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Dettaglio seduta n.18 del 04/11/14 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(I lavori iniziano alle ore 09.38 con l'esame del punto 1)


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione n. 35 presentata dal Consigliere Benvenuto, inerente a "Trasparenza amministrativa"


PRESIDENTE

Colleghi, buongiorno.
Iniziamo ai lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 48, presentata dai Consiglieri Bono, Andrissi, Frediani, Mighetti, Valetti, avente ad oggetto: "Quali possibilità per un collegamento ferroviario Torino-Malpensa Aeroporto a costo zero?". Il Consigliere Bono non c'è.
Interpellanza n. 15, presentata dalla Consigliera Porchietto, avente ad oggetto: "Trasferimento dello stabilimento Wagon da Fiano Torinese a Chivasso", cui risponderà l'Assessore Pentenero. Non ci sono né l'Assessore né l'interrogante.
Interrogazione indifferibile e urgente n. 110, presentata dai Consiglieri Appiano e Boeti, avente ad oggetto: "Salvaguardia dei lavoratori del Gruppo Arcese Trasporti S.p.A.", cui risponderà l'Assessore Pentenero. Il Consigliere Appiano c'è, l'Assessore Pentenero non c'è.
Interrogazione indifferibile e urgente n. 23, presentata dai Consiglieri Andrissi e Batzella, avente ad oggetto: "Revisione della rete di Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA), attuazione della DGR n. 14-7070 del 04/02/2014", cui risponderà l'Assessore Saitta. Il Consigliere Andrissi c'è, l'Assessore non c'è.
Esaminiamo pertanto l'interrogazione n. 35 presentata dal Consigliere Benvenuto, avente ad oggetto "Trasparenza amministrativa", cui risponde l'Assessore Ferraris, puntualmente presente in Aula dalle ore 9.30.
La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Giovanni Maria, Assessore al personale e organizzazione

Grazie, Presidente.
Con riferimento all'interrogazione in oggetto, rispondo quanto segue sulla base delle indicazioni degli Uffici.
Per quanto riguarda il primo punto dell'interrogazione, si precisa che l'ingresso di giovani generazioni nella pubblica amministrazione, in particolare nella nostra Regione Piemonte, viene assicurato dall'applicazione - peraltro già in atto - del disposto di cui al secondo comma dell'articolo 1 della legge n. 114/2014, ovvero la cessazione ex legge 31 ottobre 2014 dei trattamenti in servizio ancora in essere.
Si precisa altresì che le selezioni pubbliche per il conferimento di incarichi di Direttore regionale prevedono già espressamente - e così sarà anche per i Dirigenti - che la durata dei predetti incarichi non potrà comunque superare il vigente limite di permanenza in servizio prevista per il personale regionale.
Per quanto concerne invece il secondo punto dell'interrogazione, si precisa che - come già peraltro chiarito in quest'Aula nella seduta del 30 settembre scorso dalla collega De Santis in risposta all'interrogazione n.
81 - che il divieto di conferimento di incarichi, riferito agli incarichi dirigenziali o direttivi, di consulenza o di studio e alle cariche in organi di governo di cui all'articolo 6 del decreto legge n. 90/2014 convertito nella legge n. 114/2014, si applica, ai sensi dell'ultimo comma del suddetto articolo, a quelli da conferire a decorrere dalla data di entrata in vigore della predetta normativa.
Inoltre, si ribadisce che l'ambito di applicazione della norma previsto dallo stesso testo riguarda le autorità indipendenti, le pubbliche amministrazioni di cui al decreto legislativo n. 165/2011 e quelle inserite nell'elenco ISTAT ai fini del conto economico consolidato per le nomine al proprio interno o presso enti o società controllate dai predetti soggetti.
Pertanto, dalla data di entrata in vigore della predetta normativa, i conferimenti degli incarichi ad eventuali titolari di trattamento pensionistico possono avvenire esclusivamente per un periodo non superiore a un anno e a titolo gratuito. Tali incarichi non possono avere contenuti di amministrazione attiva e quindi si esclude qualsiasi incarico con attività di natura dirigenziale o direzionale fra gli incarichi presso gli enti a cui si applica la norma così come descritto presso tutti quegli enti.
D'altra parte, invece, il superamento delle condizioni previste dall'articolo 6 costituisce lesione della sfera giuridica di possibile operatività dei soggetti collocati in quiescenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benvenuto.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Ringrazio semplicemente l'Assessore per l'esaustiva risposta.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 23, presentata dai Consiglieri Andrissi e Batzella, inerente a "Revisione della rete di Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA), attuazione della DGR n. 14-7070 del 4/02/2014"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n.
23.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
La Giunta regionale, con delibera del 14 marzo 2013, ha approvato il programma di revisione dell'intera rete ospedaliera regionale, nonché le tabelle di dettaglio sui fabbisogni e sulla conseguente distribuzione delle risorse, tra cui il numero di posti letto.
La DGR sopraccitata stabilisce che l'attivazione della funzione extra ospedaliera di continuità assistenziale a valenza sanitaria sarà possibile anche attraverso la riconversione di posti letto convenzionati ex articolo 26 della legge n. 833/1978, nonché di posti di residenzialità in RSA di cui alla DGR n. 45 del 30/07/2012. La medesima DGR predispone inoltre che ciascuna Azienda sanitaria regionale provveda, per la parte di diretto interesse, alla predisposizione di un dettagliato programma di attuazione delle azioni delineate, coerente con i vincoli, le misure e le indicazioni dei tempi di realizzazione ivi previsti.
Tenuto conto che la Giunta regionale, con delibera n. 14-7070 del 4/02/2014, prevede interventi di revisione della rete ospedaliera piemontese, in applicazione della DGR n. 167-14087 del 3/04/2012, nonch interventi attuativi sulla rete di post acuzie assicurata di presidi ospedalieri pubblici, ai presidi ex articoli n. 42 e n. 43 della legge n.
833/1978, dalle case di cura private e definizione rete di continuità assistenziale a valenza sanitaria, nel testo della deliberazione si legge che "si aggiungono 30 posti di RSA per la zona dell'Ossola legati alla necessità di garantire l'attività in un particolare contesto demografico e territoriale, come evidenziato nel corso delle riunioni intercorse tra l'ASL VCO e Regione".
Ecco, questo era il punto centrale dell'interrogazione perché, avendo portato lontano tutti i posti di continuità assistenziale, i cittadini dell'Ossola si trovano costretti a fare da 40 a 80 chilometri per assistere i propri parenti, quindi il caregiver sicuramente si trova in grosse difficoltà. Per questo motivo, erano stati reinseriti questi 30 posti di continuità assistenziale.
Tutto ciò premesso, si interroga l'Assessore competente per conoscere, da parte dell'ASL VCO, il piano dettagliato di attuazione delle azioni delineate.
Ecco, il problema è appunto questo: i 30 posti sono stati assegnati, ma non sono stati resi operativi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Darò una risposta fornendo anche un aggiornamento, perché questa interrogazione non tiene conto degli atti successivi assunti dalla Giunta regionale, in particolare - ma credo che il collega se lo ricorderà perfettamente - il tema della delibera sui posti letto e tutto ci connesso.
La mia risposta, quindi, fornisce un chiarimento su ciò che è avvenuto a seguito della delibera del 4 febbraio 2014.
In modo particolare ricordo che la Giunta regionale, con delibera 46 del 4 agosto scorso, ha risposto che, fino al 31/12/2014, o alla ridefinizione della rete ospedaliera in coerenza con le indicazioni e i parametri definiti a livello nazionale dal nuovo Patto per la Salute (che assume, quindi, valenza di atto di programmazione sanitaria a livello regionale), sono sospesi, limitatamente alle parti inerenti l'individuazione della quantificazione della tipologia dei posti letto in ciascuna struttura di rete ospedaliera, gli effetti di numerose delibere precedenti della Giunta Cota.
Nel dettaglio: la delibera n. 28 del 12 maggio 2014; la n. 44 del 31/3/2014; la delibera n. 14 del 4/2/2014; la delibera di Giunta regionale n. 1 del 9 luglio 2013; la delibera di Giunta regionale n. 6 del 14 marzo 2013; la delibera n. 37 del 18/12/2013; la delibera n. 1 del 5/7/2012 e la n. 17 del 7/4/2011.
Tra i provvedimenti oggetto di sospensione, rientra anche la delibera da lei citata, la n. 14, che, in attuazione della delibera della Giunta regionale del 14 marzo 2013, approvava il programma di riconversione delle funzioni di post acuzie erogate nei presidi ospedalieri delle Aziende Sanitarie nazionali e dei presidi, articoli 42 e 33 della legge 833/78 nonché delle attività svolte dalle strutture, ex articolo 26 della legge 833 e delle RSA.
La ridefinizione della rete ospedaliera, primo punto del dispositivo della delibera di Giunta regionale del 4 agosto 2014, interesserà sia il numero dei posti letto e le relative discipline, sia la definizione della rete dei posti di continuità assistenziale, a valenza sanitaria, con funzione prevista e definita nelle caratteristiche contenute nella delibera di Giunta regionale n. 13 del 28 gennaio 2011 e del 14 marzo 2013, per la stretta complementarietà di quest'ultima con il progetto di revisione della rete ospedaliera stessa.
Risulta evidente che, per la definizione di quest'ultima rete, saranno valutate anche le indicazioni di fabbisogno di continuità assistenziale segnalate dalle singole ASL.
In sostanza, la sospensione della delibera della rete ospedaliera ha sospeso tutte le altre deliberazioni perché, evidentemente, c'è un nesso tra rete ospedaliera e posti letto di continuità assistenziale.
Nel momento, quindi, in cui sarà ridefinita - cosa che avverrà tra poco perché è stata solo sospesa la delibera sulla rete ospedaliera e dei posti letto - sarà definita anche la parte relativa alla continuità assistenziale, sulla base delle esigenze.
C'è, quindi, un atto di sospensione per le motivazioni richiamate in precedenti interventi.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 48 presentata dai Consiglieri Bono, Andrissi, Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Quali possibilità per un collegamento ferroviario Torino - Malpensa Aeroporto a costo zero?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 48.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho inteso interrogare la Giunta su un altro tema di infrastrutture che si possono ritenere strategiche, per quanto riguarda la Regione Piemonte.
Si tratta di un progetto, un accordo di programma risalente alla delibera CIPE del 2001 che, ai sensi della Legge Obiettivo, aveva approvato un insieme di progetti ferroviari riguardanti il "Corridoio Plurimodale Padano", tra cui l'accessibilità ferroviaria Malpensa.
E' un tema molto sentito poiché, trattando anche collegamenti con l'aeroporto lombardo, riguarda direttamente anche la questione dell'aeroporto torinese e il suo possibile sviluppo in relazione a quanto abbiamo audito in II Commissione, riguardante la proprietà dei due aeroporti: il milanese e il torinese.
Il progetto prevede quattro punti, quattro diversi interventi. Il primo riguarda il raddoppio della linea che da Novara va a Seregno, quindi verso la Lombardia, collegandosi poi anche all'aeroporto di Malpensa.
Gli altri tre interventi invece riguardano: il collegamento con la linea Alta Velocità, che passa poco fuori dall'abitato di Novara; la tangenziale stradale - praticamente una bretella - ad ovest dell'abitato di Galliate; mentre l'ultimo progetto, che però non è in progetto definitivo quindi non è neanche immediatamente cantierabile ai sensi dello "Sblocca Italia", riguarda il collegamento pedonale tra la stazione autostradale Novara Est (il casello dell'autostrada) e le stazioni Alta Velocità e l'ipotetica nuova stazione - Ferrovie Nord Milano - di Novara.
Non vado oltre nei dettagli perché sono sicuramente note all'Assessore e agli uffici che hanno fornito la risposta, tuttavia riteniamo che oggi sia difficile ipotizzare una nuova stazione ferroviaria ad Alta Velocità a Novara, in quanto distante 40 chilometri da Milano. Questo vorrebbe dire che i nostri sistemi di Alta Velocità diventerebbero poi degli Intercity più che delle Alte Velocità, così come avevamo già avuto modo di contestare in Emilia Romagna nella realizzazione della fermata di Reggio Emilia (secondo me un obbrobrio dal punto di vista di distanza chilometrica per quanto riguarda l'Alta Velocità).
Interroghiamo quindi la Giunta per sapere, innanzitutto, lo stato dell'arte, in particolare delle risorse, perché i progetti sappiamo che sono definiti per tre interventi su quattro; e poi per sapere se sono stati presi in considerazione, già da oggi o da ieri, dei collegamenti rapidi verso Novara Malpensa con i regionali veloci, e quindi con il cadenzamento rispetto a Novara per la linea per Seregno, oppure con un Freccia Rossa che già faceva questo tragitto quando c'erano le Olimpiadi, cioè che esce a Novara dal tracciato dell'Alta Velocità, arriva a Novara, fa inversione di marcia e va a nord verso Novara Malpensa.
Questo, a costo zero, potrebbe già dirci qual è l'utenza interessata ad un treno del genere, prima di fare gli interventi.
Grazie.



