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Dettaglio seduta n.228 del 06/06/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.31 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 1594 presentata da Chiapello inerente a "Emergenza viabilità nel Cuneese"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1594.
La parola alla Consigliera Chiapello per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Purtroppo la situazione della viabilità in provincia di Cuneo è una vera e propria emergenza. Proprio adesso che finalmente i "bugianen" di antica memoria avevano cambiato abitudini sono costretti a fermarsi.
I problemi più importanti sono sicuramente la chiusura del cantiere del Tenda, il recente crollo del ponte della tangenziale di Fossano e, non ultimo, il mancato completamento della Asti-Cuneo. Questi sono solo i casi più eclatanti di un territorio che è penalizzato da un sistema stradale obsoleto. Con questi problemi, inoltre, siamo ritornati agli anni Settanta Ottanta.
Sappiamo benissimo che con i ponti e l'arrivo dell'estate c'è molto più traffico e sono stati segnalate delle grosse difficoltà per migliaia di automobilisti: ci sono state delle code anche di 10-20 chilometri.
Il problema più importante in questo momento è quello del tunnel del Tenda e sappiamo che il cantiere è stato momentaneamente chiuso. Tra l'altro, le note vicende ci ricordano anche che c'è il rischio di chiusura totale. A tutti questi disagi si sommano anche i problemi dell'alluvione quindi molte strade sono ancora da ripristinare proprio a causa dell'alluvione e non sono percorribili.
Vorrei chiedere se la Regione intende intraprendere e promuovere nei confronti di terzi o comunque intraprendere delle iniziative per trovare delle soluzioni veloci e concrete per evitare ulteriori disagi agli automobilisti, in vista soprattutto degli esodi estivi. Soprattutto sul Tenda non dobbiamo farci trovare impreparati, perché ricordo che potrebbe anche arrivare il blocco totale del Colle, quindi diventerebbe un problema enorme. Mi chiedo se la Regione abbia un piano B in caso di quest'ulteriore emergenza.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda il Tenda, stiamo monitorando la situazione con ANAS, con la Prefettura di Cuneo e anche con RFI per valutare possibili interventi con RFI e Trenitalia, nel caso di un blocco totale della viabilità, a quanto ci dicono possibile, sul fronte francese.
Per quanto riguarda la Torino-Savona, il raccordo su Fossano è stato chiuso precedentemente al crollo del ponte sulla tangenziale di Fossano per lavori di messa in sicurezza e antisismici. Il tratto da Marene a Cuneo passando per Fossano Massimini, è oggi però liberalizzato dal pagamento del pedaggio per coloro che frequentano abitualmente quella tratta di autostrada, fino a che non sia ripristinata completamente la viabilità su Fossano.
Per quanto riguarda, infine, la statale 28, ci sono evidenti ritardi da parte di ANAS nel completamento degli interventi di ripristino della stessa, mentre stanno andando avanti i lavori di RFI sul ripristino del tratto ferroviario. Siamo, anche in questo caso, in stretto contatto con ANAS, con RFI e con la Prefettura di Cuneo.
Nei prossimi giorni ci sarà un ulteriore incontro per fare il punto sulla situazione del completamento dei lavori.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione a risposta immediata n. 1593 presentata da Ottria, inerente a "Presupposti di inidoneità del sito di Cascina Opera Pia quale luogo di conferimento dei materiali litoidi provenienti dagli scavi del Terzo Valico"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1593.
La parola al Consigliere Ottria per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Nei giorni scorsi gli organi di stampa hanno pubblicato la proposta del nuovo piano cave e del nuovo piano del traffico connessi ai lavori del Terzo Valico in Provincia di Alessandria. Questo piano la Regione avrebbe dovuto discuterlo proprio oggi, mentre mi risulta che stato rinviato al 4 luglio.
Il piano propone 15 nuovi siti nella provincia di Alessandria, oltre a quelli già individuati precedentemente, nei quali conferire i materiali di scavo derivanti dai lavori del Terzo Valico.
Tra questi siti si identifica come prioritario questo della Cascina Opera Pia nel Comune di Sezzadio. Non voglio ricordare tutte le questioni nel dettaglio e le criticità storiche di quell'area, che è un'area disseminata di cave ed ex cave e su cui ci sono già dei progetti che potrebbero compromettere l'ambiente.
Esiste una falda acquifera profonda molto estesa nella zona dei comuni di Sezzadio e Predosa, che garantisce attualmente il fabbisogno idrico per circa 50 mila persone. 24 Comuni della zona si sono riuniti in una convenzione proprio per tutelare le falde acquifere di quella zona.
Nel documento del COCIV si legge che tale area risulta sovrastare una zona di ricarica delle falde inserite nel piano di tutela delle acque.
L'area in questione inoltre è classificata in fascia A, secondo le carte allegate dalla Regione Piemonte al piano regolatore, e presenta rispettivamente una pericolosità media di alluvioni e un rischio di alluvione R3 elevato. Tale rischio di alluvionabilità si è concretizzato pochi mesi fa, nel novembre 2016, come ampiamente documentato dagli uffici regionali ed è stato oggetto di una mia interrogazione precedente, nel gennaio scorso.
Nei giorni scorsi anche il Sindaco di Sezzadio ha espresso la propria netta contrarietà all'inserimento della cava Opera Pia nel nuovo piano cave della Regione. La domanda che rivolgo all'Assessore competente è se non si ritiene che sussistano le condizioni per considerare inidoneo il sito di Cascina Opera Pia 2 quale luogo in cui conferire lo smarino del Terzo Valico, proprio per le ragioni connesse allo stato fisico di questi luoghi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Temo di non essere l'Assessore competente, però mi è stata inviata questa sua interrogazione, quindi rispondo con quanto mi è stato scritto dal Settore Ambiente e, con una sintesi, dal Settore Infrastrutture strategiche della Regione.
Mi si scrive che è necessario precisare che nella sua richiesta vengono confuse due procedure: una è quella di autorizzazione di una discarica nel comune di Sezzadio, a cui si riferisce la nota della Direzione Ambiente che è allegata, mentre credo che lei si riferisca, invece, alla procedura di autorizzazione alla coltivazione di cave e successivo riempimento con recupero morfologico del sito Cascina Opera Pia nel Comune di Sezzadio.
Per quanto riguarda questo secondo aspetto, da quanto mi si scrive parrebbe che questa autorizzazione di cave di successivo riempimento con recupero morfologico non riguardi la procedura in atto che è stata rinviata, come giustamente ha detto il Consigliere, rispetto al piano cave del Terzo Valico, in quanto l'autorizzazione alla coltivazione della cava è avvenuta nei confronti di un proponente diverso da COCIV e a seguito di una valutazione di impatto ambientale espletata dalla Provincia di Alessandria e successivamente autorizzata dal Comune di Sezzadio con delibera di Giunta n. 18/2009.
Pertanto, a patto che il progetto di recupero non cambi rispetto a quanto autorizzato, COCIV può subentrare al proponente che attualmente detiene l'autorizzazione, senza dover espletare alcuna nuova autorizzazione, ovviamente se non ci sono variazioni nella coltivazione della cava e del successivo eventuale riempimento.
Qualora COCIV, dopo il subentro, ritenesse necessario provvedere a una modifica del progetto di recupero autorizzato, dovrebbe espletare una nuova fase di valutazione di impatto ambientale sul sito di cava. Quindi, non dovrebbe essere collegata alla procedura.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1598 presentata da Frediani inerente a "Bando Val Susa Misura 1.3 (l.r. 34/04). Possibile utilizzo di risorse pubbliche per attività non coerenti con la misura"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1598.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente e buongiorno, Assessora.
Ritorniamo su una misura che stiamo monitorando già da qualche tempo anche in riferimento a recenti dichiarazioni in merito alle ricadute della realizzazione del TAV sul territorio valsusino. Qui parliamo di una misura prevista in base alla legge n. 34/2004 che fa riferimento agli interventi a sostegno di attività economiche produttive danneggiate da attentati o da atti di violenza connessi ai lavori della nuova linea Torino-Lione ad alta velocità, secondo il programma pluriennale 2011-2015 per le attività produttive. In pratica, l'obiettivo di questa misura è quello di sostenere investimenti, sviluppo e rilocalizzazioni avviate da piccole e medie imprese insediate nei Comuni interessati dai lavori per il nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione.
Noi abbiamo già chiesto conto di questa misura e dei risultati raggiunti. L'ultima volta che avevamo presentato un'interrogazione sulla stessa tematica non disponevamo di dati confortati, nel senso che non c'erano ancora finanziamenti erogati (c'era, forse, un'istruttoria aperta su un paio di aziende, ma nulla che fosse andato a buon fine). Adesso abbiamo ottenuto una rendicontazione che è comunque parziale, perché sono ancora in corso le valutazioni di alcune rendicontazioni da parte di queste aziende che, da quanto ci pare di capire dalle tabelle, hanno già ricevuto comunque questi fondi, quindi si sta valutando in rendicontazione a fronte di fondi già erogati.
Si tratta di alcune aziende (che non sto qui ad elencare) che lavorano in settori disparati: si passa dall'edilizia alla pasticceria all'abbigliamento. A parte la quantità di fondi distribuiti, quindi l'ammontare degli importi che arrivano ad una somma piuttosto notevole abbiamo anche notato i piani di investimento di queste aziende, che molto spesso si riducono semplicemente al riallestimento delle scorte, quindi all'acquisto di materiali, per cui non vediamo grosse prospettive di investimento e, di conseguenza, di ricadute sul territorio valsusino.
Ci troviamo, pertanto, a chiedere conto di questa misura anche per capire se, secondo il parere dell'Assessora, questi interventi, che sono finalizzati al sostegno del capitale circolante e agli investimenti, non rappresentino un utilizzo di risorse pubbliche che non è proprio coerente con la finalità dichiarata dalla misura.
Detto a margine dell'interrogazione, direi che il territorio valsusino avrebbe bisogno di ben altri investimenti, come dimostrano le crisi aziendali - non ultima quella della Savio - che stanno interessando il territorio. Ci chiediamo se non sarebbe il caso di rivedere queste misure e, magari, destinare i fondi ad un utilizzo più corretto e realmente finalizzato al rilancio della Valle.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessora De Santis; ne ha facoltà.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Grazie, Presidente e grazie, Consigliera Frediani.
Intanto lei pone una domanda specifica: chiede se a parere dell'Assessore gli investimenti sono o meno coerenti.
Al riguardo, è chiaro che l'Assessore non ha alcun parere da dare rispetto a un'istruttoria tecnica che viene effettuata da soggetti terzi rispetto alla quale la politica può solo prenderne atto.
Le fornisco le relative informazioni e poi risponderò all'ultima domanda.
Le domande ammesse all'agevolazione in oggetto sono state valutate nell'ambito del procedimento istruttorio finalizzato a verificare la coerenza con gli obiettivi della misura.
Le domanda ammesse rispondono ai requisiti del bando in termini di spese ammissibili e di beneficiari, pertanto le risorse pubbliche sono state utilizzate in modo coerente.
I beneficiari, infatti, dal punto di vista soggettivo, sono in possesso dei requisiti elencati nel bando; dal punto di vista invece di quali sono le spese portate a rendicontazione, queste riguardano prevalentemente acquisto di scorte, acquisto di macchinari, acquisto di attrezzature e opere di ristrutturazione, ossia tutte voci che sono fra quelle previste e ammissibili ai sensi del bando.
Rispetto al tema da lei posto successivamente, relativo alle crisi aziendali, le faccio presente che si tratta di una problematica che investe tutta la nostra Regione e non esclusivamente la Val di Susa. Io non credo che vi sia alcuna sovrapposizione, nel senso che non si tratta di scegliere fra una cosa o un'altra. Delle crisi aziendali e anche degli investimenti alle imprese ce ne stiamo occupando anche con altri strumenti.
Questa misura specifica era diretta a rispondere ad uno specifico bisogno delle imprese della Val di Susa.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione a risposta immediata n. 1600 presentata da Andrissi inerente a "Nuovi pozzi petroliferi a Villafortuna-Trecate (NO)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1600.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione ha come oggetto la delibera di Giunta regionale dell'8 maggio 2017, che prevede una proroga per l'attività estrattiva nella zona di Trecate Romentino, denominata Villafortuna Trecate (tra l'altro Villafortuna è un sito regionale da bonificare, che è ancora in attesa).
Nella DGR in oggetto, oltre allo sfruttamento ulteriore dei pozzi già esistenti, si prevede la realizzazione di nuovi pozzi per massimizzare il recupero delle riserve residue.
Noi sappiamo che l'attività estrattiva è accompagnata da possibili inquinamenti della falda (e non solo), e purtroppo ha visto nella zona di Trecate una serie di incidenti, il più grave dei quali è avvenuto nel febbraio 1994: l'attività esplorativa incontrò una lente di materiale gassoso che portò ad una fuoriuscita per 36 ore di oltre un milione di metri cubi di materiale, tra acqua, idrogeno solforato e petrolio. A causa di tale fuoriuscita, durata 36 ore, furono necessarie attività di bonifica che durarono addirittura nove anni! L'anno successivo fu persino vietato ai cittadini trecatesi di fare qualsiasi tipo di coltivazione in loco.
Successivamente, si susseguirono una serie di rotture di oleodotti nella zona, fra il Trecatese e il Milanese.
Sinceramente, speravamo che in quella zona avvenisse un cambio completo di strategia. Sappiamo, però, che la strategia nazionale è unica, ed è quella di aumentare l'esportazione delle armi e puntare sul petrolio. Il Governo Renzi ha sestuplicato l'esportazione di armi e punta la sua strategia di rilancio economico sulle armi e sul petrolio. Di conseguenza non potevamo aspettaci qualcosa di diverso da questa Regione.
In realtà, il responsabile del Settore Ricerca dell'ENI era venuto in Commissione annunciando un convegno sulle energie alternative e un possibile sviluppo e sfruttamento dei pozzi esauriti per il gradiente geotermico dal punto di vista delle energie alternative.
Con questa delibera ci accorgiamo che questo non è avvenuto - né il convegno, né una possibile progettualità in questa direzione - quindi chiediamo alla Giunta di sapere che valutazione abbia fatto l'Assessore al fine di esprimere parere positivo a nuovi pozzi nel territorio di Villafortuna Trecate.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività estrattive Grazie, Presidente; grazie, Consigliere.
Credo che alla base della sua interrogazione ci sia forse un equivoco sul contenuto della delibera. A latere del fatto che, sinceramente, vorrei sapere quali elementi lei abbia per immaginare che questa Regione, questa Giunta, abbia puntato sul petrolio e sul traffico di armi come strumento per sostenere la crescita dell'economia piemontese. Pregherei che quando si fanno determinate affermazioni ci fosse anche qualche minimo elemento di supporto. Mi accontenterei che fosse minimo.



(Commenti Consigliere Andrissi)



PRESIDENTE

DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività estrattive



PRESIDENTE

Lei ha detto che non poteva aspettarsi nulla di diverso da questa Giunta.
Consigliere, poi sentiremo la registrazione.



(Commenti del Consigliere Andrissi)



