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Dettaglio seduta n.203 del 31/01/17 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.39 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Logistica

Interrogazione a risposta immediata n. 1406 presentata dalla Consigliera Ruffino, inerente a "Parcheggi interrati lungo l'asse della linea 1 della metropolitana di Torino"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1406, presentata dalla Vicepresidente Ruffino, che chiede di intervenire in qualità di Consigliera per l'illustrazione.
L'Assessore Ferrero risponderà a nome dell'Assessore Balocco a questa e a tutte le altre sue interrogazioni che seguiranno.
Prego, Vicepresidente Ruffino.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Grazie, Assessore Ferrero.
Con quest'interrogazione pongo una questione legata alla realizzazione dell'Unità Spinale di via Zuretti. In quel caso sia il Comune che la Regione Piemonte avevano ritenuto strategico interrare l'attuale parcheggio in struttura CTO proprio per cercare di liberare l'area sovrastante e garantire ai degenti la possibilità di uscire all'aria aperta e di usufruire di un polmone verde e di uno spazio aperto.
Sicuramente, questa soluzione garantiva una migliore offerta di servizio, che è fondamentale se pensata per le problematiche relative alla riabilitazione, in particolare all'Unità Spinale, ma anche per una maggiore disponibilità di parcheggi nella zona.
La realizzazione di un'Unità Spinale all'interno di un centro abitato è un caso quasi unico, proprio perché, come dicevo prima, necessita di spazi aperti.
Su questa progettualità il Ministero dell'Ambiente ha disposto l'erogazione di un contributo di 5.477.409,96 euro.
Prendendo atto delle dichiarazioni dell'Assessore del Comune di Torino Maria La Pietra, in risposta ad analoghe interrogazioni, secondo le quali tale finanziamento ministeriale risulta invece utilizzabile per la realizzazione del parcheggio di interscambio di piazza Bengasi, anche per una sopravvenuta rinuncia della Regione Piemonte ad intervenire economicamente sul progetto del parcheggio CTO, chiedo quali sono le intenzioni della Regione circa la realizzazione, in questo caso, di entrambe le strutture (parcheggio CTO e interscambio Bengasi).



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Ruffino.
La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Vicepresidente Ruffino, se è d'accordo, le leggo parzialmente la risposta nella parte finale, poi le consegno la parte scritta.
Al fine di fornire elementi per la risposta all'interrogazione in oggetto, sono state assunte le informazioni presso i competenti Uffici del Comune di Torino. Nel merito, si riferisce che il contributo del Ministero all'Ambiente di 5.477.409,96 euro è stato erogato direttamente al Comune di Torino per il parcheggio CTO da finanziarsi anche con una quota da parte del concessionario.
Con apposito bando di gara è stato individuato il concessionario.
Tuttavia, a seguito di rinuncia da parte del concessionario, non si è proceduto con l'intervento CTO, mentre il finanziamento di 5.477.409,96 euro dovrebbe essere utilizzato per la realizzazione del parcheggio di interscambio di piazza Bengasi, che risulta non ancora avviato.



PRESIDENTE

Grazie.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1413 presentata dal Consigliere Valetti, inerente a "Modifica del progetto 'Interconnessione tra linea ferroviaria Torino-Ceres e il passante ferroviario di Torino in corrispondenza della stazione Rebaudengo'"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1413, presentata dal Consigliere Valetti, cui risponderà l'Assessore Ferrero a nome dell'Assessore Balocco.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Come sappiamo, il progetto del tunnel di corso Grosseto a Torino prevede un'interconnessione della linea Torino-Ceres - attualmente scollegata dal passante ferroviario di Torino - al passante ferroviario con una galleria che renderebbe obsoleto il tracciato attuale su via Stradella a Torino Stazione Dora, che non sarebbe più utilizzata. Così si sprecherebbe un'opera realizzata negli anni Novanta, che diventerebbe inutile, salvo essere utilizzata per fini non corrispondenti al suo impiego iniziale, tipo il passaggio di una linea tram, che, secondo noi, è molto sottodimensionata rispetto alle capacità.
In questo quadro si svolge il contenzioso con il Comune di Torino. I progetti di SCR al riguardo - fino al definitivo che noi abbiamo potuto visionare - non prevedono opere di viabilità alternativa durante i cantieri, causando problemi di intasamento del traffico presso uno snodo principale, quello di largo Grosseto, con l'abbattimento del cavalcavia, ma senza alcuna opera sostitutiva, né prima, né durante i lavori, né dopo perché sarebbe sostituito con un incrocio semaforico. Dunque, si creerebbe una situazione molto critica durante i lavori e una situazione comunque critica anche dopo la chiusura del cantiere.
Quindi, dopo un colloquio con CIPE e il Comune di Torino, è parso che la Regione si impegnasse a risolvere il problema della viabilità, come il Comune di Torino chiede, terminando la copertura del passante di corso Venezia, in modo che le auto possano collegarsi alla bretella per Caselle e avere uno sbocco alternativo a quello dell'area di corso Grosseto.
Allora, noi chiediamo se la Regione, alla luce di tutti i fatti esposti, intende collaborare con il Comune al fine di garantire che l'avvio del progetto di corso Grosseto non avvenga prima della sistemazione superficiale di corso Venezia, per risolvere le problematiche del cantiere dell'opera e del blocco parziale della circolazione ferroviaria e stradale.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Valetti.
La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Consigliere Valetti, le leggo una conclusione per quanto riguarda i rapporti di collaborazione tra Regione Piemonte e Comune di Torino. Poi le lascio, come da intesa, la risposta per iscritto, che, invece, è molto più completa.
Tenuto conto che: solo a seguito dell'approvazione della proposta FSC 2014-2020 l'Amministrazione regionale disporrà delle risorse necessarie per dare seguito, secondo la normativa vigente in materia di lavori pubblici, alle volontà dell'Amministrazione comunale di Torino circa la sistemazione della viabilità di corso Venezia la realizzazione dell'interconnessione ferroviaria lungo corso Grosseto è vincolata all'utilizzo delle risorse in conformità alla normativa prevista per i FSC 2007-2013 la progettazione esecutiva in capo a SCR presumibilmente si chiuderà nel mese di marzo p.v.
Alla luce delle sopracitate considerazioni e secondo le recenti analisi di SCR che, in qualità di soggetto attuatore, ritiene non inseribile l'intervento aggiuntivo di completamento dell'asse di corso Venezia nell'ambito di una perizia di variante del contratto principale, al momento i due interventi non possono essere attuati parallelamente.
Sarà tuttavia cura del soggetto attuatore garantire, attraverso la condivisione dello studio del traffico con gli Uffici del Comune di Torino la compatibilità del cantiere con il flusso veicolare degli assi stradali interessati dai lavori.


Argomento: Logistica

Interrogazione a risposta immediata n. 1405 presentata dalla Consigliera Chiapello, inerente a "Casello di Carmagnola Sud"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1405, presentata dalla Consigliera Chiapello, che ha la parola per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Stiamo parlando del nuovo varco sull'A6, il casello di Carmagnola Sud più noto come "casello delle due Province". Il costo è di 18 milioni ripartito tra Ministero, ANAS, Regione e Società concessionaria autostradale. La convenzione era stata firmata nell'anno 2000 e prevedeva la costruzione del nuovo casello contestualmente alla bretella sud.
Il casello di Carmagnola Sud è un'opera strategica, perché permette la deviazione e la diminuzione del traffico nei Comuni confinanti e consente anche un rapido collegamento con il Capoluogo regionale. L'opera è inserita nel PEF 2015-2020.
Chiedo di conoscere la situazione reale e gli sviluppi in merito alla questione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Chiapello.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giorgio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Consigliera Chiapello, se è d'accordo le leggo l'inciso e poi le consegno la risposta scritta per intero.
La Regione, con nota protocollata n. 16033 del 27 luglio 2016, ha evidenziato al Ministero la strategicità dell'intervento, chiedendo di anticiparlo al quinquennio 2014-19. A tale nota non si è avuto ad oggi riscontro e a questi Uffici non risultano anticipazioni temporali nella realizzazione dell'intervento.
Successivamente, con nota protocollata n. 1203 del 27 dicembre 2016, la Città di Carmagnola ha chiesto al Ministero di sostituire la realizzazione del nuovo casello con la realizzazione della bretella Est, almeno per il tratto tra il casello esistente e la bretella realizzata da Anas.
Facendo seguito ad una riunione su tale tema a Carmagnola, la Regione ha scritto al Ministero per promuovere tale soluzione ed auspicando un tavolo tecnico tra il Ministero stesso, ATS, Regione e Città metropolitana.
La Città metropolitana, che ha progettato l'intervento nel 2004, sta aggiornando i costi del lotto di interesse.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione a risposta immediata n. 1409 presentata dal Consigliere Appiano, inerente a "Modalità operative di gestione dell'emergenza alluvione in Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1409, presentata dal Consigliere Appiano, che ha la parola per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
I fatti da cui prende spunto l'interrogazione sono noti: gli eventi alluvionali del novembre scorso. Il riferimento più preciso, invece, sono la delibera che ha dichiarato lo stato di emergenza per le due province di Cuneo e Torino e l'ordinanza del 10 gennaio 2017 in cui il Presidente della Regione è stato nominato Commissario delegato per fronteggiare l'emergenza derivante dagli eventi calamitosi.
Questa ordinanza, al di là dell'indicare alcuni interventi urgenti contiene tre indicazioni specifiche. La prima, all'articolo 2, riguarda la possibilità, per le famiglie la cui abitazione è stata dichiarata provvisoriamente inagibile, o per le imprese, di ottenere contributi per l'autonoma sistemazione. La seconda disposizione, all'articolo 9, prevede invece che entro 90 giorni venga documentata la ricognizione dei fabbisogni del nostro territorio. La terza disposizione, all'articolo 10 dell'ordinanza stessa, prevede infine la possibilità della sospensione dei mutui in favore dei soggetti colpiti dagli eventi calamitosi.
In relazione a queste tre disposizioni, la prima - quella per il sostegno all'autonoma sistemazione - non ci risulta ancora avviata e pare che le stesse famiglie potenzialmente interessate non abbiano piena contezza delle modalità con cui chiedere questa agevolazione. In merito alla seconda, invece, è chiaro il termine di 90 giorni entro cui la Regione deve comunicare al livello centrale il quadro dei fabbisogni, ma occorrerebbe dare indicazione ai Comuni di un termine per segnalare a loro volta alla Regione i fabbisogni medesimi; al contrario, mi pare che questa tempistica sia un po' ambigua.
A proposito della terza, infine, credo che anche in questo caso non sia ben chiaro agli aventi diritto potenziali la possibilità di ottenere la sospensione dei mutui, su cui le banche e gli istituti di credito dovrebbero dare idonea pubblicità.
L'oggetto specifico dell'interrogazione, quindi - visto che i tempi non sono enormi o sono molto brevi - è quali modalità operative intende attuare l'Assessorato competente (o comunque la Regione) per la gestione dell'emergenza alluvione: quale schema sia dunque in procinto di adottare alla luce di quanto stabilito da questi aspetti dell'ordinanza.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore alla Protezione Civile

Grazie, Presidente.
E' una materia, questa, che per l'emergenza è in capo al sottoscritto ma per la parte post-emergenza è in capo al collega Balocco e alla Direzione Opere pubbliche.
Venendo allo specifico, l'ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione civile n. 430 del 10 gennaio 2017, che ha stabilito l'attuazione dello stato di calamità naturale, prevede che entro 30 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'ordinanza stessa, avvenuta il 16 gennaio 2017 (quindi entro il 16 febbraio), ci sia la destinazione da parte del Commissario delegato - nel nostro caso, il Presidente della Regione - dei primi fondi stanziati dallo Stato per far fronte all'evento in oggetto. In tale stanziamento, che deve essere sottoposto all'approvazione del Dipartimento, vengono anche ricomprese le somme previste per l'autonoma sistemazione.
Rispetto al tema dell'autonoma sistemazione, con nota del 30 gennaio 2017 è stata inviata ai Comuni danneggiati delle province di Cuneo e Torino la richiesta di attivarsi per la raccolta dei dati relativi all'autonoma sistemazione, con i moduli di solito utilizzati. Entro il 10 febbraio le schede riassuntive dei Comuni sottoscritte dai Sindaci dovranno pervenire agli Uffici regionali incaricati che ne proseguiranno l'iter; questo per quanto riguarda la somma urgenza e l'autonoma sistemazione, il cui contributo massimo - come sa bene il Consigliere Appiano - è di 600 euro per famiglia al mese, ovvero di 200 euro per persona.
Per quanto riguarda l'altro aspetto, invece, entro 90 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale (quindi 90 giorni dal 16 di gennaio) il medesimo Commissario delegato deve inviare al Dipartimento della Protezione civile il quadro dei fabbisogni necessari per il definitivo rientro nella normalità, che contempla le opere e gli interventi di interesse pubblico di carattere urgente non finanziati con i fondi già disponibili, nonché gli interventi definitivi. In tali fabbisogni devono essere indicati anche i dati aggregati dei danni subiti dai privati cittadini per le residenze e per le attività produttive. La struttura competente è la Direzione A18 Opere Pubbliche, soprattutto tramite i suoi Settori tecnici periferici e il Settore infrastrutture e pronto intervento.
Tali strutture forniscono tutto il supporto, sia per l'attività del Commissario sia per i Comuni che devono presentare queste domande.
A quanto risulta, l'articolo 10 dell'ordinanza ministeriale vede il coinvolgimento del Commissario delegato solo per l'identificazione dei Comuni danneggiati. Tale individuazione verrà fatta con provvedimento fondi entro i tempi previsti.
Grazie.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione a risposta immediata n. 1410 presentata dal Consigliere Ottria, inerente a "Richiesta dell'attivazione della procedura prevista dall'art. 9 bis della l.r. 56/77 da parte del Comune di Sezzadio"