PRESIDENTE

Prego, Assessore Balocco.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda i punti 1, 2 e 3 dell'interrogazione, mi paiono molto utili, perché fanno riferimento all'introduzione, tra Novara e Malpensa, di coppie di treni diretti, specificando anche che siano organizzati come orario, in modo da rispettare la coincidenza con i treni provenienti da Torino e viceversa.
Mi pare che questi aspetti siano assolutamente accoglibili. Essendo però, una linea assegnata alle competenze della Regione Lombardia, sarà cura dell'Assessorato attivare i necessari rapporti con le due Regioni affinché vengano esaminate tutte le possibili iniziative volte all'introduzione dei servizi richiesti.
Per quanto riguarda, invece, gli aspetti infrastrutturali, do lettura di una risposta dettagliata da parte degli uffici.
Per quanto concerne la possibilità di effettuare i collegamenti diretti tra Torino e Malpensa, si conferma che il collegamento di cui sopra, senza l'effettuazione di manovre di stazione, è possibile solo per i treni che provengono da Torino sulla linea storica, in quanto, all'atto della revisione del nodo di Novara, che ha visto la realizzazione del nuovo assestamento della linea ferroviaria Ferrovie Nord Novara-Seregno, con relativo nuovo fabbricato stazione, è stato realizzato un collegamento binario unico che consente, ai treni provenienti da Torino sulla linea storica, di innescarsi direttamente sulla linea Novara-Seregno.
Tale collegamento, come detto a binario unico, dispone di tutte le attrezzature di sicurezza e quindi possono essere assolutamente gestite.
Ai fini dell'esercizio del collocamento, quindi, è sufficiente installare l'apparecchiatura necessaria, ripartire i costi tra RFI e FMN, e il collegamento dovrebbe essere risarcito a tutti gli effetti e gli accordi di cui sopra potranno essere concretizzi.
Se si deciderà di effettuare realmente il collegamento, si definirà il tipo di esercizio.
Noi, ovviamente, lo solleciteremo.
Per i treni che invece provengono da Torino sulla linea Alta Velocità è possibile sfruttare il collegamento già utilizzato nel periodo delle Olimpiadi, ma è necessario, ora come allora, prevedere una manovra di girobanco per impegnare il raccordo sopracitato e procedere in direzione Malpensa-Seregno sulla linea Ferrovienord. Tutto ciò in attesa che vengano realizzati gli interventi relativi all'Accesso Novara-Malpensa.
Opere infrastrutturali-legge obiettivo: la Regione, con delibera 29 settembre 2003, n. 75, aveva espresso parere favorevole condizionato sul progetto preliminare "Accessibilità ferroviaria Malpensa-Novara, linea Novara-Seregno".
La successiva approvazione del progetto è avvenuta con la deliberazione CIPE del 2005 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 4 novembre 2005.
Con delibera di Giunta, la Regione Piemonte avrebbe espresso le proprie valutazioni sul progetto definitivo, rimandando al Ministero delle Infrastrutture il prosieguo dell'iter procedurale (questo nel marzo 2009).
L'intervento è ad oggi ancora in fase di istruttoria presso il MIT pertanto non è ancora approvato e finanziato da parte del CIPE.
L'istruttoria regionale aveva portato ad evidenziare alcune carenze nel progetto definitivo e a formulare, da parte delle competenti Direzioni, le proposte di adeguamento (prescrizioni e varianti migliorative).
Per quanto concerne l'intervento denominato "Collegamento pedonale fra le Stazioni Nord e l'Autostrada", di cui al punto 3) del protocollo d'intesa, si era ritenuto che sussistessero i presupposti per l'intesa sulla localizzazione, nonché per l'espressione del parere favorevole, ai fini della successiva approvazione del relativo progetto preliminare.
Per quanto riguarda lo stralcio del Naviglio, le sottoporrò la risposta scritta: da questo punto di vista, si è giunti praticamente alla cantierabilità dell'opera, che però compete a Ferrovienord, Regione Lombardia.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 110 presentata dai Consiglieri Appiano e Boeti, inerente a "Salvaguardia dei lavori del Gruppo Arcese Trasporti SpA"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 110.
La parola al Consigliere Appiano, per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente, sarò velocissimo.
L'interrogazione riguarda il Gruppo Arcese, una multinazionale che opera nel campo delle spedizioni e della logistica e che, all'interno del comparto piemontese, occupa 450 dipendenti. Uno dei piazzali logistici riguarda il territorio di Rivalta.
Non più tardi di qualche sabato fa, insieme al collega Boeti, abbiamo partecipato ad un incontro sindacale, in quanto il Gruppo Arcese, pur vantando una situazione di sostanziale solidità, ha avviato una politica di riduzione degli organici e sono stati annunciati degli esuberi che riguarderebbero, tra l'altro, anche la piattaforma rivaltese. In particolare, sarebbero 75 le unità di personale a rischio.
Ovviamente, questo problema si ascrive in una tematica più generale di delocalizzazione e di scorretta applicazione di normative o di controlli sulle normative europee in materia di trasporto. Ma l'oggetto dell'interrogazione, oltre a portare a conoscenza dell'Assessore il tema medesimo (peraltro lo conosce già), è capire se è possibile attivare un tavolo con la proprietà e sapere quali azioni si riescono a mettere in campo per la tutela dei posti di lavoro a rischio. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
La procedura di licenziamento collettivo che è stata avviata da Arcese Trasporti riguarda più unità sul territorio nazionale: nello specifico Rovereto (Trento), Corbetta (Milano) e Rivalta (Provincia di Torino, quindi in Piemonte).
Pertanto, la sede istituzionale che è deputata dalla normativa vigente a svolgere il ruolo di mediazione fra le parti non è la Regione, ma il Ministero del Lavoro, perché trattasi di azienda sovraregionale.
Tuttavia, a fronte delle preoccupazioni che sono state manifestate nei confronti del sito di Rivalta, ho ritenuto di convocare il responsabile del personale della società per cercare di esaminare insieme la situazione dell'azienda, in modo particolare la situazione che tocca il territorio torinese.
Nessun abbandono del territorio - è, in sintesi, la posizione dell'azienda - ma l'attuazione di un processo di riorganizzazione necessario per restare, in modo duraturo e profittevole, su un mercato in continuo cambiamento, che sembra indennizzato sempre di più su modalità diverse rispetto al trasporto su gomma.
Arcese, non potendo guidare un mercato ampio come quello del trasporto e della logistica (in ambito europeo l'azienda leader fra i concorrenti ha un peso del 10%, mentre Arcese si ferma all'1% del mercato europeo) ha cercato di seguirlo e di soddisfare le necessità, diversificando e ampliando la propria offerta, e creando servizi e figure professionali differenti rispetto al passato.
L'azienda ha inoltre affermato che le accuse di utilizzo scorretto di manodopera straniera sono prive di fondamento e a dimostrarlo sarebbero le numerose ispezioni degli enti preposti che hanno sempre riscontrato la puntuale applicazione delle norme.
Per quanto riguarda la riduzione del personale viaggiante, la società ha affermato che è certamente una scelta dolorosa, soprattutto per chi come Arcese, nasce da quel business, ma è stata ritenuta una scelta inevitabile anche se sempre attuata su base volontaria e con la massima attenzione agli aspetti sociali sul territorio.
Sul fronte sindacale, al momento parrebbe esserci un'apertura almeno da una sigla rispetto alla volontà di trovare soluzioni che possano essere condivise. In ogni caso, è stata riaperta la convocazione del tavolo di crisi presso il Ministero dello Sviluppo Economico, richiesto sia dalle autorizzazioni sindacali nazionali, sia dalla Regione Piemonte. Ovviamente a quel tavolo saremo presenti e cercheremo di non far mancare il nostro supporto a difesa del sito e dei posti di lavoro di Rivalta.
A supplemento di queste comunicazioni aggiungo anche che è stato richiesto, oltre alla descrizione formale di quella che è la riorganizzazione del piano aziendale, anche un piano aziendale formale, in modo tale da poter entrare maggiormente nel merito e, nel momento in cui sarà convocato il tavolo ministeriale, poter portare il nostro apporto e quindi, gli eventuali strumenti che possano essere utilizzati a supporto dell'attività presente nel territorio della nostra Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 15 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "Trasferimento dello Stabilimento Wagon da Fiano Torinese a Chivasso" (risposta scritta)


PRESIDENTE

In assenza dell'interrogante, Consigliera Porchietto, all'interpellanza n. 15 viene fornita risposta scritta da parte dell'Assessore Pentenero.
Dichiaro chiusa l'attività di sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.06 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto 1)



PRESIDENTE

all'o.d.g.
inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 10.07)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
BERTOLA Giorgio (fuori microfono) Presidente, chiedo la parola in merito all'o.d.g.: manca un punto, a nostro avviso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Mi scusi, ma stavo andando a firmare.
Sull'o.d.g. di oggi manca un punto, che sono le comunicazioni dell'Assessore De Santis.



PRESIDENTE

Le rispondo subito: avevamo precisato che non l'avremmo formalizzato nell'o.d.g., ma nella giornata di oggi l'Assessore si era impegnata a rendere tali comunicazioni. Questo era l'accordo che avevamo raggiunto.
In giornata, quindi, l'Assessore fornirà le comunicazioni: dobbiamo soltanto trovare il momento più opportuno per inserirle, coordinato chiaramente con lei.



BERTOLA Giorgio

Va bene. L'importante è che si facciano.
Volevo solo ricordarlo. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Bono, in merito a che cosa chiedeva la parola? Perché è prevista una sola richiesta per Gruppo.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non mi ricordo se è presente nell'o.d.g. l'atto di indirizzo presentato dal PD riguardante i lavori della metropolitana di Torino.
Se così fosse e dovessimo arrivare alla discussione, segnaliamo che il Movimento 5 Stelle ha presentato un ordine del giorno su tema similare.
Quindi, se dovessimo arrivare alla discussione, chiediamo che venga attratto. Grazie.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Chiamparino e Ferrari.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 28 ottobre 2014.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 14 ottobre 2014.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione vittime alluvione del 1994


PRESIDENTE

Colleghi, procediamo alla commemorazione delle vittime dell'alluvione del 1994.
Il 4 e 5 novembre di vent'anni or sono, il Piemonte fu colpito da una alluvione di dimensioni catastrofiche che causò la morte di 70 persone. Gli sfollati furono 2.226 e ripercussioni gravissime si ebbero a carico di edifici, infrastrutture e interi settori produttivi, con danni per miliardi di lire.
Nella tragedia furono coinvolti 780 Comuni delle province di Cuneo Asti e Alessandria, oltre che del Torinese e del Biellese.
I fiumi Po, Tanaro, Bormida, Belbo e alcuni loro affluenti - a causa delle forti piogge che interessarono tutta la nostra regione - sfondarono gli argini in più punti, provocando disastri di ogni sorta.
Il Piemonte, colpito da questi dolorosi eventi, ebbe modo di mettere in campo tutte le forze disponibili per ripartire. Con tenacia e con orgoglio iniziò da subito la ricostruzione, anche grazie alla buona volontà delle popolazioni e l'aiuto di migliaia di volontari giunti da tutta l'Italia.
In attesa di una prima stima dei danni fu immediatamente richiesta al Governo nazionale una decretazione d'urgenza: una legge speciale per affrontare la gravità della situazione. La Camera dei Deputati, il 19 dicembre 1994, approvò il decreto legge n. 691, recante "Misure urgenti per la ricostruzione e la ripresa delle attività produttive nelle zone colpite dalle eccezionali avversità atmosferiche e dagli eventi alluvionali".
Mentre torniamo con la mente ai ricordi di quei giorni difficili, il Piemonte sta vivendo una nuova allerta meteo ed il piano di emergenza è già scattato. Nel 1994 non si parlava ancora di codici di gravità e di unità di crisi, come invece accade oggi, ma proprio a seguito di quegli eventi il Piemonte ha conosciuto il processo di realizzazione dell'attuale sistema di Protezione civile regionale, che comprende, tra l'altro, attività di previsione delle calamità per la difesa del suolo.
Passi avanti sono stati fatti nella direzione della sicurezza, ma non ancora abbastanza per permetterci di abbassare la guardia.
Ciò che è accaduto in Piemonte - non solo allora - e che sfortunatamente, continua ad accadere anche in altre aree del territorio nazionale, deve spronare tutti noi verso una sempre maggiore consapevolezza del rischio idrogeologico, affinché si mettano in atto adeguate misure di prevenzione, tali da scongiurare eventi drammatici di così grave entità.
Nella ricorrenza di questo tragico anniversario, vogliamo ricordare coloro che hanno perso la vita e alle loro famiglie rivolgiamo, oggi come allora, un pensiero di vicinanza e di solidarietà.
Nell'occasione, desidero inoltre rinnovare il più caloroso ringraziamento agli operatori della Protezione Civile del Piemonte, delle Forze dell'Ordine, delle Forze Armate, del Corpo Forestale, dei Vigili del Fuoco, della Polizia Municipale, della Croce Rossa, nonché a tutti i volontari, che, senza risparmio di energie e con grande professionalità, si sono prodigati sul nostro territorio.
Chiedo al Consiglio regionale di voler osservare un minuto di silenzio.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il punto relativo alle comunicazioni della Presidenza del Consiglio, di cui al punto 2) all'o.d.g.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

d) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato in data 30 ottobre 2014 le seguenti leggi regionali ed ha deliberato la non impugnativa: l.r. n. 7 dell'8 settembre 2014 "Modifica alla l.r. 17/12/2007, n. 24 'Tutela dei funghi epigei spontanei'" l.r. n. 8 del 15 settembre 2014 "Modifica ed integrazioni alla l.r.
28/7/2008, n. 23 'Disciplina dell'organizzazione degli uffici regionali e disposizioni concernenti la dirigenza ed il personale'" l.r. 29/4/2011, n. 7 "Modifica alla l.r. 28/7/2008, n. 23 'Disciplina dell'organizzazione degli uffici regionali e disposizioni concernenti la dirigenza ed il personale'" in attuazione del decreto legislativo 27/10/2009, n. 150 ed adeguamento del decreto legge 31/5/2010, n. 78 convertito con modificazione della legge 30/7/2010, n. 122 in materia di organizzazione e contenimento della spesa del personale.


Argomento:

e) Riassunzione progetti di legge ex articolo 92 del Regolamento adempimenti


PRESIDENTE

Chiedo se l'Aula acconsente al rinvio in Commissione del provvedimento di cui la Consigliera Ruffino ha chiesto la riassunzione, ai sensi dell'articolo 92 del Regolamento e per la quale la fase referente non è stata esaurita.
Si tratta della seguente proposta di legge n. 236, "Modifica alla l.r.
7/4/2000 n. 37 'Compiti associativi di rappresentanza e tutela delle categorie protette'".


Argomento:

f) Nomine e designazioni effettuate dalla Giunta e dal suo Presidente ai sensi dell'articolo 37 comma 2 bis dello Statuto


PRESIDENTE

Si dà atto che sono state trasmesse le informative da parte del Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale in merito a n. 17 decreti di nomina della Presidenza della Giunta regionale.
Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

g) Variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2014


PRESIDENTE

La Giunta regionale in data 24 ottobre 2014 ha trasmesso, per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza al comma 7 dell'art. 24 della l.r. 7/2001 ("Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte"), n. 2 deliberazioni del 28 luglio 2014, n. 1 deliberazione del 28 luglio 2014, n.
11 deliberazioni del 4 agosto 2014, n. 2 deliberazioni del 28 agosto 2014 e n. 5 deliberazioni dell'8 settembre 2014.


Argomento:

h) Assenza Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

Tra le comunicazioni, riporto all'Assemblea che mi è arrivata una telefonata da parte del Presidente Chiamparino. Non era sicuramente tenuto a stare in Aula, ma lui ci tiene sempre a garantire la presenza; si scusa però con i colleghi perché oggi, pur volendo essere presente al dibattito per motivi che noi tutti conosciamo è a Roma per tutelare gli interessi del Piemonte e per rappresentarlo. Grazie, colleghi.


Argomento:

Programmazione dei lavori (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi. Non le ho dato la parola prima, collega, perché durante le comunicazioni non è possibile.
Prego, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Guardate, io vorrei solo che rispettassimo i patti e lo dico al Vicepresidente della Regione che è qui presente ed era presente alla riunione dei Capigruppo. Ero dubbioso rispetto allo svolgimento delle commemorazioni del '94 semplicemente in termini rituali e senza una discussione politica di quello che sta succedendo in questo Paese.
Come abbiamo detto nelle scorse sedute, l'Alessandrino è stato appunto recentemente colpito da un'alluvione e la Giunta ci ha comunicato che le stime sono sui 300 milioni di danni.
Ecco, come ho detto in sede di Conferenza dei Capigruppo, il punto è questo: le Regioni hanno stimato un fabbisogno di 40 miliardi di euro per il dissesto idrogeologico del Paese. La legge di stabilità.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere.



GRIMALDI Marco

No, mi faccia finire la frase! Mi faccia finire la frase, perché è una questione seria!



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi! No.



GRIMALDI Marco

E' una questione seria e la Conferenza dei Capigruppo ha dato mandato alla Giunta di fare questa discussione politica, rivendicando il fatto che sui prossimi tre anni 180 milioni da mettere sulla messa in sicurezza del territorio sono troppo pochi rispetto agli appena 300 milioni di danni che abbiamo appena visto.
La Giunta si è dichiarata favorevole e questo non è successo!



PRESIDENTE

Consigliere, mi scusi! Colleghi, la parola la do io! GRIMALDI Marco (fuori microfono) Me l'ha data! Ora me la sta togliendo.



PRESIDENTE

Il Regolamento contiene "enne" articoli. Tra questi, ci sono i diritti dei Consiglieri e i loro doveri. Per cultura, anche personale, prima di arrivare alla rivendicazione del diritto di parola, c'è l'ottemperanza ai doveri.
Ogni articolo del Regolamento è finalizzato alla tutela dell'Aula nel suo complesso, d'accordo? Quindi, se lei fa delle osservazioni che sono anche di natura politica, analogamente tutti gli altri colleghi hanno il diritto di fare la stessa osservazione. E' chiaro fin qua? Ci sono dei momenti nei quali poter esercitare il diritto. Lei domani alla riunione dei Capigruppo farà la contestazione del caso. Oggi io non posso e non potevo darle la parola.
Esercito sempre questa modalità per l'economia dell'Aula, però vi chiedo gentilmente di mettervi nei panni della Presidenza per la gestione dell'Assemblea. Lo dico adesso, ma anche l'altra volta si sono verificati dei comportamenti irrituali: quando nell'ultima seduta - ne approfitto per ricordarlo in questa sede - ho chiesto l'inversione dell'o.d.g., alla richiesta di inversione dell'o.d.g. da parte del Presidente.
Consigliere Grimaldi, la invito ad accomodarsi al suo posto. Ci va il silenzio in Aula.
Andiamo avanti. Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Reschigna ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Io capisco l'intervento del Consigliere Grimaldi: la Giunta ha dato la disponibilità - e me ne farò carico personalmente, se questo non è ancora avvenuto - di un dibattito in Commissione, non solo sul tema degli eventi alluvionali ma della situazione del dissesto idrogeologico all'interno della nostra Regione, perché è evidente che la preoccupazione e i dati sono quelli.
Non ho mai detto che c'era la necessità o la disponibilità ad affrontare questo tema in Aula oggi; di questo, i Capigruppo che erano presenti mi saranno buoni testimoni. Viceversa, è vero che c'è stato l'impegno - e me ne farò carico nei confronti degli Assessori competenti affinché questa discussione venga svolta al più presto, già in questa settimana.



