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Dettaglio seduta n.206 del 28/02/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.32 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1463 presentata da Frediani inerente a "Attuazione del piano di ricollocazione e salvaguardia occupazionale per i dipendenti di Eurofidi"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1463.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Buongiorno, Assessora.
Con quest'interrogazione cerchiamo di avere un aggiornamento in merito alla situazione dei lavoratori Eurofidi.
Come ricorderà l'Assessora, qualche tempo fa avevamo presentato una mozione, che è stata respinta dal Consiglio in data 11 ottobre, con la quale si chiedeva l'istituzione di un tavolo che prevedesse amplia partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, quindi anche dei lavoratori.
Questo ci avrebbe consentito di mantenere un costante contatto con i lavoratori e di monitorare la loro situazione; insomma, di poter meglio controllare che sulla effettiva ricollocazione dei lavoratori si stesse lavorando, ricollocazione che, tra l'altro, era stata promessa, era un impegno della Giunta, attraverso un ordine del giorno, che, invece, è stato approvato, che chiedeva di dare mandato ai liquidatori di elaborare un piano di liquidazione con particolare attenzione alla salvaguardia dei posti di lavoro.
Adesso, siamo arrivati ad un punto in cui, direi, regna ancora l'incertezza. Noi abbiamo alcune notizie attraverso i giornali e i mezzi di comunicazione, ovviamente abbiamo dei contatti con i lavoratori; non abbiamo ancora nessun documento formale in merito alle intenzioni rispetto al piano relativo al mantenimento dei posti di lavoro e alla ricollocazione di questi lavoratori, che - ricordiamolo - sono altamente formati, che sicuramente hanno accumulato nel corso degli anni un'esperienza che potrebbe essere tranquillamente spendibile anche in altri ruoli all'interno delle partecipate delle Regione.
Sappiamo che ci sono difficoltà. Abbiamo avuto notizia di queste difficoltà in merito al trasferimento di dipendenti ad un'altra partecipata, per via della legge n. 124/2015 (cosiddetta legge Madia). Poi abbiamo letto su altri giornali che le disposizioni integrative sospenderebbero il blocco delle assunzioni della Pubblica Amministrazione conseguente alla legge Madia, in attesa dell'emanazione del decreto del Ministro del Lavoro, che definirà le modalità per la predisposizione dell'elenco degli esuberi.
Diciamo che la situazione è piuttosto confusa. Ci sono sicuramente degli incontri e occasioni di confronto tra sindacati, azienda e Regione.
Noi, al momento, non abbiamo notizie certe, quindi il fatto di presentare un'interrogazione oggi non è una marchetta, come è stata definita, in modo poco gradevole, da un collega questa mattina. È semplicemente un modo per consentire a tutti i Consiglieri di essere aggiornati, soprattutto ai lavoratori di essere aggiornati e di non essere esclusi da questo procedimento che, purtroppo, li vede coinvolti e vittime di una malagestione che adesso sta determinando conseguenze e notevoli incertezze sul loro futuro, quindi speriamo che l'Assessore possa fare maggiore chiarezza sulla loro situazione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
La parola all'Assessora De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessora ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie, Presidente; grazie, Consigliera Frediani.
Le notizie contenute nella sua interrogazione rispondono sostanzialmente al vero: si è tenuta una prima assemblea di Eurofidi post liquidazione. In questa occasione non è stato ancora presentato un vero e proprio progetto di liquidazione, perché i liquidatori stanno in questo momento lavorando a sciogliere l'insieme delle problematiche legate alla gestione del volume delle pratiche di garanzia in capo alla società eurofidi, che, ricordo, sono circa due miliardi, 800 milioni delle quali attualmente non in bonis.
Rispetto al tema dei dipendenti, vorrei sottolineare che credo vada riconosciuto che finora abbiamo gestito la situazione, e intendiamo continuare a farlo, con la massima attenzione nei confronti delle persone coinvolte. Da quando è stata messa in liquidazione la società ad oggi, una ventina di dipendenti hanno lasciato la società; un numero di poco inferiore fa parte di un ramo d'azienda, che è quello che lavorava in outsourcing per piccole banche istruendo le pratiche per il fondo centrale di garanzia. Questa attività è stata riunita in un ramo d'azienda che è stato messo in vendita con una procedura peraltro pubblica.
In questo momento, i liquidatori stanno lavorando, hanno raccolto manifestazioni d'interesse e stanno lavorando alla costituzione di altri rami d'azienda, nonché alla quantificazione del numero delle persone e a una ragionevole ipotesi sui tempi per i quali queste persone rimarranno a lavorare presso la società in liquidazione. È chiaro che, fintanto che non si sciolgono i nodi connessi alla gestione delle pratiche in capo a Eurofidi, è anche difficile ipotizzare quanto possa durare la liquidazione e di quante persone possa avere bisogno.
Ho assunto, a nome della Giunta, di fronte a quest'Aula la responsabilità e l'impegno a fare quanto possibile per assicurare a tutte le persone che attualmente lavorano in Eurofidi l'opportunità di una ricollocazione. Non ho mai detto - e lei ricorderà che, di fronte a sollecitazioni del Consiglio in questo senso, ho sempre detto che sarebbe stata un'operazione molto complessa e tutt'altro che scontata, rispetto alla quale bisognava fare un certo numero di approfondimenti di tipo normativo - che il personale di Eurofidi avrebbe potuto essere sic et simpliciter ricollocato in un'altra partecipata pubblica. Non l'ho mai detto, anche se il Consiglio si è espresso in questo senso. Mi è noto che il Consiglio si è espresso in questo senso, ma noi ci muoviamo all'interno di un quadro di norme pubbliche e dell'impiego pubblico, che il Consiglio non ha il potere di superare, considerato il fatto che Eurofidi non è una società controllata da Regione Piemonte, essendo che, proprio per statuto e per poter svolgere la propria attività tipica, la maggioranza di Eurofidi doveva essere in mano alle imprese affidate, altrimenti non sarebbe stato un consorzio fidi, quindi il 50 più uno per cento delle quote, e, inoltre Regione Piemonte aveva una quota non superiore, mi pare, al 18,5 per cento.
Ci muoviamo all'interno di questo quadro.
Lei stessa ha ricordato che, sostanzialmente, la legge Madia è in via di riscrittura. Al di là di cosa dica o non dica il decreto Madia attuale probabilmente, lei è più aggiornata di me - il problema è che l'attuale decreto Madia per entrare in vigore dovrà rifare tutto il giro delle Commissioni parlamentari, acquisire l'intesa con la Conferenza delle Regioni, acquisire il parere del Consiglio di Stato, quindi, ad oggi, vale il vecchio decreto Madia, leggeremo il nuovo e cercheremo di capire cosa ci consente di fare.
Per riassumere, di qui a un po', come lei stessa scrive, certamente dovrà partire una procedura di licenziamento collettiva, che, peraltro come lei stessa scrive, non si esaurisce certamente né in tre giorni né in tre settimane.
Nel frattempo, i liquidatori lavoreranno e stanno già lavorando al tema della costituzione dei rami di impresa; nello stesso tempo noi, con i liquidatori e con i nostri uffici, lavoreremo per approfondire e capire quali sono le possibilità effettive di ricollocazione diretta dalla società Eurofidi a un'altra società partecipata dalla Regione.
Confermo che è un'operazione estremamente complessa, ad oggi tutt'altro che scontata, ma - ripeto - credo che basti andarsi a rileggere le trascrizioni delle discussioni che sono avvenute qui in Consiglio per constatare che io, appunto, mi sono assunta l'impegno a verificare la possibilità di, non l'impegno a farlo direttamente, perché sono sempre stata consapevole del fatto che sarebbe stata una cosa estremamente difficile.
Comunque, anche su questo stiamo lavorando. Non appena i liquidatori avranno elaborato delle ipotesi più concrete sulla questione dei rami d'impresa, in ogni caso, la mia disponibilità a riferire al Consiglio pu darla per scontata anche tutte le settimane, qualora lei ne ravvisi l'utilità. Ma tutto questo poi passa attraverso una dinamica di relazioni sindacali fra le rappresentanze dell'impresa e i liquidatori, che è già in atto e continuerà.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora.
Ricordo i tre minuti per l'interrogante e i cinque minuti per la risposta, perché abbiamo parecchi question time da trattare.


Argomento: Corsi e scuole musicali

Interrogazione a risposta immediata n. 1465 presentata da Bertola, inerente a "Esternalizzazione e Privatizzazione Scuola Civica di Musica di Moncalieri"


PRESIDENTE

Procediamo nei lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1465.
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Parliamo della Scuola Civica Musicale di Moncalieri "Pietro Canonica" una scuola attiva dal 1988, attualmente gestita dall'istituzione "Musicateatro Moncalieri". La scuola ha come obiettivo principale la diffusione della cultura e della pratica musicale, rivolgendosi sia a chi si avvicina alla musica con scopi amatoriali sia a chi intende intraprendere una formazione ad indirizzo professionale.
Giova ricordare che la Scuola Civica Musicale di Moncalieri è un ente pubblico, i suoi bilanci sono in attivo ed è una delle tre scuole musicali del Piemonte propedeutiche al Conservatorio. Negli scorsi mesi precisamente durante il Consiglio comunale di Moncalieri di mercoledì 5 ottobre 2016, l'Assessore alla cultura del Comune di Moncalieri ha presentato per l'approvazione la delibera per l'esternalizzazione e la privatizzazione della Scuola Civica che la Giunta aveva approvato il 2 agosto 2016. La delibera, discussa in diverse Commissioni ma mai approvata era stata poi portata in Consiglio , ma rimandata ad altra seduta.
Il 29 novembre 2016, i membri del Comitato provinciale contro l'esternalizzazione delle scuole civiche musicali e alcuni loro tecnici incaricati hanno incontrato nella sede regionale di Palazzo Lascaris l'Assessore all'istruzione, al lavoro e alla formazione professionale Gianna Pentenero e il Presidente della Commissione cultura del Consiglio regionale Daniele Valle.
Nel corso di tale incontro, l'Assessore Pentenero ha espresso la propria disponibilità all'apertura di un tavolo istituzionale con le parti per giungere, attraverso una regia regionale, ad una posizione condivisa e rappresentativa di tutti gli interessi diretti legittimi e diffusi.
Invece, il 26 gennaio 2017 la delibera viene approvata. La Giunta comunale di Moncalieri ha approvato a maggioranza la deliberazione attraverso la quale stabilisce di esternalizzare il servizio di progettazione, organizzazione e gestione della Scuola Civica Musicale di Moncalieri. Per questo motivo, interrogo l'Assessore per sapere se la Giunta regionale del Piemonte si è poi attivata per affrontare in maniera esaustiva la questione e attraverso quali azioni.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessora alla cultura

Grazie Presidente; grazie Consigliere.
Naturalmente rispondo anche per la parte relativa all'Assessore Pentenero.
Per quanto riguarda gli istituti musicali comunali e privati, la normativa a cui l'Assessorato alla cultura fa riferimento è la legge n.
49/1991, che recentemente è stata attualizzata dalla legge regionale n.
16/2016.
Nello specifico, il ruolo della Regione è circoscritto all'assegnazione di un contributo a sostegno dei corsi pre-accademici, vale a dire di quei corsi pluriennali finalizzati al superamento presso i Conservatori dell'esame di ammissione ai corsi del diploma accademico musicale di primo livello.
Questa impostazione normativa ha fatto sì che, anche in anni passati il nostro Assessorato alla cultura e la corrispondente struttura amministrativa in realtà abbiano sempre rispettato l'autonomia funzionale e decisoria dei Comuni rispetto all'assetto organizzativo e gestionale dei propri Civici Istituti Musicali, senza entrare nel merito di tali problematiche (proprio perché la legge circoscriveva il nostro ruolo a un ruolo erogativo).
Per quanto attiene la linea di finanziamento in favore dei corsi pre accademici degli Istituti Musicali comunali e privati, dopo l'anno 2016 in cui non è stata attivata per assenza di stanziamento a bilancio, si è attualmente in attesa di verificare il rifinanziamento del comparto nell'approvando bilancio di previsione finanziario 2017-2019.
Si segnala infine che l'ultimo anno in cui il Comune di Moncalieri ha beneficiato del contributo previsto dalla legge è il 2012, in cui gli venne assegnato il contributo di 2.500 euro per i corsi pre-accademici 2011-2012.
Il piano di riparto a sostegno dei corsi 2011-2012 assegnò complessivamente 100.000 euro a favore di 22 Istituti Musicali, di cui otto comunali e 14 privati. Diciamo questo perché è ovvio che esiste anche un certo imbarazzo da parte nostra a parlare su un ente che non è finanziato da noi dal 2012.
Detto questo, in data 29 novembre 2016 - come già lei ha ricordato l'Assessore Pentenero, insieme al Presidente della Commissione cultura Daniele Valle, ha incontrato alcuni lavoratori; proprio in quell'occasione si sono dati disponibili alla creazione di un tavolo con le Scuole Civiche Musicali piemontesi e i Comuni di riferimento per affrontare sia il tema delle necessità che il tema dal punto di vista occupazionale, viste anche le ricadute che l'esternalizzazione comporta.
Ci faremo promotori della convocazione di questo tavolo al più presto.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1460 presentata da Ottria, inerente a "Licenziamenti annunciati per 69 di 116 dipendenti del gruppo Telecity e chiusure di due delle cinque sedi del network"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1460.
La parola al Consigliere Ottria per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
L'interrogazione riguarda il paventato licenziamento di ben 69 dipendenti del gruppo televisivo Telecity. Tale gruppo è una realtà televisiva che trasmette in Piemonte e fa parte del gruppo di 7 Gold, che è un network a livello nazionale e il quarto in Italia.
Il gruppo Telecity ha attualmente 116 dipendenti dislocati su cinque sedi: Alessandria, Castelletto d'Orba (dove nel 1976 è stata fondata l'emittente), Assago, Genova e Torino. Il 13 gennaio di quest'anno l'azienda ha annunciato l'esubero di 69 dipendenti, i quali si trovano prevalentemente ad Alessandria, ma di fatto verrebbero cancellate le redazioni di Torino e di Genova.
Tra questi dipendenti, ci sono ovviamente diverse professionalità: impiegati, tecnici, operatori e giornalisti. Questa decisione è molto grave e arriva dopo che in questi anni l'azienda ha di fatto sempre lasciato cadere ogni prospettiva di rilancio dell'attività giornalistica condivisa con i sindacati.
Inoltre - aspetto altrettanto grave ed attuale - l'azienda ha rifiutato la possibilità di usufruire di ammortizzatori sociali continuativi per l'anno in corso.
Non è mai sembrato che l'azienda volesse attuare un serio progetto di rilancio: emerge in maniera piuttosto evidente dal loro atteggiamento.
Bisognerebbe anche chiedere all'azienda come intenda rilanciare eventualmente, l'attività con questo piano di esuberi: forse l'intenzione è quella di chiudere e vendere l'attività o di limitarsi a fare trasmissioni di televendita o cose di questo tipo.
Ovviamente i dipendenti sono preoccupati, anche perché non hanno ricevuto né il pagamento della tredicesima né lo stipendio di gennaio.
Oltre agli aspetti occupazionali senz'altro rilevanti, emerge un ulteriore aspetto legato alla libertà di informazione: parliamo di un'emittente che, soprattutto per le piccole comunità locali, ha garantito informazioni capillari per quarant'anni. In ogni caso, questa paventata chiusura andrebbe a limitare la libertà d'informazione.
Ieri pomeriggio c'è stata una mobilitazione dei dipendenti ad Alessandria: vi è stato un incontro in Prefettura, anche in presenza di rappresentanti delle istituzioni, che hanno giustamente rimarcato tutti questi aspetti.
Alla luce di queste importanti problematiche, chiedo alla Giunta come intende mettere in campo delle azioni per tutelare non solo la realtà occupazionale, ma anche una realtà di informazione e uno spazio di libertà soprattutto a livello locale e regionale.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessora Parigi; prego.



PARIGI Antonella, Assessora regionale

Grazie, Presidente e grazie, Consigliere Ottria.
Risponderò all'interrogazione per conto dell'Assessora Pentenero.
Il Gruppo Telecity, di cui fanno parte anche le emittenti Telestar e Italia 8, ha annunciato, nel mese di gennaio di quest'anno, la volontà di aprire una procedura di licenziamento collettivo sulle sedi Torino Alessandria, Castelletto d'Orba (AL), Genova e Assago (MI) per complessivi 69 dipendenti, sul totale dei 116 del gruppo. Questi licenziamenti comporterebbero la chiusura delle sedi di Torino e Genova.
Le organizzazioni sindacali hanno chiesto alla proprietà di utilizzare gli ammortizzatori sociali disponibili e, contemporaneamente, di predisporre un progetto di rilancio editoriale per il gruppo, assicurando la loro disponibilità alla condivisione dello stesso. Ma ciò non è bastato e la proprietà ha avviato, il 21 febbraio scorso, la procedura di licenziamento collettivo, che deve avere una sede di esame congiunto a livello nazionale, essendo l'azienda localizzata in più regioni.
I lavoratori riuniti in assemblea hanno respinto l'intenzione della proprietà e dichiarato 48 ore di sciopero su tutte le sedi, con una manifestazione presso la Prefettura di Alessandria, svoltasi, appunto, il 27 febbraio, al termine della quale sono stati ricevuti dal Prefetto Romilda Tafuri, che ha assicurato il proprio impegno per contattare la proprietà e riavviare il tavolo della trattativa.
L'Assessorato regionale al lavoro sta seguendo con molta attenzione la vicenda: è in contatto costante con le organizzazioni sindacali e sta organizzando un tavolo di incontro a livello regionale, cui sarà invitata a partecipare la proprietà, per esaminare la questione e individuare tutte le misure disponibili per salvaguardare i livelli occupazionali e la presenza della storica emittente privata sul territorio piemontese.
La sua chiusura, in un quadro già caratterizzato da una generale crisi del settore, rappresenterebbe un ulteriore colpo al pluralismo dell'informazione.
L'Assessorato al lavoro è inoltre intenzionato a contattare il competente Ministero per partecipare al tavolo nazionale della trattativa.