PRESIDENTE

DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività estrattive



PRESIDENTE

Consigliere, io sono fatta all'antica, per cui ascolto ciò che mi si dice, ne prendo nota e do un peso alle parole. Lei ha detto che conformemente a un orientamento del Governo nazionale, questa Giunta punta sui pozzi di petrolio e sul traffico di armi. Poiché questa Giunta indegnamente la rappresento io, avrei dei motivi per non concordare con la sua affermazione. Mettiamola così.
Quanto al tema specifico della sua interrogazione, qui c'è una risposta tecnica che leggo. In realtà viene semplicemente autorizzato l'esercizio alla coltivazione per altri dieci anni delle perforazioni esistenti, ai fini di esaurimento, perché il giacimento sotto è pressoché esaurito e poi si procede con il decommissioning.
Qualora ci fossero ulteriori perforazioni - delle quali non abbiamo nessuna notizia e non abbiamo nessun motivo di pensare che in un giacimento già esaurito si vada a perforare ancora - queste sarebbero soggette a procedure separate di autorizzazione. Noi li abbiamo semplicemente autorizzati ad andare avanti con quello che stanno già facendo.
La proroga viene rilasciata in relazione a un programma di lavori che comporta operazioni finalizzate all'ottimizzazione delle riserve residue del giacimento, ormai molto esigue perché lo sfruttamento dura da moltissimo tempo.
Qualora queste operazioni vengano eseguite tramite semplice operazioni di reiniezione su pozzi esistenti, si eseguono unicamente le procedure autorizzative di competenza ministeriale. Qualora invece fossero previste nuove operazioni di perforazione, queste sono subordinate a ulteriori fasi di verifica o valutazione di impatto ambientale: fase di verifica nel caso le ricerche comportino perforazioni laterali rispetto ad un pozzo esistente (cosiddetto side track); fase di valutazione se invece si tratta di nuovi pozzi.
In realtà, in tempi recenti non è stato più chiesto alcun nuovo pozzo e l'ipotesi appare del tutto remota, considerato il fatto che l'intero giacimento è stato abbondantemente sfruttato.
Quanto agli incidenti che lei segnala, quelli citati a carico di oleodotti non sono necessariamente riconducibili alla presenza di un campo pozzi e di questo campo pozzi in particolare. Gli oleodotti, com'è noto servono per tutte le operazioni logistiche da condurre su prodotti petroliferi, ad esempio il trasporto di prodotti petroliferi che arrivano da altri parti del mondo e non sono necessariamente a servizio degli impianti estrattivi e dei centri olio.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1599 presentata da Batzella inerente a "Centro Regionale Antidoping (CAD) Alessandro Betinara di Orbassano. Trasferimento delle analisi tossicologiche dal CAD, all'ospedale Mauriziano di Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1599.
La parola al Consigliere Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Il Centro Regionale Antidoping "Alessandro Betinara" è un laboratorio regionale di tossicologia che nasce nel 2004 per rispondere alle esigenze legate alle "XX Olimpiadi Invernali" e ai "IX Giochi Paraolimpici Invernali", come espressione consortile di quattro enti pubblici (Regione Piemonte, Università degli Studi di Torino, Istituto di Medicina dello Sport e Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga).
Al 30 aprile 2016 i soci del Consorzio sono la Regione Piemonte l'Università degli Studi di Torino, l'Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi di Orbassano e l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d'Aosta. Esso si configura come un'opera di alto interesse sociale, che coniuga la salvaguardia delle competizioni sportive con la tutela della salute degli atleti. Con la conclusione degli eventi olimpici di Torino 2006, esso è diventato un punto di riferimento a livello regionale, nazionale e internazionale per quanto riguarda l'analisi chimico clinica, tossicologia e forense e si sta affermando come centro di eccellenza per la ricerca e la formazione nel campo della lotta all'uso di sostanze dopanti e illecite sia di uso umano che veterinario.
Questo Centro antidoping ha reso possibile collegamenti e sinergie tra le varie facoltà universitarie e gli istituti di medicina dello sport in un'ottica interdisciplinare. Rientrano negli obiettivi del CAD la ricerca medica di base e applicata che riguarda la biochimica, la fisiopatologia dello sport e la farmacologia. Il laboratorio regionale di tossicologia del suddetto Centro antidoping è convenzionato dal 2010 con la Procura della Repubblica di Torino e l'articolo 2 della convenzione prevede, su richiesta di quest'ultima, l'analisi quali-quantitativa di campioni di sostanze stupefacenti in sequestro, l'analisi tossicologica su reperti autoptici e l'analisi del DNA ai fini identificativi su materiale biologico.
Nel mese di gennaio 2015 è stato avviato anche il nuovo Laboratorio di Biologia e Genetica forense, primo laboratorio italiano accreditato a norma europea, per l'analisi e l'interpretazione di campioni complessi come le miscele genetiche a bassa concentrazione di DNA estrapolati da tracce o campioni biologici.
Tale accreditamento rappresenta il requisito necessario per l'estrapolazione di profili genetici che possono essere utilizzati per la Banca Dati Nazionale del DNA, secondo quanto disposto dalla legge del 30 giugno 2009, n. 85, articolo 10, 11 e 17.
Vorrei ricordare che annualmente si eseguono 300 mila analisi e si esaminano 17.000 campioni tra capelli, unghie e altro materiale genetico.
Vengono ricostruiti i DNA per le indagini di furti e rapine in villa, si trovano abusi di sostanze alcoliche e stupefacenti per la sospensione delle patenti e si ricostruisce il passato biologico degli atleti.
Da quanto si è appreso dalla stampa, pare che nuove disposizioni regionali sembrano individuare nell'Ospedale Mauriziano la struttura di riferimento per le indagini tossicologiche di tutta l'area ovest del Torinese. Questo spostamento creerà sicuramente non pochi disguidi a tutti gli ospedali e Aziende Sanitari del Torinese, che spedivano e spediscono ancora i loro campioni per i test al Centro Antidoping di Orbassano.
Si interroga l'Assessore per conoscere quali sono le motivazioni dell'eventuale trasferimento degli esami tossicologici dal Centro Antidoping all'Ospedale Mauriziano di Torino, visto che ciò comporterebbe un depotenziamento dello stesso Centro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Consigliera Batzella, le leggo la risposta che ha preparato l'Assessore Saitta.
Con delibera di Giunta, fin dall'agosto 2007 il Centro Antidoping e tossicologia era stato individuato come laboratorio monospecialistico di diagnostica tossicologica.
Nei più recenti atti regionali di riorganizzazione della rete dei laboratori pubblici, i laboratori di riferimento indicati per le indagini tossicologiche di secondo livello sono quelli del Mauriziano, della Città della Salute e della Scienza di Torino, del Maggiore della Carità di Novara, dei SS Antonio e Biagio di Alessandria e del S. Croce e Carle di Cuneo, ma queste Aziende Sanitarie hanno consistentemente continuato a inviare i campioni al CAD del San Luigi di Orbassano.
Allo stato attuale, si sottolinea che, per quanto riguarda l'area della tossicologia, non si è determinata ancora alcuna modificazione delle procedure già in atto tra CAD e AO Mauriziano.
Altresì, per quanto riguarda il CAD, si evidenzia che è in fase di sviluppo e valutazione da parte dell'Assessorato lo specifico progetto per quanto riguarda: l'analisi della situazione attuale del centro l'ipotesi di ridefinizione dell'assetto giuridico e istituzionale l'ipotesi di sviluppo delle funzioni e delle attività.
Quanto sopra potrà portare anche alla ridefinizione dei flussi degli esami di tossicologia nell'ambito della rete laboratori di analisi della Regione Piemonte.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Interrogazione a risposta immediata n. 1596 presentata da Appiano, inerente a "Azioni discutibili messe in atto da alcune Case di cura nei confronti dei pazienti"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1596.
La parola al Consigliere Appiano per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione fa seguito alla relazione del Difensore civico regionale della scorsa settimana. Il suo titolo originario era "Azioni illegittime messe in atto da alcune Case di cura nei confronti dei pazienti", ma il termine "illegittime" ha un po' turbato alcuni uffici, i quali mi hanno chiesto se si poteva utilizzare un sinonimo; ci abbiamo pensato, scervellandoci, alcuni minuti ed è venuto fuori il termine "discutibili".
Al di là di questo siparietto che mi permetto di portare all'attenzione, era ben chiaro nella relazione del Difensore civile qual è il problema: il problema è di quelle Case di cura dove i familiari di pazienti non autosufficienti e cronicizzati vengono indotti forzatamente facendo firmare dichiarazioni o con segnalazioni alla Procura di nuclei di fasce deboli, insomma con tutti i metodi possibilmente immaginabili, ad accettare le dimissioni anzitempo di persone magari non stabilizzate, che poi non sempre trovano a casa propria un'assistenza domiciliare adeguata oppure un luogo di ricovero più appropriato come una RSA.
Di questo tema abbiamo già parlato più volte, ma purtroppo ne abbiamo appunto solo parlato, non si è passati dalle parole ai fatti. Noi siamo ben consapevoli che non sono certo i ricoveri inappropriati ad affrontare efficacemente il tema della cura e della continuità assistenziale delle persone, ma siamo anche ben consapevoli che, a partire dal testo costituzionale, è la Repubblica a dover garantire la salute dei cittadini non i familiari.
Allora l'oggetto specifico dell'interrogazione è sapere se la Giunta intende agire, attraverso i Direttori generali delle Aziende Sanitarie affinché tutte le Case di cura, le Aziende ospedaliere o chicchessia vengano diffidate dall'adottare pratiche "discutibili" - come sta scritto nella versione definitiva, in realtà illegittime - di forzate dimissioni dei pazienti, sperando che venga poi il tempo in cui si completa anche questa discussione con gli interventi in campo di domiciliarità o di riduzione di liste d'attesa per ricoveri in residenze sanitarie.
Oggi non risponderà l'Assessore Saitta, ma ci sarà un compitino scritto che verrà letto in Aula e quindi, oltre ad avere modificato i termini e gli aggettivi dell'interrogazione, ascolteremo la lettura di una risposta scritta. Personalmente non credo che sul tema proseguirò con lo strumento dell'interrogazione, ma penso che sia davvero arrivato il tempo di affrontare con efficacia questi temi senza girarci troppo intorno. Infatti in un articolo recente avevo proprio chiesto di cambiare passo su questo tema.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Consigliere Appiano, le leggo, come lei ha definito, il "compitino" che poi provvederò a consegnare.
In risposta alla segnalazione avanzata dal Consigliere Appiano, si segnala che l'ASL TO3 non ha mai posto in essere alcun "comportamento vessatorio" nei confronti di nessun "anziano malato cronico non autosufficiente" ricoverato al Villa Papa Giovanni XXIII.
Al contrario, nella fattispecie di cui probabilmente fa menzione il Consigliere (il probabilmente è legato all'indeterminatezza della citazione), si rileva che la segnalazione è stata fatta nell'interesse del ricoverato, a tutela della sua volontà e dei suoi diritti di cittadino dopo un'accurata valutazione della situazione.
Giova ricordare inoltre che "garantire il ricovero convenzionato in RSA" a chi fa opposizione alla dimissione non può rappresentare la risposta automatica a tale iniziativa, perché questo si tradurrebbe in una possibile violazione del diritto innanzitutto del soggetto interessato (potrebbe essere che invece questi richieda un sostegno domiciliare piuttosto che l'istituzionalizzazione), ma poi anche di altre persone le quali magari si trovano in condizioni di maggior diritto nell'ottenimento di tale risposta.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1595 presentata da Caputo, inerente a "Cedimento parziale dell'intonaco soffitto del sesto piano dell'Ospedale Martini"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1595.
La parola alla Consigliera Caputo per l'illustrazione.



CAPUTO Valentina

Grazie, Presidente.
Stiamo parlando del cedimento dell'intonaco del soffitto del sesto piano dell'Ospedale Martini, che tra la notte del 24 e la mattina del 26 aprile scorsi si è verificato presso l'Ospedale di Via Tofane. Per ragioni di sicurezza e ovviamente anche per consentire di effettuare i lavori dovuti nel più breve tempo possibile evitando l'interruzione dei servizi la Direzione ha utilizzato delle precauzioni disponendo il trasferimento del reparto di pediatria e del day hospital oncologico, ubicati entrambi al sesto piano e spostati presso i locali liberati dal recupero e riabilitazione funzionale al terzo piano, nella palazzina dialisi, e presso i locali al piano terra destinati al nuovo reparto di psichiatria.
Considerato però che nel 2009 questo piano era già stato oggetto di lavori di ristrutturazione che si sono anche protratti per lungo tempo (è stato infatti riaperto solo due anni fa), occorre naturalmente verificare che cosa possa aver provocato delle infiltrazioni e delle perdite d'acqua com'è stato segnalato dagli utenti già alla riapertura del reparto. Pare infatti che su questo tetto sia stata creata una sorta di conca, dove sono collocati tutti i macchinari per i condizionatori, quindi questo potrebbe già essere un problema nella modalità di intervento con la controsoffittatura per evitare difficoltà successive.
Al momento resta operativo il pronto soccorso pediatrico, che oltretutto va incontro a delle difficoltà logistiche e funzionali. Bisogna sottolineare che questo pronto soccorso è il secondo punto di riferimento dopo quello dell'Ospedale Regina Margherita, per quanto riguarda la pediatria d'urgenza, ed è quindi importante salvaguardare la capacità operativa del reparto.
Rilevo, pertanto, che occorre procedere con urgenza a tutte le verifiche necessarie per capire a chi è in capo la responsabilità e per capire se sono necessari ulteriori interventi, valutando magari anche un trasferimento futuro del reparto se si dovessero riverificare queste infiltrazioni per le questioni che ho già citato prima.
Si interroga l'Assessore competente per sapere quali azioni urgenti si intendano attuare per consentire la riapertura del reparto di pediatria day hospital e oncologia presso il sesto piano e, soprattutto, per mantenere il livello delle prestazioni erogate all'utenza, tenendo conto che la riapertura di questo reparto è importante perché, essendo stato trasferito nel reparto di psichiatria, a breve sarebbe naturalmente già calendarizzata anche la riapertura di questo reparto, quindi occorre evitare che uno non vada a tardare l'erogazione dei servizi dell'altro reparto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Grazie, Consigliera Caputo.
La dottoressa Elisabetta Sardi, Direttore sanitario dell'Ospedale Martini di Torino, ci informa che, dopo il parziale distacco di una porzione dell'intonaco nella parte a vista del soffitto di una sala visite del day hospital oncologico, è stata eseguita una valutazione presso tutti i locali presenti al piano sesto, in base alla quale i locali sono stati graduati, sulla base dello stato dell'intonaco, in quattro classi.
Il 26 aprile, pertanto, sono stati chiusi i cinque locali di classe 3 di cui tre locali presso il Day Hospital oncologico e due presso la Degenza pediatrica.
Il giorno successivo, sono stati chiusi altri tre locali di classe 2 presso la Degenza pediatrica. Il trasloco dei reparti è, poi, cominciato il 4 maggio: il day hospital oncologico al terzo piano della palazzina dialisi e la degenza pediatrica al piano terreno della nuova degenza psichiatrica.
Al momento, il servizio tecnico sta terminando la pulizia di tutti i soffitti del sesto piano e sta avviando una gara per applicare un controsoffitto antisfondellamento al sesto piano.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 1597 presentata da Ruffino, inerente a "Funzione regionale agricoltura. Disponibilità ad ospitare i dipendenti presso la sede dell'Unione Montana Valli Orco e Soana. Provvedimenti"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1597, presentata dalla Consigliera Ruffino.
L'interrogazione è data per illustrata dalla sottoscritta.
La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Salto la premessa, che lei ben conosce, sulla genesi e sull'acquisizione del personale, che naturalmente le consegnerò in forma scritta.
Vado a leggerle, invece, la relazione che mi consegnano gli Uffici e che ho condiviso anche nel percorso.
Il personale in questione è, dal 1° gennaio 2016, inserito in un ruolo regionale separato, di durata transitoria, e assegnato alla Direzione Agricoltura, con particolare riferimento alle strutture territoriali temporanee appositamente costituite.
Per quanto riguarda le sedi di lavoro, in questi mesi sono stati svolti degli approfondimenti. In particolare, per i dipendenti provenienti dalle Comunità montane, ovvero dipendenti provenienti dalle Amministrazioni provinciali già operanti in sedi decentrate, si è operato con l'obiettivo di riorganizzazione delle strutture organizzative nell'ottica del contenimento della spesa e, nel contempo, di assicurare un'adeguata presenza di tecnici agricoli sul territorio, anche con riferimento all'orientamento espresso dal Consiglio regionale, in data 27 ottobre 2015 nel quale - con l'ordine del giorno n. 513 - si impegnava la Giunta regionale "a garantire la permanenza nelle sedi attuali degli uffici delle ex Comunità montane".
Con tali obiettivi, si è previsto per alcuni dipendenti l'utilizzo delle sedi regionali (ad esempio Ivrea, Pinerolo, Cuneo, Saluzzo Domodossola, Verbania, ecc.); per altri dipendenti si sono definiti, ovvero si vanno definendo con vari enti specifici, accordi per attrezzare postazioni di lavoro presso gli enti stessi. Progressivamente, tale modalità sta interessando una ventina di dipendenti.
Nel caso specifico, a seguito di numerosi confronti e approfondimenti con gli amministratori locali, si è concluso un accordo con il Comune di Cuorgné ed è imminente il trasferimento dei tre dipendenti provenienti dalle Comunità montane Alto Canavese, Val Chiusella-Valle Sacra-Dora Baltea Canavesana, Valli Orco e Soana, attualmente collocati a Locana, presso l'Unione montana Gran Paradiso e a Rivara, presso l'Unione montana Alto Canavese.
La scelta di Cuorgné, oltre all'ottimale collocazione territoriale, è stata favorita dallo spazio concesso dal Comune presso la ex manifattura di via Ivrea 10, presso la quale già operano gli Uffici dell'Ente di Gestione dei Sacri Monti-Riserva speciale del Sacro Monte di Belmonte, già attrezzato con la rete regionale.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.15 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.18)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Andrissi, Cerutti, Chiamparino Ferrari, Ferraris, Grimaldi, Motta, Reschigna e Valmaggia.
Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Enti strumentali

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Prospettive future del CSI Piemonte in seguito al parere ANAC sull'attività in house del Consorzio"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Volevo solo ricordare che questa mattina, in apertura di seduta abbiamo chiesto comunicazioni in merito al Protocollo d'intesa tra Regione e TIM. Visto che l'Assessora è presente, volevamo capire se è sua intenzione dare comunicazioni oggi.



PRESIDENTE

Colleghi, se siete d'accordo, possiamo iniziare la seduta con le comunicazioni dell'Assessora e poi passare alla discussione della proposta di legge n. 227, prevista all'o.d.g.
Prego, Assessora De Santis.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie, Presidente.
Effettivamente, a me pare che la deliberazione.



