Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.225 del 30/05/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



(I lavori iniziano alle ore 9.45 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Telecomunicazioni

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1517 presentata da Berutti, inerente a "Condizione del Digital Divide nel Comune di Carrega Ligure (AL)"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 1517.
La parola al Consigliere Berutti per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Sostanzialmente, ho preso spunto dal Comune di Carrega (che è situato nell'Alto Appennino, dalle mie parti) che poneva il problema.
Naturalmente, la criticità che si pone all'interno della realtà di questo territorio nasce dalla necessità di avere una copertura a livello di banda larga, essendo territori che in questo senso hanno grandi difficoltà che ne compromettono il livello di utilizzo.
Al fine di vedere non uno spopolamento, ma, anzi, un ripopolamento da parte di quelle persone che hanno piacere di vivere in queste zone, si deve in qualche modo cogliere un'opportunità, e io ritengo che sia veramente una necessità.
So che c'è un percorso che sta compiendo la Regione, insieme al Ministero (se non erro), per quanto riguarda i fondi europei, legati appunto a queste nuove tecnologie, però, sono a chiedere - attualmente magari, mi sfugge qualche elemento di interrogazione - qual è lo stato dell'arte; se non si ritiene, eventualmente, di potenziare determinati percorsi a livello di determinati territori; chi ha selezionato le aree dal punto di vista dello sviluppo delle zone bianche, conseguentemente determinando le zone con determinate caratteristiche e, soprattutto, con determinati orientamenti dal punto di vista della selezione delle tecnologie da impiantare sui territori; infine, qual è la prospettiva e quali sono i tempi.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora all'innovazione Grazie, Presidente; grazie, Consigliere Berruti.
Le posso consegnare una nota che fa il punto sulla misura della banda larga.
Ricordo molto rapidamente che su questa misura sono disponibili poco meno di 300 milioni di euro, derivanti, in parte, da risorse nazionali PAR FSC e per 90 milioni (45 FESR e 45 FEASR) da risorse regionali. Queste risorse sono destinate esclusivamente alle cosiddette Aree Bianche, ossia quelle non coperte da operatori di mercato. L'individuazione di queste aree è avvenuta tramite un sistema di consultazione pubblica gestito da MISE e Infratel. La gara relativa a Regione Piemonte, partita nell'agosto scorso è gestita da Infratel e in questo momento non è stata ancora aggiudicata anche perché mi risulta sia pendente un ricorso al TAR, quindi i tempi di realizzazione stanno rallentando rispetto a quanto originariamente previsto.
In ogni caso, Regione Piemonte sta compiendo un lavoro capillare di informazione e organizzazione con i diversi Comuni. Va da sé che il Comune di Carrega Ligure è in Area Bianca e - ripeto - queste risorse sono destinate esclusivamente a Comuni o a frazioni e parti di Comuni che siano come Carrega, non coperti da interventi di iniziativa degli operatori di mercato.
Abbiamo fatto un capillare lavoro di informazione, perché questa operazione richiede anche che ciascun Comune sottoscriva una convenzione per facilitare gli interventi sul proprio territorio. Questa convenzione viene sottoscritta dal Comune, dalla Regione, dal MISE e da Infratel. Il Comune di Carrega ha aderito allo schema di convenzione con delibera n. 17 del Consiglio comunale del 2 settembre 2016.
Di qui in avanti, chiaramente, i tempi delle operazioni - e io concordo sono assolutamente cruciali, ma dipendono, purtroppo, assai poco da noi e molto da vicende nazionali, quali la gara gestita da Infratel e, a questo punto, anche il ricorso pendente. Diciamo che noi abbiamo fatto tutto il possibile per essere in grado di partire rapidamente il giorno successivo all'aggiudicazione della gara.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1418 presentata da Bono, inerente a "Risultati successivi all'approvazione della mozione 490 del 17/11/2015 - 'Servizio serale Torino-Milano in accordo con servizio metropolitano milanese S6'"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1418.
In assenza del Consigliere Bono, la parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Parliamo di una mozione che è stata presentata in data 7 ottobre 2015 dal collega Bono - che, purtroppo, è assente per motivi personali - e approvata all'unanimità il 17 novembre 2015, recante l'impegno "a contattare l'Assessorato competente della Regione Lombardia per comprendere la fattibilità di un prolungamento dell'ultima corsa S6 sino a Torino o, in alternativa, ad inserire nella propria programmazione un regionale veloce giornaliero Novara-Torino in coincidenza con l'arrivo dell'ultima corsa della S6 a Novara alle 01.12".
Attualmente, l'ultima corsa in partenza da Milano per Torino risulta essere il treno regionale veloce 2038 in partenza alle 23.18 da Milano Centrale e in arrivo a Torino Porta Nuova alle 01.10.
Tra Milano e Novara l'ultima corsa disponibile risulta essere il treno 10694 in partenza da Milano Porta Garibaldi Passante alle ore 00.17 e in arrivo a Novara alle ore 01.12.
Dall'approvazione della mozione non risultano essere cambiate le condizioni, rimane pienamente valido l'impegno assunto dall'Assessore oltre un anno fa.
Ancora oggi i cittadini piemontesi aspettano una risoluzione in merito alla soppressione del regionale veloce delle ore 00.15 in partenza da Milano e diretto a Torino Porta Nuova.
L'atto è stato trasmesso in data 24 novembre 2015 al Presidente della Giunta regionale e trasmesso all'Assessore competente in data 25 novembre 2015.
Dall'Osservatorio sull'applicazione degli atti di indirizzo approvati dal Consiglio regionale al 30 settembre 2016, risulta che tale mozione è ancora in attesa di applicazione. Per questo motivo, l'interrogazione chiede quali siano gli interventi a oggi posti in essere e quelli programmati, in attuazione di questo atto di indirizzo, con specifico riferimento ai contatti presi con l'Assessorato competente della Regione Lombardia.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Ovviamente i contatti con la Regione Lombardia ci sono stati, ma la Regione non ha disponibilità a intervenire con risorse proprie; di conseguenza, il costo aggiuntivo sarebbe totalmente a carico della Regione Piemonte.
Nel frattempo, come il Consigliere sa, in seguito all'eliminazione di Freccia Bianca, il mio Assessorato si è fatto carico - e, di conseguenza il bilancio regionale - di otto corse in più (i cosiddetti "fast") che collegano Torino con Porta Garibaldi e che stanno ottenendo un notevole successo e un riscontro positivo da parte dell'utenza.
È chiaro che, a questo punto, il tema delle risorse è diventato ancora più pesante e, tenendo anche conto che questi treni serali hanno una frequentazione molto bassa (inferiore al 30 per cento), si è ritenuto impossibile avviare questa soluzione. Stiamo però ancora valutando una possibilità a costo molto contenuto, che è quella di posticipare di un'ora l'ultimo collegamento Milano-Torino durante i week-end. Credo, da quello che sappiamo, che sia un po' questo lo spirito di un incontro avvenuto tra la Sindaca Appendino e Trenitalia, proprio sul tema dei collegamenti Torino Milano, finalizzato in particolare agli aspetti di carattere culturale turistico.
Su questo, se la Città riterrà di coinvolgerci, noi saremo assolutamente disponibili, ovviamente a un livello di costo contenuto e disponibili ad accogliere un cofinanziamento della Città.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del Plesso scolastico I Comprensivo "Cavalleri e Casanova" di Carmagnola (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti del Plesso scolastico I Comprensivo "Cavalleri e Casanova" di Carmagnola in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1516 presentata da Valetti, Bertola e Campo, inerente a "Protocollo di intesa tra il MISE, la Regione Lombardia, la Regione Piemonte e Alstom Ferroviaria S.p.A. Continuità produttiva e occupazionale sul territorio regionale"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1516.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Ricordiamo che l'Alstom Ferroviaria corrisponde alle Ex Officine Savigliano e FIAT-Ferroviaria ed è posseduta da una multinazionale francese, della quale risiede in Italia lo stabilimento di Savigliano, che è una delle eccellenze ancora presenti in Italia della produzione ferroviaria.
La società ha presentato un'istanza di finanziamento al Ministero dello Sviluppo e con una DGR del 13 febbraio 2017 è stato approvato il Protocollo d'intesa tra MISE, Regione Lombardia, Regione Piemonte e Alstom per l'attuazione della misura 1.1 "Piattaforme tecnologiche" del programma 2011 2015, per realizzare una piattaforma di progettazione e prototipizzazione di treni a media percorrenza e avere una linea di produzione flessibile per costruire diverse tipologie di treni. Si tratta di 15 milioni di investimenti in ricerca, di cui il MISE e la Regione Piemonte copriranno il 30 per cento, fino a un massimo di circa 500 mila euro.
Il 15 febbraio di quest'anno è stata siglata l'intesa tra il Ministro e il Presidente Chiamparino sul sito di Savigliano per realizzare un treno prototipo per l'allestimento di questa nuova linea. Come indicato all'articolo 1 di questo Protocollo, il progetto di ricerca e sviluppo che la società Alstom intende realizzare mira, in particolare, a integrare il sistema di trasporto ferroviario colmando il divario tecnologico esistente tra i treni nazionali ad altissima velocità e i treni regionali che, come sappiamo, non se la passano benissimo.
Nell'ambito dell'efficienza produttiva e della diminuzione dei costi Alstom ha introdotto lo strumento Kata, per cui sono state investite ingenti risorse con centinaia di ore di formazione, ma pare che sulle linee di produzione attualmente non siano applicati in modo sistematico.
Quindi, chiediamo alla Giunta se, a fronte di tale Protocollo sottoscritto, lo strumento Kata appena nominato verrà utilizzato nelle linee di produzione, se sia confermata l'esternalizzazione della commessa Z1 per il problema di costi, se siano in corso le terziarizzazioni dei magazzini di Savigliano e di Sesto San Giovanni. Infine, se Alstom abbia presentato alla Regione Piemonte, a fronte del consistente investimento di risorse di cui ha beneficiato, un piano industriale e occupazionale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Grazie, Presidente; grazie, Consigliere Valetti.
Anche su questo rispondo alle domande puntuali che lei ha posto e poi le darò una nota, in cui c'è la ricostruzione complessiva del meccanismo di finanziamento del progetto.
Sentita l'azienda, per quanto riguarda la cosiddetta "Kata School Centro training interno", lo scopo dell'iniziativa è quello di avviare interventi di crescita professionale e nuove competenze, attraverso percorsi simulativi. Le tecniche di produzione troveranno sbocco e applicazione nei processi produttivi, attraverso un percorso graduale connesso alla fase di implementazione in ambiente reale delle nuove tecnologie e dei nuovi processi di produzione. Questo significa che è previsto che Kata entri in funzione nell'azienda gradualmente, a misura che si rinnovano le tecnologie e i processi produttivi.
La commessa Z1 è oggetto di analisi di impatti e costi sul sito di Savigliano; attualmente è confermata sul sito di Savigliano.
L'esternalizzazione dei magazzini di Savigliano non è attualmente prevista. Le prospettive di tipo industriale e occupazionale, a seguito delle commesse recentemente ricevute e rilevanti da NTV e Treni regionali per il mercato nazionale e da Amtrak per il mercato statunitense consentono di dare stabilità all'attività produttiva del sito con visibilità fino al 2020. Può sembrare poco, ma per questo tipo di soggetti che lavorano fondamentalmente con commesse pubbliche significa una visibilità assolutamente soddisfacente.
È previsto, inoltre, in connessione con il finanziamento regionale, un programma di formazione a favore di giovani assunti con contratto di alta formazione e di ricerca, in esercizio di apprendistato, con l'obiettivo di inserire un minimo di 12 nuove unità.
Grazie.


Argomento: Commercio

Interrogazione n. 1415 presentata da Gancia, Benvenuto e Marrone, inerente a "Misure a sostegno della promozione delle PMI piemontesi e Distretti del Made in Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 1415, cui risponde l'Assessora De Santis; prego.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Grazie, Presidente.
Ho qui una lunga nota che fa il punto dell'insieme delle iniziative messe in atto a sostegno delle PMI piemontesi sul piano della promozione e dell'export. Probabilmente la cosa più semplice è che io la consegni, visto che i temi sono numerosi.
Provo comunque a rispondere molto sinteticamente alle tre domande finali, ovvero se sia intenzione dell'Amministrazione regionale attivare le misure a sostegno della promozione della proiezione estera delle PMI e dei distretti del made in Piemonte. Sì, lo stiamo facendo. La filiera del made in Piemonte è oggetto di uno dei PIF (piani integrati di filiera), su cui sta lavorando CEIP a partire dall'estate scorsa.
La seconda domanda è: come intenda procedere e con quali iniziative per accrescere nuovamente la quota di export rappresentata dalle PMI.
Nel POR-FESR abbiamo una quota rilevante di risorse dedicate al sostegno dell'export delle PMI. Le prime, la cui definizione è stata effettuata, sono quelle utilizzate nei PIF; su questi abbiamo stanziato circa 11 milioni di euro e stiamo definendo in questo momento, anche in connessione con una parziale riprogrammazione e riscrittura di alcune misure del FESR, cosa fare con le altre risorse, cercando di rinnovare un po' gli strumenti di intervento, ma ovviamente sono strumenti che, per definizione, sono destinati esclusivamente alle PMI.
In che misura, essendo l'agroalimentare un settore importante dell'economia regionale, il Piano di sviluppo rurale in vigore ha sostenuto e intende sostenere la promozione e la crescita? Sul Piano dello sviluppo rurale non ho informazioni specifiche, tranne il fatto che, com'è noto, le imprese della filiera agroalimentare hanno, al di là della quota di quelle che possono aderire ai progetti FESR, proprie quote di sostegno e una serie di attività che passano, per esempio attraverso i Consorzi. Com'è noto anche a lei, in questa fase la Regione sta ampiamente sostenendo i Consorzi, come dimostrano anche i dati di export del nostro sistema delle imprese.
Posso citare un'ulteriore fatto, senza impegnare in realtà risorse, ma semplicemente costruendo un progetto di accompagnamento, ossia la possibilità offerta alle imprese artigiane del Piemonte di essere presenti sul Marketplace Made in Italy di Amazon, che ha già dato buoni risultati in altre Regioni. È un'iniziativa che abbiamo presentato qualche giorno fa che ha riscosso grande interesse da parte degli operatori e che certamente ha il vantaggio di dare una visibilità permanente su un mercato globale a microimprese che, altrimenti, non avrebbero in nessun modo gli strumenti per fare questa operazione in maniera fisica e materiale, recandosi e partecipando a fiere o eventi similari.
Le imprese che hanno aderito a questo percorso per il momento sono una cinquantina, ma certamente nel tempo ce ne saranno delle altre e vi saranno anche ovviamente alcune imprese produttrici di prodotti alimentari dell'agroindustria.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora De Santis.


Argomento: Commercio ambulante

Interrogazione n. 1421 presentata da Gancia e Benvenuto, inerente a "Bandi per rinnovo postazioni mercatali"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 1421.
La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione risale al 7 febbraio 2017 e, purtroppo, la situazione da allora non si è modificata.
Di fatto, nelle conversioni del cosiddetto "Milleproroghe" è stato specificato che il rinnovo delle concessioni deve avvenire entro il 31 dicembre 2018. In pratica, se calcoliamo a partire da oggi, i Comuni hanno ancora un anno e mezzo di tempo per avviare e concludere le procedure di messa a bando.
La norma è stata scritta in maniera un po' affrettata e quindi diciamo che ha alcune difficoltà di lettura. Ciò che stiamo facendo, anche se non è semplice, è cercare di arrivare anche in Conferenza delle Regioni con un'interlocuzione diretta con il MISE a una posizione unica che eviti il fatto che in ciascuna Regione si dia un'interpretazione diversa degli aspetti controversi della norma e che, per correttezza nei confronti dei Comuni che hanno applicato la norma esistente e nei confronti degli operatori che hanno partecipato ai bandi, salvi le procedure esistenti e assicuri uniformità di trattamento e, dunque, i bandi ancora realizzati tempestivamente, in modo da consentire poi agli operatori una ragionevole certezza di poter funzionare.
Ricordo che questo regime di proroghe continue, che però sono proroghe di un anno, un anno e mezzo o sei mesi, fa sì che per quel sistema di imprese sia diventato sostanzialmente impossibile programmare un investimento con ragionevoli tempi di ammortamento.
L'ipotesi originaria di Conferenza dell'intesa fra Stato e Conferenza delle Regioni immaginava un tempo di 12 anni, ossia più che adeguato, per dare questo tipo di certezze, ma pressioni politiche di varia natura hanno fatto saltare quell'ipotesi e portato questa proroga al 31 dicembre 2018.
Il tema oggi è di riprendere in mano le fila di questa operazione e far sì che entro il 31 dicembre 2018 i bandi vengano effettuati e le concessioni rinnovate per 12 anni.


Argomento: Commercio al dettaglio

Interrogazione n. 1444 presentata da Gancia e Benvenuto, inerente a "Regolamenti in attuazione alla legge regionale 14/2013 - norme"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 1444.
La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Grazie, Presidente.
Come la Consigliera Gancia ben sa, perché abbiamo avuto modo di confrontarci direttamente e ampiamente sul punto, in questo momento i nostri Uffici hanno elaborato e trasmesso alle associazioni di panificatori una bozza di regolamento, rispetto alla quale hanno formulato le loro osservazioni.
Tuttavia, siamo consapevoli del fatto che questa bozza di regolamento non risolve pienamente i problemi posti dai panificatori e questo perch in realtà, per risolvere quei problemi bisogna intervenire su materie che sono di competenza comunitaria/nazionale, che in nessun modo le norme generali possono essere derogate attraverso una legge e, men che meno, un regolamento regionale.
Il confronto su questo tema è in corso e stiamo anche cercando di capire come valorizzando, per esempio, per quanto riguarda i panificatori il nostro marchio di eccellenza artigiana, possiamo in qualche maniera trovare una risposta alla richiesta, che ci viene fatta, di difendere e tutelare lavorazioni artigianali storiche e una qualità di produzione elevata.
Grazie.


