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Dettaglio seduta n.238 del 11/07/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.33 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Comuni - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1653 presentata da Benvenuto inerente a "Compensazioni economiche derivanti dalle discariche così come previste dal disegno di legge n. 217/2016"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1653, presentata dal Consigliere Benvenuto, che la illustra.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
L'interrogazione in oggetto riguarda le compensazioni derivanti dalle discariche sul territorio.
Abbiamo appurato che nel nuovo disegno di legge questo vantaggio di cui potevano godere i Comuni - quello di ricevere tali contribuzioni - oggi non è più previsto.
Noi chiedevamo alla Giunta regionale come pensava di far fronte al problema, visto che sul territorio questo tema è visto con grande interesse. Anche perché nei Comuni che gestivano nel proprio territorio una discarica, quei contributi venivano destinati, ad esempio, per servizi sociali o per altri tipi di risposte utili al territorio. Venendo a mancare tale apporto nasce, chiaramente, una sorta di problema. Quello che ci preme sottolineare è soprattutto il rischio contino di isolamento, da parte della Regione, nei confronti della Comuni.
Al fine di conoscere lo stato dell'arte, abbiamo presentato l'interrogazione di cui sopra.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
L'interrogazione introduce il tema dei contributi per i Comuni sede di discarica e il fatto che il disegno di legge n. 217 non preveda, in alcun modo, le assegnazioni di questi contributi.
Da un punto di vista tecnico, c'è un problema a monte che riguarda la recente giurisprudenza della Corte Costituzionale che è intervenuta proprio nei confronti dell'articolo 16 della legge regionale 24/2002, oggetto di revisione anche con il ddl n. 217.
La sentenza n. 58 del 2015 ha dichiarato l'illegittimità del comma 4 dell'articolo 16 della legge 24/2002, che recita testualmente: "I soggetti che gestiscono impianti di pre-trattamento e di trattamento di scarti animali tali quali ad alto rischio e a rischio specifico di encefalopatia spongiforme bovina (BSE), corrispondono ai Comuni sede di impianti un contributo minimo annuo di 0.25 euro ogni 100 chilogrammi di materiale trattato".
L'esame di questa precitata sentenza, che, come ho detto prima, ha dichiarato l'illegittimità di questo contributo, ha destato preoccupazione per i possibili effetti sulla legittimità anche dei restanti commi dell'articolo 16, che prevedono il medesimo sistema di contribuzione a carico dei titolari dei relativi impianti nei confronti dei Comuni sede di discarica e di piattaforma di smaltimento di rifiuti urbani.
Le considerazioni svolte dalla Corte Costituzionale che vengono riportate si attaglierebbero, infatti, anche alle caratteristiche dei contributi previsti dai commi 1 e 2 dello stesso articolo 16. È una questione, questa, di grande importanza, in quanto fin dal 1986 le leggi regionali che si sono succedute hanno sempre previsto la corresponsione di tali contributi, e i gestori di discariche e di impianti di smaltimento dei rifiuti hanno effettuato versamenti di cospicue somme di denaro ai Comuni sede di impianto e alle relative Province.
Quindi la recente sentenza della Corte non si è pronunciata in ordine alla violazione dell'articolo 119, ma dopo aver comunque dichiarato la natura tributaria del contributo, ha ritenuto sussistere, in realtà, la violazione dell'articolo 117 della Costituzione, in quanto la Regione ha istituito un tributo gravante sul presupposto dello svolgimento di attività rientranti nella gestione dei rifiuti, materia su cui sussiste riserva di legge statale di cui all'articolo 117 della Costituzione.
Pertanto - la risposta è più articolata - la sostanza è che, pur consapevoli di questo impatto che questa mancata previsione crea in molti Comuni, si ritiene utile non introdurre questa opzione nel disegno di legge n. 217, proprio perché, a livello della Corte, si è eccepito sulla legge del 2002.
Si è fatto però in Commissione un lavoro anche con l'approvazione di un emendamento che sposta la decorrenza degli effetti abrogativi dell'articolo 16 della legge 24/2002 al 1 gennaio 2018, per consentire agli Enti locali di introitare quanto già preventivato almeno a carico dell'anno in corso.
Per quanto attiene alle possibili azioni regionali volte a consentire l'introduzione di un indennizzo ai Comuni sede di impianto di discarica, si comunica che alla luce della pronuncia della Corte Costituzionale, che ritiene la materia riservata alla competenza esclusiva statale, si sta procedendo ad interessare il Ministero dell'ambiente al fine di richiedere la previsione di una norma nazionale del medesimo tenore di quella regionale.
Si è altresì sollecitata la Regione Sardegna, capofila in materia ambientale, affinché promuova un confronto tra le Regioni sulla questione e solleciti, laddove ritenuto di interesse generale, l'azione del Ministero.


Argomento: Calamità naturali

Interrogazione a risposta immediata n. 1657 presentata da Ruffino, inerente a "Dichiarazione stato di emergenza e riconoscimento stato di calamità naturale per evento atmosferico 27 giugno 2017"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1657, presentata dalla sottoscritta, che darei per illustrata.
La parola all'Assessore Valmaggia, per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

L'evento meteorico del 27 giugno 2017 è noto agli uffici della Direzione Opere Pubbliche. Il Settore Tecnico di Torino ha prontamente attivato in questi casi le verifiche sopralluogo di rito per accertare l'accaduto.
Si sono rilevati soprattutto danni alle scuole di La Loggia (elementari e medie) con pesanti dissesti di coperture e infiltrazioni di acque con rigurgito delle condotte fognarie ai piani bassi, nonché danni a strutture sportive, al cimitero e agli edifici comunali.
Anche nel caso di Piobesi si sono verificati danni alla copertura della scuola media con relativa infiltrazione di acqua all'interno: per questo Comune una primissima valutazione dei danni pubblici e privati ammonta a circa 500.000,00 euro.
In entrambi i casi, ci sono stati anche danni alla vegetazione ad alto fusto dei giardini e del verde pubblico.
Si conferma che, date le caratteristiche dell'evento, nelle zone ci sono danni a coperture e allagamenti a edifici privati anche con rottura di serramenti.
Risultano incidentalmente anche ricadute significative per l'economia agricola, di competenza dell'Assessorato all'Agricoltura.
Le caratteristiche dell'evento, la sua estensione, il tipo e l'entità di danni rilevati non paiono essere sufficienti, però, a supportare una richiesta di riconoscimento di calamità grave ai sensi della legge 225/1992, in quanto il contorno dei fenomeni la assimila ad eventi di tipo "B" e non "C", di cui alla legge stessa.
Gli eventuali finanziamenti regionali, al netto delle polizze assicurative, potranno essere attivati qualora vengano integrati i capitoli di bilancio relativi alla legge regionale 38/1978 o in materia di edilizia scolastica o agricoltura.
Si ribadisce, per quanto riguarda i danni ai privati, che è ormai irrinunciabile che vengano attivate sistematicamente le opportune tutele assicurative per i danni di propria competenza.


Argomento: Istituti di credito - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1655 presentata da Ferrentino inerente a "Possibile chiusura dello sportello bancario Unicredit operante presso l'Ospedale San Luigi di Orbassano"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1655.
La parola al Consigliere Ferrentino per l'illustrazione.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Ho predisposto questo atto soltanto perché all'interno del presidio ospedaliero una serie di servizi rende sicuramente più umana la presenza sia per i dipendenti che per gli ospiti. In particolare, per il San Luigi di Orbassano, non essendo situato in una città, la presenza di uno sportello da parte dell'istituto di credito che svolge il servizio di tesoreria è quanto mai utile, a detta sia di chi utilizza in modo saltuario quella struttura sia dei dipendenti interni.
Quindi, poiché è in atto anche la preparazione del nuovo contratto per l'affidamento del servizio di tesoreria e avendo l'Unicredit (attuale tesoriere) manifestato in forma scritta alla Direzione del nosocomio che intende procedere con la chiusura dello sportello al 31 dicembre, chiedo all'Assessore se può in qualche modo perorare con la Direzione dell'ospedale la possibilità che nel nuovo contratto per l'affidamento del servizio di tesoreria, qualunque sia l'istituto di credito che parteciperà e vincerà questa aggiudicazione, sia chiesto espressamente il mantenimento di uno sportello interno che possa favorire utenza e dipendenti di un ospedale posto in un'area sicuramente non all'interno di una città.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Impresto la voce al collega Saitta.
Come ha già richiamato il Consigliere Ferrentino, è intenzione di Unicredit dare luogo alla chiusura dello sportello a fine contratto il 31 dicembre 2017. La gara per il nuovo contratto di tesoreria è in fase di predisposizione da parte dell'azienda. Quando sarà conclusa la procedura si prenderà atto se qualche istituto di credito avrà presentato un'offerta e a quali condizioni.
Le Aziende Sanitarie non hanno il potere di interferire con le politiche di apertura e di chiusura, tuttavia possono invitare a prendere in considerazione eventuali proposte: nel capitolato che il San Luigi sta predisponendo, viene dunque richiesta - come segnalato dal Consigliere Ferrentino - la possibilità di mantenere uno sportello interno.
Al contempo, l'azienda ha già avviato con l'istituto tesoriere incontri per individuare ogni possibile soluzione (come l'aumento dei punti gialli per il pagamento dei ticket), al fine di ridurre al minimo i disagi per gli utenti e per i dipendenti.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1660 presentata da Vignale, inerente a "Individuazione advisor negli interventi di edilizia sanitaria"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione a risposta immediata n. 1660.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Come indichiamo nell'interrogazione a risposta immediata, la Giunta regionale - come è stato pubblicato nel mese di febbraio dall'agenzia di comunicazione della Giunta - ha inteso individuare un advisor per la realizzazione della Città della Salute. In realtà, gli aspetti vanno ancora oltre, perché in aggiunta all'individuazione di un advisor esterno, la Regione Piemonte ha ritenuto, di concerto con la Città della Salute e su richiesta del Presidente Chiamparino, di creare un tavolo tecnico con ANAC per seguire gli aspetti e le procedure per la realizzazione dell'opera. Non è nella domanda perché, com'è noto, ai sensi del Regolamento noi possiamo porre soltanto una domanda, ma certamente questo tema credo che sarà un tema interessante dal punto di vista della modalità da attuare.
L'advisor, una volta individuato, dovrebbe - ripeto, sempre fonti della Giunta regionale - fornire un servizio analogo anche per le procedure che riguardano la nuova Città della Salute di Novara. Unitamente alla Città della Salute di Novara e di Torino, i due più grandi progetti di edilizia ospedaliera riguardano l'ospedale del VCO e l'ospedale dell'ASL TO5.
Allora, quest'interrogazione è per sapere se la modalità attuata per la Città della Salute di individuazione di un advisor verrà utilizzata anche per gli altri interventi di edilizia sanitaria, ovviamente quelli citati all'interno dell'interrogazione: Torino, Novara, ASL del VCO e ASL-TO5.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
L'Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute di Torino, in qualità di stazione appaltante, ha deciso di affidare a un advisor esterno il servizio di assistenza legale, finanziaria e tecnica per tutte le procedure che riguardano il progetto del nuovo Parco della Salute di Torino. L'advisor fornirà analogo servizio anche per tutte le procedure che riguardano la nuova Città della Salute di Novara. La delibera per l'indizione della gara è stata firmata nei giorni scorsi dalla Direzione generale della Città della Salute.
La scelta di individuare un soggetto specializzato, in grado di seguire in modo ottimale tutti gli aspetti legati ai due progetti e alle gare che verranno effettuate, è motivata dalla particolare complessità e dall'elevato valore economico connessi alle due operazioni. Per analoghe motivazioni, la Giunta regionale ha avviato una collaborazione con i tecnici dell'ANAC, l'Autorità nazionale anticorruzione, attraverso l'istituzione di un tavolo di lavoro comune in grado di garantire la correttezza e la trasparenza di tutti gli atti.
Per quanto riguarda i due interventi di edilizia sanitaria previsti dalla Giunta regionale cui si fa riferimento nel testo dell'interrogazione gli ospedali unici dell'ASL TO5 e dell'ASL VCO, possiamo senza dubbio confermare che verrà proseguita la collaborazione in atto con ANAC.
In merito alla possibilità o meno di avvalersi di un advisor considerata la differente complessità delle procedure, verranno individuate in seguito le modalità più opportune, anche in relazione alle decisioni che saranno assunte dalla stazione appaltante.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1662 presentata da Andrissi inerente a "Stato di attuazione degli indirizzi contenuti nel Piano regionale dei rifiuti urbani, per l'ATO1 e l'ATO2"


