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Dettaglio seduta n.237 del 11/07/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 10.04 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Opere pubbliche

Interrogazione n. 1545 presentata da Gancia, inerente a "Situazione di stabilità delle infrastrutture regionali" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Prima di iniziare i lavori del Consiglio, dovremmo esaminare l'interrogazione a risposta orale n. 1545, ma la firmataria, Consigliera Gancia, comunica che si avvarrà della risposta scritta.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.04 la Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 10.05)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Ho depositato qualche minuto fa presso la Presidenza un ordine del giorno di cui chiederei l'iscrizione, relativamente a "Attuazione nuova norma sulla tortura", che è stata votato qualche giorno fa dal Parlamento italiano.
Qualora il documento venisse iscritto, ne chiederei l'inserimento al punto 10), sostituendo la mozione n. 1024 da me presentata.



PRESIDENTE

Va bene.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Ieri ho scritto, a lei e all'Ufficio di Presidenza, per chiedere delle comunicazioni della Giunta in merito alla vicenda Savio. Tra l'altro, qui ci sono diversi colleghi - penso ai Consiglieri Ruffino e Ferrentino - che in queste settimane si sono ovviamente occupati della vicenda Savio, che riguarda tantissimi lavoratori della Valle.
La richiesta, appunto, è che l'Assessora Pentenero possa fare una comunicazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Verifichiamo: mi metto in contatto con l'Assessora e le riferisco.
Grazie a lei, collega Grimaldi.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie.
Visto che abbiamo parlato di comunicazioni dell'Assessora Pentenero chiederei comunicazioni anche in merito alla situazione della Comital di Volpiano. Abbiamo letto alcune notizie anche rispetto a un mancato incontro proprio con la Regione e vorremmo capire come si stia muovendo l'Assessorato. Sappiamo inoltre che oggi i lavoratori sono in sciopero.
Chiediamo notizie, visto che già ci saranno comunicazioni su Savio, che purtroppo rappresenta una vicenda che è arrivata alla conclusione; mentre su Comital invece è tutto ancora aperto.



PRESIDENTE

Va bene, grazie: ci mettiamo in contatto con l'Assessora e verifichiamo.
L' o.d.g. è approvato, così come modificato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Accossato, Molinari, Reschigna e Balocco.
Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 4 luglio 2017.


Argomento: Gruppi consiliari

c) Variazione Presidenza e Vicepresidenza di Gruppo consiliare


PRESIDENTE

Comunico che, a far data dal 10 luglio c. m., il Gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle ha proceduto all'elezione di un nuovo Presidente, nella persona della Consigliera Francesca Frediani; ha proceduto inoltre all'elezione di un nuovo Vicepresidente, nella persona del Consigliere Mauro Willem Campo.


Argomento:

d) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

e) Nomine e designazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 37, comma 2 bis, dello Statuto, si dà atto che sono state trasmesse le informative da parte del Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale in merito a cinque deliberazioni di nomina della Giunta, allegate e a disposizione presso l'Ufficio Aula.
Ricordo, infine, che alle ore 18 in Sala A ci sarà la Conferenza dei Presidenti.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 27 giugno 2017.


Argomento:

Nomine (rinvio)


PRESIDENTE

Colleghi, posticipiamo al pomeriggio il punto 3) all'o.d.g. relativo a "Nomine", per le quali sentirò i Presidenti dei Gruppi.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Proseguimento esame disegno di legge n. 193, inerente a "Riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 193, inerente a "Riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana del 4 luglio è iniziato l'esame del provvedimento. Il Consigliere Ravetti ha svolto la relazione di maggioranza; hanno svolto le relazioni di minoranza la Consigliera Porchietto e il Consigliere Bono. Si è conclusa la discussione generale.
Nella seduta pomeridiana del 4 luglio sono poi stati votati gli articoli 1, 2 e 3.
Procediamo con l'esame dell'articolo 4.
ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 2) presentato da Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al presente verbale) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In Commissione, come in Aula, noi intendiamo intervenire per modificare l'articolo 4 e in generale il testo della legge sul riordino delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza: una legge, appunto, che rispetto al testo iniziale in effetti è cambiata, grazie all'attività costante e continua del Movimento 5 Stelle che ha provato a portare dei temi e delle modifiche sul discorso delle IPAB, non venendo però granch ascoltato (come capita spesso) dalla maggioranza, che procede con una propria idea e quindi, di conseguenza, un proprio testo legislativo.
Come detto più volte, noi vediamo uno scostamento notevole tra il DDL regionale 193 di riordino e le norme nazionali, laddove in queste ultime si dice che vi è un modello aziendale pubblico prescelto di trasformazione delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, mentre la trasformazione in associazione o fondazione con personalità giuridica di diritto privato è una forma residuale; e lo dico guardando l'Assessore Ferrari. Così non è, vedendo il disegno di legge perché, da ciò che risulta dai dati aggiornati a seguito del censimento dell'Assessorato - che non si discostano molto da quelli di qualche anno fa che avevamo in precedenza su un centinaio di IPAB attive - poi c'è tutto il discorso di quelle inattive, ancora da fare - meno di una decina diventeranno aziende pubbliche di servizi alla persona.
E noi riteniamo questo un vulnus perché, al di là del poter contestare il dato di produzione del bilancio delle IPAB basato sugli ultimi tre anni di attività, contestiamo il dato numerico, cioè la conseguenza che meno di dieci su cento IPAB attive diventeranno pubbliche.
Secondo il nostro punto di vista e delle norme nazionali approvate non più tardi di 15 anni fa, è vero che il mondo è cambiato ma, come si dice spesso, anche se non è stato completamente stravolto, aveva un'impostazione diversa.
Quindi, chiediamo che in questo emendamento, oltre al valore medio della produzione, sia aggiunto in saldo bilancio: se è in positivo si farà una valutazione; ovviamente, se è negativo, a prescindere dal valore medio della produzione, si farà tutta un'altra valutazione.



PRESIDENTE

Scusate, ho parlato con l'Assessora Pentenero, che ha dato la sua disponibilità per le comunicazioni richieste. Io direi alle 12.30.
FREDIANI Francesca (fuori microfono) Non possiamo farle oggi pomeriggio?



PRESIDENTE

Mezzogiorno? Presidente Frediani, può avvicinarsi alla banco della Presidenza? La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 2) va ad aggiungere al comma 1 dell'articolo 4 le parole "del saldo di bilancio". L'articolo 4 è uno degli articoli centrali del provvedimento, in quanto dà la dimensione economica delle IPAB, secondo cui si può rivedere la sostanza del...
Presidente, non me la sento di parlare. Poiché parlano tutti, io non parlo.



PRESIDENTE

Vuole la mia attenzione?



MIGHETTI Paolo

Non la sua attenzione, ma l'attenzione dell'Aula.



PRESIDENTE

L'attenzione del singolo Consigliere è discrezionale, perché se un singolo Consigliere vuole ascoltare ascolta...



MIGHETTI Paolo

Se vuole ascoltare ascolta, ma non deve parlare: è diverso.



PRESIDENTE

Silenzio in Aula. Grazie.
Noi stiamo lavorando per la gestione dell'Aula, quindi a noi è concessa la deroga.
Prego.



MIGHETTI Paolo

Come dicevo, l'aggiunta di questa locuzione sul saldo di bilancio ci mette al riparo da una sorta di deformazione di questa legge, perché la modalità e i criteri per il riordino delle IPAB si basano solamente sul valore medio di produzione che, come abbiamo già ricordato nella discussione generale, è un valore non esaustivo per determinare la solidità dell'ente IPAB. Il valore di produzione è un valore totalmente lordo mentre il saldo di bilancio ci dà più idea della solidità di questo ente dal punto di vista finanziario.
Quindi, se la ratio della legge è mantenere gli istituti solidi così che possano camminare sulle loro gambe, è utile inserire questo concetto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo all'articolo 4 di questo disegno di legge, che forse è l'articolo più importante, perché fa parte del capo che definisce le modalità e i criteri per il riordino delle IPAB.
Immediatamente, nell'ambito della discussione in Commissione, ci siamo confrontati su questo criterio: inizialmente, si ragionava sul patrimonio ma come si fa a stabilire con esattezza il patrimonio di un'IPAB? Poi si è ragionato sul valore medio di produzione, che è il criterio che attualmente compare nel disegno di legge come quello da considerare per valutare la trasformazione delle IPAB.
Noi, invece, con l'emendamento n. 2) proponiamo di inserire come criterio anche il valore del saldo di bilancio, che è un valore facilmente riscontrabile, ovviamente un valore oggettivo.
Come già richiamato dal collega Bono, una delle ragioni principali delle nostre perplessità e anche della nostra opposizione rispetto a questo provvedimento è che, contrariamente a quello che dice la legge nazionale che sostiene che la trasformazione delle IPAB in soggetti di diritto privato deve essere l'eccezione e non la regola, qui di fatto, con i criteri che vengono inseriti, la trasformazione in soggetto privato diventa la regola.
Pertanto, la nostra attività emendativa è basata sulla modifica dei criteri che portano a questa che secondo noi è una stortura.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
L'articolo 4 è certamente l'articolo centrale, in quanto rappresenta il nocciolo della questione di quanto la legge nazionale prescrive che facciano le Regione e, quindi, determina modalità e criteri per il riordino delle IPAB.
Sotto questo profilo, abbiamo già fatto una lunghissima discussione in Commissione, in quanto ribadiamo che la suddivisione o, meglio, i livelli cui sono stati fissati i paletti per la trasformazione prioritaria in aziende pubbliche rispetto alla fondazione o all'associazione di diritto privato, sono stati fissati troppo in alto.
Per provare a definire meglio e magari a collegare questi livelli agli effettivi flussi di cassa che riguardano le attività delle IPAB che sono attive, oltre al discorso relativo al valore della produzione, riteniamo importante cominciare a pensare di inserire anche la logica del saldo di bilancio. Questo proprio perché, anche a fronte dei valori della produzione significativi, i saldi di bilancio potrebbero non essere così virtuosi.
Di conseguenza, gli indicatori sullo stato di salute e sulla capitalizzazione e patrimonializzazione di un ente benefico possono essere utilmente valutati anche attraverso l'introduzione di questo ulteriore parametro e probabilmente diventa interessante rivedere, anche alla luce di questo, le soglie per la definizioni delle modalità di trasformazione e riordino degli enti di beneficenza.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Questo è il primo di una serie di emendamenti che insistono sull'articolo 4, proprio perché, come diceva il collega Campo, riteniamo che questo articolo sia quello che più merita attenzione, perché definisce le modalità e i criteri per il riordino delle IPAB, quindi la loro trasformazione in soggetti di diritto privato.
Questa trasformazione abbiamo già tentato di analizzarla, come anche di sottoporre alla Commissione competente tutte le criticità che abbiamo rilevato, e adesso ci troviamo ad affrontare gli stessi temi in Aula.
Con questo emendamento chiediamo di considerare fra i criteri per la trasformazione delle IPAB in soggetti di diritto privato anche il saldo di bilancio. Quindi, un nuovo parametro che viene aggiunto a quelli che vengono definiti nei vari commi dell'articolo 4 e che introduce un aspetto che, al momento, non è considerato, quindi un'ulteriore verifica dello stato effettivo dei bilanci delle IPAB.
Ovviamente, andremo a intervenire su tutti i criteri che sono stati inseriti in questo testo e faremo le nostre proposte, ma è chiaro che alla base c'è il tentativo di porre in luce la questione sulle modalità e sui criteri per il riordino che, in generale, non condividiamo. Iniziamo con questa nostra proposta per considerare questo ulteriore parametro dal momento che, attualmente, non risulta considerato fra i criteri che vengono inseriti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Effettivamente l'articolo 4 è l'articolo centrale, dove vengono determinati i parametri per cui si stabiliscono i paletti della possibile trasformazione delle IPAB in aziende di diritto privato, quindi associazioni o fondazioni, oppure in aziende pubbliche.
Noi crediamo che il parametro del fatturato non sia sufficiente, ma sia necessario introdurre un parametro nuovo, che è quello del saldo economico.
Riteniamo che un'azienda, seppure pubblica, anche se piccola, può avere degli utili, può funzionare bene, può essere un'azienda virtuosa e dare occupazione. Non è necessario, affinché un'azienda sia sostenibile pubblica, che essa abbia dei valori di fatturato superiori al milione e mezzo.
Noi crediamo che questi paletti siano troppo elevati e crediamo che invece, sia più logico verificare il saldo. Effettivamente, il saldo ci dice se un'azienda è sostenibile dal punto di vista economico, visto che stiamo parlando di questo. Credo che sia importante.
Sarebbero importanti anche i segnali, a livello regionale, ma non solo a livello regionale, sulle aziende pubbliche. Penso alle tante società in house, che anche a livello ambientale si occupano di attività pubbliche: ci sono realtà piccolissime che sono un esempio per l'Italia e che direttive europee e normative nazionali cercano di cancellare dalla realtà economica e sociale italiana.
Noi crediamo che questo patrimonio di aziende pubbliche vada mantenuto e fortificato, magari con delle fusioni, ma mantenendo il criterio dell'azienda pubblica.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliere Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Siamo arrivati all'articolo 4, un articolo molto importante di questa proposta di legge, tra l'altro molto discussa in IV Commissione. Si è cercato di apportare delle migliorie e delle modifiche a questo disegno di legge, ma non siamo ancora soddisfatti, ragion per cui proponiamo degli emendamenti in merito.
L'articolo 4 riguarda tutte le modalità e i criteri per riordino delle IPAB; è stato ben spiegato, sia in Commissione che qui in Aula, dai Consiglieri che mi hanno preceduto quanto sia importante questo articolo.
Con questo emendamento noi modifichiamo il comma primo dell'articolo 4 che recita che la trasformazione delle IPAB che svolgono attività di erogazione ai servizi socio-assistenziali e socio-sanitari è stabilita sulla base del valore della produzione e determinato dalle entrate effettive ordinarie, quali risultanti del titolo I, sessione I. Vogliamo cassare i termini "sulla base del valore" e sostituirlo con le parole "saldo di bilancio". Saldo di bilancio, perché vi sia sicuramente più solidità dal punto di vista finanziario e, in un certo senso, vi sia anche una maggiore trasparenza, così diamo a queste IPAB un'ulteriore possibilità di restare in vita e avere il loro bilancio.
Per la legge di stabilità, il saldo di bilancio è la differenza che c'è tra il totale delle coperture, quindi le maggiori entrate e minori spese, e il totale degli oneri, che sarebbero le minori entrate e le maggiori spese.
Tra l'altro, il saldo di bilancio è un tipo di manovra varata da poco e che viene normalmente utilizzata da tutte le aziende e da tutte le imprese.
Ecco perché riteniamo che questo testo debba essere modificato eliminando le parole "sulla base del valore", sostituendole con "saldo di bilancio" per tutte le motivazioni che abbiamo sempre portato avanti e che continueremo a portare avanti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Molto importante è il discorso sui criteri economici delle IPAB. Anche negli interventi degli altri colleghi di Gruppo - ricordo, in particolare l'ultimo l'intervento del Consigliere Andrissi - sul confronto tra il valore della produzione e il confronto del saldo, si innescano delle analisi un po' più approfondite su qual è lo stato di salute delle aziende.
Vediamo che i bilanci sono, come sappiamo bene in Regione e in Consiglio regionale, delle entità piuttosto complesse, che solo analizzandole in un certo modo, sotto un certo punto di vista, ci consentono di capire la salute di un ente e la salute di un'azienda.
Pensiamo anche alle differenze tra le spese correnti e gli investimenti. Possiamo avere delle aziende che hanno effettuato degli investimenti che portano a dei futuri efficientamenti, oppure a una fornitura, parlando nel campo del sociale, di migliori servizi ai cittadini, con una maggiore attenzione alle persone. Questo dai bilanci non si evince, non si può leggere. Lo capiamo solo andando a spulciare i bilanci e vedendo quali tipi di azioni sono state svolte. Ci saremmo aspettati dei criteri di analisi un po' più approfonditi, anche rimandandone una definizione più accurata, fuori dalla legge, perché no? Sappiamo che non si possono inserire criteri troppo specifici in legge ma quantomeno non dovremmo limitarci a dei numeri molto secchi come quelli del valore di produzione. Anche perché gli ultimi tre anni non sono un periodo lunghissimo per valutare l'efficacia e la lungimiranza di investimenti, oppure un'azienda di questo tipo può avere dei periodi altalenanti. In campo sociale, quello che conta non è fare utili, ma fornire servizi e assistenza alla cittadinanza.
Da questo punto di vista, noi siamo sicuri che si può fare di più, e siamo anche fiduciosi che si possa ancora trovare un margine di discussione su criteri assolutamente ridiscutibili e ridefinibili nella sede consiliare, sapendo che almeno su questa proposta il nostro Gruppo non intende fare le barricate, ma intendiamo semplicemente portare un piccolo miglioramento ai criteri di calcolo.
Se volessimo mantenere il valore medio della produzione, secondo noi questa cifra sarebbe comunque troppo bassa, perché quella tra un milione e mezzo e due milioni e mezzo di euro è, come fascia, un po' restrittiva per dover cambiare lo statuto di queste società da pubblico a privato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Emendamento rubricato n. 3) presentato da Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al presente verbale) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Segnaliamo una serie di questioni che sono rappresentate da una serie di emendamenti.
Come abbiamo detto la scorsa settimana, la stragrande maggioranza degli emendamenti insiste sostanzialmente sull'articolo 4. Sugli altri articoli comunque, è stato introdotto l'articolo delle fusioni, anche se noi chiederemmo che ci fossero degli stimoli e degli incentivi, come è previsto dalla legge nazionale sulle fusioni, poi si potrebbe rivedere l'articolo sulle IPAB inattive, soprattutto per il tema del patrimonio che, ricordo non è più inserito come discriminante nella parte relativa a "Modalità e criteri per il riordino delle IPAB" tra aziende pubbliche e associazioni e fondazioni.
Nel testo originale della prima formulazione presentata dall'Assessore si citava correttamente, come faceva la legge nazionale, il regio decreto del 1891 - parliamo forse dell'era giolittiana o poco dopo, almeno nella prima fase - e si parlava di conto consuntivo, patrimonio immobiliare ricavato dal valore della rendita catastale rivalutata ai fini fiscali, ed entrate effettive.
Nonostante fosse riportata questa triplice formazione, l'Assessore aveva comunque preferito indicare come soglie solo quelle del valore effettivo di produzione e del patrimonio.
Successivamente, è iniziata la discussione in Commissione sulla difficoltà di avere contezza esatta del valore immobiliare del patrimonio in quanto si utilizzava solo la rendita catastale rivalutata ai fini fiscali, che era decisamente poco attendibile. Soprattutto, era molto difficile risalire a dati reali: al di là della rendita catastale (attendiamo da anni una riforma del catasto o quantomeno un aggiornamento soprattutto in diversi Comuni del Piemonte), era difficile capire se quell'immobile costituiva un patrimonio del valore di tre milioni di euro piuttosto che una struttura invendibile, perché in un Comune particolare perché vincolata o quant'altro, o perché magari aveva un valore di 100.000 euro ed erano maggiori i costi di manutenzione e di messa in sicurezza ordinaria e straordinaria.
Noi abbiamo inteso reintrodurre, con quest'emendamento, il saldo di bilancio, quindi, sostanzialmente, il conto consuntivo ai sensi del regio decreto del 1891.
Noi presenteremo una serie di emendamenti che vanno in questo senso e questo, appunto, introduce una prima soglia di 500.000 euro (spiegher successivamente perché siamo partiti da questa cifra).
Dunque, se il saldo di bilancio è negativo e il valore medio della produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività, è inferiore ad euro 500.000, le IPAB si trasformano in associazioni e fondazioni di diritto privato..



