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Dettaglio seduta n.214 del 28/03/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.33 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1503 presentata da Benvenuto inerente a "Piano regionale Amianto 2016-2020"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1503.
La parola al Consigliere Benvenuto per l'illustrazione.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Il question time si riferisce ai siti di smaltimento e bonifica per l'amianto. Per quanto ci riguarda il piano è insufficiente, vista la tematica, soprattutto anche la politica che in Piemonte ha sempre toccato il tema dell'amianto.
Noi pensiamo che i sette siti che sono stati individuati per lo smaltimento non siano sufficienti a fronte di un numero molto alto di cave che potrebbero occuparsi sia dello smaltimento che della bonifica.
Vogliamo capire se la Giunta regionale intende aumentare il numero di questi siti e con quali tempistiche.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

In nome e per conto dell'Assessore Valmaggia.
È necessario chiarire che, come previsto dal Piano regionale amianto 2016-2020, il documento recepito dalla Giunta regionale è un approfondimento di aree di cava e miniera inattive potenzialmente idonee sotto il profilo tecnico.
I siti presi in considerazione per la stesura del documento consistono esclusivamente in siti estrattivi dismessi, così come da mandato del Consiglio regionale che in data 1° marzo 2016 ha approvato il Piano regionale amianto.
L'elenco di tali siti, reso disponibile dal competente Settore regionale in materia di attività estrattive, comprende 1.668 siti, dei quali sette sede di ex coltivazione in sotterraneo. Pertanto, i sette siti in sotterraneo citati nel question time costituiscono l'elenco complessivo di quelli inattivi che sono stati coltivati in sotterraneo e non già gli unici siti in sotterraneo ritenuti "idonei".
In ordine ai criteri che sono stati applicati per l'esclusione di siti dall'elenco complessivo di cave e miniere, riscontrando di conseguenza aree potenzialmente prive di vincoli, questi sono elencati nel citato documento recepito dalla Giunta regionale e di seguito riportati: aree esondabili aree in frana, comuni sismici (zona 3S); aree che presentano soggiacenza della falda inferiore a dieci metri; presenza di aree SIC, ZPS e SIR; aree statisticamente più ventose; infine, distanza di aree residenziali con estensione maggiore di 100 mila metri quadri e minore di 500 metri.
Successive fasi di lavoro sono consistite in approfondimenti sul territorio, condotti anche indipendentemente dagli esiti della precedente fase di screening, come riepilogato nelle conclusioni del documento. Quindi potenzialmente sono di più.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Musei

Interrogazione a risposta immediata n. 1507 presentata da Appiano, inerente a "Tutela e potenziamento della missione scientifica didattica e divulgativa del Museo di Scienze Naturali"

Argomento: Musei

Interrogazione a risposta immediata n. 1511 presentata da Frediani inerente a "Fondazione Museo Scienze Naturali di Torino. Cui prodest?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1507.
La parola al Consigliere Appiano per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Ogni tanto torniamo a parlare, ahimè, come sede di question time, del tema del Museo di Scienze Naturali. In occasione di precedenti interrogazioni avevamo interrogato la Giunta in merito alla riapertura futura del Museo medesimo che, come sappiamo, è chiuso al pubblico da agosto 2013.
Ricordo che questo Museo è stato istituito con legge regionale n. 37 del 1978, che fissa le finalità per cui viene istituito cioè la necessità di tutelare, rafforzare, incentivare la ricerca scientifica e preservare le collezioni, oltre all'aspetto divulgativo tipico di un Museo.
Negli anni scorsi è stato commissionato uno studio di fattibilità in merito a un'evoluzione della governance di questo Museo per traghettarlo verso forme diverse rispetto all'assetto attuale. Personalmente non conosco i contenuti di questo studio di fattibilità, non ho avuto modo di leggerli e non mi risulta che abbiamo avuto modo di discuterne né in Commissione n in Aula. Il che non è un problema, nel senso che c'è tutto il tempo per approfondire un tema di studio portandolo nelle sedi competenti.
La cosa che mi ha un po' preoccupato e che ha originato questa interrogazione è l'aver scoperto che una recente determinazione dirigenziale, quella del 10 marzo 2017, la n. 64, ha fatto il passo ulteriore, cioè ha istituito un apposito tavolo di lavoro per redigere una bozza di statuto di questa Fondazione che è eventualmente prefigurata dallo studio di fattibilità, come eventuale evoluzione giuridica del Museo istituito per legge.
Ritenuta la necessità, da un lato, di riportare nella sede competente la discussione in merito alla governance e alle caratteristiche di questo Museo e, dall'altro, dare tutela agli obiettivi che nella legge del '78 erano fissati, oltre alle tutele occupazionali che un passaggio da ente pubblico a ente privato possono comportare, interrogo l'Assessore in merito a quale percorso si intenda portare avanti e quando verrà il momento in cui sarà la Commissione o l'Aula a discutere il se prima del come.
L'oggetto specifico dell'interrogazione è quali iniziative si intendano adottare per la tutela e il potenziamento della missione scientifica anzitutto e poi didattica e divulgativa del Museo regionale di Scienze Naturali.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
La parola all'Assessore Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
Se non dispiace, risponderei in modo congiunto anche all'interrogazione.



PRESIDENTE

Consigliera Frediani, sarebbe d'accordo ad illustrare la sua interrogazione? FREDIANI Francesca (fuori microfono) Se l'Assessora ha previsto una risposta complessiva.



PRESIDENTE

L'Assessora conferma che la risposta è complessiva, ma se preferite si possono illustrare separatamente.
Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani per l'illustrazione dell'interrogazione n. 1511; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Questo fa parte dell'introduzione, nel senso che è un tema che è emerso durante il sopralluogo al Museo di Scienze Naturali quando l'Assessore ha fatto riferimento a questo progetto di Fondazione e noi siamo rimasti un momento spiazzati, perché abbiamo appreso in quel momento che ci fosse allo studio una soluzione di questo tipo.
Ho anche fatto un accesso agli atti e non ho ancora avuto modo di vederlo, perché il materiale è veramente tanto; lo studio di fattibilità è a mie mani, ma non ho ancora avuto modo di esaminarlo. Tra l'altro, pare che questo studio sia stato commissionato alla Compagnia di San Paolo, che mi risulta, potrebbe essere uno dei soggetti che entrerebbero nella Fondazione. Quindi, la conclusione tratta dallo studio di fattibilità sarebbe quella secondo la quale il destino del Museo di Scienze Naturali sarebbe quello di diventare una nuova Fondazione, di cui farebbe parte la stessa Fondazione che ha portato avanti lo studio, affidandolo ad un'altra società, la Struttura Consulting, se non ricordo male il nome.
Intanto vorrei capire quali sono stati i vari passaggi, perché abbiamo visto uscire una recente delibera che ricordava poco fa il Consigliere Appiano, ma formalmente non sappiamo quali siano stati i vari passaggi che hanno portato a questo studio di fattibilità e quali siano gli esiti di tale studio, che ovviamente non mi aspetto di esaminare in Aula, ma spero che avremo modo di approfondire in Commissione. Questo anche a fronte di investimenti che la Regione sta facendo per consentire al Museo di riaprire.
Siamo stati in un precedente sopralluogo proprio all'interno della struttura del Museo e abbiamo visto i danni subiti in seguito all'incendio e man mano abbiamo visto diverse deliberazioni che assegnavano anche ulteriori fondi per ripristinare il Museo. L'ultima vota, durante l'ultimo sopralluogo, ci è stato anche detto che erano stati stanziati ulteriori fondi per andare incontro a delle richieste di ulteriore messa in sicurezza. Quindi, la Regione sta investendo parecchio su questa struttura.
In più si accennava, se non sbaglio, anche ad un ultimo piano dell'edificio che potrebbe essere destinato a diverse attività. Quello che noi chiediamo attraverso questa interrogazione è di capire, a parte in che modo si intenda tutelare il ruolo del Museo di Scienze Naturali rispetto alla legge che l'ha istituito, quindi conservare proprio il suo ruolo originario che è quello di divulgazione e, soprattutto, di studio, perch c'è del materiale conservato che sicuramente è di interesse anche per i cittadini e per la collettività. Ma soprattutto vorremmo capire se la Regione abbia reale interesse a investire fondi pubblici per poi dare questa struttura nelle mani di una Fondazione che sarebbe comunque una fondazione privata.
Quindi, sostanzialmente la nostra interrogazione verte su questo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi, che risponde a entrambe le interrogazioni.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie, Presidente.
La risposta è complessiva, ma vorrei fare una premessa. L'idea di istituire una fondazione è un'idea che non solo ho io, ma che è stata esplorata anche da precedenti Giunte. Tra l'altro, lei, Consigliera Frediani, ha chiesto nel suo accesso agli atti il piano di fattibilità redatto nel 2009, quindi non l'attuale piano di fattibilità, che, premetto ho già chiesto al Presidente Valle di poter presentare in Commissione, non solo io, ma portando chi ha fatto questo piano.
Voglio anche ribadire che, ancor prima di commissionare il piano di fattibilità, insieme al Vicepresidente Reschigna e all'Assessore Ferraris abbiamo fatto un incontro preventivo con i sindacati. Questo perch volevamo che lo studio partisse da un'impostazione del lavoro che fosse quello che tutti i lavoratori fossero tutelati dal contratto regionale.
Quindi, che non si trattava di cambiare contratto, bensì di studiare quale fosse il migliore assetto per quello che è l'obiettivo. L'obiettivo è assolutamente un obiettivo di valorizzazione e di investimento.
Prima di entrare nel merito, vorrei anche ricordare che le fondazioni sono solo in sede teoretica delle fondazioni di diritto privato. Come sapete, in tutto e per tutto sono assoggettate al diritto pubblico e ovviamente sono uno strumento di attuazione di politiche pubbliche. Questo va sottolineato.
Che cos'hanno le fondazioni? Sono un assetto organizzativo e istituzionale più confacente alla gestione della cultura, come dimostra il fatto che in tutta Italia, ma anche negli altri Paesi, la cultura viene gestita tramite strumenti che sono, in particolar modo, fondazioni, trust o qualcosa che ci assomiglia. Direi che ormai è rarissimo il fatto che gli Enti pubblici gestiscano direttamente delle attività a carattere culturale e i motivi sono molti.
Però, prima di entrare nel dettaglio dei motivi, faccio ancora una premessa. Vorrei ricordare che la maggior parte delle collezioni in possesso del Museo regionale delle Scienze sono di proprietà dell'Università di Torino. Quindi, fin dall'origine l'Università di Torino è stata coinvolta in qualsiasi discorso, essendo di fatto il proprietario di quasi tutte le collezioni, o perlomeno di un bel numero.
Perché noi pensiamo che una fondazione sia più utile a gestire, ma non solo, anche a rilanciare, a far crescere, a potenziare, a farne un vero elemento trattore per questo territorio e del Museo regionale delle Scienze? Provo a enunciarvi tre motivi, rimandando a un'esposizione più dettagliata al piano di fattibilità, che è stato un motivo di risparmio perché noi abbiamo chiesto che lo pagassero altri semplicemente per risparmiare dei soldi regionali. Detto questo, chi ha condotto il piano di fattibilità si è sempre interfacciato con noi.
Cominciamo da alcune evidenze che sono venute fuori dal piano di fattibilità. La prima è quella del personale e delle competenze tecniche.
Attualmente il Museo è composto da 19 persone, di cui una, che andrà in pensione a fine 2017, è in attesa di trasferimento ad altra Direzione regionale. Nello studio di fattibilità è stato ipotizzato un organigramma che, sottolineo, vuole proprio mettere al centro del nostro fare la ricerca, ossia il fare di questo luogo non solo un luogo di esposizione e di attività, ma anche e soprattutto di ricerca.
Nel piano è risultato che, per avere un polo, un Museo in grado di fare le attività a cui è tenuto a fare, ci vorrebbe uno staff che va da un minimo di 29 persone a un massimo di 54, a seconda del modello organizzativo che vorremmo scegliere, naturalmente a seconda del business plan e degli investimenti che vorremmo fare.
Qui viene il primo punto: abbiamo bisogno di assumere personale.
Ovviamente, questa assunzione di personale deve essere svincolata dai piani regionali.
Secondo punto: pensiamo che il fatto di creare una Fondazione sia anche un modo per realizzare un sistema dei musei scientifici e universitari cittadini e regionali, facendolo diventare un effettivo polo scientifico.
Naturalmente, non parlo di annetterne delle gestioni, ma parlo di messa in rete di una serie di musei appartenenti al Sistema Scienza e Università (il Museo Lombroso, il Museo di Anatomia, il Museo di Antropologia ed etnografia, l'ASTUT così come l'Accademia delle Scienze, l'associazione culturale Centro Scienza, l'Agorà scienza, InfiniTo, il Consorzio, e non solo, il nostro Osservatorio astronomico di Pino Torinese).
È già previsto nella legge, un rapporto forte con il Museo paleontologico di Asti. Pensiamo, cioè, di poter mettere in piedi un polo che non solo valorizzi e rilancio l'attuale Museo regionale delle Scienze ma dialoghi con tutto quello che è il Sistema Scienza intorno a noi.
Terzo motivo: noi crediamo che oggi un museo (come peraltro dimostrano alcuni casi emblematici, primo di tutti il Museo Egizio) sia, non solo sostenuto da risorse pubbliche, ma ampiamente sostenuto dalla capacità di introiettare risorse economiche dalla vendita commerciale, dalla gestione diretta dei servizi, da donazioni, da membership, da sponsor, e quindi possa contare su un bilancio autonomo.
Voglio ricordarvi che il Museo Egizio, ad oggi, è in grado di sostenersi autonomamente, nel senso che non ha bisogno di contributi pubblici per la sua vita e - peraltro - ha anche ampliato il suo organico attraverso una propria crescita.
Per farvi un esempio di cosa intendiamo per ricavi, nello studio di fattibilità abbiamo ipotizzato ricavi attraverso la biglietteria l'attività didattica, la sponsorizzazione - come ho detto - membership e crowdfunding, progettazione finanziata (bandi europei), gestione di partenariati, vendita di prodotti editoriali e merchandising, coordinamento di servizi commerciali come bookshop, guardaroba, punti ristoro audioguide, affitto spazi e altri servizi commerciali, vendita immagini progetti di consulenza e assistenza tecnica.
Naturalmente, si è ipotizzata una start up che dovrà essere coperta nel tempo: nella crescita dei ricavi è stata studiata certamente non sul primo anno, ma nel tempo, ma questi sono - ovviamente - gli strumenti con cui intendiamo - ripeto - rilanciare, ampliare l'ambito di intervento del museo, non solo nel senso di ricerca, di capacità di produrre mostre, ma proprio in termini di assunzione di personale.
Non ultimo, ricordo che al tavolo cui stiamo lavorando e ci stiamo confrontando, abbiamo invitato anche la Città di Torino, che ha partecipato a una sola riunione, ma che naturalmente è uno degli interlocutori con cui dovremo parlare, proprio per la volontà che la Città ha dimostrato anche in recenti interviste, di voler aprire al mondo scientifico.
All'interno del Museo abbiamo ancora amplissimi spazi che potremmo riempire, quindi ritengo necessario che la Città faccia parte di questo tavolo perché crediamo che l'implementazione di un vero e proprio polo scientifico nella Città possa essere, non solo strumento di messa a sistema di un'attività che in questo momento è abbastanza frammentata e disordinata, ma anche di una sua valorizzazione. Infine, riteniamo - così come dimostrano alcuni musei scientifici - che questo possa accrescere l'attrattività che, non solo il Museo di Torino, ma anche il Museo astigiano, possono esercitare a livello turistico.
Naturalmente, per entrare nel dettaglio di questo piano, di cui abbiamo già parlato con il Presidente Valle, rimandiamo alla IV Commissione consiliare.
Grazie.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1504 presentata da Graglia, inerente a "Destinazione dell'ex cava di Roaschia (CN) a discarica per lo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1504.
La parola al Consigliere Graglia per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Evito tutte le premesse e vado subito al sodo, in quanto la Regione ha individuato dei siti su cui è possibile realizzare delle discariche di amianto. Ne è seguito anche uno studio.
Alcuni siti (mi sembra cinque) sono stati individuati nella provincia di Cuneo. Mi riferisco, in particolare, a quello di Raschia. La domanda è molto semplice: capire quali sono i criteri che sono stati adottati per l'identificazione di questi siti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore alla difesa del suolo

Presidente, mi ricorda quanto tempo ho per la risposta?



PRESIDENTE

Tre minuti.



BALOCCO Francesco, Assessore alla difesa del suolo

Grazie.
Do per scontato il fatto che lei abbia sentito la risposta che ho dato circa 20 minuti fa, al Consigliere Benvenuto. Quindi passo oltre, nella risposta al suo quesito.
Nell'approfondimento cui lei fa riferimento (Giunta regionale del 20 febbraio scorso) sono stati presi in considerazione 1.700 siti estrattivi inattivi, segnalati dal Settore regionale competente. Da tale esito sono risultate oltre 600 aree estrattive inattive, che non presentano alcun vincolo e che sarebbero potenzialmente di interesse nelle more di imprescindibili approfondimenti di dettaglio.
Tra queste, 179 sono ubicate in Provincia di Cuneo, tra cui due a Roaschia.
Si ricorda che i manufatti contenenti amianto rientrano nella categoria dei rifiuti speciali e che, come tali, non sono oggetto di privativa.
Inoltre, l'autorizzazione di impianti di smaltimento di materiali contenenti amianto non è competenza regionale, bensì provinciale attraverso lo strumento della Conferenza dei Servizi nella quale i vari soggetti pubblici e privati coinvolti esprimono le proprie valutazioni e il proprio parere.
Nell'iter autorizzativo, quindi, i Comuni sono formalmente chiamati a partecipare ed esprimersi. Nel caso di specie, peraltro, la proprietà del sito risulta del Comune stesso.
Le conclusioni del documento rimarcano che l'intento della Regione è unicamente quello di fornire indicazioni e strumenti utili al territorio.