PRESIDENTE

Trattiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1662.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Il 19 aprile 2016 veniva approvato il Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione. A più di un anno di distanza quello che noi chiediamo è capire quanta parte di questo Piano è stata realizzata. In particolar modo, ci riferiamo a quello che prevedeva il capitolo 8 di programmazione 2017-2020, ovvero che in pratica il rifiuto indifferenziato venisse trattato per diventare combustibile solido secondario e dovesse essere portato fuori regione al coincenerimento in cementifici.
Questo lo dico perché noi abbiamo in tutti i modi osteggiato questa soluzione. Sappiamo bene che sul territorio questa soluzione attualmente in buona sostanza, non è praticata, perché - faccio un esempio - i rifiuti del VCO e della provincia di Vercelli vengono trattati in un impianto di trattamento meccanico-biologico a Cavaglià, ma vengono trasformati in CDR e portati all'incenerimento fuori regione. Crediamo che questo sia un errore strategico, nel senso il Piemonte rinuncia all'autosufficienza e utilizza impianti fuori Regione.
Chiediamo quindi all'Assessore di capire, considerando anche che il Capitolo 8 allegato al Piano prevede un monitoraggio dei suoi impatti ambientali, quanto di questo Piano di indirizzo regionale è stato realizzato per l'ATO 1 e per l'ATO 2.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Le previsioni contenute nel Piano regionale dei rifiuti urbani approvato nell'aprile 2016 hanno come obiettivo il 2020. Al momento le informazioni che provengono dai due Ambiti mostrano un progressivo, ma non ultimato, avvicinamento agli obiettivi stabiliti dal Piano. Esaminiamo la situazione che, a oggi, caratterizza i due distinti Ambiti territoriali ottimali.
Per quanto riguarda l'ATO 1, al momento tre dei quattro Ambiti territoriali ottimali (Biella, Vercelli e il VCO) avviano a trattamento i propri rifiuti indifferenziati residui presso l'impianto sito a Cavaglià il quale, a seguito di apposito trattamento, avvia a recupero energetico presso impianti extraregionali (in Lombardia) la maggior parte della frazione bioessiccata prodotta.
Riguardo all'Ambito novarese, la prossima chiusura della discarica di Barengo ha di fatto innescato una serie di valutazioni rispetto alle soluzioni che tale Ambito ha il compito di individuare, che hanno al momento prodotto la decisione di espletare una gara, ad ora non ancora conclusa, finalizzata a risolvere la destinazione finale del rifiuto indifferenziato residuo prodotto dai due Consorzi presenti. Pertanto, al momento il rifiuto indifferenziato prodotto all'interno dell'ATO novarese presumibilmente fino ai mesi di settembre-ottobre, continuerà a confluire direttamente presso tale discarica.
Nell'ATO 2, invece, dei tre Consorzi ivi presenti due di essi gestiscono i propri rifiuti indifferenziati secondo le previsioni contenute negli indirizzi di Piano, avviando a combustione presso impianti extraregionali (sostanzialmente in Lombardia) il combustibile solido secondario prodotto. Relativamente al terzo Consorzio, quello casalese, in relazione alla momentanea situazione che interessa tale ente riguardante l'ampliamento della discarica esistente, i rifiuti indifferenziati residui dopo l'operazione di trattamento vengono avviati in discarica (in parte nella propria e per la restante parte in un'altra all'interno dell'Ambito alessandrino).
A corredo di quanto sopra, occorre infine ricordare che il Piano regionale dei rifiuti urbani, con gli obiettivi e i tempi indicati rappresenta solo uno degli elementi che configurano e garantiscono il raggiungimento dei target stabiliti dal Consiglio regionale. Sarà compito del legislatore regionale, in riferimento al DDL n. 217 attualmente in Commissione, individuare competenze e ruoli che caratterizzeranno il corretto evolversi della gestione dei rifiuti urbani in generale e dei rifiuti indifferenziati residui in particolare, anche tenendo conto dell'evoluzione delle disposizioni nazionali in materia, a cominciare dal cosiddetto Decreto sugli inceneritori, di cui al DPCM 10 agosto 2016.
Dall'attuazione di tale Decreto sono scaturiti negli scorsi giorni una serie di incontri, finalizzati all'attivazione di un'apposita cabina di regia tra Regioni e Ministero dell'Ambiente per coordinare a livello nazionale di macroarea (nel nostro caso, la Macroarea Nord) le modalità organizzative e operative finalizzate a indirizzare i rifiuti indifferenziati residui prioritariamente a recupero energetico all'interno delle rispettive macroaree di riferimento.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.


Argomento: Telecomunicazioni - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1664 presentata da Bono, inerente ad "ASL TO3 - mancata applicazione spending review negli anni 2013-2016 relativamente ai contratti informatici"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1664, per l'illustrazione della quale ha la parola il Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'interrogazione riguarda nuovamente l'Azienda Sanitaria Locale TO3. In particolar modo, noi ci stiamo concentrando appunto sugli affidamenti e le gare che vengono fatte nelle varie ASL, come detto più volte in IV Commissione, anche ai sensi delle recenti delibere attuative delle norme che riguardano l'individuazione di un'azienda di coordinamento per quanto riguarda gli acquisti, le norme nazionali che prevedono l'utilizzo di un soggetto aggregatore e, in questo caso, le norme che prevedono l'applicazione della cosiddetta spending review nella Pubblica Amministrazione in vari ambiti e, in questo specifico, dell'ICT e dell'informatica.
La legge di stabilità del 2016, approvata il 28 dicembre 2015, prevede proprio tutta una serie di commi all'articolo 1, che insistono sugli impegni delle Pubbliche Amministrazioni per la spending review e la riduzione della spesa annuale nell'ambito ICT. Il comma 517 prevede anche una responsabilità disciplinare e un danno erariale nel caso in cui le disposizioni non vengano applicate.
Noi abbiamo provato a verificare le azioni di spending review dell'ASL TO3, semplicemente facendo istanza di accesso agli atti il 28 aprile, a cui ci è stato risposto il 1° giugno (quindi nei tempi). Vediamo per (all'interrogazione abbiamo allegato anche uno schemino) che, per quanto riguarda le spese della manutenzione del software e il canone di beni strumentali non sanitari relativi all'ICT, c'è stato un incremento costante negli anni, passando nel 2010 dai 266.000 ai 2.780.000 euro (cioè dieci volte tanto) per quanto riguarda la ditta Dedalus e dai 548.000 del 2009 ai 1.600.000 del 2010 (poi rimasto quasi costante intorno a 1.700.000 nel 2016) per quanto riguarda la ditta Venco. Sostanzialmente, quindi, c'è stata una decuplicazione dell'importo per la manutenzione del software Dedalus.
Non ci risulta - almeno, per quanto ne possiamo comprendere limitatamente alla risposta che ci è stata fornita all'istanza di accesso agli atti - l'applicazione di una qualche spending review, che avrebbe potuto portare diverse centinaia di migliaia di euro di risparmio. È ovvio che questo è un tema singolo e che si dovrebbe affrontare per tutte le ASL ne abbiamo parlato tanto anche a proposito del CSI e della riorganizzazione dei sistemi informativi, anche in campo sanitario. E si tratta di un tema che dovrebbe essere allargato ad altri ambiti degli acquisti in sanità.
Chiediamo però con quest'interrogazione, limitatamente a questo tema se l'Assessorato ritiene - ritenevamo quello alla sanità, ma vediamo chi ci risponderà, magari l'Assessore Valmaggia - che si sia ottemperato alle normative nazionali in materia di spending review per quanto riguarda l'ambito ICT dell'ASL TO3.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Impresto la voce al collega Saitta.
La Direzione dell'ASL TO3 precisa che l'aggiudicazione della procedura aperta per la gestione e lo sviluppo del sistema informativo alla ditta Dedalus è avvenuta con deliberazione 1721 del 21 dicembre 2013, quindi anteriormente all'entrata in vigore della legge 208 del dicembre 2015, la cosiddetta legge di stabilità 2016, che regola gli approvvigionamenti attraverso gli strumenti di acquisto e di negoziazione di CONSIP o dei soggetti aggregatori come le centrali di committenza regionali.
Il contratto in questione prevedeva peraltro fin dall'origine un aumento della spesa, correlata a un'implementazione delle prestazioni nel corso dei nove anni di vigenza del contratto stesso.
Per quanto riguarda, invece, il contratto con la ditta Venco, sempre l'ASL TO3 ha già provveduto con deliberazione 1636 del 20 dicembre 2012 ad una rinegoziazione contrattuale, applicando proprio la legge 135 cosiddetta di spending review. Negli anni successivi l'ASL ha formulato un'ulteriore richiesta (in data 9 luglio 2014), cui la ditta Venco ha risposto di non poter aderire, in quanto un'ulteriore riduzione del canone avrebbe comportato una discesa rispetto ai parametri di redditività minima del contratto.
L'aumento dei costi nel corso degli anni, in ogni caso, è motivato da ulteriori implementazioni come, ad esempio, il nuovo Poliambulatorio di Orbassano.
Allo stesso tempo, l'ASL non è nelle condizioni di recedere dal contratto in vigore, essendo in attesa della conclusione della procedura di gara per l'assegnazione bandita da SCR.
In definitiva, l'ASL TO3 conferma di aver agito nel rispetto della normativa vigente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1654 presentata da Barazzotto inerente a "Continui disservizi sulle linee ferroviarie biellesi: Biella Santhià e Biella-Novara e servizio lontano dalle esigenze dei pendolari e dei passeggeri occasionali"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1654.
La parola al Consigliere Barazzotto per l'illustrazione.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
L'interrogazione verte su questo problema, che sta affliggendo veramente i pendolari con problemi che ormai vanno a ripetersi quasi ogni settimana, se non ogni giorno.
Premesso che nei mesi scorsi RFI ha annunciato importanti investimenti per migliorare le linee ferroviarie Biella-Santhià e specialmente la linea Biella-Novara, investimenti per i quali sono stati destinati circa 27 milioni di euro, cui si sommano i circa 9,5 milioni per l'elettrificazione della Biella-Santhià.
Considerato che recentemente Trenitalia ha diffuso i dati relativi alla puntualità dei treni, annunciando una puntualità reale del 90,4 per cento e un indice di regolarità del 99,2 per cento riferito alle linee piemontesi probabilmente questi dati, Presidente - che non mi ascolta - non sono stati certamente rilevati tra i pendolari biellesi, perché avrebbero avuto probabilmente un risultato esattamente opposto a quello rilevato.
Rilevato che, invece, tali percentuali non trovano riscontro con quanto avviene sulle linee che servono il Biellese, tanto che se i Piemontesi si dicono soddisfatti per l'89,3 per cento dai servizi ferroviari forniti tale dato non corrisponde a quello dei viaggiatori biellesi, vessati frequentemente da soppressioni e ritardi che superano i 60 minuti.
Fra questi diversi disservizi segnalati dai passeggeri, molti sono avvenuti negli ultimi venti giorni. La stampa locale ha dato ampia enfasi giustamente, devo dire - anche a questi problemi, ma i ritardi degli ultimi venti giorni hanno accentuando i disagi. Fra i principali, ne riporto un elenco che non vuole essere certamente esaustivo, ma semplicemente un assaggio.
Il 27 giugno il treno delle 20.01 in partenza da Novara è stato soppresso, ma nessuna informazione è stata comunicata a chi stava viaggiando sul Milano-Torino per prendere la coincidenza soppressa a Novara.
Il treno n. 2028 per Santhià imbarcava invece abbondante acqua dal tetto, testimoniando le condizioni precarie del mezzo di trasporto. Non veniva espressa grande felicità da parte dei passeggeri, nel frattempo.
Il 28 giugno, il treno delle 19.04 da Novara a Biella è passato da 15 minuti di ritardo a 40 minuti, quindi a 60 minuti e infine a 85, prima di venire soppresso, per essere sostituito dal 4826 delle 20.01, senza che i passeggeri siano stati informati circa le ragioni della soppressione.
Il 5 luglio il treno delle 19.13 da Santhià a Biella ha accumulato 20 minuti di ritardo a causa di una rottura del mezzo.
Venerdì 7 luglio, a causa del guasto ad un passaggio a livello, il treno delle 18.48 da Santhià a Biella è rimasto bloccato a Salussola per oltre 50 minuti, accumulando un'ora di ritardo, e una corsa successiva è stata cancellata.
Si interroga pertanto l'Assessore competente per sapere in che modo la Regione Piemonte, unico interlocutore, intenda intervenire su RFI - sempre più distante - e Trenitalia, per porre rimedio a una situazione divenuta veramente insostenibile, che si ripropone ormai da troppi anni e che specie in tempi nei quali i segnali di investimento sono forti e concreti risulta ancora più incomprensibile.
Quindi, spero davvero che la Regione possa intervenire, pur rendendomi conto di trovare una pronta risposta, ma sono altrettanto abbastanza sfiduciato di trovare una pronta risposta per problemi che non hanno alcuna giustificazione e che stanno veramente, per usare un eufemismo, irritando i pendolari, esasperandoli in un modo, a mio avviso, veramente più che giustificato.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessora Pentenero, inviterei i Consiglieri ad accomodarsi nel loro banco, oppure gentilmente di uscire dall'aula, perché abbiamo ancora alcune interrogazioni.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
Com'è noto, la Regione Piemonte e l'Agenzia della mobilità piemontese hanno avviato con Trenitalia S.p.A. le relazioni tecnico-politiche volte a definire i contenuti del "Contratto Ponte" che disciplinerà il servizio di Trasporto pubblico ferroviario in Piemonte in attesa dei processi di liberalizzazione del sistema del trasporto.
All'interno di tale articolato verrà posta particolare attenzione alle problematiche afferenti i vari disservizi presenti sulle linee regionali ivi comprese le linee biellesi oggetto dell'interrogazione.
In particolare, la Direzione competente in materia di trasporto pubblico locale e regionale promuoverà da subito una virtuosa collaborazione con le associazioni dei pendolari locali in un quadro di dialogo e confronto sulle problematiche legate all'erogazione dei servizi di trasporto ferroviario afferenti le linee biellesi, al fine di mettere in essere azioni e misure finalizzate al miglioramento della qualità dei servizi offerti.
Questa è la risposta che il collega Balocco mi ha gentilmente pregato di leggere.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1656 presentata da Ottria, inerente a "Chiusura stabilimento 3M di Predosa (AL)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1656.
La parola al Consigliere Ottria per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Questa chiusura, oltre a essere un fatto grave, sta avvenendo anche con modalità singolari, modalità sia operative che comunicative.
Infatti, la Divisione Mercati Elettrici di 3M, che è una multinazionale, ha comunicato con un fax alle organizzazioni sindacali che intende chiudere lo stabilimento di Predosa, dove si fabbricano materie plastiche, in quanto il mercato dei cavi elettrici, che sono rivestiti da queste materie plastiche, non è più di loro interesse.
Ovviamente, questa decisione avrà ricadute molto negative, in primo luogo per i 43 lavoratori che lavorano in questo stabilimento.
Con il fax si comunica che la produzione dello stabilimento di Predosa cesserà dal novembre 2017, quindi fra pochi mesi; la 3M, che è una grande multinazionale, non abbandonerà l'Italia, ma abbandonerà solo questo stabilimento, mentre continuerà le altre produzioni di altri prodotti in altre parti del Paese.
Ciò che ritengo stupefacente è che, oltre al fatto che è stato comunicato con un fax, fino a ora, paradossalmente non vi era stato all'interno dello stabilimento nessuna problematica di produttività o di redditività, non vi erano state mai neanche vertenze sindacali e l'uso degli ammortizzatori sociali era avvenuto molto limitatamente. Pertanto paradossalmente, non vi erano state neanche le avvisaglie che facessero prefigurare una situazione di così grave crisi.
Ovviamente, l'eventuale chiusura dello stabilimento sarebbe un fatto molto negativo per il territorio, che già ha visto e vede ancora molte vertenze sindacali in corso e la chiusura di diverse fabbriche.
C'è da dire, inoltre, che la direzione della 3M non si è minimante preoccupata di eventualmente ricercare un acquirente per lo stabilimento in modo da poter garantire un futuro a questi lavoratori.
La domanda che pongo all'Assessora è se è a conoscenza dei fatti che ho appena illustrato ed eventualmente quali azioni intenda mettere in campo per salvaguardare sia il sito che i lavoratori.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ottria.
La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

