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Dettaglio seduta n.239 del 18/07/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 9.39 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Acque minerali e termali

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1552 presentata da Grimaldi, inerente a "Canoni di concessioni delle acque minerali"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 1552.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Questa è una lunga storia. Il 7 ottobre 2013 è stato introdotto un nuovo regolamento regionale dal nome "Disciplina dei canoni di concessione delle acque minerali e di sorgenti destinate all'imbottigliamento".
Di fatto, dopo anni di critiche, da parte del nostro Stato e dell'Unione Europea, ma soprattutto di alcune famose organizzazioni non governative, soprattutto associazioni ambientaliste, dopo che alcune trasmissioni televisive e testate nazionali ricordavano che il Piemonte era fra le Regioni in cui il canone di imbottigliamento era fra i più bassi d'Europa e d'Italia, questa nuova delibera aumenta sia il canone di imbottigliamento che le concessioni per le aziende piemontesi.
Come sapete, c'è una quota spettante ai Comuni, circa il 35 per cento una quota alle ex Unioni montane (35 per cento) e una quota spettante alla Regione del 30 per cento. Noi abbiamo i litri imbottigliati per concessioni e per società e abbiamo, tramite una tabella che abbiamo chiesto con una richiesta di accesso agli atti, il canone spettante per la concessione mineraria.
Di fatto, il regolamento attuativo di questa delibera, oltre a stabilire misure beneficiarie del canone, stabilisce anche, all'articolo 3 le premialità ambientali e all'articolo 4 le premialità sociali. L'articolo 3 riduce il canone del 30 per cento per l'imbottigliamento in vetro e fino al 50 per cento in caso in cui il concessionario effettui il recupero dei vuoti. Riduce, inoltre, del 20 per cento se le acque vengono imbottigliate in contenitori ecosostenibili e del 15 per cento, infine, se il concessionario aderisce a sistemi di gestione ambientale certificati.
Inoltre, l'articolo 4, riduce il canone fino al 70 per cento a seguito della sottoscrizione di un protocollo di intesa con la Regione avente ad oggetto innalzamento e difesa dei livelli occupazionali. Questo regolamento è entrato in vigore dal 1° gennaio 2014.
In data 20 aprile 2017 ho ricevuto notizia rispetto a una richiesta di accesso agli atti che ci dice che per l'anno 2016, a fronte di un totale di segnatevi la cifra, perché è esorbitante - 2.550.772.528 litri totali imbottigliati, le società concessionarie hanno sostenuto un canone di due milioni e 721 mila euro di cui il 30 per cento, solo 816 mila euro, sono arrivati alla Regione Piemonte. Immaginatevi due miliardi e 550 milioni di acqua imbottigliata e la Regione prende meno di 816 mila euro.
La richiesta è semplice. Visto che noi non abbiamo le tabella dei canoni precedenti a questa riforma, quante e quali società concessionarie rientrano nella premialità di cui all'articolo 3 e articolo 4, cioè quella della disciplina dei canoni di concessione delle acque minerali? Vogliamo sapere, di queste, quanti e quali hanno dichiarato iniziative di cui all'articolo 3. C'è il tema del vetro, del riuso, dell'imbottigliamento ecosostenibile e, soprattutto, quante e quali abbiano aderito alla premialità sociale prevista dall'articolo 4, cioè quella della sottoscrizione del protocollo di intesa per la difesa occupazionale.
Vorremo sapere il numero di litri imbottigliati negli anni 2014 e 2015 con il valore rispettivo del canone, quindi prima dell'arrivo di questa deliberazione, e quanto abbia inciso l'articolo 3 e l'articolo 4 di questo regolamento; infine, come le premialità istituite ai concessionari siano state verificate in sede di attivazione e se siano stati istituiti meccanismi di verifica annuale del mantenimento delle condizioni che hanno generato la premialità.
Come potrà capire, Assessore, noi siamo molto preoccupati perché, dopo i warning di Legambiente, del nostro Stato, dell'Unione Europea e di diversi enti e organizzazioni non governative, ci chiediamo se ha ancora senso regalare queste cascate d'oro alle società di imbottigliamento anche perché - detto fra noi - non credo che potrebbero andarsene.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere Grimaldi, perché permette di fare il punto sulla materia, a distanza di qualche anno dall'applicazione del regolamento regionale del 2013.
Vengo subito ai quesiti.
Rispetto alle premialità ambientali, le società imbottigliatrici che hanno dichiarato di avere aderito ad almeno una delle fattispecie previste dall'articolo 3 del regolamento regionale del 2013, sono state, con riferimento all'imbottigliamento 2016 (gettito 2017), 12 su un totale di 13 società operanti, quindi tutte, tranne una, hanno usufruito dell'articolo 3 e sono: Acque Terme di Vigezzo S.r.l., Acque Minerali S.r.l., Bognanco Acque minerali S.r.l., Davide Campari S.p.A., Fonte di Vinadio S.p.A.
Lauretana S.p.A., Pian della Mussa S.r.l., Pontevecchio S.r.l., San Bernardo S.p.A., Alpe Guizza S.p.A., Spumador S.p.A. e Coralba International.
Ognuna di queste ha scelto una o più delle quattro opzioni previste come riduzione all'articolo 3 che erano l'impiego dei contenitori in vetro l'impiego di contenitori in vetro a rendere, l'impiego in contenitore ecosostenibili e l'adesione a sistemi di certificazione ambientale.
In merito all'articolo 4, cioè alle premialità sociali, si rileva che tale istituto non ha per ora trovato attuazione, in quanto la predeterminazione dei criteri e delle modalità di attribuzione dei vantaggi economici comporta la valutazione di una molteplicità di aspetti riferiti alle diverse materie interessate (lavoro, categorie svantaggiate concorrenza ecc.), che non ha agevolato i lavori finora promossi con le strutture regionali cointeressate. Del resto, al momento, si è rilevato anche uno scarso interesse da parte dei potenziali beneficiari della misura, tant'è vero che non risulta che alcuna delle società imbottigliatrici abbia sottoscritto protocolli di intesa con la Regione Piemonte sull'articolo 4 (siamo fermi all'articolo 3).
Con riferimento all'annualità 2014, sono stati imbottigliati, come richiamato dal Consigliere, 2.127.162.802 litri, cui corrisponde un canone versato dalla società nel 2015 di 2.206.677 euro (il canone viene sempre pagato l'anno successivo a quello cui ci si riferisce).
A fronte di istanza dei diretti interessati, sono state riconosciute le riduzioni relative agli imballaggi in vetro, agli imballaggi in vetro a rendere e di adesione ai sistemi di gestione ambientali certificati, con uno sconto di 128 mila euro (questo è l'ammontare dello sconto) fatto alle società per queste premialità ambientali che ha comportato, d'altra parte il fatto che, usando vetro e usando imballaggi di vetro a rendere o quelli ecosostenibili, si riduce l'incidenza ambientale, soprattutto delle plastiche.
Nell'annualità 2015 sono stati imbottigliati 2.373.403.569 litri, cui corrisponde un canone versato nel 2016 di 2.484.025 euro, e una riduzione proporzionata di 161 mila euro, sull'anno 2016, riferita all'imbottigliato 2015.
In ordine alle verifiche sulla sussistenza del diritto a beneficiare delle riduzioni, molte sono le modalità in relazione alle differenti fattispecie.
Per quanto concerne le riduzioni previste per l'utilizzo di imballaggi in vetro, in vetro a rendere e imballaggi ecosostenibili, i dati sono desunti dalle dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà che, ai sensi dell'articolo 6 del regolamento regionale, le società sono tenute a presentare contestualmente al versamento del canone e quindi con cadenza annuale.
Come previsto dall'articolo 71 del DPR 445/2000, i competenti Uffici regionali provvedono ad effettuare controlli a campione per accertare la veridicità delle dichiarazioni, anche mediante sopralluoghi presso gli stabilimenti di imbottigliamento e l'acquisizione di adeguata documentazione.
Relativamente ai contenitori ecosostenibili, gli imballaggi devono rispettare i requisiti stabiliti dalla DGR 23 febbraio 2015, n. 25-1091; le società che utilizzano tali imballaggi sono tenute a trasmettere annualmente le certificazioni, o dichiarazioni di conformità, dei contenitori.
In ordine alla riduzione del 15 per cento, prevista nei casi di adesione a sistemi di gestione ambientale certificati, la presentazione di una certificazione ambientale rilasciata da un ente accreditato dà diritto alla riduzione sul canone fino all'annualità di scadenza della certificazione, salvo rinnovo della medesima. Nella totalità dei casi gli Uffici verificano annualmente la sussistenza di certificazioni ambientali in corso di validità.
Concludendo, è stata applicata con successo la premialità dell'articolo 3. Non è stata applicata quella dell'articolo 4. I controlli sono puntuali; nel merito degli importi, lascio le valutazioni al Consigliere.
Grazie.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1604 presentata da Porchietto, Berutti, Ruffino e Vignale, inerente a "Situazione settore urbanistica Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1604.
La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Mi scuso con l'Assessore se, a differenza di quanto faccio di solito mi aiuterò leggendo alcuni passaggi.
Credo che dalla lunga interrogazione l'Assessore abbia immaginato come questo sia un lavoro fatto a più mani ma, soprattutto, più che fatto a più mani, che abbia recepito le istanze del territorio in questo anno e mezzo in cui molto abbiamo fatto e molte persone abbiamo incontrato, in particolare in merito alle tematiche legate all'urbanistica. Ed è questo il motivo da cui scaturisce quest'interrogazione che, tra le altre cose riteniamo possa essere anche un passaggio interessante di azione programmatica, se nella seconda parte di questa legislatura l'Assessore vorrà prenderla in considerazione, perché nasce dalle istanze sia delle Amministrazioni comunali sia dei professionisti che operano in questi ambiti.
Abbiamo rilevato una serie di passaggi che per noi sono importanti. Il primo è che la Giunta regionale in questa prima parte della legislatura ha trascurato di assumere delle azioni favorite a far uscire il Piemonte dalla gravissima crisi economica che ha colpito la nostra Regione, ma in particolare in un settore che è quello legato a urbanistica, costruzioni progettazioni, consulenze, rapporto con le Amministrazioni comunali e rapporto con i cittadini.
Questo atteggiamento ci è parso come di oggettivo danno alla ripresa economica del Piemonte, soprattutto in un settore che, negli ultimi dieci anni, ormai stenta a ritornare quello che è stato per molto tempo, vale a dire un settore trainante. Al contrario, in Paesi vicini, come la Francia e la Germania, questi settori hanno ripreso in modo positivo il trend di crescita. E soprattutto riteniamo che ci sia stata una netta sottovalutazione del potenziale sviluppo economico, che non significa - ci tengo a sottolinearlo fin da subito - essere né cementificatori n palazzinari, come qualcuno ha tentato di definirci nel momento in cui abbiamo preso delle posizioni nette e contrastanti con quella che poteva essere la norma - fortunatamente, a oggi non è ancora uscita - sull'uso del suolo.
La Giunta regionale fin dall'insediamento non ha riconosciuto quello che è un ruolo strategico del governo del territorio e ne ha sacrificato le funzioni politiche e tecniche. E non è un caso che oggi si abbia un'unica Direzione con un Assessorato unico per ambiente e urbanistica, unitamente ad altre materie, dove chiaramente l'urbanistica ha perso assolutamente di incisività a favore della componente legata all'ambiente.
Sono stati ridotti pesantemente gli addetti nelle sedi periferiche, che sono fondamentale per mantenere i contatti con i Comuni. Ricordiamo che a inizio legislatura la struttura periferica aveva sette Settori territoriali, ognuno con un proprio Dirigente, mentre attualmente i Settori sono solo più quattro, e sono serviti soltanto da tre Dirigenti, dei quali non possiamo dire ed eccepire nulla rispetto all'impegno profuso, ma di certo non sono sufficienti per rispondere alle esigenze di un territorio vasto come quello del Piemonte. Quello che ci stupisce maggiormente Assessore, è che manchi proprio la dirigenza della provincia di Cuneo soprattutto laddove, tra le altre cose, abbiamo una presenza di una parte rilevante dei siti dell'UNESCO.
È mancata una politica di ricerca di collaborazione qualificata, ma sappiamo che nel Politecnico di Torino possiamo trovare un importantissimo partner, soprattutto perché, così come riconosce l'articolo 79 della legge urbanistica in materia di progettazione di strumenti urbanistici, potremmo avvalerci di laureati specialisti. Invece vediamo che questa Regione, che produce tecnici qualificati per il governo del territorio, poi non li utilizza.
Se consideriamo che, al momento attuale, risulta drammatica la riduzione della presenza regionale nella fondamentale materia dell'assistenza dei Comuni, è necessario ricordare che abbiamo assistito a un progressivo svuotamento della funzione della copianificazione, quindi della collaborazione tra Comuni, Province e Regione, per definire e approvare gli strumenti urbanistici. E questo, Assessore, se si ricorda era già stato evidenziato a lei, che era presente il 3 febbraio scorso durante il Convegno dell'Istituto Nazionale di Urbanistica che si era tenuto a Novara.
È quasi completamente cessata la produzione di pareri richiesti dai Comuni in materia urbanistica e non sono stati fatti progressi nella direzione dell'urbanistica senza carta, che è stata avviata con la legge regionale del 2013, ma che è destinata a esaurirsi in un puro annuncio programmatico, perché nulla su questo è stato fatto.
Anche la produzione legislativa ha subito un netto arresto, venendo meno il lavoro di aggiornamento e di completamento che era richiesto nell'ultima riforma regionale in materia di urbanistica.
Osserviamo, inoltre, che nel frattempo sono giunti a scadenza importanti momenti normativi. Lei si ricorda, Assessore, che le avevo già preannunciato questa interrogazione, che risale all'inizio di giugno e che è anche legata al fatto che, troppo spesso, quest'Aula si trova a dibattere soltanto di poche interrogazioni. Come ho già evidenziato la scorsa settimana proprio al Vicepresidente e all'Ufficio di Presidenza che presiedeva in quel momento l'Aula, siamo arrivati a ridosso del 30 giugno momento in cui scadeva l'ennesima reiterazione del cosiddetto Piano casa e vi è stata una proroga, grazie a una proposta di legge del collega Vignale che immediatamente la maggioranza è corsa a firmare per non essere da meno.
Altrimenti non avremmo avuto una proroga del Piano casa.
Riteniamo che questa impreparazione, a fronte anche di questa scadenza che ha rischiato di non vedere la proroga, sia dovuta anche al fatto che le poche persone che ne avevano competenza sono state impegnate, fin dall'autunno 2016 a oggi, sulla legge regionale sul consumo del suolo legge che non è mai arrivata all'adozione in Giunta, perché, come lei ben sa, i Comuni non concorrono rispetto all'iter procedurale, ma soprattutto rispetto al fatto che, ancora una volta, com'è avvenuto con molti altri interventi di natura normativa, non è stato assolutamente coinvolto il territorio.
E ancora più grave pare l'errore strategico della Giunta, se si considera che in Piemonte l'attività edilizia è crollata drasticamente, dal 2006 al 2014, da circa 18.000 permessi per costruire nel 2006 a vario titolo a circa 3.300 del 2014. Quindi, mi pare che la legge sull'uso del suolo abbia avuto comunque un compimento senza richiedere un intervento di natura legislativa. E la gravissima crisi economica ha fermato comunque questo consumo del suolo.
Consideriamo inoltre che, mentre sprecavamo tempo e risorse nel discutere di un'idea, che poi non è ancora giunta a compimento, nulla è stato predisposto sul vero tema cruciale per il governo del territorio vale a dire il riuso del suolo, il riuso del patrimonio edilizio esistente unico e concreto antidoto al consumo di nuovo suolo. Il riuso del patrimonio edilizio esistente richiede, infatti, una chiara ed univoca norma regionale che sappia utilizzare tutti gli spazi che sono lasciati dalla normativa regionale vigente per semplificare ed agevolare tutte le procedure di riuso.
Tralascio l'ultima parte, Assessore, perché so che lei l'ha attentamente guardata.



PRESIDENTE

Soprattutto perché avrebbe solo due minuti per l'illustrazione dell'interrogazione!



