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Dettaglio seduta n.248 del 12/09/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.39 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Comuni - Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione a risposta immediata n. 1710 presentata da Accossato inerente a "Costi e complessità dell'accatastamento dei fabbricati rurali e necessità di una revisione della normativa e dei regolamenti"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1710.
La parola alla Consigliera Accossato, per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
L'interrogazione verte sul tema dell'accatastamento dei fabbricati ex rurali, non più utilizzati a fine rurale.
Relativamente a questa norma, peraltro prevista già da alcuni anni questa estate, nei mesi estivi, sono arrivati in Piemonte ai proprietari o agli ipotetici proprietari di fabbricati in queste condizioni oltre 150 mila lettere da parte dell'Agenzia delle Entrate.
Con tali lettere si ricordava ai titolari di fabbricati in queste situazioni l'obbligo di accatastamento che la norma poneva al 30 novembre 2012 e la possibilità comunque di un ravvedimento, che può essere fatto in questo periodo senza multe o sanzioni ulteriori soltanto con il pagamento di una quota modesta per questo ritardo nell'accatastamento.
Detto questo, ritengo che questo tema, posto da una legge nazionale sia giusto, doveroso e che vada nella logica di ridefinizione, di conoscenza e di censimento del patrimonio edilizio nel nostro Paese. Con quest'interrogazione voglio segnalare e richiedere all'Assessore, diciamo una sua presa di posizione in proposito a queste lettere, che hanno sicuramente portato sconcerto e confusione nei proprietari e hanno stressato gli uffici tecnici dei Comuni (sottolineo che il più delle volte si tratta di piccoli Comuni di montagna, dove parlare di uffici tecnici è probabilmente ridondante) e, soprattutto, messo in difficoltà i Sindaci che si sono sentiti chiamare in causa dai loro cittadini per avere interpretazioni, risposte e indicazioni su come rispondere a questa richiesta e, in qualche caso, anche per conoscere di quali fabbricati si stava parlando, dal momento che il più delle volte si tratta anche di proprietari inconsapevoli, perché stiamo parlando di ruderi o, comunque, di fabbricati frutto di successioni e quindi di un patrimonio edilizio di cui non si ha nemmeno conoscenza.
Vista la situazione, l'UNCEM, sollecitato dai suoi Sindaci, è intervenuto con una lettera, che ha inviato a livello nazionale, ai Ministri interessati, ai Parlamentari, ma anche a livello regionale, che credo sia giusta, che vada accolta e i cui contenuti vadano condivisi. Tale lettera pone gli aspetti negativi di questa sollecitazione, fermo restando ripeto, la bontà in generale del provvedimento, ma la preoccupazione che UNCEM elenca è che la reazione di molti sia quella di non dichiarare o ancor peggio, di abbattere definitivamente fabbricati che potrebbero invece essere recuperati, che rientrerebbero in quella logica di recupero dei borghi alpini su cui UNCEM si sta impegnando anche fattivamente, e che rientra nella logica di riduzione del consumo di suolo, quindi di riutilizzo in montagna di fabbricati esistenti, ovviamente, non consumando nuovo suolo.
Non volendo abusare del tempo, perché lo sto superando, vorrei soltanto chiedere all'Assessore se ritiene di sostenere questa richiesta di UNCEM all'Agenzia delle Entrate e a livello nazionale, affinché ci sia maggiore condivisione nell'attuazione di queste norme, e che si apra magari un tavolo nazionale in cui con l'ANCI e l'UNCEM stesso e i soggetti interessati (Agenzia delle Entrate) si definiscano modalità di attuazione di questo percorso condivise e maggiormente fattibili sia dai Comuni che dai cittadini interessati.



PRESIDENTE

Grazie, collega Accossato.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.
VALMAGGIA Alberto, Assessore alla programmazione territoriale e paesaggistica Grazie, Presidente.
Sicuramente è un tema importante quello che ha richiamato la Consigliera Accossato.
Peraltro, l'accatastamento dei cosiddetti fabbricati ex rurali previsto dalla legge nel 2011, aveva come tempistica il 30 novembre 2012 per procedere al trasferimento dal catasto terreni al catasto urbano quindi siamo indietro di quasi cinque anni. Questa è una partita che riguarda soprattutto lo Stato che ha competenza esclusiva legislativa sulla materia fiscale; le Regioni disciplinano con competenza legislativa di tipo concorrente, però limitata al governo del territorio, quella che è l'attività di pianificazione del territorio regionale.
La nota dell'UNCEM richiamata si riferisce a questa richiesta dell'Agenzia delle Entrate, peraltro è già previsto nei prossimi giorni un incontro con l'Agenzia delle Entrate piemontese, quindi sia con ANCI che con UNCEM saremo presenti anche come Regione per sostenere questo tipo di percorso.
La sostanza è che si tratta di capire se sono ormai ruderi inutilizzati; in tal caso, bisognerebbe toglierli dal catasto terreni e quindi fare una pratica di eliminazione. Se invece sono ruderi ancora recuperabili o volumetrie che la proprietà intende recuperare è opportuno che siano trasferiti al catasto urbano, pagando la parte fiscale relativa al catasto urbano.
Bisogna forse accompagnare il processo; a volte si fa la norma e poi la si lascia lì, poi passano un po' di anni, la si risveglia dicendo che si deve procedere rapidamente. Si tratta di prendere in mano più l'attuazione una modalità attuativa che non il principio in sé, che è un principio corretto, come ha riconosciuto la Consigliera Accossato.
Quindi, ci attiveremo sia con l'ANCI che con UNCEM e con l'Agenzia delle Entrate piemontese, ma anche nella Conferenza Stato-Regioni, per cercare di trovare modalità operative che ci permettano di raggiungere questo obiettivo, che è un obiettivo corretto, ma che finora non è stato raggiunto. Quindi, come Regione, ci impegniamo a fare la nostra parte.
Ringrazio anche la Consigliera per aver sollecitato e segnalato questo tipo di problematica.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Comuni - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 1712 presentata da Valetti, inerente a "Forti perplessità sulla validità dell'Accordo di Programma tra il Comune di Druento (TO) e la Regione Piemonte, siglato nel 2008 in forza dell'ex articolo 18 del DL 152/1991, ovvero sull'ingente consumo di suolo ingiustificato della proposta di Variante strutturale al PRGC del Comune di Druento"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1712.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Ricordiamo che, a contorno di quest'interrogazione, l'articolo 18 del DL del 13 maggio 1991, convertito nella legge n. 203 del 12 luglio 1991 prevedeva un programma straordinario di edilizia residenziale da concedere ai dipendenti delle Amministrazioni dello Stato quando necessario alla lotta alla criminalità organizzata, con priorità per chi veniva trasferito con esigenze di servizio.
Recentemente l'episodio dell'accordo è tornato alle cronache perché il Comune di Druento ha proposto una variante strutturale al PRG che includeva un programma integrato, citato in questo Accordo, di 300 alloggi, di cui 60 per edilizia sovvenzionate. Complessivamente, tra parti commerciali servizi e edilizia residenziale, abbiamo un totale di 140 mila metri quadrati di occupazione di suolo, quindi circa 14 ettari.
Questo Accordo di Programma era stato stipulato anche verso altre amministrazioni come quella di Bra che, ad esempio, non vi ha dato attuazione chiedendone l'irrealizzabilità del programma integrato, anche perché sono cessate le necessità di trasferire personale dello Stato in queste abitazioni.
Ci sembra adesso strana questa proposta di variante da parte del Comune di Druento qualora le necessità del programma integrato non sussistano più quindi decadrebbe, secondo noi, la necessità di questa cubatura dal momento che anche la crescita demografica del Comune non giustifica assolutamente la realizzazione di un tale numero di alloggi, specialmente perché questo Accordo di Programma risulta un po' come una via di fuga per uscire dalle attuali normative che non permetterebbero mai, rispetto al PTR, un aumento di edilizia residenziale di questo tipo su un Comune di appena 8.000 abitanti.
Quello che chiediamo, com'è stato ammesso anche dal Comune di Druento che usa le parole "nel progetto preliminare di variante strutturale", è perché la stipula della convenzione non è mai avvenuta e, a questo punto.
si può asserire che non avverrà.
Vogliamo capire come intende esprimersi la Regione Piemonte in sede di collegio di vigilanza sulla validità o meno di questo Accordo di Programma quindi della variante strutturale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla programmazione territoriale e paesaggistica

Grazie, Presidente.
Il Comune di Druento ha avviato il 22 maggio 2017 una proposta tecnica di progetto preliminare della variante strutturale n. 11, al piano regolatore generale.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma c'è un forte brusìo.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla programmazione territoriale e paessaggistica

Dicevo, la proposta tecnica di variante strutturale è stata presentata il 22 maggio 2017 e approvata con deliberazione del Consiglio comunale. Lo stesso Comune ha convocato per il 25 luglio 2017 la prima seduta della prima conferenza di copianificazione sulla proposta di progetto preliminare. L'iter è quello che segue la legge n. 3, che vede il Comune come soggetto principale nella convocazione della conferenza di copianificazione.
Il 24 luglio si è svolta la seduta della Conferenza nella quale, dopo ampia e approfondita analisi dei contenuti della variante e delle argomentazioni esposte dall'amministrazione comunale a supporto della proposta stessa, da parte della Regione e della Città metropolitana è stata proposta la sospensione della seduta.
Il Sindaco, sulla base delle problematiche procedurali emerse durante il confronto, ha ritenuto necessario sospendere la Conferenza al fine di svolgere gli approfondimenti opportuni e richiedere, successivamente, la convocazione del Collegio di Vigilanza relativo all'Accordo del 2008 per capire se l'Accordo ha ancora validità, e se è possibile che ci sia una modificabilità dell'Accordo di Programma in corso di validità. In questo momento siamo in attesa che venga convocato il Collegio di Vigilanza per valutare la validità o meno.
Segnalo che mentre nel 2008, quando si fece l'Accordo di Programma, la Direzione era unica, adesso i Settori dell'edilizia residenziale agevolata sono transitati in altra Direzione, quindi c'è anche una divisione in ambito regionale su queste competenze. Ripeto, si è in attesa della convocazione del Collegio di Vigilanza per capire lo stato dell'arte dell'Accordo del 2008 e la sua validità ad oggi.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 1718 presentata da Rossi, inerente a "Rischi per il territorio novarese conseguenti all'incendio scoppiato presso un'azienda di raccolta di rifiuti speciali di Mortara"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1718.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Come molti sanno - perché si tratta di un evento apparso sui media nella mattina del 6 settembre è scoppiato un incendio presso la Eredi Bert di Mortara, azienda che si occupa della raccolta di rifiuti speciali.
Quel giorno avrebbe dovuto ricevere un controllo programmato da parte di ARPA. Pur essendo Mortara in Provincia di Pavia, le Province di Novara Vercelli e Alessandria sono confinanti con le zone interessate dall'incendio. Le fiamme sono state subito bene visibili anche dal territorio piemontese, in quanto molte plastiche erano ammassate all'aperto e sicuramente i Comuni del basso Novarese sono stati interessati da vicino dall'evento.
Nella serata del 7 settembre anche a Novara, cambiando i venti, si è avvertito un fortissimo odore di bruciato per diverse ore in tutta la città. Abbiamo già potuto leggere sui giornali che ARPA ha da subito provveduto a misurare le quantità di sostanze presenti nell'aria, ma sappiamo anche che per alcuni dati, in particolare sui dati relativi al pericolo di presenza di diossina, c'era bisogno di diversi giorni per ottenere i risultati delle analisi.
L'interrogazione serve a chiedere all'Assessore se esistano rischi dal punto di vista sanitario e ambientale il Novarese e, in generale, per i territori piemontesi interessate dall'evento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Come conosciuto attraverso gli organi di stampa, un incendio di grandi dimensioni si è sviluppato a partire dalle 6.30 di mercoledì 6 settembre presso una ditta di Mortara che si occupa di smaltimento rifiuti speciali pericolosi e non denominata Eredi Berté di Mortara. L'incendio ha interessato 12.000 metri cubi di rifiuti stoccati nei cortili e in un capannone. I tecnici ARPA, prontamente allertati da ARPA Lombardia, hanno iniziato dalla mattinata di mercoledì 6 a monitorare le zone limitrofe al Pavese che potrebbero essere interessate dalla ricadute dei fumi.
Nella giornata di mercoledì non sono stati riscontrati, con l'ausilio di strumentazione portatile da campo, gas riconducibili alla combustione in atto in Lombardia, in quanto i venti spingevano il fumo verso le province orientali della Lombardia. Sono stati comunque prelevati campioni da avviare ad analisi specifiche di laboratorio che permetteranno di valutare nel dettaglio la situazione.
Nella giornata di giovedì e successivamente anche venerdì, visto che l'incendio non era ancora stato domato, sono continuati i campionamenti delle sostanze gassose. Tali campionamenti hanno consentito di valutare i primi indicatori di combustione immessi nell'atmosfera e l'effettuazione di ulteriori campioni d'aria che verranno analizzati nei prossimi giorni in laboratorio per la ricerca sia di microinquinanti (diossine e IPA) e di composti organici volatili (VOC).
Al termine delle prime giornate di campionamento, i primi dati ottenuti con l'utilizzo di strumentazione da campo hanno evidenziato come nelle 24 ore successive all'inizio dell'incendio a Mortara la rilevazione dei possibili parametri della combustione (cloro, anidride carbonica, monossido di carbonio e acido cianidrico), siano risultati tutti al di sotto del limite di rilevabilità a eccezione dell'acido cianidrico, che è stato rilevato a valori minimi compresi tra 0,5 e 1,0 mg/mc unicamente in alcune aree del Casalese e del Vercellese, fino al confine con la Provincia d Pavia.
A 36 ore dall'incendio i rilievi effettuati nuovamente nel Casalese non hanno più riscontrato la presenza dell'acido cianidrico, seppur fosse olfattivamente rilevabile l'odore della combustione delle plastiche; odore segnalato da più Amministrazioni locali, sia in Provincia di Alessandria che in quella di Pavia.
Nella giornata di venerdì sono state rese disponibile le prime analisi di laboratorio di ARPA sui campioni di aria prelevati in provincia di Novara e Vercelli nella giornata di mercoledì, che non hanno evidenziato la presenza di composti chimici riconducibili ai gas che si possono produrre durante la combustione. Le sostanze organiche rilevate erano comunque presenti a valori pari al fondo ambientale locale.
Le analisi relative alla ricerca di microinquinanti sono tuttora in corso e i risultati saranno disponibili mercoledì prossimo. Quindi al momento non risulta che ci siano delle problematiche, ma attendiamo le analisi di laboratorio degli ultimi campioni prelevati.


Argomento: Contratti ed appalti - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1711 presentata da Grimaldi inerente a "Errori nel bando per i servizi di pulizia degli uffici regionali"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1711 presentata dal Consigliere Grimaldi, che la illustra.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Abbiamo appreso sugli organi di stampa, come molti di voi, che sull'appalto delle pulizie (so che direte: "Di nuovo le pulizie!") scaduto il 4 agosto, affidato all'ATI Meranese Servizi S.p.A., la Regione avrebbe presentato un esposto in Procura per segnalare una serie di anomalie nei servizi e nella contabilizzazione degli orari di lavoro. Per gli addetti ai lavori e, soprattutto, per i giornalisti, non stiamo parlando dell'appalto tanto noto qua in Consiglio regionale, ma di quello della Giunta, in Piazza Castello.
Sull'appalto sono in corso accertamenti, in particolare sui resoconti di spesa, poiché il conteggio delle ore lavorate non coinciderebbe con quelle contabilizzate.
Inoltre, a quanto pare, le lavoratrici da mesi (da marzo e aprile) sarebbero state sottoposte a ritmi forzati, fino a 10 ore al giorno di lavoro, mentre il materiale in dotazione scarseggiava (così hanno dichiarato ai giornalisti).
Tuttavia, a quanto pare, il nuovo appalto sarebbe stato bandito in ritardo, poiché gli Uffici avrebbero usato il sistema CONSIP per la gestione della gara, mentre ciò, a quanto si ravvisa, non era possibile.
Quindi avrebbero dovuto preparare successivamente un nuovo bando, con scadenza 15 ottobre.
Per questo l'Amministrazione sarebbe ricorsa ad una situazione temporanea per garantire il posto alle 124 addette delle pulizie e per mantenere il decoro degli uffici.
Tramite un accordo con Meranese, la Regione ha ottenuto dall'ATI l'impegno a proseguire il servizio alle stesse condizioni economiche vigenti fino al 30 settembre.
Tra fine settembre e il 15 ottobre si occuperà delle pulizie un'azienda reclutata con un "bando tampone", disposto attraverso la negoziazione aperta del sistema MEPA, utilizzato dalle Pubbliche Amministrazioni per acquistare beni e servizi per un valore inferiore alla soglia comunitaria.
Tuttavia, a quanto abbiamo appreso, questa procedura comporterebbe la riduzione delle ore lavorate nella fase di transitoria: il bando, infatti è calcolato su 81 addette e non su 124, per tre ore di lavoro al giorno.
Inoltre le lavoratrici che restano a casa non potranno godere, in questo senso, della cassa integrazione.
Noi chiedevamo semplicemente alla Giunta se intende adoperarsi per garantire alle lavoratrici il rispetto delle clausole sociali e del principio della giusta retribuzione anche per questo periodo transitorio soprattutto chiediamo come si vuole procedere per i prossimi mesi.



