Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.21 del 11/11/14 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



(I lavori iniziano alle ore 14.30 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Contratti ed appalti - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 157 presentata dal Consigliere Andrissi, inerente a "Gara d'appalto del Consorzio Medio Novarese"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
157, presentata dal Consigliere Andrissi, che ha la parola per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Parliamo del Consorzio Medio Novarese, che gestisce la raccolta dei rifiuti nella parte nord della provincia di Novara. E' un Consorzio che ha consorziato 51 Comuni, 31 dei quali sono gestiti in house da una società municipalizzata (Media Novarese Ambiente), mentre gli altri 20 sono gestiti privatamente.
Circa sei mesi fa è partito l'iter per la gara d'appalto, che era ormai giunta alla fase delle buste. Questa gara d'appalto prevedeva delle innovazioni tecniche significative: una di queste era la raccolta del rifiuto indifferenziato quindicinale, reso possibile dal fatto che quasi totalmente (16 su 20) questi Comuni utilizzano un sistema di raccolta differenziata che, pur nella sua semplicità, dà risultati notevoli.
Sappiamo che l'adesione dei cittadini alla raccolta differenziata porta a porta è all'incirca, dalle indagini conoscitive, sia in Italia che all'estero, del 60%, pertanto basta apportare modifiche al porta a porta con una valutazione puntuale della produzione dei rifiuti, oppure, al sacco conforme, applicato nella provincia di Novara, in altre parole una valutazione volumetrica della produzione dei rifiuti pro capite annuali per avere decisi miglioramenti della raccolta differenziata.
Il Comune di Briga Novarese, ad esempio, è stato classificato, nella categoria tra 1.000 e 5.000 abitanti, come migliore Comune del Piemonte.
Questi livelli di raccolta differenziata hanno consentito di portare il conferimento dell'indifferenziato, quindi del rifiuto tale e quale, che va a smaltimento, da una volta a settimana, ad una volta ogni 15 giorni quindi quindicinale.
In questo modo i Comuni hanno dei risparmi significativi, tant'è vero che nella gara d'appalto era previsto, complessivamente, un risparmio di 400 mila tonnellate. Questa più altre innovazioni sono presenti nella gara d'appalto, che noi speriamo vivamente sia effettuata.
A nostro sapere, non c'è un atto, da parte del Consiglio d'Amministrazione del Consorzio che giustifichi la sospensione della gara d'appalto, tant'è vero che i Sindaci di questi 20 Comuni si sono trovati e hanno redatto una lettera indirizzata al Presidente dell'Assemblea del Consorzio ed al Presidente del Consiglio d'Amministrazione, dove diffidano il Consiglio d'Amministrazione del Consorzio dall'assunzione di qualsiasi atto che contrasti con la volontà manifestata dai Sindaci, nell'assemblea del 2008 e sin d'ora riservano ogni azione a tutela dei propri Enti qualora questa volontà sia disattesa. Pertanto, anche i Sindaci dei Comuni interessati chiedono a gran voce l'effettuazione della gara d'appalto che è stata sospesa dal Consorzio Medio Novarese.
Chiedo all'Assessore all'ambiente della Giunta regionale se non ritenga necessario adoperarsi affinché sia effettuata regolarmente la gara d'appalto indetta dal Consiglio d'Amministrazione del Consorzio Medio Novarese, con delibera del mese di aprile 2014. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Dalle notizie che gli Uffici mi hanno fornito, la gara è stata fatta in modo regolare: il 15 settembre 2014 c'è stata la scadenza di presentazione dell'offerta.
Al bando hanno aderito due concorrenti: un'azienda e un raggruppamento temporaneo d'impresa e, il 1° ottobre (40 giorni fa), presso la sede del Consorzio si è riunita la Commissione di gara che, in seduta pubblica, ha proceduto all'apertura delle buste, con la verifica di tutta la documentazione, i certificati, la copia del DURC.
In questo momento, il Consorzio Gestione Rifiuti Medio Novarese sta svolgendo le verifiche di correttezza formale previste dall'articolo 12 del Disciplinare di gara, al fine di escludere eventuali concorrenti non in possesso dei requisiti minimi previsti dall'articolo 5, o nei confronti dei quali dovessero sussistere le condizioni d'esclusione previste dalla disciplina vigente e dal sopraccitato disciplinare.
Successivamente, in una o più sedute riservate, la Commissione valuterà l'offerta tecnico-sociale e la documentazione di supporto allegata e procederà all'assegnazione dei relativi punteggi.
Va precisato che le informazioni sopra riportate sono state fornite da parte del Consorzio Medio Novarese; si specifica, inoltre, che le procedure di gara per l'affidamento dei servizi di raccolta e smaltimento rifiuti non sono sottoposte a monitoraggio da parte dell'Amministrazione regionale e non risultano inoltre atti pubblicati da parte del CdA del Consorzio che prevedano la sospensione della procedura di gara in atto. Quindi formalmente non risulterebbe nulla.
Va, infine, chiarito il rapporto tra la Regione ed i Consorzi di Bacino. Nei confronti di tali Consorzi, la Regione ha inteso precisarne competenze, funzioni e rappresentanze, lasciando tuttavia libertà d'azione per il raggiungimento degli obiettivi statutari: le modalità operative con le quali il Consorzio persegue tali obiettivi non sono dettati dall'Amministrazione regionale, bensì sono contenuti nella normativa vigente e nella programmazione (regionale, provinciale e di ATO) in materia di gestione dei rifiuti.
Fuor di metafora - in sintesi - la gara sta andando avanti (a quello che ci risulta). Se c'è un cambiamento di prospettiva, deve essere un cambiamento deciso nell'Assemblea dei Sindaci, che hanno il compito di indirizzare in un modo o nell'altro, anche se mi sembra difficile, con una gara avviata, fare un totale dietrofront. Grazie.


Argomento: Asili nido

Interrogazione a risposta immediata n. 156 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Intenzioni della Regione Piemonte in merito alla promozione di un tavolo operativo per trovare soluzioni alternative all'esternalizzazione dell'asilo nido comunale di Cuorgné 'Gli Sbirulini'"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 156, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Interrogo l'Assessore in merito alla situazione dell'asilo nido comunale "Gli Sbirulini", che ha una storia piuttosto travagliata, almeno da quanto deduco dai documenti che ho esaminato in questi giorni.
In una delibera del 29 settembre 2014 (un paio di mesi fa), si legge che i trasferimenti della Regione e della Provincia sono stati drasticamente ridotti, rispetto agli anni scorsi. Questo, chiaramente, si può inquadrare in un'ottica di riduzione dei costi cui ovviamente siamo obbligati.
Nella stessa delibera, il Consiglio comunale ha approvato i seguenti indirizzi: l'avvio delle procedure per l'indizione di una gara per l'assegnazione e locazione degli spazi dell'asilo nido comunale. In caso di mancata locazione, proseguire nella gestione comunale dell'asilo nido sino alla conclusione dell'anno educativo 2014/2015.
Il personale attualmente in servizio presso l'asilo verrà, mediante mobilità interna, assegnato a nuovi servizi, a decorrere da gennaio 2015.
Quindi, si prospetta un'esternalizzazione dei servizi dell'asilo comunale e un ricollocamento del personale.
In riferimento a queste notizie, è nato un comitato civico - quindi cittadini - che lotta contro l'esternalizzazione e la chiusura dell'asilo nido, perché la prospettiva peggiore sarebbe quella di una chiusura della struttura, qualora non si trovasse chi possa farsi carico della gestione.
In occasione di un Consiglio comunale aperto, l'Assessore Pentenero mi corregga se sbaglio - ha inviato una missiva in cui dichiarava la necessità di ricorrere a modelli di gestione indiretta, anche a fronte dei ripetuti tagli ai trasferimenti statali e regionali. Ha poi aggiunto: "La modalità di gestione, ormai sempre più orientata a modelli indiretti mediante appalto o concessione di servizio". Praticamente è ormai inevitabile, a fronte della crisi di risorse che stiamo affrontando.
Da parte sua, il Comitato ha chiesto di non creare disagi ai bambini con un'esternalizzazione attuata a metà anno ed ha anche chiesto di valutare soluzioni alternative, creando un tavolo di lavoro per poterle considerare insieme.
La mia domanda all'Assessore è se, a fronte di qualche concessione fatta dalla Giunta comunale di Courgné nell'ultimo periodo, quindi rispetto al fatto di confrontarsi con i genitori, la Regione intenda promuovere un tavolo operativo e, quindi, diventare parte integrante di questo processo per poter trovare soluzioni alternative all'esternalizzazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Prego, Assessore Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie.
Intervengo intanto per dire che il Sindaco, alle domande del Comitato ha risposto dicendo che l'asilo resterà in gestione comunale fino alla fine dell'anno scolastico, quindi fino a luglio, e poi, nel frattempo, si procederà ad un bando per l'esternalizzazione dell'attività, che condividerà con i genitori.
Questa posizione, che mi sembrava la parte più delicata della questione, è stata affrontata con una dichiarazione chiara e precisa del Sindaco.
In merito alla creazione di un tavolo, credo sia assolutamente giusto concedere un tavolo ed un incontro, però non credo sia corretto entrare nel merito delle scelte di un Ente locale. L'Ente locale, pur mantenendo il carattere di servizio pubblico, può decidere di gestirli direttamente o di affidarli ad un soggetto terzo e, quindi, lo fa secondo le regole, secondo quelle che sono le modalità previste dalla legge.
La soluzione migliore è indurre le amministrazioni a far sì che ci sia un processo partecipato, ma entrare nel merito per gestire un processo dove la Regione non ha alcuna competenza, se non nella definizione delle norme e delle regole, lo si può fare soltanto quando vi sia in un contesto di non rispetto delle norme. In quel caso, eventualmente, si interviene come vigilanza.
Sono assolutamente d'accordo - ripeto - per un incontro, ma non per entrare nel merito delle questioni legate alle gestioni, se non in forma interlocutoria di dialogo e di ascolto.
La competenza spetta al Comune, quindi sarebbe un esercizio improprio di una competenza che non attiene al livello regionale.
Un incontro informale per capire se ci sono eventuali altri problemi sicuramente, ma non di certo un tavolo per avviare un processo di condivisione rispetto a quanto capiterà nella realtà di Courgnè, altrimenti avrebbero titolo a chiederlo tutti i Comuni.
Non è una nostra competenza, ma una competenza precipua dell'amministrazione comunale, quindi i tavoli devono essere gestiti in loco.
M sembra che la situazione di tensione e di discussione sia oggi ormai completamente esaurita, nel senso che quello che era giusto richiedere da parte dei genitori, ovvero l'avvio dell' esternalizzazione ad anno scolastico terminato, è stato affermato dal Sindaco; così come la creazione di un capitolato in forma congiunta con un Comitato dei genitori.
Credo, quindi, che il nostro intervento debba limitarsi a questo livello di condivisione.



MOTTA ANGELA


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 154 presentata dal Consigliere Marrone, inerente a "Criteri per la graduatoria sulla casa popolare: no ad ingiustizie sociali"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 154, presentata dal Consigliere Marrone, che ha la parola per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione chiede ragione alla Giunta su un tema fondamentale. Abbiamo già avuto modo di discutere insieme sul cronico ritardo nelle assegnazioni delle case popolari da bando regionale, per colpa di una legge regionale, la 3 del 2010, che sicuramente urge di una lesta e tempestiva revisione, rispetto a tutta la formazione delle graduatorie, l'assegnazione dei punteggi, con una inutile e doppia istruttoria da parte dei Comuni e della Commissione centrale della Regione.
Purtroppo, nell'aumentare la restrittività del punteggio assegnato alle singole famiglie che chiedono la casa popolare da bando, abbiamo riscontrato, con i nostri sportelli sociali, tutta una serie di strane ed anomale interpretazioni della legge, che la Commissione centrale, in seno ad ATC, sta applicando nell'assegnazione dei punteggi.
Ne enumero solo tra le più gravi, ma le ho comunque riportate tutte in narrativa.
Anzitutto, il fatto che vengano assegnati cinque punti relativi agli sfratti solo per chi abbia avuto la certificazione di morosità incolpevole dai Comuni, tramite l'emergenza abitativa (cosa non prevista dalla legge) che esclude, per definizione, tutti quelli che abbiamo un ISEE superiore a 6.000 euro, che sappiamo essere davvero pochissimo. Di fatto, quindi tagliando fuori la stragrande maggioranza di sfrattati, con il paradosso perverso di dire che chi è sotto i sei mila euro ha, come canale preferenziale, l'emergenza abitativa, e chi invece è sopra non ha nessun canale, né preferenziale né normale, perché di fatto è tagliato fuori anche dal bando, con una decurtazione così pesante di punteggio.
La seconda gravità maggiore che ho riscontrato è il fatto che si neghino i tre punti previsti per chi ha un ISEE zero dalla legge, quindi dalla legge 3 del 2010.
E' paradossale: chi ha magari 500 euro di ISEE, si vede assegnare tre punti, che è il massimo, mentre chi è ad ISEE zero, zero punti.
La motivazione che si sono sentite dare le persone in emergenza abitativa è stata la seguente: se voi dichiarate ISEE zero, dovremmo ritenere che siete a reddito zero, poiché questo non è possibile presumiamo che voi siate degli evasori.
Con questa motivazione viene sostanzialmente azzerato il punteggio del reddito per chi presenta ISEE zero.
Infine, il problema dei punti assegnati - e sono comunque tanti - per chi abita in abitazioni improprie.
La logica vorrebbe che il Comune certifichi coloro che hanno residenza fittizia in via della Casa Comunale 1 e quindi, una volta certificati come cittadini senza fissa dimora, automaticamente accedano a questo punteggio che, ricordo, è distinto dal punteggio superiore attribuito a chi, invece sta in dormitorio o in strutture pubbliche comunali, quindi con una tracciabilità. I punti per le abitazioni improprie vengono negati a chi pur essendo residente da più di due anni in via Casa Comunale 1, non abbia una certificazione pubblica del luogo fisico - anche se magari si trattava di panchine - cioè di dove la persona in oggetto si è trovata di fatto poi a dimorare.
Queste sono davvero solo le più gravi, tra tutta una serie di applicazioni perverse, e in certi casi anche contra legem, che purtroppo gli Uffici derubricano a delle minuzie regolamentari, che sono invece in grado di distruggere la vita ad intere famiglie e a tante persone.
Purtroppo sappiamo - io parlo da torinese - che sono ormai due anni che se si è sopra i dodici punti non si può accedere alla graduatoria di pronta assegnazione. Qui parliamo di annullamento di punteggi che arrivano fino a tre e cinque punti e che quindi, sostanzialmente, "buttano giù" famiglie e persone, anziani e disabili, sotto la soglia di salvezza e li costringono anche quando magari sono in oggettiva emergenza abitativa, ad attendere un anno in più, un anno ancora e un anno ancora.
Segnalo questa problematica alla Giunta, sollecitandola a quello che è il suo strumento - penso, poi magari verrò corretto - previsto come tipico se si parla di un problema di interpretazione di una legge da parte di una struttura subordinata e non può essere che una circolare autentica di interpretazione.
Se voi siete a conoscenza - adesso lo siete di sicuro - di queste anomalie, dovete intervenire e lo dovete fare tempestivamente.
Attualmente, soprattutto per Torino e provincia, è stata chiusa una graduatoria, quindi sta scadendo adesso il mese entro il quali i partecipanti al bando possono presentare ricorso.
Se voi non interverrete nell'arco di questo mese che abbiamo davanti la Commissione confermerà queste applicazioni anomali del regolamento e della legge regionale, e ci ritroveremo con centinaia (personalmente non sono in grado di stimarlo, ma forse addirittura migliaia) famiglie che si vedono negare ingiustamente il punteggio e si vedono quindi lasciate ancora confinare nell'emergenza abitativa senza risposte concrete dalle Istituzioni.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ricordo ai Consiglieri che sono solo tre i minuti a disposizione, ma ho lasciato stare anche perché non ci sono tantissime interrogazioni.
La parola al Vicepresidente Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Do lettura della risposta che è stata predisposta dall'Assessore Ferrari.
Con riferimento all'interrogazione di cui all'oggetto, si fa presente quanto segue.
Le Commissioni proposte alla formazione delle graduatorie sono organismi dotati di autonomia nello svolgimento delle attività di loro competenza e operano, ovviamente, nel rispetto della vigente disciplina in materia.
Ciò detto, si presume che ogni Commissione competente all'attribuzione dei punteggi a ciascuna domanda di partecipazione al bando emesso dal Comune adotti opportuni criteri, cosicché possa essere garantita l'omogeneità di trattamento nei confronti di tutte le domande pervenute.
Questa linea d'azione appare tanto più utile e necessaria allorché trattasi di verifiche di domande raccolte in sede di aggiornamento della graduatoria.
Sarà compito di quest'Assessorato chiedere le opportune informazioni alla Commissione di cui all'interrogazione, sia relativamente ai criteri adottati, sia in ordine alla supposte evidenziate discrepanze con la normativa vigente e, dunque, fornire la comunicazione circa gli esiti delle medesime.
Alla luce delle considerazioni esposte dal Consigliere Marrone, mi far parte attiva nei confronti dell'Assessore Ferrari perché tutto ciò possa avvenire nel più breve tempo possibile, vista anche la tempistica temporale cui ha fatto riferimento l'interpellante.
Tutto ciò precisato, nulla impedisce che nel termine indicato, ossia il 14 novembre c.m., possano essere presentati gli eventuali ricorsi nei confronti dell'attribuzione del punteggio, il cui accoglimento, peraltro non garantisce comunque il diritto all'assegnazione dell'alloggio.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 158 presentata dal Consigliere Campo, inerente a "Piano nazionale di edilizia abitativa. DPCM 16 luglio 2009. Intervento nel Comune di Fossano - Villa Vallauri ang. Viale Ambrogio"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 158, presentata dal Consigliere Campo, che ha la parola per l'illustrazione.



CAMPO Mauro

Mi spiace che non sia presente l'Assessore Valmaggia o l'Assessore Balocco.
In particolare, l'oggetto della mia interrogazione riguarda alcune pratiche che vengono fatte nei Comuni. Ci rendiamo subito conto del fatto che in questo caso è stato utilizzato un bando per l'edilizia abitativa del 2010 in maniera un po' peculiare. Certamente, come al solito, le date non aiutano.
Il bando è stato pubblicato dalla Regione ad agosto, il Comune si sveglia all'inizio di settembre decidendo di partecipare e indicando l'intenzione di partecipare insieme ad un'azienda privata e pubblica un bando per l'identificazione di tale azienda che ha una scadenza di soli nove giorni.
Già questo è un po' strano, perché nei codici degli appalti una cosa del genere è permessa, ma l'urgenza deve essere giustificata per iscritto cosa che nella fattispecie non avviene.
Certo che non è piacevole rivolgere domande senza che nessuno ascolti.
Mi piacerebbe che ci fosse qualche Assessore. Non per mancare di rispetto ma manca l'Assessore all'Urbanistica, l'Assessore Balocco, che è stato anche Sindaco di Fossano. Qui non "frega" niente a nessuno! Proprio adesso, a fine estate 2014, Comune e azienda vincitrice decidono di rivedere le cose che vanno fatte all'interno di quest'operazione riducendo sensibilmente quello che verrà realizzato mettendo in dubbio la realizzazione anche di altre opere come una palestra e inserendo in una bozza di nuova convenzione - per adesso ancora in bozza anche alcune penali che vanno in capo all'Ente locale.
Quello che sono a chiedere è, in particolare, se la Regione non abbia l'interesse e, soprattutto, non ritenga opportuno vedere un po' più nel dettaglio cosa sta succedendo nella speranza che ci sia qualcuno tenga conto questo tipo di operazioni.
Dopo che è stato firmato il protocollo d'intesa del 2012, a metà 2014 a lavori non ancora partiti, si decide di cambiare quello che si vuole realizzare e visto che questa era una gara a punti per cui non è che sono stati finanziati tutti (dopo il Comune di Fossano, c'era il Comune di Tortona), occorrerebbe dare un'occhiata a cosa è stato fatto, anche considerato il fatto che, nel frattempo, è cambiata l'amministrazione Comunale di Fossano ed è pendente in Consiglio comunale un'interrogazione che pone la stessa domanda che pongo io.
Ci chiediamo se sia logico continuare con questa operazione o, magari se non sia meglio rivederla, anche solo nella localizzazione. Questa veniva realizzata su un'area verde, oggi attrezzata a campo sportivo, ma questo bando vedeva come punto di privilegio il fatto di realizzarla su aree degradate.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessore regionale

Consigliere Campo, la risposta che ha predisposto l'Assessore Ferrari è anche molto articolata. Sicuramente c'è anche attenzione alla questione che lei pone. Ne do lettura, in modo che possa esservi questo sviluppo e i successivi approfondimenti.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 luglio 2009 è stato approvato il Piano nazionale di edilizia abitativa, previsto dall'articolo 11 del decreto legge del 2008 n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008 n. 133, "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanzia pubblica e la perequazione tributaria".
La Giunta regionale con deliberazione del 18 novembre 2010 n. 1-1029 ha approvato il programma coordinato regionale, lo schema di Accordo di Programma Stato-Regione predisposto dal Ministero per l'attuazione del Piano ed ha confermato il cofinanziamento regionale al programma.
Con DGR n. 13-2168 del 13 giugno 2011 sono stati approvati i requisiti di carattere generale e specifici che devono essere posseduti dai soggetti appartenenti alle categorie sociali individuate dall'articolo 11, comma 2 del decreto legge 112/2008 ai fini dell'accesso prioritario agli alloggi realizzati con i fondi del Piano nazionale di edilizia abitativa.
In data 19 ottobre 2011 è stato sottoscritto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l'Accordo di Programma per la realizzazione degli interventi inseriti nel programma coordinato regionale approvato con la citata DGR del 28 novembre 2010.
L'articolo 4 dell'Accordo di Programma prevede che, entro 180 giorni dalla comunicazione di avvenuta esecutività del DPCM di approvazione dell'Accordo stesso, la Regione sottoscriva con i soggetti beneficiari del finanziamento un protocollo di intesa volto a stabilire, tra l'altro, le modalità attuative dei singoli interventi e le modalità di erogazione delle risorse pubbliche.
L'Accordo di Programma prevede altresì che il termine per l'inizio dei lavori, pena la revoca del finanziamento assegnato e la riprogrammazione dello stesso, debba avvenire entro e non oltre 180 giorni dalla data di esecutività dei protocolli di intesa.
In data 18 giugno 2012 sono stati sottoscritti i protocolli di intesa relativi ai programmi integrati inseriti nell'Accordo di Programma, tra cui quello localizzato nel Comune di Fossano (CN), Viale Vallauri angolo Viale Ambrogio, comprendente i sotto elencati interventi: n. 13 alloggi di edilizia sovvenzionata a cura del Comune di Fossano contributo statale di euro 1.617.587,20 - cod. intervento PN SOV 004 n. 39 alloggi di edilizia agevolata a cura della OPEN S.r.l., contributo statale di euro 1.284.203,84 - cod. intervento PN APV 003.
Con determinazione dirigenziale n. 349 del 10 luglio 2012 la Regione ha preso atto del completamento del procedimento d'ammissione a finanziamento dei programmi integrati, indicando per ciascun programma gli interventi ammessi a finanziamento con relativo importo ed ha ribadito il termine, già indicato nei protocolli d'intesa, entro il quale almeno uno degli interventi finanziati compresi in ciascun programma avrebbe dovuto pervenire all'inizio dei lavori; per il programma integrato localizzato nel Comune di Fossano detto termine scadeva il 12 dicembre 2012.
Il responsabile comunale dell'attuazione del Protocollo d'intesa, con nota in data 12 novembre 2012, ha richiesto una proroga del termine di inizio dei lavori in relazione a due esigenze: la prima segnalata dal soggetto attuatore dell'intervento in conseguenza di mutate condizioni di erogazione del credito e la seconda in relazione alla necessità di concludere l'iter urbanistico di approvazione del piano di recupero a cui risultano assoggettati gli interventi finanziati con i fondi del PNEA.
Alla prima comunicazione del Comune ha fatto seguito una copiosa corrispondenza tra gli Uffici regionali e il Comune e diversi incontri; da ultimo il Comune di Fossano, con nota in data 27 giugno 2014, ha fornito i chiarimenti necessari alla concessione della proroga con l'indicazione del termine del 30 novembre 2014 per l'inizio dei lavori dell'intervento compreso nel programma integrato con finanziamento assegnato al soggetto attuatore OPEN S.r.l.
Preso atto che gli elementi forniti hanno consentito una valutazione favorevole della richiesta e che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con nota 19 dicembre 2013 prot. 14731 ha precisato la competenza in capo alla Regione per la concessione di eventuali proroghe ai sensi dell'art. 6 dell'Accordo di programma, con determinazione dirigenziale n.
407 del 7 luglio 2014 è stato stabilito al 30 novembre 2014 il nuovo termine per l'inizio dei lavori di almeno uno degli interventi inseriti nel programma integrato localizzato nel Comune di Fossano, Viale Vallari.
Sentito il Comune e l'operatore ammesso a contributo (OPEN), lo stato di attuazione della procedura per addivenire all'inizio dei lavori relativamente al 1° lotto di intervento, risulta essere il seguente: il 30 settembre 2014 sono stati approvati il Piano di recupero e lo schema di convenzione urbanistica da sottoscrivere tra Comune e OPEN in data 20 novembre 2014 verranno sottoscritti dal Comune e da OPEN la convenzione urbanistica che riguarda l'intera area soggetta a Piano di recupero e l'atto di acquisto dell'area relativa al 1° lotto in data 24 novembre 2014 verrà ritirato il permesso a costruire, già presentato in Comune ed esaminato favorevolmente in data 28 novembre 2014 è prevista l'apertura del cantiere con l'inizio dei lavori.
Questa è, in dettaglio, la risposta a quanto richiesto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cerutti.