PRESIDENTE

Prima di passare al punto all'o.d.g. relativo alle nomine, ha chiesto la parola il Consigliere Vignale: in merito a quale argomento, collega?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Vignale, mi ha chiesto di intervenire o no? Quando lei mi chiede di intervenire.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Quando alzo la mano non è perché devo andare in bagno, ma perché voglio parlare.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

D'accordo, ma queste battute.
Mi deve dire su cosa intende intervenire, Consigliere Vignale. Si alzi in piedi, gentilmente; ringrazi il Presidente che le dà la parola e cortesemente dica su cosa vuole intervenire. Prego, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Sulla comunicazione pur breve della Giunta io chiedo, come il Regolamento prevede, che si apra una discussione. Al di là del tema che poneva il collega Grimaldi, rammento che questo Consiglio regionale si celebra il 4 novembre e non sarebbe stato così irrituale, anche contenendo il dibattito nei tempi (quindi, insomma, non avremmo sforato), se avesse discusso dei temi legati non a vent'anni fa, ma al presente, cioè degli interventi rispetto alla prevenzione del dissesto idrogeologico.
Lo dico perché vi sono degli ordini di priorità che ognuno di noi si pone e credo che questa sia una priorità che in qualche modo dobbiamo affrontare. Poi, per carità, lo faremo in sede di discussione del bilancio: ieri abbiamo anche esaminato un bilancio in cui vi era una riduzione rispetto alle cifre da destinare al dissesto; poi fortunatamente, come ci ha comunicato il Vicepresidente, si era trattato di un refuso.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Era un errore di trascrizione.



VIGNALE Gian Luca

No, questo c'era, nelle tabelle, prima che lei lo comunicasse: non lo potevamo sapere. Ma temi da porre ve ne sono diversi.
Noi chiediamo quindi che su questo si apra, anche brevemente e anche contingentandola in termini temporali, cioè dandoci un'ora, una discussione.
Dopodiché rammento, anche se non c'entra niente, che oggi è anche la giornata delle Forze armate e la giornata della conclusione del primo conflitto bellico mondiale. Almeno lo ricordo, visto che era festa nazionale ed è certamente una data fondamentale per la nostra nazione che andrebbe anche ricordata.



PRESIDENTE

Allora, do atto che l'Aula è sovrana e che la Giunta mi dice che le precisazioni del Vicepresidente Reschigna non si configuravano come delle comunicazioni. Comprendo però la richiesta legittima del Consigliere Vignale.
Colleghi, vi chiedo attenzione. L'articolo 56, al comma 2, prevede che tre Consiglieri o il Presidente di un Gruppo possano chiedere che sulle comunicazioni della Giunta si apra la discussione. In tal caso il Consiglio decide - voi - se e quando svolgere tale discussione e può altresì decidere che la discussione si svolga in Commissione. Sulle proposte di cui al comma 2 (quello appena letto) è ammesso l'intervento di un solo Consigliere a favore e di uno contro.
Deduco che l'intervento a favore sia stato quello del Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

No, quello era l'intervento di richiesta.



PRESIDENTE

Chiedo se vi sia allora una richiesta di intervento a favore: nessuna.
Chi intende intervenire contro? Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Presidente, in realtà, voglio avanzare una mozione d'ordine: chiedo se è possibile una sospensione di tre minuti dei lavori e una breve riunione della Conferenza dei Capigruppo. Grazie.



PRESIDENTE

I Capigruppo sono invitati in Sala A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.28, riprende alle ore 10.48)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sulla richiesta del Consigliere Vignale, nella Conferenza dei Capigruppo si è individuato un accordo. In pratica, per quanto riguarda le comunicazioni della Giunta, si è deciso di fare degli approfondimenti di natura tecnica in II Commissione, probabilmente congiunta con la V Commissione. Dopodiché, domani, nella Conferenza dei Capigruppo stabiliamo quando si svolgerà la discussione politica in aula, quindi in Consiglio regionale.
Altresì, ci si è accordati per posticipare il punto all'o.d.g. relativo alle "Nomine" nella seduta pomeridiana, quale primo punto, pertanto adesso si passa alla proposta di deliberazione n. 7.


Argomento: Organizzazione scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 7, inerente a "D.Lgs 112/98, L. 183/2011. Atto d'indirizzo e criteri per la programmazione e la definizione del piano regionale di dimensionamento delle Autonomie scolastiche piemontesi e per la programmazione dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015-2016" (collegata mozione n. 95)