Argomento: Corsi e scuole musicali

Interrogazione indifferibile e urgente n. 1499 presentata da Valle inerente a "Incremento dell'offerta formativa relativa all'indirizzo del Liceo Musicale presso il Liceo 'Conte Camillo Benso di Cavour'" (risposta scritta)

Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione indifferibile e urgente n. 1500 presentata da Valle inerente a "Valutazioni sul prolungamento dell'oraria scolastico al sabato di alcune classi del Liceo Scientifico Galileo Ferraris" (risposta scritta)


PRESIDENTE

In assenza dell'interrogante, alle interrogazioni n. 1499 e n. 1500 viene fornita risposta scritta.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.15 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.18)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come annunciato in Conferenza dei Capigruppo, il sottoscritto, insieme al collega Ferrentino, ha dato la disponibilità a discutere e a interloquire con la Giunta regionale su un particolare oggetto.
Come lei sa, il nostro Gruppo ha chiesto di inserire nella programmazione legislativa il nostro progetto di legge sui vaccini (attraendo, conseguentemente, la proposta di legge del Consigliere Ferrentino). Giustamente, anche altre forze politiche ci hanno chiesto la disponibilità, una volta pervenuto il decreto del Governo, a sospendere l'iter.
Noi, in realtà, non vorremmo sospenderlo - è prevista, a breve, la consultazione - ma vorremmo chiedere alla Giunta la possibilità di lasciare aperto quell'iter qualora il decreto non preveda, in qualche modo, tutti i punti che abbiamo richiesto.
In particolare, come dicevo nel corso della Conferenza dei Capigruppo sarebbe corretto, a nostro avviso, chiedere alla Giunta delle comunicazioni in tal senso, perché ci sono tre questioni di fondo che creano curiosità e dibattito (e non solo): la prima riguarda l'organizzazione. Come sapete, la nostra struttura regionale era già pronta ad avviare il piano dei vaccini.
Ma ora stiamo parlando di ben altri numeri: se considerassimo anche solo quei 1.600 o 1.700 bambini che ogni anno non hanno fatto quei vaccini per 16 cicli scolastici, otterremmo una cifra considerevole: più di 250.000 vaccinazioni! Da qui la tematica organizzativa.
La seconda, ovviamente, riguarda i dipendenti: serve più personale per svolgere questo lavoro.
La terza riguarda la copertura economica, per garantire una sorta di tranquillità alle famiglie.
Chiederei delle comunicazioni in tal senso, se la Giunta è già pronta e comunque degli aggiornamenti sulla situazione in corso d'opera. A nostro avviso, la cosa migliore sarebbe lasciare i testi così come sono, finché il decreto non verrà convertito in legge, per poi emendarli, qualora necessario, in aula.
Questo è il senso della nostra richiesta.
Grazie.



PRESIDENTE

Chiederemo la disponibilità all'Assessore competente.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Volevo solo chiedere un'inversione di punti all'o.d.g.: si tratta di due atti di indirizzo che portano la mia firma, unitamente ad altri colleghi.
Nello specifico, si chiede di invertire il punto 13) all'o.d.g. con il punto 16), anticipando la trattazione della mozione n. 575 "Islam ACT: aggiornamento dei regolamenti e delle politiche regionali in funzione del contrasto dell'integralismo islamico". Peraltro, il punto 16) all'o.d.g. ha molti atti di indirizzo collegati, quindi è anche una questione di economia di lavori d'Aula.



PRESIDENTE

Va bene, la consideriamo anticipata.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'inversione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Vorremmo chiedere delle comunicazioni da parte dell'Assessora De Santis sulla vicenda CSI e sul parere di ANAC richiesto dalla Regione Piemonte in merito alla procedura di dialogo competitivo con le aziende private.
Grazie.



PRESIDENTE

Nell'arco della giornata verificheremo l'opportunità delle comunicazioni: è presente l'Assessora De Santis, per cui ne discuteremo con lei.
L'ordine del giorno è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Baricco, Batzella, Chiapello, Conticelli Ferraris, Ferrero, Giaccone e Motta.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 9 maggio 2017.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 10, 11 e 12 aprile 2017.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione vittime e feriti attentato di Manchester del 22 maggio 2017


PRESIDENTE

I fatti sono noti. Il 22 maggio scorso, alla fine di un concerto di Ariana Grande alla Manchester Arena, un palazzetto che può ospitare fino 21.000 persone, un kamikaze si è fatto esplodere uccidendo 22 persone, tra cui alcuni bambini, e ferendone 59.
Quel che le forze dell'ordine dell'area di Manchester hanno definito "il fatto più orribile mai accaduto in città" è solo il penultimo di una lunga serie di attentati che hanno colpito l'Europa e il mondo negli ultimi anni, con una regolarità tale da sembrare la nuova e terrificante normalità.
L'ultimo, in ordine di tempo di questa lunghissima scia di sangue, è accaduto nel sud dell'Egitto. Si è trattato di una nuova strage di cristiani copti, con decine di vittime, anche bambini, e feriti.
L'attentato è avvenuto il giorno prima del ramadan, quando è vietata la guerra. Ciò lo rende ancora più deprecabile.
Noi, però, non vogliamo anestetizzarci al dolore: pensiamo non sia inutile condannare una volta di più questi episodi di violenza e di morte.
Il nostro impegno deve essere indirizzato a rinsaldare i nostri cuori e la nostra volontà a protezione di quelle libertà fondamentali che ci rendono diversi dai terroristi.
Non dobbiamo cedere alla cultura dell'odio e alla paura. Davanti a fatti come questi, è importante reagire in maniera corale.
Il nostro più sincero cordoglio e la nostra vicinanza vanno ai familiari delle vittime, al popolo inglese e a quello egiziano, oltre agli auguri per la completa guarigione a tutti coloro che sono rimasti feriti.
Chiedo al Consiglio regionale di voler osservare un minuto di silenzio.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato, rispettivamente in data 12 maggio, 19 maggio e 24 maggio 2017, le seguenti leggi regionali ed ha deliberato la non impugnativa: legge 20 marzo 2017, n. 2 "Disposizioni in materia di decadenza dall'assegnazione degli alloggi di edilizia sociale.
Modifiche alla legge regionale 17 febbraio 2010, n. 3 (Norme in materia di edilizia sociale)"; legge 2 aprile 2017, n. 3 "Proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione Piemonte per l'anno finanziario 2017"; legge 5 aprile 2017, n. 4 "Istituzione del Comune di Cassano Spinola mediante fusione dei Comuni di Cassano Spinola e di Gavazzana in Provincia di Alessandria".


Argomento:

e) Nomine e designazioni effettuate dalla Giunta e dal suo Presidente ai sensi dell'articolo 37, comma 2 bis dello Statuto.


PRESIDENTE

Si dà atto che sono state trasmesse le informative da parte del Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale in merito a tre decreti di nomina della Presidenza della Giunta regionale, e n. 4 deliberazioni di nomina.
Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

f) Variazione Vicepresidente Commissione Consiliare


PRESIDENTE

Comunico che in data 23 maggio 2017 il Consigliere Andrea Appiano è stato eletto Vicepresidente della V Commissione in sostituzione del Consigliere Walter Ottria.



PRESIDENTE

Comunico al Consigliere Valetti che l'Assessora De Santis ha dato la sua disponibilità per le comunicazioni oggi pomeriggio.


Argomento: Difensore civico

Relazione annuale 2016 del Difensore civico ai sensi dell'articolo 8, della legge regionale 50/1981

Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Relazione annuale del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale (ai sensi dell'articolo 6 della l.r 28/2009)

Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Relazione annuale del Garante regionale per l'Infanzia e l'adolescenza (ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera s e dell'articolo 11 della l.r. 31/2009)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della "Relazione annuale 2016del Difensore civico Anno ai sensi dell'articolo 8, della legge regionale 50/1981", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Invito l'avvocato Augusto Fierro a entrare in aula.
Interrompiamo formalmente i lavori per dare spazio alla relazione del Difensore civico della Regione Piemonte.
La seduta sarà riaperta per il relativo dibattito.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 10.30)



PRESIDENTE

La parola all'avvocato Fierro per lo svolgimento della sua relazione.



FIERRO Augusto, Difensore civico

Presidente, Signori Consiglieri e Signore Consigliere, mi accingo a svolgere la relazione annuale che è prevista dalla legge istitutiva del Difensore civico in forma scritta, ma che la legge prevede sia svolta oralmente anche per consentire una necessaria interlocuzione, almeno una volta all'anno, con l'organo politico, il Consiglio regionale, che è quello che ha scelto la persona del Difensore civico.
Mi è stato chiesto di svolgere la relazione in termini sintetici, se non telegrafici. Terrò conto di questa richiesta. È una relazione orale che affronterà soltanto alcuni dei punti della relazione scritta cui, per il resto, rinvio.
Saranno tre le questioni che tratterrò: l'assistenza sanitaria e socio sanitaria agli anziani non autosufficienti, la contenzione e i maltrattamenti, sempre con riferimento alle problematiche degli anziani non autosufficienti; da ultimo, un tema cui tengo particolarmente che riguarda il percorso di studio e di riflessione che ha accompagnato l'attività dell'ufficio e la mia attività personale in questi due anni, che si è concluso con l'elaborazione di una proposta di riforma della legge sulla difesa civica in Piemonte (una disciplina approvata nel 1981 che merita di essere aggiornata).
Approfitto dunque di questo momento istituzionale per esporre le mie proposte all'organo che sul tema è sovrano, cioè al Consiglio regionale: sovrano nella decisione del se e del come affrontare la tematica di una riforma della normativa sulla difesa civica.
Partiamo dalla prima questione, quella dell'assistenza agli anziani non autosufficienti, per rammentare il messaggio del Presidente della Repubblica, Mattarella che, in occasione del saluto di fine anno, ci ha ricordato che vi sono domande sociali vecchie e nuove che risultano decisive per la vita di molte persone che purtroppo non trovano adeguata risposta da parte delle istituzioni. Il Presidente della Repubblica si è riferito al sistema sanitario nel suo complesso, al problema delle liste d'attesa e della difficoltà di cura delle malattie, ma si è soffermato anche sulle questioni dell'assistenza in famiglia agli anziani non autosufficienti e del sostegno ai disabili. Questioni correlate strettamente con il tema della coesione sociale, la cui connessione, nella relazione, ho cercato di sviluppare.
A maggio dell'anno scorso (ed anche nel maggio di quest'anno) ho depositato una relazione suppletiva straordinaria, sottolineando irrisolte problematiche sanitarie e socio-sanitarie la cui origine, come voi sapete parte da lontano. Una di queste questioni, già affrontata dal difensore civico negli anni scorsi, è stata anche protagonista di una complessa vicissitudine di carattere giudiziario: ricorderete tutti la vicenda delle liste di attesa, conclusasi in un primo tempo avanti il Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte con un determinato esito e successivamente, al Consiglio di Stato con un esito opposto. Una vicenda che ha visto, tra l'altro, contrapposti il Comune di Torino e la Regione Piemonte.
Nella relazione suppletiva dell'anno scorso si sottolineavano, così come già nella relazione annuale ordinaria, i tempi eccessivi e la complicazione del percorso di presa in carico dei bisogni degli anziani non autosufficienti affidato alle unità di valutazione geriatriche ed ai servizi sociali. Sottolineavo ancora l'assenza di interpretazioni e prassi univoche in sede di applicazione della, ahimè, complessa normativa vigente sia da parte degli operatori sanitari, sia da parte delle diverse ASL, con il conseguente rischio del verificarsi di una babele soprattutto nell'approccio degli utenti alla fruizione della continuità assistenziale che il nostro sistema sanitario vorrebbe, in linea di principio, garantire.
Su questi temi non ho ricevuto risposte. Eppure credo che il ruolo del Difensore civico non debba e non possa risolversi alla stregua della vox clamantis in deserto. Credo che i suggerimenti del Difensore civico meritino una presa in considerazione, magari per escluderli, magari per dire che le osservazioni e le proposte che formula non sono fondate. Per questa ragione, nel punto che affronterò come terzo, cioè quello della proposta di riforma, riferirò anche di una proposta normativa che preveda diversamente rispetto alla legge istitutiva del Difensore civico del 1981 un'interlocuzione del Difensore civico anche con la Giunta regionale, cioè con l'organo che opera concretamente l'amministrazione nella Regione Piemonte.
Seconda questione: la contenzione ed i maltrattamenti.
È una questione cui mi sono dedicato all'inizio, appena insediato nell'ufficio, a seguito della vicenda di cui vi ho parlato l'anno scorso: il caso Soldi, quel giovane rimasto ucciso nel corso di un Trattamento Sanitario Obbligatorio, mentre veniva trasportato in Psichiatria; vicenda per la quale deve ancora iniziare e concludersi un processo penale.
Mi fa piacere segnalare (quando ci sono avvenimenti positivi, bisogna ricordarli) che, proprio pochi giorni fa - io non ho visto la notizia sui giornali e mi sembra che non se ne sia dato conto - vi è stata la sottoscrizione del Protocollo fra la Polizia Municipale della nostra città e l'ASL, che consente un decisivo passo avanti soprattutto sotto il profilo della formazione degli operatori che sono chiamati ad eseguire i Trattamenti Sanitari Obbligatori (normalmente è la Polizia Municipale).
A seguito dell'intervento dell'ufficio sul tema del TSO - pubblicato nella relazione relativa al 2015 - avevo affrontato, esaminando le relazioni del Comitato Nazionale di Bioetica, la problematica di un possibile abuso della contenzione in Psichiatria ed avevo anche potuto constatare che nella nostra regione il problema - per fortuna - è assolutamente minimo, se non addirittura inesistente.
Il Comitato Nazionale di Bioetica sottolinea però anche la particolare gravità di un fenomeno sommerso, che è quello della contenzione nelle RSA degli anziani non autosufficienti. Fenomeno sottaciuto, di cui si parla pochissimo e che si conosce pochissimo, che - però - è di una gravità straordinaria, perché viola l'articolo 13 della nostra Costituzione che sul punto è chiarissimo: "La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa alcuna forma di detenzione. né qualsiasi altra restrizione della libertà personale se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria". La contenzione è proprio una restrizione della libertà personale, anzi è un'insidiosissima restrizione della libertà personale, che si realizza con l'immobilizzazione del corpo della persona.
L'articolo 13 dunque, con riferimento a qualsiasi privazione della libertà, stabilisce che l'unico soggetto che può deciderla è l'Autorità giudiziaria. Dunque non c'è nessun medico che possa prescrivere con una ricetta, come invece purtroppo accadde, l'uso della contenzione. Non c'è nessuna famiglia di un anziano non autosufficiente che possa dire, pur se con l'intenzione di tutelare l' incolumità del proprio congiunto dal rischio di cadute: "Sì, vi autorizzo a contenere".
Questo non è possibile, perché è vietato dalla costituzione. Ed anzi le condotte contenitive, assunte in assenza dei requisiti dello stato di necessità, realizzano il reato di sequestro di persona. Eppure il fenomeno così ci riferisce il Comitato Nazionale di Bioetica, è purtroppo assai esteso, non solo in Piemonte, ma in quasi tutta Italia. L'unica Regione in cui esso è stato affrontato, con vigore e con dei risultati, è il Friuli Venezia Giulia, perché lì - come tutti sapete - vi è una tradizione che viene da lontano, che ha origine nel pensiero di Franco Basaglia, una tradizione contraria all'utilizzo della contenzione nei confronti dei malati psichiatrici. Oggi, i protagonisti della battaglia di allora, hanno sentito il dovere morale di proseguire in quell'impegno, dicendo: "Abbiamo slegato i matti, oggi dobbiamo liberare gli anziani".
Una posizione che mi appare assolutamente condivisibile. Non possiamo consentire che si continui a contenere impunemente gli anziani indementiti solo perché privi della capacità e della possibilità di ribellarsi.
Su questo tema sto programmando una giornata di studio ed approfondimento che si terrà a settembre: lo segnalo con grande anticipo perché sarei molto grato a voi Consiglieri se riteneste di partecipare. Si tratta infatti di un'iniziativa rivolta in primo luogo a Voi, affinch possiate valutare se e quali iniziative assumere.
Nella relazione, il tema della contenzione - dicevo - trova un posto e una sottolineatura particolare, anche e soprattutto perché nell'ottobre 2016 si è concluso un procedimento penale in primo grado, con una sentenza di condanna (che ha riguardato tutti gli imputati) pronunciata per fatti commessi in una RSA di Borgo d'Ale, in provincia di Vercelli. Si tratta di fatti gravissimi. Vi leggo la sentenza, che parla di "una situazione di estrema gravità all'interno della struttura, caratterizzata da continue è costanti violenze fisiche, talora anche efferate. Ogni operatore si sentiva libero di malmenare, colpire, insultare, umiliare i degenti, sapendo di restare impunito, in quanto gli altri operatori adottavano analoghi comportamenti".
Mi potreste obiettare: "Ma perché il Difensore civico ci parla di questa sentenza, se c'è già un procedimento giudiziario, noi cosa possiamo fare?".
La ragione per cui ve ne parlo è che questa sentenza pone a voi una problematica di estremo rilievo, che è quella della vigilanza affinch fatti del genere non si verifichino. Spetta a voi, organo legiferante, e alla Giunta regionale, organo che amministra, valutare quali siano o possano essere le iniziative da assumere sul terreno della prevenzione.
Quello che è sottolineato nella relazione è che, purtroppo, il controllo delle Commissioni di vigilanza, così come viene svolto oggi, non è sufficiente, perché non si occupa della tutela della dignità delle persone ricoverate.
Sul punto, per ragioni di tempo, non posso che rinviare alle riflessioni svolte nella relazione. Segnalo solo che, unitamente a un gruppo di magistrati brasiliani della Procura di Rio de Janeiro che lì svolgono anche la funzione di Difensore civico, ho partecipato ad un seminario a Trieste nello scorso mese di aprile e insieme abbiamo verificato come la battaglia contro la contenzione degli anziani lì abbia prodotto risultati molto concreti. Nella cultura degli operatori qualcosa è radicalmente mutato: lì, la contenzione non si opera più. Tanto che, a coronamento di un percorso culturale e scientifico durato anni, la Giunta regionale del Friuli ha adottato una delibera che la vieta esplicitamente.
Il terzo tema - e mi avvio alla conclusione - è quello della proposta di riforma che non ero riuscito a concludere con la relazione annuale. Ci abbiamo lavorato, coi collaborati dell'ufficio, nei mesi successivi e sono riuscito infine a trasmetterla venerdì scorso, proprio in vista della fissazione di questa presentazione. Prego il Presidente, l'Ufficio di Presidenza, trattandosi di uno sviluppo della relazione annuale, di volerla poi trasmettere a tutti i Consiglieri.
Non posso qui sintetizzarne gli aspetti principali, ne richiamo solo uno: la proposta di riforma è congegnata in maniera tale che il Difensore civico possa sempre di meno essere visto come una sorta di avvocato d'ufficio amministrativista ma sempre più sia considerato il garante della buona amministrazione, come prevede lo Statuto della Regione Piemonte, e gli siano il più possibile messi a disposizione gli strumenti normativi idonei a consentirgli di svolgere questo ruolo di garanzia con efficacia ed effettività.
Vi ringrazio per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ringrazio il Difensore civico, Augusto Fierro, per la relazione annuale.
Sicuramente la relazione scritta di cui ha parlato verrà inviata quanto prima ai Consiglieri.
Passiamo ora all'esame della "Relazione annuale 2016-2017 delle attività svolte da parte del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale 28/2009", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Invito il dottor Bruno Mellano ad entrare in aula.
La parola al dottor Bruno Mellano per lo svolgimento della sua relazione.