La 3M di Predosa (AL) ex Graphplast è un'azienda che produce sistemi per l'individuazione dei cavi elettrici (marcafili e segnafili), peraltro una produzione molto specifica e tra le poche in Italia.
Nell'ambito delle strategie del gruppo, la 3M, di proprietà statunitense, ritiene che non vi sia interesse a proseguire nella produzione sul territorio di Predosa e questo comporta conseguentemente la chiusura dello stabilimento dove lavorano, a oggi, 43 dipendenti. La produzione dovrebbe terminare entro il mese di novembre 2017, mentre lo stabilimento dovrebbe cessare l'attività entro i primi mesi del 2018 quindi resterebbe soltanto un'attività legata al magazzino.
In data 29 giugno 2017, presso la Prefettura di Alessandria, si è svolto un primo incontro tra le parti (Confindustria, azienda organizzazioni sindacali), nel quale si è convenuto quanto segue.
l'azienda ha manifestato la propria disponibilità a esaminare manifestazioni di interesse all'acquisto dello stabilimento da parte di società o di imprenditori che possano garantire la maggiore salvaguardia possibile della capacità occupazionale attuale.
Entro la metà di luglio Confindustria fornirà un supporto tecnico per favorire elementi di conoscenza circa l'attrattività del settore imprenditoriale in questione.
La rappresentativa aziendale si è impegnata a rappresentare alla proprietà statunitense la richiesta del territorio di attivazione al fine di evitare la chiusura dello stabilimento e a fornire entro il 24 luglio p.
v. le indicazioni ricevute dalla società madre, in oggetto alla richiesta che il territorio fornirà.
Le parti si sono impegnate a incontrarsi presso la sede di Confindustria per il primo confronto sulla definizione di un piano per cercare di minimizzare l'impatto sull'eventuale chiusura.
Il 23 giugno abbiamo incontrato il Sindaco di Predosa, che aveva rappresentato la situazione, e abbiamo contattato le organizzazioni sindacali, rendendoci disponibili ad aprire un tavolo di discussione regionale.
Non risulta sia stata avviata nessuna procedura di licenziamento collettivo, che interesserebbe il piano nazionale e non il piano regionale anche se il tavolo regionale avrebbe una funzione istruttoria.
L'Assessorato è in contatto con le organizzazioni sindacali e con il Comune di Predosa, anche per monitorare il confronto avviato con l'azienda a seguito dell'incontro che si è avuto in Prefettura, quindi per verificare eventuali interessi all'acquisto dell'azienda, ovviamente da dedicare anche ad altra attività.
Nel caso non si raggiunga un accordo si organizzerà un tavolo di incontro, cui sarà invitata a partecipare la proprietà per esaminare la questione e individuare tutte le misure disponibili per salvaguardare i livelli occupazionali.
La Regione Piemonte metterà in campo ogni utile iniziativa che possa essere di supporto a una positiva definizione della trattativa stessa.


Argomento: Commercio - Tutela del consumatore

Interrogazione a risposta immediata n. 1658 presentata da Porchietto inerente a "'Cartello' lesivo della libera concorrenza e in grado di condizionare i prezzi degli autocarri"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1658.
La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
A fine giugno abbiamo appreso che la Commissione europea ha inflitto una multa onerosa di quasi tre miliardi di euro alle case costruttrici di veicoli pesanti perché, negli anni passati, hanno creato un "cartello" lesivo della libera concorrenza, ma soprattutto in grado di condizionare i prezzi degli autocarri.
A seguito dell'accertamento di questa violazione, e quindi della violazione della normativa antitrust, tutti i costruttori coinvolti hanno riconosciuto gli addebiti e hanno convenuto di regolare le controversie.
Ricordo che il recepimento in Italia della Direttiva che regola le azioni per il risarcimento del danno negli Stati membri è avvenuto con il decreto legislativo n. 3 del 2017, pubblicato il 19 gennaio 2017 ed entrato in vigore il 3 febbraio dell'anno in corso.
Ricordo ancora che i soggetti che hanno subito questo comportamento anticoncorrenziale sono coloro che hanno acquistato dalle case costruttrici coinvolte - non solo in modo diretto, ma anche attraverso leasing autocarri nuovi e usati di medie o di grandi dimensioni e che sono stati immatricolati tra il 1997 e il 2011. Bisogna anche tenere conto della "coda", perché prima che vada a scemare questa iniziativa lesiva, si pu immaginare che le code siano comunque rilevabili fino a fine 2013, ragion per cui è chiaro che si stanno attivando tutta una serie di class action in Italia a macchia di leopardo, a differenza di altri Paesi in ambito europeo.
Stante che anche la Regione potrebbe essere parte lesa, in quanto sono ricompresi nella fattispecie, oggetto del "cartello", anche pullman e bus per il trasporto pubblico locale, occorre vagliare se anche la Regione sia stata oggetto di questa lesione.
Chiediamo all'Assessore o al Presidente della Giunta di sapere se è stata vagliata dalla Regione Piemonte un'eventuale lesione dei propri diritti - oltre eventualmente non dico attivare una class action, azione che la Regione non potrebbe fare, ma sicuramente fare una moral suasion ma, soprattutto, vorremmo capire se altre forme di azione legale siano state intraprese, o vogliono essere intraprese, anche a supporto dei Comuni e degli autotrasportatori piemontesi, laddove si valuti che siano stati lesi tali diritti, anche per quanto riguarda il patrimonio della Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
Rispondo secondo quanto mi è stato fornito dal collega Balocco in merito all'interrogazione che è stata presentata dalla Consigliera Porchietto.
Il 19 luglio 2016, la Commissione europea ha comunicato di avere accertato, al termine di un'indagine, che i costruttori MAN, Volvo-Renault Daimler, Iveco e DAF avrebbero violato una normativa antitrust dell'Unione Europea, nel periodo che va dal 1997 al 2011. Il procedimento nei confronti di Scania è stato aperto, ma non si è ancora concluso, e la società si è rifiutata di patteggiare.
Per 14 anni i citati costruttori di autocarri hanno stretto accordi collusivi in materia di prezzi degli autocarri e sul trasferimento ai clienti dei costi, per conformarsi a norme più rigorose in materia di emissioni. La Commissione ha conseguentemente comminato un'ammenda di 2,93 miliardi di euro.
La decisione assunta dalla Commissione europea si riferisce, in particolare, al mercato della costruzione di autocarri medi (di peso compreso tra sei e 16 tonnellate) e pesanti (di peso superiori a 16 tonnellate), e ha rivelato che MAN, Volvo-Renault, Daimler, Iveco e DAF avevano costituito un cartello in relazione al coordinamento dei prezzi dei "listini all'ingrosso" degli autocarri medi e pesanti nello spazio economico europeo (SEE), ossia dei prezzi di fabbrica degli autocarri fissati da ciascun costruttore, che all'ingrosso costituiscono la base per la fissazione dei prezzi nell'industria degli autocarri. Questo ha, di fatto, trasferito sugli acquirenti un maggior prezzo finale per l'acquisto dei veicoli.
Tale decisione si riferisce altresì alla tempistica di introduzione delle tecnologie di riduzione delle emissioni per autocarri, medi e pesanti, al fine di renderli conformi alle sempre più rigorose norme europee sulle emissioni, e al trasferimento ai clienti dei costi delle tecnologie di riduzione delle emissioni stesse.
L'interrogazione verte sulla possibilità che la Regione Piemonte possa essere parte lesa nell'eventualità in cui, nelle fattispecie oggetto di "cartello", possano essere ricompresi autobus destinati ai servizi di trasporto pubblico e locale e, quindi, sulla possibilità di un'eventuale class action, da allargare ai Comuni e agli autotrasportatori piemontesi laddove si fossero acquistati mezzi rientranti nella fattispecie oggetto del "cartello" identificato.
All'articolo 54 "Autoveicoli" del decreto legislativo del 30 aprile 1992, n. 285 "Nuovo codice della strada", laddove si definiscono gli autoveicoli come veicoli a motore con almeno quattro ruote, esclusi i motoveicoli, e li si distingue in funzione della destinazione d'uso abbiamo al punto: "b), autobus: veicoli destinati a trasporto di persone equipaggiate con più di nove posti, compreso quello del conducente; d) autocarri: veicoli destinati al trasporto di cose e delle persone addette all'uso o al trasporto delle cose stesse".
Per quanto sopra, quando la decisione assunta dalla Commissione europea si riferisce gli "autocarri", non si ravvisa la possibilità che la Regione Piemonte possa essere parte lesa nella sua attività connessa alle funzione di programmazione delle risorse da destinare all'esercizio e agli investimenti in ambito ai servizi di trasporto pubblico locale. Di conseguenza, non si ravvisa, al momento, la possibilità di un'eventuale class action legata al finanziamento di programmi di investimento per l'acquisto di mezzi destinati ai servizi di trasporto pubblico locale.