PRESIDENTE

Proseguiamo esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1410 presentata dal Consigliere Ottria, che ha la parola per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Anche in quest'occasione parliamo di eventi alluvionali, in questo caso di un evento che ha riguardato il Comune di Sezzadio dove il Fiume Bormida è esondato in un'area golenale posta tra il centro abitato e il Canale Carlo Alberto.
Questo evento ha lambito anche dei fabbricati industriali posti nella zona, ma soprattutto ha invaso completamente la sede della SP 186, che è stata anche interrotta in quei giorni.
A seguito di questo evento, il Comune di Sezzadio ha presentato una richiesta per introdurre la procedura dell'articolo 9 bis della legge 56/77 (legge urbanistica), che è prevista in caso di dissesti e calamità naturali, allo scopo di rivedere la fascia dei fiumi esondabili e ampliare la fascia A (fascia di primo livello) rispetto ai fiumi. Rivedendo la classificazione, conseguentemente va anche rivista la pianificazione territoriale e urbanistica del Comune.
Alla luce di queste richieste, c'è stata anche l'interruzione della Conferenza dei servizi; Conferenza che era già stata avviata presso la Provincia di Alessandria per esaminare un progetto proposto dalla società Riccoboni di circonvallazione del paese nell'ambito dell'autorizzazione che la Provincia stessa aveva concesso per la costruzione di una discarica per rifiuti non pericolosi. La stessa Riccoboni ha presentato osservazioni a seguito dell'istanza del Comune di Sezzadio, in cui addirittura si arriva ad avanzare una richiesta danni nel caso in cui tale procedura venisse accolta dalla Regione.
La richiesta del Comune è stata ovviamente esaminata dagli uffici, dai tecnici regionali e anche dai tecnici preposti alla tutela del territorio e dell'ambiente. A riscontro di tale richiesta, il 23 gennaio scorso la Giunta ha condiviso la valutazione che il Settore Pianificazione urbanistica ha espresso. Sostanzialmente da questi pareri si evince che, da una parte, i tecnici sostengono che l'evento alluvionale ad opera del fiume Bormida non è stato particolarmente eccezionale e che non è sufficientemente fondata la richiesta di attivare l'articolo 9 bis, che nulla o poco potrebbe aggiungere sotto il profilo della pianificazione e tutela delle aree interessate. Dall'altra parte, però, ci sono altri elementi che, secondo me, sono contraddittori rispetto a queste prime valutazioni: infatti si dice che il tempo di ritorno di un evento così significativo è stimato inferiore ai cinquant'anni, per cui è un evento che può comunque capitare abbastanza sovente.
Si dice poi che la pericolosità dell'evento alluvionale della parte di questa zona non è conosciuta in quanto inserita attualmente nella fascia C delle delimitazioni delle fasce fluviali del PAI, perché precedentemente era appunto inserita in fascia C. Poi si dice che l'evento alluvionale ha avuto dinamiche impreviste e che perciò i progetti in corso e futuri devono tenere conto di questo ulteriore quadro di criticità, garantendo opportune attenzioni e cautele a tutela dei manufatti esistenti e di quelli in progetto.
A mio parere, queste motivazioni non sono del tutto convincenti e coerenti. A riscontro di ciò, aggiungo anche un elemento di cui sono venuto a conoscenza proprio questa mattina. Il Comune di Sezzadio, conosciuta la motivazione recepita dalla Giunta, ha presentato altre osservazioni, che l'Assessore probabilmente non ha ancora ricevuto, ma nelle quali si dice innanzitutto che nella procedura non è stato acquisito il parere del Comune interessato, così come prescritto dallo stesso articolo 9 bis della legge.
In secondo luogo, viene evidenziato come queste dinamiche impreviste, che sono sempre già citate nel parere, non siano state tenute in considerazione. Aggiungo che il Comune presenterà ulteriori osservazioni comprovanti in particolare queste criticità già espresse.
Alla luce di tutti questi elementi, interrogo la Giunta per chiedere se non si ritiene che la richiesta del Comune di Sezzadio dovesse essere in qualche modo valutata con più attenzione e più considerazione, facendo magari questi ulteriori approfondimenti che, secondo me, potranno essere comunque esaminati rispetto a queste nuove ulteriori osservazioni.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.
VALMAGGIA Alberto, Assessore alla programmazione territoriale e paesaggistica Grazie, Presidente.
Vengo subito al merito. I territori richiamati dal Consigliere Ottria che sono stati allagati nella recente alluvione risultano inseriti nelle fasce fluviali. Il Piano regolatore vigente di Sezzadio, che è stato adeguato al PAI nel 2011 (dunque qualche anno fa), tutela tali territori con classi di idoneità all'utilizzazione urbanistica che ne inibiscono l'edificabilità (III classe a e III classe indifferenziata) o la condizionano a studi e ad interventi di minimizzazione della pericolosità esistente (III classe b).
Inoltre, è in corso di predisposizione la documentazione necessaria per una proposta di variante delle fasce fluviali del fiume Bormida, che già tiene conto degli studi idraulici presenti e che terrà conto anche degli effetti dell'evento alluvionale del 25 novembre 2016.
Si allega altresì il contributo tecnico che ha già richiamato il Consigliere Ottria, che ricorda come, secondo i Settori interessati, non si ritenga sufficientemente fondata la richiesta dell'Amministrazione comunale di applicare l'articolo 9 bis della legge 56/77.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione a risposta immediata n. 1408 presentata dal Consigliere Vignale, inerente a "Relazione della Regione Piemonte al Consiglio comunale di Pinerolo su situazione PMT" (risposta scritta)


PRESIDENTE

All'interrogazione a risposta immediata n. 1408 del Consigliere Vignale verrà fornita risposta scritta.


Argomento: Nomine

Interrogazione a risposta immediata n. 1411 presentata dal Consigliere Gariglio, inerente a "Necessità di un intervento della Regione per scongiurare le conseguenze della perdurante vacanza della carica di Presidente dell'ASL TO3 'Torinese'" (risposta scritta)


PRESIDENTE

All'interrogazione a risposta immediata n. 1408 del Consigliere Gariglio verrà fornita risposta scritta


Argomento: Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 1407 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Imprese agricole alluvionate e contributi PAC"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1407, presentata dal Consigliere Graglia., che ha la parola per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Anche qui parliamo di alluvione, ed è una tematica molto importante. La faccio breve.
Durante l'alluvione di novembre, che ha colpito diverse province del Piemonte, tra cui quella di Cuneo, si è verificato il fatto che alcune aziende agricole hanno visto i loro terreni spazzati via, altrimenti su di essi si è depositata della ghiaia o altro materiale che non permette la coltivazione, e ciò ovviamente reca un ulteriore danno a queste aziende.
La domanda è molto semplice: vorrei sapere se queste aziende, che comunque quest'anno non possono coltivare i loro terreni, possono ugualmente presentare una domanda per la PAC.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura, caccia e pesca

Grazie, Presidente.
Per quanto concerne il 2016, per fortuna - se si può dire in questi casi - l'evento a novembre è stato postumo al ciclo delle colture. Per quanto riguarda il 2017, noi suddividiamo in due parti il premio: uno che riguarda i titoli del proprietario, il greening e l'aiuto ai giovani quindi tutto quello che fa parte dei titoli PAC. Questi - mi dice la nota anche se non seminati destinandoli a riposo, naturalmente se rispettano la condizionalità - possono andare a premio.
Cosa diversa riguarda invece quelli accoppiati, che - ricordo - sono meno del dieci per cento dell'intera superficie. Questi invece, proprio per il sistema accoppiato, devono essere coltivati con la coltura che è prevista dal regime accoppiato. Naturalmente, essendo l'evento verificatosi prima, non si può neanche invocare una forza di causa maggiore perché era una questione passata.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1412 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Applicazione dell'articolo n. 551 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (finanziaria 2016)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1412 presentata dal Consigliere Bono.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Al di là del citato articolo della legge finanziaria 2016, con questa interrogazione vorremmo comprendere quali sono stati i provvedimenti messi in atto dall'Amministrazione regionale volti a garantire che gli enti del Servizio Sanitario Regionale non istituiscano unità organizzative di valutazione di tecnologie, ovvero sopprimano quelle esistenti, ricorrendo però a strutture di valutazione istituite a livello regionale o nazionale.
Stiamo parlando dell'Health Technology Assessments, quindi della valutazione delle macchine che servono per la diagnostica o la terapia a livello regionale, per fare un quadro della situazione nelle diverse Aziende Sanitarie. Questo è fondamentale per permettere un risparmio nelle spese d'investimento che vengono sostenute per l'acquisto di un macchinario, oppure nelle spese correnti per quanto riguarda l'utilizzo in service dei macchinari stessi.
Occorre, pertanto, un coordinamento almeno regionale affinché non succeda che ogni ASL si muova in solitaria nella messa a disposizione di macchinari per il proprio territorio (penso soprattutto a TAC e risonanze per rimanere nell'ambito della diagnostica), dando origine a doppioni e ad una ridondanza territoriale dal punto di vista numerico delle macchine stesse, con conseguenti costi impropri per l'Amministrazione.
E', quindi, molto importante avere un settore almeno a livello regionale (la legge parla anche dell'ambito nazionale, ma ritengo sia più corretto e percorribile un ambito regionale) per avere innanzitutto contezza, perché molto spesso non si ha neanche idea di quali siano i macchinari a disposizione del Sistema Sanitario Regionale, quindi fare un quadro e una valutazione complessiva delle esigenze di rinnovo del parco dei macchinari e dei dispositivi per la sanità regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta, per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Nella nostra regione, la valutazione delle tecnologie sanitarie è organizzata in base ad una deliberazione del 2010, dal titolo "Sistema regionale di valutazione delle tecnologie sanitarie (HTA) e procedure di programmazione per l'acquisizione delle tecnologie sanitarie".
Il sistema regionale HTA del Piemonte non prevede la presenza di strutture organizzative aziendali dedicate a questa attività, ma solamente l'attivazione di nuclei funzionali a livello sovraziendale e di un nucleo centrale presso l'allora ARESS, oggi soppressa.
Il nucleo regionale HTA residuo (quello che era presente nell'ARESS) è attualmente operante presso l'IRESS Piemonte e collabora con la Rete Italiana HTA, coordinata AGENAS.
Una recente revisione degli atti aziendali ha consentito di verificare negli organigrammi dell'Azienda Sanitaria Regionale, l'assenza di strutture organizzative dedicate alla valutazione delle tecnologie. Non è stato pertanto, necessario adottare ulteriori e specifici provvedimenti regionali in attuazione del comma 51 della legge di stabilità 2016.
Ho anche verificato che presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute di Torino, dove esisteva una struttura complessa intitolata "Igiene Ospedaliera e Valutazione delle Tecnologie Sanitarie" questa fosse stata soppressa, così come avevamo indicato, e in effetti è stata abolita già alla fine del 2016.
Pertanto, abbiamo una struttura regionale presso l'IRES Piemonte e stiamo valutando (è ancora una fase preliminare) la praticabilità di un'organizzazione di questa attività a livello sovraregionale.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali

Interrogazione a risposta immediata n. 1414 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Criticità riguardanti le condizioni della Casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1414, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Questa mattina abbiamo già affrontato il tema (l'Assessore non era presente) in occasione della discussione di un ordine del giorno presentato dalla maggioranza, pertanto non mi dilungo molto sulle premesse. Le riporto soltanto - per sommi capi - le nostre perplessità che seguono ad alcune segnalazioni espresse dal Garante per i Diritti dei Detenuti, che ha rilevato le condizioni pessime in cui si trovano alcune sale del centro medico del carcere delle Vallette.
Devo dire che ho potuto notare le medesime carenze dal punto di vista igienico-sanitario, anche nel corso di un sopralluogo che ho effettuato domenica mattina.
C'è, poi, una relazione del Garante Nazionale, che evidenzia numerosi problemi in riferimento ad altre strutture carcerarie sul nostro territorio.
Rispetto a questo tema, che ha a che fare con le condizioni del carcere dal punto di vista del mantenimento della dignità dell'uomo che si trova a vivere in condizione detentiva, ma anche in riferimento alle condizioni igienico-sanitarie degli ambienti che possono destare preoccupazione, non solo rispetto alle persone che sono detenute, ma anche rispetto alle persone che lavorano ed operano all'interno dei locali, chiediamo come si intenda intervenire presso il Ministero della Giustizia per richiedere il risanamento delle gravissime condizioni igienico-sanitarie e strutturali degli ambienti, sia per la tutela dei detenuti sia per quella del personale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta, per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Com'è evidente dal contenuto dell'interrogazione e dalla richiesta finale, la Consigliera Frediani sa bene che la materia non rientra tra i compiti del Servizio Sanitario Regionale.
Poiché, però, si chiede all'Assessore di intervenire presso il Ministero della Giustizia, perché - tra le altre cose - gli ascensori non funzionano, hanno la muffa, ecc., mi corre l'obbligo di fare qualche precisazione.
La rete regionale dei servizi sanitari e penitenziari svolge una serie di funzioni previste dalla legge riguardanti la cura dei detenuti, mentre l'igiene e la sicurezza delle carceri sono affidate alla responsabilità del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del Direttore del singolo carcere.
Noi disponiamo di un sistema di interlocuzione interistituzionale chiamato "Gruppo tecnico interistituzionale della sanità penitenziaria" che prevede la presenza di tutte le istituzioni interessate (Sanità Giustizia, Giustizia Minorile, Amministrazione Penitenziaria e Garante dei Detenuti), istituito con una deliberazione della Giunta del 2015, che prevede - nel dettaglio - i componenti, l'articolazione e le funzioni.
Quello che posso sicuramente fare, e farò, come Assessore alla sanità è di chiedere di inserire all'o.d.g. di questo gruppo tecnico dove è presente anche il Ministero della Giustizia, la discussione sul punto e provare a sollecitare che ognuno, nelle proprie competenze, affronti le problematiche che sono state evidenziate.
Pertanto, non ci sarà certamente inerzia. Mi sembra quella la sede per fare giungere ai rappresentanti del Ministero della Giustizia una sollecitazione ad intervenire.
Ritengo inoltre che, se la sollecitazione della collega Frediani nei confronti della Regione venisse fatta anche nei confronti del Comune di Torino - nella persona della Sindaca - tutti assieme riusciremmo meglio a sensibilizzare il Ministero della Giustizia, per porre rimedio alle questioni sollevate.



PRESIDENTE

Consigliera Frediani?



FREDIANI Francesca

Solo per richiedere, se possibile, risposta scritta dell'Assessore Saitta sia alla mia interrogazione sia a quella del collega Bono.
Grazie.



