Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.213 del 28/03/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 9.36 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Comuni - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 1428 presentata da Benvenuto, inerente a "Azienda Servizi Ambiente (ASA) - situazione Comuni debitori"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione n. 1428.
Il Consigliere interrogante dà per illustrata l'interrogazione interverrà per la replica.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Reschigna, per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Sulla vicenda ASA, la Regione Piemonte ha finora esercitato un ruolo teso a costruire un'ipotesi di transazione tra le risultanze del lodo arbitrale, che ammonta ad una cifra superiore a quella dichiarata dal Consigliere Benvenuto (63 milioni), perché stiamo parlando di una cifra vicina agli 80 milioni di euro complessivi. Questo lavoro ha consentito di addivenire ad una ipotesi transitiva su tutto il debito attorno ai nove milioni di euro.
Rimane il problema che il Consigliere Benvenuto evidenzia nella sua interrogazione e cioè che, da un lato, i Comuni coinvolti nella vicenda ASA, che sono un numero consistente, hanno posto, attesa una loro molto maggioritaria disponibilità di addivenire alla transazione sull'importo citato prima, due ordini di problemi, differenti tra di loro a seconda dei Comuni. Ci sono dei Comuni che hanno le risorse, ma hanno il problema che qualora utilizzassero le risorse collocate negli avanzi di amministrazione degli anni precedenti, uscirebbero dal Patto di stabilità e quindi avrebbero le sanzioni conseguenti. Ci sono dei Comuni che non hanno le risorse e che chiedono strumenti per una dilazione relativamente al pagamento del debito.
Su entrambe le questioni la Regione Piemonte ha posto l'attenzione al Governo nazionale, perché nell'ultimo o nell'altro caso sono necessari due interventi legislativi.
Il primo, per quei Comuni che hanno le risorse negli avanzi di amministrazione, ma utilizzando le stesse fuoriescono dal Patto di stabilità, è che a fronte di queste fattispecie non ci siano le sanzioni che incorrerebbero su quei Comuni negli esercizi successivi.
La seconda questione è quella di una nuova apertura a un nuovo provvedimento sulle anticipazioni sul decreto legge n. 35 unicamente per i Comuni che non determinano neanche un incremento del saldo netto finanziario, quindi sul bilancio pubblico. Infatti, mentre le anticipazioni alle Regioni venivano erogate direttamente dal Ministero dell'Economia e Finanze, le anticipazioni del DL 35 sui Comuni passavano attraverso mutui della Cassa Depositi e Prestiti, quindi non concorrono sotto questo profilo al fine di trovare uno strumento per la diluizione della restituzione da parte dei Comuni.
Su entrambe le questioni, come Regione abbiamo posto il tema al Governo nazionale e lo abbiamo posto anche all'ANCI, perché in Piemonte c'è la vicenda ASA, ma c'è anche la vicenda AGESS, che riguarda i Comuni del Pinerolese. Ci sono tutta una serie di problematiche di contenziosi di questo livello da parte di molti Comuni. Ad oggi, non abbiamo risposte da parte del Governo, ma continueremo nell'azione di sollecitazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benvenuto.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Vicepresidente Reschigna per la risposta. Quello che ci auguriamo è che si continui a seguire il caso di questi Comuni di tutta l'area del Canavese, il cui numero è consistente, perché molti Sindaci mi hanno espresso le problematiche che hanno nel gestire l'associazione e soprattutto i vincoli che dal Governo centrale vengono imposti, a prescindere da questa situazione, e che chiaramente creano un grosso problema.
Per questo la ringrazio e le chiedo di continuare a monitorare questa situazione, perché è un problema importante per i Comuni del Canavese.
Grazie.


Argomento: Logistica

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1470 presentata da Sozzani, Berutti, Graglia e Ruffino, inerente a "Azioni per lo sviluppo degli interporti pubblici - cabina di regia con finalità di coordinamento strategico e promozione del sistema logistico del Nord-Ovest"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1470.
La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
È un argomento già affrontato in aula: esattamente un anno fa, il 9 aprile, c'è stato un incontro degli Stati Generali della logistica a Novara tra le tre Regioni (Piemonte, Liguria, Lombardia) e il Ministero delle Infrastrutture, con la presenza del Ministro Delrio, in cui si è sottoscritto un Protocollo d'intesa per lo sviluppo della logistica del Nord-Ovest.
Il motivo dell'interrogazione è che, nel frattempo, ci sono state tutta una serie di azioni nelle altre Regioni, in particolare nella Regione Lombardia, in cui le Ferrovie Nord Milano hanno istituito un piano strategico 2016-2020, tra i cui obiettivi vi era quello di contribuire allo sviluppo dell'intermodalità.
Vi è il fatto che la Regione Emilia con la Città di Piacenza ha lanciato la "Città del ferro" con la possibilità di sviluppo anche in quella zona della logistica; mentre sotto il profilo degli investimenti la Liguria ha fatto degli investimenti sui porti. In particolare, però, la preoccupazione è in ambito economico, e lo dico perché, per ragioni professionali, sono entrato nell'associazione della Confindustria in Assologistica. Ho potuto vedere che, nel Nord-Est, per quanto riguarda il porto di Trieste c'è stato un fortissimo investimento da parte degli operatori cinesi e asiatici con una crescita altissima.
La preoccupazione è che lo sviluppo della logistica e lo sviluppo del movimento delle merci possa essere intercettato da altre Regioni italiane.
Come sapete, grazie al Brennero, che connette il Veneto e il Friuli al resto d'Europa, il collegamento è migliore rispetto a quello del Terzo Valico, del quale stiamo attendendo lo sviluppo, che è in ritardo rispetto ad altre infrastrutture. Vi è poi il collegamento attraverso Novi Ligure Novara e il Gottardo oppure Novi Ligure-Mortara, che è quello che preoccupa, perché va subito in Lombardia e salta il centro intermodale di Novara per confluire nel resto d'Europa.
In una risposta a una precedente interrogazione l'Assessore citava la costituenda cabina di regia, che era contenuta nel protocollo d'intesa.
A che punto è questa cabina di regia? Quali sono le competenze di chi ne fa parte? Mi sembra di comprendere che questa filosofia che stiamo discutendo sia al di là dei partiti politici che contraddistinguono quest'Aula, ma sia un'unità d'intenti che tutti quanti dobbiamo perseguire rispetto allo sviluppo economico della nostra Regione. Quindi, immagino che ci possa essere una cabina di regia i cui contenuti e, soprattutto, coloro che ne faranno parte siano non di nomina strettamente politica. Ora, la cosa che mi piacerebbe sapere dall'Assessore è se ci possono essere delle nomine di persone che abbiano la capacità di tipo professionale per la gestione e, soprattutto, la visione dello sviluppo di iniziative di questo genere.
Alla fine, il senso dell'interrogazione era di sapere, dopo un anno di attività condotta dal 9 aprile 2016, e siamo quasi al 9 aprile 2017, quali sono gli interventi che abbiamo messo in cantiere per lo sviluppo immediato, ma soprattutto futuro dell'economia della nostra Regione e non solo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Comincio dal fondo. La cabina di regia sta lavorando; non è costituita in forma politica, nel senso del termine cui lei faceva riferimento, cioè non ci sono rappresentanze partitiche. La cabina di regia è costituita dai tre Assessori alle infrastrutture delle tre Regioni e lavora, in gran parte, con il Comitato tecnico che sta perseguendo e proseguendo le attività - dopo il 9 aprile - come aveva già lavorato precedentemente, per la preparazione della giornata di Novara del 9 aprile, appunto.
Pertanto, è un lavoro strettamente tecnico che le tre Regioni continuano a portare avanti a livello delle loro Direzioni e con costanti incontri anche con gli operatori del settore.
Per quanto riguarda - in particolare - il Piemonte, proprio il 9 aprile 2016 è stato firmato, assieme (a latere) alla firma del Protocollo tra le tre Regioni e il Ministro, anche un Memorandum di intesa tra la Regione Piemonte e i tre Interporti piemontesi (il CIM di Novara, SITO di Orbassano e RTE di Rivalta), proprio nell'ottica di una maggiore integrazione dei tre soggetti.
Oggi, siamo arrivati ad un punto successivo: la Regione sta, non solo valutando, ma già realizzando una riorganizzazione delle proprie partecipazioni nella società in ambito logistico, conferendo le quote detenute su un unico soggetto per favorire un percorso di integrazione coordinamento e valorizzazione delle attività logistiche del sistema piemontese. Si sta lavorando, cioè, per la costituzione di una sub-holding per la logistica, tramite Finpiemonte partecipazioni.
Al fine di potenziale la competitività di tale sistema, occorre procedere anche ad un adeguamento della rete infrastrutturale di connessione, oltre alle grandi opere dei due corridoi, promuovendo gli opportuni interventi ed i loro inserimenti nei diversi strumenti di programmazione e finanziamento disponibili, quali - ad esempio - il contratto e il programma RFI (su questo si è lavorato parecchio e cominciano ad esserci risultati significativi di progettazione e finanziamento di opere importanti nell'ambito novarese, in particolare, ma anche nell'ambito tortonese). Per quanto riguarda la logistica, il collegamento sul corridoio Genova-Rotterdam.
L'altra fonte di finanziamento sono i fondi FSC; con la delibera del CIPE del 1° dicembre, sono stati inseriti significativi investimenti proprio sui tre siti intermodali.
Un altro aspetto su cui si sta lavorando, di concerto con le altre Regioni, è quello della possibilità di intervenire con forme di incentivazione del trasporto merci su ferro, tendendo a promuovere le relazioni esistenti tra la portualità ligure e il sistema di retroporti piemontesi.
Stiamo introducendo (credo che se ne parlerà con l'approvazione della legge di bilancio) anche una forma di "ferrobonus" che vada ad integrare il "ferrobonus" nazionale, di concerto - appunto - tra le tre Regioni.
Infine, un aspetto importante è un successo - direi - lavoro dei nostri tecnici: in sede di Conferenza delle Regioni, l'aver introdotto nella norma sulla riorganizzazione della logistica.



PRESIDENTE

Assessore, mi chiedono se può parlare a voce più alta, oppure avvicinarsi di più al microfono, perché si sente poco; magari la risposta scritta sarà utile.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Certo, sicuramente verrà data la risposta scritta.
Dicevo: l'introduzione nella norma che prevede la riorganizzazione del sistema logistico italiano del coordinamento con gli interporti, quindi il Piemonte farà parte anche del sistema portuale, che ovviamente punta molto sulla riorganizzazione della portualità genovese e di Savona (Vado), che parte in ritardo rispetto ad altri porti italiani - in particolare quello di Trieste e di Venezia - quindi deve recuperare fortemente. Noi speriamo che con la nomina della nuova Autorità portuale e dell'integrazione tra quella genovese e quella savonese, questo si realizzi in tempi molto brevi.
Credo di aver risposto anche agli altri aspetti riguardanti la composizione della cabina di regia, che - ripeto - è tecnico-istituzionale e gli sviluppi dei lavori.
Si prevede di organizzare un nuovo appuntamento tra le tre Regioni (i tre Presidenti) a Genova, in occasione del "Genova Shipping Week", che si terrà a fine giugno.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1452 presentata da Graglia, inerente a "Continui disagi per i pendolari della linea Alba-Bra Torino"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1452.
La parola al Consigliere Graglia per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Il problema di queste interrogazioni è che talvolta sono datate, quindi magari il problema nel frattempo si è risolto. Purtroppo è così.
In quest'interrogazione, parliamo dei continui disagi dei pendolari della linea ferroviaria Alba-Bra-Torino.
Premesso che il 17 dicembre 2016 si inaugurava la linea elettrificata Alba-Bra, in grado di consentire il collegamento tra Alba e il sistema ferroviario metropolitano; tenuto anche conto che le Ferrovie e l'Amministrazione pubblica garantivano che i ritardi fisiologici dovuti ai lavori appena conclusi si sarebbero risolti in tempi rapidi; rilevato che ad oggi (cioè al tempo) - persistono ancora ritardi e soppressioni, così come arrivano tardivamente le comunicazioni degli stessi, provocando notevoli disagi ai fruitori del servizio; appreso anche da fonti giornalistiche dell'intenzione di Trenitalia di istituire un tavolo di confronto con i Sindaci interessati dalla linea e l'Assessorato regionale ai trasporti, al fine di risolvere queste problematiche legate al funzionamento della tratta, si interroga il Presidente e l'Assessore competente per conoscere quali sono i motivi per cui persistono i ritardi quali azioni si intendono intraprendere per garantire il servizio agli utenti e se il tavolo di lavoro sia stato istituito e quale sia l'esito del dibattito emerso.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Come lei ha sottolineato, i problemi in buona misura sono stati superati, anche se non ancora completamente (siamo arrivati nel mese di febbraio ad una puntualità del 91,6 per cento, che consideriamo ancora bassa, perché tendiamo ad arrivare al 95 per cento).
Questo livello di puntualità è stato raggiunto, non solo sulla media di tutti i treni su quel percorso, ma anche nelle ore di punta, che sono ovviamente il momento più cruciale su cui si risente in maggior misura dei ritardi o delle inefficienze del sistema.
Di fatto, c'è già un tavolo di confronto con i Sindaci locali. A livello tecnico, infatti ci sono stati due incontri (il 9 gennaio e il 14 febbraio) e proseguiranno successivamente, se necessario.
La cosa importante su cui l'Agenzia e l'Assessorato stanno lavorando è quella di riorganizzare il sistema degli orari dei treni sulla linea Alba Torino, perseguendo l'obiettivo, almeno nelle ore di punta, di creare dei treni veloci che consentano di raggiungere Alba-Torino in un'ora, o anche meno.
Questo è l'obiettivo che ci poniamo un po' su tutto il sistema: quello della velocizzazione del sistema ferroviario, affidando al sistema gomma invece, il tragitto dell'ultimo miglio (definiamolo così), sia in adduzione sia in ritorno.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione n. 1327 presentata da Frediani, inerente a "Società Benefit - azioni e misure regionali a sostegno della L. n. 208 del 28 dicembre 2015"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione n. 1327.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente. Buongiorno, Assessora.
Parliamo appunto della Finanziaria del 2016 che, ai commi 376 e 382 introduceva nel nostro ordinamento un nuovo tipo di Società, la Società Benefit. Questo è un tipo di impresa che, pur essendo a fini di lucro dovrà essere amministrata in modo da bilanciare l'interesse dei soci e il perseguimento delle finalità di beneficio comune. Inoltre, dovrà individuare il soggetto o i soggetti responsabili cui affidare funzioni e compiti volti al perseguimento degli obiettivi.
Ai commi 376 e 377, la Legge Finanziaria prevede in particolare che le Società Benefit siano quelle che, nell'esercizio di un'attività economica oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti, associazioni ed altri portatori di interesse. Al comma 377, in particolare, si definisce che le finalità della Società Benefit dovranno essere indicate specificatamente nell'oggetto sociale e verranno perseguite attraverso una gestione che bilanci l'interesse dei soci con quello di coloro sui quali l'attività sociale possa avere un impatto.
Quale vantaggio hanno le Società Benefit? Potranno introdurre, accanto alla denominazione sociale, la dicitura "Società Benefit" oppure l'acronimo "SB" e utilizzare tale denominazione nei titoli emessi, nella documentazione e anche nella comunicazione verso terzi.
Anche imprese già esistenti potranno trasformarsi in Società Benefit e a tale scopo dovranno modificare l'atto costitutivo o lo Statuto, che dovrebbe anche contenere le finalità di beneficio comune nell'oggetto sociale.
Per quanto riguarda il bilancio, in sede di presentazione annuale andrà presentata anche una relazione sul perseguimento del beneficio comune, che dovrà quindi includere la descrizione degli obiettivi specifici, le modalità e le azioni attuate dagli Amministratori per perseguire queste finalità di beneficio comune ed, evidentemente, eventuali circostanze che lo abbiano impedito o rallentato, la valutazione dell'impatto generato utilizzando lo standard di valutazione esterno (che ha caratteristiche precise previste dalla legge) e anche una sezione dedicata alla descrizione dei nuovi obiettivi che la Società intende perseguire nell'esercizio successivo.
Sul sito internet, ovviamente se lo possiede, l'azienda dovrà pubblicare una relazione annuale, eventualmente omettendo alcuni dati finanziari, magari a tutela dei beneficiari.
Sul sito del Consiglio, nel Piano strategico 2016-2018 sono indicati gli elementi normativi, le azioni e gli strumenti che costituiscono la responsabilità sociale d'impresa.
Ora, in relazione a quanto definito in Legge Finanziaria e anche in considerazione del fatto che sicuramente la nostra Regione ha bisogno di questo tipo di società.
Lo so, Presidente: c'è un rumore infernale e vedo la sua espressione contrariata.



PRESIDENTE

Mah, a essere sinceri vedo una certa attenzione, però richiediamo comunque all'Aula un maggiore silenzio.
Prego, continui, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Beh, è un'attenzione rumorosa, direi: bella forte.



PRESIDENTE

C'era una voce sola, che ora ha taciuto.
Prego, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Dicevo quindi che, in considerazione del fatto che la nostra Regione sicuramente ha bisogno di questo tipo di società, quindi di aziende che pongano anche il bene comune tra i propri obiettivi, questa interrogazione è volta a sapere quale siano le misure regionali già attuate e di prossima applicazione, rispetto a quanto definito dalla Legge Finanziaria 2016, e se si preveda di introdurre a livello normativo delle misure premianti rispetto alle Società Benefit di prossima costituzione.
Grazie.