MOTTA ANGELA


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1659 presentata da Berutti, inerente a "Tutela dei lavoratori del Gruppo Gavio"

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1661 presentata da Grimaldi inerente a "Lavoratori autostrade, il Governo riapra le trattative"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1659, presentata dal Consigliere Berutti, che la illustra.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
La questione è legata al Codice degli appalti, dunque si tratta di un problema avvertito da un gruppo in particolare - un concessionario importante a livello nazionale - ma che si ripercuote sicuramente su altre questione di carattere nazionale.
Nel caso specifico, l'interrogazione fa riferimento a una vicenda che ha colpito la provincia di Alessandria: ieri è stato indetto uno sciopero nazionale cui hanno aderito 800 dipendenti dell'azienda, che hanno manifestato la loro preoccupazione per questa situazione.
Il Codice degli appalti ha modificato sostanzialmente la possibilità dell'affido diretto: è un aspetto che conosciamo già da qualche anno, ma oggi siamo alla deadline, al momento chiave. Tali modifiche consentirebbero al gruppo in questione la sola attività di manutenzione dei caselli mettendo conseguentemente a rischio il resto del sistema manutentivo.
Alla luce di questi fatti, il Gruppo Gavio vorrebbe andare avanti con la procedura di mobilità, ma si pone, naturalmente, un problema in prospettiva, perché parliamo di 800 persone interessate, quindi vi lascio solo immaginare l'impatto che potrebbe ripercuotersi sulla provincia questo tipo di situazione.
So che sono stati aperti dei tavoli di confronto con i Parlamentari e anche a livello locale. Noi volevamo appunto capire dall'Assessore se la Regione è parte in causa di queste trattative e, soprattutto, di questi tavoli.
Grazie.



PRESIDENTE

Il Consigliere Grimaldi può illustrare l'interrogazione a risposta immediata n. 1661, sullo stesso tema.
Successivamente, l'Assessora Pentenero fornirà un'unica risposta ad entrambi i quesiti.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Tutti hanno chiare le immagini degli oltre 800 lavoratori del Gruppo Gavio, soprattutto nella rampa vicino a Tortona, che hanno bloccato la A7 qualche ora fa.
Come diceva poc'anzi anche il Consigliere Berutti, la vicenda è abbastanza nota. Il nuovo Codice degli appalti del Governo di fatto impedisce l'affidamento diretto oltre il 20 per cento per lavori e commesse legate alla gestione del settore autostrade.
In particolare, la nuova normativa non consente più al concessionario autostradale assegni senza gara e questa proporzionalità, di fatto, mette a rischio e a repentaglio parte delle società in house che sono detenute dalla stesse società autostradali.
Di per sé, il principio della liberalizzazione delle concessioni è nella sostanza, corretto, poiché interviene per garantire "maggiore rotazione" di imprese e, quindi, anche maggiore trasparenza. Tutto questo però, alla fine - lo diceva anche implicitamente il collega - deve fare i conti con il sistema attuale e con Gruppi che hanno centinaia e centinaia di lavoratori.
Per intenderci, questo nuovo Codice rischia di mettere in pericolo più di 1.500 lavoratori solo in Piemonte: lo stesso Gruppo Gavio aveva annunciato fino a 2.000 esuberi.
Ci risulta, tra l'altro, che il 14 luglio si terrà un Tavolo: il Ministero Calenda ha aperto alla possibilità di trovare delle soluzioni ponte; una delle possibilità è che siano "derogati" le proporzioni e i tempi di applicazione; oppure si dovrà trovare il modo, in termini di clausole sociali, di capire come questi lavoratori non diventino oggetto come per gli appalti più classici, di dumping o di esternalizzazione brutale.
La richiesta della mia interrogazione è molto simile a quella precedente del collega: vorremmo capire se la Regione parteciperà a questo tavolo e se, oltre a possibili deroghe sui tempi di applicazione, ci siano delle possibilità vere nel nuovo Codice degli appalti e nella normativa che già noi conosciamo, quella che permette le cosiddette "clausole sociali" di far sì che questa vicenda non sia una "bomba" di dimensioni mai viste perché stiamo parlando, comunque, di migliaia di lavoratori in un settore che vede il Piemonte fra le Regioni che hanno più dipendenti e più società autostradali.
Grazie.



PRESIDENTE

A entrambe le interrogazioni risponde l'Assessora Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Ovviamente, con questa mia risposta farò riferimento sia all'interrogazione del Consigliere Berutti sia a quella del Consigliere Grimaldi.
Il tema è stato trattato fino a questo momento con il collega Balocco che ha più contezza, da un certo punto di vista, del Codice degli appalti e della gestione della rete autostradale in Piemonte, mentre competerà al mio Assessorato la parte legata alle questioni lavorative.
Poiché sugli organi di stampa è comparsa l'affermazione secondo la quale "la Regione non ha battuto un colpo" - o una frase di questa natura ci tengo soltanto a precisare che nessuna organizzazione sindacale ha chiesto alla Regione Piemonte di intervenire. E sul tema specifico - quali che siano le opinioni rispetto al Codice degli appalti - la Regione ha espresso un parere all'interno della Conferenza Stato-Regioni nel momento in cui il provvedimento stava per essere approvato. Le opinioni di merito sono state dunque espresse in quell'occasione, ma sono ovviamente due questioni di carattere generale, e, come ho detto, nessuna organizzazione sindacale ha fino ad oggi coinvolto la Regione. Ci siamo attivati noi ovviamente, nel momento in cui abbiamo letto la notizia: quindi la Regione Piemonte non ha battuto un colpo semplicemente perché non era a conoscenza della questione e a oggi non risulta ancora formalmente riconosciuto l'avvio di nessun tavolo di crisi.
Voglio sottolineare che l'incontro del 14 con il Ministro Calenda sarà legato all'avvio di un tavolo di crisi e, quindi, a verificare come all'interno delle norme vigenti, sia per quanto riguarda il Codice degli appalti, per quelle che possono essere le clausole sociali, sia per quelle che possono essere le politiche passive messe in campo, ci si possa muovere.
L'atteggiamento del Ministero va in questa direzione: una valutazione a norma vigente, di quello che è possibile fare con la formalizzazione e l'aver sancito un tavolo di crisi.
Non sto a leggervi l'elenco di tutte le autostrade che sono presenti all'interno del nostro territorio (vi fornirò gli elementi di risposta scritta ai quali, come vi dicevo, ha contribuito anche il collega Balocco).
Veniamo alle novità introdotte con la riforma del Codice degli appalti in materia di lavoro, servizi e forniture: solo un quinto dei lavoratori delle autostrade potrà restare con affidamenti in house. Il mercato delle opere sulla rete italiana per effetto della riforma secondo le intenzioni del legislatore si aprirà anche alle piccole e medie imprese. Al momento la riforma non dispiega ancora i suoi effetti, poiché l'operatività piena delle nuove norme partirà dall'aprile del 2018.
Nei prossimi anni la riforma introdotta prevede nuove regole per garantire che le concessioni siano rinnovate con gara, nel rispetto di condizioni di concorrenza secondo le indicazioni comunitarie.
L'obiettivo del legislatore è stato quello di aumentare il mercato riducendo al minimo l'in house per le concessioni che sono state affidate con gara, perché già esistenti prima delle direttive europee del 1993. Le gare all'80 per cento rispondono alle esigenze manifestate dai costruttori e gestori di servizi di progettazione, che avranno a che fare con più bandi aperti a cui partecipare.
Sono state molto critiche le società concessionarie, come ben possiamo immaginare, che hanno sempre sostenuto che l'affidamento diretto alle società controllate rende più veloci e certi i lavori che devono essere eseguiti, mentre le gare europee rallentano, e l'affidamento a terzi porta a rischio contenzioso e meno affidabilità sui tempi e qualità delle opere da società di costruzione controllate - ed è quello che in qualche modo avviene nei confronti della società Gavio - e temono l'affidamento a imprese meno strutturate, con forme di lavoro irregolare.
Il problema in oggetto è legato principalmente al destino delle società in house e delle concessionarie: qualcuna potrebbe chiudere e quindi diminuire il proprio perimetro operativo. La riforma, comunque, prevede che a favore delle società esistenti siano create clausole sociali per la salvaguardia dell'occupazione, ed è su questo contesto che l'incontro si svilupperà nella giornata di venerdì.
A favore delle concessioni in essere è stato stabilito un regime transitorio di 24 mesi. Sono stati previsti due anni per adeguarsi alle nuove regole, quindi per la partenza del nuovo regime bisognerà aspettare il 2018, per cui ad oggi non è ancora vigente; peraltro, manca un decreto attuativo.
Sul fronte dei lavori in house, la norma stabilisce l'obbligo, per i soggetti pubblici e privati titolari di concessioni di lavoro o servizi pubblici già esistenti e di nuova aggiudicazione, di affidare una quota pari all'80 per cento dei contratti di lavoro, servizi e forniture relativi a concessione di importo superiore ai 150.000 euro mediante procedura ad evidenza pubblica, anche di tipo semplificato.
La questione, quindi, riguarda tutti i contratti che maturano nell'ambito delle concessioni oggi definite. L'esempio più facile è quello delle autostrade, che devono già appaltare una parte del loro lavoro obbligatoriamente attraverso una gara.
Al momento questa quota, prima del 40, è arrivata fino al 60; questo secondo le norme comunitarie. La riforma le ha portate in Italia all'80 per cento, lasciando solo un quinto di mercato a disposizione delle concessionarie, ma le concessionarie non applicavano neanche la quota europea prevista nella misura del 60 e 40.
Dal punto di vista regionale, alla luce delle modalità di rilascio delle concessioni autostradali da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, non è stato assegnato alle Regioni alcun ruolo nella fase di assegnazione delle concessioni. Risulta possibile soltanto evidenziare al MIT, quale soggetto concedente, la necessità di garantire gli interventi sulla rete autostradale in linea con la necessità di garantire adeguati livelli di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio infrastrutturale esistente.
Occorre inoltre sottolineare l'intenzione del MIT di guardare al 2030 attraverso concessioni di durata definitiva come scadenza per l'ampliamento di una rete integrata dal Nord Est, costituita da Torino-Milano, Torino Piacenza, Torino-Ivrea e Asti-Cuneo. Quindi verranno perseguite le iniziative adeguate in occasione dei confronti che il MIT intenderà attivare con la Regione in relazione alle concessioni autostradali in Piemonte, anche in considerazione delle intenzioni di messa a gara secondo le modifiche introdotte in merito al decreto legislativo 50/2016 per il rilascio delle concessioni scadute o in scadenza.
La tutela dei lavoratori oggi addetti all'attività di manutenzione non rientra tra le competenze assegnate direttamente alla Regione, ma rientra in quanto tutela di lavoratori presenti all'interno del nostro territorio.
Quindi nei tavoli del Ministero ovviamente la Regione Piemonte intende partecipare, ma come vi ho detto, fino alla data di ieri, cioè quando non c'erano ancora informazioni precise attraverso gli organi di stampa, noi non eravamo contattati da nessuno dei soggetti competenti, in modo particolare dalle organizzazioni sindacali.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1663 presentata da Frediani inerente a "Re-impiego delle risorse inutilizzate previste alle DGR n. 7100 del 17 febbraio 2014 e n. 443 del 21 ottobre 2014 per un concreto sostegno delle aziende in crisi sul territorio della Val di Susa, specie per il ricollocamento effettivo dei lavoratori in esubero della Savio di Chiusa San Michele"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1663.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Torniamo sul discorso Savio che abbiamo affrontato stamattina, ma questa volta farei una domanda un po' più mirata, sperando di riuscire anche a capire qualcosa in più rispetto a questi fondi e al loro utilizzo.
Parliamo qui di due successive delibere. La prima delibera ha deciso di inserire all'interno dell'Asse 1 "Competitività delle imprese", misura 1.3 del Programma, una linea particolare dedicata al territorio valsusino. In realtà, le linee sono due: una linea A e una linea B. Questa interrogazione si interessa soprattutto della linea B, che ci risulta non toccata, o perlomeno, non ci risulta che vi siano domande che abbiano avuto esito positivo. Ci risulta una domanda, che però è stata rifiutata per mancanza di requisiti.
Lo stanziamento è di cinque milioni di euro. Ci risulta poi una DGR di cui, come dicevo questa mattina, abbiamo chiesto il ritiro tempo fa all'Assessora De Santis, con esito negativo, quindi una DGR ancora valida che era destinata al sostegno a imprese e attività economiche attive operanti nel territorio della Val di Susa o in Piemonte che avessero subito danni a causa di attentati o azioni violente connesse ai lavori della nuova linea Torino-Lione.
Anche qui abbiamo una cifra minore di 500.000 euro, che però non ci risulta utilizzata, anche perché non risulta che sia mai stata dichiarata in seguito a procedimenti giudiziari una responsabilità di No TAV rispetto a danneggiamenti o presunti danneggiamenti a carico di aziende in Val di Susa o in Piemonte.
A fronte di questi stanziamenti e considerando che ci troviamo in un momento in cui le risorse potrebbero essere destinate in modo diverso - non ci riferiamo qui a fondi compensativi o al possibile utilizzo di fondi compensativi, ma ci riferiamo a delle risorse che la Regione ha scelto di indirizzare su assi e interventi precisi, che però non hanno avuto esito vorremmo capire se sia possibile utilizzare queste risorse per far fronte alle necessità dei lavoratori che in questo momento rischiano di ritrovarsi senza un reddito.
Sostanzialmente la nostra domanda è riferita a questo, quindi alla quantità di fondi che sono rimasti inutilizzati e al possibile reimpiego in altre finalità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Grazie, Presidente.
Tralascerei quanto detto stamattina in merito alla questione specifica della trattativa sindacale, nonché della procedura amministrativa legata alla messa in mobilità di 86 lavoratori, per concentrarmi sulle questioni legate ai fondi che afferiscono ai finanziamenti FESR.
Vi do l'aggiornamento che mi è stato sottoposto dalla collega. I fondi destinati al finanziamento delle misure approvate con la DGR n. 1-7190 del 2014, pari a dieci milioni di euro, sono ricompresi tra quelli destinati alla capitalizzazione di Finpiemonte S.p.A., che è avvenuta con DGR del 13/12/2016, in attuazione della legge regionale n. 6, articolo 19. Queste misure sono state pertanto chiuse a far data dal 1° gennaio 2017.
La misura di cui alla DGR del 2014, "Istituzione di una sezione separata per le concessioni di garanzia fidejussoria dedicata alle piccole e medie imprese danneggiate da attentati e azioni violente connesse ai lavori della nuova linea Torino-Lione ad alta velocità", non è mai stata attivata per la complessità di attuazione e verificata anche con i possibili beneficiari. Pertanto, le risorse di 500.000 euro provenienti da somme recuperate a seguito di transazione autorizzata dalla citata DGR non sono state prelevate da Finpiemonte.
Occorre peraltro ricordare che Savio risulta essere una grande impresa e, come tale, sottoposta ai vincoli e ai finanziamenti previsti dalla vigente normativa europea in materia e quindi, in quanto tale, non potrebbe usufruire delle risorse che sono state messe a disposizione.
Un eventuale riutilizzo di dette risorse comporta un'approfondita verifica in merito alla possibilità e alla modalità del cambio di destinazione, ovviamente compatibilmente con la normativa vigente.



