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Dettaglio seduta n.245 del 01/08/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 9.37 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione n. 1493 presentata da Berutti, inerente a "Stato degli alloggi dell'ATC del Piemonte Sud" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione n. 1493, alla quale, in assenza dell'interrogante viene fornita risposta scritta.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 9.38 la Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.05)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Benvenuto, Chiamparino, Conticelli, Reschigna e Valetti.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali delle sedute del 18 luglio 2017.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per una questione che riguarda l'o.d.g. della seduta odierna, definito nel corso dell'ultima Conferenza dei Capigruppo.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, possiamo gentilmente prendere posto?



PICHETTO FRATIN Gilberto

Dicevo, nel corso dell'ultima Conferenza dei Capigruppo si è stabilito questo ordine del giorno, e noi, di buon grado, abbiamo acconsentito ad avviare la discussione generale sul Piano paesaggistico.
Al riguardo - era già stato fatto presente in Commissione, ma riproporremo la questione anche durante la discussione generale - da parte nostra vi sarà un'opposizione di merito, ma fa parte del dibattito politico.
Quello che però vorrei ricordare in apertura di seduta è la manifesta disponibilità che c'era stata nel corso della Conferenza dei Capigruppo, ma con la possibilità - rinnovo la richiesta affinché rimanga a verbale - di presentare emendamenti prima dell'avvio della discussione, pur essendo una delibera.



PRESIDENTE

Confermo. Era l'accordo che avevamo preso nel corso della Conferenza dei Capigruppo.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Questa era la precisazione che volevamo svolgere.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Pichetto.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Noi chiederemmo l'inserimento all'o.d.g. dell'odierna seduta di una mozione a prima firma del Consigliere Bono, in merito a "Ricorso della regione contro l'art. 20 del Decreto Legge 50/2017 (Contributo a favore delle province delle regioni a statuto ordinario)". Avremmo dovuto segnalarla, ma non abbiamo avuto il tempo di perfezionare l'atto di indirizzo.
Pertanto, ne chiediamo adesso l'inserimento.



PRESIDENTE

Grazie, va bene.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Noi chiederemmo l'inserimento all'o.d.g. dell'odierna seduta dell'ordine del giorno avente a oggetto "Ratifica del trattato di messa al bando delle armi nucleari da parte delle Nazioni Unite".
Grazie.



PRESIDENTE

Va bene.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Come anticipato, vorrei chiedere l'inserimento all'o.d.g. dell'odierna seduta dell'ordine del giorno relativo a "Interventi nei confronti delle case di cura convenzionate a tutela dei non autosufficienti".
Grazie.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Chiederei, se possibile, una breve informativa nel corso della seduta pomeridiana da parte dell'Assessora Pentenero rispetto al bando sull'edilizia scolastica e mutui BEI.
I Comuni piemontesi sono in attesa di risorse e i ritardi sono notevoli. C'è molta preoccupazione in questo senso. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
L'o.d.g. è approvato, così come modificato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

b) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato in data 28 luglio 2017 la seguente legge regionale e ha deliberato la non impugnativa: legge 19/6/2017, n. 8 "Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto ai fenomeni di usura, estorsione e sovra indebitamento".


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

d) Comunicazioni Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che l'Assessore Saitta è disponibile, nel corso della seduta antimeridiana, a svolgere una comunicazione relativa a "Obblighi vaccinali".
Ricordo che alle ore 18 in Sala A è prevista la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, salvo che nell'arco della giornata non si decida diversamente.
L'Assessore Saitta non è ancora arrivato, pertanto possiamo procedere all'esame del punto 4) all'o.d.g. Quando arriverà, sospenderemo l'esame del punto in oggetto e daremo la parola all'Assessore per le relative comunicazioni.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame proposta di deliberazione n. 228, inerente a "Approvazione del Piano paesaggistico regionale ai sensi della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 228, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Valmaggia per l'illustrazione.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla programmazione territoriale e paesaggistica

Grazie, Presidente.
Viene portato oggi all'attenzione dell'Aula un documento di programmazione importante - mi riferisco al Piano paesaggistico regionale che ha avuto una gestazione molto lunga, proprio perché si tratta di un tema complesso e che deve essere condiviso.
È un tema nato circa dieci anni fa, che si incardina sulla Convenzione europea del paesaggio, che è stata ratificata dall'Italia nel 2006, e sul Codice nazionale dei beni culturali e del paesaggio (semplificato col termine di "Codice del 2004"), che ha visto una tappa importante nel 2008 con il Protocollo d'intesa tra il Ministero dei Beni Culturali e la Regione Piemonte.
Il Piano paesaggistico ha avuto una doppia approvazione: una prima adozione nell'agosto del 2009, alla quale si è dato seguito con la pubblicazione, quindi con le osservazioni (sono state oltre 500) e con il parere motivato come VAS nel 2012. C'è poi stato - ho ricostruito un po' in sintesi la parte precedente - un momento importante, che è stata la nuova adozione nel maggio 2015 perché, a seguito delle osservazioni e del lavoro portato avanti dal Comitato tecnico con il Ministero, il Piano paesaggistico aveva subito delle modifiche tali per cui si è ritenuto nuovamente di adottarlo, nel maggio 2015. A monte di questo, vi è un ulteriore documento intermedio di condivisione tra Ministero e Regione redatto nel dicembre 2014. Come ho detto, quindi, il Piano è stato nuovamente adottato dalla Giunta nel maggio 2015 - è stata nuovamente portata avanti la VAS con il parere motivato - ed è stato nuovamente pubblicato. Sono arrivate oltre 300 osservazioni, per cui si è riavviato un percorso di partecipazione che ha portato poi al parere unanime favorevole.
I passaggi tecnici sono anche questi: il parere unanime favorevole della Commissione tecnico-urbanistica (CTU) e della Commissione per i beni paesaggistici (la 91 bis). Il tutto si è concluso nel documento di condivisione con il Ministero dell'autunno scorso e, soprattutto, con il punto importante della sottoscrizione dell'accordo a livello ministeriale il 14 marzo, tra il Presidente della Regione e il Ministro Franceschini.
Questo accordo, che sancisce tutto un lavoro di predisposizione lungo e articolato del Piano paesaggistico, viene oggi portato ad un voto di ratifica del Consiglio regionale perché la nostra legge regionale urbanistica, la l.r. 56/77, prevede che ci sia questo ulteriore passaggio.
Ho raccontato un po' rapidamente il percorso di questo strumento di pianificazione per dire che è stato un percorso fortemente partecipato in ambito di Consiglio regionale; le due Commissioni congiunte, la II e la V si sono riunite più volte proprio per accompagnare questo percorso di programmazione: un percorso condiviso e partecipato sul territorio. Molti sono stati gli incontri nelle province con gli ordini professionali, molto se n'è discusso e molte presentazioni sono state fatte in tutto il Piemonte.
È stato anche un percorso di forte condivisione con il Ministero attraverso questo strumento operativo che ha visto molte riunioni e molti incontri, che è il Comitato tecnico di condivisione, che ha accompagnato l'iter perché bisognava sempre mediare e integrare le necessità ministeriali con quelle regionali. E anche a proposito delle osservazioni che sono state fatte, in totale abbiamo superato il migliaio: quindi è stato molto partecipato anche il momento delle osservazioni, sia da parte dei privati e delle associazioni che dei Comuni. Si è trattato quindi di un percorso molto condiviso.
Un altro dato importante che vorrei sottolineare del Piano paesaggistico - e che motiva e un po' anche spiega perché c'è voluto un tempo un po' più lungo (insomma, quasi un decennio) per portarlo a compimento - è che il Piano paesaggistico è stato nel frattempo totalmente informatizzato e digitalizzato e quindi è ormai uno strumento di consultazione, ma anche di informazione e di partecipazione a 360 gradi per i cittadini.
Averlo tradotto in termini digitali e averlo informatizzato, infatti diventa base importante anche delle modifiche che stiamo portando avanti con la legge sulla cartografia, con questo progetto del geoportale digitale regionale: un geoportale che sarà libero e a disposizione dei cittadini.
Ecco, il Piano paesaggistico si inserisce all'interno di questo lavoro di digitalizzazione - che vuol dire anche semplificazione, accessibilità maggiore ai documenti regionali e più alta partecipazione - della base informativa cartografica e non solo della nostra Regione.
Ho riportato tutto questo per dire che il Piano è uno strumento articolato e complesso. La delibera, poi, declina tutti i vari contenuti dalle norme di attuazione alle molte tavole, al Codice dei beni che sono tutelati. E questo è un documento che, insieme al Piano territoriale regionale approvato nel 2011, costituisce lo scheletro, la base di tutta la pianificazione urbanistica e paesaggistica regionale.
Pertanto - ripeto - è un documento e un passaggio importante quello che portiamo all'attenzione del Consiglio oggi ed è un documento che comunque ha attraversato anche diverse Amministrazioni regionali, anche di colore politico diverso; quindi questo non è un argomento di una parte né di un'altra, ma su di esso si sono spese Amministrazioni - quindi a partire dal 206-2007 fino ad oggi - di colori diversi, che ci hanno sempre creduto e che hanno voluto portare avanti questo lavoro perché lo si ritiene una base pianificatoria essenziale per tutta la progettualità regionale, non solo per quella specificatamente urbanistica o edilizia.
Dicevo che si tratta di un lavoro complesso e importante, che vede con quest'ultimo passaggio in Consiglio regionale la conclusione di un iter e che colloca la nostra Regione in ambito nazionale tra le prime: sono solo tre le Regioni italiane che hanno adottato un piano paesaggistico e peraltro la Sardegna soltanto parziale. Il Piano ha visto anche il consenso entusiasta da parte delle Commissioni nazionali del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici che hanno anch'esse espresso il parere ufficiale nel dicembre dello scorso anno, così come l'Osservatorio nazionale sulla qualità del paesaggio. Si tratta quindi di un documento importante, condiviso anche a livello nazionale, che viene quindi portato all'attenzione del Consiglio.
Chiudo ringraziando chi in questi anni, sia per la parte politica ripeto, di colori anche molto diversi - e soprattutto per la parte tecnica il lavoro di collaborazione con il Ministero non sempre è semplice e agevole - ha portato avanti, direi anche inizialmente con slancio e in un certo momento anche con caparbietà, perché il tempo affievolisce anche un po' l'entusiasmo iniziale, questo documento che ritengo un passaggio importante per la nostra Regione.



PRESIDENTE

aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Siamo oggi a discutere di questo Piano paesaggistico che, come ricordava l'Assessore Valmaggia, arriva in Aula dopo un lungo percorso, che addirittura ha le sue radici nel 2004, con il d.lgs. 42, quando per la prima volta si inserisce questo provvedimento come strumento di pianificazione del territorio e di salvaguardia del nostro paesaggio.
La Regione Piemonte, per fortuna, si è fatta promotrice di un'attività di analisi di pianificazione fin dalle prime battute dopo la pubblicazione di questa nuova normativa. Come ricordava l'Assessore Valmaggia, già dal 2009 è cominciato l'iter, con una prima tappa nel 2013 e dal 2015 ha visto la luce la versione che ci troviamo ad analizzare oggi in Aula.
Chiaramente questo è un testo complesso, che noi abbiamo analizzato in dettaglio, così come hanno fatto molti amministratori della nostra Regione i tecnici e tutti gli interessati all'applicazione delle prescrizioni direttive e indirizzi che contiene.
Detto questo, ci sentiamo, in primo luogo, di fare alcune precisazioni in merito alla valenza di questo Piano, che senz'altro andrà a tutelare maggiormente il paesaggio del nostro Piemonte. Sicuramente avrà un'applicazione che non sarà immediata e sicuramente ci vorrà lo sforzo di tutti affinché quest'applicazione sia la più veloce possibile.
Se vogliamo fare qualche critica al Piano nella sua gestione generale potrei concentrarmi su due argomenti principali. In primo luogo, si muove su un assunto e un obiettivo di matrice europea, che è la riduzione del consumo di suolo, per arrivare ad un consumo di suolo pari a zero nel 2050.
Come da sempre espresso dal Movimento 5 Stelle in questa sede e anche fuori, nelle altre aule dei Consigli regionali e nelle aule parlamentari questo obiettivo per noi dovrebbe essere molto più ravvicinato. È un obiettivo che, per noi, è raggiungibile in un tempo molto più veloce. E sarebbe importante giungere a questo obiettivo in tempi brevi, per far sì che il mercato immobiliare non viaggi spedito verso ulteriori fasi di svalutazione e ulteriori deturpazioni del territorio.
Altra questione molto puntuale, ma non banale, è quella che è definita il nuovo vincolo che appone questo piano, ovvero il vincolo sui crinali montani. Dobbiamo dire che, nella versione del 2013, la mappatura dei crinali montani è stata molto particolareggiata e sono venute alla luce alcune problematiche, che riguardavano principalmente le infrastrutture che con questi vincoli non potevano essere realizzate. Si parte dalle problematiche legate agli impianti a fune, agli impianti di produzione di energia eolica e anche agli impianti di risalita delle stazioni sciistiche.
Mi sento di fare una critica, che è la seguente: i crinali sono una parte importante del paesaggio, e non solo quelli montani, ma anche quelli collinari. Sappiamo bene quale sia l'importanza dei crinali delle colline ad esempio, del paesaggio tutelato dell'UNESCO nelle Langhe e nel Monferrato.
Sappiamo che queste parti di paesaggio sono le più visibili, eppure non sono vincolate, ad esempio, come le fasce dei 150 metri dai corsi d'acqua che, di fatto, sono molto più nascoste.
Si è operato in due modi rispetto alla versione del 2013, per ridurre i vincoli che avrebbero effettivamente dato dei problemi agli impianti che ho ricordato prima. Si è operato prima con delle deroghe, rispetto a queste realtà impiantistiche, ma successivamente in questa fase si è operato anche cartograficamente, riducendo l'estensione dei crinali montani che venivano definiti dal PPR.
Questo, secondo me, è stato un errore, perché i crinali vanno tutelati ma chiaramente ci sono delle opere che non possono non essere realizzate.
Bisognava lasciare il campo a queste opere, ma non bisognava togliere dalla mappatura molti crinali che, pur essendo vette non particolarmente alte e non particolarmente definite a livello paesaggistico, ricoprono comunque una valenza nel nostro panorama e nel paesaggio piemontese.
Parliamo ora del contributo del Movimento 5 Stelle alla discussione.
Noi abbiamo collaborato alla discussione consci del fatto che questo è un piano, non è una legge; è una delibera che oggi approva un piano e il piano deve essere lavorato da dei tecnici. È un piano che ha l'aggravante di dover essere concordato con il Ministero, e quindi deve compiere un percorso, che talvolta può essere molto travagliato. Il fatto che si arrivi nel 2017 all'approvazione di un piano che sostanzialmente nasce nella sua elaborazione dieci anni fa lo conferma.
Quindi, il Movimento si è messo al lavoro e ha proposto delle modifiche in Commissione, che in alcune parti, quasi nella totalità, sono state accolte. Sono modifiche che giudichiamo di buonsenso e che pensiamo accrescano il valore di questo piano.
Ci sono anche degli emendamenti presentati in questa fase, che essenzialmente vanno a ripristinare alcune parti del piano che nell'ultima stesura vengono tolte.
Per darvi un'idea del nostro contributo, vorrei raccontarvi alcune di queste nostre osservazioni che sono state accolte nel Piano. Ad esempio quando si parla dei "centri nuclei storici", all'articolo 24 delle norme di attuazione, nelle direttive, cioè nella parte di normativa che va a incidere sulla redazioni dei piani regolatori generali, abbiamo voluto inserire il concetto di "tessitura degli involucri", di texture, come ci insegnano gli inglesi. Perché? Perché la salvaguardia non solo delle tipologie edilizie, ma di queste texture è un valore aggiunto per la tutela del paesaggio. Va da sé che a scala paesaggistica io non colgo tanto le tipologie edilizie quanto la caratterizzazione delle superfici e l'omogeneità nella caratterizzazione delle superfici mantiene il nostro paesaggio in uno stato di decoro e piacevolezza.
Altra questione che abbiamo affrontato è quella del contrasto alla dispersione insediativa. Siamo all'articolo 34 delle norme di attuazione e il nostro contributo è stato un'aggiunta agli indirizzi relativi alla disciplina generale delle componenti morfologiche insediative. Si inserisce, pertanto, "il completamento dei tessuti urbani esistenti inibendo la creazione di nuovi nuclei separati dai contesti già edificati".
Viviamo in una situazione spesso controversa in Piemonte: da un lato ci sono situazioni governate negli anni; dall'altra, ci sono situazioni meno governate, dove la morfologia insediativa si è disallineata e l'edificato è sparso e di scarsa qualità. Per questo motivo, noi pensiamo che andare a riqualificare queste parti di insediamenti, evitando di andarne a creare nuovi sparsi, ma rimagliando l'edificato esistente, sia una garanzia di miglioramento del paesaggio e di efficienza dell'edificato urbano che andiamo a realizzare.
Ultima osservazione, non ultima in termini di importanza. All'articolo 38, che tratta le aree di dispersione insediativa, abbiamo inserito un comma relativo al favorire gli interventi di riconversione verso utilizzi agricoli di aree ed edifici con diversa destinazione d'uso.
Perché questo? Perché questo si accompagna a quanto dicevo precedentemente: ci sono aree in cui l'uso del suolo è veramente limitato aree alle volte degradate, ma che possono essere riconvertite a uso agricolo; tante volte queste aree sono complessi scarsamente utilizzati sono complessi utilizzati con diversi fini, ma che di fatto deturpano il paesaggio, dunque è utile andare ad agire sulle stesse per riconvertirle e ottimizzarle dal punto di vista agricolo, al fine di ricreare un paesaggio omogeneo e un suolo agricolo fertile adatto per l'agricoltura.
Vorrei ora fare due ultime riflessioni, me lo consenta Presidente: io non sforo quasi mai coi tempi, lo sa bene, mi dia l'occasione oggi di prolungare l'intervento.



