriatezza, l'Assessore Saitta ci ha fornito delle cifre anche in occasione dell'informativa che ha reso in Commissione. Si è detto: "Dobbiamo anche risparmiare riducendo l'inappropriatezza delle prescrizioni, della diagnostica".
Ma, allora, non si poteva investire meglio, magari nella formazione al personale medico, per evitare questa inappropriatezza? Non si è fatto. Si è sprecato con altro.
Un altro elemento sul quale vorrei che non si facesse propaganda riguarda il blocco del turnover nelle assunzioni. Assessore, ci sono reparti dove gli infermieri sono allo stremo delle forze! Sono oltre il limite.
Quindi, per cortesia, non facciamo propaganda su questo! Io le ho sentito dire che, probabilmente, già dal prossimo anno si potranno chiedere delle deroghe per le assunzioni. Ho sentito dire che magari usciremo dal piano di rientro già in un anno! Per cortesia, non giochiamo con questi operatori, che sono veramente allo stremo delle forze.
Io sono convinto che al cosiddetto Tavolo Massicci (oggi Tavolo ex Massicci) prima di fare queste concessioni vorranno ben vedere come proseguirà la riforma, vorranno ben vedere se si sono fatti questi risparmi; non concederanno queste deroghe dall'oggi al domani! Se parliamo di buona politica, cerchiamo di fare tutti della buona politica, e non della propaganda. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
In apertura, ci tengo ad affermare anch'io il convinto sostegno all'azione di profonda riorganizzazione della sanità piemontese.
La sanità è un imprescindibile determinante della salute dei cittadini anche se non è l'unico e neppure il più rilevante dal punto di vista scientifico.
Il processo di riordino della sanità regionale ha subito numerose revisioni negli anni, senza giungere mai ad una decisione condivisa con i cittadini e con gli operatori del settore, che conoscono le difficoltà e le esigenze di un servizio regionale che cerchi di raggiungere una giusta efficienza senza dimenticare che i processi produttivi industriali non sempre si adattano al campo della sanità.
Negli anni sono stati proposti modelli regionali di vario tipo, che non sono mai stati compiutamente realizzati e valutati per i risultati che avrebbero potuto produrre, ma solo ed esclusivamente tagli lineari alle risorse economiche ed umane senza un reale piano strategico. Noi da questa situazione partiamo; non partiamo dal cosiddetto "anno zero".
Non ci sottraiamo all'esigenza di ripensare alla rete ospedaliera sulla base dei criteri previsti dal patto nazionale per la salute, soprattutto sulla base di quegli studi scientifici citati prima dall'Assessore, che evidenziano il livello ottimale di collocazione delle singole discipline ospedaliere, al fine di ottimizzare la sicurezza dei cittadini, cioè la certezza di essere curati nel miglior modo possibile.
L'intervento sulla rete deve inoltre consentire di far uscire al più presto la Regione Piemonte dal piano di rientro, in modo da poter assumere quel personale infermieristico e medico ormai imprescindibile (le sofferenze che venivano ricordate prima sono veritiere e conosciute) ripianando i vuoti di organico creatisi negli ultimi anni; anni in cui l'unico contenimento dei costi della sanità è avvenuto (principalmente) tramite il blocco del turnover del personale sanitario.
Non è più rinviabile l'allineamento tra bilanci delle Aziende Sanitarie e bilancio della Regione. È indispensabile che quelle risorse liberate dalla riorganizzazione ospedaliera (questo è l'obiettivo) vengano impegnate in edilizia sanitaria, in ammodernamento tecnologico, in continuità assistenziale.
Vogliamo che la Regione intervenga con forza nel verificare l'appropriatezza delle cure e nel ricostruire un corretto rapporto tra gli ospedali e il territorio afferente. I ricoveri e gli accessi impropri al pronto soccorso, le lunghissime liste di attesa e il tasso crescente di mobilità passiva sono i dati da cui partiamo, non sono inventati da questa Giunta o da questa maggioranza, e non possono essere ulteriormente tollerati. Non si può far finta di niente! Ma la soluzione è data da una riorganizzazione complessiva delle politiche per la salute, con una forte attenzione alla domiciliarità e alla rete dei medici di base e pediatri di libera scelta. Non ci soffermeremo a difendere primariati o inutili duplicati (laddove siano inutili ovviamente) di specialità o reparti, ma non potranno certo essere ridotti i posti letto ospedalieri almeno fintanto che non ci saranno posti adeguati in continuità assistenziale e postacuzie o un'avanzata integrazione dei servizi socio sanitari.
La recente delibera della Giunta ha operato una riorganizzazione della rete istituendo una precisa gerarchia delle diverse strutture. Non sono personalmente interessato alle etichette, ma provo a ragionare sul fatto che nella realtà piemontese forse il modello di "hub &spoke" di cui tanto si parla, non è esaustivo. Mentre è utile approfondire il ragionamento sul modello a rete aziendale, dove vengono definiti compiti delle varie Aziende, diversificati in base alle competenze professionali organizzative, alle caratteristiche geografiche e non ultimo al piano nazionale degli esiti.
Vediamo un esempio concreto, che ci può suggerire un modo più avanzato e concertato di attuazione del piano deliberato dalla Giunta regionale: è il caso dell'Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi. Per la sua collocazione geografica svolge da sempre compito di ospedale di riferimento per molta attività sanitarie per i cittadini dell'ASL TO3 e per l'area metropolitana Torino sud-ovest. È pur vero che presenta un DEA con un significativo numero di passaggi annuo, che allo stato attuale tuttavia non ha le caratteristiche del DEA di II Livello, in quanto non sono presenti le strutture di cardiochirurgia, di neurochirurgia, di chirurgia vascolare, n il numero minimo di passaggi previsti a livello nazionale.
Da questo punto di vista, pur constatando con amarezza che tutti e tre gli hub della provincia di Torino sono concentrati nella città capoluogo a poca distanza tra di loro, non sono interessato a difendere in astratto un'etichetta che si vuol dare a questo o a quell'ospedale.
Tuttavia, va sottolineato che al San Luigi cono presenti dei centri di riferimento regionali o di altra specializzazione, quali, a titolo esemplificativo, il centro di riferimento per le microcitemie, il centro di riferimento per la sclerosi multipla, la chirurgia robotica e l'urologia la chirurgia toracica, l'ematologia, la tubercolosi, le malattie rare, il centro di riferimento della fibrosi cistica dell'adulto. Questi centri, che sia DEA di II o di I Livello, vanno assolutamente preservati e valorizzati perché operano al servizio di un'area ben più vasta di quella in cui è allocato l'ospedale stesso.
Va ricordato che le attività cliniche specialistiche richiedono poi un supporto diagnostico di adeguato livello. Infatti, al San Luigi sono eseguiti test diagnostici specialistici che non sono eseguiti in nessun'altra sede. Essendo poi un'Azienda condivisa Ospedale-Università sono presenti attività di didattica e di ricerca, alle quali contribuiscono, oltre alla componente universitaria, anche quella ospedaliera, con attività di insegnamento agli studenti di medicina scienze infermieristiche, varie scuole di specializzazione e attività di tutor per i medici di medicina di base.
L'organizzazione a rete può anche permetterci di analizzare con un'ottica diversa il tema più volte evocato delle emodinamiche. Piuttosto che immaginare una loro chiusura diffusa sulla base di meri parametri numerici, se ne può valorizzare l'impiego con un adeguato coordinamento delle loro attività.
Certo, per costruire una vera rete tra gli ospedali dell'area e implementare processi di migliore utilizzo delle risorse, è necessario realizzare una rete informatica per la trasmissione di dati clinici. La situazione è anche favorevole in quanto il San Luigi, l'ASL TO3 e il Mauriziano utilizzano gli stessi sistemi informatici che devono essere aggiornati e allineati, mentre con altre Aziende è necessario realizzare nuovi protocolli informatici.
