Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.236 del 04/07/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.35 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Ordinamento regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 1639 presentata da Monaco, inerente a "ARP: adozione Statuto, Regolamento e Carta dei servizi"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1639.
La parola al Consigliere Monaco per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Il question time di cui lei ha fatto menzione nel titolo è relativo al discorso introdotto con la legge n. 18 del 26 settembre 2016, di fatto la legge di riforma dell'ARPA, con la quale si prevedeva che entro 90 giorni dalla introduzione, presentazione e approvazione della legge, gli organi istitutivi e dirigenti dell'ARPA formulassero e presentassero tre documenti: Statuto, Regolamento e Carta dei servizi. Successivamente ci sarebbero poi stati i pareri del Comitato di indirizzo per il Regolamento del Comitato regionale di indirizzo e della Commissione consiliare competente per quanto riguarda Statuto e Carta dei servizi e delle attività, per l'approvazione definitiva da parte della Giunta, cosa che sarebbe dovuta avvenire entro i 90 giorni successivi.
Credo che i tempi siano maturi, considerato anche quanto era stato riferito all'epoca (dicembre 2016) dall'Assessore, e cioè che la riforma dell'ente sembrava particolarmente importante e opportuna per consentire un'adeguata azione di efficacia da parte dell'ARPA; ARPA che ha un ruolo strategico importantissimo per quanto ci riguarda e credo che abbia anche un'organizzazione necessariamente snella, capace di essere efficace ed efficiente proprio per la funzione che svolge.
Ci si interroga su quanto è stato fatto da ARPA in ordine a Regolamento, Statuto e Carta dei servizi, come imposto dalla legge, e a che punto è l'iter di questi organismi importanti per la funzionalità dell'ente.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
La nuova legge regionale n. 18/2016 prevede, proprio ai fini dell'attuazione della stessa, l'approvazione da parte della Giunta regionale di una serie di atti fondamentali per il funzionamento dell'agenzia; si tratta, com'è noto, dello Statuto, del Regolamento e della Carta dei servizi e delle attività di ARPA. Rispetto alla passata normativa, la Carta dei servizi è un nuovo documento.
Il procedimento di adozione e di approvazione di tali provvedimenti è pressoché analogo per tutti, in quanto la normativa prevede che gli stessi siano adottati da ARPA entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge e siano approvati dalla Giunta regionale nei successivi 90 giorni - come ha giustamente richiamato il Consigliere Monaco - previo parere del Comitato regionale di indirizzo di ARPA e della Commissione consiliare competente.
L'unica variante rispetto a tale iter è prevista per il Regolamento di organizzazione, per il quale la legge non prevede il parere della Commissione consiliare.
In occasione della seduta del 21 dicembre 2016, il Comitato regionale di indirizzo, nel dare ad ARPA specifiche direttive riguardanti il Regolamento di organizzazione, così come dispone l'articolo 10 della legge n. 18/2016, ha altresì stabilito che il parere di propria competenza sugli atti attuativi sarebbe stato reso solo a seguito dell'approfondimento tecnico-giuridico demandato al proprio Comitato tecnico.
A fine gennaio 2017, gli atti in argomento (presentati secondo i tempi previsti dalla legge da parte del Direttore di ARPA) sono stati trasmessi alla Regione per consentire l'avvio delle procedure di approvazione.
I provvedimenti sono stati inviati quindi dalla Direzione regionale Ambiente, Governo e Tutela del territorio a tutti i componenti del suddetto Comitato tecnico, invitando gli stessi a far pervenire eventuali rilievi alla Direzione e fissando, ai fini dell'istruttoria tecnica di competenza una prima riunione per il 1° marzo 2017.
Il Comitato tecnico ha concluso la disamina degli atti in argomento nel corso di tre sedute, l'ultima delle quali si è tenuta il 12 aprile 2017 formulando sui testi sia osservazioni a carattere generale che puntuali proposte di modifica degli articolati, accompagnate dalle relative motivazioni, che avrebbero dovuto essere sottoposte all'attenzione del Comitato regionale di indirizzo convocato per il giorno 11 maggio 2017.
La seduta in questione tuttavia non ha avuto luogo per mancanza del numero legale; pertanto, il Comitato regionale di indirizzo dovrà essere nuovamente convocato.
Con le note del 23 marzo 2017, lo Statuto e la Carta dei servizi sono stati altresì trasmessi al Presidente del Consiglio regionale affinch fossero assegnati alla competente Commissione consiliare per l'espressione del parere previsto per legge. A oggi, tuttavia, non risulta che il parere in questione sia stato reso.
Si rammenta infine che l'approvazione degli atti attuativi della legge n. 18/2016 soggiace ad un preciso iter giuridico, motivo per cui da parte della Giunta non è possibile procedere all'approvazione dei provvedimenti in questione in assenza dei pareri previsti per legge.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1641 presentata da Ferrentino inerente a "Mantenere il collegamento ferroviario sull'intera tratta Torino Modane senza ricorrere a navette-treno per il tratto Bardonecchia-Modane"

Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1646 presentata da Gallo, inerente a "Riattivazione della linea Torino-Bardonecchia-Modane"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1641.
La parola al Consigliere Ferrentino per l'illustrazione.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Noi vogliamo dare riscontro all'impegno della Giunta e dell'Assessore per cercare di ripristinare su questa linea Torino-Modane un livello di esercizio ferroviario consono alle richieste e anche alle aspettative dei cittadini sia italiani che francesi, perché su quest'area insiste un collegamento che ha importanza dal punto di vista turistico e commerciale ma anche per la residenzialità nelle due aree (francese e italiana).
A seguito di una serie di incontri che abbiamo svolto con i vertici delle Ferrovie, con l'Assessore e con il collega Raffaele Gallo, abbiamo fatto presente la necessità di effettuare un restyling delle stazioni di Oulx e di Bardonecchia; restyling assolutamente necessario per il decoro di un'area che, dal punto di vista turistico, ha un'importanza strategica per il Piemonte, e non solo. In queste due stazioni sono stati quindi investiti quattro milioni di euro.
Inoltre, abbiamo rappresentato l'esigenza di porre fine a questo assolutamente assurdo collegamento su gomma, che oggi con due coppie di pullman assicura il collegamento tra Bardonecchia e Modane, collegamento assolutamente non utile, specialmente nel periodo invernale, quando diventa molto poco utilizzabile.
Con l'Assessorato, con Trenitalia e con le Ferrovie sia italiane che francesi, abbiamo realizzato un viaggio di prova che ha denotato come non vi sia alcun impedimento tecnico per riprendere il collegamento Torino Modane. La proposta che è stata avanzata dalle Ferrovie italiane di ridurre tutto l'impegno e lo sforzo a sostituire le navette su bus con navette ferroviarie non ci trova assolutamente d'accordo, perché anche la navetta ferroviaria comporta un'interruzione di carico che crea grosse penalizzazioni per il traffico degli utenti su questa linea.
Pertanto, chiediamo all'Assessore di capire cosa intende fare la Giunta per chiedere a Rete Ferroviaria Italiana e a Trenitalia, in accordo con la rete ferroviaria francese, di ripristinare con forza un collegamento atteso da tutti, che fino a qualche anno fa era garantiva il collegamento Torino Modane senza interruzione di carico al valico.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ferrentino.
La parola al Consigliere Gallo per l'illustrazione dell'interrogazione a risposta immediata n. 1646.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Intervengo brevemente, perché il percorso sulla linea Torino-Modane che è stato fatto insieme al collega Ferrentino, insieme alla Giunta e alla Regione, è stato illustrato precedentemente dal collega.
Intervengo nell'illustrare questa interrogazione per rafforzare ancora di più il tema centrale attorno a cui ruota anche quella del collega Ferrentino, cioè l'importanza di riattivare non solo il collegamento della linea Torino-Bardonecchia-Modane, a prescindere dalla tipologia di servizio, ma riattivarlo nella continuità del servizio che oggi arriva a Bardonecchia, che deve essere prolungato fino a Modane, con il viaggio di ritorno.
Questo perché - e mi concentro su questo, soprattutto su questo - anche in tema di trasporti il problema della rottura di carico è dirimente sull'appetibilità o meno e sul buon funzionamento o meno di un servizio importante e fondamentale, sul quale la Regione si sta impegnano da parecchi mesi e, insieme a lei, il sottoscritto e il Consigliere Ferrentino, affinché venga ripristinata una linea continua da Torino a Modane e non venga interrotta a Bardonecchia, con una navetta di collegamento con Modane.
Non è un semplice dettaglio individuare una soluzione piuttosto che un'altra: è importante che venga individuata la soluzione della continuità della linea fino a Modane e ritorno.
Mi limito a questo, perché tutto il resto è già stato illustrato precedentemente dal collega Ferrentino. Anche in questo caso chiediamo quali siano le azioni e come intenda attivarsi la Regione per sollecitare Rete Ferroviaria Italiana ad attivare nuovamente e definitivamente questo tipo di servizio.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta congiunta alle due interrogazioni.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
La questione è all'attenzione dell'Assessorato e dell'Agenzia da quando è stata riproposta, in più occasioni, sia in questa sede sia in incontri sul territorio con Sindaci e comunità locali.
Infatti, ci si è mossi in questa direzione: la Regione Piemonte ha promosso il convoglio del 24 marzo scorso, che è stata appunto una prima prova, una prima corsa, sulla Bardonecchia-Modane e - come diceva esattamente lei, Consigliere Ferrentino - ha dimostrato, come già si sapeva, che non c'erano particolari problematiche dal punto di vista tecnologico e di stazionamento.
L'8 giugno scorso, in seguito a ulteriori e parecchie sollecitazioni Trenitalia ha proposto la realizzazione di una navetta giornaliera peraltro molto costosa, che - come è stato detto dai Consiglieri nella loro interrogazione - non risponde assolutamente alle esigenze proposte.
Infatti, questa corsa sarebbe effettuata con materiale sovradimensionato, non migliorerebbe in modo significativo i tempi di viaggio sulla tratta Torino-Modane, a causa della rottura di carico, e non permetterebbe di avere coincidenze con i treni francesi a Modane.
Per questo, dopo la nota di Trenitalia dell'8 giugno, il 18 giugno scorso AMP ha richiesto ulteriormente a Trenitalia di rimodulare la proposta, prevedendo alcune estensioni del servizio Torino-Bardonecchia fino a Modane.
Trenitalia ha risposto facendo presente che ci sono delle problematiche che devono essere affrontate. In particolare, cita questi aspetti: "Sono comunque, necessarie ulteriori verifiche con RFI, in particolare relative allo stazionamento dei treni nella stazione di Modane". Quindi è una questione di stazionamento, non una questione tecnologica. "Occorre, poi utilizzare per i servizi Torino-Bardonecchia-Modane, con posizioni e con di vetture di media distanza in sostituzione degli attuali Vivalto".
Attualmente vengono usati i Vivalto, che non hanno l'abilità fino a Modane.
"Occorre, poi, verificare e risolvere eventuali criticità relative alle tariffe e alla vendita dei biglietti".
Sono risposte che considero ancora particolarmente evasive, quindi mi farò carico di un'ulteriore sollecitazione anche piuttosto energica nei confronti di Trenitalia, che in quella risposta diceva di essere, in ogni caso, disponibile a partire con questo nuovo servizio in estensione non prima di settembre.
Verificheremo ulteriormente questi aspetti anche prendendo per buone le problematiche di natura organizzativa e tecnica che sono state proposte per riuscire - se possibile - ad anticipare questa messa in servizio che probabilmente - almeno inizialmente - potrebbe anche non essere di sette giorni su sette, partendo cioè sui giorni festivi e, poi, allargandosi man mano a più giorni della settimana.


Argomento: Spesa socio - assistenziale - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1649 presentata da Andrissi inerente a "Cittadini percettori di assegno di accompagnamento ai sensi della Sentenza della Corte Costituzionale n. 4 del 15/3/2013"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1649.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
L'indennità di accompagnamento è una prestazione economica erogata a domanda, in favore dei soggetti mutilati o invalidi totali per i quali è stata accertata l'impossibilità di deambulare senza l'aiuto permanente di un accompagnatore oppure l'incapacità di compiere gli atti quotidiani della vita.
Quindi, stiamo parlando di invalidi completi fisici o psichici.
Al fine di ottenere l'indennità di accompagnamento, sono necessari i seguenti requisiti: l'invalidità, l'impossibilità di deambulare, ma - oltre a ciò - la cittadinanza italiana e per i cittadini stranieri comunitari è richiesta la semplice iscrizione all'anagrafe del Comune di residenza.
Contestualmente, però, è richiesta anche la residenza stabile ed abituale sul territorio nazionale.
Per i cittadini stranieri extracomunitari, invece, è richiesto il permesso di soggiorno di almeno un anno, di cui all'articolo 41 del Testo Unico sull'immigrazione.
Rilevato tutto ciò, segnalo all'Assessore alla sanità (segnalo anche nella domanda) che c'è stato comunicato come, in vari distretti, numerosi assegni di accompagnamento vengano giustamente conferiti a persone straniere, ma vogliamo capire qual è il numero di questi assegni di accompagnamento e se effettivamente i requisiti vengono rispettati in toto.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessora all'immigrazione

Grazie, Presidente.
Rispondo io, facendomi carico di una questione che può essere considerata trasversale.
In relazione al suo quesito, le comunichiamo di poter disporre di soli dati, relativi alle indennità di accompagnamento, aggregati complessivamente, anche perché la richiesta ci è giunta soltanto ieri.
Possiamo dirle che la spesa nazionale, nel 2016, per le indennità di accompagnamento ammonta a circa 13 miliardi e 542 milioni di euro, con una variazione soltanto dello 0,2 per cento rispetto al 2015. Questo è il dato nazionale INPS.
I titolari di pensioni di accompagnamento a livello nazionale sono al 31/12/2016, circa un milione e 700 mila; se vuole il dettaglio sono 1.775.431.
Siamo in attesa di acquisire, grazie all'INPS, i dati disaggregati relativamente alla nostra regione, pur segnalando da subito che nel nostro Paese la popolazione degli attuali pensionati stranieri, in considerazione dell'esiguità dei soggetti che attualmente risultano percettori di pensione, incide per 192 milioni di euro con poco più di 20 mila pensionati; questo è il dato nazionale.
Tra l'altro, le stime evidenziano, ed è notizia di oggi (il Presidente Tito Boeri ha presentato la relazione INPS), che il valore economico dei versamenti contributivi effettuati dai lavoratori stranieri che attualmente risultano occupati, o che lo sono stati, in Italia sia maggiore del valore delle rendite future che saranno loro riconosciute. Quindi c'è questa variazione in positivo.
Appena avremmo i dati dall'INPS, li trasmetteremo al Consigliere Andrissi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Cerutti.


Argomento: Trasporti su gomma

Interrogazione a risposta immediata n. 1643 presentata da Accossato inerente a "Inefficienze nella modalità di sottoscrizione dell'abbonamento mensile alla tangenziale di Torino attraverso ATIVA S.p.A."


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1643.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Il tema che pongo all'attenzione dell'Assessore è sicuramente piccolo e modesto rispetto a una serie di altre questioni e anche disservizi che riguardano la tangenziale e il rapporto con ATIVA; uno per tutti, quello del pedaggiamento di cui molte volte si è occupato questo Consiglio.
Tuttavia, la questione nello specifico è quella delle modalità di sottoscrizione dell'abbonamento mensile per i pendolari, ancorché - ripeto pur essendo piccola come questione, stia comportando una serie di disservizi e, soprattutto, di complicazioni per gli utenti e proprio per gli utenti più fedeli della tangenziale stessa.
Ricordiamo, da un lato, l'iniquità del pedaggiamento sul sistema tangenziale di Torino con alcuni cittadini utenti penalizzati rispetto ad altri: alcuni che si vedono frapporre una barriera al loro accesso alla tangenziale e ad altri no; forse anche come minima compensazione rispetto a questa situazione, è possibile per gli utenti abituali di sottoscrivere un abbonamento mensile, che dal 1° gennaio è pari a circa 28-30 euro.
Detto questo, che è sicuramente una cosa favorevole, segnalo per questa situazione per cui questo abbonamento può essere stipulato soltanto al Punto Blu ATIVA di Settimo Torinese, alla Barriera di Settimo, con un orario dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 16, festivi esclusi, soltanto dal diretto interessato o anche da un delegato con delega scritta.
Nell'epoca del commercio online, nell'epoca in cui anche il rapporto con la Pubblica Amministrazione è fortemente mediato attraverso sistemi telematici, nell'epoca in cui è possibile comprare tutto online, ma anche aziende pubbliche - penso a GTT - consentono di rinnovare o fare l'abbonamento in modo telematico; ebbene, per il sistema autostradale questo è sconosciuto. Peraltro, viene fornito un servizio con un orario sicuramente non agevole per i lavoratori, che presumo siano la stragrande maggioranza di quei pendolari che usufruiscono dell'abbonamento mensile.
Ancora, l'ultima questione del disservizio è che se il soggetto interessato pensa di utilizzare la pausa pranzo per non perdere mezza giornata di lavoro, si reca allo sportello e si accorge che il personale in servizio è in numero ridotto, perché giustamente fanno la pausa pranzo, e quindi trova delle code interminabili.
La richiesta all'Assessore è quella di farsi portavoce delle istanze dei cittadini rispetto alla società ATIVA, perché anche nelle more della proroga della concessione, che forse potranno prevedere anche una vera e propria imposizione in questo senso, venga sollecitata a mettere a disposizione degli utenti una gestione più efficiente e snella di questo servizio, gestione che sia a favore del cittadino e non penalizzante.