PRESIDENTE

Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Aldo Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

La cronistoria è quella che è stata descritta nell'interrogazione a risposta immediata testé illustrata dal Presidente Grimaldi.
Io sono venuto a conoscenza della situazione l'11 agosto, dopo essere stato informato di uno scambio di e-mail intercorso tra il Settore Patrimonio della Regione Piemonte, la Cooperativa Meranese e l'altra società, la Pulistar.
L'antefatto è che l'Ufficio pensava di affidare l'appalto complessivo dei servizi di pulizia attraverso una procedura CONSIP, ma quando si è reso conto che la stessa non era più valida sotto questo profilo, ha avviato una procedura di gara, che ha, tuttavia, la sua tempistica.
Da parte del Settore Patrimonio è stato richiesto all'ATI, attualmente contrattualizzata con l'Amministrazione regionale, di proseguire alle stesse condizioni. L'ATI ha risposto, sostanzialmente, che era disponibile alla prosecuzione dell'appalto modificando, però, ore di lavoro lavorate e importo contrattuale.
Al di là della differenza sproporzionata tra ore lavorate e importo contrattuale, vi era un impedimento sostanziale, rappresentato dal fatto che la prosecuzione può avvenire alle condizioni del contratto in essere.
Quindi anche se le modifiche fossero vantaggiose per l'Amministrazione, non sarebbe possibile, oggi, accondiscendere in tal senso.
L'ATI ha manifestato la disponibilità alla prosecuzione del contratto sino al 31 agosto (l'appalto scadeva a fine luglio).
Ho quindi richiesto un incontro urgente per il 16 di agosto, ma per impegni di ferie della Cooperativa Meranese l'incontro si è svolto il 28 agosto: in quell'occasione ho ribadito la posizione dell'Amministrazione regionale, che era quella di una richiesta di prosecuzione del contratto in essere alle stesse condizioni contrattuali, ricevendo, dopo una faticosa trattativa, la disponibilità unicamente alla prosecuzione di un mese (fino alla fine di settembre).
Subito dopo è stata aperta una procedura MEPA, che ha come limite quello di stare sotto la soglia europea. Ma per stare sotto la soglia europea, inevitabilmente, bisogna ridurre, durante la fase transitoria (quindi ottobre e novembre, perché è vero che il termine di presentazione delle offerte scadrà il 15 di ottobre, ma non è che un appalto si aggiudica in due giorni!) il numero delle ore lavorate, e quindi del personale.
Ho ritenuto di informare immediatamente le organizzazioni sindacali del comparto (prima di ogni richiesta da parte loro) prima dell'incontro del 28 agosto con Pulistar e Meranese, prospettando il pericolo di una possibile riduzione, in una fase transitoria, di ore lavorate e, quindi, di personale impiegato. Allo stesso modo, dopo l'incontro e la relativa trattativa che ho condotto con Meranese e Pulistar, ho immediatamente mandato una comunicazione formale alle organizzazioni sindacali, dando atto dell'esito degli incontri e quindi del fatto che comunque, inevitabilmente, ci dovrà essere questa fase transitoria.
Rivedrò le organizzazioni sindacali domani, in attesa anche del tentativo di conciliazione promosso presso la Prefettura che si svolgerà nella giornata di lunedì prossimo.
Ripeto che da parte dell'Amministrazione regionale vi è la disponibilità a tutti gli interventi tesi a ridurre la situazione sociale che si aprirà per un certo numero di lavoratrici. Quali possano essere tali interventi li stiamo attentamente verificando anche con l'Assessorato al lavoro, quindi con la Direzione coesione sociale, perché - lo ripeto l'ultima cosa che desideriamo come Amministrazione regionale è che, sia pure per una fase transitoria, ci possa essere una ricaduta negativa sulle retribuzioni delle persone impiegate in questo tipo di servizi.
La cosa che voglio comunque ribadire è che nell'appalto generale che è stato indetto (la scadenza di presentazione delle offerte è il 15 ottobre) viene assunto come impegno l'applicazione della clausola sociale, e quindi il mantenimento del personale in servizio.
GRIMALDI Marco (fuori microfono) I 124 addetti?



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

I 124 addetti. Speriamo, quindi, di trovare lo strumento che riduca la problematica di disagio. In ogni caso, la stessa è limitata ad un paio di mesi, perché con la nuova gara è comunque garantita l'applicazione della clausola sociale per tutto il personale precedentemente in servizio.


Argomento: Province - Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Interrogazione a risposta immediata n. 1708 presentata da Ruffino, inerente a "Funzionalità del Comune di Mappano"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1708 presentata dalla Vicepresidente Ruffino, che la illustra in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Come sappiamo, il Comune di Mappano è andato a elezioni: ha eletto il suo Sindaco, la sua Amministrazione e ha un codice fiscale.
Devo rilevare, da un lato, che l'Amministrazione di Mappano si sta impegnando. Dall'altro lato, ci sono delle difficoltà: un Segretario comunale per poche ore, part-time, a scavalco con molti altri Comuni, una in definizione rispetto alle risorse, dieci ore per un'unità di personale per lo Stato Civile, dieci ore per un Vicecomandante dei Vigili Urbani.
Sicuramente in tutto questo è fondamentale anche il ruolo della Città metropolitana e, in particolare, i tempi.
Mappano è un Comune strategico, dovrà avere un piano regolatore proprio a fronte dell'argomento trattato questa mattina in Aula.
I giorni passano e ricordiamo tutti il tempo dei ricorsi amministrativi che hanno rallentato il riconoscimento istituzionale del Comune. Se non ci sarà il personale e non ci saranno le risorse finanziarie, sarà impossibile far funzionare il Comune.
Dai disagi che vengono segnalati dai cittadini, ormai sia per il catasto che per l'Agenzia delle Entrate, occorre definire l'iter che permetta che ogni cittadino possa far ricorso sia al catasto che all'Agenzia delle Entrate. Cito soltanto due degli elementi che mi sono stati rappresentati.
Sono qui a chiedere, proprio per garantire la funzionalità del Comune di Mappano, un impegno. Devo dire che il Vicepresidente Reschigna si è impegnato in questo senso, però vorrei capire, per quanto di competenza della Regione, quali provvedimenti si intendano adottare proprio al fine di rendere effettivamente autonomo e funzionante il Comune di Mappano affinché diventi un riferimento per i propri cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Subito dopo le elezioni amministrative abbiamo promosso, come Regione una serie di incontri tesi a cercare di trovare una soluzione che innanzitutto passasse attraverso la convenzione tra il Comune di Mappano e i Comuni di Settimo, Leinì, Borgaro e Caselle circa la garanzia della continuità dei servizi che devono essere erogati ai cittadini.
È stato poi organizzato un ulteriore incontro il 14 luglio, nel quale la Regione Piemonte ha invitato i cinque sindaci più il Prefetto, più la Città metropolitana. Nel corso dell'incontro del 14 luglio, il Vicesindaco della Città metropolitana presente all'incontro ha detto che la Città metropolitana, secondo quelle che sono le sue competenze, avrebbe promosso un incontro con tutte le Amministrazioni allo scopo di sottoporre alla Regione una proposta di sintesi concordata con le Amministrazioni comunali tesa a individuare le modalità di soluzione del problema.
Siamo in attesa di conoscere l'esito dell'attività del lavoro della Città metropolitana, fermo restando che nella riunione del 14 luglio ci siamo dati come tempistica quella della fine di settembre, per poi ritrovarci in Regione per cercare di capire concretamente quali sono le questioni che possiamo ognuno mettere in campo.
La Regione sta affrontando questo tema della consapevolezza delle difficoltà che l'applicazione della legge regionale sta ponendo, anche in stretto rapporto con la Prefettura, perché riteniamo che alcune delle questioni emerse con la costituzione del Comune di Mappano e che riguardano sia il Comune nato sia i Comuni cedenti (popolazione e territorio) non possano che trovare una fase transitoria all'interno di un intervento nazionale.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Interrogazione a risposta immediata n. 1713 presentata da Bono, inerente a "Numero unico di emergenza NUE 112 - criticità relative all'osservanza della circolare del Ministero dell'Interno n. 6249 in data 11 maggio 2016 all'interno del disciplinare utilizzato dagli operatori delle CUR"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1713.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo riunito quelle che erano le criticità relative al funzionamento del numero unico dell'emergenza, il 112, che è partito a marzo 2017 e abbiamo inteso interrogare l'Assessore per comprendere, al di là di quello che si leggeva sui giornali dove comunque il responsabile regionale - che non è più responsabile regionale dell'emergenza ma che ha traghettato verso questa funzione - spiegava che sostanzialmente tutto funzionava, tutto andava bene e che si trattava solo dei primi mesi di rodaggio.
Però da marzo a settembre mi sembra che i mesi siano già abbastanza e quindi questo numero unico che fa confluire il vecchio 112 per i Carabinieri, 113 per la Polizia, 115 per i Vigili del Fuoco e 118 per l'ambulanza, sta continuando a ricevere critiche. Critiche non da singoli cittadini che hanno avuto difficoltà, ma direttamente dagli operatori che lavorano con questo numero unico e dai loro rappresentanti sindacali.
Questa serie di criticità e di lamentele riguardano l'impossibilità da parte degli operatori dei vari servizi di accedere direttamente alle rispettive centrali e, quindi, il dover passare anche loro attraverso il numero unico e dover perdere molto tempo per contattare direttamente la propria centrale.
Manca, come si segnala da più parti, una centrale interforze o comunque, un protocollo operativo che permetta l'avviso contemporaneo delle diverse forze; oppure, se il protocollo c'è, non viene rispettato.
Tra l'altro, abbiamo fatto una ricerca e abbiamo visto che, non solo in Piemonte ma anche in altre Regioni dove è attivo il numero unico di emergenza, in caso di richiesta di elisoccorso viene attivato l'elisoccorso alpino con gli elicotteri oggetto di convenzione onerosa da parte della Regione e non viene attivato il servizio del vecchio 115, cioè i Vigili del Fuoco che, da norma nazionale, dovrebbero essere gli unici soccorritori in caso di persone disperse. Per cui si presuppone che non ci sia contemporaneamente anche l'esigenza di personale sanitario o, comunque, che ci sia anche l'esigenza di intervento sanitario.
Questo potrebbe configurarsi come uno spreco di risorse, possibile oggetto anche di esposti non solo alla Procura, ma anche alla Corte dei Conti, già fatti dai sindacati e che citavo prima, proprio per uno spreco di risorse rispetto al superamento delle ore di volo in convenzione, tra l'altro molto ridotte, al termine delle quali si pagherebbe una cifra molto elevata, che a noi risulta essere di circa 3.000 euro a ora di volo.
Anche la FIMMG sollevava delle criticità rispetto all'ex guardia medica, circa la continuità assistenziale e, anche in questo caso, con difficoltà rispetto al collegamento con il 118.
Chiediamo se, in generale, il disciplinare utilizzato dagli addetti al numero unico 112 rispetti quanto previsto dalla normativa vigente in materia di sicurezza e di ricerca di persone disperse in potenziale pericolo di vita.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Tutte le Regioni nelle quali è attivo il numero unico per l'emergenza 112, secondo il modello CUR (Centrale Unica di Risposta), cioè la centrale con operatori laici scelti a livello nazionale, per la loro operatività devono necessariamente attenersi a quanto prescritto dal disciplinare stilato a livello nazionale da parte del Ministero dell'Interno attraverso la Commissione ex articolo 75 bis, costituita dai rappresentanti di tutte le Forze dell'Ordine coinvolte (Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco) e dalle Regioni italiane per la parte sanitaria di loro competenza. Quindi il disciplinare è definito a quel livello con la presenza anche dei Vigili del Fuoco.
Il servizio del numero unico per l'emergenza 112 presso la Regione Piemonte viene svolto nel rispetto della nota 6249 dell'11 maggio 2016 anche in virtù delle necessarie attivazioni tra le centrali di secondo livello delle Forze dell'Ordine, dei Vigili del Fuoco e dell'emergenza 118.
Difatti in Regione Piemonte, in applicazione a quanto prescritto dalla circolare suddetta, con la condivisione di tutti gli enti coinvolti, è stato inserito l'invio per conoscenza ai Vigili del Fuoco per tutti gli eventi ricadenti nella categoria in oggetto.
Si sottolinea comunque che tutte le proposte di modifica della lista devono eventualmente essere sottoposte e approvate dalla Commissione nazionale, per diventare parte integrante del disciplinare nazionale e non possono essere assunte in autonomia dalle singole Regioni.
A completamento di questi riferimenti e anche d'impianto del 112 volevo aggiungere un'informazione: si è anche tenuto, presso la Prefettura un incontro per una valutazione di ciò che era emerso nei mesi scorsi, e complessivamente è prevalsa un'opinione da parte di tutti i soggetti coinvolti sui vantaggi determinati dal 112, che ha permesso a tutte le centrali operative di dedicarsi maggiormente all'emergenza, perché è stato fatto un lavoro anche di selezione di chiamate non sempre legate all'emergenza.
In ogni caso, in relazione alla domanda che è stata posta, si tratta di un disciplinare nazionale: viene applicato quello ed eventuali modifiche saranno oggetto di valutazione. Ogni soggetto - compresi i Vigili del Fuoco evidentemente da un punto di vista gerarchico, è in grado di richiedere le modifiche. Ma, in ogni caso, qualcosa è già stato fatto.


Argomento: Psichiatria

Interrogazione a risposta immediata n. 1715 presentata da Vignale, inerente a "Valutazione pazienti psichiatrici ASL Città di Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1715.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'Assessore Saitta probabilmente ricorderà che questa interrogazione a risposta immediata, in realtà, la presentai già qualche mese fa, ma solo relativamente all'ASL TO1.
L'Assessore sa bene che uno dei pezzi con cui è stata costruita prima la DGR 29 e poi la DGR 30, è stato quello della rivalutazione dei pazienti psichiatrici, tant'è che la stessa DGR 29 nasce da una verifica dei posti letto sanitari, in SRP1 o SRP2.1, e di quanti fossero, invece, i posti di carattere assistenziale.
L'aspetto più rilevante è, secondo noi, quello di cercare di capire quali sono le differenti valutazioni, ma in particolar modo comprendere quanti sono fra il miglio di pazienti psichiatrici che oggi sono individuati come posti in SRP3, su tutta la regione, non solo sulla città capoluogo, valutati in questo modo e sono all'interno dell'ASL Città di Torino.
Pertanto, la domanda che noi poniamo chiede di sapere, fra i pazienti psichiatrici presenti in gruppo appartamento, quanti sono stati valutati aventi una necessità di inserimento in SRP3 e quanti in altre tipologie di strutture.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La DGR 29, com'è noto, è stata oggetto di numerosi ricorsi e la sua attuazione è stata sospesa dal TAR per oltre un anno.
Le caratteristiche cliniche dei pazienti, rilevate con un censimento del novembre 2015, sono state utilizzate per l'istruttoria del provvedimento e indicavano, in media, una percentuale di pazienti ospiti nei gruppi appartamento con bisogni di tipo prevalentemente sanitario pari al 24 per cento.
La percentuale di pazienti con bisogni prevalentemente sanitari ospitati nelle strutture residenziali delle ex TO1 e TO2 erano rispettivamente del 24 e del 42 per cento.
Tali valori non possono certo costituire oggi l'unico riferimento per definire la tipologia dei bisogni prevalenti dei pazienti.
Occorrerà, quindi, attendere che si completi il percorso di rivalutazione dei pazienti ospitati nelle strutture psichiatriche territoriali interrotto dall'ordinanza del TAR (adesso evidentemente ci sono questi aggiornamenti di cui discuteremo la prossima settimana).
Tale percorso sarà realizzato con le modalità e i tempi previsti dalla DGR 29 e sarà affidato alla responsabilità dei Dipartimenti di Salute mentale competenti sul territorio.