Argomento: Musei

Interrogazione a risposta immediata n. 155 presentata dalla Consigliera Motta, inerente a "Crisi del Museo di Arti e mestieri di un tempo di Cisterna d'Asti" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Ci sarebbe stata ancora un'interrogazione a mia firma sulla crisi del Museo di Arti e mestieri di un tempo di Cisterna d'Asti, ma l'Assessore Parigi mi ha dato copia scritta della risposta, che quindi mettiamo a verbale.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.03 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.03)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Ferrari.


Argomento: Viabilità

Esame mozione n. 92 presentato dai Consiglieri Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Annullamento bando di gara per assegnazione lavori dell'interconnessione Linea Torino Ceres a Rebaudengo sotto Corso Grosseto"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 92, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana il Consigliere Bono ha illustrato la mozione. Sono già intervenuti i Consiglieri Valetti, Conticelli, Bertola e Gariglio.
Aveva chiesto di intervenire il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Mi limito ad annunciare il mio voto favorevole a questo atto di indirizzo, soprattutto perché ricordo molto bene tutta la vicenda della mozione che era stata a sua volta approvata in Consiglio comunale. L'aveva accennato il collega Bono: il Movimento 5 Stelle l'aveva votata, noi l'avevamo presentata.
Mi ricordo un accompagnamento alla variante chiesta dalla maggioranza in Consiglio comunale a Torino ed era una mozione che cercava quanto meno di restituire intanto un po' di aggiornamento ad un progetto che in realtà affonda le radici in un'epoca probabilmente diversa - forse in un'altra Repubblica rispetto all'attuale - e dall'altra parte anche a garantire un coinvolgimento della popolazione residente nell'area. Purtroppo, infatti Torino ne ha già viste fin troppe di cantierizzazioni selvagge e anche la Regione, con il suo grattacielo, qualcosa ne sa, rispetto alla desertificazione commerciale di Via Nizza e ad un allargamento pauroso del degrado, spesso senza ritorno, di fronte alle quali le istituzioni poi si accorgono a danno fatto e per le quali pongono all'attenzione mediatica sgravi fiscali che poi non vengono mai garantiti e, alla luce delle serrande ormai irrimediabilmente abbassate, scrollano le spalle.
Quest'opera, poi, ha ulteriori ombre. Lo ricordava il Capogruppo del PD, che devo dire ha efficacemente acceso un cono di luce su una procedura sulla quale si pronuncerà - per carità! - la giustizia amministrativa, ma che comunque, anche solo nelle modalità con le quali ha lavorato SCR sicuramente presenta quantomeno delle peculiarità e delle anomalie che sarà il caso di chiarire.
Tutti questi motivi, secondo me, pongono l'opportunità di rivedere quel progetto, anche a prescindere dalle eventuali pronunce della giustizia amministrativa, ma anche solo alla luce della necessità di aggiornare l'opera che verrà eseguita all'indirizzo che è stato approvato: presentato dall'allora PDL, ma vorrei ricordare poi votato all'unanimità.
Perché poi tendiamo a dimenticarci queste cose, ma il centrosinistra nell'allora Consiglio comunale di Torino l'aveva votato per evitare l'ostruzionismo. Va bene che "passata la festa, gabbato lo santo", però poi i voti rimangono, per cui io non credo che uno stesso partito e una stessa maggioranza politica possa votare una cosa spero ci sia una certa trasversalità pregiudiziali alla luce dei soggetti proponenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Raccogliendo le osservazioni avanzate, chiederei un rinvio del voto della mozione, oppure una sospensione di una decina di minuti, per verificare se, con le modifiche da noi proposte, il documento pu incontrare il favore dei colleghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Presidente, credo sia ragionevole il rinvio del voto e sospendere momentaneamente la trattazione della mozione n. 92.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame mozione n. 79 presentata dai Consiglieri Monaco, Allemano, Appiano Baricco, Boeti, Caputo, Grimaldi, Motta, Ottria e Rossi, inerente a "Emergenza sanitaria 118 e DEA. Sospensione DGR 19 novembre 2013, n. 18 6692. Verifica attuazione LR 5 del 4 maggio 2012. Nuovo modello di organizzazione emergenza sanitaria"


PRESIDENTE

Passiamo, pertanto, all'esame della mozione n. 79, di cui al punto 6) all'o.d.g..
Per l'illustrazione, ha chiesto la parola il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Avrei bisogno di presentare una modifica rispetto alla mozione così come presentata, in ordine alle richieste di impegno alla Giunta.
Spero che sia presente l'Assessore.
Chiedo di sospendere il punto e, nel frattempo, presento agli atti la modifica.



PRESIDENTE

Sospendiamo quindi la trattazione del punto.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Problemi energetici

Esame mozione n. 58 presentata dai Consiglieri Andrissi, Batzella, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Impegno da parte del Presidente della Giunta regionale e della Giunta regionale ad impugnare innanzi alla Corte Costituzionale l'art. 38 del decreto legge c.d. 'Sblocca Italia'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame ella mozione n. 58, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Sapete che ormai il decreto è diventato legge.
Per l'illustrazione, ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Il cosiddetto decreto "Sblocca Italia", ovvero il decreto del 12 settembre 2014 n. 133, è diventato legge, tant'è vero che poi vorremmo modificare l'ordine del giorno, nel senso che ormai in parte è superato.
Infatti noi avevamo previsto che fosse ancora in approvazione, mentre ora si può emendare.



PRESIDENTE

Presentate le modifiche per "superare" il superamento.



ANDRISSI Gianpaolo

Poi presenteremo le modifiche.
Questo decreto, oltre che "Sblocca Italia", è denominato anche "Sblocca trivelle" e tende a dare mano libera al Governo nazionale per quanto riguarda le autorizzazioni per fare esplorazioni di ricerca di gas e petrolio sul territorio nazionale e a superare le competenze regionali in merito all'attività estrattiva di queste sostanze.
Noi crediamo che tutto il valore strategico di quest'articolo 38 non sia effettivamente.
Andiamo a valutare cosa che hanno fatto i maggiori esperti nazionali.
Mi riferisco in particolare al Presidente dell'ASCO (l'associazione internazionale che valuta il picco del petrolio), Luca Pardi, ricercatore del CNR, che venerdì è intervenuto in un'assemblea pubblica a Novara. Se si analizza e si studiano le sue pubblicazioni non bisogna essere esperti per capire che il petrolio non risolve strategicamente, per quanto riguarda l'Italia, alcun tipo di situazione industriale, né in prospettiva è strategico dal punto di vista industriale.
A quanto dicono gli esperti, infatti, se mettiamo insieme le riserve di petrolio italiane e immaginiamo di raddoppiarle, arriviamo al massimo a due anni di fabbisogno energetico nazionale.
Quindi, tutta questa strategia industriale io non la vedo e non vedo neanche motivi per andare a consumare queste piccole riserve di petrolio come dicono gli esperti, in un momento in cui il petrolio si può facilmente acquistare a livello internazionale.
Queste sono delle semplici osservazioni dal punto di vista strategico industriale. Se poi invece andiamo a valutare dal punto di vista del rispetto delle vicende ambientali, credo che il Novarese abbia già dato a sufficienza.
Mi riferisco all'esplosione nel 1994 di un pozzo di petrolio probabilmente a causa una bolla di vapore acqueo. Partecipando a queste assemblee pubbliche dei vari comitati ho scoperto che i pozzi italiani hanno una particolarità: sono i più profondi al mondo insieme a quelli degli Urali. Arrivano a profondità di 6.000 metri all'interno della crosta terrestre. Ovviamente, più si scende all'interno della crosta terrestre più aumenta la pressione e la temperatura. A 6.000 metri di profondità si ha una temperatura di 450 gradi.
Tra l'altro, si potrebbe fare un'azione strategica. Questo ce lo dice l'ENEA, che ha redatto un progetto per sfruttare questo gradiente geotermico. Siccome i pozzi di petrolio si esauriscono e quelli della zona di Trecate si stanno esaurendo, l'ENEA ha ideato un progetto molto interessante, che purtroppo l'ENI non considera (non sappiamo il motivo) per lo sfruttamento di questo gradiente geotermico. Dallo studio dell'ENEA si ricava che è possibile produrre addirittura il 5% del fabbisogno energetico nazionale dal punto di vista dell'energia elettrica.
E' facile capire quindi che il pozzo di Carignano, che è quello più facile da realizzare in provincia di Novara, è un pozzo che ha la sfortuna di essere proprio al di sotto dell'abitato del comune di Carignano, che ha 5.000 abitanti.
E' un pozzo che costringerà l'ENI a trivellare maggiormente, perché le trivellazioni dovranno essere effettuate in parte per vie orizzontali quindi aumentano le probabilità, purtroppo, di incorrere in problematiche dal punto di vista ambientale.
L'esplosione di Trecate del 1994, oltre ad immettere nell'ambiente numerosi metri cubi di petrolio, immise anche il famoso solfuro di idrogeno, che è una sostanza letale per l'uomo. Grazie ai venti che non soffiarono in direzione dell'abitato, non vi furono problematiche che potevano anche essere di tipo mortale.
Quindi, stiamo parlando di una situazione, lo sfruttamento del petrolio, che sicuramente strategica non è, che non risolve alcun problema del Paese, che non dà ritorni economici significativi né per la Regione n per i Comuni. Quindi, sinceramente noi facciamo fatica a comprenderne le ragioni, per cui bisogna fare anche un decreto che esautori la Regione Piemonte dalle sue competenze.
In conclusione, nel nostro documento chiediamo alla Giunta, appunto evidenziate le norme del decreto legge "Sblocca Italia".



PRESIDENTE

Consigliere, se vuole posso aiutarla ad attivarsi.
In pratica, togliamo il primo punto, se siete d'accordo, la prima del secondo punto e si riparte dove si dice "a promuovere la questione di legittimità costituzionale dinnanzi alla Corte Costituzionale, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, comma 2". E poi, l'ultimo punto, "a riferire al Consiglio".



ANDRISSI Gianpaolo

Il primo punto è superato dagli eventi.



PRESIDENTE

E il secondo in parte. Se siete d'accordo, venite a firmare la modifica, che in pratica partirebbe dal secondo punto, dalla parola "promuovere", cioè "impegna il Presidente e la Giunta a promuovere la questione di legittimità", poi anche l'ultimo punto rimane in vigore.



ANDRISSI Gianpaolo

Va bene: pienamente d'accordo.



PRESIDENTE

Se qualcuno di voi viene al banco della Presidenza e lo sigla, la discussione in pratica, oltre alla relazione che ha fatto il Consigliere Andrissi, ha un impegno della Giunta - credo che abbiano capito tutti i colleghi - relativamente alla promozione della questione di legittimità costituzionale per la legge "Sblocca Italia".



ANDRISSI Gianpaolo

Infatti. Chiedo ai Consiglieri regionali di esprimersi in merito a questo ricorso. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Svolgo alcune considerazioni. Anche noi condividiamo diversi elementi proposti dal collega Andrissi. Ne cito alcuni: la necessità di sviluppare nel nostro Paese politiche che abbiano al centro le energie rinnovabili e che ci affranchino sempre di più dalle escavazioni di petrolio e di idrocarburi.
Condividiamo i rischi che spesso l'attività estrattiva ha per i territori in termini ambientali e di salute dei cittadini; prova ne è anche, appunto, l'incidente gravissimo del '94, che ha citato il collega.
Forse in maniera prematura, il collega citava anche un'ipotesi su Carpignano, a oggi non presente in quanto l'ENI non ha ancora presentato alcun progetto; nel caso, ne discuteremo nel momento in cui questa eventualità si dovesse presentare.
In merito, facciamo fatica ad appoggiare in toto la richiesta tecnica presentata nella mozione, in quanto il testo finale che fuoriesce dopo l'ultima approvazione in Senato prevede che il titolo concessorio venga dato dal Ministero previa intesa con la Regione. Per questo crediamo che la questione dell'eventuale incostituzionalità in questo momento sia prematura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire su questa tematica per fare un minimo di differenziazione rispetto a una questione importante che è stata riportata oggi, in particolare nel territorio novarese, perché questa è un'indicazione di incostituzionalità da parte di un decreto complessivo, ma nella fattispecie si tratta di una tematica che ci coinvolge. Coinvolge tutti i Consiglieri regionali del territorio.
Esistono due aspetti. Io ho partecipato alle riunioni che il Consigliere Andrissi ha citato poc'anzi sulle problematiche delle escavazioni del petrolio nella nostra zona; vorrei però distinguere un'attività di semplificazione amministrativa, che in Italia occorre.
Questo dobbiamo dirlo in modo netto, perché non possiamo fare dei problemi locali un elemento di analisi su una legge complessiva rispetto, invece a un problema locale.
Il problema locale - checché se ne dica - è che l'escavazione del petrolio nella zona individuata nel nostro territorio non ha senso. Questo è assolutamente fuori di ogni logica, perché è vicino alle abitazioni e il petrolio, come voi sapete, si ricerca in giro per il mondo in condizioni completamente differenti rispetto a quello delle bellissime colline novaresi, dove oltretutto si fa anche del vino piuttosto buono. Quindi, a livello locale andiamo assolutamente ad intaccare un territorio che ha delle peculiarità enogastronomiche, turistiche e ambientali di un certo tipo.
E' chiaro che, dal punto di vista pratico, è difficile andare a incidere su un decreto come quello dello "Sblocca Italia", che va a considerare una problematica nel suo complesso e va individuare delle semplificazioni che sono a favore di aziende che non necessariamente si occupano di attività petrolifere.
Di conseguenza, ci può essere - magari chiedendo una sospensione al Consiglio - un emendamento alla proposta fatta dal Movimento 5 Stelle andando a individuare e a caratterizzare le problematiche che riguardano quel particolare territorio rispetto a una problematica complessiva.
Altrimenti, rispetto all'l'incostituzionalità di un decreto che va a semplificare più parti - in alcuni casi, meno male che avvengono delle semplificazioni burocratiche in questa Nazione! - temo che andiamo a fare di tutta l'erba un fascio, quando invece il problema è specifico, locale della nostra zona.
Quindi chiederei la possibilità di individuare un elemento di negatività specifica rispetto, invece, a una complessità che il decreto stesso pone in un ambito più complessivo relativamente alle attività industriali (e non solo industriali) nella nostra Nazione.



PRESIDENTE

Grazie.
Visto che al punto 8) dell'o.d.g. vi è la mozione n. 67, che riguarda sempre il decreto "Sblocca Italia" sulla gestione dei rifiuti, e al punto 9) dell'o.d.g. vi è la mozione n. 75, sempre sullo "Sblocca Italia" relativamente alle concessioni autostradali, chiedo agli interessati se intendono modificarle. Poi mi dite qualcosa.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Credo che avremmo fatto bene a pronunciarci prima su questo tema.
L'avevamo detto nelle scorse settimane e avevamo richiesto degli atti simili a quelli che hanno espresso altre Regioni.
In sostanza, crediamo che, di fatto, quello che era un decreto - che è stato convertito - che toglie agli Enti locali e alle Regioni il potere di veto sulla ricerca di petrolio e sulle trivellazioni ed esclude le royalties dal Patto di stabilità interno per tre anni sia un po' un patto scellerato. Lo abbiamo detto così, e chi vuole barattare il nostro silenzio con il 30% di maggiori entrate derivanti dalle attività estrattive, secondo me ha fatto male i conti, tra l'altro, con quelli che sono i limiti di questo Paese e anche con le dure critiche che, in vario modo, ha subito in questi anni il lavoro dell'ENI in tanti luoghi italiani.
Per questo motivo, sulla vicenda che ci riguarda di più - forse ne ha già parlato il Consigliere Rossi, ma ne abbiamo già parlato tante volte anche in queste settimane - siamo in attesa del nuovo progetto dell'ENI per fare le opportune valutazioni. Tuttavia crediamo che, oltre le valutazioni di natura tecnica che di sicuro le Regioni devono fare, ci siano anche delle valutazioni di natura politica, che non possono essere in qualche modo tolte al nostro soggetto. E' in tal senso che pensiamo si inseriscano le vocazioni del territorio, come abbiamo detto con tanti Sindaci e con tanti Consiglieri, anche del Partito Democratico.
A titolo puramente esemplificativo, noi siamo in quell'area lì, vicino alla produzione del vino Ghemme, che è un vino DOCG, ma siamo anche vicino alla produzione del vino Gattinara In qualche modo, siamo vicino a delle aree protette.
Per questo motivo, rimettendo questa vicenda dentro a quello che è successo nello "Sblocca Italia" crediamo sia opportuno che le Regioni contestino questo approccio. Non ci sarebbe nulla di strano se una Regione di centrosinistra, pur in parte dello stesso colore politico, si opponesse a questo tipo di decisione, com'è successo in tante altre Regioni italiane che hanno chiesto di cambiare questa normativa, sebbene il decreto sia stato convertito.
Non sappiamo ancora quale sarà la versione definita del documento, ma credo ci possa essere un'unità di intenti, anche perché non credo che nessuno qui dentro ritenga giusto che le Regioni non possano esprimere il proprio parere, anche con il potere di veto, visto quanto già avvenuto in anni passati nei nostri peggiori ricordi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quello che s'intende con questa mozione, oltre alle richieste esplicitate nel testo, è dare un segnale politico su un tipo di attività che ci sembra, quanto meno, un po' contro la piega che stanno prendendo gli eventi.
Comprendiamo la sicurezza di approvvigionamento energetico, salvo il fatto che poi ci sono delle ricadute ambientali, turistiche e paesaggistiche non indifferenti, ma quando si parla di tema energetico, non vediamo una linea politica che punta a quello che, com'è ormai acclamato deve essere il futuro dell'Europa e non solo. Noi abbiamo dei target di riduzione delle emissioni e dei problemi ambientali che riguardano anche la salute, proprio riguardo al sistema di approvvigionamento e di consumo energetico che abbiamo.
Una mozione in questo senso, quindi, serve anche a riportare in agenda politica il tema delle nostri fonti di approvvigionamento, perché dal Governo gli unici segnali in questo senso vanno, sì, verso una sicurezza energetica, ma continuando ad utilizzare le fonti tradizionali. La risposta ai pericoli di approvvigionamento, quindi, è scavare pozzi di petrolio su suolo italiano, per andare incontro ad eventuali problemi.
Se non altro, si riporta all'ordine del giorno il tema "quale futuro per l'approvvigionamento energetico". Vogliamo riportare nel dibattito politico anche l'efficienza e il target della riduzione di emissioni e di quote rinnovabili? Questo è anche il significativo secondario della mozione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non posso aggiungere nulla all'ottima relazione svolta dal collega Andrissi, nulla dal punto di vista tecnico, ma provo ad aggiungere qualcosa dal punto di vista politico.
E' sicuramente un tema molto sentito da chi risiede nella provincia di Novara, un territorio oggetto di estrazioni petrolifere negli anni (e lo è tuttora); oggetto di incidenti rilevanti e di possibili richieste, da parte di aziende del campo, di nuove trivellazioni, alcune anche un po' fantomatiche, perché le quantità di greggio che dovrebbero estrarre, anche nelle ipotesi più ottimistiche, non coprirebbe che qualche giorno di fabbisogno energetico del Paese.
Quindi, grandi rischi per il territorio con uno scarso ritorno, perch le quantità che ormai si prevedono di petrolio presente nella Pianura Padana, dopo lo sfruttamento intensivo degli anni del boom economico, sono minime minimali. Non siamo la Libia o l'Arabia Saudita, da un punto di vista idrogeologico e di giacimenti presenti nel sottosuolo. Non ve ne sono più in maniera cospicua, quindi questo tentativo, a livello nazionale, di liberalizzare - se mi passate il termine - le trivellazioni e le ricerche in generale di idrocarburi nel suolo, non solo piemontese ma di tutta l'Italia (infatti ci sono iniziative analoghe un po' in tutte le Regioni in tutti i Comuni), anche con alcune prospezioni a largo delle coste del nostro Paese, è insensato.
Dire al largo è una definizione eufemistica, perché parliamo di uno o due chilometri al largo della costa e quindi, in caso di incidente, tutto quello che potrebbe essere sversato nel mare arriverebbe alle coste creando un danno notevolissimo all'indotto turistico.
Occorre allargare un po' lo sguardo, non pensare solo al Piemonte anche se siamo Regione Piemonte, ma non so su quali basi scientifiche ed energetiche si siano appellati coloro i quali hanno approvato la norma a Roma.
Questo è sempre un po' il quadro, nel senso che si fanno delle norme che cozzano un po' con la realtà. Noi avremmo bisogno di norme che aiutano liberalizzino e incentivino ancora la creazione di energia da fonti di energia rinnovabili e che sostengano le trasformazioni degli edifici, non solo pubblici ma anche quelli privati.
Oggigiorno, pensare che abbiamo un parco immobiliare di alcune decine di milioni di immobili, mentre la percentuale di copertura dei pannelli fotovoltaici è pari al 2%, fa riflettere. Così come fa riflettere che la Danimarca sia il Paese europeo leader nella produzione di energia rinnovabile, sia da pannelli fotovoltaici sia da eolico, mentre il nostro Paese, che notoriamente, tolto magari il Piemonte, avrebbe una possibilità notevolissima di produrre energia dall'eolico e dal solare, fa ancora fatica, anche se è vero che nel tempo si è recuperato un po' il gap che si separava dai Paesi del centro e nord Europa.
Potremmo fare di più, ma secondo me questi provvedimenti a livello nazionale vanno in una direzione ostinatamente opposta.
Quell'ostinatamente ci fa riflettere e ci induce ad esporre delle perplessità sulla tenuità, sulla bontà e sull'imparzialità di queste scelte.
Giustamente il collega Rossi diceva che è stata rivista la norma nella conversione del decreto che prevede almeno l'intesa con le Regioni. Per fortuna, visto che le competenze sono nostre, a livello regionale. C'è in atto questo procedimento, questa procedura di espropriazione - uso un termine forte - di competenze regionali, che deve essere chiarito una volta per tutte: se vogliamo ritornare ad uno Stato centralista, siamo anche disponibili a parlarne, però vogliamo che non sia fatto di soppiatto o di nascosto rispetto a norme nazionali.
Se la linea è che Regioni devono tornare a prima del 2001, noi vogliamo un dibattito serio, aperto e ragionato sul tema, non che a spizzichi e bocconi vengano portate vie le competenze alla Regione.
Per fortuna, si precisa "d'intesa con le Regioni", ma noi rimaniamo comunque dell'idea che questa sia comunque una funzione residuale, mentre la competenza, per quanto riguarda le trivellazioni, quindi materie che coinvolgono direttamente le Regioni, dovrebbe essere, non dico oggetto di legislazione esclusiva delle Regioni, ma almeno concorrente, quindi arrivare ad una norma che fosse il quadro regionale all'interno di una cornice nazionale.
Su questo continuiamo a mantenere l'ipotesi di una richiesta di incostituzionalità del decreto legge e a chiedere che il Piemonte dia un segnale forte, esattamente come l'hanno dato altre Regioni, tra cui la Lombardia e il Veneto, al Governo, ma senza contrapposizioni, perch sappiamo che, a volte, su temi così importanti per i cittadini, non occorre neanche la contrapposizione a livello politico. Sappiamo che il Governo regionale non andrà certamente in contrapposizione con il Governo nazionale del suo stesso colore, però si può dare un messaggio e dire: non ci stiamo non è questa la linea che pensavamo per il futuro del Piemonte.
Mi ricordo che la Giunta Bresso fu la Giunta che lanciò un po' il piano 20-20-20, quindi prospettando di aumentare del 20% la produzione di energia rinnovabile, nonché di ridurre del 20% i consumi e del 20% la produzione di anidride carbonica.
E' quindi un piano che parte già dal 2006. E' vero, oggi mancano le risorse, ci sono i fondi europei con cui possiamo incentivarlo, ma è ovvio che la cornice nazionale conta tantissimo.
Se la Germania - facciamo il paragone con la Germania non a caso, visto che è considerata un po' il gold standard da diversi punti di vista, con il cosiddetto benchmarking - investe sulle auto elettriche, sulle energie rinnovabili. Se noi tornassimo indietro alle trivellazioni - mi si passi la battuta - mi sembrerebbe di tornare agli anni Cinquanta o addirittura prima, al ventennio che, con scelte un po' scellerate, non si andò a fare le prospezioni in quello che era l'impero coloniale dell'Italia fascista in Libia, e divenne appannaggio di altre aziende.
Dobbiamo avere una visione che ci guidi per i prossimi vent'anni, non per i prossimi tre o quattro. Spero vivamente che su questo il Piemonte lanci un messaggio importante, anche perché, come diceva il collega Valetti, non si tratta solo di una questione energetica, ma anche di una questione ambientale: non c'è più tempo per aspettare. Giusto oggi leggevo un interessante articolo di un sito collegato ai siti di tutto il mondo che studiano il cosiddetto "picco del petrolio", scritto da un chimico della facoltà di Genova, secondo cui la quantità di ossigeno sta calando in maniera abbastanza rapida; in parallelo, aumenta l'anidride carbonica.
Voi sapete che viviamo grazie all'ossigeno e non certo grazie all'anidride carbonica; è ovvio, quindi, che con qualunque tipo di combustione (compreso il riscaldamento delle case, i motori a combustione interna e quant'altro) si consuma ossigeno e si produce anidride carbonica.
Dunque, non parliamo solo di emissioni inquinanti, ma anche della riduzione di un gas per noi fondamentale.
Il fatto che l'homo sapiens sapiens in 200 anni di rivoluzione industriale stia sovvertendo la composizione chimica dell'atmosfera del pianeta, forse mette un po' i brividi! Non fa solo riflettere, spaventa anche.
Un Governo lungimirante (nazionale come regionale) che vuole cambiare verso, dovrebbe dare un segnale di discontinuità verso un passato fatto di petrolio, di trivellazioni e di aumento dei consumi. Diventa indispensabile fare efficienza: con la stessa quantità di energia dobbiamo produrre più materiale, oppure produrre gli stessi materiali con minore energia. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrentino; ne ha facoltà.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Il dispositivo della mozione che riguarda l'articolo 38 del decreto "Sblocca Italia", preparato sicuramente prima del passaggio ai due rami del Parlamento, era certamente condivisibile. Noi avevamo interessato moltissimi Parlamentari per fare in modo che nel passaggio dalla Commissione ai due rami del Parlamento ci fosse l'assoluta certezza che si restituisse un ruolo importante alle Regioni. Le Regioni non possono essere assolutamente considerate "spettatrici" di questo processo, ma le deve vedere, invece, coinvolte in funzione del ruolo che hanno sul territorio.
Noi, grazie anche al Consigliere Rossi - perché proprio nella sua area di attività politica c'è un interesse da parte di una società primaria a livello nazionale per implementare l'azione di estrazione di idrocarburi abbiamo più volte ribadito che queste scelte vanno condivise col territorio e devono essere ricondotte sia agli Enti locali, che alle Regioni interessate.
Mi sembra che un primo passaggio importante, che preveda l'intesa con le Regioni, grazie anche all'azione di molti Parlamentari che sono stati interessati dalla trasformazione del decreto legge n. 133 nelle Aule parlamentari, sia stato in parte recepito. Credo, quindi, che il Presidente Chiamparino, anche nella sua veste di Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, farà ovviamente valere questo elemento importante, quello di avere un ruolo decisorio estremamente rilevante.
Per questo motivo, pur condividendo gran parte del dispositivo. Nella parte finale, ovviamente, non si poteva essere a conoscenza che nel passaggio ai due rami del Parlamento questo venisse modificato.
Dunque, quel "previa intesa con le Regioni" restituisce alla Regione Piemonte una capacità decisionale di scelta che noi sapremo ovviamente utilizzare al meglio insieme agli Enti locali che sono o che saranno, nel futuro, interessati da attività di cui all'articolo 38 del decreto Sblocca Italia. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione il dibattito, anche se mi pare che queste mozioni non siano solo in "zona Cesarini", per usare un termine calcistico ma rientrino addirittura nelle discussioni della sera a partita conclusa.
Perché, avendo ormai il decreto Sblocca Italia raggiunto l'iter finale, mi pare che si parli di un qualcosa che è già avvenuto.
In ogni caso, volevo solo condividere con il Consiglio il lavoro che si è portato avanti, sia con il Presidente Chiamparino a livello di tutte le Regioni d'Italia, sia personalmente come responsabile del coordinamento delle Regioni italiane in ambito ambientale. In quel coordinamento, con tutte le altre Regioni, abbiamo chiesto con forza al Governo di modificare la bozza di testo di questo articolo 38, e così in effetti è stato.
Com'è già stato ricordato dal Consigliere Rossi, la paventata volontà del Governo nazionale di avocare a sé ogni competenza è stata messa in un angolo, al punto che, com'è stato già richiamato, è stato introdotto nel decreto l'obbligo di intesa con le Regioni. Dunque, è stata inserita quella richiesta che, come coordinamento delle Regioni, avevamo sollecitato con forza, anche con le audizioni in Commissione alla Camera e al Senato.
È chiaro che il lavoro è stato fatto dai Parlamentari, però, come Regioni, abbiamo sostenuto con forza questo emendamento, che, nella sostanza, mi pare che vada a svuotare la mozione che oggi viene riproposta in Aula. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Visto che si stanno elaborando alcune modifiche, propongo due minuti di sospensione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle 15.46, riprende alle ore 15.47)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Colleghi, stiamo ancora esaminando la mozione n. 58, inerente a "Impegno da parte del Presidente della Giunta regionale e della Giunta regionale ad impugnare innanzi alla Corte Costituzionale l'articolo 38 del decreto legge c.d. Sblocca Italia".
Sono state apportate delle modifiche che impegnano la Giunta regionale a promuovere la questione di legittimità costituzionale innanzi alla Corte Costituzionale, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, comma 2, e a riferire al Consiglio sullo stato di attuazione della presente mozione entro un mese dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del decreto legge cosiddetto "Sblocca Italia" ed entro un mese dalla conversione in legge del medesimo decreto legge.
Se non ci sono altri interventi, aprirei la votazione sulla mozione n. 58 così come emendata.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 58, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Viabilità