PRESIDENTE

Scusi, Assessora. Colleghi, non riusciamo ad ascoltare l'intervento dell'Assessora.
Per cortesia! DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale A me pare che la delibera di approvazione del Protocollo d'intesa e il Protocollo medesimo siano sufficientemente autoesplicativi. Mi riesce difficile aggiungere qualcosa e non voglio ripetere ciò che è già contenuto nella deliberazione e nel protocollo che sono stati pubblicati.
Telecom è uno dei maggiori operatori industriali delle telecomunicazioni nel nostro Paese, ha in previsione una serie di investimenti anche sul tema della infrastrutturazione a banda ultra larga nelle aree cosiddette aree nere, quindi le aree dove intervengono gli operatori di mercato. Sviluppa una serie di progettualità sue, anche sui temi più generali dell'Agenda digitale. Ha una presenza consolidata a Torino, anche dal punto di vista di attività di ricerca e di innovazione ed ha una serie di collaborazioni con soggetti della ricerca e dell'innovazione torinese.
Quello che in questo protocollo di intesa si dice è che in ambito pre competitivo, quindi in un ambito che viene molto prima del mercato, e in una forma pubblica aperta, la Regione si impegna a ragionare con Telecom su questi temi e, di conseguenza, a mettere insieme le nostre strategie e i nostri investimenti in materia di infrastrutturazione, telecomunicazioni e servizi dell'Agenda digitale in un confronto trasparente con un grande operatore privato ed esercitando quel ruolo di regia, al di là di ciò che l'Amministrazione regionale può fare direttamente con i propri mezzi finanziari, che naturalmente sono limitati rispetto alle dimensioni dei bisogni, delle esigenze e dell'insieme delle cose che ci sono da fare sul nostro territorio.
Quindi, accanto a questo c'è un ruolo di regia e di indirizzo degli investimenti e delle attività dei privati che si manifesta con una serie di strumenti, dal Polo di innovazione trasversale sulla ICT alle smart communities, che è soggetto gestore di misure regionali ed è direttamente finanziato da noi. In questo caso si tratta della Fondazione Torino Wireless, che gestisce anche il Polo nazionale di innovazione sulla ICT aggiungendosi alle attività che facciamo noi in una serie di ambiti e all'interlocuzione strategica su temi di interesse della collettività con i grandi operatori privati, ma anche con il sistema delle PMI piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Intervengo, perché ho chiesto comunicazioni, ma devo dire che, dopo queste comunicazioni, ne so quanto prima e non perché il bando sia già sufficientemente chiaro, ma semplicemente perché non ho capito bene come si sia arrivati a questo protocollo.
Qui stiamo parlando di un protocollo di intesa tra una Regione, quindi un Ente pubblico, e un soggetto privato. Vorrei capire attraverso quale procedura si sia arrivati a tutto ciò. Cioè, com'è possibile che un Ente pubblico decida di mettere in mano a un soggetto privato un settore e, tra l'altro, mi chiedo quale tra le attività definite nel protocollo non potesse essere svolta dal CSI.
Trovo che ci sia una mancanza, chiamiamola di sensibilità (non so neanche come chiamarla) rispetto a tutti i lavoratori del CSI che, in questo momento, stanno vivendo una situazione gravissima e tragica. Quindi mi chiedo come sia possibile che l'Assessora non abbia pensato se all'interno di questo protocollo non ci fosse qualche attività che si potesse affidare alla competenza di questi lavoratori. Mi chiedo come si sia scelto l'operatore TIM, quindi un operatore privato, senza bando e senza evidenza pubblica.
Questo mi aspettavo. Il protocollo lo so leggere anch'io, sono capace a leggere fino a prova contraria; però quello che non capisco è il percorso che si è seguito per arrivare a questo punto. Tra l'altro, con un'azienda la TIM, di cui abbiamo parlato per l'ultima volta in quest'Aula consiliare in riferimento al trattamento che ha riservato ai suoi lavoratori.
Quindi, vorrei capire se è una sorta di accordo perché si vuole garantire più lavoro ed evitare i trasferimenti a Roma o se il fatto di frequentarsi ai tavoli per cercare di trovare una soluzione per evitare i trasferimenti abbia portato, alla fine, a trovare una concordia rispetto ad altri temi. Cioè, non capisco cosa c'è dietro tutti questi protocolli.
Voi non potete pensare di chiudervi nelle sale della Giunta e definire un partenariato di questo tipo e poi non rendere conto all'opposizione, ma anche ai cittadini. Come avete scelto questo operatore? Come siete arrivati a questo punto? E, soprattutto, quali costi ha per la Regione questo protocollo? Perché di questo tema mi sembra che non ne abbiamo parlato in quest'Aula. Quindi, mi aspetto dall'Assessora delle spiegazioni in merito a questi aspetti.
Non sono assolutamente soddisfatta delle comunicazioni che ho ricevuto in Aula e penso che non lo siano neanche i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Quello che ci lascia un po' stupiti, e cerco di essere pacato, è il fatto che venga deliberato in Giunta un protocollo di questo genere, che per carità, è un protocollo d'intesa, quindi ha una sua valenza di tipo generale, di accordo tra due parti autonome indipendenti, che si troveranno per definire possibili iniziative su alcuni temi che vengono elencato. E vado ad elencarli, perché sono temi interessanti, proprio perché dovrebbero essere l'oggetto di una strategia pensata. Parliamo di cittadinanza digitale, istruzione, sanità, mobilità intelligente e innovazione tecnologica.
Prima di tutto questo c'è il solito "pistolotto" di premessa sull'Agenda digitale, gli obiettivi europei e tutta la solita "mercanzia" che viene scritta in questo tipo di documenti. Ma la domanda che ci è sorta e per la quale le abbiamo chiesto delle comunicazioni e per la quale mi sarei aspettato che provasse a raccontarci quale effettivamente sia l'obiettivo di questo protocollo d'intesa è la seguente.
È da non più di un paio di giorni che finalmente è venuto fuori l'accordo sul piano triennale per l'Agenda digitale italiana, che definisce alcuni parametri di funzionamento di quella che sarà l'articolazione dell'informatica pubblica. Si parla di poli di riferimento nazionali, di censimento dei data center, di non evoluzione dei data center eventuali di altre Pubbliche Amministrazioni che non sia quella centrale, a meno che non vengano identificati come poli di riferimento nazionali.
Quindi, si costruisce un'architettura abbastanza centralistica che fa perno sulle gare CONSIP e, in particolare, sull'architettura cloud che si va a definire (è già un po' definita) con l'ultima gara a SPC, ma anche questo, per ora, è un piano triennale tutto da articolare, le cui modalità saranno definite in seguito.
In Piemonte la strategia sull'agenda digitale regionale è un po' per aria: perché? Perché si era immaginata una trasformazione di una società in house della Regione Piemonte che ha rappresentato per quarant'anni (dal 1977 ad oggi) un punto di riferimento - il cardine - per l'evoluzione dell'informatica e dell'informatizzazione nella nostra Regione. Si era immaginata una sua frammentazione in una specie di think tank, dove si definiscono capitolati e specifiche, e in una parte più di servizio, che invece veniva ipoteticamente ceduta a realtà private (in uno o più lotti) sulla base di un modello di gara e di competizione fra aziende private che però, è stato di fatto bocciato, per le modalità in cui sarebbe stato realizzato. Dunque, c'è un pezzo di strategia regionale (posto che ci sia una strategia) sulla parte ICT pubblica che è venuto a mancare non più tardi di un mese o due fa.
Ritrovarci un protocollo d'intesa che sicuramente non è una cosa che si è prodotta nel giro di 15 giorni...
Probabilmente è stato un minimo discusso (almeno lo spero), viste le tematiche; tematiche che - faccio notare - mancano di presidio da anni.
Parliamo della sanità, che è il settore più scandaloso di tutti, di cui dovremmo vergognarci. Perché già nel piano di rientro del 2012 avevamo scritto che doveva esserci un sistema informativo della sanità piemontese sul quale continuiamo a fare porcherie, continuiamo a cambiare le modalità e a lasciare libertà alle Aziende Sanitarie di fare ciò che vogliono con i propri sistemi informatici, e consentiamo alla Regione di dettare sempre nuove procedure, non ultima la parte di presidi accreditati (privato accreditato), che ha di nuovo visto cambiare un modello di procedure che era stato in sperimentazione e già di fatto funzionante da anni. Ma negli ultimi sei mesi è di nuovo cambiato qualcosa.
È un settore cruciale per l'evoluzione della Pubblica Amministrazione regionale, e non solo in termini di Ente Regione: stiamo parlando di sistema Piemonte; stiamo parlando di quella che nella Costituzione è chiamata "sussidiarietà", cioè del fatto che l'Ente di livello più alto debba aiutare e sopperire alle mancanze o alle non possibilità degli Enti più piccoli, quello che, di fatto, la Regione ha fatto più o meno fino alla metà della Giunta Bresso, per poi abbandonare sostanzialmente il campo cercando di sfasciare tutto un sistema pubblico che si era creato con una certa visione.
Stiamo parlando di un qualcosa su cui ci piacerebbe capire dove stiamo andando. Siamo stufi di dover chiedere delle comunicazioni in Aula su singoli e specifici temi legati a questa materia. Possiamo parlarne una volta in qualche sede specifica? Convochiamo una seduta di Consiglio sulla strategia digitale regionale, visto che finalmente, dopo cinque anni abbiamo un'agenzia digitale che ha fatto un piano triennale per l'agenda digitale italiana.
Visto che abbiamo lanciato i nostri bei soldoni nella banda ultralarga vorremmo anche sapere come stanno andando le gare, come sta funzionando questo sistema, se gli obiettivi del 2020 saranno raggiungibili. Perch francamente, non vedo una grande mobilitazione di cantieri in giro per la Regione a posare fibra ottica nelle vallate o nelle cosiddette "aree a fallimento di mercato"; né vedo grande agitazione degli operatori a portare banda ultralarga laddove il mercato c'è, se non - viene citato anche qua una sperimentazione che si farà nel centro di Torino su una nuova tecnologia del mobile, il 5G, che peraltro - lo segnalo - usa una tecnologia a microonde (si chiamano "onde millimetriche") che sarebbe tutta da verificare come impatto sulla salute umana, visto che in Russia, ad esempio, le stesse onde millimetriche le usano come terapia del dolore.
Al di là di giocare con i protocolli d'intesa, di pacioccare con l'ente in house che, ancora per adesso, garantisce un minimo di coordinamento di un sistema regionale delle Pubbliche Amministrazioni (quindi non della sola Regione Piemonte), vorrei sapere se vogliamo andare da qualche parte. Qual è l'obiettivo del discorso sulla cittadinanza digitale? Qual è l'obiettivo del discorso istruzione, sanità, mobilità intelligente? Dove vogliamo andare? Prima di siglare protocolli d'intesa con TIM, che poi ci viene a vendere i suoi prodotti...
Io le ho già viste succedere queste cose, Assessora! Sono 15 anni che lavoro nel settore dell'ICT: abbia pazienza, ma ne ho già viste di cose! Facciamo un protocollo d'intesa? Nel 2007 abbiamo stipulato l'accordo quadro con Telecom Italia perché entro il 2008 il cento per cento dei Comuni del Piemonte doveva essere coperto da ADSL: le faccio notare che non ce l'abbiamo ancora adesso la copertura, ma gli abbiamo dato sette milioni del PSR, più o meno l'equivalente (adesso un po' di più) di quello che stiamo buttando sulla banda ultralarga: ma ce l'avremo, poi, quella copertura? Che cosa prevedranno i futuri risultati di questo protocollo d'intesa? Quali sono le cose che poi, effettivamente, si faranno con TIM? O sono solo chiacchiere, oppure da qui usciranno degli investimenti che magari si faranno con un operatore privato: e, allora, ci piacerebbe sapere in che termini e con quali tempistiche. Vi chiedo dove si sta pensando di andare, per evitare di muoversi a casaccio su varie cose, in modo da continuare a spendere risorse, che sono ancora copiose, che riguardano il digitale divide e quant'altro.
Chiudo con un appello: facciamo finalmente una discussione un po' più ampia, parlando di cose concrete a 360 gradi, sull'Agenda digitale e sugli attori pubblici e privati che dovranno svilupparla in Piemonte. Questo vuol dire avere una politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Avendo il documento sottomano, vorrei approfondire gli ambiti di intervento che sono previsti nel protocollo d'intesa siglato tra la Regione Piemonte e la società TIM.
Vediamo che alcuni argomenti sono molto cari all'Amministrazione, ma anche al Movimento 5 Stelle: mi riferisco agli interventi di cui ha davvero bisogno la Pubblica Amministrazione piemontese e non solo, diciamo italiana, perché l'arretratezza, in un momento così critico, è evidente.
Partirei dalla cittadinanza digitale, l'istruzione, la sanità, la mobilità intelligente e l'innovazione.
Una settimana fa eravamo in Consiglio a parlare del piano di privatizzazione del CSI, che, a detta dell'Assessora e del Presidente Chiamparino, sarebbe un tentativo meritevole di salvare il consorzio pubblico dell'informatica, il consorzio pubblico degli Enti pubblici piemontesi.
Non vi è stata alcuna presentazione né introduzione che, magari, ci avrebbe fatto capire le buone intenzioni del protocollo d'intesa della Regione Piemonte con TIM; vorremmo essere rassicurati sul fatto che questo non confligge per nulla con lo stato di difficoltà del Consorzio per i Servizi Informativi del Piemonte, ma le due cose vanno di pari passo.
Perché, visto così, si fatica un po' a credere alle parole dell'altra settimana, quando si diceva che si vuole salvare il CSI e poi si avviano degli studi in un protocollo d'intesa su diverse materie, e partiamo dalla sanità.
Rispetto alla sanità, in questo accordo si vuole approfondire quale tipologia di servizi siano erogabili in ambito di medicina territoriale con le soluzioni digitali, l'evoluzione del modello di servizio verso i poli sanitari territoriali, ecc. Ora, se non sbaglio, il nostro Consorzio informativo (che poi è la Regione, sono gli Enti) dispone delle competenze e dispone di un'area dedicata e deputata all'informatizzazione della sanità e che segue alcune parti della sanità, perlomeno laddove ci si è degnati di utilizzare il proprio strumento pubblico e non lasciare che le ASL si rivolgano completamente al mercato, trascurando comunque una parte di Pubblica Amministrazione, perché questo è il CSI.
Il CSI è una costola della Pubblica Amministrazione, con dei dipendenti pagati per ricercare e sviluppare software e per dare soluzioni alle Pubbliche Amministrazioni; poi vediamo che uno dei suoi soci stringe protocolli d'intesa per fare le stesse cose che possiamo fare internamente con delle società private. E questo solo per la sanità.
Passiamo alla mobilità intelligente. Sulla mobilità intelligente, noi non disponiamo di alcuna risorsa interna, cioè le Pubbliche Amministrazioni non hanno risorse interne: pensiamo allo stesso CSI, che ha già collaborato a progetti di infomobilità; pensiamo a 5T, la partecipata del Comune di Torino, che sviluppa infomobilità e fa quello di mestiere. Ci chiediamo anche laddove non vi sono competenze dirette della Regione, non si pu pensare di valorizzare le risorse del pubblico prima di rivolgersi al privato, quando spendiamo comunque dei soldi pubblici per mantenere delle aziende pubbliche che fanno queste cose? Come diceva il collega Campo, viene difficile credere che un protocollo d'intesa con una società privata non porti sbocchi verso acquisti di prodotti e servizi di quella società privata, perché chiaramente le linee che verranno determinate dalla società che ha in capo questo studio tireranno acqua al suo mulino, quindi dimostreranno la necessità di soluzioni che questa società può fornire. D'altronde, sarebbe stupido non farle, sarebbe decisamente stupido.
Questo fa gli onori e siamo felici per la TIM sviluppare, ma saremmo felici anche se potesse non trasferire dei dipendenti da una sede all'altra né allontanare numerosi lavoratori torinesi dalla sua sede. Nel frattempo però, sull'altro campo ci stiamo giocando 1.000 dipendenti del Consorzio pubblico dell'informatica, quindi come si raffronta questo protocollo d'intesa in una situazione così drammatica per la Pubblica Amministrazione? È questo che chiediamo, perché altrimenti la Giunta e il Presidente Chiamparino ci devono spiegare come si raffronta questo accordo rispetto al piano di privatizzazione del CSI.
Viceversa, non possiamo più credere alle parole e ci viene da pensare male; ci viene da pensare semplicemente che la Regione ha abbandonato il proprio Consorzio dell'informatica pubblica, che non intende dare proseguimento a quel progetto né ha intenzione di tutelare l'occupazione dei suoi dipendenti, ma vuole delegare ai privati il problema se mantenere i posti di lavoro o no. Quindi si vedrà, si andrà sul mercato e poi, come abbiamo ampiamente approfondito la settimana scorsa, se l'Ente avrà la buona creanza di seguire i pareri dell'ANAC e ascoltarli, saprà che poi un CSI privatizzato non potrà più ricevere gli affidamenti della Pubblica Amministrazione perché sarà sul mercato come tante altre società. Da qui ci viene difficile credere alla volontà di tutelare l'Ente pubblico e i suoi dipendenti, ci viene molto difficile.
Visto che abbiamo richiesto le comunicazioni, ancora prima di aspettare che intervenissimo noi, ovviamente preoccupati e critici per la mancanza di trasparenza e di informazioni, l'Assessora De Santis avrebbe dovuto spiegarci che facciamo bene a non temere questa cosa, che tutto questo non va contro il CSI, non crea danni alla Pubblica Amministrazione e non crea danni a un Consorzio dell'informatica pubblica, ma è qualcosa che evidentemente i nostri Enti non potevano fare, non erano capaci di fare e dunque ci si è dovuti rivolgere al mercato.
Su questo aspettiamo ancora risposte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Devo dire la verità: mi sono fatto passare dai colleghi del Movimento 5 Stelle il protocollo, che ho avuto modo di leggere brevemente. Visto che questa Regione nei protocolli con la Telecom non ha una buona esperienza ho avuto modo di leggerlo.
Guardi, Assessore, il tema io non lo affronto relativamente al CSI: il tema è relativo all'evidenza pubblica nell'individuazione di un contraente.
Perché, vede - ma è quello che mi sfugge - il Protocollo non ha di per s (come peraltro non lo ha quello delle Ferrovie dello Stato) un valore economico. C'è tutta una parte del protocollo che consente tanto all'Amministrazione regionale quanto a TIM (in realtà Telecom) anche di rescindere senza danni per terzi. Vi è però tutta una serie di aspetti - si pensi solo all'articolo sul dovere di riservatezza e a quello sulla proprietà intellettuale - che rendono evidente che stiamo parlando di un documento che, a tutti gli effetti, è configurabile come individuazione di uno o più soggetti. Infatti, correttamente o meno, nel protocollo si dice che Telecom ha anche sottoscritto con la Regione Piemonte un memorandum sul digital divide e collaborando con altri settori e altre imprese importanti del Piemonte.
Questi sono alcuni aspetti importanti delle premesse.
Assessore, io sono stato sicuramente disattento rispetto alle sue comunicazioni e probabilmente sono stato frettoloso nella lettura del protocollo, ma la cosa che davvero non riesco a comprendere è il motivo della necessità di sottoscrizione di un protocollo d'intesa con un soggetto privato. Anche perché, vede, noi abbiamo già contestato il protocollo sottoscritto con le Ferrovie dello Stato, dove le nostre considerazioni erano tanto campate in aria che ANAC ci ha chiamato a Roma per dare delucidazioni nel merito, e su questo tema poi ritorneremo. Davvero, da questo punto di vista, noi abbiamo a che fare con un soggetto privato che come si dice all'interno del protocollo, collabora con altre imprese private e, ancorché questo non si configuri come un contratto, a tutti gli effetti sigliamo all'interno della Giunta regionale un documento che individua una serie di imprese, ovviamente a intuito, cioè senza alcuna valutazione che non sia quella che la Giunta regionale ha fatto. Mi sembra che questo aspetto non sia propriamente quello che dice l'ANAC, perché noi abbiamo trasformato l'ANAC come l'unico soggetto competente nella congruità degli appalti pubblici e non mi sembra quello il suo compito, ma che dice il buonsenso.
Il buonsenso vorrebbe dire, anche solo partendo dal presupposto del protocollo che la Regione ha sottoscritto nel 2006 e fatto con un singolo operatore, che questi protocolli portano vantaggi di mercato assolutamente considerevoli ai soggetti che li sottoscrivono nell'immediato e nel futuro perché è evidente che, se oggi un'impresa ha in mano un protocollo siglato con la Regione Piemonte su un tema così significativo come quello dell'innovazione, ha una potenzialità e anche una capacità contrattualistica sul mercato diversa dagli altri operatori. Non mi sembra che all'interno del nostro Paese non esistano operatori telefonici che faccio un esempio: Fastweb - abbiano fatto investimenti, dal punto di vista e dell'infrastrutturazione, ma anche dei prodotti, almeno pari a quelli di Telecom.
Non è compito di una Giunta regionale stabilire qual è il soggetto con cui fare un protocollo di intesa. Compito della Giunta regionale è quello di individuare un capitolato e su quel capitolato far partecipare delle aziende, oppure utilizzare il personale che si ha in carico all'interno di CSI per capire che cosa se ne vuole fare. È l'unica parentesi che faccio su CSI, perché quanto dovevo dire l'ho detto nel dibattito sulle comunicazioni della scorsa settimana.
Credo che, ancorché la proposta di legge che il sottoscritto, il Consigliere Burzi e altri colleghi presentammo fosse osteggiata certamente dall'allora Movimento 5 Stelle, certamente dall'Assessora Cerutti e, anche se con meno veemenza, dal Partito Democratico, aveva una sua ratio. La cosa che abbiamo difficoltà a comprendere, a due anni dalla fine della legislatura o a tre dall'inizio è, una volta abbandonata quella proposta che la precedente Giunta voleva interprendere legittimamente perché è cambiata l'amministrazione, quale sia l'idea che oggi questa amministrazione ha mettendo insieme le due cose: mettendo insieme la comunicazione di martedì scorso e mettendo insieme quanto oggetto della discussione di oggi.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola la Consigliere Bono, volevo dire ai Consiglieri che, se hanno necessità di interloquire devono uscire dall'Aula, perché c'è un rimbombo incredibile ed è impossibile ascoltare gli interventi.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente sul tema sono intervenuti maggiormente e meglio di quanto lo possa fare io i Consiglieri che si occupano del tema dell'ICT in Regione.
Francamente anch'io, leggendo il protocollo di intesa tra Regione Piemonte e Telecom Italia S.p.A., sono un po' trasalito, soprattutto andando a leggere anche la parte di ICT in sanità. Anch'io, come la Consigliera Frediani, non ho capito la risposta dell'Assessora De Santis; non l'ho capita non per mancanza nostra, ma perché non c'erano contenuti nella risposta. Non abbiamo compreso quali fossero le motivazioni, alla base di questo protocollo di intesa, e quali siano gli obiettivi strategici di questo protocollo di intesa.
Hanno ragione i Consiglieri Campo e Valetti quando dicono che c'è di mezzo un'azienda pubblica, consortile, con oltre mille lavoratori. Ne abbiamo discusso la settimana scorsa e la Giunta regionale ha palesato la volontà di andare avanti in un processo di vendita e di alienazione tramite il dialogo competitivo, nonostante, quindi contro, il parere dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, dell'ANAC, quindi in una logica un po' perversa nel voler dire: noi abbiamo ragione.
Il primo parere richiesto non andava bene; nel secondo, leggiamo tra le righe, riusciamo a ottenere un parere un po' più favorevole che ci possa permettere di andare avanti, proseguendo questa strategia nonostante non sia condivisa e condivisibile, non sia norma di legge e, dopo settimane un po' burrascose sul CSI, prosegue una mancanza di programmazione e di strategia a medio e lungo termine. Si fa un protocollo di intesa giustamente, come dicevano i Consiglieri, senza risorse, quindi è tutto e nulla. Essendo tutto e nulla, è anche pericoloso.
In questo protocollo di intesa noi sigliamo degli impegni che rientrano nel"la Digital Agend for Europe", che riguardano sicuramente la sanità, la mobilità alternativa, l'innovazione tecnologica, la cittadinanza digitale l'istruzione e tutta una serie di altri punti. Mi sembra che siano tutti oggetti, soprattutto la parte della sanità, che rappresentavano gli obiettivi e gli impegni del CSI, che noi paghiamo anche profumatamente, a seconda dei punti di vista, per fare delle attività precise.
Al di là di tutti i temi del fascicolo sanitario elettronico, leggo tutta la parte della sanità. Si dice che l'attività di collaborazione è finalizzata ad approfondire quali tipologie di servizi siano erogabili in ambito di medicina territoriale, attraverso le soluzioni digitali già finalizzate ad approfondire, ma dovremmo essere anche noi a sapere quali tipologie di servizi siano erogabili in medicina territoriale, e indirizzare noi, con il nostro ente in house, quindi il consorzio del CSI e capire quali soluzioni digitali possono essere utilizzate, quindi una su tutta la telemedicina.
Il sottoscritto ha presentato una mozione che chiede al Consiglio regionale di impegnarsi per sviluppare la telemedicina in Piemonte analogamente a quanto hanno fatto altre Regioni che sono più avanti di noi sul tema. Noi invece facciamo un protocollo di intesa con Telecom per capire quali tipologie di servizi siano erogabili in medicina territoriale.
Non mi sembra sia necessario un protocollo di intesa con Telecom per capire quali tipi di servizi digitali possono essere messi in atto.
Si parla anche di riferimento alla necessità di sicurezza, identità digitale e crittografia dei dati sensibili. Se parliamo di fascicolo sanitario elettronico - recependo un indirizzo non nostro, ma di consenso internazionale - non deve essere solo fascicolo sanitario ospedaliero, ma deve essere fascicolo sanitario elettronico anche territoriale. Ce ne deve essere solo uno, oppure ci deve essere una possibilità di interconnessione e di interoperatività di dati tale, per cui quando il cittadino va dal medico di famiglia e segnala gli esami che ha fatto, se dovesse recarsi al pronto soccorso l'operatore del pronto soccorso può leggere i dati di un'unica cartella clinica.
Se invece pensiamo di fare due cartelle cliniche come sono oggi, perch la medicina di famiglia e i pediatri di libera scelta hanno le loro cartelle cliniche private, cioè pagate dai singoli medici, su cui vengono segnati i dati, abbiamo già visto le difficoltà dell'interoperabilità con la ricetta dematerializzata. Si era inserita una lunghezza di codifica degli esami che non era sufficiente rispetto alla lunghezza codificata da alcuni software house in uso ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta, quindi il sistema della ricetta dematerializzata si era impallato.
Si è ovviato perché il software che si usa per la ricetta dematerializzata per convertire gli esami prescritti dal software dei medici di medicina di base, alla lettura in farmacia se è una prescrizione o in ospedale se è un esame, si è aggiustato a carico del sistema pubblico.
Il tema è importante.
Si parla di Case della salute e mi sembra che si sia in carenza di idee e di proposte, un po' ovunque si inseriscono queste Case della salute come se fossero la panacea di tutti i mali. Chiudiamo un ospedale? Facciamo una Casa della salute. Abbiamo i problemi sul territorio montano, area disagiata? Facciamo una Casa della salute. Abbiamo problemi di sanità digitale? Facciamo la digitalizzazione delle Case della salute. Mi sembra che sia un tutto e niente che però preoccupa, perché non sappiamo a che cosa si miri.
Quando si fa un protocollo d'intesa, immagino che dietro ci sia qualcosa, altrimenti non penso che la Regione Piemonte sottoscriva un protocollo d'intesa con chi capita, incontra l'azienda Tizio e Caio S.p.A.
per strada e gli dice: facciamo un protocollo di intesa? Sottoscriviamolo tanto non porta a niente, non è una condivisione di brevetti, non è una condivisione di prodotti. Mi sembrerebbe un po' riduttivo pensare così male di questa Giunta, che spesso abbiamo criticato e critichiamo, ma non penso che sia così. Penso che dietro ci sia qualche cosa: forse una way out su un futuro disastroso, rispetto all'alienazione del CSI.
Pertanto, francamente, ci piacerebbe poter avere un approfondimento una volta per tutte, fatto bene, magari in Commissione, visto che in Aula forse anche gli Assessori tendono un po' a sottrarsi al dibattito, ma anche per le forme regolamentari, per cui non ci può essere proprio una discussione vis à vis con l'Assessore. Rimandiamo in Commissione la discussione, ma cerchiamo di capire quale sia e quale possa essere la strategia.
La volta scorsa si diceva (forse il collega Appiano): "Abbiamo sentito tante critiche, ma non abbiamo sentito proposte". E si citava anche il livello comunale, perché c'è anche la partecipazione del Comune capoluogo di Regione, nel consorzio. Cerchiamo di capire se riusciamo a mettere in atto delle strategie, un po' come forse si è fatto (forse no) nella scorsa legislatura, dove c'era un progetto che si è bloccato e si è un po' arenato tutto.
Noi riteniamo che il CSI si possa anche far funzionare bene se c'è un po' di manico, un po' di controllo del CSI stesso, e questo lo devono fare gli enti partecipanti al consorzio.
Pertanto, Assessora, ci dica se ritiene fornire ulteriori approfondimenti e risposte adesso, che ci possano spiegare il perché di questo protocollo d'intesa, o se vuole rimandare in sede più opportuna e in momento più propizio.