PRESIDENTE

Prego.



MIGHETTI Paolo

L'applicazione di questo PPR. L'applicazione è la questione più difficile, probabilmente. Anche se l'approvazione di questo PPR magari dovrà passare attraverso la discussione di emendamenti ecc., non sarà la fase più difficile, e perché? Perché per applicare questo Piano paesaggistico sarà necessario lavorare molto, sarà necessario il dialogo sarà necessario stare vicino ai Comuni che devono applicarlo.
Soprattutto bisognerà pensare a come organizzare l'architettura del governo del territorio, perché pensare che 1.200 Comuni (forse qualcuno meno, dopo le ultime fusioni) mettano mano al PPR in tempi brevi probabilmente è un'utopia, sia per questioni di costi sia per questioni burocratiche anche rispetto alle capacità dei nostri uffici di analizzare le pratiche.
Probabilmente la soluzione è aggregare e lavorare insieme per adeguarsi a questo Piano paesaggistico, e secondo me non vanno fatti salvi tutti i punti fermi che ad oggi abbiamo sulla legislazione urbanistica. Noi oggi lavoriamo su diversi livelli, da quello regionale a quello provinciale, a quello comunale; va da sé che, di fatto, oggi però l'urbanistica regionale è governata per quadranti e non più per province e allora ha ancora senso lavorare su Piani territoriali di coordinamento provinciale, allorquando un quadrante raggruppa due o più province? Ci sono queste domande da farsi e, a mio parere, non bisogna avere remore nell'affrontare questi problemi ed affrontarli a livello di tutte le forze politiche perché, al di là dei dibattiti e delle invettive politiche bisognerebbe sedersi attorno a un tavolo e dialogare su questo tema, in modo da fare gli interessi veri del Piemonte.
È un momento importante per il governo del territorio, è un momento epocale, perché abbiamo raggiunto la vetta di quella che è stata l'espansione dell'edificato; ora non possiamo che tornare indietro, perch di fatto l'offerta ha superato di gran lunga la domanda. C'è l'interesse di tutti, secondo me, per agire in controtendenza a quello che è stato fatto finora, ma bisogna avere il coraggio; bisogna avere il coraggio di fare anche delle scelte alle volte impopolari, ma di far capire queste scelte alla popolazione piemontese, ai portatori di interessi.
Bisogna fare delle scelte che ci portino a un bilancio zero del consumo del territorio, fare delle scelte che ci portino a parlare di governo di quello che è il trasferimento delle cubature edificabili.
Sono tutte questioni che vanno affrontate e vanno affrontate nei prossimi mesi, altrimenti questo Piano paesaggistico rimarrà una bellissima proposta che di fatto si applicherà a macchia di leopardo e non esplicherà veramente i suoi effetti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Quella che cercheremo di fare in sede di discussione generale sull'impianto, portato all'approvazione del Consiglio, del Piano paesistico regionale è un'analisi assai critica, che noi abbiamo evidenziato sin da subito in Commissione nell'ambito dello stato di avanzamento del Piano stesso.
Innanzitutto, il fatto che ci sia stato un numero così alto di osservazioni, anche e soprattutto da parte delle Amministrazioni comunali evidenzia come questo Piano, sin da subito, quando è stato elaborato nelle sue descrizioni originali (parlo del primo Piano, quello prima della riadozione), aveva generato una preoccupazione estremamente diffusa nelle Pubbliche Amministrazioni. Anche perché, e questa è una prima richiesta che io faccio, magari prima della discussione dei vari articoli del Piano stesso.
Peraltro, ringrazio per l'indicazione emersa questa mattina, in base alla quale ci possono essere degli emendamenti. Come abbiamo scritto più volte con lettere in Commissione, quello non era un Piano e nel momento in cui fosse andato al Ministero, questa era la prima cosa che noi ponevamo come dubbio, non sarebbe stato più possibile andarlo a modificare. E spiego anche il perché.
La legge 7 agosto 1990, n. 241, all'articolo 15. limita quali sono gli accordi che noi possiamo fare con il Ministero, che non sono tout court sul Piano, per cui lo portiamo a Roma e ci deve dare il parere, ma è limitatamente alle lettere b), c) e d) del comma 1 della medesima legge quindi andiamo a parlare dei beni vincolati, che sono l'elemento su cui vi è una discussione da parte della Regione con il Ministero, perch evidentemente sono dei vincoli che hanno una "sovralegislazione", quindi una legislazione nazionale alla quale le Regioni non possono derogare.
Tutto il resto, le discussioni che - come diceva l'Assessore - sono assolutamente lecite in Commissione, sono soprattutto lecite in un'Aula del Consiglio che, al di là di quello che abbiamo citato poco fa, ha titolo per cambiare il Piano nelle sue parti.
Ora, la riadozione del PPR che oggi discutiamo, a nostro modo di vedere, ha avuto un peggioramento rispetto alla prima parte, perché è stata decisa l'introduzione del "Catalogo dei beni culturali", che contiene pesanti prescrizioni che, peraltro, sono già efficaci da due anni. Questo tipo di approvazione avrà un impatto rilevante con tutte le prescrizioni che, non ancora in salvaguardia, diverranno poi prevalenti sui Piani Regolatori Generali, mentre le Direttive vincoleranno l'adeguamento dei Piani dei Comuni, rendendo efficace il complesso delle previsioni.
Questo cosa significa? Significa che fin da subito il Piano avrà il potere di introdurre una serie di vincoli nei PRG dei Comuni.
Abbiamo mandato una lettera, ma non abbiamo capito che razza di impatto avrà questo Piano Paesaggistico regionale sui Piani regolatori comunali! Questo è l'elemento su cui noi, Assessore, chiediamo la prima indicazione e speriamo che ci possa essere data a questa previsione prima della discussine sul Piano.
Sapere questo è importante, perché significa che a tutta una serie di cittadini che oggi hanno delle previsioni urbanistiche e si stanno muovendo rispetto a delle previsioni urbanistiche di un certo tipo dopo l'approvazione di questo Piano non basterà più leggere il piano regolatore generale del proprio Comune e interpretare le norme del proprio Comune e presentare, di conseguenza, anche quanto occorre per una sacrosanta o meno, licenza edilizia. No! Dovranno anche studiare se esistono delle norme del Piano che andiamo ad approvare, per vedere se la sovrapposizione delle stesse di questo Piano non è vincolante e quindi va a limitare le azioni del PRG - spero di farmi capire in modo semplice, perché non è facile raccontare questa materia nei dieci minuti che mi rimangono - e quindi far capire a questi signori qual è il tipo di impatto rispetto alle norme che stiamo introducendo.
Dalla data di approvazione - ho provato a scriverlo, perché altrimenti a volte mi si accusa di parlare troppo in termini ingegneristici - in altre parole, tecnici e cittadini non potranno più limitarsi alle previsioni del PRG, ma dovranno verificare anche i contenuti del PPR.
Se la Giunta ha scelto di definire con il Ministero un accordo che, di per sé, non sarebbe necessario, se non nella parte vincolistica che dicevo prima, perché il Codice nazionale prevede solo l'obbligo di definire con Roma i contenuti relativi ai beni vincolati, ovviamente, questo lega le mani alla Regione, a noi e, di conseguenza, con un obbligo di concordare con la Sovrintendenza tutta la fase di attuazione, ivi comprese le circolari esplicative.
Questo è un altro elemento di vincolo molto forte che stiamo introducendo in questo Piano. Sappiate che quest'applicazione, di cui sto dicendo, vi sembrerà banale, ma quando andremo a ragionare sotto un profilo di operatività sul nostro territorio, hanno ragione i colleghi del Movimento 5 Stelle: il 2050 lo anticipiamo subito! Con l'approvazione di questo Piano, l'edilizia la terminiamo, il consumo del suolo lo terminiamo in modo assolutamente completo! Basta approvare questo Piano per arrivare...
BONO Davide (fuori microfono) E noi siamo contenti.



SOZZANI Diego

Lo so che voi siete contenti. La differenza tra me e voi è che noi invece volevamo salvaguardare le previsioni dei PRG. Questa è la differenza sostanziale.
Però ve lo dico, perché questo avrà un impatto devastante su questo aspetto, molto più di quanto precedentemente descritto dal collega Mighetti.
Il fatto che questo ci leghi noi lo abbiamo duramente contestato più volte con lettere. Purtroppo, sono mancato più volte alle sedute della II Commissione e mi sono permesso di scrivere lunghe missive all'Assessore sulle quale, devo dire, su una "fetta" importante abbiamo avuto anche delle risposte, che non sempre ci hanno soddisfatto in questo senso.
Quali sono stati gli elementi che avete accolto dalle lettere e dalle risposte? Anzitutto, che Piano Paesaggistico Regionale dovrà essere rivisto ogni dieci e non ogni cinque anni; prima avevamo visto una legge di questo genere che diventava difficile per i Comuni a causa di un impatto di questo genere, perché già avranno un impatto economico nella revisione dei PRG senza contare la confusione dei cittadini che dovranno, invece, andare a leggersi le due norme; il fatto di rivedere ogni dieci anni questo è sacrosanto, come pure l'approvazione definitiva, dopo il parere del Ministero, da parte del Consiglio regionale entro nove mesi e non sei mesi com'era previsto. Però sono due accoglimenti banali, parziali, perché non abbiamo compreso tutto il comparto e la filosofia urbanistica, Assessore.
Dall'inizio, più volte, ho mandato un messaggio sul fil rouge sull'elemento urbanistico di discussione che viene fatto rispetto a una certa situazione; avevamo iniziato con la VIA e la VAS, che con una semplificazione che credevo sacrosanta rispetto alle leggi di altre Regioni italiane, piuttosto che alle leggi dello Stato, piuttosto che all'Unione Europea, nella quale vi è una ridondanza di interpretazioni a livello regionale dell'applicazione della VIA e della VAS, che è stata bocciata.
Siamo poi andati alla Commissione tecnica urbanistica regionale con una presentazione di un Piano che doveva prevedere la riduzione del consumo del suolo, di cui non abbiamo saputo più nulla, per poi arrivare, nel frattempo, a una discussione nell'ambito di questo PPR che, evidentemente contiene un po' di argomenti di questo genere, ma senza una filosofia che ci faccia capire come in un accordo di maggioranza e di minoranza sicuramente frutto di discussione tra chi vuole andare in una direzione chi vuole andare in un'altra, ma almeno si sa dov'è l'approdo finale dal punto di vista urbanistico.
Leggiamo un Piano che pone una serie di vincoli, anzi mette dei vincoli assolutamente pesanti, ma alla fine della fiera risultano delle previsioni incompatibili con le prescrizioni e che saranno automaticamente azzerate a seguito dell'approvazione, mentre quelle contrastanti in tutto o in parte con le direttive dovranno essere cancellate o riviste in sede di adeguamento.
Abbiamo cercato di essere, per quanto è possibile, operativi in Commissione, chiedendo di conoscere e di farvi vedere quali erano gli elementi che potevano portare a un'effettiva difficoltà nell'applicazione successiva di questo Piano.
Assessore, chiedo di valutare insieme gli emendamenti che presenteremo perché sono tutti emendamenti di merito. Su questo aspetto, mi creda, è uno dei lavori più difficili che noi abbiamo fatto, perché fare l'azione di minoranza quando si hanno delle leggi tecniche e quando, soprattutto, si hanno delle attività di pianificazione complesse come quella urbanistica l'elemento che noi cerchiamo è dire quanto è più compatibile...



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



SOZZANI Diego

Ma prima hanno parlato 15 minuti.



PRESIDENTE

Il Consigliere mi aveva chiesto gentilmente di sforare, perché non ha mai sforato e io ho derogato. La deroga non è una istituzionalizzazione.
Mi rimetto al suo alto senso di responsabilità.



SOZZANI Diego

Per equità.



PRESIDENTE

Se li vuole anche lei i cinque minuti, dieci o quindici, un'oretta faccia quello che ritiene più opportuno.
Prego.



SOZZANI Diego

La ringrazio, Presidente.
Quindi, volevo chiedere semplicemente una valutazione degli emendamenti che noi presenteremo, dove entreremo nel merito, nel dettaglio della discussione che possa portare sicuramente a un'applicazione di questo Piano in modo più lineare, generando il minor impatto possibile sui PRG dei Comuni che già sono in grandissima difficoltà economica! Credetemi, con questo Piano quasi tutti i Comuni dovranno rivedere i loro Piani, quindi rivedere urbanisticamente le loro previsioni e rivedere urbanisticamente le azioni che avevano previsto nell'ambito dei propri PRG.
Questo era il concetto che volevamo esprimere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elvio