PORCHIETTO Claudia

L'avevo detto in premessa - chiedo ancora scusa - che l'interrogazione in oggetto era molto articolata e complessa, e la ringrazio di avermi lasciato sforare in modo significativo i minuti che avevo a disposizione.



PRESIDENTE

Vada alla conclusione.



PORCHIETTO Claudia

Assolutamente.



PRESIDENTE

Chiedo, però, all'Aula di consentire alla Consigliera Porchietto di illustrare l'interrogazione.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Per favore! C'è veramente troppo caos in quest'aula!



PORCHIETTO Claudia

Mi soffermo, in pochi secondi, su quella che è, a questo punto, la conclusione dell'interrogazione, chiedendo all'Assessore e alla Giunta come si intenda agire per il rilancio del Governo, come si intenda riavviare il dialogo con la collettività, come si giustifica il tempo e le energie sprecate su una norma regionale sul consumo del suolo e quali siano le iniziative che sono state avviate per favorire il riuso e come si intendano affrontare le gravi carenze nell'informazione ai Comuni e, soprattutto nella struttura regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Porchietto.
Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'urbanistica

Grazie, Presidente.
L'interrogazione verte su due temi: uno di tipo organizzativo, interno all'Assessorato, l'altro di contenuti programmatici.
Sul primo punto, in merito alle considerazioni relative all'accorpamento dei settori urbanistici regionali, si precisa che la ristrutturazione dell'Ente, operata negli scorsi anni, ha comportato la riduzione sia del numero delle Direzioni, sia di quello dei Settori, in maniera omogenea relativamente a tutte le Strutture regionali.
In particolare, i Settori urbanistici sono stati riorganizzati in quattro quadranti territoriali, in coerenza con le letture del territorio piemontese che negli ultimi anni, nell'analizzare politiche e strategie per lo sviluppo regionale, si sono incentrate su questa suddivisione geografica.
Con riferimento, invece, alle carenze di personale, la mancanza del turnover è fenomeno che riguarda l'intero comparto pubblico e, comunque per quanto riguarda le strutture regionali che si occupano di governo del territorio, si sta operando per garantire l'organico necessario per lo svolgimento dei compiti loro assegnati.
Al di là di queste considerazioni generali, si evidenzia tuttavia che la nuova organizzazione ha garantito, in ogni caso, i livelli di servizio nei confronti degli Enti locali, sia in termini di rispetto dei tempi delle procedure, sia di partecipazione ai processi di copianificazione conferenze di servizi e altre procedure di competenza dei settori urbanistici.
Ha richiamato lei il dato che dal 2006 al 2014 (quindi prima della responsabilità di questa Giunta) le pratiche e i permessi di costruire si sono ridotti da 18.000 a 3.300, quindi di un quinto (teoricamente, avremmo dovuto ridurre di un quinto anche il lavoro).
Per quanto riguarda i contenuti programmatici, sinteticamente la legge regionale n. 20/2009 è stata prorogata per un anno nell'ultima seduta consiliare di giugno. Sullo stesso tema è già stato presentato alla Commissione consiliare competente uno schema per predisporre un disegno di legge che garantisca una stabilizzazione di alcuni processi finalizzati al riuso del patrimonio edilizio esistente...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Assessore, chiedo scusa se la interrompo, ma c'è troppo brusìo.
Prego, può riprendere.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'urbanistica

Dicevo che è stato proposto anche in Commissione un disegno di legge che garantisca una stabilizzazione di alcuni processi finalizzati al riuso del patrimonio edilizio esistente, ora in deroga agli strumenti urbanistici, attraverso la predisposizione di misure di maggior flessibilità dei piani regolatori.
Anche sul tema del consumo del suolo si è avviata una discussione su una bozza di proposta di disegno di legge, al fine di coinvolgere gli operatori e condividerne l'impostazione, che ha raccolto opinioni diverse e ha fatto discutere al momento; si sta comunque definendo un testo da sottoporre alla discussione, e si è anche attenti a quello che sta avvenendo a livello nazionale, dove sono riprese le concertazioni tra Stato e Regioni sul disegno di legge nazionale.
Veniamo al terzo tema programmatico, il Piano paesaggistico: conclusi i lavori in Commissione nella seduta del 12 luglio scorso, si è in attesa dell'approvazione definitiva in Aula. Si evidenzia che il percorso attivato ormai da nove anni è stato denso di momenti di comunicazione, sia formalizzata nell'ambito della procedura, sia divulgativa attraverso i numerosi incontri, seminari e riunioni che si sono susseguiti sia in Regione, sia sul territorio nei molti anni che hanno accompagnato la formazione del Piano. Dunque, anche sui temi programmatici si sta lavorando.
Si precisa, infine, che tutte le iniziative promosse dall'Assessorato hanno sempre avuto la massima attenzione al coinvolgimento di Enti locali e operatori economici e degli ordini professionali, nell'ambito della predisposizione di strumenti e atti per il governo del territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.06 la Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.08)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Chiederei l'iscrizione all'o.d.g. dell'odierna seduta dell'ordine del giorno n. 1144 relativo a "Riattivazione dell'importante linea Asti-Alba e inserimento nel lotto di affidamento ferroviario B1".



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Valetti, ma c'è troppo brusìo! Prego, può proseguire.



VALETTI Federico

Chiederei l'iscrizione all'o.d.g. dell'odierna seduta - mi rivolgo specialmente all'Assessore Balocco, che è interessato alla materia dell'ordine del giorno n. 1144 relativo a "Riattivazione dell'importante linea Asti-Alba e inserimento nel lotto di affidamento ferroviario B1".
Il lotto B1 - lo ricordo - comprende le linee ferroviarie principali regionali (eccetto, ovviamente, il servizio torinese).
La motivazione dell'urgenza, Presidente, è dovuta al fatto che i bandi di affidamento sono in corso di scrittura, quindi probabilmente a settembre avremo già dei bandi scritti.
L'obiettivo, dunque, è quello di poter discutere questo ordine del giorno relativo alla linea Asti-Alba prima che gli affidamenti siano fatti altrimenti ne cesserebbe lo scopo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Io invece volevo chiedere le comunicazioni dell'Assessora Cerutti rispetto alla notizia secondo cui gli Assessori con delega all'immigrazione delle Regioni Liguria, Lombardia e Veneto avrebbero, con una nota congiunta, respinto e rifiutato il Piano nazionale del Governo sull'integrazione dei richiedenti asilo, tra l'altro rispetto alla questione dei costi...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusate, colleghi: o sospendo il Consiglio o me ne vado in vacanza! Prego, Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Rispetto, dicevo, ai costi di integrazione economica, sociale educativa e sanitaria.
Visto che tra le Regioni del Nord...



PRESIDENTE

Va bene, è chiaro: si tratta di una richiesta di comunicazioni da parte dell'Assessora Cerutti.



MARRONE Maurizio

Vorremmo sapere qual è la linea del Governo regionale.



PRESIDENTE

In giornata le fornirò una risposta. Qui o in Commissione? Va bene in Commissione?



(Commenti del Consigliere Marrone)



PRESIDENTE

Va bene, in Commissione. Ne parlerò oggi con l'Assessora Cerutti.
Consideriamo approvata la richiesta del Consigliere Valetti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Ho chiesto di intervenire solo per capire qual è la modifica all'o.d.g.
e se lei ritiene opportuno modificare l'o.d.g.



PRESIDENTE

Come ha detto?



RAVETTI Domenico

Non abbiamo capito qual è la richiesta di modifica all'o.d.g., perch noi saremmo dell'idea di mantenere l'attuale o.d.g.



PRESIDENTE

È solo un inserimento all'ultimo posto all'o.d.g. illustrato dal collega Valetti. Va bene? Okay, perfetto.
Poi, Consigliere Marrone, nell'arco della giornata le dico se la.
MARRONE Maurizio (fuori microfono) Ma l'Assessore è qua.



PRESIDENTE

Sì, ma non posso sospendere adesso e parlare con l'Assessore: vado avanti con l'apertura. Abbiamo prima una commemorazione e, nel giro di qualche minuto, le dico. So che lei è sempre gentile e quindi cerco di utilizzare al meglio questo suo valore caratteriale.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Barazzotto, Gariglio e Saitta.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute dell'11 luglio 2017.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 4 luglio 2017.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'ex Consigliere regionale professor Marco Rosci deceduto il 2 luglio 2017


PRESIDENTE

Il 2 luglio scorso è scomparso, all'età di 89 anni, il professor Marco Rosci, Consigliere regionale nella seconda legislatura.
Nato a Novara il 17 aprile 1928, si era laureato nel 1951 in Storia dell'Arte all'Università degli Studi di Milano, dove è stato assistente ordinario alla Cattedra di Storia dell'Arte e successivamente professore associato di Storia della Critica d'Arte.
Nel 1973 è diventato professore ordinario di Storia dell'Arte Moderna all'Università di Torino, e in seguito professore di Storia dell'Arte Contemporanea all'Università del Piemonte Orientale.
Eletto nel 1975 Consigliere regionale nella circoscrizione di Novara nella lista del Partito Comunista Italiano, è stato componente delle Commissioni Lavoro, Ambiente, Urbanistica e Sanità.
Personalità del mondo della cultura novarese, è stato uno storico e un critico d'arte molto apprezzato e stimato. Ha scritto opere su Leonardo Raffaello, Palladio e Serlio e l'architettura del Cinquecento, su Cerano e Giulio Cesare Procaccini e l'arte lombarda del Seicento, su Evaristo Baschenis e la natura morta del Seicento, paesaggio e veduta lombardi dell'800, su Boccioni, Cassinari, arte e rivoluzione nel XX secolo. Ha curato le mostre del Cerano a Novara nel 1964 e a Milano nel 2004, la mostra Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Regno di Sardegna a Torino nel 1980.
Con il Consiglio regionale del Piemonte ha sempre mantenuto uno stretto rapporto, sostenendo e partecipando attivamente alle iniziative dell'Associazione fra Consiglieri regionali già facenti parte del Consiglio, finché gli è stato possibile.
I funerali si sono svolti martedì 4 luglio scorso presso la chiesa della Madonna Pellegrina a Novara.
Alla moglie Annamaria e ai figli Antonio e Alessandro, desidero rinnovare, a nome dell'Assemblea regionale, le più sentite condoglianze e i sensi della nostra più sincera vicinanza.
Invito i presenti a osservare un minuto di silenzio in memoria del già Consigliere regionale professor Marco Rosci.



(I presenti, in piedi osservano un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.17, riprende alle ore 10.19)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame proposta di deliberazione n. 255, inerente a "Istituzione del Comune di Valle Cannobina mediante fusione dei Comuni di Cavaglio Spoccia, Cursolo Orasso e Falmenta in provincia del Verbano-Cusio-Ossola"

Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame proposta di deliberazione n. 256, inerente a "Istituzione del Comune di Alluvioni Piovera mediante fusione dei Comuni di Alluvioni Cambiò e di Piovera in provincia di Alessandria"

Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame proposta di deliberazione n. 254, inerente a "Istituzione del Comune del Comune di Cellio con Breia mediante fusione dei Comuni di Cellio e di Breia in provincia di Vercelli"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle proposte di deliberazione n. 255, n. 256 e n.
254, di cui ai punti 4), 5) e 6) all'o.d.g.
La parola al Vicepresidente Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Molto semplicemente, la Giunta ha presentato i tre disegni di legge avendo attivato i Comuni l'iniziativa per la fusione. Come previsto dalla norma, l'esame dei disegni di legge viene interrotto e le tre deliberazioni che questa mattina sono all'esame del Consiglio regionale servono unicamente per consentire lo svolgimento del referendum consultivo tra le popolazioni interessate nell'autunno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non c'è granché da dire; ovviamente prendiamo atto della volontà dei Comuni - espressa con proprie deliberazioni consiliari - per andare verso almeno un referendum consultivo e quindi verso un'ipotesi di fusione.
In merito alla proposta di cui al punto 4) all'o.d.g, relativa all'istituzione del Comune di Valle Cannobina, già ne avevamo discusso con il Vicepresidente Reschigna in Commissione. Volevo solo sapere se la stessa mozione è stata portata nel quarto Comune della valle, cioè Gurro, oppure se non è mai stata discussa o, viceversa, se è stata bocciata; solo per conoscenza.
Praticamente, si formerebbe un unico Comune più un Comune esterno a questa valle, che è una valle laterale della provincia del VCO.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Il Comune di Gurro è stato coinvolto nell'iniziativa perché l'obiettivo dei Comuni era quello di costituire un unico Comune in tutta la Val Cannobina. L'Amministrazione comunale di Gurro, dopo aver ascoltato la popolazione, ha ritenuto di non aderire alla proposta di fusione, ma ci non è di impedimento alla fusione tra gli altri tre Comuni.
Credo che il tema possa essere ripreso nei prossimi anni, specialmente alla luce del fatto che quei Comuni hanno equilibri di bilancio precari, ma determinati soprattutto dal ritorno fiscale dei frontalieri ed essendo in discussione il nuovo accordo tra l'Italia e la Svizzera sul ristorno fiscale, che prevede inevitabilmente minori ristorni da parte della Confederazione Elvetica all'Italia per le tasse pagate. E credo che nei prossimi anni il tema si riproporrà anche per quel Comune.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo in termini generali, ma per farlo utilizzo queste tre delibere che hanno a oggetto le fusioni.
Io credo che si dovrà, prima ancora di arrivare eventualmente alla legge regionale di fusione, provare a portare attenzione su due temi.
Il primo è la modalità, perché per la prima volta - adesso non ricordo il nome dei Comuni - in Provincia di Alessandria si era manifestato un aspetto differente rispetto a tutti quelli precedentemente visti. Noi cioè, abbiamo assistito a situazioni in cui entrambi i Comuni - o più Comuni, anche i tre della Valle Cervo - che volevano fondersi hanno avuto esito positivo al referendum in entrambe le Amministrazioni; oppure, in molti Comuni in cui abbiamo operato le due Amministrazioni che hanno inteso fondersi hanno avuto esito favorevole e quindi abbiamo proceduto con legge regionale alla fusione dei due Comuni.
Abbiamo avuto in questo caso una situazione diversa, sulla quale credo non ci possa essere una discrezionalità da parte del Consiglio regionale ma per la quale bisognerebbe introdurre, se serve, una modifica normativa a una prassi che si consolida: si tratta di una seconda fattispecie in cui un Comune era favorevole e un altro contrario.
Una considerazione che è stata fatta all'interno della Commissione competente è stata quella relativa alla "maggior quota" di popolazione che si è espressa. Allora, io credo che da questo punto di vista, al di là di ciò che noi crediamo - noi, cioè, crediamo che quando vi è la popolazione di un'Amministrazione comunale che si esprime negativamente, non si possa procedere a una fusione - questo argomento sia da disciplinare, perch altrimenti vale tanto la nostra considerazione quanto quella che ha fatto il Vicepresidente rispetto al maggior numero di abitanti consultati.
È infatti evidente che se dovesse valere questa seconda fattispecie, i Comuni maggiormente popolosi sarebbero sempre quelli che hanno la possibilità di imporre ad altri cittadini - e non di condividere - un percorso di fusione. Ma questo è un aspetto non tecnico, ma molto politico che però potremo affrontare comprendendo se necessario una modifica alla legge 11 o una semplice delibera della Giunta regionale che vada in tal senso e che però individui un percorso uguale per tutti.
Credo infatti che l'unico aspetto che noi non possiamo permetterci nei confronti di Amministrazioni comunali, che hanno avuto quindi un Sindaco democraticamente eletto direttamente dai cittadini, sia quello di imporre una fusione; posto che, come il Vicepresidente sa bene, la normativa attuale - non quella regionale, ma quella nazionale - consente la possibilità di "accorpamento" (non mi viene la parola esatta) di due Comuni senza procedere alla fusione nelle modalità oggetto delle delibere di questa mattina.
La seconda considerazione, che invece è molto più legata alla cassa ma che però per noi costituisce un aspetto dirimente, è quella relativa alle tempistiche con cui vengono erogati i benefici alle Amministrazioni comunali. I colleghi e il Vicepresidente sanno bene, cioè, che nel momento in cui due o tre Comuni si fondono tra i tanti aspetti che riguardano la fusione vi è anche quello del beneficio economico; e non dobbiamo nasconderci che alcune Amministrazioni comunali hanno fatto una scelta sì di futuro per i loro Enti (molto spesso unendo piccoli Comuni per farli diventare un unico Comune maggiore), ma anche quella di ristoro economico perché in molti casi per quelle piccole realtà quell'operazione rappresenta un dato economico significativo.
Noi registriamo un ritardo nel pagamento di quei benefici previsti dalla legge che - per carità - fa il pari con altri ritardi che ha l'Amministrazione regionale; e che ha non perché il Vicepresidente non vuole sostenere i procedimenti di fusione, ma perché, avendo anche solo visto il rendiconto di ieri, è evidente - ma non voglio entrare in dinamiche di bilancio - che fin quando noi non avremo una cassa pari alle competenze, ci sarà sempre qualcuno che attenderà di essere pagato.
Credo che per questo tema si debba introdurre una corsia preferenziale.
Altrimenti, è assolutamente evidente che per le Amministrazioni comunali che hanno proceduto a fusione, non solo ma anche per i benefici economici e che dopo due anni o un anno e mezzo non hanno ancora ottenuto un euro dall'Amministrazione regionale, viene anche meno il motivo per cui molto spesso i Sindaci hanno spiegato l'importanza della fusione, che certamente era stata operata per un aspetto legato alla prospettiva, ma anche per un beneficio economico immediato che poteva consentire una serie di servizi che, altrimenti, non sarebbero stati possibili.



