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Dettaglio seduta n.2 del 08/07/14 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.04)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Invito i Consiglieri e i signori Assessori a prendere posto e prego gentilmente gli ospiti di allontanarsi dall'emiciclo.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 30 giugno 2014.


Argomento:

b) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato in data 16 maggio 2014 la legge regionale n. 3 del 14 marzo 2014 "Legge sulla montagna", in data 13 giugno 2014 la legge regionale n. 4 del 15 aprile 2014 "Abolizione del contributo annuale per il funzionamento dei Gruppi consiliari" e in data 20 giugno 2014 la legge regionale n. 5 del 18 aprile 2014 "Interventi urgenti di adeguamento normativo. Modifiche alla legge regionale 3 settembre 1991, n.
43 (Nuova disciplina dell'Istituto di Ricerche Economico e Sociali del Piemonte IRES. Abrogazione legge regionale 18 febbraio 1985, n. 12) ed alla legge regionale 18 marzo 1992, n. 16 (Diritto allo studio universitario)" deliberandone la non impugnativa.



PRESIDENTE

Ricordo ai colleghi Consiglieri che oggi alle ore 14 in Sala A è convocata la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari per la programmazione dei lavori.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Illustrazione, da parte del Presidente della Giunta regionale, del programma di governo per la legislatura (ai sensi dell'articolo 50 dello Statuto) e relativo dibattito


PRESIDENTE

Prima di far iniziare l'esposizione delle dichiarazioni programmatiche da parte del Presidente della Giunta regionale, invito i Signori Consiglieri e gli ospiti presenti in sala a silenziare tassativamente i telefonini.
Ringrazio gli ospiti per averci onorato della loro presenza e in particolar modo il Sindaco del Capoluogo di Regione, Onorevole Piero Fassino.
Do la parola al Presidente della Giunta regionale Sergio Chiamparino per l'illustrazione del programma di governo. Prego, Presidente; ne ha facoltà.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente, signore e signori Consiglieri, se mi permettete ringrazio anch'io, insieme a tutti voi, gli ospiti, a cominciare da Piero Fassino che ci onora con la sua presenza.
Il lavoro sarà il nostro alfa ed omega per questa legislatura: sarà il punto di riferimento e di verifica del nostro operato. È un tema sul quale si è discusso molto e sul quale, però, non vorrei fare troppe parole perch si rischia di cadere nella retorica.
Sappiamo tutti che senza lavoro non c'è futuro e non c'è speranza.
Senza la possibilità di creare un posto di lavoro in più di quelli che vengono persi, una comunità non ha speranza di futuro; tanto più una comunità come la nostra, che è stata protagonista, nel secolo scorso, della grande rivoluzione industriale che ha caratterizzato il nostro Paese, e che ha tutte le condizioni per essere protagonista della nuova rivoluzione manifatturiera che sta caratterizzando tutti i Paesi più sviluppati dell'occidente.
Dicevo però che non bisogna indulgere troppo nelle parole, perché si rischia di cadere nella retorica e quindi bisogna essere consapevoli che il lavoro non si crea, ovviamente, con le retoriche, ma nemmeno solo con le leggi e le deliberazioni. Il lavoro si crea se riusciamo a costruire - e questo è il nostro obiettivo - una comunità che produca un ambiente amico dal lavoro e dell'impresa: un ambiente amico del lavoro perché aiuta le persone a cercare e a trovare lavoro, amico dell'impresa perché aiuta le imprese a investire e a creare nuovi posti di lavoro.
Da questo punto di vista, per creare un ambiente amico del lavoro e dell'impresa la prima sfida riguarda noi stessi: cioè, dobbiamo essere credibili noi come Pubblica Amministrazione, come Amministrazione regionale. E allora, il primo punto è quello su cui c'è una grande sensibilità pubblica, quello del costo della politica.
Qui il Consiglio è sovrano e si è già dimostrato sensibile. Io affido al Consiglio e alla sua sovranità la decisione sull'ulteriore riduzione delle indennità, nostre e dei Consiglieri, avendo come riferimento - come da più parti si è detto, anche in campagna elettorale - il livello dell'indennità del Sindaco del Comune capoluogo. La sovranità è del Consiglio: il Consiglio decida e noi ci adegueremo.
La legalità: ribadisco che il sistema Torino e il sistema Piemonte sono sistemi sano. Ridico quello che ho detto pubblicamente: in questa Regione e in questa Città si sono fatte grandi opere e si sono organizzati grandi eventi, senza che si siano costruiti sistemi di corruzione com'è avvenuto da altre parti. E questa non è una ragione di orgoglio di centrosinistra, o di centro, o di centrodestra: è una ragione, o dovrebbe essere una ragione di orgoglio torinese e piemontese.
Detto questo, però, sappiamo che nulla è immune per sempre. E sappiamo che sotto i colpi della crisi l'offensiva della criminalità organizzata .
come ci dicono le cronache - è più insistente e più forte. E quindi dobbiamo rafforzare la nostre difese e quelle della nostra comunità.
Il referente per la trasparenza e la lotta alla corruzione, la dottoressa Botero, ha presentato un rapporto che contiene spunti molto interessanti e che, dopo l'adozione da parte della Giunta, sarà in consultazione per essere poi adattato dal Consiglio regionale. Torner subito dopo su alcuni spunti che sono contenuti in quel rapporto. Io credo però che dobbiamo fare uno sforzo in più: credo cioè che la nostra Regione debba diventare un vero e proprio punto di riferimento sul piano della costruzione di una cultura della legalità, prima di tutto da un punto di vista culturale, nella lotta per l'affermazione della legalità. Questo significa costruire dei meccanismi, aiutare la nostra comunità ad espellere i germi della criminalità organizzata. Vuol dire anche affrontare temi che possono apparire distanti, ma che hanno a che vedere con la criminalità come quelli della sicurezza urbana dei cittadini; perché anche questo è legalità.
Insomma, avverto l'esigenza che l'istituzione regionale, oltre a compiere gli atti al suo interno che servono per ridurre le zone d'ombra in cui si può annidare il rischio della corruzione, diventi anche un punto di riferimento per tutta la comunità per affrontare la grande sfida della legalità per tutti.
Da questo punto di vista, credo sia opportuno - e vorrei fare questa scelta - affiancare, senza costi per la Regione, un gruppo e un esperto esterno che ci aiuti in questo lavoro di costruzione di una cultura della legalità, non solo per l'istituzione Regione, ma per tutta la comunità piemontese.
Dicevo del rapporto sulla trasparenza e la lotta per la legalità per renderci più credibili. Trasparenza, semplificazione, burocratizzazione: nei piani per i fondi europei del FESR, troverete un significativo stanziamento di somme finalizzate a questi tre temi. Aggiungo un paio di titoli.
Autocertificazione: non capisco perché un sistema, che viene adottato nella progettazione in molti Paesi europei, in Italia debba sempre essere condizionato da norme ambigue, che fanno sì che lo si adotti ma poi non lo si usi. Se ci sono delle norme ambigue per cui, in nome del principio del "non si sa mai", alla fine si fa l'autocertificazione ma poi si ricorre sempre alla miriade di controlli successivi, aboliamo quelle norme ambigue! L'Assessore Balocco mi diceva l'altro giorno che per fare 100 metri di un guard-rail antirumore su un pezzo di autostrada piemontese, c'è stata una Conferenza di Servizi - ieri ne abbiamo approvato in Giunta l'esito con 12 presenze e non so quanti mesi (sei o sette) di lavoro. È solo un piccolo esempio, dalla quotidiana cronaca del nostro lavoro amministrativo per dire quanto ci sia bisogno di semplificare, di ridurre, di rendere più trasparente e di sburocratizzare.
Ripeto, abbiamo investito significative risorse dei FESR, in particolare sulla sanità - ci tornerò un attimo dopo - e sullo Sportello Unico Unificato per costruire e per rendere credibili quelle zone a burocrazia zero che, non solo dalla nostra parte politica, erano state annunciate come uno degli obiettivi per favorire l'attrazione di investimenti e per rendere più favorevole l'ambiente economico alle nostre imprese.
Come sapete, da dicembre le Regioni dovranno costruire un proprio sistema di riscossione per i tributi locali e dobbiamo cogliere l'occasione per costruire - io credo stabilendo un rapporto con la SORIS, la società di riscossione del Comune di Torino - una società di riscossione regionale che riesca a praticare il rigore insieme alla riscossione "amica". Perch questo è un altro grande tema di rapporto trasparente e positivo con i cittadini.
Dobbiamo pagare i debiti, perché un'Amministrazione che non sta dentro alle regole europee, o che quanto meno non si avvicina alle regole europee nel pagare i debiti commerciali verso i propri fornitori, non è credibile.
Questo vorrà dire rendere più rigidi i bilanci dei prossimi anni - con almeno una quarantina di milioni all'anno per il servizio del prestito - ma credo che sia una scelta ineludibile se vogliamo essere credibili.
Allo stesso modo, se vogliamo essere credibili, dobbiamo profondamente riformare la macchina regionale. Abbiamo cominciato ad affrontare in Giunta il tema dell'istituzione del Segretario Generale della Giunta, figura con il compito di coordinare il lavoro tra le Direzioni. Argomento che porteremo, per l'approvazione, nella Giunta di venerdì mattina.
Abbiamo iniziato la discussione sul riordino delle Direzioni, anche in funzione del decreto sulla riforma della Pubblica Amministrazione (il decreto Madia) che, se sarà convertito com'è stato presentato, porrà problemi specifici anche dal punto di vista del pensionamento di un gruppo significativo dei Direttori della nostra Regione.
Bisogna quindi cogliere quello che potrebbe essere un elemento di potenziale criticità come un'opportunità per un riordino, nel senso della riduzione e della riorganizzazione, delle attuali Direzioni. Quindi: riorganizzazione, riduzione e coordinamento.
La grande sfida delle partecipate. Abbiamo cominciato a guardare a questa situazione, che è sbagliato definire come una giungla, perché al suo interno ci sono elementi di forte potenzialità per lo sviluppo della nostra Regione, e ci sono anche dei punti che sono più il ricordo di un passato che non soggetti del futuro.
Anche su quel terreno bisogna procedere ad un riordino che guardi a ci su cui è giusto che il pubblico continui ad investire, perché è giusto che mantenga una presenza in quelle che sono le punte di diamante della crescita e dell'innovazione tecnologica nella nostra regione, come in tutti i campi della Pubblica Amministrazione. Viceversa, bisogna avere il coraggio di dire che alcune di queste sono esperienze che vanno probabilmente chiuse oppure riorganizzate in vista di una chiusura, mentre altre sono esperienze per le quali, proprio perché sono esperienze positive, bisogna avere il coraggio di misurarsi con il mercato e lasciare che sia il mercato a prenderle in mano.
Se è vero che certe attività economiche possono essere nate su impulso del pubblico, quando alcune vanno bene è giusto che prendano la loro autonomia e vadano sul mercato.
È quindi un riordino che non è unidirezionale nel senso della chiusura e basta o della riduzione e basta, ma è a più facce, perché deve guardare a quelle che devono essere potenziate per lo sviluppo, a ciò che deve essere riorganizzato per risparmiare e a ciò che, magari, deve anche essere riorganizzato in vista di una chiusura e di un superamento dell'esperienza.
La Regione ha la grande sfida del riordino degli Enti locali, su cui il Vicepresidente è impegnato. Io ho in testa l'idea che da questa riforma debba venir fuori una sorta di Regione connotata da due motori di crescita che sono la Regione e la Città metropolitana, com'è, peraltro, in molte parti, per non dire in tutta Europa. Questi due soggetti devono sempre di più essere gli elementi trainanti della crescita sostenibile dei territori.
Da questo punto di vista, ho già accennato, come esempio, al momento della riscossione, ma ci sono altri momenti ed altri elementi sui quali dobbiamo lavorare insieme.
Credo che il criterio generale a cui attenersi in questa riforma e con cui essa nasce è l'idea che Comuni e Regione siano i due soggetti fondamentali del governo del territorio. Ai Comuni deve andare tutto ci che è possibile affidare loro, affinché sia gestito nel luogo più vicino ai cittadini; i Comuni, di loro iniziativa, si aggregano e si organizzano per gestire a livello ottimale i servizi di loro competenza. E la Regione deve tornare ad essere, com'era alle origini, un luogo di programmazione e di legislazione, salvo per quelle funzioni che non trovano altra soluzione gestionale più vicina ai cittadini.
Questo è lo schema sul quale vogliamo lavorare, a partire dalle Unioni dei Comuni, dalle Unioni montane, per arrivare fino alla Città metropolitana. È questo quello a cui penso con l'idea di una macchina a due motori.
Questi sono alcuni dei titoli del riordino organizzativo, funzionale e burocratico della macchina istituzionale.
Per essere credibili, però, noi abbiamo due grandi temi, che sono le due nostre grandi competenze: la salute e la sanità e i trasporti.
Sulla sanità abbiamo tre obiettivi: far funzionare meglio di quanto già non funzioni - e non siamo tra i peggiori, anzi siamo nella fascia alta dei sistemi sanitari nazionali, questo bisogna dirlo a viva voce - il servizio sanitario piemontese per gli obiettivi di miglioramento della salute dei cittadini piemontesi. Questo è l'obiettivo fondamentale.
In secondo luogo - e qui invece c'è molto da recuperare, purtroppo far diventare il sistema sanitario piemontese, assai più di quanto sia già un attrattore di investimenti e di tecnologie, com'è in tutte le grandi regioni europee e anche non grandi. Su questo, purtroppo, abbiamo molti passi da fare.
Tutto questo - ed è il terzo obiettivo, che più che un obiettivo è un vincolo - garantendo la sostenibilità finanziaria senza appesantire ulteriormente il carico fiscale dei cittadini piemontesi né direttamente attraverso i ticket, né indirettamente. Anzi, se fosse possibile proponendoci un alleggerimento, per quanto graduale. Questo presuppone il fatto di riprendere una funzione di programmazione che sappia misurarsi con il privato, in una logica in cui il privato sia parte degli obiettivi e stia dentro agli obiettivi di programmazione pubblica.
Ma deve essere chiaro che la programmazione e il controllo devono essere rigorosamente pubblici. Ciò significa procedere ad un'assai radicale riorganizzazione sia del sistema della gestione sia della rete sanitaria territoriale, ospedaliera e territoriale. Radicale riorganizzazione della gestione - e su questo mi pare, anzi sono certo che l'Assessore Saitta abbia iniziato con due piedi giusti - vuol dire prima di tutto avere un Assessorato che sia in grado di essere la testa pensante, programmatrice e di controllo del sistema sanitario, ma ad oggi, per tante ragioni - sulle quali non voglio indagare, perché non mi interessa fare le critiche al passato, ma mi interessa guardare avanti - così non è.
Dobbiamo superare un sistema - l'ho accennato prima - in cui ci sono 750 sistemi operativi che non dialogano tra di loro. L'abbiamo verificato con il nostro consorzio di software.
Dobbiamo - tentativo che era già stato fatto e su cui si è dovuto fare un passo indietro - centralizzare gli acquisti senza ideologizzazioni prevedendo una diversificazione anche a seconda dei diversi livelli di dimensione degli acquisti, o con una centrale di acquisti regionale o facendo leva sulle ASL di quadrante, affinché in Piemonte, per gli acquisti significativi, ci sia un punto di riferimento in grado di gestire le procedure e di massimizzare le sinergie, e quindi le economie di gestione.
Dobbiamo riorganizzare radicalmente la rete sanitaria territoriale ospedaliera.
A chi mi obietta che sono le cose che diceva anche l'Assessore Monferino, al di là del fatto che, come ripeto, non ho la fobia del passato, posso rispondere che se ci sono cose che andavano nella direzione giusta, almeno come indicazioni.
Il punto è che in passato non ho sentito parlare di riorganizzazione del rapporto fra ospedali e medicina del territorio. Non ho sentito parlare nemmeno di un'integrazione funzionale fra la medicina di base, organizzata in maniera da lavorare in modo non atomizzato o atomistico, ma in modo comunitario, e gli ospedali, per farsi carico dei pazienti e non per scaricare gli stessi sugli ospedali (cosa che avviene, invece, in alcune esperienze sulle quali bisogna investire). Devono diventare un modello per riorganizzare il rapporto fra territorio e ospedali.
Così come avrei voluto sentir parlare di più in passato - noi ne parleremo - di continuità assistenziale post acuzie, perché una parte considerevole dei costi della sanità deriva dal fatto che gli ospedali si fanno carico, a 700 o 800 euro al giorno, di pazienti che potrebbero essere curati adeguatamente in altre strutture, o forse anche in maniera migliore.
Questo è il riordino: ecco, allora, che la chiusura di un ospedale che magari, viene tenuto in piedi solo per mantenere qualche posto di primariato, alimentando magari anche delle comprensibili paure di un territorio. Può essere più utile alla salute di quel territorio se viene riorganizzato e funzionalizzato in questa direzione, creando ospedali di comunità che favoriscano il rapporto con la medicina di base e con la continuità assistenziale post acuzie, magari mantenendo alcune funzioni critiche importanti ed essenziali in quel territorio, perché hanno una peculiarità e una specificità qualitativa elevata che può farli diventare punto di attrazione per altre parti del territorio.
Questa è l'idea di riordino della rete sulla quale vorremmo lavorare. È difficile, sì, ma hic Rhodus, hic salta. Perché quei tre punti non si raggiungono se non produciamo in tempi brevi un radicale cambiamento di questo assetto, concentrando le funzioni complesse che non si possono fare se non in pochi posti, e riorganizzando il resto della rete ospedaliere sanitaria con la logica che ho citato, investendo molto di più sulla prevenzione, a cominciare dagli stili di vita o da aspetti che apparentemente, c'entrano poco con la sanità, ma che invece c'entrano molto, come lo sport nelle scuole.
Veniamo all'edilizia ospedaliera, che è il terzo punto (riorganizzazione e gestione, rete sanitaria territoriale ed edilizia ospedaliera).
Siamo stati in trattativa per otto ore, in conferenza, con il MEF (Ministero dell'Economia e delle Finanze) e con il Ministro della sanità.
Non siamo riusciti - bisogna dire la verità - a far inserire una cifra ancorché minima, per l'edilizia sanitaria negli articoli del Patto per la salute col Ministero. Non è positivo, però non ci scoraggiamo, nel senso che quando una Regione ha una vetustà media degli edifici ospedalieri che supera i 75 anni, non possiamo non vedere come questo rappresenti un elemento di aggravamento dei rischi in generale e dei costi di gestione.
Occorre, dunque, un piano di graduale rifacimento della rete ospedaliera, a partire dai punti più critici: tutti li abbiamo indicati nella Città della Salute di Torino, nella Città della Salute di Novara e in altri presidi ospedalieri (a me viene sempre in mente Moncalieri, perché è la città in cui sono nato e che conosco bene). Dobbiamo affrontare questa situazione, mettendo insieme la capacità di far confluire fonti diverse di finanziamento. Non si può pensare di rifare gli ospedali senza uno "zoccolo" - lo dico fra virgolette - di risorse pubbliche, ma bisogna pensare anche ad altre forme di finanziamento privato che consentano di unirsi insieme e, avendo ovviamente ritorni in aspetti gestionali (per esempio di alcuni servizi ospedalieri, come è già stato fatto), trovare le risorse per affrontare almeno quelle che sono le priorità.
Indubbiamente, da questo punto di vista, la Città della Salute è una priorità. Poi sul dove ne discuteremo: rimango della mia convinzione di 12 anni fa, e cioè che ci sia un'area ideale, che è rappresentata dalla ex Fiat Avio, perché è un'area collegata, che obbliga anche a costruire, data la dimensione, una tipologia ospedaliera finalmente moderna.
Non credo sia possibile abbattere e costruire in una zona vincolata giustamente, tra l'altro - dalla Sovrintendenza, come quella delle Molinette, perché, come dice spesso il Preside Ezio Ghigo, alle Molinette è complicato anche potare gli alberi! E ha ragione.
L'unica cosa è che non possiamo perdere tempo: siamo ovviamente pronti e disponibili a discutere e a decidere insieme all'università e ai protagonisti della Città della Salute.
Ho citato l'altro grande tema per rendere credibile la nostra opera, e cioè i trasporti.
A dire il vero, adesso che sono finite le scuole si è allentata un po' la tensione del mondo dei pendolari, ma nonostante questo ci sono stati comunque dei disservizi, a cui, però, ha corrisposto - lo riconosco con grande piacere all'Assessore - una tempestività di risposta che si è vista.
Tuttavia, bisogna eliminare i disservizi.
Veniamo ai nostri obiettivi: dobbiamo programmare una rete integrata che, mettendo assieme gomma e rotaia, formi una specie di metropolitana regionale. Io ho in testa quelle mappe della metropolitana che si danno quando si visita una città, dove sia possibile muoversi senza sovrapporre più linee di pullman e di treni, come ancora avviene adesso in più parti del Piemonte; ho in mente una rete che, integrando le modalità di trasporto, consenta, da tutti i punti della Regione, di integrarsi sia col sistema del passante ferroviario torinese, sia con altri punti di attrazione della Regione (se penso, ad esempio, a tutta la zona est della nostra Regione, è evidente che l'area milanese è un punto di naturale gravitazione lavorativa e scolastica).
Abbiamo parlato di programmazione, ora veniamo alla liberalizzazione che - conosciamo tutti bene l'italiano - non è sinonimo di "privatizzazione".
"Liberalizzazione" vuol dire che, partendo da quella mappa, si fanno dei lotti funzionali e si indicono delle gare. Non sarà il toccasana, ma la gara - parafrasando quello che diceva Winston Churchill a proposito della democrazia - è il peggior sistema di affidamento di un servizio, esclusi tutti gli altri conosciuti. Credo che si debba percorre questa strada.
Infine, proprio perché si punta alla liberalizzazione, credo che occorra lavorare - ecco un grande tema di collaborazione con la Città metropolitana - per costruire, con la regia della Regione, e non con l'intervento diretto della Regione, perché conosco la differenza fra chi fa programmazione e chi fa gestione, fra chi bandisce le gare e chi vi partecipa, fa la regia per costruire una società pubblico-privata, o meglio, pubblica aperta ai privati di livello regionale che sia in grado di essere competitiva sul mercato dei trasporti, non solo su quello piemontese, ma su quello europeo.
Questi sono i tre grandi obiettivi con i quali vogliamo cercare significativamente di migliorare il trasporto pubblico locale, sapendo che questo non è alternativo - anzi - all'investimento sulle grandi opere perché senza le due grandi opere (quella in corso per il collegamento con l'ovest, cioè la Torino-Lione, e quella che si dovrà realizzare per collegare il sistema dei porti liguri con il nord dell'Europa attraverso il nodo di Novara) il Piemonte è chiuso. È la sua storia a dirlo, non c'è bisogno che ci ritorni sopra. Queste sono le due grandi opere sulle quali dobbiamo investire per poter far diventare il Piemonte una piattaforma logistica, legata da una parte ai porti liguri e, dall'altra parte, allo scambio di merci con il nord e con l'ovest dell'Europa.
Se posso aggiungere, mi permetterei di suggerire agli amici di Alessandria e liguri - e lo faremo concretamente - di adottare il metodo dell'osservatorio che abbiamo adottato dal 2005 in Val di Susa, perch questo è, per chi vuole confrontarsi e cambiare i progetti (qui c'è Antonio Ferrentino che ne è testimone diretto), l'unico metodo europeo per gestire le grandi opere. Quindi suggerirei di utilizzarlo prima di fare esperienze negative, come purtroppo si sono fatte in passato nella Val di Susa per eccesso di sicurezza da parte chi doveva decidere, e tante altre cose.
Come sapete, in Val di Susa il progetto, attraverso l'osservatorio, è stato cambiato radicalmente e, per quel che riguarda la Val di Susa, io non ho difficoltà, anzi aggiungo volentieri che ormai il tema non è se fare o non fare il traforo, com'è di tutta evidenza a chi ha occhi per vedere, ma è come accompagnare la realizzazione dell'opera. E su questo bisogna stare molto attenti, perché l'accompagnamento dei lavori può avvenire attraverso (ci sono circa, mettendo insieme anche la legge sui fondi post olimpici 200 milioni di euro disponibili nell'arco di dieci anni) una distribuzione di mance di vario ordine e grado, su cui tra l'altro, per ritornare al tema della legalità, può essere assai più facile insinuarsi, o può avvenire attraverso la costruzione di alcuni progetti di riambientazione e di attrazione di sviluppo in quella zona. Noi siamo pronti a seguire questa seconda strada, siamo pronti a fare un comitato di pilotaggio con i Sindaci della Valle; naturalmente non siamo disponibili a fare il gioco dell'oca per cui si torna sempre alla casella di partenza.
Questo è, a grandi linee, il tema per essere credibili come Amministrazione sulle nostre competenze principali. L'altra grande sfida è quella dell'innovazione. Innovazione vuol dire prima di tutto attrarre giovani, capitale umano, capitale sociale, e quindi la scuola. Noi siamo una regione che, per ragioni storiche, per come è cresciuta l'industria negli anni che furono, ha un tasso di educazione medio ancora troppo basso e un tasso di dispersione scolastica ancora troppo altro. Su questo bisogna agire per ridurre il tasso di dispersione e per aumentare il tasso medio di educazione, sapendo che ciò non vuol dire - come forse erroneamente in un passato non più vicinissimo si è pensato - tutti al liceo, ma al contrario vuol dire valorizzare naturalmente la formazione generale, vuol dire valorizzare le formazioni tecnico-scientifiche, vuol dire valorizzare la formazione professionale, che sta organicamente in questo quadro e in questo processo.
Siamo una regione che ha più laureati della media italiana, ma che ha ancora pochi, infinitamente pochi laureati (si deve risalire dall'attuale 23% verso il 40%) rispetto alle regioni simili europee. Su questo bisogna rapidamente cercare di recuperare, ed è anche per questo che cercheremo di mantenere l'impegno preso in campagna elettorale, e cioè di ricostituire almeno a livello esistente, le borse di studio per finanziare il diritto allo studio, poiché se non si finanzia il diritto allo studio diventa difficile attrarre giovani meritevoli che vogliano studiare e che quindi costituiscano l'humus per qualsiasi processo innovativo.
Poi ci sono le azioni, i fondi europei. Qui colgo l'occasione per ringraziare gli Assessori Pentenero e De Santis, che in pochissimo tempo si sono impossessate dei dossier e hanno fatto un lavoro ottimo sia sul versante del sostegno all'impresa che sul versante del sostegno al lavoro facendo un piano che concentra su poli tecnologici e piattaforme tecnologiche il sostegno all'impresa, che investe sul sostegno al credito che è un problema della rete che investe i fondi su strumenti che agevolino l'accesso al credito, soprattutto per la rete di piccole e medie imprese che, come ho già accennato, investano significativamente sulla informatizzazione e che, dal versante del lavoro, puntano sulle azioni di riconciliazione per liberare la donna al lavoro e puntano - e qui mi è anche gradito riconoscere all'Assessore Porchietto il lavoro fatto nella precedente Amministrazione - sulla "Garanzia giovani", perché questo consente alla Regione di partire da un livello avanzato e quindi di fare dell'investimento sull'accompagnamento al lavoro dei giovani una delle nostre priorità sulle quali poter chiedere anche al Governo di poter esercitare, io mi auguro, un ruolo pilota nel nostro Paese.
Ricordo che nel 1984-85 (in Consiglio regionale qualcuno che si avvicina alla mia età c'è e se lo ricorda) i due prodotti fra i più venduti al mondo erano l'M24, che si produceva all'Olivetti di Ivrea, e la Uno, che si produceva a Torino. Quel know how che ha consentito quei record non è finito in Piemonte, c'è ancora: è quella la base fertile da cui partire per attrarre più investimenti nella nostra regione.
Certo bisogna sostenere l'export, perché oggi c'è ancora chi non capisce che il mondo dinamico, per ragioni oggettive, sta da altre parti e quindi l'export, se non si è in grado di vendere su quei mercati, non crea sufficiente valore aggiunto e occupazione, ma al tempo stesso abbiamo le condizioni per attrarre più investimenti nella nostra regione e lo dobbiamo fare anche mettendo a punto il finanziamento delle nostre agenzie per l'attrazione di investimenti. Questo potrebbe essere un terzo tema di rafforzamento del lavoro congiunto con la Città metropolitana che, va da sé, è uno dei punti di forza nell'attrazione degli investimenti.
Su questo punto dell'innovazione, voglio fare un cenno al tema FIAT (oggi FCA), perché ha un valore anche simbolico. Ha un valore anche simbolico perché, da un lato, il sistema dell'automotive fa parte di quel know how che ricordavo prima, e, dall'altro, continua ad essere una delle piattaforme forti per attrarre investimenti e creare lavoro.
Mi ricordo com'era la FIAT allora, nel 2004. Da questo punto di vista siamo messi meglio di allora. Certamente, credo che la strategia premium vada in una direzione giusta, forse l'unica possibile, forse decisa un po' in ritardo rispetto ad altri competitori, ma tant'è.
Proprio per il ragionamento che ho svolto prima, insisto affinché in questa nostra regione, in questa area torinese, si investa maggiormente sulla motoristica ecosostenibile, che è una delle sfide su cui tutti i grandi produttori di auto del mondo si stanno misurando.
Mi sfuggono le ragioni per le quali un grande produttore come General Motors sposti dalla Germania a Torino il Centro di ricerca sui motori diesel in questo caso - sestuplicando il numero di addetti nel giro di non molti anni - neanche dieci anni - quando altri produttori non investono allo stesso modo.
Questa è una sfida - per così dire, è una sfida sommessa, come lo sono tutte le mie sfide - che, però, mi sento di lanciare alla FCA. Così come la Regione e tutte le altre istituzioni non sono solo enti che amministrano e asfaltano le strade, sono anche punti di riferimento politici - credo che chiunque osservi il panorama dell'industria italiana veda che le industrie vincenti sono quelle con produzioni innovative, forte vendita all'estero e relazioni sindacali armoniche. Su questo punto occorre uno sforzo da entrambe le parti per recuperare, perché la flessibilità è indispensabile ma non la flessibilità del tipo di rapporto di lavoro, anzi, l'imprenditore che investe sul futuro vuole un lavoro stabile. Parlo della flessibilità rispetto alle differenze produttive e agli andamenti dei mercati. Questa è la flessibilità vera, che però non può essere comandata, deve essere decisa e partecipata fra tutti.
Questa è l'altra sommessa sfida che mi sento di lanciare più come soggetto istituzionale e politico che non come soggetto amministratore.
La terza sfida riguarda la natura e la cultura. Preservare la natura è fondamentale per crescere, e non è solo uno slogan.
Ridurre il consumo di suolo - Antonio Saitta ha fatto interventi concreti da questo punto di vista, quando era Presidente della Provincia, e anche noi riutilizzando aree industriali - è fondamentale in quanto la copertura di cemento impedisce che sulla natura si sviluppi l'agricoltura il turismo-paesaggistico, e così via. Anzi, dobbiamo preoccuparci di riambientare intere zone. Per esempio, alcune zone hanno avuto giustamente, riconoscimenti importanti come quello dell'Unesco, ma è necessario affrontare il tema e almeno riambientare alcune zone che in passato, quando non si pensava a queste cose, sono state compromesse magari usare meno i diserbanti nelle vigne. Questo è un altro tema che pu sembrare banale, ma ha un qualche rilievo dal punto di vista della qualità del paesaggio.
Occorre investire sulle risorse locali. La montagna è un esempio classico da questo punto di vista, e abbiamo già degli esempi. Risorse come la forestazione, il legname e l'acqua possono diventare importanti sia per l'autoproduzione energetica e sia per la produzione legata al territorio.
Le nostre valli spesso sono palestre a cielo aperto - e non solo le valli quindi luoghi ideali per lo sviluppo del turismo naturalistico, sulle quali dobbiamo investire, sostenendo progetti che esistono in molte realtà. Solo l'altro giorno dalla Valsesia sono venuti a propormi un interessante progetto di questa natura; quindi sto parlando di cose che vanno sostenute e accompagnate.
Fra natura e cultura c'è l'agricoltura, che è un settore che ha avuto e che necessita di sostegno. Da questo punto di vista, credo che la prima gamba, la cosiddetta PAC, la Politica Agricola Comune, sia un sostegno accettabile, così come si è definito a livello nazionale, anche se non è più quello dei tempi andati, quello dei tempi d'oro. Spetta a noi concentrarci sui piani di sviluppo rurali, perché è lì che dobbiamo inserire le specificità piemontesi, che sono legate alla cosiddetta filiera corta e garantita - io non parlo di filiera a chilometri zero, ma di filiera corta e garantita - e alla sicurezza alimentare, su cui noi abbiamo un'eccellenza, quale l'Istituto Zooprofilattico, che può segnare con un marchio di valore questa filiera. Soprattutto dobbiamo cercare di inserire questa filiera corta e garantita nelle reti distributive, che non possono essere solo quelle, pur fondamentali e importanti anche da un punto di vista simbolico, dei mercatini della domenica. Secondo me, questi sono i tre temi sui quali dobbiamo, in rappresentazione dei piani di sviluppo rurale, concentrare la nostra attenzione.
Fra terra e cultura ci sono le grandi risorse del nostro turismo. Non occorre spendere molte parole, perché dai laghi alle montagne, dai paesaggi del sud del Piemonte, che hanno avuto il recente riconoscimento Unesco, ai Sacri Monti, alle fortezze, il nostro è un territorio che dal punto di vista turistico mette insieme esattamente queste due risorse, quelle della natura e del paesaggio e quelle della storia e della cultura, anche laddove la cultura, grazie all'azione delle persone, si è concentrata e sedimentata in grandi musei che hanno un valore internazionale - penso al Museo Egizio quindi che consentono di svolgere una funzione di conservazione e riproduzione del patrimonio artistico e culturale e di attrazione anche di persone e di turismo.
Su questo dobbiamo lavorare con progetti integrati, che hanno i titoli di queste grandi risorse della nostra Regione.
Vedo l'esigenza - qui sottolineo quello che mi appare un problema - di coordinare meglio l'attività di promozione regionale della nostra regione di coordinarla e di integrarla di più anche con l'attività dei privati perché, essendo un'attività che, giustamente, dà lavoro e occupazione offre opportunità ai privati. La promozione credo si debba cercare di farla insieme, perché solo così è possibile muoversi nella direzione che conviene a coloro che mettono i soldi, senza essere una promozione assistita. La cultura si colloca all'interno di questo discorso.
Sottoscrivo al 100% tutte le dichiarazioni già svolte dall'Assessore Parigi, che ringrazio. La cultura ha due funzioni principali: la prima, di produrre la coscienza civile di una comunità, e questa, allora, non può che essere finanziata con contributi pubblici, perché la coscienza civile di una comunità è il nostro compito. Ma la cultura, giustamente, come si dice da più parti, produce lavoro e risorse, quindi, proprio per questo, deve misurarsi con il mercato e stare sul mercato.
Per anni, abbiamo discusso se certe manifestazioni culturali e di intrattenimento dovessero essere gratuite o meno: la cronaca ci ha segnalato che ci sono iniziative non esattamente a "bun pat", come si dice in piemontese, che però fanno il pieno. Questo è un segnale: proprio perch si producono risorse e si sta sul mercato, ci si misura anche con il mercato.
Credo che questa debba essere la strada per riuscire a garantire di assegnare più forza a quelle grandi istituzioni culturali che sono insieme attrazione, ma anche accumulazione di un patrimonio culturale che aiuta una comunità ad essere una comunità civile con coscienza di sé e, al tempo stesso, contribuire a promuovere, in molti casi anche solo facendo la regia, quelle iniziative che, invece, possono significativamente finanziarsi sul mercato.
Ricapitolando quindi: essere credibili, innovazione, natura e cultura.
Ultimo tema: coesione sociale e diritti. Per tutti. Questa è materia indivisibile. Senza coesione sociale non c'è cittadinanza, né crescita.
Nulla di quello cui abbiamo parlato fino adesso. Una comunità che non senta e che non lavori per la propria coesione, manca di base, manca di piedi. Ho già parlato prima del creare lavoro, ma dobbiamo preoccuparci anche del reddito. Avremo una proroga sulla cassa in deroga - forse - ma non si pu andare avanti di proroga in proroga. Noi stiamo parlando di quasi 200 tavoli di crisi aperti, stiamo parlando di un milione e mezzo di ore di cassa in deroga, circa 160 milioni, grosso modo, di euro. La deroga è meglio di niente, è una boccata d'ossigeno e noi stiamo lavorando per questo.
Un grande tema politico è: o insieme al Governo affrettiamo i tempi di una riforma del mercato del lavoro che preveda un sistema di sostegno al reddito nelle fasi di accompagnamento al lavoro in cui non c'è più alcuna possibilità per l'azienda in crisi, oppure noi rischiamo il tracollo.
Questo è il tema.
Ripeto, noi ci battiamo per avere la proroga, ma dove non ci sono più speranze e possibilità bisogna avere uno strumento che consenta di garantire un reddito per vivere e, al tempo stesso, un reddito finalizzato ad accompagnare a cercare un lavoro quelle persone che, magari, non hanno più un'età in cui sei facilmente adattabile. Noi su questo tema ci sentiamo impegnati fino in fondo. Ho già avuto modo di parlarne anche con il Ministro Poletti (lunedì ci sarà un incontro con l'Assessore Pentenero), mi auguro sia possibile arrivare rapidamente a trovare un percorso comune.
Questo è il tema che vivo con più angoscia: quando non hai la possibilità di dare qualcosa che consenta di guardare con un po' di fiducia al futuro, e quando si prova l'angoscia di non dare risposte ad un dramma personale, familiare.
La casa. Come avete potuto apprendere dai giornali, in Giunta abbiamo approvato una riorganizzazione delle Agenzie territoriali che concentra in tre agenzie le sette che insistevano sul Piemonte, riducendo anche i posti in Consiglio di Amministrazione. Questo è un riordino che consente di risparmiare ma, soprattutto, di rendere più funzionale la gestione. Il punto è però riprendere una politica per la casa. Se si risparmia ma non si fa nulla, è vero che si risparmia, ma non si fa nulla. Dobbiamo riprendere una politica per la casa per sostenere quello che è uno dei diritti fondamentali di cittadinanza. C'è il lavoro e il reddito, c'è la casa e la scuola, cui ho accennato prima.
Pensare che ci possa essere una politica della casa che torni ad essere finanziata solo dal pubblico, come è stato in altri anni (parlo delle abitazioni a finalità sociali, ovviamente, perché poi c'è il mercato) credo sia un'illusione. Dobbiamo pensare ad una politica che, come ho detto per l'edilizia ospedaliera, metta insieme forme di diverso finanziamento e che consenta di finanziare e sostenere quegli interventi di edilizia sociale pura che ancora sono necessari più nel riuso e nella riorganizzazione dell'esistente, che non nella nuova costruzione - senza escludere, per principio, la nuova costruzione - con la gestione di altre tipologie di edilizia che possono garantire una redditività, seppure minima.
Penso a tutte le forme di housing, da quella universitaria a quelle per anziani, per famiglie monoparentali e così via. Bisogna esplorare queste strade, altrimenti il rischio è che si gestisca soltanto l'esistente, senza dare risposte a bisogni che sono crescenti, ma anche sempre più differenziati, che non sono più, per capirci, quelli degli anni '60 e '70 quando c'era la massa di persone che cercava l'abitazione con una tipologia classica della famiglia, ecc.
Ho già accennato ai temi della scuola, qui accenno solo ad un tema, e mio avvio a concludere, che è quello dell'infanzia. Nella filiera della formazione, prima non ho citato l'infanzia e la cito qui perché la vedo anche a cavallo con quel ruolo di centralità della famiglia che la famiglia ha nella nostra comunità. Anche qui dobbiamo avere il coraggio di mettere in piedi, prendendo spunto dal progetto che è già partito dal Comune di Torino (ecco un altro tema di collaborazione) che investa non solo le risorse pubbliche che sono indispensabili, non solo le risorse del privato sociale che sono altrettanto indispensabili, ma che pensi anche alla possibilità che le parti sociali possano destinare una quota, anche minima delle risorse della negoziazione della contrattazione laddove questa c'è per finanziare un progetto che ci consenta di recuperare lo spazio che abbiamo per arrivare agli obiettivi europei, nelle politiche per l'infanzia, pur essendo noi una Regione che, se mette insieme pubblico e privato, sta dentro ai parametri di Lisbona. Stare dentro i parametri di Lisbona non vuol dire che abbiamo risposto a tutte le esigenze che ci vengono su un terreno che è fondamentale sia ai fini della possibilità per la donna di lavorare, sia ai fini di una filiera formativa che consenta al bambino, o alla bambina, di essere protagonista quando crescerà.
Ho accennato alla famiglia e vorrei esser chiaro sul punto perché è un tema delicato politicamente. È chiaro che noi non abbiamo competenze in questa materia, ma noi abbiamo competenze sulle politiche sociali e su altre politiche che non possono che assumere la famiglia come riferimento per una declinazione di queste politiche sociali. Dico chiaramente - ci vorrebbe una lunga analisi, ma non è il caso di farla perché conosciamo questi temi - che i cambiamenti nella famiglia sono stati i cambiamenti nelle nostre comunità, quindi anche sulla famiglia sono stati impetuosi in questi anni. Credo che sia ragionevole, e noi su questo ci muoveremo assumere l'idea che è venuta già dal Governo nazionale della cosiddetta civil partnership, come punto di riferimento per declinare le politiche sociali che hanno al centro la famiglia e il ruolo della famiglia nella nostra comunità.
L'ultimo tema è quello dei migranti. Lo lascio per ultimo non perch sia meno importante, forse è quello più attuale: ancora stamattina abbiamo avuto notizie di sbarchi. Giustamente i Comuni siciliani chiedono aiuto a tutte le Regioni d'Italia. Noi su questo siamo pronti a partecipare alle risposte di emergenza. Tuttavia mi permetto di dire che, se è vera emergenza, forse sarebbe meglio utilizzare, come si fece nel 2011, il sistema della Protezione Civile, che consente di intervenire, in modo più diretto, se vi è la necessità. In ogni caso siamo pronti a stare seduti a tutti i tavoli, lo stiamo facendo con l'Assessore Cerutti Mi permetterei di aggiungere che vorremmo essere al fianco del Governo nel cercare di combattere una battaglia con l'Europa - meglio, in Europa - perché non è possibile che su questo tema non si lavori di più insieme agli altri Paesi europei, non per trovare il modo migliore per nascondere sotto il tappeto la polvere degli immigrati, ma per fare l'esatto contrario: organizzare dei punti di raccolta, veri e propri canali umanitari, per evitare le tragedie del Canale di Sicilia, e per riuscire a garantire a queste persone la possibilità di accesso a tutti quei Paesi in cui molti di questi vorrebbero andare.
Ovviamente il tutto non è esaustivo, ma ho ritenuto di dare alcuni segnali degli indirizzi programmatici ai quali vogliamo attenerci e sui quali vogliamo lavorare, sapendo che su ognuno di questi temi vi è molto da dire, da approfondire, e anche molto da dover tirare fuori.
Come ho detto nella seduta scorsa presentando la Giunta, non penso che il confronto e il compromesso, non solo in questa sede, ma principalmente e partendo da questa sede, siano un disvalore. Non uso il termine "inciucio" al posto di "confronto e compromesso", ma auspicherei una stagione ispirata esattamente a questo. Questo vuol dire che alcune di queste cose si possono mettere da parte e si devono trovano altre soluzioni.
Per me sarebbe la strada migliore, perché credo sia quella che risponde di più a quello che si aspettano da noi i piemontesi.
Lavorerò con altre Regioni. Questo tengo a dirlo, non per perseguire ideologie un po' arrabattate, e che comunque hanno mostrato tutti i loro limiti e la loro caducità, ma perché sono convinto che alcuni progetti, e la possibilità di far sentire di più la voce del Piemonte, soprattutto in Europa, dipendano anche dalla capacità di lavorare insieme ad altre Regioni italiane - a cominciare dalla Lombardia e dalla Liguria - e ad altre Regioni francesi e dell'arco alpino, con le quali abbiamo e possiamo avere interessi comuni.
Questo è il mio programma che intendevo presentare.
Ripeto: lavoreremo con l'umiltà dell'ascolto, ma anche con la determinazione di chi sa che all'ascolto non segue la decisione, il rischio è che non si faccia nulla. Noi invece vorremmo, con l'ascolto, la determinazione e la decisione, cercare di far ripartire il Piemonte insieme all'Italia, se è possibile, come altre volte è stato nella storia un passo avanti.
Grazie per l'attenzione.