MELLANO Bruno, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale

Grazie, Presidente e Consiglieri.
La relazione del Garante dei detenuti è stata inviata venerdì scorso a tutti i Consiglieri e sarà a breve disponibile sulle pagine web del Consiglio regionale dedicate alle attività del Garante dei detenuti.
La mia premessa coincide con quella del Difensore civico: la relazione per quanto volutamente sintetica, è, comunque, sufficientemente lunga quindi sarò costretto a segnalare alcuni punti e a evidenziare alcuni aspetti che, sicuramente, non sono esaustivi dell'attività, peraltro molto intensa, svolta anche in questo anno.
Questa è la terza relazione annuale al Consiglio regionale; le relazioni, di fatto, possono essere lette come un continuum, perché abbiamo continuato ad approfondire alcune istanze e a incrementare un'attenzione sulle tematiche che già nella prima relazione avevamo indicato. Per comincerei con una notizia positiva: ieri abbiamo svolto la prima riunione completa di tutti i Garanti dei detenuti piemontesi, cioè tutte le 12 città sedi di carcere del Piemonte hanno nominato con apposita delibera un Garante comunale; anche l'ultima arrivata (Novara) ha provveduto.
Ieri abbiamo avuto un'importante, e anche molto feconda, riunione con il nuovo responsabile del Settore detenuti e trattamento del Provveditorato del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta.
È stato un lavoro di rete davvero molto significativo e - lo dico senza piaggeria, in modo molto netto e trasparente - solo grazie alla presenza dai Garanti comunali volontari - sono tutti volontari tranne quello del Comune di Torino, che ha un piccolo rimborso - siamo riusciti a presidiare o a tentare di presidiare la questione "difesa dei diritti fondamentali delle persone ristrette nella libertà personale", che si traduce in Garante dei detenuti, ma che ha un'ampiezza molto maggiore.
Comincio la mia relazione leggendo un pezzo della relazione del Garante nazionale, perché nel 2016 abbiamo anche potuto registrare, finalmente l'attuazione di una previsione internazionale che chiedeva all'Italia di dotarsi di una figura di garanzia terza, che potesse fare da coordinamento e da presenza forte nelle istituzioni dove i cittadini sono privati della libertà personale.
Nella sua prima relazione annuale davanti al Parlamento, Mauro Palma il Garante nazionale, ha individuato quattro aree di privazione della libertà su cui il Garante nazionale, i Garanti regionali e i Garanti territoriali sono chiamati ad agire. La prima, ovviamente, è l'area penale che ricomprende la detenzione, sia in misura cautelare sia in esecuzione di una sanzione, che può avvenire tanto in carcere quanto in comunità chiuse o in detenzione domiciliare. Quindi, davvero, la questione carceraria dei detenuti è soltanto una parte di un più ampio interesse e responsabilità delle figure di garanzia.
La seconda area è quella della sicurezza, dove rientrano i casi di fermo e arresto da parte delle forze di polizia, ivi comprese quelle municipali, autorizzate al trattamento temporaneo di persone e, quindi, al loro soggiorno in camere di sicurezza e in luoghi di interrogatorio. La vicenda delle camere di sicurezza nei luoghi di polizia è, obiettivamente una questione molto delicata.
Il terzo punto riguarda l'area di controllo delle migrazioni e le varie strutture per il trattenimento delle persone migranti irregolari (i famosi CIE, adesso CPR, ma anche gli hotspot e le zone aeroportuali, dove vengono fermate spesso e volentieri persone che hanno un ingresso irregolare). A questa area si ricollega anche il monitoraggio dei voli per il rimpatrio forzato.
La quarta area - che, tra l'altro, si collega direttamente alla relazione testé svolta dal Difensore civico Fierro - è l'area sanitaria ovvero le strutture in cui le persone, spesso disabili o anziani, entrano volontariamente, in base a un provvedimento di supporto sociale, ma che possono trasformarsi nel tempo in luoghi di permanenza non volontaria.
Questa competenza si lega direttamente anche ai TSO (trattamenti sanitari obbligatori).
Questa definizione delle aree di competenza, derivante dalla legge nazionale e dagli accordi internazionali che l'Italia ha sottoscritto, vale sia per il Garante nazionale, sia per i Garanti regionali, che sono chiamati a collaborare con il Garante nazionale, sia per la rete di supporto - benché volontaria, lo ripeto - dei Garanti comunali. Questo fa sì che il mio Ufficio sia chiamato, con difficoltà e non in modo omogeneo per il momento, a confrontarsi con almeno quattro Amministrazioni pubbliche: la Giustizia, gli Interni, la Difesa e la Salute. Capirete che il compito è abbastanza gravoso e la responsabilità che sentiamo non è indifferente.
Il periodo cha abbiamo vissuto quest'anno - l'anno sociale di cui sono chiamato con questa relazione a rendere conto al Consiglio regionale - pu essere definito un periodo di transizione. È stata una transizione lunga complicata e contraddittoria, ma è un periodo di transizione che vede, per esempio, nell'Amministrazione penitenziaria, un profondo rinnovamento. C'è stata la conferma del Capo nazionale del DAP (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria); c'è un'attesa, ormai lunga mesi - e purtroppo, temiamo lunga altri mesi - di cambio del Provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria, che, al momento, è il dottor Luigi Pagano, Provveditore del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, in cui sono ricompresi venti istituti, ma che è anche contemporaneamente Provveditore della Lombardia (altri venti istituti!).
Capirete che è difficile materialmente interloquire con il vertice che decide molte delle politiche dell'Amministrazione penitenziaria territoriale.
Siamo in una fase anche di trasloco - il Provveditorato ha cambiato sede - e di grandi cambiamenti anche logistici, ma strutturali. Abbiamo in corso un interpello per definire i nuovi direttori degli istituti di prima fascia, che per il Piemonte sono Torino e Alessandria. Alessandria ha due istituti, ma si è provveduto, per il momento, a una prima parziale unificazione almeno della Direzione sulla stessa città. Sarebbe stato ragionevole - e i Garanti lo hanno proposto - che si andasse molto oltre che non la mera riduzione di un vertice, con un accorpamento vero delle strutture, degli agenti, degli educatori e del personale di supporto amministrativo del carcere cittadino di Alessandria.
Poi, c'è in previsione - mi dicono entro l'anno - un profondo turnover di tutti i direttori di carcere, perché c'è una regola che sta per essere applicata, forse per la prima volta: a seguito di una presenza decennale si modifica il ruolo di direttore dell'istituto, quindi molti dei direttori sono destinati a un cambio di sede o, addirittura, ad un cambio di regione.
È una transizione - c'è un'attesa molto sentita nella comunità penitenziaria non solo da parte dei detenuti, ma, in primo luogo proprio dei funzionari dell'Amministrazione penitenziaria - legata alla legge delega che, attualmente, è alla Camera dei Deputati, che ha l'obiettivo politico e istituzionale di tradurre in riforma di legge i suggerimenti, le istanze e le proposte derivanti dagli Stati generali dell'esecuzione penale. È un grande dibattito politico pubblico voluto dal Ministro della Giustizia, che ha creato 18 tavoli. Ne ho parlato nella scorsa relazione anzi, la scorsa relazione aveva come corredo i risultati di quei 18 tavoli che hanno portato sul tavolo del decisore politico una serie di proposte e di istanze che potrebbero, almeno in parte, cambiare il volto delle esecuzioni penali nel nostro Paese, per conformarsi alle normative già esistenti, alle previsioni degli accordi e del convenzioni europee, alle indicazioni derivanti dalla famosa Sentenza Torregiani, che aveva messo sotto lente di ingrandimento le esecuzioni penali nel nostro Paese.
Il provvedimento è passato al Senato e adesso è fermo alla Camera, ma non si capisce se arriverà a buon fine. Devo dire che con altri Garanti mi sono permesso, anche istituzionalmente, di suggerire lo stralcio di una riforma complessiva che tocca molti aspetti dibattuti e controversi; almeno togliere la parte relativa all'ordinamento penitenziario per arrivare a una riforma, magari più definita nell'ampiezza, ma certa di modificare in senso innovativo una serie di strumenti a disposizione dell'amministrazione penitenziaria, per erogare una pena penitenziaria o sul territorio diversa da quella per cui siamo stati condannati.
C'è una profonda riorganizzazione (ne abbiamo già parlato e ne avete già parlato) rispetto al percorso di superamento degli OPG, questione che abbiamo seguito direttamente anche come Ufficio del Garante. La Regione Piemonte ha istituito le due REMS (residenze per le misure di sicurezza) previste per la regione Piemonte dalla legge nazionale. Sono 38 posti attualmente attivi e si tratta di REMS provvisorie, perché l'indicazione nazionale chiedeva alle Regioni di individuare strutture pubbliche sia nel personale sia nella gestione. Al momento, quindi, la Regione Piemonte è chiamata a fare un ragionamento sulla trasformazione o sulla previsione relativamente a breve del destino delle REMS provvisorie.
C'è poi la riforma che ha toccato tutto il settore dell'esecuzione penale esterna e quando parliamo di esecuzione penale esterna, lo ricordo abbiamo per il Piemonte poco meno che 4.000 detenuti, ma abbiamo sul territorio circa 4.000 persone che sono in una forma di esecuzione penale esterna (la messa alla prova, l'affidamento ai servizi, l'affidamento a familiare); quindi, si tratta delle pene alternative al carcere. Quindi una popolazione in esecuzione penale molto ampia, non limitata ai detenuti veri e propri.
Su questo settore c'è stata la riforma che ha fatto transitare gli uffici UEPE (esecuzione penale esterna) dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria vera e propria a un nuovo dipartimento di giustizia minorile e di comunità, con l'idea del modello della giustizia minorile, che ha funzionato con efficacia e che è riconosciuto, dove il carcere è un percorso residuale, laddove sono fallite misure precedenti e meno contenitive; quindi, avere lo stesso modello anche per l'esecuzione penale esterna. Insomma, una grande riorganizzazione, che però passa da mancanza di risorse, mancanza di strutture e mancanza di personale.
Il tempo scorre, quindi devo andare almeno alla citazione di alcuni casi specifici. Si è parlato di carcere, come spesso avviene, citando le criticità, quindi la mancanza di personale e di agenti di polizia penitenziaria, ma mancanza di personale.
Questo aspetto ha meno cassa di risonanza, ma voglio segnalarlo. In una fase in cui si dichiara in modo esplicito che il carcere deve essere trattamento, recupero e rieducazione, non si può accettare di passare, ad esempio nel carcere di Torino, da 20 a 14 educatori. Ogni educatore avrebbe in carico 100 detenuti, più tutte le attività progettuali e organizzative questa è sostanzialmente la dinamica in tutti i settori dell'amministrazione penitenziaria.
Si è parlato di carcere per episodi o per criticità emerse dal territorio. Credo che i singoli casi di cui ci siamo dovuti occupare hanno tutti, in un modo o nell'altro, testimoniato un dato comune, e questa è la riflessione con cui concludo. È necessario e indispensabile - lo chiede in primo luogo l'amministrazione penitenziaria - avere un nuovo rapporto, più fecondo e più stretto con gli Enti locali, con la Regione in primo luogo.
Vari sono gli Assessorati direttamente coinvolti sul tema del carcere dalla formazione, al lavoro, dall'istruzione ai diritti e alle pari opportunità; la sanità in primo luogo. Siamo quasi a dieci anni dalla riforma del 2008, che prevedeva la transizione della responsabilità della sanità dall'amministrazione della giustizia al servizio sanitario pubblico e quindi alla Regione, ma siamo ancora in una fase di transizione netta.
Infatti, pur essendoci stata l'anno scorso la delibera quadro della Regione Piemonte che ha definito i livelli di assistenza e i requisiti della sanità penitenziaria, siamo ancora nella fase di dover valutare, capire, spingere chiedere, intervenire in un dialogo tra due amministrazioni che spesso non si parlano e non sono abituate a parlarsi, quindi poi le responsabilità non vengono condivise, ma sballottate tra un soggetto e l'altro.
Cito un caso specifico: in queste ore, mi sta chiamando il direttore del carcere di Alba, perché finalmente è arrivata l'ordinanza del Sindaco di Alba che revoca parzialmente il divieto di utilizzo della struttura penitenziaria. Quindi, l'amministrazione carceraria sarebbe disponibile a partire con i detenuti; il problema è che l'amministrazione sanitaria non lo sapeva. Quindi, abbiamo un carcere che è pronto ad accogliere i detenuti, ma abbiamo l'ASL che si deve organizzare per fornire quei servizi essenziali. Pertanto, mi sono permesso poco fa di mandare un messaggio abbastanza minatorio, perché non si può aprire per forza un istituto perch c'è una pressione, che anche io ho fatto, per la riapertura, ma occorre aprirla nel contesto e con le garanzie generali.
Questo vale per Alba, ma vale anche per Saluzzo, dove finalmente è stato aperto un nuovo padiglione che rischiava di invecchiare senza essere utilizzato. Da Roma è stato deciso che diventasse tutto ad alta sicurezza.
Il problema è che non ci sono le strutture, non c'è il personale, non c'è la socialità, non c'è la strumentazione. C'è una palestra, che è vuota, non c'è nulla; c'è un edificio chiamato palestra, ma non ha le attrezzature.
Questo è un appello che faccio da Garante, ma credo di interpretare prima ancora che le parole dei detenuti, le parole degli amministratori e dei direttori dell'amministrazione penitenziaria: c'è davvero bisogno di un'interlocuzione forte su un tema che è settoriale, ma che è decisivo rispetto alla qualità dei servizi. Se riusciamo a erogare per la piccola comunità penitenziaria (4.000 persone) un servizio di qualità, facciamo un servizio non solo a quelle persone che, magari, per la prima volta impattano con la questione benessere, sanità, recupero e reinserimento, ma lo facciamo per l'intera collettività. Perché comunque queste persone, in linea di massima, in un tempo medio-breve tornano sul tessuto cittadino ed è nostro interesse avere delle persone recuperate sia nel progetto di vita ma anche dal punto di vista sanitario, formativo, linguistico e dell'istruzione.
Usare bene il tempo della carcerazione è un obiettivo non buonista, ma è un obiettivo di buona amministrazione e di buon utilizzo delle risorse pubbliche, che sono comunque tante, investite nel carcere e nell'esecuzione penale.
Mi fermo qui. La relazione è a vostre mani.



BERTOLA GIORGIO



PRESIDENTE

Grazie, Onorevole Mellano.
Ricordo che gli interventi sulle relazioni saranno svolti in conclusione.
La parola alla dottoressa Turino per la relazione annuale del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza.