Grazie, Presidente.
Non vorrei essere troppo generico, però voglio fare due affermazioni per entrare nel contesto di questo Piano.
Non voglio essere banale, ma noi siamo ciò che mangiamo, siamo ciò che sentiamo e siamo ciò che vediamo. Noi siamo queste cose e il benessere e la qualità della nostra vita dipendono soprattutto da queste.
Allora, ciò che vediamo: ci vengono in mente, per parlare del bello, le cartoline. Quando pensiamo alle Langhe, pensiamo a degli stupendi paesaggi che contribuisco al nostro sistema turistico, che è connesso con l'agroalimentare e quant'altro. Quando pensiamo a Torino, pensiamo a uno scenario di una città di montagna, che dietro ha un arco alpino che tutto il mondo ci invidia.
Credo, però, che vada sottolineato anche un altro aspetto, e cioè che nello sviluppo cognitivo c'è anche la qualità del paesaggio. L'epigenetica è una branchia della biologia molecolare che ci dice che è l'informazione che arriva dall'ambiente a determinare la manifestazione del nostro genoma e cioè - per essere semplici - l'ambiente è determinante sul nostro benessere.
L'ambiente non è solo quell'aspetto percettivo-visivo; l'ambiente è ovviamente - anche quello che mette insieme delle relazioni. Relazioni che dopo ricorderò - sono state prese in considerazione anche in un atto importante che è stato sottoscritto a Firenze nel 2000.
Noi abbiamo un pregresso: nel 1939 sono state emanate due leggi, la 1089 e la 1497. Sono state le prime due leggi che hanno incominciato a porre degli elementi che erano non di valorizzazione, ma di tutela.
Di fronte al rischio di perdere del patrimonio, queste due leggi hanno incominciato a circoscrivere gli ambiti di uso del nostro patrimonio tenendo conto che l'Italia possiede circa il 70 per cento del patrimonio culturale del mondo, tra quello mobile e quello immobile.
Il paesaggio non rientra ovviamente in una quantificazione, ma se noi andiamo a vedere il Piano paesistico, va a schedare alcuni elementi di patrimonio anche immobiliare.
Nel 2000 è stata firmata la Convenzione Europea per il Paesaggio e io mi permetto - nei minuti che abbiamo - di leggere due o tre passaggi perché sono veramente importanti.
Si dice: "Siamo desiderosi di pervenire ad uno sviluppo sostenibile fondato su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l'attività economica e l'ambiente".
Inoltre: "Siamo consapevoli del fatto che il paesaggio cooperi all'elaborazione delle culture locali e rappresenti una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell'Europa, contribuendo così al benessere e alla soddisfazione degli esseri umani".
E un ultimo passaggio che vi leggo: "Desiderando soddisfare gli auspici delle popolazioni di godere di un paesaggio di qualità e di svolgere un ruolo attivo nella sua trasformazione".
A seguito di questo, poi, c'è il Codice dei beni culturali, che ha fatto la sintesi delle leggi che ho citato prima e che sono anche ovviamente, riprese nella nostra legge 56. Il Codice dei beni culturali e la legge urbanistica ci permettono, in questo quadro e con il Piano paesistico, di svolgere alcune funzioni.
La prima funzione, che mi sembra di non poca importanza, è la funzione della conoscenza. Per la prima volta, sono stati schedati tutti gli elementi della conoscenza che compongono la qualità del nostro paesaggio.
Poi, c'è un aspetto di programmazione che ovviamente incide su principi e assi tematici, e poi c'è l'aspetto di pianificazione come strumento di riferimento per la pianificazione territoriale e urbanistica, cui ne consegue un uso consapevole e sostenibile del territorio (e qui entriamo nel merito del consumo di suolo), che dà un indirizzo per le pianificazioni territoriali. Ma c'è anche l'elemento di tutela e salvaguardia. Elemento che forse viene colto più con attenzione, perché è l'elemento che dice "d'ora in poi quelle cose tu non puoi più farle", però il rischio che si corre è quello di concentrare troppo l'attenzione su quell'elemento.
Ovviamente, elemento che si esplicita nella regolazione e quindi nelle misure prescrittive.
Alcuni colleghi che mi hanno preceduto hanno già sottolineato un aspetto che conseguirà a quest'approvazione, che è quello degli adeguamenti dei Piani regolatori, cui tutti i Comuni del Piemonte dovranno ottemperare nei prossimi due anni. Certo, non ci nascondiamo che ci sono dei problemi per le Amministrazioni. Ci rendiamo conto che questo è un passaggio importante, anche sotto il profilo dello sforzo che dovranno fare.
Primo: i costi. Le Amministrazioni comunali dovranno sostenere i costi.
Vorrei però anche sottolineare che il nostro bilancio è incrementato da disponibilità economiche per gli adeguamenti obbligatori, in relazione ad una legge che abbiamo.
Secondo: dobbiamo ricordarci che nell'adeguamento c'è la conferma di alcuni vincoli e tra l'altro la trasposizione di questi sugli elaborati dei nostri Piani regolatori, ma ricordiamoci che è compito di questa pianificazione successiva quello di definire i processi di valorizzazione.
Opera difficile, molto complessa, però è la grande prospettiva che noi diamo a questo Piano.
C'è, poi, un elemento che vorrei fosse sottolineato, che è quello della semplificazione, perché di fatto - laddove ci sarà questo adeguamento degli strumenti urbanistici locali - alcuni provvedimenti non saranno più necessari. Pensiamo alla legge Galasso.
Voglio anche dire che si potrà fare un approfondimento, perché laddove l'elemento di valorizzazione sia sufficientemente dettagliato - perché no? valutiamo l'ipotesi di non richiedere i processi di valutazione di impatto ambientale, perché la pianificazione potrebbe entrare, così, nel dettaglio.
È un elemento da valutare, ma io non lo escluderei.
Noi rischiamo - e mi riferisco agli interventi di chi mi ha preceduto di attribuire a questo Piano una funzione regolatrice per ridurre il consumo di suolo. L'obiettivo che noi dobbiamo darci sulla riduzione del consumo di suolo è un obiettivo sacrosanto, a cui non verremo meno. Ma questo Piano non è lo strumento, è l'ausilio. Può diventarlo, ma io dico che non è lo strumento.
Lo strumento saranno altre leggi, non questa. Pertanto, credo che concentrarsi troppo su quell'aspetto rischia di non farci vedere gli aspetti positivi di questa sfida. E allora, fra la paura per la responsabilità delle scelte e il coraggio per ciò che possono rappresentare come prospettiva, ritengo che - per il futuro - noi sceglieremo la seconda.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Io non mi permetterò di fare un intervento di natura tecnica, perch credo che il nostro collega Sozzani abbia compiutamente spiegato quali sono i temi di natura più tecnica che ci hanno portato, in tutti questi mesi, a fare dei ragionamenti convinti e anche abbastanza battaglieri all'interno della Commissione, come l'Assessore sa molto bene.
Tra l'altro, nelle ultime sedute di Commissione abbiamo avuto modo di confrontarci con l'Assessore anche su alcuni aspetti più folcloristici come il fatto che noi ci alternassimo all'interno della Commissione anche laddove, in un primo tempo, non tutti i componenti di Forza Italia erano presenti.
Mi permetto solo di ricordare quanto ho detto quel giorno all'Assessore in Commissione: noi stiamo parlando di un Gruppo consiliare. Lo dico e lo sottolineo perché il fatto che un Gruppo consiliare (e quindi anche una parte dell'opposizione, quella del centrodestra) stia rimarcando la pericolosità di alcune derive - andrò a spiegarmi meglio - che la Regione ha preso in questi ultimi tempi, nasce dal fatto che noi, in primis, siamo preoccupati per la Regione Piemonte. Perché una serie di provvedimenti di questi ultimi mesi - compreso quello importante che stiamo trattando il 1 agosto, tanto per poter calendarizzare un inizio di dibattito per far vedere che vogliamo andare avanti come dei treni - ci hanno portato a pensare e a riflettere su quella che è la posizione che questa Giunta ha preso, in particolare, con i territori. Ci tengo a sottolineare un primo passaggio.
Prima ho ascoltato attentamente un scambio di battute tra il collega Sozzani e il Movimento 5 Stelle e vorrei sottolineare in premessa che nessuno di noi è un "cementificatore". Nessuno di noi ha interessi di natura edilizia. Ma siamo molto preoccupati per un settore di cui pare che la Regione Piemonte si sia dimenticata. Perché molto spesso confondiamo la protezione del suolo e dell'ambiente con l'annientamento di un settore che in questi anni, ha già subito pesantemente dei processi di deindustrializzazione.
Non mi riferisco soltanto al settore delle costruzioni, ma anche al settore del piccolo artigianato, che non ha visto nella nostra Regione un soggetto lungimirante in grado di pensare anche al recupero di quello che è il patrimonio immobiliare. E anche all'interno di questo progetto (così come di quello non ancora portato alla luce, ma che la Giunta regionale sommessamente sta facendo girare, vale a dire quello di una legge regionale sull'uso del suolo) non c'è alcuna attenzione a quelli che sono i processi di natura economica.
Vi è un altro tema che ci tengo a sottolineare: in questi ultimi tempi sia all'interno delle Commissioni che attraverso le interrogazioni, abbiamo puntualmente chiesto alla Giunta una serie di delucidazioni in merito a temi delicati e molto tecnici, sottolineando sempre come queste istanze non provenissero soltanto dalla nostra penna, ma dalla penna di professionisti amministratori comunali e territoriali che sono fortemente preoccupati dall'assoluta mancanza di dialogo tra la Giunta regionale e i soggetti che dovrebbero essere i suoi interlocutori primari nel momento in cui si decidono dei cambiamenti che potrebbero essere anche epocali per la Regione Piemonte.
Assessore, mi consenta una battuta: io non capisco più se è timidezza o supponenza. Se è timidezza, fate qualcosa per essere meno timidi. Se è supponenza, vi ricordo che avete 1.200 Comuni che hanno qualche cosa da dire rispetto alle mancate risposte alle loro istanze e rispetto a delle norme che non tengono assolutamente in considerazione quella che è la situazione attuale dei Comuni.
Abbiamo dovuto dirimere una querelle che stamattina pare si sia finalmente risolta: mi chiedo, però, il motivo per cui si debba arrivare oggi in Aula a dire che gli emendamenti verranno accolti, quando abbiamo discusso sistematicamente in Commissione sul fatto che il Piano paesaggistico regionale aveva comunque dei limiti legati al tema dei beni vincolati.
I miei colleghi (non io, che non sono un soggetto competente, dal punto di vista professionale, su questi ambiti) hanno sistematicamente chiesto il motivo (anche con una serie di istanze scritte) per cui strumentalmente la Giunta continuava a mantenere una posizione assolutamente rigida sul fatto che sembrava che, firmato questo accordo con i Ministeri, nulla più si potesse fare.
Questa mattina, finalmente, addiveniamo ad un percorso che è quello che noi abbiamo sempre chiesto in Commissione: ci sono delle parti che sicuramente sono vincolanti nell'accordo, ma di certo non tutto questo Piano paesaggistico regionale! È questo che ci sta preoccupando, Assessore, e lo dico a lei come esponente della Giunta preposto a questa partita: noi abbiamo un problema enorme in Regione Piemonte. Abbiamo 1.200 Comuni - mi permetto di sottolineare la cifra! - che sono preoccupati rispetto a questa posizione sorda che la Regione Piemonte sta prendendo su tutta una serie di interventi che toccano la difesa del territorio, la tutela dello stesso l'ambiente e l'urbanistica, dove la fa da padrona una filosofia che non è quella che la Regione Piemonte ha sposato da tanti anni.
Nessuno di noi è un integralista sulla cementificazione, ma occorre trovare il giusto connubio tra la tutela del patrimonio e le risorse che potremmo impiegare per far sì che la nostra Regione possa ripartire anche economicamente.
La nostra sensazione, Assessore, è che ci sia una parte di quella che è la struttura che fortemente in tutti questi anni ha guardato soltanto ad una tutela limitata dell'ambiente, o, meglio, ad una visione limitativa della tutela dell'ambiente, che sta prevalendo rispetto all'armonizzazione delle regole del gioco.
Come sempre, noi faremo un'opposizione costruttiva. Ma diventa molto difficile emendare un Piano laddove non c'è assolutamente stata, fino ad oggi, la volontà di fare un lavoro in armonia con le Amministrazioni e con le centinaia di competenze professionali che sono sul nostro territorio che dicono esattamente ciò che noi stiamo riportando da mesi alla sua attenzione in Commissione: non funzionano questi progetti. L'avete visto col tema dell'uso del suolo, tant'è che avete fatto una frenata clamorosa e probabilmente ritornerete su questo tema, ma l'avete fatto uscire dalla porta e rientrare dalla finestra con questo Piano paesaggistico regionale lo state facendo nel momento in cui non dialogate con il territorio su questo temi.
Vi ricordo che la Regione Piemonte avrà, a breve, un problema, perch stiamo inchiodando, tanto per cambiare, un ambito regionale e territoriale strategico.
Ribadisco che siamo assolutamente per la tutela dei beni vincolati e per la tutela del nostro patrimonio paesaggistico, ma non possiamo immaginare, nascondendoci dietro a queste strutture, di poter bloccare sistematicamente un settore.
Chiudo soltanto sul tema "semplificazione". Ogni volta che annunciamo questa parola terrorizziamo gli addetti ai lavori, perché sappiamo bene che ci deresponsabilizziamo attraverso i processi di semplificazione. Siamo pieni di processi di semplificazione che non funzionano; continuiamo ad aggiungere regole del gioco, ma ci dimentichiamo di cancellare quelle precedenti. Ancora una volta, all'interno di questo sistema, vediamo annunciata la parola "semplificazione", ma non ne vediamo i contenuti normativi legislativi.
Mi permetto di sottolineare questo aspetto, perché ancora una volta le Amministrazioni comunali sono estremamente preoccupate di quelli che saranno i vincoli aggiuntivi che questo Piano paesaggistico regionale porterà.
Vorrei capire infine - mi ricordo lei, ma rispondo anche a quella che è stata un'affermazione del collega Rostagno - quanti sono i fondi che verranno messi in dotazione. Noi abbiamo fatto una stima veramente approssimativa, ma per l'adeguamento servirà qualche centinaia di milioni di euro e non mi pare di aver visto negli appostamenti di bilancio delle cifre così significative che permettano ai Comuni, in ottemperanza a quanto voi avete previsto, di fare i loro interventi.
Vi ricordo che gli stiamo togliendo qualsiasi forma di risorsa. Se adesso chiediamo ad ogni Comune di spendere dai 100.000 ai 200.000 euro per adeguarsi al nuovo Piano paesaggistico regionale, credo che non avremo problemi, nel 2019, a cambiare strada sulla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Abbiamo appena saputo come Gruppo consiliare che - non so se l'Assessore Saitta o l'Assessore Ferrari, o entrambi, insieme al Presidente della IV Commissione Ravetti - hanno audito dei lavoratori e dei rappresentanti sindacali delle IPAB.
Visto che il tema è stato toccato lungamente per 17 sedute di Commissione e per due sedute di Aula, magari sarebbe stata cortesia - non so se la notizia è arrivata anche all'Ufficio di Presidenza o, meglio, al Presidente del Consiglio Laus - avvisarci e convocare l'incontro in un momento in cui tutti potessimo partecipare; o almeno chiedere anche ad una delegazione dell'opposizione di partecipare.
Infatti, se volete che non ci sia l'opposizione per motivi vostri magari possiamo anche comprendervi: forse c'è un po' di imbarazzo rispetto ad una legge non proprio riuscitissima.



PRESIDENTE

D'accordo, verifico subito.
Il tema mi è chiaro.



BONO Davide

Vorrà dire che li incontreremo anche noi, separatamente.
Diteci solo come dobbiamo muoverci, Presidente.
Grazie.