(Applausi in aula)



PRESIDENTE

Scusate, colleghi, ma non si può applaudire in aula. Vi consegno questa tolleranza del primo applauso.
Ringrazio il Presidente della Giunta per l'illustrazione del programma di governo.
Essendo terminata l'illustrazione, dichiaro aperto il dibattito.
I colleghi che intendono partecipare al dibattito devono alzare la mano richiedendone l'iscrizione alla Presidenza. L'intervento, a norma dell'articolo 69, ha una durata massima di dieci minuti.
Vi invito, quindi, al silenzio e a stare nei dieci minuti, per non mettere in difficoltà la Presidenza nel dover togliere la parola.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente, con una premessa, se mi permette, sull'ordine dei lavori.
La prenotazione per gli interventi le raccoglie tutte insieme, o devono richiederla man mano?



PRESIDENTE

Man mano.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Tanto per quadrarci immediatamente sull'avvio.
Grazie, Presidente.
Ringrazio il Presidente Chiamparino per la relazione ampia che ha svolto; tra l'altro per aver trattato i temi non solo nei termini di dovere statutario di presentazione del programma riconducibile al sito della campagna elettorale.
Una relazione che certamente, avendo toccato molti punti, è anche un elenco di buoni propositi, che valuteremo strada facendo durante i prossimi giorni e durante l'arco della legislatura, valutando con attenzione notevole la parte gestionale che merita tutta la sua attenzione in questa Regione.
La Regione è parte legislativa e programmatoria, ma è anche parte gestionale. Quando parliamo di parte gestionale dobbiamo tenere presente che lei, Presidente Chiamparino, guida gestionalmente la più grande azienda di questa Regione: lei guida un'azienda che ha 65 mila dipendenti, con il sistema sanitario e le varie partecipate (ARPA e così via). Guida un'azienda che ha un fatturato che è quasi il 10% del prodotto interno lordo del Piemonte e che, essendo azienda ad erogazione, ha una ricaduta notevole su tutto il sistema piemontese.
Ho anche apprezzato l'attenzione che ha posto ai vari punti di gestione tecnica e di gestione ordinaria, tra l'altro su un percorso che era stato avviato con tante difficoltà nella passata legislatura. Questo mi richiama al racconto che hanno fatto dell'avvio della passata legislatura, che non è stato educato come invece mi sembra l'avvio di questa, sia del passato Consiglio sia di questo Consiglio (guardo con un sorriso l'amico e collega Gariglio).
Ma questa è democrazia. Il risultato elettorale è stato questo, quindi giustamente vanno fatte queste considerazioni. Durante la passata legislatura, con grande difficoltà e con un'eredità pesantissima (alcune cose sono emerse solo negli ultimi giorni), si è avviato un percorso verso quella trasparenza che lei ha citato.
Personalmente credo nella legalità, ma le do atto che, fortunatamente la legalità in Piemonte ci distingue rispetto ad altre realtà, anche se non dobbiamo abbassare la guardia su nessuna organizzazione e nessun sistema. A volte, nei sistemi ci sono anche quelli che sembrano proprio legali, ma forse sono più illegali di quanto appaia. Naturalmente, anche con un richiamo alla dignità che, credo, chi parla, ma anche chi ha parlato, non deve chiedere ma pensa di averla, perché la dignità la si ha o non la si ha. Nella campagna elettorale lei ha detto: "Io mi presento per ridare dignità a questa Regione". Credo che la dignità la Regione ce l'avesse già comunque, che ci fossero state delle situazioni difficili, che spero non succedano più, ma che non si sono verificate durante questa campagna elettorale. Anzi, auguro, anche rispetto a cosa ho letto sugli organi di stampa, che quanto affermato non sia assolutamente la verità.
Questa Regione ha una situazione difficile di gestione di bilancio, con un piano di rientro sulla sanità, ma una sanità eccellente, che le consegniamo. Saremo seri nel confronto, critici su ciò che non condivideremo, ma al suo fianco su ciò che condivideremo, anche se abbiamo forse visioni diverse rispetto alla questione Città della Salute o altro.
Colgo l'occasione per chiedere a lei, Presidente, e al Presidente del Consiglio, affinché lo porga come invito ai futuri Presidenti delle Commissioni permanenti, di avviare immediatamente il giro, Commissione per Commissione, con gli Assessori che illustrano la parte tecnica e operativa del loro programma.
Ha giustamente citato la partita trasporti, il riequilibrio organizzativo e l'adeguamento ai tempi che stiamo vivendo.
Sulla parte del disegno più alto, invece, dobbiamo cominciare a leggerci come una delle Regioni più vecchie del mondo, fortunatamente e sfortunatamente per altri fronti (certo, chi regge le politiche sociali ha qualche difficoltà in più, quindi con gli anziani, che sono una risorsa su questa Regione), con la necessità di riorganizzare completamente il sistema degli Enti locali territoriali, agganciandoci a quella che è la riforma istituzionale, che lei ha citato, ma anche costituzionale.
Noi le chiediamo di inserire il Piemonte in modo attivo, e sono convinto che lei lo farà, raccogliendo le istanze che verranno certamente dalla sua maggioranza, ma anche da quest'opposizione, anche in merito al percorso della riforma costituzionale di questo Paese, che investe non solo le regole di un nuovo Senato, ma che investirà in modo pesante il Titolo V.
Sul Titolo V, anche sulla base dell'esperienza che questa Regione ha maturato nei dodici anni di vigenza, credo possa intervenire nel fare chiarezza, nell'aiutare il nostro Paese - l'Italia - ad uscire da questa situazione, dall'impasse in cui si trova.
Questo, anche riguardo alla riforma istituzionale. Riforma istituzionale che significa Unione dei Comuni, sistema delle Province, che in primo avvio, al di là dei meccanismi elettorali, auguro trovi una condivisione almeno di regole generali, ma, automaticamente, investendo la parte regionale sul sistema dei trasferimenti e delle deleghe rispetto agli Enti locali, perché certe questioni non sono più attuali per i tempi, altre non sono più fattibili, sopportabili e sostenibili.
Noi abbiamo trasferito le strade statali, diventate regionali, o le strade regionali che avevamo in carico, alle Province, allora con un piccolo obolo sulle manutenzioni. Oggi le Province non sono più in grado di gestirle, addirittura alcune di esse hanno deciso di chiudere le strade: in questo momento alcune, ma questo riguarderà un po' tutte.
Per quanto riguarda la formazione professionale, le deleghe sul lavoro sull'ambiente, dovremo - lo dico all'Aula, perché la parte legislativa spetta all'Aula - in modo non velleitario, sforzarci di dare un disegno a questa Regione. Il disegno non è solo il disegno del Presidente Chiamparino, che ha vinto le elezioni, e quindi della maggioranza, ma deve essere un disegno che noi dobbiamo dare in un modo chiaro ai piemontesi utilizzando le poche risorse che in questo momento il Governo regionale ha a disposizione, che per gli investimenti giustamente sono i fondi comunitari.
Sa, è anche difficile, essendo uscito ieri, dire "non condivido".
Ringrazio anche per l'apprezzamento sulla parte di percorso di fondi comunitari che in ruoli diversi (guardo l'Assessore Saitta) abbiamo contribuito in qualche modo a costruire.
Concludo, perché voglio stare assolutamente nei tempi, dicendole questo: gli elettori hanno scelto lei e hanno scelto il suo disegno, il suo programma, che ha presentato con la sua maggioranza. Sappia che la nostra sarà un'opposizione nei fatti: cercheremo di essere concreti, critici laddove non condivideremo, vigili, ma certamente saremo leali quando diremo sì e quando diremo no.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Pichetto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Poco più di quattro anni fa, in Piemonte, così come in Emilia Romagna muoveva i primi passi il Movimento 5 Stelle, incominciando proprio in quest'Aula la sua avventura politica nelle Istituzioni.
Allora era una forza che guadagnava il 3,66%; oggi, con il 20,34%, si è verificata come la seconda forza politica in questo consesso.
Per la prima volta nella storia del nostro Movimento, un dato regionale ha coinciso con il dato di una consultazione di tipo nazionale. Questo dimostra che, in Piemonte, il nostro Movimento è diventato una forza sempre più radicata sul territorio.
È nostra convinzione che questi risultati dimostrino il superamento della fase del voto di protesta ed evidenzino, invece, il consolidamento di scelte consapevoli ed informate da parte di una larga fascia di popolazione. Quindi, oggi, dopo quattro faticosi anni di duro lavoro, dove abbiamo dimostrato le caratteristiche distintive del Movimento 5 Stelle, a tutti i livelli (onestà, trasparenza e competenza, i tre elementi che noi pensamento debbano e possano dare di nuovo credibilità alla classe politica e di nuovo avvicinare i cittadini alle istituzioni), siamo qui a dimostrare di aver mantenuto quello che avevamo promesso, di essere rimasti immuni alle lusinghe degli emolumenti facili e delle spese incontrollate, di aver fatto politica rinunciando alle ingenti risorse di quella truffa ai cittadini chiamata "rimborsi elettorali" e di aver perseguito con determinazione e costanza i nostri obiettivi politici.
Grazie a tutto questo, in questa nuova legislatura (la decima del Consiglio regionale) il Movimento 5 Stelle potrà contare su otto rappresentanti. Non sarà più, quindi - passatemi la battuta - Davide contro Golia, come nella scorsa legislatura, che, per restare alle battute, ma anche in tema di antichi racconti, in alcuni frangenti ci ha purtroppo ricordato la storia di Alì Babà e i quaranta ladroni.
Veniamo alla nostra azione politica e ai nostri punti del programma che verranno poi approfonditi anche dagli interventi dei colleghi successivamente. Siamo stati - noi pensiamo - tra gli unici a presentare un programma elettorale chiaro, dettagliato e pubblicato sulla rete. Sulla salute, così come per i trasporti -per citare le due voci di maggior rilievo nel nostro bilancio regionale - abbiamo delle proposte pronte ad essere discusse ed argomentate: informatizzazione, trasparenza meritocrazia, collaborazione con le autorità di controllo e di contrasto alla criminalità organizzata, condivisione degli obiettivi con i cittadini e il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti in ogni argomento programmatico, per scelte coerenti con le esigenze dei piemontesi strumenti di democrazia diretta, rilancio del servizio pubblico.
Per venire al fronte dei trasporti, è indispensabile porre un freno allo smantellamento della rete di trasporto locale su ferro, la vera spina dorsale del nostro trasporto pubblico, invece di pensare a linee completamente inutili, come la Torino-Lione o il Terzo Valico. È fondamentale, poi, ultimare la metropolitana di Torino fino a piazza Bengasi, e verificare con il Governo nazionale la possibilità di trovare i fondi per il prolungamento almeno fino a Cascine Vica.
Lei, Presidente, ha parlato di lavoro come elemento fondamentale dell'agire della Giunta in questa legislatura. Noi siamo d'accordo: il lavoro anche attraverso il corretto utilizzo dei fondi europei.
Lei ha parlato anche di creare un ambiente amico del lavoro. Io voglio parafrasarla dicendo che anche l'ambiente è amico del lavoro, o meglio: la tutela dell'ambiente è amica del lavoro. Faccio un esempio: servono fondi per bonifiche che non sono più rimandabili, e questo può creare posti di lavoro. La nostra Regione, inoltre, si deve dotare di un nuovo Piano rifiuti, perché quello vigente è del '97 e da allora la legislazione sul tema è molto cambiata.
Oggi siamo a conoscenza di nuove soluzioni per la loro gestione: serve un Piano che vada verso l'obiettivo "rifiuti zero", sulla scorta di quello che hanno già fatto altre Amministrazioni anche di centrosinistra, un Piano che permetta di chiudere il triste capitolo degli inceneritori, visto anche quanto sta accadendo con quello appena avviato alle porte di Torino e i suoi continui guasti. Occorre puntare sulla riduzione alla fonte dei rifiuti, il riciclo, il riutilizzo e il trattamento freddo del residuo.
Questo è possibile, oltre che auspicabile: ovviamente basta volerlo fare.
Recentemente la Commissione Europea ha adottato alcune proposte per sviluppare la cosiddetta "economia circolare" e promuovere il riciclo dei rifiuti, quindi stiamo parlando di normative di fronte alle quali ci troveremo tra pochi anni, normative che dovremo rispettare. Bene, la Commissione Europea ha stimato in 580 mila unità la possibilità di creazione di nuovi posti di lavoro.
Quanti ne vogliamo in Piemonte? Ritengo che il metodo non sia quello usato finora, di mettere i rifiuti in un forno.
L'agricoltura: l'agricoltura rimane, dopo la crisi, il settore economico più solido della nostra regione. Per questo dobbiamo prima di tutto ascoltare gli agricoltori e gli operatori del settore. Chiediamo quindi alla maggioranza di farsi carico di un percorso di sburocratizzazione dell'attività agricola e delle procedure del nascente PSR, che rubano tempo e risorse al lavoro delle aziende. Chiediamo inoltre che i Fondi europei siano utilizzati con minore frammentazione e maggiore efficacia, tenendo presente che, specie nei territori marginali, gli agricoltori sono i migliori e naturali attuatori di opere di difesa dal dissesto idrogeologico.
Chiediamo poi che si metta mano al nuovo Piano faunistico-venatorio regionale, fermando il caos normo-organizzativo in atto e arrestando anche l'illegalità nella quale ci ha messo la Giunta precedente su questo versante.
La cultura, poi, la vera ricchezza della nostra Regione, necessita di un nuovo assetto normativo, che sia capace di tenere conto delle esigenze delle diverse realtà operanti nel settore. Serve un radicale cambiamento nella gestione e nell'erogazione di fondi: quindi, non solo grandi eventi e non solo "salotti". Chiediamo la realizzazione degli "stati generali" della cultura, che abbiano come interlocutore primario il Coordinamento Emergenza Cultura, con il quale si è aperto un tavolo lo scorso anno, a cui partecipavano diversi Consiglieri regionali.
Nei giorni scorsi, Presidente, abbiamo sentito ripetutamente annunci da parte sua riguardo alla volontà di ridurre ulteriormente i costi della politica regionale. Se a questi annunci seguiranno dei fatti e delle proposte concreti, noi faremo la nostra parte, sicuramente. Nel frattempo le ricordiamo - così come ricordiamo a tutte le forze politiche - che ci sono anche iniziative che possono essere prese a livello volontario, quindi senza la necessità di emanare dei provvedimenti legislativi: stiamo parlando, per esempio, dei rimborsi elettorali, ai quali è possibile rinunciare; e il Movimento 5 Stelle lo fa da sempre, sia a livello regionale sia a livello nazionale.
Questi erano alcuni degli spunti che volevamo proporre. Noi siamo consapevoli di avere di fronte a noi una maggioranza molto forte, che ha un ampio margine. Speriamo però che voglia essere meno cieca della precedente di fronte alle disastrose condizioni della nostra regione e consapevole dell'urgenza di avere delle politiche efficaci su molti importanti argomenti.
La nostra sarà un'opposizione che non farà sconti, ma che sarà costruttiva e aperta al confronto, dove questo si voglia accettare. Su questo devo dire che da parte nostra - appunto - c'è la volontà di esercitare un'opposizione costruttiva, ma non si è iniziato nel migliore dei modi, proprio la settimana scorsa, in occasione della seduta di insediamento. Noi, Presidente, avevamo appena letto sui giornali dei suoi annunci di voler dialogare con tutte le forze politiche (anche con il Movimento 5 Stelle) e poi invece, in quest'Aula, abbiamo visto consumarsi un fatto a nostro avviso gravissimo, perché abbiamo assistito ad una violazione dello Statuto regionale, con l'estromissione della seconda forza politica della Regione dall'Ufficio di Presidenza. Pensiamo quindi che questo sia stato un "neo", con il quale è iniziata la legislatura e speriamo che vi si possa in qualche modo porre rimedio. Questo non cambia il nostro modo di fare opposizione, anche costruttiva, però non potevo non rilevare questo argomento.
Concludo quindi facendo i nostri auguri, sia alla Giunta sia ai colleghi e a tutti i Gruppi consiliari, perché abbiamo un compito non facile. Cercheremo di andare verso un cambio di direzione di questa Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Colgo solo l'occasione per dire che sono questioni assolutamente politiche e non violazioni statutarie quelle della composizione dell'Ufficio di Presidenza.
Mi complimento con lei perché è stato nei tempi: grazie, collega Bertola.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente Innanzitutto mi permetta di iniziare questo primo intervento in Consiglio regionale facendo gli auguri al Presidente Chiamparino e agli amici e colleghi che compongono la sua Giunta.
Il risultato elettorale del 25 maggio ci attribuisce una grandissima responsabilità: l'attribuisce a tutti coloro che hanno responsabilità dirette di governo, l'attribuisce a tutti coloro che hanno la responsabilità come maggioranza di sostenere questo sforzo, ma l'attribuisce anche a tutte le opposizioni; l'attribuisce a quest'Aula in primis.
Su di noi c'è un carico enorme di speranza e quando ci si ferma a riflettere su questo dato penso che si venga intimoriti, nella nostra piccolezza di uomini e di donne, rispetto al peso delle aspettative che la comunità piemontese in questo momento riversa su di noi, a iniziare dalle aspettative di coloro che sono più deboli, che soffrono di più, che sono in attesa del nostro servizio sanitario, che sono alle fermate in attesa di essere trasportati dai nostri autobus, che hanno figli disabili e sperano di poter utilizzare, tramite i Consorzi, i servizi sociali che noi in qualche modo fatichiamo a finanziare.
Se questo carico di responsabilità grava su di noi, questo ci deve indurre ad essere responsabili e ad agire con sobrietà, ma anche con molta determinazione. Il risultato elettorale, infatti, porta sulle schede una scritta: fate le riforme! È stato detto più volte e noi lo crediamo profondamente. Riteniamo quindi che una delle parole chiave che deve guidare questa legislatura sia la parola "innovazione". Lei, Presidente Chiamparino, l'ha citata più volte: innovazione nell'azione di governo innovazione perché dobbiamo far fronte a bisogni che sono aumentati rispetto al 2005, quando alcuni come me sono entrati qui per la prima volta, con risorse che sono diminuite. Quindi, lei deve dare di più, avendo di meno. E questo implica un grande sforzo di innovazione.
Lei, Presidente, ha dato una risposta di metodo, che io apprezzo perch è una risposta data in una logica da padre o madre - si sa che nelle famiglie i soldi li gestiscono notoriamente le donne - di famiglia, cioè l'idea di iniziare a gestire bene le proprie risorse. Non si possono più fare debiti perché questo ci è precluso, non è più giusto eticamente scaricare il costo delle nostre scelte sulle generazioni future, chiedendo loro di pagare quello che noi non riusciamo a pagare, a meno che non si tratti di investimenti di lungo termine; ma questo è un altro paio di maniche.
Dobbiamo pagare i creditori e smettere di fare politiche da un lato per incentivare l'occupazione e per stimolare nuove aziende quando dall'altro non pagando o pagando tardi e male, facciamo fallire le imprese. Penso quindi che questo sia un dato molto importante che ha delle ricadute molto difficili, perché significa dire "rinuncio a delle scelte di spesa immediata per onorare gli impegni", ma credo che la credibilità della politica stia nell'onorare gli impegni. Noi troppo spesso abbiamo fatto gare e appalti - penso a quelli del TPL - e poi non abbiamo onorato gli impegni. Un'Amministrazione seria, se rispetta i cittadini, si pone in una logica liberale, ma sullo stesso piano, e quindi onora gli impegni che ha sottoscritto.
Presidente, nei primi 100 giorni lei avrà la sfida di dare alcuni segnali. Il primo segnale è sulle politiche di bilancio, su cui vi state muovendo in maniera determinata. Alcuni altri segnali sono quelli che lei ha già dato, come quello sul diritto allo studio. Dobbiamo imprimere un'inversione rispetto a quello che è stato fatto in questi anni con il taglio delle borse di studio, sapendo però che poi la cifra finale di questo intervento non è solo quella di consentire anche ai non abbienti di poter studiare, che è una cosa sacrosanta, ma quella di creare le condizioni, con gli interventi sullo sviluppo, per far sì che le persone che sono state formate qui possano trovare in questa terra una possibilità di lavoro e non dover fare la fine della ricercatrice - la Antonia Rotolo di turno - citata da La Stampa di sabato: eccellenza formata nel campo della biologia e della biomedicina dalle nostre Università e dai nostri Master, che poi è stata costretta ad andare altrove perché non trova in questa regione possibilità di lavoro che troverà invece, traendone fortuna all'estero.
Occorrono quindi subito interventi sul diritto allo studio, interventi sulle politiche sociali e qualche intervento sul trasporto pubblico locale per evitare che intere zone del nostro territorio siano abbandonate.
Lei ha citato poi le politiche per lo sviluppo, che ci portano a dover ragionare sui Fondi europei, che saranno una delle poche risorse che avremo a disposizione a questo fine.
Credo si debba fare un buon lavoro e so che ci sono la determinazione e la volontà di farlo. Chiedo però che venga fatto con occhi nuovi: non solo con i documenti burocratici - ma lo dico senza disprezzo - che analizziamo ogni volta che dobbiamo affrontare il tema della programmazione comunitaria, ma partendo da un lavoro che è stato fatto.
Penso a quell'e-book che è stato pubblicato da "La Voce" e che, caso unico nel mondo del giornalismo, è stato poi riportato ieri e nei giorni passati da tanti quotidiani nazionali.
Penso al lavoro di Perotti e Teoldi sul Fondo Sociale Europeo, che dà una ricaduta terrificante in numeri degli effetti dei nostri fondi europei fondi che costano perché sono cofinanziati da nostri denari italiani, non solo fondi comunitari. Ma fondi che spesso vengono utilizzati con una ricaduta effettiva e pratica, molto al di sotto di quello che succede in altri Paesi europei.
Se il dato è vero, ovvero che, da 21 mila partecipanti in Italia alle iniziative di formazione finanziata dai fondi europei, solo 1.600 completano l'attività e solo 233 sono occupati, se i dati che tutti i quotidiani hanno pubblicato ieri sono veri, dobbiamo capire meglio come intervenire per evitare di utilizzare male queste risorse.
Ha detto di voler attrarre investimenti, Presidente. Credo che in questi anni nel nostro territorio sia stato fatto. Lei ne ha un'esperienza diretta; penso all'intervento di General Motors, all'intervento su Denso e ad una serie di iniziative che hanno portato qui centri di eccellenza.
Credo che dobbiamo andare avanti fortemente su questa strada.
Sulla sanità lei ha parlato di ridare governo al sistema, dare dei segnali, riorganizzare la rete ospedaliera, centralizzare gli acquisti.
Siamo d'accordo, perché sono battaglie che abbiamo fatto in questi anni. Ma le chiediamo un segnale, Presidente. Noi saremo misurati dalla gente semplice su parametri molto semplici: quanti infermieri e quanti OSS metteremo in rete nei reparti di degenza degli ospedali e quali tempi di attesa garantiremo ai cittadini.
Le liste d'attesa, nonostante gli sforzi in questi anni, sono aumentate. Noi dobbiamo darci una meta ambiziosa; dobbiamo darci la meta di ridurle e di arrivare a tempi di attesa dignitosi, celeri e certi.
E credo che qui ci possa essere una seconda parola chiave da adottare ovvero emulazione. L'emulare è l'andare a copiare quello che oggi si chiamerebbe le "best practice", che è quello che hanno fatto i grandi liberali piemontesi quando hanno preso uno sperduto regno nel nord-ovest dell'Italia e l'hanno fatto diventare il capoluogo del Paese, facendo l'unificazione, cioè andare in giro per l'Europa a vedere come si stanno strutturando gli altri Paesi e le altre Regioni e andare semplicemente a prendere spunto dal meglio che c'è, senza necessità di inventare tante cose.
Io credo che noi possiamo avere l'aspirazione di creare la cartella o il fascicolo - chiamiamolo come vogliamo . digitalizzato, informatizzato per ogni paziente. Penso che sia possibile rendere digitale in una cartella, in un file o in un dossier tutto ciò che è stato fatto dal servizio sanitario su una persona, per evitare la duplicazione di spesa, la duplicazione di analisi, per cercare di dare efficienza utilizzando la tecnologia. Però dovremo concentrare in quel settore gli interventi.
Inoltre, c'è da riorganizzare la macchina, pensando in grande. Lei Presidente, si è già mosso sulla ATC; c'è la Società di Committenza Regionale che attende di essere riordinata; c'è la necessità di creare una società di riscossione che dia un servizio ai Comuni che dal 31 dicembre non potranno più utilizzare i servizi di Equitalia; c'è l'ARPA, che ha un proliferare di laboratori che fa invidia alla NASA, su cui forse un'attenzione della Giunta regionale sarebbe opportuna; c'è l'Istituto Zooprofilattico, che è stato gestito nella totale disaffezione degli anni passati, che deve ritornare ad avere una sua dignità.
E poi, visto che il tempo è tiranno, mi consenta ancora una riflessione sui costi della politica. Lei li ha citati, facendo propria una nostra battaglia elettorale. Di questo le sono grato, ma si deve andare avanti.
Noi ci faremo onere, perché sta a noi, di una proposta, sapendo che il Parlamento nazionale, su iniziativa del premier Matteo Renzi, sta andando in quella direzione.
Sui rimborsi elettorali, poco fa citati dal Capogruppo del Movimento 5 Stelle, c'è una legge che sta già dispiegando i propri effetti. Quindi, noi da legislatori dobbiamo muoverci nella logica di cambiare le norme, non di fare rinunce individuali. Stiamo andando nella logica di superarli Presidente, e credo che la sobrietà non potrà che rendere migliore il nostro lavoro.
Infine, chiudendo, credo che si respiri in questa Assemblea un'atmosfera nuova, un'atmosfera di collaborazione, che deriva anche dall'approccio di umiltà e di disponibilità al dialogo che lei ha avuto e dalle modalità con cui i Capigruppo delle opposizioni hanno appena interloquito.
Credo che sia fondamentale dare dignità a quest'Aula, che significa che quest'Aula deve essere la sede del confronto e del dialogo. Qui non ci sono soldatini di piombo, qui nessuno ha il monopolio della verità, men che meno noi, perché siamo consapevoli della necessità del confronto. Se lavoreremo insieme con spirito di ascolto, cercando assieme di concorrere al bene comune, credo che questa Regione ne avrà giovamento.
Tommy Lasorda, il grande profeta del baseball americano, che è un italo americano, suole sempre dire: "La differenza tra il possibile e l'impossibile sta nella determinazione delle persone".
So che lei, Presidente, ha determinazione e noi cercheremo di aiutarla in questo percorso. Se lavoreremo insieme tutti, maggioranza ed opposizione, nel rispetto dei ruoli diversi, credo che questo Piemonte potrà davvero beneficiare del lavoro di quest'Aula e quindi quest'Aula potrà tornare ad avere la dignità che le spetta. Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del gruppo Estate Ragazzi della Parrocchia "Gesù Operaio" di Torino