Partendo dal modello a rete aziendale, l'Azienda San Luigi si pone come ospedale specialistico per una serie di attività cliniche e diagnostiche, il modello organizzativo proposto a rete integrata tra aziende afferenti ad un ampio ambito, almeno quelle in cui sono già in atto gare comuni. Con una chiara definizione dei compiti, le ASL si occupano della grande produzione, si integrano con l'Azienda ospedaliera universitaria e con l'ASO Mauriziano per attività specialistiche con particolare distribuzione geografica: ASL, TO3, TO5 lavorano prevalentemente insieme, Mauriziano e TO1 lavorano insieme per alcune attività, San Luigi e Mauriziano collaborano. Questo, forse, rappresenta il modello più razionale, facilmente applicabile e che causa minor disagio e conflittualità tra gli operatori sanitari.
Chiudo dicendo che la recente DGR 600 è un primo passo. Un passo sicuramente non evitabile, di razionalizzazione e riorganizzazione, ma va integrata con proposte per Aziende come il San Luigi. Presumibilmente stesso ragionamento si potrebbe fare con altre realtà che non sconvolgano l'attuale assetto organizzativo virtuoso, che vede questo ospedale come punto di riferimento per un bacino di utenza molto ampio e ben al di là della sola area metropolitana Torino Ovest.
D'altra parte, mi viene da dire che se fino all'ultimo c'era un punto interrogativo nella scelta dell'hub della zona ovest, una qualche ragione ci sarà pur stata. Eravamo tutti ben consapevoli che almeno metà delle specialità necessarie e minime non c'erano e non ci sono mai state al San Luigi, ma era ben chiaro a tutti, per quanto riguarda l'allocazione di tutte quelle specialità che ho provato ad esemplificare che, se venissero mai eliminate dal San Luigi, non troverebbero nessuna allocazione da altra parte, oppure, per essere allocate da altre parti, necessiterebbero di investimenti, ampliamenti e costi che andrebbero a confliggere con l'obiettivo primario di riorganizzazione e contenimento dei costi medesimi.
Proprio perché il settore della sanità occupa da solo una gran fetta del bilancio della Regione, non bisogna gettare tutti gli investimenti economici, strutturali e umani fatti, per esempio, in quell'Azienda ospedaliera universitaria che puntava - e, vorrei dire, punta ancora - alla medicina d'urgenza, al nuovo pronto soccorso e ai posti di osservazione brevi e intensivi. Senza dimenticare la necessità di una rivisitazione dei rapporti tra ospedali e università, citata nella delibera, e l'investimento sul trasporto pubblico locale che porterà il punto di attestazione, non casualmente della linea ferroviaria 5 del sistema ferroviario metropolitano, proprio a due passi dell'ospedale di cui parlavo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ho letto attentamente l'allegato A della delibera di riorganizzazione della rete ospedaliera. Sinceramente ritengo che gli obiettivi siano più che condivisibili se consideriamo, come obiettivo, quello di uscir dal piano di rientro e, dall'altra parte, sbloccare le assunzioni. Sbloccare questo blocco del turnover che, sicuramente, è una delle cause dell'aumento delle liste d'attesa.
Condivido il ragionamento fatto dalla Giunta Chiamparino. Questa Giunta sposa il Patto della salute estivo, riconosce in 3,6 posti letto per mille abitanti, 2,9 per l'acuto e 0,7 per le riabilitazioni. Fino a qui il ragionamento fila. Ma se andiamo a vedere i numeri, sinceramente, faccio fatica. Forse, mancano dei pezzi. Se non qui, almeno in Commissione sanità spero di comprendere il ragionamento.
Andiamo a guardare i numeri della riabilitazione, con particolare riferimento alle strutture private convenzionate. Tra l'altro l'affermazione che lei ha fatto prima, sulle strutture private convenzionate e sui consulenti che seguivano la pratica della convenzione mi ha fatto venire in mente un certo signor Grando che è apparso sui giornali qualche settimana fa, che mi è stato segnalato in merito ad un convenzione assegnata ad una clinica di Torino, la Major.
Su questo, qualche domanda me la farei.
La riabilitazione è in mano alle cliniche private convenzionate. Nel senso che la fanno da padrone rispetto al servizio pubblico. Abbiamo più posti nella riabilitazione, ma se andiamo a vedere il taglio dei posti letto, non è logicamente susseguente a questo ragionamento. Di fatto, chi viene penalizzato maggiormente, in questa divisione ulteriore che viene fatta tra posti letto pubblici e privati, è il privato che sicuramente ha un migliaio di posti nella riabilitazione rispetto ad un privato che ne ha decisamente di più.
Temo che questa operazione che voi varate rischia di uccidere la riabilitazione pubblica. Su 600 posti che vengono tagliati nella riabilitazione, 500 sono nel pubblico, se non ho capito male, e un centinaio nel privato, sebbene il privato la faccia da padrone in questo settore.
Vorrei capire come mai abbiamo posti acuti dove, rispetto ai parametri nazionali di riferimento che avete scelto, siamo leggermente al di sotto ma si va a tagliare pesantemente nell'acuto. Sicuramente ci manca il dato di dove vengono assegnati questi posti di continuità assistenziale.
Tempo fa avevo presentato un'interrogazione, chiedendo che venissero attivati trenta posti di continuità assistenziale nell'Ossola; trenta posti che anche il Partito Democratico aveva richiesto ma che poi, di fatto l'ASL non ha attivato.
Voi dite - questo lo apprezzo - che non bisogna farsi forviare da esigenze localistiche, ma bisogna creare dei criteri oggettivi e seguirli fino in fondo. In questo mi trovo d'accordo, ma se guardo il vostro comportamento nell'Ossola, voi avete usato il criterio di chiedere al comitato dei Sindaci chi scegliere tra Domodossola, San Biagio o Verbania e i Sindaci hanno scelto Domodossola; dopodiché, ci ritroviamo un rinvio a fine 2016. Questo, chiaramente, crea delle aspettative tra i cittadini, ma anche tra gli amministratori. Quindi lì bisogna andare a spiegare.
Riprendendo anche un intervento che ha fatto una nostra Consigliera di Verbania che ho avuto modo di sentire, se andiamo a guardare i soldi spesi nell'Ossola, vediamo che in altre Province, come ad esempio nella Provincia di Imperia, si riesce a fare convivere due spoke con quei soldi, più o meno i soldi che si spendono nell'Ossola. Nell'Ossola non si riesce a convivere con due spoke ed è una realtà, dal punto di vista territoriale, molto difficile perché, sicuramente, tra Verbania e Domodossola ci sono delle difficoltà perché le strade non sono così facilmente percorribili.
Penso anche alla provincia di Novara. La provincia di Novara aveva ad Arona un fiore all'occhiello, che era l'oculistica. L'oculistica era un polo di attrazione anche verso la Lombardia, ma è stata - giustamente! accorpata all'ospedale di Borgomanero. Però lì si ha accesso alla sala operatoria solo un giorno alla settimana e questo ha portato all'esplosione delle liste d'attesa. D'altro canto, abbiamo una sala operatoria nell'Ospedale di Arona che non viene più utilizzata. Insomma, le cose vanno sicuramente fatte seguendo dei criteri, ma anche con un po' di testa.
Io vivo proprio sul confine con la Lombardia e sicuramente, a proposito di quei 50 milioni di euro che perdiamo verso la Lombardia, se noi manteniamo delle liste di attesa così elevate che sono un pugno nello stomaco per i cittadini, questi - che per andare a Novara, a Gallarate o Busto Arsizio ci mettono lo stesso tempo - vanno dunque di là e trovano i servizi che in due settimane danno loro quello che chiedono.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