PRESIDENTE

Procediamo all'esame della proposta di deliberazione n. 7, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Sulla proposta di deliberazione non c'è l'illustrazione; si apre la discussione generale e i colleghi possono chiedere di intervenire.
Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Attendevo l'illustrazione, quindi non ero pronto tempestivamente.
La proposta di modifica ai criteri, quindi al piano di dimensionamento pare rispondere ad un buonsenso generale, innanzitutto perch l'articolazione del piano conserva tutti quegli elementi di flessibilità necessari, sia sui punti di erogazione dei servizi e sia sulla programmazione dei dimensionamenti, per salvaguardare la specificità del territorio piemontese e della rete scolastica piemontese. In particolare l'introduzione della media regionale di allievi fissata in 950, piuttosto che medie provinciali o numeri minimi o massimi rigidamente determinati sembrerebbe proprio rispondere all'esigenza di usare il buonsenso ogni qualvolta si parla di una nuova autonomia scolastica e di rispetto appunto, delle specificità territoriali.
E' molto positivo che, nel ribadire il favore verso la verticalità per quanto riguarda il primo ciclo di istruzione, quindi il favore verso l'istituto comprensivo, non si imponga questo modello in modo indifferenziato, ma si lasci aperta la possibilità di analizzare l'omogeneità di composizione della singola autonomia, quindi l'equilibrio tra scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado, oltre che la particolarità del territorio in cui questa autonomia è collocata.
Per il resto, ci sembra interessante il mantenimento di soglie minime di deroghe per le realtà montane, o a marginalità geografica, per quanto riguarda la salvaguardia dei punti di erogazione dei servizi. Siamo ben consapevoli che, a livello governativo, si sta ragionando solo ed esclusivamente in termini numerici per portare, in termini generali all'aggregazione di autonomie scolastiche tarate su medie più alte rispetto a quella regionale indicata nel nostro piano, ma riteniamo che il Sistema Piemonte debba difendere la propria specificità anche ai piani più alti. E' una specificità dettata dall'esistenza di tanti Comuni (sono 1.206) e centinaia sono sede di autonomia scolastica; appunto, parliamo di territori per più del 75% allocati in Comuni medio-piccoli e, comunque, in realtà a marginalità geografica collinare o montana.
Poi, è interessante l'aspetto di razionalizzazione degli indirizzi per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado, con la previsione di non mantenere sulla carta indirizzi che, nei fatti, non vengono attivati.
Infine, è importante la ripresa del tema dei CPIA (Centri d'istruzione per gli adulti), anche se qui occorrerà un attento monitoraggio soprattutto per salvaguardare quelle forme di sperimentazione dei progetti Polis o, comunque, le realtà dei serali, positivamente distribuite sul territorio, che rendono il Piemonte una delle regioni all'avanguardia sul tema. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
E' vero che la proposta di deliberazione, in qualche modo, è un atto d'indirizzo per la programmazione e la definizione del piano regionale del dimensionamento, sul quale, ovviamente, le singole realtà provinciali presenteranno i loro piani di dimensionamento scolastico. Però, noi crediamo che, rispetto alla situazione attuale, rischi di creare qualche problema alle nostre autonomie.
E' vero, oggi noi indichiamo una media di 950 alunni, quindi un dato che deve essere in qualche modo rispettato da tutti, però occorre ricordare che in questo momento la media regionale è intorno ai 900-910 alunni, con la peculiarità, all'interno delle aree montane, di autonomie formate da almeno 400 alunni. Il vero rischio è che le modifiche, anche richieste dal legislatore nazionale, che fanno aumentare in media il numero di alunni per singola autonomia, siano maggiormente finalizzate a risolvere le situazioni di reggenza - il 20% delle nostre autonomie, oggi, sono in una situazione di reggenza, cioè hanno un dirigente scolastico a scavalco - piuttosto che garantire non solo l'erogazione all'interno dei singoli punti di erogazione del servizio all'istruzione. Ricordiamo che la nostra regione ha un'unicità: abbiamo 870 Comuni su 1.206 che hanno punti di erogazione del servizio scolastico.
Quindi, l'aumento della media sembra più finalizzato a risolvere quel 20% di situazioni di reggenza che non a dare una risposta concreta per un'efficiente programmazione della rete scolastica. La stessa delibera indica nella necessità di azioni di razionalizzazione una delle modalità con cui addivenire alla programmazione della rete scolastica.
E' positivo che siano mantenuti i 400 alunni minimi per le aree montane ed è positivo che vi sia una media complessiva delle autonomie, ma è altrettanto vero che l'aumento di 40 alunni per singola autonomia rischia di far saltare molte delle autonomie oggi esigenti, non certo nei grandi centri, non certo nei comuni capoluogo e non certo nei grandi comuni. Il rischio reale è che alcune delle autonomie non riescano più a reggere, in particolar modo nelle realtà minori, in comuni medi e piccoli, dove questo comporta un problema, proprio perché l'autonomia non è rappresentata solo dalla figura di un direttore didattico, ma è il fatto di garantire al proprio interno quel principio di verticalità che ricordava il collega Appiano, all'interno del quale viene erogato un servizio scolastico che va dalla scuola dell'infanzia alla scuola secondaria di primo e secondo grado.
Questo è un tema che va certamente evidenziato, così com'è importante sottolineare il criterio del buonsenso che andrà utilizzato nelle nuove sezioni della scuola dell'infanzia, che è uno dei punti che pone la delibera. Nelle priorità dell'erogazione di servizi, in apertura di nuove sezioni delle scuole dell'infanzia, un primo punto assolutamente condiviso è che, laddove venga meno il servizio pubblico, in molti casi paritario cioè laddove vi sia una scuola paritaria che chiude, il servizio di scuola dell'infanzia in quel Comune sia garantito con l'apertura di una nuova sezione.
Aumentare le sezioni esistenti in istituti già previsti crea, invece un problema, che non è quello di cui si è discusso nel mese di luglio, in merito al potere di veto o alla necessità che, laddove esista una scuola dell'infanzia - come il Piano triennale prevede - non possa essere aperto un nuovo plesso per favorire l'uno o l'altro.
Si tratta di un aspetto di buonsenso rispetto all'utilizzo delle risorse dei cittadini, perché è assolutamente evidente che l'apertura di una scuola statale, laddove esiste una scuola dell'infanzia (si parla sempre di istruzione pubblica), comporta una spesa per la collettività assolutamente ingente, rappresentata dalla costruzione e manutenzione di nuovi plessi.
Noi riteniamo che, da questo punto di vista, occorra fare un ragionamento, pertanto abbiamo presentato un emendamento e un ordine del giorno.
Un altro punto, che non riguarda direttamente la deliberazione in s ma una valutazione di carattere più generale, è relativo al numero minimo di alunni per classe, in particolar modo per la scuola primaria e secondaria di primo grado.
E' evidente che il numero minimo per classe, anche laddove esistono istituti che hanno un numero significativo di alunni, complessivamente rappresenta un limite, cioè laddove esiste una soglia minima - che è già in deroga - di dieci alunni per classe nella scuola dell'infanzia e nella scuola elementare, e venti nella scuola secondaria di primo grado presuppone che vi sia una continuità nelle nascite all'interno di piccoli Comuni, cosa che non è possibile pensare. Questo rischia di andare ad aumentare il numero di pluriclassi, semplicemente perché, magari, in un determinato anno il numero degli iscritti ad una sezione è di otto e non dieci, magari all'interno di un plesso che, complessivamente, ha più di 40 o 50 allievi.
Questo è un tema che andrà posto, anche se non sempre si tratta di un tema popolare. Io lo affrontai come Assessore alla montagna, e se c'è qualche amministratore locale che ci ascolta è possibile addivenire a qualche razionalizzazione di pluriclassi per ciò che riguarda la scuola primaria, laddove esistano Amministrazioni comunali contigue, per cui la distanza fra un plesso scolastico e l'altro può garantire una solidità maggiore, complessivamente, al numero di allievi ed anche una riduzione del numero di pluriclassi.
E' altrettanto evidente che a tale attività che oggi vediamo presente esclusivamente nel Piano di dimensionamento, ne vanno affiancate altre che riguardano i servizi. La precedente Amministrazione regionale, ad esempio dopo anni di assenza di un bando sugli scuolabus, istituì proprio nei Comuni montani un bando per garantire una parziale copertura delle spese per l'acquisto o la manutenzione degli scuolabus. Infatti, laddove si prevede la chiusura di un punto di erogazione - come rischiamo di avere con l'attuazione di questa deliberazione - va erogato un altro servizio, per esempio di mobilità, altrimenti i problemi che creiamo sono due: la chiusura di un punto di erogazione e la difficoltà di raggiungimento di un altro punto.
Pertanto, i temi sono collegati e non stanno sempre e solo all'interno di questa proposta di deliberazione, ma riguardano, in termini più generali, l'erogazione dei servizi. Un esempio su tutti è il finanziamento della legge regionale di copertura economica sull'acquisto di scuolabus.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anch'io, come il collega Appiano, mi auguro che l'Assessore voglia intervenire per illustrare la deliberazione e rispondere ai quesiti posti dai colleghi che interverranno.
La delibera prevede il nuovo Piano di dimensionamento scolastico quindi è sicuramente stata oggetto di discussione in Commissione, ma ha avuto e sta avendo un iter celere di approvazione, perché tutti ci rendiamo conto che i tempi sono stretti, essendo ad anno scolastico iniziato.
Parto, quindi, dalla questione relativa ai tempi e alla tempistica riguardante la delibera, che richiede l'approvazione dei Piani provinciali del dimensionamento scolastico entro il 21 novembre e, da qui, l'arrivo in Giunta, la quale sentirà la Commissione consiliare competente, entro il 31 dicembre 2014. Quindi, ci sarà un passaggio in Commissione, ricordando che saremo in fase di bilancio, anche se - come ha anticipato l'Assessore Reschigna - probabilmente solo di assestamento di PFR, perché il previsionale verrà rinviato con la richiesta dell'esercizio di bilancio provvisorio.
Pertanto, i tempi sono sicuramente stretti, non tanto per l'approvazione da parte della Giunta e il passaggio in Commissione, perch una volta approvate dalle Province ovviamente c'è una dialettica con gli Uffici dell'Assessorato, ma tendenzialmente anche il passaggio in Commissione è celere e rapido.
In Commissione avevo chiesto la possibilità di concedere una decina di giorni in più alle Province, perché siamo già al 4 novembre e prima che gli atti arrivino formalmente alle Province ci sarà la fase di elaborazione dei Piani provinciali e il dimensionamento scolastico. Penso che due settimane siano poche, soprattutto in questo momento di confusione per le Province magari più sul piano politico che sulla parte amministrativa.
L'Assessore - l'anticipo perché in Commissione siamo stati attenti e abbiamo ascoltato le risposte che l'Assessore stesso ci ha fornito - ha detto che se dovesse esserci una richiesta da parte delle Province di avere più tempo, si sarebbe anche potuto sforare. Questo è comprensibile e condivisibile, poiché c'è stata una sensibilità da parte della Giunta regionale, forse anche su stimolo delle Province, ma forse sarebbe meglio concedere subito qualche giorno in più ed essere più cogenti sulla tempistica. Ma si tratta di una questione di dettaglio, che affronteremo successivamente.
Per quanto riguarda il contenuto della delibera, riteniamo che segua un percorso in parte condivisibile, anche perché ci sono delle norme nazionali e c'è stata una dialettica tra le Regioni e lo Stato sul numero medio di allievi per autonomia scolastica che ha trovato questo punto di accordo secondo i punti di vista, in 950 alunni come ricordavano i colleghi.
Dai dati dell'Assessorato dovremmo avere circa 910 alunni in media ad oggi, quindi vuol dire tendere ad avere 40 alunni in più per autonomia. Pu sembrare poco ma, in realtà, non lo è perché, come si ricordava prima, 40 alunni in più in una realtà come Torino o un capoluogo di provincia, è un numero assolutamente fattibile, anche con una minimia razionalizzazione, ma in un'area marginale o di montagna, ovviamente è tanto. Questo ovviamente ricordando le deroghe che sono previste e i limiti minimi di allievi che sono 600, derogabili a 400, per aree marginali e montane.
Poniamo il caso che la media deve essere su livello regionale, poniamo il caso che un'autonomia scolastica, magari, che ha 400 alunni oggi, in area montana, anche a questa deve essere chiesta uno sforzo per far sì che la media regionale arrivi a 950, quindi si chiederà 60 alunni in più anatomia di un capoluogo di provincia - e 10/15 in più in un'area marginale. Questo va contro al trend attuale, per cui la natalità non ha tassi così elevati, posto che in un momento di crisi è comprensibile e anche condivisibile.
Sicuramente dobbiamo cercare di contemperare le opposte esigenze: la parte di razionalizzazione e di contenimento delle spese e, dall'altra mantenimento e ripopolamento delle aree montane marginali. Sicuramente sappiamo che la pressione abitativa e sociale nelle aree metropolitane e nei capoluoghi di provincia è alta, con tutta una serie di conseguenze e di costi: costi sul welfare, costi per le politiche sociali, costi per la casa, costi per inquinamento, trasporto, sanità e quant'altro.
E' un discorso molto importante; solo a prima vista può sembrare residuale, perché non tocca solo il tema fondamentale del contrasto alla dispersione scolastica - che è un tema fondamentale su cui dobbiamo fare tutto il possibile, anche a livello di risorse - per far sì che ci sia la possibilità di rendere agevole l'accesso all'istruzione agli alunni che coinvolge temi che vanno oltre questa delibera, quindi anche il discorso dell'università con le borse di studio per i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, e coinvolge tutto un discorso, come dicevo, associato relativo ai trasporti, al welfare, al sociale e quant'altro.
Come ho già detto prima, se non ci saranno sufficienti risorse sulla delibera che, probabilmente licenzieremo lunedì e affronteremo il prossimo martedì se ci sarà nuovamente Consiglio, ci devono essere fondi che vengano garantiti alle persone bisognose, quindi basate su reddito ISEE, sia per gli assegni di frequenza e iscrizione, sia, soprattutto, per le scuole statali, quindi gli assegni per quanto riguarda trasporti, libri e POF.
Questo sarà il vero atto del contendere che dovrà sicuramente cercare di mettere una pezza alla modifica che venne fatta sulla legge 18 del 2007 all'articolo 12, la legge quadro sull'assegnazione degli assegni di scuola e buoni scuola, che prevedeva l'erogazione dei fondi soprattutto per quanto riguarda iscrizione e frequenza in misura proporzionale alla spesa fatta dalla famiglia. Questa è una stortura che, come abbiamo detto, ha portato ad una spesa che, paradossalmente, copriva una famiglia con un reddito ISEE più elevato, piuttosto che quelle con reddito ISEE più basso. Questo sarà oggetto della prossima delibera.
Sulle autonomie scolastiche ricordo che, al momento, il 20% sono in reggenza, quindi non hanno il loro dirigente, quindi si spera che lo Stato possa sbloccare le nomine in questo senso, anche vedendo che la Regione sta facendo i compiti di casa, come piace dire all'Europa e meno a noi, per quanto riguarda il tendere all'obiettivo dei 950 alunni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Alcuni considerazioni.
La prima è che il Piemonte è un territorio particolarmente complesso anche per il grande numero di piccoli Comuni. Questo provvedimento si inserisce in una situazione precaria, tant'è che ci sono ancora alcune situazioni in itinere per la creazione degli istituti comprensivi, percorso certamente non semplice soprattutto quando si tratta di territorio estesi.
La carenza dei Presidi non ha assolutamente facilitato tale situazioni.
C'è oggi, da quello che mi è stato dato di sentire, una preoccupazione non indifferente da parte dei dirigenti scolastici. La situazione rimarcata dai colleghi sui numeri rispetto ad alcuni edifici che sono in sofferenza è assolutamente seria.
Chiedo all'Aula di ragionare sui sacrifici che sono stati fatti dai Comuni per costruire dei plessi che oggi rischierebbero di essere chiusi.
Ritengo necessaria, da parte del Presidente Chiamparino, una forte presa di posizione delle Regioni nei confronti del Governo rispetto al Patto di stabilità relativamente alle problematiche dell'edilizia scolastica.
Ricordo che alcuni plessi - vedo che l'Assessore asserisce - hanno possibilità di ospitare un numero maggiore di alunni proprio per l'impossibilità di adeguare le aule, piuttosto che il superamento piuttosto che altre situazioni.
Personalmente, valuterei importante lo slittamento di questo provvedimento. Credo che le Regioni abbiano la forza di contrapporsi nei confronti del Governo su una situazione che impedisce un'effettiva stabilità. C'è anche da tenere in conto della riduzione dei vari servizi che sono offerti alle famiglie, in primis quello del trasporto alunni, che permette il raggiungimento di alcune scuole e di alcuni plessi. Anche questo limita il mantenimento dei numeri.
Ritengo che questo sia un provvedimento che limiterà ancora di più la libera scelta delle famiglie. Molte famiglie non potranno assolutamente scegliere il plesso che desiderano per la frequenza dei figli per i problemi cui ho accennato prima.
Ritengo anche che non sarà sufficiente il travaso dei numeri dalla città alle periferie per mantenere i numeri - così c'è stato detto, poi forse l'Assessore confermerà i numeri - che andremo a perdere dalle 30 alle 35 realtà di istituti comprensivi in Piemonte. Se non sarà così, ovviamente saremo contenti.
La richiesta che rivolgiamo all'Assessore è di avviare, da oggi, un monitoraggio costante dei flussi demografici per cercare di rendere stabili i vari istituti comprensivi e le varie realtà.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Ruffino.
Emendamento rubricato n. 2) presentato dai Consiglieri Ruffino, Vignale Berutti, Gancia, Pichetto Fratin, Marrone, Graglia, Porchietto: Dopo il terzo capoverso, del paragrafo "Punti di erogazione del servizio" è aggiunto il seguente: "Per l'a.s. 2015-2016 sono mantenuti tutti i punti d'erogazione del servizio oggi esistenti sul territorio superando anche il parametro previsto per le zone montane o collinari o comunque zone disagiate".
Ha chiesto la parola la Vicepresidente Ruffino per l'illustrazione in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Nel mio intervento precedente ho fatto una breve presentazione della mozione n. 85.
Brevemente ricordo che chiediamo di attuare una programmazione degli eventuali dimensionamenti scolastici che tenga conto della prospettiva di sviluppo dei territori e della necessità di stabilità delle istituzioni scolastiche, fondamentale per riuscire a dare serenità sia ai docenti che agli alunni e di attivarsi - ovviamente mi rivolgo al Presidente e all'Assessore - affinché il dimensionamento scolastico tenga conto del flusso delle iscrizioni, del bacino di utenza e delle previsioni sull'andamento demografico.
Inoltre, chiediamo di agevolare l'organizzazione dell'offerta formativa che consenta il rispetto delle scelte delle famiglie, con l'utilizzo ottimale delle risorse e in forte raccordi con i territori e per garantire ovviamente, il coinvolgimento degli attori dei sistemi locali.
Credo che in una situazione come questa debbano essere sentiti certamente l'ANCI, ma anche i Sindaci dei territori che andranno a perdere degli istituti comprensivi. E' come inserire tutta una serie di elementi in uno shaker e nuovamente movimentarlo. C'è il rischio di mettere nuovamente in crisi un sistema ed è per questo che, come ho detto prima, che è chiara ed esplicita la richiesta di chiedere al Governo di attendere prima di riavviare un percorso del genere, che creerà, molto probabilmente difficoltà.
Lo ribadiamo: la chiusura dei plessi metterà nuovamente in crisi i docenti e le famiglie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ruffino.
Emendamento rubricato n. 1) presentato dall'Assessore Pentenero: Allegato A) All'ultimo capoverso del secondo paragrafo del punto "Procedure e tempistica", aggiungere: ", fatta salva la possibilità di richiedere proroghe motivate, che dovranno essere autorizzate dalla Giunta regionale, in sede di approvazione del Piano regionale" La parola all'Assessore Pentenero, per l'illustrazione.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
Prima di illustrare l'emendamento, permettetemi alcune riflessioni in merito agli interventi che sono stati effettuati. Partirei dalle ultime considerazioni.
Il Piano di ridimensionamento scolastico e di programmazione dell'offerta formativa non deve essere vissuto come uno strumento con il quale noi andiamo a "shakerare" - riprendo le parole utilizzate dalla Consigliera Ruffino - un territorio, ma è lo strumento con il quale seppure in un quadro normativo che fa riferimento alla Costituzione che attribuisce allo Stato la competenza concorrente nei confronti delle Regioni, definiamo la programmazione della rete delle scuole e dell'offerta formativa all'interno della nostra regione.
L'istituto comprensivo è un modello didattico, pedagogico ed educativo che ormai è consolidato all'interno del nostro Paese, ma mi spiace constatare che all'interno della nostra regione fa ancora fatica a concretizzarsi e ad avere una copertura totale in tutte le scuole dell'obbligo, cioè un 100% delle autonomie raccolte, organizzate e strutturate secondo questo modello, perché siamo ad una percentuale molto più bassa.
L'istituto comprensivo è un modello organizzativo delle autonomie scolastiche che permette, oggi in modo particolare per il percorso della scuola media - utilizzo i termini con i quali forse siamo un po' più abituati a misurarci - di avere all'interno di un collegio docenti allargato elementi di supporto - utilizziamo un termine molto generico considerato che oggi è l'anello più debole di tutto il percorso della scuola dell'obbligo.
Proviamo ad immaginare che il piano di dimensionamento non è una sciabolata che diamo ai territori, ma è anzitutto il governo del territorio delle nostre scuole, perché certamente abbiamo parametri nazionali che ci mettono in una condizione di maggiore difficoltà e, forse, non riusciamo ad ottenere esattamente quel che noi immagineremmo soprattutto in un territorio così eterogeneo composto di montagne, colline, pianure, piccole grandi e medie realtà.
Quindi, è il motivo per il quale, ad esempio, noi oggi abbiamo 120 autonomie che sono a reggenza e quindi vorremmo avere 120 dirigenti in più.
E' il motivo per il quale noi parliamo di una media di 950 alunni strutturati, se parliamo di scuola dell'obbligo, all'interno di un modello che è l'istituto comprensivo; è il motivo per il quale è giusto esercitare questa autorità che ci viene data in termini di programmazione e non aspettare che sia il Governo che ci imponga dal centro parametri che hanno soltanto la logica della riduzione del numero dei dirigenti, in modo di cercare di esercitare fino in fondo quella che è una nostra competenza.
L'atto di indirizzo è scritto con questo spirito.
Sicuramente vorremmo poter introdurre elementi in più a tutela dei territori marginali, in modo particolare dei territori montani e di quelli collinari, ma, come sapete, il dimensionamento parte da quello che è lo spirito del d.lgs. 112, ma abbiamo un limite che deriva dal fatto che il Titolo V, non applicato fino in fondo all'interno del nostro Paese, non ci permette di lavorare nei confronti del personale e quindi dobbiamo attenerci, com'è giusto che sia, peraltro, a quanto definito a norme nazionali rispetto ai parametri sulla composizione delle classi.
Riteniamo questi elementi un po' i principi ispiratori, non ultimo il tema dell'educazione degli alunni, non ultimo il tema della programmazione e dell'offerta formativa, ovvero quanti e quali indirizzi noi andiamo a dare alle nostre scuole superiori, perché in questo modo qualifichiamo ed esercitiamo un'autorevolezza anche nei confronti delle nostre scuole superiori.
Noi proviamo ad accompagnare i territori che sono sentiti attraverso quelli che sono i livelli di rappresentanza che stanno all'interno alla Conferenza del diritto allo studio.
Peraltro, in merito al problema sollevato dal Consigliere Bono, è vero che abbiamo una tempistica feroce, ma è vero che, per effetto dell'insediamento della nuova legislatura, siamo partiti un po' in ritardo e oggi dobbiamo comunque dare una tempistica certa, perché altrimenti si assomma un altro problema, ovvero che le iscrizioni saranno anticipate di un mese abbondante. Quindi noi dobbiamo essere in grado, in modo certo e puntuale, di inserire i codici entro la fine del mese di dicembre.
Credo sia assolutamente importante che la deliberazione preveda una tempistica un po' cogente, ma come correttamente è stato detto, possono esserci territori con situazioni particolari, pertanto abbiamo deciso di presentare un emendamento che, all'ultimo capoverso del secondo paragrafo del punto "Procedure e tempistiche", aggiunge "fatta salva la possibilità di richiedere proroghe motivate che dovranno essere autorizzate dalla Giunta regionale in sede di approvazione del piano regionale".
Quindi, è evidente che cercheremo di tenere in considerazioni le esigenze specifiche che i territori ci manifesteranno.
Aggiungo che stiamo cercando di accompagnare le Province e quindi ogni singolo territorio in questo processo, in modo tale da garantire un piano che possa essere confezionato - passatemi il termine - nel più breve tempo possibile e rispettare una situazione che ha tempi stretti e tempi in qualche modo cogenti per garantire il buon funzionamento della scuola per l'anno scolastico 2015-2016. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Assessore, per la sua brillante capacità di sintesi.
Detto questo, mettiamo in votazione gli emendamenti.
Il numero legale è 26.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2), sul quale l'Assessore Pentenero, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1).
Il Consiglio approva.
Passiamo alla votazione della mozione n. 85 presentata dai Consiglieri Ruffino, Berutti, Gancia, Graglia, Marrone, Porchietto e Vignale, inerente a "Piano regionale di dimensionamento delle autonomie scolastiche piemontesi", peraltro già illustrata dalla collega Ruffino.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 85, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 7, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Esame proposta di legge n. 53, inerente a "Rideterminazione del trattamento economico dei membri del Consiglio regionale e della Giunta regionale"


PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione della proposta di legge n. 53, di cui al punto 6) all'o.d.g., assegnata all'esame in sede referente della I Commissione permanente.
Tale proposta è stata licenziata dalla I Commissione all'unanimità dei Consiglieri presenti in data 27 ottobre 2014.
La parola al relatore, Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico, relatore

Grazie, Presidente.
Colleghe e colleghi, da qualche giorno stiamo parlando meno dei piemontesi, del loro futuro, di come, nonostante tutto, le istituzioni regionali possono ancora essere utili ad affondare i problemi e a garantire prospettive concrete di sviluppo e benessere.
Nel porre questo quesito, a cui non so dare risposta, assicuro una certezza: stiamo vivendo gli effetti nefasti della peggiore fra le crisi economiche e sociali passibili, una crisi che si è insediata nei nostri pensieri e nelle nostre angosce quotidiane. Effetti negativi che hanno sgretolato le certezze delle famiglie, delle imprese e dei nostri giovani soprattutto effetti negativi che hanno generato le nuove fragilità sociali che ancora non sappiamo chiamare per nome, ma che meritano risposte immediate.
Cosa serve? Serve una moltitudine di provvedimenti legislativi tanto efficaci da deviare le traiettorie di questo, che pare essere un declino inevitabile. In Piemonte, in particolare, il riordino nel comparto della sanità è la più importante fra le discussioni, una sanità che obbligatoriamente dobbiamo riorganizzare con la consapevolezza che i fondi a disposizione non sono più quelli di un tempo.
In queste ore, in questi giorni, decideremo sul futuro delle politiche che riguardano la salute della nostra gente; decideremo ciò che sarà dei reparti ospedalieri, della sanità, del territorio, della prevenzione, del rapporto tra sanità pubblica e privata, dell'integrazione tra sanità e politiche sociali. Analizzeremo con ancora più attenzione i grandi capitoli che compongono gli otto miliardi di euro di spesa, fino a scomporre minuziosamente e ricomporre i bilanci delle Aziende sanitarie regionali per comprendere come tutti insieme potremo ripartire senza lasciare indietro nessuno.
Così accadrà per tutti i settori di competenza regionale più o meno in sofferenza e le riforme, molte volte, soprattutto quelle che germogliano da valori irrinunciabili come la solidarietà e l'uguaglianza, abbattono i muri di alcuni privilegi che si annidano negli anfratti di una parte non marginale della società piemontese.
Stiamo facendo altro? Siamo distratti? Non credo. Anzi, sono convinto che stiamo facendo il possibile. Ma, per affrontare il complesso sistema delle riforme, dobbiamo affrontare tutte le condizioni, anche la nostra condizione. Quindi qui oggi in quest'Aula, dopo la votazione in I Commissione, dobbiamo avviare una prima discussione sul nostro compenso per la nostra attività, perché a questo fattore si possa elevare presto lo steso alone di quei privilegi che abbiamo deciso di abbattere nella logica sostenibile del buonsenso.
Non mi sfugge - e non ci sfugge - però che stiamo discutendo di me e dei miei colleghi Consiglieri, degli Assessori e dei Presidenti, dei costi della politica e di quanto è o potrebbe essere etico il nostro compenso, in ore difficili per la politica piemontese. Per questo, vorremmo evitare di superare l'asticella del buonsenso, per finire sul terreno dove la raccolta del consenso è l'unico prodotto possibile.
Quell'attività di raccolta che vale appena per il giorno dopo non risolve i problemi dei piemontesi e non garantisce occasioni di sviluppo per nessuno. Per quella che è la mia esperienza - non molta, in verità - la ricerca affannosa del consenso non produce buone leggi, ma un gioco al ribasso o al rialzo a seconda del contesto, dove il fine unico è il posizionamento migliore sul palcoscenico per ottenere l'applauso più intenso. Un applauso che dura il tempo della chiusura del sipario, non un attimo in più.
Il tentativo autentico che stiamo compiendo è quello di scrivere una storia nuova, utile ad accorciare le distanze tra la politica e le persone con le loro esigenze, a cui dobbiamo delle risposte, consapevoli che con il solo contenimento dei costi della politica non si cambia il destino di una comunità, ma almeno è un inizio.
Ad ogni buon conto, con questa proposta elaborata dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, su richiesta formulata durante i lavori della Conferenza dei Capigruppo, da novembre - cioè da subito - proponiamo a quest'Aula la diminuzione delle indennità di carica e di funzione, oltre al rimborso spese forfetario, dei Consiglieri regionali per una percentuale complessiva del 10%. Questo vuol essere solo il primo passo verso l'obiettivo finale, i cui effetti vorremmo fossero esigibili a partire dai primi mesi del 2015, che è quello enunciato più volte e che ha come riferimento il costo del Sindaco per il Comune capoluogo di Regione.
Vorremmo altresì fosse chiaro ai colleghi che la nostra intenzione è anticipare quanto previsto dalla riforma costituzionale, quindi su iniziativa parlamentare, appunto quella che equipara il costo dei Consiglieri regionali a quello del Sindaco del Comune capoluogo, con iniziative parallele a quelle dei Presidenti Sergio Chiamparino e Mauro Laus, che agiranno sul Governo per risolvere le questioni relative agli status previdenziali e alle normative generali che hanno come riferimento il Testo unico degli Enti locali.
Presidente, colleghe e colleghi, molti fra noi non hanno deciso il proprio compenso: lo hanno deciso altri nel passato e altri ancora nel recente passato, abbassandolo. Molti fra noi non hanno nemmeno deciso di togliersi il vitalizio: lo hanno elevato in fretta sempre altri, quelli che ci hanno preceduto, dimenticandosi peraltro di normare la quota contributiva pensionistica, quella che si matura perché lavoratori. Quindi dato che molti fra noi non hanno deciso il proprio compenso, ma ora devono farlo, mi chiedo, mentre la sanità, i trasporti e la scuola sono lì che attendono, qual è l'importo giusto.
Basterà quanto il Comune di Torino spende per il suo Sindaco, oppure non basterà mai, perché la questione sarà sempre un'altra, cioè il senso della nostra utilità? Ecco, decidiamo in fretta, perché vogliamo solo provare ad essere utili.
Mi piace tanto e faccio mia la frase pronunciata in questi giorni da un collega: io non voglio essere un pezzo del problema del Piemonte, ma una parte, seppur limitata, della soluzione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
E' aperta la discussione generale.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