PRESIDENTE

Certamente.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.17 la Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.33)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Balocco, Cerutti e Ferraris.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame ordine del giorno n. 626 presentato da Appiano, Baricco, Boeti Caputo Ferrentino, Grimaldi, Ravetti inerente a "Presa in carico, da parte del Servizio Sanitario Nazionale delle attività di psicologia penitenziaria in Piemonte"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 626 presentato da Appiano, Baricco, Boeti, Caputo Ferrentino, Grimaldi, Ravetti inerente a "Presa in carico, da parte del Servizio Sanitario Nazionale delle attività di psicologia penitenziaria in Piemonte" di cui al punto 12) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche il collega Appiano, perché è di tutta evidenza che c'è un merito in questo ordine nel giorno, che è specifico. Peraltro io l'ho sottoscritto, ma c'è anche un'opportunità, cioè quella di parlare delle condizioni del carcere anche utilizzando il tema della salute.
Impiegherò qualche minuto per dire alcune cose. Io sono ovviamente d'accordo di impegnare la Giunta ad attivarsi, come abbiamo scritto, presso il Governo per riconoscere la piena natura sanitaria e le prestazioni di psicologia penitenziaria, con adeguate risorse umane professionalmente formate.
Per non aggiungere altro, lo dico leggendo un tratto di una relazione del Comitato nazionale di bioetica: "Il suicidio in carcere non pu leggersi unicamente in chiave individuale come spia di disagio psicologico o di disturbo o patologia psichiatrica del detenuto, bensì come sintomo di mancata o carente responsabilizzazione collettiva verso i diritti fondamentali del detenuto. Quasi come ci fosse un'insanabile incompatibilità tra il sistema carcerario con il diritto alla salute, quasi come se il carcere, per sua natura, fosse un induttore di turbe psicofisiche. L'OMS ci informa che i principali disturbi in carcere sono di natura infettiva, gastroenterica, ma soprattutto psichica".
Quindi, il collega Appiano mette al centro delle nostre attenzioni il problema, cioè in questo millennio si ha ancora ragione, in una società che si definisce democratica, della compatibilità tra questo sistema carcerario e tutti i diritti, anche quello ad una buona salute all'interno della struttura.
Credo che il primo impegno per tutti noi, oltre che per la Giunta e il Presidente, possa essere, oltre quello definito nell'ordine del giorno, di avviare una seria discussione sul futuro del sistema carcerario. So che il Ministro Orlando in questo è già impegnato, ma è evidente che deve diventare un dibattito, se posso dire, popolare e quotidiano nei luoghi abitati da tutti i cittadini.
Troppe volte si discute di carcere quando all'interno del carcere ci finisce un detenuto famoso, oppure quando una trasmissione televisiva decide di dedicare parte del suo tempo per questo argomento.
Hanno ragione i colleghi che prima sono intervenuti: questo è un argomento che ci riguarda, riguarda tutti noi e riguarda lo stato della democrazia nel nostro Paese. Ed è probabile che, dopo una profonda e seria riflessione, i risultati di questa riflessione possano indurci a pensare ad un modello completamente diverso.
Io lo dico in ragione dello stato di salute dei detenuti, ma se mi è permesso in questo momento vorrei dirlo in ragione dei diritti, in particolare dei lavoratori che all'interno del carcere quotidianamente operano. Penso innanzitutto alla Polizia Penitenziaria. La loro giornata la notte, corrisponde con la giornata e la notte dei detenuti e all'interno spesso delle stesse mura.
Il disagio è un disagio comune, quel modello va ripensato, perché vanno ripensati anche i diritti dei lavoratori che operano all'interno di quelle strutture. Penso a quello che fanno nelle carceri e penso a quello che fanno quando trasportano i detenuti altrove, anche nelle nostre strutture ospedaliere. Allora, la relazione del lavoro della penitenziaria con il detenuto-paziente è un lavoro che ci riguarda: pronto soccorso, luoghi delle diagnosi, la cura e l'assistenza all'interno delle strutture ospedaliere, dove il detenuto recluso viene inserito, e quindi dove la Polizia Penitenziaria ha l'obbligo di badare affinché il detenuto continui ad essere, all'interno delle strutture ospedaliere, un detenuto-paziente.
Davvero, colgo quest'occasione per mettere al centro delle nostre attenzioni tutti i problemi che riguardano le carceri, proprio, come ho detto prima, a partire dagli agenti di Polizia Penitenziaria e dal personale infermieristico e medico, che ha bisogno di essere incrementato bisogna sostenere il volontariato che, quotidianamente, è impegnato in queste strutture e il personale dipendente dell'Ente gestore delle politiche sociali.
Insomma, un buon modo per iniziare a discutere di un ambito che troppe volte non è al centro delle nostre attenzioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi che si sono susseguiti nel corso della mattinata, compreso quello del Presidente di IV Commissione Ravetti. Sono stati molto interessanti e condivisibili.
Condivido molte considerazioni espresse dal Presidente Ravetti, in particolare quando dice che bisogna affrontare seriamente il tema della salute all'interno delle carceri; o, ancora, quando dice che ci sono delle priorità. Perché quando si parla di salute nel mondo carcerario, parliamo di salute a favore e a tutela dei detenuti, ma non dobbiamo sottovalutare anche la salute di tutti gli operatori che lavorano all'interno delle carceri, compresa la Polizia Penitenziaria.
Tempo addietro, nel corso di alcuni colloqui, mi erano già state segnalate grandi criticità che coinvolgevano, appunto, gli operatori del mondo carcerario.
Dunque, nell'addentrarmi nell'atto d'indirizzo presentato dal Consigliere Appiano, che condivido (tra l'altro, in passato ne avevamo parlato insieme di queste problematiche), non posso che confermare che la psicologia penitenziaria, che è una branca che interessa la psicologia clinica, terapeutica e di comunità, è senza dubbio importante, perch contribuisce al processo rieducativo delle persone condannate, quindi internate.
Ricordo che agli inizi del 2016 (ma anche nella primavera e nell'autunno del 2016) si sono registrate numerose proteste da parte del Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi: si erano susseguite segnalazioni e denunce da parte dell'Ordine degli psicologi della Regione Piemonte in merito alle criticità che devono affrontare gli psicologi specialisti in psicologia penitenziaria.
Ci sono master universitari e specializzazioni - che funzionano molto bene - che offrono la possibilità ad uno psicologo che intende specializzarsi di poter lavorare all'interno degli istituti penitenziari.
Il problema è che le risorse umane sono veramente limitate, così come sono limitate le ore di lavoro. Tant'è che il Presidente dell'Ordine degli psicologi nazionali aveva lanciato un appello in tal senso, perché non veniva garantita continuità assistenziale, dal momento che le ore sono ridotte e si percepisce una cattiva organizzazione del servizio. Ben venga quindi, il suo potenziamento: abbiamo bisogno di ulteriori figure professionali competenti e preparate. Abbiamo bisogno di incrementare le ore ad essi dedicate, perché aumenta la domanda.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusate, colleghi! Ve lo chiedo a titolo di cortesia.