TURINO Rita, Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza

Ringrazio i Presidenti di Giunta e Consiglio, tutte le Consigliere e tutti i Consiglieri per l'opportunità che mi viene data in questa occasione di incontrarvi, di farmi conoscere, di descrivere ciò che, fino ad oggi abbiamo fatto e ciò che intendiamo fare.
Scelgo di dare lettura a questa mia presentazione, soprattutto per restare nei tempi che mi sono stati assegnati.
Si tratta della prima relazione, ai sensi dell'articolo 2, comma 1 lettera s), della legge istitutiva della figura del Garante per l'infanzia e l'adolescenza, che è stata elaborata a soli cinque mesi dalla nomina, che è del 25 ottobre scorso. Relazione su un'attività che ha richiesto innanzitutto la costruzione da zero dell'ufficio stesso, fino ad allora inesistente. Ufficio che trova collocazione presso i locali di Via San Francesco d'Assisi 35 al quarto piano, già sede del Difensore civico, che non solo ci ha accolto con grande disponibilità, ma con il quale si è avviata la collaborazione prevista dalla legge stessa, così come con il Garante delle persone private della libertà personale.
Fin da subito è stata assegnata all'Ufficio un'unità di personale amministrativo estremamente interessata, valida e competente e in rapida successione una seconda unità, seppure a tempo parziale, costituita da un funzionario esperto in materie giuridiche, da poche settimane a tempo pieno. Questo funzionario è indispensabile per attuare le attività di cui si dirà più avanti.
Tutto ciò che si è potuto fare è grazie alla loro generosa collaborazione e al supporto della Segretaria Generale. È stato poi assegnato da pochissime settimane un dirigente per il sostegno delle attività sia del Difensore Civico che del Garante delle persone private della libertà personale. Non si può, invece, contare su alcuna disponibilità finanziaria.
La limitata dotazione organica e l'assenza totale di finanziamenti ha imposto di mobilitarci per guardare più al molto che esiste, piuttosto che a quello che manca, consapevoli che il nostro territorio regionale è ricco di realtà, di servizi e di proposte che hanno contribuito a costruire il welfare locale che oggi dobbiamo difendere. Ci si sta pertanto concentrando sulla costruzione di una rete forte che coinvolga tutti gli attori che a diverso titolo si occupano di minori nella nostra Regione.
Abbiamo voluto dedicare questa prima relazione a Carolina Picchio perché, non avendo ancora avuto la possibilità di proporre precise attività di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, abbiamo ritenuto di contribuire almeno con questo piccolo segno di rispetto alla sua memoria e di solidarietà e vicinanza nei confronti del papà che tanto si è battuto e tanto si sta impegnando per contrastare un fenomeno così negativo e pericoloso, direi devastante.
Trattandosi di una prima relazione, ho ritenuto di dover descrivere seppur per sommi capi, il contesto normativo di riferimento, dalla Convenzione per i diritti del fanciullo del 1989 alla legge nazionale istitutiva dell'Autorità Garante del 2011, passando naturalmente per la nostra legge regionale del 2009, che all'articolo 2 declina i compiti e le funzioni attribuite al Garante per l'infanzia e l'adolescenza, che sono molti, ben 19, e che spaziano in ambiti diversi anche se spesso tra loro intersecabili.
Si tratta quindi di compiti inerenti alla promozione dei diritti e degli interessi dell'infanzia e dell'adolescenza. A questo proposito, ci siamo costruiti in casa, quindi a costo zero, un logo dalla grafica semplice, ma significativa, che costituisce anche il link di accesso alla pagina web, che si è contribuito a costruire e che si aggiorna con regolarità.
È in via di costruzione un tascabile della collana dei Tascabili di Palazzo Lascaris e si è partecipato in modo attivo a numerose attività e iniziative, convegni, seminari, eventi culturali significativi ai fini della divulgazione dei diritti della condizione dell'infanzia e dell'adolescenza.
Ricordo gli ultimi due: un evento al Salone del Libro, in cui abbiamo colto l'occasione per parlare di integrazione di minori stranieri non accompagnati, e quello di sabato scorso a Occimiano, il quarto raduno dei Consigli Comunali dei ragazzi, evento davvero straordinario, si tratta infatti di un corso pratico di educazione civica e di avvicinamento alla gestione della cosa pubblica, da parte di ragazzini anche molto giovani (ragazzi della quarta o quinta elementare e delle scuole medie) provenienti da tutta la Regione, che hanno reagito e lavorato benissimo insieme. Gli esiti di questo lavoro hanno messo in luce la fotografia della nostra realtà odierna, infatti i temi maggiormente sponsorizzati, nel corso dei lavori di gruppo sono stati l'integrazione dei loro compagni che arrivano da Paesi diversi e anche molto lontani, l'integrazione dei disabili e il bullismo.
Si sono poi incontrati i Servizi Sociali, a iniziare da quelli del Comune di Torino, ma anche quelli dell'Alessandrino, del Casalese dell'Astigiano, di Ovada, Ceva e Fossano. Si sono incontrati tutti i Direttori degli Enti Gestori dei Servizi Sociali, il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta, la Procura della repubblica presso il Tribunale per i minorenni, le Prefetture di Torino, Vercelli Asti e Verbania. Si è partecipato al bando nazionale di contrasto delle povertà educative di cui si è in attesa di riscontro, ed è in via di definizione un protocollo d'intesa con l'Ordine degli assistenti sociali regionale per le attività congiunte in materia di formazione sensibilizzazione e aggiornamento, ma anche protocolli d'intesa saranno indispensabili a breve con il Tribunale per i minorenni e con l'Università di Torino.
Per quanto riguarda i compiti di protezione e tutela dei minori un'attività importante è relativa al ricevimento e alla lavorazione delle segnalazioni che provengono da singoli o da istituzioni che evidenziano problemi, disagi e disservizi.
Sono state svariate le attività poste in essere, ma molto di più saranno quelle che dovranno essere agite nei confronti dei minori stranieri non accompagnati, nei confronti del sostegno alla genitorialità; la bigenitorialità mancata, contrastata e non agita, a questo proposito segnalo di essere stata audita dalla I Commissione consiliare del Comune di Torino, ma anche attività di contrasto alla violenza assistita a danno dei minori.
Si sono ricercate sinergie e collaborazioni con i Servizi Sociali territoriali, ma anche con quelli sanitari, in particolare l'équipe di neuropsichiatria infantile e di psicologia, contatti e attività con l'associazionismo e le Fondazioni, interventi tutti finalizzati a mediare se non a risolvere, problemi esistenti e se possibile contribuire a prevenirli.
Sono numerose le realtà con cui sono intercorse relazioni e anche qualche accordo. Ne voglio ricordare alcune, iniziando da un'associazione che mi sta particolarmente a cuore, "Agevolando". Si tratta di un'associazione di ragazzi che non hanno potuto crescere nell'ambito della loro famiglia di origine o che ancora oggi sono ospiti di famiglie affidatarie o di comunità alloggio che, attraverso questa associazione, si sono messi al servizio di ragazzi che stanno vivendo i loro stessi problemi, per essere di aiuto per velocizzare il loro processo di autonomia.
Ricordo anche il CISMAI, perché è particolarmente importante nella sua attività di coordinamento a contrasto della violenza e del maltrattamento dei minori, ma poi anche le Fondazioni San Paolo, CRT e Paideia. Ho avviato anche le visite ad alcune strutture residenziali per minori, iniziando da quelle che ospitano in emergenza i minori stranieri non accompagnati.
Per quel che riguarda le attività di partecipazione e di collaborazione, sono alla ricerca costante di sinergie, seppur nel rispetto dei reciproci ruoli e funzioni, con gli Assessori Cerutti, Ferrari e Pentenero, ma presto dovrò anche chiedere il contributo dell'Assessore Saitta, in particolare per l'applicazione della legge di integrazione dei minori stranieri non accompagnati. Inoltre, anche attività di collaborazione con il Difensore civico e con il Garante per le persone private della libertà, con il CORECOM e con l'ANCI, ma soprattutto con funzionari dei servizi sociali e sanitari, non solo nella gestione di singole situazioni, ma anche su questioni di carattere generale o inerenti a tematiche specifiche. In particolare, sono stata chiamata ad occuparmi di orfani speciali con il Comune di Fossano, si tratta di quei bambini e ragazzi che perdono la madre per mano del padre. Mi sono state richieste consulenze specifiche da alcuni servizi sociali; sono stata inserita nella cabina di regia del Programma per la Prevenzione dell'Istituzionalizzazione dei minori, meglio conosciuta come PIPPI; sono stata invitata a far parte del coordinamento regionale dei centri per le famiglie, del coordinamento antidiscriminazione, del gruppo di lavoro per la costituzione dei tutori volontari e in quello per la revisione della DGR che prevede il passaggio dall'affidamento all'adozione.
Inoltre, partecipo a tutte le attività indette e organizzate dall'Autorità Garante nazionale e collaboro con i miei colleghi Garanti regionali.
In questi primi sei mesi di attività sto evidenziando alcune questioni di maggior rilievo, sulle quali, senza dubbio, dovrò programmare l' operatività futura. Prima fra tutte si tratta di intervenire e di lavorare in modo strettamente integrato per i minori stranieri non accompagnati, per la loro accoglienza e per la loro integrazione. È una questione che sta assorbendo moltissime energie del nostro ufficio.
La recentissima legge a favore delle misure di accoglienza per questi ragazzi (legge n. 47 dell'aprile scorso) entrata in vigore proprio all'inizio di questo mese, attribuisce compiti precisi al Garante per l'infanzia e l'adolescenza per quanto riguarda, in particolare l'individuazione di tutori volontari, la loro formazione e la costruzione di elenchi da trasmettere al Tribunale dei minori perché i giudici tutelari vi possano attingere e nominarli in quanto tutori per i ragazzi.
Inoltre, è anche prevista, per questi tutori volontari, la consulenza in itinere oltre che la formazione permanente.
Tutto ciò, naturalmente, richiede un confronto e una collaborazione che abbiamo già avviato con l'Autorità giudiziaria minorile e che stiamo avviando con i giudici tutelari, ma anche con l'Università e alcune associazioni, oltre che, naturalmente, all'interno dell'Amministrazione regionale, e stiamo predisponendo dei precisi protocolli d'intesa per collaborare sia con il Tribunale per i minorenni, sia con l'Università.
Un'altra tematica segnalata da giudici, da avvocati, da associazioni di genitori separati e da operatori dei servizi sociali e di neuropsichiatria infantile e di psicologia, riguarda la grave e protratta conflittualità genitoriale delle coppie che non riescono a separarsi in condizioni di sicurezza per i loro figli.
È una situazione che sta investendo un numero sempre maggiore di coppie che si separano sempre più precocemente, quindi anche con la presenza di figli sempre più piccoli. Mi sto convincendo che occorrono delle azioni che vadano oltre il sostegno e l'aiuto alla coppia. Sono necessarie attività di vero e proprio "insegnamento a separarsi" che tengano al centro comunque e sempre l'interesse dei figli minori. Questo sulla scia di ciò che si sta facendo da molto tempo in termini di preparazione al matrimonio e di nascita dei figli.
Questa attività, che dovrebbe essere accompagnata da una campagna di sensibilizzazione diffusa che informi il maggior numero di cittadini sulle ricadute negative di una separazione a lungo conflittuale, per aiutare le coppie a tenere al centro sempre e comunque l'interesse dei loro figli potrebbe trovare spazio nei Centri per le famiglie, su cui l'Assessore Ferrari sta molto investendo, ed essere di aiuto all'avvicinamento al percorso di mediazione familiare oggi ancora troppo poco utilizzato.
Un altro investimento importanti ritengo debba essere attivato nei confronti del sostegno alla genitorialità carente, potenziando quanto già stiamo sperimentando in Piemonte da diversi anni, e applicando a tappeto quindi quanto più possibile - il Programma ministeriale di Prevenzione all'Istituzionalizzazione dei minori, forse meglio conosciuto come PIPPI che prevede modalità precise e scientifiche di intervento e di supporto alla famiglia, dal suo interno - quindi con precisi interventi e in tempi definiti tra i 18 e i 24 mesi - al fine di poter ulteriormente diminuire il numero di bambini che devono essere allontanati dai loro contesti familiari di origine.
Concludo, ringraziandovi per la vostra attenzione auspicando di poter contare sulle indispensabili risorse che mi permetteranno di assolvere i numerosi compiti richiesti dalla normativa recente, e dalla legge regionale istitutiva della figura del Garante, anche attraverso la prosecuzione della collaborazione con gli Assessori e con i loro Uffici che, nel rispetto dei reciproci ruoli e funzioni, possa favorire il massimo di sinergia possibile per migliorare le politiche e i servizi a favore dei minori e delle loro famiglie, nell'ottica dell'applicazione di livelli essenziali di assistenza omogenei su tutto il territorio regionale.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Ringrazio la Garante regionale per l'Infanzia e l'adolescenza, Rita Turino, per la sua relazione.
La seduta riprende.



(La seduta riprende alle ore 11.25)


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola elementare "A. Gramsci" di Nichelino (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe V A e V B della Scuola elementare "A. Gramsci" di Nichelino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Vi informo che abbiamo appena ascoltato la relazione della Garante regionale dell'Infanzia e dell'adolescenza.


Argomento: Difensore civico

Relazione annuale 2016 del Difensore civico ai sensi dell'articolo 8, della legge regionale 50/1981 (seguito)

Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Relazione annuale del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale (ai sensi dell'articolo 6 della l.r 28/2009) (seguito)

Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Relazione annuale del Garante regionale per l'Infanzia e l'adolescenza (ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera s e dell'articolo 11 della l.r. 31/2009) (seguito)