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 1456 presentata da Gancia, inerente a "Blocchi del traffico veicolare"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1456.
La parola alla Consigliera Gancia, per l'illustrazione.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Premesso che si è scelto di impedire la circolazione agli automezzi più datati, penalizzando la popolazione meno abbiente ed impossibilitata a sostituire il proprio automezzo; che l'Amministrazione provinciale di Torino ogni anno, tra il 2004 e il 2014, per giustificare la propria sottomissione alla volontà dell'Amministrazione della Città di Torino programmava roboanti iniziative, mai realizzate, per interventi di miglioramento della mobilità metropolitana; che a parole tutte le amministrazioni pubbliche sono indirizzate a migliorare la qualità dell'aria, ma quando poi sono chiamate in prima persona ad attivare le buone pratiche, preferiscono usare il paravento inutile del blocco del traffico; che gli interventi strutturali per ridurre l'inquinamento prevedono l'interdisciplinarità tra le varie competenze regionali (urbanistica, trasporti, infrastrutture, ambiente); che a dimostrazione di quanto sopra si segnala il vetusto parco di automezzi delle varie aziende che effettuano il trasporto locale, o delle società che effettuano la raccolta rifiuti; che l'automobile è il bene che più contribuisce al gettito fiscale, infatti l'azione preferita da tutti i governi per fare cassa è l'aumento indiscriminato delle accise sulla benzina; che anche l'Amministrazione Regionale del Piemonte ha scelto di fare cassa sulla qualità dell'aria, imponendo il bollo di circolazione alle auto GPL e metano, dopo che per anni era stata effettuata un'azione di promozione per la trasformazione dei veicoli indirizzandone l'alimentazione verso carburanti meno inquinanti.
Si interroga la Giunta regionale per sapere quali provvedimenti strutturali intenda intraprendere per superare la logica dei blocchi alla circolazione che penalizzano esclusivamente le fasce più indifese della popolazione e che, come dimostrano alcuni studi, non sono così efficaci.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; prego.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Intanto molti dei ragionamenti fatti questa mattina si collegano all'interrogazione presentata dalla Consigliera Gancia. Li riassumo di seguito.
Guardando il territorio regionale, il comparto riscaldamento, nel suo complesso, costituisce il 52 per cento delle emissioni di polveri sottili nell'agglomerato urbano di Torino, il traffico, che ha la predominanza rappresenta oltre il 63 per cento delle emissioni.
Per le emissioni di ossido di azoto il comparto traffico rappresenta quasi il 70 per cento delle emissioni.
Se si va poi ad analizzare la situazione della città di Torino, si pu notare che le emissioni da traffico sono ancora superiori a quelle dell'agglomerato. Nello specifico, oltre il 70 per cento di queste risulta originato dalla circolazione urbana di mezzi con motorizzazione diesel.
Ecco perché la Regione ha in vigore una serie di DGR; in particolare quella del 2006 prevede la riduzione (quindi fin dal 2006) dell'utilizzo del mezzo di trasporto individuale, imponendo la limitazione e il divieto della circolazione dei veicoli più inquinanti, in particolare il divieto di circolazione dalle ore 8.00 alle ore 19.00 nei giorni feriali per i mezzi con omologazione Euro 1 ed Euro 2 diesel.
Questa stessa DGR prevede, inoltre, che a partire dall'autunno 2009 ulteriori limitazioni della circolazioni avrebbero potuto essere assunte nei confronti dei veicoli diesel Euro 3 ed Euro 4 non dotati di sistemi di contenimento del particolato. La stessa DGR poneva inoltre delle limitazioni ai mezzi del trasporto pubblico locale con motorizzazione diesel che, nel corso degli anni, furono modificate varie volte fino ad arrivare all'attuale configurazione: divieto di circolazione al 31/12/2015 per tutti i mezzi per il trasporto pubblico locale diesel pre Euro ed Euro 0; libera circolazione per tutti i mezzi per il trasporto pubblico locale diesel Euro 1 e Euro 2 fino al 31/12/2016; fino al 31 dicembre 2017 viene riconosciuta la possibilità di circolare ai veicoli con omologazione Euro 1 ed Euro 2 privi di sistemi di contenimento del particolato, utilizzati come scorta ed in sostituzione temporanea dei mezzi che sono dotati di FAP.
Da una ricognizione effettuata a giugno 2016 risulta che i mezzi destinati a trasporto pubblico locale in Piemonte sono circa 3.000, 50 dei quali Euro 0 non più circolanti, 280 Euro 1 e 180 Euro 2 non dotati di FAP usati soltanto come riserva. In proposito, si segnala che la Regione Piemonte ha finanziato totalmente alle aziende che hanno aderito all'iniziativa l'installazione e la manutenzione full-service per cinque anni di filtri antiparticolato su ben 988 bus con omologazione missiva Euro 2. Questa è la fotografia del parco mezzi pubblici.
Attualmente, è in fase di ultimazione il nuovo piano della qualità dell'aria, che prevedrà quelle misure strutturali che sono state segnalate e che interessano i quattro comparti emissivi (traffico, energia, industria e agricoltura). Queste misure saranno applicate in maniera uniforme su tutto il territorio regionale o, in alcuni casi, per zone specifiche con interventi dedicati.


Argomento: Nomine - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione a risposta immediata n. 1459 presentata da Rossi, inerente a "Designazione del rappresentante regionale in seno alla Commissione tecnica di verifica dell'impianto ambientale - VIA e VAS chiamata ad esprimere parere sul progetto 'Carpignano-Sesia 1' di ENI S.p.A."


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1459.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
L'oggetto di quest'interrogazione riguarda un argomento affrontato più volte in quest'aula, e in particolare il progetto di ENI di trivellazione a Carpignano Sesia. Di fatto, la Regione si è già espressa in diverse occasioni, in maniera contraria a questo progetto: l'ha fatto il Consiglio con diversi ordini del giorno, l'ha fatto la Giunta con una delibera della Giunta stessa.
Il motivo dell'interrogazione è il seguente. Purtroppo, nonostante il Ministero chiedesse dal maggio 2016 la nomina di un rappresentante della Regione Piemonte all'interno della Commissione tecnica del Ministero dell'Ambiente chiamata a esprimere un parere sul progetto, la nomina da parte della Regione è avvenuta solamente negli ultimi giorni di gennaio 2017, ma successiva all'espressione del parere stesso da parte della Commissione.
Tale Commissione ha dato parere positivo con prescrizioni, consapevole del fatto che, comunque, la Giunta aveva espresso il proprio parere con un atto ufficiale, quindi la Commissione ministeriale ha preso atto della posizione contraria della Regione Piemonte.
Chiediamo come mai, con una richiesta risalente a maggio 2016, questa nomina sia arrivata solo mesi dopo e perché la Regione non è stata rappresentata all'interno della Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

La posizione della Regione in sede di istruttoria tecnica della Commissione ministeriale, al di là delle rappresentanze regionale in seno alla stessa, è veicolata in primis dal provvedimento giuntale di espressione del parere della Regione, previsto ai sensi dell'articolo 18 della legge n. 40/98.
Inoltre, al fine di consentire alla Regione di rappresentarne adeguatamente in modo esaustivo i contenuti, la Commissione VIA è solita convocare una riunione dedicata cui partecipano i rappresentanti dei due Ministeri concertanti, la Regione e il proponente.
Per il procedimento in oggetto, tale riunione si è svolta il 15 settembre 2016 con la partecipazione dei rappresentanti della Direzione Ambiente, Governo e Tutela del territorio e della Direzione Competitività del Sistema regionale (Settore Polizia mineraria, Cave e Miniere, cui è attribuita la responsabilità del procedimento di espressione del parere, in base alle disposizioni regionali vigenti in materia per il caso in oggetto), estensori della proposta di deliberazione di espressione del parere regionale. Durante quell'incontro tecnico è stato possibile argomentare, per parte regionale, in modo esaustivo, la contrarietà al progetto di ENI e le ragioni alla base dell'espressione del parere negativo formalizzato con la DGR n. 27-2728 del 2015.
In merito alla designazione del rappresentante regionale, le precedenti designazioni erano state effettuate individuando a tale scopo il Direttore della Direzione regionale competente in materia ambientale anche per le sue competenze tecniche. Com'è noto, la prematura scomparsa del Direttore Rigatelli nel mese di aprile 2016 ha portato nel mese di agosto alla nomina del nuovo Direttore.
Infine, essendo le precedenti designazioni connesse, oltre che alla funzione di Direttore regionale, anche alla competenza tecnica, il nuovo Direttore ha dovuto scegliere, nell'ambito dei tecnici della Direzione, una disponibilità che ha determinato il protrarsi della nomina.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1455 presentata da Benvenuto inerente a "Situazione pronto soccorso Ospedale Maggiore di Chieri"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1455.
La parola al Consigliere Benvenuto per l'illustrazione



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Si tratta di un tema di inizio febbraio relativo all'Ospedale Maggiore di Chieri, con lunghe code di pazienti al di fuori del pronto soccorso e nei corridoi, che ha sollevato molte critiche nella città di Chieri e sui giornali. Quello che a noi interessa è capire è qual era il problema organizzativo, se questo fa parte di un ridimensionamento che la Giunta regionale vuole attuare sull'ospedale di Chieri e sul pronto soccorso.
In sintesi, quello che chiediamo con questo question time è che non c'erano motivi particolare. Non crediamo che il virus influenzale possa essere così impattante e creare tanti problemi. Vorremo capire qual è la visione della Giunta regionale sul pronto soccorso di Chieri.



PRESIDENTE

In assenza dell'Assessore Saitta, risponderà l'Assessore Balocco prego.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Ovviamente do lettura della risposta dell'Assessore Saitta.
L'epidemia influenzale che ha colpito quest'anno il Piemonte ha fatto registrare un'incidenza superiore a quella degli ultimi anni.
Il fenomeno ha riguardato anche il DEA di primo livello dell'ospedale di Chieri, dove l'afflusso è stato dal 50 al 70 per cento maggiore rispetto allo scorso anno, con punte ancora più elevate.
Per far fronte a queste situazioni molto critiche si è intervenuti con una serie di iniziative e la situazione è stata verificata quotidianamente dalla Direzione generale. Le misure hanno consentito di garantire sempre l'assistenza ai pazienti, contenere i tempi di ricovero e ridurre il più possibile i disagi, anche per merito del continuo impegno del personale cui va un doveroso ringraziamento.
È un lavoro certificato anche dai NAS, che, mercoledì 1° febbraio hanno effettuato un'ispezione nel pronto soccorso dell'ospedale di Chieri senza riscontrare alcuna irregolarità.
La segnalazione cui fa riferimento il Consigliere risale al giorno successivo (giovedì 2 febbraio). Nel corso della giornata, gli accessi sono stati 77 e, al momento della visita dell'associazione, i pazienti in carico erano 30. Di questi, sei risultavano essere in barella, in attesa di ricovero, ma sono stati tutti trasferiti nei reparti nelle ore successive.
Da questi numeri, mi sembra di poter affermare che, pur senza nascondere disagi e criticità, la situazione del pronto soccorso era sotto controllo e assolutamente non riconducibile a quella descritta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1457 presentata da Monaco, inerente a "Poliambulatorio Giaveno, quale futuro per i servizi di cardiologia e di fisiatria/fisioterapia"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1457.
La parola al Consigliere Monaco, per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente, e grazie, Assessore.
Mi spiace non sia presente il titolare dell'Assessorato, perché ritengo che, in qualche modo, sia successo qualcosa di atipico e anomalo, quindi probabilmente mi sarei aspettato una notizia diversa da quella di oggi, che in parte già conosco e che sottolineerò nello specifico.
Vado a presentare brevemente l'interrogazione: le strutture cosiddette "declassate" o "riqualificate" (vengono definite riqualificate, ma, di fatto, sono declassate) sono strutture sanitarie presenti sui territori.
Emerge che, in alcune di queste strutture, bisogna offrire il massimo del supporto, anche in virtù della qualità e della tipologia della popolazione che insiste su quel territorio (faccio l'esempio, nella fattispecie, di un posto come Giaveno, dove c'è una popolazione anziana, con multipatologie ecc.). Pertanto, il cittadino si rivolge a quegli ambulatori: l'unica cosa che è rimasta in quelle strutture.
Prendo spunto da una segnalazione e denuncia da parte di associazioni che tutelano i diritti degli ammalati, ma arrivano moltissime altre segnalazioni di questo tipo: un paziente cardiopatico arriva - prenotato allo sportello, quindi al suo ambulatorio. Gli viene detto che il cardiologo è andato in pensione (non gli è cascata la pietra in testa, ma si tratta di un evento ampiamente previsto e prevedibile da qualunque ente o Amministrazione pubblica degna di questo nome) e, pertanto, il paziente viene rimandato indietro.
Analogamente, succede per altri servizi.
Mi è scappata la battuta di far notare questo, a fronte di centinaia di segnalazioni sul disservizio o ridotto servizio degli ambulatori di fisioterapia. Ebbene, non l'avessi mai fatto! Mi risponde, non l'Assessore che - ahi lui! - per anni è stato segnalato in quest'aula come il portavoce di Moirano, cui riconosciamo massima stima e rispetto per il lavoro tecnico svolto (potremmo anche ovviare al tema che l'Assessore fosse, in qualche modo, il portavoce di un grande tecnico o presunto tale, a seconda dei giudizi e pareri di merito), ma il Direttore generale.
Egli va a stigmatizzare, piuttosto che sottolineare che sono state sottratte ben dieci ore a quel territorio, che è il professionista che gestisce le agende (glielo ricordo, perché secondo me gli è sfuggito), che sono solo ed esclusivamente per le prenotazioni domiciliari. La problematica riguarda la parte informatica: decine di pazienti arrivano e si trovano fuori quota, perché è stato dimenticato di avvertirli.
Poiché ho il massimo rispetto sia del direttore Boraso sia del lavoro che sta svolgendo, dico che probabilmente a qualcuno è venuta la mosca al naso, gli ha passato un foglio e lui l'ha scritto.
Adesso mi aspetto, proprio in virtù di quanto detto prima, che l'Assessore le abbia mandato una risposta che superi quanto detto dai giornali e ci dica qualcosa in più, altrimenti ci rivolgeremo direttamente ai Direttori generali, che si sono sempre autoconsiderati direttori e re di repubbliche indipendenti di potere! Non è casuale la coincidenza di due sistemi costituzionalmente opposti (il re e la repubblica): non è incidentale, non è casuale, non è per errore! Io, nella mia vita, ho visto passare decine di Direttori generali. Le aziende - ricordo all'Aula e a tutti, e sarebbe un bene considerarlo di default questo tema - sono fatte dal personale e dalle strutture, dalle strutture anche edilizie.
Mi scusi se ho rubato qualche secondo in più.
Secondo me non è casuale che, di parte in parte, si rincorra a vedere quali palazzi bisogna costruire, piuttosto che farli bene, piuttosto che pensare alle migliori condizioni che dobbiamo offrire a personale e utenza.
Mi spiace, Assessore Balocco, che lei sia disposto a scrivere meno di quanto ci ha detto il Direttore generale.
La ringrazio e chiedo scusa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Com'è ovvio, non potrò rispondere compiutamente a quanto lei ha aggiunto in questa sua introduzione, perché evidentemente tocca aspetti che vanno al di là delle mie competenze.
Mi viene semplicemente da sottolineare, però, un aspetto: che quelle strutture ospedaliere che, come lei dice, sarebbero state declassate dovrebbero in realtà soddisfare un'esigenza che è sempre più importante una domanda molto forte che sta venendo dai nostri territori: da un lato quella delle attività di riabilitazione e recupero, in situazioni di cronicità sempre più ampie, legate anche all'anzianità dei nostri concittadini e, dall'altro, quella di un'offerta ampia di attività ambulatoriali e diagnostiche che, invece, oggi, probabilmente è ancora non sufficientemente ampia.
Nella sua interrogazione, lei fa riferimento agli aspetti legati ai problemi che si sono creati a Giaveno, rispetto alle attività ambulatoriali, quindi alle attività di natura diagnostica. Lei conosce la situazione e conosce in gran parte anche la mia risposta, o - meglio - la risposta che è stata confezionata dalla Direzione della sanità, e cioè che il fatto sia legato, in parte, alla questione del pensionamento del responsabile della Cardiologia di quella struttura.
In questa risposta, si dice che dal 1° aprile tali situazioni di precarietà verranno definitivamente superate.
Per quanto riguarda, invece, il servizio di fisiatria, si sottolinea come questa situazione di difficoltà sia dovuta proprio al passaggio da un'agenda cartacea ad un'agenda informatizzata (almeno, questo dice la risposta), che avrebbe delle conseguenze anche in tale periodo di passaggio.
Per quanto riguarda, infine, l'attività della struttura di Giaveno, si conclude dicendo che i volumi di offerta garantiti al servizio di recupero e riabilitazione funzionale presso il polo di Giaveno sono rimasti immutabili, sebbene con diversa disposizione oraria.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 1458 presentata da Chiapello inerente a "Contributi scuolabus L.R. 23/1989"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1458.
La parola alla Consigliera Chiapello per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
La legge regionale 23/1989 prevede degli aiuti ai Comuni per l'acquisto dei pulmini per il trasporto dei ragazzi delle scuole.
Il trasporto scolastico è fondamentale anche per il mantenimento delle scuole nelle aree più disagiate. È anche un grande aiuto alle famiglie che sono vincolate ad orari lavorativi, che non sempre sono in linea con quelli scolastici.
È importante, poi, che i mezzi di trasporto siano sicuri. Purtroppo, il parco pulmini è obsoleto e non tutti i Comuni hanno i fondi per sostituire i mezzi. Alcuni Comuni hanno iniziato a partecipare a dei giochi televisivi: il Comune di Boves, ad esempio, ha partecipato a "Mezzogiorno in famiglia". Colgo anche l'occasione per fare i complimenti e gli auguri al Comune, sperando che riesca a vincere il premio finale, che è un pulmino.
Mi chiedo se le numerose domande pervenute verranno finanziate.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Come correttamente indicato, l'assestamento di bilancio del dicembre 2016-2018 prevedeva uno stanziamento di 500 mila euro per le finalità in oggetto. Allo stanziamento, però, non aveva fatto seguito la relativa assegnazione, quindi non era stato possibile attribuire le risorse previste.
È, invece, iscritta nuovamente questa cifra per 500 mila euro sul 2017 un milione sul 2018 e altrettanto sul 2019 nel disegno di legge approvato dalla Giunta regionale, cioè la nuova legge di bilancio, che credo sia già stata incardinata in quest'Aula. Di conseguenza, bisognerà aspettare l'approvazione del bilancio stesso qualora non cambino le indicazioni.
Qualora l'esito dell'approvazione da parte del Consiglio regionale della legge di bilancio vada come previsto, ad assegnazione avvenuta, cosa di cui adesso abbiamo garanzia, la struttura competente potrà procedere al riparto e all'attribuzione delle risorse, facendo fronte alle domande che perverranno entro il 31 luglio 2017.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1461 presentata da Conticelli inerente a "Gravi disservizi sulle linee del Servizio Ferroviario Metropolitano"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1461.
La parola alla Consigliera Conticelli per l'illustrazione.