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

L'emendamento in questione, quello rubricato n. 3), va a riscrivere il comma 2.
Si tratta di una prima proposta di riscrittura che andrebbe non solo a inserire il saldo di bilancio come elemento dirimente per capire se l'IPAB in questione è un'istituzione sana o meno, ma anche a ridurre il valore medio di produzione che al momento è inserito nella proposta di legge della Giunta.
Difatti, al comma 2 dell'articolo 4, come abbiamo detto prima, l'unico parametro di riferimento è il valore medio di produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni: se è inferiore a 1.500.000 euro le IPAB si trasformano in associazioni o fondazioni di diritto privato.
Nella nostra proposta emendativa, per far sì che le IPAB si trasformino in associazioni o fondazioni di diritto privato, questo valore medio di produzione degli ultimi tre anni deve essere inferiore a 500.000 euro; a noi pare una soglia più idonea per definire quelle realtà che non devono più mantenere il regime di azienda pubblica, ma possono essere trasformate in associazioni o fondazioni di diritto privato.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Continuiamo con la nostra attività emendativa, come preannunciavo prima, sull'articolo 4, che è un po' l'articolo centrale, quello su cui ci siamo più concentrati, proprio perché contiene i criteri.
Con questo nostro emendamento andiamo a chiedere di riscrivere il comma 2 di questo articolo 4; comma 2 che, al momento, prevede che si trasformino in associazioni o fondazioni di diritto privato le IPAB il cui valore medio di produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività è inferiore a euro 1.500.000. Noi proponiamo una riscrittura, quindi una modifica di questo criterio, proprio per rimarcare il fatto che, dal nostro punto di vista, questa trasformazione, se proprio deve avvenire, deve avvenire con criteri più stringenti.
Noi proponiamo una riscrittura in questi termini: "Le IPAB, il cui saldo di bilancio è negativo - quindi introduciamo il concetto di 'saldo di bilancio negativo', che già era presente nell'emendamento precedente - e il valore medio della produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività, è inferiore ad euro 500.000". In pratica, andiamo a introdurre il concetto di saldo di bilancio negativo e identifichiamo anche una cifra differente, che attualmente è indicata come 1.500.000; noi definiamo un valore più basso di 500.000 euro.
È una prima proposta emendativa relativamente ai criteri che consentano alle IPAB di trasformarsi in soggetti di diritto privato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Come dicevamo prima, siamo all'articolo 4, che è l'articolo chiave di tutto il disegno di legge.
Con l'emendamento n. 3) chiediamo di portare da 1.500.000 euro a 500.000 il valore medio della produzione al di sotto del quale le IPAB si trasformano in associazioni o fondazioni di diritto privato, nel rispetto delle disposizione statutarie.
Non solo. Con questo emendamento, in conformità con quanto proposto nell'emendamento precedente, chiediamo di inserire, oltre al valore medio di produzione, anche il criterio del saldo di bilancio; diciamo, quindi che oltre ad avere un valore medio di produzione, calcolato negli ultimi tre anni, inferiore ai 500.000 euro, le IPAB debbano avere anche un saldo di bilancio negativo.
Proponiamo, quindi, l'introduzione di un criterio importante e oggettivo - il saldo di bilancio - che, in qualche modo, definisca anche lo stato di salute di un'attività economica. Questo sempre per far sì che il maggior numero possibile di IPAB rimangano soggetti di diritto pubblico.
Noi vorremmo che questo disegno di legge non si trasformasse, di fatto, in una "privatizzazione di massa" o in una "privatizzazione complessiva de facto" delle IPAB di tutta la nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Dopo la proposta di introduzione di un nuovo parametro che tenga conto anche dello stato di bilancio, andiamo a vedere come questo vada a combinarsi con il valore medio della produzione.
In particolare, riproponiamo quello che per noi è uno degli obiettivi più importanti delle nostre richieste su questa legge di riordino: cercare di rendere residuale il ricorso, da parte delle Istituzioni di Assistenza e Beneficenza, alla trasformazione in enti di diritto privato; questo per mantenerne il più possibile la natura pubblica. Allo stato attuale del disegno di legge, la maggior parte delle IPAB si trasformerebbero in enti di diritto privato.
Con l'emendamento n. 3) andiamo a dire che la trasformazione in associazioni o fondazioni - a questo punto, per il livello economico sarebbe più rilevante la trasformazione in forma associativa - dovrebbe coinvolgere solo quelle IPAB il cui saldo di bilancio è negativo e il valore medio di produzione, calcolato sugli ultimi tre anni, sia inferiore a 500.000 euro; ciò proprio perché, in questo caso, un intervento di razionalizzazione con gli strumenti privatistici risulta fortemente necessario e probabilmente anche meno impattante in relazione all'attività dell'istituzione pubblica di assistenza e beneficenza.
Si tratta ovviamente di proposte di cui speriamo ci sia la possibilità di discutere maggiormente, però sono tutte rivolte alla doppia finalità: da un lato, a tenere conto in maniera più dettagliata della situazione economica di funzionamento dell'ente e, dall'altro, a massimizzare il numero di IPAB, soprattutto quelle per valori man mano crescenti che debbano rimanere nello stato di diritto pubblico.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Siamo al comma 2 dell'articolo 4 e iniziamo a proporre una serie di emendamenti con un insieme di soglie che il collega primo firmatario ha voluto proporre e presentare, con la speranza che l'Assessore possa prendere in considerazione queste soglie proposte di bilancio.
Questo è uno degli emendamenti più importanti; seguiranno altri emendamenti dove, appunto, parliamo della soglia del saldo di bilancio delle IPAB.
Noi proponiamo, a differenza di quanto attualmente proposto nel disegno di legge, che parla di una soglia di un milione e 500.000 euro, la seguente modifica del comma 2: "Le IPAB il cui saldo di bilancio è negativo e il valore medio della produzione, calcolati con riferimento agli ultimi tre anni delle attività, è inferiore ad euro 500.000, si trasformano in associazioni o fondazioni di diritto privato, nel rispetto delle disposizioni statutarie".
Vorrei solo ricordare, come già detto e ribadito tantissime volte anche nella Commissione competente, che le IPAB (Istituti Pubblici di Assistenza e di Beneficenza) sono nate con determinati scopi, determinati obiettivi e sono nate come pubbliche, nel lontano 1890, con la cosiddetta legge Crispi.
Qual è il nostro obiettivo? È quello di evitare la privatizzazione di molti istituti pubblici di assistenza e di beneficenza, ed è per questo motivo che abbiamo presentato questa serie di emendamenti, uno dei quali è appunto la modifica del comma 2 dell'articolo 4 con la soglia di 500.000 euro.
Noi riteniamo che, se la soglia è inferiore ai 500.000 euro rispetto a un milione e 500.000 euro - in questo caso il bilancio è davvero piccolo ha un saldo di bilancio negativo - allora ha senso che l'IPAB si trasformi in un'associazione o fondazione di diritto privato, mentre un milione e 500.000 euro è ancora un saldo di bilancio che viene considerato positivo e non è sicuramente un bilancio piccolo.
Ecco perché chiediamo la riduzione della soglia da un milione e 500.000 euro a 500.000 euro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 3), chiediamo di inserire un criterio che, secondo noi, deve essere preso in considerazione, ovvero chiediamo che, nel momento in cui il saldo di bilancio delle IPAB è negativo e il valore medio della produzione, calcolati con riferimento agli ultimi tre delle attività, è inferiore ad euro 500.000, queste si trasformino in associazioni o fondazioni.
In sostanza, è un emendamento che chiede un radicale cambiamento dell'articolo 4 della legge sul riordino delle IPAB. In pratica, ancora una volta noi chiediamo che il saldo di bilancio venga considerato per trasformare queste istituzioni pubbliche in istituzioni di diritto privato.
Ma non solo: noi abbassiamo anche il valore del fatturato, valore che nel testo del disegno di legge è indicato in un milione e mezzo e che noi abbassiamo a 500.000 euro; contemporaneamente, chiediamo che queste aziende abbiano, negli ultimi tre anni di attività, un saldo di bilancio negativo.
Credo che questo sia un criterio molto sensato e logico, che permetta di valutare effettivamente se ha senso mantenere un'azienda pubblica o privatizzarla e in qualche modo dargli una possibilità di vita ulteriore prima della possibile estinzione, dando però una priorità al mantenimento dell'azienda pubblica.
Questo è il nostro obiettivo, che credo sia più che chiaro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Come vediamo in questo emendamento n. 3) all'articolo 4, il comma 2 viene riscritto individuando come parametro di riferimento il saldo di bilancio piuttosto che la produzione annuale; saldo di bilancio che scende rispetto ai numeri presenti nell'articolo originale, che citavano fasce da un milione e 500.000 euro annui a due milioni e mezzo di produzione, mentre qui parliamo di 500.000 euro di saldo e consideriamo solo le IPAB con un saldo negativo.
Perché questo? Pensiamo, ad esempio, se anche le IPAB fossero state costrette al pareggio di bilancio: probabilmente non dovremmo fare questo tipo di discorso. Fortunatamente sono ancora esenti da questo tipo di vincoli, per cui si può fare della programmazione, si possono fare degli investimenti in tre anni, anche valutando un ritorno non di tipo economico ma un ritorno di produzione, di persone assistite e di altri parametri che purtroppo non compaiono molto in questo testo di legge poiché ci siamo basati sul testo numerico freddo e poco chiarificante di qual è il funzionamento all'interno dell'IPAB.
Detto ciò, volendo mantenere un testo piuttosto snello e non volendo entrare nei dettagli né, come dicevo prima, demandare a una delibera o comunque a un allegato esterno alla legge dei parametri più raffinati, noi spostiamo semplicemente l'attenzione dalla produzione al saldo, diminuendo dalle tre alle cinque volte l'importo preso in considerazione come soglia per le IPAB che devono cambiare modello di azienda.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Emendamento rubricato n. 6) presentato da Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al presente verbale) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come dicevo, abbiamo presentato una lunga serie di emendamenti sull'articolo 4 che, come vedremo, rappresentano tutti insieme una proposta alternativa di riscrittura dei commi 2, 3 e 4.
Sostanzialmente, mentre la proposta di legge licenziata dalla Commissione perde il dato del valore del patrimonio immobiliare per le motivazioni di cui ho detto prima, e introduce due soglie (quella di un milione e mezzo, al di sotto della quale tutte le IPAB si trasformano in fondazioni o associazioni con personalità giuridica di diritto privato, e quella di due milioni e mezzo, al di sopra della quale tutte si trasformano in aziende pubbliche, lasciando la fascia intermedia da un milione e mezzo a due milioni e mezzo, in cui c'è facoltà di scelta da parte delle singole IPAB), noi intendiamo reintrodurre il tema del conto consuntivo. Il discrimine, quindi, è se il saldo di bilancio è negativo o se il saldo di bilancio è positivo.
Di conseguenza, associamo però anche un dato relativo al valore medio di produzione con riferimento all'attività degli ultimi tre anni dell'IPAB mantenendo la formulazione che ha pensato l'Assessore alle politiche sociali, ma variandone la cifra. Come detto precedentemente, cioè, noi riteniamo in primis che il cut-off di un milione e mezzo/due milioni e mezzo sia troppo alto, nel senso che due milioni e mezzo vuol dire che non più di dieci IPAB diventano pubbliche e che tutte le altre diventano sostanzialmente private; perché sarà facile immaginare, lasciando la scelta ad un'IPAB se diventare pubblica o privata, visti i vantaggi nella gestione del personale e negli acquisti di beni e servizi, che si trasformeranno tutte in private.
Innanzitutto, Assessore, quella soglia per noi deve scendere e dunque un dato per noi assolutamente non trattabile è il fatto che la soglia da due milioni e mezzo venga abbassata. Noi, ovviamente, abbiamo proposto una serie di limiti, prima uno di 500.000 e adesso uno di 750.000, calcolando appunto che in un'IPAB per anziani una retta di 3.000 euro al mese vuol dire 36.000 euro: per dieci anziani sono 360.000 e per 100 sono tre milioni e mezzo.
Ci situiamo quindi su un numero che viaggia da 15-20 a 50.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Allora, proseguiamo con la nostra attività emendativa che, come ricordava l'Assessore, è un'attività che portiamo avanti già dai tempi della Commissione e che riproponiamo anche in Aula, proprio perch l'aspetto che ci interessa maggiormente e che mettiamo in evidenza attraverso queste proposte è proprio quello relativo alle soglie.
Con questo emendamento, interveniamo nuovamente sulla soglia prevista all'articolo 4, comma 2, e riproponiamo il tema del saldo di bilancio negativo, che è un parametro che attualmente non viene considerato tra i criteri nel testo che viene portato in Aula oggi; e introduciamo anche una soglia differente rispetto a quella prevista attualmente nel testo relativamente al valore medio della produzione. Al momento, al comma 2 è prevista una soglia di un milione e mezzo e nel nostro emendamento, invece andiamo a definire una soglia di 750.000 euro.