PRESIDENTE

Saluto il gruppo "Estate Ragazzi" della Parrocchia "Gesù Operaio" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Assistete ad un dibattito politico che segue alle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta regionale, Sergio Chiamparino.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Illustrazione, da parte del Presidente della Giunta regionale, del programma di governo per la legislatura (ai sensi dell'articolo 50 dello Statuto) e relativo dibattito (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo quindi con il dibattito.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Gancia; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Signor Presidente, colleghi, vorrei salutarvi dicendovi "cerea".
"Cerea" era il saluto che Vittorio Emanuele II usava per i cittadini gli amici, i Ministri e i parlamentari. Viene dal greco antico "kero" ovvero salute.
Il nostro Piemonte è tutt'uno con la civiltà greco-latino cristiana ora ignorata e rinnegata persino dall'attuale Unione Europea.
L'Unione Europea è una realtà che, proprio noi, dal Piemonte, dovremo umanizzare, perché ora, come lei ha accennato, è una realtà senza anima.
Abbiamo l'onore e sentiamo l'onere di rappresentare tanta parte del Piemonte in questo Consiglio. Io arrivo dalla "Provincia Granda", che è stata una terra che ha dato i natali a Giovanni Giolitti e a Luigi Einaudi ed è la terra dove Cavour imparò ad amministrare come Sindaco di Grinzane.
È una regione storica: la Provincia di Cuneo è nata prima dell'Unità d'Italia. È una regione morale, è una regione civile.
Rappresentiamo qui la gente. Lo dico a tutti: "la gente" non è un termine spregiativo, ma è un termine indicativo del genus, della stirpe, di un'identità alla quale si tiene, alle quale teniamo, perché è il patrimonio originario.
I piemontesi esprimono il legame tra la terra e quanti l'hanno abitata difesa, elevata. Ne abbiamo la prova proprio dalla Provincia di Cuneo: non saremmo mai arrivati ad avere il riconoscimento delle Langhe, Monferrato e Roero quale sito mondiale dell'Unesco se non ci fossero stati 2.500 anni di fatica delle genti che hanno dissodato, arato e raccolto. E condivido con lei che la battaglia della difesa del suolo è una delle battaglie più importanti che saremo chiamati a fare.
Condivido molto di quello che ha detto. Credo che però sia importante e fondamentale ridurre il peso che ha questo Consiglio e la legislazione di questo Consiglio sui cittadini. Lo Stato sta entrando ovunque e dappertutto.
Noi dobbiamo fare un passo indietro rispetto alle famiglie e alle imprese. La Regione non deve più essere vista come simbolo di intralcio per le imprese rispetto al normale incedere del lavoro.
Abbiamo anche una secolare lezione di libertà con il rispetto delle minoranze religiose. Proprio su questa base, noi chiediamo altrettanto rispetto da parte di quanti oggi vivono in Piemonte, qualunque ne sia la fede religiosa, e sentiamo di dover tutelare anche quanti non ne abbiano alcuna.
È forse arrivato il momento di riprendere in esame i cardini della cittadinanza, non meno importante di quanto lo siano il lavoro e lo sviluppo sociale, sui quali non mi soffermo non perché non li senta, ma perché sono ormai logorati da troppe parole di chi ne parla a vuoto.
Una miriade di persone si sono sacrificate per un'idea, che sentiamo e facciamo nostra: il federalismo interno ed europeo, quello sognato da Duccio Galimberti, da Dante Livio Bianco e da quanti scrissero la Carta di Chivasso, fondamento di una concezione dell'autonomia, non il paravento di oligarchie, ma l'espressione di cittadini liberi. E in quest'Aula Presidente Chiamparino, voglio ringraziarla per quanto lei ha fatto per i costi standard.
Lei sa quanto impegno c'è in questo momento nel Paese per introdurre nella Carta Costituzionale i costi standard. E c'è una parte politica (non solo politica, anche geografica) che purtroppo si è rivelata molto restia.
Ce la stiamo facendo, ma le chiedo cortesemente di continuare a rappresentare questo obiettivo, perché abbiamo una storia troppo importante perché lei non lo faccia. La Conferenza Stato-Regioni, tanto per intenderci, non può essere più solo ed esclusivamente la "casa di Errani" (entriamo un po' nella ciccia!).
Anche il taglio di 700 milioni di euro applicato alle Regioni influenzerà ovviamente la nostra e la vostra azione. Non c'è ancora il decreto per quel che riguarda il riparto, però sui conti ci terrei a ringraziare il qui presente Pichetto Fratin - noi lo chiamiamo ancora "Vicepresidente" e "Assessore" - per tutto quello che ha fatto. Un ringraziamento va rivolto anche al Presidente Roberto Cota, perché quando si è insediato qua in Piemonte non avevamo idea - io appartengo alla Lega Nord, quindi uso il plurale in tal senso - di quali fossero i conti, così come credo non ci sia ancora adesso un'idea, e lo dico assumendomi tutta la responsabilità di quanto sto affermando.
Un'ultima considerazione: le dicono tutti che non vogliono fare "opposizione", ma solo "opposizione costruttiva".
Noi le diciamo, invece, che faremo opposizione. Noi siamo l'opposizione. Non significa contrapposizione fondata su pregiudizio, ma controllo. Credo che ogni maggioranza responsabile gradisca avere un'opposizione libera e schietta.
Ma l'opposizione ha un bisogno fondamentale, che è l'attenzione da parte degli operatori della comunicazione - quotidiani, periodici, giornali on line, studiosi, cittadini - disinteressati e al tempo stesso interessati al bene pubblico. Questo Piemonte ha una straordinaria tradizione di giornalismo libero. In Torino nacquero quotidiani che hanno fatto la storia: dalla Gazzetta del Popolo a Il Risorgimento, dal cattolico L'Armonia ai tanti, tanti altri.
Il giornalismo piemontese vanta nomi quali Don Giovanni Bosco, Antonio Gramsci, Piero Gobetti: furono tutte espressioni del dissenso necessario delle profezie, delle capacità di guardare oltre. Ai giornalisti, di qualunque orientamento siano, noi diciamo: "Abbiamo bisogno di voi". Spesso noi arriviamo dopo, quando voi siete già arrivati, e magari non lo scrivete. Aiutateci a migliorare. Costruiamo un Piemonte all'altezza della sua storia: una Regione di frontiera, una cerniera dell'Europa dei popoli.
Buon lavoro, Presidente, buon lavoro a tutti i colleghi, e cerea a tutti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Gancia.
Ha chiesto la parola il Presidente Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Presidente Chiamparino, in questo suo discorso di insediamento ha annunciato di voler perseguire tanti coraggiosi obiettivi; obiettivi che trovano anche il nostro consenso e la nostra approvazione, a partire dallo snellimento della mastodontica struttura regionale. Su questo, con un po' di autocritica da quella parte di centrodestra che, per esempio, in passato, sbagliando, si è opposta allo scioglimento di SCR, si può dire che ci sarà il massimo supporto. Così come sull'introduzione della sburocratizzazione, promettendo - che vuol dire, però, mantenere l'impegno di offrire burocrazia zero a chi voglia venire ad investire sul nostro territorio. O, ancora, sulla "riscossione amica", un annuncio importante per sottrarre gli imprenditori e le famiglie del nostro Piemonte dalle angherie di un'Equitalia che ha dimostrato, ormai, credo per ammissione di tutto l'arco costituzionale, una inumanità che non è solo antieconomica, ma è inaccettabile.
Per continuare con la liberalizzazione dei trasporti, con il coinvolgimento dei territori e dei Comuni rispetto alla realizzazione delle grandi opere.
Il rafforzamento, in ambito sanitario, della rete del territorio per poter alleggerire e quindi sviluppare le eccellenze della rete ospedaliera.
Sono tutti obiettivi sicuramente compatibili con la nostra visione del mondo e della politica, sui quali non abbiamo alcun problema ad annunciare un apporto costruttivo e di collaborazione. Fermo restando, però, che alzare tutte queste aspettative su battaglie così coraggiose imporrà a noi dell'opposizione anche l'onere di vigilare sulla effettiva realizzazione di questi obiettivi.
Su tanti altri temi nodali dell'azione politica e amministrativa della nostra Regione sicuramente la nostra opposizione si farà sentire, anche in maniera piuttosto forte.
Sono contento che si sia dato ampio spazio al lavoro e all'impresa nell'ambito del suo programma di Governo. È anche vero, però, che dobbiamo dirci chiaramente di quale lavoro e di quale impresa stiamo parlando: c'è da una parte, una grande industria, con le spalle già sufficientemente larghe, che tanto ha avuto dal pubblico e che poco ha restituito al territorio, senza mai sentirsi o essere stata vincolata ad un patto territoriale, inseguendo dinamiche globali che spesso l'hanno indotta a portare investimenti, sviluppo e occupazione all'estero; c'è, poi, un altro tipo di impresa, che è la piccola e media impresa, il mondo dell'artigianato, il mondo dell'agricoltura, già ricordato da tanti colleghi che mi hanno preceduto. Questo è un mondo su cui, in realtà, dal fronte pubblico, si è spesso percepito più che altro il carico fiscale l'assenza di risposte, l'assenza di sostegno. E dall'altra parte si è risposto sempre con un forse inevitabile ma convinto legame di amore con il territorio.
Io ritengo che nella sfida che ci si presenta sull'utilizzo dei fondi europei si debba compiere una scelta politica coraggiosa ma coerente, di sostegno a quel mondo che non ha tradito il territorio; a quel mondo che sconta, in un mercato globale, forse dei limiti di struttura, che è compito del nostro Ente regionale andare a colmare e a sostenere. Questo perch abbiamo ricordato più volte che il Piemonte è una terra di eccellenza, che tanto ha da dare al resto del mondo e quindi tanto avrebbe da esportare, e tanta ricchezza avrebbe da portare in cambio di queste esportazioni.
Credo che solo una politica trasparente, aperta ed inclusiva di tutti i piccoli protagonisti di questo mondo possa davvero risollevare le sorti economiche del nostro territorio.
Lo dico perché in una necessaria attuazione dei programmi operativi e dei disegni strategici unitari di impiego di questi fondi europei, dobbiamo smetterla, io penso, di affidarci eccessivamente a cabine - definite "di pilotaggio" - che spostano l'asse decisionale troppo su quel mondo finanziario che tante responsabilità ha sulla stretta al credito del mondo produttivo, che tante responsabilità ha sulla finanziarizzazione di un'economia che tradisce sempre di più quella reale a scapito, appunto, di quella finanziaria.
Sono invece i grandi mondi, magari poco controllabili politicamente, ma proprio per questo più liberi e meritevoli di sostegno, dei piccoli protagonisti che vanno sostenuti e supportati in una sfida globale che non deve vederli soccombere rispetto a una competizione economica spesso spropositata e ingiusta.
Dall'altra parte, un altro tema che è stato toccato è quello della casa. Io, Presidente, anche per l'esperienza che ho riportato in questi anni di Consiglio comunale a Torino, mi sento di dirle che la legge regionale sulla casa non funziona: va ampiamente cambiata, vanno snellite le procedure di accertamento dei punteggi, delle graduatorie e delle assegnazioni. Ciò perché l'attuale emergenza abitativa, in particolare del capoluogo - ma ormai si sta estendendo alla provincia e, da quello che sento, anche alle altre province piemontesi - rischia di essere una bomba sociale, poiché le ripercussioni della disoccupazione e le ripercussioni dei cali di reddito portano a un'insostenibilità sul tema della casa da parte di famiglie che un tempo avremmo definito benestanti e agiate e che invece, adesso scivolano nella miseria, andando ad infoltire quella grande fascia di popolazione che ormai rientra nelle nuove povertà.
E allora, Presidente, le chiederò anche il coraggio di abbracciare delle sfide un po' innovative: l'idea dell'autorecupero, per cercare di valorizzare quell'enorme patrimonio immobiliare ERP che al momento giace inutilizzato e giace addirittura come onere fiscale, mentre migliaia di famiglie si ritrovano con delle istituzioni che gli concedono formalmente la titolarità di un diritto, assegnandogli spesso maxi punteggi, ma che poi mancano colpevolmente nella garanzia concreta dell'attuazione di quel diritto: quello sacrosanto ad avere un tetto sulla testa.
Sui giovani, sono contento che questa Regione sia stata capofila nella sperimentazione del progetto "Garanzia giovani". Tuttavia devo ricordare che questo progetto comporta un passo indietro rispetto al progetto dei precedenti Governi, in particolare del progetto "Diritto al futuro" promosso dall'allora Ministro Meloni (peraltro presentato in anteprima proprio in questo palazzo regionale, con la Consulta regionale dei giovani), che non solo andava a incentivare le assunzioni dei giovani, ma andava anche ad incentivare la stabilizzazione del lavoro precario giovanile. Anche perché, in realtà, spesso ci troviamo ad affrontare statistiche che non raffigurano l'effettiva portata del disagio giovanile: spesso viene qualificato lavoro ciò che lavoro sostanzialmente non è (lavoro eccessivamente precario, lavoro eccessivamente sfuggente eccessivamente mal o poco retribuito), che non garantisce ai giovani la concreta autonomia e indipendenza economica e non consente loro di potersi creare un percorso familiare o, comunque, di autonomia dalla propria famiglia di appartenenza.
Sull'agricoltura già molto si è detto, mi limito solo a riportare l'attenzione sui temi e le urgenze che le associazioni di categoria ci hanno evidenziato: la necessità di riprendere la legge regionale che si è impantanata sul riconoscimento e la normazione delle professioni legate al mondo dell'agricoltura, così come l'esigenza di affrontare il tema della caccia senza paraocchi ideologici, capendo qual è la reale portata che una normativa di questo tipo ha sui delicati equilibri, anche ambientali, del nostro territorio. Così come anche, per esempio, la tutela del suolo a uso agricolo, già citata dalla collega della Lega Nord, e anche l'agricoltura sociale, che può rappresentare una nuova frontiera per affrontare l'enorme disoccupazione e le molte difficoltà di reinserimento di tanti soggetti nel mondo del lavoro.
Voglio terminare affrontando però ancora tre o quattro criticità che ho rilevato nel suo discorso. L'immigrazione temo che sarà un campo che ci vedrà fermamente contrapposti. Questo lo voglio dire perché, mentre oggi stiamo parlando e raccogliamo la sua disponibilità - già annunciata in Prefettura, da quello che abbiamo letto dai giornali - di accogliere 800 profughi della nuova ondata (vedremo se se ne aggiungeranno altri). Ebbene ci tengo a ricordarle che, mentre qui stiamo parlando, a pochi chilometri in linea d'area, in particolare nella cattedrale nel deserto che avete realizzato nel villaggio olimpico, zona ex MOI, in questo momento ci sono centinaia di immigrati (forse rifugiati, forse clandestini, chi lo sa?) con addosso la veste di rifugiato, che al momento stanno occupando palazzine e palazzine che dovevano essere il fiore all'occhiello dell'architettura olimpica e che adesso sono diventate un ghetto senza pari nella Torino sud dei nostri giorni. Una ferita aperta, alla quale purtroppo il Comune, nascondendo la polvere sotto il tappeto, si è limitato a riconoscere una residenza fittizia; un'emergenza nei confronti della quale non si è sviluppata alcuna concreta e credibile soluzione. Quello che mi sento di dirle è che, finché non è garantita una soluzione all'emergenza che già abbiamo, è assolutamente irresponsabile manifestare disponibilità ad accogliere altri profughi, non perché ci sia la crudeltà di non volerlo fare, ma perché non ci sono le risorse e la disponibilità per mantenere degli impegni credibili d'integrazione.
Guardi, sulla famiglia una parola la devo dire. Le riconosco di aver avuto il coraggio di non aggirare il tema, però, da quando lei è Presidente della Regione, ritengo che non si possa permettere di concedere patrocini e accordare la sua presenza istituzionale alla leggera. Il "Torino Pride" che lei ha onorato del patrocinio regionale, aveva e ha una piattaforma rivendicativa politica con dei temi molto concreti e delle posizioni estreme, a partire dal riconoscimento delle adozioni di minori per le coppie omosessuali, posizione che dubito che la maggioranza di questo Consiglio condivida e sono certo che la maggioranza dei cittadini della nostra regione non condivida.
Un ultimo passaggio lo faccio sul rapporto che dovrebbe avere con il Governo. Noi abbiamo sentito dai media tante promesse da parte dei suoi Assessori di fondi che avremmo o staremmo per recuperare da Roma. È una notizia che, anche se dall'opposizione, chiaramente ci allieta nell'interesse del territorio. Auspichiamo che non siano le ennesime promesse da marinaio del Governo Renzi, perché parlando dal capoluogo piemontese, di cui ho maggiore esperienza, posso veramente ricordare gli schiaffi che nel giro di un mese e mezzo questo Governo ha già rifilato al capoluogo, partendo dal ritiro dell'Authority dei trasporti, che era stata promessa, continuando con la disdetta del vertice europeo contro la disoccupazione giovanile, rinviato e pare spostato a Bruxelles, continuando col declassamento confermato dello scalo aeroportuale di Caselle e concludendo con la messa a rischio dei milioni annunciati per le opere di compensazione in Val Susa.
Quello che tutti, penso, opposizione e maggioranza, ma soprattutto noi di Fratelli d'Italia, esigiamo da lei, a scapito del monocolore che la unisce all'attuale premier e forse anche comunanza correntizia, è che quando interloquirà con Matteo Renzi vada a sbattere i pugni nell'interesse del nostro territorio, perché di prese in giro il nostro territorio si è ormai stufato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie.
Caro Presidente e gentili colleghi, un nuovo inizio è davanti a noi.
Siamo tutti chiamati a restituire credibilità a un'istituzione, a ridare fiducia e speranza a un'intera comunità. Come ricordava il Presidente, lo faremo con umiltà e dedizione.
In questi anni, dall'opposizione, siamo stati al fianco dei cittadini piemontesi più giovani, dei tanti studenti universitari nei giorni in cui protestavano contro il taglio delle borse di studio.
Fino al 2010-2011, il Piemonte è stata, insieme al Trentino Alto Adige l'unica Regione italiana ad aver sempre erogato la borsa di studio agli idonei. Oggi la nostra ex Regione virtuosa è piombata al 18° posto, sotto la Sardegna e appena sopra la Calabria e la Campania.
Conosciamo purtroppo i numeri di quello che chiamiamo "delitto allo studio": nel 2012, 3.657 borsisti su 11.872 idonei; nel 2012-13, 5.025 borsisti su 10.039 idonei.
Ecco, vorremmo inaugurare il nostro lavoro nel nuovo Consiglio regionale a partire da loro, dai più giovani, non solo con il reintegro pieno delle borse di studio per gli idonei, ma anche intervenendo da subito per fermare l'emorragia di chi va via perché non trova opportunità e contemporaneamente, come diceva lei, Presidente, agendo sulla leva dell'attrattività.
Vogliamo tornare a essere una comunità aperta, che accoglie studenti da tutta Italia e da tutto il mondo, non facendo perdere agli atenei piemontesi ulteriori posizioni nei ranking nazionali ed europei.
Poi c'è la scuola. Oggi percepita, come ci ricorda il CENSIS, come un'istituzione in decadenza, il cui fine, ovvero la capacità di essere "ascensore sociale", sembra dimenticato.
Secondo il rapporto del CENSIS, il raggiungimento di alti livelli di istruzione ha ancora un ruolo ambivalente nel favorire il processo di promozione sociale, in quanto condizionato fortemente dalla posizione sociale di origine e dalla strutturazione del mercato del lavoro.
La scuola non può essere più un terreno in cui ci si esercita solo a contenere la spesa pubblica in nome dell'austerità. Anche per questo la legge 28 deve essere migliorata privilegiando l'aiuto alle scuole pubbliche dello Stato e degli Enti locali, frequentate - lo ricordiamo a tutti - dal 95% circa degli studenti in Piemonte.
La doppia graduatoria - che sia chiaro - oggi vigente va superata perché ha dimostrato di poter essere facilmente usata da chi ha preferito finanziare in modo principale la graduatoria di coloro che frequentavano le scuole paritarie private.
Non possiamo, ancora di più in un momento di crisi come questo destinare risorse alla cosiddetta "libertà di scelta" a scapito del diritto allo studio.
Come avrete capito, vogliamo ripartire dalla generazione "zero", per arginare da subito un'altra piaga che mina le fondamenta della nostra società: la disoccupazione giovanile.
L'IRES Piemonte in un suo recente lavoro ci segnala che la crisi sembra aver fatto esplodere due apparenti paradossi del rapporto dei più giovani con il lavoro: meno numerosi diventano i giovani, più ridondanti risultano sul mercato del lavoro; più si alza la scolarizzazione delle nuove generazioni, meno facile sembra diventare il loro rapporto con il lavoro.
Non è solo colpa della crisi: il resto lo fanno le politiche sulle pensioni, sul lavoro, sugli ammortizzatori sociali e sulla fiscalità.
Sappiamo tutti quanto è stata drammatica la recessione in Piemonte: il bilancio del 2013 è impietoso. La perdita effettiva di aziende, al netto cioè dei cambi di settore, è di 7.858 realtà.
Le ricadute del fenomeno recessivo si sono abbattute con forza sul mercato del lavoro. Dati recentissimi ci dicono che al 30 giugno la CIGS in Piemonte riguardava 484 aziende/unità produttive con 32.995 lavoratori coinvolti; la cassa in deroga 28 mila lavoratori.
Laddove il ricorso alla cassa integrazione diminuisce, emerge soprattutto la costante erosione della consistenza occupazionale: ci sono meno occupati da porre in CIG e quelli che ci sono lavorano con modalità sempre più precarie e discontinue, tali per cui i periodi di non lavoro semplicemente non sono coperti da nulla.
Questo quadro ci dice che è sempre più indispensabile una "riforma degli ammortizzatori sociali a carattere inclusivo e universale" che estenda il sostegno al reddito anche ai precari e a tutte le tipologie contrattuali subordinate e parasubordinate.
Per questo la nostra proposta di un Green New Deal piemontese è una risposta a questa crisi: creare posti di lavoro dove le competenze dei singoli vengano valorizzate, tramite investimenti mirati che producano allo stesso tempo benefici per tutta la collettività.
La strategia Europa 2020 per i Fondi Strutturali 2014/2020 è un'opportunità per progettare investimenti mirati in innovazione e sviluppo, riqualificazione del territorio, turismo e agricoltura sostenibili e produzioni con alti tassi occupazionali.
Solo così potremo rispondere al dramma della disoccupazione tempestivamente, senza attendere un futuribile ma quanto mai dubbio nuovo boom economico che impiegherebbe non meno di quindici anni per riportare l'occupazione a livelli fisiologici.
Per questo sono necessari un piano straordinario di investimenti pubblici e privati, con uno sforzo anticiclico e con una parte dedicata del bilancio regionale.
I piani di intervento possono essere tanti: la protezione e la messa in sicurezza del territorio; la bonifica e la riqualificazione ambientale di aree urbane, rurali, produttive, industriali e militari (si sensi, qui in Piemonte, al tema ancora non risolto dello smaltimento delle scorie radioattive) - la prego, Presidente, denuclearizzi per la prima e ultima volta questa regione, prima che la pianura Padana venga cancellata dalla prima ondata malevola che potrebbe arrivare nei prossimi anni - il recupero, la ristrutturazione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici pubblici, con priorità per quelli esposti al rischio sismico e dell'amianto; la ristrutturazione degli ospedali pubblici; l'incremento, il recupero e la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico destinato o da destinare a prima abitazione e a iniziative di coabitazione e di condivisione del lavoro.
E poi serve la riconversione ambientale e sostenibile dell'industria, a partire, per quanto ci riguarda e per quanto riguarda il territorio, dal cambiamento del settore automotive - come diceva.
Ho accennato agli ospedali pubblici, ma vorrei spendere due parole sulla sanità nel suo complesso.
Il diritto costituzionale alla salute è stato messo a dura prova dalla Giunta Cota.
I danni prodotti nella nostra regione dai tagli lineari sono evidenti.
Bisogna smettere di associare la sanità solo ai costi e abbinarla, invece ai risparmi: di sofferenza, di emarginazione, di inabilità, di solitudine.
La sanità è un settore che impatta positivamente sull'economia - come diceva - e può essere uno strumento di politiche anticicliche nei momenti di depressione, soprattutto se, come ha detto lei, Presidente, saprà attrarre e generare innovazione e ricerca, e, soprattutto, saprà informatizzarsi.
È necessario investire sulla sanità di prossimità e di continuità rivedere le politiche tariffarie dei non autosufficienti, come diceva il Consigliere Gariglio; promuovere, attraverso i Piani di salute, stili di vita sani in collaborazione con la società civile; garantire una sanità attenta al genere, che tuteli e non ostacoli la libertà di scelta delle donne in primis in tema di maternità e di sessualità.
Per questo occorre rinegoziare il piano di rientro, rinunciando all'idea di fare in fretta tagli e cambiamenti.
A proposito di salute ambientale, la Regione Piemonte può aiutare le città piemontesi, a partire dal suo capoluogo, a lasciarsi alle spalle l'immagine della smog city del secolo scorso. Promuoviamo insieme a loro biciplan, pedonalizzazioni, quartieri a velocità 30 e moderazione del traffico in tutte le vie secondarie, si può fare anche a livello regionale.
Ma soprattutto difendiamo il Trasporto Pubblico Locale, umiliato da tagli ripetuti, e incentiviamo l'integrazione tra ferro e gomma, a partire dal rilancio di GTT e del nodo ferroviario metropolitano, rendendolo, così come abbiamo detto, il primo passo verso la metropolitana regionale.
Come sapete, per SEL continua ad essere ferma la posizione non favorevole alla Torino-Lione e al Terzo Valico, e come potete immaginare il problema per noi non sta nel prendere atto dell'avanzamento dei progetti ma nell'individuare altre priorità nella mobilità pubblica collettiva, a partire dai diritti delle decine di migliaia di lavoratori e studenti pendolari che ogni giorno scelgono i treni e i pullman pubblici per spostarsi e raggiungere il lavoro e i luoghi di studio.
La rete ferroviaria piemontesa è estesa e capillare: circa duemila chilometri di linee che potrebbero essere decisivi nello spostare dalla gomma al ferro una grossa fetta dei trasporti di passeggeri e di merci, sia su base locale, sia su base interregionale e internazionale.
Dobbiamo orientare la nostra attenzione verso lavori di interesse diffuso e immediato, per il ripristino delle linee soppresse e il mantenimento, il potenziamento e la riqualificazione dei servizi e delle infrastrutture esistenti.
Non ho più tempo, vorrei parlarvi tanto di casa e di cultura, spero che lo faremo senza tanti slogan, anche perché i numeri della casa sono drammatici, i 3.600 sfratti di Torino parlano per tutto. Intanto, dobbiamo progettare i fondi salvasfratto, non è possibile che siano solo le città capoluogo a pensarli e, dall'altro, dobbiamo progettare l'attesa, perché i nostri servizi di prima accoglienza non sono adatti alle famiglie, e noi non possiamo accettare che le famiglie vivano per strada, anche se non hanno quei diritti o per morosità incolpevole.
Per quanto riguarda la cultura, vi prego, non ragioniamo solo sulle ricette preconcette. La cultura è così perché è varia, perché sono i nostri granai le nostre biblioteche; anche perché ricordatevi che il privato non finanzia quello che noi non vogliamo finanziare; al privato magari, a proposito di pubblicità, conviene finanziare un evento proprio perché è pubblico e attira più gente. Quindi, vi prego, soprattutto dovendo riformare la legge, evitiamo di parlare per slogan, perché così non risolveremo niente.
Fatemi terminare il discorso sulla lotta alle mafie.
L'operazione San Michele è l'ennesima conferma del radicamento delle Mafie al nord. Come ha ricordato, Presidente, "sano" non significa "immune" o "impermeabile". Servono maggiori controlli nei cantieri. Significa conoscere la differenza fra la "forma" e la "sostanza" di un appalto significa controllare anche la gestione illecita di enormi quantitativi di rifiuti "speciali".
Oltre al movimento terra, il fenomeno da analizzare con tutto il nostro impegno è quello delle cave: un elemento sensibilissimo nella filiera criminale delle mafie. Infatti, nell'ordinanza si apprende dell'interesse strategico del gruppo, al fine di infiltrarsi nei lavori di realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione, nella gestione della cava utilizzabile come deposito di rifiuti speciali per le ditte "amiche" che avrebbero lavorato nella TAV, nonché come luogo per la frantumazione dei rifiuti già presenti sul posto o comunque acquisiti, da reimpiegare nei lavori della TAV - tra virgolette tutto questo.
Ci appelliamo al nuovo Presidente Sergio Chiamparino e alla Giunta affinché sia sempre più alta l'attenzione sul rischio di infiltrazioni mafiose e di illeciti legati alle infrastrutture, in particolar modo alle grandi opere attorno a cui circolano grosse quantità di denaro. Non basterà una task force - lo dico subito - o un commissario per la legalità; servirà tutta la passione civile possibile.