Argomento: Contratti ed appalti

Interrogazione a risposta immediata n. 1505 presentata da Vignale, inerente a "Procedura di 'dialogo competitivo' del CSI Piemonte"

Argomento: Contratti ed appalti

Interrogazione a risposta immediata n. 1512 presentata da Valetti, inerente a "CSI - quali azioni conseguenti alla delibera dell'ANAC n. 138"


PRESIDENTE

Chiedo ai colleghi Vignale e Valetti se sono d'accordo di presentare congiuntamente le interrogazioni n. 1505 e n. 1512, cui l'Assessora De Santis darà una risposta che le comprende entrambe.
Vedo che siete d'accordo.
Prego, Consigliere Vignale, prenda pure la parola per l'illustrazione dell'interrogazione n. 1505.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Com'è ovviamente noto all'Assessora, ma anche ai colleghi, si è avviata nel 2015 una procedura di dialogo competitivo da parte del CSI, che ha come finalità quella della cessione di un ramo di azienda che si occupa di servizi di progettazione tecnica, realizzazione e gestione di progetti e servizi informatici. La procedura presenta tre differenti fasi: la presentazione della candidatura, la presentazione dei soggetti a fornire e a indicare le soluzioni più idonee e l'invio ai soggetti finalisti per la presentazione dell'offerta.
Dopo questi passaggi sono rimaste - al netto delle 14 domande pervenute tre offerte che sono ancora in corso rispetto al dialogo competitivo. I soggetti che hanno presentato domanda dovevano fornire una garanzia fideiussoria ed è stato loro richiesto di posticiparne il termine dal 2017 al 2018, facendola quindi slittare di un anno e dunque garantendo maggiore coperture economiche.
Vi è poi un tema che abbiamo citato nell'interrogazione, ma che pu darsi sarà oggetto di ulteriori approfondimenti, magari anche in sede di Commissione competente, rispetto al parere tecnico che l'ANAC.



PRESIDENTE

Un attimo: un attimo solo.
Colleghi, per favore! Chi deve parlare è pregato di uscire dall'Aula: così è impossibile seguire gli interventi. Posso chiedervi questa cortesia? Continui, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Dicevo che abbiamo accennato - anche se questo non è il cuore dell'interrogazione - al parere che l'ANAC ha dato relativamente alla possibilità - o, meglio, all'impossibilità - di continuare ad affidare incarichi in house da parte degli Enti aderenti. E la domanda che vorremmo porre - augurandoci che poi vi sia anche la possibilità di affrontare un tema così significativo con il tempo e nei modi dovuti, che immagino possano essere quelli della III Commissione - è quali sono i tempi per la conclusione del dialogo competitivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione dell'interrogazione n. 1512.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Dal momento che l'argomento è già stato illustrato dal Consigliere Vignale, non mi dilungherò più di tanto. Le premesse sono sostanzialmente le stesse. Abbiamo avuto questa procedura di dialogo competitivo adottata dalla Regione per gestire la questione del CSI Piemonte, un Ente strumentale che fornisce servizi alla Pubblica amministrazione e che negli ultimi anni ha visto una decrescita delle sue commesse specialmente da parte delle Amministrazioni pubbliche, con una sofferenza di bilancio, dal momento che i costi di questa struttura superano attualmente la produzione e la fornitura di servizi software.
In data 15 febbraio 2017, dietro domanda del Comune di Torino, l'ANAC fornisce una sua delibera, la n. 138, dove afferma che la procedura è volta all'affidamento all'esterno non di servizi meramente strumentali alle attività del Consorzio, ma di quelli che rappresentano i compiti istituzionali dello stesso (cioè la realizzazione e gestione di servizi ICT e sviluppo di data center e servizi infrastrutturali), che il soggetto deve svolgere sulla base della legge regionale istitutiva e che, proprio per tale motivo, sono affidati direttamente al Consorzio dagli enti aderenti secondo lo schema dell'in house providing. E l'Autorità afferma che non sarebbero possibili affidamenti diretti di questo tipo di servizi.
Questo, quindi, è quello che comporta la procedura di cessione di ramo d'azienda: non potere più fornire servizi in affidamento diretto alle Pubbliche amministrazioni.
Non vorremmo dunque che la procedura del dialogo competitivo fosse solo una misura per affidare ad aziende esterne servizi e poi delegare loro lo sfoltimento del personale in eccesso (motivo per cui non si riesce a mantenere il Consorzio) e quindi non prendersi la responsabilità politica di fare quest'azione come Pubblica amministrazione.
Chiediamo pertanto quali azioni la Regione intenda intraprendere, alla luce della delibera citata dell'ANAC che ha smentito i presupposti della procedura di dialogo competitivo n. 11/15.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ad entrambe le interrogazioni risponde, per la Giunta regionale l'Assessora De Santis.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Effettivamente i soci pubblici di CSI - nel caso di specie Regione Comune e CSI medesimo - avevano deciso di porre un quesito all'ANAC sulla correttezza della procedura di dialogo competitivo, sul perimetro della gara e su una serie di complesse questioni proprio per ragioni di trasparenza, non essendo tale quesito obbligatorio considerato che la gara lo ricordavano i Consiglieri - è partita prima dell'entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti. Né gli Enti né il CSI medesimo, quindi, erano tenuti a formulare questo quesito. Ripeto che si era convenuto di fare quest'operazione insieme Regione Piemonte, Comune di Torino e CSI.
Siamo a un certo punto venuti a conoscenza del fatto che il Comune aveva proceduto autonomamente senza condividere con la Regione e con il CSI né il testo del quesito né i materiali allegati né, sostanzialmente, nulla.
Dopodiché naturalmente, come tutti, abbiamo letto la pronuncia di ANAC, con la quale avevamo continuato ad interloquire. E successivamente, con il CSI abbiamo presentato comunque un quesito ampiamente circostanziato.
Al di là dell'elemento singolare del fatto che fra Pubbliche Amministrazioni si decida..



PRESIDENTE

Assessora, un attimo solo: abbia pazienza.
Dobbiamo continuare ad interrompere perché c'è troppo brusio. Grazie ai Consiglieri che lasciano l'Aula, così possiamo procedere.
Prego, Assessora De Santis.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Vi è senza dubbio, da questo punto di vista, un elemento quantomeno singolare, che è quello di una Pubblica Amministrazione che concorda con un'altra Pubblica Amministrazione e con un'azienda interamente pubblica un certo tipo di comportamento e poi ne sceglie un altro; e nessuno ha ben capito perché.
Al di là di questo, tuttavia, a oggi CSI prevede che il percorso di qui in avanti sia che, essendosi effettivamente conclusa nello scorso gennaio la procedura di dialogo competitivo, l'assemblea in cui i soci verranno chiamati a pronunciarsi sul modello emerso dalla procedura medesima dovrebbe tenersi fra la fine maggio e i primi giorni di giugno (verrà convocata con notevole anticipo, ma si terrà intorno a quella data) nell'ipotesi che per quella data vi sia anche la risposta di ANAC al nostro quesito.
È chiaro che, rispetto all'andamento e ai contenuti della gara, non potremo non tener conto della pronuncia di ANAC, che, al momento, stiamo ancora aspettando.
Aggiungo a latere una considerazione per il Consigliere Valetti considerazione che non è la prima volta che rivolgo in questo Consiglio.
Il modello di costi di CSI non prevede che ci possano essere perdite come sembrava dire prima il Consigliere Valetti. Prevede, invece, che CSI essendo un consorzio, funzioni a ribaltamento costi sui consorziati. CSI però, è anche tenuto (come noi, Enti pubblici committenti) a rispettare le norme, secondo le quali i costi devono essere congrui rispetto al mercato (benchmark CONSIP).
Dunque, operazioni come quelle adottate dal Comune di Torino, che preannunciano un taglio consistente sul 2017, quale che sia l'esito della procedura di dialogo competitivo, mettono in grave rischio la sopravvivenza di CSI nella sua forma attuale. Vorrei che questo aspetto fosse chiaro a tutti, perché è evidente che se non piace la soluzione di un problema, se ne può sempre immaginare un'altra. Se si verifica che la soluzione sulla quale si è lavorato in questo momento incontri, per qualunque motivo, delle difficoltà applicative, si può ragionare su altre.
Poiché è in discussione la sorte individuale di oltre un migliaio di persone, più tutti i dipendenti dell'indotto, quello che, responsabilmente a mio parere, non si può fare, è ignorare che il problema esista.


Argomento: Calamità naturali

Interrogazione a risposta immediata n. 1506 presentata da Valle, inerente a "Situazione ripristino ponte di Castiglione Torinese in conseguenza agli eventi alluvionali del novembre 2016"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1506.
La parola al Consigliere Valle, per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Telegraficamente, tra i diversi danneggiamenti cagionati dagli eventi alluvionali di fine novembre scorso è stato interessato anche il ponte di Castiglione sopra il Po; danneggiamento che ha portato da subito (a novembre) ad una limitazione del traffico, in particolare per i mezzi pesanti, a causa di un danno a due pile del ponte; successivamente, verso la fine di dicembre (27 dicembre, per l'esattezza), è stato definitivamente chiuso al traffico.
Sappiamo che l'opera risulta fra quelle segnalate tanto dal Comune quanto dalla Provincia come particolarmente urgenti per il loro ripristino sappiamo, altresì, che le strade alternative, in particolare la provinciale che passa da Gassino, ha subito in questo periodo un notevole aumento del flusso di traffico per via di tale chiusura.
Ci chiedevamo, dunque, quali notizie ci sono circa la possibilità dei finanziamenti dei lavori per il ripristino del ponte, almeno nella sua versione di viabilità ridotta.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Balocco; prego.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente e ben arrivato, Consigliere Valle.
L'intervento di riparazione del ponte sul fiume Po della SP 92, che raccorda i Comuni di Settimo Torinese e Castiglione Torinese, è stato segnalato dalla Città metropolitana con priorità 1 nell'elenco delle opere urgenti di propria competenza, da realizzare a seguito dell'evento alluvionale del novembre scorso.
L'intervento di riparazione del ponte è stato finanziato per un importo di 1.166.622 euro con ordinanza commissariale del 23 marzo 2017.
Da informazioni assunte dalla Città metropolitana di Torino, che è stazione appaltante, saranno realizzati i primi interventi in somma urgenza per la demolizione della pila instabile, lo smantellamento delle due campate in essa convergenti e interventi di consolidamento ed opere accessorie. Contestualmente alle succitate prime opere, sarà redatto il progetto definitivo esecutivo per la realizzazione di una nuova campata in sostituzione delle due originarie rimosse, con la collocazione di un ponte in acciaio, tipo Bailey.
I lavori, come comunicato dalla Città metropolitana di Torino dovrebbero concludersi, consentendo il riprestino della viabilità nell'ottobre 2017.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1513 presentata da Andrissi inerente a "Bonifica dell'area della discarica di Ghemme (NO)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1513.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Parliamo della discarica di Ghemme, situata tra i Comuni di Ghemme e Cavaglio, in località Fornace Solaria, operativa dal 1987.
Si tratta di una discarica dove, purtroppo, negli anni, sono avvenuti dei versamenti abusivi di sostanze pericolose. Uno studio epidemiologico presentato recentemente sulle aree confinanti la discarica ha mostrato che effettivamente, l'accumulo di solventi clorurati, quali il vinile di cloruro, ma in particolar modo di idrocarburi aromatici, quali il benzene hanno portato ad un aumento significativo di casi di leucemia.
Noi sappiamo che questa discarica è inserita tra i siti da bonificare.
Vi riassumo, quindi, le principali fasi della proceduta tecnico amministrativa di bonifica del sito: già nel 2006 era stato fatto un piano di caratterizzazione del sito, approvato con delibera della Giunta provinciale di Novara in data 23/02/2006.
In data 4/08/2006 si era provveduto ad un aggiornamento del quadro economico del piano di caratterizzazione.
Il 25/09/2007 si approva, in sede di Conferenza dei Servizi, un progetto definitivo delle indagini di caratterizzazione del sito approvato.
Seguono indagini di caratterizzazioni eseguite nel periodo novembre 2008-agosto 2009, e un elaborato di Analisi di rischio sanitario-ambientale sito specifica, approvato in sede di Conferenza dei Servizi il 19/07/2010.
Infine, vi è il progetto di bonifica, approvato in sede di Conferenza dei Servizi il 16/04/2012.
Quest'Area Vasta, che comprende anche la discarica, è stata dunque oggetto di caratterizzazione ed è stata riconosciuta come sito da bonificare.
Purtroppo le cose si sono ulteriormente complicate: la società Daneco che gestiva questa discarica ha subito un sequestro da parte della Procura dell'area, in quanto non interveniva per la messa in sicurezza delle vasche di accumulo del percolato.
Da dicembre tutti gli incarichi sono stati conferiti al Consorzio e si evidenzia un grosso problema di biogas che si sta accumulando nell'area che si va ad aggiungere al problema del benzene di cui parlavano poc'anzi e del cloruro di vinile, tanto che per un certo periodo si era persino ipotizzata la chiusura della strada limitrofa alla discarica.
A tutto ciò si associa anche la problematica della fideiussione per la chiusura della discarica; fideiussione che si è rivelata falsa (e ha creato grossi problemi) e che era gestita dalla Provincia di Novara a nostro avviso in modo alquanto insufficiente.
Per questi motivi, interroghiamo la Giunta regionale per sapere quali provvedimenti ha intenzione di prendere in merito alla bonifica dell'area della discarica di Ghemme.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Rispondo al Consigliere Andrissi, evidenziando due elementi.
Questa interrogazione è un misto di due interrogazioni insieme: una riguarda il tema della cosiddetta Area Vasta, l'altro quello della chiusura definitiva della gestione post-chiusura delle due vasche coltivate a discarica.
Sono due problemi molto diversi, perché uno è gestito nel percorso delle bonifiche l'altro nella gestione degli impianti di rifiuti, che convivono, sono nella stessa area, ma sono due percorsi molto diversi.
Per quanto riguarda la bonifica della cosiddetta Area Vasta, la Regione Piemonte, nell'anno 2006, aveva assegnato alla Provincia di Novara risorse per l'attuazione di attività di caratterizzazione e progettazione nell'ambito del programma regionale di bonifica ai sensi della LR 42/2000.
Questa attività non ha riguardato la discarica, bensì, appunto, l'Area Vasta, ovvero zone esterne all'impianto che verosimilmente in passato sono state interessate da smaltimenti incontrollati di rifiuti industriali. I risultati della caratterizzazione hanno mostrato che i fenomeni di contaminazione riscontrati sono attribuibili a sversamenti "a macchia di leopardo" effettuati in passato.
A conclusione delle attività di caratterizzazione e progettazione, nel corso dell'anno 2012, la Provincia di Novara ha inoltrato richiesta di finanziamento alla Regione, per l'attuazione di un progetto operativo di bonifica per un importo vicino al milione di euro. L'assenza di risorse pubbliche (nazionali e regionali), al momento, non ha consentito di dare seguito alla richiesta di contributo da parte della Provincia di Novara.
Va però specificato che il monitoraggio e la gestione dell'area vasta e di tutte le aree limitrofe (che coinvolgono anche aree contigue al Comune di Ghemme) sono state oggetto di puntuale collaborazione e controlli costanti da parte dell'ARPA e dell'ASL, territorialmente competenti.
Per quanto riguarda il secondo tema, quello della definitiva chiusura e successiva gestione della fase di post-chiusura delle due vasche coltivate a discarica, c'è stato un incontro con i Sindaci del Consorzio Medio Novarese il 17 marzo scorso e si è deciso di procedere a un approfondimento tecnico da parte dei tecnici del nostro Assessorato con i tecnici nel Consorzio, propedeutico a una convocazione di un apposito incontro sul territorio, con la Provincia di Novara e con i rappresentanti di tutti i Comuni facenti parte del Consorzio stesso, incontro nel quale definire le strategie future per la gestione di questo sito, che non è bonifica, ma è gestione di un sito per rifiuti che deve essere chiuso e gestito nella fase di post-chiusura.
Si confida che il coinvolgimento e la sinergia tra tutti gli enti coinvolti a seguito di questo coinvolgimento tecnico sia in grado di portare a definire in breve tempo un ventaglio di possibili azioni che verranno valutate nelle opportune sedi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1510 presentata da Porchietto inerente a "La campagna vaccinale per il Meningococco B parte per i bimbi di 3-4 mesi, oppure no?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1510.
La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Non me ne voglia l'Assessore se leggo alcuni passaggi, perché ci tengo a dare una serie di informazioni compiute affinché - auspico che la risposta lo sia altrettanto - dopo eventualmente si valutino le azioni da intraprendere qualora la risposta non sia chiara.
Già precedentemente il mio collega Franco Graglia, il 14 marzo, poneva questo tema alla sua attenzione e in quel frangente. Diciamo che la risposta non era stata esaustiva rispetto a quanto si diceva, perché si attendeva questa "benedetta" circolare ministeriale.
Mi permetto di fare una passaggio rispetto ad alcuni incontri che si sono già tenuti non più tardi di qualche settimana or sono. Durante un incontro che è avvenuto a metà marzo, sul tavolo dei referenti delle attività vaccinali di tutte le aree piemontesi, gli Uffici della nostra Regione, quindi del suo Assessorato, hanno comunicato ai responsabili che vi sarebbe stata la firma del Direttore regionale, il dottor Renato Botti su un documento in cui veniva previsto che la prima dose anti-meningococco B sarebbe partita dal settimo mese.
Il mio collega di Gruppo Graglia, come stavo precedentemente indicando chiese a lei di rispondere a un question time e per quanto riguardava la valutazione di come procedere in termini di piano vaccinali, devo dire che le indicazioni - questa era la risposta - contenute nel piano vaccinale approvato a livello nazionale, c'era una circolare che indicava puntualmente alla Regione come bisognava fare sul piano organizzativo.
Ancora si sottolineava come in termini complessivi, al momento (parliamo del 14 marzo, quindi poche settimane or sono) la Regione era impegnata nell'applicazione del nuovo piano vaccinale e quindi si sarebbe partiti immediatamente.
Il problema è che gli stessi referenti delle attività vaccinali, al contrario di quanto lei affermava solo poche settimane or sono, lamentano come la Regione non abbia ancora dato una comunicazione ufficiale su come procedere nell'erogazione dei vaccini previsti dal nuovo Piano, tanto che l'erogazione stessa non pare sia iniziata per i bambini che sono nati nel gennaio 2017.
Ricordo che la circolare che porta la data 9 marzo 2017 prevede che la prima somministrazione del vaccino debba avvenire tra il terzo e il quarto mese. Quindi siamo in questo frangente nel momento in cui, teoricamente, la nostra sanità dovrebbe mettere a disposizione delle famiglie il vaccino non più pagandolo, come sta accadendo adesso, 73 euro a dose per un totale di tre dosi più 16 euro di diritti richiesti alle famiglie. Mi permetto anche di dire che le famiglie, così come ricomprende il nuovo Piano sanitario hanno l'obbligo di pensare alla salute dei loro figli.
Il problema è che in questo momento, benché la circolare del 9 marzo rilevando tra gli aspetti operativi per la piena e uniforme implementazione del nuovo PNPV 2017-2019 il relativo calendario vaccinale, emesso dal Ministero della Salute, abbia chiaramente previsto che la prima dose debba essere somministrata tra marzo e metà aprile per i nati nel gennaio 2017, a oggi la nostra Regione non ha ancora chiaramente determinato il calendario.
Assessore, quello che chiediamo è chiarezza su questo punto. Chiediamo che l'Assessorato finalmente dia un calendario preciso e quindi che possibilmente nell'arco di poche ore, o almeno di pochi giorni, sia dato un mandato di erogare le prime dosi passate, così come i LEA prevedono altrimenti saremo costretti - chiaramente, anche noi - alla difesa dei bambini e delle famiglie che in questo momento stanno aspettando da lei una risposta chiara, di adempiere e di percorrere tutte le strade che riterremo opportune percorrere.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Non posso che confermare - poi dirò puntualmente qualcosa - ciò che ho avuto modo di dire rispondendo al collega Graglia.
Ho l'impressione che su questa vicenda si faccia riferimento a opinioni, magari di qualche referente dei servizi vaccinali, anziché tenere conto concretamente della volontà dell'Assessorato, che credo che in qualche maniera valga più di qualche dipendente.
PORCHIETTO Claudia (fuori microfono) Non ci sono ancora le dosi, Assessore!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Un attimo, aspetti un attimo, se vuole ascoltarmi, altrimenti smetto.