PRESIDENTE

Grazie.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, passiamo alla votazione delle proposte di deliberazione, per la quale ricordo che il numero legale è 26.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 255, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Intervengo solo per un aspetto meramente formale. So che è difficile per il Vicepresidente rispondere perché, mentre io parlavo



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali (fuori microfono)

La stavo seguendo, Consigliere Vignale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Allora, in merito alle problematiche che ha posto il Consigliere Vignale nel suo intervento, rispondo su due questioni.
Innanzitutto, con l'Assessore Valmaggia stiamo lavorando a un testo di disegno di legge che riveda un po' il tema delle gestioni associate e intervenga parimenti sulle fusioni, anche sulla base di studi che abbiamo commissionato a IRES-Piemonte. Su questo testo, a partire dal mese di settembre, prima ancora che sia depositato il disegno di legge - stiamo ragionando per problemi e per ipotesi di soluzione - apriremo un confronto molto ampio che coinvolgerà le Amministrazioni piemontesi e anche il Consiglio regionale; prima ancora - lo ripeto - che ci sia il deposito di una vera proposta di disegno di legge da parte della Giunta regionale.
Questo, quindi, è uno dei temi, assieme a molti altri. E penso che i Consiglieri che seguono questi argomenti sappiano benissimo che noi abbiamo bisogno innanzitutto di consolidare un sistema, che è precario: se voi vedete il numero di gestioni associate che si costituiscono e che dopo sei mesi si spezzano, o di Comuni che chiedono di uscire da questi soggetti capite che non può costruirsi un sistema di poteri locali su presupposti di precarietà e di fragilità. Questo tema, dunque, che è stato proposto all'attenzione dopo l'esperienza di quei due Comuni nell'Alessandrino, lo riaffronteremo all'interno del disegno di legge.
La seconda questione - lo dico anche perché dimostro al Consigliere Vignale, e a tutto il Consiglio regionale, di averlo ascoltato perché, sia ben chiaro, è doveroso da parte mia - è che c'è indubbiamente un ritardo di pagamenti di cassa nei confronti delle fusioni che sono nate: lo stiamo affrontando assieme a tutta una serie di altre criticità, come ha ricordato il Consigliere Vignale nell'esame del rendiconto, che emergono in termini molto chiari ed espliciti.
Devo dire che l'intervento da parte della Regione è significativo sotto il profilo della presenza e del sostegno nei confronti di queste esperienze, molto meno significativo sotto quello rappresentato dall'intervento statale, che è la vera molla, nel senso che oggi sta spingendo molte Amministrazioni in questa direzione.
Comunque, c'è un dovere di serietà da parte dell'Amministrazione regionale che passa anche attraverso l'intervento regionale; peraltro, non sono importi rilevanti, perché parliamo, una tantum, di una cifra mediamente attorno ai 100 mila euro che si consolida in cinque annualità pari al 20 per cento dell'intervento una tantum, liquidando l'importo nel corso dell'anno.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 256, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 254, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Proseguimento esame disegno di legge n. 193, inerente a "Riordino del sistema delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 193, inerente a "Riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza", di cui al punto 7) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana dell'11 luglio è proseguito l'esame degli emendamenti relativi all'articolo 4 e sono stati illustrati gli emendamenti rubricati nn. 8), 12), 11) e10).
Esaminiamo ora l'emendamento rubricato n. 15).
Ricordo che si hanno a disposizione tre minuti per chi illustra e due minuti per gli altri firmatari.
Emendamento rubricato n. 15) presentato da Bono, Batzella, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti, Valetti e Bertola.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati.
Speriamo sempre che questa discussione possa "indurre in tentazione" diciamo così, l'Assessore Ferrari e la maggioranza a voler rivedere i parametri dell'articolo 4, altrimenti è ovvio che sarebbe una discussione un po' sterile, un po' fine a sé stessa. Tuttavia, noi ci proviamo continuando, anzi riprendendo, proprio per rinfrescare il ragionamento che avevamo fatto lungamente nella mattinata della scorsa seduta di Consiglio regionale.
Siamo sul tema del Capo II, "Modalità e criteri per il riordino delle IPAB", all'interno del disegno di legge regionale n. 193, licenziato dalla I Commissione il 1° giugno 2017.
A oggi, le IPAB si trasformano in aziende di servizi pubblici alla persona solo quando hanno un valore medio della produzione con riferimento agli ultimi tre anni di attività superiore a due milioni e mezzo.
Riteniamo che questo parametro sia troppo elevato, Assessore, nel senso che permette la trasformazione - e noi riteniamo che sia un bene - in aziende di servizi pubblici alla persona solo a una decina di IPAB, andando a perdere un patrimonio comunque collettivo, comune, che non so se si possa definire pubblico, ma ritengo che un bene comune è un bene fruibile dalla collettività, quindi è molto simile, se non uguale, a un bene pubblico.
Dicevo, un bene derivato da lasciti testamentari e non da parte di privati quindi è un bene della collettività che va salvaguardato e preservato.
Se è vero che la trasformazione in fondazioni e associazioni di diritto privato, quindi tutte quelle al di sotto dei due milioni e mezzo (per semplificare, poi c'è una fascia intermedia in cui c'è la facoltà di scelta), riguarderebbe associazioni e fondazioni no profit, che non possono fare profitto, in questo caso, in teoria si andrebbe a salvaguardare, si potrebbe dire, il patrimonio delle IPAB e la funzione stessa. Tuttavia abbiamo dubbi sulla trasparenza, sulla gestione - quindi sul bilancio - del personale e su tutta un'altra serie di punti e di temi che, in effetti, ci lasciano un po' perplessi.
Per questo motivo, vorremmo che, rispettando e seguendo la legge nazionale, che dice che le IPAB si trasformano in aziende pubbliche di servizi a persone e poi che alcune, con certe caratteristiche, si possono trasformare in privato, fosse un po' ribaltata l'ottica della legge.
Speriamo che su questo l'Assessore Ferrari, come ci ha ascoltato attentamente in Commissione, voglia ascoltarci anche in Aula.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Questo è un altro emendamento a seguito di quelli che abbiamo presentato martedì scorso in Aula. Siamo all'articolo 4, l'articolo che comprende le modalità e i criteri per il riordino delle IPAB, un articolo molto importante. La nostra speranza è ci possa essere un minimo accoglimento per migliorare questo testo normativo con qualche piccola modifica. La nostra proposta è di inserire, dopo il comma 2, un ulteriore comma, il comma ter.
Con questo comma chiediamo che le IPAB, il cui saldo di bilancio è positivo (quindi parliamo di un istituto con bilancio in attivo) e il valore medio della produzione (è importante fare il calcolo fra il bilancio attivo e il valore medio della produzione), naturalmente sempre in riferimento agli ultimi tre anni di attività, è superiore a un milione di euro, possano trasformarsi in aziende pubbliche per i servizi alla persona.
Partiamo da una cifra superiore a un milione di euro, perché riteniamo che la cifra (due milioni e mezzo) indicata nell'attuale testo del disegno di legge è troppo elevata. In tal modo, daremmo la possibilità alle IPAB di rimanere pubbliche o di continuare a prestare i servizi alle persone.
Parliamo di assistenza soprattutto agli anziani, e ricordiamoci che le IPAB sono nate per questo motivo, quindi occorre evitare il più possibile che le IPAB diventino fondazioni di diritto privato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Riprendiamo il discorso sulle IPAB e sui criteri di individuazione di quelle da trasformare in un modo o nell'altro. Mantenendo saldo l'obiettivo di fare sì che la maggior parte delle IPAB piemontesi rimangano sostanzialmente pubbliche, l'emendamento propone l'abbinamento di due parametri e non del solo valore della produzione media dei tre anni.
Abbiniamo di nuovo un discorso sul saldo di bilancio. In questo caso chiediamo che, laddove vi sia una IPAB che ha un saldo di bilancio positivo, il che vuol dire che sostanzialmente le proprie attività funzionano in maniera non solo corretta, ma permettono anche la realizzazione di ampliamenti delle attività stesse, di investimenti anche in termini di personale e il cui valore della produzione media sia superiore al milione di euro, vengano mantenute come aziende pubbliche.
Se ragioniamo anche sul quadro degli emendamenti precedenti, laddove chiedevamo che venissero privatizzate solo quelle che prevedevano anche un abbinamento del parametro di saldo di bilancio negativo, vorremmo far sì che non fosse sempre il pubblico a caricarsi le situazioni critiche, ma poiché normalmente si fa riferimento al privato come all'entità mitica che risolve tutte le questioni economico-finanziarie delle aziende pubbliche raccomandandone la necessità di privatizzazione, noi riteniamo che, invece si privatizzino le aziende pubbliche che rendono e che funzionano correttamente, perché queste sono di interesse per il privato che guarda al profitto.