Esame mozione n. 92, inerente a "Annullamento Bando di Gara per assegnazione lavori dell'interconnessione Linea Torino-Ceres a Rebaudengo sotto Corso Grosseto" (seguito)


PRESIDENTE

Se il Consiglio è d'accordo, ritorniamo ad esaminare la mozione n. 92 di cui al punto 5) all'o.d.g., che avevamo sospeso.
Ricordo che, oltre alla mozione n. 58, che abbiamo appena votato, ci sono la mozione n. 67, di cui al punto 8) all'o.d.g., e la mozione n. 75 di cui al punto 9) all.'o.d.g., sempre relativamente al decreto legge cosiddetto "Sblocca Italia".
E' stato ripreso come articolo 9 bis l'ordine del giorno n. 76 presentato dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Sblocca Italia deroghe patto di stabilità, diritto allo studio e trasporti". Quindi, questo viene riassunto e sarà un punto successivo alla mozione n. 67 e alla mozione n.
75.
Relativamente alla mozione in oggetto, avevo ancora in sospeso l'intervento del Consigliere Vignale.



(Commenti del Consigliere Bono)



PRESIDENTE

Il Consigliere Bono illustra la modifica; poi, Consigliere Vignale, le darò la parola se vorrà intervenire, così può sentire anche le proposte di modifica che sono state apportate al testo.
Infine, a seguire, c'è la richiesta di intervento del Presidente Chiamparino.
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione delle modifiche apportate al testo della mozione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Consapevole della necessità di raggiungere un punto fermo in questa vicenda e consapevole che partiamo da posizioni diverse per quanto riguarda la soluzione trasportistica adottata, abbiamo voluto concentrarci sulla possibilità di verificare che il progetto definitivo, come nella mozione approvata dal Consiglio comunale, possa essere modificato in fase di esecutivo per la realizzazione dei due tunnel veicolari, quello su corso Potenza e quello su corso Ferrara, e l'abbiamo inserito nell'impegno.
Quindi, "il Consiglio regionale impegna la Giunta ad attivarsi per verificare la possibilità" - in quanto dobbiamo comprendere se ad oggi c'è la possibilità - "che avvenga la modifica del progetto definitivo nella fase di redazione del progetto esecutivo per la realizzazione di entrambi i tunnel veicolari, Grosseto-Potenza e Grosseto-Ferrara," - la seguente un'aggiunta molto importante - "che non comporti aggravio di spesa per i committenti rispetto alla somma considerata per l'aggiudicazione dell'opera". Questo per una questione semplice, altrimenti daremmo ragioni ulteriori di ricorso all'insieme di aziende e associazioni temporanee di imprese che hanno presentato le loro proposte, in cui ad un costo uguale proponevano la realizzazione di un tunnel veicolare.
In questo caso, secondo noi è fondamentale dire, visto che c'è stato comunque un problema - questo possiamo dirlo - anche nella redazione del progetto definitivo, che venga realizzata l'opera con l'aggiunta di questo secondo tunnel viario verso corso Ferrara senza ulteriore aggravio di spesa per i committenti, cioè per la Regione, fondamentalmente, e per i fondi del CIPE.
Questo penso possa essere un punto fermo sulla vicenda, cercando di addivenire ad una sintesi che permetta di realizzare l'opera, soprattutto la parte viaria. Ovviamente, sulla parte ferroviaria rimarremo comunque divisi e avremo valutazioni fino alla fine diverse, ma almeno occorre dare una risposta, ai sensi al traffico della città di Torino, che possa essere la migliore con la minore spesa di risorse e il minore consumo di risorse per quanto riguarda la Regione Piemonte e il CIPE. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Ha chiesto di intervenire il Presidente della Giunta regionale Chiamparino; ne ha facoltà.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Intervengo giusto per esprimere subito all'inizio la mia condivisione rispetto alle modifiche che sono state apportate. Questo impegno mi sembra coerente con quanto la Regione aveva già assunto precedentemente; ed è coerente anche con l'ordine del giorno approvato a suo tempo dal Consiglio comunale di Torino.
Volevo anche ringraziare il Movimento 5 Stelle perché ha ricapitolato in modo molto preciso una delle vicende che mi rende più orgoglioso della mia attività di Sindaco del Comune di Torino. In fondo, in soli tre anni partendo da un progetto - al di là della condivisione o meno sul collegamento - che continuava a dividere in due la città, si è arrivati ad un progetto che consente contemporaneamente di superare ogni barriera tra la zona ovest e la zona est della città di Torino in quel tratto (lungo corso Principe Oddone) e, contemporaneamente, anche a garantire un collegamento del passante con l'Aeroporto di Caselle, che, secondo me, è una delle condizioni per consentire un rilancio forte della nostra stazione aeroportuale.
La risposta, che è già stata formulata - per cui, a questo punto, non aggiungo nulla di quanto mi ero appuntato - è contenuta nelle stesse premesse, quando si cita l'ordine del giorno approvato nel 2013 dal Consiglio comunale di Torino. Assumo volentieri il compito di verificare presso i vari interlocutori (la stazione appaltante regionale e il CIPE) la possibilità che venga mantenuto questo impegno e mi sento anche pronto e impegnato a riferire nelle Commissioni competenti del Consiglio lo stato di avanzamento, ovviamente attraverso i miei collaboratori e l'Assessore competente.
In ultimo, per quanto riguarda SCR, l'intervento del Capogruppo Gariglio ha sollevato più una questione di funzionalità - diciamo così dei meccanismi di appalto. Stante il fatto che condividiamo tutto, sulla regolarità ci sono dei ricorsi presso il Tribunale Amministrativo e sarà la giustizia amministrativa a stabilire quanto è successo, se la gara è legittima e può andare avanti oppure no.
Resta il problema che volevo cogliere questa occasione per dire quanto segue. Indubbiamente, anche alla luce delle riforme istituzionali, faccio riferimento alla costituzione della Città metropolitana, per esempio.
Secondo me, è un problema capire se c'è ancora bisogno di avere una stazione di committenza regionale. Ferma restando l'esigenza di centralizzare gli acquisti e gli appalti oltre una certa soglia, nel campo sanitario, io mi interrogo - lo dico così, liberamente - se questo deve necessariamente avvenire attraverso una specifica stazione appaltante o una specifica società, oppure se non può avvenire mettendola in capo all'Azienda Sanitaria che ha maggiori competenze e maggiori possibilità di assumere su di sé le procedure di gare di un certo livello.
E' un interrogativo, non vorrei creare fraintendimenti, non è una decisione assunta. E' un punto che io verificherei. Così come verificherei forse più realisticamente, se alla luce della costituzione della Città metropolitana non sia il caso di pensare ad un accorpamento delle società che svolgono una funzione analoga a livello regionale, a livello di Città metropolitana.
Questo per dire che, sul funzionamento e sul futuro di SCR, è aperta una riflessione a livello di Giunta che condivideremo appena avremo qualche elemento in più e queste mie riflessioni, un po' episodiche, potranno consentirci di fare una proposta di percorso e di lavoro comune.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri intervento, metterei in votazione la mozione n.
92.
I Consiglieri del Movimento 5 Stelle chiedono di eliminare dal titolo dell'atto d'indirizzo la parola "Annullamento".
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 92, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame mozione n. 79 presentata dai Consiglieri Monaco, Allemano, Appiano Baricco, Boeti, Caputo, Grimaldi, Motta, Ottria e Rossi, inerente a "Emergenza sanitaria 118 e DEA" (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 79, avente ad oggetto "Emergenza sanitaria 118 e DEA", presentato dal Consigliere Monaco,di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Monaco per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Ho presentato una proposta di modifica sulla sostanza dell'impegno che si chiederà alla Giunta e al Presidente della Giunta.
L'argomento ha suscitato in me qualche reazione per quanto ho scoperto stando ai titoli giornalistici, degli scontri nella maggioranza. Vediamo se corrispondono al vero questi titoli. Probabilmente deriva dal fatto che essendo un argomento nuovo, non lo conoscevo; sapevo quanta storia avesse questo tema, che nasce da lontano, ma forse qualcuno ha confuso questo Consiglio e questa Giunta con quella precedente.
Proviamo a fare qualche riflessione. Ho evidenziato che esistono delle delibere di attuazione - i Piani di rientro - che probabilmente confliggono con lo stesso Patto della Salute, così come era stato originariamente proposto. Infatti, nella relazione sullo stato sanitario del Paese 2007 2008, -a firma Giannone Pannuccio, Ministero della Salute, veniva indicato che la priorità assoluta è sicuramente la completa integrazione tra i DEA (Dipartimenti di Emergenza e Accettazione) e il sistema territoriale 118 al fine di garantire la continuità dell'assistenza. Il paziente è in emergenza, finisce l'emergenza quando è stabilizzato, in tutto il suo percorso: dall'esterno all'interno dei DEA.
In realtà, poi, ha avuto un percorso, sembra con le delibere di attuazione, che forse sono sfuggite alla politica negli anni scorsi.
C'erano delle delibere di attuazione che confliggono con questo principio dichiarato nel Patto della Salute, cioè nella esecuzione: nei fatti, in qualche maniera, si crea una netta dicotomia fra il sistema 118 e il sistema dei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione.
Non voglio entrare nei dettagli di disamina, su quali sono gli argomenti pro o contro. Mi sembra che, in una situazione dove il Patto per la Salute fa una serie di analisi, anche sulla revisione di reti ospedaliere e di servizi erogati fondata sugli esiti, mi lascia quanto meno perplesso che l'unica attività che esula dagli esiti sia proprio l'attività dell'urgenza emergenza gestita dal 118.
Cito un dato per tutti su un rendiconto, dichiarato dagli stessi tecnici del 118. Gli unici dati su cui fondano tutte le previsioni che arrivano ad oggi sono, per fare un numero, 5.000 codici rossi di rientro di cui almeno un migliaio saranno da elicottero, che sarebbero in proporzione 15-16 pazienti per ogni operatore sanitario, secondo le previsioni di proposta che hanno elaborato.
Rapidamente dico che, premesso che durante la IX Legislatura la Giunta regionale, in attuazione del piano di rientro sanitario, ha prodotto una serie di atti consequenziali finalizzati alla riorganizzazione del sistema di emergenza, adottando in particolare, con alcune delibere, gli adempimenti relativi alla riorganizzazione delle dotazioni di personale delle aziende sede di centrale operativa 118, approvando gli schemi di mobilità endoregionale.
Considerato che il modello ipotizzato è solo uno fra quelli possibili che peraltro introduce elementi di forte rigidità di sistema, perdita di professionalità degli operatori di emergenza, creazione di un centro di costo estremamente oneroso e senza chiari vantaggi in termini di efficacia efficienza ed economicità.
Considerato che nell'immediato l'esecuzione della delibera della Giunta comporta un irrimediabile depauperamento delle risorse umane dei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione e la paralisi operativa degli stessi.
Valutato che il sistema 118 attualmente operativo in Piemonte è solo uno dei numerosi modelli possibili (funziona bene, ma è possibile migliorarlo ancora), in assenza di chiare evidenze scientifiche, non si pu che pensare ad un'implementazione su considerazioni politiche ed economiche.
Visto, invece, che un'ipotesi completamente opposta a quella attualmente in essere (separazione fra 118 e rete ospedaliera con autonomizzazione del sistema 118 rispetto alla rete) vedrebbe invece negli ospedali e nei dipartimenti di emergenza i nodi fisiologici del sistema previsti dal Patto della Salute, anche in termini di efficacia, efficienza ed economicità; stimate le risorse sempre più limitate, è certo che togliere medici ed infermieri dagli ospedali creerebbe nuove strutture direttive, oltre che costose, probabilmente inutili.
Convinto di utilizzare queste risorse per migliorare le capacità di risposte nell'emergenza sia dei DEA e del 118 e rendere alla popolazione un soccorso più strutturato, sicuro ed efficace. Mi piacerebbe chiamarlo già da subito 112 - il servizio - visto che in gran parte d'Europa è già stato attivato.
Pertanto chiediamo al Consiglio regionale di impegnare il Presidente e la Giunta in quattro punti, che sono: a) verificare che nell'attuazione del Programma Operativo 15: Rete Emergenza e Urgenza, contenuto nei Programmi Operativi 2013/2015 per il riequilibrio economico (noto volgarmente come Piano di rientro), definito nell'apposito Tavolo ministeriale e approvato dalla Giunta regionale con delibera n. 25 del 2013, si stia rispettando l'obiettivo di una maggiore integrazione e collaborazione tra attività ospedaliera e territoriale previsto peraltro nell'intervento 15.1, azione 15.1.1.
b) non creare un'apposita Agenzia per il 118, ma ritenere le funzioni di questo importantissimo settore come una delle componenti del sistema sanitario regionale, pertanto soggetto a regole, vincoli ed obiettivi di politica sanitaria regionale c) modulare temporalmente il Piano di riorganizzazione, finalizzato a rendere più sicuro e standardizzato il coordinamento degli interventi di soccorso, tenendo conto delle attuali carenze di personale sanitario, per evitare che si aggravino criticità di alcune Aziende Sanitarie d) verificare e riferire sull'attuazione della legge n. 5 del 4 maggio 2012, in ordine all'utilizzo con appropriatezza degli interventi del servizio 118.
Questo, anche in ordine ad un'osservazione che non ho esplicitato nella premessa - caro Presidente e cara Giunta - e cioè che qualche volta il servizio 118 e soprattutto i mezzi di soccorso con elicottero vengono utilizzati in modo non appropriato. La chiamata del servizio 118 per un soccorso, cioè, in realtà riguarda un tipo di soccorso non sanitario, ma di difficoltà, che può essere effettuato anche da altri. Secondo la norma, il costo dovrebbe essere ribaltato addirittura sull'utente, ma io ritengo che possa essere trovato un sistema per fare uno switch su quelli che sono gli operatori di soccorso della persona in senso stretto e non di soccorso sanitario. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Boeti, che interviene in qualità di Consigliere.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Questa è una discussione che ha già riempito l'aula del Consiglio regionale nella passata legislatura. Molte delle scelte fatte di questi giorni, riguardanti l'Assessorato alla sanità, affondano le radici nella passata legislatura e nelle decisioni prese dal Governo regionale precedente, come è normale che sia nella continuità amministrativa.
Faccio un esempio, perché oggi i giornali hanno incominciato ad anticipare la riorganizzazione della rete ospedaliera. E' stato sottolineato il fatto che l'Ospedale Oftalmico dovrà interrompere la propria attività, perlomeno nella sede in cui l'ha svolta fino a questo momento. Anche questa decisione deriva da un provvedimento che fa parte di un accordo preso nella passata legislatura con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, pertanto l'Assessore Saitta non può decidere diversamente per un accordo già definito. Questo lo dico anche al Consigliere Vignale che stamattina sosteneva: "Quando parleremo di questioni sanitarie, il Partito Democratico dovrà verificare quante delle cose dette nella passata legislatura sono ancora attuali e quante, invece, non lo sono più". La decisione riguardante l'Ospedale Oftalmico è stata assunta nella passata legislatura, dal Governo regionale precedente, pertanto l'attuale Governo regionale non può che confermarla.
In merito al Piano di rientro (lo dico soprattutto ai numerosi Consiglieri regionali che sono alla loro prima legislatura, ma lo dico anche all'Assessore): noi siamo in Piano di rientro, perché, nel 2007, il secondo Governo Ghigo non ha coperto un deficit di 700 milioni di euro, per cui, due o tre anni dopo - e questo è agli atti ed è dimostrabile in qualunque momento, con i documenti - il Governo Cota, all'inizio della sua legislatura, l'ha presentato al Ministero dell'Economia e delle Finanze.
Piano di rientro che continua ad essere per noi un cappio al collo.
Assessore, siamo tutti d'accordo e ritengo che tutta l'Aula sia su questa posizione: è indispensabile uscire da questa situazione. Noi dovremo spendere otto miliardi di euro senza aggiungere risorse nuove, che non avremmo comunque, nemmeno se potessimo farlo. Uscendo dal Piano di rientro le risorse potrebbero essere spese, così come riteniamo giusto spenderle per offrire servizi di qualità ai cittadini piemontesi e così com'è nella storia del sistema sanitario di questa regione.
Faccio ancora una considerazione prima di entrare nel merito delle questioni: oggi ho letto che sta nascendo un nuovo movimento politico, che si pone come primo obiettivo quello di "chiudere" le Regioni. Io non so naturalmente, se questo si verificherà, ma credo che se i sistemi sanitari soprattutto nel Nord Italia, si sono confrontati con i sistemi sanitari europei e del mondo, lo si deve al fatto che le Regioni - che hanno mille torti e mille difetti - si sono occupate di questo settore e, dove c'erano le competenze migliori ed anche la storia amministrativa migliore, i sistemi sanitari sono stati migliori.
Il federalismo sembra essere sparito dal dibattito politico e il Governo sta tornando a centralizzare tutto quello che si può centralizzare.
Ho fatto questa premessa per dire che anche la discussione sul servizio 118 è figlia delle scelte precedenti, nonostante avessimo presentato - se ricordo bene (lo chiedo ai Consiglieri che erano presenti nella passata legislatura) - un ordine del giorno che diceva che il modello che veniva presentato era un modello sul quale non c'era la condivisione. Non eravamo d'accordo; non ero d'accordo, come Consigliere regionale del Partito Democratico, nella passata legislatura su quel tipo di modello e continuo a non esserlo anche adesso. Credo sia un errore realizzare un servizio 118 autonomo, rispetto al sistema sanitario regionale. E' un errore, perché si tratterebbe di definire un centro di potere - e lo dico naturalmente con il rispetto di chi dovrà andare a gestire quel centro di potere - ed è un errore perché c'è una parola che abbiamo utilizzato in questi anni, e che trovava domicilio presso tutti i partiti, che è "integrazione" tra ospedale e territorio.
Il servizio 118, nel modello che è stato preso come esempio da altri Paesi europei ed anche piemontesi, rappresentava effettivamente l'integrazione tra l'ospedale e il territorio. La divisione tra medici del servizio 118 e medici dell'ospedale rompe questa integrità e, alla fine provoca un danno, senza contare che ci sarebbe uno spopolamento del Pronto Soccorso, da parte degli infermieri.
Lo dico anche da un punto di vista tecnico: il medico del Pronto Soccorso, soprattutto di un grande Pronto Soccorso, è un medico completo perché si occupa, ogni giorno e continuamente, di casi complessi da trattare. Togliere un medico di questo tipo dal Pronto Soccorso e farlo salire esclusivamente sull'ambulanza del servizio 118, impoverirebbe le sue competenze rapidamente e comporterebbe una perdita di qualità anche nell'espletamento del suo servizio.
Sono state apportate delle modifiche a questo ordine del giorno, che credo l'Assessore Saitta abbia preso in considerazione. Se è così, questo indica quanto il buonsenso dell'Assessore sia utile in una fase così difficile del governo del sistema regionale piemontese.
E' chiaro che, mentre trattiamo con il Ministero dell'Economia e delle Finanze tale questione, sarebbe opportuno non procedere con i trasferimenti del personale, perché se questo si dovesse verificare, almeno immediatamente, vorrebbe dire che non è cambiato niente e che non cambia niente nemmeno rispetto al parere che questo Consiglio regionale (non so come voterà naturalmente il Consiglio) potrà esprimere.
Concludo qui. Noi pensiamo che quest'ipotesi vada rivista e naturalmente, come sempre, ci fidiamo del buonsenso e dell'esperienza dell'Assessore Saitta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Considero, questo, un tema molto importante e ringrazio i colleghi che l'hanno posto all'attenzione dell'Aula. E' importante sia per le aspettative dell'opinione pubblica, che naturalmente pretendono sicurezza quando si tratta di situazioni di emergenza, sia per le risorse che assorbe il sistema del 118.
Ora, è del tutto evidente che l'equilibrio tra la necessità di autonomia funzionale di un servizio che deve essere all'altezza delle aspettative e naturalmente degli standard di qualità non è facile da trovare; l'equilibrio è tra questo bisogno di autonomia che va salvaguardata a prescindere da qualsiasi disegno di razionalizzazione della rete ospedaliera che non deve scoprire i territori, perché quando parliamo di hub e di spoke non dobbiamo evidentemente far pagare questa suddivisione al territorio, quando riguarda la prima risposta all'emergenza sanitaria quindi l'ingresso nella catena della salute. E' in gioco l'equilibrio tra questa esigenza e quella dell'integrazione tra i vari ambiti del sistema sanitario nazionale.
E' di tutta evidenza che il 118 non esaurisce in sé questa funzione che, naturalmente, si avvale di altri punti della rete sanitaria e porta poi alla stabilizzazione, alla catena assistenziale che ben conosce l'Assessore.
Ora, credo che occorra ribadire in questa sede che l'Agenzia, cioè la separatezza, non è la strada da perseguire, ma affermare che si deve e si può ricercare l'autonomia funzionale all'interno del Sistema Sanitario Nazionale: è una cosa buona e giusta, che ci mette anche al riparo da certe spinte alla autoreferenzialità che non sono opportune laddove il sistema è pagato sempre dai contribuenti e non può non rispondere ad una logica di integrazione.
Riprendo ancora un concetto già evidenziato dal Consigliere Monaco, che è quello dell'appropriatezza nell'uso dei mezzi di soccorso.
L'Assessore sa bene che la nostra legislazione non distingue tra interventi medicalizzati con mezzi avanzati, compreso l'elicottero e la SAR (Search And Rescue), la ricerca e il soccorso. In altri Paesi d'Europa questo è avvenuto da tempo, si lascia la seconda parte dell'intervento al settore privato, coperto dalle assicurazioni. Ora, esistono legislazioni regionali che coprono questa lacuna e, senza entrare in conflitto con la legislazione nazionale, prevedono un concorso alla spesa laddove l'uso di trasporto sanitario sia usato impropriamente, e una quota fissa laddove esiste per organizzare l'intervento una spesa di impianto per attività, ad esempio, ludiche (mi riferisco all'arrampicata, ma l'elenco può essere molto ampio).
Pertanto, penso che con l'occasione si possa chiedere alla Giunta e all'esecutivo di entrare in questa materia in modo da educare l'utenza ad un uso intelligente e oculato delle risorse e a contenere i costi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Allemano.
La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Intervengo soprattutto per ringraziare i colleghi che hanno presentato questa mozione, perché mi ha dato la possibilità di entrare dentro il tema.
Lo dico con molta sincerità: essendo tante le questioni che riguardano l'Assessorato alla sanità, avevo preso sicuramente preso visione del lavoro in corso attraverso la riorganizzazione prevista in passato.
I colleghi che sono intervenuti, da Monaco a Boeti e Allemano, hanno indicato che, dal punto di vista tecnico, ci sono questioni che bisogna risolvere.
Non è mia abitudine - non lo farò neppure adesso - scaricare la responsabilità sul passato, ma so perfettamente, tanto per essere chiari e anche per avere la dimensione del problema che stiamo affrontando.
Questa indicazione della riorganizzazione con quelle modalità oggi criticate, di fatto, sono contenute in una richiesta precisa da parte del tavolo Massicci, che ha indicato la modalità per riorganizzare il sistema.
Quelle indicazioni del tavolo Massicci non sono nate, per quello che ho capito anche vedendo questa mattina un po' di documentazione, per caso, ma sono anche il frutto di una elaborazione avvenuta, suppongo, al Ministero della Salute dove, in qualche maniera, si sta consolidando per molte Regioni un modello come quello piemontese. Non in tutte.
La modalità con la quale si sta consolidando è un modello che, a livello centrale, è sostenuto dal Ministero della Salute, ed è sicuramente l'indice di un forte centralismo dei modelli organizzativi. Mentre fino a non molto tempo fa c'erano dei modelli diversi, da un po' di tempo a questa parte il Governo e il Ministero della Salute, con modalità diverse - poi potete dire perché c'è qualcuno che spinge - in ogni caso si sta definendo un modello frutto di un'elaborazione di carattere nazionale, e cioè una forte pressione perché a livello delle Regioni venga adottato questo modello, anche perché evidentemente si tratta di integrare i modelli a livello nazionale: il 118, per forza di cose, è un servizio di carattere nazionale.
Quindi, c'è una spinta centralistica e suppongo - suppongo, per quello che ho capito - che finora non è avvenuto nella Conferenza delle Regioni un esame attento di quello che stava capitando (possiamo dire così), perch questo modello del 118 è anche frutto di un accordo nella Conferenza Stato Regioni. Le reali questioni che sono state sollevate richiedono un'attività e un'azione di carattere politico per ridiscuterle anche all'interno della Conferenza Stato-Regioni, utilizzando il ruolo importante del Presidente Chiamparino per verificare se alcune indicazioni che sono state date allora hanno, alla luce delle prime applicazioni, prodotto risultati positivi oppure se hanno creato problemi soprattutto per quanto riguarda il tema dell'integrazione.
Vorrei soltanto dire che l'indicazione data dal tavolo Massicci non era un'indicazione di tipo economico, ma di un modello organizzativo sostenuto di fatto dal Ministero della Salute e suppongo per un'intesa, non so se formale, nella Conferenza Stato-Regioni.
Quindi credo che occorrerà (poi, dirò qualcosa in particolare), anche sulla base di una riflessione che quanto prima farò, come dire, attrezzarsi per riaprire una discussione a livello nazionale, perché si tratta di questo. Cioè, noi dobbiamo stare per forza di cose, per quanto riguarda il 118, all'interno di una rete complessiva, ed è chiaro che le reti, per forza di cosa, si devono parlare. Dopodiché, se noi constatiamo che questo crea problemi in termini di rapporto tra i DEA e il 118, è chiaro che così non funziona per forza di cose.
Sicuramente, dopo questa mozione assumo l'impegno ad approfondire le questioni che sono state poco fa indicate. In ogni caso, una prima impressione che ho è che, come viene rilevato giustamente in questa mozione, il 118 non può essere qualcosa di separato rispetto al Sistema Sanitario Regionale.
Sarà un'abitudine che ho consolidato nel tempo, chi ha responsabilità politiche deve occuparsi del governo, della politica e ci sta anche il 118 cioè non esistono zone all'interno della regione - posso dirlo, per quanto mi riguarda, all'interno della sanità - che possono vivere di vita propria per cui farò gli approfondimenti per capire come si è sviluppato, con quali modalità, le responsabilità. In ogni caso, l'Assessorato vuole conoscere e governare il sistema.
Poi ci sono le competenze di carattere tecnico, ma credo che vi sia il patrimonio di riflessioni, che per la verità non è soltanto recente, come ricordava poco fa il collega. Mi pare che in passato siano state fatte osservazioni simili, lo dobbiamo mettere a frutto: non si tratta soltanto di una testimonianza di un dibattito, ma di utilizzare i rilievi, tutti condivisibili, per riaprire una discussione nazionale. Mi sembra questo il tema centrale.
Se questo non avviene, e cioè se l'opinione nazionale continua essere ancora quello di condivisione di questo modello che ha dei problemi, è chiaro che dal nostro punto di vista, essendo la realizzazione del 118 all'interno di un programma operativo nel piano di rientro, dobbiamo fare un'azione diversa, di carattere politico, come evidentemente era stato suggerito, riaprire un tema nella Conferenza delle Regioni; altrimenti quello diventa un vincolo.
Per questo motivo questa giusta attenzione al processo e al percorso è importante, perché ci consente di stare all'interno di vincoli che noi abbiamo, cioè di stare all'interno dei programmi operativi e nel piano di rientro.
Devo dire che quanto prima riusciremo a fare quelle azioni che sono state annunciate, a partire dalla rete ospedaliera, credo che tanto prima saremo nelle condizioni - su questo come sugli appalti, ecc. - per riaprire una discussione anche per quanto riguarda i piani operativi. Dobbiamo riaprirla questa discussione. E' chiaro che, trattandosi di piani di rientro dal punto di vista economico, questo vuol dire che dobbiamo completare con indicazioni di carattere economico le riflessioni che sono state fatte qui e capire se il sistema costa di più o costa di meno. E' evidente che, dopo un ragionamento, possiamo andare a dire: guardate che questa cosa qui crea questi problemi, costa di più oppure costa di meno. Se dovesse costare di meno, avremmo elementi, evidentemente, per rimetterla in discussione nel programma operativo, perché questo è l'unico parametro che conta.
Poi c'è il tema del Ministero della Salute e del rapporto con la Conferenza delle Regioni.
Posso garantire quindi che, secondo le indicazioni che qui vengono fornite e che condivido completamente, dopo questa discussione e dopo questa mozione, che sarà sicuramente approvata, da parte dell'Assessorato ci sarà non soltanto l'impegno a governare - che mi sembra una cosa logica ma ad approfondire e poi a creare qualche occasione anche per riferire nella sede che sarà ritenuta utile e opportuna.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