PRESIDENTE

Va bene.
La parola alla Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Credo di poter esprimere, innanzitutto, la soddisfazione per essere qui in Aula ad affrontare, discutere e ovviamente anche approvare presto questo Piano paesaggistico. L'iter di discussione e di confronto sul Piano l'ha già ben illustrato l'Assessore nella sua relazione introduttiva. Io posso aggiungere come Presidente della V Commissione che la scelta che abbiamo condiviso con l'Assessore e con la collega Conticelli di programmare Commissioni congiunte (V, ambiente, e II, urbanistica, è stata molto utile e molto adeguata alla natura del provvedimento stesso, che coniuga la programmazione del territorio con la tutela paesaggistica e dell'ambiente.
Con il Piano paesaggistico regionale, quindi, anche la Regione Piemonte mi pare di ricordare tra le prime o, comunque, ancora non molte Regioni italiane - si adegua alla normativa nazionale e pone il tema della qualità del paesaggio e dell'ambiente al centro della sua strategia pianificatoria regionale, facendone un vero e proprio valore in sé.
Del resto, siamo tutti soliti entusiasmarci o commuoverci di fronte a certi aspetti del nostro paesaggio e del nostro territorio, dalle nostre montagne alle colline delle Langhe, che sono anche diventate, in parte Patrimonio dell'UNESCO. Però sappiamo anche che la tutela e la valorizzazione di questi paesaggi hanno bisogno anche di qualche strumento più forte e più cogente per essere veramente patrimonio comune di tutti i cittadini e di tutte le autorità locali, e non solo.
Il Piano paesaggistico deve quindi riuscire a coniugare questi aspetti della qualità ambientale e paesaggistica con le azioni e l'intervento dell'uomo, che non va ovviamente demonizzato perché molto di questo paesaggio è frutto del lavoro dell'uomo, dell'antropizzazione dei nostri territori, della sapienza e della capacità di trasformazione che l'uomo ha avuto. Ma non ci basta ricordare il bel tempo antico dove il contadino era nelle condizioni di rispettare l'ambiente e trasformarlo in modo riguardoso: oggi - in questo secolo e in questo millennio - vanno dati strumenti ulteriori e migliori per svolgere quest'azione, che forse non è più così innata, anche per una perdita di competenze arcaiche nelle persone.
È altrettanto vero - dicevo - che è necessario che questo Piano sia facilmente attuabile e che riesca a interagire con le attività dell'uomo rendendole compatibili, tenendo conto che i beni paesaggistici ricoprono oltre il 60 per cento del territorio piemontese. Questo tema del paesaggio però - voglio ricordarlo - è comunque anche all'attenzione di molti cittadini attivi, se non di tutti.
Voglio richiamare l'azione degli Osservatori del paesaggio, che in questi anni sono nati in tutto il territorio regionale e sono ormai un certo numero; io conosco quelli dell'Alessandrino, del Torinese e del Vercellese. Si tratta di iniziative spontanee di cittadini competenti e non che stanno svolgendo un'azione molto forte di accompagnamento dei percorsi di programmazione e valorizzazione territoriale e anche di sensibilizzazione. Io so che sono stati ascoltati dall'Assessore nelle fasi propedeutiche alla preparazione del Piano, ma credo che debbano continuare ad essere interlocutori forti pure in futuro, anche valorizzando la loro attività.
Non faccio una disamina tecnica dettagliata, anche perché non credo di averne le competenze: non sono un architetto. Ma credo che vadano ricordati e riconosciuti alcuni aspetti che sono valorizzati e tutelati nel Piano e anche alcuni altri che sono entrati nella tutela a seguito del confronto in Commissione. Penso alle aree di elevato interesse agronomico e di questo da agronoma, sono particolarmente contenta; penso al tema della mitigazione compensazione a carattere paesaggistico per gli interventi di produzione o trasmissione dell'energia, perché a questo proposito dobbiamo conciliare il tema della produzione di energia pulita, rinnovabile e alternativa con la sua compatibilità con la tutela del paesaggio e dell'ambiente; penso alla conservazione degli ecosistemi acquatici.
Da questo punto di vista, voglio anche ricordare all'Assessore e all'Aula la sollecitazione, che purtroppo ci è giunta solo negli ultimissimi giorni, sui luoghi della Resistenza. Credo che effettivamente sia una sollecitazione corretta quella che ci è arrivata di fare di quei luoghi anche un riferimento per il loro valore non solo storico, ma anche paesaggistico. Chiedo quindi all'Assessore di valutare e di verificare insieme come assumere una responsabilità in questo senso come Aula e come Consiglio. Anche il collega Boeti, che adesso non vedo in Aula, come Presidente del Comitato per i valori della Resistenza, ci aveva sollecitato in questo senso.
Andando quindi verso la conclusione, aggiungo ancora un passaggio rispetto al valore programmatorio o, comunque, all'interfaccia che il Piano paesaggistico ha fortemente con i Piani di programmazione locali. È necessario che si superi il regime "gerarchico" tra Piano paesaggistico e Piano regolatore e che ci sia invece un giusto dialogo tra questi due strumenti.
Però è indispensabile, ovviamente, che i Piani regolatori recepiscano gli indirizzi del Piano paesaggistico, che in questo modo riesce a svolgere una fortissima azione sul tema del contenimento del suolo. Io condivido con l'Assessore che questo strumento riuscirà in modo forte ad essere una risposta pratica e concreta su questo bene che tutti dicono di voler tutelare; ma poi, nei fatti, spesso assistiamo invece a grandi disattenzioni o a grandi escamotage per continuare in realtà a consumare suolo.
Detto questo, condivido però con il Consigliere Rostagno l'esigenza di tentare, in questa legislatura, di avere una norma organica sul consumo di suolo per quanto riguarda la nostra Regione. Io lo sento come un impegno di questo Consiglio; non in termini vessatori nei confronti del territorio e delle attività economiche. Non credo infatti che lo sviluppo economico oggi passi attraverso un nuovo consumo di suolo, ma tramite il recupero, il riutilizzo e la valorizzazione architettonica dei nostri patrimoni, o la messa a norma, dal punto di vista ambientale, attività peraltro anche più interessanti dal punto di vista economico.
L'ultima considerazione è proprio quella dell'attuazione del Piano paesaggistico. Anche da parte mia e del mio Gruppo c'è la richiesta di un'attività di accompagnamento rispetto agli Enti locali e anche di valorizzazione del loro ruolo. Credo che debba essere messa in campo tutta l'intelligenza possibile nell'applicazione del Piano paesaggistico e messo in campo il giusto equilibrio tra le diverse esigenze in campo. Quindi, in una parola significa mantenere attiva la concertazione, perché questo non può che aiutare il rapporto con il territorio e con i Comuni, che sapranno capire l'importanza di uno strumento utile per la tutela del loro territorio, non soltanto oggi, ma soprattutto per gli anni a venire.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Ho sentito il dibattito, così come si è svolto finora e volevo fare una considerazione.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Presidente. Volevo dare una risposta al collega Bono. C'è stato un incontro di alcuni lavoratori di una IPAB di Alessandria richiesto dai lavoratori, perché volevano parlare con l'Assessore. Avevano bisogno di un'informazione, quindi non è stata un'audizione o altro.
Se fosse stata una sorta di audizione più allargata, lei avrebbe avuto ragione. Comunque ho fatto notare all'Assessore che se dovesse succedere qualche altra volta, sarebbe il caso di chiedere gentilmente al Presidente.
Presidente Pichetto, volevo scusarmi con lei, perché mi sono permesso arbitrariamente di interromperla.
Prego, ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Presidente, la tolleranza prima di tutto.
Devo dire che ho ascoltato gli interventi, quelli della mia parte politica, e la relazione dell'Assessore su questo tema e sembra che, da una parte, ci sia chi vuole il bello, il vivibile, la tutela del paesaggio ordinato, un paese delle meraviglie e, dall'altra parte, ci siano quelli come il collega Sozzani o la collega Porchietto - che vogliono distruggere tutto, che vogliono cementificare, che non vogliono che venga mantenuto bello e salubre il territorio. In sostanza, pare che ci siano, da una parte, i belli e i buoni e, dall'altra, i brutti e i cattivi. Quindi, in questo momento, parlo dalla parte dei brutti e cattivi per esprimere quello che è il mio pensiero e la mia considerazione.
Credo che sia giusto fare una valutazione e una schedatura del Piano paesaggistico, proprio perché il territorio è uno di quei patrimoni dai quali deriva la nostra ricchezza, il nostro sviluppo. Qualcuno ha citato il Roero e le Langhe. Pensate cosa hanno costruito su questi crinali! Sulla bellezza di questi crinali, hanno costruito probabilmente una delle realtà più ricche di Europa. E non vergogniamoci a dirlo, perché deve essere un orgoglio di questa Regione e di questo Consiglio regionale.
Quello che noi, come Gruppo, abbiamo voluto fare presente in Commissione, e vogliamo ribadire in questa discussione generale, non è il fatto di non volere il Piano paesaggistico, ma è il metodo con il quale si è affrontata la questione. Sono cinque-sei anni che ci lavoriamo e, in realtà, in questi cinque-sei anni cos'è successo? Da un lato, la dichiarazione - qualcuno l'ha già detto - che non si può toccare, perché è in accordo con il Ministero. L'articolo 135 del Codice dice che non si pu toccare ciò che è schedato dalla Sovrintendenza, quindi non l'altra parte e su questo credo che ci sia la convinzione generale. Poi è legittimo diritto della parte politica, dell'Assessore e della Giunta, dire che i nostri emendamenti non li condividete e che quindi li bocciate tutti.
Questo è il sale della democrazia.
La legge Astengo è di 40 anni fa, di 42 anni or sono precisamente. Dopo 42 anni, è solo da due anni che in questa Regione tutti i Comuni hanno il piano regolatore. Si può dire "male!", oppure "brutta cosa e cattiva!".
Anch'io, come la collega Accossato, faccio altro nella vita, non faccio l'ingegnere, ma mi sono un po' appassionato all'urbanistica avendo fatto l'Assessore all'urbanistica, per quanto questo non mi abbia portato ad essere un tecnico. Qualche meccanismo di transizione bisogna trovarlo - e lo dovrà trovare la Giunta e il Consiglio regionale, essendo un atto regolamentare - altrimenti si blocca il sistema.
Immagino la mia città, Biella, che ha mezza città lungo tutto il fronte del Cervo - ed è presente il collega Barazzotto, che è stato Sindaco di Biella - che ha tutto il comparto del vecchio ospedale, che si è liberato da un anno, più una lunga sfilza di ex opifici che arrivano fino alla stazione. Quasi certamente quella parte si trova con qualche vincolo di Piano paesaggistico.
L'adeguare il piano regolatore in modo compiuto, con la tempistica che c'è stata finora nella storia di questa Regione - con governi di destra o di sinistra la tempistica è sempre stata questa, ma mi auguro un cambio completo di passo - per poter intervenire su quei comparti fondamentali per lo sviluppo di quella città, rischia di avere conseguenze molto pesanti così come lo spostamento dell'ospedale e del più grande centro commerciale della provincia fuori città.
Vi è anche la conseguenza che gli eventuali investitori, che possono anche essere soggetti pubblici.
L'Assessore Saitta ha comunicato qualche giorno or sono la manifestazione di interesse per l'accorpamento degli uffici pubblici nell'ex ospedale di Biella, nell'ex area. Ma se tutto questo comporta qualche anno per adeguarsi allo strumento piano paesaggistico, sarà bellissimo sotto l'aspetto paesaggistico, sarà bellissimo sotto l'aspetto tecnico, ma sarà bellissimo da vedere quando? Qualcuno lo vedrà dal cimitero.
Ecco quello che voglio rappresentare alla Giunta regionale e alla maggioranza: non deve essere lo scontro tra il bello e il brutto. Sostengo il bello, ma devono esserci degli strumenti tali da permettere di continuare la vita civile nelle varie realtà, e di raggiungere gli obiettivi che ci si è dati, senza citare anche tutti i casi particolari.
Poiché il Piano paesaggistico va a sovrapporsi al Piano regolatore con un automatismo, blocca tutte le concessioni che devono essere concesse e c'è anche qualche povero Cristo che ha comprato il pezzo di terra per fare la casa e adesso cosa fa? Fa una novena? Fa un pellegrinaggio dal Presidente Chiamparino? Questi sono i problemi che dobbiamo porci; questi sono i problemi, al di là di tutta la parte aulica. Avete una stragrande maggioranza, quindi non è in discussione l'approvazione del Piano paesaggistico, vorrei farlo presente. Io credo che, alla prima seduta del mese di settembre, almeno noi, non presenteremo 500 emendamenti tanto per divertirci e stare qui, non è questo che ci importa; ci importa però dirvi che dobbiamo dotare questa Regione di uno strumento che non fermi quello che è il vivere civile e lo sviluppo economico, questa è la nostra posizione.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Questa discussione coinvolge l'intero Piemonte, ma mi sento di dire che in particolare coinvolge chi è stato Amministratore nei Comuni e magari chi lo è ancora e forse si rende conto di che cosa significa.
Si è parlato di valorizzare il ruolo dei Comuni. Io mi sento di dire che questo aspetto non è stato toccato, perché in larga parte delle osservazioni che sono pervenute non so quanto si sia tenuto conto di questo aspetto. Qualcuno dei colleghi ha parlato anche di formazione: è sicuramente necessaria per attuare queste nuove norme.
Credo che i Sindaci ci siano arrivati tempo addietro al pensare al consumo del suolo e soprattutto a realizzarlo nei loro territori, perch sanno quanto sia importante abbinare tutela e valorizzazione, poiché vanno di pari passo. E allora, quando noi parliamo di consumo del suolo arriviamo dopo; arriviamo dopo in particolare gli Amministratori che sanno che, se vogliono dare valore al loro territorio e magari riuscire ancora a incassare qualche onere di urbanizzazione e portare la gente dalla città a vivere in periferia, devono avere un territorio bello, sicuro, appetibile e magari anche con le abitazioni che hanno un valore e non piuttosto case di periferia che lo hanno perso.
Ricordo a quest'Aula che forse molti di voi avranno ben presente che cosa è successo nei Comuni quando si è trattato di parlare di PAI. Vi ricordate i tempi per modificare tutte le cartografie, i tempi per spiegare ai nostri concittadini che vivevano nelle zone più impervie che cosa significava magari anche perdere quell'edificazione che avevano a lungo ricercato? Ma lì si trattava di mettere in sicurezza un territorio, perch lo ribadisco - sicuramente il territorio piemontese è complesso.
Poi è stata la volta della Commissione beni paesaggistico-ambientali con una nuova burocrazia - garantisco - vissuta chiaramente non bene perché nuovamente gli Uffici si sono dovuti formare e sicuramente riorganizzare, per cui nuova Commissione, nuovi costi, nuovi problemi.
Allora noi pensiamo di poter dire che il consumo del suolo ci interessa, che ci interessa tanto e siamo sicuri che interessi a tutti i piemontesi, però vi ricordiamo anche che i Comuni sono privi di risorse umane, ne hanno poche, si strappano i tecnici attraverso la mobilità da un Comune all'altro. Avere poche risorse umane vorrà dire avere sicuramente tempi lunghi.
Pensiamo ai piani regolatori, carte trasparenti, e pensiamo al Piano paesaggistico regionale sovrapposto al piano regolatore: da quanto è dato capire, sicuramente ci saranno delle revisioni importanti. Quando sento parlare di radici lontane, di percorso complesso e a tappe, sì, sicuramente radici lontane e percorso complesso a tappe, ma dall'altro lato, proprio per questo, vi è una preoccupazione importante per le ricadute nei territori che abbiamo recepito nel momento in cui abbiamo incontrato amministratori e tecnici.
Siamo a un Piano che censisce più o meno 365 beni ambientali, 200 laghi (questa è la ricchezza del nostro Piemonte), 1.700 corsi d'acqua (sono tantissimi), un centinaio di parchi (in quest'Aula lungamente abbiamo parlato di questo aspetto), ettari di montagna (uno sproposito, perch abbiamo una parte montana davvero consistente) e allora parliamo di vincoli, di nuovi vincoli sui piani regolatori dei Comuni.
Delle domande semplici: a queste sicuramente chiediamo risposta. Come potranno essere recepiti questi vincoli? Con quali strumenti e con quali risorse? Oggi non ci sono risorse nei Comuni. Sapete che cosa succede (ma lo saprete benissimo)? Quando un Comune si avvia a varare un piano regolatore, c'è un'allerta massima in primis per andare a cercare le risorse per l'estensore del piano regolatore e, in seconda analisi, per tutto quello che un piano regolatore porta in un Comune, certamente uno scontento non indifferente.
Oggi abbiamo i Comuni immobilizzati, fermi per la parte urbanistica perché sono in attesa di queste nuove norme; non sanno che cosa succederà non lo sanno i Comuni e non lo sanno ovviamente i cittadini e tantomeno i tecnici. Ci sono delle diversità, delle visioni che ci contraddistinguono? Sicuramente sì, in qualche modo, forse non così grandi; molto probabilmente ci deve essere la volontà di ascoltare anche la nostra visione futura del Piemonte, che sarà quella che noi oggi viviamo, ma sarà anche quella che lasciamo in eredità ai nostri figli.
In questo percorso tortuoso di nuova presentazione dei piani regolatori, un altro interrogativo che mi pongo è: superati i tempi dei Comuni, quali saranno i tempi della Regione nel dare delle risposte, se già oggi - mi permetto di dire - i tempi sicuramente non sono brevi sicuramente le richieste di ulteriore documentazione che viene avanzata ai Comuni è importante, ma ognuno di questi passaggi genera dei costi? Un piccolo accenno lo faccio ai tanti piccoli Comuni del Piemonte che in qualche maniera si devono riorganizzare: molto probabilmente, dovrebbero rivedere queste future riorganizzazioni come Unioni dei Comuni, ma sappiamo che purtroppo le Unioni dei Comuni faticano a decollare, e perché? Magari anche soltanto perché manca del personale, non si riesce a travasare il poco personale dei Comuni nelle Unioni e allora anche qui si ingenera una nuova complessità.
L'autonomia dei Comuni andrà nuovamente a ridursi, e questo lo rimarco.
Molto probabilmente programmare e progettare un'opera pubblica sarà più difficile, ma magari sarà anche più complesso immaginare nuove aziende che si insediano sul nostro territorio, e ne abbiamo veramente bisogno come il pane.
Quale copertura di costi, allora Assessore, possiamo prevedere per lavorare a questi nuovi strumenti? E ancora, come si terrà conto dei processi di valorizzazione dei territori che i Sindaci hanno già avviato e che, magari, non collimano perfettamente con il Piano paesaggistico.
Quindi, quali prescrizioni e, in qualche modo, quale annullamento? Ci pare che la valorizzazione e la semplificazione non viaggino sotto braccio. Penso che le vessazioni - utilizzo questo termine che, forse, pu essere improprio - non siano quello che oggi serve alle nostre Amministrazioni.
Noi siamo coscienti che il territorio, che la valorizzazione del territorio, che il consumo del suolo sono sicuramente risorsa e priorità e sono anche futuro. Però, sappiamo anche che le tante osservazioni che sono pervenute e che sono state frutto di lavoro e di impegno, molto probabilmente in larga parte verranno disattese.
Chiediamo un equilibrio, per portare a compimento questo percorso complesso, perché se ci sarà equilibrio e ascolto - ed è quello che noi porteremo in quest'Aula - molto probabilmente faremmo un regalo importante al Piemonte e gli Amministratori (tra virgolette) "non ci manderanno troppi anatemi", perché quello che qui è semplice, con una struttura forte, posso garantire che nei Comuni è molto più complicato.
Concludo. Nelle zone montane è difficile immaginare nuovi insediamenti ma se i vincoli saranno così tanti e così forti, oltre alla già nota desertificazione commerciale, andremmo verso quella, come dire, brutta desertificazione delle aree più periferiche, quelle che nei nostri Comuni vengono chiamate "borgate", perché lì sarà più difficile lavorare e progettare.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ruffino.
La parola al Consigliere Barazzotto.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
Molto pacatamente, intanto, volevo complimentarmi per il lavoro che è stato fatto; io non faccio parte di questa Commissione, ma so che è stato fatto un ottimo lavoro, faticoso, con il contributo di tutti.
Poi, vorrei dire quello che, secondo me, magari non sarà popolarissimo ma è importante ciò che emerge da questo Piano, perché mi pare ci siano due messaggi. Il primo, che condivido le preoccupazioni di cui siamo, ahimè malati in Italia, ed è la burocrazia: operatori, privati che vanno a inceppare in questioni burocratiche tra il Comune e il privato, che fanno tanto arrabbiare. Queste noi le dobbiamo risolvere, sono piaghe che ci stanno affossando e che stanno rallentando tutta l'Italia; lo diciamo sempre, ma non è che vediamo in generale segnali fortissimi.
Su questo non ci piove, perché ci sono questioni dove ci sono rimpalli.
Oggi, Assessore, con qualcuno dei tuoi dovrò parlare, per cercare...
Perché il Comune dice che è colpa della Regione, la Regione dice che è colpa del Comune e questo fa imbestialire tutti. Questo è il nostro problema e dovrebbe essere all'attenzione massima alla quale l'Assessorato tutta la Giunta e tutta la Regione si deve dedicare. Io dico che il Mare Nostrum è la burocrazia, soprattutto; se la gente non investe in Italia è perché si allontana soprattutto per questo aspetto.
Il punto d'incontro fra tutti lo possiamo tranquillamente trovare sotto questo aspetto. Tuttavia, credo che ci sia un messaggio forte sotto questo aspetto e che vada riconosciuto, perché non si può sempre fare gli struzzi dicendo: "Va beh, c'è questo problema. Andiamo a romperei le scatole a tutti i Comuni, le imprese sono in crisi, gli edili sono in crisi, gli architetti, gli ingegneri, eccetera". Come facciamo a limitare questa cosa? Eh, no! Perché davvero andar a piangere la gente, quando ci sono le disgrazie, le sciagure...
Come mai è caduta la collina? Come mai il fiume ha esondato? Come mai hanno costruito lì? Non si poteva.
Basta con questa storia, basta commemorare i defunti, le disgrazie eccetera, di cui - voglio dire - alcune cose hanno una firma ben precisa! Cioè, l'essere umano. Poi, a volte contribuiscono altri fattori, ma sovente l'umano c'ha messo del suo! Allora, vada riconosciuto un aspetto a questa Giunta, e cioè di mettere in evidenza un problema, perché se noi non capiamo che nel 2017...
Dovevamo già capirlo nel 2000 e lo dicevo già quand'ero Consigliere comunale, Consigliere provinciale, con grandissimo successo...