Dunque, un tema che il collega Bono ha poco fa evidenziato è proprio quello relativo alle soglie al di sopra delle quali l'IPAB rimane un soggetto pubblico. Si tratta quindi di un tema che riproporremo attraverso una serie di emendamenti che vanno ad agire sempre su questo articolo 4 che è proprio quello che all'interno del testo va a definire tutte le soglie, i criteri e i requisiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Con questo emendamento, andiamo a fare una seconda proposta di bilanciamento di quella che, secondo noi, è una soglia che non dà il metro esatto della situazione delle nostre IPAB piemontesi. Rispetto all'emendamento che abbiamo discusso precedentemente, alziamo la soglia del valore medio della produzione da 500.000 a 750.000 euro. Si tratta di una proposta di mediazione, che offre un ventaglio di possibilità per giungere a un miglioramento del provvedimento in esame.
Sappiamo bene che con questi valori (con i valori della proposta di legge così come modificata dal lavoro in Commissione), noi andiamo a condannare - forse "condannare" è una parola troppo forte - o comunque mettiamo sul piatto della bilancia troppe istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza, rispetto all'orizzonte di una trasformazione in associazione o fondazione di diritto privato.
A nostro giudizio, appunto, questa soglia di un milione e 500.000 euro è troppo alta e per questo proviamo a inserire, oltre alla questione del saldo di bilancio (che in questo caso dev'essere negativo), una soglia di 750.000 euro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Come al solito, presentiamo una gamma di opzioni, sia come base per una possibile discussione sia per capire se vi possano essere margini di trattativa sulla definizione di nuovi livelli per la categorizzazione delle IPAB da trasformare in enti di diritto privato o di quelle che devono rimanere enti di diritto pubblico.
Per questo emendamento, quindi, valgono tutte le considerazioni fatte per il precedente. Parliamo dunque della sostituzione del comma 2 dell'articolo 4 con un altro comma 2 che ridefinisce da un lato il livello di riferimento dell'attività intorno ai 750.000 euro, che comunque comincia di nuovo a risalire (diciamo che quello più adeguato, dal nostro punto di vista, è il precedente emendamento), e poi mantiene come condizione per la trasformazione delle IPAB in enti di diritto privato il fatto che il saldo di bilancio sia negativo.
Questa non è che una prima forma di ragionamento su una logica che dovrebbe informare tutto il provvedimento legislativo: laddove vi siano realtà con volumi di lavoro significativi, con i conti in ordine e quindi con una produttività che funziona in maniera positiva, non si vede la ragione per cui debbano essere trasformate in realtà di diritto privato.
Sotto questo profilo, il mantenimento del pieno controllo pubblico, del pieno valore delle normative pubbliche come enti per queste importanti realtà, che sono sia di assistenza, ma anche di servizio alle comunità deve essere - come in effetti è previsto dalla normativa nazionale - il più possibile tutelato e conservato, quindi relegando alla marginalità e a particolari situazioni.
A noi sarebbe piaciuto ragionare maggiormente sulla qualità delle IPAB considerate, pur rendendoci conto delle difficoltà dell'indagine che si è svolta sulle IPAB, perché prima non se ne conosceva né la consistenza, n la tipologia e nemmeno le modalità di funzionamento, nella nostra regione quindi questo non è altro che il prosieguo di una discussione in Commissione che forse non è stata abbastanza esaustiva.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
La nostra è una posizione molto netta - l'abbiamo detto - sui criteri di trasformazione e di riordino delle IPAB; una posizione netta che per come sempre, secondo la nostra normale linea di comportamento, propone anche delle possibili alternative, quindi siamo assolutamente disponibili a discutere ancora in Aula, dopo averlo già fatto in Commissione, perch l'Aula è un luogo più che adatto per la discussione pubblica, a maggior ragione su un provvedimento di legge.
Se prima il valore medio della produzione al di sotto del quale le IPAB si trasformerebbero in soggetti di diritto privato era un milione e 500 mila euro e noi proponevamo 500 mila, in questo caso proponiamo una soluzione un po' intermedia, che per noi potrebbe anche essere accettabile di 750 mila euro.
Comunque siamo al 50 per cento rispetto al valore proposto dalla Giunta regionale nel disegno di legge, a una volta e mezzo quello che prevedevamo con il nostro emendamento precedente.
Come dicevo, sicuramente, anche in questi emendamenti di merito all'articolo 4 intendiamo fornire spunti di discussione e ulteriore approfondimento su questo disegno di legge, sempre con l'obiettivo di arrivare ad approvare la miglior legge possibile, se non proprio quella che avremmo auspicato noi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Con questo emendamento, il n. 6), facciamo un'ulteriore proposta.
Prima parlavamo di una soglia di 500 mila euro, ma in questo emendamento abbiamo leggermente alzato la soglia a 750 mila euro di fatturato. In questo caso, invece, proponiamo una soglia un po' più alta mantenendo contemporaneamente un altro criterio, che è quello del saldo di bilancio negativo negli ultimi tre anni.
Diamo un'importanza fondamentale al saldo di bilancio, perché crediamo che aziende, seppure con un fatturato diciamo non elevatissimo, ma comunque significativo, possano avere saldi di bilancio attivi e quindi possano mantenere la loro caratteristica di aziende pubbliche, senza dover essere privatizzate.
Effettivamente, non capiamo questa smania di privatizzare comunque e ovunque; addirittura, nell'ultima riunione del Comitato per la valutazione della qualità normativa, ci siamo accorti che la legge sui trasporti presenta una clausola valutativa che chiedeva di valutare un passaggio che non c'era più, cioè la privatizzazione delle partecipazioni della Regione era già avvenuta.
Questo è a testimonianza di una volontà politica, che sta dietro a tutto, di privatizzare, di favorire sempre il privato a scapito del pubblico, come se il pubblico, che noi rappresentiamo, non fosse degno di fare attività economica-sociale in questa regione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Sono assolutamente in linea con gli interventi dei miei colleghi che mi hanno preceduto. Devo solo correggere leggermente il Consigliere Bertola che parlava di una riduzione delle cifre: è vero che si tratta del 50 per cento rispetto alla soglia più bassa, perché parliamo di 750 mila euro di saldo e relativamente a 1.500 si tratta della metà rispetto alla soglia più bassa prevista nella legge, mentre invece - questa è la correzione - su quella più alta non è il 2,5 per cento, ma è il 3,33 per cento periodico 750 rispetto a due milioni e mezzo, quindi si tratta di una riduzione imponente, che fa rientrare nelle fasce numerose IPAB di dimensioni medio piccole, che, secondo noi, devono restare autonome, se hanno dimostrato di poter garantire un bilancio sostanzialmente in pari.
Ovviamente non abbiamo inserito emendamenti che includano un allungamento dei tempi per considerare il saldo di bilancio. Tre anni sono un po' al limite, nel senso che gli investimenti durano anche molto di più ma qui siamo un po' cautelati dalle soglie piuttosto basse, per cui la norma va a insistere su privatizzazioni di un numero di IPAB molto più contenuto che, secondo noi, è un passaggio piuttosto graduale e più accettabile.
Poi, decideremo se sarà necessario rivedere la norma, anche valutando i risultati che ci saranno da questa prima azione. Come abbiamo appunto richiamato in discussione generale, è importante che il sistema assistenziale, su cui si è imperniato il sistema sociale italiano pubblico vada ridefinito un po' per volta e gradualmente, con sostituzioni di altri strumenti non di assistenza, ma di sostegno al reddito.
Quindi, secondo noi, anche questa norma può diventare accettabile, se è attuata con un criterio più progressivo nel tempo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Avevamo già anticipato una serie di emendamenti che proponevano diverse soglie.
L'Assessore avrà capito, perché è già stato detto e ripetuto più volte che la cifra di un milione e mezzo prevista dal comma 2 dell'articolo 4 del disegno di legge non ci sta bene, perché la riteniamo una soglia molto alta, molto elevata.
Nel precedente emendamento si proponeva una soglia di 500 mila euro. Se la soglia è inferiore ai 500 mila euro, allora le IPAB possono trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, naturalmente valutando il saldo del bilancio negativo e il valore medio della produzione.
Questa volta proponiamo una cifra un po' più alta, saliamo un poco come sale la soglia, e proponiamo 750 mila euro, che sarebbe la metà di quanto è previsto attualmente dal disegno di legge (1.500.000 euro), quindi se il saldo del bilancio è negativo e il valore medio della produzione calcolati in riferimento agli ultimi tre anni di attività - perché si prendono sempre, come punto di riferimento, gli ultimi tre anni di attività è inferiore a 750 mila euro, allora le IPAB si possono trasformare in associazioni o fondazioni di diritto privato.
Questo, come abbiamo sempre detto, per dare la possibilità alle IPAB di rimanere pubbliche. Teniamo presente che qui stiamo parlando di IPAB che hanno un determinato bilancio.
Il Consigliere Bono ha fatto prima l'esempio di un'IPAB che assiste gli anziani. Se consideriamo il numero degli anziani e la retta mensile in base al numero degli anziani, e se facciamo un calcolo, sicuramente abbiamo un bilancio superiore a 750 mila euro, ma abbiamo anche dei bilanci considerando il numero totale delle rette che pagano gli anziani, inferiore a un milione e 500 mila euro.
Per questo motivo, è importante che la soglia si abbassi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
Emendamento rubricato n. 9) presentato da Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al presente verbale) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 9), come abbiamo detto precedentemente, procede nella presentazione di soglie diverse. Per quanto riguarda la prima soglia quella al di sotto della quale tutte le IPAB sono tenute a trasformarsi in fondazioni o associazioni, quindi aventi personalità giuridica di diritto privato, nel rispetto delle disposizioni statutarie, in un'ottica di offerta, non è l'ultima offerta. Siamo passati da 500 a 750 mila euro, la nostra ultima offerta proposta è un milione.
Riteniamo che un milione sia un limite dimensionale già notevole, nel senso che, nel momento in cui poniamo un valore medio della produzione negli ultimi tre anni pari ad un milione, comunque consideriamo anche una media sui tre anni, quindi può essere anche un'IPAB che va verso l'ingrandimento o verso una riduzione dimensionale per quanto riguarda l'assistenza offerta, ma è una dimensione già molto grande, nel senso che come ho detto prima, parliamo di circa una trentina di anziani assistiti.
Parliamo di realtà di piccoli Comuni, parliamo di realtà consistenti che possono anche, in un'ottica di fusione con altre IPAB, ingrandirsi e garantire una presenza di un'azienda pubblica di servizi alla persona sul territorio. Azienda che può servire come azienda del distretto, come ribattezzato dall'Assessore Ferrari, di coesione sociale, quindi avere funzioni molto importanti insieme ai consorzi di gestione del socio assistenziale presenti sul territorio.
È un'ottica che noi riteniamo condivisibile, in quanto ridurre quei parametri che ci eravamo dati in Commissione lascia ancora lo spazio a tutta una fascia grigia, come vedremo negli emendamenti successivi, di libera decisione, una facoltà di decisione alle IPAB tra il milione e due milioni, o tra i 750 mila e il milione e mezzo e, soprattutto, introduce anche il tema del saldo di bilancio.
Se il saldo di bilancio è negativo, anche in un valore di produzione più alto è negativo negli ultimi tre anni, il che evidentemente vuol dire che quell'azienda non sta tanto in piedi, quindi una logica aziendalisti diviene plausibile. Nel senso che se un'azienda accumula perdite e si mangia il patrimonio immobiliare accumulato in decenni di attività, di lasciti e quant'altro, forse non è il caso di andare avanti in un'ottica di tipo pubblico e andare magari sul privato permetterebbe di snellire e ridurre i costi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 9) è interessante, quindi merita un approfondimento non solo da parte del primo firmatario.
Siamo, rispetto alle proposte di modifica del comma secondo dell'articolo 4, alla proposta che noi riteniamo essere la soluzione meno peggio; non ci piace la politica del meno peggio, ma diciamo che, nel prevedere di accettare un provvedimento che, complessivamente, non approviamo e non ci trova d'accordo, questa soluzione è quella sicuramente più vicina a quanto aveva previsto la Giunta nel comma secondo dell'articolo 4.
Invece di un milione e 500 mila euro, un milione come valore di produzione calcolato sugli ultimi tre anni, al di sotto del quale le IPAB si trasformano in associazioni o fondazioni di diritto privato, quindi l'optimum per noi sarebbe inserire un valore di 500 mila euro. In questo caso, proponiamo un milione. Come diceva il Consigliere Bono, è una proposta di mediazione e stiamo cercando, per quanto possibile, di migliorare questo provvedimento, ben consapevoli che abbiamo già avuto un'approfondita e lunga discussione in Commissione.
Riteniamo che l'Aula sia ancora un momento importante, ancor più dal momento che è un'occasione di discussione pubblica per apportare delle migliorie al testo. Chiediamo alla Giunta regionale di prendere in considerazione quanto stiamo proponendo e di accettare almeno una delle nostre proposte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Come già anticipato, con questo emendamento proponiamo un'altra cifra un'altra soglia e chiediamo di modificare il comma dell'articolo 4.
Parliamo sempre delle IPAB che, se hanno un saldo di bilancio negativo e il valore medio della produzione, sempre calcolati in riferimento agli ultimi tre anni di attività, inferiore a un milione di euro, allora possono trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato.