No, Presidente.
Non è che ha capito male lei: mi ero prenotato al posto del Vicepresidente Bono perché in quel momento era in bagno. Quindi faccio intervenire il collega Bono.



PRESIDENTE

Perfetto.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Il collega Bertola ha svelato che anche i 5 Stelle sono umani: sì.
Mi spiace intervenire dopo l'Assessore Saitta; ho comunque ascoltato attentamente il suo intervento e mi sembra un intervento molto attento alla forma più che alla sostanza, ma oggigiorno che siamo una Regione sottoposta a piano di rientro (con i programmi operativi dettati da Roma nel 2013 e oggi sotto stretto controllo della struttura di AGENAS), è ovvio che più di tanto non si può dire o promettere.
Noi speriamo che si faccia, più che dire o promettere: che si facciano le cose che ci sono nei programmi operativi, che richiedono ovviamente un efficientamento, senza penalizzare i lavoratori, o senza penalizzarli troppo; già oggi, infatti, purtroppo sono penalizzati.
Questo ordine del giorno, quindi, mi sembra condivisibile e va nell'ottica di un confronto, per non dire di una battaglia che già è stata condotta - lo ricordava il Consigliere Boeti - anche nella scorsa legislatura.
La questione aveva creato diverse perplessità. Eravamo addirittura andati ad una IV Commissione convocata a Novara, proprio sul tema della creazione di una centrale unica operativa a Novara e di una sede unica del Pronto soccorso per il Quadrante Nord. Avevamo quindi visto che, per esempio, i dipendenti dell'ASL di Biella diventavano dipendenti dell'ASL di Novara, avendo pure una retribuzione minore (perché ci sono incentivi diversi da ASL ad ASL), per poi magari, a distanza di cinque-dieci anni dover appunto staccarsi dal Servizio del 118 e diventare dipendenti dell'ASL di Novara: persone che magari abitano a Biella, a Domodossola o a Verbania e quindi a 60, 80, 100 chilometri da Novara.
Questo, quindi, è un tema che era già stato affrontato nella scorsa legislatura. Noi pensiamo che gli efficientamenti e le razionalizzazioni delle spese non vengano poi tanto da queste norme, ma vengano dagli acquisti e dal potenziamento della rete sul territorio che può evitare gli accessi impropri al pronto soccorso.
Noi quindi capiamo l'ottica, cioè il tentativo di accorpare per ridurre, ma poi gli accorpamenti in chiave di riduzione della spesa incidono poco. Sarebbe interessante avere veramente in chiaro i conti dei risparmi che sono avvenuti in Regione Piemonte da quando c'era un certo numero di USSL a quando queste sono diventate un numero ridotto di ASL fino alla loro riduzione a 19. Non penso che si siano ottenuti grandi risparmi, perché si sono mantenuti diversi uffici e diversi centri di spesa.
Adesso aspettiamo l'entrata a pieno regime delle Aziende capofila per quanto riguarda gli acquisti, premesso che, per fortuna, le Federazioni non le abbiamo viste neanche dal punto di vista operativo, perché hanno iniziato a operare ma sono poi state cancellate subito dopo. Bisogna capire, dunque, se questo porta risparmio.
Noi non crediamo tanto che la governance, se non nel maggiore controllo da parte della Regione, possa recare un risparmio. Il risparmio si pu ottenere veramente - come dicevo - da un sovvertimento positivo della realtà sanitaria regionale: cioè, potenziare tanto il territorio accogliendo tra le altre le richieste che hanno fatto le Associazioni di anziani non autosufficienti e disabili in IV Commissione e dicendo, per esempio, che ogni risorsa che viene data in più in assegni di cura sostegno alle famiglie e caregiver è un ricovero in meno, o più ricoveri in meno, minori giorni di degenza, spese di Pronto soccorso e prestazioni ospedaliere.
Questa, quindi, sarebbe la revisione strutturale del sistema sanitario della nostra Regione. Il resto sono un po' riforme di accompagnamento; non me ne voglia l'Assessore, ma è un po' come spacciare la riduzione delle ATC come una grande riforma strutturale della spesa pubblica regionale. E' una "riformina", che porta forse un milione di euro nelle casse della Regione oggigiorno avercelo un milione di euro, come direbbe qualcuno, però non sono queste le riforme strutturali che possono veramente portare ad un efficientamento serio della spesa pubblica sanitaria.
Poi è ovvio che al tavolo delle trattative con Roma, con il MEF dobbiamo anche far valere, appunto, le nostre posizioni, se queste sono condivise - come credo lo siano - dall'Assemblea. L'Assessore Saitta dunque, riceverà un mandato anche su questo, per difendere alcune cose che sono difendibili e a contrastare alcune scelte che in realtà non sono condivisibili. Questa, dunque, è anche l'azione e l'attività della politica.
Altrimenti, se rispondiamo solo a dei funzionari a Roma, facilmente si potrà dire: a cosa serve la politica? Rivolgo questa domanda prima al Consiglio regionale, che purtroppo ha ancora meno peso di una Giunta anche se io penso che dovrebbe essere quasi il contrario - e poi la potremo rivolgere anche alla Giunta. Se infatti poi si va a Roma e si subiscono delle scelte su una base meramente economica di riorganizzazione del servizio sanitario, ne possiamo veramente cavare poco di positivo sul territorio, dove avremo invece un ritorno molto negativo da parte dei cittadini. Se tagliamo servizi ospedalieri, dobbiamo restituire servizi territoriali, tra i quali rientrano il sistema dell'emergenza, quello della continuità assistenziale, quello dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta.
L'altro grande tema che avevamo parimenti affrontato era proprio questo, cioè se il 118 dev'essere servizio di emergenza o di continuità assistenziale. Ricordiamoci che la Guardia medica è stata svincolata anni addietro dal sistema dell'emergenza ed è stata considerata, appunto, una misura di assistenza sanitaria indifferibile: non potendo aspettare le otto di mattina quando apre l'ambulatorio del medico di medicina generale l'intervento dev'essere fatto di notte, ma non si tratta di emergenza e quindi non dev'essere operato da strutture del 118 con l'eventuale trasporto in pronto soccorso. Dal mio punto di vista, quindi, l'emergenza ha una doppia specificità, nel senso che attiene da un certo punto di vista alla sfera ospedaliera, però agisce sul territorio; quindi deve avere questa peculiarità.
Le stesse posizioni che ho mantenuto nella scorsa legislatura - ne abbiamo parlato ovviamente con i colleghi del Gruppo - verranno ribadite in sede di approvazione di questo ordine del giorno e poi ovviamente confermate in occasione dell'analisi della revisione della rete ospedaliera che faremo domani, per comprendere bene quali saranno le ricadute sul territorio e quali le contropartite che verranno date; non contropartite al territorio intese al fine di un posizionamento politico, ma in termini di servizi, di sicurezza sanitaria, di prevenzione delle malattie e di garanzie di un'eccellenza che io penso la sanità piemontese vanti ancora e spero possa vantare ancora per molti anni.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 79, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame mozione n. 67 presentata dai Consiglieri Bertola, Bono, Frediani Campo, Mighetti e Valetti, inerente a "Criticità dell'art. 35 del d.l. 133/2014, cosiddetto 'Sblocca Italia' sulla gestione dei rifiuti"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 67, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La mozione è stata emendata con una modifica nel testo di impegno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Per utilità di chi sta ascoltando in questo momento e perché non ha il testo corretto davanti, illustro prima la modifica.
L'impegno ha due punti. Il secondo rimane invariato, mentre il primo recita: "Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a rivedere con un nuovo provvedimento legislativo l'art. 35 del d.l. 12/9/2014, n. 133".
La restante parte rimane invariata.
Il resto è invariato perché - e mi rivolgo, oltre che alla Presidenza e ai colleghi, anche all'Assessore Valmaggia - non siamo in questo caso, ma secondo me non lo eravamo neanche nel caso precedente, in zona Cesarini o oltre. Perché è vero che il decreto legge "Sblocca Italia" purtroppo - e sottolineo, purtroppo - è stato approvato, però la sostanza dell'articolo 35, che non ci vede concordi, non è cambiata più di tanto.
Potrei dire che è stato molto allungato l'articolo 35 ed è stato un po' annacquato, però alla fine la sostanza è la stessa.
Così come per altri articoli, l'articolo 35 che riguarda la gestione dei rifiuti, a mio avviso, più che dire "sblocchiamo l'Italia", fa una normazione e un'ufficializzazione della cultura dell'emergenza.
Ed è la stessa cultura dell'emergenza che nel nostro Paese ha creato danni per decenni e crea danni per decenni.
Non ci sono scelte corrette di pianificazione a livello regionale nelle varie Regioni, non ci sono delle corrette scelte di pianificazione anche a livello nazionale, si arriva all'emergenza da gestire, poi si fanno dei decreti nei quali magari si mette la fiducia - com'è stato fatto al Senato per evitare che ci sia una discussione magari interessante come quella che c'è stata alla Camera - e si va avanti. Si ufficializza la cultura dell'emergenza, senza poi andare ad identificare delle soluzioni virtuose e che possano valere veramente per il futuro e anche per una forma di sviluppo del nostro Paese e per la creazione di veri posti di lavoro duraturi per il nostro Paese.
L'articolo 35 prevede che, entro 90 giorni, vengano individuati degli impianti di recupero di energia e di smaltimento dei rifiuti urbani e speciali, leggasi "inceneritori", per il territorio nazionale, che siano autorizzati al massimo carico termico e, nel caso in cui vengano ritenuti strategici, ricevano praticamente rifiuti da tutto il resto d'Italia.
E' stato inserito un correttivo in fase di conversione che in qualche modo dà un contentino alle Regioni, una forma di ascolto e di aiuto alle Regioni, perché c'è un riferimento alle varie pianificazioni regionali di cui tenere conto, e c'è anche un contributo di 20 euro a tonnellata da conferire da parte del gestore dell'impianto alla Regione che accetta questi rifiuti.
Questi 20 euro a tonnellata dovrebbero essere utilizzati per investire su campagne di riduzione dei rifiuti e anche per andare ad agire sulle tariffe che pagano i cittadini.
Se questo può essere un aspetto apprezzabile, l'impianto dell'articolo 35 non cambia e non cambia la nostra contrarietà, perché a nostro avviso non si va verso una corretta pianificazione e non si va verso una corretta gestione dei rifiuti.
Le conseguenze negative del trasporto dei rifiuti tra una Regione e l'altra sono evidenti. Non ha senso trasportare rifiuti da una Regione all'altra né per i costi economici né per i costi ambientali che si vanno a sommare al carico ambientale dato dagli inceneritori, e che poi aumenta a scapito dei cittadini che vivono nelle zone circostanti con rifiuti che oltre tutto, vengono da fuori.
Devo citare un fatto successo la scorsa settimana. Siamo parecchio inorriditi quando abbiamo letto che i rifiuti dalla Liguria arrivano all'inceneritore del Gerbido - questo non grazie allo "Sblocca Italia" per via di un accordo interregionale tra Piemonte e Liguria.
Il Piemonte ha accettato di ricevere ancora prima dell'alluvione un bel quantitativo di rifiuti dalla Liguria e il gestore dell'inceneritore di Torino (TRM) gioiva, perché grazie a questi rifiuti liguri finalmente forse - nemmeno con sicurezza - si riuscirebbe a pagare i monitoraggi per la salute dei cittadini.
Dobbiamo pensare di bruciare più rifiuti, quindi di fare più inquinamento, per poter, forse, avere i soldi per pagare i monitoraggi quando questi monitoraggi erano previsti nella valutazione di impatto ambientale dell'impianto. Ma, tant'è, è così che funzionano le cose.
In ogni caso, le disposizioni di quell'articolo 35 dello "Sblocca rifiuti" sono comunque lesive del rispetto della gerarchia nella gestione dei rifiuti, come stabilita da normative europee e dal loro recepimento nazionale.
Oltre tutto, questo articolo è in contrasto con quanto prescritto dal Regolamento CE 850/2004 sugli inquinanti organici persistenti.
Quindi, a nostro avviso, ci sono profili per cui si potrebbero anche ipotizzare delle sanzioni da parte dell'Unione Europea.
Altre Regioni si sono opposte, hanno espresso un parere negativo nei confronti dello "Sblocca Italia" e hanno proposto un'impugnativa davanti dalla Corte Costituzionale. Sono la Lombardia e il Veneto.
Nel nostro impegno, chiediamo che la Regione Piemonte si impegni con il Governo nazionale per rivedere con un nuovo provvedimento legislativo le norme di cui all'articolo 35 dello "Sblocca Rifiuti". E anche a valutare la sussistenza di eventuali profili di incostituzionalità del d.l. 133 su questi aspetti.
Vogliamo che si assumano delle soluzioni giuste e che si prenda una via giusta, perché anche la nostra Regione, da qui a poco, dovrà riprendere in mano la questione della gestione dei rifiuti e dovrà fare un nuovo piano dei rifiuti.
Devo dire che ho apprezzato quello che ha detto il Presidente Chiamparino, replicando peraltro ai nostri interventi in fase di insediamento di questa legislatura, perché io stesso avevo sottolineato parlando un po' a 360 gradi dell'ambiente, come fosse necessario per questa Regione provvedere ad un nuovo piano rifiuti, mi ero espresso - così come non potrei fare diversamente - contro l'inceneritore e Chiamparino aveva ribattuto: "Beh, è giusto, capisco, il futuro è quello che dite voi, il futuro è andare verso la riduzione alla fonte dei rifiuti, il riciclo recupero di materia" - cose che, è provato, creano anche veri posti di lavoro - "però nel presente dobbiamo gestire questa situazione".
Benissimo, siccome abbiamo tutti l'interesse di andare verso il futuro e di pianificare un futuro migliore per la nostra Regione, andiamo verso il futuro e cominciamo a prendere in considerazione quello che avviene in altri Paesi d'Europa, studiando bene quello che avviene e vedendo anche quello che sta cambiando in materia di studio dell'economia circolare.
Conseguentemente, dovremmo agire nella nostra Regione così come vorremo che si agisse a livello nazionale, con campagne che prevedano la fine dell'incenerimento dei rifiuti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Questo è un tema piuttosto articolato ed evidentemente si utilizza lo "Sblocca Italia", rispetto al quale provo a vedere un aspetto che magari non è stato sviscerato poc'anzi.
Nell'ambito dello "Sblocca Italia", probabilmente si cerca di risolvere in tempi relativamente brevi delle problematiche che nelle varie Regioni vi sono. Nel caso dei rifiuti, anche il nostro Gruppo, nell'ambito dell'insediamento di questa Giunta, aveva sollecitato interventi urgenti perché, come diceva chi mi ha preceduto poc'anzi, in realtà non avremmo molto tempo per fare dei piani dei rifiuti in Piemonte. Non avremo molto tempo, perché vi sono delle attività che si stanno compiendo, ad esempio nel quadrante che riguarda le Province di Novara, Verbania, Biella e Vercelli, ove c'è già un preallarme rispetto alla situazione dello smaltimento dei rifiuti. Quindi, rispetto alla possibilità di rivedere ancora un piano e riproporre eventualmente soluzioni, temo che, per quanto ci riguarda, non arriviamo in tempo.
Personalmente vedevo l'elemento come un'autogestione regionale nella quale, però, le emergenze non ci debbono essere. Questa è la chiusura dell'articolo 35, cioè il fatto che la Regione attui le Conferenze d'ambito (o cambi strategia) che la legge n. 7 della Regione aveva previsto e individui - perché questo spetta alla Regione e non spetta ai Comuni o alle Province, che fanno parte delle Conferenze d'ambito - l'indicazione delle tecnologie che le stesse intendono attuare.
Mi trovo concorde con quanto scritto dai proponenti: nell'ambito del recupero dei rifiuti, evidentemente vi è già una tecnologia molto avanzata anche con una riduzione di costi rispetto allo smaltimento, mediante una selezione dei rifiuti che oggi è molto più competitiva degli inceneritori stessi. Questo assolutamente è così. Di conseguenza, questa parte va assolutamente concretizzata. Oltretutto la Provincia di Novara aveva già votato all'unanimità anche in questa direzione rispetto all'impiantistica ma è una peculiarità che deve fare la Regione.
Al di là dell'ambito dell'incostituzionalità, vorrei capire quali sono le scelte, perché ormai siamo qua da parecchi mesi e non abbiamo capito quali sono le indicazioni tali per cui non finiamo nella cosiddetta emergenza che ha citato chi mi ha preceduto, ai fini poi di una decisione tout court del Governo rispetto a delle decisioni che la Regione in questo periodo non ha intrapreso.
Questo è l'aspetto sul quale va vista la mozione, e non tanto dal punto di vista che in Italia vi è una sovrapposizione di burocrazia tale per cui non abbiamo investimenti stranieri e non abbiamo investimenti anche solo delle aziende italiane che ritornano a essere competitive sul nostro territorio.
Evidentemente una semplificazione amministrativa, si chiami "Sblocca Italia" o altro, anche a livello regionale dovremo pensarla e pensarla quanto prima rispetto alle attività economiche presenti sul nostro territorio. Ma dovremo comunque pensare ad una autonomia di gestione dello smaltimento dei rifiuti secondo le tecniche che ovviamente sono moderne quindi non ripetere l'attività dell'incenerimento dei rifiuti ormai superata in molti altri Paesi, non ritornare indietro rispetto al tempo perché in molte zone del Piemonte ormai abbiamo un alto livello di raccolta differenziata e una cultura della differenziazione che i cittadini hanno concepito nella loro quotidianità. Mi dispiacerebbe che, con risoluzioni tipo l'incenerimento, probabilmente la raccolta differenziata potrebbe venire anche meno, causando un arretramento culturale rispetto allo smaltimento dei rifiuti.
Rispetto all'approvazione o meno della mozione che stiamo discutendo oggi, anche in questo caso, qualora ci fosse la possibilità di modifiche della mozione stessa, potrebbe esserci anche un parere favorevole del nostro Gruppo, ma evidentemente occorre capire quali sono gli elementi che la Giunta intende attuare rispetto alla non applicabilità tout court dell'articolo 35 per il fatto che non andiamo in emergenza nell'ambito della regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Parto dal fondo dell'intervento del Consigliere Sozzani per dire che la mozione non riguarda per nulla la Regione, se non la impegna a fare ricorso alla Corte Costituzionale.
Il tema del piano dei rifiuti e la rivisitazione della legge regionale n. 7 (acque e rifiuti) sono due questioni che abbiamo a calendario, e a breve inizieremo a fare un ragionamento per quanto riguarda il piano dei rifiuti, non essendo il Piemonte in situazione d'emergenza.
Invece, nel merito della mozione valgono le premesse che ho già fatto prima. Aggiungerei che diverse segnalazioni che sono state avanzate dal sottoscritto nella Commissione ambiente nazionale e dal Presidente Chiamparino nella Conferenza Stato-Regioni sono state recepite, al punto che molti elementi sono stati aggiunti, a partire dal fatto che il piano nazionale dell'impiantistica deve prevedere il parere delle Regioni. Il testo recita "sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni, sentite le Regioni, sentite le Province autonome", cosa che all'inizio nel testo originale non c'era.
L'obiettivo di questo articolo è superare l'emergenza nelle Regioni che non si sono attrezzate, superarla con una forte progettualità nazionale individuando impianti che possano bypassare i normali iter autorizzativi essendo impianti dichiarati strategici e quindi con procedure più veloci (anche per superare il problema delle infrazioni alle norme europee che l'Italia ha).
Ma il punto sul quale volevo soffermarmi era questo. E' vero, come ha richiamato il Consigliere Bertola, che c'è un contributo per le Regioni che accolgono di massimo 20 euro a tonnellata (noi siamo già al tetto massimo perché abbiamo detto 20 euro a tonnellata), ma il vero nodo è il passaggio prima, al comma 6, dove si dice - ed è questa proprio la segnalazione che facemmo a Roma anche col Presidente Chiamparino - che "negli impianti deve assicurata priorità di accesso ai rifiuti urbani prodotti nel territorio regionale, fino al soddisfacimento del relativo fabbisogno" quell'autonomia regionale che è stato richiamata anche dal Consigliere Sozzani - "e solo per la disponibilità residua autorizzata al trattamento di rifiuti urbani prodotti in altre Regioni".
Questo è un tassello importante, perché mette al centro la programmazione regionale, per quanto riguarda il piano dei rifiuti, che in certi casi è sovrabbondante rispetto alle necessità del Piemonte stesso che all'occorrenza può ospitare rifiuti di altre Regione. E' quello che sta vivendo in questi mesi il Piemonte per la disponibilità che ha dato con l'accordo con la Liguria.
Quindi, oltre al fatto che gli impianti nazionali devono essere diciamo, concordati, sentite le Regioni, il vero punto che avevamo proposto e che, devo dire, è stato recepito - di questo ringrazio i parlamentari che hanno votato e recepito questa osservazione, è il fatto che l'accoglienza nelle Regioni è funzionale a un piano regionale e può essere fatta solo nella parte eccedente le necessità interne, nell'ottica, come si diceva prima, di un'autosufficienza.
Per questo motivo, vedo, sento e percepisco questo ordine del giorno un po' superato. Mi sembra limitativo, come unico punto di appiglio, dire "ricorriamo alla Corte Costituzionale". Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.
La parola la Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
E' chiaro che il tema della programmazione e gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti in generale è un tema variegato e ampio, nel quale si incontrano anche valutazioni e opinioni diverse sulle modalità, sulle tecniche e sulle possibilità di intervento. Non solo merita ampio dibattito all'interno di quest'Aula, ma fa parte delle competenze importanti in capo all'ente Regione. Come già ricordava l'Assessore Valmaggia nel suo intervento, in particolar modo la Commissione consiliare competente sarà coinvolta nella sua calendarizzazione dei lavori per verificare lo stato della situazione in Piemonte e valutare le proposte di innovazione, e di modifica che dall'Assessorato stesso, ma anche dai Consiglieri perverranno, in particolar modo in merito alla modifica dell'attuale legge 7.
Il Gruppo consiliare del PD ha avviato una fase di consultazione sul territorio piemontese e di ascolto dei territori, degli Enti locali e degli altri soggetti coinvolti su questo tema proprio il 31 ottobre con un primo convegno a Torino. Quindi abbiamo ben presente la questione.
Siamo consapevoli del ruolo importante che la Regione ha nella pianificazione degli impianti. Riteniamo che questo ruolo e questo tema debba essere ulteriormente sottolineato e valorizzato nelle modifiche della legge a cui si lavorerà.