Presidente, contiamo veramente su di lei, sulla sua capacità di compiere scelte e di raggiungere obiettivi, per aprire un dibattito e squarciare il velo sui rapporti tra mafia, politica, affari e consenso.
Presidente, Assessori e Consiglieri, diamo tutti gli strumenti possibili alla Commissione antimafia di questa Regione affinché abbia la possibilità di liberare il nostro territorio da questi parassiti con le mani sporche di veleni e di sangue. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente del Consiglio. Buongiorno, Presidente Chiamparino buongiorno a tutta la Giunta. In particolare modo mi premeva salutare quelli che ho avuto modo di conoscere come Consiglieri nella scorsa legislatura: l'Assessore Cerutti, l'Assessore Pentenero e l'Assessore Reschigna che avrà l'arduo compito di portare avanti e sostenere la pesante delega del bilancio. Pesante perché chi è stato Consigliere almeno in una legislatura - e anche più - più o meno conosce, anche se giustamente la Consigliera Gancia ha detto che precisamente nessuno li conosce, i dettagli oscuri del bilancio della Regione Piemonte.
Mi rendo conto che siamo nella prima seduta delle dichiarazioni di intenti, non vorrei rompere questo piacevole clima di cordiale collaborazione, ma ovviamente mi preme sottolineare che noi non siamo neanche lontanamente soddisfatti di come sono andate le elezioni (ci mancherebbe, sarebbe stato a parti rovesciate).
Non siamo neanche rassicurati dal discorso del Presidente della Giunta molto pacato, molto rassicurante e molto diverso da quello che fece il Presidente Cota. Chi c'era nella scorsa legislatura si ricorderò che finì non dico in rissa, ma fu quasi un dibattito politico molto forte. Anche perché i programmi, l'illustrazione dei programmi di solito sono tutti molto simili. A parole sono tutti molto belli. Ho sentito un po' di imbarazzo negli interventi dei Capigruppo intervenuti prima che dicevano "in tanti punti ci riconosciamo". Potremmo dirlo anche noi, tranne ovviamente, il punto nodale dell'Alta Velocità.
Su questo, tra l'altro, sottolineo un apprezzamento al pronunciamento del Capogruppo di Sinistra Ecologia e Libertà sulla contrarietà del Gruppo all'opera. Contrarietà che mi suona un po' complessa e difficile comprendere a fondo quando, ovviamente, il partito che lei rappresenta è in una colazione che è a favore dell'Alta Velocità, ma si sa che questo è un po' l'anima multiforme delle coalizioni che permette di prendere abilmente è una mia interpretazione lecita - consensi da una parte e dall'altra.
Una dichiarazione di intenti programmatica sicuramente pacata, che rispecchia quel programma minimale ed essenziale che è stato presentato nel suo sito internet cui faceva riferimento il Capogruppo di Forza Italia Pichetto. Talmente essenziale e minimale da lasciare un po' basiti i lettori di detto programma. Una serie di slogan comprensibili a tutti, o quasi. Nel senso che alcuni punti non erano neanche tanto chiari. Come ha già ricordato il Capogruppo Bertola, occorre creare un clima di fiducia per creare posti di lavoro, non basta dare una pacca sulla spalla agli imprenditore e dire "state sereni", per usare una definizione che poi è diventata storica, ma che porta a tutt'altro significato.
La situazione del Piemonte la conosciamo, l'hanno detto alcuni Consiglieri che sono intervenuti prima: siamo la Regione del Nord messa peggio. Su questo, dobbiamo dircelo, lo sappiamo, i dati li conosciamo. A livello di disoccupazione generale e disoccupazione giovanile siamo la regione del nord Italia che sta peggio. Dovremmo fare, quindi, un'analisi da questo punto di vista e capire perché. Capire cosa non ha funzionato.
Il Consigliere Gariglio citava correttamente lo studio sui cattivi ritorni degli investimenti dei Fondi europei che siano FES o che siano FESR, noi ne abbiamo avuto un esempio con questo Consiglio regionale.
Il Piano occupazione del lavoro che fece la Giunta Cota in un'analisi del ritorno dei posti lavori (l'aveva citato spesso la Consigliera Artesio), non aveva prodotto praticamente posti di lavoro in più. Noi avevamo dato 400 milioni di euro alle aziende e non c'era stato ritorno occupazionale, vuol dire che quei fondi, magari, erano stati utilizzati per fare innovazione tecnologica o quant'altro, ma non si erano ottenuti posti di lavoro.
Voglio ritornare su un punto del discorso del Presidente Chiamparino su un'apertura - forse l'apertura più interessante del discorso che ha fatto, anche se non ha usato la definizione precisa - quella di un sostegno al reddito, anche al di là, o in complemento, agli ammortizzatori sociali adesso conosciuti che sono stati riformati dalla Riforma Fornero in ASpl e Mini ASpl ecc.
A parte che ce lo chiede l'Europa, quindi una volta tanto fare una cosa che ci chiede l'Europa che non siano solo grandi opere che noi riteniamo su basi di dati scientifici, inutili per trasformare il Piemonte in una piattaforma strategico-logistica, come lei ha definito, e che a me fa un po' inorridire, io preferirei pensare al Piemonte come patrimonio dell'Unesco, come recentemente ha riconosciuto le Langhe, il Roero e il Monferrato.
Investire risorse in opere inutili è veramente uno spreco. Il reddito minimo garantito, chiamiamolo così perché la definizione è questa, che ci chiede l'Europa, sarebbe una grande rivoluzione da fare. Mi chiedo se è solo un discorso politico che ha fatto rilanciando la palla al Presidente del Consiglio Renzi, che deve essere lui a trovare risorse, oppure se la Regione Piemonte può iniziare a pensare ad una legge, ad una proposta di legge, e trovare delle risorse per intervenire concretamente sul territorio, insieme all'altro grande tema della casa. In effetti stiamo sul concreto: sono queste le emergenze.
Pensare di destinare una parte del Fondo Sociale Europeo che serve per l'inclusione. Le linee strategiche della programmazione 2014-2020 parlano di inclusione sociale e non solo di occupazione lavorativa, ma anche di evitare l'emarginazione. In questo senso, introdurre un reddito minimo garantito sarebbe veramente rivoluzionario da parte della Regione Piemonte finanziandolo però. Ricordo una legge della Bresso a fine legislatura inizio campagna elettorale 2010, che aveva proposto un finanziamento una tantum, non so se i colleghi presenti nell'VIII Legislatura lo ricordano che poi non venne finanziato. Fare le cose e finanziarle.
Sul tema della sanità, che è l'altro grande tema, da una parte l'emergenza crisi occupazionale casa e reddito, sopravvivenza. Il tema della sanità è veramente fondamentale, da trattare non ci riuscirò in due minuti, ma avremo molto tempo. Nel suo discorso mi è sembrato di recepire non proprio una coincidenza totale con l'Assessore Saitta. L'Assessore Saitta nei giorni scorsi mi era sembrato un po' più moderato di lei.
L'Assessore aveva parlato di una sanità con una riforma dai piccoli passi mi fa male riconoscere che ha ragione, ma ha ragione perché non possiamo partire, come è stato fatto nella scorsa legislatura, e noi stessi nel nostro programma abbiamo detto questo, non grandi riforme che si scontrano vanno finire contro un muro e non si riesce ad ottenere nulla.
Quando lei ha parlato di "radicale trasformazione della rete ospedaliera e territoriale della gestione della sanità", cercheremo di capire in Commissione sanità cosa si intende. Sono anche d'accordo sul fatto che se non ci sono i fondi e se Roma non li mette, adesso sono arrivati 180 milioni di euro in più sulla sanità, sulla spesa corrente quindi usiamoli per assumere personale. I nostri ospedali non ce la fanno più, manca personale, mancano infermieri, mancano OS, mancano anche alcuni medici, senza aprire totalmente i cordoni della borsa e dire che allora non risparmiamo più sul resto. Noi dobbiamo comunque mettere in efficienza con informatizzazione. Sull'edilizia sanitaria, se non ci sono i fondi, è inutile, Presidente Chiamparino, pensare alla Città della Salute di Torino.
Penso che presto, se non c'è già stato, lo porteranno a vedere il cantiere dell'ospedale di Verduno tra Alba e Bra. Non è ancora ultimato quello di Biella, manca solo il trasloco, manca una strada di collegamento con l'ospedale di Biella, ci sono diverse problematiche e ci sono tanti e tanti ospedali, come giustamente citava, che hanno un'età media di 75 anni che vanno manutenuti .
So che lei ama, come visione strategica e politica, in particolar modo costruire (ha costruito l'inceneritore di Torino) e quindi, quando parla di ambiente, pensiamo anche alle bonifiche piuttosto che a costruire nuove opere.
Sia un po' più coraggioso, perché quello che le ho fatto è un discorso moderato e pacato.
Se si vuole parlare di riforma, parliamo di stop al consumo del suolo.
Tanti esponenti del suo partito hanno firmato il protocollo dell'associazione "Fermiamo il consumo di suolo", quindi da lei ci aspetteremmo di più.
Termino dicendo che si possono fare tante cose. Noi siamo aperti al confronto e al dialogo, come siamo sempre stati. Chi c'era nella IX Legislatura sa benissimo che nelle Commissioni abbiamo sempre discusso spesse volte anche lungamente (guardo l'ex Vicepresidente Pichetto Fratin) perché le Commissioni e il Consiglio - forse più le Commissioni - sono lo spazio del confronto.
Mi auguro che lei, a differenza del Presidente Cota, e da quello che mi dicono anche della Presidente Bresso, sarà più presente, sia in Consiglio sia nelle Commissioni chiave sia nelle riunioni chiave dei Capigruppo, e che ci sia veramente il confronto, non come quel confronto che purtroppo lo dico, non c'è mai stato in campagna elettorale, perché non siamo mai riusciti ad incontrarci.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Volevo rivolgere a lei, e a tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza, non avendolo fatto la volta scorsa, gli auspici di buon lavoro nel guidare i lavori di questa X Legislatura, che si presenta estremamente impegnativa per la gravità degli oneri e dei compiti ereditati precedentemente dalla gestione e dagli eventi, che certamente non sono stati un modello da imitare nella storia delle amministrazioni pubbliche.
Volevo ringraziare il Presidente Chiamparino perché il suo intervento al di là di tutti i discorsi che analizzeremo, in particolare su alcuni punti da lui esposti, è stato molto articolato e, per quanto debba averlo fatto in modo sommario, c'è un aspetto che mi piace sottolineare.
Si parla di rinunce, di comportamenti dei politici, di sobrietà, e invece il Presidente Chiamparino, quando nel gennaio scorso si apprese che il Consiglio regionale sarebbe stato sciolto, si assunse la responsabilità di lasciare un posto che potremmo ritenere certamente di privilegio sicuramente guadagnato sul campo, ma all'ombra e al riparo da riflettori per mettersi in discussione e assumersi un onere ed una responsabilità.
Sfido a trovare altri attori capaci di prendersi una responsabilità e un coraggio di questo tipo.
Questo coraggio è stato riconosciuto e premiato in modo amplissimo dall'elettorato, che ci ha dato un compito importante: ha capito, così come inizialmente l'ha capito Chiamparino e tutte le forze che si sono coagulate intorno a lui, che non possiamo permetterci di sbagliare.
Ha detto bene il Consigliere Gariglio nel suo intervento: se dovessimo adesso incrementare il tasso dei debiti, al di là degli investimenti, non so cosa lasceremmo ai nostri figli, e non so come potrebbero mai pagare questi debiti.
Come intendiamo, per quanto piccini possiamo apparire in questo Consiglio, aiutare lo svolgimento del programma illustrato dal Presidente Chiamparino, che ovviamente condividiamo nel suo spessore e nelle sue linee guida? Riponiamo in lui e nella sua Giunta la nostra fiducia, perché in ognuno degli Assessori riconosciamo Sergio Chiamparino: vi ha attribuito la sua fiducia personale, quindi per noi siete Sergio Chiamparino.
Il primo punto da cui intendiamo partire è la cultura.
Per troppi anni abbiamo avuto una percezione ed un atteggiamento mentale che ci aveva fatto immaginare che di cultura e con la cultura non si vive, lasciando immaginare che questa dovesse essere una collettività di apparati dirigenti acefali, capaci di ruminare e quindi di produrre non si sa che cosa.
Riteniamo invece, con un cambio di rotta importante che ha illustrato il Presidente Chiamparino, che occorra partire dalla cultura come volano e come propulsore, per andare ad intercettare e promuovere le risorse che possono venire, anche in termini di investimenti (poi vedremo come, nel corso di questa legislatura) per farla diventare come una sorta di faro sul Piemonte, attirando l'attenzione, sia a livello internazionale sia a livello nazionale, di curiosità e di curiosi che possono incrementare quella domanda di cui c'è assoluto bisogno.
È inutile nasconderlo: c'è bisogno di sostegno al reddito, ma c'è bisogno di non spaventare eventuali investitori. In questo la cultura favorendola nel miglior modo possibile, ci può aiutare.
Intendiamo, quindi, aiutarvi ad evocare le migliori culture e le migliori esperienze culturali che ci sono nella nostra Regione, mettendole quindi a disposizione del nostro Ente, per arrivare a perseguire questo obiettivo.
Abbiamo l'idea di una cultura che debba essere di tipo sociale e di aiuto agli amici, ai fratelli, ai nostri familiari e ai più disagiati.
Penso ai disabili. Spesso, molti di loro hanno condizioni di difficoltà oggettiva molto grave, a cui corrispondono anche eventi di pensionamenti.
Tuttavia, molti disabili non riescono a trovare collocazione nel mondo del lavoro. Ci sono esperienze, invece, che ci possono aiutare a favorirli, e questo passa attraverso la cultura.
Penso alla diffusione di una cultura dell'emergenza e della defibrillazione precoce, quindi parliamo di cultura sociale, soprattutto nelle scuole e negli impianti sportivi.
Credo che questo si possa fare anche attraverso iniziative non di tipo privato ma a partecipazione privata, mettendo in sicurezza, oltre che l'edilizia, proprio i nostri giovani e i nostri lavoratori nel settore scolastico e nel settore sportivo.
E non solo.
Mi immagino di aver sentito iniziative molto importanti per quanto riguarda la macchina regionale e, quindi, occorrerà entrare nel dettaglio di quello che potrebbe essere il comportamento che avrà questa Giunta rispetto a cosa accadrà rispetto agli Enti partecipati dalla Regione.
Ebbene, anche lì potremmo dare un contributo importante. Ho immaginato di guardare - o bisogna andare a guardare - una serie di progetti di filiera che esistono nei nostri Enti regionali, ma rispetto ai quali non si è mai riusciti a capire bene quali sono i risultati in riferimento agli obiettivi dati.
Richiamiamo quell'idea, quel progetto di promozione del Piemonte rispetto all'esterno, di valorizzazione della grande industria e dei poli tecnologici industriali.
Occorrerà verificare tra le novità tecnologiche quelle che corrispondono alla ricerca più puntuale, e persino avviare il censimento di quelle che sono le attività moderne di tecnologia, affiancando il tutto a quello che è il sostegno alla piccola e media impresa che oggettivamente sia nel mondo artigianale, ma soprattutto nel mondo agricolo e pastorale non ce la fa più e non regge più, perché non sa su quale futuro potrà contare.
Ci sono tantissimi altri punti. Il tempo è poco, ma mi preme arrivare al punto che mi tocca più da vicino, essendo un medico, che è quello della sanità. Occorre riorganizzare la sanità.
Mi scuso per non aver toccato altri punti, ad esempio lo sviluppo, che è certamente molto importante: l'alfa e l'omega da cui è partito Sergio Chiamparino. Il nostro punto di partenza dovrà essere quello di riuscire a creare un posto di lavoro in più rispetto ai posti che si sono persi.
Volevo arrivare al punto della sanità, perché volevo invitare l'Assessore Saitta a continuare sulla strada del rigore che ha cominciato ad attuare guardandone le carte, guardando il sistema organizzativo sanitario, ma credo sia un passaggio ineludibile, al quale non si deve sottrarre nessuno, quello di andare a fare immediatamente una ricognizione puntualissima dello stato debitorio della sanità (non tanto della Regione Piemonte), che poi alla fine è la parte principale del bilancio, quindi non solo l'Assessore Saitta, ma purtroppo - credo - anche l'Assessore Reschigna e tanti altri Assessori saranno coinvolti in questa operazione.
Ritengo che, se non partiamo da questo punto, qualunque forma e modello di riorganizzazione possiamo immaginare potrebbe non avere mai successo.
Penso che la partecipazione alle iniziative pubbliche e private nella sanità pubblica possono esserci; certamente non con i modelli delle Regioni vicine a noi, ma probabilmente con modelli nuovi, con grandissima attenzione da parte del pubblico e grandissima sorveglianza gestionale.
Riguardo alla gestione, in questi quattro anni abbiamo avuto una sanità vissuta personalmente sulla pelle degli operatori e dei pazienti, che ritengo abbia avuto due fasi: una prima, in cui si è immaginata una riorganizzazione tayloristica del lavoro, che nulla può avere a che fare con la sanità, e non solo per la natura intrinseca dell'elemento sul quale si lavora, che certamente non è un bullone e gli operatori non sono certo degli operai che devono stringere dei bulloni, ma come depauperamento di quello che è il patrimonio culturale, sociale e professionale della nostra regione.
Inizialmente si è pensato a quello, poi si è cambiata rotta: assenza totale di politica sanitaria e affidamento, attraverso i tagli lineari e sequenziali, a dei gestori che molto spesso sono stati abbandonati a se stessi nel decidere le politiche sanitarie regionali. Gravissima, questa operazione.
Lo comunico come notizia: ci sono delle strutture, inaugurate non più tardi di un anno fa - un anno, un anno e mezzo fa - probabilmente dall'Amministrazione precedente (mi scusi, Presidente, prenderò altri dieci secondi oltre il tempo consentito), dove venerdì scorso e ieri notte pioveva. Pioveva nelle sale delle rianimazioni della regione Piemonte nuovissime, inaugurate due anni fa. Pioveva! Invito l'Assessore Saitta e tutti coloro che saranno responsabili nella scelta successiva (parliamo di edilizia sanitaria) a mettere in sicurezza perché non erano avvenimenti straordinari: pioveva per fatti noti da anni su cui non si è provveduto.
Pertanto, invito gli Assessori competenti e il Presidente a vigilare quando saranno nominati e chiamati i gestori della nostra sanità e della totale nostra sanità - perché è nostra - affinché sia restituita dignità ai nostri operatori e sicurezza.
Oggi la sanità funziona ancora perché ci sono quelli che hanno avuto piacere di lavorare. Mi piace ricordare - e spero che il Presidente Laus voglia accogliere questa opportunità di ricordarlo - Lorenzo Capussotti recentemente scomparso ed eccellenza della sanità piemontese, che paradossalmente non ha lasciato un vuoto perché ha lasciato una scuola, ma se fosse dipeso dalla politica, la nostra sanità sarebbe stata devastata e sinistrata completamente.
Non vorrei più vedere direttori generali che impegnano, con delibera apposita, 40 mila euro per aprire il proprio ufficio di segreteria il sabato, quando vanno via il venerdì, e veder piovere negli ospedali! Non vorrei più vedere direttori generali che si preoccupano, piuttosto che mettere in sicurezza i loro ospedali, di guardare ad attività che certamente non appartengono alle loro funzioni.
Questa credo sia una richiesta legittima da parte di una forza politica e credo vada nella direzione scelta dal Presidente Chiamparino.
Grazie per il suo coraggio, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Monaco.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente. Buongiorno, Presidente Chiamparino.
Come primo inciso, Presidente Laus, voglio fare un appunto sul fatto che secondo lei non ci sia stato vulnus allo Statuto, facendo notare che nello Statuto c'è scritto, all'articolo 22, comma 2, che deve essere garantita la rappresentanza delle minoranze. Poiché di minoranze ce ne sono due e quella del Movimento 5 Stelle è significativa, ci pare che la minoranza rappresentata dalla coalizione di centrodestra si sia presa tutte le cariche disponibili all'interno dell'Ufficio di Presidenza, mentre alla minoranza del Movimento 5 Stelle, pur essendo significativa, nulla è stato concesso.
Questo, a nostro parere - è chiaro che sono interpretazioni, di sicuro non andremo in tribunale a protestare su queste cose - è una violazione di quanto scritto nello Statuto, almeno del suo spirito.
Vengo alle questioni relative al discorso programmatico: il mio intervento vuole essere di tipo relativamente tecnico e vorrei parlare di due o tre argomenti che sono stati toccati marginalmente.
Fondamentalmente, ci sono due aspetti importanti: è vero, parliamo tutti di lavoro e vogliamo fare in modo che ce ne sia di più, così come di reddito. Una delle cose fondamentali che dobbiamo tenere presente, e che l'Unione Europea ha presentato in numerosi studi, è che nel giro dei prossimi vent'anni il 47% delle forme di lavoro attualmente esistenti non esisterà più. Di questo abbiamo una chiara indicazione nella situazione attuale, dove, con i metodi tradizionali di sostegno al lavoro e alle imprese, non si riesce ad uscire dalla stagnazione.
Questo significa che dobbiamo cambiare alcune strategie e le indicazioni ci sono: semplicemente, non le vogliamo recepire.
Vogliamo incominciare a parlare di trasporti, di cui si è già parlato poiché è un elemento fondamentale per permettere la mobilità dei lavoratori. Il trasporto pubblico locale è l'elemento centrale: ricordiamo che l'80%, se non di più, della mobilità è locale, quindi pensare di voler salvare capra e cavoli, cioè garantire i grandi progetti di collegamento internazionale ad Alta Velocità, Alta Capacità, ecc., e cercare di ripristinare quello che è stato scientificamente smantellato nel giro di un decennio, lo considero, con le risorse attuali, quanto meno velleitario.
Ricordiamo che, se vogliamo innovare e cambiare qualcosa, bisogna investire. Investire significa trovare dei fondi per fare delle cose nuove cose nuove che, peraltro, possono anche essere solo il fatto di dire: "Vogliamo mantenere e recuperare le linee ferroviarie esistenti organizzarle al meglio, coordinarle con il trasporto su gomma".
Oggi il trasporto su ferro è fortemente penalizzato e smantellato, ma ad oggi, in larghe parti della nostra regione, nel fine settimana non esiste trasporto pubblico nemmeno su gomma. Recentemente, alcuni siti nella provincia di Cuneo sono stati proclamati patrimonio dell'umanità, ma essi durante il fine settimana non sono raggiungibili con il trasporto pubblico.
Mi chiedo: vogliamo incentivare il turismo, vogliamo incentivare il fatto di, non voglio dire sfruttare, ma fruire delle bellezze del nostro territorio? Allora dobbiamo sicuramente pensare di invertire la tendenza da qualche parte, e questa è sicuramente una delle parti.
Ricordiamo ancora un'altra cosa molto importante (tra l'altro tutti gli argomenti sono interconnessi): parliamo sempre di trasporto e questa volta del trasporto privato. Abbiamo detto in precedenza che la FIAT è diventata FCA e che il settore automotive continua ad essere importante per l'economia regionale. Ebbene, si tratta, però, di un settore decotto, per certi versi, con pochissima strategia sull'innovazione. Anche la scelta della General Motors di puntare sul motore diesel! Scusate, ma è un'eredità di 150 anni fa.
Allora, anche lì, smettiamola! Il 30% del nostro fabbisogno energetico è consumato dai trasporti ed è al 98% dipendente dal petrolio. Vogliamo provare a usare delle strategie per uscire da questa situazione? È il 30%! Teniamo presente che a livello nazionale sono 60 miliardi di euro l'anno che spendiamo in importazioni energetiche.
Questo, nel nostro programma, è presente chiaramente, ma la cosa che a me fa un po' specie è che già nel 2004 (parliamo della Giunta Ghigo, fine legislatura) si parlava di mobilità elettrica, di ricerche e sperimentazioni, progetti pilota sull'utilizzo dell'idrogeno come mezzo energetico. La FIAT aveva dei prototipi di auto ad idrogeno.
Allora, negli altri Paesi ci sono delle attività su questo settore: si sta pensando. Gli Stati Uniti hanno un piano ventennale di spostamento della mobilità dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili. Di idee ce ne possono essere e ce ne sono tante. Il discorso dell'energia è fondamentale.
Lo dico di nuovo, a parte che qui creiamo idee e dalle idee creiamo lavoro.
Ne abbiamo parlato anche a proposito del discorso dei rifiuti. Invece di bruciarli, li ricicliamo. Si tratta della strategia rifiuti zero. In tante città oggi facciamo la raccolta porta a porta. Ebbene, però si parte solo dalla raccolta e si sa che per riuscire ad avere materiale di scarto ben riciclato la raccolta costa di più; però non si investe sulla parte di filiera che invece dovrebbe riutilizzarlo. Continuiamo a fare zone industriali e artigianali con magazzini edili e con le cose tradizionali.
Ma perché non proviamo a far insediare e costruire realtà che utilizzano la materia prima "seconda" per produrre zerbini dalle gomme o sedie dalla plastica, invece di mandarla nell'inceneritore? Certo, mi rendo conto che si è fatto un mega-investimento e ci vorranno trent'anni per ammortizzare quel "mostro" che è stato costruito qui a Torino e che, peraltro, funziona male. Ci sono però alcune realtà che potrebbero essere pilota.
Io vengo dalla provincia di Cuneo. Noi smaltiamo parte dei nostri rifiuti con l'incenerimento in un cementificio; il cementificio è già ammortizzato e potremmo comodamente provare a migrare dall'incenerimento al riuso e al riciclo della materia prima "seconda".
Torniamo al discorso dell'energia. Vogliamo parlare di riqualificazione, di edilizia e di riuso, per smettere di consumare il territorio? Non abbiamo bisogno di costruire nuovi grattacieli o nuove sterminate distese di villette perché sono nuove e più efficienti: ci sono strategie per rendere efficiente quello che esiste.
Noi abbiamo fatto le nostre verifiche nei Comuni dove abbiamo i nostri Consiglieri comunali. In certi luoghi c'è oltre il 30% di abitazioni che sono vuote e che sono anche in pessime condizioni da un punto di vista architettonico-edilizio. Allora, un grande piano di ristrutturazione e di formazione delle imprese edili alla ristrutturazione e alla riduzione dei consumi energetici ci permetterebbe sia di tutelare il nostro territorio sia di ad andare a incidere su quell'altro 30% del fabbisogno energetico.
Vedete? Un diverso approccio a temi quali trasporti, edilizia residenziale come del terziario ci permetterebbe di andare ad incidere su quasi il 60 del fabbisogno energetico, che sono costi che vengono sottratti alla produttività. Le nostre aziende si lamentano che i costi energetici in Italia sono tra i più alti in Europa. In Piemonte importiamo il 17 dell'energia.
Si è parlato - e parlo ancora di energia - di sfruttare una parte di foreste. Signori, anche li c'è da fare un significativo investimento, a meno di non fare come ha fatto la precedente Giunta, che ha buttato lì cinque milioni di euro per finanziare impianti a biomasse, senza considerare che abbiamo un terzo dei boschi che non possiamo toccare altrimenti viene giù il territorio, e un altro bel terzo a cui neanche arriviamo perché mancano le strade, non si fa più manutenzione e le cosiddette aree marginali sono praticamente abitate solo più da ultra ottantenni. Allora, ragioniamo anche lì su un piano di gestione del territorio.
Lei ha voluto parlare di "ampio respiro". Benissimo, queste cose non si fanno neanche in una sola legislatura, ma in sette, dieci, quindi anni.
Confrontiamoci su queste cose: questo è quello che ci aspettiamo. Di temi ce ne sarebbero tanti.
Vorrei fare un ultimo accenno proprio alla parte dell'informatica e delle telecomunicazioni. Com'è possibile che nella nostra Regione ci sia ancora divario digitale? Che a 15 chilometri da Cuneo non ci sia l'ADSL? Allora, io lavoro in CSI - adesso andrò in aspettativa - e ricordo piani per coprire entro il 2008 il 100% delle utenze regionali, arrivandoci o con l'ADSL o con i provider via radio. Ebbene, oggi siamo nel 2014 e ancora non è così. Si è anche scelto di fare accordi quadro con operatore semimonopolista, che però non hanno portato risultati.
Ultima cosa, sempre su questo settore: abbiamo parlato di Olivetti.
Quella purtroppo è una realtà che ci siamo "fumati" per colpe nostre.
Abbiamo in Regione un'importantissima realtà di informatica e telecomunicazioni, che purtroppo nella precedente legislatura ha subito gravi danni, essendo stata lasciata galleggiare per quasi quattro anni senza un piano industriale e senza obbiettivi chiari e che, nonostante questo, ha fatto comunque significativi lavori. Cerchiamo di non "fumarci" anche questa, perché può essere veramente un importante motore per il rinnovamento della Pubblica Amministrazione e di stimolo per il privato. La Pubblica Amministrazione, infatti, a nostro parere deve diventare in tutti i settori la pietra di paragone con cui il privato si deve confrontare. Non devono essere dismessi i patrimoni di know how, di tecnologia e di competenze che ci sono nella Pubblica amministrazione: devono essere messi in grado di competere da pubblici e di definire i livelli, almeno minimi, a cui i privati si devono attenere.