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



CAMPO Mauro

Scusate, sono andato oltre il mio tempo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Noi continuiamo con le nostre proposte emendative. Stiamo andando avanti da più di una seduta, abbiamo avanzato delle proposte in Commissione perché crediamo sia necessario fermarci ancora a riflettere su alcuni aspetti e crediamo che sia ancora possibile. Aspettiamo che ci sia un cenno da parte dell'Assessore che faccia capire che la discussione è ancora aperta e che sia possibile trovare un punto di condivisione su alcuni aspetti.
Uno di questi aspetti è proprio quello che riguarda la trasformazione delle IPAB in associazioni e fondazioni di diritto privato. Come dicevano anche altri Consiglieri, per noi è fondamentale che le IPAB, nella stragrande maggioranza, rimangano dei soggetti pubblici e che quindi conservino la loro natura, la natura con la quale sono nate. Le nostre proposte emendative vanno in tal senso.
L'altro aspetto che andremo a sottolineare anche più avanti attraverso la nostra attività emendativa è quello che riguarda i lavoratori, quindi le condizioni che verranno applicate ai lavoratori nel momento in cui si passerà da uno status all'altro; quindi verificare che siano garantiti i loro diritti e che siano conservati fino al momento in cui si arriverà alla creazione di un contratto nazionale che permetterà di applicare delle condizioni, ovviamente il più possibile favorevoli ai lavoratori. Noi dobbiamo chiedere una riflessione su questi due punti.
Attraverso quest'emendamento, noi continuiamo ad agire sull'articolo 4 e chiediamo un inserimento, dopo il comma 2, di un ulteriore comma che definisce dei parametri. Abbiamo avanzato diverse proposte emendative e poniamo dei parametri diversi rispetto a quelli presenti nel testo di legge, quindi ci riferiamo al saldo di bilancio positivo e al valore medio della produzione, calcolati con riferimento agli ultimi tre anni di attività, che sia superiore ad un milione. In quel caso, le IPAB si trasformano in aziende.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Siamo ancora sull'articolo 4 del disegno di legge di riordino delle IPAB. Con l'emendamento n. 15) all'articolo 4 proponiamo che venga preso in considerazione un saldo di bilancio nel caso in cui sia positivo negli ultimi tre anni.
Noi crediamo che questo, ovviamente, sia un aspetto fondamentale perché vi sono IPAB che sono di una dimensione limitata, quindi istituti di beneficenza pubblici, ma che hanno un saldo di bilancio positivo. Crediamo che questo aspetto sia fondamentale e che vada considerato nella modifica qualora l'Assessore la voglia prendere in considerazione, dei paletti inseriti con l'articolo 4 del disegno di legge.
Oltre a ciò, inseriamo un paletto di un milione di euro di fatturato complessivo. Un saldo positivo negli ultimi tre anni e un milione di euro a differenza della proposta avanzata dall'Assessorato, che ha inserito un paletto più alto di un milione e mezzo. Mettendo insieme, da una parte un'attività che, comunque, dà utili ad un'azienda pubblica e, dall'altra un fatturato, sebbene più contenuto, che garantisce gli utili, crediamo che si possa fare una buona cosa e aumentare il range di istituti di beneficenza che rimangono di diritto pubblico.
Questo è il nostro obiettivo. Andare in controtendenza rispetto al disegno di legge che, invece, comporterà la trasformazione in associazioni o fondazioni private del 90 per cento di istituti pubblici presenti sul territorio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 15), all'articolo 4, come diceva il Consigliere Andrissi, diminuisce del 50 per cento la soglia minima che viene richiesta nel testo originale della Giunta per chiedere il cambiamento di modalità di gestione delle IPAB da pubblico a privato.
Qui abbiamo un milione di euro, la soglia per cui, con saldo di bilancio positivo, il valore medio della produzione diventa il valore discriminante per convertire le IPAB o meno. Ritorniamo nel discorso di principio che serve anche per promuovere una cultura dell'organizzazione virtuosa e introdurre adattamenti necessari a una razionale distribuzione sia geografica che funzionale delle IPAB che tenga conto dei necessari presidi e delle risorse umane.
È un argomento su cui abbiamo insistito molto con la questione dei dipendenti e delle tutele, sia in quantità che qualità, valorizzando i nuovi interlocutori, l'associazionismo, il volontariato e gli Enti locali come cooperazione decentrata - è giusto che tutti diano una mano nella gestione dello stato sociale - e tante forme di impegno che hanno anche fatto emergere movimenti spontanei di solidarietà e fare interagire le forze che possono aiutare a sconfiggere la povertà e un disagio sociale molto presente nel nostro Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ricominciamo oggi con l'esame del disegno di legge n. 193 e ovviamente, iniziamo a ribadire le nostre principali perplessità su questo disegno di legge.
Siamo nell'articolo che contiene gli elementi che più ci hanno spinto a proporre un'attività emendativa.
Siamo, in questo caso, a proporre che la Giunta abbassi, come richiesto l'altra volta, il livello di valore medio della produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni, al di sotto del quale le IPAB si trasformano e, quindi, possono scegliere di diventare, come dice il disegno di legge, associazioni o fondazioni di diritto privato. In questo caso noi proponiamo un limite diverso, che è quello di un milione, quindi più basso al di sotto del quale si trasformano in aziende.
L'intento, come dicevamo la volta scorsa, è sempre quello di preservare il maggior numero di IPAB come istituti di diritto pubblico.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
Emendamento rubricato n. 14) presentato da Bono, Batzella, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti, Valetti e Bertola.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Noi speravamo di avere un pochino convinto l'Assessore o comunque la maggioranza, ma evidentemente non ci siamo riusciti. Se si rimane ognuno nella propria posizione, noi comunque proveremo ad illustrare i nostri emendamenti, almeno per testimonianza ai posteri di aver provato a modificare l'articolo 4 in un senso migliorativo. Poi, tra l'altro, abbiamo presentato diverse proposte, non ci siamo fossilizzati su proposte magari molto estreme come soglie economiche di valore medio della produzione magari non ricevibili. Abbiamo fatto delle proposte che variano dai 500 mila euro al milione di euro per la prima fascia e dal milione a due milioni per la seconda fascia.
Ritengo che ci sia ampia possibilità di discussione su questo tema, nel senso che si era trovato comunque un accordo almeno sulle modalità di suddivisione nel riordino delle IPAB in Commissione. Sulle cifre, invece già in Commissione avevamo detto che ritenevamo si dovesse lavorare ancora e limare queste cifre, proprio per arrivare ad un quadro un po' più uniforme.
Come credo avesse già detto il collega Campo nella scorsa seduta adesso siamo al dieci per cento di pubblico e 90 per cento di privato, ma speravamo di arrivare almeno al 50 per cento e 50 per cento. Almeno un'ipotesi di lavoro per dire che un 50 e un 50 potrebbe essere accoglibile.
Poi è vero che c'è la parte delle fusioni, però noi oggi non possiamo sapere quali e quante IPAB andranno con un atto proprio verso una fusione.
Quindi, magari arriveranno a superare la soglia dei due milioni e mezzo e potranno avviarsi verso il percorso di mantenimento o, meglio, di trasformazione verso un'azienda pubblica di servizi alla persona. Non lo sappiamo e penso che non lo sappia nemmeno l'Assessore; oppure, se lo sa glielo chiediamo. Difatti non lo sa, quindi diventa difficile.
Magari si può fare un ragionamento geografico, cioè dire che se nella stessa città (capoluogo di provincia o città un po' grandi) ci sono due IPAB, allora può esserci la volontà di una moral suasion da parte dell'Assessorato, dicendo: "Siete nella stessa realtà, fate la stessa attività, magari di assistenza agli anziani, spingiamo verso un processo di fusione e andiamo verso l'azienda pubblica di servizi alla persona". Ma sono tutte ipotesi che lasciano un quadro un po' aperto.
Per questo motivo, siamo nuovamente a chiedere delle modifiche a questo articolo 4.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Questo emendamento è uguale a quello che abbiamo precedentemente illustrato, solo che è differente la cifra, la soglia che abbiamo posto.
Come avete potuto notare, proponiamo alla Giunta e all'attenzione di tutta l'Aula una serie di cifre, perché quelle proposte nell'attuale disegno di legge a noi non vanno bene, perché secondo noi sono troppo alte.
Ritorniamo sempre al solito discorso del pubblico e al discorso della privatizzazione. Concordo con la riflessione fatta poc'anzi dal collega che mi ha preceduto, perché è un'ulteriore proposta che può essere utile all'Assessore. Tra l'altro, questo concetto, cioè il fatto di valutare i diversi territori e la presenza di più IPAB nel territorio, è stato ribadito anche in Commissione.
In questo modo si può decidere la fusione tra le due-tre IPAB presenti sul territorio, però una fusione sempre con un indirizzo pubblico. Non mi stancherò mai di ripetere che non dobbiamo dimenticare che questi istituti pubblici di assistenza e beneficenza sono nati proprio per i servizi alla persone. Sono stati donati dei soldi e c'era uno scopo ben preciso, quello di assistere le persone, e questo scopo non dobbiamo perderlo.
In questo caso, la soglia che chiediamo è superiore ai 750 mila euro e le IPAB si trasformano in aziende, sempre valutando il saldo di bilancio positivo e valutando anche il valore medio della produzione degli ultimi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Come ribadiva il collega Bono, visto che giustamente e gentilmente (ma è sua facoltà) il Presidente ci ha chiesto se poteva mettere al voto l'articolo, e noi altrettanto gentilmente abbiamo risposto di no, chiediamo che si facciano delle modifiche a questo articolo 4.
Chiediamo che venga comunque abbassata questa soglia, al di sotto della quale le IPAB diventano soggetti di diritto privato. L'abbiamo chiesto in Commissione e lo stiamo chiedendo qui in Aula; poi anche su questo ci siamo resi più che disponibili a concordarne le modalità. Non chiediamo che si vada incontro in tutto e per tutto alle nostre richieste, però questo è un punto importante della legge, sul quale chiediamo che ci sia un intervento.
Abbiamo un atteggiamento coerente rispetto anche al lavoro che abbiamo fatto in Commissione e, in alcuni casi, ottenendo anche riscontri positivi da parte della Giunta regionale. È coerente, perché critichiamo la legge e allo stesso tempo, cerchiamo di modificarla; la nostra non è una finta opposizione o un'opposizione per partito preso. Sono reali ragioni di perplessità relativamente ad alcune parti della legge e, pertanto chiediamo che vengano modificate.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Anche a me piacerebbe chiudere prima con questo disegno di legge, per ci sono delle cose che non ci piacciono e ne abbiamo ampiamente spiegato le motivazioni.
Innanzitutto, avremmo costruito diversamente il livello degli indicatori o, meglio, l'insieme degli indicatori da valutare per definire la categorizzazione delle IPAB, con l'obiettivo di rendere residuale il ricorso alla trasformazione in enti di diritto privato (l'ho già detto, ma non mi stancherò mai di ripeterlo).
Con questo emendamento andiamo a proporre un criterio analogo a quello del precedente emendamento: si chiede, cioè, di ragionare su quelle IPAB che funzionano bene, anche se sono piccoline, che hanno una produzione media nell'ultimo triennio superiore a 750.000 euro, e che hanno un bilancio più che in ordine, per cui sono in grado, anche volendo, di crescere.
Questo criterio dovrebbe essere il "seme" di quella che potrebbe essere la costruzione di un nuovo sistema pubblico che va a correlarsi a quelle IPAB relative ai servizi pubblici di assistenza (socio-assistenziali), ma anche alle altre entità che operano nei servizi ai cittadini (mi vengono in mente, ad esempio, gli asili di livello comunale, che magari potrebbero ricevere dei benefici se fossero inseriti all'interno di un sistema che garantisca loro anche alcuni tipi di livelli standard di supporto e di servizio, e quindi anche di erogazione alle famiglie di un servizio a minor costo o a costo praticamente nullo).
Sotto questo profilo, di nuovo, vorremmo che quelle che sono oggi entità pubbliche che funzionano correttamente, per piccole che siano rimangano tali e possano far parte di un sistema che va a migliorare l'offerta pubblica ai cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Siamo ancora sull'articolo 4, che è uno dei punti centrali della nostra attività emendativa.
Con quest'emendamento avanziamo un'altra proposta relativamente ai criteri che definiscono la trasformazione delle IPAB in associazioni o fondazioni di diritto privato.
Il nostro continua a essere, ovviamente, un invito al confronto e al dialogo, nella valutazione delle diverse possibilità. Questo è uno dei punti. L'altro è quello relativo alle condizioni dei lavoratori: noi vorremmo cercare di introdurre nel testo delle misure che possano, in qualche modo, salvaguardare i lavoratori nel momento in cui le IPAB decidono di diventare associazioni o fondazioni di diritto privato.
Con questo emendamento andiamo sempre ad agire sul comma 2, chiedendo l'inserimento di un comma 2 ter, che così recita: "2 ter. Le IPAB, il cui saldo di bilancio è positivo e il valore medio della produzione, calcolati con riferimento agli ultimi tre anni di attività, è superiore ad euro 750.000, si trasformano in aziende".
Come diceva il collega Campo, andiamo a focalizzarci su quelle IPAB di dimensioni non eccessive, che però possono avere degli spunti di crescita.
Questo consentirebbe di mantenere sul territorio IPAB che conservano la loro natura di soggetto pubblico e che continuino a svolgere la loro funzione sociale, aspetto che noi riteniamo sia assolutamente da tutelare.
Continuare a presidiare il territorio con soggetti pubblici, creando una rete il più possibile diffusa e vicina ai cittadini, ci sembra un concetto da salvaguardare ed è quello su cui stiamo lavorando attraverso queste nostre proposte di emendamento che continuiamo a illustrare dalla scorsa seduta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo di inserire la proposta di trasformazione in azienda di quelle IPAB che rispondono ad alcuni requisiti: in primo luogo, il saldo di bilancio dev'essere positivo; in secondo luogo, il valore medio di produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività, deve essere superiore ad euro 750.000.
Rispetto al precedente emendamento, abbiamo inserito un importo del valore medio di produzione inferiore, cioè di 750.000 euro, che è più consono a quello che noi pensiamo debba essere il punto di arrivo, per una migliore definizione di quelle che sono le IPAB che hanno un grado di sostenibilità economica tale da potersi trasformare in aziende.
Abbiamo presentato più emendamenti che vanno, giocoforza, a proporre diverse scale di valutazione; scale di valutazione che, talvolta, sono più o meno lontane dall'optimum che noi ricerchiamo, ma che proponiamo a questa maggioranza per una sorta di mediazione rispetto alla posizione assunta dal disegno di legge così come modificato dal lavoro di Commissione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Continuiamo con la nostra attività emendativa sull'articolo 4. Con questo emendamento proponiamo l'inserimento di un comma 2 ter: in pratica prendiamo in considerazione il saldo di bilancio positivo e il valore medio di produzione, perché riteniamo siano i criteri più ragionevoli di valutazione.
Noi crediamo sia un'ottima proposta, per cui chiediamo all'Assessore di dirci quali sono le IPAB che hanno un saldo positivo e un fatturato inferiore a un milione e mezzo, al fine di trovare una soluzione che possa portare a superare questa attività emendativa frenetica. Altrimenti rischiamo veramente di andare avanti per parecchio tempo con questa attività emendativa.
Noi crediamo che il saldo di bilancio positivo sia un criterio di equità, perché riconosce il fatto che ci siano enti pubblici che, per quanto piccoli, possono svolgere la loro attività rimanendo aziende pubbliche, senza dover essere trasformati in fondazioni o associazioni e dando garanzia ai loro lavoratori di mantenere i diritti acquisiti in tanti anni di sacrifici.
Se ciò non avverrà, ovviamente andremo avanti con la nostra attività emendativa. Però ci spiace che l'Assessore non voglia prendere in considerazione un criterio che è di assoluto buonsenso, come il saldo di bilancio positivo.
Perché non prenderlo in considerazione? Credo che sia difficile comprendere il motivo per cui non si vuole prendere in considerazione un criterio di buonsenso: nel momento in cui un'azienda pubblica ha un saldo positivo, noi riteniamo che possa rimanere pubblica.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Emendamento rubricato n. 13) presentato da Bono, Batzella, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti, Valetti e Bertola.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Proseguiamo con l'analisi degli emendamenti.
Noi chiediamo che il tema del saldo di bilancio sia inserito all'interno dell'articolo 4 di fianco a quello del valore medio di produzione. Come abbiamo già avuto modo di dire più volte, il valore medio di produzione è un parametro sì indicativo della dimensione dell'azienda ma non dello stato di salute della stessa. Dunque, l'IPAB potrebbe avere un valore medio della produzione elevato, ma un saldo di bilancio negativo negli ultimi tre anni che va a intaccare il patrimonio immobiliare e mobiliare che è stato raccolto grazie a donazioni e a lasciti testamentari instaurando una situazione di difficoltà che potrebbe portare anche allo stato della liquidazione delle IPAB che si trovano in condizioni economiche di grave dissesto.
Noi crediamo - lo diciamo anche al Presidente Chiamparino, che oggi è presente in Aula ed è attento sul tema - che il fatto di non andare ad intaccare il patrimonio delle IPAB di decenni (se non da più) sia fondamentale.
È inutile andare a dire "teniamo comunque in vita le IPAB", magari pure in condizioni di aziende pubbliche di servizi alla persona, che hanno dei costi maggiori soprattutto sul tema del personale, e non interveniamo quando già da tre anni hanno dato segnali di una perdita in bilancio.
Noi riteniamo che si debba fare una legge completa e precisa, che vada a individuare quali debbano essere le caratteristiche per evolvere in una direzione o nell'altra. Io penso che in Commissione si sia fatto un discreto lavoro - si ricordavano le 17 sedute in Commissione, poi 17 magari è un numero che non porta bene per chi è scaramantico o quant'altro - ma ritengo che il lavoro possa e debba continuare in Aula e si possa andare a intervenire per migliorare ulteriormente il tema.
Vedo che il Presidente Chiamparino parla in maniera accesa con l'Assessore Ferrari: so che sta cercando di convincerlo...



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Mi sta cercando di convincere.



BONO Davide

Lo so, ma lei si lasci convincere dal Presidente Chiamparino, perché il Presidente Chiamparino, in questo caso, ha ragione, quindi deve essere convinto che alcuni emendamenti vanno recepiti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Il Presidente Chiamparino ha sentito la mia voce: è sull'attenti e concentrato ad ascoltare.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Sull'attenti no, però mi si è aperto il cuore!