Tuttavia, io non credo, vedendo il testo dell'ordine del giorno proposto, che si possa oggi, in questa sede, approvare una mozione che è essenzialmente volta a contestare lo "Sblocca Italia", in particolar modo l'articolo 35, e a impegnare la Giunta in un'istanza di impugnativa presso la Corte Costituzionale. Sarebbe più opportuno trasformare questa mozione in un documento, magari anche condiviso, com'è auspicabile, sul tema più generale del governo dei rifiuti.
Credo che su questo ci dovremo misurare e confrontare, ma penso sia difficile farlo a partire da questa mozione, che, dicevo, è legata soprattutto al contestare questo impegno nazionale sul tema della programmazione dei rifiuti soprattutto per superare la fase di emergenza.
Condivido con l'Assessore Valmaggia il sostanziale superamento delle motivazioni che hanno portato a questa mozione. Probabilmente, se ne avessimo discusso 15-20 giorni fa, ci saremmo confrontati all'interno del Gruppo PD,nella fase di trattazione in Parlamento dello "Sblocca Italia" per un nostro intervento a sostegno dell'azione parlamentare. Questo sarebbe stato utile e avremmo volentieri concordato emendamenti in proposito, ma devo sottolineare che l'impegno svolto dal Presidente Chiamparino e dall'Assessore nella Conferenza Stato-Regioni e l'impegno dei parlamentari ha portato ad un testo definitivo che direi condivisibile.
Tale testo ha recuperato il ruolo delle Regioni con l'accordo nella Conferenza Stato-Regioni per l'individuazione dei quantitativi e delle modalità di smaltimento dei quantitativi di rifiuti, e al tempo stesso voglio sottolineare il comma dove viene fatto salvo il soddisfacimento dei bisogni di ogni singola Regione. Quindi, chiaramente non si manda in emergenza una Regione per far fronte all'emergenza di altro territorio.
Da questo punto di vista, ritengo che a livello nazionale, anche grazie all'intervento che la nostra Regione, il Presidente e l'Assessore hanno fatto sui tavoli nazionali, sia stato fatto un lavoro importante per riportare in una giusta dimensione questo articolo di legge.
Se è vero che il principio della prossimità della gestione dei rifiuti fa parte sia del decreto nazionale che delle direttive dell'Unione europea e questo viene perseguito con una giusta programmazione a livello di ciascuna Regione - in questo senso il rinnovo e l'aggiornamento del piano regionale sui rifiuti è un impegno strategico cui l'Assessore sa che deve dedicarsi, ovviamente, con il nostro sostegno e supporto quanto prima - è altrettanto vero che non si può sottacere che il principio della prossimità viene meno quando, per affrontare l'emergenza, si caricano i rifiuti sulle navi o sui treni e si mandano in nord Europa pagando, magari anche a caro prezzo, lo smaltimento di quei rifiuti ad altre Nazioni che, con i nostri rifiuti, fanno energia e anche business.
Quindi, credo che sia necessario vedere la complessità delle questioni e non nascondersi dietro al dito, perché la prossimità ha un valore, ma pu diventare un disvalore se, affrontando questa questione, noi ci comportiamo non vedendo il problema, ossia mandando via i rifiuti.
Credo che la nuova impostazione dell'articolo 35, faticosamente conquistata con l'accordo con il livello regionale, riporti ad un giusto livello di impegno e di condivisione il tema del governo dei rifiuti nel nostro Paese, tema assolutamente essenziale.
In questo senso, sottolineiamo la non attualità della mozione così come viene presentata, essendoci peraltro nella mozione alcuni elementi di impostazione, anche ideale o ideologica, sul governo dei rifiuti che, in qualche modo, ci vedono su posizioni di non condivisione nel suo complesso. Ritengo che oggi non sia possibile aderire a questa mozione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quello che intendo specificare è che dovremmo partire, comunque, da assunti comuni, che, tra l'altro, non sono oggetto della mozione, anche se li sottintendono.
Siamo tutti d'accordo su certi obiettivi condivisi dalla comunità internazionale: tendenzialmente, bisogna ridurre le emissioni climalteranti a zero; tendenzialmente, bisogna ridurre la produzione di rifiuti a zero e massimizzare il riciclo e il riuso fino al cento per cento.
Questi sono obiettivi che credo si possano condividere. Probabilmente avremmo dovuto specificarlo prima, per evitare incomprensioni almeno su alcune regole che noi riteniamo fondamentali. Dopodiché, si può differire di posizioni sugli strumenti con cui ci si arriva.
Il quadro della gestione dei rifiuti è questo: attualmente, la Germania è leader in Europa come quote di rifiuti e di non conferimento in discarica; è un Paese che dispone di una notevole percentuale di inceneritori, ma costruiti molto prima che il dibattito sul riciclo e sul riuso prendesse piede, molto prima che ci fossero le emergenze riguardanti i rifiuti (per cui si è arrivati, di fatto, a non sapere dove si possono ancora conferire, e le misure estreme, in taluni casi, prevedono addirittura il conferimento di rifiuti in altri Paesi).
L'Italia è rimasta molto indietro con questa procedura: noi siamo arrivati a saturare la maggior parte delle nostre discariche senza sapere dove mettere i nostri rifiuti. Allora, presi con l'acqua alla gola, la politica, probabilmente non all'altezza delle ultime pratiche sul riciclo ha scelto la strada dell'incenerimento, peraltro anche con degli escamotage tecnici un po' rocamboleschi e furbi, come l'inclusione, nei certificati verdi degli impianti di incenerimento, come fonti di energia rinnovabile.
Questo settore, quindi, ha avuto inizialmente una spinta pubblica di denaro che, a nostro avviso, non doveva essere pensato per queste cose.
Adesso sappiamo che questa è solo una parentesi che si dovrà concludere.
Il significato politico è che dovremo prima di tutto spingere il pensiero comune e il dibattito pubblico sulla necessità di ridurli. Una recente proposta prevede un contributo addizionale per i rifiuti provenienti da altre Regioni, che sarebbe dedicato ad essere investito sul riciclo e sul miglioramento del ciclo del rifiuto. Probabilmente non basta.
Verosimilmente, anche i nostri stessi rifiuti conferiti in Regione dovrebbero disporre di un contributo di questo tipo, perché dobbiamo creare un'operazione disincentivante.
Manca un pochino la consapevolezza che la filiera del riuso e del riciclo della materia ha grandi opportunità economiche, anche superiori a quelle dell'incenerimento, la cui profittevolezza è falsata da contributi statali (contributi di cui il nostro inceneritore è stato uno degli ultimi ad accedere, perché la normativa ha chiuso perché andava in contrasto con le normative europee sulla riduzione e sul riciclo, perché non si potevano equiparare impianti di incenerimento rifiuti con impianti di rinnovabili).
Dopodiché, il settore non è più in grado di mantenersi da sé: quei soldi, sostanzialmente, sono buttati, perché è denaro che il contribuente va a spendere per il conferimento in inceneritore. Ma con gli adeguati investimenti, la cifra verrebbe notevolmente ridotta grazie a metodi di raccolta più puntuali e grazie a tassazioni calibrate sulla produzione che incentivano una diminuzione.
Quello che ci si aspetta dalla Regione, se non altro, è un segnale che queste indicazioni siano state percepite e che la direzione in cui va lo "Sblocca Italia" sulla filiera dei rifiuti è quanto mai obsoleta e retrograda: perlomeno non accettiamo che l'incapacità di altre Regioni diventi un peso ulteriore sull'ambiente e sui cittadini torinesi e piemontesi, che, in qualche modo, stanno cercando di intraprendere un percorso virtuoso. Semmai, incentiviamo questo percorso virtuoso.
Questa mozione va proprio in questo senso: è un atto politico, di fatto non impegna la Regione in atti complicati o contro il Governo. Cerca di far capire che noi intendiamo proseguire sulla strada virtuosa e non fare una involuzione su pratiche che ormai sono riconosciute come obsolete e antieconomiche. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Hanno già detto molto i miei colleghi di Gruppo. Ho ascoltato ovviamente anche gli altri Consiglieri che sono intervenuti dell'opposizione come della maggioranza, compreso l'Assessore, e non mi rassicura il fatto che all'interno del provvedimento di conversione del decreto legge sia stata assunta la possibilità di codecidere insieme alle Regioni i piani regionali di smaltimento. Come giustamente faceva notare il nostro Capogruppo, qui stiamo parlando, in effetti, di situazioni di emergenza, in alcuni casi create anche ad arte, per poi andare a smaltire o in discarica o in incenerimento.
L'Europa ha previsto una gerarchia per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, ma in Italia la guardiamo sempre dal basso, e mai dall'alto. Cioè noi guardiamo la discarica e diciamo: "No, perché è l'ultima, andiamo alla penultima, che è l'incenerimento", che viene chiamato "valorizzazione energetica", con un volo pindarico che, secondo me, non dà giustizia a quello che è, in realtà, il vero e proprio procedimento, ovvero la termocombustione dei rifiuti. Non si tratta, quindi, né di una tecnica n di una tecnologia particolarmente evoluta, anzi è abbastanza arretrata.
Perché significa prendere i rifiuti, buttarli nel fuoco e pensare che così spariscono, un po' come forse facevano nei secoli bui, nei secoli addietro.
L'unica alternativa migliore di questa potrebbe essere quella di prendere un tappeto, metterli sotto e far finta che non ci siano più! Tra l'altro, è un po' la funzione della discarica: scavare grosse buche metterli sotto e poi dire: "Facciamo il ripristino ambientale, mettiamo un po' di terra, qualche alberello, ci seminiamo sopra e diciamo che questo è il ripristino ambientale".
Noi abbiamo l'obbligo, nel XXI secolo, di gestire i rifiuti in maniera diversa, proprio da un punto di vista dell'economia circolare, come dottamente diceva il nostro Capogruppo, che non è altro che il mimare, con la cosiddetta tecnosfera, quella che è l'attività dell'ecosfera. Nel pianeta tutte le risorse sono cicliche: tutti hanno studiato il ciclo dell'acqua (la pioggia dalle nuvole) alle scuole elementari, così come i cicli che riguardano la materia. Solo l'uomo, dalla rivoluzione industriale, ha introdotto dei prodotti che, invece, persistono, e che sono modifiche sostanziali dei materiali reperibili sulla terra. Questo crea dei problemi, perché si accumulano e per farli sparire dobbiamo bruciarli.
Ma, anche lì, se citiamo un principio fondamentale di Lavoisier, per cui nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma - sono le basi degli studi scolastici - sappiamo benissimo che quella materia si trasforma e non si distrugge (non è che si creano i buchi neri con la bacchetta magica!). Tutto si trasforma in particelle piccole.
Sull'inceneritore di Torino (e non solo di Torino) grandi politici, più che scienziati, sono venuti a dirci che l'aria che fuoriusciva da quel camino era buonissima (avremmo potuto andare a fare inalazioni balsamiche ai camini!), anche miei colleghi di cui, purtroppo, mi vergogno di far parte della stessa categoria professionale. In realtà, sappiamo che vengono emesse particelle, che semplicemente non sono misurabili.
Oggi, gli strumenti misurano il particolato dieci micrometri - parliamo di millesimi di millimetri - e cinque micrometri, ma fanno fatica a misurare un micrometro o 0,1.
Quelle invece escono fuori.
Sarà la grande problematica che creerà un'epidemia di patologie che ancora oggi non sappiamo prevedere. Il famoso principio di precauzione medica, proveniente veramente da tempi immemori, soprattutto sulla parte del non nuocere, del non fare del male alle persone - cittadini o pazienti se si è operatori del settore - viene assolutamente violato e assolutamente rovesciato: facciamo, produciamo e poi vediamo.
Questa è una logica molto diffusa nel mondo anglosassone, nel cosiddetto mondo liberale: pensiamo alle tante norme approvate, anche con pressioni lobbistiche.
Le cavie siamo noi. Le cavie sono gli esseri umani. Le cavie sono i consumatori, così come quando mangiamo cibi OGM o quando respiriamo l'aria: tra venti, trenta o quarant'anni vedremo se aveva ragione chi diceva che facevano male o chi diceva che non facevano male.
Magari hanno ragione gli esponenti del Partito Democratico - o una parte del centrodestra - che sostengono che gli inceneritori non fanno male, però oggi non possiamo dirlo, non abbiamo certezze.
Sono stati fatti studi scientifici, anche con revisioni sistematiche che in realtà indicano che, ad oggi, sembrerebbe che non sia proprio così.
Sembra che queste particelle, entrando negli alveoli, quindi l'unità funzionale minima dei polmoni, vadano nel torrente circolatorio e da lì si diffondano in tutto l'organismo.
Sono cellule che penetrano per semplice diffusione e possono andare ad interagire con il DNA, con i geni, creando mutazioni genetiche che poi predispongono al tumore o a patologie come la demenza senile, l'Alzheimer.
In questo modo, visto che la vita media si allunga, avremo sempre più costi per le non autosufficienze, magari indotte dal nostro ambiente non tanto salubre. Si vive di più, perché ci sono migliori terapie e migliore assistenza (fermo restando di avere ancora risorse per gestire queste problematiche), però si vive moltissimi anni in condizioni di non autosufficienza, magari venti o trent'anni in condizione di demenza senile o correlate, o con tumore più o meno trattati.
Non voglio fare un quadro catastrofico, ma è più o meno quello che esimi scienziati, supportati da studi, vanno a dire in giro.
Quando sento la collega Accossato dire che sono posizioni ideologiche rispondo che noi abbiamo posizioni politiche. Questo sì, ma ideologiche no.
Abbiamo sempre cercato di studiare le questioni. Leggendo e documentandosi qualunque persona intelligente - ma non nel senso che qualcuno lo sia e qualcun altro no - prende delle posizioni, che poi diventano posizioni politiche.
Legittimamente, quindi, studiando uno può dire sì o no, ma non sono posizioni ideologiche. Posizioni ideologiche, o comunque poco documentate e poco intelligenti, mi sembrano altre.
Ricordo qui un episodio che mi è rimasto impresso: vedere un allora Sindaco di Firenze, adesso diventato Presidente dei Consiglio dei Ministri dire ad uno studioso, ad uno scienziato, la dottoressa Gentilizi: "Lei è una prestigiatrice". Questo disse in televisione, mentre la dottoressa Gentilizi spiegava le stesse cose che dico io adesso.
Questo mi sembra una mancanza di rispetto di una parte politica verso studiosi o scienziati che devono essere ascoltati, così come si potevano ascoltare i colleghi che dicevano che gli inceneritori non fanno male e andavano a fare le inalazioni balsamiche - il dottor Veronesi - sui cammini degli inceneritori, si possono anche sentire le altre parti.
Tuttavia nessuno, visto che hanno titoli di studio, è prestigiatore o una fattucchiera, ma sono persone che portano dei dati e delle informazioni, e noi su questi dobbiamo ragionare.
L'ho presa un po' larga perché è un tema che seguo e che in passato ho seguito molto, un tema legato al tema di salute e sanità, che ritengo che avrà veramente delle ricadute molto pesanti nel futuro.
Ritornando sulla mozione, penso che la Regione, oltre a proporre quelle modifiche portate a Roma, per cui si dà precedenza ai rifiuti locali - beh Assessore, ci mancherebbe, non so se ha visto che abbiamo aperto un po' le braccia - prendiamo rifiuti di altre Regioni che sono in emergenze e li mettiamo prima dei nostri. No! Ovviamente non è un discorso proto-leghista nel senso prima i nostri rifiuti, come si fanno su altre categorie, ma è un discorso di buon senso.
E' ovvio che c'è anche la reciproca solidarietà, ma la reciproca solidarietà deve essere sulla base di minime regole comuni, non costruire cento inceneritori, come forse il Governo vorrebbe, perché alcune Regioni non sono capaci a gestire i rifiuti. Allora sì che deve funzionare la sussidiarietà verticale.
Se alcune Regioni non sono capaci a gestire i propri rifiuti, si deve intervenire, ma con un'ottica condivisa, non con la scelta, magari più semplice - e io dico più costosa - di costruire inceneritori e farli pagare ai cittadini.
Se la classe politica non è in grado di gestire i rifiuti - e come questo, tanti altri servizi come la sanità e quant'altro - non deve essere fatto pagare ai cittadini con degli impianti nuovi in cui i rifiuti si portano e si paga, tipo a Torino, 110 euro a tonnellata, ma devono essere fatti pagare alla classe politica.
Se non è capace, si commissaria la classe politica e si fanno scelte diverse. Il collega Sozzani diceva che esistono tecniche e tecnologie molto più efficace - non più moderne, ma più efficaci - per gestire i rifiuti.
E' vero, però ci vuole la volontà politica, perché noi per anni siamo andati a proporre, anche alla Provincia di Torino con Saitta Presidente delle piastre di trattamento per i rifiuti. Ogni piastra costava tre quattro milioni di euro e, quindi, con il costo dell'inceneritore del Gerbido ne facevamo cento e così avremmo gestito tutti i rifiuti della Regione, creando un sacco di posti di lavoro e non i dieci - sono contento che lavorino - che lavorano all'inceneritore del Gerbido.
Non è una mozione ideologica, ma chiede di prendere una posizione chiara a difesa del Piemonte e dei cittadini piemontesi, per far partire un piano, che possa veramente essere nazionale, di gestione efficiente ed efficace dei rifiuti.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Vorrei integrare quanto detto dai colleghi.
Il collega Bono ha detto "non voglio fare terrorismo e preoccuparvi" ma invece è quello che dobbiamo fare, perché la gestione dei rifiuti è una questione centrale dell'economia sviluppata del giorno d'oggi.
Ricordiamoci che, in un anno, ogni cittadino europeo consuma 16 tonnellate di materiali, di cui sei, per cittadino, diventano rifiuto.
L'altra questione che emerge dagli studi europei e da quella che è la strategia europea per la gestione dei rifiuti è il fatto che, nonostante l'avanzamento di tecniche per la gestione delle discariche di incenerimento, la massa complessivamente smaltita, in discarica o da altra parte, non è diminuita negli anni.
Questo - e non lo dico io, non lo diciamo noi e non è un ideologia, ma è una strategia europea dei rifiuti - vuol dire che il problema dei rifiuti non si risolve con le due soluzioni che qua in Italia vanno per la maggiore, ossia sbatterli da qualche parte, legalmente o meno (sottoterra) oppure bruciarli.
Il bruciarli - e non mi metto a discutere la parte delle discariche perché mi sembra ormai palese, data la distruzione che ha portato al nostro territorio e l'inquinamento che c'è in giro - non è una soluzione della questione.
Primo, perché va contro la strategia che riguarda l'inquinamento e la diminuzione delle emissioni: ricordiamoci che qualsiasi cosa io bruci produce gas serra. Se noi incentriamo una strategia di gestione dei rifiuti nel bruciarli - chiamiamola termovalorizzazione, ma questo termine l'abbiamo inventato noi italiani e non è ammesso nelle diciture europee quindi stiamo prendendo in giro noi stessi, mentre gli stranieri non si fanno gabbare dai giochino di parole - andiamo semplicemente a produrre anidride carbonica, andiamo a produrre ossidi di azoto, e di zolfo.
Possiamo abbattere quel che vogliamo, ma produciamo inquinamento aereo poi le ceneri le dobbiamo smaltire.
Vorrei ricordare che noi non controlliamo dove vanno a finire queste cose. Faccio un esempio banale che riguarda il carbone, perché quando bruciamo qualcosa noi concentriamo le tossicità contenute all'interno. Nel carbone sono presenti quantità minime di materiali radioattivi, ma le sue ceneri hanno alte concentrazioni di materiale radioattivo, e queste ceneri venivano usate nel Klinker, che finisce nel cemento per l'edilizia. I risultati li abbiamo sotto gli occhi, è sufficiente esaminare i piani alti delle case. Ad esempio, un gas tipico della produzione e decadimento di isotopi radioattivi, quale il radon, che è tossico e solitamente si forma nelle cantine, oggi lo troviamo anche ai piani alti degli edifici. Questo emerge dove lo si vuole fare vedere: un'indagine del genere è stata svolta a Cuneo e misteriosamente lì si è trovato il radon anche ai piani alti.
Questo per dire che queste strategie e queste mozioni che abbiamo presentato oggi (questa, quella sugli idrocarburi) dimostrano come il decreto legge "Sblocca Italia" costituisca un approccio del tutto sbagliato, in controtendenza rispetto a quanto il mondo civile sta cercando di fare. Del resto, è tale anche tutta la strategia energetica italiana che punta sul gas e sulle risorse fossili, addirittura vogliamo riaprire le miniere di carbone perché è più abbondante del petrolio. E' una follia pura e non è questione di ideologia, ma di tutela del nostro ambiente, che è sempre più deteriorato, e di tutela della nostra salute.
Penso non sia un mistero per nessuno, ormai è banale, l'aumento vertiginoso dei tumori ambientali. E queste cose ce le stiamo costruendo noi! Poi, in futuro, non saremo in grado di gestire i problemi che creiamo oggi: ci sono un milione di casi solo da vedere; in Piemonte ci sono tutti i siti da bonificare e c'è il problema dell'amianto, che, a trent'anni dal riconoscimento della pericolosità, troviamo ancora in giro nelle tettoie e a Casale Monferrato ancora fa danni.
Secondo me, la questione è banale. Veramente, non è una questione di ideologia, ma di semplice principio di precauzione e di buon senso. Non si può pensare - siccome, per qualche motivo, a livello nazionale è appena stato licenziato un decreto, che magari diventerà legge, che dice che la nostra strategia è favorire lo sfruttamento termico dei rifiuti - che non abbia senso proporre di tornare indietro e suggerire una strategia diversa.
Mi aspetto, e spero vivamente, che, in Piemonte, per quello che si pu fare sulla programmazione della gestione dei rifiuti, si voglia prendere una strada diversa, la Regione ha delle libertà nel gestire queste cose. La questione dell'inceneritore del Gerbido è veramente un esempio che definisco tragico, è veramente classico.
Ricordo ancora la relazione sulle energie in Piemonte della fine legislatura Bresso: su 300 pagine in cui si parlava di energia, ben 70 erano l'apologia dell'inceneritore del Gerbido.
Se noi trasformiamo i rifiuti nella nostra fonte di energia, non ce ne libereremo mai più. E come ha detto giustamente il Consigliere Bono, il rifiuto è un difetto di progettazione, perché in natura tutto si riutilizza. L'uomo ha creato 32 materie che non possono essere biodegradate, quindi o noi le togliamo dalla circolazione oppure si accumuleranno nell'ambiente, ed essendo tutte tossiche, risaliranno la catena alimentare e ce le ritroveremo nelle ossa. Chiunque di noi se oggi venisse analizzato scoprirebbe la presenza nelle sue ossa di materiali tossici, dal cadmio a particelle di altra natura.