Argomento: Fondi sanitari

Interrogazione a risposta immediata n. 1716 presentata da Gariglio inerente a "Differenze nell'effettiva attribuzione dei budget alle strutture private accreditate piemontesi rispetto a quelli presunti sulla base del prodotto tra il numero di posti letto per disciplina e il relativo valore di riferimento medio annuo"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1716.
La parola al Consigliere Gariglio per l'illustrazione.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Non ho molte occasioni di occuparmi degli aspetti giuridici legati alla gestione della sanità, però, quando l'ho fatto in passato, ho sempre trovato cose che hanno suscitato l'interesse di questa Assemblea.
La DGR n. 2775 del 29 dicembre ha definito, conformemente alla DGR n. 1 600 del 2014, il fabbisogno della funzione ex ospedaliera di continuità assistenziale a valenza sanitaria. In altre parole, quante case di cura ci servono, per che tipo di assistenza. Ad esempio, riabilitazione di primo livello, di secondo livello, lungodegenza.
Inoltre, all'interno dell'Assessorato è stato predisposto, in quegli anni, per elaborare il budget assegnato agli erogatori contrattualizzati cioè i titolari di queste case di cura, uno o più valori di riferimento medio per posto letto. Cioè, si è definito, con modalità interna all'Assessorato, quanto pagare ogni singolo posto letto.
La logica dell'assegnazione dei budget negli anni passati avrebbe dovuto essere, di primo acchito e di buonsenso, la moltiplicazione di quanti posti letto assegni a ciascuna struttura, per il valore medio di riferimento per posto letto.
In realtà, andando a fare le moltiplicazioni, si scopre che ci sono strutture che hanno ottenuto di più del risultato di queste moltiplicazioni e strutture che hanno ottenuto di meno del risultato di queste moltiplicazioni.
Pertanto, semplicemente si chiede all'Assessorato competente di comprendere le ragioni e le procedure in base alle quali sono stati redatti i budget 2014, 2015, 2016 e anche 2017, per le singole case di cura.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio.
Risponde l'Assessore Saitta; prego.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Come ho avuto modo di anticipare al Consigliere Gariglio, mi sono stati forniti gran parte di elementi per la risposta, ma la prossima settimana sarò in grado di avere il quadro completo.
Oggi posso soltanto anticipare - ma evidentemente mi riservo di ritornare su questo tema la settimana prossima, quando gli elementi saranno più completi - come il riferimento medio per posto letto che è stato citato è uno degli elementi, ma in base alla normativa, che avrò modo di verificare, che prevede che gli elementi non sono soltanto quelli.
In ogni caso, nella risposta che darò la prossima settimana avrò modo di ritornarci con precisione.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Interrogazione a risposta immediata n. 1717 presentata da Ravetti, inerente a "Messa in sicurezza del parcheggio di piazzale Berlinguer ad Alessandria"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1711.
La parola al Consigliere Ravetti per l'illustrazione.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Assessore, di norma non interrogo su fatti specifici, ma in questo caso mi interessava farlo in seguito a un fatto accaduto il 27 agosto, in piazzale Berlinguer, in Alessandria. Il piazzale è di proprietà dell'Azienda Ospedaliera e l'uso è un uso pubblico. La destinazione urbanistica permette a tutti gli utenti, ma non solo degli ospedali, anche degli esercizi commerciali e limitrofi agli ospedali, di poterlo utilizzare.
A un cambio di turno, una dipendente dell'Azienda Ospedaliera è stata aggredita, ma i fatti li hanno raccontati molto bene i mezzi d'informazione. Tra l'altro, non è la prima volta che accade questo. Il piazzale non è custodito e ci sono problemi di illuminazione.
La questione più interessante è che dal 27 agosto il problema è stato trattato dalle Amministrazioni e dalla politica attraverso i comunicati stampa. Io credo che vi siano dei principi di responsabilità e di competenza ben precisi e che questi debbano ricondurre le Amministrazioni pubbliche a un dialogo non attraverso i comunicati stampa, ma attraverso gli atti amministrativi.
Credo di aver capito che l'Azienda ospedaliera avrebbe dovuto, a scomputo di oneri, ampliare una parte di quel parcheggio; e che l'Amministrazione comunale parrebbe invece in attesa di opere (e tra queste anche l'installazione di videocamere per il controllo e la sicurezza del piazzale). Colgo anche l'occasione per ringraziare le Forze dell'Ordine per tutto quello che fanno per la sicurezza in città e anche in quel piazzale.
Il punto è che il problema non è stato risolto.
La interrogo, Assessore, per chiedere quali sono gli atti amministrativi intercorsi tra Azienda ospedaliera e Comune di Alessandria.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Sulla vicenda del parcheggio l'Azienda ospedaliera di Alessandria ha inviato, come ultimo atto in ordine di tempo lo scorso 31 agosto, una nota al Sindaco di Alessandria per ribadire la propria disponibilità a realizzare il progetto originale e per provare a trovare una soluzione alla questione, che prevedeva la realizzazione di 83 posti auto, già approvato dal Comune di Alessandria nel 2015.
Nella comunicazione l'Azienda ospedaliera ribadisce anche in subordine la propria disponibilità a monetizzare l'obbligazione dovuta per l'opera di ampliamento relativa alla sopraelevazione del Pronto soccorso, stimata in circa 98.000 euro dalla stessa Azienda ospedaliera.
Sulla vicenda ricordo che i rapporti tra i due Enti sono stati, sul punto, abbastanza complessi e, a oggi, non risulta stipulato alcun protocollo di intesa sul tema. L'Azienda ospedaliera è un ente pubblico con la missione di fare assistenza sanitaria e non può destinare risorse che esulino dal proprio mandato istituzionale. L'Azienda ospedaliera è proprietaria del terreno del piazzale destinato a uso parcheggio pubblico ed è, in questi anni, coinvolta sempre più in problemi di sicurezza pubblica, com'è stato rilevato dal collega Ravetti. L'Azienda ospedaliera nel rispetto dei propri vincoli, si è sempre resa disponibile a collaborare con le diverse istituzioni responsabili dell'incolumità dei cittadini.
Per la realizzazione della struttura sanitaria destinata a pronto soccorso, sale operatorie e nuova Terapia intensiva di recentissima attivazione, il Comune ha rilasciato nel 2005 un permesso di costruire, per il quale è stato richiesto, quale standard urbanistico, l'ampliamento del parcheggio per 2.581.20 metri quadrati, che corrispondono alla realizzazione di 83 posti auto. Il Comune di Alessandria ha rilasciato nel 2015 nulla osta alla realizzazione dell'opera di ampliamento, valorizzabile in circa 98.000 euro, secondo il computo metrico-estimativo riferito al progetto approvato dallo stesso Comune.
L'Azienda ospedaliera, in un'ottica di collaborazione e disponibilità aveva proposto sin da inizio 2016 la conversione di tale opere con l'installazione di videosorveglianza e illuminazione per contribuire alla soluzione del problema della sicurezza nel piazzale. Tale proposta di riconversione e di derubricazione degli oneri relativi agli standard urbanistici non risulta essere mai stata autorizzata dal Comune di Alessandria.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1709 presentata da Porchietto inerente a "Situazione Comital di Volpiano"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1709 per l'illustrazione della quale ha la parola la Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Salto le premesse, in funzione anche del fatto che oggi vedo esserci alcuni ordini del giorno sulla Comital, e credo che il tema sia ampiamente conosciuto dal Consiglio regionale.
Ma prima di interrogare la Giunta e l'Assessora che ne ha competenza rispetto all'istanza che noi proponiamo - che io propongo nell'interrogazione a risposta immediata, tengo solo a sottolineare un passaggio, che credo rappresenti anche una riflessione cha va portata al Consiglio. Vale a dire che io mi ritrovo con degli ordini del giorno della maggioranza rispetto alla Comital; e, nella mia grande ingenuità da Consigliera regionale, mi chiedo il motivo per cui la maggioranza debba fare degli ordini del giorno in cui chiede alla Giunta e all'Assessora determinate cose, se è la Giunta di riferimento che dovrebbe fare quelle cose.
Delle due l'una, cioè: o ritiene che la Giunta non abbia operato come doveva operare e quindi le chiede, attraverso un ordine del giorno, di esperire il proprio mandato, oppure forse io non ho ben capito come funziona l'Aula.
Si tratta di una riflessione che tenevo a fare vedendo più ordini del giorno della maggioranza: se fosse stato uno, non mi sarebbe balenata, ma è chiaro che pongo all'Aula quella riflessione, anche perché successivamente dibatteremo sugli ordini del giorno.
Il tema dirimente della question time riguarda invece un tema in particolare. Noi stiamo parlando di un'azienda che opera sul territorio ormai da decenni e parliamo di una situazione che non è di crisi conclamata: si tratta della decisione chiara di un soggetto che non è italiano, ma che ha acquisito l'impresa sul nostro territorio, di chiudere lo stabilimento e di andare da un'altra parte.
In modo neanche tanto sommesso - diciamo per suggerimento - dico che quando accadono queste cose o immediatamente si avvia un tavolo di livello più alto o altrimenti alle imprese delle nostre manifestazioni - che doverosamente facciamo per essere vicini, giustamente, ai dipendenti - non importa. Non importa, perché in realtà l'azienda non ci ha chiesto un aiuto per fare qualcosa; l'azienda non ci ha chiesto di intervenire come Regione: ci sta soltanto comunicando che ha deciso di chiudere lo stabilimento.
Allora, è proprio per questo motivo che chiediamo alla Giunta di capire perché non abbiamo immediatamente spostato a un livello più alto - mi permetto di fare questa domanda perché prima ho verificato che non l'avessimo fatto - questo tavolo. Questo, infatti, non è un tavolo di crisi: è una scelta fatta da un gruppo di lasciare l'Italia. Allora, quando avviene questo diventa difficile immaginare di poter trovare degli strumenti dedicati all'azienda, ma occorre pesantemente calare un ruolo istituzionale regionale e nazionale per spiegare a chi viene in Italia che non può immaginare di lasciare a casa più di cento persone (perché poi le conseguenze saranno anche altre) e intervenire in modo fermo e deciso per far sì che questa scelta non venga attuata.
La domanda che pertanto in primis poniamo - poi credo che faremo anche un lungo dibattito sugli ordini del giorno - è capire il motivo per cui soltanto adesso si immagina di spostare a livello nazionale il tavolo che avrebbe già dovuto essere trasferito da maggio-giugno. Infatti, se andiamo a fare la disamina dei vari momenti che si sono succeduti in questi mesi vediamo che la Comital non si è svegliata l'altro ieri, dicendo che i 147 lavoratori avrebbero dovuto restare a casa, ma si tratta di un processo che risale ormai a mesi fa.
Chiedo allora alla Giunta il motivo per cui non abbiamo immaginato di spostare a livello nazionale quel tavolo, stante che - lo dico io, prima che magari mi venga eccepito questo - tecnicamente si poteva fare.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Porchietto.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessora Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Intanto è stato detto nella premessa che non siamo di fronte a un tavolo di crisi: siamo di fronte ad una situazione anomala. E dipende da cosa intendiamo per "apertura di un tavolo nazionale". Non trattandosi di una crisi normale, siamo di fronte ad una situazione che ha caratteristiche particolari.
Il Ministero è stato avvisato, sta lavorando sulla questione dal mese di maggio e sta operando con noi per cercare di capire quale soluzione pu essere messa in atto con gli Amministratori delegati. Uso il termine "Amministratori delegati", facendo riferimento a un unico soggetto, perch in realtà sappiamo che il "contenitore Comital" è un contenitore particolare, che poi avrò modo di spiegare nell'intervento successivo.
Dicevo che il Ministero è stato informato fin dall'inizio e insieme a noi sta valutando quale sia la soluzione migliore. Se, infatti convocassimo un tavolo nazionale come normalmente succede in una situazione di crisi, questo non servirebbe praticamente a nulla se non ad alimentare un contesto di maggiore apprensione nei confronti dei lavoratori, quindi forse è meglio individuare davvero una strada che ci permetta di esperire tutte quelle valutazioni tali per cui un'azienda che proviene da un altro Paese abbandona di punto in bianco un'attività la cui storia è evidente a tutti.
Infatti, mi permetto di dire che il fatto che la maggioranza e, dunque anche le forze politiche alle quali fa riferimento questa Giunta abbiano sentito l'esigenza di scrivere un ordine del giorno rappresenta un'esigenza che deriva dal motivo che si sottolinea l'attenzione intorno al tema, ma le cose che sono state evidenziate all'interno dell'ordine del giorno sono semplicemente elementi che fanno riferimento a tutto quello che è stato fatto in questo periodo di tempo e al voler sottolineare un'attenzione anche da parte delle forze politiche che esprimono la Giunta e che vogliono testimoniare l'attenzione che è dovuta al caso.
Quindi il lavoro che stiamo facendo con il Ministero è un lavoro già avviato. Fin dall'inizio sono stati informati e sanno esattamente quello che è successo; attualmente siamo in contatto abbastanza frequente e, se può servire il convocare un tavolo di crisi come formalmente viene convocato quando si presenta una situazione del genere, non ci sarà un motivo per non farlo, ma al momento siamo in una condizione tale che questo sarebbe semplicemente un modo per poter provare a immaginare di creare nuove aspettative, quando invece il quadro sembra congelato e sembra in grossa difficoltà.
L'intervento del Ministero e magari anche l'intervento del Ministro volto ad andare nella direzione che è stata sottolineata credo sia fondamentale, ma il cosiddetto tavolo di crisi come formalmente siamo abituati a pensarlo e come siamo abituati a convocarlo credo davvero che sarebbe semplicemente un modo per rilanciare il tema e creare aspettative.
Noi dobbiamo invece cercare di trovare soluzioni che ci permettano, di fronte a un imprenditore che ha assunto questo atteggiamento, di andare verso una soluzione e verso una strada che possa far modificare un certo intendimento in questo momento. Si tratta di un percorso che, come ho detto, è però già stato avviato da qualche mese e che ha portato alla presenza dell'Amministratore delegato il 28 di luglio a dire: "A settembre presentiamo il piano di rilancio della nostra azienda". Ebbene, il 29 di luglio ci hanno mandato la comunicazione di un licenziamento collettivo e quindi gli elementi di anomalia fanno sì che la questione debba essere gestita in modo diverso, con azioni che davvero siano molto delicate e prudenti, in un contesto che è complicato e davvero molto difficile.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1714 presentata da Frediani inerente a "Nuova normativa vaccinazione e procedure attuative fasce di età 0-6 anni"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1714.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Torniamo su questo tema che abbiamo più volte sollevato in Aula prima della pausa estiva e che vorremmo approfondire ulteriormente proprio in concomitanza con la riapertura delle scuole.
Ci giungono piuttosto frequentemente delle segnalazioni che denotano un lieve caos in merito all'attivazione delle diverse procedure a seconda degli istituti. Ci risulta, ad esempio, che in alcune scuole venga richiesta la documentazione in busta chiusa, cosa che noi riteniamo peraltro corretta, perché non spetta alla scuola verificare la correttezza e la completezza della documentazione, quindi che siano portati a termine correttamente gli adempimenti.
D'altra parte, ci vengono riportati dei casi in cui si fa addirittura un appello davanti ai cancelli degli istituti, dicendo quali famiglie sono in regola e quali non lo sono; in altri istituti ci risulta che si chieda agli insegnanti di raccogliere la documentazione non in busta chiusa. In un altro caso, sempre per citare i casi più bizzarri (definiamoli così), viene perfino chiesto di aggiungere a matita che si è già avuto il virus della varicella, che come vaccinazione non dovrebbe neanche essere richiesta, poi con un'autocertificazione a matita.
Ovviamente ogni caso andrebbe verificato per capire se sia veritiero o meno quanto riportato, però quello che è indubbio è che c'è un po' di confusione in questi giorni, soprattutto tra i genitori, i quali magari si trovano a dover fronteggiare delle segreterie che a volte possono essere un po' ostili in quanto stressate da un eccesso di burocrazia che devono seguire.
In tutto ciò, noi abbiamo ancora un dubbio sulla procedura. Il dubbio è il seguente ed è relativo alla fascia 0-6, in particolare a tutti quei bambini che non risulteranno in regola con le vaccinazioni entro il termine previsto del 10 marzo, quindi bambini che sono iscritti alla materna e al nido, che però non hanno ancora presentato la documentazione completa perché magari sono in attesa di effettuare il vaccino, i quali arriveranno alla data del 10 marzo senza avere dimostrato l'adempimento agli obblighi di legge.
Ebbene, il nostro dubbio è: di chi sarà la responsabilità e a chi toccherà materialmente impedire a questi bambini l'accesso alle scuole? Tenendo conto che si tratta di un momento delicatissimo, perché questi bambini di punto in bianco si troveranno il cancello sbarrato, suppongo quindi non potranno entrare. Di conseguenza, ci chiediamo: questa incombenza estremamente spiacevole spetta ai Dirigenti scolastici, all'ASL ai Vigili Urbani, ai Carabinieri, all'Esercito? Non lo so! Avete pensato quale sarà la procedura meno scioccante per questi bambini, che già subiranno un discreto trauma per non poter più raggiungere i loro compagni in classe? E in questo caso, cioè se la procedura è chiara almeno a voi.
APPIANO Andrea (fuori microfono) Basta vaccinare!



FREDIANI Francesca

"Basta vaccinare" non lo voglio sentire, anche perché l'interrogazione è mia e quindi non voglio sentire commenti intorno. Grazie.
Se la procedura è chiara, avete pensato di trasmettere delle informazioni un po' più comprensibili anche a coloro che dovranno materialmente occuparsi di impedire l'accesso dei bambini alle strutture? Perché troviamo che ci sia parecchia confusione; tra l'altro, i genitori sono piuttosto preoccupati all'idea di dover affrontare questo momento, che per l'appunto definisco, al di fuori di ogni facile ironia che si può fare in quest'Aula, estremamente drammatico per i bambini e che andrebbe magari trattato con maggior cura e cautela da parte delle istituzioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora all'istruzione

Grazie, Presidente.
Tengo a precisare che la risposta che darò è una risposta che ho condiviso con l'Assessore alla sanità, con il quale ho lavorato fin dall'inizio, peraltro anticipando i tempi, perché avevamo la consapevolezza della necessità di attivare un'organizzazione piuttosto complessa. Abbiamo cercato di anticipare i tempi e abbiamo avviato la macchina che vedeva la collaborazione del mondo della sanità con il mondo scolastico e il mondo dei servizi educativi in termini generali un mese prima, per poter appunto evitare che in seguito ci fossero elementi di confusione.
A oggi, ci sembra che la situazione si stia in qualche modo normalizzando e abbiamo - per parte sanità, per parte istruzione, per parte Ufficio Scolastico Regionale e per parte ANCI, che ha dato fin dall'inizio la sua disponibilità a collaborare - risposto a tutte le domande che le scuole o le famiglie ci hanno formulato in questo breve periodo di tempo.
La Regione Piemonte, al momento, non ha previsto alcuna procedura per l'allontanamento scolastico in caso di inadempienza, perché non è una nostra competenza e quindi non abbiamo questi poteri. In ogni caso, poich all'interno della legge c'è un articolo che disciplina le norme transitorie, attendiamo che il Ministero competente ci dia indicazioni. Nel frattempo, il Coordinamento delle Regioni che afferisce al Settore istruzione e ai Servizi educativi e il Coordinamento delle Regioni della sanità, che peraltro è in capo al Piemonte, hanno richiesto un incontro congiunto con il Ministero dell'Istruzione e il Ministero della Sanità per addivenire a una fase due; la prima fase era quella di avvio delle procedure per la norma transitoria e la fase due sarà quella del definire le procedure per arrivare al 10 marzo, così come definisce la legge.
Ovviamente, come abbiamo accompagnato le strutture educative e la scuola fino a oggi e anche le strutture sanitarie per parte sanità, lo faremo anche nella fase successiva non appena avremo chiaro quali saranno gli adempimenti necessari.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione a risposta immediata n. 1707 presentata da Berutti, inerente a "Piano strategico per la prevenzione dei danni da calamità naturale" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Come da accordi tra l'Assessore Ferrero e il Consigliere Berutti all'interrogazione n. 1707 viene fornita risposta scritta.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.48 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.53)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Batzella, Cerutti, Ferrero e Gancia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.
Aspetti un attimo.
Vorrei fosse chiaro che i lavori del Consiglio regionale sono ripresi e che quindi i Consiglieri devono prendere il loro posto ed evitare capannelli alla sinistra dell'aula.
Prego, Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Anche a destra dovrebbero evitare capannelli.