FREDIANI Francesca

Assessora, non sento nulla.



PENTENERO Giovanna, Assessora regionale

Provo a rileggere l'ultima parte.
Un eventuale riutilizzo di queste risorse ai fini da lei indicati comporta un'approfondita verifica in merito alla possibilità e alla modalità del cambio di destinazione, ovviamente compatibilmente con la normativa vigente.
Ricordo però che tutti i lavoratori che saranno messi in mobilità indipendentemente dal numero - perché sappiamo essere stati autorizzati per 86, ma il titolare ha annunciato di procedere alla messa in mobilità di un numero inferiore, e non mi esprimo su quale numero, perché questo sarà da vedere al termine dell'operazione - potranno rientrare all'interno delle politiche attive di ricollocazione, o sul piano nazionale o sul piano regionale, a seconda della tipologia delle persone e della disponibilità in quel momento registrata presso un Centro per l'impiego o un'Agenzia per l'impiego.
Va detto che se il titolare dell'azienda continuerà con la linea attualmente avviata, sta cercando personalmente soluzioni tra le imprese presenti sul territorio della Vallata, che possano interessare ai lavoratori, per i quali provvederà alla messa in mobilità a far data appunto, dal 4 luglio.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.44 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.47)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico :


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Balocco e Baricco.
Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Presidente, se possibile le faccio solo una raccomandazione, in funzione dell'o.d.g. e dei lavori del Consiglio. Questa mattina abbiamo trattato un unico atto ispettivo, un'unica interrogazione. Mi permetto solo di sottolineare un elemento e parto dalle interrogazioni presentate dal mio Gruppo. Noi abbiamo circa una decina di interrogazioni e credo almeno una ventina o trentina di ordini del giorno, di cui alcuni veramente di date lo devo dire - poco giustificabili: 20 giugno 2016 e alcuni del 2015.
Mi permetto solo di sollecitare l'Ufficio di Presidenza affinché ci sia una risposta da parte di chi ne ha competenza, perché se no rischiamo veramente, tra le altre cose, di fare anche brutta figura rispetto a delle interrogazioni che sono ormai anacronistiche per i tempi in cui poi le risposte arrivano.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Porchietto: lo facciamo sicuramente presente e lo ricorderemo anche - e chiedo a lei o al Presidente del suo Gruppo Pichetto di fare altrettanto - alla Capigruppo di oggi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Noi chiederemmo che si sospenda la discussione della proposta di legge sulle IPAB, per portare avanti alcuni ordini del giorno, in particolare quelli sul CETA che avevamo cominciato a esaminare nella scorsa seduta.
Visto che già la seduta odierna terminerà prima, vorremo riuscire almeno a discuterli.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Guardate, siamo fermi all'articolo 4, con una grande attenzione dei Consiglieri del Movimento 5 Stelle che fa sì che i problemi vengano sviscerati in ogni minimo particolare. Riterrei quindi veramente inopportuno interrompere questo loro lavoro, che si annuncia proficuo e utile per questa legge: non vedo proprio le ragioni, quindi, per dissipare questo patrimonio di risorse che i colleghi mettono a disposizione del Consiglio.
Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Vertenze Savio di Chiusa San Michele e Comital di Volpiano"