PRESIDENTE

Per la Giunta regionale, risponde l'Assessora De Santis.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Grazie, Presidente e grazie, Consigliera Frediani.
A oggi non vi sono particolari misure previste a beneficio delle Società Benefit, anche perché il tipo di misure che noi abbiamo attivato fino a questo momento, essenzialmente sul POR FESR e sul fondo "Ricerca e innovazione", si rivolge per sua natura a una platea indistinta di imprese rispetto alle quali questa funzione, pur importante, non può essere considerata determinante.
Abbiamo tuttavia in elaborazione sul FESR 2014-2020, e specificamente sull'Asse 3 "Competitività dei sistemi produttivi", l'azione n. 3.7.1 che si chiama "Sostegno all'avvio e al rafforzamento di attività imprenditoriali che producano effetti socialmente desiderabili e beni pubblici". Su questo sta lavorando la Direzione Competitività della Regione e immaginiamo che beneficiari di quest'azione possano essere ovviamente le imprese no profit e quindi a maggior ragione, visto che i destinatari sono comunque imprese, le Società Benefit.
Verificheremo - poiché stiamo facendo precedere l'introduzione di tutte le misure da confronti con il mondo dei nostri stakeholder - la presenza di Società Benefit e le loro eventuali richieste nei nostri confronti in questa occasione. E ci parrebbe quello il momento per riconoscere questa specifica figura sociale, ammesso che all'atto pratico nella nostra Regione troviamo poi dei soggetti che, da un lato, corrispondano a questa previsione normativa e, dall'altro, siano interessati a partecipare ai nostri bandi.
Grazie.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1364 presentata da Andrissi, inerente a "A-27 S.p.A. Ercole Lucchini chiusura di stabilimento e beneficiaria di fondi regionali contratti d'insediamento"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1364.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Parliamo di un contratto di insediamento del 2011 di un'azienda situata in Val Cuvia, nel Varesotto.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere: facciamo solo la richiesta di un po' di silenzio.
Scusate! Ecco, credo che possiamo riprendere.
Prego, Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Si tratta di un'azienda dolciaria, la A-27 S.p.A. Ercole Lucchini, nata nel 1978 come azienda di produzione di gelati, dessert e pasticceria di tradizione italiana.
Cosa succede? Nel 2011 l'azienda firma un contratto di insediamento con il Piemonte e accede a un contributo a fondo perduto di 2.415.000 euro per l'insediamento di un nuovo stabilimento in provincia di Novara, a Gattico (nell'Alto Novarese).
Per farla breve e arrivare nel concreto, nel giro di poco tempo dalla realizzazione di questo nuovo insediamento si comprende che, in realtà, il nuovo insediamento prevede la chiusura dello stabilimento di Rancio, in Val Cuvia.
Allora, la domanda che noi ci facciamo è questa: se il nuovo insediamento consentiva la chiusura dello stabilimento originario. Di fatto, si tratta di una delocalizzazione di uno stabilimento da una Regione all'altra.
La domanda che ci poniamo è questa: i contratti di insediamento consentono questa manovra? Consentono, cioè, la delocalizzazione da una Regione all'altra utilizzando soldi pubblici? Perché se entriamo, effettivamente, in questo circolo vizioso, la Lombardia ha sicuramente maggiori risorse del Piemonte! Se per caso si mettesse anche la Lombardia a fare questi "giochi" - che probabilmente fa già, non lo so - non so dove potremo finire.
Al riguardo, volevo chiedere all'Assessore se effettivamente l'accesso a dei fondi pubblici messi a disposizione con il contratto di insediamento regionale consente, alla fine dei conti, la chiusura dello stabilimento originario.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessora De Santis; prego.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Grazie, Consigliere.
Risponderò alla questione specifica che lei ha posto e poi farò delle considerazioni di carattere più generale.
La determinazione dirigenziale con la quale veniva approvato lo schema di contratto di insediamento fra la società A-27 S.p.A. e la Regione Piemonte non contemplava né la risoluzione né la revoca del contributo a fondo perduto concesso qualora vi fosse stata la dismissione dello stabilimento lombardo e il relativo trasferimento della forza lavoro al nuovo sito presso Gattico. Questo dipende da com'era costruita la scheda di misura del contratto di insediamento, che regola l'intensità dell'agevolazione nella forma esclusiva di contributo a fondo perduto in funzione dell'occupazione diretta generata.
Con determina n. 37 del 24 gennaio 2016 si è disposto il ricalcolo del contributo ESL e la conseguente riduzione della percentuale di contribuzione dal 10 per cento prevista in contratto all'8 per cento, per un ammontare complessivo di 1.764.000 anziché 2.400.000 e rotti, per effetto della...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Assessora, le chiedo scusa per l'interruzione: Consiglieri, per favore! Vi invito ad abbassare il tono della voce.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora alle attività produttive Come dicevo, per effetto della riduzione dell'incremento occupazionale.
Con successiva determinazione dell'11 dicembre 2016 si è disposta l'approvazione del rendiconto finale dell'investimento realizzato dalla società per complessivi 23 milioni e mezzo, corrispondente ad un contributo a fondo perduto pari, come abbiamo detto, a circa 1.700.000 euro.
Ad oggi non vi sono le condizioni di risoluzione ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 7, del contratto sottoscritto nel 2011, in quanto il piano occupazionale risulta coerente con le previsioni contrattuali. Questo per quanto riguarda la specifica vicenda sulla quale ha richiesto informazioni.
Sul tema più generale si fa presente che il contratto di insediamento evidentemente, è fatto per premiare investimenti che avvengono all'interno della nostra Regione: sostanzialmente, è uno strumento di attrazione di investimenti. Capisco che, magari, possa dar luogo a fenomeni come questo ma, per quanto è a mia conoscenza, è abbastanza raro che un'impresa che ha intenzione comunque di accentrare e ristrutturare i propri siti produttivi utilizzi quello strumento per spostare forza lavoro e attività produttive da un'altra Regione alla nostra.
Comprendo, quindi, il problema che lei pone, ma non vedo, peraltro segni di una "guerra" da questo punto di vista; tantomeno la Regione Piemonte fa operazioni che possano andare in danno ad altre Regioni.
Anzi, come giustamente lei ricordava, il nostro problema in questo momento è che per un certo numero di ragioni (dalle dimensioni dell'economia regionale, all'attrattività da un punto di vista di mercato al ciclo economico) una Regione come la Lombardia rappresenta un "concorrente" su certi tipi di investimento. Pertanto, da questo punto di vista, non direi che dobbiamo rinunciare a questo sistema, che alla fine è l'unico strumento che abbiamo rispetto alla possibilità di sostenere investimenti di imprese medio-grandi nella nostra Regione.
Grazie.


Argomento: Commercio

Interrogazione n. 1415 presentata da Gancia e Benvenuto, inerente a "Misure a sostegno della promozione delle PMI piemontesi e distretti del 'made in Piemonte'"

Argomento: Commercio ambulante

Interrogazione n. 1421 presentata da Gancia e Benvenuto, inerente a "Bandi per rinnovo postazioni mercatali" (bandi AAPP in Piemonte)

Argomento: Commercio al dettaglio

Interrogazione n. 1444 presentata da Gancia e Benvenuto, inerente a "Regolamento in attuazione della l.r. 14/2013 'Norme in materia di panificazione'"


PRESIDENTE

Verranno rinviate ad altra seduta le tre interrogazioni presentate dalla Presidente Gancia: la n. 1415, n. 1421, e n. 1444 Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.10 la Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 10.14)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Molinari, che interviene in qualità di Consigliere regionale; ne ha facoltà.



MOLINARI Gabriele

Grazie, Presidente.
Chiedo, se possibile, l'inserimento all'o.d.g. di un atto di indirizzo relativo alla tutela del comparto risicolo, in considerazione delle notizie emerse sugli organi di stampa relativamente alle difficoltà di questo settore, e in virtù del fatto che sono interessate in modo critico molte famiglie e molti imprenditori.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia! Scusi Consigliere Molinari, i colleghi non hanno sentito il suo intervento.
Prego, ne ha facoltà.



MOLINARI Gabriele

Come dicevo, chiedo di inserire all'o.d.g., se è possibile, un atto di indirizzo relativo alla tutela del comparto risicolo, in considerazione delle notizie sempre più critiche che riguardano molte imprese e molte famiglie piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Volevo solo precisare che se trattiamo il tema anticipato dal Consigliere Molinari, anche noi abbiamo depositato un ordine del giorno nel merito, quindi dobbiamo attrarre tutti gli atti di indirizzo collegati.



PRESIDENTE

Si attraggono, certo.



PICHETTO FRATIN Gilberto

A che punto dell'o.d.g. verrà iscritto?



PRESIDENTE

Quando arriveremo all'esame degli atti di indirizzo, a seconda degli oggetti decideremo. Se ci sono ulteriori atti di indirizzo da attrarre saranno attratti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Ho chiesto la parola solo per sottolineare il fatto che questi atti di indirizzo iscritti all'o.d.g. sono frutto di un accordo intercorso in sede di Conferenza dei Capigruppo, secondo il quale si esaurivano gli atti in ordine del giorno che erano presenti a quella data (circa un mese fa).



PRESIDENTE

Ma ha chiesto solo l'iscrizione.



MIGHETTI Paolo

Se cominciamo ad inserire altri atti di indirizzo, non finiremo mai più! Diamo un numero a questi atti di indirizzo.



PRESIDENTE

Ha chiesto solo l'iscrizione, comunque. Grazie, collega Mighetti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Vorrei fare mia l'istanza del collega Molinari. Ovviamente, se va in calce all'o.d.g. come punto 24), è verosimile che non sarà aggetto di trattazione l'ordine del giorno in questione, se non nelle prossime sedute.
Nel corso della prossima Conferenza dei Capigruppo potremo rispettare il nuovo metodo che ci siamo dati e quindi calibrare un esatto numero di atti di indirizzo per ogni Gruppo consiliare.
Chiederei alla cortesia della Giunta, visto che vedo anche l'Assessora De Santis in Aula, nel corso della seduta antimeridiana o pomeridiana, di rendere alcune comunicazioni al Consiglio regionale sulla vicenda Eurofidi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Gariglio.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Spero che l'Assessore Saitta ci raggiunga, dal momento che non è qui presente, e anche l'Assessora Cerutti, perché vorrei chiedere delle delucidazioni e delle informazioni sul regolamento attuativo che è stato approvato sull'esenzione del ticket in favore delle donne vittime di violenza, che è stato limitato ad un solo anno.
Volevamo avere delle spiegazioni e informazioni ulteriori in merito a questa limitazione di un anno dell'esenzione del ticket.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Appena arriva l'Assessore Saitta mi farò carico di parlargliene.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i processi verbali del 7 marzo 2017.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo Barazzotto, Chiapello, Ferraris, Ferrero e Valmaggia.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 14 e del 15 marzo 2017.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione vittime attentato terroristico di Londra del 22 marzo 2017


PRESIDENTE

Mercoledì 22 marzo, poco prima delle ore 16, ora italiana, un'auto ha travolto alcuni passanti sul ponte di Westminster, in quel momento particolarmente affollato, per poi schiantarsi contro il cancello del Parlamento a pochi passi dal Big Ben. Il tragico bilancio è di quattro morti, più l'attentatore e 40 feriti, di cui sette versano in gravi condizioni.
In attesa che le indagini facciano il loro corso, sembra assai probabile che l'episodio sia l'ennesimo attacco di un biennio di terrore.
Nel primo anniversario degli attentati di Bruxelles, quando le bombe in aeroporto e metropolitana provocarono 35 morti, nel Regno Unito torna la paura.
Dagli attentati della metropolitana di Londra che il 7 luglio 2015 costarono la vita a 56 persone sono passati quasi 12 anni. Siamo di fronte a momenti terribili che ci lasciano addolorati e sgomenti, ma che non devono, tuttavia, indebolire il sogno di un'Europa libera e democratica e che al contrario ci spingono a rafforzare l'impegno di tutte le Istituzioni a reagire con compattezza, mettendo in campo una strategia comune contro chi uccide in modo vile e barbaro.
Il nostro cordoglio e la nostra vicinanza vanno ai familiari delle vittime e al popolo inglese, oltre agli auguri per la completa guarigione di tutti coloro che sono rimasti feriti.
Pertanto, chiedo al Consiglio regionale di voler osservare un minuto di silenzio.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Ricordo alle ore 18, in Sala A, la riunione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari.
Consigliere Gariglio, l'Assessore De Santis ha dato disponibilità per le comunicazioni richieste.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame disegno di legge n. 242, inerente a "Proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione Piemonte per l'anno finanziario 2017"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 242, inerente a "Proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione Piemonte per l'anno finanziario 2017", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Relatori sono i Consiglieri Appiano, Bono e Berutti.
La parola al Consigliere Appiano, relatore d maggioranza.



APPIANO Andrea, relatore

Grazie, Presidente.
Semplicemente, nella seduta di Commissione di ieri abbiamo licenziato il disegno di legge che proroga di un mese l'esercizio provvisorio e quindi la scadenza passa dal 31 marzo al 30 aprile, con l'entrata in vigore il giorno stesso della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, al fine di completare l'iter di approvazione di Commissione in Aula del bilancio triennale 2017-2019.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono, relatore di minoranza.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
Non c'è molto da dire su un prolungamento di un esercizio provvisorio di un mese, se non il fatto che è capitato quasi tutti gli anni che, quando si è andati in esercizio provvisorio, sono state sottostimate le tempistiche non tanto di discussione in Commissione, ma di presentazione dei provvedimenti stessi, in quanto c'è un tempo fisiologico minimo che le maggioranze che via via si sono alternate, almeno in queste due legislature in cui siamo stati rappresentati, tendono a volere comprimere, ma è quello il normale spazio necessario a un dibattito democratico su un documento, il documento principale della Regione, che è il documento di bilancio.
Siamo a fine marzo. Non diamo una particolare colpa o responsabilità a questa Amministrazione, ne prendiamo atto. Siamo a fine marzo e siamo ancora in Commissione a discutere sul bilancio del 2017, quando sappiamo benissimo che i bilanci dovrebbero essere approvati entro la fine dell'anno, se è possibile entro il 30 novembre, quando quelle che un tempo erano le assegnazioni vengono decise e non si possono più fare modifiche al bilancio anche con un documento elaborato dal Consiglio regionale. Le assegnazioni vengono fatte dalla Giunta, quindi siamo nuovamente molto molto in ritardo.
Questo deve fare anche un po' comprendere qual è la situazione e ci deve rimandare a quella che è la situazione complicata della politica a livello nazionale e, soprattutto, della redazione dei documenti di bilancio nazionali. Se questi vengono fatti entro i termini dovuti, con scadenza entro fine anno a livello nazionale, poi si prolungano nel tempo, a inizio anno, con i difficili accordi a livello di Conferenza Stato-Regioni.
Infatti, siamo ancora in attesa di comprendere quali saranno i tagli che lo Stato o, meglio, le Regioni concordano con lo Stato; quindi, lo Stato fa ma previo accordo con le Regioni.
A noi risulta sempre un po' oscuro comprendere perché si arrivi a queste situazioni e a questi accordi, perché a parole tutte le Regioni si lamentano dei tagli che vengono fatti alle varie politiche finanziate, che sono di competenza regionale, uno su tutti il tema delle politiche sociali però gli accordi si trovano sempre. Forse, come si suol dire, sarebbe più opportuno avere Presidenti di Regione che fanno di più il loro mestiere cioè la difesa degli interessi delle Regioni, ma non interessi di bottega di partito o quant'altro, ma interessi dei cittadini che abitano in quelle Regioni piuttosto che, magari, fare un po' più i giocatori della squadra di Governo nazionale, quindi dello stesso colore.
Dunque, sul taglio alle politiche sociali, ultimamente - ricordiamo che doveva passare da 311 milioni a 100 milioni - il Vicepresidente Reschigna in Commissione bilancio, ci ha dato forse una potenziale buona notizia: potrebbe rientrare il taglio sulle politiche sociali, taglio che si inserirebbe nei tagli già presenti nel bilancio della Regione, tagli che ne abbiamo discusso con l'Assessore Ferrari - in realtà, sono spostamenti sulla sanità. Però, come abbiamo avuto modo di dire, se, da un lato, siamo contenti che, in qualche modo, sia riconosciuta la valenza sanitaria di alcuni interventi sulle politiche sociali - anche se è un po' contraddittorio con la presentazione, da parte della Regione, del ricorso al Consiglio di Stato avverso le sentenze che dicevano questo - dall'altro siamo preoccupati perché il perimetro della sanità non si può estendere all'infinito nelle cose da fare.
Abbiamo un livello nazionale che ha dato a tutte le Regioni un miliardo e mezzo in più per la sanità, però, con quei soldi dobbiamo fare i nuovi LEA, i nuovi vaccini, i farmaci innovativi, i farmaci antiepatite C, le stabilizzazioni dei precari, i nuovi contratti collettivi nazionali del personale della sanità; in più ci dobbiamo fare - l'annuncio è dell'altro giorno - le nuove misure per ridurre le liste d'attesa. È un documento rispetto al quale - lo dico al Presidente Chiamparino e al Vicepresidente Reschigna - noi aspettavamo comunque il passaggio preventivo in Commissione sanità, ma anche questo devo ammettere che, nonostante l'uscita dal piano di rientro, non c'è stato. Cioè, avevate detto che la delibera sulla riduzione delle liste d'attesa sarebbe dovuta passare in Commissione prima dell'approvazione in Giunta, invece abbiamo scoperto ieri - non so se anche i colleghi della maggioranza lo hanno scoperto ieri o già lo sapevano - che è passata in Giunta. Quindi, anche su questo tema, su cui volevamo svolgere un dibattito a livello regionale, a parte una richiesta di comunicazione di qualche settimana fa, in cui siamo riusciti poco poco a discutere in Commissione, in Consiglio non è avvenuto niente.
Il bilancio va in esercizio provvisorio ancora per un mese. Io consiglierei la prossima volta, se dovesse esserci un altro esercizio provvisorio, di utilizzare comunque i quattro mesi canonici di tempo tanto, se poi se si vuole correre, le modalità e gli strumenti per accelerare la maggioranza le ha sempre, nel senso che è sufficiente convocare più riunioni della Commissione bilancio e più sedute del Consiglio regionale, quindi le tempistiche si possono stringere in questo senso.
Probabilmente, chiuderemo il bilancio in Commissione e, forse, nelle prossime settimane arriverà in Consiglio. Quindi, questo mese è necessario mi auguro, per far sì che vengano ascoltate le richieste delle opposizioni che, almeno per quanto riguarda la nostra forza di opposizione, sono richieste assolutamente di merito - nella compatibilità finanziaria ovviamente, a cui, purtroppo, siamo stati tutti costretti negli ultimi anni a causa della difficoltà finanziaria di questo Paese.
Tuttavia, in questo bilancio ci sono alcune richieste di modifica, che spero vengano accolte e non solo viste come la solita - passatemi il termine - rottura di scatole delle opposizioni, che presentano emendamenti li illustrano e, poi, alcuni Consiglieri di maggioranza devono essere presenti - compreso il Vicepresidente - in Commissione e in Consiglio ad ascoltarli un po' annoiati, perché noi crediamo si possano ancora fare delle modifiche. Una modifica è stata apportata dal Vicepresidente Reschigna chiedendo di inserire altri 19 milioni di euro sulle politiche sociali per la difficoltà di cui dicevo rispetto alla copertura della sanità.
Noi crediamo che dei ritocchi su politiche sociali, ambiente, trasporti e cultura si possano ancora fare. Sono tutti temi - ovviamente, non sono oggi oggetto di dibattito, perché è solo un prolungamento dell'esercizio provvisorio - sui quali spero si possa addivenire almeno ad un confronto.
Ovviamente, non chiediamo l'accoglimento, perché quella è una scelta della maggioranza che, certamente, può avere posizioni diverse dalle opposizioni soprattutto perché ha il pallino in mano anche dei conti del bilancio, ma almeno chiediamo un confronto in Commissione prima di doverlo fare nuovamente in Aula e doverci poi sentir dire, magari anche in Aula, che le opposizioni sono brutte e cattive, fanno tanti emendamenti e fanno perdere tempo alla Giunta che deve lavorare, mentre i Consiglieri non si impegnano a fondo per il bene della comunità. Credo che entrambi, nelle loro rispettive funzioni, svolgano il loro dovere e il loro lavoro per il bene dei cittadini.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Berutti, secondo relatore di minoranza.