PRESIDENTE

Non c'era nessuno in questo momento, erano solo a sinistra.
Erano solo a sinistra, lei non si preoccupi. Dica quello che deve dire.
BONO Davide (fuori microfono) Anche in alto.



PRESIDENTE

Consigliera Porchietto, non interrompa.



GARIGLIO Davide

Ha ragione, Presidente, ma è una presenza invasiva alla mia sinistra e temo che diventi più invasiva con il passare del tempo...



PRESIDENTE

Questa è una preoccupazione collettiva.



GARIGLIO Davide

Presidente, chiederei una breve sospensione per una Conferenza dei Capigruppo per decidere come proseguire, atteso il numero di emendamenti che sono stati presentati sul Piano paesaggistico e la richiesta di comunicazione di cui la Giunta è stata destinataria nella prima parte della seduta.



PRESIDENTE

Va bene. Interrompiamo i lavori del Consiglio regionale per una decina di minuti o un quarto d'ora.
I Capigruppo sono invitati a recarsi in Sala A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.54 riprende alle ore 16.07)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Vicenda Comital" (atti d'indirizzo collegati: ordine del giorno n. 1164; ordine del giorno n. 1172; ordine del giorno n. 1177; mozione n. 1178


PRESIDENTE

L'Assessora Pentenero è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Vicenda Comital".
Prego, Assessora.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Provo a fare un riassunto della complicata vicenda che ha interessato il Piemonte durante il periodo estivo, peraltro con un'attività che vedeva il coinvolgimento dell'Assessorato già dal mese di maggio.
È una situazione anomala, particolare che vede un assetto societario della Comital, che ha sede a Volpiano, che occupa 140 lavoratori.
La Comital è derivata dalla cessione, avvenuta negli anni 2014 e 2015 della società da parte del Gruppo Cuki, che è sicuramente il gruppo più conosciuto. Il gruppo che ha acquistato la Comital è un gruppo industriale franco-belga AEDI, che si occupa di attività industriale nello stabilimento di Volpiano, dedicata alla laminazione dell'alluminio, del marchio Comital e degli impianti e macchinari relativi, mentre l'immobile è rimasto di proprietà Cuki.
Successivamente, la società Lamalu, facente sempre parte del gruppo Cuki, perché Lamalu è nata dal gruppo Cuki e quindi il gruppo francese AEDI ha comprato sia Comital che Lamalu e quindi oggi, sempre di proprietà del gruppo AEDI e della società Balmeti, che è anch'essa nel sito di Volpiano ha rilevato le attività di fonderia e laminazione a freddo, svincolando tutte le attività di lavorazione del gruppo Cuki, a cui rimane, come ho detto prima, soltanto la proprietà degli immobili.
L'attuale ditta Comital risulta, quindi, essere proprietaria, a oggi soltanto del marchio ed è titolare dei rapporti di lavoro con le maestranze che a esso sono legati, in quanto i macchinari nel frattempo sono stati venduti alla ditta Volimpianti sempre di proprietà del gruppo AEDI. Le società Comital e Lamalu sono ora rispettivamente di proprietà della società Balmeti e della società Lamivol-Lamalu.
Dicevo prima che già a partire dal mese di maggio l'Assessorato al lavoro si è occupato della vicenda; prima di tutto, in un incontro convocato presso il Comune di Volpiano, le rappresentanze sindacali avevano acceso i riflettori sulla vicenda, portando le proprie preoccupazioni. Sono state esposte quelle che erano le preoccupazioni poi dimostratesi veritiere da parte dei lavoratori e che già in quel momento manifestavano una situazione incerta e una possibile perdita dei posti di lavoro.
Quindi è stato aperto un tavolo di crisi, in sede regionale, per verificare puntualmente la situazione.
Nel corso del primo incontro con l'azienda, che si è svolto il 31 maggio 2017, sono emerse difficoltà di carattere finanziario e operativo rispetto a un incendio che nel frattempo si era verificato e che aveva distrutto un macchinario e in seguito a ciò è stata riferita la volontà dell'azienda di procedere a una profonda riorganizzazione attraverso un processo di ristrutturazione e, al tempo stesso, di sondare potenziali acquirenti.
Il 10 luglio le organizzazioni sindacali hanno avviato uno sciopero per la situazione di precarietà anche perché l'assenza di notizie in merito all'attività dell'azienda, dai vertici dell'azienda stessa, aumentava la forte preoccupazione e quindi hanno cessato la produzione per mancanza di materiale. Questi sono stati i primi segnali che hanno testimoniato che le preoccupazioni, che i sindacati avevano dal mese di maggio, erano fondate.
Il materiale non veniva più consegnato e quindi l'alluminio per la laminazione non veniva più consegnato perché l'azienda non pagava più il materiale per la laminazione.
Venerdì 28 luglio, Comital ha avviato la procedura di licenziamento collettivo di tutti gli operai impiegati nella sede unica di Volpiano, una decisione che è stato comunicata all'improvviso quando nel tavolo precedente, che ho citato, l'Amministratore delegato ci aveva comunicato che nel mese di settembre avrebbero provveduto a consegnarci un piano aziendale all'interno del quale sarebbe stata prevista una riorganizzazione dell'attività.
Quindi, come un fulmine a ciel sereno il 28 luglio comunicano la decisione di sospendere e quindi di chiudere tutta l'attività all'interno dell'azienda Comital e quindi di procedere al licenziamo collettivo dei 140 lavoratori che fanno riferimento a Comital.
Martedì 1° agosto si è svolto un successivo incontro dove la società ha riconfermato l'intenzione di mettere in liquidazione la società Comital.
In quel contesto, abbiamo sollecitato la necessità di avviare un tavolo congiunto Comital-Lamalu, ma, pur essendo un amministratore delegato unico nonché un socio unico al quale fanno riferimento tutte le società l'amministratore delegato non ha voluto che si creasse un tavolo unico in quanto, a detta sua, la loro intenzione è quella di continuare a esercitare l'attività di Lamalu. Chi conosce un po' l'organizzazione e sa come il processo di laminazione tra le due aziende sia collegato, comprende che non è possibile slegare l'attività di Comital dall'attività di Lamalu, pur essendo l'attività di Comital legata alla laminazione leggera e l'attività di Lamalu legata ad una laminazione più pesante.
La laminazione di Comital è più rivolta al settore medicale e alimentare, la laminazione Lamalu è rivolta al settore più dell'automotive.
A oggi, è praticamente impossibile che le due attività vengano svolte in modo disgiunto, quindi vi è la necessità di lavorare affinché ci sia un unico tavolo di confronto.
Dopo una serie di complesse trattative tra l'amministratore delegato e il direttore, abbiamo iniziato una serie di incontri: solo con le organizzazioni sindacali, solo con i rappresentanti di Comital, solo con i rappresentanti di Lamalu e solo con i rappresentanti sindacali di Comital e poi di Lamalu. Un'attività molto complessa e molto articolata per comprendere, da un lato, quali erano le motivazioni che inducevano il gruppo francese, quindi l'amministratore unico, a interrompere in modo così brusco l'attività e non volere, anche attraverso i rappresentanti del mondo imprenditoriale che hanno seguito insieme a noi fin dall'inizio la situazione, comprendere quali sono le motivazioni che hanno portato alla decisione, così repentina e veloce, di procedere alla liquidazione della società Comital.
Nei fatti, abbiamo ricevuto una risposta che è di questa natura. Per motivi diversi, francamente ci si domanda per quale motivo non si sia intervenuti prima su una società che perdeva da quando ha acquistato l'azienda dal gruppo Cuki; non si sia intervenuti prima e si sia, ogni anno, registrato all'interno del bilancio una perdita significativa.
L'amministratore unico ha comunicato, anche per il volere della famiglia che non aveva mai visto di buon occhio l'intervento del socio unico nei confronti dello stabilimento di Comital, di chiudere i rubinetti su qualsiasi intervento di carattere economico necessario all'interno dell'impresa.
Questa è stata la versione che è stata ripetuta all'interno di tutti i tavoli che vi ho raccontato un attimo fa, e sembra essere la motivazione per la quale la decisione è stata presa.
Le organizzazioni sindacali hanno continuato la loro presenza davanti gli stabilimenti e sul finire del mese di agosto c'è stata una segnalazione, da parte del direttore della ditta Lamalu, secondo la quale avrebbe dovuto consegnare del materiale relativo a una commessa legata ad una società bulgara, quindi dell'impossibilità di consegnare il materiale prodotto alla società bulgara. Ho chiesto al direttore e all'amministratore delegato, poiché avremmo avuto nella settimana successiva gli incontri, di soprassedere per evitare di aumentare la tensione che, giustamente, si era generata nel contesto. Giustamente perché? Perché la preoccupazione dei lavoratori, stante questo comportamento anomalo dei rappresentanti sindacali, è che in verità fosse in atto un processo di smontamento delle attività della Lamalu attraverso le attività di Comital. Sottolineo il fatto che le due aziende non possono essere separate, ma sono due attività che sono veramente interconnesse e strettamente interconnesse.
L'amministratore delegato e il direttore hanno accettato di soprassedere. Oggi però, avendo richiesto all'interno di tutti i tavoli di cercare di fornire elementi di garanzia nei confronti dei lavoratori sappiamo che si tratta di un'attività di consegna e non un'attività di smontamento di quanto c'è all'interno di Lamalu. Questo è il passaggio più delicato che stiamo registrando in queste ultime ore, se posso dire, oltre che in queste ultime giornate, perché, a oggi, si ripresenta il problema della consegna di questo materiale che la società Lamalu avrebbe prodotto per la società bulgara. Questo è uno dei momenti più difficili con i quali ci stiamo misurando.
Trattandosi di una situazione così complessa e di una situazione per la quale si mettono in correlazione i rapporti tra due Paesi, un imprenditore francese ha deciso di investire in una società per la quale, a detta dei rappresentanti della società stessa, l'intendimento del socio unico era quello di garantire una presenza all'interno della lavorazione dell'alluminio a 360 gradi, in quanto il gruppo francese sarebbe produttore di materiale in alluminio per l'edilizia, quindi i fatto di avere il settore della produzione dell'alluminio nell'automotive e nel settore dell'alimentazione farmaceutico completava il processo di presenza sul mercato della società sulla produzione, quindi laminazione dell'alluminio nei diversi settori.
Abbiamo affrontato il problema, anche da questo punto di vista coinvolgendo il Ministero che, fin dall'inizio, ha avuto consapevolezza.
Oggi stiamo cercando di approfondire ulteriori elementi per comprendere come intervenire su questa situazione.
Qual è la prospettiva con la quale ci si sta misurando in questi giorni? La prospettiva è quella di un'acquisizione da parte di acquirenti che si sono manifestati, ma l'acquisizione del gruppo da parte di soggetti provenienti anche da altri paesi - qui siamo in presenza di soggetti che potrebbero essere italiani ma anche stranieri - sono tutte manifestazioni che non hanno nessun elemento di concretezza in questo momento, sono manifestazioni che sappiamo avranno possibilità di essere verificate entro la fine di questo mese con visite dirette all'interno degli stabilimenti.
Abbiamo più volte chiesto di poter incontrare gli eventuali compratori.
Ovviamente, trattandosi di una trattativa delicata, l'intervento del Ministero è fondamentale ma, da questo punto di vista, non possiamo configurarlo come un tavolo di crisi nel senso classico del termine, ma dobbiamo configurarlo come un processo di lavoro e di condivisione che noi dobbiamo realizzare con il Ministero. Non si tratta di decidere in che modo il piano di organizzazione del personale o il piano di organizzazione dell'azienda può essere messo in atto, perché siamo di fronte a una situazione in cui un imprenditore decide di interrompere la propria attività e la propria presenza nel nostro territorio. Abbiamo la necessità di mettere in atto un'altra modalità con la quale intervenire. Certamente nessuno ha l'ambizione di poter affrontare la situazione da soli, ma abbiamo la necessità di avere la collaborazione e la disponibilità del Ministero, che è stata data fin dall'inizio, per trovare una soluzione che possa portare all'obiettivo di cui dicevo un attimo fa.
L'unico obiettivo che sembra realistico e concreto è quello di identificare un gruppo che possa acquisire il contesto Lamalu. È evidente e credo che questo sia un elemento dal quale nessuno può nascondersi, che di fronte a una procedura di licenziamento collettivo e quindi al fatto che Comital dalla data del 12 ottobre avrà più soltanto un marchio e non avrà neanche più le maestranze, questo possa costituire un elemento che incide in modo significativo e possa avere una sua rilevanza sul processo di acquisizione.
La fase in cui siamo entrati continua a essere estremamente delicata. È evidente che il processo coinvolge certamente i 138 lavoratori di Comital ma successivamente potrebbe coinvolgere anche i lavoratori di Lamalu se non si instaura un piano che possa prevedere un futuro per l'azienda e quindi per il gruppo, ma è altrettanto evidente che noi abbiamo bisogno di una misura e di un intervento che è diverso - oserei dire quasi straordinario e che certamente, come vi ho già detto prima, non può essere soltanto su base regionale, ma dev'essere anche su base nazionale.
Ovviamente, per ulteriori elementi di approfondimento resto a disposizione.
Ho letto sommariamente gli atti di indirizzo che sono stati presentati e che riassumono, in modo abbastanza adeguato, quello che è il contesto che si è venuto a creare.
Vorrei garantire, al riguardo, il massimo impegno e la massima attenzione da parte della Regione - che ha visto anche il coinvolgimento del Presidente nei momenti più delicati del processo che vi ho raccontato e che è avvenuto fin qui - nel percorrere la strada che sembrerebbe essere l'unica, verificata in più contesti e in più situazioni, che si possa manifestare.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di intervento sulle comunicazioni? Vi chiederei soltanto un po' di sintesi, perché da quello che è stato espresso stamattina c'è la necessità di presentare, se possibile, un documento unico, sempre che vi siano i presupposti. Vedremo nel prosieguo degli interventi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Ciò che possiamo fare per i 149 lavoratori della Comital è, ovviamente quello che stiamo facendo, cioè essere almeno tutti uniti e tenere ancora aperta la speranza per loro e augurarci che in qualche modo si aprano degli spiragli almeno nella nuova acquisizione, anche se credo sia stato corretto il tentativo delle istituzioni, sia quelle locali, che provinciali e comunali, e soprattutto della Regione, a provare ancora a far ragionare i proprietari, sia quelli che rappresentano la storia di quell'azienda, ma anche i figli del proprietario dell'azienda stessa.
Anche perché quando due anni fa il gruppo francese la acquisì per rilanciarla, tra l'altro con il laminatoio in Svezia e 40 nuove assunzioni tutti pensavano che le prospettive fossero diverse. Poi si verific quell'incendio che distrusse il macchinario e che fece sì che i soldi che arrivarono per rimetterlo a nuovo non...