MOLINARI GABRIELE



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
La parola al Consigliere Mighetti.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Rimango anch'io perplesso da questo protocollo d'intesa. Rimango sempre perplesso quando mi trovo davanti degli atti e dei contratti che non hanno un oggetto ben chiaro e, in questo caso, possiamo proprio parlare di un oggetto che non è ben chiaro, in quanto si capisce quale sia una sorta di servizio che TIM-Telecom deve fornire alla Regione Piemonte, ma non si capisce quale sia la controparte.
Se si installa un dubbio, possiamo pensare che la controparte sia una cessione di conoscenze da parte della Regione Piemonte, di conoscenze e vantaggi, che - come diceva il collega Vignale - si mettono in campo allorquando si possono produrre dei bandi, si va a operare sul mercato e si vanno a creare i presupposti per un vantaggio della ditta che ha sottoscritto il protocollo d'intesa.
Non capiamo come sia stata selezionata Telecom, perché effettivamente ci sono tante realtà, non solo in Italia, che offrono dei servizio simili a Telecom, quindi vogliamo capire quale sia stato il processo di individuazione di Telecom come partner. Perché Telecom e non un altro? Perché quest'attività viene condotta con questa società come se fosse un po' figlia nostra, come se fosse uno sbocco naturale.
Cosa c'è dietro questa individuazione? E poi, cosa c'è di diverso rispetto ai giorni scorsi, in cui l'Assessora e la Giunta dicevano che il CSI manteneva il suo cardine nella politica della ICT regionale? Cosa c'è di diverso ora, per cui andiamo a puntare su Telecom, un'azienda che vivaddio - è nata pubblica, ma ora è un'azienda privata come tante altre? Bene, questo ci fa avere un po' di paura rispetto al futuro della programmazione che avviene in questo settore, che è un settore molto importante per la strategia del Piemonte, un settore molto importante che creerebbe - se governato bene - un vantaggio economico non solo per l'ente regionale, ma per tutta l'economia piemontese.
Vediamo, insomma, che, nella programmazione generale dell'attività economica e delle attività produttive, nel disegno generale di questa Giunta non c'è una vera direzione, quindi vogliamo capire quale sia la strada che sta intraprendendo questa Giunta.
Ricordo ancora il discorso di insediamento del Presidente Chiamparino che si dichiarava un convinto industrialista. Bene, le attività produttive in questa legislatura, hanno avuto un ruolo prettamente marginale: la programmazione non è arrivata in Aula e non è arrivata in Commissione. La programmazione dei fondi europei è una programmazione che arriva addirittura dalla passata legislatura: è arrivata praticamente intonsa, è stata mandata a Bruxelles, è tornata indietro ed è partita. Come era, era.
Non abbiamo dati di monitoraggio sulla reale ricaduta dei fondi europei erogati tramite il POR alle nostre aziende, ma non sappiamo se queste aziende, dopo due o tre anni dalla fine dell'investimento, hanno avuto dei parametri positivi rispetto alla propria produttività e alla propria crescita e continuiamo ad andare avanti con dei parametri che forse sono legati ad un mondo economico che si è estinto con la crisi iniziata qualche anno fa.
Continuiamo a utilizzare i fondi del POR con metodologie classiche che ormai non sono più attuali. Dalle prime battute, dalla prima volta che abbiamo visto il piano operativo, abbiamo detto che gli aiuti che eroghiamo in conto interessi non sono più utili alle imprese; le imprese non hanno più interesse (scusate il gioco di parole) ad attingere a questi fondi perché questi fondi sono notevolmente onerosi dal punto di vista delle pratiche burocratiche e adesso penso che pagheremo questo gap, questo modo di vedere lo sviluppo economico della regione come dieci anni fa.
Qui si innesta anche la parte della ICT, che non sappiamo veramente come verrà sviluppata nei due sensi: sia nel senso della gestione del nostro consorzio del CSI sia nella gestione dei fondi europei che abbiamo lì, in cassa, e non abbiamo bene idea di come vengano effettivamente utilizzati, spesi e investiti.
Il discorso del CSI ci fa venire in mente un'altra questione, che è la questione delle partecipate, è una questione delle alienazioni. A che punto siamo, in questo panorama? Perché io ne ho viste poche di queste alienazioni e le poche che ho visto non mi hanno dato degli effetti positivi all'umore, anche perché - diciamocelo chiaramente - da dove vengo io, quando la Regione Piemonte se ne è andata da una partecipata non ha lasciato un buon ricordo alle attività produttive del luogo, i risvolti economici li stiamo pagando adesso e probabilmente li pagheremo nei prossimi mesi e anni.
Pertanto, noi adesso gettiamo veramente un sasso nello stagno.
L'abbiamo già gettato la settimana scorsa. Noi vogliamo che questi argomenti diventino argomenti di Commissione. Io sono stufo di vedere delle riunioni della III Commissione che durano dieci minuti, e qui mi rivolgo al Presidente della Commissione, Gallo.



(Commenti del Consigliere Gallo)



MIGHETTI Paolo

Abbiamo avuto delle sedute di III Commissione congiunta con la I che sono durate dieci minuti. Le ultime sono state così.



PRESIDENTE

Non interloquite.



MIGHETTI Paolo

Pertanto, se si vogliono veramente portare dei dati e delle strategie in Commissione, allora potremmo fare un lavoro per la Regione Piemonte che serva a qualcosa. Altrimenti continueremo a esaminare delle deliberazioni che arrivano un po' preconfezionate, che sono sempre immodificabili, perch le deliberazioni che arrivano a un parere della Commissione, chissà come mai, non sono quasi mai aperte neanche a delle minime modifiche proposte dalla minoranza, e continueremo a far del male alla nostra economia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale



PRESIDENTE

Grazie, Presidente, e grazie ai Consiglieri intervenuti.
Ovviamente mi riesce difficile rispondere a questioni che vanno dalla gestione delle partecipate a quella dei fondi comunitari, alle politiche industriali della Regione nei prossimi tre minuti. Ho delle capacità limitate, molto limitate e, per conseguenza, non risponderò a tutto ciò che si è ritenuto opportuno sollevare oggi, ma alcune cose ci tengo a dirle.
Primo punto. Che cosa c'è dietro? Sinceramente ritengo che l'idea di immaginare che ci debba sempre essere dietro qualcosa, è del tutto aliena alla modalità di comportamento di questa Giunta, che ha scelto modalità di decisione del tutto trasparenti. Quindi, la mia risposta - ripeto quello che ho già detto all'inizio - è che dietro non c'è assolutamente niente.
C'è esattamente ciò che nel testo della deliberazione si legge.
Seconda questione: i soldi che diamo a Telecom. Ovviamente a Telecom non diamo una lira, anzi per la precisione, nel caso di specie, un centesimo di euro, come chiaramente si evince da questa carta.
Diversa è la questione posta dal Consigliere Vignale rispetto al concedere un vantaggio a qualcuno. La richiesta di un tavolo di lavoro è venuta da Telecom. Chiunque ci dovesse chiedere la stessa cosa riceverebbe esattamente la stessa risposta, perché da nessuna parte qua dentro c'è una clausola di esclusività nei confronti di Telecom e, prima di dire questo forse si potrebbe anche leggere la carta a proposito della quale si fa questa affermazione.
È evidente che non esiste nessuna possibilità da parte della Regione, e men che meno nessuna intenzione, di precostituire attraverso questo o altri strumenti un vantaggio a favore di un operatore di mercato piuttosto che un altro. Io mi augurerei che accordi di questo genere possano essere sottoscritti con tutti i grandi operatori e, in qualche modo, con la rete delle PMI già lo facciamo attraverso i poli di innovazione.
L'unica cosa che qui ci si impegna a fare è sostanzialmente dei tavoli di lavoro. Ricordo che, da un lato, anche negli interventi di oggi è stata sottolineata la dimensione del digital divide in Italia in assoluto e nella nostra Regione in particolare. Chi possa immaginare che questa dimensione del digital divide possa essere colmata esclusivamente facendo ricorso a quattrini pubblici, secondo me commette un errore di dimensione. Non ce la faremo mai, se non investendo risorse pubbliche e risorse private e cercando anche di avere, come soggetto pubblico, la capacità di fare un minimo di regia nelle interlocuzioni con gli operatori privati. L'ho detto prima e lo ripeto adesso, perché la logica di questo protocollo d'intesa è questa, non è un'altra.
Tirare in ballo il CSI in questo ambito è del tutto fuorviante. Ho capito che siamo in campagna elettorale, ma di nuovo sfido chiunque a ricavare da questa carta una riga nella quale si dice che qualcosa è tolto a CSI. Sinceramente sfido chiunque a ricavare da questa carta una riga che abbia questo tenore, perché non vi è.