PRESIDENTE

Questa mattina c'è stata la comunicazione dell'Assessora Pentenero sulla crisi dell'azienda Savio e sulla vicenda Comital di Volpiano.
L'Assessora ha svolto la comunicazione e sono intervenuti sul tema i Consiglieri Grimaldi, Frediani, Ruffino, Marrone, Ferrentino e Porchietto.
L'Assessora Pentenero chiede di poter replicare; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
Il mio intervento non vuole essere una replica, ma vuole fornire semplicemente qualche elemento di riflessione in più, non tanto sulle questioni legate alle compensazioni, quanto sull'attenzione che noi dedichiamo ad ogni tavolo.
Sentivo parlare, questa mattina, della necessità di avere più tempo e di dedicare tutto il tempo necessario affinché si possano svolgere trattative complicate come quella che abbiamo visto della Savio; e quella di Comital lo sarà ancora di più.
Intanto, voglio ricordare che esistono tempi che sono determinati dalla legge e che questi tempi, proprio di fronte a situazioni complesse, vengono utilizzati fino in fondo; e che all'interno dei tempi e dei termini identificati dalla legge si utilizzano tutti gli strumenti che noi abbiamo a disposizione e quindi anche tutte le opportunità di accompagnamento e di sostegno alle imprese che possono essere messe in campo: si svolge un'azione davvero di dettaglio e di vero approfondimento rispetto a quello che nello specifico può essere definito e attribuito all'azienda in oggetto.
Ovviamente ogni storia è a sé. Ci sono questioni di carattere generale ad esempio le misure che possono essere messe in campo; e non faccio ovviamente alcun riferimento al tema specifico delle compensazioni. Voglio però davvero sottolineare il fatto che ogni possibile strada percorribile sul piano regionale e sul piano nazionale viene esperita; e viene esperita utilizzando i tempi a nostra disposizione e mettendo veramente tutte le competenze e tutti gli strumenti che possiamo sviluppare e adoperare.
Tengo a sottolineare che spesso si tratta anche di strumenti limitati.
In modo particolare oggi, di fronte alle politiche passive, registriamo una fatica e una complessità da parte delle aziende stesse nell'applicare gli ammortizzatori e le politiche passive. Queste, inoltre, si sono significativamente ridotte - da alcuni punti di vista, questo può essere anche condivisibile - ed è evidente che vengano centellinate per consentire appunto alle aziende che si trovano in una momentanea situazione di difficoltà di utilizzarle e di non fare uso dello strumento della cassa integrazione o degli ammortizzatori come un elemento ordinario, abitudine che forse un tempo si aveva.
Voglio solo ricordare al Consigliere Marrone che nel momento in cui noi registriamo un aumento della cassa integrazione all'interno della Regione Piemonte, quello è un dato legato ad una grande azienda, FCA: ogni volta che FCA effettua una parte di cassa integrazione o ricorre all'utilizzo di ammortizzatori sociali, questo fa innalzare immediatamente i dati. Ma al netto dei dati di FCA, quindi, se noi andiamo ad analizzare gli altri numeri, registriamo un utilizzo peraltro in riduzione di questi istituti determinato dal fatto che meno aziende li richiedono - come dicevo un attimo fa - e che meno sono gli strumenti di politiche passive, che vengono usati con grande prudenza.
Dunque, quando notiamo un aumento o un picco delle ore di cassa integrazione, questo va letto contestualizzandolo rispetto alle grandi aziende che immettono immediatamente un numero significativo di ore e fanno alzare il picco sul contesto regionale. Ripeto quindi che dobbiamo dare una lettura dei dati sempre molto circostanziata e legata ai dati presenti nella nostra Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.
Con questa risposta, chiudiamo il punto sulle comunicazioni della Giunta.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Proseguimento esame disegno di legge n. 193, inerente a "Riordino del sistema delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 193, inerente a "Riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza", di cui al punto 4) all'o.d.g. e di cui riassumo l'iter.
Nella seduta del 4 luglio è iniziato l'esame del provvedimento. Il Consigliere Ravetti ha svolto la relazione di maggioranza. I Consiglieri Porchietto e Bono hanno svolto la relazione di minoranza e si è conclusa la discussione generale. Nella seduta pomeridiana del 4 luglio sono stati votati gli articoli 1, 2 e 3.
Nella seduta antimeridiana odierna si è iniziato l'esame degli emendamenti relativi all'articolo 4 e sono stati illustrati gli emendamenti rubricati ai nn. 2), 3), 6), 9), 5) e 7). Riprendiamo ora dal successivo.
ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 8) presentato da Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Riprendiamo gli emendamenti sull'articolo 4.
Come detto dal Presidente Gariglio, stiamo portando uno sforzo dialettico per provare a convincere la maggioranza e, in particolar modo l'Assessore Ferrari, sul tema dell'importo del valore medio della produzione degli ultimi tre anni delle IPAB, importo che dovrebbe predeterminare il destino e il futuro delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza presenti sul nostro territorio regionale e tuttora attive. Se, infatti, sulle inattive, ovviamente, sappiamo che il destino è quello di andare verso una liquidazione, sulle attive, invece, si deve capire come si intenda fare andare avanti queste importantissime istituzioni che svolgono un'attività assistenziale e socio-sanitaria sul nostro territorio nei prossimi anni.
Quindi, il legislatore nazionale ha introdotto e ha valutato due rispettive figure. Una è l'azienda pubblica di servizi alla persona, che è un'azienda pubblica, di diritto pubblico, invece fondazioni e associazioni che dovrebbero essere no profit, sono di natura privatistica.
Delle due, come ho già avuto modo di dire tante volte, nel provvedimento quadro nazionale, il d.lgs. 207/2001, si predilige la scelta dell'azienda pubblica.
Noi abbiamo detto questo, semplicemente, ma lo abbiamo detto anche in Commissione: se nella legge nazionale si predilige la scelta dell'azienda pubblica, perché nella legge regionale, invece, andiamo a prediligere la scelta della fondazione o dell'associazione privata? Credo sia una domanda più che legittima. Nel senso che, come ho già avuto modo di dire, a meno che nella discussione generale, quando ci arriveremo, l'Assessore ci fornirà dati diversi, anche se non credo perch il censimento delle IPAB attive è arrivato al 1997-98, su 103 in Piemonte sono circa una decina quelle che avrebbero il valore medio della produzione degli ultimi tre anni, superiore a due milioni e mezzo, che diventano sicuramente pubbliche. Tutte le altre, diventano private o possono scegliere se diventare private o pubbliche. Ma, come ho già detto e lo ripeterò almeno altre venti volte in questa seduta e nelle prossime, se hanno la facoltà di scegliere tra privato e pubblico, scelgono il privato.
Tuttavia, non è la soluzione migliore per tutti, magari è la soluzione migliore per la compagine societaria, ma non è la soluzione migliore per i lavoratori, su cui abbiamo detto che vogliamo fare anche un focus ulteriore per verificare che non ci saranno ricadute negative, perché quando si va nel mondo del privato, magari entrano cooperative e la facilità di assunzione e di licenziamento è elevata rispetto a un'azienda pubblica.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Riprendiamo la trattazione del disegno di legge 193 e le nostre proposte di modifica. Lo facciamo perché riteniamo sia importante, anche a costo di fornire al PD la scusa per non impiegare dieci minuti che sarebbero sufficienti a votare gli atti di indirizzo sul CETA, atti di indirizzo bipartisan, probabilmente per mascherare le loro divisioni.
Divisioni non solo all'interno del PD tra Parlamento e Consiglio regionale ma anche all'interno dello stesso PD qui a Palazzo Lascaris. Ma tant'è.
Parlavamo dell'emendamento n. 8), con il quale proponiamo di abbassare a un milione di euro la soglia del valore medio di produzione considerato sugli ultimi tre, al di sotto della quale le IPAB si devono, per legge secondo questo disegno di legge, trasformare in associazioni o fondazioni di diritto privato.
Lo facciamo perché riteniamo che, pur essendo 500 mila euro la soglia ottimale che abbiamo definito e suggerito con i nostri emendamenti ovviamente, proponiamo anche delle soluzioni alternative, il tutto per evitare che la stragrande maggioranza delle IPAB passino da istituzioni pubbliche a soggetti di diritto privato, quindi, magari, in mano a qualche cooperativa bianca, rossa o di qualche altro colore, con conseguente minor tutela del personale a fronte di un contratto nazionale che ancora c'è.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Ricominciamo con gli emendamenti al comma 2 dell'articolo 4. Abbiamo una nuova riformulazione del comma 2, che prevede un nuovo valore proposto a fronte del valore di un milione e 500 mila euro che troviamo nel disegno di legge della Giunta, come parametro da seguire per il discrimine tra le IPAB che sono obbligate a trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato.
Come già detto, questo valore di un milione e 500 mila euro ci pare veramente esagerato; in questa formulazione diamo un valore piuttosto inferiore, inferiore di circa un terzo, di un milione di euro. Un valore che non sarebbe l'optimum, come si evince dagli altri emendamenti presentati, che partono da una soglia di 500 mila euro, e però sarebbe già un passo in avanti rispetto a un milione e 500 mila euro, che il disegno di legge ha al comma 2 dell'articolo 4.
Troviamo appunto che questa soglia non dia ragione alla realtà delle IPAB piemontesi, e costringerebbe troppe di queste istituzioni a diventare associazioni o fondazioni di diritto privato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Continuiamo ancora un po' questa discussione, anche se avremmo preferito portare avanti anche altre tematiche, visto che abbiamo dedicato quasi l'intera mattinata a questo tema.
Quest'emendamento completa la nostra terna di ulteriore emendamenti riguardanti le soglie per la definizione dei criteri di trasformazione delle IPAB in enti di diritto privato.
È quella che riteniamo un po' la proposta limite, nel senso che è quella che più si avvicina, riducendo di un solo un terzo la soglia già proposta all'interno del disegno di legge di cui stiamo discutendo, per l'individuazione del livello di produzione delle IPAB per doversi trasformare in un ente di diritto privato, sia essa una fondazione oppure un'associazione.
Di nuovo, sotto questo punto di vista non possiamo che rimarcare il fatto che più queste soglie sono alte (quella di un milione e mezzo attualmente contenuta, è a nostro parere troppo alta), maggiore sarà il numero di queste istituzioni che saranno trasformate in enti di diritto privato. Così sfuggiranno, da un lato, alle norme sulla trasparenza, che invece sono più attente per quel che riguarda la gestione pubblica dall'altro saranno assegnati alla gestione privata patrimoni che storicamente sono stati pubblici, in parte costituiti da lasciti e donazioni che erano stati fatti proprio perché le istituzioni che ne beneficiavano erano pubbliche e quindi garantivano una gestione pubblica dei patrimoni stessi.
Ci sembra, quindi, che per quanto ci siano tutte le riserve del caso affinché si stia attenti al mantenimento degli statuti e degli obiettivi statutari delle IPAB, comunque il rischio che vengano traditi e che questi patrimoni diventino facile preda di speculazione, sia maggiore che nel caso di una gestione completamente pubblica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Anche con quest'emendamento andiamo avanti nella nostra proposta emendativa sull'articolo 4 del disegno di legge di riordino degli istituti di beneficenza. Anche con quest'emendamento proponiamo un abbassamento della soglia minima per la trasformazione da istituzioni pubbliche in fondazioni o associazioni private.
Riteniamo che il disegno di legge di riordino dovrebbe consentire, alla maggior parte delle istituzioni pubbliche, di rimanere aziende di diritto pubblico. Questo anche per una tutela dei lavoratori di queste aziende.
Crediamo che sia un tema molto delicato quello della tutela dei lavoratori.
Venendo in essere la trasformazione di queste aziende pubbliche in fondazioni o associazioni, i lavoratori rischiano di perdere gran parte dei diritti che hanno acquisito con anni e anni di sacrificio e anche di incorrere nel jobs act, una vera sciagura per i lavoratori.
Crediamo che questo sia uno sforzo importante, anche perché la normativa nazionale chiedeva alle leggi di riordino regionale, come regola di portare al mantenimento del diritto pubblico la maggior parte delle istituzioni di beneficenza.
Il disegno di legge in approvazione, di fatto, sancirà la trasformazione in fondazione o associazione di diritto privato, per il 90 per cento delle istituzioni di beneficenza regionale.
Crediamo che, invece, debba essere intrapresa un'altra strada.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Riprendiamo la discussione dei nostri emendamenti. La nostra intenzione non è cambiata, noi crediamo sia necessario rivedere alcuni punti della norma che stiamo valutando in Consiglio, quindi proseguiamo nell'illustrazione dei nostri emendamenti.
Quest'emendamento interviene sempre sull'articolo 4, comma 2, quindi ci riferiamo sempre alle soglie, uno dei punti critici del provvedimento. Come diceva il Consigliere Andrissi, con i criteri che vengono previsti attualmente all'interno del testo, noi rischiamo di vedere la privatizzazione del 90 per cento delle IPAB presenti sul nostro territorio.
Questo avrebbe delle ripercussioni sia rispetto alle finalità delle IPAB quindi alla loro attività sul territorio e alla loro funzione importantissima di sostegno sociale, sia per una questione di trasparenza che, sicuramente, può essere meglio garantita rimanendo nell'ambito pubblico.
Abbiamo anche iniziato ad anticipare l'altro problema su cui porteremo l'attenzione successivamente attraverso altri emendamenti, che è quello relativo ai lavoratori. Quello delle soglie che vanno a definire in che modo le IPAB potranno cambiare natura e quello relativo ai lavoratori (come poter garantire loro la tutela dei loro diritti nel passaggio ad un ente di diritto privato) sono due questioni importanti che, dal nostro punto di vista, devono assolutamente essere discusse e riviste, e che stiamo cercando di portare all'attenzione dell'Assessore e dell'Aula intera.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 8) è il proseguimento degli emendamenti che abbiamo precedentemente illustrato, quindi entriamo nel merito e parliamo di valore medio della produzione degli istituti pubblici di assistenza e di beneficenza del Piemonte.
Ho sempre affermato, e continuo a farlo, la tesi che ho sempre portato avanti in Commissione, e che continuerò a portare avanti in Aula, ossia quella del ruolo che hanno le IPAB e per la quale sono nate. Sono nate nel 1890, lo ribadisco ancora una volta, poi regolate dalla legge Crispi con obiettivi differenti rispetto a quelli che vogliamo mettere in atto oggi attraverso questo disegno di legge. Un disegno di legge che, a nostro parere, in cui ci sono ancora delle criticità che non vanno bene. Ed è per questo che stiamo avanzando delle proposte attraverso emendamenti, come abbiamo sempre fatto.
L'Assessore sa bene il motivo per il quale noi continuiamo a presentare emendamenti, l'abbiamo anche sempre ribadito in Commissione. Quello che noi vogliamo scongiurare o, almeno, limitare, è la privatizzazione, la trasformazione delle IPAB in associazioni o fondazioni di diritto privato nel rispetto delle disposizioni statutarie. Quello che noi vogliamo è mantenere il più possibile le IPAB come istituzioni pubbliche.
Per entrare nel merito di quest'emendamento, abbassiamo la soglia considerando il valore medio di produzione delle IPAB, con una soglia inferiore ad un milione di euro. Proponiamo che solo in questo modo possono trasformarsi in fondazioni o associazioni di diritto privato, rispetto a ciò che, invece, è previsto nel comma 2 dell'articolo 4 dell'attuale disegno di legge, che prevede un milione e mezzo di euro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Emendamento rubricato n. 12) presentato da Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Abbiamo terminato i primi tre emendamenti. Non comprendo bene la modalità con cui vengono chiamati dal Presidente, perché i primi tre emendamenti avevano il saldo di bilancio negativo e un valore medio della produzione, poi ce n'erano tre con il solo valore medio della produzione Tant'è, mi adeguo alla numerazione che è stata fatta dagli Uffici.
In questo caso, dopo aver visto i tre set di valori che noi individueremmo come valori sostenibili per la scelta tra azienda pubblica e fondazione o associazione, quindi 500 mila, 750 mila o un milione aggiungiamo, a questo set di valori possibili come scelta, il saldo di bilancio, cioè il conto consuntivo, se è negativo o positivo.
Comunque se il bilancio è negativo, ci sono delle perdite, parlando in modo concreto, e il valore medio della produzione è sotto il milione di euro, sono aziende piccole - IPAB piccole - con una perdita annuale che va a consumare il patrimonio accumulato, quindi ci sta: proviamo, dunque, a trasformarle in fondazioni o associazioni, sperando che la natura giuridica di tipo privato possa aiutare a svolgere le medesime funzioni socio assistenziali e socio-sanitarie sul territorio - attenzione, perché deve continuare a svolgere le medesime funzioni! - senza un danno per quanto riguarda i livelli retributivi, contrattuali e di garanzia dei lavoratori e con gli stessi servizi offerti agli assistiti (di solito anziani), magari con un miglioramento delle tempistiche per quanto riguarda gli acquisti di beni e servizi e quant'altro, e con un miglioramento dal punto di vista del bilancio, con meno personale amministrativo e meno costi, per poter rientrare delle perdite operative che si registrano, invece, con la forma attuale delle IPAB.
Se, invece, il saldo di bilancio fosse positivo e superiore a un milione di euro, noi avremmo idea di "obbligare" o di dare indicazione che si trasformino in aziende pubbliche. Se siamo sopra al milione di euro quindi parliamo di un'istituzione di media dimensione - e in più ha dimostrato negli ultimi tre anni di avere un saldo positivo, perché diamine scusatemi il termine poco politico e poco tecnico - dobbiamo trasformarla in privato? Se funziona, se ha un bilancio in positivo, per cui pu reinvestire, se ha una realtà media, con un numero di assistiti medio andiamola a trasformare, come dice il decreto legislativo, in azienda pubblica di servizi alla persona.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questo nuovo emendamento, che insiste sul comma 2 dell'articolo 4 chiede di aggiungere un comma 2 bis, che recita: "Le IPAB, il cui saldo di bilancio è negativo, e il valore medio di produzione, calcolato con riferimento negli ultimi tre anni di attività, è superiore ad euro 1.000.000, scelgono di trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, nel rispetto delle disposizioni statutarie, ovvero in aziende".
In sostanzia, faremmo un passo successivo con quest'emendamento andando a delineare la soluzione mediana, la soluzione di opzione tra le due modalità: la modalità di associazione o fondazione di diritto privato oppure di azienda pubblica.
Con quest'emendamento inseriamo la soglia di un milione di euro per effettuare questa opzione; soglia che pare più ragionevole e che, comunque si posiziona al di sotto di quella precedente, cioè della soglia di trasformazione in associazione o fondazione di diritto privato.
Sono proprio queste soglie che ci danno l'idea del panorama delle IPAB del Piemonte. È un taglio più ristretto per dare la possibilità a molte più aziende di rimanere pubbliche e non diventare delle associazioni o fondazioni di diritto privato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
In quest'emendamento, che propone l'introduzione del comma 2 bis prendiamo in considerazione il saldo di bilancio negativo come criterio per permettere alle IPAB di scegliere di trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, ovvero in aziende. Questo chiaramente va nel rispetto completo degli equilibri della finanza pubblica.
A nostro avviso, un'azienda la cui gestione ordinaria non le consente di sopravvivere, salvo contributi che rischiano di comportare oneri a carico della Regione o di altri Enti pubblici (nella misura in cui le risorse sono limitate e vogliamo concentrarci sulle attività che, sia pure nel sociale, garantiscono maggiore efficienza), è giusto che si trasformi in azienda privata: lasciamo che provi a sostenersi da sola.
Anche perché è chiaro a tutti che esistono inefficienze interne per cui non tutti i soldi spesi vanno effettivamente in prestazioni, in assistenza o in servizio sociale ai cittadini.
Dunque, un saldo di bilancio negativo e un milione di euro di valore medio di produzione negli ultimi tre anni è il criterio che stabilisce la possibilità o meno di convertirsi in azienda o in associazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Continuiamo con l'aggiornamento del testo come preferiremmo che fosse recepito sui limiti. Nello specifico, andiamo di nuovo a ritoccare il comma 2 dell'articolo 4, aggiungendovi un ulteriore comma, in cui specifichiamo nuovamente l'abbinamento tra il parametro del saldo di bilancio negativo e il fatto che il valore medio di produzione nel triennio sia superiore a un milione di euro. In questo caso, si darebbe il pieno ventaglio di scelta alla trasformazione in associazioni o fondazioni di diritto privato oppure in aziende di diritto pubblico.
Si tratta semplicemente di un reinquadramento delle varie soglie, in questo caso con la specifica riguardante un milione di euro come limite inferiore.
Sotto questo profilo, di nuovo, riteniamo che si tratti di un "meno peggio" riuscire a intervenire su questo limite.
Vedremo gli emendamenti successivi che vanno ulteriormente a ridefinire anche questa tipologia che è stata individuata, anche se noi avremmo preferito ci fosse una caratterizzazione molto più netta, ma anche più specifica, delle varie tipologie di IPAB e della loro condizione economica.
Pertanto, la questione del saldo di bilancio e del volume delle attività sono due parametri facilmente individuabili, ma probabilmente non sono gli unici a esprimere il giusto stato di salute e di funzionamento di un'IPAB.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Quest'emendamento chiede l'aggiunta di un comma 2 bis, che va a definire dei criteri legati al saldo di bilancio negativo e a un valore medio di produzione, sempre calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività, superiore a un milione, sempre per determinare la possibilità di trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato.
È un'ulteriore specifica di criteri, sempre in riferimento a questo tema, che fa parte della nostra attività emendativa, che per poi risulta assolutamente centrale.
Noi vorremmo che questi momenti di illustrazione non rappresentassero soltanto uno stallo per tutta l'Aula, ma fossero un'occasione per capire se si possa arrivare ad una soluzione il più possibile condivisa.
È un'attività che abbiamo già svolto in Commissione - abbiamo tenuto una lunga serie di sedute, sempre proponendo un'attività emendativa orientata in questa direzione - e che stiamo ripetendo anche in Aula proprio per cercare di capire se ci sia una risposta da parte dell'Assessorato su questi temi che stiamo evidenziando: il tema della trasformazione delle IPAB in soggetti di diritto privato, con tutto ciò che ne consegue, con le problematiche che abbiamo evidenziato a mano a mano che abbiamo illustrato i nostri emendamenti, e il tema dei lavoratori che noi vorremmo in qualche modo cercare di tutelare il più possibile, inserendo all'interno del testo dei paletti o perlomeno degli accorgimenti che possano in qualche modo consentire di rassicurarli un po'; lavoratori che vivranno sicuramente un clima di incertezza finché non ci sarà un contratto nazionale meglio definito per loro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento n. 12), andiamo ulteriormente a definire le nostre proposte emendative e suggeriamo che, nel caso in cui ci siano aziende che abbiano un saldo negativo negli ultimi tre anni - viceversa, se hanno un saldo positivo, questa ipotesi ovviamente non sussiste - queste istituzioni pubbliche di beneficenza possono essere trasformate in fondazioni o associazioni di diritto privato, oppure optare per l'azienda pubblica.
Quindi diamo un'ulteriore possibilità di scelta, una possibilità ovviamente inferiore rispetto al paletto proposto dall'Assessore nella sua proposta legislativa; diamo un'ulteriore possibilità rispetto a questo fatturato superiore a un milione di euro - mantenendo la possibilità anche nel caso di un saldo negativo negli ultimi tre anni - di opzionare o la scelta di diritto privato o quella di diritto pubblico. Questo al fine di mantenere i diritti dei lavoratori, perché noi crediamo che una delle cose più delicate in queste tematiche sia che i lavoratori delle istituzioni di beneficenza rischiano, con la trasformazione che questo disegno di legge prevede (trasformerà il 90 per cento degli enti di beneficenza in istituzioni di diritto privato), di perdere i diritti acquisiti in tanti anni di lavoro, in lavori spesso e volentieri con dei benefici sociali importanti.
Crediamo che tutelare questi lavoratori sia importante e crediamo anche che i dispositivi di legge nazionali vadano in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Come già evidenziato, la struttura dell'organizzazione svolge un ruolo ovviamente essenziale nella formazione delle appropriate condizioni di attività, quindi con questi emendamenti andiamo anche un po' ad approfondire il senso della proposta aggiungendo il comma 2 bis, che recita: "Le IPAB il cui saldo di bilancio è negativo e il valore medio della produzione, calcolati con riferimento agli ultimi tre anni di attività, è superiore a un milione di euro, scelgono di trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, nel rispetto delle disposizioni statutarie, ovvero in aziende".
È una proposta alternativa, che in sostanza dice: okay, abbassiamo la soglia e il livello e abbiniamoli a una soglia di un milione di euro, dando alle IPAB la possibilità di scegliere di trasformarsi in associazioni di diritto privato.
Si tratta di una visione un po' diversa da quella che abbiamo offerto prima, forse è anche un po' un venire incontro allo spirito del disegno di legge, sebbene non lo condividiamo perché - come richiamato prima seguendo la normativa nazionale, il fatto che le IPAB diventino soggetti di diritto privato dovrebbe essere un po' l'eccezione e non la regola, come invece risulterebbe essere dall'applicazione pratica di questo disegno di legge se poi diventasse una legge della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Su quest'emendamento non c'è tanto da aggiungere rispetto a quello che hanno già detto tutti i sette colleghi che mi hanno preceduto, però ritengo doveroso aggiungere anch'io qualcos'altro ed esprimere la mia opinione in merito.
Questo è un altro emendamento importante, che vede ridurre la soglia rispetto a quello che è previsto dal comma 3 del disegno di legge (ma poi lo vedremo meglio a fondo con i successivi emendamenti). Con quest'emendamento si chiede l'aggiunta di un nuovo comma, il comma 2 bis che va a sovrapporsi, ma con una soglia nettamente inferiore, a quello che è previsto dal comma 3 del disegno di legge.
Nel comma 2 bis (quello che proponiamo), chiediamo che le IPAB il cui saldo di bilancio è negativo e il valore medio della produzione - invece il comma successivo parla solo di valore medio della produzione e non parla di saldo di bilancio, in questo caso negativo - calcolati naturalmente in riferimento agli ultimi tre anni di attività, è superiore ad euro un milione scelgono di trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, quindi aziende vere e proprie.
Come potete vedere e l'Assessore avrà potuto constatare, abbiamo scelto come soglia un milione di euro, a differenza di soglie molto più elevate previste nei commi successivi dell'articolo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Emendamento rubricato n. 11) presentato da Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Bisogna leggere gli emendamenti insieme, nel senso che separatamente diventa un po' complicato interpretarli. Abbiamo introdotto anche dei commi, che saranno i commi 2 bis e 2 ter, in quanto ci sono i vari incastri possibili tra il saldo di bilancio, che può essere negativo o positivo, e il valore medio della produzione degli ultimi tre anni.
Per il valore medio della produzione superiore a 750.000 euro, ci possono essere due possibili scelte: se il saldo di bilancio è negativo, le IPAB scelgono se trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, oppure in aziende pubbliche di servizi alla persona; se invece il saldo di bilancio è positivo e il valore medio della produzione è sopra una soglia - che in questo caso è 750.000 euro, in un altro un milione di euro in un altro ancora 500.000 euro: abbiamo fatto tre proposte - le IPAB si trasformano senza possibilità di scelta in aziende pubbliche.
Viceversa, se il valore medio della produzione è inferiore alla soglia che abbiamo definito, anche in questo caso ci sono due possibilità: se il saldo di bilancio è negativo, diventano tutte obbligatoriamente private cioè associazioni o fondazioni private no profit; se invece il saldo di bilancio è positivo, pur essendo molto piccole, diamo loro la facoltà di scelta. Secondo me, dovrebbe essere così: se la struttura sta in piedi da sola e quindi ha un bilancio che chiude almeno da tre anni in positivo, a prescindere dal valore, le diamo la facoltà di scegliere come trasformarsi.
So che può sembrare complicato, però con un diagramma di flusso (o con un albero o altra rappresentazione visiva) si potrebbe capire molto più facilmente.
Il dato principale, però, è la volontà da parte della maggioranza e dell'Assessore di voler rimettere mano ad una norma uscita sì dalla Commissione, ma che in Aula si può ancora emendare; e qui potremmo probabilmente colmare quella lacuna derivante dal fatto che collegialmente abbiamo deciso di eliminare dalla normativa il dato relativo al patrimonio immobiliare, in quanto questo risultava di difficile stima e perimetrazione.
Riprendendo la normativa del 1891 (il Regio Decreto, appunto), noi abbiamo pensato di aggiungere il dato del consuntivo, cioè del saldo di bilancio. Ci sembra questa una proposta condivisibile e speriamo che trovi accoglimento.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Questo è un altro emendamento simile a quello discusso precedentemente solo che cambia la cifra (la soglia) che noi prevediamo con l'aggiunta di questo nuovo comma. Anche in questo caso, chiediamo che dopo il comma 2 dell'articolo 4 sia aggiunto il comma 2 bis: prima abbiamo proposto l'emendamento in cui si parla di IPAB che presentano un saldo di bilancio negativo e un valore medio della produzione superiore ad un milione di euro; invece adesso parliamo di una cifra superiore ai 750.000 euro.
Come vedete, con l'illustrazione di questi ultimi emendamenti, vi proponiamo - e in questo caso proponiamo all'Assessore, perché alla fine sono l'Assessore e la Giunta che devono decidere se modificare l'articolo del DDL.
APPIANO Andrea (fuori microfono) Veramente saremmo noi a dover decidere.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali (fuori microfono)