BATZELLA Stefania

Stavo dicendo che è necessario un incremento delle ore lavorative, che al momento sono ridotte e a rotazione, per cui non consentono una continuità del servizio.
E' quanto mai necessario un potenziamento: occorre, innanzitutto, che queste figure vengano riconosciute e inserite nel sistema sanitario nazionale e regionale, e che si possa mettere in atto anche la normativa citata dal Consigliere Appiano nella presentazione dell'ordine del giorno.
Volevo ricordare che gli psicologi specialisti che lavorano all'interno degli istituti penitenziari risentono anche della carenza di spazi idonei dove poter stare a contatto con il paziente, che in questo caso è il detenuto. Emerge, inoltre, una cattiva gestione dei tempi di lavoro, un monte ore mensile dedicato che è nettamente inferiore alla domanda della popolazione carceraria. Il tutto si aggiunge alla carenza di professionisti.
E' un problema che non riguarda solo le carceri piemontesi, ma affligge, purtroppo, tutto il Paese. Per non parlare, poi, del sovraffollamento delle strutture (anche di quelle piemontesi).
Nel 2016 si era raggiunta una certa stabilità del mondo carcerario mentre adesso si è nuovamente registrato un incremento della popolazione carceraria. Tutte le carceri a livello nazionale sono sovraffollate immaginate, quindi, quali possano essere le grandi difficoltà che ne conseguono.
Tutto ciò va ad aggiungersi alle criticità già citate da chi mi ha preceduto: si è parlato delle condizioni delle strutture, ormai vecchie obsolete e fatiscenti. Sono anni che si denunciano le condizioni strutturali e igienico-sanitarie dei detenuti. Non è una novità - è risaputo da tempo - che i detenuti vivono in condizioni sicuramente non ottimali dal punto di vista igienico-sanitario. Nel 2014, quando fui eletta Consigliera regionale, mi ero recata al carcere Lorusso e Cutugno e già in quelle occasioni avevo personalmente constatato le gravi carenze strutturali: mi riferisco alla presenza di muffa, di umidità, alle condizioni in cui si trovano a vivere i detenuti.
In questi anni la situazione non è sicuramente migliorata, anzi col tempo tende a peggiorare.
Spero, quindi, che questa Giunta si faccia carico di tali problematiche e solleciti il Ministero e il Governo a stanziare più risorse per migliorare le condizioni dei detenuti e non solo per effettuare lavori di ristrutturazione necessari in tutte le carceri della nostra Nazione, ma anche e soprattutto per assumere tutte quelle figure specializzate che sono necessarie per il processo rieducativo e di reinserimento sociale per tutti i detenuti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno presentato è condivisibile rispetto ai fini: in particolar modo si occupa delle attività di psicologia penitenziaria ma, in termini più in generali - ed è stato questo il tema del dibattito interviene e cerca di occuparsi più largamente dei diritti alla cura per i detenuti.
Mi permetto solo di sottolineare un aspetto e davvero non lo faccio per spirito polemico.
Giustamente, l'ordine del giorno impegna la Giunta ad attivarsi su alcuni aspetti che riguardano le prestazioni di psicologia penitenziaria.
Ricordiamo che tutto ciò - come correttamente viene ricordato nell'atto di indirizzo - è una competenza regionale: mentre una volta, cioè, avevamo due fonti di finanziamenti (una fonte di finanziamento che era il trasferimento per le prestazioni sanitarie all'interno della nostra Regione e una seconda fonte di finanziamento che era legata alle prestazioni sanitarie, che direttamente o indirettamente venivano fornite e dallo Stato e dalla Regione), oggi correttamente da molti anni questo avviene direttamente da parte della Regione. Quando l'Assessore Saitta, quindi, discute del fondo nazionale, all'interno di questo fondo nazionale vi sono una serie di risorse destinate al diritto alla cura all'interno dei penitenziari.
Questo è un aspetto che va tenuto in considerazione, così come va tenuto in considerazione -ancorché l'abbia fatto presente il collega Ravetti e che si dica nella parte finale "a promuovere la formazione permanente di tali operatori" - l'aspetto che si sottolineava relativo agli addetti di Pubblica Sicurezza della Polizia Penitenziaria, che è assolutamente centrale. Troppe volte ci dimentichiamo che le carceri sono certamente popolate da detenuti, ma sono altrettanto popolate da operatori della Polizia Penitenziaria che hanno condizioni di disagio spesso pari a quelle dei detenuti, non dovendo però scontare alcuna pena e svolgendo una mansione indispensabile per l'esistenza stessa delle carceri.
L'ordine del giorno - ripeto - ha quindi una finalità che è condivisa.
Rilevo come - visto che viene citata la relazione del Garante delle carceri alcuni dei problemi che si sottolineano non riguardano soltanto la presa in carico dei detenuti rispetto ad attività di autolesionismo personale, ma riguardano anche l'erogazione di prestazione sanitarie che, anche all'interno del carcere, sono inferiori rispetto a quelle che sarebbero necessarie.
Questo ordine del giorno, pertanto, ha solo un limite: che è parziale.
Giustamente parliamo di psicologia penitenziaria e dimentichiamo di parlare di un aspetto che, in termini di valore economico e di quotidianità dell'assistenza e della sanità, costituisce invece l'aspetto centrale, cioè quello del diritto alla cura. Se vogliamo, l'aspetto della psicologia penitenziaria è certamente un di più che si dovrebbe sollecitare nel momento in cui tutto il resto funzionasse perfettamente. Poi non è che perché adesso non funziona perfettamente tutto, non bisogna porre un tema importante come questo; ma bisogna ricordarsi che c'è anche il resto.
Noi, quindi, non intendiamo proporre aspetti emendativi perché l'ordine del giorno è evidentemente legato al tema delle attività di psicologia penitenziaria, ma varrebbe la pena ricordare - e, perché no?, dedicare una volta uno spazio in quella sede, visto anche l'intervento del Presidente della IV Commissione - certamente questo tipo di attività come le restanti.
Perché, vedete: se noi facciamo una riflessione, ci rendiamo conto che ci che accade in carcere non è diverso da ciò che avviene fuori.
Se potessimo estendere la riflessione su questo problema a ciò che avviene al di fuori del carcere, ci renderemmo conto che noi dovremmo investire maggiori risorse, per esempio, rispetto alla psicologia ospedaliera o territoriale, dove - tanto in ospedale quanto sul territorio i servizi di psicologia sono un altro dei servizi che non eroghiamo adeguatamente.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 626, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame mozione n. 978 presentata da Marrone, Benvenuto, Gancia, Graglia Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani e Vignale, inerente a "Vendita Case ATC a profughi italiani: la Regione ascolti l'Associazione esuli"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 978, avente ad oggetto "Vendita Case ATC a profughi italiani: la Regione ascolti l'Associazione esuli" presentata da Marrone, Benvenuto, Gancia, Graglia, Pichetto Fratin Porchietto, Sozzani e Vignale, di cui al punto 11) all'o.d.g, e la cui discussione è stata rinviata questa mattina.
Avendo nel frattempo presentato una modifica al testo, ha chiesto di intervenire per l'illustrazione il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Illustrerò brevemente tutto l'atto d'indirizzo.
Non è un caso che si richieda la discussione e l'approfondimento di questa mozione prima della celebrazione del 10 febbraio che, come sappiamo tutti, è la Giornata del ricordo delle vittime delle foibe e dell'esilio giuliano-dalmata in Italia.
Sappiamo benissimo che quella è stata una tragedia storica sulla quale troppo a lungo è continuato un colpevole silenzio. Parliamo di decine di migliaia di civili - non sappiamo neanche il numero preciso - che durante e al termine della Seconda guerra mondiale sono state uccise, in una sorta di sterminio anti-italiano nelle terre di Istria, Fiume e Dalmazia, da parte delle milizie titine che volevano evidentemente sradicare da quelle zone una presenza italiana che le caratterizzava e le permeava da tempi antichissimi; senza andare all'impero romano, già dai tempi più recenti della Repubblica di San Marco fino alle lotte irredentiste della Prima guerra mondiale, di cui ricade in questo periodo il centenario, e all'impresa fiumana: insomma, tutta una serie di vicende di storia patria che riguardano da vicino quelle terre.
Il tema degli esuli giuliano-dalmati ci riguarda non solo come italiani, ma anche come piemontesi visto che intere comunità trovarono rifugio, possiamo dire così perché erano effettivamente rifugiati, proprio a Torino, proprio in una città del Piemonte, diventando poi parte integrante del tessuto sociale e culturale del nostro Piemonte e maturando anche una sorta di diritto nei nostri confronti. Le famiglie che, a decine centinaia di migliaia, fuggirono da Fiume, da Pola, dall'Istria, dalle terre giuliano-dalmate furono costrette ad abbandonare lì tutti i loro averi e non sono mai stati risarciti di questa ingiustizia storica.
Il fatto che ben 23 anni fa una legge dello Stato abbia deciso di riconoscere loro il diritto al riscatto a prezzo calmierato degli alloggi popolari che gli furono assegnati al momento dell'esodo, è stata di sicuro un'ottima idea per cercare, quanto meno, di risarcire. Sarà impossibile restituire tutto quello che è stato loro tolto anche in termini di affetti e di sradicamento culturale, ma quanto meno un segnale di risarcimento nei confronti delle ingiustizie da loro subite.
Purtroppo è il caso di ricordare che da 23 anni è passata molta acqua sotto i ponti. Ci sono state sentenze, leggi interpretative, una legge regionale che tentava di fluidificare questo processo senza arrivare a questo risultato. Ancora oggi ci troviamo a dover discutere di questo tema perché, guardando al tema torinese che conosco meglio, su 200 alloggi circa (per la precisione 190) che dovevano essere, ormai, comunque, in graduatoria dopo che sono state riconosciute le titolarità di famiglie di cui è stata verificata, con uno scarto di una cinquantina-sessantina, la titolarità soggettiva di esuli di allora, l'ATC ha continuato una serie di verifiche e procedure che loro stessi hanno definite "resistenza creativa" lasciando intendere che non sia stato un meccanismo così facile, così digeribile, soprattutto che non veniva incontro alle esigenze della comunità esule-istriana.
Quindi siamo ancora incastrati su questa lunga attesa con - lamentano le associazioni giuliano-dalmate - uno scarso coinvolgimento nei vari passaggi.
La volontà - io sono contento, pur con qualche modifica, anche di un riconoscimento da parte della maggioranza - è quella di dare alla Regione Piemonte il suo ruolo di sprone e stimolo, soprattutto per concludere una volta per tutte queste procedure. Ci sono stati scaglioni di assegnazioni diverse, al momento solo una ventina del cosiddetto "quartiere 30" hanno già completato la vendita, tutta un'altra serie di famiglie continuano a pagare i canoni, anche se il loro diritto è il medesimo, con un trattamento discriminatorio che non ha una ragione comprensibile e, soprattutto giustificata.
D'altra parte, c'è anche il problema degli eredi. Noi stiamo parlando di famiglie, di persone che fanno risalire la propria vicenda di esilio alla Seconda guerra mondiale ed è giusto, visto che c'è una continuità famigliare anche tradizionale, che questo diritto venga passato anche agli eredi di coloro che furono gli esuli di allora. Purtroppo non sono stati coinvolti nella prima tranche di graduatoria. Una richiesta che viene menzionata nella mozione è quella di riaprire i termini per gli eredi e poterli ricomprenderli e coinvolgerli.
Venendo al dunque e trovando un'intesa - sarà la maggioranza stessa a dirla - con altre forze politiche, si è arrivati alla conclusione di chiedere di mettere in atto tutte le azioni necessarie per accelerare l'iter istruttorio di valutazione degli alloggi, al fine, quanto meno, di trasmettere immediatamente la lettera con il prezzo di cessione delle varie spese amministrative-tecniche, almeno partendo immediatamente da tutti coloro per i quali è già stata effettuata la verifica sul prezzo e che quindi non ha più ragione di attesa, completando - questo è un impegno che viene dato ad ATC - l'intero processo per tutti gli aventi diritto in qualunque loro situazione individuale, quanto meno entro il termine indicativo dell'anno in corso, visto che tanti ne sono passati.
Come accennavo, chiediamo di riaprire i termini della domanda di acquisto affinché anche gli eredi, non ancora a conoscenza dei propri diritti perché neanche convocati o contattati a causa della mancata comunicazione di ATC, possano fare regolare domanda di acquisto e, infine per garantire la partecipazione anche degli interessati, verificare ogni due mesi, con la partecipazione di una rappresentanza degli aventi diritto e dell'ATC, l'avanzamento dei provvedimenti di vendita al fine di accelerare le tempistiche e valutare tempestivamente le eventuali criticità.
Auspico che questo atto di indirizzo possa passare con la più ampia trasversalità possibile, perché questa non è una battaglia di una fazione dovrebbe essere interesse e cura di tutto un territorio e dell'organo che lo rappresenta, ovvero il Consiglio regionale. Auspico che questo possa essere fatto perché parliamo di italiani che hanno visto i loro cari buttati in fosse, in certi casi ancora vivi, solo perché italiani, perch membri delle comunità italiane, perché di lingua italiana.
Una tragedia, un olocausto per troppo tempo dimenticato ma finalmente, a livello storiografico è stato fatta giustizia, ed è giusto che la stessa giustizia arrivi anche da un punto di vista amministrativo politico e gestionale. Sono convinto che maggiore sarà l'apertura e la trasversalità di questo voto, superiore sarà l'atteggiamento a testa alta con cui la Regione potrà presentarsi, come fa tutti gli anni, alle commemorazioni del 10 febbraio di fronte a quella comunità esule giuliano dalmata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
Condividiamo questo documento e ringraziamo il Consigliere Marrone per la disponibilità che ha avuto nel rivedere insieme il dispositivo.
Si tratta di storie antiche, storie di dolore e discriminazione.
Naturalmente ciò che è dovuto è portare a compimento questi diritti, cioè la casa - l'unica cosa che questi profughi hanno ottenuto quando sono arrivati a Torino, e abbiamo interi quartieri in cui queste persone hanno ricostruito la propria esistenza - è un diritto negato. Naturalmente questo non potrà restituire quello che hanno dovuto lasciare nelle loro case abbandonate di fretta, né il dolore delle persone care che hanno perso.
Tuttavia, anche a distanza di molti anni, un diritto restituito è un atto di giustizia. Molte di queste persone, molti degli aventi diritto sono molto anziani. Molti di loro hanno anche il timore di non riuscire a vedere, per questioni anagrafiche - alcuni sono anche in condizioni di salute non ottimali - questo diritto riconosciuto. Si tratta, in primo luogo, della casa, ma anche di riconoscere, attraverso di essa, un diritto.
Ci siamo interfacciati con l'ATC Torino che sta svolgendo un lavoro anche complesso, perché molte di queste case, soprattutto quelle degli anni '50, che è il blocco più numeroso, hanno delle discrepanze rispetto al catasto. C'è l'impegno di ATC, che verrà rinnovato appena l'Assessore convocherà questo tavolo, di procedere rapidamente. So che hanno anche individuato del personale che seguirà solo questo iter.
Credo che il riconoscimento di un diritto non sia una questione di colore politico, ma che ci qualifichi tutti, e credo che sia anche, con rispetto alla Giornata del ricordo, un bel segnale concreto che possiamo dare da questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Anzitutto la mozione presentata che, unitamente ad altri Consiglieri abbiamo sottoscritto, prevede un aspetto che appare banale, ma è essenziale, cioè rispetto delle leggi.
La Regione Piemonte con la legge del 2011 cercò di garantire un diritto che, ancorché sancito nel 1993, non venne mai applicato. Credo che dopo molti anni dall'approvazione della legge non si possano più frapporre ostacoli a quello che è non soltanto un diritto, relativamente al rispetto di una norma, ma anche quello che è un diritto rispetto ad una storia, che non è soltanto quella tragica della popolazione istriana e dalmata arrivata all'interno della nostra Regione che, ricordiamo, non ottenne subito un domicilio, ma per molti anni fu in situazioni di assoluta precarietà, ma è anche un riconoscimento di carattere materiale rispetto a ciò che lo Stato ha avuto, nel senso che, nel momento in cui si sono sottoscritti alcuni accordi con le attuali Croazia e Slovenia, un aspetto che si è sancito è che l'Italia non interveniva rispetto a proprietà che erano degli esuli, ma veniva indennizzata.
Questo è il modo che la Regione Piemonte ha di indennizzare gli esuli friulani, istriani e dalmati. Pertanto, si deve procedere con celerità, non soltanto per ricordare, anche in un momento simbolico, quanto è avvenuto ma per dare rispondenza a norme fatte rispetto agli aspetti ricordati.
Siamo lieti che l'ordine del giorno venga votato, ma ci aspettiamo che la stessa celerità e chiarezza che l'ordine del giorno chiede, vengano poi rispettate.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 978, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame mozione n. 277 presentata da Batzella, Bertola, Bono, Campo Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Riconoscimento Sindrome da Sensibilità Chimica Multipla (MSC)"; mozione n. 624 presentata da Marrone Benvenuto, Graglia, Ruffino e Vignale, inerente a "Riconoscimento della Sindrome da ipoventilazione centrale congenita (SICC) Sindrome di Ondine come malattia rara"


PRESIDENTE

Procediamo con la mozione n. 277, avente ad oggetto "Riconoscimento Sindrome da Sensibilità Chimica Multipla", presentata da Batzella, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti; e mozione n. 624 presentata dai Consiglieri Marrone, Benvenuto, Graglia, Ruffino e Vignale, inerente a "Riconoscimento della Sindrome da ipoventilazione centrale congenita (SICC) Sindrome di Ondine come malattia rara", di cui al punto 12) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella per l'illustrazione della mozione n. 277; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Prima di iniziare, tengo a precisare che questa mozione è stata nell'o.d.g. dei lavori per mesi ed mesi e finalmente, dopo nove mesi quasi un parto - possiamo discuterla.
Avrei voluto illustrarla e discuterla prima che venissero approvati i nuovi LEA, ma ciò non è stato possibile, quindi mi limito ad illustrare questo atto di indirizzo oggi.
Con il mio documento parliamo della sensibilità chimica multipla, una malattia caratterizzata dall'impossibilità, per una persona, di tollerare un certo ambiente chimico o una classe di sostanza. C'è chi la definisce "la malattia ignorata", che costringe all'isolamento 300 mila italiani, o "un esercito ignorato dal sistema sanitario nazionale".
La sensibilità chimica multipla è riconosciuta in Canada e in Germania.
Ci sono oltre cinque milioni di persone malate in Italia da questa sindrome. Diversi Consigli regionali in Italia - la Regione Toscana l'Abruzzo, l'Emilia Romagna, le Marche, il Lazio, la Basilicata e il Veneto hanno approvato all'unanimità il riconoscimento della sensibilità chimica multipla.
Perché si chiede il riconoscimento di questa malattia che, come vi ho detto, colpisce oltre cinque milioni di persone in Italia? Perché è veramente una patologia che crea tantissimi problemi e la sua diagnosi è difficile, perché a causare questa malattia possono essere tante sostanze che sono, tra l'altro, molto differenti tra di loro e di uso estremamente comune: ad esempio la candeggina, i detergenti, i profumi, i saponi, i pesticidi, i prodotti da giardino, ma anche - molto importante il gas di scarico, le micropolveri e i cambi elettromagnetici accentuati.
I sintomi si accompagnano spesso a stati di ansia e di depressione quindi abbiamo questi pazienti che vivono continui stati ansiosi e depressivi.
E' difficile persino stabilire se questi facciano parte veramente della malattia o se siano piuttosto una conseguenza del timore continuo di entrare in contratto con queste sostanze e la difficoltà a condurre una vita normale.
Cosa chiediamo con questo documento? Chiediamo al Consiglio regionale di impegnare la Giunta e l'Assessore ad attivarsi affinché, a livello nazionale, siano approvate le normative necessarie a prevedere il riconoscimento della sindrome da sensibilità chimica multipla, con conseguente classificazione nel Nomenclatore nazionale, nonché il riconoscimento, ai lavoratori affetti da questa patologia, di permessi di astensione dal lavoro per la cura della sintomatologia, oltre che l'esenzione dal pagamento del ticket e dei farmaci eventualmente prescritti, purtroppo l'Assessore Saitta non ha potuto portare questo messaggio e questo mi rammarica.
Sinceramente, mi fa arrabbiare tantissimo il fatto che lei, Assessore non abbia potuto portare le richieste da parte di questo Consiglio, da parte della sottoscritta che con questo atto di indirizzo chiedeva di portare, nelle sedi opportune, nella Conferenza Stato-Regioni, poiché lei è il coordinatore di tutti Assessori alla sanità della nostra Nazione, la nostra voce e soprattutto portare la voce di oltre cinque milioni di persone affette da questa patologia in Italia.
Avevamo presentato più di un'interrogazione sull'aggiornamento del Nomenclatore, fermo al 1999; adesso l'aggiornamento del Nomenclatore è stato effettuato, però non possiamo inserire questa patologia una patologia rara (così come, ahimè, ce ne sono tante altre di patologie rare).
Purtroppo, non possiamo portare la nostra voce nelle sedi opportune, la voce di questi pazienti, di questi lavoratori che si trovano costretti a stare a casa quando stanno male, perché hanno dei dolori diffusi in tutto il corpo, con la presenza di febbre ed anche alterazioni dello stato umorale, oltre a vivere in uno stato di ansia e di depressione continua.
Sono persone che non vivono una normale vita quotidiana, non riescono a vivere una normalità sia nell'ambito lavorativo che nell'ambito familiare.
Per questo motivo, con questo atto di indirizzo chiediamo all'Assessore e alla Giunta di impegnarsi affinché si possa portare nelle sedi competenti la voce di queste persone malate; credo che molti di voi o alcuni di voi conoscano delle persone affette da questa patologia che impedisce di vivere una vita normale, una vita dignitosa, perché il minimo che un essere umano deve avere è la dignità che deve essere garantita ad ogni essere umano, ma queste persone non vivono assolutamente una vita normale, lo ripeto, sia in ambito lavorativo che in quello familiare.
Quindi, mi auguro che, in considerazione del fatto che sono stati appena approvati nuovi livelli essenziali di assistenza e che è stato aggiornato il Nomenclatore tariffario e il Nomenclatore nazionale l'Assessore possa sollecitare e possa portare nelle sedi competenti anche questa richiesta, dal momento che svolge un ruolo di notevole importanza.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione della mozione n.
624.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Approfitto per illustrare l'atto di indirizzo collegato che riguarda un'altra patologia altrettanto grave e comunque rara, come la sindrome da ipoventilazione centrale congenita.
E' vero che questa malattia colpisce pochi individui se parliamo del totale, però ne colpisce comunque 58 che vivono in Italia, tra bambini adolescenti e adulti, e tre residenti nel Piemonte.
E' una malattia davvero difficile ed estremamente onerosa da gestire perché è una malattia che riguarda la respirazione e richiede un'assistenza, anche meccanica, soprattutto anche durante le ore di sonno quindi immaginatevi quelli che possono essere i costi e l'impatto sulle famiglie, anche normali, nel far fronte alla cura dei propri cari.
Il problema di questa sindrome (AISICC) è purtroppo analogo (per questo è stato attratto l'ordine del giorno), perché effettivamente il problema è l'esclusione di questa malattia dall'elenco delle malattie rare nei nuovi LEA; questa esclusione comporta la mancata assistenza pubblica rispetto ai pazienti che ne sono affetti.
E' giusto il caso di ricordare quali sono, nel dettaglio, le richieste che sono molto definite: chiediamo che la Regione Piemonte si attivi per il riconoscimento in sede nazionale della sindrome da ipoventilazione centrale congenita, conosciuta anche comunemente come sindrome di Ondine, con l'inserimento nell'elenco delle malattie rare, in modo da poter riconoscere le attività, i servizi e le prestazioni destinate alle persone affette da questa malattia. Come parte integrante dei livelli essenziali di assistenza (LEA), che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a garantire ai propri assistiti, in relazione alle condizioni cliniche individuali.
Tra l'altro, nella fase istruttoria di questo riconoscimento nazionale chiediamo anche che ci sia un'attivazione diretta della Regione Piemonte per provvedere al recepimento del codice attributivo dell'aggiornamento dei LEA nel DPCM del 23 maggio 2008, in modo da poter garantire ai pazienti piemontesi di questa sindrome di usufruire dei servizi e delle prestazioni già garantite dalla nostra Regione per le malattie rare e poter iniziare così l'iter per la stesura di un piano diagnostico terapeutico assistenziale omogeneo in tutto il territorio piemontese.
Un'altra richiesta contenuta all'interno di questa mozione è prevedere a livello regionale, l'assegnazione di un codice di esenzione nel rispetto degli equilibri e della disponibilità di bilancio per le prestazioni sanitarie fruibili dai pazienti affetti da questa patologia, individuare poi un centro di riferimento per il riconoscimento e l'attestazione della sindrome e, infine, promuovere una corretta campagna informativa su questa patologia rivolta alla cittadinanza e ai medici di base, in modo che ci sia anche una consapevolezza diffusa delle sofferenze e soprattutto delle cure necessarie per chi è affetto da questa sindrome.