PRESIDENTE

Grazie, collega Accossato.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Grazie, Consigliera, per la segnalazione, perché credo sia un tema assolutamente importante.
Intanto, ovviamente, non è nostra competenza e io mi rivolger direttamente al concedente, cioè al Ministero dei Trasporti, affinch solleciti questi interventi che lei appunto evidenzia.
Farò un passo anche nei confronti della Città metropolitana, che è comunque un socio importante di ATIVA e, in ogni caso, stiamo lavorando con il Ministero ai Trasporti e alle Infrastrutture, perché il Ministero stesso sta preparando il bando di gara per la nuova concessione di ATIVA stessa.
Anche su questo aspetto, al di là delle questioni meramente di orario che sono ovviamente importanti, ma, come lei ha giustamente sottolineato, è assolutamente necessario affrontare il tema più in generale del pedaggiamento e delle modalità di organizzazione del pedaggiamento stesso a proposito del tema degli abbonamenti e ancor più a proposito del tema della localizzazione e/o necessità di ridefinizione delle postazioni dei caselli stessi.
Su questo si sta ovviamente lavorando e quanto prima riferirò magari in Commissione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 1642 presentata da Valle, inerente a "Interventi di prevenzione dei rischi alluvionali nel bacino del Torrente Chisola"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1642.
La parola al Consigliere Valle per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Penso non sia necessario ricordare la particolare fragilità dal punto di vista idrogeologico del nostro territorio, né quanto è capitato con gli eventi alluvionali l'autunno scorso.
L'interrogazione, però, parte da questi aspetti, per richiedere informazioni in dettaglio, in particolare per un'opera, la cassa di espansione controllata, che è da realizzarsi alla confluenza del Torrente Chisola con il Rio Torto, tra i Comuni di Volvera e None, la cui progettazione esecutiva è stata ultimata nel 2004 ed è tuttora inserita tra le priorità del programma triennale 2016-2018 dell'AIPO. È su questa che chiediamo delle informazioni in merito ai progetti e ai programmi di realizzazione o alle previsioni dell'Autorità.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valle.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore alla difesa del suolo

Grazie, Presidente.
Darò poi una risposta scritta più esauriente di quanto io possa darle una risposta nei pochi minuti che ho a disposizione.
Ricordo, semplicemente, che sulla questione ci sono parecchi studi che risalgono anche a tempi piuttosto lontani; nell'aprile 2017 AIPO (la risposta che le fornirò è stata scritta a quattro mani da AIPO e da Difesa del Suolo) è stato richiesto un aggiornamento degli studi mediante l'analisi di ulteriori scenari anche in relazione agli effetti dell'evento alluvionale del 21 e 25 novembre 2016, evento molto importante.
Nello stesso aprile 2016, inoltre, su istanza di varie Amministrazioni comunali, è stato istituito un tavolo tecnico, assieme al Settore Difesa del Suolo e AIPO. Nella seduta del tavolo tecnico del 6 giugno scorso si sono condivise alcune risultanze delle valutazioni condotte a seguito degli aggiornamenti dello studio di cui dicevo.
In particolare, si sono sottolineati alcuni interventi assolutamente urgenti: la chiusura dei fornici lungo il rilevato autostradale Torino Pinerolo, l'arginatura a protezione del tratto in curva dell'autostrada, la realizzazione di strutture di contenimenti dei livello sia in sponda destra che in sponda sinistra, a protezione dell'abitato di Volvera.
Questi interventi dovranno essere inclusi nel capitolato di gara sempre riferito alla gara di bando che si sta avviando per la nuova concessione ATIVA più A21.
Il Settore Difesa del Suolo sta altresì lavorando per la ridefinizione dell'assetto di progetto dell'intero corso d'acqua, nel tratto compreso tra Cumiana e Moncalieri, al fine di individuare una nuova delimitazione delle fasce fluviali (limiti B di progetto) e quindi di andare a una rivisitazione del PAI.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione a risposta immediata n. 1645 presentata da Ruffino, inerente a "Riconoscimento di museo a cielo aperto del Comune di Torre Canavese" (risposta scritta)


PRESIDENTE

All'interrogazione a risposta immediata n. 1645, presentata dalla sottoscritta, viene fornita risposta scritta.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interrogazione a risposta immediata n. 1647 presentata da Mighetti inerente a "Cessione della partecipazione azionaria di proprietà di Finpiemonte Partecipazioni S.p.A. in Terme di Acqui S.p.A."


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1647.
La parola al Consigliere per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Molto semplicemente. La procedura di alienazione delle Terme di Acqui S.p.A. da parte di Finpiemonte Partecipazioni si doveva concludere il 30 giugno.
Il 30 giugno era la data di scadenza per la corresponsione dell'ultima trance relativa al pagamento delle quote azionarie che sono state alienate con il bando dello scorso anno.
Proprio per questo motivo, visto che rispetto alla procedura di alienazione è passato un anno esatto, chiediamo se questa data è stata rispettata, quindi se la procedura di alienazione e di privatizzazione delle Terme di Acqui, che in questo caso rimarrebbero con un socio privato e con il Comune di Acqui come socio pubblico minoritario, sia terminata come dalle aspettative degli accordi stipulati a giugno 2016.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Impresto la voce all'Assessora De Santis per dire al Consigliere Mighetti che sono stati regolarmente versati euro 4.750.000 a saldo della transazione per la vendita delle azioni di Terme di Acqui.



PRESIDENTE

Assessore, mi scusi, dobbiamo fermarci un attimo. C'è brusìo e mi rendo conto che anche il Consigliere Mighetti non riesce a sentire la riposta.
Abbiate pazienza, uscite dall'aula se dovete interloquire.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Pensavo che il brusio fosse legato alla buona notizia che la Regione ha incassato 4.750.000 euro a saldo della transazione per la vendita delle azioni delle Terme di Acqui; il bonifico, che farò avere in allegato, reca la valuta 28 giugno 2017.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1644 presentata da Porchietto inerente a "Licenziamenti a sorpresa in CEIP"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1644.
La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione a risposta immediata pare atto dovuto rispetto a quanto è accaduto negli ultimi mesi, soprattutto rispetto alle esternazioni sia della Giunta che dei vertice di CEIP rispetto a una fase di rilancio di ristrutturazione e di riorganizzazione della società.
Devo dire che ha colpito particolarmente l'articolo di qualche giorno fa, di venerdì 30 giugno, rispetto al licenziamento di tre dirigenti. Mi permetto di sottolineare non solo perché donne, ma perché, in realtà, sia l'Assessora De Santis sia il Presidente di CEIP nei mesi scorsi, nel momento in cui si è parlato del rilancio dell'attività e della vitalità del CEIP, avevano più volte sottolineato percorsi di rivitalizzazione, ma mai si era parlato di tagli sul personale.
La cosa che preoccupa particolarmente è che si immagini, a questo punto, che la riorganizzazione e il rilancio di CEIP possa passare soltanto da una riduzione drastica di risorse. Credo che il CEIP.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliera, è veramente impossibile procedere. Abbiate pazienza, accomodatevi ai banchi oppure uscite dall'aula.



PORCHIETTO Claudia

Stavo sottolineando come la preoccupazione è che questa riorganizzazione e ristrutturazione di CEIP passi soltanto da un taglio drastico del personale.
Chiediamo alla Giunta, in questo caso all'Assessore Valmaggia, che ci dica se il coinvolgimento di tre professionalità del CEIP non si potesse fare come all'interno del progetto di rilancio, soprattutto in considerazione del fatto che, se questo piano dovesse essere soltanto una riduzione di costi attraverso i tagli del personale, credo che i risultati che tutti quanti noi ci aspettiamo dal CEIP stenterebbero ad arrivare.
Stante che siamo sempre in un ragionamento di riordino delle partecipate, crediamo che sia importante condividere con la Giunta questo percorso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente Non me ne voglia la Consigliera Porchietto, io leggerò, quindi magari non riuscirò a essere puntuale o preciso anche rispetto ai quesiti che ha posto in questo momento.
La nuova fase di riorganizzazione del CEIP Piemonte è iniziata a febbraio 2017 e ha coinvolto l'intero personale della società attraverso interviste individuali e focus group per evidenziare e descrivere in modo oggettivo i processi, i ruoli e le responsabilità e le competenze chiave presenti, nonché le criticità.
La nuova organizzazione mira a realizzare gli obiettivi definiti e comunicati dei soci, creare una sempre maggiore sinergia progettuale fra le attività di attrazione investimenti e promozione; ottimizzare l'utilizzo delle risorse per competenze; posizionare il CEIP Piemonte come soggetto strategico per il territorio e per i soci; favorire la comunicazione interna ed esterna; creare un'organizzazione snella, trasparente e coerente che metta in primo piano processi e competenze.
Questa nuova struttura proposta si articola secondo un modello a matrice, che mira a rendere l'organizzazione più efficiente e funzionale al raggiungimento degli obiettivi, valorizzando le competenze presenti per ottimizzare l'utilizzo delle risorse sui progetti nel rispetto dei budget e tempi assegnati.
L'appiattimento della struttura organizzativa e la creazione di linee di servizio per i settori non necessitano di alcune funzioni prima esistenti, in quanto lo sviluppo del business è già di competenza dei vari settori. L'attività di staffing di una parte del personale operativo fornisce ai settori l'ottimale saturazione delle risorse per eliminarne le inefficienze. Il processo definitivo garantisce il presidio delle competenze in ciascun settore, favorendo, al contempo, la distribuzione efficace di risorse e costi, anche ai fini rendicontativi. Centralizzando anche l'Attrazione Investimenti e il Marketing Strategico, i Coordinatori di Settore hanno i supporti necessari per sviluppare opportunità e attività, diventando i diretti punti di riferimento per aziende e soci.
Inoltre, il piano industriale richiesto dai soci e approvato dal CdA il 29 novembre 2016, recepisce l'indicazione di un'ulteriore contrazione del valore delle quote consortili complessive per gli anni 2018 e 2019 del 60 per cento rispetto al 2017, con conseguente riduzione dei costi, ivi compresi i costi del personale.
A titolo informativo, comunico che a fine giugno 2017, l'organico del CEIP contava 53 dipendenti (47 donne e sei uomini), di cui due dirigenti 11 quadri e 40 impiegati, e che il trend di contrazione dei costi e personale si riscontra già da diversi anni.
Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1634 presentata da Grimaldi inerente a "Taglio di posti e ore di lavoro alla Reale Mutua di Torino"

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1635 presentata da Frediani inerente a "Vodafone. Quali azioni a fronte dei 19 trasferimenti decisi da Ivrea a Milano"


PRESIDENTE

Le interrogazioni a risposta immediata n. 1634 e n. 1635 erano state già annunciate nella seduta del 27/06/2017; in quell'occasione era stato deciso che sarebbe stata data loro una risposta nella seduta odierna.
Pertanto, procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1634, presentata dal Consigliere Grimaldi, che la illustra.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Ovviamente, ringrazio in anticipo anche la Giunta e rinnovo le nostre sentite condoglianze all'Assessora Pentenero, che non potrà essere qui con noi oggi per rispondere.
Avevo fatto cenno alla vicenda che ha coinvolto la Reale Mutua già nella scorsa seduta.
Come sapete, 40 lavoratori e lavoratrici che si occupano di pulizie, di portierato e di manutenzione per la sede della Reale Mutua di Torino, hanno tenuto non solo un presidio davanti ad una delle più importanti società assicurative italiane, in Via Corte d'Appello, ma hanno bloccato le attività per settimane. L'azienda che ha vinto l'appalto ha comunicato che avrebbe lasciato a casa 21 lavoratori e che avrebbe ridotto le ore ad altri 66 del 40 per cento e del 20 per cento per la vigilanza.
Da un lato, questo taglio sembrava generato dalla modifica del capitolato da parte della stessa Reale Mutua, che ha ridotto il numero dei dipendenti; dall'altro lato, il ribasso di gara non era così pesante come quello che l'azienda aveva paventato.
Tra l'altro, l'incongruenza di questa vicenda è che, a differenza delle vicende che abbiamo seguito come Consiglio (pensate alla vicenda delle ASL o quella dello stesso Palazzo Lascaris), in questo caso Reale Mutua ha aumentato gli spazi per queste attività. Inoltre, non si può dire che Reale Mutua abbia grandi problemi economici, visto che i fatturati degli ultimi anni non sono solo in positivo, ma hanno aumentato considerevolmente le risorse del gruppo.
È giunta la scorsa settimana una presa di posizione anche di Reale Mutua: la società, pur non volendo intervenire in maniera impropria con le società vincitrici, ha ricevuto una delegazione sindacale e si è impegnata a favorire un avvicinamento delle posizioni.
Noi, quindi, che cosa chiedevamo? Ovviamente, se confermate, queste già sono buone notizie (mi riferisco al fatto che l'azienda voglia trovare un incontro). Però è chiaro che, come hanno posto le organizzazioni sindacali questa è una delle tante vicende in cui anche i nostri regolamenti di appalto non sconfinano nella parte del privato.
Emerge, quindi, una responsabilità sociale dell'azienda. Ricordo che la gran parte di questi lavoratori tengono aperti i servizi di quella azienda da tanti anni; in più, sono lavoratori che non guadagnano tantissimo (parliamo, quindi, di stipendi già molto ridotti). Dunque, questa ulteriore riduzione del 20 per cento o del 40 per cento dello stipendio aggraverebbe la loro situazione; o, addirittura, visto che questa clausole sociali non sono così chiare in questo capitolato, si intravede il licenziamento per 21 soggetti.
Noi chiedevamo, intanto, che la Giunta, con la sua attività di moral suasion, riaprisse la discussione con Reale Mutua; dall'altra, credo che ci siano tanti esempi di protocolli di intesa fra le grandi aziende e il pubblico per far sì che le stesse regole degli appalti pubblici vengano applicate anche nel privato.
Noi chiediamo semplicemente l'applicazione delle clausole sociali e la possibilità di avere contratti collettivi nazionali siglati dalle più rappresentative organizzazioni sindacali; soprattutto, che questi appalti multiservizio (perché in realtà stiamo parlando di più mansioni diverse) vengano integrati dentro i contratti collettivi nazionali che prevedano appunto, le clausole sociali.
Spero che la Giunta nelle prossime settimane potrà interloquire sia con Reale Mutua che con le organizzazioni sindacali affinché questi 21 lavoratori non perdano il posto di lavoro e che la spirale del lavoro povero venga fermata, perché se anche il privato inizia a fare così sulla parte dei subappalti e degli appalti, rischiamo veramente che il lavoro povero prenda, in tutte le sue forme, il lato più duro, quello, cioè, di persone impoverite che, di fatto, non hanno più neanche la possibilità di arrivare a fine mese.



PRESIDENTE

Risponde il Vicepresidente Reschigna; prego.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Molte volte noi rispondiamo in nome e per conto di Assessori che, per impegni, risultano assenti. Ma è chiaro che le risposte che forniamo al Consiglio regionale sono state preventivamente lette ed approvate dagli Assessori competenti. Questo, per le ragioni che credo siano note al Consiglio, non è stato possibile per l'interrogazione in oggetto.
L'impegno della Giunta e dell'Assessora Pentenero è quello di far avere nei prossimi giorni, alle interrogazioni a risposta immediata che coinvolgono le deleghe che le sono state affidate, una risposta scritta ai Consiglieri regionali che le hanno proposte.
L'illustrazione da parte dei Consiglieri è uno strumento attraverso il quale recepiamo questa sollecitazione.
Ripeto che nei prossimi giorni i Consiglieri che hanno presentato le interrogazioni di cui sopra riceveranno risposta scritta.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Questa risposta vale anche per l'interrogazione a risposta immediata n.
1635, presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Vodafone. Quali azioni a fronte dei 19 trasferimenti decisi da Ivrea a Milano".
Collega Frediani, ha piacere di illustrarla o lo farà la prossima volta, quando l'Assessora Pentenero sarà in Aula?



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Si era pensato di avere oggi le suddette risposte, ma è evidente che l'Assessora non ha potuto predisporle, né tantomeno essere presente in aula.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Intanto mi spiace apprenderlo adesso, nel senso che speravo almeno in una risposta scritta, premettendo, ovviamente, la massima comprensione per la questione personale che ha colpito l'Assessora. Ci mancherebbe altro.
Più che altro, martedì prossimo siamo già oltre il tempo massimo per i lavoratori. Ciò che conta non è tanto una risposta alla sottoscritta quanto una risposta ai lavoratori.
Vorrei capire se nel frattempo ci sarà anche un contatto con l'azienda da parte dell'Assessora o chi per lei (perché, ovviamente, non so che tempi di rientro avrà la stessa), perché al di là della risposta in Aula, che certamente è importante ma non è quella che conta, auspichiamo un impegno da parte della Regione ad intervenire in qualche modo.
Questa mattina, alle ore 9, abbiamo ricevuto i lavoratori che erano in presidio, che sono stati accolti e ascoltati dal Presidente Laus, dalla sottoscritta e dal Consigliere Grimaldi.
Penso che ormai conosciamo la vicenda, anche perché ieri c'è stato un presidio in Piazza Castello, dove i lavoratori hanno avuto modo di raccontare la loro storia, che è nata nel 2007 (quindi non da pochi giorni). In questi giorni ovviamente si è raggiunto il culmine, nel senso che si è arrivati al dunque perché, dopo una serie di sentenze che hanno condannato l'azienda Vodafone, siamo arrivati al punto in cui fra pochi giorni alcuni lavoratori precisamente individuati - e sono esattamente i lavoratori che hanno vinto la causa relativa alla cessione del ramo d'azienda e, quindi, di questi lavoratori a Comdata - e ad altri dipendenti che invece sono stati dichiarati inadatti a svolgere alcune mansioni sulla sede di Ivrea verranno trasferiti a Milano.
Ieri, tra l'altro, ho letto un'Ansa emessa dall'azienda Vodafone, che assicura che si andrà a garantire un servizio di navetta. Tra l'altro, un servizio di navetta per un'azienda come la Vodafone, che dovrebbe essere campionessa nell'utilizzo dei servizi telematici per consentire anche il lavoro in remoto, fa un po' ridere: la Vodafone che garantisce un servizio di navetta per spostare i lavoratori.
Ora, io voglio sperare che l'azienda sia pienamente consapevole che il problema non è solo il trasporto. È un problema anche quello, perch comunque il trasporto incide pesantemente sui costi e quindi sulle tasche dei lavoratori. Ma il trasferimento è un qualcosa che incide pesantemente sui tempi di vita. Quello che abbiamo ascoltato dai lavoratori, quindi, è un grande disagio dovuto soprattutto al fatto che le loro vite verranno stravolte. Si parla principalmente di donne - ci sono anche degli uomini ovviamente - con figli o magari con genitori anziani da assistere. Io non dico quindi che l'azienda potrebbe evitare certe esternazioni, ma perlomeno dovrebbe prendere atto che il disagio non deriva dal fatto di avere una navetta a disposizione o meno.
Detto ciò, auspico che in questi giorni che separano la giornata odierna dal trasferimento effettivo ci sia un contatto da parte della Regione e spero anche che ne vengano resi noti gli esiti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Il Vicepresidente è stato chiaro rispetto alle risposte, quindi proseguiamo con la successiva interrogazione.