CONTICELLI Nadia

Grazie.
Il tema ha già avuto, purtroppo, nelle settimane scorse l'onore delle cronache e riguarda diversi disservizi, ritardi ma anche cancellazioni di corse, soprattutto sul Sistema Ferroviario Metropolitano del Canavese sulla linea 1, in particolare, la cosiddetta Canavesana, e sulla linea 2 (Pinerolo-Chivasso), anche se in misura minore.
So che nella scorsa settimana c'è stato un incontro soprattutto per quanto riguarda la Canavesana con i sindaci e gli amministratori della zona. Siccome pare che la risposta di GTT sia stata che il disservizio è legato a una carenza di mezzi, volevo capire meglio rispetto alla nostra competenza qual è l'origine di questi disservizi, visto che quella linea è molto utilizzata dai pendolari e, in particolare, dagli studenti, per cui l'arrivo al mattino per l'ingresso a scuola non è un optional.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

È assolutamente vero che, negli ultimi mesi, ci sono stati seri problemi su alcune linee della SFM, in particolare sulla SFM1 gestita da GTT, la cosiddetta Canavesana, sulla SFM4 (Alba-Torino) e sulla SFM2 (Pinerolo-Torino).
Mi soffermo un momento sulla questione della Canavesana. Di tutti i problemi che ha la Canavesana, credo che la questione del materiale rotabile sia l'ultimo in lista. Probabilmente c'è un problema di manutenzione di uno dei mezzi che ha, in qualche modo, diminuito la disponibilità di mezzi in riserva sulla linea, ma in generale non c'è un problema di mezzi, anzi GTT ha la possibilità di ricorrere a mezzi di proprietà dell'abbastanza ampio patrimonio regionale, di cui, tra l'altro stiamo anche verificando la possibilità di un utilizzo più razionale.
In realtà, su questa linea in particolare c'è il problema del passaggio alle competenze dell'Agenzia della sicurezza nazionale, che impongono restrizioni piuttosto significative rispetto alle potenzialità della linea.
La questione è stata quella della riduzione della velocità in alcuni tratti della linea stessa e anche l'introduzione del secondo macchinista, ma questo è stato un palliativo che, in qualche modo, ha diminuito la gravità degli interventi di riduzione di efficienza della linea. Quindi, i problemi della Canavesana sono collegati a questo e sono collegati anche a una serie di interventi strutturali necessari sia per adempiere alle prescrizioni dell'Agenzia della sicurezza sia, più in generale, a quelle conosciute prima.
Alcune risorse sono già state messe a disposizione dalla Regione e sono, se non erro, due milioni e 800 mila euro, ma stiamo attendendo che altre siano messe a disposizione dallo Stato, in seguito alla delibera CIPE del 1/12/2016, che per quanto riguarda la Canavesana ammontano a circa 12 milioni di euro.
Stiamo cercando di rendere possibile l'affidamento di queste risorse nel più breve tempo possibile. Intanto GTT sta provvedendo alle progettazioni necessarie.
Per quanto riguarda la SFM4 (Alba-Torino), ci sono sicuramente dei problemi, in parte collegati anche all'avvio della nuova elettrificazione che ha però creato in una prima fase problemi di carburazione del sistema.
Il sistema adesso sta sostanzialmente tornando alla normalità. Spero che dal prossimo cambio orario sia possibile individuare su questa linea un esercizio a velocità maggiore per consentire una maggiore raggiungibilità del Torinese e, viceversa, dell'Albese con tempi che siano veramente concorrenziali come quelli del mezzo privato.
Per quanto riguarda la Pinerolo-Torino, si tratta di una delle linee sicuramente più problematiche, perché ha un numero di treni molto elevato nello stesso tempo, è una linea a binario unico. Sono previsti tutta una serie di interventi, che RFI sta attuando. Il monitoraggio che stiamo creando su questa linea, come su altre, è costante; da mesi stiamo lavorando anche per avere risorse significative da parte di RFI, come da contratto di servizio e contratto di programma, che vadano ad affrontare il tema di due linee che, in particolare, hanno grosse problematiche legate all'efficienza, specialmente collegate al gran numero di passaggi a livello. Mi riferisco alla linea Pinerolo, ma anche alla Ivrea-Chivasso.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interrogazione a risposta immediata n. 1462 presentata da Ruffino, inerente a "Servizio ortoprotesico regionale" (risposta scritta)


PRESIDENTE

All'interrogazione n. 1462 viene fornita risposta scritta all'interrogante, la sottoscritta Consigliera Ruffino.


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 1466 presentata da Porchietto inerente a "Situazione lavori Area Artigianale e Industriale via Santi in Nichelino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1466.
La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Mi fa piacere che ci sia l'Assessore Balocco in Consiglio, perché credo che questo sia un tema alquanto delicato, ma penso che l'Assessore sia assolutamente informato su questo. In realtà, questi lavori relativi a un'area importante che sta nascendo nella zona di Nichelino portano con s una serie di problematiche legate ad un'area industriale molto delicata, in cui ci sono all'incirca 30 insediamenti di aziende, con un numero significativo di persone occupate, che hanno avuto rassicurazioni anche dall'Amministrazione comunale sul fatto che, nel corso dei lavori, si sarebbe risolto il problema della viabilità.
Ricordo che, così come i lavori verranno completati, a meno che la Regione Piemonte non intervenga, l'area industriale sarà assolutamente sprovvista di uscite. Pertanto, gli innumerevoli soggetti che dovranno transitare, sia come veicoli pesanti sia come veicoli privati per andare a lavorare all'interno dell'area, dovranno fare il giro dell'oca, come si suol dire.
So che nelle ultime settimane si sono tenute numerose riunioni tra l'Amministrazione comunale e la Regione, ma ad oggi gli industriali lamentano il fatto che ancora nulla si è definito per quanto riguarda il percorso. La preoccupazione che, in questo momento, è stata sollevata a più riprese da un numero significativo di imprese. So che c'è anche una lettera inviata all'Assessore così come all'Amministrazione comunale, oltre che un esposto presentato. Si lamenta il fatto che, nel giro di pochi mesi, la viabilità verrà completata e l'area industriale sarà completamente tagliata fuori rispetto all'accesso e alla fuoriuscita.
A questo punto, vorremmo sapere quali sono le azioni che s'immagina di intraprendere come Regione, anche perché alcune delle imprese presenti, in particolare quelle commerciali, stanno anche valutando la possibilità di spostare la loro sede chiaramente facendo ricadere - ahimè, in modo pesante il problema dell'occupazione su quell'area.
Assessore, le chiedo se è possibile avere una risposta scritta. La ringrazio.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore alle infrastrutture

Grazie, Presidente.
Le darò sicuramente la risposta che ho qui, ma spero, nei prossimi giorni, di trasmetterle una risposta più dettagliata e più approfondita anche perché della questione l'Assessorato se ne sta occupando da poco tempo (dopo essersene già occupato in tempi ormai lontani), dopo che siamo stati coinvolti nuovamente sia dal Comune di Nichelino che dagli imprenditori che stanno agendo sulla struttura.
La storia della vicenda la conosciamo: la Regione finanzia per il 49,9 per cento i lavori attualmente in corso, che sono relativi ad un Accordo di Programma che risale ormai a qualche anno fa; la restante parte del finanziamento è della società Campi di Vinovo, soggetto attuatore dell'intervento.
Il progetto della viabilità relativa all'asse Debouché, autorizzato in sede di proroga del giudizio di compatibilità ambientale e successivamente approvato dai Comuni ed oggetto dell'Accordo in essere, prevede per l'accesso alla zona industriale un ingresso e un'uscita diretti in destra senza prevedere alcun attraversamento (sottopasso) dell'asse stesso per consentire l'uscita diretta dalla zona industriale in direzione Pinerolo.
Tale direzione può essere presa utilizzando la viabilità esistente allungando di alcune centinaia di metri il percorso.
Nelle scorse settimane si è tenuto, presso la Direzione Opere Pubbliche, un incontro tra i funzionari regionali e il Comune di Nichelino per iniziare un confronto per addivenire ad una soluzione condivisa che rispetti il DM del 2001 e il DM del 2006, relativi alla progettazione stradale e delle intersezioni, e compatibile con le risorse disponibili nel Quadro Economico dell'intervento sull'asse Debouché.
So che si sta lavorando su questa questione, quindi la informer personalmente degli ulteriori sviluppi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Problemi energetici - Opere pubbliche

Interrogazione a risposta immediata n. 1467 presentata da Graglia, inerente a "Progetti per la realizzazione di centrali idroelettriche interpretazione chiara e univoca delle disposizioni vigenti in materia"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1467.
La parola al Consigliere Graglia per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione nasce dal fatto che negli ultimi mesi le domande di concessione di derivazione idriche a scopo energetico, inspiegabilmente sono state tutte respinte nel passaggio istruttorio e valutativo presso AIPO; i progetti sarebbero stati cassati con motivazioni molto generiche.
Precisiamo che la normativa in merito non subisce variazioni dal 2010 fatta eccezione per la "Direttiva Derivazioni", direttiva n. 8, pubblicata il 12 gennaio 2016 da parte dell'Autorità di Bacino del fiume Po, la quale trova applicazione solamente per i progetti presentati successivamente all'entrata in vigore della norma. Prima di tale periodo, i progetti venivano approvati senza alcun problema; in tutti i casi, AIPO rilascia spiegazioni generalizzate che tecnicamente non entrerebbero nel merito e anche quando lo fanno sono dettagliatamente accompagnati da integrazioni e relazioni progettuali presentate dai proponenti interessati. I progetti ineccepibili approdano in sede AIPO dopo aver avuto il parere favorevole di altri enti coinvolti nell'iter autorizzativo.
Inoltre, bisogna tenere presente che gli investimenti progettuali dei proponenti sono nell'ordine delle centinaia di migliaia di euro e che oggi senza provvedimenti in merito, rischiano di trasformarsi in ingenti perdite economiche aziendali e personali.
Inoltre, le realizzazioni dei relativi impianti prevedono l'impiego di somme nell'ordine di svariate decine di milioni di euro, che andranno a ripercuotersi positivamente sulla crescita economica dei territori coinvolti.
Infine, va anche valutato il rischio di perdere tutte queste opportunità offerte alla green economy, nonché la possibilità di assistere a una moltitudine di ricorsi che potranno rappresentare una seria minaccia per le casse pubbliche in caso di soccombenza.
Per questi motivi, interrogo la Giunta, il Presidente della Giunta e l'Assessore per sapere come si intenda intervenire al fine di un'applicazione chiara e univoca delle disposizioni vigenti in materia ed evitare il rischio di perdere importanti investimenti sul territorio con le conseguenti ripercussioni negative sotto l'aspetto economico e/o occupazionale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Graglia.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco

Grazie, Presidente.
Premesso che le pratiche cui lei fa riferimento ammontano a pochissime unità, è sostanzialmente vero quello che lei ha esposto poco fa.
Infatti, per quello che abbiamo a conoscenza come struttura Difesa del Suolo, ci sono stati almeno un paio di casi, che riguardano alvei di competenza di AIPO, in cui la posizione di AIPO ha interrotto o bloccato l'iter di procedura e di autorizzazione.
Come lei sa, l'iter di procedura e di autorizzazione è di competenza provinciale e non regionale. La Regione, il Settore Difesa del Suolo partecipa alla Conferenza dei Servizi, quindi dà un suo parere, ma non è la Regione che dà l'autorizzazione a questi interventi e a questi progetti.
Ovviamente, le Province devono sentire tutti gli Enti preposti e, per quanto riguarda l'autorità idraulica, sugli alvei di competenza di AIPO deve essere sentito il parere di AIPO stesso: parere determinante e cogente, che bisogna assolutamente tenere in considerazione.
Qualche volta, il parere di AIPO è corroborato anche dal parere dell'Autorità di Bacino, quindi sono due Enti non regionali, benché AIPO sia un Consorzio regionale, un'associazione di Regioni, ma entrambi hanno una totale autonomia rispetto alla struttura regionale stessa.
Credo che però la questione valga la pena di essere in qualche modo approfondita direttamente con AIPO, cosa che, come Assessorato, abbiamo fatto e continuiamo a fare anche con l'Autorità di Bacino, ma forse - e mi rivolgo a lei come Consigliere, ma anche ai Presidenti delle Commissioni competenti - sarebbe opportuno audire sia AIPO, sia l'Autorità di Bacino su queste tematiche, proprio per avere un confronto sui criteri utilizzati, in modo che ci siano dei criteri condivisi e un regime condiviso nell'affrontare tali questioni.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1464 presentata da Bono, inerente a "Affidamento del servizio di pulizie e sanificazione ambientale presso l'Azienda Autonoma della Salute e della Scienza dell'ASL TO 1"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1464.
Non essendo presente l'Assessore Saitta, risponderà l'Assessore Balocco.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Sì, mi avevano già segnalato l'assenza dell'Assessore Saitta, ma vista l'urgenza del tema, abbiamo voluto comunque portare all'attenzione della Giunta e dei colleghi Consiglieri l'ennesimo caso increscioso di appalto di pulizie nelle nostre Aziende Sanitarie Ospedaliere, vinto con un cospicuo ribasso d'asta. Questo comporta una serie di problematiche. Nel caso particolare, parlo dei servizi di pulizie dell'ASL TO1 e dell'Azienda ospedaliera universitaria Città della Salute.
Dicevo, vi è stato un ribasso d'asta medio del 30 per cento, il che comporta automaticamente un ribaltamento dei costi in termini di risparmi sugli stipendi del personale. Infatti, checché se ne dica, quando le aziende che partecipano ad un bando - e in questo caso non era al massimo ribasso, ma sulla base dell'offerta economicamente più vantaggiosa difficilmente ottengono più punteggio sulla parte tecnica, in quanto per ciò che attiene alla gestione delle pulizie ovviamente ad oggi non ci sono strumenti, metodologie od organizzazioni più efficaci che permettono di ridurre le tempistiche o i costi. E quindi, il punteggio maggiore che permette ad un'azienda partecipante di vincere una gara è ottenuto generalmente sulla parte economica. E così è stato anche in questo caso l'avevamo già visto per l'ASL TO2 e lo vediamo nuovamente per questi bandi.
Dicevo dunque che i risparmi vengo ribaltati sulle ore di lavoro: sostanzialmente, cioè, si promette di svolgere il lavoro che veniva fatto in un tot di ore nel 30 per cento in meno di tempo. Ovviamente questo significa anche, mantenendo lo stesso personale - e noi vogliamo che sia mantenuto lo stesso personale e che non ci siano licenziamenti - che le stesse persone che facevano le pulizie vedranno assegnato loro un 30 per cento in meno di ore. Quelle lavoratrici o quei lavoratori che erano full time diventano sostanzialmente part time e coloro che erano part time diventano micro time; non so come vogliamo chiamarli: nano time.
Questo, dunque, incide anche sulle buste paga e su retribuzioni non elevate: parliamo, per un full time, di 1.100-1.200 euro che scendono a 700 800; e chi era part time a 700-800 euro scende a 500, senza poi neanche più la possibilità di avere tutta una serie di coperture in forma di ammortizzatori sociali quando si è al di sotto di una certa soglia, per i part time, e altre forme di tutela.
L'ulteriore problema, oltre a questo che è già un'emergenza sociale perché capite bene che ci sono casi di famiglie monoreddito che vivevano di questa singola entrata per le quali diventa impossibile continuare ad avere una vita dignitosa - è quello dell'igiene degli ospedali. Noi, infatti abbiamo chiesto più volte in queste sedi all'Assessore e ai Direttori generali se possono garantire la stessa condizione di igiene, di asepsi e di sanificazione degli ambienti ospedalieri con una riduzione del 30 per cento delle ore. Ovviamente non ci è stata data una riposta e non so se oggi potremo averla. Chiediamo sostanzialmente un impegno alla Giunta oggi, per capire cosa si può fare per venire incontro sia alle esigenze sanitarie ospedaliere che alle esigenze occupazionali e di reddito dei lavoratori. Poi, magari in una Commissione dedicata, parleremo più ampiamente del tema.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
In assenza dell'Assessore Saitta, per la Giunta regionale risponde l'Assessore Balocco.



BALOCCO Francesco, Assessore regionale

Consigliere, sintetizzo una risposta, che ovviamente le verrà consegnata, preparata dall'Assessorato alla sanità, in cui naturalmente si ribadisce che sono state seguite per il bando di gara tutte le prescrizioni di legge, che è stato previsto il percorso dell'offerta economicamente più vantaggiosa con i criteri dei 50 punti per la qualità e 50 punti per il prezzo.
Per quanto riguarda i criteri qualitativi, massima attenzione è stata dedicata al sistema organizzativo dell'appalto, alla modalità di distribuzione del personale, alla suddivisione del monte ore mensile proposto, alla qualità degli interventi e dei sistemi di controllo. La legge di gara prevedeva, tra l'altro, soglie di sbarramento per i punteggi assegnati al sistema organizzativo di espletamento dei servizi, al sistema dei controlli, alla sostenibilità ambientale del servizio, delle metodologie e delle tecniche operative connesse. Il mancato superamento delle soglie ha determinato l'esclusione di parecchie domande: per il lotto A sette su 16 hanno superato la soglia, per il lotto B quattro su 19, per il lotto C sei su 20.
Il disciplinare di gara conteneva inoltre la cosiddetta clausola sociale relativa al riassorbimento del personale impiegato dal precedente aggiudicatario. E qui, però, si fa riferimento ad una nota dell'ANAC - che credo lei, Consigliere, conosca - che sostanzialmente limita la possibilità di determinare in sede di gara la griglia delle clausole sociali; e questo personalmente lo ritengo piuttosto grave.
In data 20 settembre il seggio di gara ha proceduto in seduta pubblica all'apertura delle buste contenenti le offerte economiche presentate dai concorrenti ammessi, al calcolo dei punteggi totali conseguiti dagli stessi e, per ogni lotto oggetto di procedura, alla redazione della relativa graduatoria. La nota, poi, spiega che il lotto a cui lei fa riferimento cioè il lotto A, è stato affidato alla società Dussmann Service s.r.l. e attuale gestore del servizio di pulizia e trasporto presso il presidio ospedaliero delle Molinette, la quale ha comunicato di aver avviato il confronto con le organizzazioni sindacali con le quali ci sarà un incontro il prossimo 2 marzo.
Sul tema delle clausole sociali ho semplicemente da aggiungere che si tratta di un tema enormemente delicato, che naturalmente riguarda un po' tutti gli affidamenti pubblici e non solo quelli di natura sanitaria; io ovviamente seguo di più quelli che riguardano i servizi di trasporto. Su questo credo sia importante che ci sia una linea comune da parte di tutta la struttura regionale, proprio riguardo ai criteri delle clausole sociali.
Noi riteniamo che su questo si debba mantenere una posizione molto ferma da parte della Regione, cosa che stiamo facendo anche con dei protocolli che sono stati approvati e concordati con le organizzazioni sindacali e, con più difficoltà e solo in parte, con le associazioni datoriali. Credo per che questo sia un cammino che dobbiamo assolutamente perseguire, anche perché sono sempre più convinto che il problema della Pubblica Amministrazione non sia né il numero né le retribuzioni del personale che ne fa parte, quanto, casomai, quello della sua organizzazione. E da questo punto di vista credo sia assolutamente importante porre massima attenzione, perché ridurre ulteriormente il numero del personale della Pubblica Amministrazione o, ancor di più, appesantire ulteriormente le loro condizioni contrattuali ed economiche, non possa che essere ormai un danno sempre più grave proprio per i nostri cittadini.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 15.49 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.53)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Andrissi, Allemano, Chiamparino Ferraris, Giaccone e Accossato.
Non è presente l'Assessore Saitta.


Argomento:

Nomine (rinvio)


PRESIDENTE

Ora dovremmo trattare il punto 3) all'o.d.g. relativo a "Nomine", ma se l'Aula acconsente, c'è una proposta di rinvio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Personalmente, visto che lei ha chiesto all'Aula, sono contrario al rinvio.
Grazie.



PRESIDENTE

Ho avuto invece da una parte dell'Aula la richiesta di rinviare: va bene?



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

GRIMALDI Marco (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, decida lei!



PRESIDENTE

Certamente: decido io.
Allora, passiamo alla votazione della proposta di rinvio: o mi chiedete una sospensione, oppure passiamo alla votazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Stavo solo dicendo che se di fronte alla sua richiesta "se acconsente l'Aula, per aggiornare il punto", la maggioranza le dice che acconsente e la minoranza no, si vota...