BERUTTI Massimo, relatore

Grazie, Presidente.
Mi viene in mente quando, rispetto all'indicazione del 31 marzo, il mio Presidente disse, memore sicuramente dei bilanci precedenti: "Già che ci siamo, facciamolo il 30 aprile".
Certamente, Vicepresidente, riconoscendo fortemente l'impegno l'auspicio è che il prossimo assestamento di bilancio possa essere un pochino giocato in anticipo, comprendendo tutte le difficoltà che si pongono non solo sul tavolo regionale, ma sicuramente sul tavolo romano.
Infatti, è chiaro che, quando si arriva non a metà anno, in questo caso, ma sicuramente entro il mese di aprile, la macchina, per mille motivi comunque, si muove sempre un po' lentamente e un po' in ritardo.
Ribadisco che è stato apprezzato il lavoro e l'impegno per trovare delle soluzioni; d'altro canto, da parte nostra, come prima diceva anche il collega, sono stati posti degli emendamenti di merito e, soprattutto, anche degli emendamenti che possono comunque determinare scelte politiche e scelte strategiche di campo. L'obiettivo è chiaro, riconoscendo anche la difficoltà, perché su questo è innegabile, come ripetiamo dal primo giorno quindi, ci rendiamo anche conto in quale difficoltà si possa lavorare oggi.
Indubbiamente, l'auspicio è che su alcune tematiche, che possono essere comunque strategiche rispetto alle linee ad oggi tracciate sul bilancio di previsione che stiamo discutendo in Commissione, si arrivi comunque, più che ad un confronto, al raggiungimento di alcuni obiettivi, individuando degli accoglimenti, proprio perché in queste settimane e in questi giorni il lavoro svolto in Commissione sicuramente ci ha visti in termini propositivi e non certamente in termini ostruzionistici.
Ribadisco il piglio prettamente costruttivo e assolutamente collaborativo che ci ha contraddistinti, perché la regione e i cittadini necessitano comunque di sostegno, di azioni e, naturalmente, di iniziative che, in qualche modo, ridiano motivazione e, soprattutto, diano alla Regione quello stimolo che in questi anni, purtroppo, è venuto un po' a scemare.
Naturalmente, la finalità di questo allungamento dei tempi tecnici è il raggiungimento il prima possibile di un obiettivo comune, che possa essere comunque, anche da parte della minoranza, un obiettivo costruttivo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Berutti.
Non essendoci richieste d'intervento in discussione generale, passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 24 Consiglieri hanno votato SÌ 24 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 15 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Liquidazione Eurofidi"


PRESIDENTE

L'Assessora De Santis è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Liquidazione Eurofidi".
Prego, Assessora.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie, Presidente.
Rispetto all'ultima volta in cui ho aggiornato l'Aula sull'andamento della liquidazione Eurofidi, la novità - che peraltro non è tecnicamente una novità, essendo ampiamente prevista - è che qualche giorno fa sono state avviate le procedure per la messa in mobilità dei dipendenti.
Ad oggi, la situazione dei dipendenti è la seguente. Erano 215, al 18 ottobre, quando sono entrati in carica i liquidatori, sono 187 al 20 marzo data di avvio della procedura di licenziamento collettivo. Rispetto alle verosimili esigenze di gestione della liquidazione, è prevista la permanenza di 54 dipendenti, di cui cinque lavoratrici in maternità. Ve ne sono 20 che fanno parte del ramo d'azienda che lavora, e lavora tuttora, in outsourcing per la gestione delle pratiche presso il Fondo Centrale di Garanzia per una serie di piccole banche. Su questo ramo d'azienda è in atto una procedura di vendita. Risulterebbero quindi, ad oggi, 112 dipendenti eccedentari.
La procedura avviatasi lo scorso 20 marzo, che era stata ampiamente anticipata al sindacato - ne avevo parlato io stessa in quest'Aula - ha tempi abbastanza lunghi. Vi sono 75 giorni per il raggiungimento dell'accordo con il sindacato e ulteriori 120 per l'attivazione effettiva delle mobilità. In totale, sono sette mesi e mezzo a partire dal 20 marzo.
Il primo incontro con il sindacato avverrà giovedì 30 e avverrà a Torino. Ricordo che la società ha sedi in diverse regioni italiane, ma il sindacato torinese ha avuto delega per trattare la questione anche per le altre sedi, dunque la trattativa, almeno per il momento, non avverrà presso il Ministero del Lavoro, ma a Torino.
Questo tempo, di qui in avanti, servirà dal lato della gestione liquidatoria dell'azienda a fare fondamentalmente due cose. Per quello che riguarda il tema delle garanzie in essere, a capire se la liquidazione deve farsi carico di tutte le garanzie oggi in essere, escusse e in bonis, o se una quota delle garanzie in bonis potrà essere ceduta configurando dei rami d'azienda da cedere ad altri confidi vigilati. Questo è il lavoro che, in questo momento, stanno facendo i liquidatori, raccogliendo anche manifestazioni di interesse a questo tipo di operazione.
Ricordo che i confidi vigilati hanno tre anni di tempo per raggiungere la dimensione minima prevista dal testo unico bancario in termini di garanzie gestite, quindi potrebbe esserci, e c'è, un effettivo interesse a rilevare una quota delle garanzie in bonis che erano gestite da Eurofidi.
Rispetto al tema, invece, della tutela delle persone sulle quali il Consiglio ha più volte richiamato l'attenzione della Giunta e che peraltro, è al centro della nostra attenzione, sottolineo il fatto che è da fine luglio che la società non può più svolgere, per richiesta di Banca d'Italia, la sua attività tipica, ed è da ottobre che la società è stata messa in liquidazione. I licenziamenti collettivi, purtroppo, ossia la procedura per la messa in mobilità di alcuni dipendenti, sono un passaggio imprescindibile richiesto dalla legge, avvenuto soltanto a marzo. Abbiamo cercato in tutti i modi di gestire questa operazione nella maniera meno complicata e pesante possibile rispetto ai dipendenti.
Regione e altre soci istituzionali stanno seguendo l'attività che stanno svolgendo i liquidatori rispetto alla costituzione di rami d'azienda che comprendano pacchetti di garanzie e un certo numero di dipendenti.
Anche la questione di quanti dipendenti, alla fine, rimarranno a lavorare per la liquidazione e per quanto tempo, dipende, almeno in parte da come si risolve questo passaggio. Maggiore è il volume delle pratiche che rimangono in carico alla liquidazione, maggiore è il volume del lavoro da svolgere e anche la durata prevedibile della liquidazione stessa.
Poiché questo aspetto richiede, in primo luogo, una definizione puntuale del rapporto a tre fra Eurofidi in liquidazione, le banche - che non sono soltanto le banche socie, anzi sono circa 130 e sono praticamente tutte le banche in Italia - e il Fondo Centrale di Garanzia, un vero e proprio progetto di liquidazione con costi e tempi definiti ci sarà, e anche questo lo avevo anticipato, soltanto nell'autunno. Per allora, i liquidatori ritengono di aver potuto definire anche la questione di ulteriori rami d'azienda.
Nel frattempo, si definiranno anche le norme, e le loro possibilità applicative, del nuovo decreto Madia sulle partecipate pubbliche e sulla gestione degli esuberi in società partecipate pubbliche. Certamente noi qui dovremo impegnarci particolarmente per trovare delle soluzioni rispetto ad alcune delle nostre società partecipate che hanno esigenze di assunzione di personale, affinché possano prevedere il riassorbimento di alcuni dei dipendenti di Eurofidi.
Lo dico perché, come ho più volte sottolineato in quest'Aula, si tratta di un passaggio dal punto di vista normativo né ovvio né scontato, ma sul quale stiamo lavorando.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto "Q. Sella" di Asti


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto "Quintino Sella" di Asti in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Liquidazione Eurofidi" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sulle comunicazioni rese dalla Giunta regionale in merito a "Liquidazione Eurofidi".
Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente. Sarò brevissimo.
Voglio ringraziare l'Assessora per la disponibilità manifestata nel rispondere a questa richiesta di informativa. La richiesta di informativa discende, come immagino l'Assessora sappia, dalla sorpresa che tutti noi abbiamo avuto nell'apprendere dai giornali dell'avvio della procedura di licenziamento collettivo, non perché la cosa non fosse in qualche modo attesa - in quanto era una notizia che l'Assessore ci aveva già dato - ma perché ci ha sorpreso che questa procedura sia stata avviata senza che i commissari preposti alla liquidazione sentissero la necessità di informare il Consiglio regionale su questo punto.
Abbiamo più volte detto che questa vicenda di Eurofidi rappresenta una vicenda complessa, le cui responsabilità vanno ricercate in più punti e soprattutto, non sono alieni da responsabilità né gli istituti bancari soci di Eurofidi né gli Enti centrali dello Stato, che hanno dato interpretazioni rigorose, ma le cui procedure di verifica sono state nel corso degli anni assolutamente inadeguate, tant'è che poi è esploso un problema in attuazione di una nuova normativa nazionale che ha determinato la messa in liquidazione di Eurofidi.
Tant'è che il problema che noi oggi abbiamo è che Eurofidi dispone di un patrimonio e di risorse significative, di persone che stavano e operavano sul mercato. Di queste persone, se abbiamo ben capito dai numeri dati dall'Assessore, 54 avrebbero nei prossimi anni un'attività in qualche modo garantita dalla gestione della liquidazione; altre 20 persone potrebbero avere un percorso, che chiederemo ci venga dettagliato meglio collegato al loro lavoro di gestione pratiche per il fondo centrale di garanzia, quindi potrebbero avere una continuità occupazionale. Ma ci sono 112 dipendenti il cui futuro professionale è quantomai incerto e dipende molto da noi.
Quindi, Assessora, volevamo rimarcarle la necessità di trovare una soluzione al percorso lavorativo di queste persone. C'è un lavoro in itinere a livello nazionale per verificare il campo di applicazione della legge Madia, ma va da sé che noi dobbiamo fare quanto possibile per cercare di poter considerare queste persone ricollocabili nell'ambito dell'insieme delle partecipate pubbliche, cosa che potrebbe dare loro una possibilità occupazionale che, altrimenti, sarebbe quanto mai vaga ed aleatoria.
Da questo punto di vista, anche i recenti interventi fatti su Finpiemonte e la trasformazione di Finpiemonte necessiteranno di nuove professionalità. Io riterrei veramente non opportuno che si procedesse ad assumere sul mercato risorse nuove per Finpiemonte senza aver prima verificato la presenza dei requisiti necessari nel personale di Eurofidi che oggi si trova in una situazione di grande difficoltà.
In sintesi, una società partecipata dal sistema bancario e dal sistema pubblico, cioè dalla Regione Piemonte, ha avuto dei problemi, che non stiamo qui a rivangare perché li conosciamo perfettamente, che hanno portato a questa liquidazione. Oggi abbiamo delle persone, dei volti, degli esseri umani in difficoltà e, purtroppo, non sono gli unici nel panorama del Piemonte. Ci sono tante altre realtà imprenditoriali in crisi, ma queste persone che, in qualche modo, operavano con un ruolo importante, se non determinante, nella gestione delle politiche della loro azienda, ora reclamano una nostra attenzione e responsabilità nella gestione di questa procedura.
Pertanto, Assessore, nell'apprezzare l'impegno e il lavoro che ha fatto e nel sapere quanto lei è determinata e attenta ai destini di queste persone, le sollecitiamo il massimo impegno. Ringraziamo anche il Vicepresidente Reschigna, che ai tavoli nazionali sta cercando anche di lavorare a interpretazioni normative che possano consentire un travaso di queste persone, ma per noi è un'esigenza importante che vogliamo portare in questa Assemblea.
È un'esigenza che ci porterà ad occuparci del tema anche nelle prossime settimane in sedute di Commissione, ma chiediamo che si faccia tutto quanto possibile perché il sistema delle partecipate, che indirettamente o direttamente si richiamano alla Regione Piemonte, provi a offrire sbocchi occupazionali per queste persone, e che comunque ci si impegni anche rispetto agli istituti creditizi che di Eurofidi sono stati parte attiva e le cui politiche hanno, in qualche modo, segnato il destino di Eurofidi.
Alcuni di questi soggetti creditizi stanno facendo operazioni di reclutamento, come lei sa, Assessora, sulla piazza di Torino, ma anche sulla piazza di Milano.
Credo che si debba andare personalmente da questi soggetti a porre la questione dei nostri dipendenti. Queste persone oggi subiscono una battuta d'arresto nel loro percorso professionale, grazie alle modalità con cui nel corso degli anni, sono state gestite le pratiche di garanzia dei crediti. Sarebbe un atto di responsabilità se venisse, anche da coloro che hanno determinato questa situazione, un segnale di attenzione e un impegno a provare, almeno in parte, a recuperare alcune di queste persone.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Innanzitutto ringrazio l'Assessora per l'informativa.
Noi, ovviamente, siamo stati fra i primi a chiedere un continuo contatto con l'Assessore e aggiornamenti che ci consentano di mantenere un costante contatto anche con i lavoratori che, purtroppo, vivono in una situazione di grande difficoltà, che ha visto anche una brusca accelerata nel momento in cui sono arrivate le prime lettere di licenziamento, cosa che abbiamo evidenziato qualche settimana fa in un comunicato.
È chiaro che se parliamo di responsabilità, ce n'è per tutti; ce n'è per tutti, perché negli anni evidentemente ci sono stati degli errori o perlomeno, non si è vigilato su quanto stava accadendo in Eurofidi. Per non sta a noi definire di chi siano queste responsabilità; oltretutto, c'è un'indagine in corso. Quindi, direi che, da questo punto di vista, il Consiglio e la Giunta possono concentrarsi sui lavoratori e lasciare che nel frattempo, le indagini facciano il loro corso; a condizione che ovviamente, chi ha sbagliato, alla fine, paghi, perché in questo momento gli unici che rischiamo di pagare sulla loro pelle quanto è successo sono proprio i lavoratori.
Sappiamo che la situazione è piuttosto incerta, proprio in collegamento al fatto che si sta rivedendo la legge Madia, il che genera ancora più incertezza nei lavoratori e sicuramente non facilita un piano di ricollocazione. Un piano di ricollocazione che, però, al momento continuiamo a non vedere; continuiamo a vedere i numeri, continuiamo a vedere i lavoratori divisi in categorie, tra quanti rimangono e quanti invece, hanno ricevuto una lettera e quindi probabilmente si avvieranno verso l'uscita dall'azienda. Però non abbiamo ancora visto alcuna proposta concreta.
È vero che siamo in attesa della revisione di questa legge, però nel momento in cui si dovesse definire che le assunzioni presso le partecipate sono ancora possibili per qualche mese, rischiamo di farci trovare impreparati. Cioè, se a un certo punto si capisse che si congela il blocco delle assunzioni, io mi chiedo come pensiamo di reagire in poco tempo perché in questo caso si tratterebbe di una sospensiva che dura pochi mesi e avremmo assolutamente essere pronti ad offrire una proposta, una valida alternativa ai lavoratori.
Pertanto, rispetto al procedimento della legge Madia, chiedo quali siano i tempi e se si ha notizia di questa possibile sospensiva rispetto al blocco delle assunzioni. In tal caso, se è già pronto un piano di ricollocazione in particolar modo verso Finpiemonte, anche se questo non esclude la ricollocazione presso altre partecipate della Regione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Colgo l'occasione anche dell'intervento svolto dal Capogruppo del Partito Democratico per aprire qualche riflessione, che va oltre chiaramente con grande rispetto dei dipendenti - il tema della messa in mobilità.
Il Consigliere Gariglio, che adesso non vedo in aula, ma penso che sentirà ugualmente l'intervento, poneva un tema: avrebbe voluto che i Commissari comunicassero al Consiglio regionale l'avvio della procedura.
Personalmente, parto dal presupposto che i Commissari stanno facendo il loro mestiere (e lasciamoglielo fare): al massimo, era la Giunta che doveva comunicare al Consiglio regionale ciò che stava accadendo e non certo coloro i quali hanno avuto un mandato di mettere in liquidazione - ahimè il principale confidi.
Io pongo un altro tema alla Giunta...



(Commenti dell'Assessora De Santis)



PORCHIETTO Claudia

Assessore, ha ragione: anch'io faccio fatica a parlare, perché il brusio è tanto. Io ho una voce squillante, però chiedo alla Presidente se gentilmente può richiamare l'Aula, più che altro per l'Assessora, per una questione di rispetto.