Argomento: Contratti ed appalti - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1648 presentata da Bono, inerente a "Aziende Ospedaliera universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino - Affidamento di una consulenza informale alla ditta Hospital Engineering srl"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1648.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Proseguiamo nelle nostre interrogazioni, che mirano a sollevare un tema importante, ovvero quello degli affidamenti diretti o tramite bandi delle nostre Aziende sanitarie e ospedaliere. In questo caso, dopo esserci occupati lungamente dell'ASL TO3 e anche di altre ASL della Regione Piemonte (in particolare della provincia di Torino), vorremmo interrogare la Giunta in merito ad un affidamento di una consulenza avvenuta presso l'Azienda ospedaliera universitaria "Citta della Salute".
Si tratta di un affidamento particolare, perché è un affidamento che in realtà non è un affidamento.
Non so se l'Assessore Saitta abbia avuto modo di leggere la delibera n.
325 del 2017 dell'AOU "Città della Salute", in cui il Direttore generale prende atto di una transazione intervenuta con la società Hospital Engineering srl e dei provvedimenti conseguenti che seguivano ad un contenzioso legale avvenuto tra l'Azienda ospedaliera universitaria e la ditta citata per il pagamento di una fattura per una prestazione che in realtà non era mai stata affidata.
C'era stato, cioè, un sondaggio informale dell'Azienda per poter espletare un'analisi completa dello stato dell'arte e della situazione della sterilizzazione della strumentazione chirurgica dell'azienda; e questa ditta citata, l'Hospital Engineering, ha effettuato lo studio senza un reale affidamento con incarico scritto. In un primo momento l'azienda ha tentato di opporsi all'ingiunzione di pagamento operata dall'Hospital Engineering e poi davanti al giudice ha ovviamente dovuto soccombere. Si è giunti però a un accordo transativo che ha circa dimezzato la cifra richiesta di 47.000 euro: infatti, si è arrivati con l'accordo a 25.000 euro.
Mi si permetta, quindi, una battuta: non so se può essere una nuova modalità di espletamento di gare o di affidamento lavori all'interno delle aziende quella di sondare informalmente e poi andare davanti al giudice a seguito dell'ingiunzione di pagamento.
Ovviamente è una battuta, però questa potrebbe essere un'idea, in quanto si ottiene un 50 per cento di sconto! A parte la facile ironia, riteniamo che si debba procedere come da Codice degli appalti e che si debba quindi fare una gara: se siamo sotto il livello minimo dello standard per le gare europee - in questo caso non lo saremmo - comunque dobbiamo seguire almeno la comparazione di tre offerte sullo stesso oggetto. Ma in questo caso non c'è stato neanche questo.
Questa non è la prima situazione che segnaliamo, anche se non tutte alla Città della Salute, perché ce ne sono a decine per ogni singola Azienda. Questo ovviamente non è oggetto dell'interrogazione, nella quale chiediamo all'Assessore Saitta che misure intende prendere solo su questo caso puntuale.
Chiediamo però se poi non sia il caso - come abbiamo già provato a dire più volte - di aprire una discussione nel merito sulle difficoltà che stanno affrontando tutte le Aziende Sanitarie piemontesi ad andare verso un coordinamento rispetto agli acquisti, agli affidamenti, alle gare e ai bandi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Saitta; prego.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
I fatti cui si riferisce il Consigliere Bono risalgono al 2013; lo dico solo per inquadrare le vicende.
Nel 2013 la ditta Hospital Engineering era stata interpellata dalla Direzione aziendale dell'epoca e ha successivamente preso contatti non con la Direzione generale, ma con la Direzione sanitaria e con le singole Strutture complesse interessante all'intervento di miglioramento logistico delle attività di sterilizzazione dell'Azienda.
A seguito di tale attività e di tali contatti, la ditta Hospital Engeenering ha prodotto una fattura contestata dall'attuale Direzione generale subentrata a quella precedente. La Direzione generale ribadiva anche la nullità del contratto di consulenza, in quanto privo di formale sottoscrizione. La ditta Hospital Engeenering ha fatto pervenire all'Azienda una notifica di ricorso per decreto ingiuntivo del Tribunale di Padova. Nel prosieguo del giudizio così instaurato si è verificata la disponibilità delle parti ad addivenire a un accordo di transazione tra Città della Salute e della scienza e Hospital Engeenering. Il Commissario della Città della Salute, con deliberazione 325/2017 già citata, ne ha preso atto e conseguentemente ha approvato la corresponsione a saldo di quanto riconosciuto a favore di Hospital Engeenering.
Si tratta quindi di una transazione determinata da un percorso giudiziario e poi da un accordo.


Argomento: Calamità naturali

Interrogazione a risposta immediata n. 1650 presentata da Graglia, inerente a "Ripristino situazioni di danno eventi alluvionali novembre 2016 definizione valori del materiale in compensazione"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1650.
La parola al Consigliere Graglia per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Gli eccezionali eventi atmosferici del novembre scorso nei giorni 23 e 24, nei territori delle province di Cuneo e Torino, hanno determinato l'esondazione di fiumi e torrenti, vari fenomeni franosi e provocato danni a impianti, opere e infrastrutture, edifici pubblici e privati determinando anche una grave situazione di pericolo per la pubblica e privata incolumità.
Visto lo stato di emergenza che è stato dichiarato, la relativa ordinanza ha disposta che potessero essere rimossi i materiali litoidi per interventi tesi a eliminare situazioni di pericolo e per la sistemazione dei corsi d'acqua, cedendoli, previo nulla osta regionale senza oneri, ai Comuni per la realizzazione di opere pubbliche di ripristino in deroga alle normative vigenti in materia.
Tali materiali avrebbero potuto anche essere ceduti a compensazione di oneri trasporto, di esecuzioni di opere idrauliche ai realizzatori degli interventi stessi a un valore che il Commissario delegato deve assicurare in termini di corrette valutazioni economiche e di quantità.
Considerato, però, che la stima di valore formulata dagli uffici territoriali della Regione, in ottemperanza alle disposizioni dell'ordinanza e dei parametri fissati con propria deliberazione dalla Giunta regionale - il che significa, nel caso specifico, nelle aree cuneesi l'applicazione di valori del materiale che possono oscillare tra i 4,70 e i 3,90 euro per interventi effettuati sia da privati sia dal pubblico - al fine di rendere realmente efficace la procedura di compensazione, interrogo il Presidente della Regione Piemonte nella sua qualità di Commissario delegato e l'Assessore regionale competente per sapere se ritengono ridefinire eccezionalmente con propria deliberazione i valori del materiale che siano maggiormente adeguati alla situazione contingente di mercato.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore alle opere pubbliche

Grazie, Presidente.
Consigliere, lei sa che in questa sede abbiamo affrontato più volte il tema dell'asportazione del materiale litoide dall'alveo e dei valori definiti sugli stessi.
Il tema è stato affrontato per la prima volta con una delibera di Giunta del 14 gennaio 2002, che poi è stata rivisitata e rimodulata nel febbraio 2015, che ha ridefinito i valori unitari dei canoni, prevedendone anche la possibilità di riduzioni motivate.
L'allegato B di quella delibera del 2015 prevede anche la possibilità di rimodulare il valore unitario fino ad azzerarlo.
L'ordinanza commissariale del 22 marzo 2017 ha introdotto la possibilità di compensazione, che è stata poi ulteriormente definita dalla stessa ordinanza e ha esteso l'ipotesi di concessione gratuita del materiale in regime di compensazione ai Comuni e alle Province, a seguito di interventi immediatamente successivi all'evento calamitoso di fine 2016.
Si rileva comunque che il problema non è tanto il canone del materiale quanto la carenza di domanda. In sostanza, neanche a regalarlo questo materiale diventa appetibile per le aziende. E questo è effettivamente un problema significativo, perché, laddove è necessario fare questi interventi, non c'è più un valore corrispondente che, in qualche modo possa rendere meno pesante l'intervento pubblico finanziario.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1640 presentata da Grimaldi inerente a "Stabilizzazione dei precari di Poste Italiane"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1640.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Molti di voi hanno appena ascoltato le parole dei lavoratori delle Poste Italiane sia in audizione sia qui fuori. Tra l'altro, sono contento perché in quest'Aula molti Gruppi hanno sottoscritto un ordine del giorno che presto affronterà questi temi.
Cosa ci hanno raccontato? Ci hanno raccontato di una bolla incredibile che ha fatto passare tantissimi lavoratori nel comparto delle Poste, che erano precari per 1844 nel 2012, ai più o meno 5.000 nel 2017. In questa bolla italiana, in cui sono aumentati i precari così considerevolmente, da poche decine in Piemonte sono passati a quasi un migliaio.
Questo racconto significa che, di fatto, il servizio universale della più grande azienda di servizio pubblico italiano è tutta sulle spalle di lavoratori precari, che tra l'altro, ricordo, sono stati formati, hanno spesso delle competenze che sono state messe in campo, anche con ingenti soldi pubblici. Qual è il giochetto? Perché si capisce bene che è un'autoregolamentazione figlia di un pensiero politico. Potrebbero stare fino a 36 mesi, ma se stessero fino ai 36 mesi, forse, pensate, potrebbero chiedere di essere quei sostituiti agli esodati, ai pensionamenti, a quella che è la più grande media di età delle aziende pubbliche italiane, cioè quella delle Poste.
Quindi, che cosa succede? Succede che formiamo tantissimi giovani, li teniamo lì per 24 mesi, anche con la pressione psicologica di non poter sbagliare, perché magari non si viene rinnovati. E succede semplicemente che l'azienda inizia magicamente a fare utili, e non è un caso. Sì, certo qualcuno potrà dire che c'è la diversificazione e c'è il tema delle assicurazioni, ma intanto l'azienda pubblica Poste Italiane fa 633 milioni di utili nel solo 216.
Io vorrei che queste vicende riuscissimo a collegarle, soprattutto noi amministratori pubblici, perché non è un caso che l'azienda fa utili, ma continua a fare disservizi. Ce lo dicevano sia nel presidio convocato da SLC-CGIL sia soprattutto con il coordinamento regionale dei precari delle Poste, che nel loro volantino ci dicono che il servizio postale del Piemonte sta evidenziando diverse falle, sia nei centri di ripartizioni sia nei centri di distribuzione postale. Tant'è vero che la società ha tentato di sopperire a queste gravi carenze semplicemente con un'immissione di qualche precario in più, che continua in questa bolla di cui parlavo prima.
Qual è la richiesta? Intanto l'abbiamo messa chiara nell'ordine del giorno che è stato sottoscritto anche dal PD, dal Movimento 5 Stelle, dalla Lista Monviso e da Articolo 1 MDP, e spero che presto riusciremo a votarlo.
Cosa chiediamo alla Giunta? Intanto quello che chiede anche il coordinamento, che ha chiesto di aprire con Poste Italiane una trattativa nazionale che porti all'assunzione di quei lavoratori a tempo determinato tenendo conto dell'anzianità e della professionalità maturate, e soprattutto magari di avere anche dei numeri chiari, perché l'altra cosa che non fa l'azienda è dare dei numeri certi su questa vicenda.
Ci chiede, inoltre, se è possibile estendere a tutti i lavoratori anche parte degli utili e del risultato in corso di rinnovo, ma soprattutto noi chiediamo se la Giunta intende convocare Poste Italiane per sollecitare non solo la revisione di un piano industriale che ha portato a questi disservizi e, soprattutto, se si vuole chiudere questo vulnus crescente di precarietà, facendo sì che quei lavoratori e lavoratrici abbiano un futuro.
L'altra cosa che, infatti, si vede chiaramente è che ci sono grandi aziende come Amazon che vivono di sfruttamento ed elusione fiscale. Non vorrei che Poste Italiane volesse fare gli utili sulle spalle di quei lavoratori e cedere un pezzo di servizio universale pubblico a queste multinazionali, che sanno fare benissimo i conti con il mondo di oggi! Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
La risposta riguarda l'impegno che, peraltro, viene chiesto con l'ordine del giorno che è stato depositato alla Giunta regionale.
La Giunta regionale si impegna a seguire questa vicenda, che non è una vicenda solamente piemontese, ma nazionale; si impegna a seguirla per il tramite degli Uffici dell'Assessorato al lavoro e delle competenze dell'Assessora Pentenero, creando anche un momento di coordinamento laddove fosse possibile, con le altre Regioni, al fine di determinare una sufficiente pressione nei confronti di Poste Italiane affinché questo tema possa essere affrontato positivamente.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.43 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.47)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Batzella, Cerutti, Ferraris, Pentenero e Rossi.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 1142 presentato da Grimaldi, Accossato Andrissi, Appiano, Conticelli, Frediani, Giaccone, Mighetti, Ottria Rostagno e Valle, inerente a "Stabilizzazione dei precari di Poste Italiane"


PRESIDENTE

Comunico che è ancora in corso una protesta dei precari delle Poste.
Visto che, così come abbiamo convenuto questa mattina, è stato iscritto al punto 21) all'o.d.g. un ordine del giorno sui precari, sul quale leggo una sorta di trasversalità dell'Aula, chiedo al collega Grimaldi se pu gentilmente fare solo una breve illustrazione, anche perché è stato oggetto di question time (capisco che non c'era l'Assessore); lo metteremo subito in votazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Poiché la gran parte dei colleghi era presente, non credo che ci sia bisogno di aggiungere tanto di più: ripeto solo i macronumeri.
I numeri di questi tempi determinati sono passati da 1.840 nel 2012 a 5.000 nel 2017. In Piemonte, in particolare, sono passati da poche decine a un migliaio. Questa vicenda non solo ha creato disservizi in tutta la Regione (tra l'altro, siamo la prima regione che sperimentalmente riceve la posta un giorno ogni due), ma soprattutto negli ultimi anni Poste Italiane tutto può dire meno di essere un'azienda che ha problemi di liquidità, anzi addirittura chiude l'anno con un fatturato record: 633 milioni di utili.
Cosa ci chiede, di fatto, questo coordinamento regionale di precari? Che in tutta Italia si avvii una trattativa, e ringrazio già fin d'ora il Vicepresidente Reschigna, che nella risposta ha dato la disponibilità ad affrontare questo tema anche con le Regioni italiane.
Ringrazio tutti i Consiglieri dei Gruppi che hanno sottoscritto questo documento, in cui chiediamo che la Giunta non solo si impegni a rivedere il piano industriale assieme alle Poste, magari anche in accordo - lo dico sommessamente - con l'ANCI, ma soprattutto coi Sindaci di tutta la regione inoltre, che a fianco ad altre Regioni italiane avvii una discussione per addivenire a una soluzione che eviti quello che sta succedendo in questi anni, cioè semplicemente di formare ragazzi per 24 mesi, spremerli e poi mandarli fuori per ritornare di nuovo a riformarli e rimandarli fuori.
Questo sta accadendo, tra l'altro non rispettando né lo sblocco del turnover né la normale immissione di nuove leve, visto che Poste Italiane è una delle aziende pubbliche più grandi, ma anche quella che ha l'anzianità più evidente agli sportelli, soprattutto sui tempi indeterminati. Per questo spero che ci sarà il consenso di tutta l'Aula.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Intervengo brevemente a sostegno di quest'ordine del giorno, che abbiamo sottoscritto con convinzione. Ho assistito all'audizione dei lavoratori e devo dire che abbiamo ascoltato delle situazioni veramente preoccupanti, che sono sintomo di una progressiva perdita di diritti dei lavoratori che investe tutto il nostro paese e la nostra regione in particolare, perché continuiamo ad affrontare casi simili a questo, se non completamente sovrapponibili.
Quindi noi chiediamo un intervento deciso da parte della Regione e sottoscriviamo in pieno l'impegno che l'atto di indirizzo rappresenta.
Ovviamente voteremo favorevolmente a quest'atto di indirizzo e ci aspettiamo che subito ci siano delle azioni concrete da parte con la Regione, insomma che si intervenga e si faccia pressione sul Governo affinché si convochi l'azienda. Perché è vero, come ha detto questa mattina il Presidente Laus, che ogni impresa può organizzare il lavoro come meglio crede, però non possiamo consentire alle aziende di fare qualsiasi cosa sul nostro territorio.



PRESIDENTE

Ha stravolto la mia comunicazione.



FREDIANI Francesca

No, leggevo l'Ansa.



PRESIDENTE

La legga completa, gentilmente.
Dicevo, ogni azienda - giustamente - può fare quello che ritiene più opportuno, compatibilmente con il quadro normativo, perché la riorganizzazione la decide l'azienda; i sindacati.



FREDIANI Francesca

Mi scusi.



PRESIDENTE

No, finisco. I sindacati suggeriscono.



FREDIANI Francesca

Come finisce? Abbia pazienza, finisco io.



PRESIDENTE

Sennò mi fa fare brutta figura, anche perché parlavo a nome del Consiglio.



FREDIANI Francesca

Io riporto quello che ho sentito, poi se è una brutta figura non sta a me definirlo. Io riporto quello che ha riportato l'Ansa, ma posso anche concordare sull'affermazione, nei limiti - ovviamente se mi lascia concludere il pensiero - in cui ogni impresa privata può organizzare il lavoro come meglio credo, ma i diritti dei lavoratori devono rimanere intoccabili. Su questo credo che siamo tutti d'accordo, anche chi ha gestito imprese private prima di passare su questi banchi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ottria.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Anch'io sostengo quanto hanno già detto i miei colleghi.
Ho partecipato prima all'incontro con i lavoratori delle Poste e trovo veramente incredibile che ci dobbiamo occupare, dopo esserci occupati precedentemente delle dismissioni che sono state fatte in alcuni uffici postali sul territorio, della riduzione dei servizi (la posta che viene consegnata a giorni alterni) di una società che è la maggiore società pubblica (o era pubblica, comunque diciamo che il maggior azionista è pubblico).
Non ci pare corretto che una società che lo scorso anno ha avuto 600 milioni di utili si comporti in maniera così antisindacale verso i suoi lavoratori, per cui sottoscriviamo in maniera convinta l'ordine del giorno presentato dal collega Grimaldi.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Conticelli.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
Abbiamo avuto modo di interloquire oggi con le rappresentanze sindacali e con i lavoratori. Quello che spiace in questi, come in altri casi, è che strumenti di flessibilità che sono stati pensati e studiati (come il tempo determinato) per non mettere contro lavoratori e imprese, cioè favorire lo sviluppo e far emergere il lavoro nero, vengano puoi utilizzati da un'azienda, peraltro pubblica, per un lavoro che non viene stabilizzato mai. I numeri sono abbastanza impressionanti: 1.000 persone a tempo determinato su 6.000.
La cosa che credo, essendo noi un ente pubblico, dobbiamo tenere presente, insieme alla tutela del lavoro, è la tutela del servizio per i cittadini, sia se questo servizio viene svolto dal pubblico sia se viene svolto dal privato.
Questi giovani, per lo più laureati (quindi giovani con competenze e voglia di mettersi in gioco), non vengono utilizzati in tutta l'azienda laddove ce ne sarebbe bisogno, nell'amministrazione piuttosto che agli sportelli col pubblico piuttosto che nei servizi strategici, ma vengono utilizzati unicamente come portalettere.
Quindi, insieme alla beffa di un'azienda che si tiene il suo turnover dei tempi determinati per un quinto del proprio personale, c'è il tema del servizio a cui queste forze giovani potrebbero davvero dare un impulso in termini di efficienza e di modernizzazione, quindi sono delle risorse che non vengono attivate e non vengono impiegate né a favore dei lavori, ma neanche dei cittadini.