(Commenti in aula)



CAMPO Mauro

Scusate, però, veramente, dobbiamo spaventarci, e per un sacco di cose! Io ho i brividi per la questione economica della Regione, ma ho i brividi anche per queste cose qui. E' un approccio veramente superficiale e incosciente al problema pensare di poter risolvere il problema dei rifiuti bruciandoli, investendo decine di milioni di euro, che poi dobbiamo ammortizzare. Il dramma è che questa roba qui ce la teniamo per vent'anni se va bene e se, magari, funziona nei suoi parametri.
Veramente, il mio invito è volto a ragionare per dare impulso a strategie di lungo periodo alternative. Non possiamo sempre aspettare l'Unione Europea - che molte volte critichiamo - che ci redarguisca perch non rispettiamo nemmeno le direttive sulla gestione dei rifiuti, così come non rispettiamo quelle sulla strategia energetica. Mi domando quante siano le procedure di infrazione nei nostri confronti? Arriverà anche su questo, perché l'Unione Europea, teoricamente, dal 2020 non costruirà più inceneritori, ma non dobbiamo costruire ora tutti quelli che possiamo, entro il 2020, così da averli nel frattempo. Proviamo una volta a immaginare un futuro diverso; proviamo una volta a individuare in anticipo strategie diverse, perché esistono. A Capannoli, in Italia abbiamo un centro ricerche sul riciclo e riuso che è arrivato al 98% di riutilizzo dei materiali e che ogni anno scopre nuove cose.
Queste sono le cose da fare, per puntare su un'Italia che è ambiente paesaggio, territorio! Potremo puntare sull'offrire noi all'estero i nostri servizi di bonifica, le soluzioni tecnologiche innovative per migliorare la qualità della vita in ambiente urbano e la gestione dei rifiuti. Queste sono le cose che dobbiamo esportare e che costituiscono lavori nuovi, e non bruciare le cose. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda il decreto legge "Sblocca Italia", sicuramente avrei capito di più se questa iniziativa sui rifiuti fosse stata assunta dopo aver approvato una legge per la quale noi abbiamo raccolto le firme e come associazioni ambientaliste, sul territorio ci siamo attivati in tutti i modi. L'abbiamo presentata, però è finita in quel porto delle nebbie che è il Parlamento italiano; cioè, parlo della legge "Rifiuti Zero".
Cioè, prima occorre adottare tutte le misure per attivare una raccolta differenziata seria, un porta a porta serio, che non può essere basato solo sul porta a porta.
Anche la vicenda di cui ho parlato questa mattina riguardante il Consorzio Medio Novarese è emblematica: venti Comuni, che sono quasi dei panda nella provincia di Novara, hanno attivato questo sacco conforme, che non è altro che una valutazione volumetrica della produzione di rifiuti, e in 30 giorni hanno dimezzato la produzione dei rifiuti, allora di cosa stiamo parlando qui? Il problema dei rifiuti è solo una questione di adesione del cittadino alla raccolta differenziata, e questo lo sanno tutti a livello internazionale. Tutti quelli che studiano questo settore lo sanno e io vorrei capire perché in Italia e in questa regione si faccia così fatica a portare avanti questo discorso, che è semplicissimo, che spero, Assessore in Commissione potremo parlarne con tranquillità.
Ad esempio, per quanto riguarda la prossimità, prendiamo le plastiche: sono 288 mila tonnellate le plastiche che diventano rifiuto nella regione Piemonte, quante ne ricicliamo a livello regionale? A livello regionale credo zero, perché le nostre plastiche non vengono riciclate qui, in quanto, ancora oggi, nel 2014, non abbiamo l'impiantistica per creare posti di lavoro e riciclare queste benedette plastiche.
Le nostre plastiche vanno da Montello - parliamo di turismo dei rifiuti, allora parliamo anche di turismo dei materiali raccolti in modo differenziato - a Pordenone, sono 300 chilometri per i quali il mezzo fa avanti e indietro. Questa è la situazione della regione Piemonte.
In Provincia di Novara sono anni che mi batto sul territorio su queste questioni, nonostante la contrarietà di consorzi, parlandone con gli amministratori, spesso del Partito Democratico.
Il Comune di Invorio, per esempio, è retto da un Sindaco che credo faccia parte della vostra area; la Sindaca del Comune di Briga Novarese è del PD e quel Comune, che un paio di anni ha adottato il sistema del sacco conforme, è stato premiato come il migliore nella categoria tra i 1.000 e i 5.000 abitanti.
Tuttavia, non basta adottare sistemi di raccolta differenziata, bisogna anche darsi un'impiantistica. Dare un'impiantistica vuol dire un ritorno occupazionale importante, ed è questa la strada che dobbiamo percorrere visto che la Regione ha un problema occupazionale. Basta leggere il Documento di Programmazione Economico finanziaria per leggere che la Regione Piemonte è quella che ha un problema occupazionale più elevato nel Nord Italia. Questa è una strada che ci da un ritorno occupazionale che è un centinaio di volte superiore, a parità di investimento, a quello dell'incenerimento. E' un recupero energetico decisamente superiore.
Credo che questa sia la strada da percorrere. Non capisco questo "Sblocca Italia", che punta tutto sulla situazione di emergenza, ma la maggioranza - la stragrande maggioranza presente in Parlamento a livello nazionale - porta avanti una legge che è condivisibile, a parole di tutti ma poi, nei fatti, non viene portata avanti. Questo sicuramente potrebbe essere un passo avanti per l'interno settore, per l'intera filiera del riciclo, considerando i numeri che si possono riciclare.
L'ARPA sostiene che su 960 mila tonnellate di rifiuti che vengono prodotti in regione Piemonte, 700 mila sono riciclabili. Credo che siano decisamente di più, almeno 800 mila. Tagliamo a metà questa cifra. Penso che basterebbe un semplice provvedimento di attivazione dalla triflazione puntuale o del sacco conforme nei Comuni più piccoli (dopo una discussione si può arrivare ad una soluzione) e 500 mila tonnellate di rifiuto possono diventare materia seconda. E' materia seconda strategica dal punto di vista industriale. Le industrie hanno grossi problemi non solo sul costo dell'occupazione che poi, leggendo le relazioni, non è che sia proprio il primo problema, ma spesso sulle materie prime o seconde di approvvigionamento.
Noi dobbiamo fornire all'industria materia seconda che strategicamente, noi non abbiamo. Parlavamo prima del petrolio. Ovviamente tutti sappiamo che le plastiche si recuperano dal petrolio, da due chili di petrolio si ricava un chilo di plastica. Ma noi, visto che il petrolio, non ce l'abbiamo, cosa facciamo? Decidiamo che lo termovalorizziamo, cioè bruciamo questo derivato del petrolio e in più gli diamo anche un certificato verde.
Guarda caso, premiamo un sistema di smaltimento che, oltretutto, va a produrre inquinanti, quali metalli pesanti, diossine e disturbatori endocrini, che creano incredibili problemi alla salute. Basta pensare che a parità di età, un cittadino nato nel 1913, quindi a parità di anzianità rispetto ad un cittadino che è nato nel 1953, è 13 volte più esposto al rischio di incorrere in un tumore della prostata.
Chiaramente dovremmo chiederci quali sono i processi industriali che vanno a gravare sull'incidenza dei tumori in continua crescita nel mondo occidentale; sicuramente l'incenerimento, sia dal punto di vista sanitario sia, com'è già stato detto per le emissioni di gas climalteranti, è indicato dall'ultimo rapporto dell'IPCC come uno dei fattori che aumentano il cambiamento climatico in corso.
Io credo che sia veramente ora di cambiare strategia e di farlo velocemente, smettendo cioè di pensare di risolvere il problema dei rifiuti parlando ancora di incenerimento dei rifiuti, quando la stessa Unione Europea ci dice che l'Italia ha raggiunto un limite non superabile per quanto riguarda gli impianti di incenerimento. Anche perché le cose si sanno, le sappiamo tutti, quindi ci vuole la volontà politica per andare ad incidere seriamente su questo settore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
La mia riflessione è un po' più legata alla situazione che si è venuta a creare con il decreto "Sblocca Italia" e con la sua conversione in legge.
I miei colleghi hanno ben spiegato il panorama della politica nazionale e regionale dei rifiuti e il non senso di questa politica negli ultimi anni.
Ho sentito dagli interventi di alcuni Consiglieri della maggioranza che, fondamentalmente, si valuta che l'impugnativa di questo articolo di legge non sia una questione prioritaria, non sia una questione per cui valga la pena fare un atto del genere.
Volevo fare qualche riflessione. Qualche riflessione che, nonostante non sia nelle mie corde, vuole essere anche un po' cinica. Noi andiamo a sopperire ad una situazione di emergenza di altre Regioni. Situazioni di emergenza perché, lo sapete bene, in Italia non c'è niente di più ordinario che le situazioni di emergenza, specialmente sui rifiuti. Conosciamo bene la storia dell'emergenza rifiuti in Campania, un'emergenza continua un'emergenza che è diventata normalità.
Non sappiamo ancora quale sarà l'emergenza in altre parti dell'Italia che stanno iniziando ad avere dei fenomeni di saturazione delle attuali discariche. Sappiamo che la situazione della città di Roma è in bilico.
Sappiamo della situazione della città di Genova, le cui discariche della città di Genova sono non più sostenibili. Nelle discariche intorno alla città di Genova, non vi sono accorgimenti tecnici adatti a far fronte al dilavamento nei periodi di pioggia. Recentemente - è successo varie volte nei periodi di copiosi avvenimento atmosferici - il percolato finisce in mare.
Cosa succederà? Succederà che il Piemonte sarà un buon approdo per questi rifiuti e lo sarà per molti anni.
Mi sono appuntati un po' di numeri, perché ho sempre qualche difficoltà a ricordarli, ma questa volta me li sono voluti segnare perché sono molto significativi. Da fonti giornalistiche sappiamo che l'inceneritore del Gerbido potrebbe ospitare una quantità di rifiuti trattati per un incremento intorno al 25%: si passerebbe da 420 mila tonnellate annue a 520 mila. Che cosa vuole dire? Vuol dire che centomila tonnellate per un certo numero di anni costituiranno un costo: questo è il ragionamento cinico.
Voglio farvi questo ragionamento, perché sembrerebbe che noi facciamo ragionamenti non ancorati alla realtà, non ancorati ai veri problemi del Piemonte. Vi spiego perché questo è un vero problema, anche in termini di costi.
Nella migliore delle ipotesi, come diceva l'Assessore, avremo un contributo di 20 euro a tonnellata. Che cosa implica? Che nell'arco di un anno potremmo avere, al massimo, due milioni di euro d'incremento di entrate dovute al fatto di subentrare ad altre regioni nel trattamento dei loro rifiuti.
Pensate che con due milioni di euro noi riusciremo a pagare i costi sanitari di questo intervento? Sappiamo quali sono i costi sanitari di un 25% in più di trattamento rifiuti all'interno dell'inceneritore? Sfido chiunque a fornire una stima realistica e non improntata su delle stime di prudenza.
Occorre avere prudenza in questi atti; una prudenza che va oltre a quello che ho sentito prima, e cioè che il fatto di impugnare questa norma di legge non è una questione prioritaria. Secondo me è una questione prioritaria, perché non sappiamo quali costi avremo in futuro. E con questo, chiudo. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sulla mozione n. 67, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Contratti ed appalti