(Commenti in aula)



GRIMALDI Marco

Pare che siano arrivati, ma alla fine la vicenda ha portato verso l'acquisizione di un altro laminatoio, con sede addirittura in Belgio.
Tutto ciò faceva già intravedere quello che poi è successo, cioè la volontà di vendere, di liquidare tutto il possibile e, magari, di disgiungere la Comital dai pezzi più pregiati della produzione.
Ha ragione il Presidente: non parliamo dei buchi. Credo che tutte le forze politiche saranno presenti venerdì a Volpiano davanti ai cancelli per esprimere la loro solidarietà.
Visto che sono stati presentati quattro atti di indirizzo, chiederei solo ai colleghi di prenderci qualche minuto, ovviamente dopo gli interventi che si vorranno fare, per trovare una sintesi e votare magari con i Capigruppo di maggioranza e di opposizione un atto unico, sempre che lo riteniate opportuno.
Ringrazio ancora l'Assessora Pentenero per essere rimasta qua, nelle sue condizioni precarie.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Poche osservazioni e poche parole per ringraziare innanzitutto l'Assessora Pentenero per la comunicazione esaustiva di oggi, ma soprattutto, per l'impegno di queste settimane; impegno sicuramente faticoso e difficile che ha condiviso con il Presidente Chiamparino sicuramente raccogliendo la volontà e la sollecitazione di tanti Consiglieri che, anche un po' sorpresi, hanno seguito questa vicenda. Un po' sorpresi perché penso a chi, come me, era stato coinvolto in un momento di presentazione o di inaugurazione della nuova fase dell'azienda non più tardi di due anni fa. In quell'occasione erano presenti molti Consiglieri del territorio, e la proprietà si presentava piena di attenzioni al territorio e con la volontà di rilanciare una produzione.
Ammetto la mia ignoranza e la mia scarsa conoscenza del mondo industriale, per cui mi sorprendo ancora quando accadono queste cose, anche se, come Sindaco, mi sono purtroppo imbattuta anche in passato in vicende simili (penso all'Agrati, che sia la collega Porchietto che la collega Pentenero avevano seguito con me) che, ahimè, hanno visto, purtroppo epiloghi non favorevoli. Auspico che questa volta si possa trovare invece una soluzione positiva. Sarebbe davvero un bel risultato per il territorio.
Per farla breve, non volendo ripercorrere le considerazioni fatte in maniera esaustiva dall'Assessora Pentenero, dobbiamo trovare il modo di sostenere, credo in termini unitari, l'azione politico-amministrativa e istituzionale. Per cui, anche da parte mia, vi è la disponibilità al voto congiunto su tutti gli atti di indirizzo presentati, o a convogliare i nostri propositi su un unico documento, che non vuol far altro che mettere nero su bianco la nostra attenzione e il nostro interesse alla vicenda insieme alla richiesta che certamente si rivolge ad un soggetto con cui è più difficile dialogare - la proprietà - affinché metta in campo un'azione di disponibilità ad andare oltre i propri piani, a fare una valutazione di tipo più generale e di responsabilità sociale, aspetto di cui non va tanto di moda parlare, per esempio nell'accettazione anche soltanto di un acquirente e, quindi, nella disponibilità a trovare un futuro in Italia nel nostro territorio, anziché tirare giù la serranda o la saracinesca cosa che magari potrebbe fare il panettiere o il macellaio, con tutto il rispetto per queste attività, ma che invece dovrebbe evitare un'azienda come questa, con la sua storia e con le ambizioni che più volte abbiamo sentito declinare nel nostro territorio.
Confermo, quindi, il nostro sostegno e la nostra disponibilità a unificare o, comunque, a votare in modo trasversale gli ordini del giorno presentati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ovviamente sono contenta che questa situazione arrivi in Aula e che ci sia attenzione da parte di tutte le forze politiche presenti. Saranno contenti anche i lavoratori, che da settimane presidiano l'ingresso dell'azienda, giorno e notte, con un impegno veramente faticoso, che ha messo a dura prova loro e le loro famiglie, che so essere preoccupate per quello che sta accadendo.
Noi chiediamo alla Regione di essere pronta non solo a sostenere questo difficile passaggio verso una possibile nuova proprietà, che comunque non si è ancora palesata, anche se alcune voci parlano di acquirenti stranieri (noi, ovviamente, speriamo che si manifestino prima che l'azienda sia svuotata dei lavoratori, e che non diventi una "speculazione" fatta sulla pelle dei lavoratori); ma che la Regione sia particolarmente presente in questo delicato momento, in cui bisogna, prima di tutto, tutelare il lavoro, quindi i posti di lavoro, garantendo continuità occupazionale.
Questo è ciò che noi chiediamo nel nostro atto di indirizzo.
Più che chiedere l'istituzione di un Tavolo al Ministero, noi chiediamo che la Regione sia presente adesso, sul territorio, e pretenda continuità occupazionale; soprattutto, chiediamo che la Regione si prepari ad affrontare quella che sarà purtroppo un'emergenza sociale enorme per il territorio.
Nel caso in cui non dovesse arrivare un acquirente e nel caso in cui avessimo tutte queste famiglie senza reddito, quindi se questi lavoratori effettivamente dovessero rimanere per strada con le loro famiglie, ci troveremmo davanti a un'emergenza sociale enorme, l'ennesima che si va a sommare a quelle che l'Assessore ha ben presenti e che abbiamo affrontato insieme in quest'Aula in tutti questi mesi e, di fronte alla quale, bisogna assolutamente essere pronti a rispondere con tutti gli strumenti a disposizione.
Quindi, occorre capire in che modo si potrà poi sostenere queste famiglie e questi lavoratori e cercare di evitare che si arrivi di fronte a situazioni veramente drammatiche di persone che rischiano poi di perdere la casa, di non riuscire a mantenere i figli e quindi trovarsi nuovamente ad affrontare una gravissima emergenza sociale.
Questo è quello che chiediamo attraverso il nostro atto di indirizzo.
Sappiamo di incontrare la sensibilità dell'Assessore e dell'Aula e direi che, per evitare di perdere tempo - ma non fraintendete, perché quando si parla di questi temi non è mai tempo perso - visto che oggi in Aula ci sono altre comunicazioni importanti rispetto ad altri temi (ad esempio la siccità, come da richiesta dal collega Mighetti), direi che potremmo votare gli atti di indirizzo così come sono, anche se presentano degli impegni leggermente diversi, ma credo che siano tutti condivisibili.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elvio

Mi unisco a questo atteggiamento corale sia di sensibilità nei confronti di questa situazione sia di sostegno e di apprezzamento per l'attività dell'Assessore e del Presidente.
Come ha già detto chi mi ha preceduto, la vicenda Comital ha la sua connotazione particolare, però poi si associa all'evidente fragilità di un sistema economico che mette in luce anche la difficoltà della parte pubblica e della parte politica a intervenire in modo incisivo in alcuni contesti. Carenza di strumenti legislativi, situazione congiunturale europea mondiale che, di fatto, determinano e condizionano alcune scelte a volte non corrette sotto il profilo dell'etica e dei rapporti umani.
Non voglio aggiungere nulla, perché sarebbe veramente inutile. Se si riesce a fare una sintesi degli ordini del giorno, ben venga. Va bene anche la proposta che fa la Consigliera Frediani. Credo che tutti gli ordini del giorno, di fatto, rappresentano le nostre volontà e con parole leggermente diverse possiamo anche votarli così.
Non togliamo spazio all'Aula, perché i nostri intenti sono chiari ed è evidente la nostra unanimità in tal senso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Mi permetto solo di aggiungere due riflessioni rispetto a quanto abbiamo già detto precedentemente con l'Assessore durante il dibattito sulle interrogazioni a risposta immediata.
Vorrei risottolineare solo un passaggio, perché conosco molto bene avendolo fatto precedentemente, l'enorme lavoro che ha fatto sia l'Assessorato che l'Assessore, perché sicuramente non si sono sottratti a nessuna delle discussioni che erano opportune su quel tavolo.
Precedentemente la collega Accossato mi ha ricordato un passaggio che vorrei sottolineare; ha parlato di una vicenda precedente a quella della Agrati e la collega si ricorderà come in quel frangente, così come su questo tavolo, c'era un tema dirimente che era un po' un convitato di pietra, cioè che l'azienda non ne voleva sapere. In quel caso avevamo addirittura una proprietà italiana, ma neanche allora si riuscì a far desistere l'impresa dal chiudere lo stabilimento piemontese per dare priorità agli stabilimenti lombardi. Questo è il tema ed è il motivo per cui mi sono permessa di chiedere prima nel question time un tavolo non di crisi, altrimenti sarebbe stato toccato il Ministero del Lavoro e avremmo definito eventualmente gli ammortizzatori sociali.
Mi permetto di fare io delle supposizioni, Assessore.
In questo frangente, nel momento in cui l'azienda francese ha acquisito le aziende sapeva benissimo - e questo i sindacati l'hanno sottolineato a più riprese - che il costo del lavoro in Comital era superiore del 25-30 per cento rispetto ai concorrenti. Delle due l'una: o avevano deciso di fare beneficenza o loro arrivavano in Italia già con un intento, che era quello di chiudere e di portare una produzione strategica per il mercato europeo da un'altra parte.
È chiaro che, in un'ottica di questo genere, noi possiamo andarci a raccontare tante cose, ma se non è il Ministero che in un tavolo più importante di quello regionale, perché così è, chiede chiaramente alla società che cosa vuole fare, noi possiamo immaginare tutti gli acquirenti che vogliamo e possiamo anche trovarli, ma se poi non hanno intenzione di vendere, l'acquisizione non viene perfezionata.
Penso e immagino che tutta l'Aula sia solidale con i lavoratori, ma l'unico ordine del giorno attraverso cui possiamo rendere concreta la solidarietà è quello in cui dobbiamo esprimerci chiedendo una cosa a gran voce, per supportare anche l'Assessore: che il Ministero dello Sviluppo Economico, quindi il Ministro Calenda, che sta affrontando trattative molto più grandi per i cantieri navali francesi, si occupi, stante che stiamo parlando della stessa provenienza territoriale, pesantemente anche di questa vicenda. Perché il tema dirimente è: i signori non vogliono vendere i signori però non vogliono tenere aperto, i signori comunque, se avessero voluto fare una ristrutturazione, avrebbero trovato sicuramente sia nelle rappresentanze sindacali che nei lavoratori la disponibilità a fare dei sacrifici.
Ergo, l'unica cosa che dobbiamo chiedere pesantemente è un tavolo molto velocemente in cui il MISE s'impegna a supportare la Regione Piemonte su un tavolo in cui si dice a questi signori che non si possono permettere di chiudere.
Credo che questa sia la cosa importante ed era il motivo per cui nel nostro question time chiedevamo un tavolo al MISE e non un tavolo di crisi.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Ci terrei a sottolineare un aspetto. È stato coinvolto non il Ministero del Lavoro, ma il MISE, sia la parte tecnica sia la parte politica.
In questo momento stanno approfondendo una serie di elementi, che potranno portare a un incontro congiunto, ma alla fine di una valutazione che il MISE sta facendo. Quindi, non uso il termine "tavolo di crisi", ma uso il termine "tavolo congiunto" o richiesta di aiuto e di intervento da parte del MISE, perché la situazione è molto particolare.
Mi si permetta ancora una sottolineatura. Ho apprezzato la sensibilità e l'attenzione espressa dalle diverse forze politiche di quest'Aula in questo periodo estivo, da parte della maggioranza e delle forze di opposizioni. Attenzione dovuta, perché il mantenere accesa l'attenzione è un elemento importante, ma d'altra parte dobbiamo anche considerare che siamo di fronte a una trattativa molto delicata, per la quale è necessario trovare il giusto equilibrio tra l'attenzione che è necessario manifestare ma consentire anche che le trattative necessarie in questa fase siano tali da portare a qualche risultato.
Quindi, l'attenzione che dobbiamo dare da questo momento in poi è proprio quella di cercare di mantenere il giusto equilibrio, per evitare di indurre qualche pensiero che faccia pensare che intanto è una battaglia di carattere politico, non una battaglia rispetto, invece, a un obiettivo comune, che è quello di salvare un settore produttivo importante del nostro territorio, oltre che - l'ho dato per scontato, ma è già espresso all'interno di tutti i documenti che voi avete scritto - l'attenzione che noi dobbiamo dare ai lavoratori.
Salvare l'azienda vuol dire salvare 200 famiglie e, quindi, noi dobbiamo riuscire a garantire, tutti insieme, l'attenzione necessaria, ma anche la necessità di gestire delle trattative che potrebbero avere momenti ancora più delicati, rispetto a quelli che stiamo vivendo in questo momento. Ed è un po' questo l'appello che rivolgo all'Aula, per cercare di arrivare ad un risultato positivo. Sarebbe davvero molto, molto importante per tutti - per tutto il sistema economico piemontese e non solo per quel pezzo di territorio - poter raggiungere un risultato positivo.
Grazie.



PRESIDENTE

Colleghi, mi sono permesso, arbitrariamente, di interpretare la vostra volontà e credo che gli atti di indirizzo debbano essere votati, perché non c'è nessuna sintesi dell'atto di indirizzo.
Ricapitolo gli atti d'indirizzo sul tema.
. Ordine del giorno n. 1164 presentato dai Consiglieri Rostagno,Allemano, Allemano, Appiano, Boeti, Caputo, Conticelli Ferrentino, Gallo, Gariglio, Grimaldi, Ravetti e Valle, inerente a "Comital di Volpiano" . Ordine del giorno n. 1172 presentato dai Consiglieri Frediani Andrissi, Batzella, Bertola, Bono, Campo, Mighetti e Valetti inerente a "Comital. Garantire l'attivazione di tutte le misure possibili per la continuità occupazionale e produttiva dello stabilimento di Volpiano (TO)" . Ordine del giorno n. 1177 presentato dai Consiglieri Accossato Ottria e Grimaldi, inerente a "Comital di Volpiano, attivare tutte le possibili misure per scongiurare il licenziamento collettivo" . Mozione n. 1178 presentata dai Consiglieri Ruffino, Berutti Pichetto Fratin e Sozzani, inerente a "Attivazione di un tavolo nazionale per la situazione di crisi della Comital di Volpiano" Procediamo, pertanto, con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1164, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1172, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1177, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 1178, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 228, inerente a "Approvazione del Piano paesaggistico regionale ai sensi della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 228, di cui a punto 5) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana odierna è terminata la discussione generale del provvedimento ed è iniziato l'esame degli emendamenti ad esso riferiti.
Si riprende con l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 52) uguale al n. 48).
Consigliere Vignale, ha ritirato l'emendamento?



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Dunque, gli emendamenti rubricati n. 52 e n. 53 sono ritirati.
Emendamento rubricato n. 47) presentato da Vignale, Sozzani, Berutti Ruffino, Graglia.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Solo una delucidazione. Io vedo che è pubblicato un emendamento con scritto "cassare". Io spero che sia stato il mio collega, altrimenti, se già pubblichiamo gli emendamenti con scritto sopra "cassare", sarei un po' esterrrrefatta con tante erre!



PRESIDENTE

Perché è ritirato.



PORCHIETTO Claudia

Scusi, ma non mi pare che il mio collega sia così convinto.



PRESIDENTE

Consigliere Vignale, un'interpretazione autentica: prego.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Per una volta è anche facile: avevo soltanto dimenticato, nella stampa dell'emendamento, di scrivere "cassare". L'ho aggiunto a mano, pertanto cosa si vuole fare? Non è cassato l'emendamento, ma è l'emendamento vuole cassare la lettera a) del comma 7, all'articolo 14.
Ritorniamo al ragionamento che facevamo stamattina: la lettera a) intende limitare gli interventi trasformativi, ivi compresi interventi di installazione di impianti di produzione energetica, di estrazione di sabbie e ghiaie, di sistemazioni agrarie, di edificazione di fabbricati o impianti anche a scopo agricolo che possono danneggiare eventuali fattori caratterizzanti il corso d'acqua, quali cascate o salti a valore scenico, e interferire con le dinamiche evolutive del corso d'acqua e dei connessi assetti vegetazionali.
Ora, se vi sono alcuni aspetti che all'interno di un Piano paesaggistico possiamo condividere, è evidente che il danneggiare fattori caratterizzanti un corso d'acqua quali cascate e salti di valore scenico riguarda valutazioni che - come è ben comprensibile da parte dei colleghi hanno un'area di soggettività assoluta. Può essere, in qualche modo comprensibile.
Tuttavia, limitare tutto ciò che riguarda attività imprenditoriale, in particolar modo in area montana e pedemontana - perché la produzione di energia idroelettrica, fotovoltaica e quant'altro si fa in quelle realtà perché l'estrazione di sabbie e ghiaie si fa in quelle realtà - come anche nelle aree di pianura le sistemazioni agrarie, come la sistemazione di fabbricati o impianti a scopo agricolo (noi sappiamo che l'intervento sulle realtà a scopo agricolo è uno degli aspetti che, con maggiore semplicità si svolgono all'interno di un piano regolatore), dicevo, sono vietati, non soltanto perché possono intervenire su aspetti di valore scenico, ma perch possono interferire con le dinamiche evolutive del corso d'acqua e dei connessi assetti vegetazionali.
Io voglio vedere, all'interno di una Conferenza dei Servizi, dieci soggetti differenti o un ufficio tecnico che valutano se un intervento, un ampliamento di un fabbricato agricolo è realizzabile (e finisco) oppure no perché verificano che non vi sia un'interferenza con le dinamiche evolutive del corso d'acqua e i connessi assetti vegetazionali.
Perché comprendo, come in altri casi, che ci sono aspetti - che noi non condividiamo - che però sono oggettivi. Cioè, quando si dice "a 50 metri dai crinali non si fa niente", è un aspetto soggettivo. Quando si usano terminologie simili per imporre un divieto è davvero impossibile, se non ridare alla Pubblica Amministrazione una facoltà di vita e di morte sull'attività di impresa - e non solo di impresa, anche di ampliamento di un fabbricato, ecc. - di chiunque in modo agricoltura di chiunque in modo totalmente discrezionale.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola, sempre sull'emendamento rubricato n. 47), al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Rispetto alle indicazioni che il collega Vignale ha già accennato, devo dire che più volte in Aula abbiamo discusso del concetto di semplificazione amministrativa. Lo abbiamo detto perché con questo Piano e con la lettura del comma 7 - per tutto il comma, ma in particolare alla lettera a) vediamo qual è l'elemento di esaltazione della burocrazia, qualunque essa sia. E lo ribadiamo con forza questo aspetto, anche se può avere delle assolute implicazioni anche di tipo politico oltre che di tipo amministrativo, perché la discrezionalità che lascia questo Piano sotto il profilo delle decisioni di limitare qualsiasi attività economica nella norma che stiamo discutendo evidentemente va a incidere pesantemente sotto il profilo di qualsiasi ordine e grado.
Infatti, lasciando la generalizzazione della norma come la leggiamo, è chiaro che, se rispetto alle limitazioni già dettate dal PAI entriamo a gamba tesa aggiungendo anche delle limitazioni alla limitazione, questo fa sì che in quelle zone le norme siano soggette a interpretazione da parte di una serie di enti, come diceva giustamente il collega Vignale; e, dovendo questi esprimersi, li aiutiamo a dare un parere aprioristicamente negativo.
Dopodiché le attività di tipo industriale devono magari arrampicarsi sui vetri per trovare delle soluzioni che possano invece dare uno sbocco positivo.
Questo è un elemento che fa dire che è chiaro che da queste norme, come dalle successive, sulle quali entreremo anche tramite i prossimi emendamenti, o si limita non gli interventi ma la discrezionalità di chi legge, o altrimenti questa è una norma che sicuramente andrà a incidere pesantemente su tutto il tessuto economico e sociale della nostra Regione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Emendamento rubricato n. 50) presentato da Vignale, Graglia, Ruffino Sozzani e Berutti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