(Commenti fuori microfono)



BARAZZOTTO Vittorio

Di fatti...
Che siamo giunti alla cultura del limite. Questa è la cultura del limite! Sono d'accordo con Pichetto che nei nostri Comuni ci sono paesi fantasma, costruzione su costruzione. Solo nel caso mio, nel raggio di 200 metri ci sono quattro case in vendita, completamente disabitate e si è fatta costruire una casa nuova! Ma dove andiamo? Credo che tutto il Piemonte sia messo così! Paesi completamente disabitati! Da noi si vende a 30 mila, 15 mila e ti danno l'appartamento. In alcuni casi, gratis, basta che te lo pigli.
E noi stiamo qui a disquisire se dobbiamo o no costruire una casa! Ma diamoci un senso e applichiamo la cultura del limite. Ben venga che sia stata fatta questa cosa! Popolare? Zero! Zero popolare, perché il privato vuole costruirsi la sua casetta e la sua villa come vuole, perché il Comune...
E siamo alla guerra dei poveri, perché anche alcuni Sindaci di qualsiasi parte...
È giusto questo! Quando parli e dici: "Perché hai fatto costruire quella schifezza lì, che non aveva senso? Eh, va beh, con gli oneri, questo ci dà soldi!".
Ormai abbiamo scavalcato il senso del pudore. Perché se i Comuni non incassano più oneri, come fanno? Quindi, danno il permesso di costruire qualsiasi schifezza. Chi se ne frega! Quindi, se c'è un messaggio forte da questa Giunta, che va sottolineato con enfasi, è proprio questo: diamo un senso alla cultura del limite! Questo è il nostro dovere preciso, perché stiamo sacrificando e violentando più volte il bene più prezioso, che è la Terra, il clima. Quelli che lo stanno dicendo...
Sì, basta con questa storia alla Trump. Ormai siamo in un clima monsonico, anche un ebete lo capisce che il clima è cambiato e negare questo significa fare il gioco delle scimmiette.
Quando, dal maggio 2016 in un anno sono stati "fatti" 5.000 ettari di territorio, 30 ettari al giorno, in 36 mesi sono stati costruite 200 mila villette: ma dove andiamo a finire? Qualcosa capitava già negli anni passati, quando per un attimo la situazione è scappata di mano e in Piemonte si rischiava di non avere più neanche un terreno agricolo! Perché è chiaro che il contadino, oltre a lavorare come un pazzo e guadagnare poco, con i fotovoltaici, voglio dire fate un po' voi cosa conveniva fare. Poi, ad un certo punto qualcuno se ne è accorto, ha cominciato a dire "aspetta, fermati, perché altrimenti in Piemonte ammazziamo l'agricoltura!". Ma ci voleva tanto a capire che, visto che avevamo un problema che si chiamava "amianto", dare degli incentivi in allora per installare il fotovoltaico sui tetti e non massacrare l'agricoltura come è stato fatto. Eppure, non stiamo parlando del medioevo stiamo parlando di dieci anni fa! Allora, fermiamo questa cosa e cerchiamo di facilitare e agevolare questo. Certo è che a tanti non andrà bene, perché è tanto male per le imprese edili, per gli architetti, ingegneri, geometri e affini collaboratori, periti e quant'altro, dare la possibilità di ristrutturare? Io parlo del Biellese, ma non è tanto diverso nel Cuneese, non è tanto diverso in tutte le altre situazioni nel Piemonte.
Come si fa a non trovare un punto di incontro su questo? Dove noi stiamo trattando la merce più preziosa, che - ripeto - è la Terra! Quando in realtà, chiunque sa, e non è necessario aver studiato tanto per capirlo che, se costruisco, vado a impermealizzare il terreno con quanto ne consegue. Basta guardarsi attorno.
Fatte tutte le osservazioni, credo che questo sia veramente un qualcosa che vada sottolineato con enfasi.
Ha parlato molto bene, prima di me, la Presidente Accossato, che la ringrazio per il lavoro che ha fatto. Io non volevo intervenire, ma se non interveniamo su questo, che cavolo facciamo politica? Di che cosa ci dobbiamo occupare? Ricordate il film sul Vajont? Lo cito sempre: compravano la gente per quattro cose. Gli imprenditori: "Bi porteremo il benessere, daremo del lavoro". È sempre la stessa storia.
Adesso non è diverso: porteremo un po' di lavoro, porteremo un po' di oneri. Facciamo un nuovo centro commerciale... Ma ne abbiamo altri cento! Uno più, uno meno, "che te frega?" E avanti di questo passo! Basta! Diciamo basta! Diciamo che la macchina burocratica deve essere oliata! Così non possiamo andare avanti! Però dire con voce, con forte voce che questa Regione Piemonte dice stop a questo credo, credo che faccia onore a tutti e noi facciamo sicuramente il bene delle future generazioni.
La pagheremo sul breve, perché probabilmente oggi qualche Sindaco dirà: "Barazzotto, potevi anche stare zitto, anziché rompere!". Oppure probabilmente, qualche impresa edile dirà altrettanto. Però, se non abbiamo la nostra autonomia e libertà di coscienza! È un punto irrevocabile, che non può trovare delle distanze. Ci sono questioni dove uno la vede bianco o nero. Qui non è bianco o nero: è così, punto.
Altrimenti è inutile, alla prossima alluvione, venire qui a dire: "Ma perché?". Come perché? Perché ti ricordi quel giorno in cui abbiamo detto che potevamo votare quella cosa? Non l'abbiamo votata, perché chi se ne frega! Tanto siamo italiani! E allora, io ringrazio chi si è adoperato sotto questo aspetto e spero che venga data la giusta enfasi, che il messaggio sia giusto e inequivocabile, perché fa rabbia sentire queste cose.
Io ho perso le elezioni, come Sindaco, ma avevo investito più di otto milioni perché doveva arrivare sempre l'alluvione. Non vi dico perch arrivava l'alluvione: bastava andare a vedere cosa accadeva da quelle parti.
Mi hanno votato? Certamente no. Se ne sono accorti che è stato fatto? Certamente no. Se ne sono accorti quando, però, franava la collina. Da allora (facciamo gli scongiuri del caso) non c'è più stato, per Chiavazza ed altre parti.
Ho fatto una cosa in coscienza e me ne vanto, ne sono orgoglioso. Mi ha portato un voto? Zero voti, sotto quell'aspetto.
Mi sarebbe convenuto molto di più fare panem et circenses. Questo mi avrebbe portato sicuramente voti, però la gente l'acqua in cantina non l'ha più avuta.
E invece si costruiva senza fognature e senza tutto quello che ne conseguiva.
Pertanto, dico grazie a chi ha lottato e ha proposto - maggioranza e minoranza - sotto questo aspetto. Dobbiamo tutti esserne orgogliosi.
Il nostro compito finisce qui? Non finisce assolutamente qui, perch sicuramente dobbiamo mettere i Comuni nelle condizioni di poter lavorare.
Oggi ho varie lamentele dei Comuni, pertanto dobbiamo agevolare intervenire sulla burocrazia, cercare di creare gli strumenti. Ma, sul messaggio, sul principio, dobbiamo essere per forza d'accordo, perch diversamente - dobbiamo porci la domanda di cosa siamo venuti a fare qua qual è il nostro compito e cosa vogliamo riservare a quelli che arriveranno dopo di noi.
Grazie.



(Il Consigliere Sozzani chiede la parola per fatto personale)



PRESIDENTE

Per fatto personale no, perché non c'è un fatto personale, collega Sozzani.
Non c'è nessun fatto personale. Non ha citato nessuno.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
SOZZANI Diego (fuori microfono) Trenta secondi, Presidente.



PRESIDENTE

Guardi, io la faccio parlare anche cinque o dieci minuti o anche un'oretta, però deve circoscrivere il fatto personale. Deve spiegarlo a me non a lui. Se poi però non circoscrive il fatto personale, mi mette in difficoltà.
Vediamo il fatto personale.



SOZZANI Diego

Non è possibile che si faccia una citazione sugli architetti o gli ingegneri o sull'attività professionale, quando si sa benissimo.



(Proteste in aula)



SOZZANI Diego

Si sa benissimo e spiego bene: si sa benissimo che la legge regionale urbanistica approvata precedentemente prevedeva il massimo.



PRESIDENTE

Le voglio bene, collega Sozzani! Ci siamo capiti: non era fatto personale.



SOZZANI Diego

È un fatto personale, perché questo era tendenzioso.



PRESIDENTE

Non era fatto personale. Depone a suo favore il bene che io le voglio.



SOZZANI Diego

La legge prevede un massimo del consumo del suolo del tre per cento in Piemonte.



PRESIDENTE

Va bene.



SOZZANI Diego

Se non si sanno queste cose, sembra quasi.