La parola al Consigliere Ottria.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Contrariamente a quanto fatto dall'amico Appiano, non entrerò per nulla in analisi tecniche. E ruberò pure pochi minuti, unicamente per fare una riflessione generale su dei principi, anche per rivolgere un invito alla Giunta. Tralascerò parimenti, per brevità, l'analisi delle responsabilità passate che hanno portato la sanità del Piemonte ad essere in uno stato di precommissariamento che, di fatto, impedisce di poter agire al meglio soprattutto nell'erogazione dei servizi; mi riferisco, per esempio, al fatto che non si può assumere personale, infermieri e medici in particolare.
L'Assessore Saitta ha detto - e io sono d'accordo con lui - che noi dobbiamo avere un'ambizione, quella di migliorare l'offerta sanitaria del Piemonte. Su questo sono completamente d'accordo e credo questo sia l'obiettivo di tutti noi, maggioranza e opposizione. Ma questa è una sfida impegnativa che dev'essere affrontata sicuramente con coraggio, ma anche con saggezza; e, aggiungo, con la maggior condivisione possibile, in particolare da parte dei cittadini.
E' stato detto che sotto una certa produzione - prima l'Assessore ha parlato proprio di produzione - vi è un rischio per la salute. Questo è un concetto che, in senso generale, mi trova d'accordo e credo trovi d'accordo tutti. Secondo me, però, nasconde anche un rischio e a questo proposito vorrei fare un richiamo alla Giunta: il rischio è quello di non intercettare e dare risposte a tutti i cittadini. Premetto che evito anche di parlare dei provvedimenti che riguardano la rete ospedaliera della mia zona.
Io vengo da Acqui Terme: non parlerò di Acqui Terme, ma in senso generale. Ebbene, questo rischio è appunto quello di non dare risposte ai cittadini, soprattutto quelli che abitano nelle zone marginali, dove i numeri non potranno mai garantire la produttività richiesta.
E' vero, non è l'offerta che crea la domanda; ma è altrettanto vero che ad ogni domanda dei cittadini va data una risposta. Mi permetto di dire che questo non è localismo, ma è un diritto. Ovviamente non tutte le risposte possono essere recapitate a domicilio: non si può avere tutto ovunque. Di questo abbiamo la consapevolezza.
Vi sono specialità che devono essere concentrate nei centri di eccellenza, che devono avere una specializzazione e una qualità diverse, ma al momento le strutture ospedaliere di base non possono ancora essere sostituite solo dalle eccellenze e neanche, com'è auspicabile - e su questo sono d'accordo -, con i servizi territoriali, che devono essere costruiti proprio per intercettare le patologie minori.
Per questo, pur condividendo le finalità generali, mi auguro sia possibile aprire con i territori - l'ho già detto anche l'altro giorno ad Alessandria - un serio confronto, affinché a costo zero - come diceva il Presidente Chiamparino, che mi spiace non sia presente perché l'ha detto lui - sia raggiungibile il risultato di dare risposte il più possibile adeguate alle esigenze di salute di tutti i cittadini, ovunque essi siano residenti.
Credo ci sia questo spazio di confronto, anche chiedendo dei sacrifici che comunque vanno chiesti (non è il momento di non farlo), ma anche concedendo, altrettanto, meno rigidità. Tra queste rigidità di ogni parte vi sono le strumentalizzazioni politiche e i localismi, ma ci sono anche i diritti. E qui trova spazio - l'ha detto qualcuno prima - la buona politica, che è quella che serve a risolvere i problemi dei cittadini e non a peggiorarne le condizioni di vita. Credo sia questa la sfida migliore a cui noi dobbiamo cercare di trovare le risposte.
Grazie.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Grazie, collega Ottria.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Allora, la questione che vorrei affrontare - visto che nella parte dello specifico spero ci confronteremo sui singoli punti di questa delibera è invece quella più generale; o, meglio, se noi prendiamo questa delibera, capiamo perché c'è stata tutta questa titubanza a farcela avere in quanto - per formazione sono un controllista, un analista di sistemi questo tipo di documento non è purtroppo che un insieme abbastanza buttato lì di cifre, cioè sostanzialmente un castello che non sta in piedi.
Perché? Perché si vuole proporre un modello e lo si fa, tra l'altro dietro un paravento che si chiama Patto per la salute, di cui si prende solo un pezzo e che si cerca di applicare; mentre altri pezzi sono come minimo in ritardo, se non abbandonati: stiamo parlando dell'Agenda Digitale della Sanità, così come della revisione del prontuario, ecc. Si va a prendere l'unica cosa su cui si può incidere in fretta e furia e lo si fa oltretutto, con dei documenti che contengono delle cifre buttate un po' lì.
Infatti, quello di cui stiamo parlando non è qualcosa che è scolpito nella pietra, ma è un sistema vivo e dinamico che è venuto crescendo negli anni certo, in maniera incontrollata - ma di questo abbiamo già parlato - e con tutte le responsabilità ad esso annesse per le quali, però, nessuno mai pagherà.
Il sistema, dunque, è in costante evoluzione e si va a fare degli interventi che riguardano singole situazioni. O, meglio, andiamo a toccare dei posti letto, andiamo a toccare la classificazione degli ospedali, senza citare, prendere in considerazione, mettere giù, specificare le altre cose che costituisco il sistema nervoso di questo meccanismo: la gestione dei dati e i loro flussi, che sono la storia del sistema stesso. Ciò vuol dire costruire - e questa delibera lo evidenzia in modo drammatico - una fotografia: questa delibera non è più che una fotografia, peraltro sfocata e a cui mancano dei pezzi.
Allora, mi rendo conto che ci sono dei professionisti, che abbiamo un'Agenzia nazionale e un Direttore della sanità regionale che sicuramente, è una persona estremamente competente e che conosce a fondo la materia. Ma costruire il modello di un sistema è una cosa da fare seriamente: è una cosa che vuol dire che si costruiscono e si affermano delle cose basandosi su una storia del sistema stesso e sulla sua evoluzione. Non bastano i numeri dell'anno scorso: io voglio sapere cos'è successo nei cinque anni scorsi.
Oggi questo tipo di informazioni esiste e i sistemi informatici attuali permettono di analizzarle a fondo. L'informatica non è una cosa da usare solo quando fa comodo per giustificare i propri obiettivi di corto raggio ma è uno strumento fondamentale per l'analisi delle situazioni complesse e di enormi quantità di dati.
Eppure vediamo che in Italia ce ne freghiamo, a livello nazionale: l'agenda digitale non esiste da anni e non abbiamo neanche più i rappresentati in iniziative europee su questo versante. Ebbene, in sanità ci manca; l'ho già detto l'altra volta. Siamo in grado di fotografare con i satelliti cos'hanno nei campi e nelle stalle gli agricoltori; sappiamo dire loro che cosa stanno coltivando e se hanno diritto a dei fondi comunitari ma non siamo capaci di fare la stessa cosa per le nostre Aziende sanitarie o per gli ospedali e non siamo in grado di sapere quanto spendono. Eppure cosa facciamo? Prima di costruire un sistema che sia in grado di gestire le informazioni per consentire di riorganizzare la sanità, noi ci mettiamo a farlo sulla base di dati incompleti, senza uno storico.
Allora, è ridicolo: è ridicolo. Da un punto di vista puro e semplice questo tipo di documento non passerebbe un esame di sistemi all'Università.
Io devo conoscere le azioni che opero su un sistema, le reazioni che da questo sistema emergono, dopodiché posso fare delle previsioni.
Con questo documento voi non potete prevedere un tubo di quello che succederà nei prossimi anni alla sanità, perché non ci sono i dati in ingresso. Mancano pezzi fondamentali per capire gli esiti di queste azioni.
E allora dove vogliamo arrivare? Ci stiamo prendendo in giro e stiamo prendendo in giro i cittadini. E viene facile pensare, cari signori, che se tante menti anche capaci si dedicano a questo tipo di operazioni, ci sia dietro qualcosa di diverso. Perché se io intervengo solo su un pezzo del sistema, molto probabilmente i risultati attesi, soprattutto perch parliamo di soldi, non ci saranno, perché tagliare posti letto nel pubblico non basta. Infatti, i costi di personale e di struttura rimarranno.