BATZELLA Stefania

Ha tentato e non ci è riuscito, peccato! Ma se volesse, credo che riuscirebbe: ci vorrebbe davvero poco a convincere l'Assessore Ferrari. Se lei, Presidente, volesse, credo che basterebbe poco, basterebbe un sì a convincere il suo Assessore.
Detto questo, entriamo nel merito di questo emendamento, che segue gli altri appena illustrati: cambiano solo le soglie e le cifre da noi proposte.
Con questo emendamento all'articolo 4, comma 2, chiediamo l'introduzione di un ulteriore comma, il comma 2 ter: "Le IPAB il cui saldo di bilancio è positivo e il valore medio della produzione, calcolati con riferimento agli ultimi tre anni delle attività, è superiore ad euro 500.000, si trasformano in aziende pubbliche".
Come potete vedere, abbiamo fatto diverse proposte: siamo passati da 1.500.000-1.000.000 euro a 750.000 euro, a 500.000 euro, il tutto per salvaguardare questi importanti istituti pubblici di beneficenza e di assistenza.
Sarò anche ripetitiva e potrò essere noiosa, però ritengo che non bisogna mai perdere di vista lo scopo e l'obiettivo per il quale questi istituti sono nati e che occorre soprattutto mantenere il più possibile questi istituti in aziende pubbliche, quindi evitare la privatizzazione o limitarla in tutti i modi fattibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Terza versione - questa a scendere - della nostra serie di emendamenti in cui abbiniamo di nuovo il saldo di bilancio e il valore medio della produzione nello spazio di tre anni.
Ovviamente è quello che ci piace di più, perché di nuovo aumenta la fetta di IPAB che andrebbero trasformate in aziende pubbliche.
Sotto questo profilo, proponiamo che il parametro del saldo di bilancio positivo sia posto con un valore medio della produzione superiore a 500.000 euro. Qui veramente raggiungiamo quella che sarebbe la situazione più corretta, nel senso che viene da fare anche un po' un parallelismo: nel Paese delle micro, piccole e medie imprese e dei mille campanili, quindi laddove piccolo è considerato bello, ben funzionante e ben amministrato quello che noi pensiamo è che esistano delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (quindi degli enti pubblici) che fanno servizi di varia natura ai cittadini - in particolare socio-assistenziali, ma anche di istruzione per i piccoli, oppure di case vacanze per gli anziani e altre cose di questo genere - in un Paese in cui la fragilità, la povertà e la marginalità sociale stanno purtroppo aumentando.
Noi riteniamo sia essenziale mantenere un forte presidio pubblico di questi settori. La trasformazione di entità che forse in alcuni casi sono andate anche sotto traccia e di cui si è perso il controllo nell'ultimo decennio è necessaria, però la loro trasformazione in aziende pubbliche da inserire in un sistema più articolato e complesso del servizio pubblico ai cittadini dev'essere, dal nostro punto di vista, un elemento fondamentale di questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Qui siamo ad un'altra modulazione della soglia tra quelle proposte vale a dire la più bassa: 500.000 euro. Il tema è proprio quello della natura delle IPAB e del ragionare sul come e con quali finalità sono nate e si sono poi evolute nei decenni - quasi nei secoli possiamo dire, giacch parliamo di istituzioni antiche - sulle intenzioni, sulla ratio della normativa nazionale alla quale il disegno di legge dice di volersi adeguare.
Come abbiamo evidenziato, la normativa nazionale introduce un principio secondo cui la trasformazione delle IPAB in soggetti di diritto privato è l'eccezione. Qui invece, se questo disegno di legge verrà approvato senza modifiche, ciò che nella legge nazionale deve essere eccezione diventa praticamente la regola, perché tra passaggi obbligatori al privato e altri che sono invece opzionali, ma assai probabili e assai prevedibili, su 101 IPAB regionali, ne rimarrebbero pubbliche solo 13 (siamo poco sopra il dieci per cento).
Questo è il tema fondante della nostra attività in Commissione e anche in Aula: impedire il totale smantellamento delle IPAB come istituzioni di diritto pubblico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Questo emendamento fissa una soglia che è un tentativo di mediazione un punto di incontro con la Giunta perché, sempre guardando il saldo di bilancio positivo, indica un valore medio della produzione superiore a 500.000 euro per la trasformazione in aziende.
Questo significa che vogliamo venire un po' incontro a quelle che erano le posizioni iniziali e provare a porre un freno a una privatizzazione di massa delle IPAB. Ciò non solo perché pensiamo che questo ruolo sociale debba essere prevalentemente in carico al pubblico, ma per un motivo molto semplice: perché quelle che sopravvivono hanno sicuramente degli obiettivi diversi dalla pura tutela del sociale. Ma ciò che temiamo di più è che vi sia una selezione naturale e che molte IPAB, una volta senza sostegno pubblico e dunque in mano al privato, finiscano purtroppo per scomparire.
Quindi vi sono delle situazioni di bilancio molto vicine alla stabilità, ma mancano le risorse e magari la forza per poter ammortizzare degli investimenti, fare dei miglioramenti o potenziarsi. Lasciarli in mano al privato, quindi, specie sotto una soglia molto piccola che sono i 500.000 euro di valore medio della produzione, comporta dei rischi per i quali vedremo le IPAB dimezzate (o forse molto di più che dimezzate), non solo nel numero ma anche, specialmente, nella quantità di addetti impiegati (gente che ci lavora) e nei servizi offerti alla collettività.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Anche con questa proposta, la n. 13), andiamo avanti con la nostra attività emendativa.
Credo che effettivamente dobbiamo trovare la volontà politica per superare lo scoglio del 90 per cento degli enti di beneficenza trasformati in associazioni o fondazioni private. Potrei anche interrompere il mio intervento, perché non c'è l'Assessore Ferrari, che comunque spero possa ascoltare nel corridoio retrostante la sala consiliare.
Se lo scoglio è quello di un fatturato medio inferiore a un milione e mezzo, questo scoglio può essere superato favorendo le fusioni tra enti di beneficenza pubblici. Le difficoltà, quindi, si possono superare: basta avere la volontà politica e darsi un obiettivo. L'obiettivo, cioè, dovrebbe essere - come prevede la normativa nazionale - di favorire il mantenimento delle IPAB nell'ambito delle aziende pubbliche. Questa è una scelta politica e credo che la maggioranza dovrebbe fare un ripensamento su questo fronte.
Noi possiamo innanzitutto non creare difficoltà ai lavoratori, affinch non si ritrovino invischiati in contratti privati nell'ambito del sociale che creano delle grosse difficoltà per il personale. Manteniamo i diritti del lavoratore, manteniamo delle aziende pubbliche in grande trasparenza e oltretutto rispettiamo anche il mandato testamentario dei privati che hanno lasciato questi beni agli Enti pubblici.
Credo quindi che il Partito Democratico, con un piccolo ripensamento politico, possa darsi un obiettivo, che è quello virtuoso di mantenere queste aziende nell'ambito del diritto pubblico.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Allora, siamo sull'emendamento 13) e sempre sull'articolo 4. Non è partito il cronometro e potrei parlare per ore, me ve lo eviterei, perch questi non sono emendamenti che invitano particolarmente alla discussione.
Dicevo che siamo sull'articolo 4 e che proponiamo un'ulteriore modifica ai parametri. Qui chiediamo di aggiungere il comma 2 ter: "Le IPAB il cui saldo di bilancio è positivo e il valore medio della produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività, è superiore ad euro 500.000 si trasformano in aziende".
Nell'emendamento precedente, quindi, avevamo proposto una soglia di 750.000 euro e ora proponiamo una soglia più bassa di 500.000; questo sempre per cercare di indurre dei ragionamenti e di aiutare il confronto su quelli che, dal nostro punto di vista, dovrebbero essere i parametri che consentono di definire il passaggio delle IPAB da soggetto di diritto pubblico ad associazioni o fondazioni private. Andiamo dunque ad abbassare la soglia arrivando al valore di 500.000, sempre in riferimento al fatto che noi crediamo sia assolutamente necessario mantenere sul territorio una rete il più possibile capillare e diffusa di servizi sociali.
Riconoscendo il ruolo e il valore di questi soggetti, crediamo quindi fortemente necessario salvaguardare il valore di bene pubblico di questi Enti - se così possiamo definire queste IPAB che svolgono una fondamentale azione sociale sul nostro territorio - e pertanto proponiamo di abbassare il parametro che permette alle IPAB di trasformarsi in enti di diritto privato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Con questo emendamento, giungiamo alla conclusione delle preposte di modifica emendativa rispetto allo status di aziende che noi ricerchiamo per le IPAB, in rapporto, appunto, allo stato del bilancio positivo e al valore medio della produzione.
In questo caso noi poniamo come asticella i 500.000 euro, che sarebbe il nostro limite ideale per definire quali sono le IPAB che a nostro giudizio possono diventare aziende. Dico "possono", perché il ragionamento non è stato un ragionamento astratto, ma è stato un ragionamento che ci ha portato a individuare questa soglia come una soglia di sostanziale equilibrio di queste attività: un equilibrio che ci consente di mantenere quella situazione di azienda pubblica che garantirebbe una tranquillità anche al personale che viene impiegato nelle IPAB.
Per questo noi abbiamo abbassato la soglia prevista nel DDL, fino ad arrivare a 500.000 euro, e abbiamo inserito il parametro del bilancio positivo, che è in ogni caso dirimente per capire se una situazione è sana e può reggere sulle sue gambe, oppure no.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
Emendamento rubricato n. 18) presentato da Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo sempre sulla rivisitazione del comma 3 dell'articolo 4, quello che ha introdotto nel testo di legge originale del DDL 193 il tema della fascia intermedia, cioè quella fascia di valore medio della produzione degli ultimi tre anni per cui le IPAB hanno facoltà di scegliere se trasformarsi in aziende pubbliche di servizi alla persona o in associazioni o fondazioni private. Questa fascia al momento è tra un milione e mezzo e due milioni e mezzo e noi riteniamo che debba essere cambiata.
Io chiedo solo al Presidente del Consiglio la presenza dell'Assessore Ferrari, perché se illustriamo emendamenti senza la sua presenza.



PRESIDENTE

Credo che l'Assessore Ferrari conosca il senso degli emendamenti. Sta rilasciando un'intervista con il TG3 e bisogna avere pazienza un momento: non è uscito per mancanza di rispetto ai Consiglieri.



BONO Davide

Allora lo aspettiamo un attimo: noi senza l'Assessore competente non possiamo discutere.



PRESIDENTE

Non è mai successo che si aspetti che l'Assessore rientri. Presidente e Vicepresidente sono qui: la Giunta è ampiamente rappresentata nei suoi vertici.
Consigliere Bono, deve continuare, se vuole proseguire. Altrimenti io dopo i tre minuti, le tolgo la parola.



BONO Davide

Senza Assessore competente non si è mai andati avanti.



PRESIDENTE

Devo dire che in altre legislature era raro che Presidente e Vicepresidente ci fossero in contemporanea.



BONO Davide

Se c'è il Presidente noi siamo sempre lietissimi e contenti di averlo con noi. Però lei sa bene che l'Assessore competente che ha seguito il tema è l'Assessore Ferrari.



PRESIDENTE

L'Assessore conosce gli argomenti e sta rientrando. Ora sta facendo un'intervista con il TG3.



BONO Davide

Bene, allora anche noi poi faremo un'intervista e ci aspetterete per discutere gli emendamenti.



PRESIDENTE

Io le chiedo di continuare, però: non polemizziamo su cose inutili Consigliere Bono. Sinceramente, sarebbe un principio non sostenibile quello per cui se l'Assessore per qualche ragione esce, con la Giunta rappresentata nei massimi vertici, il Consiglio si bloccasse. E poi non tocca a lei stabilire quando il Consiglio si interrompe!



BONO Davide

Presidente, lei ha sicuramente ragione; però sa anche che un'intervista al TG non è fondamentale per lo sviluppo del lavoro dell'Aula. Quindi l'Assessore la può fare alle 13, in un altro momento o in un altro giorno.



PRESIDENTE

Questo non è un argomento nuovo: l'Assessore lo conosce.



BONO Davide

Mi spiace questa scarsa attenzione ai lavori dell'Aula da parte dell'Assessore Ferrari.



(Commenti del Consigliere Appiano)



BONO Davide

Ci va comunque un minimo di rispetto nei confronti dei lavori dell'Aula. Se stesse parlando il collega Appiano, immagino che anche lui vorrebbe avere la presenza del suo Assessore. E sono sicuro che sarebbe altrettanto attento, pur essendo in maggioranza. Se poi il collega Appiano.



PRESIDENTE

La Giunta è un organismo collegiale, Consigliere Bono.



BONO Davide

Mi piacerebbe vedere il collega Appiano una volta nella sua vita - non per portargli male - all'opposizione. Sarei proprio curioso di vedere quanto il collega Appiano, all'opposizione, sarebbe.



PRESIDENTE

No, no, no: non dialoghiamo con il Consigliere Appiano.
Consigliere Bono! Lei ha tre minuti; quando ha finito i tre minuti la interromperò.



BONO Davide

Chiudo dicendo solo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Presidente Chiamparino, non vada via anche lei, altrimenti la Giunta non è più rappresentata...



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Visto che non mi considerate, abbandono sdegnato l'Aula.



PRESIDENTE

Il Presidente Chiamparino è un po' risentito e ha ragione.



BATZELLA Stefania

Va bene, ma se va via anche il Presidente della Regione Piemonte...
Capisco che rimane il Vicepresidente, al quale riconosciamo il suo ruolo e ci è anche simpatico, quindi ci fa piacere, però la Giunta non pu essere rappresentata soltanto dal Vicepresidente.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

A me simpatico non me l'ha mai detto nessuno!



PRESIDENTE

Reschigna, non credeva che fosse possibile.



BATZELLA Stefania

Dicevo, capisco che il Vicepresidente è presente...



PRESIDENTE

L'Assessore è rientrato. Ha finito quello che stava facendo.



BATZELLA Stefania

Assessore, sentivamo la sua mancanza, perché ci sentivamo orfani senza di lei, che è il diretto interessato.
Assessore, stiamo illustrando l'emendamento n. 18) all'articolo 4 comma 3. Con questo emendamento chiediamo l'iscrizione del comma 3 siamo al articolo 8 comma 3 chiediamo la restituzione del comma 3.
Attualmente il comma 3 dice che le IPAB, il cui valore medio della produzione in riferimento agli ultimi tre anni di attività è compreso tra un milione e mezzo e due milioni e mezzo di euro scelgono di trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato ovvero in aziende.
Poiché riteniamo questa soglia troppo elevata, ne proponiamo la modifica, abbassandola fino a un importo compreso tra 500 mila e un milione di euro, perché riteniamo che questa cifra sia molto alta.
Pertanto, speriamo che l'Assessore possa prendere in considerazione questa richiesta, cioè l'abbassamento della soglia attualmente prevista che è tra un milione e mezzo e due milioni e mezzo di euro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Questo emendamento ha una peculiarità: anziché fissare una soglia inferiore, come si è fatto precedentemente per mantenere o no le IPAB pubbliche o commutarle in aziende, fissa un intervallo relativamente al valore medio di produzione tra 500 mila e un milione di euro annui.
Quindi, nella soglia più alta è il 50 per cento inferiore rispetto a quella fissata dal testo di legge, mentre quella più bassa è un terzo quindi 500 mila euro, sempre con riferimento agli ultimi tre anni di attività e con saldo di bilancio positivo.
Si tratta, diciamolo pure, di un esperimento per capire come si comportano le fasce inferiori ai 500 mila e superiori a un milione di euro che restando pubbliche sono aziende con caratteristiche molto diverse, che sperimentano attività anche sul territorio di tipo diverso, con un approccio al sociale che è ovviamente un po' più efficiente, se vogliamo parlarne dal punto di vista puramente aziendale, rispetto alle aziende di grandi dimensioni, mentre è un po' più umano, un po' più vicino al territorio e alle realtà associative, per quanto riguarda le IPAB con dimensione medio-piccole.
Ci interessava fare questa proposta, che potrebbe sembrare priva di logica, ma che vuole essere un tentativo di provare formule alternative di gestione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Nuova terna di emendamenti, in cui associamo questa volta il parametro del saldo di bilancio positivo un range, uno spettro di riferimento del valore medio della produzione compresa tra 500 mila e un milione di euro per determinare la trasformazione delle IPAB con questi parametri in aziende di tipo pubblico.
Di nuovo, la proposta che andiamo a fare va a porsi nel contesto di provare a determinare limiti e ambiti più bassi di intervento, per far sì che si considerino non privatizzabili di fatto le istituzioni che fanno assistenza e beneficenza con risorse pubbliche, che hanno valori di attività non troppo elevati, quindi anche quelli che riguardano piccole realtà.
Torno a ribadire il fatto che oggi la periferia e le aree interne quelle che sono anche una caratteristica abbastanza specifica della nostra regione, quindi la realtà di comunità locali molto piccole, spesso beneficiano di forme di aggregazione e di forme di servizi alle persone e alla cittadinanza che vengono dalla coesione sociale, dal fatto che è molto sentita l'appartenenza alla comunità. Per questo motivo, realtà come le IPAB in posti piccoli godono anche di patrimoni che si sono costruiti nel tempo grazie a lasciti e donazioni da parte dei cittadini.
Questo è un patrimonio che va tutelato, garantito e inserito in un sistema che deve continuare a essere pubblico.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Continuiamo a proporre delle rimodulazioni dei criteri, questa volta con l'emendamento 18), con il quale definiamo criteri sempre relativamente alla possibilità di trasformarsi da parte delle IPAB in aziende. In questo caso, il criterio è il saldo di bilancio positivo e il valore medio della produzione calcolato in riferimento agli ultimi tre anni di attività compreso tra 500 mila e un milione di euro.
Continuiamo a sostenere il principio in base al quale sia assolutamente fondamentale mantenere quanto più possibile le IPAB degli organismi di diritto pubblico, proprio per consentire a questi organismi di svolgere appieno la loro funzione. Una funzione che ha una lunga tradizione alle spalle e che sicuramente in questo momento deve essere più che mai salvaguardata.
È un momento in cui purtroppo la crisi economica sta colpendo duramente i cittadini e molto spesso l'ente pubblico, come la Regione stessa, non riesce a far fronte alle numerose richieste di aiuto che arrivano dai vari territori, quindi è assolutamente importante mantenere questi presidi, che rimangono un punto di riferimento per coloro che sono in cerca di un intervento dal punto di vista sociale, quindi per coloro che non sanno a chi rivolgersi nel momento in cui si trovano in condizioni di difficoltà.
Le IPAB, fin da quando sono state istituite, hanno svolto questo ruolo si tratta di istituzioni pubbliche che devono essere conservate il più possibile nella loro natura e devono rimanere presenti sul territorio per dare risposte ai cittadini.
Quindi, continuiamo con la nostra attività emendativa e speriamo di trovare accoglimento ai nostri emendamenti o, perlomeno, di riuscire a tenere un dialogo aperto con l'Assessore e apportare delle modifiche al testo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Stiamo procedendo con l'esame dell'articolo 4, magari non celermente ma stiamo procedendo. Siamo infatti al comma 3 del disegno di legge.
Al comma 3 è previsto che le IPAB il cui valore medio della produzione calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività, è compreso un milione e 500 mila e due milioni e 500, scelgono di trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, nel rispetto delle disposizioni statutarie, ovvero in aziende. Quindi possono scegliere, se sono in questo range di valore medio della produzione, di trasformarsi in fondazioni di diritto privato oppure direttamente in aziende. In ogni caso di passare ad un regime privatistico.
Coerentemente con quello che abbiamo già detto in occasione delle altre fattispecie, anche qui siamo fortemente intenzionati a cercare di convincere la Giunta regionale, l'Assessore Ferrari e anche il Presidente Chiamparino ad abbassare fortemente questa soglia.
Con l'emendamento n. 18) proponiamo che si trasformino in aziende le IPAB il cui saldo di bilancio è positivo e il cui valore medio della produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività, è compreso tra euro 500 mila ed euro un milione. Questo nell'ottica di evitare il passaggio massivo delle IPAB ad un regime di diritto privato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Con questo emendamento individuiamo, passatemi il termine, per la trasformazione in aziende delle IPAB, una forchetta tra i 500 mila e un milione di euro di valore medio della produzione. Chiaramente parliamo di IPAB il cui saldo di bilancio è positivo. Anche questa ci pare una proposta di buonsenso, una proposta che potrebbe effettivamente dare una svolta positiva al dibattito su questa legge. Sappiamo quali sono i principi che hanno guidato fino adesso l'attività emendativa del Movimento 5 Stelle.
I principi sono una maggior salvaguardia del patrimonio pubblico delle IPAB, una maggiore salvaguardia dei diritti dei lavoratori ad oggi impiegati nelle IPAB ma, soprattutto, una salvaguardia delle IPAB stesse.
IPAB che, negli ultimi decenni, hanno vissuto delle situazioni non facili dal punto di vista della sostenibilità economica e quindi noi abbiamo lavorato su ambiti che reggono insieme tutte queste priorità.
Priorità che, a nostro giudizio, sono imprescindibili per una legge sul riordino delle IPAB che abbia un senso e che non si trasformi in un problema per la Regione Piemonte e per queste realtà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Anche nell'emendamento n. 18) è presente il saldo di bilancio positivo.
Crediamo che questo sia un dato importante di cui l'Assessore deve tenere conto. Se un'azienda o un'istituzione pubblica ha un saldo di bilancio positivo, non vediamo perché debba modificare la sua natura e trasformarsi in un'associazione o fondazione privata, mettendo così a repentaglio i diritti acquisiti dai lavoratori in tanti anni di sacrifici in lavori sociali molto faticosi e mettendo in difficoltà anche delle realtà costituite da anni e anni.
Oltre a ciò, mettiamo un paletto che è decisamente più ridotto rispetto a quello indicato dall'Assessore Ferrari, che ne ha indicato uno di un milione e mezzo. Noi proponiamo che le aziende che hanno una produzione negli ultimi tre anni, compresa tra 500 mila euro e un milione, possano diventare istituzioni di beneficenza e trasformarsi in aziende pubbliche.
L'obiettivo è quello di ridurre quel 90 per cento di istituzioni di beneficenza che verrebbero trasformate, stante l'attuale disegno di legge proposto dall'Assessore Ferrari, in aziende o fondazioni private.
Abbiamo l'obiettivo di rispettare l'indicazione della normativa nazionale e quindi di mantenere una prevalenza di aziende pubbliche e di diritto pubblico.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Emendamento rubricato n. 21) presentato da Bono, Batzella, Frediani Andrissi, Campo, Mighetti, Valetti e Bertola.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo sull'articolo 4, comma 3. Stiamo avanzando delle proposte di valutazione di questa fascia intermedia relativa al valore medio della produzione, calcolata con riferimento agli ultimi tre anni di attività. Se la Giunta propone una fascia tra un milione e mezzo e due milioni e mezzo nella nostra prima ipotesi chiedevamo di abbassarla a 500 mila, un milione con questa seconda proposta siamo in una fascia tra i 750 mila e un milione e 250 mila.
Le motivazioni sono evidenti a tutti, l'abbiamo detto. Noi chiediamo che queste soglie vengano abbassate per far sì che un numero maggiore a dieci di IPAB venga trasformata in azienda pubblica ai servizi alla persona, e non sia invece la stragrande maggioranza, il 90 per cento delle IPAB che vengono trasformate in fondazioni o associazioni di diritto privato. Vero, no profit, ma sempre privato.
Noi vogliamo che i beni comuni e i beni collettivi, accumulati in oltre 150 anni di storia delle IPAB piemontesi, rimangano fruibili in un'ottica pubblica e pubblicistica. È un discorso abbastanza evidente, perch rassicurazioni complessive sulla totale trasparenza e facilità di accesso agli atti di controllo e vigilanza sulle IPAB trasformate in fondazioni o associazioni.
L'Assessore al momento è disturbato dal Consigliere Grimaldi.