PRESIDENTE

Grazie, collega Conticelli.
Se non vi sono ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1142, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Reparto Oftalmologia Ospedale San Luigi di Orbassano"


PRESIDENTE

Passiamo alle comunicazioni dell'Assessore Saitta richieste della Vicepresidente Ruffino.
Prego Assessore, prenda pure la parola.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Questa comunicazione è stata chiesta, mi pare, già una settimana fa e probabilmente non risponderò alle aspettative dei colleghi (se non sbaglio la collega Ruffino) che hanno posto questo tema. In occasioni diverse erano state presentate non soltanto delle interrogazioni e forse sono depositati anche degli ordini del giorno da parte dei colleghi Appiano e Caputo.
Il tema, come è stato chiesto, è relativo alla gestione dell'oculistica al San Luigi. Anche qui non voglio ripetere quello che è capitato dopo che è stata sospesa un'attività che era all'interno dell'ospedale - parlo del professor Nuzzi, in modo particolare - e a livello dell'attività chirurgica al San Luigi.
Ho avuto anche modo di incontrare nei giorni scorsi le associazioni e anche loro mi hanno posto la necessità che al San Luigi continuasse un'attività non soltanto ambulatoriale, ma anche di tipo chirurgico.
Devo dire che la richiesta in qualche maniera coincide con una nostra valutazione, come Regione, di mantenere un'attività. Ci stiamo lavorando e devo dire che quanto prima saremo in grado di essere più precisi, perché il mantenimento di questa attività richiede evidentemente anche un utilizzo delle camere operatorie. Bisogna avere la disponibilità delle camere operatorie e, come voi sapete, le camere operatorie del San Luigi sono impegnate tantissimo per attività importanti, quindi occorre trovare il punto di equilibrio che consenta di mantenere quel livello elevato di interventi chirurgici che vengono realizzati, soprattutto in qualche specialità importante.
In ogni caso, il Direttore mi dice che l'operazione è possibile, quindi si sta facendo un lavoro dal punto di vista tecnico-organizzativo, ma mi riferiranno quanto prima della conclusione di tale lavoro.
Questo è il primo aspetto di carattere organizzativo.
Il secondo aspetto è relativo a una preoccupazione che mi pare abbiamo tutti: la domanda di attività, in questo caso chirurgica, oltre che ambulatoriale, in quel punto, cioè al San Luigi. Nel senso che quando si inizia un'attività, bisogna che ci siano volumi adeguati per consentire di avere un'organizzazione all'altezza di offrire un'attività non soltanto appropriata, ma di buona qualità.
Quindi, in questo momento, oltre al lavoro che sta portando avanti il Commissario Ripa di Meana, si sta facendo una valutazione un po' più ampia riferita principalmente alla zona ovest, cioè all'ASL TO3, relativamente a questa domanda. Tra non molto dovrei avere più chiare le risposte a tali quesiti, sia di tipo organizzativo sia di tipo di domanda.
Avendo misurato la domanda necessaria come territorio, che mi è stata espressa dalle associazioni (quindi sicuramente una domanda c'è), saremo in grado di dare indicazioni precise al Commissario con questa modalità, con delle indicazioni e coerentemente con quello che prevede la delibera 1-600 in termini di organizzazione, saremo in grado di poter strutturare questi servizi.
Pertanto, la mia è una risposta interlocutoria: abbiamo dei lavori in corso, relativamente a queste necessità, affinché la decisione sia fondata sulla qualità del servizio e sulla domanda.
Spero, entro la fine di questo mese, di avere gli elementi precisi da fornire al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente, e grazie, Assessore.
Sicuramente, questo anno di interruzione di attività incide pesantemente sull'attività del San Luigi. Sono state raccolte 10.000 firme (potevano essercene molte di più, ma mi pare già un segnale importante) praticamente davanti al San Luigi e nei Comuni vicini, in poche giornate.
All'interno della struttura operano tre medici, che hanno sempre lavorato molto bene, con un volume di attività direi piuttosto consistente.
Io non voglio essere polemica nel modo più assoluto: so accontentarmi e per me è un grande risultato ascoltare oggi la sua risposta.
Sono certa che verranno accorciati i tempi, perché chi gravita intorno al San Luigi - lo sappiamo bene - ha anche difficoltà di spostamento.
Sicuramente, Assessore, dopo un anno di attività occorrerà informare la popolazione della ripresa e dare il tempo alla gente di ripensare di poter rivolgersi al San Luigi. Lei sa bene quanto sia ampio il bacino dell'ASL TO3 e quanto importanti fossero quei numeri.
Sono anche certa, ma per le poche conoscenze che ho mi aspetto ovviamente anche altri interventi, vedendo i segnali dell'Assessore sulle camere operatorie e su tutto il resto, su come e quanto sia facile rimettere in piedi una struttura che funzionava. Per me non è un problema se c'è qualche altro Consigliere di maggioranza che perora la stessa cosa anzi, ne sono ben felice.
Chiedo soltanto, visto l'anno trascorso, per un rispetto nei confronti dell'utenza, di riprendere quanto prima un'attività che non ha mai avuto motivo di essere chiusa.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Innanzitutto, ripongo forte speranza in quella che è stata la risposta data come comunicazioni; una risposta che non è stata inventata quest'oggi ma che era già stata oggetto di comunicazione in diverse occasioni, una delle quali un'assemblea pubblica in cui erano presenti proprio i rappresentanti delle associazioni citate prima e che hanno interloquito direttamente con l'Assessore. In quel caso, ero presente anch'io. Pertanto oggi non apprendiamo nulla di diverso rispetto a quanto è stato già tracciato come percorso.
Del resto, il fatto che quella struttura non fosse più contemplata all'interno dell'organigramma dell'ospedale non è una cosa che è stata scoperta, almeno da noi non dovrebbe essere stata scoperta nel momento in cui è stato dato avvio alla raccolta delle firme, perché la DGR 1-600 e la DGR 1-924, successiva erano un fatto noto: bastava leggere le colonne per vedere che la "X" su Struttura complessa legata all'Oculistica al San Luigi non c'era più.
E infatti, sono mesi che si sta cercando, compatibilmente con il quadro generale, di sollecitare la Giunta e l'Assessorato, in particolare, per vedere se in questa nuova dimensione che viviamo - di uscita dal Piano di rientro - è possibile una rivisitazione almeno parziale di quella scelta che in allora era dettata da una emergenza generale.
Pertanto, nella valutazione della proposta, abbiamo cercato di tenere insieme il tema "oculistica" con il tema generale. Tema generale dell'ospedale e tema generale del quadro della rete ospedaliera.
È evidente che, ad oggi, le sedute che sono state liberate in camera operatoria da parte dell'oculistica, dove peraltro è stato trasferito il Primario (il Primario non opera più lì, ci sono quattro oculisti se non ricordo male; il Primario, che è la figura più nota dal punto di vista professionale, ora opera altrove), ma ci sono quattro professionisti che possono tranquillamente continuare a svolgere il lavoro, anzi a livello ambulatoriale hanno continuato a svolgerlo, perché l'equilibrio che si era cercato di ottenere era quello di non sottrarre al territorio il servizio al cento per cento, ma - a fronte dei mancati interventi chirurgici nell'ospedale - garantire il servizio più a livello territoriale, cioè ambulatoriale.
È evidente che, nel momento in cui sono cessate le prenotazioni e le esecuzioni degli interventi oculistici, quelle sedute operatorie sono state ridistribuite in altre specialità (una delle quali l'urologia, che è un'altra punta di eccellenza dell'ospedale, anzi uno dei punti più qualificanti dell'ospedale).
Quindi, è chiaro che oggi bisogna ritrovare un equilibrio che riteniamo si possa ottenere, l'equilibrio cui credo facesse menzione prima l'Assessore Saitta, come noi riteniamo, visto che abbiamo presentato un ordine del giorno sul tema, anche a seguito delle interlocuzioni con l'associazione dei familiari o comunque con chi si occupa di questo tema specifico.
Noi ci fidiamo della risposta data a seguito di richiesta di comunicazioni. Ovviamente, teniamo fermo l'ordine del giorno che ha come prima firmataria la collega Caputo, che magari integrerà quanto detto e che chiede proprio di reintrodurre degli interventi operatori anche al San Luigi, anche in considerazione di dinamiche di zona (penso ad Avigliana che suggerisce un ripotenziamento dell'attività al San Luigi) e chiediamo al contempo, che i tempi in cui la decisione può essere assunta siano il più brevi possibile, per dare un quadro di certezza anche a questo tema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io sulle comunicazioni date dall'Assessore Saitta sul tema dell'Oftalmologia del San Luigi e la annunciata chiusura e, adesso in parte - ritrattata, con una speranza che sia un ritrattare una posizione che era stata assunta nel gennaio-febbraio 2015, e parto da uno degli interventi che mi hanno preceduto, quello del collega Appiano.
Ribaltando un po' la visione positiva e ottimistica del collega Appiano, lo dico abbastanza chiaramente: noi non ci fidiamo.
Mentre il collega Appiano diceva che la maggioranza si fida dell'Assessore Saitta, noi ovviamente, anche un po' per il gioco delle parti, ma pure per l'esperienza diretta in questi anni, perché ci sono Assessori che si sono guadagnati la fiducia anche di parte dell'opposizione su alcuni provvedimenti e Assessori, invece, che vuoi per la difficoltà del tema, vuoi un po' per il carattere o per la difficoltà delle relazioni anche con i direttori generali, questa fiducia magari se la sono guadagnata meno. Quindi, su questo tema, non diamo molto credito all'Assessore Saitta.
Diciamo anche che quando un Assessore cambia idea, per noi è sempre un dato positivo: passiamo gli anni a provare a far cambiare posizione e idea agli Assessori di una Giunta e quando capita che un Assessore dica che forse si era sbagliato, come in questo caso, noi ne prendiamo atto in maniera positiva. Poi è ovvio che dopo le parole attendiamo anche i fatti nel senso che è evidente a tutti che la deliberazione 1-600 sulla revisione della rete ospedaliera è stata un errore strategico e programmatorio di questa Giunta regionale, forse l'errore più grosso.
La deliberazione 1-600, lo ricordo, ha ridotto i posti letto ben al di sotto degli standard del regolamento nazionale sugli standard ospedalieri ricordiamo tutti che invece dei tre posti letto per mille abitanti per acuzie, noi siamo scesi al 2,5 e stiamo ancora affrontando le conseguenze di quelle scelte scellerate che hanno visto chiusure di posti letto chiusura di reparti se non addirittura chiusura di interi ospedali.
È ovvio che, usciti dal Piano di rientro, oggi affrontammo un tentativo da parte dell'Assessore Saitta e del Presidente Chiamparino, come dire, un po' di tornare indietro, anche perché si avvicinano le elezioni. Tra l'altro, non abbiamo capito se alla fine il Presidente Chiamparino ha di nuovo cambiato idea, nel senso che per anni ci ha detto che non si sarebbe candidato e poi abbiamo visto che è bastato che da quella parte lì avete provato a convincerlo e, sotto sotto, ha detto che magari ci pensa...



PRESIDENTE

Stiamo cercando di convincerlo.



BONO Davide

Ho notato! Noi ne siamo lieti, ovviamente...



PRESIDENTE

È un buon Presidente.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Mi sembrate più preoccupati voi di me!



BONO Davide

No, assolutamente! Noi preoccupati? Assolutamente, no.
Valuteremo la nostra candidatura e il nostro programma, ovviamente.
Quindi saremo lieti di averlo della partita.



PRESIDENTE

Sta proponendo di fare una coalizione con il Presidente Chiamparino?



BONO Davide

No. Assolutamente.
Dicevo, visto che forse si avvicinano le elezioni, si sta iniziando anche sul tema della sanità a ritrattare un po' di punti.
Noi ovviamente siamo lieti di questo ritrattare e di riconoscere almeno un errore da parte dell'Assessore Saitta.
Se la legislatura durerà ancora due anni, perché c'è sempre il Tribunale che ci attende in autunno sulle firme false, saremo lieti di segnalare tutte le incongruenze che ci sono state e gli errori, secondo il nostro - ovviamente, misero - punto di vista sulla sanità e, quindi, sul tema dell'oftalmologia e sul tema degli ospedali torinesi, potremmo stare qui a parlarne per giorni.
Non è un caso che, parlando di oftalmologia, venga subito in mente il destino dell'Ospedale Oftalmico, di cui ancora non si è capito bene che cosa succederà. Quindi, forse, c'è stato un accanimento contro l'oftalmologia torinese. Se l'Assessore Saitta volesse anche ritrattare in parte il tema della chiusura dell'Ospedale Oftalmico riconoscendo, anche lì, un errore, noi ovviamente saremmo molto, molto lieti, così come abbiamo visto che il Presidente Chiamparino ha in parte ritrattato - ripeto, in parte, così provo a vedere se ho interpretato bene il suo pensiero; poi se vuole, ovviamente è libero di intervenire, Presidente Chiamparino - sul tema della Città della salute.
Presidente Chiamparino, giustamente, un autorevole operatore in ambito sanitario della Città della Salute le ha fatto notare che l'ipotesi della nuova Città della Salute è ampiamente sottostimata, perché avete previsto una realizzazione ospedaliera con un migliaio di posti letto, quando l'attuale complesso della Città della Salute ne ha oltre 2.200. Quindi, per fortuna un autorevole esponente ha portato avanti questa istanza...



(Commenti del Presidente Chiamparino)



BONO Davide

Magari lei potrà ribattere. Sempre leggendo gli articoli di stampa pare che ci siano anche realtà, all'interno di quell'unione tra Molinette Sant'Anna e Regina Margherita, che hanno delle perplessità, perché dicono che in quel posto lì, con queste strutture e con quel numero di posti letto, non ci stiamo.
Ora sto andando su un altro argomento, che non è oggetto del dibattito sulle comunicazioni, però ci sono tanti e tanti temi su cui si potrà discutere.
Quindi, se è giunto il momento, forse " in limine elettorale", di ridiscutere finalmente di sanità e discuterne in Consiglio e non solo in Giunta, con una deliberazione consiliare e non una deliberazione di Giunta noi siamo qui. Siamo disponibili al dialogo e al dibattito, aperti al confronto e aspettiamo ovviamente, non dico a braccia aperte, perch sarebbe troppo, l'Assessore Saitta ed eventualmente anche il Presidente Chiamparino per rivedere tutte quelle che sono state le scelte sbagliate compiute con le deliberazioni 1-600 e 1-924.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che, al di là di apprendere positivamente che, anche grazie al lavoro di sensibilizzazione che è stato svolto, vi sia un mantenimento e garanzia dei servizi, vadano un po' messi i puntini sulle "i".
Partiamo da un presupposto: abbiamo un'organizzazione ospedaliera che ai sensi tanto della 1-600 quanto della 1-924, e ne deve tenere conto il collega Appiano, ha chiuso la struttura complessa di oftalmologia all'interno del San Luigi, così come molte altre realtà della nostra medicina. Questo è il dato.
Ci si è resi conto, però, che quella deliberazione verosimilmente aveva un obiettivo, che non era soltanto quello di raggiungere una riduzione dei costi, perché nel 2013, la nostra sanità era già in pareggio: "fare bella figura a Roma". Questo ci ha consentito sì di uscire dal Piano di rientro ma con delle ricadute, assolutamente negative, in questo momento, nei confronti dei piemontesi. Cioè chiunque si voglia recare - non solo in campagna elettorale - in un pronto soccorso, si renderà conto che c'è sempre qualcuno su una barella: non sono i picchi dell'influenza, sono i 2.000 posti letto in meno.
Però c'è un però. Nel senso che anche dagli interventi che, per esempio, faceva - lo richiamo, perché è l'unico di maggioranza che è intervenuto - il collega Appiano, c'è sempre questa modalità per cui la sanità piemontese si può quasi gestire in una relazione personale fra un Consigliere regionale di un'area piuttosto che di un'altra e l'Assessore.
Quindi, se uno è, diciamo, nel quadrante nord-orientale e parla con il Vicepresidente perché è un po' più attento a quella zona, se è un torinese parla direttamente con l'Assessore...



(Commenti del Consigliere Appiano)



VIGNALE Gian Luca

L'ho "usato" perché era qua. Se fosse un astigiano...
Posso dire che è anche molto normale tutto questo, se non fosse che oggi manca un aspetto: sarebbe tutto molto normale se il Consiglio regionale avesse una deliberazione di programmazione e se su questa deliberazione di programmazione o prima della stesura di questa deliberazione di programmazione si potessero "usare" - fra mille virgolette i rappresentanti locali, anche della Giunta, per fare presenti le necessità di alcuni territori.
La dinamica che prima fotografava il collega Appiano, nell'incontro che ha fatto nella serata in cui il PD - credo a Bruino - ha fatto l'incontro con l'Assessore Saitta, in cui ha dato ampie rassicurazioni alle associazioni, funziona in campagna elettorale o funziona nella rassicurazione che si dà a un convegno di partito, con tutta la dignità che ha un convegno di partito.
APPIANO Andrea (fuori microfono) Non era di partito.