L'emendamento n. 50) riprende inserisce una parola che già avevamo previsto nell'articolo 14 al comma 1, laddove si parlava appunto di corpi idrici. Nelle azioni di restauro ambientale e paesaggistico, noi inseriamo le parole "e manutenzioni", cosa che - come ho avuto modo di dire questa mattina - appare un semplice inserimento di una parola, come se fosse la volontà di fare un emendamento in più; in realtà si tratta di una misura determinante perché anche in questo caso tutto ciò che l'articolo 14 prevede nella sua interezza - ma come, per la verità, anche l'articolo 13 è volto esclusivamente ad attività di tutela, che prevede quasi sempre l'intervento di tipo restaurativo: come in un'opera d'arte che si tende a mantenere - o, meglio, a restaurare - per com'era l'opera originale (e su quello, naturalmente, nulla da dire), questo avviene anche in tutta l'attività ambientale e paesaggistica, qualunque sia il luogo di cui si parli.
Abbiamo visto prima come vengono addirittura inserite tutta una serie di attività di natura imprenditoriale ma anche privata perché, con le azioni di restauro ambientale e paesaggistico mirate alla salvaguardia di aree a particolare fragilità ambientale e paesaggistica, interveniamo di nuovo nelle zone fluviali, laddove non solo vi sono già le prescrizioni del PAI, ma dove aggiungiamo un'altra serie di vincoli e di aspetti limitanti che davvero pongono in seria difficoltà una serie di interventi, anche se sono in aree di particolare fragilità ambientale e paesaggistica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Per comprendere questo tipo di emendamento, noi dobbiamo leggere il punto 8), che dà un'indicazione abbastanza chiara, nell'ambito del PAI sotto il profilo delle indicazioni derivanti dagli altri strumenti della pianificazione e programmazione di bacino: i Comuni, in accordo che le altre autorità competenti.
Allora, abbiamo visto precedentemente che non si vuole dare la possibilità di interventi anche di tipo industriale in aree di questo genere; per cui vietiamo tutta una serie di attività, ad esempio la pulizia dei fiumi (perché già questa mattina, con una serie di emendamenti, abbiamo indicato questo tipo di divieto). Per la verità, io sono sempre stato molto del parere che, sotto il profilo dell'escavazione di materiale lapideo nella prossimità dei fiumi, essendo quelle aree alluvionali, vi è il migliore materiale lapideo. Con la norma precedente andiamo a vietarlo.
Ora, il fatto di aggiungere la parola "manutenzioni" vuol dire che come dicevamo prima - in accordo con l'attività di pianificazione e programmazione, che va a definire in ambito di Piano paesaggistico la possibilità di pulire questi fiumi, diamo la possibilità non solo di rendere funzionale il deflusso corretto delle acque in ambito fluviale, ma vi è anche la possibilità di mantenere poi nel tempo questo tipo di attività, cosa che invece non viene esercitata.
Questa era una delle nostre peculiarità: pensate che la Regione Piemonte aveva il sistema idrografico migliore in Italia. Oggi ha il sistema di manutenzione fluviale fra i peggiori della nostra Nazione. E il fatto che si vada a incidere sotto il profilo della ridefinizione dei percorsi d'acqua, della loro pulizia e del loro mantenimento successivo è l'obiettivo di questo emendamento.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
Emendamento rubricato n. 49) presentato da Vignale, Graglia, Ruffino Sozzani e Berutti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questo emendamento riguarda, come prima, sempre l'inserimento delle parole "e successiva manutenzione", quindi non soltanto il recupero e la riqualificazione delle aree degradate o abbandonate, ma anche la loro successiva manutenzione.
All'interno del comma 8, dell'articolo 14, il punto 4) prevede che i Comuni, in accordo con le autorità competenti, svolgano attività di recupero e riqualificazione delle aree degradate o abbandonate. Se noi avessimo esclusivamente il punto 4) e non avessimo gli altri aspetti che ci indicano ciò che nelle zone fluviali è previsto, si potrebbe anche condividere, ma è evidente che il punto 2), "Ripristino della continuità ecologica e paesaggistica dell'ecosistema fluviale", e il punto 4) "Recupero e riqualificazione delle aree o degradate o abbandonate", spesso non sono collegabili l'uno con l'altro, perché in realtà l'impossibilità di intervento in area fluviale ha fatto sì che molte parti dell'idrografia piemontese oggi appaiano a tutti gli effetti come area degradata o abbandonata, su cui intervenire, appunto, è di fatto impossibile. Questo avveniva anche prima dell'approvazione del Piano, perché l'aspetto relativo alla continuità ecologica e paesaggistica dell'ecosistema fluviale veniva messo davanti a quello che era l'intervento di messa in sicurezza.
Se non avessimo già due norme nazionali come le direttive "Sedimenti e rinaturazione", che sostanzialmente impediscono di fare qualunque cosa all'interno di un'asta fluviale, salvo poter poi pagare i danni non solo in termini di vite umane, ma molto banalmente anche solo in termini di danni che vengono fatti alle opere pubbliche, allora potremmo dire che questo è un reale aspetto necessario.
Di conseguenza, l'aspetto relativo alle manutenzioni, tanto al punto 3) che al punto 4), è un aspetto che noi riteniamo fondamentale perché, se si fa un intervento di riqualificazione di un'area degradata o abbandonata non si può non prevedere una continua manutenzione dell'area stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Questo emendamento va nella direzione della richiesta che per lettera abbiamo fatto più volte all'Assessore relativamente all'impatto che il Piano ha sui Comuni. Qui vediamo che nelle zone fluviali interne sono i Comuni che debbono prevedere il recupero e la riqualificazione delle aree degradate o abbandonate; certo, in accordo con gli altri Enti, e va bene però sono sempre i Comuni che devono lavorare su questo aspetto.
Nella lettera che avevamo inviato e che non ha ottenuto risposta dall'Assessore, chiedevamo che impatto economico ha questo tipo di attività rispetto alla funzione dei Comuni e perché viene data ai Comuni la facoltà di inserire questo tipo di analisi. È chiaro che i Comuni potrebbero anche fregarsene e non realizzare granché, però a quel punto diventerebbe un'inadempienza, quindi chiediamo quali sono le azioni che devono essere previste affinché i Comuni, nei loro piani regolatori - perché poi è così questo è un elemento fondamentale - possano procedere alla riqualificazione, ovviamente dopo averla individuata, perché c'è prima l'analisi.
Normalmente molte di queste zone sono all'interno di parchi, quindi occorre tenere presente gli elementi già indicati nella legge sui parchi cosa che va a incidere sotto il profilo della sovrapposizione legislativa anche con le direttive che stiamo impartendo oggi. Allora continuiamo a ripetere e far valere la nostra richiesta: quale impatto ha sulle Amministrazioni locali l'applicazione di questo Piano, perché non ci è stato ancora reso noto.



PRESIDENTE

Chiudiamo la discussione sugli emendamenti.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Problematica siccità"


PRESIDENTE

Colleghi, sulle comunicazioni che deve dare adesso l'Assessore Valmaggia ci sono due mozioni. Da quello che è emerso dalla Giunta, le mozioni non possono essere votate oggi perché sono di una certa portate e devono essere comunque oggetto di approfondimento da parte anche dei colleghi di maggioranza. Vari colleghi mi hanno chiesto se è possibile inserirle poi nella seduta consiliare di martedì prossimo ai primi punti all'o.d.g. Quindi non cambia assolutamente niente e vi ho fatto ancora un'altra cortesia.
Consigliere Ottria, vuole dirmi qualche cosa?



OTTRIA Domenico

A me va bene, però chiedo che siano veramente messi in discussione nella mattinata del prossimo Consiglio.



PRESIDENTE

Confidi in me.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Voglio sottolineare l'importanza della sua indicazione con una premura: potrebbe essere utile - se tutti sono d'accordo, altrimenti non è il caso affrontare preventivamente la questione in Commissione, per poi arrivare in Aula la prossima settimana con un testo condiviso.



PRESIDENTE

Non sarebbe male. Affronteremo questa sollecitazione nella riunione dei Capigruppo.
La parola all'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dall'intensificarsi di eventi climatici estremi che causano fenomeni calamitosi come esondazioni dei corsi d'acqua, prolungata siccità (l'abbiamo visto anche in queste ultime settimane, non solo in Italia, ma anche in altre parti del mondo), con potenziale crescente rischio.



PRESIDENTE

Scusi, Assessore, c'è una collega che mi chiede gentilmente se pu avvicinarsi al microfono.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Se mi lascia sedere.