PRESIDENTE

Dichiaro aperto il dibattito complessivo sulle relazioni annuali del Difensore civico, del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale e della Garante regionale per l'Infanzia e l'adolescenza.
Come concordato, è previsto un intervento complessivo; ovviamente, i colleghi faranno esplicito riferimento alle tre relazioni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Ringrazio il Difensore Civico e i due Garanti per i loro interventi e per le loro relazioni. Sono sicuramente dati importanti per poter esercitare, con adeguata consapevolezza e conoscenza, il nostro mandato legislativo.
Tuttavia, visto che i temi sono davvero tanti, nel mio intervento volevo soffermarmi su uno in particolare, contenuto nella relazione del Garante dei detenuti. Purtroppo, nel poco tempo a sua disposizione, non ha potuto soffermarsi e approfondire la tematica, ma il Garante sa che è un punto che monitoro già dall'anno scorso (peraltro, trovo sempre dati molto interessanti nella sua relazione annuale). Mi riferisco al rischio di radicalizzazione islamica in carcere.
È ormai un dato conclamato che le forze islamiste che attaccano con una cadenza quasi settimanale le nostre città e l'Occidente, e che comunque già da anni consumano stragi efferate anche nel resto del mondo, cercano nuove leve proprio tra i disperati che, magari per reati comuni e non con una precedente matrice religiosa (però appartenenti al mondo arabo), si ritrovano a transitare nelle nostre carceri.
Condivido assolutamente, come Gruppo, la necessità di predisporre delle strategie approfondite, intelligenti e strategiche di contrasto al rischio di radicalizzazione in carcere.
Trovo però paradossale - trovo una conferma ulteriore in una politica più governativa, che però cerca un caso scuola proprio a Torino - che l'interlocutore nel mondo arabo per la lotta alla radicalizzazione in carcere sia proprio l'UCOII (Unione delle Comunità Islamiche d'Italia), che è l'espressione italiana del gruppo Fratelli Musulmani; un gruppo islamista a tutti gli effetti, che in tanti Paesi del mondo è dichiarato fuorilegge considerato organizzazione terroristica. E guardate che non lo è solo in Bahrein, negli Emirati, in Tagikistan o in Uzbekistan, ma lo è in Siria, in Russia, lo è anche in quell'Egitto che lei oggi, Presidente, citava in apertura rispetto agli attentati che continuano a mietere decine di vittime tra la comunità cristiana copta di quel Paese.
Io sono dell'idea che mandare con un protocollo statale, con il benestare dell'amministrazione penitenziaria del Ministero degli Interni degli Imam che provengono dal quel mondo e dei cosiddetti mediatori culturali, sia inammissibile. I dati che leggiamo li ritengo allarmanti. La relazione del Garante dei Detenuti dice che su una popolazione carceraria di 1.500 individui circa, 300 sono quelli d'indirizzo religioso islamico e di questi, 100 sono praticanti in carcere. La stessa relazione dice che è un numero che cresce.
Per carità, di sicuro il dato che la predicazione avvenga anche in italiano potrebbe parzialmente rassicurare, ma vorrei ricordare che queste moschee, che vengono legittimate dalle istituzioni italiane e, mi sembra di capire, anche dalla Regione Piemonte, nel professare la fede islamica all'interno degli istituti carcerari, anche piemontesi, sono moschee che magari, in ambiti istituzionali - penso al Coordinamento regionale dei diritti umani che lei, Presidente, presiede; penso all'Associazione islamica delle Alpi che viene citata in questa relazione o alla moschea Taiba, che insiste nella stessa associazione - professano messaggi di ecumenismo, di pace e di dialogo. Peccato che poi in quelle stesse moschee avvengano raccolte fondi per Hamas, con ospiti sceicchi del terrore che inneggiano - ci sono prove con filmati e foto su Youtube - al suicidio kamikaze da parte dei bambini. Questo succede nelle moschee torinesi.
Il mio intervento cerca di essere, e in ogni occasione cerca di esserlo su questo tema, un appello a muoversi con prudenza, a muoversi con conoscenza dell'articolato mondo arabo, con la volontà di individuare nel mondo arabo quelle componenti, e ci sono, che hanno una forte tradizione laica; quelle componenti, per capirci, per cui negli anni Settanta a Kabul le donne potevano girare senza velo. E finirla una volta per tutte l'appello è rivolto al Presidente del Consiglio, non tanto al Garante dei detenuti che ci fornisce i dati, ma alle autorità esecutive e politiche della Giunta - con la legittimazione di questi soggetti.
Ricordo quando il Presidente Chiamparino era Sindaco di Torino e all'indomani dell'11 settembre si trovò ad avere a che fare, in diverse occasioni, anche in momenti pubblici, con l'Imam Bouriki Bouchta. Penso che poi abbia provato un certo imbarazzo quando lo stesso Imam venne espulso successivamente in quanto individuato parte attiva nel reclutamento di guerriglieri e terroristi e di raccolta fondi per la Jihad.
Credo che queste figure - quantomeno con l'aggravarsi di questa situazione - potremmo evitarcele per il futuro. Bisogna scegliere bene i propri interlocutori e bisogna soprattutto ribadire che il dialogo con il mondo arabo avviene, e non lo dico solo io, ma anche la Cassazione, in un'integrazione in cui sono gli ospiti a doversi adeguare ai valori fondanti della nostra civiltà e non il contrario. Questo dovrebbe essere il faro di qualsiasi dialogo e di qualsiasi politica di integrazione.
Purtroppo rilevo che fino adesso questo non è nel nostro territorio piemontese e neanche a livello di politiche italiane di contrasto alla radicalizzazione in carcere.
Mi limito solo ad accennare - poi ci saranno occasioni per approfondire che nell'ordine dei lavori di questo Consiglio si discuterà anche un mio atto di indirizzo, condiviso con altri colleghi del centrodestra, che chiede proprio questo: chiede di interrompere qualsiasi rapporto con realtà che abbiano anche solo una minima frequentazione, una minima connessione a quel mondo terroristico che ci sta affrontando frontalmente con tanti lutti e, dall'altra, di fissare dei principi molto chiari di applicazione della legge nazionale senza buonismi e senza cessioni alle usanze altrui, quando incompatibili con il nostro ordinamento.
Per esempio, come hanno fatto tante altre Regioni come la Lombardia occorre impedire che nelle strutture pubbliche, sanitarie e regionali e di altro tipo, si possa derogare a quell'obbligo di mantenersi riconoscibili e, dall'altra parte, si metta un divieto del tutto coerente con la nostra Costituzione, anche con il principio di difesa di dignità della donna, del divieto integrale del burqa in questo tipo di strutture pubbliche.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Ringrazio per le tre relazioni molto interessanti. Ho avuto modo di leggerle e analizzarle in questi giorni. In particolare, mi soffermerò su quella del Garante delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale. Lo dico subito nel ringraziare per la competenza dimostrata in questi anni: voglio ringraziare l'Onorevole Mellano per la passione con cui ha svolto questo ruolo, che diventa un fattore estremamente positivo per gli effetti del lavoro stesso.
Tra l'altro, anche grazie al suo impegno, il fatto che tutte le città sedi di carcere in Piemonte, abbiano il Garante è un fattore positivo, ma è anche un primato per il Piemonte in Italia, come leggo dalla sua relazione.
Questo è un segnale che registro nella casella dei segnali positivi del nostro territorio.
Fatta questa premessa, una sola citazione, se è possibile. È un po' quella che fanno tutti quando si tratta di problemi carcerari, cioè quella di Voltaire, che diceva: "Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostri carceri". Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri. Presidente, il tema è che allora l'Italia è un Paese in emergenza continua, perché noi affrontiamo da troppi decenni il tema delle carceri, cercando soluzioni mai di prospettiva, ma purtroppo sempre e soltanto in emergenza.
Giusto per fare un esempio sulle problematiche strutturali - seguo la linea tracciata dal Garante - sulle problematiche strutturali sarebbero necessari complessivamente sette milioni per mettere più o meno a norma le strutture piemontesi. Bene, l'Amministrazione ha a disposizione circa 10.000 euro per ogni istituto. Da questo dato capiamo soltanto che siamo ben lontani da un'efficienza del sistema e questo potrebbe essere significativo per riuscire a comprendere che, quando parliamo di quel sistema, non stiamo parlando di una parte marginale della nostra società.
Quando affrontiamo questa discussione noi dovremmo comprendere che stiamo parlando di noi, o almeno dovremmo imparare che il sistema carcerario è semplicemente una parte della società in cui viviamo. Lo è quando sono ristretti, lo è per i lavoratori che operano all'interno del carcere, ma lo è l'istante dopo che sia i lavoratori, tutti i giorni quando escono dal carcere, sia i detenuti quando diventano o lavoranti o persone libere, incontrano la società.
Sulla situazione del personale, avremmo bisogno di molti più minuti per affrontare la questione. In pianta organica vi sono 3.463 assegnati in Piemonte, ma quelli a disposizione sono 2.532, di cui molti non utilizzati.
Il carcere avrebbe bisogno non soltanto di polizia penitenziaria, ma di insegnanti, di formatori professionali, di quello che capita nel resto dell'Europa. Il carcere come strumento di rieducazione e reinserimento è un bel titolo per un tema, ma per lo svolgimento, perlomeno in Italia, non vi è una mano con una penna per scrivere.
Il terzo punto su cui intendo soffermarmi riguarda la sanità nel carcere. Questo è un comparto che dipende dalla gestione e dall'organizzazione della Regione Piemonte, in particolare del governo della Regione Piemonte. Nella relazione è scritto che nella dimensione nazionale mancano dati statistici, manca un sistema epidemiologico. Non sappiamo - così è scritto - nemmeno quanti farmaci vengono utilizzati all'interno delle strutture. Allora stiamo parlando di un punto di partenza, non di un anno zero. Se siamo a questi livelli, vorrei esprimere tutta la mia preoccupazione, tutta la nostra preoccupazione.
Immagino che in molte strutture (un paio le ho visitate anch'io) il personale stia facendo il possibile per migliorare le condizioni del servizio, però siamo molto lontani da un obiettivo che dovrebbe essere simile a quello che vorrei definire diversamente: "La garanzia di diritti costituzionalmente definiti".
Tra l'altro, il fatto che nel carcere ci si ammali dovrebbe essere un'ulteriore preoccupazione: non solo, se uno tenta la via della guarigione, ha molte difficoltà, ma uno sano - all'interno del carcere - ha molte probabilità di ammalarsi. In particolare, in Piemonte (questa era una condizione nazionale), ci viene chiesto di soffermarci sulla questione riguardante la cartella clinica condivisa. A me questo pare un tema di straordinaria importanza: non è possibile che, se un detenuto viene trasferito da un carcere all'altro, si perda traccia della sua situazione clinica. Ritengo sia una dispersione di risorse, un'inutile dispersione di risorse.
Mi preoccupa il dato, non soltanto piemontese, ma anche nazionale riguardante l'aumento dei suicidi in carcere: dal 1992 al 2015, ogni settimana si rileva un suicidio in carcere e questo è un dato che cozza con la qualità della democrazia di un Paese.
Per quanto riguarda il tema del lavoro come strumento di recupero e di reinserimento, mi pare che i numeri potrebbero essere migliorati soprattutto in merito ai lavoranti esterni, coloro i quali potrebbero oltre che restituire, con il loro lavoro, un pezzo della loro pena alla società - migliorare davvero anche il loro reinserimento, evitando la recidiva in carcere.
Nell'ultimo minuto che intendo utilizzare, Presidente, mi sia permesso il richiamo a una questione di carattere culturale, che interessa l'ergastolo ostativo. Ho partecipato a un convegno in quest'aula (lo dico anche ai colleghi), perché in tempi di terrorismo internazionale e di perdurante aggressività delle organizzazioni criminali di stampo mafioso affermare con la giusta precisione principi fondamentali in tema di umanità della pena può suscitare reazione sfavorevoli, ma è più che mai necessario sul piano etico e giuridico, per tenere fede ai valori posti a base della nostra civiltà. Non lo dico io, lo dice Gaetano Silvestri, Presidente emerito della Corte Costituzionale.
Ecco, Presidente, sul tema dell'ergastolo ostativo (non per buonismo tra l'altro, non è nemmeno un tratto che mi contraddistingue), noi dovremmo aprire una discussione molto ampia, dovremmo riuscire a capire se quella pena è compatibile con uno Stato che molte volte la politica vorrebbe efficiente e moderno.
Se devo dire, Presidente, io preferisco uno Stato giusto, che è molto più complicato da realizzarsi, ma uno Stato giusto è uno Stato che è in grado di affrontare diversamente alcune pene che, a mio modo di vedere, e non soltanto a mio modo di vedere, cozzano con la nostra Costituzione e dimostrano uno spirito di vendetta senza copertura costituzionale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
È chiaro, Consigliere Marrone? MARRONE Maurizio (fuori microfono) Ognuno ha la sua opinione.