PRESIDENTE

Grazie, collega Marrone.
La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Rispetto alla mozione presentata dal Consigliere Marrone, a noi risulta che la sindrome da ipoventilazione centrale congenita sia stata inclusa nell'elenco delle malattie rare, al capitolo 10, quello relativo alle malattie dell'apparato respiratorio con il codice RHG011, quindi ci sembra che l'opportuna sollecitazione sia datata. Nel senso che con la rivisitazione del Nomenclatore eseguito a livello nazionale, con la riedizione dell'elenco delle malattie rare, che comprende 284 forme cliniche e il passaggio a malattie croniche di altre patologie, prima incluse in quelle rare, mi pare che l'occasione sia stata preziosa anche per includere questa importante malattia congenita che, come è stato detto colpisce i neonati e li sottopone a delle pesanti prestazioni di carattere medico e riabilitativo. Su questo, magari, l'Assessore è più informato di me, ma se non ci sono altri elementi, direi che la discussione risulta datata.
Sono contento che la Consigliera Batzella abbia posto il tema della sensibilità chimica multipla. Peraltro, in questa sede mi sono fatto promotore, insieme al collega Andrissi, di un tema che è sovrapponibile a questo, ed è quello della ipersensibilità elettrica, della sofferenza che hanno alcune persone quando percepiscono la presenza di campi elettromagnetici, radiofrequenze e quant'altro.
Detto questo, lei ha presentato una serie di numeri che fanno di questa situazione, ancora non ben definita, una cosa gigantesca: ha detto che ne soffrono cinque milioni di pazienti, cioè l'otto per cento della popolazione. Ricordo che il diabete di tipo due, che è una delle patologie croniche più importanti e impegnative, raggiunge tra il due e il tre per cento della popolazione. Quindi, se i dati sono questi, siamo di fronte a un problema enorme, per cui o abbiamo un servizio di epidemiologia che è insonne ventiquattrore su ventiquattro o c'è ancora qualche passaggio da affrontare.
Credo che oggettivamente questo spettro di disturbi, molto ampio, che presentano alcune persone è ancora molto nell'ambito della indeterminatezza. Certamente, non siamo nell'ambito della medicina basata sulle evidenze cliniche, quindi a mio avviso non ci sono le condizioni per forzare chi ha in mano il Nomenclatore a livello nazionale per inserire questa patologia, anche perché, francamente, se prendessimo anche solo per acquisito il 50 per cento dei dati esposti, non sapremo se orientarla nelle malattie croniche o nelle malattie rare. Insomma, è di tutta evidenza che mentre il Nomenclatore include patologie precise, con una base genetica o comunque uno spettro clinico ben definito, qui siamo nell'ambito di problemi che, evidentemente, sconfinano ancora in ambiti che non sono quelli della malattia basata sulle evidenze.
Concludo dicendo che noi ci asterremo su questa mozione proprio perch ne condividiamo lo spirito volto a informare e ad applicare il principio di precauzione, ma non l'esito, che è quello di dare per certo che le cose sono così e, quindi, vanno recepite in un atto nazionale.
Secondo noi - mi rivolgo all'Assessore, anche all'Assessore all'istruzione - occorre creare le condizioni affinché chi presenta dei sintomi che possono essere inquadrati nell'ambito di un disturbo che è ancora in evoluzione e che non è ben definito non venga etichettato come stravagante o come colui che presenta disturbi dello spettro comportamentale, ma venga considerato come una persona che presenta un problema; quindi, non va isolato, va compreso.
Noi dobbiamo raccogliere questi dati, applicare fin da ora il principio di precauzione (che prescinde dalla quantità di persone colpite) e soprattutto, attuare un'azione sulle scuole e sulle aziende perché - penso agli ECM - questi problemi sono molto legati al nostro modo di vita.
Evidentemente, siamo immersi nella chimica e nelle radiofrequenze; penso a come ci siamo giocati una scoperta importante come quella degli antibiotici nel dopoguerra: hanno cambiato il mondo, dopodiché, se li avessimo usati con più criterio, oggi non avremmo il problema dell'antibiotico-resistenza.
Il nostro mondo è cambiato con i telefonini, ma prestiamo attenzione ad esporre i neonati in culla alle radiofrequenze, piuttosto che ad agenti chimici, perché, magari, scopriremo tra vent'anni che quella roba lì, che era tanto bella e tanto buona, alla fine ci ha reso la vita difficile.
Quindi, applichiamo il principio di precauzione, raccogliamo dati, ma non ci sono le condizioni per esercitare pressioni a livello nazionale sul Nomenclatore, che si occupa di cose certe basate sull'evidenza.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Allemano.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Colgo le sollecitazioni del collega Allemano.
Credo sia importante attivare un percorso diagnostico di riconoscimento di questi disturbi che vengono definiti come cronicizzazioni (o infiammazioni croniche), che rendono i pazienti ipersensibili alle radiazioni o alle sostanze chimiche. Però, ha detto bene il collega: ci sono delle sensibilità. Non lo dico per cattiveria, ma in quanto sono disturbi che nascono con le nuove tecnologie e le nuove forme di inquinamento.
I colleghi Allemano e Bono sono medici e sono persone che riconoscono questo tipo di disturbi, però nella grande maggioranza se un bambino lamenta mal di testa perché è stato esposto al Wi-Fi difficilmente credo che un medico ponga quel bambino nella casella degli elettrosensibili o comunque, prima di porlo in una casella mentale, deve seguire tutta una serie di percorsi che, probabilmente, portano prima dal neurologo e dal cefalologo, e così per tutta una serie di disturbi, per non parlare, magari nei casi peggiori, anche di un problema psicologico o di altri tipi di disturbi che un medico può immaginare.
Per arrivare a un percorso diagnostico corretto - l'ho letto sul sito degli elettrosensibili - una ricercatrice italiana ha messo a punto, ad esempio, sull'elettrosensibilità un test oggettivo che consente effettivamente un riconoscimento dell'elettrosensibilità in quanto all'aumento delle radiazioni c'è un aumento dei sintomi.
Ovviamente, occorre una formazione diffusa sul territorio e un percorso di riconoscimento importante sia per quanto ha posto la Consigliere Batzella e sia per quanto diceva il collega sull'elettrosensibilità.
Sarebbe bello da parte dell'Assessorato alla sanità, magari in collaborazione con questi ricercatori del CNR, attivare dei corsi di formazione o degli stage, o comunque individuare i metodi per arrivare ad un riconoscimento dei disturbi, così da elencarli, per poi arrivare a livello nazionale a formulare delle proposte.
Credo che il Piemonte abbia le risorse, le conoscenze e le persone per intraprendere questo percorso; adesso ascoltiamo la collega, però credo che se arriviamo a una piccola modifica dell'impegno si possa intraprendere questo percorso.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Volevo solo sottolineare che i dati citati si possono tranquillamente visionare, perché non sono di certo stati inventati dalla sottoscritta; tra l'altro, c'è stata una campagna nazionale (con il fiocco verde) per il riconoscimento della Sensibilità Chimica Multipla (MCS) e il comitato MCS del Veneto ha girato tutta l'Italia. Inoltre, la Regione Veneto ha riconosciuto la sensibilità chimica multipla, ma non solo, è stata riconosciuta anche dalla Regione Emilia-Romagna, dalla Regione Toscana dalla Regione Marche, dalla Regione Abruzzo, dalla Regione Lazio e dalla Regione Basilica. Qui stiamo parlando di dati certi e di otto Regioni italiane dove tutti i Consigli regionali all'unanimità hanno votato per il riconoscimento della Sensibilità Chimica Multipla.
Il Consigliere Allemano, visto e considerato che svolge la professione di medico, dovrebbe sapere bene che, quando si parla di incidenze sicuramente la Consigliera Batzella, o chi per essa, non inventa i dati.
Sono dati certi documentati da campagne nazionali e da tutti i Consigli regionale dove è stato presentato l'atto di indirizzo approvato ad unanimità.
Detto questo, sono disponibile ad apportare qualche modifica nell'impegno, in considerazione anche della premessa iniziale, quando ho richiamato il tempo trascorso prima della discussione - nove mesi, il tempo di una gravidanza - perché mi sarebbe piaciuto che l'illustrazione fosse avvenuta nei tempi opportuni, prima del riconoscimento dei nuovi livelli essenziali di assistenza e anche del Nomenclatore nazionale.
Quello che si può fare è impegnare l'Assessore e la Giunta a svolgere comunque uno studio, visto che il Consigliere Allemano si è stupito dell'alta percentuale - che, in realtà, purtroppo, esiste - di pazienti affetti da questa patologia. Mi piacerebbe ci fosse un'incidenza minima di patologia nella sfera più ampia del termine; purtroppo, la malattia esiste e quindi non possiamo fare altro che accettare l'esistenza di questa patologia.
Possiamo svolgere uno studio approfondito, a livello regionale, e verificare quello che in realtà possiamo fare per dare voce a questi pazienti. Successivamente l'Assessore, visto che è il coordinatore e ha voce in capitolo, sicuramente ne più di me e più degli altri Assessori, a livello nazionale, può portarlo al tavolo. Visto che lei si riunisce nella Conferenza Stato-Regioni, può, Assessore, consultarsi con i vari Assessori alla sanità delle Regioni (Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio Basilicata, Veneto) dove, appunto, è stato approvato all'unanimità il riconoscimento di questa sindrome. Questo può sicuramente farlo, magari confrontarsi, verificare e valutare come si stanno attivando queste Regioni per fare qualcosa anche noi a favore dei pazienti piemontesi affetti da sensibilità chimica multipla. Come le altre Regioni hanno lavorato e stanno lavorando in tal senso, anche noi possiamo contribuire ad aiutare questa categoria di malati.
Altro non posso chiedere, perché ho fatto la premessa iniziale dicendo che i tempi sono stati lunghi, che i LEA sono stati approvati, che il Nomenclatore nazionale è stato modificato e riaggiornato dopo tanti lunghi anni; altro non vi posso dire. Io sono disponibile a fare queste modifiche valutate voi come intendete procedere.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Il Consigliere Allemano ha giustamente ricordato che il riconoscimento della sindrome di ipoventilazione centrale congenita è già avvenuto nei nuovi LEA, quindi logica vorrebbe che è superata e quindi teoricamente dovrebbe essere ritirata.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Ringraziando il collega Allemano e la Giunta per l'aggiornamento faccio comunque presente che in realtà l'atto di indirizzo aveva delle impegnative anche un po' più vaste e ampie del solo inserimento - già avvenuto - nell'elenco delle malattie rare. Per cui, se lo si voleva mantenere, bene; se invece si ritiene che ci sia un superamento totale basta votare di conseguenza.
Io preferirei mantenerlo, grazie.



PRESIDENTE

Sospenderei i lavori per qualche minuto, in attesa che i Consiglieri che sono fuori dall'aula possano definire la mozione della Consigliera Batzella e poi voteremo entrambi i documenti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.49, riprende alle ore 16.57)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Consigliere Marrone, la mozione n. 624 è ritirata?



MARRONE Maurizio

Sì.