Nell'attuale comma secondo dell'articolo 4 del disegno di legge chiamato in causa, che stiamo trattando in Aula, dopo averlo trattato accuratamente in Commissione, la soglia prevista è quella di un milione e mezzo. Come avete potuto ascoltare dai nostri interventi, e anche vedere attraverso gli emendamenti, sono state proposte una serie di cifre.
L'auspicio è che l'Assessore possa prendere in considerazione non dico tutti e tre gli emendamenti, perché abbiamo proposto la soglia di 500 mila euro, di 750 mila euro e di un milione di euro. Sta all'Assessore la scelta di valutare quale di queste soglie può essere presa in considerazione.
Questo è il nostro auspicio.
Anche perché, in realtà, come abbiamo detto e ripetuto - non ci stancheremo mai di ribadire questo concetto - se si ha la possibilità di preservare e salvaguardare il bilancio delle IPAB, e mantenerle pubbliche ben venga; qualora il saldo di bilancio fosse negativo e di importi inferiori alle soglie previste, allora siamo d'accordo che si trasformino in associazioni o fondazioni di diritto privato. Ma con soglie inferiori a quelle proposte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Introduciamo un emendamento analogo ai due precedenti, ma con una soglia rivista al rialzo. Ovviamente, la nostra preferenza andrebbe sul primo, l'emendamento rubricato n. 3), che prevedeva una soglia di 500.000 euro; io ne avrei anche presentato uno provocatoriamente, eliminando i tre zeri, cioè a 1.000 euro, per quello che, dal nostro punto di vista dovrebbe essere il criterio di trasformazione.
Sotto questo profilo, a nostro avviso andava fissata una soglia irrealistica per la trasformazione in enti di diritto privato, in modo che rimanessero tutte, sostanzialmente, di diritto pubblico, al limite con un ragionamento sul discorso di fusione e di trasformazione verso un'efficienza e una funzionalità più sistemica, ma sicuramente senza creare una frattura fra enti che fanno sostanzialmente le stesse cose e che, per in parte, vanno verso il diritto privato e, in parte, vanno verso il diritto pubblico. Dal nostro punto di vista, si perde un livello di governance per questo tipo di entità, perché alcune esuleranno da un controllo e da livelli di trasparenza che, invece, il pubblico tendenzialmente, a norme vigenti, tende a garantire (anche se spesso non succede, per inadempienza).
Questo gruppo di emendamenti vuole di nuovo sollevare una questione importante di base: quella dei criteri di trasformazione che, dal nostro punto di vista, dovrebbero privilegiare e rendere solo residuale il ricorso al diritto privato, e comunque sottolineare che vi sono altri parametri che andrebbero presi in considerazione nella valutazione dello stato di salute e dello stato economico di una Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza.
Questo perché - torno a ripetere - noi tendiamo a considerare con maggiore importanza il discorso della parte di assistenza, quando invece molte IPAB fanno anche altre cose di pubblica utilità, che spesso comportano volumi di attività inferiori a quelli che si occupano specificamente di assistenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Siamo ancora all'articolo 4 di questo disegno di legge: effettivamente la proposta che stiamo presentando con l'emendamento n. 9) è quella che si avvicina di più, come limite inferiore, a quella dall'Assessore Ferrari sottolineando comunque quell'aspetto che, a nostro parere, deve essere preso in considerazione come fondamentale, che è il saldo di bilancio negativo negli ultimi tre anni. Noi crediamo che questo sia il sistema migliore per preservare le IPAB come aziende pubbliche.
Il mantenimento dei "paletti" previsti all'articolo 4 comporterà praticamente, la trasformazione in associazioni o fondazioni di diritto privato del 90% delle IPAB presenti sul territorio regionale.
Noi riteniamo, invece, che la normativa nazionale che ha portato alla formulazione di questo disegno di legge avesse un altro obiettivo, quello di mantenere il maggior numero di enti di beneficenza di diritto pubblico aspetto che questa legge fa diventare un'eccezione.
Noi vogliamo che l'eccezione diventi la regola, ovvero che le IPAB rimangano, per il maggiore numero possibile, aziende di diritto pubblico quindi non snaturino quella che è la loro natura di beneficenza, di attività sociale come donazione ad un ente pubblico. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 9) andiamo a formulare un'altra proposta di modifica al comma 2 dell'articolo 4, riscrivendolo in questo senso: "Le IPAB, il cui saldo di bilancio è negativo e il valore medio della produzione, calcolata con riferimento agli ultimi tre anni di attività, è inferiore ad euro 1.000.000, si trasformano in associazioni o fondazioni di diritto privato, nel rispetto delle disposizioni statutarie".
Come per il precedente emendamento, cerchiamo una formulazione diversa da quella proposta dal provvedimento licenziato dalla Commissione formulazione che non è quella "ideale" in termini di grandezze in campo.
Come avete visto nei precedenti emendamenti, la nostra prima proposta prevedeva una quantificazione del valore medio di produzione di 500.000 euro, qui invece siamo a un milione, consci del fatto che se otterremo un miglioramento del provvedimento, sarà per una mediazione tra le nostre proposte e quelle della Giunta regionale; noi diamo un intervallo di valori supplementare rispetto alla nostra prima e seconda proposta.
Chiaramente, l'intendimento è quello di avere un numero più alto possibile di IPAB sane che rimangano pubbliche, perché il concetto del valore medio di produzione è abbinato al saldo di bilancio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Anche in questo caso, abbiniamo nuovamente il saldo di bilancio al parametro del valore medio di produzione, sempre con il concetto di fondo per cui "pubblico è buono", specialmente quando ci si occupa di Stato sociale e si parla di garantire dei servizi importanti alle fasce più deboli della popolazione.
Non ravvisiamo, quindi, alcun motivo per privatizzare e introdurre un elemento che, anche nel migliore dei casi, aumenta l'interesse del privato rispetto a quello che è l'interesse pubblico. Perché, comunque, lo Stato resta l'ultimo ente che deve tutelare questo tipo di discorso, che deve garantire un buon tenore di vita a tutti i cittadini.
Se permane questa tipo di impostazione, su cui crediamo di avere anche ampio accordo tra le file della maggioranza e della Giunta, non resta che esaminare il parametro economico. Se queste aziende non rappresentano un onere per lo Stato e hanno, sostanzialmente, un bilancio sano, dal nostro punto di vista non si deve procedere alla privatizzazione.
Questa è una proposta di mediazione rispetto alla soglia prevista dall'articolo attuale - parliamo di un milione di euro - quindi è un tentativo di venire incontro alle parti e portare a casa un risultato che sicuramente migliorerebbe il testo e potrebbe anche consentirci di dire che quest'Aula ha ascoltato tutte le opinioni, trovando una sintesi ideale tra le varie posizioni.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Questo emendamento si aggiunge a quelli presentati finora sul comma 2 dell'articolo 4, quindi va ad agire sulle soglie e sui criteri che consentono alle IPAB di trasformarsi in un soggetto di diritto privato. È una scelta che noi cerchiamo perlomeno di arginare, imponendo dei paletti più restrittivi rispetto a quelli imposti dall'attuale testo che stiamo discutendo.
Questo emendamento imposta un criterio più vicino a quello previsto dal testo attuale, quindi se nel testo attuale al comma 2 viene definito un valore medio di produzione inferiore a un milione e mezzo, con il nostro emendamento, oltre a riproporre come sempre il tema del saldo di bilancio negativo, proponiamo una soglia di un milione, quindi uno scarto di 500.000 euro rispetto a quello previsto dal testo come attualmente scritto. È una nostra ulteriore proposta per cercare di trovare una soluzione che ci consenta di ritenerci soddisfatti.
Facciamo questa ulteriore proposta in merito alle soglie sempre per sollevare il tema della trasformazione delle IPAB in soggetti di diritto privato. Noi riteniamo che debbano rimanere delle aziende pubbliche, per i motivi che poco fa ha illustrato il collega Valetti e hanno illustrato i colleghi che mi hanno preceduto durante la discussione degli emendamenti.
Dal canto nostro, continuiamo a illustrare le nostre proposte attraverso questa attività emendativa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Emendamento rubricato n. 5) presentato da Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al presente verbale) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 5) suggerisce, in questo caso, di emendare il comma 2 dell'articolo 4 solo sul valore medio della produzione. Se i primi tre emendamenti introducevano il tema del saldo di bilancio negativo in combinato disposto col valore medio della produzione, con questo emendamento noi invece rimaniamo sulle modalità individuate dalla Giunta e dalla Commissione che ha licenziato un testo in cui si prevede solo il valore medio della produzione.
Visto che abbiamo espunto dal testo di legge la parte del patrimonio immobiliare, noi riteniamo che sia più corretto introdurre un'ulteriore variabile, oltre a quella del valore medio della produzione, e cioè quella del conto consuntivo o del saldo di bilancio.
Se però, ovviamente, nella dialettica democratica di un'Aula non vi riuscissimo a convincere o se l'Assessore non volesse inserire questo altro input all'interno della legge, noi rimaniamo comunque sul dato, sul concetto, sull'idea e sulla posizione politica che il milione e mezzo come cut-off basso e i due milioni e mezzo come cut-off alto (l'ultimo per la trasformazione in pubblico e il penultimo per la trasformazione in privato) sono troppo alti. Lo abbiamo già detto in Commissione e abbiamo ottenuto la creazione di una fascia grigia, come ricordava l'Assessore Ferrari, cioè una fascia in cui le aziende possono scegliere se trasformarsi in pubbliche o private.
A nostro parere, questa facoltà va bene, anche se molto probabilmente le IPAB sceglieranno di trasformasi nel veicolo societario che si ritiene più snello, più agile, ma anche meno capace di garantire i diritti dei lavoratori e meno capace di garantire trasparenza su quelli che saranno i movimenti patrimoniali immobili e mobiliari.
Noi riteniamo che la soglia debba essere fortemente abbassata, per cui sotto i 500.000 euro potremmo dire che ragionevolmente un'azienda pubblica non può stare in piedi e quindi sotto i 500.000 euro potremmo essere d'accordo con l'Assessore Ferrari e la maggioranza a dire che sotto questa soglia diventano tutte private. Poi ci potrà essere (lo vedremo nei prossimi emendamenti) una fascia grigia in cui si ragiona, si discute magari si danno degli incentivi alla fusione per diventare più grandi e diventare pubbliche; infine, la soglia più grande in cui tutte devono diventare pubbliche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 5), andiamo a riscrivere il comma 2 dell'articolo 4 in questo senso: "Le IPAB il cui valore medio della produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni delle attività, è inferiore ad euro 500.000, si trasformano in associazioni o fondazioni di diritto privato nel rispetto delle disposizioni statutarie".
Con questa formulazione, andiamo di nuovo una mediazione in rapporto alla formulazione del disegno di legge così come approvato dalla Commissione e modificato rispetto al disegno di legge originario e andiamo verso la formulazione ideale che abbiamo illustrato al principio della discussione sull'articolo 2.
Ricordo l'emendamento in cui inserivamo sia il valore di produzione (500.000 euro) sia il concetto del saldo di bilancio negativo. In questo caso, viene espunto il saldo di bilancio negativo e viene mantenuto solo il dato del valore medio di produzione di 500.000 euro; valore che noi riteniamo sufficiente per dirimere la questione tra aziende che diventano fondazioni di diritto privato o associazioni e invece istituti che debbono rimanere istituzioni e aziende pubbliche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Qui torniamo un po' alle origini. Dopo aver proposto l'introduzione di un nuovo parametro con cui contemperare le modalità di individuazione e di ripartizione del riordino delle Istituzioni Pubbliche di Assistenze e Beneficenza, riproponiamo il mero abbassamento della soglia che fa scattare la scelta del passaggio al diritto privato e, diciamo, alla soglia più bassa delle nostre proposte, quindi quei 500.000 euro che ne garantiscono un difficile impatto significativo sull'effettiva assistenza sociale.
Sotto questo profilo, pur non piacendoci particolarmente neanche la soglia dei 500.000 euro, teniamo a riconoscere che forse, per realtà che hanno un'operatività così bassa, tutto sommato lo stato di associazione (non direi tanto di fondazione) potrebbe starci.
Ovviamente si tratta di una proposta che riteniamo più corretta. Ci aspetteremmo un'attenzione sotto questo punto di vista, proprio perché - lo continuo a ripetere - non stiamo parlando sempre e solo di case di risposo o di socio-assistenziale, ma stiamo parlando di tante cose diverse che vengono fatte per i territori da questi enti: servizi che spesso il pubblico ha trascurato negli anni e ha lasciato quindi all'iniziativa degli enti locali, diciamo il pubblico maggiore, quello che in Costituzione dovrebbe occuparsi di sussidiarietà e quindi di sopperire laddove gli enti locali non ce la fanno.
Sotto questo profilo, questi ingenti patrimoni, disseminati e anche frammentati, sia in termini di servizi sia in termini di operatività, che sono presenti sui nostri territori andavano riordinati, quindi ben venga questa legge, ma cercando di garantire la natura pubblica, un controllo e una trasparenza pubblici per realtà che hanno pure beneficiato, anche nell'incremento dei patrimoni stessi, della fiducia da parte dei cittadini proprio perché garantiti dalle Pubbliche Amministrazioni.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere.