PRESIDENTE

Certo, ognuno ha la sua opinione.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Abbiamo provato anche noi, della maggioranza, a dividerci un po' le relazioni, per evitare di accumulare in un solo intervento tutti i temi trattati dai Garanti, che ringraziamo.
In particolare, visto il nostro impegno - l'impegno del Gruppo SEL e di Sinistra Italiana, che da tempo ha attivato una collaborazione con i Radicali italiani - ringraziamo, ovviamente, il Garante Mellano per il lavoro svolto in questi anni e, soprattutto - come diceva anche lui - tutti i Garanti delle tante province piemontesi e dei tanti Comuni piemontesi.
Come sapete, il nostro viaggio, che si chiama "Codice a sbarre", ha segnato più tappe. È doveroso iniziare dalla prima, che è ancora lì e rappresenta uno dei pixel delle fotografie più complesse. Parlo di questa prima tappa, che è stata proprio nel carcere di Ivrea e che, ancora nelle ultime settimane, è rimbalzata all'onore delle cronache, dei giornali: rappresenta un po' uno dei casi più emblematici, ma anche più rappresentativi. Come sapete, è un carcere che ha una capienza molto piccola (192 posti regolamentari) e che a gennaio, quando abbiamo fatto il sopralluogo, ne ospitava 244, di cui un centinaio stranieri (circa il 40-41 per cento).
In una casa circondariale come questa, non solo l'aumento è stato enorme, legato soprattutto al sovraffollamento di altre carceri e all'arrivo, nell'ultimo anno, di tantissime persone (si è passati, dal luglio 2015, da 190 alle attuali 244).
La struttura di Ivrea è una delle più emblematiche, perché è troppo facile, nella vicenda carceraria, scaricare tutto su un singolo problema o cercare il capro espiatorio; in questo senso, ci sono più situazioni che ci dicono che lì la vicenda non funziona. Pertanto, chiediamo l'intervento immediato del Ministro (lo chiediamo da gennaio), perché ai casi di sovraffollamento si sovrapponevano altre vicende che potrebbero degenerare.
La prima: luoghi inidonei per passare la gran parte del tempo libero, e quindi persone costrette a stare soprattutto nei piani, senza un impianto di videosorveglianza e pertanto dentro le celle. Quindi, anche quei 30.000 euro che servirebbero ad un pezzo di gestione dinamica, non sono arrivati.
In più, c'è una vicenda esplosiva: se ai detenuti non viene consentito di fare niente e non ci sono abbastanza iniziative lavorative, non c'è formazione e, soprattutto, il sovraffollamento delle altre carceri porta in continuazione persone che hanno già intrapreso dei percorsi di reinserimento, in qualche modo anche di riconciliazione dentro il sistema penitenziario, le si allontana dalle famiglie, perché non possono più ottenere neanche le visite.
La situazione di Ivrea è emblematica. Tutti ci siamo stupiti dell'appello del Ministero, quando ha dichiarato che nelle carceri italiane più del 50 per cento dei detenuti fa uso di sostanze che servono ad alleviare la loro tensione, la loro ansia, insomma di psicofarmaci più o meno forti. A Ivrea, su 244 detenuti, 240 fanno uso di ansiolitici e psicofarmaci. Vi pare normale che lo psichiatra che deve vederli una volta alla settimana riesca a dare, in quelle due ore, 240 prescrizioni di ansiolitici e psicofarmaci, senza - tra l'altro - avere neanche un sistema di controllo? Se sono proprio quelle le persone che ne fanno uso, è chiaro che dietro questi numeri ci può anche essere di tutto, anche il commercio di quelle sostanze.
Qualcuno - ripeto - sostiene che il problema è che lì non c'è un Comandante di Polizia, una presenza fisica costante, cioè una persona che in qualche modo, fermi quella che viene chiamata "polveriera". Alcuni parlano dei fatti contingenti: come sapete, nell'ottobre-novembre dello scorso anno ci sono stati dei fatti di cronaca, ci sono delle indagini della Procura per piccole sommosse interne, per una repressione che viene detta "fuori scala", ma il punto non è quello di gettare sulle spalle delle guardie carcerarie o del direttore le responsabilità, che sono tutte nostre, sono del "pubblico".
Parlo di quello, perché, in realtà, ci sono, invece, tantissimi casi normali e casi di eccellenza, e io penso alla vicenda torinese. Anche lì non solo c'è la capacità degli ultimi direttori di utilizzare questa esperienza.
Penso al lavoro enorme che hanno fatto gli ultimi direttori; penso all'ultimo, che ha avuto un'intuizione felice, mentre i percorsi di reinserimento, soprattutto in formazione e lavoro, spesso sono fatti per le persone con una pena definitiva e stanno lì da qualche anno. Guardate che i casi di autolesionismo e i tentativi di suicidio riguardano la fase iniziale, che è la più difficile, e la Casa Circondariale di Torino dimostra un'eccellenza in Italia, perché è lì l'investimento maggiore.
È come quando si entra in piscina che si è ancora tutti vestiti e li c'è, in qualche modo, una vasca fredda! Invece, il primo kit di accoglienza, la prima formazione, i primi momenti di dialogo devono riguardare il momento iniziale, perché è quello il più drammatico e più tragico di quell'esperienza.
Però, anche lì, la vicenda di Torino dimostra un'altra cosa: spesso per inedia, anche del Ministero, alcuni investimenti rischiano di fallire. Lo dico perché a Torino ci sono le fondazioni ex bancarie che fanno tantissime attività, c'è formazione, ci sono tantissime cooperative che stanno dentro al carcere e danno lavoro e fanno reinserimento. Ci sono vicende, come il protocollo dell'AMIAT, che portano fuori quei detenuti per iniziare un percorso vero di reinserimento nella città; poi, succede, come nel padiglione A (quello dove ci sono anche i detenuti psichiatrici), che magari, ci siano ancora i bagni a vista, con la muffa e tutto il tetto da cui cade dai cavedi acqua che mescola il bagno a cielo aperto, la muffa e immaginatevi cos'è quella situazione in cui nel sestante ci sono decine di persone in condizioni psichiatriche al limite della sopportazione. E pensate cos'è per le guardie carcerarie, pensate cos'è per gli educatori! E lì non funziona neanche uno dei tre ascensori che dovrebbero funzionare! Quindi, per la persona che è al terzo piano, che, magari, è su una sedia a rotelle, se mai gli venisse qualcosa, deve arrivare tutta la squadra di rugby per portarla giù! Questa è la situazione e non sto scherzando! Lì ce ne sono tante di vicende: la vicenda cuneese ci dice che anche quando ci sono i corsi di formazione bisognerebbe semplicemente aprire.
Cioè, il fatto che il pubblico, magari, lasci spazio anche a questo tipo di volontà, spesso anche dei detenuti, di restituire parte di quella formazione anche in altri progetti. Penso alla vicenda cuneese: loro ci hanno in qualche modo fatto vedere questi corsi di restauro di edifici pubblici e tutto il piano di formazione e lavoro che potrebbe reinserirli nel mercato.
Ci sono tantissime scuole che sono inidonee e ci sono tantissimi detenuti che fanno questo tipo di corsi, e allora troviamo le risorse per pagarli, perché anche i detenuti vanno pagati, e proviamo a fare un lavoro anche con i fondi strutturali europei perché queste persone siano utilizzate anche per un pezzo di riconversione dei nostri edifici pubblici.
Ultime cose e finisco. Ci sono casi emblematici in positivo come il Ferrante Aporti. Fatevelo dire dal figlio di un'assistente sociale minorile di un carcere: quello è il classico esempio del meglio della nostra funzione carceraria, anche perché la gran parte delle pene vengono scontate all'esterno e anche perché lì tutti i progetti di formazione scolastica e di reinserimento partono in qualche modo in esperienza che, tra l'altro, è andata oltre agli under 18, ma arriva di fatto fino ai ventiquattrenni.
Anche lì ci sono le assurdità: di fatto, il Ferrante Aporti, se lo vedete è praticamente nuovo, poi c'è l'assurdità del sistema carcerario che non gli fa fare il terzo lotto o, per esempio, il tetto e tutto quello che è stato fatto nuovo rischia di essere compromesso dal fatto che manca l'ultimo pezzettino dei fondi, magari, per non buttare tutto all'aria.
Una delle ultime vicende è quella del carcere di Asti, così parliamo dei casi più emblematici. La vicenda astigiana è chiaramente una delle ultime fatte ancora in questo modo. Diciamo che è un'alta sicurezza e la gran parte del tempo le persone lo trascorrono dentro le celle, perché sono reati pesanti, stiamo parlando di associazioni criminali e mafiose.
Lo dico così: penso sia ineludibile che in ogni piano quelle porte vengano aperte, perché è vero che c'è più rischio, è vero che ci deve essere più attenzione affinché quelle persone non dialoghino tra loro e continuino le attività criminali, ma ci rendiamo conto che questo regime di detenzione non può togliere quelle libertà che in qualche modo devono essere garantite dentro le carceri italiane.
Credo che anche vista la conformazione di quel carcere e l'impossibilità della gran parte delle celle di aprire le finestre perché, praticamente, per non mettere due lettini a fianco, li hanno messi uno sopra l'altro e adesso non si può neanche più aprire una finestra in quel carcere - intanto, lo sfollamento di almeno un detenuto a cella possa portare, di nuovo, a una condizione di normalità; in più - ripeto - credo che quei direttori non debbano essere lasciati soli.
Credo sia difficilissimo gestire un'esperienza come quella astigiana ma prima di tutto occorre che i candidati sindaco - lo dico così, faccio un appello - alla Città di Asti pensino che quel carcere non può essere lasciato fuori da quella città senza il collegamento di un pullman, senza la possibilità per la gente che li va a incontrare di avere anche solo un luogo per i ragazzini e i bambini che, magari, una volta all'anno, vengono lì, perché, essendo reati pesanti, spesso queste famiglie vengono da fuori Piemonte.
Quindi, chiediamo che in qualche modo anche lì ci sia uno sforzo per non lasciare isolata la Casa di reclusione di Asti e venga inserita all'interno del territorio.
Concludo dicendo che c'è tanto da fare. La sanità piemontese, come dicevano i colleghi, prova a dare delle soluzioni, spesso il presidio sanitario c'è nelle carceri, ma manca un po' più di attenzione nelle visite specialistiche, manca attenzione in quello che sta fuori dai livelli essenziali di assistenza, per esempio la vicenda delle cure dei denti, e manca soprattutto - in questo faccio un appello al Presidente Chiamparino un lavoro da parte del sociale, di tante imprese, di tante ex municipalizzate, per dare una possibilità, già all'interno del carcere, a questi detenuti di avere una seconda possibilità.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Anch'io ringrazio il Difensore civico e i due Garanti per le relazioni sinteticamente illustrate questa mattina, ma a nostra disposizione nel formato integrale. Anch'io mi atterrò alla relazione per cui il Gruppo mi ha chiesto un approfondimento specifico, cioè la relazione del Difensore civico.
Tale relazione, dopo un'analisi di contesto, che è la parte introduttiva, passa ad analizzare diversi ambiti, ma quello prevalente al suo interno - e, probabilmente, non può che essere così - è l'ambito sanitario e assistenziale: circa metà della relazione è occupata da queste tematiche.
Credo ci siano due modalità per leggere queste relazioni: o interpretare questo come un momento formale di analisi e di conoscenza - e basta, ma non credo che questo sia il ruolo dei Consiglieri regionali e del Consiglio tutto - oppure prendere spunto dalle relazioni per provare a indirizzare il nostro intervento in termini di indirizzo, in termini legislativi, in termini di svolgimento della nostra mansione.
Peraltro, questa relazione aiuta a leggere alcuni fenomeni, alcuni derivanti da più punti di vista. Cito un caso, in quanto in molti punti si parla del tema dell'opposizione alle dimissioni: personalmente, non più tardi di due settimane fa ho indirizzato alla Giunta un documento in cui segnalavo come questo fosse un tema di grande gravità, citando anche casi specifici di alcune case di cura e di alcune unità di valutazione geriatrica che esercitano pressioni indebite e illegittime su pazienti e su familiari affinché ci si prenda carico di spese che non competono loro o vengono addirittura segnalati i familiari al nucleo delle fasce deboli e comunque alla Procura, o si fanno firmare degli atti, al momento della presa in carico del paziente, assolutamente illegittimi. Quindi, queste pratiche vanno assolutamente denunciate, vanno assolutamente sospese.
Ricordo che, nel non lontano 2014, fu proprio il Direttore della sanità piemontese a scrivere alle ASL - in particolare, in quel caso era l'ASL TO1 dicendo che è evidente che il compito di governare il percorso di continuità assistenziale è in capo all'ASL, non compete né ai pazienti n alle strutture accreditate. Quindi, tutte queste forme di pressioni indebite vanno fermate.
Ma se andiamo a leggere la relazione del Difensore civico su questo punto, ci fa leggere la negatività dell'obbligo di opporsi alle dimissioni forzate da un altro punto di vista. Si legge: "Lo strumento dell'opposizione, se da un lato pare idoneo a risolvere i singoli casi cagiona per altro verso potenziali esiti distorsivi. Tenuto conto del timore di possibili profili di responsabilità medica che incombe sugli operatori, si verifica, infatti, non infrequentemente che la dimissione dalla struttura ospedaliera dei soggetti che hanno proposto opposizione venga procrastinata anche nei casi in cui la degenza in ospedale potrebbe invece essere utilmente sostituita con l'assistenza domiciliare o con il ricovero in una RSA".
Ci sono strutture e ospedali che forzano le dimissioni in modo indebito e altre che, invece, non danno vita a queste dimissioni per una presa in carico successiva da parte di altre strutture più adeguate per coprirsi da eventuali azioni di rivalsa o di responsabilità.
Qual è il filo comune che tiene insieme il discorso della presa in carico tempestiva, il tema della cronicità e della non autosufficienza, il tema della continuità terapeutica e finanche il tema della domiciliarità? Qual è l'insegnamento che noi possiamo e dobbiamo trarre da questa lettura? Il fatto che su questi temi dobbiamo invertire una tendenza. Mai come in questo campo il famoso cambio di passo culturale è necessario e non più rinviabile. Occorre spezzare un'equazione ancora presente in molti, per cui inguaribile e cronico significa non curabile.
Ricordo che la prima versione della deliberazione sulla residenzialità psichiatrica arrivava ad affermare, in una delle premesse, che se la persona è cronica - in quel caso, di parlava di patologia psichiatrica consequenzialmente è incurabile e quindi merita solo di assistenza. Poi questa frase, per fortuna, è scomparsa, ma una delle debolezze di una deliberazione come quella sta proprio nello scindere il momento della parte terapeutica dal momento dell'assistenza, addirittura delegandola a due strutture diverse, a due ambiti e ambienti diversi. Questo non ha nessun senso.
Dobbiamo sposare un concetto di cura più moderno, dove per cura e terapia si intende tutto ciò che può aiutare ad aumentare il benessere e le residue parti di autonomia della persona.
C'è un altro punto della relazione del Difensore civico che, da questo punto di vista, è molto interessante ed importante: laddove si parla di contenzione, di contenimento anche meccanico delle persone ricoverate, al di là della patologia e del risvolto penale, quindi della responsabilità di chi mette in pratica questi comportamenti, quando peraltro si arriva agli eccessi. D'altra parte, contenere quasi come regola significa frustrare quei residui margini di autonomia della persona, peggiorare quindi la condizione di salute della persona e peggiorare anche le condizioni in cui la struttura si trova ad operare rispetto a quella persona. È, quindi, un boomerang anche da quel punto di vista.
Ecco che il fenomeno può essere davvero visto da più punti di vista.
Dobbiamo tornare a ragionare, ora che siamo fuori dal piano di rientro, in termini di universalità dei diritti. Su questo tema non ci siamo ancora soffermati.
Manca la seconda stampella del discorso, cioè è abbastanza certo, anche se finanziariamente condizionato, che il diritto alla prestazione sanitaria è universale e azionabile, ma manca la parte assistenziale; quindi, un nucleo di livelli essenziali di assistenza non sanitaria, ma di prestazioni di altro tipo. Ma questo non ci vieta, anzi ci impone, di tornare su questi temi e ragionare in modo diverso, senza nasconderci dietro pronunce giurisprudenziali. Penso alla notissima sentenza del Consiglio di Stato sugli assegni di cura, che dice che quello strumento non può essere finanziato con fondo sanitario in vigenza di piano di rientro. Non dice che in punto di principio non può essere una misura di tutela della salute della persona all'interno di un progetto complessivo.
Dobbiamo arrivare ad affermare con forza che il diritto alla continuità assistenziale passa attraverso un'efficace e tempestiva presa in carico del paziente da parte del servizio sanitario, oltre che degli enti gestori, e che il governo del percorso di continuità non può che essere sanitario, con il coinvolgimento del medico di base delle persone. Dobbiamo tornare a parlare di esigibilità di diritti.
La relazione del Difensore civico sottolinea anche un altro aspetto: che da questo punto di vista è tiepido, al momento, il documento che contiene i numeri dei livelli di assistenza, i nuovi LEA che, qualche mese fa, sono stati approvati e pubblicati in via definitiva, ma sottoposti ad aggiornamento continuo. Questa è la novità positiva, cioè che, almeno con cadenza annuale, una verifica su questo tema è assolutamente da farsi. Non dobbiamo più aspettare che passino 16 anni per tornare su questo tema.
Se sull'esempio che facevo prima si torna a parlare all'interno dei LEA di sole prestazioni di aiuto infermieristico, qualcuno può pensare che questo risolva il discorso delle sentenze amministrative che citavo prima ma in realtà, laddove si parla di prestazioni di aiuto infermieristico siamo così convinti che la frase significhi prestazioni erogate da un infermiere? Cioè che il focus vada sulla persona che in quel momento svolge la prestazione e non invece sulla natura sostanziale della prestazione? E che quindi i nuovi LEA veramente chiudano il passo a quel progetto di fare un budget di cura entro il quale ci stanno anche prestazioni economiche a tutela della famiglia e del caregiver della persona? Dalla lettura della relazione credo che ci siano molti spunti per lavorare insieme su questi temi.
Concludo, dicendo che dobbiamo cogliere anche le proposte operative che il Difensore civico esprime nella relazione. Innanzitutto viene richiesto che si possano stipulare delle convenzioni per avere un supporto specialistico per analizzare al meglio le questioni. Quindi, dobbiamo porci questo tema. Si va dal trasporto locale alla sanità, all'istruzione all'universo mondo, e non è che si è tuttologi, ma è necessario avere degli specialisti che con convenzioni prestino, sia pur gratuitamente, una consulenza.
Da ultimo, perché riservare solo al momento dell'analisi della relazione annuale in Aula il rapporto che Aula e Commissioni possono avere con il Difensore civico? Qui ci viene proposto un dialogo continuo nelle Commissioni competenti per materia dove si potrebbero sviscerare fino in fondo le materie specifiche.
Credo che questo dovrebbe essere accolto, così come dovrebbe essere accolta l'idea che il Difensore civico abbia nelle strutture residenziali per anziani e, comunque, negli ospedali un accesso libero, non comunicato preventivamente, in modo da poter vedere effettivamente quello che accade.
Direi che se una norma del genere ci fosse anche per i Consiglieri regionali, parificando questo diritto di ispezione a quello che avviene nelle carceri, quindi nel sistema carcerario, faremmo cosa buona e giusta anche da questo punto di vista.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Ricorrono fra pochi giorni i due anni dall'approvazione del nostro ordine del giorno che chiedeva di dare attuazione all'individuazione del Garante per i minori. È passato meno di un anno dalla nomina della dottoressa Turino a Garante per i minori e vorrei cogliere l'occasione per ringraziare del fatto che, anche se è passato meno di un anno, abbiamo già avuto la prima relazione annuale. È una cosa importante, che comincia a darci un'idea delle attività che si vorranno mettere in essere con questa figura.
Colgo l'occasione per provare a esprimere alcune nostre opinioni e alcune nostre richieste che sarebbe interessante approfondire, in relazione alle attività future, basandomi in parte su quanto già presentato nella relazione, ma soprattutto su un ragionamento che fu anche alla base del nostro stimolo del 2015, perché si desse attuazione alla norma che prevedeva il Garante.
È anche di questi giorni - c'è un articolo su La Stampa - la sottolineatura che i minori e l'infanzia vivono situazioni difficili nel nostro Paese, sia i minori stranieri, ma anche i minori italiani. In questi giorni vi sono tante relazioni dei Garanti per l'infanzia delle altre Regioni, considerando che quattro Regioni non ce l'hanno, e quello che emerge è un quadro piuttosto triste di un Paese moderno, di un Paese che è fra le sette grandi potenze economiche del mondo, con elevati livelli di povertà nella popolazione e una buona proporzione di bambini e minori che vivono in famiglie sotto la soglia di povertà, quando non in povertà assoluta.
Così come sono elevati in tante Regioni, elevatissimi ma comunque preoccupanti in tutta Italia, i livelli dell'abbandono scolastico, ed emergono dalle relazioni presentate fenomeni che sfuggono al monitoraggio come i bambini collegati a famiglie o persone senza fissa dimora, quindi non si capisce quanti possano essere o coloro che sono collegati alle situazioni in cui si ricorre, ad esempio, ad associazioni per il vitto o per alcuni tipi di sostegno.
Quindi, quello che chiederemmo, perché ci rendiamo conto che in sette mesi sarà stato ben difficile fare un quadro complessivo della situazione piemontese, è se fosse possibile, quanto prima, riuscire ad avere un quadro complessivo delle varie problematiche, che vanno giustamente dalle questioni di genitorialità, delle conflittualità familiari, dei minori non accompagnati nel caso dei richiedenti asilo, ma più in generale tutte quelle tematiche che sono ormai strutturali nel nostro Paese.
Ad esempio, una delle nostre preoccupazioni è il problema che, se è segnalato che ci sono milioni di italiani che non hanno più accesso al servizio sanitario, non possono facilmente accedervi. Vorremmo sapere quanti sono i minori che hanno difficoltà di accesso, visto che stiamo parlando di problematiche relative alle questioni vaccinali.
Così come vorremmo sapere qual è l'andamento e quali sono in Piemonte le problematiche relative all'abbandono scolastico. Ricordo che quando parlammo di questo tema nel 2015 il livello in alcune aree piemontesi era a doppia cifra percentuale, quindi significativo per un Nord-Ovest laborioso e istruito come tendenzialmente tende a ritenersi la nostra regione.
Così come le questioni sulle soglie di povertà. Quanti sono i minori che vivono in situazioni di difficoltà economica in famiglie al limite della soglia di povertà e quanti sono quelli che vivono nelle situazioni di povertà assoluta? Quali sono le problematiche relative all'allontanamento dei minori dalle famiglie in Piemonte? Si riscontrano gli stessi problemi che ci sono nel resto d'Italia, laddove si dice che l'allontanamento dovrebbe essere il più possibile un allontanamento temporaneo per poter provvedere al miglioramento della situazione e al reinserimento del minore laddove, invece, c'è il problema che spesso per problematiche specifiche strutturali di chi dovrebbe fare questo tipo di lavoro di assistenza sul posto, non si riesce invece magari a reinserirlo, perché passa troppo tempo e diventa difficile ricostruire la relazione con la famiglia di origine? Queste sono problematiche grosse che riguardano il futuro, essendo i minori il futuro della nostra società; problematiche che vanno dall'educazione all'assistenza sanitaria, dal disagio familiare espresso in vari modi all'integrazione degli stranieri e, soprattutto, dei minori stranieri non accompagnati che vengono a trovarsi in situazioni molto particolari e magari anche in casi di possibilità di adozione però già in età adolescenziale, quindi con problemi di inserimento maggiori all'interno delle famiglie adottive.
Questo è un po' quello che chiederemmo. Ci piacerebbe, se possibile e il prima possibile, perché questi dati sono effettivamente difficili da reperire nelle relazioni anche a livello di associazioni e anche a livello di istituzioni - non parliamone - dal punto di vista generale per capire quale sia il quadro regionale, quali siano i punti critici all'interno della nostra regione, se sia una questione di aree marginali, se sia una questione di disagio sociale all'interno delle aree urbane; insomma conoscere quali siano le problematiche, le criticità o le questioni per permettere di mettere in campo quelle azioni anche di welfare che, nelle pur sempre più risicate condizioni delle finanze regionali, possiamo, come Regione, mettere in campo e magari anche intervenire a livello nazionale perché si faccia più attenzione a certi tipi di politiche.
Siamo contenti di aver sentito che c'è un buon rapporto con l'Assessorato e quindi che ci sia uno stretto contatto. La speranza è che ci sia un'interazione forte, come abbiamo visto anche per il Garante (io lo chiamo dei detenuti, anche se la dicitura è "sottoposti a misure di restrizione della libertà personale", che certamente è più corretta e generale), che più volte è intervenuto in questa sede, anche per sottolineare problematiche ed esigenze legate al proprio mandato.
Sotto questo profilo, è un benvenuto, è un ringraziamento per lo sforzo iniziale, per averci già portato all'attenzione quali siano le attività già svolte e le linee programmatiche della sua attività, ed è un invito ad aiutarci tutti, come Consiglio regionale, a comprendere meglio il quadro generale e le situazioni critiche in relazione ai minori nella nostra Regione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ringrazio anch'io il Difensore civico e i due Garanti per le relazioni che sono state veramente molto interessanti e sicuramente ci hanno fornito spunti interessanti per fare dei successivi interenti.
Il dato sulla contenzione fisica degli anziani è un dato veramente molto interessante. Sappiamo dalla vicenda di Borgo d'Ale, provengo da zone adiacenti alla provincia di Vercelli e ce ne siamo occupati. Tra l'altro non è un caso singolo, però leggere nella relazione quelle che sono le azioni efferate che sono state compiute, effettivamente, è stato un colpo al cuore.
Credo che il discorso fatto sulla contenzione fisica e sull'unica Regione italiana che effettivamente ha agito su questo fronte e su quello che rischiano gli anziani. Pensiamo agli anziani con demenze, in Italia abbiamo circa 800 mila malati di Alzheimer, ma al di là di questo sappiamo che nella nostra Nazione vi è una piramide demografica rovesciata. Questo è un problema che crescerà...