VIGNALE Gian Luca

Non importa, comunque. Anch'io ho partecipato a iniziative simili.
Diverso è un aspetto che ho fatto presente in più di un'occasione, che ho fatto presente al Presidente e che faccio presente all'Aula, perché è l'Aula che ne ha titolo: questo Consiglio Regionale, dal mese di marzo, si è riappropriato della competenza della sanità. È evidente a tutti che la delibera 1-600 non è in grado di soddisfare le esigenze del Piemonte.
Faccio due esempi di questa città. Il Direttore Generale la scorsa settimana ci dice che al Martini non si devono tenere 190 posti letto, ma bisogna passare a 250 (che poi sono gli attuali, non è che ce n'è uno in più), non ridimensionandoli rispetto a ciò che dice la delibera 1-600.
Se uno avesse voglia di fare due passi in Corso Svizzera e andare all'Amedeo di Savoia si renderebbe conto che ci sono dei posti letto che non esistono più nella delibera 1-600, ma che esistono nella realtà. Questo Consiglio regionale ha voglia di intervenire rispetto al ridisegnare la delibera 1-600 che tenga conto di un aspetto che richiama Il Sole 24 Ore di questa mattina? I tagli delle varie Regioni delle riforme sanitarie hanno fatto sì che ogni anno si risparmino centinaia di milioni di euro rispetto al bilancio annuale.
Perché in IV Commissione ho chiesto i bilanci trimestrali? Perch avviene - anche questa è singolare in una Regione che non è più in un piano di rientro - che all'interno di questa Regione la Giunta regionale dà degli obiettivi di bilancio, la somma degli obiettivi di bilancio dà una cifra inferiore rispetto al trasferimento dello Stato, e alla fine dell'anno ballano fra i 50 e i 70 milioni di euro - secondo me, mai dati; quando li vedremo, li avremo - che non vengono distribuiti alle singole ASL rispetto al numero di residenti, numero di anziani, pazienti di HIV, ma con una dinamica assolutamente soggettiva.
Questo vale per le prestazioni di ogni tipo, vale per l'edilizia sanitaria, per cui facciamo la delibera sui fondi FAS senza ascoltare il Consiglio e non si può fare; facciamo la delibera sulle Case della Salute senza approvarla in Consiglio e non si può fare; facciamo la delibera sull'ospedale di Borgomanero senza ascoltare il Consiglio e non si pu fare. Sarà bene che il Consiglio regionale, lo dico alla maggioranza perch noi lo segnaliamo da un po' di tempo, lo tenga presente.
Ci pensiamo noi a difendere i vostri diritti, ma visto che siamo in minoranza, dovreste essere voi a farlo, io segnalo un aspetto oggettivo.
La competenza di programmazione è una competenza esclusiva del Consiglio regionale. Fintanto che noi denunceremo questo, il mio prossimo atto, come ho anche già scritto al Presidente del Consiglio, sarà in Procura, non più alla Conferenza dei Capigruppo. C'è un limite rispetto alla violazione delle norme oltre il quale non si può andare.
Nella Giunta di dieci giorni fa c'è un'altra violazione rispetto alle prerogative di questo Consiglio. Ma io lo dico alla maggioranza. Siete lieti che la Giunta decida per voi? Fatti vostri. Io no. Io, essendo un Consigliere regionale, uno dei 50, vorrei far sì che il mio voto sia determinante, ancorché minoritario, per individuare una sanità differente rispetto a quella che avete disegnato. Dopodiché, se la maggioranza è lieta della delibera 1-600, come della delibera sull'assistenza domiciliare, ma anche del fatto che da due anni manca il regolamento di attuazione della legge n. 10 nonostante la previsione di legge (abbiamo votato due volte un ordine del giorno che ne prevede l'applicazione, ma quel regolamento continua a non uscire), sono fatti suoi.
Nonostante tutto ciò, si continua a far decidere alla Giunta. A noi non va bene.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Penso che il luogo dove vengono date le risposte, Consigliere Appiano debba essere questo e non un altro.
Credo fosse dovuta una risposta alle 10.000 firme, interrogazioni interpellanze e siting che sono stati fatti per quella che potrei chiamare una svista. Questo era un problema che poteva essere risolto immediatamente. Semplicemente abbiamo creato un disagio, avete creato un disagio enorme per l'utenza, che fatica già ad arrivare al San Luigi. Andr a vedere la cronologia degli ordini del giorno.
A volte capitano delle cose banalissime, per cui per non darla vinta a un Consigliere di opposizione che presenta un documento, che fa una richiesta e che raccoglie delle firme, andiamo avanti per un anno creando problemi a chi già non sta bene, a chi è malato. Sono convinta che la gente si è resa molto bene conto di questo, ma certamente mi sarei aspettata di avere un alleato in più sul territorio per il problema del San Luigi. Non c'è stato, pazienza.
Io l'avrei fatto se ci fosse stato un problema analogo, anche fossi stata in maggioranza. Cosa che ho fatto quando ero Sindaco e c'è stata la chiusura del mio ospedale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Caputo; ne ha facoltà.



CAPUTO Valentina

Grazie, Presidente.
Visto che si era citato l'ordine del giorno, il Consigliere Appiano era già intervenuto in maniera puntuale su una questione che stiamo seguendo entrambi. Quando si parla di interlocuzioni, occorre ripercorre gli step fatti. È vero che c'è stata la raccolta firme, ma so anche che noi abbiamo avuto modo di confrontarci con le associazioni che hanno promosso questa raccolta firme, di interloquire con loro e di recepire questa loro istanza e questa loro richiesta.
Così come so che anche da parte loro c'è stata una soddisfazione nell'interloquire con gli Assessorati, quindi questo bisogna anche dirlo.
So che sono stati ascoltati ed è stato reso loro noto il percorso intrapreso. Auspichiamo con fiducia che l'Assessore ci dia una risposta e ci renda partecipi del fatto che, comunque, questo è sottoposto all'attenzione dell'Assessorato.
Noi siamo ben consapevoli, quando abbiamo presentato questo ordine del giorno, che non va a impattare sulla delibera 1-600, bensì si va all'attività ambulatoriale e lì è sempre stata mantenuta. Ci sono quattro medici, di cui due potrebbero continuare l'attività chirurgica; ci sarà una riorganizzazione anche attraverso l'atto aziendale di questa organizzazione per far sì che si possa intervenire di nuovo e mantenere l'attività chirurgica, soprattutto attività chirurgiche meno impattanti.
Sappiamo che l'attività che riguarda l'oftalmologia è già stata distribuita e riorganizzata tra l'ospedale San Giovanni Bosco e la Città della Salute. Da questo punto di vista, la richiesta era per svolgere questa prima attività chirurgica su interventi meno invasivi. Credo sia importante anche per i numeri importanti, di cui si diceva prima, che si sono sempre registrati al San Luigi. Fatto sta che anche moltissimi pazienti si sono rivolti alla Città della Salute, perché questa è stata fonte della riorganizzazione. Adesso sicuramente i numeri saranno minori.
Considerata l'età elevata e il grosso bacino di pazienti che, comunque si rivolgevano all'Ospedale San Luigi, riteniamo opportuno che anche per problemi di mobilità sia necessario, da parte della maggioranza, fare un ordine del giorno. Un atto politico assolutamente importante che dimostra attenzione verso queste fasce che hanno espressamente fatto richiesta di avere questo tipo di servizio.
Come già faceva presente il collega Appiano, speriamo che, essendo una questione che da un paio di mesi era stata sollecitata, non ci siano dei tempi molto lunghi, ma che si possa trovare nel più breve tempo possibile l'opportunità della riorganizzazione.



PRESIDENTE

Grazie.
Consigliera Frediani, su cosa intende intervenire? FREDIANI Francesca (fuori microfono) Sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Non esiste più l'ordine dei lavori.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Volevo solo ricordare all'Aula che questa mattina si era pensato di discutere e di votare due atti di indirizzo, uno relativo agli accordi CETA, l'altro inerente alle deleghe dell'Assessora De Santis.



PRESIDENTE

Ci arriviamo.



FREDIANI Francesca

Abbiamo qualche dubbio sui tempi.



PRESIDENTE

Pensi alla salute, non si preoccupi! Me la vedo io.



FREDIANI Francesca

Io sto benissimo!



PRESIDENTE

Stia tranquilla, ce la facciamo. Non perdiamo tempo, andiamo avanti.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Esame disegno di legge n. 193, inerente a "Riordino del sistema delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza"


PRESIDENTE

Procediamo riprendendo l'esame del disegno di legge n. 193, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nell'odierna seduta antimeridiana è iniziato l'esame del provvedimento.
Il Consigliere Ravetti ha svolto la relazione di maggioranza. Hanno svolto le relazioni di minoranza la Consigliera Porchietto e il Consigliere Bono.
Essendosi conclusa la discussione generale, passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 96) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Ferrari.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 85) presentato da Bono, Andrissi, Bertola, Campo Frediani, Mighetti, Valetti.
(Testo allegato al presente verbale).
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Vedo che sia noi che l'Assessore Ferrari abbiamo presentato sostanzialmente, lo stesso emendamento.
Siamo all'articolo 1, quello che riguarda l'ambito di applicazione della legge, quindi le norme per il riordino del sistema delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza - le IPAB - ai sensi della legge 328/2000, che abbiamo citato nella discussione generale, e del decreto legislativo 107/2001.
Con questo emendamento, anche su proposta dei Comuni (dell'Associazione Nazionale dei Comuni), quindi anche con l'accordo del Comune di Torino intendiamo aggiungere le parole "e per le modalità di estinzione e trasferimento dei beni mobili e immobili".
In pratica, chiediamo di inserire, nell'ambito dell'applicazione, non solo il riordino delle IPAB, ma anche le modalità di estinzione o per inattività, di cui all'articolo 7, o per grave dissesto, di cui all'articolo 9, novellato rispetto a quanto introdotto nella legge del 2015. La finalità è quella di introdurre anche norme di destinazione del patrimonio mobile ed immobile disponibile o indisponibile. Grazie.



PRESIDENTE

Su questo emendamento la Giunta regionale esprime parere favorevole.
L'emendamento dell'Assessore Ferrari è assorbito.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 85).
Il Consiglio approva.
BONO Davide (fuori microfono) Qual è il numero legale?



PRESIDENTE

Il numero legale è 24.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
Vi comunico che dopo la votazione finale dell'articolo 3, procederemo con l'esame di alcuni atti di indirizzo.
ARTICOLO 3 Emendamento rubricato n. 86) presentato da Bono, Batzella, Frediani Andrissi, Campo, Bertola, Mighetti e Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Come per l'articolo 1 - in questo caso all'articolo 3, al comma 1 laddove si dice "Le IPAB sono riordinate ai sensi dell'articolo 2" chiediamo di aggiungere le parole "e i loro patrimoni mobili ed immobili nel rispetto delle disposizioni statutarie", per poi proseguire con "sono inserite nel sistema integrato di interventi e servizi sociali di cui alla legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1".
In pratica, non solo le IPAB trasformate in aziende pubbliche di servizi alla persona o in fondazioni e associazioni con personalità giuridica di diritto privato, ma anche i loro patrimoni, devono rientrare nella rete integrata dei servizi socio-sanitari, in modo che, qualora ci fosse, come temiamo, una preponderanza di trasformazioni verso il privato il patrimonio disponibile che magari è messo a profitto con varie attività venga comunque destinato ai servizi socio-assistenziali, anche qualora dovessero essere trasformate in associazioni o fondazioni.
Il fine ultimo fondamentale in ordine alla legge - su questo concordiamo tutti, credo - non è quello di dover aggirare quelle che sono state le norme fino ad oggi (dalla legge Rattazzi in poi) sulla destinazione al socio-assistenziale dei patrimoni collettivi ereditati con lasciti testamentari, ma di destinarli fermamente alla rete integrata dei servizi socio-assistenziali.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Emendamento rubricato n. 97) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Ferrari.
(Testo allegato al presente verbale).
Emendamento rubricato n. 98) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Ferrari.
(Testo allegato al presente verbale).
La parola all'Assessore Ferrari, che illustrerà entrambi gli emendamenti.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Gli emendamenti rubricati n. 97) e n. 98) nascono da una sollecitazione proveniente dall'Associazione dei Comuni (ANCI Piemonte), e vanno anche nella direzione di quanto proponeva il Consigliere Bono poco fa, lo formula solo in maniera differente, sia pure sostanzialmente identica.
L'emendamento n. 97) prevede che al comma 1 dell'articolo 3, dopo le parole "le IPAB riordinate ai sensi dell'articolo 2" siano inserite le seguenti parole "e tutti i loro patrimoni e personale".
L'emendamento n. 98) identifica, al termine del comma 1 dello stesso articolo, la frase "nel rispetto delle volontà espresse dai donatori".
Sostanzialmente, va incontro alla stessa esigenza, ma la formula in maniera più articolata.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.
Emendamento rubricato n. 1) presentato da Bono, Batzella, Frediani Andrissi, Campo, Bertola, Mighetti e Valetti.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In questo caso siamo al comma 3, dove si chiede alla Giunta regionale che, sull'attuazione del comma 2, relativo al riordino delle IPAB in aziende di servizi pubblici alla persona, in fondazioni e associazioni venga fatta una periodica comunicazione alla Commissione consiliare competente circa i loro interventi nelle fasi consultive e concertative della programmazione socio-assistenziale e socio-sanitaria, a livello regionale e locale, e il loro concorso alla progettazione e realizzazione dei servizi e degli interventi previsti dalla programmazione stessa.
Con questo emendamento noi chiediamo che il termine "periodica" venga sostituito da un termine preciso, che noi abbiamo inteso in "annuale" perché "periodica" potrebbe essere anche una volta ogni dieci anni! Noi chiediamo, ovviamente, che ci sia almeno un periodo certo. Noi riteniamo che possa essere annuale, visto che più o meno la programmazione socio-assistenziale e socio-sanitaria dovrebbe essere annuale (quindi triennale sulla media e annuale su breve termine).
A nostro avviso, riteniamo che almeno una comunicazione annuale della Giunta alla Commissione consiliare competente possa essere un termine accettabile e possa offrire garanzie sufficienti affinché non resti lettera morta all'interno di una legge questa presenza forte e costante delle IPAB riordinate all'interno della rete socio-assistenziale e socio-sanitaria, ma diventi un qualcosa di reale, controllato e verificato anche dai Commissari della IV Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrari, per esprimere il parere della Giunta regionale.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Ovviamente, noi chiediamo al Consiglio di votare gli emendamenti n. 97) e 98) presentati dalla Giunta.
Chiedo al consigliere Bono se l'emendamento rubricato n. 86) - visto che in qualche modo i nostri emendamenti gli vanno esattamente incontro non si possa ritirare, mentre esprimiamo parere favorevole sull'emendamento rubricato n. 1).



PRESIDENTE

Va bene, grazie.
Con l'accordo dei presentatori, l'emendamento rubricato n. 86) è ritirato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 97).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione sull'emendamento rubricato n. 98).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione sull'emendamento rubricato n. 1), sul quale l'Assessore Ferrari, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione sull'articolo 3, così come emendato.
Il Consiglio approva.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Esame mozione n. 1122 presentata da Valetti, Andrissi, Batzella, Bertola Bono, Campo, Frediani e Mighetti, inerente a "Proposta di ritiro della delega in capo all'Assessora De Santis relativa ai 'Rapporti con società a partecipazione regionale'"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 1122, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Campo per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Questa mozione è una logica conseguenza dei discorsi che abbiamo già fatto in una scorsa seduta in relazione alle comunicazioni che riguardano la procedura di dialogo competitivo per il CSI Piemonte; ma non solo: anche di altri discorsi che abbiamo ripetutamente fatto in questo triennio di Consiglio regionale sull'efficacia della gestione dell'Assessorato guidato da De Santis.
Dico questo perché fra le varie deleghe, appunto, l'Assessora ha quella dei rapporti con le società a partecipazione regionale, ma anche quelle relative ad attività produttive, innovazione, energia, ecc. E casualmente quelle sono tematiche su cui non stiamo facendo granché. Infatti, se guardiamo al discorso dei fondi strutturali in capo alla tematica innovazione/attività produttive/energia, siamo in un ritardo clamoroso.
Abbiamo ampiamente superato le problematiche del PSR che, pur partendo svantaggiato per alcuni motivi (in particolare l'elevato numero di osservazioni), è poi comunque partito e al momento è in attuazione, pur se anche in questo caso - con qualche ritardo. Sui Fondi strutturali e sulla programmazione dei POR, invece, siamo veramente indietro, anche nell'illustrazione di quanto si sta realizzando con questi Fondi.
Abbiamo poi anche il discorso del Piano energetico regionale, in pre VAS da secoli. Io me ne interessai fin dall'inizio della legislatura andando a incontrare i funzionari preposti: al di là dell'essere passato in Giunta ed essere stato deliberato, si è arenato allo stesso punto in cui era arrivato nella legislatura precedente. Questo è un altro elemento di quelli che sarebbero da considerare strategici per lo sviluppo del sistema Piemonte; questo perché è dalle strategie energetiche - e dalle impostazioni energetiche comunitarie - che dipende in maniera forte anche una tipologia di impulso o un'altra per le nostre attività produttive.
Giustamente, quindi, quelle sono deleghe che spesso vanno insieme. E anche su questo siamo in ritardo.
Veniamo poi, appunto, al casus belli del CSI Piemonte e dell'Agenda digitale della Regione. Noi sappiamo che c'è una bozza, già da almeno un paio d'anni, di Agenda digitale del Piemonte; e sappiamo quindi che da qualche parte qualche idea è stata messa giù in relazione allo sviluppo tecnologico, all'innovazione digitale e alle grosse sfide che la digitalizzazione comporta dal punto di vista dell'organizzazione della Pubblica Amministrazione, della sua capacità di interazione con i cittadini e della capacità di rappresentazione dei problemi e delle informazioni che si hanno sull'intero complesso di politiche che vengono gestite dalla Regione.
Mai come oggi, infatti, la gestione e la rappresentazione delle informazioni - lasciamo stare quella mediatica, ma consideriamo l'informazione sui sistemi e sulla loro complessità, e mi viene in mente come primo sistema, quello sanitario - sono fondamentali. È essenziale essere in grado di vedere, per esempio, il problema della sanità dal punto di vista delle tematiche del lavoro (l'abbiamo visto poc'anzi); ed è essenziale capire come, dal punto di vista della sanità, si possono vedere e affrontare i dati ambientali (sull'inquinamento, sulle bonifiche, sullo stato dell'acqua, dell'aria, del suolo e addirittura del nostro etere, per l'inquinamento elettromagnetico).
Ora, anche questo tema è interconnesso con lo sviluppo tecnologico perché, a mano a mano che aggiungiamo nuove tecnologie, queste non sono mai neutre come impatto sulla nostra vita, dal punto di vista dell'organizzazione ma anche dal punto di vista dell'ambiente: pensiamo appunto, alla sperimentazione del 5G che si andrà a fare, per la quale chiederemo che venga fatto anche un monitoraggio sanitario nelle aree in cui questa sperimentazione verrà operata (l'abbiamo già citato).
Questi, quindi, sono compiti importantissimi, che non possono essere presidiati part time, oppure in modo poco chiaro, poco trasparente e senza confronto. Eppure questo è quello che è successo: è successo anche che questi compiti vengano presidiati in maniera.
Comunque è interessante vedere il deserto sui banchi della Giunta e, in particolare, manca proprio l'Assessora: dispiace anche un po'.