Esame mozione n. 75 presentata dai Consiglieri Valetti, Bono, Frediani Bertola, Campo, Andrissi, Mighetti e Batzella, inerente a "Criticità dell'articolo 5 del d.l. 133/2014, cosiddetto 'Sblocca Italia', sulle concessioni autostradali"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 75, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Sulla scia di quanto fatto dai colleghi come lavoro di revisione e studio del cosiddetto "Sblocca Italia", arriviamo alla parte riguardante la concessione autostradale.
La mozione è stata corretta in virtù della sua conversione in legge pertanto sono state modificate alcune parti. E' chiaro che non si pu chiedere lo stralcio di un articolo ormai diventato legge dello Stato.
In merito alle concessioni autostradali, riportiamo le perplessità indicate dall'Autorità di regolazione dei trasporti, che ha espresso parere negativo in merito all'articolo 5, che si occupa di concessioni autostradali, perché in palese contrasto con le normative europee sulla concorrenza e l'assegnazione di appalti dei servizi pubblici.
L'Autorità si è espressa sostenendo che questo tipo di operazione non promuove una gestione plurale e non stimola la concorrenza, perché si adombra la possibilità di prolungare appalti e accorpare gestioni di servizi, una volta gestiti in modo separato, anche da operatori diversi e con scadenze diverse. In un certo senso, si bypassano le normali procedure di gara che dovrebbero essere adottate in questo modo, perché ovviamente garantiscono di ottenere un servizio al miglior prezzo e con la qualità migliore, per cui sono le regole basilari della concorrenza.
Anche il Presidente dell'Autorità ha espresso considerazioni negative sulla possibilità di unificare titoli concessori aventi scadenze differenziate, quindi eliminare il fattore concorrenziale del settore.
Questa norma, cioè, va contro le regole di mercato, ma va anche contro le norme minime di tutela dei consumatori, perché noi andiamo ad intervenire in un settore che dovrebbe essere di libero mercato, dove qualunque operatore può entrare in qualunque momento. Si configura una situazione in cui gli attuali gestori autostradali - e non sono molti - possono bypassare le normali procedure di gara affidandosi semplicemente ad una nuova concessione, che cambi anche le caratteristiche dell'appalto iniziale.
Pertanto, c'è molta fumosità anche nel processo decisionale che porta a queste scelte.
Le concessioni autostradali concesse ad un certo prezzo e con determinate condizioni si possono prolungare ulteriormente, bypassando le gare, e questo si pone in contrasto con la normativa europea e nazionale sulla concorrenza. Quello che chiediamo - come già fatto per gli altri articoli dello "Sblocca Italia" - è di agire presso il Governo per cercare di rivedere questo articolo e impedire che sia possibile bypassare le normali procedure di gara in assegnazione di servizi autostradali; valutare la sussistenza di eventuali profili di incostituzionalità, con ricorso presso la Corte Costituzionale, ma soprattutto - punto su cui non possiamo transigere - che la Regione, nella valutazione di possibili finanziamenti per opere di concessione autostradale ponga come criterio imprescindibile la tutela della concorrenza e l'accesso tramite normali bandi di gara.
Pertanto, si tratta anche di questioni di co-finanziamenti.
Conosciamo la situazione attuale delle autostrade torinesi, dove esistono gestori con capitale misto (pubblico e privato). Proprio in questi tempi, si configurano dei rinnovi di queste concessioni, pertanto chiediamo alla Regione che ponga come criterio imprescindibile l'adozione di un normale bando di gara per la riconcessione di quei servizi che sono prossimi a scadenza. Ricordiamo che la maggior parte degli appalti autostradali scadono, in tutto il Paese, tra il 2010 e il 2020, quindi situazioni di questo tipo ricorreranno in Piemonte ed anche in altre regioni. Ringrazio per l'attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
E' un tema sul quale mi preme intervenire, anche perché, su questo - è innegabile - la maggioranza o comunque il Partito Democratico sta discutendo da settimane, se non mesi. Quasi tutti i giorni si legge sui media - non solo sulla carta stampata, ma anche on line - di trattative non sotto banco, ma all'interno di stanze chiuse, di cui possiamo avere solo degli echi o degli spifferi (per usare un termine abbastanza utilizzato a livello regionale), sulle strategie che questa maggioranza sta adottando.
Avevamo letto dell'idea di legare il rinnovo delle concessioni autostradali alla realizzazione di opere, quindi investimenti da parte di soggetti privati, che sono quelli che, al momento, hanno della liquidità in cassa (tra l'altro, chiediamoci perché sono solo i soggetti privati ad avere liquidità in cassa e non gli Enti pubblici!), in cambio del rinnovo delle concessioni autostradali.
Stiamo parlando di concessioni autostradali che, ovviamente, muovono diverse decine di milioni di euro, quindi sono rinnovi molto importanti per alcune aziende o un insieme di aziende che in Piemonte comunque sono - le definiscono in maniera neutrale con un termine neutrale - "leader" sia nel settore delle costruzioni, quindi movimento terra e costruzioni, sia di conseguenza nelle concessioni. O meglio, la conseguenza a me non è tanto chiara, perché io vedrei anche un certo conflitto di interesse nel vedere che un'azienda costruisce e poi gestisce l'opera su cui c'è un pedaggio.
Quindi, è la cosiddetta logica del project financing per cui il privato finanzia, o meglio fa finta di finanziare e gli viene dato in cambio poi al termine dell'opera, la concessione magari ventennale o trentennale dell'opera stessa. Concessione che diventa ad vitam perché addirittura poi passa ai figli, ai nipoti, ai pronipoti e quant'altro, perché diventano concessioni illimitate ed infinite. Infatti quando poi gli Enti pubblici hanno bisogno di risorse per fare delle opere, noi amministratori di un Ente pubblico non le abbiamo e quindi ci rivolgiamo agli stessi privati che sono concessionari.
Quindi, è un gioco un po' strano, perché tra l'altro, se sono attività che vengono gestite dai privati, di norma sono attività che producono utili. Lo sappiamo benissimo. Il pubblico deve sussidiare laddove il privato - almeno nella concezione socialdemocratica dei Paesi europei - non avrebbe un interesse economico ad intervenire.
Ad esempio, portare l'acquedotto in un Comune che ha 30 abitanti il privato non lo farebbe e lo fa il pubblico sussidiandolo; la stessa cosa succede per la connessione internet veloce che in montagna non verrebbe portata perché non ha un numero di utenti che pagano poi il servizio remunerativo. Quindi, in questo il pubblico sussidia.
Ma in una concessione autostradale, non è che c'è l'uscita autostradale sfortunata in cui non esce nessuno; tendenzialmente l'autostrada ha un profitto lineare e costante nel tempo, anzi in crescita, di cui una parte viene reinvestita ovviamente per la manutenzione dell'autostrada, dei caselli, della sicurezza e quant'altro e l'altra viene incassata.
Quindi, io di nuovo allargando un momento il tema della questione dello "Sblocca Italia", che è già approvato e convertito, sul tema in generale delle concessioni autostradali, stranamente mi ritrovavo abbastanza in linea - e mi duole dirlo - con la posizione del parlamentare del PD Esposito.
Sorridete giustamente, perché per una volta tanto o io convergo su una sua posizione, oppure lui ha preso una posizione condivisibile, cioè quella di dire che il rinnovo delle concessioni autostradali non deve andare ad una svendita al privato, soprattutto per SITAF che ha in pancia una maggioranza pubblica con il Comune e la Provincia. Non dobbiamo andare a monetizzare, che è di nuovo un termine sbagliato, perché monetizzare vuol dire prendere pochi, maledetti soldi e subito in un'unica volta one-shot e poi non averli più in futuro.
Noi dobbiamo tenere le partecipazioni remunerative, anzi addirittura aumentarle se fosse possibile, perché quelle danno cassa e liquidità costante. Altre partecipazioni sono in perdita, potremmo fare esempi a decine: su questo spero che, quanto prima, l'Assessore presenti un piano di revisione delle partecipate, altrimenti provvederemo anche noi a fare delle proposte in questo senso.
Le partecipazioni nelle autostrade sono remunerative, quindi il pubblico deve mantenerle in mano pubblica, laddove per fortuna ancora ci sono.
Perché su questo alcuni privati - sappiamo tutti in Italia quali famiglie - hanno costruito un impero. Ad esempio, in Piemonte stiamo parlando di Gavio, Mattioda e pochi altri, forse Fantini con la CoGeFa.
Sono famiglie che costruiscono e sono famiglie che ricevono le concessioni autostradali.
Quindi, vedere che liberamente, lecitamente (nulla di illegittimo, ad oggi) la famiglia Gavio vuole avere la maggioranza nella SITAF a me preoccupa, ma non per un'antipatia personale verso i Gavio o verso qualche altra impresa, ma perché sono meno soldi che il Comune di Torino, la Provincia di Torino - anche se noi siamo la Regione, ma sono comunque Enti pubblici a cui noi trasferiamo dei fondi - avranno in futuro per gestire le loro politiche, politiche a cui la Regione contribuisce con fondi propri o cofinanzia.
Questa logica, passata nello "Sblocca Italia", del "rinnovo delle concessioni autostradali e della possibilità di predisporre nuovi piani economici e finanziari da parte delle aziende concessionarie finalizzate a proporre unificazione delle tratte" mi sembra una logica assolutamente contraria all'interesse degli Enti pubblici.
Oggi sullo "Sblocca Italia" non possiamo più intervenire, perché è stato approvato e convertito. Si può però di nuovo fare una pressione politica in questo senso. La Regione non ha quote in SITAF, non ha quote in ATIVA, che scadono nel 2016, ma se noi andiamo a dire "ridiamo nuovamente le concessioni autostradali e proroghiamo di vent'anni e in cambio mi fate un tunnel" - che sia il tunnel sotto il Po, che sia il tunnel dove vorreste voi - non cambia la sostanza.
Al tunnel sotto il Po noi siamo contrari ad una prima analisi, ma siccome non vogliamo sempre fare la parte di quelli contrari a tutto Chiamparino o chi per lui ci porti delle proposte e ovviamente le analizzeremo. Però ci sembra un progetto un po' faraonico e un po' eccessivo, né ci convince - e non penso che siamo i soli - l'idea del collegarlo al rinnovo delle concessioni, così come gli interventi sull'autostrada Torino-Aosta.
L'idea di alzare il piano autostradale di un tratto dell'autostrada è a rischio esondazioni. Succede una volta ogni venti-trent'anni, quindi si tratta di cospicui interventi per ridare anche il rinnovo della parte di ATIVA che riguarda l'autostrada Torino-Aosta.
Su questo sono tanti i discorsi da fare, perché più perdiamo partecipazione pubblica e meno forza abbiamo.
Ricordo anche le battaglie politiche - in parte da noi sostenute - che ha fatto il Consigliere regionale Boeti in merito al casello di Bruere. E' un grosso problema che affligge la Città di Rivoli.
Ma se noi perdiamo qualunque voce pubblica nel dibattito con dei proprietari privati di una tangenziale, come andiamo a fare passare le linee politiche? Possiamo fare un atto di indirizzo; facciamo un atto di indirizzo in Consiglio regionale e l'Assessore dovrà andare con il cappello in mano a dire "spostate il pedaggio da una parte e mettetelo dall'altra".
Già così siamo poco ascoltati, quindi non è una logica di conflittualità tra pubblico e privato, fuori il privato e solo il pubblico.
E' una logica di pesi e contrappesi. Se noi riusciamo a mantenere un peso pubblico nelle concessioni autostradali, abbiamo peso politico per poter decidere sia delle opere sia dei costi sia della manutenzione sia del costo dei pedaggi, che non possono aumentare all'infinito, e secondariamente possiamo avere degli introiti, degli incassi.
Purtroppo nuovamente la valutazione sullo "Sblocca Italia" è, dal nostro punto di vista, negativa, e non è un caso che poi creiamo dei nomi così come la parte governativa che crea dei nomi simpatici quali "Sblocca Italia" o "Salva Italia".
Noi ribattiamo creando dei nomi altrettanto simpatici e suggestivi per farli rimanere in mente ad una parte dell'elettorato. Noi l'abbiamo ribattezzato "Sfascia Italia" più che "Sblocca Italia", perché sotto diversi punti di vista alcuni articoli erano veramente critichi e sono veramente critici.
Il dibattito è sempre utile a rivedere le proprie posizioni in un'ottica di future decisioni, ma il dibattito di oggi che abbiamo voluto portare in Aula, anche se il decreto è già stato convertito, vuole proprio mirare a cercare di prendere posizioni a tutela delle partecipazioni pubbliche in concessioni autostradali che sono remunerative. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Io voglio aggiungere un piccolo contributo relativo alla Provincia di Cuneo che, secondo noi, porta un bell'esempio di come funzionerebbe questo articolo dello "Sblocca Italia" e dimostra tutta la nefandezza di questa legge.
La questione è molto semplice e sostanzialmente l'avevamo già capita quando in tempi non sospetti, più di un anno fa, incontrammo il Ministro Lupi per parlare del tema della ferrovia Cuneo-Nizza in un suo giro nella provincia di Cuneo, dove lui andava a rassicurare sul completamento del tratto autostradale Cuneo-Asti, accompagnato da un personaggio notoriamente legato al gruppo Gavio, l'ex eurodeputato Bonsignore.
Era ampiamente prevedibile che oggi ci saremmo trovati una legge che va a tutto vantaggio...
E' un caso emblematico: la società che fa capo al gruppo Gavio e che deve realizzare la Cuneo-Asti sta trascinando i piedi, non vuole completare i cinque lotti mancanti dell'autostrada Cuneo-Asti, ma perché? Perch quelli già completati hanno una redditività mostruosamente inferiore alle aspettative, nonostante un costo elevato. Lo so bene io che ogni tanto sono costretto a usare quel pezzo di autostrada, che da Cuneo si collega alla Torino-Savona, per arrivare a Torino un po' più in fretta. Il costo di quella tratta è proibitivo perché il progetto è stato fatto in modo approssimativo e scellerato, prevedendo un tunnel sotto una collina che frana, tra l'altro, la stessa dove si sta costruendo e, presumibilmente, si completerà il nuovo ospedale di Verduno, che vedrà rinnovate le sue preoccupanti condizioni geologiche quando si scaveranno i tunnel 200-300 metri a valle della struttura ospedaliera.
E' un caso emblematico, perché le condizioni dell'articolo 5 dello "Sblocca Italia" sono quelle che vanno bene al Gavio che va a rinegoziare a livello nazionale la concessione per l'autostrada Cuneo-Asti non redditizia, chiedendo di avere compensazioni su altre concessioni attraverso il prolungamento delle stesse e una rimodulazione degli investimenti sull'autostrada stessa.
Cosa significa questo? Vuol dire che, ad esempio, il pezzo di tangenziale di Cuneo, che peraltro noi riteniamo inutile e quindi non ci dispiacerebbe se non fosse fatto, che è ad uso gratuito per gli automobilisti, probabilmente non verrà mai realizzato. Vorrebbe dire che probabilmente si cercheranno delle soluzioni diverse per non realizzare un tunnel sotto una collina geologicamente instabile, che ha un costo previsto di 800 milioni di euro ma - lo si vede nelle relazioni che sono depositate al Ministero - non ha delle certezze, per cui si procederà passo a passo durante la sua realizzazione.
Allora, mi pare emblematico che qui abbiamo un classico regalo agli "amici". Ed è una ragione in più perché dei rappresentanti dei cittadini si pongano la questione e cerchino di attivarsi, affinché queste cose non siano possibili. Perché una società concessionaria, che ha preso l'impegno di realizzare delle opere, decide che non gli convengono più e semplicemente smette di realizzarle non deve essere ancora oggetto di ulteriori favori. Soprattutto, perché, guarda caso, questo articolo dello "Sblocca Italia" è di nuovo sotto la lente d'ingrandimento dell'Unione Europea, perché esiste di nuovo il pericolo - guardate un po' che sospettosi che sono in Europa! - che stiamo dando un illecito aiuto alle imprese.
Vedo che il tema non interessa particolarmente...



(Commenti del Presidente Chiamparino)



CAMPO Mauro

Proprio di quello parlavate. Perfetto, allora grazie.
Quindi, veramente solleciterei un'attenzione al fatto e una vera riconsiderazione.
Ripeto, abbiamo bocciato le due precedenti mozioni, ma, per favore, non è non hanno un senso solo perché le proponiamo noi. Queste cose sono centrali, ce le ritroveremo di nuovo e ci morderanno in futuro, perch avremmo di nuovo fatto un favore, avremmo di nuovo buttato dei soldi pubblici per favorire qualche grande azienda privata e ci ritroveremo senza le opere e senza i soldi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Noi consideriamo non condivisibile la proposta di ordine del giorno avanzata dal Movimento 5 Stelle, non perché non consideriamo anche ragionevoli alcune delle considerazioni che hanno fin qui fatto, ma perch riteniamo che sia un po' parziale e un po' - passatemi il termine, senza contrapposizione - faziosa la lettura che danno dell'articolo 5 del decreto "Sblocca Italia".
Ci tengo a dire che questo decreto non è considerabile né come un regalo né come un rinnovo automatico delle concessioni autostradali. Il decreto, conformemente alla normativa europea, prevede alcune opzioni.
Conformemente alla normativa europea, perché un Governo di questi tempi non potrebbe permettersi assolutamente normative in contrapposizione a normative europee, quindi col rischio di incappare in procedure di infrazione.
Conformemente alle normative europee, il Governo consente ai concessionari di chiedere una revisione con un rinnovo delle concessioni in essere anche mediante unificazione di tratte interconnesse per razionalizzare il sistema e garantire la realizzazione degli investimenti.
Un conto è la richiesta, un conto è l'accoglimento di detta richiesta che dipendente dagli enti concedenti.
La situazione va valutata caso per caso. Prevede che la possibilità di richiesta sia connessa all'unificazione di tratte, e ciò va raffrontato al fatto che, al di là del gruppo Autostrade per l'Italia, che è il gruppo più forte e più strutturato presente nel nostro Paese, noi abbiamo una miriade di piccole concessioni non giustificabili in una logica di grossi raggruppamenti e di grossi soggetti economici che competono per il rinnovo delle concessioni.
Oltretutto, c'è il problema di finanziare investimenti infrastrutturali, investimenti importanti per cui la mano pubblica non ha più risorse, e che possono essere finanziati solo ricorrendo a proroghe delle concessioni in essere o a nuove gare che prevedano questi tra gli oneri previsti per i concedenti.
Va inoltre rilevato che noi abbiamo un problema delle risorse per il subentro, cioè la scadenza di alcune concessioni fa sì che, alla scadenza delle concessioni, non essendosi ancora ammortizzati gli investimenti fatti, spetti al cedente, all'impresa che cede la concessione, un diritto di subentro, ossia il diritto di avere pagate dal subentrante le somme investite non ancora ammortizzate; cosa che, se non erro proprio nel caso di ATIVA, comporterebbe un esborso per il soggetto entrante di qualche centinaio di milioni di euro per far fronte a investimenti fatti e non ancora ammortizzati.
Allora, credo che la questione vada gestita con molto buon senso, e che sicuramente - su questo sono d'accordo con il Movimento 5 Stelle - le procedure concorsuali e le procedure di gara siano la soluzione ottimale in un sistema, perché garantiscono la competitività.
Noi siamo, tra l'altro, un'Amministrazione che si è impegnata, per bocca dello stesso Presidente, ad arrivare celermente a una liberalizzazione complessiva di tutto il sistema del TPL, ivi compreso il trasporto pubblico ferroviario, quindi siamo per un soluzione che ci vede sostenere con convinzione e determinazione il sistema delle gare per l'individuazione dei partner nel sistema pubblico, ma dire che il sistema previsto dall'articolo 5 del cosiddetto "Sblocca Italia" sia un sistema lesivo della normativa europea, un sistema che consente, automaticamente posizioni di privilegio e di favore a carico di concessionari autostradali mi pare una forzatura dettata più dal ruolo di opposizione che non da una seria convinzione.
Personalmente, credo si debba dare al Governo la possibilità di verificare caso per caso, dandogli la possibilità di favorire l'unificazione delle concessioni.
Ritengo ancora che si debba garantire - cosa che finora non è stata fatta - che i concessionari autostradali, anche se proprietari di aziende di lavori pubblici, di opere pubbliche, appaltino i lavori delle opere pubbliche.
Questo è uno dei principali problemi. I lavori delle opere pubbliche devono essere appaltati a terzi per evitare che, tramite il sistema di affidamenti diretti, lievitino i costi e per evitare che, di conseguenza questi costi vengano scaricati sui pedaggi, e quindi sul costo che sostiene la comunità ad avvalersi di queste infrastrutture che sono monopoli naturali.
Faccio presente - e cito il caso di più prossima scadenza - che nel caso dell'ATIVA siamo in presenza di vere e proprie emergenze che la politica non sta risolvendo, nonostante il trascorrere del tempo.
Parliamo e parleremo di alluvioni, di eventi alluvionali, di danni da eventi alluvionali, ma abbiamo un'intera zona, la zona di Ivrea - il cosiddetto "nodo idraulico di Ivrea" - ad alto rischio inondazione, una zona su cui si è definita una serie di interventi di sistemazione idraulica, che toccano anche l'asse autostradale ivi esistente, però non ancora realizzati, per carenza di risorse.
Credo che la politica debba valutare caso per caso; debba valutare dov'è più opportuno andare a gara, dove ci siano le condizioni per andare a gara, e dove invece ci siano le condizioni per trattare prolungamenti di concessioni. Non è accettabile che ci si occupi di un tema quando si è all'opposizione o quando c'è il rinnovo di una concessione, e poi non se occupi più.
Dato che noi siamo persone che hanno dimostrato, anche oggi, di occuparsi di un tema sia quando sono all'opposizione sia quando sono in maggioranza, non lesinando critiche anche ad amministrazioni del proprio colore, nel senso dell'utilità pubblica, noi non rifugiamo l'interpretazione di demonizzazione dell'articolo 5 di un testo ormai diventato legge dello Stato, ma chiediamo all'amministrazione regionale di verificare, per quanto possibile e per quanto di competenza, sul Ministero dei trasporti e delle infrastrutture affinché questa partita, che toccherà anche nei prossimi cinque anni delle concessionari piemontesi, venga gestita con molta intelligenza, equilibrio e tutela del bene pubblico.
Chiediamo anche che si faccia attenzione - ultimo passaggio che faccio anche se va fuori dal testo della mozione - ad una parte di patrimonio pubblico rappresentato da pacchetti azionari in mano pubblica, detenuti sia in SITAF sia in ATIVA, che per esigenze di bilancio di Enti locali potranno essere oggetto di dismissioni, elementi importanti per garantire gli attuali equilibri di governance di queste società.
Si tratta di monopoli naturali, cioè di beni infrastrutturali unici su cui non c'è più, una volta acquisito questo bene, concorrenza. Faccio notare, quindi, come sia importante il ruolo della mano pubblica, che non necessariamente deve essere l'azionista, può anche essere il controllore.
Si tratta di beni costruiti nel corso degli anni con un notevole sforzo della finanza pubblica.
Lo sforzo del nostro Gruppo consiliare, quindi, è stato quello di trovare soluzioni che, da un lato, tenessero conto della necessità degli Enti locali di dismettere le partecipazioni; dall'altro, evitassero che un bene, oggi in mano pubblica, si perda per un pugno di denaro, perdendo la possibilità di governare un sistema, che non é solo un sistema aziendale o un sistema industriale, ma è un sistema importante per l'equilibrio e lo sviluppo di interi territori.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sulla mozione n. 75, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Diritto allo studio - Assistenza scolastica - Trasporti su ferro

Esame ordine del giorno n. 76 presentato dai Consiglieri Grimaldi e Appiano, inerente a "Sblocca Italia: deroghe, patto di stabilità, diritto allo studio e trasporti"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'ordine del giorno n. 76, attratto all'o.d.g. odierno come punto 10).
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Presidente, non voglio tediare l'Aula, avendone già parlato in Commissione bilancio qualche giorno fa.
Noi sosteniamo che la spesa primaria regionale abbia già pesato all'interno della spesa primaria della pubblica amministrazione, per il 4,5%, con una riduzione pari allo 0,8 dal 5,3 degli ultimi anni.
Questo dato deve essere integrato con gli effetti delle manovre finanziarie che nel 2013 e nel 2014 hanno determinato un contributo aggiuntivo di queste risorse regionali.
Il Presidente Chiamparino, quale Presidente di Conferenza Stato Regioni, e il Sindaco Fassino, in qualità di Presidente dell'ANCI, hanno detto che gli Enti locali hanno già pagato ampiamente il rientro dall'indebitamento.
Per questo motivo non capiamo come mai il comma 7 del citato articolo 46 non troverà applicazione e che, pertanto, le borse di studio, i contributi per gli studenti e il materiale rotabile non saranno sottratti dal limite di spesa fissato per il Patto di stabilità.
La vicenda sul diritto allo studio è ancora più fastidiosa, perché a noi non è concesso non applicare quelle norme che, tra l'altro, noi svolgiamo per conto dello Stato, soprattutto sul diritto allo studio universitario.
Mi rivolgo soprattutto ai Consiglieri dell'opposizione di centrodestra: come Regione contribuiamo già per il fatto che abbiamo erogato meno borse di studio, quindi lo Stato ci dà già meno risorse di quante ne dava, o ne ha date, dal 2008 al 2010.
Sa qual è il rischio, Presidente Chiamparino? Che questi sette milioni di euro, così come quelli sul materiale rotabile e sui contributi per gli studenti, non essendo più nel Patto di stabilità, cioè non essendo esentati dal Patto di stabilità, insistono di nuovo sulle nostre risorse regionali quindi con coperture da trovare.
Chiedo semplicemente che in qualche modo la Giunta si faccia promotrice presso il Parlamento, con altre Regioni italiane, per la cancellazione di questo articolo 42, che mira a reintrodurre, nel Patto di stabilità interno, 150 milioni complessivi del diritto allo studio universitario, e che interceda per evitare che anche i fondi del diritto al lavoro per i disabili (20 milioni di euro), per il trasporto disabili (15 milioni di euro), per i libri di testo (altri 80), insieme a quello dei materiali rotabili (altri 135), rientrino, com'era previsto in un primo accordo con lo Stato, fuori dai nostri limiti del Patto di stabilità.
Oggi c'è anche una provocazione in tal senso del Presidente Rossi su altre vicende che ci riguardano strettamente, ma ne parleremo giovedì in Commissione; mi riferisco all'esenzione dal Patto di stabilità di tutte le materie che riguardano il dissesto idrogeologico.
Non possiamo, per il limite del Patto di stabilità e per questo inutile (a mio avviso) emendamento dello "Sblocca Italia", pensare di affondare sott'acqua o di non erogare i servizi ai nostri cittadini.
Per questo motivo, spero che la trattativa vada avanti e chiedo il voto favorevole ovviamente a tutta l'Aula. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sulla mozione n. 76, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Trasporti pubblici

Esame ordine del giorno n. 83, presentato dai Consiglieri Gariglio Conticelli, Rostagno, Ravetti, Allemano, Gallo, Corgnati, Ottria, Accossato e Boeti, inerente a "Metropolitana torinese. Nel disegno di legge di stabilità 2015 siano assicurante le risorse per il completamento della Linea 1 della metropolitana di Torino e l'avvio dei lavori della Linea 2"

Argomento:

Esame ordine del giorno n. 90, presentato dai Consiglieri Bono, Bertola Frediani e Valetti, inerente a "Impegno ristanziamento fondi per prolungamento Linea 1 della metropolitana torinese"


PRESIDENTE

Proseguiamo i nostri lavori con l'esame dell'ordine del giorno n. 83 avente ad oggetto "Metropolitana torinese. Nel Disegno di legge di stabilità 2015 siano assicurante le risorse per il completamento della Linea 1 della metropolitana di Torino e l'avvio dei lavori della Linea 2" presentata dai Consiglieri Gariglio, Conticelli, Rostagno, Ravetti Allemano, Gallo, Corgnati, Ottria, Accossato e Boeti, e dell'ordine del giorno collegato n. 90, presentato dai Consiglieri Bono, Bertola, Frediani e Valetti, inerente a "Impegno ristanziamento fondi per prolungamento Linea 1 della metropolitana torinese", di cui al punto 11) all'o.d.g.
Iniziamo con l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 83.
Ha chiesto la parola la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Buonasera.
L'ordine del giorno è molto semplice: il testo è stato presentato all'indomani delle notizie a mezzo stampa relative ai fondi per il completamento della metropolitana torinese, sia quelli per terminare il cantiere Bengasi, sia quelli per completare la trattata da Bengasi a Cascine Vica-Rivoli e per l'avvio della Linea 2 della metropolitana, a partire dal nodo strategico di Rebaudengo, di cui abbiamo parlato questa mattina.
Naturalmente, le risorse per il completamento della Linea 1 della metropolitana sono dovute, trattandosi di un'opera strategica per la città.
Rispetto alla Linea 2, com'è già stato ricordato parlando del cantiere di Corso Grosseto, completano sia l'opera del passante che l'intersezione con la metropolitana e con il trasporto torinese.
Rispetto al documento, dobbiamo apportare una correzione (ne approfitto dell'illustrazione per anticiparla): nel dispositivo, dopo "considerato che", si corregge con "all'avvio dei lavori per la Linea 2 (che dovrebbe collegare la zona nord di Torino e la zona sud al centro cittadino)".
Nel documento originario si citava Barriera di Milano e Mirafiori; è stato un errore nostro.