PRESIDENTE

Prego, Assessore.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Credo che sia interessata ad avere qualche informazione.
La circolare del Piano vaccini è del 9 marzo e ripeto che è ferma intenzione dell'Assessorato regionale dare piena e puntuale attuazione alle istruzioni operative in essa contenuto.
La vaccinazione anti-meningococco sarà offerta ai nuovi nati con il calendario, a quattro dosi, previsto dal Piano nazionale vaccini.
Per dare attuazione alla circolare non basta la sua sollecita trasmissione all'ASL, perché c'è il Piano vaccini, e poi la circolare regionale per dare concreta attuazione in termini operativi.
La circolare regionale, con questa indicazione di dare completa attuazione a quattro dosi, sarà firmata nei prossimi giorni. Oggi c'era un incontro con tutti i Direttori, non con i referenti dei Direttori delle Aziende Sanitarie, per definire in modo puntuale e sul piano organizzativo l'applicazione della norma. Poiché la vaccinazione per i nati nei primi mesi del 2017 è già in corso, le ASL sono state invitate (mentre noi discutevamo in Consiglio c'era una riunione) a programmare l'avvio delle nuove campagne e a elaborare interventi straordinari per il recupero dei soggetti già vaccinati.
I tempi tecnici per l'avvio saranno contenuti il più possibile, ma occorre tener presente, anche per assicurare l'offerta di tutti i vaccini previsti nel nuovo piano, che sarà necessario, e lo stiamo facendo organizzare in modo adeguato i servizi. Si tratta di organizzare oltre 100 mila sedute vaccinali aggiuntive rispetto al passato, reclutando e addestrando nuovi operatori. In qualche caso si tratterà anche di potenziare gli spazi.
In ogni caso, si conferma il massimo impegno dell'Assessorato, al di là dell'opinione che può avere qualcuno, della Direzione e delle ASL di attivare, nel più breve tempo possibile, tutte le azioni necessarie. Dopo l'incontro che c'è stato questa mattina tra il Direttore e le Aziende Sanitarie sarà emanata nei prossimi giorni, spero entro la fine di questa settimana o l'inizio della prossima, la circolare applicativa, ma dal punto di vista organizzativo, per dare piena e totale applicazione alla circolare nazionale perché, obiettivamente, sarebbe assurdo che dopo aver lavorato, e anche personalmente, nei confronti del Ministero, la Regione Piemonte avesse una posizione diversa da quello che ho sostenuto razionalmente.
La posizione è questa.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Sicurezza sul lavoro

Interrogazione a risposta immediata n. 1508 presentata da Grimaldi inerente a "Mancata attuazione della convenzione con INAIL per l'assistenza agli infortunati sul lavoro"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1508.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come l'Assessore sa, il 2 febbraio 2012 la Conferenza Stato-Regioni ha recepito l'accordo quadro del Governo e le Regioni per la modalità di erogazione delle prestazioni da parte dell'INAIL.
Questa intesa definisce le modalità di erogazione delle prestazioni di assistenza sanitaria per gli infortuni sul lavoro da parte dell'INAIL senza oneri aggiuntivi per la finanza regionale e garantendo la piena integrazione tra i livelli di tutela a carico del Servizio Sanitario Nazionale e quelli a carico dell'INAIL, dando così, di fatto, concreta attuazione all'articolo 38 della Costituzione.
Tutte le Regioni, compresa la nostra, nel 2014 hanno recepito e hanno sottoscritto le convenzioni con le Direzioni regionali dell'INAIL.
Tuttavia, per rendere applicabile l'accordo e fruibile il servizio da parte dei lavoratori infortunati, è necessario che l'Assessorato adotti un atto che ne definisca le modalità applicative e le renda esigibile. Come lei sa CGIL, CISL e UIL e altri sindacati hanno sollecitato più volte la Regione a dare seguito alla convenzione, purtroppo, ci dicono, senza risposta. La mancata attuazione della convenzione, che ha durata triennale, impedisce di fatto di offrire tutela e assistenza adeguata agli infortunati piemontesi oggi costretti a rivolgersi alle ASL che se ne accollano i costi - con conseguente appesantimento delle liste di attesa.
Giusto per capire il quadro, in Piemonte gli infortuni sul lavoro denunciati, solo nel 2016, sono 47.526, mentre sono state 2.168 le malattie professionali. Per questo, prima che i sindacati convochino una mobilitazione in Piazza Castello, credo che sarebbe opportuno sapere se la Regione ritenga che la convenzione con l'INAIL debba essere immediatamente attuata e resa esigibile da queste migliaia di lavoratori, e magari che qualcuno risponda ai sindacati, visto che da mesi chiedono cosa sia successo di tutto questo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Abbiamo già avuto modo di interloquire nei mesi scorsi con i rappresentanti sindacali all'interno del comitato di indirizzo dell'INAIL che sono anche dei sindacalisti, che ci hanno sollecitato all'applicazione dell'intesa che è stata raggiunta, come il collega ricordava poco fa, il 18 aprile 2014.
È stato istituito un tavolo per la definizione puntuale dell'applicazione perché l'accordo quadro nazionale è stato recepito dalla Giunta che ci ha preceduto. Ho già avuto modo di dire alle organizzazioni sindacali che l'altro giorno hanno assunto questa iniziativa che la Regione ha recepito l'accordo quadro nazionale 2014 e ha istituito un tavolo tecnico di coordinamento per la redazione delle convenzioni attuative.
Il tema è questo: le convenzioni attuative. L'accordo quadro mi pare che scadrà alla fine di aprile; al di là delle interlocuzioni che ho avuto con l'INAIL, ho dato disposizione ad accelerare il percorso per giungere alle convenzioni attuative e poi valutare se quella è l'occasione per il rinnovo della convenzione. Ho dunque chiesto al Direttore di convocare credo che l'abbia fatto - velocemente il tavolo per la predisposizione delle convenzioni attuative. Già qualche incontro c'è stato; non c'è una mancanza di volontà, ma abbiamo registrato delle posizioni che dobbiamo superare nei rapporti con l'INAIL, non tanto sulla volontà di poterlo fare.
Mi pare che, per le informazioni che mi hanno dato questa mattina, si procederà velocemente. Poi c'è un altro motivo, e questa è una questione che dipende tutta dalla Regione: gli Uffici hanno atteso non soltanto per inerzia o disattenzione, ma, sulla base della riorganizzazione della sanità piemontese, della rete ospedaliera e dell'assistenza territoriale, oggi ci sono elementi più precisi per assumere convenzioni attuative in modo da poter dare concretamente risposte che non siano soltanto semplici protocolli o documenti di carattere generico.
In ogni caso, entro il mese di aprile - questa è la scadenza che ho dato agli Uffici - si giungerà alla predisposizione delle convenzioni attuative e decideremo, insieme a INAIL, se quella è l'occasione per rinnovare la delibera quadro oppure dare soltanto attuazione alla convenzione; probabilmente conviene fare un unico atto complessivo di rinnovo della convenzione che scade con le convenzioni attuative, ma sarà una convenzione molto precisa anche sul piano organizzativo, dove questi diritti esigibili possono concretamente essere esigibili sul piano organizzativo.
Ci sono dei ritardi, questo non lo nego; in ogni caso, le sollecitazioni ci sono giunte e si sta procedendo in questo senso. I ritardi sono dovuti a diverse motivazioni: in parte - l'ho detto - sono fondate, in parte probabilmente è una mancanza di comprensione non tanto con gli Uffici nazionali dell'INAIL, ma anche con quelli locali. In ogni caso, li abbiamo superati ed entro aprile il problema sarà risolto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Nomine - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1509 presentata da Gariglio inerente a "Nuovo Consiglio di Amministrazione della Fondazione Piemontese per l'Oncologia (FPO)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1509.
La parola al Consigliere Gariglio per l'illustrazione.



GARIGLIO Davide

Come la Giunta saprà, nel 2008 è stata costituita con legge regionale la Fondazione Piemontese per l'Oncologia, i cui soci sono la Regione Piemonte e la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, al fine di gestire il complesso noto come Centro di Candiolo.
L'istituto di Candiolo è un centro oncologico privato, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale e la qualifica di istituto e ricerca di cura a carattere scientifico.
In data 23 marzo il Consiglio di Amministrazione della Fondazione piemontese per l'Oncologia, che ha sette Consiglieri di cui due nominati dalla Regione Piemonte, ha esaminato ed approvato, come ultimo atto del proprio mandato triennale, il bilancio di esercizio del 2016.
Rispetto a questa convocazione noi abbiamo sollevato questa interrogazione a risposta immediata, perché ci sono alcuni aspetti che ci sono parsi un po' ambigui. In primis, la convocazione di un Consiglio di Amministrazione di un Ente partecipato della Regione, cui la Regione contribuisce con una somma considerevole (circa 50 milioni di euro l'anno) firmata non da un Presidente, ma da un consulente legale, cosa che di per sé, in qualche modo, lascia dubitare della attenzione con cui vengono gestite le pratiche amministrative all'interno.
Dopodiché immediatamente nella seduta del 23 marzo, dopo la nomina e l'approvazione del bilancio, il vecchio Consiglio di Amministrazione che era insediato si è sciolto; il Presidente ha salutato, se n'è andato ed immediatamente è stata convocata seduta stante una nuova seduta di Consiglio di Amministrazione, cui ovviamente i due Consiglieri della Regione Piemonte non hanno potuto prendere parte, non essendo ancora stati nominati, e il nuovo Consiglio ha nominato il nuovo Presidente, il nuovo Direttore Generale, il nuovo Direttore scientifico nell'assenza degli amministratori di parte regionale.
Faccio notare che la convocazione del Consiglio, quella firmata da un consulente legale, era un po' spuria, perché con un unico atto si è convocato il Consiglio uscente e il Consiglio nuovo. Quindi, è un elemento in qualche modo, innovativo nella gestione delle fondazioni dal punto di vista amministrativo. Tant'è, quello che volevamo comprendere è se la Giunta regionale era informata di questo fatto, se la Giunta regionale condivide questa modalità di procedere e, in terzo luogo, visto questo modo di procedere, se la Giunta regionale, da questo contesto - le mie osservazioni si allargano ma che prendono spunto dal question time ritiene necessario continuare ad avere una partecipazione direttamente nella gestione di Candiolo, com'è previsto dalla legge regionale, o non ritiene piuttosto che sono maturi i tempi per dare una nuova governance a Candiolo, che magari prescinda da una presenza attiva della Regione e che veda ben distinti il ruolo di gestione proprio di chi gestisce l'ospedale dal ruolo di controllo proprio di chi, invece, è chiamato a governare la Regione e a gestire le strutture sanitarie sul nostro territorio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il Capogruppo Gariglio ha ricostruito con precisione la vicenda.
Sicuramente c'è un ritardo, come mi è stato detto da parte degli organi di Candiolo, nelle nomine da parte del Consiglio, ma, trattandosi di un rapporto con la Regione Piemonte, i tempi potevano essere concordati in attesa della nomina del Consiglio. Questo mi sembra logico.
In ogni caso, ho avuto modo di esprimere direttamente agli organi direttivi e al Presidente della Fondazione la contrarietà per le decisioni che sono state assunte, soprattutto per questa modalità, anche perché nei momenti complessi gli organi della Fondazione hanno sempre avuto modo di chiedere all'Amministrazione regionale un aiuto per la soluzione dei problemi, tutti problemi che hanno una loro logica.
Ci è sembrato strano che il tutto si sia fermato soltanto a una comunicazione data al Consiglio regionale il 13 gennaio 2017, con la quale si anticipava la data del 23 per la riunione con tutti e due gli ordini del giorno. In ogni caso, la modalità non è assolutamente condivisibile.
Certamente possiamo capire anche alcune questioni, ma in ogni caso essendo la Regione un organo di programmazione e avendo un ruolo importante per quanto riguarda questa materia, poteva essere trovata una modalità, al limite scindendo la parte sul bilancio relativamente alla nomina del Consiglio Direttivo ed aspettare la nomina.
Ho avuto modo di sentire gli organi direttivi e di esprimere la contrarietà, interpretando anche una contrarietà da parte dell'Assemblea legislativa ed ho avuto modo di dirlo in modo molto chiaro. Sicuramente nei prossimi giorni avremo un'occasione (stiamo definendo la data) di incontro per un chiarimento su questi temi, che non è tanto la presenza dei nostri rappresentanti, perché una volta che saranno nominati ne faranno parte.
Quindi, il tema non è questo, ma è nei rapporti tra l'istituzione Regione Piemonte e Fondazione Piemontese per l'Oncologia.
Il collega, tuttavia, solleva un'altra questione, che è stata oggetto di valutazione all'interno dell'Assessorato e anche della Giunta. Dopo la fase di avvio della Fondazione, che è avvenuta qualche anno fa attraverso una legge regionale e attraverso lo Statuto - che ha visto una presenza della Regione all'interno della Fondazione - è chiaro che ogni tanto ci chiediamo se abbia ancora senso che la Regione Piemonte ne faccia parte.
Non ho approfondito sul piano giuridico, ma è evidente che, da una parte c'è la Regione che definisce un budget alla Fondazione Piemontese per l'Oncologia e, dall'altra parte, c'è un Consiglio di Amministrazione, dove c'è un rappresentante della Regione.
Non so se questo si chiama conflitto, non ne ho idea, ma credo che possa valere, in termini generali, il principio della separazione, che permette, come succede anche per altri istituti - e non mi riferisco al privato accreditato, ma anche ad altri istituti che hanno caratteristiche più di tipo pubblico, come ce l'ha Candiolo, trattandosi di un IRCCS quindi con un riconoscimento di carattere nazionale - di avere una separazione dei ruoli che potrebbe essere, secondo me, più utile.
Questa è l'opinione che prevale e non so se coincide, ma mi pare di sì con quella del Presidente Gariglio. Sicuramente questo può essere un tema da trattare nell'incontro che prossimamente avremo come Amministrazione regionale con gli organi della Fondazione per un chiarimento conclusivo.
Come avviene un po' in tutte le fondazioni, una volta che sono state avviate, vi è la costituzione di un capitale e poi si decide chi realizza la struttura, com'è avvenuto in questo caso; dopodiché ognuno torna a fare quello che deve fare. Questa ci sembra la cosa più logica e quindi il tema dell'uscita della Regione dalla Fondazione è un tema che condividiamo. È una decisione che sta tutta in capo alla Regione e quindi all'Assemblea legislativa, perché si tratta di modificare una legge istitutiva.
In ogni caso, nei prossimi giorni incontreremo gli organi, faremo le valutazioni necessarie, compresa anche questa, e poi riferiremo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.46 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.49)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Cerutti, Ferraris e Pentenero.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Soltanto per ricordare, Presidente, la mozione relativa a "Adozione del regolamento di cui all'articolo 7 della L.R. 14/2013 'Norme in materia di panificazione'", che era stata votata all'unanimità dal Consiglio, e per chiedere la convocazione del tavolo di lavoro agli Assessori competenti poiché il tempo che ci eravamo dati era 90 giorni.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie. Doveva chiederlo al mattino, comunque ne prendo atto Vicepresidente Ruffino.
La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Solo una cortesia, se fosse possibile. Molto spesso, dopo il question time, noi chiediamo all'Assessore il documento scritto. Diventa difficile perché dovremmo attendere di avere la verbalizzazione della seduta. Io mi permetto di chiedere, soltanto per facilitare i lavori anche nostri: capisco quando ci sono riflessioni ad alta voce - Assessore - ci mancherebbe (ho fatto anch'io l'Assessore), ma quando legge un documento e sarà quello riportato in fase di verbalizzazione, magari di avere la cortesia nei confronti dei poveri Consiglieri, di dare il documento scritto.
Mi consenta di dirle che è l'unico Assessore che, sistematicamente dice no a questa procedura. È solo una questione di gentilezza.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie. Approfondirò la questione con l'Assessore Saitta.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 227, inerente a "Ammissibilità istanza per la promozione di un referendum abrogativo, in materia di revisione della rete ospedaliera, ai sensi dell'articolo 12 bis della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame della proposta di deliberazione n. 227, di cui al punto 4) all'o.d.g., iniziata stamani.
La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Cercherò di svolgere un intervento molto breve, riportando però alcuni passaggi rispetto a quanto abbiamo ascoltato questa mattina.
Diventa anche difficile non aprire un ragionamento (io magari aspetto un secondo, Presidente, perché credo che lei, come votante dell'Ufficio di Presidenza, rispetto a questo referendum abbia anche il diritto di ascoltare le repliche dei Consiglieri).
Posso? Grazie, Presidente.
Questa mattina, rispetto ai temi, ci sono stati una serie di interventi: noi abbiamo lasciato che il nostro Capogruppo esplicitasse la nostra posizione, suddividendola, mi permetto di dire (chiedo scusa se sintetizzo così, Capogruppo Pichetto) in due riflessioni: una, più di natura tecnico-giuridica, l'altra più di natura politica.
Credo che in quell'intervento fosse racchiusa l'essenza della posizione che Forza Italia ha assunto a sostegno di un'iniziativa, in modo assolutamente convinto.
La cosa che mi dispiace - non tanto per i colleghi Consiglieri che sono alla prima legislatura, quanto per i colleghi che, invece, hanno un'esperienza di Aula anche superiore rispetto alla mia, che ho fatto l'Assessore, precedentemente - è vedere delle riflessioni estremamente parziali rispetto a ciò che è accaduto in questi ultimi anni. E vado a spiegarmi.
Non ritorno alla lettura di alcuni atti formali che ha fatto il Presidente della Commissione, Ravetti. L'unico motivo per cui non dico altro è perché riconosco la sua imparzialità all'interno della IV Commissione. Mi permetta, Presidente Ravetti e Consigliere, un po' meno quando siamo in aula, ma ci mancherebbe altro: lei è Consigliere, in questo frangente, pertanto è corretto che la posizione tenuta sia diversa.
Proprio per questo motivo e perché lei ha portato degli atti ufficiali mi permetto di portarli anch'io, perché credo vada riconosciuto un lavoro che non è vero che non è stato fatto negli anni precedenti. Questo lo voglio dire - non per fare un monologo né, tantomeno, un botta e risposta ma perché deve essere un po' l'essenza della motivazione della nostra presa di posizione - al collega Boeti, che non solo oggi è Vicepresidente, ma è stato presente nelle precedenti legislature e ha anche una competenza in materia, essendo un addetto ai lavori.
Perché vi dico questo? Perché, nel tavolo congiunto del 17 aprile 2014 quindi con una Giunta precedente, con un lavoro svolto in quei quattro anni, con un'opposizione sicuramente ostile (questo ci tengo a ricordarlo perché non era facile lavorare in quel frangente), quindi non l'opposizione che c'è oggi (costruttiva), ma un'opposizione ostile (questo lo dico e me ne assumo la responsabilità), che ogni tre per due aveva la capacità di trovare delle inesattezze anche laddove non c'erano, in quel frangente ci siamo ritrovati - e questo è accertato dai dati oggettivi di bilancio - con delle situazioni in cui c'era un disallineamento tra il bilancio della Regione e i bilanci delle ASL.
Su questo, mi permetto di dire - e spero che anche il collega Boeti quando avrà terminato la telefonata voglia ascoltare, stante che arrivava da lui questa difesa d'ufficio di una precedente Giunta - che noi ci siamo ritrovati con centinaia di milioni di euro che non quadravano, rispetto al bilancio regionale. Io sfido chiunque a giocare una partita di credibilità sui tavoli nazionali quando c'è un disallineamento di partite (permettetemi di parlare in modo tecnico) tra il bilancio regionale e il bilancio delle ASL, con i fornitori che andavano a chiedere alla Regione e la Regione che non aveva quelle risorse all'interno dei bilanci. Ci abbiamo messo mesi per fare la rivisitazione dei bilanci della Regione.
Nonostante questo, il tavolo congiunto del 17 aprile 2014 riportava testuali le seguenti parole: "Il primo risultato odierno è l'approvazione definitiva, da parte del tavolo, dei suddetti programmi operativi triennali che la Giunta ha deliberato il 30 dicembre 2013. Non meno importante è la certificazione del risultato di esercizio del 2013, che si è chiuso con l'azzeramento del disavanzo di gestione mediante un sostanziale pareggio anzi con un attivo di otto milioni di euro, sui circa otto miliardi di euro di risorse destinate nell'anno al finanziamento corrente del servizio sanitario regionale".
Scusate, colleghi, ma di cosa stiamo parlando? Com'è che quella precedente Giunta non ha fatto niente sulla Regione? Ci possiamo dire e riconoscere i ruoli e le competenze di tutti quanti, senza andare a dire che noi, oggi - strumentalmente - utilizziamo il referendum per dire che non sta funzionando un piano che è stato presentato dopo che le "lacrime e sangue" - permettetemi - ce le siamo gestite noi, nei quattro anni precedenti? Collega Ravetti, chiedo scusa, ma mi sono permessa di rileggere questa partita, perché questo - secondo me - è l'essenza anche del motivo per cui noi, seriamente, abbiamo fatto una proposta e non perché usiamo soltanto strumentalmente gli strumenti.
Torno soltanto a dire che, in questi ultimi tre anni - e spero che i colleghi o almeno una parte dei colleghi che hanno fatto queste rimostranze, anche di maggioranza, ricordino - in IV Commissione le battaglie fatte per avere i documenti e per avere delle risposte che non fossero soltanto degli appunti su dei pezzi di carta sono state condotte dall'opposizione con la maggioranza consenziente, perché essendo maggioranza non si poteva permettere di chiedere certe cose al proprio Assessore.
Allora, se anche questa è una bugia, attendo che qualcuno mi smentisca perché in questi due anni e mezzo non sono stata così distratta, in IV Commissione e anche nelle battaglie fatte - collega Boeti - sul tema dell'ospedale di Lanzo. Mi permetto di ricordarle che noi le abbiamo fatte prima, dopo e durante e credo che vada anche riconosciuto un lavoro serio di opposizione fatto in funzione di numeri e non di prese di posizione ideologiche! E chiudo. Scusatemi la chiosa, ma penso che vada riconosciuto un lavoro che è stato fatto - sì - da tre Assessori, ma da una Giunta regionale di centrodestra, per rimettere a posto ciò che era stato fatto precedentemente, a prescindere da chi fosse prima il Presidente, che fosse di centrodestra o di centrosinistra.
Detto questo, e spero che di ciò se ne dia conto - perché non è la Consigliera Porchietto, ma sono i dati oggettivi e inconfutabili che l'allora Assessore Cavallera ha portato a casa - ritengo che oggi sia importante definire un percorso. Se noi oggi abbiamo utilizzato uno strumento, quello di un'istanza referendaria, dipende dal fatto che in questi tre anni è stato veramente difficile - se non impraticabile riuscire a gestire un rapporto corretto con la Giunta regionale.
Ma noi abbiamo il coraggio di prendere delle posizioni; un pezzo della maggioranza - scusatemi il termine in italiano "non molto tecnico" borbotta, ma poi si adegua.
Allora, oggi penso che il risultato politico che otterremo è quello che da domani mattina non possiamo più sentire un solo esponente di maggioranza andare a dire sul territorio che non è d'accordo con le posizioni dell'Assessore Saitta. Oggi, infatti, qualcuno probabilmente voterà contro a questa nostra istanza, ma voglio vedere chi avrà ancora il coraggio di andare a dire che il piano presentato dall'Assessore Saitta è un piano che non condivide! Ricordatevelo questo, perché vi garantisco che, dove potr sarò la prima a farvelo presente, perché non è possibile tenere in quest'Aula una posizione e poi sul territorio andare a fomentare i Sindaci per un ritorno elettorale! GARIGLIO Davide (fuori microfono) D'accordo, non faremo come avete fatto con Monferino.