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, può tornare al suo posto?



BONO Davide

Questa è una seconda proposta, ce ne sarà una terza e speriamo che l'Assessore possa accettare una rimodulazione delle soglie, per evitare che queste discussioni siano solo a perdere, senza un risultato concreto per l'Aula e per i piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Entriamo nel merito di questo emendamento n. 21), con il quale proponiamo un'altra soglia, che rientra tra i 750 mila euro e un milione 250 mila euro, a differenza di quello precedente che chiedeva una cifra diversa. È una terna di emendamenti, e questo ne fa parte, dove si propongono diverse soglie, sempre per restare nell'ambito delle istituzioni pubbliche.
Vorrei ricordare, ma l'hanno ricordato i colleghi, che nella Regione Piemonte abbiamo 101 IPAB pubbliche e di queste soltanto il dieci per cento di queste, o poco più (forse il 12-13 per cento), rimarranno pubbliche.
Significa che tutte le altre si fonderanno e si trasformeranno in associazioni o fondazioni di diritto privato.
Questo desta un po' di preoccupazione da parte nostra, perché vorremmo che la stragrande maggioranza, invece, rimanga pubblica e non privata proprio per la tutela dello stato patrimoniale, degli edifici e anche di tutti i lavoratori, i cui contratti di diritto pubblico saranno trasformati in contratti di diritto privato. E la situazione cambia notevolmente.
Infatti, i lavoratori hanno espresso e continuano a esprimere perplessità in merito, proprio perché si sentono poco sicuri e hanno paura che il loro lavoro venga messo a rischio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Andiamo a illustrare l'emendamento n. 21), che amplia la forchetta precedentemente illustrata con l'emendamento n. 18). In questo caso, il valore medio di produzione calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività è ricompreso tra 750 mila euro e un milione e 250 mila euro. Le IPAB che si trovano all'interno di questa forchetta e hanno un bilancio positivo si trasformano in aziende. Anche questa è una proposta di mediazione rispetto alla precedente.
Nell'illustrazione di questi emendamenti molte volte siamo partiti dalle forchette più alte per scendere alle più basse e, in questo caso avviene il contrario, facendo sì che la proposta da noi preferita in questo caso sia stata descritta nel primo emendamento della serie, andando poi a scalare verso la proposta che giudichiamo più vicina alle posizioni dell'Assessore e della maggioranza.
Anche in questo caso, la ratio dell'emendamento è mantenere in piedi quelle IPAB come aziende, quando queste siano sostenibili dal punto di vista economico e possano comunque garantire un servizio di pubblica assistenza perdurante nel tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Sempre al comma 3 proponiamo in questo caso una soglia che è esattamente pari alla metà rispetto a quella prevista dalla Giunta regionale. Abbiamo ragionato parecchio su questo nostro disegno di legge già a partire da quando è stato portato all'attenzione della Commissione, e subito è stato difficile per noi comprendere la natura del problema comprendere appieno a cosa ci si stesse riferendo quando si parlava di un progetto simile per le IPAB, perché non avevamo in mano nessun dato.
Quindi, non si poteva nemmeno fare una disamina come quella che invece, siamo riusciti a fare, cercando anche di suggerire un riferimento che non fosse solo relativo al patrimonio, ma anche al valore medio della produzione. Infatti, dopo aver chiesto ed insistito, in Commissione abbiamo poi avuto delle tabelle con tutti i dati relativi alle IPAB o, se non tutti, almeno quelli che servivano ad avere un quadro più chiaro della situazione delle IPAB nella nostra regione.
Proprio basandoci su quello, abbiamo formulato le nostre ipotesi, anche considerando quale potesse essere l'andamento medio di una IPAB calcolato su un valore ottimale di utenti. Quindi, ben consapevoli di tutte le criticità che ci possono essere, abbiamo comunque inteso abbassare queste soglie, perché riteniamo fondamentale salvaguardare la funzione pubblica delle IPAB.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Riproponiamo un'ulteriore variazione dello spettro di valutazione dei criteri con cui le IPAB vadano a trasformarsi in aziende di diritto pubblico. In questo caso nuovamente consideriamo quelle IPAB che hanno un saldo di bilancio positivo e quindi un'amministrazione ed un'attività ben funzionante e possibilmente anche in espansione e il fatto che il valore medio della produzione sia in questo caso nella forbice tra i 750 mila e il milione 250 mila euro. Quindi, alziamo un pochino la soglia.
Chiaramente ci piaceva di più l'emendamento precedente per cercare di ricomprendere un numero maggiore di enti all'interno dello spettro pubblico. Non ci stancheremo mai di ripetere che l'obiettivo fondamentale di questo lavoro che stiamo facendo è quello di portare a compimento il percorso di ricognizione e quindi anche di comprensione di quali e quante siano e che cosa facciano le IPAB in Piemonte. Quante, in realtà, siano effettivamente quelle di grandezza tale da essere paragonabili, per certi versi, a uno dei nostri consorzi socio-assistenziali e quindi facilmente relazionabili o contestualizzabili nel campo di operatività di tale realtà ed inquadrabili, ad esempio, nell'ambito socio-assistenziale o sanitario e quante, invece (la maggior parte), siano realtà molto piccole e che operano in ambiti locali per esigenze abbastanza locali.
Sotto questo profilo, torniamo di nuovo a chiedere che venga costruito un discorso più ampio di messa a sistema di servizi locali che possono essere molto importanti, se ben riordinati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Proseguiamo la nostra attività emendativa con l'esame dell'emendamento n. 21); se l'Assessore non interverrà in qualche modo con qualche proposta temo che la giornata verterà soltanto su questo.
In questo caso, noi prediamo sempre in considerazione il criterio del saldo di bilancio positivo; l'altro criterio che inseriamo è il valore della produzione medio compreso tra 750.000 e 1.250.000 (quindi ci avviciniamo al paletto inserito nel disegno di legge di riordino delle IPAB previsto dall'Assessore Ferrari).
È una proposta che tende a mediare dei valori: ci avviciniamo al valore di un milione e mezzo, considerando, però, sempre il saldo di bilancio positivo. Noi riteniamo che questo sia un aspetto importantissimo: se un'Istituzione di Beneficenza ha un saldo di bilancio positivo, deve rimanere pubblica, al di là delle sue dimensioni.
Se il problema è la dimensione, visto che si tende sempre ad accorpare o a fondere, poiché esiste un articolo che prevede la fusione tra IPAB miglioriamolo e inseriamo maggiori benefici per chi procede ad una fusione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Continuiamo con le nostre proposte, che non ci stancheremo mai di ripetere, come diceva il collega Campo. Peraltro, cerchiamo di scorgere dal volto dell'Assessore un qualche riscontro sulle nostre proposte, una sorta di cenno di volontà al dialogo e al confronto su quelle che sono le problematiche che stiamo cercando di evidenziare.
Noi crediamo che sia necessario dare un segnale anche politico in questa riorganizzazione delle IPAB - quindi far sentire forte la presenza dell'Ente pubblico - e cercare di conservare il più possibile la natura di soggetto pubblico di questi Enti; Enti che - lo ricordiamo - svolgono una funzione sociale importantissima; una funzione che deve essere svolta vicino al cittadino e in modo diffuso sul territorio. Quindi il fatto di consentire a questi soggetti di poter conservare la loro natura pubblica e nel rispetto di certe soglie, trasformarsi invece in fondazioni e associazioni di natura privata, dev'essere una scelta che la politica deve fare in modo consapevole; ciò significa cercare di vagliare tutte le possibilità, ed è quello che noi stiamo facendo attraverso le nostre proposte emendative.
Abbiamo sottoposto all'attenzione dell'Assessore e dell'Aula diverse opzioni: per ora stiamo illustrando tutti i vari emendamenti con le diverse sfumature relative sempre alle soglie; poi ci sposteremo su altri temi quando usciremo da questo articolo.
Ciò che stiamo cercando di sollecitare è un confronto con la Giunta per cercare di capire se ci siano dei margini per venirsi incontro e intervenire sul testo prima della sua approvazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Non potevamo non intervenire tutti anche su questo emendamento, che propone una soglia differente, anzi un intervallo diverso, rispetto all'emendamento precedente.
Se col precedente si chiedeva di poter trasformare in aziende le IPAB il cui valore medio di produzione, calcolato sugli ultimi tre anni, si inserisce tra 500.000 euro e 1.000.000, questa volta l'intervallo è compreso tra 750.000 euro e 1.250.000 euro.
In questo caso, si restringe la forchetta di aziende che stanno nella fascia alta, in termini di valore di produzione (perché siamo cresciuti di 250.000 euro) e si allarga un pochino quella bassa.
Questo è un emendamento più tutelante nei confronti delle IPAB specialmente di quelle pubbliche; ovviamente, manteniamo fermo il criterio di saldo di bilancio positivo, perché riteniamo che questo debba restare qualunque sia la soglia. Questo è uno dei punti a cui teniamo di più e su cui insistiamo, sperando che fra le varie opzioni che abbiamo fornito all'Assessore, venga preso in considerazione questo parametro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Emendamento rubricato n. 24) presentato da Bono, Batzella, Frediani Mighetti, Andrissi, Valetti, Campo e Bertola.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo è il terzo emendamento della serie che insiste sul comma 3 dell'articolo 4. È quindi l'ultima proposte di modifica sulle soglie della fascia intermedia, quella in cui le IPAB hanno la facoltà di scegliere se trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, sempre nel rispetto delle disposizioni statutarie, ovvero in aziende pubbliche di servizi alla persona.
Tra l'altro, scriviamo "aziende", ma forse sarebbe il caso - mi rivolgo all'Assessore - di specificare, laddove si scrive "aziende" che si tratta di aziende pubbliche di servizi alla persona. Ovviamente è sottinteso, per per una migliore correttezza legislativa e normativa penso sia più esatto scrivere per esteso la definizione: altrimenti, il termine "aziende" potrebbe lasciare intendere una definizione molto generica.
Con questo emendamento proponiamo una soglia tra un milione e un milione e mezzo.
Noi abbiamo provato, sia sull'articolo 2 che sull'articolo 3, a rivedere queste soglie, abbassandole con tre diverse opzioni: una proposta più bassa, una più vicina a quella avanzata dall'Assessore e una intermedia. Noi crediamo che si debbano accogliere queste richieste di modifica, proprio per le motivazioni prima esposte. Ci sono tante IPAB in Piemonte che hanno una produzione molto alta, ma ce ne sono molte altre che ce l'hanno un pochino più bassa di due milioni e mezzo. Se andiamo a vedere le tabelle che ci sono state fornite, si può vedere che esistono diverse IPAB che si situano introno a 2.300.000, 2.200.000 e 2.100.000. Noi rischiamo veramente di andarle a penalizzarle.
Come già ho avuto modo di dire, nel momento in cui si dà una possibilità di scelta, noi ipotizziamo che le scelte vadano verso quella con minori oneri dal punto di vista dell'organizzazione interna della vita dell'azienda, quindi verso la forma di fondazione o di associazione. Va bene questa fascia intermedia, noi la restringeremmo ulteriormente e la abbasseremo un po', sempre che l'Assessore e la maggioranza (anch'essa dovrà prendere una posizione) sul tema vogliano aprire a questa modifica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 24) è l'ultima soglia che proponiamo al comma 3 dell'articolo 4; dovrebbe quindi concludersi la triade della cifra che abbiamo individuato, questa volta tra un milione di euro e un milione e mezzo di euro.
Noi diamo la possibilità a gran parte delle IPAB che si trovano nel nostro territorio di potersi trasformare in aziende pubbliche o, perlomeno di rimanere aziende pubbliche.
Come già detto anche in precedenza, ci possono essere dei territori delle province (pensiamo alla provincia di Torino) dove è presente una grande parte (la stragrande maggioranza) delle IPAB della nostra regione ma anche altri territori (Asti, Vercelli, Alessandria, Verbano-Cusio Ossola) in cui sono presenti diverse IPAB. Si potrebbe - tra l'altro Assessore, ne avevamo parlato in Commissione e avevamo avanzato questa proposta anche in quella sede, si ricorderà bene, e la ribadiamo oggi in Aula - pensare anche a un'integrazione, a mettere insieme diverse IPAB per riuscire a raggiungere la soglia, che è comunque una soglia accettabile per poter mantenere lo status di azienda pubblica.
Questo è molto importante, ed ecco perché c'è la proposta di soglie con le cifre che noi abbiamo individuato, proprio per questo motivo: per dare la possibilità di mantenere il più possibile la stragrande maggioranza delle nostre IPAB pubbliche. Perché, se andiamo a vedere, quasi il 90 per cento si trasformeranno in fondazioni o associazioni di diritto privato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
L'attuale emendamento è il terzo di questa terna, quello che forse ci piace un po' di meno, ma che si avvicina di più ai parametri già definiti nel disegno di legge; ovviamente l'innovazione sta sempre nel fatto che consideriamo anche il parametro del saldo di bilancio.
In questo caso andiamo a considerare un saldo di bilancio positivo quindi una IPAB che amministrativamente e gestionalmente funziona bene potenzialmente un propulsore all'interno di un sistema sociale e con un valore della produzione tra il milione e il milione e mezzo. Stiamo sempre parlando di realtà che a oggi sono pubbliche e che operano nel settore di servizi alla persona, spesso in complementarietà con i servizi pubblici ufficiali, ad esempio regionali.
Io continuo a ribadire quello che era un po' il modello italiano (oramai parliamo di vent'anni fa), dove vi era una mano pubblica molto forte e attenta ai territori e anche alle piccole realtà, che erogava servizi, certo magari non in maniera efficiente, magari non in maniera così trasparente, ma comunque attraverso un coordinamento e un'azione che discendeva dal pubblico.
Ricordo che ciò che è pubblico vuol dire anche soggetto al controllo dei cittadini attraverso le istituzioni pubbliche, quindi dal nostro punto di vista un elemento importante per tutto ciò che attiene a quello che effettivamente risponde alle esigenze della nostra società, in particolare per le fasce più deboli, per le fasce che vengono emarginate, oppure per quei servizi che sono di supporto alle famiglie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Come dicevamo, l'articolo 4 definisce e crea tre fattispecie per il riordino delle IPAB: quelle che si trasformano in associazioni o fondazioni di diritto privato; quelle che scelgono di trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, ovvero in aziende; quelle (siamo al livello più alto tra quelli proposti dalla Giunta regionale, il cui valore medio della produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni, è superiore a 2.500.000 euro) che si trasformano in aziende pubbliche.
Facendo riferimento al comma 3, noi proponiamo in qualche modo di abbassare le soglie di questa forbice e, in questo caso, anche di restringerla un po', quindi in luogo di una fascia tra 1.500.000 euro e 2.500.000 euro, proponiamo una fascia compresa tra 1.000.000 di euro e 1.500.000 di euro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Con questo emendamento, sempre sotto forma di una fascia intermedia di trasformazione in azienda, andiamo un pochino più verso quello che, secondo noi, si avvicina alla nostra proposta ideale, che è la trasformazione in aziende solo delle IPAB di dimensioni più grandi, quindi siamo passati su soglie tra 1.000.000 di euro e 1.500.000 di euro di intervallo di trasformazione in azienda. Sappiamo che, statistiche alla mano, le aziende con bilanci di entità superiore sono comunque una percentuale minima rispetto al totale e dunque la soglia più garantista per la tutela dello stato pubblico delle IPAB.
Questo è il terzo emendamento di tal genere; sugli altri che seguono avremo ancora delle soglie un po' più alte per poter restringere al minimo le IPAB che restano pubbliche sulla fascia alta, perché in fondo quello che ci interessa primariamente è la vicinanza del territorio e la dimensione sociale del pubblico.
Questo elemento di tutela va anche un pochino nella direzione dell'eccellenza che il nostro Paese sa realizzare nel campo stato sociale che è qualcosa di riconosciuto un po' ovunque e che fa un po' il pari anche con il sistema sanitario. Noi siamo piuttosto orgogliosi di questo tipo di impostazione sociale e vogliamo preservarla il più possibile.