PRESIDENTE

Va bene.
La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Non intervengo per fatto personale e, probabilmente, dopo l'intervento del collega Barazzotto è molto difficile aggiungere, peraltro con la medesima enfasi, qualcosa di nuovo. Non vorrei, però, che fosse visto come un intervento personale, perché è un intervento che condivido profondamente e forse il fatto personale che può essere denunciato è che spesso, in politica, cerchiamo di recitare più parti differenti tra loro, in contesti diversi.
Lo stimolo che è venuto per il mio intervento è quello della Vicepresidente del Consiglio, che prima diceva: "Speriamo che i Comuni non ci lancino degli anatemi". Occorre dire che i Comuni vengono spesso fomentati a lanciare anatemi e mai - come su questi temi - si sono sprecate riunioni fuori da questa sede - si intende - perché in questa sede più o meno all'unisono siamo tutti d'accordo sul principio che il consumo di suolo va frenato, che bisogna tutelare il paesaggio, l'ambiente, ecc. Poi torniamo a casa e si organizzano le riunioni di Sindaci, amministratori e popolazione per denunciare l'atteggiamento vessatorio dell'Amministrazione regionale, che vuole proibire l'economia, l'esigenza dell'economia, il funzionamento dei Comuni, l'urbanizzazione dei Comuni e si vuole ledere l'autonomia dei Comuni stessi.
Poiché le parti, quando sono in contraddizione tra loro, non possono essere recitate allo stesso tempo, ritengo giusto aggiungere qualche parola anche come ex Sindaco, citando un caso. Uno dei miei primi interventi pubblici da Assessore (era l'autunno del 2000), fu in una nottata in cui delle piogge particolarmente ingenti - cosa che ormai è un fatto quasi normale nell'autunno di qualunque anno - avevano messo sott'acqua gli scantinati di un quartiere del paese in cui vivevo.
Quella notte, chi era presente si beccò tutti gli insulti del caso e la prima risposta che venne quasi spontaneo dare fu: "Eh beh, ma mica l'ho autorizzata io questa costruzione!". È chiaro però che con l'andare degli anni, se si fa parte di un sistema o ci si assume delle responsabilità per dare dei segnali in controtendenza, poco importa che quel caso specifico non sia stato autorizzato da noi stessi, perché noi stessi non abbiamo messo in atto alcun tipo d'intervento affinché - almeno in prospettiva - le cose cambino o migliorino.
Quell'episodio lo ricordo sempre, perché determinò dei cambiamenti a livello di strumentazione urbanistica del paese.
Credo che, come quell'esempio, se ne potrebbero fare tanti altri.
Certamente si possono fare esempi positivi, ma purtroppo se ne devono fare tanti negativi. Veniva citato l'adeguamento al PAI: non tutti i Comuni piemontesi hanno il piano regolatore adeguato alle norme del PAI, eppure il territorio piemontese, al pari del territorio di tantissime altre regioni tutte, è soggetto a gravissimi problemi di natura idrogeologica. In un Comune che con un collega di un altro Gruppo avevo in qualche modo seguito e stiamo continuando a seguire, c'è una collina che è stata talmente urbanizzata che sta franando. Quel Comune non ha adeguato, a oggi, il proprio strumento urbanistico al PAI.
Pertanto, va bene ed è sacrosanto difendere le prerogative dei Comuni però bisogna anche farlo - come in qualunque altra argomentazione - con senso critico, immaginando che alcuni strumenti di pianificazione non possono essere adottati a macchia di leopardo dalle singole realtà comunali, ma è necessaria una pianificazione superiore, quale può essere il Piano paesaggistico. Non può essere lasciato un paesaggio uniforme in mano ai singoli Comuni che vivono in quella realtà paesaggistica e che ognuno si muova come coscienza politica o etica comporta ed impone.
Il settore dell'edilizia, in questo Paese ed anche in questa regione ha degli spazi straordinari per operare. Abbiamo una miriade di aree industriali abbandonate che andrebbero riqualificate e adeguate a degli standard moderni. Abbiamo capannoni costruiti per metà, perché poi ci si è resi conto che non era conveniente costruirli, che restano come strutture abbandonate, che non solo deturpano il paesaggio, ma occupano inutilmente suolo.
Abbiamo Comuni che continuano a edificare in degli spazi, con il subentrare di nuovi vincoli, con sempre maggiore difficoltà, ma continuano invece di recuperare magari centri storici o parti già edificate che andrebbero ammodernate e valorizzate. Continuano a edificare su territori intonsi, cioè non urbanizzati.
Crediamo davvero (e in questo davvero posso portare un'esperienza diretta, economicamente provabile) che un intervento edilizio di quel genere porti delle risorse economiche al Comune? Certo, le porta materialmente, ma devono immediatamente essere riconvertite, o spesso vengono automaticamente riconvertite con le opere a scomputo in fogne marciapiedi, strade, illuminazione pubblica che, fino a quel momento, in quella parte di paese non c'era. E a volte si fa scomputare anche un pezzo di secondaria, perché non basta l'urbanizzazione primaria.
Alla fine, quell'intervento edilizio ha occupato una parte di paese che fino a quel momento era intonsa; ha costretto all'urbanizzazione di una parte di paese che fino a quel momento non era stata oggetto di urbanizzazione; a conti fatti, non ha reso un centesimo alla collettività tutta, perché gli oneri sono stati utilizzati per realizzare le opere di urbanizzazione, che, però, poi gravano, in termini manutentivi, sulla collettività e sul bilancio.
Allora, le manutenzioni ordinarie devono trovare copertura con le risorse correnti se uno fa un bilancio che, dal punto di vista finanziario è in equilibrio perfetto. Perché, altrimenti, se continuiamo ad utilizzare quei pochi oneri di urbanizzazione che continuano a entrare per finanziare le manutenzioni ordinarie o, più in generale, la spesa corrente, creiamo un corto circuito che non aiuta certo quel Comune a lavorare bene, non aiuta la collettività a vivere bene e, in prospettiva, creerà un disastro per quello stesso Comune.
Lo strumento di cui stiamo parlando è perfettibile? Tutto è perfettibile, credo che nessuno di noi potrebbe fare un atto "perfetto" perché la perfezione, senza voler essere filosofi, non esiste. Ma avere uno strumento di pianificazione dopo anni e anni di discussione e di lavoro, e dopo anni in cui, probabilmente, non si ha avuto il coraggio di arrivare fino in fondo al percorso, credo sia meglio che non averlo.
Dopodiché, tutte le migliorie possibili sono, appunto, fattibili - non è un vangelo, nessun atto nostro è un testo sacro immodificabile - ma credo che sia anche interesse dei Comuni avere uno strumento univoco che valga su tutto il territorio regionale e che serva a valorizzare uno dei patrimoni più importanti delle nostre comunità, che è proprio il paesaggio, come lo è l'ambiente.
Concludo come ho cominciato: speriamo di non ricevere anatemi! Se li riceveremo - ma siamo convinti del percorso che stiamo portando avanti pazienza; certo, evitiamo di denunciare o di dichiarare in Aula dei principi e poi, fuori dall'Aula, scatenare quegli anatemi che si auspica quando si ritorna qui, che non arrivino. Perché, magari, questo atteggiamento può rendere, dal punto di vista elettorale, nel breve periodo; ma di sicuro non ci fa fare una bella figura nel medio e lungo periodo come classe politica tutta, pur nelle differenze di vedute dei diversi Gruppi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrentino; ne ha facoltà.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Non si potevano non raccogliere le considerazioni svolte con tanta passione e competenza dal collega Barazzotto. Ne approfitto anche per portare delle esperienze personali, che denotano quanto la politica debba essere in grado di tracciare un percorso.
Oggi su questo tema c'è molta più sensibilità rispetto al passato, sia da parte delle Amministrazioni comunali, che da parte di tanti cittadini, e ve lo dice chi ha vissuto entrambi i Piani Territoriali di Coordinamento della Provincia di Torino (PTC1 e PTC2). Il Presidente della Provincia di allora, Antonio Saitta, ricorderà quanti incontri sono stati fatti sui territorio a proposito del PTC2 e l'attenzione e la sensibilità sui temi che collega Barazzotto evidenziava è molto alta fra gli Amministratori.
Facciamo bene, dopo il lavoro che è stato fatto in Commissione, a indicare quali sono gli elementi che devono portare a strumenti di pianificazione.
Riporterei anch'io un'esperienza personale da amministratore: vedo in Aula l'architetto Paludi, che ha seguito la variante nel 2013. In allora io ero Sindaco nel mio Comune - fummo il primo Comune ad approvare la variante del piano regolatore con la legge regionale n. 3 che andava a modificare la n. 56. Voglio riportare proprio due cifre: abbiamo approvato questa variante riducendo del sette per cento le aree edificabili e del 14 per cento la capacità insediativa del mio Comune. E vi posso assicurare che non vi è stata alcuna contestazione. Abbiamo fatto decine di incontri con le varie realtà comunali e, alla fine, è stata approvata senza alcuna contestazione.
Quindi non è assolutamente vero che i cittadini non capiscono o che le Amministrazioni non comprendono. È chiaro che si deve "seminare" molto.
Nella provincia di Torino il PTC2, rispetto al PTC1, ha rappresentato un cambio epocale, anche in termini di attenzione (ricordo che il PTC2 veniva denominato "Stop al consumo di suolo", aveva questo titolo), perché ha tracciato un percorso.
Per questo motivo ho colto nell'enfasi, oltre che nel contenuto del collega Barazzotto, quel segnale che il PTC2 aveva tracciato in provincia di Torino.
Rammento, altresì, una lunga esperienza come Amministratore: se c'è una cosa in cui la Regione Piemonte ha fallito negli ultimi 20 o 25 anni (parlo da ex Sindaco di un Comune di area montana) è quella di non essere riuscita a far passare la necessità di fare dei piani regolatori di bacino, almeno per le attività produttive. Ci abbiamo provato coi diversi Assessori regionali, a partire dall'Assessore Botta (sto parlando, appunto, di 20 o 25 anni fa!), ma non si è mai riusciti a portarlo a termine, proprio per un discorso di ritorno dei bilanci comunali. Perché è chiaro che ciascuno dei nostri Comuni ha creato la propria area commerciale e industriale, piccola piccolissima o media. Perché, ovviamente, non si è mai riusciti a prevedere un meccanismo di perequazione: anche se l'area di attività produttiva o di attività commerciale veniva individuata in Comune ma era al servizio di dieci Comuni, non si è mai trovato il modo per ristorare gli altri Comuni con meccanismi di perequazione.
Questo vulnus è rimasto insoluto. Ci hanno provato molti Assessori molti amministratori e molte associazioni di categoria. Ricordo le levate di scudi da parte delle Associazioni di categoria dei Comuni (penso all'ANCI) se qualcuno metteva in discussione che la chiusura del bilancio dovesse avvenire con percentuale sempre crescente di utilizzo dei fondi che derivavano da oneri di urbanizzazione.
Quando un bilancio viene chiuso con una grossa copertura degli oneri di urbanizzazione, è una sconfitta per chi fa programmazione sul territorio. È un aspetto che ho colto proprio nell'intervento del collega Barazzotto.
Penso, quindi, che la politica debba anche tracciare un solco, una strada e non si debba preoccupare se nell'immediato 50 Sindaci non capiranno o se 500 cittadini scriveranno una mail di protesta ai Consiglieri che avranno approvato questo Piano. Assumersi l'onere delle scelte fa parte della politica.
A mio avviso, abbiamo fatto un grosso lavoro di approfondimento in Commissione; sicuramente poteva essere fatto meglio, ma poteva anche essere non fatto. Quindi, piuttosto che niente, piuttosto.
Grazie al lavoro della Commissione, oggi possiamo continuare a tracciare quel solco, affinché aumenti quella sensibilità a stoppare il consumo del suolo, perché il suolo può essere utilizzato per altri fini penso alle produzioni agricole di qualità - rispetto alla costruzione di capannoni di cui sono pieni i nostri Comuni! Anche il più piccolo Comune ha enormi volumi di edilizia residenziale e di attività produttive vuoti, che non si riusciranno ad utilizzare per decenni.
Proviamo, quindi, ad invertire questo percorso. Oggi stiamo scrivendo una pagina importante in questo senso.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale sulla proposta di deliberazione n. 238.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Obblighi vaccinali"


PRESIDENTE

L'Assessore Saitta è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Obblighi vaccinali".
Prego, Assessore.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Mi è stata chiesta da parte del Movimento 5 Stelle (dal Consigliere Bono in particolare) una comunicazione sui vaccini, nell'ultima seduta della Commissione.
Io mi limito a una comunicazione che evidentemente non riprende questioni che abbiamo discusso ampiamente in Commissione e anche in Consiglio, perché la legge è stata approvata. Siamo passati, appunto, dal decreto alla sua conversione, quindi questa è una legge dello Stato e credo che abbiamo tutti il dovere di dare applicazione ad una legge dello Stato.
Noi, come Regione Piemonte, fortemente preoccupati non certamente dell'utilità delle vaccinazione obbligatoria ma delle questioni organizzative per passare alla vaccinazione obbligatoria, abbiamo lavorato in questi mesi, ancora prima della scrittura del decreto, per ridurre i disagi delle famiglie. L'abbiamo fatto come Piemonte e l'abbiamo fatto insieme alle altre Regioni, per lo meno quelle che erano d'accordo sulla vaccinazione obbligatoria.
Abbiamo fatto in modo di introdurre nel decreto - e poi è stata mantenuta nella legge - la possibilità di allungare i tempi di un'operazione obiettivamente complessa. Tutti quanti, cioè, immaginavamo che entro il 10 settembre avremmo dovuto essere tutti vaccinati - cosa oggettivamente impossibile, ma arcinota - e abbiamo fatto in modo di far introdurre nel decreto il meccanismo dell'autocertificazione e una diluizione dei tempi, perché un'operazione di queste caratteristiche richiede evidentemente un tempo abbastanza lungo. Questo è stato recepito nel decreto ed è stato poi confermato in sede di conversione in legge definitiva.
Come Regione Piemonte noi abbiamo introdotto, quando il decreto è stato pubblicato, un elemento aggiuntivo e ulteriore, tenendo conto della nostra situazione, per dargli applicazione; ai decreti si dà applicazione perch sono legge: non è che si debba aspettare. In ogni caso, abbiamo ritenuto di introdurre ancora qualche elemento di semplificazione, perché la conoscenza dell'iter parlamentare - il passaggio tra Camera e Senato e i tempi di pubblicazione - ci ha messo in allarme, come sono in allarme molte altre Regioni, rispetto al timore di creare disagi.
Appena il Decreto è uscito, quindi, abbiamo deciso di fare una circolare a tutte le ASL dove, come vi è noto, abbiamo stabilito - i giornali ne hanno parlato anche con dovizia di particolari - una cosa molto semplice. Anziché obbligare i genitori, per iscrivere il figlio, a rivolgersi ai servizi vaccinali tra il mese di agosto e i primi di settembre per avere la prenotazione - perché la legge dice che bisogna presentare la prenotazione - abbiamo deciso una cosa semplicissima e cioè che sono le ASL ad avvisare le famiglie; e l'avviso dell'ASL equivale alla prenotazione: non è solo l'avviso vaccinale, ma l'indicazione puntuale precisa del giorno in cui il bambino si deve presentare per la vaccinazione. Quindi si tratta di una cosa di una semplicità evidente.
Le lettere sono già partite, in misura diversa: noi avevamo detto di dare la precedenza soprattutto alla scuola dell'infanzia (le prime lettere per la scuola dell'infanzia) e poi, immediatamente dopo, passare alla scuola dell'obbligo. Alcune Aziende hanno già completato il lavoro, sia per l'infanzia sia per l'obbligo; altre hanno già espletato la parte dell'infanzia e stanno operando sull'obbligo. In ogni caso, le lettere sono partite. In questa maniera non creiamo l'intasamento dei servizi vaccinali ma evitiamo anche che, per andare a prenotare, si debba chiedere il permesso sul lavoro e altri disagi.
Mi pare quindi che abbiamo fatto un ottimo lavoro. Non tutte le famiglie riceveranno la lettera: non la riceveranno quelle che sono a posto. A quel punto, abbiamo dato l'indicazione all'ASL che sia sufficiente l'autocertificazione e abbiamo predisposto il modulo che si scarica dal sito della Regione Piemonte e dai siti delle Aziende.
La nostra preoccupazione nell'applicazione in questa fase, quindi, è stata quella di mandare le prenotazioni, che consentiranno di distribuire l'attività vaccinale - è chiaro che non ci sarà, per forza di cose, una concentrazione - nel tempo previsto dalla legge: praticamente c'è questo anno di tempo. Ci sarà dunque sicuramente un impegno da parte dei servizi vaccinali e abbiamo detto che, qualora ci fossero delle questioni, le risolveremo anche sul piano organizzativo, magari attraverso un potenziamento del personale. In ogni caso, però, la distribuzione avverrà nel tempo.
Mi pare che questo modello e questa scelta che abbiamo compiuto insieme al numero verde della Regione Piemonte - mi hanno riferito che già arrivano parecchie domande, a cui vengono dati chiarimenti - funzionino. Ho sentito poco fa il responsabile della prevenzione, il dottor Demicheli, che mi dice che questioni, da quando abbiamo assunto questa decisione, non ne sono nate. Tutto procede tranquillamente e serenamente.
Questa è la comunicazione. Poi è chiaro che ci sono alcune questioni che dovremmo vedere nel tempo. Il punto di partenza, però - a me piace ricordarlo - è che in Piemonte e mediamente anche in Italia - poi è chiaro che abbiamo qualche Regione a Statuto speciale che ha una quota di copertura bassa - c'è una buona copertura vaccinale, quindi non è assolutamente vero quello che normalmente viene detto, e cioè che i genitori sarebbero contrari alla vaccinazione. Quando parliamo del Piemonte, questo vuol dire che ormai come abitudine consolidata il 93-94 per cento delle famiglie vaccina i figli.
Questo è il tema, stiamo parlando di questi numeri: la quasi totalità degli italiani e la quasi totalità dei piemontesi, quindi, ha l'abitudine di fare vaccinare i figli perché nel tempo, attraverso i suggerimenti - non tanto del dibattito politico, ma tramite le competenze professionali, il pediatra, ecc. - ha deciso, a tutela dei propri figli, di vaccinarli: questa è la situazione. Dopodiché c'è stato un abbassamento di copertura per alcuni motivi, ma il tema in Italia è sostanzialmente questo: quello di aumentare la copertura fino a quel 95 per cento che indica l'OMS per garantire sicurezza ai bambini.
Voi sapete che su questo tema dei vaccini abbiamo discusso anche qui in Aula, a seguito di una proposta di Grimaldi e di una proposta del PD, e avevamo deciso di arrivare all'obbligatorietà sui quattro vaccini considerati allora obbligatori; e per la verità - vedo qui il collega Grimaldi - avevamo anche immaginato una modalità per estenderli. Mi pare quindi che la scelta che è stata compiuta attraverso la legge nazionale sia assolutamente una scelta coerente con le indicazioni e con le sollecitazioni che abbiamo dato come Piemonte.
Nel testo sono state introdotte alcune novità importanti, che anche noi abbiamo caldeggiato come Regioni. Innanzitutto l'Anagrafe vaccinale nazionale, che diventa un fatto importante. Soltanto qualche Regione è attrezzata: noi non siamo a quel livello, nel senso che l'organizzazione è molto disomogenea in Piemonte, però è chiaro che dobbiamo arrivare a un'anagrafe vaccinale.
L'altra indicazioni che contiene la legge è quella relativa al coinvolgimento delle associazioni di categoria e delle professioni sanitarie per un'opera più consistente di sensibilizzazione alla vaccinazione.
Un'altra novità riguarda le farmacie: è stata introdotta anche questa modalità delle farmacie. A questo proposito, credo che dobbiamo trovare concretamente il modo con cui quest'attività possa essere svolta dalle farmacie. E poi viene confermata un'indicazione che c'era già nel decreto che è quella di campagne di sensibilizzazione vaccinale coordinate tra Ministero della Sanità e Regioni.
Noi svolgeremo questo tema delle campagne di sensibilizzazione in coerenza con un principio: campagna di sensibilizzazione non vuol dire che bisogna presentarsi ai servizi; la campagna è mirata al fatto che c'è una necessità di aumentare la copertura vaccinale per dare più sicurezza.
Sostanzialmente si tratta di questo; poi vedremo insieme al Ministero qual è la modalità più utile. Le campagne che faremo, quindi, saranno coerenti con i messaggi di carattere nazionale, sicuramente anche per essere più incisivi.
Questo è il quadro.
Devo dire che, a conclusione di questa vicenda che ha visto delle posizioni contrapposte - sono note e non voglio qui ripetere le opinioni che sono state espresse - faccio una considerazione che non è polemica.
Siccome il collega Bono richiamava il fatto di essere stati i "primi della classe" ad applicare il decreto, per quanto riguarda il meccanismo che dicevo prima, quello semplificato.
BONO Davide (fuori microfono) Veramente l'hanno detto i giornalisti.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