BERTOLA Giorgio

Grazie.
Siamo sempre sul tentativo di abbassare il criterio del valore medio di produzione, al di sotto del quale si perde la funzione pubblica delle IPAB.
In questo caso riproponiamo il parametro, che secondo noi è ottimale di 500.000 euro, però senza l'aggiunta che abbiamo proposto in altri emendamenti relativa anche alla considerazione del saldo negativo di bilancio (e non solo del valore medio di produzione) ai fini della trasformazione delle IPAB.
Rimaniamo quindi sulla versione originale del disegno di legge, con la sola modifica, decisamente sostanziale, dell'importo: non un milione e 500.000 euro, dunque, ma 500.000.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Siamo sempre sull'articolo 4 del DDL di riordino delle IPAB. Anche in questo caso, chiediamo una variazione di uno dei paletti fondamentali, cioè il valore del fatturato medio annuale entro il quale le IPAB debbono essere trasformate in fondazioni o associazioni di diritto privato.
In questo caso abbiamo modificato la proposta: nell'eventualità in cui la maggioranza e l'Assessore Ferrari non vogliano prendere in considerazione il saldo negativo o attivo di questi Enti di beneficenza noi proponiamo un valore secco di 500.000 euro e diciamo che gli Enti di beneficenza che hanno un fatturato medio inferiore ai 500.000 euro possono essere trasformati in fondazioni o associazioni di diritto privato; mentre al di sopra, si aprirà un'ulteriore trattativa. Diamo però questo criterio secco: sotto i 500.000 euro, senza valutare il saldo attivo o passivo queste aziende pubbliche possono essere trasformate in fondazioni o associazioni di diritto privato.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Allora, siamo ancora all'articolo 4 e andremo avanti ancora per un po' penso che lo faremo fino al pomeriggio.
GARIGLIO Davide (fuori microfono) Senza fretta...



BATZELLA Stefania

Sì, senza fretta. Questo, infatti, non è un divertimento per il quale si vuole perdere tempo: vogliamo raggiungere, Consigliere Gariglio, degli obiettivi attraverso proposte per migliorare il testo. Siamo quindi ancora all'articolo 4, perché è un articolo cardine e fondamentale di questo DDL e siamo sempre all'esame del comma 2.
Con questo emendamento - a differenza della serie di proposte che abbiamo presentato prima, dove parlavamo di saldo di bilancio - parliamo invece del valore medio della produzione. Qui non calcoliamo il saldo di bilancio negativo o positivo, ma parliamo delle IPAB che hanno un valore medio della produzione (sempre calcolato in riferimento agli ultimi tre anni di attività): se è inferiore ai 500.000 euro, gli enti si trasformano in associazioni o fondazioni di diritto privato, nel rispetto delle cosiddette disposizioni statutarie, a differenza di quanto indicato dall'attuale comma 2 del disegno di legge, dove infatti la soglia prevista è di un milione e 500.000 euro.
Con questo emendamento, dunque, noi chiediamo invece la modifica della cifra prevista e quindi chiediamo che la cifra sia inferiore ai 500.000 euro, e non ad un milione e 500.000.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Emendamento rubricato n. 7) presentato da Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al presente verbale) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo emendamento è il secondo di una serie: il precedente aveva 500.000 come importo, questo 750.000 e il prossimo - credo, andando a memoria - un milione. Come emendamenti sono abbastanza facilmente comprensibili, sia come senso che come significato.
Sostanzialmente, proviamo a stimolare ulteriormente un dibattito in Aula dopo il pur lungo dibattito che c'è stato in Commissione consiliare che però derivava anche da una carenza cronica di dati e di informazioni riguardanti le IPAB, la cui colpa è da imputare al sistema delle Province cui era in capo la competenza sulla vigilanza fino a tutto il 2015; mentre dal 2016 è passata in capo alla Regione, che sta cercando in effetti con grandi difficoltà di sopperire alla mancanza di informazioni e di dati che derivavano dalla gestione provinciale, con un ultimo censimento risalente al decennio scorso.
Come ho detto, si è tolta la parte del patrimonio immobiliare come discrimine per la trasformazione in azienda pubblica o in fondazione o associazione privata, devo dire anche con il nostro accordo: non avendo dati sul patrimonio e non comprendendo bene quale fossero i beni disponibili e quelli non disponibili (quindi non avendo dati veramente completi sul tema), ci risultava, infatti, davvero poco comprensibile inserire una soglia distintiva sul patrimonio, che permettesse di prendere una strada oppure un'altra rispetto alla trasformazione delle IPAB.
È quindi rimasto solo il dato del valore medio della produzione e siamo riusciti a spostarlo da uno a tre anni (facendo cioè una media sugli ultimi tre anni di valore medio della produzione), ma riteniamo, come ho detto ormai già due volte, che questa soglia di un milione e mezzo sia francamente troppo alta.
Un milione e mezzo rappresenta sostanzialmente, arrotondando l'introito derivante da 50 anziani assistiti annualmente da un'istituzione pubblica di assistenza e beneficenza che funzioni soprattutto per la terza età; e 50 è la soglia reale di solidità e stabilità di un'azienda.
Forse, quindi, non dovrebbe essere la soglia al di sotto della quale tutte le aziende diventano private, ma dovrebbe essere magari la soglia successiva: bisognerebbe abbassare il limite di due milioni e mezzo a un milione e mezzo e abbassare quello di un milione e mezzo a 750.000 euro come stiamo proponendo con questo emendamento. Perché? Perché diciamo che sopra i 50 assistiti l'azienda sta in piedi da sola, quindi se aggiungiamo il saldo del bilancio positivo, dovrebbero trasformarsi tutte in aziende pubbliche; se invece hanno un saldo di bilancio negativo, si potrebbe lasciare la facoltà e la libertà decisionale all'IPAB stessa.
Quindi, 750 mila euro potrebbe diventare la soglia al di sotto della quale tutte diventano comunque private.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Parto in staffetta con il collega Bono e proseguo da dove il collega ha lasciato.
Con l'emendamento n. 7) andiamo a fare ancora una proposta in merito al comma 2 dell'articolo 4 e, in questo caso, inseriamo 750 mila euro come valore medio della produzione che viene calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività.
Nel precedente emendamento avevamo inserito un valore di 500 mila euro invece con questo emendamento il valore che proponiamo è leggermente maggiore, ed è di 750 mila euro; questo valore rappresenta la metà di quanto previsto dal disegno di legge della Giunta.
Come detto già dal collega, con queste proposte emendative intendiamo dare risposta a un quesito fondamentale, il quesito sulla sostenibilità delle IPAB, con parametri che siano più consoni a determinare un'effettiva solidità dal punto di vista finanziario e della solidità nell'esercizio delle prerogative di questi enti.
Per questo motivo, inseriamo la soglia di 750 mila euro, che non ci pare la più consona, ma lo è di più rispetto a quella proposta dalla Giunta.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
L'emendamento 7) verte, anche questo, sull'articolo 4 del disegno di legge; in questo caso, replichiamo la proposta che abbiamo fatto con l'emendamento 5) e proponiamo un valore secco di 750 mila euro di produzione calcolata con riferimento agli ultimi tre anni di attività, e non consideriamo il saldo negativo negli ultimi tre anni. Facciamo così un'operazione di mediazione, nel caso in cui l'Assessorato non voglia considerare la nostra proposta del saldo e del conto consuntivo, più correttamente, degli enti di beneficenza.
Con questo emendamento proponiamo un valore pari a 750 mila euro, sotto di cui gli enti di beneficenza possono essere trasformati in associazioni o fondazioni di diritto privato.
Quindi proponiamo questo valore, che tra l'altro è la metà di quello indicato dal disegno di legge, perché crediamo sia un valore più consono nel rispetto delle indicazioni della normativa nazionale, il cui intento era quello di mantenere gli enti di beneficenza nella maggior parte dei casi come aziende di diritto pubblico.
Sappiamo che invece il disegno di legge, che andrà in approvazione nei prossimi mesi, trasforma gli enti di beneficenza in fondazioni o associazioni di diritto privato nel 90 per cento dei casi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola al Consigliere Valetti.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Torniamo a impostare un valore di 750 mila euro di produzione media annuale negli ultimi tre anni, ma senza fare riferimento, almeno in questo emendamento, al saldo; riteniamo che con questa soglia si riduca di molto il numero di IPAB che vengono privatizzate, seguendo appunto uno schema che, secondo noi, rappresenta una dimensione ancora accettabile, al di sotto della quale si può mantenere l'istituzione pubblica.
Riteniamo sia difficile per un'azienda privata avere le economie di esercizio in modo da riuscire a sopravvivere a lungo in queste condizioni da ciò si determinerebbe non solo una diminuzione delle IPAB pubbliche, ma anche una diminuzione in senso lato, cioè in tutte le condizioni. Secondo noi, questo rappresenta un impoverimento di questo tipo di servizio, perch le aziende di medio-piccola dimensione hanno una capillarità e una vicinanza alla popolazione che non si riscontra nelle aziende di grandi dimensioni.
Quindi, specialmente nel sociale, è importante questa dimensione locale, questa dimensione di vicinanza alla cittadinanza: 750 mila euro di produzione annuale ne fanno una IPAB di dimensioni medio-piccole.
Ci piace questo concetto: una rete di servizi sociali e di Stato sociale molto distribuita e ramificata, che non vada ad accentrarsi in strutture private; non vediamo di buon occhio questi accentramenti, perch secondo noi, quando si eccede nell'economia di esercizio, si eccede nella dimensione, compromettendo un po' la dimensione a misura d'uomo, e magari scattano altri tipi di dinamiche che, se non sono di profitto esplicito poco ci manca.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Continuiamo con la rosa delle possibili rimodulazioni.
In questo caso, proponiamo di ridurre la soglia relativa al comma 2 dell'articolo 4 della metà, 750 mila euro.
È un'opzione intermedia rispetto a quello che sarà il prossimo emendamento, del valore di un milione che, dal nostro punto di vista, si avvicina un po' troppo alla soglia eccessiva del milione e mezzo, già impostata nel disegno di legge, e potrebbe essere però una soluzione di compromesso accettabile.
Sotto questo profilo, ribadiamo il fatto che, a nostro parere, andrebbe fatta una disamina puntuale delle IPAB e, magari, una definizione differenziata della valutazione delle soglie per le trasformazioni nelle diverse tipologie di enti, pubbliche e private.
Se la legge l'avessimo scritta noi, l'avremmo scritta in un modo diverso, quindi, come valore fondante (come elemento di default, come si usa dire in informatica, o elemento standard) avremmo inserito la trasformazione in una società pubblica, e soltanto quando si fossero riscontrate alcune condizioni legate ai volumi di attività e all'andamento dei bilanci, e legate eventualmente alle modalità di gestione realizzate negli anni, avrebbe potuto essere ritenuta opportuna una trasformazione in gestioni diverse di diritto privato, legate alla tipologia di attività svolte.
Sotto questo profilo, avevamo già detto anche in Commissione che lo ritenevamo un po' un vuoto adempimento di un requisito normativo nazionale anche leggermente in ritardo e, nonostante le 17 sedute di Commissione purtroppo non abbiamo ancora raggiunto l'obiettivo di individuare con chiarezza criteri che garantiscano effettivamente le funzionalità positive delle IPAB.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 7) è un altro emendamento che modifica il comma secondo dell'articolo 4. Parliamo sempre del valore medio della produzione calcolato sugli ultimi tre anni di attività. Mentre con l'emendamento n. 5) chiedevamo che la soglia dovesse essere inferiore a 500 mila euro, qui siamo saliti e chiediamo che il valore medio della produzione sia inferiore ad euro 750 mila. Esattamente la metà della cifra prevista dall'attuale comma secondo, dell'articolo 4, come scritto nel disegno di legge.
Il tutto per ribadire, ancora una volta, che la cifra stabilita di un milione e mezzo è una cifra sicuramente molto elevata, che dà la possibilità alle IPAB di trasformarsi in associazioni o fondazioni di diritto privato, quello che sinceramente vogliamo evitare. Vogliamo evitarlo, perché il nostro obiettivo è quello che queste IPAB rimangano il più possibile pubbliche, anche per una maggiore trasparenza e per una maggiore tutela anche dal punto di vista finanziario. Maggior controllo e tutela anche per il personale che ci lavora.
Ci sono delle IPAB all'interno delle quali il personale che ci lavora è molto preoccupato, ha paura di avere delle ripercussioni lavorative o comunque, di non svolgere più il proprio ruolo o le proprie attività.
Trasformandosi in privato, c'è la possibilità, a discrezione dell'ente di una nuova gestione del personale e anche nuovi protocolli all'interno della struttura. Ecco perché riteniamo che il valore medio della produzione debba essere inferiore a 750 mila euro e non a un milione e 500 mila, una cifra veramente elevata, che tende a privatizzare un maggior numero di istituti pubblici di assistenza e beneficenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Intervengo dopo i colleghi, quindi si è già detto tanto su queste nostre proposte relativamente ai criteri definiti per l'eventuale trasformazione delle IPAB in soggetti di diritto privato, che abbiamo visto essere il centro della nostra attività emendativa. Crediamo sia fondamentale mantenere un assetto pubblico proprio per garantire una funzione di sostegno sociale che rischia di essere un po' annacquata qualora troppe IPAB decidessero di trasformarsi in soggetti privati e associazioni.
Questo emendamento interviene sempre sulle soglie e sui criteri che vengono definiti nel comma secondo dell'articolo 4 e chiediamo una riformulazione in questi termini. Le IPAB, il cui valore medio della produzione, calcolato con riferimento agli ultimi tre anni di attività, è inferiore a euro 750 mila, si trasformano in associazioni o fondazione di diritto privato, nel rispetto delle disposizioni statutarie.
Un importo di 750 mila euro, che è la metà di quello che attualmente viene definito all'interno del testo, è una delle proposte di rimodulazione che abbiamo presentato nel tentativo di addivenire a un valore che sia il più possibile condiviso, cercando di preservare la natura fondamentale delle IPAB e di garantire la loro diffusione sul territorio e, come ricordava il Consigliere Valetti, anche la presenza e la vicinanza ai cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Siamo ancora sulla proposta, che noi riteniamo una delle più importanti nella discussione di questo disegno di legge, di abbassare la soglia al di sotto della quale le IPAB diventano associazioni o fondazioni di diritto privato. Soglia basata sul valore medio della produzione con riferimento agli ultimi tre anni.
Se, per quanto riguardava gli emendamenti precedenti, proponevamo delle somme inferiori al limite di un milione e 500 mila euro, che noi non riteniamo consono, abbinandole a un altro parametro, che è quello del saldo negativo di bilancio, in questo caso riproponiamo i nostri emendamenti senza parlare del saldo negativo di bilancio, ma solo riferendoci a quanto la Giunta ha previsto, quindi il solo valore medio della produzione, ma abbassando consistentemente la soglia.
Proponiamo non un milione e mezzo, come dice il disegno di legge ma, in questo caso, 750 mila euro, quindi la metà. Il tutto per far sì che sia il più esiguo possibile il numero di IPAB che lasciano il mondo del diritto pubblico per andare verso istituzioni di diritto privato.
Abbiamo già evidenziato come il combinato disposto tra questo comma che fissa ad un milione e mezzo la soglia e l'altro comma dell'articolo che prevede dei valori soglia al verificarsi dei quali c'è la scelta tra il pubblico e il privato, contribuisca a far sì che, nell'applicazione reale questo disegno di legge sia veramente una grande apertura ai privati nel mondo delle IPAB, quindi all'ingresso massiccio dei privati e delle cooperative nel mondo delle IPAB.