(Commenti del Consigliere Campo)



PRESIDENTE

DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale



PRESIDENTE

No, scusi, Consigliere, non è che uno prima può dire le cose e dopo pu dire che non le ha dette!



(Commenti del Consigliere Campo)



PRESIDENTE

Consigliere Campo, per cortesia, lasci parlare l'Assessora.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Campo, non stiamo parlando di cose di stratosferica difficoltà. Io riconosco i miei limiti, ma se qualcuno mi dice che un accordo di questo genere è un ulteriore segnale del fatto che la Regione non crede al lavoro che può fare la sua partecipata CSI, io non posso che dirle che non c'è rapporto tra le due cose. Non c'è rapporto tra le due cose! E se voi lo dite, voi strumentalizzate! Lasciatemelo dire, perché è così! E non è la prima volta che capita.
Detto questo, per quanto riguarda, ad esempio, la questione dei fondi comunitari, sulle quali le nostre performance di spesa sono ottime nel confronto nazionale, io ho più volte detto, e confermo, che sono disponibilissima a riferirne quando si vuole in Commissione o in Aula. Temo che questa richiesta alla fine non arrivi, perché poi dispiacerebbe dovere riconoscere che i quattrini li stiamo spendendo e spendendo anche bene. Per essere chiari, io sarei contenta di venire a raccontare quello che stiamo facendo.
Concludo, tornando a dire che qui non vi è nulla che sia diverso o che sia dietro o che non sia detto rispetto a quanto c'è in questa carta, e questo non riguarda esclusivamente questa carta, ma in genere l'insieme degli atti che io, come Assessora, mi assumo la responsabilità di proporre alla mia Giunta.
Dico anche, e lo dico perché, come sempre, noi abbiamo 12 metri e 45 misure, che sulla famosa tecnologia ricordata dal Consigliere Campo.
Scusi, Consigliere, come la chiamava? A microonde? A friggionde? Il 5G?



PRESIDENTE

CAMPO Mauro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sono microonde, onde millimetriche.



PRESIDENTE

DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale



PRESIDENTE

Esatto! Volevo semplicemente ricordarle che sulla tecnologia friggionda (microonda, friggicervello) è stato sottoscritto in data 20 dicembre 2016 un protocollo d'intesa fra TIM e il Comune di Torino, in cui l'Assessora del Comune di Torino ha dichiarato che trattavasi di "grandissima opportunità di innovazione per il territorio".
Evidentemente quando i protocolli di intesa li fanno le Amministrazioni amiche, sono grandissime opportunità di innovazione; quando li facciamo noi.



PRESIDENTE

CAMPO Mauro (fuori microfono)



PRESIDENTE

È lei che adesso sta strumentalizzando...



PRESIDENTE

DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale



PRESIDENTE

No, no! Quando li facciamo noi, che non la facciamo neanche su una tecnologia, ma più semplicemente sul fatto di costruire delle passerelle e dei ponti fra ciò che fra il pubblico e ciò che fa il maggiore operatore privato del nostro Paese, in questo caso c'è la cultura del sospetto e si evoca addirittura ANAC. Sinceramente mi pare un comportamento eccessivo.
Grazie.



(Commenti del Consigliere Campo)



PRESIDENTE

Consigliere Campo, l'Assessora è intervenuta e il punto è chiuso.
Non c'è nessun fatto personale in questo caso.



(Commenti del Consigliere Campo)


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame proposta di legge n. 227, inerente a "Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto ai fenomeni di usura, estorsione e sovraindebitamento"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 227, inerente a "Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto ai fenomeni di usura, estorsione e sovraindebitamento", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Relatore di minoranza è il Consigliere Bertola, che ha facoltà di intervenire.



BERTOLA Giorgio, relatore

Grazie, Presidente.
Anch'io sarei stato ancora un po' ad ascoltare l'Assessora De Santis sulle "friggitrici di onde", perché era un tema interessante.
Tuttavia, dobbiamo tornare all'attività legislativa.



(Commenti dell'Assessora De Santis)



BERTOLA Giorgio, relatore

Mi lascia parlare, Assessora? Grazie.



(Commenti dell'Assessora De Santis)



BERTOLA Giorgio, relatore

Grazie, Assessora De Santis. Buona giornata.
Come dicevo, si torna all'attività legislativa, con la proposta di legge n. 227.
Partiamo da una legge vigente della nostra Regione, la legge n.
11/2000, che istituiva un fondo integrativo di solidarietà per le vittime di usura. Come ho detto, la legge è vigente.
Questa proposta di legge consiliare propone di estendere il raggio di azione della normativa regionale anche ai fenomeni dell'estorsione e del sovraindebitamento, sia con un ruolo di contrasto, sia con un ruolo di prevenzione. Questo perché, nel frattempo, è mutato il quadro: siamo entrati in una crisi economica profonda che non accenna a terminare nonostante gli annunci che, da più parti, vengono fatti. E, in qualche modo, è importante intervenire anche sul fenomeno del sovraindebitamento.
Certamente, il fenomeno dell'usura è più presente e sta nel sommerso quindi è difficile avere dei dati aggiornati e rispondenti al reale circa l'indotto dell'usura. Perché, comunque, è un qualcosa che attiene ad un mondo illegale.
Invece ci sono dati sempre più preoccupanti che riguardano il sovraindebitamento; dati che, in qualche modo, sono forniti dai soggetti finanziari (le banche) o, magari, dalle aziende (soprattutto quelle grandi) che gestiscono le richieste dei dipendenti rispetto alla cessione del quinto dello stipendio, ad esempio. È importante operare sul sovraindeditamento, perché spesso dallo stesso si passa all'usura.
Sono diverse le cause che portano le famiglie e le persone a sovraindebitarsi. Spesso lo si fa in modo inconsapevole; c'è sempre più facilità all'acquisto di diversi beni, sovente non indispensabili e non necessari; c'è sempre più un rapporto distaccato e meno fisico col denaro che è sempre più un qualcosa di virtuale. I nostri nonni con i soldini di ogni mese potevano fare i "mucchietti", e vedere, di volta in volta, quanto avanzava per comprare da mangiare, e si spendeva meno per il resto. Adesso nessuno di noi vede più il denaro che ha a disposizione, vede solo dei numeri e molte volte è semplice fare acquisti con il bancomat piuttosto che con la carta di credito.
Una volta una famiglia in difficoltà rinunciava alle vacanze; oggi si può tranquillamente acquistare una vacanza pagandola a rate. Spesso, alcuni eventi imprevisti, come la perdita del lavoro da parte di un componente della famiglia, che abbassa il potenziale di acquisto della stessa, o altri eventi inaspettati come le malattie o i decessi familiari, portano poi a una situazione che non è più sostenibile, viste le risorse che la famiglia mensilmente ha a disposizione.
È quindi importante operare sia sul contrasto attivo, sia sulla prevenzione. E qui entra in campo l'educazione finanziaria, che è un qualcosa su cui, a nostro avviso, bisogna decisamente puntare, sia per quanto riguarda il pubblico più adulto, sia, soprattutto, per un pubblico più giovane.
La stessa attenzione che è riservata al fondo regionale è riservata da questa proposta di legge anche all'Osservatorio regionale sul fenomeno dell'usura, che presiedo insieme al Consigliere Molinari. Anche qui la proposta di legge estende il raggio di azione all'estorsione e al sovraindebitamento.
Va fatta una precisazione: l'Osservatorio regionale sul fenomeno dell'usura già si occupa, nella realtà, di sovraindebitamento, ma anche di educazione finanziaria, perché - mi piace citare questo progetto - anche quest'anno è stata portata avanti un'iniziativa con gli studenti delle scuole superiori, sia in quest'Aula di Consiglio, sia sul territorio della Regione, che ha visto degli incontri tra gli studenti e le Forze dell'Ordine proprio sul tema dell'uso consapevole del denaro, finalizzati sia all'educazione finanziaria e all'informazione sul sovraindebitamento sia a fenomeni che poi possono sfociare in sovraindebitamento e usura, come il gioco d'azzardo.
Quando abbiamo visto questa proposta di legge sono sorte spontanee anche delle osservazioni relativamente al ruolo dell'Osservatorio regionale sull'usura, poiché già nella gestione precedente si era evidenziata la difficoltà a reperire dei dati sul fenomeno; dati che dovrebbero essere il primo passo, se si parla di un organismo come un osservatorio; un organismo che non li limita solo all'informazione e alla prevenzione, ma che deve avere anche dei dati da analizzare, dei dati da cui partire.
In questo senso abbiamo cercato di migliorare il provvedimento trovando la collaborazione del primo firmatario, potenziando il ruolo dell'Osservatorio, permettendogli quindi di collaborare con le istituzioni e le associazioni economiche e sociali presenti in Piemonte (ad esempio, mi viene in mente l'IRES). Allo stesso tempo, nuovi componenti entrano a far parte dell'Osservatorio: mi riferisco alla Giunta regionale e all'Ufficio Scolastico Regionale; da un lato, perché riteniamo che, in qualche modo l'Osservatorio possa essere da stimolo per le azioni della Giunta regionale, che ha, ovviamente, delle forze in campo diverse e anche delle risorse finanziarie diverse (almeno lo speriamo; ma sulle risorse torner in conclusione del mio intervento).
Dall'altro lato, l'Ufficio Scolastico Regionale perché sempre maggiore è il numero di iniziative che questo Consiglio porta avanti con le scuole perché riteniamo che su diversi aspetti (l'uso consapevole del denaro e non solo) sia importante coinvolgere gli studenti, da una parte per fare azioni di informazione, dall'altra parte, ovviamente, per avvicinare gli studenti alle istituzioni.
Facevo poc'anzi riferimento alle risorse: se con questa legge si dovrebbero erogare dei contributi, fare delle anticipazioni, fare delle campagne di informazione, 300.000 euro all'anno sono veramente pochini.
Noi cerchiamo sempre di avere, nonostante tutto, un atteggiamento molto disponibile, responsabile e fondato sul merito dei provvedimenti. Come forza di opposizione, quando un provvedimento non proviene dalla nostra forza politica, ma dalla Giunta regionale piuttosto che da un altro Gruppo consiliare, cerchiamo di entrare nel merito e di proporre, eventualmente delle modifiche, che poi potranno essere accettate o meno. Ma, ovviamente non siamo noi ad avere, volgarmente, il borsellino in mano. E lo facciamo nonostante negli ultimi tempi ci siano stati atteggiamenti che poco ci indurrebbero a un comportamento così attento e così basato sul merito, per lo dico sinceramente - siamo un po' stanchi di vedere queste proposte di legge con poche risorse. Ripeto, lo posso dire perché abbiamo votato questo provvedimento in Commissione e abbiamo cercato di migliorarlo, trovando anche la collaborazione del primo firmatario, però siamo un po' stanchi di vedere che questi provvedimenti alla clausola finanziaria hanno 300.000 euro all'anno.
Noi vorremmo cercare di far sì che quest'Aula approvi dei provvedimenti che migliorino la vita ai cittadini piemontesi, quindi cittadini in difficoltà piuttosto che altre categorie, e siamo sempre disponibili a valutare nel merito. Non vorremmo che poi queste proposte di legge si trasformassero soltanto in occasioni mediatiche o che fossero solo l'occasione per cui qualcuno vuol farsi dire "bravo" perché ha fatto una proposta di legge o perché si è fatto approvare una legge.
Parlo in generale, perché nello specifico - ripeto - abbiamo sempre trovato collaborazione col primo firmatario di questa legge, però il problema c'è e non è un problema relativo solo a questa proposta di legge ma anche ad altre che abbiamo all'esame attualmente sia da parte della Giunta sia soprattutto di iniziativa consiliare; proposte che in alcuni casi sono poco utili e in altri, se sono utili, hanno delle risorse finanziarie insufficienti e che dunque rischiano, nel tempo, di andare nel calderone delle leggi sottofinanziate o definanziate.
Ecco, noi vorremmo che questo non accadesse e quindi, se si ritiene che questo possa essere un provvedimento legislativo utile per la nostra Regione, la maggioranza deve far sì che la Giunta metta delle risorse adeguate.