A ogni modo, secondo il collega saremmo stati troppo veloci. Beh, i decreti si applicano e quindi noi l'abbiamo applicato. In ogni caso l'impianto della scelta che abbiamo fatto è un impianto che va bene.
C'è stata una piccola variazione nella conversione per cui, mentre per le scuole materne viene mantenuta per l'iscrizione la data del 10 settembre, per la scuola dell'obbligo il termine è il 31 ottobre. Su questo già i giornali hanno dato comunicazione e noi ne faremo altre. Nelle lettere che non sono ancora partite relative alla scuola dell'obbligo indicheremo la data del 31 ottobre. Comunque, essere pronti prima non è grave, posso dire così: essere pronti prima non è grave.
Pensiamo dunque di aver dato un supporto utile per l'applicazione di questo decreto, a cui crediamo perché - come ha detto in diverse occasioni il Presidente Chiamparino - l'introduzione della vaccinazione obbligatoria è un atto di civiltà. È chiaro che su questo ci sono delle posizioni diverse e io, anche in questo caso, non voglio ripeterle. Da parte di chi era contrario all'obbligatorietà, però, mi viene fatto un rilievo rispetto al fatto che saremmo stati troppo veloci. Mah, abbiamo applicato un decreto per dare garanzie ai cittadini; altrimenti non ce l'avremmo fatta.
Devo dire, per forza di cose, che mi stupisce, perché normalmente mi pare che l'opinione del Movimento 5 Stelle, che ha sollevato questa osservazione, essendo un'opinione non proprio favorevole alla obbligatorietà, mi sembra più una modalità per aumentare e creare disagi anziché ridurli, perché non credo che il Movimento 5 Stelle sarebbe scontento se ci fossero dei disagi per quanto riguarda il rapporto con le famiglie. Noi evidentemente abbiamo evitato questo.
Però, al di là di un'opinione, ci tengo soltanto a dire al Consiglio qual è l'opinione, non tanto della politica. Incomincio dall'IPASVI (Ordine degli Infermieri), la cui Presidente, Barbara Mangiacavalli, dichiara: "La conversione in legge del decreto vaccini appena votato alla Camera rappresenta, prima di tutto, un atto di civiltà verso la salute pubblica.
La Federazione IPASVI ha già più volte affermato che il primo nemico da sconfiggere in questi casi è l'ignoranza. Bisogna guidare la nostra azione quotidiana sulla base delle evidenze scientifiche, oltre naturalmente al buon senso di capire".
Posso anche citare la FIMMG, la FIMP e le società scientifiche SIP e SITI: "Aperta nuova fase storica nelle strategie della sanità pubblica".
Le quattro società ed associazioni medico-scientifiche che si occupano di vaccinazioni, la Federazione dei Medici Pediatrici, FIMMG e anche dei pediatri plaudono per la conversione del decreto in legge con soddisfazione. I quattro Presidenti commentano: "Prendiamo atto che si è chiusa una fase politica concitata con toni duri e strumentali che poco hanno a che fare con gli argomenti scientifici. Attendiamo fiduciosi l'emanazione delle circolari ministeriali".
Aggiungo ancora una citazione, che il Consigliere Bono conosce perfettamente, perché fa parte di quella associazione, dell'Ordine Nazionale dei Medici: "Siamo soddisfatti per la conversione in legge del decreto sui vaccini. Ora abbiamo davvero a nostra disposizione un arsenale contro le malattie prevenibili." Questo l'ha dichiarato Roberta Chersevani che ha aggiunto: "Apprezziamo, in particolare, il coinvolgimento delle Federazioni degli Ordini sanitari nell'informazione alla popolazione".
Quindi, possiamo dire che il mondo delle professioni sanitarie, dagli infermieri ai medici, ha dato un giudizio positivo e non poteva che essere così.
In conclusione, lo ripeto fino alla nausea, c'è un dato che probabilmente è necessario quando facciamo affermazioni come quelle che ho sentito nel dibattito al Senato e alla Camera, non proprio basate sull'evidenza scientifica e magari in qualche maniera un po' avvolte in qualche dubbio.
Possiamo dimenticarci - per questo siamo contenti per questa legge per via di una discussione politica che probabilmente è finalizzata, cosa che fa parte della politica, a dimenticarci di un dato evidente: che le morti di morbillo (questi sono dati della OMS) nel 2000 sono state nel mondo 562 mila; nel 2012, aumentando la copertura dal 72 per cento all'84 per cento, i morti di morbillo sono passati da 562 mila a 122 mila: 440 mila morti in meno. È un dato che possiamo ignorare per affermare un'opinione che era stata espressa? Oppure i dati che dall'OMS sull'epatite B, dove in vent'anni sono state evitate 127 mila infezioni? E potrei continuare. Sono i dati dell'OMS.
Io, in questa comunicazione, ho voluto soffermarmi sulle questioni applicative. C'è sicuramente una soddisfazione, perché la scelta del Piemonte di questa semplificazione, come credo abbiate avuto modo di leggere su qualche importante quotidiano nazionale, è la stata la scelta che immediatamente ha messo in moto un meccanismo per la vaccinazione obbligatoria. Questo sì, e siamo orgogliosi, senza creare disagio. Ed è diventato - ma non abbiamo fatto cose straordinarie - un riferimento anche per molte Regioni, o almeno per quelle Regioni che chiedono ai nostri Uffici di conoscere la circolare e che cosa abbiamo fatto. Non vogliamo dire di essere i primi della classe, ma vogliamo dire che, a volte applicando il buonsenso ed assumendosi la responsabilità, è possibile dare applicazione ad una legge nel migliore modo possibile evitando disagi ai cittadini.
Abbiamo questo anno di fronte, vedremo che cosa capita e vedremo chi non vorrà applicare la legge; il meccanismo delle sanzioni lo vedremo strada facendo. C'è il tempo anche per mettere a punto un'azione più mirata e c'è il tempo anche per far svolgere a tutte quelle competenze che ho citato, dagli infermieri ai medici, un'azione di sensibilizzazione, che sicuramente ha una forza importante nell'aiutare le famiglie a fare una scelta.
Certamente prima si finisce con questo clima pesante, meglio è. Avete visto cos'è capitato ieri a un medico. Sappiamo perfettamente anche che cosa è capitato al Senato. Sappiamo perfettamente che cosa è successo nel nostro piccolo qui, quando abbiamo fatto la conferenza stampa, nel senso che un gruppo di cittadini guidati dalla Presidente della Commissione cultura del Comune di Torino ha cercato di impedire l'informazione...
BONO Davide (fuori microfono) Ma non dire cavolate!



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Hanno aggredito anche me!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ci hanno impedito e abbiamo dovuto diverse volte cercare di tranquillizzarli. Stavamo facendo il nostro lavoro.
Se volevano fare una Conferenza stampa, avevano altre sedi, ma in ogni caso nessuno di chi ha responsabilità istituzionali - come ha la Presidente della Commissione - e nessuno di noi si sarebbe sognato di andare a una conferenza stampa della Giunta per creare problemi e contrastare quella iniziativa, perché mi pare che c'è un minimo di relazioni che bisogna mantenere. E soprattutto è stato utilizzato un linguaggio che molto spesso ho sentito anche qui in Aula, dove le parole ad argomentare alcune questioni, più che finalizzate ad argomentare e a convincere, hanno molto spesso il tono minaccioso, come mi è capitato in quella Conferenza stampa.



PRESIDENTE

Consigliere Bono, gli altri possono interromperla mentre lei parla? La parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente i colleghi possono interloquire ed interrompermi, qualora dovessi dire cose non corrette secondo la loro interpretazione o dovessi strumentalizzare qualcuna delle loro posizioni.
Innanzitutto oggi non siamo qui a fare una discussione sul decreto legge vaccini, il cosiddetto decreto legge Lorenzin. L'abbiamo già fatta Assessore Saitta, quindi a me spiace che lei abbia tentato un po' di attaccarci strumentalmente e mettere un po' di date e un po' di dichiarazioni da parte di Ordini e quant'altro a favore. Ovviamente si potrebbe fare il gioco opposto, cioè prendere a riferimento un elenco altrettanto lungo ed esteso di persone che hanno dichiarato la loro contrarietà all'obbligatorietà dei vaccini.
Noi non stiamo parlando e non scenderemo nel dibattito sull'utilità o meno dei vaccini, perché oggi non è questo il tema. Il tema è l'obbligatorietà dei vaccini, scelta che questo Governo nazionale ha preso e che questa Regione rivendicava come primogenitura.
Innanzitutto le smonto già questa prima tesi. Mi spiace, Assessore Saitta, non siete arrivati primi, ma forse neanche secondi, in quanto la prima Regione è stata l'Emilia Romagna. Se volevate mettere la coccardina col numero uno, mi spiace, anche in questo caso siete arrivati dopo l'Emilia Romagna. Anche al collega Grimaldi e ai colleghi del Partito Democratico dico: siete arrivati tardi.
Sul tema dei disagi, Assessore Saitta, è ovvio che, se potessimo rovesciare tutti i disagi futuri solo sulla classe politica, noi ne saremmo ben lieti, quindi ha totalmente sbagliato nel dire che il Movimento 5 Stelle sarebbe contento qualora ci fossero disagi. Guardate, i disagi ci saranno e non li avranno i politici, gli amministratori che fanno le leggi e le scrivono male (spesso le scrivono coi piedi pur di farle in fretta) ma li avranno gli insegnanti, i dirigenti scolastici, i lavoratori dei servizi vaccinali e in ultimo le famiglie, perché di questo si tratta.
Oggi la discussione è sul tema di come la Regione sta attuando il decreto Lorenzin. Mi spiace, ma voi non state attuando il decreto Lorenzin quello convertito in legge: voi state attuando o un vostro film, un vostro libro dei sogni, oppure la prima versione del decreto, non so, forse addirittura quella della conferenza stampa. Perché, Assessore Saitta, in questi anni in Regione ho imparato che le leggi vengono approvate, si pu essere d'accordo o meno - spesso, essendo all'opposizione, non si è d'accordo - ma poi si rispettano e si attuano, e penso che tutti qua dentro siamo tenuti a rispettarle. Non credo che la Regione stia, in tutta scienza e coscienza, rispettando e attuando la legge come attualmente convertita e promulgata.
Voi non potete attuare una legge come era stata presentata in conferenza stampa dalla Ministra Lorenzin, cioè totalmente distaccati dalla realtà attuale. Voi avete mandato delle circolari alle ASL e alle scuole e queste stanno mandando della documentazione vecchia. L'ho già detto l'altro giorno tramite gli autorevoli giornalisti qui presenti, e lei - almeno da quello che hanno riportato i giornalisti - ha fatto spallucce, dicendo: "E va beh, le applichiamo un po' prima". Ma se il decreto Lorenzin dice che la scadenza per le scuole dell'obbligo è il 31 ottobre, mi spiega perché voi state mandando delle lettere tramite il servizio epidemiologico regionale di riferimento che indicano la data del 10 settembre per tutte le vaccinazioni e per tutte le scuole? E mi spiega perché state mandando della documentazione con le schedule vaccinali in cui ci sono presenti ancora l'obbligatorietà sul meningococco B e C? Tutto questo, Assessore Saitta e colleghi Consiglieri regionali, aiuta i dirigenti scolastici, gli infermieri e i medici dei centri vaccinali nonché le famiglie, a capire meglio o peggiora la comprensione? Aiuta a semplificare quella situazione di tensione che avete un po' indotto anche voi decidendo che quest'anno si doveva fare questo decreto in fretta e furia in due mesi per un'epidemia di morbillo, però coinvolgendo prima 12 vaccinazioni, non dieci, mentre magari quattro anni fa che c'era il doppio dei casi di morbillo non avete deciso di fare nulla (dico a livello comunque nazionale)? È una domanda semplice a cui mi aspetto una risposta semplice.
Se mi dite che si semplifica, guardate, noi abbiamo provato anche a chiamare i numeri verdi della Regione, ma neanche loro sanno rispondere perché sul sito hanno delle FAQ che sono sbagliate e quindi, quando si chiedono delle informazioni aggiornate, loro hanno ancora le frequently asked questions vecchie, non aggiornate; di conseguenza, mandate in difficoltà i lavoratori del numero verde, le scuole, gli operatori del servizio sanitario e le famiglie.
Questa non è semplificazione. Innanzitutto, a nome del mio Gruppo, le chiedo di dare subito mandato affinché venga aggiornata la documentazione.
È necessario togliere dai siti tutta la documentazione non aggiornata e inserire quella nuova, così magari - anche se lo dice un Consigliere antipatico dell'antipaticissima opposizione - potremo avere una comunicazione chiara, certa ed efficace con le ASL. Altrimenti veramente è il panico: 10 settembre, no, mi hanno detto 31 ottobre.
Guardate, le persone non pendono dalle labbra della Regione; le persone, oltre a mandare centinaia di mail a tutti noi, hanno i comitati hanno le associazioni, sono organizzate in gruppi, sentono gli avvocati, i quali gli dicono cose diverse e quindi, se al 10 di settembre non avremo sanato questa questione, alcune famiglie non porteranno la documentazione però sapevano la data è il 31 di ottobre. In buona sostanza, a mio parere su questo tema stiamo creando quel vero caos burocratico che lei diceva assolutamente di non voler causare.
Poi c'è il tema della scelta vaccinale, nel senso che si diceva grazie a emendamenti spinti dal Movimento 5 Stelle, poi bocciati, poi ripresi dal Partito Democratico - che, qualora uno avesse fatto una malattia e fosse immunizzato per via naturale, non doveva ovviamente rivaccinarsi per quella malattia lì. Sul sito della Regione, sulle FAQ, si dice di chiedere all'ASL; quando si andrà in ASL il giorno della prenotazione, controlleranno loro se avete fatto la malattia o meno. Ecco questa di nuovo è una FAQ sbagliata, cioè sul decreto che è scritto male molto male, ma un po' meglio delle FAQ della Regione Piemonte, anzi nettamente meglio, si dice semplicemente che si deve portare o la notifica del medico competente (pediatra) oppure degli esami anticorpali. Ma bisogna dirlo prima, perché non è che quando si va alla seduta vaccinale si pu fare il prelievo del sangue e avere subito il risultato degli anticorpi.
Tra l'altro, bisogna chiarire anche un'altra cosa, perché ci sono arrivate delle segnalazioni e ovviamente noi non possiamo metterci a chiedere ai singoli pediatri. Sarebbe interessante se l'Assessore Saitta al di là della contrapposizione tra opposte posizioni sull'obbligatorietà dei vaccini che abbiamo - e che manterremo da qua, penso, per un bel po' di anni - ci facesse sapere se è vero che è arrivato da alcune ASL un "niet" una non disponibilità a fare esami anticorpali per la valutazione dell'avvenuta immunizzazione per malattia per via naturale, perché magari è una falsa informazione che ci arriva. Ripeto, noi non possiamo chiamare i singoli pediatri o le ASL e avere queste risposte sia perché non ce le danno sia perché è un'altra cosa che chiedono.
Secondariamente, occorre avere una risposta chiara e certa su quali vaccinazioni in formulazione monocomponente sono a disposizione della Regione. Perché anche in questo caso noi riceviamo - come credo anche voi colleghi di maggioranza, poi magari con sensibilità diverse qualcuno è più attento, qualcuno meno - diverse segnalazioni. Ci dicono: "Ah, ma in Italia non ci sono perché l'AIFA non li compra"; "In questo momento dovremmo fare dei bandi di gara e quindi ci vorranno dei mesi per avere dei monocomponente"; "Cosa abbiamo e cosa non abbiamo come monocomponente?". Io so che come monocomponente, se non sbaglio, abbiamo solo quello per la poliomielite, quello per l'haemophilus influenzae e quello per l'epatite tutti gli altri sono aggregati.
Quindi è un tema per sapere anche se la Regione può dire o è intenzionata a dire: "Quest'anno ci arrangiamo, cioè quello che abbiamo in casa lo utilizziamo, dal prossimo anno saremo pronti ad avere magari tutte le formulazioni monocomponente". Di conseguenza, se uno ha fatto il morbillo, se vuole, può fare magari solo parotite e rosolia può. Ciò fermo restando, come dice l'ASL, che anche se si fa il vaccino per una malattia già avvenuta non succede nulla di grave, ovviamente.
Immagino, però, che questo possa essere anche oggetto di un contenzioso delle famiglie, cioè io immagino che, se a una famiglia un po' "vaccinoscettica" (non proprio contraria, perché se è contraria pagherà la sanzione e non farà eventualmente le vaccinazioni), viene detto "ah, ma anche se hai fatto la malattia, vaccinati lo stesso", magari non è proprio tanto contenta. Così, in privato, mi piacerebbe sapere quale dei colleghi se ha fatto una malattia e gli proponessero il vaccino, direbbe: "Ma sì fatemelo lo stesso, tanto è vero che l'ASL dice che non fa nulla". Così, mi piacerebbe saperlo in privato, poi facciamo magari delle consultazioni in privato e mettiamo un bussolotto con i "sì" e i "o" e vediamo chi si vaccinerebbe comunque.
Ripeto, anche se abbiamo posizioni fortemente contrarie e non ci è piaciuto l'atteggiamento dell'Assessore Saitta in Conferenza Stato-Regioni nel non aver difeso le Regioni che lamentavano più soldi per questo nuovo decreto Lorenzin, stiamo comunque cercando di capire se e come possiamo aiutare la Regione, e in particolar modo i nidi, le scuole materne, le scuole dell'obbligo (che sono nazionali) e i servizi vaccinali, ad avere meno "casotto" - posso dire così, ma non dico altro, sennò il Presidente mi riprende - a non avere grossi problemi burocratici da qua alla fine del nuovo anno scolastico, perché ormai il decreto è passato.
È inutile, potremmo discutere ore sulle posizioni, ma tanto Saitta non ci convincerebbe e noi non convinceremmo Saitta probabilmente, però almeno sull'organizzazione, Assessore, al di là delle polemiche, ci dà delle risposte certe? Perché altrimenti veramente non capiamo.
Anche noi veniamo bombardati di domande e i siti della Regione non sono aggiornati, quindi ci dica veramente quando gli Uffici potranno togliere la documentazione vecchia e mettere quella nuova.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Devo dire la verità: l'intervento del Consigliere Bono non mi ha convinto quasi niente e, probabilmente, questa non è una notizia. Non è una notizia perché, devo rassicurarla, Consigliere, né a me, né al Consigliere Ferrentino, tanto meno - credo - ad Antonio Saitta e a Sergio Chiamparino interessasse arrivare primi in qualsiasi gara.