PRESIDENTE

Interrompiamo l'esame del disegno di legge n. 193 e passiamo alle comunicazioni dell'Assessora Pentenero richieste dalla Consigliera Frediani e dal Consigliere Grimaldi.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Vertenze Savio di Chiusa San Michele e Comital di Volpiano"


PRESIDENTE

L'Assessora Pentenero è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Vertenze Savio di Chiusa San Michele e Comital di Volpiano".
Prego, Assessora.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Grazie, Presidente.
I due tavoli di crisi dell'azienda Comital e dell'azienda Savio si sono aperti entrambi più o meno quattro mesi fa.
La Savio, giusto per dare un inquadramento di quale azienda stiamo parlando, è un'azienda primaria nel settore metalmeccanico, che produce e commercializza componenti per serramenterie. Il 28 marzo scorso, data da cui parte la trattativa che si è conclusa il 5 luglio, in occasione di un incontro presso l'Unione Industriale di Torino, l'azienda ha espresso la volontà di procedere al licenziamento di circa 100 dipendenti operanti presso lo stabilimento sito nel Comune di Chiusa San Michele.
Questa decisione, secondo l'azienda, è conseguente a una crisi che si è verificata nei principali mercati del mondo (Russia, Medio Oriente e Spagna) in cui si sviluppava l'export dei prodotti che la Savio produce.
Inoltre, questo aspetto è stato corroborato, quindi aggravato, dalla seria crisi del settore dell'edilizia e del settore fotovoltaico, con la conseguente riduzione degli incentivi che erano previsti per il settore fotovoltaico.
Oggi la Savio ha acquisito un'importante commessa in Cina, ma la produzione oggetto della stessa sarà effettuata proprio in Cina e, quindi non potrà interessare l'attività dello stabilimento valsusino. È, dunque una partita che si chiude così.
Pare che vi sia anche la necessità, per l'azienda, di disporre di cash flow e che vi siano problemi con le banche per poterlo ottenere.
Il titolare dell'azienda, dottor Aimone (insieme alla responsabile delle Risorse Umane), è la persona con la quale abbiamo trattato in questo periodo di tempo. Gli incontri sono stati plurimi, dall'avvio della fase sindacale alla fase amministrativa. Fino all'ultimo abbiamo cercato di identificare momenti di confronto, sia individuali - cioè unilaterali con l'impresa e poi con le organizzazioni sindacali - che collettivi, ovvero con impresa e organizzazioni sindacali insieme, ma non siamo riusciti a ottenere nessun cambiamento di intenzioni da parte del titolare.
La posizione dell'azienda che si è delineata durante gli incontri è la seguente: i licenziamenti previsti sono 82 nello stabilimento di Chiusa San Michele, su un complessivo di 304 dipendenti, e di due dipendenti a Trieste, su un complessivo di otto. Questo ha comportato che la vertenza fosse seguita su un Tavolo nazionale - poiché trattasi di azienda plurilocalizzata - presso il Ministero del Lavoro.
In un primo tempo, l'azienda aveva proposto solo verbalmente un percorso di licenziamento collettivo, accompagnato da incentivi all'esodo erogati in misura di accompagnamento ed integrazione alla NASpI, e in misura integrativa per quei lavoratori che non si fossero ricollocati nei 24 mesi di erogazione della NASpI.
In seguito, questa posizione non è variata. Nell'incontro al Ministero che si è svolto il 7 giugno, l'azienda si è detta disponibile alla possibilità di valutare l'erogazione dell'incentivo all'esodo in una tempistica ridotta - cioè due rate invece che tre - attuando motivazioni finanziarie critiche che non le consentivano né di aumentare l'importo massimo previsto, né di anticipare in un'unica soluzione l'incentivo stesso.
Credo sia utile segnalare che l'azienda ha prospettato ai lavoratori un'incentivazione rapportata alla condizione lavorativa, con un massimo di 21.000 euro, a decrescere (a seconda di quella che era, appunto, la condizione lavorativa).
Il Ministero ha provato a insistere, così come abbiamo fatto noi nelle sedi regionali, sull'utilizzo del contratto di solidarietà, sia sulla base dell'incentivo, sia sulle modalità di erogazione. Ma da parte del titolare non c'è stato nessun cambiamento di posizione e anche la parte sindacale che ha provato in più occasioni a richiedere l'utilizzo del contratto di solidarietà, non ha ottenuto alcun cambiamento di atteggiamento.
Abbiamo incontrato anche Finpiemonte per prospettare eventuali linee di intervento regionale a sostegno dell'azienda (sia per la ditta Savio, che per la ditta che si occupa del settore energetico e fotovoltaico), con la possibilità di ricollocare le maestranze presenti in Savio all'interno del settore energetico e fotovoltaico, ma le proposte che abbiamo formulato non erano di interesse del titolare, che, quindi, non ha voluto percorrere quella possibile strada degli incentivi previsti da Finpiemonte.
Il sindacato FIOM-CGIL inizialmente ha proposto di fruire di un periodo residuo di ammortizzatori sociali - l'azienda in questo ultimo periodo aveva già utilizzato parte degli ammortizzatori sociali - chiedendo 20 mesi (sino al 2020) di contratto di solidarietà, col conseguente ritiro della procedura di licenziamento collettivo. In seguito, la parte sindacale ha rimodulato la richiesta, scendendo a 12 mesi, con una valutazione della situazione complessiva a posteriori ed eventuali incentivi all'esodo sulla mobilità volontaria.
Nell'incontro citato prima, tenutosi al Ministero in data 7 giugno, il sindacato ha proposto un ulteriore periodo di riduzione della cassa di solidarietà a dieci mesi, a fronte, però, dell'erogazione di incentivi di maggior consistenza uguali per tutti i lavoratori e in un'unica soluzione.
Anche su questo non c'è stata possibilità da parte dell'azienda.
Nella successiva riunione, avvenuta in Regione il 19 giugno, il sindacato ha informato della disponibilità di un gruppo di 30 lavoratori a ridurre volontariamente l'orario di lavoro (si tratta di lavoratori che spesso hanno già un part-time), per cui gli aggiustamenti sarebbero stati tutti da valutare, ma neanche questa soluzione è stata presa in considerazione.
Abbiamo fatto ulteriori tentativi nei successivi incontri con le parti che si sono svolti in Regione (il 23 con il sindacato, il 29 con l'azienda il 3 con l'azienda e il sindacato), ma non è stata presa in considerazione nessun'altra soluzione, se non quella della messa in mobilità degli 86 lavoratori, probabilmente ridotti a 56.
Al Ministero la discussione è proseguita senza soluzione di continuità rispetto a quello che vi ho raccontato e il Ministero non ha potuto fare altro che prendere atto della situazione e redigere un verbale di mancato accordo, concludendo la procedura amministrativa il 5 luglio, cioè 120 giorni dall'avvio del Tavolo stesso. Quindi l'azienda ora ha la possibilità di procedere ai licenziamenti.
Il 9 luglio si è svolta una manifestazione partecipata davanti ai cancelli dello stabilimento, dopo un Consiglio comunale aperto che si era tenuto all'inizio di tutta la vertenza, alla quale la Regione ha sempre garantito la sua presenza, così come in tutti gli incontri che si sono avuti, sia in sede regionale che in sede nazionale.
Il Presidente Chiamparino, come ultima prospettiva, ha dato la disponibilità a incontrare il titolare dell'azienda, per verificare l'esistenza di un'ulteriore estrema soluzione che possa essere presa in considerazione. Allo stato dell'arte, però, la fase amministrativa si è conclusa il 5 luglio, quindi, a oggi, quelli che possiamo mettere in atto sono tutti tentativi (ringrazio, ovviamente, il Presidente per la sua disponibilità).
Certamente il percorso è stato molto sofferto e molto partecipato dalle istituzioni locali e dal territorio, essendo un'impresa che ha una storia un radicamento e un consolidamento. Ma gli elementi che determinano un cambio di inserimento dell'azienda all'interno del mercato del lavoro rispetto alle strategie iniziali che l'azienda ha da sempre manifestato hanno sicuramente inciso in modo significativo su quello che è l'attuale esito amministrativo della vicenda che ha coinvolto la Savio S.p.A.
Procederei, in continuità, con la comunicazione relativa alla Comital di Volpiano, altra vicenda certamente complicata.
La Comital, che ha sede in Volpiano, è un derivato della cessione avvenuta negli anni 2014-2015 della società da parte del gruppo Cuki al gruppo industriale franco-belga AEDI (con la quota maggioritaria della società Balmeti) dell'attività industriale dello stabilimento di Volpiano dedicata alla laminazione dell'alluminio, del marchio e degli impianti e macchinari relativi, mentre l'immobile è rimasto di proprietà della Cuki.
L'azienda ora impiega 170 persone.
Successivamente, la società Lamalu, sempre di proprietà del gruppo AEDI e della società Balmeti, sita anch'essa in Volpiano, ha rilevato le attività di fonderia e laminazione a freddo, svincolando tutte le attività di lavorazione dal gruppo Cuki, che rimane comunque il principale committente di Comital.
A oggi la ditta Comital risulta essere proprietaria solo del marchio e titolare dei rapporti di lavoro con le maestranze, poiché i macchinari sono stati venduti ad una ditta di proprietà del gruppo AEDI. La società Comital e Lamalu, originariamente entrambe di proprietà del gruppo AEDI e della società Balmeti, come vi ho detto in precedenza, sono ora rispettivamente di proprietà della società Balmetti Comital e della società Lamivol, cioè Lamalu.
A seguito del verbale di una riunione sindacale che si è svolta il 19 maggio 2017 presso la ditta Lamalu di Volpiano - ma due ore dopo abbiamo avuto una smentita da parte di Comital - si è appresa la volontà di Comital stessa di procedere alla cessione dell'azienda, motivo per cui sono state avviate interlocuzioni con potenziali e non ben noti acquirenti.
In data 22 maggio 2017, si è svolto un incontro presso il Comune di Volpiano con le organizzazioni sindacali, al quale abbiamo partecipato come Assessorato. Durante tale incontro, sono state esposte le preoccupazioni da parte dei lavoratori per la situazione di incertezza e per le possibili perdite di posti di lavoro. L'Assessorato ha aperto un tavolo di confronto in sede regionale per verificare la situazione. È stato indetto un incontro per il 30 maggio, che è stato rimandato per impossibilità dell'azienda.
Nel corso dell'incontro preliminare con l'azienda, cioè il primo incontro che noi abbiamo effettuato il 31 maggio, sono emerse difficoltà di carattere finanziario e operativo rispetto a un incendio che avrebbe nel frattempo distrutto un macchinario; in seguito a ciò, la volontà di procedere a una profonda riorganizzazione attraverso un processo di ristrutturazione aziendale e, oltre al processo di ristrutturazione, la volontà di procedere - come ho ricordato prima - a verificare se possono esistere potenziali acquirenti su tutta l'azienda. Qualora non si realizzasse una delle seguenti opzioni, il Direttore generale ha concluso che non è da escludere la possibilità di un fallimento.
L'incontro che è seguito tra le parti non ha portato ad alcuna risoluzione e si è congiuntamente deciso di rinviare a un successivo incontro, previsto per la metà di questo mese. Il confronto è anche in attesa di notizie in merito all'evoluzione della trattativa per la cessione dell'azienda. Speriamo che il Direttore generale in quell'occasione ci possa raccontare e ci possa dare qualche elemento positivo rispetto a un potenziale acquirente turco che, nel frattempo, si sarebbe manifestato.
Ieri, come sapete e come avrete appreso dalle agenzie di stampa, è stato attivato uno sciopero, determinato ovviamente dalle preoccupazioni dei lavoratori, ma soprattutto dall'incertezza del quadro e dall'assenza di notizie che, dopo l'avvio del tavolo di crisi, non si sono più manifestate.
Durante l'incontro che avremo nella metà di luglio, mi auguro che ci possa essere qualche elemento confortante, che possa indurci a intravedere un po' di positività nell'ambito di un quadro che si presenta piuttosto eterogeneo e complesso rispetto a tre società, ognuna delle quali ha un ruolo all'interno dello stabilimento stesso (chi le maestranze, chi le macchine, chi i muri).
Auspico che si possa ricostruire un quadro che permetta di riavviare una produzione, anche perché sembrano a oggi esserci numerose consegne che devono essere effettuate. Intanto, però, si presenta anche un segnale di diffidenza da parte dei Paesi che effettuavano commesse presso l'azienda Comital ex Cuki di Volpiano e quindi, da un lato, c'è un rischio in termini di clienti (dunque di ordini) che all'azienda stessa potrebbero nel frattempo venire a mancare e, dall'altro, un quadro d'incertezza che ha le caratteristiche che ho cercato di descrivervi con la relazione di un contesto, anche qui, molto complicato, molto diverso rispetto all'azienda Savio, ma con la caratteristica comune della possibilità di perdita di posti di lavoro relativamente a un'azienda che ha rappresentato e rappresenta un'opportunità di lavoro e d'investimento non indifferente su quel territorio, ma anche su tutto il territorio piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non posso che ringraziare l'Assessora Pentenero, la quale, anche se ha avuto poco preavviso rispetto alla richiesta di comunicazioni, proprio perché la Giunta seguiva da mesi questa vicenda, era ovviamente informata degli ultimi passaggi.
Devo dire la verità. Se avete ascoltato attentamente le parole dell'Assessora, la fotografia è abbastanza inquietante, nel senso che per ogni vertenza di lavoro la Giunta è impegnata a proporre così tante possibilità, e penso alle tante citate: dalle linee di finanziamento di Finpiemonte alle richieste, di fatto, dei sindacati e anche della Giunta stessa per quei 56 lavoratori dei 299 dello stabilimento di Chiusa San Michele che potrebbero perdere il posto di lavoro, di riaprire almeno la discussione, se ho capito bene; dal tema dei contratti di solidarietà fino al tema della cassa integrazione.
Anche lì, se ho colto bene dalle parole dell'Assessora, non solo è andato male l'incontro di una settimana fa al Ministero del Lavoro, ma di fatto tutti questi scenari sono in qualche modo, secondo l'azienda incompatibili con la loro dimensione industriale.
Perché dico che è inquietante? Perché comunque stiamo parlando di un'azienda che apparentemente non ha problemi di sbilancio in quella che è la parte dichiarata, quella pubblica; anzi, addirittura c'è un fatturato che nel 2015 presenta un attivo di più di due milioni e mezzo di euro.
Certo, come ricordavano bene la Consigliera Frediani e la Vicepresidente Ruffino, c'è un tema diverso, ovvero quello dell'esposizione economico finanziaria di altre aziende del gruppo Savio all'estero, dopodiché è emblematico che le perdite all'estero ricadano invece sui lavoratori dello stabilimento di Chiusa San Michele.
Noi avevano chiesto la comunicazione per dire che, appunto, ci sembrava inaccettabile che la vicenda si chiudesse così, tra l'altro dopo mesi di trattative, senza nessuno spiraglio, neanche la possibilità di usare fino all'ultimo almeno gli ammortizzatori sociali per capire se c'erano delle alternative per questi 56 lavoratori.
L'appello è ovviamente rivolto anche al Presidente, perché ci sia un ultimo tentativo, ma che ci sia anche la coscienza; tra l'altro, il Presidente ha detto più volte che in quella valle non si possono continuare solo a perdere posti di lavoro uno sull'altro, stabilimento dopo stabilimento.
Su questo ci sono narrazioni diverse, ma a me pare che le manifestazioni della scorsa settimana, con tutte le istituzioni al fianco di quei lavoratori, dimostrino che questa percezione non è solo nostra.
Questa vicenda dimostra il fatto che ci vuole un salto di qualità nelle relazioni industriali, soprattutto a livello nazionale. Questo tipo di crisi deve essere affrontata con la tempestività giusta, ma anche con quella moral suasion che le istituzioni devono ritornare a mettere in campo sulle responsabilità sociali delle aziende, soprattutto in luoghi come la Val di Susa, dopo anni in cui quei lavoratori e quelle lavoratrici hanno di fatto contribuito alla fortuna di grandi aziende come la Savio stessa.
Per questo motivo, non posso che chiedere al Presidente Chiamparino ancora un ultimo tentativo, come diceva l'Assessora Pentenero, ancora una speranza per tenere aperti almeno il canale sulla cassa integrazione e sulla ricollocazione di parte di questi lavoratori e, comunque, provare ancora a lanciare appelli verso questo imprenditore - però qui siamo in un campo privato - affinché in qualche modo ripensi alle scelte che ha messo in campo, ma soprattutto alle conseguenze che abbiamo sentito rischiano di piombare ancora una volta solo sulle spalle dei lavoratori.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessora per l'illustrazione e per la relazione che ha svolto in Aula.
Partirei dalla situazione della Comital, che - diciamo - rappresenta la novità, per quanto non sia proprio una novità la situazione in generale: la novità è lo sciopero che stanno mettendo in atto i lavoratori. Sappiamo perfettamente che quella è una situazione che da diverso tempo la Regione sta seguendo e che i lavoratori da diverso tempo chiedono delle risposte che al momento non hanno ottenuto.
Possiamo quindi soltanto sollecitare - ma ci sembra di aver già trovato ampia risposta da parte dell'Assessorato - un intervento, che chieda conto a quest'azienda delle sue scelte e che consenta di capire se sia presente un piano industriale ed occupazionale serio, che possa rispondere all'inquietudine dei lavoratori e porre fine alle loro incertezze.
Per quel che riguarda la Savio - tra l'altro, come l'Assessora sa, io ho depositato un question time e quindi ci rivedremo tra poco più di un'ora per ridiscutere dello stesso tema - ho seguito tutta la vicenda trattandosi di un'azienda che si trova a pochi passi da casa mia: un'azienda che conosco da diverso tempo e in cui io stessa ho lavorato come consulente in corsi di formazione, diversi anni fa; si tratta quindi di un'azienda che conosco piuttosto bene.
Ho assistito come uditrice ai tavoli e ho apprezzato anche l'impegno dell'Assessora per cercare una mediazione che purtroppo alla fine non è arrivata. Abbiamo proprio visto la chiusura totale da parte degli interlocutori durante l'ultimo tavolo, che è stato quello tenutosi prima di andare al Ministero, e che ha davvero dimostrato come non ci fosse alcuna volontà di dialogo, che speriamo invece il Presidente Chiamparino riesca a risvegliare attraverso questa sua convocazione.
I giochi, quindi, ora come ora sembrerebbero piuttosto chiusi, per vediamo se con questo intervento del Presidente si riuscirà a trovare innanzitutto una soluzione e ad evitare i licenziamenti. Se questa cosa non dovesse succedere e se quindi si arrivasse all'epilogo più infausto speriamo e crediamo che la Regione saprà mettere in campo tutti i suoi strumenti per cercare di trovare una ricollocazione per queste persone. Non possiamo assolutamente tollerare la perdita di altri posti di lavoro sul territorio.
Da diverso tempo, tra l'altro, chiedo delle comunicazioni in III Commissione: ho mandato anche un sollecito durante l'ultima seduta, che è stato letto dal suo Presidente Gallo. Chiedevo un confronto in Commissione perché ritengo che quello sia il luogo.
Collega Grimaldi, abbia pazienza, però: se vogliamo parlare di un tema grave, diamogli la dovuta attenzione e la dovuta importanza, perché se lei distrae sia il Presidente che l'Assessora, diciamo che il dialogo risulta un po' difficile. E vedo che anche il Presidente di Commissione si è risvegliato e lo ringrazio per l'attenzione.