PRESIDENTE

Lo faccio, Consigliera, anche perché devo chiedere due cose: uno all'Aula - di essere più silenziosa e - due - anche al pubblico e alle barcacce. Consigliera Porchietto, direi che è un richiamo collettivo.
Aspettiamo un secondo che ciò avvenga.
Direi che è avvenuto e può procedere.
Grazie.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Perché faccio una riflessione diversa con la Giunta? Perché c'è un tema (e lo stiamo dicendo da tempo): noi oggi stiamo parlando di Eurofidi, ma il problema l'abbiamo su tutto il sistema dei confidi.
La domanda che pongo alla Giunta è: quando faremo un ragionamento su un sistema che ormai non è più in grado di reggere e che vede non soltanto Eurofidi - e quindi non soltanto i dipendenti di Eurofidi, nei confronti dei quali ho il massimo rispetto - ma tutto il sistema che rischia di collassare da un momento all'altro? Stante il numero significativo di persone al servizio degli Assessori io prego l'Assessora De Santis di riclassificare il bilancio dei principali confidi piemontesi. Se andiamo a fare una riclassificazione di quel bilancio, penso che qualche riflessione in più il sistema dei confidi e anche il Consiglio regionale la debbano fare.
Noi abbiamo un sistema dei confidi che non regge più, perché è da tempo che le banche hanno scaricato il sistema delle garanzie: siamo soltanto noi a non accorgercene.
Noi oggi stiamo ragionando su 112 persone che verranno messe in mobilità; io non voglio fare l'uccello del malaugurio né tantomeno il gufo (non l'ho mai fatto): vi dico soltanto che rischiamo di avere un sistema che implode e soprattutto di avere un sistema, quello delle imprese (questa mattina la BEI, su La Stampa, ha pubblicato un'indagine a tale proposito) che non riesce a ripartire, perché, in particolare in Italia, non riesce ad ottenere finanziamenti dal sistema bancario.
Ricordiamoci che, sempre quel sistema bancario che oggi gestisce anche il sistema delle garanzie, ha interesse a far sì che il sistema dei confidi sparisca. L'abbiamo visto con la nuova normativa, con la legge delega che è stata data.
Allora, poniamoci un altro problema: oggi è Eurofidi, ma domani sono tutti gli altri confidi che abbiamo in Piemonte. Io mi aspetto che ci sia una politica della Giunta regionale attenta sul tema della finanza altrimenti rischiamo che il tema non siano solo le 112 persone, ma che sia un sistema che non regge più.
Assessora, io sono certa che lei sta lavorando seriamente: è una cosa che lei fa sempre e di questo la ringraziamo. Il tema non è responsabilità di uno, responsabilità dell'altro: Eurofidi è imploso e dobbiamo gestire una situazione che ormai è sotto gli occhi di tutti.
Attenzione, perché noi abbiamo un sistema che non regge più, e io mi aspetto che la Giunta regionale porti, nei prossimi mesi, questa riflessione anche in III Commissione, altrimenti - mi permetto di dire non sarà strumentale, ma ricordo che ormai sono mesi che chiediamo un intervento e non sarà soltanto più un esercizio d'aula, ma cominceremo a chiedere a qualcuno di essere responsabile rispetto a queste iniziative.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessora e la Giunta per l'informativa.
Tre considerazioni veloci sul tema di Eurofidi, senza ampliare la discussione al tema dei confidi, che è un tema che, come Presidente, mi prendo sicuramente l'impegno di affrontare in III Commissione, nei prossimi mesi.
Se ci concentriamo solo sul tema Eurofidi, posso affermare che, nella difficoltà e nella situazione molto complessa che ci troviamo a gestire, in questi mesi circa 30 persone sono riuscite a ricollocarsi, uscendo dall'azienda, quindi dimostrando anche che la professionalità di queste persone è richiesta dal mercato. Pertanto, questi mesi hanno portato a una prima parte di ricollocazione all'esterno, sul mercato, attraverso altri operatori.
Pertanto, alcuni percorsi sono stati intrapresi e si incomincino ad intravedere.
Anche il tema del ramo d'azienda delle 20 persone, sul quale magari faremo un approfondimento in Commissione, è una buona notizia, così come lo è la notizia del numero di persone che andranno a seguire la liquidazione (54 persone, rispetto alle quali, qualche mese fa, si parlava di un numero più basso).
Certo, rimangono 112 persone, che si trovano in un momento di maggiore difficoltà, con l'avvio della procedura che, nel dialogo con i sindacati di circa un mese fa, era stata non dico annunciata, ma anticipata, rispetto al fatto che si sarebbe avviata, senza conoscerne bene i tempi.
Mi sembra che, dai discorsi e dall'informativa della Giunta, il tema centrale rimanga il tema della legge Madia, e quindi della sua applicazione anche alla società consortile a responsabilità limitata Eurofidi, che mi sembra non si riesca a capire se possa rientrare o meno in questo perimetro.
Rispetto a questo, poiché sono in corso dei lavori, chiedo anche all'Assessora di tenere aggiornata la Commissione, il Consiglio (come ritiene più opportuno), perché questo passaggio mi sembra dirimente per avviare quella procedura di ricollocamento nelle partecipate che oggi hanno necessità di assumere, ma -ovviamente - se l'aspetto normativo non lo permette, non possono procedere in quella direzione.
Come Presidente della III Commissione, mi prendo l'impegno di approfondire sia il tema dei confidi nel prosieguo, nei prossimi mesi, sia il tema (e chiedo anche alla Giunta di tenerci informati) dell'applicazione della legge Madia, a questo specifico caso.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo vi sia un aspetto determinante nella gestione di questa crisi aziendale (la dobbiamo definire in questo modo), che la Regione Piemonte socio - ancorché di minoranza - di una società formata da 215 dipendenti non è in grado - o non è stata in grado, in questo momento - di gestire una dinamica di crisi aziendale.
La collega Porchietto faceva delle valutazioni assolutamente puntuali e allarmanti, ma estremamente corrette, sul tema più generale del sistema degli Eurofidi. Io vorrei fermarmi alla dinamica molto più semplice di come la Regione Piemonte e la Giunta regionale intervengono rispetto ad una crisi aziendale.
È evidente che se noi non siamo in grado di fare ciò, perché ciò non è stato fatto (e poi cercheremo di spiegarne il motivo), rispetto a un'azienda che è un'azienda partecipata della Regione Piemonte, abbiamo qualche timore nel capire come siamo in grado di gestire le crisi occupazionali che avvengono al di fuori del nostro perimetro. Perch vedete, questo è un po' anomalo e mi sembra che esistano lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Allora, mettiamo i puntini sulle i: dei 2015 dipendenti, oggi siamo scesi a 112 semplicemente perché 103 di loro hanno trovato, autonomamente, un posto di lavoro. Cioè, non è che ci sia stata una modalità.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale (fuori microfono) Io ho dato numeri diversi: poi glieli dico.



VIGNALE Gian Luca

Poi lei mi replicherà, ma io posso continuare?



PRESIDENTE

Chiedo scusa: non interveniamo nella discussione.
Prego, prosegua, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Dicevo che questi dipendenti hanno trovato autonomamente un posto di lavoro: meno male! Nelle dinamiche di gestione delle situazioni di crisi però, vi sono situazioni in cui ben venga che un dipendente trovi in un momento di difficoltà un lavoro in modo autonomo; ma ci dovrebbe essere una modalità di accompagnamento che la Giunta regionale offre.
La legge Madia, infatti, è chiara: la legge non è cambiata e, rimanendo nei limiti e nei confini delle modalità concorsuali, per cui non è possibile o è più complesso per un dipendente che è stato assunto senza una modalità concorsuale entrare all'interno di un Ente pubblico (ancor di più per una Società che ha una maggioranza di partecipazione che non è pubblica, ma è privata), però in una situazione di difficoltà che non riguarda solo questa ma che - ahimè - potrebbe riguardare altre, ci sono interventi normativi particolari.
Io rammento infatti, soprattutto ai colleghi che oggi stanno in maggioranza nel centrosinistra, che nella precedente legislatura noi avevamo un problema diverso, ma simile. Noi, cioè, avevamo all'interno della struttura regionale 300 dipendenti che, ai sensi della legge dello Stato e in assenza di una sua modifica, al 31 dicembre del 2013 dovevano essere lasciati a casa, salvo un numero estremamente risicato di loro. Si intervenne - devo dire fortunatamente in modo trasversale e da parte di tutte le forze politiche - per fare in modo che il Parlamento nazionale modificasse la legge, perché era evidente che c'è una specificità nei confronti di alcuni dipendenti rispetto ad altri: non che debbano essere diversi, ma è assolutamente evidente che, in presenza di un datore pubblico, questo delle sue parti dovrebbe occuparsi un po' di più. Dico una cosa molto banale: un soggetto, all'interno della sua impresa o della sua famiglia, cerca di occuparsi di ciò che avviene dentro casa propria; non dico di più, ma con un'attenzione particolare e a volte anche superiore rispetto a quella riservata a ciò che accade all'esterno.
Io, infatti, vorrei che il Gruppo del PD dimostrasse la stessa attenzione che chiedeva per esempio al sottoscritto (quando facevo l'Assessore al personale) e alla precedente Giunta di farsi carico di un problema che da un punto di vista normativo per molti mesi non era risolvibile. Ma quel problema, con l'aiuto di tutte le forze politiche, è stato risolto. Noi chiederemmo questo: visto che incidentalmente, ancora per un po', governate a livello nazionale, vorremmo che la maggioranza (o la Giunta) andasse a Roma e significasse un problema che oggi riguarda Eurofidi, ma che rischierà - noi ci auguriamo di no - di riguardare in futuro altri Consorzi di garanzia, che - badate bene - non sono soggetti estranei alla partecipazione pubblica: sono soggetti - in molti casi col sistema camerale, con quello delle imprese o attraverso altri canali promossi dal pubblico. Allora, vorremmo almeno la stessa attenzione, non solo da parte della Giunta che è il soggetto che poi tende sempre di più a difendersi, ma soprattutto da parte delle forze politiche.
I lavoratori, infatti, non sono diversi: i lavoratori sono tutti uguali e lavorano per cercare di sostenere se stessi e le loro famiglie e ottenere, se possibile, una gratificazione nel lavoro che svolgono. Ci sembra che oggi ci sia un atteggiamento che vede lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, di cui ci si può dimenticare.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire l'Assessora De Santis; ne ha facoltà.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie, Presidente.
Io ho preso nota delle osservazioni dei Consiglieri e naturalmente condivido l'invito che è venuto da tutti a farsi carico delle persone che rischiano di perdere il lavoro. L'ho detto più volte e lo ripeto: questa è anche la mia principale preoccupazione.
Dicevo al Consigliere Vignale che forse non mi sono spiegata sui numeri: le persone che a oggi sono uscite spontaneamente da Eurofidi sono 20, non 100 e oltre. Confermo che sul tema del provvedimento Madia il problema vero e l'ostacolo che noi dobbiamo superare - ma lo avevo già anticipato nella discussione che si è svolta l'ultima volta in Consiglio è la possibilità che Eurofidi venga compresa nel perimetro delle società oggetto dell'intervento Madia: questo è il punto. La riscrittura del decreto è stata seguita direttamente dal Vicepresidente Reschigna e voi potete immaginare che quello che si poteva fare in quella fase di discussione con il Governo ovviamente è stato fatto.
Rispetto ai temi più generali sul sistema dei Confidi che hanno posto i Consiglieri Porchietto e Vignale, io registro - non posso certamente dire con piacere, perché è una cosa che a me dispiace - il fatto che mi pare ormai condivisa in Consiglio una cosa che un anno fa a me era chiara, ma che non sembrava così evidente, ossia che quel modello è in difficoltà in questo momento.
PORCHIETTO Claudia (fuori microfono) Allora fate qualcosa! DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Sì, Consigliera Porchietto, le rispondo.
È chiaro che in questi anni vi è stato un uso da parte delle banche dell'accesso diretto al fondo centrale di garanzia che ha in qualche modo spiazzato i Confidi, e d'altra parte ha fatto sì che il fondo centrale di garanzia venisse usato dalle banche medesime più per ridurre l'assorbimento patrimoniale degli impieghi che non, com'era o come avrebbe dovuto essere originariamente nelle scopo dell'Istituto e di analoghi istituti in altri Paesi europei, effettivamente per allargare il perimetro di credito nei confronti delle PMI.
Questa credo sia ad oggi una considerazione condivisa, tant'è che la le nuove regole previste per il funzionamento del fondo centrale di garanzia rimediano almeno in parte a questo problema - secondo me non ancora del tutto, ma certamente ne hanno preso atto - e hanno introdotto delle misure per la sua limitazione.
In particolare, il fondo centrale di garanzia dovrà concentrarsi sulle imprese a rating medio e non sarà possibile portare al fondo centrale di garanzia né le imprese sostanzialmente non bancabili - con o senza i Confidi di mezzo - e nemmeno, peraltro, le imprese con lo scoring più elevato; quantomeno, sarà possibile solo per i finanziamenti a lungo termine a scopo di investimento e per una percentuale molto bassa (del 30 per cento circa), nel senso che si chiederà alle banche di fare la loro parte e, dunque, nel caso di un'impresa con numeri "super a posto", di prestare i soldi senza richiedere la garanzia sovrana.
La differenza fra la garanzia del sistema dei confidi e la garanzia del fondo centrale di garanzia è che la seconda, appunto, è la garanzia sovrana. Dunque, anche rispetto alle imprese, offre un margine di sicurezza molto più alto e, purtroppo, ad oggi, costi minori rispetto a quelli del sistema dei confidi. Questo è un tema che bisogna porsi.
Le regole del fondo centrale di garanzia prevedono un ripristino di condizioni paritarie fra confidi e banche - non entro nel dettaglio - e la possibilità di operazioni che vengono definite "tripartite" per finanziamenti di basso importo (si parla, se non erro, di valori inferiori a 150.000 o 120.000 euro), sui quali interverrebbe la banca prestatrice, il confidi e il fondo centrale di garanzia, accelerando e semplificando l'istruttoria.
Ciò detto, mi pare chiaro che possano sorgere dei problemi in generale nel sistema dei confidi piemontesi. Peraltro, è un sistema che, fino ad un anno fa, ha negato l'esistenza stessa del problema (a mio avviso, i numeri ne dimostravano già l'esistenza).
Devo anche rilevare che nel momento in cui abbiamo messo in liquidazione il maggior confidi della Regione, abbiamo dovuto affrontare una scelta dolorosissima. Abbiamo parlato del tema dei dipendenti; immagino che un esercizio di responsabilità venga fatto dal sistema nel suo complesso: non possiamo immaginare di andare a sostenere piani di impresa che non sono sostenibili, tanto più - me lo lasci dire, Consigliera Porchietto - dopo aver messo in liquidazione un simile soggetto. Noi adesso siamo alle prese con questo tema - se Eurofidi rientra o meno nel perimetro Madia - però va detto che i dipendenti di Eurofidi, a torto o a ragione, si consideravano quasi dipendenti pubblici.
Noi non possiamo immaginare di aver fatto un'operazione di pulizia e chiarezza a casa nostra e poi di utilizzare risorse pubbliche per sostenere altri soggetti senza avere altrettanta chiarezza.
Io ho chiesto al sistema dei confidi vigilati del nostro territorio di fare un approfondimento e un ragionamento fra loro, autonomamente, e di portarci poi i risultati di tale lavoro. Non appena ci forniranno tali risultanti ne discuteremo con il Consiglio. Ma io credo che si debba, da un lato, tener presente - questo è un aspetto che abbiamo condiviso - il nuovo sistema del fondo centrale di garanzia e tutto quello che ne è connesso perché, rispetto a certe storture che si sono verificate in passato, le nuove regole sono migliori e rappresentano un passo in avanti.
Come dicevo, da un lato dobbiamo tener conto di quel contesto di regole. Aggiungo che alle Regioni viene offerta la possibilità di intervenire con proprie sezioni in una pluralità di modi (cioè alzando i livelli di garanzia, adottando delle scelte preferenziali su settori o dimensioni di impresa, tipologia di imprenditori o di imprese). Viene dunque offerta alle Regioni la possibilità di aggiungere le proprie risorse direttamente a quelle del fondo centrale di garanzia. E su questo abbiamo già fatto una prima riunione di lavoro - non ricordo la data, ma credo fosse nel mese di febbraio - proprio con il Ministero dello Sviluppo Economico e con il fondo centrale di garanzia, per capire cosa sia più efficace fare con le nostre risorse rispetto al sistema delle nostre imprese.
Per concludere, da un lato stiamo lavorando con il Ministero dello Sviluppo Economico per capire se esistono e quali sono le condizioni per lavorare nella maniera più efficace mettendo a sistema risorse regionale e risorse nazionali sul fondo centrale di garanzia. Per altro verso, stiamo lavorando con il nostro sistema di confidi per condividere la dimensione del problema e le eventuali soluzioni.
Certamente - lo ripeto - va fatto in assoluta chiarezza e in assoluta limpidezza dei numeri e dei piani industriali di cui si discuterà.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.