Grazie a tutti, ci vediamo in Commissione. State tranquilli che noi ci saremo sempre e saremo sempre disposti a discutere, senza però fare sconti a nessuno. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Campo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente del Consiglio. Buongiorno, Presidente Chiamparino colleghe, colleghi ed Assessori.
Non nascondo l'emozione di intervenire per la prima volta in quest'Aula, consapevole della grande responsabilità che abbiamo e del fatto che alle nostre parole, alle nostre scelte e alla nostra capacità di mettere in campo le giuste politiche è legato il futuro di questa Regione e dei suoi cittadini.
Ho ascoltato con attenzione e soddisfazione l'esposizione del programma di governo del Presidente Chiamparino. Sono convinto che la strada sia quella giusta. Per questioni di tempo, però, potrò soffermarmi solamente su alcuni aspetti che il Presidente ha toccato.
Condivido la centralità del lavoro come cifra di tutto il nostro operato. Il lavoro è la priorità dalla quale ripartire, come ci ha anche ricordato domenica scorsa il Presidente della Repubblica. In questi momenti di crisi credo risulti ancora più evidente come mai i padri costituenti decisero di fondare tutto l'impianto democratico e la Carta fondamentale proprio sul lavoro. Abbiamo visto come senza di esso le persone perdono la capacità di essere autonomi, di affrontare la vita con serenità, ma anche di contribuire al miglioramento della società.
Ecco perché, come ben ha detto il Presidente Chiamparino, occorre reagire alla grave crisi che ci ha colpito con coraggio e creatività tornando ad investire in ricerca, innovazione e nella valorizzazione del nostro territorio.
Certo, dovremo dare priorità ai giovani e agli adulti espulsi dal mercato del lavoro, perché la nostra azione deve sempre partire dai più deboli, dai più fragili, da chi è rimasto indietro, soprattutto in un tempo di scarsità di risorse nel quale sono proprio loro a pagare per primi e di più.
Certo, abbiamo però una difficoltà, una difficoltà per noi che abbiamo la responsabilità politica in questo momento. Questa difficoltà consiste nel doppio movimento che dobbiamo essere capaci di attivare: mentre risolviamo i problemi concreti in risposta alle legittime aspettative dei cittadini nei nostri confronti - la sanità, i trasporti, la formazione, la scuola (tutte cose che bene sono state affrontate prima) - dobbiamo anche essere in grado di immaginare un nuovo futuro produttivo, che avrà certamente dei punti in comune con il passato, ma che dovrà necessariamente aprire nuovi scenari.
Per capire dove investire dovremo avere la capacità di rispondere alla domanda "qual è il futuro del Piemonte e qual è la sua vocazione?", che non risiede solamente in ciò che è stato.
Bene ha fatto il Presidente a indicare nell'innovazione, nel binomio natura-cultura e nella credibilità delle istituzioni le vie maestre da cui passare. Il nostro territorio, con le sue eccellenze naturali e artistiche dev'essere motore di sviluppo e di attrazione. Sul tema della credibilità delle istituzioni, sappiamo quanto oggi questo sia il punto più importante senza il quale ogni nostra politica rischia di non essere compresa e accettata dai cittadini. Senza fiducia nelle istituzioni tutta l'impalcatura crolla.
C'è una questione, però, che è fondativa, che tiene insieme tutto quello di cui stiamo parlando e che sorregge il nostro vivere comune. Si tratta, per usare una parola fin troppo abusata, della legalità. Ringrazio il Presidente Chiamparino, che l'ha messa tra i primi punti che ci ha presentato, e il collega Grimaldi, che ha affrontato il tema nella sua relazione.
Sappiamo bene come in democrazia il rispetto delle regole sia garanzia di uguaglianza. Gli avvenimenti degli ultimi anni, e non solo delle ultime settimane, purtroppo, ci hanno consegnato l'urgenza del problema della legalità anche nella nostra Regione.
Si pensi al perché siamo seduti oggi in questo Consiglio con un anno di anticipo, al fenomeno dell'evasione fiscale, alla piaga della corruzione.
Si pensi a quanto abbiamo potuto apprendere, all'inizio sgomenti e increduli, dalle maggiori operazioni delle DDA di Torino e Milano, che ci hanno mostrato come le mafie, in particolare l'ndrangheta, siano radicate non è un termine mio - nella nostra regione.
È una questione che negli ultimi giorni ha ancora occupato - l'abbiamo letto tutti - le pagine dei giornali, a seguito dell'operazione della Magistratura denominata "San Michele", e che ancora una volta ci ha ricordato - come anche ha fatto il nostro Presidente - che i nostri territori non sono immuni dalla presenza mafiosa e che quindi dobbiamo vigilare.
Non c'era bisogno di quest'ultima operazione: lo sapevamo già, grazie alle operazioni che dal 2011 ad oggi hanno interessato la nostra Regione.
Solo per citare i nomi: Minotauro, Alba Chiara, Colpo di Coda, Esilio Tutto in Famiglia e Crimine Infinito, quest'ultima operazione lombarda, ma che ha toccato seriamente Novara.
Abbiamo imparato da tutte queste operazioni che, in decenni di sottovalutazione e negazione del problema, l'ndrangheta ha potuto tranquillamente radicarsi a casa nostra. Lo ha fatto da un punto di vista militare, lo ha fatto invadendo e, a volte, colonizzando pezzi della nostra economia. Si pensi al movimento terra, al gioco d'azzardo, alla gestione dei rifiuti, ai grandi appalti. Lo ha fatto, cercando, e a volte riuscendo ad interloquire con pezzi della politica e riuscendo anche, nei casi più gravi, a condizionare le istituzioni. Mi riferisco ai Comuni sciolti per condizionamento mafioso (Leinì e Rivarolo Canavese).
Il tutto in una situazione ambientale e culturale che, purtroppo, ha sfatato il mito di una pretesa diversità culturale nei nostri territori come si evince anche dall'ultima ricerca dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata dell'Università statale di Milano diretto da Nando Dalla Chiesa e presentato a Torino in occasione della visita della Commissione Parlamentare Antimafia nei giorni scorsi.
Non si tratta purtroppo di soli casi isolati; si tratta piuttosto come ci insegnano anche tutte le ricerche che in questi anni sono uscite di una metamorfosi della nostra società, che dobbiamo avere la lucidità di leggere e di capire, se vogliamo modificarla. È un fenomeno, quello mafioso, che trova spazio in una comunità dove l'illegalità non è solo prerogativa dei mafiosi, ma dove questi ultimi sono in compagnia di un'ampia zona grigia in un contesto troppo spesso accogliente.
Non mi appassiona il dibattito su quanta mafia ci sia; è una domanda sbagliata, che parte dal presupposto che se nel nostro territorio c'è meno mafia, allora possiamo stare tranquilli.
La domanda corretta credo sia la seguente: come è presente la mafia nei nostri territori e, soprattutto, come facciamo a chiudere le porte, come facciamo a tenerla lontana.
Ecco perché per capire dobbiamo prima di tutto studiare gli atti giudiziari e i testi degli studiosi. Da qui dovranno scaturire politiche di prevenzione e di contrasto specifiche, all'interno di un progetto politico più ampio, che altro non è che un'idea di società alternativa alle mafie e che richiede un impegno da parte di tutti.
Credo che ci siano due avverbi che ci aiutano a comprendere quello che è il nostro compito, uno di tempo e l'altro di spazio. Gli avverbi sono "prima" e "fuori".
Prima. Quando la Magistratura ci dice che in un dato territorio è presente in maniera organizzata un gruppo mafioso, è già troppo tardi. È evidente che a causa della sua natura - quella della Magistratura - che è accertativa, essa arriva dopo.
Quanto tempo, quanti reati, quante prove raccolte sono necessarie per arrivare a parlare di mafia per i giudici? Quando essi hanno gli elementi per dirlo giudiziariamente, per la società è troppo tardi e il tessuto sociale è già fortemente ammalato. Dobbiamo arrivare prima! Il secondo avverbio è "fuori". Se la forza delle mafie sta fuori dalla mafia, nella sua capacità di stringere relazioni fuori dal sodalizio criminale, allora anche l'azione antimafia deve concentrarsi soprattutto sul "fuori", ovvero sui rapporti con i segmenti della politica, del mondo economico, delle istituzioni e rafforzare se stessa nella capacità di costruire comunità alternative alle mafie. Certi legami vanno recisi con fermezza e decisione. Dobbiamo avere la capacità di lavorare seriamente e profondamente sul capitale sociale delle mafie, sui fattori di contesto che ne facilitano il trapianto, sui luoghi della resa che alimentano il cono d'ombra.
Signor Presidente, non si tratta solo di una questione morale o di natura giudiziaria e non risolveremo questa situazione con una o due leggi in più.
Si tratta di sopravvivenza e anche di convenienza, tanto più in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando. L'economia malata blocca quella buona, blocca gli investimenti esteri, ci condanna a non uscire dalla crisi o a restarci più a lungo. E anche la cultura mafiosa rischia di conquistare sempre più spazi.
Sarà necessaria una strategia complessiva. Se c'è un insegnamento che ci arriva dalla storia dell'antimafia è proprio la consapevolezza che per liberarci dalle mafie non è sufficiente la sola repressione. Sono necessarie una politica credibile, delle buone leggi, una scuola funzionante, insieme a politiche attive del lavoro.
E tutto questo - noi lo sappiamo - non può essere un compito relegabile alle sole forze dell'ordine o alla Magistratura, ma spetta agli insegnanti alle agenzie educative, agli imprenditori, ai cittadini, ma prima di tutto alla politica.
Dovremo essere in grado di metterci insieme, unire le energie, perch le mafie sono organizzate, sono efficienti ed efficaci, e se vogliamo avere qualche speranza di vincere, dobbiamo esserlo anche noi.
Sarà necessario nei prossimi anni incentivare la lotta all'evasione fiscale e alla corruzione, promuovere più controlli negli ambiti a rischio come gli appalti pubblici, le cave e il ciclo dei rifiuti, rivedere le normative degli ambiti sensibili, quale certamente è quello delle cave.
E lo abbiamo visto ancora una volta nelle ultime cronache, con la cava in Val di Susa trasformata in discarica di rifiuti non conformi. Dovremo promuovere la formazione permanente di amministratori e dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni.
Dovremo promuovere il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, dovremo renderli simboli, bandiera della società che vogliamo costruire.
Le riflessioni sui beni confiscati non dovranno essere solo di natura economica; si tratta di una finestra dalla quale guardare all'Italia e al Piemonte del futuro.
Permettetemi un riferimento al mio territorio e poi concludo, signor Presidente. Com'è possibile che a Miasino, in Provincia di Novara, sul Lago d'Orta sia presente una dimora da fiaba confiscata al boss Galasso anni fa e ancora in mano ad una società riconducibile alla famiglia del boss al quale era stata sequestrata e confiscata? Tutto questo non lo possiamo accettare in Piemonte. Quel bene deve produrre e portare lavoro ai giovani del nostro territorio.
Dovremo valutare, colleghi, se riproporre la Commissione speciale o se ideare nuovi strumenti con lo scopo, però, di studiare il fenomeno e di proporre politiche di prevenzione e di contrasto alle mafie.
Credo sia un nostro dovere e dobbiamo fare tutto questo per le istituzioni, per i cittadini e per le generazioni future. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Nell'intervento che lei, Presidente Chiamparino, ha fatto nello scorso Consiglio di presentazione della Giunta, ha sostenuto, come credo sosterrebbe qualunque Presidente di una Giunta, che si augura un'opposizione non aprioristica.
Credo che questo sia un po' l'augurio non solo del Presidente, ma chiunque quando governa auspica di fare un confronto sui temi e non un confronto sulla posizione politica, per cui se questa la presenta una parte, l'altra dice no e viceversa.
Va anche detto - perché lei pochi giorni fa si è iscritto al PD - che una parte di questa modalità è la modalità, oltre ad un'altra che poi andr a dire, che il Partito Democratico ha scelto nella passata legislatura e che avremo modo di vedere in sede di assestamento di bilancio su altri temi.
E non è che ci sia stato uno iato e una rivoluzione anche interna legittimamente il Capogruppo del Partito Democratico della IX Legislatura oggi fa il Vicepresidente della Giunta.
E se è vero che quando uno cambia posizione a volte cambia anche un po' il modus comportamentale, è altrettanto vero che anch'io preferisco per età anche se essendo qui dalla VIII Legislatura sono quasi un dinosauro all'interno di questa sala - guardare al futuro che non al passato. Ma il passato in questo caso è così vicino rispetto all'oggi che qualche considerazione va fatta. Infatti, è evidente che le modalità possono cambiare, ma un po' di coerenza anche solo di carattere politico nella gestione della nostra Regione va tenuta.
Però c'è un'altra opposizione, che credo sia un'opposizione non subdola: un'opposizione più intelligente da un punto di vista comunicativo ma più delicata soprattutto quando si invertono le parti, che è quella del "più uno", che è l'opposizione a cui noi abbiamo assistito nell'arco di questi quattro anni. E devo rilevare che sono anche una parte delle dichiarazioni che alcuni Assessori - non tutti - hanno fatto.
Anche lei, Presidente, alla fine della declinazione del suo programma in particolar modo sulla sanità, ha detto: "Ma tutto questo dev'essere compatibile con una sostenibilità economica"; lo scrive nel suo discorso di oggi e anche in quello che è rintracciabile in internet.
Perché l'opposizione del "più uno" è semplicissima: arriviamo in assestamento di bilancio; potremmo prendere gli emendamenti che l'opposizione ha presentato all'ultima finanziaria e troviamo 70 milioni di euro in più sulle politiche sociali, 20 o 30 milioni di euro in più sulla sanità, una quindicina - perché non si negano mai! - sul trasporto pubblico e altro di questo tipo. È chiaro che alcune sfide vanno realizzate con le risorse economiche, perché è evidente che se una Giunta cambia, cambiano le priorità, e le priorità si realizzano con le risorse.
Ma rispetto anche solo alla VIII Legislatura, cioè quando le risorse c'erano e si individuavano delle priorità, ma priorità individuate (qualcosa per qualcuno c'era sempre), oggi non è più così. La gestione di questi quattro anni (i nuovi colleghi lo vedranno nella gestione dell'immediato già dall'assestamento di bilancio) è stata talvolta farraginosa - non lo nego - perché, sostanzialmente, abbiamo fatto per alcuni mesi - ho ricoperto il ruolo di Assessore per quattordici mesi, ma ero parte della maggioranza che ha governato la Regione - i Commissari liquidatori. Abbiamo ereditato, come i Commissari liquidatori, una società fallita. Perché era fallita! Quando l'Assessore Monferino, con grande scorno di alcune parti politiche, disse: "La Regione Piemonte è tecnicamente fallita", era così.
Cioè se non c'era il decreto legge n. 35, che lei, Presidente, cita nella sua relazione, che portava in queste casse nell'arco di due anni quattro miliardi di euro, la Regione Piemonte a giugno dell'anno passato rischiava non dico che non pagava, perché la prova non c'è - di non pagare gli stipendi. La Regione andava avanti con il pagamento del bollo auto, cioè con i 50 milioni di euro mensili che i cittadini piemontesi versano nelle casse regionali.
Questa era la situazione. E in quella situazione la logica del "più uno" è stata un errore, perché non si capisce mai da dove si prendono. È molto semplice dire dove li do, perché nelle tecnicalità delle leggi di bilancio io prendo la stessa parte da sottrarre - sottraggo dieci milioni di euro agli oneri istituzionali o dal fondo di riserva - e poi la ripartisco dappertutto: se quegli emendamenti venissero approvati tutti, si creerebbe una maggior spesa all'interno di questo Ente di alcune decine di milioni di euro.
I soldi non ci sono, e lo vedremo in assestamento di bilancio! Ci potrà essere una relazione con il Governo nazionale certamente più omogenea rispetto alla Giunta precedente, che può garantire qualche risorsa in più.
Ma non ci sono soldi per fare anche solo una parte delle dichiarazioni che noi abbiamo sentito in queste settimane.
Cioè se sommiamo i 14 milioni di euro - dico ciò che ho letto sui giornali, che tendo a pensare che scrivano cose vere, avendo anche intervistato gli Assessori - del diritto allo studio, una decina sui trasporti e un'altra serie di dichiarazioni non sempre legate ad una quantificazione economica.
Auguri! Nel senso che ci vedremo, quando presenterete l'assestamento di bilancio, per capire da dove li levate.
Perché questa volta, Vicepresidente Reschigna, c'è questo secondo trucco: non bisogna solo dire dove si mettono, ma anche dove si levano, se si vuole fare un bilancio in. non deficit. Già il nostro è un bilancio che non va a pareggio: del bilancio della Regione Piemonte, che paga sanità trasporti, indebitamento e politiche sociali esclusivamente con le risorse regionali, una parte rimanente è comunque in dissesto. Sappiamo bene - non ce lo venite a dire, poi, per carità, ognuno fa il suo gioco! - che all'interno di questo bilancio c'è ancora una parte di dissesti finanziari che sono stati spalmati in altri anni. Però, in questo momento, sarà più semplice (a volte è più facile fare l'opposizione) andare a verificare come si trasformano in attività di governo le dichiarazioni politiche di pochi mesi fa, proprio prese da atti di bilancio.
Dunque, nell'auspicarsi che la minoranza non sia aprioristicamente contraria (pur avendo detto che non ho timore dello scontro), credo che vi siano altri due aspetti fondamentali da rilevare: innanzitutto che non ci sia neppure il refrain "siamo i salvatori di un Piemonte disastrato per i danni che avete fatto in questi anni". Perché lei non l'ha detto, ma molti suoi esponenti, sia di Giunta che di Consiglio, non perdono momento - posso anche capirlo! - per dire: "Guardate, ci sono stati per quattro anni questi barbari che hanno governato il Piemonte. Adesso arriviamo noi e mettiamo a posto le cose". Perché è evidente che se quella è la modalità, la reazione non può essere che pari a quella che è stata l'azione.
Vi è, poi, un terzo aspetto, che è quello della proposta. Ricordo che questo non è un Consiglio comunale, ma un'Assemblea legislativa, in cui le leggi le fa il Consiglio regionale e non la maggioranza. La maggioranza ha i numeri per approvare una legge anche senza l'accordo dell'opposizione, ma non le fa la maggioranza. Ciò significa che se l'opposizione - o il nostro Gruppo consiliare - fa il proprio lavoro, che è quello di presentare delle proposte consiliari che, in qualche modo, soddisfano o vanno incontro a quella che è una condivisione da parte del territorio piemontese, e vengono respinte solo perché presentate dai Gruppi di minoranza, voi sapete che abbiamo un Regolamento che tutela anche nell'attività legislativa i Gruppi di minoranza. Questi, ovviamente, sono tutti aspetti che non potranno far sì che quell'auspicio venga sostanziato.
Mi fermo a questo, intanto perché il tempo a mia disposizione è terminato. E poi perché avremo modo di confrontarci sui singoli temi e sull'opposizione.
Faccio solo una chiosa: lo dico perché ho votato contro la legge che ha ridotto i fondi ai Gruppi e contro la legge che ha cancellato il finanziamento, perché credo che la democrazia abbia un costo. E se il costo delle risorse che i contribuenti danno alle istituzioni ha da essere controllato, la sobrietà deve essere per tutti.
Lo dico perché oggi questo Consiglio vive una disparità fra attività di Giunta e attività di Consiglio che non si era mai vista prima! Oggi un Consigliere regionale - tanto è tutto pubblico e se non lo fosse lo diremmo lo stesso - ha una dotazione per singolo Gruppo consiliare di circa 58.000 euro in termini di spesa per dipendenti. Ogni singolo Assessore ce l'ha per 275.000.
Allora, se la logica è quella non dell'indebolimento degli stipendi - a quello ci abbiamo già pensato - ma dell'indebolimento della possibilità di esercizio delle potestà di controllo (a quello ci deve pensare l'Ufficio di Presidenza), è evidente che la sobrietà vale per tutti.
Non è obbligatorio avere l'auto blu, e lo dice uno che non l'ha usata.
Non è obbligatorio avere un budget così elevato, e lo dice di nuovo uno (ma anche chi mi ha preceduto) che ha ridotto il budget degli uffici di comunicazione della Giunta. Quindi la sobrietà deve essere per tutti.
Il fatto che la sobrietà debba essere per singoli, è un aspetto che non credo sia utile. Così come non credo che un metro di paragone debba essere il Sindaco del Comune di capoluogo.
Il Consiglio regionale non è un Consiglio comunale: fa le leggi, e questa è una profonda differenza.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Prima di dare la parola alla Consigliera Frediani, comunico all'Aula che ci sono ancora dieci interventi, con i quali si supererebbero le ore 14. Pertanto, ho la necessità di avere il consenso da parte dell'Aula per dare la possibilità a tutti i Consiglieri iscritti di poter esercitare il loro diritto di intervento; l'Assemblea terminerà i lavori indicativamente intorno alle ore 14.30-14.45.
Chiedo se ho il consenso dell'Assemblea.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente Laus.
Intervengo per la prima volta in quest'Aula con l'emozione di poter parlare dopo aver assistito per quattro anni alle sedute del Consiglio come spettatrice insieme ai colleghi dell'Ufficio stampa; intervengo anche con l'emozione di essere la portavoce dei cittadini piemontesi che ripongono la loro fiducia nel Movimento 5 Stelle. Sono cittadini consapevoli del fatto che agiremo con onestà e trasparenza e che porteremo avanti con la nostra opposizione l'interesse della collettività, vigilando su ogni azione di questo nuovo Governo regionale.
Presidente Chiamparino, lei parla di credibilità, più volte l'ha ripetuto, sia nei giorni scorsi che nel suo intervento questa mattina.
Concordo con lei, la credibilità è importante e fondamentale, probabilmente è la base di tutta la vita politica, è il punto di partenza.
Per essere credibili occorre innanzitutto essere coerenti e raccontare la verità. Dicendo questo non posso fare a meno di pensare che vivo in una valle - la Val di Susa - in cui da oltre vent'anni la verità è schiacciata sotto il peso degli interessi economici, di pochi, e politici, di molti, e da un'ingiustificata e illegale militarizzazione del territorio, a scapito di noi cittadini e dei nostri diritti.
È una valle, ormai, che è diventata luogo appetibile per le mafie; è una valle che include un'area su cui lo Stato ha addirittura rinunciato ad esercitare il proprio controllo, delegandolo al diritto francese: il cantiere di Chiomonte. È un cantiere che lei ha avuto modo di visitare in campagna elettorale, anche se non ho capito bene in quale ruolo; è un cantiere che lei ha definito pulito e ordinato, ma forse quel giorno il vento della valle era fermo, perché le assicuro che le polveri che si sollevano da quel cantiere sono abbondanti e anche molto pericolose per la salute di tutti gli abitanti della Val di Susa.
L'opposizione al TAV, nonostante quanto si legge sui giornali e quanto raccontano i sostenitori dell'opera, è ancora viva e forte e non è portata avanti soltanto da pochi, ma dalla gran parte dei cittadini della Val di Susa. È un sentimento molto diffuso, ormai è diventato un modo di vivere che chiede con forza di rispettare la legalità.
Qualche giorno fa, forse ieri addirittura o due giorni fa, lei ha parlato di anticorpi, lei ha detto che "abbiamo gli anticorpi per rispondere all'illegalità". Io le dico che gli anticorpi ci sono, è vero ma gli anticorpi sono i cittadini, non sono certo le forze messe in campo dalla politica, forze che hanno chiaramente fallito, come dimostra l'operazione di questi giorni. È un'operazione che ha portato alla luce un giro di affari illeciti che, da anni, si protraggono nella valle. Sono affari illeciti che giocano sui rifiuti, cioè rifiuti pericolosi, i quali venivano portati all'interno delle cave e nascosti nel territorio addirittura venivano posti in luoghi dove i nostri bambini sono soliti giocare. Leggevo questa mattina che una discarica abusiva è stata individuata in un sito a Sant'Antonino, vicino al campo sportivo, proprio dove in questi giorni ci sono i bambini che giocano tranquillamente in un centro estivo.
Noi porteremo avanti la nostra opposizione in Aula in modo fermo e determinato; la nostra opposizione rimane viva. Il nostro è un "no", un "no" deciso a quest'opera e un "no" deciso anche all'altra grande opera inutile, il Terzo Valico, a cui lei vorrebbe applicare il modello dell'Osservatorio. È un modello che lei, forse, reputa vincente, ma, in realtà, chiaramente, è fallito.
Nel 2010, i Sindaci dei Comuni contrari alla grande opera sono stati estromessi dall'Osservatorio. Questo lei lo ricorderà bene perch all'epoca, definì questa mossa un grave errore, ma, evidentemente, nessuno l'ha ascoltata, perché, da quel momento in avanti, il dialogo in Val di Susa è finito, non esiste più. Si va avanti a colpi di repressione, come dimostrano tutti i processi attivi a carico degli attivisti No TAV, come dimostrano le gravi accuse che sono state mosse nei confronti di attivisti.
Ricordiamo i quattro ragazzi che si trovano ancora adesso in carcere, che avevano sulle spalle la pesantissima accusa di terrorismo, la quale recentemente è stata demolita.
Forse, se in questi anni si fossero ascoltati un po' di più i cittadini, non si sarebbe arrivati a questo punto; non si sarebbe scoperto troppo tardi che, ormai, la malavita era infiltrata nel cantiere, che aveva addirittura già lavorato nel cantiere. Non capisco come lei possa vedere un successo laddove c'è un evidente fallimento. Quell'azienda che ha lavorato nel cantiere si è infiltrata senza che qualcuno facesse qualcosa per impedirlo, eppure i segnali c'erano tutti; i cittadini più di una volta attraverso i loro coordinamenti e i loro comitati, hanno disperatamente tentato di farsi ascoltare, ma hanno sempre e solo trovato un muro.
Per questo guardo con un po' di sospetto - mi perdonerà se non le do cieca fiducia - alla sua volontà di dialogare, perché, se per dialogo intendiamo questo confronto a senso unico, in cui le istituzioni parlano la magistratura agisce e i cittadini subiscono la repressione, allora direi che dobbiamo anche rivedere il concetto di dialogo, quindi ripartire da zero e tentare veramente di ricominciare a considerare l'utilità di quest'opera, che per noi - lo ripeto - è totalmente assente.
Concludendo, mi auguro veramente che le sue non siano soltanto delle belle parole per comporre dei bei titoli di giornale; mi auguro veramente che ci si trovi ad una svolta e che si possa da adesso in avanti non dico collaborare, perché su alcuni temi credo che le nostre posizioni siano inconciliabili.
Spero sinceramente, attraverso la nostra azione e l'esposizione di dati tecnici, di riuscire a portare avanti la nostra opposizione e di riuscire a farvi cambiare idea. Cambiare idea non è un sintomo di debolezza, ma il risultato del dialogo. Occorrerà cominciare a vigilare seriamente su tutte le grandi opere, e per questo, quale prima azione, mi propongo a breve di chiedere nuovamente l'istituzione della Commissione antimafia e, questa volta, iniziare ad esaminare attentamente tutti gli atti che ruotano intorno a quella grande opera inutile, che è la Torino-Lione, e all'altra grande opera inutile, che è il TAV Terzo Valico. Grazie e buon lavoro.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliera Frediani.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Auguro buon lavoro a tutti, anche a lei, Presidente Laus. Abbiamo salutato tutti con piacere il Presidente Chiamparino, ma altresì ritengo importante ricordare quale sarà il lavoro che il Presidente del Consiglio regionale dovrà compiere. Che non sarà sicuramente un lavoro facile lo abbiamo visto in questi quattro anni, in cui ricordo con piacere il Presidente Valerio Cattaneo, che oggi non è più Consigliere regionale, che ha comunque lavorato alacremente con la sua Giunta per portare a compimento anche una serie di riforme che non erano così facili da portare avanti.
Ruberò veramente pochi minuti, anche perché con un intervento di cinquantotto minuti del Presidente Chiamparino diventa difficile riassumere e, magari, poter condividere una serie di percorsi, però credo sarà facile poterlo fare in questi anni che trascorreremo insieme.
Presidente, mi ha fatto piacere che lei abbia ricordato alcuni passaggi significativi di questi quattro anni di legislatura. Ho avuto il piacere e l'onore di essere Assessore al lavoro e alla formazione professionale; è un tema che, a più riprese, è stato ricordato oggi, non soltanto da lei ma anche dai Consiglieri che sono intervenuti e dai colleghi di maggioranza e di opposizione.