Sì, Consigliera Batzella: lei mi dà un potere troppo grande.



BATZELLA Stefania

Sì, va bene: oltre il Consiglio, però, si chiede sempre il parere della Giunta.
CAMPO Mauro (fuori microfono) Sì, ma tanto i colleghi cliccano sempre come dice lei, Assessore!



BATZELLA Stefania

Esatto: si chiede sempre il parere della Giunta rispetto agli emendamenti che si presentano e se la Giunta - e in questo caso l'Assessore Ferrari - dice "parere positivo", anche voi - e quindi il Consiglio dovreste esprimere un voto favorevole. Lo dico in questo senso, ecco almeno, generalmente funziona così. Poi, se la Giunta esprimesse parere negativo e il Consiglio decidesse di esprimere parere positivo, noi ne saremmo felici e ringrazieremmo.
Detto questo, con quest'emendamento - ricordiamo che stiamo parlando di bilancio consuntivo e di saldo di bilancio - chiediamo la modifica (che sarà l'Assessore a decidere se accettare o meno, insieme al Consiglio regionale che si esprimerà) di questa soglia in riferimento agli ultimi tre anni di attività, con un saldo di bilancio negativo e un valore medio della produzione superiore ai 750.000 euro, per cui le IPAB scelgono di trasformarsi in fondazioni o associazioni di diritto privato, ovvero in aziende.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Andiamo avanti con la nostra attività emendativa sull'articolo 4. In questo caso, con l'emendamento n. 11) chiediamo di reinserire il criterio del saldo negativo e di considerare il valore medio della produzione calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività superiore ad euro 750.000. Scendiamo quindi di 250.000 euro rispetto all'emendamento precedente e chiediamo di mantenere la possibilità della scelta. Si tratta quindi di un doppio criterio: quello del saldo di bilancio negativo e quello del valore di fatturato medio di 750.000 euro.
In questo caso, proponiamo di mantenere viva l'opzione tra la scelta di trasformazione in fondazione o associazione di diritto privato, ovvero in aziende di diritto pubblico. Forse siamo un pelo ripetitivi.