PRESIDENTE

Ci sono quattro Assessori autorevoli presenti.



CAMPO Mauro

Sì, infatti: mi rivolgevo anche all'Assessore Saitta, visto che era presente. È un peccato che sia assente la persona di cui si parla.



PRESIDENTE

Ha un impegno istituzionale a Roma.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

L'Assessora De Santis è assente per una questione di stile e di rispetto nei confronti del Consiglio regionale: non partecipa a una discussione di questo genere per un fatto di stile e di rispetto per il Consiglio.



CAMPO Mauro

Beh, almeno parlare di fronte a lei sarebbe stato meglio, ma vado avanti.
La questione di fondo è poi questa: il problema è l'impressione, sempre più forte nel corso del tempo, che non si affrontino i temi e che, anzi neanche li si conosca. Infatti, si sono fatte numerose figuracce. A parte quelle classiche in Commissione ogni volta che si parla di bilancio e ci sono le voci relative al POR-FESR e non si sa neanche di che cosa si parla ed eventualmente, se si vuole sapere qualcosa, c'è il funzionario vicino che teoricamente in Commissione non dovrebbe esserci o non dovrebbe poter parlare. Quindi, sotto questo profilo dà un'impressione di non conoscere la materia che tratta. E questa è un'altra cosa che rappresentiamo come problema.
Sul discorso del CSI Piemonte, dal nostro punto di vista è stato fatto un clamoroso errore, per due motivi fondamentali. Il primo, perch arrivando da una legislatura precedente, in cui la problematica fondamentale era l'assenza di un piano industriale per il CSI Piemonte, si è scelto non di affrontare la questione di petto, dicendo che abbiamo fatto fare anche delle valutazioni da società terze, che abbiamo fatto proporre delle idee di piano industriale da società terze. È finito tutto in un cassetto. Abbiamo fatto fare dei benchmark, e li abbiamo anche pagati, per capire quale fosse il posizionamento rispetto alle logiche di mercato anche di questi non si è più saputo nulla ed è finito tutto in un cassetto.
E poi si è deciso di procrastinare ulteriormente il problema con la logica del proviamo, siccome abbiamo anche problemi economici - e guardo il nostro Assessore al bilancio - a far sì che il CSI Piemonte non sia un costo, dimenticando quella che è la necessità strategica di un ente strumentale di tale genere. È come se il privarsi di enti strumentali per la Pubblica Amministrazione rappresenti la sostanziale abdicazione dalla volontà politica di indirizzare le tematiche e le politiche. Ed è un po' anche quello che succede in sanità, dove tutto sommato lasciamo che le ASL navighino nel loro mare, intervenendo solo laddove ci sono da fare dei risparmi e bisogna tirare un po' i cordoni della cassa.
La stessa logica la si è applicata sul CSI, la si è applicata sul CSP dove, notate bene, si sono fatti altri clamorosi errori sull'infrastruttura, che già avevamo pagato noi come Regione e che andavamo ulteriormente a riacquistare o eventualmente a riaffittare.
Sotto questo profilo, ci si muove in una specie di nebbia indistinta in cui il problema di fondo era che un ente strategico come il CSI - poi le problematiche sono altre, ma lascio ai colleghi il tempo di affrontare anche le altre - per quarant'anni ha indirizzato le politiche e lo sviluppo dell'ICT. Se oggi esiste un sistema Piemonte, se esiste una infrastruttura diretta in larga banda che collega gli enti pubblici piemontesi, se esistono i collegamenti e i servizi per i piccoli Comuni, che mai avrebbero potuto pagare, è perché si ebbe una grande visione dagli anni passati. Una visione che venne supportata negli anni 2000 dalle politiche di e government, anch'esse sviluppate attraverso il CSI Piemonte, che avrebbe potuto svilupparsi ulteriormente, se, ad esempio, nel piano di rientro della sanità si fosse voluto dare applicazione a quella piccola vocina che diceva che ci doveva essere un sistema informativo della sanità piemontese unitario.
Chi vi ha preceduto in Giunta ha anche fatto una deliberazione che dice che il regista di questa integrazione dei servizi informativi della sanità piemontese è il CSI Piemonte. Altra cosa rimasta lettera morta. Abbiamo applicazioni pronte, sperimentate, ancora in uso sul territorio, eppure ci rivolgiamo fuori. Ad esempio, affidiamo a CINECA il cruscotto della sanità quella che dovrebbe essere la rappresentazione in tre dimensioni della sanità piemontese. E continuiamo a lasciare alle singole ASL la possibilità di scegliere le soluzioni che preferiscono dal punto di vista informativo.
Il tempo è tiranno, però penso che di queste cose abbiamo parlato già tantissime volte e credo che oggi sia il momento fondamentale per provare un cambio di passo, visto che siamo a una svolta della legislatura in cui si deve pensare a indirizzare le politiche verso la fine della legislatura.
Quindi, un cambio di passo su un Assessorato che è fondamentale e che, a oggi, ha creato soprattutto problemi e inefficienze, e che probabilmente causerà ulteriori problemi per l'incaponimento in politiche deteriori dovute a chi ne siede a capo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Intervengo sulla scia del collega Campo, che ha enunciato tutti i problemi e tutti i fallimenti che sono in opera alle deleghe sulle partecipate dall'Assessora De Santis, che rimandiamo, per proprietà transitiva, al Presidente Chiamparino, che ben ha difeso l'operato dell'Assessora, anche quando erano evidenti degli errori assolutamente madornali, culminati nella notizia che vediamo proprio oggi sui giornali dell'abbandono della procedura di privatizzazione del CSI Piemonte.
Peccato che il tentativo messo in atto dall'Amministrazione e dell'Assessora De Santis è evidentemente quello di scaricare le responsabilità di una non riuscita di questo processo su altre Amministrazioni di altri colori politici. L'abbiamo visto oggi con la richiesta al Comune di Torino di mantenere gli impegni sui servizi dell'ICT dell'Amministrazione, altrimenti questo avrebbe significato il fallimento del CSI, quando sappiamo molto bene che la Regione è l'Ente che per primo non conferma tutta la sua fornitura di servizi al consorzio di cui è parte e socio principale.
Il caso più eclatante è quello della sanità, dove ogni mese vediamo spuntare nuovi bandi di affidamento a privati, che contraddicono anche quanto, con altre DGR non di questa Giunta ma delle precedenti, la Regione si era impegnata a fare, cioè garantendo al CSI il ruolo principale.
Il CSI e la Regione sono la stessa cosa, perché è la proprietaria principale del consorzio; dopodiché vengono tutti gli altri soci. Quindi il socio principale non fa il suo dovere e non mette in opera delle politiche di scrittura di un nuovo piano industriale, perché di questo si tratta, ed è emerso anche nei colloqui tra il Comune di Torino e la Regione Piemonte. Si tratta di riformare una struttura che non funziona bene, cosa evidente da molti anni, ma questo non significa che l'idea di una ICT pubblica fallisca. Quello che fallisce è chi l'ha realizzata, lasciandone deperire il contenuto e non dandogli degli obiettivi e delle strategie.
Abbiamo visto che poi spuntano patti di collaborazione con diverse aziende; per carità, fa sempre piacere sostenere le aziende che lavorano in Italia, ma un patto a tutto spiano su tutti i settori dell'ICT, che vanno dalla sanità all'istruzione e a molteplici altri, con Telecom Italia (adesso TIM, quindi neanche più del tutto italiana) quando abbiamo un consorzio che, nelle stesse mire del piano di privatizzazione dell'Assessore De Santis, avrebbe dovuto fare da collettore tra il pubblico e le società private di fornitura del software. Questo non succede, perch poi ci si rivolge direttamente in ordine sparso al mercato.
Peccato che i mille dipendenti del CSI Piemonte pagano alla Regione, lo pagano i soci e lo pagano le altre Amministrazioni. Quindi, questo significa semplicemente pagare due volte le stesse cose.
A noi non interessa sapere se CSI Piemonte fa dei servizi più o meno buoni o più o meno cattivi, perché quella cosa è colpa della dirigenza e della politica che ha fatto diventare la situazione in questo modo. Non si è fatto da solo, sono i soci, è il C.d.A. che comanda il consorzio, non è un'altra cosa che vive da sé. Se vive da sé, le responsabilità sono dell'Amministrazione regionale che non l'ha governato fino adesso.
Quindi, la scelta diventa di colpo privatizzare, dicendo che così si valorizza. Questi giochi di parole li abbiamo sentiti anche su numerose altre partecipate e non ci facciamo più ingannare da questi termini.
Abbiamo capito benissimo qual è il progetto, tant'è che l'Assessora De Santis ha insistito nell'andare avanti malgrado un parere dell'ANAC che era chiarissimo; ovvero che il CSI non poteva ricevere affidamenti diretti dalle Pubbliche Amministrazioni una volta che fosse diventato privato perché l'azienda si mette alla pari con tutte le altre aziende private a mercato. Questo non è previsto e va in conflitto con i pareri dell'Autorità anticorruzione, ed è anche abbastanza facile da capire.
Noi ci stupiamo di due cose. Alcuni gestori privati si sono fatti avanti per acquisire parte di questo "spezzatino" del CSI. Tuttavia noi fatichiamo molto a credere che le aziende private non potessero immaginare uno scenario simile, cioè uno scenario dove si comprano i pezzi più validi e più funzionali del Consorzio del Sistema Informativo e poi ci si ritrova di colpo senza alcuna commessa, senza la garanzia di avere delle richieste di servizio e di fornitura di software. Non possono non pensare questo.
Cosa potrebbero pensare? Il CSI è un concorrente, un concorrente grande, sta sul mercato da trent'anni, ha grosse fette del mercato della Pubblica Amministrazione e chiaramente, se lo dividiamo in tanti pezzettini, lo prendiamo e lo chiudiamo, così la politica non deve prendersi la responsabilità di avere lasciato a casa dei dipendenti, no? Perché il CSI, si sa, è anche una "questione" politica piuttosto importante, con dirigenti e con persone messe dalla politica, che stanno lì da molti anni, alcuni bravi e altri meno. Quindi si raggira il problema in questo modo: lo lasciamo fare ai privati. E questi scenari li abbiamo già visti a tutti i livelli delle Amministrazioni.
Reschigna mi dice: "Dovremmo licenziare noi". Fate quello che volete l'importante è che non andiate a dire che il Piano è fallito per la ragione che il Comune di Torino non collabora, perché questo si chiama un po' scaricare le responsabilità che non sono di altri, poiché chiaramente lo stato in cui versa il Consorzio non è responsabilità di un'Amministrazione che sta lì da un anno, che tra l'altro si è trovata a dover gestire anche i debiti dei governi precedenti e che sicuramente non ha alcuna responsabilità sulla composizione e sulla qualità del lavoro del Consorzio del Sistema Informativo.
Intendo ribadire queste parole, perché sugli articoli di oggi è apparsa questa strumentalizzazione e non vorrei che si procrastinasse nei prossimi giorni, dal momento che vi sarà un'assemblea dei soci molto importante giovedì prossimo (6 luglio), dove appunto verrà annunciato dall'Assessora De Santis che cosa la Regione Piemonte ha deciso in questi termini. Quindi in questo momento le decisioni stanno in capo alla Regione e a nessun altro.
Noi riteniamo che il processo di gestione del CSI sia stato un fallimento; è stato portato avanti quando era evidente che non lo si poteva più portare avanti, lasciando poi i Comuni in balia del mercato (chi lo sa?), senza un tentativo di coordinare le ASL, che sono governate dalla Regione Piemonte, senza un tentativo di fare da ente coordinatore degli altri enti, perché l'ente che possiede la maggioranza delle quote ha l'autorevolezza e la forza di poter indicare la strada dell'innovazione nella Pubblica Amministrazione, verso il risparmio e l'efficientamento.
L'informatizzazione, infatti, fa risparmiare risorse e noi disponiamo di diverse aziende pubbliche che si occupano di informatica; solo a Torino ne abbiamo tre, e non è stato pensato neppure di fare un piano per cercare di farle coordinare, quindi abbiamo avuto società diverse che si occupavano delle stesse cose o facevano i lavori due volte. L'abbiamo visto per quanto riguarda la mobilità: dalle varie Amministrazioni sono stati affidati lavori uguali a 5T e a CSI Piemonte, mettendole poi anche in competizione inutile, sprecando soldi pubblici. Siccome viene difficile pensare che una mano non sappia che cosa faccia l'altra, questo è un mancato coordinamento anche delle passate Amministrazioni, quando in quel periodo avevamo già Chiamparino alla Regione e Fassino al Comune di Torino, quindi anche lo stesso partito; viene un po' difficile pensare che tutte queste siano sviste che capitano una dopo l'altra e culminano con una privatizzazione.
Noi sapevamo che questo piano aveva le gambe corte e non sarebbe andato lontano. Ovviamente vogliamo un rilancio serio, vogliamo un piano industriale e vogliamo che le responsabilità di chi ha fallito si paghino quindi vengano prese fino in fondo, di modo che chi non è stato in grado di gestire le partecipate regionali tragga le conseguenze politiche del proprio mandato.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
L'assenza dell'Assessore De Santis si può definire forse una dimostrazione di stile; meno comprensibile è l'assenza del Presidente Chiamparino, perché stiamo comunque parlando di un Assessore della sua Giunta e ci aspetteremmo, se non altro, che ascoltasse le motivazioni che ci hanno spinto a presentare un documento che chiede il ritiro delle deleghe a questo Assessore, se non altro per avere poi una sua risposta puntuale nel merito rispetto agli aspetti che andiamo ad affrontare.
BONO Davide (fuori microfono) Ma non è in Aula Chiamparino?



PRESIDENTE

Era qua, è andato via.
C'è il Vicepresidente Reschigna.



FREDIANI Francesca

È uno stile anche questo.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Il Presidente Chiamparino aveva impegni programmati dalle 17 in avanti è stato qua tutta la mattina e il pomeriggio, ma nessuna comunicazione è stata fatta al Presidente che a una certa ora veniva affrontata questa mozione.
Noi eravamo convinti che si sarebbe andato avanti con il testo del disegno di legge sulle IPAB, per cui il Presidente ha assunto degli altri impegni; adesso è a Piazza Castello per delle riunioni programmate.



PRESIDENTE

Prego, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Chiedo scusa al Vicepresidente, nonché Assessore Reschigna, ma questa mattina noi avevamo chiesto di discutere questo atto di indirizzo dopodiché se non c'è comunicazione all'interno della maggioranza, non so provate a parlarvi un attimo, a cercare di coordinarvi la prossima volta perché gli strumenti di comunicazione ci sono tutti e credo che non sia complicato chiedere di mantenere una presenza, senza nulla togliere alla presenza degli Assessori che vediamo sui banchi della Giunta.
Tuttavia, trattandosi di un atto di indirizzo che interessa un Assessore che - ripeto, per motivi di stile, come ha detto l'Assessore Reschigna - è assente, non avere neanche il Presidente Chiamparino diciamo che svilisce un po' la conversazione. Non so neanche se definirla così diventa un monologo,.



PRESIDENTE

Faccia lei, collega; intanto stia sul merito.
Prego.