PRESIDENTE

Passiamo alla discussione generale. Ci sono interventi? Prego, Consigliere Berutti.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Come Gruppo, abbiamo analizzato questa proposta di legge che parzialmente riteniamo abbia un significato, nel senso che certamente il fenomeno dell'usura, così come quello del sovraindebitamento, è un fenomeno sentito e importante. Naturalmente questo da parte nostra coglie una particolare attenzione, ma è chiaro che dall'altro lato vi è una questione legata sia alla nostra rilevata difficoltà rispetto all'interpretazione di tutta la fase relativa all'esborso, al conferimento di denaro a chicchessia o comunque a chi può avere le criticità, sia - come diceva prima anche il collega Bertola - al fatto che svolgere tutta la mole di attività che il provvedimento pone, alla fine, sembra tuttavia molto riduttivo.
Allora noi crediamo che sia molto importante affrontare una tematica come questa, ma secondo noi va affrontata per step, cioè da una parte un percorso di prevenzione, un discorso di attenzione, un lavoro comunicativo di un certo tipo che probabilmente può portare a un'attenzione, ma anche e soprattutto un senso di responsabilità di chi chiaramente può finire in certe situazioni. Anche perché dobbiamo partire dal presupposto che non è che possiamo noi, dal punto di vista regionale, risolvere una situazione che ha radici profonde e purtroppo in molti casi neanche troppo evidenti.
Pertanto, crediamo che possa essere un elemento primario quello legato più all'aspetto di prevenzione.
Sul resto, onestamente, sono molte le difficoltà che si possono porre passando da Confidi e da tutta una serie di situazioni anche burocratiche non dimenticando comunque il fatto che si tratta di dare denaro. Come leggevo nel dispositivo, se eventualmente non ci fosse l'adempienza occorre poi andarlo a recuperare. In sostanza, parliamo di situazioni di una difficoltà immane già dal punto di vista dell'esistenza, diciamo così per cui voglio vedere come la Regione riesca in qualche modo ad arrivare in fondo a un percorso come questo. Vediamo già i pasticci che ci sono con ARPEA, quindi figuriamoci in una situazione come questa, per cui onestamente questo ci sembra veramente un punto debole dell'anello.
Ciò detto, vi è chiaramente l'altro aspetto, quello finanziario, perch 300.000 euro possono essere tanti o pochi; se si fa un lavoro legato alla comunicazione, alla prevenzione, alle azioni di sensibilità, possono essere pochi, però possono comunque, con qualche implementazione, avere già una logica.
Invece, dal punto di vista di quello che può essere il fenomeno, quindi il peso specifico di una problematica come questa, onestamente queste risorse sembrano abbastanza limitate. Allora quello che conta, io credo, è la sostanza, cioè noi siamo qui per fare un lavoro tangibile, soprattutto per non creare leggi "tanto per", modificarle o evolverle, ma il nostro ruolo è quello veramente di fare delle cose sensate e che abbiano un ritorno per i cittadini piemontesi. Per cui anche qui crediamo che ci debba essere più chiarezza e più determinazione, altrimenti ci deve essere più attenzione su una fase e poi valutare quella che può essere la fase successiva.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Riprendo dal termine dell'intervento del collega di Gruppo Giorgio Bertola, dicendo che stiamo discutendo una legge che va sostanzialmente a cancellare e riscrivere la legge 11 del 2000.
Innanzitutto mi preme sottolineare nuovamente - già l'ho fatto su altre norme - questo dato: a volte, soprattutto per leggi di Gruppi consiliari di opposizione, quando si va a toccare un argomento già normato con leggi regionali di precedenti legislature, si suggerisce in maniera molto cogente di andare a intervenire modificando la legge già esistente; invece capita altre volte, spesso su proposte di legge dei Gruppi consiliari di maggioranza, che tali suggerimenti così pressanti non vengano fatti dalla maggioranza stessa, dalla Giunta o da altri colleghi e quindi si possa fare nuove norme andando a cancellare norme già esistenti.
Ovviamente nulla contro la proposta di legge del collega Rossi, primo firmatario, che è condivisibile, nel senso che l'abbiamo anche modificata e condivisa, però vorrei che tutti insieme prendessimo una decisione una volta per tutte, perché non esistono Gruppi consiliari di serie A e di serie B, o almeno così non dovrebbe essere nelle facoltà e anche nelle possibilità legislative che questi hanno.
Quando andiamo ad analizzare una normativa già esistente, chiederei agli uffici legislativi del Consiglio e in primis a noi stessi Consiglieri di non andare a fare nuove leggi; poi va comunque bene "pulire" la legge precedente (tra l'altro, oggi abbiamo due casi: una è questa e l'altra è la proposta di legge sull'endometriosi, che addirittura va a cancellare tre articoli di una legge che abbiamo approvato solo un anno e mezzo fa).
A volte soffriamo un po' di carenza di memoria, altre volte di fretta parleremo successivamente sull'endometriosi - oppure di voglia di protagonismo, no? È anche giusto, nel senso che tutti noi vogliamo fare bene per l'interesse dei cittadini piemontesi e qualcuno magari per gli interessi di parte, per portare consenso alla propria parte politica. Sono le regole del gioco.
Visto che il Consigliere Rossi ha voluto introdurre i temi dell'estorsione e dell'indebitamento, giustamente condivisibile, a fianco al tema dell'usura, mi chiedo come mai non siamo intervenuti con una proposta di legge che modificasse la legge esistente, la legge n. 11 del 2000. Interveniamo e cancelliamo una norma che finora ha più o meno funzionato perché non c'erano molte risorse, e ne presentiamo una nuova.
Forse avrebbe avuto più senso - anche per il mondo che ci sta attorno, il mondo delle associazioni, della società civile, dei cittadini e della politica che si interfaccia con le leggi regionali - ogni tot anni cambiare normativa, introdurre nuove leggi, introdurre pezzi di leggi collegate alla finanziaria. La finanziaria destabilizza un po' la conoscenza e il sapere quindi appesantisce il ruolo della burocrazia. Spesso si perde un po' il filo, uno sapeva che esisteva la legge n. 11 del 2000 da 17 anni e adesso quando passerà, troverà la legge n. X del 2017. Questa è la principale critica, una critica costruttiva, non al provvedimento in sé.
La seconda critica l'ha sollevata il Consigliere Bertola. In effetti noi prevediamo una norma finanziaria che, ovviamente, non presenta quella cifra necessaria per intervenire seriamente nella costituzione. Leggo i primi articoli del fondo regionale per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni dell'usura, dell'estorsione e del sovraindebitamento e per aggiungiamo, la solidarietà alle vittime dei medesimi atti illeciti, se non reati.
La cifra di 300.000 euro, visto che siamo in una situazione di difficoltà economica finanziaria notevole e di chiusura del credito bancario ai cittadini e alle aziende, è una misura che non serve. È ovvio che va di pari passo anche con misure nazionali, quindi all'articolo 4 e all'articolo 6 la Regione può integrare fino ad un massimo del 20 per cento delle erogazioni effettuate dallo Stato mediante il fondo nazionale.
Francamente, e non credo di essere smentito, 300.000 euro non sono sufficienti. Si dirà di guardare al bicchiere se è mezzo pieno o mezzo vuoto. Facciamo qualcosina, andiamo anche a vedere quello che abbiamo dato negli anni precedenti, perché c'è stata una forte discontinuità nei finanziamenti della Regione Piemonte, e speriamo che questo fondo possa solo crescere negli anni e non diminuire come succede spesso quando si fa una legge: il primo anno si stanziano magari 300.000 euro, poi ne vengono impegnati - anche perché siamo solo a giugno, sono sei mesi prima che parta la misura - 100.000 e poi dall'anno successivo partiamo con un terzo della cifra che avevamo all'inizio. Bisogna anche cercare di fare una ricognizione straordinaria delle leggi - che, di prassi, sono in allegato al bilancio e al rendiconto - che noi dovremmo finanziare ogni anno, ma spesso molte di queste leggi sono a zero.
Si potrebbe fare di più? Bisogna vedere anche i desiderata, le richieste e le difficoltà dell'Assessore al bilancio Reschigna, ma noi pensiamo di sì. Anche su questo - se ci fosse un tesoretto del Consiglio regionale, ma avevamo già fatto altre proposte in tal senso - magari un qualcosina si potrebbe mettere su questo tema. Dico così perché, come ho detto prima, c'è una gravissima situazione di chiusura del credito bancario. Se le banche non fanno prestiti anche alle famiglie, che magari si indebitano per beni di lusso, ma soprattutto alle imprese, a chi si rivolgono le imprese? Si rivolgono a chi rimane. Questo è un grande problema. Dagli ultimi dati nazionali che ho trovato sui documenti pubblicati si parla di un giro d'affari per l'usura di oltre 30 miliardi di euro - sono stime molto difficili, dati annui - di cui un terzo sarebbe in mano alla criminalità organizzata. Non so come si possano definire gli altri due terzi: non voglio dire criminali organizzati, ma chi pratica l'usura non è propriamente una "brava" persona.
Riflettevo anche guardando alcune note online.
Ho sempre cercato, anche sul discorso delle banche e del finanziamento di cercare forme alternative, come abbiamo detto altre volte quando abbiamo parlato di una mozione del Consigliere Rossi. Sono socio di Banca etica ero interessato anche alla Jak Bank, banca svedese, una banca occidentale che non fa interessi. Oggi esistono, per esempio, delle banche, tra cui le banche islamiche, che per legge non praticano interessi. Aggiungo che anche la finanzia ebraica non pratica interessi, lo ritiene un atto riprovevole e illegale rispetto ai propri cittadini. Ho fatto una rapida lettura storica e anche la religione cristiana lo prevedeva fino al 1200. Ma poi sappiamo che dal XIII secolo, non si sa come, abbia iniziato a farsi strada che si poteva fare: sono nati i monti di pietà, è nata tutta una serie di modalità bancarie diverse e si surrettiziamente introdotto l'interesse bancario.
Sarebbe interessante fare un approfondimento storico, storiografico e sociologico sul tema. Noi dobbiamo cercare di mettere in atto degli strumenti che siano efficaci ed efficienti per contrastare il fenomeno.
Attenzione, se andiamo avanti così a tagliare i rubinetti del credito bancario alle aziende meritevoli non basterà il fondo che abbiamo creato qui, non basterà neanche il fondo di microcredito regionale che noi abbiamo contribuito a finanziare con il taglio dei nostri emolumenti, quindi servono misure nazionali di miglioramento della situazione economico finanziaria di questo Paese e servono subito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Oggi non è sicuramente una bella giornata per le discussioni in quest'aula, per cui speriamo che sul tema riusciamo a fare una discussione serena, anche se, di nuovo, ci troviamo di fronte a un provvedimento che per quanto potenzialmente virtuoso, rischia di essere l'ennesima legge velleitaria, l'ennesimo guscio vuoto di reali contenuti attuativi. Non fa parte di un contesto di interventi che siano volti a dare una struttura sana al nostro panorama economico piemontese. Qui parliamo, da un lato delle condizioni strutturali della finanza regionale pubblica che vede ancora la Regione Piemonte, così come sarà per molti anni, come ente sotto una gestione commissariale, con un debito ormai enorme, con un deficit da ripianare un po' spalmato grazie a provvedimenti ad hoc di livello nazionale e con una capacità di manovra economica fondamentale.
Ricordatevi che le politiche, se vogliono veramente innovare qualcosa devono avere gli strumenti per dare attuazione. La solita storia dei senza oneri per la finanzia pubblica è una dichiarazione di impotenza, è una dichiarazione di velleitarietà della politica. Noi scriviamo delle norme le riscriviamo, perché qua interveniamo cambiando una norma il cui problema principale era la mancanza di risorse, facendo una norma che amplia addirittura il panorama d'intervento, amplia la platea di beneficiari e per certi versi - ha meno risorse della precedente. Infatti, se io leggo solo l'elenco di tutti coloro che potrebbero essere i beneficiari di questi fondi, divisi su tre modalità, ecc. ecc., solo a leggerli ho già finito i 300.000 euro, posto che non li ho ancora messi a disposizione.
Pertanto, è nuovamente l'ennesima legge che fa mettere una bandierina su qualcosa a una parte politica, e qui vengo anche a un altro tema: il fatto che la programmazione della discussione delle proposte di legge continua a essere fortemente sbilanciata, soprattutto sulle tematiche a favore delle proposte di legge della maggioranza. Questo è più un tema da Conferenza dei Capigruppo, però noi tendiamo a segnalare che sarebbe interessante discutere anche le proposte di legge, riguardanti temi così significativi, anche delle minoranze e non solo quelle della maggioranza facendo discutere alle minoranze i provvedimenti sul turismo naturista! Per carità, anche quell'argomento ha la sua dignità, però rispetto al problema dell'usura è sicuramente leggermente meno cruciale. Siamo contenti che ci sia una legge sul turismo naturista in Piemonte, ma ci sarebbe piaciuto lavorare anche su altre problematiche che abbiamo proposto.
Ma questo è un altro elemento di ragionamento.
Infine, continuo in merito al fatto che manca il quadro di contesto: siamo a metà del guado su una ristrutturazione dell'ente finanziario regionale Finpiemonte, che si è trasformato in una società finanziaria, con ampi margini di manovra su strumenti anche di finanza creativa, con meno vincoli di un istituto bancario, delle cui politiche (le indicazioni che verranno date a questo ente da parte della Regione stessa) in realtà, in Commissione abbiamo, non discusso, ma parlato, cioè ci sono state presentate rapidamente e in maniera abbastanza a volo d'uccello.
Questo lo sollecitiamo da un anno, da quando si è intrapresa la strada di trasformazione di Finpiemonte in società finanziaria e, quindi, anche di ricapitalizzazione della stessa a spese di tutti quei fondi rotativi che erano un polmone per tutta una serie di iniziative normative, che avrebbero dovuto servire a stimolare i vari settori produttivi, i vari settori economici di questa regione. ora, questi fondi rotativi sono stati depauperati (alcuni proprio estinti), diventando capitale di una società finanziaria.
E questo c'entra con il discorso che occorre fare sulla proposta di legge in discussione oggi, che - per quanto virtuosa, ma non finanziata va a incidere su un settore - il mondo produttivo piemontese - non c'è l'investimento pubblico o è sempre minore. Lo vediamo tutte le volte che nel bilancio, parliamo dei capitoli di spesa sugli investimenti: ci sono tantissimi capitoli a zero, chiaramente sulla parte del sociale, ecc. ecc.
ma anche sulla parte di investimenti sulle attività produttive, sulle politiche per le attività produttive, l'artigianato, e così via.
Pertanto, cosa abbiamo fatto adesso? Abbiamo costruito una specie di cassa depositi e prestiti regionale, che andrà a investire, che costituirà il fondo dei fondi, che potrà entrare nelle aziende, potrà fare un sacco di cose, ma per adesso non è ancora ben chiaro cosa farà e quali saranno gli obiettivi a breve. Quindi, cosa va a fare adesso che è appena nata, cosa farà a medio e lungo termine, quali sono gli impatti previsti e i paramenti sulla base dei quali potremo dire che l'esperimento avrà avuto successo perché questa - purtroppo - non è un'abitudine del legislatore piemontese ma neanche di quello nazionale (siamo in ottima compagnia!).
Sotto questo profilo, da un lato vogliamo intervenire per cercare di salvare coloro che subiscono una carenza di finanziamento, perché abbiamo un settore bancario agli onori delle cronache, ormai da anni, poiché, a seguito della cosiddetta crisi strutturale e dell'austerity che servirebbe a curarla (la colpa è dei debiti pubblici e non dei cattivi investimenti invece, delle strutture finanziare private), abbiamo una situazione in cui il pubblico non investe, anzi drena, perché deve rientrare da un debito e il privato (anzi, le banche e gli operatori finanziari) che dovrebbe supportare l'attività economica con gli investimenti produttivi, non lo fa perché già solo il fatto che il pubblico non investa più mette in difficoltà i propri bilanci e mette in difficoltà le garanzie. Inoltre, non essendoci gli investimenti pubblici, ci sono dei settori economici che non ricevono più soldi, neanche quelli che devono ricevere perché hanno effettuato dei lavori per il pubblico, quindi ci sono crediti che vanno in sofferenza e quindi anche il privato non presta più, e così non ci sono soldi nel settore produttivo.
Ma allora, dove li si va a cercare? O un imprenditore cessa l'attività oppure - perché si sente responsabile nei confronti dei propri dipendenti (ricordiamo quanti imprenditori si sono suicidati per la semplice vergogna di dover mettere i dipendenti in cassa integrazione o doverli licenziare) magari fa qualcosa che, per certi versi, è peggio del suicidio: si mette nelle mani degli strozzini, più o meno legali. Sottolineo che una parte della legislazione mancante è quella che va a definire in maniera seria quali sono i limiti di usura, perché ci sono società finanziarie che fanno comodamente prestiti stando al limite dell'usura (parliamo di tassi che volano verso il 20 per cento, quindi è comunque usura), o - a volte suggeriscono "guarda, io non te li posso dare, vai da qualcun altro", che spesso è un usuraio. Di queste cose abbiamo già sentito parlare e in questa legge si parla anche di questo.
Pertanto, qual è il problema? Il problema è che, con questo tipo di interventi, noi stiamo cercando di svuotare il classico mare con il cucchiaino, perché facciamo un intervento spot su una parte del problema ma non lo facciamo sull'altra parte. Manca il quadro complessivo e comunque non abbiamo le risorse.
Dovremmo avere il coraggio di affrontare le problematiche in maniera strutturale. È questo che ci si aspetta dall'ente pubblico oggi, è quello che dicevo prima all'Assessora De Santis (adesso non c'è più, quindi non riprendiamo il discorso) ed è la cosa per cui a volte vengo anche criticato perché faccio la morale, faccio il moralista (una volta si è arrabbiato persino il Presidente Chiamparino, dicendo che voglio raddrizzare le gambe ai cani; non avevo mai sentito questa citazione prima, l'ho sentita dal Presidente).
Quello che ci viene criticato come Movimento 5 Stelle, a livello complessivo, dicendo che è un discorso populista, il discorso sul reddito di cittadinanza, sul fatto che nessuno deve rimanere indietro, sul "abbandoniamo certe cose, ma abbandoniamole veramente" (le missioni militari all'estero, certi investimenti deliranti in megainfrastrutture quando non abbiamo i soldi né per manutenere quelle che costruiamo né per manutenere quelle che abbiamo già costruito), perché le risorse ci servono ma non solo, è che noi andiamo a dire: "L'intervento sistemico, strategico è quello di liberare la nostra economia pubblica e privata dai vincoli demenziali, che ci siamo autoimposti e che non ci convengono". È il discorso sull'euro, su cosa vogliamo che sia questa Europa, in cui vorremmo riconoscerci come valori, ma non riusciamo a riconoscerci come pratiche.
Ho superato il tempo, ma, tornando alla discussione generale, il problema di fondo è questo: signori, noi stiamo diventando una colonia. Tra l'altro, abbiamo fatto un referendum costituzionale, con cui si cercava di ricentralizzare tutta una serie di funzioni; il referendum non è passato e noi continuiamo a ragionare pensando che tanto tutto lo sta decidendo lo Stato centrale e noi non facciamo altro che piccoli interventi di ritocco.
Non è così, noi dovremmo impugnare oggi e pretendere che la riforma costituzionale del 2001 abbia finalmente piena attuazione, che si dia nuovamente vigore alle bicamerali, che servivano a definire i margini operativi legislativi effettivi, le competenze, l'autonomia impositiva ed economica degli Enti regionali, in modo che non dobbiamo essere schiavi di demenziali politiche nazionali e che si possano effettivamente sperimentare nuovi sistemi.
Il regionalismo serve a quello, serve a far sì che in alcuni luoghi virtuosi, con idee propositive si possano sperimentare politiche diverse.
Le buone pratiche non nascono mai dalle burocrazie ministeriali. Citatemi un esempio di una buona pratica nata in un Ministero! Nascono spesso da iniziative locali, spesso neanche a livello di privati. Se dovessi fare un esempio dell'ultima grande rivoluzione, che è quella di internet, è nata negli istituti di ricerca e nelle università; è nata da esigenze reali e concrete, non burocratiche, da intuizioni, dalla possibilità di qualcuno che, con qualche autonomia e delle risorse, è riuscito a dimostrare che funziona. Poi le cose partono, ma servono i volani.
La legge senza le risorse non partirà mai, perché è come una macchina senza la benzina: se metto troppo poca benzina, esco dal garage e rimango fermo lì. Devo almeno riuscire ad arrivare al primo obiettivo, cioè il benzinaio. Quando compro la macchina, qualcosa nel serbatoio c'è per arrivare al primo benzinaio.
Su questo dobbiamo ragionare, altrimenti stiamo qua a discutere anche di cose interessanti e carine - devo dire che ho imparato tantissime cose in questi tre anni - ma poi di concreto che cosa abbiamo fatto? Me lo chiedo io come opposizione, ma lo chiedo a voi come maggioranza. Per il Piemonte cosa abbiamo ottenuto più che spostare il boccino un pochino più in là, farci fare dei provvedimenti nazionali ad hoc, altrimenti portavamo i libri in tribunale e non siamo riusciti, a oggi, a mettere in piedi una singola politica di ampio respiro. Anzi, stiamo collassando su tante cose.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Inizio ringraziando gli amici del Movimento 5 Stelle nell'aver portato anche una divagazione di approfondimento culturale, ricordando per correttamente, che tutte le culture tradizionali hanno sempre avuto un'impostazione di contrasto all'usura, e non solo all'usura come prassi economica, bensì all'usura come condotta, come scelta di vita. Quindi, è una condanna che non è solo economica, non è normativa, ma è prima ancora morale.
Potrei aggiungere senza problemi un riferimento culturale più recente ossia il poeta americano Ezra Pound, che con un canto apposito che si intitola "Contro l'usura" ricordava che l'usura non uccide solo le disponibilità economiche di una persona e di una famiglia, ma ne avvelena la vita e la creatività, ne avvelena il destino.
Questa è una legge che effettivamente apre un tema molto interessante.
La vera domanda è se lo tratta in modo adeguato. Perché, purtroppo, l'usura dilaga? E perché, soprattutto, l'economia oscura, la malavita organizzata riesce così facilmente a raggiungere tutte le vittime della disperazione economica? Perché è drammaticamente efficiente, perché ha un'ampissima disponibilità di liquidi, perché riesce a fornire ovviamente non una risposta, ma il miraggio di una risposta in tempi brevi e senza troppi limiti, legacci e attese.
Quindi, quando noi andiamo a rispondere a quella che è una richiesta che arriva dal mondo dell'economia colpita dall'usura che chiede dei fondi in questo caso regionali o comunque dei fondi istituzionali di sollievo rispetto a questa prassi odiosa che ne avvelena le risorse ma ne avvelena anche la vita quotidiana, il rischio di andare ad istituire un fondo e poi non dotarlo, a mio modo di vedere, rischia di essere addirittura un boomerang.
Se io mi immedesimo in un cittadino vittima di usura che, non sapendo dove sbattere la testa, leggerà domani la notizia dell'istituzione in Piemonte del fondo di contrasto all'usura e quindi si creerà una speranza sul fatto che esista un canale di risorse per riuscire a risolvere i propri problemi e si accorgerà che la dotazione annuale complessiva per tutto il territorio regionale ammonta a 300.000 euro annui, sinceramente penso che si ritroverà a non sperare neanche più di poter fare richiesta.
Semplicemente temo che non vedrà in questa possibile speranza una soluzione concreta.
Ho sentito in molti interventi che mi hanno preceduto questa critica di insufficiente dotazione. Mi sono limitato, prima ancora che iniziasse questo dibattito, appena è stato licenziato dalla Commissione il testo finale, a presentare un singolo emendamento che va proprio a cambiare l'articolo conclusivo di dotazione finanziaria. L'ho portata a quella che personalmente, ma con grande ingenuità, ritengo essere una cifra minima (un milione di euro), che sia quantomeno una cifra che consenta di far fronte a quelle che, caso per caso, vittima per vittima, famiglia per famiglia, sono delle richieste, dei bisogni di risorse ingenti, perché lo Stato è lento.
Anche lo Stato, da un punto di vista repressivo, è lento, è inefficace.
Quantomeno così è adesso e, nell'attesa di riforme che vadano davvero a dare la certezza della pena, che diano alle Forze dell'Ordine quell'efficienza che davvero permetterebbe di contrastare la malavita organizzata, nell'attesa di tutto ciò un fondo deve dare un respiro reale e concreto, non deve essere il miraggio di un respiro che poi non c'è o rischia di non esserci.
Per questo mi auguro che questo emendamento possa essere quantomeno preso in considerazione o possa essere uno stimolo per presentarne un altro di mediazione, ma che vada comunque a perseguire il risultato concreto di aumentare la sostanza di questo fondo. Altrimenti rischia di essere, più che uno spot, addirittura un boomerang, un'illusione frustrata nei confronti di chi ha già perso troppe speranze e non ha bisogno di perdere ulteriore fiducia nel mondo delle istituzioni.
Concludo, perché tanto le discussioni immagino che siano congiunte, con la presentazione di un atto di indirizzo, un ordine del giorno collegato a questa proposta che cerca di ampliare la portata non solo di questo dibattito, ma di questa novità legislativa anche al mondo dell'usura bancaria. L'ho sentito già dire in un intervento di un collega del Movimento 5 Stelle. Quello è un mondo fondamentale e questa proposta di legge, visto che è un fondo destinato a delle vittime della criminalità giustamente si riferisce all'usura intesa come fenomeno criminale propugnato da soggetti appartenenti al mondo della malavita. Non dobbiamo però sottovalutare il mondo dell'usura dei colletti bianchi, non dobbiamo sottovalutare la reale portata, anche di incisività, sulla perdita del valore d'acquisto delle famiglie, sul costante calo di benessere delle famiglie italiane, spesso per ignoranza, spesso per debolezza del contraente debole rispetto ad enormi istituti di credito, spesso per una mancanza di informazione corretta, spesso per la mancanza anche di strumenti di approfondimento.
Esistono tante realtà che riescono a fornire le informazioni precise esistono strumenti, come le perizie econometriche, che riescono ad approfondire, caso per caso, se si è in presenza di interessi usurari, se si è in presenza di pratiche anatocistiche, ovvero di capitalizzazione di interessi passivi, se ci sono variazioni unilaterali che, nel corso degli anni, vanno a schiacciare il contraente, il singolo privato cittadino nei confronti del gigante bancario.
Quindi, il tema dell'usura bancaria è oggi nodale e se ha un'incidenza meno odiosa in termini di disperazione sulle proprie vittime, dall'altra parte tutti sono concordi nel dire che ha un'ampiezza di coinvolgimento di destinatari di soggetti passivi, e quindi anche in questo caso di vittime estremamente più ampio. Noi siamo tutti ormai, purtroppo, dipendenti dalle banche; non riusciamo neanche più a quantificare quello che possediamo in termini di risparmio, perché oggettivamente non abbiamo il controllo nel nostro risparmio. Troppo spesso siamo costretti a ingoiare investimenti che nemmeno siamo nelle condizioni di capire o di conoscere fino in fondo siamo quindi vittime di speculazioni, siamo vittime di bolle, siamo vittime di un rapporto che non è sano e non è paritetico.
Se è utopistico pensare che un'istituzione possa, un giorno, andare a equilibrare perfettamente il rapporto banca-utente (forse è davvero utopistico!), dobbiamo quantomeno approfittare di questa occasione, in cui stiamo ragionando di usura, per fornire degli strumenti idonei. In questo atto di indirizzo si chiede semplicemente, senza alcun onere, di dotare gli Uffici Relazioni con il Pubblico di quel materiale informativo per una campagna di sensibilizzazione che possa andare ad informare il cittadino e metterlo in contatto con le realtà (molto spesso volontarie) che combattono questo fenomeno, in modo da prendere una posizione, schierarci.
Concludo ricordando che molte volte gli stessi Enti pubblici sono vittime degli istituti bancari, sono ostaggio dei loro vertici. Spesso magari, sono addirittura eterodiretti dagli istituti bancari: troppe volte le carriere sono compromesse tra politica, banca e finanza, e sono magari inscindibilmente intrecciate con la difficoltà di non riuscire più a garantire il cittadino.
Noi, qui, dobbiamo difendere un interesse che è pubblico, un interesse che è comunitario. L'occasione, forse, è quella di fissare un principio quello di schierare l'Ente regionale, senza alcun aggravio, almeno dal punto di vista informativo e di sensibilizzazione, dalla parte del cittadino debole rispetto all'istituto bancario prevaricatore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Noi stiamo discutendo di uno dei temi che maggiormente interessano la nostra Regione, perché molto spesso ci occupiamo di aspetti che, come mi capita qualche volta di dire, non rappresentano delle priorità.
Ecco, questa norma, se fosse una legge e non un ordine del giorno (poi ci arriverò), sarebbe davvero una priorità per la nostra Regione. Perch molto spesso abbiamo un concetto di usura - e di soggetti che fanno ricorso all'usura - che è un po' "teatrale": è un po' quello che viene raccontato dai giornali quando si sgomina un'organizzazione criminale dedita all'usura.
In realtà - veniva ricordato credo dal collega Bertola, rispetto ai dati di cui dispone l'Osservatorio sull'usura - pare vi sia una percentuale piccola di grandi usurai, e una percentuale molto importante di piccoli e piccolissimi usurai di prossimità.
Se qualcuno (come molti colleghi fanno, per carità) frequenta non soltanto i quartieri del capoluogo, ma tutte le aree dove esiste un disagio simile, si rende conto che esiste un'usura di prossimità fatta da persone assolutamente insospettabili; tant'è che nei pochi casi in cui vengono arrestati (si direbbe, facendo riferimento a fatti di sangue, l'usuraio della porta accanto), ci si rende conto che, per quote minime, si fa utilizzo di prestatori di denaro per un problema gigantesco che questo Paese ha, che è quello dell'impossibilità di accesso al credito delle banche.
Noi oggi affrontiamo un tema importante con il più importante strumento che il Consiglio regionale ha, che è la legge. In realtà - spesso ho modo di ripeterlo - lo strumento più importante di cui dispone questo Consiglio regionale è quello di produrre norme. Quindi affrontiamo un tema estremamente importante con uno strumento altrettanto importante, che è una legge regionale, ma - mi permetto di dire in modo drastico e assoluto assolutamente inutile.
C'è un aspetto: io credo che gli uffici legislativi (non è certo colpa loro) come la Presidenza del Consiglio, così come gli stessi Gruppi consiliari, dovrebbero avere una sensibilità rispetto ai provvedimenti che arrivano in Aula.
Perché oggi discutiamo di un tema che, come dicevo, è significativo; ma stiamo approvando una legge (che personalmente non voterò) che è assolutamente inutile. O, meglio, che è utile al proponente, che sarà utile per 15 giorni (non di più) al Gruppo consiliare che l'ha proposta, ma che sarà assolutamente inutile per tutti i piemontesi.
La più grande farsa che possiamo fare è proprio quella che stiamo facendo: perché domani (o quando approveremo la norma) gli organi di stampa o il portale del Consiglio regionale pubblicheranno che è stata approvata la legge contro l'usura, quindi sembrerà un aspetto simbolico e significativo.
Io mi sono appuntato una parte (non tutte) delle misure che questa legge intende affrontare: garantire l'assistenza consulenziale per chi è vittima di usura, di sovraindebitamento, ed è un potenziale soggetto esposto all'usura (sul "soggetto potenzialmente esposto all'usura" sarà interessante discutere); garantire il sostegno psicologico; garantire indennizzi e contributi (quindi parliamo di quattrini); garantire la costituzione di parte civile per coloro che sono oggetto di usura intervenire su misure per il sostegno al sovraindebitamento.
È noto che una persona sovraindebitata è una persona, di per s fallita in termini economi (non certo in termini personali): ha un'ingente quantità di denaro che deve restituire a terzi che è decisamente superiore a ciò che guadagna, quindi è fallita. È un fallimento personale che lo Stato, con una legge, ha introdotto. Ancora, fra le misure che la legge intende affrontare, troviamo le seguenti: attività di comunicazione e sensibilizzazione; eventi informativi. Ma questo riguarda solo l'articolo 2, con una parte del fondo (metà del fondo). La seconda parte del fondo invece, è una parte importante, perché deve garantire anticipazioni di risorse a chi può essere oggetto o chi è oggetto di un principio estorsivo di usura o di sovraindebitamento; garantire dei contributi ai confidi perché possano concedere un accesso al credito più significativo.
L'articolo 4 penso che sia la dimostrazione palese di come ciò di cui oggi stiamo discutendo sia inutile: la seduta che stiamo facendo costa di più delle persone che stiamo aiutando, perché sono meno delle persone presenti in quest'aula.
La legge (solo l'articolo 4, non sto facendo riferimento a ciò che abbiamo già detto sull'articolo 2 e sull'articolo 3) prevede che la Regione dia un indennizzo minimo, che va da 5.000 a 20.000 euro, alle persone che sono oggetto di usura (potenzialmente) o di sovraindebitamento. Noi abbiamo una norma finanziaria di 300.000 euro, quindi anche se utilizzassimo per ogni piemontese che vogliamo aiutare il contributo minore, cioè 5.000 euro potremmo sostenere 60 piemontesi. In questo momento siamo un numero maggiore qui dentro! Noi abbiamo impegnato due sedute di I Commissioni e un pomeriggio della III Commissione per aiutare 60 persone, ma in realtà sono di meno, perch noi possiamo dare da 5.000 a 20.000; e se ne dessimo 20.000 (che verosimilmente è un contributo che può garantire a una persona di uscire dal circolo dell'usura), ma anche solo una media di 10.000, ne potremmo aiutare 30; ovviamente, facendo venir meno l'assistenza consulenziale, il sostegno psicologico, la costituzione di parte civile, l'indennizzo, ecc.
Ma non è finito, perché nel caso in cui una persona vittima di usura abbia un locale commerciale che viene danneggiato perché non restituisce all'usuraio quanto questi gli ha prestato, noi garantiamo il rimborso economico fino all'80 per cento delle spese del suo piccolo negozio che è stato danneggiato: quindi, se un esercente ha 20, 30, 40.000 euro di danni noi gli garantiamo 30.000 euro di contributo. Oppure, agli imprenditori che avessero avuto il mezzo danneggiato (quindi l'auto con cui lavorano) garantiamo un contributo minimo di 5.000 euro; e posso andare avanti.
Voi capite, cioè, che vale di più un ordine del giorno votato in occasione di un assestamento di bilancio o in una sessione normale rispetto ad approvare questa legge. La legge è condivisibile dal primo all'ultimo articolo, ma è una presa in giro perché stanzia 300.000 euro. Allora, il sottoscritto - come altri - avrebbe qualche bella proposta di legge da avanzare. A me piacerebbe che questa Regione stanziasse milioni di euro per il sostegno alla natalità, milioni di euro per il sostegno all'abitazione.
Perché spesso alcuni colleghi - io parlo per me - non presentano proposte di legge? Non lo fanno perché alcune di queste avrebbero un valore economico così significativo che in un momento come questo non sarebbe serio presentarle perché non si troverebbero le risorse. Poi sarebbe possibile ottenere le risorse, ma evidentemente non in questo momento e ovviamente non con questa Amministrazione.
La risposta che mi darà il collega Rossi qual è? Non è mica la prima volta, infatti, perché noi di leggi e ordini del giorno ne abbiamo votati diversi in questo Consiglio Regionale. È la stessa che mi diede l'Assessora Cerutti quando votammo le sue due leggi con relativi ordini del giorno: sia quella sul problema immane - la tragedia - della prevenzione non tanto e non solo dei femminicidi, ma della violenza sulle donne, sia quella sulla garanzia delle libertà (da quelle religiose, ovviamente, a quelle sessuali che costituivano poi il cuore della norma).
Bene, facciamo riferimento a quelle due leggi che hanno impegnato questo Consiglio regionale per quattro o cinque sedute (e per un tempo ancora maggiore la Commissione). Per esempio, su quella sui diritti - che molto ha interessato l'Assessora Cerutti - noi abbiamo stanziato 300.000 euro. Quella è la quota fissa, no? Vi fanno votare tre leggi di spesa l'anno: 300.000 euro non ve li possono negare. E allora, la quota è 300.000.
Adesso è toccato al collega Rossi che ha i suoi 300.000 euro da spendere e l'Assessora Cerutti ha fatto due leggi con relativi ordini del giorno da 300.000 euro. Alla fine dell'anno sapete quanto abbiamo speso l'anno scorso per la "legge fondamentale" sui diritti, sulla quale ci siamo soffermati per cinque o sei sedute? Ve lo dico io: 100.000 euro; 100.000 ne abbiamo impegnati, perché 200.000 non sono neanche stati impegnati. E servivano quei 100.000 euro per essere impegnati? Evidentemente no. Cosa interessava all'Assessora Cerutti? E vedremo che, di nuovo per caso, è la stessa Assessora che adesso fa la legge sulla cittadinanza quando, guarda caso, al Senato si discute della legge sulla cittadinanza.
Voi usate il Consiglio regionale - con i costi che ha il Consiglio regionale - per fare propaganda spicciola con leggi inutili. Ripeto: se questa legge prevedesse un milione di euro, io voterei dal primo all'ultimo articolo e plaudirei al soggetto proponente, posto che la nostra Regione dal 2000 - o dal 2001, non ricordo bene - aveva una legge sull'usura quindi, non è che non se ne sia mai occupata. Cos'ha fatto in questi anni la Regione Piemonte, intelligentemente? Si è occupata di esaminare il fenomeno perché, non avendo un soldo, l'Osservatorio sull'usura, in modo anche puntuale, ha cercato di capire quali sono le motivazioni che portano all'usura, ma non ha scritto una cosa irrealizzabile.
Ora, io mi appello a responsabilità e dovere. Noi siamo stipendiati per non prendere in giro gli elettori che ci hanno votati e io non prendo in giro una persona che in questo momento è in una situazione di criticità perché soggetta a usura, andandole a dire "il Consiglio regionale ha pensato a te"; perché il Consiglio regionale non ha pensato a lei, salvo che non approviamo un emendamento modificativo, andando in I Commissione tanto abbiamo tempo, perché oggi non concludiamo i lavori - e mettiamo un milione di euro su questa norma. Un milione di euro sarebbero comunque poca roba, perché con 5.000 euro a testa aiuteremmo 180-200 piemontesi: diamo sempre il senso di ciò che stiamo facendo, altrimenti, infatti, è meglio fare un buon ordine del giorno.
Chiedo scusa per aver ecceduto con il tempo: non me n'ero proprio accorto. Chiedo scusa.