Dopo questa esperienza significativa e importante, ci terrei a sottolineare alcuni passaggi, che spero possano essere una testimonianza di come il mio Gruppo, Forza Italia - penso anche di poter parlare a nome di Gianna Gancia e auspico anche di Maurizio Marrone - ritiene di dover lavorare sul tema lavoro.
Ci tengo a sottolineare un passaggio: il lavoro, come lei ha già detto precedentemente, non si fa con le leggi, si fa con le imprese, si fa con le attività economiche e produttive. Quindi, la prima cosa importante da ricordare è la salvaguardia del tessuto imprenditoriale piemontese. È un tessuto che ha visto, e sta vedendo ancora oggi, una crisi significativa che va oltre il problema della capacità di fare produzione e di fare fatturato in Piemonte, cioè guarda alla capacità che avranno le istituzioni di accompagnare loro in un processo di crescita e anche in un processo radicale di cambiamento delle regole del gioco anche nelle rappresentanze.
E qui credo che ci sia un primo punto nodale: aiutare - come Regione, noi possiamo farlo, abbiamo le Commissioni di concertazione - in particolare nell'ambito lavorativo, a dare una rappresentanza diversa e significativa anche al mondo del sindacato, un mondo che ha giocato in questi quattro anni, insieme all'istituzione regionale, una partita importante e significativa, come hanno fatto le associazioni datoriali, credendo di poter andare oltre una serie di barricate ideologiche, ma riuscendo a portare in questo contesto un'azione sperimentale forte e significativa.
Lei ha ricordato la "Garanzia giovani". Io mi permetto di ricordare che la Giunta precedente alla sua ha introdotto i costi standard all'interno della rendicontazione dei fondi europei; ha portato a compimento un processo non facile, quello di arrivare in un contesto così difficile, a cofinanziare e a mantenere il cofinanziamento con fondi regionali dei fondi europei che andavamo a chiudere.
Ricordo - lo dico soprattutto per i colleghi, che saluto con grande affetto, sia di opposizione che di maggioranza per la prima volta sono all'interno di questo contesto istituzionale - che molto spesso ci siamo ritrovati anche in quest'Aula a dover fare i conti, come ricordava prima il collega Gianluca Vignale, con una mancanza di risorse che rischiava anche di bloccare la rendicontazione e l'utilizzo dei fondi europei. Eppure questa Giunta, questa vituperata Giunta che molti, secondo me impropriamente, hanno delegittimato, ha saputo dare una risposta forte.
Mi fa piacere che sia rientrato il collega Gariglio. Voglio soltanto sottolineare come i dati dei giornali di ieri non sono attendibili per quanto riguarda la situazione della Regione Piemonte, perché siamo una Regione che non solo ha saputo utilizzare bene i fondi europei, ma il cui investimento ha portato dal 40 al 70% la capacità occupazionale in funzione delle risorse europee che mettevamo in campo. Dati ufficiali - mi permetta Presidente, la battuta - che avevo fornito in una riunione straordinaria del Consiglio regionale che l'attuale maggioranza aveva in qualche modo secondo anche impropriamente, declinato come convegnistica (ma vedo che non è servito, perché il Consigliere Gariglio non si ricorda questi dati quindi glieli ridarò con grande piacere), sottolineavano come in realtà gli interventi strutturali della Regione Piemonte avevano portato non solo ad un abbattimento della dispersione scolastica, ma anche alla capacità di utilizzare queste risorse per portare i giovani, che ricordo e sottolineo sono il vero futuro della Regione, in grado di creare un capitale umano capace, innovativo, competente, che ha la capacità di generare attrattività.
Lancio un primo passaggio che ho già condiviso con il mio Capogruppo.
Sarà importante che questo Consiglio regionale - e noi lo faremo come proposta - ragioni su una riforma della legge 34 e della legge 63, che sono le leggi lavoro e formazione. Una legge, quella della formazione, ormai tremendamente datata; una legge sul lavoro che, anche se soltanto del 2008 è una legge superata dai fatti, e non solo dal jobs act, ma proprio dal significativo cambiamento che in questi anni è avvenuto. Due leggi che devono lavorare insieme e si devono unire per far sì che la competenza nel lavoro e la competenza nella formazione siano veramente le basi solide per questo Piemonte.
Faccio ancora un passaggio - mi permetta - sul tema dei fondi europei.
È vero che voi vi siete appropriati - "impossessati", come ha detto lei Presidente - dei dossier su cui noi abbiamo lavorato per due anni, su cui la Regione ha saputo a Roma (c'eravamo io e il qui presente ex Vicepresidente della Regione) discutere e portare a casa esattamente le stesse risorse che sette anni fa erano state portate a casa, ma che non erano così scontate a fronte del fatto che le risorse, chiaramente, a livello nazionale erano inserite in una coperta molto stretta, che molti volevano allargare.
Credo che la credibilità di una Regione, oltre all'autorevolezza del nostro Vicepresidente Gilberto Pichetto, che ha saputo utilizzare e rendicontare correttamente questi fondi, abbia permesso non solo di portare a casa - lo ricordo, l'ha già detto Gianluca Vignale - un decreto 35 che vedeva sotto la firma del Piemonte, ma anche delle risorse che saranno probabilmente le uniche risorse su cui potremo giocare, che sono quelle dei fondi strutturali europei.
Mi permetto di evidenziare che i fondi strutturali vanno cofinanziati e quindi credo che sia importante, Presidente, anche in funzione del ruolo che lei ha avuto fino a pochi mesi fa, ricordare che non è soltanto il contributo regionale l'unica fonte di cofinanziamento che i fondi strutturali possono utilizzare, ma ritengo importante fare un lavoro che noi avevamo già iniziato: far sedere al tavolo le nostre fondazioni bancarie per vedere se questa partita la vogliono giocare con la Regione Piemonte. L'opportunità, la technicality c'è, occorre che finalmente anch'esse - e fino a questo momento hanno un po' latitato - vogliano giocare seriamente una partita, perché la partita la si gioca tutti insieme, non bastano i soldi istituzionali, ma servono quelli di quelle istituzioni che molto spesso si dimenticano che non sono solo le operazioni Cencelli, ma sono anche le importanti operazioni di rinnovamento e di ristrutturazione di una Regione che occorrono essere fatte.
Sottolineo ancora un punto: Regione-Area metropolitana. Sono certa - e noi in questo ci impegniamo sin d'ora - che non si potrà immaginare soltanto un'Area metropolitana. Tradotta: non credo che solo Torino e provincia possano essere il reale motore o "lab", come ci piacerebbe definirlo, di rilancio della Regione Piemonte.
Credo che sia fondamentale stabilire sin d'ora che la Regione ha molte peculiarità, molte sfaccettature, molte azioni anche istituzionali diverse che vanno fatte, ma sicuramente la partita è quella che vedo anche in queste ore presente sui giornali più importanti del Piemonte, che chiaramente si concentrano in particolare sull'Area metropolitana Torino e provincia; mi permetto di dire che si concentrano forse un po' troppo sulle poltrone dell'Area metropolitana, mentre io preferirei cominciare a parlare di contenuti dell'Area metropolitana, perché da lì vedremo e valuteremo se veramente questa Regione e queste Aree saranno in grado di giocare una partita.
In concomitanza con la nuova Giunta regionale e con l'avvio della legislatura, abbiamo anche l'avvio del semestre europeo col nostro Presidente del Consiglio che, essendo in grande sintonia col governo di questa Regione, dovrà anche dare un segnale significativo al Piemonte.
In questi quattro anni, abbiamo sperimentato numerosi interventi l'abbiamo fatto a prescindere dal fatto che siano cambiati quattro Governi nazionali, e vi garantisco che non è facile avere a che fare con quattro Ministri del Lavoro, Ministri dello Sviluppo Economico e Ministri dell'Economia e Finanze diversi.
Spero che questo sia un Governo nazionale duraturo, anche perché credo che, oltre alle parole, adesso il Presidente del Consiglio debba passare ai fatti e, nel momento in cui passa ai fatti, deve tenere in forte considerazione una Regione che ha già dimostrato negli anni scorsi di saper progettare, di saper non soltanto presentare tavoli di crisi, ma anche opportunità per uscire dalla crisi.
Quindi auspico che si concretizzino quelle iniziative che ci hanno fatto diventare anche i portatori di una nuova politica, una politica che sperimentava, perché in questa Regione - permettetemi di dire questo ipocritamente è molto più facile, sotto la parola sperimentazione, fare dei cambiamenti. Ne abbiamo una serie di esempi: l'ultimo, che consegno al Presidente, tema fortemente innovativo su cui ci giocheremo la partita è quello dei servizi per il lavoro. Presidente, i Centri per l'impiego non possono essere gli unici accentratori di quella che è una politica innovativa per aiutare le persone non solo a trovare il lavoro, ma a occuparsi di lavoro.
Noi abbiamo una forma sperimentale in questo momento; lei parlava di liberalizzazione e, tra virgolette, anche un po' di "privatizzazione", ma capisco che sia un po' più difficile parlare di privatizzazione laddove si è sempre stati abituati, soprattutto per una questione preconcetta, a fare un ragionamento sul pubblico. Io mi permetto di dire che siamo una di quelle Regioni che oggi vede pubblico e privato lavorare in sintonia e in sinergia sulle tematiche del lavoro: non smontiamo questa sperimentazione.
Sottolineo ancora una volta che questo sarà uno dei temi che maggiormente standomi a cuore, porterò avanti in questa iniziativa e su questo ci sarà sicuramente una forte attenzione.
Grazie e buon lavoro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Innanzitutto formulo i migliori auguri al Presidente della Giunta regionale, a tutti gli Assessori, nonché al Presidente del Consiglio regionale e a tutto l'Ufficio di Presidenza, senza nascondere una certa emozione anche per me nel fare il primo intervento in quest'Aula, essendo abituato da dieci anni a fare il Sindaco di un Comune di piccole/medie dimensioni e consapevole che questo ruolo è ben diverso da quello dell'Amministratore locale, come veniva ricordato prima. Anche se penso che l'esperienza di Amministratori di piccoli o medi Comuni, abituati a fare delibere, a trattare di grandi temi, a interloquire con i livelli alti di governo, ma allo stesso tempo, quando serve, rimboccarsi le maniche e lavorare in prima persona, possa essere utile, almeno dal punto di vista dello stile dell'approccio ai problemi, anche in un'Aula come questa.
E proprio dai Comuni e dal sistema degli Enti locali vorrei partire per fare un cenno: noi dobbiamo subito fare una forte sinergia con il sistema delle autonomie locali. Basta aprire un qualunque quotidiano di questi giorni per leggere che quella che è la grande scommessa che abbiamo dinnanzi a noi, cioè l'avvio della Città metropolitana, è minata alle sue fondamenta da alcune problematiche che vanno risolte subito. Sono le stesse problematiche che stanno vivendo anche le altre province che sperimentano una nuova forma di gestione di governo di area vasta ma che, a seguito di tagli forsennati che si sono succeduti negli ultimi anni da parte del Governo, rischiano, nel giro di pochi giorni, di dover chiudere strade perché è impossibile far manutenzione, né è possibile riscaldare le scuole superiori nel prossimo anno scolastico perché non si possono rinnovare i contratti di fornitura, e così via.
Credo che la Regione abbia una responsabilità importante come cabina di regia e interlocutore privilegiato verso il Governo nazionale affinch alcune problematiche, che forse erano state sottovalutate o, comunque, non soppesate con la dovuta attenzione, trovino soluzione proprio per non perdere quella grande opportunità che è data da questo nuovo assetto degli Enti locali, dei sistemi di governo locale.
Condizionato poi dall'esperienza di anni di Presidenza della Consulta Istruzione e Formazione professionale di ANCI Piemonte, ho particolarmente apprezzato gli accenni al tema del diritto allo studio. Un tema di centrale importanza. Se non si parte dall'istruzione pubblica e dai giovani, non possiamo immaginare di avere un futuro per la nostra comunità regionale e per il Paese tutto.
Sappiamo tutti che, anche qui, i tagli di risorse disponibili hanno portato, in alcuni anni, a ridurre ad un terzo le risorse correnti che erano a disposizione del diritto allo studio. I temi sul tavolo sono proprio questi. Capire come fare sinergia con il sistema degli Enti locali affinché i servizi fondamentali per i ragazzi e le ragazze diversamente abili, per i libri di testo, per l'inserimento di stranieri all'interno delle nostri classi, per l'organizzazione dei servizi di mensa e di scuolabus e così via, possano continuare ad essere garantiti con pari opportunità per tutti.
Dall'altro lato veniva citato nell'intervento del Consigliere Grimaldi il tema degli assegni di studio. Un tema su cui non si può tacere e su cui occorre mettere mano al più presto. In un momento di penuria di risorse non è immaginabile che si assista a delle graduatorie sperequate e fatte con modalità diverse, cioè non tutte calibrate sul privilegiare i livelli reddituali di ISEE più bassi. Graduatorie che fanno sì che parecchie famiglie con ISEE di poco superiore a 10.000 euro non possano ricevere neppure un assegno di qualche centinaia di euro, e poche famiglie con ISEE magari di 35 o 40 mila euro, possano ricevere assegni di 1.500 euro all'anno. Anche da questo punto di vista, le sperequazioni non possono essere procrastinate.
Dall'altro lato emerge anche un problema di sistema. Abbiamo delle graduatorie che assicurano, con anni di distanza rispetto all'anno scolastico frequentato dagli studenti, l'assegno medesimo, con l'incertezza più assoluta se si avrà o non si avrà la titolarità del medesimo. Tutte queste istruttorie calibrate su tetti di ISEE altissimi finiscono poi per ingolfare il sistema delle autonomie locali e i Comuni a cui è stata delegata l'attività istruttoria che devono collezionare un sacco di pratiche, quando poi solo ad una percentuale minima di quelle pratiche di quelle istruttorie si riesce dare una risposta.
Poi c'è il tema dell'educativa degli adulti, c'è il tema dell'edilizia scolastica. Anche qui abbiamo dei progetti finanziati su cui sono state assicurate risorse da anni, ma i Comuni, in questo momento, non sono in grado di appaltare le opere perché l'esigibilità è differita e, in alcuni casi, non è neanche garantita con un anno preciso.
Non torno sul discorso delle borse di studio e delle residenze universitarie, perché è già stato affrontato, ma occorre un'attenta e seria valorizzazione del merito all'interno del sistema scolastico piemontese.
È vero che il sistema scolastico piemontese da tanti punti di vista è all'avanguardia, ma è altresì vero che negli ultimi anni su qualche indicatore abbiamo anche fatto qualche passo indietro e questo non credo che ce lo si possa permettere.
Cito brevemente un altro tema che non c'entra con il diritto allo studio, ma che è altresì importante e improcrastinabile, il tema dell'ambiente e del ciclo integrato dei rifiuti. Abbiamo una legge approvata nel 2012 che porta al superamento del sistema consortile e all'istituzione delle conferenze metropolitane, una legge ancora ferma, in molte Province non ha trovato attuazione e, in alcuni casi - penso soprattutto all'ambito della Provincia di Torino - necessita di una rivisitazione. Quella legge era tarata su un sistema di autonomie locali che è stato stravolto dalla normativa nazionale, quindi va in qualche modo rimeditata e adeguata. Bisogna farlo al più presto, perché se il sistema consortile non deve più essere efficace, non deve essere tale. Non è immaginabile che continui a funzionare in una prorogatio continua senza certezza alcuna e con forti sperequazioni territoriali sul piano tariffario, impiantistico e così via.
Sul trasporto pubblico locale, anche qui i territori più marginali geograficamente necessitano di risposte. La scommessa del sistema ferroviario metropolitano deve estendere, con una sinergia con tutto il sistema di trasporto pubblico e locale, la sua efficacia. Non possiamo immaginare che chi viene dalle province più lontane dal capoluogo di regione, ma a volte anche chi vive in seconda cintura o nelle parti più marginali geograficamente parlando della provincia di Torino, debbano impiegare un mucchio di energia, di tempo e molta pazienza per recarsi a scuola o al lavoro.
L'ultimo cenno su cui non ho una competenza professionale, ma ho vissuto sulla mia pelle il riflesso del tema medesimo, è il tema della salute. Ho apprezzato molto il cenno, che poi è stato approfondito nel discorso programmatico, della necessità di un rapporto tra rete ospedaliera e rete territoriale. La salute è un concetto molto più ampio del tema sanitario. Si stima che la sanità, dal punto di vista dei determinanti della salute, incida per il 10-12%, tutto il resto lo fanno gli altri determinanti. Anche qui ci sono settori dove abbiamo e assistiamo ad autentici buchi neri.
Cito un esempio per tutti. Da Sindaco mi sono spesso trovato a dover fronteggiare, insieme ai colleghi, temi di assoluta delicatezza come i temi della salute mentale. Ogni volta che un Sindaco firma un trattamento sanitario obbligatorio, lo vive sulla sua pelle, a meno che non lo viva come un atto d'ufficio. Personalmente non l'ho mai fatto e credo che la stragrande maggioranza dei colleghi non l'abbiano mai fatto, ma sperimenta sulla sua pelle quanta solitudine vivono le famiglie e i diretti interessati in un campo così delicato. Poiché ci sono esperienze in tal senso innovative, ultimamente poco finanziate anche in altre Regioni prendiamo spunto e mettiamo in campo subito una strategia affinché questo senso di solitudine e di trascuratezza della salute delle persone e dei nostri concittadini venga adeguatamente seguita e gestita.
Auguro a tutti noi e a tutti voi un buon lavoro consapevole che di lavoro da fare ce n'è davvero tanto, di risorse poche e di problemi tantissimi. A noi è stato chiesto dagli elettori non solo di risolvere i problemi, ma di dare un segnale di forte discontinuità in termini di comportamenti e in termini di progetti realizzati, ma ben difficilmente ci verrà data una prova d'appello, se non sfrutteremo fino in fondo questa aspettativa forte che proviene dall'elettorato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente; grazie, Presidente Chiamparino, Assessori e Consiglieri tutti.
Alla luce di ciò che si è verificato il giorno dell'insediamento del Consiglio, dove il Movimento 5 Stelle, nonostante il peso elettorale, è stato escluso scientemente da ogni nomina dell'Ufficio di Presidenza prendiamo atto che non vi è stata alcuna volontà di rispettare i dettami dell'articolo 22, comma 2, dello Statuto regionale. Si è invece preferito optare per le solite scelte di partito.
Questa è la prima volta che ricopro un incarico istituzionale. La mia azione politica sarà caratterizzata dal massimo dell'impegno, dell'onestà e della trasparenza, come, d'altronde, mi aspetto da voi tutti o, almeno, me lo auguro.
Mi rivolgo all'Assessore Saitta, con cui avremo modo di confrontarci e di lavorare, chiedendogli, a nome di tutti i cittadini, una sanità pulita trasparente, meritocratica e uguale per tutti.
Tutti i cittadini hanno il diritto alla salute, alla cura e all'assistenza. È indispensabile, quindi, garantire la buona funzionalità dei presidi ospedalieri e di tutti i servizi annessi.
È necessario rilanciare la sanità pubblica con l'informatizzazione e la messa in rete degli operatori, attraverso l'umanizzazione - non dimentichiamo mai l'umanizzazione - e la qualità dell'assistenza.
Gli ospedali non vanno chiusi e non vanno venduti, ma devono rimanere aperti e funzionanti. Urge, signori, sbloccare tempestivamente i concorsi per l'assunzione di personale, non solo infermieristico, ma anche medico poiché sono anni che vi è una carenza cronica di personale ed un sovraccarico di lavoro per gli stessi.
È indispensabile creare tutte le condizioni ideali e necessarie per poter lavorare in sicurezza, sia per il bene degli operatori, dispensatori di salute, sia per il bene dei cittadini.
Occorre prestare attenzione - particolare attenzione - ai presidi ospedali situati in territori periferici e montani. Mi rivolgo anche all'Assessore Reschigna: non dimentichiamo gli ospedali situati nella Val di Susa, nella Val Sangone e nella Val d'Ossola.
Tra l'altro, sono anni che contribuisco a sostenere le cause e le battaglie affinché questi piccoli ospedali di provincia e di territorio montano non vengano penalizzati per la conformità del territorio geografico e per le dimensioni.
Signori, siamo giunti al collasso della sanità piemontese.
Ci sarà un lavoro notevole da fare. Ho sentito dei buoni propositi delle buone idee e delle buone proposte. Spero vivamente con tutto il cuore che vengano messe in atto o, perlomeno, che ci sia l'impegno e la volontà di mettere in atto tutti questi buoni propositi e principi.
Intendiamo, come Movimento 5 Stelle, vigilare anche sugli sprechi dovuti ad assunzioni e nomine effettuate più per scopi politici che per effettiva competenza.
Inoltre, riteniamo sia importante prevenire e ridurre le condizioni di bisogno delle persone e delle famiglie, le quali hanno grandi difficoltà a vivere la semplice quotidianità.
Sarà nostro compito salvaguardare e promuovere la piena uguaglianza e partecipazione sociale dei diversamente abili, ai quali va garantito rispetto, dignità, autonomia e pari opportunità, anche attraverso un piano di viabilità per gli stessi. Particolare attenzione va rivolta anche agli anziani, spesso dimenticati dalle Istituzioni, in particolare agli anziani non autosufficienti, i quali hanno grandi difficoltà ad accedere, non solo nelle strutture di ricovero e di riabilitazione, dove ci sono liste di attesa interminabili (leggevo che ci sono 18 mila anziani in attesa di entrare in una struttura), ma anche ad usufruire dei semplici servizi ambulatoriali e domiciliari.
Il Movimento 5 Stelle ha a cuore il bene dei cittadini, senza alcuna disparità tra gli stessi, e non dimentichiamo mai che siamo dei cittadini al servizio dei cittadini.
Ringrazio per l'attenzione e auguro buon lavoro a tutti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Innanzitutto un augurio di buon lavoro al Presidente Chiamparino, a tutta la Giunta, e in particolare al Presidente Laus e a tutto l'Ufficio di Presidenza.
L'intervento dei cosiddetti "nuovi Consiglieri", in un'Aula in cui oltre 40 dei 50 Consiglieri sono presenti per la prima volta, potrebbe anche portare un po' di entusiasmo all'attività amministrativa della Regione; entusiasmo che pensiamo possa tradursi in fatti concreti, partendo dall'analisi della relazione odierna del Presidente Chiamparino, al cui interno non abbiamo notato alcuni passaggi fondamentali.
Uno su tutti è il discorso relativo allo smaltimento dei rifiuti, su cui il Presidente deve sapere, avendo noi amministrato quanto di competenza alla Provincia di Novara, dell'esistenza di una situazione piuttosto urgente e drammatica, su cui dobbiamo intervenire.
Vi è una legge, la n. 7 della precedente legislatura, che va applicata va portata avanti e va resa operativa in tempi stretti.
Occorre realizzare e organizzare la Conferenza d'ambito e definire le strategie, che sono in capo alla Regione, delle modalità operative di smaltimento che, nell'ambito dell'area vasta, poiché la legge ha già identificato i territori in questo senso, deve essere fatta in tempi brevi altrimenti ci troveremo, in altrettanti tempi brevi, in emergenze che su varie zone del territorio regionale possono evidenziarsi in tempi piuttosto veloci.
Questo è un aspetto su cui chiederei, se fosse possibile in tempi brevi, di discutere e valutare con l'Assessore competente. Lo riteniamo un passaggio fondamentale ai fini dell'applicazione della legge, o meno rispetto alle esperienze che nell'ambito dei territori piemontesi sono operative, valutando l'efficienza e l'applicazione della stessa.
A questo, però, si aggiunge un ulteriore elemento che mi ha anche preoccupato.
Ho sentito molto parlare di Città metropolitana, di collaborazione fra Regione e Città metropolitana, ma per chi, come me, proviene dalle Province, è bene dare il giusto peso all'attività regionale a entrambi i territori, perché è vero che una grossa percentuale dei cittadini abita nella città di Torino e nei Comuni limitrofi, quindi nella provincia di Torino, ma è anche vero che l'altra metà abita nel resto del Piemonte.
Pertanto, va considerato un ex aequo - direi - un elemento di equilibrio fra l'attività che viene condotta nell'ambito di questo territorio rispetto al resto delle province. Mi riferisco, ad esempio anche all'edilizia sanitaria, di cui lei ha fatto un accenno, per cercare di conoscere una verità.
Glielo dico, perché ero Assessore all'urbanistica nel Comune di Novara nel 2004, e avevamo identificato (e non è mai cambiato), per quanto di specifico a Novara, l'area di insediamento della Città della Salute. Sono dieci anni che siamo in attesa di conoscere lo stato dell'arte di questa società, perché sono intervenute più Amministrazioni e tutte hanno fornito indicazioni - lei compreso (mi sono permesso non solo di ascoltarla, ma anche di leggere il resoconto della sua informativa di oggi).
Lei, come esempio, diceva giustamente che occorrono sei mesi per ottenere un permesso per le barriere acustiche: immagini cosa significa aspettare dieci anni per poter dire ai cittadini se si fa o no un ospedale.
Sappia che l'Ospedale di Novara costa dieci milioni l'anno di manutenzione ordinaria (non so cosa possa costare la manutenzione dell'Ospedale Molinette).
E, allora, forse sarebbe giusto e corretto informare i cittadini se ci sono o no i soldi per la realizzazione della Città della Salute. Se non ci sono, indicare le osservazioni che ritenete corrette rispetto ad un'applicazione della nuova politica ospedaliera, perché forse è meglio segnalare e dire: "Guardate, non ci sono i soldi; ci sono state delle delibere, in passate, probabilmente troppo ottimistiche rispetto ad una cifra di spesa ospedaliera".
Lo dico dal punto di vista ingegneristico, Presidente: pensi che un'edilizia ospedaliera ha una valenza di 25 anni, cioè, quando si costruisce un ospedale, dopo 25 anni è vecchio. Stamattina abbiamo sentito che abbiamo ospedali con oltre 60 anni, quindi tre volte la vita normale di un ospedale moderno, come, cioè, negli altri Paesi europei sono considerati come tempi giusti.
Pertanto, vorremmo sapere la verità. Forse è meglio dirlo e intraprendere un'attività e una considerazione di tipo amministrativo sulla politica ospedaliera nuova, girando pagina, ammettendo che non ci sono i soldi e lavorando in un modo completamente diverso.
Un altro elemento che voglio segnalare riguarda le politiche sociali di cui, con attenzione, ho sentito la sua indicazione, il suo orientamento.
Devo riconoscere che sta terminando un ciclo, un momento operativo, che era quello dell'assistenza pubblica. Non esiste più l'assistenza pubblica dobbiamo incominciare a ragionare in un modo completamente differente.
Dobbiamo sostituire la parola gratis alla parola gratuità: sono due concetti estremamente differenti. L'avere il sussidio e quindi la garanzia tout court senza avere una possibilità di ricollocazione del disoccupato del disagiato - a qualsiasi livello di politica sociale - deve essere assolutamente chiaro che il gratis non dove confondersi con la gratuità. Si potrebbero produrre delle sperimentazioni - in alcune zone del Piemonte sono già state fatte a livello privatistico, a livello di industrie - dove le persone che non hanno un lavoro possono essere utili nel sociale, alla pubblica amministrazione, ai Comuni che in questo momento hanno grosse difficoltà di tipo economico, sulle quali vi chiedo di prestare attenzione e magari inserirle nell'ambito della politica regionale.
In merito alla sburocratizzazione, voglio segnalare che non è stata fatta una parola sotto il profilo dell'urbanistica. Per quanto riguarda i Piani regolatori che i Comuni redigono ed approvano, passano anni pertanto, quando il Piano regolatore diventa efficiente nell'ambito del Comune, è già vecchio.
Questa è una competitività che dobbiamo sicuramente riprendere. Sta qua la sburocratizzazione, sta qua anche uno degli elementi che non ho sentito stamattina, sta qua uno degli elementi sui quali insistere.
Non ho sentito nulla anche in merito al discorso della riorganizzazione degli Enti locali: il futuro delle Province. Perché, magari sui Comuni piccoli, non dare alle Province la competenza di approvazione dei Piani regolatori, senza aspettare che arrivino nell'ambito della Regione, tanto saranno le Province dei Sindaci, saranno Province che dovranno valutare questo tipo di riorganizzazione fra di loro, vista la mancanza di risorse? Non invidio chi dovrà fare il Presidente della Provincia in futuro, in quanto di risorse ce ne sono veramente poche, però con pochi interventi e anche a costo zero è possibile sburocratizzare, purché si inseriscano nell'attività condotta da questa Regione alcuni principi in questo senso.
Termino, poiché è finito il tempo, ma sono elementi sui quali attendiamo una risposta, per sapere qual è la valutazione della Giunta e soprattutto qual è la valutazione dell'orientamento programmatico che intenderà fare.