(Commenti del Consigliere Gallo)



FREDIANI Francesca

Perfetto: era già attentissimo.
Dicevo che credo che la Commissione, anche se lì non ci sono le telecamere a favore e giornalisti che ascoltano, sia comunque il luogo migliore in cui confrontarsi su questo tema. Va benissimo parlarne in Aula quindi, utilizzare tutti gli strumenti e tenere alta l'attenzione portando il tema anche in questa sede, però io chiederei veramente - e torno a sollecitarlo - il confronto in Commissione; non solo per la questione Savio, ma anche per tutta una serie di questioni che riguardano il territorio valsusino.
Ci sono state tantissime crisi aziendali in questi anni. Abbiamo visto però anche dei casi eccellenti su questo territorio: ricorderà l'Assessora Pentenero che siamo stati ospiti nel Comune di Sant'Ambrogio, proprio per incontrare alcune realtà che invece hanno dimostrato che con giusti investimenti si può trovare la giusta risposta alla crisi economica. E quindi credo sia arrivato il momento di capire cosa serva realmente al territorio.
Nel question time che ho presentato e di cui parleremo alle 14.30 chiedevo in particolare se si potesse rivalutare l'utilizzo di alcuni fondi che abbiamo visto destinare negli ultimi anni al territorio valsusino.
L'interlocutore forse più corretto sarebbe l'Assessora De Santis, che per oggi non vedo in Aula. Con lei, tuttavia, vorrei parlare anche di queste misure che hanno interessato il territorio e che hanno avuto esito veramente deludente, a dir poco.
Nella scorsa legislatura il centrodestra era riuscito a ideare per il territorio valsusino soltanto la legge 4/2011, la "Démarche grands chantiers" in salsa valsusina: una legge che ha fallito ampiamente, che non è mai stata finanziata e che non ha portato alcun beneficio. Anche il centrodestra, quindi, ha la sua parte di colpe perché non è riuscito mai a trovare una soluzione alla crisi che investe il territorio della Val Susa.
In questa legislatura cosa abbiamo visto? Abbiamo visto due misure destinate al territorio della Val di Susa, sulla legge 34: una "misura A" che alla fine è andata a finanziare soltanto alcune imprese, per lo più per acquistare delle scorte di magazzino (quindi investimenti, se così possiamo definirli, piuttosto miopi), e una "linea B", che non è stata assolutamente toccata. Per entrambe le misure sono stati stanziati cinque milioni.
Parliamo quindi di dieci milioni destinati ad un territorio per delle misure che non hanno avuto assolutamente un impatto e uno sviluppo positivo.
E poi vorrei ancora ricordare - e mi spiace che non ci sia l'Assessora De Santis - la "famosa" DGR 443, di cui ho chiesto il ritiro qualche tempo fa. Quella DGR stanziava 500.000 euro per le ditte danneggiate dai No TAV.
Si tratta di una misura che a noi risulta assolutamente inutile, nonostante qualche collega della maggioranza (che tutti potrete immaginare) l'avesse accolta con grande entusiasmo, dicendo che quello era ciò che il territorio richiedeva.
APPIANO Andrea (fuori microfono) Non riesco a capire chi.