PORCHIETTO Claudia

L'avete fatto fino adesso, Consigliere Gariglio, e penso che continuerete. Però credo che questo sia il risultato politico che noi oggi otterremo: una presa di coscienza che da domani mattina non potrete più scherzare.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Porchietto.
La parola al Consigliere Monaco.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Oggi credo che il tema sia apparentemente il solito argomento della delibera 1-600, ma in realtà stiamo parlando di una richiesta referendaria: quella di sottoporre alla valutazione dei cittadini una delibera di altissima complessità tecnica - quale, appunto, quella della n. 1-600 di riforma della rete ospedaliera - che vorrei ricordare essere quell'elemento cardine che ci ha permesso di fatto di aprire la strada per uscire dal Piano di rientro; non dico che sia stato l'atto che ce l'ha permesso, ma certamente è stato un tassello fondamentale e ineludibile per quel passaggio. Si tratta di una delibera molto sofferta, non condivisibile in tutti i suoi aspetti, ma necessaria anche perché imposta da leggi, regole e regolamenti, non necessariamente regionali ma anche, proprio, nazionali.
Credo che questo atto rappresenti un successo. C'è da pensare, per all'oggetto reale, cioè il referendum di cui si fa richiesta. Ebbene stamattina ho assistito - mi dispiace doverlo dire in questa maniera, ma non trovo altre parole - a un dibattito con moltissimi spunti interessanti ma, andando su alcuni aspetti, mi sembrava un dibattito per certi versi a volte un po' fanciullesco, dove i due bambini pizzicati a fare qualcosa di ritenuto non corretto si additavano l'un l'altro, dicendo "è stato prima lui; no, è stato prima l'altro". Credo che questo poco contribuisca a una buona formulazione di un piano o di una organizzazione sanitaria, per cui invece dobbiamo tutti tirarci su le maniche e dare una mano.
Bene: qual è l'oggetto? Su di una delibera complessa e difficile anche da un punto di vista tecnico chiamiamo la cittadinanza a decidere. Mi verrebbe da suggerire a questo punto di aprire dei banchetti e di raccogliere delle firme rispetto ad alcune questioni. Mettiamoci di fronte a Equitalia o all'Agenzia delle entrate e chiediamo ai cittadini di abrogare tutte le leggi regionali che impongono tasse ai piemontesi; o meglio, chiediamo che lo Stato imponga di abolire la Guardia di Finanza. Io credo che raccoglieremmo le firme in tempi brevissimi e forse otterremmo un larghissimo consenso laddove il referendum fosse formulato correttamente: soprattutto se ci mettessimo davanti a Equitalia, credo che avremmo il top del risultato immaginabile.
Stamattina una collega mi ha detto, entrando in Aula: "Vediamo come voterai oggi". Voterò, evidentemente, contro e dico anche i motivi.
Mi esprimerò contro l'ipotesi che, di fatto, ci dichiariamo estranei al nostro compito. Io credo, cioè, che sia prerogativa di quest'Aula e del Consiglio dibattere con una Giunta che ha un compito complicato e che forse, si è anche trincerata in un'attività importante, quella di portarci fuori dal Piano di rientro. Ma credo che non possiamo delegare o uscire dal nostro ruolo istituzionale e dai nostri compiti, per cui siamo chiamati a fare un determinato lavoro, e dire che lo facciamo fare agli altri.
Chiamiamo i cittadini a decidere su cosa? Su di una delibera complessa, che entra nel merito del singolo reparto, della singola struttura semplice o complessa, dello spostamento di attività (che a volte sono percepite negativamente dalle popolazioni)? Vorrei ricordare che quando, in una vita precedente, svolgevo una mansione esclusiva da operatore tecnico della sanità, quando si trovavano gli ospedali che erano declassati, riorganizzati, riqualificati - in qualunque forma questi venissero menzionati ma, di fatto, chiusi - le Amministrazioni, che casualmente erano anche vicine all'Amministrazione regionale di allora, invece di descrivere questo quadro - cioè che si chiudevano strutture complesse come la chirurgia, l'ortopedia e la ginecologia, perché erano tre, quattro o cinque i reparti che insistevano su questi piccoli ospedali - andavano con dei manifesti o dei fogli di giornale lunghissimi nei quali scrivevano tutto quello che mettevano in quelle strutture (piccoli ambulatori, piccoli servizi), facendo delle liste della spesa enormi di quello che si introduceva, facendo una propaganda che serviva poco.
Certo è che dal mondo sanitario, almeno da quello ospedaliero, fu accolta quasi con un sospiro - e parlo di Torino e provincia - la notizia che la Giunta precedente a questa era decaduta, nella speranza che accadesse qualcosa di nuovo. Di nuovo è accaduto che, di fatto, si è usciti dal Piano di rientro, con grande difficoltà e - non lo nascondo - non sempre con la gioia e la contentezza di quelli che hanno subito le scelte.
Credo infatti che un piano del genere sia stato subito, da tutti; però ci permette di programmare.
Allora, io sono contrario a un'idea referendaria perché credo che sia troppo particolare, tecnico e puntuale l'argomento su cui chiameremmo i cittadini a discutere, per chiedere semplicemente loro "vuoi o non vuoi l'ospedale vicino a casa?" o "vuoi o non vuoi una sanità migliore?". Credo che a questo quesito - "vogliamo una sanità migliore?" - andremmo tutti a votare sì. Io sono contrario all'idea che dobbiamo rinunciare al nostro ruolo politico e istituzionale di andare a fare una proposta.
Ebbene, non ci piace la virgola o l'aspetto "A", "B", "C" di quella determinata tabella o di quell'altra? Discutiamone e convochiamo incontri chiediamo fortemente alla Giunta e all'Assessore di essere in Aula o in Commissione con noi; domandiamo il confronto serrato e stressiamo in modo da convincere la Giunta e l'Assessore che quella novità che vogliamo proporre è positiva.
Oftalmico sì od Oftalmico no? Assessore, glielo devo dire: oggettivamente tutti i dati scientifici dimostrano che le strutture monospecialistiche sono poco funzionali. E io credo che lo siano anche per gli operatori, perché laddove si crea una nicchia - come lì si è creata di operatori che fanno un eccellente lavoro, ma che mai si confrontano con le altre discipline e devono chiamare dei consulenti e confrontarsi, a un certo punto - io rabbrividisco e invito i colleghi ad informarsi - si innescano dei meccanismi che non sono poi tanto corretti.
Io metto su Google il nome di un primario, anzi, di un responsabile di struttura complessa, perché vorrei ricordare che non esistono più i primari, anche se tutti continuano a chiamarli così: sono dei responsabili di struttura complessa (i primari erano quelli che facevano un concorso nazionale di idoneità e dopodiché partecipavano ad un concorso; adesso fanno una selezione e c'è un incarico diretto, che è una cosa completamente diversa); si somigliano e poi, per capirci, li chiamiamo ancora primari, ma non lo sono: sono dei fiduciari e quindi, anche sotto questo profilo, hanno dei condizionamenti. Dicevo che se mettiamo i nomi di alcuni di questi su una ricerca di Google, troviamo per le prime due pagine di risultati i rispettivi studi privati; alla seconda pagina e mezzo, troviamo che sono anche primari di qualche struttura dell'Oftalmico. C'è qualcosa che non funziona! Io le dico, Assessore, che probabilmente rivedrei - e le suggerirei di guardare meglio - quelle strutture (parlo, per esempio, di quella del San Luigi, ma non conosco i colleghi del San Luigi) perché, se inserite in un complesso più vasto dove sia possibile il confronto con i colleghi anche di altre discipline, potrebbero meglio gestire, anche dal punto di vista del paziente "complesso", determinate situazioni.
Quello che chiedo è che ovunque vadano le strutture oftalmiche - perch è quello il vero problema - abbiano dei percorsi unici, personalizzati e soprattutto in virtù di un tema, molto cogente e costoso, quello delle infezioni ospedaliere - non ce le possiamo permettere in campo oculistico! devono avere dei percorsi particolari, ordinati, puliti e di sterilità assoluta. Perché quello è il problema: se nella mia sala operatoria, dopo che abbiamo fatto dei lavori di...
Come diceva il collega Boeti, anche loro hanno lo stesso problema, ma l'oculistica un po' di più.
Quali sono, oggi, le discipline chirurgiche che risentono di questo problema? Tutta la vitreoretinica.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

E dove la mettiamo?



PRESIDENTE

Scusate, colleghi!