Argomento: Condizione femminile - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Proroga di un anno sulle esenzioni ticket per le donne che hanno subito violenza"


PRESIDENTE

A inizio seduta la collega Batzella aveva richiesto un'informativa da parte dell'Assessore alla sanità, Antonio Saitta, relativamente alla proroga di un anno sulle esenzioni ticket per le donne che hanno subito violenza. L'Assessore si è reso disponibile a rispondere.
Prego, Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Stavo chiedendo dei chiarimenti perché ho l'impressione che ci sia un problema di informazione.
Suppongo che la collega si riferisca a una delibera che abbiamo assunto ieri che riguarda la proroga delle autocertificazioni per la compartecipazione alla spesa sanitaria. Nello specifico, chi è esente da ticket presenta annualmente un'autocertificazione. Tale autocertificazione ha dunque valore annuale e da quando vennero introdotte le esenzioni anno per anno si provvede alla loro proroga per mantenere la validità delle autocertificazioni che a suo tempo sono state presentate.
Con la delibera di ieri si è provveduto ad una pura e semplice operazione di proroga - dal 31 marzo 2017 al 2018 - delle autocertificazioni esistenti.
In più, viene evidentemente chiesto alle aziende di assumere un'iniziativa di informazione relativamente al decreto che regola il tema della compartecipazione, quindi dell'autocertificazione. Quel decreto prevede, come giustamente è avvenuto in questi anni, che tutte le autocertificazioni vengano inviate a SOGEI - che è una società del Ministero dell'Economia e delle Finanze - e quindi anche all'Agenzia delle Entrate per verificare la veridicità delle stesse.
Abbiamo chiesto alle aziende di diffondere l'informazione che i cittadini che hanno modificato le proprie condizioni di reddito rispetto alle autocertificazioni iniziali hanno il dovere di correggerle (di fare una nuova autocertificazione), perché qualora dovessero emergere delle difformità rispetto alle autocertificazioni iniziali (l'Agenzia delle Entrate si sta muovendo per la verifica in tal senso), si tratterebbe di dichiarazioni non veritiere, con tutto quello che consegue sul piano delle procedure.
La deliberazione di ieri è soltanto, come è avvenuto tutti gli anni, la proroga ancora di un anno delle autocertificazioni esistenti.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Scopro adesso, sappiamo soltanto adesso di questa deliberazione di ieri, ma io mi riferisco alla deliberazione del 6 marzo, quando in occasione della Giornata internazionale della donna tutti i giorni hanno parlato dell'approvazione del Codice rosa e dell'esenzione del ticket per le donne vittime di violenza: io mi riferivo a quella notizia. Tra l'altro avevo scritto un comunicato stampa in tal senso, ma evidentemente la stampa ha ritenuto non opportuno ripetere la notizia che avevo segnalato, dove con deliberazione di Giunta del 6 marzo avete approvato il regolamento attuativo sull'esenzione del ticket alle vittime di violenza. Quello di cui lei parla oggi sull'autocertificazione è tutto un altro discorso.
Qui non si tratta di autocertificare.
La legge 4 del 2016 parla chiaro. Tra l'altro nella legge non c'era alcun limite di esenzione per le vittime di violenza, ma, come espresso chiaramente all'articolo 17, comma 9, è garantita l'esenzione dal ticket sanitario per tutte le prestazioni conseguenti ad atti di violenza sessuale e domestica.
Ecco perché ci siamo posti il problema: non si può limitare a un anno l'esenzione del ticket perché vi ricordo che ci sono vittime che purtroppo ahimè, ahinoi, hanno bisogno di cure per molti anni.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità (fuori microfono)

Ma non è così.



PRESIDENTE

Chiedo alla Consigliera Batzella di terminare e poi chiederete la parola.
Prego, Consigliera.



BATZELLA Stefania

Mi faccia finire di parlare e si calmi, perché la vedo un po' agitato.
Perché anch'io mi agito e alla fine...



PRESIDENTE

Nessuna agitazione.
Consigliera Batzella, termini pure il suo intervento.



BATZELLA Stefania

Ho soltanto fatto delle richieste ben precise e l'Assessore mi ha risposto sull'autocertificazione, che è un'altra cosa. Ho chiesto informazioni e delucidazioni in merito proprio per saperne di più.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Ha chiesto di intervenire l'Assessora Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica, Assessora alle pari opportunità

Grazie, Presidente.
Voglio buttare acqua sul fuoco e da questo punto di vista mi fa piacere l'attenzione su questi temi, come credo sia importante.
Noi rassicuriamo, con l'Assessore Saitta abbiamo approvato quella deliberazione, come ricordava giustamente la Consigliera, il 6 marzo scorso. Questa deliberazione prevede l'esenzione dal ticket, quindi l'intervento gratuito e non ha un arco temporale di applicazione. Noi stiamo, man mano, come tra l'altro la Consigliera sa e sta seguendo anche in Commissione, attuando gradualmente la legge 4; abbiamo approvato i due regolamenti attuativi e porteremo a breve in discussione in Commissione anche il piano triennale delle azioni. L'aspetto sanitario, che era quello che doveva avere una sua deliberazione di attuazione, è stato portato e definito nella deliberazione del 6 marzo, ma non c'è per questa esenzione un limite temporale di attuazione.
Quindi, l'esenzione è indipendente dal tema del reddito. Su questo mi sento di garantire l'intento che era stato indicato dal Consiglio regionale e riportato all'interno della legge.
Nel caso avesse indicazioni diverse rispetto all'applicazione, io la prego di farlo sapere a me e all'Assessore, perché questa è l'indicazione che stiamo dando e su cui le ASL e i pronto soccorso si attestano.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Cerutti.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 227, inerente a "Ammissibilità istanza per la promozione di un referendum abrogativo, in materia di revisione della rete ospedaliera, ai sensi dell'articolo 12 bis della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 227, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relaziono in merito all'accertamento sull'ammissibilità di un'istanza per la promozione di un referendum abrogativo.
In data 18 gennaio 2017 è stata depositata presso la Presidenza del Consiglio regionale, ai sensi dell'articolo 12 bis della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4 e s.m.i. ("Iniziativa popolare e degli Enti locali e referendum abrogativo e consultivo"), un'istanza per la promozione di un referendum abrogativo di cui all'articolo 80 dello Statuto regionale contenente il seguente quesito: "Volete che sia abrogata la Deliberazione della Giunta regionale n. 1-600 del 19.11.2014 'Adeguamento della rete ospedaliera agli standard della legge 135/2012 e del Patto per la Salute 2014/2016 e linee di indirizzo per lo sviluppo della rete territoriale' (BUR n. 48 del 27.11.2014), come modificata ed integrata dalla Deliberazione della Giunta regionale n. 1-924 del 23.01.2015 'Integrazioni alla D.G.R. 1-600 del 19.11.2014 (Adeguamento della rete ospedaliera agli standard della legge 135/2012 e del Patto per la Salute 2014/2016 e linee di indirizzo per lo sviluppo della rete territoriale)' (BUR n. 4 del 29.1.2015)?".
L'Ufficio di Presidenza competente, ai sensi dell'articolo 12 bis della l.r. 4/73, ad accertare i requisiti di ricevibilità e ammissibilità, ha preliminarmente trasmesso l'istanza alla Commissione di garanzia per il parere di competenza.
In data 7 febbraio 2017 gli Uffici della Direzione Processo legislativo hanno trasmesso all'Ufficio di Presidenza una relazione in merito alla ricevibilità dell'istanza dalla quale risulta che, dal punto di vista dei requisiti formali previsti dalla l.r. 4/1973, l'iniziativa intesa a promuovere un referendum abrogativo di legge regionale risulta ricevibile.
In data 15 febbraio 2017 la Commissione di garanzia ha espresso parere n. 1/2017 di non ammissibilità della petizione, in quanto ha valutato le delibere oggetto dell'istanza quali atti amministrativi di esecuzione di norme legislative e, pertanto, rispetto a esse ha ritenuto applicarsi l'articolo 80, comma 3, dello Statuto che prevede l'improponibilità del referendum su tale tipologia di atti amministrativi.
In data 16 febbraio 2017 si è riunito l'Ufficio di Presidenza per la deliberazione di competenza. In quell'occasione in qualità di Vicepresidente ho depositato e illustrato una memoria a supporto della valutazione di ammissibilità dell'istanza. Sempre in quel contesto, ho richiesto che le deliberazioni della Giunta oggetto dell'istanza possano essere sottoposte a referendum abrogativo, non trattandosi di atti di esecuzione di norme legislative, bensì di atti amministrativi a contenuto discrezionale.
Sulla scorta della relazione in merito alla ricevibilità predisposta dagli Uffici e del parere di non ammissibilità della Commissione di garanzia, l'Ufficio di Presidenza ha votato all'unanimità sulla ricevibilità dell'istanza e a maggioranza, con tre voti a favore e due voti contrari, ha deliberato la non ammissibilità dell'istanza e conseguentemente, la sua reiezione.
Poiché la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, con riferimento alla non ammissibilità e alla reiezione dell'istanza, non è stata assunta all'unanimità, come previsto dall'articolo 12 bis, comma 9, della legge regionale n. 4/1973, la deliberazione in merito all'ammissibilità, e conseguentemente in merito alla reiezione o all'accoglimento dell'istanza dovrà essere assunta dal Consiglio regionale a maggioranza assoluta dei componenti, quindi nel numero di 26.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, mi corre ringraziare i numerosi cittadini che ci hanno consentito di essere qui oggi, perché, oltre a parlare adesso come Consigliere regionale, ho anche avuto l'onore di Presiedere il "Comitato salviamo gli ospedali".
È un simbolo che, come i colleghi possono vedere...



(Il Consigliere Vignale espone una bandiera recante la scritta "Comitato salviamo gli ospedali")



VIGNALE Gian Luca

Lo ritiro subito, non vi agitate.
Non è un simbolo di partito, ovviamente è il simbolo di un soggetto assolutamente trasversale, che ha raccolto il sostegno di numerosissime Amministrazioni di qualunque colore politico, anche Sindaci del Partito Democratico hanno sottoscritto e sostenuto questa iniziativa.
Oggi possiamo essere qui, ricordando a tutti i colleghi un aspetto: come giustamente ricordava la Presidente, il Consiglio è sovrano. Cioè correttamente, la legge prevede che la Commissione di Garanzia debba esprimere un parere; altrettanto correttamente, la legge sulla proposta di referendum abrogativi prevede che sia il Consiglio regionale, qualora non vi sia l'unanimità in Ufficio di Presidenza, ad esprimersi relativamente alla possibilità di svolgere tutto quanto è previsto per l'attuazione di un referendum abrogativo.
Innanzitutto, come se fossimo in un dibattimento - in realtà, siamo in un aula consiliare - vorrei spiegare perché noi riteniamo questa proposta referendaria assolutamente legittima. L'articolo 80 del nostro Regolamento come veniva già correttamente ricordato, disciplina che non è possibile svolgere un referendum abrogativo quando una delibera del Consiglio o della Giunta regionale sia di mera applicazione di leggi dello Stato.
Cosa fanno la delibera n. 1-600 e la successiva delibera n. 1-924 di modifica, che sono quelle sulle quali noi chiediamo di svolgere un referendum abrogativo? Ricordiamo, in particolar modo per chi ci ascolta che, qualora questa mattina il Consiglio regionale esprimesse un voto favorevole, non significa che si svolgerà un referendum abrogativo, ma si dà la possibilità al Comitato promotore di raccogliere in sei mesi 60.000 firme per proporre un referendum.
Ciò significa che noi reputiamo - poi spiegheremo anche le motivazioni ma quelle sostanziali, da un punto di vista politico - che la volontà popolare, prima, deve vedere 60.000 cittadini piemontesi iscritti alle liste elettorali sottoscrivere una richiesta di referendum e, una volta ottenuta la richiesta di referendum, nel momento in cui si va al voto, deve vedere la maggioranza dei cittadini piemontesi votare per l'abrogazione della delibera n. 1-600. Questo è il percorso che si deve attuare.
Da un punto di vista sostanziale, noi crediamo che il voto degli elettori - non sulle elezioni regionali, ma su una singola delibera - sia assolutamente un aspetto di grande democraticità che questa Regione potrebbe avere.
Perché noi riteniamo che la nostra proposta sia assolutamente ricevibile? Il motivo è banale: la delibera n. 1-600 è così stringente ed è così obbligatoria rispetto alle leggi dello Stato che, due mesi dopo, la stessa Giunta la modifica, redige la delibera n. 1-924 che modifica la delibera n.
1-600. Non solo, la delibera n. 1-600, pur recependo, ovviamente, la legge dello Stato, modifica anche due delibere precedenti sulla rete ospedaliera stese dall'allora Assessore Cavallera e dalla Giunta precedente.
Allora, se sulla stessa legge - la legge Balduzzi era già in vigore ci sono quattro delibere differenti che riguardano la rete ospedaliera, è assolutamente evidente che c'è uno spazio di discrezionalità.
Si dirà che le delibere, in realtà, modificano aspetti minimali, ma allora vorrei ricordare cosa prevedevano le delibere della Giunta di centrodestra e cosa prevede la delibera n. 1-600, con solo tre semplici esempi. Nelle delibere non si prevedeva la chiusura dell'Ospedale Oftalmico; non si prevedeva la chiusura dell'Ospedale di Nizza; non si prevedeva la chiusura, ancorché il presidio sia oggi formalmente aperto dell'Ospedale di Lanzo. Cioè, quei tre ospedali, che, oggi, nella delibera n. 1-600 non sono più presenti all'interno della rete ospedaliera, erano presenti nella rete ospedaliera precedente. Non solo, se uno avesse la pazienza di vedere le modifiche che vengono apportate dalla delibera sempre dell'Assessore Saitta, ma quella del febbraio del 2015, che modifica quella del gennaio 2014, si renderebbe conto che ci sono alcune modifiche sostanziali sulle Strutture Complesse di alcune realtà, che riguardano principalmente l'Astigiano e in parte la provincia di Torino.
Quindi, è assolutamente evidente che questo è un tema discrezionale, ma non è solo evidente dagli atti amministrativi, è evidente nei principi costituzionali. Abbiamo imparato la Costituzione grazie al referendum in cui abbiamo votato il 4 dicembre, anche per coloro i quali non la conoscessero. Abbiamo prestato molta attenzione: visto che era un referendum - se è una valutazione, non importa, tanto è passato - che tendeva a sottrarre competenza alle Regioni, abbiamo approfondito molto il tema dell'articolo 117 della Costituzione, quello relativo alla potestà concorrente tra Regione e Stato. Dove si pone l'organizzazione della salute? Si colloca all'interno dell'articolo 117, tant'è che se prendete il Patto della salute o, meglio, il decreto che dà attuazione al Patto della salute - perché il Patto della salute all'articolo 3 prevede l'assistenza ospedaliera e rimanda a un decreto successivo l'assistenza ospedaliera stessa - potrete trovare in quanti articoli volete, dall'articolo 3 all'articolo 4, all'articolo 5, al comma 7 dell'articolo 5, l'attuazione dell'articolo 117.
Cosa dice l'articolo 5? "Le Regioni, nell'ambito della propria autonomia decisionale organizzativa...". Provo a ripeterlo: "Le Regioni nell'ambito della propria autonomia decisionale organizzativa istituiscono...".
Ancora: "Le Regioni provvedono a definire con specifici atti di indirizzo...", e possiamo andare avanti con molti aspetti.
"Le Regioni disciplinano i principi e gli strumenti per l'integrazione del servizio di attività socio-sanitarie" e quant'altro.
Ma è più interessante l'aspetto relativo all'articolo 3, cioè il decreto ministeriale n. 70 del 2 aprile 2015, che dà attuazione all'articolo 3 del Patto della salute, che è quello che riguarda l'assistenza ospedaliera.
Il punto all'articolo 1, cioè quello rispetto agli standard qualitativi, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, recita: "Le Regioni, in coerenza con le risorse programmate per il servizio nazionale" - quindi con il fondo nazionale - "e nell'ambito della propria autonomia organizzativa nell'erogazione delle prestazioni incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza.".
Questa frase è sufficiente per comprendere che il referendum che viene proposto è un referendum che ha valore. Dice chiaramente che lo Stato individua i Livelli Essenziali di Assistenza - in molti casi abbiamo discusso di questo in Aula - ma sono le Regioni che, nell'ambito della propria autonomia organizzativa, erogano le prestazioni sanitarie ospedaliere. È assolutamente evidente che noi abbiamo una possibilità.
Non solo. Sempre il comma 1 indica un unico vincolo, cioè il Patto della salute ha un'unica parte che è davvero vincolante nei confronti della Regione, che è il comma 4 dell'articolo 1 che recita: "In relazione al numero dei posti letto per mille abitanti, calcolato in base alle previsioni del comma 3, l'allineamento realizzato diventa vincolante in incremento, solo se necessario al fine di realizzare l'obiettivo di rispettare il tasso di ospedalizzazione del 160 per mille abitanti". Perch leggo questo? Perché la nostra delibera - la n. 1-600 - non rispetta la legge dello Stato. Se la legge dello Stato dice che ci devono essere tre posti letto ogni mille abitanti, noi ne abbiamo 2,6.
Cosa dice il decreto ministeriale di attuazione del Patto della Salute? Che c'è un solo vincolo in cui le Regioni devono incrementare il numero dei posti letto, quando non si raggiunge il numero di 160 posti ogni mille abitanti. Il tasso di ospedalizzazione è di 160 ogni mille abitanti, noi siamo a 146, quindi noi avremmo, ai sensi del Patto della salute, l'obbligo di aumentare.
Noi non chiediamo tutto ciò, noi non chiediamo una modifica della delibera, ma chiediamo semplicemente di poter raccogliere 60.000 firme, di poterle presentare e fare esprimere i cittadini piemontesi per farci dire se questa delibera piace oppure no.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione rispetto alle considerazioni fatte dal Consigliere Vignale.



(Il Consigliere Vignale espone una bandiera recante la scritta "Comitato salviamo gli ospedali")



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Vignale, le chiedo di ritirare la bandiera che ha esposto.



GARIGLIO Davide

Chiedo che venga messo a verbale che il Consigliere Vignale ama gli ospedali. Perché questo è un punto di contatto. Li amiamo anche noi. In effetti.



PRESIDENTE

Consigliere Gariglio, il Consigliere Vignale ha esposto velocemente la bandiera, ma chiedo, per l'ordine del Consiglio, che ciò non avvenga più.