(Commenti del Consigliere Marrone)



GRIMALDI Marco

Io ho parlato a nome della maggioranza e ho detto che per noi andava bene rinviare; chiedo solo, per prassi, che decida lei. Se il punto è che basta un Gruppo in dissenso, o anche una sola persona, si voti. Era sufficiente ricordare che occorre l'unanimità per rinviare qualsiasi punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Ho fatto quello che si fa in genere, però non c'è nessun problema a votare, la ringrazio per il consiglio.
A questo punto, se lo desiderate, possiamo passare alla votazione.



(Commenti del Consigliere Gariglio)



PRESIDENTE

Il voto a favore è per il rinvio.
MARRONE Maurizio (fuori microfono) Qual è il numero legale?



PRESIDENTE

Il numero legale è 23.
Indìco la votazione palese sulla proposta di rinvio del punto all'o.d.g.
relativo a "Nomine".
Il Consiglio approva.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame disegno di legge n. 229, inerente a "Disposizioni in materia di decadenza dall'assegnazione degli alloggi di edilizia sociale. Modifiche alla legge regionale 17 febbraio 2010, n. 3 (Norme in materia di edilizia sociale)"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 229, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Grimaldi, e relatori di minoranza sono i Consiglieri Bono e Marrone, che hanno facoltà di intervenire.
Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco, relatore

Grazie, Presidente.
Colleghi, intanto rivolgo un ringraziamento alla Giunta per la proposta che, come sapete, si inserisce in una discussione che la Presidente in primis, ma anche tutta la Commissione, ha voluto affrontare in questi anni.
Abbiamo dapprima riformato in generale la governance delle ATC; abbiamo assunto l'impegno, tra l'altro, rinnovato nelle scorse settimane, di rivedere il quadro più ampio della legge sulla casa e siamo arrivati a dover fare subito delle proposte urgenti, per evitare che anche la discussione più complessa rimandasse il tema che adesso descriverò.
Come sapete, tra il 2011 e il 2016, le ATC hanno chiesto ai Comuni di pronunciare la decadenza per poco meno di 6.500 assegnatari. Le richieste di decadenza per morosità costituiscono la quasi totalità delle richieste come ricordava l'Assessore Ferrari, che valgono più meno, tra il 93 e il 97 per cento; solo per il Piemonte Centrale la percentuale si abbassa al 60 per cento. Nello stesso periodo, in media, solo per il 33 per cento delle richieste i Comuni hanno effettuato la pronuncia di decadenza. Le decadenze eseguite, invece, rappresentano in media il 18 per cento delle decadenze pronunciate, corrispondenti al sei per cento delle richieste totali. Le richieste di decadenza riguardano l'11 per cento del patrimonio gestito per ATC-Piemonte Sud e Centrale, mentre per il Piemonte Nord l'incidenza sale a oltre il 19 per cento.
Qual è il senso della legge? Il presente disegno di legge trae origine, di fatto, dalla necessità di fronteggiare il fenomeno delle decadenze dall'assegnazione di alloggi di edilizia sociale causato da morosità degli assegnatari, che ha assunto dimensioni particolarmente rilevanti, con inevitabili conseguenze sul piano sociale. La normativa vigente di cui all'articolo 17 della legge n. 13/2010 prevede l'avvio di procedimenti di decadenza nei confronti degli assegnatari dopo 3 mesi di morosità, senza prevedere una serena e attenta valutazione delle cause della morosità stessa.
Con la modifica che, di fatto, introduciamo nel presente provvedimento peraltro, come ricordava l'Assessore nelle ultime Commissioni, sarà subito modificato anche il regolamento attuativo, credo sia praticamente già pronto, e comunque previa verifica, se ricordo bene, almeno, del parere della Commissione - si prevede a regime un'azione congiunta dell'ente gestore del Comune nella valutazione delle singole posizioni di morosità al fine di avviare il procedimento di decadenza solo nei confronti - lo abbiamo detto più volte - di quegli assegnatari ritenuti oggettivamente in grado di pagare il canone e le spese accessorie dell'abitazione.
Tra l'altro, oggi, si è verificato un caso, se volete, non troppo lontano da quello che stiamo descrivendo: come sapete, la morosità, anche quella incolpevole, non è sempre legata agli affitti, spesso è anche legata, anzi, soprattutto, alle spese. Ovviamente, casi di malagestione o di conguagli che arrivano in arretrato o, addirittura, di pagamenti esosi che in qualche modo determinano tempi lunghissimi di costruzione del quadro, spesso hanno ingenerato situazioni assai spiacevoli. Non è così per tutte le ATC, non tutte hanno avuto le stesse difficoltà, ma diciamo che oggi, il quadro dovrebbe prevedere, intanto, che questa procedura venga prima valutata dagli enti gestori e dai Comuni, per, poi, addivenire alla soluzione definitiva con due possibilità: un piano di rientro concordato o effettivamente, l'uscita dalla casa popolare.
Il disegno di legge rubricato n. 229 è stato assegnato alle Commissioni. Tra l'altro, come ricorderanno le opposizioni, abbiamo da subito iniziato a discutere anche del quadro delle eventuali modifiche da inserire immediatamente in questo disegno di legge. Ovviamente, c'è stata una scelta politica, giustamente. Molti colleghi ricordano che quando si mette mano alle leggi, in teoria, si può discutere di tutto delle leggi noi, però, abbiamo fatto un appello che verteva su due situazioni, di cui una contingente. Cioè, noi dovevamo bloccare in fretta, di fatto, alcune procedure ed evitare, in qualche modo, che ogni ATC si muovesse in modo anche non legittimo rispetto alla legge precedente. Dall'altra, eravamo disponibili, e siamo disponibili, ad accogliere nel disegno di legge tutte quelle modifiche derivanti, per esempio, da un mutato quadro normativo nazionale. Penso alla vicenda anche delle coppie di fatto e alla legge che in qualche modo andava ri-registrata, potendo accogliere queste possibilità di modifica.
Invece, su tutti gli interventi che modificheranno i regolamenti e le procedure abbiamo da subito avviato questo confronto, e ringrazio anche la Presidente Conticelli, che contestualmente, neanche al termine della discussione di questa legge, abbiamo già istituito.
Arrivo all'articolato, perché, per dovere d'ufficio, è buona norma.
L'articolo 1 del disegno di legge, introdotto in Commissione sostituisce il vigente articolo 4, al fine di allineare la definizione di nucleo richiedente al quadro normativo nazionale sulle unioni civili e sulle convivenze. La medesima ratio, di fatto, è sottesa alle disposizioni di cui agli articoli 2 e 3 del disegno di legge, introdotti in sede di esame in Commissione.
Con l'articolo 4 del disegno di legge si interviene sull'articolo 14 della legge n. 3/2010, prevedendo che i cambi alloggio possano essere effettuati, oltre che ai fini dell'eliminazione delle condizioni di sottoutilizzo o sovraffollamento degli alloggi di edilizia sociale, nonch di disagi abitativi di carattere sociale, anche per tentare di ridurre la morosità.
Invece, con gli articoli 5 e 6 si affronta più complessivamente la tematica dei procedimenti di decadenza, sopprimendo il termine, di cui dicevo all'inizio, di tre mesi di morosità per l'avvio della procedura di decadenza al fine di permettere questa attenta valutazione dei singoli casi di morosità da parte dei Comuni e disponendo - lo vogliamo dire soprattutto ai mezzi stampa - la sospensione dei procedimenti di decadenza già avviati al fine di regolamentare, sulla base di queste disposizioni, delle forme di tutela degli assegnatari e una rivalutazione specifica delle singole posizioni di morosità.
Infine, l'articolo 7 del disegno di legge, come riformulato in Commissione, riconosce in capo alla Giunta la possibilità di avviare sperimentazioni nelle modalità del riparto del fondo sociale anche in deroga ai criteri fissati dalla legge n. 3/2010.
Per semplificare - anche perché alla fine in molti ci hanno chiesto quali sono le soluzioni proposte - questi giorni successivi ai tre mesi di morosità verranno restituiti a una discussione più ampia e approfondita con i Comuni, e anche le richieste di decadenza da parte dell'ATC ai Comuni solo per gli assegnatari in grado di corrispondere il dovuto che non hanno accettato e non rispettano il piano di rientro avverranno in una fase successiva e non contestuale.
Per questo - so che alcuni Gruppi, fra cui il Consigliere Marrone hanno espresso non tanto delle perplessità, se ho capito bene, nel merito di questo oggetto, che è quello più contingente, ma in generale sulla necessità di rivedere la legge - spero, ovviamente per quanto è legittimo qualsiasi strumento, anche quello ostruzionistico, che in realtà non si pregiudichi il lavoro che abbiamo appena iniziato in Consiglio, dunque auspico che questa legge sia al più presto messa nelle condizioni di poter evitare la decadenza di tantissime famiglie che probabilmente, anche incolpevolmente, si sono ritrovate in una situazione che non era di per s responsabilità del nucleo stesso.
Insomma, io credo sempre di più - e con questo mi taccio - che c'è anche una questione di fondo. Ricordiamoci che tutte le famiglie che alla fine escono dal sistema delle case popolari ridiventano dei casi sociali.
Citavo il Consigliere Marrone: lui sa bene, poiché siamo stati in Commissione emergenza abitativa a Torino, che le situazioni non migliorano anzi di solito vanno verso un andamento che spesso è più costoso delle case popolari e, tra l'altro, non più riscrivibile dentro il sistema degli alloggi pubblici, perché chi ha una decadenza non può riaccedere ai bandi successivi.
Per questo motivo, spero quindi che la discussione finisca in giornata se così non fosse, auspico comunque che entro la prossima seduta avremo questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone,primo relatore di minoranza; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio, relatore