MONACO Alfredo

Dove la mettiamo? Dovunque la si voglia mettere! Però è giusto che debbano essere insieme agli altri colleghi: in genere, un paziente che ha bisogno di quel tipo di chirurgia, ha anche altri problemi; si tratta, di solito, di pazienti con delle complessità cliniche tali da richiedere l'intervento del cardiologo, l'intervento del diabetologo e di una serie di discipline correlate e correlabili, che devono essere chiamati come consulenti esterni. Dunque, sarebbe meglio anche per il collega confrontarsi quotidianamente con l'infettivologo o col diabetologo, ma all'interno della stessa struttura, senza dover andare in giro a "comprarlo" altrove (poi diventa autoreferenziale e casomai diventa anche il suo referente nella sua struttura, che è nel palazzo di fronte).
Credo che questi siano i temi in discussione, e non ne faccio questione di bandiera dell'ospedale San Luigi.
Il San Luigi aveva una struttura oculistica che, a mio avviso, dovrebbe essere un modello (come tipologia, intendo): mi riferisco al fatto di avere l'oculistica forte, individualizzata, con un percorso proprio, tipico e dedicato per la complessità e anche per i costi sociali. Ricordiamoci che se falliscono degli interventi di oculistica si generano dei costi sociali che gravano su altri capitoli di bilancio per la collettività e in senso più generale. Quindi non ci possiamo permettere incidenti chirurgici oculistici (quasi mai). Per questo merita la nostra attenzione. Io ho fatto solo il cappello, un inciso: visto che si parla a piè sospinto sempre dell'ospedale Oftalmico, rilevo che non vedo positivamente le strutture monospecialistiche, perché non funzionano più, sono anacronistiche in senso vero e anche poco corrette per i colleghi che ci lavorano.
Laddove ci fosse un ospedale di sola chirurgia generale - vi pongo un esempio personale - sarebbe un ospedale fallimentare; lo sarebbe per l'ospedale e, sicuramente, per l'operatore che non avrebbe possibilità di migliorare in nessun caso.
Grazie.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente. Solo alcune brevi considerazioni.
La prima è sicuramente legata ad un intervento che ha visto la risposta dell'Assessore sicuramente attinente a un tema come quello odierno, troppo importante per i piemontesi.
Il tema era legato al sovraffollamento dei pronto soccorso e all'aumento delle liste d'attesa a seguito del taglio dei posti letto.
Sicuramente giova ricordare che l'Italia è uno dei Paesi europei con il più basso tasso di posti letto per abitante, e che la Regione Piemonte ha deciso di stare al di sotto della media nazionale. A mio avviso, questo è un elemento che porta al sovraffollamento del pronto soccorso e alle conseguenti difficoltà degli operatori (non mi riferisco, ovviamente, al pronto soccorso di Rivoli, ma in generale).
Quest'Aula ha votato una mozione, se non erro all'unanimità, dove si parlava di "alta continuità assistenziale", cui non si è dato seguito: è un altro elemento che sicuramente contribuisce all'intasamento dei pronto soccorso, perché è estremamente difficile, terminato il percorso per il malato, trovare un posto letto. Senza calcolare, ovviamente, i giri delle ambulanze su strade più o meno praticabili.
Un altro tema su cui vi chiedo di riflettere è che non si può dare la colpa all'influenza anche in questo caso.
In merito al taglio dei posti letti, chiederei, veramente, che fosse rivisto. Che cosa potrebbe servire? Potrebbero tornare utili delle azioni su più fronti, compresi gli inserimenti nelle RSA e nelle cure domiciliari proprio per evitare il sovraffollamento dei pazienti nei pronto soccorso.
Un'ulteriore tematica riguarda la riduzione dell'offerta negli ultimi anni da parte del sistema pubblico. Chi si avvantaggia di questo? Ovviamente il privato, ma siamo noi che gli offriamo tutto questo su un piatto d'argento.
Si è parlato in quest'aula dell'oftalmologia del San Luigi. Ma pensate - anche senza il primario del San Luigi, quell'unità potrebbe continuare tranquillamente ad operare, perché ad oggi ci sono gli oculisti.
Nutro una grande speranza nella comprensione dell'Assessore e della Giunta per mantenere un servizio che io ritengo importante, perché ha dato risultati enormi e perché abbiamo ancora i medici che hanno svolto un lavoro importante, con oltre mille interventi all'anno. Le difficoltà le ho riscontrate quando, raccogliendo le firme ai cancelli del San Luigi (è stata un'azione molto veloce) abbiamo incontrato, insieme agli amministratori, i nostri concittadini disperati, che intanto lamentavano grandi difficoltà di trasporto per chi non dispone di un'auto.
Poi possiamo parlare tranquillamente degli ospedali della provincia che sono in difficoltà per le varie chiusure, per i servizi che risentono di problemi, o ancora per le riduzioni degli ambulatori. Credo che la Consigliera Porchietto abbia ricordato il tema della TAC a Lanzo, che è un altro aspetto importantissimo.
Questi, alla fine di una mattinata di dibattito, sono i grandi temi che, in qualche maniera, affliggono la sanità piemontese.
Ascoltare i cittadini è sicuramente importante, perché ci mette di fronte a uno spaccato non indifferente: per quanto riguarda l'Oftalmico si parla di liste d'attesa di otto o nove mesi (forse sono generosa!), per cui direi che servono assolutamente delle risposte.
Il nostro Gruppo su questo argomento ha svolto un lavoro importante.
Credo che la richiesta di referendum presentata sia motivata dalla volontà di dare la parola ai cittadini, forse per rammentare un disagio, ma anche per avere una speranza. Perché l'uscita dal Piano di rientro potrebbe magari dare qualche segnale in positivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Bertola, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Lo Statuto della nostra Regione, all'articolo 80, prevede un istituto di partecipazione fondamentale, come il referendum abrogativo, anche se fino ad oggi, di fatto, è sempre mancata la volontà politica di permettere ai cittadini di esercitare questa facoltà. È accaduto, ad esempio, nel 2012 per la legge regionale sulla caccia, quando, per evitare che si esprimessero i cittadini, venne abrogata la legge che era stata sottoposta al referendum, tra l'altro creando un vuoto normativo.
Se il parere della Commissione di garanzia non è politico (o, meglio non dovrebbe esserlo), certamente il giudizio del Consiglio regionale è anche politico.
Per quanto ci riguarda, il giudizio sull'ammissibilità di questo referendum è strettamente connesso al giudizio che abbiamo sull'operato di questa Giunta regionale in tema di sanità.
In questi due anni e mezzo il Consiglio regionale con la scusa del Piano di rientro è stato completamente esautorato delle sue prerogative in tema di programmazione sanitaria. Una lunga serie di provvedimenti fondamentali è stata approvata con delibere di Giunta, spesso e volentieri avendo più cura di informare gli organi di stampa che la Commissione competente.
Le nostre interrogazioni spesso ricevono risposte tardive o non le ricevono affatto; stessa sorte per le nostre richieste di accesso agli atti. La scorsa settimana (martedì scorso, per la precisione) ho ottenuto risposta ad una mia richiesta solo perché mi sono presentato fisicamente di persona in Assessorato, dopo due mesi di attesa e dopo un sollecito inviato dal Presidente del Consiglio regionale rimasto anch'esso inascoltato.
Assessore Saitta, non siamo più disposti ad accettare un simile trattamento.
È mancato il confronto con i corpi intermedi, con gli operatori del settore, che insieme ai cittadini hanno subito fortemente gli effetti negativi dei tagli della Giunta regionale a guida del PD, i tagli di questa Giunta e in generale gli effetti negativi delle cattive gestioni del passato e qui ci mettiamo dentro centrodestra e centrosinistra. Noi non abbiamo mai governato questa Regione, non siamo artefici di questa situazione e possiamo dirlo. Un confronto negato anche dalla maggioranza che recentemente ha rigettato la nostra richiesta di un Consiglio aperto.
Noi riteniamo non sia più rimandabile un momento di confronto sullo stato di attuazione della deliberazione n. 1-600 sulla riorganizzazione della rete ospedaliera e lo sviluppo della rete territoriale, proprio il provvedimento oggetto della richiesta di referendum abrogativo.
Quanti e quali interventi previsti nella deliberazione sono stati portati a termine? Come si intendono realizzare gli obiettivi previsti dalla - per citare lei, Assessore - "fase 2", quella della crescita assunzioni, investimenti, nuovi ospedali, sviluppo della rete di assistenza territoriale, riduzione delle liste d'attesa? Occorre un confronto che coinvolga prima di tutto il Consiglio regionale, al quale, dopo l'uscita dal Piano di rientro, devono essere restituite tutte le funzioni in materia di programmazione sanitaria.
Oggi, però, abbiamo la possibilità di dare voce ai cittadini piemontesi: possiamo chiedere loro se pensano che questa deliberazione abbia prodotto effetti positivi, se hanno percepito dei miglioramenti, se percepiscono una maggiore sicurezza. Uso questo termine non a caso, perch l'abbiamo sentito pronunciare molto spesso dall'Assessore Saitta in quest'aula, "sicurezza" per giustificare interventi che noi non condividevamo.
Allora, sempre per parlare di sicurezza vi chiedo, colleghi della maggioranza: se siete sicuri della bontà delle scelte operate finora dalla Giunta regionale lasciate che i cittadini piemontesi si esprimano, quindi unitevi a noi nel nostro voto contrario alla non ammissibilità del referendum abrogativo, se siete sicuri.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Solo portare alcune considerazioni alle moltissime affiorate dalla discussione in atto ormai da parecchie ore.
Anzitutto, la mia opinione è che si sia finiti molto spesso fuori tema questa mattina chiediamo solamente un elemento abbastanza semplice, se quest'Aula dà la possibilità della raccolta delle firme per il referendum del quale stiamo discutendo.
Questo lo dico perché non ha nessun senso discutere di ciò che stiamo dicendo sulla difesa delle deliberazioni che l'Assessore Saitta ha fatto in questi mesi, perché non c'entra assolutamente niente con la discussione dei questa mattina.
Oggi, stiamo chiedendo la possibilità, ai sensi di un articolo dello Statuto e l'Assessore potrebbe anche non essere presente, al quale probabilmente interessa poco questo tipo di discussione. Se l'articolo 80 è applicabile o meno a questo tipo di deliberazione, per la quale noi abbiamo scelto la strada della richiesta del referendum, abbiamo raccolto le firme lo abbiamo portato alla Presidenza del Consiglio, vi è stata una Commissione di garanzia che ha dato un parere, che leggiamo, ma è l'Aula che decide e non la Commissione di Garanzia.
Quest'Aula non ha parlato minimamente, in tutti gli interventi che ho sentito, di un giudizio sul sì o sul no al referendum. C'è stata una difesa o un'accusa...



(Commenti fuori microfono)



SOZZANI Diego

Nella tua, Monaco, addirittura sei andato a dire una cosa che è assolutamente impropria: il fatto che noi dobbiamo fare i Consiglieri regionali e discutere, ma di che? Se noi questa deliberazione non l'abbiamo mai discussa, se quest'Aula non ha mai discusso del Piano sanitario? Che possibilità abbiamo avuto noi fino ad oggi di discutere di qualche cosa? Dove abbiamo esercitato il nostro dovere all'interno dell'Aula se, come diceva il Consigliere Bertola, per effetto del Piano di rientro non c'è stata possibilità di discussione? Sulla base di un'attività di questo genere, in cui applichiamo l'articolo 80 e chiediamo la possibilità di espressione da parte dei cittadini piemontesi, attraverso la raccolta firme per poter accedere al referendum, che diranno la loro. Benissimo, ci sarà l'occasione per fare il comitato favorevole alle deliberazioni che ci sono state fino a oggi, ci sarà il comitato che sarà contrario e sarà l'occasione esprimere ai cittadini le "bellissime" affermazioni che sentiamo, allora in quel momento, quello sarà il momento nel quale le difese delle deliberazioni che sono state presentate dalla Giunta saranno spiegate bene ai cittadini, sia dalla parte di chi la vede in termini positivi, sia dalla parte di chi non la vede in termini positivi.
Devo dire che ci sono stati elementi che ci preoccupano, perché poi addirittura che dai banchi del PD vi è - uso un termine molto forte "l'omicidio della democrazia diretta", perché c'è il rifiuto della democrazia diretta, rispetto all'articolo 80 a favore della democrazia rappresentativa, per una semplice ragione, perché la discussione politica porta alla paura di andare a spiegare ai cittadini ciò che stiamo facendo in quest'Aula. Questo è l'elemento che emerge questa mattina ed ha ragione la Consigliera Porchietto quando dice che vedremo chi avrà il coraggio di dire "chiudiamo gli ospedali, ma siamo stati noi", o "riduciamo, ma siamo stati noi", e vivaddio che l'economia di questa Regione oggi funziona alla grande, però solo in questo caso, cioè lo vedremo successivamente. Quello che non capisco è la discussione sulla deliberazione. Il referendum lo vogliamo fare o non lo vogliamo fare? Se non lo vogliamo fare, diciamo che i cittadini non vanno ascoltati ai cittadini non gliene frega niente; anzi, come diceva il Consigliere Monaco, l'argomento è difficile e non lo capirebbero neppure.
"Non lo capirebbero neppure", quindi diamo anche probabilmente dell'ignorante ai cittadini che non comprenderebbero quale sarebbe la possibilità di curarsi in modo adeguato nella Regione Piemonte. Ma vivaddio! Allora, riportiamoci in un ambito di coraggio politico e amministrativo, abbiamo coraggio. C'è un articolo 80, vi è uno Statuto, che contempla la possibilità di un'iniziativa di questo genere, portiamo avanti...
Non sappiamo nemmeno se sapremo raccogliere queste firme, sarà difficile e dobbiamo impegnarci su tutte le Province della Regione.
Consegneremo alle Province le firme e ci dovrà essere al validazione delle stesse, quindi l'avvio del sistema referendario, e tutti quanti diremo la nostra nelle sedi più consone, dove vi è l'attività più opportuna e ognuno di noi decide di apportare la propria esperienza amministrativa e anche perché no? - l'esperienza di tipo politico.
Quindi, il problema della Commissione di garanzia non vi è, perché se l'Aula, come diceva questa mattina il Consigliere Boeti, al termine di una Commissione di garanzia positiva la scorsa volta c'è stata un'espressione negativa dell'Aula, evidentemente è possibile anche il contrario: a un parere negativo vi un'espressione positiva dell'Aula che avvia finalmente una sacrosanta iniziativa di tipo popolare che va a sopperire a ciò che non è avvenuto in quest'Aula, la discussione sul Piano sanitario.
Noi abbiamo fatto delle discussioni a spizzichi e bocconi, su iniziative specifiche, su domande specifiche, su interrogazioni specifiche ma non c'è mai stata una discussione complessiva. Se ci fosse stata probabilmente non ci sarebbe stata questa iniziativa. Se ci fosse stata bastava portarlo, in fondo qual era il problema di una discussione? Ne abbiamo fatte tante in Aula, perché questa non è stata portata? Qual è stato il motivo per approvarla in tutta fretta quando, magari, in una o in due settimane, in una seduta sola, veniva discusso l'intero Piano sanitario e ciascuno di noi poteva dire la sua? In quel momento, probabilmente, ci sarebbero state posizioni di maggioranza e di minoranza, avremmo sviscerato insieme il Piano, avremmo deciso qual era la strategia migliore rispetto al risanamento dei conti pubblici della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sozzani.
Ha chiesto la parola il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Anch'io tenderei a sottolineare che in molti interventi abbiamo visto più una discussione sul merito della riforma che sulla questione se vogliamo indire un referendum o meno.
Ho ascoltato anche gli interventi dei membri della maggioranza e quando il Consigliere Ravetti ha affermato che serve una classe politica capace e responsabile, mi ha un pochino urtato, perché se una classe politica è capace e responsabile non ha paura di discutere e di spiegare le sue azioni per convincere i cittadini che esse siano valide.
Ora, questo non è neanche avvenuto qui in Consiglio regionale, perch noi questa riforma non l'abbiamo discussa né in Commissione né in Consiglio, è uscita con una delibera e ce la siamo ritrovata sulle croste con scarse spiegazioni; tra l'altro, è un documento molto stringato, che applica delle formulette. Ricordo che nelle discussioni che, bene o male siamo riusciti a fare intervenendo in Consiglio abbiamo più volte criticato le modalità in cui sono state introdotte queste formule, così come anche tutto il discorso degli standard ospedalieri, che mescola una parte di scientificità con una parte di elaborazioni più arbitrarie su dati disomogenei, raccolti con le più varie modalità a livello nazionale, che cala in maniera brutale sulle realtà regionali, senza considerare le specificità delle stesse.
Sotto questo profilo, già a suo tempo criticai sia la delibera n. 1 600, con il suo successivo aggiornamento, sia la riforma del territorio presentata con una relazioncina di 17 paginette, che ben poco spiegava il perché e il come si volesse poi effettivamente realizzarla.
I fatti, dopo tutto, ci hanno dato ragione perché quello che, in realtà, era nato per soddisfare il Ministero - che, altrimenti, non ci faceva uscire dal Piano di rientro - ha fatto sì che trascinassimo questa uscita dal Piano di rientro per oltre due anni, quindi, anche una relativa presa in giro in relazione a tutti i sacrifici che sono stati imposti al Sistema Sanitario Regionale.
La questione di fondo rimane questa: non si è voluto discutere proporre e convincere della bontà della proposta di riforma, nel 2014 neanche il Consiglio regionale e ci pare ovvio che non piaccia l'idea di chiedere un parere ai cittadini, nonostante tutto quello che si è strombazzato in giro e gli incontri sui territori per illustrare, per spiegare e per far capire. Infatti, se oggi foste sicuri di avere proposto una riforma valida che sta risolvendo i problemi, di averla spiegata coerentemente sui territori, di aver convinto i cittadini della bontà delle vostre riforme, di aver dato un percorso certo, con risultati misurabili del percorso che avete proposto, probabilmente sareste in grado di dire di voler andare a un referendum per chiedere cosa ne pensano i cittadini piemontesi. Però, visto il grosso bidone che ci era stato preparato il 4 dicembre dell'anno scorso sulla Costituzione, che, tutto sommato, non ha imbrogliato i cittadini, avete paura che anche in questo caso, in realtà non sareste in grado di convincere le persone normali della bontà della vostra riforma.
Ora, che la politica e i politici in generale siano i depositari della somma competenza tecnica e amministrativa è, a mio parere, non vero, tant'è che anche nella maggioranza ci sono opinioni abbastanza differenti sulla riforma stessa, sulla sua applicazione, su come, magari, si sarebbero potute fare le cose.
Allora, la questione è proprio questa, e lo dico con la piena coscienza che nel momento in cui, magari, governeremo noi in futuro questa Regione, o qualcosa d'altro di più ampio, questa cosa potrà venire addebitata anche a noi: perché non chiedere ai cittadini cosa ne pensano delle misure che avremo intenzione di proporre noi su queste tematiche in particolare? Mi ricordo anche l'Assessore Saitta che, a più riprese, ci ha accusati in Consiglio di non voler dire quali fossero le nostre proposte in materia e noi abbiamo sempre risposto, ma non abbiamo mai avuto un luogo dove poter discutere nel merito di questa riforma delle nostre idee in materia e proporre qualcosa di diverso da quello che ci avete imposto con questa delibera.
Come Movimento 5 Stelle, abbiamo perfino fatto ricorso al TAR sulla legittimità di deliberare solo come Giunta su una materia che avrebbe dovuto essere di competenza anche del Consiglio regionale. Peraltro, faccio notare che tale materia è anche quella che coinvolge la parte maggiore del bilancio regionale e in altri Stati, anche confinanti con noi, quando a livello di bilancio cantonale o federale si devono trattare materie che comportano cifre rilevanti, la consultazione popolare in alcuni casi è persino obbligatoria.
Quindi, sotto questo profilo, dal nostro punto di vista l'atteggiamento che questa maggioranza e questa Giunta stanno tenendo è l'usuale atteggiamento paternalista della politica italiana, che ti dice: "Caro cittadino, ci hai delegato perché, evidentemente, ritieni che noi sappiamo cosa ti serva e noi siamo quelli che, adesso, per cinque anni, ti diremo cosa ti serve, senza chiederti se sei d'accordo o meno".
Questo non è più quel periodo storico, cari signori, perché soprattutto le Regioni in passato - e questa Regione forse più di altre, data la situazione economico-finanziaria - hanno dimostrato di non avere agito nel migliore interesse della società che si sono ritrovate a governare, della parte di territorio nazionale che si sono ritrovate a governare con potestà legislativa dal 2001 in avanti, potestà legislativa che è stata riconfermata dal referendum del 4 dicembre. Quindi, a maggiore ragione oggi, la Regione ha un'importante responsabilità, ma è una responsabilità che si declina confrontandosi con i cittadini e anche verificandone le opinioni. E questo lo dico come rappresentante di una forza politica che, a oggi, non ha avuto l'occasione di potersi confrontare su queste cose, ma che, laddove può, comunque, sta a sentire tutte le parti interessate e poi, decide, perché la questione è questa qui.
Voi avete tutto il diritto di decidere come Giunta, come maggioranza e come organo di governo della Regione, ma, a nostro parere, dovreste anche avere il coraggio di confrontarvi chiedendo l'opinione della cittadinanza sulle vostre azioni, cosa che non state facendo, perché, come continuo a ripetere, non lo avete fatto neanche con la rappresentanza politica che rappresenta tutti i cittadini piemontesi in Consiglio regionale, ma l'avete fatto solo come Giunta, quindi come espressione della maggioranza, che peraltro sul tema non ha opinioni del tutto allineate.
Allora, vi invitiamo a rivedere la vostra decisione sulla volontà di non svolgere questa consultazione referendaria, e di questo siamo anche particolarmente scettici. Tra l'altro, non abbiamo sostenuto questa iniziativa del centrodestra perché, tutto sommato, ci rendiamo conto avendo già vissuto l'esperienza nella scorsa legislatura con la consultazione sulla caccia, che, alla fine, poi si trova sempre il modo di evitare di rispondere ai cittadini delle proprie responsabilità politiche.
Sotto questo profilo, l'occasione è comunque meglio darla e, poi eventualmente assumersi anche la responsabilità di dire: "Abbiamo sentito la vostra opinione e ce ne freghiamo".



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Campo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con grande attenzione il dibattito e mi riconosco in pieno nelle osservazioni che questa mattina svolgeva il collega Ravetti...



(Commenti fuori microfono)



APPIANO Andrea

Non è questa la notizia dell'intervento.
Il dibattito ha chiarito - come non era necessario, però lo ha chiarito ulteriormente - quello che è l'intento, l'intenzione e la ragione di questa proposta, per una ragione politica, com'è giusto che sia, come legittimo che sia e come risponde anche agli interessi di quella parte che, facendo opposizione all'attuale maggioranza e all'attuale governo regionale, cerca di incalzare sia in Aula sia fuori dell'Aula.
Non lo dico certo per partito preso, ma quando questa mattina, per esempio, ci veniva mostrato, con orgoglio per l'assenza di simbolo di partito politici, il simbolo della battaglia, dell'organizzazione del comitato promotore delle firme, ma poi sappiamo che alla Presidenza di un comitato, che non ha colore politico, ci sta un Consigliere regionale dell'opposizione politica in Regione, qualche contraddizione nel ragionamento.