(Commenti del Consigliere Bono)



GRIMALDI Marco

Glielo dico: non abbiamo mai detto che il punto per noi era arrivare primi fra le Regioni, né anticipare chissà cosa. Noi siamo stati fra gli interpreti di una discussione nazionale che, intanto, era volta a togliere dal campo alcune falsità.
Anzitutto, è falso dire che i vaccini possono indebolire il sistema immunitario e portare alla comparsa di malattie autoimmuni; lo dico, perch la nostra capacità di rispondere agli antigeni si sviluppa ancora prima della nascita e il sistema immunitario di un neonato è perfettamente capace di rispondere, ogni giorno, a migliaia di antigeni, molto più di quelli contenuti nei vaccini.
Lo dico perché è falso dire che i vaccini contengono sostanze tossiche e pericolose, come il mercurio, formaldeide o alluminio; anzi, lo dico: nessuno dei vaccini commercializzati in Europa contiene - ormai da diversi anni - i derivati del mercurio, di cui peraltro non è mai stata dimostrata la pericolosità nelle quantità e nelle forme contenute nei vaccini.
È falso dire che i vaccini, in particolare quello contro il morbillo la parotite, la rosolia causano l'autismo.
È falso dire che, a causa del decreto sull'obbligo, aumentano i vaccini somministrati ai bimbi nel primo anno di vita; lo dico perché il decreto non modifica di per sé questo tipo di calendario vaccinale e le immunizzazioni e le scansioni temporali restano le stesse.
È falso dire che esistono degli esami che possono predire eventuali effetti collaterale dei vaccini, come dicevano alcuni Consiglieri nei dibattiti precedenti. È falso anche questo. Non esiste nessun test in grado di predire gli effetti collaterali dei vaccini e, tra l'altro, l'abbiamo detto più volte - visto quello che dice la scienza - in qualche modo sarebbe come investire talmente tanto da togliere anche l'effetto positivo che peraltro la vaccinazione ha avuto in tutti questi anni.
E' invece vero che l'attuale riduzione delle coperture vaccinali ha provocato la recrudescenza di alcune malattie come il morbillo e potrebbe portare al ritorno di patologie ormai assenti nel nostro Paese. Così come è vero che il morbillo può essere causa di gravi complicazioni; basti dire che sia io che l'Assessore Saitta, ma anche alcuni Consiglieri, abbiamo visto alcuni effetti nefasti dentro i nostri ospedali.
Ricordo, per esempio, che dall'inizio del 2017 sono stati notificati oltre 3.500 casi, molte complicanze gravi, inclusa la polmonite; due mesi fa ci sono stati due casi nella nostra Città della Salute, due casi di encefalite e due decessi. Il 40 per cento circa dei casi è stato ricoverato in ospedale, a conferma appunto della gravità di questa malattia.
Infine, è vero che la malattia impegna il sistema immunitario molto più della corrispondente vaccinazione.
Perché ho parlato della questione concentrandomi sul falso e sul vero? Il punto non è continuare all'infinito questa discussione a proposito del fatto se gli effetti positivi della vaccinazione siano un'opinione o no. Io credo che la comunità scientifica abbia chiarito bene perché non lo è molti, invece, si interrogano semplicemente se gli effetti dell'obbligo siano più positivi delle indicazioni.
Intanto, vorrei solo dire che, se siamo arrivati a questo punto, credo che, senza citare casi straordinari, il caso californiano abbia dato indubbi risultati immediati anche sul tema dell'obbligo, ma sarebbe interessante capire se siamo pronti a dirci che l'obbligo può essere solo sostituito da una buona campagna di informazione.
Credo - lo dico sinceramente - che, se ci fossero stati dei dubbi negli ultimi mesi in cui sono proliferati siti fake e diffuse notizie insensate da tutti i punti di vista, non solo sanitari, questa sarebbe stata comunque la risposta da mettere in campo in fretta.
Sinceramente, non mi vergogno che l'Assessorato sia partito per tempo.
Se il rischio che paventa il collega Bono è quello di aver dato un'indicazione tra l'altro più restrittiva e oggi dobbiamo dire che i tempi sono slittati a ottobre, guardate che lo si fa in tanti casi! Non mi sembra sia il caso di dire: "Oddio! Stiamo per dire alla popolazione che, invece di farlo entro il 10 settembre, devono farlo entro ottobre!".
Le mie preoccupazioni, lo dico al Consigliere Bono, perché abbiamo fatto delle richieste di comunicazioni all'Assessore Saitta, sono invece altre, sono di natura tecnica. Cioè, come hanno spiegato più volte gli Uffici, stiamo parlando di un Piano che ha bisogno di personale; lo quantificavamo in un minimo di 40 a più di 60 unità. Questo personale arriverà in tempo nei prossimi mesi per poter adempiere agli sforzi che il sistema sanitario vuole intraprendere? Altro dubbio. C'è una questione prima di tutto di informazione, per cui non basterà fare arrivare le comunicazioni alle ASL. Io ho detto fin dall'inizio che ci sono attori che devono essere coinvolti sempre meglio: parlo dei pediatri, ma parlo anche delle nostre farmacie; parlo dei nostri Ospedali, cioè tutti devono essere pronti a fare una grande campagna di informazione e comunicazione, anche contro le bufale. Lo ripeto, perché è vero quello che dice il Consigliere Bono, che bisogna rinsaldare sempre il rapporto fra sanità e cittadini; ricordo però che si rinsalda non divulgando, lo dico a tutti, non soltanto al Consigliere Bono.



(Commenti del Consigliere Bono)



GRIMALDI Marco

Non divulgando allarmismi e falsità proprio sui vaccini, dove oggettivamente, se c'è un campo della scienza medica in cui sono...



(Commenti del Consigliere Bono)



GRIMALDI Marco

Cosa non hai capito? Quando dico che non lo sto dicendo al Consigliere Bono, cos'è che non capisci? Non ho capito!



(Commenti del Consigliere Bono)



GRIMALDI Marco

Mi sembra che avete un po' i nervi a fior di pelle ogni volta che si contesta... Se siete a favore dei vaccini, noi siamo solo felici. Non so come dirlo: nessuno vuole strumentalizzare. E se volete stare solo nel campo dell'obbligo o non obbligo, così come questa discussione, e di come si attua un decreto, stiamo su questi temi.
Ripeto. Le mie preoccupazioni sono queste, così come lo sono il fatto che stiamo parlando di 1.600-1700 bambini l'anno, per 16 cicli, vuol dire che siamo davanti a un lavoro importante. Le stime danno dai 230-240 ai 260 mila vaccini. È chiaro che la risposta non può arrivare in pochi mesi. È chiaro che, prima di tutto, deve essere garantita sulle fasce più piccole sui bambini più piccoli. Poi, soprattutto, è necessario iniziare ad individuare un cronoprogramma: decidere se sia più importante il fatto che ci sia non solo la dichiarazione, ma l'effettivo percorso e quindi l'iscrizione al percorso di vaccinazione. In questo momento storico, è più importante che adempiere in due mesi a tutte le 260 mila vaccinazioni.
Nessun pazzo pensa che questo si possa fare in pochissimi giorni, ma ripeto all'Assessore - tra l'altro è altrettanto importante capire che non ci siano fraintendimenti.
Ne cito uno, così ci capiamo. Il Dipartimento interaziendale della Prevenzione ha annunciato, con una circolare a tutto il personale medico e amministrativo, che a partire dal 1° luglio 2017 sarà offerta, in forma attiva e gratuita, la vaccinazione anti-meningococco B a tutti i nati dal 1° gennaio 2017 in poi. Cosa succede? Ovviamente, appresa la notizia, molte famiglie di bambini nati prima della data indicata hanno iniziato a chiamare, dicendo: "Ma noi no? Noi dobbiamo pagare?".
Visto che, in qualche modo, l'obbligatorietà ci affida il compito di rendere i vaccini gratuiti, ovviamente, questa incongruenza deve essere subito dipanata, perché se, invece, a loro diciamo: "Costa 40, 80 euro" allora lì iniziano le incomprensioni, che poi generano fraintendimenti.
Arrivo anche al punto: alcuni dicono che il decreto è stato scritto in fretta e male. Tra l'altro, ci sono tantissime opinioni di persone che erano a favore dell'obbligo, tra tutti il tanto criticato Burioni, che anche lui stesso dice: "Beh, anche a me sarebbe piaciuto che fosse scritto meglio, che ci fossero alcune indicazioni".
Io ero favorevole al fatto che venisse esteso anche ad altre malattie dopodiché - e chiudo, Presidente - visto che questa discussione è passata su un livello nazionale, lo dico sommessamente - io che ritirerò la legge che non ha più bisogno di esistere, e credo che anche il Consigliere Ferrentino abbia detto la stessa cosa - sono disponibile a tornare all'impianto di discussione più semplice di questa materia. Incontriamo cioè, il nostro Centro regionale (tra l'altro, il nostro URP riceve migliaia di chiamate su questa vicenda), dotiamo di strumenti informatici di numeri verdi, di tutto quello che è possibile il Sovracup, di tutte le energie necessarie affinché in questi mesi si sgombri la strada da tutti i dubbi necessari, soprattutto sulla parte organizzativa.
Poiché nessuno di noi vuole fare polemica su questo ambito, torniamo anche a una discussione civile nelle nostre Commissioni e non si metta sempre sotto inchiesta la nostra sanità, che, invece, credo abbia dato proprio su questi temi, grande senso di responsabilità e che nei prossimi mesi è chiamata a dei compiti straordinari da parte dello Stato e della comunità piemontese.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Penso che il dibattito di questi giorni abbia creato un po' di confusione in merito alla discussione sulla scrittura della legge promulgata prima del decreto, che presenta sicuramente carenze oggettive riguardo alla libertà di cura individuale.
Qui, però, non si tratta solo di cura individuale, ma di un bene comune, dove l'interesse della società deve prevalere assolutamente sulla convenzione del singolo.
È chiaro che ci troviamo di fronte a un dibattito acceso e sono state diffuse notizie ampiamente false, ma sul rapporto costi-benefici riguardante i vaccini, la comunità scientifica parla con una voce sola.
Pertanto è fondamentale l'organizzazione, per quel che riguarda la salute dei nostri ragazzi e delle persone in generale. Pertanto, l'organizzazione Assessore Saitta, deve assolutamente avere un'attenzione, come così chiedeva il collega Consigliere Grimaldi.
È fondamentale una campagna di informazione che contrasti tutte le fake news (adesso vengono chiamate così), che circolano sui social.
Voglio solo ricordare, ma dovremo poi aprire una discussione al riguardo (l'ha già accentato il collega Grimaldi, quindi sarò breve) che se fossero obbligatori anche i vaccini per l'epatite B, avremmo una riduzione dei tumori superiore al 50 per cento. Se, invece, fossero obbligatori i vaccini HPV, non esisterebbero (tutta la comunità scientifica è concorde) i tumori del collo dell'utero e soprattutto sarebbero ridotti i tumori del cavo orale e dell'ano di oltre almeno il 50 per cento. È vero che questo tipo di tumori è curabile nel 60 per cento dei casi, ma con una grave compromissione della vita.
Pertanto, occorre procedere con un'informazione seria, su basi scientifiche e non di fantasia ed è fondamentale l'organizzazione di questo aspetto.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Voglio solo chiedere se può, nella sua infinita cortesia, riassumermi il programma di oggi pomeriggio, per capire se la discussione prosegue con la presenza degli Assessori e con quale ordine.



PRESIDENTE

Assessore Saitta, c'è oggi pomeriggio, all'inizio della seduta, così finiamo le risposte alle sue comunicazioni? Bene. Pertanto, continuiamo con le iscrizioni e completiamo la discussione sulle comunicazioni dell'Assessore Saitta.
Alle ore 14.30 c'è la Commissione e alle ore 15 il question time.
Quando finirà i lavori sui question time, alle ore 15.30 inizieremo i lavori del Consiglio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.00)



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