Grazie, Presidente.
Ci tenevo ad avere un ruolo nella discussione e nell'approvazione di questo disegno di legge, ed è per questo che ho optato per propormi come relatore di minoranza. In premessa, intendo ribadire che ha ragione il collega Grimaldi: l'esperienza che abbiamo avuto insieme, pur da posizioni differenti, nella Commissione emergenza abitativa del capoluogo, credo nel periodo di peggiore crisi abitativa mai vissuta dalla nostra città quantomeno in questo millennio (però mi sento di dire davvero negli ultimi decenni), di sicuro non può che portare alla conclusione che una rivisitazione del sistema in generale a tutto tondo è necessaria, ma anche su questo so esserci, almeno in linea generale, una convergenza abbastanza trasversale di tutto il sistema dell'emergenza abitativa chiaramente per quel che riguarda la competenza pubblica.
Concordo anche senza alcun problema con i colleghi di maggioranza sull'emergenzialità del tema delle decadenze proprio perché - è vero, ha ragione il collega Grimaldi, e su questi particolari tecnici si può essere senza problemi d'accordo - viviamo in un sistema in cui, anche giustamente (perché c'è una ratio in questo), chi è in carico all'edilizia sociale e per qualche ragione ne viene escluso, poi sostanzialmente diventa un non più assistibile, a differenza di chi si trova in emergenza abitativa provenendo però dall'ambito delle locazioni private o dall'ambito dei pignoramenti immobiliari o comunque dall'ambito dei rapporti abitativi con il settore privato.
Chi si ritrova fuori da una casa popolare, sostanzialmente si pregiudica, con l'attuale assetto legislativo (e un senso c'è), qualsiasi possibilità di reingresso in quel mondo. Perché dico che un senso c'è? Ci sarebbe, più che c'è. Perché oggettivamente, in un sistema reddituale, con tutte le crisi che abbiamo potuto vivere - ma mai così precario, mai così drammaticamente compromesso come l'attuale - l'esclusione da quel mondo per morosità tendenzialmente andava riconnessa a delle condotte poco virtuose dell'assegnatario: rifiuti di pagamento, furbate (perdonatemi il termine poco tecnico) rispetto a un momento di reddito non registrato, ecc.
Si trattava, insomma, di situazioni che dovevano mettere - secondo me devono continuare - il nostro Ente nella condizione di togliere la casa popolare a chi semplicemente non la meriti, a qualsiasi titolo. Questo non per cattiveria, non per accanimento sociale, ma perché quello dell'edilizia sociale è un bene già molto scarso. Infatti abbiamo già tante migliaia di domande di oggettiva emergenza in attesa in graduatorie che, in termini di tempistiche, stanno tendendo all'infinito e oggettivamente un bene così scarso va tutelato, per cui non può essere tollerato che persone non meritevoli risiedano lì.
Qual è il problema per cui, oggettivamente, ci siamo trovati tutti nella condizione di dover reintervenire sul tema? È che, al momento, a rischiare le decadenze per morosità sono tante famiglie che davvero non ce la fanno più e quindi non è che non paghino perché non vogliono pagare, non è che vengano messe fuori perché hanno cercato di fare i furbi con l'Ente e quindi dipingere una situazione reddituale peggiore di quella oggettiva, ma semplicemente perché ci troviamo davanti a una tale crisi di reddito per cui troppe migliaia di famiglie (vuoi per licenziamenti, cassa integrazioni o varie vicende) non hanno in molti casi neanche il reddito minimo per far fronte agli oneri dei canoni.
Devo dire che, nonostante il sistema del fondo sociale - che io credo avesse già allargato parecchio la maglia dell'assistibilità, perché è logico ritenere che 400 euro in un anno sia una cifra, tutto sommato raggiungibile quasi per tutti - ci ritroviamo comunque a ragionare su questa emergenza. Mi permetto una piccola divagazione, che non è poi così divagante (perdonatemi il bisticcio di parole), ma perché? Perché chiunque abbia esperienza sul campo delle problematiche di edilizia sociale - il collega Grimaldi nella maggioranza, ma guardo anche al collega Vignale - sa benissimo che il sistema di calcolo del canone non è poi così fuori dal mondo, nonostante il periodo di crisi economica, perché il computo - per quanto le recenti regole sul nuovo ISEE andranno inevitabilmente a complicare le cose - fino adesso ha rispettato una sostenibilità.
Il problema è che il mondo dell'edilizia sociale per tutti gli altri ambiti, in particolare le utenze (bollette, riscaldamenti), crea una sorta di lievitazione del tutto innaturale e del tutto insostenibile del dovuto complessivo delle famiglie assegnatarie che avvicinano il costo di un alloggio sociale al costo di una sorta di locazione privata, andando così a vanificare quello che è il fondamento stesso dell'edilizia sociale, cioè consentire la garanzia del diritto alla casa anche a chi non ha un reddito per permetterselo da solo in autonomia nell'ambito privato. Perché? Perch ci ritroviamo oggettivamente a un canone calmierato che si accompagna a delle voci di spesa che magari lo contengono per diverse decine di volte del tutto fuori mercato; se poi aggiungiamo gli episodi che stiamo vedendo emergere da diverse segnalazioni, cioè di richieste di conguaglio da parte di ATC che ogni tanto arrivano a botte in un unico bollettino di 500, 1.000 euro, se non di più, ci rendiamo conto che sono, ictu oculi, delle richieste assolutamente insostenibili e assolutamente non mantenibili in termini di oneri da parte di una qualsiasi famiglia assegnataria. Anche perché - perdonatemi - se un nucleo assegnatario di un alloggio sociale si può permettere di pagare in un bollettino mensile 1.000 euro, allora mi chiederei se ha i titoli di reddito per trovarsi una casa popolare. Quindi ci troviamo in un paradosso per cui lo stesso Ente che riconosce il diritto a fronte di una debolezza di reddito, pretende delle cifre che sono del tutto non esigibili a fronte di quello stesso reddito.
Di conseguenza, perdonatemi, qui iniziano le note critiche dopo sei minuti di intervento. L'impostazione di questo disegno di legge non è condivisibile per diverse ragioni, e cercherò di enumerarle brevemente in termini crescenti.
Anzitutto crea un ambito di eccessiva discrezionalità del processo perché se è vero che l'ambito da cui partiamo, cioè quello della decadenza automatica dopo le tre mensilità di morosità, che non a caso non è rispettato nella prassi quotidiana delle ATC, perché il buonsenso poi grazie al cielo addirittura nel pubblico ogni tanto prevale.
Di fatto, se oggettivamente è una condizione troppo rigida, fuori dal tempo e fuori dalla realtà, è altrettanto vero che andiamo, invece, verso un sistema (se verrà approvato l'attuale testo del disegno di legge n. 229 così formulato dalla Giunta e dai lavori di Commissione) in cui si passa dai tre mesi secchi, senza discrezionalità, ad una discrezionalità sostanzialmente assoluta, senza fissare nel testo di legge parametri oggettivi.
Comprendo che le diverse situazioni di sostenibilità materiale, di rateizzazione o di elaborazione di piani di rientro rispetto ai singoli nuclei, esigano un margine di elasticità. Ma prevedere in legge l'abolizione di un criterio fisso - fin qui potevamo concordare sostituendolo non con un altro criterio più elastico, più ampio o pragmaticamente più modulabile, ma con una sorta di delega in bianco, qual è quella attuale... Su questo divergeremo a livello di opinione, ma la nostra è questa. Attualmente è questo il testo. Si dice, sostanzialmente che ve la vedete a livello di Comuni ed Enti territoriali per la casa, che dipendono dalle Regioni.
Vorrei mettere in guardia tutti da questa visione altamente amministrativa e non legislativa con cui questa maggioranza (e, purtroppo anche una parte di opposizione) si avvicina a queste tematiche, perché è del tutto fuori luogo: ogni volta che c'è indefinitezza a livello legislativo, c'è un margine di discrezionalità anche politica in ambito amministrativo. Sono due vasi comunicanti, dove, purtroppo, uno si espande alle spese dell'altro.
Permettetemi una considerazione, perché ho un'esperienza personale torinese, ma conosco anche vicende amministrative di molti comuni dell'hinterland: gia troppe situazioni (in particolare quelle delle assegnazioni temporanee agevolate in attesa dell'assegnazione di edilizia sociale) hanno dimostrato che ogni volta che si consente ad un organo politico (o ad emanazione, in termini di nomina, di un organo politico) di assumere decisioni così delicate, lo spazio al clientelarismo diventa pericolosamente ampio e ci affidiamo nelle mani della buona fede, del buon cuore e dell'onestà intellettuale del singolo. Per cui, in presenza di un amministratore con un senso dello Stato e con una sua rettitudine, ci si limiterà ad applicare norme di buonsenso, ponendo, insieme alla difesa del nucleo assegnatario e della famiglia, anche una difesa erariale dell'Ente.
Laddove, invece, questo non avviene, è quasi automatico arrivare ad una discrezionalità per cui - perdonatemi la semplificazione - tu sì e tu no.
Ma sulla base di quale valutazione? Chi lo sa? Tanto tutti questi ragionamenti non passano dalle aule di Consiglio, quindi non attraversano un ambito plurale e rappresentativo di tutte le sensibilità. Questo è il primo dettaglio che non va bene.
Il secondo, su cui semplicemente avanziamo delle grosse riserve, è che si è scelto, secondo una roadmap non condivisa (o, meglio, condivisa dopo un'imposizione della maggioranza) quelli che sono stati i gradi di revisione del sistema complessivo.
Andare a regolamentare le decadenze a livello normativo e non amministrativo, quando ancora siamo di fronte ad un sistema di assegnazione di una legge che è assolutamente anacronistica e, per certi versi, anche sbagliata nell'assegnazione delle priorità (quantomeno questa è la mia valutazione), si finisce per mettere, sostanzialmente, un passaggio cronologicamente di fronte ad un altro, da affrontare in termini emergenziali, cristallizzando però in un testo di legge una problematica senza averla affrontata da lontano e con un'impronta razionale, soprattutto strategica.
Vi è un'altra criticità per cui non condividiamo questo testo di legge: dopo averci detto che bisognava limitarsi al tema delle decadenze per morosità per una questione di urgenza, di tematica sociale e di roadmap su diversi passaggi cronologici di riforma legislativa, ci siamo trovati questo disegno di legge n. 229 come una sorta di "cavallo di Troia" per inserire aspetti che non c'entrano assolutamente niente col tema delle decadenze.
In particolare, ad opera del Movimento 5 Stelle, è stato integrato un nuovo articolo che, invece, va ad impattare sul tema delle assegnazioni: nonostante esista già una normativa nazionale in merito, si va a riconoscere, in un testo di legge regionale, in un ambito così delicato, la titolarità delle unioni civili omosessuali parificate alle famiglie. Tra l'altro, con un refuso (almeno spero che sia un refuso, non si sa mai!): nel testo di legge attualmente depositato, per qualche strana ragione compaiono le unioni gay, ma scompaiono i figli. Sostanzialmente, si va a premiare chi non può avere figli (perlomeno non ancora, come coppia gay finché la barbarie dell'utero in affitto non diventerà, come temo legislativamente consentita). I figli, invece, questo "elemento" che dovrebbe garantire una certa continuità umana e comunitaria al nostro territorio, con un colpo di penna spariscono dal testo attuale, per miracolo (si dovrebbe dire "per magia", perché il miracolo è un qualcosa di positivo). Vengono tolti con un colpo di spugna, scompaiono.
Quindi ci imbarchiamo le coppie gay mentre i figli non ci sono più. Mi verrà detto che ci sono i discendenti nelle parti successive, ma visto che qua si tratta di un tema altamente simbolico (non sfuggirà all'attenzione di nessuno), ci ritroviamo sostanzialmente con un testo di legge che ha operato questo cambiamento; un cambiamento che - parlo a nome del mio Gruppo, ma penso di interpretare la sensibilità anche di altri Gruppi del centrodestra - non è semplicemente accettabile. Stiamo parlando di un tema che ha una sua esplosività sociale, con tutta una serie di fasce sociali che nel nostro territorio saranno escluse dal mantenimento di questo diritto, soprattutto con il problema della gestione dei minori per famiglie in emergenza abitativa.
Vorrei che fosse chiaro a tutti, anche a chi non ha esperienza nel campo, che quando una famiglia si ritrova in mezzo alla strada, l'unica proposta che gli viene offerta negli anni di attesa rispetto all'assegnazione di una casa popolare - a meno che non venga riconosciuta l'emergenza abitativa da Commissione, ma si tratta di casi eccezionali - è il dormitorio maschile per l'uomo, il dormitorio femminile per la donna, e i figli in affido se non ci sono parenti disponibili a sobbarcarseli.
Questa è l'attuale proposta istituzionale (non dico solo della Regione Piemonte, perché non voglio colpevolizzare in questo la Giunta Chiamparino). Purtroppo, con gli strumenti attuali, questa è la risposta. E noi, in un momento così drammatico, in cui le famiglie vere (le famiglie che lo sono già) vengono distrutte e fatte a pezzi, quasi deportate (uno lì, l'altro là), andando a incidere sui rapporti sentimentali e familiari davvero solidi, per uno scrupolo ideologico, per farci belli con qualche lobby o qualche associazione Arcobaleno più o meno potente - anche se poi abbiamo visto che i numeri sui registri e sulle richieste di matrimonio in tal senso sono veramente limitati, perché si aggirano sulla decina, quando va bene si arriva al centinaio - andiamo paradossalmente a ritoccare, forse per sempre (abbiamo visto ogni quanto si arriva a modificare un testo di legge sul tema della casa!), testi che sono di legislazione regionale.
Se doveva essere un'emergenza sulle decadenze e basta, vorrei che mi venisse motivato come mai c'è stato questo intervento politico, con un alto contenuto simbolico ed ideologico, sul tema delle assegnazioni. Perché se già la normativa nazionale garantiva l'accoglibilità delle unioni omosessuali, come ho sentito dire in Commissione, allora si poteva spettare il gruppo di lavoro di revisione generale della legge 3/2010.
Proverò ad azzardare io una risposta (cercherò di avere questa arroganza): perché essendo una marchetta, chiaramente c'è la fretta di vederla. Se si fosse voluto veramente modificare in modo serio una norma si faceva, secondo le tempistiche dettate dalla stessa maggioranza, quando si arrivava a modificare quella norma, tenendo conto che non vi è neanche questa urgenza se già la norma nazionale garantiva i medesimi effetti.
Mi avvio alla conclusione, Presidente: intanto le confermo quei 150 o 200 emendamenti che ho presentato (non so neanche io quanti siano con esattezza), che mi consentiranno parecchio tempo per chiarire, punto per punto, quelli che sono i dettagli.
Semplicemente, proprio per dimostrare che non c'è una volontà aprioristicamente strumentale, mi limito a dire alla Giunta (che purtroppo già sapeva di questo mio orientamento in Commissione, quindi era ampiamente avvista di ciò) che se c'è la volontà di ritornare davvero al tema delle decadenze, intervenendo quindi solo su quello, ci sarà anche la volontà a dismettere un atteggiamento ostruzionistico. Perché, come ho premesso nessuno intende danneggiare le famiglie a rischio di decadenza (posto che le ATC già le hanno sospese, quindi è un finto spauracchio). Se la maggioranza deciderà di fare un passo indietro su questa forzatura ideologica eliminando le parti innovative che fanno riferimento alle unioni omosessuali, magari aprendo anche a un inserimento di moratoria dei conguagli e una sospensione delle eventuali decadenze da conguagli inesigibili (questo sì che c'entra con le decadenze), ci sarà anche una disponibilità a rivedere l'atteggiamento ostruzionistico, che non è aprioristicamente ideologico.
Qualora perseveriate, avremo un po' di tempo per confrontarci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono, secondo relatore di minoranza.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato parte degli interventi dei colleghi e mi piacerebbe rimanere sul merito della proposta di legge, ma non posso esimermi da rispondere alle "velate" accuse del Consigliere Marrone. Anzitutto per ripristinare un minimo di correttezza dei fatti e degli accadimenti in Commissione, quindi ripristinare un po' di verità.
Quando ci siamo presentati in Commissione o, meglio, quando la Giunta ha presentato in Commissione questo disegno di legge, noi siamo stati, come Gruppo consiliare, tra le forze politiche, non l'unica, a segnalare il fatto che - testimoni tutti, tra cui l'Assessore Ferrari - dal nostro punto di vista, fosse necessario addivenire a una revisione complessiva della legge n. 3 del 2010, anche erroneamente definita legge sull'edilizia sociale, mentre in teoria riguarda solo l'edilizia sovvenzionata.
C'è stato risposto che dovevamo fare in fretta perché c'era una situazione emergenziale. La situazione emergenziale riguarda, in particolar modo, l'ATC Nord e, nel complesso dell'ATC Nord, l'area di Novara. L'area di Novara è un'area particolare in cui, a differenza di altre ATC (Agenzie Territoriali per la Casa), le situazioni di morosità non sono state seguite negli anni passati, da quanto ne so (se qualcuno vorrà dire diversamente avrà la facoltà di farlo).
I nuovi amministratori di ATC sono recentemente venuti a conoscenza di tali criticità tutte insieme e si è deciso di portarle tutte verso la decadenza, senza verificare e dare modo agli utenti di accertarsi se sono realmente morosi colpevoli. Sono morosi e colpevoli per la definizione della legge, ma se potessero sottoscrivere dei piani di rientro e quindi ripianare il debito maturato nella sede di anni. Ricordo che altre ATC i piani di rientro già li fanno, o li hanno fatti, li facevano e li continuano a fare. Sappiamo che oggi c'è una soglia, molto draconiana, di 6.000 euro di ISEE al di sotto di cui, se non paghi, sei moroso incolpevole, quindi contribuisce la Regione con il fondo sociale e i Comuni, con le risorse che mettono e quindi coprono al netto della quota minima dei 40 euro mensili. Se sei sopra ai 6.000 euro di ISEE, sei moroso colpevole.
È del tutto evidente che una soglia è una soglia numerica e non individua una fascia grigia, ma individua, al di sotto di una cifra, tutti i buoni e, al di sopra, tutti i cattivi. Sui cattivi, se non viene fatta un'azione di discrimine tra quelli che realmente potrebbero pagare - e magari non pagano per altro motivo, perché spendono soldi in altro - spetta a quelli che realmente, anche avendo 6.000 mila e uno euro di ISEE, non riescono pagare perché non riescono arrivare a fine mese, non riescono pagare gli alimenti, le medicine, la frequenza delle scuole ai propri figli. Non fare i piani di rientro è un problema serio e grave nella nostra regione.
A novembre ci è stata mostrata questa questione di una certa urgenza.
Il tema di rivedere tutti i criteri di requisiti di assegnazione, le graduatorie, le valutazioni delle case è un tema fondamentale, da affrontare il prima possibile e, se non iniziamo ad affrontarlo subito, non riusciremo a intervenire entro la fine della legislatura. Questo è condiviso da tutti.
Abbiamo detto di fare questa richiesta per venire incontro a un caso specifico dell'ATC di Novara, in cui ci sono famiglie che rischiano di essere sbattute fuori da una casa popolare perché negli anni passati chi svolgeva il ruolo di Presidente di ATC non ha fatto a sufficienza il suo dovere. Abbiamo detto di andare avanti su questo provvedimento, ma noi avevamo già presentato una serie di emendamenti che andavano a rivedere nel complesso la legge n. 3 del 2010.
Stessa cosa aveva fatto il Consigliere Marrone, che aveva presentato un serie di emendamenti. In una seduta di Commissione si è detto, anche fuori microfono: "Noi teniamo gli emendamenti, vediamo quali emendamenti l'Assessore, la Giunta e la maggioranza intendono approvare senza discussione".
È del tutto evidente che noi, come Movimento 5 Stelle, ma credo neanche Fratelli d'Italia e nessun Gruppo consiliare, non vogliano impedire l'approvazione di questo provvedimento. Nessuno sano di mente vorrebbe impedire e rallentare di molto l'approvazione di questo provvedimento. È stata una decisione della maggioranza dire che sui 20 emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle ce n'è uno ritenuto approvabile, che è il recepimento di una legge nazionale, la legge n. 76/2016, che equipara, dal punto di vista dei diritti, i matrimoni alle unioni di fatto e alle convivenze normate da contratto di convivenza. Una legge nazionale che già esiste.
Questo significa semplicemente sanare, inserire in una norma di legge un recepimento di una legge nazionale, altrimenti si creano delle problematiche. Nel testo di legge regionale non si fa riferimento ancora alle unioni di fatto e ai contratti di convivenza, quindi oggi cosa deve fare una Commissione che valuta i criteri di assegnazione e graduatoria? Deve riferirsi a legge nazionale o regionale? Si tratta di un banale recepimento di una legge nazionale, per sgomberare il campo da qualunque valutazione ulteriore.
Ormai è di moda dire che il Movimento 5 Stelle fa accordi sottobanco con il Partito Democratico, ma credo che gli unici che non hanno mai fatto accordi sottobanco in questo Consiglio, almeno da quando ci siamo, siamo noi.
MARRONE Maurizio (fuori microfono) Nessuno ha mai detto sottobanco.