PRESIDENTE

Voi alti avete queste problematiche. Prego.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Chiedo poi il danno alla Regione per la scoliosi e cerco di parlare più vicino al microfono.
Dicevo che viviamo in un momento di grande variabilità del clima: alluvioni e siccità. Parto dagli ultimi dati del Bollettino Idrologico mensile pubblicato da ARPA Piemonte, che riporta le informazioni aggiornate al mese di agosto.
Da questi dati, si evince che nell'ultimo mese sono stati registrati circa 70 millimetri medi di pioggia sull'intero bacino idrografico del Po alla sezione di confluenza del Ticino. In totale, il deficit pluviometrico su tutto il bacino, rispetto al valore medio di agosto, è stato di circa il dieci per cento.
Le zone del Piemonte interessate dai fenomeni precipitativi più intensi sono state quelle a nord del fiume Po, in particolare i bacini della Dora Baltea, del Sesia e del Ticino.
Il monitoraggio della siccità meteorologica mostra come anche la parte meridionale del Piemonte si trovi in condizioni di grave carenza idrica. In particolare, i bacini appenninici (Alto Tanaro, Bormida, Orba e Scrivia Curone) sono in siccità "estrema", mentre i bacini del Cuneese e delle pianure astigiana e dell'Alessandrino sono in siccità da "moderata" a "severa". Il dato più evidente è in questa cartina che vi mostro, che vede la parte sud, in particolare l'Alessandrino e l'Astigiano, come la zona più deficitaria in ambito piemontese.
A nord, il volume di invaso nel Lago Maggiore ha subito un incremento nei primi giorni del mese; è comunque al di sotto dei valori medi storici di riferimento e ha continuato a ridursi nella seconda parte del mese di agosto.
Il volume complessivo invasato dalle dighe è stimabile in circa 246 milioni di metri cubi, pari al 63 per cento della capacità massima teorica complessiva; la quantità di acqua invasata risulta in media con i dati degli ultimi anni.
La situazione è rappresentata dalla cartografia contenuta nella relazione, che vede il nord del Piemonte con precipitazioni normali accettabili nel centro e in grossa difficoltà nella parte sud.
Un primo aspetto di questa comunicazione riguarda il comparto agricolo.
Per quanto riguarda il comparto agricolo, i dati vengono dai Consorzi di bonifica della Baraggia biellese e vercellese, che segnalano un calo del 60 per cento delle portate derivabili dal fiume Sesia. Anche da parte della città di Saluzzo viene segnalata emergenza idrica nel Consorzio irriguo "Saluzzese Varaita", a seguito del drastico abbassamento del livello del torrente Varaita; contestualmente, vengono richiesti dei rilasci di volumi d'acqua dalla diga ENEL di Pontechianale.
Come avete letto qualche giorno fa sui giornali, vi è la situazione delle sorgenti del Po, che risultano in via eccezionale in secca, anche se è già capitato nei decenni passati, per l'assenza di precipitazioni, così nel Consorzio irriguo del Carassonese, quindi nella zona del Monregalese.
Vi sono carenze idriche anche sul torrente Gesso, nel consorzio Valle Gesso. Quindi, c'è una difficoltà che si è evidenziata nell'irrigazione delle colture, soprattutto quelle estive, cerealicole, che ha messo un po' in difficoltà il sistema agricolo, in particolare nelle Province di Asti e di Alessandria.
La relazione è molto articolata e complessa, ve ne darò copia. Faccio solo un rapido excursus.
Come sapete, il sistema idropotabile è gestito da sei Autorità d'Ambito che hanno il compito di provvedere all'erogazione del servizio idrico integrato, cioè delle tre componenti (acquedotto, fognature, depurazione).
Queste autorità d'Ambito sono sei realtà pubbliche, che operano attraverso aziende pubbliche e private dotate di adeguata capacità tecnica organizzativa e gestionale.
Quindi passo rapidamente a fornire un quadro della situazione delle sei ATO regionali.
L'ATO n. 1 è quella del VCO e della pianura novarese. In questa ATO non sono state segnalate situazioni di sofferenze idrica tali da richiedere specifiche ordinanze sindacali, né sono pervenute segnalazioni da parte di cittadini utenti.
L'ATO n. 2 è quella del Biellese, Vercellese e Casalese. A causa del perdurare dell'assenza di precipitazioni, si sono verificate riduzioni di portata in nove Comuni. In due comuni, Riva Valdobbia e Zumaglia, è stato necessario ricorrere all'approvvigionamento idrico tramite autobotti; e qui entra in gioco la Protezione civile.
Anche l'ATO del Torinese non evidenzia criticità. In soli tre casi (Comuni di Caprie, Val della Torre e Almese), si sono registrate interruzioni dell'approvvigionamento legate all'effettiva assenza di risorse idriche e al prosciugamento delle sorgenti.
L'ATO n. 4 è quella del Cuneese. A tutt'oggi, il sistema idrico pare sostanzialmente in equilibrio, pur in condizioni di stress crescente.
Maggiori difficoltà sono per il quadrante dell'Alta Langa e della Langa, e i gestori si sono raccordati con il gestore grossista, l'Acquedotto delle Langhe (ALAC), per una modulazione in tempo reale degli apporti derivanti dalle captazioni proprie e di quelle della stessa ALAC.
L'ATO n. 5 è quella dell'Astigiano e del Monferrato. A tutt'oggi non si segnalano particolare criticità di approvvigionamento idrico.
La condizione più delicata e di maggior sofferenza riguarda l'ATO n. 6 quella dell'Alessandrino, dove le condizioni meteo-climatiche hanno avuto ripercussioni di una certa gravità sull'approvvigionamento idrico.
Nel corso di questi mesi, si è provveduto a monitorare la situazione in collaborazione con i gestori del servizio acquedotto operanti sul territorio dell'ATO n. 6, con incontri, contatti telefonici e riunioni anche alcuni Consiglieri regionali hanno partecipato a questi momenti di confronto.
Nel mese di luglio è stato richiesto a tutti i Sindaci di invitare la cittadinanza a un utilizzo razionale e parsimonioso dell'acqua potabile l'11 luglio, quindi due mesi in fa, si è chiesto in sostanza di evitare sprechi e usi non strettamente necessari, in particolare innaffiamenti di orti e giardini, piscine, eccetera.
In data 20 luglio, in sede di riunioni tra ATO e gestore del servizio idrico integrato, si è proceduto alla valutazione della situazione in essere e dei possibili sviluppi futuri.
I tecnici dei gestori hanno analizzato lo stato dell'approvvigionamento idrico nelle diverse zone di competenza e sono emerse preoccupati riduzioni della disponibilità delle sorgenti e abbassamento delle falde su tutto il territorio dell'ATO n. 6.
In data 28 agosto - lo ricordiamo - il Presidente della Provincia di Alessandria ha inviato alla Regione il decreto di richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza per la Provincia di Alessandria in relazione alla crisi idrica a uso idropotabile. Sono stati assunti diversi provvedimenti dai vari gestori, sia da AMAG S.p.A. che da Gestione Acqua S.p.A.
La relazione è abbastanza lunga e non voglio abusare del tempo a disposizione.
Il protrarsi del periodo di siccità, sempre nell'ATO n. 6 dell'Alessandrino, ha causato un abbassamento della falda su livelli di guardia per alcuni Comuni, in particolare della zone dell'Acquese. È stato richiesto ai Sindaci di emettere ordinanze per limitare gli usi impropri dell'acqua potabile. In alcune frazioni collinari vi sono state riduzioni delle portate di adduzione che in alcuni casi non garantirono il riempimento notturno dei serbatoi, anche in relazione all'aumento dei consumi dovuto alle presenze turistiche tipiche del periodo.
Quindi, in tutti i Comuni sono state emesse ordinanze per invitare la popolazione a utilizzare l'acqua potabile esclusivamente per il soddisfacimento dei bisogni primari, imponendo il divieto di irrigazione e lavaggio degli spazi privati e/o riempimento di piscine.
Secondo una ricognizione effettuata nel mese di agosto dei gestori si prevedeva di poter garantire un servizio regolare ancora per un periodo di 7/10 giorni. La situazione, però, si è aggravata nel corso del mese di agosto al punto che si è dovuti intervenire anche con la Protezione civile.
Vengo ai Comuni diversificati.
Per quanto riguarda i Comuni della Langa astigiana, la rete si estende per circa 300 chilometri, con dislivello altimetrico di 700 metri al servizio di circa 1.600 abitanti. La zona nel periodo estivo è caratterizzata dalla presenza di numerosi turisti, che incrementano notevolmente la popolazione residente. Particolarmente critica risulta la situazione del Comune di Cortemilia, che ha subito una forte riduzione degli attingimenti dal "campo pozzi" che alimenta l'acquedotto comunale.
Tale situazione, che ancora si protrae, ha comportato un oneroso impegno da parte di AMAG per integrare il fabbisogno idrico mediante un continuo servizio di autobotti. Della suddetta situazione di criticità e di quelle che hanno interessato anche i Comuni di Mombaldone, Serioli, San Giorgio Scarampi, Olmo Gentile, Roccaverano e parte dei Comuni di Monastero Bormida, Denice e Vesime, si fornisce di seguito una descrizione (nella relazione c'è una descrizione degli interventi fatti).
Per non tediare, vengo alle considerazioni conclusive.
Vista la gravità della situazione di diversi Comuni (Comuni della Val Badone, della Val Bormida, di Ponzone, Comuni del Tortonese e Novese, i Comuni serviti dall'acquedotto Madonna della Rocchetta, Comune di Carentino, Comune di Cassano Spinola) e il perdurare delle condizioni climatiche sfavorevoli, il Vicepresidente della Provincia di Alessandria ha disposto alla Regione Piemonte la richiesta di inoltrare al Presidente del Consiglio dei Ministri, per gli effetti di cui all'articolo 5 della legge 225 del 1992, la proposta di dichiarazione dello stato di emergenza per la Provincia di Alessandria, in relazione alla crisi di approvvigionamento idrico ad uso idropotabile.
È stata inoltre rivolta una richiesta al Presidente della Provincia di Asti per l'adozione di un analogo provvedimento per la zona della Langa astigiana. Il 4 settembre, su convocazione della Provincia di Alessandria e dell'ATO 6, si è tenuto un incontro con tutti i gestori coinvolti dalla crisi alla presenza di Consiglieri regionali e parlamentari di riferimento per il territorio, per avviare un percorso di iniziative e interventi per la messa in sicurezza del sistema di approvvigionamento. A oggi, i gestori dell'ATO 6, per far fronte alla crisi idrica e minimizzando i disagi per l'utenza, risultano avere sostenuto costi stimabili in circa 300.000 euro tra interventi straordinari e costi per viaggi con autocisterne. Con il perdurare della situazione critica, si stimano costi aggiuntivi di circa 25.000 euro al giorno.
L'8 settembre il Presidente della Provincia di Asti ha adottato il provvedimento di dichiarazione dello stato di emergenza per la zona della Langa astigiana. Una prima stima dei costi per la messa in sicurezza dei sistemi di approvvigionamento dell'ATO 6, necessaria di ulteriori approfondimenti, si attesta su alcune decine di milioni di euro.
Aggiungo che, in questa fase, un apporto significativo è stato dato dalla Protezione civile e dal coordinamento civile di Alessandria.
Permettetemi di ringraziare tutti i volontari della Protezione civile di Alessandria, che in queste settimane hanno offerto la loro opera soprattutto per trasportare acqua potabile. La Protezione civile non interviene soltanto durante le emergenze, ma anche con quotidianità in questi momenti, ed è giusto che anche noi pubblicamente li ringraziamo.
La Protezione civile, attraverso tre mezzi, uno con portata di 15.000 litri e altri due con portata 12.000 litri, in accordo con l'AGAM e la gestione acqua di Novi, ha svolto una serie di interventi continuativi tutti i giorni, sabato e domenica compresi, a partire dal 16 agosto. Alla data del 10 settembre, quando è stata fatta la fotografia della situazione sono stati compiuti ben 300 viaggi con questi autobotti. Viaggi di cui la maggior parte sul sito di Cortemilia (271); sono stati trasportati quasi 4.000 metri cubi d'acqua con una media giornaliera di quasi 12 viaggi al giorno, il tutto grazie esclusivamente al lavoro del personale volontario delle associazioni del coordinamento. Questi volontari (volontari professionalizzati, perché guidano questi camion) si sono alternati alla guida garantendo i viaggi dal mattino molto presto fino a notte inoltrata.
Questa è la situazione a oggi.
È chiaro che la situazione è stata sostanzialmente controllata e si è data una risposta alla situazione di emergenza: si è intervenuti efficacemente con il coordinamento delle Prefetture, con i Comuni e con le Province. È evidente che sono necessari, alla luce di questa esperienza di difficoltà, interventi strutturali soprattutto nelle zone più in difficoltà per far sì che in futuro queste situazioni non abbiano a verificarsi.
Stiamo aspettando le piogge autunnali - speriamo che arrivino - che permettano di superare questo momento di crisi, ma speriamo non le piogge che sono capitate in altre parti di Italia, perché avremmo bisogno di piogge più graduali.
Ritengo che si sia lavorato bene in sinergia per superare il momento di difficoltà e che sia necessario pensare a interventi strutturali sia sulla filiera del servizio idrico integrato, sia sulla gestione di tutto il servizio idrico per l'irrigazione per la nostra agricoltura, che potrebbe avere dei margini di miglioramento. Si tratta di usare meglio questa risorsa, che è sempre più contenuta e sempre più incerta, oltre che sempre più difficile da reperire in certe stagioni dell'anno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ottria; ne ha facoltà.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Una discussione come questa forse meritava di essere affrontata un po' prima, perché è un problema sicuramente molto gravoso, in particolare per l'Alessandrino, ma un po' per tutto il Piemonte, e in prospettiva lo potrebbe diventare.
L'Assessore ha illustrato in maniera ampia la situazione nei vari territori.
Inizio anch'io nel ringraziare la Protezione civile di Alessandria. I volontari hanno fatto più di 300 viaggi dal 16 agosto ad oggi. Ricordo che sono volontari, che operano nel loro tempo libero e i viaggi iniziavano alle cinque del mattino e finivano alle tre di notte. Mi risulta che la Protezione civile di Alessandria sia l'unica in Piemonte, ma credo anche in Italia, che è dotata di mezzi che possono trasportare acqua potabile. Gli stessi Vigili del Fuoco non sono attrezzati, perché è una nuova emergenza.
Mi riallaccio anche al fatto che lunedì scorso in Provincia di Alessandria si è svolta una riunione, in cui erano presenti gli enti gestori, convocata per la prima volta per affrontare l'emergenza siccità.
Molte volte questi tavoli sono stati convocati per affrontare l'emergenza alluvioni. Mi auguro che fra qualche mese non convochiamo un tavolo per emergenza piogge.
Non mi dilungo su alcuni dati già esposti. Sicuramente l'Alessandrino e alcune zone dell'Astigiano hanno patito sofferenze dovute alla carenza di precipitazioni. In modo particolare, in alcuni paesi della Langa astigiana ma anche in altri Comuni a monte di Acqui Terme - non ho inteso se l'Assessore li abbia citati o meno - l'erogazione dell'acqua è stata sospesa per molte ore del giorno e, in taluni casi, anche per più giorni consecutivi, creando forti disagi per la popolazione e per le attività produttive. Penso, ad esempio, a Roccaverano, che ho visitato la scorsa domenica, con i suoi allevamenti caprini: è un territorio marginale dove l'acqua è indispensabile. Ma lì l'acqua non arriva. Hanno anche costruito delle strutture di collegamento con l'acquedotto delle Alpi cuneesi (se non erro, due litri al secondo!), ma l'acqua comunque non arriva a 800 metri.
Sicuramente - mi auguro che in un'altra occasione si potrà affrontare una discussione vera, più approfondita - abbiamo di fronte vari livelli di intervento. Partendo dal livello immediato, dobbiamo affrontare le emergenze, come si sta continuando a fare. Vi è, poi, un livello che si riconduce alla richiesta della Provincia di Alessandria e, se non erro anche della Provincia di Asti, del riconoscimento dello stato di calamità e di emergenza, che - lo ricordo - era già stato concesso a giugno o a luglio alle Province di Parma e di Piacenza.
Credo che questo sia necessario almeno per affrontare le spese sostenute, che sono state ingenti, e che rischiano di mettere a repentaglio anche i conti economici delle aziende che gestiscono il servizio idrico.
Vi è, poi, l'esigenza - scaturita in quell'incontro in Provincia lunedì scorso - di convocare anche la Regione Piemonte (gli Uffici e gli Assessorati) a quel tavolo, perché è la sede più idonea per programmare gli interventi immediati, ma anche quelli futuri, più strutturali: adesso non sto qua ad elencarli - magari approfondiremo l'argomento la prossima volta ma ci sono già delle ipotesi di intervento immediato, che con poche risorse si possono portare avanti per risolvere, almeno parzialmente, i problemi di alcuni Comuni.
Cito, ad esempio, il Comune di Ponzone, che ha presentato il progetto di un piccolo invaso; penso, ancora, all'allungamento della rete che porta l'acqua al Comune di Acqui Terme, che - lo ricordo - dal 2006, grazie ad un intervento strutturale importante della Regione, non soffre più l'emergenza che era consuetudine patire negli anni precedenti. Badate che la Langa astigiana ogni anno si trova in emergenza idrica! Quest'anno l'emergenza è stata avvertita addirittura in misura maggiore! Si tratta, come vedete, di interventi immediati, che si possono realizzare con poche risorse (vedremo poi quali). Se non erro, la mozione presentata dal collega mette in campo anche Finpiemonte, per cui si potrebbe pensare, ad esempio, ad un intervento attraverso i fondi gestiti da Finpiemonte.
Ma sicuramente dobbiamo pensare a interventi in prospettiva; occorre fare un piano. Al riguardo, si possono prendere in esame anche vecchi studi, magari non a livello progettuale, ma certamente a livello di ipotesi, che già l'ATO 6 aveva fatto addirittura un decennio fa: mi viene in mente, ad esempio, alla interconnessione di tutta la provincia di Alessandria, attingendo l'acqua dove c'è; in particolare, ci sono due o tre fonti importanti ad Alessandria, una delle quali è la falda idrica di Sezzadio, che ha acqua sufficiente per circa 200.000 utenti, e che attualmente serve Acqui e pochi altri Comuni connessi, per cui parliamo di 50.000 utenti; vi è ancora, quindi, una grande potenzialità.
È acqua di buona qualità, che può essere immessa tranquillamente nella rete acquedottistica senza alcun trattamento. Vi ricordo che questa falda potrebbe alimentare le stesse città di Tortona e di Novi Ligure, che non stanno tanto bene dal punto di vista idrico, perché pescano acqua dal torrente Scrivia: parliamo, quindi, di acqua superficiale, di scarsa qualità e talvolta potenzialmente soggetta ad incidenti, sversamenti e quant'altro.
Come ho detto, lo studio dell'ATO già prevedeva questa interconnessione per collegare questi Comuni e fornire acqua in caso di necessità. Occorre tirare fuori dai cassetti questi studi e avere la volontà di chiedere risorse. In tal senso, la concessione da parte del Governo dello stato di emergenza può servire anche per stimolare lo Stato a garantire risorse per realizzare, finalmente, interventi strutturali.
Veniamo all'ultimo capitolo, che creso sia importantissimo: vista la scarsità di falde acquifere nella provincia di Alessandria (in particolare nel sud della provincia), bisogna tutelare le fonti esistenti. Per fare ci occorrono gli strumenti normativi: occorre prevedere nel PTA delle specifiche tutele, che finora non ci sono state, perché c'è una cartografia che indica zone di ricarica e zone di riserva, ma, ahimè, mancano le tutele vere. Alcuni territori, in particolare l'Acquese (cito espressamente Sezzadio), le attendono da anni.
Credo sia necessario fare un lavoro serio in tal senso, perché non possiamo più aspettare. La falda è già potenzialmente in pericolo dall'insediamento di una discarica privata per rifiuti non pericolosi.
Questo, in prospettiva, non è il miglior approccio per difendere l'acqua che è un bene prezioso: l'acqua è vita! Non intendo enfatizzare troppo il concetto, ma questa è la realtà.
Mi auguro che la prossima volta si possa approfondire meglio il discorso, anche attraverso l'illustrazione degli atti di indirizzo, e mi auguro che l'Aula sappia portare il suo contributo e che gli intenti siano quelli di andare incontro ai bisogni primari dei cittadini. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Sia il collega Ottria che l'Assessore hanno già delineato il panorama di quanto è avvenuto in questi mesi, specie nella zona dell'Alessandrino e della Langa astigiana, che hanno patito con maggior drammaticità il problema della siccità, specialmente a livello idropotabile.
Mi vorrei concentrare sulle proposte che sono scaturite dal Tavolo con i gestori del servizio idrico e sulle proposte avanzate anche dai Comuni minori che non erano seduti a quel Tavolo ma che, nel corso dell'emergenza hanno posto i loro interrogativi rispetto a quella che era la situazione di drammatica siccità e di mancanza di acqua a livello di approvvigionamento idropotabile nei loro territori.
Le problematiche sono diverse perché diversi sono i territori coinvolti, diversi sono i sistemi acquedottistici, diversi sono i problemi.
Il collega Ottria sottolineava l'importanza della tutela della falda di Predosa, che, come altre falde, può avere un grosso potenziale dal punto di vista idropotabile per la nostra zona, per l'Alessandrino, e anche per una piccola parte dell'Astigiano.
Penso che queste importanti falde vadano evidenziate a livello regionale e tutelate, vadano in qualche modo messe al centro di un progetto complessivo, un progetto di connessioni che possa effettivamente valorizzare quelle che sono le grandi capacità idropotabili delle falde profonde della nostra Regione.
Sono falde che danno dell'acqua di grande qualità, ma sono falde che al momento non vengono sfruttate appieno. Ad esempio, a Predosa abbiamo un potenziale bacino circa quattro volte più grande quello che viene alimentato oggi. Possiamo in un certo senso pensare di alimentare altre città del basso Alessandrino, come Novi, e possiamo anche pensare di affrancarci da quelli che sono gli approvvigionamenti legati alle acque superficiali, delle quali conosciamo bene le caratteristiche e la qualità piuttosto bassa in linea generale.
Ad esempio, la città di Acqui si approvvigiona ancora oggi in parte dal torrente Erro. Molti dei Comuni che sono stati coinvolti nella crisi idrica si approvvigionano dallo stesso torrente che, nei momenti di grande siccità, diventa un piccolo rigagnolo, da cui diventa difficile attingere acqua potabile.
Per questo penso che una politica che si basa sulla tutela di queste falde di grande valore debba passare a un'azione di programmazione delle connessioni, programmazione che deve, ahimè, fare i conti con i costi a volte molti onerosi di queste ultime.
Durante le riunioni si è fatto appello a quelle che sono le possibili fonti di finanziamento per queste connessioni. Si è parlato di Finpiemonte si è parlato di Cassa Depositi e Prestiti. È venuto fuori il discorso, che spesso ho sentito in III Commissione, relativo agli idrobond, quando si parlava delle attività che la nuova Finpiemonte dovrà mettere in campo.
Ci sono delle problematiche di natura tecnica, proprio di grandezza dei bacini e dei gestori che operano sul territorio. Bisogna capire quali sono gli strumenti finanziari più idonei per mettere in campo queste azioni. Ma se da una parte queste grandi connessioni possono attingere da falde che hanno delle grandi capacità e qualità dal punto di vista idropotabile dall'altra ci sono zone che non è possibile connettere a questa rete.
Ci sono zone in altura, zone come l'alto Acquese e la Langa astigiana che non possono essere collegate a degli acquedotti che partono da zone di pianura. Per queste zone bisogna fare progetti diversi. Bisogna capire, ad esempio, come connettere in maniera più efficiente la Langa astigiana con l'acquedotto delle Alpi Cuneesi. Al momento pare ci sia una concessione di derivazione di due litri al secondo, che non permette neanche il funzionamento dell'acquedotto, perché ci sono problemi di superamento di dislivelli abbastanza marcati. Quindi, le cure piezometriche non funzionano a questi livelli.
E poi ci sono le problematiche dell'alto Acquese, del Ponzonese, delle aree di Melazzo e Cartosio. In alcune parti possiamo pensare addirittura a un prolungamento dell'acquedotto che arriva da Predosa, ma in altre parti come nel Ponzonese, non possiamo fare a meno di pensare a nuove adduzioni poste in altura.
Nel Ponzonese sembrerebbe che un nuovo bacino di accumulo possa risolvere quelle che sono le carenze idriche legate anche a un maggior consumo idropotabile dato dall'aumento della popolazione nei mesi estivi ma a livello di sistema, a livello di Piemonte e di zone che vanno in sofferenza dal punto di vista dell'approvvigionamento idropotabile in aree appenniniche, dobbiamo capire che cosa possiamo fare a livello di bacini di accumulo idraulico, bacini che possono magari essere anche sfruttati dal punto di vista idroelettrico. E parlo di mini idroelettrico e non di grandi derivazioni.
Inoltre, possiamo anche pensare a quello che si faceva una volta; una volta nei rii minori si procedeva alla costruzione di piccole briglie che dal punto di vista idrogeologico, potrebbero essere ancora oggi una manna dal cielo, perché rallentano il flusso idraulico nei momenti di forti precipitazioni. E nei momenti di magra delle precipitazioni, questi piccoli bacini e piccole briglie fungono da accumulo nei sedimenti, che vengono rilasciati con tempi molto lunghi. Quindi, fanno da compensazione a quello che è il tempo di ritorno delle precipitazioni.
Un tempo venivano impiegati per questi lavori gli agricoltori che, nei mesi invernali, erano in pausa dai lavori. Oggi abbiamo tantissime persone che hanno problemi di occupazione, abbiamo tantissime persone che possono aderire al baratto amministrativo e, pur avendo tutta questa possibilità di utilizzo di manodopera, non si riescono a fare lavori banali come si facevano 50 anni or sono e che, da un lato, potrebbero dare una mano dal punto di vista dell'accumulo nel campo dello sfruttamento idropotabile e dall'altro, potrebbero dare una mano dal punto di vista della sicurezza idrogeologica dei nostri bacini, non dico montani ma appenninici e delle valli un po' più asciutte del nostro Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Credo che questa discussione sia da rinviare in V Commissione, perch abbiamo bisogno del tempo giusto per poterci confrontare su questioni fondamentali, trovare delle soluzioni e dare delle indicazioni per competenze e responsabilità agli organismi tecnici, che devono mettere sul tavolo delle istituzioni tutte le soluzioni possibili.
È evidente, però, che dobbiamo individuare nelle nostre politiche l'ordine delle priorità e devo dire che sull'acqua nessuno ha dei dubbi: nelle nostre priorità il tema dell'approvvigionamento dell'acqua potabile nei territori piemontesi è in alto.
Se l'indicazione contenuta nelle mozioni presentate dai colleghi, cioè quella di sostenere la richiesta di stato di emergenza, è evidente che non ci sono dubbi. Anche su questo la politica intera, a prescindere dalle sue tonalità, non può fare altro che chiedere al Presidente e alla Giunta regionale di fare quello che, di norma, fa, cioè qualcosa in più che il passacarte rispetto al Governo nazionale.
Rispetto alle soluzioni - ne ho ascoltate alcune - il luogo più adatto per individuare l'insieme delle soluzioni, perché abbiamo compreso che non vi è una sola soluzione, è un tavolo tecnico che ci indichi alcuni interventi. Credo che non soltanto la Regione Piemonte debba mettere a disposizione le risorse per la realizzazione il più velocemente possibile di questi progetti.
Mi sia però permesso di andare oltre la cura al problema, altrimenti in questo caso come anche su molti altri, ci troviamo a discutere sempre del finale del percorso, e cioè della soluzione che vogliamo dare ad un problema che i cittadini già vivono, che, per carità, è fondamentale ed è nostro compito fare. Io credo, però, che in quest'Aula - saranno d'accordo tutti i colleghi - dovremmo cogliere l'occasione per provare a dire anche come si può provare a non ammalarsi, oltre che curarsi (non so se siete d'accordo) e renderci conto di cosa stiamo parlando.
Se è mancata l'acqua potabile in provincia di Alessandria, Asti e non solo, e mancherà, come è mancata, in tante altre zone non soltanto dell'Italia, in particolare qui da noi questo evento lo discutiamo con questa forza perché è quasi una novità. Quasi una novità, non ho detto una novità, ma con queste dimensioni è una novità e per le condizioni del clima è una novità.
E allora, dovremmo dirci che dobbiamo fare la nostra parte rispetto a un'analisi che forse non abbiamo ancora fatto fino in fondo sui cambiamenti che viviamo e sulle cause dei cambiamenti climatici, che determinano anche la siccità nei nostri territori, che le soluzioni sono - appunto - la parte finale del problema e che forse è arrivato il tempo di fare un ragionamento serio per eliminare le cause che determinano questi effetti.
Potrei parlarvi di Trump: in Consiglio regionale del Piemonte la farei un po' troppo grossa, però c'è differenza tra chi sostiene politiche che cancellano d'un tratto, con un tratto di penna, tutte le scelte dell'Amministrazione precedente per ridurre le emissioni fino al 28 per cento rispetto ai livelli del 2005. Un obiettivo che non è nelle corde di una parte della politica internazionale, che ha dei lati anche sui territori piemontesi, perché poi possiamo trovare le soluzioni, ma se non iniziamo a fare le critiche rispetto a ciò che accade, non riusciamo a capire perché si innalza così la temperatura, perché una delle ragioni delle immigrazioni è - per esempio - il cambiamento climatico, che non permette più di utilizzare l'acqua e quindi anche e non soltanto l'uso dell'acqua potabile, ma condizioni diverse per l'agricoltura, ecc.
Qualcuno, nell'ultima Commissione, mi ha ricordato (e allora riutilizzo questa definizione) che qui, in Consiglio regionale, nel nostro piccolo quando pensiamo a cosa facciamo noi, qualcosa di molto piccolo rispetto a questo tema, forse interrogarci su altre questioni dovrebbe essere altrettanto importante come trovare le soluzioni sulle connessioni tra diversi pozzi e tra altre questioni tecniche che ho ascoltato oggi.
Per esempio, dal Piemonte si possono dare alcune indicazioni rispetto non soltanto a cosa non si può fare in alcune vallate e zone delle nostre pianure piemontesi, ma anche cosa vogliamo fare, perché il terreno è un bicchiere che prima o poi, da un punto di vista economico, qualcuno riempie. O la politica e le istituzioni decidono come riempire quel bicchiere, oppure altri interessi - seppure legittimi - decideranno di fare quel lavoro. E sullo sviluppo economico del nostro Piemonte, a proposto di priorità per mantenere inalterate alcune questioni ambientali, noi insieme, dovremmo fare una discussione di sistema, che ci riguarda e che non riguarda soltanto le politiche internazionali, rispetto a quello che vogliamo e non soltanto a quello che non vogliamo, rispetto a ciò che è utile e non soltanto a ciò che riteniamo essere dannoso.
Il nostro compito non è il compito di qualcun altro. Così come rispetto alla tutela del territorio, chissà dove dovremmo fare la discussione che riguarda il ruolo delle Amministrazioni comunali, in particolare per la tutela del territorio! Forse ci siamo dimenticati che negli ultimi 15-20 anni, soprattutto in quelle zone montane, periferiche, territorialmente fragili (avete fatto tutti, lo faccio anch'io, l'elogio dei volontari della Protezione civile) noi abbiamo tolto dal territorio centinaia di migliaia di volontari delle piccole Amministrazioni comunali, che davano una mano gratuitamente al controllo del territorio.
Il tema del federalismo e dell'autonomia, l'abbiamo sempre utilizzato per andare alla ricerca del consenso, ma riusciamo anche qui, dal Piemonte a fare una discussione seria rispetto alla presenza delle risorse umane e politiche che compiono delle scelte significative soprattutto in quelle zone dove - faccio un esempio - il turismo montano, tema sul quale ho ascoltato oggi alcuni interventi, non sanno proprio cos'è? E quelle zone anche del Piemonte le stiamo (non noi, diciamo le politiche, così almeno non do la colpa a nessuno) abbandonando.
Dov'è che troviamo il posto per discutere anche di queste cose? Voi dite che non c'entra con la siccità? Io dico che c'entra, invece. Io dico che, rispetto al tema dell'approvvigionamento dell'acqua, quella cosa c'entra ed ha un senso ed è significativo.
Così come potrei dire altro: la discussione che faremo rispetto al consumo del suolo. La facciamo seriamente, questa discussione, in Piemonte? Io non chiedo di fare come fanno a Berlino, dove, per ogni metro quadro nuovo che si occupa, ne rilasciano alla natura un altro metro quadro. Non chiedo di arrivare lì, però voi pensate che il tema dell'approvvigionamento dell'acqua non abbia, in qualche modo, anche una relazione con il tema del consumo del suolo? Per me sì, ce l'ha, e vorrei discutere di questo anche nel documento.