(Commenti fuori microfono)



APPIANO Andrea

Così come accade, visto che è stato pluricitato l'esempio delle firme recentemente raccolte relativamente al reparto di oculistica dell'Ospedale San Luigi. Anche lì ci sono state delle infiltrazioni di persone che hanno incarico politico, rispetto a un'iniziativa assunta da cittadini e associazioni del settore che, giustamente, segnalano problemi che vivono direttamente sulla loro pelle sia come singoli che come organizzazioni dopodiché queste firme vengono portate in Regione e consegnate anche a chi si era intrufolato nella raccolta firme e va tutto bene. Dobbiamo dirci che chiaramente che questo è l'intento politico legittimo, che sovrintende ad accertazioni.
Sulla difficoltà o meno di raccogliere le firme, quando è stata fatta la delibera 1-600 e successiva integrazione, accadde una domenica, come accade tutte le domeniche, che mio nonno sia venuto a pranzo da me (abito a Orbassano) e mi abbia chiesto: ma è vero che volete chiudere il San Luigi? E io: perché mi fai questa domanda? Mio nonno mi rispose: sono venuti alla bocciofila del mio Paese a chiedermi la firma contro la chiusura del San Luigi.
A me sembrava assurdo, gli ho spiegato le ragioni e mi sono fatto raccontare chi avesse proposto la firma, ed era anche lì un rappresentante politico di quel territorio. Con la faccia tosta che mi contraddistingue sono andato a chiedere conto a quella persona la quale mi disse: "Certo che non viene chiuso il San Luigi, ma per raccogliere le firme non posso stare a raccontare la rava e la fava". Lo sintetizzo in uno slogan e poi si vedrà.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Sarà del PD!



APPIANO Andrea

Non era del PD, era della parte politica cui partecipavi anche tu fino a poco tempo fa.
Veniamo a leggere il quesito depositato al referendum, cioè quel quesito chiaro su cui, univocamente, un cittadino piemontese potrebbe esprimere un suo punto di vista. Immagino che tutti noi vogliamo evitare quella strategia troppo semplicistica di estorcere un voto sulla base di uno slogan, peraltro falso.
La domanda che verrebbe posta nel referendum è: "Volete che sia abrogata la deliberazione della Giunta regionale 1-600 del 19-11-2014 'Adeguamento della rete ospedaliera', gli standard della legge 135 2012 e del patto per la salute 14-16 e linee di indirizzo per lo sviluppo della rete territoriale - BUR n. 48 del 27-11-2014 - come modificata ed integrata dalla deliberazione della Giunta regionale n. 1-924 del 23 gennaio 2015 integrazione alla DGR 1-1600", eccetera.
Sfido chiunque, a meno di ricorrere a meccanismi analoghi a quello che evocavo precedentemente, a dire che sia un quesito chiaro, comprensibile e univoco per i cittadini.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Come il quesito del 4 dicembre che hanno capito tutti come votare.



APPIANO Andrea

Infatti io credo che la gran parte delle persone che ha espresso un certo tipo di voto - mi scuso se do retta a un'interlocuzione che non dovrei fare - non è stato un voto sulla riforma costituzionale, ma su altro. Ma qui andiamo fuori tema.
D'altra parte la stessa Costituzione repubblicana, nel disciplinare il referendum abrogativo nazionale, sottopone questo istituto prima di tutto a dei limiti di materia, dopodiché a un giudizio di legittimità, cioè analisi della raccolta corretta delle sottoscrizioni minime e giudizio di ammissibilità. Il giudizio di ammissibilità che avviene a opera della Corte Costituzionale è un giudizio che valuta proprio la tipologia di quesito, la sua comprensibilità, la sua omogeneità e a realizzare gli effetti sopravvenuti nel caso di esito positivo del quesito referendario, cioè di abrogazione della norma.
Dobbiamo chiederci: visto che, come giustamente viene riportato nel giudizio della Commissione di garanzia, la delibera in questione e la sua integrazione è attuazione di un Patto per la salute, di una legge, quindi è un'attuazione normativa di cui poi si è data concretizzazione negli atti aziendali e nella riorganizzazione della rete ospedaliera, cosa accadrebbe se domani decadesse quella delibera? Tutti gli atti aziendali conformi alle indicazioni di quella delibera perderebbero efficacia? Oppure resterebbero in piedi senza avere a monte una delibera che ne ha determinato il se e il quando? Soprattutto: cosa accadrebbe rispetto alla credibilità di un sistema che in due anni e mezzo ha fatto quello che nei quattro anni precedenti non è stato fatto, cioè riuscire a far uscire dal Piano di rientro la sanità di questa Regione? Per questa ragione, il mio voto personale all'ammissibilità della raccolta firme è positivo, ma di Gruppo e di maggioranza è negativo.
A questo punto, la Consigliera Porchietto ci dice: badate bene che se votate no alla possibilità di chiedere referendum, voi non potrete più, in nessun dibattito, osar criticare alcun aspetto delle delibere in questione perché vi siete macchiati di questo reato o peccato assolutamente indelebile. Ed è curioso, permettetemi la battuta, che questa osservazione avvenga.



PRESIDENTE

Scusate, Consiglieri, fate un po' di silenzio, perché avrei piacere di sentire il Consigliere.



APPIANO Andrea

È curioso che questa osservazione avvenga dalla parte che deliberò la chiusura dell'Oftalmico e poi, nella legislatura successiva, andò a raccogliere le firme contro la chiusura dell'Ospedale Oftalmico. Ma ognuno risponde della propria coerenza e della propria linea politica.
La DGR 1-600 e la successiva integrazione ha una sua filosofa di fondo risponde a una necessità ben precisa che era quella di dare vita ad un percorso di uscita dal Piano di rientro, ha un contesto storico temporale ben preciso entro la quale è stata fatta ed approvata. Periodo storico che per fortuna, ora stiamo abbandonando sia per la vigenza temporale di alcune scelte, sia per il fatto che, fortunatamente, è stata certificata l'uscita dal Piano di rientro, quindi la riappropriazione in capo a quest'Aula della potestà programmatoria in materia di sanità che veniva citata prima.
È una delibera non certo perfetta come potrebbero essere il Vangelo o altre scritture, è criticabile come alcuni di noi, per alcuni aspetti, qui dentro e fuori di qui hanno evidenziato e criticato e continueranno a farlo. È nata in una geografia delle Aziende Sanitarie diversa da quella che viviamo oggi giorno.
Per esempio, nella città che ci ospita la geografia sanitaria è cambiata e tutta una serie di scelte di macroaree dovranno essere consequenzialmente rimesse in discussione per ridare coerenza al sistema.
Questa sarà la nostra responsabilità, cogliendo anche le visioni, i pareri e le criticità che cittadini e associazioni, così come anche gruppi politici e anche alcuni di noi in termini personali, hanno evidenziato.
Nell'ambito di quella riappropriazione di possibilità e possibilità programmatoria, si potrà dare concretezza e traduzione pratica a queste criticità.
Questo sarà il nostro impegno, che sicuramente è molto più utile rispetto a quello, semplicistico, di fare iniziative di propaganda politica che, seppure legittime, non risolvono e non spostano di una virgola i problemi che vive la nostra sanità.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Dopo le parole del Consigliere Appiano, posso ridurre drasticamente il mio intervento, anche perché, come lei sa e come l'Assessore Saitta sa siamo stati il Gruppo che in maggioranza ha fatto più rimostranze su questa deliberazione. Eppure non credo che spostare le lancette indietro nel tempo serva a qualcuno. Visto che le critiche dai banchi della maggioranza sono arrivate in maniera chiara all'opposizione, soprattutto a chi ha avuto l'onere e l'onore di rappresentare questa Regione negli scorsi anni, credo che sarebbe stato e sarebbe più opportuno spendere la gran parte del nostro tempo a dire che cos'è che non va ancora in questo sistema e cos'è che oggi ci possiamo permettere fuori dal Piano di rientro.
Di sicuro, lo diceva anche il Presidente Ravetti, c'è chi ha pagato duramente questi anni di Piano di rientro. La deliberazione in questione è stata da noi criticata proprio su uno schema rigido che spesso i tavoli ministeriali mettono in campo; uno schema cieco che spesso rende incomprensibile queste decisioni sia ai professionisti sia alla stessa politica.
L'Assessore sa che la gran parte delle nostre critiche sono legate a questo, cioè al fatto che i piani di rientro che siano fatti dallo Stato o che siano fatti dall'Europa stessa spesso stanno in un vicolo cieco rappresentato dai pareggi di bilancio e dalla non capacità di vedere negli anni le grandi manovre di restrizione del cordone della spesa pubblica e sia della non capacità di investimento. E spesso quelli che pagano di più sono prima di tutto i cittadini - lo dico a tutti quelli che giustamente hanno citato prima i lavoratori. Certo, i lavoratori sono quelli che si sono fatti carico di una crisi, lo dicevamo già la scorsa settimana; spesso hanno anche retto l'urto di una delle crisi più grandi della storia di questo Paese. E ogni tanto converrebbe dircelo: la sanità pubblica ha retto la forza d'urto di questa crisi, ma ovviamente ha retto in quello che è il suo concetto universale di fondo, ma ha creato delle disuguaglianze.
Noi proprio in quest'Aula abbiamo fatto una prima analisi: era lo studio epidemiologico della città di Torino, in cui si vedono le grandi curve. La sanità ha retto in questo senso, nel senso che aumenta la speranza di vita, aumenta anche la copertura di un servizio sanitario che cerca di ridurre alcune grandi malattie, alcuni fenomeni che sono ovviamente presenti in tutto il quadro nazionale, ma poi non ha retto l'urto su quello che, ad esempio, non c'era nei livelli essenziali di assistenza. Pensiamo, ad esempio, alla spesa per i denti, che è una di quelle cose di cui parliamo poco. Tutto quello che non rientra nel campo dei livelli essenziali di assistenza in questi sei anni ha aumentato le disuguaglianze.
Penso anche ad altre due cose di cui parliamo poco; la prima riguarda tutto il tema dei solventi, cioè di chi vedendo aumentare le liste d'attesa ha avuto la possibilità - lo dico ad un'Aula di persone che se lo possono permettere - di scavalcare quelle liste d'attesa semplicemente andando verso un privato che poteva, in poco tempo, dare una prestazione a un costo più elevato, ma sempre dentro un sistema di accreditamento pubblico.
Una delle disuguaglianze più ampie è proprio questa, cioè crescono le liste d'attesa e chi se lo può permettere paga, spesso dentro il sistema pubblico locale. E chi può permetterselo, magari chi sta vicino ad altre Regioni, queste solvenze le va a pagare da un'altra parte.
E quindi lì c'è uno dei difetti più grossi del nostro sistema: possiamo permetterci di avere 200 milioni di euro spesi dai piemontesi in altri sistemi? L'ho detto spesso all'Assessore Saitta. Credo che sia la vera lancetta che deve ritornare indietro almeno ai tempi dell'Amministrazione Bresso. A un certo punto siamo arrivati al pareggio tra chi veniva da altri sistemi regionali e chi dei nostri andava nel sistema lombardo e ligure.
Dobbiamo ritornare a quel punto e ritornare a quel punto serve anche a un'altra cosa: dirci che chi non se lo è potuto permettere, chi non è stato solvente, non ha solo ingrossato le liste d'attesa, ma - come dicevamo qualche settimana fa - che cosa ha fatto? A un certo punto si è riversato verso i nostri pronto soccorso, perché aspetta un mese, aspetta due aspetta tre mesi e chi non ce l'ha fatta più ha iniziato a fare quello che fanno le persone che non se lo possono permettere, cioè trovano altre scorciatoie, magari sbagliate, perché nella gran parte dei casi, magari erano interventi inopportuni o magari erano codici bianchi.
Credo che sia una delle scommesse più grandi quella di affrontare proprio questo tema, cioè il tema delle disuguaglianze e il fatto che non è possibile e concepibile che le solvenze stiano solo nel privato. In un sistema in cui chi se lo può permettere va nel privato e nel pubblico rimangono solo tutti quelli che non se lo possono permettere, succedono due cose devastanti: la prima è che la sanità non è più uguale per tutti e la seconda è che, di fatto, nel pubblico rimangono solo i debiti.
Fatevelo dire: stiamo attenti al tema degli accreditamenti e della funzione dei privati, perché assolvono un grande lavoro nel pubblico, ma ripeto, c'è anche tanta concorrenza sleale in questo sistema. E non parlo solo di fatturazioni tutte da rivedere, perché per chi soprattutto sta nel sistema pubblico piemontese e magari ha altri accreditamenti in altre Regioni, c'è anche da capire come funziona questa osmosi.
Dico l'ultima cosa. Di tutto questo dobbiamo tenere conto della vera possibilità che abbiamo fuori dal Piano di rientro. Cioè come si inverte questa tendenza? Credo più che mai, in generale, nel mondo della recessione in cui siamo immersi, ma ancora di più in questo campo l'unico strumento per cambiare oggetto del confronto lo fanno proprio le risorse umane.
L'ho detto anche l'altra settimana. Eravamo concentrati qualche mese fa a dirci cosa non volevamo più vedere; non volevamo più vedere gettonisti non volevamo più vedere esternalizzazioni di sistemi anche sanitario (che ci sono stati negli scorsi anni) e volevamo vedere un piano di assunzioni pubbliche. Mi pare che la scorsa settimana ci siamo proprio detti che entro il prossimo mese, ogni Direttore dell'ASL farà questo piano e inizierà a mettere in campo quelle che sono le soluzioni strategiche ASL per ASL, territorio per territorio.
Credo che dalla crisi si possa solo uscire con questo tipo di piano di assunzione, con questo piano di responsabilità, perché solo i lavoratori medici non ricattabili possono, in qualche modo, cambiare il nostro sistema sanitario, con un po' più di fiducia e con un po' più di responsabilità. E credo che tutti loro con noi sapranno assumersi il compito di difendere uno dei migliori sistemi sanitari italiani e di toglierci il bollino nero che in qualche modo, non solo comprimeva gli investimenti e le assunzioni, ma che metteva anche un'ombra su uno dei sistemi sanitari, in cui si vedono ancora tante eccellenze e in cui ogni giorno, in silenzio, tanti operatori salvano le vite dei nostri cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Gli interventi - come sappiamo - sono stati tanti: tante sollecitazioni, ma credo che molte domande che sono state sollevate abbiano avuto delle risposte anche nel confronto all'interno del Consiglio regionale.
Mi limiterò soltanto a qualche considerazione, anche se sono tentato (eviterò di cadere in questa tentazione) di svolgere qualche considerazione sulla democrazia. L'esperienza politico-amministrativa mi consentirebbe di dire qualcosa su questo concetto abusato (cosa vuol dire la democrazia rappresentativa, contrapponendo la democrazia diretta). Potrei dire qualcosa - sono anche argomenti di attualità - in ordine alla democrazia online.
Ma, eviterò questo, evidentemente, perché preferirò.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