GARIGLIO Davide

Prendiamo atto che abbiamo un punto comune che ci unisce a chi ha presieduto il Comitato per la difesa degli ospedali: la sanità e i presidi ospedalieri, come espressione della tutela della salute, sono una cosa che sta a cuore, come penso a tutti i Consiglieri all'interno di quest'Aula.
Tuttavia, credo che sarebbe più retto, più onesto e più coerente non dimenticarsi di ciò che è stato fatto in passato. Faccio notare che mentre io sedevo sui banchi della minoranza in Consiglio regionale, una Giunta regionale, con una maggioranza che la sosteneva, decise, nella scorsa legislatura, di avviare un percorso che portava alla razionalizzazione della rete ospedaliera; portava a delle decisioni su alcuni presidi ospedalieri, quali quelli dell'Oftalmico. Molti dei colleghi che siedono a questo tavolo questo percorso, con responsabilità, l'hanno condiviso o hanno associato le loro responsabilità politiche a quelle scelte.
Io credo che la cosa fondamentale sia quella di non cambiare posizione a seconda del lato dell'emiciclo che si occupa con il passare delle legislature. Qui siamo in presenza di un'istanza legittima avanzata da cittadini che chiedono di proporre un referendum abrogativo, di avviare la raccolta delle firme necessarie per proporre un referendum abrogativo.
Credo significativo, da questo punto di vista, il lavoro che è stato svolto dall'Ufficio di Presidenza, ma ancora prima dalla Commissione di garanzia, un ente che noi abbiamo istituito. Lo dico perché è una Commissione istituita nel momento in cui il Consigliere Vignale, il Consigliere Pichetto e il sottoscritto erano già in quest'Aula; è stata istituita in attuazione di uno Statuto regionale per creare una camera terza, una sorta di piccolo organo di garanzia costituzionale, in questo caso statutaria, per legittimare alcune scelte, per far sì che alcune scelte del nostro ordinamento fossero, in qualche modo, tecniche, neutre rispetto alle maggioranze che, di volta involta, si trovano a guidare la nostra amministrazione. Ecco perché quell'organismo è stato pensato con una composizione di forte garanzia delle minoranze, proprio per rassicurare che i propri pronunciamenti fossero liberi dal condizionamento della maggioranza di turno.
Cosa dice la Commissione di garanzia esprimendosi su queste richieste? Quindi dando un'indicazione all'Ufficio di Presidenza, prima delle decisioni assunte dall'Ufficio stesso? La Commissione di Garanzia si esprime, dopo aver sentito il Presidente del Comitato proponente, il Consigliere Vignale e l'Assessore Saitta, all'unanimità con una pronuncia peraltro, il cui estensore non è mai stato annoverato tra i sostenitori di questa maggioranza consigliare.
Cosa dice questa pronuncia all'unanimità? Dice che stiamo rientrando nei casi di cui all'articolo 80, comma 3 dello Statuto. L'articolo 80 comma 3 dello Statuto è un articolo dello Statuto che, dopo che lo Statuto ha affermato che si possono proporre atti di iniziative referendaria sulle leggi dello Stato e si possono proporre iniziative referendarie su leggi regionali, dice anche che si possono proporre iniziative referendarie su regolamenti regionali e provvedimenti amministrativi della Regione, ma l'articolo 80, al comma 3 dice anche: "Il referendum è altresì improponibile sugli atti amministrativi di esecuzione di norme legislative".
Qual è la ratio di questa norma? È che se si tratta di un'esecuzione di un atto politico che sta prima e tu contesti quella decisione, devi impugnare l'atto originale su cui si regge tutta la catena e non l'atto amministrativo nel caso in cui questo sia di mera esecuzione di norme legislative. L'Assessore ha illustrato questo all'interno dell'audizione avuta nella Commissione di garanzia, è chiaro, ed è stato stabilito dalla Commissione di garanzia, che le delibere, oggetto dell'istanza referendaria, rientrano in un processo più ampio di esecuzione di norme dello Stato.
Sul punto abbiamo due decisioni del TAR Piemonte del 20 gennaio 2016 con cui il Giudice amministrativo di primo grado si è pronunciato in ordine alla legittimità di questa delibera negandone la natura programmatoria, ed è stato rilevato anche che il vincolo delle norme statali è molto più stringente per le Regioni, qualora queste si trovino alle prese con un accordo di rientro.
Noi siamo qui in presenza di leggi dello Stato che, tra l'altro predispongono anche dei vincoli maggiori per le Regioni, nel caso in cui le Regioni abbiano i conti non in ordine. È il caso che tutti conosciamo e non è necessario ritornarci sopra.
Ci sono delle discrezionalità anche in questa deliberazione e le ha richiamate il collega Vignale, ma solo una persona con i paraocchi potrebbe negare che una deliberazione come la n. 1-600, con tutte le sue conseguenze, è priva di una certa discrezionalità in capo all'Ente adottante. La discrezionalità è una discrezionalità valutata dalle Commissioni di garanzia come una discrezionalità di natura tecnica, che quindi non fa venire meno il carattere di attuazione di leggi dello Stato.
Di conseguenza, rientriamo in una fattispecie molto chiara in cui il nostro legislatore non statutario, cioè il Consiglio regionale ante 2005 ha stabilito che non sia possibile prevedere istanza referendaria. I colleghi che lo ritengono possono agire sulla legge dello Stato e promuovere un'iniziativa legislativa con altri Consigli regionali per attaccare il processo a monte. Non possono attaccare questa deliberazione peraltro, poiché i nostri colleghi sono tutto meno che degli sprovveduti e immagino sapessero già ab initio che il vero obiettivo di questa raccolta firma fosse quello di sollevare il problema più che andare a compimento.
Altrimenti sarebbero stato possibile intraprendere più proficuamente ed efficacemente altri percorsi.
Credo che la Commissione di garanzia ci dia un'indicazione all'unanimità, cioè superando i confini di maggioranza e minoranza e le appartenenze, che lascia tutti tranquilli e che tronca qualsiasi dubbio che qualcuno di noi potesse avere su questa scelta.
Quindi, noi voteremo conformemente alle indicazioni date dalla Commissione di garanzia. Crediamo che sia stato fatto un percorso in attuazione delle leggi dello Stato, ma necessario anche a razionalizzare il sistema della rete ospedaliera. Chiediamo che questo passaggio che ha caratterizzato la prima fase della legislatura sia solamente il punto di inizio di un percorso che va portato avanti: l'obiettivo è quello di migliorare la sanità, di ridurre le liste d'attesa, di garantire - lo dico in presenza dell'Assessore - che la soppressione di alcuni presidi ospedalieri non comprometta i servizi ai cittadini.
Assessore, lei lo sa e lo condivide, ma lo ribadisco: noi non siamo disposti a vedere le repliche del caso Valdese, perché chi ci viene a fare la morale sulla deliberazione n. 1-600 sono gli stessi che poi hanno chiuso l'Ospedale Valdese, lasciando senza risposte delle persone, delle donne in particolare, che in quell'ospedale ottenevano risposte.
Noi questo non lo accettiamo; sosteniamo la deliberazione, la sosterremo, saremo leali nel sostegno a questa Giunta, chiedendo però che vengano onorati gli impegni. Il primo di questi impegni è garantire che il diritto alla salute dei nostri cittadini venga garantito; i servizi possono essere spostati, ma le persone con i loro percorsi di cura non devono assolutamente essere pregiudicate.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Il tema in discussione è stato affrontato dal collega Vignale bene e compiutamente per quanto riguarda anche l'aspetto giuridico del percorso e delle motivazioni, richiamando quelle che sono le competenze delle Regioni rispetto all'articolo 117 della Costituzione (articolo 117 del 2001, quello voluto dal centrosinistra, peraltro) e le valutazioni che legittimamente la Commissione di garanzia - che, vorrei ricordare, è una Commissione di garanzia comunque monca anche perché non è completa - ha svolto a seguito dell'istanza di un numero di cittadini ben superiore a quelli necessari perché erano necessarie 600 firme e le firme, solo quelle depositate furono 2.500, ma ce n'erano ancora altre.
Quindi, giuridicamente il parere giuridico della Commissione di garanzia si basava sulla prima verifica delle firme fatta dagli Uffici regionali, sul nesso regolamento-norma, che è un'opinione, è un parere che l'Ufficio di Presidenza in prima istanza ha dovuto prendere in considerazione.
Il nostro Regolamento prevede che, qualora l'Ufficio di Presidenza non abbia l'unanimità, su questi temi si passi all'Aula, e oggi siamo all'Aula.
Noi Aula, oggi, per l'aspetto giuridico siamo giudici di noi stessi, dei nostri atti. Non dobbiamo andare a ridiscutere se è giusto o non giusto il parere che ci ha rappresentato la Commissione di garanzia che ha trasmesso all'Ufficio di Presidenza e l'Ufficio di Presidenza, a sua volta, al Consiglio per rispetto regolamentare.
Oggi dobbiamo giudicare se l'istanza è presentata da un certo numero di cittadini per procedere ad un referendum in questa Regione, che ha come oggetto abrogare, in questo caso - che è un'istanza di modifica, perché non si crea un vuoto normativo - una deliberazione della Giunta regionale, e se può essere svolto o non può essere svolto, se è legittimo rispetto allo Statuto regionale e alle norme che ci regolano.
Qui ritengo che l'interpretazione corretta sia quella rappresentata dal Consigliere Vignale proprio in merito al fatto che la deliberazione non è una mera applicazione di una norma superiore e che, di conseguenza, secondo il ragionamento, non si doveva intervenire sulla deliberazione, ma sulla fonte di quella deliberazione e la fonte della deliberazione era la norma superiore. Ma, di fatto, la deliberazione è quella che regola, come regolavano e com'erano programmatorie le deliberazioni precedenti, quelle del 2013. Avevano la stessa valenza e quindi esercitavano un potere. Questo è l'aspetto giuridico.
Poi c'è anche l'aspetto politico, perché l'aspetto politico va preso in considerazione da questo Consiglio e quando dico che va preso in considerazione, intendo che va preso in considerazione per il fatto che, in prima istanza, si chiede l'opinione degli elettori piemontesi su un qualcosa che è di fondamentale importanza per questa Regione, la sanità. La sanità rappresenta il più grande potere che la Regione ha sia come entità numerica rispetto al bilancio (80 per cento) sia per quella che è la sua presenza organizzativa territoriale, sia per quella che è la sua missione fondamentale, cioè la salute dei cittadini.
Quindi, siamo su una deliberazione che rappresenta molto, ma se rappresenta molto vuol dire che questo punto molto qualifica e deve qualificare la Giunta regionale e la maggioranza che l'ha assunta, ma per essere qualificante può essere valutata e giudicata dai cittadini.
Non capisco perché la maggioranza prima di tutto non accolga la possibilità che chi si oppone a questa deliberazione raccolga 60.000 firme non sono poche 60.000 firme. Nel firmamento regionale 60.000 firme autenticate non sono una cosa da poco, chiederemo agli esperti come fare.
Ma, al di là della battuta che vale la regola del "una volta ciascuno a cavallo dell'asino", tira per tutti, anche la questione delle firme è un po' come la roulette russa.
La questione che poniamo alla maggioranza è: in fin dei conti si chiede di raccogliere 60.000 firme per poter fare esprimere i piemontesi su un tema fondamentale.
Se gli organizzatori e i proponenti ce la faranno, si svolgerà il referendum e si valuterà rispetto al referendum. È anche vero che è ancora possibile fare come ha fatto il Governo nazionale rispetto ai voucher quindi può capitarci quello che è successo alla CGIL (raccolte le 60.000 firme e tutto pronto per il referendum): non sarebbe possibile, per la Giunta, abrogare gli ospedali, ma certamente è possibilissimo ritirare la delibera o correggerla.
È un diritto - quello dei cittadini piemontesi - proporre il referendum ed è un diritto esercitarlo con le regole esistenti. Pertanto, bastavano 600 firme per far partire la richiesta. Il giorno in cui ci daremo una regola dove ne occorrono 6.000, bisognerà raccoglierne 6.001, ma oggi le 600 firme sono state presentate. Il tema è pertinente, pertanto ritengo che non ci sia altra indicazione che scegliere di autorizzare, non il referendum, ma la raccolta delle firme, qualora venga raggiunto il numero per poter indire il referendum.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Pichetto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Sicuramente oggi, con il tema del parere della Commissione di garanzia dobbiamo affrontare due questioni: da un lato, il tema dell'esercizio della democrazia in questa regione e, dell'altro, il tema della sanità. Sono due temi altrettanto importanti.
Questa è una regione strana. Io, quando penso ai referendum abrogativi ricordo il referendum sulla caccia: un referendum per cui furono raccolte 60.000 firme, nel 1987, e ancora oggi - a distanza di trent'anni - non l'abbiamo celebrato.
Pertanto, ho visto il collega Vignale iniziare questa raccolta firme noi, ovviamente, ragionavamo già all'epoca su un'ipotesi di raccolta firme a livello nazionale, per abrogare la legge Balduzzi su cui si appoggia il decreto ministeriale n. 70/2015.
Ma, oltre ad essere una Regione strana, siamo un Paese strano, nel senso che, oltre al caso del Piemonte, abbiamo altri casi illustri di referendum abrogativi nazionali che sono stati superati grazie a una "modifichino" dell'ultimo momento sulla legge sulla quale si appoggiava il referendum. Oppure, referendum abrogativi per cui nel nostro Paese vige un assurdo quorum del 50 per cento e, pertanto, pochi giorni prima del voto autorevoli esponenti politici nazionali - a oggi non è ancora successo a livello regionale, perché non abbiamo celebrato il referendum - invitano ad andare al mare, se si è a giugno, oppure in montagna a raccogliere funghi se si è in un altro periodo dell'anno.
Siamo un Paese un po' strano, e il Piemonte non è da meno.
In merito al referendum abrogativo sulla caccia, è abrogativo di una serie di norme della legge regionale, perché la caccia - nonostante si fosse voluto far passare quel termine - non si può abrogare, essendo coperta da una legge nazionale. Quel referendum è stato fatto saltare cancellando con un articolo di una legge la legge generale su cui si appoggiava la legge regionale piemontese sulla caccia, sulla quale poggiava, a sua volta, il referendum.
Pertanto, memori dell'esperienza vissuta sulla nostra pelle nella scorsa legislatura (avevamo addirittura iniziato a fare campagna referendaria, chi pro, chi contro il referendum; avevamo stampato materiale, iniziato a fare serate, ecc., e poi siamo arrivati a questo finale) eravamo un po' perplessi sull'iniziativa. Eravamo un po' pessimisti, diciamo così: non perplessi, ma pessimisti. Dicevamo: "Se i colleghi di Forza Italia, insieme ai membri del Comitato, arriveranno a raccogliere 60.000 firme, magari arriverà una modifichina in corsa dell'Assessore Saitta, che modificherà qualcosina, visto che saremo usciti dal Piano di rientro, e il referendum salterà".
Eravamo pessimisti, ma non abbastanza, nel senso che pensavamo che almeno si sarebbe potuti arrivare alla raccolta delle firme. Invece no: in questo caso, abbiamo avuto addirittura un parere negativo da parte della Commissione di garanzia. La norma della Commissione di garanzia è stata introdotta da una legge regionale, nel 2006, e francamente, come sapete abbiamo anche delle difficoltà a nominare i membri: al momento, se non sbaglio, è ancora vacante il membro dell'opposizione della Commissione di garanzia, perché l'opposizione fa un nome ma non si trova l'accordo con la maggioranza o con le altre forze di opposizione.
Pertanto, è anche un po' complicato spiegare al di fuori che, oggi, sui referendum richiesti dai cittadini (in questo caso, il primo promotore è un rappresentante di un partito, ma poniamo il caso di un referendum in cui le firme sono raccolte dai cittadini), vi è il giudizio di un ente, una Commissione di garanzia, nominata dal Consiglio regionale, che dà una nomina alla maggioranza e una nomina all'opposizione (ci sono due professori universitari, due avvocati e due ex Consiglieri; a capo, un magistrato a riposo).
È un po' strano da comprendere ed è lo stesso discorso della Corte Costituzionale, che - sappiamo - in parte è lottizzata dai partiti.
Forse, magari dopo questa esperienza, dovremmo rivedere il tema della Commissione di Garanzia regionale.
Io non dico assolutamente che il parere della Commissione di garanzia sia viziato da un indirizzo politico a non fare celebrare il referendum sottolineo solo che, ad oggi, non c'è l'ex Consigliere di opposizione ma c'è l'ex Consigliere di maggioranza, che è il Consigliere dell'VIII Legislatura, Paolo Cattaneo.
Digitando il nome del Presidente della Commissione, Enrico Grosso, il primo risultato comparso è un articolo di un sito online molto attivo sul Consiglio regionale del Piemonte, che segnala come l'avvocato fosse l'avvocato difensore del Vicepresidente Reschigna, nel caso dei rimborsi elettorali.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Pagato.



BONO Davide

Ci mancherebbe! E spero bene! È anche il professore di Appiano, quindi.



PRESIDENTE

Scusate, gentili colleghi.
Consigliere Bono, prosegua.