La relazione di minoranza? Prego, allora.
Non è stato nominato il relatore di minoranza, per questo motivo non ho chiesto chi volesse intervenire.
Prego, Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

In Commissione si era detto chi era il relatore di minoranza, comunque va bene lo stesso, perché c'è anche la proposta di legge 54, a prima firma del sottoscritto, quindi ci sarà comunque una relazione successiva, visto che trattano lo stesso tema.
L'inizio di questa X Legislatura ha certificato, tra le altre cose, un dato già ben presente prima, sia a chi si occupa di politica come noi, sia alla maggioranza dei cittadini, dei nostri concittadini piemontesi. Mi riferisco al fatto che i conti della nostra Regione sono in una situazione veramente grave, grave come non lo era mai stata.
Abbiamo - e lo sappiamo - un debito mostruoso, dovuto soprattutto al debito della pubblica amministrazione, delle ASL con i fornitori.
Parallelamente a questo, abbiamo anche avuto una correzione del dato del disavanzo e il rendiconto ci porta un disavanzo di due miliardi e 600 milioni di euro, che potrebbe ulteriormente aumentare il prossimo anno.
E' inevitabile, quindi, parlare di soluzioni dolorose e drastiche per tutti i cittadini.
Due settimane fa, forse ormai anche un mese fa, c'è stata la relazione del Vicepresidente Reschigna, in cui sono state delineate delle soluzioni.
Apprendiamo - notizia di cronaca di oggi - che aumenterà il bollo auto nella nostra Regione, quindi un bene che riguarda tutti, e rincarerà l'IRPEF regionale per 750 mila piemontesi.
Prima o poi la Giunta regionale dovrà mettere mano anche alla situazione della sanità: inevitabilmente si chiederanno dei sacrifici e si taglieranno servizi ai cittadini (per non parlare - e lo sappiamo bene dello stato in cui versano i trasporti regionali).
Insomma, la situazione è ben presente a tutti, purtroppo.
Una delle misure da prendere, non perché da sola risolverebbe il problema perché ci vorrebbe ben altro, ma per dare un esempio in prima persona di come si voglia partecipare ai sacrifici e di come si conosca il sacrificio che si sta chiedendo ai piemontesi, è di fare la propria parte per essere parte - per citare il collega Ravetti - della soluzione nel cercare di risolvere i problemi. I nostri concittadini piemontesi ci hanno mandato qui per questo, ma anche per essere parte responsabile, quindi occorre tagliare, in primis, le proprie indennità.
Vorrei fare una storia di cosa è accaduto negli ultimi mesi, perché è bere fare un dialogo costruttivo, in cui ciascuno propone la propria posizione e la propria interpretazione politica.
La storia degli ultimi mesi - anche se poi ovviamente le varie parti possono vedere in modo diverso - ha reso chiaro come, da parte nostra, ci sia stata un'assoluta intenzione di dialogo e di collaborazione, in primis con la maggioranza di questo Consiglio regionale, per addivenire ad una situazione condivisa che potesse tagliare i costi della politica ed arrivare, ovviamente a nostro modo di vedere, alla migliore soluzione possibile.
Se era per strappare l'applauso, noi eravamo pronti a strapparlo a partire da una settimana dopo l'insediamento di questo Consiglio regionale perché avevamo già pronta una proposta di legge che trattava il tema dell'indennità di carica, e quindi della riduzione del trattamento economico dei Consiglieri regionali ed il tema dei vitalizi.
Con quelle proposte non ancora presentate abbiamo contattato la maggioranza, come si fa in modo molto chiaro, chiedendo se anche da parte loro ci fosse la volontà di agire sui costi della politica. Questa volontà c'era, però, per un motivo o per l'altro, ma soprattutto perché si aspetta sempre che la soluzione arrivi da Roma (perché abbiamo detto che Renzi vuole portare l'indennità dei Consiglieri regionali a quella del Sindaco capoluogo) è rimasto tutto sospeso.
Oltre a questo c'è un nodo risolvere, che ovviamente si può risolvere solo a livello nazionale, che riguarda anche i contributi per i Consiglieri regionali, perché venendo meno il privilegio - aggiungo "odioso" - del vitalizio, rimane un po' scoperta quella parte perché, nonostante siano sostanziosi i cedolini mensili dei Consiglieri regionali, non portano alcun contributo pensionistico. Abbiamo quindi registrato, ma in modo volontario e involontario, che la maggioranza di questa Regione aveva un atteggiamento attendista: vediamo gli sviluppi di quello che accade a Roma.
Poco meno di un mese fa, sembrava che la maggioranza prendesse una posizione, chiedendo, nell'ambito della Conferenza dei Capigruppo, che venisse predisposta una proposta di legge - tra virgolette - condivisa, che avesse l'appoggio di tutte le forze politiche.
Noi abbiamo inteso rendere chiara la nostra posizione perché, a nostro avviso, un taglio o una riduzione solo del 10% non è sufficiente. Pensiamo si possa e si debba fare di più, sia sull'indennità sia sui vitalizi, per cui abbiamo frazionato, - l'avevamo già fatto - le nostre proposte di legge e ne abbiamo presentate due distinte: una, sul trattamento economico dei Consiglieri; l'altra sui vitalizi.
C'è stato, però, un altro passaggio.
Noi siamo partiti da una posizione più drastica - e lo vedremo dopo perché la nostra proposta di legge, così come è stata scritta e depositata presuppone un taglio di circa il 60%, con l'eliminazione totale dell'indennità di carica che oggi è di 6.600 euro lordi, e lasciando solo la quota mensile dei cosiddetti rimborsi, per un netto di 4.500 euro.
Visto che vogliamo essere parte della soluzione, e noi pensiamo di essere parte della soluzione, abbiamo aperto al dialogo, nel modo più chiaro e più trasparente possibile, sfruttando quello che spesso fanno anche le altre forze politiche, soprattutto le forze politiche di maggioranza, parlando coi giornali. Perché noi, spesso, veniamo a conoscenza di notizie importanti dai giornali, e non per altri canali. Ma questo è un altro discorso.
Avevamo dichiarato di essere disponibili - e siamo disponibili - ad addivenire ad una soluzione diversa da quella che abbiamo proposto noi.
Perché riteniamo che già oggi sia possibile anticipare le decisioni che verranno prese a livello nazionale, se non sui nostri contributi - perch oggi non è possibile farlo - almeno sul trattamento dei Consiglieri regionali.
Ci siamo detti disponibili anche ad autoemendare la nostra proposta di legge per portarla a quel livello. Da questo punto di vista, quindi, non vi è alcun desiderio di primogenitura sulla proposta, nessun intento del genere.
Siamo stati anche un po' derisi in Commissione: "Ah, sono arrivati loro! Si fanno la proposta di legge e se la autoemendano anche. E poi magari se la votano!".
No. Quella era dichiarazione di disponibilità; disponibilità che confermiamo.
Visto che a livello nazionale probabilmente tra qualche mese - non è una decisione che sta nei nostri tempi, ma in quelli del Governo nazionale potremmo vedere scritto sulla Costituzione italiana che l'indennità del Consigliere regionale non può superare quella del Sindaco del capoluogo di Regione, noi oggi diciamo: se lo vogliamo fare, se c'è la volontà politica di farlo oggi, possiamo arrivare a questo risultato.
Vogliamo farlo con un emendamento alla vostra proposta di legge cosicché passi la vostra? Va benissimo! Sapete che dico? Va benissimo, non c'è desiderio di primogenitura sul discorso, è solo un voler arrivare alla soluzione.
Oggi, se vogliamo, possiamo arrivare a parificare l'indennità mensile lorda del Sindaco del capoluogo della Regione Piemonte a quella dei Consiglieri regionali. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Finalmente, come hanno detto altri colleghi, votiamo questa norma; una norma che contiene anche un'indicazione temporale, a cui il Presidente ha tenuto molto, facendo presente che già dal mese di novembre i Consiglieri regionali avrebbero ridotto il loro stipendio.
Ovviamente, questa è una manovra utile al Presidente Chiamparino, che può recarsi dal Presidente del Consiglio ripetendo un po' le parole che lo stesso Presidente del Consiglio ha citato nell'incontro di Brescia di ieri dove indicava una serie di cose e poi, come se fosse una soluzione per il problema del nostro Paese, ritornava sui costi della politica.
Bisogna che, da questo punto di vista, si dicano ai piemontesi, tanto quelli che ci ascoltano, quanto quelli che non ci ascoltano, le cose correttamente. Le considerazioni che andrò a fare sono molto poco popolari ma è quello che penso e rispecchiano la valutazione del nostro Gruppo.
La misura che noi oggi andremo a votare può garantire un risparmio che non ho quantificato, ma che credo non arrivi al mezzo milione di euro all'anno (o poco di più). Serve a dare l'ennesimo segnale - e sottolineo "ennesimo" - perché in una situazione di difficoltà bisogna che i costi della politica - e lo risottolineo - e non solo le indennità di Consiglieri regionali vengano ridotti? Facciamolo, nel senso che. Tanto è la quarta volta che voto riduzioni alla mia indennità, per cui, come non l'ho fatto nelle volte passate, ovviamente nutro delle perplessità rispetto a questo tema.
Però bisogna dire la verità ai piemontesi: con questo non risolviamo nulla. Il Presidente Chiamparino viene in Consiglio e dice: "Per il bilancio del 2015 abbiamo 68 milioni, a fronte dei quali ne dovremmo spendere 500. Ce ne mancano circa 440 ". E noi iniziamo a mettere i primi 500.000. Quindi abbiamo fatto un passo, nel senso che ne mancano solo più 439 milioni e 500.000.
Questo è il dato. Perché non dobbiamo prendere in giro chi ci ascolta anche rispetto a chi comunica. Perché quando il Presidente Laus sulle indennità e il Vicepresidente Boeti sui vitalizi compaiono sugli organi di informazione, sembra che questa sia la risoluzione dei costi della Regione.
Non sono qua e non sono solo in Consiglio regionale! Perché vorrei ricordare che questo Consiglio regionale negli ultimi quattro anni ha ridotto del 40% il proprio costo.
Questo Consiglio costava più di 80 milioni di euro, oggi ne costa 30 milioni in meno. Se la stessa efficienza venisse fatta anche all'interno della Giunta regionale, noi risparmieremmo molte risorse.
E allora l'efficienza la devono fare tutti, ma proprio tutti! Perché la politica non può essere "impossibilità di svolgere il nostro ruolo".
Il tema è uno: noi oggi percepiamo circa 8.000 euro, tanto è pubblica la nostra indennità, che è molto elevata, ma che non ha la corresponsione che era prima dell'assegno vitalizio, che potrà essere odioso, come diceva il collega Bertola, magari in termini di corresponsione e ritorno alla fine, ma secondo me è estremamente corretto rispetto al principio.
Perché guardate che qui dentro non siamo tutti uguali: vi sono colleghi che vengono in quest'Aula non percependo più i contributi pensionistici anche se figurativi (perché oggi col sistema contributivo, del contributo figurativo ce ne facciamo nulla); ve ne sono altri che, invece, vengono in quest'Aula e i contributi continuano a prenderli. Ve ne sono altri ancora che vengono in quest'Aula e addizionano all'indennità mensile di Consigliere regionale anche il loro stipendio. Allora dobbiamo decidere cosa fare.
Quando i Padri costituenti inserirono l'indennità e il vitalizio - e aggiungo l'immunità parlamentare - individuarono una potestà: che il legislatore potesse essere libero e non avesse bisogno di tentazioni rispetto a fare non il legislatore, ma il lobbista, e potesse essere libero dalla propria attività, cioè abbandonare la propria attività lavorativa e dedicarsi a fare il Consigliere regionale, perché è per questo che ci pagano, per gestire il meglio possibile, nelle difficoltà del caso, la nostra Regione. E non per fare i Consiglieri regionali part-time.
Se avessimo le telecamere anche all'interno delle Commissioni ci renderemmo conto che una parte di colleghi svolgono questo lavoro part time, perché continuano a svolgerne un altro. Questo è il tema.
L'aver abolito il gettone di presenza, che sembrava a tutti odioso mentre noi facemmo una riforma per cui chi non era presente dall'inizio alla fine non percepiva il gettone - era sinonimo almeno di presenza: cioè prendevi l'indennità se c'eri. Io e il collega Graglia possiamo allontanarci per il prossimo mese - è bene che i piemontesi lo sappiano - e andare insieme. non insieme, separatamente, con le nostre famiglie, in vacanza: abbiamo una decurtazione di 400 euro al mese! Cioè possiamo smettere di fare i Consiglieri regionali e ci pagano lo stesso! Ma queste sono le norme che non stanno in piedi! Mentre sarebbe molto più corretto, com'era precedentemente (magari abbassandole), che uno venga pagato per il lavoro che svolge. Noi qui rappresentiamo i piemontesi, e per farlo bisogna poterlo fare bene.
Vede, Presidente, noi oggi siamo in una condizione in cui i Gruppi consiliari non hanno più un euro (i rimborsi, la legge, via tutto ai Gruppi!). Così, oggi, se un Gruppo consiliare vuole fare una consulenza per la presentazione di una legge da 500 euro non la può fare e continua a poterlo fare la Giunta. Sì, perché voi continuate ad avere dei fondi - ma poi arriveremo anche a questo - che consentono di utilizzare soggetti terzi; i Gruppi consiliari non possono farlo. Quindi, se noi vogliamo contrapporre a una proposta di legge che avanza la Giunta una nostra proposta di legge, dobbiamo farlo con le capacità che abbiamo. Ma visto che all'interno di quest'Aula si parla di tutto - dall'attività economica, alle politiche sociali, alla casa, alle attività estrattive, alla montagna - o diciamo che siamo onniscienti (e diciamo una falsità, perché non possiamo esserlo) o diciamo che, come avveniva precedentemente, ci facciamo aiutare nello svolgere il nostro lavoro. Ma questo non lo possiamo più fare.
Ogni Consigliere regionale ha mediamente una spesa di personale di 50.000 euro pro-capite; più o meno, a seconda dei Gruppi (lo dico senza annoiare). La Giunta regionale - lo sottolineo, infatti c'è un nostro emendamento - ha invece una disponibilità economica per 260 mila euro annui (quest'anno 259 mila). Il Vicepresidente Reschigna, che opera un importante piano di risanamento dell'Ente dice: "Attenzione, perché noi dal prossimo anno ce lo tagliamo del 10%".
No: non dico che siamo tutti uguali, perché fare l'Assessore non è fare il Consigliere e lo riconosco. Ma che ci sia gradualità. Non tutti uguali: un nostro emendamento - e su questo misureremo anche l'intervento della maggioranza - prevede la riduzione del 50% degli Uffici di comunicazione perché non ci sono figli e figliastri. Gli Assessori regionali, infatti lo diciamo per esperienza - hanno una struttura che lavora per l'Assessorato; non è che gli Uffici di comunicazione producono le leggi: gli Uffici di comunicazione assistono gli Assessori nell'attività di comunicazione e di consulenza. E allora su questo punto bisogna essere tutti uguali: non ci può essere una Giunta che continua a mantenere quelli che secondo me non sono privilegi, ma sacrosante necessità di svolgimento dell'attività politica, e un Consiglio che invece è figlio di nessuno che non ha più l'opportunità di impiegare un euro ben speso - questo è il tema rispetto alla sua attività. E questa è anche una delle misure - l'ho detto nel primo intervento di apertura della legislatura al Presidente del Consiglio - che riguarda la Presidenza stessa del Consiglio.
Vado a concludere: non sono pochi dieci minuti, per carità, ma potremmo dire delle altre cose sulla vera sfida di questa legislatura, dopo tutto ciò che è uscito da quella precedente, in cui sembrava che chi aveva lavorato all'interno di questo Consiglio fosse indistintamente un ladro e un farabutto. Tendenzialmente, però, questi "ladri e farabutti" oggi, nella gran parte dei casi, si fanno eleggere con un consenso popolare: non prendono, cioè, solo i voti del loro partito, ma prendono anche le preferenze che i cittadini danno loro, cosa che non avviene nel Parlamento nazionale. Il Presidente del Consiglio - questo, come quelli precedenti dimentica infatti che un euro di riduzione di indennità dei Parlamentari nazionali non c'è stato; ma non è neanche all'ordine del giorno! Allora è evidente che è facile, dopo tutto quanto è avvenuto, scaricare sulle Regioni tutto il problema, con delle facilonerie assurde quali "fate efficienza sulla sanità". Lo vedremo come si riuscirà a fare efficienza per 200 milioni nel prossimo anno! Fare efficienza vuol dire che una parte è riduzione degli sprechi che ci sono ancora, ma una parte è riduzione dei servizi. E allora, al di là delle faciloneria, bisogna che la politica torni ad avere un ruolo che ha sempre avuto, cioè quello di conduzione di una Regione.
Noi siamo - noi 50 Consiglieri - coloro che, piaccia o non piaccia gestiscono 17 miliardi di euro di tasse dei piemontesi (quest'anno un po' meno). E allora, se noi fossimo equiparati a dirigenti di un'azienda che ha quel fatturato - la seconda azienda della Regione Piemonte - percepiremmo di meno? No, percepiremmo molto di più.
Il tema, però, non è questo, perché noi non siamo un'azienda. Il tema è che la politica deve poter essere svolta ogni giorno della settimana a titolo esclusivo e non deve diventare censuaria, perché se no la politica diventa un'attività per chi se lo può permettere: sono abbiente e quindi mi concedo l'hobby di fare la politica e smetto di fare il mio lavoro; non sono abbiente e allora o faccio solo quest'attività, oppure.
Dopodiché - chiudo davvero e chiedo scusa, Presidente - anche rispetto al tema del Sindaco, ma perché facciamo questo riferimento? Il Sindaco non fa le leggi, fare il Sindaco è un'attività diversa. E' come dire che chi fa l'artigiano edile deve guadagnare come chi fa il perito elettromeccanico: sono due attività differenti. Noi siamo un Ente legislativo: perch dobbiamo guadagnare come il Sindaco del Comune capoluogo? Non lo so. Si dice, cioè, "riduciamo". Va beh, ma perché come il Sindaco del Comune capoluogo? Non c'è un motivo che rimandi a questo.
In ultimo - e finisco davvero - bisogna guadagnare l'indennità percepita prevista dal Ministero del Tesoro e basta. Tanto per non suscitare novità, comunico che il Presidente della Giunta, unitamente all'indennità, percepisce il vitalizio; e che il Sindaco di Torino unitamente all'indennità, percepisce il vitalizio e un'altra indennità derivante dalla Cassa depositi e prestiti. Allora: si sommano o non si sommano? Questo è un altro tema, tant'è che un nostro emendamento prevede che a chi percepisce il vitalizio venga detratta l'indennità per il valore del vitalizio, perché o siamo tutti uguali o ci prendiamo in giro.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale per la sua ordinaria "capacità di sintesi".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Siamo in fase di discussione della proposta di legge n. 53 della maggioranza; successivamente, ci sarà la discussione della proposta n. 54 come già detto dal Presidente del nostro Gruppo consiliare Bertola, che prevede le nostre ipotesi di riduzione delle indennità dei Consiglieri regionali.
Ho seguito il dibattito e, come di consueto, penso che vengano sviscerate le solite questioni e i soliti temi: da una parte c'è chi dice che stiamo un po' perdendo tempo e che non ci occupiamo delle questioni dei piemontesi, ma penso che queste delle nostre retribuzioni siano questioni che riguardano anche i piemontesi. Io, infatti, farei un semplicissimo test a titolo di esempio, chiedendo in piazza alla cittadinanza, nel caso avesse la facoltà di decidere l'entità dei nostri trattamenti economici, se ipotizzerebbe una riduzione del 10% o maggiore. Questa - attenzione - non è demagogia, se non per la ragione etimologia del termine, da démos (popolo).
Sono i cittadini, cioè, che giustamente devono decidere degli stipendi.