(Scampanellio del Presidente)



PRESIDENTE

Consigliere Valle, vuole intervenire? Un po' di silenzio, gentilmente. In genere, lei è sempre perfetto. Sta uscendo dall'aula? Ha visto? Sono imparziale.
Prego, Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Presidente, lo metta dietro la lavagna, la prossima volta.
Gli anziani...



PRESIDENTE

Scusi, collega Andrissi, faccio una "lausata", se mi è permesso, visto che l'ho interrotta, poi potrà dilungarsi. Così anche gli altri colleghi possono organizzarsi.
Darei ancora la parola alla collega Frediani per poi sospendere il dibattito e lasciare spazio alle comunicazioni dell'Assessore Saitta sulle vaccinazioni.



(Commenti del Consigliere Bono)



PRESIDENTE

Nel pomeriggio, se vorrete, si potrà proseguire il dibattito.



(Commenti del Consigliere Bono)



PRESIDENTE

Non è possibile rimandarle al pomeriggio.
Prego, collega Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Riprendo il discorso sull'aspetto della contenzione fisica.
A mio avviso - è un aspetto che non è stato evidenziato dalla relazione emerge anche un problema di "contenzione farmacologica", perché vengono usati dei farmaci off-label per il contenimento fisico degli anziani.
Peraltro, avendo delle basi di conoscenza sui trattamenti farmacologici, ho potuto riscontrare lo stesso problema con un mio familiare e ovviamente sono intervenuto in prima persona.
Talvolta, quindi, oltre alla contenzione fisica, emerge anche una sorta di "contenzione farmacologica", che è particolarmente fastidiosa nel momento in cui questi farmaci vengono prescritti off-label, senza una giustificazione che non sia solo quella di sedare pesantemente l'anziano.
È altresì interessante il discorso sulla vigilanza, argomento che abbiamo già trattato in Consiglio relativamente alla vicenda di Borgo d'Ale e ad altri episodi avvenuti, purtroppo, nel territorio regionale.
Il fatto di riconoscere il diritto all'ispezione al Difensore civico credo sia un aspetto molto importante; sarebbe bello potessimo espletarla anche noi Consiglieri, ma al momento non è fattibile. Sicuramente, è una nota dolente cui il Consiglio ha cercato di porre rimedio. Perché il rispetto della dignità e dell'etica dell'anziano, come sosteneva il Difensore civico, è un aspetto che, a mio avviso, va approfondito e valutato attentamente da questo Consiglio.
Per quanto riguarda le ATC, ho letto le tre pagine dedicate all'argomento, a testimonianza di un disagio diffuso sul territorio regionale. Credo che i locatari delle ATC che si sono rivolti al Difensore per chiedere un aiuto siano prevalentemente di Torino, ma vi assicuro che in tutta la nostra Regione - lo segnalerò ai vari Comitati che si stanno formando in Provincia di Vercelli e di Novara - emerge un forte disagio (peraltro, lo si sta affrontando adesso con una Commissione che sta valutando le numerose decadenze che sono state pronunciate nell'ATC nord) le segnalo che a Vercelli ci sono 70 casi di famiglie senza acqua. Noi siamo riusciti a intervenire su due o tre casi, ma riscontriamo grosse difficoltà in tal senso.
Io credo che il diritto all'acqua sia fondamentale e farò in modo che queste segnalazioni possano raggiungere i suoi uffici, perché trovo intollerabile che il diritto all'acqua non venga riconosciuto in questa Regione o che comunque ci siano difficoltà a riconoscere che si tratti di un diritto che dà dignità alle famiglie, tra l'altro morose incolpevoli.
C'è anche una difficoltà al riconoscimento della morosità incolpevole nel momento in cui non vengono pagati quei 40 "maledetti" euro.
Adesso, invece, mi riaggancio alla relazione del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. In questi tre anni in cui ho ricoperto il ruolo di Consigliere regionale ho avuto modo di visitare delle carceri sul territorio regionale: effettivamente, in questi tre anni il nostro Garante ci ha abituati ad ottime relazioni, che ci hanno consentito di comprendere le problematiche di queste realtà.
Uno dei problemi riscontrati riguarda sicuramente il diritto alla sanità per i detenuti. Ci spiace leggere di queste difficoltà; ci spiace che dei detenuti siano sottoposti a 13 trattamenti antibiotici - se ho letto bene - quasi come si trattasse di un "esperimento farmacologico". È chiaro che in quelle condizioni affiorano situazioni di intolleranza farmacologica più difficili, e si complica la condizione di un paziente in modo aberrante.
Spiace anche che si siano riscontrate difficoltà nella trasmissione delle cartelle cliniche, perché per i 4.000 detenuti avere delle cure sanitarie adeguate è un primo passo verso il loro reinserimento.
Diciamo anche che la sanità vive delle difficoltà al di fuori delle carceri; ciò non toglie che laddove si può intervenire, bisogna farlo, al fine di evitare che questi cittadini vivano la loro situazione di detenzione già difficile come un momento di non cura da parte della società, con una maggior difficoltà al reinserimento; reinserimento aggravato, purtroppo, anche dalla questione lavoro. Si tratta di una questione annosa: ogni anno ce lo diciamo, ed effettivamente nella relazione vengono riportati i numerosi sforzi compiuti. Ma se osserviamo i numeri, quelli che non sono dipendenti del sistema penitenziario sono ancora cifre troppo piccole.
In particolare mi ha colpito il carcere di Biella per l'attività in ambito agricolo: un'azienda agricola certificata biologica eccezionale! Lì si potrebbero veramente trovare delle possibilità anche al di fuori delle carceri, magari con un aiuto da parte del PSR, che prevede delle misure su questo fronte.
Capisco le difficoltà, ma credo che il Consiglio si debba impegnare maggiormente, altrimenti non usciamo da quel circolo vizioso delle recidive.
L'altro tema molto delicato che ha segnalato il Garante è quello dei suicidi. Perlopiù sono i giovani alla prima carcerazione i soggetti più in difficoltà; probabilmente il problema del numero limitato di guardie penitenziarie, di dipendenti e di assistenti aggrava la situazione.
In ogni caso, l'aumento dei suicidi è un dato che ci ha spaventato, per cui riteniamo che anche su questo fronte sia importante intervenire in modo preciso, in particolare su quei detenuti che le percentuali indicano come maggiormente a rischio, soprattutto nelle prime fasi di detenzione. È uno sforzo che ci dovrebbe impegnare tutti e spero che in futuro ci sia una forte attenzione su queste tematiche.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Sospenderei il dibattito, che riprenderemo nel pomeriggio, per dare la parola all'Assessore Saitta per le comunicazioni inerenti i vaccini.
BONO Davide (fuori microfono) No, Presidente! Posso intervenire?