Quindi, cosa vuol dire? Vuol dire che voglio solo dimostrare che il pubblico funziona male. Dopo anni che qualcuno ci continua a dire che la sanità pubblica è insostenibile, che bisogna passare al privato. Cosa facciamo? Andiamo ad incidere di più sulla parte pubblica e non tocchiamo più di tanto i privati! E' facile sospettare che dietro ci sia qualcosa di diverso, perché un approccio superficiale permette di fare quello che si vuole, perché con i numeri che avete messo in queste tabelline si può giustificare qualunque cosa. E nei prossimi due-tre anni lo vedremo e vedremo come cambierà e come l'intervento di interessi particolari farà cambiare questi numeri, anche perché i conti non tornano: l'ha già ricordato il collega Bono! Ci sono posti letto che non quadrano, strutture che non vengono minimamente analizzate nelle loro potenzialità e nelle loro capacità, su cui si sono fatti investimenti fino a quest'anno e fino all'anno scorso.
Tant'è che emerge anche all'interno della compagine della maggioranza qualche osservazione un po' "puntuta".
Quello che vorrei e che ci aspettiamo in Commissione nei prossimi giorni e nelle prossime settimane sono maggiori informazioni, ma se non le avremo cercheremo, secondo le possibilità che abbiamo, come Consiglieri, di accesso ai dati, di ottenere le informazioni che non ci vengono fornite.
Caro Assessore Saitta, lei ogni tanto le informazioni non le fornisce per sua precisa scelta, perché sull'ospedale di Verduno siamo dovuti andarcele a prendere in Assessorato, dopo che avevamo fatto l'accesso agli atti, dopo che abbiamo fatto un question time direttamente in Aula, cui lei ha risposto solo in parte.
Questo non è un confronto leale e queste cose che ci date - e ci date dopo che arriviamo a fare della democrazia scempio per fare ostruzionismo invece di dialogo costruttivo - sono perfino limitate ed incomplete.
Spero sinceramente che voi abbiate qualcosa di più, altrimenti navigate veramente sul ghiaccio sottile e non so se quello che è successo in Emilia Romagna non fa squillare un campanello d'allarme a tutti quanti. Perch vengono a prenderci con i forconi tutti quanti noi, compresi noi del Movimento 5 Stelle, perché la gente ha "qualcosa" in giostra! Perché non crede più a chiunque sia un politico che siede da qualche parte, soprattutto nelle Regioni. Infatti, sono anni che si dice che si fa riforma, che si migliora il servizio e finisce sempre peggio per i cittadini.
Abbiamo esempi ovunque. Dopo di che se c'è qualcosa che funziona possibilmente lo smontiamo, in modo che vada tutto in schifo! Cominciamo ad affrontare il discorso seriamente, tirate fuori dei documenti credibili, la descrizione di un sistema che possa funzionare, che parta da dei dati anche storici, che non analizzino l'immediato o l'immediatamente vicino e che ci dicano come siamo arrivati a questa situazione, come si va ad incidere sulle diverse parti e, visto che il Patto della salute è una cosa talmente consolidata che è il punto di riferimento, si dia attuazione a tutte le diverse parti.
Non è possibile pensare di fare una riforma che funzioni solo considerando un pezzo, quello più comodo e più facile da maciullare, per la necessità politica del momento. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Volevo complimentarmi, e non è ironico, per lo sforzo che ha fatto la Giunta e l'Assessore Saitta, perché - l'abbiamo già detto prima - è la nostra politica e la ribadiamo.
Credo che il primato della politica si debba ottenere anche facendo ragionare le persone e non trattandole come capre, visto che il potere dei media è fondamentale e voi avete il potere sicuramente di controllarlo maggiormente.
Volevo però sottoporre alla vostra attenzione un'anomalia piemontese che si chiama AMOS, che ha sede in provincia di Cuneo.
E' un'anomalia, perché quando a Roma si calcolavano i costi standard succedeva spesso che alcuni costi fossero molto elevati e provenissero da questa società in house. Adesso è pubblica e sarebbe interessante farne la storia. E' diventata poi anche un ricettacolo di tutti i parcheggiati della politica.
Quindi, ha una storia particolare e solleciterei l'Assessore Saitta come avevo sollecitato a suo tempo il Presidente Cota, a metterci un po' le mani, perché lì c'è qualcosa che non va.
Vorrei anche sottolineare la situazione di Fossano. A Fossano è stato acquistato un terreno in un modo irregolare. C'è una grossa pendenza ed è strano che non si sia ancora arrivati al penale. Lo dico in Aula, visto che ne sono e ne ero a conoscenza in qualità di pubblico ufficiale.
Vorrei ribadire che il terreno di Fossano comprato all'epoca della Bresso e pagato prima di fare l'atto - quindi una situazione un po' anomala sia una questione da verificare con attenzione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Vorrei parlare anch'io al Presidente, per dire che fa bene il Presidente quando cita Salizzoni e dice che è tempo di muoversi per fare delle scelte.
Credo che invece sbagli il Presidente quando utilizza il termine del tempo per gli altri. Il tempo scaduto è solo per noi.
Credo che i cittadini hanno sempre tempo per prendere la parola e anche per protestare, anche se magari si sono mossi in ritardo. Lo dico perché è giusto che non si mortifichino le proteste e i malumori dei nostri concittadini e che le nostre azioni non si riducano a degli slogan.
Credo che lo stesso Presidente quell'appello l'abbia rivolto ad altri non credo che ce l'avesse contro le proteste - come hanno detto i media.
Credo che il senso delle parole "tempo scaduto" sia per chi pensa di cavalcare alcune di esse o per chi cerca di indirizzarle.
I tweet arroganti lasciamoli ad un altro Presidente, che ha liquidato invece con il suo solito fare i Presidenti di Regioni che si lamentavano proprio sui tagli della sanità.
Quindi, overtime, per dire alcune cose. Credo che sia giusto che invece ci siamo presi del tempo, ma il fatto di prendersi del tempo non è sempre sinonimo di intelligenza politica, soprattutto se poi si rimandano a data sempre procrastinata nel tempo, per prendere altro tempo per non prendere delle decisioni.
Abbiamo fatto bene a prenderci del tempo sull'Amadeo di Savoia e sull'Oftalmico, per dirci, essenzialmente, non se vogliamo o non vogliamo superarli.
Credo che tutti siamo d'accordo nel superare quel concetto di mono ospedale, per grandi eccellenze. Personalmente credo sia giusto riconsiderarli dentro quegli hub strategici e dentro alcuni DEA della nostra città.
Abbiamo fatto il tempo, non tanto per decidere se chiuderli o meno, ma per capire dove reinserire quel tipo di eccellenza, che nel nostro territorio serve anche ad integrare i nostri servizi.
Così come abbiamo fatto bene a prenderci del tempo sul tema del DEA di Verbania e di Domodossola. Forse abbiamo sbagliato ad accelerare così tanto quelle scelte, sapendo che entrambe le scelte porteranno alcune conseguenze. Se è naturale pensare che Verbania, che è un bacino più ampio abbia il DEA; dall'altra parte, Domodossola rischia di essere scoperta in una vallata che è assai difficile da raggiungere, spesso per alcune distanze enormi.
Allo stesso modo, forse faremmo un errore a non capire che, qualora scegliessimo Domodossola, dovremmo stare attenti a far sì che tutto il Verbanese non scivoli, com'è naturale, verso la Lombardia.
Spero che questa discussione venga fatta veramente, come abbiamo promesso agli abitanti di Acqui, intanto dicendo che, anche qualora la cardiologia non sarà più presente in quei Pronto soccorsi, continuerà ad esserci un presidio vero, perché non mettiamo a rischio, anche per rispondere a quello che chiedeva la collega Batzella, nessun cittadino e nessun paziente di quei Pronto soccorsi. Fatemelo.