FREDIANI Francesca

Credo di essere sul merito, non sto parlando di altro. Stiamo parlando del fatto che stiamo cercando di esporre all'Aula, ma soprattutto al Presidente Chiamparino, che è la persona cui facciamo riferimento quando trattiamo di problemi relativi alla Giunta, quali sono le motivazioni per cui chiediamo che vengano ritirate le deleghe a un suo Assessore e ci spiace un po' non vederlo in Aula.
Quindi credo di essere sul merito; poi, se come forza di opposizione siamo destinati a parlare da soli in Aula, tanto l'esito delle discussioni è già scritto, pazienza, vorrà dire che comunque resterà agli atti quello che diciamo e le persone, i nostri 25 ascoltatori che ci seguono da casa si faranno la loro idea rispetto a quello che stiamo illustrando.
I colleghi Campo e Valetti sono già intervenuti in merito ad alcune vicende più generali, riguardanti la gestione di alcune situazioni e di alcune partecipate della Regione.
Io voglio soltanto richiamare, ancora una volta, l'attenzione sulla gestione delle problematiche relative ai lavoratori, le situazioni tragiche che ci troviamo ad affrontare, o perlomeno che l'Assessora De Santis dovrebbe affrontare e trattare con la dovuta attenzione e che, purtroppo al momento, ci sembra non stia trattando adeguatamente.
Nel corso dell'illustrazione dei colleghi non è stata richiamata la situazione di Pracatinat, che aveva un Centro di formazione ed educazione ambientale, un'eccellenza per la nostra regione, riconosciuto a livello nazionale, che è stato lasciato fallire per soli 400.000 euro, dopo che per anni la Regione ha investito parecchie risorse su tale Centro.
Questo forse è stato il primo fallimento cui abbiamo assistito: fallimento nel senso di fallimento di attività, da parte dell'Assessore.
Sicuramente, un fallimento pesante, perché si ripercuote su un sistema di formazione che meritava più attenzione e rispetto,anche qui con ricadute sui lavoratori.
Siamo passati, poi, alla situazione dei lavoratori CSI, che al momento è la situazione più tragica, perché parliamo di numeri veramente consistenti: parliamo di 1.000 lavoratori che vivono una situazione di incertezza sul loro futuro e che non hanno ancora avuto risposte certe sull'evolversi della loro situazione. A fronte di questo, qualche settimana fa abbiamo visto una delibera che va a siglare un Protocollo tra la Regione e TIM per svolgere dei servizi che potevano tranquillamente essere assegnati al CSI.
Pertanto, a questo punto, se io fossi un lavoratore del CSI, mi chiederei se il problema sia proprio il CSI, cioè la struttura che secondo l'Assessore non ha le competenze adeguate, o se ci sia qualche disegno per cui si intende mandare completamente allo sbando e distruggere questa struttura per potersi affidare, ancora più liberamente di quanto non si sia fatto in questi mesi, al libero mercato.
Quindi, l'attenzione ai lavoratori sicuramente non è un punto forte dell'Assessora De Santis.
Non dimentichiamo, ovviamente, i lavoratori Eurofidi. Noi qualche tempo fa abbiamo presentato un atto di indirizzo e abbiamo chiesto innanzitutto di avere dei tavoli periodici, perché siamo di fronte a una situazione gravissima. Ci troviamo di fronte a oltre 200 lavoratori che stanno perdendo il posto di lavoro e, anche qui, non riusciamo a capire in che modo l'Assessora si stia muovendo. Tutto sta finendo nel silenzio: i giorni passano, la procedura di liquidazione ormai è avviata. I lavoratori stanno perdendo il loro lavoro e, al momento, non ci risulta che abbiano delle certezze.
Noi, per questo motivo, avevamo chiesto un maggiore coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori e una puntuale rendicontazione se non in Consiglio, almeno nelle Commissioni competenti. Tutto questo, finora, ci è stato negato e ci troviamo ogni volta a dover chiedere comunicazioni in aula all'Assessora.
Non ci risulta che ci siano state delle ricollocazioni in altre partecipate e pensiamo, in primis, a Finpiemonte. Anche qui, dopo aver visto quello che è successo con Eurofidi e dopo aver visto soprattutto le Ansa che sono uscite oggi rispetto a quello che ha portato al crack di Eurofidi, quindi il fatto che si siano messi in atto dei meccanismi che hanno impedito di vigilare su quanto stava succedendo all'interno di Eurofidi, la nostra preoccupazione aumenta, perché se è vero che magari non è diretta responsabilità dell'attuale Governo regionale quanto è successo in Eurofidi (si fa riferimento a un periodo in cui non era in carica questa Giunta), è anche vero che adesso ci troviamo di fronte a un'operazione similare nei meccanismi, nel senso che Finpiemonte è diventata un istituto di credito, quindi noi vediamo la possibilità che si ripetano alcune situazioni che andrebbero a ricadere sulle imprese e sui lavoratori.
Abbiamo fatto presente questa possibilità e questo rischio all'Assessora, ma sulla parte relativa al controllo non abbiamo ricevuto grandi rassicurazioni. Succede che ci sono delle operazioni poco chiare e poco trasparenti, si rischia molto spesso che si arrivi - come è successo nel caso di Eurofidi - al crack, quindi noi chiediamo all'Assessora che ci dia maggiori rassicurazioni in merito ai meccanismi di controllo, perch abbiamo visto che molto spesso questi meccanismi, per vari motivi - per malafede, ovviamente, o per incapacità, più spesso per malafede che per incapacità - non vanno a buon fine.
Quindi noi siamo preoccupati, oggi, moltissimo, per i lavoratori Eurofidi, perché non sappiamo esattamente che fine faranno, quanti saranno ricollocati, dove saranno ricollocati, come verranno sfruttate le loro professionalità. E siamo preoccupati per quello che succederà a Finpiemonte, da qui in poi.
Per tutti questi motivi, riteniamo che l'Assessora De Santis non sia stata un'Assessora degna dell'azione di una Giunta che.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

All'altezza posso accettarlo, ma non degna. All'altezza è un giudizio politico.



FREDIANI Francesca

Degna della Regione Piemonte possiamo dirlo? Perché anche la sufficienza con cui molte volte l'Assessora ha risposto alle nostre preoccupazioni (sufficienza, noncuranza, leggerezza), con cui ha affrontato i temi che noi abbiamo posto, sicuramente non ha ben disposto le opposizioni nei confronti del suo operato.
Quindi, ognuno raccoglie un po' quel che semina.
Questa è l'impressione che abbiamo avuto come forza di opposizione: l'impressione di un'Assessora che a volte non sa dare le giuste risposte all'opposizione e per questo motivo abbiamo presentato questo atto che oggi andiamo a votare in Aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, parto da una considerazione regolamentare, oltre che statutaria: nel nostro Regolamento c'è una carenza, nel senso che manca una mozione di sfiducia tipica di un'assemblea legislativa come l'assemblea parlamentare. Per il Parlamento, l'ordinamento italiano prevede la mozione di sfiducia nei confronti di un Ministro, mentre per quanto riguarda il Consiglio regionale e gli Assessori del nostro Consiglio non abbiamo la mozione di sfiducia.
Quindi, i Consiglieri presentano (in questo caso, i Gruppi di opposizione, ma potrebbe essere anche un gruppo di maggioranza, anche se forse avrebbero e hanno altri strumenti per dare luogo ad un rimpasto di Giunta) una mozione in cui si chiede la modifica delle deleghe in seno alla Giunta regionale.
Per questo, la collega Frediani diceva che siamo dispiaciuti dell'assenza del Presidente Chiamparino, senza nulla togliere al Vicepresidente Reschigna che svolge pienamente, nel merito, anche per le deleghe che ricopre e le competenze che ha, quindi il ruolo di facente funzioni del Presidente, in sua assenza. Però, è ovvio che "la mozione di sfiducia" presentata oggi, è un dato prettamente politico, non tanto tecnico.
Sarebbe molto più auspicabile avere la presenza del Presidente Chiamparino, che legittimamente, ovviamente, come Presidente, ha i suoi impegni ed è stato presente diverse ore in Consiglio regionale. Spiace constatare, dover tirare un po' le orecchie - questa volta - al Presidente del Consiglio, Laus, che forse non ha avvisato per tempo la Giunta, per significare che erano diverse settimane che il Gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle intendeva presentare questa mozione. Quindi, l'abbiamo presentata in assenza, per motivi di stile, cioè forse per non voler influenzare la discussione, dell'Assessora De Santis e in assenza del Presidente Chiamparino.
Dico questo perché è un dato tutto politico, quindi sgombriamo il campo dal dato personale: non c'è assolutamente nulla di personale verso l'Assessora De Santis, ma tutto di politico. È ovvio che, quando si presenta una mozione di richiesta di rimozione di un Assessore, è sempre spiacevole e difficile anche da non connotarla di un sentimento negativo nei confronti della persona che ricopre quelle deleghe. È ovvio che questo non è il nostro intento, perché in un'Aula regionale, il nostro intento è quello di cercare di avere le migliori risposte, le migliori proposte, le migliori soluzione per la Regione Piemonte intesa come comunità, intesa come collettività, proprio per il bene dei cittadini piemontesi che abitano in questa regione.
Risposte, soluzioni e proposte che ci sembrano mancate in questi tre anni di Giunta; quindi, dai toni trionfalistici del post-vincita, netta vincita - lo dico in anticipo, per sgombrare il campo da ogni possibile interpretazione - dopo le elezioni del 2014, toni trionfalistici del Presidente Chiamparino: faremmo questo, faremo l'altro, la Borgogna, lo sviluppo economico, l'ICT, l'innovazione, la ricerca, il collegamento con l'Università, i nuovi posti di lavoro, eccetera, ma abbiamo visto ben poco.
Anche tutte le critiche che erano state fatte al "povero" (tra virgolette tra molte virgolette) centrodestra che aveva male amministrato - secondo il nostro giudizio e non solo, anche quello degli elettori - nella precedente legislatura, critiche sulla sanità, critiche sulla riforma del CSI, di cui si è parlato, critiche sul cattivo utilizzo dei fondi europei, sono tutte constatazioni che ci sentiamo di ripetere a questa Giunta.
Quindi, è ovvio che si potrebbe dire facilmente, come aveva detto un Sindaco di una grande città, capoluogo di Regione, vediamo cosa farete poi voi qua, però so che il Vicepresidente Reschigna...
Non che Fassino non sia intelligente, però è ancora più intelligente dell'ex Sindaco Fassino...



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Soprattutto non commetto gli stessi errori.



BONO Davide

Infatti. Quindi non lo direbbe mai, diciamo, perché è più scaramantico non più intelligente, ma più scaramantico.
Ci rendiamo conto che ci siano oggettive difficoltà, però riteniamo che dopo tre anni sia giunto forse il tempo per fare anche da parte delle opposizioni una serie di valutazioni di merito. Inoltre, viene facile dire come le tre scelte esterne - scelte volute da Chiamparino in prima persona piuttosto che le logiche più di maggioranza che hanno visto, come da manuale Cencelli, un Assessorato a SEL, un Assessorato ai Moderati, gli altri ai vari rappresentanti del PD - l'Assessora De Santis, l'Assessore Saitta e l'Assessora Parigi, che noi attribuiamo politicamente al Presidente Chiamparino, forse si siano dimostrate le scelte non dico peggiori, ma meno ottimali rispetto all'andamento della Giunta.
Questa ovviamente è una nostra valutazione. Noi avremmo già presentato 800 mozioni di sfiducia all'Assessore Saitta, ma sinora non le abbiamo presentate, perché sappiamo che i colleghi di maggioranza le avrebbero facilmente respinte. Ma oggi non è detto che dopo questa prima mozione di ritiro delle deleghe all'Assessore De Santis non ne arrivino altre di mozioni in questo senso.
Presentiamo un atto formalmente politico; sappiamo anche che in seno alla maggioranza ci sono diversi malumori rispetto a alcuni Assessori presenti in Giunta. Qualche volta qualche discussione filtrata l'abbiamo sentita anche noi dai banchi delle opposizioni; qualche volta parlate a voce alta e si sente...
APPIANO Andrea (fuori microfono) È fatto apposta per indurre un'idea...



BONO Davide

Infatti, siete molto trasparenti. A volte prevale l'istinto di maggioranza e l'istinto di dire, soprattutto, di non darla vinta ai colleghi di opposizione che presentano un atto per mettere in difficoltà la nostra Giunta. Magari, invece, servirebbe ogni tanto un istinto più per salvaguardare la comunità, la collettività piemontese e provare a vedere se magari con una rivisitazione di alcune deleghe, inserendo magari nuove figure, questa Giunta e questa maggioranza possono avere una spinta propulsiva per affrontare al meglio gli ultimi due anni. In questo caso, è una valutazione che spetta al Consiglio regionale grazie a questa mozione.
Quindi chiederei ai colleghi Consiglieri...



PRESIDENTE

La stessa cosa che stanno facendo nel Comune di Torino, in pratica.



BONO Davide

Chiederei loro di ringraziarci per l'atto, anzitutto, ma di cogliere l'occasione, collega Appiano, per poter dire la vostra su logiche che sono normalmente appartenenti alla Giunta e al Presidente Chiamparino.
In conclusione, per una logica di dare più libertà di espressione di voto ai colleghi di maggioranza, chiediamo su questa mozione - chiedo l'attenzione del Presidente del Consiglio - il voto segreto.



PRESIDENTE

Cose segrete noi non ne facciamo, siamo per la trasparenza.



BONO Davide

In questo caso, ci dispiace. A vostra tutela.



PRESIDENTE

Tuttavia, faremo un'eccezione.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Faccio qualche valutazione anche su una notizia di quest'oggi.
Oggi, ho presentato un'interrogazione su uno degli atti e delle procedure seguite come Assessora alle Partecipate dall'Assessora De Santis: la privatizzazione di Terme di Acqui S.p.A. La notizia buona del giorno è che si è concluso il pagamento delle quote e il pagamento chiude un iter cominciato nel 2015. Questa potrebbe essere una notizia positiva se non si andasse a vedere cosa è successo dal 2015 a oggi.
Dal 2015 a oggi, anzitutto, sappiamo che oggi Terme di Acqui S.p.A. è stata pagata 9 milioni e 500 mila euro. Il dato iniziale però è un dato che ci fa pensare, perché l'offerta per la vendita di Terme di Acqui S.p.A. è un dato di 16,4 milioni; il primo bando cubava tanto.
Sappiamo anche che ci sono state alcune traversie su questa vendita e vorrei sfatare alcuni miti che sono nati dal novellato giornalistico.
Intanto, nella prima fase della vendita delle Terme di Acqui si erano commessi alcuni errori, tant'è il procrastinarsi di quella che è stata la vendita, nella prima fase, con offerta di 16,4 milioni, era dovuta anche a delle recriminazioni in merito alla consistenza delle azioni che si andavano a vendere. Quindi, contestazione sul numero delle azioni, sul loro valore, eccetera.
Condizioni che, ahimè, quando si vanno a vendere azioni per una quantità di denaro del genere non possono non essere considerate. Sappiamo bene, dalle basi del diritto, che un contratto deve avere una base certa cioè l'oggetto della vendita, che deve essere perfettamente descritto pena la nullità dell'atto.
Nella prima fase di vendita delle Terme, questo viene contestato, viene contestata la perfetta aderenza tra ciò che è scritto nel bando e la realtà dell'oggetto venduto.
Arriviamo a gennaio 2016, quando c'è stato quasi un inizio di contenzioso tra Finpiemonte Partecipazioni, che deteneva le azioni delle Terme, e l'aggiudicatario; ci sono state una serie di carteggi, per cui l'aggiudicatario si rifiutava di firmare l'atto così come proposto; alla fine, è stato avviato l'iter per far decadere quella che è stata l'offerta.
Dopodiché, nel merito 2016, la società aggiudicataria fa una nuova offerta, un'offerta per 12,5 milioni, che altresì sono quasi quattro milioni in meno rispetto alla proposta iniziale.
A questo punto succede una cosa che giudico abbastanza pazzesca dal punto di vista delle casse regionali. Succede che viene pubblicato un nuovo bando, che però permette il ribasso rispetto a questa offerta. Alla fine come si conclude la vicenda? Si conclude con un'offerta finale di 9,5 milioni. Il delta è abbastanza preoccupante: 6,9 milioni. È una somma già cospicua di per sé, ma anche nell'ambito del valore generale di quest'azienda.
Se non bastasse questo, e se si volessero fare delle valutazioni in merito a quanto la Regione poteva ricavare maggiormente da questa vendita si può riempire una seduta di Consiglio. Bisogna analizzare anche questi bandi dal punto di vista dell'economia generale che questa azienda crea in un ambito territoriale specifico. Questo bando si è premurato di vendere delle quote azionarie e di non valutare, in alcun modo, progetti di valorizzazione di un patrimonio naturale, un patrimonio culturale e un patrimonio storico e immobiliare della zona dell'Acquese.
Fatto sta che, attualmente, il cosiddetto rilancio delle Terme di Acqui, che doveva essere operato tramite la vendita ai privati, non sta accadendo. Successivamente alla vendita è stato esercitato il diritto di prelazione da un'altra società. L'altra società si sta muovendo a piccoli passi, molto piccoli, tant'è che effettivamente non ci sono ancora risvolti occupazionali, e tant'è che, addirittura, ci sono state delle agitazioni sindacali nelle scorse settimane.
Se facciamo una valutazione anche molto attenta, come in questo caso, e precisa di attività che dovevano essere portate avanti dall'Assessora De Santis in merito alle partecipate e, soprattutto, all'alienazione delle partecipate, vediamo che risvolti positivi per le casse regionali sono stati limitati e risvolti positivi per l'economia piemontese - in questo caso, l'economia di una parte del Piemonte - sono stati pressoché nulli.
Lascio a voi la valutazione di un'operazione che ha visto l'Assessora De Santis totalmente inerme rispetto a una procedura che, invece, andava governata con cura e andava governata con il fiato sul collo alle nostre partecipate per creare veramente un plus per la nostra economia e per le nostre casse regionali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elvio

Confesso che ho un po' di disagio nel parlare non tanto di una mozione di sfiducia, quanto della poca utilità di alcuni dibattiti. Non sono tanto affine all'esercizio della parola per affrontare questi argomenti, tuttavia vorrei sottolineare alcuni aspetti.
Se c'è un compito che è stato dato a questa legislatura, era quello di risanare una situazione economica che tutti conosciamo, una situazione molto difficile e complessa nella sua risoluzione. A fianco di questa attività, era necessario porre in atto due tipi di riorganizzazioni: una era quella della struttura regionale, l'altra quella degli enti partecipati. Missione che si sta compiendo e si deve compiere in tutta Italia, un po' per forza di normativa, un po' per necessità strutturale ed economica.
Le partecipate, che hanno un vissuto tra i 15 e i 25 anni, credo siano state per molta parte un'iniziativa virtuosa dei Comuni e della Regione che ha consentito di pensare a uno sviluppo in house. Non tutte le partecipate hanno avuto una gestione virtuosa, spesso sono state anche occasione di cattiva gestione, di collocazione di personale oltre ogni misura, cosa che è avvenuta nelle partecipate, ma è avvenuta in molti enti pubblici. Era in uso così, con le responsabilità della politica e di chi lavorava in quegli enti. È ovvio che le operazioni di risanamento, come tutte le operazioni, hanno quasi una connotazione chirurgica. Non tutte le operazioni sono facili e non tutte le operazioni hanno un esito favorevole qualunque operazione si metta in atto.
In questa attività di riqualificazione degli enti e di ristrutturazione delle partecipate, va messo in conto un qualche effetto che vorrei banalmente chiamare collaterale. Chiunque faccia qualcosa, corre anche il rischio di sbagliare.
Rispetto all'operazione che è stata più volte citata - parliamo del CSI credo che il percorso scelto da quel consiglio di Amministrazione, tra l'altro con dei pareri favorevoli del supporto legislativo degli Enti stessi, ha poi avuto un riscontro negativo come parere dell'ANAC. Tuttavia era una possibilità che non era solamente propizia ad una mera privatizzazione, l'obiettivo era di individuare una forma societaria diversa, che consentisse un salto di qualità a un ente che, ovviamente, a fianco di riconoscimenti che vengono anche da altre parti d'Italia, aveva delle necessità di ristrutturazione.
Questa soluzione è da abbandonarsi, ma in questo momento la domanda che facciamo è: la Regione è disponibile? Da una riunione dei giorni scorsi mi sembra che sia emerso che la Regione è disponibile a fare la sua parte. Gli altri soci sono disponibili a fare la loro parte? Gli altri soci sono disponibili a fare la loro parte in un momento in cui, proprio recentemente, hanno affidato servizi all'esterno? Gli stessi soci.
Delle due l'una. Se vogliamo pensare a questa società con un'ipotesi di sviluppo, allora bisogna dare affidamenti, bisogna ovviamente impegnare il Consiglio di Amministrazione in un'opera di risanamento e di ristrutturazione. Come è necessario in un ente del genere, occorre un'opera di rinnovamento demografico. Proprio quel tipo di attività richiede un'età anagrafica leggermente più bassa. Oppure i soci, e credo che la Regione in questo abbia dato la sua disponibilità, vogliono fare la loro parte e la fanno tutti, altrimenti è ovvio che non si può far ricadere su unico ente la responsabilità.
Sono stati citate altre società, Pracatinat per esempio, ma se c'è un Ente che ha fatto la sua parte è proprio la Regione Piemonte, che ha dato la disponibilità dei soldi per la liquidazione dopo che si è scelto di andare a un'operazione di liquidazione in bonis, e ha dato la sua disponibilità di soldi per continuare l'attività di didattica ambientale.
Non vorrei che qui facessimo i Consiglieri anche di altri enti. Sono Consigliere della Regione Piemonte e invito anche gli altri Consiglieri a fare i Consiglieri della Regione Piemonte e non i difensori di altri enti.
Ed è per questo motivo che alla domanda posta al Presidente Chiamparino rispetto alla fiducia a un'Assessora, sarà lui a darne risposta.
Ma dopo questo dibattito, se chiedessimo alla gente se ha ancora fiducia nei nostri confronti, forse la risposta non sarebbe la stessa che vorremmo noi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Innanzitutto intervengo con un quesito, Presidente.
Qualche tempo fa sono stati richiamati i Consiglieri che si erano tolti la giacca; in un'altra occasione il mio collega di Gruppo Sozzani, che si era presentato con una giacca strana, di quelle "da ricchi", di maglia (non si capiva bene che maglia fosse), era stato richiamato da lei.
Prima, invece, c'era un signore che si aggirava per l'aula in maniche di camicia, che si è pure seduto al suo fianco: è stato lì dieci minuti, ma lei non ha detto niente.
Probabilmente, c'è una motivazione per un trattamento diverso che io non conosco.