PRESIDENTE

Lei è un vero signore, Consigliere Marrone. La mozione n. 624 è dunque ritirata.
Nel contempo, la parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione delle modifiche alla mozione n. 277.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Abbiamo modificato l'impegno. Visto che all'inizio della discussione avevo già anticipato che il problema dei LEA e del Nomenclatore erano superati, allora il nuovo impegno è il seguente: "Il Consiglio regionale impegna la Giunta e l'Assessore ad attivarsi affinché nelle ASL ci siano programmi di formazione ECM (educazione continua in medicina) mirati a riconoscere il problema e a raccogliere dati epidemiologici al fine di non isolare le persone che presentano tali disturbi e far crescere una cultura ispirata al principio di precauzione estendibile anche alla sindrome da ipersensibilità elettrica".
Quindi abbiamo inserito la sensibilità chimica multipla e anche l'ipersensibilità elettrica.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 277, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame ordine del giorno n. 400 presentato da Rossi, Accossato, Allemano Appiano, Barazzotto, Baricco, Caputo, Conticelli, Ferrentino, Gallo Giaccone, Grimaldi, Ottria, Ravetti e Valle, inerente a "Mantenimento quote Banca Etica SCPA"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 400, avente ad oggetto "Mantenimento quote Banca Etica SCPA", di cui al punto 13) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
L'oggetto dell'ordine del giorno riguarda il mantenimento delle quote della Regione Piemonte di Banca Etica. La premessa riguarda la legge di stabilità del 2015, che prevedeva l'avvio da parte delle Regioni, a partire dal gennaio 2015, di un processo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni direttamente o indirettamente possedute.
La Giunta regionale, con una DGR del 30 marzo 2015, ha deliberato l'approvazione del Piano operativo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute proprio in risposta a quanto previsto dalla legge sopraccitata.
Da questo Piano operativo della Giunta, si evince che la Regione Piemonte possiede una quota azionaria di Banca Etica Popolare pari allo 0,17 per cento. Sempre dallo stesso Piano, si evince che la dismissione delle quote di partecipazione di Banca Etica sia da valutare, ritenuto che Banca Etica svolge un ruolo significativo nell'ambito della finanza etica nel sostegno a progetti di cooperazione sociale e cooperazione internazionale, nel campo dell'educazione, della cultura e anche dell'educazione all'uso responsabile del denaro.
Sappiamo benissimo quanto in questo periodo storico siano importanti tutti questi aspetti, in particolare una finanza appunto etica e siamo ancora oggi in una crisi che nasce proprio per motivi che riguardano soprattutto un certo tipo di finanza, un certo modo di intendere l'economia, che ha cancellato il discorso etico dalla gestione dei soldi.
Sappiamo benissimo - ne parliamo spesso anche in quest'aula - quanto sia importante l'uso responsabile del denaro e l'educazione soprattutto verso i giovani. Ne parliamo spesso quando discutiamo del gioco d'azzardo patologico, ne parliamo quando facciamo gli incontri sull'usura e sul sovraindebitamento: in tutte queste situazioni, ci rendiamo conto che sta diventando sempre di più una priorità.
Considerate tutte queste cose, chiediamo alla Giunta di mantenere le sue azioni presso Banca Etica come segnale di sensibilità e sostegno all'iniziativa di cui la Banca si fa promotrice.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Intervengo a titolo personale, nel senso che - come è verificabile anche dall'anagrafe degli eletti - ho una partecipazione in Banca Etica.
Pertanto, per questo motivo non prenderò parte alla votazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 400, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Ordine del giorno n. 519 presentato da Ruffino, Berutti e Sozzani, inerente a "Ospedale di Pinerolo - giusta distribuzione dei servizi sanitari sul territorio"; ordine del giorno n. 877 presentato da Valetti, Andrissi Batzella, Bertola, Bono, Campo, Frediani e Mighetti, inerente a "Ospedale di Pinerolo - Ripresa attività urologia e recupero di posti letto per acuti e post-acuti come da linee guida DGR 600/2014" (ritirati)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 519 avente ad oggetto "Ospedale di Pinerolo - giusta distribuzione dei servizi sanitari sul territorio", presentato da Ruffino, Berutti e Sozzani, di cui al punto 15) all'o.d.g.
E' collegato l'ordine del giorno n. 877 avente ad oggetto "Ospedale di Pinerolo - Ripresa attività urologia e recupero di posti letto per acuti e post-acuti come da linee guida DGR 600/2014", presentato da Valetti Andrissi, Batzella, Bertola, Bono, Campo, Frediani e Mighetti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Presidente, solo una precisazione: se possiamo mettere a verbale che invece dell'astensione, non partecipo al voto rispetto all'ordine del giorno precedente.
Grazie.



PRESIDENTE

Certo.
La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera, per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 519.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Purtroppo, quest'ordine del giorno è veramente datato e, quindi superato. Pertanto, lo ritiro.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti, per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 877.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Per lo stesso motivo, ritiriamo l'atto di indirizzo.



PRESIDENTE

Entrambi gli atti d'indirizzo sono ritirati dai presentatori.


Argomento: Asili nido

Esame mozione n. 617 presentata da Caputo, Appiano, Baricco, Conticelli Corgnati, Gallo, Gariglio, Giaccone, Motta, Ottria, Ristagno e Valle inerente a "Realizzazione di asili nido aziendali quale segno concreto del sostegno alle politiche di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 617, avente ad oggetto "Realizzazione di asili nido aziendali quale segno concreto del sostegno alle politiche di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro", presentata da Caputo, Appiano, Baricco, Conticelli, Corgnati, Gallo, Gariglio Giaccone, Motta, Ottria, Ristagno e Valle, di cui al punto 16) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Caputo, per l'illustrazione.



CAPUTO Valentina

Grazie, Presidente.
Parlare di conciliazione di tempi di vita privata e di lavoro significa necessariamente parlare di donne, e questo è uno dei nodi più delicati quando pensiamo al capitolo "rosa". E' un argomento estremamente delicato perché - ovviamente - ci si scontra con la possibilità concreta di trovare e mantenere un'occupazione soprattutto dopo la nascita dei figli.
Occorre tenere presente che un'attività lavorativa adeguatamente remunerata e corrispondente al proprio percorso formativo costituisce un'aspirazione universale che, se realizzata, consente di avere un benessere nello status delle persone.
Oltretutto, la mancanza di una buona occupazione ha un impatto negativo sul benessere dei lavoratori e delle persone in generale. Su questo, incide proprio la mancanza della conciliazione dei tempi di lavoro con quelli familiari e sociali, comportando malessere in molti lavoratori.
In base alle rilevazioni ISTAT sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, le difficoltà di conciliazione si manifestano con maggiore intensità soprattutto in presenza di figli piccoli, come dimostra una recente ricerca sul divario tra il tasso di occupazione delle madri di bambini in età prescolare e quello delle donne senza figli.
Quando parliamo di nidi aziendali, vogliamo proprio intraprendere una delle azioni che vanno incontro a tale conciliazione di tempi di vita lavorativa e familiare. Si tratta anche di una scelta educativa importante perché chi intraprende questa strada la considera un investimento, un percorso educativo per il bambino, per lo sviluppo del bambino all'interno di un contesto dove sono presenti suoi coetanei e l'opportunità di imparare insieme agli altri, sperimentare con loro in un clima ludico, di collaborazione, che spesso porta anche a delle competitività, ma che consentirà al bambino di sviluppare una propria identità all'interno di una comunità.
A livello nazionale, sono state portate avanti diverse azioni che vanno incontro a questo tema. Basti pensare al progetto "Nidi PA", del 2009, con il quale il Governo ha deciso di incrementare l'offerta di nidi a disposizione dei dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni, attraverso la sottoscrizione di un protocollo d'intesa tra il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione e il Ministero per le Pari Opportunità e il Sottosegretariato per le Politiche alle Famiglie.
E' importante tutelare e favorire il lavoro femminile, anche nell'ottica di un innalzamento dell'età pensionabile delle lavoratrici della Pubblica Amministrazione. Questo è un fatto per cui le azioni politiche del mondo del lavoro e del welfare non possono essere gestite per compartimenti stagni. Nel mondo del lavoro occorre attuare delle politiche che magari comportano una modifica al welfare, perché occorre anche ripensare il welfare. Penso soprattutto ai nonni, che oggi possono rappresentare il welfare del nostro Paese, ma che, se trattenuti più a lungo nel mondo del lavoro, non possono svolgere questa funzione.
Recentemente, a livello nazionale, ci si è mossi con azioni politiche importanti: all'interno del Jobs Act è stato inserito e prolungato il tempo del congedo parentale ed anche nella legge di bilancio 2017 sono innumerevoli le azioni intraprese a favore di queste politiche. Ricordo il progetto "Mamma domani" o il bonus Bebè, che è stato prolungato e reinserito.
Sono tantissime le azioni intraprese per investire in questo settore per il rilancio della chiave delle politiche sociali, ma anche per il rilancio dell'occupazione femminile.
La Regione Piemonte pone la conciliazione tra attività lavorativa e privata tra le proprie finalità istituzionali. La legge n. 8 del 2009 intende favorire l'equilibrio tra attività lavorativa e vita privata e familiare, per donne e uomini, attraverso politiche di conciliazione tra lavoro e vita privata e familiare e strumenti che incoraggino la condivisione delle responsabilità familiari.
A tale legge è seguita una DGR che invita a creare servizi di conciliazione finalizzati a compensare la carenza degli stessi nelle diverse realtà territoriali del Piemonte, attraverso la realizzare di nidi e micro-nidi nei luoghi di lavoro.
Perché parliamo di nidi aziendali? Perché rientrano a pieno titolo tra i servizi per la prima infanzia e consentono di conciliare le esigenze delle mamme e dei papà, permettendo loro una continuità lavorativa non indifferente. Solitamente, siamo portati a pensare che il bambino sia a carico della mamma, mentre nella Pubblica Amministrazione o in qualsiasi altro luogo di lavoro può essere anche il papà a portarlo al nido, se esiste questa struttura all'interno della propria azienda, o - perché no? magari i nonni possono portarlo sul loro luogo di lavoro, piuttosto che portarlo in un nido esterno.
Occorre, dunque, allagare un po' le vedute e non pensare che il bambino sia sempre e solo a carico della madre.
Aprire un nido aziendale può rappresentare per le aziende un'espressione di apertura alle necessità di un nuovo contesto sociale dove si pone attenzione anche ai propri collaboratori e i loro bambini.
Si tratta anche di un'occasione (ci tengo a sottolinearlo) per migliorare il clima aziendale e l'immagine dell'azienda, contribuendo al miglioramento della qualità della vita dei lavoratori e delle lavoratrici attraverso la riduzione del tempo da dedicare all'accompagnamento al nido.
Può sembrare poca cosa, ma, in realtà, l'orario del trasferimento casa lavoro, se iniziamo a calcolarlo tra minuti, produttività e impiego, non è così indifferente, ma è un tasso molto importante di cui tenere conto.
Quindi, sicuramente riduce questi tempi che sono comunque tempi che il dipendente può trascorre più serenamente sul posto di lavoro.
Può favorire, inoltre, anche il rientro delle lavoratrici dalla maternità, in tempi più rapidi e con un atteggiamento più sereno, perch dobbiamo sempre tenere conto che questo è molto importante. Soprattutto all'estero si cerca di investire molto sul benessere del lavoratore.
Inoltre, favorire, attraverso il sostegno alla gestione familiare, la possibilità di sviluppo e carriera delle donne lavoratrici e anche la valorizzazione dell'apporto professionale che ciascuna di esse può dare ad un'impresa.
Nel nostro territorio abbiamo già degli esempi concreti di questo quindi queste idee non nascono a caso, perché possiamo pensare al nido del CSI o a quello dell'ATC; di recente, anche Intesa Sanpaolo nel suo grattacielo ha deciso di inserire questo tipo di opportunità. Poi sulla gestione diretta o indiretta può decidere ogni Ente. Sicuramente prima di aprirlo occorre fare un sondaggio, però bisogna tenere conto dei bambini perché non parliamo dei dipendenti e dell'età dei dipendenti - ci tengo a sottolinearlo.
Sicuramente ci sono già delle realtà, come Telecom, FIAT e Molinette e ne potremmo citare tante. Tutte queste realtà hanno un vantaggio proprio per i dipendenti, perché costituiscono uno strumento di conciliazione importante.
Il Consiglio regionale negli anni 2000 e 2005 aveva fatto un suo studio di fattibilità di un asilo nido aziendale, mentre la Giunta regionale in tempi più recenti aveva previsto la collocazione di un nido all'interno della nuova sede unica, nell'area ex FIAT Avio. In particolare, lo studio che aveva svolto il Consiglio regionale aveva evidenziato i numerosi vantaggi che derivavano da questa scelta e da quel tipo d'investimento investimento sulle politiche del lavoro, investimento per i dipendenti ed investimento comunque per la società. Sicuramente permetteva, in termini di maggior presenza, una economicità per l'Ente, perché c'era una maggior presenza dei dipendenti sul posto di lavoro e una continuità sull'azione amministrativa. Aveva anche rilevato l'opportunità, qualora non si potesse fare internamente, di ampliare la veduta e pensare di poterne realizzare uno interaziendale e, qualora questo non fosse necessario per i numeri interni, di aprirsi al territorio o di far spola magari con gli Enti vicini.
Credo che, dopo tutte queste premesse, sia assolutamente importante darci come obiettivo il fatto che quando si fa politica si debba anche avere un'ampia veduta, programmare e pensare ad un futuro; quindi, proprio per questo, cercare di far sì che si programmi un nuovo tipo di welfare familiare. Quando cambia il mondo del lavoro, il welfare non è separato, ma occorre capire come riuscire ad integrare le politiche del lavoro con le politiche della famiglia.
Questo per un'opportunità naturalmente di tutti, non soltanto delle donne, ci tengo a sottolinearlo, ma delle famiglie. Questo rappresenta un'opportunità per tutti e soprattutto per riuscire a creare una società migliore dal punto di vista dell'organizzazione, cosa già diffusa molto all'estero.
Faccio solo un esempio. Quando nel 2003 facevo l'Erasmus in Germania in università arrivavano tante colleghe con il passeggino e io non capivo.
Mi dicevano "qui è possibile, perché abbiamo un asilo nido". Quindi studiare ed essere mamma non era una cosa da fantascienza, ma attuabile.
Credo che su questo bisogna guardare con un occhio più attento ai Paesi europei.
Quindi, si impegna la Giunta regionale proprio per queste motivazioni cioè ad individuare degli strumenti amministrativi che possano soddisfare le esigenze di conciliazione vita-lavoro, mediante l'attivazione eventuale di questi asilo nido interni o di posti in convenzione con strutture già esistenti sul territorio. Inoltre, riavviare, sulla base dello studio di fattibilità che era già stato effettuato, la creazione di un asilo nido a disposizione dei dipendenti - in questo caso del Consiglio e Giunta regionale - sulla base delle esperienze già citate e attivare dei percorsi di semplificazione amministrativa per incentivare la realizzazione dei medesimi anche su altre realtà del territorio.
Si parla in questo caso di questi Enti di Pubblica Amministrazione perché credo che anche il pubblico debba dare l'esempio, proprio in base a quello che citavo, cioè la normativa nazionale del 2009. Auspico che anche da qui possano partire degli esempi di politiche attive per migliorare il welfare familiare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Sicuramente questo è un tema che incontra la mia sensibilità, in quanto mi trovo a dover gestire dei bambini piccoli e mi sono trovata anche in passato a dover spesso risolvere problemi nel riuscire a conciliare i tempi di vita e lavoro. Quindi, sicuramente è un tema che mi sta sicuramente a cuore. Talmente a cuore che ho già presentato un ordine del giorno, che è stato approvato da quest'Aula il 23 dicembre 2015, che chiedeva proprio un impegno nel promuovere la creazione di nidi interaziendali destinati all'abbattimento delle rette e dei costi di avviamento, in un'ottica di conciliazione lavoro-famiglia e responsabilità sociale d'impresa, gestendo le risorse disponibili su più annualità.
Inizialmente l'impegno prevedeva lo stanziamento di risorse e la programmazione con apertura di bandi; poi mi è stato suggerito di modificarlo, mettendo un generico "promuovere".
La domanda che sorge spontanea è: dall'approvazione di questo atto di indirizzo che cosa si è fatto? Perché noi oggi possiamo anche approvare un ulteriore atto di indirizzo che si basa sulle stesse premesse e di cui condividiamo sicuramente lo spirito, però se poi non viene dato seguito concreto, come dimostra la successiva bocciatura di un altro ordine del giorno collegato al DDL n. 222 - che prevedeva lo stanziamento di risorse quindi un impegno concreto - mi chiedo cosa votiamo a fare favorevolmente a questi atti di indirizzo.
Dovrebbe esserci un momento di riflessione e di confronto, rispetto agli esiti degli atti di indirizzo già approvati, perché se ci troviamo adesso ad approvare un altro atto di indirizzo di contenuto simile francamente non vedo quale utilità possiamo ricavarne.
Tra l'altro, per il discorso dell'asilo nido al grattacielo unico l'Assessore Reschigna sicuramente ricorderà un'interrogazione che avevo posto più di un anno fa proprio in merito alla realizzazione di questa struttura, quindi un asilo nido aziendale per la Regione Piemonte. La risposta in quella occasione era stata: "Un asilo nido aziendale per la Regione Piemonte non si giustifica, perché non vi è una sostanziale domanda così consistente tale da rendere gestibile questo tipo di servizio. Sono state fatte valutazioni anche con la Città di Torino in relazione al fatto se in quella zona vi è una carenza di offerta di servizi, ma da parte della Città di Torino non è stato manifestato nessun tipo di esigenza".
Ora, non so se siano cambiate le condizioni e ci sia stata una natalità pazzesca in quest'ultimo anno tra i dipendenti regionali e se a questo punto, invece, un'analisi di fattibilità possa dare esiti diversi rispetto alla risposta dell'Assessore Reschigna. Sicuramente quello che torno a rimarcare è che questi atti di indirizzo o rimangono atti vuoti scritti sulla carta e da domani ce ne dimentichiamo, come successo con il mio atto di indirizzo approvato, oppure diamo un seguito concreto. Trovarsi oggi ad approvare ed impegnare la Giunta nello stesso modo, lo trovo francamente alquanto inutile, se non per fare un esercizio di retorica sulla condizione femminile e poi non cambiare assolutamente nulla.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Caputo; ne ha facoltà.