(Commenti in aula)



BONO Davide

Sì, dovremmo addirittura pagare.
Guardate, si dice normalmente così: che i cittadini - o il popolo secondo la definizione che si preferisce dare - sono estremisti massimalisti, ecc. In realtà, però, si è visto che nelle aree, nelle Regioni e negli Stati in cui ci sono istituti di democrazia diretta molto avanzati i cittadini poi sono molto più equilibrati dei politici che li dovrebbero rappresentare. Penso quindi che darebbero una stipendio in linea con le esigenze del funzionamento e dell'attività dei Consiglieri regionali, ma anche in linea con la crisi dell'Ente e con i tagli ai servizi.
L'altro grosso argomento che viene di solito portato quando si parla dei tagli del trattamento economico dei Consiglieri regionali è "lasciamo uno stipendio che dia dignità ai Consiglieri regionali e che permetta loro di svolgere serenamente il loro mandato". Ora, su questo dato economico penso che ci siano facilmente delle discrepanze: infatti, per una persona che guadagna 800 euro al mese tutti i mesi quella di 1.200 euro al mese potrebbe essere la cifra dignitosa che gli consentirebbe di svolgere il proprio mandato; una persona che guadagna mediamente 10.000 euro al mese magari ne chiederebbe 12.000.
E' difficile, quindi, trovare una sintesi su una cifra che definisca ciò che oggi è dignitoso. E' che un minimo di parametrazione rispetto allo stipendio medio dei cittadini italiani dovremmo farlo. Dunque, se oggi siamo passati dalla "generazione 1.300 euro" alla "generazione 800" - e forse stiamo andando a raggiungere la Grecia con la "generazione 500 euro al mese".
Forse almeno una parametrazione su questo bisognerebbe farla.
Ricordo che i parlamentari costituenti nel 1946 erano partiti da una proposta di legge che dava uno stipendio ai parlamentari che era due volte quello di un operaio medio. All'epoca si usava come riferimento l'operaio FIAT, ma oggi citarlo aprirebbe un altro capitolo.
Questo per farvi capire come sono cambiati i tempi. Poi ovviamente i parlamentari hanno modificato rapidamente questa norma, riparametrandosi non più all'operaio FIAT ma al magistrato della Suprema Corte di Cassazione, quindi c'è stato un cambiamento anche epocale nella scelta dei parametri a cui fare riferimento.
Ovviamente erano altri tempi e non vorremmo neanche noi arrivare a fare proposte tanto ardite, ma sicuramente vorremmo, per una volta, non dover sempre fare ragionamenti su quanto debba essere dignitoso lo stipendio di un Consigliere regionale per garantire la sua attività.
Ricordo che nessuno è vincolato e tenuto a svolgere la sua attività da Consigliere regionale, se ritiene che le condizioni di trattamento economico previste dall'Ente Regione e dal Consiglio regionale non siano sufficienti a garantire una sua vita dignitosa. Può tornare ovviamente al suo lavoro se ne aveva uno prima o trovarne uno nuovo, e guadagnare la cifra che ritiene congrua.
Siamo in un libero mercato - ad oggi un po' distorto forse dalla situazione reale dell'economia italiana - quindi chiunque può trovare un lavoro per avere uno stipendio e condurre una vita dignitosa.
Penso che - e condivido l'intervento del Consigliere Vignale - un intervento che riduce l'indennità e permette un risparmio di 400 mila euro (470 forse), in effetti è un intervento che non dà un grande risparmio alle casse della Regione e non dà neanche un grande segnale all'esterno, ma noi siamo rappresentanti dei cittadini e diamo segnali all'esterno perch facciamo comunicazione politica. Si parlava, infatti, di comunicazione politica e condivido il ragionamento fatto dal collega sul taglio necessario agli uffici della Giunta regionale.
Quindi, i nostri atti vengono comunicati all'esterno, vengono comunicati all'esterno dalla maggioranza, dalle opposizioni, dalla Giunta vengono rielaborati dai media, vengono discussi dai cittadini e sono oggetto di discussione quotidiana, dal taglio degli stipendi alle proposte che vengono proposte, discusse e approvate, come abbiamo letto oggi sugli organi di stampa, dalla Giunta che, senza informare prima il Consiglio regionale, già parla di un aumento dell'addizionale IRPEF - come avevamo preventivato perché conosciamo la situazione del bilancio della Regione Piemonte - per 75 milioni di euro.
Quindi, a fronte di una comunicazione in questo senso - e noi oggi siamo stati fin troppo buoni e non abbiamo richiesto comunicazioni in Aula al Vicepresidente Reschigna, ma chiediamo che domani in Commissione bilancio venga a darci dei dati chiari e precisi su quello che sarà l'aumento delle tasse, perché abbiamo letto anche dell'aumento del bollo auto per 100 milioni di euro complessivamente.
Quindi, se una manovra viene annunciata ai giornalisti - non per nulla togliere al loro lavoro che è importante, ma perché noi siamo l'Ente che dovrebbe decidere e dovrebbe venire a conoscenza, prima dei mezzi di informazione, di queste comunicazioni - vorremmo domani avere sul tavolo della I Commissione un documento che ci illustri le prospettive di manovra della Giunta regionale e di poterle discutere prima dell'assestamento 2014.
Voglio tornare al tema della riduzione degli stipendi. Noi riteniamo la riduzione del 10% non sufficiente né per risanare in minima parte le casse della Regione Piemonte né per dare un segnale all'esterno nel momento in cui aumentiamo le tasse. E soprattutto non vogliamo fare la continua politica dei piccoli passi che abbiamo visto in questi primi mesi, cioè che si fanno le "riformine" iniziali perché magari si pensa di poter ottenere il consenso anche della maggioranza - perché riforme più consistenti non avrebbero trovato consenso da parte degli stessi Consiglieri della maggioranza - e poi si rinviano ad un futuro quelle che saranno le vere riforme.
L'abbiamo fatto per l'ATC e per altre proposte e lo stiamo facendo adesso per gli stipendi. Quindi, oggi tagliamo il 10% e poi riparametreremo allo stipendio del Sindaco di Torino, parametrazione che è una via di mezzo tra l'operaio FIAT e il magistrato della Suprema Corte di Cassazione. È vero che il Sindaco non fa leggi, però è una via di mezzo tra i due poli.
Se si deve fare una riduzione del trattamento economico, la si deve fare in una seduta. Non si può dire che la facciamo oggi e poi la rivediamo tra sei mesi o tra un anno.
Questa sì che è una perdita di tempo - e lo dico anche al Consigliere Ravetti - perché noi non possiamo continuativamente ritornare ad affrontare gli stessi argomenti.
C'era l'accordo della maggioranza perché ovviamente non può andare contro i voleri del Presidente del Consiglio, che è del loro partito. C'era l'accordo anche di una parte importante dell'opposizione, che è il Movimento 5 Stelle, che avrebbe rinunciato ad una parte della sua proposta che riduceva a 4.500 euro netti al mese, per arrivare comunque ad un taglio maggiore, perché l'importante oggi è fare tagli su tutti i capitoli, non solo sugli stipendi dei Consiglieri regionali.
Visto che dovremmo andare a tagliare 500 mila euro su ogni capitolo capiente del bilancio della Regione Piemonte, si inizia anche da questo.
Quindi, si poteva fare di più.
Guarda caso, c'è stata una discussione fuori microfono e ci è stato detto che non abbiamo il dato di quanto guadagna il Sindaco del Comune di Torino.
Noi abbiamo fatto con gli Uffici legislativi del Consiglio regionale che, ricordo al collega Vignale, sono a disposizione dei Consiglieri regionali, ma lo sa benissimo - una valutazione dal decreto legislativo 267/2000, "Testo unico degli Enti locali", e abbiamo stimato lo stipendio del Sindaco in 7.100 euro, ma in realtà anche noi non abbiamo il documento effettivo dello stipendio del Sindaco Fassino, stipendio che oggi è ridotto, perché mi sembra che anche lui prenda il vitalizio, ma non sono sicuro di questa norma.
Pertanto, formalizzo in questo momento la richiesta, perché mi sembrava ovvio che arrivasse il documento: abbiamo questo dato dello stipendio del Sindaco di Torino? Oggi approveremo solo questa proposta e poi ci metteremo a lavorare per parametrare veramente lo stipendio del sindaco senza fare errori oppure dovremo rinviare sine die anche questa norma? E' ovvio, e concludo, che l'attendismo della maggioranza su un taglio ulteriore è dovuto al fatto della contestuale richiesta del versamento dei contributi; norma che noi riteniamo giusta e corretta, perché non è che siamo kamikaze o masochisti.
Io sono nella condizione - e lo dico candidamente - che da cinque anni non verso contributi, quindi sono ovviamente in difficoltà, anche perch sono giovane. Non si sa se la nostra generazione prenderà la pensione, per francamente anche a me non dispiacerebbe versare i contributi. Questo lo dico candidamente.
Però non era necessario attendere la norma, anche perché sappiamo che la norma nazionale che prevede il versamento dei contributi ai Consiglieri regionali per la costituzione di una cassa nazionale - mi si permetta - con le difficoltà che attraversa il Governo oggi, non penso che verrà approvata in uno o due mesi, ma richiederà almeno due-tre anni. E quindi noi per due tre anni questa norma non la faremo.
Inoltre in questi momento sto facendo un po' di scommesse e queste prime scommesse le sto vincendo tutte, tra cui quella dell'aumento dell'addizionale IRPEF. Forse è stato un po' facile, ma vedremo se tra due tre anni non avrò avuto ragione anche su questo.
Questa norma noi comunque la voteremo, perché ogni riduzione, purch minima, è una riduzione e quindi va nel senso da noi auspicato, ma è ovvio che non ci può che lasciare con l'amaro in bocca.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ottria; ne ha facoltà.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Cari colleghi, vorrei rubare pochi minuti solo per dare un contributo spero costruttivo, a questo dibattito. Lo vorrei fare, ricordando che noi non abbiamo deciso i compensi, come ha detto prima il relatore Ravetti.
Pertanto, viviamo in una situazione ereditata ma questo, comunque, non ci coglie impreparati rispetto al fatto che dobbiamo in qualche modo intervenire.
Però vorrei annoiarvi per qualche minuto per fare qualche considerazione anche di tipo personale sul tema dei costi della politica, e vorrei farlo attraverso alcune note mie autobiografiche.
Io vengo da vent'anni di attività politica: ho fatto per dieci anni il sindaco e per dieci anni il vicesindaco, e l'ho sempre fatto lavorando cioè non ho mai smesso di lavorare. Per fortuna, sono riuscito con molti sacrifici a farlo e guadagnando meno di 2.000 euro al mese.
Il mio ultimo stipendio di maggio era di 1.650 euro, comprensivo di qualche gettone per l'attività di Consigliere provinciale.
Dico questo per mettere in chiaro che non ho problemi rispetto alla riparametrazione dello stipendio: quando l'indennità mi consentirà di vivere dignitosamente e di svolgere al meglio questa attività la riterr equa.
Io ho fatto questo anche per fare risparmiare qualche soldo alla mia Amministrazione. Infatti, quando sono stato eletto Consigliere provinciale ho dovuto scegliere se prendere l'indennità da Sindaco - che non prendevo o il gettone in Provincia. Ho scelto di prendere il gettone di 65 euro perché questo permetteva di far risparmiare la mia Amministrazione comunale. Questo lo dico non perché voglio essere un eroe, perché credo di essere una persona normale. Lo dico affinché mi identifichi come una persona che ha operato una scelta dettata da un certo tipo di sensibilità perché fare politica credo presupponga una certa sensibilità nel suo svolgimento.
Dopo questa premessa, ritengo che questo ragionamento possa essere pesato maggiormente e interpretato senza malizia, senza preconcetti.
In questi giorni abbiamo letto sui giornali che i tagli della politica sono inevitabili. Se chiedessimo ai cittadini qui fuori, probabilmente, ci chiederebbero di dare un contributo e non solo di ridurre i nostri stipendi. Questo - ed esprimo un mio disagio - è un po' come una rincorsa al titolo sui giornali, perché in questo periodo è opportuno dire queste cose.
Lo sappiamo tutti, ma, secondo me, occorre ribadirlo: amministrare e legiferare è un mestiere non da poco. Cioè, lo possono fare tutti, tutti devono avere l'opportunità di farlo, però deve essere fatto nel modo migliore possibile. Amministrare e legiferare dovrebbe capitarci più spesso di quanto sta accadendo, ed occorre adoperarsi con intelligenza e al massimo delle proprie possibilità, è un lavoro dispendioso.
Spesso mi chiedo se i cittadini se ne rendono conto, ma la risposta che do, evidentemente, non la possono conoscere perché le istituzioni non sempre danno veramente la possibilità ai cittadini di rendersi conto del suo significato.
Nella mia attività di Sindaco, a volte, ho manifestato che mi sarebbe piaciuto poter portare gruppi di cittadini per una settimana intera in Comune, per far vedere loro effettivamente quali sono i processi decisionali e - ripeto, non voglio essere un eroe - quanta è la fatica per addivenire alle decisioni; lo sto scoprendo in questi mesi in Regione, a cui non ero abituato - come dice sempre il collega Vignale, noi qui dobbiamo legiferare - lo si vede ogni giorno quanto è difficile.
Per fare questo, noi dobbiamo essere nelle migliori condizioni, non tanto da un punto di vista economico, ma da un punto di vista proprio della conoscenza. Luigi Einaudi diceva che occorreva "conoscere per deliberare" e io il disagio lo vorrei esprimere in questo: al di là di quanto percepiamo noi dobbiamo veramente essere nelle condizioni di poterlo fare - in questo considerando anche i disagi che si hanno, chi più e chi meno - per svolgere al meglio questa attività.
Non entrerò nel merito di quanto sia giusto il 10% o il 36 % - in questi giorni ho ascoltato diverse proposte, alcune le ho anche controfirmate - perché, veramente, il problema non è tanto quello del quantum, quanto il rischio di banalizzare la politica; cioè, il rischio è di fare passare il concetto per cui la politica è buona solo se costa poco.
Questa è una banalizzazione, una faciloneria, come è stato detto, dove non c'è mai un'asticella entro la quale ci si può fermare.
Qui si inserisce la domanda più volte posta rispetto alla quale non ho mai sentito una risposta convincente: chi deciderà di dedicare anima e corpo alla politica se gratuita o con rimborso spese? Discutiamone, è necessario svolgere questa discussione, cari colleghi, perché questo ci riporta ad una democrazia di tipo ottocentesco.
Allora, se, da un lato, è necessario rispondere meglio ai nostri cittadini su come spendiamo i nostri soldi; dall'altro, dobbiamo mettere in condizione chi viene eletto di svolgere al meglio il proprio lavoro e su questo di essere giudicati. Noi dobbiamo essere giudicati soprattutto per quello che facciamo.
Rendiamo Palazzo Lascaris un palazzo di vetro, ma non togliamo a nessuno la legittima aspirazione di entrarvi da eletto o da eletta, per portare la propria voce qui dentro, con l'obiettivo di legiferare al meglio in nome di tutti i piemontesi. Grazie per l'ascolto.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Non intendo chiudere il dibattito - impiego trentacinque secondi - in quanto è bene che questo dibattito importante non viaggi su informazioni sbagliate. E per quanto riguarda le informazioni sbagliate, vorrei da subito precisare che, per legge, da quando è stato nominato Presidente della Giunta regionale, il Presidente Chiamparino ha visto sospendersi il vitalizio da parlamentare: non lo sta percependo, così come credo non lo percepisca neanche il Consigliere Pichetto, ammesso che abbia raggiunto il limite di età.
Chi è amministratore regionale e ha avuto alle spalle un'esperienza da parlamentare, anche quando, cessata l'esperienza parlamentare, percepisca il vitalizio, nel momento in cui diventa amministratore regionale, per il periodo in cui percepisce l'indennità di amministratore regionale, non percepisce il vitalizio. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie per il chiarimento, Vicepresidente Reschigna.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Gentili colleghe e colleghi, oggi stiamo discutendo della riduzione dei costi e dei tagli dei costi della politica. Non voglio essere ripetitiva avendo già espresso più volte le mie considerazioni in merito.
Ammetto che ho apprezzato questo minimo sforzo da parte dei Consiglieri di ridursi lo stipendio del 10%. E' poco, però un minimo di sforzo e di collaborazione c'è stato da parte vostra, anche se, in realtà, è poco, il 10% è una cifra irrisoria considerando lo stipendio netto che tutti i mesi abbiamo in busta paga. Sinceramente, quando ho controllato il mio primo stipendio mi sono spaventata non avendo mai percepito uno stipendio di tale entità, nonostante abbia sempre lavorato e mi sia sempre sacrificata per il bene dei cittadini. E qui voglio arrivare: se veramente in quest'Aula tutti quanti pensiamo al bene e al futuro dei piemontesi, allora vi chiedo di mettervi una mano sulla coscienza e di decurtare ancora di più il vostro stipendio.