(Commenti della Consigliera Batzella)



GRIMALDI Marco

Non ho fatto nessuna allusione, ho dato una risposta, se mi è ancora consentito dare delle risposte, altrimenti, signorina Batzella, può anche uscire e non ascoltare.



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, porti rispetto nei confronti della collega.



GRIMALDI Marco

È la collega Batzella che deve portare rispetto.



PRESIDENTE

Continui.



GRIMALDI Marco

Le dicevo.



(Commenti della Consigliera Batzella)



PRESIDENTE

Consigliera Batzella, gentilmente, non posso darle la parola, ci sono.



GRIMALDI Marco

Non ho capito il fatto personale. Non c'è fatto personale, è un fatto tutto politico.



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, deve tenere un comportamento consono all'Aula.



GRIMALDI Marco

Forse non ha capito, Presidente.



PRESIDENTE

No, io ho capito.



GRIMALDI Marco

Io mi fermo, però non ho fatto niente.



PRESIDENTE

Ve lo chiedo gentilmente.
Prego, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Guardi, Presidente, ci tengo talmente tanto a rispondere alle cose che dicono le persone, anche quando dicono cose che non condividono, altrimenti li si tratta come degli inutili idioti e io non credo questo. Non credo questo né della Consigliera Batzella né delle discussioni che facciamo in Aula. Se ci sono delle provocazioni o delle domande anche retoriche, è giusto che queste vengano affrontate.
Guardi, Presidente, credo che sia molto importante rispondere a quelle che sono alcune accuse pericolose o alcune paure del tutto degne perch ripeto - non sminuiscono quello detto dalla Consigliere Batzella.
Ritengo che sia forte il rischio, nei posti come Acqui o Verbania (o come potrebbe essere per Susa e Domodossola), che la perdita della cardiologia possa far percepire un rischio effettivo per tutti quei casi di pronto soccorso che arriveranno in quegli ospedali. Diverso è, Presidente continuare a sostenere che sia giusto, con numeri così bassi come a Susa sapendo che la cardiologia non è presente, difendere quel punto nascite.
Noi ce ne assumeremo le responsabilità, ma assumendocele vorrei che il Presidente della Regione, così come l'Assessore Saitta, continuino ad assicurare quel diritto alla sicurezza e quel diritto alla salute che i nostri cittadini hanno e dovranno continuare ad avere.
Guardi, Presidente, se vogliamo che le cose migliorino, intanto dobbiamo pensare che possano migliorare, ed è per questo che oggi, quando parliamo di sanità, la prima cosa che ci viene in mente sono solo i bilanci. Questo credo che sia la cosa più grave.
Vorrei che si cambiasse prospettiva e che le persone, i cittadini, i pazienti e i professionisti fossero al centro del sistema a cui noi guardiamo.
Nessuno dimentica, Assessore, le necessità di arrivare entro i prossimi anni a quel limite che lei diceva, cioè recuperare quei 300 milioni di euro sugli otto miliardi, per far sì che ci sia una linea simile a quella delle altre Regioni. Diverso è non ricordarci che, nell'arco di questi quarant'anni, siamo passati dalla conquista sociale e culturale della partecipazione dei cittadini alle scelte per la salute della prima riforma sanitaria, con la nascita dei consultori familiari, ad una sempre maggiore aziendalizzazione dei servizi sanitari, che spesso hanno allontanato i cittadini.
Un ultimo tentativo di riportare gli obiettivi sociali all'interno della sanità si è fatto negli scorsi anni con i piani e i profili di salute, ma anche questo tipo di esperienza pare del tutto abbandonato.
Occorre, quindi, ridimensionare e riportare al suo giusto peso la questione economica e finanziaria, che oggi pare dominare il dibattito sul futuro del sistema sanitario nazionale, e forse anche ridimensionare quello di cui stiamo discutendo.
Spero che nessuno pensi che questa sia la riforma socio- sanitaria della Regione Piemonte. Non lo è.
Ecco allora, secondo questa prospettiva, quali potrebbero essere gli impegni su cui costruire la nostra agenda per la salute? Innanzitutto dovremmo completare quello che era il modello piemontese, Assessore Saitta lavorando al primato della prevenzione; al potenziamento dei servizi territoriali dei quali non abbiamo ancora discusso; ad una forte integrazione socio-sanitaria; alla costruzione di reti e specialistiche integrate, con attenzione verso i soggetti più fragili.
Vedrete che il pareggio sarà solo un vincolo che non deve diventare l'obiettivo di questa discussione.
Questo richiede il ripristino di strumenti di governo che forse abbiamo abbandonato: la programmazione sanitaria, la valutazione delle performance aziendali; la partecipazione democratica attraverso forme reali di accountability e un metodo di valutazione sia ex ante che ex post.
Il Piemonte, sì, ha bisogno di un nuovo Patto per la salute che responsabilizzi gli amministratori, i professionisti e i cittadini, ma per far ciò occorre ripristinare i metodi della democrazia, anche coinvolgendo le comunità locali.
Credo che chi dovrà rinunciare a qualche servizio deve poterlo fare in vista di vantaggi tangibili per la salute della propria popolazione e non solo in forme di risparmi, appunto, così come previsti dal tavolo Massicci.
Lo dico perché abbiamo parlato spesso dei...



PRESIDENTE

Ha sette minuti in più, perché era stato azzerato prima.