PRESIDENTE

Grazie, consigliere Sozzani.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato attentamente la relazione del Presidente Chiamparino, che metteva al centro dell'attenzione la salute, la sanità e i trasporti.
In questo mio intervento voglio sottolineare che, come sappiamo tutti la sanità rappresenta l'82% circa del bilancio di questa Regione e delle Regioni in generale.
Ma la salute si tutela anche al di fuori degli ospedali, con quello che mangiamo, beviamo e respiriamo. Questo lo dice l'Organizzazione Mondiale della Sanità, laddove individua delle pandemie a livello globale, in particolar modo nel mondo occidentale: si parla di diabesità, cioè di obesità e diabete di tipo 2, laddove l'immissione nell'ambiente sempre maggiore di disturbatori endocrini provoca queste disfunzioni; si parla di malattie neurodegenerative. L'altzheimer deriva solo per il 10% da modificazione del DNA; in realtà, gli scienziati più avanzati iniziano a parlare di interazioni con pesticidi, metalli pesanti e sostanze che purtroppo svolgono quest'azione. Per non parlare di quella che è stata definita una pandemia silenziosa sui bambini, nel 2006, su The Lancet.
Purtroppo i dati degli ultimi anni parlano di un aumento dei problemi del neurosviluppo: i bambini affetti da patologie della famiglia dell'autismo (parlo dei disturbi dell'attenzione, ecc.) o dell'autismo stesso sono passati da un bambino ogni 1.200 ad uno ogni 88.
Questi dati - se ben analizzati - ci portano a pensare che la migliore ricetta per la sanità in generale sia la prevenzione primaria.
Ma come percorrere questa strada? È questa la domanda che ci poniamo e vi rivolgiamo. Come percorrere questa strada, perché l'epidemiologia nel mondo occidentale è completamente cambiata, dalle patologie infettive a questo tipo di patologie, che per l'80% vengono spiegate con un inquinamento ambientale.
Certo, basterebbe rifarsi alle leggi su una società sostenibile proposte dall'economista Herman Daly. La prima legge dice che per le risorse rinnovabili (parliamo di suolo, acqua, foreste) il tasso di sostenibilità e di sfruttamento non può essere maggiore al tasso di rigenerazione.
E allora, andiamo a vedere cosa sta succedendo in Italia, in Piemonte sul consumo del suolo. Guardiamo cosa sta succedendo nella mia provincia: il consumo del suolo sta viaggiando a velocità assurde - otto metri quadri al secondo, ci dicono i dati ufficiali - e non accenna a calare. I Piani regolatori di tutti i Comuni prevedono crescite fantasmagoriche assurde.
Pensiamo a Novara, dove si vuole fare un "CIM 2" a nord di Pernate. La scorsa settimana Pernate è andata sott'acqua per l'ennesima volta! Allora cementificando il bacino imbrifero a nord di un paese che è in una conca lo si manda sott'acqua. Ma perché rischiare una piccola Genova anche a Novara? Pensiamo ai milioni di metri quadri di terreno agricolo di Agognate. Pochi mesi fa l'Agogna è tracimato, poco sopra quest'area.
Allora, noi ci chiediamo perché.
L'unica ricetta che viene data, infatti, purtroppo è la vecchia ricetta, quella della cementificazione. Non è certo quella del recupero edilizio ed energetico, che porterebbe posti di lavoro, che darebbe garanzie anche per il futuro di una riduzione della dipendenza da energie non rinnovabili, come diceva testé Mauro Campo.
In Europa vigono due principi, che spesso in Italia non vengono rispettati: quello per cui chi inquina paga e il principio di precauzione.
Il principio di precauzione, cioè, ci dice che quando c'è il sospetto che una cosa possa arrecare danno alla salute questo tipo di impiantistica non deve essere realizzata. Si tratta però di principi spesso e volentieri disattesi.
Pensiamo che nel 1990 l'Ente Protezione ambiente degli Stati Uniti sosteneva che i migliori sistemi di raccolta differenziata - visto che abbiamo precedentemente parlato di rifiuti - devono prevedere il pay as you throw, cioè il principio di pagare in base alla produzione di rifiuti.
Eppure in Piemonte questo concetto non viene portato avanti. Le uniche due Regioni che hanno superato il 60% di raccolta differenziata l'hanno fatto perché hanno al loro interno dei Consorzi che seguono questo principio. È un principio semplice e di facile applicazione! Noi nel nostro piccolo, in provincia di Novara, abbiamo fatto centinaia di incontri con gli Amministratori, perché i Consorzi non ci hanno mai ascoltato e noi non li controllavamo. Nel C.d.A. del Consorzio Medio Novarese c'era un certo Princiotta, che è stato arrestato: ex segretario di Penati, che è stato - appunto - Sindaco di Sesto San Giovanni e poi Presidente della Provincia di Milano, che ha creato - almeno leggendo i giornali - il "sistema Sesto". Princiotta era già implicato anche in questo sistema.
Allora noi diciamo una cosa: noi abbiamo le conoscenze e le mettiamo a disposizione per far diventare questa Regione la più virtuosa, per lo meno sulla gestione dei rifiuti. Nella Regione Piemonte ne vanno in smaltimento 960.000 tonnellate; l'ARPA ci dice che il 70% di questo materiale è riciclabile. Noi sappiamo che quando si investe nella raccolta differenziata il ritorno occupazionale è dieci volte superiore rispetto all'investimento negli inceneritori, senza considerare il fatto che non si emettono sostanze nocive per l'ambiente e senza contare il recupero energetico, che è ugualmente superiore di dieci volte. Allora perché non seguire questa strada diversa? Noi vi chiediamo dunque per l'est del Piemonte di cambiare: seguite una strategia diversa da quella del Gerbido. Abbiamo il know how e conosciamo l'impiantistica che può essere realizzata - anni fa siamo andati a presentarla al vostro Sindaco Ballaré, che su questa proposta ci ha scaricato in dieci secondi - e ci sono già anche le strutture; basta avere la volontà politica per realizzare queste cose.
Anche sull'amianto è necessario uno sforzo, perché la prevenzione è primaria. Guardate che il 50% dei morti sul lavoro è ancora provocato dall'amianto, oggigiorno. E allora sarebbe bello - e noi lo proponiamo realizzare un Consorzio pubblico. Ci sono 360 miniere dismesse in Piemonte: andiamo a individuare quelle geologicamente sicure e stabili e utilizziamole per l'eternit. Per quanto riguarda, invece, l'amianto friabile, questo si può sicuramente inertizzare con un trattamento termico se si vuole, perché si può ottenere una rimineralizzazione dei silicati che lo compongono.
Ecco, queste sono le cose che volevo dire - ce ne sarebbero altre, per non voglio portare via tempo agli altri colleghi, visti anche l'orario e l'appetito che avanza - e vi ringrazio per l'ascolto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Mi rivolgo a tutta l'Assemblea per augurare ai colleghi Consiglieri e alla Giunta un buon lavoro nell'interesse della collettività intera. In particolare, auguro all'attuale maggioranza e al Presidente Chiamparino che l'approdo finale del suo operato sia nell'interesse dei molti e non dei pochi.
Gli atti politici di una maggioranza così forte non lasciano spazi a tentennamenti o ad incertezze. Siamo sicuri che ciò che essa produrrà in questa legislatura sarà indubbiamente il risultato di una volontà politica ben precisa. Su questi atti noi vigileremo e porteremo le nostre proposte auspicando che vengano accolte senza pregiudiziali di appartenenza politica alcuna, ma sempre discusse nel merito. Così il Gruppo del Movimento 5 Stelle intende comportarsi nei vostri confronti, con trasparenza e chiarezza negli intenti.
Il segnale che abbiamo ricevuto al nostro insediamento non è stato nel senso di un riconoscimento reciproco, ma siamo ancora in tempo perché voi vogliate considerare la vera opposizione una risorsa del sistema democratico e non un fastidio da minimizzare. Ci rendiamo conto della difficoltà di affrontare un avversario politico ingombrante in Piemonte dopo anni di azioni di governo praticamente indisturbate proprio grazie a delle opposizioni deboli ed accondiscendenti sui temi che contano.
Dobbiamo e dovete rendere onore ai cittadini piemontesi che hanno votato questo Consiglio con la lotta agli sprechi e alla piaga dei rapporti clientelari tra politica regionale, sanità e apparati funzionali della Regione. E questo dev'essere chiaro a tutti.
Sono nato e cresciuto a Pinerolo e mi sento fortemente radicato nelle valli da cui provengo, le valli valdesi. A causa della mala politica prima e dei tagli indiscriminati della Giunta Cota poi, nel disperato tentativo di ridurre un debito opprimente, abbiamo visto il ridursi graduale dei presidi sanitari - un processo che è tuttora in corso - con l'accentramento verso l'area di Torino e cintura. Stiamo parlando della salute delle persone! I tagli si fanno sulla base della domanda di servizi sanitari, non in modo orizzontale e partendo dalle periferie. Il programma di Chiamparino recita: "La salute al primo posto". Significa, questo, un cambio di rotta rispetto alla Giunta precedente? Secondo grande tema di rilevanza regionale: i trasporti. Decine di migliaia di famiglie piemontesi sono in sofferenza per la mancanza di reddito: contiamo oltre 3.000 disoccupati solo nella mia Città. Quando il lavoro non c'è occorre potersi spostare facilmente con un livello di efficienza dignitoso e a costi ragionevoli: chi è senza lavoro ha difficoltà anche solo a mantenere un'auto propria. I Consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle si sentono innanzitutto dei cittadini comuni e si recano presso il Consiglio usando i mezzi pubblici, come qualunque lavoratore. Il buon esempio si dà, prima di tutto, con le proprie scelte e i propri comportamenti individuali. Noi ci crediamo e agiamo di conseguenza.
Il Presidente ha accennato alla metropolitana regionale, alla sovrapposizione delle linee, alla programmazione, alla liberalizzazione dei servizi. Siamo d'accordo. Consideriamo il trasporto pubblico e l'intermodalità il punto cardine di una nuova mobilità sostenibile e l'unico modo di affrontare seriamente i problemi ambientali, che affliggono il Piemonte così come tutto il mondo industrializzato. L'era dell'automobile motore dello sviluppo, come l'abbiamo attuata finora, è finita. Dimostrate di aver capito questo momento storico, dando un segnale netto.
Il progresso è una rete di trasporti locali che servano ai lavoratori piemontesi e non un'inutile e ridondante linea merci - o forse passeggeri perché non l'abbiamo ancora capito - là dove ne esiste già una sottoutilizzata. Il manifesto del Presidente Chiamparino dice: "Diminuire i costi del trasporto pubblico per sostenere le tratte meno frequentate". A questo proposito, segnalo che nel Pinerolese è stata appena sospesa una linea ferroviaria per scarsa redditività, andando a intasare ulteriormente una statale alpina già abbastanza congestionata; e aggiungo che anche la linea Torino-Pinerolo non è messa molto bene, perché comporta dei ritardi e dei malfunzionamenti quasi inaccettabili.
Prima di tutto occorre rendere un servizio decente e appetibile, perch nessuno prende un treno che non dà garanzie di arrivare puntuali al lavoro.
Quindi, invece di tagliare le tratte perché rendono poco, bisognerebbe investire quel poco che c'è per renderle operative ed efficienti e perch diventino appetibili rispetto al trasporto privato.
A parole, quindi, siamo tutti d'accordo. Vedremo come intendete realizzare i vostri obiettivi e vi richiameremo alla coerenza tra quanto premesso, seppur in modo vago, e quanto fatto.
Abbiamo sentito parlare di un sostegno generico all'impresa e al lavoro, ma poco o nulla su quale tipo di modello di futuro industriale ed economico vogliamo disegnare per le generazioni future. L'apice culturale e ideologico della generazione politica che oggi è al governo della Regione è rappresentato dal TAV, il che è quanto mai chiarificatore.
Il principale problema di questa generazione, che è innanzitutto culturale e non anagrafico, è la mancanza di una visione di lungo periodo l'insistere sulle grandi opere quando avremmo bisogno di piccoli interventi sul territorio, di ragionare sul piccolo e di concetti come il "fare rete" anche della conoscenza.
Le grandi sfide di questo tempo sono quindi altre: come consentire alle generazioni future di avere uno stile di vita dignitoso in un contesto in cui l'industria non sarà più il pilastro fondamentale dell'economia, se non altro per le mutate condizioni imposte dalla globalizzazione e per una situazione ambientale del pianeta e dei nostri territori che non è più sostenibile. Abbiate l'onestà intellettuale di dire qualcosa di impopolare: per esempio, che i posti di lavoro di un tempo non torneranno mai più.
Il Presidente Chiamparino ha parlato di uso delle risorse naturali come fonti energetiche, senza però dire se queste dovrebbero aggiungersi a quelle delle centrali a carburanti fossili oppure sostituirle gradatamente perché il concetto è molto diverso. Certo che senza un discorso sull'efficienza energetica e innanzitutto sulla riduzione dei consumi della nostra società, facendo educazione e informazione, ciò è impossibile.
Questo, invece, è il modo di fare cultura e questo è quello che ci serve Presidente.
Il Capogruppo Bertola ha accennato al concetto di economia circolare termine che non l'estremista Movimento 5 Stelle, ma l'Unione Europea, ha messo a fuoco per delineare la futura gestione dei rifiuti del mondo occidentale. Auspichiamo da parte di questa Giunta e della sua maggioranza una comprensione di questi concetti e un segnale di discontinuità. Un piano dei rifiuti ormai obsoleto vincola gli obiettivi di riuso e riciclo che ci chiede l'Europa alla presenza di un impianto di incenerimento, che invece richiede di essere alimentato per essere economicamente conveniente; e questo è stato l'investimento della Giunta torinese.
A testimonianza di ciò, in soli due anni di governo Pisapia, Milano ha tolto a Torino il primato della metropoli italiana nella raccolta differenziata, grazie all'introduzione del porta a porta su tutto il territorio comunale.
Torino si è fermata per delle decisioni politiche errate, che però si possono correggere, non per una questione economica o per inciviltà dei cittadini, ma secondo decisioni politiche.
580 mila posti di lavoro in tutta Europa grazie all'economia del riciclo, Presidente Chiamparino. Faccia sua questa priorità prima di tutto con atti politici, ma anche spendendo la sua persona nel comunicare alla cittadinanza intera questa necessità.
Si tratta di un fatto etico prima ancora che politico.
Ringrazio tutti per l'ascolto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Volevo fare una premessa, ringraziando tutti gli elettori che ci hanno concesso la fiducia e che durante la campagna elettorale ci hanno accompagnato in quella che è stata una fatica durata due mesi e ci hanno dato tanti spunti per l'attività che svolgeremo nei prossimi cinque anni.
Io vengo da un territorio marginale, ovvero dalla provincia di Alessandria, una provincia articolata che è nell'angolo del Piemonte e che vive diverse realtà.
Questa provincia marginale vive ogni giorno quelli che sono i disagi delle aree montane, delle aree staccate dai grandi servizi.
In particolare, vengo da Acqui Terme, una città non toccata dall'autostrada, attraversata da linee ferroviarie di second'ordine.
In questo periodo proprio nella nostra provincia abbiamo assistito ad un'ulteriore marginalizzazione dei servizi, con la chiusura di reparti negli ospedali e la cancellazione di corse degli autobus, oltre alla cancellazione di treni che ci collegavano alle grandi città.
Il panorama non è dei migliori e a giustificazione si trova sempre la scusante, e anche il motivo, della mancanza di fondi e della mancanza di soldi.
Però proprio in questi mesi dopo le elezioni, vivendo sul territorio della provincia, ho dovuto accostarmi sempre con maggiore interesse e con maggiore approfondimento a quelle che sono le questioni più scottanti. E mi riferisco in particolare agli ultimi risvolti in merito alla sanità.
La provincia di Alessandria in questo senso è in uno stato abbastanza preoccupante. Parlo in particolare degli appalti della sanità, perché noi abbiamo mancanza di soldi per i servizi essenziali e, in realtà, gli appalti della sanità sono una cosa incontrollata allo stato attuale.
Ho apprezzato l'intervento dell'Assessore Saitta dei giorni scorsi, che ha incominciato a dare dei paletti in questo senso. Ho apprezzato la collaborazione con i Consiglieri di maggioranza del mio territorio che si sono spesi in questo senso.
Spero che questo buon inizio sia la linea che si seguirà durante tutta la legislatura e che porti a cambiare anche quello che è stato tutto l'establishment delle ASL fino ad ora. Sicuramente si può fare meglio, ma non con gli stessi volti e con le stesse facce che ci hanno portato fino a qui.
Crediamo quindi che il ricambio generazionale nelle dirigenze sia un fatto importante da portare avanti, oltre ad un maggiore controllo nell'ambito degli appalti.
La stazione unica appaltante per quanto riguarda gli acquisti pu essere una soluzione da analizzare, però ci vuole controllo in quello che è il personale e chi comanda questa stazione; più controllo affinché non ci siano commistioni tra politica, economia e dirigenza.
Volevo parlarvi anche di agricoltura. È un tema a me caro per ragioni professionali e per ragioni legate alla familiarità.
Come ha precedentemente detto il collega Bertola, noi siamo qui anche per difendere gli agricoltori da noi stessi, dagli amministratori e dalla burocrazia che noi per così dire comandiamo.
La burocrazia ha un peso diventato insostenibile dagli agricoltori, che sono una forza lavoro che non gradisce l'intervento pubblico così come si è manifestato in questi anni.
Un intervento pubblico che si è manifestato con dei PSR sempre più voluminosi e sempre più fumosi. Ci accingiamo ad una nuova programmazione dei fondi strutturali. È bene tenere come esempio non le passate gestioni del PSR, ma le gestioni che vengono fatte nel resto dell'Europa.
Non è possibile avere dei PSR con tantissime misure e tantissimi paletti; ad ogni paletto corrisponde uno slalom delle nostre aziende agricole, che devono adeguarsi anche a provvedimenti e sottostare a cose che non rientrano in un concetto di sviluppo per l'azienda.
Quindi, chiediamo solo che venga fatta chiarezza, che non vengano spesi soldi in opere inutili. Complicare la situazione del PSR vuol dire poi spendere gran parte delle risorse destinate all'agricoltura per fare assistenza, per aiutare a districarsi tra i meandri del piano stesso.
Inoltre, chiaramente è necessaria anche un po' di programmazione ulteriore rispetto a quello che si è fatto negli anni passati. Non è possibile che un giovane agricoltore che si appresta a diventare titolare di una azienda agricola debba aspettare il successivo bando per l'insediamento.
I bandi per l'insediamento devono essere programmati, devono essere scadenzati, perché non posso aspettare tre o quattro anni per entrare nella mia azienda agricola.
Vogliamo che l'agricoltura sia sostenuta, specialmente nelle aree marginali che sono importanti, anche dal punto di vista dell'equilibrio idrogeologico della nostra regione.
Gli agricoltori sono la sentinella del territorio e non devono essere considerati come dei sorvegliati speciali dall'Amministrazione pubblica.
Noi cerchiamo di portare avanti delle istanze che siano volte ad un equilibrio tra quella che è l'agricoltura, l'attività umana e tutto l'ecosistema naturale.
Chiaramente non è più ammissibile che gli agricoltori siano lasciati soli davanti a dei problemi sistemici - legati, ad esempio, alla fauna selvatica - più grandi di loro.
Chiudo facendo un'ultima osservazione in merito ad un tema che è venuto fuori anche nel dibattito. Io sono un architetto e mi sono occupato di edilizia ed urbanistica. Stiamo vivendo una situazione drammatica sia dal punto di vista delle imprese edili sia dal punto di vista dei professionisti. Chiaramente con questa politica e con questo modo di fare urbanistica non andremo da nessuna parte.
I piani regolatori non sono progetti urbanistici, sono piani regolatori e non hanno niente a che fare con la progettazione urbanistica.
Dobbiamo nuovamente mettere in campo quella che è la scuola dell'urbanistica e fare cose nuove e mettere nero su bianco che lo stop al consumo del suolo non è una locuzione. Bisogna mettere in campo dei numeri ma il numero è uno solo, è zero, perché se continuiamo ad andare in questa direzione, con i soli proclami non otterremo nulla. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Mi associo nell'augurare buon lavoro al Presidente Chiamparino, al Presidente Laus, al Consiglio tutto e anche a chi, a vario titolo collabora per la perfetta realizzazione delle attività di questo Consiglio.
Cercherò di essere molto veloce, perché l'ora è tarda.
Il primo aspetto è quello legato all'affermazione del Presidente Chiamparino in merito al fatto che la Regione debba tornare al suo spirito originario, ossia come Ente programmatorio, lontano, quindi, dai compiti di gestione che via, via sono cresciuti.
In questo senso, siamo pronti a verificare questa intenzione e attendiamo anche degli atti di Governo conseguenti.
Siamo qui per lavorare e per giungere a delle soluzioni condivise ovviamente vantaggiose per tutti i cittadini piemontesi, che ogni giorno si ritrovano a fronteggiare il peso della burocrazia sul lavoro e sulle imprese, il complicato accesso ai fondi pubblici e i tanti problemi che sono stati citati, relativi a scuola, sanità e territorio.
Sono certa che noi, come amministratori, avremo delle risposte, ma auspico, soprattutto, che ci siano delle risposte per i cittadini.
Occorrerà anche riflettere su quali risorse economiche si intendono mettere in campo, ad esempio per alleggerire il peso fiscale sulle imprese sui cittadini e sui tagli aggiuntivi dell'IRAP, per restituire slancio alle piccole e medie imprese. Peraltro, questo è stato un argomento molto importante che ha fatto parte del nostro programma elettorale.
Ancora, il sostegno pubblico alle imprese, ovviamente premiando la capacità di innovazione e assistendo le imprese nella loro crescita e nella vocazione all'esportazione.
Sono convinta che occorra ridurre la distanza fra istituzioni e cittadini. Per fare questo occorre trovare le parole e le misure giuste per entrare nella vita quotidiana della comunità. Durante la mia campagna elettorale ho spiegato più volte che ovviamente auspicavo di diventare Consigliere regionale: sono dunque felice, orgogliosa e onorata di sedere qui, in mezzo a voi, ma mi aspettavo che la Regione avesse porte e finestre spalancate. Questo credo sia l'unico modo per permettere ai cittadini di avvicinarsi.
Si è parlato prima di Città metropolitana: lei, Presidente Chiamparino ho parlato di due motori di crescita fondamentali, ovvero la Regione e la Città metropolitana.
Certamente, la Regione sarà un "turbo" se saremo capaci a fare in modo che sia così. Ma esprimo a questo Consiglio le forti preoccupazioni che nutro sulla Città metropolitana. Ci sono molti colleghi Consiglieri che arrivano dalla provincia o da piccole realtà e si rendono conto di quanto sia difficile amministrare quei territori. Chiedo, quindi, in questo senso una profonda riflessione, perché lei, Presidente Chiamparino, ha parlato di diritti: diritti per chi vive in città, servizi e opportunità. Diritti per chi vive in quelle che, a questo punto, e forse in modo un po' provocatorio, io quasi definisco "periferie". Abbiamo delle periferie che hanno ancora le pluriclassi, i piccoli Comuni. Diritto alla scuola e all'educazione, diritto al crescere e ad avere ovviamente dei servizi.
Qual è il mio timore, timore che condivido con quest'Aula? Quello di avere una città che fagocita le risorse; quello di avere una prima cintura che in gergo viene chiamata "ciambella", che si avvicina al fagocitare le risorse, e poi il resto dei territori forse scarsamente rappresentato e comunque, con delle necessità.
Starà a questa Giunta, ma anche a questo Consiglio, prendere posizione in tal senso. Sono certa che sarà un tema che ci appassionerà e che certamente ci vedrà molto attenti; sicuramente, vedrà il Gruppo di Forza Italia determinato a fare in modo che le risorse - poche, quelle che la Provincia ha oggi - vengano equamente distribuite.
Nel parlare di edilizia scolastica vorrei ricordare che la Regione Piemonte ha un'anagrafe dell'edilizia scolastica aggiornata; so che l'Assessore Pentenero è molto attenta, ma credo che si debba ringraziare anche l'operato del precedente Assessore Cirio.
Voglio concludere chiedendo certezza di finanziamenti per aspetti che ritengo fondamentali, perché è molto brutto dover andare a contrattare ogni anno in Conferenza unificata (in questo caso, parlo delle sezioni ponte primavera) le risorse per il funzionamento delle scuole. È importante riuscire ad avere finanziamenti certi per garantire quei diritti di cui il Presidente parlava prima, come pure i finanziamenti per l'edilizia scolastica o ancora - un altro aspetto a me caro, ma penso non solo a me per la parità scolastica.
Abbiamo parlato molto di scuola perché rappresenta una sfida al futuro come la sanità, l'assistenza e la cura per il territorio; territorio che è stato messo a dura prova proprio in questi giorni di grandi piogge.
Concludo con questo auspicio.
Ci auguriamo che ci possa essere la possibilità di lavorare, tenendo conto che, ovviamente, questi sono grandi ed importanti problemi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Ruffino.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Barazzotto; ne ha facoltà.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
Approfitto anch'io dell'occasione per augurare a lei e a tutti i miei colleghi un buon lavoro e una buona legislatura.
Al di là dei convenevoli di rito - ci tengo a farlo per sottolineare quanto sia dura, l'avete già detto voi, per cui andrò a ripetermi - sono abbastanza conscio (del resto, lo siamo tutti) del momento storico ed economico che ci vede protagonisti in questa Aula.
Non è più tempo - ammesso che lo sia stato qualche volta - di pacche sulle spalle e sorrisi rassicuranti. Siamo qui tutti per lavorare. Il problema è che bisogna lavorare per un Piemonte più grande, con una maggior consapevolezza di sé e di quanto mai ne abbia avuta la sua storia.
Il nostro lavoro deve necessariamente corrispondere ad una precisa assunzione di responsabilità, come ha detto il Presidente all'inizio, ad ogni livello: da quello politico a quello puramente amministrativo, dai politici a tutti i dipendenti regionali. Dobbiamo dunque assumerci la responsabilità di avvicinare l'istituzione che rappresentiamo ai cittadini.
Lo dico perché per anni vedevo la Regione come un "mostro elefantiaco" e dicevo: "Oddio!". L'ho vissuto come cittadino, come Assessore e come Sindaco. E oggi eccomi qua, certamente non per adagiarmi a questo.
Mi fa un po' specie sentir dire da chi mi ha preceduto "dobbiamo": forse si doveva fare! Ma oggi è tempo che non si può più rimandare.
Dobbiamo allontanare, dunque, ogni possibile sospetto dal fatto che la Regione Piemonte sia un Ente che appesantisce gli oneri amministrativi, che blocca lo sviluppo possibile attraverso un apparato burocratico composto da uomini, donne e norme che soffocano la legittima speranza e una conclamata necessità.
Facciamolo attraverso una prioritaria revisione dei Regolamenti partiamo del nostro lavoro, che può essere prezioso, come si diceva all'inizio, quello di maggioranza e quello di opposizione, se non giocato solo sul vizio di forma dell'ostruzionismo fine a se stesso. Credo che questo non serva a nulla.
Rendiamo agile ogni strumento che ci è disponibile per esprimere le esigenze e le idee del territorio.
Addomestichiamo questo "mostro burocratico" che la politica stessa ha creato: è stato generato qui, non ce l'hanno portato gli angeli o chissà quale altro spirito strano! Perché tutto questo è figlio di un passato già morto, incalzato da un presente composto dall'emergenza che caratterizza il nuovo millennio.
I cittadini si aspettano un Ente amico, che mantenga rapporti chiari con gli enti locali periferici e dia delle risposte a loro e alle imprese perché senza imprese - ça va sans dire, per usare un'espressione diversa dal piemontese - non c'è lavoro, e senza lavoro non esiste il progresso sociale necessario a immaginare il futuro.
Ricolfi diceva un'altra cosa, che potrebbe sembrare banale: qual è il problema fondamentale dell'Italia? La risposta che si è data può apparire scontata, ma il vero problema col quale dovremo combattere a lungo tutta questa legislatura è che in Italia mancano sei milioni di posti di lavoro.
Questo è il problema, e lasciare insoluta questa emergenza crea una frattura sociale inedita e gravissima.
Nessuno ha il coraggio di dire che creare alcuni posti di lavoro richiede scelte aperte e radicali. Ebbene, caro Presidente e cari colleghi noi saremo chiamati a scelte aperte e radicali. Noi, rappresentanti di una regione che, in termini di impresa e occupazione, ha dato all'Italia opportunità ed esempio in tutto l'arco della sua storia, oggi siamo chiamati a rinnovare questa tradizione e a porre attenzione verso uno sviluppo in tempo di crisi, che può essere come un' imperdibile opportunità di rinnovamento del sistema in Italia. I cinesi danno alla crisi una duplice valenza: o declino, o opportunità. Noi lavoriamo per la seconda ovviamente.
Meno burocrazia. È necessario e urgente lavorare - come dicevo prima ma è ridondante, perché credo che questo sia uno dei mali che ci attanaglia su un apparato burocratico lento e inefficiente per permettere in tempi brevi a chi vuole investire idee e denaro che venga realizzato il suo sogno imprenditoriale. E lei, Presidente Chiamparino, all'inizio ha accennato all'esempio dell'autocertificazione, che è uno dei passi. Ma è anche necessario sostenere le imprese esistenti per permettere la sopravvivenza e la competitività, in particolare supportando il credito all'economia reale attuare tutto il possibile per tentare di sbloccare il credito nella nostra regione, per salvare quel tessuto che è ancora attivo, ma decisamente provato; stimolare l'investimento nelle infrastrutture, apporto tra pubblico e privato, per facilitare la crescita di nuove imprese. Le infrastrutture, certo, devono essere al passo con i tempi e stimolare anche l'interesse dei privati in direzione pubblica, ovviamente.
Nel ripensamento al ruolo delle partecipate, eliminiamo questi rami secchi, per favorire lo sviluppo di quelle virtuose e produttive, che generano lavoro. Però che le mission siano ben edificate e siano ben considerati i centri di responsabilità, con obiettivi chiari e con un'accurata misurazione dei risultati.
I giovani - molti che mi hanno preceduto l'hanno già detto - richiedono risposte puntuali e operative riguardo al loro inserimento nel mondo del lavoro e certamente anche rispetto al diritto allo studio.
Riguardo alla giustizia e al fisco, non è qui che ci compete, ma senza questi due aspetti il Governo non può più perdere un giorno, anche perch basta con questa storia che la giustizia è non so se all'80°, al 120° o al 160° posto nel mondo: così non funziona.
Così come occorre una perequazione maggiore del fisco, che garantisca il lavoratore dipendente e il pensionato giovane, ma che non consideri più il lavoratore autonomo come un evasore conclamato, perché anche questo periodo è decisamente finito.
Eliminare ogni sospetto di infiltrazione mafiosa - chi prima mi ha preceduto, bene ha detto - nel tessuto produttivo e politico regionale perché non è che in Regione Piemonte non siamo contaminati di questo: dove ci sono soldi, arriva la mafia. E dove c'è la mafia, va allontanata. Su questo, dunque, occorre una vigilanza altissima.
È necessario il contenimento della spesa pubblica eliminando gli sprechi, ma a questo proposito, come sto cercando di fare io, invito tutti i colleghi a vedere anche nelle loro realtà quali possono essere gli sprechi. Ad esempio, ho paurosamente scoperto che la sede della Regione Piemonte ha un affitto decisamente fuori mercato nella mia città, e mi domando come mai negli altri anni non si sia calmierato questo aspetto.
Pazienza.
A proposito di periferia, io sono espressione di un territorio che è sempre stato considerato periferia degli investimenti e delle politiche regionali. Ebbene, il Biellese non è più disposto e non se lo può più permettere questo trattamento. Così come non è più tempo di atteggiamenti isolazionisti.
Ciò che sta accadendo nella mia provincia (Biella) è però la punta dell'iceberg di un problema grave e incombente che si sta diffondendo a macchia d'olio in tutto il nostro Piemonte e, più in generale, in tutta Italia. Abbiamo eliminato le Province e abbiamo esattamente lo stesso problema di prima, direi più di prima. A Biella, a breve, non saremo più in grado - scusate questo esempio localistico, ma lo allargo immediatamente di pagare gli interventi delle strade, il riscaldamento nelle scuole superiori, l'apertura delle gallerie, lo sgombero della neve e tutti quei servizi che sono delegati all'Ente provinciale (direi che già non siamo in grado di pagare).
Non possiamo tornare indietro nella gestione delle funzioni delegate non possiamo tornare al passato cercando di convincerci che sia migliore di una sensata programmazione del futuro. Dobbiamo però dare delle risposte adesso, tracciare una rotta e quella rotta va seguita. Le Province piemontesi sono prossime al collasso e trascineranno con sé tutto il territorio e le Comunità: questo è essere realistici.
Diamo un senso al nostro mandato, facciamo tutti la nostra parte cominciamo con il nostro esempio. Abbiamo il coraggio di decidere e l'opportunità di offrire le soluzioni che da noi i cittadini si aspettano.
Facciamo sentire a Roma, tutti insieme, qual è il problema che a settembre si ribalterà su tutte le Province in Italia. Non facciamo finta di nulla: il problema è lì.
Chiudo accennando alla cultura, perché da ex Sindaco, da ex Assessore e da Consigliere regionale, mi sta molto a cuore. La cultura lega tutto e ci definisce come persone e cittadini, ma soprattutto come Amministratori.
Recentemente, nel mio paesello di Valdengo, ho partecipato ad un incontro con Antonella Agnoli, esperta nazionale di biblioteche pubbliche, che affermava: "Preferirei che le strade avessero qualche buca in più, ma che si leggessero anche più libri". Ho risposto istintivamente: "Se avessimo letto qualche libro in più, sulle strade ci sarebbe sicuramente qualche buca in meno".
Buon lavoro a lei, al Presidente e a tutti voi colleghi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Chiapello; ne ha facoltà.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Presidente Chiamparino, colleghi, Assessori e tutti i presenti: buongiorno a tutti. La scorsa settimana si è insediato in modo solenne questo Consiglio regionale. Molti di noi vi siedono per la prima volta, ma sono certa che tutti, Amministratori esperti o neofiti, si sono affacciati a questa esperienza consci dell'importante compito a cui siamo chiamati nella responsabilità delle aspettative che dobbiamo e vogliamo mantenere.
Non abbiamo ostentato sicurezza o superiorità, abbiamo mostrato i nostri volti attenti e desiderosi di imparare. Io mi sento cittadina comune e penso che anche tanti colleghi di altri schieramenti si sentano tali.
Abbiamo esperienze professionali e politiche diverse, ma tutte accomunate dall'impegno sui nostri territori e dall'attenzione alle problematiche dei cittadini. Ecco perché sono certa che questa legislatura si avvii a rappresentare un nuovo corso per la nostra Regione, fatto di rigore nelle spese, lavoro intenso e slancio verso il futuro. Insieme, maggioranza e opposizione, possiamo e dobbiamo recuperare credibilità e ridare speranza ai piemontesi. Ecco perché siamo orgogliosi, come Moderati, di far parte della maggioranza del Presidente Chiamparino e onorati di far parte del suo esecutivo, grazie alla presenza del collega Giovanni Maria Ferraris.
La nostra Regione sta attraversando un periodo complesso caratterizzato da forti contraddizioni e difficoltà in ambito economico lavorativo, sociale e istituzionale. Le priorità su cui lavorare sono note perché si sono ormai trasformate in emergenze.
Il mio osservatorio professionale, composto di aziende nel settore agro alimentare, mi ha restituito un immagine tanto forte quanto dura: sono prigioniere della burocrazia, che è diventato un fine e non un mezzo. Come diceva giustamente anche il collega Miglietti, le procedure per accedere ai fondi comunitari sono molto complesse e l'accesso al credito è quasi impossibile. Le aziende vogliono farcela e vogliono superare questa fase così difficile, ma sono allo stremo delle forze. Dobbiamo intervenire prima che rinuncino a lottare.
Dobbiamo pensare ai giovani e, insieme a loro, agli over 50, perch rischiamo di avere un Paese in cui i giovani sono senza futuro e gli adulti senza un presente. È importante, dunque, che questo Consiglio si interroghi, come diceva giustamente il Presidente Chiamparino senza inutili retoriche, su come creare lavoro e sostenere imprese e famiglie nell'ambito delle proprie competenze e in sinergia col Governo nazionale.
Altro tema che, per sensibilità e formazione, ho particolarmente a cuore è quello della promozione e valorizzazione territoriale. Io ho la fortuna di venire dal Cuneese, anche l'orgoglio di essere cuneese, ma posso dire che la nostra regione, da questo punto di vista, non ha territori di secondo livello: ovunque storia, paesaggio ed enogastronomia rappresentano risorse importanti.
Il nostro obiettivo deve essere la valorizzazione a livello nazionale e internazionale della potenzialità dei nostri prodotti, così da rafforzare il marchio piemontese e da intercettare investimenti stranieri e locali.
Dobbiamo puntare sul Piemonte a 360 gradi - nel programma veniva indicato il modello francese della Regione della Borgogna - avendo il coraggio di scommettere, osare e puntare sempre più in alto.
Anche sul tema del turismo, tema di cui ho sentito parlare poco questa mattina in Aula, occorre sicuramente scommettere di più.
Ho condiviso con voi alcuni spunti di riflessione, in perfetto accordo con il programma esposto dal Presidente Chiamparino, nella consapevolezza che solo il lavoro quotidiano e la costante presenza sui territori ci permetteranno di definire con precisione la nostra rotta, giorno dopo giorno, senza perdere la capacità di metterci in discussione.
Auguri di buon lavoro a tutti; auguri al Presidente, agli Assessori e a tutti noi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Chiapello.
Il dibattito verrà chiuso dall'intervento del Consigliere Ferrentino.
La parola al Consigliere Ferrentino.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Intanto, ringrazio il Presidente Chiamparino per l'intervento programmatico, con cui ha tracciato le linee fondanti di quest'Amministrazione, mi sembrano anche molto chiare. Quindi, rivolgo a lui e a tutti gli Assessori gli auguri di buon lavoro, ovviamente anche al Presidente, all'Ufficio di Presidenza e a tutti quanti noi.
È la prima volta che intervengo in Consiglio, e sono stato stimolato anch'io da alcuni interventi, in particolare dai colleghi del Movimento 5 Stelle, nel portare un contributo che provi, almeno per quanto mi riguarda a fare chiarezza su alcuni temi.
Inizio dalla Torino-Lione. Ognuno, legittimamente, su quest'opera pu avere un'opinione personale, certamente non si possono sovvertire alcuni capisaldi.
Mi occupo di questo argomento da almeno ventiquattro anni, sono stato ai vertici della Comunità montana della Val di Susa per sedici anni, sono stato sindaco per dieci anni, non si può dire che non ci sia stato il coinvolgimento dei sindaci, penso che al mondo non esista un'opera che abbia avuto questo livello di coinvolgimento degli amministratori locali.
Personalmente, prima ho fatto un po' di conti: penso di avere partecipato ad almeno mille incontri - e non esagero - con i Presidenti del Consiglio, con i Ministri, con i Sottosegretari Letta, Gianni e il nipote Enrico (con loro almeno 40-50 incontri), con i Presidenti di Regione e con gli Assessori. Per tre anni (2002, 2003 e 2004), tutti i giovedì, ci si è riuniti in Regione per il "giovedì del ferroviere" con la Giunta di centrodestra e con il Vicepresidente. Veramente, non so quanti incontri ci sono stati.
Nel 2010 - l'Assessore Saitta, in altra veste, se lo ricorderà, come lo ricorderà il Vicepresidente Boeti, perché seguono quest'opera da tanti anni i Sindaci compirono la scelta politica di uscire dall'Osservatorio perché l'accordo deciso in Comunità montana Bassa Val di Susa prevedeva l'uscita dall'Osservatorio. Diciamo soltanto le cose come stanno, e ho fior di documenti che posso mettere a disposizione del Presidente Laus ovviamente. Anche la Vicepresidente Ruffino ricorderà che nell'accordo che portava alla mia sostituzione come Presidente di Comunità montana era scritta a chiare lettere l'uscita dall'Osservatorio. È legittimo, per diciamo le cose come stanno: l'Assessore Saitta, allora Presidente della Provincia di Torino, fece di tutto per coinvolgere tutti i Sindaci a stare all'interno dell'Osservatorio.
Guardate, quando si ottengono dei risultati occorre anche ribadirli.
Come diceva il Presidente Chiamparino, io mi permetto solo di ripeterlo, la situazione è cambiata radicalmente: la Val di Susa non è più interessata alla Torino-Lione per almeno i prossimi trent'anni, si devono anche leggere i progetti! Oggi sono in discussione soltanto il tunnel di base e la stazione di interscambio a Susa, poi si riprende da Buttigliera, perché da Susa fino a Buttigliera si interviene sull'attuale linea, come abbiamo chiesto per ottocento mila volte nei nostri documenti - questo soltanto per ribadire alcuni elementi.
Per quanto riguarda la mafia e la criminalità organizzata, un paese dell'Europa occidentale realizza un'opera pubblica perché è utile e serve altrimenti, se non è utile e non serve, non la costruisce, ma è una sciocchezza incredibile dire che non si realizza un'opera pubblica a causa delle infiltrazioni mafiose. La criminalità organizzata - e il Piemonte lo insegna con l'operazione Minotauro - vi posso assicurare che è interessata a tutti gli appalti, da 10 mila euro fino a 100 milioni di euro, non lascia nulla di intentato! Devo dire che sulla Torino-Lione è stato messo in piedi un meccanismo importante: il GITAV (Gruppo Interforze TAV), che è formato dalla Procura della Repubblica, dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Questura; poi, questa mattina il Presidente Chiamparino ha detto che ancora ne vuole aggiungere, va benissimo.
L'Osservatorio tecnico sulla Torino-Lione - prescindiamo dalle persone il Presidente dell'Osservatorio può essere simpatico o non simpatico capace o non capace, ognuno fa le proprie valutazioni - costituisce un modello che dobbiamo rivendicare in Piemonte come una grossissima conquista. Cioè, l'alternativa alla legge obiettivo, dove decide soltanto il Governo centrale, fa sì che siedano attorno al tavolo dell'Osservatorio i tecnici - perché è un tavolo tecnico - di tutte le parti in causa. Questo è servito moltissimo, tanto è vero che abbiamo chiesto che in qualche modo venisse recepito dalla legge regionale n. 4 della precedente Legislatura che, per carità, è incompleta e sicuramente da riprendere, ma almeno fissa degli indirizzi; lo stesso vale per l'ordinanza San Michele, che consta di 996 pagine, che ho letto minuziosamente.
Guardate che l'opera pubblica che viene toccata non è la Torino-Lione ma è l'autostrada A32 della Val di Susa. Proviamo solo a dirle alcune cose.
Voglio aggiungere solo due o tre elementi. Innanzitutto, quando in una Regione o in una Provincia realizziamo delle cose da portare ad esempio poi proviamo anche a dirlo. Le Olimpiadi, qui, non hanno scatenato n tangenti - almeno per quanto a nostra conoscenza - né altro, perché si è stati in grado di mettere in campo un gruppo che ha prevenuto tutto questo.
Per quanto riguarda la cementificazione, la Provincia di Torino ha approvato un Piano Territoriale di Coordinamento (PTC2), che è apprezzato più nel resto d'Italia che non nella provincia di Torino. Come componente del direttivo nazionale di Lega Ambiente, sono andato in tutta Italia a spiegare che cos'era il PTC2 e posso dire che ha cambiato la cultura in molte Amministrazioni. Sei mesi fa, il mio Comune ha approvato il nuovo Piano regolatore: abbiamo ridotto, grazie anche all'input culturale propositivo del PTC2, la capacità di edificazione del 15%. Questo è avvenuto non solo nel mio comune, anche in altri si sta ragionando così allora diciamolo! Sulla gestione dell'acqua e dei rifiuti, l'ATO3 è un'esperienza unica e positiva in Italia, che dobbiamo rivendicare con forza. L'equilibrio delle rappresentanze presenti nella convenzione alla base dell'ATO3 sono rispettose dei comuni piccoli come il mio, di quello del collega Andrea Appiano e del comune di Torino, perché la lungimiranza del Comune di Torino ha fatto sì che del 48% che avrebbe avuto diritto (il Presidente Chiamparino allora era Sindaco di Torino) in quanto azione cittadina, ha accettato solo il 27% ridistribuendo questo azionariato fra tutti i Comuni con una doppia maggioranza. Ci deve essere maggioranza di quote e maggioranza di test, ci devono essere tre rappresentanti dei piccoli comuni per approvare qualcosa. Abbiamo una serie di elementi positivi che dobbiamo rivendicare con orgoglio. Sui rifiuti abbiamo esperienze eccellenti in questa regione e in questa provincia. Abbiamo Comuni, moltissime aree, in cui la raccolta differenziata è al 75% da cinque anni, in cui facciamo la raccolta differenziata delle cinque filiere. Tutto è perfettibile, tutto si può fare con sicuramente maggiore efficacia ed efficienza.
Ringrazio il Presidente Chiamparino quando in un suo passaggio ha invitato i Sindaci della Val di Susa che ci stanno - quindi non è un'esclusione, ma un'inclusione - a provare a metterci tutti insieme attorno a questo progetto che, faticosamente, abbiamo presentato agli imprenditori. Gli imprenditori si aspettano dal Presidente Chiamparino che dia continuità all'impegno assunto. In una logica inclusiva, sediamoci tutti intorno ad un tavolo.
Stiamo parlando di una linea ferroviaria. Quando vado in Austria, in Svizzera, in Francia ci guardano sgranando gli occhi, ci dicono: "Voi ambientalisti lasciate realizzare il raddoppio autostradale in un territorio, cosa che si sta completando nell'indifferenza generalizzata tra qualche mese, e non volete discutere della nuova ferrovia?". Nel resto del mondo gli ambientalisti fanno esattamente il contrario: bloccano le autostrade e favoriscono le linee ferroviarie.
Su questi temi discutiamo. Saremmo veramente contenti se ci fosse la possibilità di discuterne. Per favore, non stiamo costruendo una centrale nucleare, stiamo parlando di un'eventuale linea ferroviaria che pu spostare un consistente traffico merci dalla gomma alla ferrovia, quella che si chiama intermodalità, che è condivisa e ricercata da tutti i Paesi occidentali mentre per noi è un brutto termine.
Mi auguro che per l'Assessore Balocco questo sia un bel termine e con questo faccio gli auguri a tutti quanti noi.