PRESIDENTE

Non l'ho interrotta perché ho visto la sua passione.
Ho fatto la stessa cosa anche con il Consigliere Campo: quando ci mettete passione non interrompo, al di là del Regolamento.
La parola alla Consigliera Conticelli.



CONTICELLI Nadia

Grazie.
Allora, mi spiace un po' che si utilizzino così un tema importante come questo e, peraltro, un provvedimento di legge su cui si è lavorato, come in altri casi - mi viene in mente, per esempio, quello sul gioco d'azzardo patologico - in maniera trasversale. Mi spiace che lo si usi in maniera strumentale, perché sono certa che i colleghi abbiano letto con attenzione la proposta di legge, avendo partecipato anche al suo percorso; e ridurre questa proposta di legge al fondo antiusura è veramente essere distanti dal tema e dal problema.
Il fondo è importante, va implementato e ci sarà: naturalmente la legge lo istituisce e poi resterà. Ma non si tratta solo di questo. La Regione Piemonte con questa legge recepisce quanto previsto dalla legge nazionale 3/2012 in tema di organi di conciliazione della crisi. Allora, gli organi di conciliazione della crisi si rivolgono a persone che sono in forte condizione debitoria, che sono praticamente dei fantasmi. La nostra legge italiana, infatti, prevede che ci siano soggetti che non possono fallire e questi soggetti, quindi, oberati dai debiti non solo naturalmente purtroppo, finiscono poi nell'orbita dell'usura, ma non possono poi avere nulla di intestato e non possono neanche tentare di rilanciare la propria attività.
Gli organi di conciliazione della crisi - peraltro, in Piemonte e anche nello stesso territorio metropolitano alcuni Comuni si sono già mossi: i primi enti sono stati la Provincia di Novara e poi il Comune di Pianezza rappresentano una sorta di "difensore civico fiscale", che porta a un vero e proprio protocollo di intesa con il Tribunale. Si tratta di un procedimento che non costa, rivolto a soggetti non fallibili e che consente però alle persone di uscire dallo stato di indebitamente attraverso un piano di rientro che è anteriore al momento in cui queste persone possono finire nelle maglie dell'usura; parliamo di persone fortemente indebitate non solo con le banche, ma anche per motivi fiscali, per esempio con Equitalia. La rottamazione delle cartelle di Equitalia è uno dei provvedimenti del Governo che ha aiutato in molti casi, ma naturalmente non ha risolto la questione.
Naturalmente ringrazio il collega Rossi per avere tenuto bene le fila di questo provvedimento e spero che, soprattutto sul tema degli organi di conciliazione, in breve tempo la Regione faccia la propria parte anche di coordinamento di questi sportelli, che in alcune realtà comunali o provinciali sono già nati, perché questo significa restituire dignità a molti soggetti e significa fare davvero della prevenzione molto più del fondo, perché il fondo aiuta a pagare una parte della rata, mentre l'organo di conciliazione aiuta a inserire il soggetto in un percorso che lo fa uscire dal tunnel dei debiti e che, in alcuni casi non troppo gravi, magari aiuta anche delle attività economiche a riprendersi e quindi aiuta il soggetto ad estinguere il debito.
Ovviamente non è che questo percorso oggi non può essere attivato: pu essere attivato con degli avvocati, con dei professionisti privati, cioè il soggetto può andare, può pagarsi tutto il percorso (che ha anche un certo costo). Io trovo che il valore pubblico di questo percorso di risanamento dei debiti sia molto importante, ripeto, più ancora del fondo antiusura anche perché restituisce al cittadino il valore del fatto che il rapporto con le istituzioni non è solo di tipo vessatorio, debitorio o legato all'esazione fiscale, ma è anche un rapporto di accompagnamento in momenti di difficoltà che possono colpire chiunque e che naturalmente negli anni passati, con la crisi economica, si sono moltiplicati.
Credo che di questo dovremmo essere consapevoli. Peraltro, se riuscissimo a far partire questo organismo di conciliazione in tempi brevi saremmo la prima Regione ad assumere e dare concretezza alla legge nazionale. Guardate, è una questione un po' tecnica, ma su questo anche l'Italia era indietro rispetto all'Europa. Ad ogni modo, credo che davvero questa sia una misura di cui tutto il Consiglio può essere davvero fiero avendo lavorato in maniera trasversale e al di là dei posizionamenti su un provvedimento che, una volta tanto, può produrre degli effetti rapidi e immediati sulla vita delle persone in stato di fragilità economica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano.
Consigliere, può parlare, non la interrompo, però lo faccia a bassa voce: vogliamo stare un po' tranquilli.