GRIMALDI Marco

Mi dispiace, stavo al tempo.
Dicevo, per non abbandonare il principio universalistico del sistema sanitario, dobbiamo ricordarci che si possono anche togliere dei posti letto, se però riparliamo non solo della domicialiarità, ma di tutti quei diritti che abbiamo visto negati proprio negli anni del Governo Cota.
Concludo con un'ultima considerazione, Presidente, per capirci.
Penso alle 32 mila persone non autosufficienti che sono in lista d'attesa, penso alla considerazione che ha il nostro Stato per quei malati spesso di alzheimer e di altri tipi di malattie. Credo che se ci fossero 32 mila famiglie escluse dalla scuola primaria, dalle nostre elementari avremmo la rivoluzione. Invece, queste cose succedono spesso a famiglie inconsapevoli che poi si trovano un malato, spesso anziano, nelle proprie case, si accorgono che il sistema non è più universalistico e, quindi, che dovranno trovare loro le soluzioni a quegli anziani.
Ecco, credo che la nostra riforma sanitaria deve dire a tutte quelle famiglie che non saranno lasciate sole, anzi che le ASL ritorneranno a dare loro un'alternativa.
Allora, se noi riusciremo a chiudere questa riforma sanitaria in questo senso, credo che i cittadini capiranno e forse la sosteranno. Se smetteremo di parlare solo di pareggi di bilancio e di quello che ci invoca il Tavolo Massicci, forse ci faremo comprendere meglio e ritorneremo a dire che appunto, se vogliamo che le cose migliorino, Presidente, dobbiamo pensare che possano migliorare. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
L'ultimo intervento è quello del Consigliere Monaco, poi l'Assessore Saitta ha chiesto di intervenire per la chiusura del dibattito.
La parola al Consigliere Monaco.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Vorrei rivolgere, invece, un ringraziamento, che già ho fatto in altra circostanza, anche se poi fui aggredito verbalmente, ovviamente all'Assessore Saitta per il coraggio manifestato nell'assumersi una responsabilità. In questo lungo pomeriggio si sono anche sentiti, e mi si permetta la battuta, alcuni spot elettorale anticipati: mi è sembrato, pur essendo gli appuntamenti elettorali ancora sufficientemente lontani, che certi posizionamenti su alcune strutture o pseudoterritori, mettendoci il cappello sopra, risuonino come pre-spot elettorali.
L'Assessore Saitta si è assunto la responsabilità di prendersi un compito che apparentemente non gli competeva, nel senso che l'Assessore in carica era ufficialmente sottoposto a un vincolo particolarissimo che nasce da lontano per sciagurate scelte e improvvide capacita di guardare cosa stesse accadendo - forse, volontariamente o, forse, per incapacità, non lo so - fino al punto che la sanità piemontese e la Regione tutta sono state trascinate in quello che viene chiamato il piano di rientro, quindi a contrattare e a subire il Tavolo Massicci e le regole che lì sono state scritte.
L'Assessore ha anche provato anche a spiegare: non solo si è assunto questa responsabilità, ma ha provato ad andare oltre e a dire che questo è propedeutico ad una programmazione che dobbiamo fare. Quindi, dobbiamo fare delle cose che ci sono state imposte.
Vorrei ricordare una cosa, che forse non tutti sanno. Il primo incontro che abbiamo avuto io e il Presidente Chiamparino - allora non era Presidente di questo Ente - avvenne quando si seppe che era decaduta la Giunta precedente e negli ambienti che io frequentavo e frequento, quelli sanitari, ci fu una sorta di sospiro di sollievo. E sollecitato da più parti, mi presentai al Presidente Chiamparino e avemmo un colloquio. Allora ritenni, insieme ad altri colleghi, che quella era un'occasione che non si poteva perdere. Spero che me ne sia dato atto.
Vorrei ricordare a proposito, invece, di quanto diceva l'Assessore Saitta, che molti difendono dei posizionamenti. Molti anni fa, non ricordo se il 1985 o il 1986, frequentai la scuola di specializzazione alla Federico II (non ricordo se ero laureato o specializzando in quel momento).
C'era una situazione difficile al Policlinico universitario di Napoli: nonostante il periodo fosse florido, c'erano delle difficoltà economiche essendo in qualche maniera venute a mancare delle risorse. Attenzione: parliamo di una struttura che, all'epoca, era comparabile a quella di Torino, che attualmente è del professore Salizzoni. Il mio Direttore fu un medico di prestigio, tra l'altro Presidente dell'allora PDS, insomma un'autorità in quegli anni.
C'era questa situazione di crisi, qualcuno paventò l'opportunità di chiudere temporaneamente un reparto che era uno dei poli della chirurgia epatobiliare e dei trapianti, ma lui, in questo marasma, si sollevò e disse: "Eh, no! E se nessuno si accorgesse che chiudiamo?".
Parto da questo assunto, che poi è stato un po' alla radice di tante scelte che troviamo su questa deliberazione, per dire che, in fondo, la sanità ha commesso anche un errore dal suo punto di vista, oltre che da quello dell'assenza di governo, che non nasce nelle Regioni benché alle Regioni si vuole imputare la responsabilità delle scelte sbagliate, ma nasce su altri tavoli, dove poi dobbiamo andare a contrattare. Così è nata l'esigenza di dire: attenzione, cambiano i moduli di organizzazione e i metodi di lavoro e non ce ne siamo ancora accorti, ma nessuno ha spiegato al mondo della sanità che si può produrre un'eccellente sanità, senza necessariamente fare quei modelli funzionali (chirurgia, urologia ortopedia e così via) e quindi, se non vedi l'etichetta, non c'è quel servizio.
Ci sono moduli diversi, alternativi, modelli a matrice che oggi sono poco recepiti dalla sanità, ma che vanno prima metabolizzati molto bene dai modelli sanitari, per poter offrire altrettanti servizi e quelli che ci mancavano.
Quindi, mi complimento per come avete fatto questa operazione. Mi sia anche dato atto che sono, credo, uno dei pochi Consiglieri che dal primo momento non ho battuto ciglio rispetto a come l'operazione come è stata condotta. Alcuni Consiglieri si sono lamentati di non avere avuto informazioni. E' vero, alcuni di noi le abbiamo ricevute attraverso organi di stampa, quasi in contemporanea ci sono arrivate su "Comunica", e le abbiamo apprese sui siti internet dei giornali.
Tuttavia, questo non può inficiare il ragionamento generale: stare tranquilli e vedere che cosa succede, affidandosi con fiducia a quello che un lavoro che forse era anche necessario, ma che rischiava di essere estremamente demagogico, oltre che suscitare legittime preoccupazioni.
Quindi bisogna vedere cosa andremo a dire nella programmazione.
L'Assessore ha detto bene quando ha parlato di una "politica inadeguata" che c'è stata in questi anni. Lui ovviamente, da uomo di governo, in questo momento usa l'espressione più tenera, ma io preferisco usare quella più cinica: "assenza" di politica a tutti i livelli nel settore sanitario. Da troppi anni la politica sanitaria è stata abbandonata dai politici a soggetti che, probabilmente, hanno operato delle scelte che nulla hanno a che vedere con la sanità e che poi ci hanno imposto delle regole. Quindi, bravi se riusciamo a scappare da questo vincolo che ci era stato imposto per poter, oggettivamente, programmare una buona sanità.
Io non sono dell'idea che, in prospettiva, non si possono anche aprire delle nuove strutture ospedaliere, perché il malato, quello vero, ha bisogno dell'ospedale, non chiede territorio, medico di base, eccetera.