PRESIDENTE

Ricordo ai Consiglieri di firmare l'uscita. Ricordo, altresì, ai Presidenti dei Gruppi che è stata convocata la Conferenza dei Capigruppo per la programmazione dei lavori d'Aula, in sala A. La sala si trova in fondo al corridoio.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Chiamparino; ne ha facoltà.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti. Mi verrebbe da dire, ma non vorrei che la prendeste come una provocazione, che ringrazio tutti le cittadine e i cittadini impegnati in politica, come siamo tutti. Lo dico perché siamo tutti cittadini e siamo tutti impegnati in politica, quando siamo qui. Ognuno prende consensi, si misura con i cittadini, c'è chi ne prende di più e chi di meno, ma tutti abbiamo questo ruolo.
Sono stato lungo prima e, nonostante questo, come ha fatto rilevare il Consigliere Sozzani, non ho potuto toccare tutti i temi. Ci sarà tempo e modo con gli Assessori nelle Commissioni per farlo. Recupero sui tempi adesso.
Voglio ringraziare per l'elogio dell'anzianità, anche perché mi sento direttamente toccato, fatto dal Consigliere Pichetto, e ringrazio anche per la piemontesità richiamata, in primis, dalla Consigliera Gancia. Quando conto mentalmente, conto prima in piemontese e poi in italiano.
A parte le battute, ringrazio soprattutto per i toni della discussione che mi auguro non siano solo riservati al primo giorno di scuola, ma che possano restare i toni che danno continuità al lavoro di questa legislatura.
In questa replica mi limito a fare tre precisazioni, a cominciare dai costi della politica. Ripeto. Ogni partito, ogni Gruppo fa gli atti volontari che ritiene di fare. Ritengo che la sovranità sia di questa Assemblea e noi, ripeto, proponendo una delle tante e possibili modalità di ulteriore riduzione dei costi, ci sottoponiamo alla sovranità di questa Assemblea.
La seconda precisazione riguarda la "discriminazione" che i Consiglieri del Movimento Cinque Stelle hanno denunciato sull'elezione dell'Ufficio di Presidenza. Come Presidente della Giunta, lo dico francamente, non ho ritenuto di fare interventi per interferire in quella che è una libera dialettica fra le forze di opposizione, di maggioranza. Sinceramente mi auguro anch'io che nell'immediato prosieguo del conferimento delle cariche ci sia possibilità di dare rilievo, che in un'assemblea parlamentare deve avere, la principale forza, se presa come Gruppo politico dell'opposizione. Per quello che mi riguarda, questa affermazione vale come indicazione per quello che l'Assemblea ne vorrà tener conto.
Terza precisazione. Non ho mai detto e non dirò mai - mi rivolgo al Consigliere Vignale - che è colpa di chi c'era prima. Chi si assume la responsabilità di gestire un'istituzione, eredita tutto quello che c'era nel male e anche nel bene. Noi ereditiamo tutto quello che c'era. Ci dovremo misurare con i problemi, ma serve a poco, semmai può essere utile per qualche dibattito televisivo, dire che la colpa, o i meriti, sono "di".
Io guardo al presente e cerco di guardare al futuro facendo tesoro di quello che, nel bene o nel male, si è fatto.
Per proseguire questo nostro confronto per titoli credo sia utile definire, da parte mia, anche perché con molti di voi non ci si conosce alcuni assi culturali. Ma non allarmatevi, dico solo i titoli.
La decrescita non esiste, tanto meno la decrescita felice, esiste solo per i ricchi, forse. Questo vorrei che fosse chiaro, perché dietro a molti toni di interventi sento risuonare gli echi di queste teorie e di queste suggestioni. Penso sia una teoria reazionaria.
Seconda sottolineatura di assi culturali che mi caratterizzano (qui mi tolgo anche un mezzo sassolino dalle scarpe). Per fortuna l'Europa sembra orientata a decidere che i debiti, se fatti per fare investimenti - certo non solo nelle grandi opere, anche nelle grandi infrastrutture immateriali anche nella ricerca e nel capitale umano - non sono il male, non sono il demonio. Sarei tentato provocatoriamente di dire che tutte le grandi epoche della storia sono nate sui debiti, ad iniziare dall'impero romano, e sono crollate quando hanno perso le guerre con cui pagavano i debiti in passato oppure se non riuscivano a pagare i debiti. Ed ecco perché non si pu scindere indebitamenti per fare investimenti di lungo periodo e riforme per garantire la redditività con cui paghi il debito. Questa è la sfida dell'Europa, ma è la sfida del Paese e del Piemonte.
Terzo asse culturale. Sono d'accordo, come ha detto un Consigliere del Movimento 5 Stelle, se non sbaglio il Consigliere Campo, che ci vogliono orizzonti. Certo, ci vogliono orizzonti di lungo periodo. Altrimenti, nel confronto sul modo come si asfaltano le strade, il rischio è che ci si divide sul bitume perché non si è d'accordo sugli orizzonti. Trovare l'accordo sul tipo di bitume è più facile che trovare l'accordo su come si vede il mondo.
Teniamo conto dei tempi. I tempi non sono quelli che vorremmo che fossero, ma sono quelli che sono. Quando mi sento criticare perché abbiamo fatto il termovalorizzatore, rispondo che se fossimo stati un Paese come la Danimarca il termovalorizzatore si sarebbe fatto negli anni '50 e adesso avremmo potuto dedicarci in pieno a quelle strategie di investimento sul riuso del rifiuto, che credo anch'io sia la strategia del futuro, ma non possiamo lasciare che le città diventino, come alcuni città italiane purtroppo, sono diventate, quelle che non hanno mandato - a costi di chi? a spese di chi? - i rifiuti a bruciare in Olanda? Queste cose dobbiamo dircele! Allora - certo - l'orizzonte è quello che alcuni di voi hanno illustrato, ne sono del tutto consapevole, ma i tempi della realtà sono quelli che ci detta una realtà che reca i segni del passato.
Lo stesso discorso vale (un altro di voi, il Consigliere Bertola, l'ha detto e io lo sottoscrivo in pieno, figuratevi!) sul completamento della metropolitana di Torino fino a Cascine Vica. Lo sottoscrivo a due mani però, se avessero incominciato a costruirla quarant'anni fa, forse adesso potremmo addirittura guardare oltre la metropolitana.
L'ultimo asse culturale è la questione "pubblico e privato".
Io sono un vecchio comunista, collega Porchietto, però distinguo fra liberalizzazione e privatizzazione, perché liberalizzare vuol dire che, per la gestione di un servizio, competono pubblico o privato, oppure pubblico e privato insieme, mentre privatizzare significa vendere un asset a dei privati. Non escludo che questo lo si possa anche fare o che sia necessario farlo, ma sono due cose diverse.
Noi pensiamo che un modo - non l'unico, ma un modo - per reperire le risorse da immettere nella gestione dei servizi pubblici sia quello in cui dentro a rigorose linee di programmazione e controllo pubblico, si sappia far intervenire anche il privato.
Questo è il senso della mia battuta. E questi erano gli assi culturali solo per continuare la discussione - ovviamente non esaustivi.
Vengo, anche qui per titoli, ai temi che, invece, probabilmente ci dividono.
La famiglia.
Non voglio, qui, annoiarvi con le mie idee sul modello di famiglia perché avremo modo di discuterne. Noi abbiamo ritenuto di dare il patrocinio al Torino Pride, ed io ho partecipato, perché ritengo che nella piattaforma del Torino Pride, insieme ad alcune cose che magari si possono anche non condividere, ci sia un messaggio giusto ed importante: la differenza è un diritto e va riconosciuta. Punto.
Dopodiché, non è che quando si dà il patrocinio alla festa della toma (scusate il paragone) si prende per buono tutto quello che viene prodotto in quella zona. La si considera un'opera importante per valorizzare quel territorio, poi magari in quella festa si fanno anche delle cose che non piacciono.
Absit iniuria verbis: vale lo stesso discorso.
Inizio dalle questioni più semplici, almeno come risposte.
Sui migranti - insisto - non possiamo sottrarci nel dare una mano per l'emergenza, se emergenza ci sarà, come c'è. Dobbiamo batterci per trovare una soluzione strutturale, che non può essere quella attuale, perché di quella attuale - delle mafie - ne abbiamo parlato tutti (ne ha parlato il Consigliere Rossi, ne ho parlato io), ma nessuno parla del fatto che chi gestisce il traffico di migranti sono le mafie, perché così è.
Ritengo che, se vogliamo sconfiggere le mafie, una delle cosa da fare sia quella di contrastare i trafficanti di uomini. Questo purtroppo bisogna farlo con un'organizzazione complessa, che ottenga il consenso dei paesi rivieraschi, che organizzi i canali umanitari, ecc.
Questa è la mia posizione. Non dirò mai che, poiché abbiamo difficoltà a dare risposte al problema dei migranti, se c'è un'emergenza ci tiriamo fuori.
Capisco che questa sia una diversità, però ritengo ci sia un principio di solidarietà con le altre Regioni, insieme alla solidarietà nei confronti di quelle persone, alla quale non possiamo sfuggire.
Sostegno al reddito (me lo chiedeva il Consigliere Bono): io non credo possa provvedere la Regione da sola, però sono aperto al dialogo. Penso che occorra uno strumento che aiuti con un sostegno significativo al reddito che consenta alle persone che perdono il lavoro di vivere, accompagnandole fino a quando non ne trovano un altro, con dei passaggi e delle verifiche.
Questa è la mia idea, non il reddito di cittadinanza. La cittadinanza la dà il lavoro; il reddito non dà cittadinanza. Il sostegno al reddito serve per accompagnare a trovare un lavoro.
Non ho la presunzione che lei abbia avuto il tempo di leggerlo, ma un mio libro del 2009, intitolato "La sfida", scritto con un noto giornalista torinese, recava esattamente questa posizione, in questo ambito.
Siamo ancora in attesa della riforma del mercato del lavoro. Ritengo che dobbiamo collaborare con il Parlamento e con il Governo per realizzarla. Se, a livello piemontese, riusciamo a proporre qualche spezzone di riforma che vada in quella direzione sono pronto a impegnarmi.
Ultima cosa, e lascio il più bello alla fine (la TAV e il Terzo Valico): gli ospedali. Lascio la TAV alla fine, perché è il piatto più ghiotto.
Riguardo agli ospedali, mi rivolgo al collega Sozzani. Se, alla domanda "ci sono i soldi per la Città della Salute di Torino e di Novara?", dovessi rispondere come in Procura, io le dovrei dire: "No", perché ad oggi, se vado a vedere nel bilancio, non ci sono. È vero? Il Ministro dell'Economia e delle Finanze (il MEF) ha dichiarato: "Non siamo in grado di rifinanziare la legge n. 20". Un miliardo l'anno, per tutta Italia, per l'edilizia sanitaria: non siamo riusciti a stanziarli.
Io, però, non le dirò mai che rinunceremo a mettere mano al rifacimento di ospedali che hanno 75 anni e che sono delle eccellenze nel panorama sanitario piemontese ed italiano. Pertanto, se vogliamo risolvere l'equazione, questi soldi li dobbiamo trovare e dobbiamo "sbatterci" politicamente per trovarli. È questo l'impegno che mi assumo e ritengo che questo dovrebbe essere l'impegno di tutti.
Ho lasciato la TAV alla fine del mio intervento. Non voglio entrare troppo nell'argomento, dico solo questo: non contrapponiamo la TAV o il Terzo Valico al trasporto pubblico locale. Al di là del fatto che è verissimo quello che ha detto il Consigliere Ferrentino, mi stupisco sempre, come vecchio industrialista, oltre che comunista, che gli ambientalisti, cioè i moderni, facciano una battaglia contro, tutto sommato, un treno. Io avrei capito delle mobilitazioni di massa per evitare che il raddoppio dell'autostrada A32 passasse sub specie di traforo di sicurezza. Forse non sarei stato d'accordo appunto perché sono un vecchio industrialista, operaista, ecc. ecc., ma avrei potuto capirlo. Ma che si faccia una battaglia di opposizione ad un treno che sarà vecchio (sì, sarà vecchio), ma da tutti i punti di vista migliora il bilancio energetico del trasporto, io questo non lo capisco e non lo capirò mai.
Detto questo, Consigliera Freudiani, non voglio convincerla, perch sono anche disposto a cambiare idea, ma dovrebbe esserlo anche lei, nel senso che è vero che il confronto serve a cambiare idea, però, da come ha parlato lei, era un po' unidirezionale. Avevo, cioè, l'impressione (ma forse mi sono sbagliato) che quello che doveva cambiare idea dopo il confronto fossi io. Io, invece, mi permetto di dire: "Rifletta anche lei e soprattutto non contrapponiamolo al trasporto pubblico locale, perch quelle risorse non sono risorse trasferibili sul trasporto pubblico locale".



(Commenti del Consigliere Campo)



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale

Sì, ma - guardi - sono cose che non c'entrano niente, perché non sono state finanziate per tagliare la TAV: sono capitoli diversi del bilancio sono cose del tutto diverse. Pertanto, capisco che questo giochino funzioni bene in un comizio, ma non funziona nella realtà dei fatti.
Nella nostra regione, il trasporto pubblico locale è prioritario; è prioritario insieme alle opere che servono per evitare che la nostra regione finisca in un cul de sac, come sarebbe, morfologicamente e storicamente, se non si fosse affrontato questo tema dai tempi in cui i romani insediarono a Torino il loro campo dando origine a Torino, perch era il guado sul Po più vicino al collegamento con la Francia.
Pertanto, se le cose avvengono, ci sarà sempre qualche ragione.
Credo di aver precisato gli assi con i quali mi appresto ad affrontare questa legislatura: quelli generali che caratterizzano la mia esperienza e la mia storia nel mio piccolo. Senza alcuna enfasi retorica, ho messo a punto quelle che mi sembrano le questioni di maggiore differenza.
Naturalmente lo spirito è sempre quello con cui ho voluto interloquire adesso, alla fine, con la Consigliera Frediani, quello del confronto aperto. Non ho paura della differenza di idee, non ho paura di cambiare idea e credo che nessuno di voi ce l'abbia. Se questo è lo spirito, credo che possiamo fare insieme un buon lavoro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Chiamparino.
Colgo l'occasione per ringraziare singolarmente tutti i Consiglieri per il tenore dell'importante dibattito di inizio legislatura in Aula. Vi invito a firmare all'uscita.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15.14)



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