BONO Davide

Ah, erano evidenti, io non me ne sono accorto, vuol dire che li hanno fatti senza che io me ne accorgessi.
C'è stato un accordo su questo emendamento, mentre tutti gli altri sono stati bocciati, anzi li abbiamo ritirati perché ce li avrebbero bocciati, e abbiamo detto: li ripresentiamo quando finalmente discuteremo la revisione della legge n. 3 del 2010. È inutile farsi bocciare degli emendamenti senza neanche poterli discutere. Questo è il tema ultroneo rispetto al tema delle decadenze.
Sul tema delle decadenze e assegnazioni, anche noi abbiamo manifestato delle perplessità. Anzitutto non comprendiamo perché da novembre, se era un'urgenza, ci siamo trovati quasi a marzo - e non so se l'approveremo oggi e perché la modifica del regolamento non si è potuto farla prima.
L'Assessore poteva tranquillamente presentare la modifica del Regolamento 12 R, l'articolo 15, che riguarda le decadenze per morosità colpevole, ai sensi dell'articolo 17 della legge regionale n. 3 del 2010, inserendo nel Regolamento le modifiche che si chiedeva.
Invece, si è scelto di inscrivere in un disegno di legge che non andrà nella legge n. 3/2010, quindi bisognerà vederli insieme, un articolo aggiuntivo che dice che i procedimenti di decadenza avviati e le esecuzioni delle decadenze già pronunciate - sottolineo già pronunciate - dai Comuni sono sospese, fino all'approvazione della modifica del Regolamento e poi sono rivalutati sulla base delle nuove disposizioni regolamentari.
Francamente, mi sembra un'ulteriore complessità nell'analisi dei procedimenti di decadenza. Finché sono i procedimenti, si possono sospendere, avete firmato un accordo con i Presidenti delle ATC e con le organizzazioni sindacali per sospendere i provvedimenti di decadenza, ma le esecuzioni di decadenza sono già pronunciate.
Oggi la legge regionale dice che se passa un certo tempo, c'è un termine di tre mesi per il rilascio dell'alloggio, il Comune deve pagare la morosità, deve pagare le quote non pagate. Avete anche chiesto in un accordo di sospendere i pagamenti delle morosità. Bisogna capire chi paga cosa, perché se non sono i Comuni a pagarlo, non sono gli utenti e neanche l'ATC, vorrei capire chi paga cosa. C'è un po' di confusione e complessità ulteriore.
Tra l'altro, avevamo chiesto in Commissione, ma l'abbiamo ripresentato in Aula, di poter iscrivere all'interno della legge regionale n. 3/2010 il tema dei piani di rientro, cosa che non avete voluto approvare in Commissione, e prevedo che non lo vorrete approvate in Aula. Oggi all'articolo 17 voi semplicemente togliete il periodo dei tre mesi della morosità colpevole, dopo la quale parte la richiesta del procedimento di decadenza; togliete i tre mesi perché c'è un problema di rispondenza tra le tempistiche di accertamento della morosità e le tempistiche di accertamento dell'ISEE. L'ISEE, cioè, si calcola ad aprile di ogni anno per verificare se si è sotto la soglia di cui parlavo (i 6.000 euro), pertanto è ovvio che se la morosità è da settembre a dicembre, io non so se sei moroso e incolpevole o colpevole. Pertanto, giustamente, saniamo questa discrepanza temporale. Noi siamo pienamente d'accordo.
In seguito, però, si dice: "Salvo che la morosità non sia riconosciuta incolpevole". E basta. Tra l'altro, anche con una contraddizione in termini, perché ci sono due negazioni: non sia riconosciuta incolpevole, a casa mia vuol dire colpevole.
Chiedo, quindi, di verificare anche questo dato e togliere una delle due negazioni.
Non si inserisce, in legge, il tema dei piani di rientro per la morosità colpevole: si demanda solo al regolamento, o - meglio - si scrive in legge una definizione che è molto vaga. Si dice: "Sono rivalutate sulla base delle nuove disposizioni regolamentari comprendenti anche forme di tutela degli assegnatari".
Cosa vuol dire "anche"? Chi tuteliamo? È ovvio che si tutela l'ATC perché è un ente pubblico, ma questo si tutela da solo, mandando le richieste di pagamento e di decadenza.
Inoltre: "Contemperando gli interessi degli enti coinvolti". Vogliamo mettere in legge che queste forme di tutela degli assegnatari sono i piani di rientro? Perché "forme di tutela degli assegnatari" per me pu significare tutto o nulla. Io vorrei che, o qui, nell'articolo 6, o direttamente nella legge 3, venisse scritto: "Piani di rientro concordati con gli inquilini, con rate sostenibili". Abbiamo infatti detto tante volte (sono venuti anche i rappresentanti delle ATC a dircelo) che spesso, per accedere a un piano di rientro, si deve pagare la prima rata di accensione (che è un acconto), e poi si chiedono magari quattro o 5.000 euro come prima rata. Magari le rate successive sono più piccole, ma mi spiegate come fa (in questo concordo con il collega Marrone) una famiglia che abita in una casa popolare, a sborsare quattro o 5.000 euro così, al volo, per iniziare un piano di rientro? O va a indebitarsi - non certo con le banche perché non è neanche da pensarlo - con figure poco raccomandabili del sottobosco della criminalità locale, va a chiedere un prestito a questi quindi finisce nello strozzinaggio e nell'usura, oppure aveva quei soldi.
E, se aveva 5.000 euro in tasca cash o nel conto corrente in banca, forse allora abbiamo sbagliato qualcosa nella valutazione della condizione economica familiare.
Noi chiediamo che il tema dei piani di rientro sia scritto in legge: come volete voi, con le parole che volete, dove volete a livello di articolo, a livello normativo legislativo, ma deve essere chiaro che parliamo di piani di rientro e non di altro, o a lasciare il tema totalmente generico.
In ultimo (ho ancora due minuti e chiudo), l'articolo 7.
Ne abbiamo già parlato: abbiamo apprezzato le modifiche fatte dagli Uffici e dall'Assessore riguardanti le disposizioni in materia di fondo sociale. Si vorrebbe far partire una sperimentazione sul fondo sociale per ambiti territoriali circoscritti, previo confronto con le ATC e i Comuni.
Come abbiamo detto, la prima formulazione è stata stralciata e, in effetti, era più un atto di indirizzo che una norma. Anche su questo, forse si potrebbe o cancellare - dare mandato con un atto di indirizzo alla Giunta - oppure avere qualche informazione in più.
Insomma, che tipo di sperimentazione sul fondo sociale vuole fare la Giunta? Noi, così, non abbiamo informazioni, nel senso che non sappiamo perché la Giunta regionale, al comma 2, informa la Commissione dopo. Cioè fa partire la sperimentazione e, poi, gli esiti della sperimentazione vengono comunicati alla Commissione.
So che c'è una tendenza un po' più spiccata a togliere competenze al Consiglio, però - visto che è un tema delicato, che tutti noi, come rappresentanti istituzionali, viviamo sul territorio - potrebbe essere utile dare la possibilità alla Commissione competente di sapere anche prima che tipo di sperimentazione volete fare, quindi non lasciarvi carta bianca su questo.
Non ho altro da aggiungere e vi ringrazio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Abbiamo terminato sia la relazione di maggioranza sia quelle di minoranza.
È aperta la discussione generale.
Sono iscritti a parlare la Consigliera Conticelli e i Consiglieri Vignale e Sozzani.
Prego, Consigliera Conticelli.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
Solo per ristabilire un po' il percorso in Commissione, anche perch con questa legge - siamo stati accusati di fare una "marchetta". Io mi occupo da tanto tempo di case popolari e devo dire che nessuno ha fatto mai le sue fortune su questo tema.
In Commissione, abbiamo sempre cercato di risolvere anche trasversalmente il problema, quindi non vedo una grande "marchetta" nell'affrontare le esigenze delle persone.
La necessità di affrontare il tema delle decadenze, in particolare separatamente dalla revisione della legge che è stata avviata, è legata ad una questione di temporalità e alla necessità di dare un protocollo di intervento che sia omogeneo e uniforme, al di là delle buone pratiche che comunque - sono state seguite fin qui.
Nell'ATC centrale, ad esempio, su oltre 900 casi, più di 600 hanno avuto un piano di rientro che, naturalmente, è commisurato alle possibilità economiche dell'utente.
In Commissione abbiamo analizzato congiuntamente la legge ed anche il regolamento, perché è il regolamento che va nel dettaglio di alcuni criteri.
Sono d'accordo che i criteri devono essere rivisti e devono essere anche quelli dell'assegnazione. Questo è un percorso che abbiamo avviato e che intendiamo portare a compimento (ci siamo dati come tempistica prima dell'estate). La questione delle decadenze, però, è una questione più urgente, come si può evincere, e il tema dei piani di rientro riguarda anche le utenze (ce ne siamo occupati anche oggi). Però, soprattutto per quanto riguarda gli affitti, anche in relazione alla quota minima, devono esserci dei tempi certi.
Il percorso in Commissione ha assunto delle modifiche. Seppure il disegno di legge sia composto di pochi articoli, sono stati modificati rispetto alle indicazioni e gli emendamenti presentati anche dai colleghi e accolti dall'Assessorato, in Commissione.
Pertanto - torno a quello che ho detto all'inizio - mi pare non ci sia stato assolutamente l'atteggiamento di voler fare prevalere una proposta di maggioranza, ma ci sia stata una volontà, dandoci delle scadenze commisurate alle necessità delle persone e delle famiglie, di affrontare i temi uno ad uno e, quindi, arrivare in tempi certi alla modifica della legge.
È stato minacciato l'ostruzionismo: non credo che questa sia una questione di principio o di principi. Sappiamo bene tutti che, dietro ciascuna norma regolamentare, quando si parla di politiche dell'abitare e di politiche della casa, ci sono delle storie, ci sono delle Amministrazioni comunali che dovranno tradurre in atto quello che è previsto dalla legge regionale e ci sono persone che attendono di sapere appesi alla nostra legge, quale sarà il destino proprio e della propria famiglia, nei prossimi mesi.
Pertanto, spero e auspico, com'è stato fino ad ora, quando abbiamo parlato di questi temi, che questo sia lo spirito con il quale questa Assemblea e tutti noi, ciascuno per la propria parte, affronti la discussione: guardando alle persone che stanno dietro queste regole di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che questa legge nasca da una necessità (lo ricordavano i colleghi relatori sia di maggioranza sia di minoranza, lo ricordava la collega Conticelli): quella di intervenire su un'urgenza, che è quella di sospendere le decadenze.
Su questo, potremmo fare alcune valutazioni, che sono facilmente evidenziabili rispetto ai dati che noi abbiamo chiesto e che l'Assessorato ci ha fornito in modo puntuale, rispetto al numero di decadenze, non solo nelle tre ATC, ma tra le vecchie sette ATC ci renderemmo conto che ci sono ATC che hanno svolto un ruolo puntuale, nel senso che non soltanto veniva fatto un censimento, ma veniva anche dato seguito al censimento. Non solo veniva fatta una verifica sulla morosità colpevole e incolpevole, ma veniva anche dato seguito, cioè la lettera bonaria con cui ogni anno si ricorda a coloro che, ai sensi della legge regionale, sono morosi colpevoli, che dovevano riconoscere all'istituto una certa quota e provvedere a piani di rateizzazioni. Vi sono state, invece, altre ATC che questa attività di soluzione bonaria non l'hanno fatta per arrivare alla decadenza.
Dalla lettura dei dati forniti si vede in modo estremamente netto abbiamo delle realtà in cui ogni anno avvengono delle procedure di soluzione bonaria o avvisi di decadenza e abbiamo altre realtà in cui, ad esempio, gli avvisi di decadenza sono zero.
Al di là di questo aspetto, che ci porterebbe lontano, perché dovremmo andare a verificare quali sono le responsabilità e in quali anni e questo non interessa, credo che oggi l'interesse sia quello di entrare nel merito di un problema evidente, che è quello della sospensione delle decadenze.
Si è fatto un errore, nel senso che inserire l'aspetto delle unioni civili all'interno della norma complica il percorso della norma, ma non perché e non tanto perché si fanno le valutazioni di merito - che uno potrebbe fare in merito all'adempimento di una legge dello Stato, che si può condividere o meno ma rimane una legge dello Stato - ma perché, nel frattempo stavamo discutendo in Commissione la legge che stiamo discutendo in Aula e, contestualmente, si è aperto un gruppo di lavoro di revisione della legge n. 3.
Provo a sintetizzare in tre punti ciò di cui oggi avremmo bisogno certamente una sospensione sulla decadenza, che però abbia, in un futuro prossimo, un aspetto chiaro rispetto alla morosità colpevole e alla morosità non colpevole.
Un aspetto di cui abbiamo parlato nell'incontro delle 13.30 è quello di sospensione dei conguagli che, almeno nell'ATC di Torino, sono arrivati e hanno investito più di 10.000 famiglie con conguaglio che arrivano fino a 7.000 euro, e quindi sono assolutamente impagabili per le persone che vi risiedono, ma in molti casi sono anche sbagliati. Non possiamo dire che sono sbagliati in tutti i casi, ma abbiamo ravvisato che vi sono molti casi in cui questi conguagli lo sono per stessa ammissione di ATC, nel senso che ATC ha corretto alcuni di questi conguagli nel momento in cui alcune famiglie si sono presentate a chiedere una verifica.
Noi chiediamo, e abbiamo presentato su questo un emendamento, soltanto che venga applicato quanto dice la vigente legge all'articolo 44, cioè che si istituisca una Commissione di garanzia nei confronti degli utenti che possa verificare il reale valore delle utenze.
Poi c'è la vera partita che noi attendiamo da luglio 2014, e dico luglio 2014 non casualmente, perché come Gruppo consiliare presentammo una serie di emendamenti quando si arrivò alla fusione delle tre ATC, che intervenivano nella modifica della legge n. 3, e ripetiamo oggi ciò che dicemmo nel luglio 2014. Nel luglio 2014 noi dicemmo: "Guardate che non noi, ma tutti coloro i quali si occupano di povertà segnalano come il problema delle abitazioni sia uno dei problemi centrali che va affrontato all'interno di una situazione di crisi come questa". Dal 2014 ad oggi certamente abbiamo fatto una buona legge sull'autorecupero, ma ci siamo fermati lì.
È evidente che tutta una serie di aspetti giustamente mancano all'interno di questa norma, perché riguarda l'aspetto delle decadenze e diciamo noi, dovrà riguardare anche l'aspetto delle sospensioni. Tutto il resto va riportato a una modifica strutturale della legge n. 3, anche con proposte, ci permettiamo di dire, diverse.
Noi crediamo - e lo diciamo perché l'abbiamo presentato di nuovo da un punto di vista di modifica della legge n. 3 in più di un assestamento - che si debba pensare agli strumenti che aiutano le popolazioni e i soggetti che hanno maggiori difficoltà ad accedere a un'abitazione in modo decisamente diverso.
Quando ho iniziato a fare il Consigliere regionale, tanti anni fa ma non tantissimi (nel 2005), con otto punti si entrava in una casa popolare i bandi per una casa popolare vedevano qualche migliaia di persone partecipare e di queste pochissime erano a reddito zero. Oggi abbiamo una situazione che è drammaticamente e totalmente cambiata, con la differenza che, mentre allora si assegnavano alcune migliaia di alloggi ogni anno, noi oggi assegniamo alcune centinaia di alloggi all'anno e gran parte degli altri vengono assegnati con l'emergenza abitativa.
Quindi, la nostra legge, salvo un articolo, è inutile rispetto a ci che accade all'esterno, perché credo che nel 2015 nel capoluogo di questa Regione siano state assegnati 550 alloggi o una cifra simile.
Pertanto, vanno modificate le politiche e noi ne abbiamo indicate alcune, che non sono alla discussione di oggi: ad esempio l'intermediazione immobiliare. Questo è un capoluogo e le grandi città hanno decine di migliaia di alloggi sfitti per un motivo banale: oggi non si riesce a percepire un affitto, perché in moltissimi casi un contratto di locazione viene fatto e poi l'affitto non viene corrisposto, non perch l'affittuario è uno che non paga, ma perché l'affittuario è uno che non pu pagare.
Credo che occorrano modalità di intermediazione, per cui si trasforma l'oggetto stesso e la finalità stessa di ATC, che è sempre quella di trovare casa alle persone, ma non è più, come prima, quella di costruirle e di assegnarle, ma di reperire immobili, di acquistarli, come si può fare dal 2006 grazie ad una delibera del Consiglio regionale, e darle a terzi.
Questa parte di discussione però la rimanderemmo a quando discuteremo della modifica alla legge n. 3, quando ci permetteremo di dire che andranno inserite delle priorità rispetto a chi accede, perché senza fare facile razzismo, ci permettiamo di dire che quando il 60 per cento delle abitazioni viene dato al 17 per cento della popolazione, cioè quella straniera, è un errore. E' un errore sociale, perché oggi 450 mila piemontesi italiani poveri, che hanno diritto e dovere di avere un'attenzione da parte delle istituzioni almeno percentualmente pari a quello delle popolazioni straniere.
Avremmo molto altro da dire, ma non è questo il tema; è certamente questo il tema, ma non il provvedimento.
Credo che ci dovremmo fermare per discutere questo provvedimento velocemente e dare una risposta veloce alla sospensione delle decadenze e a un blocco del pagamento dei conguagli. Credo che su questo non ci sia neanche grande contrarietà da parte del Consiglio. Dopodiché, dobbiamo fare una riforma nella legge n. 3 e di questo stiamo discutendo in II Commissione? Gli articoli 1, 2 e 3 saranno inseriti all'interno di quella proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Intervengo a integrazione di quanto già detto da alcuni colleghi e peraltro, per quanto già discusso ampiamente nell'ambito della Commissione.
Ci tenevo ad intervenire oggi in Aula per ribadire una serie di questioni che sono già state poste, come, per esempio, il fatto che si sta compiendo un risanamento tout court di una situazione assolutamente di crisi e non normale come quella dell'ATC Nord, che ha dovuto cambiare un'intera legge regionale per ridefinire una serie di situazioni che altrimenti andavano a incidere sui bilanci dei Comuni, che sicuramente non avevano la possibilità o sarebbero stati messi in crisi rispetto ad un evento di dimensioni di questo genere.
Al di là delle considerazioni - che attendiamo siano poste nella prossima II Commissione - vorremmo ci fosse detto cosa si intende fare relativamente al pregresso; mi pare che la scorsa volta erano state fatte valutazioni di tipo giuridico su ciò che potevamo fare. In ogni caso, era stata fatta una considerazione di tipo generale, di tipo legislativo, che è oggetto della discussione di oggi, quindi non facciamo di tutta un'erba un fascio.
Ricordo che alcuni inquilini hanno ottenuto, secondo i propri requisiti, case dall'ATC; queste sono persone con grandi difficoltà, che in questo momento stanno lavorando oppure sono inoccupati, ma che ugualmente pagano puntualmente il loro debito che hanno nei confronti dell'Istituto: con grande sacrificio cercano di onorare questo tipo di debito.
Tuttavia, si fa di tutta un'erba un fascio: morosi colpevoli, morosi incolpevoli. Oggi stiamo discutendo su un fatto che ritengo clamoroso: per salvare le difficoltà che questa legge avrebbe fatto emergere in capo ai Comuni, è stata fatta questa scelta di rinviare il tutto e quindi fare un'analisi ma, come giustamente qualche collega ha già detto, non sappiamo quali saranno le analisi che dovremmo fare e, soprattutto, chi paga il pregresso; tra l'altro, questo è il tema su chiedo chiarimenti da parte dell'Assessore.
Quindi, effettuando quest'analisi, se questa dovesse riscontare che le decadenze ad oggi sono assolutamente decadenze, quindi con il pregresso, ci sarà sicuramente un debito e noi ci chiediamo chi paga questo debito. I Comuni? Oppure ritorna in capo alla Regione? Penso che questa sia una "pezza" per coprire un buco che sarà più grosso nel momento in cui lo andremo a verificare. Inoltre, qual è il premio dei condomini ATC che sono assolutamente corretti nel contratto che hanno firmato. Perché sembra quasi che chi è corretto è giusto che lo sia chi non è corretto facciamo l'analisi delle analisi delle analisi, fino a capire quali saranno coloro che hanno la morosità colpevole rispetto alla morosità incolpevole.
Questo è l'ambito entro il quale vi è una mia preoccupazione che avevo già espresso in Commissione. Cerco anche di spiegarlo, perché la scorsa volta mi è sembrato di aver generato anche un certa preoccupazione chiedendo informazioni sul pregresso. Questo è l'elemento che vorrei conoscere: cosa ci si aspetta dall'applicazione successiva di questa legge quando giustamente, come ha detto chi mi ha preceduto, bastava sicuramente una deliberazione di Giunta per cambiare il Regolamento e trovare soluzioni che salvassero l'aspetto economico dei Comuni e, soprattutto, l'aspetto economico di coloro la cui morosità è incolpevole, perché sono intervenuti fatti sociali, tali per cui non possono pagare la retta indicata, che interessano questo tipo di famiglie.
Questi sono concetti che spero che siano dibattuti o chiariti nell'ambito dell'Aula, perché in Commissione non siamo stati in grado di conoscere con esattezza questo tipo di soluzione futura rispetto ai debiti pregressi. Non vorremmo che si utilizzasse lo strumento legislativo come elemento di sanatoria. Deve esserci un elemento legislativo che giustifica una mutata condizione sociale ed economica del Piemonte, ma non come un elemento di sanatoria, come per dire che, in passato, qualcosa non ha funzionato e quindi oggi dobbiamo intervenire con una legge, affinché nel futuro funzioni quello che non ha funzionato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
La parola al Consigliere Benvenuto.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Nel luglio 2014 è avvenuta la prima modifica della legge 3; noi avevamo già provato ad inserire le modifiche all'articolo 3, quello sulle graduatorie, che avevamo inserito successivamente in altri provvedimenti in questi ultimi anni. Non essendo mai stato all'o.d.g. della Giunta regionale, ovviamente l'articolo 3 (sulle graduatorie) non è stato inserito.
A noi questo dispiace, perché ancora una volta c'è un disegno politico dietro la scelta della Giunta di modifica della legge 3. È stato inserito tutto quanto previsto dalla legge Cirinnà e i cittadini italiani continuano ad avere la precedenza, mentre i cittadini comunitari che sono sul nostro territorio da almeno dieci anni, come da nostra proposta, ovviamente non sono stati inseriti.
Quindi, entra il pacchetto Cirinnà, voluto fortemente dal PD. Pertanto le proposte della Lega in favore, per esempio, dei cittadini anziani piemontesi, dei ultrasessantacinquenni o di chi ha un basso reddito o una pensione inferiore a 600 euro (tutte proposte della Lega contenute in una proposta di legge in Consiglio regionale), ovviamente sono state dimenticate.
Noi siamo assolutamente contrari alla modifica della legge 3 contenuta nel disegno di legge della Giunta: a noi preme che il provvedimento "sbandierato" dall'Assessore Ferrari apporti le modifiche all'articolo 3 da noi proposte. Solo in quel caso la Lega sarà interessata a discuterne.