Quello veramente ammalato, quando è ammalato, vuole l'ospedale e l'ammalato non è, attenzione, il codice bianco o verde che si rivolge alle strutture perché ci sono delle strutture che stanno evocando delle operazioni interessantissime, dove diventa difficile pensare di non investire sopra.
L'emergenza nella sanità è una cosa particolarissima che richiede strutture importanti e imponenti.
Ho sentito degli interventi oggi recitare che le strutture sono state portate al collasso. Io ho vissuto qualcosa del genere qualche anno fa quando, da operatore di Giaveno, avevamo dei numeri qualitativamente, oltre che quantitativamente, eccellenti, ma ci siamo visti chiudere il "gas" e ovviamente, operavamo in contrazione rispetto a quello che era il metodo e il sistema. Ci siamo trovati, come dire, "il negozio chiuso" sul territorio, ma il territorio in qualche maniera ne ha sofferto più come danno sociale, ma sul piano dei servizi probabilmente è riuscito a tamponare quest'urto.
Non sono d'accordo, quella del discorso degli esiti non è politica regionale, altrimenti pongo una questione evidente: è impossibile valutare gli esiti senza sapere da dove nascono e quali sono le condizioni che comportano certi esiti.
Candiolo è la struttura eccellente per definizione: opera e dimette tra la quinta e la settima giornata, gli esiti sono tutti perfetti. Purtroppo trattandosi di patologie molto complesse e qualche volta da esito infausto queste patologie sono scaricate come esiti finali su altre strutture ospedaliere. Quindi, quelle strutture si devono caricare il costo dell'esito negativo e, soprattutto, a volte anche di ricoveri piuttosto lunghi. Ma questa non è strettamente materia di politica regionale, ma di politica nazionale.
Molto si andrà a programmare e a progettare, però sulla deliberazione vorrei soltanto rilevare due piccolissimi elementi: mi manca un aspetto rispetto alla definizione che viene data sui servizi di anestesia e di rianimazione, che sono ben citati, ma ci sono degli elementi equivoci nel Patto per la salute: nella nostra tabella non si capisce più dove sono le rianimazioni; ci sono le anestesie e non si sa più quanti sono i letti.
Mi permetto di fare osservare che, probabilmente, già ad oggi, senza fare calcoli, che nessuno di noi può operare adesso, la media europea standard è di dieci posti letto ogni 100 mila abitanti; che la Croazia è un paese che ne vanta uno ogni 5.000, mentre la Germania uno ogni 28 mila.
Sono dati eccellenti; allora, pensando alla mia Torino 3, che conosco abbastanza bene, sulla base dei parametri europei, dovrebbe avere, ad oggi 100 posti di rianimazione, che però non vedo comparire.
Su altri elementi si discuterà, perché ci sono situazioni - mi scusi Presidente, cerco di completare il più rapidamente possibile - che, secondo me, ancora occorre approfondire.
Mi sembra che moduli diversi di organizzazione del lavoro, di fatto le strutture semplici o le strutture multidisciplinari che operano con un'organizzazione a matrice, diano buone risposte anche in termini di occupazione di posti letto, sicuramente ottimali.
Mi permetto di dire, così come l'ho detto in altre circostanze, che rispetto al Patto per la salute ho rilevato una discrepanza, che sottolineo: rispetto ai criteri oggettivi che ci ha dato il Patto l'ospedale di Ceva non c'entra. Non ce l'ho con Ceva, né con i cebani, ma non c'entra assolutamente. Provando a prendere tutti i criteri indicati nel Patto per la salute e nel Tavolo Massicci, l'ospedale di Ceva non ha nemmeno uno dei criteri che contraddistinguono l'area disagiata.
Questo lo dico recitando il regolamento, per certi versi: la definizione prevede alcuni parametri di distanza rispetto ad altri territori, che hanno lo spoke in questo caso, allora rileviamo che per i centri più distanti dall'ospedale di Ceva - parliamo di un territorio che gode su tutta l'area di 15 mila abitanti - il tempo stimato per raggiungere l'ospedale di Mondovì dalla località più distante è di 55 minuti. Sono ospedali che, forse, hanno distanze anche minori, ma con una popolazione intorno ai mille abitanti che impiegano dai 37 ai 51 minuti, quando invece il Patto per la salute parla di 90 minuti. Questa diventa la vera nota stonata, laddove alcuni territori dovessero effettivamente alzare il dito e sollevare la questione.
Mi avvio alla conclusione chiedendo anche di porre un attimo di attenzione alla mozione n. 79, che in qualche verso mi sembra disattesa nel senso che si stanno approntando le delibere di uscita dei nostri infermieri.
Raccogliendo quella iniziativa consiliare, direi di avviarne la programmazione quando, con le nuove assunzioni, avremo gli infermieri da inserire nei DEA. C'è qualcuno che, forse, non ha ascoltato bene cosa il Consiglio ha votato quel giorno: oggi, quel territorio potrebbe essere gestito altrettanto bene rispetto ai programmi, non predisposti da me ma da altri, per numero esiguo di passaggi e per territorio, con due ambulanze così come indicato dalla norma, collocandone una ad Ormea e una in un'altra zona limitrofa, ed un PPI fino al superamento dello stesso PPI.
Questo glielo dico affinché, allo stesso tempo, si possano individuare moduli integrativi di lavoro e di operatività rispetto all'ospedale di Mondovì, che, oggi, potrebbero apparire penalizzanti; sicuramente, con l'introduzione negli ospedali di nuovi modelli, potrebbe meglio sopportare l'attività. Glielo dico a condizione di necessità: il territorio della Val Sangone subì la chiusura di un ospedale avendo 35 mila abitanti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Monaco.
Per concludere il dibattito, do ora la parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Innanzitutto, voglio ringraziare i colleghi per i suggerimenti e anche per le critiche. Da parte nostra, come Giunta, non c'era la convinzione di aver redatto una delibera perfetta. Non abbiamo questa convinzione, per cui tutti i suggerimenti in qualche maniera coerenti con il quadro che abbiamo tratteggiato saranno esaminati con grande attenzione.
E' evidente il grande significato di questa delibera, perché mi pare sia diventata la base di riferimento della discussione odierna, mentre finora le nostre discussioni erano state in qualche maniera tutte riferite ad opinioni. Per lo meno, con l'assunzione di responsabilità da parte della Giunta, c'è un quadro di riferimento, che, evidentemente, può essere migliorato, in ogni caso c'è un punto di partenza.
Da qui inizia un lavoro complesso, quello di dare attuazione con queste modalità o altre che saranno oggetto di valutazione, in ogni caso abbiamo due o tre anni di tempo per darne attuazione e per riflettere. Quindi, i diversi suggerimenti forniti saranno oggetto, evidentemente, di un esame puntuale.
Come ho già avuto modo di dire in Commissione, gli effetti sulla rete non li avremo nel 2015, ma dal 2016 in avanti, però questa delibera guarda sicuramente al futuro.
Invece, le decisioni prese sulla gestione concreta degli atti assunti ci permettono di dire che il nostro obiettivo è uscire dal piano di rientro nel 2015. Questa accelerazione deriva anche dal fatto che era giusto e doveroso assumersi una responsabilità e dire che facciamo le cose veramente.
BONO Davide (fuori microfono) Assessore, a inizio 2015 o fine?