PRESIDENTE

Consigliere Andrissi, ha la facoltà di intervenire; prego.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Lei invoglia sempre a intervenire, a parlare e a coprire tutti i propri spazi democratici sfruttando tutto il tempo possibile e immaginabile quindi la ringrazio vivamente di questo suo entusiasmo nel dare la parola.
Anche in questo emendamento n. 24), all'articolo 4 riscriviamo il comma 3 e prendiamo in considerazione sempre il saldo di bilancio positivo e il valore medio di produzione. In questo caso, ci avviciniamo al valore medio di produzione indicato nel disegno di legge proposto dall'Assessore Ferrari e quindi proponiamo un valore compreso tra 1.000.000 e 1.500.000 di euro.
Ovviamente sono valori che anche gli istituti di beneficenza più piccoli potrebbero raggiungere nel momento in cui favoriremmo decisamente la fusione tra enti di beneficenza, quindi si potrebbe procedere a un'operazione di fusione tra enti nel momento in cui effettivamente ci volessimo dare come obiettivo quello di mantenere le istituzioni nell'ambito delle aziende di diritto pubblico, quindi delle aziende pubbliche.
Questo consentirebbe di mantenere i diritti dei lavoratori che in anni di sacrificio hanno operato nel sociale; parliamo quindi di una garanzia dei diritti dei lavoratori, che credo sia un aspetto importante perché so che, a parte le e-mail che abbiamo ricevuto recentemente, l'Assessore Ferrari, in una sua prima presentazione ante litteram del DDL, ricevette i lavoratori che presenziarono a questo incontro fatto in Provincia di Novara e che erano molto preoccupati per l'aspetto dei loro diritti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Siamo sull'emendamento n. 24), dove proponiamo un'ulteriore soglia quindi interveniamo sempre sull'articolo 4, comma 3. In questo caso proponiamo una riscrittura, definendo dei parametri diversi, sempre in riferimento alla possibilità per le IPAB di trasformarsi in soggetti di diritto privato, che godrebbero sicuramente di maggior autonomia e libertà di azione ma verrebbero meno alla loro natura, per l'appunto pubblica, che è quella che finora ha consentito di svolgere appieno le funzioni di sostegno ai cittadini sul territorio.
Noi ribadiamo sempre, quando si tratta di sanità e di assistenza, che il ruolo dell'Ente pubblico dev'essere assolutamente incisivo e presente.
Anche in questo caso, come diceva prima il collega Valetti, riteniamo fondamentale difendere il ruolo pubblico e proprio la natura pubblica di questi organismi. Questa è una battaglia che portiamo avanti anche nella sanità, dove per esempio abbiamo svolto un'analoga attività emendativa ogni qualvolta si è trattato di privatizzare dei soggetti: un'attività ricordiamo anche qui - in cerca di confronto e di dibattito, sia in Commissione che in Aula, rispetto alla privatizzazione di alcuni soggetti nella sanità. Ed è un'attività che portiamo avanti anche in questo caso relativamente alle IPAB.
Quello che proponiamo è di valutare una soglia che sia compresa tra i valori di un milione e un milione e mezzo di euro, per consentire alle IPAB di trasformarsi in soggetto privato.
Grazie.


Argomento: Immigrazione

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Osservazioni delle Regioni Lombardia, Liguria e Veneto in merito al Piano nazionale integrazione"


PRESIDENTE

L'Assessora Cerutti è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Osservazioni della Regioni Lombardia, Liguria e Veneto in merito al Piano nazionale integrazione", come da richiesta odierna del Consigliere Marrone.
Prego, Assessora.



CERUTTI Monica, Assessora all'immigrazione

Grazie, Presidente.
Il Consigliere Marrone chiedeva chiarimenti rispetto alla discussione all'interno della Conferenza delle Regioni sul Piano di integrazione, che ha elaborato il Ministero dell'Interno e che ha visto tre Regioni (Lombardia, Veneto e Liguria) manifestare il loro dissenso.
Per la verità, in Commissione immigrazione è avvenuta una discussione di questo Piano: un piano molto articolato che affronta tutte le questioni io aggiungo finalmente - oltre all'aspetto della mera accoglienza. E quindi si va a considerare anche l'inserimento socio-lavorativo e tutto ci che può comportare, appunto, la costruzione di progettualità di integrazione.
Devo dire che in sede di Commissione immigrazione le colleghe hanno portato anche degli emendamenti e delle proposte che sono stati accolti quindi c'è stato un lavoro comune che ha condotto a delle modifiche del Piano di integrazione e a una possibile successiva discussione al Ministero dell'Interno, al tavolo che si occupa dei flussi non programmati a cui sono rappresentate le Regioni per tramite della Regione Sicilia e della Regione Piemonte come sostituta. Questa discussione al tavolo del Ministero doveva avvenire ieri, ma la riunione è stata rimandata e quindi avverrà nella prossima convocazione che però al momento non è ancora stata stabilita in termini di data.
La questione finanziaria che poneva il Consigliere Marrone è certamente un elemento delle osservazioni fatte da parte delle Regioni, in quanto si fa riferimento per tutte le azioni definite al Fondo asilo-migrazioni integrazione, che è un fondo cui già le Regioni - compresa la Regione Piemonte e le tre che hanno manifestato il loro dissenso - stanno attingendo per molte progettualità.
È chiaro che da un piano generale, quindi da un piano-quadro, dovranno poi discendere dei piani specifici e lì andremo a verificare, chiaramente se ci sono ulteriori risorse che dovranno essere messe in campo. Credo per che l'atteggiamento della maggior parte delle Regioni sia quello, in ogni caso, di discutere almeno di un Piano integrazione, visto che la cosa finora non era mai stata fatta, con le considerazioni che io e la collega della Sicilia avremmo portato al tavolo ieri, che erano considerazioni che tenevano conto anche delle differenti vedute tra le Regioni; anche perch sempre le tre Regioni prima citate (quindi Lombardia, Veneto e Liguria) hanno sottolineato - e questo è stato ripreso rispetto ad un chiarimento del Piano - che i destinatari del Piano integrazione sono coloro che hanno un titolo di protezione, sia esso di rifugio, sussidiario o umanitario: per i richiedenti le misure previste possono essere ipotizzate, ma non sono loro i destinatari di questo Piano, cosa che era uno degli aspetti su cui le Regioni erano particolarmente attente.
Io posso dire quindi al Consigliere Marrone che, al momento, il Piano è ancora in fase di discussione e sarà oggetto di confronto alla prossima riunione del tavolo del Viminale. La posizione della Regione Piemonte quindi, è quella di guardare positivamente al fatto che finalmente si parla di integrazione - perché io credo che questa sia una progettualità che dobbiamo mettere in campo con una governance multilivello, con i ruoli di tutti i soggetti definiti e che quindi, da questo punto di vista, ben venga un coinvolgimento delle Regioni in questa discussione, cosa che finora non era avvenuto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Cerutti.
La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessora Cerutti per la risposta.
Sicuramente, un approfondimento con il Consiglio regionale sarebbe opportuno, perché dalle notizie abbiamo osservato un quadro differente da quello descritto.
Anzitutto, ci stupisce un po' la diversa composizione dei fronti tra Regioni: il Piemonte dovrebbe trovarsi, in questo braccio di ferro istituzionale, con le Regioni del Nord, che cercano di tutelare le proprie risorse, di tutelare la sostenibilità dei propri modelli sociali, di integrazione e di accoglienza, e anche di difendere la sostenibilità della propria società rispetto a questo flusso enorme e di difficile recepimento di immigrati.
Questa triade di regioni - sono le principali del Nord - parte da una base, che è quella della Carta di Genova, sottoscritta già nel settembre 2016, che invece poneva rivendicazioni molto chiare rispetto a strategie internazionali di accordi bilaterali per il blocco dei flussi piuttosto che alla reintroduzione o, quantomeno, alla riconferma e alla riapplicazione di una disciplina di contrasto all'immigrazione clandestina, così come anche a un peso oggettivo di contrattazione delle Regioni rispetto alla distribuzione dei flussi stessi.
Trovare la Regione Piemonte - mi spiace che sia assente il Presidente Chiamparino a questo dibattito - schierata non con le Regioni del Nord, che difendono gli interessi del Nord e dei propri territori, ma con la Regione Sicilia, peraltro, come mi pare di avere conferma, in un clima di assoluta solitudine, è sorprendente. Non è che ci sono Lombardia, Veneto, Liguria da una parte e, dall'altra, la Sicilia, al cui fianco mi aspetterei di vedere la Calabria e la Puglia; invece no, c'è il Piemonte.
Penso che ci sia qualcosa che non torna, perché gli Assessori che hanno preso questa posizione così nettamente contraria sono di Regioni come la Liguria, il Veneto e la Lombardia.
Essi dicono che, in realtà, in questo Piano di integrazione proposto dal Governo Gentiloni, ci si preoccupa anzitutto di bandire dalla documentazione ufficiale i termini "migrante illegale". Se il modo per dire che si risolve l'immigrazione illegale è non chiamare più l'immigrazione illegale "illegale", allora devo dire che questa strategia del Governo Gentiloni mi preoccupa un po', perché è come dire che, se c'è qualcosa che non ci piace, lo chiamiamo in un altro modo e allora non esiste più.
Le cose, ovviamente, non funzionano così.
Inoltre, come pare, questi Assessori dicono, e lo dicono tutti e tre che ci sarebbero prescrizioni pressoché vincolanti nei confronti delle Regioni per aprire nuovi centri di culto islamico. Anche questo è molto singolare, sinceramente, visto che dovrebbero essere iniziative degli aderenti a quella religione e, al massimo, il compito delle Istituzioni dovrebbe essere porre quelle regole di vigilanza e di trasparenza che andrebbero applicate a qualsiasi aggregazione associativa. Così si andrebbe questa è la parte che mi preoccupa di più - addossare a tutti i costi l'integrazione educativa, sociale e sanitaria alle Regioni e agli Enti locali.
Allora dobbiamo capire, perché se l'Assessore Cerutti dice che i costi sono sostenuti da un fondo nazionale, e dall'altra parte le tre principali Regioni del Nord, fatta eccezione per la Regione Piemonte, sostengono che questo documento va rigettato perché il Governo scarica i costi sulle Regioni.
Nel frattempo, è scomparso dai banchi della Giunta - ce lo siamo perso come i piccoli indiani di Agatha Christie - anche il Vicepresidente Reschigna. Magari sarebbe lecito aspettarsi un interesse da parte della Giunta regionale in questo momento di profonda fragilità del bilancio della Regione Piemonte su questo tema in un momento di contrattazione e di braccio di ferro con il Governo e con la Regione Sicilia, che al momento mi spiace per loro - sono più in difficoltà per questa invasione incontrollata dal Mediterraneo.
Forse il Piemonte dovrebbe cambiare strategia. Intanto, averne una e quantomeno cambiare fronte interno in questo braccio di ferro.
In conclusione, vorrei richiamare oggi la statistica quotidiana che il Ministero dell'Interno pubblica sui flussi migratori, che registrano una crescita degli sbarchi rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso del 17 per cento. Il 17 per cento è tanto, è veramente tanto! Per cui bisognerebbe, a fronte di numeri di questo tipo, prendere l'ideologia e metterla un po' da parte Dico al Presidente Chiamparino - quantomeno rimarrà a verbale - che, in un momento in cui anche il Movimento 5 Stelle, devo dire non solo da oggi sta manifestando una sensibilità diciamo critica e pragmatica sull'emergenza immigrazione; in cui lo stesso segretario del PD nazionale Renzi, twitta, forse incautamente, forse con eccessiva, se non ingenuità quantomeno sincerità, una volta tanto che non si può pensare di risolvere l'emergenza africana accogliendoli tutti da noi e che bisogna aiutarli a casa loro; se l'ha capito addirittura la leadership nazionale del PD dovremmo chiederci come sia possibile che negli stessi giorni il Presidente Chiamparino lanci messaggi...



PRESIDENTE

Meno male.



MARRONE Maurizio

Sarà meno male per lei, Presidente Laus. Mi chiedo se sarà meno male per i piemontesi che si dovranno accollare, e ciò è davvero quello che più mi preme, anche gli immigrati che il Governo nazionale cercherà di mandare in Lombardia, in Liguria, in Veneto, che però quei governi regionali a tutela dei propri territori rifiuteranno e che evidentemente, perché finirà così, ci accolleremo in misura maggiore qui in Piemonte.
Allora, Presidente Laus, "meno male" se se li prende a casa sua! Allora saremo tutti contenti.



PRESIDENTE

Ce li ho.