PRESIDENTE

Si chiama "distrazione"!



PICHETTO FRATIN Gilberto

Ecco! Perché sa che il collega Bono è un po' irrequieto, per cui abbiamo delle difficoltà a tenerlo! BONO Davide (fuori microfono) Anche Campo!



PICHETTO FRATIN Gilberto

Anche Campo, sì! Grazie, questa era la prima considerazione.
Noi abbiamo affrontato in Aula delle mozioni di sfiducia nella passata legislatura nei confronti di un Assessore: mi riferisco all'Assessora ai trasporti, Bonino.
Devo dire che l'allora Capogruppo, ora Vicepresidente della Giunta sosteneva una tesi diversa da quella che ha sostenuta un attimo fa, nel senso che...



(Commenti del Vicepresidente Reschigna)



PICHETTO FRATIN Gilberto

Naturalmente.
Come diceva il Presidente Viglione, "il pensiero va dove il sedere sta", quindi ci si adatta al ruolo: se si gioca terzino si...
Adesso se mi richiama, mi vorrà sospendere! Però non ho usato un termine volgare, ma un termine che sta scritto sul Devoto-Oli. È vero che è il Devoto-Oli è comunque in evoluzione, tuttavia...
Anche il nostro tranviere di punta, che è l'attuale Presidente del Gruppo del Partito Democratico, si stracciava le vesti se non c'era la presenza dell'Assessora Bonino! Di conseguenza, avrei quantomeno gradito la presenza dell'Assessora De Santis.
In realtà, io non condivido le mozioni di sfiducia singole. L'Assessora De Santis è fiduciaria ed è stata indicata dal Presidente Chiamparino: dunque, presentiamo una mozione al Presidente Chiamparino. Perché le azioni che svolgono gli Assessori della Giunta non sono come quelle dei Ministri.
Gli stessi non possono essere revocati dal Presidente del Consiglio dei Ministri, ecco perché, a livello parlamentare, possono essere presentate (e vengono presentate!) le mozioni di sfiducia nei confronti dei Ministri.
In questo caso, devo dire che la scelta del Presidente, al limite, pu essersi rivelata infelice, come ha avuto modo di indicare la collega Frediani (in realtà ha utilizzato un altro termine, ma penso che il senso dell'intervento fosse quello).
Mi spiace che non sia presente l'Assessora Giuseppina De Santis perch di fatto, il tema di fondo è quello delle partecipate; tema che, forse meritava un dibattito d'Aula approfondito, ciascuno con le proprie posizioni, perché sono state tante le scelte che questa Giunta ha fatto in questi tre anni; alcune scelte sono state politiche, per cui si possono anche non condividere. Pragelato, ad esempio, è stata una scelta della Giunta regionale: potrebbe essere anche non condivisa (o potrei personalmente condividerla). Ma un discorso sono le scelte. L'altra questione riguarda, invece, la lentezza delle non scelte, della non chiarezza.
Le problematiche che riscontriamo in questo momento nelle partecipate non credo che sia una questione di delega a De Santis o a Caio; è, semmai una questione politica che riguarda la Giunta regionale. Perché è la Giunta regionale che deve prendere delle posizioni chiare sulle questioni. Poi ci sono tutte le varie sfaccettature giuridiche.
Amici del Movimento 5 Stelle, non possiamo, da una parte, fare del CSI una questione e, poi, dall'altra parte, a Palazzo di Città, affondarlo, non dargli le commesse. E lo dice chi è a favore della privatizzazione del CSI! Personalmente, sarei per la privatizzazione completa del CSI, Regione Piemonte e Comuni del Piemonte. Il CSI ha svolto un ruolo importantissimo in questa Regione nel formare, nel preparare e nello strutturare. Ma dobbiamo anche capire che il tempo di queste cose è terminato. È un po' come la funzione che ha svolto Telecom per la telefonia in Italia: per fortuna, poi, è seguita la privatizzazione del sistema telefonico, perch ora il servizio costa molto meno rispetto al monopolio! Nel nostro caso non si parla di monopolio, ma le assegnazioni in house determinano quello.
Ma è questo tipo di discussione che dobbiamo affrontare, ed è su queste scelte che deve pronunciarsi la Giunta regionale e dobbiamo pronunciarci noi, come Consiglio. Altrimenti, ci mascheriamo sempre dietro all'alibi delle non assegnazioni delle commesse al CSI (ma poi lo dobbiamo salvare perché dobbiamo salvaguardare i dipendenti).
Capisco che nel sistema pubblico ci siano più difficoltà rispetto ad altri casi, perché l'adeguamento ai tempi moderni, al moderno sistema di produzione dei servizi - in questo caso è una struttura storica - nel privato forse è più traumatico, ma è più facile (c'è poi un sistema di gestione, i cosiddetti "ammortizzatori" e quant'altro). Però anche il pubblico deve fare altrettanto, quindi non possiamo focalizzare tutte le nostre discussioni solo su alcuni particolari, che sono l'interesse di cosa sentiamo di più. Abbiamo esaminato la settimana scorsa il piano di Finpiemonte, che è la principale partecipata della Regione (è una controllata al 100 per cento), è quella che dovrebbe fare da "strumento" a tutto il sistema. Forse, in quell'ambito, si poteva cominciare a fare una serie di ragionamenti, e su quelli, a cascata, sugli altri enti strumentali.
Ma su questo - e ritorno al punto fondamentale - credo che sia la Giunta regionale - non tanto l'Assessora De Santis, quanto il Presidente Chiamparino - a dover rispondere in questo momento di inefficienza, di una mancanza complessiva di disegno e di proposta e, quindi, automaticamente di azione politica che la Giunta dovrebbe fare.
Ecco perché, non condividendo questo modo di agire, non parteciperemo al voto. Ma, mantenendo la presenza, riteniamo sia corretta - la sottoscriviamo - la richiesta avanzata precedentemente dal Movimento 5 Stelle di voto segreto, avendo impostato il loro ordine del giorno sulla persona. Credo, quindi, che sia logico.
Pertanto, se necessitano le nove firme per l'accoglimento, la nostra ci sarà.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Solo per segnalare che, ai sensi del Regolamento, ci sarebbe il voto segreto con il deposito della scheda nell'urna. Mi rendo conto che tecnicamente non è fattibile, anche per questioni di tempo. Quindi accogliamo la possibilità di effettuare la votazione elettronica, per chiederemmo comunque il mantenimento verso il basso della ribaltina che copre la tastiera con il voto. Altrimenti è un voto palese.



PRESIDENTE

Quindi, abbassate gli sportellini, altrimenti si fa con la scheda.
Indìco la votazione a scrutinio segreto sulla mozione n. 1122, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dei tre ordini del giorno relativi al CETA.
Ha chiesto la parola la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Mi scusi, Presidente, per l'irruzione, ma già sulla mozione abbiamo assistito, a parer mio, non ad un'Aula che ha preso con la dovuta serietà la gravità di un atto che metteva comunque in discussione l'operato della Giunta.
Il Presidente Pichetto prima ha evidenziato anche un'irritualità che ormai c'è nell'Aula, con gente che entra ed esce, senza giacca.
Adesso in cinque minuti lei vuole farci discutere tre ordini del giorno che hanno una certa importanza.
Presidente, mi permetta, richiamo soltanto quest'Aula a un minimo di ritorno al senso dell'istituzione che dovrebbe avere. Mi permetta se lo faccio, però mi sembra che non stiamo conducendo i lavori con il dovuto rispetto sia nei nostri confronti sia nei confronti dei cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La serietà è un giudizio di valore relativo, perché quello che pu essere serio per lei, può essere non serio per un'altra persona.



PORCHIETTO Claudia

Però le regole del gioco valgono per tutti!



PRESIDENTE

Bravissima! Lei ha fatto un richiamo al senso delle istituzioni e tassativamente - e ripeto tassativamente - dalla prossima seduta ci sarà tolleranza zero nei confronti di chiunque. Nessuno si fermi nell'emiciclo nessuno parli nell'emiciclo con i colleghi e cambia completamente il clima dell'Aula.
Credo sia una buona cosa per lo svolgere dei lavori. Detto questo accetto il richiamo, perché se lei percepisce che l'Aula non è gestita in modo istituzionale, prendo atto e dalla prossima seduta inviterò anche chi mi sostituisce a tenere correttamente la gestione dell'Aula.
Sono le ore 17.55 e rimangono cinque minuti.
Rimandiamo la discussione degli ordini del giorno? L'Aula non acconsente.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Tutela del consumatore

Esame ordine del giorno n. 1140 presentato da Gariglio, Allemano, Appiano Caputo, Ferrentino, Gallo, Motta, Ravetti, Rostagno e Valle, inerente a "Sollecitare il Governo e il Parlamento ad impedire l'entrata in vigore nel nostro Paese del Trattato CETA, arrestando il processo di ratifica dell'Accordo e adottando ogni iniziativa necessaria ad ostacolare l'applicazione dello stesso anche in via provvisoria"; ordine del giorno n. 1137 presentato da Gancia e Benvenuto, inerente a "CETA (Comprehensive Economic and Trade Agremeent)"; ordine del giorno n 1141 presentato da Bertola, Andrissi, Campo, Bono, Valetti, Frediani, Mighetti e Batzella inerente a "Contrarietà al trattato internazionale CETA"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto gli ordini del giorno n. 1140, n. 1137 e n. 1141 di cui al punto 20) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Valle per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 1140.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Interverrò per un minuto, perché penso che la questione sia ampiamente nota a tutti e ringrazio l'Aula per la disponibilità accordata questa mattina a discutere e votare in questa giornata l'ordine del giorno, perch è sicuramente l'ultima occasione in cui ha un senso discutere di questo tema e votare questo atto di indirizzo nei confronti del Governo, affinch non proceda all'approvazione del trattato CETA di libero scambio con il Canada, o perlomeno ne sospenda l'applicazione, anche solo in via provvisoria.
Lo chiediamo non perché abbiamo un pregiudizio nei confronti dei trattati di libero scambio; anzi, come metodologia per implementare gli scambi e le produzioni tra Stati possono essere uno strumento interessante.
Ma in questo caso specifico sono aperte una serie di preoccupazioni che abbiamo raccolto nell'interlocuzione con la società civile e, in particolare, produttiva della nostra Regione, e che abbiamo inteso condividere con le altre forze politiche in Aula.
Un trattato di libero scambio ha sicuramente interesse nel momento in cui, abbattendo i dazi e limitando le burocrazie, può servire come volano di sviluppo economico nell'interscambio tra due Paesi e quindi ampliarne le possibilità produttive.
In questo caso, però, e in tutti necessita di un pre-requisito fondamentale, cioè che entrambe le parti in causa adottino in casa loro le medesime regole del gioco. Secondo le preoccupazioni che abbiamo raccolto non è questo il caso, perché i diversi settori produttivi hanno regolamentazioni e standard molto diversi tra questi Stati. E poi c'è un giudizio di convenienza, che anche in questo caso ci sembra essere stato sottovalutato per il nostro Paese in particolare.
Il nostro Paese si caratterizza per delle produzioni a volte anche limitate, ma sicuramente difficilmente fungibili per l'alto contenuto di biodiversità, di tradizioni e di saperi che esse contengono. Ed è per questo che difficilmente possono godere di un sistema che deregolamenta l'indicazione del territorio e delle modalità con cui sono state prodotte.
È per queste preoccupazioni e anche per un principio di cautela, che peraltro in questo trattato non sembra riconosciuto e non applicato dal Paese partner, che è il Canada, che chiediamo al Governo di sospenderne, se non altro, l'applicazione.
Mi fermo, perché magari i colleghi hanno piacere di illustrare gli altri due ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola il Consigliere Benvenuto per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 1137.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Noi, in questi pochi secondi che ci portano alla fine della giornata segnaliamo con il nostro ordine del giorno quello che, in parte, ha detto già il Consigliere Valle, ma soprattutto un cambio di linea politica del PD in Consiglio regionale, nel senso che a Roma si vota a favore del trattato mentre in Piemonte si è contro.
Noi siamo assolutamente favorevoli al fatto che altre forze politiche hanno deciso di sostenere l'ordine del giorno che la Lega ha presentato il 29 giugno. Per questo motivo, abbiamo accettato di votare in fretta i tre documenti, almeno per far uscire il Consiglio regionale del Piemonte con una posizione più o meno univoca.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertola, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 1141.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Sono contento che l'argomento del CETA approdi a una discussione in Consiglio regionale, così come sono molto contento che tra poco il Consiglio regionale esprima un indirizzo chiaro e faccia assumere un impegno chiaro alla Giunta regionale affinché si pronunci in modo chiaro contro il CETA: Piemonte contrario al CETA.
Sono però un po' perplesso poiché, se da una parte è normale che il Movimento 5 Stelle presenti un ordine del giorno del genere, perché è piuttosto chiara e netta la sua posizione sul CETA in Parlamento europeo (lo è a livello nazionale e lo è altrettanto a livello regionale), lo stesso non posso dire per il Partito Democratico. Infatti solo qualche giorno fa, il 27 giugno 2017, il CETA è passato alla Commissione Affari Esteri del Senato coi voti favorevoli di Forza Italia (ma ce lo potevamo aspettare) e del Partito Democratico; tra l'altro, all'interno di questa Commissione ci sono anche dei parlamentari piemontesi (i Senatori Lepri e Zanoni per il Partito Democratico, il Senatore Malan per Forza Italia,) quindi anche esponenti che provengono dal nostro territorio.
Non mi dilungo su tutti gli aspetti fortemente negativi del CETA e su come questo trattato sia una minaccia per le nostre produzioni e anche per la nostra salute. Vorremmo capire se a livello regionale il Partito Democratico si dissocia da quanto fanno i parlamentari a livello nazionale che forse non ascoltano il territorio dal quale provengono, oppure se spero di no - c'è la volontà di cercare di recitare un po' tutte le parti in commedia e magari, se poi c'è qualche cittadino che si lamenta e dice "ah, avete approvato il CETA a livello regionale", qualcuno allarga le braccia e risponde: "Eh, noi dal Piemonte non eravamo favorevoli ma, sapete com'è, a Roma è così".



(Commenti fuori microfono)



BERTOLA Giorgio

Come dite? È colpa di Renzi? Esatto! Noi siamo assolutamente favorevoli anche a votare (e voteremo convintamente) anche l'atto di indirizzo del Partito Democratico - saremmo incoerenti a non farlo - ma sottolineiamo questa contraddizione. Ad ogni modo, ripetiamo ancora una volta che per il bene del Piemonte ci si deve esprimere contro il CETA.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Molinari, che interviene in qualità di Consigliere.



MOLINARI Gabriele

Grazie, Presidente.
Intervengo per esprimere la mia posizione contraria rispetto a quello che è contenuto in tutti e tre gli ordini del giorno, e in particolare anche in quello presentato da colleghi del mio partito.
Ritengo che il CETA sia un'opportunità enorme per il nostro sistema produttivo e per le nostre esportazioni. È un'intesa che porta a una crescita stimata di interscambi bilaterali del 22,9 per cento, per un computo complessivo, solamente per quanto riguarda i rapporti tra Italia e Canada, di una somma che può variare tra i 15 e i 20 miliardi di euro.
Ritengo che sia un'opportunità enorme e che sia oggettivamente pretestuoso vedere in questo accordo una minaccia. Credo che sia soprattutto un cambio di passo, che io davvero fatico a spiegarmi rispetto a tutto quello che è stato lo sforzo profuso in questi anni a difesa degli accordi di libero scambio, anche da parte di questo Governo.
Rammento che, solo pochi mesi fa, in Aula c'è stato un voto a maggioranza, un voto importante a tutela dell'intesa del TTIP, che sicuramente, sotto gli aspetti delle criticità possibili, era ovviamente anche per la mole degli accordi che venivano presi con gli Stati Uniti molto più controverso.
Devo constatare che, nel volgere di pochi mesi, cambia anche in maniera sensibile la posizione del partito cui appartengo, e questo mi spiace.
Faccio solamente notare che una cosa mi sembra davvero poco comprensibile.
Per quanto riguarda la tutela dei lavoratori italiani ed europei, che grazie a questo accordo potranno lavorare in Canada, l'idea che ci possano essere dei rischi o delle mancate garanzie è veramente qualcosa di incredibile, perché stiamo parlando del Canada e non dello Stato libero di Bananas.
Ritenere che il Canada possa essere uno Stato non civile o che non fornisca le dovute garanzie mi sembra una cosa oltremodo discutibile; forse potrebbe essere il Canada ad avere qualche remora o qualche rimostranza rispetto al nostro sistema di tutele e al nostro sistema di garanzie.
Complessivamente, credo che sia responsabilità di chi svolge compiti istituzionali mantenere la barra diritta. Francamente, ho molto rispetto di tutte le opinioni che sono state espresse da associazioni importanti, da sigle e da cittadini, però ritengo anche che ci siano molte altre associazioni e molti altri cittadini che hanno il diritto di vedere una linea coerente da parte di quelli che sono i loro rappresentanti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Molinari.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.04)



< torna indietro