APPIANO Andrea

Dobbiamo metterci d'accordo: o parliamo piano o parliamo forte.



PRESIDENTE

A bassa voce. Era una battuta sarcastica.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente. Allora cercherò di parlare forte, ma a bassa voce.
Parto con una battuta: il percorso in Commissione su questa proposta di legge è stato sufficientemente condiviso. Meno male, perché se non fosse stato sufficientemente condiviso, non so quale sarebbe stato il dibattito generale su questa legge, ci sarebbero già le trincee e le barricate! Dopodiché, fuori dalla battuta e apparentemente parlando d'altro (ma stamattina è stata anche traghettata o riconfermata la possibilità di parlare d'altro quando si tratta un argomento specifico), ogni tanto ritornano le accuse rispetto alle leggi spot (questa è stata definita una proposta di legge-ordine del giorno), manifesti, propagande, ecc.
immaginando che il contenuto di una legge si esaurisca o ricavi ossigeno dalla dotazione finanziaria, che pure è importante.
Io credo che, se insieme riusciamo a condividere una battaglia per aumentare la dotazione finanziaria in quest'anno e negli anni futuri della legge medesima, non possiamo che trarne beneficio, no? Come rappresentante del Gruppo in I Commissione, cercherò anche di farmi portavoce di questa esigenza, però non è detto che l'azione legislativa esaurisca la sua efficacia nella dotazione finanziaria e penso che, rispetto ad alcune leggi che a volte vengono accusate del contrario, un filo conduttore comune vi sia.
Faccio un esempio per uscire dal vago ed entrare nel concreto. Quando in un altro percorso condiviso, abbiamo approvato la legge di prevenzione e contrasto della ludopatia, immediatamente dopo sono iniziate le accuse che non vi era lo stanziamento finanziario, non era stato presentato il Piano non era stato approvato; insomma, quella legge era stata raffigurata da alcuni (che pur l'avevano votata) come uno spot, un manifesto d'intenti privo di contenuti e privo di efficacia.
Un mesetto fa, si è celebrato il primo compleanno di quella legge e più o meno in contemporanea con la prima candelina di tale legge, vi è stata l'approvazione da parte del Governo del Piano che la Regione Piemonte aveva presentato in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno della ludopatia, quindi abbiamo potuto associare a fondi nostri (tratti dal fondo sanitario) anche fondi aggiuntivi con cui avvieremo le azioni indicate dalla legge. Però, tra le tante norme, quella legge ne conteneva una, anche questa condannata o comunque criticata per non essere coraggiosa, ma troppo debole, cioè quella sugli orari, su cui non abbiamo competenza diretta, ma era un'indicazione alle Amministrazioni comunali affinché almeno tre ore al giorno le macchinette venissero spente attraverso un'ordinanza specifica.
Ebbene, sarà un caso, ma l'Osservatorio nazionale sul fenomeno della ludopatia - ripeto, magari è un caso, ma io non credo, perché comunque qualche Comune s'è mosso, non tanti dal punto di vista numerico rispetto ai 1.200 e rotti Comuni piemontesi, ma comunque un numero di Comuni che rappresentano almeno circa la metà della popolazione piemontese e quindi il peso ponderale dei Comuni che hanno emesso l'ordinanza è comunque significativo - ha rilevato che nell'ultimo anno il Piemonte è stata l'unico caso d'Italia che ha visto un decremento dell'ammontare totale delle giocate. Allora, ecco che una legge che non ha ancora speso denari quindi che non ha visto attivare la parte finanziaria e in cui questo Consiglio regionale ha creduto molto, ha sortito degli effetti. Ed è una legge, quella, non avulsa dal progetto di legge di cui discutiamo oggi perché c'è una connessione evidente, studiata e misurata, tra il fenomeno della dipendenza patologica da gioco e il fenomeno dell'usura e del sovraindebitamento.
Una delle cause del propagarsi dei fenomeni di usura sovraindebitamento e ricorso al credito al consumo è, in prima battuta proprio la rincorsa ad avere una provvista finanziaria necessaria per soddisfare il proprio interesse patologico al gioco; poi, in seconda battuta, quando la patologia inizia a sortire degli effetti diretti sul patrimonio e sulla disponibilità finanziaria della famiglia, il ricorso all'usura è lo strumento per cercare di uscire da uno spiraglio di debiti contratti per alimentare il gioco, in una spirale perversa che poi pu avere anche delle conseguenze drammatiche nella vita degli individui e delle loro famiglie.
Il fatto che il Consiglio regionale e la I Commissione si fermino a riflettere e a legiferare su un fenomeno che ha un radicamento e una diffusione fortissima nella nostra comunità, come in tutto il territorio nazionale, credo sia cosa buona e giusta e non sia un esempio di spreco di tempo o di inutilità della nostra discussione e della nostra azione perch così come nel fenomeno della ludopatia, se non si fossero fatte leggi, il fenomeno c'era ma non aveva delle indicazioni contrarie volte a contenerlo a combatterlo e a superarlo.
Anche in questo caso, se noi non fotografassimo la diffusione del ricorso da parte di molte famiglie al cosiddetto credito di consumo, che alimenta dei consumi anche rispetto a bisogni non necessari e non vitali perché dà quella provvista finanziaria che la famiglia di per sé non avrebbe, e che inizia e avvia quella spirale all'indebitamento successivo se non fotografassimo la drammaticità del diffondersi del fenomeno appunto, dell'usura e di quello dell'estorsione (che è parallelo), non traessimo delle conseguenze, non ci prendessimo degli impegni, non aprissimo una strada e non consolidassimo un percorso che pur era già presente - la nostra Regione aveva già una legge che trattava del tema dell'usura - il fatto che noi oggi associamo a questo altri due fenomeni e lo facciamo - ripeto - alcuni mesi dopo aver legiferato su una pratica parallela, qual è quella del contrasto e della prevenzione del gioco d'azzardo patologico; ecco, se non ampliassimo il raggio d'azione probabilmente lasceremmo monco un intervento normativo che pur c'era nella nostra Regione.
Purtroppo - veniva ricordato prima - la crisi economica, che ormai almeno da una decina d'anni attanaglia con grande forza la nostra come tutte le comunità italiane e anche gran parte delle comunità internazionali, non ha fatto altro che peggiorare nettamente il fenomeno di cui stiamo parlando. A quello che è un sovraindebitamento cosiddetto attivo, legato all'eccesso di consumo - un consumo, come dicevo prima dettato da bisogni anche non fondamentali, ma alimentati da una facilità di disponibilità di credito - si associano infatti il fenomeno del sovraindebitamento passivo, cioè quello determinato da fattori esterni che possono subentrare da un momento all'altro, come un infortunio per un lavoratore autonomo (che quindi perde la capacità di acquisire reddito per sé e per la propria famiglia), oppure la perdita di lavoro da parte di un dipendente, e il cosiddetto fenomeno del sovraindebitamento differito.
Oggi come oggi, cioè, si ha la possibilità di gestire il proprio ménage familiare, ma l'eccesso di consumo e di spesa può portare da qui a qualche anno, in modo incontrollato dal punto di partenza, a entrare invece nella spirale di usura o di dramma da impossibilità di far fronte ai debiti contratti, cosa che magari in questo momento storico immediato non costituisce problema.
Infine, c'è il tema del sovraindebitamento di quelle famiglie che magari in una certa fase storica avevano più soggetti portatori di reddito oppure non avevano al proprio interno persone che necessitavano di essere mantenute. L'esempio è quello del figlio, magari di età non più giovane che però non trova lavoro e resta o ritorna a vivere nella famiglia d'origine; o quello di uno dei due coniugi o conviventi che perde il lavoro e che prima assicurava un reddito più significativo, sulla base del quale si erano fatti degli investimenti (per esempio, si erano contratti dei muti, anche per l'acquisto di beni fondamentali come la prima casa). Ecco questo fenomeno, qualificato come sovraindebitamento di famiglia a doppio reddito - con un acronimo che non esaurisce il fenomeno, ma lo descrive nella sua caratteristica essenziale - insieme agli altri, sono tutti elementi che hanno aggravato, soprattutto negli ultimi dieci anni, una situazione e una problematica già particolarmente gravi.
Cito quest'ultimo dato. Dall'inizio della contingente crisi economica alla fine del 2012 (è un dato di qualche anno fa, ma che adesso è peggiorato e non è certo migliorato), l'indebitamento delle famiglie italiane era cresciuto in allora, in quegli anni, di 134 miliardi (quindi del 36,5 per cento), arrivando alla cifra complessiva e mostruosa dei 500 miliardi di euro. In questo quadro generale italiano la nostra Regione si qualificava - in particolare alcune province della nostra Regione - a un livello di alto indebitamento rispetto all'indebitamente medio della famiglia italiana.
Chiudo quindi come ho cominciato. Io non credo che non si possa fare di più e che non ci si possa impegnare in sede di bilancio ad alimentare questa legge, come altre leggi importanti, di ulteriore provvista finanziaria; ma il fatto di avere una cornice rinnovata, estesa e ragionata che ci dovrebbe impegnare, appunto, tutti quanti non è un ostacolo, ma semmai uno stimolo a raggiungere degli obiettivi e anche delle dotazioni finanziarie superiori a quelle da cui partiamo oggi come oggi, cioè i "famosi" 300.000 euro annui che sono stati citati negli interventi precedenti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Permettetemi di iniziare ringraziando il Consigliere Rossi e tutti i colleghi che hanno lavorato in questi mesi a questo testo. Capisco e condivido molte delle perplessità e la percezione che questa sia una legge giusta e necessaria, ma che ha ovviamente tutti i limiti di una legge regionale rispetto al contesto nazionale e alle difficoltà che in molti hanno accennato nei tanti interventi.
Vorrei iniziare anch'io da 15 giorni fa. Lo diceva il collega Rossi all'inizio del suo intervento: 200 anni di carcere per 26 imputati è la richiesta avanzata da Paolo Toso nel processo "Big Bang", nato appunto dall'operazione condotta a gennaio di qualche anno fa contro le infiltrazioni della 'ndrangheta nel torinese. Sono stati chiesti 20 e 13 anni per Aldo Cosimo e Adolfo Crea, dal momento che secondo gli inquirenti sarebbero affiliati all'organizzazione 'ndranghetista. Questi due soggetti originari della Locride, sarebbero infatti tra i presunti esponenti della criminalità di matrice 'ndranghetista nel capoluogo torinese. Ecco, secondo la tesi degli inquirenti questa banda si sarebbe dedicata all'usura e all'estorsione, scegliendo come bersagli piccoli commercianti, artigiani e persone ai margini della legalità.
Certo - mi direte - non è un fatto nuovo; ne parlava il consigliere Rossi questa mattina: ce ne sono diverse, di inchieste - come "Borgo pulito" e come la stessa "operazione Minotauro" -, che hanno ricordato quanto il tema del radicamento della 'ndrangheta e delle mafie nel Nord Italia passi, appunto, da numeri folli che hanno visto l'aumento dell'usura e dell'estorsione.
Però, guardate, secondo me anche il quadro che ci dà la magistratura è un quadro parziale. Lo descrive bene Marta Chiavari in un libro secondo me interessantissimo, che si chiama "La quinta mafia". Il testo racconta un tema ancora inesplorato, anche dalla magistratura piemontese, ma ormai conosciuto, soprattutto in territorio lombardo: quello della cosiddetta "vampirizzazione" dell'economia legale. E Marta Chiavari, con una bella metafora, spiega che i vampiri, se non muoiono, diventano altro. Cosa voglio dire? Che ormai, anche viste le norme antiriciclaggio - le cosiddette "interditive antimafia" - e ovviamente la difficoltà dello Stato di indagare su tutti i legami fra le figure apicali delle aziende, oggi per le mafie - sapendo di una crisi di liquidità per l'economia legale che ormai ha più di dieci anni, ma ovviamente con la crisi è semplicemente aumentato il problema del rischio che le banche non corrono nel ridare credito e capitale a questi imprenditori - è molto più facile prestare denaro e diventare come dei vampiri: di fatto, i veri promotori di nuova economia in Piemonte.
Allora, io credo che dica bene il relatore della legge quando dice che sì, certo, avevamo già una legge del 2000 che parlava di quel fondo integrativo di solidarietà per le vittime dell'usura. Ma è chiaro che il tema dell'estorsione e di tutto quel che è collegato a questo ormai passa anche da un vero lavoro pubblico che non può più essere lasciato alle tante associazioni che in questi anni, da sole, sono state vicine alle vittime.
Dico anche che la vicenda di 15 giorni fa è ancora più emblematica perché, come nell'inchiesta delle mafie al Nord di Marta Chiavari, il parallelismo è abbastanza identico. Anche lì, in tutte le inchieste di movimento terra che hanno riguardato il territorio vicino a Rho e Milano il vero problema dei magistrati e dei processi che si sono susseguiti è che molti di questi imprenditori e artigiani hanno ritrattato la gran parte delle accuse o delle prime dichiarazioni spontanee che avevano fatto ai magistrati.
Perché hanno ritrattato? Il caso torinese è abbastanza emblematico.
Sappiamo che a molti di loro è arrivata una testa di suino davanti alla porta di casa. Basterebbe il nostro fondo? Forse no, lo dico esplicitamente, e lo diceva anche il Consigliere Rossi. Questa legge non risolverà tutti i problemi legati al fenomeno estorsivo della criminalità organizzata e neanche i fatti che riguardano ancora di più il lavoro delle Forze dell'Ordine e un'attenta vigilanza del territorio, ma è certo che dà un segnale importante.
Intanto non omette più il tema dall'agenda politica, ricollega il tema dell'usura, dell'estorsione e quello che è successo in tanti anni di crisi economica. Lo dice uno che gira molto le carceri piemontesi. La gran parte delle persone che entrano nelle nostre carceri sono lì spesso anche per mancanza di reddito, per mancanza di possibilità e si sono avvicinate alle organizzazioni criminali o sono entrati in circuiti illegali, anche grazie all'incapacità del nostro Stato di fare una riflessione più ampia di quello che è uno dei temi fondamentali. Non solo mancano strumenti e ammortizzatori sociali per tutte le categorie, ma soprattutto i più deboli e spesso sono i commercianti, piccoli imprenditori e piccoli esercenti rimasti in balia di una crisi che non ha ancora oggi fine. Per questo credo, come dicono bene i tanti Consiglieri che sono intervenuti, che ci sono altri strumenti oltre questa legge. Di sicuro, quello che istituzionalmente dovremmo fare con Finpiemonte, con il tema dell'accesso al credito, tutto quello che dovremmo fare sulle cosiddette white list.
Ricordo che questo tema due anni fa è esploso con tutta la sua forza quando dovevamo riformare il sistema degli appalti pubblici e, ancora oggi è difficile capire un sistema unico, affinché queste aziende possano accreditarsi e avere un accesso diretto, per esempio, agli appalti pubblici.
Negli emendamenti e nelle votazione della legge c'è ancora la possibilità per migliorare il testo, ma credo che sarà importante non solo potenziare il ruolo di prevenzione svolto dall'amministrazione regionale che si deve far carico in maniera anche più attiva per contribuire alla coesione sociale, intervenendo più seriamente e mettendo parte del rischio di questa operazione. Con questa legge, la Regione deve diventare un vero erogatore di prevenzione e contrasto. In parte, come dice la relazione, si fa carico di una situazione divenuta insopportabile affiancandosi a quel lavoro fatto dalle associazioni e da molte fondazioni che in questi anni hanno lavorato in solitudine.
La legge regionale mira a sostituire quella normativa del 2000 aggiornandone alcune disposizioni, per renderle più rispondenti alle esigenze di prevenire e contrastare questi fenomeni. Per questo spero che nella prossima seduta il testo venga licenziato, come abbiamo fatto nella I Commissione rispondendo anche alle tante richieste che ci sono arrivate e che, in parte, abbiamo già inserito nella fase degli emendamenti della I Commissione.
Chiudo essendo convinto che poi c'è tutto un altro tema di cui non abbiamo parlato, cioè il rapporto con la fiscalità generale del Paese, con il sistema di riequilibrio fra tasse dovute e debito, che in qualche modo non abbiamo affrontato oggi. La gran parte di queste persone entrano anche in questi percorsi perché non riescono a sostenere alcuni debiti con lo Stato. Credo che questa sia una delle priorità che questo fondo deve mettere in campo, perché il ruolo pubblico di coordinamento di queste politiche passa anche da una discussione con lo Stato e con i vari soggetti che sono deposti a questo tipo di armonizzazione e programmazione della restituzione di queste tasse. Credo che passi per un lavoro che oggi non è scritto nella legge, ma che dovrà essere scritto negli atti successivi della Giunta.
Per questo motivo, spero che martedì prossimo questo testo finalmente vedrà la luce e che la Giunta possa attivarsi da subito, anche con le nostre partecipate, per fare questo secondo lavoro, assai importante come lavoro culturale e di prevenzione, che verrà fatto anche nelle scuole.



PRESIDENTE

Ricordo la Conferenza dei Capigruppo in Sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.56)



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