È già abbastanza.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Infatti, eviterò di fare queste considerazioni.
Mi limito al tema di oggi: il tema all'o.d.g. odierno è la proposta di referendum.
Il tema della discussione, per la verità, non è nuovo: abbiamo avuto modo di discuterne in diverse occasioni, ma mi sembra che, in termini generali, le posizioni si attestino su due grandi campi, in ambito sanitario: il campo dei "progressisti" (posso dire così, lo dico per semplificare, poi può darsi che ci sia una definizione più precisa) e il campo dei "conservatori". Progressisti e conservatori, cioè chi si pone il problema del futuro e il problema della sostenibilità del sistema sanitario nei prossimi anni. Questo è il grande tema.
È chiaro che i progressisti - per definizione - ma mi pare tutti avendo subito i problemi, le discussioni, ci poniamo il problema di come un Sistema Sanitario Nazionale (perché bisogna porsi anche il problema nazionale) ancora sostenibile possa mantenere queste caratteristiche.
Occorre partire dal presupposto dei dati reali: siccome le risorse non sono infinite, resta sicuramente un grande spazio da affrontare, che è quello della riduzione dei costi (non dico dei servizi, ma dei costi) di gestione.
È questo il tema e - in questo - la differenza mi è parsa abbastanza evidente.
Non voglio neppure distribuire responsabilità sul passato, non voglio farlo: abbiamo già discusso lungamente. Potrei, evidentemente, utilizzare le informazioni, la mia esperienza, essendo stato in quei banchi dal 1995 al 2004 ed essendomi occupato di sanità, ma non voglio fare assolutamente questo, perché ritengo che chi ha responsabilità di governo indipendentemente da tutto, debba porsi il problema "come abbiamo fatto".
Non importa la responsabilità, importa la soluzione del problema.
Pertanto, come Regione, ci siamo dedicati a questo tema, evitando di dare delle patenti a qualcuno.
Sul referendum, il Capogruppo Gariglio ha detto chiaramente (lui ha competenza di carattere giuridico più della mia) che l'opinione della Commissione di garanzia è evidente: è un'opinione di carattere giuridico espressa in modo unanime da tutti i componenti, indipendentemente dalle proprie opinioni. È un'opinione che non è da trascurare, cioè non è qualcosa che viene chiesto, è - come è stato detto - previsto da questo Statuto qualcuno che dia un'opinione. Poi, è chiaro che il Consiglio decide (lo dice lo Statuto) su un percorso, su un procedimento e qui, in modo unanime, è stato detto che la richiesta non è ammissibile e ci sono le motivazioni, in modo unanime.
È chiaro che questa è stata un'occasione per ridiscutere di questioni di cui abbiamo discusso: non è vero che il Consiglio non ha mai discusso di questi temi. Mi pare che questo Consiglio abbia dedicato gran parte del proprio tempo a discutere opportunamente di questioni e di problemi durante la fase di formazione, dando certamente giudizi anche molto critici su decisioni assunte.
Resta sicuramente il fatto che, assumendoci questa responsabilità di guardare al futuro, abbiamo assunto delle iniziative che io chiamo di "rimodulazione dell'offerta sanitaria", in funzione del cambiamento della domanda che è contenuta in quel patto della salute contestato, non voluto che noi abbiamo sottoscritto come Regioni, rinunciando anche ad alcune autonomie. Si è trattato di questo, perché il sistema delle Regioni - e anche la nostra Regione - non è stato in grado di affrontare questioni molto evidenti, che sono il problema dell'equilibrio anche economico, oltre che dell'organizzazione.
Il risultato di questa azione, che è stata difficile anche per noi (anzi, è stata molto difficile per chi governa) è stato l'uscita dal Piano di rientro. Per quello che è stato detto e per le posizioni che sono state aggiunte, mi pare abbastanza evidente che l'operazione dell'uscita dal Piano di rientro - cioè aver raggiunto l'equilibrio strutturale - è un merito esclusivo della maggioranza, perché la minoranza ha sempre preso le distanze, in tutte le maniere, ricorrendo addirittura anche ai giudici amministrativi e perdendo sempre.
Ma, al di là delle questioni di carattere giuridico, voglio far notare una contraddizione: l'uscita dal Piano di rientro non è una banalità. Chi governava prima lo sa, perché non è riuscito ad attuarlo; ad ogni modo, è molto difficile, perché i controlli, le verifiche da parte del Ministero del Tesoro e della Salute non sono opinioni: non è un dibattito di carattere politico, ma sono numeri coerenti, anzi ricordo l'azione che è stata svolta complessivamente dalla Regione attraverso il Vicepresidente Reschigna, per quanto riguarda la parte di fondo sanitario che non era stata utilizzata per la sanità, ma era stata utilizzata per altro, che abbiamo dovuto in qualche maniera ricostituire.
Non do delle patenti e delle responsabilità, ma è bene che anche questo passaggio importante venga ricordato.
Se oggi noi possiamo dire che l'ospedale di Verduno sarà completato con le risorse necessarie, questo è avvenuto perché siamo fuori dal Piano di rientro, perché i soldi erano bloccati. La delibera 1-600 ha permesso di uscire dal Piano di rientro. Se possiamo dire - come abbiamo detto e abbiamo dato indicazioni al Direttore dell'ASL TO4 - di acquisire l'ospedale di Lanzo, perché è importane, dopo aver pagato l'affitto che per molti anni non era stato pagato, è perché siamo usciti dal Piano di rientro. Se oggi possiamo dire che la struttura di Valle Belbo può essere completata, è perché siamo usciti dal Piano di rientro, con quella contraddizione che il collega Vignale conosce perfettamente: i Sindaci di quella zona, molto vicini alla sua appartenenza politica, ci chiedono (mi pare qualcuno abbia preso l'iniziativa) di abolire la delibera 1-600 e contemporaneamente, di completare quella struttura.
Quelle strutture si completano non per una volontà, perché quando si amministra la volontà politica è poca cosa: occorrono le risorse e i mezzi.
Oggi noi siamo in grado di dare delle risposte anche agli Amministratori del centrodestra in quella zona, anche agli Amministratori che sono stati sollecitati, e possiamo completare quella struttura perché siamo fuori dal Piano di rientro.
Se oggi possiamo avere una maggiore autonomia, non l'abbiamo avuta per anni, non è facile uscire dal Piano di rientro; pensate ad altre Regioni che sono anche impegnate (penso al lavoro che sta facendo Zingaretti nel Lazio, potrei citare la Campania, la Calabria, e via di questo passo). Sono tante, tante Regioni. Siamo usciti da questo.
Evidentemente, la minoranza sottovaluta questo risultato, ritiene che questo non vada bene. È un merito che noi ci assumiamo, perché iniziamo la fase seconda, che ci permette di risolvere questioni che nella prima fase non abbiamo potuto risolvere, non per mancanza di volontà, ma per mancanza di risorse, perché forse non sempre sono state utilizzate bene.
In conclusione, penso questo: abbiamo chiuso un periodo complesso e difficile, che sulla parte economica impegnerà molto la Regione nei prossimi anni (lo sapete, ne abbiamo discusso lungamente). Se non fosse avvenuto quello, in passato (anche qui, non dico le responsabilità) probabilmente non avremmo neppure dovuto vincolare delle risorse che potevano essere utilizzate per altre iniziative, per fare l'ultima azione definitiva: quella di carattere economico.
Pertanto, finisce questa fase difficile. Ringrazio anche tutti i colleghi della maggioranza, perché - so perfettamente - nel confronto difficile sul piano locale, riuscire a vincere alcune resistenze e alcune abitudini, è stato complesso. Dopodiché c'è ancora una fase altrettanto impegnativa.
Io sono tra quelli che, per formazione politica, credono nel principio del non appagamento: cioè, si può fare sempre meglio, per forza di cose. Lo diceva Aldo Moro con parole straordinarie. Questo, infatti, è un principio fondamentale: guai a immaginare e avere la certezza che le cose sono perfette. Le cose mutano, si modificano, anche in funzione dei cambiamenti.
Abbiamo avviato un percorso che non sarà definitivo e abbiamo ancora una fase - per la verità già avviata, con atti che abbiamo assunto - che riguarda la rete di assistenza territoriale; l'abbiamo affrontata ieri a proposito delle liste di attesa e lo faremo prossimamente con il piano della cronicità. Abbiamo intrapreso iniziative finalizzate a dare corso a quel principio che difficilmente, per loro natura, i conservatori vogliono comprendere: la necessità di modificare l'offerta sanitaria in funzione dei cambiamenti. È stato detto chiaramente da chi è intervenuto: i cambiamenti sono enormi e bisogna modificare l'offerta sanitaria. E il tema non è soltanto ospedaliero: il tema è molto più complessivo.
Inizia dunque questa fase, che richiederà altrettanto impegno. Per chi governa è sempre difficile, per forza di cose, ma vi possiamo dire che come Regione, avremo la stessa determinazione che abbiamo avuto nella prima fase; ed essendo fuori dal Piano di rientro, evidentemente, non soltanto cercheremo il confronto con il Consiglio regionale sugli atti di programmazione, ma esso sarà fondamentale: sarà fondamentale e lo faremo perché lo riteniamo utile.
Certamente, avendo acquistato autonomia - perché si tratta di questo ed essendoci tolti questo marchio negativo che avevamo, noi possiamo anche risolvere alcune questioni che ancora rappresentano delle ferite; e questo è già capitato e abbiamo già intrapreso un lavoro: l'altro giorno, per esempio, ero a Tortona. Stiamo vedendo e cercando di capire e, qualora fosse necessario e laddove c'è ancora qualche ferita che noi possiamo risanare, lo faremo. Ma oggi siamo in grado di poterlo fare; altrimenti questo non sarebbe stato assolutamente possibile.
La disponibilità, quindi, è completa per questa seconda fase. Il lavoro di confronto continuerà da parte dell'Assessorato e della Giunta, ma daremo compimento a questo percorso perché sicuramente abbiamo l'obiettivo di completare questo nostro mandato, non soltanto per avere creato l'equilibrio economico strutturale - cosa che è già avvenuta - ma per aver modificato il sistema sanitario piemontese dopo tanti anni di non governo.
È chiaro che questo tema sarà perfettamente coerente con la seconda parte, anch'essa collegata al Piano di rientro, che riguarda l'edilizia sanitaria di cui io ripeto soltanto i titoli (Parco della salute di Torino Città della Salute di Novara, Ospedale unico dell'ASL TO5, Ospedale unico del VCO) e che ci impegnerà anche dal punto di vista economico, per forza di cose. Ce ne siamo già occupati in alcuni atti. Inizia questa fase che è abbastanza chiara e definita, anche se ci sono state polemiche sul tema delle assunzioni. Ad ogni modo, abbiamo riacquistato quella autonomia.
È certo e indubitabile che altre strade non erano possibili. Quelle percorse le abbiamo condivise e ci sono parse logiche. Altre strade non erano percorribili e questo credo sia il motivo per cui il Comitato di garanzia ha detto che si trattava di un atto di applicazione del Patto di stabilità. Noi abbiamo condiviso questo percorso perché abbiamo condiviso il Patto della salute, in funzione della necessità di garantire più sicurezza ai cittadini.
Premesso che questo è un tema su cui è il Consiglio a darci le posizioni da assumere, vorrei cogliere quest'occasione per ringraziare nuovamente tutti quelli che, nonostante le difficoltà e i problemi che abbiamo avuto, hanno sostenuto questo percorso e ci permettono anche di guardare con serenità al futuro, sapendo che anche per la serenità vale il principio per cui, quando diciamo che bisogna raggiungere ancora un risultato, questa non è soltanto una speranza. La speranza è sicuramente qualcosa di straordinario, ma la speranza, almeno per noi, si traduce in una forte determinazione a raggiungere gli obiettivi. Abbiamo dimostrato di saperlo fare e lo faremo, evidentemente con il confronto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo intanto solo per rammentare di cosa stiamo discutendo. Si è infatti discusso molto di sanità, come non facevamo penso da molti mesi; e questo, in qualche modo, già la dice lunga di quanto si dibatta di sanità se non nelle interpellanze o nelle interrogazioni, all'interno di questo Consiglio.
Vorrei solo ricordare un aspetto. Alcuni colleghi hanno detto che si è trattato di un'iniziativa politica ed evidentemente tutto ciò che arriva in questo consesso è inevitabilmente un'iniziativa politica. Bisogna solo ricordare che fra coloro i quali hanno costituito il Comitato promotore e hanno raccolto le firme vi sono, Assessore, non solo gli esponenti del centrodestra: per esempio, ci sono i 40 Sindaci dell'Acquese, gran parte dei quali di centrosinistra, o gran parte dei Sindaci della Val di Susa o di altre aree che continuano a pensarla come prima; non è che abbiano cambiato idea, da questo punto di vista.
Ovviamente, la mia dichiarazione di voto non è nel merito delle politiche sanitarie. Il Gruppo misto-Movimento nazionale per la sovranità voterà naturalmente a favore del referendum perché il motivo banale per cui l'iter che avvia il referendum viene respinto è il timore/certezza che questo referendum lo perdete. Con molta tranquillità il collega Monaco così come il collega Allemano, ha detto "ma no, mica possiamo far decidere ai cittadini e chiedere loro che adesso si esprimano in termini di sanità: è come andare a chiedere a una persona se vuole o non vuole pagare le tasse", dimenticando che, mentre i referendum sulla fiscalità sono evidentemente vietati, quelli sulle politiche sanitarie non lo sono.
La Commissione di garanzia ha inventato un tecnicismo, che è quello delle modifiche tecniche. Non si capisce come possa essere tecnica una modifica fatta da una Giunta, se non da un punto di vista amministrativo.
Però va rammentato - lo ricordiamo noi in dichiarazione di voto e per questo chiediamo il voto nominale - che la Commissione di garanzia non è la Corte Costituzionale che decide con un "no" l'affossamento di un referendum: la Commissione di garanzia è un soggetto consultivo del Consiglio regionale, al pari del CAL o di altri strumenti consultivi che abbiamo, che ogni tanto ascoltiamo e che altre volte non ascoltiamo.
Che cosa prevede il nostro Statuto? Che sia il Consiglio regionale a decidere se avviare l'iter per arrivare al referendum, oppure no. E chi oggi voterà "no", voterà contro il referendum, dimenticando un aspetto. È infatti singolare, sia fra i progressisti sia fra i conservatori, che alcuni colleghi - come il collega Allemano o il collega Monaco - dicano: "Ma no, ci siamo noi: siamo stati eletti dai cittadini e abbiamo il compito di discutere di sanità"; e certamente questo è vero, e poi ci arrivo.
Tuttavia, così ci si dimentica che la nostra Costituzione e il nostro Statuto hanno previsto un concetto che si chiama - ve lo dico bene "democrazia diretta", laddove non arriva la politica; perché in questo caso non ci è stato consentito di essere rappresentativi, dal momento che nessuno di noi ha mai discusso né in Commissione né in Aula del piano di riordino della rete ospedaliera. E io rammento che nel 2012 il "terribile" governo di centrodestra, in condizione di Piano di rientro, presentò al Consiglio regionale il Piano Socio Sanitario; e che fu il Consiglio regionale a votare quel Piano e anche a modificarlo, perché, proprio per incoerenza, il piano che presentò l'Assessore Monferino prevedeva che l'ospedale Oftalmico dovesse essere chiuso. Ma - guardate un po' - ci furono dei Consiglieri regionali (alcuni dei quali oggi lo hanno dimenticato, e mi riferisco ai colleghi Laus, Boeti e Gariglio) che, in modo trasversale, su una modifica al Piano Socio Sanitario da me presentato votarono a favore, per evitare che venisse trasferito subito, ma solo quando si sarebbe costruita la Città della Salute.
Mi avvio alla conclusione. Qual è il tema? Mi rivolgo al Presidente del Consiglio: noi saremo particolarmente attenti (peraltro, glielo avevamo già annunciato) a far sì che il Consiglio regionale si riappropri delle sue competenze.
Glielo ribadisco perché ieri la Giunta ha votato il piano sulle liste d'attesa, che è al confine fra un piano gestionale e un piano di competenza consiliare.
Visto che l'Assessore Saitta ha fatto altri riferimenti all'edilizia sanitaria, rammento all'Assessore, ma anche al Presidente del Consiglio, se mi ascolta (in sede di Conferenza dei Capigruppo sarò ancora più puntuale) che qualunque aspetto di natura programmatoria o passa da qui dentro o non può essere effettuato. Se uno fa una delibera che impegna un milione di euro sull'edilizia sanitaria, anche in situazione di urgenza ne risponde personalmente! Perché la competenza esclusiva di programmazione è del Consiglio regionale.
Perché se siamo usciti dal Piano di rientro, ci usciamo con i pro e con i contro: fino a oggi ve la siete gestita come avete voluto, senza interloquire con alcun territorio né con il Consiglio regionale. Ma adesso siete usciti dal Piano di rientro; non possiamo farvi i complimenti solo per un motivo, perché sarebbe come fare i complimenti al Governo Monti: ha ammazzato il Paese eppure gli dobbiamo dire "grazie"? "Grazie" non ve lo diciamo, ma sicuramente saremo molto attenti rispetto a quello che verrà fatto, a partire dalla Presidenza del Consiglio, perché è lei che tutela i nostri diritti. La Giunta legittimamente, tenta di essere un po' più furbetta, ma è la Presidenza del Consiglio che tutela i nostri diritti.



PRESIDENTE

Sarò suo garante e garante dell'Aula, come sempre. Grazie, collega Vignale.
Sulla base della deliberazione n. 27 del 16 febbraio 2017 assunta a maggioranza dall'Ufficio di Presidenza, e del parere n. 1/2017 della Commissione di garanzia, che hanno valutato non ammissibile l'istanza propongo di procedere alla votazione in merito alla non ammissibilità e alla conseguente reiezione dell'istanza di referendum: si vota "sì" per la non ammissibilità e la conseguente reiezione dell'istanza; si vota "no" per l'ammissibilità e il conseguente accoglimento dell'istanza.
La proposta è caricata sul supporto alle sedute.
Ricordo che ai sensi dell'articolo 12 bis, comma 9, della legge regionale 4/1973 la deliberazione dovrà avvenire...



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Ci sarebbe da ridire, perché il "sì" è no, e il "no" è sì. Ma visto che è l'Ufficio di Presidenza...



PRESIDENTE

Qui votiamo la non ammissibilità, collega Vignale.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Lo ha deciso lei.
GARIGLIO Davide (fuori microfono) Lo ha deciso l'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

No, no, a maggioranza.
Ricordo che ai sensi dell'articolo 12 bis, comma 9, della legge regionale 4/1973, la deliberazione dovrà avvenire a maggioranza assoluta dei componenti.
Indìco la votazione per appello nominale sulla proposta di deliberazione n.
227, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 Consiglieri hanno votato SÌ 30 Consiglieri hanno votato NO 15 Consiglieri si sono astenuti 0 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame disegno di legge n. 195, inerente a "Istituzione del Comune di Cassano Spinola mediante fusione dei Comuni di Cassano Spinola e di Gavazzana in Provincia di Alessandria"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 195, inerente a "Istituzione del Comune di Cassano Spinola mediante fusione dei Comuni di Cassano Spinola e di Gavazzana in Provincia di Alessandria", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Appiano, mentre il relatore di minoranza è il Consigliere Mighetti.
Prego, collega Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea, relatore