BONO Davide

Grazie.
Quindi, si scoprono anche ulteriori cose.
Sono sicuro che il parere sia stato redatto secondo scienza e coscienza, però è un po' difficile da spiegare all'esterno.
Prendiamo atto di questa decisione: io non ho competenze giuridiche sufficienti per dire se è sbagliata o non è sbagliata. Francamente, quando dice "discrezionalità tecnica e non amministrativa", a me il confine sembra un po' sottile.
Noi siamo stati la prima Regione che ha applicato una norma ancora prima che ci fosse il decreto ministeriale 70, che, come dice il decreto stesso, è del 2015: noi l'abbiamo approvato nel 2014. Siamo stati la prima Regione e,- come sosteneva giustamente il collega Vignale, lo ripetiamo da tre anni: non solo siamo stati i prima della classe a farlo, ma siamo stati anche i primi della classe a scendere sotto lo standard dei posti letto ospedalieri.
Non ci bastavano tre posti letto - per mille abitanti - per acuzie: no siamo scesi a 2,6, perché dovevamo dimostrare a Roma che il Piemonte è il primo dei primi della classe. Francamente, è una situazione un po' paradossale, perché, in una situazione molto difficile, dove abbiamo creato un taglio di 2.200 posti letto, nel complessivo di 17.000, abbiamo anche detto: "No, noi siamo più bravi: teniamo un po' più di post-acuzie, magari per darlo anche ai privati, che vedono anche loro un taglio notevole di servizi e quindi anche di ricadute del loro budget, e sull'acuto colpiamo ancora di più".
A me è sempre sembrato paradossale. Oltretutto, si tratta di una deliberazione passata in Giunta e non in Consiglio, e anche questo è un vulnus che noi riteniamo presente ed evidente, nonostante la sentenza del TAR, citata anche in uno dei nostri ricorsi. Noi abbiamo presentato un ricorso al TAR, proprio per segnalare che questa è una competenza fondamentale del Consiglio regionale e l'Assessore Saitta (mi spiace che non ci sia: questo è grave, perché stiamo facendo un dibattito su un tema di sanità) non aveva nulla di cui preoccuparsi a far passare quella delibera - se riteneva che fosse difendibile, e la maggioranza idem - non nelle segrete stanze della Giunta, ma in Consiglio regionale.
Probabilmente, non si fida dei colleghi di maggioranza, perché dai colleghi di opposizione si poteva aspettare una normale, legittima opposizione sul provvedimento, ma quando una Giunta non fa passare un provvedimento in Consiglio, vuol dire che ha paura della solidità e del consenso dei suoi colleghi Consiglieri di maggioranza. Perché è questo il dato: ci si è trincerati dietro il piano di rientro e ci si è trincerati dietro le tempistiche. Ma io continuo a dire: se avete problemi di tempo sul bilancio come sulla sanità, basta convocare la Conferenza dei Capigruppo, chiedere dodici sedute di Commissione bilancio e 12 sedute di Commissione sanità e i provvedimenti si approvano. Dovete dire ai piemontesi, invece, se c'è un problema di maggioranza.
Ha ragione, infatti, il collega Vignale: ci sono tanti Sindaci e Amministratori del territorio, a guida o eletti sotto una coalizione di centrosinistra, che questa delibera non la condividono e non l'hanno condivisa. Si tratta quindi di un problema politico, Assessore. E mi spiace dire che ancora una volta ci rifiutiamo di sentire il parere dei cittadini piemontesi; e immagino già che avreste iniziato a dire "Eh, ma i referendum costano, poi c'è il quorum che non si raggiunge".
Si possono prendere tante misure. Si può innanzitutto eliminare il quorum, per prima cosa; e noi abbiamo depositato una proposta di legge di modifica dello Statuto, per eliminare il quorum. Chi va a votare, cioè decide; se si va al mare, non si decide: è la democrazia. Non esistono quorum nelle elezioni rappresentative, infatti ci sono stati dei casi come in Abruzzo - dove è andato a votare meno del 50 per cento dei cittadini, ma comunque la Giunta è stata eletta.
Si possono poi realizzare, magari, delle decisioni di democrazia digitale; perché no? Si può lavorare non dico sulle elezioni regionali perché forse questo potrebbe creare delle preoccupazioni, ma sui referendum iniziare a valutare una modalità di voto digitale, che riduce i costi.
Spesso, infatti, si dice: non facciamo i referendum, o cerchiamo di evitarli, perché costano tanto. Ma la democrazia ha un costo. Io, infatti dico sempre questo, e chiudo: allora, se le elezioni costano, annulliamo anche quelle, perché comportano una spesa. Andiamo avanti, magari scegliamo una persona che possa mediamente piacere alla popolazione, o eliminiamo addirittura la classe politica. Facciamo attenzione, quindi: la democrazia è un diritto, ma è anche un dovere per chi siede nei banchi a rappresentare i cittadini.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del Liceo Scientifico "V. Scafidi" di Sangano (TO)


PRESIDENTE

Nel frattempo ci ha raggiunto la classe II B del Liceo Scientifico "Vito Scafidi" di Sangano. Buongiorno, ragazzi: benvenuti con i vostri insegnanti a Palazzo Lascaris.
Stiamo parlando di sanità e proprio su questo tema ora interverrà il prossimo collega iscritto a parlare.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 227, inerente ad "Ammissibilità istanza per la promozione di un referendum abrogativo, in materia di revisione della rete ospedaliera, ai sensi dell'articolo 12 bis della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4" (seguito)


PRESIDENTE

Torniamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 227, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Faccio poche battute che unisco all'intervento che ha fatto il nostro Capogruppo e che farà dopo il Presidente della IV Commissione.
In punta di diritto, credo che il tema sia stato affrontato. Io poi sono un garantista, per cui penso che, a fronte del parere di una Commissione di garanzia, sia molto facile perdere tempo ma molto meno probabile che si riesca ad essere credibili; tanto più che illudere 60.000 persone che apporranno una firma del fatto che poi si andrà a un referendum (che, di fatto, verrà considerato non legittimo) mi sembra un'operazione dal punto di vista della responsabilità verso i cittadini, anche dubbia.
Intervengo però su un altro aspetto e lo farò molto brevemente. Siamo stati richiamati dal collega Vignale in ordine all'articolo 117 e alla competenza della Regione in materia di sanità. Io credo che, al di là dei posti letto e dei parametri fissi - che oggi, peraltro, non appassionano nessuno - la Regione abbia, tra i suoi compiti, intanto quello di garantire salute. E non è detto che questo si faccia attraverso i posti letto, perch ci sono altre forme per erogare assistenza; penso, per esempio all'emergenza che abbiamo oggi, che è la salute mentale: e questa si affronta con la coesione sociale, con un certo tipo di assistenza alla persona e non certamente con il posto letto. Questo è un esempio di come la sanità cambia e quindi essere inchiodati a un paradigma e a dei parametri meccanici è sicuramente un'operazione che ci porta verso il passato.
Credo che la sostenibilità economica sia un parametro assolutamente imprescindibile e che uscire dal piano di rientro sia un compito che spettava a questa Regione. Modestamente, quindi, anteporrei questi obiettivi - ai quali stiamo lavorando e che si possono dire in parte raggiunti - a quello dello stare dentro una cornice rigida.
Dal punto di vista della democrazia, mi chiedo che senso abbia e quanto ci sia di democratico nel chiedere a quattro milioni di persone "ti piace o non ti piace?" un certo tipo di sanità. È evidente che se io chiedo ai saluzzesi "vi piacerebbe riavere il punto nascita e la chirurgia di un tempo?" loro diranno di sì. Ma questo è utile? Serve? È giusto che noi si ribalti su di un'opinione pubblica, che evidentemente può essere portata a ragionare su di un piano molto epidermico, l'assunzione di responsabilità in materia di politica della salute che sono di enorme complessità? Secondo me, quindi, l'argomento "ti piace/non ti piace" afferisce poco o nulla al tema della democrazia, perché finché siamo in un sistema di democrazia rappresentativa noi siamo chiamati a compiere delle scelte - le migliori possibili - e di questo rispondiamo agli elettori. Ma investirli su un piano così di pancia - "ti piace/non ti piace" - mi sembra francamente sia un'operazione non democratica.
Concludo dicendo che se noi tornassimo al tema della rivisitazione della rete ospedaliera rispetto ai parametri del bacino di utenza e degli esiti di quanta salute questi producono - operazione che io ritengo compiuta, naturalmente perfezionabile, ma comunque un punto di partenza.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi! Attenda un attimo, collega: un secondo solo per ottenere silenzio.
Prego, Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Ecco, nel momento in cui noi tornassimo a questo tema ci distrarremmo da tre argomenti fondamentali, che costituiscono l'agenda delle politiche per la salute.
Il primo è il finanziamento pubblico. Noi sappiamo tutti che possiamo aprire tutti gli ospedali che vogliamo, ma che poi li dobbiamo mantenere ora, se ci stiamo collocando all'ultimo posto nell'ambito dei Paesi del G7 come incidenza spesa sanitaria sul PIL e se dal 2010 a oggi la spesa è scesa di 14 miliardi, evidentemente c'è un problema di finanza nazionale rispetto alla quale siamo ben attestati, ma che chiaramente non possiamo non riconoscere come problema fondamentale. Siamo circa al sei per cento dell'incidenza della spesa sanitaria sul PIL: non siamo certamente avanti ciononostante, abbiamo una salute di eccellenza. Ignorare però che questo è il problema dei problemi vuol dire evidentemente non essere sul tema.
La seconda questione è quella della sanità integrativa, di cui stiamo parlando. Noi abbiamo delle prestazioni e un paniere LEA molto ampio, ma sappiamo che non arriveremo a coprirlo con i soldi che abbiamo, se l'unico pilastro è la finanza pubblica che decresce. Mancano i fondi integrativi e manca - perché no? - il supporto delle assicurazioni, che vanno gestite altrimenti l'indebitamento aumenta e noi non lo controlliamo. Se non entriamo su questo tema delle modalità di finanziamento del sistema, di nuovo noi ci illudiamo che basti aprire ospedali.
La terza questione è quella degli sprechi. Non lo dico io: c'è fior fiore di documentazione. Noi spendiamo male o, meglio, buttiamo dalla finestra due euro su dieci: 24 miliardi; o perché usiamo troppo la sanità (medicina difensiva), o perché la usiamo troppo poco (ospedali inutili e volumi di lavoro insufficienti), o perché abbiamo a che fare con frodi e abusi o con acquisti a costi eccessivi (tutto il problema che ci vede impegnatissimi sul fronte delle gare per i presidi per i farmaci). Si tratta di 24 miliardi: il 22 per cento del Fondo Sanitario Nazionale.
Ora, se noi torniamo a parlare di quale ospedale (se più vicino o più lontano da casa), noi sottraiamo energie ai tre temi che sono fondamentali per le politiche della salute.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Allemano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
A me vengono i brividi a sentire le affermazioni del collega Allemano anche perché obiettivamente così si mette fine alla democrazia diretta.
Però, va beh: lasciamo perdere e andiamo avanti.
Io ritengo che ci sia un elemento da sottolineare in questo argomento che stiamo discutendo. E l'elemento primario è soprattutto politico, in quanto da una posizione non vincolante della Commissione la partita passa sul tavolo dell'Aula. Di conseguenza, quindi, da qui discende la scelta di dare voce ai cittadini piemontesi, o di non farlo, su una delibera sulla quale è chiaro che le due parti politiche sono qui a discutere: chi l'ha fatta dice che è la miglior delibera del mondo e naturalmente chi non l'ha fatta la contesta. La vera verità, però, è che - e questo era stato sottolineato anche dai colleghi Bono e Vignale - su scala regionale sicuramente anche la parte "politica" della maggioranza non è favorevole a questa azione.
Dalle mie parti posso citare un esempio. Se ricorressi a quello del Comune di Acqui, che non è della stessa parte politica, potrei anche comprenderlo; ma a Casale Monferrato il Sindaco ha votato un documento della minoranza - quindi si è allineato - e questo è molto significativo poi, potrà aver fatto tutte le retromarce del caso, però la verità è dettata dai fatti.
C'era comunque una situazione generata dal piano di rientro; è stato detto. Dal quello che mi risulta, però - qui vedo il collega Pichetto - sul piano di rientro probabilmente era già stato consolidato un pacchetto e, di conseguenza, non era il caso di essere più realisti del re, almeno sui posti letto. Voglio dire che se si fosse rimasti attestati al tre per mille, probabilmente 1.600 posti letto sarebbero rimasti.
Onestamente, quindi, dal quel piano di rientro siamo usciti. C'è un aspetto che, a mio avviso, va evidenziato, ed è proprio questo: parliamo di un piano di rientro consolidato e definito che è andato a chiudersi.
Probabilmente, il fatto di reinserirsi e voler consolidare un documento che, in qualche modo, ha ulteriormente stravolto una situazione che era già stata toccata in modo forte, perché nessuno nega che l'Amministrazione Cota fosse entrata, purtroppo, a piedi uniti su varie situazioni.
PORCHIETTO Claudia (fuori microfono) Siamo anche andati a casa...



BERUTTI Massimo

Infatti: alla fine, ne ha subito le conseguenze.
Però in quel momento si cercava di trovare una soluzione, che si è poi trovata.
Il fatto di dover andare ulteriormente a ripercorrere questa strada ci ha lasciati, obiettivamente, perplessi. Ma, in ugual misura, ci ha stimolato ad andare avanti su questa linea, che il collega Vignale ha sottolineato dal punto di vista tecnico e che ci vede totalmente allineati.
Perché, comunque, non riteniamo che la scelta adottata abbia dato dei miglioramenti alla sanità. Avremo comunque modo, in altri momenti, di entrare nel merito di ulteriori aspetti tecnici e contabili.
In questa fase si chiede semplicemente di confrontarsi; dopodiché, i cittadini della Regione Piemonte decideranno: sarà una decisione democratica e popolare e, come tale, ne prenderemo atto.
Ma il fatto di negare quella possibilità di confronto democratico e di poter avere dei ritorni... perché io credo che i referendum possano, in qualche modo, dare dei ritorni, come ha ribadito il mio Capogruppo.
Abbiamo visto delle fasi ben più ampie su scala nazionale che hanno avuto dei ritorni: mi riferisco, ad esempio, alla questione dei voucher per i quali si è preferito fare una retromarcia folle anziché andare verso il referendum! Alla fine, tutto questo dimostra che quando non c'è la sicurezza delle proprie azioni o le azioni non sono sostenute da una compattezza politica, si rischia di chiudersi dietro la negazione di determinati atti di democrazia e non si arriva ad un risultato che, invece potrebbe essere positivo per i cittadini prima ancora che per le parti politiche.
Noi chiediamo solo quello e auspichiamo che ci possa essere una posizione diversa, anche se ne dubito.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Boeti, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Chiedo scusa, ma non ho l'abitudine di intervenire in Aula - faccio un altro mestiere in questo momento! - ma poiché sia io che altri Consiglieri siamo, diciamo così, "uomini informati dei fatti" rispetto alla precedente legislatura, mi corre l'obbligo di fare qualche riflessione sulla discussione che stiamo affrontando.
Credo che il Consigliere Vignale - che è un collega attento, preparato capace, fine, in grado di entrare nel merito delle questioni - quando ha ipotizzato questo referendum sapesse perfettamente (non può non averne nemmeno parlato con i suoi rappresentati all'interno della Commissione di garanzia) che la Commissione avrebbe espresso parere negativo rispetto alla possibilità di tenere questo referendum.
Ha ritenuto, peraltro legittimamente, di fare un atto politico: conveniamo sul fatto che sia riuscito a mettere in piedi un percorso che per il parere della Commissione di garanzia e non tanto e non solo per l'indisponibilità della maggioranza, ha ottenuto questo risultato.
Mi viene in mente - Presidente Laus, anche lei era presente nella precedente legislatura - un altro referendum (lo citava il collega Davide Bono), quello sulla caccia. Lì, addirittura, avete abolito la legge! E lei Consigliere Vignale, era Assessore in quella Giunta! Avevate abolito la legge, per cui il ragionamento era il seguente: dato che non si vuole indire un referendum che, secondo il Presidente Cota sarebbe costato 20 milioni di euro (effettivamente era utile allora, così come sarebbe utile adesso, destinare queste risorse all'assistenza domiciliare, ad esempio), è opportuno muoversi in quella direzione. Ma poiché quella richiesta aveva ricevuto il parere favorevole della Commissione di garanzia, il referendum è stato evitato abolendo addirittura la legge.
E oggi, a distanza di tre o quattro anni, ci parlate di democrazia sostenete di voler dare la parola ai cittadini, di sentire il responso degli elettori? È vero che la politica è dire tutto e il contrario di tutto, però c'è anche un limite, avendo ciascuno di noi qualche precedente per il quale non ci dovremmo vergognare, perché facciamo cose nelle quali crediamo, ma rispetto alle quali qualche errore lo abbiamo commesso. E questo è successo nella legislatura precedente.
La delibera 1-600 è stata faticosa: è stata faticosa per noi, ma immagino che lo sia stata ancora di più per l'Assessore Saitta e per la Giunta. Si fa riferimento alla diminuzione delle strutture complesse, alla riduzione di alcuni reparti, alla necessità di far approvare alle Aziende in tempi rapidi i bilanci in pareggio. Perché era un'altra condizione che ci era stata imposta dal Ministero dell'Economia, che non si spiegava come mai le Aziende Sanitarie piemontesi da tre o quattro anni non approvavano i loro bilanci. Faccio fatica a capire come si faccia ad essere così in palla rispetto al modo con il quale vengono impiegate le risorse. Se non si approvano i bilanci, non si sa nemmeno come quelle risorse sono state utilizzate. L'Assessore Saitta, che è un amministratore di lungo corso, ha immediatamente messo mano alla questione e oggi tutti i bilanci della Regione Piemonte sono stati approvati e sono in ordine.
Alla diminuzione di alcuni reparti si è accompagnata la necessità di mettere in rete gli ospedali, specializzandoli nelle loro funzioni. Ricordo una discussione nel corso di un incontro pubblico cui ha partecipato anche la Consigliera Batzella all'Ospedale San Luigi: da quell'incontro era emerso che lo stesso ospedale sarebbe stato chiuso, tant'è che gli studenti universitari avevano partecipato perché si chiedevano dove avrebbero potuto svolgere i loro studi.
Il San Luigi non è stato chiuso, continua a fare esattamente quello che faceva prima.
C'è la questione dell'oculistica: considerato che facevano mille interventi l'anno, gli oculisti, se vogliono, mille interventi li possono fare in due o tre mesi! Dunque, all'interno di una attività ambulatoriale che è rimasta, l'ipotesi di consentire ai due chirurghi oculisti di continuare a operare qualche cataratta, credo che possa essere una strada da percorrere. Ma naturalmente l'Assessore deciderà.
Così come la questione di Lanzo: la cito, collega Vignale, perché lo ha fatto prima lei. Lanzo è rimasto esattamente come l'abbiamo trovato, anzi con qualche servizio in più. Pertanto, continuare a dire a quei cittadini e a quel territorio che l'ospedale sarà chiuso, è raccontare una cosa che non esiste e che non è mai stata ipotizzata da questa Giunta regionale.
Peraltro, come lei sa, abbiamo aggiunto qualche servizio, per esempio relativamente ai disturbi dell'alimentazione. Come sapete, la medicina non è solo colecisti e protesi, ma è una serie infinita di patologie che hanno lo stesso diritto di cittadinanza. E oggi quel servizio che c'è a Lanzo svolge una funzione importante, non solo per quel Comune e per tutto il territorio, ma anche per i cittadini che vengono da altre parti della Regione.
Dato che la politica richiederebbe un po' di coerenza, veniamo alla questione dell'Oftalmico.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Hai fatto il Consigliere anche nella VIII Legislatura, quando avete bucato, ai sensi del Ministero, 800 milioni. Ricordati! Ricordati!



PRESIDENTE

Prego, prego! Non fate un dibattito a due.
Vicepresidente, si rivolga a me!



BOETI Antonino

No, no, su questo chiedo un contenzioso, perché sappiamo perfettamente che siamo entrati nel piano di rientro perché l'ultimo Governo Ghigo...
E c'è un documento scritto!



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Avete fatto sette miliardi di debiti! Avete fatto sette miliardi di debiti!



PRESIDENTE

Consigliere Vignale! Scusate!