(Commenti fuori microfono)



ANDRISSI Gianpaolo

Essendo però tutto il giorno che parliamo di questo articolo 4 difficilmente si può evitare di esserlo.



(Commenti fuori microfono)



ANDRISSI Gianpaolo

Ah, allora è giusto che noi continuiamo.



PRESIDENTE

Colleghi! Non interrompete chi interviene.
E lei, Consigliere Andrissi, parli con la Presidenza e non con i colleghi.



ANDRISSI Gianpaolo

I nostri interventi effettivamente meritavano lo spazio che hanno avuto, perché la necessità di approfondimento - mi dicono dai banchi della maggioranza - era sentita.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Come vedete, vi stiamo offrendo un ampio ventaglio di opzioni normative, dal ricco contenuto anche economico. Stiamo presentando questi emendamenti in ordine inverso rispetto ai procedenti: qui andiamo in ordine decrescente, trattandosi di un "limite inferiore" invece che un tetto che riguardava l'obbligo di trasformazione in entità di diritto privato.
Quindi, non ve l'abbiamo dato per un milione; proviamo a darvelo per 750.000; e potete immaginarvi la prossima offerta.
Viene un po' in mente Vanna Marchi, però cerchiamo di vivacizzare un tantino la discussione! Cosa vi proponiamo, quindi? Di mantenere quella fascia intermedia di entità che avranno la possibilità di scelta tra diventare fondazioni o associazioni di diritto privato (e quindi, soprattutto come fondazioni eludere in maniera significativa le norme sulla trasparenza dei propri bilanci) e trasformarsi in società di diritto pubblico, e quindi mantenere una gestione integralmente pubblica dei propri patrimoni ed essere sottoposti a vincoli certamente più onerosi per quanto riguarda la trasparenza e i bilanci, ma di maggior garanzia rispetto alla gestione nei confronti dei cittadini tutti, che da queste entità vengono ad avere dei servizi che possono essere anche di una certa rilevanza.
Non possiamo che ribadire l'importanza di questa discussione, ed questo il motivo per cui continuiamo a reiterare questi inviti a rivedere la questione della definizione dei criteri per l'individuazione delle modalità di trasformazione delle IPAB, nell'ottica di favorire la trasformazione in realtà pubbliche per la maggiore parte possibile di questi Enti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento ricalca il modello dell'emendamento precedente, solo che poniamo come soglia del valore medio di produzione - tenendo sempre il saldo di bilancio negativo - superiore a 750.000 euro, per dare la facoltà di scegliere ai soggetti se trasformarsi in fondazione o associazione di diritto privato.
Teniamo presente che tutto questo ha un intento ben preciso, che ovviamente secondo il nostro Gruppo è nel primario interesse della popolazione, senza pregiudicare l'attuale livello delle prestazioni, al di là di interessi che possono essere di parte e secondo un modello di interdipendenza orizzontale.
Noi, quindi, teniamo veramente a questo tipo di approccio, che è quello del nostro Gruppo, per avere una visione organica e criteri non dirigistici, ma più possibilmente partecipativi di tutte le forze del Consiglio su questo testo di legge.
Anche se sappiamo che ci sono contraddizioni iniziali, in maniera articolata ma non totalizzante, attraverso i meccanismi di partecipazione che sono proprie di quest'Aula.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Con questo disegno di legge si cerca di promuovere una nuova organizzazione delle IPAB, che sono istituti piuttosto antichi, con una logica che sia virtuosa, ma che allo stesso tempo garantisca livelli essenziali di servizio.
Il nostro è anche un intento di controllo e di programmazione, in vista di preventivi d'impatto che misurino l'efficienza di queste riforme nella loro applicazione sulle politiche regionali.
In questo caso, parallelamente all'emendamento precedente, introduciamo un parametro, che in questo caso è di 750 mila euro l'anno, abbinato al saldo negativo di bilancio, a fronte del quale le IPAB possono scegliere quindi è data la facoltà di scegliere - di trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, ovvero in aziende.
Quindi, in questo caso, non c'è l'obbligatorietà, ma si dà la possibilità della scelta, pertanto abbiamo modulato le soglie, da un minimo di 500 mila euro a un massimo di un milione di euro, con una formulazione intermedia, quella relativa a quest'emendamento, di 750 mila euro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Stiamo sempre lavorando sull'articolo 4. Andiamo a inserire un comma il 2 bis, con il quale definiamo un altro criterio differente rispetto a quello proposto con l'emendamento precedente. Proponiamo quindi il comma: "Le IPAB il cui saldo di bilancio è negativo e il valore medio della produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività, è superiore a euro 750 mila" - quindi, questo è il parametro che noi proponiamo con questo nostro emendamento - "scelgono di trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, nel rispetto delle disposizioni statutarie, ovvero in aziende".
Questa è un'altra proposta che facciamo rimodulando la soglia che consente di trasformarsi in ente di diritto privato, che rimane il nostro punto centrale per quello che riguarda la discussione di questo testo rispetto al quale speriamo si possa aprire uno spiraglio di confronto con l'Assessore e con l'Aula.
Auspichiamo che si trovi uno spazio per capire se ci sia la possibilità di convergere su una situazione che possa rasserenare i nostri animi e quelli dell'Assessore, che si sta "avvicinando pericolosamente"...



(Commenti dell'Assessore Ferrari)



FREDIANI Francesca

Non vorrei che la nostra attività emendativa l'avesse spinto...
Forse, voleva sentire meglio, quindi si è avvicinato e di questo lo ringrazio. Forse, viene proprio a dirci che sta accettando la nostra proposta, quindi mi fermo qui, nell'illustrazione dell'emendamento.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 10) presentato da Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo all'ultimo emendamento della triade di emendamenti.
Ogni emendamento porta una delle tre soglie che abbiamo individuato per la scelta della trasformazione delle IPAB dalla realtà attuale di azienda pubblica di servizi a persone a fondazione o associazione; dopo aver visto 1 milione, dalla più alta, all'intermedia, 750 mila alla più bassa di 500 mila euro.
Anche in questo caso c'è l'ipotesi di saldo di bilancio negativo e manterremmo la facoltà, in seno all'IPAB stessa, di scegliere se trasformarsi in private o in aziende.
Con questi ultimi emendamenti stiamo un po' ripetendoci, ma è ovvio che è un'attività che serve anche per portare avanti quelle che sono le nostre intenzioni e le nostre proposte. Quindi, speriamo che trovino accoglimento nella maggioranza, che si è detta libera e indipendente rispetto ai voleri della Giunta, speriamo che sia così, ma noi vorremmo anche convincere l'Assessore stesso di potere rivedere, ritoccare al ribasso le soglie presenti nel disegno di legge, come licenziato dalla Commissione, e poter introdurre anche il concetto del bilancio.
In effetti, anche i colleghi di Forza Italia, che però su questo disegno di legge mi sembrano un po' assenti, avevano portato in Commissione, in alcune delle sedute in cui erano presenti, il tema di comprendere non solo la dimensione del bilancio, ma anche il risultato di bilancio.
Lo ripeto per l'ennesima volta: un'azienda può essere enorme, ma essere in perdita tutti gli anni, perché non gestisce in maniera efficace ed efficiente le proprie risorse, sia in termini economici, che in termini di personale.
Un'azienda può essere piccola...
Il Paese Italia è un esempio, perché ha molte piccole, micro, e nano imprese con gestione familiare e, forse al netto degli ultimi anni in cui ci sono stati difficoltà di finanziamento e di accesso al credito, sono delle realtà virtuose, che stanno in piedi e hanno un loro mercato, magari di nicchia, ma in relazione alle dimensioni di personale e anche di bilancio stanno in piedi e hanno un pareggio di bilancio se non attivo.
Quindi, bisogna comprendere se vogliamo realmente andare avanti con questo provvedimento e seguire quali sono le normative nazionali e non mettere paletti troppo rigidi che fanno sì che tutto il sistema pubblico l'assistenza e beneficenza, che nasceva da un'origine privatistica, per i lasciti privati, ma che rappresentano delle istituzioni pubbliche, diventi un sistema privato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento è l'ultimo emendamento di una triade sulle soglie che abbiamo previsto: 500 mila euro, 750 mila euro e un milione di euro.
Con quest'emendamento chiediamo che venga aggiunto, dopo il comma 2 dell'articolo 4, il comma 2 bis, che prevede che le IPAB, il cui saldo di bilancio è negativo e il valore medio della produzione calcolato in basse all'ultimo triennio di attività è superiore a 500 mila euro.
In questo modo le IPAB scelgono trasformarsi in associazioni o in fondazioni di diritto privato, sempre nel rispetto delle disposizioni statutarie, ovvero in aziende.
Queste tre soglie che abbiamo indicato sono nostre proposte che devono essere valutate dalla Giunta, dall'Assessore e dal resto del Consiglio.
Abbiamo individuato queste soglie accettabili rispetto a quelle previste nel disegno di legge nell'articolo 2, ma anche negli articoli successivi.
La soglia di 500 mila euro dovrebbe essere già una cifra di modesta entità, per la quale questi istituti pubblici possono decidere e scegliere se trasformarsi o meno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Questo è l'emendamento della triade che preferiremmo venisse adottato se può piacere questo tipo di formulazione - in quanto coincide con la proposta della triade precedente relativa al limite superiore di 500 mila euro per la trasformazione obbligatoria in ente di diritto privato.
In questo caso, noi diamo continuità con quel tipo di emendamento in cui diciamo che, nel caso in cui abbiamo un saldo di bilancio negativo e una soglia di produzione sul triennio, in media, di 500 mila euro, si offre alle IPAB la possibilità di scelta tra le tre tipologie previste dalla legge (enti o privati, associazioni o fondazioni, in azienda). Questa dovrebbe essere una soglia che garantisce che la maggioranza di questi enti rimangano pubblici. entità nella parte pubblica. Non potendo in questo momento pensare di riconfigurare integralmente l'articolo 4, quindi definire modalità diverse di definizione dei criteri, questo è il livello emendativo che più si attaglia ai nostri obiettivi.
Chiaramente, nel prosieguo degli ulteriori 20 emendamenti, elaboreremo maggiormente in dettaglio le opportunità che si possono presentare, tenendo conto delle diverse combinazioni di diversi parametri, che renderanno meglio l'idea di come sarebbe stato meglio impostare il discorso su una combinazione di indicatori, di come si tende a fare nelle valutazioni più efficaci su realtà aziendali o anche enti pubblici, tenendo conto di una panoramica complessiva di indicatori che diano l'idea del funzionamento della redditività dell'efficacia e dell'efficienza delle azioni degli enti di cui si sta parlando.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Nell'ambito di questo sforzo, nel tentativo di riformare la legislazione regionale, preferiamo sempre puntare più sul rafforzamento dei beni collettivi che sul trasferimento ai singoli. Anche l'attività emendativa su questo disegno di legge è informata a questo principio.
L'emendamento n. 10) è l'ultimo di questo pacchetto, che abbina il saldo di bilancio negativo a una soglia al di sotto della quale le IPAB possono scegliere di trasformarsi in soggetti di diritto privato. Nei primi due casi, si passava da un milione a 750 mila euro, due proposte diverse una per un milione e l'altra per 750 mila euro. In questo caso proponiamo nell'emendamento, una soglia di 500 mila euro.
Ovviamente siamo in una fattispecie molto diversa da quella prevista dalla Giunta regionale, che fissa la soglia a un milione e mezzo di euro quindi coinvolge una platea sicuramente molto più ampia di IPAB rispetto a quella che noi auspicheremmo.



PRESIDENTE

Con l'intervento del Consigliere Bertola terminiamo i lavori odierni.
Ricordo che è convocata la Conferenza dei Capigruppo in Sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.00)



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