Il disegno di legge n. 195 si propone di accogliere la richiesta di fusione avanzata, con votazione ad ampia maggioranza, da parte dei Consigli comunali di Cassano Spinola e di Gavazzana.
Il nuovo Comune frutto della fusione prenderà il nome di Cassano Spinola ed avrà una popolazione complessiva, risultante dall'ultimo censimento, di 1.965 abitanti.
La decisione assunta dai due Consigli comunali, in una dimensione di totale libera scelta, evidenzia il processo interessante e complesso che sta coinvolgendo molti piccoli Comuni e che ha visto proliferare un fenomeno del tutto nuovo anche tenuto conto che è frutto di una libera ed autonoma scelta da parte dei Comuni.
In effetti, le numerose istanze di fusione presentate in Regione rappresentano, inaspettatamente, una delle risposte all'obbligo di associarsi imposto dallo Stato ai Comuni inferiori a 5.000 abitanti, che i Comuni interessati hanno scelto e stanno scegliendo, in maggioranza, in controtendenza rispetto al forte istinto campanilistico che, in passato, ha impedito e rigettato ogni tentativo di coercizione verso tale "estremo" strumento aggregativo.
Ciò premesso, occorre però rilevare che il referendum consultivo per la fusione dei Comuni di Cassano Spinola e di Gavazzana, svoltosi il 6 novembre 2016 in ottemperanza alle procedure per la fusione di comuni di cui alla legge regionale n. 51 del 2 dicembre 1992, ha avuto un esito che ha creato una situazione anomala, su cui in Commissione ci siamo particolarmente soffermati.
Pur avendo riportato complessivamente una maggioranza di voti favorevoli alla fusione (415 contro 150 contrari), si è registrata una netta prevalenza di voti contrari presso il Comune di Gavazzana (91 contro 24 a favore). A seguito di tale risultato, il Sindaco di Gavazzana si è dimesso e il Consiglio comunale ha richiesto alla Regione di non proseguire con la fusione, mentre il Consiglio comunale di Cassano Spinola ha invitato a dar seguito all'iter di fusione dei due Comuni.
La normativa regionale vigente non disciplina detta fattispecie o analoghe a questa, ma si limita a stabilire che il quesito sottoposto a referendum consultivo è dichiarato accolto quando la somma dei voti validi affermativi al quesito sia maggiore rispetto alla somma dei voti validi negativi espressi dagli elettori votanti nei Comuni o nel Comune o nell'ambito territoriale, in cui il referendum consultivo è stato indetto altrimenti è dichiarato respinto.
Se l'esito è stato favorevole, entro 60 giorni dalla proclamazione dei risultati del referendum consultivo, il Presidente della Giunta propone al Consiglio regionale di procedere all'esame del disegno di legge inerente il quesito sottoposto a referendum.
Ma anche nel caso di esito negativo, entro lo stesso termine, il Presidente della Giunta ha, comunque, la facoltà di proporre egualmente al Consiglio regionale di procedere all'esame del disegno di legge inerente il quesito sottoposto a referendum.
Ricevuti i pareri dei Consigli comunali interessati, qualora non siano già stati presentati, e del Consiglio provinciale competente per territorio e acquisiti i risultati del referendum, la Commissione consiliare, entro 60 giorni dalla data di proclamazione dei risultati del referendum, esprime il proprio parere in merito al progetto di legge e lo invia al Consiglio.
La I Commissione consiliare, alla quale il DDL 195 è stato assegnato in sede referente, ha ritenuto nel caso specifico e in stretta osservanza di quanto prescritto dalla vigente normativa regionale di dover tener conto dell'esito favorevole del referendum, anche in considerazione della sproporzione del rapporto numerico tra i voti a favore e quelli contrari.
A supporto del parere favorevole espresso a maggioranza dalla I Commissione vi sono molte oggettive ragioni, a partire dal dato cartografico, che raffigura l'unico territorio senza alcuna soluzione di continuità.
La continuità del territorio determina altresì un'identità morfologica che porta con sé una comunanza di esigenze, di problemi e, pertanto, fa sperare nella migliore possibilità di individuare soluzioni e ricercare eventuali rimedi, soprattutto a fronte della rilevante differenza dell'entità demografica dei due Comuni che rende evidente il vantaggio che ne deriverebbe, in particolare, per la popolazione del Comune di Gavazzana di minori dimensioni.
Oltre alle esigenze più strettamente connesse al territorio è da considerare, tra le ragioni della scelta, il dato socio-economico che rivela una popolazione per la maggior parte anziana e inattiva che risente della crisi occupazionale e del peso sempre più rilevante a carico della minoranza di popolazione più giovane e attiva.
La fusione consentirebbe di limitare tale divario rendendo più equilibrato il carico sociale, anche a fronte della presenza sul territorio di Cassano Spinola di attività che sono fonte di lavoro ed occupazione.
Pare inoltre opportuno evidenziare che il disegno di legge licenziato prevede la possibilità di istituire il Municipio di Gavazzana presso la sede dell'originario Comune, avente la finalità di rappresentanza della cittadinanza originaria.
Il disegno di legge si compone di 14 articoli.
L'articolo 1 istituisce il Comune di Cassano Spinola, lo denomina, ne stabilisce la decorrenza dal 1° gennaio 2018 e ne descrive i confini.
L'articolo 2 decreta la decadenza degli organi dei due Comuni originari.
L'articolo 3 stabilisce gli eventi successivi alla fusione.
L'articolo 4 prevede disposizioni riguardanti la successione nella titolarità nei rapporti giuridici.
L'articolo 5 stabilisce la sede del nuovo Comune presso quella dell'originario omonimo Comune di Cassano Spinola, facendo salva ovviamente, una possibile diversa disposizione statutaria.
L'articolo 6 prevede, come già anticipato, la facoltà di disciplinare in ambito statutario l'istituzione del Municipio di Gavazzana, che potrebbe rispondere a quell'esigenza di conservazione di una identità del Comune originario, pur Comune più piccolo.
L'articolo 7 prevede da parte del nuovo Comune l'obbligo di approvare lo Statuto comunale ed il regolamento.
L'articolo 8 disciplina la vigenza degli atti di amministrazione generali, dei piani, degli strumenti urbanistici e dei bilanci dei Comuni originari fino all'entrata in vigore di nuove fonti normative.
L'articolo 9 sancisce il ruolo attivo della Provincia di Alessandria attribuito dalla legge nella gestione dei rapporti conseguenti.
L'articolo 10 sancisce un obbligo per la Regione, fermi restando i contributi previsti dalla normativa statale, di erogare contributi al Comune sorto da fusione.
L'articolo 11, nell'ottica di favorire l'avviamento del nuovo Comune attua una delle importanti innovazioni introdotte dalla legge Delrio stabilendo per il nuovo Comune l'esenzione dall'obbligo di gestione associata per un periodo corrispondente ad un mandato elettorale.
L'articolo 12 stabilisce l'obbligo per il nuovo Comune di approvare il bilancio di previsione entro novanta giorni dalla fusione.
L'articolo 13 prevede le disposizioni finanziarie che sono descritte analiticamente nell'analisi finanziaria allegata in calce.
L'articolo 14 dichiara urgente la legge di istituzione con la conseguente entrata in vigore il giorno della pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.
Ho voluto dare lettura integrare della relazione, anche se con qualche taglio per evitare di portarla troppo per le lunghe, perché è chiara la delicatezza della legge che era all'esame della Commissione ed è oggi all'esame di quest'Aula, stante il fatto che si verifica una fattispecie che non è espressamente codificata, cioè il caso di divario di votazione delle due Municipalità, pur diverse dal punto di vista demografico, anche se dal punto di vista formale la legge che sovrintende a questa operazione è pienamente rispettata nel conteggio complessivo dei voti del referendum nei due Comuni, tenendo conto che, a monte, vi fu una deliberazione favorevole rispetto a questo processo da parte dei due Consigli Comunali.
La lettura integrale della relazione ha portato a evidenziare i vantaggi che quest'operazione determina, dal punto di vista della capacità di gestione integrata di problematiche uniformi sul territorio dei due Comuni, e dal punto di vista prettamente finanziario rispetto agli obblighi di gestione associata e ai vantaggi dal punto di vista fiscale.
Ritengo centrale ribadire quella disposizione che, per preservare l'identità di un aspetto fondamentale, soprattutto nell'ambito della storia italiana dei singoli Municipi, prevede la possibilità di un'istituzione di un Municipio, cioè di un'entità ricompresa nell'unico Comune derivante dalla fusione, che dovrebbe attenuare le criticità che probabilmente sono all'origine di una votazione consultiva referendaria non conforme all'iniziativa assunta invece in origine dal Consiglio comunale del Comune più piccolo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
La parola al Consigliere Mighetti, relatore di minoranza.



MIGHETTI Paolo, relatore

Grazie, Presidente.
Con la speranza che non si sbagli più l'accento, pongo un attimo la questione sulla famiglia Spinola.
La famiglia Spinola è una famiglia della nobiltà genovese addirittura del Medio Evo, una famiglia che con i Doria rappresentava la parte ghibellina della nobiltà genovese. La parte guelfa invece era rappresentata dai Fieschi e dai Grimaldi, che hanno cambiato sponda, evidentemente.



(Commenti fuori microfono)



MIGHETTI Paolo, relatore

Data questa premessa, passiamo alla questione più tecnica e delicata relativa alla fusione di "Gavazzàna" e non "Gavàzzana", come ho sentito nominare...



(Commenti fuori microfono)



MIGHETTI Paolo, relatore

Non da te. In Commissione, dal tuo vicino.
Questo referendum relativo alla fusione ha dato un risultato, di per sé, in valori assoluti che non lascia adito a fraintendimenti: ha vinto la fusione dei due Comuni. Dall'altra parte però si è avuto un risultato discordante tra i due Comuni: il Comune più piccolo avrebbe scelto di non fondersi, mentre il Comune più grande avrebbe scelto la fusione.
Questo referendum, ai sensi dell'articolo 33 della legge regionale 4/73 ha dato questo risultato. Questa fusione pone un casus belli, che ci spinge a riflettere anche sulla scorta di un assunto; l'assunto è quello che le fusioni hanno un senso. Noi chiaramente abbiamo una Regione con più di 1.200 Comuni, abbiamo una Regione con Comuni molto piccoli e abbiamo una Regione che, visti i tagli agli Enti locali negli ultimi anni e decenni possiamo dire che vi sono oggettive difficoltà a dare ai cittadini i giusti servizi.
Quindi, da una parte è essenziale far sì che queste fusioni portino a organismi più grandi e a organismi più efficienti. Abbiamo visto anche quale sia il limite, per esempio, delle unioni che ancora adesso vediamo che fanno fatica a trovare una loro stabilità e che fanno fatica ad erogare i giusti servizi.
Questo voto che cosa ci dice, però? Ci dice che, nel momento in cui scegliamo di procedere con questa legge regionale e con la fusione dei due Comuni, mettiamo i Comuni che in futuro vorranno fondersi di fronte a una sorta di casus belli, per cui il Comune piccolo che decide di andarsi a fondere sa già, in sostanza, che cosa succede. Succede che, se il Comune è grande, voterà la parola "fusione", non ci sarà scelta, anche con la contrarietà del Comune con una popolazione minore. E questo succede specialmente se c'è grossa differenza tra i due Comuni e, in questo caso per esempio, abbiamo un Comune di circa 2.000 abitanti e un Comune di un centinaio di abitanti, quindi una disparità che fa sì che il voto del piccolo Comune sia sostanzialmente ininfluente.
Le riflessioni che abbiamo svolto in Commissione sono relative alla modalità di valutazione del referendum. Giustamente, il collega Appiano parlava della chiarezza di questo risultato elettorale e di una lettura secondo la normativa attuale.
Abbiamo pensato cosa potrebbe succedere nel caso in cui il voto fosse ponderato, sostanzialmente ponderato o, comunque, valutato per teste Comune contro Comune, "sì" e "no", rispetto ai singoli Comuni.
Questa opzione faceva pensare che ci fosse comunque un freno alla fusione, perché all'inizio della storia normativa rispetto a queste fusioni la normativa dava queste indicazioni. Ci troviamo di fronte a una doppia via, che ci mette di fronte alle stesse difficoltà.
Detto questo, se, da una parte, noi siamo veramente d'accordo con la fusione dei Comuni, dall'altra ci sentiamo di dire che la volontà popolare va sempre rispettata e, a questo punto, quale è il limite rispetto alla volontà popolare? La volontà popolare deve essere tutelata anche per i piccoli Comuni, come il caso di Gavazzana.
Per questo, allo stato attuale, noi pensiamo che incidere con una normativa quale quella esistente sia sostanzialmente un deterrente per le prossime fusioni e, in sostanza, non vedremo nuovi casi di fusione tra grossi Comuni - grossi si fa per dire - tra Comuni più grandi e Comuni più piccoli, proprio a causa delle decisioni che assumeremo oggi.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Questa è una vicenda che abbiamo già visto in Commissione e che onestamente, mi vede e ci vede, da sempre, quale posizione anche partitica e politica, contro le fusioni, ma qui, come è già stato detto, siamo di fronte ad una situazione particolare: nel Comune più grande, Cassano Spinola, su 1.456 aventi diritto al voto hanno votato in 453 e i "sì" naturalmente, hanno vinto con 391 voti rispetto a 59 "no"; a Gavazzana su 115 votanti, ci sono stati 24 "sì" e 91 "no".
Naturalmente, questi voti sono significativi, perché inevitabilmente si crea una discrasia, che, alla fine, è quella che avevamo anche visto in Commissione. È vero che il risultato complessivo è un voto positivo, per sostanzialmente, siamo di fronte ad una fusione per incorporazione.
Personalmente - lo avevo già anche detto nella riunione pre-Commissione mi sarei fermato, non avrei dato corso a questa situazione. Da lì probabilmente, si sarebbe potuto lavorare in una condizione anche un po' di revisione di legge, perché, chiaramente, crea un precedente ma, nello stesso tempo, crea una condizione di debolezza per i Comuni più piccoli anche perché non credo che da 1.204 a 1.200 si stia cambiando la storia di questa Regione.
In aggiunta, visto che oggi è la giornata dei documenti, leggo una lettera del Vicepresidente, che recita: "Nel caso del referendum in oggetto l'esito è certamente favorevole, considerato che per legge trattasi di esito unico dato dalla somma dei voti espressi dai votanti nei due Comuni.
Tuttavia, è possibile che la netta prevalenza di voti contrari espressi presso il Comune di Gavazzana determini una diversa riflessione politica circa la volontà di portare a termine la fusione. Pertanto, pur ribadendo che la Regione ha titolo per decidere in ordine alla prosecuzione del procedimento, ritengo imprescindibile acquisire il vostro parere nel pieno rispetto dell'autonomia di scelte così importanti per il territorio nell'ambito del rapporto di collaborazione che la Regione si propone di assicurare ai propri Comuni", che dà anche un senso di apertura e di disponibilità. Però, chiaramente, nel momento in cui, da una parte, c'è il Sindaco e, dall'altra, il Sindaco si dimette - non entro nel merito che abbia gestito bene o male la situazione, comunque fa un fatto ufficiale c'è una situazione, anche lì, di scompenso, però c'è un gruppo di cittadini (Consiglieri, non Consiglieri, cittadini) che, comunque, ha anche raccolto firme; si è costituito un Comitato e, comunque, in qualche modo, stanno ponendo questo tipo di riserva.
Cito una cosa banale, ma neanche troppo dal punto di vista amministrativo...
Presidente, non faccio il suo mestiere...



(Commenti del Presidente)



BERUTTI Massimo

Lombardia, confina con la provincia di Alessandria Pieve del Cairo: su 389 votanti, 342 "sì". Gambarana: su 106 votanti, 38 "sì". Il risultato è che, alla fine, non si è dato corso alla situazione. Io non sono entrato nel merito legislativo della Lombardia, quindi cito solo la vicenda, per alla fine, non si è proceduto alla fusione.
Io mi rimetto solo a questo. Credo che una riflessione andasse fatta su questa situazione, obiettivamente, come ho detto, fermando le bocce, tanto non cambiava la storia, le Amministrazioni c'erano, da lì si modificava dopodiché, se c'era una riconvergenza, tutto si poteva valutare.
Alla luce di questo, naturalmente, noi non parteciperemo al voto, lo abbiamo detto, perché comunque non riteniamo che questo sia un percorso assolutamente sostenibile e come tale auspichiamo che ci possa essere un ripensamento.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Non ci sono altri interventi.
Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Assessore agli enti locali

Credo sia doveroso da parte mia intervenire sul tema, riconoscendo il fatto che questa proposta di disegno di legge che il Consiglio regionale sta esaminando rappresenta un'atipicità nel panorama delle esperienze di fusione che hanno incominciato a caratterizzare la nostra regione.
Sino ad ora gli esiti delle consultazioni referendarie sono stati molto netti, a favore in tutti i Comuni e, laddove c'è stata una diversità di voto tra un Comune e l'altro, la sommatoria dei voti contrari era nettamente superiore a quelli favorevoli.
Un punto - lo dico soprattutto relativamente al Consigliere Berutti - è che la Giunta ha presentato questo disegno di legge anche perché la Giunta deve presentare una proposta al Consiglio regionale e la sovranità del Consiglio regionale è massima sotto questo profilo. L'unica questione è che non è possibile avere ulteriori pause di riflessioni, perché il procedimento va chiuso, in senso favorevole o in senso contrario. Va chiuso perché questo può rappresentare, comunque, uno strumento che può anche essere impugnato.
Dall'altra parte, va considerato il fatto che, in questo contesto, la stragrande maggioranza dei cittadini si è espressa a favore della fusione tra i due Comuni e che il Comune di Gavazzana che, oggettivamente, a seguito di questa fusione, avrebbe diritto a fortissimi incentivi da parte della legge statale, pone la questione alla Regione Piemonte di una chiusura di questo procedimento anche perché, altrimenti, a questo punto sarebbe danneggiato rispetto al mancato procedimento di chiusura.
Ecco perché questa proposta è stata presentata. Il Consiglio regionale nella sua sovranità, si può esprimere tranquillamente su questo disegno di legge. Comunque è un disegno di legge che è stato attentamente oggetto di riflessione all'interno degli Uffici della Giunta e all'interno del confronto in Commissione perché, comunque, pur nella sua atipicità, vi è una chiara espressione da parte della volontà popolare.
Ne avete discusso abbondantemente durante la giornata odierna: il tema della partecipazione e della consultazione referendaria, da parte dei cittadini, è comunque un'assunzione di responsabilità. Sotto questo profilo, in un caso o nell'altro, evidenzia problematicità e criticità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Per esprimere solo il voto contrario e per fare una considerazione.
È vero quanto diceva il Vicepresidente: vi è stato un percorso assolutamente legittimo che ha coinvolto gran parte della popolazione, ma io credo che, al di là del voto che esprimeremmo oggi, questo ci deve servire un po' come esempio.
Abbiamo avuto situazioni in cui le popolazioni, in modo evidente, hanno votato contro (un caso), altre volte (la totalità), in cui hanno votato a favore. Perché dico questo? Perché se è vero che la maggioranza dei cittadini ha votato contro, è altrettanto vero che si sono divisi fra le due amministrazioni. Allora è evidente che questo potrebbe porre il timore da parte delle piccole amministrazioni, di essere inglobate da amministrazioni più grandi e - la dico semplice - diventare semplicemente la frazione del grande Comune.
Occorre procedere a una modalità di fusione che non è quella che nel Biellese - lo dico perché è avvenuto - ha portato a una fusione condivisa di tre amministrazioni comunali, ma dove c'è il rischio che una, in qualche modo, subisca la scelta dell'altro. Con ciò, evidentemente, stando a quanto diceva il Vicepresidente, c'è un tema di carattere generale rispetto al numero dei votanti, ma teniamo sempre conto che parliamo di singole amministrazioni comunali.
La legge nazionale prevede anche la modalità dell'incorporazione, per cui è una situazione anomala - speriamo di non trovarne altre - perché non è mai semplice, al di là del voto che esprimiamo, perché noi sovvertiamo la volontà, ancorché minoritaria, di un'amministrazione comunale.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione palese sull'articolo 11.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Indìco la votazione palese sull'articolo 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese sull'articolo 13.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Indìco la votazione palese sull'articolo 14.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione per appello nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 30 Consiglieri hanno votato SÌ 29 Consiglieri ha votato NO 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 10 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g., inerente a "Nomine", sul passaggio relativo alle nomine per la Fondazione Piemontese per l'Oncologia il Consigliere Gariglio, a nome della maggioranza, ha chiesto di intervenire ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Alla luce del question time che ha aperto la seduta pomeridiana e della risposta ricevuta dalla Giunta regionale, riterrei opportuno posticipare la nomina dei Consiglieri spettanti al Consiglio regionale all'interno del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Piemontese per l'Oncologia (FPO). Il chiarimento necessario, dopo quello che è avvenuto da parte della Giunta regionale, con i referenti della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, potrebbe aprire la strada a un nuovo ridisegno della governance della Fondazione Piemontese per l'Oncologia che potrebbe anche rendere superflua una presenza, nel Consiglio di Amministrazione, di esponenti del Consiglio regionale.
Va da sé che c'è una legge regionale che, in quel caso, dovrebbe essere cambiata, ma penso che i fatti sopravvenuti e le necessità di chiarimento che la Giunta regionale ha annunciato impongano di soprassedere alle nomine in attesa che si definisca la modalità della collaborazione su Candiolo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio.
Ricordo la Conferenza dei Capigruppo in Sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.54)



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