MARRONE Maurizio

Guardi, se li prenda tutti, però! Vediamo le migliaia che arriveranno in Piemonte, se lei si può permettere di accoglierli tutti nelle sue proprietà, allora saremo tutti felici e noi saremo i primi a proporre il Presidente Laus a proporre come Premio Nobel per la Pace internazionale.
Però, allora, senza aggravi e senza costi sulle finanze dei piemontesi perché è quello che sta accadendo.
Concludo con le statistiche del Ministero dell'Interno dello stesso Governo Gentiloni, che continuano a dirci quali sono le nazionalità degli arrivi. Non sono Paesi con guerre e conflitti, sono Stati centroafricani che non conoscono quel genere di emergenze, per cui noi continuiamo a imbarcare migranti e immigrati economici, tenendoli per anni, magari anche per due anni in una situazione di presunto status di rifugiati.
Quando poi le Commissioni, facendo il loro lavoro, stabiliscono che in stragrande maggioranza non hanno titolo di status di rifugiati, tutte le belle impresine (parlo di una vicenda del capoluogo piemontese) che intanto hanno beneficiato dei contributi pubblici pagando stipendi minori a quegli immigrati invece di assumere italiani, con i propri oneri e non con l'aiuto dello Stato, con lo stesso stipendio, a quel punto fanno una bella petizioncina, vanno a frignare in Prefettura e allora cambiano i pareri delle Commissione prefettizie. Così agli immigrati cui si era detto che non erano rifugiati si comincia a dire che hanno titolo a protezione di altro genere e rimangono a essere utilizzati, per non dire sfruttati, nelle imprese del territorio che così, invece di pagare uno stipendio a loro spese a un italiano, ne pagano metà a un immigrato perché l'altra metà ce lo metterà lo Stato! Le piace molto questo modello di accoglienza, Presidente Laus? A me personalmente no, e non credo neanche che piacerà ai piemontesi ma quantomeno a livello di esigenze di trasparenza sarebbe il caso di ragionare sui numeri, ragionare sulle quote, ragionare sulla sostenibilità ragionare su un'accoglienza che deve essere anche un dovere civico, ma se è sostenibile, perché se non è sostenibile è semplicemente un atto di irresponsabilità nei confronti delle finanze pubbliche e di irresponsabilità nei confronti degli immigrati stessi, che vengono poi inevitabilmente condannati a un limbo di irregolarità, ma soprattutto - ed è quello che più ci preme - di grande irresponsabilità verso gli italiani e verso i piemontesi che in questo momento forse gradirebbero essere al centro delle attenzioni delle istituzioni e non essere invece semplicemente figli di un dio minore.



PRESIDENTE

Grazie, collega Marrone.
La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Credo che la discussione in atto debba essere improntata a un senso realistico di aderenza a quello che sta succedendo nel nostro Paese, perch qui nessuno è razzista, non è una questione di umanitarismo ma è una questione di profonda incapacità, anzitutto dell'Europa, che non ha saputo organizzare questo flusso migratorio quando già nel 2001 c'erano i primi allarmi, e in questo caso della Regione Piemonte, del Presidente Chiamparino e della Giunta.
Vi state assumendo una responsabilità gravissima, perché quello che sta accadendo, con l'insostenibilità di questa immigrazione disorganizzata basata solo su speculazione di cooperative e anche di privati, è che lo Stato sta incentivando a speculare sulla povertà degli altri.
Il fatto di non organizzare questa immigrazione, che ormai evidentemente è insostenibile, vi pone in una questione di grande responsabilità, perché se lo Stato e quindi, la Regione stessa, non interviene con tutte le sue istituzioni, mi dispiace dirlo, ma saranno i cittadini stessi, soprattutto quelli deboli a farsi giustizia da soli.
Lo dico cosciente di quello che dico, perché questa è una guerra ideologica e purtroppo stiamo vedendo delle situazioni che non possiamo più permettere; la nostra è una storia di accoglienza, di religione e di profondo attaccamento alle radici cristiane, ma non si può non governare un fenomeno come questo o non capire che siamo arrivati al limite.
Cosa rispondo io a un ragazzo di 16 anni che mi chiede: "Ero senza biglietto, avevo lasciato l'abbonamento a casa, mi hanno fatto una multa di 90 euro" - parliamo di una modesta famiglia che lavora - "gli altri miei coetanei, invece, sono stati fatti scendere dal mezzo pubblico".
Stiamo creando un disastro di cui vi state assumendo la responsabilità.
Vorrei citare Karl Popper, secondo cui nessun fenomeno è ineludibile. In questo caso non si parla di solidarietà. Non vedo nessuno così solidale se non arrivano i quattrini.
Vi chiedo di pensare seriamente alla proposta avanzata dalle Regioni citate, perché vi state gravando di un onere e, soprattutto, state mettendo sulle spalle dei cittadini piemontesi un carico, che diventerà carico fiscale, ma che potrebbe tramutarsi anche in odio e in rabbia che non ci possiamo permettere.
Ribadisco, non è una questione di umanitarismo, non è una questione delle persone che, purtroppo, fuggono da situazioni che andrebbero sicuramente risolte. È inutile starne a parlare oggi qui, ma chiediamo di fare un pensiero su quello che state facendo, perché la gente la sentiamo e la vediamo tutti i giorni.
State colpendo le fasce più deboli. Avete visto a Capalbio cosa è successo? Non voglio citare eventi di cronaca. Chiediamo all'Assessora Cerutti e al Presidente Chiamparino di fare una seria riflessione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Non è la prima volta che in Consiglio, o in Commissione, si discute del tema e continuiamo a non ricevere non tanto risposte rispetto a quesiti che, come oggi, sono stati posti, quindi permane da parte della Regione la volontà Piemonte di continuare nella logica indiscriminata dell'accoglienza, ma ancora una volta manca il benché minimo piano strategico all'interno della nostra regione e all'interno dello Stato.
Una Regione che si appresta a condividere un piano a livello nazionale non può non tenere conto di alcuni aspetti che, secondo noi, sono essenziali.
I problemi sono due. Uno, sottolineato anche dai colleghi che mi hanno preceduto e sottolineato in altre occasioni, è l'impossibilità di continuare con un'attività di intervento nel Mar Mediterraneo, che si riversa poi all'interno delle nostre Regioni e dell'Italia, unica in Europa. Va sottolineato questo dato. A volte ci viene sottoposto questo tema come l'ineluttabilità dell'emigrazione economica, ma è tutto, fuorch ineluttabile.
Se si prendono i dati dell'anno passato o di due anni fa, ci si rende conto che all'epoca attraverso i confini dell'Europa orientale transitavano più di 600 mila persone l'anno, ma oggi sono meno di 100 mila.
La Grecia - non voglio citare la Turchia, dalla quale non transita assolutamente più nessuno - aveva un numero di migranti decisamente maggiore rispetto a quello dell'Italia, l'Italia invece continua a crescere. Sarebbe sufficiente guardare il numero di migranti nelle coste spagnole. Ricordo che la Spagna ha ancora un presidio in Nord Africa - a Ceuta e Melilla - dal quale a nuoto un migrante potrebbe arrivare da Gibilterra o da Tangeri. Ricordo mille migranti dall'inizio dell'anno. Come riguarda Malta e la Tunisia.
Vi è una volontà evidente, una volontà speculativa evidente, nata non casualmente con il Ministro Alfano come Ministro dell'Interno, con una dinamica che, come mai era accaduto precedentemente, ha superato qualunque amministrazione locale. Questo tema una volta era caro al centrodestra per motivi di evidente impossibilità nel tenere insieme delle esigenze, oggi è un tema che scoppia in modo fragoroso rispetto a Sindaci di medie, piccole e grandi città del Partito Democratico, non Sindaci di centrosinistra. Si è visto cosa sta accadendo in Sicilia, dove lamentano il fatto che un'amministrazione non può essere spogliata della possibilità di governo del proprio territorio. C'è una dinamica, prefettizia, in cui c'è il Ministro dell'Interno che utilizza le Prefetture per calare scelte qualunque esse siano - questa è quella dell'ospitalità - in capo alle amministrazioni comunali.
Se noi stessimo parlando di qualunque altro aspetto che non riguarda questo immane business della gestione degli emigrati, l'avremmo definita una pratica fascista. Non è mai avvenuto, nella recente storia, che una scelta fosse calata sulle amministrazioni locali, senza che esse possano dire nulla.
Quando una comunità arriva in un territorio, quando un numero di migranti, pochi o tanti che siano, arrivano in un territorio, l'ultima a essere coinvolta è l'amministrazione comunale.
Se il Prefetto ha voglia, con buona pace, qualche giorno dopo o nella giornata stessa, com'è accaduto in questi giorni in Sicilia - ma non solo in Sicilia, è avvenuto in questa regione e l'Assessora ne sa qualcosa alza il telefono e, nella stessa giornata, comunica al Sindaco - che ha una serie di doveri, non è solo colui il quale è eletto dai cittadini, ma ha il dovere di garantire la salute pubblica, l'istruzione e un'altra serie di doveri che i cittadini direttamente gli hanno dato - che arriverà una comunità di trenta migranti all'interno del suo Comune.
Perché? Perché il soggetto istituzionale è diventata la cooperativa che ha preso in carico, direttamente o indirettamente dalla Prefettura, la gestione dei migranti. Quanto costa? Noi stiamo - lo abbiamo fatto nell'assestamento e lo faremo nel bilancio preventivo - delle settimane in Consiglio e nelle Commissioni a discutere dei 500 mila euro da stanziare nei confronti di una tematica piuttosto che di un'altra. In Piemonte, con una moltiplicazione banale - retta, numero di migranti, 365 giorni l'anno l'ospitalità dei migranti costa 200 milioni di euro.
Nessuno dica, perché non si può più dire quella fola, perché è stato dimostrato con la giustificazione che il Governo ha dato nei confronti dell'Unione Europea, che sono fondi europei. Non sono fondi europei. Quando l'Italia si è fatta approvare il deficit sul proprio bilancio dello Stato ha detto: abbiamo speso quattro miliardi e mezzo di risorse dello Stato, ed è uno dei motivi per cui è stata concessa l'autorizzazione a fare un altro bilancio, in deficit. Sono soldi dello Stato che, invece di essere trasferiti alle Regioni sul fondo per la non autosufficienza, sul fondo per la sanità o sul fondo per chissà che cosa, vengono direttamente trasferiti ai soggetti beneficiari, che di questo hanno fatto un business che, nella nostra Regione, vale 200 milioni.
Attenzione, non vale 200 milioni solo in termini di rette, vale molto di più, perché ci sono tutti i servizi che eroghiamo. Dobbiamo, infatti sapere che se un cittadino è migrante, ha diritto al trasporto pubblico gratuito, alla sanità gratuita, non ha tempi di attesa nei confronti della sanità, perché c'è un intervento diretto. Mentre il resto dei cittadini piemontesi il trasporto pubblico giustamente lo paga, per la sanità ingiustamente ha tempi di attesa insostenibili, eccetera. E questa vi pare una posizione sostenibile? Arrivo all'ultimo punto, perché c'è una cosa che manca: non è il tema dell'ospitalità, è il tema della progettualità. Nella nostra Regione a fine anno avremo 16-17.000 migranti, o forse di più. L'Assessora Cerutti e questa Giunta ha la più pallida idea di cosa avverrà - e deve averla già adesso, perché sta già avvenendo - nel momento in cui perderanno il diritto di stare all'interno di una struttura? Le comunico, come sa bene il suo collega Ferrari, che molte migliaia di persone in Piemonte oggi sono senza fissa dimora. Sono quei migranti che hanno preso i 500 euro quando hanno fatto la trafila: hanno fatto la richiesta di asilo e non è stata concessa hanno fatto il ricorso e l'hanno perso, non hanno potuto beneficiare di nessuna delle mille differenti situazioni che l'Italia ha inventato. Il Presidente francese Macron dice che noi ci siamo inventati figure giuridiche non esistenti in Europa per poterli trattenere in qualche modo.
Oggi nella nostra regione, ve lo comunico, vi sono più di 2.000 senza fissa dimora che le Amministrazioni comunali ci segnalano essere tali, che sono quei migranti che non possono più stare all'interno di una comunità all'interno di un gruppo di appartamento o all'interno di un albergo perché è finito il periodo.
Qual è il piano che la Regione Piemonte ha messo in moto per dare una continuità, che sia l'espulsione per chi non ha diritto o che sia altro nei confronti di queste persone? Ve lo dico io: nessuno! Poi non ci possiamo scandalizzare se l'operazione Freedom scopre che ci sono dei clandestini che lavorano. Lo dico al collega Allemano, perché nel suo territorio, cioè laddove c'è tanta necessità di bracciantato. Faccia una scommessa e andiamo insieme, ovviamente senza sapere data, luogo e ora a vedere quanti migranti in nero troveremo a lavorare nella raccolta delle mele o delle nocciole. Ne troveremo a decine. Perché dove pensate che vadano? Hanno preso i 500 euro, come ci ha detto il Ministro Minniti o forse ancora Alfano. L'anno scorso ne abbiamo mandati a casa 16.000? No, a 16.000 migranti abbiamo dato 500 euro come bonus rimpatrio, che si sono tenuti ed evidentemente sono rimasti nel nostro Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Mi basta meno di un minuto per ricordare quello che ha ricordato Gatti su L'Espresso, cioè che il saldo negativo della parte demografica in Italia è di 296 mila persone negli ultimi due anni e che quindi, se anche dovessimo accogliere tutte le 334 mila persone che sono sbarcate in Italia e, come sapete, non è così, perché la gran parte di essi vanno per lo più in altri Paesi - sarebbero 19 mila persone all'anno, cioè lo 0,03 per cento della popolazione italiana.
L'invasione di cui parlano questi tre Assessori, citati dal Consigliere Marrone, così come della presunta invasione degli ultracorpi che ho sentito da parte dei Consiglieri Vignale e Gancia, non esiste. Esiste invece il razzismo latente di chi, invece di prendersela con chi in questi anni ha impoverito la popolazione europea e italiana, invece di parlare di quegli immigrati con successo, che spesso hanno il doppio passaporto e hanno portato i loro soldi e le loro tasse all'estero, ce la prendiamo con i più deboli, non rendendoci conto di quello che è il grave danno che stiamo facendo a questo Paese e a tutti quelli che stanno accogliendo generosamente in tanti Comuni le vittime di una tragedia umanitaria per lo più creata da questo Paese e creata da questo Occidente.
Fidatevi: finché continuiamo a discutere così in quest'Aula, non andremo da nessuna parte. Invece dobbiamo ringraziare i tantissimi Assessori, Sindaci e organizzazioni non governative che in questo momento stanno cercando di abbassare i toni, perché l'invasione, ripeto, non esiste, mentre esiste la povertà e lo sfruttamento. Esiste lo sfruttamento tra l'altro, di quei migranti che in questo Paese, sempre più spesso finiscono nelle maglie della criminalità organizzata e anche di imprenditori senza scrupoli.
Quindi, ripeto, finché il centrodestra vorrà continuare con questa retorica, troverà dall'altra parte un'alleanza unita - tra l'altro a sostegno del suo Assessore, che sta facendo bene i conti con questa difficile delega - e con i tanti amministratori che, in questi mesi, stanno continuando a far prevalere l'ottica dell'accoglienza diffusa e non quella dei respingimenti che fin qua abbiamo sentito in Aula.
Grazie.



PRESIDENTE

L'Assessora Cerutti oggi pomeriggio non sarà presente. Se si desidera rimanere in Aula ancora cinque minuti per una discussione, l'Assessora interviene. Altrimenti lo farà in un'altra occasione.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Consigliere Bono, però non può essere che un Consigliere viene qui alla mattina, solleva un problema e necessariamente dobbiamo discuterlo tutta la mattina. Abbiamo dedicato 40 minuti a questa discussione e mi pare che ci sia stato il tempo sufficiente.
Se desiderate rimanere ancora cinque minuti, l'Assessora risponde altrimenti lo farà alla prossima occasione oppure in Commissione.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Vorrei solo che la Presidenza comunicasse alla Giunta che al martedì c'è il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Lei ha fatto l'Assessore e sa perfettamente come funziona. Mi pare che non ci sia disponibilità a restare, pertanto terminiamo i lavori.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.04)



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