FREDIANI Francesca

Te lo dico dopo! Dicevo che in realtà si tratta di una misura che non ha portato alcun beneficio al territorio. Io credo - e a questo punto spero - che questi 500.000 euro non siano stati nemmeno assegnati, anche perché nessuna ditta ha potuto dimostrare di essere stata danneggiata dai No TAV.
Per questo motivo, chiedo attraverso la mia interrogazione - che ripeto, verrà discussa nel pomeriggio - di riconsiderare questi fondi (quindi i cinque milioni della "linea B" non intaccati e i 500.000 euro stanziati sulla DGR 443) per valutare un serio piano di ricollocazione dei lavoratori della Savio.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Alcuni numeri sono già stati resi noti e penso sia bene per quest'Aula ripercorrere questi giorni e questi mesi sicuramente difficili.
Intanto, ritengo che agli 82 licenziamenti annunciati ne possano seguire altri - non sono assolutamente tranquilla su questi numeri - e lo posso immaginare dai vari interventi che si sono susseguiti, di cui l'ultimo in Via Bertola - lo ricorderà bene l'Assessore - a fronte di una dichiarazione del dottor Balbo.
Poi devo dire che non ci sono certezze sulle buone uscite, che oscillano tra cifre strane: 17 o 20.000 euro, spalmati su due o tre anni ora si parla di due anni. Io penso che il nostro impegno oggi - il mio sicuramente - debba essere rivolto a tutelare i lavoratori. Molti di questi sono donne in età tra i 40 e i 50 anni, con difficoltà di ricollocazione non indifferenti: soprattutto quando si parla di aziende, società e cooperative esterne, confesso che non mi viene semplice individuarne molte in Valle, e forse anche fuori.
L'obiettivo di tutta questa vicenda è stato quello di prendere del tempo, perché il tempo avrebbe potuto essere utile per ricercare delle soluzioni. Così non è stato e siamo arrivati ai licenziamenti.
Io credo che questa vicenda debba essere emblematica e debba far riflettere la politica in generale.
Sono convinta, come ho già detto e lo ribadisco oggi, che debbano essere messe in campo delle misure, magari anche sperimentali, per cercare di porre fine a questo tracollo della Valle, ma potremmo parlare anche delle Valli di Lanzo o del Canavese.
Personalmente, ho proposto delle misure, anche misure di defiscalizzazione che possano permettere, a chi vuole, di avviare attività imprenditoriali reali. Abbiamo la risorsa del turismo: qui c'è l'Assessora Parigi e possiamo immaginare dei percorsi formativi nuovi e diversi, magari rivolti proprio al turismo. Assessore, pensavo al Forte di Exilles, ad esempio, ma certamente non possiamo immaginare di arrenderci di fronte a questi fatti, che sicuramente sono troppo difficili da accettare.
I lavoratori della Savio ci hanno dato un grande esempio. Mi permetto di dire questo: hanno portato avanti una protesta pacata, hanno cercato di farsi ascoltare e penso di poter dire che la politica li abbia ascoltati.
Hanno vissuto malissimo il licenziamento da parte di un'azienda che in qualche modo fa utili, però di fronte al pagamento di un dazio nei confronti di aziende che all'estero non hanno fatto altrettanto.
La riduzione dell'orario di lavoro è un elemento importante. Anche qui non è stato accolto ma forse neanche preso in considerazione, quindi proposte ne sono arrivate. C'è stata sicuramente la presenza del dottor Balbo, ma posso dire che non siamo riusciti a fare breccia. Quindi, rimane l'amarezza di questi licenziamenti, rimane l'amarezza di contratti di solidarietà che non sono stati accolti e anche di una nuova sconfitta per la nostra Valle.
Un appello potrebbe essere quello di ascoltare di più le imprese, per non arrivare a un ascolto quando si è nella fase terminale della vicenda.
Anch'io confido molto nel colloquio che potrà avere il Presidente Chiamparino con l'impresa, perché è importante che in una situazione del genere ci sia un ascolto.
Tuttavia, la mia richiesta va veramente nei confronti del Presidente e degli Assessori, per mettere in atto misure diverse, che ci possano dare nuove prospettive di occupazione, soprattutto per quella categoria che vedo, e lo ribadisco, maggiormente penalizzata: quella delle lavoratrici.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ruffino.
La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Mi unisco ai ringraziamenti dei colleghi all'Assessore Pentenero per la relazione. Devo dire che gli interventi che mi hanno preceduto hanno già sottolineato a sufficienza, però, l'esito di sicuro non positivo quantomeno del tutto diverso da quello sperato dopo tutti gli interventi che il Governo regionale ha messo in campo.
Vorrei, però, cercare di sottoporre all'Aula un ragionamento che sta a monte di queste comunicazioni, anche se poi si esprime con le dure crisi aziendali di cui oggi stiamo parlando, ed è il problema della crisi del manifatturiero in Piemonte.
Personalmente, comincio a essere un po' stufo di leggere periodicamente sui quotidiani annunci di estremo ottimismo sulla ripresa economica leggere dati fantastici su un aumento di export; guarda caso, mi sento di sottolineare che arrivano dalle banche, in questo caso la Sanpaolo, e non dalle associazioni di categoria e dalle imprese. Sinceramente, quando sono le banche a parlare di economia reale, produttiva e commerciale mi fido fino a un certo punto, soprattutto in questo periodo.
D'altra parte, si tratta sempre di dati per distretto e mai di dati aggregati, che cerchino davvero di dare il polso della situazione, di un incremento occupazionale o meno, dell'ampliamento dell'export, per cui veniamo a sapere che i pasticcini di Asti vendono di più, però nessuno ci dice, in sostanza, quanti lavoratori hanno mantenuto o incrementato la loro occupazione rispetto a questi dati di estremo ottimismo. Peccato che poi arrivano dati aggregati molto più concreti sul fatto che nell'ultimo anno è aumentato del 40 per cento il ricorso alla cassa integrazione! Penso che dovremmo far capire quale sia la situazione oggettiva.
Perché, Presidente Chiamparino, io non la criticherò mai sul fatto che lei cerchi di intervenire al fianco delle rappresentanze dei lavoratori per cercare di ridurre un danno che poi si traduce non in numeri, ma in drammi personali e familiari per tanti piemontesi, quindi fa bene a provare a intervenire, però le vorrei ricordare che nel 1989 lei era Segretario della CGIL.
Da allora, sono passati un po' di anni e i ruoli dovrebbero variare nel tempo. Penso che a un Governo regionale si chieda non di fare da terza gamba, da pilastro, se non addirittura da bastone della vecchiaia dei sindacati che, evidentemente, non ce la fanno più da soli, o hanno smesso di voler farcela da soli. Dall'altra parte, un Governo regionale dovrebbe predisporre quelle condizioni di maggior sviluppo economico che in autonomia portino un incremento occupazionale o, quantomeno, un mantenimento del tasso occupazionale attuale. Questo, però, non lo stiamo vedendo.
Presidente, ricordo bene, in campagna elettorale, gli annunci sulla no tax area, sulle "aree a burocrazia zero", tutta una serie di meravigliose misure spesso dal seducente nome anglosassone, in ogni caso sicuramente molto convincenti nella teoria, ma nella pratica non le abbiamo viste concretizzarsi.
Vorrei ricordare in questa sede il progetto "Open for business", che viene evocato come una sorta di "incantesimo" ogni volta che si parla di manifattura, ogni volta che si parla di economia o di produzione. Ricordo che fu uno dei primi atti di questo sodalizio politico, presentato a Palazzo Civico di Torino a fianco del Sindaco Appendino, ormai oltre un anno fa. Ogni due o tre mesi cerco con una accesso agli atti di capire esattamente in cosa consista in termini concreti questo "Open for business" e ogni due o tre mesi la risposta degli Uffici è sempre la seguente: "Assolutamente nulla, al momento". Dietro la copertina patinata niente perché in gran parte sono misure nazionali, che evidentemente non dipendono neanche dalla Regione Piemonte o dal Comune capoluogo.
La vera questione è: per cercare di invertire questo tasso preoccupante di fallimenti e di delocalizzazione - anche su quello un piccolo accenno lo vorrei fare - si esalta di continuo questa "assenza di muri" e questa "costruzione di ponti", si spaccia per liberalismo una concorrenza sleale che, di fatto, così non è. A me avevano insegnato che liberalismo è una parità di condizioni che premia il merito dell'imprenditore migliore rispetto all'imprenditore meno bravo e, invece, ci ritroviamo ad aver messo i nostri imprenditori a concorrere con gli schiavisti, in Paesi dove le tutele dei lavoratori non esistono e, quindi, il costo del lavoro e della produzione è assolutamente fuori gara rispetto al nostro sistema occidentale! Intanto, smettiamola di tacciare sempre il centrodestra di protezionismo, di statalismo, di illiberalismo, quando si cerca semplicemente di tutelare da una concorrenza palesemente sleale le nostre imprese. Soprattutto, cerchiamo davvero di mantenere le promesse su tutte le misure di defiscalizzazione e di deburocratizzazione che dovrebbero favorire, con uno choc positivo, una ripresa economica. Finché rimarranno solo sulla carta e finché si limiteranno a vendere dei numeri, io penso un po' edulcorati e sicuramente non rappresentativi di una realtà, questi licenziamenti, queste delocalizzazioni e questi fallimenti, purtroppo proseguiranno, con il loro crudo realismo.
Il tempo delle promesse è finito, il tempo degli slogan direi che forse era meglio se non cominciava nemmeno: questo è il momento di mantenere gli impegni sul rilancio economico, perché l'assistenzialismo, la corsa al salvataggio del singolo posto di lavoro che spesso si rivela tardivo e fuori tempo massimo, è inefficace ed è finito.
La responsabilità della politica è ben altra e deve riguardare non singole aziende, ma tutto un tessuto produttivo ed economico, e deve puntare al rilancio, deve puntare a una ripresa produttiva. Al contrario assisteremo, come una sorta di bollettino di guerra, a tutta una serie di chiusure di stabilimenti, di fabbriche e di imprese di aziende, con inevitabili licenziamenti, inevitabile cassa integrazione e inevitabili drammi personali e familiari dei nostri cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrentino.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Pur considerando l'attuale progetto della Torino-Lione un'infrastruttura importante per la Val di Susa, per il Piemonte e per l'Italia tutta, non penso che possa essere il prezzemolo per ogni piatto da cucinare.
Ringrazio l'Assessora Pentenero per l'impegno che ha profuso nella vicenda della Savio. Provo solo a dire che cosa è stata negli ultimi dieci anni questa azienda. La proprietà ha molta stima per il Presidente Chiamparino, quindi mi auguro che l'incontro di domani possa fornire qualche elemento in più rispetto a quello che è stato il lavoro dell'Assessora.
La Savio è stata, ed è, un'azienda modello nel nostro territorio, ha sempre avuto buoni rapporti con il territorio e con le organizzazioni sindacali. Da anni vive una crisi strutturale importante, ma nonostante ci ha cercato di differire, quanto più possibile, la fase di acuta crisi che la vede impegnata in questi giorni.
Negli anni passati - parlo di sette-otto anni fa - abbiamo fatto un tavolo di lavoro congiunto per provare a diversificare l'attività dell'azienda. Era evidente che il mercato delle costruzioni cui è legata l'azienda con una serie di forniture lasciava intravedere che ci sarebbero stati dei momenti di crisi. In effetti, negli ultimi anni, a fronte dello stesso numero di dipendenti, l'azienda Savio ha visto ridurre del 40-60 per cento il proprio fatturato, anche perché ha sempre avuto un ottimo rapporto con il territorio e ha differito sempre in là questa scelta.
Oggi per questa azienda è sicuramente più difficile stare sul mercato.
Noi ci auguriamo che ci sia ancora qualche spiraglio per i lavoratori perché sono lavoratori che hanno una fascia di età che va dai quarant'anni e oltre, quindi sarebbe difficile una loro collocazione sul mercato del lavoro.
Riguardo a qualche affermazione che ho sentito, ringrazio l'Amministrazione regionale a guida centrodestra per l'approvazione della legge n. 4. È un tipo di provvedimento che in Francia utilizzano da decenni e che accompagna le opere infrastrutturali degli amici francesi con interventi a favore dello sviluppo dei Comuni interessati da grandi opere.
Non abbiamo fatto la migliore legge possibile, ma è comunque uno strumento che la Regione e i Comuni possono utilizzare.
Ho visitato aziende danneggiate con interventi da parte di terzi in Val di Susa, aziende impegnate sul cantiere della Torino-Lione, e non rinnego assolutamente nulla. La scelta di destinare delle risorse è un segnale politico e istituzionale importante a favore di imprese che, impegnate nel cantiere di Chiomonte, sono state più volte danneggiate da atti vandalici.
Penso che sia stato giusto che la Giunta regionale di centrodestra abbia approvato la legge n. 4; poteva essere fatta meglio, ma poteva anche non essere fatta, quindi mi auguro, essendo una vicenda molto seria quella che impegna 82 lavoratori, che il lavoro congiunto dell'Assessora e del Presidente Chiamparino possa portare a qualche risultato, almeno a ridurre i numeri o a intravedere nel medio periodo qualche soluzione che possa accompagnare questa crisi aziendale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Parto con una battuta, ma torno immediatamente seria.
La legge n. 4 poteva essere sicuramente migliore, ma se il Consigliere Gariglio non avesse molestato, in termini politici, l'Assessora di allora forse avremmo potuto far meglio. Ricorderete anche voi quanto abbiamo dovuto faticare in Aula per la legge n. 4 perché il Consigliere Gariglio aveva con l'ex Assessora Bonino un feeling particolare, quindi probabilmente qualcosa è sfuggito. Nei rapporti con l'Assessora Bonino devo dire che il Consigliere Gariglio aveva, in qualche modo, uno ius. e mi fermo.
Torno a un passaggio che credo sia importante rispetto a quanto la Consigliera Frediani e poi il Consigliere Ferrentino hanno riportato, con una serie di ritorni al passato e alla Giunta precedente.
Vorrei sottolineare, rispetto al tema della Val di Susa. un altro tema quello della Comital, che sicuramente è un altro passaggio significativo e importante, che porta a riflettere su come molte imprese che hanno mercato e che hanno prospettive future scelgano, a un certo punto, di optare per mercati produttivi diversi rispetto a quelli piemontesi.
Penso di essere la persona più solidale con l'Assessora Pentenero perché so quanto sia difficile governare una delega in cui, teoricamente occorrerebbe gestire la fine delle imprese, mentre, invece, quello che deve essere l'obiettivo che è stato della precedente Giunta, e che credo sia anche di questa, non è la gestione della fase finale di un'impresa, ma trovare soluzioni che portino l'azienda a uscire da una situazione di stallo e di crisi.
La Val di Susa, come ho già avuto modo di rilevare domenica in un contesto convegnistico con il Presidente Chiamparino, ha un'opportunità che noi, fino a oggi, non abbiamo voluto sfruttare, cioè i fondi compensativi.
L'ha accennato prima il Consigliere Ferrentino, il quale ha detto: "Ci stiamo lavorando".
Mi permetto di osservare, in funzione del fatto che seguo con attenzione e non sono disattenta, anche se non ho più una delega gestoria su questo, che non si tratta soltanto di pensare a - senza sminuirli quattro progetti importanti, ma c'è un tema dirimente. Abbiamo decine di milioni di euro, abbiamo lasciato in eredità, credo positiva, a questa Giunta una cabina di regia su Finpiemonte, riconosciuta dai Ministeri competenti; abbiamo seguito questa partita con l'allora rappresentante Foietta, con l'allora Direttore Manto dell'Assessorato e con gli Assessori di competenza affinché con i fondi compensativi si potesse - attraverso dei progetti, come ad esempio Smart Susa Valley, voluta da tutti - pensare a un rilancio e a uno sviluppo economico della Val di Susa. Non è solo ribadisco, senza sminuirlo, un progetto magari del mercato a chilometri zero, ma significa dare l'opportunità a delle imprese di riportare insediamenti produttivi in Val di Susa.
A me sembra che questo progetto ce lo siamo un po' dimenticato! L'Assessora Pentenero, e lo dico con grande stima, non può fare altro che cercare di tamponare una situazione, se dall'altra parte non c'è una prospettiva di investimento economico.
Ritorno a quello che prima la Consigliera Frediani richiamava come responsabilità del centrodestra. Quantomeno, questa operazione abbiamo tentato di farla partire. Ricordo che siamo pieni di siti dismessi produttivi in Val di Susa che, attraverso questi fondi compensativi, se fosse fatto un progetto serio o continuato un progetto serio, potrebbero anche essere utilizzati su questo ambito per riportare attività manifatturiere magari di ultima generazione, e non solo manifattura e metalmeccanica pesante sul territorio ma, anziché continuare a pensare in piccolo, proviamo a immaginare qualcosa in grande su questo territorio.
Mi permetto di sottolineare alla Giunta che rischiamo che questi fondi e il Consigliere Ferrentino lo sa molto bene, prima o poi vengano dispersi in qualche piega del bilancio nazionale, stante che nelle tabelle allegate al bilancio nazionale, a oggi, questi fondi non sono stati nuovamente reinseriti.
Abbiamo la fortuna di avere dei colleghi che seguono con attenzione non sta a me dirlo, perché non fanno parte della mia componente politica il tema delle infrastrutture; mi sembra che sul tema "Val di Susa" ci sia l'attenzione di tutto questo emiciclo: anziché polemizzare, proviamo a lavorare tutti insieme su un serio rilancio manifatturiero.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
Ricordo che alle ore 13, in Sala Viglione, si terrà la conferenza stampa sul bando di formazione per tutori volontari per i minori non accompagnati, a cui parteciperanno la Garante regionale dei minori, Rita Turino, la Presidente del Tribunale per i minori del Piemonte e della Valle d'Aosta, Alessandra Aragno, e il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minori del Piemonte e della Valle d'Aosta, Annamaria Baldelli.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.02)



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