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Abbiamo fatto una breve discussione con i colleghi: a parte il fatto che, giustamente, i colleghi che si erano iscritti vorrebbero intervenire nella mattinata (compreso il sottoscritto) sulle relazioni del Difensore civico e dei due Garanti. Quindi vorremmo chiudere la discussione, se possibile, questa mattina.
Inoltre, limitare la discussione su un tema importante e di rilievo nazionale come quello sulle vaccinazioni alle ore 12.30, con chiusura prevista alle 13, la ritengo una scelta non saggia. Perché è ovvio che l'Assessore Saitta, per quanto conciso, parlerà per una decina di minuti poi immagino che seguirà un intervento del collega Grimaldi, che non è mai parco di parole, anche se molte volte apprezziamo i suoi interventi, e poi ci saranno diversi interventi dei colleghi: così facendo, vuol dire non riuscire ad intervenire.
Chiederei all'illustrissimo Presidente di modificare la sua scelta e di rinviare al pomeriggio le comunicazioni dell'Assessore Saitta. Se lo stesso, poi, dovrà assentarsi per motivazioni sue, continueremo il dibattito in altra seduta consiliare, oppure si valuterà un'alternativa. Se potrà spostare i suoi impegni, affronteremo il dibattito sui vaccini oggi pomeriggio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Credo sia la decisione migliore, non dubitavo che l'avrebbe presa.
Anche per rispetto nei confronti dei Garanti e del Difensore civico, che altrimenti avrebbero dovuto ritornare in aula oggi pomeriggio. Mi sembra corretto chiudere la discussione rispetto alle loro comunicazioni.
Come al solito, sarò piuttosto breve, anche perché mi sembra inutile fare un'ulteriore relazione. Le relazioni che abbiamo ascoltato sono state tutte molte precise ed esaustive. Abbiamo avuto copia delle stesse, quindi ognuno di noi, come diceva il Consigliere Appiano nel suo intervento cercherà di dare seguito alle richieste contenute nelle relazioni.
In particolar modo, vedo nella parte finale della relazione del Difensore civico alcune osservazioni in merito ai limiti delle sue possibilità di intervento, quindi il fatto di non avere poteri coercitivi sostitutivi, sanzionatori e poi alcuni limiti legati alla non possibilità di compiere sopralluoghi o di fare segnalazioni all'amministrazione all'Assessore competente e all'Assemblea riguardo disfunzioni, carenze e inefficienze riscontrate, formulando anche proposte e suggerimenti. Poi ce ne sono molte altre nella parte finale della relazione. Approfondiremo questi aspetti evidenziati e cercheremo di intervenire in Consiglio regionale. Credo che questo sia il nostro mandato, altrimenti la discussione si chiude qui e alla fine non c'è un esito rispetto all'azione che il Consiglio mette in atto.
Questi momenti sono sicuramente molto importanti e servono, oltre a ricevere degli aggiornamenti, anche a interagire con queste figure che svolgono un ruolo importantissimo sul nostro territorio. Anche noi riteniamo che si dovrebbero pianificare altri momenti per poterci confrontare con queste realtà, per poter approfondire questi temi perch effettivamente, una cadenza annuale rischia di non essere abbastanza incisiva rispetto all'azione che possiamo portare avanti, considerando anche i tempi di approvazione degli atti e di messa in atto dei nostri buoni propositi che vengono approvati attraverso la votazione in Aula.
Per quanto riguarda la relazione del Garante che, per brevità, chiamer dei detenuti, abbiamo avuto modo in Commissione di affrontare alcuni temi.
Tra l'altro, lo disturbo abbastanza frequentemente e colgo l'occasione per ringraziarlo della sua disponibilità, anche in seguito a segnalazioni e sopralluoghi. Non possiamo ovviamente che sottoscrivere tutte le osservazioni che vengono fatte rispetto alla situazione delle nostre carceri, che sono decisamente preoccupanti.
A questo proposito mi piacerebbe sapere, non in questa sede perché non credo sia possibile, ma in un'interlocuzione successiva alla relazione quindi non credo che potrà darmi risposta - se ci sia stato, in seguito alle segnalazioni pervenute anche da quest'Aula, un riscontro da parte del Ministero rispetto allo stanziamento di risorse per risolvere tutti i problemi strutturali che noi abbiamo evidenziato in seguito a sopralluoghi in particolar modo avvenuti nel carcere Lorusso-Cutugno, ma anche nel carcere di Ivrea e nelle altre strutture che si trovano in Piemonte. Mi piacerebbe sapere se qualcosa si sia smosso, altrimenti continuiamo a segnalare dei problemi, ma il tutto rimane chiuso in quest'Aula e non riusciamo a capire se da parte del Ministero ci sia un reale impegno per risolvere le problematiche evidenziate.
Mi sarebbe piaciuto poter interloquire anche per capire, rispetto alla videosorveglianza, uno dei problemi che sono stati evidenziati nella relazione, se si tratti soltanto di un problema di stanziamento di risorse e si sia trovato il modo di superare gli atri ostacoli che impediscono di installare dei dispositivi di videosorveglianza. Mi riferisco, in particolare, alla tutela della privacy dei detenuti, e mi piacerebbe sapere se si sia trovato il modo di capire se si possano o meno installare dei sistemi di videosorveglianza all'interno delle carceri, nei corridoi o nelle celle. So che c'era un problema da questo punto di vista.
Non vorrei rubare troppo tempo, quindi passo alla relazione successiva quella della dottoressa Turino. Proprio oggi ho letto un'intervista su un giornale on line che faceva riferimento alla situazione dei minori che sono purtroppo vittime, oltre che di maltrattamenti, anche della conflittualità genitoriale, tema che aveva già sollevato in un nostro precedente incontro qualche mese fa, quando ero venuto a conoscerla in ufficio.
Nella sua intervista la dottoressa Turino parla della possibilità di avviare dei percorsi sperimentali per cercare di ridurre il problema che deriva dalla conflittualità tra genitori che si separano e non riescono a gestire il rapporto con i figli, il rapporto tra loro con tutte le conseguenti ricadute sui figli. Vorrei capire quali soggetti questi percorsi sperimentali potrebbero coinvolgere; quali enti pubblici, dalla scuola ai servizi sociali, potrebbero riuscire ad avviare concretamente dei progetti sul territorio e, ovviamente, trovare le risorse necessarie. Dico questo perché mi risulta che nel 2015, ad esempio, passando a un altro argomento ma rimanendo in tema risorse, si sia sottoscritto un protocollo che coinvolgeva diversi soggetti, tra cui i nostri Assessorati e diverse Questure per il contrasto al cyberbullismo.
Lo dico collegandomi al discorso risorse, perché vorrei capire se questo strumento del protocollo - di questo vorrei avere conferma, se non dalla Garante, che forse non è pienamente informata di questo strumento perché magari è una cosa che io ho notato e che non è a sua conoscenza, ma dall'Assessorato - si sia rivelato efficace. Questo perché molte volte mi sembra che ci andiamo a riempire di leggi, norme e protocolli, ma poi nella realtà non ci sono risorse adeguate e non si riesce a dare seguito a tutte le iniziative che vengono scritte sulla carta.
Collegandomi a questo discorso, mi sarebbe piaciuto avere un parere rispetto alla legge recentemente approvata alla Camera sul cyberbullismo.
Sappiamo che siamo il primo Stato a essersi adottato di una legge di questo tipo, ma vorrei capire se può essere migliorata. Sappiamo anche che c'è una proposta di legge che, a breve, sarà oggetto di discussione, ma vorrei capire se a livello regionale possiamo intervenire per correggere alcune imprecisioni di questa norma.
In particolar modo, credo che ci siano problemi rispetto ai tempi di rimozione dei contenuti dalla rete, che mi risultano essere 48 ore, che sulla rete sono quasi infiniti. In 48 ore la notizia viaggia sulla rete e arriva a destinazioni che, attraverso altri mezzi, non sarebbero raggiungibili. Già questo potrebbe essere oggetto di una revisione o comunque, di un nostro intervento a livello regionale, magari più specifico. Anche lo stanziamento di risorse, pari a 200 mila euro annui considerando tutti gli istituti scolastici presenti sul territorio, è veramente una cifra quasi ridicola.
È discutibile anche il fatto che si vada a caricare sulle spalle dei presidi una serie di funzioni relative alla segnalazione dei casi di bullismo, tra l'altro neanche definite in modo preciso, quindi vorrei capire se su questo tema si possa intervenire, oltre che attraverso le scuole, anche attraverso altri strumenti e coinvolgendo altri soggetti.
Mi rendo conto che non possiamo interagire in questa sede e che non posso avere un riscontro rispetto alle osservazioni, ma anche per questo motivo auspico che ci siano altre occasioni di confronto, che si possano definire dei momenti di confronto e di stimolo reciproco per riuscire a migliorare e a creare nuovi strumenti per contrastare tutti questi problemi che sono ben presenti sul nostro territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ottria.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Anch'io ringrazio, per le relazioni, il Difensore Civico e i due Garanti. Soprattutto, li ringrazio per la loro sintesi espositiva, che ha permesso a chi, come me, non è riuscito a leggere interamente i documenti di avere, grazie alla loro esposizione, chiarezza rispetto ad alcune forti tematiche.
Alcuni argomenti li ha già trattati bene, e meglio di me, il collega Appiano: tutti e tre i documenti riportano delle problematiche legate alle fragilità, alle persone in difficoltà, rispetto alle quali le politiche le politiche generali - incontrano difficoltà nel dare delle risposte.
Io non mi soffermerò su tutti i temi; in particolare, mi ha colpito il tema della non autosufficienza, soprattutto degli anziani non autosufficienti e, in generale, tutti coloro che si trovano in difficoltà (i disabili e gli anziani, appunto).
Su questo tema, che è stato richiamato bene, anche il messaggio del Presidente della Repubblica Mattarella ci ha riportato alla realtà: siamo una società che si poggia fortemente sugli anziani, una società in cui la vita media aumenta, anche grazie ai nuovi medicinali e alle nuove tecnologie scientifiche. L'età media è molto avanzata e questo porta con s enormi problemi che, negli ultimi decenni, non sono stati programmati nel modo giusto. Non ci siamo preparati, cioè, al meglio rispetto all'evoluzione della nostra società, dal punto di vista anagrafico.
Tutto questo è stato accentuato dalla crisi economica: gli anziani anche con le loro pensioni, supportano i giovani, ma in cambio spesso non ricevono servizi adeguati alle loro condizioni.
Vi è, pertanto, un tema finanziario forte, legato alle risorse che occorrono per garantire a tutti i servizi per le non autosufficienze: è stato detto bene dal Difensore civico.
Pensiamo, ad esempio (l'ha ricordato anche il collega Appiano), alla necessità di assicurare gli assegni di cura agli anziani, per le cure domiciliari. Questo è un tema molto forte e molto presente nei territori (vi garantisco che mi occupato da molti anni del tema socio-assistenziale) ed è una necessità sempre più stringente.
Accanto alle mancanze di risorse, come ha segnalato il Difensore Civico, vi è anche il tema legato alla complessità del modo in cui gli utenti si rapportano con il sistema sociale, sanitario, l'accesso alle cure, con procedure che spesso sono diversificate nei vari territori e spesso sono anche farraginose e complicate.
Tutto questo non assicura l'accesso reale alle cure per tutti. Abbiamo liste d'attesa lunghe, con tempi inaccettabili; spesso non si riesce a garantire (anche questo è già stato ricordato) la piena continuità assistenziale in un percorso di cura chiaro e preciso.
Vi è, poi, un tema che nella relazione mi ha veramente colpito (è già stato ricordato da alcuni colleghi): il tema della vigilanza rispetto all'assistenza che viene erogata nelle strutture alle persone non autosufficienti. È stato ricordato un caso eclatante dell'anno scorso, e questo è veramente inaccettabile: non riesco a immaginare qualcosa di peggiore rispetto ad infierire su un soggetto debole. Non vi è niente di peggio e questo è inaccettabile soprattutto quando avviene in strutture che magari ricevono dei finanziamenti pubblici, o - peggio ancora - sono strutture pubbliche. Questo è veramente un fatto che non riesco ad accettare. Credo sia incivile che un disabile, un malato psichiatrico, un anziano debba subire violenza.
Per farla breve, mi piacerebbe (è già stato detto anche questo) che queste relazioni, che - ripeto - spero di avere il modo di leggere diventino uno strumento vivo e dinamico, che ci possa accompagnare e aiutare nel lavoro che siamo chiamati a svolgere, che è quello di amministrare, di legiferare e di assicurare ai cittadini le migliori condizioni possibili.
Pertanto, anch'io auspico che avvenga uno scambio più attivo e costante, anche attraverso dei passaggi che possano misurare quanto le criticità che sono state ricordare trovano applicazione. Ovviamente, non saremo in grado di attuarli tutti, ma se riusciremo in minima parte a dare delle risposte a quanto è riportato nelle relazioni, avremo svolto al meglio il nostro lavoro di Consiglieri regionali.
Questo è un auspicio e invito i colleghi ad accoglierlo per poter tutti insieme, migliorare la vita dei cittadini piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere breve, visto che sono già stati svolti diversi interventi, anche da parte del nostro Gruppo consiliare.
Ringrazio il Difensore civico e i due Garanti che sono intervenuti, per le loro relazioni. Ringrazio anche il precedente Difensore civico (il dottor Caputo) e il precedente Garante (nell'altro caso non c'è un precedente, ovviamente).
Mi soffermerei più sulla parte sanitaria.
Il documento del Difensore civico è una relazione, in generale, molto corposa, soprattutto in merito al tema della sanità. In effetti, leggendo i dati, mi ero segnato che ASO e ospedale riguardavano circa il 35 per cento degli interventi richiesti.
Come prima valutazione (in effetti, come hanno detto i colleghi, non potrà esserci un dibattito, quindi una risposta), mi sarebbe piaciuto comprendere come mai il dato di richiesta di interventi del Difensore civico è molto altalenante negli anni: si è visto, prima del 2010, un dato molto basso, poi un dato a crescere, con una punta nel 2014 e, adesso, un dato un po' a decrescere.
Sarebbe interessante comprenderne le motivazioni.
Probabilmente, bisognerebbe far conoscere meglio qual è il perimetro dell'attività del Difensore civico, in quanto una buona fetta di richieste di intervento vengono archiviate anche per mancanza di competenza del Difensore civico stesso.
Tra l'altro, in alcuni di questi casi abbiamo avuto dei contatti. Ci è stato segnalato: "Come? Il Difensore civico non mi ha dato una risposta: perché?". Perché, in effetti, non era competenza, per legge (la legge 50) del perimetro di intervento del Difensore Civico.
Ho trovato molto interessanti le parti riguardanti i suggerimenti, le proposte di modifiche delle leggi regionali. Una parte - come è stato detto è già stata accolta e, poiché si è parlato molto del tema della vigilanza, viene riportato anche tutto uno stralcio di quelle che sono state le intercettazioni e le deposizioni riguardanti il caso della Consolata di Borgo d'Ale. La proposta del Difensore civico è sicuramente interessante: si rende disponibile a impegnarsi, tramite una modifica legislativa che dovrebbe fare il Consiglio regionale, ad andare a riempire quel vuoto normativo che - ad oggi - permette che la vigilanza nelle strutture socio-sanitarie sia solo una vigilanza tecnico-formale, nel senso di corrispondenza delle strutture da un punto di vista proprio di abitabilità e di servizi erogati, e non tanto sulla qualità del servizio erogato e sulla tutela e sulla cura delle persone ivi presenti.
Quindi, tutto il tema delle violenze che sono salite alla ribalta anche recentemente che vengono effettuate dagli stessi operatori socio-sanitari che devono essere, da una parte, affrontate con il tema della formazione professionale e anche con il tema della prevenzione e della terapia di quelli che possono essere fenomeni di sovraccarico, di stress degli operatori stessi, quindi il burn-out e quant'altro, e dall'altra con una prevenzione o repressione, nel senso che può essere effettuata o con le visite ispettive. Ben venga, in questo senso, la disponibilità del Difensore civico ad effettuare queste visite senza preavviso.
Questo è il punto fondamentale. Noi l'abbiamo detto tante volte quando abbiamo cercato di rivedere la normativa sulla vigilanza da parte delle Commissioni di vigilanza nelle varie ASL. Così come avviene per l'ispettorato del lavoro nelle aziende, uscendo un momento dal perimetro della sanità, se si chiama e si dice "dopodomani vengo a fare un sopralluogo ispettivo", è ovvio che tutto sarà lindo e pulito, tutto più o meno a norma, tutto a posto, non ci saranno pazienti che sono stati tenuti nel letto magari con la forza, non ci saranno situazioni di carenza di personale rispetto alla pianta organica e quant'altro. Quindi, questo è il tema fondamentale.
Ne discutevamo come Gruppo e come Consiglieri e alcune volte, anche con la collega Batzella, abbiamo provato a esercitare quello che è il diritto proprio del Consigliere regionale per quanto riguarda le carceri, cioè la possibilità di avere accesso alle carceri rispetto alle strutture socio sanitarie. Questo, se sono private, non è possibile, nel senso che ci viene posto un diniego, perché viene chiamato il Direttore della struttura e anche se non è presente, ci viene posto un diniego all'ingresso.
In effetti, sarebbe opportuno modificare la normativa e chiediamo agli Uffici del Consiglio regionale di verificare se il Consiglio regionale su questo caso ha la possibilità di autodeterminare la propria competenza legislativa e normativa per entrare senza preavviso nelle strutture socio sanitarie. Questi sono i due filoni su cui vorremmo lavorare e magari lo si potrà fare nel collegato alla Finanziaria che è in discussione adesso, il DDL n. 253.
Poi c'è tutta la parte delle opposizioni a dimissioni e ringrazio anche per questo inserimento, perché è un tema molto sentito anche dall'associazione dei familiari. È il tema della mancata assistenza sanitaria in questa Regione, da anni, per quanto riguarda gli anziani non autosufficienti che vogliano stare al proprio domicilio. Noi abbiamo una legge bellissima, la legge n. 10/2010, che sostanzialmente è inattuata perché se leggiamo gli articoli non c'è neanche il tema che citava il collega Appiano, che è sempre molto attento su questo punto del piano di rientro. La legge n. 10/2010 dice che si possano dare contributi al personale professionale, ai familiari, ai caregiver e ai volontari sotto forma di rimborso.
Quindi, la legge regionale è chiara; se non l'hanno impugnata (e non l'hanno impugnata), non capisco perché questa Regione non debba attuarla, a maggior ragione adesso, che siamo usciti dal piano di rientro. Mi unisco virtualmente al comunicato stampa del collega Appiano, anche se non l'ho sottoscritto, sperando che sia anche un'anticipazione di qualcosa che bolle in pentola da parte della Giunta regionale: è un'anticipazione dell'uscita del collega Appiano dal PD, mi si permetta una battuta, oppure è un'anticipazione di qualche cosa che bolle in pentola tra l'Assessore Saitta, l'Assessore Reschigna e l'Assessore Ferrari.
Esiste la legge n. 10/2010, è provato che l'assistenza domiciliare comporta un miglioramento di assistenza sanitaria e di cura delle persone non autosufficienti, un risparmio per le casse della Regione, perché sono pazienti che non vanno nelle RSA, sono pazienti che non vanno nei pronto soccorsi e poi ricoverati nelle Medicine interne per i ricoveri di sollievo. Non capisco perché ancora oggi non siamo andati avanti su questa strada sancita da una legge regionale.
Vorrei dire altro, perché come ha detto giustamente la collega Frediani, non siamo noi a fare le relazioni, ma abbiamo ascoltato con molta attenzione le vostre relazioni. Vi ringraziamo ancora e speriamo di poter collaborare ulteriormente e migliorare questi istituti che sono un punto di riferimento fondamentale per i cittadini piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ricordando che alle ore 13 dobbiamo chiudere i lavori, do la parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Mi è spiaciuto non essere presente durante l'illustrazione delle relazioni da parte dei Garanti, ma ho avuto modo di leggere le relazioni e lo farò ancora maggiormente e in modo più dettagliato. Quindi, ringrazio la Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Piemonte che, ricordo è a quasi ad un anno dal suo incarico, tra l'altro designata dietro una mozione a mia prima firma presentata dal Movimento 5 Stelle e naturalmente approvata all'unanimità da tutto il Consiglio regionale, perché ritenevamo molto importante e riteniamo di fondamentale importanza la presenza della Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza.
Così come per il Garante delle restrizioni, il dottor Bruno Mellano con il quale abbiamo avuto modo di collaborare e che ringrazio per la sua disponibilità con tutti. Così come non ultimo, ma di grande importanza, il Difensore civico, con il quale abbiamo partecipato, in occasione del Salone del Libro, a un convegno molto interessante sulla libertà religiosa e il divieto di discriminazione.
Detto questo, siccome il tempo è limitato, vorrei concentrarmi maggiormente sulla relazione della Garante regionale dell'infanzia e dell'adolescenza, che ho avuto modo di conoscere e con la quale ho avuto un colloquio per confrontarmi e per parlare delle criticità maggiormente presenti nella nostra Regione.
Ho appreso e sono a conoscenza, dottoressa Turino, del suo rapporto di collaborazione con i diversi Assessori, con l'Assessora Cerutti e l'Assessore Ferrari. E mi pare che abbia avuto anche rapporti di collaborazione con l'Assessora Pentenero e dovrebbe averne anche con l'Assessore alla sanità Saitta. Poi naturalmente ci sono i suoi rapporti con il Tribunale dei minori di Torino, che è molto importante, le varie istituzioni, i vari Comuni della Regione, la Prefettura, l'ANCI e tutte le varie autorità giudiziarie.
Detto questo entro nel merito. Noi abbiamo - lei, dottoressa, lo ha ben precisato nella relazione - criticità e priorità nel campo dei minori.
Credo che bisogna prestare molta attenzione alle priorità. Vorrei toccare il tema degli special orfan, quindi dei bambini orfani, figli delle vittime di femminicidio. Ricordo che in Aula sono stati presentati due atti di indirizzo che poi sono stati ritirati dall'Aula per poterne parlare in Commissione, ma non abbiamo ancora avuto l'occasione di parlarne in Commissione. Bisogna prestare attenzione a tutti quei bambini orfani delle vittime di femminicidio, che tra l'altro hanno delle grosse problematiche a livello psicologico e psichico. Quindi, vanno sostenuti e va capito dove vogliamo andare, cosa vogliamo fare in maniera concreta. Tra l'altro, ne avevamo già parlato con la dottoressa Turino.
Altro problema importante è la violenza assistita. Su questo vi è la DGR n. 42 del 29 marzo 2010 che, come nella sua relazione la Garante ha ben precisato, dovrebbe essere rivista. Tra l'altro, l'Assessore Ferrari ne è anche a conoscenza. Questa DGR è sull'approvazione delle linee guida per la presa in carico di abuso sessuale e maltrattamento ai danni di minori da parte dei servizi socio-assistenziali e sanitari.
Quindi, visto che sono trascorsi sette anni, perché stiamo parlando del 2010, credo che bisognerebbe rivedere questa normativa, riorganizzare tutto il lavoro proprio per prendere in carico questi minori che hanno subito dei traumi conseguenti alla violenza assistita.
Tra l'altro, come ho avuto modo di chiedere anche alla Garante, non appena ci organizzeremo andremo in visita insieme, come ci eravamo promesse, all'ambulatorio Bamby, che è il centro di riferimento regionale di grande rilevanza dove vi sono dei professionisti, presso il Regina Margherita di Torino, per quanto riguarda la provincia di Torino. Quindi dobbiamo riuscire a capire che cosa fare, e naturalmente chiediamo l'aiuto della Giunta, chiediamo agli Assessori di prendersi la responsabilità di prendersi in carico la revisione di questa importante deliberazione di Giunta.
Detto questo, arriviamo al tema della bigenitorialità e del Registro.
La Garante ha scritto nella sua relazione che, nel marzo di quest'anno, nel Comune di Torino è stata invitata e audita nella I Commissione congiunta con la Commissione dei Diritti e Pari Opportunità, con la presenza di alti professionisti della Città metropolitana. Vorrei ricordare, perché nella relazione non compare, che il 21 aprile di quest'anno qui in Aula consiliare si è svolto un seminario molto importante proprio sul diritto alla bigenitorialità. Questo seminario è stato promosso dalla Consulta delle Elette del Piemonte, della quale sono Presidente, e del Comitato regionale dei diritti umani.
Tra l'altro, si è trattato di un importante seminario apprezzato e che ha avuto successo, perché sono intervenuti professionisti esperti, a partire dal Presidente del Settore famiglia del Tribunale di Torino, dal Giudice Responsabile del Tribunale dei Minori, dalla Presidente dell'Ordine degli assistenti sociali, dalla Consigliera dell'Ordine regionale degli Psicologi; in ogni caso, diverse professionalità esperte. È stato trattato il tema della bigenitorialità, un tema importante, una priorità, perch dobbiamo ricordarci che al centro c'è il minore. Il nostro obiettivo è tutelare il minore non soltanto dal punto di vista fisico, ma parliamo di tutela del minore dal punto di vista psicologico.
Su questo abbiamo più volte sottolineato quanto sia importante il sostegno alla bigenitorialità, in quanto esiste una normativa europea del 1991 che - ringraziando il Cielo! - è stata recepita nel 1991 dall'Italia che si concentra sulla tutela del minore, favorendo entrambi i genitori sia il padre che la madre; ci sono continue conflittualità e noi dobbiamo abbattere la conflittualità tra i genitori.
Noi avevamo parlato anche di questo...
Non vedo la Garante, perché c'è l'Assessore Saitta in mezzo...



(Brusìo in aula)



BATZELLA Stefania

Scusi, Assessore.



PRESIDENTE

Scusate, un po' di silenzio. Grazie.
Consigliera Batzella, la invito a concludere.



BATZELLA Stefania

Dicevo che dobbiamo abbattere la conflittualità. Infatti, ho visto che nella relazione ci sono dei progetti e degli obiettivi ben specifici che condivido pienamente, ma abbiamo avuto modo di parlarne. Su questo non mi dilungo, perché avremo modo di collaborare e di mettere in atto questa tematica.
Altro argomento importante sono i minori stranieri non accompagnati e questa è una grossa problematica.
Parliamo del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (Progetto FAMI), di cui è responsabile il Ministero dell'Interno; sappiamo benissimo che le problematiche sono notevoli, perché dobbiamo mettere in atto veramente delle azioni e dei progetti a favore dei minori stranieri non accompagnati.
Noi abbiamo due strutture a Torino, una a Settimo Torinese; a Torino ci sono 25 tra ragazzi e ragazze, ma la maggior parte sono ragazzi e a Settimo Torinese ci sono altri 25 ragazzi. Il tempo di ospitalità dovrebbe essere di 60 giorni e con la recente normativa i tempi sono stati ridotti a 30 giorni; sta di fatto che noi questi ragazzi li perdiamo e non riusciamo a mettere in atto un progetto di vera e propria integrazione. L'obiettivo sarebbe l'affidamento delle famiglie, nelle famiglie, così questi ragazzi possono integrarsi all'interno dei nuclei familiari.
Concludo, purtroppo il tempo è scaduto, parlerei ancora per tanto tempo. Ringrazio il Presidente per il minuto che mi ha concesso in più e termino il mio intervento, ringraziando tutti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Comunico che ora, in Sala Viglione, sarà ricevuta una delegazione dei delegati delle RSU della Città metropolitana trasferiti in Regione Piemonte.
Ricordo inoltre che, alle ore 18, in Sala A, è prevista la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.04)



< torna indietro