Voi, cari colleghi, siete stati "costretti", tra virgolette, a ridurvi lo stipendio del 10% perché il vostro Presidente Chiamparino ve lo ha chiesto, perché il Piemonte è, ormai, in una situazione di bancarotta finanziaria. I cittadini non ne possono più, di conseguenza - se non vogliamo una rivolta popolare, che potrebbe anche avverarsi, se continuiamo di questo passo - siete stati costretti almeno a quel primo passo e al gesto di accettare la riduzione almeno di quel 10%, che ammonta, forse, a 800, 900, 1.000 euro, in base allo stipendio che ciascuno di voi percepisce.
Ancora una volta, vorrei ribadire e ricordare che noi Consiglieri abbiamo il diritto di conoscere quanto accade e quanto la Giunta decide senza apprendere le decisioni dai quotidiani, da cui tutti i giorni acquisiamo delle notizie, quale quella - è di questa mattina - che aumenteranno le tasse: per 750 mila piemontesi ci sarà il rincaro dell'IRPEF e, poi, l'aumento del bollo dell'auto.
Il Presidente Chiamparino, in risposta al collega Bono, il quale aveva chiesto "siamo sicuri che le tasse non aumenteranno?", aveva affermato: "No, le tasse non aumenteranno". In realtà, non è così: si dice che le tasse non aumenteranno, ma poi le tasse aumentano. Noi avevamo previsto e dichiarato molte volte che le tasse sarebbero aumentate, perché se non ci sono i fondi, le tasse aumentano e, naturalmente, a pagarne le conseguenze sono sempre ed esclusivamente i cittadini.
I Consiglieri si riducono lo stipendio del 10%, mentre le famiglie hanno un rincaro spese di oltre il 10%: fanno già fatica ad arrivare a fine mese e con il rincaro delle tasse faranno ancora più fatica! Pertanto, per loro l'aumento sarà superiore al 10%.
Io vi chiedo ancora una volta, se possibile (so che le mie sono parole al vento), di pensarci bene e riflettere, se è vero che vi sta a cuore il bene dei cittadini piemontesi. Vi chiedo di farlo e vorrei anche rivolgere la seguente domanda a tutti i presenti: qual è la motivazione per la quale avete deciso di candidarvi, di amministrare questa Regione? A me questa domanda è stata posta più di una volta e mi sono chiesta anche io, in principio, quale fosse il motivo per il quale volevo diventare una Consigliera regionale.
Vi do la risposta: volevo diventare una Consigliera regionale, e sono stata democraticamente eletta dai cittadini piemontesi (li ringrazio ed ho nei loro confronti una grande stima per la fiducia che mi è stata attribuita), per mettermi a disposizione degli stessi, per poter contribuire, anche se in minima parte, a cambiare questa Regione, questo sistema, lottare contro le ingiustizie e la corruzione, affinché ci sia l'onestà. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Tocca a me dare una risposta alla domanda che è stata appena formulata.
Posso partire di qui: a me, personalmente, l'ha chiesto più di un migliaio di cittadini, che hanno indirizzato al mio partito una petizione, credendo che potessi fare qualcosa - possibilmente di buono - anche ad un livello superiore rispetto a quello del Comune, che ho avuto l'onore di amministrare per dieci anni, e pensando che anche in questo consesso potessi dare un contributo.
Dopodiché, come la collega Batzella e tutti gli altri colleghi, sono stato eletto con le preferenze, con una delle poche leggi elettorali in cui la preferenza è ancora legittima e non è un ricordo ed un retaggio del passato. Devo dire che sono stato eletto contro ogni mia più rosea aspettativa, in quanto non immaginavo che questo potesse essere l'esito.
Detto ciò, sono due le considerazioni iniziali che mi sento di fare: la prima riguarda l'imbarazzo - questo sì - di dover discutere delle nostre indennità. In un sistema più logico, cioè, ci sarebbe un quadro normativo che parametrerebbe e fisserebbe, per tutti i livelli di governo, guardando al ruolo e allo status di quell'amministratore o di quel legislatore l'indennizzo corretto.
Così non è, pertanto ne dobbiamo discutere noi.
La seconda: il punto all'o.d.g. odierno richiede un intervento che valga da oggi, e questo fa la differenza. Se noi oggi licenziamo ed approviamo la legge, da domani, da questo mese, dal prossimo cedolino, ci sarà un risultato concreto. Non stiamo legiferando una riduzione dei costi della politica che valga dalla legislatura successiva, anche se sono consapevole che qualche discussione ed approfondimento sulla piena legittimità, se ragioniamo a 360 gradi sull'intervenire rispetto ad uno status quo e non per il futuro, ci potrebbe essere.
Io ritengo che siano assolutamente superabili, e sarò molto contento se oggi usciremo da quest'aula con un risultato concreto, dopo aver discusso per settimane di questo tema.
L'ultima considerazione generale - forse banale - è che la piena equiparazione dello status del Consigliere regionale a quello del Sindaco sfugge dalla nostra disponibilità di legislatori regionali, non fosse altro per il tema della previdenza, su cui noi - come Regione - non abbiamo competenza legislativa. Pertanto, se l'equiparazione dello status di Consigliere deve essere a quello del Sindaco, dobbiamo sapere che senza un intervento nazionale questo non sarà possibile.
Il sottoscritto parla del sottoscritto, perché, come giustamente ricordava il Consigliere Vignale, ognuno di noi si trova in una situazione diversa rispetto ad un altro: il sottoscritto, ogni mese, per potersi garantire un "futuro" previdenziale, in virtù di una normativa nazionale assurda ed inaccettabile, versa 1.500 euro, non alla Cassa di previdenza e assistenza pubblica, come avverrebbe in uno Stato normale, ma ad una polizza privata (era l'unica strada che era possibile percorrere).
Pertanto, spero che quando il legislatore nazionale tratterà il tema ammesso che lo voglia fare in termini razionali e non demagogici, permetta anche a noi, essendo pubblici amministratori, anzi legislatori, o comunque percependo del denaro pubblico, di poter fruire della Cassa di previdenza pubblica e non già di quella privata. Quella privata non è una scelta, ma una necessità.
Dopodiché, in merito al tema dei costi della politica - anche questo veniva ricordato prima e inizio a spaventarmi un po', perché in questi giorni mi trovo troppo d'accordo con gli interventi del Consigliere Vignale, ma cercheremo di correre ai ripari al più presto! - questi rappresentano un tema già in parte affrontato e su cui si deve fare di più nel senso che veniva ricordato prima.
Il fatto che quest'Assemblea costi molto meno rispetto alla legislatura precedente e che nell'assestamento di bilancio si siano potuti iscrivere i primi dieci milioni di risparmio per alimentare il fondo per le politiche sociali, educative, per le esigenze impellenti del bilancio di quest'anno è un fatto certamente positivo e su questa strada bisognerà tornare a lavorare. Però - badiamo bene - abbiamo un "sistema Italia" che non è in grado di punire adeguatamente e per tempo chi commette malversazioni, e a questa incapacità si cerca, a volte, di dare una risposta in chiave demagogica: poiché non sono in grado di monitorare bene i rimborsi spese tolgo la possibilità di rimborso e do a ciascun Consigliere un rimborso forfettario. Ma, di quel rimborso forfetario, ciascun Consigliere cosa ne fa? Alimenta il proprio reddito, oppure sopperisce a quelle che erano le spese che i Gruppi affrontavano in precedenza? Il fatto che negli anni e nei decenni scorsi i partiti abbiano dato una pessima immagine di sé, ha portato tutti a cavalcare l'onda dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (Partito Democratico compreso).
Ma se, poi, i partiti devono continuare a funzionare e si ritiene che siano un elemento di democrazia, se non c'è più la contribuzione pubblica da chi si pensa che arrivi la contribuzione affinché funzionino gli organismi di partito? Certo, servono cure dimagranti, serve razionalità ragionevolezza, ma o sopprimiamo del tutto gli istituti di democrazia e riteniamo che basti una sola persona che governi il sistema (è una scelta certamente non legittima e sicuramente non apprezzabile), oppure i costi che derivano da questa attività devono essere sostenuti da qualcuno.
Se è vero che il cedolino pubblicato on line e pubblicizzabile su Facebook, perché ormai la bacheca di discussione politica, più ancora delle aule legislative, riporta una certa cifra, che è quella ricordata prima, si sappia in modo chiaro - e lo sappiano tutti - che la gran parte di noi usa una fetta consistente di quell'appannaggio, non per alimentare il proprio reddito, ma per fare attività politica e permettere ai Gruppi e ai partiti di svolgere la loro attività politica. Giusto o sbagliato che sia nell'interpretazione individuale.
Quando puntualmente cerco di fare un resoconto della nostra attività racconto, a chi ci ha eletti o, comunque, all'opinione pubblica, o quella parte di opinione pubblica che riesco ad intercettare, qual è l'attività che noi svolgiamo. forse a margine, in parallelo o quanto meno con la stessa dignità di interesse del tema dell'indennità, ci sta anche quello che noi facciamo, i tempi della politica. Su questo abbiamo delle praterie da percorrere! Ritengo che questo mestiere e questa nostra carica, sia pure temporanei, vadano svolti nel modo più forte e migliore possibile. Non voglio vedere Consiglieri che guardando l'orologio dicono: "Sono le ore sei e il lavoro della Commissione finisce qui". Magari questo viene anche fatto, a volte, con intenti ostruzionistici, ma nel mondo reale non funziona così: ho delle cose da fare, ho degli elementi di discussione, li porto alla fine, poco mi importa che siano arrivate le sei del pomeriggio.
Quanto al fatto che si rilevino le presenze, con efficacia di decurtazione, solo nell'Aula consiliare, anche questo è bene che si sappia: noi firmiamo il registro elettronico in Consiglio e in Commissione, ma la decurtazione stabilita, peraltro in misura anche abbastanza limitata, vale solo per le assenze in Aula di Consiglio. Se sono iscritto ad una Commissione e non partecipo al lavoro della Commissione, la conseguenza è nulla. Il fatto che ciascuno di noi possa, legittimamente, iscriversi ad una sola Commissione convocata per le sei, mentre altri ne frequentano quattro, è assolutamente legittimo e non apporta nessun tipo di conseguenza in termini di indennizzo. Non dico per dare più indennizzo, ma per decurtarlo in caso di assenza. Di questo non si parla.
Il fatto del numero delle sedute che si svolgono, almeno in questa mia prima parte di esperienza, è del tutto avulso dal numero di argomenti da trattare, per cui si fanno o.d.g. come quello di oggi, lunghissimi, ma scommetto già adesso che, nella giornata odierna, discuteremo ed approveremo solo una minima parte di questi punti.
Forse un ragionamento sul funzionamento della macchina regionale e sul ritorno, in termini di servizio ai cittadini che ci hanno eletto, va fatto a 360 gradi e non solo brandendo l'arma o l'argomento dell'indennità, che è importante, ma non è l'unico elemento; anzi, da certi punti di vista, non è neppure il più importante.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Gancia: ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Non ho voglia di proseguire su questo terreno, su una situazione di cui si parla da anni. Credo veramente sia umiliante per chi è entrato in politica con desideri, sogni e ideali, chi ci è entrato da giovane, chi ha investito tanti soldi, chi ha sacrificato tempo, gioventù, lavoro e famiglia. Questo lo dico non in modo enfatico. Questa è la verità.
Non voglio inseguire nessuno, ma credo che l'Italia sia un Paese, lo dico sempre, che ha bisogno di verità. Ci vorrebbe una classe politica anche pagata come Antonella Clerici che percepisce dalla RAI sei milioni di euro all'anno - soldi pubblici - per sbattere due uova, oppure pagati come Fazio o come la nostra amica Littizzetto, pagata per farci vedere le gambe e le sue mutande.
Detto questo, magari trovassimo una classe dirigente politica in grado di ottenere risultati che non siano quelli di un Piemonte alla bancarotta e di uno Stato tecnicamente fallito! Io non credo, né concedo nulla alla dicotomia che vede buoni da una parte e cattivi dall'altra; non concedo nulla all'assioma che vede i politici come cattivi e i cittadini come buoni. Assolutamente no! Questo è un principio che metterebbe seriamente in discussione la democrazia e non è detto che non sia ora, forse, di farlo.
Decidiamo cosa vogliamo tagliare, diamo in pasto questa cosa, facciamo contento il Presidente Chiamparino, facciamo contenti i Grillini, facciamo contenti noi stessi. Sarebbe stato giusto farlo subito con una seduta. Non ha avuto senso tutto questo dibattito: concentriamoci sulle cose serie e sui risultati. Non sono le indennità dei politici da mettere in discussione, non sono solo le indennità, ma sicuramente la Regione stessa e, ribadisco, le forme di governo stesso e la forma della stessa democrazia.
Per quello che riguarda la nostra produttività, credo che occorrerebbe tener conto, anche e soprattutto, di questo, e credo sia veramente importante avere gente che abbia coraggio di fare quello che va fatto.
Lo abbiamo già detto: taglio alle partecipate, diminuzione degli enti pubblici, diminuzione del debito e anche degli stipendi dei dirigenti e non solo dei politici.
Per concludere, ribadisco: non facciamoci, come classe politica prendere in odio più di quanto siamo, perché come Consiglieri regionali siamo al massimo. Vi ricordo che se noi avessimo uno stipendio normale contrattualizzato di 3.000 euro, quello che guadagna un normale giornalista contrattualizzato, corrisponderebbero poi ai 7.000 euro della busta paga.
Questo bisognerebbe ricordarlo. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Credo che la riduzione o l'azzeramento dei rimborsi ai Gruppi e dei rimborsi chilometrici, l'azzeramento dell'autocertificazione delle iniziative istituzionali e delle missioni, l'azzeramento dei gettoni di Commissione, la riduzione delle spese del personale, così come l'abrogazione del vitalizio prima e la proposta del Consigliere Boeti, che spero voteremo nelle prossime settimane, forse hanno portato, come diceva in parte il Consigliere Vignale, ad una spesa del Consiglio che va dagli 80 milioni di euro di qualche anno fa, ai 60 milioni di oggi. Tuttavia, non credo siano solo quei venti milioni il punto di questa vicenda e di quello che avete affrontato nelle scorse sedute di Consiglio.
Credo che quegli interventi siano serviti per dare e per ridare una giusta cornice di risorse alle nostre attività. Se non fosse così, non discuteremmo oggi della riduzione dei nostri stipendi. Vuol dire che, in qualche modo, quella era una scelta doverosa.
Non voglio intervenire dicendo quello che penso personalmente su quello che faccio ogni giorno. Per usare una metafora, ci sono calciatori che vanno a dormire felici perché continuano a fare quello che amavano fare da bambini e altri che vanno a dormire felici per il loro stipendio. C'è anche chi è felice di entrambe le cose e chi, anche se ha tanti soldi, non è felice. Non entriamo nelle varie attitudini di ognuno di noi.
Ognuno di noi Consiglieri ha iniziato a dedicarsi a questa strana "vicenda", che è la politica, per varie ragioni. C'è chi, come diceva Paolo Allemano, lo farebbe anche gratuitamente ed io mi iscrivo fra quelli che in qualche modo hanno iniziato da giovanissimi a fare questa cosa, e altri che probabilmente continuano a vederlo in paragone alle occasioni perse.
Presidente, le ripeto che non è questo l'oggetto di discussione.
Perché non è questo l'oggetto di discussione? Perché qualche settimana fa nel dibattito sullo stato delle finanze regionali abbiamo ribadito che per salvare le politiche sociali, la cultura, l'istruzione e la sanità non basterà appunto ridurre le sedi e azzerare le spese inutili o superflue anzi abbiamo detto che la Regione dovrà da subito ricontrattare l'indebitamento e chiedere un contributo straordinario al Governo se alla fine il Piemonte vorrà salvarsi. Ecco, ma non solo.
Credo che quello che facciamo oggi abbia un quadro più semplice, anche nella - fatemi usare un "vendolismo" - narrazione. Ecco, l'austerità è accettabile solo se, proprio perché non vogliamo far pagare ai cittadini più deboli questa crisi, noi siamo pronti, così come spero siano pronti i dirigenti, i presidenti delle nostre partecipate, i dirigenti della nostra Amministrazione, così come delle ASL, a pagare un contributo in questa crisi, nel segno della giustizia e dell'equità, ed è per questo che secondo me, noi stiamo facendo una cosa normale.
Normale! Io lo dico solo così.
E figuratevi! Io credo che questo 10% sia solo l'anticipo di quello che ci siamo detti fin qua e che dice anche una mozione che ha come primi firmatari i Capigruppo di maggioranza, cioè arrivare al livello dello stipendio del Sindaco.
Ricordo, però, cittadina Batzella, che lei è nostra concittadina e quindi, oltre a questo taglio, pagherà anche l'IRPEF e il bollo, per intenderci. Lei non è in un'altra Regione, quindi le due cose si sommano.
Lei parla ai cittadini, ma anche lei è una nostra concittadina...