PRESIDENTE

Grazie, collega Benvenuto.
Abbiamo terminato gli interventi relativi alla discussione generale.
La parola all'Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Grazie, Presidente.
Mi sembrava giusto far completare il dibattito in Aula, prima di esprimere il mio contributo a questo dibattito, che ha semplicemente il desiderio di recuperare alcuni elementi che già in Commissione ho potuto esprimere in più di un'occasione e che intendo qui ribadire.
Partiamo da un dato: certamente ci troviamo di fronte a una situazione legata al tema della morosità e della decadenza che ha i connotati dell'emergenza, ma noi non abbiamo voluto affrontarlo in termini emergenziali.
Le ragioni che ci hanno spinto ad affrontare la questione della morosità e, quindi, dei procedimenti di decadenza non sono nate improvvisamente, ma sono frutto del percorso che è stato avviato con la riorganizzazione in legge delle Agenzie per la casa.
Proprio quel tipo d'impostazione, proprio la riorganizzazione territoriale della governance delle Agenzie per la Casa, ci ha portato a fare una ricognizione straordinaria dei bilanci, che è durata parecchi mesi, per più di metà dell'anno 2016.
Fin da settembre dello scorso anno, con le Agenzie per la Casa abbiamo notato l'esistenza su tutto il Piemonte, pur con situazioni diversificate e con prassi differenziate nell'affrontarlo, del tema delle morosità e dei processi di decadenza che avevano un impatto molto forte sui bilanci delle ATC e, nel contempo, creavano una difficoltà enorme nelle famiglie e nei bilanci del Comune. Quindi, eravamo di fronte non a una situazione che è emersa improvvisamente, ma ad una situazione che, ormai, aveva assunto un carattere strutturale, tanto è vero che, proprio fin da settembre, noi abbiamo chiesto alle ATC di fornirci i dati sugli ultimi cinque anni, per cercare di capire qual era il trend in Regione Piemonte sul tema delle morosità e sulle procedure di decadenza che erano state avviate.
Nel momento in cui, Consigliere Marrone, ricaviamo che il dato 2011 2015 è di 6.500 richieste di decadenza da parte delle ATC, di cui 6.000 rimaste nel limbo, cioè che non hanno più avuto alcuna fase di avanzamento possiamo parlare dell'introduzione adesso di una forma di discrezionalità ma noi veniamo da anni in cui non solo c'era la discrezionalità, ma la massima discrezionalità possibile, perché, a fronte di una norma e di un regolamento, non si è dato seguito né alla norma né al regolamento. Quindi proprio questi anni che abbiamo alle spalle hanno manifestato una sostanziale ingovernabilità di questa situazione e abbiamo ritenuto che fosse indispensabile metterci mano in maniera strutturale.
Pertanto, dopo avere individuato insieme alle ATC la mappatura complessiva e la distribuzione territoriale di questo fenomeno, ci siamo chiesti come intervenire per evitare che, da oggi in avanti, una situazione di questo genere potesse replicarsi.
Era indispensabile, sotto questo profilo, l'intervento sulla legge n.
3, che ci consente di fare in modo che, poi, si possa intervenire anche sul regolamento. Infatti, una delle ragioni - lo abbiamo ripetuto più volte in Commissione - che ha generato questa situazione di ingovernabilità del sistema sta nella incongruenza presente nella legge. Pertanto era indispensabile eliminare il riferimento temporale, per fare in modo che, in fase di regolamentazione, si potesse definire in maniera più precisa e rigorosa una procedura, con la definizione delle responsabilità e delle tempistiche che devono essere rispettate.
Quindi, è evidente che l'intervento sulla norma e sul regolamento ha un obiettivo sostanziale, quello di spostare l'asse della valutazione sulla condizione della persona che si trova in stato di morosità prima che venga richiesta la decadenza, cioè prima che ATC chieda al Comune di pronunciare la decadenza, perché è evidente che nel momento in cui ATC chiede al Comune di pronunciare la decadenza, la procedura è avviata ed è difficile tornare indietro.
Allora, è chiaro che, immaginando la situazione a regime, noi abbiamo bisogno di fare in modo che venga affrontata a monte la situazione della morosità colpevole o incolpevole, volontaria o involontaria, è lì che dobbiamo agire. Ed è per questo che, tolto dalla legge il riferimento ai tre mesi, noi possiamo agire sul regolamento per fare in modo che siano stabiliti dei tempi ben precisi e delle responsabilità definite, perché la richiesta di decadenza e il successivo pronunciamento della decadenza e la sua successiva esecuzione avvenga quando è stata fatta a monte una valutazione adeguata sulla condizione dell'inquilino. Questo è il tema e ad oggi non è così. Ad oggi, noi abbiamo la pronuncia della decadenza, che avviene dopo tre mesi, e una valutazione, che avviene dopo un anno circa.
Quindi, è chiaro che questa incongruenza a livello di norma è stato uno dei fattori che ha generato la situazione che, poi, si è resa ingovernabile, di fatto.
Ora, il Consigliere Sozzani mi dice che questa cosa qui genera delle iniquità, delle ingiustizie, dei trattamenti diversi, però, non potete neanche dirmi cose contraddittorie. Se noi siamo d'accordo che la mission specifica dell'edilizia sovvenzionata è intervenire sulle situazioni di fragilità, di vulnerabilità e di povertà, è evidente che, prima di prendere un provvedimento, devo fare la valutazione, devo capire perché ci sono condizioni e situazioni di morosità in alcune famiglie. Solo sulla base di quella valutazione posso prendere le decisioni di conseguenza.
Quindi, mi pare che l'intervento sulla norma e sul regolamento ci permetta di definire a regime, da oggi in avanti, una situazione che possa chiarire ciò che in passato non era per niente chiaro e che ha permesso incongruenze, difformità di interventi e frammentazione dal punto di vista delle prassi operative che si sono generate nella Regione Piemonte.
Il problema è capire cosa si fa su tutto quello che è pregresso, cioè su tutte le situazioni per le quali la richiesta di decadenza è già stata avanzata, quindi, di per sé, dal punto di vista strettamente giuridico, si devono portare in esecuzione; e, dal punto di vista strettamente giuridico attualmente, nonostante alcuni lo mettano in pratica, non esiste il piano di rientro! Allora, il problema è: come faccio ad affrontare una situazione pregressa che ha assunto dimensioni molto rilevanti e che rischia limitandoci soltanto alla lettera della norma, di produrre effetti sociali dirompenti? Questo è il punto. Ed è chiaro che, dal punto di vista politico, abbiamo dovuto affrontare questo elemento in questa prospettiva.
Noi avremmo potuto dire che quelle decadenze erano tutte colpevoli, quindi avrebbero dovute essere eseguite, ma proviamo ad immaginare quali potevano essere gli effetti e quali tensioni avrebbe creato nel tessuto sociale quali tensioni avrebbe creato a livello istituzionale nei rapporti con i Comuni.
Pertanto, come se ne esce? Noi abbiamo ritenuto opportuno individuare uno strumento che mettesse d'accordo tutte le parti coinvolte. Quindi, sul pregresso - per questo era necessario introdurre questo aspetto nella norma, per cui si interveniva con una sospensione nell'esecuzione delle procedure già avviate - avendo dimensioni molto elevate e potendo produrre effetti sociali molto delicati, l'unico strumento che avevamo da utilizzare era quello di trovare un accordo tra le parti. Qual è l'altra strada realistica, sostenibile che ci avrebbe permesso di affrontare quel nodo, se non la politica, se non un accordo per cui su quello che è già stato avviato si attua una rivalutazione? Il protocollo d'intesa stabilisce in modo chiaro quali sono gli elementi, le tempistiche, gli strumenti e gli obiettivi.
Oggi sono in fase di avvio - e in diversi casi già avviati da qualche tempo - dei tavoli di lavoro (Regioni, Comuni, sindacati) che affrontano esattamente proprio questo, con l'obiettivo di fare in modo che le situazioni di morosità che possono rientrare possano effettivamente rientrare. Questo è l'elemento, per cui abbiamo dovuto lavorare su un duplice registro: quello di fare in modo che la norma e il regolamento definissero una situazione a regime e uno strumento più politico (diciamo così, meno giuridico e più politico) che permettesse di trovare un accordo tra le parti coinvolte e che quindi consentisse di affrontare sistematicamente le situazioni pregresse. Altrimenti l'unica strada era quella di portare a compimento quella situazione lì, e voi provate a immaginare cosa vogliono dire alcune richieste di decadenza che risalgono anche a prima della stessa approvazione della legge 3 e presumere cosa pu essere accaduto concretamente in quella famiglia. Quindi è evidente che dobbiamo trovare una soluzione straordinaria, uno strumento straordinario per uscirne, ma nello stesso tempo individuare uno strumento strutturale e a regime.
Il disegno di legge n. 229 è - com'è stato definito - un cavallo di Troia per introdurre surrettiziamente altri elementi che non hanno nulla a che fare col contenuto del provvedimento? Allora vi racconto brevemente, in pochissime parole, come ho vissuto il dibattito.
Noi siamo arrivati con una proposta; contestualmente sono stati presentati degli emendamenti su altri argomenti, perché si riteneva che lì bisognasse utilizzare l'opportunità che avevamo per introdurre altre norme e altri criteri su altri articoli della legge 3. Ricordo emendamenti del Movimento 5 Stelle e ricordo diversi emendamenti del Consigliere Marrone su questo punto.
Abbiamo poi trovato, in sede di Commissione, un accordo ben preciso perché io ho detto: "Guardate, in principio ero partito anch'io con l'idea di riscrivere la legge 3 dall'inizio, dal fondamento". Poi, lavorando e cercando di portare avanti i processi faticosi e difficili di riorganizzazione delle ATC, ci siamo accorti che era più urgente intervenire in maniera chirurgica su alcuni capitoli, e li abbiamo identificati: questo delle morosità, quello sul fondo sociale e quello dei criteri di assegnazione dei punteggi e delle graduatorie, lasciandolo come terzo elemento perché quello richieda un intervento su un numero di articoli molto rilevante (circa una ventina).
In Commissione è stato chiesto espressamente che il terzo argomento quello che riguardava i criteri di assegnazione, i punteggi e via dicendo fosse avviato da subito. Allora abbiamo detto: "Facciamo così: avviamo da subito la revisione della legge 3 su questo capitolo" - cosa che abbiamo incominciato a fare - "Nel contempo, su questa norma accogliamo degli emendamenti presentati in Commissione che non contraddicono l'impianto della norma o, meglio, che rappresentano soltanto un recepimento di una norma nazionale che andava introdotta all'interno della normativa regionale". È su questo criterio che abbiamo lavorato.
Vorrei ricordare che nella mia proposta, oltre ad emendamenti del Consigliere Bono, io avevo accolto anche un emendamento del Consigliere Marrone, che lui ha poi ritirato, per cui è chiaro che, ad un certo punto si è andati a finire soltanto sugli emendamenti accolti del Consigliere Bono. Questa è stata la ratio, quindi è su questo che noi ci siamo mossi non con l'intento di fare accordi sottobanco o di introdurre surrettiziamente delle cose che non c'entravano niente. Si era deciso politicamente, per mandare avanti il provvedimento, che si potessero da subito accogliere degli emendamenti che erano semplicemente il recepimento di alcune norme nazionali. Questo è stato, niente di più e niente di meno.
Che ci siano degli aspetti di coerenza all'interno dei primi tre articoli da rimettere a posto, l'hanno già sollecitato anche i funzionari tecnici della Commissione stessa, tant'è vero che ci sono alcuni emendamenti depositati (uno anche da parte nostra) che intervengono per sistemare e rendere coerente il testo sotto il profilo della tenuta complessiva legislativa, tra cui anche il tema cui faceva riferimento il Consigliere Marrone (il tema dei figli). Ebbene, lo sistemeremo proprio in questi termini, nel senso di rendere coerente il testo.
Chiudo il mio intervento ringraziando per il contributo che tutti i Gruppi politici della maggioranza e della minoranza hanno dato a questo dibattito, che ha permesso anche a me di focalizzare meglio alcune questioni che magari in partenza non erano così chiare. Un ringraziamento va rivolto anche agli uffici sia dell'Assessorato sia del Consiglio regionale che ci hanno aiutato a rendere tecnicamente sostenibile il percorso che oggi discutiamo.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Assessore, in replica non vuole dire nulla sui conguagli?



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Sulle decadenze, abbiamo agito in conseguenza della raccolta dei dati su scala regionale: abbiamo fatto una mappatura, abbiamo suddiviso per aree territoriali i dati che avevamo raccolto, abbiamo visto che questo fenomeno non era confinato soltanto in un territorio solo, ma che c'erano delle punte sicuramente molto evidenti e molto marcate, ma era un fenomeno sostanzialmente diffuso sul territorio regionale. Quindi, in conseguenza abbiamo fatto un determinato tipo di intervento.
Sul tema dei conguagli, io ad oggi sono a conoscenza di elementi che hanno a che vedere col Piemonte centrale, e mi rendo conto che il problema non solo va affrontato, ma va anche risolto. Non credo che si debba intervenire su questo tema su questo disegno di legge, perché avremmo bisogno di condizionare quell'intervento ad una visione complessiva sulla base di dati regionali, ma siccome domani ho una riunione con l'ATC del Piemonte centrare, intendo affrontare questo tema direttamente con l'ATC avendo un obiettivo: favorire un congelamento di quello che è in atto affinché si possa, anche con la Commissione utenze (quindi con quello che è previsto dalla legge 3), fare un'operazione di approfondimento e di rivalutazione dei provvedimenti che sono stati emessi, in modo tale che possiamo verificare la congruità di quanto è stato emesso presso gli inquilini e nel contempo, una volta valutata la congruità, trovare gli strumenti per consentire che i pagamenti siano sostenibili per gli inquilini stessi.
Quindi è chiaro che dobbiamo ipotizzare l'avvio di un piano di rientro rateizzato. Questo è ciò che da domani intendiamo fare.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Procediamo con la discussione degli emendamenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Mancando mezz'ora alla conclusione del Consiglio, e avendo terminato la discussione generale, mi domandavo solo se non valesse la pena rimandare l'inizio della discussione a martedì prossimo, o quando sarà convocato il Consiglio.
Non è una dilazione: tanto non cambia molto. E, comunque, non penso che faremmo molto lavoro nel rimanente tempo.



PRESIDENTE

Chiedo all'Aula e all'Assessore di esprimersi rispetto a questa proposta.
Sospenderei la seduta per qualche minuto, anche in relazione agli emendamenti. Chiedo cortesemente ai Capigruppo di avvicinarsi al banco della Presidenza.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.25, riprende alle ore 17.29)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Chiedo ai signori Consiglieri di tornare al loro posto perch proseguiamo con l'esame dell'articolato e dei relativi emendamenti.
ARTICOLO 01 Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

So che ci sono delle elaborazioni in corso, però chiederei che si inizi la discussione degli emendamenti quando gli stessi risultano caricati.



PRESIDENTE

Presidente Marrone, mi confermano che sono tutti caricati.



MARRONE Maurizio

Sono già caricati? Non credo, ho guardato un minuto fa.



PRESIDENTE

Gli Uffici mi confermano che sono caricati gli emendamenti che insistono sugli articoli 01 e 1.



MARRONE Maurizio

Io ne vedo solo tre.



PRESIDENTE

Gli emendamenti relativi all'articolo 01 e all'articolo 1 sono caricati.
Emendamento rubricato n. 115) presentato da Marrone.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Avevo presentato quest'emendamento di merito (non si tratta, quindi, di un emendamento ostruzionistico) anche in sede di Commissione; già in quel frangente si cercava di ampliare il ragionamento sulle modifiche emergenziali secondo una nostra valutazione di priorità in termini di urgenza anche su altri aspetti della legge 3/1010 che non riguardassero strettamente le decadenze.
Questo, in particolare, riguarda l'ampliamento del territorio di ambito dal Comune (parlando di anzianità di residenza necessaria per partecipare) a quello della Provincia, per il fenomeno della grande mobilità abitativa che ormai è, ahimè, perché sinonimo di precarietà, connaturato alle nostre realtà.
Spesso una famiglia (o un singolo), nel corso della propria vita magari anche in un breve lasso di tempo, cambia residenza dalla città ad un Comune della Provincia o dell'immediato hinterland, per via del costo delle locazioni o per una serie innumerevole di ragioni, con la conseguenza che per la normativa regionale sulla casa, è come se si fosse trasferito sulla luna, quando invece può esserci spostato solo di poche centinaia di metri! Questa è la discussione nel merito dell'emendamento.
Ne approfitto, però, per ricordare all'Assessore, perché non ho avuto modo di controreplicare - ma non è un problema, perché avremo ulteriori occasioni per farlo - che non è che ci sia stato un puntiglio nel rifiutare un parere favorevole della Giunta su un emendamento che avevo proposto rispetto allo stesso trattamento che è stato riservato al Movimento 5 Stelle. Dico solo che se viene rivendicato un metodo (che personalmente non condivido, ma voi, come maggioranza, legittimamente lo imponete per numeri), quello di dire che adesso si ragiona di decadenze - perché questa è l'urgenza - e si rinvia tutto ciò che non c'entra con le stesse, allora non capisco perché questo metodo abbia delle eccezioni che però rispondono sempre ad un ordine di priorità esclusivamente della maggioranza.
La reazione è solo una differenza politica: il Movimento 5 Stelle evidentemente, ha ritenuto di farsi accostare a questo testo, accettando il recepimento del loro singolo emendamento nel testo, e facendosi cassare tutto il resto (o ritirandoli, non ricordo nel dettaglio); io mi sono adeguato al vostro ragionamento di diversi momenti, però in modo coerente.
Per capirci, "l'ampiezza della Provincia no, invece le unioni omosessuali sì" non va bene. Perché allora, sinceramente, in questo non vi seguiamo.
Io sono dell'idea che o prevale un ragionamento ampio su emergenze cronologiche, oppure non si può agire per spot.
Io adesso li ho ripresentati (seguirà anche quello soppressivo, sul quale la Giunta aveva espresso parere favorevole) però rivendico questa scelta adottata in Commissione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Marrone.
Emendamento rubricato n. 116) presentato da Marrone.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 108) presentato da Marrone.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) I testi dei due emendamenti sono praticamente uguali.
La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio

Mi ricollego ad un passaggio che avevo fatto in fase di discussione generale.
Quanto al fatto di aver eliminato il riferimento fisso dal testo di legge delle tre mensilità, abbiamo detto che ci trova concordi, perch eccessivamente rigido. Ma il non menzionare i piani di rientro nel testo normativo, quantomeno come criterio razionale alternativo al mero tempo trascorso, è riduttivo.
Assessore, quando lei dice che il passaggio dell'eliminazione in legge era la parte prodromica necessaria per liberarci le mani in ambito regolamentare, la capisco, perché in termini di architettura normativa ha ragione. Ma noi non lo condividiamo politicamente. Perché sostituire un criterio rigido con uno più elastico può avere un senso; ma abrogare un criterio rigido sostituendolo con nessuno criterio, sinceramente lo troviamo di scarsa garanzia per il Consiglio rispetto alle sue facoltà legislativa, di scarsa garanzie per i nuclei destinatari di questa misura (sono, di fatto, abbandonati ad una fonte secondaria di diritto, come i regolamenti) e secondo me anche scarsamente rispettoso del funzionamento dell'Ente in senso generale.
Assessore, fino adesso l'abbiamo conosciuta come un esponente politico aperto al confronto, pragmatico e plurale, per cui non mi sento di recriminarle nessuna chiusura pregiudiziale o rifiuto di spazio di confronto politico. Però non è che lei sarà Assessore alla casa per sempre (le auguro comunque carriere successive!). Cioè noi stiamo cristallizzando in una legge una prassi che, il giorno che sarà sostituito da un Assessore meno aperto al dialogo e al confronto di lei, di qualsiasi maggioranza o di qualsiasi colore politico, ci troveremo magari l'imposizione su base regolamentare senza alcun coinvolgimento del Consiglio di qualsiasi soluzione aggradi in quel momento quell'Assessore o quella Giunta. E questo non va bene! Le anticipo un altro tema, anche se ho presentato un emendamento anche su quell'aspetto: il confronto in Commissione - peraltro è anomalo che venga menzionato in un testo di legge - non è sufficiente. Addirittura - me lo sono appuntato rispetto all'intervento del collega Grimaldi - il testo non dice che ci si confronta in Commissione, ma dice "informa sull'esito della sperimentazione". È poco, non è sufficiente: non va bene! Perché non ho dubbi che lei chiederà alla Presidente Conticelli di convocare una Commissione, ma cosa ne sappiamo noi se un domani, invece l'informazione verrà risolta con una mera mail inviata ai Consiglieri magari dopo una settimana che l'Assessore di turno si è già venduto tutte le informazioni sui giornali? Quando facciamo le leggi, inevitabilmente dobbiamo ragionare sulla prospettiva.
Questo DDL poteva funzionare nella contingenza su molti aspetti, ma l'emergenzialità del tema non deve trasformarsi nella miopia del contenuto di quello che scriviamo. Potrebbe essere del tutto non efficace, magari addirittura nocivo domani.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Grazie, collega Marrone.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 115), sul quale l'Assessore Ferrari, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 108), sul quale l'Assessore Ferrari, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 116), sul quale l'Assessore Ferrari, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 13) presentato da Marrone.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio

Non mi nascondo, ovviamente iniziamo con emendamenti ostruzionistici ma possono essere illustrati.
Questo emendamento chiede di sostituire la parola "nucleo" con la parola "famiglia". Può sembrare una modifica di stile, invece c'è un messaggio sottinteso. Voglio ribadire che trovo del tutto scorretto, ma soprattutto fuori luogo, che dopo avere proclamato che questa è una misura di buon senso amministrativo, di urgenza sociale su un tema determinato come quello delle decadenze, se ne sia poi approfittato per far passare con l'agevolazione fornita da un Gruppo di minoranza, invece, un passaggio che, come ho sentito dire, sarebbe un adeguamento alla legge Cirinnà.
Non è vero, la legge Cirinnà non prescrive la modifica delle leggi regionali, semplicemente fa un'opera di parificazione che deve essere condotta a livello ermeneutico, di interpretazione da parte dell'applicazione delle norme, e non di adeguamento testuale della norma regionale a una norma nazionale. Anche questo crea delle differenze.
Per esempio, penso che se ne siano accorti i colleghi del Movimento 5 Stelle, perché hanno poi formulato un ulteriore emendamento che in Commissione non c'era e che c'è in Consiglio, nella foga di mettere tutte queste unioni specificando "omosessuali" perché non ci fosse il rischio di perderci per strada.