PRESIDENTE

Dovrebbe accomodarsi al banco della Presidenza per controfirmare la modifica.



CONTICELLI Nadia

Sì, ci tenevo solo ad anticiparlo ai colleghi.
Si propone quindi la correzione con la dicitura "(che dovrebbe collegare la zona nord e la zona sud al centro cittadino)".



PRESIDENTE

Grazie. Si accomodi pure al banco della Presidenza per ufficializzare la modifica.
Procediamo con l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 90, collegato al precedente.
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Abbiamo inteso presentare un ordine del giorno relativo alla metropolitana, in quanto, anche su questo tema, ci separano alcune valutazioni trasportistiche (del resto, se non fosse così, faremmo parte della stessa maggioranza!).
In questo ordine del giorno abbiamo inserito solo la richiesta di stanziamento di fondi per la Linea 1 della metropolitana, in quanto riteniamo che, anche ai sensi dello "Sblocca Italia" prima (da cui sono state poi espunte le risorse), e dalla legge di stabilità dopo, siano opere immediatamente cantierabili. L'opera verso Bengasi, ovviamente, è già cantierata da tempo, purtroppo (dico "purtroppo" perché per quanto i cantieri siano in essere, il fermo lavori persiste da diversi mesi, con grande nocumento per quanto riguarda le attività commerciali della zona).
Il prolungamento verso Cascine Vica-Rivoli invece è immediatamente cantierabile (non entro il 31 dicembre, come magari si pensava in origine però sicuramente nel 2015).
Noi abbiamo deciso di espungere la parte relativa alla Linea 2 della metropolitana perché ci sembra che sia un'opera su cui ancora si devono fare delle valutazioni, coinvolgendo non solo tutte le forze politiche presenti (quelle del Consiglio comunale di Torino e - perché no - della Città Metropolitana e della Regione), ma anche i cittadini. Le risorse infatti, sono poche e dobbiamo cercare di capire come utilizzarle al meglio.
Sulla Linea 2, la proposta di andare fondamentalmente non dico dal nulla, perché adesso c'è la Stazione Rebaudengo, ma un tempo era quasi un nulla, nel senso che non era una zona molto ben definita dal punto di vista metropolitano, al nulla dello scalo Vanchiglia, è abbastanza nota ai cittadini torinesi. Sullo scalo Vanchiglia, infatti, c'è la grande ipotesi della variante ex 200, che dovrebbe creare centinaia (se non migliaia) di posti residenziali, con case di nuova realizzazione, in un'area abbastanza abbandonata. Ipotesi che cozza, ovviamente, sia con la situazione demografica della città di Torino, che il Presidente della Regione Piemonte conosce bene, in quanto è stabile se non in calo negli ultimi anni, sia con la situazione immobiliare (sia da parte dei privati cittadini che intendono comprare, sia da parte dei costruttori, che al momento chiedono di tutto tranne che nuove aree su cui costruire, perché non riescono a vendere neanche quello che hanno realizzato adesso; anzi, chiedono aiuti per vendere almeno l'invenduto, prima di pensare a costruire qualcosa di nuovo che tanto non si vende).
Quindi se puntiamo ad un discorso low cost, finanziato di nuovo dai privati della variante 200, stiamo facendo un qualcosa che non sta in piedi.
Il progetto low cost riguarderebbe il famoso Trincerone di Via Gottardo: conosco bene l'area, perché adesso vivo abbastanza vicino e ho lavorato in zona. È una situazione di viabilità e di degrado che va assolutamente risolta. Si tratta, appunto, di un vecchio "trincerone ferroviario" in cui la gente butta di tutto (purtroppo alcuni cittadini lanciano rifiuti); ne consegue una situazione di degrado e di pericolo dal punto di vista della sicurezza del territorio.
Si possono ovviamente esperire e progettare altre soluzioni: valutiamole. Sicuramente, coprire il passante, in qualche modo, senza necessariamente far passare da lì la linea.
Noi abbiamo valutato con diversi tecnici le questioni trasportistiche di Torino e dell'area metropolitana: sappiamo che, normalmente, nelle città, a partire da Milano o da Roma, le metropolitane si incrociano a "x" per coprire il territorio da nord a sud e da est a ovest. Invece, noi staremmo ipotizzando una metropolitana 2 che è praticamente una circolare c'era anche l'ipotesi di farla circolare nel passante e farla tornare indietro. Questo non ha molto senso perché non otteniamo benefici trasportistici, in quanto chi abita a nord usa la linea 4 - per chi conosce Torino - per andare in centro. Certo, non sarà efficace ugualmente, è un po' più lenta di un'ipotetica metropolitana, ma questo non giustifica un investimento di diverse decine, se non centinaia, di milioni di euro per realizzare una tratta che, tra l'altro, dovrebbe fermarsi a scalo Vanchiglia. Poi, arrivare a Porta Nuova, in centro, all'altra metropolitana e alle stazioni ferroviarie, ovviamente, è questione di anni, se non di più, perché le risorse al momento sono quelle che sono.
L'ipotesi inversa di andare a scalo Vanchiglia e a Rebaudengo a prendere il treno per poi andare in centro a me e a diverse persone che studiano e conoscono molto meglio di me la materia sembra un po' fantascienza.
Invece, un progetto di linea metropolitana 2 dovrebbe andare a servire veramente la parte est della città, nell'ambito del già richiamato discorso della croce, quindi, ad esempio, l'area di Barca-Bertolla, la zona di San Mauro e Pescarito, che era l'origine del progetto della Linea 2. Quella dovrebbe essere la linea veramente forte per un territorio che ha difficoltà trasportistiche notevoli.
Ormai, abbiamo un po' di esperienza della materia e nell'ordine del giorno non abbiamo scritto valutazioni negative sul progetto della Linea 2 della metropolitana, altrimenti sarebbe stato come destinare alla cassazione automatica il documento. Però, nello specifico, abbiamo richiesto risorse solo per la Linea 1, quindi il tratto Lingotto-Bengasi e il tratto Fermi-Cascine Vica.
Queste sono le due priorità perché allargano verso la conurbazione di Rivoli, che raccoglie comunque 50 mila abitanti, e l'area della Val di Susa. Ci sono comunque delle limitazioni, nel senso che comunque a Fermi c'è un grosso parcheggio, ma è sempre pieno e non ha il collegamento con la stazione ferroviaria. Cioè, anche in passato abbiamo realizzato una linea di metropolitana che non arriva neanche vicino ad una stazione ferroviaria.
Quindi, è fondamentale spostare la metropolitana, farla tornare su corso Francia, spostare la stazione ferroviaria di Collegno e permettere così l'interscambio: si scende alla stazione ferroviaria e si prende la metropolitana per viaggiare più veloce in tutte le direzioni di Torino.
Queste due opere sono fondamentali, pertanto con questo impegno noi chiediamo che la Giunta si attivi nei confronti anche del Governo nazionale affinché si impegni a stanziare delle risorse che non spariscano il giorno dopo lo stanziamento. Noi abbiamo visto che le risorse c'erano nel Salva Italia, nello Sblocca Italia e nella legge di stabilità; era stata prevista una bozza all'articolo 17, comma 3, con la previsione di 120 milioni di euro per nove anni, per un totale di un miliardo e 80 milioni - ovviamente per tutte le linee metropolitane d'Italia, non solo di Torino - che è sparita.
Noi condividiamo che ci siano le urgenze trasportistiche, o no, a livello di forze politiche rappresentate in Consiglio regionale, che sono tendenzialmente quasi tutte anche rappresentate a livello nazionale? Se sì, penso che una delle convergenze riguardi la creazione di linee di metropolitana. Torino, purtroppo, è indietro rispetto a città come Roma o Milano. Mi direte che sono città più grandi, ma anche Torino ha una notevole estensione geografica, con un certo peso demografico, che determina un'elevata congestione di traffico e di inquinamento.
E' ovvio che, in passato, abbiamo subito - questo possiamo dirlo candidamente - politiche anche di mobilità centrate soprattutto sulla mobilità privata. Conosciamo benissimo il motivo, non occorre dirlo: essendo la nostra città sede di un grosso player, sempre più internazionale più che nazionale, produttore di autoveicoli, risultava in conflitto di interessi con una politica nazionale, regionale e comunale volta all'incentivo della produzione di autoveicoli, quindi del ritorno dell'indotto lavorativo sul territorio.
Adesso che questa politica, purtroppo, si è sbloccata - dico "purtroppo", perché sicuramente ha perso un ritorno positivo sul territorio in termini di lavoro, ma ha ottenuto un ritorno positivo per quanto riguarda la mobilità - dobbiamo assolutamente approfittarne. Se non ne approfittiamo in questi anni, rischiamo di non poter più giocare la nostra partita.
Quindi, ben venga anche l'ipotesi del finanziamento di una linea metropolitana 2, però, in questo momento, chiederemmo un ulteriore supplemento di istruttoria per quanto riguarda la Linea 2, perché non siamo convinti, e non siamo i soli; sarebbe sufficiente un sondaggio anche estemporaneo tra i cittadini, anche con riunioni circoscrizionali, per vedere che le priorità non sono quelle.
Ricordiamoci che non dobbiamo servire solo Torino, ma soprattutto l'area metropolitana. Cioè, la maggioranza è costituita da coloro che da fuori Torino entrano in città con la macchina; chi abita a Torino e si sposta in città di solito usa i mezzi urbani, che non sono efficienti ed efficaci come la metropolitana, è ovvio. Invece, chi proviene dai primi paesi, da Rivoli, da San Mauro o da Settimo, trova difficoltà ad utilizzare i mezzi. Quindi, se incentiviamo il trasporto pubblico dalla prima conurbazione a Torino risolviamo anche molti problemi della città. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Boeti, che interviene in qualità di Consigliere.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Ritengo opportuna la discussione su questo argomento.
Mi è capitato di affermare - lo dico scherzando - che questo fosse il miglior Governo che noi potessimo avere, in quanto nell'arco di poco tempo aveva messo a disposizione delle Regioni 170 milioni di euro per la sanità a differenza di quanto era successo negli anni precedenti, in cui questo non si era verificato. Quando è arrivata la notizia della disponibilità del finanziamento della metropolitana fino a Rivoli, ho potuto dire di aver trovato finalmente il mio Presidente del Consiglio. Adesso non sono più sicuro che arrivino i 170 milioni di euro per il sistema sanitario; ho avuto anche qualche incertezza rispetto alla metropolitana e qualche certezza è venuta meno. Su questo argomento scherzo perché mi auguro naturalmente, che le cose vadano in maniera diversa.
La storia della metropolitana fino a Rivoli risale, ormai, ad una decina di anni fa. Tutti sanno che la metropolitana avrebbe dovuto arrivare a Collegno e lì fermarsi. E' stato in quegli anni, dieci anni fa, che grazie anche ad un lavoro di collaborazione tra Comuni dell'area metropolitana (Rivoli e Collegno nella fattispecie), si decise di provare a spingere la metro fino a Rivoli. Si è perso molto tempo, anche perché - è la questione cui accennava il Consigliere Bono - si decise di variare il progetto per realizzare l'interscambio, che fino a quel momento non era previsto nell'area di Collegno.
Quindi, la perdita di tempo ci ha portati a traccheggiare rispetto a questo progetto. Effettivamente, il progetto iniziale prevedeva che la Regione lo finanziasse con 40 milioni di euro e i Comuni di Collegno e di Rivoli facessero la loro parte. Undici milioni di euro per il comune di Rivoli, in questo momento, sarebbero stati effettivamente un investimento non sostenibile da parte del Comune, che comunque si era impegnato a provare a fare la sua parte, ritenendo questo collegamento importante per la città.
Poi, è arrivata la notizia che c'era la disponibilità da parte dello Stato a finanziarlo, grazie - come è apparso e come io sono sicuro che sia all'interessamento dell'Onorevole Esposito, in qualità di Vicepresidente della Commissione Trasporti del Senato. Quindi, ci siamo tutti convinti, lo abbiamo anche spiegato ai cittadini, che, finalmente, questo sogno atteso dai rivolesi, ma non solo, anche dagli abitanti della zona ovest, avrebbe potuto concretizzarsi.
Effettivamente, il finanziamento completo del progetto, oggi, sembra essere sparito, ma ci sono i 100 milioni di euro per cominciare i lavori che non sono spariti, sono ancora disponibili e stanno preparando il progetto. Guiati dice che nell'arco di quattro mesi il progetto sarà disponibile ed è fiducioso che, entro ottobre o dicembre 2015, possa essere avviato l'appalto dell'opera, per cominciare l'anno dopo i lavori. Mi pare che siano previsti quattro o cinque anni di lavori per completare la linea.
Siamo fiduciosi che il Governo resti in carica fino al 2018, un po' perché è una nota di civiltà: un Governo resta in carica fino alla fine della legislatura e, dopo, se non ha lavorato bene i cittadini, se ritengono, lo cambiano. Questo ci consentirà, mi auguro, di completare questo progetto. La metropolitana è certamente il sistema migliore dei trasporti, i cittadini viaggiano sotto terra e le aree in superficie sono destinate ai commerci e alla vivibilità, poi si riduce l'inquinamento atmosferico. Insomma, linee di metropolitane più lunghe consentono anche di aumentare il numero di passeggeri, quindi anche incrementare l'incasso.
Soprattutto, le metropolitane servono a riqualificare le città.
Penso ad una metropolitana fino a Rivoli, oggi fino a Cascine Vica e magari domani fino in Piazza Martiri della Libertà. Servirebbe soprattutto a riqualificare quell'area di Cascine Vica che dovrebbe, in un primo momento, ospitare l'arrivo della metropolitana con parcheggi interrati e con edilizia residenziale. Lì ci sono due o tre aree che devono essere riqualificate, e questo potrebbe anche essere utilizzato, perché è inevitabile che un quartiere nel quale arriva la metropolitana sia più appetibile da un punto di vista economico da parte di chi, per esempio deve comprare un appartamento.
Collegno sta facendo questo tipo di operazione, mentre oggi l'edilizia è ferma in tutti i Comuni, perché intorno a un'area in cui c'è la fermata della metropolitana i cittadini sono più propensi ad acquistare la casa nella quale vivere con la propria famiglia.
Mi auguro che dopo l'inizio dei lavori la metropolitana possa essere finanziata, ma in questo momento siamo fiduciosi che il progetto possa essere completato.
L'ordine del giorno, sia il nostro che quello del Movimento 5 Stelle serve a tenere viva l'attenzione su questo argomento perch effettivamente, se questo non si dovesse verificare, sarebbe una delusione per gli abitanti di quel territorio e, secondo me, sarebbe anche ingiusto per un territorio che ha dato molto anche all'area metropolitana.



PRESIDENTE

Do la parola a tutti, ma visto che è vostro interesse fare approvare le due mozioni, mettevi nelle condizioni di terminare entro le ore 19.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà



BERTOLA Giorgio

Sarò breve, mi prendo dieci minuti quando mi servono, altrimenti ne prendo meno.
Volevo solo rimarcare quello che ha già sottolineato il Consigliere Bono. Ci concentriamo soprattutto sulla Linea 1, perché sulla Linea 2 possiamo fare tutte le considerazioni che vogliamo, c'è un dibattito anche molto interessante e opinioni diverse su come la Linea 2 dovrebbe essere realizzata. Sarà un compito della politica e degli amministratori decidere qual è la strada migliore.
Come al solito, come sempre, quando si parla di nuove linee è bene vedere cosa si sta facendo. Sembra quasi un esercizio di stile cominciare a parlare di una seconda linea quando la prima ha così tanti problemi ad essere completata. Non mi riferisco solo al tratto che va dall'attuale capolinea di Collegno fino a Cascine Vica, ma mi riferisco al tratto per il quale si stanno facendo da troppo tempo i lavori, il tratto che riguarda il prolungamento da Lingotto a piazza Bengasi.
Vivendo la realtà del territorio, percepisco che il problema è molto sentito. C'è un cantiere aperto da tempo, un tratto di via Nizza chiuso piazza Bengasi sventrata, i commercianti che hanno subito, senza dubbio dei danni di tipo commerciale e non vedono la luce in fondo al tunnel anche perché il tunnel non è stato ancora scavato: la talpa doveva arrivare un paio di anni fa, ma si è fermato tutto.
Prima di pensare ad altre linee, concentriamoci sulla Linea 1 e vediamo di far sì tutti insieme, ciascuno per la propria parte, che ci siano le risorse per il completamento della linea.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Accossato, ne ha facoltà



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Ovviamente mi sento chiamata in causa ad intervenire sul tema del prolungamento della Linea 1 di metropolitana che dovrebbe congiungere Collegno con Cascine Vica, ricordando che tre delle quattro fermate sarebbero in territorio collegnese. Il dibattito di questa sera:è molto importante: l'impegno che chiediamo al Presidente della Giunta e all'Assessore ai Trasporti è di sostenere il finanziamento nazionale per arrivare al completamento di quest'opera.
Credo che nessun altro, come la sottoscritta, che abita in una città come Collegno, servita dalla metropolitana, possa sottolineare come la presenza della metropolitana cambia la vita dei cittadini. Il completamento della Linea 1 è fondamentale e indispensabile in una logica che, peraltro da Cascine Vica dovrebbe vederci arrivare a Rivoli città. Il tema è che noi abbiamo due mozioni all'attenzione. Mi sembra fuori luogo dividersi su un tema che ci vede concordi nel sottolineare l'importanza del trasporto metropolitano, quindi dell'ammodernamento della rete trasportistica di questa nostra città.
Tuttavia, per quanto sia importante l'intervento del Movimento 5 Stelle nel sottolineare le problematiche in essere, in questo momento, sul tratto Lingotto-piazza Bengasi, quindi su questa urgenza e su un impegno a trovare anche ulteriori risorse per completare un'opera già appaltata, noi non possiamo aderire ad un impegno che tralascia del tutto l'ipotesi di avviare la Linea 2. In una logica - l'avete detto anche voi e l'ha detto anche il Consigliere Bono nel suo intervento - di rafforzamento di un sistema di trasporto pubblico locale, la realizzazione di due linee metropolitane è la condizione essenziale per arrivare ad uno standard europeo. Senza quello noi siamo ancora in condizioni di apprendisti sul trasporto pubblico locale.
Credo ci possano essere le condizioni perché anche il Gruppo del Partito Democratico appoggi una richiesta e una sollecitazione per il completamento su piazza Bengasi. Tuttavia dovrebbe esserci, e non so se c'è, una disponibilità del Gruppo del Movimento 5 Stelle a integrare la loro mozione, quindi non eliminando la prospettiva dell'avvio della progettazione sulla Linea 2 o di ritirare la propria mozione, anche se capisco che per una forza politica ritirare una mozione sia un problema.
Anche la nostra mozione potrebbe recuperare, nel suo deliberato, l'impegno prioritario al completamento su piazza Bengasi.
Nel mio intervento c'è quindi un'ipotesi di conciliazione delle due mozioni, perché sarebbe quanto meno singolare doverci trovare in disaccordo nel votare dei documenti, quando poi la sostanza, che è quella di rafforzare il sistema metropolitana, ci vede concordi. Provo a lanciare questa ipotesi.



PRESIDENTE

Probabilmente ci sarà il tempo per integrare le due mozioni, perché non le mettiamo in votazione questa sera.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
In merito ad alcune considerazioni, mi ha già preceduto la collega Accossato. Parlare di metropolitana significa parlare di una rete infrastrutturale che si costruisce e magari si finanzia per lotti, ma che va pensata in maniera strategica su tutta la città. Non possiamo iniziare a progettare per pezzettini e poi capire dove ci porterà la linea infrastrutturale.
Per questo, le condizioni sono due: primo, far uscire la città da se stessa, e quindi portare il completamente della Linea 1 della metropolitana fuori dai confini della Città di Torino; secondo, congiungere il collegamento Est-Ovest al collegamento Nord-Sud (noi diciamo "anche in rete con il collegamento ferroviario metropolitano", come peraltro le Direttive europee raccomandano).
Circa la Linea 2 della metropolitana, quindi non è una discussione puramente filosofica, c'è una linea di finanziamento già aperta al Ministero per la progettazione (spero di non sbagliare), nell'ultimo anno della passata Amministrazione del Comune di Torino, quando il Presidente Chiamparino era Sindaco. Noi riteniamo che lo sblocco dei fondi per il completamento della Linea 1 e la copertura della parte mancante per Piazza Bengasi e l'avvio concreto della progettazione della Linea 2 (e non solo del Master Plan, come oggi esiste), siano due elementi che si tengono e non si possono escludere a vicenda.
Anche il dibattito che in questi giorni abbiamo letto sulle cronache dei giornali (se far partire la Linea 2 da nord, da sud o dal centro) è appassionante magari dal punto di vista giornalistico, ma non riflette l'intervento nella sua realtà. Partire da Rebaudengo non significa partire dal deserto: significa, intanto, generare le valorizzazioni del primo lotto, fino allo scalo Vanchiglia - l'avete ricordato voi stessi significa partire dalla riqualificazione di un'area, significa avere un sistema circolare subito utilizzabile, che, come abbiamo detto questa mattina, si innesta sul sistema ferroviario.
Pertanto, chiediamo che venga utilizzata questa tranche di finanziamento ministeriale - peraltro già aperta - per avviare, con la cifra che serve (30-40 milioni), la progettazione della Linea 2 della metropolitana, quindi che le due cose procedano di pari passo.
Concordo con la proposta lanciata dalla collega Accossato, quindi vi proponiamo - se ritenete - di poter inserire nel dispositivo del vostro documento, o alla fine, un'ulteriore frasetta che parli dei fondi per l'avvio della progettazione della Linea 2, che non vuol dire disegnare adesso, in chiusura di seduta, il tracciato, oppure vi proponiamo di integrare - se l'intendimento è comune - i due documenti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Conticelli.
Consigliere Valetti, vuole intervenire adesso?



VALETTI Federico

No, Presidente, la prossima volta.



PRESIDENTE

Va bene. Se per voi non ci sono problemi, viste le sollecitazioni dell'Aula, i lavori terminano qui.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.59)



< torna indietro