CAPUTO Valentina

Solo una precisazione sulla tempistica, perché anche il mio è un ordine del giorno di più di un anno fa. Ho fatto in tempo a fare un figlio sfornarlo e andare avanti. Quindi, anche il mio era datato, ma arriviamo a discuterlo oggi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessora al lavoro

Il dibattito che si è innescato in Aula è sicuramente molto interessante e non può non essere preso in considerazione dalla Giunta.
Faccio solo alcune rapide riflessioni, partendo anche da quanto diceva la collega in merito all'ordine del giorno presentato nel 2015. Nel momento in cui è stato presentato e approvato da quest'Aula, l'intendimento è stato raccolto e abbiamo anche provato ad indicare alcuni percorsi, che credo possano poi essere risposte concrete rispetto a quanto diceva la Consigliera Caputo un attimo fa.
La programmazione del Fondo Sociale Europeo è la misura principale con la quale si possono attivare politiche di conciliazione, che sicuramente rappresentano le opportunità per disegnare un nuovo welfare, ma rappresentano anche le possibilità concrete con le quali realizzare, da un lato, l'elemento dell'imprenditoria femminile, e, dall'altro, quello dello studio e dell'analisi di ipotesi di un nuovo welfare, e quindi di politiche che possano accompagnare le famiglie nel sostegno alla genitorialità, ma anche nel sostegno attivo dei bambini attraverso l'attivazione di nidi aziendali o interaziendali. Nel 2015 l'attività non era ancora partita mentre oggi, secondo le raccomandazioni dei regolamenti comunitari esistono delle misure che vanno in questa direzione. Dunque, oggi è maggiormente possibile affrontare il tema rispetto alla conciliazione dei tempi.
Per quanto concerne il nido aziendale per le dipendenti della Regione Piemonte, è evidente che è un progetto che può essere studiato, al netto del fatto che ci sia lo spazio per poterlo realizzare all'interno del grattacielo, che, peraltro, oggi è ancora un elemento da definire. Ma la soluzione che identificava la collega potrebbe essere sicuramente una strada percorribile, ovvero si possano identificare opportunità direttamente sul territorio laddove sarà allocata la nuova sede della Regione.
E' evidente che gli studi fatti nel 2000 e 2005 rappresentano la base da cui partire, ma oggi abbiamo un contesto completamente diverso.
Peraltro, bisognerebbe pensare a nuove formule di nidi a sostegno della genitorialità e dell'attività lavorativa delle dipendenti, fermo restando che, comunque, siamo in attesa dell'approvazione del cosiddetto decreto 0 6, che dovrebbe ridisegnare il sistema dei nidi e della scuola dell'infanzia, che è in discussione in questo periodo di tempo. Anche questo ha un po' condizionato quella che è l'attività legata ai servizi per la prima infanzia nella sua generalità.
Ricordo che, comunque, gli strumenti a disposizione della nostra Regione - solo per via amministrativa e non legislativa - sono plurimi e possono già offrire alcune interpretazioni anche rispetto ai nuovi contesti e alle nuove esigenze dal punto di vista di un welfare che sicuramente è cambiato all'interno delle famiglie piemontesi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessora Pentenero.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 617, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento:

Esame ordine del giorno n. 873 presentato da Vignale, Berutti, Ruffino e Sozzani, inerente a "Riconoscimento in memoria di Giusto Gervasutti"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 873, avente ad oggetto "Riconoscimento in memoria di Giusto Gervasutti", presentato da Vignale Berutti, Ruffino e Sozzani, di cui al punto 17) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno, in realtà, è un atto di per sé irrituale rispetto a ciò che chiede, ma crediamo sia ugualmente importante per una questione più di carattere storico e culturale.
Noi crediamo sia importante per il mondo della montagna, e non solo riconoscere le grandi persone che hanno caratterizzato, in un modo o nell'altro, l'alpinismo del Novecento.
Giusto Gervasutti è stato un alpinista di caratura internazionale.
Quando abbiamo presentato l'ordine del giorno ricorreva quasi il settantesimo anniversario della sua scomparsa: mancò, infatti, il 16 settembre 1946, tentando di scalare il Mont Blanc du Tacul.
Ciò che fece di Giusto Gervasutti un grande alpinista fu il fatto di provenire dalle Alpi orientali; si trasferì poi a Torino per motivi di studio (e non solo) e seppe in qualche modo unire due stili di alpinismo quello delle Alpi orientali con quello delle Alpi occidentali. Fu soprannominato "Il fortissimo".
Ma di alpinisti famosi e, ahimè, anche tragicamente scomparsi, ve ne sono altri. Credo vi sia un aspetto importante per cui abbiamo presentato il nostro ordine del giorno.
Mentre vi sono moltissime vie alpine che ricordano Giusto Gervasutti per cui, chiunque abbia iniziato ad arrampicare, quasi sempre lo ha fatto in una via intitolata a Giusto Gervasutti - a nostra conoscenza non vi è alcun Comune della nostra Regione, neppure uno montano, che a Giusto Gervasutti abbia dedicato una via o una piazza, sebbene sia stato, a tutti gli effetti, il simbolo di un grande alpinista piemontese.
Avremmo potuto scrivere direttamente alle Amministrazioni comunali, ma crediamo che un ordine del giorno che impegni l'Amministrazione regionale a sensibilizzare i Comuni piemontesi, in particolar modo quelli montani (ma non solo), a ricordare con una via, un corso o una piazza (quello che le Amministrazioni riterranno opportuno) Giusto Gervasutti, sia un simbolo che, in qualche modo, ci ricorda che le nostre montagne, così com'è stato ribadito nelle discussione di oggi, sono certamente il presente, ma lo sono anche perché hanno avuto grandissimi esponenti che hanno fatto, di questi territori, la storia e la cultura, e hanno lasciato delle vie - non civiche, ma alpine - che sono ancora oggi scalate e ricordate, ancorch aperte decine di anni fa.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 873, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Condizione femminile

Esame ordine del giorno n. 899 presentato da Gancia, Benvenuto e Marrone inerente a "Istituzione di un fondo per l'indennizzo degli orfani delle vittime di femminicidio"; ordine del giorno n. 969 presentato da Frediani Bertola, Campo e Mighetti, inerente a "Fondi a sostegno degli orfani delle famiglie delle vittime di femminicidio"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 899 presentato da Gancia, Benvenuto e Marrone, inerente a "Istituzione di un fondo per l'indennizzo degli orfani delle vittime di femminicidio", e dell'ordine del giorno n. 969 presentato da Frediani, Bertola, Campo e Mighetti, inerente a "Fondi a sostegno degli orfani delle famiglie delle vittime di femminicidio", di cui al punto 18) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola la Consigliera Gancia, per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 899; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Mi corre l'obbligo, prima di illustrare l'ordine del giorno, di ringraziare gli Uffici che ci hanno aiutato a reperire i dati su una materia ancora un po' difficile.
Premetto che il preambolo dello Statuto della Regione Piemonte riafferma il proprio impegno e la propria vocazione alla libertà, alla democrazia, alla tolleranza, all'uguaglianza, alla solidarietà coerentemente al rispetto della dignità della persona umana; che la Convenzione del Consiglio d'Europa di Istanbul, ratificata nel giugno 2013 sulla lotta e prevenzione contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, conferma la necessità di intervenire, il femminicidio non è più un'emergenza sociale, ma purtroppo, ormai, un fenomeno sociale radicato.
La violenza maschile sulle donne è una delle principali cause di morte delle donne nel mondo e l'Italia, purtroppo, conferma la tendenza. In Italia quasi sette milioni di donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito una forma di violenza e nella quasi totalità dei casi il più grave responsabile è il partner o l'ex. Si tratta della media di una vittima ogni tre giorni: i dati sono risalenti a quando avevamo presentato l'interrogazione, cioè al 14 ottobre 2016. Le donne vittime di femminicidio sono state 1.640 da gennaio ad ottobre, appunto; e il 50 per cento di questi 1.640 casi risiedeva nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, Veneto e Piemonte.
Più del 40 per cento dei figli ha assistito all'evento mortale. Più del 50 per cento di loro non riceve sostegno psicologico e il 33 per cento non riceve alcun tipo di aiuto economico. Se a questi dati sconfortanti si aggiunge che l'80 per cento di loro è minorenne e che nel 50 per cento dei casi l'omicida si suicida, si comprende anche quanto il fenomeno sociale sia importante e quanto non si possa continuare ad avere l'attenzione delle istituzioni e della stampa soltanto nei giorni dell'omicidio. Desidereremmo affrontare questo tema in modo organico, strutturato ed efficacemente normato a tutti i livelli, quindi anche dalla Regione Piemonte.
Le famiglie che accolgono figli di vittime di femminicidio devono fronteggiare numerose difficoltà nella gestione dei minori e la carenza di supporto psicologico è uno degli aspetti più evidenti. Più del 70 per cento dei figli minori è affidato ai parenti entro il quarto grado, i quali si ritrovano da soli nella gestione quotidiana degli orfani e in carenza di supporto psicologico e di relativo aiuto economico. Il fenomeno preoccupante di cui stiamo parlando, quindi, è rappresentato dalle vittime secondarie, i figli delle donne vittime di femminicidio, orfani - come potete immaginare - ad alto rischio di disturbi da stress post traumatico cronico, suicidio, delinquenza, abuso di sostanze e depressione.
Il Settore pubblico-sociale per le famiglie, giovani, migranti, pari opportunità e diritti della Regione Piemonte effettua una rilevazione annuale di minori in affidamento presso parenti, senza però indicare quante siano fra questi le vittime di femminicidio e noi - questo è un inciso chiederemo il censimento degli orfani ancora bisognosi di servizi di cura tutela e protezione, per assicurare loro, per esempio, pari opportunità di accesso allo studio.
In assenza di un censimento regionale degli orfani di vittime di femminicidio e al fine di poter individuare coloro i quali necessitano di un'assistenza psicologica e di sostegno e garantire loro uguali opportunità, riportiamo i dati più significativi.
Dal 2000 al 2011 in Piemonte ci sono stati 122 casi di femminicidio, ai quali fino ad oggi se ne sono aggiunti altri 49, pari all'8 per cento circa del totale italiano. Dal 2000 al 2015 sono stati analizzati 86 tra i casi di femminicidio, con un numero di orfani pari a 110; la metà di loro, al momento dei fatti, era minorenne. In mancanza di una rilevazione statistica regionale o altro strumento di calcolo dei numeri del fenomeno nel rispetto dalla privacy degli interessati, facendo una media ponderata tra il numero nazionale delle donne uccise e dei relativi figli e considerando inoltre che nel Nord Italia un numero rilevante di donne uccise era in giovane età e quindi senza figli, risulta che dei 110 casi censiti dall'Università la metà dei figli all'epoca era minorenne; dunque possiamo desumere - non abbiamo la casistica, quindi si tratta di una deduzione - che negli ultimi 15 anni i figli di vittime di femminicidio presenti in Piemonte e oggetto della nostra richiesta di intervento siano almeno nell'ordine dei 50.
Chiedo scusa: aspetto perché voglio l'attenzione del Presidente.