(Commenti della Consigliera Batzella)



GRIMALDI Marco

Lo so bene, infatti.
Dicevo che le due cose sono collegate per questo.
Allora, io la vedo così: questo è semplicemente un primo segnale proprio perché il risanamento dell'Ente non devono pagarlo i più deboli. Un primo segnale per dirci che chi guadagna di più deve pagare di più nei tempi di crisi.
Chiamatela ridistribuzione, chiamatela equità, ma io credo che dobbiamo fare semplicemente questo: non mettere le mani nelle tasche dei nostri dipendenti. Si dica che chi ha le responsabilità di governo si debba assumere le responsabilità; spesso i premi in questa Regione vengono dati anche a chi fa i dissesti.
Ecco, allora ve la dico con quella provocazione di Paolo Allemano: se noi non riusciamo a salvare il welfare e la sanità, e anche se non possiamo essere commissariati, non riusciamo a rimettere in campo delle politiche che vedono questa assise autonoma, allora possiamo anche non pagarci lo stipendio! Se sottoscriviamo questa frase di Paolo Allemano, che indirettamente tutti stiamo citando, credo che riporteremo questa discussione nei binari giusti.
Questo è un primo passo, non è tanto di più. Nessuno vuole "strappare" le prime pagine dei giornali, però è un primo segno verso i cittadini piemontesi, ai quali diciamo semplicemente che questa volta, come tante altre volte, non faremo pagare la crisi e che, anche se non l'abbiamo generata noi, e questo vale per tutti i colleghi che sono qui per la prima volta, di questa crisi ci prenderemo cura tutti insieme.
Forse questa discussione, che non ha questi grandi toni alti, come nella scorsa legislatura, è un primo passo verso questo auspicio e questo nostro impegno. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
La parola al Consigliere Ferrentino.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Volevo riprendere l'intervento del collega Ottria quando parlava di persone normali. Penso che in questo Consiglio di persone normali ce ne siano molte.



(Commenti in aula)



FERRENTINO Antonio

"Molte" non esclude il tutti.
Penso che ognuno di noi potrebbe portare esperienze personali. Io sono stato Sindaco per dieci anni e ho sempre rendicontato in Consiglio comunale a dicembre l'utilizzo del 100% delle indennità per attività sociali, perch ho continuato a lavorare, ho continuato a percepire il mio stipendio. La mia posizione è diversa da quella degli altri, perché essendo dipendente pubblico, potevo mettermi in aspettativa, altri non lo potevano fare.
Quindi, la problematica è così complicata e differenziata, come diceva il collega Vignale, che va affrontata con un minimo di organicità.
Entrando nel merito, ritengo che la proposta che il Presidente Laus ha fatto anche in I Commissione sia una proposta complessiva. Io vedo questa proposta di legge n. 53 che siamo chiamati ad esaminare non disgiunta da tutto il resto che il Presidente Laus, l'Ufficio di Presidenza e la Giunta hanno portato avanti.
Nel senso che noi oggi diamo, se l'Aula approverà questa proposta di legge, un segnale politico di attenzione di questo Consiglio regionale rispetto alla problematica più vasta delle indennità che devono essere riconosciute ai Consiglieri regionali e alla Giunta regionale. Senza per fare demagogia, senza pensare che le nostre posizioni siano tutte uguali e quindi possono essere trattate allo stesso modo.
Ponendosi, come diceva il collega Appiano, il tema dell'utilizzo di queste risorse, faccio solo un riferimento personale con moltissimo imbarazzo. Io sono abituato, perché nella mia attività politica ho sempre fatto iniziative politiche, almeno una o due al mese.
Venerdì ho iniziato un'iniziativa, insieme alla collega Accossato e all'Assessore Valmaggia, sul tema dei rifiuti con la partecipazione di 200 amministratori che sono venuti da tutto il Piemonte e con le aziende.
Comincio a dire che quel convegno me lo sono pagato di tasca mia. Io ho fatto il versamento alla Provincia dal mio conto corrente, per l'affitto della sala. Non ho chiesto nemmeno al Gruppo, non so se è possibile. Ma io queste iniziative le voglio moltiplicare mese per mese.
Un Consigliere regionale, oltre all'attività legislativa che deve fare in Commissione e in Aula, deve fare iniziative politiche per cercare di confrontarsi con amministratori, con aziende e con attività produttive.
Penso di essere stato eletto anche per quel motivo.
Penso di essere stato eletto perché, oltre all'attività legislativa e al lavoro di Commissione, bisogna provare a riportare la politica tra i cittadini, tra gli amministratori locali, tra le aziende, tra le attività produttive. Quindi, dobbiamo chiederci se è vergognoso utilizzare fondi pubblici per iniziative politiche. Io me lo chiedo e per adesso l'ho risolta pagando di tasca mia. Ho fatto un bonifico dal mio conto corrente per l'affitto della sala e per organizzare il convegno di venerdì.
Se devo continuare in questo modo continuerò in questo modo, ma ovviamente, intendo fare attività politica facendo iniziative politiche.
Contrariamente a tutta la mia attività passata, come Consigliere provinciale, come Presidente di Comunità montane per 15 anni, come Sindaco per dieci anni, una volta diventato Consigliere regionale mi hanno imposto dal 30 giugno di non poter più lavorare. Quindi, la questione dello status del Consigliere regionale va affrontata complessivamente.
Per questo motivo ho compreso la proposta del Presidente Laus anche in Commissione in questo senso: noi oggi diamo un segnale politico e siamo disponibili, ma la questione dello status di Consigliere regionale va affrontata nella sua complessità senza fare demagogia, senza pensare che sparandola più grossa degli altri, si possa avere una foto e un passaggio sui giornali.
Quindi, penso che la proposta complessiva è che oggi noi diamo un segnale politico, poi affrontiamo complessivamente il tema che poneva Andrea Appiano in merito ai differenti trattamenti previdenziali, perch io, se non ci sono ulteriori stravolgimenti, fra due anni verrò collocato in quiescenza.
Sicuramente la mia posizione è diversa da quella di Andrea Appiano quindi tutto queste problematiche un consesso legislativo serio le affronta prima lavorando con gli Uffici e in Commissione, prevedendo eventualmente delle differenziazioni tra una posizione e l'altra, perché non siamo tutti uguali da questo punto di vista.
Per quanto riguarda a nostra posizione rispetto alla previdenza, uno fa il Consigliere regionale cinque o dieci anni, poi ritorna alla sua attività lavorativa. Però, se non vogliamo anche qui fare demagogia, molti, quando rientrano alla loro attività lavorativa, non è che riprendono da dove hanno lasciato: ripartono da zero. Non è che se uno lavora in banca, poi fa il Sindaco per dieci anni e, infine, ritorna al lavoro, lo rimettono allo stesso posto.
Vi è, quindi, una complessità di situazioni, per cui bene ha fatto il Presidente del Consiglio a dire: "Diamo un segnale politico che noi non siamo chiusi in noi stessi, ma ci rendiamo conto della complessità del problema. Cominciamo a operare immediatamente una riduzione delle indennità, ma affrontiamo un tema complesso come questo in modo razionale serio e articolato".
Per questo motivo, mi riconosco perfettamente nella proposta complessiva e troverei assolutamente irrispettoso anche di quest'Aula "sparare" il 10%, il 30%, il 40%, il 50%, perché potrebbe essere poco il 50% e molto il 10%: il discorso va affrontato complessivamente.
Io ho profondo rispetto degli stipendi dell'operaio e del dipendente privato, ma ho anche profondo rispetto per chi, facendo il professionista e svolgendo un'attività, la lascia per fare il Consigliere regionale. Provo molto disagio a dover passare intere giornate a discutere delle nostre indennità: penso che i piemontesi si aspettino che questo Consiglio regionale discuta poco delle sue indennità, perché si arriva con una proposta già preparata, già affrontata nei minimi dettagli e poi si prova ad affrontare i problemi della Regione.
Il Presidente Chiamparino ha sempre detto - almeno io l'ho sentito in quest'Aula - che sicuramente non avrebbe toccato l'IRAP. Quello l'ha sempre detto e l'ha sempre ripetuto, trovando il nostro plauso. Mentre sul resto dell'imposizione regionale, ovviamente, molto dipendeva dall'approfondimento che avrebbe fatto con il Vicepresidente Reschigna.
Quindi, anche da quello che leggo, sono d'accordo col Consigliere Grimaldi: intanto salvaguardare i redditi più bassi, intanto permettere a questa Regione di avere delle risorse che possano permettere di non interrompere le prestazioni verso quelle fasce di categorie che vogliamo assolutamente salvaguardare.
Quindi, per questo motivo, voterò convintamente la proposta di legge n.
53 perché si inserisce in questo contesto, come ha spiegato il Presidente Laus anche in Commissione. Un segnale politico oggi, poi affrontiamo in modo compiuto lo status del Consigliere e anche la differenziazione delle situazioni. Tanto per intenderci, io abito a 40 o a 50 chilometri da Torino, ma capisco che la posizione di uno che arriva da 200 chilometri di distanza è diversa dalla mia, anche rispetto alla difficoltà di raggiungere Torino sia con il mezzo privato che con i mezzi pubblici; chi abita a Torino è sicuramente in una posizione privilegiata rispetto a chi deve fare 100 chilometri al giorno per arrivare a Torino e ritornare a casa. Quindi voglio dire che tutto questo va affrontato in modo un po' più equilibrato.
Poi, magari i giornali diranno che noi non vogliamo affrontare il problema.
Noi invece lo vogliamo affrontare, tant'è vero che chiediamo che da subito da novembre, ci sia il recepimento con un atto legislativo di questa volontà di rivedere l'indennità dei Consiglieri, per poi affrontare la questione in Commissione e nei Gruppi, eventualmente facendoci aiutare dai professionisti, dai dirigenti dell'Ente, per cercare di arrivare in Aula con una posizione complessiva che tenga conto di tutte le differenziazioni.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.02)



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