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Fine del 2015.
Questa delibera e le altre decisioni ci permettono di dire che si esce da una fase di grande incertezza e si comincia a dare stabilità al sistema il vantaggio è questo. Finalmente ci permette di guardare al futuro, perch il tema è questo.
Tutti chiedono stabilità, l'ho sentito non solo nelle riunioni, ma nel lungo giro che ho fatto nella regione, parlando anche con molti operatori che ci chiedono di dire qualcosa perché il sistema è troppo incerto. Si comincia a dire qualcosa di certo basato su quelle cose che voi conoscete.
Quindi, esprimo un ringraziamento per i suggerimenti; inizia un lavoro sicuramente di grande interesse che si svilupperà in questi anni, vedremo come darne attuazione.
Per quanto riguarda le questioni specifiche, non le riprendo tutte perché c'è anche un comune sentire di alcune valutazioni per quanto riguarda i suggerimenti. L'ho detto prima, li valuteremo tutti attentamente.
C'è stato qualche intervento che ha permesso anche di completare alcune mie valutazioni che erano sicuramente incomplete, però ci ritorneremo con un elemento che mi pare richieda forse una sottolineatura. Lo ripeto: gli ospedali di base per noi non saranno ospedali residuali; gli ospedali di base, come è scritto nel Patto per la salute e come abbiamo scritto nella delibera, diventano la rete per garantire sicurezza ai cittadini, che necessitano di sicurezza.
In questo senso, qualche suggerimento è stato dato, ad esempio, dal Consigliere Grimaldi, ma non solo: su alcuni territori si può immaginare negli ospedali di base un pronto soccorso che chiamiamo "rafforzato", con le modalità che studieremo in sostanza, anche dal punto di vista tecnico ha un senso. E' chiaro che, dal punto di vista della salute, abbiamo bisogno che si dia certezza; d'altronde, un ospedale di base, con medicina chirurgia, ortopedia, traumatologia e radiologia, in sostanza, è un ospedale vero. Come dire, siamo stati declassati; è un ospedale, è chiaro che si può rafforzare.
Su questi ospedali di base avverrà l'altra operazione, cioè utilizzare tutte le specialità non assegnate - lo avete visto: specialità non assegnate - per rafforzare questi ospedali in funzione della storia, della capacità e, come è scritto, anche della produzione. Quindi, si utilizzerà il lavoro dei prossimi anni per mettere a posto. Cioè, crediamo completamente all'obiettivo di avere, oltre agli hub e agli spoke, degli ospedali importanti. Quindi, in questo rientra Carmagnola e rientrano un po' tutti gli ospedali che sono stati indicati come di base.
Per quanto riguarda l'Ospedale San Luigi ne ho parlato prima svolgeremo una valutazione alla luce di questo quadro, soprattutto in rapporto all'intesa che occorre realizzare l'università. L'obiettivo - non l'abbiamo indicato nella delibera, è una prima opinione - è che l'Ospedale San Luigi dovrà avere - all'interno di questo schema, per la sua collocazione e, in ogni caso, per la presenza dell'Università, che ci sarà anche con una diversa organizzazione - una sua caratterizzazione legata all'Università. E qui, evidentemente, tutte le questioni legate alla specialità, soprattutto a quelle di livello regionale, non potranno che essere oggetto, non solo di valutazione, ma anche - ritengo - di conferma nella maggior parte dei casi.
Sull'ospedale di Lanzo, il collega Boeti ha espresso le proprie opinioni, che sono la ricostruzione di quello che è capitato all'ospedale di Lanzo, di Giaveno, agli ospedali che sono stati citati, che erano delle strutture di pronto intervento. L'ambizione che abbiamo è di fare qualcosa in più, coerente con il Patto per la Salute. Vuol dire, allora, che quando si dice "ambulatorio" sono sciocchezze: non è così. C'è il problema di garantire, attraverso strutture di questo tipo (a parte che il Patto per la Salute prevede anche l'ospedale di comunità, che non so bene cosa voglia dire) dei Presidi, che non sono distanti dagli ospedali, che possono essere utili e funzionali agli stessi, che, però, devono diventare un punto di legame tra le esigenze territoriali e quelle ospedaliere.
Non c'è più autonomia, cioè - siamo sinceri - una cosa che permette di immaginare il ritorno del passato non avrebbe alcun senso.
Occorrerebbe dire qualcosa su Biella, su Verduno ecc., ma non sto qui a ripetere: avrò modo di parlarne in Commissione, anche se ho avuto modo di anticipare alcune scelte che obiettivamente non hanno tenuto conto dei cambiamenti. I tempi di realizzazione di un ospedale sono sempre molto lunghi e, quando un ospedale viene realizzato, magari cambia la domanda come è capitato a Santo Stefano Belbo, dove c'è un ospedale stupendo magnifico, costruito sull'acqua, che non può essere un ospedale, perché non c'è domanda su quel territorio. Questo è il dato vero, a meno che non si depotenzi ulteriormente Asti. Cioè, se noi guardiamo l'offerta ospedaliera questa è aumentata. Anche a Biella è aumentata l'offerta ospedaliera e questo vuol dire che, in riferimento a quel Quadrante - che è Novara Biella ecc. - è tutto diverso rispetto al passato, perché non c'è soltanto Vercelli, Novara e la Città della Salute.
Biella entra con i piedi giunti in questo quadro ed è chiaro che dobbiamo ragionare in termini di Quadrante, pertanto, anche i rilievi giusti, i suggerimenti che ha dato la collega.
BONO Davide (fuori microfono) Biella aveva già l'ospedale.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Sì, ma questo è dimensionato in misura diversa, è cambiata la dimensione. Dico solo che è capitato qualcosa di particolare, pertanto anche in merito ai rilievi relativi ad Asti, avanzati dalla collega Motta è chiaro che ci sarà l'approfondimento sulle questioni che sono state indicate.
L'unico rilievo che mi sento di dare è che l'approfondimento avverrà a livello di Quadrante. Questo non vuol dire che ci sarà una cessione di sovranità da Asti. Se ci sono state interpretazioni di questo tipo eviteremo di ripeterle, ma - ribadisco - il Quadrante è la dimensione più utile per consentire agli spoke che hanno una storia di svolgere un ruolo che va all'esterno della dimensione troppo piccola. Asti (200 mila abitanti) è troppo piccola; Verbania è troppo piccola. Vogliamo dire questo? Il Quadrante è la dimensione più utile che permette di svolgere un ruolo importante. Immaginare di chiudersi e aprire una lotta ha poco senso: qui, il problema è di mettersi assieme. Ti metti assieme, acquisti una caratterizzazione e te la giochi in un Quadrante più ampio, ed anche ad un livello di carattere regionale. Se, invece, ci si chiude, non c'è domanda e non diventa neppure un ospedale di territorio, ma un ospedale che non ha futuro.
Questa è la dimensione che dobbiamo assumere ed è un cambiamento importante.
In ogni caso, i rilievi avanzati dalla collega Motta li ho tutti appuntati, così come quelli degli altri colleghi della minoranza, che sono stati precisi nei loro interventi. E' chiaro e mi rendo conto - e concludo che questo impianto è stato criticato per alcune lacune che presenta, nel senso che abbiamo tutti dei limiti.
Ho sentito alcune critiche riferite alla mancanza di coerenza rispetto al passato, al passato prossimo, al passato remoto, a molte cose che sono capitate. Errori ne sono stati commessi, ma - in ogni caso - vogliamo guardare al futuro.
Da questo momento, le storie antiche sono finite: si incomincia da questo punto di riferimento e abbiamo il tempo per poterlo migliorare.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
Colleghi, vi ringrazio per la qualità comportamentale tenuta oggi in aula, tenendo conto della delicatezza del dibattito.
L'assemblea è terminata. Ci riuniamo domani mattina, con all'o.d.g. lo svolgimento del sindacato ispettivo. Grazie.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.11)



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