(Commenti del Consigliere Bono)



MARRONE Maurizio

Potevamo rimanere sulle unioni civili, gli omosessuali sono civili, non penso che il Consigliere Bono le intenda incivili, però sono state specificate.
Quello che volevo dire è che i figli sono scomparsi. Stranamente nel testo, adeguato agli emendamenti del Movimento 5 Stelle uscito dalla Commissione, sono comparse le unioni civile omosessuali e sono scomparsi i figli. Magari non avranno conseguenze pratiche, perché tanto ci sono i discendenti nel testo successivo, ma lasciano intendere qual è il clima con cui vengono operate queste modifiche.
Si sta più attenti a segnare il punto sul fatto di dire: l'ho messo io per primo! Chi è più d'accordo nell'averlo messo. Mi auguro che i figli meritino ancora un minimo di tutela giuridico-politica in futuro, anche rispetto a categorie che adesso vanno più di moda. Oggettivamente, li vogliamo menzionare in questo testo di legge? Oppure abbiamo preso atto del fatto che, come popolo non ne facciamo più, quindi tanto vale neanche metterli nella normativa regionale! Questo lascia intendere che c'è un ordine di attenzioni e di priorità politiche che pesa. Pesa tristemente in modo molto trasversale tra forze politiche che, apparentemente, si ostacolano molto, ma riprendendo una suggestione - polemica, legittimamente - del Consigliere Bono nel dire adesso va di moda ripetere, ripetere - ma occasioni che ci consentono di ripeterlo ce ne sono - questo refrain di intese particolari, ci tengo a sottolineare, mai sottobanco. Mai ritenuto che fossero sottobanco: sono intese assolutamente alla luce del sole, peraltro su temi ideologici, non di convenienza tra centrosinistra e Movimento 5 Stelle, e direi che le occasioni sono parecchie.



PRESIDENTE

Gli emendamenti rubricati n. 24), 25) e 26), come anticipato dalla Vicepresidente Ruffino, non sono ricevibili per carenza di contenuto normativo.
Emendamento rubricato n. 27) presentato da Marrone.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio

Chiaramente anche questo crea una modifica nel testo, ha un contenuto ostruzionistico, per cui continuerò il discorso che ho iniziato prima e interrotto per lo spirare dei tre minuti.
In realtà, questa sorta di asse crea un problema di funzionamento di questo Ente, in relazione ai numeri che, per carità, sono frutto del libero voto dei cittadini, quindi li rispetto, non mi metto a discuterli, m crea uno squilibrio assoluto nella rappresentanza delle sensibilità.
Noi sappiamo benissimo che il popolo italiano è molto diviso vivaddio! vuol dire che c'è una pluralità di opinioni - sul tema delle unioni di fatto, sul tema dei diritti sociali da riconoscere a queste unioni, e il fatto che ci siano delle realtà politiche che catalizzano un voto di dissenso e che poi, su questi temi di alto impatto, trovano con estrema facilità, addirittura suggeriscono, con un assist, i passi in avanti alle forze di maggioranza, credo che vada a storpiare, a drogare quella che dovrebbe essere l'alternanza democratica e, soprattutto, la rappresentanza di diverse sensibilità, di diverse opinioni, di diverse visioni del mondo.
Sinceramente, il motivo per cui mi ritengo schierato, e quindi anche attivo, su questo tema è che ho il massimo rispetto per chi considera un'unione omosessuale una famiglia, ma pretenderei che venga rispettata anche la posizione difforme. Ormai siamo in un tempo politico in cui addirittura, il fatto di affermare che si ritiene l'unica famiglia quella naturale, costituita da un uomo, una donna e figli, che non sia giusto parificarne a un'unione affettiva di tipo diverso, se fosse arrivata a termine l'opera legislativa del Partito Democratico con il DDL Scalfarotto rischiava di diventare un reato di opinione, addirittura un qualcosa passibile di galera. Dobbiamo usare le parole giuste.
Vedo il Consigliere Appiano che annuisce, evidentemente nella sua cultura politica punire le opinioni divergenti con la galera è non solo ammissibile, ma anche giusto. Rispetto la sua opinione, però mi piacerebbe vivere in uno Stato in cui questa opinione non si trasformi in manette perché evidentemente avremmo molto di cui preoccuparci.
Credo che anche delle affermazioni di pensiero unico come quello che stiamo assistendo su questo testo di legge possono sembrare poco importanti, possono sembrare di scarso effetto pratico, invece rinsaldano questa cultura del pensiero unico. Non c'è un esponente che rappresenta una sensibilità di un tipo e uno di un altro, ma c'è una sensibilità giusta moderna, nuova che è destinata ad imporsi nel futuro, opposta ai cavernicoli retrogradi che è missione civile spazzare via con qualunque modo e strumento.
Lo conosco così bene questo pensiero, che a chi ne è portatore fa piacere avere l'approvazione nell'esporlo. Diciamo che a me, consentitemi fa venire i brividi.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 28) del Consigliere Marrone è irricevibile.
MARRONE Maurizio (fuori microfono) Ma è caricato.



PRESIDENTE

Sono tutti caricati, confidi in me, dobbiamo passare all'emendamento n.
31).
MARRONE Maurizio (fuori microfono) No, Presidente, io mi oppongo a questo.



PRESIDENTE

E quindi mi fa causa!



MARRONE Maurizio

Guardi, può essere, soprattutto se continua a frequentare coltivatori di sostanze stupefacenti! Presidente, la voglio redimere dalle cattive compagnie, che - è un luogo comune - conducono anche i più bravi ragazzi a delle brutte strade!



PRESIDENTE

L'emendamento n. 31).



MARRONE Maurizio

Battute a parte, io illustrerò l'emendamento n. 28), per il semplice motivo che mi si può contestare un'irregolarità, ma non mi si può - invece rendere inammissibile e impedire di discutere.



PRESIDENTE

È irricevibile.



MARRONE Maurizio

Non è irricevibile: può avere un parere contrario, è una sostituzione.



PRESIDENTE

"Il Presidente ha la facoltà di negare l'accettazione del Consigliere Marrone concernente l'esame di emendamenti presentati dallo stesso Consigliere, aventi tra loro contenuto alternativo e collegati in un rapporto di subordinazione, nonché formulati con frasi sconvenienti o che siano relativi ad argomenti estranei all'oggetto della discussione, o privi di reale portata significativa, ovvero siano preclusi da precedenti votazioni".



MARRONE Maurizio

Guardi, visto che mi si riscopre, in particolare, giurista e visto che la non ammissibilità di un provvedimento è un atto amministrativo - perch è un atto amministrativo - a questo punto le chiedo di motivarlo, di mettermelo per iscritto, in modo da consentirmi di eliminarlo.



PRESIDENTE

Va bene, però adesso mi deve illustrare l'emendamento n. 31).



MARRONE Maurizio

Nel frattempo, però, vorrei anche che - visto che mi ha letto l'articolo - mi motivasse in quale di queste situazioni.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 31). Lei mi presenta la domanda scritta e io le do la risposta scritta.
Andiamo avanti con l'emendamento n. 31).



MARRONE Maurizio

No, perché questo è ancora in discussione.



PRESIDENTE

È stanco, Consigliere Marrone?



MARRONE Maurizio

No.



PRESIDENTE

Sicuro?



MARRONE Maurizio

Sono anche molto raffreddato, ma resisterò!



PRESIDENTE

Procediamo con l'emendamento n. 31).
Emendamento rubricato n. 31) presentato da Marrone..
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione.



(Il Consigliere Marrone consulta la documentazione relativa agli emendamenti)



PRESIDENTE

Ha perso il tempo dell'illustrazione dell'emendamento n. 31), quindi passiamo all'emendamento.



MARRONE Maurizio

Non forzi la mano, Presidente. Questo non è il Presidente Laus che io conosco.
Posto che io continuo a non capire queste valutazioni differenti perché anche questo emendamento è ostruzionistico. Sono felice che sia sopravvissuto alla sua scure censoria. Quando frequenta i Radicali, visto che li frequenta molto, magari si faccia illuminare - non da questi radicali, magari da altri un po' migliori - sulla grande tradizione di pluralismo e tolleranza che era un tempo patrimonio di quella famiglia politica! Comunque, questa è la sostituzione di anagrafica e di fatto, perché va a sottolineare che l'equiparazione delle unioni civili a tutti gli effetti alle famiglie tradizionali, non solo è impropria, perché la nostra legge non deve essere adeguata alla Cirinnà (la Cirinnà opera un'interpretazione di legge a tutto campo, e quindi è del tutto inutile), ma addirittura è superata, perché in realtà la Magistratura è già da tempo.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi, io non riesco a interpretare il messaggio del Consigliere Marrone. Chiedo silenzio. Per me è importante, perché il confronto è il sale della democrazia.
Prego, Consigliere Marrone, a lei la facoltà.



MARRONE Maurizio

Stavo dicendo che, in realtà, l'ordinamento ormai consolidatissimo della Magistratura in questo ambito - nella materia di diritto alla casa rilevasse già, a tutti gli effetti, il nucleo anagrafico e non - invece quello frutto di legami diversi, come quello matrimoniale.
Vedo lo sguardo sconsolato del collega Grimaldi, ma approfitto per ricordargli che, in diverse occasioni, nella nostra bellissima comune esperienza della Commissione emergenza abitativa, ci siamo trovati con situazioni di coppie addirittura dello stesso sesso e neanche.
Addirittura nel senso che era già acclarato il tema che fossero unioni omosessuali, peraltro nemmeno registrate nel registro comunale, che l'allora Sindaco Chiamparino istituì e che credo ammonti neanche a 200 iscrizioni, nell'arco - penso - di sette-otto anni, ma anche questo è un altro dettaglio.
Dicevo che sono state considerate in tal senso delle unioni, delle famiglie, dei nuclei, con gli stessi diritti.
Mi piacerebbe ricordare, così stemperiamo un po' la tensione, che nella sua dottrina antidiscriminatoria - l'allora centrosinistra, che governava il Comune di Torino, era molto chiaro nel non discriminare le coppie di fatto rispetto alle coppie unite in matrimonio, nel senso che aveva un tale atteggiamento di cassazione complessiva delle domande che bocciava tanto le domande delle coppie omosessuali quanto le domande delle coppie eterosessuali, o addirittura sposate. E questo devo dire che non era assolutamente discriminatorio o razzista.
Il punto, però, è un altro: non si può pensare di colpire testi normativi in base al lessico delle culture politiche, legittime, dei vari Gruppi politici, ma soprattutto - se vogliamo - anche un po' delle mode.
Pensiamo alla grande difficoltà che stanno incontrando nel modificare la legge n. 3 del 2010 (siamo nel 2017): sono passate tre maggioranze diverse, due anche di colori politici differenti, io non vorrei essere pessimista, perché so che anche da parte della maggioranza - della Consigliera Conticelli - c'è la massima buona volontà per andare a riformare la legge, ma diciamo che pessimisticamente non sarei stupito nel vedere la prossima legislatura iniziare ancora con la legge n. 3 del 2010 perché sappiamo benissimo che, purtroppo, per molti fattori, senza la colpa di nessuno, modificare queste leggi molto complesse è un passaggio difficile.
Continuerò con il prossimo emendamento.



PRESIDENTE

Gli emendamenti rubricati n. 32), 33), 34), 14 e. 90) sono irricevibili.
Emendamento rubricato n. 15) presentato da Marrone.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio

Questo, in realtà, è un emendamento di merito, perché chiede di cassare l'aggiunta fatta dal collega Bono e dal Movimento 5 Stelle, con l'inserimento delle unioni civili omosessuali.
Questo - guardate - lo voglio ribadire ancora una volta, semplicemente per correttezza normativa: la legge Cirinnà non impone in nessun caso un adeguamento normativo della legislazione di altri ranghi o di altre fonti.
Il paradosso è che, se un domani, per mutate condizioni di maggioranza democratica, un futuro Governo decidesse di modificare la legge Cirinnà quella che è una modifica di interpretazione, che è effetto della Cirinnà e che sarebbe già in vigore attualmente, semplicemente lascerebbe i suoi effetti in questo atto, che è legislativo, deliberativo e sovrano del Consiglio regionale del Piemonte. Pertanto, magari, ci troveremmo ipoteticamente una situazione nazionale dove le unioni civili omosessuali non sono più omologate al matrimonio, mentre nella legge regionale sulla casa, che rischia di essere, a prescindere dalle buone volontà di tutti una sorta di moloch quasi intoccabile, ci ritroveremmo paradossalmente come l'unica regione (al momento mi consta essere l'unica regione) che, invece ha una previsione di questo tipo.
A me lascia sinceramente basito - posto che l'ho già detto in altre occasioni - ed essendo spesso minoranza (finora lo sono stato in qualsiasi organo sia stato eletto) non ho alcun problema ad ammettere che è del tutto corretto che una maggioranza che ha ricevuto questo mandato elettoralmente abbia tutti i diritti e la legittimità di imporre, quando la minoranza non è d'accordo, una soluzione, però vogliamo almeno salvare la dignità di un dibattito? Volete voi veramente pensare di introdurre una modifica legislativa di questa portata quasi di contrabbando, buttandolo dentro dalla finestra dentro un testo legislativo che è dedicato alla sospensione delle decadenze per morosità? Quanto meno, l'amore di confronto, cioè l'amore di dire: "Io la penso così e non mi basta inserire questa modifica: ci tengo ad argomentarla, ci tengo ad innescare un dibattito che preveda le argomentazioni contrarie e favorevoli, ci tengo, magari sapendo che i numeri mi daranno ragione, a godermi ancora di più questa vittoria e darle una dignità di approfondimento".
Vedo che tutto questo ormai non conta, perché non ho verificato, ma riesco ad immaginare la gara che ci sarà stata sui social, a twittare per primi o a postare per primi questa o quella modifica per avere prima degli altri i like della tale associazione, del tal movimento LGBT.
Consentitemi, però, visto che il mio compito - oggi - è perdere tempo di lanciare davvero questa piccola riflessione: ci va bene che si sia ridotta a questo, la politica? Cioè, che ci siano dei dati di fatto, che sono dati per scontato rispetto ai numeri presenti in un'Aula, soprattutto se sono del tutto lesivi di quella logica bipolare che divideva maggioranza ed opposizione.



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



PRESIDENTE

Grazie, collega Marrone.
Emendamento rubricato n. 91) presentato da Marrone.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio

Questo è clamorosamente ostruzionistico. Devo dire che a me sfugge un po' questa logica del Presidente - perché comunque è una decisione del Presidente - di accettazione o non accettazione degli emendamenti. Ma va bene così. Io continuerò con il ragionamento, per cui ritengo che sia del tutto triste ed impoverente.



PRESIDENTE

Ostruzionistico, Consigliere Marrone? Adesso approfondiamo, nel senso che le spiego qual è la mia posizione.
Ostruzionistico ha un significato e lei può presentare tutti gli emendamenti che ritiene opportuni; gli altri, quelli che consideriamo irricevibili, è perché non hanno un contenuto normativo. Solo per quello.
Quindi, deve concentrarsi un po' di più per scrivere emendamenti ostruzionistici. Però poi ne parleremo a voce, così non disturbiamo l'Aula.
Prego, Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Tanto l'Aula è in altri affari affaccendata, come un tempo si diceva per cui non c'è problema ad approfondirlo in questa sede.
Lei, Presidente, mi confonde, perché io sono una persona che impara dagli errori, quindi sarei felice di avere un quadro entro il quale potermi muovere. Peccato che le sue interpretazioni spesso stanno seguendo una sorta di restringimento a cerchi concentrici di quello che è consentito presentare o discutere oppure no. Quindi, sarà davvero mio interesse capire qual è questo perimetro e cercare quindi di poter mettere, come i bambini che crescono, un segno con il gesso e vedere se nella prossima occasione il bambino sarà cresciuto e ci sarà, quindi, un livello ancora inferiore di ammissibilità, o se invece il perimetro sarà rimasto quello odierno.
Arrivando nel merito, stavo dicendo che è davvero particolare che non si voglia ragionare, proprio perché la maggioranza ha dettato un percorso di confronto a tutto tondo. Devo dire che ce n'è stata solo una, se non erro, però ho davvero apprezzato come si è svolta la prima riunione di insediamento del gruppo di lavoro sulla legge n. 3/2010, e non sono mai particolarmente prodigo di complimenti alla maggioranza e alla Giunta. La Giunta ha portato dati che a me sinceramente mancavano e di verifica anche sinottica di tutte le varie situazioni delle regioni. Si è stabilito anche un cronoprogramma di lavoro per diverse priorità tematiche sulle varie voci della legge n. 3/2010.
Quindi, in realtà, il paradosso è che se proprio questa maggioranza com'era abbastanza prevedibile, aveva intenzione di mettere mano su questo tema, cioè sul perimetro dei soggetti ammessi alla partecipazione del bando, se il tema era questo, credo che in quella sede avrebbe potuto, ad esempio come abbiamo visto per il tema stranieri - quindi, cittadini piuttosto che immigrati, da quanti anni e con quale permesso di soggiorno capire qual era anche su questo tema l'orientamento, le norme adottate dalle altre Regioni diverse dal Piemonte.
Questo, però, me lo sentirete ripetere spesso, non è avvenuto e io continuo a ritenere che non sia avvenuto perché non c'era l'interesse a redigere un testo coerente, un testo organico, un testo lungimirante, per quanto da me non condiviso - e questo, lo ripeto, è più che legittimo.
In quella sede ho chiesto agli Uffici un chiarimento, cioè se questo inserimento andava a creare degli effetti normativi differenti dal non inserimento rispetto alla presenza già della legge nazionale Cirinnà. E questa risposta, devo essere sincero, dagli Uffici non l'ho ricevuta - non gliene faccio una colpa, perché c'è una conduzione politica delle Commissioni - ed è stata liquidata come argomentazione di dire: "Ragazzi al limite se non crea alcun effetto, va bene così. Non abbiamo fatto nessun danno. Se invece porta un effetto, tanto meglio, perché sarà un effetto migliorativo". Questa non è una risposta su cui si possano elaborare delle decisioni in ambito legislativo. È una risposta che andrebbe bene se stessimo decidendo in quale pizzeria andare a mangiare alla sera, perch con una risposta del tipo "quella non è male, ma nell'altra forse si mangia meglio", si può dire "mal che vada, rimedio un mal di pancia". Qua, invece stiamo scrivendo dei testi di legge che saranno cogenti negli anni a venire finché un altro legislatore non ci metterà mani, è per le generazioni successive.
Pertanto, posto che è ovvio che la mia opposizione l'avreste avuta in ogni caso su questo tema, vi assicuro, però, che sarebbe stata modulata in termini diversi. Purtroppo la risposta ostruzionistica è una risposta proporzionale alla superficialità con cui è stato affrontato il tema, non alla posizione di merito per la mancata condivisione.
Se questo è un argomento di riflessione utile per la Giunta, se ci vuole essere una riconsiderazione - molto improbabile, ma io che sono un uomo di pace lancerò più volte questo ramoscello di ulivo nel corso della discussione - sarà oggettivamente ben accolta. Se invece si andrà avanti nel mutismo e nella liquidazione veloce.



PRESIDENTE

Veloce non lo può dire, perché le sto dando dei minuti in più, ma solo per lei, per farla parlare.



MARRONE Maurizio

Questo è perché mi vuole far consumare la voce, questa è un'astuta mossa!



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.07)



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