PRESIDENTE

Colleghi, terminiamo la discussione (dieci minuti, un quarto d'ora) e poi facciamo la Conferenza dei Capigruppo, se no non ne usciamo più e la prossima volta abbiamo detto che voteremo solo gli atti di indirizzo.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente, e grazie, Assessore, per l'informativa, almeno per la parte che ho potuto sentire, perché poi nell'aula - non per colpa sua ovviamente - c'erano, specie da una parte dell'emiciclo, una serie di riunioni. Probabilmente una parte dell'emiciclo non era molto interessata all'argomento o riteneva che non fosse un argomento importante. E, invece lo è.
La sua relazione ha reso - ce ne fosse bisogno - ancora più evidente lo stato di emergenza di diverse zone della nostra regione. Stato che, poi anche il singolo cittadino ha potuto visivamente e fisicamente constatare anche con immagini molto evocative a livello psicologico: andare al Pian del Re e vedere che non sgorga nulla è un'immagine forte, non solo per chi poi, va al Piano del Re a fare delle scenate, ma un po' per tutti. Si dice: "Certo, parte dell'acqua scorre anche in falde sotterranee, ecc.", per un'immagine sicuramente forte.
Lo stesso valga per le condizioni di molti dei nostri ghiacciai, del Piemonte e della Valle d'Aosta. È stata citata l'alta Val Tanaro: una zona che conosco molto bene e che amo decisamente. Frequento quella zona da più di quarant'anni e sinceramente non avevo mai visto una situazione del genere. Non avevo mai visto così poca acqua come quest'estate. Poi, è evidente che se manca l'acqua in alta Val Tanaro, ci sono le emergenze Ad Asti e Alessandria.
Il tema generale, ovviamente, è quello dei cambiamenti climatici rispetto ai quali - certo - non si trovano tutte le soluzioni in un Consiglio regionale, ma rispetto ai quali dobbiamo interrogarci e scegliere chiaramente se vogliamo tutti, ciascuno per il proprio livello di amministrazione e di governo, ciascuno dalla propria posizione (maggioranza e opposizione) fare qualcosa, se vogliamo limitarci a fare degli annunci o far finta che nulla si possa fare o che nulla sia cambiato, perché è evidente.
Sempre un po' meno, perché certi cambiamenti li stiamo vivendo e vedendo in prima persona, però a molte persone è evidente come i cambiamenti radicali non siano visibili nell'arco della vita di una persona che, sebbene per fortuna l'aspettativa di vita sia aumentata - non già quella di vita sana, che sta diminuendo, ma l'aspettativa di vita è aumentata, comunque oggi si vive fino a 90-100 anni - quindi dei cambiamenti forti magari non si vedono nell'arco di una vita, oppure non sono così forti da determinare dei cambiamenti indotti allo stile di vita.
Poi, invece, si può anche fare la scelta da politici responsabili quindi non solo quelli che pensano alla prossima campagna elettorale giacché gli interventi forti in questo senso non pagano a livello elettorale subito, diciamocelo, né sono interventi che fanno vincere le elezioni, perché si tratta di azioni che per alcuni possono sembrare anche impopolari - per cui dobbiamo chiederci tutti se vogliamo rispettare in pieno il mandato che ci hanno dato i cittadini e cercare di ragionare anche su quello che potrà succedere fra 10, 20 o 30 anni.
Sia chiaro, noi non vogliamo far morire nessuno di tutela, perché siamo in democrazia e c'è libertà di parola. Stamattina abbiamo anche sentito dire che di tutela si può morire. Noi non vogliamo far morire nessuno di tutela, anzi vorremmo il contrario: vorremo che per la non tutela, magari poi ci fossero veramente dei problemi. E allora, sempre parlando di tutele forse qualche tutela in più ci andrebbe.
Abbiamo sentito parlare del PTA (Piano Territoriale Acque) sicuramente così come abbiamo sentito parlare di altre questioni, ovviamente. Io sono firmatario dell'ordine del giorno del nostro Gruppo a prima firma del collega Mighetti, ma per fare un esempio e per citare qualcosa che dal nostro livello regionale si può fare, non già per contrastare i cambiamenti climatici - e anche su questo dobbiamo ragionare, perché io credo alla teoria di Gaia per cui siamo tutti parte di un grande organismo vivente per cui ciascuno ha la sua parte, specialmente chi poi ha nel suo piccolo anche del potere decisionale, ma in questo caso più in piccolo - ma per contrastare almeno gli effetti di tali cambiamenti.
Quasi un anno fa, a ottobre del 2016, ho presentato una mozione che parla del deflusso minimo vitale in relazione al Regolamento 8R della Regione Piemonte. L'articolo 9 ("Deroghe") dice: "Nelle more del completamento delle azioni volte al riequilibrio del bilancio idrico, nei tratti dei corsi d'acqua di cui all'allegato B su cui incidono rilevanti prelievi irrigui e caratterizzati da ricorrenti deficit idrici stagionali alle derivazioni ad uso agricolo destinate all'irrigazione e limitatamente al periodo di massima idroesigenza si applica un DMV ridotto a un terzo del valore calcolato ai sensi dell'articolo 4". A ottobre dello scorso anno anche senza la siccità gravissima che abbiamo visto quest'estate evidenziavamo come ci fossero situazioni preoccupanti segnalate non solo da noi, ma anche da altri soggetti (come Legambiente) in molti corsi d'acqua del Piemonte e chiedevamo di modificare l'articolo 9 del Regolamento 8R in maniera tale da eliminare la deroga che doveva essere a carattere temporaneo di applicare un DMV ridotto a un terzo. Visto che parliamo di fatti e azioni concrete, noi proponiamo anche questa misura.
Ci saranno degli atti di indirizzo, delle mozioni da discutere; la Giunta regionale si vuole prendere il tempo per leggerle bene, io chiedo all'Ufficio Aula di collegare anche la mozione n. 884, chiedo alla Giunta regionale di leggerla con attenzione e chiedo che faccia parte della discussione e dell'approfondimento che faremo in Commissione e della votazione che assumeremo poi in Aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Sarò molto rapido, anche perché credo che molto sia stato detto in merito all'incontro svoltosi la settimana scorsa ad Alessandria e che l'Assessore ha bene espletato in termini di azioni.
In base a quanto è stato detto parlando con gli Amministratori, quello che emerge è che ognuno pone delle soluzioni. Io credo che la Regione Piemonte, prima di tutto, debba attivarsi, anche alla luce di quella che è una criticità che ormai purtroppo ci portiamo avanti da anni, che è quella del cambiamento climatico, di cui gli scienziati ci parlano da anni; quindi siamo già in ritardo.
L'esortazione che faccio all'Assessore è di avviare un tavolo di lavoro importante, in sinergia anche con il sistema agricolo. Oggi ho presentato un'interrogazione all'Assessore Ferrero che, appunto, mi ha risposto, su tutte le opportunità che pone anche il PSR; su quello occorre iniziare un percorso di programmazione che si ponga sia nell'ambito agricolo sia nell'ambito legato alla questione idropotabile. Cioè, se non si fa un piano di programmazione strategico, e da lì si inizia un percorso nei confronti dei Ministeri, ogni singolo amministratore locale naturalmente porrà la sua problematica, aspettando che esca una legge o un finanziamento che non uscirà mai o che uscirà magari fra qualche anno, e ci muoveremo in maniera disomogenea.
Quindi io credo che qui sia necessario affrontare una questione politica su una situazione su cui siamo già in ritardo, ma che sicuramente è necessaria ed è tra le più gravi in assoluto. Se non partiamo da questo principio, ogni situazione sarà ancora una volta completamente scollegata e da lì, naturalmente, non arriveremo agli obiettivi.
Dopodiché, ribadisco, ci metto anche una chicca sulla questione: poi si aggravano tutte le situazione legate ad esempio alla questione dei pozzi dove ci sono i vari allineamenti e tutte le varie leggi che, in qualche modo, comunque creano dei problemi. Quindi, da una parte ci troviamo in una situazione di grande difficoltà, dall'altra chiediamo ancora agli agricoltori di arrivare su situazioni di adempimento nuove, ecc., ecc.
E' per quello che serve creare, secondo me, un involucro all'interno del quale poniamo tutte le questioni e, se dobbiamo difendere comunque la posizione della Regione nei confronti di una calamità, difendiamola ma nello stesso tempo, poniamo sul piatto anche un piano strategico ben definito, consolidato, discusso con i territori, che sono quelli che sicuramente hanno sensibilità, sia le società sia gli amministratori. Da lì, nell'arco di sei mesi o quello che è, presentiamo un'ipotesi di progetto, uno studio di fattibilità, valga 100, 200 o 300 milioni, ma almeno iniziamo a portare avanti un percorso con il Ministero e con l'Unione Europea.
Grazie.



PRESIDENTE

Gli atti di indirizzo approderanno in V Commissione, poi cercherete di trovare una sintesi dei documenti per evitare di perdere tempo nel prossimo Consiglio.
Come dice, Consigliere Ottria?



OTTRIA Domenico

Mi chiedo come sia possibile portare i documenti in Commissione prima di martedì prossimo.



PRESIDENTE

Giovedì è convocata la V Commissione.



OTTRIA Domenico

Si, ma la V Commissione è già convocata su altri argomenti alle 11 del mattino, quindi con tempi anche ristretti.



PRESIDENTE

A margine: deciderete voi quanto riterrete più opportuno. In Commissione - e non in Consiglio - si cercherà di trovare una sintesi degli atti di indirizzo. Non penso occorrerà chissà quanto tempo: ovviamente, se lo riterrete.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.15)



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