PRESIDENTE

Stavo parlando con gli Uffici proprio del suo atto d'indirizzo.
Scusate, colleghi! Prego, Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

La legge 4 maggio 1983.



PRESIDENTE

Era proprio quella che stavo leggendo in questo momento.



GANCIA Gianna

Dicevo che la legge n. 184 "Diritto del minore ad una famiglia" prevede varie forme di tutela per i minori privi di un ambiente familiare idoneo quali la collocazione presso i parenti entro il quarto grado, l'affidamento eterofamiliare presso un singolo o una coppia ed infine l'apertura della procedura di adottabilità. La norma dispone altresì un assegno mensile corrisposto alle strutture socio-assistenziali per ogni minore a loro affidato e relativo rimborso spese.
Purtroppo - e questo è il punto - nel caso di affidamento familiare trattandosi di parenti - e questo è il nocciolo della questione che sta investendo la società in questo momento, cioè il tema della responsabilità dell'individuo - ai sensi dell'articolo 433 del Codice Civile, non è previsto l'assegno di mantenimento, salvo nel caso di parenti non in grado di assicurare il sostegno economico, ma eventualmente un rimborso spese straordinario a discrezione dell'Ente gestore sul territorio.
La Giunta regionale riconosce alle vittime di terrorismo e delle stragi di tale natura, e ai loro familiari, un'assistenza psicologica in forza della legge 206/2004 e analogamente si ritiene opportuno che la Regione preveda un'eguale forma di intervento anche per le vittime di femminicidio.
La l.r. 24/2016 n. 4, avente ad oggetto "Interventi di prevenzione per il contrasto della violenza di genere" non prevede espressi interventi.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi, ma non è possibile: ve lo chiedo per cortesia.



GANCIA Gianna

Le chiedo scusa, Presidente, ma grazie agli Uffici regionali abbiamo fatto una ricerca articolata perché, come vede, si tratta di un problema importante anche in Piemonte.



PRESIDENTE

Assessora Pentenero! Per cortesia: parto da lei, se no non posso rimproverare gli altri.
Collega Andrissi, mi rivolgo anche a lei: la prego di uscire dall'Aula.
Prego, Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Tutto ciò premesso, il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale affinché i competenti Uffici regionali provvedano al monitoraggio annuale e all'aggiornamento periodico dei casi di orfani di femminicidio residenti in Piemonte, per rispondere in modo giusto ed efficace al fenomeno sociale del femminicidio e a proteggere e a tutelare gli orfani con consapevolezza dei numeri e delle reali criticità, comprese le forme e le modalità di affido e i soggetti intermediari pubblici coinvolti; ad istituire il fondo per l'indennizzo degli orfani di vittime di violenza di genere e, nella fattispecie, di femminicidio: un fondo rivolto agli orfani e alle famiglie affidatarie residenti in Piemonte, finalizzato alla copertura delle spese relative ad assistenza psicologica, studi, cure mediche ed odontoiatriche e a garantire il diritto di accesso al fondo agli orfani minorenni o compresi tra i 18 e i 25 anni di età che siano regolarmente iscritti ad un corso di studio universitario.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Consigliera, c'è solo un punto, il primo punto che recita "affinché i competenti Uffici regionali provvedano al monitoraggio", che è sostanzialmente superato dalla legge n. 4/2006, articolo 24 (la legge contro le discriminazioni). Quel punto lo eliminerei. Se poi, Consigliera vuole venire al banco della Presidenza per firmare la modifica...
La stessa cosa anche sul documento della Consigliera Frediani.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 969; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Visto i tempi ridotti, eviterò di ripercorrere tutte le premesse che la Consigliera Gancia ha citato e che fanno riferimento ai dati preoccupanti relativi al femminicidio, un vero e proprio fenomeno di dimensioni sempre più preoccupanti.
Femminicidi che, per lo più, si svolgono all'interno delle famiglie e che, oltre alla conseguenza tragica che hanno rispetto al venire meno di una donna, al fatto che una donna sia vittima di violenza e venga uccisa ha delle ripercussioni pesantissime anche sui figli, su coloro che rimangono e che molto spesso sono vittime e spettatori degli atti che portano all'uccisione della madre.
Raccogliamo sicuramente la sensibilità dell'atto di indirizzo presentato dalla Consigliera Gancia e vogliamo presentare questa nostra proposta che va nella stessa direzione, nella direzione di un sostegno a coloro che rimangono, a coloro che si trovano a dover affrontare il lutto a dover affrontare un trauma e a doverlo, in qualche modo, superare e anche ai famigliari che si trovano a dover sostenere i figli che rimangono privati della madre e devono fare i conti con un trauma sicuramente difficile da superare.
Il nostro impegno fa riferimento a tre punti. Il Presidente Laus citava una legge che ha imposto il superamento di uno dei tre punti dell'ordine del giorno, quindi quella relativa al monitoraggio dei dati relativi ai casi di femminicidio in Piemonte. Riteniamo questo punto importante, perch è dal monitoraggio che si può partire con politiche mirate e che rispondano il più possibile all'emergenza sul territorio. Questo punto lo ritiriamo.
I successivi sono riferiti all'istituzione di un fondo per l'indennizzo degli eredi legittimi delle vittime di femminicidio residenti in Piemonte l'ultimo è istituire un fondo rivolto agli orfani minori fino al termine degli studi superiori e universitari e ai loro tutori residenti in Piemonte, finalizzato alla copertura delle spese relative all'assistenza psicologica, agli studi e alle cure mediche. Questo per non lasciare da soli sia i figli delle vittime, ma anche le famiglie che sono chiamate a dare sostegno sia psicologico che economico a questi bambini.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
Entrambi i documenti, anche se i dispositivi sono diversi, pongono la stessa questione e lo stesso tema, che credo ci veda tutti impegnati in diverse azioni, non ultima l'azione legislativa nella lotta contro il femminicidio.
Il tema è nazionale sia per il riconoscimento dei diritti degli orfani di femminicidio, sia quello dell'istituzione di un fondo nazionale gestito dai Consigli regionali e dalle Regioni. Ricordo che possiamo avere un certo orgoglio sul fatto di essere state tra le prime ad avere una normativa specifica per combattere la violenza nei confronti delle donne e istituire anche degli elementi concreti di intervento - ne abbiamo parlato recentemente in Commissione - come il fondo per il gratuito patrocinio che quest'anno è stato ulteriormente implementato con l'accordo di tutti, anche in assestamento.
Rispetto a questo, visto che non può essere un elemento solo regionale per fare il punto, dato che oggi, per motivi istituzionali, l'Assessora Cerutti non è in Aula, intendo chiedere se ci fosse una disponibilità da parte dei colleghi Presidenti delle Commissioni competenti ad avere un'informativa per capire a che punto sono a livello nazionale per l'istituzione del fondo e della relativa legge.
L'unica cosa che proporrei alle colleghe, se lo ritengono, nel dispositivo di inserire di "valutare" l'istituzione di un fondo. Non so quanto sia corretto, nel momento in cui è in atto l'istituzione di fondo nazionale, istituire noi un fondo regionale. Se vogliamo inserire di "valutare", noi siamo d'accordo con entrambi i documenti. Al Consigliere Ravetti o al Consigliere Barazzotto chiediamo di mettere un'informativa dell'Assessora Cerutti in Commissione e fare il punto. Sulla base di quello si può avanzare una proposta in Commissione.
Penso che l'Assessora Cerutti, essendo sensibile sul tema, possa vedere con noi, dal punto di vista legislativo regolamentare, come si può agire rapidamente e portare un elemento di concretezza al tema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliere Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Solo poche parole di ringraziamento in primis alle Consigliere Gancia e Frediani. In particolare il documento della Consigliere Gancia è un documento attento, puntuale e molto sensibile, che ci porta ad un ragionamento che va oltre il femminicidio, ragionamento sicuramente molto sentito, in particolare da noi, e molto importante, e che riguarda il tema come hanno ben sottolineato, degli orfani.
Mi permetto di ricordare ai colleghi e a chi non ha avuto modo di leggerlo o di sentirlo, che poco tempo fa la Presidente della Camera dei Deputati ha invitato una docente dell'Università La Sapienza che ha fatto un'indagine molto attenta su questo problema: ha seguito una serie di casi di ragazzini rimasti senza mamma e senza papà (soggetto che aveva perpetrato l'omicidio) e molto spesso anche senza parenti, e ha svolto uno studio non soltanto per capire come venire incontro alle esigenze economiche, ma anche alle esigenze psicologiche di questi ragazzi.
Mi permetto di invitare i colleghi che hanno per primi sottoscritto l'ordine del giorno di non venire meno a quello che ha fatto il Consiglio regionale e di mantenere il punto del monitoraggio. E' vero che il monitoraggio si sta già facendo, ma sapete quanto sia complicato avere i dati di partenza per fare le analisi.
Credo che i due ordini del giorno, che vedranno sicuramente l'Aula condividere questi percorsi e che andranno anche a supporto della Presidenza su questo tema, siano importanti.
Aggiungo soltanto un punto rispetto a quanto detto dalla collega Conticelli, in merito al fondo nazionale e al fondo regionale.
Ricordo che nella precedente legislatura era stato istituito un fondo per gli orfani delle vittime di incidenti sul lavoro; un fondo regionale che aveva chiaramente l'equivalente a livello nazionale, e che era servito anche da sprone al finanziamento di quest'ultimo, perché, scusatemi se la dico brutale, spesso il nostro fondo era finanziato e quello nazionale no.
Quindi, in un momento di scarse risorse, sappiamo molto bene come a livello nazionale molti si muovano, sull'onda delle emozioni, poi però ci si dimentica delle cose.
Personalmente, credo che se ci fosse un passaggio con un fondo di carattere regionale, magari anche collegato a quello degli orfani delle vittime di incidenti sul lavoro, che vedeva, fra le altre cose, il Comune di Torino e la Regione Piemonte far confluire i fondi che erano stati il risarcimento danni come parte civile sulla causa Thyssen (solo per ricordarvi da dove proveniva questo finanziamento), potrebbe essere comunque importante, perché darebbe un segnale forte di un'attenzione territoriale, che potrebbe anche fungere da sprone per quello nazionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente. Sarà brevissima.
Ringrazio la Consigliera Frediani e la Consigliera Gancia per gli ordini del giorno presentato e per aver sollevato un grosso problema e una grave emergenza, non solo per il Piemonte, ma per tutta l'Italia, in considerazione dell'aumento dei casi di femminicidio nella nostra Regione e nella nostra Nazione.
Volevo solo portare all'attenzione del Consiglio, relativamente ai due atti di indirizzi proposti in Aula, che venerdì scorso, quindi pochi giorni fa, ho incontrato il Garante Regionale per l'Infanzia e per l'Adolescenza cui ho posto all'attenzione questo problema. La stessa Garante si è posta la domanda: dobbiamo rimanere in attesa di capire cosa si può fare e che azioni occorre mettere in atto, nella nostra Regione, per tutelare i figli orfani delle vittime di femminicidio? Il portare in Aula questi ordini del giorno significa affrontare una grave emergenza, sulla quale la Regione Piemonte non può più tergiversale e temporeggiare, perché si tratta di un problema veramente importante e grave.
Grazie.



PRESIDENTE

Per la Giunta regionale, ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio

Nel pieno rispetto delle prerogative del Consiglio regionale e nel pieno rispetto dei temi che questi due documenti sollevano, personalmente darò, al momento della votazione, un voto di presenza. Non vorrei che alla fine immaginassimo che tutte queste attenzioni e tutte queste politiche si tramutassero unicamente in fondi che la Regione deve istituire, perché a quel punto l'elenco diventerebbe innumerevole, sotto questo profilo, ed è un elenco che diventa incompatibile con le condizioni del bilancio della Regione.
Nelle prossime settimane discuteremo la legge di bilancio. Mi aspetto che ci sia un forte richiamo, da parte del Consiglio regionale nell'attuazione di questi due atti di indirizzo, però - mi spiace svolgere questo ruolo proprio oggi - per correttezza nei confronti del Consiglio regionale mi tocca dire che non possiamo permetterci continui incrementi di spesa, senza dire a che cosa questi nuovi interventi debbano corrispondere in termini di sottrazione di spesa. Altrimenti, pur nel rispetto dei temi e delle sensibilità che questi documenti esprimono, non vorrei trovarmi nella condizione, per me oltremodo imbarazzante (visto che credo di avere una certa sensibilità nei confronti di queste tematiche), di proporre al Consiglio regionale la condizione del bilancio della Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Presidente, mi rivolgo ai colleghi firmatari dei due ordini del giorno.
Come hanno già detto in precedenza le due colleghe del Partito Democratico è un argomento importante che non può essere inserito a rubrica con un voto favorevole o contrario, ma abbiamo bisogno, anche alla luce dell'intervento del Vicepresidente, di analizzare la questione, sapendo che c'è un obiettivo ultimo che condividiamo.
Tuttavia, abbiamo bisogno di un confronto serio su questo argomento (non che sia stato serio in quest'Aula, ma altrettanto serio), ed è per questo che, proprio su iniziativa del gruppo della Lega e del Movimento 5 Stelle, e proprio perché sono stati loro a mettere al centro delle nostre attenzioni questo argomento, noi chiediamo, con altrettanta responsabilità di trovare nella IV Commissione il luogo adatto per fare questa necessaria discussione con l'Assessora Cerutti, peraltro ora non presente.



PRESIDENTE

Credo sia un'osservazione intelligente e condivisa dall'Aula. Mi permetto di interpretare il sentimento dell'Aula.
Quindi lascerei in sospeso i due atti di indirizzo e poi lei, come Presidente della IV Commissione, troverà lo spazio per affrontare il tema.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Gancia; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Chiederei solo al Presidente Ravetti di fare la calendarizzazione in tempi rapidi.



PRESIDENTE

Certo, certo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.00)



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