BOETI Antonino

Il Ministero dell'Economia ci ha inseriti nel piano di rientro perch l'ultimo Governo Ghigo non ha coperto un deficit di 700 milioni di euro.
Collega Vignale, queste cose le può raccontare ai Consiglieri nuovi non certo a me, che di quelle cose mi occupavo così come...



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Li hai votati tutti i bilanci! Avete fatto sette miliardi di debito!



PRESIDENTE

Collega Vignale, gentilmente...
Glielo chiedo a titolo di cortesia.



BOETI Antonino

Dato che la politica ha bisogno di coerenza, io dico che rispetto all'altro ospedale...



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Fatti dare da Aldo la scaletta dei derivati che hai votato!



BOETI Antonino

I derivati cosa c'entrano? Stiamo parlando della delibera!



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Li hai votati tu!



PRESIDENTE

Colleghi! Consigliere Vignale, gentilmente! GARIGLIO Davide (fuori microfono) Ma adesso non è che un collega parla su un altro!



PRESIDENTE

Presidente Gariglio, stia al posto suo! GARIGLIO Davide (fuori microfono) Faccia stare al posto suo anche il collega Vignale!



PRESIDENTE

Lei stia al posto suo! Vicepresidente Boeti, deve rivolgersi a me, non deve rispondere ai colleghi! Ho rimproverato persino il Presidente Gariglio!



BOETI Antonino

Ha ragione, le chiedo scusa, anche per il mio ruolo.
Non mi importa che il Consigliere Vignale abbia fatto queste osservazioni, perché ci stanno all'interno della discussione.
Dicevo che, dato che la politica ha bisogno di coerenza, ricordo quello che dicevo quando l'Assessore Monferino ha comunicato al Ministero dell'Economia e Finanze che l'Ospedale Oftalmico era praticamente chiuso.
L'Assessore Monferino ha comunicato che l'Ospedale Oftalmico era praticamente chiuso.
Ripeto, credo che sarebbe stato opportuno trasferire l'Oftalmico nella nuova Città della Salute quando questa ci sarebbe stata; l'Assessore Saitta ritiene che lì possono restare tutti gli ambulatori e i servizi che oggi sono al servizio dei pazienti che ne hanno bisogno e che l'attività chirurgica debba essere invece incentrata in due grandi ospedali torinesi.
Vedremo chi ha ragione, ma ripeto - ripeto - che quello che si sta attuando era stata un'iniziativa che il Ministero conosceva perché impostata dall'Assessore di centrodestra. È vero che nell'arco di una legislatura ce ne sono stati tre, quindi c'è stata anche un po' di confusione nella trasmissione delle indicazioni, però questo era emerso.
Siamo a metà legislatura e - ce lo siamo detto molte volte, Assessore Saitta - può darsi che i cittadini non sappiano nemmeno di cosa parliamo quando ci riferiamo all'uscita dal Piano di rientro; gli italiani misurano il sistema sanitario in base ai servizi che ricevono o ai servizi che non ricevono, ma per offrire servizi per noi era indispensabile superare quella fase e ora quella fase è stata superata. Credo che saremo giudicati se riusciremo a diminuire le liste d'attesa, se metteremo in piedi finalmente, la Città della Salute, se finiremo l'Ospedale di Verduno, se potenzieremo l'assistenza domiciliare.
Credo che ci possa essere spazio rivedendo qualche provvedimento nel rispetto della legge, perché la democrazia è la possibilità per tutti di dire quello che pensano, ma all'interno delle regole che uno Stato si dà: se ci rendiamo conto che i provvedimenti che all'interno della 1-600 sono stati adottati possono essere modificati, credo che non ci sia niente di male ad attuarlo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Boeti.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Oggi parliamo di referendum abrogativo. Come già citato dai colleghi che mi hanno preceduto, in primis il collega Bono, quando ha ricordato il referendum abrogativo sulla caccia, vorrei anche ricordare l'ultimo referendum abrogativo che è avvenuto nel 2011, quello sull'acqua. Tra l'altro, sono state abrogate le leggi che parlavano di una sua privatizzazione, quindi sarebbe dovuta passare dalle società private al settore pubblico e ciò non è ancora avvenuto.
Parliamo di democrazia di rete e di partecipazione. Il referendum abrogativo è e dovrebbe essere espressione di democrazia diretta, di partecipazione da parte dei cittadini e dovrebbero essere rispettate le scelte, le istanze, la volontà portate avanti dai cittadini. Sono state raccolte 60.000 firme, ma queste a quanto pare non sono servite a niente.
Non voglio entrare in merito al parere espresso dalla Commissione di garanzia che ha ritenuto non ammissibile l'istanza di referendum abrogativo, presentato dal collega Vignale, perché non sono un'esperta e non entro nel merito, inoltre rispetto la decisione e il parere che è stato espresso, anche se non lo condivido, perché si parte dal presupposto che bisognerebbe dare voce ai cittadini.
Sapete perché tutto questo è accaduto? Assessore Saitta, che vedo intento a stare dietro al tablet, e Presidente Chiamparino, siete impegnati in altre conversazioni, ma forse voi non vi rendete conto che si sta parlando della sanità piemontese, che tra l'altro voi rappresentate, perch lei è l'Assessore della sanità piemontese. Che poi possa piacere o no purtroppo è lei l'Assessore e non possiamo fare diversamente. Però quello che possiamo fare, Assessore, è ascoltare i cittadini.
Sapete perché è stata presentata un'istanza di richiesta di referendum abrogativo? Ve lo siete chiesto il perché? Sicuramente perché con la DGR 1 600 del 19 novembre 2014 e la DGR 1-924, quella a integrazione alla 1-600 voi avete deciso le sorti della sanità piemontese, però non considerando le richieste che provenivano e che provengono tutt'oggi da parte dei cittadini e da parte dei territori del Piemonte. Tra l'altro, non vi siete neanche confrontati con noi Commissari membri della Commissione sanità né tantomeno come Consiglieri regionali. Sono state due deliberazioni confezionate nel palazzo del potere in una stanza chiusa dove si riunisce la Giunta regionale del Piemonte. Questo avete fatto! Ricordo ancora, Assessore, quando lei nel novembre 2014 venne in IV Commissione, con quelle slide.
Se chiamassimo dei ragazzi delle scuole medie, ma anche forse delle scuole elementari e chiedessimo a questi ragazzi di prepararci delle slide sicuramente sarebbero di pari livello. Infatti, ci fu una sorta di rivolta all'interno della Commissione sanità; noi del Movimento 5 Stelle abbandonammo l'aula, ci fu anche un dissenso da parte della maggioranza e anche da parte di altre forze di opposizione.
Non dobbiamo arrivare a dire che con queste deliberazioni, come ha detto il Consigliere Alemanno e anche il Consigliere Boeti, non ricordo nello specifico, questa Giunta e questo Assessore hanno permesso di mettere a posto i bilanci della sanità piemontese. Ebbene, avete messo a posto i bilanci della sanità piemontese? E come? Vi domando come! Chiudendo punti nascita di territori di area disagiata e di territori montani; sono state fatte delle manifestazioni e voi non avete ascoltato le istanze dei cittadini di quei territori! Avete declassato strutture complesse in strutture semplici! Avete chiuso servizi e avete ridotto i posti letto per le acuzie di 2.200 posti! E poi ci chiediamo perché all'interno dei pronto soccorso ci sono le barelle nei corridoi. Per forza! Avete ridotto i posti letto delle acuzie.
Tra l'altro, come spiegato molto bene dai colleghi che mi hanno preceduto, in particolare dal firmatario dell'istanza, se andiamo a valutare gli standard definiti dal Patto per la salute 2014-2016, vediamo che devono essere 3,7 posti letto su mille abitanti e la Regione Piemonte ha abbassato questi parametri a 3,5 posti su mille abitanti. C'è qualcosa che non torna.
Voi sostenete di aver rimesso a posto i bilanci della Regione Piemonte ma nello stesso tempo avete tagliato i servizi, avete ridotto i servizi.
Per questo noi oggi siamo qui a parlare di un referendum abrogativo, che come ho già detto e lo ripeto, perché ci tengo a ripeterlo - dovrebbe essere un'espressione di democrazia e di partecipazione diretta da parte dei cittadini, ma a quanto pare la sovranità non appartiene al popolo perché qui si tratta di scelte politiche.
Siamo chiudendo ospedali essenziali; a breve nei prossimi mesi - non so bene i tempi, perché l'Assessore Saitta su questo non ci ha mai dato delle risposte chiare, ma sempre delle risposte evasive - chiuderemo un centro di eccellenza dell'oculistica piemontese, che è l'Ospedale Oftalmico. Abbiamo chiesto tante volte che le attività dell'Ospedale Oftalmico venissero trasferite in blocco quando ci sarebbe stata la nuova Città della Salute e della Scienza di Torino. Tra l'altro, il Piano Socio Sanitario prevede ancora il trasferimento delle attività quando verrà costruita la nuova Città della Salute e della Scienza. Invece no, questa Giunta ha pensato bene di spezzettare e di smembrare un ospedale trasferendo il 70 per cento delle attività presso le Molinette, cioè l'attuale Città della Salute e della Scienza di Torino, e il 30 per cento delle attività all'Ospedale Giovanni Bosco.
Quando abbiamo parlato di costi, di mantenimento dei servizi e delle attività che sono state erogate e continuano ad essere erogate e garantite presso l'Ospedale di via Juvarra, l'Assessore non ci ha mai risposto, non ci ha mai dato delle risposte decise, non ha mai affermato quello che noi abbiamo chiesto attraverso le nostre interrogazioni e gli atti di indirizzo.
Abbiamo chiesto di visionare i progetti: non abbiamo mai visionato alcun progetto, abbiamo chiesto dei dati alla mano e non ci avete mai dato dei dati alla mano! Ma questa è democrazia! Questo è confronto? Questa è dittatura!



(Commenti fuori microfono)



BATZELLA Stefania

Non è democrazia e non è confronto! È inutile dire "eh, eh"! È così! È così perché alla domanda - è una nostra legittima richiesta - di poter visionare dei progetti e di poter avere dei dati alla mano, e questi ultimi non ci vengono forniti: come volete definire questo comportamento? Poi, per carità, io parlo in generale perché ci sono degli Assessori fortunatamente, con i quali ci si può confrontare e con i quali abbiamo delle risposte e possiamo collaborare, però non si può, sinceramente lavorare e collaborare, Assessore, a senso unico! L'accusa più grande che le viene rivolta, Assessore - che le abbiamo sempre rivolto noi dell'opposizione, ma proviene dai cittadini - riguarda proprio la sua mancanza di dialogo e di confronto perché assume le decisioni senza raccogliere le richieste provenienti dai territori.
Quando, poi, questa Giunta si vanta di avere messo a posto i bilanci della Regione Piemonte, chiedo, per cortesia, se ci sapete dire quali saranno i costi dei lavori di ristrutturazione, quali saranno i costi del trasloco, dove saranno ubicate tutte le nuove attività che vengono garantite attualmente presso l'Ospedale di via Juvarra. Mi sapete dire se verranno mantenute tutte le attività? Mi sapete dire, per favore, dove sarà il pronto soccorso dell'Oftalmologia? Dove avrà sede e in quali locali? Mi sapete dire dove avranno sede le nuove sale operatorie dell'Oftalmico, in considerazione del fatto che stiamo parlando di sale operatorie dotate di strumentazione particolare che ha un notevole costo? Mi sapete dire tutto questo? E ve lo chiedo non a nome mio, ma a nome di tutti i cittadini piemontesi!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Non come Presidente della Commissione sanità, ma come Consigliere regionale, vorrei esprimere un pensiero rispetto al dibattito di questa mattina. Lo dico perché il mio sarà un intervento di parte, un intervento che di solito viene svolto da un Presidente di Commissione che prova a mantenere medesime distanze tra le parti.
Era un'occasione ghiotta, me ne rendo perfettamente conto, da parte vostra, per tentare di raccogliere il dissenso iniziale che è maturato rispetto all'avvio della riforma sanitaria. La vostra è stata un'azione politica più che comprensibile; cittadini, non cittadini, avete raccolto firme di cittadini, ma è stata un'azione politica, legittima, ma rispetto al tema del "non facciamo esprimere i cittadini attraverso il referendum" per favore! È un'azione politica che sta lì, nel tentativo di raccogliere consenso, che è legittimo, in quanto azione politica di una parte, per adesso, l'idea che qualunque di noi non sia disponibile ad accettare il confronto con i cittadini su un'assunzione di responsabilità mi sembra davvero un po' troppo! Stiamo nel merito delle questioni.
Per stare nel merito delle questioni, dovremmo fare riferimento alla relazione della Commissione regionale di garanzia, che non è interpretabile e nessuno l'ha interpretata.
All'unanimità - e non solo qualcuno - quella Commissione si è espressa dicendo che non ci sono le condizioni per esprimere un parere favorevole rispetto all'azione politica che loro, giustamente, definiscono referendum ipotesi di referendum. Quindi, di fronte ai dettagli, alle sfumature e ai componenti, prendiamo atto che c'è un giudizio tecnico, tra l'altro, di soggetti che hanno esperienze professionali che sul merito hanno qualche argomento in più rispetto a quelli che noi abbiamo utilizzato in questo dibattito, però, se è stata un'azione politica, dovete avere pazienza, ad azione corrisponde re-azione.
Il collega Boeti ha detto: "Non potete raccontarla a me, raccontatela agli ultimi arrivati".



(Commenti del Vicepresidente Boeti)



RAVETTI Domenico

Nemmeno a noi.
Ciò che è successo nel passato lo abbiamo capito, come la questione delle colpe. La certificazione della necessità di uscire dal piano di rientro e ciò che è successo dal 2010 al 2014 non lo racconto io e non è pubblicato sul sito nazionale del Partito Democratico, è pubblicato sul sito del Ministero della Salute, nella sezione piano di rientro: o fate cancellare quella storia - che è impossibile da cancellare - oppure bisogna ripartire da lì rispetto alla nostra re-azione politica.
Il piano di rientro dal disavanzo è stato siglato il 29 luglio 2010, al fine di ottenere la riattribuzione del maggiore finanziamento previsto per il 2004, non assegnato per la mancata copertura del disavanzo nei termini previsti dagli accordi (il mio intervento dura qualche minuto, però, se non le diciamo queste cose, diventa impossibile ricostruire la storia di questi anni). Il debito rilevato a tutto il 31 dicembre 2004 è pari a 676 milioni di euro.
Con la DGR 1-415 del 2 agosto 2010 la Regione Piemonte ha recepito l'accordo e il piano di rientro sottoscritti.
In data 30 settembre, la Regione ha inviato il Programma attuativo del piano di rientro di riqualificazione e riorganizzazione del Sistema Sanitario Regionale.
Nel corso della riunione del 7 febbraio 2011, Tavolo e Comitato, anche sulla base dei pareri resi dall'AIFA e dall'AGENAS, hanno espresso parere favorevole all'Addendum al piano di rientro e al Programma attuativo della Regione; hanno chiesto alla Regione di adottarlo e di darne pubblicazione sul BUR.
Nel corso della riunione di verifica dell'11 aprile 2011, Tavolo e Comitato hanno fatto presente che l'Addendum, adottato con DGR n. 44 del 2011, non era conforme al documento sul quale Tavolo e Comitato, nella riunione del 7 febbraio 2011, avevano dato parere favorevole. Già non era conforme. Pertanto, hanno valutato che si erano verificate le condizioni per l'automatica risoluzione dell'accordo.
Nel corso della riunione di verifica annuale del 13 luglio 2011, Tavolo e Comitato, avendo verificato che, con l'approvazione della DGR n. 49 del 2011, sono state rispettate - quindi, successivamente - tutte le prescrizioni contenute nell'articolo 5 dell'accordo del 29 luglio 2010 hanno stabilito che vi erano i presupposti per l'erogazione alla Regione del 40 per cento del maggiore finanziamento per l'anno 2004.
Successivamente, nel corso della riunione di verifica del 13 dicembre 2011 Tavolo e Comitato, avendo valutato insufficienti i provvedimenti trasmessi dalla Regione per documentare l'attuazione di quanto previsto nel piano di rientro ed essendo emerso un disavanzo non coperto, hanno stabilito che non vi erano le condizioni per l'erogazione di alcuna spettanza.
Potrei andare oltre, ma sapete qual è il senso di questa storia? Dal 2010 al 2014 è stato perso del tempo. Ripeto, è stato perso del tempo: questo è il senso di questa storia. Da un punto di vista politico è mancato il coraggio! Possiamo dirlo che è mancato il coraggio da un punto di vista politico? In due anni e mezzo abbiamo dovuto fare quello che probabilmente, anzi, certamente avrebbero dovuto fare prima altri. Adesso siamo usciti dal piano di rientro.
Nessuno di noi vi chiede di andare in via Alfieri a fare un ballo, ma almeno di essere chiari rispetto al fatto che questo obiettivo è stato raggiunto e che adesso possiamo ritornare all'assunzione di personale, alla programmazione e fare quello che anche noi, in questi due anni e mezzo, non siamo stati in grado di fare chiedendo, tra l'altro, di pagare un prezzo anche al personale delle nostre strutture, e non soltanto. Siamo usciti dal piano di rientro anche grazie alla disponibilità del nostro personale che ha fatto il possibile, nonostante le mille difficoltà. Per concludere, mi rivolgo alla maggioranza. Si dice, in parecchi incontri pubblici organizzati in questi giorni - e altri ne organizzeremo in particolare da qui al 30 aprile - che le riforme hanno bisogno di popolo. Le riforme, per iniziare, hanno bisogno di una classe dirigente in grado di assumersi la responsabilità di vararle, molte volte nelle difficoltà il vento non tira mai dal verso giusto, bisogna avere il coraggio di trovare il mare, per usare la stessa metafora, e il mare è il popolo. Su questa storia, forse dobbiamo fare di più e meglio, ma abbiamo il tempo per poter incontrare il consenso della popolazione piemontese.
Lo faremo - questo è il grande obiettivo - insieme all'elenco di priorità che il Consigliere Allemano prima ha fatto rispetto agli obiettivi che abbiamo di fronte. Faremo riforme, insieme ai piemontesi, per riuscire a ridurre le distanze tra la nostra azione e le loro esigenze.
Abbiamo un mare di cose da fare, sempre per rimanere sulle metafore acquatiche, e le faremo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.00)



< torna indietro